The Good Soul of a Dark Man

di WitchAmbre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Capitolo 1- L'arrivo a Hogwarts


Erano gli ultimi giorni del mese di Agosto e Severus si accingeva a preparare le sue cose per partire alla volta di  Hogwarts. Mentre preparava il suo baule raccogliendo il necessario iniziava a realizzare che quello non sarebbe stato un anno come tutti gli altri.
Erano già un decennio che insegnava Pozioni nella Scuola di Magia e Stregoneria, ma quell'anno sarebbe stato del tutto diverso: il figlio di Lily avrebbe varcato la soglia della Sala Grande a breve e si sentiva terrorizzato.
Da quando i genitori del ragazzo erano morti per mano del Signore Oscuro, che era scomparso quella stessa notte, solo poche volte era andato ad osservarlo di nascosto.
L'ultima volta era stato parecchio tempo fa, ma vedere quegli occhi era troppo doloroso, e comunque sapeva che lo avrebbe rivisto di lì a qualche anno a scuola.
Mentre rimuginava sul bambino sopravvissuto si accorse di aver già raccolto tutto il necessario per affrontare l'intero anno scolastico: qualche vestito scuro e un paio di mantelli neri, ma soprattutto il suo strumentario da pozionista.
Aveva già mandato a Silente la lista di ciò che serviva per l'anno scolastico e sapeva che avrebbe trovato le sue scorte in perfetto stato una volta tornato nel suo ufficio.
Ripassò mentalmente un ultima volta la lista e decise di prendere dei rotoli di pergamena e dell'inchiostro in più.
In ogni caso sarebbe potuto andare a Hogsmide se avesse avuto bisogno di qualcosa, ma non sarebbe tornato a casa fino alla fine dell'anno scolastico.
Non sopportava quel posto, era la casa dove era cresciuto ed era carica di brutti ricordi, ma allo stesso tempo non aveva avuto voglia di cercarsi un altro posto dove stare, perciò aveva fatto buon viso a cattivo gioco ed era rimasto.
Alla fine non era così rilevante: gran parte dell'anno lo passava a Hogwarts e nei brevi periodi in cui non viveva al castello era in giro a condurre ricerche per nuove pozioni, oppure troppo immerso nel lavoro per curarsi della propria abitazione.
Inoltre, nel profondo, sentiva di meritare la sofferenza legata a quella casa, così vicina a quella che era stata la casa di Lily. Era stata colpa sua se era morta. Non era riuscita a salvarla e meritava quel costante senso di colpa che lo portava  all'apatia verso qualunque cosa.
Cercò di spazzare quel pensiero dalla sua mente, aveva molto da fare e non poteva perdere tempo a rimuginare sui suoi sentimenti.
Chiuse il suo bagaglio e prese il mantello.
Silente gli aveva chiesto di recarsi al castello con qualche giorno di anticipo. Immaginava che fosse per il ragazzo perciò, senza fare troppe domande, aveva acconsentito.
Gettò un ultima occhiata alla vecchia casa e si smaterializzò per riapparire nei pressi della scuola.
 
Hogwarts era protetta da diversi incantesimi molto potenti e, per ragioni di sicurezza, non era possibile materializzarsi al suo interno.
Perciò percorse l'ultimo tratto del ponte a piedi e si diresse direttamente al suo alloggio nei sotterranei.
Era vicino all'aula di Pozioni, nella zona del dormitorio dei Serpeverde, di cui era il professore responsabile da quando aveva iniziato a insegnare.
Una volta entrato nella sua stanza si sentì subito più a suo agio.
Dopotutto era quella la sua vera casa.
Sistemò i suoi pochi abiti e i suoi strumenti con grande meticolosità e ordine, ma senza perdere tempo e si incamminò alla volta dello studio del preside.
 
Durante il tragitto cercò di immaginarsi cosa volesse da lui Silente.
Sicuramente non poteva avere nulla a che fare con l'Oscuro Signore.
Aveva accettato di spiarlo per suon conto, ma era caduto la notte della morte di Lily quindi non poteva essere quella la ragione della sua convocazione.
Se fosse tornato lo avrebbe saputo.
Forse era per il ragazzo.
Mentre cercava di fare mente locale si ritrovò davanti all'ingresso dell'ufficio: una gigantesco gargoyle.
Pronunciò le parole "sorbetto al limone" e questa iniziò a muoversi rivelando le scale a chiocciola che lo avrebbero condotto dentro la stanza.
Che stupida parola d'ordine.
Non riusciva a capirlo Silente: una delle menti più brillanti nel mondo dei maghi da secoli, l'unico degno avversario di Lord Voldemort, e aveva scelto il nome di un dessert come parola d'ordine.
Alzando gli occhi al cielo salì gli ultimi gradini e si trovò nella stanza alla presenza non solo si Albus Silente, ma anche di diversi professori della scuola: l'immancabile Minerva, il professor Vitious, la professoressa Sprite e infine l'ultimo arrivato: il professor Raptor.
"Severus! Entra, avanti! Aspettavamo giusto te per cominciare!" disse Silente con fare allegro.
Tutti si voltarono verso di lui e si sentì a disagio.
Nonostante fossero passati dieci anni da quando era diventato professore, rimaneva il più giovane tra loro e non mancavano certo di farglielo presente con il loro sguardo carico di giudizi e interrogativi.
Era come essere ancora lo studente diverso, lasciato in un angolo.
 
Si avvicinarono tutti al preside per ascoltare cosa avesse di così importante da dire loro.
"Vi ho riuniti qui perché quest'anno ospiteremo qualcosa di estremamente prezioso e importante tra le mura di questo castello"
Ancora una volta Severus pensò al ragazzo.
"Io e il Signor Flamel abbiamo convenuto che sarà più sicuro spostare la pietra filosofale nel castello dove sarà protetta in modo adeguato".
Tutti i presenti trattennero il fiato e si guardarono sbalorditi.
"Desidero che ognuno di voi escogiti una protezione per la pietra in modo da rendere impenetrabile il suo nascondiglio per chiunque abbia l'ardire di tentare di rubarla"
La professoressa McGranitt fu la prima a parlare.
"Ma è già all'interno del castello?"
"Ho inviato Hagrid a prenderla dal luogo in cui era custodita. Confido che sarà qui tra pochi giorni."
Tutti si guardarono sbigottiti. Pochi giorni per elaborare una difesa efficace per un oggetto così prezioso. Era un'impresa davvero ardua.
I pensieri di tutti furono interrotti ancora una volta dalla voce del preside
"Abbiamo tutti molto a cui pensare, non vi trattengo oltre. Sarete avvisati quando la pietra arriverà a Hogwarts. Potete andare ora."
E dicendo questo si sedette dietro la sua elegante scrivania con aria pensierosa.
Prima di varcare la soglia della grande stanza per tornare ai suoi alloggi Severus si sentì osservato, una sensazione come di pizzicore dietro la nuca.
Si voltò un momento per guardare Silente che gli rivolse uno sguardo carico di compassione e preoccupazione.
"E' ora Severus. Il ragazzo arriverà tra poco".
"Lo so." rispose seccamente prima di uscire il più velocemente possibile.
Se avesse potuto scappare da quel castello lo avrebbe fatto, e senza guardarsi indietro.
Raggiunse i sotterranei mentre la sua mente vagava tra ricordi lontani e non uscì dalla sua stanza fino al giorno dopo.
 
 
Mancava un giorno all'arrivo degli studenti e Severus cercò di tenersi più impegnato che potè.
Mangiava poco, non che avesse mai avuto troppo appetito, ma dormiva anche meno.
Gli incubi lo tormentavano.
In quel periodo più che in altri riviveva la notte del 31 luglio di undici anni prima nei suoi sogni.
Avendo preparato con largo anticipo i programma dei corsi di Pozioni, decise di buttarsi a capofitto sulla difesa della Pietra Filosofale.
Aveva elaborato un indovinello per cui solo una delle pozioni messe a disposizione avrebbe permesso di andare verso la pietra, e solo una avrebbe permesso di tornare indietro.
Ci aveva lavorato molto e Silente ne sembrava soddisfatto.
Doveva solo rifinire alcuni dettagli.
Presto sarebbe arrivata la Pietra e sarebbe stato chiamato a disporre la sua protezione come i suoi colleghi.
 
Durante quei giorni di permanenza al castello aveva cercato di evitare gli altri professori. Non era mai stato un uomo a cui piace la compagnia, figurarsi le chiacchiere inutili e i convenevoli tra colleghi.
Gli piaceva la pace dei sotterranei.
Presto sarebbe stato tutto rovinato da quei marmocchi viziati e rumorosi.
Non gli piaceva gran che insegnare.
Era un bravo pozionista ma avrebbe preferito insegnare Difesa contro le Arti Oscure, cosa non gli era mai stata concessa.
Sospettava che il motivo fosse legato al suo passato, ma nonostante le numerose prove di fiducia che aveva dovuto affrontare Silente non gli aveva ancora concesso quell'incarico.
Come per ogni altra cosa, accettava la situazione con la passività di chi va avanti per inerzia, aspettando un qualche cambiamento, ma senza fare nulla per modificarli.
 
 
Infine, il primo di Settembre arrivò, e con lui tutti gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Ricordava bene il suo primo giorno, l'emozione del viaggio in treno, la delusione quando lui e Lily erano stati separati dal cappello parlante.
Erano comunque riusciti a rimanere amici per un po'.
Almeno finche era riuscito a rovinare ogni cosa.
Scacciò ancora una volta il pensiero di lei e si diresse al nascondiglio della pietra.
Sarebbe stato il primo a mettere la sua difesa, in quanto sarebbe stata la più interna dopo quella di Silente, dopo di lui si sarebbero succeduti gli altri professori ma non rimase a guardare i colleghi all'opera, perciò andò a prepararsi per il banchetto.
In quei giorni non aveva indossato la sua personale divisa del "Professor Piton" fatta di abiti unicamente neri e da un lungo mantello che gli conferivano un'aria severa e austera.
Gli piaceva essere additato come il professore più severo della scuola. Era l'unico modo di ottenere il rispetto che meritava.
Forse somigliava a suo padre più di quanto avrebbe voluto. Questo pensiero gli provocò una nota di disgusto.
Odiava suo padre.
Decise di sbrigarsi a cambiare la camicia e il pantalone nero con i suoi soliti abiti scuri e andare verso la Sala Grande.
Lui e gli altri professori si sarebbero fatti trovare all'interno, mentre la professoressa McGranitt avrebbe accompagnato i nuovi studenti alla cerimonia dello smistamento.
Un momento particolarmente noioso, in alcuni anni c'erano così tanti allievi che gli era sembrato quasi eterno.
Poi, a dirla tutta ultimamente di studenti brillanti nella sua casa ne erano giunti ben pochi, e di quelli nemmeno l'ombra di un futuro pozionista.
Che delusione.
I Serpeverde erano più che altro figli viziati di maghi che una volta erano al servizio del Signore Oscuro, oppure ragazzi altezzosi e sempre pronti ad creare caos e risse.
Sempre meglio dei Grifondoro dopotutto.
Non li poteva davvero soffrire. Presuntuosi so-tutto-io con un'aria di superiorità che riusciva solo a dargli una gran nausea.
Mentre era assorto nei suoi pensieri sulle quattro Case di Hogwarts, gli studenti più anziani iniziarono a entrare alla spicciolata chiacchierando e prendendo posto nei tavoli assegnati  ciascuna Casa.
Quando tutti ebbero preso posto e i tavoli furono quasi del tutto pieni fece il suo tradizionale ingresso la McGranitt con un piccolo drappello di ragazzini impauriti ma allo stesso modo meravigliati.
Molti di loro, sapeva per esperienza, non avevano mai visto nulla del mondo magico, perciò non c'era da stupirsi dei loro occhi così sgranati da riempire quasi tutto il viso mentre osservavano il soffitto della stanza.
Quel soffitto piaceva particolarmente anche a lui, pensò.
Inizialmente non ci fece caso. Come ogni anno pensava ad altro durante lo smistamento, quindi non sentì nemmeno una parola di quello che venne detto.
Si limitò a battere svogliatamente le mani ogni volta che un marmocchio veniva assegnato a una delle case.
Che poi, non aveva mai capito l'entusiasmo dell'assegnamento. Nemmeno avessero scoperto la luna.
Poi fu come se una lama gli trapassò da parte a parte quel che restava del suo cuore.
……"Harry potter?" la voce di Minerva di colpo si fece più forte.
Il silenzio calò nella Sala Grande e tutti quanti, studenti e professori, perfino i fantasmi, si sporsero impercettibilmente in avanti per sentire meglio il verdetto del Cappello Parlante.
In molti credevano che da quell'assegnamento potesse dipendere il futuro del mondo magico: Grifondoro o Serpeverde?
Buono o cattivo?
Riuscì a sentire chiaramente i pensieri del ragazzo "non Serpeverde, non Serpeverde" e allo stesso modo riusciva a percepire il conflitto del Cappello.
Era una scelta molto importante e doveva ponderare bene la sua decisione.
"Bene, disdegna la Casa Serpeverde, è proprio degno figlio di suo padre".
Mentre questo pensiero scorreva nella sua mente sentì un'ondata di rabbia montare dentro di lui.
Non l'aveva mai sopportato suo padre.
Poi il Cappello Parlante finalmente emise la sua sentenza. "Grifondoro!!"
La Sala scoppiò in un boato immenso e con la coda dell'occhio riuscì a vedere lo stesso Silente esultare leggermente per la sua assegnazione.
Il ragazzo corse al tavolo dei Grifondoro raggiungendo i suoi compagni contento e soddisfatto per la scelta del Cappello.
Non lo aveva ancora visto in volto, si era accorto di lui solo quando si era già sistemato sullo sgabello traballante dandogli le spalle, ma era curioso di vederlo.
Quando finalmente si voltò e riuscì a scorgerne il viso fu attraversato da un moltitudine di emozioni.
Silente aveva ragione, aveva davvero gli occhi di Lily.
Vedere di nuovo quegli occhi però lo fece che star male, perché per tutto il resto, compresa la montatura degli occhiali, era identico al padre.
La fitta di dolore nel vederlo fu talmente forte che per mascherare l'espressione di disperazione fece una smorfia di disgusto.
Dopotutto stava guardando verso il tavolo dei Grifondoro, come capo della casa Serpeverde la rivalità era quasi un obbligo.
Poi nessuno sapeva davvero come stavano le cose a parte Silente, che però era impegnato a tenere il suo discorso di benvenuto.
La verità era che avrebbe voluto scappare via correndo come un ragazzino.
Sentiva che non avrebbe potuto farcela.
Non poteva vivere con quel ragazzino sotto lo stesso suo tetto. Per un momento ringraziò il Capello per non averlo messo nella sua Casa.
Quello sarebbe stato davvero troppo.
Sentiva quegli occhi verdi addosso ma fece del suo meglio per ignorarli.
Ecco.
Ignorarlo e rendergli la vita impossibile sarebbe stata la strategia giusta per tenerlo alla larga.
Almeno non lo avrebbe avuto intorno, non che avesse mai avuto fila di studenti adoranti nella sua classe.
Cercò di finire la sua cena in fretta e rivolgendo il meno possibile la parola agli altri professori.
Le loro chiacchiere inutili gli davano la nausea, in quel momento anche più del solito.
Dovette compiere uno sforzo per non scomparire quando il preside decretò la fine del banchetto di benvenuto.
Con passi veloci si diresse verso la sua stanza e si barricò dentro, cercando di chiudere fuori, oltre che le persone, anche i pensieri.
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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2- La lezione di Pozioni


Era il primo venerdì dell'anno scolastico e quella mattina la lezione che avrebbe tenuto sarebbe stata per gli studenti del primo anno: Grifondoro e Serpeverde.
Non aveva mai capito perché si ostinavano a mettere insieme gli studenti di quelle due Case viste le ostilità che probabilmente risalivano alla fondazione della scuola.
Quei ragazzi riuscivano a punzecchiarsi come bambini a qualsiasi età.
La prima lezione del primo anno era sempre piacevole: adorava spaventare i nuovi allievi.
Il discorso era quasi sempre lo stesso ma funzionava ogni volta.
Iniziò a preparare tutto l'occorrente sul suo tavolo e non appena ebbe finito di sistemare l'ultimo ingrediente iniziarono a entrare gli studenti.
La sua aula non era come le altre del castello: la sua materia richiedeva un collocamento particolare, al riparo dalla luce del sole e dalle alte temperature o alcuni ingredienti si sarebbero rovinati diventando inutili, perciò le sue lezioni si tenevano in una cella dei sotterranei.
Non c'era da stupirsi delle espressioni di sgomento e a volte anche di preoccupazione che apparivano sui volti di quegli undicenni che varcavano per la prima volta la soglia della sua aula.
 
Aspettò che si sistemassero tutti guardandoli fissi e in modo particolarmente severo.
Detestava le perdite di tempo e i suoi allievi dovevano prenderne atto fin dal primo momento.
Iniziò con l'appello, come sempre, ma verso la fine dell'elenco si imbattè nel nome del ragazzo che non avrebbe affatto voluto nella sua aula.
E pensò di farglielo capire fin da subito.
"Harry Potter…la nostra nuova celebrità".
Si assicurò di pronunciare quell'ultima parola facendo trapelare una nota di disgusto.
Iniziò il solito discorso stando attento a parlare con la voce più bassa possibile.
Negli anni aveva capito che l'unico modo di tenere sempre alta l'attenzione di quei marmocchi non era alzare la voce, ma bensì parlare piano.
Dopo poche parole tutti lo fissarono spaventati e preoccupati.
Tutti i corsi prevedevano o lo studio pedissequo di noiosi tomi oppure comprendevano l'uso della bacchetta magica, ma il suo no.
Lo studio delle Pozioni richiedeva molta abilità e pazienza, ma soprattutto risultava sempre noioso a chi, come loro, smaniava di usare incantesimi e bacchette magiche.
Come se la magia non esistesse senza le bacchette.
Voleva essere quindi chiaro fin dall'inizio sulle difficoltà che avrebbero incontrato. O meglio, che avrebbe fatto incontrare loro.
Vide Potter agitarsi sul posto e guardare il suo vicino dai capelli rossi con aria perplessa perciò gli venne in mente un'idea.
Lo avrebbe interrogato.
Sapeva perfettamente che era cresciuto da babbano e che non sapeva quasi nulla del mondo a cui apparteneva ma era così dannatamente somigliante a suo padre che non seppe resistere.
"Potter!"
Disse d'un tratto, facendo trasalire tutta la classe .
Con la coda dell'occhio riuscì a vedere i sospiri di sollievo di diversi altri studenti per non essere stati chiamati.
"Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?"
Riuscì a percepire lo sgomento del ragazzo, non solo perché non sapeva la risposta, ma perché non aveva davvero la più pallida idea di cosa avesse chiesto.
La sua espressione era impagabile.
"Non lo so signore"
Rispose.
Non seppe resistere e andò avanti.
"Bene, bene…è chiaro che la fama non è tutto" ribattè cercando di ignorare la ragazzina accanto a Potter che si dimenava per poter rispondere alla domanda.
Perfetto, un altro Grifondoro so-tutto-io.
"Proviamo ancora. Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi un bezoar?"
Di nuovo quell'espressione sbigottita.
Era fin troppo semplice. Come rubare le caramelle a un bambino.
"Non lo so, signore".
Decise di togliersi un'ultima soddisfazione prima di lasciarlo stare.
"Immagino che tu non abbia neanche aperto un libro prima di venire qui, vero. Potter?"
Non aspettò la sua risposta.
Sapeva che non avrebbe potuto farlo.
Silente lo aveva informato che lo avrebbe mandato a prendere solo il giorno prima della partenza per Hogwarts, non avrebbe avuto il tempo di leggere alcunchè.
"E…Potter, qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum?"
Lo fissò truce in attesa di quell'ultima risposta mentre cercava con tutte le sue forze di ignorare la mocciosa Grifondoro che si agitava per essere interpellata.
Avrebbe dovuto toglierle dei punti, era davvero fastidiosa.
All'ennesimo "non lo so " come risposta gli si avvicinò ancora di più.
Per fargli capire quanto indietro fosse e quanto lo disprezzasse gli avrebbe dato anche le risposte.
"Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di distillato della morte vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda  l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota con il semplice nome di aconito."
Decise di rivolgersi anche al resto della classe.
Aveva finito con Potter ormai.
"Bè? Perché non prendete appunti?"
Vide tutti i suoi studenti rovistare alla ricerca di penne e pergamene.
Nessun avrebbe voluto fare la fine di Potter, perciò si appuntarono tutti ogni singola parola.
Mentre tornava al suo posto dietro la cattedra sentì una fitta di senso di colpa.
Si era vendicato dei torti subiti e delle prese in giro di James Potter prendendo in giro suo figlio, che chiaramente non ne aveva alcuna colpa.
Facendogli, tra l'altro, pesare la sua celebrità.
Quando pensò al motivo della sua fama si sentì ancora peggio.
Si era fatto trasportare dalle emozioni nel momento in cui aveva rivisto quell'espressione irriverente così simile a quella del padre.
Mentre prendeva nota di alcune cose sul suo registro sentì quel paio di occhi verdi, così simili a quelli di Lily, che lo fissavano pieno di interrogativi.
Era stato ingiusto.
Era necessario farlo.
Si ripetè.
Più che altro per convincersi della sua stessa teoria.
Iniziò a disporre il lavoro della classe dividendoli a coppie e assegnando loro una pozione molto semplice da preparare.
Erano tutti particolarmente goffi.
I Grifondoro in particolare.
Addirittura uno di loro era riuscito a forare un calderone.
Che idiota.
La rimanente parte dell'ora trascorse veloce, in modo quasi ovattato.
Tutti erano parecchio indaffarati nella preparazione, un po' perché era la prima pozione, un po' perché avevano paura di essere interrogati.
Assegnò loro una gran quantità di compiti prima di congedarli.
 
Quando anche l'ultimo di loro uscì dall'aula si sedette dietro la scrivania massaggiandosi le tempie.
Aveva un paio d'ore prima della lezione successiva e la testa aveva iniziato a dolergli parecchio.
Aveva davvero esagerato.
Lily non gliel'avrebbe perdonata se lo avesse saputo.
Ma Lily non poteva saperlo.
Perché Lily non c'era più.
E fu in quel momento che realizzò cosa aveva appena chiesto, senza nemmeno volerlo, proprio a Harry.
Gli aveva chiesto dell'Asfodelo.
Un giglio..
Da ragazzo aveva detto il significato di quel fiore per far colpo sulla ragazza che amava.
"il mio dispiacere sarà con te fino alla tomba".
Quanto era vero.
Premette ancora di più gli indici sulle tempie, causandosi fitte ancora più intense.
Se lo meritava.
Sentì il dolore montare dal profondo del suo cuore e insinuarsi in ogni fibra del suo essere, fino a sentire il respiro mancare.
Si prese ancora qualche momento per ricomporsi, poi una volta afferrata la bacchetta dalla tasca del mantello,  ripristinò l'aula per la lezione successiva.
Quando si rialzò aveva già rindossato la maschera del Professor Piton. 
Gelida.
Inespressiva.
Senza emozioni.
E come se non fosse accaduto nulla si chiuse nel suo studio per prepararsi alla lezione successiva.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 - La festa di Halloween


Quella mattina Severus aprì gli occhi con una strana sensazione.
Ci mise un  po' a realizzare cosa fosse.
Mentre scostava le lenzuola e cercava di mettersi a sedere per svegliarsi del tutto gli cadde l'occhio sul calendario che teneva vicino al letto.
31 ottobre.
Immediatamente realizzò il motivo.
Undici anni dalla morte di Lily, undici anni dal suo fallimento.
Si preparò in fretta per iniziare la sua giornata.
Quella sera, oltretutto, ci sarebbe stato il tradizionale banchetto di Halloween.
Sarebbe stata una giornata particolarmente lunga e difficile.
Sospirò.
Le lezioni di quel giorno si susseguirono una più noiosa dell'altra. Quei ragazzi erano davvero ignoranti, ma soprattutto irritanti.
Non prestò davvero attenzione ai suoi studenti, quella giornata stava trascorrendo ovattata, senza suoni né colori.
Nemmeno torturare  quel disastro ambulante di Paciock gli diede la solita soddisfazione, ma diede loro la solita mole esagerata di compiti, giusto per metterli un po' in difficoltà.
Una volta terminata l'ultima lezione, si ritirò nel suo studio per correggere i temi che aveva assegnato durante la settimana, ma la concentrazione non era sicuramente delle migliori.
A ogni parola letta sulle pergamene stropicciate degli studenti, i suoi ricordi vagavano nel passato.
Pensò a ogni dettaglio di quella notte di undici anni prima, a come aveva supplicato il Signore Oscuro di risparmiare Lily, a come aveva implorato Silente di nasconderli e proteggerli, e a come fosse andato tutto in fumo in pochi attimi.
Il Signore Oscuro le aveva dato una scelta, aveva ascoltato la sua supplica.
Non voleva ucciderla.
Ma quale madre non si sarebbe sacrificata per proteggere suo figlio?
Il Signore Oscuro lo sapeva.
Non aveva mai avuto nessuna possibilità di salvarla.
Che stupido era stato anche solo a pensarlo.
Strinse i pugni fino a ferirsi i palmi delle mani, senza sentire alcun dolore, e li sbattè sul tavolo facendo rovesciare l'inchiostro sui compiti dei suoi studenti.
Ritornò in sé.
Con un colpetto leggero di bacchetta fece sparire le macchie nere dai fogli sparsi sul tavolo.
Non era più in grado di lavorare quella sera, né tantomeno aveva voglia di farlo.
 
Uscì dal suo ufficio e andò nelle sue stanze a prepararsi per il banchetto serale, sapeva che non avrebbe potuto evitarlo. Silente teneva molto alla presenza di tutti i professori, soprattutto durante le ricorrenze più importanti.
Prese posto al tavolo degli insegnanti nella parte più vicina al muro, visto che non avrebbe potuto evitarlo, almeno avrebbe avuto un solo professore a disturbarlo con le sue inutili chiacchiere.
Per tanto tempo Halloween era stata la sua festa preferita.
Anche nel mondo babbano gli piaceva festeggiare il giorno dei morti facendo dolcetto o scherzetto con Lily e rimpinzandosi di dolci, ma ad Hogwarts, pieno di zucche e illuminata dalle candele, era tutta un'altra faccenda.
Hogwarts ad Halloween era stupenda.
Era.
Il professor Raptor non era ancora arrivato.
Strano
Pensò Piton.
Raptor era risaputo non essere un genio, ma non era un ritardatario.
Inoltre aveva fatto qualche ricerca per conto di Silente prima che venisse assunto per l'anno scolastico, ma non aveva trovato gran che sul suo conto.
Nonostante tutto però c'era qualcosa su di lui che non lo convinceva, lo avrebbe tenuto d'occhio per conto del preside.
Nel bel mezzo del banchetto, mentre tutti gli studenti stavano gustando ogni tipo di leccornia chiacchierando amabilmente tra di loro, le porte della Sala Grande si spalancarono improvvisamente.
Il professor Raptor correva verso il tavolo dei professori inciampando nel suo stesso mantello e sbraitando.
"Un mostro.. Nei sotterranei.. pensavo di doverglielo dire".
E si accasciò a terra svenuto.
Patetico.
In una frazione di secondo gli studenti in un primo momento divertiti per la goffa scena di un professore che correndo inciampava su se stesso, iniziarono a urlare e a scatenare il caos per fuggire dalla Sala Grande.
Silente dovette urlare per ripristinare l'ordine e il silenzio.
"Prefetti!" tuono, "riportate i ragazzi nelle rispettive Case immediatamente!"
I ragazzi iniziarono a spostarsi in grandi gruppi guidati dagli studenti più grandi che facevano fatica a mantenere l'ordine e, allo stesso tempo, far accelerare il passo anche ai più giovani che volevano curiosare in giro.
Tutti i professori seguirono il preside alla ricerca del mostro che si aggirava nel castello.
Se fosse riuscito a ferire, o peggio uccidere uno degli studenti le ripercussioni sulla scuola sarebbero state gravissime.
Era di vitale importanza riuscire a trovarlo prima che la situazione peggiorasse.
Mentre lasciava la Sala del banchetto con tutti gli altri professori Piton ebbe un presentimento e si voltò verso il professor Raptor svenuto a terra, ma questi si era già alzato e diretto altrove.
Sapeva che stava nascondendo qualcosa, non era necessario un genio per capire che liberare una qualche creatura nel castello era una un diversivo bello e buono.
Severus gli corse dietro realizzando sono alla fine dove si stesse dirigendo il professore di Difesa contro le Arti Oscure.
Il terzo piano.
Il nascondiglio della pietra.
Cosa mai avrebbe potuto farci Raptor con la Pietra Filosofale?
Senza nemmeno pensarci entrò nella stanza dove il cane a tre teste sorvegliava la botola che avrebbe condotto alle diverse prove da affrontare prima di raggiungerla.
Pensò di trovare Quirinus al suo interno, ma non appena si chiuse la porta alle spalle trovò solo il mastino, il quale cercò immediatamente di attaccarlo mortalmente.
Dove si era cacciato?
Ma i suoi pensieri si interruppero quando l'enorme creatura a guardia della pietra iniziò a ringhiare pericolosamente mostrando dei denti spaventosamente grandi.
Piton lanciò qualche schiantesimo per riuscire ad allontanare il mostro il tempo sufficiente per uscire dalla stanza ma servì solamente a infastidirlo ancora di più, tanto  che gli addentò una caviglia facendolo gemere di dolore.
Si ricordò improvvisamente che l'unico modo di neutralizzare il grosso cane a tre teste era quello di fargli sentire della musica, perciò fece apparire un pianoforte incantato che iniziò a suonare una melodia rilassante.
Lo stratagemma funzionò immediatamente, così tutte e tre le teste si appoggiarono alle grosse zampe del mastino e caddero addormentate.
Severus si prese un momento per riprendere il respiro e il controllo di se stesso.
La ferita insanguinata emetteva fitte acute, ma doveva trovare Raptor.
Uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
La cosa più prudente da fare sarebbe stata raggiungere gli altri insegnanti e raccontare immediatamente a Silente cosa fosse successo.
Trovarli fu semplice.
Le urla si sentivano in tutto il castello.
Erano tutti raccolti in un bagno delle ragazze in cui il mostro aveva attaccato una studentessa.
Si precipitò più velocemente possibile per raggiungere gli altri e, quando arrivò, tra gli altri docenti, trovò anche il professor Raptor.
Sudicio doppiogiochista, chi voleva ingannare.
Entrò nel bagno dove trovò nientemeno che Harry Potter e i suoi due amici, con un troll di montagna tramortito accanto a loro.
Era sconcertante quanto facilmente quel ragazzino riuscisse a mettersi al centro dell'attenzione.
A mettersi nei guai, si corresse.
Non bastava la sua storia, la morte dei suoi genitori, il pericolo costante del Signore Oscuro e dei suoi seguaci.
Anche quando poteva stare al sicuro dai pericoli, ci si fiondava senza rifletterci un momento.
Ancora una volta si appuntò mentalmente la somiglianza del ragazzo a James, e le sue labbra si curvarono in un'espressione di disprezzo.
Il ragazzo dovette notarlo perché gli rivolse uno sguardo interrogativo.
Ma la rabbia improvvisa che stava montando in lui non era che preoccupazione.
Era spaventato.
Quel ragazzo avrebbe potuto ferirsi gravemente, o peggio morire quella notte.
Giungere a quella conclusione lo stupì.
Lui.
Severus Piton.
Preoccupato per il ragazzo.
Si scosse la polvere dal mantello, più che altro per scacciare quel pensiero e si coprì la gamba ferita.
Era meglio non parlare della botola in presenza dei ragazzi, avrebbe chiesto un colloquio con Silente una volta usciti dal bagno.
La professoressa McGranitt, in qualità di capo della Casa Grifondoro stava strigliando i tre mocciosi perciò fece qualche passo verso l'uscita.
Sentì le voci lontane di Raptor e Silente.
"Preside, la mia preoccupazione era che qualcuno stesse usando un diversivo…perciò mi sono subito recato al nascondiglio della pietra per controllare che nessuno fosse arrivato al terzo piano…"
"Bene Quirinus, molto bene…"
Non ascoltò oltre.
Quel viscido insetto lo aveva preceduto, adesso sarebbe stata la sua parola contro quella di Raptor e Silente non avrebbe potuto credergli, ma avrebbe scoperto la verità.
In un modo o nell'altro.
Pensando a come smascherare l'impostore si diresse zoppicando nei sotterranei per curare la sua gamba e riposare.
Per lo meno la giornata era finita.

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