The Darkest side of me

di Musical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***







Venne catturato e portato in quello che aveva sentito essere Azkaban, un luogo dal quale era impossibile fuggire, ma lui aveva sfidato la morte, più di una volta, e ne era uscito vivo, non voleva passare la vita in una prigione, non di nuovo.
Lucian fu condotto in una cella già occupata, ma l'altro essere umano non sembrava essere una vera minaccia, così rannicchiato, nell'angolo più buio della cella.
Almeno era silenzioso, non piangeva e non si lamentava come gli altri prigionieri, il che rese il lycan molto irritato nel corso dei giorni, trascorsi nel cercare un punto in comune per poter parlare con lui.
"Che cosa hai fatto?," gli chiese una volta.
Ma fu il silenzio a rispondergli.
"Perché sei qui?," provò Lucian un altro giorno.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua?," chiese sarcasticamente l'ennesimo giorno, ridendo da solo e non ottenendo alcuna risposta, come al solito.
Se non avesse provato a parlare con il suo compagno di cella, Lucian avrebbe urlato, minacciando che quando meno se lo aspettavano sarebbe scappato, c'era riuscito una volta, non sarebbe stato difficile per lui riuscirci una seconda volta. Tuttavia, con il passare dei giorni, il lycan si calmò, sentendosi sempre più sfinito, sempre più stanco, ma ciò non lo fece arrendere dal voler sapere chi fosse l'altro uomo chiuso nella sua stessa cella.
Scoprì dagli altri prigionieri che l'uomo era riuscito a fuggire da Azkaban, il primo fuggitivo dopo secoli in cui nessun altro era riuscito nell'impresa, e la notizia intrigò ancora di più Lucian.
"Come sei fuggito da qui?," cominciò a domandargli allora, per diversi giorni, iniziando anche a spazientirsi per la risposta negatagli.
"Insomma," gridò dopo settimane in cui non aveva sentito altro che la sua stessa voce.
Lucian si avvicinò all'altro, afferrandogli gli avambracci e iniziando a scuoterlo con forza, forse troppa, "Puoi dirmi qualcosa?"
"Ancora non capisci?," gli gridò una voce maschile distante.
"Che cosa?"
"Non sai molte cose e tuttavia sei prigioniero di Azkaban," cantilenò un'altra voce, femminile questa volta, nel tentativo di prenderlo in giro.
"Cosa dovrei sapere?"
"Barty ha ricevuto il Bacio del Dissennatore."
"Quindi?"
"Quindi il tuo amico non ha più un'anima. È vuoto," rise la voce.
"Un guscio vuoto," rise un'altra voce.
Lucian si ritrovò senza parole, osservando gli occhi vitrei dell'uomo, sentendo un misto di orrore e pietà.
"È un miracolo che sia ancora vivo."
"O una maledizione."
"Sì, decisamente una maledizione," la voce femminile concordò con Lucian, e ricominciò a ridere, seguita da altri, prima che tornassero tutti in silenzio dopo pochi secondi.
Lucian si sedette accanto al suo compagno di cella, studiandolo, era piuttosto giovane, con i capelli corti e castani, gli zigomi pronunciati, le braccia che circondavano le gambe, il mento poggiato sulle ginocchia, i suoi occhi castani non guardavano nulla.
"Allora, ti chiami Barty," disse mentre chiudeva gli occhi, lieto di aver saputo qualcosa riguardo quell'uomo, "Io sono Lucian."


Era difficile trovare un momento in cui la sorveglianza fosse meno attenta, quella sottospecie di fantasmi svolazzavano sempre e ovunque, silenziosi, pronti ad agire. Lucian lanciò un'occhiata al suo compagno di cella, Barty, che aveva lasciato la ciotola del pasto completamente intatta.
"Dovresti mangiare," lo riprese bonariamente.
Come sempre l'altro non rispose.
Lucian lo guardò, chiedendosi come fosse possibile vivere senza un'anima, cosa pensava, cosa provava? Probabilmente eri o dannato per tutta la vita, o probabilmente in uno stato di eterna schiavitù, e quest'ultimo pensiero gli fece ribollire il sangue di rabbia: nessun uomo o donna meritava un simile trattamento. Con i ricordi ben impressi nella mente che tornavano a galla, Lucian decise di agire, assumendo la sua forma di lycan.
Avvenne tutto di fretta, Lucian afferrò Barty e sfondò il muro di pietra, cadendo da un'altezza di centinaia di metri, seguito dai Dissennatori. Come sempre, il lycan atterrò sulle sue zampe, tenendo stretto il suo ex compagno di cella, fuggendo nella foresta, a gran velocità, sentì quei fantasmi urlare e inseguirlo, dannazione, che diavolo erano? Fortunatamente, quei bastardi si fermarono dal seguirli, ma Lucian continuò a correre, per quanto poteva, tutta la notte e il giorno seguente, nonostante la stanchezza; fortunatamente per lui, il lycan, ormai allo stremo delle forze, trovò una capanna di legno abbandonata, poteva essere utile giusto per un po' di riposo, per giunta se doveva trasportare un uomo inerme.
"Potresti aiutare, sai?," gli disse posandolo a terra, ma l'uomo non si mosse affatto, con grande sorpresa di Lucian.
Il lycan lo sollevò nuovamente e lo mise vicino a una finestra, "Beh, almeno qui puoi guardare fuori. È una bella giornata, eh? Una bella giornata per essere liberi," si distese sul pavimento, chiudendo gli occhi, "E dormire. Svegliami se vedi quei fantasmi qui intorno."
L'umano non rispose e non svegliò neanche Lucian, nessuno li disturbò. Barty guardò fuori dalla finestra, il tramonto colorava di rosso l'interno della capanna, era uno spettacolo magnifico, ma per il mago era semplicemente un sole che scompariva all'orizzonte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***







Lucian aprì gli occhi, era mattina, e guardò verso l'alto, il suo ex compagno di cella stava ancora guardando fuori.
"Buongiorno," gli disse, "Sei già sveglio?"
Lucian s'alzò e si pulì un po' la polvere che aveva addosso, si guardò un po' intorno, studiando bene l'ambiente che lo circondava; c'erano solo attrezzi strani, guinzagli, tantissime scope, catene, ma niente che potesse rivelarsi utile per loro. Il Lycan tornò a guardare l'altro uomo, che non si mosse dalla sua posizione, evidentemente era tranquillo perché sapeva perfettamente come risolvere la situazione, se solo si fosse degnato di parlare; non ebbe il tempo di farglielo notare perché il suo stomaco iniziò a brontolare e non c'era niente da mangiare in quella capanna.
"Sto morendo di fame, e tu?"
Notò quanto fosse magro, anche troppo, magari era per questo che riusciva a muoversi poco? Da quanto tempo era che non mangiava?
"Dobbiamo nutrirci, altrimenti non possiamo continuare a scappare da loro, sei d'accordo?"
L'altro uomo non gli rispose, ma ciò non fece innervosire Lucian, doveva rimanere calmo e risolvere la situazione al più presto.
"Vado a vedere qui in giro se c'è qualcosa, nel caso andrò a caccia. Tu resta qui."
Lasciò la capanna ed iniziò ad esplorare meglio la zona, finché non si sentì osservato, e il lycan si girò immediatamente, con i denti affilati ben in vista, pronto a combattere, ma scoprì che dietro di lui non c'era nessuno, eppure sembrava che qualcuno lo stesse osservando, chi era?
Dalla capanna, intravide un paio di occhi che lo tenevano sotto controllo, era lui allora? Lucian chiuse le mani in due pugni, chiudendo gli occhi ed inspirando per rilassarsi e, una volta calmatosi, si voltò ancora una volta, aveva molto lavoro da fare.


Stare all'aria aperta, in assenza di quella Budapest moderna e rumorosa, gli dava un senso di stranezza, in tutti quegli anni non era più abituato agli spazi aperti e incontaminati, gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, prima dell'inizio della guerra, prima della libertà.
Stava tornando nella capanna, tenendo tra le mani le carcasse di due lepri che avrebbe cucinato, quando sentì l'odore di fumo; così, prima di fare ritorno, Lucian seguì la traccia, finché non uscì dalla fitta foresta e vide un piccolo villaggio sul lato della montagna. A prima vista, non sembrava male, era abbastanza lontano da permettere a loro due di vivere momentaneamente senza problemi, gli abitanti avrebbero impiegato un paio d'ore di cammino per raggiungere la capanna; inoltre, era abbastanza vicino da non trascorrere intere giornate alla ricerca di provviste, sarebbe stata una passeggiata afferrare qualcosa di soppiatto senza essere visti. Prossimamente, si promise il lycan, sarebbe andato a fare un giro, studiarlo, vedere com'era organizzato, e se poteva essere un buon nascondiglio, ma ora doveva tornare nella capanna, dopotutto non era solo.

Aprì la porta, e immediatamente lanciò un'occhiata per notare che quell'uomo si trovava esattamente dove l'aveva lasciato un paio d'ore prima.
"Ho trovato la cena, spero che tu non sia vegetariano," provò a scherzare, poi posò a terra le prede per guardarsi intorno e trovare un modo per accendere il fuoco.
Si diresse verso la finestra, l'unica presente, quella da cui Barty guardava fuori.
"Non voglio farti niente, solo aprirla," lo avvertì, senza ricevere alcuna reazione, dopodiché fece quello che aveva detto per far uscire il fumo che si sarebbe creato; dopodiché Lucian raccolse dei pezzetti di legno, li posò sul pavimento e iniziò a maneggiare i legnetti finché non si vide una piccola fiamma che cominciò ad accarezzare il legno. Mentre posava i due animali per cucinarli, riprese a parlare con Barty, doveva renderlo partecipe della situazione in cui si trovavano, in due avrebbero saputo meglio come continuare.
"Siamo in una radura, intorno a noi c'è una fitta foresta, perfetta per nasconderci nel caso in cui le cose si complichino," si voltò a guardare il suo ex compagno di cella, "C'è un villaggio non lontano da qui, è abitato. Non sono andato a visitarlo, però, forse lo farò nei prossimi giorni."
Il respiro di quell'uomo fu l'unica risposta che ricevette.
"E tu? Hai visto qualcosa di interessante?"
Cominciò a girare le lepri, tastò la loro carne con le dita, cominciavano ad ammorbidirsi, erano quasi pronte.
"L'ultima cosa che non voglio è tornare in quella prigione. Fuggitivo per un giorno e già mi sento meglio, lì era come l'inferno. Pensavo di averlo vissuto, come prigioniero, come schiavo, eppure quelle settimane trascorse lì dentro sono state le peggiori della mia vita, come se avessi vissuto un incubo."
Avvertiva quel cambiamento nel suo stato fisico e mentale: dentro ad Azkaban si sentiva esausto, arrabbiato, pronto a lasciar perdere tutto, con la mente che pensava sempre a Sonja e alla morte del loro bambino, eppure dopo un giorno si sentiva diverso, ancora esausto, certo, ma era come se l'energia in precedenza dormiente nel suo corpo ora volesse trovare un modo per uscire; ed aveva trascorso solo poche settimane in quella prigione, cosa gli sarebbe successo se fosse rimasto più a lungo, sarebbe finito come quell'uomo insieme a lui?
Gli altri prigionieri avevano detto che Barty aveva ricevuto il bacio del Dissennatore, cosa significava, forse era una specie di esilio? Un divieto che costringeva quell'uomo a vivere in quella prigione per il resto della sua vita? Doveva aver fatto qualcosa di veramente serio per ricevere una simile sentenza; Lucian non si considerava un criminale, ovviamente, aveva fatto delle scelte, ma erano state delle conseguenze, erano scelte dettate dalla vendetta e, una volta ottenuta, aveva cercato un posto dove poteva vivere serenamente, facendo pace con il suo passato. Per questo aveva deciso di andare lontano, dirigersi in Gran Bretagna, lasciandosi Budapest alle spalle, non gli dispiaceva inizialmente l'idea, fino a quando non venne attaccato da un uomo con un bastone di legno che emetteva scintille, Lucian si trasformò e lo attaccò, poi il resto era storia.
"Che cosa hai fatto per meritare la prigione?"
Nessuna risposta, il lycan si chiedeva ancora perché stava cercando di parlare con un uomo apparentemente sordo o che non voleva instaurare una conversazione.
Le lepri erano pronte, quindi Lucian le prese e spense il fuoco, offrendo una lepre all'altro ex-prigioniero, ma quest'ultimo non alzò la mano per prendere la cena.
"Dovresti mangiare, sai?"
Di nuovo nessuna reazione; Lucian alzò gli occhi al cielo, per poi iniziare a strappare alcuni piccoli pezzi di carne e portarli alla bocca dell'uomo, forzando anche l'apertura di quelle sottili labbra.
"Sei piuttosto testardo, eh?"
Lucian diede un morso alla sua cena, godendosi il sapore della carne cotta, "Dobbiamo tornare in forze se vogliamo continuare a scappare. Devi mangiare molto se vuoi continuare a vivere."
Lucian gli porse un altro pezzo di carne e quella bocca cooperò a malapena.
"Sei un tipo piuttosto strano," commentò mentre continuava a mangiare e contemporaneamente a nutrire l'uomo, "Non parli, non ti muovi, ma non ti dispiace essere nutrito."
Una volta terminato il pasto, Lucian si permise di sistemare i capelli di Barty, così avrebbe goduto di una vista migliore senza l'ostacolo dei ciuffi di capelli davanti agli occhi. Il lycan si soffermò ad osservarlo meglio di come aveva fatto in cella, il setto nasale non sembrava rotto e il viso non era deturpato dalle cicatrici, anzi: se non fosse stato sporco, Lucian poteva ipotizzare che aveva davanti una persona appartenente all'alta società.
"E dovresti anche riposare," continuò, "Hai delle brutte occhiaie, il tuo corpo non reggerà a lungo se continui così. Non hai mai dormito o mangiato da quando sono entrato in quella cella, prima o poi crollerai."
Detto questo, sbadigliò e si distese, il corpo gli stava chiedendo di riposare, ancora non era nel pieno delle sue forze, chiuse gli occhi, "Non dire che non t'avevo avvertito. Notte."


I primi giorni trascorsero così, riposando il più possibile, non appena si svegliava, Lucian andava alla ricerca di cibo, lo cucinava il meglio che poteva e lo mangiava, mentre si prendeva cura di quello che iniziava a considerarlo un compagno d'avventura, un po' alla stregua di Raze. Parlando di Barty, mangiava, ma non sembrava che dormisse, dato che teneva gli occhi aperti quando Lucian dormiva e li teneva ancora aperti quando il lycan si svegliava.
"Oggi vado a fare una passeggiata al villaggio e cercherò anche qualcosa da mangiare."
Lucian sentiva che era il giorno giusto per farlo, era riposato e rinvigorito, poteva affrontare un viaggio del genere senza stancarsi troppo. L'altro ex prigioniero continuava a guardare fuori, le gambe avvolte dalle braccia, la testa appoggiata al muro.
"Stai attento."
Detto questo, Lucian uscì e iniziò a correre, stava cominciando a preoccuparsi di lasciare solo per troppo a lungo quell'uomo che sembrava indifeso; al momento, Barty era l'unico essere umano con cui avesse un rapporto, anche se quando Lucian parlava, sembrava più un monologo che un dialogo. Se avesse trovato un modo per farlo parlare e reagire, magari avrebbe trovato un ottimo alleato per sfuggire da quei fantasmi, anche se dubitava che potessero essere fantasmi, cos'erano allora?
Una volta arrivato al villaggio, Lucian decise di prendere delle strade secondarie, così nessuno lo avrebbe notato, con quegli stracci sporchi e puzzolenti si capiva che era un fuggitivo.
Agli occhi attenti del forestiero, gli abitanti erano tutti vestiti in maniera semplice, a volte qualcuno usava una bacchetta o un bastone per aiutarsi in qualche faccenda, sorprendendo parecchio il lycan, non aveva mai visto niente del genere, tranne quando s'era trasformato per difendersi da quell'attacco, prima di essere portato in prigione.
Mentre camminava, la porta di una casa attirò la sua attenzione per essere stata lasciata aperta; da un lato, Lucian non voleva entrare, ma la tentazione di rovistare alcuni vestiti per lui e Barty lo portò a varcare la soglia senza essere invitato: ad una prima occhiata sembrava abbandonata, la polvere copriva i mobili e il pavimento, c'erano diverse ragnatele e odore di stantio, ma non poteva esserne certo, così Lucian decise di salire le scale, in cerca di vestiti e, una volta arrivato davanti ad una camera da letto, appurò che era davvero disabitata, lo strato di polvere sulla coperta del letto non mentiva; Lucian andò ad aprire l'armadio e trovò un paio di vecchi vestiti, ma solo una camicia e un paio di pantaloni potevano essere usati, il resto erano vestiti troppo piccoli per essere indossati.
Una volta sistematosi, il lycan scese di nuovo le scale, dirigendosi verso l'angolo cottura, per aprire gli scaffali e vedere se c'era del cibo rimasto. Il primo tentativo fallì, ma Lucian non si perse d'animo e continuò a cercare, frugando tra le varie cose che aveva trovato in quella casa, diversi gingilli e cianfrusaglie, poi le sue mani toccarono un pezzo di carta, che Lucian tirò fuori, era di un vecchio giornale, c'era una foto in movimento del suo ex compagno di cella; iniziò a leggere l'articolo.

"Bartemius Crouch Jr., figlio di Bartemius Crouch Senior, è stato arrestato dopo un anno in cui ha preso le sembianze di Alastor Moody, insegnando agli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Bartemius Crouch Jr. era riuscito a fuggire da Azkaban tempo fa, ma dopo essere stato catturato di nuovo è stato condannato al bacio del Dissennatore, per essere rimandato ad Azkaban. Era un Mangiamorte, al servizio di Colui-che-non-deve-essere-nominato, condannato la prima volta per aver torturato i coniugi Paciock con la Maledizione Crucio fino a portarli alla follia, insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan Lestrange, lasciando solo il figlio dei Paciock..."

L'immagine di due coniugi torturati destabilizzò Lucian, sapere che aveva salvato una persona proprio come Viktor gli fece mancare il respiro, mentre un urlo femminile urlava dal dolore per essere bruciata dalla luce del sole, mentre lui piangeva e chiamava disperato il suo nome. Aveva aiutato un uomo colpevole a fuggire, era in prigione e doveva tornarci: portare due persone, due amanti, due genitori, alla follia era-- Lucian iniziò a tirare su col naso e si strofinò gli occhi.
Quei due coniugi avevano avuto un bambino, cosa gli era successo? Preso dalla rabbia, e dal desiderio di vendetta per una faccenda che non gli apparteneva, Lucian era convinto che quell'uomo meritava la prigione, e non solo.


Era il tramonto e Lucian tornò alla capanna, lanciò uno sguardo di fuoco a Barty, pronto a qualsiasi attacco, ma quando quell'uomo rimase immobile, continuando a guardare fuori dalla finestra, il lycan decise di avvicinarsi minacciosamente, gli afferrò la gola per soffocarlo, in qualche modo sentiva che doveva fare qualcosa per vendicare quella coppia.
"Come ti sei permesso di torturare due amanti! Che male ti avevano fatto? Avevano un bambino, maledizione, un bambino! E tu li hai distrutti!," gli ringhiò con le lacrime agli occhi e i denti in bella mostra, era pronto ad azzannarlo.
Sentì le ossa di quel collo scricchiolare sotto le dita, ma l'uomo non lo guardava, sembrava essere già morto, un uomo morto che era ancora vivo, e questo pensiero fece sciogliere la presa di Lucian. Dopo averlo lasciato, il lycan si allontanò da quell'essere, che non si mise neanche a tossire per riprendere meglio il fiato.
"Domani farò in modo che qualcuno ti trovi, così ti riporteranno in quella prigione, è quello il posto ideale per gli assassini come te!"
Lucian meditò se era il caso di farlo fuori mentre si sedette in un angolo della capanna, lontano da quello sconosciuto, tenendo gli occhi aperti per non perdere alcun movimento. Non mangiò nulla e non diede nulla da mangiare neanche a quell'uomo, era ancora difficile rendersi conto di ciò che aveva fatto, il pensiero di quel bambino solo, indifeso e senza genitori lo privava delle forze da poco riacquistate: come poteva una persona essere così malvagia da ferire gli altri? Perché esistevano queste persone?
Immerso nei propri pensieri, con le mani che stringevano i lunghi capelli, Lucian non notò una lacrima solitaria che scorreva lungo la guancia sporca dell'altro uomo. E non avrebbe nemmeno creduto ai suoi occhi se l'avesse vista. Certe persone non erano capaci di provare sentimenti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***







I raggi solari lo svegliarono, e fu costretto ad aprire gli occhi, constatando con amarezza d'aver ceduto alla stanchezza; rivolse immediatamente lo sguardo alla sua sinistra, digrignando i denti al pensiero di essere attaccato improvvisamente, ma l'altro uomo era fermo, immobile, sempre con lo sguardo rivolto alla finestra.
La cosa non convinse più Lucian, che si mise in piedi con la guardia alzata, se fosse stata una farsa e quell'uomo in realtà voleva torturarlo come aveva fatto in passato con le altre sue vittime?
Il Lycan non parlò, piuttosto aprì lentamente la porta per andare via e lasciare quell'uomo al proprio destino. Non aveva alcuna intenzione di rimanere lì un minuto in più, perciò andò dritto verso il villaggio, si sarebbe confuso con gli abitanti e avrebbe iniziato una nuova vita; mentre camminava, Lucian poteva avvertire nuovamente di essere osservato, ma questa volta non si sarebbe voltato.


"Mi scusi, signora."
Una donna si voltò e studiò Lucian, "Posso fare qualcosa per te, giovane...?"
Lucian non disse il proprio nome, preferì sorridere e continuare a parlare, "Mi piacerebbe trasferirmi in questo villaggio, è molto tranquillo, e ho notato che in quella casa--" indicò alle sue spalle la stessa casa in cui aveva rovistato il giorno prima, "Non ci abita nessuno, ci sarebbero problemi se la prendessi io?"
L'anziana signora diede un'occhiata alla casa per poi rivolgersi nuovamente al Lycan, "Temo che nessuno abiti lì da molto tempo, il vecchio Simus non aveva nessuno."
L'uomo annuì, piacevolmente sollevato di non dover cercare altrove, avrebbe usato quella casa per un paio di settimane, non un giorno di più, per poi partire e continuare a scappare, doveva trovare un luogo lontano da quel criminale.
Lo stomaco gli gorgogliò, in effetti non poteva scappare senz'aver messo qualcosa sotto i denti.
"Sa se posso aiutare qualcuno in cambio di soldi?"
La donna, che stava per andarsene, si girò un'altra volta verso Lucian, studiandolo ancora meglio, "Sarà difficile per un Magonò come te trovare un impiego qui, non era meglio che rimanevi nel mondo dei Babbani?," detto ciò andò via.
Magonò? Babbani? Che significava? Mentre Lucian s'interrogava di ciò, entrò in quella casa, ragionando sul da farsi, doveva escogitare un piano, senza destare sospetti negli abitanti del paese... Le fogne di Budapest sarebbero state utili, in questo momento, dove poteva nascondersi senza problemi, come aveva fatto negli ultimi secoli. Intanto, approfittando che nessuno sapeva chi era veramente, Lucian si legò meglio i capelli, doveva fare il bravo cagnolino, momentaneamente, e trovare un modo per guadagnare.

"Mi dispiace, Magonò, ma non ti posso aiutare."
"Mio cugino aveva un Magonò che lo aiutava, ma questo lo ha derubato!"
"Niente bacchetta, niente lavoro."
"Ma non ho una bacchetta," Lucian rispose all'ennesimo no della giornata, provando qualsiasi metodo per rimanere calmo.
"Allora giovanotto ti consiglio di tornare dai Babbani, lì sarebbe la normalità non possederne una."
Lucian alzò gli occhi al cielo ed andò via, un altro buco nell'acqua, ma cos'era quella fissa per le bacchette che avevano tutti? E poi era stato additato innumerevoli volte come Magonò, per non parlare di ritornare nel mondo dei Babbani, se avesse saputo cosa significava probabilmente l'avrebbe fatto.
Lontano da occhi indiscreti, il lycan si diresse nel bosco per andare a cacciare, un paio di volte gli capitò di avvicinarsi alla capanna, tuttavia Lucian non andò a controllare la situazione, riprese nella sua attività, convinto che quella persona fosse andata via, o catturata.

Era strano non avere qualcuno con cui parlare, anche se la persona in questione non gli rispondeva mai; eppure, in quei giorni, Lucian sentiva le voci del villaggio sussurrare alle sue spalle non appena voltava l'angolo, cominciava a sentirsi troppo osservato da quelle persone, come se aspettassero una sua sola distrazione per attaccarlo. Era abituato a guardarsi le spalle, ma col tempo la presenza di Raze lo aveva rassicurato più di una volta, era una persona di cui poteva fidarsi, a cui avrebbe affidato anche la vita, era un buon amico, e un ottimo combattente; lì, in quel paese, era in minoranza, neanche quando si trovava sotto la prigionia dei vampiri si sentiva in difficoltà, doveva trovare degli alleati... Anche se non era più in guerra, doveva trovare qualcuno che l'aiutasse a fuggire da quei fantasmi, gli abitanti del villaggio non sembravano ben disposti ad aiutare un Magonò, qualunque cosa significasse, senza contare che tale "Magonò" era evaso da una prigione, l'unica opzione che gli veniva in mente era--
Lucian scosse la testa, era una pessima idea, collaborare con qualcuno che si divertiva a torturare delle persone innocenti? Aveva letto più e più volte quell'articolo di giornale, cercando di trovare pro e contro di una possibile collaborazione con quell'essere, oppure di giustificarsi per aver lasciato quell'uomo al proprio destino, cosa che ancora riteneva giusta, ma al momento quell'uomo gli sembrava la sola soluzione plausibile per poter scappare, qualcuno che fosse evaso e che, Lucian ne era sicuro, conoscesse la zona in cui si trovavano, o almeno che sapesse come muoversi in questo mondo, così uguale eppure così diverso da casa sua.
Il lycan osservò fuori dalla finestra che aveva aperto, i deboli raggi di un tramonto autunnale gli illuminarono il volto, e Lucian chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare da quel flebile calore, mentre pensava a diversi modi per poter vivere lì: se le notizie fossero circolate in fretta, non sarebbe trascorso molto tempo prima che di sapere della fuga di ben due prigionieri; se fosse stato da solo, probabilmente avrebbe dovuto cambiare zona, o anche Nazione, per poter vivere nuovamente senza problemi; se quell'uomo fosse stato ancora lì, dove l'aveva lasciato, avrebbe avuto più possibilità per sopravvivere, nonostante la prospettiva di poter collaborare con un pazzo fuori di testa. Qual era la cosa giusta da fare?
"Mamma, ho visto un uomo affacciato alla capanna abbandonata."
Il lycan riaprì gli occhi, volgendo la propria attenzione fuori dalla finestra, senza essere visto.
"Sarà stata la tua immaginazione."
"No, è la pura verità!"
"Va bene, va bene," Lucian sentì un sospiro della madre, "Chiederò a qualcuno di andare a dare un'occhiata. Non ti avevo detto, poi, di non allontanarti troppo dal villaggio?"
Il lycan non prestò più attenzione al discorso tra madre e figlio che stava avvenendo, la sua possibilità di potersi orientare in quel mondo stava per svanire. Con uno sbuffo e un basso ringhio, Lucian s'alzò ed uscì dalla finestra, sicuro che avrebbe dato meno nell'occhio in questo modo.


Dopo giorni d'assenza, Lucian riaprì la porta di quella capanna, avvolto dalle ombre della notte, trovando quell'uomo esattamente dove l'aveva lasciato, quale essere umano sarebbe rimasto lì dopo giorni d'abbandono, avendo la possibilità di essere libero dopo la prigione? Non prestando attenzione a quel senso di colpa che stava nascendo nel suo cuore, il lycan fece qualche passo e prese un profondo respiro, mentre alzava gli occhi di ghiaccio per guardarlo, "Potrebbero venire delle persone a controllare, non sei più al sicuro qui."
E detto ciò, s'avvicinò a quell'uomo per prenderlo in braccio, avvertì immediatamente la pelle fredda e quel corpo esile venne percorso da un brivido a causa del contatto con il corpo caldo di Lucian.
"Vedi di non fare alcun rumore," lo reguardì, uscendo poi dalla capanna per dirigersi alla casa del villaggio.

Una volta assicuratosi che non ci fosse nessuno nei dintorni, Lucian entrò in casa e chiuse la porta, dirigendosi immediatamente nella camera da letto, appoggiando sul materasso Barty. Mentre si stava togliendo le braccia di quell'uomo avvolte al suo collo, Lucian guardò quel profilo altolocato, e sospirò, chiudendo gli occhi per reprimere il senso di colpa che lo stava divorando dall'interno, donandogli una sensazione simile alle pallottole d'argento.
"Ho detto che ti meritavi di essere arrestato e di essere rispedito nuovamente in quella prigione, e continuo a pensarlo. Ma--" riaprì le palpebre, alla ricerca di quegli occhi vacui, "Potresti essermi utile, in fondo mi devi la tua salvezza."
E una risposta non arrivò, neanche questa volta; Lucian ripensò a quando Selene l'aveva salvato prima che Kraven potesse sparargli, e di come salvò Michael per riconoscenza, quei due erano felici di poter vivere quello strano, ma per nulla proibito, amore.
"Grazie," disse Lucian a Selene, prima d'andare via, notando la somiglianza con la sua antica sposa, Sonja.
"Non farmene pentire."
Aveva osservato come Michael aveva ucciso Viktor, realizzando l'ultimo desiderio di vendetta del lycan, che aveva deciso di ricominciare nuovamente a vivere, da un'altra parte, optando per l'Inghilterra.
L'espressione di Barty, ora disteso sul polveroso letto, sembrava malinconica, mentre teneva gli occhi fissi sul soffitto, e aveva la pelle d'oca, dovuta a quei pochi stracci che indossava.
"Hai freddo? La tua razza soffre di solito a queste basse temperature."
Lucian sollevò appena quel corpo per coprirlo con la coperta che ricopriva il materasso, ma gli sembrava troppo leggera, poco per qualcuno così esile che non si muoveva e che probabilmente non aveva mangiato da quando Lucian l'aveva abbandonato. Provò ad aprire qualche anta dell'armadio per cercare altro da poter usare, ma non c'era niente che potesse essere utilizzato come coperta, sembrava che rimanesse una sola cosa da fare per evitare che quell'uomo morisse di ipotermia.
Lucian s'avvicinò al materasso, "Mi servi più da vivo che da morto."
Dopo essersi giustificato, si trasformò e scivolò tra il petto e le braccia dell'altro uomo, costringendolo a mettere le mani sulla propria schiena coperta di pelliccia. Lucian si sentì leggermente a disagio per quel contatto, ma cercò di non pensarci; era la prima volta, dopo tanto tempo, che si faceva toccare, ancor più raro quand'era trasformato. Chiuse gli occhi e provò ad addormentarsi sul corpo di quell'uomo.
Non si rese conto che ad un certo punto, durante la notte, le mani dell'uomo furono travolte da uno spasmo, stringendo leggermente la sua pelliccia nera.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***







I raggi solari cominciarono a riscaldare la stanza, arrivando anche a sfiorare la schiena di Lucian, il quale si godette quella sensazione il meglio che poteva, fin quando non trovò fastidiosa una seconda sensazione, quella di un paio di mani che gli circondavano la schiena, mani fredde, come quelle di un morto, in netto contrasto col calore del sole, persino le mani di Sonjia erano più calde di queste. Con un grugnito contrariato, Lucian aprì gli occhi e s'alzò, trovando sotto di lui l'altro uomo, quello che aveva salvato e stava continuando a salvare, che teneva lo sguardo fisso al soffitto, senza sbattere le ciglia, respirava piano, la bocca era serrata.
"Stai meglio?," gli chiese retorico, ben sapendo ormai che era inutile fargli domande, ma potè constatare da solo che quel giovane uomo stava meglio, effettivamente, almeno il suo corpo, poi le zone periferiche come mani e piedi erano ancora congelate, come aveva constatato in prima persona.
Lucian decise d'alzarsi definitivamente dal letto, fu un po' difficile in realtà perché quelle braccia esili gli opposero un'insolita forza, come se fossero fatte di marmo e Lucian avesse dovuto romperle per liberarsi.
"Certo," cominciò a dire dopo un primo leggero tentativo andato in fumo, "Che quando vuoi ce l'hai la forza."
Concentrandosi nel non impiegare troppa forza, altrimenti gli avrebbe rotto entrambe le braccia, Lucian si staccò da quel contatto, provocando un verso contrariato nell'altro uomo e le sue mani cominciarono a tremare appena mentre sfioravano le spalle del Lycan; Lucian notò il movimento, e dedicò uno sguardo accigliato al compagno di cella, ma quegli occhi castani erano vacui, quasi senza vita, eppure una leggera reazione c'era stata.
"Ti stai svegliando," affermò, in parte sollevato, sollevandosi in piedi e guardandosi attorno, "Vedi di muoverti il prima possibile. Se ci scoprono, sarà difficile portarti in braccio e combatterli allo stesso tempo."
Ricevette un profondo respiro come risposta, e ciò gli bastò; Lucian si portò i capelli dietro le spalle facendo scrocchiare il collo, chiuse per qualche secondo gli occhi, pronto a cominciare la giornata, doveva controllare com'era la situazione fuori, un bambino che parlava poteva accendere un focolaio, inoltre doveva vedere se c'era la possibilità di guadagnare qualche moneta o cacciare qualcosa... Sia lui che il suo amico erano in una situazione delicata, un solo passo falso e potevano entrambi finire nuovamente in prigione. Osservò dal vetro della finestra la strada sottostante, alcune persone erano già indaffarate con le proprie faccende, "Vedo com'è là fuori," gli comunicò, prendendo la giacca per indossarla, si fermò poi a guardare l'uomo, "Beh, tieni d'occhio la casa. Ciao."
Scese le scale ed uscì, lasciando solo Barty, il mago aprì leggermente la bocca, emettendo un basso rantolo, che solo ad un orecchio attento avrebbe dato l'impressione che fosse un "-ao".


Questa volta, Lucian non perse troppo tempo a chiedere in giro un lavoro, preferì piuttosto girare per il villaggio, ascoltando diverse conversazioni, pronto a cogliere qualsiasi cenno sulla loro fuga, oppure la scomparsa di quell'uomo misterioso che si trovava nella capanna, ed effettivamente le notizie non tardarono ad arrivare: la gente aveva iniziato a mormorare sulla nuova fuga di Bartemius Crouch Junior, notizia che giunse tramite il giornale, convinti che fossero stati dei Mangiamorte ad aiutarlo, per portare avanti le azioni di Colui-che-non-deve-essere-nominato, erano impauriti, ma a detta del Lycan sembravano all'oscuro che il fuggiasco si stesse nascondendo proprio lì, in mezzo a loro. Inoltre, Lucian si sentì soddisfatto nel non sentire mai il proprio nome, o la propria specie, sulle bocche di quelle persone, poteva ancora respirare sotto l'ala protettrice dell'ignoto. Con queste rassicurazioni, il Lycan potè finalmente andare a caccia, si sentiva molto più tranquillo.


Trascorse così una settimana, gli abitanti del villaggio cominciarono a mormorare sulla sua persona, ma Lucian non ci fece molto caso, abituato a sentir la gente che mormorava alle sue spalle; li sentiva domandarsi chi fosse, da dove veniva e cosa voleva nel loro villaggio, qualcuno aveva ipotizzato che fosse un Mangiamorte, visto l'aspetto un po' trasandato e la predilizione nel vestirsi di nero, ma altre voci l'avevano fatto tacere affermando di non aver notato alcun Marchio Nero sul braccio, solo una vecchia cicatrice sulla spalla, senza contare che questo straniero non emanava alcuna energia magica, probabilmente era solo un povero Magonò che doveva affrontare la dura realtà di non poter mai usare la magia.
Lucian cominciava finalmente a comprendere alcuni termini che gli erano ignoti fino a pochi mesi fa, e capì cos'era questo usare la magia, le persone infatti erano solite usare un pezzo di legno, una bacchetta, per aiutarsi con i lavori più difficili e pesanti; per qualche giorno aveva pensato a quanto fosse bello questa parte di mondo, in cui nessuno sfruttava nessuno, ma poi vide come certe persone si servivano di piccoli esseri vestiti di stracci, e una rabbia gli attraversò tutto il corpo, qualunque fosse la parte del mondo, c'era sempre chi veniva reso schiavo, senza la possibilità di poter assaporare la libertà.
Quel che era ancora peggio, aveva scoperto, era che questi esseri erano contenti di essere schiavi, un giorno gli era capitato di aiutare uno di quelli, doveva chiamarsi Wickly, o qualcosa di simile, ma lei lo aveva minacciato di chiamare il suo padrone, che era stato tanto buono da prenderla con sé dopo le vicissitudini ad Hogwarts. Lucian non ricordava un solo momento in cui ringraziava di essere prigioniero, forse da bambino, quando ancora era ingenuo e innocente, ma più cresceva e più quel collare lo soffocava, fino a che non s'era rotto del tutto; in questo momento, però, non poteva aiutare degli esseri che non volevano essere liberati, la libertà era qualcosa che bisognava prima di tutto desiderare, cosa che il Lycan non notava attorno a sé.
Quando tornava in quella che poteva chiamare momentaneamente casa, Lucian si prendeva cura di Barty, aveva cominciato a reagire ad alcuni stimoli, soprattutto quelli tattili e sonori, da una parte il Lycan sperò che l'altro fuggitivo ricordasse quel che era successo, la fuga, la capanna, altrimenti sarebbe stato un problema, niente che non si potesse risolvere, ma voleva risparmiarselo, e magari cominciare ad elaborare un piano per fuggire e rimanere nascosti fino a quando le acque non si fossero calmate. Effettivamente, Lucian non si sentiva al sicuro, anche quando dormiva non era tranquillo, temeva sempre che quei fantasmi potessero arrivare da un momento all'altro e rinchiuderlo nuovamente; gli avrebbe dato una mano l'uomo che aveva salvato? O avrebbe fatto di tutto per usarlo come esca e fuggire? La collaborazione era la scelta migliore, avrebbero avuto più possibilità di successo... Bisognava solo aspettare e vedere come avrebbe reagito l'altro fuggitivo.


Trascorse un'altra settimana, e poco o nulla cambiò, solo Barty cominciava a muovere le mani e chiudere ogni tanto le palpebre, ma non rispondeva alle sue frasi, né quando gli raccontava del suo passato né quello che era successo durante la giornata, bisognava essere pazienti, continuava a ripetersi Lucian, prima o poi si sarebbe svegliato da quello stato... E se stesse perdendo solo tempo ad accudire una persona che non si sarebbe mai svegliata, rischiando di essere di nuovo catturato? I dubbi c'erano, inutile negare e nasconderli, per la prima volta dopo tanto tempo Lucian si sentiva impotente, senz'alcun obiettivo, senza uno scopo, solo sopravvivere il più a lungo possibile, anche per questo sperava che l'uomo accanto a lui si svegliasse.
"Quanto ci metteranno a scoprirci?," domandò, guardando la luna, "Se almeno conoscessi il nemico, non mi sentirei con le mani legate."
Gli andò incontro, prendendogli le spalle e scuotendole, "Devi svegliarti, maledizione!"
Neanche un lamento riuscì a provocare, e ciò aumentò la frustrazione nel cuore del Lycan, che lasciò andare l'altro uomo e scese le scale, decidendo di distendere quel poco che poteva i nervi, si trasformò e prese a correre nella zona circostante il villaggio, sondando il terreno, con i sensi all'erta nell'ascoltare il minimo rumore, il minimo sospetto, che fosse inseguito, che qualcuno gli stava tendendo una trappola, pronti a coglierlo nel momento in cui si mostrava più fragile. No, doveva mantenere alta la concentrazione, non doveva lasciarsi andare ai sentimentalismi, era stato a capo di una ribellione, nelle sue vene scorreva il sangue di un leader, sempre pronto a prendere decisioni, capace d'anticipare le mosse del suo avversario, il non conoscere il nemico era solo un futile contrattempo... Almeno voleva convincersi di ciò...
Ancora trasformato, Lucian si fermò, circondato dagli alberi, a riprendere fiato... Per un attimo, la sua mente corse a Sonja, al suo bel viso, ai suoi begli occhi ardenti di coraggio e testardaggine... Alzò lo sguardo sul bianco astro, candido come la pelle della sua amata, a stento riuscì a trattenere un uggiolio il Lycan... Che senso aveva continuare a vivere quando la sua missione era ormai terminata e chi amava si trovava dall'altra parte?


Quando Lucian aprì la porta quella sera, sentiva che nell'aria qualcosa era cambiato, annusò l'aria, le orecchie erano pronte a captare qualsiasi fruscio sospetto, e ciò avvenne, al piano di sopra, in camera, dove lui e Barty riposavano. Facendo molta attenzione a non fare rumore, il Lycan salì le scale e si diresse verso la camera, chiuse gli occhi ed ascoltò, c'era solo silenzio, che Barty si fosse svegliato e fosse scappato dalla finestra? Oppure qualcuno li aveva trovati? Lucian allungò la mano ed aprì la porta, con gli occhi cercò la figura del suo ex compagno di cella, lo trovò a terra, prono, ai piedi del letto.
"Eccomi," gli disse prendendo un braccio dell'altro uomo per tirarlo su e riporlo sul letto, "È arrivato qualcuno? Uno di loro?"
Mentre Barty veniva posato lungo sul letto, emise un verso, Lucian notò il suo sforzo per articolare una sillaba, lo tirò su a sedere e gli posò una mano dietro la schiena, sedendosi accanto a lui, "Tranquillo, hai tutto il tempo del mondo."
Non ce l'avevano in realtà, se c'era qualcuno Lucian doveva agire al più presto, si voltò per osservare meglio la stanza, ogni angolo, ogni ombra, ma non scovò nulla, intanto Barty cercava di pronunciare qualcosa, ma dalle sue labbra usciva semplicemente un continuo 'tta' che Lucian non riuscì a decifrare; sfregò la schiena del giovane e gli parlò.
"Vado a controllare in giro, tu rimani qui."
S'alzò dal letto, avvertendo gli occhi di Barty fissi su di sé, non immaginava però che quello sguardo era carico di odio e rabbia, sentimenti pronti ad esplodere non appena il corpo avrebbe ricominciato a seguire i pensieri del suo proprietario, Lucian scese semplicemente le scale, tenendo sempre alta la guardia, pronto a trasformarsi se fosse stato necessario... Era stata una pessima idea uscire per schiarirsi le idee, lo riconobbe, ma si giustificò affermando che l'idea di essere nuovamente imprigionato lo faceva impazzire. Magari, andare alla ricerca di un nascondiglio più lontano poteva essere un'idea, doveva solo aspettare che Barty tornasse normale. Il Lycan sperò che non ci volesse tanto, erano a corto di tempo, se lo sentiva, quella sensazione di pericolo che aveva avvertito quando era rientrato era ancora lì, non era scomparsa; d'istinto alzò lo sguardo al soffitto, lì dov'era la stanza in cui lui e Barty dormivano. Finché non sarebbe stato in grado di proteggersi da solo, Lucian doveva proteggerlo, anche se non conosceva il punto debole del nemico.

Ritornò nella camera da letto, l'altro uomo era stato richiamato dalla forza di gravità e s'era steso sul letto, con le mani chiuse a pugno sopra al petto.
"Non c'è nessuno. Nessun pericolo," cominciò a parlare, "Ma dovremmo cercare un altro nascondiglio, comincio a non sentirmi più al sicuro qui. Hai anche te la stessa sensazione? Di qualcuno che trama nell'ombra e aspetta il momento giusto per attaccare."
S'allungò anche lui sul letto, notando come gli occhi di Barty fossero vigili, un moto di soddisfazione gli fece increspare le labbra in un leggero sorriso.
"Sarà meglio che ti sbrighi. Mi sono stancato di fare i monologhi. Ma devi dormire prima."
Nonostante il senso di pericolo e i suoi sensi all'erta, Lucian chiuse gli occhi, venendo sopraffatto dalla stanchezza. Un altro giorno era trascorso, e lui era ancora sano, ancora salvo, ancora libero.


La mano tremò appena mentre tentava di sollevarsi. Fuggire si era rilevato più difficile del previsto. Chi era lui? Aspettava la colazione di Winky. Come si chiamava? Doveva trovare un modo per liberarsi di quello straniero. Qual era la sua storia? Doveva fare i compiti di Pozioni. Perché non riusciva a muoversi? Doveva uccidere suo padre. Perché sentiva una forte necessità di urlare? Doveva muoversi. Dove doveva andare? Avrebbe perso punti se arrivava in ritardo alla lezione della professoressa McGranitt.
Pensieri e ricordi si mischiavano l'uno con l'altro, non era facile distinguere cosa fosse vero e cosa fosse una mera fantasia. Trovava piacevole quel calore, ma trovava opprimente la presenza di quell'uomo. Perché era lì? Non era a casa? Dov'era sua madre?

Gli occhi tornarono vitrei e il suo corpo s'irrigidì nuovamente, ma la sua mente fu in grado di formulare un ultimo pensiero.

Il suo Signore lo stava aspettando. Il suo Signore lo stava aspettando. Il suo Signore lo stava aspettando. Il suo Signore lo stava aspettando.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***







La gente aveva iniziato a chiedergli chi era, da dove veniva, e Lucian aveva sviato le domande il più possibile, la cosa non gli piaceva, cominciava a diventare un volto familiare per tutti gli abitanti del villaggio e la preoccupazione che qualcuno scoprisse la sua vera identità e chi nascondeva gli fece prendere la decisione che era ora di fuggire. Fu così che, una notte, quando Lucian stava per afferrare le spalle di Barty, quest'ultimo gli afferrò il collo, in un momento di raptus, e lo strinse con tutte le sue forze; quegli occhi marroni, da prima sempre vacui, divennero di colpo pieni di rabbia e rancore, mentre dalle labbra stentava ad uscire una parola, ma i denti erano in bella mostra.
Lucian, in un primo momento colto alla sprovvista, si rilassò sotto quella stretta, e guardò l'altro uomo con irritata sufficienza, odiava avere qualcosa che gli stringeva il collo.
"Coraggio," gli disse, "Continua. Per quanta rabbia tu abbia in corpo, non riusciresti comunque a spezzarmi il collo."
"Lllll--" uscì da quelle labbra con molta fatica, "Llllllll...... Or...... Lllllord......"
"Lord? Adesso ti prendo e andiamo via da qui, quindi stai zitto e lasciami fare."
L'uomo sembrò comprendere, ma i suoi occhi tornarono vuoti come prima e la mano si paralizzò in quella posizione di dover strangolare qualcuno, tant'è che Lucian fu costretto a staccarla dal proprio collo con la forza. Prese di peso il corpo ed uscì dalla casa abbandonata che era stata per settimane il loro nascondiglio.
Il Lycan stava voltando l'angolo di una casa, quando una piccola voce gli arrivò alle orecchie, "Cosa stai facendo a Padron Barty."
Lucian si voltò e vide una di quelle piccole creature che continuò a parlare anche se lo stava osservando terrorizzata, "Non far del male a Padron Barty. O Winky lo difenderà a costo della sua vita."
"Sacriferesti la tua vita per il tuo padrone?"
L'essere chinò il capo e si torturò le mani, "Padron Barty è sempre stato buono con Winky."
Il Lycan inclinò la testa, domandandosi come una brava persona possa diventare un criminale, "Ti chiami Winky?"
La creatura tornò a guardarlo, "Sì, signore."
Lucian s'inginocchiò, dopo aver issato bene Barty sulla propria schiena, "Dobbiamo scappare da questo villaggio, il tuo padrone ed io. Lui non riesce a muoversi, ma io non so dove andare."
"Winky aiuterebbe sempre Padron Barty."
"Allora dimmi dove possiamo nasconderci."
La creatura annuì e sorrise, alzando una mano, "Winky può far di meglio, signore."
E schioccò le dita.

Lucian, insieme a Barty e a Winky, si ritrovò all'interno di una casa, le mura erano alte, piene di ritratti vari che si muovevano e cominciarono a sussurrare tra di loro sotto lo stupore del Lycan.
"Winky--" disse uno di loro, una donna minuta dalla voce tenue e delicata, "Cosa ci fai qui?"
"Winky ha riportato a casa Padron Barty."
La donna volse lo sguardo verso Lucian e sembrò studiarlo, "Lui non è mio figlio, mia cara."
Il Lycan si schiarì la voce per poi parlarle, "Temo di no, ma--" si girò in modo da far vedere alla donna il corpo di Barty, "Credo che lui sia suo figlio."
La donna trasalì, portandosi una mano davanti alla bocca, mentre un altro ritratto, quello di un anziano iniziò ad obiettare, "Un Mangiamorte non può entrare in questa casa!"
"Ma è pur sempre un Crouch," rispose un altro quadro, "Questa è casa sua."
"Per far diventare questa dimora il nuovo covo dei Mangiamorte?! Non se ne parla! La casa dei Crouch non verrà ricordata così! Quindi Bartemius Junior e l'altro Mangiamorte devono andarsene!"
"Non sono un Mangiamorte!," dichiarò Lucian, sentendosi sotto attacco da quei ritratti, "Non so nemmeno cosa siano."
"Dicono tutti così," rispose sprezzante quell'anziano, "Ma appena chiedi loro di mostrare il braccio sinistro, tutti si tirano indietro, guarda un po' il caso."
Lucian non ci pensò tanto e tenendo Barty con l'altro braccio, tese quello sinistro, "Cos'ha che non va il mio braccio."
"Dovresti girarlo, innanzitutto."
Lucian eseguì quella richiesta che puzzava tanto di ordine, ma si trattenne dall'esternare il proprio disappunto, preferendo esporlo quando quei quadri, dopo aver visto che il suo braccio sinistro era pulito, si guardarono tutti dubbiosi.
"Ha ancora problemi col mio braccio?"
L'uomo non rispose, preferendo di gran lunga tornare a leggere e scrivere su dei fogli, intervenne così la madre di Barty, di nuovo, "Come ti chiami ragazzo?"
Lucian rimase un attimo perplesso a quella domanda, considerati i suoi anni non rientrava in quella categoria da secoli, e poi se quei quadri fossero il risultato di qualche tecnologia che metteva in contatto persone in luoghi diversi, quanto tempo avrebbero impiegato quegli spettri a riportarli in prigione?
La donna parve comprendere lo stato d'animo del Lycan e si rivolse alla creatura che li aveva portati lì.
"Winky, guida il nostro ospite verso la camera di Barty, lì mio figlio potrà riposare in pace. E preparagli una camera."
"Subito Padrona."
"Non mi tratterrò molto," s'intromise Lucian.
"Hai bisogno di riposo, straniero. Non temere, Winky s'occuperà di tutto."
"Certo, Padrona. Winky è felice di poter tornare a lavorare per Voi nuovamente. Mi segua signore, Winky la porterà nella camera di Padron Barty."
Dopo un attimo di esitazione, il Lycan cominciò a seguire Winky, guardandosi attorno e volgendo di tanto in tanto uno sguardo alla creatura di fronte a lui.
"Che creatura sei?"
"Winky è un elfo, signore."
"Un elfo? Credevo che non esistessero nella realtà."
"Oh no, gli elfi esistono. Lei non appartiene al mondo magico, signore."
"Direi di no. Il mio mondo non era popolato da elfi e altre cose strane."
Winky aprì una porta, "Può posare Padron Barty qui, signore. Winky penserà a lui."
Lucian entrò nella camera da letto, sembrava normale, eppure aleggiava un'atmosfera sinistra, a tratti triste, foto di giornali appese al muro, libri e quaderni sparsi sulla scrivania, un piccolo baule con accanto diversi giocattoli, e una scopa appoggiata su un armadio; a troneggiare però era il letto a baldacchino, un po' impolverato, che Winky con uno schiocco di dita ripulì in poco tempo. Il Lycan posò delicatamente il corpo di Barty sul letto e s'incamminò verso la porta, prima di voltarsi nuovamente e notare come Winky cominciò a parlargli, come una madre avrebbe fatto col proprio figlio. Pur non avendo esperienza diretta, ebbe quell'impressione.
"Non risponde," disse all'elfa, "In prigione dissero che aveva ricevuto il Bacio del Dissennatore... Anche se non ho idea di cosa sia."
L'elfa si voltò spaventata, tornando a guardare per un secondo Barty, "Il Bacio del Dissennatore è una cosa molto brutta. Toglie i ricordi, dicono. Toglie l'anima. Winky non... Winky non vuole parlare di questo, troppa paura ha Winky."
"Ogni tanto reagisce, ma solo a volte."
La creatura annuì, poi accarezzò la mano di Barty, "Winky torna subito, Padron Barty. Il Padron dovrà dare a Winky il tempo di mostrare all'ospite la sua camera. Prego, mi segua signore."
Lucian la seguì verso un'altra camera; anche se aveva ancora qualche dubbio se fidarsi o meno, decise di porre qualche domanda.
"Il padrone di casa non se la prenderà se usufruisco della sua ospitalità?"
"Il Padrone non c'è più da tempo. Nessuno sa cosa sia successo. Al villaggio dove abita il vecchio padrone di Winky si vociferava che il Padrone era morto. Ma nessuno ha mai trovato il suo corpo."
Un brivido percorse la schiena del Lycan, "E non era presente in una di quelle foto?"
"Sono ritratti, le foto non possono parlare. E no, il Padrone non aveva assunto alcun Magartista per fargli un ritratto. Questa è la sua camera, signore."
Lucian entra e si trova in una camera da letto asettica, ma era qualcosa che non aveva mai visto, soprattutto che fosse per lui, abituato a dormire per terra o su letti di bassa qualità, o non dormire per niente.
"Ringrazia la tua Padrona non appena tornerà."
Dietro di lui, Winky ebbe un fremito e tirò su con il naso, per poi strofinarlo con un braccio, "La Padrona è morta per salvare Padron Barty. Ma Winky è sicura che la Padrona sarebbe stata contenta di ricevere i suoi ringraziamenti, signore."
Lucian si voltò immediatamente, osservando l'elfa con orrore e tristezza.
"Winky le augura una buona notte, signore," e chiuse la porta.
Il silenzio avvolse la casa, anche se ogni tanto si poteva sentire la voce di Winky che parlava ininterrottamente a Barty, si fermava giusto un paio di minuti, ma poi tornava allegra, intenta a raccontare qualunque cosa le venisse in mente. Il Lycan sentì nascere un sorriso sulle labbra e non lo trattenne, decise di sedersi sul letto, intento a godersi quella pace. Poteva durare? Sarebbe stato costretto a fuggire nuovamente? Quanto si poteva fidare?


Il Lycan si svegliò in un letto che non era il suo, per un attimo strinse le lenzuola e si guardò attorno spaesato, sentì una voce femminile parlare lontano; si ricordò di quello che era successo la notte precedente e si rilassò, decidendo d'alzarsi per dirigersi verso la fonte, pur sapendo a chi apparteneva. Arrivò di fronte alla porta della camera di Barty e c'era Winky che gli stava parlando mentre lo imboccava, incitandolo a fare il bravo, così la "Padrona" sarebbe stata orgogliosa di lui.
Lucian s'appoggiò allo stipite della porta, a braccia conserte, osservando la scena: la notte precedente la sua mente poteva essere annebbiata dalla stanchezza, ma non s'era sbagliato e, a mente lucida, confermò quello che aveva già notato. Winky si comportava con Barty in modo materno, sapendo poi che la vera madre di Barty era morta, probabilmente poteva intuire il motivo di questo comportamento. Tuttavia, il Lycan non s'era dimenticato del modo servile con cui quell'elfa, o altri suoi simili, si comportavano con i loro padroni.
"Non ti dà fastidio servire degli esseri umani?"
L'elfa, colta alla sprovvista, fece agitare un poco la ciotola, facendo cadere delle gocce di brodo sulla mano di Barty, il quale guaì per il calore improvviso sul dorso; Winky si scusò subito e lo pulì con lo straccio che usava come vestito.
"Sono sicuro che Barty non abbia avuto alcuna ustione," azzardò a dire, notando con quanta apprensione l'elfa si stava comportando.
"No, no, no. Padron Barty non ha bisogno di queste cose. E Winky è terribilmente dispiaciuta."
"Sono sicuro che l'abbia capito, ora puoi tornare a dargli da mangiare."
Winky lo guardò crucciata, "Winky non può ringraziare abbastanza il signore per aver salvato Padron Barty, e per aver dato a Winky la possibilità di servire nuovamente Padron Barty. Ma il signore non deve dire a Winky come comportarsi con Padron Barty, Winky conosce queste cose."
E tornò ad imboccare Barty, Lucian non aggiunse altro, rimase a guardare ancora per qualche minuto, poi decise di andare via, non prima di chiedere all'elfa, "Dov'è la cucina?"
Winky si fermò, "A cosa le serve signore?"
"Per prepararmi qualcosa da mangiare."
"Oh no, ci pensa Winky a preparare al signore da mangiare. Non appena Winky finisce di dar da mangiare a Padron Barty."
"No, grazie, ma non mi piace essere servito."
Tuttavia, nonostante le sue declinazioni, Winky finì col proprio compito e si diresse in cucina, affermando cose del tipo che era un onore per gli elfi poter servire, senza dar modo a Lucian di protestare. Lucian seguì l'elfa in cucina, passando di fronte a quei ritratti, chinando il capo in segno di saluto alla donna minuta, che rispose con un sorriso.
"Quindi, quei ritratti non sono persone vere."
"No signore. Quei ritratti raccolgono l'essenza della persona ritratta, ma non sono persone vere. Winky sarebbe contenta di poter servire ancora la Padrona. Lei era sempre gentile con Winky."
"Che cosa l'è successo?"
Winky continuava ad armeggiare con gli utensili da cucina, ma si poteva sentire dal tono della sua voce che l'argomento la stava intristendo, "Una tragedia. La Padrona era buona e amava Padron Barty. Cose brutte sono successe. Ma Winky spera tanto che le cose possano cambiare ora che Padron Barty è tornato a casa. Venga con Winky, signore, Winky le porta da mangiare."
"Celere."
Con un vassoio, l'elfa guidò Lucian verso quella che aveva l'aria di essere la sala da pranzo, il Lycan si sentì leggermente a disagio in mezzo a quel lusso, fu con qualche difficoltà che si sedette su una sedia imbottita e mangiare con quelle posate argentate. Appena afferrò una forchetta, i polpastrelli gli bruciarono e il Lycan gettò via la posata; Winky riapparve subito.
"Il signore ha qualche problema?"
"Mi potresti dare una posata che non sia d'argento?"
L'elfa rimase interdetta, "Non piacciono al signore?"
"Sono... Allergico all'argento, ecco tutto," disse con una smorfia che voleva ricordare un sorriso.
Winky allora annuì, "Winky vedrà cosa può fare."
Scomparve e, poco dopo, ritornò con una forchetta meno pregiata, e Lucian riuscì a tenerla in mano senza bruciarsi, tranquillizzando anche Winky che si stava scusando per la sua inadempienza.


Era trascorsa una settimana, Lucian iniziò a rilassarsi, anche se cercava di capire di tanto in tanto quella porzione di mondo che lo circondava, parlando con quei ritratti, maggiormente con la madre di Barty, la più cordiale di tutti, o anche con Winky, anche se era un po' difficile con l'elfa, dato che aveva sempre qualcosa da fare e Lucian aveva provato più di una volta a convincerla che non era un bene servire le persone, ma l'elfa non lo ascoltava affermando che lei non era come un certo Dobby, che lei avrebbe sempre servito i suoi padroni fino alla fine dei suoi giorni, in particolar modo Padron Barty.
Lucian tentava di scoprire qualcosa in più riguardo il passato del suo compagno di cella, tuttavia Winky pur rispondendogli era sempre molto vaga. Ogni tanto il Lycan andava a visitare Barty, gli parlava, ma senza risultati.
Né Lucian né Winky si resero conto che Barty stava riacquistando parte della propria coscienza e dei movimenti, soprattutto perché il Mago Oscuro si muoveva solo quando era solo in camera sua, senza l'elfa, tanto meno senza quello straniero che gli parlava come se lo conoscesse. Il Mangiamorte aveva ancora i ricordi sbiaditi e accavallati l'uno sull'altro, ma le cose più importanti le aveva ricordate tutte, l'odio per suo padre, l'amore che provava nei confronti del suo Signore Oscuro, il disprezzo che provava per quei Mangiamorte che avevano rinnegato la loro via. Con l'intento di fuggire da quella casa, anche se non ricordava come c'era arrivato, Barty aveva provato a muovere con calma le braccia e le gambe; non fu facile all'inizio, le muoveva ancora a scatti e non fluidamente come desiderava, ma era comunque un buon risultato. Un po' meno soddisfacente erano i risultati della sua mente, che compariva e scompariva senza alcun preavviso, come in preda a qualche incantesimo. Non era Oblivion, la sua memoria, seppur confusa, era presente nella sua interezza. Però era come se si trovasse in uno stato di oblivio, buio totale che veniva spezzato di tanto in tanto dalla voce di Winky oppure da quella dello sconosciuto. Fu così che Barty apprese di esser scappato da Azkaban una seconda volta, anche se non appena lo venne a sapere, la sua mente gli rammentava che doveva scappare dalla prigione creatagli dal padre, che doveva fare il bravo, che sua madre gli voleva bene, che doveva raggiungere Bellatrix e Rabastan per torturare i Paciock, che doveva recuperare la bacchetta il prima possibile e raggiungere il suo Signore Oscuro.
Così, all'oscuro di tutti, la situazione continuò tranquilla, facendo passare un'altra settimana, tutti avevano preso una loro routine, Lucian poteva passeggiare tranquillamente senza doversi preoccupare, Winky l'aveva assicurato che quegli spettri, che aveva scoperto si chiamavano Dissennatori, avrebbero avuto difficoltà a trovare la casa, grazie ad un incantesimo di protezione dai Dissennatori effettuato dal Padrone, il padre di Barty probabilmente, e nessuno conosceva il modo per spezzarlo.
Un giorno, però, Winky era indaffarata in cucina, alla ricerca di qualche ingrediente, Lucian non aveva ben compreso, quando il Lycan avvertì un rumore provenire dalla camera di Barty e subito corse verso la stanza, aprì la porta ma non trovò nessuno.
Lucian fece un passo in avanti, allarmato, si guardò attorno, avvertendo ancora una volta quella sensazione di pericolo che aveva avvertito in paese; compì un altro passo, tendendo tutti i muscoli in preparazione di un attacco.
Improvvisamente, da dietro qualcuno gli saltò addosso, afferrandolo per il collo, mugugnando qualcosa. Lucian cercò di liberarsi dall'aggressore afferrandolo e scaraventandolo contro il muro, facendolo sbattere contro un vassoio posato sulla scrivania.
Fu stupito di vedere in viso il suo aggressore, "Barty?!"
Il Mago Oscuro s'alzò con fatica, lo guardò con ferocia, "Ddovvvv... Èeeee..."
Lucian mantenne la calma sicuro che, pur trovandosi di fronte un criminale, non poteva essere più pericoloso di un Lycan, "Non so di cosa tu stia parlando."
Con una forza inaudita, per qualcuno che aveva ripreso l'uso del corpo da poco tempo, Barty si scaraventò addosso a Lucian, graffiandogli il volto, "Aaaa...... Cccheeeee... Ttaaaa..."
Lucian lo spinse nuovamente, facendolo cadere di fianco al vassoio; Barty, non disponendo della bacchetta, prese un coltello e corse nuovamente verso quell'intruso, conficcandogli la posata sulla spalla. Il dolore che provò Lucian fu intenso e bruciante, urlò per la sensazione dell'argento che affondava sempre di più dentro la sua carne, la testa cominciò a pulsargli, le orecchie a ronzare e la vista ad offuscarsi, ma sentì distintamente Barty accusarlo di essere un ladro.
"Padron Barty!," intervenne la voce di Winky, ma il Mago non le diede ascolto, troppo intento ad aggredire l'estraneo nell'intento di farsi dire dove aveva nascosto la bacchetta; tentò di parlare un'altra volta, ma dalle labbra gli uscì solo un verso rauco ed incomprensibile.
"Padron Barty, no! Winky la prega!," piagnucolò l'elfa, incapace di reagire contro il Mago.
Lucian, non facendosi remore, lo afferrò per le spalle, lo sollevò senza problemi e lo scaraventò a terra, trattenendogli i polsi e il colletto della maglia. Barty provò a divincolarsi, urlò e si dimenò, i suoi occhi fulminarono Lucian e l'unico pensiero che popolava la sua mente era l'ardente desiderio di ricongiungersi al suo Signore Oscuro, fin quando le forze gli vennero meno, la rabbia sfumò nel nulla e il volto di quello straniero venne avvolto dal buio fino a scomparire, e il Mangiamorte smise di muoversi, tornando immobile sotto lo sguardo esausto di Lucian e quello spaventato di Winky.
"Il signore ha ucciso Padron Barty."
Una volta appurato che Barty era tornato in uno stato di ferma calma, Lucian lo lasciò andare e s'allontanò per appoggiarsi ad una parete, nell'intento di prendere profondi respiri ed espellere quel maledetto coltello dalla spalla.
"No che non l'ho ucciso, Winky... Controlla tu stessa."
La tecnica che stava attuando non stava avendo alcun effetto, i tessuti non sembravano collaborare, allora afferrò il coltello, non curandosi del bruciore che provava sulle dita. In un impeto di rabbia e frustrazione, il Lycan urlò e si trasformò completamente, non curandosi d'essere visto dall'elfa, usò tutte le sue forze per estrarre quella lama e finalmente ci riuscì, lanciando lontano il coltello e tornando normale.
"Si sente bene signore?"
Lucian respirava affannosamente, gli sembrò d'esser tornato debole come quando Kramer gli aveva sparato quelle pallottole d'argento liquido... Gli sembrò di bruciare dall'interno, gli sembrò di morire nuovamente, gli sembrò di dover esalare il suo ultimo respiro. Nonostante i suoi tentativi, Lucian venne riabbracciato dalle tenebre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***







"...ore..."

"...gnore..."

Lucian tentò d'aprire le palpebre, ma tutto il corpo gli doleva. Avvertiva un formicolio che dalla spalla destra arrivava fino alla mano, sentiva le membra bruciare dall'interno. Aveva già provato questa sensazione, ma era lieve in confronto a quello che ricordava.
"Signore?"
Lucian riuscì finalmente ad aprire gli occhi e ciò che vide fu il soffitto sfocato della stanza. Portò una mano sugli occhi, stropicciandoli un poco, riprovò ad osservare attorno a sé. Finalmente riuscì a vedere più nitide le venature del legno sul soffitto. Prese un profondo respiro e si voltò alla sua destra. L'elfa lo guardava apprensiva con quei grandi occhi e le mani al petto. Un vassoio posto sul comodino aveva al centro un piatto ancora fumante.
"Ciao Winky", disse con voce roca. "Quanto..."
"Il Signore ha dormito per due giorni. Winky era molto preoccupata."
Lucian provò a sedersi, ma ci riuscì con molta fatica. Il braccio destro, infatti, gli bruciava. Lucian notò come tutte le vene erano dilatate e di un colore misto al blu e all'argento. Era convinto che le ferite riportate dall'incontro con Kraven fossero totalmente guarite, che il corpo avesse debellato il nitrato d'argento. Invece, quelle maledette pallottole sparate da quel figlio di puttana erano ancora in circolazione.
"Questa proprio non ci voleva", mormorò. Provò a stringere la mano in un pugno, avvertendo lo stesso bruciore partire dalla mano e propagarsi per tutto il braccio. La rilassò subito, non c'era bisogno di metterla sotto sforzo.
"Winky ha fatto del suo meglio per curare la ferita, ma non ha potuto nulla per togliere l'argento già presente nel sangue del signore."
"Non preoccuparti. Va tutto bene."
L'elfa chinò il capo, tormentandosi un secondo le dita, come se avesse un pensiero fisso in testa. "Winky può fare qualcosa per lei, signore?"
Il Lycan tornò a guardarla. Fece un cenno col capo poi, indicando il vassoio.
"È argento quello lì?"
Winky negò con la testa prima d'aggiungere: "La Padrona ha chiesto a Winky di togliere tutta l'argenteria presente in casa."
Per quanto l'ordine fosse stato dato da un quadro, Lucian si trovò in difficoltà sentendo quelle parole. "Non dovevate prendervi un simile impegno."
L'elfa sembrò accennare un sorriso. "Nessun impegno, signore. Winky ha nascosto bene l'argento, così non possono più capitare incidenti con Padron Barty."
Nel sentir il nome del responsabile, Lucian domandò come stesse l'altro. Stranamente, Lucian se ne rese conto nell'istante in cui aveva posto la domanda, non avvertiva più quel senso di pericolo. Tuttavia, la remota possibilità di dover affrontare nuovamente Barty non lo entusiasmava.
"Padron Barty sta bene, signore."
"Ha mostrato altre volte di voler attaccare?"
Winky chinò il capo ancora una volta.
"No, signore." disse. "Padron Barty non si è più risvegliato da quando ha attaccato il signore."
Lucian notò il velo di tristezza nelle parole pronunciate dall'elfa. Gli venne naturale chiedersi come una persona malvagia, che meritava la prigione, poteva essere ben vista da un'innocente creatura. Poi, tornò con la mente indietro di secoli, quando ammirava ancora Viktor, lo amava e lo rispettava come un padre, prima della morte di Sonja... Allora era solo un ingenuo, proprio come Winky.
"Sai, vero, che il tuo padrone non ha fatto cose belle? Altrimenti non si sarebbe trovato in quella dannata prigione."
Il silenzio avvolse per qualche minuto i due, dando modo a Lucian di pensare. Effettivamente, anche lui si trovava nella stessa prigione dov'era tenuto Barty. Tuttavia, se riteneva la propria cattura e prigionia solo un grande errore, non poteva giustificare le azioni compiute in passato da quell'uomo.
"Winky sa di questo, signore," pronunciò con voce mortificata e materna, "Winky era lì la volta che Padron Barty ha ricevuto il Bacio del Dissennatore, e portato ad Azkaban poi."
L'elfa tirò su col naso, strofinandoselo poi col braccio. Si notava quanto fosse legata a quel giovane, e ciò fece ammordibire lo sguardo di Lucian.
Il ricordo del sorriso malevolo di Viktor fece capolino nella sua mente.
"Lo dico per il tuo bene. Non è una buona cosa rimanere fedeli a certe persone."
L'elfa chiuse gli occhi e fece un lieve cenno negativo con la testa.
Qualsiasi ripensamento possa aver avuto per un attimo riguardo alla sua lealtà a Padron Barty, lo scrollò via altrettanto rapidamente. Il suo desiderio di proteggerlo era troppo forte.
Winky prese il piatto dal vassoio e lo porse a Lucian. Attese finché Lucian non ebbe finito il pasto. I suoi grandi ed espressivi occhi sembravano studiare la sua figura, incuriositi ma timorosi, come se fosse in attesa di qualcosa. Adocchiò rapidamente fuori dalla finestra, tornando poi a guardarlo di nuovo. Lucian continuava a mangiare senza preoccuparsi dell'intensità di quello sguardo.
"Con me puoi parlare", le fece presente, tentando di addolcire e rilassare la voce in modo da metterla a proprio agio. Non la guardò neanche, per non farla sentire inopportuna.
"Stasera c'è la luna piena, signore."
Lucian volse lo sguardo verso la finestra, la luna faceva capolino dietro le nuvole, timida e riservata, eppure attenta e all'erta. L'associazione fu immediata, facendo nascere una smorfia divertita sul volto del Lycan.
"Non sono un licantropo."
"Winky l'ha vista trasformarsi due giorni fa."
"Eppure, guarda adesso. La luna è lassù ed io ho ancora l'aspetto di un essere umano. A quest'ora dovrei essere già trasformato."
"Quindi..."
"Quindi, non ti devi preoccupare. Non mi trasformerò se non lo riterrò necessario."
Winky parve pensarci un po' su, ragionandoci sopra. Alla fine annuì, soddisfatta e più serena, prendendo il piatto vuoto. Col vassoio in mano, era pronta a lasciare la stanza, così da poter andare a controllare come stesse Barty.
Lucian aveva altri piani.
"Come mai lavoravi per qualcun altro, se sei fedele a questa famiglia?"
Non s'era dimenticato del dettaglio che l'elfa gli aveva detto, la sera del loro arrivo.
Winky si fermò sulla soglia della porta. Dal rumore che stava facendo, si deduceva che stava picchiettando le dita sul vassoio. Appena Winky volse leggermente la testa, Lucian riuscì a scorgerle la punta del naso.
"Wi... Winky è sempre rimasta fedele ai Padroni Crouch. Winky farebbe qualsiasi cosa per loro, anche dopo che il Padrone non voleva più che Winky lo servisse."
Lucian riconobbe il forte attaccamento e la cieca obbedienza che i vampiri desideravano dai licantropi. Qualcosa che magari avrebbero ottenuto se lui stesso non fosse diventato un Alpha.
"La cosa ti fa onore."
Anche se non ci credeva tanto, ma Winky gli sorrise, e ciò bastò.


La ripresa di Lucian procedeva lentamente. Non riusciva a muovere completamente la parte destra del corpo, e più di una volta era costretto ad appoggiarsi alle pareti della casa per riprendere fiato. Winky aveva tentato più di una volta di non farlo alzare dal letto, tuttavia il Lycan non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Se fosse rimasto un altro giorno a letto, sarebbe impazzito.
"Tutto bene?" gli domandò quella donna minuta del quadro, con la quale Lucian aveva scambiato qualche parola. Il suo sguardo era carico di una luce preoccupata, inusuale se rivolta ad uno straniero.
Lucian soffiò tra i denti e si diede la forza necessaria per raddrizzarsi e tenere lo sguardo fisso sul quadro. "Sto bene. Grazie."
Non aveva alcuna intenzione di mostrarsi momentaneamente debole, anche se quei quadri ritraevano gente ormai deceduta.
"Appena vedrò Winky, le dirò di darti un'occhiata e, nel caso, curarti."
Lucian fece un passo avanti, deciso a controbattere, ma appena posò il piede destro sul pavimento, una fitta di dolore gli si propagò per il corpo. Tentò in tutti i modi di non far vedere la sofferenza, ma la mascella serrata e gli occhi aggrucciati della donna gli fecero capire che aveva colto perfettamente la sua fatica di rimanere in piedi.
"Hai bisogno di cure."
"Sono... In grado di farlo. Da me."
La donna annuì, vinta dalla determinazione del Lycan.
"E come credi di fare, giovanotto?" lo sbeffeggiò un altro quadro, non rendendosi conto che Lucian poteva essere molto più vecchio di lui. "Per un licantropo, l'argento è letale. Mi sorprende che ti regga ancora in piedi."
"N-non sono... Un licantropo."
Lucian si rese conto che iniziava a vedere tutto con una sfumatura gialla. Le membra stavano diventando sempre più pesanti, il respiro era corto e sudava freddo.
"Dovresti andare al San Mungo, ragazzo." gli suggerì un terzo quadro.
Lucian annuì semplicemente. Solo quel movimento gli fece girare la testa e venire i conati di vomito. Non riusciva più a reggersi in piedi, ma non voleva lasciarsi cadere a terra. Decise quindi di camminare con calma verso la propria stanza, appoggiando una spalla al muro e trascinando i piedi. Il sorriso maligno di Viktor lo pugnalò. La freddezza di Kraven gli sparò. Il corpo lacerato di Sonja gli lacerò il cuore. Gli anni trascorsi a combattere per la pace e la libertà gli pesarono sulle spalle. Le settimane trascorse in quella prigione gli toglievano il fiato. Ogni passo sembrava difficile, quasi impossibile, da compiere. Il sorriso di Sonja gli diede la forza d'andare avanti, di compiere quell'ulteriore passo, di non arrendersi, di continuare a camminare e di guarire il prima possibile da tutta quella quantità d'argento che aveva in corpo.
La morbidezza del letto lo accolse e finalmente il mondo smise di vorticare... San Mungo... San Mungo... San... Mungo... Sa...


Sembrava sempre lo stesso giorno, eppure c'era qualcosa che cambiava... I suoi pensieri cambiavano... Un giorno ricordava di voler fuggire dalla prigione... Un altro, invece, stava scagliando un incantesimo in cielo, con un bacchetta che non era la sua. In cielo comparì un teschio dalla cui bocca usciva un serpente... Animali meravigliosi. Tutto era confuso... Così tremendamente confuso... Poi c'era l'oscurità, come se avesse dormito profondamente... Eppure, quando riapriva gli occhi, gli sembrava di non aver dormito affatto...
I ricordi sfocati s'accavallavano l'uno sull'altro, il corpo si muoveva a scatti e non sempre come lui desiderava... Ma--

Chi era lui?

Certe volte, si poneva questa domanda, aveva una vaga sensazione che accadesse ciò. Ogni tanto gli capitava di ricordarsi chi fosse, come capitavano momenti in cui non ricordava... La cosa poco gli interessava, dato che ricordava perfettamente cosa voleva. Una bacchetta, la sua possibilmente... Anche se era ormai impossibile ritrovarla...
Poteva andare da suo nonno... Oh, lui sì che l'avrebbe aiutato, le possibilità erano due... Presentarsi sotto mentite spoglie... E ci sarebbe voluto un mese prima di presentarsi dal caro vecchio nonnetto... Oppure costringerlo! Sarebbe stato divertente ascoltare le sue grida d'agonia. Gli venne spontaneo sorridere all'idea, ma le labbra non collaborarono...
Il corpo sembrava rispondere ai suoi ordini a tratti... Come la mente...

Lord Voldemort...

...
...
Era ad un passo da uccidere Harry Potter. Sarebbe stato considerato un eroe da tutti. Il suo Signore Oscuro sarebbe stato orgoglioso di lui, lo avrebbe premiato, l'avrebbe fatto sentire amato... Ma Silente doveva intervenire per salvare quel povero, stupido ragazzo, che tanto intelligente non era in realtà... Tsk. Fidarsi così di un professore, era stato facile ottenere la sua fiducia, per quanto era ingenuo e credulone... Non meritava tutte quelle attenzioni da parte di Lord Voldemort...

...

...
Doveva andare a stufare le mosche Crisopa... Altrimenti non avrebbe fatto in tempo a raggiungere Hogwarts...
...
... Quando si ricordava, Barty... Non gli piaceva quel nome... Doveva cambiarlo! Una volta diplomatosi, avrebbe pagato per cambiarlo... Non voleva essere la copia di suo padre...
...
Winky era ancora lì, in casa, pronta ad imboccarlo e a prendersi cura di lui... Era ancora sotto la Maledizione Imperius? Probabile, altrimenti perché non riusciva a muoversi?
Oltre a Winky, compariva un uomo dai lunghi capelli, l'aveva già visto, ma dove...

...
Era stata una fortuna che era riuscito a muoversi, qualche ora fa, ed aggredire quella persona che suo padre gli aveva inviato per tenerlo d'occhio. Peccato che non aveva la bacchetta con sé... Un bel Crucio l'avrebbe reso innocuo come i Paciock...
...
Sotterrare il padre era stato una delle cose più divertenti e liberatorie che avesse mai fatto in vita sua. Adesso non restava altro che portare Potter verso la Coppa Tremaghi, stregare il pupillo di Karkaroff e mettere fuori gioco la principessina e il belloccio... Doveva bere un'altra goccia di Pozione, ma la mano non voleva muoversi...
...

"Non ha accennato a muoversi."
"No, Signore. Winky è preoccupata."
Lucian s'alzò dalla poltrona e con calma s'avvicinò al letto di Barty. Riposare era stato un toccasana, momentaneo, perché ancora non riusciva a stare in piedi per più di un paio d'ore.
"Quanto durano gli effetti di questa magia?"
"Il Bacio del Dissennatore non è una magia, signore. È il modo che loro hanno per mantenersi in vita."
"Come i vampiri con il sangue."
"Winky non ha mai visto nessuno in grado di sopravvivere al Bacio del Dissennatore."
Lucian incrociò le braccia ed inspirò, non si stava rivelando una buona situazione. Prese ad osservare Barty, il suo sguardo era vacuo, rivolto verso l'alto, le mani semiaperte erano immobili sul petto.
"Muoiono?"
L'elfa annuì e mugugnò una risposta affermativa aggiungendo: "Storie dicono entro un anno."
"Hai detto che eri presente il momento in cui l'ha ricevuto?"
Winky sembrò cogliere la domanda sottintesa.
"Otto mesi fa."
Lucian annuì, s'avvicinò ancora un po' di più a Barty. "Non è detto che si riprenda, allora."
Appena terminò la frase, Barty rivolse un'occhiata di puro odio a Lucian, che alzò un sopracciglio.
"O forse no."
Le mani di Barty si contrassero, mentre le labbra s'aprirono a fatica. Lucian non si mosse, rimase fermo a sostenere lo sguardo, allargando sempre più la smorfia che gli scoprì i denti.
"È tenace."
"Cc... Chi...... Sssss-e... I..."
Lucian rimase sorpreso da quella domanda, prima lo aggrediva e poi gli chiedeva di presentarsi?
"Uno che hai accoltellato."
Barty sorrise, come soddisfatto. I suoi occhi brillarono di una luce sinistra e folle. Sembrò voler dire altro, ma la bocca non glielo permise, così Lucian prese la parola.
"Mi devi aiutare ad andare al San Mungo senza esser visto. Vedi di riprenderti."
"San Mungo?"
"Sì," Lucian si voltò per rivolgere lo sguardo a Winky, "uno dei quadri me ne ha parlato."
"Siete ricercati, Padron Barty e lei, signore. Conoscono i vostri volti."
"Lo so, apposta avrei bisogno di un aiuto da parte del tuo padrone. Ci sarà senz'altro una magia che rende invisibili."
Winky rivolse gli occhi in un angolo della camera da letto di Barty, pensando di non essere vista da Lucian. Tuttavia, il lycan la notò e seguì la direzione del suo sguardo. Non vide nulla.
"Cosa fissi?"
La domanda colse di sorpresa che fece quasi cadere la scopa.
"Niente, Signore."
Nonostante il suo diniego, Lucian si diresse verso quell'angolo, convinto che l'elfa gli stesse nascondendo un indizio importante. La suola della scarpa calpestò qualcosa... Che non era il pavimento. Lucian si piegò in avanti, tentando di vedere. Ma c'era solo il pavimento. Allungò una mano, ignorando le preghiere di Winky di non fare nulla. Finalmente le dita sfiorarono qualcosa di morbido... Morbida e invisibile stoffa.
Molte furono le domande che affollarono la mente di Lucian quando la mano afferrò quella stoffa alquanto pesante e s'alzò. Usò l'altra mano per allargarla, notando come riuscisse a vedere oltre quel tessuto.
Se l'avvolse attorno, e tutto il suo corpo sparì nel nulla. Fece qualche passo, le pieghe del tessuto seguirono le sue gambe senza creare il minimo sospetto che qualcuno si stava muovendo.
"Questo sì che è interessante."
"La prego, signore, Winky la prega di posarlo."
"Credo piuttosto che mi tornerà utile, invece."
Quella sera stessa l'avrebbe testato. Se era davvero quello che credeva, allora parte dei suoi problemi s'erano risolti.







NdA: Hola!
Novità, novità, novità! Come avrete notato, cambio titolo e cambio copertina, forse son riuscita a trovare l'anima della storia yuhuuu!
Cose assolutamente importanti che devo dirvi, così da prepararvi per i prossimi capitoli, già in questo c'è stato un piccolo accenno:
🖤 rapporto tra Barty e Voldemort: ho l'headcanon che il caro e buon "vecchio" bartolino, oltre a vedere Voldy come una figura paterna, avesse una cotta per lui... Niente baci o altro, ma solo tanto amore per il Signore Oscuro 🙈
🖤 la madre di Barty: questa non so dove mi sia uscita, ma ho l'headcanon che la signora crouch era la figlia di Ollivander... Sulla pagina di Garrick c'è scritto che la figlia gli è morta, di cosa non si sa... La madre di barty, sappiamo tutti che fine abbia fatto... Le sacre 28 si sposano tra di loro... Ollivander è tra le sacre 28... Perché non dare a Barty una madre che non fosse interessata alla purezza del sangua (per quanto abbia difetti, poi, neanche crouch sn lo vedo fissato su ste cose, ha toppato in altro)...

Detto questo, vi saluto, ci vediamo prossimamente 😉

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Capitolo 7
*** Capitolo finale ***


L’imbrunire si stava facendo spazio nel cielo, regalandogli la possibilità di nascondersi, come un fedele mantello che l’accompagnava da quando aveva memoria. Lucian chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro. Tra le mani teneva l’indumento capace di rendere invisibili. Prima d’andare a questo fantomatico ospedale, San Mungo, che i dipinti gli avevano consigliato, voleva testare l’efficacia di questo mantello.

“Stai di guardia”, disse a Winky.

La piccola elfa si strinse un po’ di più sulle spalle. Non sembrava particolarmente a suo agio.

“E se dovesse succedere qualcosa a Padron Barty? Winky non se lo perdonerebbe mai.”

Il tono dell’elfa intenerì il cuore di Lucian, il quale si voltò e s’inginocchiò di fronte a Winky.

“Ascolta, non mi allontanerò tanto. Starò via massimo un’ora, non di più. Il tempo di vedere da me gli effetti di questo mantello.”

Winky annuì, asciugandosi il naso con il braccio.

“Deve fare attenzione, Signore. Lei e Padron Barty siete ricercati.”

Lucian le accarezzò la testa, sorridendole comprensivo. Una volta tornato in piedi fece un balzo, prendendo a correre verso il villaggio più vicino.

L’argento cominciò a bruciargli, scorrendo dentro le vene, ma il Lycan fece il possibile per non dargli peso. Se era riuscito a sopravvivere nonostante tutto, c’era un motivo. E lui voleva scoprirlo.

La falce di luna sbucò dalle nuvole per vedere che Lucian avvolgersi il mantello, facendo ben attenzione che tutto il corpo fosse coperto, una volta giunto in prossimità del villaggio. Appurato che era completamente nascosto, s’incamminò. Molto presto, si rese conto che il mantello serviva solo a rendere invisibili, poiché il cartello di un negozio, contro cui aveva urtato, aveva preso a cigolare.

Gli abitanti del villaggio, però, sembravano completamente ignari della sua presenza, e questo fu un punto a suo favore. Poteva dirigersi verso questo fantomatico ospedale senza farsi scoprire.

Un altro problema gli si presentò davanti, ostacolandogli il cammino. Dove si trovava l’Ospedale?
Lucian andò alla ricerca di una biblioteca, una piccola libreria, qualcosa che gli potesse dare le giuste indicazioni per raggiungerlo.

Dovette girovagare per il villaggio ancora qualche minuto, prima d’intravedere un piccolo edificio con un cartello affisso. ‘Biblioteca’. Ancora nascosto dal mantello, Lucian entrò, facendo credere alle poche persone ancora presenti che la porta si era aperta da sola.

Lesse tutti i titoli dei libri, ma nessuno di loro parlava di ospedali. Dopo un profondo respiro per mantenere la calma, Lucian fece un passo indietro, urtando accidentalmente contro qualcuno. Si voltò e vide un uomo che gli stava fissando gli occhi.

Appena vide che l’uomo stava alzando una mano per toccarlo, Lucian non fece in tempo a fermare l’istinto e strattonò via la mano, facendo allertare l’uomo.

“C’è qualcuno con un mantello invisibile!”

Lucian non ci pensò due volte e prese a correre, uscendo senza preoccuparsi di fare il minimo rumore, avvalorando la teoria di quell’uomo.

L’argento aveva ripreso a provocargli dolore per la corsa, tuttavia non poteva fermarsi, doveva continuare. Lucian spostò il mantello per non avere intralci, scoprendosi ulteriormente. Fu appena fuori dal villaggio che si ritrovò davanti tre uomini, ognuno di loro gli puntava una bacchetta contro.

“Non fare un altro passo.”

“Tu sei quello che è fuggito da Azkaban.”

“Che fine ha fatto il figlio di Crouch?”

Lucian non rispose, non ebbe tempo e modo, poiché uno dei tre pronunciò una parola a lui sconosciuta e l’ultima cosa che vide prima di essere scaraventato lontano fu uno spostamento d’aria, come se un proiettile sparato ad alta velocità l’avesse fenduta.

Lucian cadde a terra, lamentandosi per il dolore che l’argento gli stava provocando, doveva andare via il prima possibile da lì. Alzò lo sguardo, notando come i tre maghi lo stavano guardando impauriti.

“Perché non è svenuto?”

Lucian provò a rialzarsi, quando una fitta di dolore gli percorse tutto il corpo, come se fosse stato frustato da mille catene d’argento.

“Fermo! Vuoi che ci arrestino perché abbiamo usato una delle Maledizioni?”

“Quelli sono talmente impegnati a combattere… Tu sai chi, che non terranno conto se ho calcato un po’ la mano con quest’essere. Crucio!”

Lucian riprese ad urlare, non riuscendo più a distinguere il dolore dovuto all’argento che aveva in corpo oppure a quel dolore che stava provando. Aprì a malapena gli occhi e vide che uno di loro gli stava puntando contro quella bacchetta. Un’altra esclamazione di quell’uomo lo fece urlare dal dolore, mentre le immagini della sua vita gli passano davanti agli occhi.

Lo sguardo ceruleo della sua amata Sonja gli penetrava la mente, mentre il dolore fisico diventava sempre più insopportabile. Si sentiva le ossa come rompersi, la pelle squarciarsi, le tempie come premute da una morsa, più stretta della presa di un vampiro. Lucian si agitava e si dimenava, cominciando a versare qualche lacrima per il dolore. Il ricordo della voce vellutata di Sonja divennero flebili sussurri sovrastati dalle urla di Lucian, che divennero meno umane e più animalesche.

Il ricordo della morte di Sonja lo fece trasformare, sotto lo sguardo sbigottito ed impaurito dei tre uomini. Il suo basso ringhio gli rimbombò nel petto, mentre i suoi denti facevano bella mostra di sé.

“Ma… Oggi… Non c’è la luna piena.”

Lucian ringhiò. Nonostante l’argento gli stesse facendo male, riuscì ad evitare quei fasci di luce e spostamenti d’aria emanati da quelle bacchette, fino a trovarsi vicino i tre uomini. Lucian li guardò uno ad uno, fiutando il loro odore di paura.

La falce lunare assistette silenziosa al massacro di quei tre uomini per mano del Lycan. Una volta terminato, i loro corpi smembrati giacevano a terra. Lucian tornò essere umano e, guardando quelle tre bacchette, decise di prenderle, immaginando che Winky potesse dirgli qualcosa in merito.

Si rimise il mantello, guardando un’ultima volta il macabro spettacolo attorno a sé; pochi secondi dopo prese a camminare, tornando in quella dimora dove lo stavano aspettando.

“Il mantello funziona.”

Winky continuò a dare da mangiare a Barty.

“Il Signore dubitava delle parole di Winky?”

“No, solo che non mi era mai capitato di vedere simili dispositivi. Da dove vengo io, è tutto basato sulla tecnologia, anche i vampiri ne fanno uso.”

Winky si voltò, osservando Lucian con i suoi grandi occhi innocenti.

“Lei ha visto i vampiri?”

“Peggio,” il suo volto non poté trattenere una smorfia di rabbia mista ad orrore, “sono stato il loro schiavo per secoli”.

Solo il rumore degli spifferi cercava di dissipare il silenzio venutosi a creare tra i due.

“C’è uno strano modo di attaccare e difendersi, qui. Le persone non usano pistole o dispositivi tecnologici.”

“Il Signore proviene dal mondo dei babbani?”

“Come?”

“Gli esseri senza magia. Winky non ne ha mai visto uno, ma ne ha sentito parlare.”

Lucian rimase in silenzio per pochi istanti.

“Quindi, mi vorresti dire che qui tutto è magico?”

L’elfa annuì. “La magia compone il mondo. Poche sono le creature che non sanno usarla.”

“Tu sei una di quelle creature che sanno usarla, dico bene?”

Winky tentennò, dedicandosi a dare da mangiare a Barty.

“Puoi fare tutto con questa tua magia? Puoi curarmi dall’argento?”

L’elfa rimase in silenzio, sospirando profondamente.

“Purtroppo, non tutto può essere curato con semplici magie. Il Signore ha bisogno di incantesimi potenti, che Winky non può svolgere. E che solo al San Mungo sanno compiere. Come le hanno detto i quadri dei padroni.”

Lucian prese a guardare fuori dalla finestra, mordendosi le unghie e ringhiando silenziosamente. L’ultima trasformazione l’aveva indebolito più del previsto.

“Ho provato a cercare indicazioni, su dove trovarlo… Ma in quella biblioteca non c’era scritto niente.”

“Solo i maghi possono arrivarci.”

Lucian lanciò un’occhiata a Winky.

“Il tuo Padrone è un mago, vero?”

Winky si voltò titubante, per poi rigirarsi subito, rimanendo in silenzio, ma Lucian non demorse.

“Se è riuscito a svegliarsi una volta, è possibile che si risvegli ancora”, s’alzò dalla poltrona, dirigendosi verso il letto.

“Hai detto che non c’è possibilità per lui di svegliarsi, vero?”

“Il Bacio del Dissennatore è… Troppo potente, per essere spezzato.”

“Ma può essere indebolito. Come lo spiegheresti altrimenti quello che il tuo Padrone ha fatto una settimana fa?”

Winky abbassò la testa, sospirando.

“Winky non lo sa. Una persona, rimanere in vita dal Bacio del Dissennatore… Non è mai successo…”

“Vorresti che il tuo amato Padrone muoia?!”

Lucian vide gli occhi lucidi dell’elfa implorarlo con lo sguardo di non infierire, e il Lycan s’acquietò, domandando perdono per aver alzato il tono della voce. Prese a camminare avanti e indietro per la stanza, volendo trovare una soluzione per il suo problema, si sentiva come un animale in gabbia e la situazione del suo ex-compagno di cella non l’aiutava a rimanere calmo. Senza contare che aveva ucciso tre di quei maghi…
Non che fosse preoccupato dall’aver tolto dalla Terra tre anime, le sue mani erano intrise del sangue delle sue vittime, ma l’idea di ritornare in quella prigione sperduta, sorvegliata da quei fantasmi non l’allettava. Il Lycan sospirò, guardando il soffitto.

“Sembra di stare in un fottuto labirinto, senza via d’uscita.”

Dei mormorii provenienti dall’altra stanza attirarono la sua attenzione, e il Lycan camminò il più velocemente possibile verso la sua meta. I quadri potevano sapere come trovare questo ospedale.

“No! Assolutamente no! È inconcepibile pensare che noi, stimati maghi della famiglia Crouch, aiutiamo un Mangiamorte.”

“Mangiamorte che non sono.”

“Ma hai aiutato uno di loro ad evadere.”

“Non possiamo sorvolare su questo dettaglio.”

“Ma fa parte della vostra famiglia.”

“È un traditore! E i traditori devono essere trattati come tali!”

Lucian ringhiò sommessamente, addocchiando quei quadri come se fosse pronto a strappare le tele una ad una. L’ultimo quadro su cui i suoi occhi si soffermarono ritraeva una persona che non aveva ancora pronunciato parola.

“Lei, almeno, mi può dare una risposta?”

La Signora Crouch guardò Lucian dritto negli occhi, poi sospirò, vinta dall’amore materno che provava per suo figlio.

“Il San Mungo si può trovare solo grazie ad una magia. Un mago che ha la bacchetta può entrare e uscire da lì.”

Lucian fece un passo in avanti verso il ritratto della donna, non ponendo attenzione alle lamentele degli altri quadri.

“Basta un mago e una bacchetta, quindi.”

La donna sospirò e chinò la testa, ricevendo gli insulti dagli altri ritratti.

“C’è un modo per spezzare questo… Bacio del Dissennatore?”

I quadri inorridirono alla domanda, la maggior parte degli uomini ritratti s’alzarono e andarono via, lasciando il quadro con solo il paesaggio e una seduta vuota.

La donna negò col capo, alla domanda di Lucian.

“Sapere che mio figlio ha subìto una ‘sì crudele sentenza… Il mio bambino…”

Lucian sentì una morsa all’altezza del petto e decise di dare un po’ di sollievo a quella donna affranta.

“Suo figlio è vivo, in realtà… Ha… Ha reagito e… Ha provato ad attaccarmi… Winky si sta occupando di lui in questo—”

Un rumore metallico, proveniente dalla stanza di Barty, attirò l’attenzione di Lucian il quale, dopo essersi scusato con la donna, si precipitò in camera.

Con le mani poggiate sullo stipite della porta, Lucian vide come Barty si stesse agitando sul letto, tenendosi il braccio sinistro, mentre Winky tentava di avvicinarsi al giovane mago.

“Cos’è successo?”

L’elfa si voltò per guardare Lucian, implorando aiuto con lo sguardo.

“Ha… Padron Barty ha iniziato ad… Ad agitarsi… All’improvviso… Winky non… Winky non ha idea di cosa sia successo…”

“Va bene. Tranquilla. Ha qualche posata d’argento con sé?

“No.”

Lucian s’avvicinò al letto di Barty


NdA: E questa è la fine della storia… ho questo capitolo scritto fino a qui dal 17 luglio, dopo mesi (se non un paio di anni) che non riuscivo più ad aggiungere un capitolo… A grandi linee, vi racconterò quello che avevo in mente, a cominciare da qui: Lucian avrebbe notato il Marchio di Barty e non conoscendo alcuna magia, avrebbe fatto il possibile per tagliargli la pelle del braccio, con un Barty non proprio contento, eh:

“No... Tocca...... Re…”
“Non toccare? Ti sta facendo male!”

NdA: Anche perché, avrei raccontato che anche Lucian aveva un marchio che, per chi non conosce Underworld, simboleggiava la sua schiavitù.

Una risata cristallina l’avvolse, riscaldandogli il petto, mentre delle labbra rosee gli sfiorarono il volto. Lucian aprì gli occhi, il volto di Sonja era illuminato dalla luce della luna

NdA: Lucian avrebbe cominciato a delirare per la febbre, sognando la sua amata Sonja, dovuta dall'avvelenamento dell'argento, mentre Barty si sarebbe ripreso sempre un po' di più, nonostante i suoi sbalzi della memoria. Tuttavia, intuendo che non possedeva più la bacchetta, ormai ad Hogwarts, si sarebbe diretto da Olivander, avvolto dal mantello dell'invisibilità:

“Cosa ci fai tu qui?"
"È sempre un piacere far visita ai parenti, vero? Ti sono mancato, nonno?"

NdA: perché certe nozioni prese su Internet, mi avevano fatto immaginare che la mamma di Barty fosse stata la figlia di Olivander (leggasi anche come un modo per far riavere a Barty la bacchetta senza passare per Hogwarts xD) Dopo aver ottenuto la bacchetta e alcune peripezie (ossia tra perdite di coscienza, momentanee amnesie e stati confusionali, in cui crede di trovarsi ai tempi della scuola, o sotto le mentite spoglie di Moody), Barty sarebbe tornato a casa, felice e gioioso come solo un Magoscuro potrebbe essere, pronto per raggiungere nuovamente il suo Signore Oscuro, tuttavia Lucian sta ancora delirando a casa sua, quasi sul punto di morte.

"Dovresti andare al San Mungo per il tuo problema."
Lucian lo guardò, il respiro pesante... "Non ho nessun problema."
Barty si voltò verso di lui e a passi svelti lo raggiunse, prendendogli il braccio per fargli vedere le vene dilatate. "E di queste che mi dici, eh?!" urlò inuminendosi le labbra. "L'argento ti sta uccidendo da dentro, se non te ne fossi reso conto! E non ci vorrà tanto prima che tu esala il tuo ultimo respiro..."
Il Mago Oscuro s'avvicinò a Lucian, estraendo la bacchetta. "A meno che tu non voglia che io finisca il lavoro", propose sorridendo maniacale, i suoi occhi, illuminati da una luce verde che la bacchetta stava cominciando ad emanare, brillavano di pazzia, consapevoli di far rabbrividire chiunque, persino un verme come Bartemius Crouch Senior.
Tuttavia, il Lycan allontanò la bacchetta con noncuranza, e la luce verde cessò. "Non ci pensare nemmeno."
Barty si mise a ridere, leccandosi poco dopo le labbra. "Sarebbe un onore per--" non riuscì a finire la frase, che venne allontanato da Lucian con uno strattone.
"Ti ho detto di no!" mostrò le zanne, pronto ad usarle se necessario.
"Allora il San Mungo è l'unica soluzione per te... Sempre se non è troppo tardi."
"Cosa sarebbe?"
Barty si rialzò a fatica, gli arti cominciarono a tremare tanto che dovette divaricare un po' le gambe per mantenersi in piedi, mentre la vista si faceva sempre più appannata. "Il miglior ospedale dell'Inghilterra, non c'è malattia che non sappiano curare, lì... Tranne le malattie mentali", sogghignò, pensando ai coniugi Paciock.

NdA: Dopo altre peripezie, Barty riesce a trasportare Lucian al San Mungo e, con un Imperius di là, un Imperius di qua, qualche Crucio ogni tanto, avrebbe salvato la vita a Lucian. E i due sarebbero tornati a casa Crouch, iniziando a conoscersi meglio.

Non sei mio figlio, ricordava, hai ucciso tua madre per il tuo egoismo, non aveva chiesto nulla, se fosse stato per me, saresti morto ad Azkaban, la sensazione era reciproca. Bartemius Crouch Jr. guardò fuori dalla finestra, come se fosse tornato in quello stato di vuoto mentale, guardò in un'altra direzione solo quando sentì che la porta si stava aprendo.
"Ciao", disse Lucian, posando a terra ciò che era riuscito a raccogliere dagli abitanti del villaggio, "stai bene?".
Barty ridacchiò amaramente. "Lo chiedi come se fossi davvero preoccupato".
"Beh, lo sono, che tu ci creda o no", affermò il Lycan, mentre si sdraiava non lontano da Barty. "Eri come paralizzato, settimane fa. Essere preoccupati è l'unica cosa che posso fare".
"Racconta le tue insulse bugie a un qualcun altro, licantropo, non a me".
"Lycan! Per l'ultima volta, sono un Lycan!".
"Sempre lupo, non cambia molto".
Lucian gemette e guardò in alto. "Tuo padre si chiama Bartemius Crouch?".
"Smettila di farmi domande!", lo rimproverò, scompigliandosi i capelli castani.
Lucian rimase in silenzio per un momento, appoggiando la testa al muro.
"Frederick".
"Cosa?!"
"Mi sarebbe piaciuto chiamare mio figlio così".
Barty si voltò a guardarlo. "Hai un figlio?".
Lucian sorrise malinconicamente: "L'avrei avuto, o magari una figlia, ma hanno ucciso la madre prima che potesse darlo alla luce".
Barty era pronto a gridare che non gli importava, ma quando capì cosa era successo a Lucian, chiuse la bocca e distolse lo sguardo, mentre stringeva l'abbraccio.
"Non è poi così male", sussurrò ma Lucian lo sentì, "Frederick, per essere un cucciolo di lupo".
Il Licantropo sorrise, ringraziandolo sommessamente: "Era un ibrido tra Lycan e vampiro".
Barty si leccò le labbra. "Qualcosa di molto raro, sicuramente".
Lucian rise, seguito da Barty, la tensione tra i due si era allentata, il buio l'aveva aiutata.
"Credo che andrò a dormire. e tu?"
Barty annuì. "Non ancora".
"Dovresti. Beh... Buonanotte".
Il cuore del mago si strinse e il suo respiro si fermò mentre il licantropo si sdraiò per dormire, dopo un po' Barty girò la testa per guardarlo, gli occhi ancora spalancati.
No, scosse la testa, era solo un metodo per trarre vantaggio, quel mostro lo faceva solo per pietà, solo perché gli dispiaceva per Barty, non c'erano altre spiegazioni."

Nda: in una di queste chiacchierate, Lucian avrebbe raccontato la propria storia: era nato come schiavo, da due Licantropi, il primo della propria specie poiché riesce a trasformarsi in lupo a suo piacimento, senza dover attendere la luna piena. Avrebbe raccontato di Sonja, il suo più grande amore, una vampira, figlia del capo che tiene i licantropi schiavi. la situazione si sarebbe fatta sempre più pesante e pressante, perché Voldemort è vivo, Barty lo vuole raggiungere, ma ci sono i dissennatori che gli danno la caccia.

Lucian guardava fuori dalla finestra, il cielo era nuvoloso e un forte vento smuoveva le fronde degli alberi, creando un sibilo simile a quello dei vampiri; il Lycan chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, concentrandosi solo su quel rumore, quando una mano si posò pesantemente sulla sua spalla, facendolo voltare di scatto per ritrovarsi il volto di quel mago dallo sguardo folle.
"Che c'è?"
Barty sembrò non apprezzare molto il tono usato da Lucian, tanto che gli lanciò un’occhiata di rimprovero, iniziò in seguito a provare ad articolare qualcosa, c'impiegò un paio di minuti.
"T... T-toooo... R... E... Tttooorrr... E. Torre."
Lucian annuì comprensivo e cominciò a seguire il padrone di casa verso le scale, notando quanto quell'uomo fosse ancora claudicante

NdA: con un incantesimo, i due avrebbero notato che i dissennatori di azkaban erano sopra le loro teste, incapaci di vederli per l'incantesimo dell'invisibilità che Crouch senior aveva lanciato sulla propria casa… tuttavia, quanto tempo sarebbe trascorso prima che qualche mago si fosse accorto del gruppo di dissennatori che vagava intorno al "nulla"? Così, Barty, Lucian e Winky (che si comporta in maniera strana) decidono di scappare da casa Crouch…

Barty vide l'uomo cadere ed essere circondato dai dissennatori, che gli stavano togliendo le forze per essere pronti a baciarlo; sapeva cosa significava e, per questo motivo, il mago tirò fuori la bacchetta rubata e la puntò contro i dissennatori. Non avrebbe mai immaginato di usarla, pensando a qualche pensiero felice, ricordando il primo incontro con Voldemort, il momento in cui aveva ucciso suo padre, quando stava per uccidere Harry Potter, e lanciò l'incantesimo.
"Expecto Patronum".
La bacchetta sprigionò un fascio di luce bianca e argentata che, come previsto, inizialmente non prese forma, ma con grande sorpresa di Barty l'incantesimo assunse la forma di un lupo umanoide e riuscì a scacciare i dissennatori da Lucian. I dissennatori fuggirono, mentre Lucian rialzava la testa molto lentamente per guardare il mago.
Affannato, le gambe non lo reggevano più e Bartemius cadde a terra. N-no, doveva essere diverso, perché il suo Patronus aveva assunto una forma del genere? Aveva sempre immaginato una forma di serpente, per essere più simile al suo Maestro. Per la barba di Merl—
"Stai bene?"
Barty spostò la vista per vedere quegli occhi azzurri che lo guardavano, era disgustato di essere il centro di quella pietà… non voleva assolutamente un trattamento del genere.
"Togli quell'espressione pietosa dal tuo viso".
Lucian sbuffò e si accasciò a terra, riprendendo fiato. "Sai? Era meglio quando eri inerme".
Barty rise leggermente, suo malgrado, prima che l'oscurità lo avvolgesse di nuovo.



Una mano gli afferrò il polso e Barty fu trascinato in un vicolo stretto e buio, ritrovandosi con la bocca coperta da una seconda mano e un corpo caldo, quasi bollente, che lo premeva contro il muro.
Il mago aprì gli occhi e aggrottò le sopracciglia scoprendo due pupille blu che guardavano la strada principale: che diavolo ci faceva lì? Con rabbia, Barty usò la mano libera per togliere quella di Lucian che gli chiudeva la bocca e cominciò a rimproverare il licantropo.
"Cosa ci fai qui, per la barba di Merlino!".
"Shhh!" Gli intimò Lucian, lanciandogli una rapida occhiata. "Stai zitto!"
Visibilmente irritato, Barty si avvicinò al volto di Lucian: "Non venire a dirmi cosa devo fare".
Lucian lo guardò di rimando, infastidito dal tono usato da Barty, anzi era straordinariamente colpito dal fatto che il mago non fosse intimidito da quella vicinanza.
"Allora evita di farti seguire la prossima volta".
Barty si bloccò, allargò gli occhi e gli si fermò il respiro: "Come fai a..."
"Quante volte devo ricordarti che sono un lican? Dovresti usare uno dei tuoi trucchi per far perdere le tue tracce".
Barty tornò a respirare e cominciò a frugare nelle tasche alla ricerca della bacchetta, ma il poco spazio rendeva le cose un po' difficili. "Spostati!"
"Non ho tanto spazio per muovermi, e se uscissi rischierei di essere sospettato!".
"Ok! Ok! Allora fermati e lascia andare il mio polso!".
Lucian obbedì, sentendo la mancanza di qualcosa da stringere, ma appoggiò le mani al muro continuando a guardare la strada principale, grida disumane si stavano avvicinando.
"Presto!"
Il mago fece un verso di frusta come risposta. "Si è incastrata!", appoggiò la fronte sulla spalla di Lucian mentre stringeva i denti e cercava di usare entrambe le mani per estrarre la bacchetta.
I sensi del licantropo erano in allarme, erano così vicini, così dannatamente vicini!
Barty, dopo vari tentativi, riuscì a estrarre la bacchetta, ma fu subito afferrato per la vita da un corpo peloso che lo issò sul muro, mentre quel mostro cercava di arrampicarsi tra quei due edifici con una zampa.
"Che diavolo stai facendo?".
Lucian emise un basso ringhio, dominato dal lamento di quei fantasmi. Il licantropo lanciò un'occhiata sotto di loro, prima di guardare Barty e annuire con la testa.
"Non credere che non avessi già intenzione di farlo", ringhiò di rimando, poi puntò la bacchetta verso il basso, aggrappandosi al mantello nero di Lucian, sorridendo sinistramente ai dissennatori.
"Prendete questo!", rise maniacalmente, leccandosi l'angolo della bocca come era solito fare.
"Expecto Patronum".
Per la seconda volta evocò quell'incantesimo, e ancora una volta prese la forma di un lupo umanoide. Barty, dopo essersi goduto i lamenti e la fuga di quei dissennatori, studiò la forma del suo Patronum, voltandosi alla sua sinistra per vedere il mostro che lo stava schiantando tra quel corpo massiccio e il muro... Gli occhi del mago si allargarono quando si rese conto che il suo Patronum era identico a quell'essere.
"Questa volta ci siamo persi ben poco...". Lucian respirò mentre abbassava lo sguardo, tornando normale ma non scendendo ancora, poi si girò alla sua sinistra, trovando Barty con un'espressione mista tra lo stupito, il sorpreso e il disgustato sul volto, mentre era ancora aggrappato al licantropo. "Qual è il problema?"
Il mago sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché tornò il solito irritabile che Lucian stava imparando a conoscere.
"Il problema è che tu non scendi! Potrebbero tornare in qualsiasi momento e tu—".
"Sì, sì, come desidera, signore".
Entrambi scesero, Barty fu il primo a uscire da quella strettoia, seguito poco dopo da Lucian.
"Non c'è di che".
"Non ti ho ringraziato".
"Dovresti."
"La prossima volta userò un Avada Kedavra per ringraziarti".

NdA: scappare per raggiungere Voldemort che era a conoscenza dell'arrivo di Barty (si sarebbe scoperto, infatti, che Winky era sotto incantesimo Imperius, controllata da Voldemort…) tuttavia, se Barty pensava ad un premio per essere stato il migliore Mangiamorte, in realtà gli aspetta la morte, poiché Voldemort era arrivato a sapere che Barty aveva provato ad uccidere Harry… il signore oscuro avrebbe colpito Lucian con un Imperius e Barty si sarebbe trovato a combattere con colui che ormai considerava un amico, un compagno, un… qualcosa… Battaglia atroce, in cui Barty cerca di mantenersi cosciente e vigile, sarebbe riuscito a liberare Lucian dall'Imperius, sarebbero fuggiti insieme a Winky (anche lei tornata libera), lasciando Voldemort al suo destino (quello canonico)... Barty sarebbe ricaduto in uno stato di coma, e Lucian avrebbe trovato un luogo, lontano da maghi, dissennatori, vampiri e licantropi, solo per loro tre… nonostante la preoccupazione per la salute di Barty, avrebbe continuato a prendersi cura di lui insieme a Winky, finché un giorno…

Passarono le settimane e Lucian rimase al fianco di Barty, in ogni caso, prendendosi cura di lui; il Lican sospettava che non fosse facile stare vicino all'ex Mangiamorte, ora che si trovava approssimativamente in uno stato semi-vegetativo: i suoi occhi marroni erano sempre diretti sul soffitto, o sul cielo, senza accorgersi di quanti giorni e notti fossero già passati. Lucian si ritrovò a parlare di più con Barty, anche se non poteva ascoltarlo o rispondergli, a toccargli le mani e a baciargli le labbra, pregando di avere di nuovo con sé quell'uomo strano che aveva iniziato a sopportare.
Dissero a Lucian che poteva essere impossibile, ma il licantropo credeva nei miracoli. Poi, un giorno, accadde.
"Ehi"
"Oh, ehi", Lucian non riusciva a guardare bene Barty, aveva la vista annebbiata, "Come stai?".
"Da… da quanto tempo so—".
Troppa voglia di rispondere, ma Lucian non disse nulla, accarezzò semplicemente la guancia del Mago: "Non importa, sei qui, sei tornato".
Barty sorrise, leccandosi le labbra con quel tic che aveva: "Avevi qualche dubbio?"

NdA: I tre avrebbero continuato a vivere tranquillamente, nascondendosi tra i babbani, sotto falsi nomi…
Questa era l'idea… tuttavia, la scrittura non è più dalla mia parte da tempo e, considerando che mi dispiace non poter dare un finale alla storia, ho preferito scrivere queste parole, alternandole ai pezzi che in questi anni avevo scritto… mi dispiace non potervi dire altro, mi dispiace lasciare questa storia senza un vero sviluppo… semplicemente mi dispiace…

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