Il lupo perde il pelo ma non il coraggio

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ululato della speranza ***
Capitolo 2: *** Una nuova giovinezza ***
Capitolo 3: *** Rivangare il passato ***
Capitolo 4: *** Lo spregio degli animali ***
Capitolo 5: *** Il prezzo dell'onore e del coraggio ***



Capitolo 1
*** L'ululato della speranza ***


Boris ascoltava il freddo fragore del vento e la sua voce strozzata mentre si vibrava nell’aria.
Da molti giorni Nome non riusciva a spuntare il sole.
Anche se i bambini si divertivano immerse nel loro passatempo in mezzo alla neve, la felicità sembrava essere scomparsa.
Nulla era più come prima per l’eroe della cittadina di Alaska.
Il tempo scorre per tutti e lui non era da meno.
Suo zio cercava di farlo rinvigorire e di distrarlo in tutti i modi, ma era inutile.
Il destino è segnato per tutti, ma perché vivere così malamente?
In fondo Balto aveva ancora una famiglia e dei giovani amici su cui poteva contare.
L’astio della vecchiaia l’avevano reso così arrabbiato con il mondo?
< Balto… >
La vecchia oca si avvicinava ad uno stanco cane – lupo mentre aveva espressamente desiderato di non venire disturbato da nessuno.
< Balto, sei sveglio? >
< No, Boris… Sono assorto nei miei pensieri ad occhi chiusi. >
< Vuoi un parlare con me per un po’? >
< E cosa cambierebbe? >
< Magari potrebbe aiutarti a distrarti in qualche modo… Cose che attanaglia la tua mente? Il fatto di essere diventato inutile? >
< Ovvio che no. Non ho mai sognato di essere un eroe. Volevo solo una vita normale e una famiglia a cui prendermi cura… Ma dopo che Jenna se n’è andata dopo quell’incidente, la mia vita non è stata più la stessa. >
< Ti capisco mio caro, ma purtroppo la vita va avanti. >
< Non per me… Tra poco sarà la mia ora e non aspetto altro che venga quel momento fatidico. >
A Boris non gli piaceva quando suo nipote parlava così.
< Vorresti andartene prima di me? >
< Mi dispiace zio, ma non ho più nessun legame in questa città. >
< La gente non si è mai dimenticata di te, Balto. Molti ne parlano ancora in giro per la città. Per loro sei un immortale. >
< Davvero? Eppure a questo punto crederanno che io abbia fatto una brutta fine. >
< Non posso dialogare con gli umani, ma mi piacerebbe dirgli che sei solo qua all’interno duna nave naufragata a deprimerti in maniera vergognosa. Vai dritto alla luce del sole e fatti vedere! Non puoi rimanere qui! >
< Boris, ti prego di lasciarmi stare. Non chiedo molto. >
< Ti lascerò stare quando mi avrai ascoltato. >
< Perché non vuoi capire? Io non faccio più parte di quel mondo! La mia vita è questa. Sono nato solo e morirò da solo. Adesso non voglio più tornare sull’argomento. >
Boris fu molto scosso dalle parole del cane – lupo che se avesse avut0o la forza di rispondergli a tono, lo avrebbe preso a schiaffi.
< Non capisci il senso della vita, Balto… E questo mi dispiace molto. >
< Ho capito tutto dalla vita, invece: la vita ti da’ e ti prende quello che vuole. Ma io non meritavo un simile destino. >
< Lo so. Tutti quelli a cui teniamo vorremmo che rimanessero per sempre accanto a noi… Purtroppo questo fa parte di noi esseri viventi. Si nasce, si cresce e si muore. >
< Grazie per il senso della vita e il suo ciclo, zio. Adesso posso tornare a riposare in pace. >
< Riposerai in pace una volta morto. >
< Non dire così, Balto! >
< Adesso mi hai stancato veramente, zio! >
Facendo un balzo per lasciare la nave, Balto si diresse il più lontano possibile dalla voce insistente di suo zio, mentre il freddo pungente diveniva sempre più insopportabile.
 
 
La notte era illuminata dalla fioca luce delle stelle che brillavano nel cielo.
Il vecchio cane – lupo non aveva mai visto tanta bellezza da molti anni.
L’ultima volta che aveva visto le stelle era con la sua Jenna.
“I momenti indimenticabili non si cancellano mai… Jenna, mi manchi tantissimo.”
Nel vedere quel bellissimo cielo, Balto si ricordava il momento in cui era felice insieme a lei, fino a quando un incidente ha cancellato per sempre quei momenti splendidi.
Balto non voleva mai raccontare quella storia, anche se tutti sapevano bene com’era andata.
La ferita non si era mai rimarginata, anzi la cicatrice era sempre dolorosa.
“Devo superare questo brutto momento che sembra non finire mai… Ma come posso fare? Non ho nessuno che possa davvero capire come mi sento.”
Nel mentre continuava a deprimersi tutto solo, un ululato nelle vicinanze lo riscosse dai suoi pensieri.
Sembrava quasi un segno da seguire a cui non poteva sottrarsi.
Seguendo la forza in cui l’ululato diventava sempre più forte, Balto arrivò vicino ad un piccolo lago ghiacciato mentre si stava sciogliendo.
In mezzo a quel lago però, un giovane lupo indifeso cercava di rimanere a galla con le sue residue forze.
Vedendo come soffriva, Balto non poteva tirarsi indietro.
Il suo coraggio si era riacceso all’istante come una scintilla assopita da tempo.
Immergendosi nelle acque fredde del lago, Balto riuscì a trascinare non senza difficoltà il povero animale in pericolo.
Ancora non riusciva a capire dove avesse trovato tutta quella forza e quelle energie, ma non era il pensiero più importante: anche senza la testimonianza di nessuno, Balto aveva portato a termine un salvataggio insperato.
< Ehi, stai bene? >
Dopo aver fatto uscire tutta l’acqua inalata con colpi di tosse, il lupo riaprì gli occhi fissando la figura sfocata del suo salvatore.
< Meno male. Ho temuto molto per la tua vita. >
< Ma cos’è successo? >
< Stavi affogando sulle rive di questo lago. Non sai che il ghiaccio è molto sottile in questo periodo? Non siamo più nel gelido inverno. >
< Scusa. Volevo riuscire a pattinare come fanno gli esseri umani. >
< Con scarsi risultati, presumo… Hai rischiato la vita in maniera stupida. Non farlo mai più. >
< Sì, adesso ho capito la lezione. >
Dopo quella breve ramanzina, Balto si apprestò a riprendere la sua strada di solitudine.
< Ehi, aspetta un momento > gli fece il lupo.
< Che cosa c’è? >
< Ci siamo visti da qualche parte? >
< Non lo so. Io non ti ho mai visto prima d’ora. >
< Eppure il tuo viso non mi è familiare. Sei di queste parti? >
< Di solito vado e vengo > mentì Balto facendo il vago.
< Come ti chiami? >
< Ecco io… il mio nome è Rubus. Il tuo invece? >
< Arly. >
< Piacere di conoscerti, Arly… Adesso scusami tanto ma devo andare > rispose frettolosamente il cane – lupo per la paura di venire scoperto.
< Ok… Spero di vederti ancora in giro, Rubus. >
< Non ci contare, Arly. Sono uno spirito libero… e purtroppo non mi manca molto da vivere? >
< Perché? Sei forse malato? >
< No, peggio: sono vecchio. >
< Quanti anni hai? >
< Non lo so. Non ho mai tenuto il conto… E sinceramente preferirei non parlarne. >
< Capisco. Comunque spero davvero di rivederci presto. Se te ne vai, potresti avvertirmi. La mia tana non è molto lontano da qui. >
< Vedrò di ricordarmelo > disse infine Balto prima di scomparire dalla vista del lupo senza riuscire a capire come fosse nata quell’amicizia spontanea che avrebbe legato lui e il suo nuovo amico

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Capitolo 2
*** Una nuova giovinezza ***


Balto ritornò verso la sua dimora mentre le gambe gli cedevano dalla troppa fatica.
Il povero cane – lupo riusciva a malapena a camminare normalmente senza fare troppi sforzi, ma dopo aver salvato la vita ad un suo simile, sentiva che il suo momento di lasciare per sempre il mondo conosciuto, stava per finire.
Non aveva nessuna intenzione di curarsi, limitandosi a vivere in povertà e a mangiare quel poco che gli bastava per rimanere lucido.
Tutti questi suoi modi di fare non piacevano per niente a suo zio Boris che continuava a spremerlo e a stressarlo per ogni movimento che faceva.
< Balto, dove diavolo sei stato? Ti ho cercato dappertutto. >
Ma l’animale si limitò a non rispondere, accasciandosi a terra senza energie.
< Balto, che cosa ti prende? Perché hai il respiro affannato? >
< Ho molto freddo > rispose il cane – lupo con tono flebile < La mia lunga passeggiata mi ha completamente stremato. >
< Tu sei un folle! Non dovevi andare così lontano, specie con questo freddo. >
< Hai ragione, Boris. >
Ma quando l’oca notò che era zuppo di acqua, la sua rabbia e la sua preoccupazioni crebbero ancora di più.
< Tu non sei stato solo a fare una passeggiata. Dimmi la verità una volta per tutte. >
< Te l’ho detto: sono stato a fare una passeggiata e mentre camminavo non mi sono accorto che il ghiaccio sotto di me era molto sottile e di conseguenza sono caduto in un piccolo lago. >
< No, non è vero. Non è da te… Tu fiuti sempre un pericolo di questo genere. Dimmi realmente le cose come stanno! >
< Zio Boris, se vuoi continuare a farmi la paternale, forse è meglio che ritorni da dove sei venuto. >
< Balto, lo vuoi capire che mi preoccupo per te? >
< Lo so, ma non ce n’è bisogno. Io sto bene così. >
< La temperatura del tuo corpo sta salendo in maniera vertiginosa. Secondo me hai la febbre. >
< Lo credo anch’io. Ci sono alcune coperte qui in questa nave abbandonata. >
< Certo. Vado a prendertele subito e ti accendo un bel fuoco che ti riscalderà a dovere. >
< Ma così non rischiamo che la nostra abitazione prenda fuoco? >
< Non m’interessa. Tu hai bisogno di scaldarti in qualche modo e il fuoco è la maniera più veloce per farlo. Lascia fare a me. >
 
 
Mentre Balto era immerso nei suoi pensieri senza mai confessare a suo zio l’azione eroica di quel pomeriggio, Boris gli preparò anche un brodo caldo che l’avrebbe rimesso al mondo in poco tempo.
< Per fortuna che sei tornato qui in tempo, altrimenti saresti morto di freddo. >
< Ho sentito temperature molto più basse di queste > preciso Balto.
< Forse, ma quando eri in giovane età. Adesso sei invecchiato e… >
Quando Boris sottolineava che suo nipote era vecchio, quest’ultimo si deprimeva ancora di più.
< Mi dispiace. Non avrei dovuto dirlo. >
< Sì, non avresti dovuto. >
< Balto, hai ancora un po’ di tempo dinanzi a te. Non sprecarlo suicidandoti o facendo cose stupide. >
< Zio, se solo tu sapessi… >
< Ma mi dici che cosa mi stai nascondendo? >
Nel mentre l’oca e il cane – lupo erano nel bel mezzo della conversazione, alcuni rumori di passi risuonarono nelle vecchie orecchie di Boris.
< Qualcuno sta entrando. >
Alcuni secondo dopo, una creatura simile a Balto si avvicinò vero di loro con fare guardingo.
< E tu chi saresti mai? > domandò Boris.
< Mi scusi disturbarla, ma sono venuto qui per Rubus. >
< Rubus? E chi sarebbe questo Rubus? >
< Arly, che cosa ci fai qui? > domandò Balto con tono flebile e molto debole.
< Rubus, allora sei vivo! > fece l’animale al colmo della gioia < Credevo che le fredde acque di quel lago ti avessero fatto prendere un brutto malanno, o peggio ancora ucciso. >
< Sto bene. Almeno per ora. >
< Sei davvero grande, Rubus. Ecco, ti ho portato qualcosa da mangiare. L’ho rubata alla macelleria qui vicino. Devo dire che fanno un’ottima carne visto che ho avuto la possibilità di mangiarla anch’io. >
< Non avresti dovuto farlo > rispose Balto con tono deciso.
< Come? >
< E’ sbagliato rubare… Perché hai commesso un crimine del genere? >
< Ti ho visto andartene via tutto solo in maniera malinconica e afflitta e ho subito capito che eri un tipo solitario che stava cercando un po’ di cibo. Per questo ti ho portato qualcosa da mangiare. >
< Balto, mi dovresti spiegare un po’ di cose > fece Boris prima di venire interrotto.
< Zitto, per favore > rispose frettolosamente Balto.
< Balto? Chi è Balto? >
< E’ il mio soprannome che mio zio mi ha dato quando ero molto piccolo > mentì l’animale < E comunque ti pregherei di non farlo mai più. Anche se vivo in condizioni miserabili, me la sono sempre cavata in ogni frangente. Non ho bisogno che qualcuno rubi per me. Adesso hai capito? >
< Sì… mi dispiace tanto. >
< Hai fatto una cosa sbagliata, giovanotto > s’intromise Boris < Ma non te ne faremo una grande colpa. Basta che non ti permetti di farlo mai più. >
< D’accordo. Adesso ho capito la lezione. >
< Molto bene. >
Vedendo in quale maniera stava tossendo Balto, Boris capì che le sue condizioni erano peggiorate in maniera considerevole.
> Balto, che cos’hai? Non ci lasciare. >
< Non sto morendo, zio. È solo che le mie energie si stanno affievolendo. >
< Forse posso esserti d’aiuto questa volta > fece il nuovo amico di Balto.
< Che hai intenzione di fare? >
< Hai bisogno di distrarti e di sentirti giovane. Magari se guardi me, potresti sentirti meglio. Guarda che cosa so fare. >
Con un balzo repentino, Arly saltò giù dalla nave per poi schivare la fredda neve saltando su alcune rocce acuminate che si trovavano nelle vicinanze.
< Rubus, ce la fai a guardarmi? >
< Rubus non ha bisogno di vedere queste sciocchezze! > sbraitò Boris < E’ molto malato e ha bisogno di cure! >
< Boris, non ti arrabbiare. Sta solo facendo qualcosa per il mio bene.>
< Non so perché ti fai chiamare con quello stupido nome, ma il tuo nuovo amico deve finire di importunarci. >
< Mi faccio chiamare Rubus perché non voglio che capisca chi sono veramente. >
< Dopo averti chiamato con il tuo vero nome, credo che ormai non lo capisca affatto. È molto giovane questo Arly. Magari non ha mai sentito parlare di Balto che ha salvato la cittadina di Nome. >
< Sì, hai ragione Boris. Credo di essere stato definitivamente dimenticato. >
< Adesso però non ci pensare e vedi di rilassarti. Forse riesco a trovare qualcosa che possa contenere la tua febbre. >
< E come pensi di fare? >
< Magari trovando alcune erbe mediche in città. >
< E da chi ti faresti aiutare? Sei un’oca parlante. Non puoi conversare con gli umani. >
< Cercherò di trovare un modo… Però ho bisogno che qualcuno rimanga qui a farti da veglia. Ho un’idea! >
Richiamando Arly, Boris lo pregò di non perderlo di vista per nessun motivo.
< Tornerò molto presto. Se la situazione precipita, mettigli una nuova benda sulla fronte. Lo farà stare meglio. >
< D’accordo, Boris. Io e Rubus dobbiamo conoscerci ancora meglio e questo è il momento adatto. >
< Non farlo sforzare troppo, d’accordo? Ha bisogno di stare fermo. >
< Parleremo. Non faremo altro. >
< Vedrò di fidarmi > rispose Boris squadrandolo malamente < Ci vediamo più tardi… E tu vedi di resistere… Rubus. >
< Farò del mio meglio, zio. Non ti preoccupare > rispose Balto prima di richiudere gli occhi.
< Se vedi che ha bisogno di dormire come adesso, vedi di non disturbarlo. Mi sono spiegato? >
< Va bene, nessun problema. >
< E tieni acceso il fuoco. Non permettere che si spenga. >
< Recepiti i messaggi. Ce dell’altro? >
< No, non credo… A tra poco. >

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Capitolo 3
*** Rivangare il passato ***


Arly manteneva il silenzio mentre Balto cercava di prendere un po’ di sonno.
Al giovane cane – lupo dispiaceva moltissimo vedere un suo simile ridotto in quelle condizioni.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per rivederlo felice.
Ma la felicità era ben lontana negli occhi della leggenda vivente di Nome.
< Ragazzo, sei ancora qui? > domandò Balto con voce flebile.
< Certo, Rubus. Sono qui vicino a te. >
< Chiamami Balto. È questo il mio vero nome. >
< Che cosa? ma io credevo… >
< Non hai ancora capito chi sono veramente? >
< No… Avrei dovuto? >
< Sono il salvatore di questa città. Forse eri ancora molto piccolo quando sono riuscito a portare qui la medicina contro la difterite e non sono il tipo che si vanta per i gesti passati, ma grazie a me e all’aiuto dei miei compagni, siamo riusciti a dare un futuro alla gente colpita da questa malattia. >
Arly fu molto colpito dalle parole del suo vecchio amico.
< Non avrei mai creduto che… wow. Ma perché non me ne hai parlato prima? >
< Perché voglio essere ricordato come un animale normale che sta cadendo in disgrazia invece che un eroe. La gloria non fa per me. >
< E di conseguenza mi hai mentito sul tuo nome? >
< Sì… Hai ragione a guardarmi così. Mi sono comportato in maniera molto stupida. Ma purtroppo il mio nome talvolta è peso come un macigno… un macigno che a malapena riesco a sopportare. >
< Non ti preoccupare, Balto. Non te ne faccio una colpa. >
< E comunque questo non è un problema insormontabile che ha reso la mia vita un vero inferno. Il mio passato è costellato da un momento di tale dolore che non sono riuscito ancora a superare del tutto. >
< A cosa ti riferisci? >
< Non so se voglio parlarne… A dire la verità vorrei continuare a far finta di nulla… ma non posso continuare così. >
< Balto, come tuo amico, sono disposto ad ascoltarti e ad aiutarti in ogni frangente. Dimmi che cosa posso fare… >
< Purtroppo niente. Ma se quella maledetta notte di cinque anni fa’ tu fossi stato presente, magari la mia vita non sarebbe stata così inutile e priva di felicità. >
Dopo un lungo respiro profondo, Balto era pronto per parlare per la prima volta del suo passato ad uno che considerava ancora un estraneo.
< Boris non vorrebbe mai che io ti facessi faticare… Se non te la senti, non sei tenuto a parlarmene. >
< Non ti preoccupare. Ce la faccio > rispose Balto tossendo.
< Ok… Vado a prendere un po’ di legna prima che il fuoco si spenga. >
< No, non andare. Non sopporto di rimanere solo in questo momento. >
< Ma il fuoco… >
< La fiamma non si spegnerà. Tranquillo. >
Vedendo gli occhi imploranti di Balto, Arly capì che non era saggio disubbidire al suo volere.
< Come vuoi tu… >
Mentre Balto cercava di immergersi una seconda volta del suo passato oscuro e maledetto, gli pesava molto ricordare la figura di Jenna in vita mentre scorrazzava nelle vie di Nome.
< Era una notte come tutte le altre bella piccola cittadina dell’Alaska.
La popolazione stava attraversando un periodo di pace e di prosperità, mentre noi cani da slitta eravamo ancora ricordati come dei grandi eroi.
Ma dopo aver abbandonato per sempre quel mondo, decisi che il mio unico futuro era di rimanere in compagnia della mia dolce metà che mi aveva fatto innamorare della vita.
In quegli anni non mi ero mai sentito così bene… ma quando mi risvegliai dalla cruda realtà, capii troppo tardi che il male era sempre dietro le mie spalle… >
< Ecco qua alcune medicine che sono riuscito a prendere in farmacia > fece Boris entrando di gran carriera interrompendo suo nipote.
< Zio… giusto in tempo per ascoltare la mia storia. >
< Quale storia? Ti sei finalmente deciso… >
< Sì, esatto. Ma adesso ti pregherei di non interrompermi. È molto importante. >
< Va bene. Vedrò di non farlo > fece l’oca zittendosi all’istante per alcuni secondi < Però prima non potresti prendere la tua medicina? Ti sentirai un po’ meglio. >
< Nessuna medicina potrebbe guarirmi in questo momento, zio. Solo il peso di questo passato. >
< Capisco… Vai pure avanti. >
< Dopo che ho parlato con Jenna e abbiamo deciso che il mondo dei cani da slitta non faceva più parte di me, non smetteva giorno che io non rimanessi in sua compagnia.
Ragazzi, dovevate vedere che cane era la mia piccola Jenna: il mio angelo custode e la luce della mia speranza che illuminava la mia via… Ma quando la luce si spense in quella notte d’inverno a causa di un doloroso incendio, il risveglio brusco dalla cruda realtà era troppo insopportabile. >
< Balto, mi avevi sempre detto che Jenna era morta a causa di un tumore > fece l’oca con tono serio.
< No, zio. Ti ho mentito. >
< Boris, tu non eri qui a Nome quando è accaduto questo fatto? > domandò Arly.
< No. Era tornato nella mia amata Russia per ricongiungermi con alcuni miei parenti dopo molti anni. Sono stato via per un periodo, ma non avrei mai immaginato che una tale disgrazia avesse attaccato il mio povero nipote… Continua pure, Balto. >
< Tanto non avresti potuto fare niente, zio. Il destino nefasto era stato ormai scritto sulla mia pelle… Dopo quel brutale incendio che distrusse la casa dei padroni di Jenna e mi rubò la vita del mio dolce angelo, sentii che la mia vita non aveva più un senso ormai.
Non ebbi nemmeno il tempo di dirgli addio… Il suo corpo era stato completamente carbonizzato.
L’unico suo resto rinvenuto è questa bandana che negli ultimi anni ha coperto il dorso del mio corpo. >
< Balto, non so cosa dire… >
< Adesso conoscete perché il mio astio contro questa vita ingiusta è stato così malevolo con me. Non vedo l’ora di ricongiungermi con la mia amata una volta per tutte. Il mio periodo su questa terra è concluso. >
< Balto, ti prego di non dire simili dicerie > lo redarguì Boris.
< Anche tu diresti queste parole se tu ti trovassi nella mia situazione, zio. Non contraddirmi. >
< Forse è vero… Ma devi anche capire che mancheresti agli animali vicino a te. >
< E come se non bastasse, dopo quel fatto non ho mai messo piede all’interno della cittadina di Nome… La volontà degli esseri umani fu talmente brutale che ho sempre dato la colpa dell’incidente ad ognuno di noi.
Non poteva essere una semplice fatalità. >
< Credi davvero che si possa trattare di omicidio? >
< E cosa sennò? Qualcuno ha voluto sbarazzarsi di Jenna e dei suoi padroni perché erano divenuti scomodi in qualche modo. Ne sono certo. >
< Questo non potrai mai saperlo perché non hai nessuna prova, Balto. >
< Mi piacerebbe indagare a fondo in questa storia… Ma sono troppo vecchio per farlo e la verità mi brucerebbe più della morte della povera Jenna. >
Guardando gli occhi pieni di dolore di Balto, ad Arly gli venne in mente un’idea che lo avrebbe aiutato nella sua causa.
< Balto, tuo zio ha ragione: devi solo pensare a guarire e a ritornare in forze: magari posso aiutarti io a trovare il vero colpevole. >
< No, Arly. Ti ho appena detto che non voglio sapere la verità. Crudele o benevole che sia. >
< Ma potresti essere in pace con te stesso > insistette il cane – lupo < Gli abitanti di Nome te lo devono. >
< Mi devono un sacco di cose! > protestò Balto con cove flebile < Ma non gli ho mai chiesto niente e non intendo farlo. Quindi stanne fuori, per favore. >
< Balto ha ragione, ragazzo. Non sono cose che ti riguardano… E adesso lascialo riposare. Parlare di questa storia l’ha stancato molto. >
Con lo sguardo distrutto che si era dipinto anche sul viso di Arly, il giovane cane – lupo non avrebbe mai permesso che l’eroe della città che aveva salvato la vita a decine di persone dalla difterite, potesse continuare a deprimersi nel suo completo dolore.
Aveva bisogno di giustizia alla svelta prima che l’ultimo briciolo di dignità rimasto della cittadina dell’Alaska potesse scomparire per sempre e prima che il tramonto della vita di un eroe potesse conoscere la fine del suo cammino tormentato.

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Capitolo 4
*** Lo spregio degli animali ***


Facendo un giro per le vie di una città che dopo un inverno duro passato nella città di Nome, i cittadini stavano tornando piano piano alla normalità.
Arly, che non conosceva per niente la cittadina, doveva farsi aiutare dai suoi simili se voleva intraprendere la scoperta della verità.
Ma guardando attentamente i loro modi di fare, intuì che il loro egoismo e la loro superbia sarebbero stati un grave ostacolo per la ricerca di giustizia.
Il tutto lo capì facendo alcune domande sospettose ad un vecchio cane da slitta che cercava di sgranocchiare il suo osso dopo una notte passata a digiunare.
< Mi dispiace disturbarti, ma ho bisogno di alcune risposte sul fatto dell’incendio di cinque anni fa’ dove perse la vita Jenna e la sua famiglia. >
< E tu come fai a sapere tutto questo? >
< Girano alcune voci in città che ne parlano. Io sono nuovo di qui. >
< Mi sembra molto difficile visto che essendo il più vecchio animale del posto, nessuno si azzarderebbe mai a parlare di questa storia. >
< Perché? >
< Perché dobbiamo avere rispetto dei morti. Ecco perché. >
< E tu preferisci non fare giustizia in tutto questo? Non pensi che Jenna e la sua famiglia… >
< Io penso che dovresti stare al tuo posto, ragazzo. Non vorrai nemicarti gli altri animali di questa zona, suppongo. Il tuo soggiorno potrebbe diventare molto problematico. >
< Mi sta forse minacciando? >
< No. Il mio è solo un avvertimento… Anche perché non so come ti chiami. >
< Arly. Il mio nome è Arly. >
< Io invece mi chiamo Stanley… Cerca di ascoltare le mie parole, Arly. È per il tuo bene. >
Il giovane cane – lupo aveva capito che la situazione era più misteriosa di quello che voleva far intendere l’animale più vecchio della città.
Ma davvero si sarebbe fermato alle sue minacce?
< D’accordo, vedrò di non parlarne più… Però potrei sapere dove sorgeva l’abitazione di quella povera famiglia disgraziata? >
< Proprio qui dietro di noi > fece Stanley indicando alcune carcasse sparse per il territorio.
< Grazie. >
Fissando in maniera impercettibile come si poteva costruire quel ricordo, Arly cercò se ci potessero essere alcuni indizi che potessero ricollegare all’evento tragico di quella notte.
Ma purtroppo era passato molto tempo e i segni di un indizio erano inesistenti.
Mentre Arly era impegnato a scovare una verità seppellita da tempo, Stanley non gli mollò gli occhi di dosso, mettendo in allarme tutti i suoi amici e radunandoli segretamente.
< Quell’estraneo si sta mettendo in guai molto grossi > fece Stanley ai suoi amici < Dobbiamo fargli capire che non deve scherzare con noi. >
< E soprattutto dobbiamo scoprire com’è arrivato a scoprire questo fatto. >
< Dev’essere stato Balto, non c’è dubbio. >
< Balto, Stanley? Ma credevamo che fosse morto di vecchiaia nella sua abitazione fuori città. >
< Credevamo, ma purtroppo non è così. Teniamo gli occhi bene aperti. Quell’estraneo non deve immergersi nei ricordi della povera Jenna e della sua famiglia. >
< Stanley, vuoi che lo tieni d’occhio? >
< Sì, Burt. Sarebbe meglio. Fammi sapere se ci sono informazioni che potrebbero risultare… rilevanti. >
< Senz’altro. >
 
 
Appena Arly concluse il suo giro panoramico della città di Nome mentre gli animali lo fissavano con disprezzo, decise di tornare verso Balto per parlargli di quello che poteva avere scoperto.
Ma prima di imbattersi nel vecchio cane – lupo, Arly dovette fare i con ti con Boris.
< In città girano strane voci sul tuo conto, Arly. >
< Che cosa vuoi dire, Boris? >
< Dico solo che non devi ficcare il naso in faccende che non ti riguardano > rispose l’oca a muso duro < Adesso avrai capito che gli abitanti di questa città stanno tenendo nascosto il tutto. >
< Certo che l’ho capito. E ti sembra giusto da parte tua? >
< Ovvio che no. Ma non possiamo metterci contro di loro. Sono gli individui più influenti di Nome. >
< Non m’interessa. Questa decisione deve essere risolta al più presto. >
< Ascoltami bene una volta per tutti Arly: è troppo pericoloso anche per te. Anche se sei giovane e non vecchio o senza cervello come me o Balto, questo non vuol dire che avrai un brusco risveglio quando tutti gli animali di questa città si alleeranno per distruggerti. Decideresti davvero di andare avanti in questa storia? >
< Lo devo a Balto, Boris. Lui mi ha salvato la vita. >
< Ma non ti ha chiesto niente per sdebitarsi! >
< Lo so, ma non posso fare l’indifferente. Balto vuole arrivare a scoprire la verità su Jenna e la sua famiglia e non mi fermerò al riguardo. Parola mia > disse Arly prima di correre verso l’abitazione del suo eroe.
 
 
Una volta giunto dinanzi alla nave incagliata nel ghiaccio, Arly era pronto per parlare con Balto.
Ma prima che potesse salire a bordo, il povero cane – lupo fu colpito da alcuni individui dietro le sue palle mentre cercava di parlare a gran voce e farsi sentire dal suo amico.
< Credevi che non fossimo mai arrivati a tal punto? Io ti avevo avvertito, ragazzo. Non cacciarti in guai che non ti riguardano. >
< Ma chi sei? Stanley? >
< Il mio nome non avrà importanza se ascolterai le nostre parole. Faremo finta di niente se acconsentirai a lasciare la cittadina di Nome e fare finta che niente fosse successo. Hai capito dove voglio arrivare, Arly? >
< Ma perché state facendo tutto questo? Chi state proteggendo? >
< Non ti deve riguardare! Lascia immediatamente Nome! Per il tuo bene > disse infine l’animale misterioso prima di radunare i suoi compagni in quella folle imboscata.

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Capitolo 5
*** Il prezzo dell'onore e del coraggio ***


Sentendo alcuni ululati e boati nelle sue vicinanze, Balto trovò la forza di rialzarsi e ad accorrere verso il suo amico Arly che era stato ferito in maniera grave.
< Arly, che ti è successo? >
< Balto… Riesci ancora ad essere nel momento giusto al posto giusto per salvarmi. >
< Non dire così. Se potevo salvarti, dovevo accorrere prima. >
< Non è colpa tua, non preoccuparti. Ah! >
il povero Arly aveva le costole incrinate e si muoveva a malapena.
< Chi ti ha fatto questo? >
< Non lo so. Avevano il volto coperto… Però ho alcuni sospetti. >
< Parlamene più tardi. Adesso hai bisogno di riposarti e di venire medicato. Fortunatamente Boris ha portato alcune rimedi che possono esserti utili. >
< Non so davvero come sdebitarmi. >
< Vieni con me. Ce la fai a camminare. >
< Ci provo. >
Ma appena Arly metteva le sue zampe nella fredda neve, quest’ultimo cadeva malamente e dolorante.
< Io non ce la faccio a portarti dentro. Ma forse mio zio può aiutarti. Boris! >
Sentendo il richiamo del cane – lupo, la vecchia oca accorse immediatamente.
< Balto, che succede? >
< Vieni subito qui. Arly è ferito. >
Non facendo altre domande, Boris acconsentì a tale richiesta mentre le sue preoccupazioni crebbero ancora di più.
< Com’è successo tutto questo? > domandò l’oca.
< Un’imboscata. Ma adesso non c’è tempo per spiegare. Arly ha bisogno di cure. >
 
 
Trascinando il povero animale dolorante dinanzi ad un fuoco caldo mentre Boris lo stava curando, Arly non riusciva ancora a credere di essere ancora vivo dopo i fatti degli ultimi giorni in cui poteva lasciarci la pelle.
< Adesso va un po’ meglio? > domandò Balto appena Boris finì tutte le medicazioni del caso.
< Sì… adesso sì… >
< Ora puoi spiegarci l’ennesimo motivo in cui ti cacci nei guai, ragazzo. Noi siamo tutto orecchie. >
< Boris, non essere così rude con lui. Che colpa può averne? >
< Che colpa, Balto? Il tuo amico sta ficcando il naso in faccende che non lo riguardano minimamente. E tu sai meglio di me in quale questione si sta interessando. >
< Arly, è vero quello che sta dicendo Boris? >
< Balto, io voglio soltanto aiutarti… >
< Non devi farlo! Ti avevamo avvertito. >
< Lo so. Ma il crimine di Jenna e della sua famiglia non può rimanere impunito! Perché non vuoi capire? >
< Perché non ho più voglia di soffrire nella mia vita. Ho avuto fin troppi problemi e il mio cuore  ela mia anima non reggerebbero a simili rivelazioni. >
< Arly, gli animali di Nome ti hanno voluto avvertire alla loro maniera: stai alla larga dal passato. Per il tuo bene. >
< Una volta che sarò guarito, tornerò in azione. È una promessa. >
< Non dirai sul serio, spero. >
< Balto, hai bisogno di giustizia… E visto che sono continuamente in pericolo di vita, ma questo non mi fermerà. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Adesso basta, ho sentito abbastanza > sbraitò Boris < Se vuoi rischiare la tua vita, fai pure. Ma non gettare anche me e Balto nel tuo vortice. Come ha detto mio nipote, abbiamo sofferto abbastanza. >
< Non preoccupatevi. Non lo farò. >
< Adesso basta parlare di questo. Parlarne non farà altro che farci del male. Tu pensa a riposarti, Arly. Poi dovrò chiederti di andartene da qui. >
< Balto, ti prego… >
< Ho preso la mia decisione. E non torno indietro > fece Balto prima di lasciare la sua abitazione e rimanere completamente solo.
< Hai visto, Arly? Sei contento? >
< Sarò contento quando tutta la faccenda finirà. >
< Smettila di fare il detective, Arly. Non ti si addice proprio > disse infine Boris lasciandolo immerso al suo dolore fisico.
 
 
Mentre Boris cercava di parlare con Balto, quest’ultimo stava cominciando a capire che doveva smettere on tutto questo silenzio.
Arly aveva ragione: c’era bisogno di giustizia.
< Balto, posso parlarti? >
< Boris. Tu che cosa stai pensando in questo momento? >
< Credo che il tuo amico ha ragione: abbiamo tutto da perdere… Ma in fondo noi siamo vecchi. Il nostro, o meglio il tuo unico desiderio, è sapere che cos’è successo alla tua Jenna e come è divampato quell’incendio. >
< Ho paura di scoprire questa verità, Boris… Ma in fondo Arly ha fatto molto rispetto a quello che ho fatto io per lui. E lo devo a me stesso e a quella povera creatura. >
< Balto, lo sai che rischierai la vita, vero? >
< Lo so bene… Boris, se entro questa sera io non tornassi… >
< Non dirlo nemmeno per scherzo. Io verrò con te. >
< No. Devi badare al povero Arly. >
< Arly si sta riposando e non posso lasciarti solo in nessun modo. Vedi di capirlo alla svelta perché non ci sarà niente che possa farmi cambiare idea. >
Vedendo la determinazione di Boris, Balto alla fine decise di non insistere ulteriormente.
< Va bene. Vicini fino alla morte. >
 
 
< Chi dobbiamo cercare, Balto? >
< Una nostra vecchia conoscenza che non vediamo da molti anni: Stanley. Sono sicuro che Arly è entrato in contatto con l’animale più vecchio della città. >
Entrare all’interno della città di Nome, fece uno strano effetto al vecchio cane – lupo.
< Balto, perchè ti sei fermato? >
< Non so se ce la faccio, Boris… E’ troppo doloroso per me. >
< Vieni vicino a me e non avere paura. >
Appena la gente più anziana riconobbe il vecchio cane – lupo, una piccola folla si radunò attorno a lui con grande stupore.
< Balto… E’ proprio lui! >
< Credevamo che fosse morto… Com’è possibile? >
< Non potendo parlare, il vecchio cane – lupo non badò alle feste della gente, rifugiandosi nei vicoli più bui dove la resa dei conti lo stava attendendo.
< Hai visto, Balto? I cittadini non ti hanno dimenticato. >
< L’ho visto, Boris. Ma questo non è la mia prima preoccupazione… Stanley! Dove ti trovi? > gridò a gran voce Balto < So che ti trovi qui. Sento il tuo vecchio odore. >
< Non c’è bisogno che tu gridi, Balto > fece il vecchio cane da slitta < Eccomi qua. >
< E’ da molto tempo che non ci vediamo, Stanley. >
< Ti ha forse mandato il tuo nuovo amico Arly? Perché so molto bene che sei stato tu a raccontare la storia di Jenna e della sua famiglia. >
< Sì, sono stato io… E tu e i tuoi compagni non avevate nessun diritto di picchiarlo. >
< Ah no? Il tuo amico deve farsi gli affari suoi, soprattutto se e un estraneo di Nome. >
< L’ha fatto per aiutarmi > protestò Balto < E da quel fatto ho capito che la verità deve venire alla luce. >
< Quale verità? Lo sai meglio di me che è stato un incidente… Vuoi forse contraddirmi al riguardo? >
Capendo che si stava cacciando nei guai, Boris richiamò l’attenzione di suo nipote per andarcene immediatamente.
< Fermatevi! > gridò Burt mentre l’attenzione si spostava verso di lui.
< Burt, che cosa vuoi? >
< Stanley, perché continuare con questa farsa? Balto ha bisogno di sapere… >
Mentre i suoi occhi stavano per diventare rossi di rabbia, Stanley mollò un morso a l giovane cane facendolo capitombolare a terra.
< Fai silenzio! >
< Burt, che cosa vuoi dire? >
< Mi dispiace Balto… non avrei dovuto… >
< Dovuto cosa? Non capisco! >
< Burt, se parlerai, ti diserederò da essere mio nipote. >
< Mi dispiace nonno, ma è così che deve andare… Balto, l’incendio che ha ucciso Jenna e i suoi padroni è stata tutta colpa mia. >
< Continua. >
< Quella notte, mentre mi divertivo con alcuni miei compagni a giro per la città, inavvertitamente ci rinchiudemmo all’interno di una sala caldaia mentre divoravamo la nostra carne rubata.
Mentre eravamo fuori controllo ed euforici per la bravata appena fatta, io e alcuni miei amici facemmo salire la temperatura della caldaia fino a portarla ad una gradazione incontrollata che fece scoppiare un incendio all’interno di quella stanza.
Preoccupati, io e i miei amici scappammo a gambe levate mentre il fuoco divorava l’abitazione sotto il mio sguardo disperato.
Solo il giorno dopo capì che avevo ucciso la povera Jenna e tutta la famiglia che aveva accolta… Dopo quel fatto, io e mio nonno ci siamo ripromessi che non ne avremmo mai parlato… fino a questo momento. >
Ascoltando attentamente la storia di Burt, Balto provò solo disprezzo verso di lui, cercando di contenere la sua rabbia.
< Hai ucciso delle povere persone e la mia Jenna solo perché la tua mente stupida ti ha portato a fare gesti sconsiderati… Se potessi avere più forza di volontà nel mio corpo, avrei potuto vendicare la loro uccisione. Ma non si può uccidere con la violenza. È sbagliato… Per questo ti pregherei di andartene immediatamente da questa città. La tua brutta faccia non deve essere più mostrata anche dopo la mia morte. >
< Anch’io ho pensato a questo > rispose Burt a testa china < E non mi puoi trovare che d’accordo. >
< Burt, ti prego… >
< Stanley, non hai nessun diritto di proteggerlo. È colpevole. >
< Balto ha ragione, nonno io ho sbagliato e in qualche modo devo pagare… Mi dispiace per tutti i grattacapi che ti hi causato. Dovevo essere punito subito. >
< Meglio tardi che mai > fece Arly arrivando all’improvviso < Hai deciso di confessare per il tuo crimine. Ed è questo quello che conta. >
< Arly, dovevi rimanere a riposo > fece Boris.
< Sto bene… E spero che anche Balto… >
< Grazie per la tua confessione, Burt. Adesso posso andarmene tranquillo > rispose Balto prima di lasciare la città.
< Balto, adesso dove te ne vai? > gli domandò Boris.
< Balto, che ti succede? >
< Sento che adesso la mia ora sta per giungere…  Non voglio che voi mi vediate in questo stato. Ho bisogno di rimanere da solo. >
< Balto, ne avevamo già parlato… >
< Ed io non sono mai stato d’accordo, Boris… Arly, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Ma ho ancora un desiderio da confessarti? >
< Dimmi, Balto. >
< Bada a Boris. Non lasciarlo da solo. >
< Certo. Nessun problema. >
< Balto, non te ne andare… ti prego… >
< Boris, sono nato da solo e morirò da solo. Questo è il mio destino… Ti pregherei di acconsentire alla mia ultima volontà. >
Con le lacrime agli occhi, alla fine Boris e Arly decisero di lasciarlo andare.
< Addio, Balto. Sei stato un cane – lupo pieno di onore e di coraggio. Nessuno ti dimenticherà > disse infine Boris prima di vedere suo nipote scomparire in mezzo alla tormenta di neve che si stava abbattendo sulla cittadina dell’Alaska.
< Balto! >
La voce di Burt risuonò in lontananza come un macigno.
< Ho fatto come mi hai chiesto… Però odio rimanere da solo. Posso unirmi a te? >
capendo com’era profondamente dispiaciuto, Balto capì che non poteva dirgli di noi.
< Vieni pure, Burt. Non posso dirti di no. >
< Grazie. Grazie davvero. >

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