Soundtrack of our life

di Celeste98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Remember me this way - Jordan Hill ***
Capitolo 2: *** Una donna per amico - Lucio Battisti ***
Capitolo 3: *** Come l'acqua dentro il mare - Modà ***
Capitolo 4: *** When you’re gone – Avril Lavigne ***
Capitolo 5: *** Feel like home – Chantal Kreviazuk ***
Capitolo 6: *** Parole di ghiaccio - Emis Killa ***
Capitolo 7: *** Spring waltz - Chopin ***
Capitolo 8: *** La nostra vita – Eros Ramazzotti ***
Capitolo 9: *** Disastro - GionnyScandal ***
Capitolo 10: *** L’ultima notte al mondo – Tiziano Ferro ***
Capitolo 11: *** Io ci sarò - Max Pezzali ***



Capitolo 1
*** Remember me this way - Jordan Hill ***


Era bella Rosicheena, anche in quella circostanza, anche con gli occhi rossi dal pianto, circondati da cerchi neri e con il viso pallido a causa delle tante ore sveglia. Ma soprattutto, era bella quando sorrideva e Turles adorava vederla sorridere.
Nei suoi venticinque anni aveva vissuto abbastanza esperienze negative da averne per non una ma addirittura due vite. Turles Son, suo marito, era stato l’unico a vedere in lei qualcosa di buono e con molta fatica e perseveranza aveva abbattuto tutte le sue barriere arrivando a conquistare il suo cuore. Lui era sempre stato il classico stronzo che cambiava donna dalla sera alla mattina ma il giorno in cui conobbe Rosicheena cominciò a vedere il mondo in maniera diversa. Lei divenne presto la sua principessa e come tale la trattava. Si erano sposati senza preavviso, niente abiti sfarzosi, niente fiori o ricevimento; solo loro due, un giudice di pace e i due migliori amici di Turles a far loro da testimoni. Erano giovani, avevano dei progetti e avevano tutta la vita davanti, ma la loro felicità durò solo due anni. A Turles fu diagnosticato un tumore ai polmoni, assurdo considerando che l’uomo non aveva mai fumato neanche una sigaretta in tutta la vita. Dopo un primo momento di smarrimento i due non si lasciarono abbattere e lottarono insieme contro quel mostro che li stava separando. Ben presto Turles fu costretto a trasferirsi in ospedale e Rosicheena iniziò a fare due lavori, eppure non mancava mai di raggiungere suo marito e stargli accanto almeno durante la notte. Fu proprio durante la notte che l’uomo se ne andò. Quella mattina aveva avuto una visita dopo il secondo ciclo di radioterapia e il pomeriggio avevano ricevuto la splendida notizia di una regressione del tumore. Entrambi avevano pianto di gioia e la notte si erano addormentati l’una tra le braccia dell’altro. Era stato il suono continuato del macchinario che monitorava il battito cardiaco di Turles a svegliare Rosicheena, i medici tentarono la rianimazione per dieci interminabili minuti prima di dichiarare l’ora del decesso. L’unica consolazione che i medici si sentirono di dare ai familiari fu che quantomeno se n’era andato nel sonno, senza soffrire ulteriormente e, soprattutto, con il sorriso ancora sul volto, un sorriso vero ben diverso da quello strafottente che mostrava di solito.
“Dovresti davvero prendere in considerazione di smettere di fumare, o quella roba finirà per ucciderti” Rosicheena non si preoccupò neanche di dare la dovuta attenzione al suo interlocutore, preferendo rimanere con lo sguardo fermo sulla tomba che veniva ricoperta di terra. Sarebbe dovuta essere lì a dare l’ultimo saluto a suo marito, ma non sopportava l’idea di essere giudicata da quegli ipocriti, soprattutto non tollerava lo sguardo dei genitori di suo marito che mai l’avevano veramente approvata.
“Magari l’intento è proprio quello” rispose per poi gettare a terra il mozzicone e pestarlo “Qual buon vento porta fin qui in culonia matrigna e sorellastre?” chiese schietta come sempre spostando finalmente lo sguardo, complice il fatto che la sepoltura fosse ormai conclusa. A raggiungerla sulla sommità della collina su cui si era appostata erano niente di meno che Noah Prince, il capo famiglia della grande e potente famiglia Prince nonché rinomato neurochirurgo, suo figlio maggiore Vegeta e Bardack Son, il suo migliore amico e fratello gemello di Turles. Agli occhi di Rosicheena in realtà non erano così simili come sembravano a tutti e tali differenze andavano ben oltre la cicatrice che il fratello superstite si portava sulla guancia. Turles aveva la pelle più scura e lo sguardo sprezzante, ma anche lui aveva una cicatrice; gli attraversava l’angolo sinistro del labbro inferiore ed era talmente piccola che si vedeva solo da molto vicino, le aveva raccontato di essersela procurata da piccolo andando a sbattere con i denti sulla fronte di Vegeta e il dente da latte, saltando per la botta, gli tagliò il labbro.
“Come stai Rosy?” fu sempre il signor Prince a parlare mentre “Anastasia e Genoveffa” si guardavano attorno, ben sapendo di quanto la donna odiasse essere fissata
“Come una che ha appena sepolto suo marito, sensazione familiare?” non voleva essere così cattiva, non con Noah che dal giorno in cui la conobbe la considerò al pari di una figlia, eppure non ci riusciva. Nella sua vita aveva sofferto troppo ed era stanca di fingere che tutto andasse bene, voleva essere triste e ne aveva tutto il diritto. Nessuno dei tre sembrò far molto caso al suo essere più scontrosa del solito.
“Non aggiungere altro, capisco perfettamente” esclamò l’anziano avanzando fino a sedersi sulla panchina che c’era lì sotto l’albero di magnolia per poi rivolgersi ai due più giovani che non si erano mossi di un solo passo “Potete andare, non ho bisogno delle guardie del corpo e se dovete rimanere per guardare in cagnesco, qui non mi servite proprio a niente” i due annuirono prima di allontanarsi ma nonostante questo Vegeta non riuscì ad evitare di incontrare gli occhi cerulei della donna, che immediatamente spostò lo sguardo altrove.
“Cosa è successo dottor Prince? C’era stata una regressione, allora perché è...” si fermò per rimandare indietro le lacrime, se non riusciva neanche a dirlo ad alta voce come sarebbe riuscita ad essere di nuovo da sola? “Perché non ce l’ha fatta?”
“Turles ha avuto una crisi respiratoria inaspettata, non se n’è accorto neanche lui. È solo successo ed era felice perché non era solo, tu eri con lui Rosy” rispose il rinomato neurochirurgo alzandosi per prendere tra le proprie mani quelle della giovane vedova
“Non è servito a molto, magari se ci fosse stato qualcun altro sarebbe andata diversamente” Noah era l’unico, forse insieme solo a Vegeta, ormai, con cui non si vergognava di piangere, del resto erano stati solo a raccogliere i suoi cocci ogni volta che si era lasciata andare alla disperazione nei corridoi dell’ospedale.
“Non credo che Turles avrebbe voluto al suo fianco in quel momento qualcuno che non fossi tu... Ti amava davvero, Rosicheena, e non vorrebbe vederti così per nulla al mondo”
“Allora non avrebbe dovuto lasciarmi” sbotta allontanandosi di scatto per accendersi un’altra sigaretta. Quella in realtà era una novità, dopo la dichiarazione del decesso di Turles era corsa fuori dall’ospedale e si era lasciata andare alla disperazione. Dopo qualche minuto fu abbracciata da un uomo ma dovette riprendersi del tutto prima di riconoscere gli occhi neri di Vegeta, lucidi di lacrime, che la stavano osservando; dopodiché le offrì una sigaretta, senza dire nulla.
La mano che teneva la sigaretta tremava vistosamente per un misto di ragioni: rabbia, malcelata disperazione, sonno arretrato.
“Vieni, siediti qui accanto a me bambina” se fosse stato qualcun altro a chiederglielo probabilmente lo avrebbe ignorato e se ne sarebbe andata senza degnarlo di una risposta, ma per Vegeta Noah Prince avrebbe sempre fatto un’eccezione. Al contrario del figlio, Noah odiava farsi chiamare Vegeta, era il nome di famiglia che, ormai, per consuetudine avevano tutti i primogeniti Prince ed era anche più importante del nome.
“Hai scelto davvero un bel posto qua su, si riesce a vedere davvero tutto” disse l’uomo con la sua classica voce pacata “In linea d’aria è molto vicino a mia moglie Marie... Ricordi il giorno del suo funerale?” certo che lo ricordava, era rimasta per tutto il tempo seduta tra Turles e Vegeta, non smettendo neanche un secondo di stringere la mano dell’amico.
“Ricordo la poesia che hai recitato, era meravigliosa” rispose in un sussurro osservando nella direzione in cui sapeva trovarsi la tomba della donna
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue” 
L’uomo recitò a memoria l’ultima strofa della famosa poesia di Montale, con lo sguardo perso nel vuoto e un accenno di sorriso ad increspargli le labbra.
“Quando scoprimmo la malattia di Marie lei aveva già cinquant’anni e non volle tentare le cure. In un primo momento litigammo molto per questo ma lei mi disse qualcosa che mi sconvolse e mi fece sentire in colpa come non mai in tutta la mia vita. Mi disse di essere felice, di aver avuto una vita meravigliosa, di essere orgogliosa dei nostri splendidi figli e di non voler lasciare loro l’ultimo ricordo di una donna distrutta dalle terapie. Lei era felice ma questo non significa che fece meno male” Rosicheena aveva finito anche quella sigaretta e si era portata le ginocchia al petto stringendole con forza mentre guardava la tomba di Turles ricoperta di fiori.
“Non ti addolcirò la pillola, tesoro, e capisco che ora più che mai non vorrai avere nessuno attorno, ma sappi che non sei sola e, più di tutto, non è stata colpa tua. Non accusarti di niente piccola” la donna si limitò ad annuire, ovviamente, solo perché era Noah.
Rosicheena non sapeva nulla del suo passato e dei suoi genitori, non ricordava neanche la faccia di sua madre che, ad appena un anno, l’aveva lasciata davanti alla stazione di polizia dicendole di non muoversi e poi non tornare più. Era cresciuta in casa famiglia e a dieci anni era stata presa in casa da una coppia straordinaria. Rosy ricordava con affetto sia loro che gli altri quattro ragazzi che avevano già preso in custodia. Doug ed Ester erano presenti nella vita di quei ragazzi ma senza essere soffocanti, gli lasciavano le loro libertà ma pretendevano il rispetto e, grazie al loro ruolo molto attivo nella società, aiutarono tutti i loro ragazzi ad immettersi nel mondo del lavoro e trovare la loro strada. Ogni volta che un ragazzo andava ne arrivava uno nuovo, ma non si facevano quasi mai affidare bambini piccoli, bensì coloro che erano considerati gli scarti, ragazzi più grandi o quelli problematici che venivano continuamente riportati in casa famiglia. Rosicheena l’aveva capito da sé che era il loro modo di dare una seconda possibilità a quei ragazzi che altrimenti sarebbero finiti male, voleva bene a entrambi e si sentivano spesso ancora adesso. Proprio quella mattina mamma Ester l’aveva telefonata per farle le condoglianze e spiegarle che a causa di due bambini influenzati non avrebbero potuto essere presenti al funerale, ma il loro pensiero andava a lei. I coniugi Prince furono per Rosy la seconda dimostrazione che il genere umano non fa poi così schifo come credeva, ma lo stesso non poteva dire di Sadala Prince, la sorella minore di Vegeta.
“Cosa farai adesso?”
“Non lo so, ma non me la sento di tornare a casa. Avevo promesso a Turles che quando sarebbe uscito dall’ospedale ci saremmo tornati insieme... Ester e Doug mi hanno proposto di stare un po’ da loro, finché non mi sentirò pronta a ritornare alla mia vita”
“Potrebbe essere un’idea... Ma adesso è meglio andare, non mi piace questo tempo e da quanto mi fa male la spalla credo proprio che pioverà” esordì alzandosi massaggiando la spalla che aveva lussato da ragazzo “Che ne dici, ti va di unirti a me per una cioccolata calda corretta con qualche super alcolico o qualsiasi altra schifezza tu ci voglia mettere?”
“Volentieri, se mi assicuri che non ci sarà quell’ arpia di tua figlia” per quanto potesse sembrare assurdo, Noah era l’unico con cui Rosicheena poteva lamentarsi della donna, probabilmente perché lui stesso aveva spesso attriti con sua figlia e si rendeva conto da sé del difficile carattere che possedeva
“Non c’è questo rischio. Hai dimenticato che lei e Bardack sono andati a convivere?”
“No che non lo dimentico, lo sfregiato abita nell’appartamento accanto a quello di Turles... Ma sicuramente Bardack vorrà stare accanto ai suoi per un po’ e non è detto che Sadala lo seguirà in questo” l’uomo la guardò con fare pensieroso
“Beh ho ancora un ultimo figlio minore che ha abbastanza sale in zucca da volerti a casa con noi, andiamo dai”
Il terzo e ultimo figlio di Noah e Marie si chiamava Radish, aveva venti anni e sembrava la via di mezzo tra i suoi due fratelli maggiori. Aveva preso una cotta furiosa per Rosy dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo e ricordando costantemente a suo fratello che per una come lei vale la pena farsi rompere il naso.
“Oh beh, se metti di mezzo Radish non posso dirti di no”
 
- Cinque anni prima -
“Ma guarda che bella coincidenza. Tu sei la ragazzina che ha aiutato il mio amico quando perdeva sangue dal naso” la ragazza dai lunghi capelli neri legati in una treccia neanche sollevò lo sguardo sullo scocciatore che le stava parlando accanto
“Non è una coincidenza se segui per un’ora la persona che speri di incontrare casualmente” rispose con tono freddo continuando a leggere il giornale che teneva per metà sul tavolino e metà sulle gambe accavallate, mentre con l’altra mano reggeva il bicchiere di tè freddo ordinato poc’anzi.
“Seguirti? Non ti starai montando un po’ la testa, bambolina?” chiese lui accomodandosi senza invito al suo stesso tavolino “Passavo di qui, ti ho riconosciuta e ho pensato di scambiare quattro chiacchiere, ho fatto male? Mi chiamo Turles Son, comunque, e tu?”
“E dimmi, Turles Son” iniziò sollevando i suoi occhi di ghiaccio su quelli neri del ragazzo “Vada per quanto riguarda abbigliamento femminile, gossip e animali, ma da quanto ti intendi anche di assorbenti? Perché prima d’ora solo nelle ultime due ore ti ho già incrociato al centro commerciale, nell’edicola di fronte, al pet shop e nella corsia del supermercato riguardante proprio i già citati assorbenti” sotto il suo sguardo indagatore, forse per la prima volta, Turles si trovò con le spalle al muro contro una ragazza.
“Che buffa coincidenza eh?” la mora trattenne a stento un risolino per quella risposta, ma ammirò il coraggio del tipo che non se l’era ancora data a gambe davanti a una situazione come quella.
Passarono alcuni secondi in un imbarazzante silenzio di cui entrambi non si curarono, lei più interessata all’articolo che stava leggendo e lui fisso a guardare lei.
“Hai intenzione di rimanere a fissarmi ancora per molto? Fammi una foto, così te la porti a casa”
“Sei adorabile nel vorrei sembrare così dura, davvero, ma io sono un tipo testardo. Facciamo così: se mi dici come ti chiami levo le tende seduta stante” la ragazza parve pensarci qualche secondo mordendosi l’interno della guancia
“Che ne sai che non ti dirò un nome falso?”
“Buona fede” di nuovo la ragazza tacque finché non decise di dire, o meglio ringhiare tra i denti, una parola dal suono straniero
“Rosicheena” Turles le rivolse un sorriso sghembo che immediatamente la fece pentire di averlo accontentato.
“È stato un piacere conoscerti, Rosicheena, e spero in un nostro futuro incontro, magari non nella corsia igiene del supermercato”
 
- Tempo presente -
Villa Prince era incantevole in inverno, con la neve non ancora sciolta a coprire il giardino all’inglese finemente curato. Non era la prima volta che dormiva lì, era capitato infatti, soprattutto dopo il matrimonio, che a causa dei turni di notte in ospedale Turles insistesse affinché non rimanesse da sola e, con la scusa, andava a fare compagnia al vecchio dottor Prince che considerava come il padre che non aveva mai avuto. La prima volta che ci aveva messo piede, poi, lei e Turles non erano ancora una coppia e ricordava con un sorriso come i coniugi Prince l’avevano accolta sorridenti sostenendo dal primo istante che lei e Vegeta formassero una bellissima coppia. Che idiozia!
“Non ho portato un cambio” esordì una volta oltrepassata la porta d’ingresso. Noah sorrise amorevolmente posandole una mano sulla spalla
“Non preoccuparti, quando Radish ti ha preso gli abiti per il funerale gli ho chiesto di prendere qualche capo in più” già il funerale, Rosicheena aveva quasi dimenticato che era rimasta a villa Prince anche la sera prima ed era uscita quasi all’alba per raggiungere da sola la camera mortuaria e dare l’ultimo saluto al suo compagno. Aveva accumulato così tante emozioni in una sola giornata che sembrava fosse stata una settimana prima l’ultima volta che aveva messo piede nella villa.
“Se poi non c’è ciò che ti serve sono certo che Radish e Vegeta non avranno problemi ad accompagnarti a casa o a fare shopping”
“C’è anche Vegeta?” solo con quella domanda sollevò finalmente lo sguardo sorpreso sul padrone di casa che l’aveva aiutata, da vero gentiluomo, a togliere il cappotto.
“Certo, dice che non aveva voglia di rimanere a casa da solo”
Dopo così tanto tempo poteva definire ormai la camera degli ospiti come la sua stanza, che dopo il matrimonio era diventata sua e Turles. Ora di nuovo solo sua...  È sempre stata così grande e fredda? Come ha fatto a non notarlo prima?! E perché il paesaggio su cui si affacciava la finestra sembrava così macabro a quell’ora della notte? Il silenzio in cui era immersa la casa le stava facendo perdere la ragione, riusciva quasi a sentire il battito sul suo cuore che le rimbombava nelle orecchie.
Stanca di rigirarsi tra le coperte, e consapevole di non riuscire a prendere sonno, decise di scendere in cucina a bere una camomilla, ma cambiò idea nel momento in cui intercettò dei suoni provenienti dalla parte opposta a dove era diretta.
Percorse il corridoio al buio, usando come unico ausilio all'orientamento il borbottio proveniente dalla grande televisione del soggiorno. Lì trovò Vegeta, anch'egli al buio, con un bicchiere mezzo pieno di qualche liquore in una mano e lo sguardo assorto sul pavimento.
"Non dormi?" non sembrava sorpreso dell'arrivo di Rosicheena ma lei non ci fece caso. Non poteva saperlo l'ex signora Son, ma non era un caso l'aver trovato il migliore amico lì nel soggiorno, né pensò che avrebbe potuto guardare la televisione in camera sua. Vegeta Prince la conosceva bene e sapeva che quella notte non sarebbe riuscita a prendere sonno da sola, per questo aveva deciso di aspettarla lì, dove tante notti avevano passato con i loro amici a fare maratone di film, certo che sarebbe arrivata.
"Come potrei? In questa casa c'è troppo silenzio" le rispose mandando giù d'un fiato il contenuto del bicchiere
"Posso rimanere con te? Non ti disturberò" Vegeta storse la bocca a vederla in quelle condizioni, non era da lei essere così
"Mettiti seduta e smettila di fare domande idiote. Intanto che c'è la pubblicità vuoi bere qualcosa? Dunque abbiamo gin, vodka, bourbon... Non ci facciamo mancare niente qui" si era diretto all'attrezzato mobile bar fornito non solo di scorte ma anche di un frigo/congelatore.
"Non mi va niente, grazie"
La televisione trasmise la seconda parte del film Casper ma già dopo i primi minuti, dalla sua posizione rannicchiata all'angolo del divano, Rosicheena non vi fece più caso, persa nel ricordo dell'ultima volta che aveva visto quel film

- Poche settimane prima -
“E dai amore lo posso scegliere io il film?”
“No, Turles. È venerdì e di venerdì scelgo io il film, tu lo sceglierai domenica” era la loro tradizione del weekend: il venerdì era Rosy a scegliere cosa vedere, il sabato si affidavano alla programmazione TV e la domenica era il turno di Turles, anche se poi, il più delle volte, finivano a fare altro che non contemplava la televisione.
“Lo so ma non voglio vedere film per bambini. Dai facciamo un'eccezione e guardiamo Shining” provò l'uomo con un'improbabile faccia da cucciolo correlata di labbro tremolante
“Gli horror li guarderai quando sarò morta e Casper non è un film per bambini. Ora mettiti seduto e non disturbarmi”
“Fino a prova contraria sono io quello con le ore contate dovresti accon-” non concluse la frase per via di una gomitata sulle costole che gli mozzò il respiro “Va bene, sto zitto”
Come Rosy si aspettava l'uomo ben presto crollò nel dormiveglia e lei si trovò da sola a guardare il film, con la testa poggiata sulla spalla di suo marito per essere vicina al suo viso
“Posso tenerti con me?” lo sussurrò in contemporanea alla battuta del film, a pochi centimetri dalle labbra di suo marito
“Scusa amore, hai detto qualcosa?” chiese con voce strascinata dal sonno cogliendola di sorpresa
“Niente di importante, pensavo ad alta voce” e lo baciò sulle labbra.

 
SPAZIO AUTRICE
Ecco il primo capitolo di questa nuova storia un po' (molto azzardata) e si inizia con il sentimentalismo. Visto che è solo l'inizio approfitto per spiegare alcune cose tantopiù perchè qui non rispetterò molto i legami familiari originali:
1) il Vegeta della storia sarebbe re Vegeta, qui il primogenito di Noah Vegeta Prince (Vegeta è per loro un nome di famiglia che si tramanda ai primogeniti aggiunto a un altro nome) e Marie Saiyan (di lei si saprà di più nel prossimo capitolo)
2) Vegeta, Bardack e Turles qui hanno più o meno 29 anni; come detto Rosicheena ne ha invece 25, Sadala (la sorella di Vegeta) ne ha 27
3) nel corso della storia si susseguiranno dei flashback senza un ordine cronologico che approfondiranno il forte legame che unisce i protagonisti

Come si può intuire dai titolo della storia (che non so ancora se sarà una long o una mini-long) ogni capitolo è il titolo di una canzone che, a mio parere, identifica l'argomento principale del capitolo, per chi ha già letto altre mie storie non sarà nulla di nuovo la mia abitudine di inserire delle canzoni che, se volete, potete ascoltare durante la lettura.
Per il momento non credo di dover aggiungere altro, se ci sono domande non esitate a chiedere
Al prossimo capitolo che, questa volta, non avrà cadenza settimanale

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Capitolo 2
*** Una donna per amico - Lucio Battisti ***


- Due anni dopo -
“Mph... Pronto” Rosicheena non guardò neanche il telefono prima di rispondere, tanto che la prima telefonata l’aveva scambiata per la sveglia. Per un attimo sperò non si trattasse di qualche call center
- “Era ora che ti decidessi a rispondere! Volevi farmi venire un colpo, Rosicheena Hale?”
“Prince ti prego abbassa la voce perché ci sento benissimo... Ma che accidenti ti passa per la testa a chiamarmi domenica all’alba?!”
- “Cinque secondi di chiamata e non hai azzeccato nulla... Tanto per cominciare non è domenica, bensì venerdì  e non è l’alba ma le dodici passate” venerdì?
“Mh allora devo avere ancora gli effetti della sbornia mista a jet lag. Piuttosto come mai mi chiami con un giorno di anticipo?” erano passati due anni ormai da quando Rosicheena era rimasta di nuovo da sola e non era più tornata a West City.
Le due settimane trascorse da Doug ed Ester trascorsero velocemente e senza miglioramenti significativi dell’umore della giovane. La coppia non le aveva fatto pressioni, consigliandole di prendersi tutto il tempo che le serviva per riprendersi, ma trascorsi quei quattordici giorni Rosicheena decise di rimettersi in piedi. Contrariamente a quanto tutti si aspettavano, non tornò a West City, aveva bisogno di cambiare aria così comunicò la sua intenzione a Vegeta e Noah, con cui parlava al telefono quasi ogni due giorni, e si trasferì a Osaka, dove Doug le aveva trovato un colloquio come segretaria. 
- “Sono a Osaka” Rosicheena si svegliò automaticamente a quelle parole alzandosi sui gomiti e rimanendo in quella scomoda posizione dovuta all’abitudine di dormire a pancia in giù.
“Sei a Osaka?! Razza di idiota, non potevi dirmelo prima? Dove sei? Dammi qualche minuto e ti raggiungo, giusto il tempo di una doccia” partì in quarta, come sempre quando si trattava di quelli che considerava la sua famiglia. Con solo quella pseudo maglia due volte la sua taglia che usava per dormire si avvicinò all’armadio, tenendo il telefono tra la spalla e l’orecchio. 
- “O magari mi puoi dare il tuo indirizzo e ti raggiungo io. Se mi conosci almeno un po’, Rosy, sai che ho noleggiato un’auto per muovermi liberamente”
“Mh giusto, non ci avevo pensato. Allora ti scrivo l’indirizzo, a più tardi” e dopo aver riattaccato e inviato il messaggio si ributtò sul letto con un sorriso a trentadue denti che solo il suo migliore amico sapeva provocarle.
**
“Spero per il tuo bene di trovarti presentabile, Rosy, così posso farti il cazziatone per aver lasciato le chiavi di casa attaccate alla porta”
“Uff... Non fare il rompiscatole e accomodati, Prince, ti raggiungo tra un attimo” la voce della donna arrivava da una stanza indefinita tra quelle chiuse alla sua sinistra e l’uomo intuì fossero la camera da letto, il bagno e forse un ripostiglio. Scuotendo il capo, lasciò le chiavi su una mensola all’ingresso e si guardò attorno, senza però allontanarsi da accanto alla porta. L’appartamento non era molto spazioso, ma aveva tutto il necessario per un solo inquilino; si poteva dire che fosse adatto a Rosicheena e immaginò che quello fosse stato il medesimo pensiero dell’amica quando aveva firmato il contratto.
“Ehi perché rimani lì fermo come uno stoccafisso?” Vegeta sorrise nel vedere la donna che gli stava andando incontro con un sorriso dolcissimo in viso. Rosicheena non era mai stata tanto alta, la superava abbondantemente le rare volte che indossava i tacchi e ora, che era a piedi nudi, gli arrivava alle spalle.
“A cosa devo questa eleganza? Non dirmi che ti facevi bella per me” chiese non appena si separarono dal loro abbraccio, osservandola dall’alto del suo metro e ottantacinque. Indossava una camicetta di raso lucido color grigio perla che culminava in una gonna nera elegante lunga su per giù fino al ginocchio, i lunghi capelli neri erano lasciati sciolti sulle spalle, erano cresciuti tanto e adesso le arrivavano alla vita sottile.
“Ti piacerebbe, spilungone, non posso agghindarmi senza una ragione precisa? Comunque fa come se fossi a casa tua, intanto io finisco di prepararmi” di nuovo si diresse verso il bagno per completare l’opera con un trucco acqua e sapone che, a discapito del nome, aveva dietro una buona dose di lavoro.
“Hai già prenotato da qualche parte oppure ho carta bianca?” alzò la voce per farsi sentire dal suo interlocutore che intanto si era tolto la giacca del completo e aveva aperto il frigo, da cui tirò fuori una bottiglietta di aperitivo analcolico, che non mancava mai nella cucina dell’amica.
“Volevo prenotare ma ogni volta hai da ridire su qualcosa, quindi ho pensato che potevamo decidere insieme e, in caso, evitare qualche posto troppo chic. Ci stai?”
“Mi inviti a nozze, Prince... In tal caso ti poterò nel locale in cui preparano le migliori frittate della città” il ticchettio dei tacchi preannunciò il suo arrivo e il Prince spostò lo sguardo appena in tempo per vedere la sua entrata  “Pronta”
Anche quando vivevano nella stessa città, non era una novità per la coppia di amici poter contare l’uno sull’altra per un pranzo improvvisato dell’ultimo minuto, se non per il loro legame a doppio filo sarebbe comunque diventata un’abitudine per gli anni passati lavorando gomito a gomito. Vegeta Prince era il presidente della Saiyan SpA, la più grande azienda pubblicitaria di organizzazione di eventi del Paese, ma, prima di lui, il posto al vertice era orgogliosamente occupato da sua madre, Marie Saiyan. Rosicheena era la sua assistente personale, o almeno una delle due. Sì, perché le regole della Saiyan erano molto rigide: innanzitutto lo statuto prevedeva che  il presidente doveva avere obbligatoriamente due assistenti, una principale e una sostituta, entrambe “addestrate” ai suoi ritmi e le sue abitudini. Rosicheena e Ivana erano rispettivamente l’assistente principale e la sostituta, fortunatamente andavano anche abbastanza d’accordo. Nel momento in cui il presidente avrebbe passato le redini al suo successore, la segretaria principale sarebbe rimasta al fianco del nuovo arrivato per due settimane, il tempo necessario per trovare una nuova assistente o confermare l’attuale; se per allora il presidente non avrà già nominato una nuova assistente, la principale sarebbe tornata al proprio incarico primario e la sostituta avrebbe preso il suo posto assicurandosi di trovare, di conseguenza, la prossima sostituta.
Quando Marie iniziò ad accusare i primi sintomi della malattia si fece sostituire sempre più spesso da suo figlio Vegeta finché non decise di lasciargli definitivamente in mano le redini dell’azienda, certa delle sue grandi capacità e sicura di poter contare sull’appoggio e assistenza di Rosicheena. Il lavorare insieme non danneggiò la loro amicizia, bensì andò a rafforzarla. In poche settimane di lavoro i due instaurarono un’affinità di pensiero da far sembrare ragionassero con una sola mente. Bene o male, trascorrevano insieme quasi sei giorni su sette, ma Turles non è mai stato geloso di questo. Rosicheena ricordò che quando glielo fece presente una volta le rispose “Baby andiamo, è Vegeta! Sarebbe come dire che sono gelosa del reggiseno perché ti tocca le tette”, quindi tutto era rimasto così statico, finché la malattia di Turles registrò un peggioramento. Vegeta si rivelò essere non solo comprensivo ma molto disponibile sul dare a Rosicheena più tempo libero e questo fu motivo di liti tra i due quando lei, particolarmente sotto stress, lo accusava di favorirla ad altri dipendenti. Litigavano furiosamente in quelle occasioni, si urlavano contro, si insultavano e uno dei due andava sempre via sbattendo la porta o riattaccando il telefono in faccia all’altro, ma entro sera facevano sempre pace. Non erano in grado di tenersi il muso.
“Basta così, altrimenti non mi si chiuderà più la gonna” esclamò Rosicheena appoggiandosi pesantemente allo schienale della sedia, il suo accompagnatore, invece, sebbene avesse mangiato molto più di lei, era intento a consultare il menù nella scelta del dolce.
“È una fortuna che non ci vediamo mai, non ho più il metabolismo di una volta e se questa dovesse diventare un’abitudine dovrei davvero iscrivermi in palestra”
“Nah non ti farebbe male metter un po’ di grasso su quelle ossa, quando ti abbraccio ho paura di romperti”
“Questo è colpa dei muscoli alla The Rock che hai messo su, non ti sembra di aver un po’ esagerato?”
“Dividiamo i dolci fritti al cocco?”
“Come posso dire di no al cocco?!” e dopo aver ordinato una porzione del dolce, Vegeta si chinò in avanti sul tavolo con un’espressione grave sul viso
“Ora veniamo al vero motivo per cui ti ho invitata a pranzo fuori” Rosicheena voltò gli occhi al cielo, certa che ci fosse un secondo motivo, ma Vegeta preferì ignorarla “Questa sera ci sarà un gran galà organizzato dalla Saiyan a cui devo necessariamente partecipare, ci verresti con me?”
“Prince se non hai un’accompagnatrice questo ruolo di solito è rivestito dall’assistente di turno” sbottò la donna guardandolo male, senza un reale motivo in realtà
“Posto che dal tuo licenziamento due anni fa è ancora vacante, dunque?”
“Ti costerà parecchio, Prince, perché vada per capelli e trucco ma non ho il vestito”
“Quello che ho già scelto da settimane e che ti attende nella mia camera d’albergo?” l’espressione sul viso di Rosy era impagabile tanto che Vegeta si trovò indeciso sul voler farle una foto o scoppiare a ridere. Si trattenne dal fare entrambe “Non prendertela, ma non abbiamo tutto il giorno da passare tra manichini e grucce e poi, a mia discolpa, dico che l’ho scelto quando ho comunicato il tuo nominativo giorni fa”
“Giuro che questa è l’ultima volta che ti aiuto in queste tue bravate, la prossima volta ci vai da solo così impari” e vedendola così con le braccia incrociate al petto, il broncio e gli occhi assottigliati, Vegeta rise di cuore.
Dopo pranzo, Rosicheena si fece accompagnare in ufficio per lasciare dei documenti su cui aveva lavorato in quei giorni in modo da portarsi avanti con il lavoro, dopodiché andarono entrambi nell’hotel in cui alloggiava l’uomo, che poi era lo stesso in cui si sarebbe tenuto, tra meno di un’ora, il galà di cui le aveva accennato. Ovviamente, in pieno stile Prince, quella che si era fatto riservare non era certo una normale camera, ma una suite di tutto rispetto: letto kingsize con un baldacchino di veli, spazioso bagno con vasca a idromassaggio, salottino con bar. Rosicheena non resistette alla tentazione dell’idromassaggio così decise di approfittarne mentre Vegeta, seduto sul letto, le spiegava i dettagli del galà.
L’abito che Vegeta aveva scelto per lei era davvero bellissimo e adatto alla donna che lo avrebbe indossato: si trattava di un lungo abito senza spalline in stile impero e di colore bianco e nero, perfettamente coordinato con lo smoking che avrebbe indossato il suo accompagnatore. Approfittando della semplicità della mise e degli accessori, Rosy pensò bene a trucco e capelli optando alla fine per una treccia alla francese elegantemente disordinata che le cadeva su una spalla, costellata di forcine con brillantini per dare dei punti luce ai suoi capelli neri; per quanto riguarda il trucco, aveva mantenuto la linea giornaliera dell’acqua e sapone, eliminando così l’ombretto, ma aveva disegnato una sottile linea di eye-liner e alle labbra spiccava un rossetto rosso carminio.
“Hale sei uno schianto”
“Ma grazie Prince, sarà divertente una volta tanto fare Cenerentola anche al ballo oltre che nella condizone di schiavitù” Rosy osservò Vegeta attraverso lo specchio davanti a cui era seduta per rifinire il trucco “Neppure tu sei affatto male, non mi farai fare brutta figura” Vegeta, mascherando uno sbuffo, la spostò sollevandola con tutta la sedia e si piazzò a sua volta davanti allo specchio per fare il nodo al papillon bianco.
“Qualche indicazione dell’ultimo minuto su come comportarmi al party?”
“Sii te stessa, Rosy. Se avessi voluto finzione avrei portato chiunque altro. Rilassati, non sarà diverso da tanti altri gala a cui siamo andati insieme” Rosicheena annuì, anche se non molta convinzione, e recuperata la borsetta si avviò alla porta, Vegeta la raggiunse quasi immediatamente e le avvolse il fianco con un braccio. Quel gesto fu come un potente calmante per Rosicheena che fece il suo ingresso nella sala insieme al suo accompagnatore con un sorriso sul viso. Non era la prima volta che partecipavano insieme a eventi del genere e sapeva bene come comportarsi, era stata per anni la sua assistente e tutta quell’esperienza mista alla loro affinità gli rendevano talmente facile capirsi da non aver bisogno di parlare.
Erano dieci minuti buoni che Vegeta rispondeva educatamente e con garbo alle numerose domande del giornalista che aveva davanti, doveva essere un neolaureato alle prime armi che per questa sola intervista si sarebbe meritato una buona mezza pagina solo parlando di Vegeta. Era risaputo che l’imprenditore fosse, tra le altre cose, uno degli scapoli più ambiti e irraggiungibili della gente che conta a West City; molto impegnato nel sociale e, già per il solo nome che portava, con un conto in banca da capogiro.
“E mi dica signor Prince, la Saiyan SpA si è impegnata molto sul fronte della ricerca scientifica, voi stesso avete fatto numerose donazioni a riguardo. Posso sapere, invero, cosa la vi rende così legato alla causa?” Rosy aveva fatto del suo meglio per non attirare su di sé l’attenzione e dare a Vegeta la giusta privacy durante l’intervista ma a dopo quella domanda sentì gli occhi farsi lucidi quasi immediatamente
“Come è noto mia madre morì diversi anni fa dopo aver scoperto di avere la leucemia, poco dopo toccò a uno dei miei migliori amici ma questo è un discorso a parte su cui preferisco mantenere il massimo riserbo. È una causa che mi sta molto a cuore e detto questo non mi sento di aggiungere altro. Se abbiamo finito andrei, ci sono ancora molti invitati con cui devo conferire”
“Oh sì certo, grazie del tempo dedicatomi e buona serata signor Prince” si salutarono con una stretta di mano, dopodiché il ragazzo rivolse un sorriso imbarazzato a Rosicheena mormorando un “signora” cui Rosy rispose con un cenno del capo.  
 
- Sette anni prima -
 Con i suoi diciotto anni, Rosicheena era sicuramente la dipendente più giovane della Saiyan SpA. Aveva iniziato a lavorare per l’azienda pubblicitaria come receptionist per un briefing durante il quale si imbatté in un altro dipendente disperato per dei problemi con il suo computer. Non si considerava un’esperta di informatica, molte cose teoriche non le sapeva, il suo bagaglio culturale in materia si limitava ai programmi scolastici, ma conosceva la pratica e al computer il più delle volte seguiva il suo intuito che non sbagliava mai. Aveva aiutato quel ragazzo poco più grande di lei che a causa di alcune opzioni mai impostate aveva bloccato la propria presentazione a qualsiasi modifica. La risoluzione del problema fu per Rosicheena, come lei stessa lo definì, un gioco da ragazzi e man mano che spiegava ciò che faceva quel giovane rimaneva sempre più sconvolto e, più di lui, la donna che poco distante seguì l’intera conversazione. Rosy non fece caso a lei quando restituì il portatile, si comportò come le era stato imposto e salutandola le porse i depliant  della conferenza con il programma degli interventi che si sarebbero susseguiti. Il giorno dopo rischiò quasi un infarto quando le venne chiesto di recarsi in sede e, poi, di entrare nell’ufficio della presidentessa, seduta dietro la scrivania c’era quella bella donna dai capelli grigi e gli occhi neri che il giorno prima le aveva sorriso gentilmente. Di tutti i tragici scenari che Rosicheena si immaginava, non se ne verificò nessuno, infatti la donna anziché rimproverarla per essersi immischiata in questioni private che non la riguardavano le offrì un lavoro nella sezione di gestione dei loro software. Quello era stato il suo punto di partenza e nel giro di pochi mesi aumentarono a dismisura le ore che trascorreva al fianco della donna, Marie Saiyan, anziché negli uffici informatici. Anche quella mattina si stava recando nell’ufficio della signora Saiyan, aveva fatto appena in tempo a timbrare il cartellino prima che Kendra, l’assistente privata della presidentessa, le chiedesse di presentare ai piani alti il progetto che le era stato chiesto di riesaminare. Recuperato il CD in questione, Rosy era salita all’ultimo piano in ascensore.
La porta dell’ufficio era aperta, nulla di strano dal momento che Marie detestava le porte chiuse e le aveva raccontato che questo è motivo di molte liti con i suoi figli, Rosicheena quindi vi si affacciò iniziando a parlare subito dopo aver battuto un paio di volte le nocche sulla superficie di vetro
“Buongiorno signora, le ho portato il CD” quando gli occhi chiari si abituarono alla forte luce che proveniva dalle vetrate dietro la scrivania si rese conto che la poltrona era vuota
“Al momento non c’è ma se vuoi puoi lasciare a me” un uomo poco più grande di lei apparve alle sue spalle con diverse cartelle tra le mani e sgranò gli occhi riconoscendola “Questa sì che è una sorpresa, mi auguro non ci sia il tuo amico armato di altri libri da lanciare in giro”
“No stavolta sono da sola, come va il naso, Prince?” chiese a sua volta Rosy incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.
“Alla meno peggio, ma grazie al cielo non si è rotto. Quindi tu lavori qui, eh? Da quanto, se posso?”
“Poco in realtà, ancora mi guardo attorno” la ragazza nascose a dovere il suo sconcerto quando l’altro entrò tranquillamente nello studio della presidentessa e si accomodò alla scrivania
“Immagino, l’edificio è grande e l’azienda si occupa di così tante cose che spesso e volentieri neanche io so dove andare a sbattere la testa. In quale settore sei impegnata?”
“Informatico”
“Mh, programmatore?”
“Più o meno” per tutto il tempo Rosicheena rimase comunque fuori dalla stanza non ritenendo giusto entrarvi senza il permesso della proprietaria, al contrario di quel tipo che invece si comportava come fosse a casa sua
“Non serve che rimani lì sulla porta, non mordo mica. Entra e già che ci sei puoi dare a me il CD, posso visionarlo io nel frattempo che arrivi il grande capo. La riunione d’emergenza durerà ancora per un po’” Rosicheena storse il naso
“Grazie per l’offerta, ma no per entrambe. Deve essere la signora Saiyan a controllare ed approvare il progetto, per quanto riguarda l’attesa non ho fretta”
“Questa mi è nuova, sei la prima qui dentro da quando vi ho messo piede la prima volta che mi dice di no a qualcosa” la sua espressione di solito imperscrutabile si fece confusa e molto sorpresa, ma Rosicheena si trattenne dal commentare così lui continuò “E non conosco neanche il tuo nome, la cosa è destabilizzante” solo allora la mora ridacchiò
“Posso immaginare”
“Beh caro se è destabilizzante per te, per me invece è a dir poco soddisfacente” Rosicheena sobbalzò nel sentire la voce della sua datrice di lavoro proprio dietro di lei, non l’aveva sentita arrivare
“Mi scusi signora, la stavo aspettando e-” iniziò senza sapere poi veramente che per cosa volesse scusarsi dal momento che, all’infuri delle poche parole scambiate con il tipo ancora seduto sulla sedia girevole, non aveva fatto nulla di male.
“Oh no cara, non ti scusare. Non ne hai motivo” esclamò la donna ancora sorridente mentre entrava nel suo ufficio facendole segno di fare altrettanto. Rosicheena obbedì ma era molto confusa così Marie si apprestò a spiegarle ciò che stava accadendo
“Come questo scellerato del mio primogenito ha già detto, nessuno qui sa dirgli di no e non solo perché è il figlio del capo. Vedi, Rosicheena, oggi Kendra andrà felicemente in pensione e non posso di certo lasciare il suo posto vacante. Ho pensato che fossi perfetta per questo ruolo già il giorno in cui aiutasti Toma con quel problema al computer e quindi ho chiesto a Kendra di prepararti con discrezione a prendere al più presto il suo posto, questa era diciamo una sorta di prova finale: la mia assistente ha accesso a ogni documento che poi passerà per mano mia, a ogni incarico e ogni evento, è il mio braccio destro e, come logico, di lei devo potermi fidare ciecamente. Avresti potuto lasciare che fosse Vegeta a controllare il CD, del resto è mio figlio e prima poi anche lui metterà seriamente mano su ogni documento, ma non l’hai fatto e ciò significa che non cederai neanche davanti a nessun altro. Quale scelta è migliore di te?” come la donna, anche Vegeta sorrideva davanti all’espressione sconvolta di Rosicheena.
“Quindi...” la sua voce era palesemente a disagio così Marie le sorrise con fare materno ma non bastò a farle abbandonare la posizione rigida e sull’attenti come un soldato.
“Quindi prenditi il resto della giornata libero e da domani mattina ti aspetto qui nel mio studio per avviarti alla nuova mansione”
Salutati i due, Rosicheena, ancora sconvolta, si torna in corridoio diretta agli ascensori, ma viene affiancata da Vegeta.
“Dunque, ti chiami Rosicheena. È di origine nordico?”
“Non ne ho idea”
“Hai programmi per le prossime ore?” Rosy lo guardò con un sopracciglio talmente inarcato che avrebbe potuto toccare l’attaccatura dei capelli, aveva più che evidentemente frainteso le sue parole. Vegeta quindi si bloccò mettendo le mani avanti “No no non voglio proposti niente di sconcio. Dimmi sono se hai da fare o no”
“Sono libera, credo”
“Perfetto, allora andiamo” erano ormai arrivati al piano terra e Prince si stava dirigendo al parcheggio quando Rosy lo bloccò
“Dove?”
“A rifarti il guardaroba, non vorrai partecipare a importanti riunioni dello staff in jeans?! E, senza che vai in paranoia, non preoccuparti dei costi. La signora Saiyan ti manda questa per l’occasione” esordì porgendole una carta di credito, affrettandosi a continuare il discorso prima che lei facesse altre domande “È legata a un conto a fondo perduto, non sei la prima sconosciuta che mia madre decide di assumere e questo è un conto che lei stessa riempie per permettere a questi collaboratori di prepararsi al meglio alla nuova occupazione procurandosi tutto ciò che può servire: tailleur, portatile... La base insomma”
“E la tua assistenza è compresa nel pacchetto?” di tutte le domande che Vegeta Alexander Prince si aspettava in quel momento, quella decisamente non era contemplata
“No, ma mi incuriosisci non poco Rosicheena Hale”
“Tsk c’è così tanto di più importante dell’aspetto esteriore” sbottò la ragazza, scocciata davanti all’ennesimo comportamento da cascamorto che mai si sarebbe aspettata da quel tipo che aveva davanti. Che cavolo, la prima volta le sembrava intelligente
“Si, hai ragione. In fondo questa industria multimiliardaria gira intorno a questo, alla bellezza interiore” esordì Vegeta, scandendo ogni parola nell’impeccabile imitazione di chi disse per primo quelle parole. Era una cosa da lui che faceva senza riflettere e che puntualmente dopo doveva spiegare per i comuni mortali. Rosicheena si bloccò di nuovo sul posto e lo guardò sconcertata
Il diavolo veste Prada?”
“Il mio intuito non sbaglia mai signorina Hale, credo che a questo punto potremmo anche diventare amici”
 
 - Tempo presente -
Erano le due passate da un pezzo quando Rosicheena e Vegeta fecero di nuovo il loro ingresso nella suite, tenendo le scarpe in mano Rosy si lasciò cadere a peso morto sul letto, trattenendosi dallo sprofondare con la faccia nel cuscino solo per non macchiarlo con il trucco.
“Non reggo più alle feste come un tempo, sono vecchia per queste cose”
“Essere vecchia a venticinque anni è davvero un paradosso, al massimo sei più matura” esclamò Prince sedendosi a sua volta dall’altro lato del materasso e cominciando a fare zapping alla tv.
“Spiritoso... Allora sarà ancora l’effetto del jet-leg. Giuro che questa è l’ultima volta che accetto un lavoro fuori, la prossima volta Toma ci mandi qualcun altro”
“Non ci sarebbero di questi problemi se tornassi a lavorare con me alla sede principale. Sei sprecata come organizzatrice sul posto”
“Probabile e non nego neanche che io detesto davvero interagire con il pubblico, ma gestisco il blog della sede e la cosa non mi dispiace”
“Questo potresti farlo anche a casa”
“Dimentichi il problema principale, tua sorella non mi sopporta e sebbene a conti fatti posso sopportare la cosa durante le cene con tuo padre non tollero le sua visite in ufficio solo per commentare qualcosa che mi riguarda” rispose mentre si dirigeva in bagno con il beautycase e la tuta che si era portata per dormire, sancendo così anche la fine della loro conversazione. Non mancava occasione che Vegeta non le ricordasse che un posto a West City ci sarebbe sempre stato per lei e Rosicheena era convinta che prima o poi l’avrebbe seriamente convinta, ma temeva fosse ancora troppo presto, i ricordi non si erano ancora sbiaditi.
“Ma dai, e io che speravo di essere l’uomo fortunato ad essere andato a un galà con una donna vestita in black and white ancora per un po’”
Tornata in camera trovò Vegeta sdraiato sul letto ma, contrariamente a prima, indossava i pantaloni di un pigiama blu, glielo aveva regalato lei alcuni anni prima per le nottate passate insieme data l’abitudine dell’uomo di dormire in boxer e il non voler vivere situazioni imbarazzanti la mattina di Rosicheena. Non che poi tra di loro ci fosse veramente imbarazzo, erano migliori amici, conoscevano tutto l’uno dell’altra e quella non sarebbe stata né la prima né l’ultima volta che avrebbero condiviso il letto.
Voglio essere un uomo che è stato a un concerto con una ragazza vestita di rosso, ancora per qualche minuto” Vegeta ridacchiò quando la ragazza recitò a memoria quella battuta prima di linciarlo con lo sguardo “Non azzardarti a storpiare le battute dei miei film preferiti Prince, Io prima di te rientra perfettamente in questa categoria” poi, con un sospiro esausto, affondò il viso nel cuscino.
“Pensi di riuscire a prenderti un giorno di permesso almeno per il compleanno di papà? So che stava pensando di venire a farti visita”
“Troverò sempre il tempo per te e Noah”

 

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Capitolo 3
*** Come l'acqua dentro il mare - Modà ***


Appena riattaccata la chiamata con Vegeta, Rosicheena era tornata a casa senza avvisare a lavoro, preparato frettolosamente una valigia e salita sul primo treno diretta a West City, avrebbe pensato poi a una giustificazione da dare al suo capo. Passò le due ore successive a pensare a quella chiamata ricevuta da Vegeta e a pregare che andasse tutto per il meglio. Di solito non rispondeva mai alle chiamate personali mentre lavorava e Vegeta non la telefonava mai in quelle fasce orarie, c’erano volute quattro chiamate respinte perché si convincesse a rispondere e poche parole perché il mondo le crollasse di nuovo addosso.
“Rosy, non ti agitare ok, ma papà ha avuto un infarto e adesso è in ospedale. Mi ha chiamato Paragas per avvisarmi non appena l’hanno ricoverato e ora sto andando lì” non aveva ascoltato oltre quelle parole e non seppe dire se avesse chiuso lei la chiamata o lui non ricevendo segni di vita dalla donna. Aveva semplicemente recuperato la borsa e la giacca dopodiché aveva lasciato l’ufficio per tornare a casa di corsa, percorrendo quasi due chilometri a piedi senza notare il dolore ai piedi causato dai tacchi. Una volta a casa non aveva perso tempo, ha preparato un borsone in cui ha buttato alcuni capi d’abbigliamento alla rinfusa, qualsiasi cosa di cui avrebbe potuto avere bisogno se la sarebbe procurata direttamente lì, la priorità era arrivarci il prima possibile. Persa nei suoi pensieri quasi sobbalza quando il capotreno annuncia la sua fermata e, una volta scesa, neanche pensa di prendere un taxi bensì noleggia un’auto, la prima e in realtà unica tappa prevista è l’ospedale. Sta per avviarsi verso il punto informazioni quando incrocia Vegeta proveniente dal bar.
“Rosy, quando sei arrivata?”
“Sta bene? Dove l’hanno portato?” queste sono le prime parole che pronuncia da dopo la chiamata e se anche non vedesse gli occhi rossi già dalla voce rauca Vegeta capirebbe che ha pianto.
“Vieni con me, ti spiego strada facendo” nel mente le avvolge un braccio intorno alle spalle per tranquillizzarla “Per fortuna  stato solo un principio di infarto, l’ha riconosciuto per tempo ed ha avuto la prontezza di chiamare un’ambulanza. I medici non ritengono necessario mettergli un pacemaker ma gli hanno imposto degli esami periodici e una rigida dieta equilibrata, il che è un dramma per una buona forchetta come lui. Lo dimetteranno domani mattina ma sarà felicissimo di vederti, almeno la tua presenza lo farà smettere di frignare per il non poter più mangiare cibo spazzatura” le sue parole riescono, seppur in piccola parte, a sciogliere la tensione di Rosicheena, ma tutto il lavoro risulta vano quando, arrivati in prossimità della stanza, vedono uscirne i signori Son seguiti a ruota da Bardack e Sadala.
“Rosy accidenti come stai?! Sono passati secoli dall’ultima volta che si siamo visti” come c’era da aspettarsi, Bardack è l’unico dei quattro che si avvicina a Rosicheena per abbracciarla, anche se in imbarazzo a causa del tempo trascorso e dallo sguardo inceneritore di sua moglie.
“Sono stata meglio. Tu piuttosto?”
“Tutto nella norma” Vegeta non si stupisce che i due non riescano neppure più a guardarsi in faccia, a vederli ora nessuno avrebbe detto che alcuni anni prima erano migliori amici, di più loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri. Degli altri solo Gohan Son le rivolge un cenno con un saluto di circostanza, Gine invece si allontana senza degnarla di uno sguardo, lei non ha mai approvato il matrimonio di Turles con quella che definiva una poco di buono venuta da chissà dove. Rosicheena era abbastanza abituata a quel comportamento, alla fine era un atteggiamento con cui molti avevano interagito con lei da quando era bambina, solo Doug ed Ester erano l’eccezione, subito dopo di loro quelli che considerava la sua seconda famiglia: Turles, Bardack, Noah, Marie e Vegeta. Proprio quest’ultimo non aveva mai tollerato invece l’atteggiamento della signora Son, questa volta non fece eccezione: l’uomo infatti avvolse nuovamente le spalle di Rosicheena e se la tirò dietro verso la porta della camera di suo padre, se non fosse che furono bloccati da Sadala
“Il medico ha detto che papà ha bisogno di riposare, la tua amica lo vedrà in un’altra occasione” bastò quello perché Rosy si bloccasse sul posto con lo sguardo basso e i piedi ostinatamente piantati sul pavimento. Sfortunatamente per Sadala, le sue cattiverie non avevano mai avuto effetto su Vegeta.
“In tal caso allora avresti dovuto evitare di rimanere a tartassarlo per un’ora, sono certo che, al contrario, non potrà fargli che piacere rivedere Rosicheena che già aveva intenzione di andare a trovare. Con permesso”  poco importa se pronunciate quelle parole dovette trascinarla quasi di peso dentro la stanza, nel momento in cui incontrò gli occhi grigi di Noah anche quell’ultima cattiveria incassata finì nel dimenticatoio. Fu istintivo per la donna lanciarsi tra le sue braccia, sfogando quelle lacrime a lungo trattenute e amplificate dalla paura che aveva ormai degli ospedali.
“Sshh va tutto bene piccola, basta piangere”
“Non farmi mai più uno sgarro del genere, ho già raggiunto la soglia massima si sopportazione per questa vita”
“Promesso” ridacchiò Noah carezzandole i capelli
 
- Sei anni prima -
“Ricordami perché devo venire con voi a questa cena con la famiglia Prince. Se la memoria non mi inganna voi non mischiate mai la sfera familiare con quella lavorativa e in quanto dipendente di tua madre io non potrei proprio mettere piede in quella casa” Rosicheena era rannicchiata sul sedile posteriore dell’auto di Vegeta, accanto a lei Turles cercava di tranquillizzarla evitando il contatto fisico dopo che un paio di volte aveva rischiato addirittura un morso, seduti davanti invece c’erano Bardack e Vegeta.
“Perché io e mia madre abbiamo parlato così tanto a mio padre della mia migliore amica che lui non vede l’ora di conoscerti, anche se da ciò che dice Turles credo che pensi che tu sia una specie di bambolina di porcellana, di conseguenza si chiede perché dopo oltre un anno buono che lavori gomito a gomito con me e mamma ancora non hai messo piede in casa nostra. Ora scendi prima che ti carichi in spalla di peso” nel dire ciò non solo aveva parcheggiato l’auto nel vialetto della villa, era anche sceso e aveva aperto la portiera alla ragazza
“Cosa dice Turles di me?!” poco importava se il ragazzo in questione era proprio dietro di lei a fare gesti a Vegeta affinché tenesse la bocca chiusa, loro due erano chiusi nella loro personale bolla a cui nessun’altro aveva accesso,
“Le solite cose, che sei carina, che hai gli occhi così, e le labbra cosà eccetera eccetera. Adesso muovi il culo e andiamo”
“Stai davvero parafrasando una battuta del cartone animato di la principessa sul pisello? Siamo davvero così nella merda Prince?!”
“Questa volta è stato involontario, giuro che non ho idea di come mi sia venuto in mente” la battuta del cartone bastò però a calmare un po’ Rosicheena che in imbarazzo si strinse maggiormente nella sua giacca di jeans.
Villa Prince è un capolavoro dell’architettura: all’esterno era una classica villa vittoriana dalle pareti bianche e il tetto blu, colori che, rifletté la mora, si abbinavano alla perfezione sia a Vegeta che a Marie; l’interno invece era un perfetto mix di classico e moderno. Ad ogni passo lungo quel viale Rosy avrebbe voluto farne due in dietro ma  per fortuna in suo soccorso, come se le avesse letto nel pensiero, intervenne Vegeta che, dopo averle fatto togliere la giacca le avvolse le spalle con un braccio e non smise per un attimo di parlare. Raccontò di come abbia perso un dente da latte cadendo per la rampa di scale, delle cazziate di sua madre quando lui e suo fratello giocavano a pallone nel corridoio durante le giornate di pioggia, di quando una pallonata colpì in piena faccia suo padre uscito dal suo ufficio senza preavviso, chiacchiere che riuscirono a sciogliere la tensione di Rosicheena. Nonostante i sensi all’erta, Rosy non si rese conto della presenza di Marie dal lato dell’ingresso da cui si trovava Vegeta finché la donna non parlò
“Rosy cara, ben arrivata”
“Buonasera signora Prince” come Vegeta si aspettava Rosy scattò come un soldato al saluto della sua datrice di lavoro, facendo ovviamente sbuffare l’amico.
“Grazie mamma, ero sul punto di farla tornare un essere umano prima che intervenissi facendola tornare  un automa. I miei complimenti” che poi in realtà Marie era tutto meno che cattiva sul lavoro, tutto al contrario: era disponibile, sempre allegra, socievole e adorava Rosicheena, letteralmente stravedeva per quella ragazzina che si comportava come una donna vissuta.
“Ciao zia Marie” nel frattempo anche i gemelli avevano fatto il loro ingresso e si erano diretti immediatamente in cucina per lasciarvi i vassoi con i dolci e la torta che avevano preso su insistenza di Rosicheena.
“Questa è per lei, signora Prince, spero di aver azzeccato i suoi gusti” la ragazza ovviamente non si era limitata a convincere gli amici ma aveva portato con sé anche un’orchidea gialla che a prima vista aveva pensato fosse perfetta per la persona a cui era destinata “Avrei voluto portare di più ma ci sono state delle complicazioni” l’ultima parte la disse tra i denti guardando di sottecchi Vegeta che, ovviamente, sbuffò volgendo gli occhi al cielo.
“Tesoro non dovevi scomodarti e per quanto mi riguarda credo che Vegeta abbia fatto benissimo a impedirti di fare di più, ma ti ringrazio di cuore, è bellissima”
“Rosicheena Hale, finalmente ti conosco” con queste parole anche un’altra persona fece il suo ingresso nel disimpegno. Era un uomo sui cinquant’anni, con gli occhi grigi e i capelli scuri striati di grigio impeccabilmente pettinati all’indietro, era alto all’incirca quanto Vegeta e, nonostante l’espressione seria, i suoi occhi erano allegri “Ho sentito così tanto parlare di te che morivo dalla voglia di vederti di persona”
“Piacere mio di fare la vostra conoscenza signor Prince, non ho idea di cosa abbia sentito sul mio conto e spero di non deludere le sue aspettative” l’uomo sorrise stringendole la mano, pronto ad aggiungere qualcosa ma fu anticipato dall’arrivo di un’altra persona.
“Ecco la famosa nuova segretaria di mia madre” Rosicheena spostò lo sguardo sulla giovane, la signorina Sadala Prince: sorella minore di Vegeta, seconda figlia di Marie, splendida ragazza alta e con un fisico statuario, lunghi capelli neri e gli occhi del medesimo colore, forse l’unico dettaglio in comune a tutti i fratelli Prince.
“Assistente personale” fu la prima cosa che riuscì a dire a quella giovane che la guardava con odio, sebbene Rosy non ne capisse il motivo.
“Morditi la lingua ogni tanto” il borbottio di Vegeta diretto a sua sorella fu coperto dalla voce di suo padre e solo Rosy, ancora avvolta dal suo braccio, ne comprese le parole.
“Sadala comportati come si deve, lei è qui in veste di nostra ospite e amica di tuo fratello. Ragazzi vi aspettiamo in sala per la cena” anche quando la coppia si fu allontanata, Rosy e Sadala continuarono a studiarsi.
“Perché Vegeta ha anche amiche con cui non è andata a letto? Ma meglio toglierci il dubbio, dopo quanti minuti i conoscenza ti è saltato addosso?”
“Non l’ha fatto, ma dovresti seguire il suo esempio e farti qualche amico di letto in più, mi sembri nervosa” Rosy nascose abilmente un moto di soddisfazione quando vide il sopracciglio della sua avversaria tremare dal nervoso, dopodiché un ghignante Vegeta la portò nella sala da pranzo dove trovarono già gli amici e un altro ragazzo,
“Lui, Rosy” esordì l’amico indicandole un tipo alto e dai lunghi capelli neri che doveva avere all’incirca l’età della ragazza “è mio fratello minore, Radish, che sebbene abbia la tua età, fidati, lo superi a occhi chiusi” Rosicheena fece fatica a non ridere quando quel ragazzone alto e muscoloso posò gli occhi su di lei e la risposta che avrebbe dato a suo fratello gli morì sulle labbra.
 
- Tempo presente -
“Hai l’aria stanca e sei dimagrita”
“Ma va, dormo quanto basta e per te sembro sempre dimagrita, ma ti assicuro che peso esattamente quanto l’ultima volta che ci siamo visti” erano venti minuti buoni che i due erano finalmente da soli, poco prima infatti era passato il medico di turno per una visita di controllo al signor Prince, dato lo sguardo da pesce lesso con cui fissava Rosy, i due uomini l’avevano dovuto riportare alla realtà un paio di volte.
“E quella camicetta è trasparente, ci credo che gli uomini che incontri poi ragionano con le parti basse anziché con la testa quando ti vedono” Rosicheena sbuffò appoggiandosi di peso contro lo schienale della poltrona
“Prince, andiamo! Non sono una ragazzina e neanche Doug si è mai preoccupato così tanto per il mio abbigliamento. I cascamorti li so gestire e di questo non ti devi assolutamente preoccupare... Ora, se non ti dispiace, devo proprio scappare. Ho un paio di telefonate da fare e spero che Toma non sia di cattivo umore, sai ho mollato l’ufficio di punto in bianco senza una giustificazione e ho ignorato ben diciassette chiamate” stiracchiandosi i muscoli finalmente rilassati, Rosicheena mormorò tra i denti un’imprecazione a causa del dolore ai piedi. Perché accidenti non aveva tolto i tacchi?! Ma soprattutto, aveva portato le scarpe da ginnastica in valigia?
“Mh visto che avevo ragione a dire che eri stanca? Fila a casa e fatti una dormita, ci penserà Vegeta a parlare con Toma. Noi ci vediamo domani appena mi dimettono”
“Non ho bisogno che Vegeta risolva i miei problemi, me la cavo da sempre benissimo da sola. comunque avvisami quando ti dimettono così mi farò trovare già alla villa” a quella frase apparentemente normale Noah Prince rispose con un’occhiata inquisitoria, prima di rivolgersi a suo figlio maggiore rimasto tutto il tempo in un angolo della stanza per non disturbarli. 
“Ragazzino? Disdici qualsiasi albergo abbia prenotato e portala a casa, anche di peso se è necessario”
“Tsk mi sembra ovvio, sto già componendo il numero di Toma. Bellezza muovi quelle belle gambe di cui madre natura ti ha fornito e andiamo che l’orario delle visite è finito da un pezzo. Papà ci vediamo domani, verrò a prenderti non appena mi daranno il via libera”
**
Durante il ritorno a casa non avevano fatto che chiacchierare, soprattutto per via di Noah che cambiava argomento non appena l’attenzione si spostava sul ciclo di cure e, soprattutto, la dieta che avrebbe dovuto seguire da allora in avanti. Ovviamente l’uomo era tornato a cercare di convincere Rosy a tornare sui suoi passi e soprattutto a ritornare in quella città che considerava casa sua, in casi normali Rosicheena sarebbe stata più che capace di gestirlo da sola ma la questione era diversa quando c’era anche Vegeta a dare man forte a suo padre e, guarda caso, l’uomo era lì anziché a lavoro. In quelle occasioni non aveva possibilità di spuntarla, per questo motivo fu molto sollevata quando vide Sadala appoggiata alla sua macchina parcheggiata nel viale di villa Prince, adesso avrebbero finito con quelle insistenze. Poi, con un fulmine si ricordò cosa era successo la sera precedente e il motivo per cui Sadala non avrebbe dovuto mettere piede in casa.
 
Dopo due anni finalmente rimetteva piede a villa Prince, solo nel momento in cui inspirò il profumo di quella casa si rese conto di quanto le fosse mancata.
“Rosy!” nel giro di un battito di ciglia Rosy si trovò stritolata in un paio di braccia muscolose che oltre a stringerla forte la sollevarono da terra di diversi centimetri “Quando sei arrivata bellezza? È quasi un anno che non ci vediamo”
“Radish smettila di girare ti prego e mettimi giù! Sia mai che tu inizi a soffrire di mal di schiena per colpa mia!”
“Ma va che sei una piuma e uno scheletro, riesco a sentire tutte le vertebre”
“Lascia perdere Rad. Gliel’ha detto anche papà e io ci provo da due anni a convincerla, lascia perdere le parole e agisci. Papà non tornerà prima di domani quindi sai bene cosa ci aspetta stasera” Rosicheena impallidì mentre i due fratelli si scambiavano un’occhiata complice. Con il gruppetto di cui faceva parte valeva particolarmente il detto quando il gatto non c’è i topi ballano, anzi valeva nel vero senso della parola.
“Inizio gli ordini. Qualche preferenza?”
“Ti prego non strafare, sono a dieta” i due Prince si guardarono ridacchiando
“Ricevuto, faccio da solo” Rosy si batté una mano sul viso al pensiero di ciò che l’attendeva quella stessa sera. Il cibo spazzatura era un must delle loro serate insieme, anche di più dell’alcool e questo per Rosicheena che quando entrò nel gruppo non aveva che diciotto anni e nessuna intenzione di ridursi a una larva per l’eccessivo consumo di alcolici.
Per quanto credeva di esserci abituata, Rosicheena sgranò ancora gli occhi sconvolta quando vide il tavolo da pranzo strapieno di buste e confezioni riportanti il logo dei fastfood e ristoranti più disparati, e tante, tantissime bottiglie di bevande zuccherate e gassate o alcoliche. Niente a cui non fosse abituata, ma nelle feste del passato oltre loro tre c’erano Bardack, Turles e anche Sadala che, essendo all’epoca una studentessa di scienze della nutrizione, rompeva continuamente su quanto fossero poco salutari quelle loro feste. Nessuno dei ragazzi ha mai prestato molta attenzione a ciò che diceva.
“Ragazzi, ok che siete dei pozzi senza fondo, ma avete comprato roba per un esercito! Non finiremo mai tutta questa roba neanche se ci facessimo pure colazione domani mattina” Radish sembrò darle ragione, sebbene solo con il pensiero, era sufficiente guardare la sua espressione per capirlo.
“Vorrà dire che in caso nasconderemo gli avanzi in camera tua, lì lei non entrerà mai”
 
Con uno scambio di sguardi Vegeta e Rosicheena sperarono che l’affermata nutrizionista Sadala non si accorgesse di nulla. Speranza vana
“Perché la cucina puzza come un fastfood?”
“Sai Sad, credo che tu sia a dieta da così tanti anni che inizi anche a sognarti i grassi saturi, io non sento nulla” ovviamente Vegeta non si fece trovare impreparato e rispose per le rime a sua sorella minore, certo che se anche avesse indagato non avrebbe trovato tracce delle loro bravate della notte precedente.
“O magari sei così assuefatto da quella spazzatura che hai perso il senso dell’olfatto”
“Riuscirete mai ad avere una sola conversazione senza litigare? Piuttosto sapete dirmi dov’è Rad?”
“Proprio qui” esordì Radish raggiungendo i familiari. Radish era l’unico dei fratelli Prince a vivere ancora alla villa, nonostante lavorasse sembrava non essere in grado di staccarsi da quella casa e, ancora di più, dalle attente accortezze della governante.
“Neanche essere a un passo dalla morte basta a levarti dalle scatole?”
“Non credo proprio papà, non ti libererai mai di me” e accompagnò queste parole con una poderosa pacca sulla spalla facendo sbilanciare l’anziano che sbuffò sonoramente. Che poi, non era assolutamente vero che volesse liberarsi di Radish, sebbene in qualsiasi momento sapeva di poter contare su tutti i suoi figli, Radish era sicuramente il bastone della sua vecchiaia, nonostante i piccoli dispetti che doveva sopportare.
“Mi sono consultata con il tuo medico e abbiamo valutato insieme la tua dieta, eccola qui” Noah sgranò gli occhi quando gli fu messa in mano una cartelletta di carta troppo pesante per i suoi gusti “Ovviamente troverai una pagina per ogni giorno della settimana, valori nutrizionali, quantità e tutte le eccezioni. Mi sono già permessa di escludere allergeni, intolleranze e ciò che semplicemente non è nei tuoi gusti”
“Oh grazie cara, sempre molto attenta”
“Qualcuno deve pur esserlo in questa famiglia”
“Buongiorno a tutti e ben tornato Noah” proprio in quel momento entrò Bardack, con indosso il completo da ufficio seppur senza giacca “Perché c’è odore di cheeseburger? Non credo sia contemplato nella tua nuova alimentazione”
“Eccone un altro a dieta” borbottò Vegeta facendo ridacchiare Rosy, si era accorto che non aveva aperto bocca da quando erano entrati in casa e sicuramente una volta soli nessuno l’avrebbe salvata da una chiacchierata delle loro.
Tra una cosa e l’altra si fece presto pomeriggio inoltrato e tutti insieme consumarono un pranzo veloce e salutare. Due ore dopo erano tutti tornati ai loro impegni: Vegeta aveva provato a ignorare con poco successo le chiamate dall’ufficio e alla fine ha dovuto precipitarsi lì a causa di qualche problema per un evento a cui stavano lavorando; Sadala aveva alcuni appuntamenti in studio; Bardack doveva aiutare suo padre a riordinare della roba in uno sgabuzzino; Radish invece era di turno nella palestra in cui lavorava come personal trainer. In quell’immensa villa c’erano solo Noah e Rosicheena.
“Dunque bambina, che ne dici se andiamo di là e ci mettiamo comodi. Hai tanto da raccontarmi” e parlarono tanto in quel pomeriggio, seduti sul grande divano ad angolo del salotto, come accadeva spesso in quella che Rosy definiva la sua vita precedente. Per quanto volesse bene a Doug ed Ester, nella loro casa era sempre e comunque una dei tanti ragazzi a cui avevano dato una seconda possibilità, la prima volta in cui invece sentì il vero affetto di due genitori fu quando conobbe Noah e Marie Prince. L’avevano accolta a braccia aperte e le avevano voluto un bene dell’anima, Noah gliene voleva ancora adesso, e non le serviva la scusa di Vegeta o Radish per andare a trovarli, loro stessi la invitavano spesso anche quando sapevano che fosse a casa da sola. Noah non disse mai a nessuno del giorno in cui parlando con Marie le disse che avrebbe voluto conoscerla da piccola per poterla adottare e darle una vita migliore di quella che aveva vissuto, Marie quel giorno gli sorrise amorevolmente dicendogli “Evidentemente doveva andare così, ma possiamo sempre rimediare adesso dandole quell’amore che mai ha veramente sperimentato”. Per Noah, Rosicheena era sua figlia, senza se e senza ma.
“Mh Rosicheena, non mi piace insistere, finché c’è lo scherzo è diverso, ma sai che non mi piace il tuo lavoro, è sfruttamento. No, ti prego non mi dire che ti tiene impegnata e non ti fa pensare, non mi va giù questa cosa” Rosy teneva lo sguardo basso, riflettendo anche su ciò che avrebbe dovuto dire al suo capo quando l’avrebbe chiamato, perché per fortuna era riuscita a far desistere Vegeta dall’occuparsi lui della cosa.
“Io lo detesto il mio lavoro, Noah, ma ho paura di tornare qui. Ogni cosa qui mi ricorda Turles”
“Hai sentito Gohan e Gine in questo periodo?”
“Li ho chiamati nelle festività, ma ho parlato solo con Gohan” l’uomo annuì con sguardo pensieroso.
“Mettiti una giacca, andiamo a trovarli”
“Frena i cavalli Prince, io ho riportato la macchina in autonoleggio e tu non puoi guidare per il momento”
“Vorrà dire che guiderai tu la mia auto, su sbrigati adesso” la macchina di Noah era una spettacolare Chevrolet Camaro decappottabile d’epoca che nonostante l’età era ancora impeccabile con la vernice blu senza neanche un graffio. Noah non aveva mai lasciato a nessuno la sua auto, anche se aveva ricominciato a guidarla solo da quando è andato in pensione, Rosicheena sapeva bene che fin da quando avevano compiuto la maggiore età Vegeta e Radish ambivano a mettere le mani su quelle chiavi al cui anello Noah teneva una foto di famiglia che oltre ai Prince ritraeva anche Bardack, Turles e Rosy.
“Ne sei davvero sicuro? Facciamo così: fammi una foto mentre sono al volante così se dovessi cambiare idea almeno avrò la prova di essere comunque un passo avanti ai tuoi figli”
Il tragitto fino a casa Son fu tranquillo, continuarono a chiacchierare di argomenti futili, ma l’atmosfera divenne di nuovo di ghiaccio quando la donna parcheggiò l’auto lungo il viale.
“Forza Rosicheena, non sei di certo da sola” Rosicheena annuì poco convinta nel mentre con il braccio sporto sui sedili posteriori recuperò la sua borsa e il vassoio di dolci che aveva acquistato, più che altro erano biscotti assortiti al burro che sapeva piacere all’ex suocera.
Dopo aver suonato il campanello dovettero attendere qualche minuto prima che la porta venisse aperta, tempo che bastò a Rosy per sperare che non fossero in casa e disilludersi perché in quell’ora del giorno erano sempre a casa, poi sull’uscio apparve Gohan Son. Era un uomo basso che niente aveva a che fare con Noah che invece era uno stangone, e con gli occhi piccoli e scuri e i baffoni bianchi che celavano il sorriso che aveva sempre sulle labbra a Rosy aveva sempre fatto molta simpatia.
“Noah qual buon vento! Oh Rosicheena ci sei anche tu”
“Buon pomeriggio signor Son”
“Oh ma prego non state lì sulla porta, entrate” per quel poco che vide dell’ingresso la casa non sembrava cambiata per niente, c’erano ancora persino gli oggettini di creta che i gemelli avevano fatto alle elementari e regalate ai genitori per le varie feste.
“Caro chi è? Oh” la voce di Gine Son cambiò la tranquilla a delusa quando, fatto il suo ingresso nel disimpegno, notò la figura di Rosy
“Buon pomeriggio signora Son”
“Signorina Hale” l’aveva sempre apostrofata così, mai una volta che avesse pronunciato il suo nome né in sua presenza né tantomeno in sua assenza. Rosicheena non ne aveva mai compreso il motivo e, anche se sospettava che Turles sapesse il perché, non aveva mai fatto domande a riguardo, non a lui per lo meno.
Purtroppo Rosicheena non aveva bei ricordi di quella casa, quando vi entrava l’impressione che aveva era la stessa di quando era in casa famiglia: di inadeguatezza, di non essere all’altezza delle aspettative.
“Gine ti trovo bene, come state?”
“Non c’è male Noah, sei tu quello che ieri è finito in ospedale e dovresti stare a riposo anziché andare in giro”
“Oh su non mi ucciderà una visita a dei vecchi amici e poi non ho neanche guidato io” Gine storse il naso di nuovo ma comunque non spostò lo sguardo su Rosicheena, nulla di nuovo insomma. Gine Son era agli occhi di Rosicheena come un genitore esigente di quelli che più volte aveva visto superare le porte della casa famiglia, di quelli che pensa di scegliere il figlio che preferisce osservando i bambini dall’alto in basso come fossero pezzi di carne, di rimando Rosy si considerava per Gine come la bambina inadatta che avrebbe scartato senza pensarci due volte per motivi ignoti ai più. Si dice che la prima impressione sia spesso sbagliata, ma su Gine Son era difficile anche solo capire quale fosse la prima impressione. Si conobbero durante un brunch organizzato dai Prince e al quale anche lei era stata invitata. Fu Vegeta, che la teneva sotto braccio a presentarle gli invitati, compresi i Son; Gohan quel giorno le sorrise cordiale come sempre, ponendo le domande di rito sulla sua vita, Gine non si scompose mentre le strinse educatamente la mano, ma cambiò atteggiamento quando Turles li raggiunse abbracciando la sua ragazza da dietro e lasciandole un bacio sulla tempia.
“Sono certo che andrete molto d’accordo, mamma. La mia Rosicheena è fantastica” i gemelli Son avevano ereditato gli occhi neri e imperscrutabili della madre, ma mentre quelli del giovane in quel preciso momento erano luminosi e gioiosi, quelli di sua madre si incupirono di delusione. Tutti gli anni passati e persino un matrimonio non bastò a cambiare quello sguardo che Gine aveva solo per Rosicheena.
 

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Capitolo 4
*** When you’re gone – Avril Lavigne ***


- Tre anni prima -
“Turles per l’ultima volta non prenderemo un cane” in risposta l’uomo sbuffò come un bambino capriccioso ma Rosicheena non si fece intenerire
“Perché no? Sarebbe di compagnia e me ne occuperei io” più andava avanti la conversazione più la mora aveva l’impressione di star cercando di convincere un bambino che il suo capriccio non era accontentabile
“Perché noi due non siamo mai a casa e un cane ha bisogno di molte attenzioni, deve essere portato fuori almeno due volte al giorno, una se sta in un giardino di cui noi invece siamo sprovvisti. Prendere un cane è un impegno serio quasi quanto avere figli”
“Non vuoi un cane, non vuoi un figlio. Rosy c’è qualcosa che sei sicura di volere?”
“Turles non ho detto che non voglio figli, solo non per il momento. Cazzo Turles! Siamo sposati da meno di un anno e se consideriamo anche il tempo in cui siamo stati fidanzati stiamo insieme da tre scarsi. Non puoi davvero progettare una famiglia dopo neanche tre anni che stai con una persona, anche se questa persona l’hai sposata” dietro ogni atteggiamento, frase o pensiero di Rosicheena c’erano sempre le sue innumerevoli insicurezze, Turles lo sapeva e per questo aveva questo pessimo vizio, di agire e poi metterla davanti al fatto compiuto perché se avesse aspettato lei non ne sarebbero mai usciti. Basti pensare che gli ci volle un intero anno di corteggiamento perché la ragazza si decidesse a dargli una possibilità e da quel giorno era il ragazzo più felice della terra. Si era imposto come traguardo il far dimenticare a Rosicheena ogni sua insicurezza e ci stava riuscendo nonostante le sue pessime decisioni. La prima volta che avevano fatto l’amore erano nell’appartamento che lei condivideva con una collega, e la mattina dopo dovette impiegare un po’ per calmare il pianto che l’attanagliava dopo essersi svegliata da sola nel letto, non avendo minimamente intuito che lui anziché scappare via dopo aver ottenuto ciò che voleva, come lei aveva ingenuamente pensato, era sceso al bar dietro l’angolo a prendere la colazione e un mazzo di rose rosse. Forse era stato proprio quello il giorno in cui Turles si rese conto per la prima volta della veridicità dietro le parole di Vegeta di poco tempo prima
“Fammi un favore, se hai intenzione di prenderla in giro fai prima a lasciarla perdere e andare a divertirti altrove. Perché, per quanto lei voglia dimostrare di essere forte, nasconde dentro si sé una grande sofferenza. Lei non lo dimostrerà mai ma se ti fermassi un attimo a guardarla ti sentiresti male a nel vedere la tristezza che impregna i suoi occhi quando vede per caso dei bambini giocare con i genitori. È un qualcosa che nessuno di noi può capire davvero, quindi prova a farla piangere una sola volta e io ti gonfio di pugni”
Prima che lei potesse impedirglielo allontanandosi ancora, Turles annullò la distanza che li separava e le prese il viso tra le mani, poggiando poi la fronte su quella di sua moglie.
“Ehi ma lo vuoi capire che ti amo? Io voglio trascorrere tutta la mia vita con te, non importa che sia un anno o altri cento, né mi importa che secondo te questi discorsi siano affrettati perché stiamo insieme da soli tre anni. Però ti propongo un compromesso: sette anni. Tra sette anni avremo una casa più grande, un cane e metteremo in cantiere il nostro primo figlio. È il nostro progetto a lungo termine, ci stai?” Rosicheena ridacchiò per la follia di suo marito
“I progetti si fanno in due e invece mi sembra che tu abbia già deciso tutto”
“Certo, se aspetto te non ne parleremo neanche fra settant’anni” risero entrambi della verità contenuta in quelle parole, dopodiché calò un silenzio rilassato che fu proprio Rosy a rompere.
“Direi che si può fare”
 
- Tempo presente -
Col senno di poi forse avrebbe convinto Turles ad abbandonare l’dea del cane che, decisamente non faceva per lei perché, diciamocelo, l’unico cane con cui era in grado di andare d’accordo era il peluche attaccato alle chiavi di casa con cui stava giocando in quel momento, sdraiata sul letto. Non era un bel peluche, in realtà era un portachiavi a forma di cane stilizzato di un improponibile giallo canarino e due perline blu al posto degli occhi, Rosicheena odiava il giallo ma quel peluche era un ricordo del suo primo appuntamento con Turles che si era imputato di volerle prendere un souvenir a prendi il giochino. Quando andarono a vivere insieme lo mise come portachiavi al mazzo delle chiavi di casa dicendo che casinista e disordinata com’era quantomeno quell’orrido giallo l’avrebbe aiutata a trovare le chiavi nel caos che regnava nella sua borsa. Ironia della sorte, sul lavoro era non solo ordinata ma addirittura impeccabile, un’altra caratteristica che aveva in comune con Vegeta. Il suo cellulare cominciò a squillare, parli del diavolo
“Tanto per chiedere Prince, ha quando me ne sono andata hai smesso di lavorare? Altrimenti non mi spiego tutto questo tuo tempo libero”
- “Facciamo che rimandiamo a questa sera le domande sul mio tempo libero, ho bisogno di un mega favore”
“Spara”
- “Dovresti andare a casa mia, prendere delle cartelle e l’hard-disk e portarmi il tutto in ufficio, tanto non hai niente da fare” Rosy sbuffò, l’appartamento di Vegeta non era molto distante dalla sede della Saiyan SpA, ma abbastanza lontano da villa Prince.
“Ci vorrà un po’ per arrivare, mezz’ora come minimo” ragionò ad alta voce mentre si cambiava d’abiti abbandonando la tuta e indossando un paio di jeans e un maglioncino bianco “Forse di meno se riesco a farmi prestare l’auto da Noah”
- “Mio padre ti ha lasciato guidare la sua macchina?”
“Ci vediamo tra un po’ Prince”
Era stata un’altra sorpresa quando Noah le disse semplicemente di prendere la sua auto tutte le volte che vuole senza chiedere il permesso e, seppur perplessa, Rosicheena non se lo era fatto ripetere due volte.
Era stata centinaia di volte a casa di Vegeta, ne aveva addirittura le chiavi per tutte quelle volte in cui si era offerta lei di passare in lavanderia, per consegnargli delle fotocopie oppure semplicemente le volte in cui andava a trovarlo per studiare nei giorni in cui Turles aveva doppi turni in ospedale. Le chiavi dell’appartamento di Vegeta erano agganciate a un portachiavi di legno e resina a forma di mezza luna, un regalo dell’amico che sapeva quando Rosy amasse quel genere di oggettini. L’appartamento, o meglio dire l’attico, non era cambiato nulla in quegli anni: era ancora tinto di soli colori neutri, pareti bianche e pavimenti neri, anche a penisola della cucina e il tavolo avevano la base nera e la superficie bianca, sopra poi c’erano dei runner anch’essi neri; l’arredamento era spartano e basilare, c’era il minimo indispensabile perché effettivamente oltre ai completi le uniche cose che Vegeta acquistava erano libri, che spuntavano da ogni angolo della casa. Seguendo la logica e l’intuito si diresse immediatamente nel salone che fungeva anche da studio e da sala svago, ne era una prova il sacco da boxe appeso in un angolo con tanto di tappetini anti-scivolo. Il materiale era sul tavolino da caffè accanto al computer che, a giudicare dalla luce lampeggiante a lato, Vegeta aveva come sempre lasciato acceso. Data la poca distanza tra l’appartamento e gli uffici e soprattutto per non attirare l’attenzione, Rosy decise di lasciare la macchina sotto casa dell’amico e raggiungerlo in sede a piedi.
Fare il suo ingresso nell’edificio che ospitava gli uffici della Saiyan SpA fu per Rosicheena un vero e proprio salto nel passato, se credeva che casa di Vegeta o villa Prince fossero uguali a quando vi mise piede l’ultima volta due anni prima dovette ricredersi quando mise piede oltre il portone d’ingresso: nulla era cambiato da quando Marie lavorava ancora lì. Ovunque c’era odore di fiori ma, se si inspirava a pieni polmoni, si sentiva anche una nota diversa di carta stampata, un profumo particolare che principalmente gli amanti degli articoli di cancelleria percepivano. Sarà stata quell’aria, il profumo di lavanda, il suono dei telefoni della reception che squillano, o il trillo dell’ascensore, forse tutto l’insieme, sì era decisamente tutto l’insieme che la riportò indietro nel tempo a quando la sua vita era diversa. Solo il cielo sapeva quante volte avesse percorso quei corridoi, sempre con qualcosa tra le mani sia che si trattasse delle tazze di thè che si ostinava a voler portare lei a Marie, o scartoffie da firmare oppure ancora un blocco per appunti, perché Rosy scriveva sempre tutto quello che dicevano durante le riunioni, sempre con quelle abbreviazioni da sms che poi avrebbe dovuto spiegare a Marie cercando di non scoppiarle a ridere in faccia.
Gli uffici erano in fermento, si preannunciava una lunga e importante riunione dello staff così dopo una rapida occhiata al quadrante dell’orologio, Rosy optò di andare immediatamente nell’ufficio di Vegeta.
“Signora? Signora non può andare da quella parte” si bloccò inarcando un sopracciglio quando una receptionist le andò incontro verso gli ascensori
“Buongiorno, devo incontrare il presidente Prince” la ragazza trattenne un risolino
“Ha un appuntamento?”
“Non esattamente, ma sono attesa” la ragazza ridacchiò con fare anche un po’ derisorio.
“In tal caso non posso permetterle di andare oltre. Prenda un appuntamento la prossima volta, qui non si può entrare come se niente fosse e incontrare chissà chi” ma Rosy non la stava già più ascoltando, difatti si era avviata nella direzione degli ascensori “Dove crede di andare!” anche la nuova arrivata entrò nell’ascensore privato e, poiché Rosy aveva già inserito la chiave per raggiungere l’ultimo piano, entrambe si trovarono a fare insieme quella lunga salita verso l’ufficio.
“Come diavolo ha fatto a procurarsi quella chiave? Solo il presidente e pochi suoi fidatissimi collaboratori ne sono in possesso e io non l’ho mai vista qui prima d’ora!”
“Lo credo bene, quando ho ricevuto queste chiavi non credo che lavorasse già qui” rispose solo per educazione, ovviamente, ma nel mentre controllava le mail sul suo cellulare, in particolare le innumerevoli ricevute sul profilo aziendale della Saiyan SpA che ignorava da due anni abbondanti. Tutte le volte che si cancellava dalla lista dei destinatari delle newsletter veniva puntualmente ri-inserita allorché decise semplicemente di silenziare le notifiche.
“Senta, io non so chi è lei, ma è pregata di girare nuovamente la chiave e tornare al piano terra, una volta lì potrò contattare la direzione o mi vedrò costretta a chiamare la sicurezza”
“Signorina” Rosy si fermò a leggere il nome sulla targhetta “Clary... Mi è stato chiesto poc’anzi di raggiungere l’ufficio e se il presidente Prince, o la direzione, o l’amministratore delegato avessero avuto il tempo per fissarmi un appuntamento avrebbero anche potuto sbrigare da soli le loro commissioni che mi hanno chiesto di svolgere. Detesto apparire saccente o so tutto io, ma, avendo lavorato qui per diversi anni, posso intuire la direzione dei vostri pensieri e se può farla stare più tranquilla chiami pure la direzione e dica che è insieme a Rosicheena Hale. Le posso prestare il mio cellulare, o attendere di essere arrivate in ufficio e chiedere direttamente al presidente cosa ci faccio qui” la ragazza storse il naso ma ormai erano giunte al decimo piano, sul quale le porte dell’ascensore si aprivano a pochi passi dall’ufficio del grande capo, a quel punto la ragazza si irrigidì
“Mi trovo costretta ad insistere”
“Rosy, era ora. Ti sei persa per strada?”
“Prince se hai da ridire su qualcosa hai solo da sbrigare da solo le tue faccende la prossima volta” la receptionist sbiancò nell’udire la voce del suo datore di lavoro che, per inciso, non aveva visto neanche una volta, ma, ancora di più, nel sentire la scioltezza e familiarità con cui gli si rivolse la nuova arrivata.
“Scorbutica come sempre, hai le tue cose?” lo disse ridacchiando, neanche si accorse della presenza della sua dipendente altrimenti non si sarebbe lasciato andare a una battuta come quella. Rosicheena, che invece ne era a conoscenza, per quella ragione gli consegnò il materiale richiesto letteralmente sbattendoglielo sul petto.
“Ma ci sono un paio di giorni al mese in cui non sei in pre-mestruale?”
“Stronzo. Almeno evita di spiattellare i cazzi miei in pubblico” seguendo lo sguardo dell’amica Vegeta notò finalmente la presenza della receptionist rossa in viso per l’imbarazzo dovuto alla conversazione privata cui stava involontariamente assistendo “Come può vedere Clary, oltre ad essere attesa, anche senza appuntamento, conosco il signor Prince da molti anni. Comunque, ho fatto la consegna che mi era stata richiesta e ora tornerò alla mia vita di tutti i giorni. Mi accompagna di sotto?” sebbene la ragazza avesse aperto la bocca, non pronunciò neanche una sillaba, al suo posto parlò Vegeta
“Clary non c’è nessun problema, Rosicheena Hale è una dipendente veterana dell’azienda di famiglia, ma non posso lasciarla tornare al piano di sotto perché siamo attesi in riunione. La sala è pronta?”
“Ehm... S-sì signor Prince. Vado immediatamente a controllare che sia tutto in ordine” rossa in viso e con passo svelto la ragazza in tacchi alti si diresse immediatamente giù dalle scale e Rosy non invidiò per niente i dieci piani che la aspettavano, non dopo tutte le volte in cui lei stessa le aveva percorse a causa della fretta e il non aver tempo per aspettare l’ascensore, le cose migliorarono quando le furono consegnate le chiavi dell’ascensore privato.
“Sei consapevole che le riunioni dello staff sono solo per i dipendenti, vero?” Rosicheena lo osservava a braccia incrociate e con un sopracciglio inarcato, come faceva ogni volta in cui Vegeta decideva di fare qualcosa ben sapendo che a lei non sarebbe andata bene.
“Fino a prova contraria, ma dal momento che non ho mai accettato le tue dimissioni sei ancora una mia collaboratrice quindi datti una mossa e andiamo... Quando hai intenzione di riprendere gli studi? Ok che hai tempo per conseguire la laurea ma vorrei immortalare il momento quando ancora cammino sulle mie gambe” anche questa era una caratteristica tutta loro: essere in grado di parlare di mille e più argomenti contemporaneamente, non mancando di rispondere a nessuna domanda, oppure cambiare discorso con la velocità di un battito di ciglia.  
“Vegeta non scocciare, anzi a dire la verità sto anche pensando di rinunciare agli studi”
“Come se potrei mai permetterlo” e quanto c’era voluto perché riuscisse a convincerla?! Avrebbe giurato che si sarebbe lasciata scoraggiare dopo le volte che l’aveva visto studiare, o meglio massacrarsi sui libri. Perché Vegeta studiava veramente da matti, soprattutto dopo aver iniziato lo stage nell’azienda di sua madre, avrebbe fatto di tutto per non passare per il raccomandato di turno. A dirla tutta anche Turles, Bardack e Sadala studiavano davvero tanto durante il college ed erano tutti diventato professionisti affermati nei loro campi. Quando, poi, Turles aveva iniziato a lavorare in ospedale il più delle volte tornava a casa stanco morto ma comunque esaltato per tutto ciò che aveva fatto in quei turni interminabili. Ovviamente molte volte Rosy si era trovata a trattenere i conati ai racconti di sangue, interiora e altri organi che il chirurgo descriveva in maniera dettagliata e quindi poi tapparsi le orecchie cantando a squarciagola le canzoni dei cartoni animati per distrarsi da qualsiasi scenario splatter che la sua mente avesse elaborato. Tanti anni di relazione e Turles non aveva ancora capito che sua moglie non sopportava il sangue.
“La receptionist, Clary, non è male. Considerando in cosa consisteva il mio esame finale quando divenni la segretaria di tua madre, il suo comportamento di oggi è decisamente da non ignorare. Fossi in te le proporrei un colloquio come tua assistente personale... Mi sembra sveglia, forse un po’ timida ma ci si può lavorare”
“Dai andiamo in sala riunioni, abbiamo perso già fin troppo tempo” dirigendosi nella direzione scelta spinse Rosy con una mano sulla schiena ignorando la sua espressione scocciata e le braccia incrociate sul petto.
“Davvero una pessima idea”
“Non esistono pessime idee. Solo ottime idee eseguite in modo pessimo”
“Citare Damon Salvatore non ti fa guadagnare punti, al massimo ti fa sembrare così disperato da doverti affidare alle parole di un sociopatico pluriomicida per ottenere qualcosa” lo disse volgendo gli occhi al cielo in un atteggiamento distaccato che ricordava molto il personaggio citato non solo nel comportamento ma anche nell’aspetto, Vegeta amava sottolineare gli occhi chiari che accumunavano i due.
“A che ti serviva il materiale che mi hai chiesto di procurarti?”
“Una scusa come un’altra per convincerti a raggiungermi, avrei anche potuto chiederti di portarmi un paio di calzini se mi fosse passato per la mente” di nuovo Rosicheena fu tentata di volgere gli occhi al cielo. Per quando potesse sembrare assurdo avrebbe sicuramente brontolato ma l’avrebbe presto raggiunto con i calzini richiesti per il semplice fatto che era Vegeta a chiederglielo.
“Senti, parlo sul serio per quanto riguarda la mia partecipazione alla riunione” questa volta fu il turno di Vegeta di volgere gli occhi al cielo, ma qualsiasi cosa avrebbe detto gli passò di mente quando sentì un telefono squillare
“Per l’appunto, parli del diavolo” sul display illuminato spiccava il nome del contatto, denominato solo ufficio di Osaka “Non ti dispiace se vado nel tuo ufficio vero? Certo che no, a più tardi” era sicura di poter stare tranquilla nell’ufficio del Prince, nessuno senza il suo permesso poteva permettersi di entrarvi senza permesso.
“Hale”
­- “Alla buon’ora!”
“Toma ti posso spiegare, c’è stata un’emergenza e sono dovuta correre a-”
- “Un’emergenza che ti ha impedito di lasciare anche solo detto che ti prendevi dei giorni? Rosicheena ti rendi conto che ci hai lasciato nella merda?! Non solo sei sparita senza avvisare nessuno ma hai anche palesemente ignorato ogni chiamata dell’ufficio e dei nostri clienti che seguivi personalmente nelle loro questioni! CHE CAZZO TI È PASSATO PER LA MENTE?!” Rosy dovette allontanare il telefono dall’orecchio quando sentì Seripa, la socia di Toma
“È stata un’emergenza familiare-”
- “Ah sì? E riguarda quale famiglia  di cui non hai mai fatto parola? Da che mi risulta non hai neanche mai citato nessun familiare in vita nel tuo fascicolo”
- “Seripa, per favore datti una calmata. Rosicheena non è obbligata a riferirci tutto ciò che la riguarda, se non ha fatto parola di questi familiari è perché anche se lei li considera tali, loro non sono veramente legati”
- “Toma non me ne frega proprio niente della parentela! E smetti di difenderla per l’amor del cielo” Rosy si trovò a mordere il labro inferiore quasi a sangue. I fratelli Toma e Seripa Kanassa non avevano nulla in comune, erano due esseri tropo diversi per essere anche solo nella stessa camera per un po’ di tempo senza scatenare un macello. Il più delle volte andava d’accordo con entrambi, ma solo perché capiva il modo in cui approcciarsi con l’uno e l’altra, ma questo ovviamente non quando erano insieme, lì iniziavano i guai.
“Lo so, avrei dovuto avvisare”
-“Sì avresti dovuto. Per questo io e Toma verremo a West City molto presto”
“Che cosa?!” problema, grande problema. Perché Rosicheena versione 2 che vive e lavora ad Osaka non può interagire con la Rosicheena di West City. Era stato quasi automatico per lei, novella vedova e priva di legami familiari, ricorrere a questo escamotage: Rosicheena versione 2 non parlava della sua vita privata, per lei non esisteva che il lavoro. Toma, che aveva conosciuto al suo giorno alla Saiyan SpA, era l’unico a conoscerla quasi per davvero: sapeva che era un’orfana che la signora Prince, e poi suo figlio, aveva preso sotto la sua ala protettiva; sapeva che odiava sembrare una raccomandata, che si impegnava il doppio degli altri in qualsiasi incarico che le venisse assegnato, che detestava essere al centro dell’attenzione, che rischiava un attacco di panico al solo pensiero di mettere piede in ospedale. Seripa conosceva solo Rosicheena versione 2, la donna elegante e impeccabile tanto nel lavoro quanto nella vita, la donna che più di una volta l’ha accompagnata a fare shopping e ha più volte organizzato i party d’ufficio, la donna che non parlava mai della sua vita privata e che, forse, non ne aveva neppure una fuori dal lavoro.
“No no no no. Seripa non è assolutamente necessario che voi veniate fin qui”
- “Rosicheena in verità saremo a West City per una conferenza con tutte le aziende associate o subordinate alla Saiyan SpA. È un nostro dovere partecipare”  Rosicheena sbuffò, fregandosene altamente di quello che loro avrebbero potuto pensare, Rosicheena versione 2  non si sarebbe mai permessa.
“In tal caso, posso prendere un appuntamento per discutere con voi due di una faccenda delicata?”
- “Che faccenda Rosy?”
“Le mie dimissioni”
*
- Quattro anni prima -
Nonostante conoscesse quel palazzo come il palmo delle sue mani, nel momento in cui attraversò il portone quel pomeriggio sembrava totalmente diverso. Le opzioni erano due: o avevano fatto dei lavori segretissimi nel giro di poche ore oppure era lei ad essere diversa, per quanto volesse credere alla prima stronzata la verità era ben altra. Si erano sposati! Solo due giorni prima Turles le aveva fatto la sua improvvisata proposta tra un round e l’altro di sesso selvaggio, e quella mattina avevano firmato i documenti che certificavano il loro legame. Probabilmente agli occhi degli altri non sarebbe neanche da considerarsi un vero matrimonio: non c’erano invitati, solo i due sposi, un giudice di pace e due testimoni; non c’era stata la cerimonia in chiesa, niente ricevimento, né bomboniere, fedi e, addirittura l’abito da sposa. Vegeta e Rosicheena avevano lasciato l’ufficio prima del solito e l’uomo l’aveva portata in comune, lui sarebbe stato il suo testimone mentre Bardack lo sarebbe stato per suo fratello, Giumah Del Toro li aspettava lì.
Adesso si trovavano ad attraversare le porte del palazzo mano nella mano, come era accaduto spesso, ma, per la prima volta, come marito e moglie. Erano felici, anzi era il caso di dire che sprizzassero gioia da tutti i pori e rischiavano la paralisi facciale tanto sorridevano dopo essersi solo guardati in faccia, e innamorati più che mai.
“Buonasera signor Son, signora Son” Turles, se possibile, sorrise ancora di più stringendo a sé Rosy con un braccio sulle sue spalle, la giovane invece si trattenne per un secondo dal guardarsi alle spalle, in risposta suo marito le lasciò un bacio sulla tempia.
“Buonasera signor Mattews. L’ascensore è sempre fuori uso?”
“Il tecnico arriverà non prima di dopodomani signor Son, mi dispiace ma vi toccherà fare le scale anche oggi” i due sposi non fecero una piega.
Percorsero di quattro piani di scale ridacchiando e baciandosi, stranamente senza esagerare, ma nel momento in cui giunsero al loro piano Turles la afferrò per la vita e sollevandola con un braccio sotto le sue ginocchia e l’altro dietro a schiena.
“Le tradizioni vanno rispettate signora Son” purtroppo per loro le tradizioni non tenevano in considerazione la porta difettosa che Turles non ne voleva sapere di far riparare e in quella posizione Rosy non poteva girare la chiave e spingere la superficie.
“Pessima idea fustaccio. Dai mettimi giù, così non riesco ad aprire”  
“Neanche per sogno. Gira la chiave, per come aprire me la vedo io” fece quanto detto, ma non si trattenne dall’insultarlo quando aprì la porta con una ginocchiata.
“Tu sei tutto matto”
“Devo darti ragione, ma questo è solo colpa tua mia cara mogliettina... A detta degli altri prima di conoscerti i due neuroni che vanno a zonzo nel mio cervellino quantomeno ci provavano a fare il loro dovere” sapeva che dopo questa uscita come minimo si sarebbe beccato un insulto parecchio fantasioso, per questo la anticipò con un bacio che dovette insistere un po’ per farsi ricambiare. Ma chi se ne frega, per Rosicheena avrebbe aspettato anche tutta la vita perché sua moglie era orgogliosa, spaventosamente orgogliosa, non avrebbe mai ammesso di essere nel torto, piuttosto avrebbe taciuto per giorni, e non avrebbe mai detto di aver bisogno di aiuto. Turles amava Rosicheena, senza se e senza ma, e la amava per come era.
La porta di casa fu chiusa con una pedata, a nessuno dei due importò neppure se fosse chiusa per davvero, i loro piani erano ben lontani dal volersene assicurare. Non si sa come e senza farle posare i piedi per terra, Turles fece cambiare posizione a sua moglie che ora gli avvolgeva le gambe ai fianchi, dopodiché si tolse le scarpe solo con i piedi perché le mani erano impegnate a tastare il fondoschiena della mora. Si baciarono per l’intero tragitto fino alla camera da letto, ma la passione era tanta che nessuno notò i petali di rosa sul copriletto e le candele spente sparpagliate ovunque che Turles progettava di accendere per rendere meglio l’atmosfera. Quando la adagiò sul letto chinandosi su di lei carezzò la gamba destra fino ad arrivare alle decolté con tacco che indossava, la bocca invece si spostò sul suo orecchio.
“Voglio che le tieni addosso questa volta... E anche le autoreggenti” quella fu l’ultima frase di senso compiuto che fu in grado di pronunciare, era la loro prima notte di nozze e sarebbe stata indimenticabile
 
- Tempo presente -
La riunione in azienda tirava per le lunghe da un po’ e Rosy aveva deciso di lasciare un post-it all’amico con cui l’avvisava che sarebbe andata a farsi un giro nei dintorni, conoscendolo sapeva bene che Vegeta l’avrebbe raggiunta direttamente alla tavola calda in cui si recavano spesso tutti insieme da ragazzi. Un bar tavola calda in cui mise piede per la prima volta insieme a Vegeta in circostanze un po’ spiacevoli e senza neanche sapere il suo nome. Da allora quel bar, in quello stesso tavolo in cui si erano sempre seduti, ne aveva viste di tutti i colori dei quattro amici: vi si recavano dopo ogni esame per festeggiare o consolare il bocciato di turno; per fare uno spuntino o scorte di snack prima di andare al cinema; per prendere al volo la colazione prima di andare al lavoro i giorni in cui erano abbastanza in anticipo da vedersi un paio di minuti.
Il titolare del locale Tartarughe marine, che appena letto le ha ricordato il primo film di Pirati dei Carabi, è un uomo abbastanza avanti con l’età simpatico quando pervertito a cui bene o male hanno finito per affezionarsi, quantomeno per il fatto che gli tiene sempre libero il loro tavolo preferito. Proprio in quel momento in singolare vecchietto se ne stava seduto sulla sua poltrona vicino alla finestra in cui trascorreva gran parte delle sue giornate mentre sua nipote lavorava nel bar; indossava gli occhiali sa sole con le lenti a specchio più per vizio che per necessità che però lasciavano ben intendere che quella che stava leggendo era tutt’altro che una rivista sugli animali come faceva intendere la copertina.
“Quando smetterai di sfogliare le riviste porno in luoghi pubblici? Finirai col perdere la clientela”
“Io sfoglio i miei porno dove mi pare e se ai clienti non va bene andassero da un’altra parte” le rispose senza neanche alzare lo sguardo dalla rivista, solo dopo si bloccò e sollevò finalmente lo sguardo e immediatamente posò quella roba per raggiungere la giovane che se e stava all’ingresso con una spalla contro la parete e un sorriso storto in faccia.
“Che mi venga un colpo se non sei Rosicheena Hale! Ne è passato di tempo ragazzina. Mi auguro che non ti sia scelta un altro bar di fiducia” Rosicheena sorrise apertamente
“Sui bar non ti prometto niente ma come tavola calda sicuramente questa resterà la mia preferita, non credo di essere riuscita a trovare da nessuna parte dei korn-dog come quelli che servi qui. Qual è il tuo segreto”
“Semplice cara: la droga” lo disse con una tale serietà che chiunque non lo conoscesse probabilmente ci avrebbe anche creduto, in realtà Muten usava questa scusa ogni qual volta non voleva rispondere a qualche domanda: nel sugo della lasagna c’era la marijuana, usava la cocaina per sbiancare la porcellana dei bagni e per l’eroina era perfetta per lucidare il bancone del bar, per non parlare del divano di pelle che diceva di aver comprato da un rivenditore di materiale usato sul set di molti porno. Quest’ultima frase Rosy non era mai stata certa fosse una balla e quindi aveva sempre evitato come la peste di sedercisi anche solo per sbaglio. Il locale in sé poi era strano: tavoli con sedie si alternavano senza un ordine a gruppi di divani uno di fronte all’altro, in giro si potevano notare delle bamboline hawaiane, una scimmia fatta di gusci di noci di cocco, bandierine di diverse squadre sportive. Non c’era un tema bensì solo un miscuglio di stili e roba a casaccio che semplicemente piacevano al proprietario, per lo stesso motivo non c’era da stupirsi se insieme alle riviste datate poste sui tavolini accanto ai divani si potessero trovare riviste di play boy, appunti che qualche studente universitario aveva abbandonato e un centinaio di volantini di attività risalenti anche a vent’anni prima. Quel posto era il caos.
“Qual buon vento ti porta da queste parti? Hai finalmente capito che sono l’uomo della tua vita?” chiese abbassando gli occhiali e sollevando ritmicamente le sopracciglia “Piuttosto come mai da sola? Se il tuo cavaliere senza macchia e senza paura si è fatto da parte mi faccio avanti io”
“Gira a largo vecchio, devo tenere a bada fin troppi marpioni che ci provano con lei” anche senza aver ascoltato tutto il discorso fatto dal vecchio ne aveva intuito l’argomento e non aveva esitato ad entrare nuovamente nei passi del cavaliere.
“Ma come principino, già finita la riunione?”
“Avevo un motivo valido per accorciare i tempi. Io e te dobbiamo parlare”
“Beh allora già che siete insieme vi faccio preparare qualcosa in cucina, mettetevi comodi ragazzi” non se lo fecero ripetere, almeno non Vegeta. Faceva ancora caldo nonostante l’avvicinarsi dell’autunno e il loro tavolo fuori era lì ad attenderli.
“Così... Il vecchio ti ha lasciato le chiavi della sua Camaro”
“Di che ti stupisci? L’hai detto anche tu che sono la sua preferita... Ma forse voleva solo rabbonirmi” le labbra di Vegeta si tirarono quasi impercettibilmente in una smorfia, ma si trattenne da parlare finché la cameriera non li lasciò di nuovo soli.
“Com’è andata?” non servivano parole in più, lei si aspettava quella domanda.
“Al solito, ormai dovrei essere abituata all’essere ignorata” non aggiunse altro e questa volta fu Vegeta a interpretare le parole non dette. Quando si sarebbe sentita pronta glielo avrebbe detto.


SPAZIO AUTRICE
Ok, questo capitolo è in realtà solo di passaggio, giusto perché ho la brutta abitudine di iniziare a pubblicare le storie poco prima che inizi la sessione d'esami e proprio per questa ragione non me la sentivo di lasciarvi a bocca asciutta per troppo tempo. In questo capitolo in realtà volevo solo rievocare un po' di ricordi di Rosicheena su Turles prima della bomba che, se riesco, ci sarà in parte nel prossimo capitolo.
Immagino che Rosy non sia esattamente sempre il massimo della simpatia, ma (sempre se ci riesco) nei prossimi capitoli si saprà anche cosa l'ha resa tale e, quindi, il motivo per cui Vegeta sembra non far caso alle sue pessime uscite.
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo, in realtà non so neanche quando riuscirò a scriverlo, ma posso dirvi con assoluta certezza (più o meno) che la prossima settimana salterà l'aggiornamento, spero solo di riuscire a farmi perdonare.
A presto :-*

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Capitolo 5
*** Feel like home – Chantal Kreviazuk ***


Rimettere piede alla Saiyan SpA come dipendente ebbe uno strano effetto su Rosicheena, conosceva perfettamente ogni angolo di quell’edificio ma tremava come il giorno in cui vi mise piede per la prima volta. I dipendenti che già conosceva le resero le cose decisamente molto più semplici salutandola calorosamente e veramente felici di vederla. Fortunatamente per lei, Vegeta la conosceva fin troppo bene e le aveva immediatamente messo in mano i progetti che a suo dire andavano seguiti da una professionista. Un progetto in particolare attirò l’attenzione di Rosicheena e fu un grado di illuminarle gli occhi.
“Dunque, con questo mi sono meritato la tua compagnia mentre andiamo alla ricerca dei vestiti perfetti?” una frase in seguito alla quale Vegeta si trovò Rosicheena in braccio in stile koala. Fare shopping insieme era tra le cose che Rosicheena preferiva fare insieme al migliore amico: lui si muoveva tra i vari completi sapendo esattamente cosa cercare, il più delle volte neanche li provava bastava controllare le misure, ma con Rosicheena era tutt’altra storia soprattutto perché la ragazza adorava vedere le commesse, e ogni tanto i commessi omosessuali, sbavare dietro quel tripudio di muscoli che era il suo migliore amico. Perché, oggettivamente parlando, Vegeta Prince era davvero bello, di più, uno di quegli uomini che se li incontri per strada ti volti indietro per ammirare ancora un po’ e, purtroppo per tutti colori che evitavano di battere le palpebre per non perdersi neanche un attimo di lui, era consapevole di esserlo. Per il Prince, invece, la parte migliore arrivava nel momento in cui si doveva scegliere l’abito di Rosicheena, lui adorava farla agghindare e più un abito era sfarzoso ed esagerato più insisteva perché lo provasse. Tutto questo perché accompagnava ogni abito con la solita frase “Detesto il tuo non volerti rendere conto di quanto sei fottutamente bella Rosy”. Quella giornata di shopping non era stata molto diversa da tutte le altre, anche se secondo Rosicheena avevano un po’ esagerato. A suo dire non le servivano quattro importati abiti da sera, secondo Vegeta invece quelli erano solo una parte del suo regalo di ben tornata a casa, perché avevano anche aggiunto due paia di scarpe e una borsetta, su queste almeno è riuscita a farlo ragionare.
“Sei proprio sicura di voler trovare un nuovo appartamento?”
“Sì Vegeta, non posso continuare a stare a scrocco da tuo padre, per quanto io gli voglia bene lui ha bisogno dei suoi spazi e io dei miei”
“E dell’altra casa che mi dici?”
“Non mi va di parlarne”
“Mh, quando hai l’appuntamento con l’agente immobiliare fammi uno squillo, ho un paio di dritte da darti” Rosicheena lo guardò di sottecchi mentre guidava con tranquillità con un gomito sporgente dal finestrino aperto.
“Del tipo?”
“Beh innanzitutto l’ascensore, non puoi scegliere un palazzo senza ascensore indipendentemente dai piani perché se sei in dolce compagnia le scale sono eccitanti solo se sono un massimo di sette gradini, la distanza ideale per far camminare avanti una donna”
“Che gentleman”
“No, lo facciamo solo per guardarvi il culo” il pugno che gli arrivò sulla spalla ovviamente era più che meritato, ma lui neanche lo accusò, continuando a parlare come se niente fosse “Cabina armadio, anche se dovesse essere un buco di appartamento assicurati di avere una cabina armadio, se necessario sacrifica il salotto, tanto non sei mai stata una da divano. In terzo luogo il vicinato, gli agenti immobiliari cercando di fissare gli appuntamenti in orari in cui ci sarà il minor numero possibile di persone e, ricorda, non dicono mai la verità; passa da lì per caso in una giornata normale, possibilmente nel pomeriggio: se ci sono bambini in quello stabile lo saprai sicuramente. Perché non stai prendendo appunti?” la risata cristallina della donna che gli sedeva accanto riempì l’abitacolo
“Mi affido alla memoria e conto sulla tua compagnia per allora” Vegeta ghignò soddisfatto e di nuovo riprese il suo discorso
“Tubature: non dimenticarti mai di controllare le tubature sotto i lavandini di cucina e bagno. L’agente immobiliare non ti permetterà comunque di farlo perciò trovati qualcuno che ti accompagni, ma dal momento che sarò io sarà forse la prima cosa che controllerò”
 
- Pochi giorni dopo -
Qualsiasi regola che l’assistente personale dovesse essere solo reperibile per il suo capo era andata ad amplificarsi in ogni senso quando Rosy era tornata a pieno titolo nello staff della Saiyan SpA. Si poteva dire che si fosse trasferita a tutti gli effetti nell’ufficio di Vegeta, l’uomo infatti aveva fatto addirittura mettere una seconda scrivania accanto alla propria, ovviamente provvista di computer e tutto ciò che potesse essere utile. Gli altri collaboratori non avevano impiegato molto ad imparare che quei due fossero un tutt’uno, se era quasi impossibile comunicare con il capo senza le dovute procedure al contrario si poteva fermare Rosicheena anche in corridoio o, come era già capitato, addirittura nei bagni per comunicarle una notizia dell’ultima ora.
Per questioni di praticità Rosicheena teneva sulla propria scrivania l’interfono a cui, in ogni caso, Vegeta non rispondeva neanche prima e infatti era la segretaria a bussare alla porta dell’ufficio e comunicargli quanto dovuto.
“Ma ti rendi conto? Tu e le tue pessime idee del cazzo! Mi metti la giacca sulle spalle e boom, mezzo mondo crede che siamo a un passo dall’altare” Rosicheena sbatté con furia le riviste patinate che aveva preso alla reception: tutte riportavano un articolo di almeno due pagine con le foto dell’evento della sera prima e, in particolare, riportavano le foto di lei e Vegeta.
“Beh, eri incantevole in rosso” la giovane dedicò al migliore amico un’occhiata che voleva dire inequivocabilmente non osare Prince cui lui rispose alzando le mani in segno di resa. Era stato un evento in grande stile quello a cui avevano partecipato in veste ufficiale e della cui organizzazione si era egregiamente occupata la Saiyan: una cena di raccolta fondi durante la quale si erano esibiti a titolo gratuito gli artisti più disparati tra cui l’orchestra, illusionisti, professionisti della danza aerea, ma anche, su proposta di Rosicheena, degli artisti di strada che realizzavano ritratti o caricature della serata. Inutile dire che era stato un successo sotto l’occhio attento e imperscrutabile della signorina Hale che aveva dato occasione anche ai suoi ex datori di lavoro di vedere di persona la sua efficienza e propensione al comando.
 
“Tu sei incredibile, Rosicheena Hale. Dopo un paio di anni che hai lavorato per me come organizzatrice di eventi dovrei sapere tutti i tuoi assi nella manica e invece trovi sempre un nuovo modo per sorprendermi” Toma si avvicinò alla signorina Hale eseguendo un impeccabile baciamano che, però, attirò l’attenzione anche di altre persone non esattamente qualsiasi, Noah e Radish Prince che immediatamente affiancarono la ragazza facendola ridacchiare. Spesso e volentieri quei due si comportavano a tutti gli effetti come un padre e un fratello geloso e la cosa, per quanto a volte sembrasse assurda dato il fatto che non fossero neanche lontanamente imparentati, le piaceva, la faceva sentire protetta e parte della famiglia. Invero i Prince le avevano detto in più di un’occasione che loro la consideravano della famiglia già da quella prima cena alla villa e non si erano limitati solo alle parole, perché non perdevano occasione di farla sentire davvero a casa, che fosse appendendo una calza con il suo nome al camino per Natale oppure facendole trovare il muffin al cioccolato bianco con cui fare colazione, oppure ancora punzecchiandola sul fatto che mangiasse sempre troppo poco per i loro gusti.
“Ho avuto un’ottima insegnate, Toma, Marie Prince aveva sempre un asso nella manica e sapeva come sorprendere tutti. Negli anni che abbiamo lavorato insieme sono arrivata quasi a prevedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, ma lei era sempre un passo avanti a tutti” con la coda dell’occhio vide Noah sorridere per le belle parole dette su sua moglie, ma soprattutto perché sapeva che ciò che Rosicheena aveva detto era la pura verità
“Ora capisco perché non stavi bene ad Osaka” non le diede il tempo di fare domande perché si allontanò con un sorriso enigmatico sul viso  
 
Come detto da Vegeta, poi, era splendida con l’abito poco ampio rosso che aveva deciso di indossare. Dal suo canto la mora, a braccetto con Vegeta o talvolta Noah e Radish, si era sentita un’autentica principessa. Nelle riviste sparpagliate sulla scrivania non mancavano di esserci anche le foto con gli altri due Prince accompagnate dalle solite didascalie con cui giustificavano la loro sintonia con una relazione tra la donna e uno dei tre uomini.
“Andiamo Rosy, speculare sulla vita altrui è il loro lavoro”
“Preferirei non lo facessero su di me” l’uomo ridacchiò ma ebbe il buon senso di cercare di nascondere la cosa pettinandosi il pizzetto con le dita.
 
- Cinque anni prima -
Rosicheena camminava nervosamente nella sala dell’hotel scelto per l’occasione. Era arrivata almeno due ore prima degli altri addetti e assistenti, voleva assicurarsi personalmente che fosse tutto impeccabile. Armata di blocco per appunti, microfono con auricolare ad archetto e tablet controllava che i depliant della serata fossero ben ordinati sugli appositi tavoli, si teneva in contatto con addetti alle luci, dj e receptionist; aveva controllato già tre volte tutti e trenta i bouquet di fiori che fungevano da centrotavola e quando anche Marie arrivò in tempo per accogliere i suoi ospiti la affiancò immediatamente, senza essere invadente. Con la lista degli invitati sotto mano, Rosy spuntava i nomi non appena gli invitati oltrepassavano la porta della sala, in realtà precedendo anche il loro arrivo perché dalla reception, dove erano consultati gli inviti, le comunicavano il nome da attendere. Vegeta, Marie ma anche Noah non potevano che considerarsi davvero orgogliosi della ragazza che ogni giorno dimostrava di meritarsi il ruolo che rivestiva. Finiti i convenevoli seguivano alcuni minuti di relax prima del discorso di rito così Rosicheena, con il consenso di Marie si recò fuori dalla sala per supervisionare la serata dalla saletta adiacente che avevano adibito a sala di registrazione per l’emittente televisivo che avrebbe trasmesso il discorso in diretta.
“Tutta questa fatica e ti vuoi perdere le chiacchiere soft su moda e pettegolezzi?”
“Vegeta non ho tempo per i pettegolezzi, devo prima passare a controllare la regia, poi in cucina e chiamare la pasticceria per la conferma sulla consegna all’orario prestabilito” il Prince non si fece di certo intimorire dalla lista di cose da fare della mora, continuò a camminarle accanto con le mani nelle tasche e lanciando qualche occhiata alla lista
“E dimmi, hai intenzione di diventare l’incubo della serata? Scommetto la mia auto che hai chiamato già almeno due volte e che hai controllato regia e cucina almeno tre, se lo farai un’altra volta saranno a tanto così dal mandarti a fanculo” esordì avvicinando indice e pollice fino a mostrare uno spazio minuscolo “Ma non lo faranno solo perché si vede che ci tieni al tuo lavoro e in fondo in fondo un po’ ti ammirano” fece fatica a non ridacchiare quando Rosicheena gonfiò le guance e sbuffò sonoramente
“Non hai niente di meglio da fare che stressare me? Oggi proprio non è aria Prince” il giovane la osservò da testa a piedi dall’alto del suo metro e novanta di altezza. Per l’occasione Rosy aveva scelto un vestito che aveva acquistato senza di lui a consigliarla e poteva ammettere a mani basse che aveva fatto jackpot: era un abito in stile gotico, una base verde petrolio lungo fin sopra il ginocchio con sopra pizzo nero leggermente più lungo del primo; corpetto a cuore; nastri neri dietro la schiena e bretelle larghe di pizzo svolazzante. Non era il solito abito che si indossava in quelle occasioni ma nello sceglierlo dal suo armadio ore prima Rosicheena non aveva avuto dubbi. Il tutto era completato da un paio di sandali neri vellutati con tacco a spillo, una pochette a tracolla di pizzo e qualche lustrino, l’unico gioiello era un braccialetto d’argento che i ragazzi le avevano regalato per il suo compleanno.
“Basta così” prima che Rosy potesse in qualche modo impedirglielo, Vegeta le aveva tolto di mano il blocco per appunti  per riporlo dietro il bancone della reception.
“Via anche le auricolari ad archetto che fanno troppo pilota o fanatico di videogiochi” Rosicheena sgranò gli occhi boccheggiando sconvolta mentre Vegeta, con tutta la delicatezza di cui era capace, le sfilò le auricolari facendo attenzione a non disfarle i capelli e rovinare la sua impeccabile acconciatura.
“No no no Vegeta non posso. Questa cosa è troppo importante e se qualcosa andasse storto sarebbe colpa mia” gli occhi iniziarono a farsi lucidi così Vegeta decise di intervenire.
“Ehi” le mani dell’uomo andarono quindi a posarsi sulle sue spalle, massaggiando leggermente i muscoli rigidi “andrà tutto benissimo Rosy, hai organizzato tutto nel migliore del modi. Facciamo così: ti concedo il tablet e per qualsiasi cosa parlane con me, ok? Io ti resterò accanto e supervisioneremo insieme il tutto” Rosy dovette sollevare il viso per guardarlo negli occhi
“Non posso monopolizzarti per tutta la serata”
“Infatti non lo fai. Al massimo sono io che ti distraggo dai tuoi doveri” per quanto banali quelle parole bastarono per stemperare un po’ la tensione
“Idiota”
“Tsk... Forza andiamo” con un braccio le avvolse i fianchi per poi farle strada verso la sala “Oh quasi dimenticavo. Sei bellissima” 
 
- Tempo presente -
Un lieve e timido bussare allo stipite della porta attirò l’attenzione dei due che si volsero immediatamente in quella direzione.
“Scusate il disturbo, la porta era aperta”
“Nessun problema Clary, parla pure. Se è per le riviste le avrei riportate in reception tra poco” Rosy disse l’ultima parte spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli per mascherare l’imbarazzo, ma la ragazza già tesa di suo non vi fece caso. Era stata promossa a segretaria di Rosicheena su decisione del grande capo che apparentemente voleva farle un regalo di bentornato, ma che in realtà era stato l’anticipo di una specie di aumento di potere che l’avrebbe vista protagonista.
“Mi è stato comunicato che c’è una donna che chiede di te Rosy, non ha un appuntamento e si rifiuta di dire il suo nome ma è molto insistente” Rosicheena sospirò, nel mentre si portò le mani alla nuca e girò gli occhi al cielo, un atteggiamento apparentemente scocciato ma in realtà stava solo consultando l’agenda mentale.
“Domani dovrei avere un buco di qualche minuto tra il giro al settore marketing e la conferenza con gli addetti stampa. Mi raccomando, che sia puntuale oppure si scorda un altro incontro. Se la memoria non mi inganna, qui non si può entrare quando se ne ha voglia per incontrare chissà chi senza appuntamento, giusto?” ridacchiò facendole un occhiolino nel citare le stesse parole che lei le aveva rivolto al loro primo incontro. Clary ovviamente arrossì prima di congedarsi per fare quando detto.
“E poi sono io il capo stronzo” borbottò Vegeta una volta soli “talmente stronzo che ti permetto di perdere tempo in ufficio e prendere in giro gli altri dipendenti”
“Ma tu sei stronzo Prince, solo che con me lo sei in modo diverso. Diciamo che con me sei Teddy bear con la faccia incazzata” girata di spalle mentre sfogliava la rivista Rosy non lo aveva visto avvicinarsi e il giornale cadde dalle mani a causa del suo continuo contorcersi quando Vegeta iniziò a pizzicarle i fianchi
“Che cosa sarei io?” quanto gli era mancata la sua presenta in ufficio? Forse troppo eppure riusciva a notarlo solo ora che la aveva di nuovo intorno, nel suo spazio che non aveva mai voluto condividere con nessun’altro. In realtà non era poi così assurdo che non ci avesse fatto caso prima, nelle ultime settimane di vita di Turles Rosy non era più la stessa, sembrava aver perso il sorriso e ogni peggioramento di suo marito gli effetti si vedevano anche su di lei. Stava male ed era evidente: trascorrendo la notte in ospedale non dormiva bene e le poche volte in cui tornava a casa a riposare il suo sonno era disturbato, non sorrideva, sembrava non esserne più capace, e anche il suo lavoro risentiva di carenza nei dettagli di cui nessuno però le faceva mai parola. Dalla morte di suo marito, Rosicheena non aveva più messo piede in ufficio prima del giorno in cui Vegeta le chiese di raggiungerlo urgentemente. Quella mattina seguì l’istinto, perché se ci avesse pensato un secondo di più avrebbe chiesto alla receptionist di mettersi in contatto con i piani alti e consegnare quanto portato, invece si fece quasi prendere dall’euforia di essere tornata in quello stabile e quasi non vedeva l’ora di raggiungere l’ufficio dell’amico. Stesso ufficio che ora era divenuto il loro.  
“Dunque, grande capo, qual è il prossimo grande appuntamento in agenda?”
“Se magari posi quella rivista e torni a lavorare ne parliamo” Rosicheena lo osservò con gli occhi da cucciola migliori che riuscì a fare
“Pausa caffè?”
Trascorsero il resto del pomeriggio a parlare del più e del meno, lavorarono, ovviamente, ma non mancarono anche i commenti sulla serata e di ciò che i giornalisti dicevano di loro. Il sole era già tramontato quando finalmente uscirono dall’ufficio.
“Ti va il sushi stasera? Prenoto al Serpentone per le 20:00?”
“Ma sul serio pensi solamente a mangiare? Dobbiamo preparare la conferenza stampa e non possiamo perdere tempo in sciocchezze” camminavano l’uno accanto all’altra, come fosse la cosa più naturale del mondo Vegeta le avvolgeva i fianchi con un braccio mentre con l’altra mano apriva le porte per lasciarla uscire per prima. Con uno sbuffo si trovò ad ammettere che avesse ragione
“Staccare per un paio d’ore non è disertare il lavoro” ma che Rosy avesse ragione non significava necessariamente che Vegeta non avrebbe tentato di farle cambiare idea. Erano nel ormai sul marciapiede di fronte agli uffici, l’addetto gli aveva appena portato la macchina dal parcheggio riservato, quando furono raggiunti da un’altra persona che però rimase a qualche metro di distanza.
“Rosicheena Hale?” si voltarono entrambi nella direzione di quella donna, per poi scambiarsi un’occhiata confusa.
“Sì sono io, chi vuole saperlo” la donna dai capelli neri e gli occhi scuri sorrise avvicinandosi di qualche passo.
“Il mio nome è Helena e...” spostò momentaneamente lo sguardo sorridendo ancora ma questa volta in modo molto imbarazzato, incapace di sostenere gli occhi chiari di Rosy “e sono tua madre”

 

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Capitolo 6
*** Parole di ghiaccio - Emis Killa ***


- Cinque anni prima -
Era stato un viaggio tranquillo, Rosy aveva persino smesso di ripetere che non fosse costretto ad accompagnarla solo dopo la prima ora in auto. Le restanti due le avevano passate con lei che cantava a squarciagola le canzoni mal assortite della sua playlist e lui che cercava di non ridere ogni volta che la sentiva pronunciare puffaffero, perché non si deve mai prendere in giro Rosicheena sui cartoni animati. Erano in viaggio verso Osaka, nella cui periferia vivevano Doug ed Ester che li avevano invitati all’ultimo minuto per la festa per il loro anniversario di matrimonio. In realtà era un evento che Rosy aveva in agenda da mesi, era una tradizione riunirsi tutti per festeggiare l’anniversario dei suoi genitori adottivi con un barbecue in giardino, la novità era la presenza di Vegeta. L’invito poi era stato tra i più assurdi che Rosy avesse mai visto: era nella sua camera, in videochiamata con i coniugi quando Vegeta era entrato senza bussare chiedendole dove avesse messo la sua maglietta che, Doug ed Ester non potevano saperlo, aveva lasciato lì per le emergenze. Ester aveva quindi esordito dicendo qualcosa come “E chi è quel gran pezzo di figo?” incurante del fatto che Rosicheena non indossasse le auricolari. Nell’imbarazzo dei due giovani aveva poi sorriso a Vegeta e lo aveva invitato ad unirsi a loro alla festicciola per l’anniversario. Come Rosy gli spiegò nei giorni successivi, Ester è una donna dolcissima ma anche imprevedibile, un attimo prima può essere tutta zucchero, orsetti gommosi e marshmallow  un attimo dopo poteva tenerti il muso per ore solo per aver espresso un parere negativo sulle sue amate calle, quindi si era raccomandata di non insultare mai i suoi fiori che sostituiva ogni settimana per non ammettere di non avere il pollice verde.
Ci sarebbero stati anche molti dei suoi fratelli adottivi così Rosy, quando non cantava, gli comunicava informazioni che gli sarebbero state utili, argomenti sì e argomenti no, squadre sportive tifate e principalmente difetti dei suddetti ragazzi.
“Quando abitavo con loro eravamo in totale cinque ragazzi in quella casa, so però che negli ultimi tempi si sono dati una calmata soprattutto dopo essere diventati nonni per la prima volta. Penso che siano due bambini che ora hanno in custodia”
Quando arrivarono davanti alla casa il viso di Rosy si illuminò di un sorriso dolce e sincero, lo stesso che aveva tutte le volte che parlava degli anni con loro, gli unici veramente felici della sua infanzia. Non che si potesse veramente chiamare infanzia dal momento che aveva tredici anni quando l’adottarono. I dodici anni precedenti li aveva passati saltando da una casa famiglia all’altra, Rosy scherzava spesso dicendo di aver viaggiato più lei in tutto lo Stato che i suoi tre amici tutti insieme, a distanza di un anno di amicizia Vegeta non si spiegava cosa potesse aver spinto una coppia a riportare indietro una bambina di due anni presa in affidamento. Sempre Rosicheena gli aveva spiegato che il più delle volte i bambini in affido vengono restituiti quando la coppia ha figli propri, l’effetto collaterale di questi reietti sta poi nella loro scarsa fiducia nel prossimo e nel loro successivo farsi sempre riportare in casa famiglia.
“Ci siamo” Rosy sorrise ancora di più guardando l’amico
“Pronto a ogni genere di domanda, soprattutto imbarazzante?”
“Non vorrei essere da nessun’altra parte”  al ché le sorrise a sua volta e si avviarono all’ingresso, armati di fiori e regalo che avevano scelto insieme: una cornice d’argento decorata con un’orchidea in rilievo sull’angolo in basso a sinistra e tre opzioni di foto scelte da Rosicheena.
“Ciao Ester” ad aprire la porta fu una bellissima donna abbastanza avanti con le età, i capelli rossi erano striati di grigio, gli occhi marroni e, ovviamente un’abbondante spruzzata di lentiggini.
“Rosy! Tesoro che aspetti? Su abbracciami” lo fece immediatamente Rosicheena, abbracciando stretta la donna che le avvolse il busto. Nel giro di pochi secondi il suo sguardo si posò sul giovane uomo che se ne stava sorridente in veranda. Rosy non era una tipa affettuosa, il contatto fisico lo tollerava a stento e aveva impiegato un po’ per abituarsi all’esuberanza di Turles, lui invece c’era andato più con i piedi di piombo ed era il motivo per cui si era conquistato quasi immediatamente la fiducia della bella mora.
“E tu devi essere il fidanzato della mia bambina”
“Ehm no, non esattamente signora”
“No Ester, Vegeta non è il mio fidanzato, è il mio migliore amico”
“Vegeta, eh?” Rosy arrossì davanti al ghigno di Ester e Vegeta non fu da meno quando la donna ammiccò nella sua direzione per poi salutarlo con un abbraccio, come se fosse di famiglia.
“Caro sono arrivati Rosy e Vegeta” ovunque si trovasse suo marito sicuramente doveva aver sentito la voce squillante della donna che doveva amare parecchio per continuare a sopportarla, Rosicheena lo diceva da sempre. Il disimpegno, così come il salotto, era tempestato di fotografie dei coniugi insieme ai loro tanti figli adottivi presi singolarmente.  
“Eccola qui la mia piccola. Come stai Rosy? Sono secoli che non ci vediamo” la mora sorrise al padre adottivo abbracciandolo a sua volta
“Sto bene Doug, il lavoro mi impegna parecchio e quando sono libera sto con i miei amici”
“E a tal proposito” si voltò quindi verso il Prince “è un piacere conoscerti Vegeta. Di tutti i miei figli Rosicheena è l’unica che non ha mai portato a casa un fidanzato”
“Infatti lui non è il mio fidanzato Doug” Rosy ci provò a dirglielo, ma dal suo broncio e le braccia incrociate al petto era evidente che fosse abituata all’essere poco ascoltata, almeno su questo argomento.
“Oh beh, allora mi correggo. È un piacere conoscere il non fidanzato di mia figlia”
“Il piacere è mio signore”
“Oh no dai, chiamami solo Doug”
L’uomo era di qualche anno più grande di sua moglie, probabilmente aveva la stessa età di Noah, capelli corti in un taglio militaresco, occhi verdi, era poco più basso di Vegeta e dotato di quella che Rosy definiva pancetta da birra e patine.
“Doug degli altri chi è già arrivato?”
“Siete tra i primi tesoro, di là c’è solo Kaito”
“Il che di per sé basta e avanza” esordì una nuova voce maschile dalla portafinestra del salotto che dava sul giardino. Era un uomo all’incirca quanto Vegeta, i capelli spettinati in una cresta punk rossa acceso che, Rosy gli aveva raccontato, aveva lo scopo di coprire quello che lui considera un orrido biondo cenere; indossava dei pantaloni di pelle aderenti e strappati in più punti e un gilè verde che attirava l’attenzione quasi quanto i suoi capelli e la posa in stile il corvo. Gli occhi chiari, molto simili a quelli di Rosicheena, si illuminarono quanto quelli della ragazza quando si abbracciarono stretti.
“Vieni pagliaccio, devo presentarti il mio migliore amico” con fare esageratamente teatrale, il rosso si portò una mano al cuore e si stampò in faccia un’espressione da cucciolo con tanto di labbro tremante
“Ma non ero io il tuo migliore amico?”
 “Tu sei il mio intimo amico fraterno”
“E qual è la differenza?”
“Il nome, per me siete sullo stesso piano” finito il siparietto, Kaito si voltò verso il nuovo arrivato, sorrise e gli porse la mano.
“Piacere di conoscerti non fidanzato di Rosicheena. Kaito Dext, mago degli effetti speciali” così conobbe un’altra delle persone della vita di Rosicheena e dal primo momento ne rimase colpito: nonostante l’aspetto molto stravagante che aveva solo lo scopo di attirare l’attenzione, Kaito sapeva interagire con chiunque e trovava sempre il modo di stemperare la situazione o dissolvere il disagio, amava il suo lavoro e quando ne parlava gli brillavano gli occhi, così come gli brillavano quando parlava degli anni passati in casa di Doug ed Ester che gli descrisse dettagliatamente in quelle ore di allestimento della serata in giardino.
“Quando arrivò Rosy il posto si era liberato qualche settimana prima perché Phil ricevette una borsa di studio all’università, lo conoscerai tra poco e lo riconoscerai perché è il classico avvocato con il completo gessato e la cravatta sempre annodata”
“Kai anche Vegeta indossa completi gessati e cravatta”
“Sì ma non adesso, bellezza. Phil sicuramente si presenterà con il completo e la cravatta e io passerò il mio tempo a cercare di corrompere suo figlio a versarci sopra qualche bevanda gassata e appiccicosa. Ora se non ti dispiace stavamo chiacchierando, sciò” Rosy si allontanò ridendo, tranquilla di lasciare Vegeta in buone mani, al massimo al termine di quella serata il suo migliore amico avrebbe avuto qualche argomento in più per prenderla in giro.
Per le 19 erano arrivati tutti e quindici i figli di Doug ed Ester con rispettive famiglie, il giardino era pieno di persone eppure la coppia di festeggiati riusciva efficacemente a mantenere l’ordine. Gli invitati erano seduti ovunque, per lo più sui tanti cuscini sparpagliati sul prato o i divani e poltrone da giardino, Vegeta era stato trascinato su un mucchio di cuscini insieme a Rosy, Kaito e i fratelli a cui erano più affezionati.
“Ma dimmi un po’ Prince, Rosy scalcia ancora come un asino quando è in preda agli incubi?” Rosicheena arrossì vistosamente prima di tirare una gomitata nel fianco di Quill, dopodiché mise il broncio avvicinandosi maggiormente a Vegeta che, come al solito, le avvolse i fianchi con un braccio, facendola appoggiare a sé. Dopo la decima volta che avevano provato a spiegargli la situazione, alla fine sia Vegeta che Rosy avevano rinunciato a rispondere che non fossero una coppia, tanto ci pensavano Kaito o Ester a presentare Vegeta come il non-fidanzato o il quasi-fidanzato di Rosy.
“Solo ogni tanto” questa volta la gomitata se la meritò Prince
“Non farci caso, tutte le persone cresciute in orfanotrofio soffrono di cose del genere. Rosy soffriva di attacchi di panico ma non era nulla in confronto al sonnambulismo di Brady” a parlare era stata Lazuli, una bella ragazza ma molto timida. Rosy le aveva raccontato che da bambina aveva subito delle molestie da una coppia affidataria e da allora infatti tende a indossare abiti che sminuiscono la sua innata bellezza.
“Vero” intervenne il diretto interessato ridacchiando. Brady è invece un tipo non troppo alto e rotondetto, sempre sorridente. Nonostante l’aspetto lui è l’anima della festa, nonché anche quello che alla fine finisce con più alcool che sangue in corpo sdraiato chissà dove a contemplare il cielo/soffitto. A divergere con il spirito festaiolo è il suo lavoro, Brady infatti è il proprietario di una libreria in centro.
La storia però la raccontò Kaito, come era ovvio.
“Una volta lo abbiamo trovato in mutande davanti al frigorifero aperto che cercava delle pantofole a forma di unicorno che aveva visto alcuni giorni prima in tv... Vedi Prince, a parte gli scherzi, tutti noi reietti delle case famiglie ci portiamo dietro degli strascichi di quella vita. Può trattarsi di incubi, fobie, sonnambulismo, difficoltà nelle relazioni, ammetterlo è un grande passo avanti e riuscire ad avere degli amici veri è un traguardo non da poco. Sono felice che Rosy ti abbia conosciuto” per quel poco che aveva avuto modo di vedere di Kaito, non sembrava il tipo che riuscisse a fare discorsi seri e sentire quelle parole da una persona che conosceva Rosicheena come le sue tasche non era una cosa da niente. Prima che potesse rispondergli, però, Kaito si era già alzato in piedi e stava battendo con il suo accendino sulla bottiglia di spumante che aveva requisito poco prima
“Bene, ora che ho la vostra attenzione vorrei dire alcune parole. Mamma e papà, non conosco molte coppie che sono arrivate a così tanti anni di relazione, ci auguriamo che grazie al vostro esempio i presenti riescano a raggiungere insieme almeno la metà. Ammetto che ho girato parecchio in lungo e in largo il regalo perfetto, ma niente mi sembrava abbastanza. Poi il destino me l’ha presentato su un piatto d’argento” con un cenno chiese ai festeggiati di aprire il pacco che era rimasto ancora chiuso per richiesta del giovane. Solo pochi dei presenti riuscirono a riconoscere quella scultura di un volto come il trofeo degli BAFTA ai migliori effetti speciali con il nome del ragazzo scritto sul piedistallo
“Non ci credo!” Ester lo riconobbe all’istante perché era nella lista dei traguardi di Kaito e lo aveva sempre incoraggiato a non tirarsi indietro
“Mi avete spinto a seguire i miei sogni e se ho raggiunto questo traguardo lo devo a voi ed è a voi che va la dedica che vi ho fatto incidere” e mentre il ragazzo si faceva abbracciare da coloro che considerava a tutti gli effetti i suoi genitori, Rosicheena approfittò per stringersi maggiormente sotto il braccio del suo migliore amico
“Super figo il mio fratellone, vero?”
 
- Tempo presente -
Il mio nome è Helena e sono tua madre... Rosicheena non riusciva a capire quelle parole, quasi come se fossero state pronunciate in un’altra lingua. Chi era quella donna? Lei era certa di non averla mai vista e non le somigliava per niente. Avevano a stessa altezza, gli stessi capelli neri e la stessa pelle chiara, ma il viso della sconosciuta così come il suo corpo era più rotondo, forse a causa della gravidanza o di altre successive, oppure lo era di costituzione, non pensava di certo in quel momento a tutte le volte che Noah le aveva detto di trovarla troppo magra a causa dello stress e gli strascichi della depressione da cui era stata affetta che le impedivano di nutrirsi quando dovrebbe, o meglio che le impedivano di prendere peso. Gli occhi bruciavano come quando trascorreva molte ore davanti al computer e non riusciva a respirare, il torace sembrava chiuso in una morsa che non le permetteva di prendere abbastanza aria, stava annaspando come un pesce fuor d’acqua.
Madre? No, quella sconosciuta non era sua madre, perché non basta il DNA, non bastano nove mesi di gravidanza, non basta la somiglianza fisica a definire chi è una madre e soprattutto perché se pensava alla parola mamma davanti agli occhi appariva solo il volto sorridente di Marie Prince.
Le palpebre facevano male per quanto stava sgranando gli occhi ma era inutile perché non vedeva niente, era immersa in un buio talmente terso che la luce non sarebbe stata in grado di definirne dei limiti. Intanto il panico saliva e i respiri si facevano più veloci.
“Papà cazzo apri questa fottuta porta!” Vegeta premeva insistentemente il campanello con il gomito cercando di attirare l’attenzione del padrone di casa, Rosicheena tremante saldamente stretta tra le sue braccia con il viso sprofondato nell’incavo tra la spalla e il collo umido per le lacrime della donna.
“Si può sapere che hai da- Oh Santo cielo! Cosa le è successo?!”
“Sta avendo un attacco di panico e non riesco a calmarla” Vegeta faceva appello a tutte le sue forze per non far percepire nella voce la paura che gli stava chiudendo lo stomaco, ma Rosy percepiva le loro voci come suoni ovattati.
“Stendila sul letto... Rosy? Rosicheena riesci a sentirmi?” Noah provava ad essere professionale ma la preoccupazione per la giovane era tanta, soprattutto perché era rigida come una statua e non reagiva agli stimoli, che fossero lievi colpi sulle guance o la luce puntata negli occhi. Poi continuava a piangere, i suoi singhiozzi erano l’unico suono che riusciva ad emettere.
“Che cosa le è successo?”
“Ha incontrato sua madre”
 
 “Il mio nome è Helena e...” spostò momentaneamente lo sguardo sorridendo ancora ma questa volta in modo molto imbarazzato, incapace di sostenere gli occhi chiari di Rosy “e sono tua madre”  Rosicheena impallidì
“Deve essere stata mal’informata, signora, io non ce l’ho una madre”
“No, Rosicheena ti prego ascoltami. Io sono qui ora, io voglio conoscerti”
“Conoscermi? Tzk” Vegeta era la persona che conosceva meglio Rosy eppure stentò a riconoscerla con il viso deformato in un’espressione talmente agghiacciante da mettere i brividi persino a lui “Ironico che lei voglia conoscermi solo ora, un po’ in ritardo. Avrebbe dovuto pensarci prima di abbandonarmi davanti a una stazione di polizia ad appena un anno e mezzo di vita” gli occhi della sconosciuta si riempirono di lacrime ma la sua espressione non cambiò di molto, non traspariva nessuna emozione. Rosicheena rimase in uno stato di apatia per un po’, non si rese conto di quando iniziò a tremare, né del momento in cui il respiro si fece più veloce fino a provocarle dei forti capogiri.
 
Quelle parole sembrarono avere un qualche effetto su Rosy che uscì dallo stato di apatia, ma lo fece strillando come se la stessero pugnalando. Noah si sentì morire quando vide i suoi occhi lucidi dal dolore mentre le somministrava un calmante, Vegeta che aveva dovuto tenerla ferma non era in una condizione migliore. Il calmante impiegò poco a fare effetto, ma Vegeta rimase per anche i minuti successivi steso accanto  Rosicheena, tenendola tra le braccia, accarezzandole i capelli e struggendosi per averla ridotta in quelle condizioni. Erano anni che Rosicheena non ricorreva ai calmanti, l’ultima volta era stato nei giorni immediatamente successivi alla morte di Turles: non riusciva a dormire e le poche volte in cui la stanchezza aveva il sopravvento si svegliava urlando preda di attacchi di panico. In queste occasioni aveva quindi ricorso ai sonniferi e, per fortuna, di rado alle iniezioni, sapere che questa volta era stato lui a scegliere al suo posto però lo distruggeva. Certamente nel giorni successivi avrebbe cercato un modo per farsi perdonare, anche se Rosy sicuramente gli dirà che non ha nulla di cui farsi perdonare.
L’appetito era del tutto passato e se fosse stato per lui non si sarebbe mai mossi da lì, poco importa se il completo era scomodo per stare sdraiato sul letto, che Rosy detestasse da morire quando le scarpe entravano in contatto con il copriletto, o che un angolo della fibbia della cintura gli stesse dando parecchio fastidio al basso ventre. Non gli importava nulla. Voleva restare scomodamente sdraiato su quel letto matrimoniale di cui ora in due ne occupavano appena metà, voleva tenerla tra le braccia, sentire il suo profumo, i capelli scuri di lei che vengono quasi pettinati dal suo pizzetto, e soprattutto voleva illudersi di aver fatto la cosa giusta. Non si sarebbe mosso di lì se Noah non fosse andato a chiamarlo per dirgli dell’arrivo di Bardack e di Radish, entrambi preoccupati per Rosy.
“Sta tranquillo Vegeta, le ho somministrato un dosaggio leggero. Dormirà al massimo per un paio d’ore”
Come l’uomo aveva già annunciato, gli altri attendevano nel salone, compresa Sadala.
“Come sta? Papà non ci ha voluto dire cosa è successo” Radish era stato il primo a notare l’arrivo del fratello maggiore, attirando quindi anche l’attenzione degli altri due.
“Si riprenderà, è stato un attacco di panico ma è una donna forte” Vegeta annuì alle parole di suo padre andando a sedersi sulla poltrona
“Veg ma che è successo? È da Turles che Rosy non ha attacchi di panico forti, almeno a quanto dice lei”
“Ha ricevuto una visita di sua madre”
“E con ciò? Mi sembrava che con Ester avesse un buon rapporto” nel suo fare saccente Sadala espose la domanda che assillava anche Bardack e Radish e, seppur Vegeta in altre circostanza le avrebbe risposto come suo solito, ma ci passò sopra solo perché lei non poteva sapere
“Infatti non ho mai parlato di Ester” rispose chinando il capo e massaggiandosi gli occhi con la mano.  Per la seconda volta si ritrovò a raccontare ciò che era successo poco prima.
“E ha la faccia tosta di farsi vedere dopo venticinque anni? Che stronza!”
“Radish modera le parole” per quanto sotto shock Noah cercava di mantenere la calma e far ragionare anche il minore dei suoi figli, nonché il più attaccabrighe.
“No Noah, Rad ha perfettamente ragione. C’è sicuramente un motivo dietro questa improvvisata e potrebbe benissimo essere il galà dell’altra sera e delle decine di foto di Rosy e Vegeta apparse sui giornali con i titoli più disparati. La vostra famiglia è tra le più in vista e non c’è dubbio che vedere lo scapolo d’oro di West City accompagnato faccia notizia e questa donna, chiunque sia, potrebbe volerci guadagnare a sua volta” Vegeta osservò distrattamente il suo migliore amico entrato in pieno nel ruolo dell’avvocato e gliene fu grato perché in quel momento più che mai lui non sapeva che fare. Anche Bardack dovette accorgersene perché, scuotendo il capo, successivamente si rivolse a Noah
“Fate attenzione, sicuramente cercherà di avvicinare di nuovo Rosicheena e finché non sapremo qualcosa di lei non è il caso che ci abbia a che fare”
 
Quando aprì gli occhi Rosicheena si sentì ancor più stanca di quando si era addormentata. La testa le scoppiava come dopo una sbornia colossale. Erano due anni che non si sentiva così, da quando quella notte in ospedale Rosicheena si svegliò di soprassalto a causa dei macchinari che annunciavano la dipartita di suo marito. Quello che visse nei mesi successivi fu, sicuramente, il periodo peggiore della sua vita: per le prime settimane non si mosse dalla sua camera, piangeva a ogni ora; la notte non dormiva senza i sonniferi e durante il giorno assumeva altri calmanti che la lasciavano sempre molto confusa e intontita, qualsiasi cosa facesse o dicesse dopo poco la dimenticava. Sentirsi di nuovo così non fece che incrementare il danno riportandola con la mente a quel periodo nero. Non aveva mai pensato al suicidio, diceva di essere troppo razionale per togliersi la vita e non voleva causare altro dolore a quelle persone cui voleva bene. Fu questa consapevolezza a spingerla a lasciare la città. Lo fece un sabato mattina senza alcun preavviso, Vegeta e Noah erano andati a trovare i Son e lei era rimasta alla villa con Radish a cui aveva chiesto di accompagnarla alla stazione. Non fu una grande sorpresa, Vegeta aveva accennato loro che Rosy fosse stata invitata dai genitori a tornare a casa loro per un po’, quello che non si aspettavano era che, un po’ alla volta, la donna cominciò ad allontanarsi. Le chiamate si fecero più brevi e rare, un po’ alla volta il suo atteggiamento si fece più distante, era persino tornata a dare del lei a Noah; poi quelle poche chiamate diventarono ancora meno, sostituite da qualche messaggio in cui alludeva agli impegni del nuovo lavoro, infine sparirono anche quelli. Poi, una sera, aprì la porta e si trovò davanti Vegeta più furioso che mai che la riportò alla ragione.
 
Tornare a vivere non fu facile, ma soprattutto non fu facile dire basta ai sonniferi. Ci vollero settimane per farla uscire da quella assuefazione e se non ci fosse stata la sua sorellina Lunch, che era diventata infermiera, probabilmente non ci sarebbe riuscita. Turles le mancava come l’aria e non riusciva a pensare a lui senza scoppiare a piangere, per questo evitava di farlo, rimandava finché era in compagnia ma quando poi si trovava da sola nel buio della sua camera la cosa era inevitabile. Quella sera non faceva la differenza. Non era solo Turles a mancarle, le mancavano anche i suoi amici, la sua vita che era andava in frantumi quando suo marito aveva iniziato a peggiorare fino a decidere per il ricovero.
Le lacrime stavano per prendere il sopravvento in quella routine che la accompagnava da settimane: avrebbe pianto con il viso sprofondato nel cuscino per attutire i singhiozzi finché non si sarebbe addormentata esausta, dopodiché la mattina dopo avrebbe nascosto le occhiaie con il fondotinta, gli occhi rossi con una sciacquata di collirio e avrebbe fatto finta di stare bene, come faceva da settimane. Il suono incessante del campanello le scombinò i piani. Erano le dieci passate, Doug ed Ester si erano già ritirati per riposare e chiunque fosse fuori dalla casa sembrava non avere intenzione di togliere il dito dall’interruttore finché non porta non fosse stata aperta. Ci alzò velocemente e ignorando i capogiri e la vista offuscata per la debolezza percorse a memoria il tragitto che la separava dalla porta d’ingresso. Il mondo le crollò sulle spalle con tutto il suo peso quando gli occhi riconobbero la figura di Vegeta Prince malamente illuminato dai lampioni davanti il portone di casa. Sotto shock aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì alcun suono, Vegeta non parve curarsene perché prese la parola senza pensarci due volte.
“Tu, piccola codarda che non sei altro... Ti ho lasciato il tuo tempo, ti ho lasciata piangere, chiuderti in te stessa e allontanarti da me, ma giuro su quanto è vero Iddio che tu non mi allontanerai da te, sono stato chiaro?” i suoi occhi neri erano cerchiati di rosso, non seppe dire se per la stanchezza o il pianto, perché Vegeta era un uomo tutto d’un pezzo ma non aveva paura di ammettere di piangere.
“Tu sei la mia migliore amica, Rosy, vedova di uno dei miei migliori amici. Mia madre  ti considerava come un’altra figlia, mio padre ancora adesso ti considera tale. Rosy lo vuoi capire che ti voglio bene?! Arrabbiati, urla, prendimi anche a pugni se ti può essere d’aiuto ma ti prego, ti scongiuro, non allontanarmi mai più da te perché sentirti distante fa più male di qualsiasi pugno abbia ricevuto in tutta la mia vita” dopo anni quella notte dormirono l’una tra le braccia dell’altro piangendo e asciugandosi le lacrime a vicenda.
 
“Ehi sei già sveglia” come richiamato dai suoi pensieri, ecco Vegeta oltrepassare la porta della camera con indosso una vecchia tuta estiva blu. Rosicheena annuì lievemente, cercando di non aumentare il mal di testa che le premeva le tempie
“Quando fai uso di questa roba per un bel po’ di tempo servono dosi maggiori per buttarti giù” come si aspettava Vegeta storse il naso prima di porgerle un bicchiere.
“Papà ha ipotizzato che potessi avere mal di testa e mi ha detto di portarti qualcosa” la donna non si fece pregare per mandare giù il contenuto del bicchiere e ributtarsi di peso sul cuscino.
“Che ore sono?”
“Circa le undici” ancora una volta annuì con lo sguardo perso sul soffitto e nessuna espressione in volto. Rimasero così per un paio di minuti in cui l’unica cosa percepibile era il suono dei loro respiri.
“A che cosa pensi?”
“Spero di riuscire a togliere le macchie di trucco dalla federa del cuscino, anzi se ti fidi lasciami anche il tuo completo, altrimenti puoi detrarmi il costo della tintoria dallo stipendio”
“Idiota” quantomeno riuscirono a stemperare la situazione ridacchiando entrambi, poi Vegeta si stese sul letto mentre Rosy, a cui il mal di testa doveva essersi alleggerito, si diresse nel bagno privato e ne tornò con il pigiama indosso.
Ripensando a una chiacchierata avuta con Muter quando andò a trovarlo al locale, Rosicheena nuovamente mezza addormentata decise di togliersi una curiosità
“Perché dopo tanti anni sei ancora il mio cavaliere dalla scintillante armatura? Non ti stanchi a combattere guerre perse in partenza?” Vegeta voltò il capo nella sua direzione, osservandone il profilo grazie alla luce della luna che filtrava dalle tende semichiuse
“Perché tutte le principesse ogni tanto hanno bisogno di essere salvate, anche quelle cocciute come te” Rosy sorrise avvicinandosi maggiormente all’amico fino a posare la testa sul suo petto granitico, dove si addormentò velocemente grazie anche ai grattini tra i capelli che lui sapeva bene fossero il suo punto debole.
 
- Due anni prima -
“Guarda che l’ho capito” la voce di Turles, così insolitamente apatica, convinse la giovane donna a ignorare il paesaggio fuori dalla finestra e volgere lo sguardo la sua attenzione al marito. Lo trovò ad osservarla con una strana luce in quegli occhi neri che da sempre erano in grado di leggerle dentro.
“Lo so che ti piace” continuò senza bisogno di che lei dicesse nulla, perché tra di loro funzionava così.
“Ma non dire stronzate” Rosicheena rispose senza riflettere e tornò a guardare il cielo grigio che preannunciava neve.
“Questa ne è un’ulteriore conferma. Erano due gli uomini che fino a un attimo fa erano in questa stanza, eppure non mi hai chiesto a chi mi riferissi” Rosicheena spalancò gli occhi, sperando che Turles non lo notasse, che illusa. Turles conosceva tutto di sua moglie e non aveva bisogno di guardarla per capire cosa le frullasse per la testa, così come sapeva che quell’approccio così diretto con Rosicheena non era sempre una buona idea
“Non è che l’infermiera Occhi dolci ti ha somministrato qualche allucinogeno insieme ai farmaci?” Turles scosse il capo. Classico atteggiamento di Rosy: quando si sente in trappola con le spalle al muro si rimbocca le maniche e innalza le sue barriere. Adesso avrebbe cercato una scusa qualsiasi per allontanarsi, così fu Turles stesso a fornirgliene una. Iniziò ad osservare il soffitto con espressione assorta
“Ho voglia di frittelle” Rosicheena gli sorrise prima di avvicinarsi e baciarlo sulle labbra
“Scendo al bar qui di fronte a prendertene un paio, torno subito”



SPAZIO AUTRICE
Dunque, dunque, dunque...  In questa storia non mi sono fatta sentire molto, quindi quale miglior giorno per farmi sentire che alla vigilia del mio compleanno?! L'idea era di pubblicarlo domani, ma mi sono ricordata di come sarebbe impossibile riuscire a prendere il PC anche solo per cinque minuti quindi eccomi qui oggi.
Vabbé tralasciando questa parte di poca importanza, stavo dicendo... Non mi sono fatta sentire molto nelle note probabilmente perché ho preso questa storia molto alla leggera e, avendo iniziato a pubblicarla con solo due capitoli pronti, e non ero neppure certa che l’avrei continuata. Quando ho iniziato a pubblicare ho quindi scritto una bozza di trama, ma questo capitolo non era previsto né nell’idea iniziale né tantomeno nella trama. Ho deciso dal nulla di inserire il personaggio di Helena, Kaito e gli altri che, comunque, non credo avranno altre apparizioni.
Probabilmente ho un po’ esagerato sulla parte dell’attacco di panico ma concedetemelo come licenza poetica... In più consideriamo il suo passato e la (quasi) sindrome d’abbandono di cui mai ammetterà di soffrire.
Vorrei ringraziare voi lettori silenziosi e soprattutto Elema a cui dedico questo capitolo, spero che ti piaccia
😘
Il prossimo capitolo sicuramente non rispetterà i tempi previsti, anche se questa volta di mio non mi sono imposta scadenze di pubblicazione, vorrei poter dire che il capitolo 7 sia in fase di scrittura ma in realtà è del tutto in fase di progettazione. Non ho idea di cosa trattare, o meglio ne ho una vaga idea ma questa non basta a riempire neanche tre pagine (per i miei standard di 7 è pochissimo e vorrei scriverli anche più lunghi). Vabbé vi ho annoiati abbastanza, al prossimo capitolo 🤗

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Capitolo 7
*** Spring waltz - Chopin ***


- “Rosy dai mi sento già una merda così. Rimanda l’appuntamento a domani e ti assicuro che non mancherò questa volta”
“Vegeta perché dovresti sentirti in colpa, me lo spieghi? C’è stata un’emergenza in ufficio nel tuo giorno libero e in tutta sincerità sarei rimasta anche io lì con te ma sei stato categorico. Mi hai gi avvisato su ciò a cui devo fare attenzione e ci presterò attenzione” sorrise con il telefono  ancora poggiato all’orecchio “E poi è solo una giornata a porte aperte, non un vero e proprio appuntamento, mi guarderò intorno e mi segnerò gli appartamenti che andremo a vedere la prossima volta”
- “Non mi tranquillizzi comunque” seguì un borbottio che Rosy non riuscì a capire “Devo andare adesso. Prega che entro la fine della mattina non abbia rotto un monitor in testa a qualcuno. Tieniti libera per pranzo, andiamo da qualche parte insieme”
“Buon lavoro”
Riposto il telefono in tasca si apprestò a salire sul bus numero 233 che l’avrebbe portata al primo appartamento della lista. Distava un po’ ma era stata abbastanza previdente da portarsi dietro l’mp3. Per tutto il tragitto si guardò attorno, ammirando gli edifici e i monumenti della città. Un sorriso amaro si increspò sulle sue labbra quando passarono davanti a quella che per poco tempo era stata casa sua, chissà quando avrebbe avuto il coraggio di tornare a oltrepassare la sua soglia...
 Il primo appartamento che andò a vedere e situato più o meno dall’altra parte della città, sicuramente solo per questo Vegeta l’avrebbe bocciato seduta stante ma dal momento che lui non è qui approfitterò comunque per dargli un’occhiata. Dal brutto incontro di qualche giorno fa Vegeta è letteralmente diventato la mia ombra, ho impiegato un po’ per convincerlo di non aver bisogno di stare sotto una campana di vetro e, poco ma sicuro, non avevo voglia di prendermi giorni di permesso dopo essere tornata a lavorare da così poco tempo, ok che tutti sapevano quanto fossi legata al grande capo – sulla sua scrivania c’era una foto che ci ritraeva insieme in occasione di una festa a tema in azienda – ma passare per la raccomandata proprio no. Il progetto dell’uomo per quella giornata era di andare in giro alla ricerca dell’appartamento adatto alla sua amica ed era pronto più che mai a demolire ogni suo preconcetto. Il destino volle che ci fosse un’emergenza in ufficio nel loro giorno libero, la segretaria l’aveva chiamato per avvisare che a causa di un’incomprensione il business plan di un progetto era stato archiviato tra vecchi lavori e, per di più, l’unica copia che era stata stampata era talmente sfocata da provocare il mal di mare. Rosicheena si era proposta di tornare in ufficio e rifare il documento da capo, ci aveva lavorato lei insieme a Vegeta e sapeva come muoversi, lui, però, non era d’accordo: riteneva non fosse giusto rinchiuderla in ufficio nel suo giorno libero  ma che, in quanto capo, era una cosa a cui lui non poteva sottrarsi.
Dopo un paio d’ore di visite capisce che quella mattina non concluderà niente perché, anche nella sua assenza, Vegeta condiziona le sue scelte: il primo appartamento aveva una buona posizione in centro, ma non c’era lo spazio per ricavare una cabina armadio; nel secondo appartamento andava rifatta la pavimentazione; il terzo era sbagliato per il semplice fatto che fosse in una stanza in un appartamento studentesco. Leggendo ciò che aveva appuntato sul cellulare su ogni appartamento non fece a meno di sbuffare sonoramente per poi fiondarsi sul suo cappuccino freddo. Sì, decisamente Vegeta doveva andarci con lei.
Sul tavolino del bar, accanto al telefono sbloccato, c’era un giornale aperto sulle pagine degli locali in affitto. Quello più allettante era sicuramente l’appartamento nello stesso palazzo in cui viveva Vegeta ma, decisamente, non era nelle sue possibilità, guadagnava bene ma non di certo fior di milioni che avrebbe potuto spendere solo di affitto e bollette in un posto di lusso come quello, non considerando che continuava a pagare quelle dell’appartamento di Turles. Alla sua età, poi, non aveva di certo voglia di cercarsi una coinquilina.
Nonostante le sue continue paranoie, tanto Noah quando Radish erano ben felici di averla in casa, non solo perché altrimenti erano due uomini che vivevano da soli con solo la governante che passava ogni due giorni, ma anche perché tenevano molto alla ragazza che consideravano parte della famiglia. A sua volta Rosy si rendeva utile a villa Prince, le piaceva cimentarsi in qualche ricetta particolare e le due buone forchette che erano i padroni di casa apprezzavano sicuramente. Allo stesso tempo, però, Rosy non se la sentiva di approfittare così della loro gentilezza...
“Ehi Rosy!”
“Ciao Bardack, come mai da queste parti” il moro le si avvicinò con un sorriso sghembo, sedendosi al suo fianco
“Dimentichi che il mio studio è proprio a due passi” solo allora Rosy si guardò attorno, non erano state molte le volte in cui era stata nell’ufficio di Bardack ma doveva avere davvero la testa tra le nuvole per non riconoscere l’ambiente.
“Chissà dove avrò la testa in questo ultimo periodo. Mi fai compagnia? Ti offro un caffè” Bardack sembrò pensarci un attimo grattandosi la nuca, ma, sorprendendola, accettò.
“Come vanno le cose? Come mai da queste parti” per tutto il tempo finché non gli furono portate le ordinazioni ognuno rimase sui propri pensieri, solo dopo che la cameriera li lasciò di nuovo soli Bardack trovò il coraggio di aprire un argomento, ma non di guardarla in faccia. Rosy mandò giù il sorso di cappuccino e poi si voltò nella sua direzione.
“Sono in cerca di un nuovo appartamento”
“Come mai?”
“Non mi va di continuare ad approfittare della bontà di Noah, mi sta già sopportando fin troppo”
“E perché non torni nell’altro appartamento?” Rosicheena si irrigidì vistosamente ma Bardack, che guardava le auto che passavano lì davanti, non lo notò.
“È complicato” di nuovo silenzio, questa volta era impossibile ignorare quanto fosse imbarazzante. Pochi minuti dopo fu Rosicheena a interromperlo con un sonoro sbuffo, dando come sempre prova di quanto poco fosse paziente.
“Non possiamo continuare così Bardack. Non è possibile che non riusciamo più a stare da soli senza sentirci in imbarazzo, che non possiamo scambiarci due parole guardandoci in faccia senza che uno dei due distolga immediatamente lo sguardo. Eravamo amici un tempo e per uno stupido errore anni di affetto sono andati nel cesso”
Perché oltre agli anni di amicizia, Bardack e Rosy erano legati anche da un segreto di cui nessuno dei due andava fiero...
 
- Tre anni prima -
Turles si era appena addormentato, le emozioni e la crisi gli avevano prosciugato tutte le energie. Rosicheena rimase al suo fianco tutto il tempo, massaggiandogli i capelli neri che, sebbene avesse tagliato il mese prima, a causa delle terapie si stavano facendo sempre più radi. Una mattina aveva deciso di chiudere a sua moglie di tagliargli i suoi iconici capelli a palma in favore di un taglio più rasato in stile militare. Si era giustificato dicendo che era tutta la vita che teneva lo stesso taglio di capelli ed era arrivato il momento di cambiare, ma Rosy immaginava la verità: con i capelli corti non si sarebbe reso conto delle ciocche che gli restavano in mano ogni volta che si grattava la testa, e sapeva che questo lo faceva per lei a causa della sua espressione sconvolta quando aveva visto quella scena la prima volta.
Cercando di fare il meno rumore possibile, riuscì a sgusciare fuori dal suo abbraccio e poi uscire dalla camera. Aveva bisogno di camminare, unico modo che aveva al momento per schiarirsi le idee, ma non aveva idea di dove stesse andando a causa degli occhi pieni di lacrime che le offuscano la vista, finché, trovato un corridoio deserto, decise di fermarsi e lasciarsi scivolare con le spalle lungo una parete, versando lacrime silenziose.
Il secondo ciclo di chemio si era concluso la settimana precedente ma non c'erano stati miglioramenti. Turles cercava di farsi vedere forte e Rosy lo odiava per questo, si sentiva presa in giro dal comportamento di suo marito e qualsiasi reazione sarebbe stata meglio di quelli differenza. I singhiozzi ormai dovevano essersi fatti più rumorosi o almeno era ciò con cui giustificò l’essere stata alzata di peso. La vista sfocata a causa della forza con cui aveva stretto gli occhi e per questo non vide bene di chi si trattava, riuscì a distinguere solo la figura di un uomo dai lunghi capelli neri in una strana forma quasi a palma. Non pensò neanche a cosa stesse per fare, agì d'istinto aggrappandosi con forza con le braccia al collo taurino dell'uomo. Di rimando lui le strinse la vita e si sporse in avanti per affondare il viso nell'incavo della sua spalla. Un attimo dopo, senza saper né il come né il perché, erano chiusi dentro uno sgabuzzino lì vicino a concedersi a vicenda in un rapporto veloce e irruento quanto silenzioso, consumato con gli occhi chiusi e gemiti trattenuti nelle labbra serrate. Non si erano neanche spogliati, avevano solo calato i pantaloni e l'intimo, l'uomo la teneva sollevata per il fondoschiena con la schiena poggiata contro la parete e per tutto il tempo era rimasto con il viso sul suo collo. Rosy raggiunse per prima l'orgasmo, seguita a ruota dall'uomo che si lasciò andare dentro di lei con un roco gemito sul suo collo. Quel suono quasi impercettibile fu il campanello d'allarme che risvegliò Rosicheena; si irrigidì tra le braccia dell'uomo, Bardack se ne accorse e la rimise con i piedi per terra dopodiché, in silenzio e senza guardarsi, iniziarono a ricomporsi.
“Aspetta un po' prima di uscire” e, chiudendosi la porta alle spalle, Rosicheena sparì dalla sua vista.
 
- Tempo presente -
 Bardack non aveva mai visto Rosicheena in modo diverso da un’amica. Era indubbiamente bellissima, andavano abbastanza d’accordo, ma nulla di più. Non aveva mai pensato di provarci con lei e non di certo perché Turles sembrava così preso da pendere letteralmente dalle sue labbra. Per Bardack non c’era che Sadala, per quanto fosse a volte una vera e propria rompipalle testa di cazzo.
A sua volta, Rosicheena diceva che Bardack era la copia sbiadita e sfregiata del suo Turles, il fratello antipatico con cui bene o male andava d’accordo sempre e comunque.
“Quello che è successo non ha valore per me, Bardack. Me ne pento ogni giorno, mi pento di aver fatto un tale torto a Turles e Sadala perché per quanto poco possiamo andare d’accordo non le augurerei ma nessun tipo di male. Non so se glielo hai detto o se lo farai, fa ciò che ti senti di fare, per me andrà bene” spinto da chissà quale forza, Bardack riuscì a sollevare lo sguardo sulla donna, incontrando i suoi occhi chiari.
“Sadala non sa nulla e in questi anni ho fatto del mio meglio per dimenticare ciò che è successo. Come hai detto non è stato niente ma ci sono state le volte in cui il dubbio mi ha mangiato vivo... Decisamente non possiamo continuare così e sai quanto mi scoccia darti ragione” ridacchiarono entrambi, sì in effetti Bardack se la contendeva con Rosy in fatto di testardaggine e le discussioni erano all’ordine del giorno.
“Amici come prima?”
“Decisamente sì... E poi nessuno dei due ha visto nulla quindi tutto più semplice, no?” sì, almeno questo poteva tornare come un tempo...
Parlarono, parlarono parecchio nell’ora seguente. Bardack l’aveva riempita di domande su come fosse andata la sua vita fino a quel giorno e, successivamente, l’aveva aggiornata sulle ultime novità: le aveva raccontato dello studio legale, del lavoro di Sadala e di come avessero deciso di voler mettere su famiglia.
“Accidenti sfregiato, un figlio è un impegno serio ma sono certa che tu e Sadala ve la caverete egregiamente” disse poi Rosy battendogli un pugno sulla spalla.
“E tu Rosy? Tornare in città e a fare il lavoro che ami è una gran cosa, ma quando hai intenzione di rimetterti in carreggiata?”
“Dammi tempo Dark Son” perché a detta dei ragazzi la cicatrice faceva molto lato oscuro “al contrario tuo sono ancora nel fiore degli anni”
Nel pomeriggio avrebbe dovuto visitare altri appartamenti, circa quattro, ma aveva accantonato ben presto il pensiero. Le era servito parlare con Bardack, avevano chiarito quei troppi dubbi e parole non dette che si portavano dietro da anni ma la chiacchierata le aveva anche portato a galla diversi ricordi che l’avevano emotivamente distrutta.
Ricordava come se fosse stato ieri il giorno in cui aveva accettato la proposta di Turles di fidanzarsi, ma soprattutto lo ricordava con il sorriso e gli occhi lucidi. Le aveva fatto una corte sfegatata per due mesi interi: si vedevano tutti i giorni e ogni giorno Turles aveva un nuovo fiore da regalarle, nel weekend invece portava veri e propri bouquet sia che uscissero in gruppo sia che stesse andando in ospedale per il turno di notte e passava prima a salutarla.
Le viene da ridacchiare ripensando a quanto fu disastroso il loro primo appuntamento, si conoscevano da un pezzo eppure Turles nella scelta di cosa fare insieme optò per tutte le cose che Rosy più detestava. Per prima cosa andarono a pattinare anche se Rosy non ne era capace e, alla fine, in quella pista erano così tante persone strette come sardine che quasi non si mossero per tutto il tempo. Per la cena avevano prenotato in un pub di fiducia in cui si mangiava davvero bene ma che quella sera era stato costretto ad annullare tutte le prenotazioni a causa di una tubatura scoppiata a causa del ghiaccio, i due per non postarsi troppo dalla zona erano stati quindi costretti a ripiegare su un ristorante indiano in cui si mangiavano piatti in troppo speziati solo con le mani. Infine il cinema: Turles aveva scelto di proposito un film con tratti horror nella speranza che Rosy gli si accoccolasse addosso nei momenti di paura, senza fare i conti con la natura orgogliosa e vendicativa della ragazza che era rimasta tutto il tempo rannicchiata sulla sua poltrona. In generale, fu un autentico disastro e, ancora adesso, Rosicheena non capiva perché avesse deciso di dargli una seconda possibilità, il suo istinto le diceva che ci fosse lo zampino di Vegeta perché, se la memoria non la ingannava, il secondo appuntamento glielo aveva organizzato lui da perfetto cupido.  
Persa in quei ricordi, non si rende immediatamente conto della donna che le è passata accanto in tutta fretta.
“Buonasera signora Son” quelle tre parole uscirono dalle sue labbra prima che potesse in qualche modo fermarle, allo stesso modo si girò nella sua direzione. La signora se ne stava ancora di spalle, tesa come una corda di violino e, prima che si girasse, Rosy vide le sue spalle alzarsi ed abbassarsi in un sospiro.
“Signorina Hale, come mai da queste parti?”
“Delle commissioni da sbrigare” entrambe avevano un tono freddo e distaccato, come se stessero parlando con un’estranea e, effettivamente, era così.
“Beh in tal caso la lascio alle sue commissioni, buon proseguimento”
“Un momento” la signora si voltò di nuovo nella direzione della giovane, confusa per il suo comportamento “Io... Io ho bisogno di parlare con lei, signora Son. Posso offrile qualcosa?” ancora una volta Rosy si trovò a parlare senza riflettere, semplicemente spinta dall’istinto. Non erano mai state da sole, o comunque le poche volte che era successo non era stato mai per abbastanza tempo perché potessero avviare una conversazione. Era l’occasione perfetta, nessuno sapeva che si trovassero insieme, si erano trovate per caso a passeggiare per la stessa via, e Rosicheena era stanca di fuggire da questo confronto. Seppur non a cuor leggero, Gine la seguì nel bar lì vicino e si accomodarono ad un tavolo appartato.
Rosicheena non credeva avrebbe avuto così tanto coraggio, o anche solo la forza per affrontare un altro chiarimento così presto. E se con Bardack era stato relativamente facile, nonostante la spossatezza che le aveva lasciato adesso, lo stesso non si poteva dire di Gine Son.
“Beh sto aspettando, non vorrai farmi credere di avermi fatto interrompere mie faccende solo per perdere tempo” Rosy, con le spalle rigide e la solita sensazione di inadeguatezza addosso, sollevò finalmente lo sguardo sull’ex suocera.
“Perché mi odia tanto? Capirei se le avessi mancato di rispetto, se le avessi fatto qualche torto, ma così proprio non capisco. Il giorno in cui ci siamo conosciute a villa Prince è stato diverso” fu il turno della signora Son di irrigidirsi vistosamente. Era a conoscenza del carattere dell’ex nuora, sebbene avesse sempre avuto un altro atteggiamento nei suoi confronti i suoi figli le avevano raccontato spesso del loro interagire. Fu quindi lei ora, per la prima volta, ad abbassare lo sguardo davanti agli occhi indagatori di Rosicheena.
“Non credo che tu possa capirlo, ma una madre vuole sempre il meglio per i suoi figli, io non sono stata da meno. Io vengo da una famiglia modesta e ho faticato molto nella vita per ottenere ciò che volevo: un lavoro stabile, un marito amorevole, dei figli, una famiglia perfetta; per questa ragione sono diventata madre tardi rispetto ad altre donne. Ho gestito la mia famiglia al meglio, ho fatto in modo che i miei figli crescessero ben educati, che frequentassero le scuole giuste e le persone giuste... Quando Vegeta mi ha orgogliosamente presentato colui che definì la sua migliore amica lì per lì non mi importò molto, mi aspettavo l’ennesima piccola arrivista come tante che vuole fare la bella vita nel modo più semplice del mondo” si lasciò scappare un mezzo sbuffo prima di sollevare di nuovo il capo con gli occhi pieni di lacrime “Poi il mio Turles ti ha abbracciata e ti ha presentata come la sua ragazza”
“Perché?” anche il viso di Rosicheena era rigato di lacrime, ma al contrario della donna non riusciva a capacitarsene della ragione.
“Perché ho immediatamente intuito che accanto a te mio figlio avrebbe sofferto... Non perché tu abbia fatto o detto qualcosa, ma per il modo in cui Vegeta ti guardava, lo stesso con cui Noah guardava Marie e Gohan guarda me” spostarono lo sguardo quasi in contemporanea, Gine intenta ad asciugare le lacrime stando attenta a non rovinare il trucco, Rosy invece osservava il suo caffè.
“Mi dispiace”  
 
- Tre anni prima -
“Sei bella anche quando sei assorta” Rosicheena sobbalzò nel sentire la voce roca del marito, che sapeva ancora addormentato
“Idiota mi hai spaventata” esclamò lei però poi lasciargli un bacio a stampo sulle labbra "Come ti senti?"
“Bene, per quanto possa sentirsi bene un malato terminale” e ignorando il lieve schiaffo sul braccio da parte di sua moglie continuò a parlare “quanto ho dormito?”
“Poco considerando la crisi respiratoria che hai avuto ieri notte, ma forse è un bene. Non era il caso che saltassi anche la cena oltre il pranzo” rispose mentre prendeva il cellulare per portarselo all'orecchio
“Che stai facendo?”
“Chiamo tua madre, è stata qui prima ma dormivi e voleva essere avvisata quando ti saresti svegliato” i successivi pochi secondi di conversazione telefonica Turles se li prese per contemplare la bellezza di sua moglie
“Mi sono sempre chiesto cosa tu abbia visto in me di così speciale” esordì quando lei ripose l'apparecchio nella borsa
“È una domanda che dovrei porre io a te, non credi? Del resto tu hai deciso di volermi conquistare” ridacchiò la giovane mentre si stendeva accanto a suo marito che le aveva fatto spazio sul letto
“All'inizio era una sfida” a queste parole, che preannunciavano l'inizio di un discorso non molto breve, furono seguite da un leggero bacio sulla tempia “Eri bellissima, scontrosa e non cadevi ai miei piedi, non avrei mai potuto tollerare un simile affronto. Poi, però, mi sono innamorato della tua semplicità, di quei rari sorrisi che mi rivolgevi e, alla fine, della persona che diventavo quando stavo con te”
“Narciso” il moro ridacchiò
“E tu?”
“Mh... Eri il ragazzo più bello che avessi mai visto” iniziò prima di essere prontamente interrotta dall'altro
“Bugiarda, hai detto tu stessa che Vegeta è affascinante e Bardack invece è la mia copia”
“Ok ok, allora sei uno dei tre ragazzi più belli che avessi mai visto, contento?” aspettò di vederlo annuire, anche se non molto convinto prima di continuare “All'inizio credevo fossi una fregatura, tu eri il principe azzurro un po' stronzo e io in confronto sembravo una brutta copia di Cenerentola. Come potevi tu, che avevi tutto, interessarti davvero a me, che non ero niente?” Turles le sollevò il viso incontrando i suoi occhi
“Perché nel tuo essere niente, sei il mio tutto” e suggellò quelle parole con un bacio mozzafiato che lasciò entrambi con l'affanno.


SPAZIO AUTRICE
Eccomi, finalmente alla fine ce l'ho fatta. Non sono molto convinta di questo capitolo ma sono certa che se lo avessi letto anche solo un'altra volta sarei finita col cancellare tutto, ci sono gli argomenti che mi ero prefissata di trattare e non ho avuto altri colpi di testa aggiungendo personaggi spintati da chissà dove.
So che molti di voi non approveranno questo trascorso tra Rosy e Bardack e mi sento quindi in dovere di giustificare la ragione: mi sembrava un motivo perfetto per spiegare il perché i due amici non si guardassero più neanche in faccia. Comunque, come hanno detto anche loro, per entrambi è stata una cosa senza valore, dettata solo dal desiderio di staccare la spina dallo stress che stavano sopportando.
Ok, non credo di dover aggiungere altro. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate
😉
Come sempre non ho idea di quando pubblicherò il prossimo capitolo, già questo non so neppure io come sono riuscita a scriverlo, il capitolo 8 diciamo che anche per me è ancora un grosso punto interrogativo 😅
A presto 😘🤗

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Capitolo 8
*** La nostra vita – Eros Ramazzotti ***


Si svegliò con calma, senza l’ausilio di rumorosi allarmi essendo sabato mattina. Nella mente il vago ricordo della sera prima e davanti agli occhi il soffitto bianco, come le pareti, del suo secondo appartamento. Non ci va spesso, difatti all’interno c’è il minimo indispensabile perché non necessiti di fare avanti e indietro da un appartamento all’altro: qualche cambio d’abiti, asciugamani, spazzolino e prodotti per la doccia; in dispensa invece era già un miracolo se ci avesse trovato del caffè solubile.
Si alzò con calma e, senza preoccuparsi di coprirsi o della persona che ancora dormiva placidamente sul letto matrimoniale, si diresse in bagno per una doccia veloce, dopodiché con solo un telo da doccia addosso si diresse in cucina alla ricerca di quel caffè solubile che non era poi così sicuro esistere davvero nella sua cucina.
“Sai, detesto svegliarmi da sola in un letto non mio” ad accompagnare quelle parole due braccia esili e abbronzate gli avvolgo il torace “Posso dire anche che speravo in un nuovo round”
“Io invece detesto oziare a letto... E ho un impegno” Vegeta Prince in fatto di donne aveva l’imbarazzo della scelta e l’innata capacità di saper sempre come farle finire nel suo letto, anche se mai quello di casa sua e questo era il motivo per cui esisteva quell’appartamento, l’ultima cosa che voleva era sicuramente qualche pazza alle calcagna che gli stesse addosso come una zecca.
“Mi dispiace ma temo di non aver molto in cucina,  c’è del pessimo caffè oppure del thé se preferisci”
“Un thé andrà bene” messo il bollitore sul fuoco, l’uomo tornò in camera a cambiarsi. Tra i pochi cambi presenti nel suo armadio fortunatamente c’erano quelli che facevano al caso suo: jeans, t-shirt e scarpe comode. Gli abiti da ufficio del giorno prima finirono invece nel borsone della palestra che giunto a casa avrebbe lasciato oltre la soglia della lavanderia.
“Stai partendo?” la tipa lo raggiunse con la sua camicia indosso, ecco spiegato perché non la trovava
“Più o meno, solo un paio di giorni in realtà e prima devo passare a prendere una persona” non che le dovesse qualche spiegazione, ma comunque gli era stata impartita una certa educazione, per questo continuò a parlarle camminando per il corridoio “E, in effetti, devo proprio scappare se non voglio arrivare tardi. Verso le undici passerà la colf a dare una ripulita, fa pure con calma. A presto” era già fuori dall’appartamento quando la rossa riprese a parlare
“Mi chiamerai?”
“Certamente Linda”
“Ma io mi chiamo Lisa”
“Come ti pare” no, decisamente non l’avrebbe richiamata. Vegeta Prince non ripassava mai per strade già percorse e, poco ma sicuro, non aveva mai richiamato una donna con cui era andato a letto, neanche si appuntava le cifre o i nomi delle suddette e anche Linda – Lisa – lo aveva appena imparato.
Come si era prefissato, appena arrivato a casa lasciò il borsone della palestra e recuperò l’altro che ha preparato per il weekend, dopodiché si diresse immediatamente a villa Prince, Rosy lo aspettava in cucina davanti a una tazza di cappuccino.
“Buongiorno bellezza! Sei pronta?”
“Aspettavo te spilungone” e lasciandogli un bacio sulla guancia andò a prendere il suo borsone. Nella vita di Vegeta le donne andavano e venivano, nessuna durava più di ventiquattro ore, poi c’era Rosy, lei era una parte integrante e fondamentale della sua vita di cui avrebbe sempre avuto bisogno. Al contrario degli amici, che appena scoperto l’amore sembravano essere stati catapultati su un altro pianeta, Rosicheena non aveva mai criticato il suo stile di vita, a suo dire Vegeta doveva godersi la vita finché poteva e aveva tutte le carte in regola per farlo, di certo non doveva chiedere il permesso a loro. Inutile dire che questo avesse contribuito non poco a consolidare il loro rapporto.
“Un weekend da soli allo chalet, quasi non ci credo Prince”
“Beh bellezza credo che lo chalet lo vedremo solo per dormire. C’è il festival del cinema e ho i biglietti per la maratona dei film di Indiana Jones, non ringraziarmi”  
L'archeologia si dedica alla ricerca dei fatti. Non della verità. Se vi interessa la verità, l'aula di filosofia del professor Tyre è in fondo al corridoio” perché a Rosy non piaceva Indiana Jones, lo amava quanto si può amare l’uomo della propria vita. Per lei il suo unico difetto, più ancora del suo essere infantile, è il fatto che sia un personaggio immaginario.
“Beh apprezza, dolcezza, perché per il tuo professorino di archeologia dei miei stivali ho rinunciato alla maratona di  007”
“Tanto sei troppo vecchio per James Bond”
“Fingerò di non averti sentita, ho detto 007  non una notte da leoni
“Su questo sono d’accordo, quelli sono tempi andanti per entrambi ormai”
 
- Cinque anni prima -
 Due settimane di vacanza sono relativamente pochi, due settimane che il gruppo di amici decise di trascorrere fuori città e godersi il mare. Forse è il caso di dire, però, che in realtà nei loro piani non c’era niente che prevedesse il dormire, Rosicheena lo capì dopo la prima vacanza fatta con i ragazzi: dire che fosse stata una notte da leoni era un eufemismo. Conoscevano tutti quel film che li aveva fatti morire dalle risate, ma erano certi che fossero cose fin troppo esagerate, poi era arrivata quella vacanza. Non si erano drogati, per fortuna, ma avevano bevuto così tanto da non ricordare neanche i loro nomi; si erano anche persi Bardack e la mattina dopo avevano dovuto ripercorrere a ritroso la strada per ritrovarlo addormentato in uno streep club, il terzo visitato ma il primo dopo la tappa in ospedale. Sì, la cicatrice che il Son portava sulla guancia risaliva a quella vicenda ed era dovuta a una rissa. Grazie alle informazioni ricevute in ospedale e dal tassista che li aveva portati, scoprirono che Vegeta, ubriaco fradicio, non voleva che il suo amico fosse l’unico ad avere un souvenir permanente della serata e quindi si fece fare un tatuaggio: un dragone che risaliva dagli addominali fino al pettorale destro, elaborato e doloro da eseguire in una sola seduta ma, per chissà quale volere divino, completo e perfetto, motivo per cui decise di tenerlo.
Per questa vacanza non volevano esagerare, soprattutto data la presenza di Radish e Sadala, così avevano affittato un appartamento di quelli con tante camere da letto di solito per studenti per starsene per conto loro e non dover rispettare orari o altri generi di restrizioni, il karma però non la pensava come loro, anzi per lui una settimana di mare era più che sufficiente per il gruppo di amici e quella successiva fu di pioggia battente e continua.
“Che palle! Piove così tanto che agosto sembra novembre” sbottò Bardack entrando nel piccolo soggiorno insieme a Sadala e Turles, quest’ultimo si avvicinò alla sua ragazza per abbracciarla da dietro e ridacchiò nel vederla contorcersi quando l’acqua fredda della pioggia gocciolò dai suoi capelli sul collo della ragazza. Nessuno del gruppo aveva battuto ciglio quando Turles e Rosicheena si fidanzarono, era palese a tutti che il ragazzo avesse un debole per lei dal giorno in cui l’anno prima la incontrò nell’ufficio di Vegeta e, quel giorno stesso, aveva iniziato la sua impresa di corteggiamento. La ragazza gli aveva fatto sudare sette camicie, ma non faceva che ripetere quanto ne fosse valsa la pena perché ogni giorno si sentiva sempre più innamorato di Rosy, un traguardo senza eguali per un ragazzo che non si era mai innamorato in vita sua.
“Siete riusciti a passare al supermercato?”
“Sì e poi dal momento che era aperto ci siamo fermati anche alla libreria accanto che vanta una spaventosa collezione di DVD. Dal momento che non possiamo muoverci da qui dato il diluvio universale che riversa là fuori abbiamo fatto un po’ di scorta” fu Turles ovviamente a parlare mostrando soddisfatto i suoi acquisti di soli film horror che fecero impallidire Rosicheena.
“Spero che tu stia scherzando!”
“No, cosa c’è che non va?” fu Vegeta, appena entrato nella camera a rispondere alla sua domanda.
“Razza di coglione, un anno di corteggiamenti e ancora non ti è entrato in testa che la tua bella odia gli horror? Per il tuo bene spero che abbiate acquistato anche altri film altrimenti non mi stupirebbe se stanotte ti trovassi a dormire sul divano” rispose ridacchiando, in effetti a conti fatti l’unico con cui condivideva l’amore per il cinema era proprio Vegeta, seppure a lui gli horror non facessero né caldo né freddo.
“Beh anche Sadala ha acquistato dei DVD” borbottò Turles più scocciato che mai mentre Rosy andò a sedersi sul divano accanto a Vegeta, un gesto che gli diede l’illuminazione “Quindi ti siedi tra me e Vegeta e ti chiudiamo occhi e orecchie durante le scene paurose perché io non ho nessunissima intenzione di vedere le pagine della nostra vita!” ignorando totalmente la prima parte del discorso i due amici si scambiarono un’occhiata prima di recitare a memoria una battuta del film
Non sono una persona speciale. Sono un uomo normale con pensieri normali e una vita normale. Non ci sono monumenti dedicati a me, il mio nome sarà dimenticato. In una cosa sono riuscito in maniera assolutamente eccezionale. Ho amato una donna con tutto il cuore e tutta l’anima. Per me questo è sempre stato sufficiente” Turles sbuffò sonoramente andando a sedersi accanto alla sua ragazza più per scena che per reale offesa e solo ed esclusivamente per ottenere le attenzioni che vuole, infatti il sorriso gli increspa immediatamente le labbra quando la ragazza gli stampa un bacio sulla guancia.
“Sul serio befana, hai milleuno cose in comune con Vegeta contro le tipo quattro che condividi con Turles. Perché ti sei messa con lui?” Bardack, abbracciato a Sadala, quando si trattava della relazione di suo fratello si auto imponeva il ruolo di voce della coscienza che poi puntualmente nessuno ascoltava mai. Non si scompose infatti nel vedere i due amici sbuffare e la ragazza ridacchiare
“Beh è logico Bard, gli opposti si attraggono. E poi, fidati di me, nessuno di voi avrebbe sopportato una coppia composta da due testardi come Noah Calhoun e rompipalle come Allie Hamilton”
“Comunque sta il fatto che non possiamo guardare un horror perché passeremmo la metà del tempo a impedire che Rosy si terrorizzi a morte e nessuno di voi macho-man guarderebbe mai una commedia strappalacrime. Abbiamo altre opzioni?” questa volta fu Sadala a rispondere alla domanda di suo fratello
“Se la signorina è così suggestionabile può benissimo farci un favore e liberarci dalla sua presenza, non vedo perché ti ostini a trattarla come una bambina, Vegeta”
“Sad fatti una valanga di cazzi tuoi ogni tanto, perché come mi preoccupo di non acquistare prodotti che tu non consumi perché troppo grassi o che so io, posso avere la stessa accortezza con la mia migliore amica che non guarda i film dell’orrore”
“Prince lascia stare, alla fine dei conti ha ragione. Voi guardate quello che volete e io mi metterò da qualche parte con le auricolari a leggere o studiare, forse non ricordi che ho parecchi esami da preparare per settembre” la conversazione si chiuse con uno sbuffo di Vegeta che odiava discutere con Rosicheena davanti ai loro amici. Da soli potevano andare avanti anche per ore litigando e urlandosi contro di tutto e di più, principalmente quando c’era di mezzo lo studio, ma in presenza di altri diventavano due pacati angioletti. Come c’era da aspettarsi, la scelta ricadde su un horror e presi tutti dalla visione, solo Vegeta si rese conto della fuga di Rosicheena che si era rintanata in camera sua, l’uomo non si stupì di trovarla a gambe incrociate sul letto con davanti il libro di economia.
“Ti serve una mano?” Rosy sobbalzò portandosi una mano al cuore per lo spavento
“Cazzo Prince mi hai fatto morire di paura! Non stavi guardando il film?”
“Sai che mi annoiano i film senza trama. Studi economia?”
“Direi più che litigo con il manuale di economia. Non ci capisco niente” sorrise sedendosi accanto a lei, come negarle qualcosa quando faceva quell’espressione da cucciolo bastonato?
“Fammi spazio, vediamo se riesco a chiarirti i dubbi. Comunque avresti potuto dirmelo, ti avrei dato i miei appunti dell’università” dopo due anni finalmente lui e Marie l’avevano convinta a iscriversi all’università, aiutandola e consigliandola su ogni facoltà, Vegeta poi, quando aveva scelto economia gestionale, si era subito fatto avanti per aiutarla nello studio e impedendole di acquistare i libri che gli avrebbe dato lui.
“Neanche per sogno, già hai fatto fin troppo dandomi i tuoi libri che, ripeto, non è giusto non ti sia fatto pagare” Vegeta sbuffò ma Rosicheena continuò come se nulla fosse “i tuoi appunti te li tieni tu perché è giusto che mi applichi come hai fatto tu e come fanno i miei colleghi”
“Sia io che i tuoi colleghi abbiamo seguito le lezioni e conoscevamo i prof di persona, tu studi da privatista e in più lavori, se posso aiutarti in qualche maniera lasciamelo fare, no? E poi devo sdebitarmi per tutto l’aiuto che mi hai dato in quasi ogni progetto su cui ho messo le mani”
Studiarono per l’intera mezzora successiva, soddisfatti per non essersi distratti fino a quando Turles assonnato non si affacciò alla porta della camera.
“Per quanto mi piacerebbe un triangolo, preferirei che la terza persona sia una bella donna, senza offesa Vegeta”
“Nessuna offesa, neanche tu sei il mio tipo”
“Che stronzo! Io sono il tipo di chiunque. Baby sei riuscita a studiare o questo carciofo ti ha rotto le palle” non che lo pensasse davvero, era certo che quando l’amico si era allontanato fosse andato da Rosicheena ed era tranquillo per questo. Soprattutto era felice che fosse riuscito a convincere Rosy ad iscriversi all’università e, soprattutto, per tutte le volte che l’aiutava a studiare quella roba incomprensibile per il futuro medico.
“È stato di moltissimo aiuto, com’era il film?”
“Mh non il tuo genere lo ammetto” rispose ridacchiando “Carciofo ora torni in camera tua oppure devo davvero pensare che voglia unirti a noi”
“Turles, te lo ripeto, il solo pensiero di te in determinate circostanze mi fa accapponare la pelle. Piuttosto” si voltò verso Rosy “tu sei sicura di voler condividere la stanza e il letto con un tale animale? Una parola e lo butto fuori a calci”
“Tranquillo Prince, staremo benissimo” rispose stringendosi al suo ragazzo.
 
- Tempo presente -
Le mancava lo chalet di montagna, non ci andavano da così tanto tempo e dall’ultima volta i numeri si erano dimezzati. Lo chalet era in realtà una piccola villa sul limitare del bosco con piscina coperta. Vegeta era sempre stato affezionato a quel luogo fuori dal mondo, Rosy non poté che trovarsi d’accordo con lui. L’aveva portata più volte lì durante l’università proprio per lasciarla studiare in santa pace e senza distrazioni, studiando poi alla stessa facoltà spesso e volentieri le spiegava gli argomenti che le erano poco chiari o anche solo farle staccare la spina prima di un esame.
“Te l’ho mai detto che adoro questo chalet?”
“Più o meno ogni volta che ti ci porto”
“È incredibile come non sia cambiato di una virgola, vieni qui spesso?”
“Se riesco a weekend alterni, ma ora che sei tornata e non dovrò più fare tutto il lavoro da solo sicuramente potremmo venirci ogni fine settimana, così stacchiamo la spina dalla vita di città che so ti sta stretta” la vero gentleman portò lui i bagagli in casa, poi come da routine si sistemarono nelle camere. L’unica modifica che i coniugi Prince avevano deciso di fare alla casa dopo la prima visita di Rosy fu quella di inserire una camera degli ospiti perché, notarono, fosse complicato ormai far stare comodi Vegeta, Bardack e Turles in una sola camera da adolescente. La seconda miglioria, a opera di Vegeta, fu quella di sostituire tutti i materassi optando per quelli matrimoniali in ogni camera e modificare la taverna che ora era diventata una sorta di mini cinema con tanto bancone bar e macchina dei popcorn.
“Ti salgo il borsone nella verde o la arancione?” Vegeta detestava definire le camere con il nome di quello che era stato in passato il suo proprietario, tanto più perché i suoi fratelli e suo padre ormai andavano molto di rado fin laggiù. Di conseguenza: la propria camera era la blu, quella di Radish (in cui di solito si sistemava Rosy proprio su richiesta del ragazzo) era la verde, la camera di Sadala era viola, quella degli ospiti era arancione e infine c’era la camera patronale, che rimaneva chiamata così.
“Al solito grazie... Inoltre lo sai che l’arancione mi mette angoscia ultimamente?”
“Come fa un colore allegro a metterti angoscia?”
“E io che ne so? Forse perché è del colore delle carote e io odio le carote”
“Ha senso... Vieni con me a fare la spesa?  Tranquilla le carote solo per il soffritto e tagliate talmente piccole che non le vedrai” ovviamente la mora gli fece una linguaccia ma un attimo dopo aveva rindossato gli occhiali da sole e lo aspettava sul portico
“Mi fai guidare?”
“Scordatelo”
“E dai! Sono tranquilla, ho bevuto una cioccolata calda, non ho il ciclo e sono essenzialmente felice. Dai fammi guidare Prince!”
“No”
“Vedi che sei stronzo? Mi hai fatto fare tu le guide della patente con questa stessa auto”
“Proprio perché ti ho insegnato io so di cosa sei capace e non ho intenzione di farti mettere al volante su queste strade di montagna” Rosy sbuffò incrociando le braccia al petto e facendo il broncio mentre l’amico, ignorandola, si accomodò al posto del guidatore ghignando come suo solito.
 
- Sei anni prima -
Vegeta aveva organizzato nei minimi dettagli quel weekend lo chalet, aveva scoperto che, tra le cose in comune con Rosy c’era la passione per il cinema. Non avevano in comune il genere di film e, in effetti, nessuno dei due aveva un genere prediletto, per loro era sufficiente che il film avesse belle inquadrature, effetti ben eseguiti, una trama che attiri e, per ultimo, una motivazione per vederlo: che fosse la trama, perché parte di una serie, o un attore/attrice da capogiro nel cast. Il programma era perfetto: partecipare al festival del cinema, ingozzarsi di popcorn salati e dolci, un tour di tutte le giostre del parco. Poi gli altri avevano deciso di accozzarsi. Per due appassionati di film come loro, partecipare alla visione di un film insieme a tutto il gruppo era impossibile perché, a meno che non fosse tra i film di loro interesse, trascorrono tutto il tempo a blaterare del più e del meno, commentando veramente tutto. Chiariamoci anche Vegeta e Rosy commentavano i film che guardavano, ma quando erano solo loro due o, del tutto, singolarmente. Perché quei due pazzi hanno due sole modalità senza vie di mezzo: guardare una serie di film tutti insieme senza neanche una pausa oppure mettere in pausa talmente tante volte, commentare e soprattutto lamentarsi da fa quasi passare la voglia di continuare la visione.
Sono molti gli spettacoli che si susseguono durante il festival, principalmente film che hanno fatto la storia del cinema, Vegeta e Rosy erano attirati principalmente dall’ultimo ventennio del ‘900 e il regalo di compleanno da parte del ragazzo era stato infatti due biglietti per la visione del primo film di Jurassic Park, della trilogia quello che Rosy preferiva.
Si erano sganciati dagli altri sfoggiando i loro biglietti obbligatori per presenziare allo spettacolo che avevano scelto e, purtroppo, tutto esaurito.
“Ragazzi divertitevi, noi ci vediamo più tardi” si erano lasciati con questa frase e per le tre ore successive non si erano visti. Il film era piaciuto molto a entrambi e, una volta finito, non avendo trovato i loro amici avevano deciso di fare un giro per il lunapark.
Come facesse Vegeta a coinvolgerla in qualsiasi stronzata gli passasse per la testa proprio non se lo spiegava neppure Rosicheena. Nessuno, neanche i suoi fratellastri, erano mai riusciti a trascinarla sulle montagne russe, Vegeta glielo aveva semplicemente proposto e lei aveva acconsentito a patto che la tenesse stretta per farla stare tranquilla. Dopo un giro per il parco allestito si trovarono a passeggiare l’uno accanto all’altro sulla sponda del lago.
“Montagne russe, giro della morte, calci in culo, autoscontro, tira a segno. C’è altro che vogliamo fare?” Rosy aveva fatto l’elenco tenendo il conto sulle dita della mano a partire dal mignolo fino all’indice, una cosa che Vegeta detestava in quanto la considerava una cosa sbagliata e Rosy adorava infastidirlo.
“Mh direi che possiamo andare a mangiare, se abbiamo finito con i giri non c’è il rischio che vomiti” Rosy replicò con una linguaccia, gesto che le fece perdere la birra che stava sorseggiando fino a qualche secondo prima
“Dai Prince ridammela” ecco, questa era una delle cose che Rosy non sopportava di lui e i suoi amici: il fatto che le prendessero le cose solo per dispetto per poi sollevarle sopra la testa, di gran lunga troppo in alto per lei.
“Dì un po’ ragazzina, ce l’hai l’età per berla?”
“Questo schifo di battuta non faceva ridere neanche prima che la ripetessi per trentordici volte consecutive. Andiamo scimmione ridammi la mia birra o ti giuro che te ne faccio pentire” Vegeta la allontanò quindi con un braccio e finì la bevanda tutta d’un fiato lasciando la ragazza nello sgomento totale.
“Troppo tardi bellezza”
“Ma allora vedi che sei stronzo!” il ragazzo girò il capo al contrario per le risate, quasi lacrimava e la spinta da parte di Rosicheena arrivò così di sorpresa che gli fece perde l’equilibrio. Come ultimo appiglio afferrò il polso della ragazza che gli cadde rovinosamente addosso quando la sua schiena impattò con la sabbia.
“Stronzo” un sussurro pronunciato tra le risate di entrambi prima che trovassero la forza di tirarsi su con Rosy seduta sui talloni tra le gambe dell’amico, cui tentò di togliere la sabbia dai capelli senza mai smettere di sorridere. Anche Vegeta sorrideva, gli occhi ridenti vagamente lucidi per l’alcool erano fissi sul viso di Rosy di cui conosceva ogni dettaglio. A sua volta sollevo il braccio verso di lei per spostarle i capelli dietro l’orecchio, nulla di strano perché anche questi erano gesti abituali tra di loro. Lentamente la mano scese dalla tempia alla guancia fino al mento, dove si fermò per sollevare il viso di Rosy e guardarla negli occhi. Nero nell’azzurro, agli antipodi nei colori ma identici nell’espressività che si alternava alla totale apatia. Non si rendevano conto di farsi sempre più vicini, lentamente come per dare la possibilità all’altro di tirarsi indietro.
“Ragazzi! Ma non lo sapete che non ci si imbuca in luoghi in vista!” la magia si spezzò in quell’esatto istante in cui le parole di Turles arrivarono alle loro orecchie. Per lo spavento ridussero fin troppo velocemente lo spazio che li divideva, si sporsero entrambi e Rosy, decisamente più delicata, si trovò con il labbro sanguinante a causa dell’impatto con i denti dell’altro.
Contrariamente a ogni presupposizione scoppiarono entrambi a ridere, mentre gli amici, altrettanto brilli, si avvicinavano. Poi Vegeta le disfò i capelli e la invitò ad alzarsi.
“In piedi bellezza, andiamo a mangiare prima che mi svieni tra le braccia e mi tocca portarti in braccio”
 
- Tempo presente -
Come tanti anni prima, passeggiavano sul bagnasciuga che circondava il lago, camminando a braccetto con il sottofondo delle loro risate.
“Sembra passata una vita dall’ultima volta che mi sono divertita così, grazie Prince”
“E di che Rosy?!” prendendola per una mano Vegeta le fece eseguire una giravolta per trovarsela davanti. Stava bene quella sera, non che avesse indossato chissà che di strano: jeans, un pullover, il cappotto rosso che adorava, poco trucco e un cerchietto in testa, Rosy amava mettere i cerchietti perché, a suo dire, la facevano sembrare e sentire più giovane. Vegeta non aveva nulla da obiettare ed effettivamente le volte in cui aveva avuto da ridire sul suo abbigliamento si potevano contare sulle dita delle mani.
“Dico sul serio Prince, non ti scoccia stare continuamente a salvarmi?”
“Nah, tu ne vali la pena”
Il momento fu interrotto dalla pioggia che, da poche gocce, in poco tempo divenne un vero diluvio. Percorsero la strada che li separava dal parcheggio sempre ridendo, correndo mano nella mano. In realtà sarebbe più giusto dire che Vegeta correva trascinandosi dietro Rosy e minacciandola di prenderla in braccio se non si fosse data una mossa, raggiungere la macchina in quel mare di gente accalcata fu una vera odissea e si trovarono a maledire più e più volte l’idea di lasciare l’auto distante per fare due passi, quando si accomodarono sui sedili erano fradici ma sempre ridenti.
 “Accidenti, questo maglione si lava a secco”  
“Sarà divertente vederti con un microtop invernale, ma mai quanto la tua faccia stravolta” Rosicheena sgranò gli occhi e si guardò immediatamente nello specchietto sfruttando la luce dei lampioni vicini: il mascara era colato sulle guance e ora sembrava molto un panda appena tornato da un rave party.
“Così imparo a prendere i mascara non resistenti all’acqua per risparmiare!”
Arrivati allo chalet l’acquazzone non era diminuito neanche un po’, anzi sembrava anche peggiorato e, purtroppo per loro, non si poteva parcheggiare vicino all’abitazione. Quando l’avevano fatto ristrutturare, Noah e Marie avevano optato per un giardino all’inglese che lo avvolgesse per circa tre metri di larghezza e, di conseguenza, il parcheggio era in un’area a sé.
“Ti prego, non puoi parcheggiare sul prato, almeno questa volta?” se non avesse avuto una dignità Rosy probabilmente si sarebbe lasciata andare a qualche piagnisteo, ma era sempre Rosicheena Hale e avrebbe sempre tenuto la testa alta.
“Neanche per sogno. E poi, andiamo, siamo già da strizzare per quanta acqua abbiamo addosso” Vegeta si voltò verso l’amica e ammiccò “Non può andare peggio di così”
“Ecco adesso sicuramente verremo presi in pieno da un fulmine e ci vorranno ore prima che arrivino i paramedici. Quante volte devo dirti che quella frase porta sfiga?!” Vegeta scoppiò a ridere sonoramente
“Quanto sei paranoica! Muoviti che non ho voglia di passare la notte in auto con abiti fradici. Al mio tre?”
“Va a quel paese”
 Non percorsero che un paio di metri prima che si bloccassero a causa del fiume fangoso che separava il parcheggio dal sentiero che portava a casa
“Non poteva andare peggio di così, Prince?”
“Non rompere” un attimo dopo Rosy si trovò a mo di sacco di patate sulla spalla di Vegeta che percorse gli altri metri mancati in una manciata di falcate, sempre con il sottofondo delle grida della mora che gli ordinava di metterla immediatamente giù, provocando in lui altre risate. Quando le lasciò posare i piedi per terra erano ormai sul portico, al riparo da quella pioggia battente e che sembrava non intenzionata a cessare. Gli avrebbe urlato contro, sicuramente avrebbe detto qualcosa sull’indipendenza e il suo non aver bisogno di nessuno, tutte cose che persero di importanza quando sobbalzò di paura nell’udire il suono secco e forte di un tuono. Il rimprovero poteva aspettare perché in quel momento il suo unico pensiero fu stringersi al suo migliore amico alla ricerca di protezione e calore.
“Va tutto bene piccola” accompagnò quelle parole con carezze sulle spalle e un bacio sulla fronte come faceva sempre. Poi Rosy sollevò lo sguardo: nero nell’azzurro come tanti anni prima. Il dolore e le esperienze vissute non avevano cambiato le sfumature, la luce o l’intensità di quegli sguardi. Lei aveva il trucco sbavato e, come lui, diverse ciocche di capelli grondanti d’acqua erano attaccate al viso. Era comunque bellissima.
Con la punta delle dita provò a scostarle i capelli, studiando ogni dettagli di quel viso di porcellana che credeva di conoscere a memoria. Lei faceva lo stesso lasciandogli leggere carezze sulle guance e il mento e appuntandosi mentalmente di ricordargli quanto le piacesse con quel pizzetto curato e ben ordinato.
Vegeta era molto più alto di lei, la sovrastava di parecchio e questa cosa le piaceva perché le dava un senso di protezione  che sentiva solo con lui. Neppure si rese conto, Vegeta, quando iniziò a avvicinarsi con esasperante lentezza, senza mai interrompere il contatto visivo, ma nessuno dei due seppe chi annullò quella distanza di soli un paio di centimetri. Inizialmente il loro fu un bacio dolce di sole labbra che si incontrano per la prima volta, ma bastò poco perché quel semplice contatto si approfondisse in qualcosa di più. Non era un lotta, quanto più una danza che probabilmente conoscevano da sempre, qualcosa che non aveva paragoni. Qualcosa che entrambi sentirono come giusta.
Quando si separarono pioveva ancora, ma non erano gocce di pioggia quelle che solcavano il viso di Rosicheena e quando Vegeta aprì gli occhi non si aspettava di trovasi davanti gli occhi tristi e traboccanti di lacrime della donna a cui teneva più al mondo.  

 
SPAZIO AUTRICE
Buongiorno gente! Non ricordo più neanche quando è stato l'ultimo aggiornamento, ho visto che il capitolo era pronto e quindi ho deciso di pubblicarlo oggi prima che mi trovi qualche altro impegno dell'ultimo minuto perché, anche se a voi non interesserà sicuramente, mia sorella ha deciso di voler fare scuola guida e io, che invece studio per gli esami della sessione, mi sono trovata ora a dover fare entrambe le cose perché mio padre vuole che la facciamo insieme (vai poi a capire il perché).
Concluso questo mio piccolo sfogo dovuto allo stress passiamo al capitolo, non che ci allontaniamo troppo perché anche questo l'ho concluso con ulteriore stress 😅
Questo è stato un capitolo "all Vegeta & Rosy", felici o no? Io felicissima, mi dispiace solo che sia un po' corto ma se voglio tenere la tabella degli argomenti da trattare doveva andare così. Non avete idea di quanto mi dispiaccia farli litigare ma sono cose che ai fini della storia sono più che necessari, oltre al fatto che, secondo me, sono due che devono sbatterci la testa sulle cose per poterle capire a pieno 🤔
Nel prossimo capitolo ci sarà un'altra resa dei conti/chiarimento e poi [rullo di tamburi] mancherà un capitolo alla fine 😱... Forse due se opterò per il salto temporale, fatemi sapere se vi farebbe piacere o no che lo inserisca.
Al prossimo capitolo 🤗

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Capitolo 9
*** Disastro - GionnyScandal ***


“Quindi... Tu e Vegeta...” Rosicheena sorrise automaticamente nel sentire il nome del suo migliore amico
“Cosa?”
“Cosa c’è tra di voi?” questa volta Rosy inarcò un sopracciglio, abbandonando il presupposto di bere il suo thé
“Tra e me Vegeta? Toma hai bevuto? È il mio migliore amico, la persona più importante della mia vita, cosa dovrebbe esserci tra di noi?!”
“Qualcosa di molto vicino all’amore, Rosy”
“Tu vaneggi”
“Rosicheena... Ci ho provato con te per mesi e non ti sei neanche mai accorta di niente, poi però senti solo pronunciare il nome di Vegeta e le labbra ti si aprono in un sorriso che va da un orecchio all’altro. Come lo chiami tu questo?”
“Affetto, Toma. Io e Vegeta ne abbiamo passate tante per non essere in qualche modo legati e troppe per rovinare tutto dando retta a queste congetture del cazzo da parte di chiunque”
 
Il viaggio di ritorno segnò la conclusione del weekend molto prima di quando immaginato e nella maniera decisamente sbagliata. Non si erano rivolti la parola, anche la decisione di partire era stata presa apparentemente all’unanimità senza però neppure uno scambio di opinioni. Vegeta guidava con tutta la sua attenzione ostinatamente rivolta alla strada, gli occhiali da sole gli coprivano gli occhi ma dalla postura rigida ed entrambe le mani sul volante Rosy percepiva quanto fosse arrabbiato o forse deluso. A sua volta Rosicheena stava rannicchiata sul suo sedile, lo sguardo perso fuori dal finestrino ma celato dagli occhiali da sole indossati solo per coprire le occhiaie dovute alla notte passata in bianco. Lo stereo trasmetteva musica a tutto volume nella vana speranza di sovrastare il rumore dei pensieri di entrambi.
Ricordava il primo bacio con Turles, lui l’aveva presa di sorpresa e si era guadagnato un bel ceffone, questo era uno dei motivi per cui c’era voluto circa un anno per convincerla delle sue buone intenzioni. Turles era agli occhi di Rosy come il dongiovanni incallito che sa come entrare tra le cosce di una donna, semplicemente lei non voleva essere l’ennesima della lista e quindi rinunciare ai suoi amici per essere andata a letto con uno di loro. Il secondo bacio, cioè quello che loro spacciavano per primo (poiché solo Vegeta era a conoscenza del disastroso primo bacio) era stato decisamente diverso, tanto che aveva chiesto il permesso a Rosicheena di poterla baciare. In quel periodo di corteggiamento Turles era cambiato gradualmente, assumendo atteggiamenti che prima non aveva e avendo anche accorgimenti che Rosy non si aspettava. Dalle cose più stupide come il togliere le scarpe quando stavano a letto lasciandole una vicino all’altra accanto al tappeto, alle cose più notabili: da che Rosy sapesse non aveva mai lavato neppure una tazzina da caffè in vita sua, ma iniziò a farlo quando andarono a vivere insieme, rifaceva il letto e piegava i panni, altre cose che non aveva mai fatto. Non lo sapeva, Rosy, di tutte le volte che Turles aveva chiesto consigli a Vegeta che di relazioni amorose ne sapeva meno di niente, però conosceva la ragazza e, quindi, sicuramente poteva dargli qualche dritta. Inconsciamente Rosicheena era felice di ciò perché voleva dire che teneva a lei abbastanza per smussare gli angoli del suo carattere e modificare i suoi modi di fare per farle piacere, senza che gli chiedesse nulla.
Dopo la morte di Turles non aveva più avuto relazioni né le aveva cercate, anzi c’era da dire che qualsiasi approccio da parte del genere maschile all’infuori dell’ambito lavorativo era immediatamente scoraggiato o troncato sul nascere. Ma non avrebbe potuto troncare quello che non sembrava altro che il normale comportamento che aveva con il suo migliore amico.
Quel viaggio sembrò essere il più lungo delle loro vite, nessuno dei due pronunciò una sola parola forse aspettando una prima mossa dell’altro o solo nella speranza di schiarirsi abbastanza le idee prima di fare ulteriori danni. Ma più provava a distrarsi, più la donna pensava al bacio della sera precedente, totalmente diverso da entrambi i primi baci scambiati con Turles. Scosse impercettibilmente la testa per scacciare quel pensiero infelice, l’ultima cosa che voleva in quel momento era mettere a paragone i due. Soprattutto, aveva già incasinato una volta la sua vita e quella di uno dei suoi più cari amici e c’erano voluti anni perché riuscissero di nuovo a guardarsi in faccia, il legame con Vegeta era diverso da quello con Bardack e la sua paura era che questa volta non riuscissero a superarlo.
Non si rese conto di essere arrivati a villa Prince, Vegeta non aveva parcheggiato, né aveva anche solo superato il cancello principale. Non scese dall’auto, e non la guardò mentre fu lei a farlo, ripartì immediatamente dopo che Rosy richiuse il bagagliaio da cui prese il borsone.
Villa Prince era stranamente silenziosa, ma abbastanza normale per una domenica mattina decisamente presto, si diresse quindi nella stanza degli ospiti cercando di fare meno rumore possibile, non voleva disturbare Noah e Radish che probabilmente stavano ancora dormendo e di nuovo fece capolino il pensiero di trasferirsi. Purtroppo gli impegni si erano susseguiti da quel primo giro a cui Vegeta era mancato e ancora non aveva preso in considerazione nessun nuovo appartamento in cui trasferirsi, adesso di certo non avrebbe potuto chiedere a Vegeta di accompagnarla.
Sola nella sua stanza, si trovò di nuovo a pensare. Non aveva mai neppure immaginato di avere con Vegeta un rapporto diverso da quello che li legava. Sì, c’era già stato un primo tentativo di bacio, avevano dormito insieme, per non parlare poi delle volte in cui si consigliavano a vicenda sull’abbigliamento, poi c’era da considerare tutte le occasioni in cui gli aveva dato consigli per conquistare una ragazza che aveva puntato, ma Vegeta non aveva mai avuto interesse per le storie serie. Quale certezza aveva che tra loro sarebbe stato diverso? Nessuna e Rosy non aveva alcuna intenzione di perdere anche lui.
“Non ci credo, è impossibile!” Sadala fece il suo ingresso nella stanza di Rosy senza bussare e se ne infischiò altamente del suo stato d’animo che di certo non era dei migliori per sopportare una conversazione
“La prossima volta che deciderai di acquistare veleni quantomeno tienili in camera tua, sai bene che mio padre non può mangiare questa roba” nel recuperare la scatola lanciata sul materasso Rosy si trovò un po’ confusa, aveva parlato di veleno e allora perché quella era una confezione di brioche al cioccolato?
“C’è il cioccolato al latte?”
“E quindi?”
“Io odio il cioccolato a latte, prova a chiedere a tuo fratello perché quella non è roba mia” Sadala socchiuse gli occhi e fece un respiro profondo quasi come per calmarsi.
“Beh tienilo anche tu come promemoria” ed uscì lasciando le merendine e chiudendosi la porta alle spalle. Per chissà quale ragione, la cosa diede i nervi a Rosy, era la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della sua sopportazione. Animata da una nuova forza si alzò dal letto e corse fuori dalla camera.
 Aveva voglia di litigare, di sfogarsi e poco importava chi sarebbe finito nell’occhio del ciclone. Arrivata nel salone, però, davanti ai suoi occhi c’era Sadala da sola, con le mani che tremavano mentre toglieva la polvere da una cornice. Rosicheena ricordava quella foto, ritraeva tutta la famiglia Prince durante una festa di Natale in cui i figli erano ancora piccoli e vestiti coordinati.
“Perché mi odi Sadala? Io non ti ho fatto niente!” la voce di Rosy non era arrabbiata, solo esasperata e triste, il che forse fu anche peggio per la donna che si voltò di scatto nella direzione della nuova arrivata.
“Tsk tu mi hai portato via tutto ciò a cui più tenevo!” gli occhi neri di Sadala trasmettevano una rabbia per troppo tempo tenuta nascosta, quelli di Rosicheena invece erano confusi, talmente tanto che la maggiore si trovò in un certo senso a giustificare le sue parole
“I miei genitori ti adoravano, mio padre tutt’ora stravede per te e ti considera come un’altra figlia. Ogni volta che ti guarda gli occhi di mio fratello si illuminano, ancora adesso Radish molla tutto ad una tua sola parola, Turles ti amava e persino Bardack non faceva che parlare di te... Ho sempre cercato di integrarmi nel loro gruppetto ma non importava cosa facessi perché restavo sempre la pecora nera, tu invece... Tu eri sempre con loro, ti portavano ovunque neanche fossi una cazzo di mascotte” Sadala non aveva il coraggio di guardarla in faccia e Rosicheena, sempre più sconvolta.
“Tu mi invidiavi per questo? Per una cazzata come questa? Hai la minima idea di quanto io fossi gelosa di te?!” solo allora gli occhi delle due donne si incontrarono e adesso era la maggiore ad essere sconcertata. Cosa mai aveva da invidiarle quella ragazzina talmente bella da far perdere la testa ai tre ragazzi?!
“Quando tornavi a casa dopo l’università trovavi i tuoi genitori che ti domandavano come fosse andata, lamentandoti che ti stessero troppo addosso, io quando rientravo a casa non c’era nessuno ad aspettarmi. Tu hai due fratelli con cui litighi ma è sempre meglio che non parlarci mai, di tutti i ragazzi cui che ho conosciuti durante gli affidi e in casa famiglia è già tanto se tutt’oggi ne sento un paio per Natale o i compleanni, l’unica ricorrenza in cui ci ritroviamo è per la festa di anniversario di Doug ed Ester... Dici che tua madre mi adorava, ma lei parlava sempre di te. Non faceva che dire quanto fosse orgogliosa di te nonostante il tuo carattere forse un po’ troppo irruento e testardo. Tuo padre è orgoglioso di te, ma ogni volta che provava a parlare finite a litigare. Tu mi invidi? E cosa dovresti invidiare Sadala?” gli occhi di Rosy erano lucidi al ricordo di Marie, una donna che le voleva un mondo di bene e che le mancava da morire “Vegeta, Turles e Bardack sono forse la cosa migliore che potesse capitarmi, per la prima volta mi sono sentita accettata, ma ora Turles e morto, Bardack per me è un estraneo. Mi resta Vegeta, ma ho fatto tutto ciò che è in mio potere per non allontanarlo dalla sua famiglia, augurandogli sempre tutta la felicità di questo mondo”
“Mamma” Sadala si fermò a causa di un singhiozzo che non riuscì a trattenere e abbassò lo sguardo per non farsi vedere dalla sua arci-nemica in quelle condizioni “Mamma parlava di me?”
“Continuamente, eri la sua bambina e ti voleva bene” i singhiozzi di Sadala adesso erano veramente forti e Rosy distolse lo sguardo per non farla ulteriormente agitare, la conosceva abbastanza da sapere quanto odiasse essere compatita. Ci volle un po’ perché si riprendesse e fosse di nuovo in grado di parlare senza che la voce le tremasse
“Ti ha cercata”
“Cosa?”
“Il giorno in cui è morta, mamma voleva vederti, ma tu eri fuori città e Vegeta era corso in auto a prenderti. C’erano tante cose che voleva dirti ma aveva come l’impressione che non sarebbe riuscita a parlare con te. Avrebbe voluto che fossimo amiche, ai suoi occhi eravamo alla pari e questa cosa mi dava fastidio perché credevo che avvicinandosi a te avrebbe finto con l’allontanarsi da me”
“Ti chiedo scusa Sadala. Ti chiedo scusa perché è giusto che io lo faccia, perché ho voluto davvero bene a Marie, perché quando ho saputo che Noah era in ospedale ho avuto paura di perdere un altro membro della famiglia. I tuoi genitori mi hanno trattato come una figlia e ti chiedo scusa perché mi sono sempre sentita come se avessi tolto a te e i tuoi fratelli quell’affetto che mi veniva riservato. Forse ho rimandato troppo, avrei dovuto tagliare i rapporti prima, quando mi sono trasferita ad Osaka ma non ne ho avuto la forza sebbene ci abbia provato in più occasioni” si sedette sull’altro lato del divano, più per abitudine che per tenere le distanze. Rosy aveva lo sguardo perso nel vuoto, Sadala invece la guardava per capire che cosa avrebbe raccontato “ho iniziato a farmi sentire sempre più raramente, a non rispondere alle telefonate e poi ho deciso di cambiare numero. Due giorni dopo Vegeta era davanti la porta di casa di Doug ed Ester, mi ha fatto una ramanzina di quelle che non dimenticherò mai. Era arrabbiato nero e mi disse che non mi sarei liberata di lui così facilmente, anche se lo avessi allontanato lui sarebbe rimasto al mio fianco perché l’aveva promesso a Marie. Poche volte ho pianto davvero come in quel momento” tra le due calò il silenzio, per la prima volta rilassato e non contornato dal gelo che le aveva sempre caratterizzate.
“Ti ammiro Rosicheena, per quanto mi costi ammetterlo è così. E ho iniziato a farlo dopo aver sentito una conversazione tra Vegeta e i miei genitori. Lui era preoccupato per te, aveva scoperto che nel periodo in cui avevi iniziato l’università avevi anche trovato un secondo lavoro part-time dopo che la tua coinquilina aveva lasciato l’appartamento senza preavviso, ti vedeva stanca ed era preoccupato per te. Sono certa che al tuo posto né io né mio fratello o i suoi amici saremmo riusciti al tuo posto”
“Infatti non ci sono riuscita neanche io, e in quel poco che ho fatto sono stata aiutata” non aggiunsero altro, la televisione spenta di fronte a loro sembrava aver attirato tutta la loro attenzione, ma quel silenzio per la prima volta non era pesante, solo piacevole. 
 
- Due anni prima -
Non era una buona idea che Turles lasciasse l’ospedale nelle sue condizioni neppure per una sola giornata, ma è stato impossibile farlo desistere. Turles e Bardack litigavano continuamente per qualsiasi scemenza, dalla preferenza per la maionese o il ketchup o per la squadra tifata, ma erano molto legati e Turles non sarebbe mai mancato al matrimonio di suo fratello.
Rosicheena aveva avuto da lavorare nel periodo di organizzazione del matrimonio e, come anche Vegeta, sapeva poco a niente. Turles aveva accettato con gioia di essere il testimone di suo fratello insieme a Vegeta, per Sadala invece c’erano due sue amiche di cui Rosy non ricordava neppure il nome.
Nell’attraversare il tappeto bianco che ricopriva la navata della piccola chiesa che gli sposi avevano scelto, i pensieri di Rosy e Turles erano molto diversi.
“Accidenti! Qui dentro si gela dal freddo, avrei dovuto insistere di più sulla sciarpa” mentre Rosicheena si guardava attorno, Turles guardava lei, avvolta in un abito blu dalle maniche in pizzo a tre quarti lungo fino al ginocchio che faceva capolino dal lungo cappotto bianco invernale che non aveva alcuna intenzione di togliere dato il freddo di dicembre, per lo stesso motivo si malediceva anche di non averne scelto uno più pesante per Turles.
L’uomo, però, non aveva ascoltato più di tanto le sue parole, né, fortunatamente, sentiva freddo.
“Non è male come hanno allestito per una cerimonia intima. Ma credo che noi per la cerimonia religiosa opteremo per qualcosa più in grande” Rosicheena si voltò nella sua direzione e gli sorrise teneramente, stringendosi al suo braccio. Dopo quel rapido sopralluogo chiestogli da Vegeta, si diressero nell’edifico lì accanto, creato al solo scopo di dare agli sposi la giusta privacy per prepararsi, non fu necessario chiedere informazioni per trovare la stanza dello sposo in cui Bardack e i signori Son li aspettavano per le foto.
“Buongiorno fratello! Spero che tu sia psicologicamente pronto perché oggi non ti darò tregua” i due fratelli si scambiarono un paio di pacche, approfittando della distrazione Rosy saluto i suoceri e poi lasciò la stanza. Facendo un veloce calcolo era sicura di riuscire a pesare da casa a prendere qualcosa di più caldo per Turles prima dell’inizio della cerimonia, ma dubitava che suo marito l’avrebbe lasciata scappare dalle foto pre-cerimonia. Prima che potesse veramente decidere di allontanarsi però si imbatté in Vegeta e Radish che stavano entrando proprio in quel momento.
“Giorno Rosy! Scappi dalle foto?” 
“Ci provo Prince piccolo” rispose Rosicheena ricambiando l’abbraccio stritolatore di Radish per poi voltarsi verso l’altro che, anziché salutarla, le stava porgendo un sacchetto.
“Le temperature scenderanno ulteriormente e papà mi ha mandato a prendere questi per Turles”
“Come fate voi Prince a leggermi sempre nel pensiero proprio non lo capisco” non poterono chiacchierare ancora perché, com’era prevedibile, Bardack si affacciò per chiamare i due amici per le foto.
Sadala e Bardack avevano organizzato il loro matrimonio in appena un mese, infatti presero quella decisione poco dopo l’ultima brutta crisi respiratoria di Turles e il successivo colloquio durante il quale il medico aveva ribadito le sue scarse possibilità di guarigione nel caso in cui il tumore non fosse regredito. Nessuno aveva fatto parola con Turles di quel colloquio, ma tutti sospettavano avesse mantenuto l’abitudine di leggere la propria cartella clinica.
In quel mese Rosicheena non aveva mai parlato con Bardack, avevano fatto di tutto anche per non rimanere neppure mai da soli insieme. Di tutti coloro che li circondavano, Vegeta sembrava essere l’unico ad aver notato la cosa ma, almeno con Rosicheena, non aveva fatto discorsoni. Le aveva semplicemente detto “Siete amici, sono certo che chiarirete qualsiasi malinteso venutosi a creare”.
Per questioni di comodità e non obbligare gli invitati a scomodi spostamenti, gli sposi avevano organizzato il pranzo nuziale affittando un tendone per ricevimenti e con il catering, nonostante le reticenze iniziali si era rivelata una buona scelta. Adesso, seduti l’una accanto all’altro, Rosy e Turles guardavano i cognati aprire le danze al centro della pista.
“Sono carini non trovi?”
“Sì non male, ma sono certo che tu sarai molto più bella in abito bianco” prima di allora non avevano mai aperto il discorso di un eventuale secondo matrimonio con rito religioso e ora invece si trovavano a parlarne per ben due volte. A Rosicheena non importava se il suo matrimonio fosse stato del tutto non convenzionale, non le importava se non vi avevano preso parte le loro famiglie, ma la prospettiva di una seconda cerimonia voleva dire molti anni da trascorrere con Turles e per questo vi si sarebbe aggrappata con tutte le sue forze.
 
- Tempo presente -
L’auto decappottabile sfrecciava per quelle strade di campagna poco battute, il vento gli batteva sul viso e spettinava i capelli mandandoli all’indietro ma non se ne curava. Con un movimento troppo rapido dello terzo fece rigirare l’auto per farla tornare indietro per la terza volta sollevando un gran polverone, percorse circa dieci metri e si rigirò di nuovo facendo eseguire all’auto quasi un intero giro su se stessa prima di spegnere il motore e battere il palmo della mano sul manubrio, ringhiando di frustrazione. Non era bravo a gestire la rabbia, il più delle volte si limitava a prendere a pugni un sacco da boxe, altre volte, come in questo caso, guidava verso una meta ignota al solo scopo di correre e distrarsi. L’ideale era senza ombra di dubbio parlare con Rosicheena che sapeva sempre come farlo tornare alla ragione, ma come smaltire la rabbia dovuta a una lite con lei? In tutti gli anni di conoscenza, Vegeta e Rosicheena non avevano mai litigato, o comunque non si tenevano mai il muso troppo a lungo perché non ne erano capaci. Era capitato che uno dei due avesse litigato con i Son o anche con Rad e Sadala, una volta Rosy non ha rivolto la parola a  Turles per una settimana perché le aveva detto che secondo lui stava mangiando troppo, ma non aveva mai litigato con Vegeta.
Soprattutto ora, da solo con i suoi pensieri, Vegeta non capiva dove potesse aver sbagliato. L’aveva baciata, una cosa che avrebbe voluto fare la prima volta che la vide; lei aveva risposto al bacio e, se si concentrava, poteva ancora sentire il sapore di ciliegia delle sue labbra a causa del burro cacao che usava continuamente e il suo profumo solleticargli il naso. Perché allora quando si erano separati i suoi occhi spauriti erano pieni di lacrime? Con gli occhi a sua volta lucidi per il nervoso, Vegeta Prince aveva paura, per uno stupido errore, di aver perso la persona a cui più teneva al mondo. 
Detestava litigare con lei ma dover sopportare il silenzio senza neppure aver litigato è anche peggio, e prima che se ne rendesse conto stava componendo il numero del suo cellulare, nessuna risposta. Fece partire una seconda chiamata, poi una terza e una quarta, tutte prive di risposta.
“Maledizione!” avrebbe voluto lanciarlo via ma in un attimo di lucidità lo fece semplicemente cadere sul sedile del passeggero per poi rimettere in moto l’auto, fare un altro giro e partire a razzo verso villa Prince, terrorizzato di non trovarla lì. Il cancello principale era stranamente aperto, notando l’auto di Sadala nel viale non se ne stupì, ma adesso non aveva proprio voglia di litigare con sua sorella: lasciando profondi solchi nella ghiaia, inserì la marcia e si spostò sul retro della casa, dove parcheggiò.
“Che accidenti ti è successo? Ti sei rotolato nel fango?” beh, era evidente già dalla mattina che quella non fosse la sua giornata fortunata, no? Aveva appena oltrepassato la porta sul retro quando si imbatté in Sadala che, seduta al sullo sgabello della penisola della cucina, beveva una tisana dall’odore nauseabondo che arrivava fin alle sue narici.
“Sadala non rompere, non è aria oggi” si diresse quindi a grandi falcate verso la porta, ma ancora una volta fu bloccato dalle parole di sua sorella
“Perdi tempo, non è qui”
“Cosa? E dov’è andata?” era veramente preoccupato e Sadala non avrebbe potuto ignorarlo, non gli aveva visto quell’espressione di puro terrore neppure la volta in cui anni prima Rosy era andata via senza dire nulla a nessuno. Ma questa volta, almeno dal punto di vista di Sadala, non aveva motivo di preoccuparsi tanto.
“Vegeta calmati, sta bene, almeno credo. Eravamo in soggiorno quando ha ricevuto una telefonata da una donna a cui ha dato appuntamento da Muten” Vegeta spalancò gli occhi e Sadala, intenerita, continuò a parlare “Sembrava esausta quando riattaccò e per un attimo era stata sul punto di chiamarti, la schermata del telefono mostrava il tuo contatto. Non ha voluto dirmi cosa è successo tra di voi e, in effetti, non siamo così in confidenza perché insistessi. Papà è andato con lei all’appuntamento e mi hanno chiesto di dirtelo nel caso in cui fossi passato”
 
Stringeva convulsamente la mano di Noah sotto il tavolo nella vana speranza di riuscire a calmarsi. Non faceva che domandarsi come le fosse saltato in mente di accettare di vedere Helena. Come già aveva annunciato, Bardack aveva fatto delle ricerche su di lei ma non era risultato nulla di importante, perlomeno agli occhi di Rosicheena. Era sposata con un tale Jordan Wess e avevano avuto tre figli, il maggiore aveva tre anni in meno di Rosy; per alcuni anni avevano vissuto a Kyoto per tornare però quasi immediatamente a West City. In quegli anni Rosy stava ancora alla casa-famiglia, vivevano nella stessa città e non si erano mai incontrate in tutti quegli anni, ma restava il problema principale: prima di allora Helena non l’aveva mai cercata.
“Calmati tesoro, andrà tutto bene” Noah le lasciò un bacio sulla fronte e Rosy sentì gli occhi farsi lucidi. Era grata che Noah fisse con lei, ma avrebbe voluto ci fosse anche Vegeta.
Solo Dio sapeva quante volte aveva pensato di alzarsi e andare via, la mano di Noah che stringeva la sua la fece desistere tutte le volte.
Il campanello della porta suonò preannunciando l’ingresso di un cliente e, al contrario delle volte precedenti, Rosy sollevò lo sguardo puntando la figura di Helena.
“Ciao” la nuova arrivata li raggiunse con un sorriso imbarazzato che andò ad aumentare nel non vedere alcuna reazione da Rosicheena. Fu quindi Noah a fare la prima mossa alzandosi e porgendole la mano
“Ben arrivata, io sono Noah Prince”
“Oh lo so, l’ho vista sul giornale qualche tempo fa” Rosicheena non riuscì a mascherare un’espressione di fastidio che non sfuggì agli altri due.
“Volevi parlare, bene parliamo” Helena si guardò attorno
“Credevo che avremmo parlato noi due da sole”
“Tsk credo che se fossi stata da sola non mi sarei neanche presentata all’appuntamento”
“E avresti preferito rimanere con il dubbio su ciò che avevo da dirti?”
“A volte è meglio lasciare il dubbio che rimanere delusi dalla risposta” Helena non riuscì a reggere lo sguardo della minore e Noah approfittò di quel momento per stringere di nuovo la mano di Rosy.
“E comunque mi ha accompagnato Noah solo perché Doug ed Ester non potevano lasciare la città con così poco preavviso”
“Doug ed Ester?”
“I miei genitori affidatari”
“Capisco... E... Gli vuoi molto bene?” solo allora Rosy sollevò di nuovo lo sguardo.
“Quando può volerne una bambina abbandonata alla coppia che l’ha accolta in casa come una figlia”
“Rosicheena!”  la giovane sbuffò un po’ al richiamo del Prince, poi però si voltò di nuovo nella direzione della donna
“Avevo undici anni quando mi hanno presa in affidamento e ho impiegato molto tempo a fidarmi veramente, mi aspettavo che mi avrebbero rispedita in orfanotrofio come tutte le coppie prima di loro perché, diciamocelo, nessuno vuole adottare un adolescente. Dopo loro, la mia famiglia sono le persone che hai visto immortalati con me nelle foto del galà, oltre ciò non credo ci sia altro di importante sul mio conto che tu possa voler sapere”
“Ti sbagli Rosicheena” la interruppe prendendole l’altra mano che teneva sul tavolo, la giovane si irrigidì immediatamente ma ciò non sembrò importare alla biologica genitrice “io voglio conoscerti e non sei solo questo, ci sono altre migliaia di cose che ho da sapere”
“Perché ora? Sei tornata ad abitare qui con la tua famiglia tre anni dopo avermi abbandonata alla centrale di polizia, perché vuoi conoscermi dopo venticinque anni?” questa domanda sicuramente Helena non se la aspettava perché non solo abbassò lo sguardo ma sciolse anche la presa sulla mano di sua figlia
“Non ero pronta per fare la madre, i miei genitori si arrabbiarono molto e scappai di casa insieme a tuo padre che poi mi lasciò quando tu non eri ancora nata. Ci ho provato a crescerti e ciò che ho deciso non è assolutamente colpa tua, eri una bambina dolcissima e sempre sorridente, non piangevi mai ma io non ero in grado di tenerti con me. Ho pensato che saresti stata felice con una nuova famiglia” Rosy sbuffò di nuovo di fronte a quella solita frase fatta che aveva sentito spesso nei film “Conobbi Jordan quello stesso anno, ci siamo innamorati e mi ha sposata ma ci sono voluti tanti anni perché gli parlassi di te. Ho rimandato la cosa per tanti anni e quando alla fine glielo dissi lui si infuriò, disse che avrei dovuto renderlo partecipe di questa cosa tempo prima perché ti avrebbe cresciuta e amata come i tuoi fratelli”
“Fratellastri” di nuovo Rosy la gelò sul posto con un’occhiata “E se non sono stata male informata il vostro primogenito ha soli tre anni meno di me” 
“Sì, Dannis. Gli altri invece sono Lea e Frank. Ti va di conoscerli?”
“No, per il momento non mi interessa” 

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Capitolo 10
*** L’ultima notte al mondo – Tiziano Ferro ***


“Kaito non ti ringrazierò mai abbastanza per il favore che mi hai fatto”
“E di che bellezza?! Fortuna che dovevo comunque venire a West City e tu non avevi molto nel tuo vecchio appartamento. Che dici? Riusciamo a prenderci un caffè prima di accompagnarti a casa?”
“Certo Kai, volentieri” le mancava passare del tempo con il suo fratellone e quell’occasione era capitata a pennello. Solo due giorni prima infatti, Kaito l’aveva chiamata per comunicarle gli impegni che l’avrebbero portato a West City e si era quindi offerto al posto di Doug per farle il trasloco, a causa del lavoro e i recenti problemi con Vegeta, infatti, Rosy non avrebbe potuto occuparsene personalmente.
“Dimmi un po’ il bell’imbusto come sta? È da un po’ che non ci vediamo e dal momento che resterò per qualche settimana mi piacerebbe passare una serata tutti insieme”
“Mh sì, puoi chiamarlo” se Kaito si rese conto del suo cambiamento di atteggiamento non lo diede abilmente a vedere, sicuramente Rosicheena gliene avrebbe parlato quando sarebbe stata pronta, come gli aveva parlato di Helena. Kaito era andato a prenderla a villa Prince e lei lo aveva raggiunto salendo in auto insieme a un trolley, Kai non aveva fatto domande. Gli aveva quindi dato le indicazioni per raggiungere il Tartarughe marine.
“Come va il lavoro? Sono felice che sei tornata a lavorare alla Saiyan, eri la migliore e, fidati, eri sprecata nel fare la wedding planner”
“Anche a me era mancato questo lavoro, ma è parecchio differente ora rispetto a quando l’ho lasciato”
“Sul serio? Spara” 
“Beh tanto per cominciare l’ufficio, Vegeta ha deciso di far mettere una seconda scrivania nel suo e ha fatto anche modificare la targa sulla porta su cui adesso c’è scritto Prince – Hale, un enorme passo avanti. Poi ho una segretaria personale, sono aumentati i miei compiti e, beh, sono socia” ci mancò davvero poco perché quel cappuccino che Kaito stava bevendo finisse sputato in faccia a Rosy.
“Socia! Cazzo Rosy complimenti, sono super orgoglioso di te! Perdona il francesismo ma fidati che mi sto anche trattenendo” e nessuno le evitò il mega abbraccio tritaossa in cui il maggiore la avvolse.
“Kai non respiro!” sciolto l’abbraccio, Kaito buttò l’occhio all’orologio a muro con la stanza di Marilyn Monroe
“Fanculo! Bimba dobbiamo andare o farò tardi ai provini. Ricordi l’indirizzo di casa tua?” lo sguardo di Rosicheena si fece un po’ cupo però annuì.
“A che piano sei?”
“Il terzo” Kaito storse il naso
“Senti, teniamo tutto nella mia auto così poi ti aiuto a portare la roba su” Rosy avrebbe voluto accettare, sarebbe stato tutto più facile, ma non voleva sobbarcare anche lui dei suoi problemi.
“No, tranquillo. Lasciamo tutto nella hall, farò due viaggi”
“Sicura?”
“Sicurissima” riuscirono a scaricare tutto in una sola volta, come aveva detto Kaito, Rosy aveva davvero poca roba nel suo appartamento di Osaka, e altrettanto poca nella stanza di villa Prince. Non fu facile riuscire a superare quella soglia, in un certo senso era come se stesse di nuovo scappando eppure in realtà era totalmente diverso. Nella mano reggeva il portachiavi giallo.
 “Signora Son che gioia rivederla!” l’accoglienza ricevuta dal portiere del palazzo evitò a Rosicheena un vero e proprio attacco di panico. Aveva dovuto raccogliere tutte le sue forze per riuscire a trovare il coraggio, dopo due anni, per tornare nell’appartamento di Turles e già dopo aver oltrepassato il portone principale le gambe minacciarono di cedere sotto il suo peso, cosa che sarebbe accaduta se l’uomo non avesse lasciato la sua postazione per correrle incontro
“Ciao Bernard! E ti prego chiamami Rosicheena, sono anni che non sono più la signora Son e anche allora non volevo essere chiamata così”
“Non è cambiata per niente ed è sempre bellissima. Come sta? Sembra passata una vita dall’ultima volta che ci siamo visti” Bernard era un uomo di all’incirca sessant’anni, alto e capelli e pizzetto grigi e nonostante le sue continue lamentele proprio non riusciva a chiamarla per nome
“Per quanto possa fare male, la vita va avanti Bernard... Perdonami per non essere più tornata ma avevo bisogno di stare da sola, elaborare la scomparsa di Turles e stare in casa sua non mi sarebbe stato d’aiuto”
“Casa vostra, signora Son” la corresse l’anziano scuotendo il capo con un lieve tono di ammonimento “È ciò che le ha detto quando il giorno del vostro matrimonio, quando voleva portarla in braccio dal portone fin alla porta di casa, se non mi sbaglio” sorridere al quel bel ricordo fu una cosa automatica mentre, a braccetto con l’uomo, si avviarono all’ufficio posto accanto alle cassette delle lettere
“Se non le dispiace, mi sono preso la libertà di tenere nell’armadietto del mio ufficio tutta la corrispondenza che ha ricevuto, anche se non ha mai mancato di pagare una bolletta. Purtroppo temo che una volta rientrata vi troverà accumulati due anni di polvere”
“Non importa, non sono così delicata da non poter sopportare. La signora Son non è mai passata? Sapevo che volesse venire a prendere delle cose di suo figlio” intanto si mise a sfogliare le varie buste, scartando quelle che avrebbe aperto più tardi
“Sì, passò poco dopo il giorno dei funerali, c’erano anche il signor Bardack Son e il signor Gohan Son, hanno un po’ alzato i toni” Rosy annuì distrattamente, per niente interessata ai drammi familiari dell’ex suocera Gine. Poi si immobilizzò quando le finì tra le mani una busta rossa
“Bernard quando è arrivata questa?” la sua voce risultò più tremante di quanto immaginasse, così come le sue mani. L’uomo si aggiustò gli occhiali sulla fronte ma non ebbe veramente bisogno perché riconobbe immediatamente l’oggetto
“Mh lo ricordo bene, arrivò il giorno di san Valentino, ma lei era già andata via” si allontanò tornando pochi secondi dopo con una scatola tra le mani “C’era anche questa” Rosicheena impallidì nel riconoscere nei tratti che componevano il messaggio Tanti auguri Baby la calligrafia di suo marito.
“Che ne dice se l’accompagno di sopra? Così potrà aprirli con calma” la sua mano era andata a posarsi sulla spalla della donna che, sebbene annuì, non sembrò ridestarsi da quello strato di trance. Nell’udire il dlin dell’ascensore le parve di essere tornata indietro nel tempo e, come avrebbe fatto anni prima, aprì la porta difettosa spingendola con la spalla. Era tutto uguale a come lo aveva lasciato l’ultima volta che ci era entrata, solo con più polvere e un forte odore di chiuso.
“Ecco a lei signora” anche il comportamento di Bernard era lo stesso di anni prima, non le aveva mai permesso di portare da sola oggetti troppo pesanti, bensì era lui a caricarli e lasciarli all’ingresso, sul pavimento quando si trattava di buste della spesa o sul piccolo comò se si trattava di pacchi “Mi raccomando, non rimanga chiusa in casa e mi chiami se ha bisogno di qualcosa. Tra qualche ora chiederò a mio nipote di portare su il resto dei pacchi. Buona giornata”
Rimasta sola, la donna si trovò a camminare in giro per il salone con un sorriso malinconico in viso e sfiorando ogni soprammobile con la punta delle dita, mentre nell’altra mano stringeva ancora la busta rossa. Il salotto, la cucina e il bagno erano gli unici ambienti in cui i mobili non erano stati coperti con dei grandi teli di plastica di quelli che di solito si usa per dipingere. Del resto, nei suoi ultimi mesi di vita Turles era stato segregato in ospedale e Rosy, trascorrendo la notte sempre al suo fianco, tornava a casa solo la mattina presto per una doccia prima di andare a lavoro e la sera per cenare prima di tornare da suo marito. Le poche volte in cui riusciva a tornare a casa per qualche ora, trascorreva questo tempo pulendo per poi riposare sul divano, per questo motivo aveva quindi deciso di coprire i mobili con i teli in modo da non perdere troppo tempo a pulire le camere che non usava. I suoi stivaletti bassi, lasciati lì l’ultimo giorno che era entrata in casa, erano ancora l’uno appoggiato all’altro dietro la porta d’ingresso e ridacchiò notando quel dettaglio.
 
“Porca puttana! Rosicheena impara a mettere in ordine le tue fottute scarpe o la prossima volta giuro che le volo dalla finestra!”
“Sì sì certo, can che abbia non morde tesoro mio e tu abbai di continuo”
“Rosicheena non scherzo. Sono carico di buste e se fossi caduto mi sarei rotto l’osso del collo”
“Quanto la fai tragica, al massimo ti saresti rifatto i connotati”
“Che hai detto?! Ripetilo se hai il coraggio”
 
A separare l’ambiente da giorno da quello da notte c’era un corridoio con le pareti di un brutto verde chiaro che Rosy affermava ricordarle gli studi dentistici, la coppia aveva così risolto il problema tempestando di foto e poster le due pareti.
 
L’uomo dalla pelle olivastra sovrastò la sua donna, per niente colta di sorpresa, schiacciandola delicatamente contro la parete. Il viso affondato nell’incavo della spalla intento a mordere e succhiare la superficie di collo dove riusciva ad arrivare, una mano andò ad infilarsi sotto la maglietta e l’altra a palparle il sedere.
“Non volevi andare in palestra? Faremo tardi” ansimò lei con il viso contro la parete verdina, approfittando del fatto che il marito non potesse vederla per sorridere vittoriosamente.
“Mi hai provocato per tutta la mattina al parco” rispose roco Turles leccandole il lobo dell’orecchio e sfregando la sua più che evidente erezione sul fondoschiena di sua moglie, per poi girarla e prenderla in braccio in modo che le gambe lunghe e morbide gli avvolgessero il bacino “Ora se, con o senza il tuo permesso, ho in mente un altro tipo di allenamento, decisamente più piacevole”
 
Rosicheena aveva perso il conto delle volte in cui, presi dalla passione, non erano neanche arrivati alla camera da letto, amandosi sul divano o sul pavimento. In realtà, pensò la donna ridendo, non vi era superficie in quella casa che non aveva conosciuto la loro passione.
 
“RAGAZZI CHE CAZZO! STATE SCOPANDO NELL’INGRESSO E CON LA PORTA APERTA! FATE SCHIFO!”
“Tutta invidia fratellino. Anzi, già che ci sei chiudi la porta per favore, ma ad occhi chiusi, mi raccomando, non vorrei bloccarti la crescita”
 
Erano passionali e su questo non c’erano dubbi, ma non erano solo questo. Quante volte, quando era vittima dei dolori mestruali, Turles la abbracciava senza dire nulla mentre le teneva una borsa dell’acqua calda sulla pancia? Troppe e allo stesso tempo troppo poche, avrebbe risposto Rosicheena, avrebbe voluto che fossero state di più.
Come Bernard aveva predetto, la polvere in giro per l’abitazione non era poca così, nonostante la tanta curiosità, decise di dare una pulita, seppur grossolanamente, all’appartamento. Le ci volle una buona ora per riordinare il tutto, causa anche i ricordi che ogni oggetto le riportava alla mente.
La prima cosa che aprì, una volta seduta sul divano, fu la busta e dopo un attimo di smarrimento non seppe se ridere o arrabbiarsi. Capovolse la busta sul tavolino da caffè e la superficie si riempì di piccoli cuoricini di carta  rossi, bianchi e rosa, tutti ritagliati con estrema cura. Dietro a ognuno di loro c’era scritto ti amo
“Ma tu guarda!” Rosy ridacchiò nel rimetterli nella busta, notando che erano rimasti al suo interno altri due fogli più grandi e quadrati: erano due fotografie, le ultime scattate insieme a Turles. Erano state scattate entrambe il giorno del suo compleanno, il 6 gennaio, il motivo principale per cui Bardack la soprannominava Befana, la prima li ritraeva tutti e quattro insieme. Rosy osservò le espressioni di tutti: il primo da sinistra era un Bardack con il solito ghigno in faccia e un braccio allacciato al collo di suo fratello; sul letto erano seduti Turles e Rosy, il primo quasi piegato in due dalle risate e la seconda con le guance gonfie in uno sbuffo, le braccia incrociata al petto e girata di profilo, pronta a rimproverare i due fratelli per qualche battuta che avevano considerato particolarmente divertente; infine vi era Vegeta, stranamente non serio bensì con un lieve sorriso mentre con una mano scuoteva i capelli della festeggiata. Nella seconda foto invece erano solo lei e Turles seduti vicini sul letto d’ospedale che guardavano nell’obiettivo. Per l’occasione Turles aveva indossato una felpa blu con cappuccio, risaliva ai tempi del college e a causa della perdita di peso gli stava molto larga; per tutto il tempo aveva tenuto il cappuccio giustificando la cosa dicendo che non aveva nessunissima intenzione di chiudere la finestra, volendo sentire sulla pelle l’aria fredda di gennaio, ma allo stesso tempo non era così incosciente da rischiare di prendersi il raffreddore. Rosicheena sapeva che era una balla, probabilmente non voleva rovinarle il compleanno ricordandole anche quel giorno della sua malattia. Rosicheena si sorprese di non ricordare nulla di quel compleanno, non sapeva che gusto avesse la torta portata da Vegeta, anche se intuiva fosse alla crema chantilly con gocce di cioccolato e neppure la battuta che aveva fatto sbellicare in quel modo i gemelli Son, ma rifletté che quello era il male minore. L’aveva detto anche lo psicologo che dimenticare era un modo come un altro di superare il dolore.
Dietro la seconda foto solo in quel momento notò un breve messaggio scritto a penna che recitava
< Come sai, da quando sono qui ho molto tempo libero ma se vuoi arrabbiarti con qualcuno prenditela con i due coglioncelli che mi hanno appoggiato. Non è la sorpresa che avrei voluto farti ma spero che, almeno per questa volta, basti il pensiero.
Buon San Valentino amore
Ti amo >
Sorrise nel leggere quel messaggio e dopo aver guardato un altro po’ la foto la rimise a suo posto insieme alla moltitudine di cuoricini di carta, in seguito ripose la busta all’interno della sua copia di Il codice Da Vinci. Fu quindi la volta di aprire anche la scatola e al suo interno vi trovò una moltitudine di oggetti di ogni tipo, ognuno con su un post-it con un numero e relativo messaggio. C’era di tutto in quella scatola ma, prima di poter prendere il primo oggetto, le capitò tra le mani un biglietto con il disegno di un cucciolo.
< Su, non sbuffare. Per questa volta sii paziente e assecondami in questa specie di percorso a ostacoli nei nostri ricordi. Come puoi notare il biglietto non l’ho scelto io bensì Vegeta che era sicuro che non avresti apprezzato quello che io avevo scelto con il cesto di “piselli”. Mah, secondo me era originale... Ok, basta dilungarmi altrimenti finisco lo spazio.
Dunque questo, in realtà, non è un lavoro recente bensì una collezione iniziata molti anni fa e non sempre tutta farina del mio sacco. L’ultima parte è stata applicare i post-it e ogni tanto qualche frase sconcia, di quelle che farebbero impallidire il mio vecchio e vergognare mia madre, se hai capito, quindi scelta tua su chi altro vi entrerà in contatto. Buona caccia ;-D >  
Leggermente preoccupata si fece coraggio e prese la custodia di un DVD che riportava il biglietto numero 1 e una volta messo in riproduzione si accomodò sul divano per guardarlo.
“Bardack è acceso questo affare?”
“Sì che lo è”
“E allora perché non vedo niente?”
“Perché non la sai usare. Togli il tappo dall’obiettivo coglione!”
“Ehi moderate i termini tutti e due”
La prima parte del video erano solo frasi senza immagini e la donna riconobbe le voci di Turles, Bardack e Noah; poi sullo schermo apparve il viso sorridente di un più o meno ventiseienne Turles Son
“Dunque, mancano pochi giorni alla festa di compleanno di Rosicheena e per farle una sorpresa abbiamo deciso di organizzare un weekend allo chalet di montagna di proprietà dei Prince e visto che tutti coloro che vedranno questo video sanno di chi parlo, possono immaginare il perché abbiamo scelto questa meta. Un weekend a goderci l’acqua calda della sorgente termale direttamente nella piscina coperta che sicuramente la mia principessa apprezzerà”
“Hai finito con questa pagliacciata Turles?” Turles sbuffò alla frase di Sadala Prince ma decise di ignorarla
“La voce che avete appena sentito appartiene a Sadala e, dal momento che si è aggregata all’ultimo minuto, è il motivo per cui mi trovo strizzato nei sedili posteriori in mezzo alla coppia felice. Salutate coppia felice” l’inquadratura passò prima da Bardack e poi da Vegeta, entrambi imbronciati con lo sguardo rivolto ai rispettivi finestrini “Anche se adesso non sono poi tanto felici proprio perché ci sono io a separarli, ma per loro fortuna si rifaranno stanotte quando divideranno la camera”
“Turles tu dormirai insieme a loro in camera di Vegeta” esordì di nuovo la voce di Noah che Rosy immaginò essere al volante “Sadala dormirà in camera sua mentre Rosy si sistemerà in quella di Radish”
“Grazie del disturbo zio Noah ma credo che mi sistemerò con Rosicheena, del resto stiamo insieme”
“Non era una proposta Turles, non dormirete insieme sotto il mio tetto”
“Tu sai che noi facciamo tutt’altro che dormire nel letto, vero?” dopo quelle parole dette con così tanta naturalezza al signor Prince, Rosy ringraziò di essere da sola a guardare il filmino perché altrimenti sarebbe sprofondata nel pavimento dall’imbarazzo.
“Fratello credo che Rosy abbia davvero un brutto effetto su di te. Ti basta pensarla per mandare a fanculo i due neuroni ancora funzionanti che possiedi” la mano di Bardack apparve a lato dell’inquadratura per lasciare una sberla sulla nuca del gemello, che non mancò di guardarlo male
“Aspetta di essere tu così preso da una donna e allora sarò io a prenderti in giro, sfregiato. Ride bene chi ride ultimo” e interruppe la registrazione, soppiantata da una seconda. Questa volta la videocamera sembrava registrare di nascosto, dal momento che ai lati dello schermo riconosceva quelle che sembravano maniche di due cappotti diversi, al centro invece c’era Turles che faceva avanti e indietro davanti alla stazione degli autobus
“Eddai, ma quando arriva questo stupido ferro vecchio?! Questo paesino sperduto nel nulla dovrebbe davvero pensare di modernizzarsi, ha certi mezzi pubblici che sembrano usciti dagli anni ’60!”
“Ma hai le pulci al culo che non riesci a stare fermo, Turles? E poi ha solo qualche minuto di ritardo, niente di così rilevante perché tu inizi a lamentarti dei mezzi pubblici caratteristici e perfettamente funzionanti”
“Lascialo perdere Vegeta, tanto non credo che l’innamorato lì ti darà molta retta” esordì Bardack rivolgendosi al migliore amico
“ARRIVA! L’avevo detto che questi ferri vecchi sono più efficienti dei mezzi moderni”
“Ci sta ignorando?” sentì solo appena la voce di Vegeta mentre anche i loro due si avvicinavano al Son che si allungava per scorgere dentro il bus, la risata le nacque spontanea. Poco dopo assistete alla visione di sé stessa, più giovane, che ebbe appena il tempo di scendere l’ultimo scalino per essere travolta dal suo ragazzo che se la caricò in braccio riempiendola di baci. Quando si separarono, Vegeta aveva portato la videocamera era abbastanza vicino da captare il loro discorso
“Accidenti Son, sei venuto a prendermi armato o sei solo felice di vedermi?”
“Bambolina se mi sei intorno quello è un’arma sempre carica”
“Siete indecenti! Spegnete i bollenti spiriti prima di traumatizzare qualche minore!” Rosy si voltò nella direzione del suo interlocutore con un sorriso sprezzante, ma rimase accanto al fidanzato che, sebbene la mise giù, continuò a tenerla vicina con un braccio a circondarle le spalle.
“Prince mi era mancata la tua acidità da zitella in questi due giorni!” esclamò prima di rivolgersi al moro al suo fianco “Ma dimmi un po’ Son, perché ti sei portato le spine nel fianco?”
“Siamo venuti con una sola macchina e zio Noah non vuole lasciarmela guidare”
“Lo credo bene, l’ultima volta gli hai graffiato tutta la fiancata”
“Dettagli” sminuì Turles con un gesto della mano. Di nuovo lo scenario cambiò, questa volta era tutto buio e Turles inquadrava Bardack e Vegeta intenti ad avanzare per il corridoio armati di torce e due buste.
“Dunque, è mezzanotte passata. Ieri abbiamo fatto tutti finta di non ricordare che giorno è oggi così, ora, ci stiamo recando in camera di Rosicheena per farle una sorpresa e festeggiare prima solo noi il suo compleanno”
“E se continuerai a parlare finisce che Sadala si sveglia e niente festa” sbottò Vegeta subito soppiantato da un botto e un’imprecazione mal trattenuta tra di denti da parte di Bardack
“Idiota vuoi svegliare tutto il vicinato! Guarda dove metti i piedi!”
“Turles siamo più isolati di Giustino e Marilù, dove minchia lo vedi il vicinato?!” Rosicheena rise sonoramente a quello scambio i battute, poche erano le cose più divertenti dei battibecchi dei gemelli Son e in quegli anni erano state innumerevoli le volte in cui vi assistette insieme a Vegeta, a volta comodamente sdraiati sul divano e con tanto di popcorn e patatine
“Bene, ci siete?” i due annuirono tenendo le torce sotto i visi, intanto avevano già preparato gli spara coriandoli. Entrarono silenziosamente nella camera da letto assegnata alla ragazza e Turles lasciò la videocamera su uno scaffale, non mancando di ghignare in direzione dell’obiettivo. Non appena le luci furono accese nella camera fu un delirio di urla e botti dovuti agli spara coriandoli.
“Sorpresa!”
Essendo il più vicino, Vegeta si beccò un ceffone in pieno viso a causa di un movimento involontario della ragazza, colta di sorpresa dal rumore improvviso mentre dormiva
“Oh mio Dio! Vegeta scusami. Ti sei fatto male?”  la mora, ovviamente, fu l’unica a preoccuparsi dello stato del suo amico mentre gli altri due erano intenti ad accendere le stelle filanti
“Capisco che non ti piaccia festeggiare il tuo compleanno, ma non potevi picchiare il tuo ragazzo? È stata sua l’idea non di certo mia!”
“Scherzi? Tu sei la mia vittima preferita! Ciò non toglie che...” si bloccò con una strana espressione in viso “SIETE TRE IDIOTI! Mi avete fatto venire un colpo, potevo restarci secca!”
“Oh ma quanto la fai lunga befana... Hai compiuto vent’un anni non ottanta” la ragazza guardò male il giovane uomo con la cicatrice che quindi infilò una mano nel sacchetto che aveva lì accanto
“Cupcake?” chiese quindi cambiando tono e porgendole un dolce al cioccolato bianco, il suo preferito. In risposta la ragazza sorrise e poi si accomodarono tutti e quattro sul letto a mangiare i dolci presi appositamente per quella notte. Partì un altro video e Rosy era sempre più divertita.
Rosicheena era a bordo piscina a godersi il torpore della sala termo-riscaldata quando Turles ebbe la pessima idea di lanciarle addosso un secchio di acqua fredda, intuì quindi che questa volta fosse Bardack a tenere la videocamera.
“Brutto coglione avariato!” sbottò togliendo immediatamente gli occhiali da sole per avere la migliore visuale sul suo ragazzo cui lanciò una ciabatta
“Questa è di Notting Hill” esclamò Vegeta sedendosi sul bordo piscina accanto alla ragazza
“Ma voi due non avete niente di meglio da fare che guardare film? Ce l’avete una vita?” anche Bardack si avvicinò al gruppo
“Io l’ho visto per Hugh Grant, ma mi stupisce che tu non l’abbia visto... Sai, c’è anche Julia Roberts” la risposta gliela diede Rosicheena prima di immergersi nella piscina e nuotare fino al materassino blu, su cui salì. Ovviamente i tre amici non erano capaci di rimanere per più di qualche secondo senza fare qualcosa di stupido e quindi Turles non resistette a spingere il Prince nella piscina con una pedata sulla schiena. Rosicheena, ridendo, lo raggiunse sul materassino e afferrò la sua mano
“Jack non ci reggerà mai tutti e due!”
“Rose sposta quel culone floscio che ti ritrovi e vedi che ci stiamo”
“Culone floscio?! Affogati Prince!”  inutile dire che nel tentativo di salire a sua volta sul materassino, questo s ribaltò facendo ricadere entrambi in acqua.
Rosicheena aveva quasi le lacrime agli occhi dalle risate, non tanto per la scena in sé quanto il ricordo legato a quante conversazioni aveva avuto con Vegeta citando solo i film.
L’ultimo filmato era invece molto diverso da quelli del compleanno, sia come ambientazione che come atteggiamenti: era il video del suo matrimonio con Turles. Rosy sentì gli occhi farsi lucidi ma non spostò neanche per un attimo lo sguardo dallo schermo. Vegeta le era accanto in qualità di testimone mentre Bardack lo era per Turles.
“Signor Turles Son intende prendere in moglie la qui presente Rosicheena?” a celebrare il matrimonio era il giudice di pace Giumah Del Toro, mentore di Bardack dopo la facoltà di legge.
“Sì”
“Signorina Rosicheena Hale intende prendere in marito il qui presente Turles?”
“Sì” per tutto il tempo nella lettura degli articoli e anche nel momento di rispondere alle domande di rito, persi l’una negli occhi dell’altro
“A seguito della vostra risposta affermativa, io, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di West City, dichiaro in nome della Legge che siete uniti in matrimonio”  qualunque cosa il giudice avesse detto in seguito, gli sposi non lo ascoltarono, troppo impegnati in un bacio così passionale da togliere il fiato.
“Ti amo principessa
“Ti amo anche io”
 
Quando l’ultimo filmato era ormai giunto al suo termine, Gine Son era in preda ai singhiozzi e neanche ci provava a trattenerli. Accanto a lei, suo marito Gohan e Bardack avevano anch’essi gli occhi lucidi a metà tra il divertimento e la malinconia.
“Il mio bambino... Il mio adorato bambino” singhiozzò la donna con il viso affondato nel fazzoletto ricamato “Era così felice il giorno del suo matrimonio e io non ho neanche voluto esserci”
“Non te ne ha mai fatto una colpa, tesoro. Sei sua madre e ti voleva bene” anche se a sua volta molto scosso, Gohan provò comunque a consolare sua moglie, Bardack invece teneva lo sguardo fermo sullo schermo del televisore, di nuovo scuro.

“Avevamo organizzato tutto in due giorni, non appena Turles ci comunicò di aver fatto la proposta a Rosicheena. Non ci fu il tempo di preparare nulla: non avevano le fedi, i fiori, gli abiti e non avevano neanche prenotato il ristorante per un ricevimento, tant’è che pranzammo tutti e quattro insieme in una steak house. Poi non hanno più preso le fedi, hanno rimandato così tante volte che alla fine credo sia passato di mente a entrambi” per tutto il tempo del racconto Bardack tenne lo sguardo basso sulle sue mani in cui si rigirava il biglietto lasciato da Rosicheena sopra il pacco.
< Ho fatto una copia dei DVD, ma il resto credo sia il caso lo teniate voi >
Avevano riso tra le lacrime aprendo la scatola da cui ognuno aveva preso qualcosa che Turles gli aveva lasciato. Vegeta, per esempio, reggeva tra le mani la trilogia di DVD di Free Willy e un DVD di Ghost, il cui biglietto recitava < Sono fermamente convinto che solo tu e Rosicheena possiate apprezzare un tale concentrato di sentimentalismo, cetacei e acqua, ma se li lasciassi a lei non smetterebbe più di piangere. Sì, quella copia di Ghost appartiene a Rosy e, sì, ero consapevole già quando l’ho fatto sparire che sia il suo film preferito. Tu sei fornito di kleenex, vero? > 
A Bardack aveva lasciato quello che era a suo dire il tesoro più importante contenuto nella scatola: un barattolo di latta contente ritagli di immagini di riviste hard, il biglietto recitava < Per le notti di magra in cui tua moglie fa troppo la preziosa, usali bene >
Rosicheena non aveva tolto niente dalla scatola, neanche la cartelletta con l’elastico su cui c’era scritto il suo nome a caratteri cubitali e stilizzati. Nonostante le reticenze di Bardack e Vegeta, Gine Son non aveva resistito alla curiosità e l’aveva aperta. Al suo interno avevano trovato documenti ufficiali, atti di cessione e quello che sembrava una sorta di testamento. La donna impallidì nel vedere su ogni pezzo di carta il nome della nuora sotto la voce di beneficiario, poi, quando era sul punto di sbraitare, le capitò tra le mani un foglio piegato scritto a penna. Una lettera che si sporsero tutti per poter leggere
 
Amore mio,
Sicuramente sarai confusa nel leggere queste righe o furiosa perché prima avrai avuto modo di vedere il contenuto delle altre pagine, conoscendoti la seconda è più probabile. Inutile girarci attorno perché so che hai capito benissimo di che si tratta, ti ho nominata come beneficiaria primaria della mia assicurazione e di tutte le proprietà che passeranno a te nel caso in cui dovesse succedermi qualcosa. Ma non arrabbiarti amore, lungi da me il voler farti sentire inadeguata o non in grado di pensare a te stessa. Sei sempre stata una donna indipendente e, per quanto mi piaccia dire di non aver bisogno di nessuno, so che al tuo posto non sarei riuscito a cavarmela. Eccomi quindi qui, all'indomani del nostro matrimonio, a scrivere tutto ciò che mi passa per la mente mentre tu dormi nel nostro letto, distraendomi dal mio intento.
E poi, dai amore mio, sono sano come un pesce e già da un pezzo ho smesso di fare lo spericolato al volante. Probabilmente non mi accadrà nulla e queste sono sole paranoie, tu non verrai mai in possesso di questo pezzo di carta e io avrò tutto tempo per accennarti l'idea di cointestarti i miei conti anche se poi, magari, lo avrò già fatto a tua insaputa. Già mi immagino la tua espressione furiosa e, conoscendoti, mi minaccerei di farmi dormire sul divano, ma io sono un osso duro e ovviamente nello stendermi sul sofà ti trascinerò giù con me perché ormai non riesco più a dormire senza averti tra le braccia, non mi curo più neanche di tutti i calci che mi tiri nel sonno, anche se questo forse non avrei dovuto dirlo.
Il punto è, cuore mio, che io ti appoggerò sempre, in qualsiasi follia ti passerà per la mente ma, cielo non voglia, se io non ci fossi più voglio che tu sia ancora libera e indipendente, perché ti conosco, amore mio, e so che la mia famiglia non è mai stata dalla nostra parte e nel miracoloso caso in cui ti offrissero il loro aiuto tu lo rifiuteresti.
Ma ora basta fasciarsi la testa che non è ancora rotta, sicuramente a parlare per me sono state le paranoie da novello sposino come quei due deficienti di Bardack e Vegeta non hanno smesso di apostrofarmi ieri. È il momento di posare la penna e tornare a stringerti tra le mie braccia, che ti sono stato lontano fin troppo per i miei gusti.
Ti amo amore mio, sempre e per sempre
T. S.

 
Contrariamente a ogni logica, fu sempre la signora Son a parlare per prima
“Dove accidenti è andata quella scellerata?” sbottò tra i singhiozzi “Non l’abbiamo neanche salutata e non possiamo tenere queste cose, appartengono a lei”
 
Il cimitero non era così macabro come credeva di trovarlo, c’erano tanti fiori rossi sicuramente portati il giorno prima che era San Valentino. L’atmosfera era quasi romantica e Rosicheena si trovò a sorridere mentre camminava per quel sentiero che l’avrebbe portata a destinazione. La sua prima tappa era stata la tomba di Marie su cui aveva lasciato delle rose bianche che sapeva piacerle tanto.
“Ehi Son” esordì fermandosi davanti al marmo bianco della lapide “Spero mi perdonerai per non essere passata prima ma, come sai, non reagisco bene all’abbandono” tra le mani aveva un gran bouquet di rose screziate bianche e rosse, simili alle prime ricevute in dono da Turles.
“Ti hanno sistemato bene qui, c’è un bel paesaggio... Io ero su quella collina al funerale, non mi sono persa neanche una minuto” disse più per coprire quel silenzio assordante che per reale voglia di dire qualcosa, nel mentre però si occupò dei fiori a cui grattò bene il gambo prima di metterli nel vaso.
“Bene, basta perdere tempo. Ho portato il registratore e, come mi hai chiesto, ho aspettato di essere qui per ascoltarlo... Ci siamo” lasciò l’apparecchio sopra la lapide e aspettò l’inizio della riproduzione.
“Ciao baby, mi sei mancata” sentire la voce di suo marito, uguale all’ultima volta che l’aveva ascoltata, fu un colpo al cuore per la donna che chiuse gli occhi per godersi il momento, seduta sul marciapiede con le gambe incrociate.
“Conoscendoti, sono pronto a scommettere che sei confusa per questa mia bravata, ma ho le mie buone ragioni e voglio parlarne con te diciamo a quattr’occhi”
“Mh, argomento spinoso allora”
“Già, un argomento molto spinoso, voglio parlarti di Vegeta” Rosicheena spalancò gli occhi
“Non alzare le tue solite barriere, ti prego. È un argomento delicato e non credo che riusciremo più a parlarne... Il vostro rapporto era una qualcosa di unico e straordinario che non si vede tutti i giorni ma si riconosce all’istante. Volevo parlartene già tempo fa, ma non mi hai lasciato finire... A volte sei così testarda e prevenuta da farmi saltare i nervi, e non osare rispondermi come tuo solito, soprattutto perché non ti sentirei” le sue parole si interruppero, soppiantate dalle risate.
“All'inizio non credevo di poter avere davvero una possibilità con te, sembravi così presa da Vegeta che dubitavo mi avresti mai notato. Però ci ho provato lo stesso e non me ne sono mai pentito. Quando penso agli anni passati come coppia lo faccio con il sorriso sulle labbra perché sono stati gli anni più felici della mia vita. Però, perché deve sempre esserci un però, ho iniziato a pensare e ho scoperto che quando ci si ammala di queste cose si inizia a credere in tante cose, io ho iniziato a credere nel destino. Noi ci siamo amati, amore, e per quanto mi riguarda ti amerò per sempre, ma dopo lunghi ragionamenti sono arrivato a una conclusione che non credo ti piacerà: ho realizzato che non ci sarebbe stato nessun noi se Vegeta si fosse fatto avanti tanti anni fa. So che è così, perché voi vi completate” Rosicheena scosse il capo con forza, come se Turles potesse vederla davvero. Che cosa stava dicendo? Lei amava suo marito e l'aveva scelto per questo, non come un sostituto
“Ti prego, dammi retta e riflettici. Voi siete fanatici di film, ricordate ogni battuta e vi fate intere conversazioni che sembrate capire solo voi; entrambi bevete il thè all'inglese aggiungendoci il latte, cosa che mi ha sempre disgustato, e adorate quei dolcetti al cocco che restano incollati al palato. E se ancora non ci credi allora parliamo dei libri: avete questa assurda fissazione di leggere l'ultima frase dell'ultima pagina prima di iniziarlo e potreste uccidere alla vista di una pagina piegata. Oppure parliamo della festa in maschera per il decimo anniversario della Saiyan SpA: la regola era che nessuno di noi quattro sapesse il costume degli altri fino al momento di incontrarci lì, quante possibilità c’erano che finiste ad interpretare Gomes e Morticia Addams?! Voi due ragionate con la stessa testa e a volte è davvero raccapricciante. Non volgere gli occhi al cielo con me signorinella, ok che credi che mi sia bevuto il cervello ma almeno non credermi pazzo mentre ancora ti parlo, appena avrò concluso potrai fare tutti i discorsi sconclusionati che vuoi” ridacchiò di nuovo, Turles la conosceva così bene da aver inscenato la cosa immaginando ogni sua probabile reazione, finora azzeccandole tutte.
“Ma aldilà di queste stronzate, è qualcos’altro che mi ha veramente convinto” Rosy lo immaginò mentre abbassava lo sguardo, incapace di reggere il suo “I tuoi occhi, Rosicheena, e lo sguardo che hai quando guardi Vegeta, solo quando guardi lui. Non sto mettendo in dubbio i tuoi sentimenti per me, sarebbe come dire che il sole sorge a ovest, bensì dico che la vostra sintonia è senza eguali. Vi cercate con lo sguardo e sorridente non appena lo intercettate, poi il mondo intorno a voi scompare, ci siete solo voi... Forse è questa la bellezza collaterale di quel film che mi hai obbligato a vedere, proprio perché Vegeta non poteva accompagnarti: sono un medico, tesoro mio, e sono consapevole che non riuscirò a vincere questa battaglia eppure, in un certo senso, non mi pesa perché so che con me tra i piedi anche se aveste aperto prima gli occhi non vi sareste mai fatti avanti, siete troppo leali per fare una cosa del genere” Rosicheena si asciugò una lacrima solitaria che aveva solcato la sua guancia e con la mente tornò a quel film di cui aveva realmente capito il pathos solo dopo la scomparsa di Turles.
“Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti, ad innamorarti, ad andare da Vegeta in questo preciso istante e fargli sentire questo mio discorso sconclusionato, e ti sfido a dirgli di essere da sempre innamorata di lui... Se vuoi vi canticchio anche qualche colonna sonora stucchevole, ci stai? Ta ra ra ran, tan tan, tan tan, no credo che questo sia qualche valer. Che figura di merda”
Con la sensazione di non essere più sola in quell'angolo del cimitero, Rosicheena si voltò incontrando due occhi neri e imperscrutabili a qualche metro da lei.
“Questa era la mia ultima faccenda in sospeso dopodiché credo di potermene andare con l'anima in pace. Ti ho fatto soffrire angelo mio e di questo credo non mi perdonerò mai, so che ti sto facendo soffrire anche adesso ma c’è un’ultima cosa che ho bisogno di dirti... Non ho tentennamenti nel dire che hai reso i miei ultimi anni degli di essere vissuti. Non avere paura di innamorarti di nuovo, Rosicheena, e indipendentemente da quando ascolterete questo messaggio, avete la mia approvazione ragazzi e vi auguro tutta la felicità di questo mondo. Non farla soffrire Prince, altrimenti ti perseguiterò per il resto della tua vita”

- Sette anni prima -
L'appuntamento era per le 5 al bar in centro, ma arrivare in largo anticipo era nella natura di Vegeta Prince, in totale contrasto con quei ritardatari cronici dei suoi migliori amici. Conoscendo i Son, ci sarebbe voluta una mezz'ora abbondante prima che si facessero vivi così decise di fare un giro nella libreria lì accanto, se la sua infallibile memoria non lo ingannava era da poco uscito il nuovo volume si una collana di gialli di cui era appassionato. La libreria era quasi vuota, probabilmente oltre lui, i due poco distanti e le commesse ci saranno state non più di altre cinque persone. Impiegò in po' a trovare il libro che stava cercando e nel frattempo sentì le voci dei due accanto che discutevano animatamente, poi, di punto e in bianco, si trovò ad indietreggiare tenendosi una mano sul naso mentre ringhiava qualche imprecazione. Davanti a lui, una chioma nera come la notte si mosse di scatto come mossa dal vento quando la sua proprietaria si voltò nella sua direzione.
“Oh mio Dio! Mi dispiace, sono mortificata” esclamò raggiungendolo mentre le lacrime di dolore comunicavano ad offuscargli la vista “Non avevo idea che ci fosse qualcuno dietro di me, avrei cercato di afferrare il libro anziché scansarmi. Sei il solito coglione Zack!” Esclamò scuotendo la testa. Guardando a terra il Prince notò il tomo che doveva averlo colpito in faccia e, sebbene morisse dalla voglia di malmenare l'idiota che lo aveva lanciato, si sentì quasi obbligato a cercare di consolare quella ragazzina.
“N-non è nulla di grave... Non preoc-”
“No no non parlare, ti finirà il sangue in bocca. Oddio che schifo" lo interruppe per poi spostare la testa da un lato tenendosi una mano sulla bocca. Su richiesta della commessa uscirono tutti e tre dal negozio e il coglione che aveva capito chiamarsi Zack sparì dalla loro vista. Con mani tremanti, la ragazza iniziò a prendergli dei fazzoletti e a tamponare la perdita di sangue finché non lo invitò con lo sguardo a continuare da solo
“Sto per vomitare”
“Come sarebbe a dire?! Non dirlo neanche per scherzo” esclamò Vegeta tenendo la testa piegata all'indietro
“La vista del sangue mi impressiona”
“Sei una donna come può impressionanti la vista del sangue?! Lo vedi ogni mese!” sbottò istintivamente ma la ragazza lo fulminò con un'occhiata di un azzurro talmente chiaro da destabilizzarlo
“È il sangue altrui a impressionarmi e le mie mestruazioni saranno beati cazzi miei! E non tenere la testa all'indietro che il sangue rischia di andare nell'esofago o nella trachea! Tieni la testa china in avanti, io vado a prenderti del ghiaccio” non gli diede il tempo di rispondere, corse via per ritornare dopo qualche minuto con un bicchiere pieno di ghiaccio.
Quando arrivarono, Bardack e Turles li trovarono seduti a un tavolino esterno del bar, l'uno accanto all'altra.
“Fortunatamente ha smesso di sanguinare o ti saresti dovuto mettere un tampax perché ero a corto di fazzoletti” disse la ragazza mentre rimetteva il ghiaccio sul naso dello sconosciuto, dandogli il cambio dal momento che lui aveva appena abbassato il braccio
“Non avrei mai messo un tampax nel naso” borbottò lui con una voce nasale e da raffreddato che fece ridacchiare la mora
“A mali estremi, estremi rimedi, Rafe McCawley, ma se sei così schizzinoso prega di non trovarti mani nella situazione in cui desidererai di avere un tampax a portata di mano” Vegeta ridacchiò per l'appellativo preso dal film di Pearl Harbor e decise di stare al gioco
“In tal caso sappi che sei la Evelyn Johnson peggiore di tutti i tempi” rispose stravaccandosi sulla sedia per tenere la testa all'indietro
“Vorrai scherzare? Ho lo stesso profilo di Kate Beckinsale”
“Ma io non somiglio per niente a Ben Affleck”
“Vero, ma sono pronta a scommettere che hai il sorriso di Zach McGowan” Vegeta sollevò di nuovo il capo e la osservò con un sopracciglio inarcato
“Chi?” la ragazza sorrise soltanto in risposta, non fece in tempo a dire nulla perché fu interrotta dall'arrivo dei due amici del ragazzo
“Ma come Prince! Ritardiamo un paio di minuti e tu ti fai bullizzare dalle ragazze?” quella voce sconosciuta fece sobbalzare la ragazza che, per lo spavento, perse la presa sul cubetto di ghiaccio che andò a finire sul cavallo dei jeans di Vegeta
“Fossi in te, amico, lo leverei da lì o appena si sarà sciolto sembrerà tutt'altro che acqua” la seconda voce apparteneva a un ragazzo del tutto identico al primo.
“Se ci sono i tuoi amici direi che ti posso lasciare in buone mani” esordì la mora alzandosi dalla sedia e recuperando la sua borsa a tracolla lasciata sul tavolo “Non credo che il naso sia rotto ma una visita al pronto soccorso non credo ti ucciderà... Stammi bene Prince” come appena svegliato da un sogno, il diretto interessato si alzò in piedi richiamandola
“Mi è sfuggito il tuo nome”
“Non l'ho detto” rispose lei alzando un po’ la voce per farsi sentire mentre, con un sorriso, si allontanava camminando all'indietro. Non aggiunse altro e continuò a camminare per la sua strada, così Vegeta si rimise seduto
“E quella sventolona chi è?” chiese Turles sedendosi al posto lasciato libero dalla ragazza, continuando però, come gli altri due, a guardarla allontanarsi
“La mia Evelyn Johnson” alla risposta del Prince i gemelli si guardarono prima di spostare lo sguardo sull’amico ed esclamare in sincrono
“Chi?”
 
- Tempo presente -
“Quanto hai ascoltato?” nell'avvicinarsi l'uno all'altra i loro passi erano incerti, quasi come aspettassero un segnale per cambiare idea e tornare indietro
“Più o meno da Collateral Beauty
“E dimmi” Rosy si morse il labbro prima di continuare mentre con la mano tremante andò ad asciugare una lacrima sulla guancia dell'uomo “questa è la prova che anche l'imperscrutabile Vegeta Prince ha un cuore o ti stai solo sciogliendo?” l'uomo chiuse gli occhi al caldo contatto con la mano di lei
“A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno” come faceva a sapere sempre cosa dire al momento giusto?! Ma il Prince non si limitò alle parole, perché, come se le avesse letto nel pensiero, la prese tra le braccia.
“E credi che ne valga la pena questo qualcuno? Tu sai sempre quello che vuoi mentre io sono l'eterna indecisa, ho sempre da ridire su tutto” si fermò a causa di un singhiozzo soffocato nella giacca dell’uomo “In realtà non volevo innamorarmi di te. È capitato e basta perciò scusami tanto” era con Vegeta e come tutte le volte in cui erano insieme le venne spontaneo affidarsi alle battute un film per esternare con parole altrui quello che era il suo tormento interiore, per la precisione citò PS I love you, uno dei primi film che videro insieme.
“No” esordì Vegeta interrompendo dopo interminabili minuti il loro abbraccio, ma solo per prenderle il viso tra le mani e guardarla negli occhi
“Non ti scuso Rosicheena, perché dal giorno in cui sei entrata nella mia vita me l'hai scombussolata come un cubo di Rubik. Dal primo istante le cose sono andate nell'unico modo in cui non sarebbero dovute andare, come il primo giorno, ricordi? Mi hai tamponato il sangue dal naso dopo che quel tuo amico mi aveva colpito in faccia con un libro. Oppure quando provai a baciarti la prima volta alla festa al lago, eravamo brilli e nello slancio di sporgerti anche tu, ti sei spaccata un labbro nell’impatto” bastò quel ricordo a fare ridere la donna dinanzi a lui che trovò il coraggio necessario a tornare la donna intraprendente e sopra le righe che era la Rosicheena che lui aveva conosciuto
“I segnali ci sono sempre stati, ma noi eravamo troppo ciechi per vederli. E lasciatelo dire Prince, io sono stanca di essere tua amica quindi, vuoi essere la persona a cui romperò le palle per il resto della mia vita?” Vegeta sorrise in un modo che gli illuminò anche gli occhi
“Io so ciò che voglio, perché lo sto stringendo proprio adesso” Rosicheena sorrise a sua volta riconoscendo la battuta del film e, sollevandosi sulle punte posò le proprie labbra su quelle del Prince, solo allora si concesse di chiudere gli occhi. Quel bacio fu dolce, non aveva la fretta del precedente, ma non per questo meno passionale, tanto rendere superfluo sapere chi dei due avesse pronunciato, appena staccatisi, le parole
“Ti amo”


SPAZIO AUTRICE
Dunque, teoricamente la storia sarebbe dovuta finire così, ma non mi sento ancora di mettere la parola fine, non dopo aver iniziato a scrivere un epilogo vero. Questo capitolo l'ho scritto subito dopo la prima pagina del primo, poi ovviamente nei giorni successivi aggiungevo e toglievo parti che mi convincevano di più o di meno.
Come puoi vedere, Elema, alla fine ho trovato il modo di riportare Turles anche senza sfere del drago 
😅 e questo è stato per Rosicheena la vera spinta che la mandò tra le braccia del suo migliore amico. Alcuni capitoli fa, poi, mi avevi accennato a dei riferimenti al film "PS I love You", beh eccolo qui (che poi era proprio da lì che presi l'idea di questa storia).
Beh, torno a "studiare", sappiamo tutti che alla fine mi metterò a scrivere
Al prossimo capitolo
🤗😘

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Capitolo 11
*** Io ci sarò - Max Pezzali ***


Ciao Son,
è strano scriverti una lettera che non leggerai mai, ma, solo questa volta, voglio credere che sia vera la storia secondo cui le persone che perdiamo ci restano sempre accanto.
Non è stato facile da quando non ci sei più, in realtà anche da prima ma io cercavo di non fartelo notare e tua volta non volevi sobbarcarmi anche delle tue paure. Dopo la tua... Da quando te ne seri andato è anche peggio. Mi ero chiusa in me stessa, di nuovo, e ho provato ad allontanarmi da tutto e da tutti, ma Vegeta me lo ha impedito. Avevi ragione, quanto mi scoccia ammetterlo. Avevi ragione perché Vegeta mi ha impedito di scappare e mi è rimasto accanto sempre e comunque. Non l’avevo mai vista in questa maniera, lui era Vegeta, il mio Vegeta: il mio migliore amico, confidente, complice e spalla. Non mi sono mai resa conto che fosse molto di più, nessuno di noi due se n’è mai reso conto.
Ti ho amato Turles, ti ho amato davvero e una parte di me ti ama ancora come il primo giorno. Ma, di nuovo, avevi ragione perché amo anche lui.
È strano, se prima non l’avrei mai immaginato al mio fianco in quel senso adesso non potrei vederlo in vesti diverso, sebbene tra di noi siano cambiate poche cose.
Eravamo allo chalet quando mi baciò per la prima volta, mi aveva portata al festiva del cinema, poi abbiamo passeggiato per un po’ prima che ci sorprendesse la pioggia. Non credevo che mi sarebbero mai piaciuti i romantici baci sotto la pioggia, mi sono dovuta ricredere ancora, ma dopo mi sono sentita da schifo. Avevo l’impressione di averti tradito e, Dio... Non hai idea di quanto avessi bisogno di sentirti dire che andava tutto bene.
Mi sono sposata, lo so è assurdo anche per me e dopo anni guardo l’anello che indosso all’anulare sinistro e mi viene quasi da ridere al ricordo. Ho indossato un lungo abito bianco, ma niente velo, e indovina un po’ chi faceva parte del mio entourage il giorno della scelta? La mia dolce mamma Ester, Lazuli che mi ha fatto anche da damigella, Kaito perché nessuno è riuscito a fargli cambiare idea, Sadala e Gine. Proprio così e mi ha fatto uno strano effetto vederle con gli occhi lucidi quando trovai quello giusto. Non scendo nei particolari, ma credo ti sarebbe piaciuto: era un modello a sirena ma non troppo aderente, scollo a cuore e allacciatura dietro il collo.
La mia vita non è cambiata molto nei mesi successivi, più che altro solo sul lavoro perché da quel momento Vegeta, cito testualmente, si è sentito autorizzato a rivestire in ogni occasione il ruolo del principe dei sogni, per carità mi sento lusingata per questo ma mi conosci Son e sai quanto io detesti essere sempre la damigella in pericolo. Ovviamente si sono susseguite liti su liti finché non abbiamo trovato un equilibrio che  sostanzialmente si fondava su un principio: ci amiamo e stiamo bene insieme così come stavamo bene anche prima, perché cambiare il nostro modo di  comportarci? Poi, diciamocelo, più che della gelosia di mio marito mi devo preoccupare di quella di nostro figlio. Già stento a crederlo anche io e puoi immaginare i pianti (ovviamente dovuti agli ormoni impazziti) che mi accompagnarono per almeno il primo trimestre. Nonostante tutte le volte in cui Vegeta, Noah e anche Bardack e Radish mi avevano tranquillizzata, la mia paura di essere per lui una pessima madre era sempre dietro l’angolo. Vegeta Turles Prince è nato dopo due anni di matrimonio, il 5 marzo. Di comune accordo io e Vegeta abbiamo deciso di mantenere la tradizione del nome di famiglia, per chi come me non ha molte esperienze a riguardo è bello che ci siano delle tradizioni da portare avanti. Purtroppo il marmocchio non è mai stato un grande fan del suo secondo nome e a trent’anni suonati mi sono trovata a dover cambiare il nome con cui rivolgermi a mio marito. Ma, indovina un po’, a lui il nome Alexander fa abbastanza schifo e vuole essere chiamato Senior per non fare un torto al figlio che odia essere chiamato junior. Che fatica, ma quanto sono complicati i Prince?! Però c’è da dire che mi conosci bene, Turles Son, ti pare che accontenterei mai tali stupidi capricci?! Ovviamente no e per me lui resta comunque Junior, o in alternativa marmocchio che, non stento a crederlo, odia anche di più. Altra grande fatica è sopportare il suo caratteraccio fin troppo simile a me, sul serio come facevate voi tutti anche solo a tollerarmi?
Decisamente più facile è gestire la piccola di casa, se Vegeta è la copia di suo padre ,Videl Ester è mini me, per la gioia e ansia totale di suo padre e suo fratello. Come suo fratello, ha i miei capelli neri ma al contrario di lui anche gli occhi sono i miei, così come i tratti del viso e la capacità di attirare l’attenzione maschile come poche. Orgogliosa come i Prince, Videl sa bene l’effetto che ha sul genere maschile ma non le interessa, dice di avere delle priorità nella vita e che non ha intenzione di cadere ai piedi del primo che le fa un complimento, vuole qualcuno che le faccia sentire di valerne la pena. Se anche non la pensasse così, però, credimi basta incrociare lo sguardo di suo fratello per far desistere qualsiasi tentativo di approccio, a volte fa davvero accapponare la pelle. Uno dei pochi immuni allo sguardo “ti ammazzo e occulto anche il tuo cadavere” è Goku, il primo figlio di Bardack e Sadala. Proprio così Son, sei zio e, dolce s’in fundo, Goku è la copia tua e di Bardack! Per la gioia dei nonni, loro non sono gli unici nipoti. Come me e Vegeta, anche Bardack e Sadala non hanno resistito ad avere un altro figlio che li ha fatti desistere dal pensiero di averne un terzo, Goten infatti è un vero terremoto!
Infine, anche un po’ per importanza, abbiamo Radish. Difficile credere che quel bambinone sia diventato padre eppure e così ed è innamorato perdutamente delle sue donne quanto fiero del suo ragazzo. Ok, così è poco chiaro quindi direi di andare per gradi: durante i preparativi del mio matrimonio ha conosciuto Lazuli, la mia sorellina bionda bella come una modella nordica di cui ti ho parlato spesso, ed è stato un colpo di fulmine. Conquistare Lazy non è stato facile, i suoi problemi di fiducia l’hanno bloccato per molto tempo finché non si è offerto di insegnarle qualche tecnica di autodifesa, da allora lei sembrava essere rinata, ha cominciato a indossare abiti che la valorizzavano davvero e i suoi occhi sembravano splendere di luce propria quando guardava Radish. Ovviamente ci sono andati con i piedi di piombo e credo che Radish abbia avuto anche più pazienza di quella che tu hai dovuto avere con me. Oggi sono ancora innamorati come i primi tempi e orgogliosi genitori di Marie e Lapis. Quei due sono esattamente la metà dei loro genitori, infatti se la Marie è bionda con gli occhi neri, Lapis è moro con gli occhi azzurri.
Sai, penso avrei adorato i tuoi nipoti e loro sicuramente avrebbero stravisto per te e la tua stravagante follia...
Solo da qualche anno la famiglia è andata ulteriormente allargandosi quando abbiamo fatto la conoscenza della donna che è diventata nel giro di poco la compagna di mio figlio: si chiama Bulma Brief, è una donna tanto bella quanto brillante e lavora alla Saiyan S.p.A. nel settore marketing. All’inizio tra lei e Vegeta non è stato affatto facile, più volte ho avuto l’impressione che si dessero contro più per il gusto di farlo che per reale diverbio di opinioni, ma sul lavoro sono fenomenali e non c’è voluto molto perché riflettessero questa loro affinità anche nella vita privata. Ammetto che ero terrorizzata il giorno in cui decisero di ufficializzare la loro storia, certo tutta l’azienda sapevano che le urla furiose in ufficio fossero sostituite da ben altro tipo di suoni, ma presentarla come la propria fidanzata... Ero veramente terrorizzata. Che poi, al contrario di quanto possa pensare quel rintronato troglodita di mio marito – e tuo migliore amico – in quanto madre vorrò sempre proteggere i miei figli da tutto il male del mondo, ma, ahimé, si vive di esperienze e non di buoni consigli. Non ho potuto fare di più di augurargli tutto il bene di questo mondo e sperare nella loro felicità. Il loro amore ha trovato compimento meno di un anno dopo, ci credi se ti dico che tra pochi mesi diventerò nonna? Spoiler: non ci credo neanche io!
Chi non ha avuto troppa fretta su questo aspetto è invece nostro nipote: Goku non ha ancora intenzione di ampliare la famiglia, ma non credo che sua moglie sia dello stesso avviso. Chichi Del Toro è una donna tutta d’un pezzo, austera, severa e che fa rigare dritto suo marito senza alcun problema, capirai quindi perché va d’accordo con Vegeta. Chi non va molto a genio a mio marito è invece Gohan Del Toro, fratello minore di Chichi fin troppo interessato alla piccola Videl. Oh ma non credere, la piccola di casa lo tiene in riga e, per quanto cotta a puntino, vuole farsi corteggiare un altro po’. Davvero non mi spiego da chi possa aver ereditato, nel dubbio io darei la colpa a Vegeta che non passa mai di moda.  
Dopo tutto questo riassunto degli ultimi anni della mia vita, che probabilmente avresti saltato come i trailer dei film ai cinema, ci tengo a dirti un’ultima cosa, Son: grazie. Grazie per essermi stato accanto, per avermi resa felice, per aver visto qualcosa di bello in me e, probabilmente, di aver contribuito a crearlo.
A presto Turles
Tua Rosy
 

SPAZIO AUTRICE
Eccoci qui, siamo arrivati alla fine. Sono stata nel dubbio su questo capitolo fino all'ultimo secondo, l'idea della lettera c'era da un po' ma tutto il resto non mi convinceva, tanto che ho cancellato le altre due pagine di capitolo che sarebbero dovute essere il salto temporale. Niente, sarà che all'inizio avevo deciso di lasciare il finale aperto con il capitolo precedente, ma non mi sento di aggiungere altro (nè di rileggerlo perché so che cancellerei la metà delle cose)
Un saluto a tutti coloro che hanno deciso di leggere questa storia e vi do appuntamento alla prossima, chissà quando sarà...
 

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