assalto alla nuova repubblica

di The_Kimo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizia la battaglia ***
Capitolo 3: *** Vittoria? ***
Capitolo 4: *** Ricognizione ***
Capitolo 5: *** Politica criminale ***
Capitolo 6: *** Beviamoci su ***
Capitolo 7: *** Ricordi ***
Capitolo 8: *** Interrogatorio ***
Capitolo 9: *** Missioni (parte 1) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dal suo sedile nell'angusto abitacolo della Wormwasp, una piccola navetta privata, un uomo di mezza età era intento ad osservare la battaglia che si stava combattendo sotto ai suoi occhi.
O per meglio dire, l'atroce sconfitta che l'Impero stava subendo sotto il suo unico occhio!
Da un anno ormai le forze imperiali erano allo sbando, tanto che lui stesso aveva dovuto costruirsi in fretta e furia un piano B! Questo avrebbe potuto funzionare, visto che l'Alleanza Ribelle, ora rinominatasi Nuova Repubblica, lo aveva lasciato agire indisturbato. Cosa che avevan fatto anche i suoi superiori, ormai troppo occupati a farsi a pezzi l'un l'altro.
Con una leggera lacrima che gli colò lungo la guancia, l'uomo osservò il Ravager, ultimo Super Star Destroyer della flotta imperiale, precipitare su quell'orrendo pianeta desertico chiamato Jakku, per poi scomparire dalla sua vista in un vortice di fiamme e sabbia. Duecentomila anime perse in pochi minuti! Questo era davvero troppo!
"Allora...è finita?" Esclamò una sconsolata voce giovanile dal sedile del copilota.
L'uomo si voltò leggermente: si trovavano a qualche centinaio di miglia dallo scontro, quindi erano abbastanza al sicuro! Inoltre non erano nemmeno i soli ad osservare l'orrido spettacolo. Ma probabilmente erano i soli imperiali presenti che cercassero di non far capire agli altri spettatori di esserlo.
"Per loro di sicuro!" Riuscì finalmente a rispondere l'uomo, asciugandosi la lacrima dopo un sospiro: "Temo quindi che non torneremo alla vita di tutti i giorni, figliolo!" Aggiunse iniziando a premere con le dita sulla tastiera del navi-computer.
"Che intendi dire papà?" Domandò il ragazzo grattandosi la testa con la protesi metallica che aveva al posto del braccio destro: "Il nostro piano quindi continua?"
"Abbiamo alternative?" Chiese il padre dopo aver terminato di impostare la nuova rotta: "A quanto dicono le nostre spie, Mas Amedda sta cercando di arrendersi da settimane! Dopo questa sconfitta non potranno più impedirgli di farlo!" Fece una breve pausa mentre il suo occhio artificiale cominciava a pulsare di un'inquietante luce rossa. "Ma non mi inginocchierò loro! Non dopo la sofferenza che già ci han provocato!" 
Il ragazzo si accigliò, ma sorrise soddisfatto dalla determinazione paterna. "Molto bene papà!" Disse riportando lo sguardo sulla battaglia "Quali sono gli ordini?"
"Tieniti pronto a saltare nell'iperspazio verso la destinazione inserita nel navi-computer!" Ordinò l'uomo "Trasmetterò un messaggio sulle frequenze degli Star Destroyer ancora in grado di fuggire da qui, e speriamo che qualcuno riesca a raggiungerci!" Prese fiato mentre osservava un'altra delle loro enormi navi seguire il destino del Ravager. "Appena avrò concluso il messaggio, esegui il salto!"
Schiarendosi la voce, l'uomo accese l'oloproiettore: "La sconfitta incombe su di noi, amici miei! Ma ancora non è finita! So che vi hanno addestrato a non abbandonare il campo di battaglia e a tentare di vincere o morire! Ma ora vi chiedo di fare uno sforzo! Posso offrirvi un rifugio sicuro, dove per un po' coloro che oggi vi stanno sconfiggendo non potranno venirvi a cercare, e da dove, un giorno o l'altro, potremo organizzare la nostra rivincita! Chiunque voglia mettere in salvo la propria vita e quella delle persone a cui tiene, trovi un modo per saltare alle coordinante che vedrete apparire qui sotto! Se entro due ore non trovassi nessuno in quel posto, saprò che il mio messaggio è stato vano e me ne andrò! In caso contrario, saprò che c'è ancora qualcuno che non può accettare di vivere in una galassia non più sua! E costui sarà il benvenuto tra le nostre file! 
Vi aspetto! Se qualcuno non mi avesse riconosciuto, fino a pochi mesi fa ero il viceammiraglio Mhison Cribe, o CE-3051 se preferite! Se qualcuno di voi avesse sentito parlare di me, saprà che sono serio quando parlo di queste cose, quindi vi aspetto!" Fece una pausa di un paio di secondi, poi concluse con un: "Viva l'Impero!"
La navetta saltò nell'iperspazio e svanì.

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Capitolo 2
*** Inizia la battaglia ***


9ABY
Da quattro anni era finita la guerra. E con la fine della guerra era iniziato il caos! 
Ovviamente non si trattava di un caos su scala galattica, ma col crollo dell'Impero molti pianeti erano inevitabilmente finiti tra le mani di criminali, uomini d'affari o mercenari ripuliti, che ne avevano fatto i loro piccoli regni all'interno di una galassia che non poteva più ostacolarli col pugno di ferro.
L'ordine di Mon Mothma di mandare in disarmo il novanta per cento delle forze militari della Nuova Repubblica avrebbe dovuto rendere la galassia un posto più pacifico, e sulla carta era così, ma non certo nell'Orlo Esterno! 
Troppe centinaia di migliaia di pianeti costituivano la più ampia delle regioni galattiche, e le navi armate per la guerra rimaste ufficialmente operative non avrebbero mai potuto controllare tutto quello spazio.
Erano però più che sufficienti a sbarazzarsi dei signori della guerra abbastanza audaci da sfidarle apertamente. E questo non stava certo bene alla maggior parte di essi.
Tuttavia, poste le dovute condizioni, riuscire lanciare una sfida alla Nuova Repubblica senza che questa lo sapesse, non era certo impossibile, come Cribe intendeva dimostrare per la terza volta agli uomini e donne che avevano deciso di seguirlo. 
La plancia della Revenge -il suo vecchio Star Destroyer che negli ultimi anni aveva fatto costantemente modificare- era gremita di ufficiali, tutti ai propri posti come se fossero stati ancora negli anni d'oro dell'Impero, ma era evidente a tutti che non era proprio così.
Nessuno di loro indossava l'uniforme, malgrado alcuni avessero conservato il berretto e tutti avessero deciso di appuntarsi alla giacca delle mostrine col loro grado; ma ognuno era armato fino ai denti, come se si aspettasse di dover prendere parte ad un eventuale abbordaggio, cosa che onestamente non era certo da escludere.
Il cinquantasettenne Cribe era al centro della plancia, passandosi le mani sui capelli ormai completamente grigi che aveva lasciato crescere per darsi un'aria meno marziale. Stava aspettando qualcosa, ma nessuno osava parlare per chiedergli cosa: ognuno era seduto sulla sua consolle pronto a scattare appena avesse ricevuto un ordine: la tensione si tagliava con un coltello.
Accanto alla Revenge fluttuavano due incrociatori classe Arquitens, posti aprotezione di un MC80 Calamariano che avevano catturato un anno prima e ribattezzato 2nd Chance: ora era stato modificato per installarci due pozzi gravitazionali, recuperati da un incrociatore modello Interdictor trovato distrutto in orbita vicino ad un pianeta dell'Orlo Intermedio. Alle spalle del Destroyer, protetti dalla sua immensa sagoma, attendevano quattro Gozanti.
Una temibile forza d'attacco, degna di una vecchia unità operativa imperiale, assieme alla quale vi erano ben centosessanta caccia TIE pesantemente modificati e personalizzati dai relativi piloti. Ai tempi della gloria dell'Impero, Cribe non avrebbe mai potuto equipaggiare una squadra in quella maniera, sarebbe stato fermato dai burocrati, che però ora non c'erano: erano tempi duri, e con durezza andavano affrontati!
Da oltre mezz'ora nessuno diceva una parola: occasionalmente l'ex viceammiraglio buttava l'occhio sull'addetto ai controlli radar, che però ogni volta scuoteva la testa sconsolato. Alla settima volta che la tacita domanda gli venne rivolta, costui era pronto a dare la medesima, muta risposta, ma in quel preciso istante il suo viso si illuminò, così come lo schermo del suo computer.
"Ci siamo!" Urlò estasiato, azionando inconsapevolmente una vera e propria catena di montaggio che dilagò per la nave:
-L'addetto alle comunicazioni avvisò seduta stante il comandante della 2nd Chance, che però non si era fatto cogliere impreparato ed aveva già attivato i pozzi gravitazionali.
-Il secondo addetto alle comunicazioni disturbò i segnali per le trasmissioni a lunga distanza: chiunque fosse arrivato non avrebbe potuto scappare né chiedere aiuto.
-Gli artiglieri prepararono subito i missili ionici, pronti ad essere sparati per mettere fuori uso le navi nemiche prima che avessero il tempo di attivare gli scudi deflettori.
-I quattro Gozanti attivarono i motori e si prepararono a scattare addosso alla più grossa delle prede che sarebbero apparse di fronte a loro da un momento all'altro.
-I piloti dei caccia si sparpagliarono, preparandosi a sciamare come un tornado addosso al nemico che da un momento all'altro sarebbe apparso di fronte a loro.
Il tutto avvenne in meno di dieci secondi, perché poi i pozzi gravitazionali trascinarono le prede fuori dall'iperspazio.
Iniziò così la battaglia!

*

Makrus Wells, un vecchio Umbarano in sovrappeso, fece il suo ingresso nella plancia della Chains Breaker, un MC82 lungo 900 metri nuovo di zecca che fungeva da ammiraglia della sua squadra, composta anche da due fregate e una piccola nave ospedale.
Wells era entrato nell'Alleanza Ribelle quasi subito dopo la sua fondazione, come ai tempi della Guerra dei Cloni aveva subito aderito alla resistenza contro l'invasione della vecchia Repubblica. Ora era solo uno degli ammiragli rimasti in carica dopo la fine della guerra, e finalmente poteva tornare a combattere un po'!
Pareva che su Nevarro fosse comparso un signore della guerra imperiale, con tanto di assaltatori e scout troopers con sè: Wells non poteva chiedere di meglio; finalmente avrebbe potuto di nuovo far fuori un bel po' di nemici, e legalmente per giunta!
Verrebbe perciò da pensare che per lui non sarebbe certo stato un dispiacere sapere che una squadra nemica lo stesse aspettando, ed in condizioni normali sarebbe stato così...ma in quel caso non si presentarono condizioni normali, poiché appena prese posto nella plancia, dieci minuti prima della prevista uscita dall'iperspazio, le scie delle stelle divennero rosse per un secondo, e poi la sua nave, assieme alle altre, si ritrovò a roteare nello spazio con diverse navi nemiche che giocavano al tiro al bersaglio col suo scafo.

*

Non appena i quattro scafi delle navi nemiche comparvero a circa una sessantina di miglia di fronte a loro, i tiratori imperiali aprirono il fuoco con tutto quel che avevano!
I missili ionici bersagliarono il massiccio scafo della Chains Breaker, spegnendo via via i suoi sistemi di difesa e di manovra, ben prima che questa potesse anche solo ri-stabilizzare la sua rotta dopo essere stata sbalzata fuori dall'iperspazio.
In pochi secondi i caccia TIE sfrecciarono ai lati della plancia assieme ad uno dei due incrociatori Arquitens, puntando ad ingaggiare subito in battaglia le due fregate nemiche, rimaste quasi illese grazie alla protezione data loro dallo scafo della loro ammiraglia.
Quello che però fu una protezione per le fregate, finì con l'essere una condanna per la piccola nave ospedaliera, che non riuscì a rimettere in funzione i suoi motori e si schiantò direttamente contro la poppa dell'incrociatore, spezzandosi in due nell'impatto.
"Due navi già fuori gioco!" Pensò Cribe osservando lo scontro: un effetto sorpresa quasi perfettamente riuscito!
"Ora!" Urlò per sovrastare le esultanze dei suoi uomini "Avanti i Gozanti, sanno cosa fare!"
Eccome se lo sapevano! Le quattro navi, dei piccoli carri armati di sessantaquattro metri l'uno, si precipitarono addosso all'incrociatore spento, senza temere il fuoco delle due fregate, ormai impegnate dai loro commilitoni, che già iniziavano a sopraffarle con relativa facilità. Agilmente i Gozanti atterrarono sullo scafo nemico, poggiando le loro quattro massicce zampe sulle lamiere di duracciaio, ed ancorandosi ad esse tramite i costrittori magnetici che normalmente utilizzavano per i quattro caccia con cui venivano equipaggiate.
"Ora signore?" Domandò tramite comlink il comandante Thorn, ufficiale al comando di quelle quattro navi, in attesa dell'ordine di procedere con l'abbordaggio.
Cribe attese: "Quanti su quella nave?" Chiese all'addetto allo scanner massaggiandosi il mento, reso ispido dalla barba di tre giorni.
"Duemilatrecentoventisette forme di vita!" Esclamò costui. "Ignoriamo però il numero dei droidi!"
"Ne avete almeno Duemilatrecentodiciassette da affrontare Thorn!" Esclamò Cribe al comlink.
"Ventisette!" Lo corresse puntigliosamente l'addetto allo scanner.
"Pardon, DuemilatrecentoVENTIsette!" Ripeté l'ex viceammiraglio con tono sarcastico: "Proseguite pure ragazzi! E fate buon lavoro!"
Dalla piccola plancia del Blood Crow, il Gozanti che fungeva da ammiraglia di quella piccola squadra, Thorn sorrise sotto i baffi: "Sissignore!" Concluse spegnendo il comlink per cambiare frequenza: "Sergenti corazzati, che la forza sia con voi!" Disse infine per dare ai soldati, quattro per ogni nave, l'ordine di irrompere.

*

Il sergente Samak si calcò l'elmo in testa e trasse un respiro profondo: anche se era la seconda volta che si sarebbe gettato in una missione simile, sapere che avrebbe affrontato un'orda di nemici più numerosa di lui e dei suoi compagni in un rapporto di almeno duecento a uno non lo metteva proprio a suo agio.
Il sistema di taglio laser avrebbe aperto una falla nello scafo dell'incrociatore nemico in pochi secondi, dopodiché sotto ai suoi piedi si sarebbe aperto un vuoto, e lui sarebbe piombato nei corridoi di quella nave. A separarlo dalla morte ci sarebbe stata solo la pesante corazza potenziata che lui ed i suoi colleghi indossavano.
Accese lo scudo deflettore modello Droideka che era in dotazione con l'armatura; attivò poi i due blaster da spalla, ognuno dei quali aveva montato in sé un piccolo cervello droide, in modo da rilevare le forme di vita più vicine e sparare automaticamente ad esse. Ricontrollò per l'ottava volta il lanciafiamme e il mitragliatore blaster che aveva montati sulle braccia, poi, appena il pannello sotto i suoi piedi fu completamente tagliato, si lasciò cadere in bocca al nemico.

*

L'impatto non fu molto violento, ma Samak non seppe dire se fosse stato grazie agli ammortizzatori presenti nei suoi stivali o perché era atterrato sopra ad un Twi-lek che stava attraversando il corridoio. In tutta onestà non gliene importò più di tanto, ma fu sollevato visto che i suoi blaster automatici tacevano ancora; significava che colui che gli aveva attutito l'impatto non era sopravvissuto.
Uno di meno!
Sedici sergenti corazzati erano atterrati dentro la nave, e tutti loro erano collegati l'un l'altro da un comlink posizionato nell'elmo, che li metteva in contatto con un droide programmato per scansionare la nave ed indirizzarli verso la plancia.
"Qui Samak! Sono in un corridoio vuoto! Dove mi dirigo?" Domandò mentre sedici metri davanti a lui, anche Charro, uno degli altri tre sergenti della sua nave, atterrava pesantemente dentro l'incrociatore.
"Proseguite in avanti per duecentosedici metri! Svoltare a sinistra al termine del corridoio dopo la terza curva, poi a destra dopo centodue metri, scendete di tre livelli, altri cinquanta metri e la plancia sarà di fronte a voi! Questo percorso prevede duecentotrentasette nemici sulla via!" Spiegò una voce metallica nell'elmetto dei due, che con un cenno di intesa avanzarono all'unisono. 
A differenza di Samak, Charro montava un solo blaster sulle spalle, ma era di un modello diverso: una pesante arma a comando vocale che avevano recuperato da una contrabbandiera catturata alcuni anni prima. Oltre ad esso anche Charro portava il piccolo deflettore e il lanciafiamme, ma al posto del mitra, aveva preferito un blaster da polso con baionetta laser, ideale per aprire le porte antilaser. 
"Cinque crediti che ne ammazzo più di te!" Esclamò Charro prima di mettersi a correre in avanti. 
"Andata!" Esclamò Samak unendosi alla carica "Droide! Tieni il conto!"
In quell'istante svoltarono alla prima curva, ed i blaster di Samak aprirono il fuoco: una trentina di nemici correva verso di loro.

*

"Solo sedici?" Si stupì Wells sudando freddo: si era aspettato una missione di sbarco truppe, magari un bell'assalto spaziale contro qualche piccola nave, al limite un bombardamento orbitale, non una battaglia in piena regola dove le sue navi venivano prese alla sprovvista e distrutte una dopo l'altra: i sistemi esterni della sua ammiraglia ormai erano fuori uso, ed almeno per altri dieci minuti lo sarebbero rimasti, ma alcuni interni funzionavano ancora, e potevano fargli notare come sedici puntini rossi si stessero facendo strada nella sua nave: sei nella direzione della plancia, altri quattro verso il reattore principale, mentre gli altri erano già entrati nell'hangar e stavano sterminando chiunque osasse entrarci.
"Quali sono gli ordini?" Chiese il primo ufficiale, un'elomiana col braccio sinistro robotico e lo sguardo terrorizzato sul volto.
Wells esitò, rifletté un momento, poi si decise: "Le fregate presto saranno andate! Dobbiamo ripristinare l'energia per autodistruggere la nave!" Disse causando alcuni mormorii: "Ordinate a tutto l'equipaggio di dividersi in due: metà attacchi l'hangar e sistemi quei sei!" Esclamò indicando i sei punti sulla mappa olografica della nave: "Sei contro mille non avranno speranza, per quanto potenti possano essere!" Sospirò deluso: "Tutti gli altri vengano qui! Non possiamo lasciare che ci raggiungano prima che abbiate reso operativi i sistemi di bordo!"

*

"Il mio deflettore non reggerà ancora per molto!" Urlò Samak nel comlink mentre continuava a sparare col mitragliatore davanti a sé: attorno a loro c'erano cataste di cadaveri e schizzi di sangue che inondavano il corridoio, ma spuntavano nuovi nemici da ogni angolo, e l'avanzata diventava sempre più difficoltosa.
"Coprimi col fuoco, ho un'idea!" Gli gridò Charro dopo aver tirato un manrovescio ad un uomo che aveva oltrepassato il suo scudo attaccandolo con un coltello. "Apro un passaggio nel pavimento!" Disse accendendo la baionetta laser che aveva montata sul braccio sinistro: si trattava di una sottile lama, lunga più di un metro, che poteva però forare quasi qualunque cosa: l'avevano costruita con la spada di un inquisitore morto diversi anni prima; molte delle armi più insolite che  usavano erano in effetti riciclate.
Il fascio di luce rossa penetrò nel metallo, e con pochi passi il sergente aprì un cerchio che crollò nel ponte inferiore, schiacciando due droidi protocollari sotto di sé.
"Giù!" Urlarono i due all'unisono, e si gettarono nel varco, mentre una pioggia di colpi li raggiunse alle spalle, mancandoli per un soffio.
Appena ebbero ripreso l'equilibrio, dopo una caduta di quasi quattro metri, si rimisero in corsa, chiedendo al droide le indicazioni per proseguire.

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Capitolo 3
*** Vittoria? ***


"Stanno mettendoci più tempo del previsto!" Esclamò Cribe dopo che furono passati sette minuti esatti dall'inizio dell'abbordaggio: lo scanner segnalava che i loro soldati erano ancora tutti vivi, ma l'avanzata verso la plancia procedeva piuttosto a rilento. Se entro altri tre minuti non fossero riusciti a raggiungerla, quella nave avrebbe avuto la possibilità di rimettere in funzione i motori e le armi, opponendo così resistenza, seppur flebile.
"Potremmo bombardare il loro ponte!" Propose il comandante Larek, un massiccio Lothaliano che da qualche mese svolgeva la funzione di secondo ufficiale a bordo della Revenge: "Così facendo gli faremmo guadagnare tempo!"
"Potrebbe essere un'idea!" Concesse Cribe "Ma non prenderemmo il loro ammiraglio vivo! So che non è proprio una priorità, ma non si può mai sapere!" Tacque per un istante; "Molto bene! Se tre secondi prima che scadano i dieci minuti nessuno dei nostri sarà ancora nella plancia, fatela pure saltare! Non prima!" Calcò molto le ultime due parole: ai sergenti corazzati restavano solo centoquaranta secondi!
*
"Fuoco!" Si dissero Samak e Charro attivando il loro lanciafiamme: erano a trenta metri in linea d'aria dalla plancia, ma davanti a loro si era parata una falange di uomini, alieni e droidi, che gli avevano scaricato addosso i blaster, mettendo fuori uso i loro scudi deflettori, quindi era il momento di nascondersi dietro a una cortina...ma non certo fumosa: fiammeggiante!
Per alcuni secondi lasciarono che le loro esigue scorte di gas facessero strage di chiunque si parasse loro d'innanzi, finché il fuoco non si spense per mancanza di combustibile. 
Lo spettacolo a cui assisterono era rivoltante: corpi carbonizzati, droidi sciolti, ossa coperte da sangue già secco e grasso liquefatto tappezzavano il panorama dell'ampio stanzone che precedeva la plancia. Ora tra loro e la loro destinazione c'erano solo trenta centimetri di duracciaio.
E quattro dei loro colleghi che avanzavano in coppia da altri due corridoi alla loro sinistra.
Avrebbero voluto fermarsi a fare due chiacchiere, ma il tempo era prezioso: Skrupp, uno degli altri sergenti corazzati, impugnò il suo pesante lanciarazzi e, inginocchiandosi per dargli maggior precisione, fece fuoco verso il portellone.

*

Wells ci aveva sperato, di poter alla fine autodistruggere la nave ed evitare di consegnarla a quei nostalgici imperiali, ma dal momento in cui aveva visto sui monitor che duecento dei suoi uomini erano stati uccisi in pochi secondi, si era ormai rassegnato ad aver fallito sotto ogni punto di vista.
Quattro caccia TIE dipinti con strani motivi blu stazionavano davanti agli oblò della sua plancia, pronti a distruggerli qualora non fossero arrivati lì i soldati che stavano avanzando, perciò comunque fosse andata loro avevano perso: tanto valeva gettare la spugna.
Nel momento in cui il portellone della plancia venne fatto saltare, Wells ordinò subito a tutti i presenti di alzare le mani e lasciar parlare lui. Meglio cercare di evitare altri spargimenti di sangue se possibile!
Con dei passi metallici e pesanti, sei assaltatori fecero irruzione nel locale: questi sei uomini avevano però delle corazze immense, coperte di armi e simboli che nessuno nella plancia aveva mai visto prima: sulla spallina rossa che avevano alla spalla sinistra, ognuno portava il logo dell'Impero, attraversato da tre sottili strisce blu, e nessuno di loro aveva gadget o componenti dell'armatura uguali a quelle degli altri, fatta eccezione per l'elmo e la spallina.
"Ammiraglio?" Chiese uno di loro indicando Wells. Era una domanda, poiché Wells non era solito indossare l'uniforme, il soldato doveva averlo ipotizzato dal fatto che fosse l'unico a non aver alzato le mani.
"Ammiraglio Makrus Wells!" Confermò lui cercando di mantenere un tono serio: "Marina della Nuova Repubblica!" Aggiunse sospirando: "E voi chi siete?"
Uno degli assaltatori si fece avanti e gli ficcò un respiratore in bocca, tenendolo sempre sotto tiro per evitare che si opponesse.
"Sergente Mathyas Ecoles, del Triumvirato Imperiale!" Esclamò mentre i suoi colleghi erano intenti ad uccidere tutti i presenti. "Ma puoi pure chiamarmi assaltatore se ci tieni!" Aggiunse ridacchiando. Wells avrebbe invece voluto mettersi a piangere; non solo per la sorte del suo staff ma anche perché una volta presa la plancia, gli assaltatori chiusero tutte le bocche d'ossigeno della nave.
"Avvisa la Revenge!" Disse uno degli assaltatori ad un altro che si era seduto sulla consolle della radio. "La nave è presa e tra qualche minuto, quando anche gli ultimi saranno soffocati, sarà pronta per essere rimorchiata via di qui!" Fece per uscire dalla plancia, ma si interruppe sull'uscio: "Ah, dimenticavo: abbiamo l'ammiraglio vivo!"
*
Non fu particolarmente complicato finire il lavoro: l'equipaggio rimasto morì soffocato in pochi minuti, solo i pochi droidi presenti a bordo opposero ancora resistenza, ma vennero sopraffatti abbastanza facilmente.
Il frutto di quella giornata era stato un grosso incrociatore da battaglia catturato, con al suo interno settantatré Ala-X, quattro Ala-Y e sedici piccoli trasporti, oltre a tutti rottami ancora utili delle altre tre navi, andate distrutte nello scontro. Il prezzo per i vincitori, grazie alla tempestività dell'azione, era stato davvero basso: sette TIE erano stati abbattuti, altri diciotto danneggiati, ed uno degli incrociatori d'assalto, la Endurance, aveva perso uno dei suoi turbolaser nel cannoneggiamento. Nel complesso era stata una grande vittoria, considerato che nei computer di bordo della Chains Breaker avevano trovato le mappe delle principali rotte seguite dalle navi della Nuova Repubblica e la collocazione delle loro stazioni spaziali.
Non era stato difficile far confessare le password all'ammiraglio Wells, che ora stava allontanandosi dal posto su una piccola navetta, come gli era stato promesso. Ovviamente su quella navetta c'era un dispositivo di autodistruzione col conto alla rovescia già inserito, quindi non si sarebbe allontanato più di un centinaio di miglia prima di morire, ma la possibilità di risparmiargli la vita era bastata a garantire la sua collaborazione.
La Nave era stata scanerizzata da cima a fondo: non c'era più nessun radiofaro a bordo, quindi potevano andarsene senza paura di essere inseguiti da altre navi repubblicane. Appena l'aria era tornata respirabile, i cadaveri erano stati spogliati e gettati fuoribordo, dove ora galleggiavano congelati assieme ai pochi detriti non riutilizzabili. 
Cribe passeggiava soddisfatto nel ponte della sua nuova preda, studiandone i dettagli assieme ai suoi ingegneri: "Allora è fattibile?" Domandò dopo aver presentato il progetto per le modifiche da apportarle.
"Assolutamente si!" Confermò il più anziano degli ingegneri, un Togruta magrissimo con gli occhi profondamente infossati. "Se utilizziamo i tre generatori di scudi che abbiamo recuperato dai relitti, sarà più che possibile impostare la seconda linea di difesa dai missili ionici! Basterà ridurre gli spazi per l'equipaggio a prua e spostarli nell'Hangar secondario o nella seconda sala di proiezione...veda lei!" 
"Lasceremo decidere al responsabile della stazione!" Replicò Cribe: "Io mi dovrò già occupare di assegnare un nuovo equipaggio a questa nave, sceglierne il comandante, decidere i ruoli ed altre mille cose..." Si interruppe ridacchiando "Almeno questo problema lo lascio a voi!" 
Incamminandosi verso l'uscita, fece entrare un paio di piloti: "Potete salpare appena sarò tornato sulla Revenge! Ci vediamo alla stazione!" Disse loro rivolgendogli un leggero saluto.
Dovevano allontanarsi da lì il prima possibile: avevano sconfitto una flottiglia della Nuova Repubblica, e non essendoci più testimoni -visto che la navetta sulla quale stava scappando Wells era appena esplosa- nessuno avrebbe mai saputo che erano stati loro! Ma se una simile forza non veniva più ricontattata, sicuramente entro un paio di giorni al massimo, una flotta ben più potente sarebbe stata inviata a perlustrare la rotta per scoprire cosa fosse successo. 
Quindi restare la nei dintorni era totalmente fuori discussione, e la cosa strappò un leggero sorriso malinconico a Cribe mentre si sedeva nella sua navetta per tornare sul suo Destroyer. Solo qualche anno prima, erano le navi ribelli che se mettevano a segno una vittoria, se la dovevano comunque battere poco dopo, per evitare che la flotta imperiale li raggiungesse ed attaccasse. Ora invece le sorti si erano scambiate: chissà se non fosse un buon auspicio per l'esito di quella guerra, ufficialmente già finita, ma in realtà appena cominciata!

*

"Scomparsa?" Lo stupore nella voce dell'ammiraglio Ackbar era tale che il giovane guardiamarina Fanning temeva di vedere il suo superiore saltargli addosso.
"Così pare signore!" Riprese non appena il vecchio Calamariano ebbe abbassato lo sguardo: "La Chains Breaker ha comunicato con noi l'ultima volta che è entrata nell'iperspazio, ventitré ore fa, ma da allora è in silenzio radio, e il nostro contatto a Nevarro afferma che nessuna nave della Repubblica è mai arrivata a dar loro supporto!"
"Strano!" Replicò l'ammiraglio seccato: "Molto strano! Non è forse la terza volta che una nostra unità operativa scompare quest'anno?" 
"Effettivamente è così signore!" Confermò il ragazzo "Ma ancora non sappiamo cosa sia successo! Potrebbero avere avuto problemi di ogni sorta: chissà, magari di qui a qualche ora si rimetteranno in contatto con noi!" Aggiunse senza però sperarci troppo.
"Lei è troppo ottimista, Fanning!" Esclamò Ackbar agitando la testa "Ma mi auguro davvero che lei abbia ragione!" Attese alcuni secondi osservando lo spazio fuori dall'oblò.
"Facciamo così!" Decise infine: "Attendiamo ancora ventiquattro ore! Se per allora non avremo ricevuto risposte da parte loro, fate preparare una squadra che segua la loro rotta e perlustri ogni possibile destinazione!"
"Sissignore!" Obbedì il guardiamarina segnandosi gli ordini su un datapad "Ho anche già in mente chi mandarci!"

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Capitolo 4
*** Ricognizione ***


"Uscita dall'iperspazio tra trenta secondi!" Esclamò uno dei piloti della Revenge per richiamare a sé l'attenzione. Il loro viaggio volgeva al termine.
"Avvisi la stazione Tycon che stiamo arrivando!" Ordinò Cribe soddisfatto: "Tengano pronte tre strutture d'attracco per una nave grande e due per una piccola!" 
"Aye aye, sir!" Obbedì uno degli addetti alla comunicazione, inviando un messaggio prescritto, al quale aveva semplicemente modificato il numero delle navi.
Con l'uscita dall'iperspazio, la piccola flotta si trovò in una situazione alla quale aveva ormai fatto abbastanza l'abitudine. Alle loro spalle una coltre di asteroidi abbastanza fitta rendeva difficile avanzare per chiunque non conoscesse le coordinate esatte attraverso cui saltarci attraverso. Di fronte a loro, in lontananza, potevano vedere la stella, i due pianeti e le tre lune che costituivano il sistema di Satèn, un piccolo sistema stellare dello spazio selvaggio, vicino alle nebulose che delimitavano le Regioni Ignote, ben visibili a meno di due miliardi di chilometri di fronte a loro, che occupavano l'intero orizzonte.
O meglio: l'intero orizzonte eccetto una grossa macchia sferica posta di fronte a loro. Questa era la stazione Tycon, una stazione spaziale da combattimento, col diametro di oltre cinque chilometri, con sei grandi hangar in grado di contenere due Star Destroyer ciascuno. 
Quelle stazioni un tempo erano state proposte in sostituzione alla Morte Nera, come basi per poter occupare in grandi forze i sistemi stellari maggiormente restii all'obbedienza. Tuttavia il progetto non era mai stato portato a termine: solo un paio di esse era stato completato, ed una delle due era stata distrutta ormai quasi cinque anni prima. 
Le altre sette in costruzione erano state così abbandonate, e l'ultima rimasta aveva rischiato seriamente di andare dispersa. Se non fosse stato per Alyss May!
Alyss era una giovane donna che lavorava come tecnico a bordo di quella stazione, proprio quando l'attacco della Nuova Repubblica aveva mandato in tilt i propulsori della stazione, mandandola così a scivolare lentamente verso una stella. L'equipaggio era scappato, salendo su navette e gusci di salvataggio, ma Alyss era rimasta! Tagliando e collegando i cavetti con le proprie mani era riuscita a rimetterne in sesto l'iperguida, che per sua fortuna non era diretta nella direzione della stella e, appena la flotta della Nuova Repubblica si era ritirata, avendo dato per sconfitta quella stazione, lei era saltata nell'iperspazio, senza pensare a dove sarebbe finita, le bastava salvarsi la pelle, visto che ormai la temperatura interna alla stazione era diventata insostenibile!
Uscita dall'iperspazio si era trovata in mezzo al nulla, senza possibilità di scappare, ma comunque viva! Lì era rimasta per tre settimane, finché la Revenge non era uscita dall'iperspazio nello stesso luogo. 
L'incontro era stato proverbiale! Sapendo del suo comportamento Cribe la volle con sè nella fondazione del nuovo governo: il Triumvirato Imperiale, e lei accettò di buon grado il ruolo di comandante della stazione Tycon, ora posta come baluardo di difesa di Satèn, nonché come unico cantiere in grado di riparare le grandi navi. 
Ovviamente sulle lune vi erano altri cantieri, ma riuscivano a malapena a fornire nuovi caccia alla piccola flotta del Triumvirato, quindi era lei la principale fonte di riparazione per le navi imperiali, e questo le piaceva parecchio! Quasi quanto le piaceva il ragazzo senza un braccio che le faceva da secondo in comando.
Quando tre anni prima aveva assunto la guida di quella stazione, ignorava che il suo vice fosse figlio del suo salvatore, cosa che la spingeva ad accettare di buon grado la sua compagnia, non solo in plancia, ma soprattutto in cabina.
Nel momento in cui la flotta uscì dall'iperspazio, Alyss si trovava in plancia, e non poté fare a meno di sorridere: "Tuo papà se l'è cavata bene a quanto pare, Tarlis!" Esclamò chiamando a sé l'attenzione di Tarlis Cribe, figlio di Mhison.
"Non ne avevo dubbi, commodoro!" Replicò Tarlis, che in questo caso si sforzava di chiamarla col suo grado, anziché col suo nome come faceva in privato. "Sembra anche una gran bella nave!" Aggiunse doverosamente: non andava pazzo per il design navale dei Mon Calamari, ma doveva ammettere che questa preda non sembrava affatto male! "Li faccio attraccare alle postazioni uno, tre e cinque?" 
"Si capitano! Provvedi!" Acconsentì lei scoccandogli un occhiolino, anche se non era sicura se lui l'avesse visto, data l'enorme massa di ricci neri che avvolgeva la sua testa scura. La cosa che più le faceva piacere di questo nuovo impiego, oltre ai privilegi a cui aveva diritto, era proprio la possibilità di poter gestire a suo piacimento il proprio look. 
Il governo di Palpatine non l'aveva mai fatta impazzire! Troppo rigido, troppo monotono, troppi sissignore! Ma se non altro all'epoca erano loro a comandare su scala galattica.
Scosse la testa: non serviva a niente rivangare il passato! Indossò uno dei suoi cappotti scuri, talmente lungo che sfiorava il pavimento e aggiustò la mostrina del grado sul risvolto sinistro del colletto: quattro quadratini rossi e quattro blu, la sola cosa che indicasse la sua posizione nel suo abbigliamento, visto che il nuovo logo del Triumvirato lo indossavano tutti quanti su qualche parte del vestito. Nella fattispecie lei l'aveva fatto ricamare sulla manica sinistra di ogni suo abito, e molti nella sua stazione l'avevano imitata: aveva lanciato una moda!
Dopo essersi aggiustata le vesti si incamminò verso l'attracco della piattaforma uno, quello in cui la Revenge sarebbe atterrata. Appena uscì dalla plancia una ventina di assaltatori la iniziarono a seguire disposti in due colonne. Malgrado nessuno avesse un equipaggiamento uguale all'altro, sarebbero andati ugualmente bene come picchetto d'onore per uno dei Triumviri quel'era Cribe, quindi si misero in marcia dietro di lei a passo sostenuto.
Un grande ascensore con le pareti in trasparacciaio li fecero scendere per quasi un chilometro nella struttura: durante la discesa poterono assistere all'ingresso dell'immenso scafo pesantemente modificato della Revenge nella stazione; era il momento di prepararsi all'accoglienza!

*

"Qui ancora niente!" Annunciò Snap all'intercom del suo Ala-X sorvolando il sistema di Rishi, posto sulla rotta che la flotta scomparsa avrebbe dovuto seguire: "Salto avanti di un altro parsec! Tu che hai trovato?" 
"Niente di niente!" Replicò Hummar dal suo caccia, a mille miglia sulla sinistra "Saltiamo insieme, vengo con te!" 
Da due giorni Snap e Hummar erano in viaggio lungo quella rotta, muovendosi in avanti di un parsec alla volta: una vera noia!
Non che potessero aspettarsi molto: durante la guerra loro due erano dei ragazzini, avevano potuto unirsi alla Nuova Repubblica solo di recente, e per Snap il fatto che sia sua madre Norra, che il suo patrigno Wedge fossero stati piloti nella ribellione, era stata una vera manna, visto che gli aveva permesso di potersi muovere con maggiore libertà rispetto a molti suoi colleghi.
Ora Snap e Hummar avevano diciannove anni, e se da un lato Hummar era diventato un ragazzo basso e apparentemente gracile, Snap stava diventando sempre più alto e corpulento, tanto che già ora cominciava a stare scomodo dentro allo stretto abitacolo del suo  caccia. Per questo motivo non vedeva l'ora di arrivare alla fine di quella missione: poter finalmente distendersi un po' era la sola cosa di cui sentisse di aver bisogno.
"Allora andiamo!" Disse con uno sbadiglio: impostata la rotta i due saltarono nuovamente, e pochi minuti dopo si fermarono in un ennesimo tratto di spazio vuoto. 
A questo salto ne seguirono altri sette nelle tre ore seguenti, e i due piloti erano ormai pronti a rinunciare alla corsa, se non fosse che all'orizzonte i sistemi individuarono alcuni rottami.
"Potrebbero essere di una semplice navetta!" Si disse Snap accelerando in quella direzione.
"Sempre meglio che continuare con questa tortura di missione!" Replicò Hummar seguendolo a ruota.
"Che ti dicevo?" Snap indicò il relitto: altro non era che una piccola navetta distrutta per un'esplosione interna, accadeva abbastanza spesso che qualche riparazione fatta male causasse simili danni, quindi non c'era da stupirsene.
La radio tacque.
"Hum, ci sei?" Replicò Snap credendo di non essere stato sentito.
Ancora niente.
"Hum!" Urlò ancora, iniziando a preoccuparsi.
"Snap..." La voce nell'intercomm era terrorizzata: "Avanza di un centinaio di miglia! Presto!"
"Va bene, ma che cosa..."
"Subito!" L'urlo lo spinse ad accelerare al massimo, e quel che vide pochi istanti dopo lo lasciò di stucco: migliaia di corpi congelati fluttuavano nello spazio! Era ormai a portata visiva col caccia di Hummar, ma attorno alle loro navi non si vedeva altro: solo cadaveri! 
"Credo che abbiamo trovato la nostra flotta!" Esclamò nell'intercomm sulla frequenza della base.
"Ottimo! Dove si trova?" Rispose una voce a loro sconosciuta.
"La flotta non lo so!" Disse Snap con la mascella che tremava "Ma l'equipaggio è qui!"

*

"Bel cappotto commodoro May!" Fu il saluto che Cribe rivolse alla donna appena fu sbarcato dalla Revenge: "Lo ha disegnato lei?"
Sorpresa dal complimento del suo superiore, la donna fu grata alla natura per averle dato una carnagione abbastanza scura da non arrossire: "Grazie signore!" Rispose stringendogli la mano "Opera mia, esatto! E a lei vadano i miei complimenti per l'operzione!" Aggiunse indicando l'hangar accanto, dove la nuova preda stava venendo ancorata alle immense ganasce proprio in quel momento.
"Ammetto di aver avuto paura che i nostri sergenti corazzati non riuscissero nell'impresa!" Le confidò Cribe con un mesto sorriso "Ma a quanto pare li abbiamo addestrati a dovere!" 
I due camminarono fianco a fianco verso l'ascensore: Alyss riferiva il suo consueto rapporto riguardo ai lavori di potenziamento o riparazione delle navi, mentre Cribe la aggiornava sui materiali recuperati e sulle modifiche da applicare alla Chains Breaker.
Giunti all'ascensore i due furono raggiunti da Tarlis, che non si trattenne dall'abbracciare il padre, come faceva sempre dopo il suo ritorno da una qualche missione. I due si diedero appuntamento per quella sera a cena, assieme a Sarah, la sorella minore di Tarlis, che li attendeva su Satèn Prime, il maggiore dei due pianeti, nella loro residenza famigliare.
"Perché non ti unisci a noi anche per pranzo, papà?" Gli domandò il ragazzo "Abbiamo appena trasportato dell'ottima carne di Cowl dalle praterie a nord di Satèn II, l'equipaggio ne va matto!"
Cribe sorrise: "Portane un po' a casa per cena allora!" Esclamò mentre l'ascensore si fermava all'altezza di uno dei sei hangar dell'emisfero superiore della stazione, dove tra i vari caccia Cribe teneva la Wormwasp. 
"Il triumvirato è convocato alla fortezza triangolare tra due ore!" Spiegò incamminandosi verso la navetta, il cui design avrebbe ricordato un piccolo mercantile, se non fosse per le torrette turbolaser che ne costellavano lo scafo. "Dopo questa missione, forse potrei convincerli a tentare di intavolare trattative con altri signori della guerra!" 
"Allora buona fortuna!" Gli augurò Tarlis con un sorriso mentre suo padre saliva a bordo.
"Grazie figliolo!" Replicò Mhison osservandolo di sottecchi. Poi tacque per un paio di secondi: "Commodoro May!" Disse infine "Il design del suo soprabito mi piace! Voglio che ne faccia una serie da distribuire a tutti i nostri ufficiali; i comandanti delle nostre accademie premono da mesi per avere delle uniformi serie! Quella penso che andrà bene!" Poi fece per voltarsi ma si accorse di aver dimenticato qualcosa: "Ah, e se volesse farci compagnia stasera, sappia che sarebbe la benvenuta!" E senza aspettare risposte, chiuse il portellone e andò in cabina per mettere in moto la navetta, lasciando i due giovani sul ponte decisamente imbarazzati.
*
"Credevano che non li avessi notati?" Si domandava Cribe mentre pilotava la Wormwasp verso Satèn Prime. Forse i sentimenti non erano il suo forte -di sicuro non da quando aveva perso Lauren, la madre dei suoi figli, ormai sette anni prima- ma sapeva ancora riconoscere quando qualcuno era innamorato, e lo sguardo che suo figlio aveva quando si trovava col commodoro May valeva più di mille parole! 
DI cosa si sorprendeva del resto? Tarlis ormai aveva ventiquattro anni! Ci si poteva aspettare che iniziasse a frequentare qualcuno, nonostante le circostanze. Chissà se anche Sarah stesse iniziando a vedere qualcuno? Lei ormai di anni ne aveva diciannove, anche se per Mhison sarebbe sempre stata la sua bambina, e gli sarebbe sembrato strano se non avesse iniziato a far strage di cuori: sua madre ne era stata più che capace quando l'aveva conosciuta alla fine delle guerre dei cloni...
Dall'occhio buono scese una lacrima, che il vecchio si asciugò malinconicamente: diamine se gli mancava Lauren! A volte nei sogni si rivedeva ancora in quella notte, quando una squadra ribelle aveva bombardato gli alloggi di una base imperiale su Corellia, dove però anziché colpire i bersagli militari, aveva centrato in pieno i civili: le famiglie degli uomini e donne di stanza in quella base!
Lauren era un medico: non aveva mai fatto del male a nessuno durante quella guerra, ma l'assalto non l'aveva risparmiata! Come non aveva risparmiato i loro figli, ritrovati vivi sotto le macerie: Sarah ne era uscita illesa per puro miracolo, ma Tarlis invece ci aveva rimesso l'avambraccio destro.
Non era questo il modo di condurre una guerra! I civili andavano lasciati fuori dagli scontri! I ribelli non l'avevano mai capito, anche se lo stesso si poteva dire di molti suoi superiori dell'epoca, Tarkin prima di tutti! Le cose dovevano cambiare! Ed assieme ai suoi due soci aveva fatto in modo che così fosse, ma il lavoro era ancora lungo: molto lungo!
La Wormwasp sorvolò prima l'oceano, poi le pianure dell'emisfero settentrionale ed infine il grande monte dalla sommità piatta attorno al quale sorgeva Capital City, ed in cima al quale vi era la sede del loro governo: la Fortezza Triangolare!
Questa era un'imponente costruzione a forma di triangolo equilatero; edificata diversi secoli prima, con ogni lato lungo quasi un chilometro ed alto almeno un centinaio di metri. Era stata scavata direttamente dentro la montagna, la cui vetta era stata demolita e modellata apposta. Su ogni angolo sorgeva un torrione che raddoppiava l'altezza delle mura, e che di recente era stato tempestato di turbolaser e dotato di un hangar, contenente una cinquantina di caccia TIE per ogni torre.
Insomma, tra le mura, le torri, i caccia ed i cinquemila assaltatori che costituivano la sua guarnigione, quella fortezza era il centro ideale del potere su quel sistema. Il loro compito era far si che quel potere si estendesse oltre un misero sistema dello spazio selvaggio: e l'incontro a cui stava per partecipare serviva proprio a quello!

*

"Queste immagini sono raccapriccianti!" E la faccia di colui che l'aveva appena detto non era certo migliore: "Volete quindi farmi credere che la nostra squadra è letteralmente scomparsa nel nulla ma l'equipaggio invece è rimasto lì dov'era?" Ackbar girò gli enormi occhi per osservare Snap e Hummar, che restavano sull'attenti davanti a lui, piuttosto imbarazzati dalla situazione. 
"Siamo sorpresi quanto lei signore!" Spiegò Hummar sudando freddo "Ma abbiamo perlustrato i paraggi, e i soli rottami che abbiamo trovato non erano niente più che delle schegge! Chiunque abbia sconfitto la flottiglia, deve aver raccattato ogni rottame che potesse tornargli utile!"
"Una mossa da pezzente!" Esclamò rabbiosamente Snap.
"O da pirata!" Ipotizzò Hummar osservando il compagno di volo.
"O da chiunque non voglia lasciar tracce che ci permettano di scoprire chi è!" Li corresse Ackbar mettendoli a tacere. 
Detto questo fece cenno loro di sedersi, e i due ragazzi obbedirono. "Cosa han rilevato i vostri droidi dai cadaveri?" Domandò poi sedendosi a sua volta.
"Molto poco signore!" Fu Snap a rispondere stavolta: "Erano morti da quasi cinquanta ore! Troppe perché i loro corpi conservassero qualche indizio! Ormai erano ghiacciati fino al midollo osseo!"
"Qualche indizio potrebbero darcelo i droidi che dovevano trovarsi sulla Chains Breaker!" Proseguì Hummar: "Erano stati fatti tutti a pezzi prima di essere gettati nello spazio, ma alcuni di loro magari hanno ancora la memoria parzialmente funzionante! Ho già mandato una navetta con alcuni tecnici a raccoglierli!"
"Auguriamocelo!" Disse Ackbar osservando lo spazio dall'oblò alle sue spalle. Non che si aspettasse un granché dall'analisi dei droidi, ma valeva la pena tentare! Già immaginava quando sarebbe dovuto andare davanti alla commissione del senato per giustificare una simile perdita. Di nuovo! 
Erano in molti ad aver messo in dubbio le sue capacità di gestione logistica della flotta, soprattutto dalla fine della guerra. Non che potesse in tutta onestà dar loro tutti i torti: in tempo di guerra le perdite erano seccanti, ma contemplate, prevedibili! Ma perdere navi e uomini quando la guerra era ormai un ricordo non era accettabile! Almeno non in quelle proporzioni.
"Andate pure!" Li congedò con un gesto svogliato della mano destra. 
I due si alzarono e, battuti i tacchi, si voltarono ed uscirono dall'ufficio dell'ammiraglio, che si preparò all'inevitabile lavata di testa che i senatori gli avrebbero fatto di lì a pochi minuti, quando avrebbe dovuto comunicare loro la sconfitta subita.

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Capitolo 5
*** Politica criminale ***


Due soldati con indosso la vecchia uniforme delle guardie imperiali, solo con il loro nuovo logo impresso sul petto, scattarono sull'attenti nel vedere Cribe camminare verso di loro. "Benvenuto signore!" Esclamò uno di loro "Gli altri triumviri la stanno aspettando assieme ai rappresentanti!" 
"Quindi sono l'ultimo?" Chiese lui cercando di pettinarsi i capelli con la mano sinistra.
"Temo di sì signore!" Disse la prima guardia con tono imbarazzato.
"Ma oggi è lei la star!" Replicò l'altra afferrando uno dei pomelli della porta, subito imitato dal collega.
Cribe prese fiato: "Allora aprite ragazzi!" E poi sottovoce: "Si va in scena!

*

Dorian Leuf era seduto sul suo scranno osservando Sena Starr! Era stato lui a convocare la riunione appena aveva saputo della vittoria del suo collega: a volte gli capitava di invidiare l'abilità militare di Cribe, ma in fondo sapeva di essere indispensabile al funzionamento del triumvirato almeno quanto lui! E quanto Sena ovviamente!
Loro tre erano i leader indiscussi di questo rimasuglio dell'Impero: avevano stabilito che nessuno di loro avesse una carica più alta rispetto agli altri, proprio per cercare di evitare lotte intestine, che avevano devastato la galassia dopo la morte dell'Imperatore.
Dorian si occupava della politica! Si occupava di nominare i rappresentanti delle regioni planetarie e lunari in base alle necessità della gente, oltre a cercare da anni di stipulare un messaggio che avrebbe potuto convincere gli altri imperiali rimasti nella galassia ad unirsi alla loro causa. Durante l'era dell'impero lui era stato un semplice assistente personale, prima di un senatore, poi di un moff! Ora non ricordava manco come si chiamassero coloro per cui aveva lavorato, perché dopo la morte di Palpatine aveva sparato al suo capo per poi darsi alla fuga in uno dei pianeti più isolati del settore, dove poi erano arrivati anche gli altri due!
Sena era la loro leader economica! Era stata incarcerata due volte per inside trading, finché dopo la sua evasione non si era unita ad un pilota che fuggiva da Coruscant a causa delle rivolte. Questo pilota, diventato ormai suo marito, si era poi unito alla flotta di Cribe, e così finalmente a Sena si era aperta un'occasione: aveva rubato una vera fortuna ai vari conti governativi, prima dell'Impero, poi della Nuova Repubblica, ed aveva così finanziato non solo il benessere del popolo, -che in questo modo era favorevole al loro governo, nonostante le limitazioni che avevano dovuto imporre riguardo ai messaggi extra-planetari- ma anche a poter pagare i commercianti ed i contrabbandieri che avevano dato loro tutte le risorse necessarie a fortificare il sistema!
Ed infine c'era Cribe: lui era il leader militare, l'artefice delle vittorie che avevano ottenuto, ed anche della loro esistenza come sistema che ambiva all'indipendenza. Ed ora stava arrivando pronto per essere acclamato!
Nella sala, di forma triangolare, sedevano una cinquantina di persone: i rappresentanti, eletti dalla popolazione, erano seduti su due panche poste alle spalle di ogni scranno, sul quale sedeva il triumviro. Tra i rappresentanti spiccavano i leader industriali, quelli dei trasporti planetari ed i comandanti delle forze militari e delle navi più grandi.
Con i passi rumorosi dati dalle suole rigide che impattavano sulla pietra scura del pavimento, Cribe fece il suo ingresso nella sala, venendo accolto da un vivace applauso, che lui accolse con un mesto sorriso.

*

Ci vollero circa due ore: due ore in cui l'ex imperiale aveva dovuto fare un resoconto dettagliato della battaglia a quella massa di umani e alieni che lo avevano letteralmente affogato di domande, ed ora che finalmente erano usciti, Cribe si stravaccò sul suo scranno tirando un sospiro di sollievo. Congedate le guardie imperiali con un gesto della mano, rimase nella grande sala, assieme ai suoi due "colleghi."
"Meno male che se ne sono andati!" Esclamò Sena stiracchiandosi e massaggiandosi le corna che creavano una piccola corona sul suo cranio. I suoi capelli neri riuscivano a nasconderle quando li pettinava in occasione degli eventi pubblici, ma in privato preferiva avere la testa libera.
"Si infatti!" Le concesse Cribe spettinandosi i capelli con aria stanca. "Mi pento di aver smesso di fumare! Avrei potuto avvalermi della scusa di un buon sigaro per uscire a prendere una boccata d'aria!"
"Non potevi fare scelta migliore Mhison!" Lo additò Dorian "Quei sigari ti avrebbero ucciso molto più dolorosamente di un colpo di blaster!" 
"Sei sempre il solito tu!" Ridacchiò l'altro facendosi versare un bicchiere di Alderaan Twist da un droide protocollare "Ma ti concedo che preferirei morire colpito dai blaster che di un tumore ai polmoni! Perciò alla salute!"
"Alla salute!" Rispose Sena scolandosi il bicchiere con aria soddisfatta.
"Veniamo a noi!" Riprese Dorian cercando di darsi un tono autoritario: "Ho altre...quasi ventiduemila richieste di asilo che ci sono arrivate da vari angoli della galassia!"
Circa un anno prima, i tre avevano fatto creare ai loro hacker un canale di comunicazione quasi impossibile da rintracciare, che avevano poi diffuso nei sistemi in cui sapevano essere ancora abbastanza forte la presenza di sostenitori dell'Impero. 
"Quanti di essi sospetti che siano sinceri?" Gli domandò Sana mentre si faceva riempire nuovamente il bicchiere.
"Secondo i droidi che monitorano il controllo delle emozioni, lo sono quasi tutti!" Fu la sua replica: "Ma i droidi possono essere ingannati, come anche gli umani del resto! Tu che ne pensi?" Concluse rivolgendosi a Cribe.
"Potresti richiedere ad ognuno di loro una trasmissione in olo-messaggio! Sempre ammesso che già non te l'abbiano data!" Rispose il vecchio comandante: "Potremo così tentare di confrontare i loro volti coi database della Nuova Repubblica...chissà che non porti a qualche risultato!" 
"Non mi sembri troppo convinto!" Incalzò la zabrak: "Cosa ti preoccupa?"
"Mah!" Si alzò scrocchiandosi la schiena: "So che produciamo molto più cibo di quanto ce ne serva, ma se non ci procuriamo del Coassio, presto la nostra flotta avrà seri problemi!" Spiegò camminando verso il centro della sala. "Una volta raffinato, il combustibile che ci rimane, sarà sufficiente a garantirci l'autonomia per non più di sette o otto mesi! Se ne dovessimo sprecare troppo per andare a raccogliere tutte queste persone, potremmo rischiare di non riuscire più a proteggere il nostro sistema, per il fatto che non avremmo più abbastanza carburante per attaccare eventuali nemici!" 
"Di questo non  mi preoccuperei!" Lo interruppe Dorian con un sorriso soddisfatto. 
"Prego?" 
"Uno dei miei informatori mi riferisce che nel pianeta in cui risiede, Megalox Beta, attendono un grosso carico del prezioso combustibile appena raffinato!" Continuò il leader politico: "Ovviamente non mi fidavo..." aggiunse anticipando le possibili domande "ma ho svolto le dovute indagini: tre tonnellate di Coassio sono partite da Kessel non più tardi di trenta ore fa, e dopo la raffinazione, un trasporto le aspetta per andarle a depositare proprio su Megalox Beta!"
"Tre tonnellate di Coassio?" Si stupì Cribe "Perché un pianeta scarsamente popolato e ancor più scarsamente presidiato come Megalox Beta avrebbe bisogno di tutto questo combustibile?" 
"Lo ignoro!" Ammise Dorian alzandosi a sua volta per raggiungere il centro della sala, dove si trovava il proiettore di ologrammi. "Ma forse il nostro amico della città-prigione potrà spiegarcelo!"
"Aspetta, aspetta!" Lo interruppe Sana scattando in posizione eretta. "Vuoi dire che il nostro contatto è un detenuto della città-prigione Megalox? Come diavolo è possibile che abbia i mezzi per contattarci? E come sappiamo che non sia una trappola?"
Dorian sorrise battendole una mano sulla spalla: "Perché la città-prigione è autogovernata da quando lui è finito la dentro!" Disse mostrando i denti in un sorrisetto maligno. "Inoltre ha conquistato con la forza bruta quella che un tempo era la struttura degli uffici e l'ha trasformata nella propria fortezza personale! Insomma, è il re della città-prigione!"
"E perché dovremmo fidarci di questo...chiunque sia?" Insistette Cribe. "Un criminale, probabilmente molto abile nella lotta, si conquista il dominio di una città-prigione, quindi anche la proposta di liberarlo non basterebbe a spingerlo a darci informazioni sensate! Quindi spiegamelo: perché ti fidi di questa informazione e perché sei così sicuro che costui non sia in combutta con la Nuova Repubblica?"
Dorian fissò i suoi due colleghi con uno sguardo di sufficienza: "Chiedeteglielo voi stessi!" Replicò accendendo il proiettore per le olo-chiamate. 
Nel momento in cui apparve l'ologramma, tutti i presenti capirono al volo il motivo per cui la fiducia di Dorian fosse ben riposta: davanti ai loro occhi si manifestò l'immagine di un Hutt, ma non di un Hutt qualsiasi: il suo corpo era incredibilmente pulito e muscoloso, e sul suo bassoventre erano impiantate dodici zampe meccaniche terminanti in degli uncini.
La sua enorme bocca si spalancò in un sorriso e, in un buon basic, disse: "Salve amici! Vi stavo aspettando!"
Nell'evidente stupore dei suoi colleghi, Dorian intrecciò le braccia dietro la schiena e, ricambiando il saluto, esclamò: "Salve a te, Grakkus the Hutt!"

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Capitolo 6
*** Beviamoci su ***


Mathyas era già quasi sbronzo!
Dopo la battaglia i sergenti corazzati erano andati al loro bar privato, come di consueto dopo ogni missione. E come di consueto, Mathyas Ecoles aveva alzato il gomito fin da subito!
Senza le loro uniformi erano quasi irriconoscibili, ma mentre non erano in servizio preferivano tutti starsene in abiti civili. Tutti loro del resto erano molto più delle loro uniformi! Di questo Samak ne era certo!
I quattro della Blood Crow, riconoscibili grazie ad un tatuaggio che raffigurava la Morte Nera sul dorso della mano destra, erano tra le persone più diverse ed allo stesso tempo simili che si potessero incontrare! 
Samak Herr, nato nei bassifondi di Coruscant, aveva quasi quarant'anni ormai. oltre a un'ex moglie che si era unita alla ribellione e ad un figlio di dodici anni che odiava profondamente la madre. Lui quella sera beveva gratis: aveva collezionato il maggior numero di uccisioni certe, ma non avrebbe esagerato! Non voleva vedere di nuovo la faccia di suo figlio delusa nel vederlo rientrare fradicio!
Charro Mairan, figlio bastardo del Moff di Felucia, ripudiato dal padre e costretto ad arruolarsi, era un uomo talmente deluso dalla propria famiglia, che non voleva nemmeno che gli passasse per la mente l'idea di farsene una! Forte come un Rancor e matto come un Wampa, nella vita di tutti i giorni non avresti mai voluto averlo come amico! Ma sul campo di battaglia, non vi era alleato migliore!
Skrupp Sigurd, il giovincello del gruppo! Coi suoi ventun'anni riusciva sempre a far sentire anziani gli altri tre: essendo indubbiamente il più agile della squadra! Un assato ribelle aveva ucciso sua madre e la sua sorellina, ed ora lui voleva solo pareggiare i conti! Tuttavia in certi momenti, come quelli in cui l'alcool inondava le sue vene, diventava un ragazzo fragile e sensibile, tanto che più di una volta qualche ragazza se l'era portato via dal bar...chissà se era bravo con loro quanto lo era sul campo?
Ed infine Mathyas Ecoles, il portavoce della squadra! Lui era una spugna quando beveva, ma era il solo capace di fare battute anche quando il nemico ti aveva circondato! Nessuno sapeva se aveva famiglia o no, ma per lui era il solo argomento tabù: la sua vita privata era solo affare suo!
Samak finì il suo drink, poi controllò l'orario. Suo figlio sarebbe tornato a casa tra mezz'ora! Un ultimo bicchiere poi sarebbe andato da lui! Non era il caso di fermarsi più a lungo.
"Fammene un altro, droide!" Ordinò al barista robotico gettandogli il bicchiere: "Pagano loro!"
"Vai a farti fottere!" Gli rispose Charro mentre Mathyas crollava sulla sua sedia in preda ad uno spasmo di risate. 
Samak si gustò il drink...in fondo gli piaceva la sua squadra, pensò concedendosi di sorridere. Gli piaceva, ma appena la guerra sarebbe finita, dubitava che Cribe avrebbe avuto ancora bisogno di lui...chissà per allora cosa avrebbe fatto nella vita? 
Mah! Meglio non pensarci anzitempo! Scolatosi il bicchiere uscì dal locale e si incamminò verso il suo appartamento. Era una bella serata, in città tutti i soldati che avevan partecipato alla missione erano intenti a festeggiare. Era stata una bella vittoria, di sicuro! E si augurò in cuor suo che non fosse l'ultima!

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Capitolo 7
*** Ricordi ***


Cribe rientrò a casa quando ormai la notte era imminente. Mancava ancora un'ora e mezza alla cena, quindi decise di andare un momento nello studio, visto che a quanto pareva la figlia era fuori casa, dato che le luci erano tutte spente.
Quando aprì la porta, gli venne incontro K2-S4: un vecchio droide da battaglia imperiale che avevano riadattato come droide domestico; questi gli si avvicinò cigolando. "Bentornato a casa signore!" Disse con la sua inespressiva voce robotica. "Ho saputo della sua vittoria, i miei più sinceri complimenti!"
Cribe sorrise passandogli il soprabito: "Grazie K2! Come ve la siete passata qua?" Gli chiese mentre si sbottonava la camicia.
"La signorina ha invitato spesso amici e amiche qui in sua assenza signore!" Fu la risposta. "Mi aveva chiesto di non dirle niente, ma sono programmato per riconoscere i suoi ordini come prioritari rispetto a quelli della signorina!"
Al vecchio sfuggì un risolino. "Immaginavo, ma non temere! Sospettavo che l'avrebbe fatto!" Si incamminò verso lo studio con fare stanco. "Ah, K2! Mio figlio e la sua ragazza ci raggiungono per cena tra un'ora! Prepara qualcosa se non ti dispiace! E chiamami dieci minuti prima!" Aggiunse con un piede già nella stanza.
"Roger-Roger!" Rispose il droide incamminandosi verso la cucina.
 
*

Finalmente un po' da soli.
Lo studio più che un ufficio era un vero e proprio museo dei suoi ricordi. A Cribe piaceva di tanto in tanto rifugiarsi in essi, gli faceva tornare alla mente i bei tempi in cui la sua famiglia era unita e la sua vita più serena.
a stanza non era enorme, circa quattro metri per tre e mezzo, arredata con una scrivania, una poltrona, due sedie ed un mobiletto per i liquori, oltre ad una grande teca che occupava tutta la parete di destra. In essa spiccava un manichino che indossava la sua vecchia uniforme da viceammiraglio della Marina Imperiale. Vicino ad essa vi erano piccole scatole in legno con le varie medaglie e decorazioni ricevute nella sua carriera.
Erano in effetti molte, nemmeno Thrawn ne aveva accumulate tante! Ma per quante fossero, erano quasi tutte di importanza minima! Solo onoreficenze planetarie, dei vari piccoli sistemi in cui aveva debellato sacche di pirateria o di brigantaggio con azioni rapide e mirate. Non gli avevano mai offerto alcuna occasione di mettersi effettivamente alla prova, se non fosse stato per l'assenza di fallimenti, probabilmente non avrebbe nemmeno mai scalato la gerarchia Imperiale, ne era certo!
Lo sguardo gli si posò poi sull'unica medaglia davvero significativa: la corona d'oro della grande purga. Ottenuta durante il suo primo comando, quando aveva ucciso uno jedi scampato all'ordine 66! Ricordava benissimo quella storia, visto che gli chiedevano di continuo di raccontarla, ma ci era affezionato solo perché proprio grazie a quell'azione era stato ferito e portato nell'infermeria di una stazione imperiale in cui aveva conosciuto una giovane dottoressa che sarebbe diventata sua moglie non molto tempo dopo!
Si versò un bicchiere di Rum lothaliano e si sedette sulla poltrona sbottonandosi anche i pantaloni. Appena fu comodo, accese un piccolo olo-proiettore e si rilassò osservando le immagini: passarono nell'ordine le foto del matrimonio, quelle della nascita dei bambini, quelle della prima vacanza insieme...diamine quanto sembrava lontano quel periodo! E quanto sembrava diverso Cribe stesso!
all'epoca di Jakku erano passati solo quattro anni, ma guardando l'ammiraglio per come appariva ora rispetto alle foto più recenti, si sarebbe detto che ne fossero trascorsi una quindicina almeno. Malgrado i capelli brizzolati, fino a una decina di anni prima, Mhison era sempre stato quasi privo di rughe, ora invece ne era pieno. La chioma si era poi imbiancata quasi completamente, lasciata crescere più del solito, così come la barba, lo faceva sembrare molto più anziano. A tutto questo si aggiungeva anche la pancia, cresciuta anch'essa negli ultimi anni. Se qualche tempo prima era stato un vigoroso uomo di mezza età, ora sembrava solo un vecchio rammollito. Un vecchio rammollito prossimo a divenire nonno per giunta!
Si scolò il bicchiere. Poteva anche sembrare tale, ma le sue recenti vittorie avevano dimostrato che sul campo di battaglia era ancora molto valido, quindi non era ancora arrivato il momento per ritirarsi! Si alzò dalla poltrona, diede un bacio alla proiezione dell'immagine della moglie e si riabbottonò camicia e pantaloni. Bisognava guardare avanti nella vita! Si disse mentalmente.
Ora doveva prepararsi ad accogliere i suoi ospiti... il commodoro May avrebbe dovuto vuotare il sacco sulla gravidanza prima o poi. Quindi era ora di vedere se non aveva perso smalto negli interrogatori!

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Capitolo 8
*** Interrogatorio ***


"Vi dico che è stato lui!" La donna dietro le sbarre sembrava abbastanza convinta di quello che diceva, ma Ackbar non ne era del tutto certo. Malgrado quello che si dicesse di lei, Ciena Ree era stata un'imperiale, quindi l'ammiraglio diffidava!
"Come puoi esserne sicura?" Le domandò cercando di abituarsi all'aria del carcere, troppo asciutta per la sua pelle. "Sono centinaia gli ufficiali imperiali sulla nostra lista dei ricercati!" La fissò severo: "Come lo eri anche tu!"
La donna sospirò scocciata: "Tra sei mesi mi dovreste concedere la libertà!" Disse sistemandosi i folti capelli ricci. "Per quale motivo dovrei mentirvi?"
"Libertà vigilata!" La corresse il Mon Calamariano. "A patto che non lasci il pianeta, e solo grazie al fatto che il tuo fidanzato ha garantito per te!"
"Lo so! Lo so!" Sbuffò Ciena gettandosi sulla sua branda. "Comunque ve lo ripeto! La presenza dei cedaveri gettati nello spazio, mi fa sorgere un sospetto più che fondato!" Si mise a sedere per fissare Ackbar negli occhi: "Dodici anni prima della distruzione della Morte Nera, quando era al suo primo comando, Cribe prese la plancia di una nave nemica, e dopo aver levato l'aria dal resto della nave eiettò chiunque si trovasse a bordo tranne il suo piccolo equipaggio! Chiunque sia stato o è lui, o ha studiato le sue tattiche, e francamente non so quale sia l'opzione peggiore per voi!"
"Il tuo sarcasmo non mi è di aiuto ragazza!" Replicò l'ammiraglio dopo aver notato che la sua pelle iniziava a seccarsi. "Ma studierò la scheda di quest'uomo!" 
Si alzò dallo sgabello e le voltò le spalle, ma dopo due passi si arrestò.
"Un momento!" Disse pensieroso: "Perchè prima hai detto di esserne sicura?" 
Ciena sorrise: "Non ve l'avevo detto? Mentre la mia nave precipitava su Jakku, quando mi avete catturato, ho sentito un messaggio sulla frequenza della plancia!" Spiegò fingendosi stanca. "Questo messaggio era da parte sua! Cribe ci osservava! E quando ha capito che l'esito era segnato ha fatto la sua mossa!" Fissò Ackbar come se fosse un bambino: "C'è altro?"
 

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Capitolo 9
*** Missioni (parte 1) ***


Spazio profondo
"Coordinate inserite!" Esclamò l'uffciale di rotta, un elomiano ventunenne con una gamba robotica. "Siamo pronti al salto!"
"Molto bene, eseguitelo!" Ordinò Dreks Thorn, comandante della piccola squadra, ossia la flotta degli incrociatori classe Gozanti, al quale era stato ordinato di eseguire la missione su Megalox Beta.
La nave, abilmente camuffata per sembrare uno dei numerosi Gozanti caduti in mano alla Nuova Repubblica, sfrecciò attraverso lo spazio, trasformando le stelle in scie luminose e poi in una sorta di canale azzurro. 
Thorn, con indosso un'uniforme della marina repubblicana recuperata nelle precedenti missioni, si sedette sulla poltrona del comandante lisciandosi i folti baffi che si era fatto crescere. Aveva trentasei anni ormai, ed era agli ordini di Cribe da undici: e come il suo ammiraglio, anche lui aveva ormai da tempo maturato un forte odio per i ribelli...ma non certo per tutti...una di loro beh, gli ricordava un certo paio di avventure in cui si erano scontrati...ma questo ormai era il passato! Scosse la testa cercando di non pensarci più: ora doveva concentrarsi sul presente!
Nella stiva di poppa trasportavano un carico di piccoli blaster, fanghi in polvere (Thorn si domandava a cosa potessero mai servire in una prigione) e cinque casse di gambe meccaniche senza sagomazione umana. Un carico di un certo valore in effetti, ma il cui scopo, soprattutto della seconda parte del carico, era piuttosto incerto. 
"Quanto tampo ci vorrà per arrivare a destinazione?" Domandò sbadigliando per la noia.
"Sedici ore comandante!" Gli disse il tenente Ferow, primo ufficiale di quella nave.
"Bene, allora vedo a riposare un po'! " Esclamò alzandosi dalla poltrona. "Svegliatemi tra otto ore! Dovremo essere in perfetta forma per la missione!"
Non attese risposte dai suoi uomini, uscì dalla plancia e se ne andò in cabina. 

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