The Death Or The Angel

di perckson1219
(/viewuser.php?uid=834083)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The death or the angel ***
Capitolo 2: *** when it's all a shadow of black ***
Capitolo 3: *** the death of the last parselmouth ***
Capitolo 4: *** Rescue and Cure ***



Capitolo 1
*** The death or the angel ***


Anche la Morte aveva avuto pena di quel piccolo bambino, che già dall'età di un anno era entrato in possesso di uno dei suoi doni.
Era curiosa e spesso lo osservava ; in quella casa piena di abusi. Lo vedeva arrancare per le scale, le piccole manine che cercavano di tenere il cesto stracolmo di panni lindi di bucato. I passetti incerti per quella scalinata tanto ripida quanto nascosta dal carico. Lo vedeva, mentre gli occhiali tenuti insieme da un pezzo di nastro adesivo scivolavano giù dal naso perché troppo grandi ; rendendogli il percorso assai più arduo. E vide, quando ormai il piccolo pensava di avercela quasi fatta, come la grassa figura del cugino urlando, lo fece cadere giù, spargendo tutto il contenuto della cesta sul pavimento, e facendo rotolare il bambino giù per la rampa. Osservò la scena con finto disinteresse, cercando di ignorare la donna dal volto cavallino, madre del piccolo delinquente grasso, che sopraggiunta sul luogo dell'incidente aveva cominciato a sbraitare contro colui che era suo nipote.
La Morte sospirò frustrata. Non era possibile che Lei, la quale gestiva il destino di tutti gli esseri viventi dell'eternità e per l'eternità, non riuscisse riuscisse a disinteressarsi a quel piccolo cucciolo umano. Ne aveva visti di bambini, cresciuti troppo in fretta e inghiottiti dalla violenza della guerra; magici e non.
Quel piccolo dagli occhi di giada, che stava venendo chiuso nel sottoscala per una settimana, non era che uno come gli altri!
Sbuffo nuovamente. Ma a chi la dava a bere! Sapeva che quel piccolo aveva smosso il vortice oscuro che la componeva. Non avrebbe potuto ignorare tutto ancora per molto. Presto il destino avrebbe fatto la sua parte. L'avrebbe guidata verso colui che voleva fosse il suo Maestro; l'unico in grado di domarla, l'unico che una volta ogni mille anni riusciva a smuovere il vortice e a piegarlo a suo piacimento.
Si era sempre affezionata ai suoi maestri. Sapeva che il destino, per una volta , non aveva voluto aspettare lo scadere dei mille per poterglielo far incontrare. Si ricordava ancora come, la dolce Penelope Black , antica parente dei Potter e dei Black, circa 600 anni prima , dopo una vita lunga e piena , innamoratasi di un giovane discendente di serpeverde avesse ceduto i doni per morire con il suo amato. I doni ereditari, come il mantello e la pietra, finirono nelle mani dei Potter e dei Gaunt, mentre la bacchetta fu nascosta , dove solo qualcuno con nobili intenzioni l'avrebbe potuta trovare. E parecchi secoli dopo , un giovane di nome Gellert Grindelwald ne entrò in possesso; prima che il mondo lo risucchiasse nella sua corruzione.
_______________________________
I mesi, e così gli anni, passarono e l'erede dei Potter cresceva, o meglio, solo l'età aumentava. Sembrava che il piccolo ormai di 6 anni si consumasse col passare del tempo, sempre più minuto e con i vestiti sempre più grandi. Era uno strazio anche per l'entità più temuta dagli esseri viventi. Si sentiva sempre più disturbata alla vista delle violenze protratte in quella casa.
Una sera sancì la fine di quel limbo di disinteresse. Vernon Dursley, dopo una giornata piena di fatica da parte del giovane mago, lo obbligo ad uscire per comprare al supermercato in centro al paese delle bottiglie di alcolici. Il giovane si guardò gli abiti leggeri riluttante e indugiò forse un po troppo sulla porta, che dava sul paesaggio imbiancato da uno strato di neve. Le scarpe rotte facevano passare spifferi poco piacevoli ai suoi piedi che volevano solo il conforto della coperta sottile che si sarebbe scaldata lentamente durante la notte. Fu la minaccia dell'uomo , che si avvicinò con la cintura in mano pronto a prenderlo a cinghiate che fece scappare il ragazzo sulla strada, che rischiò di spaccarsi l'osso del collo quando scivolò su una lastra di ghiaccio.
Harry speva solo che era meglio fuori che dentro. Aveva sentito che la morte scendeva sul corpo infreddolito come il sonno, regalando un dolce riposo eterno. Sperava che almeno lei avrebbe avuto pietà di lui, un mostro, che non meritava nulla.
Cominciò a correre, nel tentativo di scaldare le membra per portare a termine quel compito. Non voleva tornare in quella casa; forse si sarebbe potuto abbandonare su quel marciapiede che ora sembrava così comodo. Aveva sentito molte volte il racconto della piccola fiammiferaia. Quando era piccolo odiava quella storia, che non sembrava avere lieto fine. Preferiva la storia del principe Felice, perché il suo sacrificio aveva salvato molte persone. Ora odiava le storie che finivano con un lieto fine; aveva imparato a sue spese che un finale felice come nelle favole non sarebbe esistito, almeno per uno come Lui. Ora si sentiva quasi complice di quella bambina, che aveva trovato la salvezza al gelo, mentre si addormentava per sempre contro un muretto mentre cercava di vendere dei fiammiferi per una monetina e nel frattempo prendere un po di calore scappato dalla fessura tra una pietra e l'altra della casa li vicino. Fermò la sua corsa respirando affanosamente. Si trovava su una strada secondaria,una scorciatoia per il centro, che dava su un parco dove in estate si potevano vedere giovani sportivi praticare calcio e rugby. Tutto era coperto da circa un metro di neve, abbastanza compatta. Per un attimo si dimenticò del suo obiettivo e si diresse lentamente verso il centro del parco dove vi era un unico albero, ora spoglio. Le scarpe sprofondavano di parecchi centimetri nella neve facendolo rabbrividire. Da poco tempo aveva ricominciato a fioccare. Si fermò a una decina di metri dall'alberello solitario. si guardò in torno privo di emozioni. Si chiedeva se qualcuno si sarebbe accorto della sua mancanza se si fosse abbandonato su quel tappeto candido.
Portò lo sguardo ai suoi piedi sprofondati nella neve guardando come i pantaloni troppo lunghi cominciavano ad inzupparsi. Fu quando alzò lo sguardo che rimase sospeso di quello che poco prima non c'era.
Una figura scheletrica era avvolta da un mantello nero che svolazzava sollevato da un vento inesistente , forse di un altra dimensione. Si appoggiava ad un bastone lungo, decorato da pietre color sangue, fissandolo intensamente (in realtà non aveva un volto , ma Harry si sentiva fissato intensamente da quel vortice di buio).
Forse fu per il bagliore dato dal bastone , forse per quel cerchio che rimaneva sospeso attorno alla testa della figura -come quello dei santi nelle chiese- che Harry , forse ingenuamente, spiccicò parola
"Signora sei forse un angelo? Perché ti copri con quel mantello così lungo?".
La Morte fissò il suo piccolo protetto chiedendosi come potesse qualcuno paragonarla ad un angelo quando appariva con quell'aspetto.
"No bambino -Disse con una voce che sembrava l'ultimo gemito di una persona morente- non sono quello che tu pensi. Io sono dove tutto comincia e tutto finisce".
Non sapeva la Morte se le sue parole fossero state troppo enigmatiche, ma non voleva spaventare quella creatura dagli occhi di giada.
"Ma sei bella come un angelo signora!". Morte non sapeva come potesse la mente di quel bambino associare ciò che era , come si presentava, ad un soggetto positivo. Sapeva solo che l'uomo era crudele, e sapeva che l'innocenza di quel bambino era stata portata via; fin da quando la maledizione aveva colpiro la piccola fronte di quel bambino che pochi istanti prima aveva visto sua madre cadere priva di vita a terra.
Morte sorrise "la prossima volta non mi nasconderò"
"È una promessa? -chiese il piccolo con sguardo deciso- le promesse si mantengono"
"È un promessa" soffiò lei in risposta scomparendo in un turbine di neve.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** when it's all a shadow of black ***


Morte era rimasta al fianco del piccolo dopo l'incontro di quella sera fredda.
Era solita aleggiare dietro il piccolo come un mantello, tenendo lontano i parenti babbani, terrorizzati dalla sua aura simile a quella dei dissennatori.
Fu dopo qualche giorno che fu costretta a tornare al lavoro , alla sua raccolta di anime.
Rimase comunque a vigilare su quella casa rimanendo spesso nei paraggi se non all'interno. Fu in uno di quei pomeriggi, in cui Harry rimaneva fuori per qualche ora nonostante il freddo , che la Morte si accorse di uno sguardo celato da un incantesimo avanzato di disillusione. Si alzò dalla posizione accovacciata che aveva tenuto per rimanere più vicina al suo maestro e si avvicinò al mago con la sua solita presenza impalpabile e trasparente. Osservò con curiosità l'uomo dalle vesti nere e dallo sguardo arcigno osservare quasi con ... disgusto? Ah! È così difficile riconoscere le emozioni umane ... così inutili!
Lo vide sbuffare "maledetto moccioso; inutile e idiota come tuo padre. Uscire con meno due gradi in camicia." lo vide scagliare un leggero incantesimo riscaldante sulla figura del bambino moro accovacciato prima di voltarsi e andarsene.
Rimase a guardare l'uomo mentre scompariva, smaterializzandosi.Morte sospirò quando la tenebra che la componeva fu scossa da un brivido. Delle anime dovevano essere richiamate negli inferi. Con passo cadenzato si avvicinò piano al piccolo e gli accarezzò una guancia. Il bambino non sembrò notare la sua presenza e Morte gli rivolse un ultimo sorriso prima di scomparire.




 

Harry sapeva che quella giornata sarebbe stata tranquilla. O almeno ci sperava. La nottata aveva portato solo un incubo assai strano; una luce verde molto abbagliante che colpiva una persona ... a cui aveva voluto bene. Era rimasto con un peso alla bocca dello stomaco per tutta la mattinata. Non riusciva a capire come interpretare un sogno del genere ma soprattutto, non capiva a chi aveva mai potuto tenere così tanto.
Non aveva mai avuto amici ; "un mostro come lui non poteva avere amici". Era quello che tutti gli ripetevano fin da quando aveva memoria, e forse avevano ragione. Chi poteva volere bene a lui. Faceva cose strane. Si comportava in modo strano.
Lo avevano chiamato spesso progenie di Satana; anche se non aveva mai saputo bene cosa avesse fatto di male Satana per essere così cattivo.
Come tutte le mattine gli fu permesso di lasciare il sottoscala grazie al bussare insistente di zia Petunia, per fargli cominciare le sue mansioni.
Aprì lentamente la porta e sgusciate fuori dal sottoscala, camminando di fretta per affrettarsi in cucina. Prese la lista e decifrare in un minuto la scrittura arzigoggolata e appuntita della zia con l'elenco delle faccende della giornata. Mise il biglietto nella tasca superiore della camicia sformata e cominciò a cucinare.
'Apri le uova, assicurati di non lasciare del guscio e mettile in padella. Lasciale fin quando il rosso diventa velato e mettile nel piatto senza farle cadere. Prendi il bacon e mettilo nella padella ancora calda. Lascialo diventare croccante '. Si ripete le istruzioni in mente nonostante oramai lo facesse quasi in automatico. Era un buon modo per non pensare; ripetere ricette di cucina.
'Per la torta 500 g di farina , 200g di zucchero, lievito in polvere, scorza di limone...' continuò così mentre metteva i piatti a tavola per poi sedersi a guardare le due balene ingozzarsi di cibo. A lui fu permessa dopo una mezz'ora di prendere una ciotola di cereali integrali.
Si sedette a tavola e mangiò lentamente;  'un cucchiaio di succo di limone, 250 grammi di burro. Impastare gli ingredienti e mettere il composto in una teglia cercando di stenderlo senza romp...' - "ragazzo, stiamo uscendo. Non toccare nulla che non sia necessario per portare a termine la lista. Hai due mele , qualche pezzo di pane e del formaggio. Vedi di finire tutte le faccende" .
Alzò gli occhi sul volto cavallino della zia , che manteneva un'espressione di fastidio perenne.
Annuì con foga e attese che il trio fosse uscito. Tirò fuori dalla tasca il biglietto e guardò con sconforto la quantità industriale di cose da fare. Con un sospiro si mise di buona lena al lavoro.

A pranzo Harry mangiò solo il formaggio e portò il pane e le mele nello sgabuzzino in caso di necessità o in caso di una futura punizione.
Le lancette dell'orologio sembravano farsi beffa di lui con la velocità con cui si spostavano.
Le sei di sera arrivarono e la porta di casa si aprì accompagnata da una serie di borbottii per il freddo. Harry trattenne il fiato impanicato. Non era riuscito a finire tutto. Continuò a strofinare le scale cercando di sbrigarsi e di non essere notato; ma a quanto pare il fato non aveva previsto quello per lui. Vernon Dursley, con la sua massa imponente (e soprattutto grassa) arrivò dalle scale e lo prese per il colletto con sguardo malevolo.
"Sei proprio inutile oltre che un mostro. Noi ti accogliamo in questa casa e tu, oltre a mangiare tutto il Nostro cibo, non sei in grado di fare qualche piccolo compito" lo scaraventò giù dalle scale con forza ed Harry cozzò contro la parete
"Scommetto che mi hai tirato anche qualche malocchio come minimo. Oggi al lavoro è andata malissimo, una grana dietro l'altra, scommetto che è questo quello che hai fatto questa mattina. Ti ho visto come mi guardavi!"
L'uomo scese dalle scale e si mise di fronte a Harry minacciandolo con la sua mole gigantesca (o almeno era così per Harry).
Il moro si guardò affannosamente in torno cercando una qualunque via d'uscita per quella situazione.
'Meglio fuori che dentro'
Diede un calcio allo stinco dello zio per poi correre verso la porta. La spalancò e corse via di tutta fretta, gli occhi pieni di terrore per le conseguenze in cui sarebbe incorso per quello che aveva appena fatto.



 

Severus Snape si considerava un uomo dai saldi principi: ama le pozioni, detesta la dinastia dei Potter. Sembrava tutto semplice, o almeno lo era stato prima dell'arrivo di quel moccioso. O sì; quel moccioso era riuscito a mettere nel sacco Severus Snape , genio delle pozioni, famigerato Mangiamorte, capocasa degli Slytherin .
Severus sospirò; perso in pensieri nefasti si girò in mano un bicchiere di firewhisky, portandolo di tanto in tanto alle labbra per poi gustare il liquido bruciante che sembrava ardere la gola.
Snape guardò la bottiglia di alcolico sul tavolino. Quel goccetto era un piacere che si concedeva raramente, ma dopo la giornata che era passata poteva definirsi soddisfatto di sé stesso. Infatti era riuscito ad affibbiare dieci punizioni, a togliere una quarantina di punti a Griffindor e in fine a far piangere una primina di Huffelpuff . Si, si poteva ritenere soddisfatto.
Mentre si crogiolava nella soddisfazione, la pace tanto agoniata fu interrotta dal bussare della porta.
Severus strinse i denti frustrato.
"Avanti" disse con voce piatta che faceva trasparire tutto il fastidio che l'interruzione gli stava arrecando.
"Severus ragazzo mio" salutò il preside entrando
"Albus , a cosa devo il ... piacere ... di questa visita? "
"Severus mi dispiace dovrei disturbare ora, poco prima di cena, ma purtroppo ... devo chiederti un favore. C'è una anomalia nelle protezioni di Pitter Drive e avrei bisogno che tu andassi a controllare cosa succede"
"Albus un anomalia nelle protezioni, deve allarmarti così tanto per scomodarmi a quest'ora? Sarà una qualche magia involontaria o chissà che cosa. Cosa mai potrebbe andare storto a Potter nella sua inutile esist..."
"Severus per favore, contieni il rancore per il padre del ragazzo. Non sarei mai venuto qua se non con un motivo valido. Le protezioni sono state create per informarmi se il ragazzo si fosse allontanato a causa di ... minacce."disse Dumbledore con uno sguardo pacato
"Oh per favore. Minacce? In casa Potter? Si certo, quando i babbani voleranno"
"Purtroppo devo dirti Severus che I babbani volano, anche se con i loro marchingegni tecnologici. - ridacchiò. Dopo un attimo era tornato serio - Ragazzo mio non ti verrei a disturbare se non si trattasse di qualcosa di estremamente importante"
Il Pozionista fece un verso di disappunto "Dammi una mezz'ora  e parto".

Harry correva e si accorse troppo tardi dei piedi nudi sull'asfalto gelato. Si maledisse mentalmente ricordandosi di come quella mattina si era tolto le scarpe per lavare i pavimenti. Oramai non era più importante, pensò continuando a correre. Le gambe sembravano ali per la velocità che l'adrenalina gli stava dando. Forse fu inconscio o forse no, ma presto si ritrovò al pacchetto dell'Angelo (così l'aveva nominato dopo l'incontro della settimana prima); l'albero solitario che con la luce dei lampioni sembrava un braccio scheletrico proteso verso il cielo.
Il terreno era coperto da una spolverata fresca di neve, frutto delle giornate di burrasca dei giorni precedenti. Oggi era tutto stranamente tranquillo, nessun alito di vento, il cielo privo di nubi e di stelle.
Con una sensazione di deja-vu, portò gli occhi ai piedi che stavano assumendo una tonalità biancastra per il freddo.
Si incamminò verso l'albero, I piedi nudi nella neve sembravano trafitti da mille spilli. Arrivò sotto l'albero e guardò dei ramoscelli caduti con lo sferzare del vento dei giorni precedenti. E beh, cosa si può dire, fece quello che tutti i bambini fanno con un ramoscello di legno a portata di mano. Cominciò a simulare storie di battaglie immaginarie facendo diventare il ramoscello prima la fedele spada di un cavaliere, poi la bacchetta di un mago. Interruppe il suo gioco quando colpì l'albero piegando il ramoscello.
Osservò la nuova piega che quel gioco stava prendendo grazie all'incurvatura del legnetto. "Idea!"
Il progetto del gioco divenne arduo. Tirò fuori dalle sue tasche la raccolta di elastici che aveva ottenuto durante le molteplici giornate a pulire lo schifo dei suoi parenti.
Si mise d'impegno a trasformare quelli che prima erano ramoscelli in ali e quella che prima era una bacchetta in aureola. Guardò soddisfatto il suo capolavoro , inginocchiato nella neve mentre cercava di scaldare i piedi con il tessuto in eccesso dei suoi abuti.
"Harry " disse una voce dietro di lui.
Si girò e posò gli occhi sulla figura appena comparsa
"Angelo!" Esclamò all'ennesimo cielo. Si alzò e le mostrò il suo capolavoro "visto? -portò l'opera dietro la schiena- ora sono come te!"
La guardò , gli occhi socchiusi a causa del sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, e mentre indicava le ali enormi che circondavano la nuova arrivata "Oggi non ti nascondi!"


Il piccolo stava guardando estasiato la figura possente della Morte, la quale era comparsa con l'aspetto di un angelo guerriero "Sei bellissimo Harry" sussurrò lei. Che fine aveva fatto il mondo se un bambino di sei anni si doveva creare l'innocenza con dei bastoncini di legno e degli elastici?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** the death of the last parselmouth ***


Non seppero quanto durò quel gioco, così strano per qualunque occhio esterno.
Infatti chiunque fosse passato in quel momento ... avrebbe visto un gracile corpicino sdraiato sotto un albero scheletrico, proteso come in un dolce abbraccio.
La scena avrebbe allarmato il passante probabilmente, il quale avvicinatosi in soccorso ... avrebbe trovato un volto pallido di porcellana dalle labbra violette, con tratti rigidi tipici del rigor mortis.

______________________________________

Ma non fu un passante qualunque a trovare il corpo abusato del bambino sopravvissuto.
Un giovane uomo dal volto ombroso, stretto in un cappotto rigorosamente color nero fu il primo e l'ultimo ad accorgersi di quel macabro spettacolo.
Per la prima volta i suoi lineamenti austeri si deformarono in una pura espressione di panico e di disperazione, mentre arrancava nella neve che gli arrivava al ginocchio.
Si lasciò cadere di fianco al Prescelto, toglendosi in tutta fretta il cappotto per avvolgerci il bambino, per poi stringerselo al petto.
Con estremo orrore si accorse della rigidità degli arti e della mancanza di battito.
"Non può essere ... Lily ... Harry !"
Bastarono pochi secondi, ed una potente sensazione di dejavu colpì l'uomo.
La morte era posata sulla cima dell'albero e guardava la scena, il volto impassibile mentre stringeva al petto l'anima addormentata del suo piccolo padroncino.
Scrutava criticamente l'uomo nella sua disperazione, il volto nascosto dai lunghi capelli, che celavano tutto ... tranne delle lacrime perlacee.
lacrime che furono come un defibrillatore.
Severus Snape pianse nuovamente dopo sei anni . Pianse sia Harry che la madre , Lily ... pianse la donna che non potè amare e il figlio che avrebbe sempre voluto avere ...
Pianse mentre guardava il piccolo.
Pianse e si disperò, mentre il suo cuore non sapeva chi incolpare. Incolpava in primis se stesso ... ma una parte di se bruciava di vendetta .
Fu quell'aura vendicativa che fece aprire il volto ora angelico della morte in un ghigno sadico.
Con un gesto della mano il mondo attorno a loro scomparve nel nulla , lasciando solo quel campo imbiancato

Severus si guardò intorno , sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la vista. Gli occhi saettarono da destra a sinistra e cogliendo la sagoma della Morte con la coda dell'occhio estrasse velocemente la bacchetta. Sotto il suo sguardo sorpreso la bacchetta si frantumò trasformandosi in soffici fiocchi di neve ricadendo sul manto bianco. Istintivamente il pozionista strinse a se il corpo ancora avvolto nel suo cappotto, come se da esso dipendesse la sua stessa vita.
Portando lo sguardo alla figura rimase stupito quando ne vide le fattezze.
Una donna ... anzi ... una donna alata lo guardava dall'alto mentre stringeva un fagotto a se.
"Severus Snape... ultimo della casata dei Prince"
Un brivido di referenza percorse la schiena del pozionista
"Ti sei rivelato ... particolare"
Disse la Morte incuriosita.
"Chi Sei?!" Domandò contraendo i lineamenti in una smorfia arcignia
"Sono dove tutto comincia e dove tutto finisce" disse fissando i suoi occhi color ghiaccio in quelli pace del mortale
"Inizialmente ti avrei voluto regalare una fine miserabile e dolorosa ... ma ho trovato del potenziale in te poco fa"
Un altro brivido lo percorse, la bocca asciutta priva di saliva .
La Morte richiuse le ali dietro la schiena e in una frazione di secondo Seversus se la trovò di fronte facendolo sobbalzare.
"Hai finalmente compreso ciò che era importante per te ... per perderlo immediatamente"
Severus abbassò lo sguardo, fissando le mani che tremavano visibilmente
"Ma sei stato perdonato"
L'uomo alzò lo sguardo , visibilmente sbalordito
" Non da me. Ma dal mio padrone"
Disse la figura con tono austero.
La frase era alquanto enigmatica per un uomo come Severus , cresciuto nelle menzogne del ministero della magia che mascherava la verità facendola passare per leggenda
"Oh vero ... probabilmente non saprai di cosa sto parlando ..." disse storcendo le labbra in una morbida smorfia "ma ogni cosa ha il suo tempo" disse in un sussurro "ti basti sapere -proseguì con tono di voce più alto- che la Morte ha un padrone ... ed è il bambino che tieni fra le mani. Lui ti ha perdonato"
Severus boccheggiò per un attimo spostando lo sguardo dal corpicino alla donna "cosa ... come..?"
"Lui ha visto e sentito tutto ... sa chi sei e chi eri Severus Snape. Ha anche assistito alla nostra ... attuale conversazione" disse visibilmente contrariata.
"Ma ... come" disse l'uomo congelando freneticamente il corpo che rimaneva comunque senza vita fra le sue braccia.
La morte schioccò le dita facendo scomparire nel nulla il cadavere. Severus si trovò ad abbracciare il vuoto
"COS'HAI FATTO!" Urlò, gli occhi fuori dalle orbite evidentemente fuori di se
"Non è in quel cadavere che troverai il mio padroncino ..." disse e muovendosi verso il mortale depositò nelle sue braccia il fagottino che era stato fino a quel momento tra le sue.
Severus scostò le coperte rivelando il volto addormentsto , sta volta rosato e pieno di vita, di Harry James Potter.
"Dio ..." disse in un bisbiglio rotto.
Ne osservò tutti i particolari e notò subito il serpente nero arrotolato al suo polso. Spaventato provò a toglierlo ma esso di rimando gli soffiò contro.
La Morte guardò la scena senza intervenire . Dopo il secondo tentativo dell'uomo di scostare il serpente (finito con un bel morso) disse sbuffando leggermente "Non puoi separare i due Snape. Quel serpente è la manifestazione del pezzo di anima che convive nel bambino. Il pezzo di anima del Tuo Padrone"
.......
Si può dire che Snape rimase a bocca aperta. Una vera stranezza per l'uomo, sempre composto ed austero. Ma quella non era una situazione come le altre, mentre teneva tra le braccia l'anima di quello che sarebbe dovuto essere suo figlio. Invece era il figlio di James Potter. Evitava di pensarlo o rischiava di porre fine a quella vita innocente per una brutta rivalità. Molto brutta.
La morte lo stava guardando con un ghigno in volto. Era chiaro che avesse capito cosa stesse pensando.
Snape si maledì. Doveva ricomporsi, non era da lui essere così decifrabile; era un occlumens naturale e non era possibile che le sue barriere in quel momento fossero così deb...
"Severus, la tua barriera è forte e potente come al solito, ma potrebbe essere molto arrogante pensare che ciò possa cambiare qualcosa contro la morte in persona" disse la creatura mistica con uno sguardo accondiscendente. Sembrava quasi giocare con lui e con la sua mente. Ciò lo infastidì alquanto, ma si ricordò immediatamente dell'immenso dono fattogli; la restituzione di un pezzo di Lily.
La sua Lilian... la donna della sua vita. Così preziosa, con un nome che rispecchiava perfettamente la nobiltà di animo della giovane donna strappata alla vita così presto.
Riportò lo sguardo sul serpente. Aveva già parlato con Albus tempo addietro, e solo la morte poteva sapere quanto avesse odiato e allo stesso tempo rispettato quell'uomo così manipolatore. Storse il naso al ricordo della fatidica serata nella quale gli era stato confermato lo stato di Horcrux del piccolo mago. Già vedeva Voldemort rigirarsi nella tomba al pensiero di essere intrappolato con dei babbani.
La cosa più strana era l'attaccamento che il pezzo di anima del suo Lord aveva nei confronti del ragazzo. Ora che era in forma corporea e sottoforma di serpente si potevano notare piccoli gesti di protezione che aveva con il corpo ospitante.
Severus sapeva bene come erano andate le cose, molto grazie alla ricostruzione fatta con il padre di Lucius Malfoy, Abrax,il quale gli aveva parlato del carisma del loro Lord andato in fumo e trasformatosi i pazzia negli ultimi anni.
Grazie alle informazioni gratuite forniregli da silente aveva dedotto che la pazzia del suo Padrone era molto probabilmente un effetto collaterale della creazione di così tanti Horcrux.
Quasi lo compativa...
Immediatamente respinse quel pensiero. Non fosse mai che lui compatisse il Signore oscuro. Se l'avesse scoperto (e poteva giurare che un modo lo trovava sempre per scoprire quelle cose il suo lord) lo avrebbe sicuramente torturato a morte . Lentamente . Atrocemente.
"Se avessi la cortesia di smettere di pensare negativamente alla mia persona come sarebbe gradito" disse asciutto la donna , le mani incrociate quasi in preghiera.
"Devo proprio capire come mai voi mortali mi temiate così tanto" continuò infastidita.
Severus non osò risponderle interdetto dal sentimentalismo di un essere così celeste.
"Se non ci fossi io come pensi che potreste solamente imparare a vivere voi mortali? È solo con l'acquisizione della mia identità che riuscite a trovare la felicità"
"È ... Molto profondo ... questo suo interesse nei confronti di noi mortali..."
" Devo sopportare le vostre anime che mi pregano di tornare nel loro corpo ogni giorno per l'eternità , dopo un po cominci ad intenderci"
Severus alzò gli angoli della bocca in una smorfia (si può dire che quello fosse la sua massima espressione di un sorriso).
Scuotendo la testa si alzò lanciando un ultimo sguardo al corpicino addormentato.
"È ... la giornata più strana che mi sia capitata in tutta la mia vita"
"Ti consiglio di portare il mio padroncino in un luogo protetto prima che cambi idea e ti scuoi vivo"
Un brivido lo attraversò. Era meglio non sfidarla.
Si alzò e si incamminò. Probabilmente avrebbe portato Harry a casa sua, nonostante odiasse quel posto.
"Non ti deluderò ... sarà la mia missione"
Capì che la Morte aveva accettato il suo patto quando con uno sbutto di vento si trasformò in candidi fiocchi di neve. L'ultima cosa che vide della Morte fu un ombroso ed inquietante sorriso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rescue and Cure ***


Da quel giorno molti ne seguirino. Snape pensò di non aver mai sperimentato la vera gioia prima dell'arrivo di Harry nella sua vita . Il bambino era una fonte costante di gioia nonostante tutto. Si rivolgeva al suo nuovo tutore sempre sorridente. Ma nulla sciolse il cuore di Severus che il momento in cui Harry lo chiamò per la prima volta papà. Accadde una fredda sera prima di Natale, un anno dal suo ritrovamento nel campo innevato. Harry era seduto su un bellissimo tappeto persiano vicino al fuoco, uno persiano, di colore verde e rosso . Non poteva cadere in basso fino a comprare un tappeto totalmente rosso. Si dilettava a disegnare con i pastelli, uno dei primi regali di Severus. Era stato così felice per un regalo che l'uomo, invece, riteneva indegno; pieno di sensi di colpa com'era. Li aveva visti casualmente un giorno pentre passava per la via della cittadina. Lo aveva attirato quel piccolo negozietto per materiale didattico, con un che di nostalgico. Così era tornato a casa , insicuro dell'acquisto. Si ricredette all'espressione sbalordita del bambino che li prese in mano quasi fossero fatti di vetro. Stava disegnando degli omini, e scriveva come poteva i nomi di chi era rappresentato. Severus seduto sulla poltrona fingeva di leggere il suo libro di pozioni esotiche, i bordi ingialliti dall'usura. un libro di seconda mano risalente all periodo di Hogwarts quando ancora non poteva permettersi i testi scolastici. Quella era una nota dolente che subito mise da parte per tornare alla lettura. Ma la sua attenzione era altrove , occupata principalmente dal riccio seduto sul tappeto. La quiete fu rotta presto. "Papà! Guarda che ho disegnato!" Disse il piccolo guardando con i suoi occhioni verdi il pozionista , sventolando verso di lui il foglio. Severus rimase sorpreso . Molto sorpreso. Senza parole. Ma mantenne il suo contegno . Non disse nulla. Da quel momento Severus divenne Papà. Aveva coronato un sogno. Spesso si era crogiolato nei sogni dove Harry era figlio suo e di Lily, aveva indugiato più volte a trovare ogni particolare derivante dalla sua amata. Aveva giurato a se stesso dopo i primi mesi di eliminare James Potter dai suoi pensieri , ascoltando per la prima volta quel vecchiaccio del preside . Non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, perciò lo aveva confessato alla tomba di quella dolcie ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdi. Fu aiutato principalmente dal comportamento schivo del bambino , abituato ad essere colpito per punizione e strattonato per premio. Fu un processo lungo quello che portò Harry a fidarsi di Severus . Non che in un anno fosse guarito. Ancora oggi si riferiva a se stesso nei momenti di stress e sconforto in terza persona, e spesso si autopuniva come un elfo domestico. Severus si era appoggiato ad un medimago, senza rivelare l'identità del suo protetto ovviamente. A quanto pare questi comportamenti erano un segno di guarigione, quasi un rituale per avere sotto controllo la situazione. Ovviamente le autopunizioni erano state rese innocue da Severus.-Spesso si trattava di privarsi di un desiderio per dedicarsi ad altro. Era strappalacrime davvero ; quando succedeva Severus gli chiedeva come mai non usasse il suo gioco preferito o come mai non volesse i biscotti al cioccolato che tanto amava e la risposta era sempre "Harry non è stato bravo, non se lo merita". Severus aveva traslocato da Spinner End, la sua casa d'infanzia. Aveva acquistato un piccolo locale in un altro paese, aveva fatto perdere le sue tracce e vendeva pozioni tramite gufo. Aveva utilizzato ogni incantesimo a sua disposizione , spaziando notevolmente nel suo repertorio oscuro. Solo recentemente aveva contattato Lucius Malfoy, forse l'unico amico fidato che aveva. Aveva confessato di star proteggendo Harry Potter ed un pezzo l'anima del Signore oscuro. Ciò aveva mobilitato immediatamente tutti gli ex mangiamorte, indaffarati nella ricerca degli alti. Harry aveva mantenuto la sua relazione di vicinanza con il piccolo serpentello, Harry gli parlava e soddisfava i suoi bisogni mentre l'altro gli teneva compagnia nelle notti animate da incubi e da ricordi poco piacevoli. Severus non aveva più visto la Morte. Sapeva però che aveva prestato visita dai racconti di Harry. Di tanto in tanto al mattino Harry gli parlava dell'Angelo bellissimo che gli teneva compagnia prima di addormentarsi. Severus sorrideva. Si ... ora sorrideva N/a  Grazie per avermi seguito in questa storia per ... questi lunghissimi anni. Avevo cominciato a scriverla su wattpad circa 6/7 anni fa. Ero ad medie . Ora in 5 superiore sono cambiate tante cose. Stile di scrittura . Pensieri. Credo che si noti da un capitolo all'altro nonostante le correzioni . Non ho voluto cambiare radicalmente la storia , penso di avere un'attaccamento verso gli scorsi capitoli e spero che la comunity di efp li accetti così com'è. spero che chiunque stia leggendo capisca come mai iano così .. strani i vecchi capitoli (gli scorsi 3) e di accettare che non li modificherò in merito allo stile. ho provato a cambiarlo secondo i miei gusti che sono cambiati nel tempo e spero di esserci riuscita!! In merito agli errori vi prego di segnalarmeli , purtroppo non avendo nessuno che me li possa rileggere ( le mie amiche non sono un opsione , è qualcosa che non voglio condividere di persona con nessuno) mi faccio aiutare dai vostri commenti tutti preziosi e fondamentali. Sempre parlando degli errori grammaticali e non purtroppo la scrittura digitale mi ha sempre penalizzata non riuscendo a trovare i miei stessi errori nonostante le .. centinaia di riletture. Scrivere su carta e poi riscrivere al computer non è un opsione in quanto li farei comunque ricopiando :)
Grazie per la pazienza, per chiunque sia arrivato a questo punto del commento, BACIONI .
Perkson

■■■☆CERCASI BETA READER (vorrei provare a tradurla in inglese perciò se trovassi qualche anima santa che sa anche l'inglese da potermi fare da beta ... sarebbe ben accetta) ☆ ■■

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3906990