Sentimental

di fool_dynosaur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 




P r o l o g o







 

Amanda era la più bella della classe; una delle più brave e gentili, tanto che ogni giorno riceveva una lettera dai suoi ammiratori. Tutti la cercavano per chiederle aiuto, tutti le parlavano per avere qualche minuto con lei. Si vociferava fosse esperta in tutti i campi.
Lei era come una margherita: innocente, dolce e pura. Peccato non fosse realmente così, ma ad Amanda poco importava. I suoi compagni la cercavano, la gente la cercava, la amavano per quello che si mostrava davanti a loro. Perché era come loro volevano.
E ciò l’aveva riempita di orgoglio e amore di sé.
In realtà, c’erano quei momenti in cui da sola, in camera, ci pensava. Voleva vergognarsi, davvero. Le persone la amavano per quello che loro volevano e non ciò che era realmente. Non capiva più nemmeno chi fosse veramente, o quando fosse iniziato tutto. Qualche volta ci piangeva, era inevitabile. Perché era sensibile, cercava continue approvazioni. Aveva paura del rifiuto, dell'odio, di tutto quello che la rendeva fragile agli occhi di tutti. Voleva mostrarsi forte ma gentile con chi se lo meritava. Essere okay per tutti.
Ma quell'anno si stava già mostrando diverso. Troppo diverso anche per le aspettative di Amanda. L'istituto accanto al Del Bianca era andato in bancarotta da quando il preside si era suicidato. Una notizia scritta su tutti i giornali locali in quanto Buonverde non era un paese che vantava territori vasti.
Nemmeno Amanda amava abitarci, la capitale era a più di duecento chilometri. Soltanto per solidarietà il liceo Del Bianca aveva accettato di accogliere i studenti dell’istituto, anche se ciò avrebbe comportato classi affollate. Questo rendeva la ragazza molto frustrata, perché essendo amata da quasi tutta la scuola si trovava in difficoltà con quell’imprevisto. Ecco, quasi tutta.
Amanda collezionava lettere per hobby, tutti quelli che la vedevano non potevano far altro che innamorarsi della sua gentilezza, del suo essere margherita.

Ma una mattina è capitato di guardare gli occhi sbagliati, o il sorriso imperfetto, o la cavalleria inopportuna… E degli strani ragazzi erano apparsi nella sua vita, rendendola se stessa.

Oltretutto, erano vicini alle persone che più odiava. Ma non erano il suo tipo, definitivamente. Anche lei voleva credere nelle favole a lieto fine, ma poco di lieto c’era per la piccola pinocchio. Era tutto iniziato una mattina di ottobre, quando i corridoi erano ancora molto affollati e i nuovi studenti si perdevano.
"E quindi quest'anno che intenzioni hanno?”
Amanda strinse le labbra, continuando a compilare l'ennesimo documento di classe. Essere rappresentante per il quinto anno di fila comportava i soliti incarichi, a cui la ragazza cercava di starci dietro senza innervosirsi. Sospirò.
“Ma che stai facendo?”
“A quanto pare abbiamo nuovi compagni di classe. - sorrise guardando per un attimo l'amica. - Devo scrivere i propositi e gli argomenti che tratteremo quest'anno; devo anche realizzare a computer il documento con tutti gli argomenti svolti l'anno scorso per vedere se sono a passo con noi.”
Giulia sorrise poco convinta.
“Ma non ti stanchi mai di essere così gentile? Insomma, sei sempre così disponibile con tutti.”
Amanda nascondeva il suo sguardo triste dietro i lunghi capelli color miele. Gli aveva tinti mesi fa, quando Sabrina le aveva affermato che le donasse il color biondo. Chi era realmente Amanda? Nemmeno lei sapeva la risposta. Era rassicurante trovare qualcuno che fosse come lei. Riusciva a convincere se stessa che non fosse strana, quella diversa a cui la gente farebbe schifo starci accanto. Per quello il mondo aveva affrontato tante guerre sociali?

“Benvenuti nella classe 5A!”
I ragazzi battevano le mani cercando di mostrarsi felici. Non era realmente così. Trovarsi all'ultimo anno con altre otto persone in classe era quasi strano. Forse Amanda era l'unica, che avendo preparato la piccola festa in classe senza dormire la notte prima, non riusciva a mostrarsi felice. I nuovi compagni non le piacevano per niente; d'altronde, nemmeno l’istituto le era mai piaciuto. Giravano tantissime voci brutte su quel posto, e non sembravano tanto false al vedere quelle persone. Sapeva di non poter giudicare un libro dalla copertina, e ci aveva provato fino a due secondi prima che i ragazzi sbadigliassero, ignorando totalmente i nuovi compagni. Il tubo di coriandoli scoppiò, spezzando il silenzio tombale che si era creato. Sabrina si girò verso di loro, irritata da quel comportamento. Da che erano diciassette adesso avevano otto persone nuove in classe, e non sembravano molto disposti ad essere una "classe".
Erano quattro ragazzi e quattro ragazze, uno di loro aveva un tatuaggio lungo le nocche. Metà classe trattenne il respiro. Amanda fece un sorriso di imbarazzo, intervenendo prima che qualcosa si spezzasse.
“Siamo lieti di avervi qui. Ci dispiace per i disagi che avete avuto all'inizio di quest'anno scolastico. Spero vi troviate ben-”
“Ma chiudi il becco oca.”
Il tempo si era fermato. Di certo, se ci fosse stata la professoressa quella frase avrebbe avuto una conseguenza. Amanda si maledì per aver chiesto l'assemblea di classe straordinaria. Giulia strinse le labbra.
“Non è carino da parte vostra! Mostrate un po' di rispetto per chi vi accoglie.”
“Accogliere? Ma cosa credi che siamo, barboni?”
Una delle nuove ragazze rise all'altra, dandogli un pugno sulla spalla. Amanda si sgretolava dentro, non sapendo cosa fare per accontentare tutti.
“Lasciate perdere loro, grazie per l’accoglienza.”
Un ragazzo molto alto, dai capelli tinti di un verde muschio intenso, si avvicinò porgendo la mano alla capo classe, cercando di sembrare il più gentile possibile. Amanda sospirò per il sollievo.
“Di nulla, spero abbiate un anno scolastico meraviglioso in questo liceo.”
Una delle nuove ragazze, la rossa, fece una smorfia imitando le parole di Amanda. L’anno non sarebbe potuto iniziare meglio. 




 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***







C a p i t o l o
U n o






Aggiungi un posto a tavola



 

Il principe doveva stare accanto alla sua principessa e la principessa accanto al suo principe; guardando il loro amore bello quanto le rose sbocciare sotto l’applauso di tutti. Quello era il sogno di Amanda, trovare qualcuno che la amasse così come i principi amavano le proprie principesse. E aveva promesso a se stessa che con lui sarebbe stata come mai con nessuno: sincera.
Il grave problema di Amanda erano le bugie. Mentiva per far piacere ai propri amici, al proprio genitore. E tutte quelle bugie l’avevano resa una principessa, ma senza il suo principe. Ogni mattina ci impiegava venti minuti per arrivare a scuola, ed in quei venti minuti riceveva sempre due o tre lettere dai suoi ammiratori. Mani che tremavano e le porgevano quelle lettere imbustate con carta rosa e cuoricini.
“Dicono che le leggi tutte, nonostante tu non risponda a nessuno. Sappi solo che ogni volta che ti vedo il mio petto sembra pesante e ho problemi a respirare. Non riesco nemmeno a concentrarmi nello studio!”
La ragazza sorrise, posando la lettere nella borsa.
“Ma certo, sono sempre grata di ogni lettera e complimento.” 
Forse più dell’ottanta per cento di quello che diceva in una giornata erano bugie. Ma a lei poco gravava; non pensava di sbagliare o di recare torto, erano semplici bugie. Innocue per tutti.
“Amanda, spero tu abbia una bella giornata!” - esclamò uno dei compagni di liceo, di cui lei nemmeno ricordava il nome ma poco le importava.
“Grazie mille, spero anche tu abbia una bella giornata.”
Il ragazzo sospirò, andando a scontrarsi con un segnale stradale. Amanda nascose la sua risata dietro una delle sue lettere, continuando a camminare verso la scuola.
“Ma ogni mattina è così?” - chiese Anna.
Anna, una delle migliori amiche di Amanda, era ormai abituata a quelle scene ogni mattina tanto da scherzarci sù.
“Non è che sia la prima volta che tu veda ciò.”
“Sì, ma comunque mi fa venire i brividi.”
La tinta sorrise, continuando a camminare verso il liceo.
“Sai, stanotte ho avuto un bel sogno.”
Amanda la incitò a continuare.
“Come già sai è inizio ottobre, e quindi c’è il cambio di posti, come ogni mese…”
“Oh Gesù, non dirmi che-“
“No davvero! Ho un buon presentimento! Sai da quanto aspetto questo momento? Dall’anno scorso. Ho in lista cinque candidati, spero di sedermi accanto a uno di questi.”
Anna tirò fuori la lista dal portafoglio, mostrando i nomi alla compagna.
“Forse dovevo farla da dieci candidati? Avrei una maggiore chance. Con chi vorresti sederti?”
Amanda guardò la lista, non riuscendo a collegare i nomi a visi conosciuti.
“Che me ne importa, non è che ci do tanto peso. Chi sono questi?”
Anna sorrise sotto i baffi, accarezzandosi il mento.  
“Ma i nuovi arrivati ovvio. Corrompere la segretaria è stato facilissimo! A me basta non sedermi con il ragazzo con cui sono stata a maggio. Quanto lo odiavo.”
Il suo pugno alzato in aria fece rabbrividire Amanda.
“Davvero non hai aspettative? Non ti interessa nessuno nessuno?”
La ragazza scosse la testa. Bugia.
“Buongiorno!”
Le ragazze si girarono, riconoscendo il nuovo compagno. Anna si aggrappò al braccio dell’amica, arrossendo in maniera spropositata.
“E’ Dario, quello nuovo.” - le sussurrò.
Il ragazzo, dagli improponibili capelli color verde muschio, era il più gentile dei nuovi arrivati.
“Ciao! - esclamò Anna, sistemandosi il caschetto disordinato. - Ti è servito l’orario che ti ho mandato ieri?”
“Ciao Dario, spero tu ti stia trovando bene nella nostra classe.”
“Non sono molto felice di aver cambiato tutto all’ultimo anno, ma sto benone.”
“Abbiamo i stessi indirizzi, quindi non ti devi preoccupare.”
“Inoltre oggi c’è il cambio posto. - Anna batté le ciglia con far dolce, avvicinandosi al ragazzo. - Hai qualche preferenza, eh?”
“Anna non spaventarlo. Devi scusarla, è molto espansiva.”
Nel prenderle il braccio e trascinarla via, Amanda fece cadere la lista di Anna a terra. Le due ragazze si spaventarono quando Dario la raccolse.
“Che dolce, c’è anche il mio nome.” - commentò sorridendo.
Anna fece un mezzo sorrise a viso sconvolto, non sapendo se vergognarsi da morire o esserne felice.
“Grazie, spero di sedermi con te. Dobbiamo andare o saremmo in ritardo.”  
Amanda prese la lista dalle mani del ragazzo, quasi correndo via con la sua amica.
“Perché hai mentito?” - le chiese quasi triste la mora.
“Ti vedevo in difficoltà, cosa dovevo fare?”
Anna rimase perplessa, ma ringraziò la ragazza. Amanda sospirò, non voleva far sapere le sue vere intenzioni. D’altronde, per una principessa serviva un principe. Dario stava lentamente conquistando le vette di quella scuola; non per la bizzarra capigliatura ma per la sua bellezza. Vinse il concorso come il bambino più dolce della città nel 2005 e nel vecchio istituto era visto come il più carino, che preservava gentilezza e dolcezza per tutti.
Esattamente come Amanda. Lui era il migliore a vestire la figura del principe per lei.
“E capiterà presto.”
“Cosa?” - chiese Anna, posando i libri nell’armadietto.
Amanda sobbalzò, rendendosi conto di aver parlato a voce alta. Rise, schiaffeggiando il braccio della ragazza.
“Il cambio dei posti, capiterà presto, no?”
Gli occhi di Anna si illuminarono al pensiero. Prese le mani di Amanda e iniziarono a volteggiare nel corridoio semi vuoto. Oramai erano in ritardo per le lezioni.
“Questo sarà l’ultimo giorno vicino a quella scimmia di Calogero. Non ce la facevo più.”
Amanda, per guardare la ragazza in viso, iniziò a camminare al contrario tenendo le mani unite come in preghiera.
“Immaginati se ti sedessi vicino a quel figo di Stefano.”
“Basta non sia Calogero.”
Amanda rise, una risata nasale che spense il sorriso di Anna. Nell’altra parte del corridoio, Felix e Antonio camminavano tranquillamente come se fosse la pausa pranzo.
“E te l’ha regalata tua cugina? E’ fighissima, ma sei ricco?”
Felix alzò gli occhi al cielo.  
“Anche io volevo una penna del genere, ma costa un botto. - gli occhi di Antonio puntarono l’amico. - Che ne dici se me la vendi? Comprandola da te sarebbe di seconda mano e quindi pagherei la metà del prezzo!”
“Sarebbe meglio per te ridarmela finché te lo chiedo gentilmente.” - rispose il ragazzo, continuando a studiare il programma dell’anno scolastico.
“Oh, andiamo ragazzino. Che ne dici se me la lasci in prestito per un mese? Mh?”
“Non vedi che sono impegnato!?” - disse il ragazzo, sbattendo i fogli in faccia al rossiccio.
“Cos’è? Programma scolastico? Non cambierai mai secchione?”
“Dovresti stare in silenzio dato che sei stato bocciato.”
“Non sono stato bocciato, io volevo stare ancora un altro anno nella nostra scuola!"
“Lascia perdere. Dammi la mia penna, devo firmare.”
Antonio rise, sfruttando la sua altezza per non farsi prendere l’oggetto prezioso.
“Non mi hai ancora risposto, posso averla in prestito?”
“Non sono dell’umore per le pagliacciate, dammi la penna!”- urlò saltando per raggiungerla.
“Allora per un giorno?”
“Va bene, ma dammela.”
Antonio restituì la penna al ragazzo, che se la riprese quasi strappandogliela dalla mano. Il rossiccio ghignò.
“Hai promesso, eh.”
“Sei solo un ricattatore di-“
Qualcosa colpì Felix da dietro, facendolo retrocedere. La penna finì per terra, o meglio, sotto la scarpa di qualcuno. Il suono della plastica che si ruppe sotto il peso di Amanda era quasi orrendo per le orecchie di Felix. Antonio mise le mani sulle guance, imitando il quadro di Much mentre Anna poggiò una mano sulla bocca per coprire la sua sorpresa. Amanda arrossì.
Crack?” pensò la bionda, non capendo cosa fosse successo.
Sapeva di aver sbattuto contro qualcuno ma non sapevo che esso facesse un suono simile. Si allontanò di qualche passò verso Anna. Antonio si inginocchiò per terra sconvolto, prendendo i pezzi della penna tra le mani.
“No! - urlò quasi lacrimando. - La mia penna da 119 euro e cinquanta!”
Le ragazze impallidirono di fronte a quella frase. Amanda sbiancò in viso, ripensando a quello che disse il ragazzo.
Cosa ha detto questo teppista? Non sarà che vuole solo spaventarmi? Una penna non può costare così tanto. E’ tempestata di diamanti? Immersa nell’oro?
“Era anche immersa nell’oro…”
La colpevole aprì la bocca per la sorpresa.
Per davvero?!
“Hey, dovresti stare più attenta…” - sussurrò Anna.
Dannazione, cosa dovrei fare? Mia madre non ha ancora preso la paga quindi non posso ripagargliela ora. Dovrei semplicemente fingere, giusto?
Amanda finse uno sguardo triste, piegandosi alla stessa altezza del ragazzo.
“Mi dispiace così tanto… Non ero attenta a dove stavo mettendo i piedi. Sai che non l’ho fatta apposta, giusto? Chiedo venia.”
Si portò una ciocca dietro i capelli, mostrando gli occhi dolci. Antonio arrossì di fronte a quella vista quasi come se fosse un’apparizione divina.
“Oh… non è mia, ma sua.”
La ragazza strinse i denti.
Ma allora perché ti danni tanto per una penna che nemmeno è tua?! 
Era come se l’aria in torno a Felix fosse nera, per non parlare del suo sguardo. Amanda, sospirò, regalando uno dei suoi sorrisi ad Antonio. Gli occhi del più basso si accesero per la rabbia.
“Scusami ehm… ragazzo. Davvero, non volevo.”
Dovresti ringraziare la tua penna che ti ha dato l’opportunità di parlarmi.” ripensò la ragazza, esausta di quella conversazione.
“Pagherò io le spese, se lo vorrai.”
Fece gli occhi dolci anche a Felix, coprendosi il sorriso con la mano. Sorriso che si spense subito quando vide lo sguardo cupo del ragazzo. Amanda si allontanò, usando Anna come scudo in caso di attacco. Il ragazzo sospirò, recuperando i fogli caduti a terra ed i resti della penna.
“Lascia perdere…”
“Sono davvero dispiaciuta. Posso darti i soldi e comprartene un’altra uguale.”
Felix si voltò senza nemmeno darle corda. Antonio si alzò e lo segui lungo il corridoio, lasciando le ragazze sconvolte.
“Puoi firmare il programma con la mia penna se vuoi.”
Antonio tirò fuori la sua penna con il marchio di uno famoso youtuber. Felix sospirò per l’ennesima volta, senza dargli ascolto. Ebbe come l’impressione che oltre alla penna, fosse stata calpestata anche la sua felicità. D’altra parte Amanda si stava mordendo l’unghia del pollice ben curato mentre pensava alla maleducazione di quel ragazzino con gli occhi da gatto. Aveva uno sguardo davvero intimidatorio. Alzò la testa spostandosi i capelli di lato, colpendo Anna.
“Hai visto? E’ completamente caduto ai miei piedi e mi ha detto che non devo pagare niente.”
Anna rimase ancor più scioccata.
“Adesso è meglio andare, siamo in super ritardo.” 

“Allora ragazzi, come sapete, è il primo Ottobre, quindi giorno del cambio posti del mese.”
Anna applaudì con più forza del solito, facendosi male ai palmi. Il sistema scolastico era differente dai soliti licei. Per stimolare i ragazzi alla socializzazione e diminuire gli atti di bullismo nelle classi, la preside ebbe in mente l’idea di realizzare il primo del mese, il giorno in cui i ragazzi avrebbero cambiato sezioni e posti per avere maggior dialogo con tutti. Ad orari precisi si riunivano le vari classi per realizzare i sorteggi.
“Perché le classi quinte devono sempre avere l’orario dopo mensa? E’ una seccatura. - si lamentò Giulia. - Non potresti fare qualcosa Amanda?”
La ragazza era persa nei suoi pensieri, e lo fu fino all’ora del sorteggio. Si sentiva poco bene da quella mattina a causa di quel ragazzo. Era felice di non dover spendere soldi che non aveva per una penna talmente brutta, ma lo sguardo arrabbiato di quel ragazzo non riusciva a dimenticarlo, aveva degli occhi cattivi. La rendeva insicura.
Non cambierà idea e mi chiederà di pagarlo, vero?
La piccola pinocchio si aggiunse alla fila indiana, con Anna dietro, iniziando a camminare fino agli scatoloni con le varie lettere dell’alfabeto.
“Meno male i nostri cognomi iniziano con la A.” - disse Anna, pescando il suo numero.
Una volta fuori dalla fila, le ragazze guardarono la loro sorte.
“Dove sei messa?”
“Sarò nella sezione C, posto tredici.”
“Siamo lontane.” - affermò la ragazza bionda, guardando nuovamente il suo biglietto.
Anna sbirciò il suo foglio, rimanendo delusa.

“Avete già salutato i vostri nuovi compagni? Spero andrete d’accordo. Se vi becco a cambiare posto sapete cosa accadde, giusto?”
Il professore di religione indicò la lavagna, mostrando il disegno della classe con i vari banchi numerati. Amanda batté il pugno sul banco.  
Stiamo scherzando qui dentro?”

 

La vita di Amanda era sempre stata come una giornata di sole: bella, calda e ricercata.


Felix la fulminò con lo sguardo, delimitando l’area del banco.
“Questa è la mia parte, quella la tua. Superala e sarai morta.”

Ma sembrava che da quel momento in poi, la sua vita, sarebbe diventata un po’ più nuvolosa.


Più tardi…
“Hey Anna, non sai con chi sono capitata! Con quello strambo a cui ho rotto la penna. E’ lui. E’ del nuovo istituto? Non l’ho mai visto. Non ha senso, cioè, quante chance c’erano che io finissi esattamente con quel-”
Amanda guardò il viso basso dell’amica, poi il suo sguardo si alzò sul suo compagno di banco. Era il “Basta non sia Calogero”.
“Ti avevo detto di prendere un biglietto della lotteria.”
Anna digrignò i denti, massaggiandosi il pugno destro.
“Chiudi la bocca Amanda.”

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***






C a p i t o l o
D u e

 

 

La bella addormentata nel bosco

 

 

 

 

Il tutto iniziò il primo anno delle medie.

Un ragazzo del terzo anno usava portarsi dietro i fazzoletti, e quel giorno in cui il pacchetto gli cadette a terra Amanda lo raccolse, ridandoglielo con un sorriso sincero. Uno dei pochi. Il ragazzo arrossì per il gesto, riprendendosi il pacchetto e nascondendolo nella tasca dei jeans.

“Non sapevo ti piacesse Titty.”

“No guarda, non è mio, lo giuro…”

“Anche a me piace Titty.” - mentì la ragazza, ridendo.

Il ragazzo ricambiò la risata, sentendosi più leggero.

Con quelle parole, il ragazzo iniziò a mostrare i suoi fazzoletti a tutta la classe nei giorni seguenti.

“Hai scatenato una catena d’amore.” - ironizzò la sua compagna.

“Io non ho fatto nulla, ho semplicemente aiutato un ragazzo.”

“Si dice in giro si sia innamorato di te.”

Le ragazze risero, facendo innervosire Amanda.

“Non mi importa, sono già fidanzata.”

Un’altra bugia macchiò il suo cuore, senza però pesarle. Le compagne rimasero a bocca aperta, chiedendo più informazioni.

 

Non furono le prime bugie di Amanda, ma nemmeno le ultime. Capì che raccontando quello che stupiva le persone la faceva più “popolare”, più voluta.

“Allora facciamo l’appello ragazzi!”

Una ragazza dietro Amanda la richiamò e lei si girò raggiante nonostante fosse prima mattina e di pessimo umore.

“E’ fantastico essere compagne di classe, io ti ammiro.”

Lei cercò di ridere ma non ci riuscì.

“Anche a me, non vedo l’ora di parlare durante la pausa.”

La nuova compagna sorrise più di prima. Amanda si girò, roteando gli occhi dopo che controllò che nessuno la stesse guardando.

“Felix Anderson.”

“Presente.” - rispose il ragazzo, alzando la mano.

Amanda si ricordò del suo incubo.

“Iniziamo a parlare dei protagonisti del novecento e le correnti letterarie.”

Felix prese il quaderno ed iniziò a scrivere degli appunti. Amanda lo guardò, poi notò la penna.

E’ la penna di ieri. Ha usato lo scotch?

“Usi ancora quella penna?” - le sfuggì di bocca.

Felix si distrasse, guardando per un momento la ragazza. Il suo taglio d’occhio felino la metteva sempre in soggezione, tanto che arrossì.

“Il puntale non è rotto, quindi si può ancora usare.”

Amanda rimase pensierosa, senza seguire la lezione.

Gli va bene così? O fa finta che gli vada bene? Perché quella penna è così importante? Se fosse stato un regalo, perché usarla e non tenerla in una scatola?  Fossi stata in lui avrei chiesto il risarcimento.

I suoi occhi si illuminarono ad un pensiero.

Magari è così ricco da non averne bisogno? La penna è immersa nell’oro d’altronde. - Si batté una mano sulla fronte. - Se fosse stato ricco non avrebbe coperto la penna con lo scotch.

“Ricordatevi che essendo l’ultimo anno avete più pressione sulle spalle quindi niente distrazioni…”

Forse è un regalo prezioso?

“Uhm, quella penna…” - sussurrò, avvicinandosi al ragazzo.

Felix si girò di scattò, posando l’indice sulle labbra.

“Fai silenzio, siamo in classe.”

Amanda aprì la bocca. Ed ebbe l’impressione che una rosa del deserto stesse passando tra lei e il ragazzo, sottolineando quel silenzio imbarazzante che si creò. Il vento dalla finestra le scompigliò i capelli. Sospirò, aprendo il proprio quaderno di letteratura.

Sono certa che sia un bravo ragazzo. Non mi ha chiesto di pagare la penna, giusto? E’ solamente timido!”

 

Uno schiaffo sulla schiena la fece spaventare, quasi soffocandosi con la sua saliva.

“E’ suonata la pausa, hai dormito tutto il tempo?”

Amanda si guardò intorno, notando non ci fosse quasi più nessuno in classe.

“Mi sono addormentata? E quando?”

Il ragazzo iniziò a posare i libri, non curante della ragazza. Lei si asciugò la bava alla bocca.

“Perché non mi hai svegliato prima! Come hanno fatto gli insegnanti a non vedermi?”

“Perché abbiamo avuto supplenza per due ore. La prof di chimica è entrata in maternità. Dovresti ringraziarmi che me ne sia accorto ora.”

La ragazza lasciò cadere le mani sul banco, non sapendo cosa dire. Tutta la sua dolcezza stava andando a male. Il moro sospirò, poggiando gli occhiali da sole sopra i capelli.

“Mi dispiace okay? Se me ne fossi accorto prima, l’avrei fatto prima.”

“No, è okay… l’importante è che sei dispiaciuto. Un po’ di sonno non fa male a nessuno.”

Amanda fece un mezzo sorriso, sistemandosi lo zaino. Le parse di intravedere il viso del compagno arrossarsi. Si complimentò con se stessa, nessuno poteva sfuggire alla sua dolcezza. Ciò non toglieva il fatto che aveva dormito in classe e nessuno se ne era preoccupato.

“Quindi da adesso in poi possiamo andare d’accordo?” - chiese, mostrando una gomma.

“No.” - affermò, indossando gli occhiali da sole per poi andarsene.

“Eh? No aspetta!”

Iniziò a buttare tutto nello zaino alla rinfusa, per poi chiuderlo e correre via dalla classe per raggiungerlo. Non sarebbe stato difficile trovare un ragazzo con gli occhiali da sole in una giornata piovosa di ottobre. Cercò di sistemare la sua camicia di seta, distraendosi dalla strada. Sbatté contro qualcuno, perdendo l’equilibrio. Sentì la testa e le ginocchia dolere.

Oddio che figuraccia in corridoio. Magari se resto stesa qui penseranno io sia morta e non ho semplicemente sbattuto contro qualcuno.

“Tutto apposto Amanda?”

Riconobbe quella voce quasi subito. La chioma verde di Dario la rallegrò, cosa che non pensò mai potesse accadere. La aiutò ad alzarsi, prendendole lo zaino caduto.

“Ti ringrazio infinitamente.”

Alcuni ragazzi si avvicinarono, chiedendole come stesse.

“Non preoccupatevi, sto bene. Per favore, non stiate in pensiero per me.”

Il ragazzo fece una smorfia. Quando rimasero soli, Dario la guardò.

“Cosa c’é?” - chiese lei.

“Non lo so… le pensavi davvero quelle cose?”

Amanda inclinò la testa, un po’ spiazzata dalla domanda.

“Mi pare ovvio. Credi che io menta?”

Lui alzò le spalle.

“Ne ho avuto solo l’impressione, tranquilla. Odio le bugie.”

Amanda rimase a fissarlo per un po’, poi fece un mezzo sorriso.

“Anche io.”

 

“Si può sapere che hai?”

Amanda rimase con il naso per aria, senza degnare il compagno di uno sguardo.

“Io? Nulla di nulla.”

Felix sospirò, sbattendo più volte la mano sulla fronte.

“Chiedimi scusa.”

La ragazza si dimenticò di tutti i suoi pensieri sui gossip del momento e si girò verso di lui. Nel frattempo, l’insegnante di matematica era già entrato in classe.

“Cosa dici?”

“Mi hai calpestato la penna. - mostrò la vittima - Quindi voglio delle scuse, poi ne parliamo di andare d’accordo.”

Si tolse gli occhiali da sole, mettendoli sul banco.

“Mi sono già scusata!” - disse, prendendo il libro della materia richiesta.

Passò qualche secondo in cui si sentì solo il professore spiegare una nuova formula delle funzioni.

“Mi hai sentito?”

Felix si voltò seccato, chiudendo gli occhi per un attimo. Amanda perse un battito, rimanendo a fissarlo.

“Quando? Non ti ho sentito.”

Amanda digrignò i denti.

Calmati Ami, solo una volta e tutto sarà passato, avrai anche lui ai piedi. Non rovinarti l’immagine.

Sorrise a se stessa, chiudendo gli occhi per un attimo anche lei. Il ragazzo la osservò seccato.

“Scusami per la penna.”

“Ancora tre volte.”

La ragazza prese un altro respiro profondo.

“Scusami, scusami e scusami.”

“Altre tre.” - disse, scrivendo sul quaderno la formula alla lavagna.

Di certo era più secchione di lei nelle materie scolastiche.

“Scusa, scusa, scusa.” - ripetè, stringendo il libro tra le dita.

Sentì stranamente la sensazione di avere la bava alla bocca come poco fa.

“Ancora…"

“Scusa, scusa, scusami! Quante volte devo ancora dirlo?!” - urlò, alzandosi dalla sedia.

Il professore di matematica la fissò sconvolto.

“Ti scusi perché…?”

La ragazza rimase paralizzata e sconvolta. Si guardò in giro, sentendo le risate di tutti. Persino il suo compagno cercò di trattenersi.

“La prossima volta che urla nella mia ora la mando fuori.”

La ragazza si guardò le scarpe per l’imbarazzo, non sapendo che dire o fare. Era un’altra situazione imbarazzante che stava affrontando quella settimana e già non reggeva più lo stress.

“Penso che tu ti sia alzata perché sai la risposta a questa domanda, in quanto molto studiosa, giusto? Puoi darci la risposta Amanda?”

Guardò la domanda: Qual è la definizione di dominio? Iniziò a sudare freddo.

“Sì, giusto. Dunque…”

Sistemò la sedia dietro di lei, poi cercò di ricordare qualche parola dell’anno scorso. Guardò il quaderno di Felix, tentando di trovare un aiuto. Il ragazzo chiuse il quaderno, posando la penna. Amanda sbuffò dal naso, capendo l’avesse fatta apposta.

“Non sei preparata?”

“No no! La risposta è che, è un cerchio che unisce i puntini con un altro cerchio.”

“Sbagliato…”

Felix sorrise, riaprendo il quaderno.

“Caterina, sai dire alla compagna la risposta?”

“Sì professore, la risposta corretta è che il dominio è un insieme di valori che possiamo attribuire alla variabile in modo che la funzione abbi senso.”

Amanda si risedette, più sconfortata di prima. Il dolore alle ginocchia per la caduta durante la pausa era nulla in confronto al suo orgoglio ferito. Strinse i pugni sul banco.

Sono stata sorpresa a dormire, sono caduta in corridoio e ho anche dato la risposta sbagliata. Che imbarazzo! Mi hanno sempre aiutata, perché lui no? - si voltò verso il compagno, bollendo per la rabbia. - E’ tutta colpa tua pezzo di-

“Potevi aiutarmi.” - affermò, mostrando un sorriso dolce.

“Come potevo sapere che avrebbe fatto la domanda a te.”

“Giusto.” - mentì per non peggiorare la situazione.

Calma, calma, calma e sangue freddo.

“Beh, la prossima volta vorrei lo facessi.”

Felix sospirò, guardandola come se stesse guardando uno yogurt scaduto, nauseato.

“Semplicemente non addormentarti.”

 

Amanda odiava la sfacciataggine di quel ragazzo.

 

Odiava il fatto che dicesse la verità.



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***






C a p i t o l o
T r e


 

Malefica

 

 

 

“Sono così stanca! Quello era un complotto, scema!”

“Alcuni dicono che eri carina imbarazzata di fronte al prof. Non ti da fastidio?”

Amanda gonfiò le guance fino a farsi male. Il suo viso arrossò notevolmente, tanto che Anna iniziò a preoccuparsi che stesse per morire.

“Non mi importa proprio.” - disse, sedendosi per terra accanto all’amica.

Quindi pensano io fossi carina? Bene, perché è vero.

“Quello di cui mi devo occupare ora è quell’idiota che siede accanto a me.”

“Ma di cosa ti preoccupi, tanto il mese prossimo cambi posto.”

Il sorriso della mora fece andare su tutte le furie la ragazza, che prese il proprio quaderno di matematica. Lo alzò in aria.

“Cosa stai dicendo?! Lui, letteralmente, ha scritto la risposta sbagliata poi l’ha coperta così, guarda. - Imitò i gesti del compagno, in modo molto più goffo. - Hai capito? Io ho letto quello che c’era sul quaderno prima che lo chiudesse, ma era il concetto sbagliato. L’ha fatto apposta!”

Anna si girò, prendendo il suo giornale preferito dallo zaino.

“Probabilmente lo stai imaginando.”

“Non lo sto immaginando! E’ contro le regole del compagno di banco non aiutare ed essere indifferente quando l’altro è in difficoltà.”

“Tu lo fai?” - chiese, continuando a sfogliare il giornale.

“Ovvio.” - mentì.

“Be’, sono comunque passati solo due giorni, non diamo pregiudizi.” - disse sospirando.

Si alzarono da terra, spolverandosi i vestiti. Le lezioni pomeridiane sarebbe iniziate di lì a poco e non potevano fare altri ritardi. Nessuna delle due era pronta ad altre tre ore con un compagno poco piacevole.

Amanda si sedette e guardò il posto accanto a sé vuoto. Il professore entrò in classe eppure di Felix nessuna traccia. La ragazza rimase confusa.

“Scusi il ritardo.”

Il ragazzo si fermò sulla soglia della porta, chiedendo il permesso di entrare.

“Dov’eri?” - chiese la bionda, poggiando una mano sulla guancia.

Felix sistemò i libri sul banco, prendendo un respiro profondo.

“Chiedo scusa per prima.”

Amanda rimase in silenzio.

“Non volevo trattarti così, ma… non sono abituato a parlare con le ragazze.”

Tutt’e due arrossirono a quella frase. La mente di Amanda iniziò a fluttuare tra le nuvole, senza rispondere. Era certa fosse caduto nella sua trappola di dolcezza. Alla fine delle lezioni, tutti si salutarono, iniziando a lasciare l’aula. Amanda, ancora incredule, rimase in classe ad aspettare Anna. Loro erano state scelte come rappresentanti delle classi quinte, e ciò comportava rimanere ogni martedì dopo scuola per discutere i programmi della settimana.

“Anna, mia gioia divina, non sai cosa sia successo. - In modo drammatico ma felice, si avvicinò all’amica, artigliando il suo braccio. - L’idiota si sta sciogliendo per me.”

“Che frase ambigua.” - rispose la ragazza.

Amanda si mise l’altra mano sul petto, guardando il soffitto come se fosse il cielo di una giornata limpida, attraversata da arcobaleni brillanti.

“Ho capito la ragione per cui la preside ha ammesso questo sistema di posizione. La ragione per cui non ci lasciano sedere dove vogliamo e sono posti assegnati è perché vuole una scuola unita, ma soprattutto classi unite, indipendentemente da chi ci piace o meno. E quell’idiota ha capito le intenzioni di questo liceo amorevole.”

Anna applaudì, quasi ridendo per la situazione.

“Cavolo, dovresti candidarti come rappresentante di istituto.”

“Oh no, la campagna promozionale è troppo lavoro per me.”

La mora alzò le spalle, prendendo le fotocopie dei documenti.

“Comunque lo sapevo sin dal primo momento che l’ho visto che era uno strambo. L’aspetto non inganna mai, solo che non mi aspettavo di finire con lui.”

“A me sembra un tipo apposto.”

“Ma la cosa più tremenda è…”

Gli occhi di Anna ripresero colore, pronta a ridere ancora.

“Cosa? Cos’altro è accaduto?”

Anna si intratteneva a sentire quelle storie, le facevano ridere le esperienze orrendamente divertenti della sua amica.

“I suoi… I suoi-“

“Sì?” - Anna si avvicinò all’amica, prendendole le mani tra le sue.

“I suoi occhi da cinese!”

Anna quasi cadde dalla sedia, non riuscendo a credere a quell’affermazione.

“Cosa stai dicendo, è ridicolo.”

“Lo sai che a me piacciono gli occhi grandi, dolci, che inspirano fiducia e amore eterno come quelli di Leonardo Di Caprio. Azzurri come il mare notturno in estate che riflette la luna e pacifici come la Svizzera. Devo sentire che possa rimanere lì a fissarli per giorni, anni.”

Anna immaginò Di Caprio farle la corte, per poi imitare la scena del Titanic assieme. Si sventolò con la mano per riprendersi.

“E invece devo sedermi con quegli occhi da serpente! Non è perdonabile. Sai cosa mi ha detto quando, dopo aver fatto un sorriso mozzafiato e chiesto gentilmente di aiutarmi la prossima volta? - Si mise gli indici sulle tempie, tirando per allungare gli occhi. - Semplicemente: “Non addormentarti.” - finì, cercando di imitare la voce del ragazzo.

“Non ha torto, lo sai?”

Amanda tornò ad avere un colorito rosso in viso per la rabbia.

“Ma da che parte stai? Di chi sei amica? Di chi sei compagna di sventure e dolci ipercalorici?”

Anna la guardò per un attimo, cercando di capire cosa ci fosse nella sua testa.

“Non è che, sei semplicemente arrabbiata per il fatto che lui sia diverso dagli altri ragazzi?”

Amanda si bloccò, poggiandosi alla parete vetrata dell’aula. Iniziò a ridere istericamente, cercando di coprire il suo spavento.

“Ma chi pensi io sia? Una montata di testa? Anche se mi porti un treno pieno di ragazzi come lui, io rifiuterò.” - mentì, sentendo il cuore accelerare.

Anna si poggiò alla finestra accanto a lei.

“Oh ma quello non è Felix?”

“Dove!?” - urlò la ragazza, attaccandosi al vetro.

La mora rise interiormente, osservando l’amica cercare il ragazzo con lo sguardo. Amanda si incupì di colpo. Felix c’era davvero, ma non solo. Una ragazza dai capelli tinti di un castano scuro, quasi elettrico, aveva una mano poggiata sulla sua spalla mentre con l’altra gli stava sistemando una cuffia per fargli sentire qualcosa al proprio telefono. Amanda notò anche che Felix stesse portando due zaini, di cui uno non il suo. Prese dei respiri profondi per non impazzire e rompere il vetro. Si notava a primo impatto il feeling che c’era tra i due, da come si comportavano, o come lei poggiava la testa sulla sua spalla, o il modo in cui lui rideva, mostrandole quel sorriso che Amanda non aveva mai visto.

“Non è Regina della quarta C quella?”

Regina era l’attaccante numero uno della squadra di pallavolo della scuola. Era molto adorata per aver portato alla scuola il primo premio del campionato regionale di pallavolo. Amanda la odiava, ma non l’aveva mai detto direttamente, per tutti lei era quella che adorava.

“Ora capisco perché non gliene frega nulla di te. - Rise Anna, non capendo la guerra che si scatenò dentro la mente dell’amica. - Preferisce le atletiche.”

Non sei abituato a parlare con le ragazze?! Brutto bugiardo, perché mi hai mentito?

Strinse le mani, graffiando il vetro della finestra con le unghie. Digrignò i denti quasi fino a far male. Lei odiava il fatto che gli altri le dicessero le bugie, perché ciò comportava il fatto che non poteva avere fiducia in quelle persone. E Felix era appena entrato in lista.

“Come osi farti piacere Regina?” - sussurrò, più arrabbiata che triste.

“Non è la fine del mondo Ami. Tu stessa hai detto che rifiuteresti un treno di ragazzi come lui.”

“Ma non lui…”

“Hai ragione. Perché mi devo dannare tanto… Lo farò innamorare di me, poi lo respingerò con dolcezza. Dolcezza amara. Dolcezza aspra.”

Amanda non poteva dimenticare quella ragazza. Regina era una delle tante rivali che aveva sin dalle medie. Ogni volta lei facesse una cosa carina, Regina la faceva tre volte meglio. Ma il colpo di grazia lo ricevette in terza media, quando alle assegnazioni dei ruoli, Amanda e Regina si contendevano il ruolo di Biancaneve. Ma gli insegnanti pensarono fosse meglio dare il ruolo a qualcuno che le assomigliasse, quindi a Regina che aveva i capelli scuri, rispetto a quelli di Amanda che erano color del grano. Fu la prima umiliazione per Amanda, perché quando il sipario si alzò per il gran finale, l’applauso e i complimenti furono per la maggior parte di Regina, mentre la cortigiana era quasi nessuno. Ma fu ovvio, lei era brava a recitare, Amanda no. Regina era brava anche negli sport, cosa per cui Amanda era negata.

La ragazza sospirò.

“Finiamo i questionari?”

 

Per tutta la notte la ragazza non fece altro che pensare a Felix, alla loro “relazione”, a quello che Regina aveva e lei no. La mattina dopo, nonostante il trucco e le varie creme, aveva una pessima cera. Ed era tutta colpa del suo compagno di banco.

“Brutto idiota. Vorresti dirmi che ti piace Regina, che nella mia vita mi ha umiliato ben due volte. Non è nemmeno divertente.

Si fermò un attimo sul marciapiede, tornando indietro di qualche passo subito dopo. Si incollò alla vetrina del negozio, iniziando a sorridere in maniera maniacale. La commessa rabbrividì appena la vide dall’altra parte.

 

“Toh!” - quasi urlò la ragazza.

La scatola sbatté sul banco, facendo sobbalzare Felix.

“E’ un regalo da parte mia. Una penna Parker Sonnet a sfera laccato di colore nero opaco con finiture in palladio e oro puro. La scatola è un omaggio. Non ingerire e non mettere alla portata dei bambini inferiori a sei anni.” - disse, leggendo il foglio descrittivo della penna che la commessa gli diede.

Il ragazzo aprì la scatola, guardando la penna poggiata su un cuscinetto di velluto. Amanda si sventolò con il foglietto, ghignando incurante del suo aspetto trasandato a causa della corsa fatta per arrivare in tempo a scuola. Felix alzò lo sguardo, e Amanda cambiò faccia, mostrandosi come una ninfa dal dolce sorriso e capelli scombinati.

“Beh, sarebbe un errore dire che sia un regalo, ma più una scusa per la penna miserabile che ho rotto. Non dovrai più usare quel catorcio.”

Felix richiuse la scatola, sospirando. Riprese la sua penna fasciata in mano.

“Sto usando la mia, e va benissimo.”

Amanda lasciò lo zaino per terra, posando la testa sul banco. Era stanca, affamata, assonata e aveva poca voglia di vivere. Non riuscì a credere che preferiva una penna regalata da Regina, che lei aveva rotto ma lui si ostinava ad usare. La loro relazione era tanto stretta? Certo, la conferma che fosse stata lei la mittente era bassa, ma Amanda ne era certa. Lei sentiva il sesto senso dentro di sé. Alzò la testa, facendo un sorriso stanco.

“Certo, non sarà fantastica come la tua penna, ma mi piacerebbe davvero se la usasi.”

E per una delle poche volte, Amanda disse quello che pensò. Senza filtri e senza giri. Felix la osservò anche quando lei distolse lo sguardo, prendendo i propri libri. Sospirò preoccupato, non per la penna, ma più per l’aspetto della ragazza.

“Okay, la userò. Grazie.”

Lei sentì le mani formicolare, lui il sangue bollire per la vergogna. Riaprì la scatola, prese la penna e dopo averla controllata un po’, iniziò a scrivere, incurante del fatto che fosse un altro tipo di inchiostro. Amanda quasi scoppiò a piangere, ma tornò con la testa sul banco per coprire la sua felicità.

La mattina stava procedendo bene per tutti, tranne che per Amanda. Le continue fitte di dolore allo stomaco la stavano asfissiando.

Oh dannazione, lo sapevo. Per lo stress scolastico e tutto il resto pensavo avessi saltato questo mese e invece no… mi è venuto il ciclo.

Il suo sguardo era disperato, le sue gambe molli e il viso di un colorito molto pallido. Il professore iniziò a dettare le pagine da studiare, ma Amanda non aveva la forza nemmeno di prendere la penna in mano.

Ecco perché stavo così male la notte prima! Ma che ore sono?

Guardò l’orologio della classe, notando mancassero venti minuti alla fine. Felix si girò un attimo, notando il pallore sul viso della compagna. Lei sussultò.

“Oddio che caldo! Siamo ad ottobre ma sembra ancora piena estate! Perché le finestre sono chiuse, ci serve un po’ d’aria. Il riscaldamento globale è un problema così grave…”

Un tuono spaventò quasi tutta la classe, obbligando due ragazzi a chiudere le finestre che erano aperte, facendo entrare le follate di vento che scompigliarono i capelli sistemati di Amanda.

“Oh, erano aperte.” - commentò, guardando le finestre dall’altra parte della classe.

Strinse le labbra e il braccio intorno allo stomaco.

Dannato, perché mi hai guardata proprio nel momento peggiore?

Amanda si guardò in giro. Doveva assolutamente uscire ed andare in infermeria. Se non l’avesse fatto poteva anche morire per il dolore, se lo sentiva. Riusciva già a vedere il suo viso sui giornali locali, annunciando la sua morte tragica per… insomma, robe sue. Prese un respiro profondo e cercò di alzare la mano.

“Mi-“

“Mi scusi professore, la mia compagna non si sente molto bene. Posso portarla in infermeria?”

Amanda rimase con il braccio semi teso, dimenticandosi per un attimo del dolore e del periodo “nero” che era appena iniziato. Il profilo di Felix sembrò quello di un angelo salvatore, illuminato dai raggi timidi che filtravano tra le nuvole grigie di quella mattina. Sembravano stessero illuminando apposta quel ragazzo. Amanda scosse la testa, non doveva fantasticare.

 

 

Non era la fantasia di Amanda, o la sua sette di vendetta.

Quel ragazzo le stava davvero sulle scatole, quasi più del ciclo.




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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***






C a p i t o l o
Q u a t t r o


 

Alice nel paese delle meraviglie

 

 

 

Il mondo era molto crudele con Amanda in quei giorni. Prima l’umiliazione provata nel sedersi accanto a Felix, poi l’imbarazzo di essersi addormentata in classe e aver dato i numeri di fronte al professore. In più, la più atroce di tutte, si stava verificando sotto lo sguardo di tutti i suoi compagni. La stavano fissando tutti, ed era infuriata dal fatto che fosse nel suo peggior stato.

Perché mi guardando tutti adesso e non quando sono carinissima?

L’insegnante si girò, guardando Felix con odio per l’interruzione.

“Nel mezzo della mia ora? E’ così grave?”

Guardò Amanda in viso e quasi non ebbe un colpo. La ragazza aveva il viso pallido simile a quello di un cadavere, con le occhiaie terribilmente marcate e le labbra quasi bianche.

“Oh Dio, il tuo viso è pallido come un cadavere. Può essere un bruciore di stomaco. Va’, va’.”

Felix si alzò dalla sedia, prendendole il braccio per aiutarla ad alzarsi. Amanda era sconvolta, non sapendo cosa provare. Il ragazzo sistemò tutti i libri nello zaino e lo prese, portando la ragazza fuori.

Perché mi ha aiutata così? Come sapeva che io stessi male?

Quando la porta si chiuse, lei si riprese lo zaino.

“L’infermeria dovrebbe essere di-“

Amanda lo spinse, iniziando a correre via.

“Posso andarci da sola!” - urlò, scappando via dagli occhi del ragazzo.

Felix inclinò la testa, non sapendo cosa pensare della situazione che era appena accaduta. Si toccò la spalla dove fu spinto, constatando che la compagna avesse molta forzuta. O forse lui fosse troppo fragile.

 

Amanda chiuse la porta del bagno, prendendo un profondo respiro. Guardò il soffitto del bagno per non iniziare a deprimersi. Fortunatamente aveva sempre un assorbente di emergenza con sé. Ma il problema non era quello. Si avvicinò al lavandino e si lavò le mani e il viso, per poi sistemare il disastro accaduto. Riprese lo zaino, mettendolo sulle spalle, e uscì tornando per vedere se Felix fosse ancora lì. Fortunatamente, la campana già suonata da un quarto d’ora l’aveva salvata ed il corridoio era vuoto.

Grazie a Dio non c’è. Non saprei cosa avessi dovuto fare. Se non ricordo male, c’è educazione fisica.

Rabbrividì, decidendo di andare in infermeria per riposarsi. Percosse il corridoio da sola ed in silenzio, sorridendo un po’ per quello che occhi di serpente fece per lei. Entrò in infermeria e si sedette sul lettino vicino alla finestra, lasciando lo zaino per terra. Il vento faceva volare le foglie rosse dell’acero, in uno spettacolo stupendo. Nonostante di lì a poco avrebbe piovuto, l’atmosfera era rilassante e bella.

 

“Mi scusi professore, la mia compagna non si sente molto bene. Posso portarla in infermeria?”

 

Scosse la testa, distendendosi sul lettino.

“Non farmi ridere, siamo solamente compagni di classe, non vicini di casa.”

Chiuse gli occhi e per un attimo si rilassò, sotto quell’aria fresca e dolce. Poi spalancò gli occhi, impallidendo.

“Ma non è che l’ha fatto perché io sia in debito? - si alzò, non riuscendo più a rilassarsi senza pensare a quel ragazzo. - Non sarebbe giusto, anche io stavo alzando la mano! Si aspetta che io lo ringrazi di fronte a tutti?”

“Hey Amanda!”

Alzò lo sguardo, notando la presenza di Dario poco più in là. La ragazza sorrise, rimanendo però sul lettino.

Non mi alzerò di certo per lui.

“Ciao Dario, non ti avevo visto. Come mai qui?”

Il ragazzo si avvicinò, sedendosi sul margine del lettino.

“Nulla di grave, mi sono tagliato nella ringhiera mentre facevamo gli esercizi all’aperto.” - disse indicandosi il palmo della mano.

“Quella ringhiera è rovinata da aprile.” - sospirò la ragazza.

“Non mi importa tanto. Rispetto all’altra scuola questa è un paradiso. Mi sono anche iscritto ai corsi pomeridiani.”

“Davvero? Ah, piacerebbe anche a me, ma essendo rappresentate non posso.” - mentì, fingendo di essere dispiaciuta.

“Tranquilla, la rappresentante è un compito figo. Estenuante ma figo.”

La ragazza arrossì. Gli indicò i capelli, avvicinandosi a lui.

“Hai delle foglie di platano nei capelli.”

“Oh davvero? Dove?” - chiese, toccandosi i capelli ingelati.

Amanda le mise una mano tra i capelli, scompigliandoli per far cadere le foglie. Avrebbe potuto semplicemente raccoglierle, ma si divertì di più a scombinarlo. Sorrise di fronte a quel ciuffo che sembrava avesse presso la scossa. Erano seduti sul margine del lettino, a pochi centimetri l’uno dall’altra senza accorgersi. Lui sorrise, ringraziandola nonostante non avesse più un aspetto decente.

“Sei davvero carino, anche con questo colore.” - sussurrò la ragazza, stringendo le labbra quasi come se fosse gelosa.

Gli occhi castani del ragazzo rimasero incantati in quelli di Amanda, rimanendo in silenzio per un tempo che sembrò eterno per loro.

“Amanda, io-“

“Devo andare.” - disse lei, alzandosi dal lettino medico.

Prese lo zaino e quasi corse dall’aula, salutando il ragazzo. Fuori dall’infermeria si sventolò con la mano, cercando di calmarsi. Quasi non conosceva quel ragazzo eppure stava quasi per baciarlo. Era il suo primo bacio, e Dario la metteva in suggestione per darglielo, esattamente come Felix. Ma se da un lato il suo compagno dagli occhi felini la trattava come una pezza secondo lei, dall’altro c’era un ragazzo dai capelli verdi tinti così tanto gentile con lei.

 

“Per la festa di liceo di quest’anno, il comitato dei rappresentanti ha deciso di proporre la data del dodici dicembre, sabato, affinché ci si possa anche salutare prima delle festività natalizie.”

I ragazzi approvarono, applaudendo di fronte ad Amanda. La ragazza sorrise fiduciosa di sé, aspettando di poter continuare l’annuncio di quell’assemblea. Era stata scelta come portavoce di quell’assemblea, in quanto le elezioni del rappresentate di istituto non erano ancora iniziate.

“Anche se siamo ad Ottobre, saremmo occupati con le elezioni del rappresentante, quindi sarebbe più conveniente che i volontari che vogliono partecipare all’allestimento della sala e la vendita dei biglietti che si facciano già avanti, affinché si possa capire i tempi di preparazione in anticipo rispetto all’anno scorso. Vogliamo che quest’anno, soprattutto per i nuovi arrivati, sia una festa indimenticabile.”

La ragazza guardò gli studenti dentro l’auditorium, sussultando quando incontrò gli occhi di Felix. Era basso e non aveva nulla che facesse attirare l’attenzione su di sé, eppure Amanda lo notò quasi subito.

Alla fine dell’assemblea Anna, Amanda e altri due rappresentanti rimasero nella sala per raccogliere le adesioni.

“Ottobre è il mese più impegnativo.” - si lamentò la mora, sistemandosi una ciocca corta dietro l’orecchio.

Amanda alzò gli occhi sul nuovo volontario, riconoscendolo. Era l’amico di Felix, quell’idiota che si era presso delle scuse per niente. La ragazza cercò di nascondere il fastidio, sorridendogli cordiale.

“Preferirei stare a guardarti tutto il giorno, ma posso anche dare una mano per le decorazioni.”

Antonio poggiò il gomito sul tavolo, ammiccando alla ragazza. Anna trattene le risate, fingendo di compilare alcuni questionari. Amanda continuò a sorridere, allontanando il gomito del ragazzo dai suoi fogli.

“Ti ringrazio, è dolce da parte tua, ma adorerei se ci aiutassi solamente.” -  mentì.

Il ragazzo socchiuse gli occhi, cercando di capire cosa stesse pensando. Fece un mezzo sorriso, posando il braccio dietro lo schienale della sedia.

“Spero tu finga di meno, ragazzina.”

Il tono disprezzante fece gelare Amanda. Il ragazzo si alzò, guardandola con uno sguardo freddo prima di allontanarsi. Si girò per capire se qualcun altro avesse sentito qualcosa, ma fu fortunata che fossero tutti impegnati. Iniziò a sudare freddo, diventando pallida. Pensò che potesse avere un mancamento da un momento all’altro. Ma cosa volesse dire quella frase non riuscì a capirlo. Fu anche stupita che lui fosse più grande di lei.

“Amanda? - la ragazza sobbalzò. - E’ da due minuti che ti chiamo, cosa c’è? Sei pallidissima.”

A quella frase sorrise di sollievo. Iniziò a mettere le adesioni e i vari questionari nella cartella del consiglio e posò tutto nello zaino. Anna la guardò di sottecchi, notando quanto fosse scossa.

“Abbiamo cucina adesso.” - disse, osservando i suoi movimenti.

 

“Fa in modo che le uova siano sbattute bene, sono importanti.”

Amanda usava il monta uova elettrico persa tra le nuvole. Continuava a pensare a quel ragazzo dai capelli rossicci ed il suo sorriso inquietante. Era un po’ storto come sorriso, forse per quello le metteva paura?

“Ami, mi stai ascoltando? - Anna posò il burro sul bancone. - Vuoi farla allo yogurt o al cioccolato la torta?”

“Entrambe sono okay…”

“E vuoi che ti colpisca con lo stampo o il mestolo?”

“Entrambe sono okay…”

Anna prese lo stampo per la torta, colpendo la compagna di cucina in testa. Il monta uova elettrico le scivolò dalla mano, facendo schizzare l’uovo addosso alle due ragazze. Il casino rimbombò nell’aula, tanto che l’insegnante richiamò le ragazze. Amanda si coprì la testa con le mani, cercando di non urlare per il dolore o la sensazione schifosa dell’uovo addosso.

“Ma che cosa fai così all’improvviso? Che cos’era quel coso?”

“Un’ora fa stavi sorridendo fiera, ora guardi il vuoto triste… ma che ti sta succedendo?”

“Ma di cosa parli?”

Prese i fazzoletti dallo zaino, dandogli anche all’amica.

“E’ successo qualcosa vero? Ieri, ti ho vista uscire dall’infermeria. E oggi sei molto giù di morale… mi preoccupo per te.”

“Be’, in realtà-“

“Vedi? Lo sapevo, cosa hai fatto con Felix?”

Amanda sgranò gli occhi, finendo di pulirsi il viso.

“Hai detto che fosse un’idiota ma ti ha addirittura portata nell’infermeria. Quanto è dolce!”

Anna posò le mani sulle guance accaldate, pensando a quanto fosse carino Felix. Che forse avesse una cotta per il ragazzo era possibile, soprattutto agli occhi di Amanda, che si stava alterando.

“Avessi anche io un compagno premuroso quanto lui…”

Amanda alzò il monta uova, iniziando a schizzare l’amica con i resti dell’uovo.

“Scema, come fai ad associare me a quell’idiota?!” - urlò, arrossendo per la rabbia.

Anna rise, cercando di coprirsi il volto dagli attacchi della ragazza. L’insegnante di cucina si avvicinò, dati i continui disturbi della lezione. Digrignò i denti.

“Perché voi piccole… Siamo in classe!” - urlò attirando l’attenzione di tutti.

Alcune ragazze si imbarazzarono per loro, soprattutto quando furono cacciate dalla classe. Le due si guardarono negli occhi, scoppiando a ridere per la situazione.

 

“Si avvicina Halloween, la notte delle streghe.”

“E come ogni anno le ragazze faranno il pan di Dracula per darlo ai ragazzi. Che tradizione idiota.”

Anna rise, sistemandosi lo zaino sulle spalle.

“Peggio di San Valentino?” - chiese la mora.

Amanda alzò gli occhi al cielo.

“Molto peggio.” - commentò.

Nella pausa, il corridoio si riempiva di studenti e il silenzio si rompeva. Soprattutto con l’avvicinamento di Halloween e le varie feste. Alcuni ragazzi si avvicinarono alle due rappresentanti.

“Amanda! Ho sentito che anche quest’anno farai il pan di Dracula.”

La ragazza si girò sorridendo ai compagni.

“Ma certamente, come ogni anno è un onore.”

I ragazzi si sciolsero di fronte a quel sorriso innocente. Anna rimase un po’ perplessa, ma non disse nulla.

“Sicuramente saranno favolosi essendo fatti da te.”

“Non vedo l’ora arrivi fine mese!”

La ragazza arrossì, ringraziando i ragazzi per quei commenti dolci. Ciò non avrebbe cambiato il fatto che li avrebbe comprati alla panetteria sotto casa come ogni anno, facendo credere fossero fatti da lei, stando alzata tutta la notte per i suoi ammiratori. Anche se Amanda non sapeva cucinare per niente, nemmeno un uovo. Alzando lo sguardo, però, notò una scena che non le piacque per nulla. Regina stringeva alcuni dei suoi libri al petto, guardando Felix negli occhi mentre parlava di una strana serie tv che aveva appena scoperto. Amanda si innervosì, ignorando i commenti dei suoi ammiratori.

“La cerchi proprio eh?” - si chiese da sola.

Nei seguenti giorni si impegnò dividendosi tra studio e cucina, cercando di migliorare le sue tecniche. Persino sua madre si stupì nel vederla così persa in cucina, decidendo di aiutarla.

Quel giorno, l’ultimo del mese di ottobre, Amanda non pensò minimamente che sarebbe stato l’ultimo giorno come compagna di Felix. Il fatto di dare per la prima volta un qualcosa fatto da lei la rendeva nervosa e ansimante. Li nascose tutta la mattina nello zaino, e nella pausa diede il pane della panetteria ai suoi ammiratori. Quando vide Dario arrossì.

“Sembrano ottimi, soprattutto fatti da te.”

Amanda rise, dimenticando per un attimo il suo obbiettivo principale. Anna rimase in disparte per un po’, non sapendo a chi dare il suo pane. Si autocommiserava e desiderava tanto essere come la sua amica, almeno per un giorno. Quando si incontrarono alla fine della pausa, Anna nascose la sua tristezza assieme al pane.

“E’ successo qualcosa?”

La mora alzò le spalle, sistemandosi lo zaino. Guardò l’amica, notando un ultimo pacchetto di pan di Dracula incartato.

“E quelli? Sembrano un po’ crudi.”

“Non è vero.” - rispose, stringendo il pacchetto in mano.

“Sei troppo imbarazzata per darli vero? Capita di sbagliare qualche volta.”

“Non è così.”

Anna alzò gli occhi al cielo, e mentre Amanda sistemava bene il sacchetto lei guardò la scena davanti a sé. Sorrise, voltandosi verso la bionda.

“Guarda lì.”

Amanda alzò la testa guardando Regina cercare qualcosa nello zaino. Felix la osservava con le mani dietro la schiena, sembrando più timido del solito. Era più alto di Regina di una decina di centimetri, facendo sembrare la ragazza ancora più carina. Amanda velocizzò il passo. Anna si sorprese, così come la rivale quando la vide avvicinarsi. Felix sgranò gli occhi alla vista della ragazza, soprattutto dopo una mattina intera in cui lo ignorò. Amanda schiaffeggiò il braccio del ragazzo, come se fossero migliori amici di vecchia data. Lei era tre centimetri più alta di Regina, e per quello la ragazza si sentì superiore anche in altezza, guardandola per un attimo come se fosse una semplice chicco di riso. Fece uno dei suoi sorrisi dolci, rivolgendosi al ragazzo.

“Volevo ringraziarti per prima.” - disse, guardando di sottecchi la più bassa.

Felix rimase confuso, allontanandosi di un paio di centimetri. Amanda lo seguì.

“Per prima? Ma io non-“

La ragazza gli coprì la bocca con la mano, ridendo per coprire quelle parole.

“Mi hai aiutata e mi hai portata in infermeria con così tanta cura. Grazie mille.”

Tirò fuori il suo pacchetto di pane, dandolo a Felix. Il ragazzo guardò il pacchetto stranito, non sapendo cosa farne.

“Gli ho fatti per te, e spero ti piacciano.”

Lo tirò per la camicia, facendolo abbassare alla sua altezza. Amanda sorrise, alzandosi in punta di piedi.

“Sono fatti solamente per te.” - sussurrò, facendolo arrossire.

Sorrise, voltandosi per andare via. Guardò l’altra ragazza con sguardo di vittoria mentre lei era totalmente impassibile. Amanda mise una mano sotto i capelli, facendoli svolazzare tanto da colpire Regina.

Un’altra sfida vinta, regina dei miei stivali.

Lei sospirò.

“Cos’è?” - chiese al ragazzo una volta Amanda svoltò l’angolo.

Felix alzò le spalle, guardando il sacchetto un po’ stranito.

“Sembra pane, lo vuoi?”

“Posso?” - chiese ridendo.

“Ovviamente, non mangio pane.”

“Ecco perché sei così magro. Grazie.”

 

 

 

Le apparenze sono le cose peggiori.
 

Persino per Amanda.




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