(Dis)avventure quotidiane

di Manila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nottataccia ***
Capitolo 2: *** Clienti inopportuni ***
Capitolo 3: *** Gocce ***
Capitolo 4: *** Colloquio ***
Capitolo 5: *** Vero uomo ***
Capitolo 6: *** Cose da ragazze ***
Capitolo 7: *** L'angelo di Midgar ***
Capitolo 8: *** Doccia ***
Capitolo 9: *** Cellulare ***
Capitolo 10: *** Casa ***
Capitolo 11: *** Pick ***
Capitolo 12: *** Cliente inopportuna ***
Capitolo 13: *** Donne e fiori ***
Capitolo 14: *** Pensiero ***
Capitolo 15: *** ...E' la tradizione! Parte 1 ***
Capitolo 16: *** ...E' la tradizione! Parte 2 ***
Capitolo 17: *** Natale ...E' la tradizione! Parte 3 ***
Capitolo 18: *** Horror story ***
Capitolo 19: *** Fiamma ***
Capitolo 20: *** San Valentino ***
Capitolo 21: *** Confessioni ***
Capitolo 22: *** Attività notturne ***
Capitolo 23: *** Time after time ***
Capitolo 24: *** Tema ***
Capitolo 25: *** Sì! ***
Capitolo 26: *** Ombre ***
Capitolo 27: *** Filosofia ***
Capitolo 28: *** Modi ***
Capitolo 29: *** L'abito - Parte 1 ***
Capitolo 30: *** L'abito - Parte 2 ***
Capitolo 31: *** L'abito - Parte 3 ***
Capitolo 32: *** Man in the mirror ***
Capitolo 33: *** Mission ***
Capitolo 34: *** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Prima Parte) ***
Capitolo 35: *** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Seconda Parte) ***
Capitolo 36: *** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Terza parte) ***
Capitolo 37: *** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Quarta parte) ***
Capitolo 38: *** Festa ***
Capitolo 39: *** Fuoco! ***
Capitolo 40: *** Matrimonio ***
Capitolo 41: *** Manicomio ***
Capitolo 42: *** Compagni di bevute ***
Capitolo 43: *** Scent of a woman ***
Capitolo 44: *** Calamità naturali ***
Capitolo 45: *** Happy ending(?) ***
Capitolo 46: *** La ragazza di campagna ***
Capitolo 47: *** Compagni di scuola ***
Capitolo 48: *** Macchie ***
Capitolo 49: *** Compromesso ***
Capitolo 50: *** Memories ***
Capitolo 51: *** Capire ***
Capitolo 52: *** Cronaca nera ***
Capitolo 53: *** Ciò che resta ***
Capitolo 54: *** Nebbia ***
Capitolo 55: *** Chiamare chi amare ***
Capitolo 56: *** E' Blu! ***
Capitolo 57: *** Stelle ***
Capitolo 58: *** After the rain ***
Capitolo 59: *** Benedizioni ***
Capitolo 60: *** Segreti ***
Capitolo 61: *** Un motivo in più ***
Capitolo 62: *** Eredi ***
Capitolo 63: *** By your side ***
Capitolo 64: *** Ordinaria Amministrazione (?) ***
Capitolo 65: *** Somebody to love ***
Capitolo 66: *** Ciò che voglio ***



Capitolo 1
*** Nottataccia ***


 Salve a tutti!
Torno a tormentare i personaggi di Final Fantasy VII con uno dei miei deliri.
Questa storia è composta da una serie di frammenti tenuti insieme da un unico filo conduttore. In pratica vi propongo la vita dei personaggi in pillole e raccontata da diversi punti di vista. Ovviamente i toni non saranno mai troppo seri perché la materia trattata è l’insieme delle (dis) avventure che possono capitare nel quotidiano e che vedono protagonisti Cloud, Tifa e Co.
Le vicende sono ambientate ipoteticamente dopo Advent Children.
Possibile OOC.
Molto Cloti.


Un grazie speciale a:

Mila, che tra un po’ userà la rivoltella che ha sotto al cuscino per fare di me un colabrodo;
alle donne del Café, perché mi strappano un sorriso per il solo fatto di esistere;
al mio calciatore preferito, per avermi involontariamente fornito materiale su cui scrivere;
a tutti coloro che impiegheranno il loro tempo per leggere.



 
1.Nottataccia
(Tifa)
 
Dio, che nottataccia!
L’ennesima da circa una settimana. Credevo che il geostigma fosse la peggiore delle piaghe con cui si potesse avere a che fare ma non avevo fatto i conti con l’influenza stagionale. Ovviamente in casa abbiamo la cattiva abitudine di condividere tutto, come una famiglia che si rispetti. In virtù di ciò entrambi i bambini l’hanno beccata e non riusciamo a debellare il virus in nessun modo. Anche io l’ho contratto in forma lieve,ciononostante devo lavorare, badare alla casa e prendermi cura di Denzel e Marlene (dovrei includere anche Cloud ma per oggi voglio fingere che non sia così). Il primo non ha una linea di febbre, però tossisce di continuo, mentre la seconda ha la capacità di farsela salire con impennate simili a quelle di un cavallo imbizzarrito. Le sue “piretiche montagne russe” partono puntualmente verso le sei di sera, in modo tale che non la si può lasciare da sola neanche per un minuto. Tutte le notti sono costretta a prendere posto sulla poltroncina accanto al suo letto e a cambiarle la pezzetta bagnata, o a tenerle la manina. L’ideale sarebbe mandare Denzel  in camera con Cloud ma ha una tosse esagerata che non permetterebbe al ragazzo di dormire. Siccome il biondo centauro deve lavorare, guidare con poche ore di sonno macinando tanti chilometri non è consigliabile.
Mi sento uno straccio totale, mi devo soffiare il naso ogni due minuti, mi scoppia la testa e mi aggiro per la casa cercando di renderla presentabile, evitando che quelli dell’ufficio d’igiene ci mettano in quarantena. Per fortuna oggi il bar ha la chiusura, altrimenti non saprei davvero come ce l’avrei fatta. Mentre carico la lavatrice, liberando il pavimento del bagno dai panni sporchi che si sono accumulati come per magia, sento i bambini parlottare e ridacchiare in soggiorno davanti alla tv. E’ incredibile come due esserini stremati dall’influenza trovino sempre la forza per guardare i cartoni animati con tanta vivacità, io tra un po’ mi addormento davanti all’oblò all’interno del quale il cestello comincia a girare. Come si chiama il tizio che ha inventato la lavatrice? Beh, comunque lo amo e credo che gli farò una statua. Sospiro e passo alle camere da letto. Entro nella mia e faccio finta di non vedere quell’orrenda ragazza con un pigiamone più grande di due taglie, le occhiaie e i capelli arruffati tenuti insieme da un mollettone, vecchio anche quello. Odio gli specchi, sono bugiardi!
Inutile dire che Cloud è uscito di corsa, causa un ritardo esagerato, senza rifare il letto. Un ex soldato che non sente la sveglia … Bah!
La camera del ragazzo è decisamente meno disastrata di quella dei bambini. Qui regna il caos totale: calzini sulle spalliere dei lettini, scarpe da ginnastica buttate qua e là, cassetti aperti, bicchieri di plastica sui comodini, giochi sparsi sul pavimento, una pila di libri sulla scrivania, mi meraviglia il fatto che io riesca a vedere ancora le pareti. Appena ritrovo le forze e torno nel pieno delle mie facoltà mentali giuro solennemente di mettere in riga quelle due piccole pesti, questo manicomio non ce lo voglio in casa mia, chiaro? Adesso sono troppo stanca per pensarci però, quindi continuo le mie attività come un automa. Afferro le lenzuola, spalanco la finestra e le sventolo distrattamente, poi le lascio sullo stendino per farle arieggiare.  Non passano due minuti e qualcuno prende a suonare il campanello. Sbuffando seccata per l’ennesima distrazione, mollo i cuscini sul materasso e mi dirigo al piano inferiore. Scendo le scale, inciampo nel tappeto in corridoio, raggiungo l’ingresso e apro la porta.
Resto sbalordita nel vedere la faccia di Vincent Valentine , e ancor di più mi sorprende ciò che mi porge con un’aria poco convinta.
- Cosa ci fai con l’apparecchio per i denti di Denzel?-
-E’ piovuto dall’alto – afferma come se fosse la cosa più naturale del mondo, tastandosi la testa nel punto dov’è atterrato.
Spalanco gli occhi, guardandolo come se gli fossero spuntate le antennine verdi. Piovuto dall’alto dice? Faccio un passo avanti grattandomi la nuca, alzo la testa e vedo le lenzuola che volteggiano leggere al vento. Riabbasso lo sguardo su di lui che intanto ha preso ad annuire e capisco tutto.
Dio, che nottataccia!




 

A M., che non controlla mai prima di sventolare le lenzuola.

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Capitolo 2
*** Clienti inopportuni ***


 2. Clienti inopportuni
(Cloud)



-Oh, grazie bellezza!Lo hai fatto tu con le tue manine?-
Ecco che ci risiamo. E’ da qualche giorno che il Seventh Heaven è infestato dagli idioti, uno in particolare fa di tutto per farsi notare da Tifa. Adesso, so per certo che la ragazza sa badare a se stessa e che con le “manine” che tanto decanta quel tizio è capace di spezzare ossa, provocare ecchimosi e far sanguinare nasi copiosamente, però ogni volta che apre quella sottospecie di bocca che si ritrova mi sembra di sentire un pezzo di gesso che sfrega contro la lavagna.
- Il cliente ha sempre ragione – mi ricorda lei con fare paziente e a me non resta che mettermi in un angolo del bar zitto e muto, oppure uscire per evitare di combinare casini.
- Tanta gelosia è ingiustificata, Tifa non è la tua ragazza- mi ripete Barret come un disco rotto. Che idiozia, io non sono geloso!Semplicemente non mi piacciono gli imbecilli, trovo che non dovrebbero avere libertà di circolazione, mica è un reato? Questo poi li supera tutti: si presenta qui tutti i giorni, con i vestiti griffati, il nodo della cravatta perfetto, le scarpe lucide, la valigetta in una mano, il cellulare di ultima generazione nell’altra e i capelli con la fila ordinata. Si siede e ci mette tre ore per ordinare qualcosa di stupido. Certo,  scegliere di prendere un caffè è una decisione molto complicata che richiede un enorme dispendio d’energia per quell’unico neurone che la natura gli ha concesso d’avere.  Tiene in naso sul menu come se dalla sua scelta dipendesse la sorte di noi comuni mortali e poi alza lo sguardo su Tifa. Mai una volta che riuscisse a trattenere gli occhi su quelli della ragazza, no, il signorino preferisce abbassarli un po’ più giù, sul suo decolté. Non che sia necessario che indossi maglie particolarmente scollate per notare la generosità del suo seno, però le ho ripetuto mille volte di evitare i top mentre lavora, non sono adatti!
- Certo, un burqa sarebbe molto più pratico … -  afferma Yuffie ogni volta che entriamo in argomento. Mi meraviglia che sia proprio una come lei a capire il mio punto di vista … Intanto la bella barista non mi dà ascolto e l’idiota continua a recarsi qui tutti i giorni con l’espressione ebete stampata sul viso. Che poi a dirla tutta non è che sia granché. Sì, è vero che sicuramente torna a casa ogni sera, che il modo in cui si veste suggerisce un impiego di tutto rispetto e che i suoi capelli sono sempre molto ordinati ma che c’entra con lei? Ci sono uomini mille volte migliori che potrebbero renderla felice per tutta la vita.
Oggi il bar è particolarmente affollato e io me ne sto nascosto in un angolo ad osservare la faccia da scemo che adesso fa segno a Tifa di portargli un altro caffè. La ragazza annuisce sorridendo e si appresta a preparare l’ordine, ma proprio quando posa la tazzina sul vassoio il telefono squilla. Con molta cautela mi avvicino al bancone, afferro il vassoio e mi dirigo al tavolo del microcefalo che intanto si è messo a leggere il giornale. Una volta vicino al tizio questo neanche mi nota, allora sbatto sul tavolo ciò che ho in mano e quando riesco a catturarne l’attenzione lo guardo nel modo peggiore che mi riesca.
- Il caffè si deve pagare alla cassa, il trattamento per cambiare i connotati è gratis, offre la casa … -


Tsk, clienti inopportuni






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Capitolo 3
*** Gocce ***


 3. Gocce
(Tifa)



Tic …
Tic …
Tic …


E’ il rumore delle gocce che da un paio di giorni cadono copiose nel secchio che ho messo sotto un tubo del lavello che perde.


Tic …
Tic …
Tic …


Cadono e con questa monotona melodia scavano nel mio cranio . Sembra un fenomeno carsico, ormai c’è una voragine nella mia testa! Ho provveduto a chiamare l’idraulico il quale mi ha assicurato che sarebbe venuto subito. Adesso mi devono spiegare cosa intendono per “Tempestività d’intervento” scritto sul volantino pubblicitario, perché qui non si è ancora visto nessuno.
E se provassi a stringere un po’ qualche valvola? Non ne sono sicura, però credo che la perdita sia stata causata da  una guarnizione deteriorata. Mi inginocchio, apro lo sportellino del lavandino e do un’occhiata. Il secchio è di nuovo pieno, le gocce sembrano cadere con maggiore frequenza ed è proprio il caso di dire che non ci capisco un tubo. Allungo la mano, traffico un po’ ma non ottengo miglioramenti. Mamma mia, che caldo che fa! Mi tolgo il gilet di pelle e resto in canotta, continuo a mettere mano alla cieca e d’improvviso le goccioline diventano un vero e proprio getto zampillante.
-Porco mondo!- inveisco ad alta voce convinta di essere sola.
-Ehm, serve una mano?- la domanda di Cloud arriva improvvisa, mi fa trasalire e, cercando di alzarmi di scatto, sbatto con la nuca sotto il lavandino. Quando è tornato? Possibile che fossi tanto presa da questo dannato guasto da non sentire il rombo della moto?
- Le donne stanno all’idraulica come gli elefanti alle cristallerie – borbotta incrociando le braccia. Da quando si è dato all’oratoria? La mia occhiataccia eloquente gli strappa un sorriso appena accennato, si toglie il giubbotto e mi fa segno di lasciargli spazio. Mi faccio un po’ indietro e aspetto trepidante una risposta.
-E’il flessibile che ha deciso di dirci addio, in questo momento sta agonizzando - m’informa facendo dello spirito ma mantenendo lo stesso tono con cui un medico pronuncia la sua diagnosi.
-Oddio, è grave?- ma che razza di domande faccio? Sarà colpa di queste gocce che non smettono di martellarmi nel cervello!
- Ne abbiamo uno di riserva nella cassetta degli attrezzi- si volta e la va a prendere.
Resto inginocchiata a maledire quel flusso d’acqua . Cloud torna si mette in inginocchio e, non appena mette mano al guasto, il tubo salta del tutto riversando una mole spropositata d’acqua che c’investe, prendendoci alla sprovvista.
-Porco mondo!- inveisce lui.
- Gli uomini stanno all’idraulica come i cammelli alle piste da sci – lo scimmiotto annaspando.
Qui sta succedendo il finimondo, praticamente ci stiamo allagando. Dopo vari tentativi il ragazzo riesce a trovare e a chiudere la chiave d’arresto e la fiumana si ferma. La cucina è un vero disastro e non mi resta che cercare di sistemare tutto prima dell’ora di pranzo. Munita di straccio e spazzolone mi metto all’opera, mentre Cloud si concentra nuovamente sul cambio del tubo rotto. Alzo la testa per un attimo e mi accorgo che si è tolto la maglietta fradicia e sta lavorando solo con i jeans scuri addosso. A causa dell’acqua i pantaloni sono molto più aderenti e fasciano il suo fondoschiena da pizzicotto, piccole gocce percorrono i suoi pettorali accarezzandoli fino ad attraversare l’addome scolpito e a infilarsi nell’elastico dei boxer. A causa del sole che lo colpisce facendo risaltare il suo incarnato pallido,  sembra brillare di luce propria. Non ha mai avuto una montagna di muscoli ma al suo attivo può vantare un corpo molto allenato. Si gira per prendere una chiave dalla cassetta degli attrezzi, i nostri sguardi s’incrociano e lo vedo arrossire all’improvviso e girare la faccia dall’altra parte. Abbasso gli occhi su me stessa e capisco quale sia il problema. Con l’acqua il mio top bianco non lascia proprio niente all’immaginazione e il mio intimo è in bella vista. Dovrei andare a cambiarmi, però  anche lui però non si è fatto problemi a restare a torso nudo, perché dovrei farmene io? Facendo finta di niente, torno a sgomberare la cucina e una sola domanda aleggia tra le grotte carsiche che le goccioline hanno scavato nella mia testa …

… E’ normale provare una profonda invidia per delle gocce?


Prima che le gentili donzelle mi saltino al collo voglio precisare che non credo affatto che le donne siano negate per l’idraulica, semplicemente lo sono io . Per questa ragione  sono convinta di aver scritto tutta una serie di dati inesatti sul guasto che ha regalato un bel vedere a Tifa. La mia totale ignoranza in materia di tubi, però, mi è stata utile per descrivere la disperazione della ragazza.  Su Cloud non mi pronuncio, è uno degli ennesimi tentativi per fare lo splendido con Tifa, perdoniamolo.


Grazie a tutto coloro che hanno lasciato un commento, siete stati gentilissimi.
Grazie anche solo a chi ha avuto la pazienza di leggere.
Vi anticipo che la prossima (dis)avventura sarà raccontata dal punto di vista di un altro personaggio, spero sarete ancora qui per leggerla.
Un bacio a tutti,
Manila.


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Capitolo 4
*** Colloquio ***


 4. Colloquio
    (Marlene)
 

Soffoco uno sbadiglio con la mano. Sono sullo scuolabus seduta vicino al finestrino e guardo la città scorrere davanti ai miei occhi di bimba.  Intorno a me tutti ridono e schiamazzano perché sono contenti, io però non partecipo alla loro gioia perché mi sento tanto depressa. Oggi ci sono i colloqui a scuola ma a casa sono tutti occupati. Papà non c’è, lui e il suo gruppo hanno individuato un giacimento petrolifero  e non è riuscito a liberarsi. Tifa è occupata con il bar, inoltre Denzel ha di nuovo la febbre e non è il caso di lasciarlo da solo. Avrei voluto protestare ma non ho voluto fare i capricci. Tutti si impegnano tanto per non farci mancare niente, quindi devo fare la brava. Sono fortunata perché altri bimbi hanno perso tutto e non devo lamentarmi.
Sospiro e il mio respiro appanna un po’ il vetro. Ha iniziato a piovere, che bello! Tifa mi ha fatto mettere l’ombrellino rosso in borsa per precauzione e adesso posso finalmente usarlo. Peccato non avere gli stivaletti di gomma, mi piace saltare nelle pozzanghere senza bagnarmi i piedi.
Seduta nel mio banco sfoglio il quaderno con i compiti di matematica. Non è la mia materia preferita però Denzel mi ha spiegato come fare gli esercizi senza sbagliare, è molto bravo!Io invece sono più brava con i riassunti mentre lui no, così capita che ci scambiamo i favori. Inizialmente io facevo i compiti suoi e lui i miei ma Tifa ha detto che così non andava bene perché non avremmo imparato niente, quindi non lo abbiamo più fatto. Ci ha suggerito di aiutarci a vicenda però e devo dire che fare i compiti così è molto più divertente.  Speriamo che anche la maestra sia contenta …
- … Viene a prendermi, parla con le maestre e poi andiamo a pranzo fuori. Mi compra il gelato e sicuramente qualche bambola da mettere nella mia cameretta –
I miei pensieri sono interrotti dal chiacchiericcio di una compagna di scuola. E’ molto carina con quei riccioletti rossi, però non mi è particolarmente simpatica. E’ vanitosa e racconta sempre che i suoi genitori la riempiono di regali. Beh, non siamo tutti ricchi e non è carino fare tanto la smorfiosetta. Perché mi sta guardando così?
- Marlene,è vero che oggi non verrà nessuno della tua famiglia al colloquio con le maestre? Ho sentito che lo diceva la direttrice. E’ un vero peccato che tu non abbia una vera famiglia, non sai che ti perdi … -
Ma come fa a dire una cosa del genere? Io ce l’ho una famiglia! Certo, è tanto particolare ma che differenza c’è? Sono sicura che se ci fosse stato Denzel le avrebbe tirato dalla testa tutti quei capricciosi ricci, io però non sono così coraggiosa e mi limito ad annuire alzando le spalle. Che strega!
Ora dopo ora i genitori dei miei compagni si presentano e parlano con gli insegnanti però non faccio molta attenzione a ciò che dicono, guardo fuori dalla finestra la pioggia che ormai ha quasi smesso di scendere dal cielo.  Ad un certo punto il collaboratore scolastico entra in aula e bisbiglia qualcosa alla maestra la quale mi guarda e mi invita ad avvicinarmi.
-  Marlen, c’è qualcuno per te - mi informa sorpresa. Beh, mai sorpresa quanto me visto che ho finito i genitori adottivi.  Mi dirigo verso la cattedra, la porta si apre e non posso credere ai miei occhi. La persona che è venuta al colloquio è Cloud! Deve essersi accorto anche lui del mio stupore perché accenna un sorriso e mi spiega che era di ritorno da una consegna quando Tifa l’ha chiamato chiedendogli se poteva venire a scuola. Non deve essere passato da casa a cambiarsi perché è tutto bagnato. I capelli biondi sono ancora più scombinati del solito e la giacca di pelle nera è piena di goccioline. Si toglie un guanto e porge la mano alla maestra.
 Ehm, ma cos’ha la maestra? Lo guarda con occhi sgranati e risponde alla sua stretta di mano con titubanza.
- Ma lei non è troppo giovane per essere suo padre?- chiede guardando prima me e poi lui.
- Mi piacerebbe ma effettivamente non è mia figlia o avrei dovuto averla a tredici anni più o meno *. Sono qui in vece del padre che oggi lavora-
Oddio è arrossita o è solo la mia impressione?
- Quindi è solo un amico … -  continua a tenergli la mano in un’infinita presentazione.
- Io e Marlene siamo molto più che amici- risponde lui mantenendo la sua solita aria composta ma  facendomi l’occhiolino.
Ehm, dovrebbe lasciargli la mano … La donna sposta lo sguardo dagli occhi blu del ragazzo vagando su tutta la sua figura.
- … Dunque posso far riferimento anche a lei in caso di problemi?- chiede più a se stessa che a lui. Cloud la guarda un po’ perplesso e risponde  - Suppongo di sì se suo padre o la sua affidataria non sono disponibili-.
- Allora c’è bisogno che io abbia il suo numero … - gli fa notare con uno strano tono di voce.
- … Intanto posso riavere la mia mano?- chiede il mio amico un po’ a disagio.
Ma che sta succedendo?

***

Non so perché ma è stata un’esperienza stranissima, non mi era mai capitato un colloquio così. La maestra ha continuato a fare domande strane per un po’, poi si è dedicata finalmente al vero scopo dell’incontro, ovvero discutere sul mio andamento scolastico, alternando la conversazione con domande fuori luogo oppure osservazioni bizzarre. Voglio dire, a lei cosa importa se Cloud ha fatto il buco all’orecchio molto presto e se è stato doloroso? E cos’era tutto quel discorso sull’importanza di farsi un piercing facendosi tenere per mano dalla persona adatta? Non sapevo che la maestra avesse un tatuaggio, forse lo ha fatto in un posto in cui non si vede …
Il mio amico mi tiene per mano e si complimenta per il mio rendimento. Ha smesso di piovere e mi ha chiesto se ho voglia di tornare a casa con lui invece di prendere lo scuolabus, ovviamente ho accettato. Ci avviciniamo alla Fenrir che ha parcheggiato nello spazio apposito, mi prende in braccio e mi ci fa salire. Monta in sella anche lui, dietro di me e toglie il cavalletto. Mentre il motore romba e il mezzo comincia a muoversi, sulla soglia della scuola si vede la maestra con una mano sventolante che saltellando chiede
- Ci vediamo al prossimo colloquio?-
Cloud da più gas, ci allontaniamo un po’ e ciò che dice tra i denti mi fa ridere.

- … Non ci contare!-






 
* Quanti anni di differenza hanno Cloud e Marlene? Ho letto che nel videogioco  la bimba ne ha quattro e che in Advent Children ne ha sei, però non conosco l’età esatta di Cloud, quindi non riesco a fare il calcolo. Se ciò che ho scritto a riguardo è sbagliato chiedo perdono! Se ne sapete più allora ditemi tutto così correggo in un secondo.

E adesso sbranatemi pure … Il personaggio narrante di questo capitolo era Marlene. L’ho conosciuta in AC e me ne sono innamorata, è forte, determinata e tanto, tanto dolce. Lei e Denzel compariranno spesso nei vari capitoli e ne combineranno una peggio dell’altra, in fin dei conti sono bambini e sconvolgere il mondo lo fanno per mestiere.

Un bacio a tutti!

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Capitolo 5
*** Vero uomo ***


 Salve a tutti!
Prima di questo nuovo capitolo urge una precisazione da parte mia. Nell’introduzione del primo capitolo ho affermato che le vicende narrate si sviluppano dopo FF VII Advent Children. Ebbene, rettifico, ci troviamo un po’ di tempo dopo i fatti di FF VII Dirge of Cerberus. Mi scuso per l’inconveniente e vi lascio alla lettura del nuovo capitolo.

 
5. Vero uomo
(Cid)

 
Le brioches  su due gambe del Seventh Heaven sono “buonissime” e da quando Tifa ha deciso di farsi dare una mano da studentesse che si sono offerte di lavorare part-time sono ancora meglio! A dirla tutta neanche il cibo è malaccio, la Lockheart prepara dei cornetti che non sono affatto male.
Sono seduto ad un tavolo appartato e mi godo un bel bicchiere di birra e una di pizza dopo una giornata trascorsa tra i rifornitori di Midgar.
Da dietro il bancone arriva la conversazione animata della bella barista con il biondo centauro. Non voglio origliare, però parlano non proprio a bassa voce, quindi riesco a sentire tutto ciò che si dicono.
 - Oh, Cloud, ti avevo chiesto di fare una cosa semplice, non puoi stare un po’ più attento? -
La padrona di casa strepita.
- Beh, ecco io … veramente … però … -
- Era un compito molto elementare: dividere i panni colorati dai bianchi e mettere questi ultimi in lavatrice-
- Ma l’ho fatto!- cerca di spiegarsi lui.
- Sì ma non nel modo giusto, altrimenti mi spieghi perché le lenzuola e l’intimo sono diventati tutti rosa?-
Lui scuote la testa e alza le spalle dimostrando di non avere una spiegazione plausibile all’accaduto.
- Te lo dico io, con la roba dai lavare hai infilato in lavatrice anche questo!- e gli mostra un calzino minuscolo di color fucsia.
- E’ di Marlene e adesso le tue mutande sono dello stesso colore, insieme ai cambi per il letto e le tovaglie del bar!- spiega sempre più alterata.
- Io davvero non ti capisco, ma a cosa pensi quando fai le cose? Non posso fare tutto io e cerco solo un po’ di collaborazione. Gli unici adulti presenti in casa siamo io e te, dai bambini non posso pretendere troppo, riesci a capire ciò che dico? E’ troppo ottenere un po’ d’impegno da parte tua? E’ mai possibile che … -
E bla, bla, bla … Giù a sgridarlo come se fosse un moccioso. In questa casa è lei che porta i pantaloni e non sono sicuro che sia un bene. Inoltre sembra un po’ troppo nervosa, il che suggerisce un’unica grande verità. Addento il mio spicchio di pizza con una consapevolezza che mi mette un po’ di dispiacere: Cloud Strife morirà vergine. Ancora non ha capito come e quando infilare il calzino  nella lavatrice … E a lei la cosa non piace affatto. Se ci aggiungiamo anche che continua a far scambiare il bucato la frustrazione di Tifa è più che giustificata. Da adolescente si faceva seghe mentali su di lei e adesso … continua a farsele, però sicuramente non solo con il pensiero. Non sa cosa significhi essere un vero uomo!
E se insieme alla pizza ordinassi anche delle patatine fritte?Ok, chiamo una brioches e ordino.
La porta del bar si spalanca ed entra Marlene tutta arrossata e con il fiatone, subito seguita da Denzel.
- Sono arrivata prima, ho vinto!- saltella tutta contenta.
- Ma non è giusto, ho avuto un problema!- protesta lui. Cioè hanno fatto a gara a chi arriva prima e ha vinto lei?!
- Oh, non è colpa mia se hai inciampato . Hai perso e paghi pegno- puntualizza lei.
- Ti prego, mi scoccio troppo di giocare a prendere il thé con le bambole! È un gioco da scemi, non dovresti farlo neanche tu. Se qualcuno lo sapesse ti rinchiuderebbe in un manicomio e butterebbe via la chiave. Non lo faccio quello stupido gioco, fallo da sola! -
Sono orgoglioso di quest’ometto, così piccolo e già con le palle solide come la roccia!
Le labbra di Marlene tremano un momento, poi si porta le mani agli occhi e comincia a frignare .
- Sei cattivo, io non sono una scema, il mio gioco è bello e non voglio andare al manicomioooooooooo -
Piange, piange come una fontana e lui comincia a sentirsi in difficoltà.
Su ragazzo, non vorrai cedere per qualche lacrima? Pensa che umiliazione se i tuoi amici sapessero che ti sei messo a fare gossip con Barbie!
- M … ma no, dai … non fare così … - fa qualche passo e le mette una mano sulla testa per consolarla ma non appena abbassa un po’ la guardia, lei gli rifila un calcio sul ginocchio  con la punta del piede.
Beh, io glielo avevo detto …
In parte lo giustifico, è piccolo e non sa che danno possono essere le donne. Eh, la strada da percorrere è ancora lunga prima che possa considerarsi un vero uomo.
La mocciosa, comunque, è insistente, perché continua a piagnucolare fino a quando Barret non accede al locale. Appena lo vede gli corre in contro e gli salta al collo.
Ecco un altro modo in cui le donne ci tengono per le palle: sono piccoline? Piangono? Sono tua figlia? Bene, sei fottuto.
- Ma cosa c’è? Cos’è successo? Cosa sono quei lacrimoni? Racconta tutto al tuo papone!-
Oh mio Dio, due metri di muscoli che definiscono se stessi “papone”... Non ho parole, ecco!
- Io e Denzel abbiamo fatto una gara e chi perdeva doveva pagare pegno. Ho vinto io, lui doveva giocare a prendere il thé con me e le bambole però non vuole farlo!- e giù a lacrimare. Mi chiedo se i suoi occhi abbiamo la stessa portata d’acqua di una diga.
- Ma non devi mica piangere! Gioco io con te! -
Perché me lo sentivo che sarebbe accaduto? Mentre si allontanano mano nella mano ordino un altro boccale di birra o temo che non sopravvivrò.
Rimasto solo, Denzel li guarda per qualche secondo, poi spinge la lama un po’ più dentro nel mio orgoglio maschile.
-Hey, aspettatemi, vengo anch’io!-
Loro sì che sono veri uomini
Torno a dedicarmi alle patatine fritte che intanto mi sono state servite. La brioches rossa non è affatto male, fossi in Tifa starei attenta a far passare il biondastro di qua.
- Te l’avevo detto, l’ultimo modello è bellissimo, ha un sacco di funzioni! Però è possibile fargli anche delle modifiche e il sistema operativo è super. I colori sono bellissimi, c’è anche il rosso! Certo che sono cellulari un po’ costosi, forse è meglio aspettare che vengano messi in offerta, però anche l’altro modello non era male … -
Non ho bisogno di alzare la testa dal piatto, questo chiacchiericcio può appartenere solo a Yuffie.
- La prossima volta che usciamo posso prendere anche il vestitino con il fiocco rosa? Era molto carino-
Com’è che si chiama l’altra che gli tira il mantello con fare petulante?
-Anche quello col fiocco rosso era bello, Shelke!- la principessa di Wutai mi rinfresca la memoria.
Il peggio messo con le donne è Vincent Valentine, quando era un essere umano si è fatto fottere da una dottoressina tutta tacchi e niente sotto al camice bianco (beh, credo che neanche gliel’abbia data, semplicemente ha giocato come il gatto fa col topo) mentre adesso ha deciso di fare da baby sitter a una mocciosa che ha vent’anni all’anagrafe ma se n’è accorta solo di recente. Fisicamente ha l’aspetto di una bambina e mentalmente … pure! Tanto che ha deciso di voler recuperare il tempo perso e d’imparare tutto ciò che non conosce. Per completare l’opera, la Kirasagi deve essersi presa una cotta pazzesca per lui e lo segue tipo cagnetta in calore. Non sarebbe neanche male fisicamente parlando, però non si riesce a metterla a tacere, bisognerebbe ammazzarla! Vincent, dal canto suo, non ne approfitta per zittirla mettendola distesa e poco vestita. Sessant’anni di cui un trentina passati in una bara e cosa fa? Il rispettoso!
Non è un vero uomo, ecco.
Credo di aver visto anche troppo, è ora di una bella sigaretta. Ignorando bellamente il cartello che mi rammenta che è vietato fumare, estraggo dalla tasta il pacchetto e l’accendino. Tifa sta ancora spiegando a Cloud come fare la donnina di casa e voglio approfittarne. Proprio mentre sto per accenderla, qualcuno mi strappa la sigaretta di bocca. Chi ha osato tanto? Mi giro verso l’uomo morto che si è preso una simile libertà e mi accorgo che è una donna. La mia donna.
- Il vassoio di una pizza, patatine fritte e due birre?- Shera fa un veloce resoconto di ciò che c’è sul mio tavolo e io alzo gli occhi in aria.
- Alle tue coronarie non ci pensi???-
Eccola che ricomincia con questa storia!
- E questa qui?- solleva la sigaretta che mi ha strappato di bocca – non avevi promesso di smettere?- mi ricorda sempre più adirata.
- Che cazzo, Shera, quando affermi che ne abbiamo parlato io ero disteso e tu eri nuda, mi sono limitato a rispondere di sì a tutto ciò che dicevi ma mica ti stavo ascoltando! Avrei detto di sì anche se mi avessi proposto di fare la ceretta sulle cosce!-  
Il suo volto diventa verde, con un movimento fulmineo mi afferra per un orecchio e mi trascina fuori dal bar.
- Hey, ma che fai?- protesto senza riuscire a liberarmi dalla sua morsa.
- Ti riporto a casa, mi sembra ovvio, adesso ti mostro io cosa significa essere un vero uomo!-




Altra piccola nota di fine capitolo. Credo che il mio Cid sia malato di OOC acuta, per questo vi autorizzo a:
1. fustigarmi;
2. chiamare i gentili signori dell’igiene mentale;
3. far finta che questo capitolo non sia stato pubblicato;
4. lasciare una recensione in cui mi suggerite (anche poco gentilmente) di lasciar perdere la scrittura e darmi all’ippica;
5. Organizzare un concerto di pernacchie tutto per me;
6. Varie ed eventuali.



A casa vostra chi porta i pantaloni?
Un bacio a tutti .


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Capitolo 6
*** Cose da ragazze ***


 6. Cose da ragazze
(Shelke)




Vago per la casa di Tifa senza una meta precisa. Mi piace girovagare nella penombra, mi rilassa. Sento le voci delle ragazze provenire dal soggiorno ma non mi aggrego subito a loro, ho bisogno di qualche minuto per prepararmi ad affrontare la nuova esperienza che mi aspetta. Stanotte dormirò qui, Yuffie ha detto a Vincent che c’era un pigiama party e gli ha chiesto se potevo partecipare anche io. Non so di cosa si tratta, però mi ha spiegato che è una specie di riunione in cui si fanno cose da ragazze e che, se avessi accettato l’invito, mi sarei divertita un mondo e avrei imparato tante cose. All’inizio Vincent mi è sembrato un po’ titubante, poi ha alzato gli occhi al cielo e mi ha dato il permesso. In realtà questi suoi consensi sono solo una mera formalità, mi lascia fare sempre ciò che voglio purché non sia pericoloso. Cosa potrebbe esserci di pericoloso in una serata in cui si fanno cose da ragazze?
Le organizzatrici della serata hanno pensato bene di approfittare dell’assenza degli uomini per incontrarsi. Cloud è fuori per delle consegne e non tornerà prima di domani pomeriggio, Barret lo ha accompagnato con il furgone perché i pacchi da consegnare erano troppo grandi per essere trasportati in moto, Cid è impegnato nella costruzione di un nuovo velivolo, Denzel dorme da un amichetto e Vincent … beh, Vincent ama isolarsi di tanto in tanto, e poi sapeva della festa.
Entro in cucina e mi avvicino ai fornelli su cui c’è un pentolino messo a scaldare. Lo guardo con molta curiosità, voglio imparare qualsiasi cosa. Al suo interno c’è una sostanza giallo ambra la cui consistenza è molto vischiosa. Faccio mente locale tra i cibi che ho già assaggiato e trovo riscontro in un unico alimento . Questo liquido è identico al caramello che una volta Tifa mi ha messo sul gelato, solo che questo ha un odore più simile alla camomilla. Era così buono! E se ne assaggiassi un po’? Non credo che la padrona di casa mi sgriderebbe, visto che è stata lei stessa a dirmi di rilassarmi e di comportarmi con naturalezza. Si può dire di no al caramello? Apro qualche cassetto, afferro il primo cucchiaio che trovo e torno al pentolino. Immergo  la posata nel liquido ma mi accorgo che scotta più del dovuto, quindi prendo a soffiarlo cercando di portarlo ad una temperatura che eviti di ustionarmi il palato. Quando mi sembra che possa bastare avvicino il cucchiaio alle labbra ma qualcuno mi afferra il braccio impedendomi di placare l’acquolina in bocca.
- Ferma, quello non è cibo!-
La voce di Marlene è agitata.
Ha lo stesso colore e consistenza del caramello, profuma di camomilla, che significa che non è cibo?
- Allora cos’è?- chiedo confusa.
- E’ un prodotto che si usa per fare la ceretta, non si può mangiare e poi quand’è così liquido ustiona!- mi spiega.
- Ceretta?-
E cosa sarebbe?
- Ehm, sì. E’ una cosa che si fa quando sei più grande … per tirare via i peli … -
- Quindi quando si diventa grandi si tolgono via i peli in eccesso. Ok, ho capito tutto, però … Non ho mai visto Vincent usare questo prodotto … -
Marlene sgrana un po’ gli occhi e sembra riflettere su ciò che le ho appena detto.
- Neanche Cloud la usa. Per togliere i peli dalla faccia usa un rasoio. La ceretta è una cosa da ragazze -
Bene, anche questo dubbio è stato chiarito, adesso mi chiedo come possa una sostanza vischiosa togliere i peli. Beh, sono sicura che non ci vorrà molto per scoprirlo, basterà aspettare che qualcuno la utilizzi. E’ strano che una bambina piccola come Marlene conosca già tante cose mentre io non so proprio nulla nonostante abbia molti anni in più.
-Stasera faremo tante cose da ragazze? – le chiedo per capire cosa mi aspetta.
- Oh, sì! Sono sicura che ti piacerà. In realtà io mi addormento dopo un po’ perché sono piccola e non posso fare tutto quello che fanno loro. Altre volte, invece, faccio finta di dormire e ascolto quello che si dicono, però non capisco tutto -
- Per esempio?- meglio informarsi, non voglio fare brutta figura.
- Oh … beh … ad esempio c’è una cosa che Tifa vorrebbe fare con Cloud ma non ci riesce mai, neanche se mette dei bei vestiti e si trucca. Non so di cosa parli però mi meraviglio di Cloud, perché quando lei si trucca è ancora più bella. E’ difficile capire perché bisbigliano!-
Cosa potrebbe essere? Forse neanche Cloud l’ha capito, ecco perché non fa contenta Tifa.
- Deve essere una cosa che si fa in coppia- continua a spiegare Marlene – perché Shera dice che la fa con Cid e loro sono sposati-
Una cosa che si fa da sposati …
- Ultimamente anche Yuffie vorrebbe farla con Vincent, però lui sembra addirittura meno interessato di Cloud-
Questa cosa può farla anche Vincent? E se la facesse con me? Forse sarebbe meglio sposarsi prima, visto che solo Shera e Cid la fanno. Però …
- Hey, ma che fate qui tutte sole?- la voce di Tifa interrompe i miei pensieri. Mi concedo qualche attimo per osservarla. Marlene ha ragione, è bellissima. Non le serve un bel vestito per farsi notare, neanche con il pigiama corto e le ciabatte la sua bellezza può essere messa in discussione. Mi sorride e c’invita a seguirla in soggiorno.
- Davvero, l’ho letto su una rivista e dicono faccia miracoli! -
Yuffie è seduta sul divano, parla con Shera e regge in mano un barattolo con una sostanza cremosa e scura.
- Ma Yuffie, basterebbe lasciar perdere il gelato al cioccolato per evitare la cellulite-  le fa notare la sua interlocutrice, mentre con un pestello mescola degli ingredienti in una ciotolina.
- … Ecco, adesso deve riposare per un po’ e poi sarà pronta! Chi si offre volontaria? Questa maschera a base di erbe che ti ho chiesto di portare da Wutai è ottima per le pelli stressate -
- Voglio provare io!- Marlene entra saltellando e proponendosi come cavia, anche se mi chiedo come si possa avere l’epidermide stressata alla sua età.
A turno le donne tirano su i capelli: Tifa si fa mettere dei bigodini, Yuffie gira le ciocche e le ferma con dei beccucci di cicogna ,mentre Shera aveva già in testa una cuffietta. Mi sembra di aver capito che abbia la colata di colore già applicata.  Sarebbe scortese scoppiare a ridere?
Dal trattamento non vengo esclusa, infatti mi afferrano i capelli e me li tirano su con un pinzone verde mela.
Tutte e tre si siedono intorno al tavolo, versano delle fialette profumate in alcune pentole contenenti acqua bollente, posizionano il viso su di esse e si coprono la testa con un asciugamano. Siccome hanno preparato una bacinella anche per me, imito le loro mosse.
Qui sotto si muore dal caldo!
Sollevo la testa di botto boccheggiando ma non ho il tempo di riavermi che mi vedo arrivare la borsa del ghiaccio sulle guance.
- Vedrai che pelle splendida che ti verrà!-
Se prima non mi viene una paresi, Yuffie…
L’operazione si ripete numerose altre volte sotto gli occhi di Marlene che cronometra il tempo di esposizione al vapore. Dopo un po’ lo scetticismo va scemando e la cosa comincia anche ad essere divertente. La principessa di Wutai aveva ragione: la pelle del viso è molto più rilassata adesso.  Così tra fialette, pinzette, e … Piega ciglia? Sembra uno strumento di tortura!arriviamo al momento della crema precedentemente preparata da Shera con le famose erbe di Wutai. E’ proprio lei a spalmarci in faccia il composto con un pennello,mentre noi altre teniamo ben in alto le mani a causa degli smalti dei colori più disparati che abbiamo steso sulle unghie. Io e Marlene però abbiamo combinato un disastro, lo abbiamo fatto colare anche sulle dita ma Tifa ci ha assicurato che non è un problema e che col tempo impareremo. La maschera di bellezza ha un buon profumo, però abbiamo tutte e cinque la faccia verde fatta eccezione per il contorno occhi, sul quale a breve verranno posti delle fettine di cetriolo.
Yuffie saltella fuori dal soggiorno e vi fa ritorno con il famoso pentolino pieno di finto caramello, Tifa si offre volontaria e io mi avvicino cercando di non perdermi neanche un dettaglio. E’ da tutta la sera che aspetto questo momento, voglio imparare il più possibile. Shera intanto prepara delle striscette simili a stoffa, spalma quella che chiama cera sulla gamba di Tifa, fa aderire la striscetta e tira con un colpo secco. Non so perché ma non credo sia divertente come spalmarsi impiastri sulla faccia, c’è un che di sadico in questa cosa. La “cavia”, però, non sembra lamentarsi più di tanto, fatta eccezione per gli strappi in zone particolarmente sensibili. Addirittura spalma un po’ di quella roba sulla pelle sopra al labbro superiore! Ciò che noto è che, a parte l’arrossamento che Shera assicura scomparirà entro breve, la zona della pelle sottoposta a questa pratica è molto più liscia. Ceretta. Devo seriamente prendere in considerazione la possibilità di suggerirla a Vincent al posto del rasoio. La sua faccia sarà molto più gradevole, sì sì!
La compagnia di stasera è molto allegra, tutte ridono e si divertono, si raccontano aneddoti giornalieri e ci ricamano sopra succulenti commenti. Ad esempio, non sapevo che a Cloud non piacessero determinati cibi, cibi che poi Tifa gli fa comunque mangiare facendogli credere che sia altro. Cid, invece, ama leggere il giornale in un posto particolare della casa. Shera cerca di convincerlo che sarebbe meglio farlo in poltrona ma lui si chiude in bagno e non lascia entrare nessuno fino a quando non ha finito. Denzel ha paura di dormire da solo,non lo avrei mai detto. Marlene giura che si abbraccia ai peluches quando crede che lei sia addormentata. Yuffie sospetta che Vincent non abbia mai mosso un passo di danza ma questo non posso accertarlo perché non è un’informazione presente tra i ricordi di Lucrecia. Tutte queste notizie, però, non devono essere divulgate. Tutto ciò che ci confidiamo e che facciamo stasera è una cosa da ragazze.
Sono un po’ delusa, avrei voluto provare la ceretta anche io, solo che non ho ancora peli sulle gambe e non è stato possibile. Le ragazze mi consolano assicurandomi che un giorno cresceranno e rimpiangerò tutta la libertà di cui godo adesso.
- Sembra che un corpo adulto abbia solo risvolti negativi: invecchia, si riempie di rughe e di cumuli di grasso, si ricopre di peli…- osservo ad alta voce chiedendomi quanto valga davvero la pena avere un involucro malandato dopo pochi anni.
- Beh, non è esatto. Ci sono anche tante cose positive- mi spiega Shera  – Il corpo cambia, si arrotonda, si slancia, si possono indossare vestiti aderenti, mettere il trucco, portare i tacchi … -
- Fare sesso!- interrompe Yuffie .
- Yuffie!- Tifa la sgrida ma con tono molto leggero e un sorrisino sulle labbra piene.
- Oh, dai, tanto prima o poi qualcuno gliene parlerà … - si giustifica la Kisaragi.
- Intanto, però, deve accontentarsi di questo!- Shera mi piazza sul tavolo un pacchetto incartato e avvolto da un fiocco rosa. A parte che l’esclamazione della principessa mi ha fatto trasalire, la mia espressione deve essere simile a quella di un pesce lesso. Non ho mai ricevuto un regalo in vita mia, questa è la prima volta e non so neanche a cosa sia dovuto tanto disturbo.  I miei dubbi devono leggermisi sul volto perché Tifa si sente in dovere di fornirmi una spiegazione.
- Vedi, speriamo che questa sia solo la prima di numerose riunioni a cui parteciperai in nostra compagnia e abbiamo pensato di regalarti qualcosa che possa ricordarti di stasera. Magari è ancora un po’ presto per indossarlo ma quando avrai avuto le “tue cose” sarà tutto diverso … -
Le “mie cose”? Che altro dovrà capitarmi dopo le rughe, le occhiaie e i peli?
Silenziosamente e un po’ titubante apro il pacchetto sperando che al suo interno ci sia qualcosa che dissiperà i miei dubbi. Alzo il coperchio della scatola contenuta dalla carta da regalo e sollevo all’altezza degli occhi l’oggetto al suo interno.
Così, con le mani macchiate di smalto, i capelli malamente raccolti in un pinzone dal colore assurdo e la faccia cosparsa di robaccia verde ho l’onore di osservare il mio primo reggiseno.
Le ragazze si dispongono ai miei lati ripartendo a raffica col loro cicaleccio, però io non le ascolto più. Vuol dire che il mio inesistente seno diventerà più grande? Magari come quello di Tifa? Non sarebbe male, tutti i ragazzi che entrano nel bar finiscono per buttarci un occhio. Lei non lo espone molto,però devo ammettere che con determinate magliette è bellissimo …
Il momento di condivisione femminile, però, viene interrotto.
La porta del soggiorno si spalanca e Cloud muove un passo a testa bassa. Nel momento in cui alza lo sguardo succede il finimondo. Le ragazze cominciamo ad urlare e lui le imita.
- Oh mio Dio, un’invasione di Jenova! -
Non ha il tempo di finire di parlare che viene buttato fuori dalla stanza, spinto da ogni tipo di oggetto che si possa immaginare.

- E tu che ci fai qui? Sparisci, questa è una serata in cui si fanno cose da ragazze!-




 


Nello scorso capitolo ho commesso un errore mostruoso, ho menzionato Barbie. Chiedo scusa per questa svista e spero caldamente che, dopo Jenova, sul Pianeta non arrivi anche quest’altra piaga …
Grazie a Marciux per essere un lettore sempre attento.
Dopo le scuse spendo qualche parola per questo capitolo appena postato. Spero che Shelke non sia apparsa né troppo infantile, né troppo matura. E’ un personaggio che conosco pochissimo ma mi sembrava carino coinvolgerla in qualche (dis)avventura, spero di non aver esagerato.
Un bacio a tutti, a presto!

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Capitolo 7
*** L'angelo di Midgar ***


 7.L’angelo di Midgar
(Denzel)



Piove.
E’ da due giorni che va avanti così.
Siamo alla fine dell’autunno ed è normale che piova tanto, però ci costringe a restare dentro quando preferirei uscire per strada a giocare dopo la scuola. A dire il vero mi diverto anche a saltare tra le pozzanghere e a fare a gara a chi si bagna di meno, però a Tifa piace molto di meno. Non so perché ma le cose più divertenti non le piacciono, anche mia madre la pensava come lei …
Alle mie spalle sento Marlene indaffarata con il suo adorato servizio da thè, farà diventare matte quelle povere bambole. Se mangiassero per davvero tutto quello che finge di cucinare sono sicuro che vomiterebbero almeno tre volte al giorno … Guardo  il suo riflesso sul vetro infilare il bavaglino ad un pupazzo e fingere di scaldare l’acqua per preparare il biberon. A me i suoi giochi non piacciono,però devo ammettere che è molto brava in quello che fa, somiglia a Tifa in certe occasioni. Chissà se io somiglio un po’ a Cloud quando fingo di brandire la spada …
Riporto la mia attenzione fuori, al cielo ormai buio, all’acqua che bagna i lampioni accesi e all’angelo di Migdar. E’ una bella statua e mi dispiace che non abbia una casa e che debba restare sotto la pioggia, senza neanche un ombrello con cui ripararsi. E’ tutta bianca, con le ali spiegate e un braccio alzato come a cercare di afferrare coloro che cadono o che sono in difficoltà. Tifa mi ha detto che veglia su di noi e che è un bene che si veda dalla finestra della nostra cameretta, perché protegge i nostri sogni. Peccato che non è sempre così e che a volte mi sveglio di notte a causa di incubi tremendi. Questo accade quando il tempo è brutto, con le gocce di pioggia che sbattono sui tetti e con i lampi e i tuoni. Non mi piacciono. Mi vergogno di ammetterlo e non lo dico a nessuno, però mi fanno paura, mi ricordano cose brutte, mi ricordano altri suoni, i crolli dei palazzi, le schegge impazzite e il rumore di vetri infranti. Scuoto la testa e sospiro allontanandomi dalla finestra di qualche passo. Solo adesso mi accorgo che nella stanza è piombato il silenzio, ecco perché il temporale mi sembra più forte e minaccioso.
Che fine ha fatto Marlene?
Mi volto in direzione del tavolino su cui stava fingendo di cucinare ma non la vedo allora giro di più la testa  e la trovo in piedi vicino al mio comodino. Mi avvicino a lei e mi accorgo che sta guardando la foto che mi ritrae insieme ai miei genitori.
-Denzel, com’è avere la mamma?-
E’ una domanda che mi spiazza. Che significa “com’è avere la mamma”?
-Eh?-
- La mia è morta quando ero tanto piccola, non me la ricordo. C’è sempre stato qualcuno che si è preso cura di me, però non lo so se è la stessa cosa … -
La guardo in silenzio per un po’. Adesso comincio a capire ciò che vuole dire: un conto è aver vissuto con la tua mamma e averne dei ricordi, un altro è non averla conosciuta affatto. Tra le due cose non so quale sia la peggiore, però la sua domanda è giusta.
Le sorrido.
- A volte era bello, la mia mi preparava tante cose buone da mangiare, mi pettinava i capelli anche quando a me sembravano già ordinati e poi profumava!-
Mi ascolta a bocca aperta, come se queste cose non fossero già ovvie.
-Le mamme profumano … - ripete .
- Quando si preparava per uscire la spiavo sempre, non sapeva mai quale vestito scegliere, diceva che la facevano sembrare grassa anche se non lo era affatto -
- Aveva dei bei vestiti?- mi chiede.
Annuisco. Erano belli o almeno a me lo sembravano. Mi piaceva tanto quello azzurro, la faceva sembrare un angelo. Già, come quello di Midgar …
- A volte, però, mi faceva arrabbiare-
- Davvero?! Le mamme fanno anche arrabbiare i figli?-
- Certo!Tipo quando voleva che finissi i compiti prima di uscire a giocare, oppure quando dovevo mangiare per forza prima i pasti e dopo le caramelle-
Non ho mai capito il senso di questa cosa, tanto nella pancia vanno a finire comunque mischiati …
Un lampo illumina la stanza, subito seguito da un tuono più forte dei precedenti e sbando come un marmocchio. Oh, no, il mio segreto è stato scoperto!
- Hai paura dei tuoni?
Non rispondo, non voglio che rida di me, è lei la femminuccia non io.
-Hai pura dei tuoni, lo so anche se non vuoi dirlo. E so anche che di notte fai brutti sogni se fuori piove, ti sento quando ti agiti-
Sa troppe cose che nessuno dovrebbe sapere e non posso neanche minacciarla di rivelare una sua debolezza se si fa scappare una parola di troppo su di me, perché sembra che non abbia paura di niente.
-Non ti devi preoccupare- mi rassicura e questo mi prende alla sprovvista perché mi aspettavo una risata.
-Tutti hanno paura di qualcosa. Tifa ha paura che un giorno  Cloud vada via senza tornare mai più. E ha paura dei topi!  Cloud, invece, ha paura di non riuscire a proteggerci dalle cose brutte. Anche il mio papà ha paura, sai? -
Immaginare Barret impaurito da qualcosa mi riesce troppo difficile e deve averlo capito anche Marlene perché insiste sull’argomento.
- Davvero!- continua  - Ha paura di non trovare il modo per andare avanti senza usare il Mako-
Oh, bene. Credevo avesse paura dei ragni o delle lucertole …
- Ha anche un po’ paura dei grilli ma credo che gli facciano più schifo che paura … -
Ecco, come non detto.
Sorride e arriva un altro tuono.
Sobbalzo e guardo il cielo. Quando ritorno con lo sguardo su di lei noto che ha la mano tesa verso di me.
-Prendila! Tutte le volte che avrai paura io ti darò la mano, così ti passerà un pochino. Va bene sempre, anche di notte se non riesci a dormire-
La mano tesa verso di me, come Cloud quando mi ha trovato tra le macerie, come la mia mamma quando cadevo e mi sbucciavo le ginocchia, come Tifa quando non voglio alzarmi la mattina, come l’angelo di Midgar. Con titubanza sfioro le sue dita ma l’ennesimo tuono mi spinge ad afferrarla in modo frettoloso.
-Così va meglio, no?-
Come l’angelo di Midgar
Sì, va meglio.
- Tu … Tu non hai paura di niente?-
Sono davvero curioso di saperlo. L’ho sempre vista fare la piagnucolona quando faccio fare a botte le sue bambole, oppure quando non voglio giocare a prendere il thè, però questo lato del suo carattere non lo conosco.
- Beh… io…-
Sembra pensarci un momento. Forse anche lei si vergogna di dirlo come succede a me.
- Hey, ma cosa fate qui tutti soli? Venite giù con noi, facciamo una partita a cart … -
La testa di Tifa sbuca dalla porta e il suo discorso s’interrompe quando si accorge che ci stiamo tenendo per mano. Cerco di lasciarla ma Marlene mi stringe più forte.
- Io … Ho paura del temporale!- dice tutto d’un botto.
Mi giro a guardarla con gli occhi spalancati. Ma non è vero!
- E Denzel è stato gentile, però giura che non lo dici a nessuno. Un vero uomo non fa certe cose, ha fatto un’eccezione perché sono sua sorella!-

Eh sì, io ho il mio personale angelo di Midgar
 
 
 
 
Bah, non so che dire. Volevo creare un attimo di cameratismo e di tenerezza ed è uscito fuori questo. Non l’avevo immaginato proprio così ma non sono riuscita a fare di meglio, chiedo perdono. Ha ragione Mila quando dice che sono più convincente quando scrivo punti di vista di maschi sboccati …
Ringrazio tutte le splendide persone che hanno la pazienza di commentare ciò che scrivo dopo aver mangiato funghi allucinogeni, siete un’inesauribile fonte di entusiasmo.
Un grazie anche a chi legge soltanto, spero di regalare un sorriso anche a voi.
Columbrina, spero di non aver deluso le tue aspettative riguardo la coppia più bella del mondo,vedrai quante dovranno ancora combinarne.
A presto.



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Capitolo 8
*** Doccia ***


 8. Doccia
( Barret)



Io e testa a punta siamo appena entrati nella casa che adesso condivide con Tifa, mia figlia e Denzel. Oggi aveva poche consegne e l’ho portato con me in un cantiere dove stanno montando dei pannelli fotovoltaici con l’intento di illustrargli il loro funzionamento. L’autunno ci sta lasciando  e la temperatura si è sensibilmente irrigidita, tutto ciò che desidero adesso è un pasto nutriente e una bella doccia calda. Dalla porta sul retro accediamo al bar, da cui proviene una canzoncina allegra.
- Barret!- è la voce di Tifa che mi accoglie con affetto e io non posso che stritolarla in un abbraccio. Adoro questa piccolina, è come una figlia per me. C’è anche da dire che il vestito che indossa stasera le sta molto bene e se lo dice uno come me che a certe cose non bada bisogna crederci. Ha una gonna nera abbastanza aderente, lunga fino alle ginocchia, con un leggero spacco sulla gamba sinistra e una camicetta di raso bianca, scarpe nere con un po’ di tacco e la cravatta nera allentata.  A lei si aggiunge anche Marlene che mi salta addosso e mi tempesta di baci. Ho deciso, le stritolo tutte e due in una volta e non se ne parla più. Arriva anche il giovanotto, Denzel, ma lui si limita a battere il cinque con quella manina assurdamente piccola. Vuole fare il duro! Mi scappa una sonora risata e gli faccio notare che prima di salutarmi a quel modo dovrà mandar giù ancora tantissime pagnotte.
I bambini rivolgono la loro attenzione a Cloud saltellandogli intorno e tirandolo per il braccio, però lui sembra imbambolato. Seguo il suo sguardo e mi accorgo che è posato su Tifa, la quale lo ha salutato con un cenno del capo ma poi è stata chiamata da alcuni clienti.  Osservando meglio il biondastro mi accorgo che si è fermato su un dettaglio preciso. Eh sì, la ragazza si fa apprezzare anche di schiena … Gli do una sonora pacca sulla spalla, a stomaco vuoto certe cose non fanno bene.
La cena è già pronta, quindi decidiamo di metterci prima a tavola e dopo di dedicarci la famosa doccia bollente.
- La mia “figlia” più grande cucina divinamente, beato chi se la sposa!- affermo addentando la bistecca che ho davanti.
- Vero - conferma testa a punta.
Intende dire che è vero che cucina bene oppure era un riferimento al matrimonio?
Le salsicce sono ottime, faccio il pieno.
Già sapevo che il biondastro parla poco e  di quel poco che dice neanche si capisce bene cosa dica, però mi sono accorto che si può intuire ciò che gli passa per la testa dal modo in cui mastica o beve. Adesso, ad esempio, è relativamente calmo perché il ritmo delle ganasce è lento e regolare. Volgo lo sguardo e Tifa è dietro al bancone ad asciugare dei bicchieri.
Questa salsa è deliziosa, ne aggiungo un po’ anche nel suo piatto prima che il suo umore cambi.
Neanche cinque minuti e mi rendo conto che ‘sto scemotto è rimasto a bocca aperta e la forchetta col cibo a mezz’aria. Mi giro e Tifa sta mettendo il burro cacao.
In questa insalata manca il sale, provvedo da solo ad aggiungere la giusta dose.
Oh oh, siamo passati all’artiglieria pesante! Testa a punta addenta un pezzo di pane come un coccodrillo afferra la sua preda. Cerco l’oggetto del suo interesse e noto che sta prendendo un’ordinazione e al tavolo c’è seduto un uomo sulla trentina. Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto, stanno solo sostenendo una conversazione formale.
C’è anche la zuppa di fagioli piccante, quanto voglio bene alla mia cuoca!
Il modo in cui sta affettando la bistecca non lascia presagire nulla di buono. Cloud, Dio santo, quell’animale è già morto!
Si versa del vino e lo beve a grandi sorsi, poi lei incrocia i suoi occhi e gli fa un sorriso. Porco mondo, come si fa a farsi andare la bevanda di traverso? E per poco non mi ha beccato quando ha sputato tutto il liquido fuori! Notando che sta tossendo lei si avvicina preoccupata e prende a dargli dei colpetti sulle spalle. Nel momento in cui si abbassa verso di lui il primo bottone della camicia le salta andando a sbattere proprio sull’occhio di Chocobo. Molto dispiaciuta la ragazza si allontana per recuperare del ghiaccio e lui sembra riprendere un attimo colore. Beh, in realtà si limita a tornare pallido come al solito.
Nel momento in cui Tifa sta per tornare entra nel locale un cliente,uno che sta venendo spesso *, sempre con la valigetta, vestito come un damerino e con i capelli ordinatissimi . Non le lascia neanche il tempo di spiegare il perché di quel ghiaccio che le toglie il bicchiere di mano e comincia a raccontare la sua giornata. Avendo perso un bottone la camicia è ancora più scollata e il tizio non perde l’occasione per rifarsi gli occhi col pizzo nero del reggiseno.
A questo punto Cloud scatta in piedi ma io lo trattengo per un braccio impedendogli di dare spettacolo.
-Te l’ho detto mille volte, non è la tua ragazza e non hai il diritto di interferire con la sua vita privata!- lo redarguisco.
- Non m’intrometto, mantengo fede alla mia promessa: voglio solo proteggerla da quell’idiota!- si difende lo scemo.
- Difenderla? Quel tizio è seriamente interessato a lei, è simpatico, è brillante, ha un lavoro fisso e potrebbe offrirle un futuro sicuro. Se se la sposa è a posto per tutta la vita, è dalla fortuna che vuoi difenderla? Cloud, questa si chiama gelosia … - gli faccio notare.
-Io non sono geloso, chiaro?-  e riprende a masticare come un tritacarne. Non è geloso, è diversamente indifferente!
- E poi quello le guarda solo le tette!- tiene a precisare. Già, lui invece non si limita a quelle, si concentra anche sul lato B. Inspiro profondamente diverse volte e poi riprendo a parlargli con un tono più calmo.
- Senti, io non ho nulla contro di te, voglio solo che Tifa sia felice. Ad essere sincero ti preferisco a quel manico di scopa, però dobbiamo essere onesti: tu non ti farai mai avanti, vivi ancora nel ricordo di una persona che non c‘è più. Per carità, hai il diritto di star male per Aerith o di onorare la sua memoria restandole fedele per sempre , però chi ti circonda non può vivere in funzione di questo dolore, lei sopra tutti gli altri. Non hai il diritto d’impedirle di avere una vita, di farsi una famiglia sua, di andare avanti. Se mi dicessi che ti piace, che provi dei sentimenti per lei diversi dall’amicizia allora non mi opporrei, però finora hai dimostrato di essere una grossa fonte di guai. Se adesso ti alzi e vai a spaccare la faccia a quel ragazzo alimenterai le sue illusioni e nessuno vuole più vederla soffrire-
Forse sono stato troppo duro perché il suo respiro si fa più corto e manda giù l’intero bicchiere di vino senza neanche guardarmi in faccia. Resta con lo sguardo assente per qualche minuto dopo aver squadrato da capo a piedi il pretendente di Tifa che intanto ha preso posto e invia messaggini con il cellulare di ultima generazione. Non sta facendo nulla di male però … Cazzo se è deficiente, spero che Tifa scelga qualcun altro. Nel mezzo di queste riflessioni la ragazza è si allontana. Credo sia andata a cambiarsi la camicia ormai troppo scollata.
- … E se invece non volessi lasciargliela?- domanda più a se stesso che a me.
- In tal caso dovresti chiederti perché non riesci a rinunciarci, fare chiarezza nel tuo cuore e poi aprirglielo. Non c’è nessuno al mondo che meriti serenità quanto lei- ammetto con molta onestà.
L’oggetto del nostro discorso fa nuovamente accesso al bar. Ha tenuto la gonna e ha sostituito la camicia con un top nero monospalla  aderente che fa risaltare ancora di più le sue generose curve. Si avvicina al nostro tavolo senza badare minimamente all’idiota che si sbraccia per attirare la sua attenzione e si siede un attimo sul ripiano, facendo attenzione a non far cascare i piatti.
- Sono davvero mortificata- dice prendendo un cubetto di ghiaccio dal bicchiere che ha recuperati dal bancone mentre si avvicinava a noi e cominciando a passarglielo sulla palpebra arrossata dove il bottone è arrivato.
- Non so come sia potuto accadere, per poco non ti facevo perdere un occhio-  continua a giustificarsi.
Che schifo, mi sento tanto il terzo incomodo.
Tifa resta con noi per qualche altro minuto poi torna al suo lavoro. Mi volto a guardare il biondastro. E’ rosso come una ciliegia.
- Per te bella fredda- affermo senza dubbi.
- Cosa? -
- La doccia!-





* Chi ricorda l’idiota del capitolo “Clienti inopportuni”?

Ho una buona notizia per voi carissimi lettori: per qualche giorno sparisco dalla circolazione. Hey, via quei fuochi d’artificio, ho detto per pochi giorni e non per il resto della mia vita!Per qualche tempo gli aggiornamenti saranno diradati a causa di vari motivi, leggasi: esami, tesi, esami, tesi, esami,tesi, un matrimonio a 300 km da casa (fortunatamente non mio), poi ancora esami, tesi, esami,tesi, eventuali visite psichiatriche, ricoveri coatti in case di cura spacciate per centri benessere, esami, tesi, esami, tesi… Bella la mia estate, eh? Proverò ad essere presente una volta a settimana in modo da tormentarvi ancora con i miei deliri disavventureschi. Non fate quelle facce deluse, vi avevo detto che non vi sareste liberati così facilmente di me!
Detto questo passiamo al capitolo. Sapevate che adoro Barret? No?! Beh, adesso lo sapete, però non sono sicura di averne rispettato la personalità. So che è molto affezionato a Tifa e che la considera come una figlia, quindi come potrebbe non avere a cuore la sua felicità? Resta pur sempre un adorato “papone”!
A proposito di famiglia, chi sarebbe così gentile da parlarmi dei genitori di Cloud?Ho sentito dire che sono morti, però vorrei maltrattare un po’anche loro. Di nuovo quelle facce disgustate? Sono matta e posso maltrattare chi voglio io, chiaro?
Ok belli, un bacione a tutti <3

 
 

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Capitolo 9
*** Cellulare ***


 9. Cellulare
(Yuffie)




Mio padre è uno strazio. Non avrei dovuto dargli il mio nuovo numero di cellulare, mi ha costretta a tornare a Wutai per delle cavolate. Quando vedo che a chiamarmi è lui mi viene sempre un attacco di orticaria.
Io voglio tornare a Midgar! Quando sono andata via lì c’erano praticamente tutti: Vincent, Tifa, Shera, Marlene, Cloud, Vincent, Shelke, Cid, Red XII, Vincent, quei due strani turks, Vincent, Barret, Denzel… L’ho detto già che c’è anche Vincent? Insomma, manco solo io!
Mi guardo intorno e la mia cameretta è così vuota e silenziosa, cosa ci faccio qui tutta sola?
Il mio cellulare vibra e mi fiondo a rispondere, vuoi vedere che è qualcuno d’interessante?
- Principessa, la informiamo che alle 15:30 dovrebbe … -
Oh che palle!
Non ascolto neanche ciò che questo assistente dice, mi limito a lasciare l’apparecchio sul letto e prendo a giocherellare con un peluches. Quando decido che quel povero tizio ha parlato abbastanza da solo riprendo il telefono e lo ringrazio, chiudendo la chiamata.
Mi siedo sulla poltrona e accendo la TV. Magari fare zapping calmerà un po’ i miei poveri nervi. Oh, ma questo film lo conosco! Che carino l’attore. Beh, certo, non è allo stesso livello di chi-so-io, però ….
Non passano cinque minuti che la suoneria copre la frase d’amore che il protagonista sta rivolgendo al suo da poco ritrovato amore. Rispondo con le lacrime agli occhi.
- Pronto?-
- Gentile cliente, la informiamo che entro il prossimo mese ha la possibilità di … -
Maledizione, e dovevano chiamarmi giusto adesso?Sto guardando un film romantico, così mi rovinate l’atmosfera!
Pigio il tasto rosso energicamente e prego tutte le divinità che conosco di non essere più interrotta da nessun seccatore.
Troppo ottimista. Appena torno a concentrarmi su lui che  infila un anello all’anulare sinistro di lei che sta piangendo tutte le lacrime del mondo perché finalmente ha capito che lui non è suo fratello scomparso da piccolo ma solo uno che potrebbe somigliargli tanto, il cellulare torna a squillare. Ormai esasperata lo afferro e , proprio quando sto per scaraventarlo contro il muro ma un dettaglio mi ferma. Per tutti i chocobo del Pianeta, è il numero di Vincent Valentine! Cosa vorrà? E se non rispondessi? Certo che devo rispondere, se dovesse comunicarmi qualcosa d’importante? Con mani tremanti pigio il pulsante verde ed avvicino il ricevitore all’orecchio.
- Vincent, che sorpresa! A cosa devo questa chiamata? E’ successo qualcosa? State tutti bene? Sei ancora a Midgar? Che tempo fa lì? Qui piove, è un po’ freddino … -
Nessuna risposta, solo dei rumori di sottofondo.
-Ehm, pronto? Vincent? Ci sei? Oddio non farmi preoccupare, sai che divento ansiosa. Che sta succedendo? Chiamo Tifa? Chiamo Cloud? -
Un rumore vellutato, come una mano che sfila un guanto e finalmente si fa sentire.
- Yuffie? Scusami, avevo il telefonino in tasca, si è attivata la funzione chiamata rapida e me ne sono accorto solo adesso, non volevo chiamarti-
Ecco come distruggere in un momento i sogni romantici di una ragazza … Ma se aveva il cellulare in tasca come ha fatto ad accorgersi che era partita la chiamata? E poi ha pronunciato proprio il mio nome! Forse posso ancora sperare che avvertisse il desiderio di sentirmi. Devo indagare.
-Come hai fatto ad accorgertene?-
-I decibel della tua voce li sentirebbe anche un sordo -
Vincent Valentine, vaffanculo. Ovviamente non glielo dico …
- Capisco. Hai dimenticato d’inserire il blocca tasti?
-Sì-
-E’ il telefonino nuovo, giusto?-
-Sì-
- Adesso hai capito come si usa?-
-Sì-
 -State tutti bene?-
- Sì-
-Fa freddo anche a Midgar?-
-No-
-Hai più trovato il pezzo di ricambio per la pistola?-
-Sì-
- Hai più sentito Barret per quel lavoro?-
-No-
Oh mio Dio, è snervante!E’ impossibile intavolare una conversazione con lui, sembra di ricevere una risposta tramite telegramma! Scompiglio i capelli con la mano libera e mi butto sul letto. Non ho voglia di mettere giù, ho bisogno di sentire la sua voce un altro po’ ma come attirare la sua attenzione riuscendo addirittura a instaurare un dialogo degno di questo nome?
Conosco un solo modo per non farmi chiudere il telefono in faccia ma mi costa un po’ utilizzarlo. Non sono gelosa però scalfisce decisamente il mio orgoglio femminile. Sospiro e mi faccio coraggio.
- Che mi dici di Shelke?-
La risposta non si fa attendere, come immaginavo ho colto nel segno.
-Shelke sta bene, solo è rimasta un po’ sconvolta dalla serata per sole donne a cui l’avete invitata. Era necessario quel reggiseno?-
Oh, oh , Vincent che pronuncia la parola “reggiseno” non avrei mai sperato di sentirlo. Lo dice in modo così sexy! Ti prego Vin, ancora …
- Colpa tua che continui a proteggerla da qualsiasi cosa!Ti sembra normale che una ragazza della sua età ignori che prima o poi avrà il ciclo?-
Vediamo come mi risponde adesso …
- E a te sembra normale che sia venuta a saperlo con le dita macchiate di non so cosa e la faccia verde? Cloud sta ancora cercando il numero di un bravo esorcista … E vogliamo parlare della ceretta? Avete utilizzato quegli intrugli da donna ma avreste almeno potuto spiegarle che un uomo non può strapparsi i peli dalla faccia senza anestesia  -
Cloud Strife, che villano!Non solo ha mandato a monte la nostra riunione presentandosi a casa senza avvertire e ridicolizzandoci, ma si è anche permesso di raccontare in giro l’accaduto!!!
-Intanto quel chocobo non doveva essere lì, e poi non vedo cosa ci sia di traumatizzante. Tanto prima o poi sarebbe venuta a saperlo ugualmente, sono cose da ragazze ma non sono segreti di stato-
Mamma mia, quanto diventa pedante se si tratta di impressionare quella ragazzina!
- A proposito di “cose”-
Non so perché, ma mi è parso di sentire un certo tono di sospetto nella sua voce.
- Shelke mi ha fatto delle strane domande a cui non ho saputo fornire una risposta … -
Che abbia fatto domande strane non mi sembra una novità, non fa altro che rivolgerne a tutti più volte al giorno. Eh, eh, la signorina deve imparare … Tuttavia mi meraviglia che Vincent non abbia saputo fornire una risposta adeguata. Non mi sembra che quella sera si sia parlato di tampax, giusto? Eppure un uomo della sua età dovrebbe sapere a cosa servono, non capisco.
-Domande?-
Ma di che diamine parla?
- Esatto. Cos’è quella cosa che Shera fa con Cid perché è sposata, che Tifa vorrebbe fare con Cloud ma che lui non fa nonostante si faccia bella e che tu vorresti fare con me?-
Oh- mio- Dio! E Shelke che ne sa?!?! Non ne abbiamo parlato davanti a lei, quindi deve averlo fatto Marlene quando sono rimaste sole in cucina … Ma quella bambina non dorme quando ci scambiamo certe confidenze? Per fortuna che ne parliamo in codice! E lui me lo sta chiedendo davvero? Cosa gli rispondo adesso?
-Ehm … veramente … -
C’è un solo modo di uscire da questa situazione assurda e anche se è la decisione più dura della mia vita, la mitica principessa di Wutai non si tirerà indietro per un paio di deliziosi occhi rossi e una voce da hot - line che si fa sentire solo quando gli piace l’argomento di conversazione.
- Vincent, quella cosa a cui allude Shelke non è altro che … -

Chiudo la chiamata e spengo il telefono.
 Non sono un genio?

Sospiro e sorrido perché so già cosa gli risponderò quando lo rivedrò …

- ... non è altro che tenersi per mano! Ma cosa vai a pensare, Vincent ?! -





Lo so, è demenziale, però so anche che sarete così comprensivi da capire che il caldo, due esami bastardi, una tesi che si rifiuta di scriversi da sola e l’età avanzata possono provocare effetti indesiderati. Sul libretto illustrativo, tra le controindicazioni c’è scritto “acutizzazione degli stati di delirio in pazienti a rischio”. Beh, coincide con il mio caso, quindi sono parzialmente perdonata, giusto? Metteteci pure una notte insonne trascorsa a fare la lotta libera con una dannata zanzara  - mai una volta che azzannassero mia sorella, macchè!- e vi renderete conto che questo capitolozzo è il meglio che la mia mente possa fare in questo periodo.
La mia Yuffie è un tantino sbarazzina oltre che disperata, avete notato che spessore aveva la trama del film che stava guardando? Colpa di Vincent che non le telefona mai …
Ok, torno alla lampada. No, non quella che fa abbronzare, mi riferisco a quella sulla mia disordinatissima scrivania.
Un bacino a tutti <3

 

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Capitolo 10
*** Casa ***


10. Casa
(Cloud)



Avanzo lentamente nella chiesa abbandonata, questa volta però non è un groviglio di macerie nei bassifondi di Midgar. Sembra piuttosto di essere tra le rovine di un luogo incantato, arcadico, non si respira più l’aria polverosa dei calcinacci ammassati sul suolo, né l’odore acre della muffa che veniva sostituito dal profumo dei suoi fiori ma mano che ci si avvicinava al manto erboso. Su di me un cielo azzurro fa da tetto all’intera struttura. Non ci sono uccelli che volano e neanche il sole nonostante sia tutto illuminato come se fosse giorno. Il pavimento è invaso dall’acqua cristallina che abbiamo utilizzato per curare il geostigma, in alcuni tratti  non riesco a vederne il fondo,mentre i fiori bianchi e gialli galleggiano leggeri e soavi. I miei piedi non affondano nel liquido trasparente ma resto sospeso sul pelo dell’acqua come una libellula. In realtà anche il tempo mi sembra sospeso in un eterno presente.
All’improvviso una presenza si palesa alle mie spalle. Non so perché, però sapevo che sarebbe venuta. Non mi volto consapevole del fatto che se lo facessi lei scomparirebbe e io non voglio questo.
- Perché sei qui?-
Sorride, non posso vederla ma so che lo sta facendo, lo sento.
-Perché mi sono di nuovo perso, immagino-
-E cerchi la strada di casa in un posto come questo? – la sua voce è sempre leggera come il volo di una colomba.
- Dove dovrei cercarla?-
- Non devi più cercarla, l’hai già trovata da tempo -
Sotto di me, nello specchio d’acqua, compare l’immagine del disimpegno del piano superiore della casa in cui vivo adesso illuminato dal sole del mattino, poi si vedono Denzel e Marlene che corrono al piano di sotto e Tifa che sorride loro col vassoio della colazione in mano.
- Non ti sembra che manchi qualcosa?- mi chiede con quel tono da bambina che non l’abbandonava mai.
- Cosa?-
Scoppia a ridere e, mentre mi spinge via, afferma con molta allegria un “Tu!”
E cado rovinosamente verso il basso, nel punto in cui l’acqua è più scura e non riesco a vedere il fondo.
Spalanco gli occhi e scatto a sedere. Mi guardo intorno e le imposte aperte lasciano entrare i timidi raggi del sole invernale. Riconosco ciò che mi circonda, sento il rumore dello scalpiccio dei piedi delle due piccole pesti, avverto l’aroma  del caffè che Tifa non dimentica mai di prepararmi ogni mattina, e mi lascio cadere all’indietro.
Sono a casa

… E quello era solo un sogno.



Questo capitolo non fa ridere, fa solo piangere. No, non piangere di commozione, benché possa far cadere dalla sedia e provocarne una cerebrale. Lo so che è abbastanza … insolito (oltre che brutto), però voleva essere una sottospecie di tributo ad un personaggio chiave della settima Fantasia. Aerith è morta e non mi ritengo capace scrivere un capitolo descritto dal suo punto di vista, però reputo che chi lascia questa vita non lascia mai davvero le persone che ama. Lei è lì, ancora con loro, li osserva, li protegge e li sostiene nei momenti cruciali anche se non se ne accorgono o non la percepiscono. Non riesco ad immaginarla arrabbiata per la piega positiva che la vita di Cloud sta prendendo (nella mia storia,naturalmente) e questo è il suo personalissimo modo per fargli capire che bisogna solo avere un po’ di coraggio per andare avanti ed accettare il proprio posto nel mondo.
Dedicato a Columbrina e ai suoi coloratissimi affreschi letterari. Spero che questo capitolo non ti colpisca in pieno stomaco com’è capitato a me rileggendolo (l’ho postato per masochismo,ormai lo sai che ho gusti strani!).

Mi scuso con le persone che mi hanno gentilmente lasciato un commento a cui non ho ancora risposto. Abbiate pazienza, purtroppo gli esami sono una brutta bestia e i risultati si vedono soprattutto leggendo i capitoli. Vi ringrazio di cuore, mi farò viva prestissimo.
Un bacio a tutti!

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Capitolo 11
*** Pick ***


11. Pick
(Tifa)


- Assolutamente no!-
-Insomma Cloud, non essere infantile, devi farla per forza, lo ha prescritto il medico!-
- Non m’interessa!-
E’ da due ore che questa storia va avanti, non ne posso più.
-Qual è il problema?-
-Secondo te?-
Come può provare imbarazzo per questa cosa se a farla è quella che gli lava le mutande ogni santo giorno?
-Insomma, siamo cresciuti insieme, non c’è nulla di male se …
-Non m’interessa!-
-Potresti fartela fare da Barret, così se gli parte per sbaglio qualche colpo ti diventa uno scolapasta … -
- Non m’interessa!-
Perché ero certa che mi avrebbe risposto così?
- Ti assicuro che per me non è la fine del mondo, ho fatto di peggio-
-Non m’interessa!-
-Ci metto un attimo, dai, è solo un pick -
Oddio, si è messo a girare intorno al tavolo della cucina. Neanche Marlene ha fatto tante storie quando è toccato a lei, non ho parole!E perché gli sto correndo dietro??? Dopo un paio di giri in cui mi ha abilmente scansata si dirige verso il soggiorno. Per fortuna i bambini sono nel bar insieme alle ragazze che mi danno una mano, non voglio che assistano a questa scena pietosa.
- Non è che è paura? – butto lì senza credere minimamente a questa eventualità.
L’esplosione rossa sulle sue guance mi suggerisce che ho indovinato il giusto motivo di tanto trambusto nel modo più involontario possibile. Non-ci-posso-credere!
-Ti prego, dimmi che ho capito male -
-Magari se torno alle rovine della chiesa e m’immergo in acqua mi passa e … -
Dei brutti colpi di tosse gli spezzano il fiato e spingono d’un passo più avanti la soglia della mia pazienza.
- Magari vengo con te e ti tengo la testa sotto finché non la smetti di dimenarti … L’unico responsabile di questa situazione sei tu! Ti avevo avvertito di lasciar perdere la moto ai primi sintomi del raffreddore ma no, tu dovevi fare il figo e adesso ti sei beccato influenza e bronchite. Sii uomo e affronta le conseguenze delle tue azioni!!! -
Ma come si può, come?!? Cloud è capace di vomitare in ascensore per il senso di vuoto allo stomaco ma di saltare da grattacieli senza farsi un graffio, di farsi aprire la pancia con una spada affilata senza morire ma di prendere ogni tipo di malattia per un banale sbalzo di temperatura. Se ci aggiungo pure che da malato diventa particolarmente infantile e lamentoso sono sicura che prima della fine dell’anno finirà per mandarmi al manicomio. A nulla sono  serviti l’aerosol , le compresse, gli impacchi caldi, l’antibiotico per via orale e lo sciroppo. Quella di stasera è l’ultima spiaggia e non vuol capirlo.  Ci mancava solo la brillante idea del bagno in acqua fredda in pieno inverno, preferisco strozzarlo con le mie mani!
-Non m’interessa!-
E scappa su per le scale.
Grrrrrrrrrrrrrrrr, ma che ho fatto di male? Vergine e con tre figli da mandare avanti, l’ultimo dei quali ha più di vent’anni!!!
Non mi perdo d’’animo, afferro tutto l’occorrente e lo raggiungo al piano di sopra. E adesso in che stanza è andato? Vuoi vedere che, oltre ad acchiapparello, mi tocca anche giocare a nascondino? Entro nella sua camera da letto ma non lo trovo, così passo alla mia, però è vuota anche quella. Silenziosamente apro la porta della cameretta dei bambini ma non entro, resto sulla soglia ad ignorare il disordine e mi accerto che il fuggitivo non si sia rintanato qui. D’improvviso avverto una presenza alle mie spalle, con la coda dell’occhio  sorprendo il ricercato incollato alla parete mentre cerca disperatamente di sgattaiolare al piano inferiore. Non c’è che dire, farebbe invidia a una lucertola. Figuriamoci se me lo lascio sfuggire così! Con uno scatto repentino sono su di lui e lo afferro per la collottola della camicia del pigiama. Lui protesta e scalcia come un cavallo imbizzarrito ma con molta nonchalance lo trascino in bagno, spalanco la porta e lo spingo dentro.
- Amico, la mia pazienza ha un limite e non ce la faccio più a sopportare i malanni stagionali di un maschietto irresponsabile, figuriamoci i suoi capricci insensati. Giù i calzoni e fuori le chiappe, avanti!!-
Incastrato tra me e il lavandino si arrende, mi da le spalle mentre io preparo la siringa. Scaldo per un attimo la medicina tra le mani, apro la fialetta, metto l’ago, tiro indietro lo stantuffo e carico la siringa, lascio uscire l’aria e ritorno al mio capriccioso paziente. Il batuffolo d’ovatta imbevuto di disinfettante mi casca da mano.
Ho fatto i conti senza l’oste. Decisamente.
Questo non è un fondoschiena, è la fedele riproduzione di un mappamondo diviso in semisfere perfette ...
Ehm, devo appoggiarci le mani? Oddio, credo che potrei andare in iperventilazione, non avevo calcolato che potesse essere così … imbarazzante! Fino a qualche tempo fa credevo che invidiare delle goccioline che percorrevano la catena montuosa che sono i suoi addominali fosse folle, adesso mi ritrovo ad odiare la sella della sua moto, visto che ha quotidianamente il privilegio di sostenere il peso di … di questo! E già che ci sono invidio anche l’ago della siringa e l’ovatta e le sue mutande e …
- Manca molto?-
La sua voce mi riporta alla realtà ricordandomi di essere rimasta imbambolata come una scema.
- Sì, tranquillo, ho quasi fatto- lo rassicuro con una risatina nervosa.
Alzo lo sguardo e lo spio dallo specchio che ha davanti. E’ appoggiato con le mani al lavandino, leggermente reclinato in avanti, ha le guance rosse, gli occhi rivolti al cielo in una muta preghiera e si tormenta il labbro inferiore con i denti. E’ giunto il momento di porre fine a questa tortura sia per lui, in quanto credo che abbia effettivamente terrore delle siringhe, sia per me, che non posso disporre di questo culetto a mandolino come più mi aggrada. Inspiro profondamente, tampono l’angolo superiore del gluteo destro e inserisco l’ago con un colpo deciso ma contemporaneamente delicato. Aspiro lo stantuffo di qualche tacchetta e comincio a somministrare il farmaco. Sento il suo corpo irrigidirsi neanche lo stessi fustigando e i suoi occhi sono strizzati come lo straccio che uso per pulire il bancone del bar. Evito di ridere, mi chiedo cosa penserebbe Sephiroth di lui in questo momento …
Quando la siringa è completamente vuota estraggo l’ago e massaggio la parte con l’ovatta.
- Hai visto, abbiamo fatto subito!Non c’era bisogno di fare tutte quelle sceneggiate, basta un pick-
- Mi tremano le gambe … -  mugugna con la nocca dell’indice sinistro in bocca.
Bacino e passa la bua?
- Dai, un massaggino e passa tutto … -
Non ha il tempo di rispondermi che una presenza si palesa con un colpetto di tosse sulla soglia del bagno la cui porta è rimasta spalancata. Io e Cloud la guardiamo con gli occhi sgranati …

Oh mio Dio, Yuffie! Ma da quanto tempo è lì???

- Oh che culo, Tifa!-

 



Credo che il capitolo si commenti da solo tanto è palese l'effetto deleterio del caldo su queste dis-avventure…
Mi scuso con tutti coloro che mi hanno lascito o che aspettano una mia recensione. Tornerò su questo pianeta dopo il 18, speriamo con un bel bottino, intanto spero possiate avere un po’ di pazienza. Non vi abbraccio per via di Caronte e per l’arrivo imminente di Minosse, ma mando una granitina a tutti voi, siete fantastici <3

 
Manila

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Capitolo 12
*** Cliente inopportuna ***


12. Cliente inopportuna
(Tifa)

 

Questa settimana mi sono data un po’ alle pulizie extra e oggi è la volta dell’ufficio di Cloud. Lui è uscito a fare delle consegne e approfitto della sua assenza per spostare mobili e oggetti in modo da pulire a fondo. Ho spolverato gli scaffali, archiviato alcuni documenti,  spolverato, sistemato dei faldoni e lavato il pavimento. L’ambiente non è molto grande, però è luminoso. Certo, manca qualche dettaglio per personalizzarlo un po’ ma credo che ritinteggiando le pareti con colori vivaci avrebbe un aspetto più accogliente. Potrei parlargliene, solo che Cloud a volte sembra non voler lasciare nessun segno di sé … Adesso sono seduta sulla sua scrivania di legno e guardo le foto che abbiamo scattato nei mesi scorsi. Ce n’è una in cui Denzel è buffissimo!Quest’altra invece l’abbiamo scattata in estate, è stato il giorno in cui Marlene si è sbucciata il ginocchio cadendo dalla bici, da quel momento non ha voluto più risalirci. Scommetto che se il ragazzino insistesse un po’ riusciremmo ad ottenere un buon risultato ... Ha un cerotto grande così, che carina! Mi soffermo un attimo sulla mia figura. Mio Dio, che fianconi! Ma sono proprio così oppure è colpa della foto? Scuoto la testa, ho decisamente bisogno di un po’ di dieta. La mia attenzione si concentra su Cloud. In quasi tutti gli scatti ha lo sguardo basso ma ciò  non basta a nascondere il blu delle sue iridi.
Un leggero bussare alla porta mi distrae dai miei pensieri,deve essere il biondo che ha dimenticato le chiavi. Salto giù dalla scrivania e apro la porta dai vetri fumé. Quella che mi ritrovo davanti è una donna sui quaranta, alta, con la piega perfetta ai capelli ramati,la manicure impeccabile e i vestiti firmati.
 - Ehm, stavo cercando il fattorino -
E’ una cliente, però non ha nessun pacco con sé, forse vuole solo chiedere delle informazioni.
- Veramente non c’è, è andato ad effettuare delle consegne ma se ha da porgere delle domane sono a sua completa disposizione-  le sorrido nel modo più cordiale possibile.  Sorriso non ricambiato, però, perché la donna si limita a lanciarmi un’occhiata veloce e seccata. Sbuffa per un momento e poi torna su di me. Dopo quella che sembra una radiografia  i suoi occhi si aprono un po’ di più, come se avesse avuto un’illuminazione.
- Oh, sei la ragazza delle foto! - Quest’ affermazione mi suggerisce che è stata altre volte in ufficio,ma non ricordo di averla mai vista . Probabilmente è venuta qui mentre io non c’ero.
- … Però non ti rendono affatto giustizia- afferma scuotendo il capo - … Il tuo seno è più piccolo di come sembra e i fianchi sono più abbondanti-
Cosa?!?
- Se sono bugiardi gli specchi, figuriamoci cosa possono essere le foto- rispondo con un’alzata di spalle. Ma senti chi parla, sotto quei costosi vestiti si nasconde come minimo un quintale di silicone.
- Comunque, in cosa posso esserle utile?- cerco di sviare il discorso da me portandolo su un piano prettamente professionale.
- E’ da tanto che lo conosci?-
- Prego?-
- Devi essere una vecchia amica se si prende la briga di piazzare foto che ti ritraggono sulla scrivania a cui lavora-  Sta parlando di Cloud? Perché le sue osservazioni mi turbano?
-  Se è a Cloud che si riferisce, lo conosco dall’infanzia- specifico distrattamente .
- Che tipo di spedizione desidera effettuare?- le chiedo cercando di cambiare argomento.
- Quindi devi conoscerlo molto bene … Com’era da bambino?- la sua insistenza non mi piace.
- Piccolo, biondo e con gli occhi azzurri- rispondo rapidamente.
- E nella vita privata com’è, ombroso e taciturno oppure è più loquace? – ma lavora per qualche agenzia di spionaggio?
- Perché mi chiede tutto questo?- cerco dimetterla in difficoltà.
- Hai ragione, perché chiedere a te certe cose? In fin dei conti non sei mica la sua ragazza … -
Ecco, quest’affermazione mi rode molto perché, effettivamente, non sono la ragazza di Cloud e non posso sbatterla fuori a calci nel sedere rifatto.
- E’ un ragazzo così carino, Cloud, è un tale spreco il fatto che perda tempo con le consegne. Potrebbe fare tranquillamente il modello, glielo avrò detto un centinaio di volte ma non vuole darmi ascolto- la sua voce da gatta in calore mi piace sempre meno.
- Vorrei proporgli di lavorare per me. Mio marito è sempre in viaggio e io sono una donna sola, avrei bisogno di qualcuno che si occupasse delle mie faccende, che mi tenesse compagnia durante il giorno e … mi facesse da guardia del corpo durante la notte … -
Ora è tutto spiegato, questa sottospecie di bambolina gonfiabile è una di quelle donne che cambia marito con la stessa frequenza con cui cambia le mutande. Probabilmente il consorte di cui parla è un vecchio riccone che l’ha sposata solo per il gusto di avere un giochino da mostrare agli amici, mentre lei chiede compagnia al giardiniere o al maggiordomo. Non so perché ma l’idea di questa sfacciata che si dimena su Cloud tra lenzuola di seta leopardate, in una camera dalle pareti rosa e il letto a baldacchino, suscita in me istinti omicidi.
- Credi davvero di poter competere con me?- con la sua domanda la svalvolata interrompe un particolare pensiero in cui l’afferro per il collo e le strappo uno ad uno i capelli che fanno da cornice alla sua testa vuota.
- Lo ha detto lei, Cloud non è il mio ragazzo- le faccio notare cercando di mantenere un tono conciliante. Non voglio darle la soddisfazione di mostrarmi arrabbiata.
- Beh, certo, viviamo insieme già da un po’ ma questo non significa certo che per lui sono una persona importante- Questa è una piccola rivincita personale.
- Esatto, non significa niente!- oh, comincia ad irritarsi. Non deve essere molto abituata ad essere contraddetta …
-Due occhi da cerbiatta e una terza scarsa non serviranno ad attirare la sua attenzione!- mi sfida.
- Quarta *- specifico riferendomi alla mia coppa, - Ed è decisamente farina del mio sacco -
- Sei soltanto una ragazzina insignificante, non puoi competere con una vera donna!-
- Beh, in effetti ha sempre avuto bisogno di una figura materna o, in alternativa, di una baby sitter. Lei sa come si lavano i calzini? -
Lo avrà capito che le sto dando implicitamente della scema?
I suoi occhi sono ridotti a due fessure, apre la borsetta pitonata, estrae un biglietto da visita e lo sbatte sulla scrivania.
- Digli di chiamarmi!- ordina, poi alza il naso in aria, gira i tacchi e lascia l’ufficio.
Resto in silenzio, col la faccia arrossata e le dita tremanti. D’improvviso mi sembra tutto così pesante e inutile. E’ da almeno tre anni che la mia vita è ferma in una sorta di anonimo limbo. Mi prendo cura di due bambini splendidi, il bar mi dà molte soddisfazioni nonostante mi chieda molti sacrifici, però … Per quanto possa sforzarmi, ci sono dei momenti in cui mi sento sola, non posso negarlo. Non voglio dare delle colpe a Cloud per questa cosa, solo che non ce la faccio più a vivere in questa stasi. Il suo atteggiamento è cambiato, è innegabile: è presente, cerca di collaborare alle faccende domestiche, si prende cura dei bambini,tuttavia non capisco quale sia il mio ruolo nella sua vita. Mamma? Amica? Balia? E quel che è peggio è che non ho alcun diritto di recriminare se donne come quella che è appena andata via avanzano pretese.
Mi volto a guardare una foto sulla scrivania, una che ci ritrae tutti intorno alla Fenrir. Sospiro. Sembra che io sia destinata sempre al secondo posto … Me lo sentivo quando lei era ancora viva che il legame che li univa era ben lungi da quello che, credevo, lo legasse a me, e sento che neanche adesso io abbia la minima speranza di incrociare i suoi occhi e di essere guardata in modo speciale. Non importa quanto possa mettermi in tiro, quante torte al cioccolato io possa preparargli e quante mutande stirate possa lasciargli nel comò, lui non mi vedrà mai veramente come una donna. E comincio a dubitare anche di esserlo … Cosa succederà quando si presenterà qui con un’altra ragazza? Tanto prima o poi accadrà. Che farò,chiederò di restare con noi anche a lei pur di non vederlo andar via? Con Aerith era diverso, se l’avesse scelta in un certo senso avrei trovato il modo per accettarlo, ma non ce la faccio adesso. Lo so che è un discorso egoistico, voglio davvero che sia felice, però vorrei tanto che questa felicità non mi escludesse dalla sua vita. Tuttavia non posso neanche pretendere che provi un sentimento per me diverso da ciò che il suo cuore sente. D’altra parte non mi va elemosinare amore, ho una dignità anch’io, checché ne dica una ricca bambola gonfiabile. E’ un patto con me stessa quello che ho intenzione di fare. Basta aspettare, basta pretendere miracoli, basta limbi e basta credere di poter essere importante. Sono Tifa, Tifa e basta , quella che è sempre stata lasciata sola ma che ha continuato a camminare con le proprie gambe. Non so se sarà possibile accettare un altro uomo nella mia vita ma voglio essere la prima a credere di essere una donna e non una controfigura. Non cambierò atteggiamento con Cloud, continuerò a prendermi cura di lui come ho sempre fatto,solo che ridurrò a zero le mie aspettative nei suoi confronti, accada quel che accada.

Mi siedo e comincio a rigirarmi quel traghettino tra le dita.  Ed è così che Cloud mi trova quando torna, persa tra mille pensieri e probabilmente ancora rossa di rabbia. Si avvicina, gli porgo il biglietto e faccio per andarmene.
- Di nuovo?- mi chiede con aria esasperata.
- Di nuovo - confermo capendo che non è la prima volta che quella donna propone a Cloud di farle da gigolò.
Il ragazzo sbuffa, accartoccia il pezzetto di carta, lo lascia cadere nel cestino, poi sbadiglia, si stiracchia e mi chiede
- Cosa c’è per pranzo? Entrando non ho sentito nessun profumino -
Alzo gli occhi in aria e un po’ mi viene da ridere. Uomini …
Mi permetto di osservarlo per qualche momento. I capelli scarmigliati, gli occhi azzurrissimi , i lineamenti delicati … Non posso biasimare quella donna, Cloud non si rende conto di quanto possa essere attraente quell’espressione un po’ triste e innocente che si porta dietro in ogni momento della sua vita.

Nonostante tutto, c’è tanta purezza in te …

Mi guarda di rimando aspettando con ansia di conoscere il modo in cui la  mammina Tifa soddisferà il suo stomaco. Gli sorrido gli faccio l’ occhiolino e gli rispondo con tono che denota una certa ovvietà.


- … Clienti inopportune!-


 
 
* Decisamente quella di Tifa non mi sembra una quarta, specie nel videogioco. In AC mi sembra un po’ ridotta o è solo una mia impressione?Comunque diciamo che mi sono presa una licenza poetica (di nuovo, porca paletta!).
C’è chi le mangia a colazione e chi le preferisce per pranzo. Tifa le cucina e poi le serve in tavola al suo (no tanto segreto) amore …
 Questo capitolo decisamente privo di senso nasce dal fatto che – e con questo affermo l’ovvio – anche Cloud è un bel ragazzo e non credo che se ne sia accorta la cara Lockheart.  Allora perché non mettergli alle costole una pretendente convinta di poter avere la meglio solo perché straricca? Tanto lui neanche la guarda! Scherzo. Credo che nella vita di chiunque arrivi la famosa goccia che fa traboccare il vaso. Ecco, nella vita di Tifa è arrivata la siliconata (leggasi: io in incognita. Beh, che c’è di strano? Ho sempre desiderato essere un personaggio di FF VII, quale occasione migliore?). Cloud non dormire, la signorina comincia a scocciarsi!Ho come lì impressione che nei prossimi capitoli ci sarà bisogno di correre ai ripari…
Ok, mi stanno infilando quella bella camicia che mi tiene ferme le braccia, significa che è giunta l’ora di tornare nella mia stanzetta dalle pareti imbottite. Un bacio a tutti!

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Capitolo 13
*** Donne e fiori ***


13. Donne e fiori
(Shera)

 

- Mi raccomando, cercate di esserci!-
Tifa mi scocca un sonoro bacio sulla guancia, afferra il borsone e accompagna Den e Marly in piscina. Ho notato che ha dedicato uno sguardo sfuggente a Cloud e più che un saluto sembrava un misto tra un tacito rimprovero e una domanda mai formulata. E’ da un po’ che va avanti così tra quei due. L’ultima volta che ho parlato con lei mi ha confessato che non muoverà più un dito per cercare di attirare la sua attenzione. Rispetterà fino in fondo ogni sua decisione e smetterà di aspettare qualcosa che, probabilmente, esiste solo nella sua testa. Non ha cercato di nascondere il suo rammarico, però si è detta decisa a smettere di sognare, di evitare di confondere la sua cortese gentilezza con gesti di particolare affetto o di gelosia. Non ho saputo ribattere in alcun modo, eppure sento che quel taciturno ragazzo biondo abbia già preso la sua decisione in merito ai sentimenti che prova, solo che è incapace di palesarli.
Mi aggiusto gli occhiali spingendoli un po’ più su, premendo con l’indice sul nasello e  osservo il biglietto che mi ha lasciato. E’ un invito per una cena qui, a casa loro, per la vigilia di Natale. Ha detto che è una buona scusa per stare un po’ tutti insieme, però ho come l’impressione che sia l’ultimo disperato tentativo di credere ancora in un miracolo …
Il bar è quasi deserto, c’è solo quello strano turk dai capelli color del fuoco che fa palline con la mollica del pane e realizza origami con i tovaglioli di carta. E’ sempre stato piuttosto bizzarro sia per il suo atteggiamento, sia per quel suo sgangherato modo di parlare … Intanto mio marito è seduto ad un tavolo insieme a Cloud, con in bocca uno stecchino. Siamo alle solite: qui non può fumare e mette in bocca qualcos’altro …
-Te lo dico io cosa c’è che non va, visto che non ci arrivi!-
Mi meraviglia l’intervento di Cid in questioni amorose, in genere se ne tiene sempre ben alla larga. Ha perfino tolto lo stecchino dalla bocca, raramente gli ho visto fare questo gesto, l’ultima volta è stata quando mi ha chiesto di sposarlo. Beh, “chiesto” è una parola grande … Sono curiosa di conoscere la sua opinione a riguardo.
- Cloud, il problema con Tifa è che non hai capito che … -
Sembra scrutarlo per un momento allo scopo trovare le parole giuste per esprimere il concetto, un po’ come fa una maestra con un bambino delle elementari a cui cerca di spiegare la differenza tra triangolo e cerchio. Il biondo, dal canto suo, è fermo lì, immobile, e sembra pendere dalle sue labbra. Adesso non voglio sminuire Cid, però spero tanto che non se ne esca con cose che servirebbero solo a confonderlo di più o a deluderlo.
Il mio capitano si gratta un attimo la nuca, si schiarisce la voce con un colpetto di tosse e affida ai posteri la sua saggezza.
- … Beh, non hai capito che da te vorrebbe … Sì, insomma, che tu infilassi il calzino nella lavatrice!-
Io e Cloud spalanchiamo gli occhi e lo guardiamo come se gli fosse spuntata una piantina di sedano dal naso. Probabilmente deve essersene accorto perché si affretta a spiegarsi meglio
- Non hai ancora capito che Tifa vorrebbe che … mettessi il bicchiere nella lavastoviglie, che intingessi il cornetto nella tazza, che mescolassi il mestolo nella pentola,che posizionassi la teglia nel forno, che spingessi il bottone nell’asola!-
Adesso lo guardiamo come se gli fosse sbucata una piantina di prezzemolo dalle orecchie …
-  Insomma, è giovane, è bella, però non si può pretendere troppo e non bisogna approfittarsi del suo altruismo ma rendergli onore. Suvvia, sarà paziente ma è pur sempre un essere umano-
Ora capisco tutto!Non immaginavo che mio marito potesse essere così profondo. Cloud continua a scuotere la testa lasciando intendere di non aver colto le sue allusioni. E’ un po’ duro di comprendonio …
- Credo che Cid abbia perfettamente ragione-
Il mio uomo mi guarda sbalordito, quasi avessi bestemmiato.
- Davvero?!?!- mi chiede cercando le sigarette in tasca e ordinando un’altra birra .
- Ma certo- confermo convinta, perché tanto stupore per una volta che dice qualcosa di sensato?
- Cloud, quello che Cid cerca di dirti è che dovresti essere più collaborativo, più vicino alle sue esigenze … -
E a mio marito va la birra di traverso.
- … Sei un bravissimo ragazzo e so che le vuoi bene, però dovresti sforzarti di starle più vicino … di metterti nei suoi panni … -
- Vicino … coff – coff … Mettersi coff - coff… Panni!!!- sputa fuori Cid tra un colpo di tosse e l’altro. Lo ignoro e continuo presa all’enfasi.
- Pensa a tutte le volte in cui si è sentita sola, in cui ha creduto di non poter contare su nessuno. Adesso ci sei tu e crede tanto in te, d’altro canto so per certo che non vuoi deluderla e che hai molto da offrirle. Sei pieno di buoni propositi e lei è pronta ad accoglierli tutti, però dovresti dirglielo. Sento che tutto ciò che vi manca è una buona comunicazione, dovreste cercare di parlare … -
-PARLARE???- Sbraita Cid riuscendo a riprendere fiato e battendo un pugno sul tavolo.
- A parte il fatto che questo babbeo è capace di parlare solo a monosillabi, ma se continua a farle telegrammi di cui non si capisce un cazzo di niente quanto a contenuto, quella a povera ragazza verrà un’isteria! -
- Ma scusa, e tutto il discorso sulla collaborazione domestica?-
-Ma che cazzo avete capito? Chi ha mai parlato di collaborazione domestica? Ho solo cercato di imboccargli col cucchiaino qualcosa di talmente palese che solo la sua puntuta testa di merda non ha capito!-
- Scusami ma a questo punto non ho capito niente neanche io- ammetto con una certa apprensione.
Lo scoppio di una fragorosa risata ci distrae per un attimo. Le spalle di Reno sussultano come un sisma, si sta scompisciando. Oh, beh, l’ho sempre detto che è bizzarro, no?
La mia attenzione torna su mio marito.
- Santo cazzo, Shera, ha il muso lungo, è spesso di cattivo umore, strepita per ogni cosa, ha cominciato a vestirsi in modo diverso, non avete ancora capito cosa vuole? -
Reno ridacchia e si mette ad usare la cannuccia del suo drink come una cerbottana per lanciare su un Cloud sempre più confuso le palline di pane che aveva precedentemente preparato.
- Benedetto sia l’uomo che ragiona con l’uccello perché riconoscerà sempre una passera disponibile … -
Mentre il turk annuisce compiaciuto, io tremo. Quest’ultima perla di saggezza mi suggerisce di aver riposto troppa fiducia nel buonsenso di mio marito. Dei, fate che io abbia capito male, per favore!
- Gli unici panni in cui devi metterti sono le sue mutande! Porca troia, Cloud, questo posto è pieno di tavoli, banconi e superfici piane, lei è vergine e arrapata da morire, cosa aspetti ad usarli tutti? E non chiedermi come faccio a saperlo, sono vent’anni che si preserva aspettando che tu capisca che quell’arnese che hai tra le cosce non serve solo per pisciare. Non perdere la dignità, prima che si stufi, ti strappi i vestiti di dosso e ti prenda, anticipala e fallo prima tu con lei! Cucina per te, pulisce per te, stira e lava i panni per te, è ovvio che di sera cerchi una ricompensa e se la merita pure! E poi mi chiedo come fai, puttana Eva, come si può resistere a quelle tette e a quelle chiappe? Ma che hai nelle mutande, un budino??? Sai quanti uomini single e non sarebbero disposti a attenuare i suoi bollori? Guardati in giro! -
Meccanicamente lasciamo vagare lo sguardo per il locale finché non si ferma sull’essere di genere maschile più prossimo al nostro tavolo. Reno ricambia le nostre occhiate con un ghigno, mentre piega l’ennesimo tovagliolo di carta.
- Già è una fottuta impresa capire cosa vogliono le donne, ma quando sono raramente chiare e mettono la vagina su un piatto d’argento, c’è da chiedersi se l’uomo a cui viene offerta ma non l’accetta abbia qualche problema … -
- Cid, rimettiti lo stecchino in bocca!- ordino perentoria.
Cloud si allontana da noi con una faccia costernata. Che Tifa abbia fatto delle fantasie erotiche su di lui lo trovo più che plausibile, però non voglio che pensi che tutto ciò che desidera siano infuocate notti di sesso. Non è una casalinga disperata! Checché ne dica Cid, prenderci cura dei nostri uomini è una cosa del tutto disinteressata a patto che si riceva in cambio amore. E’ questo che vuole Tifa, amore, non sesso.
Intanto l’ex Soldier riempie una bottiglia di plastica d’acqua, sposta una delle tende delle finestre e comincia ad innaffiare un vaso che solo adesso noto poggiato sul davanzale .
- Ma questa non è la piantina di camelia che Tifa voleva buttare via perché era appassita? Adesso ha addirittura qualche bocciolo!-
Davvero, era ridotta a una composizione di stecchini, mentre adesso è lussureggiante.
Il ragazzo annuisce e l’angolo della sua bocca si alza leggermente come ad indicare che sta ricordando la cosa con una certa ilarità.
- Non era del tutto appassita e mi dispiaceva darla per spacciata-
Perché ho come impressione che non stia parlando solo della pianta?
- Ma come hai fatto?-
- Luce, calore, acqua, un terreno adatto e … parole-
-Parole?-
- Sì, parole. Aerith diceva che i fiori crescono più belli se gli parli, specie quelli più fragili. Lo faceva sempre. Io non ne capisco molto di botanica, però sembra funzioni … E lo fa anche Tifa  quando siamo malati, resta accanto a noi per notti intere e ci parla, soprattutto quando crede che stiamo dormendo. “Un po’ di pazienza e starai meglio”, “Vedrai, andrà tutto bene”, “ Non aver paura della siringa, passa tutto in un pick”, “Non è nulla, tranquillo”, “Sono qui, non ti lascio”…  -
Non si rende conto della tenerezza che mi sta facendo in questo momento. Cloud mi sta involontariamente raccontando di quanto ha paura di restare solo, di quanto il ricordo di Aerith è diventata una dolce malinconia e non più la fonte di un eterno senso di colpa, e di quanto ha bisogno che qualcuno, Tifa, non lo getti via credendolo ormai appassito. Se solo dicesse a lei tutto quello che sta raccontando a me, quella ragazza riuscirebbe a capire quant’è importante e non si sentirebbe etichettata a mera tata.
- Le donne sono come i fiori … -  E’ la prima frase che Reno pronuncia da quando è qui. Credo che, in un modo contorto, stia cercando di suggerirgli che ciò di cui Tifa ha bisogno non è tanto diverso da quanto regala alla pianta. Pazienza e un po’ di attenzioni,una carezza e parole sincere, niente di più, niente di meno.
- Cloud, non ti sei mai confidato con me, però intuisco che per te lei non è un rimpiazzo e non è neanche solo l’amichetta d’infanzia che ti fa da mamma. Non escludo l’eventualità prevista da Cid perché siete giovani e fatti di carne, però, prima che accada qualcosa, dovresti dire a lei ciò che stai dicendo a me-
- Shera, apprezzo molto i tuoi consigli solo che … non vorrei … io… -
Sospira mentre fissa la pianta, poi riprende a parlare e ciò che mi dice mi fa pensare che  forse, se da bambino avesse ricevuto una carezza in più, adesso non sarebbe così insicuro.
- Vorrei darle tanto ma sembra che tutto ciò che tocco sia destinato ad appassire, ad inaridirsi velocemente e no voglio questo per lei-
Trattengo per un attimo il respiro mentre il suo sguardo si abbassa al pavimento e le spalle si curvano. Per un tipo come lui questa confessione deve essergli costata tanto.
Allungo una mano e accarezzo le foglioline e i boccioli della camelia. Sembrava appassita, eppure sono certa che i fiori saranno profumatissimi.
- Questo non è affatto vero, e Reno ha ragione, le donne sono un po’ come un fiore: luce, calore e … parole. Basta poco, ma è un poco indispensabile -
Alza gli occhi su di me e gli sorrido.
Coraggio, Cloud, non c’è nulla che tu non possa fare.
L’attimo di cameratismo, però, ha breve vita.
Reno si stiracchia, lascia qualche banconota sul tavolo, si alza e si dirige verso l’uscita. Ci supera e sventola un biglietto identico al mio. Come può Tifa aver invitato quello strambo soggetto alla cena della vigilia? E va bene che a Natale siamo tutti più buoni però … Osservo l’andamento ondeggiante con cui raggiunge la porta, quel codino impertinente quanto lui e il tavolo ricoperto da origami a forma di fiore. Vabbè, solo per oggi sarò felice di sapere che ci sarà anche lui con tutti noi a cena.
Abbassa la maniglia, prende l’ombrello lasciato nell’apposito vaso e, senza neanche guardarci, ci lascia con un’altra frase ad effetto che credo neanche Cid abbia capito …

  - … Le donne sono come i fiori … delle piante carnivore!-
 
 
 


Finalmente ho scritto di Reno, non vedevo l’ora! Sicuramente non sono riuscita a renderlo IC, però non ce la facevo più a rimandare l’evento, dovevo introdurlo nelle (dis)avventure a tutti i costi. FF VII non sarebbe la stessa cosa senza di lui e la sua psiche contorta, è un mostro!
Chiusa parentesi  Turks apriamone un’altra più “pittoresca”. Cid dovrebbe fare da consulente matrimoniale, ha una chiara idea di come mandare avanti una famiglia ed è un profondo intenditore di natura femminile. Che donna fortunata quella Shera ad avete accanto un uomocosì sensibile ... Il questo capitolo la signora Highwind raccoglie la silenziosa disperazione di un Cloud decisamente confuso. Che le sue parole abbiano sortito l’effetto sperato e che conducano a una svolta? Ha interpretato un po’ la voce del grillo parlante, diciamo che , tra i vari personaggi, mi è sembrata davvero l’unica che potesse parlare all’ex SOLDIER a cuore aperto e suggerirgli la strada migliore da intraprendere. Siamo sinceri, a chi avrebbe dovuto chiedere aiuto il biondino?A Den e Marly? A Yuffie? Barret è troppo di parte… Vincent è decisamente k.o. in fatto di donne e Cid.. Beh, Cid non sbaglia quando dice che un po’ di “movimento” renderebbe più felice Tifa e poi ha tanto bisogno di una mano in casa ;-) Shera mi è sembrata la più adatta. A proposito, vi è sembrata particolarmente OOC?

A parte il fatto che ringrazio sempre tutti voi per il sostegno e l’affetto che mi riservate ( Columbrina e FortiX soprattutto), volevo menzionare una persona in particolare. Questa soggettona non viene quasi mai nominata per tutta una serie di motivi tra i quali:
1. mi è antipatica;
2. su dodici capitoli pubblicati ne ha commentati solo due;
3. non mi ha neanche messo tra le sue preferite.
Insomma, un bacione a Mila83 che, nonostante le pecche di cui prima, è quella che ha la pazienza di leggere in anteprima le sfighe a cui sottopongo i personaggi di FF VII. Se le (dis)avventure suonano vagamente in italiano è grazie a lei ( in caso di orrori inqualificabili la colpa è sempre sua, non mia, mi raccomando di prendervela con lei)….
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Pensiero ***


14. Pensiero.
(Yuffie)



Che noia mortale girovagare per le strade di Midgar senza riuscire a trovare un po’ di Materia! In realtà oggi mi sento proprio annoiata, ho voglia di qualcosa ma non so neanche io di cosa …
Una folata di vento rischia di strapparmi via il mantello. Si sente che ormai è inverno e il Natale è alle porte. La città in questo periodo di tinge di tanti colori tra cui il rosso, il mio preferito.  Rosso, come l’ombra di un uomo che non si ferma mai due volte nello stesso posto. Ma è mai possibile che il mio pensiero vada ad inciampare sempre lì? Sospiro e dalla mia bocca esce una nuvoletta. Tifa mi ha detto che per la vigilia vorrebbe tenere chiuso il Seventh Heaven e organizzare una cena a casa sua. Ovviamente sono invitata e  spero ardentemente che ci sia anche lui. Non ce lo vedo a tavola con tutti noi, oppure sotto l’albero a scartare i regali. Ci vorrebbe una bella battaglia … Dio, sono fuori come un balcone se arrivo a desiderare una nuova guerra pur di trascorrere più tempo con Vincent Valentine.  
L’amore è un sentimento malvagio, ecco!
Giro l’angolo e mi ritrovo nel quartiere commerciale della città. Shopping per dimenticare le pene amorose? Non è una cattiva idea ma in compagnia sarebbe decisamente meglio. Osservo una  bellissima borsa in vetrina e mi dico che posso sopportare il fardello della solitudine per questo pomeriggio con tutta tranquillità.
Oh, la commessa è stata carinissima con me! E quante belle cosine da comprare, c’era l’imbarazzo della scelta. Alla fine non ho preso la borsa, non quella in vetrina. Ne ho comprate due ( una ovviamente è rossa), più un portamonete a forma di cuoricino, una vera delizia. Mi sento già molto meglio e avverto l’esigenza inarginabile di fare un salto in profumeria quando qualcuno attira la mia attenzione.  Quella testa a punta la conosco … Resto un po’ di tempo ad osservarlo e noto che fa avanti e indietro  davanti alla vetrina di un negozio di intimo, di tanto in tanto si ferma, osserva la merce, scuote la criniera bionda e ricomincia a passeggiare. Hai capito Cloud, ama i completini sexy. E a chi vorrebbe regalare qualcosa del genere? Non per dire ma sono dei capi un po’ volgarotti … Solo avvicinandomi noto che la sua è un’espressione affranta. Mmm, meglio correre in suo aiuto, anche perché se continua così scaverà un solco sul marciapiede.
- Stai cercando un pensiero natalizio per qualcuno?-
Quando mi vede trasale e il suo incarnato pallido prende fuoco. Eh eh , colto in flagrante!  La sua prima reazione è quella di balbettare frasi sconnesse, poi nega categoricamente, quindi gli chiedo se il completo in vetrina vuole comprarlo per se stesso. Non ce lo vedo come feticista …
- Ecco vedi, sto cercando un regalo per Tifa visto che ha deciso di organizzare una cena per la vigilia. Ho già preso quelli per i bambini ma con lei sono in grossa difficoltà. Vorrei donarle qualcosa di speciale per ringraziarla per tutto ciò che fa per noi, per me- mi spiega a fatica. Non credo di averlo mai sentito parlare così tanto, è un tale taciturno.
- E hai pensato di regalarle qualcosa che la faccia somigliare a una battona?- ma ha visto quell’orrore che aveva intenzione di comprare???
- Beh, avevo pensato a qualcosa per il bar, oppure un elettrodomestico come una friggitrice o un aspirapolvere nuovo. Ci sarebbero anche delle nuove armi ma credo che Barret abbia avuto il mio stesso pensiero quindi … -
 Che carino, quanto vorrei che qualcuno svalvolasse così per me!!! Invidia profonda, sigh.
Un momento, che ha detto? Bar? Elettrodomestico? Friggitrice???
- Adesso spiegami cosa ci sarebbe di speciale in questo ciarpame che hai appena elencato -
La sua faccia perplessa mi suggerisce che non ha capito niente. Sbuffo e mi gratto una tempia, con questo zuccone qui è meglio parlare come a un bambino delle elementari, senza offesa per la categoria.
- Senti Cloud, voglio essere molto sincera con te. Credo che Tifa apprezzerebbe qualsiasi cosa le prendessi, però penso anche che meriti uno sforzo in più da parte tua che non si riduca all’acquisto di un oggetto che non la rappresenti. E’ questo che vedi in lei? Una barista? Una guerriera? Una casalinga disperata?-
 La sua espressione muta e sembra  quasi che abbia capito dove il mio discorso voglia andare a parare, però non voglio essere troppo ottimista.
- Dici che il completo sexy possa essere un buon inizio?-
Ecco, come volevasi dimostrare …
- Un capo d’abbigliamento intimo non è una malvagia idea, però non credo sia adatto come primo regalo. L’oggetto che scegli suggerisce alla persona che lo riceve il modo in cui tu la percepisci e se non vuoi darle l’impressione di volerle saltare addosso come un affamato di sesso ti consiglio di prendere altro -
 Magari a Tifa uno slancio audace da parte di questo verginello non dispiacerebbe, però quel copri capezzoli sotto l’albero credo sia davvero troppo anche per lei.
Annuisce di nuovo. Dio, fa che non mi chieda se va bene solo la frusta … Tutto sommato mi fa tenerezza,si vede un miglio che è tanto inesperto e che desidera davvero compiere un gesto carino nei confronti della persona che si prende cura di lui. Peccato che il suo cervello unicellulare maschile non gli permetta di vedere oltre; Tifa sarebbe contentissima se cambiasse atteggiamento nei suoi confronti e cominciasse a trattarla come una donna e non come una mammina.
- Vedi, ci sono delle cose non materiali che valgono più di qualsiasi costoso regalo e credo che lei cerchi essenzialmente questo da te-
- Mi stai dicendo che le basterebbe anche solo che io fossi presente per cena?-
Cloud Strife è un cretino, solo lui poteva non accorgersi dell’evidenza. Beh, i cretini sono due, anche Vincent non capisce che mi basterebbe poco per essere felice.
Sbuffo sonoramente. Lo prendo per un gomito e lo spingo via. E’ vero che i regali più belli non sono quelli materiali, però trovare un dono sotto l’albero fa sempre tanto piacere anche se piccolo e questo impiastro di ragazzo non deve assolutamente presentarsi a mani vuote.
- Vai da quella parte, a una cinquantina di metri da qui, nel vicolo a destra c’è un settore dedicato alle ragazze. Guardati intorno e cerca la cosa che più ti fa venire in mente lei, vedrai che se visualizzerai la sua immagine nella tua testa riuscirai anche a trovare il regalo adatto-.
Il biondo sgrana gli occhi, sembra spaventato – Mi stai dicendo che mi lasci solo?-
- Sì!- affermo girando i tacchi e allontanandomi – Questa è una cosa che devi fare da solo, lei apprezzerà molto di più-.
Non posso perdere tempo dietro a lui, devo cercare qualcosa per incastrare Vincent alla vigilia nel caso si presenti a casa di Tifa. La sua presenza sarebbe il regalo più bello per me e quest’ultima riflessione mi spinge a fare a Cloud l’ultima raccomandazione. Rallento il passo e giro la testa guardando il mio amico sulla spalla.

- … E ricorda, basta anche solo il pensiero … -





Piccolo capitolo anticipato a causa di una probabile partenza la settimana prossima, spero sia gradito.
Che dire, forse i consigli degli amici e l’indiretta spinta di Aerith hanno sortito qualche effetto e qualcosa comincia a muoversi (Cid direbbe che, più che muoversi, “qualcuno” comincia a sollevarsi).Cloud riuscirà a trovare un regalo degni di Tifa? Yuffie riuscirà a mettere  punto un piano per circuire Vincent senza incombere nelle ire di Shelke? E’ nato prima l’uomo o la gallina? E come si chiamava il nonno di Heidi? Tutte queste domande filosofiche troveranno parzialmente risposta nel prossimo capitolo natalizio ( ehm, sì, nonostante gli oltre 30 gradi di oggi, il Natale si avvicina, questo solo perché amo moltissimo la coerenza).

Un bacio alle irriducibili fortiX, Shining Leviathan e la picassesca Columbrina , di cui abbraccio la fede Darlene. Se non sapete di cosa si tratta, vi basta dare uno sguardo all’ultimo capitolo della sua Cheats  ( storia bella da morire)e spiegherete l’arcano.

Darlene è il futuro!

Un bacione a tutti!!!

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Capitolo 15
*** ...E' la tradizione! Parte 1 ***


15.1 … E’ la tradizione!
     Parte 1.

(Tifa)




-  Un po’ più su. Adesso un po’ più a destra … Attento, la farai cadere così!-
-  No che non la faccio cadere!-
Marlene e Denzel che decorano l’albero di Natale sono uno spettacolo più unico che raro. Lei è decisamente più bassa del ragazzino e impartisce ordini con la stessa autorità di un generale. Lui , in genere un po’ ribelle e poco paziente, dimentica la sua vera natura per indossare i panni del soldato ubbidiente e diligente. Devo dire che il loro modus operandi sortisce buoni risultati: l’albero sta riuscendo bene e il fatto che le palline le abbiano realizzate con le loro mani lo rende ancora più prezioso. Anche Cloud ha aiutato con le decorazioni quest’anno. Beh, almeno ci ha provato. Il più delle volte si è ritrovato con le dita incollate e palline somiglianti a un modellino di Jenova con e senza testa. Sephiroth avrebbe approvato … Nonostante le sue pessime inclinazioni artistiche, i bambini hanno gradito tantissimo i suoi sforzi e gli hanno promesso di fargli trovare l’albero già pronto al ritorno dal suo viaggio. Durante la settimana precedente il Natale i suoi impegni lavorativi sono raddoppiati, le richieste di consegne anche verso mete molto lontane sono piovute da cielo al posto della neve che quest’anno stenta  farsi vedere e come conseguenza i suoi ritmi sono diventati frenetici: è uscito di casa prestissimo, ha spesso saltato il pranzo e la sera non sono sempre riuscita a sentirlo rientrare. A malapena sono riuscita a ricordargli della cena di stasera. Anche io sono stata indaffarata con il bar, quindi non ho potuto aiutarlo, però mi sono preoccupata di tenergli la cena in caldo ogni sera e di fargli trovare la colazione già pronta al mattino, mentre durante i viaggi gli ho riempito il termos con thè caldo o caffè. L’ultima consegna che ha dovuto fare l’ha tenuto lontano da casa per tre giorni. In realtà ci sarebbe voluto molto meno ma con tutta la pioggia che sta scendendo ininterrottamente, il tempo di ritorno si è drasticamente allungato. Oggi è la vigilia di Natale e ho tenuto il bar chiuso per concentrarmi sulla festa di stasera. Non saremo in molti ma voglio che sia tutto perfetto. In questo progetto è incluso anche Cloud , è il primo Natale che passa con noi. Finisco di impacchettare l’ultimo regalo e alzo lo sguardo sull’orologio che segna le 15:00. Non avendo particolari disponibilità finanziarie ho scelto doni semplici, però spero che possano rendere felici chi li riceverà. Sospiro e mi avvicino alla finestra i cui vetri sono ricoperti da un velo semi-trasparente fatto d’acqua che continua a scorrere da giorni e condensa, e mi rimanda un’immagine distorta di ciò che c’è fuori, in strada. Nonostante le figure sfocate siano abbastanza riconoscibili non ce n’è una che somigli vagamente alla moto del ragazzo. E’ un pensiero sciocco, in genere la Fenrir si annuncia con un più che udibile ruggito, però tutto tace e ciò mi suggerisce che lui è ancora lontano. Mi volto e il viso furbetto di Yuffie mi sorride. Oggi si è vestita in modo diverso, decisamente meno eccentrico e molto più elegante, dice che è la tradizione però credo che conti su una visita a sorpresa di Vincent. L’ex turk non ha confermato la sua presenza e la cosa mi è dispiaciuta, nessuno dovrebbe restare solo a Natale. Ha assicurato la presenza di Shelke, però, e i bambini sono molto contenti di averla qui. La principessa di Wutai mi porge delle decorazioni il cui oggetto principale è costituito dal vischio. Non è opera dei bambini, spero non l’abbia rubato avanti a qualche portone …
- Cosa dovrei farci con questo?-, chiedo un po’ esitante.
- E’ semplicissimo: devi appenderlo in varie parti della casa, mettertici sotto ed attendere un bacio -, spiega lei in modo spicciolo alzando le spalle. Ah, beh, se serve solo per quello …
- Yuffie, non credo sia il caso!- esclamo con convinzione.
- Ma Tifa, è la tradizione!-
Perché ho come l’impressione che sentirò ripetermi questa frase incessantemente per tutta la serata?


Sono le 18:00, comincia a fare molto più freddo tanto che ho aggiunto un po’ di legna al piccolo camino del soggiorno in cui ceneremo. Mi asciugo le mani con un canovaccio e osservo la tavola apparecchiata con semplicità. La tovaglia rossa ospita dei piatti bianchi nei quali sono stati apposti dei tovaglioli piegati a ventaglio, rossi anch’essi, le posate sono state disposte in ordine esatto, i candelabri color oro con le candele rosse profumate danno tanta allegria e le stelle di Natale al centro tavola danno un tocco speciale all’insieme. Sarà l’atmosfera natalizia a rendere i bambini così servizievoli?
- Tifa, come sto?-
Ecco Marlene col suo vestitino nuovo. E’ un mio regalo. Lei non l’ha chiesto ma sono stata io ad insistere per prenderlo, l’ho visto in una vetrina e non ho saputo resistere.
- Sei bellissima, vedrai come resterà sorpreso Barret quando ti vedrà-, le sorrido aggiustandole il nastrino sotto al colletto.
- E piacerà anche a Cloud?- mi chiede speranzosa.
Già, riuscirà a tornare per assaggiare la cena, scartare i regali ed apprezzare il vestitino nuovo di Marlene?
- Devo anche farmi la fila di lato?- il tono di protesta di Denzel mi distrae dall’angoscia che stavo provando e mi scappa da ridere vedendo che il nodo della sua cravatta somiglia molto di più a quello di un marinaio .  Con certosina pazienza provo a disfarlo e sistemare il pasticcio che ha combinato.  Ti prego Cloud, la tua famiglia ti sta aspettando, non mancare proprio stasera.


E’ da mezz’ora che Yuffie mi sta sgridando a causa dei miei semplici pantaloni neri e del mio maglioncino rosso a collo alto. Qualcuno mi fa il piacere di spiegarle che cucinare e fare avanti e indietro dalla cucina al soggiorno trasportando piatti ricolmi di cibo non si può fare in minigonna e tacchi a spillo? Le mie preghiere vengono esaudite nel momento in cui il campanello suona. Non perdo l’occasione di liberarmi e mi catapulto alla porta e nel momento in cui apro qualcuno mi scocca un sonoro bacio sulla guancia. Prima che io possa spaccare il setto nasale a Cid per questo insano gesto, vengo afferrata dalle braccia di Shera che imita il gesto del compagno.  - … E’ la tradizione!- mi spiega puntando l’indice verso l’alto.  Faccio un passo in avanti oltre la soglia e mi rendo conto che una delle decorazioni di vischio è stata messa proprio sulla volta dell’uscio. Yuffie deve davvero desiderarlo molto quel bacio se per ottenerlo ha fatto ricorso ad un espediente simile … Mi fermo un attimo a guardare in fondo alla strada ma ,non percependo alcun suono e non vedendo nessun movimento, alzo le spalle e torno dentro.
Le mie guance non hanno mai schioccato così tanto in vita mia! Il vischio è stato piazzato su ogni architrave e lampadario della casa senza fare eccezione neanche per il piano superiore. Barret ha fatto praticamente irruzione in soggiorno con un “ohohoh” e un vestito da Babbo Natale per la gioia della figlia che è corsa ad abbracciarlo e a farsi ammirare con l’abitino nuovo. Non si è dato il tempo di posare i regali sotto l’albero che si è presentato al mio fianco quasi sollevandomi e baciandomi sonoramente le gote.
- … E’ la tradizione, Tifa!-
 Ero in soggiorno quando Reno ha fatto il suo sgangherato ingresso. Seguito da un silenzioso Rude, mi si è precipitato alle spalle lasciandomi un bacio sulla testa e ha fornito la stessa giustificazione degli altri. Neanche voglio pensare al modo in cui è riuscito ad intrufolarsi qui stasera … Rude, dal canto suo, è rimasto un passo indietro, arrossito vorrei poter dire fino alla punta dei capelli. Ho sempre saputo che dietro quell’aria da duro si nasconde una persona molto sensibile e il fatto di metterlo in imbarazzo me lo fa apparire molto più vulnerabile di ciò che è in realtà. Mi è talmente dispiaciuto che mi sono avvicinata e il bacio gliel’ho lasciato io, in fin dei conti è la tradizione!
Con Vincent sono stata molto più fortunata, poiché salvata in calcio d’angolo. Proprio mentre stavo per fargli presente che poteva tranquillamente risparmiarsi smancerie (ammesso che con lui ce ne fosse bisogno) è arrivata Yuffie che gli è saltata al collo, ha fatto risuonare il bacio che gli ha lasciato sulla guancia e gli ha ricordato che le sue rimostranze sarebbero state ben poca cosa contro le ragioni imposte da una tradizione che andava necessariamente rispettata e che proprio lei non era intenzionata a disattendere. Mai parole sono risuonate più ridicole su quella bocca impertinente … Il brutto è che per consentirle il suo attimo di gloria,io ho dovuto ricevere mille baci indesiderati! A Shelke è quasi preso un colpo, poverina!

Sono le 19:00 e direi che è proprio il caso di cominciare a sistemarsi a tavola e servire la cena. Di Cloud non se ne sa niente, ho anche provato a telefonargli ma il suo cellulare risulta irraggiungibile. Mentre vado in cucina noto Denzel col naso appiccicato al vetro della finestra che affaccia sulla strada. Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla. Deve essere molto preso dai suoi pensieri perché il mio gesto lo fa trasalire per un attimo.
 - Arriverà, ne sono certa-, lo rassicuro facendogli l’occhiolino. Non voglio dargli false illusioni, però non me la sento di vederlo col muso lungo proprio stasera. Lui annuisce e sorride un attimo prima di aggiungere
- Tifa, lo so che è la tradizione ma dobbiamo proprio? Odio queste cose da femminuccia … -  e indica il soffitto. Scuoto la testa accorgendomi che la principessa ninja ha piazzato un altro di quei cosi anche sulla volta della finestra e lo rassicuro
- Tranquillo, io e te siamo famosi proprio per essere dei disobbedienti-
A lui sembra bastare perché saltella fino in cucina proponendosi di aiutarmi.

Proprio quando i piatti sono stati portati e tutti stanno dirigendosi verso il tavolo, la serratura della porta d’ingresso scatta e Cloud fa il suo ingresso in casa. Attirati dal rumore ci fiondiamo tutti nell’entrata e ognuno ha un’espressione diversa  che, a suo modo, gli fa capire che ci stavamo preoccupando.  Finalmente è qui! Certo, è bagnato fradicio, infreddolito e più spettinato del solito ma è qui!
- Scusate il ritardo ma il maltempo ha provocato una frana lungo la strada e … -  neanche bado più a ciò che sta dicendo, sono troppo contenta che sia qui per concentrarmi sul motivo che l’ha tenuto lontano fino a quest’ora. I bambini gli si fanno incontro e Marlene gli salta in braccio, dandogli un bacino sulla guancia. Un po’ imbarazzata gli fa segno verso la decorazione di vischio egli spiega che da quando Yuffie ha portato quei giochini in casa bisogna tenere fede alla tradizione altrimenti si sarebbero verificate terribili sventure. Divertito per la stramba spiegazione, il biondo l’abbraccia per un attimo, poi spettina il ciuffo di Denzel e consegna loro un sacco pieno di regali da mettere sotto l’albero. I due ubbidiscono entusiasti e lasciano anche a noi l’opportunità di salutarlo. Tra un abbraccio e una stretta di mano arriva anche il mio turno. Nel momento in cui mi avvicino a lui noto uno strano rigonfiamento sotto il suo giubbotto, all’altezza dell’addome. Quando gli chiedo cosa sia lui si gratta la nuca e risponde -Ah, questo? Beh, l’ho trovato per strada e per poco non lo investivo. Forse non avrei dovuto prenderlo, però mi dispiaceva lasciarlo lì, sotto la pioggia e … - parlando abbassa la cerniera e dai due lembi sbuca fuori un nasino umido, seguito da un musetto adorabile.
Un cagnolino!
Investita dalla tenerezza comincio a grattargli le orecchie nonostante sembri tanto spaventato. Lo prendo in braccio e trema tutto, è dolcissimo.
 - … So che prima di  portarlo qui avrei dovuto chiedere  il tuo parere - spiega un po’ impacciato, - Prometto che se non lo vuoi in casa gli troverò un’altra sistemazione … - ma i bambini non gli danno neanche il tempo di finire che arrivano come le furie e si appropriano del cucciolo con un entusiasmo irrefrenabile. Ho come l’impressione che i miei impegni aumenteranno. Ammetto che la cosa non mi fa sentire al settimo cielo però poi penso che in fin dei conti questa casa è piena di cuccioli smarriti che hanno trovato una famiglia e che per uno in più si trova sempre un posticino. Diventerà grosso come Red XIII, me lo sento …


… Ma a Natale bisogna essere più buoni, no? E’ la tradizione …!




... Continua (è una promessa, non una minaccia, via quelle postole!)


 
 

Coerenza, mia fedele amica, siamo ad agosto e io scrivo qualcosa sul Natale. Voglia di qualche grado in meno?
Salve a tutti!
L’unica cosa che posso dire a mia discolpa è che prima o poi un po’ di tenerezza esplicita dovevo pur scriverla anche se i personaggi sembreranno spalmati di miele e in preda a qualche strano caso di possessione, o personalità multipla (cosa possibilissima conoscendo il signorino Strife). Ho diviso il capitolo in tre parti per non renderlo troppo patetico. Va bene che siete fin troppo pazienti con me, però c’è già il caldo ad uccidervi, perché infierire? E poi ci sarà anche la seconda parte a farvi male, dovevo necessariamente alleggerire la situazione…
Perché in FF VII è possibile festeggiare il Natale? Aerith coltiva fiori in una chiesa con tanto di croce, quindi presumo che il cristianesimo lo conoscano. C’è  da dire, comunque, che i giapponesi anche non fedeli festeggiano il 25 dicembre, il videogioco è un loro prodotto, quindi perché non far rientrare tale festività nel calendario delle (dis)avventure? Può piacere o meno, però per quei due (Cloud e Tifa) ci vuole solo un miracolo e quale occasione migliore se non questa? Sarà la volta buona?
Altra domanda spinosa: che ci fanno Reno e Rude a casa di Tifa? A parte che due capitoli fa Reno l’ha spuntata su Tifa ( anche se non ho specificato come), però in AC affermano chiaramente di voler espiare le loro colpe e poi a Natale si è tutti più buoni (Reno voleva strafogare, ecco perché è lì, altro che buoni propositi!).
Un bacione speciale a Columbrina. Tesoro, comincio a vedere Aerith anche mentre mi lavo i denti, è grave?

Alla prossima, se avrete ancora una sufficiente produzione di insulina …

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Capitolo 16
*** ...E' la tradizione! Parte 2 ***


15.2. …E’ la tradizione!
        Parte due.
(Tifa)
 
 
Sono da sola in cucina, mentre aspetto che la lavastoviglie finisca il suo ciclo. Il fuoco nel camino in soggiorno è spento, la cena è finita e tutti sono tornati a casa. Mi sono proposta di ospitarli ma sembra che domani abbiano tutti un impegno. Mi sembra giusto, è pur sempre Natale. Alla luce soffusa della lampada lascio scorrere i ricordi di questa serena vigilia. Dopo aver fatto una doccia calda ed essersi cambiato, Cloud ci ha raggiunti a tavola, ci sono state numerose portate e tanti brindisi. Rude in preda ai fumi dell’alcool diventa molto più loquace e non ricordavo che Cid fosse così  bravo a giocare a carte, ha praticamente ridotto in mutande Barret!Insieme a Rude ci ha impartito una dura lezione. Ho scoperto anche che Reno riesce ad inghiottire una quantità di cibo pari a una betoniera, eppure a guardarlo non si direbbe smilzo com’è. Per fortuna ho abbondato con le porzioni o ci avrebbe lasciati tutti a digiuno! Il momento più bello è stato quando abbiamo aperto i regali. Per Marlene ho scelto un kit per realizzare piccoli gioielli con le perline; so che Denzel ama le armi ma ho preferito regalargli qualcosa di più costruttivo e meno pericoloso, ne avrà di tempo per scoprire quanto può far male una pistola. Ho optato per il piccolo chimico, visto che a scuola si diverte a preparare strani intrugli in laboratorio. Per Yuffie e Shera ho comprato dei profumi. So che non è il massimo dell’originalità, però ne fanno largo uso e sembrano aver gradito il pensiero. La faccia di Shelke era impagabile quando ha scartocciato il regalo e vi ha trovato una borsetta da teenager. Credo che, tra tutti, sia stata quella che ha vissuto la serata con più magia. E’ stata la sua prima vigilia in libertà dopo anni trascorsi in relativa solitudine, credo che ne serberà il ricordo per sempre.  Per Reno e Rude ho preso degli occhiali da sole, vista l’abilità che hanno entrambi nel distruggerne un paio al secondo. A Barret ho regalato un nuovo tatuaggio, deve solo scegliere il disegno. Purtroppo per Vincent non ho preso nulla perché non sapevo che sarebbe venuto, però mi ha risposto che la mia ospitalità vale più di qualsiasi cosa e mi ha fatto davvero tanto piacere sentirglielo dire. Il nostro caro ex-SOLDIER, tuttavia, ha sopperito alla mia mancanza e gli ha lasciato tra le mani un bel libro. Cid è rimasto più che soddisfatto per la stecca di sigari che ha trovato sotto la'lbero, un po' meno lo è stato Shera ma pazienza.Il regalo che ha fatto ridere tutti è stato quello per Cloud. Gli ho preso un orologio da polso completo di bussola sul quadrante, tanto per ricordargli la strada di casa e l’ora, visto che è sempre in ritardo. Quando ha creduto di non essere visto mi ha bisbigliato che il mio lo avrei ricevuto dopo. Ho come la sensazione che se ne sia dimenticato ma non ha importanza, tutto ciò che desideravo era la sua presenza fisica e mentale e direi di aver ottenuto ciò che volevo. Ha sorriso molto stasera, soprattutto quando c’è stato da scegliere il nome al cagnolino. Alla fine si sono decisi per Noel* in onore del giorno in cui è stato trovato ma non sono sicura che saranno dello stesso parere domattina. Non potrò mai dimenticare la faccia di Vincent Valentine, davanti alla porta, mentre una  Yuffie decisamente alticcia lo ha afferrato e gli ha mollato un bacio a stampo sulle labbra, ricordandogli dell’importanza della tradizione. Per fortuna Cid e Shera le hanno dato uno strappo fino a casa, altrimenti non so come ci sarebbe arrivata da sola. Shelke stava ancora infilandosi il cappotto e non ha assistito alla scena. E’ stata una fortuna, ho come l’impressione che l’avrebbe letteralmente incenerita … Della cena non è avanzato praticamente niente, anche perché Reno non si è fatto scrupoli a farsi mettere ciò che era rimasto nelle vaschette di alluminio. Domani inserirà tutto nel microonde e renderà nuovamente onore alla mia cucina, o almeno così ha detto. 
In casa regna il silenzio, fatta eccezione per Cloud che passa da stanza in stanza mettendo a posto ciò che c’è ancora in giro. Ha messo a letto i bambini, ha sistemato il cucciolo in una cesta nello stanzino e ha portato fuori la spazzatura. I suoi passi adesso si avvicinano e alzo lo sguardo su di lui. Regge in mano una scatola decisamente grande ed è tutto rosso in viso. 
-  Ehm, questo è per te … E’ il tuo regalo- specifica balbettando. Quasi mi casca da mano il bicchiere che stavo asciugando . Non stava scherzando prima, quando ha detto che me lo avrebbe dato con più calma. Non credo lo abbia comprato mentre era in viaggio, deve averlo acquistato precedentemente e tenuto nascosto anche perché è decisamente troppo grande per poterlo trasportare in moto. Lo ripone sul tavolo e mi avvicino con passo incerto, provo un’emozione indescrivibile. Con le mani che tremano sciolgo i nastri, tolgo la carta da regalo e sollevo il coperchio. I miei occhi si spalancano e mi manca quasi il respiro quando mi accorgo che contiene un vestito e un paio di scarpe molto femminili. Lo osservo attentamente: è nero, non troppo lungo, con dei bottoncini rossi sulla parte davanti che partono dallo scollo a barca e terminano sull’orlo della gonna. C’è qualche altro dettaglio rosso scuro, le maniche sono per tre quarti aderenti e si aprono un po’ a campana sui polsi, non è di quei modelli attillati , si stringe in vita e poi si allarga morbidamente. Poso nuovamente lo sguardo su di lui, credo di avere le lacrime agli occhi ma non ne sono sicura. Tutto ciò va oltre ogni mia ottimistica previsione e mi manda in uno stato di confusione assoluta, proprio quando avevo promesso a me stessa di non aspettarmi più nulla da lui.
- Sai, non sono molto bravo in queste cose … - mi spiega con un filo di voce - … quindi ho chiesto a Yuffie di aiutarmi, spero non ti dispiaccia -
Dovrebbe dispiacermi, Cloud? Dovrebbe dispiacermi il fatto che sei qui e con un regalo inaspettato? Dovrebbe dispiacermi che hai pensato a me come una donna e non come una bambinaia, una barista, una guerriera o una colf? Ti sei fatto aiutare, e allora? La ninja ti avrà sicuramente suggerito il negozio con i vestiti più carini, ti avrà illuminato sulle mode del momento, però sei stato tu ad andare oltre la Tifa di tutti i giorni e ti sono immensamente grata per questo. Vorrei spiegarti ciò che provo in questo momento ma mi manca la voce per l’emozione e siccome la tua domanda merita una risposta, mi limito a scuotere il capo. L’unica cosa di cui mi dispiace è questa mancanza di coraggio che m’impedisce di buttarti le braccia al collo. 
- Lo indosseresti per me, adesso?-
Non riesco a non sorprendervi davanti a questa domanda.
Che bello quel sorriso timido che adesso si fa spazio sul tuo viso tra le tue gote rosse. Non sei mai stato molto propenso ad aprirti con gli altri e so per certo che questa richiesta ti costa tantissimo. Non me lo faccio ripetere due volte e salgo in camera mia. 
E’ incredibile il mondo in cui il vestito mi calza, è praticamente perfetto! Mi lascia un po’ scoperte le spalle e il tessuto è morbidissimo sulla pelle, sembra una carezza. Evidenzia il punto vita , non fa risaltare troppo il seno abbondante e scende leggero fino a coprire il ginocchio. Ho dovuto infilare un paio di autoreggenti, però, e ho sceso le scale senza scarpe nere per evitare che i tacchi  svegliassero i bambini. Scarpe alte con pizzo, non ne ho mai avuto un paio così particolare. 
Scendo l’ultimo gradino, le infilo e mi dirigo verso la cucina. Cloud è sulla porta e resta per un attimo a guardarmi da capo a piedi. Non dice nulla ma dalla sua espressione trapela il suo compiacimento e mi sento orgogliosa come una ragazzina. Il silenzio, però, dura poco perché mi afferra la mano e mi trascina all’ingresso. Nel momento in cui apre la porta avverto il gelo colpirmi come uno schiaffo e quasi penso che sia impazzito del tutto a voler uscire con questa temperatura. 
-Guarda Tifa, sta nevicando!- 
Bastano queste parole a farmi dimenticare del freddo che mi ha investita ed esco totalmente di casa col naso all’insù. E’ quasi una reazione infantile la nostra, specie se si pensa che ciò che cade dal cielo non è altro che una forma di precipitazione atmosferica di acqua in forma cristallina. Non c’è spazio per la razionalità in questo momento, perché ciò che succede stanotte va oltre ogni forma di ragionamento. Ho quasi paura di aprire gli occhi e di svegliarmi da questo sogno. Ho paura di ritrovarmi come un paio di anni fa ad aspettare un segno da parte sua, mentre tutto taceva e non avevo nessuna risposta alle domande dei bambini che mi chiedevano quando sarebbe tornato. Il silenzio che si avverte adesso, invece è intimo e piacevole, come lo è la neve che cade leggera e sbarazzina e che sta bagnando le mie spalle nude. Mi volto a guardarlo scrutare il cielo con quei suoi misteriosi occhi azzurri, un lupo bianco in mezzo ad un palazzo di ghiaccio e non mi viene in mente nulla che possa essere più bello. Lo so che è un pensiero adolescenziale, il mio, però se è vero che quella della vigilia di Natale è la notte in cui tutto può accadere, allora voglio considerare il nostro piccolo miracolo quel sorriso lieve che fa nuovamente capolino sul suo volto. Per tanto, troppo tempo ho temuto che non lo avrei più rivisto che adesso non posso fare a meno di spiarlo per imprimerlo nella memoria e ricordarlo nitidamente quando ci ripenserò tra qualche anno.  
Nonostante la forte emozione, però, il freddo comincia a farsi pungente  e indietreggio di qualche passo fino a ritrovarmi sull’uscio da cui fuoriesce un po’ di tempore. Cloud deve notare i miei movimenti perché mi si avvicina.
- Scusami, ti ho trascinata fuori senza neanche preoccuparmi di prenderti il cappotto- 
Sbottona il suo che non si era tolto dopo aver portato fuori la spazzatura  e mi copre le spalle con un lembo, poi avvolge la lunga sciarpa per metà intorno al mio collo e finiamo per condividere anche quella. Sarebbe molto più semplice se io rientrassi a prendermi qualcosa con cui coprirmi ma i gesti affettuosi del ragazzo sono così rari che non ho il coraggio di separarmene. Non che abbia modi burberi, però conserva sempre un certo distacco anche fisico, come una barriera che solo raramente abbassa. Da qui posso sentire il battito del suo cuore. E’ un battito forte e deciso, nonostante io sappia benissimo quanto in realtà sia facile da mandare in frantumi. Ho sempre adorato questa sua fragilità conosciuta solo da pochi, lo rende molto più umano di quanto voglia sembrare. 

Non sei una macchina da guerra, Cloud , vorrei che tu ne fossi consapevole.

Spero, comunque, che lui non possa sentire il mio, di cuore, perché sta battendo talmente forte che stento a tenerlo nel petto. Continua ad osservare il cielo con aria un po’ remota.
 
Una moneta per i tuoi pensieri, Cloud. Ma tanto so che non me li diresti mai, neanche per tutto l’oro del mondo …
 
Qualcosa che  casca sulla sua testa e rimbalza sullo zerbino cattura la tua attenzione. E’ il pezzo della decorazione che Yuffie ha appeso all’ingresso per carpire baci a Vincent, l’altra metà è ancora aggrappata all’architrave della porta.  Alziamo entrambi la testa per valutare se ci precipiterà o meno sul capo ed è proprio lui ad abbassare la sua per primo, mentre la mia punta ancora verso l’alto. Mi fissa un attimo la bocca e io mi mordo il labbro inferiore mentre i suoi occhi incrociano i miei. Sento il respiro incastrato tra la gola e lo sterno e sono sicura di essere arrossita. 
-  E’… E’ la tradizione, Tifa … - sussurra quasi a giustificarsi,  mentre deglutisce un momento, abbassa il volto e le sue labbra incontrano le mie. Dapprima si limita a una timida carezza che neanche si può definire bacio, poi però si fa un po’ più deciso.
Un bacio a stampo, due baci a stampo, tre baci a stampo.
E io cosa faccio? Resto ferma e immobile come una statua! 
Stupida, stupidissima Tifa! Cosa stai aspettando? Che fine ha fatto il tuo coraggio? 
Lo fisso con occhi spalancati e sono ingiustificatamente terrorizzata, shockata, scombussolata. Forse deve averlo notato anche lui perché fa per allontanarsi ed è proprio il timore che  lui possa pensare che io non gradisca la sua iniziativa che mi dà la forza di reagire. Prima ancora di non avvertire più il suo respiro caldo sulle gote ormai andate a fuoco, sposto le mani sul bavero del suo cappotto e lo tiro verso di me. Nel momento in cui abbasso le palpebre per abbandonarmi totalmente a ciò che desidero da una vita, sento che le sue labbra sono già dischiuse per accogliermi. Le mie mani gli passano sulle guance, dietro la nuca,tra i capelli chiari,le sue braccia mi spingono di più vicino a lui, i miei talloni si sollevano e mi reggo in punta di piedi poiché i tacchi che indosso sono insufficienti per raggiungere la sua altezza, il mio corpo si avvicina al suo più che può, come se fosse un magnete, come una falena con la luce, come un’ape attratta dal miele.
 
Sto baciando Cloud! 
Sto baciando Cloud! 
Sto baciando Cloud! 
 
Ma non è tanto questo pensiero a sconvolgermi perchè è una cosa che ho sempre desiderato dal profondo del mio cuore. Ciò che mi spiazza totalmente è che anche lui sta baciando me e lo fa con una dolcezza che quasi mi spaventa.
 
Io e Cloud ci stiamo baciando?
 
So che amava lei prima di tutto questo, so che il passato non si cancella con un colpo di spugna, so  che certi amori non si dimenticano mai, però so anche che non si può vivere di ricordi e che il presente vale più di ogni altra cosa.
Ho paura , Cloud. Ho paura che quando riapriremo gli occhi ti accorgerai di aver assaggiato un’altra bocca , di incrociare le iridi del colore sbagliato, di stringere tra le braccia un semplice contentino …
Per quanto io possa cercare di trattenerti, la mancanza di ossigeno comincia a diventare prepotente e a malincuore sono costretta a staccarmi da te. Non ho il coraggio di aprire gli occhi, temo di scoprire di aver sognato, temo di trovare la delusione nel tuo sguardo o anche solo un’ombra di tristezza. Non ho i suoi preziosi smeraldi, non ho la sua dolcezza, non ho la sua voce calma e rassicurante. Non sono lei e non potrò mai esserlo, però saprei darti tanto se solo me ne dessi la possibilità. Saprei amarti a modo mio che non è migliore o peggiore di quello degli altri. Semplicemente è mio, però non so quanto tu possa accontentarti.
- Tifa … - è un soffio il suo.
-Tifa, guardami!-  mi scosta un ciuffo dalla guancia abbassata. 
Ma non capisci che ho paura di farlo, Cloud? Non vedi che tremo all’idea che il mio amore non possa bastarti?
- Apri gli occhi e guardami- mi chiedi senza pensare che forse neanche a me potrebbe bastare essere la controfigura di un’altra donna.
- … ti prego … -
Appoggia la fronte calda alla mia e sospira forte.
- Ho tanta paura anche io perché tutto questo è così grande, così totalizzante e così impegnativo rispetto ai legami a cui sono abituato, però la  vita va affrontata con coraggio, sei stata tu ad insegnarmelo-
Sbatto appena le palpebre e una lacrima mi solca il viso. Non ho la forza di guardarlo negli occhi e continuo a tenere i miei bassi, però chiamo a raccolta tutte le mie energie e  con un filo di voce prendo a parlare.
- Cloud, io … lo desidero tanto, non è un segreto, però tu … io non s… - dove diavolo va a finire tutta la mia sicurezza quando mi serve? Non riesco a concludere la frase perché mi asciuga la lacrima e mi mette un dito sulle labbra.
- Credi che non lo sappia?- mi domanda un po’ affranto? – Lo so che non sei lei. Non voglio che tu sia lei!La morte ci ha portato via tante persone, ho imparato a tenermi strette quelle che la vita ancora mi concede di avere vicino. Sto cercando di dimostrarti che non abbiamo perso contro i nostri ricordi **, anche questo me lo hai insegnato tu. Sei il mio presente, Tifa, lascia che io ti includa anche nel mio futuro -
Futuro. Una parola piena di aspettative, carica di entusiasmo e di incertezze. Futuro, e sai che non avrai mai la certezza di quello che ti potrà attendere dietro l’angolo. Che siano cose belle o cose brutte, Cloud ha deciso di scoprirlo con me, forse perché portare fardelli in due è meno pesante oppure perché insieme si riesce a godere di più delle gioie inattese. Alzo finalmente lo sguardo su di lui e mi accorgo che nei suoi occhi ritrovo esattamente le mie paure, è come specchiarmi nella mia anima.
Lo bacio e sorride sulle mie labbra. L’ultimo pezzo di vischio ci cade sulla testa e va a perdersi nelle pozzanghere e nella neve che intanto si è posata sul terreno.
Yuffie, non so se tu abbia appeso queste decorazioni per onorare una tradizione o per cercare un modo implicito per circuire Vincent, però ti sono molto grata.
 

Bacio sotto il vischio?
Sì, grazie, è la tradizione!
 
 
 
 
 


* Noel non si scrive così. Chiedo scusa per linconveniente, però il programma che sto usando non mi permette di inserire i simboli, quindi devo arrangiarmi con ciò che mi consente di fare. Abbiate pazienza, correggerò l'errore appena il pc tornerà in possesso delle sue facoltà mentali.
** Si rifà a una frase detta da Tifa a Cloud in FF VII Advent Children, mentre lo redarguisce a causa della sua passività.


Ed eccomi qui, con un capitolo che gronda di miele e che, in realtà, non ha proprio niente di eccezionale. Mi dispiace per tutti colro che si aspettavano una dichiarazione eclatante e oltre ogni inimmaginabile originalità. C'è il Natale, c'è il vischio e ci sono frasi stucchevoli e anche abbastanza abusate. Perchè ciò è potuto accadere? Semplice, mi è venuto spontaneo scriverlo così.Avevo ache pensato a uno slancio di audacia da parte di una spazientita Tifa (come preventivato da Cid il grande), però la cosa mi scocciava non poco. In un mondo sessista come quello di FF VII ho voluto dare un po' di soddisfazione al genere femminile, rendendo più deciso Cloud.  E poi, in un universo in cui tutto è a dir poco incredibile, perchè non metterci un briciolo di normalità? In fin dei conti sto raccontanto di  (dis)avventure quotidiane e nella vita di tutti i giorni si approfitta di momenti qualsiasi pur di raggiungere l'obiettivo che ci si prefissa. E' una questione di gusti, ovviamente, e a me è piaciuto (non moltissimo) raccontarlo così. Chissà che Denzel e Marlene non riescano a fare di meglio in futuro...
 
A Columbrina, perchè lo aspettava tanto.
Tesoro, l'offerta di pagarti la fornitura di insulina è ancora valida e spero sinceramente che non sia rimasta troppo delusa da tanta banalità.

A Mila, ovviamente, perchè è antipatica, perchè ama il Natale e quando ha letto il capitolo mi ha sfottuto fino alla nausea poichè sa quanto io odi questa festività, perchè mette da parte i suoi codici e i manuali che ama tanto per infondermi entusiasmo.

A tutti quelli che leggono in silenzio.

E adesso basta altrimenti arrivano i pomodori maturi e le verdure marce!
Un bacione a tutti!
Manila.

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Capitolo 17
*** Natale ...E' la tradizione! Parte 3 ***


15. Natale...E' la tradizione! Parte 3
(Cloud)
 
 
Un profumo di fiori e poi tanto calore.
Mi trovo nel momento in cui ci si rende conto di essere svegli ma il proprio corpo non ha ancora ben chiari i suoi confini con il mondo esterno, quando ancora non si ha pienamente coscienza di sé. Avverto solo un piacevole tepore e qualcosa che preme contro il mio lato destro. Faccio un rapido resoconto della situazione: sono a letto appena sveglio, sento profumo di fiori e un piacevole calore provocato da non so bene cosa. Ah, sono nudo. Quest’ultima informazione fa sì che io spalanchi gli occhi. Mi porto la mano libera sulla fronte e poi me li strofino per cercare di fare un po’ di chiarezza. La camera, non mia,  è avvolta nella penombra, su una sedia giace il vestito nero che ho regalato ad una certa persona ieri sera,  sul pavimento fanno disordinatamente mostra di sé i miei vestiti, accanto al comodino dormono placidamente l’intimo e un paio di autoreggenti.  Tutto questo osservare ossessivamente i dettagli mi serve per rimandare di qualche istante la cosa più importante da fare ...  Abbasso lo sguardo su ciò che emana tanto calore e so benissimo cosa troverò. La testa di Tifa è appoggiata al mio petto, con un braccio steso di traverso, come ad abbracciarmi di più, e il volto rilassato come non lo vedevo da tempo. Il suo respiro regolare mi suggerisce che sta ancora dormendo profondamente e mi concedo qualche minuto per contemplarla. Le palpebre abbassate, la fronte rilassata, le guance un po’ arrossate, la bocca leggermente schiusa , inconsapevolmente invitante … E’ la prima volta in vita mia che mi capita di svegliarmi così, stretto in un abbraccio che cerca sicurezza e che invece la regala, in un groviglio di gambe e lenzuola che di disordinato non ha nulla, come se il caos in queste situazioni fosse la regola e non l’eccezione. 
Le prendo la mano che mi tiene sul petto e me l’avvicino alle labbra, sfiorandola leggermente per non svegliarla. Piccola e leggera, decisa e delicata. 
 
Ho paura …
Prendi la mia mano.
 
Quante cose ho visto fare alle sue mani in questi anni? Le ho viste scivolare sulla tastiera bianca e nera del suo pianoforte a Nibelheim, mentre le note riempivano i silenzi della sua stanza, le ho viste tirare pugni con una forza inaudita intente a difendere ciò che più amavano, le ho viste impegnate nella preparazione di cibi, altro modo di trasmettere tutto l’amore di cui è capace, e le ho viste stanotte, mentre stringevano, sbottonavano, sfilavano, mentre si aggrappavano alle mie spalle o si fermavano all’altezza del mio cuore, come a voler afferrare i miei battiti.
 
Farai piano?
Farò piano …
 
Stringe un po’ le labbra, per poi distenderle di nuovo. Ho visto fare tante cose anche a loro, però non immaginavo fossero capaci di fare ciò che hanno fatto stanotte. Ho ancora chiaramente impressa la loro morbidezza contro le mie, screpolate dal vento preso in moto. E ricordo alla perfezione ogni parola razionale o sconnessa, ogni bisbiglio, ogni gemito che mi hanno regalato, come uno strumento musicale che ho sentito suonare per la prima volta.
 
Non fermarti!
Non mi fermo …
 
Per non parlare del loro sapore, così come quello della sua pelle, la stessa che adesso percepisco chiaramente, setosa e calda come la sabbia alla fine di una giornata estiva.
 
Sei così calda
Anche tu …
Non tremare
Non posso …
 
E sono curioso di vedere in che modo i suoi occhi mi guarderanno, dopo che stanotte non hanno perso neanche per un attimo il contatto con i miei.
 
Piangi?
Non smettere mai di guardarmi così.
Te lo prometto!
 
Tifa Lockheart. Quanta tenerezza in una persona sola.
Tutto ciò adesso mi appartiene? E quanto di me appartiene a lei?  L’idea mi spaventa, è inutile negarlo a me stesso, perché ora c’è il rischio che io possa farle ancora più male di quanto non gliene abbia già fatto … La guardo per un altro istante ancora, le lascio un bacio sulla fronte ed esco dal letto facendo il più piano possibile. Scostando di poco le coperte una piccola macchia sul materasso mi ricorda che davvero non è più possibile tornare indietro, però quell’intrusa che ha dormito tra i nostri corpi mi riempie anche di gioia in un modo che non riesco a descrivere.
Passo dalla mia camera, mi rinfresco un po’, infilo una tuta scura e scendo al piano di sotto.
- Dici che Tifa si arrabbierà se lo facciamo uscire dallo stanzino? Vorrei chiederglielo, ma non si è ancora alzata e mi dispiace andarla a svegliare-
E’ la voce di Marlene che mi raggiunge mentre scendo silenziosamente le scale.
- Non lo so- ammette Denzel – però se lo lasciamo qui continuerà a piangere … - 
Tutti preoccupati e ancora in pigiama, sono piegati in avanti e osservano il cucciolo che ho trovato ieri con aria preoccupata. 
Mi avvicino e metto una mano sulle loro spalle.
- Oh , Cloud, sei tu!- sorrido allo sguardo ancora un po’ assonnato di Marlene.
- Cosa succede?-
- Sai, il cagnolino è stato buono tutta la notte, però è da quasi un’ora che sta piangendo, non lo hai sentito?-
In effetti no, non mi sono accorto di niente. Credo che se ci fosse stato il ritorno di Bahamut SIN neanche me ne sarei accorto impegnato com’ero a …
Una serie di immagini del vestito di Tifa che, dopo essere stato sbottonato con un ceto impaccio, cade sulla sedia mi percorre la mente.
- No, non l’ho sentito- rispondo veloce a Denzel che mi guarda come se, invece del piagnucolio di un cagnolino, si fosse trattato dell’incessante ululato di un lupo gigante.
Per fortuna hanno sentito lui e non noi. Vedo ancora le labbra di Tifa tendersi in un sorriso mentre le accarezzo con l'indice per soffocare un po' i suoi gemiti. Per quanto riguarda me, credo di essermi ridotto la lingua a un pugno di carne macinata a furia di mordermela per cercare di tacere...
I  bambini continuano ad osservarmi come se da me dipendessero le sorti del Pianeta e capisco subito dove vogliono andare a parare.
- … E va bene. Facciamo così, lo portiamo in cucina, cerchiamo di tenerlo su dei fogli di giornale impedendo che sporchi e aspettiamo che Tifa si svegli e che ci dia delle direttive. Ok?-
Colti dall’entusiasmo le due pesti prendono anche il cesto in cui lo avevo sistemato per la notte e corrono in cucina. Scuoto la testa divertito, basta davvero poco per farli felici …
Pigramente varco anche io la soglia e li trovo intenti a valutare qualcosa appoggiata sul tavolo.
Sbircio ciò che stanno esaminando e mi accorgo che sono i rimasugli della carta in cui era avvolto il regalo di Tifa.
- E’ la carta che era intorno al regalo che hai fatto a Tifa? Che cos’era? Le è piaciuto?-
Ok, Marlene sta troppo insieme a Yuffie ultimamente e non placare la sua curiosità sta diventando impossibile.
- Un vestito e un paio di scarpe- rispondo senza scendere oltre nel dettaglio.
- Un vestito? Chissà come sarà stata contenta! Lo ha misurato? Era bella?-
Le sorrido e annuisco. Evito accuratamente di dire che la parte migliore l’ha mostrata quando gliel’ho tolto, con quell’intimo che si confondeva col colore della sua pelle e quelle autoreggenti sfacciate che contrastavano nettamente con l’imbarazzo che le si poteva leggere in viso. 
I bambini rivolgono nuovamente l’attenzione a … Come avevano deciso di chiamarlo ieri sera? 
- Noel, non scappare!- protesta Denzel. Ah, ecco, mi ricordavo che era un nome strano …
Li osservo per qualche minuto ancora, poi decido che quel boato che avverto di tanto in tanto all’altezza dell’addome è proprio fame. Non mi sono mai svegliato così affamato in vita mia, non me lo so spiegare. Sbadiglio, mi stiracchio un po’, mi gratto dietro la nuca e cerco di fare mente locale. Dov’è che Tifa tiene i dolciumi? Stamattina una colazione a base di roba integrale e genuina è fuori discussione, avverto un bisogno impellente di zuccheri e grassi. Apro il freezer e vedo la confezione di cornetti "fatti in casa" che fa l’occhiolino nella mia direzione. L’afferro, la apro, estraggo i cornetti, li sistemo su un vassoio e li metto nel microonde avviando il programma di scongelamento.
- Sei bravo, però hai dimenticato di accendere il forno normale mentre li scongeli- mi fa notare Denzel.
- E’ vero!- conferma Marlene – devi anche mettere la carta da forno nella teglia altrimenti si attacca tutto-
Aveva ragione Tifa quando si lamentava del fatto che i bambini imparano e collaborano in casa molto più di me … Dietro le loro direttive avvio il forno, metto a cuocere i cornetti e, intanto, apparecchio la tavola con le tovagliette per la colazione, sistemo bene in ordine il vasetto della cioccolata, quello della marmellata e quello della crema per farcire i cornetti e metto a scaldare il latte.
Intento a sistemare le buste vuote nei contenitori per i rifiuti giusti, una voce alle mie spalle attira l’attenzione dei presenti.
- Ma che profumino! Avete preparato la colazione?-
Mi volto e vedo Tifa osservare i bambini con un’espressione divertita. Li guardo e mi rendo conto che, più che  nei cornetti, si  sono spalmati la cioccolata sulla faccia. Giro le spalle per un secondo e invece dei due bambini in pigiama che mi hanno dato il buongiorno, mi ritrovo due piccoli Jenova … Oh mio Dio, ci vorrebbe una fotografia! 
- Facciamo così, voi andate di sopra, vi date una lavata, vi vestite e tornate giù. Intanto io finisco ciò che avete cominciato, mangiamo e andiamo a giocare un po’ fuori visto che c’è tanta neve-
- Neve?- chiedono entrambi con un tono di puro stupore.
Che razza di idiota, ho dimenticato di dirglielo! Corrono vicino alla finestra, tirano le tende e i loro occhi prendono a brillare di sana gioia.  Presi dall’entusiasmo, lasciano tutto e corrono al piano di sopra, tra le risate sincere di Tifa.
Restiamo soli e per qualche minuto non ho il coraggio di guardarla. Mamma mia, com’è difficile staccare la lingua dal palato e dire qualcosa. Vorrei parlare, lo giuro, ma mi limito ad osservarla. Ferma sulla soglia, appoggiata allo stipite, ha addosso i pantaloni di una tuta non troppo aderenti e la felpa che ho lasciato nella sua stanza. E’ praticamente enorme per lei, ci si perde dentro, eppure le sta molto meglio di come sta a me. Le nasconde quasi del tutto le curve che adesso conosco benissimo e che mi accorgo di voler percorrere nuovamente. Figuriamoci, non riuscirei a muovere un dito neanche volendolo. Forse Tifa lo ha capito perché è proprio lei a rompere il ghiaccio.
- Buongiorno! -
Lo dice con tale calore che alzo subito lo sguardo incrociando il suo. Arrossisce e così faccio anche io, balbettando un saluto neanche troppo chiaro. Cloud, e basta fare l’idiota, se non ti ha preso a pugni dopo quello che hai fatto ieri non dovresti temere più nulla! Sotto questo punto di vista avrei dovuto imparare di più da Zack, per lui il binomio donne e timidezza era stato inventato per spaventare i ragazzini … Forse è il caso di prendere in mano la situazione.
- Io … veramente … i cornetti … - 
Oh, sì, così va decisamente meglio, bravo Cloud, veramente bravo.
Lei sorride, sospira  e alza per un attimo gli occhi in aria. Ha ragione Cid, sono un caso disperato.
Mi avvicino a passo incerto, giusto per non sembrare più idiota di quanto non lo sia in realtà. Una volta raggiunta una certa vicinanza Tifa alza l’indice ad indicare qualcosa e lo seguo con gli occhi. Appeso con tutta la sua presuntuosa presenza, c’è ancora il vischio che Yuffie ha disseminato per casa.
 
...E'...E' la tradizione, Tifa!
 
Sono stato io stesso a cominciare questo gioco...
 
- Oh … quindi tu … vorresti … -
Annuisce e continua a guardarmi come si fa con un bimbo a cui è stato da poco insegnato a fare le addizioni e che chiede conferma di quanto sta facendo alla sua maestra.
Mi avvicino e appoggio furtivamente le labbra alle sue. Un contatto molto, molto breve che non soddisfa nessuno dei due.
- Così non faresti contenta neanche Marlene, Cloud!-
Mi fa notare con un tono un po’ divertito. In effetti se avessi una figlia mi scoppierebbe a ridere in faccia per  un saluto simile, figuriamoci una ragazza. La mia ragazza?
- Ehm, prima che tornino i bambini, però … - ha ragione, se la faccio aspettare ancora faremo primavera su questa porta.
Mi faccio coraggio e mi avvicino a lei nuovamente dandole il tempo di poggiarmi le mani sul petto e dando a me l’opportunità di prenderle il viso tra le dita e di abbassarmi sulle sue labbra. Ritrovare lo stesso sapore di ieri sera è decisamente meglio dei cornetti, della cioccolata e della marmellata. E’ meglio di tutto ciò che possa esistere a questo mondo. La stringo un po’ di più e riconosco anche le curve del suo corpo che ieri si sono incastrate alla perfezione alle mie come se fossimo una persona sola.
Mi guarda e mi sembra che i suoi occhi brillino un po’ di più.
 
- Buon Natale, Cloud Strife! -
 
 
 
 
Mila83 disse : “ Nomura, al pari di molti altri giapponesi, è stato cattivissimo con i fan di tutto il mondo. Se tu non scrivi questo capitolo sei una s****** e brucerai all’inferno delle fanwriters bastarde che non hanno concesso almeno un attimo di gloria a questi poveri personaggi zeppi di ormoni non soddisfatti”.
Ho scritto il capitolo, lo ha letto e ha detto : “Ma quanti caspita di soldi hai? Sai che adesso dovrai pagare l’insulina a tutti quei poveri cristi a cui hai fatto venire il diabete?  Va’ e scrivi di Cid, almeno allunghi un po’ la vita a chi ha ancora il coraggio di leggerti a furia di risate e sei anche più credibile. E comunque tu o il giorno prima o il giorno dopo, un durante ti faceva schifo? ”.
Abbiamo una parte di DNA in comune, è da circa un trentennio che non mi capacito della cosa …
Vabbè, come già detto prima, questo capitolo non doveva esserci per il modo in cui avevo concepito la storia, però mi sono resa conto che Mila un po’ di ragione ce l’aveva. Passare direttamente dal capitolo della vigilia ad altro toglieva scorrevolezza al discorso globale. Sicura di fare più un danno che un bene, mi sono impegnata un attimo e mi è venuto fuori questo cumulo di righe ammazza pancreas. Se cerco di scrivere qualcosa di vagamente lemon ottengo melassa, se cerco di descrivere direttamente scene hot mi sembrano delle porcate indegne … Insomma, tutti i capitoli in cui ci sarà tenerezza (purtroppo ci saranno, ve lo anticipo, però non dico a chi toccherà la condanna …)  saranno così: mielosi, scontati, noiosi. Se non ce la farete e passerete oltre capirò le vostre ragioni.
Amen. 
Comunque, come promesso, con la terza parte di "...E' la tradizione!" si conclude il ciclo natalizio.  Ho deciso per una pubblicazione a distanza ravvicinata un po' per non spezzare l'atmosfera della "trilogia", un po' perchè nelle prossime settimane sarò assente e non volevo farvi aspettare troppo a lungo. Se non riuscirò ad aggiornare prima, considerate il fidanzamento di Cloud e Tifa come uno spartiacque tra la prima e la seconda parte delle dis-avventure. A settembre ripartirò con aggiornamenti più o meno settimanali e la seconda parte sarà decisamente più demenziale della prima. Ovviamente ci saranno anche pagine scritte con la panna montata, però sarete così buoni da perdonarmi, giusto?
Un bacione a fortiX, che ha pensato gentilmente di commentare appena tornata dal mare ( questo credo sia un capitolo più puccioso dei precedenti, pagherò anche a te il rifornimento d'insulina a vita).
Columbrina, tesoro, non è esplicito come quella cosa che ti ho fatto vedere ma magari con un po' di fantasia...
 
Grazie a tutti coloro che leggono, siete silenti ma anche molto numerosi e di questo vi ringrazio di cuore.
 
Buone vacanze a tutti, ci vediamo a settembre.
 
Ah, ovviamente DARLENE E' IL FUTURO!

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Capitolo 18
*** Horror story ***


16. Horror Story
(Red XIII)




Se c’è una cosa che proprio non capisco dei bipedi è la loro insana passione per i film. Dicono che sia un modo come un altro per rilassarsi e per trascorrere le serate in cui fuori piove e fa freddo, come succede adesso. Io preferisco di gran lunga leggere un libro, magari qualche saggio, accompagnato da una bella tazza di thè. Siamo a casa di Tifa (o dovrei dire Tifa e Cloud, ancora non mi è del tutto chiaro) perché qualcuno, leggasi Yuffie, ha proposto di vedere un film tutti insieme e di pernottare qui. Le buone maniere fanno parte del corredo educativo di una principessa: autoinvitarsi in una casa non tua, invitare altra gente,  chiedere espressamente alla padrona di casa che le venga preparato un preciso tipo di dolce e imporre ai presenti la visione di una storia che fa accapponare la pelle già dal titolo. Vorrei capire chi ha potuto girare una pellicola intitolata “L’universo nei tuoi occhi”… Beh, a meno che il tizio in questione non sia stato esposto al mako, tutto lascia supporre che la disperata che lo guarda abbia assunto sostante stupefacenti. Nel caso la prima opzione non sia di gradimento, c’è anche l’alternativa: “Le tue labbra come miele”. Poi mi chiedono come mai io abbia così poca stima in esseri che camminano su due piedi! Inutile descrivere la faccia di Cloud e Cid quando hanno saputo cosa gli sarebbe toccato vedere. Il primo voleva lasciare la stanza ed ha cambiato rotta solo in seguito ad una eloquente occhiataccia della padrona di casa; il secondo ha dato sfoggio della ricchezza del suo lessico, cimentandosi in irripetibili turpiloqui. Devo ammettere che potrebbe scrivere un dizionario tanto è bravo e fantasioso. L’unico commento di Vincent riguardava la presenza di minori e l’esplicita raccomandazione di non traumatizzare nessuno dei tre. Credo che tema sinceramente che Shelke possa diventare come Yuffie un giorno non lontano, e che trascini con sé anche Marlene. Oppure il suo terrore più grande è che questa roba possa traumatizzare Denzel? In fin dei conti le prime due sono donne e hanno un gene incorporato che le rende immuni e, nel contempo, favorisce lo sviluppo di trame al diabete mellito che ammazzano il loro prossimo, mentre il bambino potrebbe seriamente restarci stecchito. Ci siamo sistemati nel salottino, lo spazio è un po’ limitato ma va bene ugualmente, visto che fa freddo e stare vicini risulta gradevole. Io sono semidisteso su un tappeto mentre Tifa, Cloud e Vincent hanno preso posto sul divano, Cid e Shera sulle due poltroncine, i bambini, Caith  e Shelke sono accucciati sui cuscini ai piedi dei genitori adottivi e … che vuole da me questo muso peloso? Si è avvicinato con una pallina in bocca. Sciò! Ci mancava solo il cane!!! L’unico grande assente è Barret. Ha chiamato per riferirci che non farà in tempo a rincasare a causa della forte perturbazione in seguito alla quale hanno deciso di chiudere la strada, quindi arriverà domattina. Buon per lui, almeno si risparmia la visione di questa robaccia.
L’organizzatrice della serata distribuisce ciotole di patatine e pop-corn ai presenti, poi si siede sul bracciolo del divano accanto a Vincent e avvia il film. Dopo venti minuti la situazione è la seguente: le donne presenti hanno tirato fuori i fazzoletti e si soffiano i nasini tra infelici invettive contro il cattivo di turno che impedisce l’amore tra i due protagonisti (tra parentesi questi attori recitano da cani, chiusa parentesi), Cid ha la testa che penzola in avanti ronfando di tanto in tanto, i bambini si sono messi a giocare con Noel, il cane, Vincent ha divorato il contenuto di quasi tutte le ciotole che Yuffie ha distribuito  e Cloud … Beh, Cloud fa qualcosa di davvero bizzarro visto il tipo: guarda il film.  Sulle prime mi sono spaventato, ma i sono reso conto che è solo una copertura, infatti lancia sguardi trasversali a Tifa e di nascosto avvicina la mano alla sua e la sfiora con la punta del mignolo. Bene, questa non è più casa Lockheart, la si può tranquillamente considerare casa CloTi. L’atmosfera di tedio e di morte dell’anima viene interrotta da un lampo, seguito a ruota da un grande boato, poi restiamo immersi nel buio, fatta eccezione per la tenue luce del fuoco nel minuscolo caminetto e la fiammella della mia coda.
Tra urla generali, movimenti sconnessi e rumori funesti, si distingue chiaramente la voce del povero Cid che ringrazia gli Dei per la scarsa qualità dell’impianto elettrico della casa. In realtà neanche fuori si vedono luci accese, Edge è in blackout totale.
- Denzel, dammi la mano, lo sai che non mi piacciono i temporali - dice Marlene. Dal suo tono non si direbbe che abbia paura …
- Vincy, tieni gli occhi aperti, non mi piace il buio!- Yuffie, questo è meno convincente del vischio a Natale …
- Illuminano anche i miei se è per questo-  la voce atona di Shelke ha un che di inquietante quando si rivolge alla ragazza.
- Anche io ho paura!- Caith riesce a saltarmi sulla testa.
- Porca miseria, qualcuno mi ha calpestato un piede!-
-Oh, scusami tanto Cloud, volevo cercare la pila nella mia borsetta- cerca di giustificarsi Shera.
-Aia, Noel mi ha morso!!!- protesta Denzel.
- Oh, ma volete stare un po’ tutti calmi!- Muovendosi a tentoni, Tifa esce dalla stanza e ci fa ritorno con delle candele che tiene nel cassetto della cucina in caso di bisogno. Sistema le bugie sul tavolino su cui ci sono vassoi con diverse cibarie e sembra ristabilirsi un po’ di calma.  Il temporale non accenna a migliorare e la corrente non sembra essere sulla via del ritorno. Seduti intorno al tavolino, non sappiamo cosa fare.
- Facciamo un gioco!- propone tutta entusiasta la principessa di Wutai – Una gara a chi racconta la storia più paurosa della serata!-
Che fantasia … E quei film che aveva deciso di propinarci non erano già horror di loro?
- Ehm, Yuffie, non vorrei contraddirti, però qui è pieno di bambini, hai notato?- bisbiglia un po’ scettica Shera, indicandole Denzel, Marlene, Shelke e … Cloud con discrezione.
- Buon per Tifa, ha l’opportunità di consolare il suo centauro per tutta la notte-
- Beh, più che altro la mia paura e che possa ritrovarseli tutti e quattro nello stesso letto … - ammette la donna.
- E’ deciso, chi comincia?-
A parte il fatto che ha deciso solo lei, visto che gli altri non hanno potuto proferire verbo,alla sua richiesta voltiamo meccanicamente tutti la testa nella stessa direzione e Cloud è costretto a parlare per primo.
Il biondo sospira profondamente, poi comincia a parlare con titubanza.
- Ehm, vediamo … Potrei raccontarvi la leggenda del chocobo assassino! E’ la storia di un chocobo che viveva tranquillo in una fattoria con la sua compagna e i suoi due pulcini. La loro vita scorreva spensierata tra una corsa, la deposizione delle uova da frittata e una ruspata in giardino,ma come ben sapete la tranquillità è un dono prezioso e ci si accorge di possederlo solo nel momento in cui lo si perde … -
E’ una storia autobiografica?
- … Una sera il proprietario dell’allevamento in cui vivevano entrò nel loro pollaio e decapitò l’intera famiglia. Le teste furono tranciate di netto, solo quella del padre rimase attaccata per metà e vide morire tutti i suoi cari senza poter far nulla -
Lo dicevo io che era autobiografica …
- Qualche tempo dopo, il proprietario pazzo dell’allevamento di chocobo tornò a casa e ritrovo tutti i membri della sua famiglia seduti attorno al tavolo con le teste mozzate. Sul pavimento, spinte dal vento, volteggiavano delle gialle piume di chocobo intrise di sangue. Lo spirito del papà chocobo era ornato per mettere in pratica la sua vendetta-
-Beh, bastava chiamare un esorcista!- trilla Caith dalla mia testa.
L’atmosfera così smorzata riecheggia delle risate dei presenti.
- Ve bene, diciamo che questa è servita come riscaldamento-  decreta Yuffie  - chi vuol essere il prossimo?-
Con un colpo di tosse, Cid richiama l’attenzione su di sé e tutti noi preghiamo mentalmente che risparmi i bambini da altre pittoresche parolacce.
 - La mia è una cosa seria, quindi mandate a letto donne e bambini se non volete ritrovarvi in un mare di piscio durante la notte. Questa è la storia di un gruppo di ragazzi che una sera decise di sfidare la paura e di entrare nella grande villa abbandonata ,situata appena fuori dal paesino in cui vivevano. Paese è una parola grande, in realtà si trattava di un piccolo agglomerato di case che sorgevano intorno ad una piazza al cui centro vi era situato un pozzo nero e profondo … -
Com’è che questa descrizione non mi è nuova?
- … La gente che viveva lì conduceva una vita semplice, fatta di attività primarie come la coltivazione di prodotti montani, commercio del legname e manutenzione del reattore Mako. La grande villa abbandonata sorgeva non lontano dall’entrata principale delimitata da un massiccio portale, che veniva chiuso ogni notte per evitare che strane creature penetrassero all’interno del villaggio … -
- S…s..str…strane creature? – balbetta Denzel con gli occhi sgranati, stringendo un po’ di più la mano di Marlene.
Cid annuisce solenne e ritorna al racconto – I giovani presenti erano davvero pochi, si conoscevano tutti ed erano cresciuti insieme, essendo più o meno coetanei. Tra di essi vi era un ragazzetto slavato, dai lineamenti delicati molto simili di quelli di una donna. Aveva un carattere di merda perché, nonostante fossero avvero in pochi, non riusciva a fare amicizia con nessuno. Sarà stato per colpa di quella faccia da pesce lesso che si ritrovava oppure perché era capace di vomitare ad ogni spinta di altalena, la cosa non era del tutto chiara, però era sicuro che non se lo filava neanche la madre … -
Non sta dicendo davvero quello che sta dicendo, vero? Mi guardo intorno e mi accorgo che tutti lo osservano con profondo interesse e sembrano pendere dalle sue labbra che stringono una sigaretta spenta.
- … Questo ragazzetto, però, era riuscito non si è capito bene come ad attirare l’attenzione di due delle ragazzine più carine in circolazione. La prima aveva un bel culetto e i capelli chiari, riccioletti, l’altra era una morettona con delle tette notevoli nonostante la tenera età. Non chiedetemi i loro nomi, però, perché non li ricordo, oppure non li ho mai saputi … -
Per fortuna, direi, perché la morettona tettuta non te la farebbe passare liscia se capisse di essere tra le protagoniste dei tuoi vaneggiamenti, solo che stasera deve aver messo del prozac nel dolce …
-  … Ovviamente agli altri ragazzi la simpatia reciproca non andava a genio, quindi facevano di tutto per mettere in cattiva luce il moccioso slavato: gli tiravano le pietre, scaccolavano sulla sua merenda a scuola, lo rinchiudevano nello stanzino delle scope o nel suo stesso armadietto, poi lo sfottevano perché piangeva per la paura del buio. Insomma, era un continuo ridicolizzarlo per ogni minima cosa. Una sera, per fare il cazzuto, il ragazzetto propose una prova di coraggio. Essa consisteva nello scavalcare la recinzione del giardino e introdursi nella villa abbandonata. Aspettarono il tramonto e sgattaiolarono fuori dal paese all’insaputa di tutti. Il gruppetto si ritrovò fuori dal cancello ma solo lo slavato, culetto bello e la tettona ebbero il coraggio di scavalcare, così i ragazzi che rimasero fuori poterono osservare inermi ciò che successe. All’improvviso, davanti ai loro occhi, comparve una bara da cui ne uscì un essere mostruosamente pauroso. Alto, con i capelli nerissimi e lunghissimi, li osservò con due occhi rossi e fluorescenti. I tre avrebbero potuto cercare di fuggire ma quel mostro li aveva probabilmente incantati perché non opposero resistenza quando li invitò ad entrare in casa con un gesto del braccio metallico che si muoveva minaccioso da sotto il logoro mantello rosso. Una volta dentro si udirono urla raccapriccianti e poi più nulla. Di loro furono rinvenute solo le scarpe nel pozzo dopo diversi giorni-
- Oh, Santi Dei, ma è spaventoso!- Strepita Yuffie, aggrappandosi al collo di Vincent Valentine.
Spaventoso, dice? A me fa più paura ciò che la mente di Cid riesce ad elaborare dal nulla. Mi guardo pigramente intorno e rettifico: fa più paura la faccia di Shelke che punta dritta verso la mano della principessa di Wutai, ancora ancorata al collo del ex-turk.
- Uno a zero per Cid!- sentenzia Shera – Chi vuol essere il prossimo?-
- Io … - si propone Shelke. Beh, dopo aver vissuto per dieci anni con i Deepground deve averne sentite di storie dell’orrore …
- Si racconta che, in un paese molto lontano, dei turisti fecero un’escursione in una foresta. Il loro intento era quello di trascorrere diversi giorni di campeggio per poter godere della tranquillità e della pace della natura. Si spostavano durante il giorno e di notte si accampavano in luoghi che reputavano sicuri. Una notte, però, furono sorpresi da una tempesta che li spinse nel cuore della foresta , in una zona in cui nessuno osava addentrarsi. Per giorni non riuscirono a trovare la strada di casa e furono tormentati dal lamento di una donna la cui figura compariva lattiginosa e dai contorni non ben definiti. Con numerosissimi sforzi riuscirono a rintracciare il sentiero e tornarono al villaggio dal quale erano partiti. Una volta lì raccontarono quanto successo e fu solo allora che gli abitanti spiegarono loro che, con molta probabilità, avevano incontrato lo spirito della loro principessa … -
Ora, io non ho paura di simili cose, però devo ammettere che la voce atona di Shelke addizionata alla furia del temporale, al riverbero delle candele e ai suoi occhi arancioni e luminescenti fanno un certo effetto.
- Principessa?- domanda Marlene con curiosità. Ora che ci penso, tra i preseti sembra quella meno spaventata. Denzel ammette spesso che la sorellina non ha paura di niente. Non ci credo, tutti abbiamo delle paure, solo che la bambina deve averne di particolari, mentre ciò che agli altri risulta spaventoso a lei non fa né caldo, né freddo.
- Sì, principessa … - continua Shelke, lanciando delle occhiate veloci ad una persona ben precisa in sala.
- Gli abitanti del posto spiegarono ai turisti che cento anni prima l’allora principessa s’innamorò perdutamente di un misterioso straniero, ma quando tutto sembrava andar bene, nella vita dell’uomo comparve un’altra donna. Essa era dotata di grande intelligenza e di un fascino fuori dal comune. Neanche lui riuscì a restare indifferente alla creatura piena di grazia e decise di andare via con lei. La principessa, disperata, li inseguì nella foresta e sfidò a duello la rivale, la quale vinse e la trafisse con la sua spada. Da quel momento, ogni volta che qualcuno ha l‘ardire di addentrarsi nella precisa zona in cui la principessa è  morta, nelle notti di tempesta è possibile avvertire il suo lamento o, addirittura, vederla-
Yuffie, se questo è un messaggio subliminare farai meglio a stare attenta …
- Posso raccontarne una anche io?-
La piccola Marlene si alza in piedi senza lasciare la mano del fratellino, mentre la stanza viene illuminata a giorno da un fulmine e i nostri respiri si fermano a causa del fortissimo tuono. Non so perché, ma la sua richiesta ha un che di inquietante o forse sono solo io a vederla così, perché le facce dei presenti si distendono entro breve, come potrebbe una bimba così piccola e innocente conoscere storie in grado di vincere una gara di paura?
- E vada per Biancamako e i sette chocobo-*  borbotta Cid incrociando le braccia al petto e stravaccandosi ancora di più sulla poltroncina, un po’ a comunicare ai presenti che è pronto ad ascoltare il momento delle fiabe.
- Però non l’ho inventata io, l’ho sentita da alcuni ragazzi più grandi alla fermata dello scuolabus- precisa con quella sua vocina gentile.
- Va bene ugualmente- la rassicura Tifa, che intanto si è avvicinata un po’ di più a Cloud.
- Allora … - Comincia a parlare alzando bene la testa e gonfiando un po’ il petto come a volersi dare un tono e risultare più credibile. Il risultato? Cid alza ancora di più gli occhi in aria.
- … Questa è la storia di un essere chiamato Teke-Teke. Si dice che un giorno, alla stazione principale di Midgar ,una ragazza  saltò o cadde sotto un treno e fu tagliata a metà. Impiegò molto tempo a morire ed ora il suo fantasma vaga per la città, trascinando la parte superiore del suo corpo usando i suoi artigli. Ogni volta che si muove (tra l'altro a grandissima velocità), produce un suono simile ad un "teke-teke, ecco perché la chiamano così … -
Sbaglio o Denzel sta stringendo di più la sua mano? La cosa inquietante di Marlene è il tono, parla di un suicidio con tanto di epilogo agonizzante come se raccontasse una barzelletta. Nessuno osa interromperla, quindi continua indisturbata.
- C'è una storia riguardo un ragazzo che stava andando via da una scuola vicino alla nostra, una sera. Era solo ed aveva fatto tardi, i corridoi erano bui e deserti e lui camminava tranquillo quando sentì un rumore alle sue spalle. Guardando indietro vide una bella ragazza seduta ad una finestra. La giovane aveva le braccia posate sul davanzale, e lo fissava. Lui si chiedeva per quale motivo si trovasse li, dato che la sua era una scuola maschile … -
Ho come l’impressione che Denzel farà non poche storie, lunedì mattina, prima di andare a scuola, ha la faccia bianca come un cencio. E non è il solo!Tifa e Cloud la guardano un po’ sconvolti, Shelke e Yuffie sono aggrappate rispettivamente una alla gamba di Vincent, l’altra al suo braccio buono. L’ex-turk sembra trattenere il respiro e Shera si muove un po’ a disagio sulla poltroncina con Cait Sith immobile sul suo grembo. L’ennesimo lampo a cui risponde il tuono e la piccola continua il suo racconto.
- … Quando il ragazzo  vide che lo stava osservando, la ragazza sorrise e strinse le braccia intorno al corpo. All'improvviso, cadde dalla finestra ed atterrò sul suolo. Il ragazzo realizzò con orrore, che lei aveva perso la parte inferiore del corpo …. -
Non voglio insistere ma mi sembra di aver visto per un attimo un’espressione ammirata sul viso di Cid che ha tolto il broncio e adesso sembra voler dire con lo sguardo “ Non male per essere solo una femmina!”
- … Lei iniziò ad avvicinarsi a lui, correndo sui gomiti e producendo un rumore simile ad un tek-tek-tek-tek-tek…- e raccontando imita il movimento del mostro poggiando i gomiti sul tavolino basso.
- … Il ragazzo era pieno di terrore e repulsione. Provava a camminare, ma era congelato dalla paura. In pochi secondi, lei fu sopra di lui, estrasse una falce e lo tagliò a metà, rendendolo come lei-
In tutti noi c’è uno sguardo inorridito e il temporale sembra farsi più furioso.
- Quando i bambini raccontano questa storia, dicono che Tek Tek porta con se una sega o una falce, e che, se ti prende, ti taglierà a metà per renderti come lei. Si dice che insegua i bambini che giocano al crepuscolo. Se si avverte il rumore dei suoi gomiti, è meglio non fare i coraggiosi e scappare-
Il silenzio regna sovrano nel piccolo soggiorno, fatta eccezione per i nostri respiri decisamente poco fermi, lo scoppiettio del fuoco nel camino,per la pioggia battente e i tuoni che non accennano a diminuire. Credo che Marlene abbia vinto la gara. Più che altro è stata raggelante la calma che ha mostrato durante il racconto nonostante la tenera età. D’improvviso ci sembra di udire dei rumori, una specie di passi , come se qualcuno si fosse introdotto in casa. Nel buio avvertiamo la presenza di qualcuno sulla porta,nella parte del corridoio in cui la luce delle candele non arriva, ci voltiamo e ci mettiamo ad urlare tutti contemporaneamente. Un lampo illumina per un attimo l’ambiente e appare un essere gigantesco, totalmente nero, grondante di pioggia e con un mitra in braccio . Yuffie salta addosso a Vincent, il quale barcolla e spinge Shera che perde la presa su Caith il quale precipita sul tavolino facendo cadere una bottiglia senza tappo e facendo spegnere le candele. Tra il panico totale si sente la vocina di Marlene che, decisamente stizzita, dimostra ancora una volta di essere la più lucida di tutti.


-  Ma che avete da strillare tutti, quello è il mio papà!-



Finalmente un po’ di sana demenzialità in stile “Manila ha fritto anche l’ultimo neurone”…
Buona sera a tutti!
Finite le vacanze? Divertiti? Innamorati? Tristi per il ritorno a scuola/lavoro? Io sono tornata oggi e già rimpiango praticamente tutto, credo che passerò i giorni seguenti piangendo e chiedendo aiuto a uno psicoterapeuta. Ma veniamo a noi, so di aver reso insostenibile il caldo con i tre capitoli precedenti, così zuccherosi e seri. Spero che queste horror stories possano farmi perdonare. Non prometto che non succederà più, perché la strada delle disavventure è ancora lunga, però vi avviserò sempre nel caso si rischi lo stato comatoso.
La storia raccontata da Marlene non è di mia invenzione, è una leggenda giapponese.
Biancamako e i sette chocobo (*), ovviamente, è un riadattamento della fiaba “Biancaneve e i sette nani”, una lettura in chiave Cid/Manila.

Un bacione a tutti voi e alla mia sorellina virtuale ( sappi che contribuisci a peggiorare la mia psiche!).

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Capitolo 19
*** Fiamma ***


18. Fiamma
(Marlene)


Ogni stagione ha un colore, alcune ne hanno di più, altre di meno.  Quelle più colorate sono la primavera e l’autunno, l’estate è di un azzurro sgargiante, mentre quella che ne ha di meno è l’inverno. Se le cose non sono coperte dalla neve, allora è tutto grigio. Questo almeno, è ciò che la maestra ci ha spiegato a scuola e io le credo.
Midgar non ha molti colori, però in inverno sembra ancora più grigia.
C’è un solo posto in questa città che non si accorge delle stagioni che cambiano, né del grigiore dell’inverno, ed è lì che siamo diretti oggi.
Stamattina Tifa mi ha fatto mettere il cappotto rosso, quello più pesante, la sciarpa, i guanti e il cappellino rosa. Tra un mese sarà primavera, ma fa ancora molto freddo, papà ha detto che è l’inverno che dà l’ultimo colpo di coda e la cosa mi ha fatto sorridere, perché mi sono sempre immaginata questa stagione come un vecchio signore, non come un animale con la coda … Dopo la neve di Natale e le piogge notturne che hanno spaventato Denzel, tanto che ho dovuto tenerlo molte volte per la mano, è tornato un po’ di sole. Non quello forte e caldo che fa sudare, ma quello che porta un pochino di luce in un ambiente buio. Midgar, però, continua ad essere grigia a causa di tutto l’acciaio con cui è stata costruita. Papà si è impegnato tanto per portare un po’ di colore qui ma credo che dovrà continuare a lavorare, o forse è a me che sembra così a causa dell’inverno.
Camminiamo silenziosi come se non volessimo attirare l’attenzione delle persone per strada, ma non si accorgono di noi, perché sono troppo impegnate nelle loro faccende. Fa freddo e il mio cappottino non riesce a scaldarmi molto bene. Tifa calca un altro po’ il berretto sulla testa di Denzel, ha sempre paura che possa ammalarsi di nuovo. Prende spesso il raffreddore, però ha imparato ad essere un po’ più forte …
Cloud non dice niente, non si guarda intorno, cammina a testa bassa. E’ strano quando non usa la moto, per prenderlo in giro papà dice che gliel’hanno incollata al … una parola che mi hanno vietato di dire perché sono piccola, però non capisco perché da grandi certe cose si possano dire anche se sono brutte.
Stringo il sacchetto di carta colorata che Tifa mi ha dato prima di uscire, ha detto che è una specie di regalo. Il pensiero mi rende un po’ triste, cammino appena più veloce e mi faccio più vicina al fianco di Cloud. E’ vestito di grigio e nero come capita spesso, però oggi mi sembra che questi colori siano diversi, più spenti, come l’inverno. Tra tutti noi forse è quello che sente più freddo …
Facendo attenzione agli operai che stanno cercando di liberare la zona dalle macerie, arriviamo a destinazione.
Alzo lo sguardo sulla costruzione illuminata dal sole che non fa sudare e l’esterno è proprio come l’ultima volta che sono stata qui: le mura sono piene di crepe, il tetto ha perso le tegole in alcuni tratti ed ha dei buchi in altri. Tutto intorno c’è grigio, metallo e grigio. Davanti al grande portale di legno Tifa si ferma un attimo, poi con un sospiro lo spinge. Siamo investiti dalla luce o è a me che sembra così. La chiesa del settore 5 è come il giardino segreto di una fiaba: è sotto gli occhi di tutti ma tutti lo ignorano, forse perché il suo aspetto esteriore ricorda qualcosa di ormai morto, non più aggiustabile … A me piace pensare che sia uno scrigno che contiene un tesoro preziosissimo, capace di far passare le cose brutte. Dopo un minuto passato sulla porta, facciamo qualche passo avanti. I banchi di legno sono ammassati disordinatamente a destra e a sinistra, le colonne fredde sono piene di incrostazioni e di umidità. Entriamo ancora un po’ e il grigio resta fuori perché il tesoro è ancora lì. L’acqua che sgorga dall’interno della terra è fresca e pulita,di un celeste chiarissimo. Grazie ad essa si sono salvati tanti bambini, compreso Denzel, e Cloud è guarito insieme a loro. Per me è come un filtro magico. Anche i fiori sono ancora lì, anzi, sono molti di più! Bianchi e gialli, profumatissimi, fanno dimenticare il grigio che c’è fuori e un po’ anche dentro di noi. L’ho detto che qui dentro le stagioni non entrano …
Mi stacco dal gruppo e corro vicino al laghetto. Denzel mi raggiunge e gli sorrido osservandolo attraverso l’acqua come se fosse uno specchio. Anche per lui questo posto è importante, qui Cloud l’ha trovato mentre vagava senza meta, qui è stato salvato da quella brutta malattia.
Per ognuno di noi questa chiesa è speciale in modo diverso.
Mi volto verso Tifa e Cloud. Si sono fermati poco distante da noi, lui ha alzato lo sguardo, si guarda intorno ma è assente. Forse la cerca con gli occhi della mente, quelli che servono per vedere i ricordi. Le voleva molto bene, per tanto tempo è stato male da non riuscire più a sorridere. Adesso lo fa a modo suo, forse ha capito che lei non sarebbe stata felice se fosse rimasto sempre triste … Non riesco a capire a cosa stia pensando, se ne sta serio e guarda Denzel. Tifa mi fa segno e mi avvicino a lei, dalla busta di carta prende una scatola di fiammiferi e un lumino.
- Una piccola luce in cambio della tua luce … - bisbiglia piano accendendo il lumino e lasciandolo sul bordo del laghetto.
Non so perché ma avverto un brivido, mi scendono quasi le lacrime e mi accosto un po’ di più al fianco destro di Cloud, prendendo i pantaloni tra i pugni. Il mio amico mi passa un braccio intorno alle spalle e mi stringe, lo stesso fa con Tifa la quale avvicina a sé Denzel, mentre fissiamo silenziosamente l’acqua chiara, i fiori profumati e la fiammella del lumino che trema un po’.

E’ la prima volta che torniamo qui tutti insieme dopo il geostigma e vorrei che succedesse più spesso, perché ci fa bene.
E’ la prima volta che Cloud non ci esclude in questo giorno cercando la solitudine, anche se resta nascosto nel suo silenzio. L’unica cosa che ci ha detto è che questo è il posto in cui avverte la vita, mentre il pensiero della morte resta lontano.
E’ la prima volta che ha parlato di lei a Denzel, spiegandogli  chi era e perché era importante che venisse qui insieme a noi.

Oggi è il 7 febbraio, fuori il cielo è grigio ma qui dentro ci sono colori e luce.
Oggi è il 7 febbraio. Non abbiamo torte e scatole con fiocchi colorati.
Oggi è il 7 febbraio e dovremmo essere insieme a te, non qui per ricordarti.
Oggi è il 7 febbraio  e possiamo regalarti solo la fiammella di un lumino.

I fiori ondeggiano un pochino, il loro profumo ci raggiunge come una carezza e mi sembra ancora di vedere il tuo sorriso .
Non ci sei più ma sei sempre con noi, io lo so.
Buon compleanno, sorellona!






Credo che questo sia il più anomalo dei numerosi capitoli postati e non. E’ anche un po’ insignificante a dirla tutta, però è stato concepito e ha visto la luce in questi termini, quindi mi sono limitata a riportarlo su carta.
La morte di Aerith, comunque la si voglia vedere, ha influito  sulla vita di tutti i personaggi. Questa volta, però, piuttosto che descrivere la drammaticità della sua uccisione, ho cercato di evidenziare il vuoto che ha lasciato. Marlene non ha avuto esperienza diretta della sua morte, lo ha semplicemente appreso dai racconti dei grandi, quindi ne ha vissuto la “scomparsa”, non la morte vera e propria. La voce narrante di questo capitoletto è lei perché è l’unica in grado di ricordarla senza macchiarne la memoria con la violenza con cui la ragazza è stata strappata alla vita. Niente spade, niente uomini folli, niente sangue che scorre, solo l’immagine della bella fioraia illuminata da una candela nel luogo in cui si sentiva più viva.
Perché la chiesa del settore 5 e non il lago in cui ha trovato sepoltura?
E’ la casa di Aerith, il luogo di tante rinascite …


Un grazie sentitissimo alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Credevo sarebbe stato fischiato come il più indegno dei politici italiani e invece è stato apprezzato nonostante il Cloud alternativo. Che dire, siete state deliziose!
Un grazie anche a chi ha solo letto, perché siete stati tantissimi e mi piace immaginarvi orripilanti davanti alla terrificante frase  “- Tifa,corri. Marlene sta vomitando!!!- ”

Alla mia mamma, la Tifa di casa, che non dimentica mai di accendere una luce in cambio della loro luce.
A tutti coloro che hanno trovano un po’ di colore per il grigio che hanno nel cuore accendendo una piccola luce.

A Columbrina che mi ha presentato Aerith e l’altra faccia della medaglia.

Alla prossima con una nuova demenzialità.
Manila.

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Capitolo 20
*** San Valentino ***


19. San Valentino
(Denzel)
 
Terza ora, laboratorio di cucina.
Sono qui a rigirare lentamente il mestolo nel pentolino e un bel profumino si espande in tutta l’aula. In genere il cioccolato mi piace molto, ma oggi non posso non trattenere il mio broncio e deve essersene accorta anche la maestra, tanto che mi guarda con aria quasi divertita. Il mio nervosismo è evidente, sono riuscito anche a sporcarmi il grembiule nonostante me la cavi bene nella preparazione di dolci, visto che ho aiutato tante volte Tifa al bar. Sbuffo e con molta attenzione verso il contenuto del pentolino negli stampini a forma di cuore. Odio queste smancerie! Mentre aspetto che i cioccolatini si raffreddino preparo i fazzolettini con i quali fare la confezione da regalare a una persona “speciale”. Figuriamoci che faccia farebbe Cloud se mi presentassi da lui con cioccolatini a forma di cuore, preparati da me e avvolti in degli straccetti decorati con orsacchiotti, sono sicuro che non mi rivolgerebbe più la parola! Il mio tormento interiore mi si deve leggere in volto visto che la maestra si è avvicinata e ha cominciato ad accarezzarmi il capo.
- Oh Denzel, San Valentino non è solo la festa degli innamorati ma dell’amore in generale- mi spiega con pazienza.
- Ma al mio amico Cloud un regalo simile non piacerà mai!!!- protesto suscitando l’ilarità dei miei compagni.
- Vedi, puoi regalarlo a qualcun altro – continua lei comprensiva -  non conosci nessuno che sia gentile con te, che ti protegga, che ti stia accanto nei momenti di sconforto, che si preoccupi sempre per te e che non sia il tuo amico Cloud?  Sono sicura che se ci pensi bene troverai qualcuno a cui darli-.
 
Uscito da scuola più rammaricato che mai, mi dirigo verso casa riflettendo sulle parole della maestra. Una persona può proteggere qualcuno in modo diverso da quello fisico? In che altro modo è possibile senza fare ricorso alle armi?  San Valentino è roba da femminucce ma non sono molto sicuro di conoscere esseri appartenenti a questo genere a cui regalare questi cioccolatini …
Tra un pensiero e un calcio ad un sassolino giungo a casa. Davanti alla porta del bar c’è Yuffie che mi saluta, poi guarda il sacchetto che ho in mano e sorride.
-  Ciao Denzel. Marlene è già rincasata, è dentro con Barret- e mi sembra faccia l’occhiolino.
 - Va bene … - rispondo con un’alzata di spalle. Che c’entra Marlene adesso? La ninja mi guarda e ammicca nuovamente. Oppure le è entrato un moscerino nell’occhio? Deve aver notato la mia aria depressa perché si sente di aggiungere  - Sta’ tranquillo, è più difficile a dirsi che a farsi. Entra, avvicinati a lei, ringraziala per tutto ciò che fa per te e dalle i cioccolatini. Tutte le ragazze sognano un regalo per San Valentino e scommetto che lei non ne ha ricevuto nessuno oggi!- gira i tacchi e va via ridacchiando.
Un po’ confuso mi gratto la tempia, poi però ripenso alle sue parole e mi dico che sono uno scemo per non averci pensato prima. Inspiro profondamente ed entro nel bar.
Qui è tutto tranquillo: Barret è seduto su uno sgabello e ascolta divertito ciò che Marlene gli sta raccontando con molta vivacità, Tifa è dietro al bancone e pulisce dei bicchieri lavati da poco e non c’è ancora nessun cliente. Con la coda dell’occhio vedo anche Cloud scendere dal piano superiore ma non posso andargli incontro e salutarlo, temo di perdere il coraggio di fare ciò che ho in mente. Il rumore del campanello sulla porta ha richiamato la loro attenzione e adesso tutti hanno lo sguardo puntato su di me. Noto che l’espressione di Marlene cambia nel momento in cui vede ciò che ho in mano e mi rivolge un bel sorriso. Anche quella di Barret cambia, ma non è così amichevole come quello della figlia. Cloud alza un sopracciglio, forse è sorpreso dalla mia audacia. Spero comunque che non riderà di me e che non si arrabbierà. Mi avvicino al bancone, supero la mia amichetta, supero suo padre e supero anche il mio eroe. Con lo sguardo basso poggio con malagrazia ciò che ho in mano sul ripiano e boccheggio aspettando che le parole si decidano a disincastrarsi e ad uscire fuori dalla mia gola. Sento le guance andarmi in fiamme …

- Questi sono per te. Ti ringrazio per essere forte, per proteggermi dal freddo della notte quando mi rimbocchi le coperte, per prepararmi il pranzo, per farmi trovare sempre i calzini puliti. Grazie anche se sei solo una femmina …

                          … Buon San Valentino, Tifa!-
 
 
 
Non so se sia plausibile festeggiare San Valentino nell’universo Final Fantasy e nel dubbio ho spulciato un po’ le usanze giapponesi, visto che il videogame proviene dal Sol Levante. Non è una festa nazionale però sì, si festeggia dal 1936. Ovviamente si tratta di una ricorrenza a beneficio del consumismo, però è una realtà, quindi ho pensato che sottoporre Denzel a questa tortura potesse essere cosa gradita.
Passiamo al capitolo in sé.
Ho come l’impressione che Denzel abbia capito ben poco e spero che Marlene riuscirà a perdonarlo.
Qui non si vede, però Yuffie ha pianto disperatamente per il resto della giornata, perché il caro Vincent porta di cognome Valentine, è vestito di rosso come un cuore gigante, ma non ha regalato cioccolato a nessuno. Se Denzel è parzialmente perdonato perché è piccolo, ancora non ha capito cosa vogliono le donne e le lezioni del grande maestro Cid non cominceranno prima del prossimo semestre, trovo l’ex-turk passibile di pena capitale.

E con questo ci rimettiamo in carreggiata con la demenzialità pura. Se possibile, il prossimo capitolo sarà anche peggiore di questo, per cui via i fazzoletti e fuori le camice di forza!

Un bacione a tutti.
Manila.

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Capitolo 21
*** Confessioni ***


20. Confessioni
(Cloud)



- … E volevamo essere noi a dirvelo prima che lo scopriste per caso o sentendolo dire da qualcuno-.
Così termina la confessione che io e Tifa abbiamo deciso di fare ai bambini.
Ormai stiamo insieme da Natale e sono passati diversi mesi. La neve si è sciolta lasciando spazio alla seducente primavera, la prima che sento fiorire dentro di me da moltissimo tempo. E’ così che mi sento: rifiorito. So bene che potrebbe sembrare un discorso da adolescente, ma è incredibile ciò che l’amore può fare anche a una persona come me, così fredda e distaccata. Non rinnegherò mai il mio passato, non potrò dimenticare ciò che è stato, non potrò dimenticare lei. Ma andare avanti non significa tradire il ricordo di una persona che hai amato tanto, semplicemente significa non vanificare il sacrificio che ha accettato per permetterti di vivere. Ed è proprio quello che voglio fare: non permetterò più che le stagioni mi passino addosso senza scalfirmi come l’acqua che scorre su un impermeabile senza bagnarlo. No, farò in modo di viverle con tutti i pro e i contro che ne conseguiranno. Non voglio più aver paura, non voglio restare solo e non voglio lasciare soli né Tifa, né i bambini. E’ stato per questo che abbiamo deciso di essere chiari con loro. Se è vero che la regola fondamentale di una famiglia è la sincerità, allora sia Denzel che Marlene hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo alle persone che si prendono cura di loro. Ammetto che è stato difficile confessarlo ma non perché sia una cosa sbagliata, semplicemente dirlo ad alta voce lo rende più concreto. Un conto è rubare qualche bacio durante la giornata o dedicarsi una notte intera benedetti dal buio di una stanza che ufficialmente non si condivide, un'altra cosa è pronunciare la frase “ Io e Tifa stiamo insieme”. Lasciare che tale affermazione lasciasse le mie labbra è stato come consegnare al mondo un tesoro di inestimabile valore.
Abbiamo aspettato che i bambini tornassero da scuola e li abbiamo fatti accomodare sul divano in soggiorno.
- Denzel, Marlene, c’è una cosa di cui io e Cloud dobbiamo parlarvi … -
 Tifa ha pazientemente spiegato quando la cosa è iniziata e come si è evoluta nel tempo. Anche io ho dato il mio contributo rassicurandoli sul fatto che adesso saremo più uniti di prima. I piccoli ci hanno ascoltati a occhi sgranati senza proferire verbo e questo mi ha sorpreso molto, mi ero aspettato una valanga di domande ma non ne è arrivata neanche una. Ancora. E’ difficile metterli a tacere ma a saperlo avrei fatto ricorso a questo espediente molto prima.
Una mosca entra dalla finestra aperta, ronza un po’ attorno ed è l’unico rumore udibile in questo soggiorno che sembra essere diventato la scena di un crimine.
In realtà questa notizia ha provocato reazioni decisamente bizzarre …


- Barret, voglio che tu sia il primo a saperlo, sei come un padre per Tifa e lei ha molta considerazione della tua opinione  e … -
- No!-
- No cosa?-
- Marlene non deve assolutamente tagliare i capelli, chiaro?-
- Ma veramente non mi riferivo a questo … -
- E’ per i buchi alle orecchie? Quelli se vuole può farli.-
-Wallace, mi sono seriamente innamorato di Tifa, quella che definiscila  tua figlia grande, e lei ama me. Ci siamo messi insieme e ci sembrava giusto informarti. Ma che fai, perché mi hai preso per il collo, lasciami che soffoco! -
- E tu, brutta testa chiodata, vorresti fare sesso con la mia figlia maggiore con i bambini in casa? Combina qualche guaio e giuro che  ti impicco con quel lombrico che ti dorme da sempre tra le cosce e poi vengo a prenderti all’inferno per crivellarti quel culo biondo che ti ritrovi! Sai cos’è questo? Un profilattico! Su, ripeti, P.R.O.F.I.L.A.T.T.I.C.O. … -

***

- Strife, in questo bar ci sono tante brioches e tu sprechi opportunità su opportunità. Se proprio non ti riesce di infilare la pizza nel forno della Lockheart, perché non dai un assaggino a queste prelibatezze? Sai che è un peccato buttare il cibo? Ci sono uccelli che muoiono di fame!-
- Ecco, veramente c’è una cosa che dovresti sapere … -
- Oh, sei davvero gay! Io non ho pregiudizi. In tal caso devi cambiare cibo  … Cannoli?-
- Cid, io e  Tifa stiamo insieme-
- Santo cazzo, finalmente sento il tuo uccello cantare come un usignolo! Provata la resistenza dei banconi? E la lavatrice?-

***

- Sai, Nanaki, io e … -
- … Tu e Tifa vi siete messi insieme-
- Come fai a saperlo? -
- Hai accettato di guardare un film intitolato “L’universo nei suoi occhi” senza fare troppe storie. O eri intossicato dal mako oppure stavi osservando con occhio didattico le porcherie al diabete mellito da riproporre, in secondo tempo, alla ragazza a cui hai accarezzato la mano col mignolo per tutta la sera … Ti do un consiglio, lascia perdere i film e studia le migliori tattiche su qualche manuale serio –

***

-Vincent, ho bisogno di parlare con qualcuno sano di mente e che tenda a rispondere poco e in modo pertinente , ce l’hai un minuto?  -
- … -
- Bene, io e Tifa ci siamo messi insieme. Perché mi guardi così?-
- Ti prego, non dirlo a Yuffie! –


***

- Pronto?-
- Dimmi che non è vero!-
- Ma chi parla?-
- Dimmi che le voci che circolano sono false, non stai con Tifa Lockheart-
- Rufus Shinra?!?!-


***

- Ciao, Noel … -
- … -

 
A Tifa non sembra sia andata tanto diversamente …

- Barret, devo parlarti di una cosa importante. Vedi, io e Cloud… -
- Stracazzo, non voglio sapere qual è la posizione che preferite, è già stato un duro colpo scoprire che fate sesso nella stanza accanto a quella di Marly! Poi con quel chocobo … Hai dei gusti di merda, figlioletta mia-

***

-  Sai, Tifa, è da un po’ di tempo che mi sembri più rilassata, così solare e piena di energie.  Che ne dici se ti presento qualcuno carino? Magari è la volta giusta … -
- Sei molto gentile, Shera, ma vedi … Ok, te lo dico: io e Cloud ci siamo messi insieme!-
- Sono finalmente sbocciate le camelie!-
- Eh?-

***

- Oh, che cara che sei, Yuffie, ti sei addirittura commossa! Anche Cloud sarà felice di sapere quanto ti ha emozionato il fatto che ci siamo messi insieme. Grazie, sei un’amica!-
- Sono rimasta l’unica single e vergine del gruppo fatta eccezione per i bambini, maledetto Valentine!!!-

***

- Tifa, perché Yuffie piange ininterrottamente da quando ha saputo che tu e Cloud state insieme?-
-  Ehm, Shelke, devi sapere che … lei è … molto sensibile! -
- Se deciderete di sposarvi tenterà il suicidio?-

***

- Sono molto contento per voi, Tifa, però … era necessario farlo sapere anche a Yuffie?-
- Scusami, Vincent, non volevo metterti a disagio … -

***

- Tifa, se vuoi che Cloud abbia delle particolari attenzioni verso di te senza riportare traumi, dovresti evitare di propinargli film del genere “Le tue labbra come miele”-
- Oh, hai dei titoli di qualche manuale su basi scientifiche da suggerirmi, Nanaki?-

***

- Lockheart, noto con piacere che la tua nevrosi è bella e superata-
- Come dici, Cid?-
- Già provato l’espediente della marmellata?-

***

- Pronto, qui è il Seventh Heaven, in cosa possiamo servirla?-
- Ditemi che è uno scherzo!-
-  Ma insomma, Rufus Shinra, questa è la quinta volta!!!-

***

- Non solo l’ho saputo per ultimo ma mi tocca anche sentire quella frignare di continuo. Sapete cosa significa prosciugare l’oceano di lacrime di una come Yuffie?-
- Ti chiediamo scusa, Cait Sith! -

***

- Hey, Noel!-
-…-

***

I bambini chiudono le bocche spalancate dalla sorpresa, si guardano per un attimo, poi danno il loro prezioso contributo alla conversazione:
- Quindi adesso andate a letto insieme?-
Quasi casco dalla sedia quando Marlene mi porge questa domanda. E’ ovvio che non è un riferimento alla nostra sfera sessuale, però mi ha fatto andare la saliva di traverso. E non sono stato il solo ad aver reagito così, Tifa è arrossita!

- Oh mio Dio, a Natale ho baciato la tua ragazza!- si dispera Denzel, portandosi una mano alla bocca e ricordandosi degli auguri che ci siamo scambiati quella sera.
Consolati, ragazzino, con la scusa del vischio ho fatto molto di peggio …

- Significa che presto avremo un fratellino o una sorellina?-

- Posso avere la tua vecchia stanza?-

- Quando sarete sposati potrò portare a passeggio il vostro bambino?-

                        … Ci ripenserò quando sarò di nuovo in vena di confessioni.








Non c’è assolutamente nulla di serio in questo capitolo, assolutamente nulla.
Siamo ancora nella fase Cloti delle dis-avventure. Piano piano  la centralità di questa coppia lascerà maggiore spazio ad altri personaggi, ma per il momento le torture sono tutte per loro.
Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno avuto il gentile pensiero di lasciarmi una recensione, continuate ad essere la mia fonte d’entusiasmo.
Grazie alla mia cara S e alle sue picassesche riflessioni, sei una sorellina splendida.
Un saluto anche a chi legge soltanto.
Manila.

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Capitolo 22
*** Attività notturne ***



17. Attività notturne
(Cloud)
 


I chocobo sono animali generalmente diurni …

Sono seduto sul divano e faccio distrattamente zapping mentre Tifa è andata a controllare i bambini.   Mandarli a letto è sempre un problema, vorrebbero restare più tempo con noi e guardare un film insieme ma la mia ragazza è irremovibile quando si tratta di rispettare il coprifuoco.
La mia ragazza. Mi fa ancora un certo effetto dirlo. Beh, stiamo insieme da poco e la cosa non è proprio ufficiale. Denzel e Marlene hanno intuito qualcosa, però è ancora un po’ presto per parlarne con loro, quindi ci limitiamo a condurre più o meno la vita di prima.

… Possono raggiungere grandi velocità, specie allo stato brado …

La vita di prima include una certa distanza fisica, un comportamento maturo e composto, maggiore presenza in casa, maggiore collaborazione con le faccende e anche dormire in stanze separate.

… In genere sono le femmine a provvedere alla cura dei piccoli, mentre i maschi procurano il cibo …

Quest’ ultimo punto è quello più dolente. Passi evitare effusioni durante il giorno anche perché non amo le dimostrazioni pubbliche di affetto, però almeno di notte vorrei averla vicina. Tipo stasera, fuori nevica, fa un freddo cane, in tv danno un documentario noioso, i bambini sono a letto e non c’è nulla da fare.

… Ma la vita di questi straordinari animali si svolge anche al calar del sole. Numerose sono le attività notturneche possono essere osservate …

Una mano mi sfiora la guancia e una risatina mi dice che è tornata. Ha sempre avuto il passo leggero, te la ritrovi alle spalle senza neanche accorgertene.
-Non sapevo ti interessassero le attività notturne dei chocobo - mi celia, massaggiandomi la nuca con le unghie. Mi piace quando fa così.
- In realtà stavo pensando ad un allevamento come alternativa nel caso le attività di consegna non andassero bene – rispondo stando al gioco. Scoppia a ridere mentre prende posto vicino a me e fissa le sue iridi vermiglie* sulla tv. Alcuni trovano inquietante il colore dei suoi occhi mentre io lo preferisco proprio perché così particolare.
- Ciò significa che perderesti molto tempo ad osservare le loro attività notturne- mi fa notare. Mi volto a guardarla e la trovo un po’ pensierosa, con l’indice che picchietta contro le sue labbra. Belle labbra carnose e invitanti.
- Decisamente non mi piacerebbe vederti impegnato con un allevamento di pennuti- dichiara dopo una pausa, come se quel tempo le fosse servito per elaborare le informazioni ricevute e trarne una conclusione.
Sorrido, alzo le spalle e giro canale. Ci fosse mai qualcosa di decente da guardare, sempre i soliti programmi che non gradiscono neanche i pensionati. Beh, ci sarebbero le sue gambe a cui prestare attenzione, ma sono coperte da un antipatico pigiama di pile. Meglio non pensarci.
- E poi ti terrebbe fuori la notte- continua il discorso guardandomi di sottecchi.
- Anche le consegne a volte mi tengono impegnato di notte. Perfino quando ero soldato avevo dei turni che non mi facevano vedere il letto prima dell’alba – le faccio notare.
- Sì ma adesso potresti dedicarti ad altreattività notturne- e si fa più vicina, sedendosi di lato con un braccio sulla spalliera del divano.
A quante interpretazioni può essere sottoposta quest’ affermazione?

Spegnere la tv, prenderla in braccio e trascinarla al piano di sopra sono cose che mi hanno richiesto meno di un minuto. Cercando di fare meno rumore possibile la metto a terra e la schiaccio contro la porta della mia camera.
Dio, quelle labbra che rispondono ai miei baci come se si abbeverassero dopo giorni di siccità!
Esplorare la sua bocca è come fare ogni giorno una nuova scoperta che lei collabora a rendere speciale. Dopo averla assaggiata passo alla guancia, all’orecchio, prendo a baciarle il collo. Mi allaccia le mani dietro la nuca, me la gratta un po’ con le unghie, poi le infila nel maglione. Ce la faccio ad aprire la porta e ad arrivare al letto? Sarebbe imbarazzante se si svegliassero i bambini … Deve aver fatto il mio stesso pensiero perché si stacca un momento da me e abbassa la maniglia. Entra nella stanza e accende la luce sul comodino. Si siede sul letto e mi sorride quando prendo posto accanto a lei, ma non prima di aver girato la chiave nella serratura.
- Sei precipitoso, Cloud Strife- mi dice mentre la spingo verso il materasso – per attività notturne intendevo tenere aperto il bar durante la settimana anche di notte, organizzando dei turni … -
Sì, e io sono Babbo Natale. La ragazza fa la spiritosa, adesso le faccio passare io la voglia di scherzare. Le chiudo la bocca con un altro bacio e senza smettere di farlo mi dedico a questa inutile fila di bottoni che le tiene chiusa la camicia del pigiama. Siccome sono un vero imbranato non riesco a slacciarne neanche uno e comincio a tirare un po’ qua e un po’ là l’indumento fino a quando lei non prende il controllo della situazione. Primo bottone, vedo la fossetta sotto al suo collo, secondo bottone intravedo il solco del suo seno, terzo bottone, il merletto di una maglietta intima la fa da padrone, quarto bottone raggiunge lo sterno, quinto bottone … Perché ce ne mettono sempre così tanti? Oppure è Tifa a procedere con una lentezza esasperante per vendicarsi del fatto che non le ho neanche risposto?  La camicia resta aperta e non mi faccio molti problemi a partire dal basso per eliminare anche la seconda maglietta.
Hai freddo di notte, è per questo che ne indossi due?
Tiro un po’ su il bordo bianco e scopro l’ombelico. La sua pelle è chiara e liscia, le mie labbra scivolano facilmente su di essa e sento sussultare un po’ il suo addome ogni volta che le do un bacio. Tra un bacio e un morsetto raggiungo la parte superiore. Oh, maledetto reggiseno! Grugnisco appena per il disappunto e la sento ridacchiare. Mi accarezza il capo e poi mi spinge un po’ indietro per avere lo spazio sufficiente per sfilarsi quell’inutile roba. Non si limita a se stessa, però. Tifa non è mai stata una ragazza particolarmente timida ma ho scoperto che con me, in determinate situazioni, diventa un po’ impacciata. Con le guance rosse e lo sguardo basso comincia a tirarmi su il maglione. Ancora non abbiamo acquisito la necessaria confidenza per non provare una certa dose di imbarazzo, vero? Siamo sempre stati molto vicini ma l’intimità è un’altra cosa e sotto questo punto di vista ci conosciamo ancora troppo poco. Ho sempre creduto che fare l’amore fosse molto più meccanico, più istintivo, più animalesco, non immaginavo potesse essere così dolce. Dolce come le sue mani che tremano leggermente mentre mi sfila anche la canotta, dolce come quegli occhi che hanno il coraggio di alzarsi verso di miei, dolce come il bacio che mi lascia sulla spalla nuda e il sorriso che mi regala subito dopo. Il suo tocco mi da sensazioni che non riesco a descrivere, è delicato e  ciononostante fa quasi male mentre mi accarezza il petto, scende sotto l’ombelico e raggiunge il bottone dei miei jeans.
Via gli ultimi ingombranti indumenti, via anche l’intimo.
Ti ho mai detto che mi piace il tuo seno?
Ti ho mai detto che potrei morire quando avvolgi le gambe snelle intorno al mio corpo?
Ti ho mai detto che non potrei più fare a meno di sentire i tuoi gemiti soffocati mentre ti accarezzo in posti dove nessuno ha mai osato poggiare le mani?
Ti ho mai detto che credo di amarti e che non so se troverò mai il coraggio di dirtelo?
Oh ti prego, continua a torturarti il labbro con i denti mentre ti …
E quando penso che potrei morire in questo momento senza avere alcun rimpianto, un urlo agghiacciante squarcia il silenzio della notte.

- Tifa,corri. Marlene sta vomitando!!!-

Beh, sono attività notturne anche queste, dopotutto …
 
 
 


No, mio caro Cloud, nella vita non può andarti sempre tutto bene, arrenditi! Credo che il centauro mi picchierebbe se potesse, visto che è sempre stato sfigato fin dal suo primo giorno di vita. Oh, beh, sono solo dettagli…
Ci eravate cascati, eh? Credevate davvero che avrei potuto scrivere un capitolo così serio e a favore di Strife? Già è dura immaginare mentre copula con qualcuna ( scusa Tifa, è uno solo ed è tutto per te …), figuriamoci se gli avrei consentito di spassarsela così facilmente!
Scherzi a parte, le lemon non sono il mio mestiere, però mi è venuta questa demenzialità di getto e l’ho buttata giù.  Diciamo che questo è uno dei capitoli di cui vi ho parlato, quelli in cui i personaggi sono molto OOC e il miele si spreca. Se eviterete la lettura a causa dell’orticaria vi capirò e non mi offenderò.
Un bacione alle vecchie amicizie (Columbrina, vecchie nel senso di grasse, rugose e incartapecorite. Sei un fiore di ragazza! FortiX, non ti ho mai visto, ma sono sicura di avere tantissime rughe più di te, quindi sei un fiorellino di ragazza anche tu)  e alle nuove (Kagamine Rin e Lylaforlovers, siete state gentilissime, vi ringrazio per il bellissimo regalo che mi avete fatto. A proposito, Lylaforlovers, spero che tu abbia stecchito il professore), a chi legge soltanto e, soprattutto, a chi sorride delle dis-avventure altrui.
A presto!
Manila.

* Di che colore sono gli occhi di Tifa? Ho visto mille immagini con altrettanti colori diversi per le sue iridi. Mi sembra di aver letto che la sua prima "versione prevedeva occhi rossi, quindi li ho lasciati così, però prendete la cosa con le pinze.

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Capitolo 23
*** Time after time ***


AVVISO: se soffrite di iperglicemia evitate di leggere.


21. Time after time
(Tifa)





Distesa nel letto sento il ticchettio dell’orologio e ti penso …

Sono le 23:00 e sono da sola nel bar. Stasera c’erano pochi clienti, così abbiamo chiuso prima. Le ragazze che mi danno una mano sono tornate a casa e i bambini sono a letto.

… Sorpresa in circoli della mente, la confusione non è nulla di nuovo …

Approfitto di questo momento di solitudine per fare un po’ di ordine generale, per rimettere a posto oggetti di vario tipo, per fare qualche conto, per rilassarmi un pochino. Ho già fatto un bel bagno caldo, poi sono ridiscesa. Sembrerà strano ma attimi come questo, fatti degli ultimi strascichi della giornata mi mettono molta pace.

… Flash back, notti calde, quasi dimenticate 
Valigie di ricordi 
A volte mi immagini 
Cammino troppo veloce davanti
Tu mi chiami 
Non sento cosa hai detto 
Allora tu dici: "va' piano, resto indietro" 
La lancetta dei secondi torna indietro …

Noel sbadiglia e mi guarda con quei suoi dolcissimi occhi blu. Sorrido e gli do una grattata dietro l’orecchio, gli piace troppo quando lo faccio, spinge la testa verso la mia mano. Nonostante stia diventando così grosso è un coccolone che ti fa dimenticare quanto possa essere ingombrate la sua presenza.
- Cosa c’è, sei stanco? Forza, a nanna anche tu!-
Scodinzola mesto, si alza e si spinge lentamente verso l’interno della casa.

Se sei perso puoi guardare e mi troverai 
Volta dopo Volta 
Se cadi ti prenderò, ti aspetterò 
Volta dopo Volta

Torno alle mie cose e alla mia cioccolata calda. Lo so che dovrei evitarla, l’estate è vicina così come la prova costume, però stasera mi va di coccolarmi un po’.
Poso la tazza al mio fianco , sul bancone e continuo a battere le dita sulla tastiera della calcolatrice. Ho tutte le luci spente, adoro la penombra e poi i fari in strada penetrano all’interno grazie alle finestre a cui non ho ancora chiuso le tende, quindi ho l’illuminazione necessaria per continuare nelle mie silenziose attività.
I conti tornano, meno male! Con un altro po’ di lavoro magari riesco a creare un piccolo angolo pasticceria come suggerito da Marlene, con dolci di nostra produzione …
Ho mentito quando dicevo che regna il silenzio assoluto, sono proprio io a romperlo di tanto in tanto canticchiando il motivetto di una canzone che mi piace tantissimo. L’ascoltavo sempre quando ero a Nibelheim, nella mia cameretta, in attesa del ritorno di un biondino di mia conoscenza. Come allora, anche stasera è in ritardo. Capita quando le consegne da effettuare lo portano lontano.

Dopo che la mia immagine svanisce 
E l'oscurità si è tramutata in grigio, 
Guardando attraverso le finestre, 
Ti chiedi se sto bene 
Segreti rubati dal profondo . 
I tamburi battono fuori tempo

Comunque a Barret non piace questa canzone, dice che non è il suo genere. Ogni volta che la canto implora pietà e minaccia di farmi ingoiare chitarre elettriche se non la smetto
 Oh, Barret, non lo sai che non si vive di solo metal?
Mi dice anche che dovrei provare a sfondare nel mondo della musica nel caso il bar dovesse andar male, ma io ci rido su; non raglio quando intono qualche melodia, però non ho una voce da usignolo.
Alzo lo sguardo e lo poso sul jukebox. E’ vecchio, polveroso e funziona ancora con i dischi di vinile ma non riesco a liberarmene. L’unico a condividere la mia ostinata passione per questo cimelio è Rude. Ogni volta che viene al bar mi chiede qualche moneta per mettere su un disco. Tentenno un pochino, poi mi dico che abbassando un po’ i decibel non dovrei dare fastidio a nessuno … Digito la combinazione, sento ingranare i meccanismi e la musica parte.

… Se sei perso puoi guardare e mi troverai 
Volta dopo Volta 
Se cadi ti prenderò, ti aspetterò 
Volta dopo Volta …

Sorrido ascoltando la voce della cantante, è particolarissima e ricordo vagamente anche il suo aspetto, il suo look punk e bizzarro deve aver fatto molto scalpore all’epoca.
Il segnale acustico m’informa che la lavastoviglie ha finito il suo ciclo, quindi torno dietro al bancone e metto a posto il suo contenuto, continuando a canticchiare.

… Hai detto: "vai piano, resto indietro" 
La lancetta dei secondi torna indietro.


Proprio quando finisco di riporre l’ultimo bicchiere al suo posto, una presenza si palesa dietro di me. In primo momento sussulto sorpresa, poi riconosco il suo tocco e le mie labbra si piegano nell’ennesimo sorriso.
- Bentornato-
Cloud mi passa un braccio da clavicola a clavicola spingendomi all’indietro con delicatezza contro il suo petto, avvicina la bocca e mi bacia una tempia.
- Ciao- mi bisbiglia strofinando il naso sulla mia guancia.
- E’ bella - dice riferendosi alla vecchia canzone e prende a dondolarsi, trascinandomi in una specie di ballo lento. Non credo che durante il periodo in cui è stato un soldato abbia avuto occasione di ascoltare molta musica, da quel poco che mi ha raccontato era una vita molto deprivante, fatta di disciplina e sacrificio.
- Bella e triste. No sai quante volte l’ho ascoltata in passato, nell’attesa del tuo ritorno- ammetto senza acredine, come si ricorda di se stessi adolescenti e si prova un’imbarazzata tenerezza per quelle lacrime versate per il primo amore per cui impazzivamo, ma che non ci ricambiava.
Le sue labbra percorrono la mia guancia e arrivano al collo dove si fermano. Percepisco chiaramente che si piegano in un sorriso quando comprende il peso della mia confidenza.
- La piccola Tifa … mi dispiace … -
Mi dispiace un corno, te la stai ridendo alla grande!
Mi volto un po’ verso di lui e incrocio il suo sguardo. Nella penombra della stanza sembra molto più angelico di quanto sembri di giorno: i suoi occhi iridescenti hanno un colore meno brillante, tuttavia mi sembrano scintillare di un’energia decisamente diversa rispetto al mako, i tratti un po’ fanciulleschi del suo viso sono accarezzati dalla tenue luce dei faretti e ho la conferma che sta sorridendo lievemente. Perché ho come l’ impressione che questo suo faccino in futuro si farà perdonare ben altro che la sua ilarità nei confronti dei miei piccoli tormenti adolescenziali?Il modo in cui mi guarda è … Non so, credo che sia stato Zack ad insegnarglielo, perché si sta burlando di me senza dire neanche una parola!
Metto un piccolo broncio, mi riconcentro sulle mie cose e sulla tazza della cioccolata ormai quasi vuota. Lui però non rinuncia e serra la stretta intorno alle mie clavicole, spingendo le mie spalle con più decisione contro il suo petto.
-E cos’altro facevi nella tua stanza, da sola, mentre mi aspettavi?-
Me lo soffia nell’orecchio, come se stesse alludendo a ben altro che a qualche lacrima versata sulle pagine di un diario.
Da dove sbuca tutta questa impertinenza?!?
Decido di non assecondarlo.
- Hai cenato?-
- Sto per provvedere … - mi risponde tornando alla mia tempia, al mio orecchio e al mio collo.
Non è stato Zack, credo abbia trascorso la serata con Cid, non c’è altra spiegazione. La cosa mi dispiace se poi il risultato è questo? Sinceramente? Dovrebbe vedere il Capitano più spesso …
Le mie mani, strette sul bordo del bancone, passano ad accarezzargli la nuca mentre continua a tormentarmi il lobo e a sussurrarmi che mi mangerà lentamente. A lui piace quando gliela gratto almeno quanto a Noel piace quando gli gratto dietro l’orecchio, infatti si tira leggermente indietro per venire incontro alle mie carezze. Dal collo passa alla spalla lasciata libera dalla scollatura a barca di questo vecchio maglione di lana. Infila la mano libera sotto i bordi e comincia la sua scalata verso l’alto. Trova subito quel che cerca, visto che non mi sono rimessa il reggiseno dopo il bagno e sembra essere compiaciuto. Mi accarezza un po’ e quando torna a parlare la sua voce suona molto più roca e meno ferma rispetto a prima.
- Sai, Cid dice che esistono mille modi diversi per rendere onore a un bancone, basta sperimentare … -
Lo avevo detto che ci aveva messo lo zampino!
- … L’unico modo per capire se ha ragione è fare ricorso al metodo empirico!- mi volta con decisione e cattura la mia bocca prima che possa protestare o semplicemente rispondere.
Sì, stasera deve avere effettivamente “fame”, mi sta letteralmente divorando le labbra …
Le ultime note della canzone sfumano e nell’aria aleggia solo il suono dei nostri respiri che si mescolano e dei nostri baci sempre più profondi. Le sue mani percorrono la mia schiena, si spingono verso il basso, mi afferrano dietro le ginocchia e mi sollevano. Mi siede sul bancone e sono vagamente consapevole di dare le spalle alla porta sul retro, quella che permette l’accesso alla casa, e torna dedicarsi al collo, assaggiandolo piano proprio come aveva promesso. Lo allontano un pochino per sbottonargli il giubbotto, i nostri occhi s’incrociano nuovamente e mi regala un sorriso decisamente più aperto. Intreccio le dita dietro la sua nuca e mi riapproprio della sua bocca, gli mordicchio il mento, predo a tormentargli il lobo dell’orecchio, continuo ad attorcigliare e sgualcire  il suo maglione perché ingombrante. Lui si diletta ad infilare le mani in lungo e in largo, si sofferma soprattutto sul mio seno abbondante per poi passare ai glutei. Quante possibilità ci sono che non stringa di più le mie caviglie già incrociate intorno alla sua vita? Così vicino posso chiaramente percepire quanto sia pronto per me e la cosa mi strappa un sospiro.
Cloud mi stringe di più a sé e parla. Adoro quando lo fa, sento che è un momento di condivisione ancora più intimo, però questa volta ciò che dice mi sconvolge un tantino.
- M … Marlene … -
Che cosa?
- Marlene?- ripeto mentre la sua presa su di me diminuisce drasticamente e l’espressione sul suo viso da passionale diventa sconvolta. Seguo la direzione verso cui il suo sguardo punta e ciò che vedo sconvolge anche me. Sulla soglia un Denzel in pigiama e con i capelli disordinati ci fissa con occhi sgranati, mentre Marlene lo tira per una manica.
Beccati come due adolescenti !
Dio, fa che Barret non venga mai a saperlo o mi ucciderà !!! Fortuna che siamo disordinati ma ancora interamente vestiti …
Non ho il tempo di compiacermi per la prontezza di reazione della mia piccolina, perché ciò che dice al fratello nel tono più ovvio possibile fa rotolare a terra la mascella anche a me.

- La smetti di guardarli a bocca aperta? Stanno solo cercando di avere un bambino!-




 



Time after time  - Cyndi Lauper- , dubito che  Tifa l’abbia mai ascoltata ma mi ha ispirato il capitolo e mi sembrava giusto inserire il testo.
 
Questa è l’ultima melassa Cloti presente in questa storia, lo giuro. Beh, non che si escludano totalmente  altre effusioni, però saranno meno esplicite e più contenute.
Di nuovo propongo un Cloud un tantino OOC, ma mi riesce difficile mantenere i tratti tipici del personaggio in una situazione in cui non ho mai visto muoversi l’originale. Sinceramente non ce lo vedo con mazzi di rose e violino alla mano, però non credo possa essere frigido. Io lo propongo con i suoi piccoli slanci, poi se siano condivisibili o meno credo sia questione di opinioni e di gusti. Ho fatto del mio meglio spero non sia da cestinare totalmente. Diciamo che quando segue i consigli di Cid diventa più piacevole per Tifa (beata lei …).
Cosa farà Barret quando verrà a sapere di ‘sto casino?
Cosa diranno a Marlene per farle capire determinate differenze? Storiella di api  fiori? Naaaaaah, quella lì è troppo furba per favolette simili.
E, soprattutto, Denzel si riprenderà dallo shock? Credo che chiamerò lo zio Cid per chiedere consiglio, intanto spero di avervi strappato un sorriso, oltre che avervi provocato una carie.
Un grazie speciale a BahaGirl ( che starà odiando Tifa in questo momento), a Fortix (che scuote la testa con la consapevolezza che il piccolo Denzel sta rendendo una brutta strada) e a Columbrina (tesoro, niente Aerith qui, però si rifarà “viva” molto presto, è una minaccia e non una promessa).
Un sentitissimo grazie a chi legge solo, siete in tanti e spero non mi abbandoniate dopo questa colata di zucchero. Il capitolo è stato fortemente incentivato da Mila83, il conto del dentista mandatelo a lei, please.

Un abbraccio e alla prossima!
Manila.

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Capitolo 24
*** Tema ***


22. Tema
(Marlene)




- Tema: La mia famiglia

Svolgimento

La mia famiglia è composta da tante persone ed è molto, molto particolare. Non è come quella degli altri bambini, è diversissima! Io ho due papà che si chiamano Barret e Cloud, una mamma che si chiama Tifa e un fratello che si chiama Denzel. Il mio primo papà, Barret, non è il mio vero papà. Il mio vero papà è stato ucciso e lui è stato tanto buono da prendermi con sé. Fisicamente è enorme, tutto nero, con vestiti strani e la testa piena di treccine. Ha un braccio meccanico perché quello suo l’ha perso e si è fatto mettere una mitragliatrice. In genere non la usa mai, tranne quando lo fanno arrabbiare. Quando succede, risolve il problema sparando. Se si arrabbia spesso? Con me mai, con l’altro mio papà sì, infatti la mia mamma ha sempre paura che possa ucciderlo. Qualche volta litigano e papà gli dice sempre che se fa soffrire la sua figlia più grande lo riduce a uno scolapasta.  Gli piace tanto mangiare, gli piacciono le armi e a volte dice le parolacce. Non vive insieme a noi, viene a trovarmi quando non ha altro da fare. Nonostante sia così grosso, viene spesso a giocare con me e le mie bambole. Gioca anche a prendere il thè con noi, mentre mio fratello non vuole mai perché è antipatico. Io lo chiamo “il mio papone”!
L’altro mio papà Cloud, non è neanche lui il mio vero papà. Lavora come corriere e ha una moto grandissima su cui sfreccia ad alta velocità. Qualche volta porta a fare un giro anche a me, però il mio papone insiste perché metta il casco. Se non lo metto si arrabbia moltissimo, tira fuori il mitra e minaccia Cloud di farlo ritornare al Pianeta. Quando l’ho conosciuto avevo molta paura di Cloud, perché era strano e tanto musone. Veramente è musone anche a desso, però sorride più spesso. In cucina è un disastro e non mette mai in ordine niente, è sempre in ritardo, ha paura di fare le siringhe e non sa mettere i calzini nella lavatrice. Una volta ho visto Tifa che lo sgridava per questo, poi ho sentito lo zio Cid ripeterglielo spesso. Usa molto bene la spada e ha già ucciso tante persone cattive, anche se l’altro papà gli dice sempre che se mi succedesse qualcosa gli taglierebbe tutte e due le spade, quella che ha in mano e quella che ha sotto. Io vedo sempre e solo una spada, quella di sotto non ho capito dove sia … Da qualche mese Cloud si è fidanzato con Tifa e spero che presto si sposeranno. Hanno sicuramente deciso di avere tanti bambini, li ho visti con i miei occhi mentre provavano ad averne uno e sono molto felice, perché vorrei occuparmi del nuovo fratellino. Prima Cloud faceva spesso cose strane, come andarsene via per giorni interi e tornare solo quando non sapeva più dove andare. Adesso, però, non se ne va più e spesso mi mette a letto e viene a controllare se dormo.
Tifa è la mia finta mamma, però è come se fosse quella vera perché si prende cura di me da quando ero piccolissima. Tifa è molto bella, ha gli occhi scuri e i capelli lunghissimi. Indossa sempre gonne molto corte e magliette scollate. Credo che lo faccia perché a Cloud piacciono. Cloud ha ragione, perché tutte le ragazze sognano un corpo come quello della mia finta mamma, anche le ragazze che lavorano con lei. Tifa ha un bar frequentato da tanti uomini ma non ha paura che possano farle del male perché ha imparato le arti marziali quando era piccola e se qualcuno le dà fastidio lei lo picchia fino a rompergli il naso. Spero tanto che insegni anche a me a farlo, voglio essere forte come lei! Tifa è anche tanto dolce, cucina sempre tanta roba buona,  i piatti preferiti delle persone a cui vuole bene. Al mio papà Barret piacciono tanto i fagioli e lei li prepara con il peperoncino piccante, così parlano da dietro due volte, o almeno papà dice così. Non so cosa significa, però lo ripetono tutti spesso. Non ho ancora capito quale sia il cibo preferito di Cloud, però  qualche volta ho sentito dire allo zio Cid che il piatto che Tifa preferisce cucinare è proprio Cloud e che lo cucina fuori dalla cucina, in un’altra stanza. Quando dice certe cose mi confonde tantissimo. Neanche lo zio Cid è il mio vero zio, però mi piace chiamarlo così anche se lui mi dice sempre “ sciò, pussa via!” . Lo zio Cid dice spesso così tante parolacce strane che un mio amico, Vincent, gli dice sempre che potrebbe scrivere un dizionario. Lo zio è fissato con gli uccelli, con Tifa e Cloud ne parla spesso, sarà che lui è un pilota bravissimo e ama volare. E’ sposato con una signora con gli occhiali molto simpatica che si chiama Shera. Shera a volte viene a casa e prepara strane maschere che poi mette sulla faccia di Tifa e di Yuffie, un’altra amica. Dice che le fa sembrare più belle ma a me non le mette perché sono ancora piccola.  Si tirano anche i peli, però a me e alla mia amica Shelke non li tira, perché siamo piccole e non ne abbiamo. Shelke è un’amica che ha portato a casa Vincent, ha qualche anno più di me e forse è innamorata di Vincent perché si arrabbia sempre quando Yuffie è vicino a lui. A Natale Yuffie si è ubriacata e lo ha baciato. La mia amica è tornata a casa e ha minacciato di morte Yuffie con un sms, però lei ha creduto fosse uno scherzo. Vincent forse non ama né Yuffie , né Shelke perché nomina sempre un’altra donna che non conosco.
Vincent è un amico che all’inizio mi sembrava strano. Ho sentito dire che dorme in una bara e che esce solo di notte.  A dire il vero io lo vedo sempre uscire anche di giorno, però il suo letto non l’ho mai visto.
Ho anche un fratello di nome Denzel, però non è il mio vero fratello. Cloud l’ha trovato per terra, in mezzo alla strada e lo ha portato a casa solo perché glielo ha chiesto Tifa. Aveva il geostigma però poi è guarito e adesso sta bene.  Denzel ha paura di tante cose, soprattutto dei temporali. Non mi ha detto il perché, però penso che gli ricordino del giorno in cui i suoi genitori sono morti. Nelle notti di pioggia si agita molto, allora io mi metto nel suo letto e gli tengo la mano fino a quando non si addormenta. Tifa e Cloud non lo sanno, perché lui si vergogna di dirglielo. Io mantengo il segreto e non li sveglio mai, così se vogliono un bambino non li disturbo. Denzel, però, è anche un po’ forte e vuole imparare a sparare come papà e ad usare la spada come Cloud. Sono sicura che da grande ucciderà molte più persone di loro, sarà bravissimo! Mio fratello, però, a volte è anche cattivo, perché non vuole giocare a prendere il thè con le mie bambole e dice che se continuo a farlo anche io mi metteranno in manicomio.
Avevo anche una sorellona una volta, era bellissima, brava e le piacevano tanto i fiori. Adesso non c’è più, però mi ricordo di tutte le cose belle che mi ha insegnato e mi manca tanto giocare insieme a lei. A volte mi sembra di sentire ancora la sua risata o il suo profumo, mi sembra che mi accarezzi mentre dormo o mi sembra di sentire la sua risata quando io e Denzel combiniamo qualche marachella. La porterò sempre nel mio cuore, anche se non era la mia vera sorella.
In casa abbiamo anche tre animali. Il primo è Noel, il cagnolino che Cloud ha trovato per strada la vigilia di Natale. Poi c’è Red XIII, un animale strano che parla ed è gentilissimo. C’è anche Cait Sith, ma lui è solo un pupazzo, però mi diverto a giocare con lui.
Con la mia famiglia grandissima e stranissima facciamo tante cose belle: mangiamo, ci scambiamo regali, guardiamo film in cui c’è sempre una donna che vuole sposare un uomo che non la vuole e finiscono a fare cose da grandi, poi ci raccontiamo le storie di paura e facciamo a gara a chi dice quella che terrorizza di più tutti gli altri. L’ultima gara l’ho vinta io, sto diventando bravissima!
Spero di fare tante altre cose con la mia famiglia, mi sento la bambina più fortunata del mondo e non vedo l’ora di conoscere il nuovo fratellino che mi regaleranno Cloud e Tifa
-
 
La maestra alza la testa dal foglio su cui ho ricopiato in bella il mio tema. Siamo nella sala in cui gli insegnanti incontrano le famiglie degli studenti e sono così felice che abbia deciso di leggerlo a Cloud, Tifa e a papà! Spero che sia piaciuto tanto anche a loro, però non so, si guardano tra loro molto, molto perplessi e Tifa è addirittura arrossita. Forse si è emozionata …
La maestra, però, guarda soprattutto Cloud.  L’ultima volta che si sono parlati lui non era ancora fidanzato con Tifa, lo ha saputo leggendo il tema e forse è contenta per loro.
Io li guardo tutti, sorrido e sono tanto, tanto soddisfatta!










Eccola qui la demenzialità settimanale!
Marlene è un’arma di distruzione di massa e non se ne accorge, ha mandato i frantumi il tenero cuoricino della maestra che ancora ci sperava … Il capitolo ha preso spunto da un aneddoto raccontatomi da una cara amica. Credevo che certe situazioni si creassero solo nella mente delle fanwriters e invece la realtà supera la fantasia. Avete figli, nipoti, cuginetti delle elementari? Parlate di certe cose solo quando siete sicuri che non siano in casa, farebbero impallidire anche 007 e tutte le agenzie di spionaggio mondiale.
Ok, non mi dilungo, lascio un caro saluto alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha messo la storia nelle preferite, che l’ha messe tra le seguite e chi si limita solo a leggere. Spero di non aver causati seri danni alla vostra dentatura con la melassa della settimana scorsa, prometto solennemente che prima di abusare nuovamente del vostro pancreas passeranno almeno altri dieci capitoli.
Un abbraccio speciale alla mia sorellina virtuale, perchè ci vuole coraggio ad interagire con una come me <3
Un bacione a tutti.
Manila.

 

P.S. Tutti gli orrori e strafalcioni grammaticali presenti nel capitolo sono tutti voluti. Amen

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Capitolo 25
*** Sì! ***


23. Sì!
( Cloud )



Ho pensato mille volte a come fare ma non sono giunto a nessuna soluzione valida, nessuna che possa permettermi di portare a buon fine i miei propositi senza fare uso di troppe parole.
- E tu non usarne!-
Non so perché ma ogni volta che devo comprare qualcosa per Tifa c’è sempre Yuffie che sbuca all’improvviso ed elargisce i suoi “preziosi consigli”. Sta più qui che neanche a Wutai, mi chiedo come se la caverà quando dovrà mantenere le redini del suo paese. Non ho potuto neanche inventare una scusa plausibile perché entrare in questo negozio significa inequivocabilmente un’unica cosa,la stessa che avrei preferito tenere nascosta ancora per un po’.  Però devo ammettere che ciò che mi suggerisce non è del tutto sbagliato, anche se talvolta mi sembra fin troppo ovvio o infantile. Sono sempre stato un ragazzo di poche parole, neanche so come intavolare un discorso, figuriamoci questo. Il classico repertorio di mazzi di fiori e cene a lume di candela mi sanno di banale e scontato, però  qualche modo dovevo sceglierlo e l’idea è partita proprio da quella vivace principessa.
- Non ti serve parlare troppo, Tifa capisce tutto di te, ogni tuo respiro, ogni tuo più piccolo gesto e sarà felicissima qualunque sia il modo in cui deciderai di chiederglielo -
E così è stato. E’ inutile che io finga di essere altro rispetto a ciò che sono e se è vero che mi ama proprio per questo, allora apprezzerà il tentativo. Beh, almeno spero …
- Potresti riporre gli indumenti sporchi nella cesta? Stamattina devo fare il bucato – questa sua richiesta mi ha fornito la scusa buona per agire e adesso  guardo Tifa muoversi tra il frigo e i fornelli, mentre i bambini si preparano per la scuola e io fingo disinteresse, seduto al tavolo a fare  colazione. Non la perdo d’occhio un solo istante e quando la vedo avviarsi al piano di sopra la seguo silenzioso come un gatto.
L’anello è nella tasca dei pantaloni da lavare che ho lasciato di proposito sulla poltrona, in camera da letto.  Quando li vede sbuffa perché la sua richiesta è stata ignorata e si abbassa per prenderli. Li tira su, li sventola un momento per eliminare i risvolti alle caviglie e poi si accerta di metterli in lavatrice con le tasche vuote. Nel momento in cui si accorge dello scatolino blu vedo il suo profilo sussultare. Osserva l’oggetto  con la bocca spalancata e le mani tremanti. Dopo essersi ripresa un po’ si decide ad aprirlo e la vedo trattenere il respiro quando l’anello le si presenta con tutta la sua semplicità. Un sottile cerchio d’oro bianco con una piccola gemma incastonata, preludio di una promessa che durerà tutta la vita. Forse deve essersi accorta di me, rimasto in apnea sulla soglia della stanza, perché si volta e tutto ciò che dice sembra esploderle dalla bocca tanto è tempestiva …

- ! -

                   … Oh !





Ecco le conseguenze dirette del tema di Marlene …
Che dire, un po’ prematuro? Probabile, però meglio approfittare della mente sconvolta di Cloud e della sua paura di ciò che Barret potrebbe fargli dopo l’involontaria fuga di notizie ad opera di sua figlia.
Capitolo senza pretese da cui scaturiranno una serie di situazioni talmente demenziali che faranno smaltire tutto lo zuccheroso bau-bau micio-micio delle scorse settimane.
E Cid mi è testimone. Lui è un vero uomo, non mente MAI!
Un bacione a Shining Leviathan, a FortiX e a BahaGirl che hanno commentato lo scorso capitolo con entusiasmo, grazie mille belle ragazze!
A Columbrina va un bacio e un pizzicotto sul sedere, per essere sempre così comprensiva nei confronti delle mie follie quotidiane ( per sopportare me bisogna essere santi!).
Un abbraccio ai lettori silenti, la strada è ancora lunga e spero possiate continuare a ridere con me.
Alla prossima.
Manila.

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Capitolo 26
*** Ombre ***


24. Ombre
(Shelke)


Colpo di tosse , pancia in dentro e petto in fuori.
- So che la notizia vi stupirà … - la voce di Cloud trema un po’ mentre cerca di attirare la nostra attenzione. Al pari mio e di Vincent, non è mai stato un gran chiacchierone e il fatto che abbia preso la parola mi lascia supporre che abbia qualcosa di importante da comunicarci.
“L’allegra brigata Avalanche” si è ritrovata chiassosa al Seventh Heaven un po’ per caso, un po’ perché più o meno tutti lo considerano il nido a cui tornare per le belle e le cattive cose. Credo che il ragazzo abbia approfittato della nostra presenza per metterci a parte di una questione piuttosto urgente.
I nostri occhi si puntano su di lui, in piedi davanti al bancone.
- Beh, ecco … io … volevo … - non credo di aver capito.
- Avevamo pensato che … tuttavia … all’incirca … si potrebbe … dopo l’estate... – mmmm, ha pensato che si potrebbe fare qualcosa dopo l’estate, questo penso di averlo afferrato.
-  … E dovreste esserci anche voi! – e ci guardiamo perplessi.
- Telegramma da parte di Cloud Strife. Stop. Urge imparare a parlale. Stop. Così non vi faccio capire una beata ******* .Stop.  – tutti scoppiano a ridere dopo la trovata di Cid e il suo Biiiiiiiiiiiiip che ha reso ancora più scandalosa la parolaccia che ha evitato di pronunciare.
Il biondo sbuffa, chiude gli occhi, deglutisce e li riapre. Lo capisco, essere chiari e diretti è difficile anche per me.  Sul suo viso compare un’espressione un po’ abbattuta, che subito viene cancellata nel momento in cui da dietro le sue spalle, Tifa allunga la mano e la posa sulla sua.  I loro sguardi si incrociano per un breve istante, ma abbastanza da infondere tanto coraggio in Cloud da spingerlo ad intrecciare le dita a quelle della ragazza. Due contatti, uno fisico e un altro visivo che ne hanno provocato un altro ben più profondo: un incontro di anime in una frazione di secondo. Non avrei mai immaginato che potesse esistere qualcosa del genere…
Rincuorato dalla vicinanza della persona che ama, il ragazzo prende fiato e cerca di rendere più chiaro ciò che vuole proporre.
- HochiestoaTifadisposarmi, leiharispostodisìevorremmofarloalpiùtardiperlafinedellestate. Ovviamentesietetuttiinvitati- spara fuori più forte del mitra di Barret.
Non è una proposta, è un annuncio!
Al grande papone di Marlene va la birra di traverso, Cid spalanca così tanto gli occhi che potrebbe farsi un cappellino con le palpebre, a Shera  scivolano gli occhiali dal naso, la fiammella della coda di Red diventa più tenue,Cait Sith casca dalla testa del grande felino, Denzel abbraccia la bambola di Marlene, mentre quest’ultima si mette in bocca il gelato dal lato della carta. Vincent resta imperscrutabile dietro il collo alto del mantello rosso.
Quella che mi stupisce di più è sicuramente Yuffie. Vista la reazione alla notizia del loro fidanzamento, avevo ipotizzato un suo possibile tentativo di suicidio, invece la principessa di Wutai se ne sta tranquillamente seduta su uno sgabello a rigirarsi tra le dita delle materia colorate. Sul suo viso non c’è traccia di sorpresa, solo un sorriso malcelato e furbetto che suggerisce una sua possibile compartecipazione alla cosa. Solo per un attimo poggia gli occhi su Vincent che neanche la sta guardando.

E’ un ombra quella che le attraversa lo sguardo come un fulmine?

Dura molto poco, perché la nube scura si allontana con la velocità di un lampo e la ninja torna serena e sfacciata come suo solito.

Perché mi ha dato fastidio? Perché?

Vincent sembra essere assente, come risucchiato nel suo mondo, quello a cui non permette a nessuno di entrare. Io, però, sono riuscita a metterci piede  e i suoi ricordi riguardo al matrimonio riconducono ad un’unica persona.
Tacchi alti, gonna asimmetrica nascosta per metà da un camice bianco,tante parole non dette, altre pronunciate e non davvero sentite,  una schiena che si allontana e pochi passi verso le braccia di un folle …

E’ questo ciò a cui ti riconduce l’unione di due persone? E’ questo ciò che Lucrecia ti ha insegnato del matrimonio?

Sposarsi.
A parte quelli sbiaditi dei miei genitori, non serbo ricordi sull’argomento. Cid e Shera sono sposati, però ho sempre avuto l’impressione che siano una coppia atipica. Vorrei chiedere delucidazioni a Vincent ma credo che non mi risponderebbe, un po’ perché non si è mai legato a nessuno, un altro po’ penso che non voglia concedersi una felicità così grande. Sì, felicità, perché negli occhi di Tifa non riesco a vedere altro, nonostante tutti siano rimasti imbambolati e lei e Cloud aspettino una risposta.
Scorro gli occhi sulle facce dei presenti su cui non scorgo solo sorpresa. Ho come l’impressione che questo matrimonio abbia un significato particolare, è come se gettasse definitivamente alle spalle di tutti un passato doloroso di cui io sono quasi totalmente allo scuro. E’ la consapevolezza che nella vita bisogna andare avanti nonostante le persone che lasciamo nel passato ci mancheranno, oppure rappresenta la speranza di un futuro migliore? Qualsiasi cosa si celi dietro questa storia, mi sembra poco carino che nessuno dica nulla. Come ad avermi letto nel pensiero, un persona di cui noto la presenza solo ora grazie al suo intervento, esprime la sua opinione in modo molto incisivo.

- Santa Jenova vergine e  martire!-

Ci voltiamo tutti contemporaneamente nella stessa direzione …

Questa è la voce di Rude?





 
 
Shelke mi piace immaginarla ingenua per alcune cose, più matura per altre. A differenza di Denzel e Marlene, mi sembra meno infantile. E’ vero che dovrebbe avere intorno ai vent’anni, però ha vissuto in una situazione di semi isolamento, per cui il suo sviluppo mentale è fermo all’età in cui è stata sottratta alla famiglia. In pratica alla sua età anagrafica non corrisponde la relativa maturità, che è uno stato mentale che non ha raggiunto. Sapete che il mio neurone ha fatto uno sforzo non indifferente per scrivere questa cosa? XD
Per ciò che concerne Rude, per me è una gatta da pelare non indifferente. Al pari di altri personaggi avrà maggiore spazio più avanti, però scrivere di lui è un vero trauma (parla troppo, parla troppo poco, interagisce, non interagisce, insomma un allegro bordello!).
Detto questo lascio un bacione a tutti voi, sono un po’ di fretta e non specificherò, però vi sono sempre tanto grata dell’entusiasmo con cui mi accogliete ogni volta. Grazie, grazie, grazie!
Un bacione, alla prossima.
Manila.

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Capitolo 27
*** Filosofia ***


25. Filosofia
( Red XIII)


- Allora, ci sono un mucchio di cose da fare!- trilla Yuffie.
Tifa la guarda come se fosse un’esperta in materia. La storia del matrimonio sortisce strani effetti su i lei, sembra un po’ passiva.
- Dunque, vediamo un po’… Ah sì, bisogna scegliere la chiesa, andare a cercare il vestito, chiamare estetista e parrucchiere, scegliere il ristorante, fare una lista degli invitati, cercare le bomboniere, vestire le damigelle, scegliere e stampare le partecipazioni, le fedi, i fiori, i confetti, la macchina, la musica … - e giù a buttare una lista su un taccuino  con un ritmo talmente frenetico che tra un po’ la penna caccerà fumo dalla punta.
Cid guarda e sbuffa platealmente.
- Beh, cos’hai da dire tu?- gli domanda la principessa di Wutai.
- Io? Proprio niente … - e dal capitano sembra troppo poco, infatti dopo un po’ che nessuno gli presta attenzione ricomincia a brontolare e a scuotere il capo.
- Non ti sopporto quando fai così. Se hai qualcosa da dire allora dilla!- la ninja esplode.
- Voi donne avete un’idea distorta del matrimonio, credete che sia tutto rosa e fiori e vi fissate per il giorno delle nozze, quando poi è sul resto della vita che dovreste concentrarvi. Ecco perché non mi andrete mai giù, siete capaci di perdere mesi per organizzare una festa da principessina delle favole,ma non pensate mai al “dopo”-
Yuffie storce il naso e torna alla sua lista.
Tifa smette di lucidare i bicchieri e si morde un po’ il labbro
- Tu, invece, cosa ne pensi del matrimonio, Cid?-
L’uomo la guarda come se le fosse spuntato un corno in fronte.
- Sì, insomma, secondo te cos’è che fa funzionare il “dopo” in una coppia? Tu e Shera siete sposati già da un po’, siete gli unici a cui io possa chiedere consiglio- e arrossisce lievemente.
La faccia dell’uomo, dapprima sorpresa, cambia espressione e passa da un “ Mi hai fatto venire un colpo” a un “Oh, non vedevo l’ora che tu me lo chiedessi per uccidere la tua visione romantica del matrimonio”.
Rabbrividisco quando mi rendo conto che quasi pende dalle sue labbra. Qualcuno chiami quelli dell’igiene mentale, Tifa sta chiedendo a Cid Highwind conigli sulla vita di coppia! L’ultima volta che Cloud ci ha provato per poco non bisognava rifargli il discorso sulle api e i fiori …
- Benissimo, te la sei cercata tu, quindi poi non metterti a frignare come una ragazzina e mettiti comoda-
Dea madre, qui si mette male, spero che Shera torni presto!
- Devi sapere che è del tutto inutile perdere mezzo secolo per organizzare una festa che si desidera ardentemente che resti negli annali, perché un uomo non sa se fottersene o strafottersene di vestiti, confetti, damigiane , segnaposti, ecc … Non avete idea di quanto apparite ridicole agli occhi del vostro uomo quando vi presentate all’altare con addosso una scaldabagno pieno di fiocchi, neanche foste chissà che principessa di quale reame dell’Antica Terra dei cornetti caldi con crema. Se fino al giorno prima eravate in minigonna, a che serve coprirsi con chilometri di inutile stoffa bianca? Sembrate fantasmi! -
La ragazza lo guarda attentamente. Non lo starà davvero prendendo sul serio?
- Tutta roba in eccesso che ammazza la libido. Viceversa, dovreste concentrarvi di più sulla prima notte, anche se, nella maggior parte dei casi, si tratta della milionesima. Resta il fatto che i mutandoni castigati che usate per entrare negli scaldabagni infiocchettati fanno ammosciare il becco di chiunque, chiaro?-
Chissà perché me lo aspettavo questo discorso.
- Le nozze durano un giorno, il matrimonio tutta la vita, quindi sappiate che non potete essere dolci e carine solo per due mesi e frigide nei restanti. Un uomo ha bisogno di tre cose: sesso, cibo e silenzio. Sai cosa significa? Che dovete rendervi sempre presentabili e pronte per soddisfare le sue esigenze, dovete saper cucinare in modo decente e, soprattutto, imparate a tacere! Non hai idea di che incubo sia cercare di sentire i propri pensieri  con un blaterare continuo nelle orecchie. A noi non importa niente dei vostri mal di testa, del forno rotto o del ciclo in arrivo, se proprio dovete parlare almeno scegliete argomenti giusti!-
- Ad esempio?- la faccia di Tifa sembra decisamente confusa. Che stia cominciando a rinsavire?
- Sport, gare di chocobo, aeronavi, notizie di cronaca, cosa cucinate per cena, cose … interessanti!-
Oh, Cid, è il massimo della stimolazione culturale … Per fortuna non sono un bipede e sono maschio, c’era il rischio di incontrarlo e di essere anche corteggiato da uno così.
Sbadiglio e mi stiracchio, per lo meno è fantasioso.
- E poi ricordate una cosa: chi porta i pantaloni in casa è l’uomo, non la donna! Per voi hanno inventato la gonna, ci sarà un motivo, non trovi?-
- Tra te e Shera succede tutto questo?-  la Lockheart alza il sopracciglio.
Intanto la diretta interessata è tornata con dei sacchetti pieni di spesa ed ha fatto qualche passo in avanti, restando in silenzio per ascoltare il marito.
- Cazzo se succede! Io sono l’uomo, lei è la donna, io la mente, lei il braccio-
- Sheraaaaaaaa, portami la clavaaaaaaaaaaaa!!!-  irrompe Yuffie, imitando una voce cavernicola.
Cid più che un marito è un martirio …
-Il vero modo per far funzionare un matrimonio consiste nell’abbandono delle illusioni-
Ormai Tifa ha notato la presenza della signora Highwind e credo voglia estorcere informazioni compromettenti per vendicarsi un po’ del capitano che la sta prendendo in giro da quando ha aperto bocca. Mmm, è una ragazza furba, se al suo posto ci fosse stato Cloud avrebbe preso tutto per oro colato.
-Illusioni?- lo incalza.
- Certo!-
- Che significa?-
- Significa che è inutile illudersi di sposare  una persona simpatica. La propria moglie è una donna, non bisogna credere che sia simpatica. Magari lo è fino a un secondo prima del matrimonio, ma una volta infilata la fede al dito, diventa una tigre! Il mio matrimonio non può fallire perché io sapevo in anticipo che è così antipatica … -
- E’ vero- conferma Shera facendo sussultare tutti noi.
Com’è possibile che sostenga la filosofia balorda di suo marito?
- E’ inutile basare il matrimonio sulle illusioni-  Spiega in tutta tranquillità.
- Ragazze, non vi aspettate che i vostri mariti abbassino la tavoletta del water solo perché glielo avete chiesto dieci milioni di volte, sarà più facile insegnare a un chocobo a parlare. Non sorprendetevi se spargeranno la cenere delle sue sigarette puzzolenti ovunque, anche se hanno il posacenere davanti al naso, perché non sono geneticamente programmati per vedere oltre la punta di esso. Quando laverete a terra, passeranno sempre sul bagnato e quando entreranno in casa ignoreranno lo zerbino come se fosse affetto dal geostigma. Tenete sempre a mente che sposate un uomo, non il dio del sesso,ciò significa che avrà finito dopo neanche 15 minuti senza darvi il tempo di accorgervi che ha iniziato. Passerete intere ore a scegliere l’intimo più adatto per farlo cadere in tentazione, ma vi ignorerà se c’è lo sport in tv. Si ricorderà di voi dopo, quando starete già dormendo, magari stremate da una giornata particolarmente faticosa. Ci tenete davvero al sesso? Bene, evitate di comprare console e videogiochi, altrimenti sarete costretti a chiedere soddisfazione all’idraulico o al giardiniere. Dimenticate gli uomini da calendario, quelli che vi porteranno all’altare sosterranno con convinzione che un uomo vale quanto pesa e misureranno la loro sostanza basandosi sulla circonferenza della pancia, parte del corpo che lieviterà più di un addome gravido. Decisamente Cid ha ragione, un matrimonio va avanti se prima si è consapevoli che la perfezione è un’illusione  -
Dopo il discorso di Shera, abbiamo tutti la stessa espressione d’orrore nei confronti della prospettiva da lei illustrata.
A rompere il silenzio ci pensa Cid.
- Ve l’ho detto che è antipatica!-

Indubbiamente il loro matrimonio durerà per sempre …






Dedicato a E. e alla sua filosofia.
Shera è una creatura deliziosa, se non è intenta a preparare il thè  si impegna tranquillamente ad appoggiare le strambe teorie del marito col chiaro intento di ritorcergliele contro. Il risultato va sempre a suo favore, inutile dirlo. Cid è un uomo fortunato, è indubbio.
Qui Red XIII è un po' passivo, si limita a osservare la follia dei bipedi con cui è riuscito a fare amicizia.
Solo adesso una certa Mila mi fa notare che è l’uno novembre, quindi faccio gli auguri a tutti voi e alle vostre famiglie, insomma, buon onomastico a tutti!
Spero che abbiate trascorso una notte delle streghe degna di nota.
Un bacione a tutti!

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Capitolo 28
*** Modi ***


26. Modi
(Elmyra)


Abbasso lo sguardo sulla tazza di thè fumante, distogliendolo dalle persone che mi sono sedute davanti.
Tifa e Cloud.
Quando li ho visti davanti alla mia porta mi è sembrato che il tempo abbia smesso di scorrere e, solo per un attimo, ho avuto l’impressione che mia figlia stesse per rimettere piede nella nostra casa. Lei e la sofferenza che ha lasciato morendo, lei e il vuoto privo dell’eco delle sue risate.
E’ calato il silenzio nella stanza ad eccezion fatta per il ticchettio dell’orologio a pendolo attaccato alla parete, come a volermi ricordare che l’illusione precedente è finita, e la vocetta allegra di Marlene.Mi volto a guardarla, seduta sul tappeto, intenta a preparare il thè con un servizio di tazzine e piattini di plastica con cui Aerith non ha mai voluto giocare. Erano tante le cose che la mia bambina  non ha mai voluto fare e all’epoca questo atteggiamento mi preoccupava, perché un bambino che non gioca ha qualcosa che non va. Solo oggi mi rendo conto che  suoi erano giochi particolari, che tutto ciò che le dava gioia era salvare un ciuffo d’erba dalle ruote di una macchina, o una formica da morte certa. Non mi piace ricordarla come una martire, preferisco pensare che abbia semplicemente scelto di compiere una missione con tutta serenità, con la consapevolezza che non esiste un modo unico per esprimere l’amore che proviamo per gli altri, ma che ognuno ne ha uno personale. Il suo l’ha condotta al sacrificio e adesso so che se non l’avesse fatto, non avrebbe avuto sul viso il sorriso che ha rivolto alla persona che adesso mantiene gli occhi più bassi dei miei e la quale ha avuto il coraggio di venire qui e di raccontarmi come sono andate le cose.

Cloud Strife…

- Lui è Cloud, mi protegge- la voce allegra di Aerith mi da la notizia come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Ti protegge da cosa …? Sei stata seguita ancora?- chiedo allarmata.
- Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa?- cerco di accertarmi che sia tutto a posto.

- Sto bene, c’era Cloud con me- un altro sorriso.
Mi metto una mano sul petto e riprendo a respirare, poi mi volto verso il ragazzo che ha aiutato mia figlia. Spalle dritte, occhi di un azzurro intenso e luminescente, aria un po’ assente, non ha detto una parola da quando è entrato..
- Grazie, Cloud-


Ricordo che gli chiesi espressamente di lasciare Aerith in pace, ma forse avrei dovuto chiedere a lei di lasciare in pace questo ragazzo.

- Quella luce nei tuoi occhi … Sei un SOLDIER, vero?-
- Sì, lo ero una volta- ammette.
Non c’è altro da fare.
- … Non so come dirtelo … Stanotte potresti lasciare la casa senza dire nulla ad Aerith?-
Nel suo sguardo c’è sorpresa, quindi decido di spiegarmi.
-SOLDIER … l’ultima cosa che serve ad Aerith è di venire illusa di nuovo … -


Alla fine avrei sbagliato in ogni caso, perché entrambi hanno conosciuta la pace durante quello scorcio di tempo in cui i loro occhi si sono incrociati e le loro mani si sono sfiorate. Anche Cloud ha un modo tutto suo di dimostrare amore, me ne sono accorta quando la sua voce si incrinava, mentre mi raccontava di quell’ultimo splendido sorriso.
Paradossalmente, quella che sembra esprimere il suo affetto in modo normale è la ragazza che ha accanto. Sì, il suo cuore è chiuso, ma penso che ciò sia attribuibile ad un’esigenza viscerale di proteggere i propri sentimenti  sigillandoli ermeticamente. Non è incapace di amare, semplicemente li ha chiusi talmente bene in se stessa che poi farli uscire è diventato un problema. Una volta trovato il modo di entrare, l’amore di Tifa Lockheart è delicato come una seta rara, avvolgente come un maglione di lana, caldo come il sole di primavera. La prima volta che l’ho vista ho pensato che non avesse  nulla in comune con la mia Aerith, se non l’interesse per il SOLDIER biondo. Solo più tardi mi sono resa conto che il punto di forza della loro amicizia era proprio quella diversità , perché ne ha reso possibile il consolidamento. L’una compensava le mancanze dell’altra e tutto ciò si manifestava in modi talmente sottili che nessuno se n’è davvero accorto. A guardarle senza particolare attenzione, sembravano due persone scese a compromessi per il raggiungimento di un bene superiore, quando in realtà avevano imparato a volersi bene in un modo comprensibile solo a pochi eletti. Aerith nel suo modo aperto e limpido, Tifa con il suo cuore chiuso e la porticina semiaperta.
I due giovani sono immobili e imbarazzati, così forti e coraggiosi davanti alle sfide della vita, piccoli e innocui di fronte alle cose di tutti i giorni. A loro va il merito di non essersi fermati al mero combattimento, in ogni battaglia affrontata hanno lasciato una briciola del loro cuore, una volta deposte le armi hanno cercato di porre rimedio a ciò che la guerra aveva lasciato dietro di sé.
La vocina di Marlene richiama nuovamente la mia attenzione. Era così piccola quando l’hanno portata qui per la prima volta e ricordo che avrei preso a calci suo padre, perché mi sembrava sconsiderato il modo la lasciava sola con se stessa.

- Non la vogliono arruolare, hanno bisogno di lei -  il viso di Cloud si fa preoccupato.
- Ma perché … - Tifa fa sentire la sua giovane voce.
- Ha portato qui con sé una bambina. Nel venire qui Tseng le ha trovate , forse non è riuscita a scappare in tempo. Ha deciso di andare alla Shinra in cambio della salvezza della bambina – spiego, abbassando il capo.
- E’ Marlene- afferma il biondo.
- Marlene !! Aerith si è sacrificata per Marlene – la voce dell’uomo di colore che è venuto con loro si alza di alcuni decibel. Fa un passo avanti scansando Cloud e si staglia davanti a me in tutta la sua altezza
- Mi dispiace. Marlene è mia figlia mi dispiace … tanto … - si scusa contrito.
- TU saresti suo padre? Tu hai lasciato da sola una bambina!!- scatto in preda alla collera.
- La prego … ho pensato a lei tutto il tempo …  Ma io dovevo … - cerca di spiegare.
Gli do le spalle, qualsiasi cosa dica mi sembra inutile per giustificare una simile leggerezza.
- Lei deve capire una cosa … Io non ho una risposta, ma ho un obiettivo e lotterò fino alla fine. E se non lo farò il Pianeta morirà, quindi continuerò. Ma sono preoccupato per Marlene, vorrei tanto starle accanto! Visto, Ora mi sto rattristendo … - e le sue spalle si piegano un po’.
Sospiro consapevole di essermi fatta prendere dalle emozioni.
- …  Credo di capire quello che dici … Sta dormendo di sopra, perché non vai a vederla?-

 
Anche in quel caso mi sono sbagliata, Barret ha il suo personalissimo modo di amare e sembra essere efficace, visto che sua figlia è una bambina serena.
Alza un attimo lo sguardo forse attirata dal silenzio che aleggia nella stanza ed elargisce un sorriso luminoso, poi ritorna alle sue priorità infantili. L’oscillare della sua treccia e il dondolio del fiocco tra i capelli mi inducono a pensare nuovamente ad Aerith. Anche la piccina ha voluto ricordarla in un modo o nell’altro e quel suo aspetto un po’ etereo e l’allegria che trasmette con i suoi gesti  sembrano quasi una particolare eredità lasciatale da mia figlia. La vita continua e ha modi bizzarri per farcelo notare …
Torno ai suoi genitori adottivi e alle loro facce contrite.
Non l’hanno uccisa loro e forse neanche la lama della spada di Sephiroth; non è stata un tragica fatalità, ma una scelta e in quanto tale va rispettata.
Un dolce profumo di fiori e una leggera brezza  entrano dalla finestra e raggiungono le mie narici e le mie guance come una carezza.
Da una cosa brutta può nascere una cosa bella?
… L’occhio mi cade sull’anulare sinistro di Tifa, chiuso in un pugno stretto e fasciato da un anello semplice ma importante...
Direi proprio di sì, una cosa bellissima.
- Suvvia ragazzi, cosa sono quelle facce? Niente sensi di colpa, mi avete dato una notizia splendida! -
Aerith non indosserà mai un abito da sposa, non sarà il sua la testa su cui  sistemerò il velo,ma tutto ciò non è attribuibile al fatto che sia morta. Aerith amava tanto ma apparteneva a se stessa, al cielo nascosto dal metallo di Midgar, ai fiori coraggiosi della chiesa del settore 5, al Flusso Vitale che le parlava, all’aria, all’acqua, a tutto ciò che suggeriva leggiadria e libertà. Non era fatta per essere imbrigliata nelle convenzioni e nelle formalità, né dai fuochi fatui che illuminano i nostri ricordi, ma era nata per correre a piedi nudi su sentieri a noi preclusi.
I ragazzi smettono di trattenere il fiato e alzano i loro visi su di me, che sono qui ad attenderli con un sorriso accennato.
- I sensi di colpa sono per le persone che non si sono sforzate di cambiare le cose, mentre voi avete fatto il possibile per lei, per noi - li rassicuro.
Gli occhi azzurri di Cloud si tingono per un attimo di scuro.
Lo so che la cosa più difficile da fare è proprio perdonare se stessi, ma piano piano tutto passa e tu non sei solo in questo cammino.
Metto la mano sulla sua spalla, mentre con l’altra prendo quella della ragazza.
- L’altro testimone è Barret, giusto? -
Annuiscono.
- Sarai una sposa bellissima, Tifa, e io sarò accanto a voi con molto piacere-



 

A Columbrina, perché sì (anche se sotto sotto mi odia profondamente XD).

Le frasi in corsivo sono tratte dal videogioco Final Fantasy VII cd 1.

Dopo la filosofia ineccepibile di Cid, si passa alla saggezza materna di Elmyra. Il capitolo è una personalissima interpretazione del personaggio di Aerith e delle sue decisioni che l’hanno condotta al sacrificio. Magari è tutto molto opinabile, però il mondo è bello anche per questo.
Se vi sembra tutto particolarmente serioso è perché ho sbattuto la testa più forte del solito.
Passiamo a qualche saluto doveroso ma che spesso mi sfugge (brutta Manila, cattiva Manila!)…

Un grazie spassionato alle persone che hanno inserito la storia tra i preferiti, parlo di:
. Columbrina ( sorellina virtuale, scrittrice fantastica, ragazza dolcissima e regina degli inganni. Se ho conosciuto e apprezzato Aerith è colpa tua e della tua Cheats … )
.Kagamine Rin (che segue zitta zitta e a volte si affaccia
J)
.Mila83 ( e da quando sono tra le tue preferite? Sai che hai provocato l’uragano Sandy?)
.Miwako_chan ( troppo buona e, soprattutto, coraggiosa XD)
.SchrodingerCat_ ( forte il tuo nick!)
.__Chocolate (nome dolcissimo, gnamgnam)

A tutti coloro che mi hanno inserita tra le seguite, parlo di:
.FortiX ( lettrice attenta, ragazza gentilissima e da poco anche scrittrice. Consiglio a tutti la sua Bassai dai, è solo all’inizio ma ne vale la pena)
.Julia Fernandez (che ha il cognome di un calciatore da me apprezzatissimo)
.Kagamine Rin ( sei addirittura anche qui? Ti voglio bene anche io … )
.lady igraine ( un bacione anche a te, grazie per la pazienza e scusa se ti ho provocato il diabete)
.Marciux (se lascio il mio decennale fidanzato stai sicuro che vengo ad importunare te. Grzie per avermi regalato “Il peggior nemico del mondo”)
.nishinaka (ma grazie grazie grazie grazie grazie grazie!)
. Rolling_Girl (mi scuso anche con te per il diabete e la carie, però ti ringrazio tanto!)

Poi un bacio a
.BahaGirl (guai a toccarle Cloud, diventa una belva!)
.shining leviathan ( che ha la pazienza di assecondare la mia vena Yuffentine anche se non la ama. Ho scoperto solo di recente che è una maga della Fack, a breve mi farò viva dalle “sue parti”)
.Lylaforlovers( grazie per aver letto anche se avevi da studiare, mi sento onorata!)

Sicuramente ho dimenticato qualcuno, oppure le dita dislessiche avranno scritto male i vostri nick. Mi scuso,però oggi il tempo è un po’ meno tiranno e dovevo assolutamente ringraziarvi!
Ok, le note finali sono più lunghe del capitolo,ho scritto una marea di cose insensate, ma pazienza.
Un bacione e alla prossima!
Manila.

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Capitolo 29
*** L'abito - Parte 1 ***


27.  L'abito -Parte 1-
(Tifa)




- Mmmm, troppo scollato...-
- Hai ragione, Shera-

- No, troppo accollato...-
- Trovi, Yuffie?-

- Dai, troppo bianco!-
- Non ti piace, Marlene?-

- Ma non c'è troppo pizzo?-
- Forse hai ragione, Elmyra-

- Dio, sembri una meringa!-
- Yuffie, credo che l'immagine sia calzante -

- Che te ne pare di questo, Shelke?-
-...-
- Ok, ne proviamo un altro-

Dio, che giornata pesante!
E' da stamattina che sono in giro con Elmyra, Shera, Yuffie, Shelke e Marlene alla ricerca del mio abito da sposa. Ricerca che, neanche a dirlo, non ha sortito gli effetti sperati. Ho provato mille modelli ma nessuno che mi convincesse davvero. Adesso siamo nel terzo negozio, sono nello spogliatoio e, con l'aiuto della commessa, sto cercando di contenere il mio seno prosperoso in un corsetto pieno di nastrini. Quando finalmente riesco a sistemarmi, apro la tendina e mi dirigo nel salottino in cui le ragazze mi aspettano con trepidazione. L'atelier è molto elegante, con la moquette rossa e le mantovane alle finestre. Le ragazze sono allegre e si stanno prodigando in mille modi per rendere più piacevole l'esperienza. Ammetto però che non riesco a godermi la giornata, probabilmente perché è da un po' di notti che non dormo bene e ho sempre la testa tra le nuvole. Arrivo nel salottino e, appena varcata la soglia, tutte mi guardano con aria estasiata.
- Questo ti sta benissimo!- annuisce convinta Shera.
- Sembri una principessa- sospira Marlene.
- Ed è anche molto sexy- ammicca Yuffie.
- Tu che ne pensi?- mi chiede in tono sereno Elmyra.
Cosa ne penso? Salgo sulla piccola pedana e mi volto verso lo specchio. Vedo una ragazza  con addosso un abito sofisticato, candido come la neve, pieno di balze e brillantini. E' ciò che avevo in mente?
- Beh, ecco io...-
Sofisticato.
Balze.
Brillantini.
Come la neve...
- E'...è  bello... - dico mestamente.
- Sì, però non mi sembri molto convinta- mi fa notare Shelke
Non sono convinta?
Non va. C'è qualcosa che non va.
Rivolgo nuovamente l'attenzione allo specchio e osservo la mia figura partendo dal basso. Cloud non mi ha detto di avere specifiche preferenze, ha ammesso che per lui l'importante è che io sia presente sull'altare, se poi indosserò un'armatura gli andrà bene lo stesso.

Non mi interessa …
 
Ho carta bianca.

- Forse è un po'...-
Non finisco la frase, appena incrocio il mio sguardo mi sembra di vedere due occhi non del mio colore osservarmi, è come se nello specchio non ci fossi io.
- Tifa? Tifa va tutto bene?- la voce di Yuffie mi riscuote.
- Tesoro, cosa c'è che non va?-
- Niente Shera, sono solo un po' stanca. Comunque no, non credo che questo sia quello giusto-


Dio, sto impazzendo!

***

- Ragazze, mi dispiace tanto per oggi- mi scuso a tono basso mentre camminiamo per strada, sulla via del ritorno.
- Niente paura, domani proveremo di nuovo e vedrai che avremo maggior successo!- cerca di rassicurarmi Yuffie con entusiasmo.
Già domani... E se dovesse andare comunque male? Sento gli occhi farsi lucidi e avverto un forte desiderio di restare un po' sola.
- Potreste farmi un favore? Riaccompagnereste Marlene a casa? Io devo prima fare una cosa... -
- Non c'è problema- risponde Shera - ma sei sicura di star bene?-
- E' tutto ok, stai tranquilla!-
Non le do modo di rispondere e mi allontano rapidamente.
Non so dove sono diretta, credo che non ci sia un luogo preciso, semplicemente ho preso a vagabondare per le strade di Edge per impedire che il senso di oppressione che sento alla bocca dello stomaco abbia la meglio. Più che altro seguo una scia, un profumo di fiori che fa un po' da percorso olfattivo. Ormai la primavera volge al termine e le giornate si sono allungate molto. Cammino ancora un po', volto l'angolo e quando alzo la testa, gli occhi per poco non mi escono fuori dalle orbite. Sono giunta fino al settore 5 senza neanche accorgermene e ciò che ho davanti èla chiesa.
Ormai ci sono...

Sono entrata ho fatto qualche passo in avanti. Era tutto come l’avevo lasciato l'ultima volta, compreso ciò che resta del lumino. Mi sono seduta su un'asse e ho chiuso gli occhi, concentrandomi sull'acqua che gorgogliava lievemente.
Non so per quanto tempo sono rimasta così, so solo che, ad un certo punto, mi sono alzata e sono scappata fuori chiudendomi il portale alle spalle.
Ora sono seduta sulle scale  con la testa sulle ginocchia cercando di trattenere quel magone che mi accompagna da giorni.
- Tifa?-
Sobbalzo sentendo il mio nome e scatto in piedi come colpita da un petardo.
- E' successo qualcosa?-
Di tutte le persone che mi aspettavo di vedere qui, non mi sarei mai immaginata di trovare Vincent Valentine.
Giusto per non sembrare una completa deficiente, rispondo alla sua domanda scrollando il capo, ma forse non sono abbastanza convincente, perchè lui si appoggia a una colonna, incrocia le braccia e mi studia da dietro il collo alto del suo mantello rosso.
- E' tutto a posto,davvero. Sono solo un po' stanca, è da un po’ che non dormo molto bene e sono in giro da stamattina alla ricerca dell'abito. Shelke era con me ma questo lo sai già. Abbiamo girato per ore e siamo state in tre negozi, ho provato mille abiti però non ho trovato quello giusto. Troppo scollato, troppo accollato, troppe balze, troppi nastrini, è meglio col pizzo, è meglio senza...Dio, c'è da impazzire! -
Oddio, cos'è preso alla mia lingua?
- Il brutto è che Cloud non mi ha suggerito niente, non ha espresso nessuna preferenza quindi non so come potrei piacergli o meno, il suo “non mi interessa” è un’arma a doppio taglio. Devo partire praticamente da zero e la cosa non mi aiuta affatto...-
Perchè gli sto dicendo queste cose?
- ...Sarebbe più facile se qualcuno mi dicesse cosa scegliere, come essere quel giorno, come sarebbe meglio apparire. Le ragazze mi aiutano tanto, sono così gentili, ma io sono piena d'ansia. Mille vestiti, mille! E non ho trovato nulla che mi stesse bene, nulla che mi facesse sembrare giusta! Non sono all'altezza, capisci? Quando Cloud mi ha chiesto di sposarlo sono impazzita di gioia, è il sogno della mia vita, ma quando ho cominciato a realizzare concretamente a cosa stiamo andando incontro io...
Mi sono infilata il primo abito e mi sono guardata allo specchio. Poi ne ho infilato un altro, e un altro e un altro ancora!Ma quello che ho visto non era ciò che mi aspettavo. Sono troppo formosa, ho un seno che non si riesce a tenere nel corsetto, ho dei fianchi enormi e non va bene neanche il colore dei capelli. Che dire dell'incarnato? In bianco sembro un pupazzo di neve, se scelgo un tono più scuso sono spenta, l'avorio mi muore addosso e in tonalità champagne sembro un fantasma. E il colore degli occhi? Stona perfino quello. E' banale, scuro, privo di luce, non mette allegria. Non esiste un vestito per me, non esiste!-
Temo di aver alzato  la voce e di aver parlato con troppa enfasi, perchè mi ritrovo col fiato corto.
Dal canto suo, Vincent non sembra minimamente scosso, è  rimasto tutto il tempo lì ad ascoltarmi senza fiatare. Credo che la mia versione "yuffesca" lo abbia spaventato, oppure si è limitato a ignorare la montagna di baggianate che ho sputato fuori. Sospiro e torno a sedermi sui gradini, dedicando la mia attenzione al pavimento dissestato.
- Perchè non dormi bene la notte?-
Sollevo la testa quando la sua voce rompe il silenzio.
- Credo che il problema non sia il vestito, ma la sposa-
I suoi occhi rossi mi guardano come se potessero leggermi dentro. Mi alzo per sostenere il suo sguardo.
- Tu non temi che Cloud debba accontentarsi di un vestito che non ti dona. Hai paura di qualcos'altro, qualcosa, a mio dire,  privo di fondamento -
Scuoto la testa energicamente, ciò che dice è senza di senso.
- Ma no, Vincent, cosa dici? Io non...-
- Gli occhi sono scuri... Sarebbero più luminosi color smeraldo, giusto? -
Cosa?
- I capelli neri e lisci non sono romantici come morbidi boccoli castani... -
Perchè fa così?
- Un corpo sinuoso non va bene, un abito da sposa è adatto a fisici lineari, senza troppa opulenza...-
Non voglio ascoltarlo!
- E l'incarnato? Meglio uno rosato che uno pallido... -
E' vero, maledizione!
- Hai paura che, sollevando il velo che probabilmente metterai davanti al viso, Cloud possa rivolgerti un'espressione delusa-
Come...come ha fatto a capirlo? Paradossalmente, il mio respiro è più corto adesso che neanche dopo aver sproloquiato a casaccio.
- Pensi troppo Tifa, e sei poco sincera con te stessa. Ascolti tanto ma parli troppo poco...  -
Sento tremarmi le ginocchia e mi siedo per evitare di stramazzare al suolo. Non mi aspettavo che Vincent potesse essere così diretto e , soprattutto, non credevo potesse capire così, con un colpo d'occhio il vero problema. Anzi, a questo punto credo che lo abbia capito prima e meglio di me.
- Devi vestire i tuoi panni Tifa. Tu non sei Aerith -
Forse è perchè non dormo più bene, forse è la stanchezza, o forse è il profumo di fiori che avverto da diversi giorni, però il magone che mi perseguita e che è stato fermo alla bocca dello stomaco esplode quando il mio amico pronuncia quel nome e scoppio a piangere con la testa tra le braccia, appoggiata alle ginocchia. Giuro, non vorrei mettere in imbarazzo Vincent con questa reazione spropositata, ma non riesco a trattenermi.
- Oh Vincent, è così frustrante- dico tra un singhiozzo e l'altro - mi guardo allo specchio e mi sento una ladra, come se avessi rubato il posto non a una persona qualsiasi, ma proprio a lei! E quel che è peggio è che sento che, se fosse stata qui con noi, su quell'altare non ci sarei salita io. Anzi, non lo sento, ne ho...ne ho la certezza! -
Un sospiro.
- Ciò che accomuna te e Cloud è che, quando succede qualcosa di spiacevole, vi ponete domande e vi date anche le risposte. Purtroppo, però, non sempre sono quelle esatte... -
Si siede accanto a me e tace per un po’. Mi passa una mano sulla testa , tra i capelli ed è un gesto che si può essere inteso per metà come una carezza e per metà come un " ma quanto sei sciocca?". Se non fossi così impegnata a piangere mi meraviglierei di tanta premura da parte sua, perchè non è solito perdersi in effusioni.
- Aerith era come il sole in una giornata di primavera. Amava la gente, amava i fiori, amava la vita. Tra tutte le persone che io abbia incontrato era sicuramente una delle più singolari: la sua spiccata personalità, la sua esuberanza, la sua dolcezza la rendevano unica. La sua bellezza poi... Però  Tifa, qui non si sta svolgendo una gara. Non puoi e non devi dimostrare di essere  migliore o almeno alla pari. Insomma, non devi dimostrare di essere all'altezza di nessuno, lei eralei e tu sei tu. E non sei migliore o peggiore, sei solotu. Aerith poteva scegliere e ha deciso di andare incontro al suo destino; credo che sia stato il più grande gesto d'amore che potesse fare verso la vita, perchè lei nella vita ci credeva davvero tanto. Non l'ho mai vista come una vittima sacrificale, piuttosto come una persona consapevole che si è assunta delle responsabilità. Ha scelto di farci vivere e credo che, almeno per gratitudine, dobbiamo continuare a farlo nel migliore dei modi. E' ciò che penso anche di Lucrecia. Non sono due donne paragonabili, ma il risultato è lo stesso: hanno amato tanto e hanno scelto di dare quanto potevano per permettere a chi amavano di vivere.
Tu non sei diversa da loro, dai tutto ciò che puoi, solo che ti è stato concesso di farlo in altro modo. Non sentirti inferiore solo perchè hai un cuore che batte ancora, è un dono non un punto di demerito. Quanto al discorso del chi sarebbe salita sull'altare, beh, anche le vicende quotidiane non si fanno con i “se” o con i “ma”. Se ci fosse stata lei sarebbe stato diverso, magari avrebbe conquistato Cloud e sarebbero convolati a nozze, oppure non si  sarebbero piaciuti dopo due mesi. Il vero problema è che adesso non c'è più e non possiamo vivere ipotizzando come sarebbe stato se non fosse morta,  perchè non la riporterebbe in vita e perchè vanificherebbe i suoi sforzi di darci un'opportunità. Non le stai rubando il posto, stai solo cercando di far tesoro di ciò che ti è possibile avere grazie a lei. E poi credo che ad Aerith non piacerebbe affatto vederti così,quella ragazza amava solo le lacrime di gioia...  -
Santi dei, devo fare davvero schifo se sono riuscita a far parlare così tanto uno come Vincent. Sollevo la testa e lo guardo tirando su col naso.
- Sì, però...-
- Per ciò che concerne la possibile delusione che Cloud potrebbe provare vedendoti, credo che cominci a sottovalutarlo proprio adesso che si sta rendendo apprezzabile nei tuoi confronti -
Sbatto le palpebre un paio di volte.
- Andiamo, non c'è bisogno che sia io a dirti che il modo in cui ti guarda, anche quando sei in pigiama, sia carico d'amore. Non sei l'unica ragazza al mondo, avrebbe potuto cercarsi un'altra, magari fisicamente simile ad Aerith, però non lo ha fatto. Lui ha scelto te, ha scelto Tifa Lockheart e non può restarci male, quel giorno sull'altare, perchè sei tutto ciò che vuole indipendentemente dal resto-
Vincent Valentine, sei un uomo da sposare!
Le sue ultime parole lasciano spazio ad un silenzio carico di riflessioni.
- Va meglio?- mi chiede dopo un po' e io annuisco.
- Ce la fai a tornare a casa da sola?-
Annuisco di nuovo, però sembra non bastargli. Mi scruta ancora con attenzione e si rilassa solo quando gli rivolgo un sorriso. Mamma mia, devo avere un aspetto orripilante... Vincent non sembra preoccuparsi della mia faccia rossa e cadaverica, ma si alza e mi dà le spalle allontanandosi.
Beh, in fin dei conti lui è fatto così.
Prendo un bel respiro e guardo il cielo. Sì, mi sento decisamente meglio.
Quando ho deciso di aver frignato abbastanza e che è ora di darsi una mossa, la voce dell'ex turk mi raggiunge nuovamente.
- E comunque tu non vuoi sembrare un pupazzo di neve e neanche una principessa. Tu vuoi sembrare una nuvola... -

Adesso il mio sorriso è molto più aperto.

Hai ragione amico mio. Per quel giorno, per il nostro giorno, voglio sentirmi leggera, chiara, morbida e fresca come una nuvola, come lamia nuvola. E voglio che anche lui possa vedermi bella, per una volta senza pigiama.

Adesso posso finalmente indossare il mio abito.







Capitolo decisamente … Boh! Vincent è l’OOC all’ennesima potenza. E’ un personaggio la cui voce non si sente spesso, però quando decide di prendere la parola dice sempre la cosa giusta. Mi sembrava il più adatto a fare un discorso sui “se” e sui “ma” a Tifa, perché anche lui non ha fatto altro per tutta la vita che chiedersi come sarebbero andate le cose se avesse fermato Lucrecia. Secondo me quella donna avrebbe trovato comunque un modo per mandarlo al manicomio, ma questa è solo la mia opinione. Spero di non avervi dato un pugno nello stomaco con questa trovata.
Tifa. Sinceramente al suo posto avrei avuto quel tipo di dubbi. Credo che la presenza di Aerith non lascerà mai nessuno, però mi piace pensare che venga accolta come una sorta di protezione piuttosto che una minaccia. Pensare di tagliare fuori un personaggio così importante sarebbe da ingenui, e poi ho la fissa per gli angeli custodi. Mi dispiace per tutti coloro che non amano la fioraia, però se la vedranno sempre sbucare all’improvviso e quando meno se lo aspettano. Lettori avvisati …
I preparativi per il matrimonio occuperanno ancora qualche capitolo, giusto per chiarire ancora qualche questione, poi ci troveremo in piena estate ( eh già, facciamo sempre riferimento al discorso sulla coerenza meteo-stagionale che caratterizza il mio cervello confuso) e da quel momento in poi cominceranno gli esperimenti/torture che riguarderanno altri personaggi, quindi coloro che non ne possono più della CloTi saranno contenti.
Che altro dire? Ah sì, che mando un abbraccio a tutti e spero di non spaventarvi andando avanti con la storia.
Un bacione.
Manila.

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Capitolo 30
*** L'abito - Parte 2 ***


27. L'abito - Parte 2-
(Tifa)

L’acqua scivola fresca e ristoratrice mentre la raccolgo con i palmi e me la porto al viso. Dopo il momento di sfogo avuto con Vincent, ho deciso che era giunta l’ora di finirla con l’apatia e di darmi una mossa. Sono tornata in chiesa e ho approfittato del laghetto per rinfrescarmi. Mi rifletto sullo specchio d’acqua. Le guance sono ancora un po’ rosse ma il contorno occhi si è già sgonfiato, nessuno direbbe che ho pianto. Mi dispiace che l’ex turk abbia dovuto assistere al mio momento di debolezza, però so di poter contare sulla sua discrezione. Ciò che mi ha colpito è stata la sua attenta lettura della situazione e mi chiedo se il mio cruccio fosse così evidente, oppure il signor Valentine possiede delle doti da psicologo che tiene accuratamente nascoste … Che la risposta sia l’una oppure l’altra, le sue parole mi sono state  davvero di conforto e mi ricorderò della sua premura per tutta la vita.
Quando varco la soglia e raggiungo l’esterno, mi sembra di essermi risvegliata da un brutto sogno. Adesso il cielo è molto più sereno, così come il mio animo. Lascio che il mio sguardo vaghi ancora un po’ in alto e chiudo gli occhi.

Somigliare a una nuvola …

Qualcosa di leggero mi solletica la fronte, poi il naso. Riapro gli occhi e una piuma mossa dal vento mi volteggia attorno senza mai raggiungere il suolo.

Leggera come una piuma …

Sospiro. Adesso mi sento meglio, però il problema resta: non ho ancora trovato l’abito per il nostro grande giorno.

E’ profumo di fiori questo?

Non proviene dall’interno della chiesa, sembra più giungere dai vicoli grigi e dalle macerie che circondano questo settore.  Non so esattamente perché, però comincio a seguirne la scia. E’ raro che qui crescano fiori, vorrei capire quale sia la fonte.
Sto camminando da cinque minuti buoni ed è incredibile come il profumo appaia e scompaia tra i viottoli più nascosti. Quando credo di aver individuato la strada giusta, il profumo scompare per poi ricomparire da un’altra parte con una folata di vento.  Svolto l’angolo e mi trovo in un crocicchio di strade che mi impedisce di capire da dove arrivi la fragranza. A questo punto decido di rinunciare all’impresa ma una piuma, forse quella di prima, si ripresenta davanti ai miei occhi fluttuando nella sua lenta e delicata danza. Non mi capacito, perché sto facendo questo strano gioco? Ora che ci penso, non credo di essere mai arrivata in questa zona della città. A differenza degli altri quartieri, questo è costruito con molto meno acciaio e molti più muri di pietra. Non so se si possa considerare un centro storico, resta il fatto che l’odore metallico lascia maggiore spazio a un profumo di terra e bucato che è impossibile incontrare altrove. Ma la differenza non è solo questa: i grattacieli e i palazzi rettangolari cedono il posto a casette alte al massimo due piani, dipinte con colori tenui, dai tetti spioventi e il viottolo è pieno di negozietti; il viavai di gente è meno frenetico, sembra che le persone passeggino e non sgomitino per conquistare un centimetro l’asfalto come succede in centro, c’è una sorta di tranquilla routine che mi ricorda vagamente quella di Nibelheim.
Casa …
 Sembra che qui il commercio si basi sull’artigianato, praticamente oggetti, utensili, quadri, indumenti, suggeriscono una realizzazione  manuale, piuttosto che provenire da industrie specializzate. Alcuni negozi sono davvero pittoreschi, come quello dei giocattoli e sono sicura che a Marlene piacerebbe un sacco. Prendo a passeggiare davanti alle vetrine  come farebbe una turista, con la differenza che questa non sembra una meta per vacanze, ma un angolo di mondo sbucato da un libro di fiabe.
Di nuovo la piuma attrae la mia attenzione sfiorandomi il viso. Questa volta, però, decide di toccare il terreno e lo fa andando a poggiarsi davanti alla porta di legno e vetro di un negozio un po’ più nascosto. Mi avvicino e mi accorgo che il profumo di fiori è di nuovo percepibile.  Ormai guidata da una forza irrazionale che pilota i miei gesti, afferro la maniglia, la spingo verso il basso e, prima di aprire la porta, respiro profondamente. Con estrema timidezza metto la testa dentro e vengo investita dal profumo di fiori, apro un po’ di più e la piuma viene spinta all’interno dallo spostamento d’aria. Non notando alcun movimento, mi faccio coraggio e faccio qualche passo avanti. I miei anfibi sembrano gracchiare sul parquet cerato di tutto punto, la fragranza che si avverte è dolce ma non fastidiosa, la temperatura all’interno è piacevole, tutto l’arredamento  è realizzato in legno, alle pareti c’è una carta da parati con motivi floreali e a illuminare i punti più bui ci sono degli applique di quelli che si usavano tantissimo tempo fa. Mi trovo in una specie di sartoria, su alcuni scaffali fanno bella mostra di sé pizzi e merletti confezionati in deliziose scatoline colorate, dall’altra parte ci sono delle stoffe ancora inutilizzate, campionari e dietro a un bancone c‘è una vecchia macchina da cucire. La osservo bene e sorrido, mia madre ne aveva una identica.
Mamma …
La piuma si solleva nuovamente da terra e volteggia fino a raggiungere una specie di nicchia in fondo al negozietto, un angolino tenuto nascosto da una spessa tenda.  So che non dovrei farlo, però la tentazione è troppo grande, quindi sposto appena la stoffa per curiosare oltre di essa e scoprire ciò che cela alla mia ghiotta vista …
- E tu cosa ci fai qui?-
La voce che mi arriva alle spalle mi spaventa e sobbalzo come colta in fallo, mollando subito la tenda senza riuscire a vedere il contenuto della nicchia. La persona che ha parlato, un uomo anziano, interpreta male la mia reazione e pensa al peggio.
-Stavi cercando di rubare qualcosa!-
Scuoto con convinzione la testa arrossendo violentemente. No che non stavo cercando di rubare,però devo ammettere che, entrando, mi è sembrato di violare un luogo incontaminato.
- Ma la smetti di dire assurdità?- lo redarguisce una donna, anziana anch’essa , apparsa dietro di lui
 -Non vedi che è solo una cliente?-
Una cliente? Beh, non proprio, però sempre meglio di essere scambiata per una ladra. A volte mi chiedo come abbia fatto Yuffie a convivere per anni con quella sorta di cleptomania senza farsi troppi problemi …
- Cliente, dici? E ti sembra una persona che possa indossare qualcosa confezionato da noi? Ma guarda com’è conciata!-
Abbasso lo sguardo su me stessa. I pantaloni neri infilati negli anfibi alti,il cinturone borchiato in vita, la maglietta bianca dallo scollo a barca che mi lascia una spalla fuori e il giubbino leggero in ecopelle  legato in vita  effettivamente non hanno l’eleganza degli abiti che sicuramente vengono confezionati qui.
- Beh, ecco io … - balbetto come una bambinetta. Perché è così difficile spiegare a queste persone cosa ci faccio qui? Forse perché non lo so nemmeno io …
La signora anziana sembra percepire il mio imbarazzo e mi sorride, forse con l’intento di farmi rilassare un po’. Le sorrido di rimando, la sua espressione trasmette molta serenità.
- Non sono una ladra, potete stare tranquilli. Volevo solo dare un’occhiata, sono capitata qui per caso e ho notato il negozio, così sono entrata … -
- Mio marito è un vecchio rimbambito, non badargli-
Il diretto interessato bofonchia qualcosa di cui riesco solo a capire che le donne in menopausa sono la peggiore piaga che possa capitare dopo Meteor e per un momento mi sembra di sentir parlare un Cid decisamente invecchiato e con meno capelli.
- Era questo che volevi vedere?-
Mi chiede la donna riferendosi a quanto celato dalla tenda.
Annuisco come una bambina mentre  lei, soddisfatta, afferra la stoffa con le sue mani segnate dal tempo e la tira.
Resto senza fiato quando su un manichino di legno dal sapore antico, vedo un vestito da sposa bianco. Credo di aver sgranato gli occhi e spalancato la bocca, perché la vecchietta ridacchia come una che la sa lunga in fatto di colpi di fulmine. Sì, perché credo che una reazione del genere possa definirsi solo così: un colpo di fulmine.
- Ti piace, cara?-
- Se mi piace,dice? Credo di non aver mai visto nulla di più bello … - ammetto.
In realtà l’abito in sé è molto semplice, è un mono spalla in chiffon bianco sulla cui unica spallina ci sono cucite tre piccole roselline. All’interno di esse è stato applicato un brillantino e qualche perlina per impreziosirle. Il corpetto è stretto in vita e la gonna si apre fino a terra ma non è particolarmente ampia,è morbida e scivolosa. Sul lato c’è un leggero drappeggio che si unisce al fianco, poco sopra l’anca e anche lì sono state cucite le stesse roselline che sono sulla spallina. Il retro presenta un piccolo strascico e la spallina si unisce al corpetto con due nastrini. Il bordo della gonna è leggermente ondulato e non troppo lungo, il corpetto è a piegoline.
Dio, sono rimasta incantata, non riesco più a spostare lo sguardo altrove!
- Era il mio abito da sposa, ma non l’ho mai indossato- mi spiega con voce nostalgica – l’ho confezionato con le mie mani.  Volevo  che lui mi trovasse splendida, solo che era l’unica stoffa che ero riuscita a comprare con i miei risparmi. Non è lussuoso, era tutto ciò che potessi permettermi all’epoca-
- Perché non lo ha indossato più? Non le è piaciuto il risultato finale?- so che è una domanda indiscreta ma sono curiosa, ecco.
- Certo, solo che mi sono accorta di aspettare un bambino  e dopo sei mesi e non ero più della stessa taglia- ammette con un’ovvietà  che mai mi sarei aspettata di sentire da una donna della sua età rispetto ad un simile argomento. Sorrido come un’ebete, non riesco a non tenere gli occhi fissi su questo splendore
- Una futura sposa?- mi domanda la vecchina.
- Beh, mi riesce ancora difficile dirlo, però, sì. Io e il mio fidanzato ci sposiamo a settembre. Abbiamo affrettato un po’ i tempi e ci troviamo indietro con i preparativi, ma non vedo l’ora di sposarlo. Siamo amici d’infanzia, ci siamo persi di vista per diverso tempo, però poi ci siamo ritrovati … -
Non so perché le sto dicendo queste cose, mi sento più stupida di qualche ora fa, mentre facevo la patetica con Vincent, tuttavia c’è qualcosa in questa donna che mi trasmette molta serenità. Non la conosco ma sento di potermi fidare, e poi anche lei mi ha donato un pezzo del suo passato, quindi mi riesce facile aprirmi con lei.
- … In realtà amava un’altra, la mia migliore amica, solo che è scomparsa già da qualche anno. Fino alla fine ho temuto di essere un ripiego per lui, ma  mi sono resa conto dell’assurdità delle mie paure. Viviamo con poco, però anche io, come lei, vorrei essere bellissima quel giorno-
- E’ questo che stai facendo, stai cercando un abito da sposa?- il marito della signora s’intromette nel discorso.
Annuisco.
- In realtà stavo facendo shopping proprio per questo motivo e sono capitata qui per caso- però non scendo in dettagli sul come ho trovato il loro negozio altrimenti mi prenderanno per matta, oltre che per cleptomane.
- Ma certe scelte non si fanno accompagnate dalla propria madre?-
- Giusta osservazione, solo che mia madre è morta quando ero solo una bambina. Ci sono delle amiche che si sono proposte per accompagnarmi, però non abbiamo trovato nulla che mi convincesse … -
- Vuoi provarlo?- la domanda del burbero vecchietto riesce a distogliere il mio sguardo dall’abito.
- Dice davvero?-

***

- Aspetta un momento, alza un po’ le braccia … Ecco qua! Voltati!-
La vecchietta mi ha aiutata con molta pazienza. Quando si è resa conto dell’abbondanza del mio seno si è fatta una risata, si è complimentata con me e si è detta contenta per il mio fidanzato. Ha specificato che anche lei era ben fornita da giovane, e questo va a mio vantaggio per quanto riguarda la taglia del vestito. Ammetto che  anche Cloud è piuttosto soddisfatto della carrozzeria di cui Madre Natura mi ha fornito e che è ancora più felice se a coprirla non c’è alcun indumento, però ho evitato di dirlo …
Mi faccio coraggio e mi volto verso lo specchio.
E’  praticamente perfetto!
Il corpetto esalta la vita al punto giusto, inoltre lo scollo è alto, quindi il mio seno è decisamente meno evidente. Il colore non cozza con il mio incarnato e non fa a botte con occhi e capelli. Non sembro un pupazzo di neve, non sono spenta, l’abito non mi muore addosso e non sembro un fantasma come mi era capitato con quelli precedentemente provati. Riesco perfino a vedermi carina! Sembro … sembro …
- Cara, sembri una nuvola!- sorride la vecchietta.
La piuma mi cade ai piedi, il profumo di fiori sembra ancora più dolce e io ho finalmente indossato i miei panni . E forse ho anche trovato il mio abito da sposa ... Beh, certo, ci vuole qualche modifica qua e là, bisogna adattarlo alle mie misure, magari aggiungere qualche dettaglio, però …
- Signora, è … è … in vendita?- chiedo speranzosa.
- No- è tutto ciò che mi risponde.
Avverto un tuffo al cuore, ci avevo sperato tanto!
- … Però … -

***

Corro, corro più che posso. Mi sento leggera, sollevata, felice come non mai.
Ormai il cielo è imbrunito, la temperatura è scesa un po’ ma sono abbastanza accaldata da non dovermene preoccupare minimamente.
Con il fiatone e le guance rosse, arrivo a destinazione. Spingo la porta del bar e le campanelle a vento segnalano la mia presenza.
- Tifa, ma dove sei stata? Ci stavamo preoccupando!- Shera mi viene incontro con fare apprensivo.
- Sei stata fuori tutto il giorno … - Yuffie le tiene manforte.
- Avresti potuto almeno telefonare- mi fa notare Barret. Che buffo, sembra un padre che non sa che fine abbia fatto la figlioletta adolescente.
In un angolo, nascosti nella penombra, gli occhi scintillanti di Vincent Valentine mi scrutano con attenzione. Come avevo previsto, non ha raccontato nulla di quanto successo , ha mantenuto il segreto e ha evitato che nascessero ulteriori problemi. Yuffie, amica mia, se giochi bene le tue carte andrà tutto a tuo vantaggio, l’ex turk è bizzarro, però è davvero un uomo da sposare.
- Tifa … - è Cloud a parlarmi. Si avvicina e mi poggia le mani sulle spalle.
Incrocio il suo sguardo.
E’ vero, un ragazzo che guarda una ragazza con quegli occhi non può essersi semplicemente accontentato. Oltre alla preoccupazione per la mia giornata da latitante, oltre all’incertezza e all’angoscia causate dal mio malumore di questi gironi, s’intravede una luce che non è di certo attribuibile all’esposizione al mako. C’è amore in quello sguardo preoccupato, ed è tutto per me, senza mezze misure, senza compromessi.
Mi dispiace di averti causato disagi, Cloud, ma avevo bisogno di capire, dovevo superare le paure che mi angosciavano per essere pronta per te. Dovevo solo imparare ad avere fiducia in me stessa, in Tifa Lockheart, nella ragazza che hai scelto come compagna di vita. Non so se ci sono riuscita, immagino che ci vorrà tempo, però devo necessariamente provarci e credo di essere sulla giusta strada.
- Tifa, le ragazze mi hanno raccontato di stamattina, della ricerca fallita, della tua delusione. Beh, a me non importa come verrai vestita, dico davvero, mi basta solo saperti serena. Va bene qualsiasi cosa, purchè ci sia tu!-
Povero Cloud, un’ammissione del genere per giunta davanti a un pubblico che sembra voler prendere appunti pur di utilizzare le tue stesse parole in secondo momento, per ricattarti e costringerti a fare qualcosa che non vuoi, deve essere tremendo per una persona chiusa e riservata come te. Eh, no, in casa Strife-Lockheart la discrezione non esiste, ma pazienza, ti ripagherò quando saremo soli e questo non verranno mai a saperlo.
Gli butto le braccia al collo e lo stringo forte. Sulle prime non reagisce, ancora stordito dalla mia reazione, poi sento le sue braccia avvolgermi la vita. Non c’è calore al mondo che possa competere col tepore emanato dal suo corpo.
Mi allontano giusto il necessario per parlare, lo guardo negli occhi e con una punta d’orgoglio affermo con tutta sicurezza:

- Trovato!-





Amen.
Spero per voi che siate ancora svegli e vigili dopo la lettura. Sarà colpa del meteo sfavorevole che concilia il sonno ma stento a tenere gli occhi aperti …
Tra i tre capitoli che riguardano questo insopportabile matrimonio, quello che preferisco è di certo il prossimo. E poi c’è Cid, e dove c’è Cid c’è casa!
Perché tutto ciò che accade agli uomini è sempre più divertente, meno complicato e balordamente comico?
Un bacione a tutti.
Manila.

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Capitolo 31
*** L'abito - Parte 3 ***



27. Abito  - Parte tre-
(Cloud)



- Strife, vieni fuori!- Barret scuote la porta del camerino con le nocche buone.
- Fossi matto!- mai e poi mai.
- Dai, non può essere così tremendo-
- Non m’interessa!- non mi sono ancora guardato allo specchio ma immagino cosa vedrò.
- Stai facendo la femminuccia!-
- Non m’interessa!- dei, non ce la faccio.
- Giuro di non ridere-
E va bene, tanto  prima o poi devo uscire da qui dentro.
Apro lentamente la porticina e faccio qualche passo avanti.
- ahahahahahahahahahahahahahahahah!-
Questo è perché aveva promesso di non ridere. Gli lancio un’occhiataccia.
- Va bene, scusami- sembra ricomporsi – è che il blu elettrico proprio non ti dona- ammette asciugandosi una lacrima al lato dell’occhio.
Mi volto verso lo specchio e l’immagine che vi si riflette mi spaventa.
Santa Jenova, sembro un cavallerizzo!Il papillon arancione, poi, è il vero tocco di classe.
Credevo che la cosa peggiore del matrimonio fosse circoscritta al momento della proposta, superata quella, il resto doveva essere tutto in discesa. Sono troppo ingenuo, me lo diceva anche mia madre...
Il tempo per i preparativi è poco, questo è vero, ma credo che se avessimo avuto a disposizione anche dieci anni il risultato non sarebbe stato tanto diverso. Tra le mille cose da fare, quella che è si può considerare come una continua fonte di angoscia è sicuramente la scelta dell'abito da indossare per il lieto evento.  Ho assicurato a Tifa di non farsene un problema e di scegliere qualsiasi cosa, tanto andrà  bene, però i buoni propositi nei suoi confronti non sono bastati per convincere me a non fare della scelta un dramma.  Sembra sia diventato più difficile scegliere l’abito che la sposa. Con la dichiarazione ho optato per i suggerimenti di Yuffie orientandomi verso qualcosa in linea con la mia personalità, ma qui il discorso è ben diverso. Mia madre non si è mai preoccupata dell’eleganza dei miei vestiti ed essendo cresciuto in montagna, per lei l’importante era che ciò che indossavo fosse pulito. Una volta arruolato, mi sono sempre limitato a indossare la divisa, lo stesso è successo una volta tornato a Midgar. Insomma, di moda non ne capisco niente e tanto meno ho dimestichezza con abiti di questo tipo. In fin dei conti non mi sono mai sposato …
- Barret, voglio essere sincero con te: questo vestito fa cagare! Va bene cercare qualcosa che mi faccia risaltare gli occhi, però questa roba sembra essere rimasta a mollo nel lifestream per millenni … -
Il mio amico si gratta in testa come se solo in questo momento si stesse accorgendo dell’assurdità della tinta di questo capo.
- Dici?-
- Hey, testa chiodata, che ne pensi di questo?-
Cid si fa avanti con un fagotto bianco, me lo piazza in mano e mi spinge nel camerino.
Un attimo dopo sono fuori, mi guardo e mi dico che il capitano come consulente sentimentale lascia a desiderare, ma come consulente d’immagine fa venire voglia di impiccarsi. I pantaloni sono aderentissimi come una calzamaglia, il mio strumento di riproduzione è stretto in un cavallo decisamente della misura sbagliata e la camicia, bianca anch’essa, è piena di pizzi e bordi ondulati.
Barret scoppia nuovamente a ridere, vestito così potrei interpretare il Lago dei Chocobo come primo ballerino …
- Cid, toglimi una curiosità: ma quando ti sei sposato, chi ha scelto il tuo abito?- l’ occhio di Red XIII lo scruta sospettoso.
Il capitano sembra sorpreso da questa domanda, si mette la sigaretta spenta sull’orecchio sinistro e con un’alzata di spalle risponde in tono ovvio
- Beh, in realtà lo avevo già a casa, ma non l’avevo ancora usato-
- Stai dicendo che avevi nell’armadio un vestito così impegnativo senza averlo usato? Scusa, ma per quale occasione lo avevi acquistato se non per il tuo matrimonio?-
- Lo avevo preso per partecipare al funerale di quella che è la mia attuale suocera, non avevamo ancora nessuno legame ma già non la potevo soffrire. Ho sognato il momento come un giorno memorabile, uno di quelli in cui bisogna presentarsi all’evento impeccabilmente vestiti, però quella donna impossibile non è ancora morta. Guerra contro la Shinra, Meteor, geostigma, deepground e lei è ancora viva, vegeta e in perfetta salute! Che il diavolo se la porti!-
Le nostre mandibole scivolano fino a terra. Chissà se Shera è a conoscenza di questo retroscena …
Sospiro, avrei dovuto aspettarmi una risposta simile da uno come lui, ha addirittura fatto cadere le braccia a Vincent, che se ne sta in disparte senza emettere fiato. Quando gli ho chiesto di accompagnarmi mi ha guardato come se gli avessi confessato di aver copulato con Sephiroth e ha allargato il mantello, con il suo solito gesto, per farmi notare dove iniziano e finiscono le sue competenze in fatto di moda.
- Scusatemi, gentili signori- la voce di un uomo dalla erre moscia attira la nostra attenzione. Ci voltiamo a guardarlo, è un commesso.
- A quanto pare qui serve il mio aiuto.  Mi chiamo Luis e oggi sarò il vostro umile servitore- sorride mentre apre un ventaglio e comincia a sventolarlo.
-Oh, l’idea non sarebbe male- ammette Barret . Luis si volta verso di lui e i suoi occhi sembrano brillare d’ammirazione.
- Cosa abbiamo qui? Una montagna di muscoli! Cocco, ti vedo molto meglio in costume che con un completo addosso-
- Come mi ha chiamato questo spaventapasseri?- bisbiglia il mio amico, mentre il commesso comincia a guardarci con occhio critico.
- Gli abiti che dovete prendere servono per qualche evento particolare?- s’informa
- Ehm, servono per il mio matrimonio … - rispondo un po’ impacciato.
Si volta verso di me, mi scruta, poi emette la sua sentenza.
- Biondino, perdona la franchezza, ma nessuno ti ha detto che l’unica che deve vestirsi di bianco a un matrimonio è la sposa? -
Abbasso gli occhi e mi rendo conto di indossare ancora quel tutù ridicolo che mi ha passato Cid.
- Comunque, gran bello strumento. La tua ragazza è molto fortunata, con quello si divertirà tantissimo, beata lei!-
Ma come si perm …
- Va bene signori, venite con me-
Ci mettiamo in fila indiana e seguiamo questo strano personaggio ad un altro piano. Non so perché, ma ho come l’impressione che sarà un’esperienza tremenda.


***

I camerini in cui siamo entrati per misurare i vestiti che, secondo Luis, sono adatti a noi sono l’uno accanto all’altro. Sarà anche un commesso e un esperto di moda, però non sono molto sicuro che abbia valutato bene la situazione.
Mi faccio coraggio, spingo l’ultimo bottone nell’asola e apro la tendina che mi separa dall’enorme specchio che ho davanti. Avanzo di qualche passo e non riesco a credere ai miei occhi. Chi è quel deficiente con la mia faccia?
Indosso un vestito nero, con un mantello stile vampiro e il cilindro sulla testa. Va bene, lo prendo per carnevale …
Nel momento in cui prego gli dei che ai miei amici sia andata meglio, un altro camerino si spalanca e Barret fa la sua entrata trionfale con … una gorgiera?!? E io che credevo di essere ridicolo!
- Puttana Jenova, che schifo è mai questo?- la voce di Cid alla mia destra mi conferma che non sono l’unico a pensare che il commesso abbia gusti strani.
Lo sventolio di un’altra tenda rivela la violenza fatta su Vincent Valentine, dato che Luis ha capito che “gli piasce tanto il rosso”, ha pensato bene di schiaffargli addosso un completo color pomodoro con la giacca a coda di pinguino e il panciotto a pois blu.
- Io non vado proprio da nessuna parte conciato così- si lamenta Red XIII mentre osserva disgustato i fiocchetti gialli che gli sono stati legati alla criniera a cui, secondo Luis, dovrebbe fare una permanente .
Il commesso si avvicina, ci squadra da capo a piedi e poi batte le mani tutto contento.
- Siete praticamente perfetti!-
- Ma dico, hai fatto colazione con latte e mako?- tuona Cid.
- Non è di vostro gradimento ? Volendo potreste provare degli abiti spezzati, sono molto in voga quest’anno … -
-Se non la pianti l’unica cosa che vedrai spezzata sarà il tuo collo da struzzo – ringhia Barret, a cui manca solo la parrucca con i boccoletti.
Luis si gira verso di lui, gli mette una mano sulla spalla e sospira.
- Oh, cocco, mi esciti de disci così-  miagola manco fosse una gatta morta.
Wallace alza gli occhi al cielo e poi lo guarda storto.
- Ringrazia Dio che ho una figlia che mi aspetta a casa e non voglio passare un guaio, altrimenti quel “cocco” te lo avrei ficcato su per le narici a costo di passare la notte in una cella- borbotta.
- Hai una figlia? Ma è bella come suo padre ?-
Non lo ha detto davvero, per favore, ditemi che non lo ha detto. In realtà la frase vorrebbe essere un complimento, solo che l’ex capo di ALAVANCHE diventa un tantino esagerato quando si tratta della sua bambina.
- Che hai da dire su Marlene?-
Qui si mette male.
- Dai, Barret, sono sicuro che Luis non voleva … – inizia Red con tono concilianti, ma il nostro amico lo ignora.
- Quando l’hai vista? L’hai conosciuta per strada? Sei di quelli che fanno gli appostamenti all’uscita da scuola?-
- Basta guardare nei tuoi splendidi occhi per vederla- spiega il commesso.
E’ un momento, Barret lo afferra per il collo e lo scaraventa in uno dei camerini in cui ci siamo cambiati.
E’ caos totale, i chocobo imbizzarriti scalciano di meno …

***

- E non fatevi mai più rivedere! E’ già tanto che non abbia avvisato le autorità. Tsk, villani … - il titolare del negozio ci sbatte la porta in faccia.
- Cocco, hai visto cos’hai combinato?- Cid si infila una sigaretta tra le labbra.
- Stai zitto, dovresti ringraziarmi, se Shera ti avesse visto con quella bombetta in testa ti avrebbe lasciato-ringhia Barret.
- Porco cazzo, allora perché non ti sei fatto gli affari tuoi?!?-
Ci guardiamo un attimo come se solo adesso ci stessimo rendendo conto di quanto accaduto e poi scoppiamo a ridere.
- Vestirsi da pinguino è roba da donnette- ribadisce il Capitano accendendo la sua sigaretta.
- Sì, però al matrimonio non possiamo presentarci in jeans, ti pare?- gli fa notare Red.
- Pensa che tu neanche devi vestirti- osserva giustamente Barret.
-  Ma dove lo troviamo un uomo sano di mente e che vesta in modo dignitoso?- chiedo ormai incapace di decidere se trovare la cosa tragica, comica o entrambe le cose.
- Chiamo Reeve -  Vincent allarga il mantello ed estrae il cellulare.
- Non per scoraggiarti,  ma hai visto come va vestito di solito? Credi che potrebbe aiutarci?- ottima persona, Reeve, per carità, ma come minimo mi suggerirebbe un peplo.
-  Lui no, però so che ha il numero di Rude- mi risponde l’ex turk.
Che cosa?????







La demenzialità è il mio elemento e questo è il capitolo che preferisco tra i tre.
Cid, sei l’amore della mia vita; Cloud, fatti un amico gay; Red, scappa finchè puoi; Barret, ce la facciamo curare un po’ questa gelosia cronica? Vincent, hai dimenticato proprio tutto della tua vita precedente?
Spero di essermi fatta perdonare per le scorse pedanterie.
Sono di corsa, quindi vi lascio con la speranza di avervi divertito anche solo un po'.
Mando un bacione a tutti voi!
A presto.
Manila.

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Capitolo 32
*** Man in the mirror ***


28. Man in the mirror
( Yuffie )


- Non esagerare-
- Non esagererò- lo rassicuro
- Solo un po’- è un bisbiglio rauco il suo.
- Solo un po’- confermo.
Il suo sguardo si mantiene basso.
- Suvvia, Vincent, prometto solennemente che non mi aiuterò mettendoti in testa una scodella!- cerco di scherzare.
- Ricordo che una volta mio padre usò un pugnale per i miei , ne uscì una cosa che non si poteva vedere! Con te userò le forbici, vedi? -
Il suo sguardo si solleva dal pavimento e incrocia il mio nello specchio.
Il bagno di Shera e Cid non è molto grande, ci stiamo un po’ stretti, specie a causa della sedia su cui lui è seduto, però non riesco a farlo se non davanti a una superficie riflettente. E poi è troppo alto!
Senza mantello, collo alto e fascia sulla fronte posso vederlo meglio, ma non bene a causa della chioma lunga e selvaggia che gli ricade anche davanti.
Vincent Valentine è un bell’uomo, non è una novità, ma da questa prospettiva posso intravedere quel lato che tende a nascondere. Forse solo a Shelke è permesso entrare in quel mondo di luci e ombre che ha creato dentro di sé e , probabilmente, neanche a lei è concesso di esplorarlo fino in fondo.
Posso illudermi di pensare che oggi abbia permesso anche a me di sbirciare?

- E se li tagliassimo?-
Posa il rasoio sul ripiano del lavandino e tace
- … -
- Ma sì, solo un po’- sorrido.
I suoi occhi rossi continuano a scrutarmi dal riflesso nello specchio.
Imperscrutabili.
- Ehm, non voglio dire che così ti stanno male, però … -
- Ve bene -



Passo il pettine tra i suoi capelli bagnati, sono lisci e privi di nodi, nel mentre lo spio. Non credo che il suo scetticismo derivi dal fatto che ami i capelli lunghi o che non si fidi delle mie capacità di tagliarli, piuttosto sospetto che gli servano per nascondersi, al pari del suo mantello. I nostri occhi si incrociano per un altro brevissimo istante.
Non guarda mai il suo riflesso …

- Non ti piacciono gli specchi?-
- Non mi piace ciò che ci vedo riflesso-

- E’ per questo che ti tagli così spesso quando ti radi?-
- … -

Chissà se gli piacerà ciò che vedrà quando avrò finito.
Prendo le forbici con le mani che mi tremano un po’. Non è la prima volta che lo faccio, però in questo caso mi sento come se non fossi davvero pronta a subirne le conseguenze nel caso dovesse andare male.
Alzo lo sguardo per incrociare il suo, che sento su di me, per avere l’ultima conferma.
- Solo un po’ … - mi dice.
- Solo un po’!- gli ripeto.
Abbassa gli occhi sul pavimento e inizio a tagliare.

Il naso dritto, la mascella volitiva, la bocca piena, i lineamenti decisi, gli occhi dal taglio particolare, lo sguardo impenetrabile.
Vincent Valentine è un uomo bello. E’ un uomo molto bello,è un uomo bellerrimo e oggi ne ho avuto l’ennesima conferma.
Come promesso, non ho tagliato drasticamente i capelli,ma mi sono limitata ad accorciarli leggermente e a sfoltirli un po’, anche perché ho capito che non è una persona in grado di sopportare cambiamenti repentini che lo riguardano direttamente. Non so se anche prima fosse così, oppure sia la conseguenza dei suoi trent’anni di isolamento, però è già un grande passo che abbia accettato la mia proposta. Se ha bisogno dei suoi tempi, li avrà.
Mi chiedo solo perché abbia esplicitamente voluto che fossi io a tagliarli.
Osserva il suo riflesso e mi sembra di scorgere un’espressione severa che gli scompare quando incrocia il mio sguardo.
Si raddolcisce?
- E adesso ti piace ciò che vedi nello specchio?-
- No, ma voglio provare a cambiare a partire da lui- e si indica con il dito metallico.
-  Secondo me stai molto bene, sembri mister settembre sul calendario che ho a casa. Prova a togliere la maglietta e a contrarre i muscoli, sei identico! E la prossima volta taglieremo di più! – affermo entusiasta, facendo un giro su me stessa.
E’ proprio vero ciò che vedo?
-  Quello è un sorriso, Vincent Valentine?-
- … -
Beh, bisogna essere estremamente ottimisti per considerarlo un vero sorriso ma almeno le sue labbra hanno avuto una specie di guizzo all’insù.
Scuoto la testa e ripeto tra me e me che non devo correre.
Cambiamenti piccoli, Yuffie, un passo alla volta.
Una chiave che gira dalla toppa ci distrae.
- Yuffie, Vincent, siamo tornati! Ma dove siet…- La voce di Shera è partita dalla porta d‘ingresso, si è avvicinata man mano, poi si è interrotta quando ci ha scorti in bagno. La padrona di casa guarda il mantello appeso alla maniglia della porta, la fascia dimenticata sul poggia asciugamani e i capelli tagliati che giacciono sul pavimento, poi riporta l’attenzione su di noi.
- Oh…!-
Già, oh
Cid passa davanti alla soglia, butta un occhio dentro, punta il dito verso Vincent, si toglie la sigaretta da bocca e ci dice come la pensa …

- Chi cazzo è quello?!?-








* Vagamente ispirato alla canzone di Michael Jackson, Man in the mirror, un capolavoro pazzesco.

Ok, fuori i pomodori e le uova marce. Lo so che, tra tutti, Vincenzino è il personaggio che ha conosciuto meno cambiamenti, però mi piace pensare che possa avere un minimo di evoluzione. Alla fine di DoC sembra intenzionato ad andare avanti e mi sembra sorrida pure. Ecco, vorrei restare su quella scia senza esagerare. Ci riuscirò? Sicuramente no, però è bello illudersi.
Mila si è raccomandata di dirvi che le frasi in corsivo sono flashback. Le ho detto che l’unica a non averlo capito è lei e che mi fido ciecamente della vostra intelligenza, ma ha risposto che è lei a non fidarsi della mia, quindi me lo ha fatto specificare.

Suvvia, sapete che storcere il naso in quel modo fa uscire delle rughe esagerate? Non mi perdonate, vero?
L
Baci.

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Capitolo 33
*** Mission ***


29. Mission
(Rude)


La strada è molto affollata, di sabato è sempre così.
Sono appostato ad un angolo di un vicolo secondario e seguo con attenzione gli spostamenti dell’oggetto della nostra missione.
- Rude, l’ho individuata, passo-
La voce di Reno mi giunge tramite gli auricolari.
- E’ al banco della frutta, passo-
Lo vedo anche da qui, attraverso la vetrata laterale posso intuire chiaramente il percorso che ha intenzione di fare.
- Sbaglio o si è fermata davanti alle scatole di profilattici?Passo-
Stringo un po’ di più le mie mani chiuse a pugno.
- Ah, no, è lo scaffale del dentifricio … Passo  -si corregge il mio collega.
 - Quelli sono assorbenti? Cosa dovrà farne di tanto detersivo? Credi che Strife mangerà quell’intruglio? Sembra sia appena stato vomitato e … -
Dall’altro lato della strada vedo Reno urtare accidentalmente contro una vecchietta che non ascolta neanche le sue scuse ma, forse fuorviata dal suo aspetto, comincia a prenderlo a borsettate .
Sospiro.
- Reno, la finisci di perdere tempo?-
Si gira verso di me con un segno rosso sulla guancia, i capelli ancora più stravolti e gli occhiali storti.
- Ho avuto un imprevisto,  che diamine! Passo- si lamenta.
Abbasso un attimo gli occhi sul mio palmare, giusto per vedere se gli appunti presi sono esatti.
- Wow!- l’esclamazione di Reno mi distrae.
- L’abbiamo persa?- chiedo allarmato.
- Oh no, ma quella che è appena passata ha molte più tette della Lockhart. Incredibile Rude, peccato che tu le abbia perse. Erano enormi, ballonzolavano tutte a ogni passo e mi sono chiesto, cazzo, cosa si prova a mettere la testa tra tanto ben di Dio, è umanamente impossibile non morire soffocati! Però sai che splendida morte in mezzo a tutt … -
- Reno, la missione!- interrompo la sua fantasia erotica prima che diventi ingestibile, nel mentre mi avvicino a lui, lasciando la mia postazione strategica.
- Oh, ma quanto diventi noioso quando si tratta di questa qui!- sbuffa.
Non rispondo.
Come pensare alle altre se si ha LEI davanti agli occhi? Si aggira tra gli scaffali con la lista della spesa in mano, sorride cordialmente a tutte le commesse, aspetta pazientemente in fila alla cassa e aiuta le vecchiette a riempire le buste, nessuno regge il paragole! E’… è …
- Rude? Hey, Rude? Pianeta chiama Rude, Rude rispondi! Passo-
- Sì, sì, ho capito-
Perché continua a parlarmi tramite auricolari se ormai siamo spalla a spalla?
- Dovresti smetterla, lo sai?- ghigna.
In effetti non ha torto.
- Oh, eccola che esce! Nascondiamoci!!-
Stando alla sua agenda degli impegni dovrebbe dirigersi verso il negozio di animali, quindi dovrebbe svoltare a sinistra ed è lì che l’attenderemo.
Dopo tre minuti buoni di lei neanche l’ombra . Ci affacciamo dai nostri nascondigli e vediamo che ha preso la destra. Maledizione, la missione non può fallire!
- Ma dove sta andando?- chiede Reno.
- Probabilmente ha cambiato programma all’ultimo minuto, facciamo il giro del palazzo e anticipiamola-
Dopo una corsa pazzesca troviamo il soggetto chino su un vaso davanti al negozio di fiori.
- … E mi dia anche tre di queste, sono profumatissime!- chiede al fioraio che subito la serve. Soddisfatta del suo acquisto, afferra tutte le buste e cerca di incamminarsi, ma non appena si volta io e Reno le tendiamo il nostro agguato da temerari Turks quali siamo.
- Yo, Tifa! Ma che sorpresa incontrarci così per caso, non è vero Rude?-  e mi da una gomitata nelle costole.
Annuisco.
Quando ce l’ho davanti non riesco mai a spiccicare parola.
- Buongiorno a voi, ragazzi. Tutto bene? Anche voi a spasso?- sorride.
Restiamo impalati come due cretini, io perché resto così ogni volta che increspa le labbra, Reno perché ha evidentemente dimenticato il piano.
Vedendo che non rispondiamo nulla, stringe un po’ di più la presa sulla sua spesa e muove qualche passo in avanti.
- Bene, è stato bello incontrarvi ma vado un po’ di fretta, devo tornare al bar. Arrivederci!- e ci supera.
Arrivederci?!? Ci sta sfuggendo!
Io e il collega ci guardiamo negli occhi e la rincorriamo.
- Al bari dici? Oh, ma che fortuna, anche noi stavamo venendo lì!- improvvisa Reno.
- Davvero? – chiede poco convinta. Forse ha fiutato qualcosa, è una donna molto scaltra.
- Ma certo!- la rassicura Reno  - … Anzi, sai che ti dico? Visto che sei piena di buste ti diamo una mano- e così dicendo le toglie la spesa e la prende sottobraccio, trascinandola con sé.
- Hey, un momento, casa mia è dall’altra parte!-
Ma il rosso accelera il passo e ci ritroviamo dove dovevamo essere: in un vicolo appartato, lontano dalla folla di Edge.
- Tutte le strade portano al Seventh Heaven!-
La limousine è parcheggiata e i suoi vetri sono oscurati, apro lo sportello posteriore e faccio segno a Tifa di accomodarsi.
- Tranquilla, ti diamo solo un passaggio e il Presidente vuole approfittarne per scambiare due chiacchiere con te- la rassicuro mentre Reno sistema la spesa nel bagagliaio.
Il suo viso si adombra, come se avessi tradito la sua fiducia, mettendola in un situazione difficile.
Rufus ShinRa siede placidamente sui sedili di pelle, stringe la mano il suo bastone da passeggio, mentre con l’altra si porta un bicchiere pieno alla bocca.
- Tifa Lockhart, è da tanto che non ci vediamo – sorride accattivante.
- Non è mai abbastanza- sibila la ragazza, mentre si sistema sul sedile davanti a lui.
- Prendi qualcosa? – le chiede pigiando un pulsante e attivando l’apertura del frigo stracolmo di bottiglie di vario tipo.
- No, grazie- risponde secca, incrociando le braccia.
Il Presidente alza le spalle, ma riempie comunque un bicchiere di Martini.
- Molto male,Tifa Lockhart, non si rifiuta mai da bere quando si tratta di affari-  la sua voce è pigra, un po’ strascicata.
- Il punto è proprio questo, Signor Presidente, io e te non trattiamo affari di nessun tipo. Cosa vuoi da me?-
L’uomo le offre il liquore, mentre fa segno a Tseng di mettere in moto.
Tifa accetta la bevanda con riluttanza, limitandosi a rigirare il liquido nel vetro piuttosto che berlo. E’ nervosa ed è evidente.
- Dove mi state portando ?- chiede caustica.
- Ti stiamo riaccompagnando a casa -  risponde pacatamente il Presidente.
- Casa mia è dall’altra parte!- alza la voce.
- Con calma, Tifa Lockheart, esistono molte strade che portano al Paradiso … -
In risposta arriva uno sbuffo.
- Ho saputo che cucini molto bene – riprende il nostro capo, bagnandosi le labbra.
- Non ti ho mai visto al bar- ammette stizzita.
- Infatti non ho mai detto di esserci stato-
- Allora come … - sì interrompe per poi voltarsi verso me e Reno, rispettivamente seduti alla sua destra e alla sua sinistra.
Non mi piace quello sguardo, in genere lo si rivolge a chi ha tradito la fiducia di una persona che l’aveva accordata come prova.
-  Quindi avete fatto tutte quelle scene a Natale con il semplice scopo di introdurvi in casa mia per chissà quale secondo fine! Dovevo aspettarmelo … - butta giù un sorso spazientita.
Alzo gli occhi al cielo da dietro le lenti scure, mentre il mio collega fischietta come se l’argomento non lo riguardasse minimamente.
Tifa stringe i pugni e poi riprende a parlare.
- Diciamo che cucino discretamente, e allora? Vuoi un invito a cena? Oppure preferisci uno sconto se deciderai mai di scendere nei bassifondi e nutrirti alla mia mensa ?-
- Nulla di tutto ciò -  ammette il Presidente – in realtà ti ho fatta prelevare per proporti un lavoro, prendi questo incontro come un vero e proprio colloquio -
- Bene, la risposta è NO! – lo interrompe.
- Non ti ho ancora spiegato di cosa si tratta- le fa notare lui.
- Qualsiasi cosa sia, non può mai essere nulla di buono visto che sei tu a proporla, quindi non sono interessata-
L’uomo ghigna, si versa ancora da bere e si sistema il ciuffo nel suo usuale modo di riavviarsi i capelli.
- Sai signorina, al tuo posto non farei tanto la schizzinosa – l’avverte.
- Mi minacci?-
- Oh no, cerco solo di darti qualche buon consiglio … -
- Taglia corto, Rufus ShinRa, che diavolo vuoi?-
-Voglio che dal primo agosto tu sia alle mie dipendenze per un mese. Ti verrà fornito un biglietto per Costa del Sol e un alloggio. Ti voglio operativa fin da subito, quindi comincia a preparare i bagagli-
- Frena, Presidente, cosa dovrei fare a Costa del Sol?-
Mi piace la sua sfrontatezza nelle situazioni di pericolo, dimostra sempre di essere una gran donna.
- Ho un’attività che sta andando molto bene lì e mi occorrono persone capaci sia per lavorare al lido, sia per gestire il locale di notte. So che il tuo bar riscuote un certo successo nonostante sia un luogo d’intrattenimento per balordi. Ecco, vorrei che spendessi trentuno giorni per  incrementare il numero dei miei clienti -
La mora lo valuta per un istante e poi scuote la testa.
- Il mako ti ha fottuto il cervello- decide infine.
Il sorriso sinistro che le rivolge Rufus è agghiacciante.
- Hai ancora qualche giorno per prepararti-
La ragazza sgrana gli occhi e schiude un po’ le labbra, sempre più in preda alla sorpresa.
- Non è intossicazione da mako, devono essere gli effetti tardivi del geostigma !-
Svuota il contenuto del bicchiere sempre più stizzita, per poi passarmelo..
- Tu.. .stai per sposarti, giusto?-
La voce dell’uomo si fa sempre più simile a un sibilo.
- Cosa c’entra questo?- domanda sospettosa.
- C’entra che se non accetti la mia proposta non ci sarà prete, monaco, rabbino , giudice di pace o pubblico ufficiale disposto a legalizzare la vostra unione-
Tifa trattiene il fiato.
- Cosa stai dicendo?- bisbiglia.
Rufus annuisce consapevole del duro colpo che le sta infliggendo.
- Sto dicendo che o vieni a lavorare nel mio locale, oppure puoi dire addio al tuo matrimonio -
La ragazza scuote il capo, quasi divertita.
- E come credi che Cloud prenderà una notizia del genere?  Dimentichi che non sei mai riuscito a vincere contro di lui- gli fa notare con una certa sicurezza.
- Dipende tutto da te-
- Tu vuoi morire … -
- E credi sia possibile?-
Tifa stringe un po’ gli occhi, guardandolo di traverso.
- E vero, non ho mai vinto contro Cloud Strife, non in uno scontro diretto, tuttavia resto sempre il Presidente della ShinRa, realtà che sta ricostituendosi e, se non posso avere la meglio su quell’ex Soldier, posso far sentire la mia influenza su coloro che dovrebbero celebrare il vostro matrimonio-
La ragazza stringe i pugni poggiati sulle sue ginocchia. Se ho capito qualcosa di lei, si sta rendendo conto che Rufus non li lascerà mai in pace se non cede. Francamente non capisco perché il Presidente abbia deciso una cosa simile, ma è meglio non contraddirlo.
- Mi stai dicendo che dovrei lasciare la mia famiglia per un mese, abbandonare i preparativi per il mio matrimonio, chiudere il mio bar e venire a farti da schiava? – dice fissandosi le nocche che stanno sbiancando.
- Verrai ben pagata … - risponde l’uomo.
- Non è dei soldi che m’importa- mastica tra i denti la Lockhart.
Rufus le lancia un’ultima occhiata, fa segno a Tseng di fermarsi  e si riavvia i capelli.
- Se proprio ci tieni così tanto a quella banda di bifolchi, allora portatela appresso. Riserverò a voi tutti un alloggio, l’importante è che tu sia in servizio fin dalle prime ore dell’uno agosto -
La sua testa scatta verso l’alto e nei suoi occhi c’è molta sorpresa, come del resto c’è nei nostri. Cosa starà passando nella testa del Presidente? Quale sarà il suo vero obiettivo?
Reno ci mette del suo.
- Yo, Tifa, andiamo tutti al mare!-


 






Durante il periodo di Minosse, Virgilio , Caronte e compagni di merenda ho provveduto a postare capitoli prettamente invernali. Per coerenza adesso le dis-avventure si spostano al mare, proprio quando quella poverina che mi ha messo alla luce ha portato su lucine, palline, stelline e tutte le cose carine che finiscono per –ine mi faranno compagnia dal giorno dell’Immacolata al sei gennaio. Magari rileggere i capitoli in cui Cloud Strife mette in pratica ciò che Cid il Grande ha disperatamente tentato d’insegnargli   avrà tutto un altro sapore. Intanto, però, la storia è andata avanti di mesi.
Mi sembra necessario fare qualche precisazione. La prima riguarda il caro Presidente, il platinato Rufus-birbantello- ShinRa. Come non perdonare a questo pestifero essere tutte le marachelle di cui è reo? Suvvia, con quel faccino non gli si può dire di no … In realtà credo di non avergli reso la giustizia che merita, non è un personaggio che conosco a fondo ma ci ho provato.
Seconda precisazione: Rude. A parte che ignoro il suo cognome, non so se quello con cui viene chiamato sia un nome in codice o proprio il suo e non so neanche quanto porta di scarpe, credo che sia uno dei personaggi più difficili da descrivere. E’ problematico utilizzare il suo punto di vista, dato che parla meno di Vincent ( e ce ne vuole). Di lui so che ha una cotta per Tifa (quale uomo non l’avrebbe?), però non c’è una vera e propria scena in cui specifica cosa gli piaccia di lei, si limita solo ad ammettere questo interesse. Sulla base di questi pochi elementi ho dato la mia interpretazione,quindi non pretendo che tutti la condividano.
Altra questione spinosa: Reno e Rude. C’è chi li preferisce spietati assassini quasi del tutto privi di sentimenti e chi è più flessibile. Personalmente mi sono rifatta un po’ a quello che si vede in Advent Children. Qualcuno storcerà il naso, ma pazienza, in fin dei conti (Dis)avventure è una sequenza di situazioni tragicomiche leggere leggere e la coppia che si vede in AC è perfetta.
Ultimo punto e poi basta, promesso. Più che altro è un avviso che vi renderà immensamente felici, però abbiate la bontà di non sparare fuochi d’artificio questa volta … Credo che mi assenterò per un tempo indefinito a causa di impegni improcrastinabili, quindi questo dovrebbe essere lì’ultimo aggiornamento almeno fino a Natale. Il prossimo che posterò sarà un capitolo “sperimentale”, raccontato da più punti di vista e utile per introdurre gli avvenimenti della terza e ultima parte della storia. L’ho scritto solo in parte e supera già le cinquanta pagine, quindi dovrò decidere se pubblicarlo a parte oppure dividerlo (cosa che mi dispiacerebbe, visto che si perderebbe il ritmo della lettura visto il modo in cui è strutturato).
Detto questo vi lascio ai festeggiamenti e spero che non mancherò a voi,come voi mi mancate già.
Un bacione a tutti.

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Capitolo 34
*** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Prima Parte) ***


Salve a tutti!
Come va la vita? E’ da un po’ che non ci si vede. Spero che il vostro anno sia iniziato nel migliore dei modi. Non sapete quanto mi siete mancati e quanto mi è mancata (Dis)avventure!
Siccome per me la coerenza è un fattore di vita indispensabile,ecco qui la prima parte del capitolo estivo in pieno gennaio.  Ho deciso di dividerlo in più parti perché, seppure ancora incompleto, supera abbondantemente le cinquanta pagine. Avevo pensato di pubblicarlo a parte, però poi si sarebbe rovinato il senso di continuità con i capitoli precedenti, così ho preferito includerlo nella raccolta delle (dis)avventure quotidiane. Rispetto ai precedenti, questo è un po’ atipico e decisamente sperimentale, perché raccoglie insieme più punti di vista e mi è servito per testare la plausibilità di determinati personaggi in particolari situazioni. Alcuni punti di vista avranno un sottotitolo, altri no. La ragione è di origine pratica e zero filosofica:  all’inizio li avevo messi per orientarmi un pochino vista la grande mole di “frammenti”, poi li ho lasciati perché mi è sembrato dessero un po’ più di ordine.   In genere ogni raccontino è autoconclusivo e i giorni che passano non sono datati, semplicemente ci sono degli elementi che suggeriscono quanto tempo è passato dall’arrivo al mare.
Siccome il capitolo è ancora una specie di cantiere aperto, non è da escludersi che anche questa prima parte potrebbe subire delle modifiche.
Insomma, spero di non aver fatto ancora più confusione già a partire dall’introduzione.
Spero vi piaccia, buona lettura.


 
 
(Shelke)
Caro diario

Caro diario …
Ehm, no, è banale.
Diario di bordo..
Neanche mi piace!
Questo è il diario di Shelke Rui …
Ecco, già suona meglio.
… Allora, dov’ero rimasta? Ah, sì, questo è il diario di Shelke Rui. In questo momento sono scomodamente seduta su una delle panchine del traghetto diretto verso Costa del Sol. Un paio di settimane fa Tifa ha indetto una riunione a casa sua e ha praticamente invitato tutti noi a partecipare a una vacanza totalmente spesata al mare per l’intero mese di agosto. A quanto mi è sembrato di capire l’ha spuntata su un certo Rufus Shinra*, accettando di lavorare per lui, includendo anche noi nel pacchetto “vitto e alloggio”. Ora, a detta degli adulti, quel tizio è come una femminuccia isterica che dice verde, pensa giallo e vuole rosso, quindi credo che abbia un asso nella manica che costringa la nostra cara amica a cedere senza protestare più di tanto. Oppure vuole solo provarci con lei? Sarà per questo che Cloud è incavolato nero? Mi dispiace per lui, però sono contenta di fare questa nuova esperienza. Non ricordo molto bene i miei primi dieci anni di vita e non so per certo di essere già stata al mare. Yuffie mi ha regalato questo diario ( chissà dove lo ha rubato ) suggerendomi di descrivere esperienze e impressioni che ricaverò dal viaggio, in modo da mantenerne una traccia indelebile nel caso la memoria dovesse tradirmi. Mi sorprende che una come lei abbia potuto avere un’idea simile, però anche Vincent mi è sembrato d’accordo, quindi ho accettato.
Ripercorro brevemente quanto accaduto finora.
Ieri sera ho dormito a casa di Vincent e verso le 4:00 del mattino Barret è passato a prenderci con il suo furgone. Io e Marlene abbiamo preso posto accanto all’autista, mentre Vincent, Yuffie, Red  Noel e Denzel hanno viaggiato schiacciati nel retro. C’erano talmente tante valige che credevo fosse un trasloco … Tifa e Cloud, invece, hanno usato la fedele Fenrir. Non so il perché, però ho provato una punta d’invidia, chissà cosa si prova a percorrere un tragitto tanto lungo stretta alla persona che si ama.
Agli imbarchi abbiamo trovato Shera, bella e sorridente come al solito, e Cid, di cattivo umore per non si è capito bene cosa. Eppure mi sembra che negli spazi aperti si possa fumare …
Anche se non lo do a vedere devo ammetterlo, sono abbastanza emozionata. Chissà se il costume che ho scelto piacerà a Vincent, chissà se chiederà la moto in prestito a Cloud per portarmi  fare un giro, chissà se …
Yuffie corre verso di me e ha la faccia verde. Poggia un ginocchio sulla panca, si sporge oltre la balaustra e vomita anche l’anima.

Questo è il diario di Shelke Rui e questo si prospetta come un mese molto lungo …


* Non sono sicura che Shelke conosca già Rufus Shinra in quanto presidente dell’azienda che controllava i Deepground, oppure no. Se non erro, dal gameplay si evince che lo stesso Rufus non fosse a conoscenza dell’esistenza di quell’allegra brigata di pazzi assassini. Nel caso avessi commesso un errore chiedo scusa ( cominciamo bene … ).
Shelke utilizzerà il diario per tutta la vacanza, però quella che proporrò non sarà la forma tipica di questo genere poiché la ragazzina alternerà momenti di scrittura con fatti che le accadono intorno, un po’ come se questi ultimi facessero irruzione nelle sue pagine creando una folle mescolanza .Insomma, l’intento è proprio quello di non rendere nettissime le parti scritte con quelle vissute sulla propria pelle.  All’inizio avevo pensato a un video diario, però non ero sicura di essere in grado di gestirlo, per cui ho optato per la forma cartacea.

***

(Cloud)
Remember

Il traghetto attracca e scendiamo con un po’ di confusione tra i bagagli e i mezzi di trasporto.
Raggiungo la terraferma, mi do un’occhiata in giro e scopro che questo posto non mi è affatto mancato.

*- Magari potrei anche abbronzarmi. A te piacerebbe, Cloud?- Aerith alza lo sguardo e lascia che il suo viso venga baciato dal sole.
- L’abbronzatura è piacevole -  rispondo distrattamente.
-Capito, lo terrò presente- sorride misteriosa.


Anche la prima volta sono stato costretto a venire qui, ma avevo ben chiaro il perché, cosa che adesso mi sfugge.
Volto la testa verso Tifa che saluta Tseng con un cenno del capo, mentre il Turk comincia a darle le prime informazioni sulla nostra sistemazione e sul suo nuovo lavoro.
Non mi piace Costa del Sol, non mi piace per niente.

* Conversazione tratta dal videogioco FFVII

***

(Red XVII)
Manovre

- Fai attenzione! Vieni indietro lentamente-
Ho perlustrato la casa per rassicurarmi sul fatto che non ci fossero pericoli.
- Vai un po’ a destra!-
Non mi fido di quelli della Shinra, preferisco tenere gli occhi aperti.
- Gira lo sterzo dall’altra parte-
Devo ammettere che la casa che Rufus ha riservato per noi è molto bella, a due piani, con un giardino per il cane, vista mare e due bagni per piano.
-Dai un altro po’ di gas-
Se non ci giocano un brutto tiro sarà una vacanza molto piacevole.
Tifa entra portando una valigia molto pesante.
- Cos’è la confusione che viene da fuori?- domando continuando a gironzolare alla ricerca di una telecamera nascosta.
- Nulla di che, il vialetto è un po’ stretto e Barret è costretto a fare qualche manovra in più per riuscire a mettere il furgone in garage. E’ un quartiere utilizzato solo in estate dai bagnanti, è ovvio che gli spazi siano un po’ ristretti e che si fatichi a far muovere un mezzo così grande. Cid gli sta dando una mano-
- Vieni indietro, ancora un po’, ancora, ancora, anc … -
Un rumore di vetri infranti e di ferraglia copre le indicazioni del capitano.
Io e Tifa ci guardiamo consapevoli di quello che sta accadendo.
- Cid, brutto idiota!-
- Guarda che io piloto velivoli, mica faccio il parcheggiatore!- si giustifica con una certa ovvietà.
- Io ti … -
Bene, credo che sia un indimenticabile biglietto da visita per i vicini.

***
(Marlene)
Distanze

- Cid e Shera occuperanno la prima stanza, Barret, Vincent e Red XIII dormiranno nella seconda. Io Dividerò la camera con Cloud, purtroppo sarò molto assente in questo mese e dormire con voi significherebbe disturbarvi ad ogni ora del giorno e della notte, per cui tu, Denzel, Yuffie, Cait Sith e Shelke dormirete qui-
Tifa apre la porta dell’ultima stanza presente al primo piano.
Faccio un passo avanti e mi guardo intorno. Una finestra ampia illumina la stanza,sotto di essa c’è una scrivania, la tenda da sole gialla protegge dal caldo eccessivo e i letti sono disposti ai lati delle pareti. C’è solo un problema: si tratta di letti a castello.
- Tutto bene, Marlene?- mi chiede Tifa, visto che sono stata in silenzio per tutto il tempo.
- Qui piove spesso?-
Apre un po’ di più gli occhi, è sorpresa.
- Non lo so, non sono rimasta in questo posto così a lungo -
E se dovesse piovere durante la notte come farei a tenere la mano a Denzel? Morirebbe di paura, poverino. Sono un po’ preoccupata.
- Vedrai che non pioverà, così potrete divertirvi come matti in spiaggia. Perché dovrebbe piovere, siamo in piena estate! - sorride.
Sorrido anche io.
Ha ragione, è estate, perché dovrebbe piovere? Nel caso piovesse, farei attenzione a non farmi scoprire …

***

(Yuffie)
Only for love

Cosa non si fa per amore …
- Vincent hai fatto?-
Sono seduta davanti a questo camerino da non so quanto. Già averlo convinto ad entrare nel negozio è stato un miracolo, lo so, però non è possibile presentarsi in spiaggia come ha fatto lui!
Stamattina ci siamo alzati di buonora , abbiamo fatto colazione e poi abbiamo preso l’armamentario per andare al mare. Una volta in piaggia ci siamo chiusi in cabina e ci siamo cambiati. Inutile dire che Barret è una montagna di muscoli e in costume è ancora più evidente, Cid si difende bene con un corpo allenato, mentre Red XIII e Cait Sith non fanno testo. L’occhio è caduto anche su Cloud, nonostante il muso lungo da qui a Edge, causa l’assenza di Tifa che ha cominciato a lavorare proprio stamattina. A quanto mi è sembrato di capire i suoi turni saranno divisi in mattina e pomeriggio in spiaggia, sera nel locale che è sempre in spiaggia ma dall’altra parte dell’enorme lido. Povero Strife, chissà se riusciranno a vedersi in modo decente …
- Non sono sicuro che vada bene- la voce di Vincent è un soffio al di là della porticina del camerino.
- Ma se non esci da lì come faccio a saperlo?-
- … -
Il mio amore segreto è venuto in spiaggia con noi altri e quando ha aperto la cabina pensavo si trattasse di uno scherzo. Ha fatto un passo avanti, è venuto più alla luce e… era vestito esattamente come a casa! Quando gli ho fatto notare la cosa si è limitato a togliersi il mantello e ha allargato le braccia come a chiedermi se andasse bene. Che gli dei lo fulminino, certo che no!
Gli ho afferrato il braccio destro, quello con il guanto privo di rinforzo, e l’ho trascinato via davanti agli occhi sbigottiti di Shelke e degli altri.
- Vincent, o vieni fuori tu, oppure entro io. Cosa decidi? –
Dei, fate che risponda la seconda!
La maniglia si abbassa e l’ex turk viene fuori. Siccome non volevo traumatizzarlo, ho pensato di non esagerare e di arrivare al costume per gradi, intanto gli ho messo nel carrello una camicia di lino nera con maniche a giro e un paio di bermuda dello stesso colore. Il risultato? Dio, perché non mi ha obbligata ad entrare in camerino?!?
In genere Vincent porta tutto il corpo nascosto sia dal mantello che dai suoi indumenti che lasciano praticamente tutto all’immaginazione, se ci aggiungiamo anche gli anni passati nella bara e la sua scarsa inclinazione all’esposizione al sole è ovvio che la sua pelle risulti più bianca della neve, però il suo corpo parla da solo. La camicia a giromanica gli mette ben esposti i bicipiti allenati,mentre i bermuda di lino sono abbastanza aderenti da lasciare intravedere la forma dei glutei. Mi avvicino, gli giro intorno e gli slaccio i primi tre bottoni giusto per non farlo sembrare un prete. Fa nulla che qua è là sbuca qualche cicatrice, anzi!
- Questi li mettiamo via per il momento - gli dico mentre cerco di togliergli i guanti. L’occhiataccia con la quale mi risponde mi suggerisce che non è dello stesso avviso.
Piano, Yuffie, hai promesso di andarci piano.
- Va bene, però quelli li togli!- indico gli stivali a punta.
Un’altra occhiataccia.
- Oh, andiamo, guardati allo specchio e ripetiti che vuoi cambiare!-
Incrocia le braccia infastidito.
- Ok, non era in quel senso, però ti rendi conto che così sei ridicolo?-
Lentamente volta la testa in direzione dello specchio che gli ho indicato e studia la sua immagine.  Così vedo meglio i suoi lineamenti e maledico la gocciolina di sudore che imperla la mia fronte.
Vincent, ti prego, obbligami ad entrare in camerino …
Dopo un’analisi accurata, abbassa lo sguardo e sbuffa.
- Però la fascia me la tengo-
Sorrido.
Gli verrà un’abbronzatura tremenda con quel coso rosso sulla testa, ma almeno l’ho convinto a rendersi un po’ più umano.
Ora che ci penso, l’ho trascinato qui ma … chi paga???
***

(Shelke)
Controllo

Qui è il diario di Shelke Riu, siamo appena arrivati e già qualcosa sfugge al mio controllo.

- … E ricordiamo a tutti i gentili bagnanti che quest’anno il Seventh Heaven beach ha indetto il concorso di bellezza “Miss Paradise”. Le regole sono poche e semplici: dovete osservare le donne che frequentano giornalmente il lido, scegliere quella che più vi piace, scrivere il suo nome su un foglietto e lasciarlo cadere nell’urna che troverete sulla colonnina accanto al bancone dei gelati. Non dovete limitarvi a scegliere la più bella, la donna a cui sono destinati corona e scettro dovrà essere una vera e propria regina, dovrà possedere doti diverse, bellezza fisica, capacità di socializzazione, essere brillante e spiritosa. Insomma, cerchiamo un’icona di femminilità e non solo una bella bambolina. Il voto è in forma anonima e avete tempo fino al galà del 31 agosto, serata in cui ci saluteremo e incoroneremo la vincitrice -

La voce di Reno alla radio sembra ancora più gracchiante, specie se la si ascolta quando si desidera ardentemente  fare una pennichella al fresco del lido, lontano dall’intensa calura di mezzogiorno. Stamattina Yuffie ha sequestrato Vincent tornando con uno che gli somiglia.  Ciò che è riuscita a fare ha del paranormale! Vincent  si libera dei guanti solo in casa, quando cerca di mettere in forno cibi precotti che mi offre come pranzo o cena, poi li rimette subito. E’ da almeno due ore che se ne sta seduto a leggere  all’ombra, lontano da occhi indiscreti con le mani senza guanti e i piedi nudi. Neanche sapevo che avesse ancora i piedi, credevo che Hojo o Lucrecia ne avessero combinata un’altra delle loro.
La principessa d Wutai gli lancia un’occhiata di tanto in tanto e ridacchia. Che faccio, le propongo di fare il bagno e poi le tengo la testa sotto con la scusa di farle vedere i pesci?
La guardo con discrezione.
Non è bellissima, a dirla tutta ha un corpo talmente poco sviluppato che potrebbe sembrare una mia coetanea. Ha leggermente più seno di me, è vero, ma accanto a Tifa sfigura in modo impressionante. La cosa comica è che non fa bella figura neanche in presenza di Shera (detto tra noi, mamma mia com’è bella la signora Highwind in costume! Chi lo avrebbe mai detto, e bravo Cid!). No, Yuffie Kisaragi non sarà mai all’altezza di Vincent Valentine.

- … Mi raccomando, votate con attenzione! Yo! -

Qui è il diario di Shelke Rui, cos’è un concorso di bellezza?
***

(Red XIII)
Barche a vela

- … E si muovevano grazie al vento?- il visetto di Marlene è pieno di curiosità.
- Sì, la barca a vela è un tipo di imbarcazione la cui propulsione è affidata principalmente allo sfruttamento del vento e in cui il motore riveste solo un'azione di supporto specialmente nelle manovre in porto-
La piccola stringe un po’ le labbra come a riflettere su quanto ho detto.
- Red, parla potabile!- mi redarguisce Barret.
- Solo perché tu non capisci ciò che dico non significa che tua figlia sia come te- gli faccio notare.
- Non ti preoccupare papà, a me piace quando Red mi spiega le cose- lo tranquillizza, poi mi guarda e sorride - Cosa significa pro … po … porfuzione?-
Cid scoppia a ridere.
- Beh, Marlene è ancora un po’ piccola- la giustifica Denzel - quando saremo più grandi la porterò io a fare un giro sulla barca a vela, e ci porterò anche Cloud e Tifa. Se avanza tanto spazio inviterò anche Barret-
Cloud allunga la mano e gli scompiglia un po’ i capelli, mentre l’amato papone mugugna qualcosa comprensibile solo a lui.
- Ragazzi?- una voce conosciuta attira la nostra attenzione.
Da una scala del bar del lido Tifa Lockheart, affiancata da Shera che la sta aiutando a portare le nostre bevande, fa la sua prima apparizione dopo essere uscita prestissimo di casa per prendere servizio. Si avvicina lenta e sorridente con un vassoio in mano e la divisa. Tralascio un attimo la fantasia da psicolabile di Rufus che ha pensato bene di chiamare il lido “Seventh Heaven beach” , e mi concentro su ciò che ha imposto d’indossare alle bariste, ovviamente tutte ragazze, giovanissime e fisicate. Le culotte  sul cui posteriore c’è scritto per esteso il nome del bar color verde acqua, il mini grembiule, la bandana sulla testa verde acqua anch’essa e i triangolini fortunatamente non troppo ridotti fanno bella figura sul corpo scolpito della nostra amica, però rendono ancora più invitanti le sue curve donandone un’immagine non proprio lusinghiera.
Mercificazione del corpo femminile, la nuova fonte di guadagno della Shinra dopo il mako …
-  Wow- bisbiglia Yuffie, mentre Cid fischia e Vincent alza leggermente la testa dal libro su cui sembrava averla incollata.
- Tifa!!!!- la chiamano in coro i bambini, contenti di vederla.
La ragazza sorride a tutti e punta lo sguardo su Cloud. Seguo la traiettoria di quel languore e noto che il diretto interessato trattiene un po’ il respiro. Più Tifa diminuisce la distanza dal nostro ombrellone, più sembra perdere colore per poi arrossire all’improvviso. Mette le mani sui braccioli della sua sedia, punta i piedi nella sabbia, comincia a correre verso il mare e fa un tuffo.
- Ma cosa gli è preso?- domanda Shera una volta arrivata vicino a noi.
Bella domanda …
A dissipare i dubbi di sua moglie ci pensa Cid, il quale stappa la sua birra fredda, dà una sorsata e illumina l’arcano.
- Ha visto una bella barca a vela e … gli si è alzato l’albero maestro-
***

(Shelke)
Artigli

- Mi chiamo *Sharona Shinra e ho 20 anni, mi piacciono i gioielli, le borse costose e il mare. Sogno di laurearmi in medicina e di salvare la gente grazie alla mia professione -
Non ce la vedo a toccare campioni di urina.
- Non voglio appoggiarmi al fatto di essere la cugina del presidente, voglio vincere per le mie doti-
Allora perché rimarca la parentela?
- Trovo adorabili i bambini e in futuro spero di trovare un bravo marito con cui averne tanti!-
E non ce la vedo neanche a cambiare i pannolini.
- Ma secondo te qual è il modo migliore per un ragazzo per capire davvero com’è fatta una donna?-
Reno e le sue domande intelligenti …
- Oh, beh, basta osservare attentamente come abbina la borsa alle scarpe!-
Lo ha detto davvero?
- Certo, la cromologia dice tanto di una persona, l’associazione di colori è una porta d’accesso che conduce direttamente all’inconscio-
Reno è un deficiente, punto.
- Ma spiegaci un po’ la questione del bravo marito. Come dovrebbe essere il tuo uomo ideale? -
Quella che si è rivelata essere la cugina di Rufus Shinra si finge imbarazzata, esita ma poi risponde
- Il mio uomo ideale dovrebbe essere alto e fisicamente ben messo,possibilmente moro, magari con i capelli lunghi, un po’ selvaggi, gli occhi di un colore particolare e l’aria misteriosa. Qualche cicatrice non sarebbe male, suggerirebbe un passato difficile che lo farebbe apparire bello e dannato … Non dove essere uno smidollato, piuttosto un tipo silenzioso e dedito alla lettura, affettuoso con i bambini, galante con le donne, paziente con le ragazzine mestruate … Un vero uomo, insomma-
- Hey, Vincent, questa ce l’ha con te!- ridacchia Barret, ricevendo in risposta una muta alzata di spalle.
Smetto di scrivere e guardo intensamente questa gallina senza cervello.
Comprendo il suo interesse per Vincent e capisco anche che il suo corpo è piacevole da ammirare, specie oggi che ha indossato finalmente il costume, ancora più facile da notare è la gentilezza con cui tratta Shera, Denzel e Marlene, però io rientro nella categoria delle bambine? L’unica cosa di buono che ha detto finora è che Yuffie Kisaragi è una ragazzina perennemente mestruata. Non ho idea di cosa significhi, però sono certa che questa verità non la rende migliore di lei.
- Ti ringraziamo per la disponibilità! Da Reno è tutto, alla prossima intervista-
Sharona Shinra saluta il turk, gli restituisce il microfono e ci passa davanti sculettando. La vedo benissimo mentre butta l’occhio in direzione di Vincent per poi procedere per la sua strada.

Questo è il diario di Shelke Rui, pronti ad affilare gli artigli?

* Sharona ShinRa è un pessimo personaggio di mia invenzione.
***

(Shera)
Bizzarro …

- E lui da dove spunta fuori?- domando a Yuffie, bisbigliando per non farmi sentire.
Reno è seduto al tavolo della cucina e cerca di aprire il barattolo della marmellata.
- E’ qui da ieri, lo abbiamo incontrato in spiaggia io, Vincent e Barret quando siamo tornati dalla passeggiata, ci si è messo alle costole e non ce ne siamo più liberati. Credo sia qui per assaggiare qualche manicaretto di Tifa, solo che avevate già cenato ed eravate a letto. Ha trascorso la notte sul divano – mi spiega la principessa di Wutai.
Barret entra in cucina e lancia un’occhiataccia al turk.
- E’ ancora qui?!?-
- Tifa fa gola a chiunque- afferma Cid con una frase carica di sottintesi che spero non voglia spiegare per il bene dei minori presenti.
- Tu che ne pensi Vincent ?- chiede mio marito senza specificare se vuole un’opinione su Tifa o sulla presenza del rosso qui.
- … - il commento di Vincent è … oh, lasciamo perdere.
Reno è un tipo troppo strano, l’ho sempre pensato e non smetterò mai di pensarlo!
I bambini lo osservano seduti di fronte a lui, mentre si alza per prendere qualcosa dal frigo.
Ma prego, fa come se fossi a casa tua …
Solo adesso che si è alzato noto che non solo non ha la maglietta, ma l’unica cosa che indossa è un asciugamano lungo legato in vita. I capelli ancora umidi e l’abbigliamento discinto mi suggeriscono che si è anche fatto la doccia.
Di bene in meglio.
Spingo più su gli occhiali sul naso e lo osservo un po’ meglio.
Reno, di cui ignoro il cognome, è uno di quei ragazzi le cui doti sono molto nascoste. Così svestito, senza gli inseparabili occhiali da pilota sulla fronte  e con i capelli umidi ha il suo perché. E’ abbastanza smilzo sebbene il suo corpo suggerisca comunque una certa attività fisica,non è bello nel senso convenzionale del termine, però ha un fascino malizioso che cattura l’attenzione. Se non fosse per  quel modo assurdo di parlare e per le bizzarrie di cui si rende protagonista potrebbe rientrare nella categoria “bel ragazzo”.
Lo seguo in ogni movimento che fa per cercare di anticipare le sue mosse ed, eventualmente, evitare che combini disastri. Deve essersene accorto, perché mi lancia uno sguardo distratto. Ad essere sincera è da quando siamo arrivati a Costa del Sol che butta l’occhio su di me, mi chiedo cosa stia architettando …
I bambini sembrano divertiti dalla sua presenza, nonostante lui continui a ignorarli e comportarsi come se non fosse solo un ospite.
- Insomma, quanto ti ci vuole per versare un po’ di latte nel bollitore? Solo uno come te è capace di scaldare il latte con questo caldo, bevilo freddo, magari ti fa bene!- brontola Yuffie.
Dal canto suo il ragazzo non dice niente, si limita ad aprire un bicchiere di yogurt e a leccare la pellicola che lo teneva chiuso, assaporandone il gusto. Si gira di spalle e si mette a cercare qualcosa che lo sazi nel portafrutta.
Come ipnotizzati, continuiamo a seguirne i movimenti e, quando ormai i nostri occhi sono tutti puntati su di lui, si gira di scatto, afferra il nodo che gli tiene chiuso l’asciugamano e lo spalanca sbraitando un “Tandan!”.
-Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!- è la risposta sonora delle bambine e di Yuffie, mentre io mi copro gli occhi e gli uomini sussultano.
- Hey, rilassatevi, stavo scherzando-  ridacchia concentrandosi su alcune fette di pane.
Riprendiamo a respirare, ha il costume !
Tra lo sguardo atterrito di tutti, Barret prende in mano la situazione. Beh, Barret prende con la mano sbagliata la situazione …
- Adesso ti faccio passare io la voglia di fare lo spiritoso davanti a mia figlia!- e gli punta il mitra contro.
Sono solo le otto del mattino e il mese è ancora molto, molto lungo …
***

(Shelke)
Gatte

Questo è il diario di Shelke Rui e oggi non si riesce a stare un po’ in silenzio …
 - Signor Valentine, ma sa che lei è l’unico in tutto il lido a non alzare mai gli occhi dal suo libro?
 Le iridi rosse  di Vincent si posano su Tripla S, ovvero  Sharona-Svitata-ShinRa e si limita ad un’alzata di spalle, per poi tornare al suo adorato romanzo. Oppure è un saggio? Non ricordo, siamo al terzo libro in meno di una settimana.
- Dovrebbe cercare di divertirsi un po’!- incalza Svampita-Svitata- ShinRa .
S S S, ci sto prendendo gusto a trovare le giuste combinazioni con le parole che meglio la rappresentano: scema, svogliata, superficiale, senzacervello, scoglionata, svalvolata, svaporata, stomachevole, svenevole, stupida, senza speranze …
Vincent mugugna qualcosa di incomprensibile, più per educazione che per reale bisogno di interloquire.
- Ci sono mille attività! Potrebbe giocare a beach volley, a calcio, nuotare, andare in barca, fare acquagym, prendere lezioni di canottaggio … -
L’ex Turk annuisce, ma non sembra prestarle particolare ascolto.
- Come si è procurato queste cicatrici? Sa che sono molto sensuali?-
Le cicatrici sono sensuali? Questa non la sapevo …
- Per chi voterà per il concorso?-
Dio santo, abbiamo trovato qualcuno che parla più di Yuffie Kisaragi!
- Eccomi qui! Ho portato le bevande che mi avete chiesto-
Parli del diavolo …
La principessa di Wutai ignora la cugina di Rufus, facendo attenzione solo a non inciampare sulle sue gambe distese probabilmente per metterle in bella mostra sotto il naso di Vincent. Con molta indifferenza verso 3S poggia il vassoio pieno di lattine sul tavolino e si accomoda accanto al nostro taciturno amico. In pratica adesso l’uomo è seduto in mezzo a queste due cicale.
- Succo d’ananas per te, Shelke … - apre la lattina, versa il contenuto in un bicchiere di carta e me lo porge.
-  … E un ace per te, Vincent. Direttamente dalla lattina e con la cannuccia, giusto?-  sorride e gli passa la bibita. Vincent  poggia un attimo il libro sulle ginocchia e la prende.
I loro occhi si incrociano per un momento e lei sostiene il suo sguardo tutta allegra. Vince non esprime mai ciò che prova neanche attraverso gli occhi, però quando guarda me e Yuffie ha sempre un velo in meno davanti ai suoi. Mi secca ammetterlo, però il “trattamento riservato” riguarda anche questa ragazzina petulante.
- Tifa mi ha detto che tra un po’ saranno pronte le granite, quindi possiamo ordinarle subito dopo pranzo se a voi fa piacere-
L’uomo annuisce.
- Senti, Vinnie, ho saputo che dopo le 18:00, quando il sole sarà un po’ meno forte, daranno un mini torneo di beach volley. Perché non ci presentiamo? Sarebbe divertente ! Dai, viene anche Shelke, faremo una squadra contro i Turk e giocheremo ShinRa vs Avalanche, sarà divertentissimo. Potrebbe giocare anche la signorina Sharona … - e guarda la diretta interessata che le risponde sbattendo le palpebre.
- Io, giocare a …? Oh, ma è fuori questione! E’ roba da maschiacci-
Praticare sport è roba da maschiacci? Questa ragazza è un pozzo di sapere …
- Oh, beh, pazienza, chiederemo a Elena e Reno se ne hanno voglia. Shelke, tu sarai in riserva!-
- Frena, io non ho mai giocato, non conosco neanche le regole-
- E’ per questo che starai in panchina-
- Yuffie, sei sicura di conoscerle anche tu? No, perché ti ricordo che si gioca in solo due, non in cento … - le fa notare Vincent.
La signorina Tripla S ridacchia, come se questa fosse una piccola vittoria da parte sua.
- Potresti insegnarmele tu- propone la ninja facendo l’occhiolino.
Vincent la guarda e annuisce.
Ma come diavolo fa a farsi dire sempre di sì?In realtà l’ex Turk non si rifiuta mai neanche di aiutare me, però con lei è diverso, è come se fosse più permissivo e paziente.
- Urrà! Non vedo l’ora. Allora sai che facciamo?  Cominciamo ad allenarci fin da oggi, così faremo un figurone e … -
- Il fatto di essere così bassa non ti scoraggia?- la domanda di Sharona è un sibilo che gela l’atmosfera gioiosa.
Yuffie la guarda un attimo stupita, per poi tornare spensierata.
- Significa che mi arrampicherò sulle spalle di Vincent - e al diretto interessato arriva una sonora pacca.
- Non mi sembra tu abbia un corpo molto atletico e salire sulla schiena del signor Valentine significherebbe provocargli un’ernia- le fa notare la ragazza.
- Macchè, Vince è forte come un leone!Ha un fisico bestiale !!! -
Oh, principessa, solo tu potevi fare ironia su una cosa simile …
- Ma non è del fisico del signor Valentine che mi preoccupo … - risponde Sharona, lasciando in piedi tutta una serie di allusioni non obiettivamente carine nei suoi confronti.
- Neanche il mio ha problemi- si difende l’altra.
Se Tifa lo sapesse resterebbe delusa da me a causa del mio omesso intervento per sedare gli animi, ma un po’ mi sto divertendo troppo, a parole se la stanno suonando di santa ragione.
- Piuttosto, al suo posto starei attenta a non spezzarmi le unghie- le suggerisce Yuffie, vedendola intenta ad aprire una lattina senza successo.
- Oh, signor Vincent, può aiutarmi lei ? - lagna l’altra. Ma bene, adesso lo chiama anche per nome!
Forza, Yuffie, falle vedere chi sei!!!
- Siamo debolucce … -sibila la principessa.
- Beh, più che debole direi delicata come una donna -
Ops, credo che questa avrebbe dovuto risparmiarsela, Yuffie è permalosa sotto questo punto di vista.
Tripla S riprende la parola.
- Senti, ma lo usi il reggiseno? Non è che lì ci sia tanto da reggere … -
Nessuno aveva mai osato tanto con la ninja, benché anche io pensi la stessa identica cosa.
Si guardano in cagnesco … Adesso arrivano alle mani, me lo sento.
Yuffie, invece, raddrizza le spalle, inclina leggermente la testa di lato e sbatte i suoi bellissimi occhi a mandorla.
Ho detto che ha qualcosa di bellissimo?!?
La guardo attentamente … Oh, beh, diciamo che oggi sono buona perché faccio il tifo per lei.
- Senti, ma tu in inverno lo usi il cappello? Non è che ci sia tanto da coprire in quella testa … -
Credo di essermene accorta solo io, ma a quest’ultima battuta, l’ex Turk increspa leggermente un lato delle labbra verso l’alto. Poi, però, chiude il libro, si alza e va a farsi un bagno lasciando che le due matte continuino a duellare a suon di sottintesi poco velati.

Questo è il diario di Shelke Rui, ho scoperto che a Vincent piacciono le donne con la lingua più lunga …
***

(Marlene)
Who’s that girl?

- Denzel, sai fare i castelli di sabbia?-
- Mmm, non ci ho mai provato-
- Vieni, facciamone uno insieme!-
Sono seduta sotto l’ombrellone per non scottarmi. Qui è tanto bello, ci sono dei giochi divertenti da fare ma sono triste. Da quando siamo arrivati Denzel mi ha lasciata sola, perchè abbiamo conosciuto una bambina di nome *Clara.Non è antipatica, ed è anche molto carina, però lui le dice sempre di sì se propone qualcosa da fare. Una volta le racchette, un’altra la palla, un’altra ancora secchiello e paletta e io resto sempre sola. Mi sono avvicinata a loro per giocare ma non mi prestano molta attenzione.
- Denzel, è quasi ora di pranzo, torniamo a casa?-
I due si scambiano un’occhiata e poi Clara prende la parola.
- Veramente l’ho invitato a pranzare a casa mia, lo abbiamo chiesto alla signorina Tifa e lei ha detto di sì-
Annuisco, mi alzo e mi allontano.
Forse è meglio se chiedo al mio papà di giocare con me …

* Clara è un personaggio di mia invenzione.
***

(Cloud)
Spade

Allungo una mano è lei è accanto a me. Non l’ho sentita rientrare stanotte, deve essere rincasata molto tardi. Mi faccio più vicino e la osservo dormire. I suoi lineamenti sono distesi, il respiro regolare e gli occhi si muovono lievemente da sotto le palpebre.
Chissà cosa stai sognando …
Si muove un po’ scoprendosi. Ha indossato una mia maglia per mettersi a letto e, nonostante sia di diverse taglie più grandi, è ancora più appetibile.
Rufus Shinra, se tu e quegli idioti che ti porti dietro provate anche solo ad allungare un dito su di lei io … Vi farò scoprire per quale scopo è stata veramente forgiata la mia spada!
***

(Vincent)
Voci

Vincent?
E’ una voce di donna a chiamarmi, una voce che non distinguo perché simile a un eco.
Vincent?
Mi metto a inseguire i suoi rimbalzi tra le pareti labirintiche di un palazzo il cui pavimento è ricoperto d’acqua.
Fuori piove, i vetri sono lo scivolo perfetto del liquido che quasi mi sembra mercurio piuttosto che acqua.
Vincent?
Fuori non si vede niente.
Vincent?
Inseguo il mio nome, inseguo una risata, inseguo il suono di un sospiro.
Il ruscello che invade i corridoi è quasi immobile e l’acqua è torbida, non riesco a vedere il pavimento allagato.
Vincent?
Volto l’angolo quando la voce mi sembra più vicina, ma perdo aderenza e mi ritrovo a cadere nel liquido come se fossi inciampato in un enorme recipiente. Trattengo il respiro in attesa di toccare il fondo.
Vincent?
Quando riapro gli occhi mi ritrovo disteso in un letto a baldacchino, tra lenzuola profumate e tende da cui il liquido simile al mercurio continua a riversarsi sul pavimento. Non c’è molta luce e sembra che l’unica fonte di illuminazione siano dei fari dal colore pallido in strada. L’effetto che fa attraversando i vetri è quello di rendere ancora più sinistro l’ambiente.
Un sospiro mi suggerisce che non sono solo.
Vincent …
Una mano piccolina mi copre gli occhi e un corpo di donna si distende sul mio. Solo ora mi rendo conto di avere gli arti superiori bloccati da qualcosa che trattiene i polsi.
La bocca della donna mi tortura le labbra, il collo, il lobo dell’orecchio, mentre la mano libera vaga su ogni mio anfratto.
Posso sentirla respirare, posso sentire il modo in cui mi sottomette nonostante sia leggera ed esile.
Vincent…
Lucrecia?
Non so neanche io il perché, però comincio a rispondere alle sue avance.
Vincent?
No, non è Lucrecia …
La sua bocca lascia la mia e con le labbra scende, scende sempre di più. Era da tanto che non …
Vincent …
Un momento, questa voce la conosco!
Alzo la testa e, ferma all’altezza del mio ombelico, incrocio i suoi occhi scuri e posso finalmente dare un nome a questa donna.
- Cosa … ?!?-

Mi alzo di scatto con il fiatone e con difficoltà a tenere le gambe chiuse.
Mi guardo intorno. Sono nella camera da letto che condivido con Barret, Red e Cait, sono nella casa al mare di Costa del Sol.
- Amico, hai avuto un brutto sogno?- la voce assonnata di Red mi conferma ciò che temevo.
- Sì, un vero incubo- ammetto osservando le mie lenzuola bagnate.

* Che nessuno venga a dirmi che Vincent ha l’attrezzo che non funziona o che non ha determinati appetiti. Guardare il video del suo appuntamento con Yuffie al Gold Saucer per conferma (scena della gondola per capirci).
***

Balli
(Shelke)

Le mani in alto *
i fianchi fanno mezzo giro
Non stancarti che è appena iniziato
Muovi la testa …

Questo è il diario di Shelke Rui e qui c’è un gran macello.

Chi può domare la forza del mare
Chi ti entra nel sangue
Il calore del sole che ti illumina
E non ti lascia andare piccola

Non sapevo esistessero quelli che vengono chiamati “balli di gruppo”, ma sembra che nei villaggi turistici spopolino.

Chi può fermare questo
che ballando fa perdere il controllo
Ai tuoi fianchi sexy

Alla fine del mese ci sarà una grande festa, la chiamano “galà” e si ballerà tantissimo, quindi il lido si è attrezzato con tanto di istruttore di ballo che insegna le danze agli avventori. Le canzoni sono un vero strazio, non tanto per quanto riguarda la melodia che sarebbe anche piacevole se non fosse per i testi. Insomma, questa danza kedura … perdura … come si chiama lei è un insieme di cretinate sparate a ritmo di musica che invita a dimenarsi come tanti bovini al pascolo. Nonostante tutto, però, la gente si diverte e ci si mette anche d’impegno! Siccome si ha la malsana tendenza a voler coinvolgere tutti, mi sono messa sotto un tavolo per evitare che mi trascinassero in pista. Sulle prime pensavo di essere la sola a trovare la cosa ridicola poi, però, mi sono accorta che anche i miei compagni di viaggio usano modi fantasiosi per evitare il pubblico supplizio: fatta eccezione per Denzel, Marlene e Yuffie (le ultime due sono anche piuttosto brave, mannaggia a loro!), gli uomini riescono a svignarsela al ritmo delle stesse canzoni da cui scappano. Cid ha imparato improvvisamente a pescare e a Cloud è venuta la stessa passione, Barret è capace di nuotare per ore intere mentre Vincent … beh, all’inizio non capivo dove sparisse, poi ho notato lo scintillio dei suoi occhi rossi tra gli interstizi della cabina e ho pensato di nascondermi insieme a lui.
La risposta che ho ottenuto?
“Va’ e impara anche tu!”.
Sono rimasta di stucco e non vorrei che la principessa di Wutai ci abbia messo lo zampino …
- Shera, ma sei bravissima!- esclama Tifa mentre attraversa la pista con un vassoio colmo di bevande.
Shera?! Hanno convinto anche lei! La osservo dal mio nascondiglio e spalanco gli occhi, è bravissima davvero!!! Se la vedesse Cid …
Sembra si stiano divertendo, però, nonostante l’istruttore vada a destra e loro, puntualmente, vadano a sinistra.
Quella testa rosso fuoco è Reno? Che bravo anche lui!
Anche Sharona Shinra …
Mmm, chi sarà mai quella biondina che sta sgridando Reno? Indossa anche lei la divisa dei Turks …
Un’ombra mi distrae dalle mie attività e alzo la testa per vedere di chi si tratta.
- Ti sei nascosta qui … - il ghigno di Yuffie Kisaragi preannuncia solo una cosa.

Questo è il diario di Shelke Rui, credo che sarò molto ridicola ballando la danza keruba …

* Quella scritta in corsivo è una traduzione approssimativa di “Danza Kuduro”. Qualcuno storcerà il naso alle frequenti intromissioni della vita reale con quella di FFVII ma non riesco a farne a meno.
***

(Yuffie)
Pulizie
 
Io odio fare le pulizie. Le odio, le odio le odio!
E’ il mio turno e sto buttando l’anima appresso a questi mestieri da donnina di casa.
Sbuffo mentre asciugo il disastro che ho combinato. Due ore per cercare di capire come funziona la lavatrice e cosa faccio? Dimentico di sistemare correttamente il tubo di scarico nella vaschetta e allago la lavanderia!
- Non male- ha affermato Cid guardandomi scivolare tra la schiuma  - pensa che Strife ha impiegato anni prima di imparare a fare il bucato e a infilare il calzino nella lavatrice. La Lockheart adesso è molto più soddisfatta … - no so perché, ma mi è suonata come una porcata degna di lui.
Poso lo straccio nel secchio e prendo la cesta del bucato, esco in terrazzo, supero i fili su cui sono stati sistemati i  panni del mattino e comincio a stendere quelli del pomeriggio. Per non creare confusione gli indumenti appartenenti a una determinata persona vengono infilati in una federa e lavati all’interno di essa in modo da restituirli puliti e stirati al legittimo proprietario. Stamattina ho provveduto al lavaggio di quelli dei bambini, e di Barret, adesso mi tocca far asciugare quelli di non ho capito bene chi. La cesta è abbastanza pesante e faccio fatica ad arrivare ai fili liberi. Lego meglio la bandana sulla testa stile “campagnola disperata” e mi metto a lavoro. Il caldo a quest’ora è insopportabile e invidio i ragazzi che sono già in spiaggia. Se fossi più veloce con queste faccende domestiche sarei riuscita a raggiungerli ma non ci riesco. Mi chiedo come faccia Tifa a far quadrate le cose in casa, mandare avanti il bar ed essere sempre uno schianto a qualsiasi ora del giorno o della notte la si disturbi.
Pazientemente … mica tanto … sciolgo i nastri che tengono chiuse  le federe e comincio a stendere i panni.  Dopo aver riso dell’intimo infantile di Shelke e aver bestemmiato su quello malizioso di Tifa, tiro su dalla cesta un paio di slip da uomo.  Sarebbero un semplicissimo paio di mutande se non fosse per … Ma di chi sono? Prendo la federa e controllo il nome sull’etichetta.
Vincent Valentine.
A parte che non capisco perché abbia avvertito il bisogno di scrivere anche il cognome, ma se la misura di questo indumento intimo corrisponde esattamente a quella del suo corpo allora … Me lo rigiro tra le mani osservandolo un altro po’.
-Wow!- bisbiglio compiacendomi della scoperta e invidiando a morte Lucrecia e qualsiasi altra donna che abbia potuto mettere le mani su questo portento della natura.
Un’idea brillante mi balena per la testa.
E se …
Mi guardo intorno, controllo che non ci sia proprio nessuno, prendo il cellulare dalla tasca e … Click! La foto e bella e fatta!
- Yuffie, che diamine è successo in bagno? I miei calzini sono asciutti?-
La voce di quello zotico di Cloud mi giunge dall’interno della casa e per poco non mi fa cascare il cellulare di mano.
Cloud Strife, che cavolo devi fartene dei calzini in pieno agosto?
- E che diamine ne so io dei tuoi calzini, non sono mica tua moglie!- sbraito mentre faccio ciao-ciao con la manina agli slip di Vincent, prima di appenderli allo stendino.
***

(Tifa)
Pace?

Apro gli occhi lentamente e la luce che filtra dalle scure semichiuse mi suggerisce che  ormai è giunto il tardo pomeriggio. Mi stiracchio e mi tiro a sedere, ho ancora un fastidioso cerchio alla testa.
- Un altro turno di sera?- la voce di Cloud mi raggiunge da un angolo della stanza.
- Già- confermo un po’ titubante. Lo so che questa storia non gli piace affatto, però non mi va di dirgli che Rufus ha minacciato di non farci sposare se non fossi venuta qui. Non è mia abitudine avere segreti con lui, ma credo che sarebbe capace di ucciderlo se sapesse e a me non va di sposare un fuggitivo o, peggio ancora, un cadavere.
Vedo lo scintillio dei suoi occhi azzurri tra le ciglia abbassate. Mi dispiace che non si stia godendo la vacanza e che sia preoccupato per me, per noi.
Gattono al lato del letto dove si è seduto e lo abbraccio da dietro, incrociando le gambe intorno al suo corpo.
- Dove sono tutti?-
- In spiaggia- risponde lapidario.
- Tu perché non ci sei andato?-
- Non ne avevo voglia … - questo è il tono dell’uomo offeso.
Ok, vediamo se posso rimediare.
- E di cos’hai voglia?- gli bisbiglio nell’orecchio.
Scommetto che sta arrossendo, non riesco a vederlo per via della posizione e della penombra ma sento che le sue guance vanno in fiamme, lo so per certo.
Gli bacio le spalle lasciate scoperte dalla canotta e anche la nuca.
- Sai, Cloud Strife, non comincerò a lavorare prima delle dieci- prendo a mordicchiargli il lobo – non c’è nessuno in casa e io indosso solo la tua maglietta- passo al collo - che ne dici se te la restituissi?-
Sulle prime non cede, poi piano piano lo sento rilassarsi. Si volta verso di me e mi schiaccia contro il materasso.
- E va bene, Tifa Lockheart, anche questa volta hai vinto tu- si arrede.
Credo che stasera, a lavoro, sarò molto, molto più sorridente …
- C … Cloud?-
- Sì?- risponde con voce spezzata senza smettere di fare ciò che sta facendo.
- Sei bravo con i balli di gruppo-
E adesso perché mi morde?!?!
***

(Shera)
Sacrifici …


- Fermo! Sta’ buono, devo solo asciugarti un po’ le … - niente da fare, Noel è un cucciolo a cui il bagno non alletta. Chiamalo cucciolo, poi. E’ diventato un bestione esagerato da quando Cloud lo ha portato a casa! In genere se ne occupa Tifa ma adesso è un impegno troppo gravoso per lei, per cui facciamo a turno. Visto che il suo pelo si sta rovinando a causa della salsedine, ho pensato che un bagnetto potesse risolvere anche solo parzialmente il problema, però non vuol saperne. Il risultato è che è scappato via ancora non del tutto asciutto, mentre io sono fradicia.
- Che diavolo ti è successo?!-
Se Cid non la smette di apparire dal nulla e di farmi spaventare giuro che lo ammazzo.
- Ho fatto il bagnetto al cane- dico con ovvietà.
Mio marito mi osserva da capo a piedi e poi sposta lo sguardo su Noel che intanto è tornato stringendo in bocca una pallina.
-  Ne sei proprio sicura?-
Abbasso la testa su me stessa.
- Ed è un vero maiale questo cane, faceva prima a denudarti direttamente … -  dice un po’ seccato.
Beh, in effetti il mio top leggero a contatto con l’acqua non lascia praticamente niente all’immaginazione.
- Santi numi, non me ne sono neanche accorta. Sono tutta bagnata!-
Cid si guarda intorno, poi si avvicina più del dovuto e mi bisbiglia in un orecchio
- Che tu sia tutta bagnata non è un male, ci sono sempre io a porvi rimedio … -
- Come?-
- Sai, credo che tu abbia bisogno di una doccia-
Che cos…
- Cid!- il Capitano mi afferra per un polso e mi trascina dentro.
Che modi poco eleganti per sedurre una donna!
Arriviamo in bagno, apre l’acqua nel box-doccia ,mi sfila gli occhiali, comincia a togliere via i vestiti  e …
E va bene, sacrifichiamoci

* Non sia mai detto che Cid il Magnifico parla bene e razzola male!
***

(Red XIII)
Coppie

- E uno, due, tre e quattro … passo... passo, giro e giù, e su e destra e sinistra e uno, due tre e quattro … -
Sbadiglio dal fresco dell’ombrellone mentre l’istruttore di ballo cerca di far andare a tempo questa massa informe che di coordinazione motoria non capisce niente. Per fortuna non ho due zampe come questi tizi, altrimenti avrebbero costretto a sottoporsi a tale strazio anche me.
-Aia!- la voce di Reno mi giunge forte e chiara, si tiene un mano sulla guancia arrossata e guarda storto la sua collega.
- Che diavolo ti prende, Elena?- si lamenta .
- Se riprovi a palparmi il sedere giuro che ti crivello!- minaccia la bionda.
- Io palpare il sedere a te? Tu hai una fissa, bella mia, tromba che è meglio!-
Che bocca piena di rose questo Turk …
Elena spalanca le labbra e strabuzza gli occhi, poi si rende conto che il collega ha effettivamente detto ciò che le è giunto alle orecchie e si gira strillando.
- Maestro! Maestro! Pretendo di cambiare partner, non voglio assolutamente ballare con questo zotico!- incrocia le braccia e lo guarda storto.
- Di nuovo a litigare voi due?- si lamenta l’istruttore  - e va bene, fate cambio con la coppia numero due- dice con rassegnazione.
I diretti interessati si fermano e guardano i nuovi partner con un certo rammarico, mentre Reno scoppia a ridere. Yuffie Kisaragi, lascia a malincuore il suo compagno di danze (un uomo sulla quarantina molto mite), alza gli occhi al cielo sbuffando, si avvicina al turk e parte con le raccomandazioni.
- Ti avviso, rosso, ho uno shuriken che fa bene il suo lavoro: fai lo scemo e ti ritroverai senza tutte e cinque le estremità, chiaro?-
Reno annuisce con un ghigno e cominciano a ballare.
Cinque estremità? Per fortuna  la principessa di Wutai è pulita, non tanto nel pensiero, quanto nelle parole. Nonostante passi  molto tempo con Cid non sembra averne subito l’influenza verbale.
- Ah, ricorda anche che, nel caso non dovesse tagliare, il mio shuriken può essere tranquillamente infilato anche nel c … -
Mi giro dall’altra parte, ho cantato vittoria troppo presto.
Vago con lo sguardo per la spiaggia.
Vincent Valentine è ancora nascosto nella cabina, se non finisce la lezione di ballo non esce da lì; Cid è stato costretto da Shera a partecipare, quindi è da mezz’ora che le pesta i piedi e inveisce contro il genere femminile; Barret e Shelke insieme hanno un che di grottesco ma pazienza; Marlene sta giocando con Cait Sith mentre Denzel è impegnato con quella ragazzina che ha conosciuto qui. Non so perché ma ho come l’impressione di assistere ogni giorno a una crisi coniugale …
Sbadiglio, mi stiracchio  e quando penso di fare un bagno c’è qualcosa che attira la mia attenzione sotto l’ombrellone della signorina Sharona.

Quella che vedo volteggiare sotto il lettino è una coda felina con la fiammella?
***

( Vincent)

I pomeriggi in spiaggia trascorrono sempre pigramente tra una nuotata e una lettura rilassante. Di tanto in tanto alzo gli occhi verso la pista dove qualche amico sta prendendo lezioni di ballo. Sorrido sotto i baffi mentre osservo Shelke che cerca di non farsi maciullare i metatarsi da un Denzel non proprio contento di doverle fare da cavaliere.
Gli unici scampati alla follia della danza sono Cait Sith, che a breve cederà alla tentazione di provare, Red XIII per ovvi motivi, Barret e Cid. Per quest’ultimo sono convinto che prima o poi Shera esprimerà la sua opinione a riguardo, per poi passare all’azione. Nel mentre, però, li ascolto mentre cercano di sfuggire alla tortura ,adducendo come scusa la volontà di voler approfondire l’amicizia con quella che abbiamo scoperto essere l’accompagnatrice di Sharona ShinRa, la signorina Pink XX* .
- Non sapevo che Hojo avesse prodotto altre creature della specie di Red … -  ammette Barret .
- Signorina Pink, lei non balla? – miagola Cait, nella speranza di trovare qualcuno con cui calcare la pista.
Il grande felino scuote la testa con un movimento grazioso .
-Nutro una profonda idiosincrasia per certe cose, preferisco le attività intellettuali – risponde in tono garbato.
- Che fa? – bisbiglia Barret a Cid ,tirando un po’ su col naso.
- Le stanno sul cazzo – risponde il Capitano bevendo una sorsata di birra ghiacciata.
Mi chiedo che razza di mostri avrebbe potuto ricavare da loro Hojo se avesse provato a farne cavie da laboratorio …

* Pink XX è un felide di mia invenzione.
***

(Yuffie)
Me too!

Camminiamo sotto il sole rovente per raggiungere la nostra casa. Ho le mani ingombrate da sacchetti della spesa ricolmi e le braccia mi si stanno allungando fino a toccare terra. Accanto a me Red XIII conversa amabilmente con  Pink XX, un essere della sua stessa razza che abbiamo scoperto essere amica datata di Sharona Shinra. Mi meraviglia che un animale colto e garbato come lei possa essere così in confidenza con quella smidollata, però mi hanno fatto notare che anche il nostro compagno a quattro zampe non frequenta il fior fiore della comunità intellettuale e che non avevo il diritto di fare simili osservazioni. E’ vero che soggetti come Barret, Cloud e Cid non hanno molto di normale e culturalmente stimolante, però detta da Reno non è che questa cosa sia chissà quanto credibile.
Giunti a destinazione entriamo in casa, poggio le buste sul pavimento dell’ingresso e mi dirigo in cucina per offrire qualcosa da bere alla nostra ospite. Se ci fosse stata Shera probabilmente avrebbe preparato dell’ottimo thè, ma credo che dovrà accontentarsi di qualche bevanda confezionata per questa volta, perché la moglie del Capitano è rimasta in spiaggia a far compagnia ai bambini e a Cait Sith.
Lungo il tragitto dall’ingresso alla cucina, però, mi rendo conto che delle voci maschili provengono dal soggiorno la cui porta è appannata.
-Oh, no! Ma come cazzo fai a vincere ogni volta!- la voce di Barret protesta, mentre batte il pugno buono sul tavolo.
- Mi hai rotto tre quarti di cazzo, Valentine - si lamenta Cid.
Silenziosamente metto la testa dentro per capire cosa stia succedendo.
- Non dirlo a Shera, potrebbe restarci molto male- lo schernisce Cloud.
- Zitto tu! Il mio picchio perforerebbe il legno anche solo con mezzo becco, non si può dire lo stesso di te, signorina Strife … -
Il centauro non risponde ma il suo respiro sembra irrequieto.
Siccome i miei occhi sono ancora infastiditi dal sole e non si sono ancora abituati alla luce dell’interno, ci impiego un po’ per mettere a fuoco quella che credo sia la scena più raccapricciante che io abbia mai visto.
Per fortuna che Red e Pink si sono fermati in veranda!
Seduti attorno al tavolo Cid, Barret, Cloud e Vincent stanno giocando a carte. Non ci sarebbe nulla di male in questo se non fosse per un piccolo particolare, anzi, per numerosi piccoli particolari che rendono grottesco ciò che sto osservando …  Barret è senza maglietta e indossa due reggiseni che, viste le dimensioni, possono essere solo di Tifa, di uno ha le bretelle infilate nelle braccia, come se lo stesse effettivamente indossandolo, mentre l’altro ce lo ha in testa a mo’ di cappellino; Cloud ha spalmato sulle labbra un rossetto rosso intenso e ha i capelli raccolti in due codine, fermate da fiocchetti presumibilmente di Marlene; Cid …  Beh, il Capitano indossa unicamente un paio di boxer e la bandana in testa .
- Porca … - inveisce Cloud, mentre Vincent abbassa le sue carte vincenti. Barret scoppia a ridere e gli passa un cerchietto con sopra un fiore esotico.
In effetti l’unico tranquillo e dall’aspetto normale è proprio Vincent , con addosso gli indumenti estivi e avvolto nel  solito mantello.
- Se Shera arrivasse e mi trovasse nudo apprezzerebbe. Se Tifa tornasse prima dal suo turno di lavoro cosa penserebbe di te?- lo schernisce Cid.
Dopo un’altra mano l’ex Turk gli lancia un’occhiata e gli mostra le carte.
- Vampiro di merda! Mako - dipendente del cazzo! Hojo avrebbe dovuto impalarti e lasciarti inculato per trent’anni invece di metterti a nanna in una bara! – e si toglie con stizza la bandana.
Faccio irruzione, è più forte di me.
- Ma che state combinando voi quattro?!?- non ce la faccio più a farmi i fatti miei, ecco.
- Cose da uomini- risponde lapidario Cloud, senza neanche alzare la testa dalle carte.
- ah, ah, lo vedo … - gli dico squadrandolo da capo a piedi.
Dolce Madre, solo adesso mi accorgo che indossa una gonna!
- E da quando frugare nel mio armadio è una cosa da uomini?- che diamine, di tanti indumenti proprio quello doveva prendere?Come ha fatto a farsela entrare???
- Chiedilo a Cid!-
Perché me l’ero immaginato?
- Sai, signorina Strife, nonostante le tue cosce storte e pelose sei un bel bocconcino. Quasi quasi chiamo Rufus e gli propongo di metterti dietro al bancone al posto della tua bella- il Capitano rischia di brutto …
-Possiamo proporgli anche di mettere te sul cubo a fare lo spogliarello, oggi stai dando il meglio di te- gli fa notare l’ex SOLDIER.
Sbuffo sonoramente, questi sono mezzi matti …
- Qualcuno vuole essere così gentile da spiegarmi a cosa dobbiamo questa caduta di stile?-
- E’ una sfida – mi spiega Barret – Chi perde le varie partite si ridicolizza, chi perde di più alla fine lava i piatti per una settimana -
E queste secondo loro sarebbero cose da uomini?!?
Un momento, questo significa che …
- … Vincent non ne ha persa neanche una!- finisco il mio pensiero ad alta voce.
Il diretto interessato mi lancia un’occhiata di traverso alzando un sopracciglio quasi a voler dire “Avevi qualche dubbio?”.
Cose da uomini …
-Ok, neanche io ho voglia di lavare i piatti – protesto.
Afferro una sedia e mi aggiungo a loro.
Mi guardano male, come se una donna non sia capace di giocare a carte a prescindere. Non possono neanche immaginare che, oltre ad essere una ladra eccezionale, sono anche un baro provetto.
Guardo Vincent e so già come potrebbe andare a finire.

Nudo! Nudo! Nudo! Nudo! Nudo!
***

(Shelke)
Perché?!?

Questo è il diario di Shelke Rui e sono arrabbiatissima! Cosa ci faceva Vincent senza maglia seduto al tavolo in soggiorno con gli uomini e Yuffie Kisaragi????? E perché lei aveva delle mutande di Barret sulla testa?  Per non parlare di Cid, era avvolto nella tenda e credo non avesse vestiti! Il papone di Marlene si era messo addosso praticamente tutto l’intimo di Tifa, mentre Cloud … Beh, se non fosse stata una scena grottesca potrei ammettere che era addirittura grazioso.
E poi Vincent mi ha detto che avevamo esagerato quando abbiamo fatto cose da ragazze …
Questo è il diario di Shelke Rui e il sole fa molto, molto male ai neuroni degli esseri umani.
***

(Marlene)
Bad boy!

Tifa mi aveva assicurato che qui in estate non piove mai, però stamattina siamo scesi in spiaggia ma siamo dovuti tornare a casa perché sono arrivati dei nuvoloni nerissimi. Adesso sta diluviando e siamo tutti in soggiorno ad annoiarci. Anzi, io sono l’unica che si annoia, sono tutti occupati a fare qualcosa. Ad un certo punto il cielo si illumina e il boato del tuono fa tremare i vetri.
Avrà avuto tanta paura …
Mi volto verso Denzel e lo vedo seduto sul divano mentre gioca con i videogames con Clara.
Mi avvicino svelta a loro e tendo la mano.
- Den … -
Un altro tuono copre la mia voce.
- Denzel, mi dai la mano? Ho tanta paura dei temporali!  - piagnucola Clara.
La faccia di mio fratello è un po’ pallida e quando lei gli chiede questa cosa, lui non se lo fa ripetere due volte e le sue dita si stringono intorno a quelle della sua nuova amica.
Mi mordo le labbra e scappo via, sotto il mantello di Vincent. Clara ha paura di Vin, non si avvicina mai a lui. Che cosa stupida!
- Marly, perché piangi? Hai paura dei tuoni? - mi chiede Shera.
- Io … io … -cerco di dire singhiozzando.
Io non giocherò mai più insieme a mio fratello, è cattivo!
***

Desideri
(Denzel)

- E appena ne vedi una cadere devi esprimere un desiderio, capito?-
Annuisco alla spiegazione di Tifa.
- Però mi raccomando, non dire a nessuno cosa desideri , altrimenti non si avvererà !-  mi fa l’occhiolino e mi lascia solo in terrazzo.
In casa c’è molto silenzio stasera. Barret e Red hanno giurato di guardare le stelle cadenti con noi ma dopo cena si sono addormentati come due sassi, Cid e Shera sono andati in spiaggia a guardarle, Shelke è chiusa in bagno molto, molto arrabbiata perché Vincent si è fatto prestare la moto da Cloud ed è andato con Yuffie a fare un giro, di tanto in tanto sento che sbraita qualcosa contro Cait Sith che la prende in giro. Sono sicuro che il nostro amico tornerà presto per  far fare un giro anche a lei, ma non sembra calmarsi. Boh, chi la capisce è bravo! Chissà se un giorno anche io guiderò la Fenrir … Chi potrei portarci? Magari Tifa, visto che le piace tanto, oppure Marlene,perché  piace tanto anche a lei. A dire il vero è da giorni che è strana, non mi parla più. Non lo so cos’ho fatto, forse non le piace stare qui e si arrabbia perché invece a me piace.
A proposito, non la vedo in giro.
Entro in casa e supero la porta del bagno da cui esce la voce lamentosa di Cait che a tratti ridacchia e a tratti protesta se Shelke gli lancia dietro qualche oggetto. Scendo al piano di sotto, ma cucina e soggiorno sono deserti. Mi affaccio in veranda dove Tifa e Cloud sono seduti sul dondolo, hanno le mani intrecciate e il naso puntato verso il cielo. Mamma mia, quando sono soli stanno sempre incollati e neanche se ne accorgono che siamo in estate e fa caldo anche la sera …
Comunque di mia sorella non c’è traccia.
Mi gratto la nuca e deciso di controllare meglio nelle stanze, ma dopo un giro accurato non la trovo. Non c’è neanche nei bagni o fuori ai balconi, sembra scomparsa! Se fosse andata con Cid e Shera avrebbe avvertito, Tifa si raccomanda tanto di dire sempre quando e con chi usciamo ( pena: murati vivi in casa fino a quando i nostri vestiti non saranno passati di moda, o almeno così dice sempre).
Mi metto le mani in testa e mi scompiglio i capelli, che fine avrà fatto? Alzo gli occhi verso il soffitto e solo adesso noto una botola semiaperta. Non sapevo ci fosse un sottotetto, non l’avevo mai notato prima. Mi guardo in giro sperando di trovare il bastone adatto per aprirlo e mi accorgo che è nascosto dietro una pianta. Appena apro la botola una scala scivola lentamente giù .
Questo posto è fantastico! Chissà quanti giochi si possono fare senza che nessuno se ne accorga … In pratica è un’altra stanza da letto e non è sporca e polverosa come una vecchia soffitta. Gironzolo un po’ quando ad un tratto sento un singhiozzo.
Proveniva dall’armadio a muro?
Mi avvicino sospettoso con la consapevolezza che, nel caso ci fosse un assassino, un ladro o un alieno, nessuno si accorgerebbe di nulla anche se urlassi. Ma non è il momento di cedere alla paura, devo ancora scendere di sotto a cercare Marlene, quindi afferro la maniglia con le mani che un po’ mi tremano e spalanco le ante.
Raggomitolata in un angolino, mia sorella ha la testa appoggiata alle ginocchia portate al petto e piange.
- Marlene?!?- è tutto ciò che riesco a dire, ammutolito dalla sorpresa.
Quando sente la mia voce si solleva un po’ e gli occhi sono pieni di lacrime.
- Cos’è successo? Perché sei nascosta qui dentro? Ti sto cercando da un’ora !E poi perché piangi?-
Lei riabbassa il capo e continua a lacrimare come una fontana.
Sbuffo e mi siedo accanto a lei .
-E’ da giorni che ti comporti in modo strano, non vuoi dirmi cos’hai ? -
Scuote la testa.
Di bene in meglio …
- Vuoi che chiami Tifa?-
Un no con un movimento più deciso della testa.
- Allora perché non scendiamo, ci prendiamo una coppetta di gelato e non andiamo a guardare le stelle?-
Sembra trattenere il respiro per un attimo e si decise a guardarmi in faccia.
E’… i suoi occhi … perché ha un’espressione spaventata?
- Così mi fai preoccupare … -
- Lo dirai a Tifa?- mi chiede singhiozzando.
Dirle cosa?
Scuoto la testa.
- E neanche a papà?-
Annuisco, neanche a Barret.
- Prometti che non lo dirai neanche a Cloud!-
- Insomma, Marlene, che hai combinato di così grave?-
- Io … ho … Paura-
Paura? Marlene che ha paura di qualcosa?Nah, non è possibile!
- Pesavo che tu non avessi paura di niente, sai raccontare anche le storie dell’orrore, non ti spaventano i temporali, le cavallette ti fanno solo un po’ schifo e non temi neanche i cani. Cosa ti spaventa?-
Continuo a credere che mi stia prendendo in giro.
- Quando ero piccola avevo tre paure-
Quando era piccola? Ma più piccola di così significa che sta parlando di quand’è nata …
- Avevo tanta paura di Cloud. Una volta è entrato nel bar e io gli sono corsa incontro credendo fosse il mio papone. L’ho anche chiamato “papà”! Quando ho visto che non era lui mi sono vergognata tanto e sono corsa dietro a Tifa. Mi spaventava quel ragazzo che non sorrideva mai … -
- Sì, ma adesso ti è passata, vero?-
Annuisce.
- Sì, adesso voglio bene a Cloud -
- E le altre due cose cosa sono?-
- Una non te la dirò mai, neanche in punto di morte- lo dice così decisa che comincio a riconoscerla finalmente.
- L’altra invece … -
Inclino un po’ la testa, cosa può esserci di tanto spaventoso da ridurla così?
- Io … non voglio vedere le stelle cadenti!- strilla e ricomincia a singhiozzare.
Cosa c’entrano le stelle cadenti con la sua paura? Com’è difficile capirla a volte.
- Marlene, credo di non aver capito- ammetto molto confuso.
- Mi fanno … mi fanno … -
Paura?
- Perché?-
Mi fissa come se avessi fatto una domanda stupida.
- Perché cadono!-
Ma non cadono davvero, Tifa mi ha spiegato come funzionano e …
Cadono …
Forse comincio a capire.
- Ti ricordano qualcosa di brutto, vero?-
Annuisce fissando il pavimento.
- Meteor- bisbiglio piano.
Annuisce di nuovo.
- E’ più forte di me!-
Le metto un braccio intorno alle spalle, non immaginavo che quell’esperienza l’abbia segnata in questo modo.
- Vedi, Marly, anche Meteor era un desiderio, però era stato espresso da una persona cattiva. Cloud, Tifa, Barret e gli altri l’hanno mandata via, quindi quelle che cadono adesso  sono i desideri delle persone buone e quelli non possono far male a nessuno-
Poggio la testa sulla sua, ancora china sulle ginocchia.
- No dirò a nessuno di questa cosa, lo giuro, però adesso vieni fuori con me e facciamo a gara a chi vede più stelle cadenti, a chi esprime più desideri belli, vuoi?-
Solleva il capo, tira su col naso e annuisce. Le prendo la mano e l’aiuto ad alzarsi, usciamo dall’armadio e dalle finestre della soffitta il cielo si vede benissimo.
- Eccone una!- dico allegro.
Sento la sua presa farsi un po’ più salda e la vedo indietreggiare un po’, come se cercasse di evitare l’impatto che la stella potrebbe provocare cadendo.
- L’ho vista prima io, quindi il primo punto va a me- sorrido.
Lei mi guarda ancora un po’ spaventata.
- E cos’hai desiderato?- domanda con una vocina bassa.
- Ehm, non posso dirtelo, altrimenti non si avvera più, però ti giuro che era molto bello!-
Annuisce e raddrizza le spalle.
- Adesso ne vedo una anche io e il mio desiderio sarà spettacoloso!-
“ Spettacoloso”? Che parola è?
Scoppio a ridere e lei mi regala un sorriso.
Stellina, fa che a Marly passi per sempre questa paura …
***

(Tifa)
Desideri


L’aria è piacevolmente fresca, almeno stasera. Siamo in veranda, io e Cloud, seduti sul dondolo e con le luci spente. Le cicale friniscono nei cespugli del giardino, l’eco del mare fa da sottofondo e tutto sembra talmente tranquillo da non sembrare vero. La mia testa trova riposo nella curva del collo di Cloud, mentre con il piede spinge un po’ l’altalena che gli risponde con un debole rumore di molle. Credo che da quando siamo arrivati questo sia uno dei pochi momenti di relax che siamo riusciti a concederci. Lo spio con la coda dell’occhio, mentre fissa il cielo con sguardo un po’ assente.
- Un gil per i tuoi pensieri, Cloud Strife-
- Perché, vuoi dire che non li conosci già?- mi risponde laconicamente.
Mi volto totalmente verso di lui, sollevandomi un po’.
- Dai, dammi un indizio!-
Scuote la testa ed esita per un istante.
- Sto pensando a una persona- ammette.
- Stai pensando a una persona- ripeto meccanicamente.
Pensa a una persona …
- Maschio o femmina?- domando con impeto.
Le sue labbra si increspano lievemente, segno che la situazione comincia a divertirlo.
- Femmina-
 La cosa mi allarma un po’.
-Sto pensando alla mia prima ragazza … - specifica lasciandomi esterrefatta.
Chi sarebbe la sua prima ragazza? Aerith è sicuramente stato il suo primo amore, però non sono mai stati insieme, dopo di lei in ordine cronologico ci sono io, quindi di chi sta parlando?Che abbia avuto una storia durante il periodo in cui era soldato? Un flirt con qualche dipendente della Shinra prima che tornasse a Nibelheim? Un’avventura nel periodo in cui ha lasciato casa dopo la morte di Sephiroth?
Adesso l’espressione sul suo viso è decisamente divertita.
- Oh, Tifa Lockheart, allora non è vero che mi conosci come le tue tasche … - mi canzona.
- Sai che potrei essere gelosa?- mi scappa da bocca.
- Lo sai che ci speravo? Almeno adesso siamo più o meno alla pari- risponde, facendo una chiara allusione al fatto che proprio non gli è andata giù la questione di Rufus Shirna e che io lavori nel suo bar.
- Mi devi ancora un sacco di spiegazioni- incrocia le braccia con fare distaccato.
- Beh, se è per questo adesso me ne devi un sacco anche tu-
Mi adombro un po’, chi diavolo è la donna di cui parla?
- Aspetta che la mia prima ragazza torni tranquilla in garage e stai pur certa che, una volta al piano di sopra, ti estorcerò le informazioni che cerco ad ogni costo, tanto non devi lavorare prima di domani pomeriggio, abbiamo un sacco di tempo … -
A parte il fatto che da questa frase si evince ancora una volta l’influenza che ha avuto su di lui l’amicizia con Zack, se la ragazza di cui parla deve tornare in garage allora …
- Sei in pensiero per la tua Fenrir!!!- solo lui poteva parlare in questo modo di una moto.
La sua espressione si fa seria.
- Ma dai, Vincent sa guidarla benissimo, in fin dei conti è un ex-turk -
- Non è di lui che mi preoccupo … - ammette.
- Credi che possa farla guidare a Yuffie?-
Stringe un po’ le labbra.
Scoppio a ridere e lo abbraccio forte, dovrei essere seriamente gelosa!
- Io credo che non ci sia minimamente pericolo, si saranno fermati a guardare le stelle da qualche parte-
E’ una situazione romantica, la principessa di Wutai non si farà di certo sfuggire l’occasione.
-  Appena tornano andiamo di sopra? Mettiamo a letto i bambini e … Devo ancora obbligarti a dirmi cosa ci facciamo qui- mi bisbiglia nell’orecchio.
Annuisco e ridacchio, in fin dei conti non ho bisogno delle stelle cadenti, il mio desiderio si è già avverato per metà, è sul mio anulare sinistro, mentre l’altra parte mi aspetta a settembre …
***
Desideri
(Yuffie)

- Oh, Santissimi Dei, sto guidando!-
La Fenrir avanza a passo di lumaca, tenuta in equilibrio più dai piedi di Vincent che dal movimento delle ruote. Vedere Cloud in sella è una routine quotidiana per chiunque  abbia un po’ a che fare con lui, anzi, credevo gliel’avessero incollata a quelle belle chiappe sode che ho avuto il privilegio di ammirare,però non avevo mai visto il signor Valentine guidarla.  Devo dire che l’esperienza è stata bellissima, è molto abile e ho avuto l’opportunità di conoscere ancora più da vicino la sua schiena, visto che non sembra avere l’abitudine di andare piano. E non indossa neanche il mantello, quindi a separarci c’erano meno strati!
- Non mi assumo nessuna responsabilità con Cloud, sappilo- borbotta l’ex-turk alle mie spalle.
- Taci, se non vuoi che acceleri!-
Trattiene il fiato. Eh, eh, lo sa che ne sarei tranquillamente capace …
Siccome sono una persona forte, ma non abbastanza da riuscire a governare questo mostro su due ruote, le sue mani corrono in mio aiuto e afferrano il manubrio poggiandosi sulle mie.
Le mani di Vincent …
Uno scossone mi fa sobbalzare.
- Hai beccato l’unica buca su una strada totalmente asfaltata- mi informa in tono neutro.
- Beh, forse è meglio che guidi tu, io ne ho già abbastanza- ammetto sbuffando. E poi sta diventando imbarazzante averlo dietro senza poterne approfittare in nessun modo.
Scendo dalla moto e lui mette il cavalletto.
Il mare è calmo, la serata tranquillissima e l’aria è salmastra.
Alzo gli occhi e un bagliore bianco attraversa velocemente il cielo.
- Una stella cadente!- esclamo tutta eccitata.
Vincent solleva lo sguardo ma non dice niente. Beh, mi meraviglierei del contrario …
Cosa potrei desiderare?
L’uomo al mio fianco abbassa gli occhi sul pavimento. Chissà a cosa sta pensando?
Stellina, mi piacerebbe conoscere un po’ più di lui che non siamo le storie che ho già sentito raccontare mille volte.
 Ad esempio, ha guardato altre volte le stelle cadere? Era da solo? E cosa faceva prima di entrare nei turk? Com’era la sua vita prima di incontrare Lucrecia?
Tutte domande di cui non conoscerò mai le risposte, tanto lui non parla neanche sotto tortura.
Guardo la Fenrir, così possente, ma allo stesso tempo docile con chi sa come prenderla. Somiglia molto al suo padrone …
- Hai imparato a guidare la moto mentre eri nei Turk?- gli domando un po’ distrattamente.
Scuote la testa in senso di diniego, mentre i suoi capelli assecondano il movimento e i miei occhi diventano a cuoricino.
- Me lo ha insegnato mio padre, prima di lavorare per la compagnia-
Mi ha risposto?!?
Un pezzetto di passato. Vincent mi ha regalato un pezzetto della sua vita che non è stato costretto a smascherare durante la guerra contro i Deepground …
E’ il mio cuore quello che galoppa nel mio petto e che minaccia di uscirmi dalla trachea?
Mi sto innamorando?
Sarebbe una tragedia, quest’uomo non mi amerebbe mai, neanche se fossi l’ultima donna sulla faccia del Pianeta, però il fatto che abbia condiviso un ricordo con me mi rende estremamente felice.
 Oh, grazie stella, grazie per aver esaudito il mio desiderio!
Gli mostro un sorriso che mi va da un orecchio all’altro.
- Dai, Vinny, torniamo a casa, andiamo a prendere Shelke -
***
Desideri
( Cid)

Ma dico io, solo perché quei due devono starsene in pace a casa, devono fracassare gli attributi a me? Non potevano semplicemente salirsene in camera e darci dentro?
Sbuffo cercando di togliere quell’accidenti di no so cosa che mi sta schiacciando una vertebra. Ci mancavano solo i sassi sotto il pelo della sabbia …
- Oh. Cid, è così bella la spiaggia di sera, dovremmo venirci più spesso- la voce di Shera è pericolosamente melliflua.
Puoi scordartelo!
- Non immaginavo che il cielo si potesse vedere così bene-
Mugugno qualcosa giusto per fingere di prestarle attenzione.
Una stella attraversa il cielo e poi scompare.
- Una stella cadente! Dai, esprimi un desiderio, così si avvererà-
Ma perché deve essere tanto infantile a volte?
- Le stelle sono i miei sogni- le rispondo, incrociando le braccia dietro al nuca.
Il cielo, le stelle, lo spazio, l’infinito, la tranquillità e il silenzio di cui sono impregnati …
Shera sorride e si gira per tre quarti su di me.   Mi arriva all’altezza del viso e mi toglie dalla fronte gli occhiali da pilota.
- Allora esprimerò io un desiderio al posto tuo. Vediamo …  vorrei … -
… Una stella tutta per noi!
 E cala sulla mia bocca.
Ecco come trarre il massimo da una situazione negativa.
Sesso sulla sabbia, è una cosa che non sopporto.
Cloud Strife, prega per il tuo bene che ne sia valsa la pena …
***
Desideri
( Shelke)

Mi sciacquo il viso con rabbia, perché la mia faccia è orrendamente stravolta.
Perché Vincent ha portato Yuffie a fare un giro in moto? Perché non ha portato me? Non mi ha detto niente, mi sono affacciata quando ho sentito il rombo del motore e ho visto che sulla Fenrir non c’era Cloud ma lui. Dove saranno andati?Ormai sono via da tanto.
Non riesco a trattenere le lacrime …
- In questa serata ci sono più lacrime che stelle cadenti- la voce di Cait Sith mi fa trasalire. Quando è entrato?
Lo ignoro e mi siedo sul bordo della vasca.
- Anche Marlene è corsa via piangendo, cosa avete tutti?Siamo in vacanza, non a un funerale!-
- La pianti!- strillo furiosa.
- Tu sei particolarmente nervosa, ma non dovresti, perché Vincent può decidere di andare in moto con chi vuole-
Respiro profondamente per non staccargli la testa a furia di spazzolate.
Il mio diario è riverso sul pavimento, non riesco neanche a prenderlo per scrivere della mia rabbia e della mia delusione.
- E’ tutta colpa di quella stupida- mugugno.
- Yuffie Kisaragi ha una voce insopportabile, però non è cattiva – riflette il gattaccio.
- Non ti metterai a difenderla adesso?- anche perché non lo sopporterei.
- Dico solo che stai facendo di una sciocchezza un dramma. Vincent non è un tuo oggetto personale, è una persona e se tu gli vuoi bene ti devi munire di pazienza, proprio come fa Yuffie-
Metto su il broncio, quella avrebbe pazienza?
- Scommetto che la principessa ha chiesto la moto a Cloud per lasciarlo un po’ solo con Tifa, e non per uscire con Vincent, anche perché lui non sembra interessato a lei in quel senso-
E perché mai Vincent dovrebbe provare interesse per lei?
Tiro su con naso e guardo fuori dalla finestra senza lasciare il mio bizzarro trono.
Una luce veloce attraversa il cielo. Una stella cadente …
Vorrei tanto che Vince fosse qui!
- Non essere troppo dura con Yuffie, è un tale rompiscatole ma non è cattiva-
Annuisco poco convinta.
Un rumore di vetri attira la mia attenzione, c’è qualcuno che butta sassi alla finestra.
Mi avvicino, apro l’imposta e trattengo il fiato. Al piano di sotto Yuffie si sbraccia come un’ossessa, mentre Vincent guarda nella mia direzione ancora seduto in sella.
- Dai, vieni giù, qui c’è posto per tutte e due!- sbraita la ninja.
Sorrido, potrei sempre buttarla giù dalla moto in corsa …
Prima di scendere, però ,devo fare una cosa.

Questo è il diario di Shelke Rui, a volte i sogni di avverano.
***

(Denzel)
Il Cappello

Cloud dice sempre che bisogna tenersi alla larga dai Turks e che Reno è uno di quelli a cui bisogna stare più attenti, perché è imprevedibile. E’ vero che a volte fa cose strane, però a guardarlo così non si direbbe tanto pericoloso.
Quando non lavora per il signor Presidente, lui e i suoi amici passato del tempo in spiaggia insieme alla gente del lido e si divertono.  Elena, la ragazza bionda che è con loro è sempre un po’ nervosa, mentre Rude non parla mai, però nuota tanto ed è bravissimo al beach volley. Reno, invece … beh, fa cose strane! Non lo dico mai a Cloud per paura di deluderlo, però a volte mi diverto un sacco a guardarlo mentre inventa mille modi diversi per punzecchiare la gente, oppure per passare il tempo senza annoiarsi. Ad esempio, adesso sta scavando una buca non tanto profonda nel terreno con una paletta . Cosa dovrà combinare?
Mi guardo intorno per non essere scoperto mentre lo spio. Vincent legge, Shelke scrive sul suo diario, Cait Sith è seduto sulle sue ginocchia e gioca con un videogames,Tifa è a casa con Cloud (stanno sempre tanto appiccicati quando lei non lavora), Cid sta cercando di insegnare a Barret a pescare, Shera sonnecchia sulla sdraio e Red parla di filosofia con Pink XX. Clara è andata a cambiarsi il costume bagnato in cabina e Marlene è poco distante da me in riva al mare, sta giocando con setaccino e rastrello, però di tanto in tanto alza la testa e guarda il turk. Deve essere curiosa anche lei di vedere cosa si è inventato oggi …
Una volta terminata la buca, Reno ci si stende dentro, fischia e Rude arriva, afferra la sua paletta e gli seppellisce tutto il corpo, fatta eccezione per la testa. Prende un cappello a tesa larga e glielo piazza sulla faccia, così dell’amico non si vede più nulla, neanche un ciuffo di capelli rosso fuoco.
Mi gratto la nuca e guardo in direzione di mia sorella, che avrà in mente di fare? Marlene ricambia il mio sguardo e alza le spalle con un sorrisetto divertito, da Reno ci si può aspettare di tutto...
Dopo un po’ la gente che non ha badato a lui comincia a passeggiare sulla spiaggia tranquilla e spensierata, ma non appena passa nei dintorni del cappello abbandonato, una voce stridula comincia a farsi sentire.
- Aiaaaaaaaaaaaaa, che dolore!!!! – urla Reno, mentre i passanti si spaventano e si guardano intorno spaesati.
Una signora, in particolare, passa con un barboncino al guinzaglio e subito il turk comincia con la sua sceneggiata.
- Hey, signora, stia attenta a non far fare la pipì al cagnolino proprio qui, sono un cappello molto pulito!-
La donna si guarda intorno, come colta di sorpresa mentre ruba la marmellata e il cane comincia ad abbaiare al cappello.
- Sciò, pussa via!- dice offeso il turk.
Cid e Barret lasciano la loro postazione e si avvicinano al lido per prendere qualcosa di fresco da bere, ma appena raggiungono la zona X si sente un fischio.
- Wow, ma che bei maschioni!- il rosso imita la voce di una ragazza e i due uomini si guardano intorno disgustati.
Non ce la faccio più, mi piego in due e comincio a ridere come un matto, subito imitato da Marlene. Rude, da dietro gli occhiali da sole, lancia sassolini verso l’amico che protesta.
- Rude, ma cosa fai, sono un cappello da salotto, io!-
Scuoto la testa, il caldo fa questo effetto?
All’improvviso la situazione precipita. Clara esce dalla cabina dopo mezz’ora (ma quanto ci mettono le femmine per cambiarsi un costumino?!?) e mi vede, mi sorride e decide di raggiungermi. Cammina velocemente e non si accorge del cappello lasciato lì, in un luogo piuttosto insolito.
Non appena raggiunge il corpo nascosto dalla sabbia, Reno inizia il suo scherzo.
- Ciao, signorina, sono un cappello abbandonato!-
Clara si ferma e cerca di capire da dove arrivi la voce.
- Guarda in basso, sono qui-
si volta verso il copricapo inorridita
- Se vuoi puoi portarmi a casa con te-
E invece di rispondere cosa fa? Scoppia a piangere!
Mi metto la mano davanti alla bocca, Tifa dice che non è carino ridere della paura delle altre persone, ma la scena è troppo comica.
Clara quando piange è assurda, riesce a strillare in modo pazzesco, Cid dice che attiva gli ultrasoni. Non so bene cosa siano, però ci credo!
Risultato: mezzo lido si gira verso di lei che è in preda a una crisi isterica.
Scuoto la testa, Marlene non lo avrebbe mai fatto. Mi volto verso mia sorella e la trovo con gli occhi sgranati e la bocca aperta. E’ l’unica femmina veramente coraggiosa che io conosca dopo Tifa …
- Ma cosa succede qui?-
Ops, Reno è nei guai … Elena si avvicina con passo da guerra, alza il cappello e la faccia del suo collega appare con un sorrisone che invita al divertimento.
- Ciao, Elena, vuoi adottare un cappello abbandonato?-
- Razza di cretino!- e lo schiaffeggia.
- Hey, ma quello è il mio cappello!- strilla Sharona Shinra, molto, molto arrabbiata.
Entrambe cominciano a colpirlo con sonore sberle o lanciandogli gavettoni gelati, mentre il poveretto cerca di liberarsi dalla trappola di sabbia in cui si è fatto seppellire.
- Rude, cosa fai lì impalato? Non ridere, vieni a salvarmi!!!-

Rude stava ridendo?!?!?!?
***

(Tifa)
Gusti

- Prendi qualcosa?-
Elena sembra non accorgersi neanche che ho parlato. Seduta su uno sgabello accanto al bancone, il suo sguardo è puntato verso una direzione precisa.
Tseng non toglie mai la divisa da Turk, neanche quando scende in spiaggia. Tra i membri del suo gruppo è quello che prende il lavoro più seriamente, forse anche troppo e ho come l’impressione che ciò sia dovuto anche al desiderio di tenere la mente impegnata, più che a un reale eccesso di zelo.
Aerith ..
In questo siamo simili, io e lui, inseguiamo un sogno da una vita, l’unica differenza è che io posso ancora concretizzarlo, mentre il suo è svanito per sempre.
- Osso duro, vero?-
Elena si concentra su di me.
- Come dici?-
Il suo tono non è conciliante, ma abbastanza distaccato per poterlo definire minaccioso. Si addice poco a quel faccino da bambola che si ritrova, se sorridesse di più e si arrabbiasse di meno avrebbe una fila infinita di corteggiatori.
- Tseng. Non deve essere facile lavorare con una persona così ligia al dovere-
Lei scuote la testa.
- Affatto, io trovo che sia il capo perfetto: arriva sempre per primo, va via per ultimo, permette a chi lo segue di crescere ed è sempre impeccabile. E’ una grande fortuna e un immenso onore poter essere un suo sottoposto- spiega con convinzione.
- Non metto in dubbio che nel lavoro sia il numero uno, però … Insomma, sembra di quelle persone che timbrano il cartellino al mattino e dimenticano di avere la divisa una volta tornate a casa-
La bionda arriccia un po’ il naso.
- Insomma, è giovane e un po’ di sano divertimento non guasterebbe- ammetto.
Scuote la testa.
- Mio Dio, ci manca solo che il morbo di Reno si diffonda e infetti tutti quanti! Tseng nbon sarò mai un tale pagliaccio. Mai! -
Rabbrividisce.
-Sai, non dovresti essere così severa con lui. Ammetto che è bizzarro e stravagante, però è molto pieno di vita e questo è apprezzabile -
- E’ un idiota e non è neanche questo granchè- bofonchia.
Come se ci avesse ascoltato, il diretto interessato arriva dalla spiaggia completamente bagnato , saluta Tseng con la mano poco distante e si avvicina a noi.
- Yo, Tifa! Mi daresti due succhi d’ananas?-
Sorrido e annuisco affaccendandomi dietro il bancone.
- Cosa stai facendo qui?- ringhia Elena.
Il rosso scuote la testa tempestandoci di goccioline.
- Non lo vedi, ho fatto il bagno!-
- Appunto, non potevi asciugarti prima? Stai riempiendo il pavimento d’acqua-
Oh, beh, credo che sia l’ultimo dei problemi visto che è il bar di un lido e queste cose sono all’ordine del giorno. E poi che bisogno c’è di arrabbiarsi, neanche dovesse asciugarlo lei …
- E’ servito almeno a rinfrescarti le idee? -
Gli porgo le bevande che mi ha chiesto e resta per un lungo attimo a guardarmi, come a voler valutare qualcosa, poi si riscuote.
- Oih, Tifa, a questa qui versa solo bevande zuccherate, è troppo acida per bere altro- punta il mento verso la collega, prende i suoi bicchieri e si allontana.
Cala un silenzio imbarazzato.
- Idiota … - mastica Elena, per poi bere in un solo sorso il succo che avevo preparato per un altro cliente.
- … E non è neanche lontanamente carino quanto Tseng- si sente di aggiungere.
- Sui gusti non si discute, certo, però tutto sommato non è così malaccio: ha degli occhi bellissimi, spalle larghe, una faccia da schiaffi e … -
- Lockheart … - mi interrompe.
- Sì, Elena?-
- Se Reno indossasse il perizoma al contrario non si noterebbe niente !-
Ok, effettivamente è un tantino acidella …
***
(Vincent)

La spiaggia è deserta e tutto tace.
Non una voce, non l’eco lontana del villaggio che brulica di turisti, solo il canto del mare sulla battigia e ilvento fresco tra i capelli. Disteso sulla sabbia, lascio che il sole colpisca il mio corpo nella speranza che riesca a penetrare più a fondo, illuminando angoli remoti del mio animo.
Supino e a contatto diretto con la sabbia, sembra che io riesca a percepire il calore e mi sembra di sentirmi stranamente in pace.
Un movimento, un ombra e poi un brivido freddo sul mio petto. Un corpo mi pesa addosso, seppur esile e morbido e mille goccioline mi cadono sul viso quando apro gli occhi.
Hai i capelli bagnati. Così è irriconoscibile.
- Vincent … -
Di nuovo incrocio il suo sguardo malizioso, così diverso dall’innocenza che in genere lo caratterizza e il suo sorriso non si fa attendere.
- Vincent … -
La sua mano scivola dalle mie spalle lungo le braccia.
- Vincent … -
Si intreccia alle mie dita, le stringe forti.
- Vincent … -
Posso sentire perfettamente le sue forme esili e bagnate d’acqua di mare contro il mio petto mentre si abbassa.
- Vincent … -
Le sue labbra sempre più vicine, il respiro nella mia bocca …

Un forte urto sul naso mi fa balzare seduto.
In libro che avevo sul petto scivola sulle mie gambe, poi cade sulla sabbia. Mi sono addormentato sul lettino.
- Scusami Vincent, non l’ho fatto apposta, non controllo ancora bene la battuta. Mi ripassi la palla per favore?-
Annuisco ed eseguo.
Barret, giocare a beach volley con una mano sola non è l’idea migliore che potessi avere.
Prendi nota: mai più schiacciare un pisolino in spiaggia.
Abbasso lo sguardo su me stesso e sospiro gravemente. Forse è il caso di farsi un bagno …
***

(Yuffie)
Lanterne


Infilo un cerchietto con dei fiori applicati al lato e guardo la mia immagine allo specchio. Il vestito che indosso cade liscio fino al pavimento,in tessuto di seta a fondo nero con motivi floreali rossi, con una fascia chiara larga in vita e le maniche ampie. Se avessi saputo che qui si festeggiava una ricorrenza così simile alla festa delle lanterne di Wutai mi sarei portata dietro lo yukata delle gradi occasioni. Sono riuscita comunque a trovare quest’abito in un negozietto di costumi tradizionali e devo dirmi soddisfatta, non è quello giusto ma ci si avvicina molto.  Un’ultima occhiata al trucco leggero ed esco scalza dalla mia camera. Dalla scarpiera del corridoio prendo un paio di sandali bassi, rossi anch’essi e mi dirigo al piano di sotto. Credo siano usciti tutti, non odo alcun rumore e le luci spente confermano la mia ipotesi.
- Ci hai messo più di un’ora per infilarti un vestito- una voce proveniente da un angolo dell’ingresso mi fa trasalire.
- Oh, beh, ho perso un po’ di tempo per prepararmi, è una festa importante e … Ma Vincent, perché sei ancora qui?-
- Non mi piacciono le feste- risponde lapidario.
Troppa gente, immagino.
- Ma questa è LA festa e tu non devi assolutamente mancare!-
La sua faccia è molto perplessa. Avanti, Vincent, un piccolo sforzo!
-Prometto solennemente ti starò sempre accanto e che ti proteggerò da tutte le Sharona Shinra che cercheranno di infastidirti- dico alzando la mano destra.
Neanche adesso sembra tanto convinto.
- E dai, neanche io mordo, quindi datti una mossa!- gli dico prendendogli un braccio e trascinandolo fuori.

- A Wutai la festa delle lanterne è un po’ diversa, dura circa 3 giorni: dal 13 agosto sino al 16. Il programma è ben articolato. Dal 13 al 14 vengono accese candele, fili di canapa e fiaccole dette Fuochi di Benvenuto. Queste luci fungono da guida per aiutare gli spiriti a trovare la strada di casa e ricongiungersi sulla terra. In preparazione di questo ricongiungimento con i cari ci si appresta a pulire casa poichè si aspetta un ospite, una persona che non si vede da tempo. Per decorazione si usano piante sacre, frutta e incenso e si danza attorno al fuoco. In attesa delle anime si offrono e si mangiano spaghetti -
Che serata splendida, il cielo è stellato e non c’è traccia di quella solita foschia delle zone di mare.
-  Nel giorno di festa , il 15 agosto, i parenti si radunano insieme per visitare il cimitero. Dopo aver pregato per i propri cari e per se stessi, si mangia insieme offrendo cibo e bevande anche ai defunti: secondo l’antica tradizione ciò dovrebbe aiutarli a sopportare le sofferenze. Piatti tipici sono dolci di riso ricoperti di marmellata di fagioli rossi e spaghetti. Per le offerte invece viene usato del riso crudo, melanzane e altre verdure tagliate e posizionate su foglie di loto -
Vincent mi ascolta in silenzio, annuendo di tanto in tanto. Camminiamo lungo la strada che conduce al villaggio e si cominciano già a intravedere le prime bancarelle .
- “Trascorsa la giornata” con i propri antenati, il 16 agosto vengono riaccese di nuovo le fiaccole, i fili di canapa, i fuochi e le lanterne per mostrare ancora una volta ai propri cari la strada per far ritorno nell’aldilà. Vengono inoltre preparate delle imbarcazioni con dentro delle piccole offerte da dare all’anima da portare con sè durante il viaggio di ritorno e si lasciano galleggiare nell’acqua di un fiume o anche in mare -
Con i capelli un po’ più corti, senza fascia e con addosso vestiti di cotone leggeri non sembra l’uomo che ne ha passate di tutti i colori; un occhio poco attendo lo vedrebbe come una persona normale se non fosse per quello scintillio rosso che rimandano le sue iridi. E’ incredibile come l’aria aperta gli stia facendo bene, nonostante non voglia ammetterlo neanche con se stesso. Resta quasi tutto il giorno seduto all’ombra a leggere e coinvolgerlo in una qualsiasi attività non è cosa semplice, però sembra più presente. Non so come spiegarlo, Vincent non sarà mai una persona loquace, intraprendente e incline alle leggerezze, però sembra meno inghiottito dal suo mondo di ombre, E’ come se lasciasse aperta qualche fessura dalla quale lasciar filtrar un po’ di luce.
- Grazie a questa festa non solo si consolida il legame con i propri cari defunti ma anche con le varie famiglie. Le donne sposate approfittano di questa occasione per tornare dai parenti e genitori, ci si scambiano visite di cortesia e doni. Vengono anche preparati dei banchetti chiamati per i vivi, dove tutte le famiglie al completo consumano l’intero pasto-  finisco la mia spiegazione con un sorriso. Mi piace la festa delle lanterne!!!
- E perché tu sei qui invece che a Wutai visto che è una ricorrenza così importante?-
Non mi aspettavo questa domanda, un po’ perché credevo non mi stesse ascoltando con particolare interesse, un po’ perché  mi sorprende il fatto che abbia dato il via a una sorta di dialogo. In genere fa parlare le persone anche per ore, risponde a monosillabi e poi lascia che i discorsi languiscano per mancanza di iniziativa.
- Uh, c’è la bancarella dei pesci rossi!Ne peschiamo uno?-
Mi guarda stringendo un po’ gli occhi e capisco che non ha gradito il cambio di argomento.
- … Beh … in realtà non credo di essere esattamente la benvenuta, e poi mio padre ricomincerebbe con la storia del pretendente e non ho voglia di litigare con lui. L’ultima volta mi ha fatta tornare a casa con una scusa e mi sono ritrovata a tavola con dieci uomini disposti a sposarmi senza neanche avermi conosciuto - spiego con orrore.
- Forse è solo preoccupato che tu possa restare sola – osserva, inginocchiandosi accanto a me che intanto ho preso a bazzicare con un retino i carta.
- … Oppure continua con la sua mania di controllo. E’ fissato con la tradizione e non gli scende giù che proprio sua figlia sia così anticonformista. Probabilmente la sua paura nei miei confronti è giustificata, però l’uomo da sposare me lo scelgo io -
- Magari ha paura del tuo metro di giudizio … - stringo un po’ più forte il retino di carta e lo guardo fisso negli occhi.
- Magari il mio metro di giudizio nello scegliermi un uomo fa più paura a te che a lui- mi mordo la lingua, mi è proprio scappato di bocca e me ne sono pentita all’istante.
- Dovresti imparare dai pesci rossi- borbotta togliendomi il retino da mano e catturandone uno con una tale abilità che sembra non abbia fatto altro da quando è nato.
Dopo aver catturato sei pesciolini ed esserci fatti gentilmente cacciati via dal padrone della bancarella, riprendiamo a passeggiare. Decisamente c’è troppa gente per sperare di trovare tanto presto i nostri amici e questo silenzio che è calato non mi piace affatto.
Facciamo ancora qualche metro e una persona viene a sbattermi addosso.
- Yo! - è il saluto di Reno che cammina insieme a Rude e a Elena, mangiando dolcetti  - hai convinto questo qui a partecipare alle danze?- e indica il mio amico.
- Non essere ridicolo, Valentine ha due piedi sinistri … - ridacchia la sua collega. Solo ora mi accorgo che regge un bicchiere contenente sicuramente qualcosa di alcolico.
- Andiamo! - Rude li afferra sottobraccio e li trascina via tra la folla che li accompagna nella direzione opposta alla nostra.
- Un giorno dovrai proprio spiegarmi con che criterio scelgono le reclute per entrare nei Turks … - dico scuotendo il capo.
- Trent’anni fa nel curriculum dovevi indicare anche il tuo quoziente intellettivo- risponde con un’alzata di spalle.
Era una battuta? Vincent Valentine ha fatto una battuta!
Scoppio a ridere e lui mi guarda come se fossi impazzita. Probabilmente neanche se n’è accorto di aver fatto dello spirito, oppure è seriamente convinto di ciò che ha detto. Reno, comunque, non è scemo, semplicemente viene da un altro pianeta. Quanto alla sua amica Elena, credo proprio che se Tseng continua a rimpiangere Aerith finirà in terapia per dipendenza da vibratore.
Dopo aver giocato a tiro al bersaglio, gioco in cui il mio accompagnatore ha vinto non so quanti pupazzi, ci siamo ritrovati in un vicoletto pieno di oggetti realizzati artigianalmente. E’ tutto così bizzarro, ci sono dei ninnoli simpaticissimi, sembra di essere in un mondo fatato. Una musichetta attira la mia attenzione e quando scorgo il carillon che la produce mi viene un colpo, è troppo bello!
- Vin, corri, vieni a vedere!-
L’ex turk si avvicina distrattamente a me, ma quando poggia lo sguardo sull’oggetto sembra che nei suoi occhi passi un lampo rosso. La ballerina continua a girare lenta e leggiadra nella sua palla di vetro, vestita di sbuffi bianchi e circondata da brillantini. Le mani incrociate al petto, gli occhi chiusi e il sorriso mesto sembra concentrata in una muta preghiera. Solo adesso mi rendo conto di comele somigli … Ho potuto vedere solo una volta ciò che resta di Lucrecia Crescent, ma posso affermare con tutta certezza che è decisamente meno devastate dei brandelli di cuore che ancora battono affannosamente nel petto di Vincent. Per quanto abbia fatto i conti col suo passato, esistono cose che neanche la riconciliazione può restituire. La gioventù, la speranza, la fiducia, l’entusiasmo ormai non sfioreranno più l’animo dell’uomo che è con me. Non esiste neanche la remota possibilità di tornare indietro, c’è solo l’opportunità di proseguire, di andare avanti e l’unica cosa che posso fare per aiutarlo è di cercare di rendere quella che per lui è una condanna meno traumatica di quel che è.  Lo lascio accanto al carillon per un minuto, il tempo di fermare un ambulante e fare dei piccoli acquisti, poi lo prendo per mano e lo conduco presso le rive di un fiumiciattolo. Dal sacchetto tiro fuori tre lanterne e accendo la candelina in esse contenute.
La prima riporta un nome dolce e familiare.
Aerith .
- In ricordo della luce della speranza- bisbiglio piano.
Sulla seconda ce n’è un altro.
Kasumi, il nome di mia madre.
- Per colei che mi ha permesso di vedere la prima luce, la luce della vita- gli spiego con una punta d’emozione.
Lucrecia, recita la terza.
 - Una luce anche per lei affinché ne ritrovi una dall’altra parte, e perché mi ha permesso di trascorrere questa serata con te nonostante gli errori passati. Anche se può suonare strano, l’amore si esprime in modi del tutto inconsueti … -
Adagio le prime due lanternine sul pelo ondeggiante dell’acqua e invito Vincent a fare lo stesso con la terza. I suoi occhi seguono le tre luci fino a quando la corrente non le trascina via e, avvolti nel manto dei nostri pensieri, il frastuono della festa non è altro che un’eco lontana di effimeri passatempi terreni.
-Ok, adesso che abbiamo fatto il nostro dovere, è giunto il momento del piacere! - interrompo il silenzio stiracchiandomi.
- … - mi guarda incuriosito.
- Non ti ho detto che la festa delle lanterne prevede una danza tradizionale intorno a un grande fuoco?-
Mi sento sempre molto orgogliosa quando dagli occhi di Vincent Valentine trapela il sentimento del terrore puro, perché so per certo di essere una delle poche persone a riuscire a suscitarlo in lui!

-Hai capito?-
Scuote il capo.
- Dai, è semplice!-
Scuote il capo con più vigore.
- Ok, hai capito- lo afferro per il gomito e lo trascino nel piazzale dove la gente esegue la danza tradizionale che diverte grandi, bambini e anziani.
In effetti Vincent non sembra riuscire a seguire il gruppo con il ritmo giusto, però ci sta provando e questo mi riempie di gioia.
Mi affianco di più a lui facendo sfiorare le nostre anche, lo prendo per mano e lo aiuto a seguire il gruppo.
- Dai, è sempre la stessa cosa che si ripete,la danza è divisa per blocchi e ad ogni ripetizione aggiungi un passo-  gli spiego cercando di incoraggiarlo.
Annuisce mortificato.
Tranquillo, Vince, va bene così.

Piano piano, un passo alla volta …



La festa delle Lanterne esiste davvero, in Giappone è conosciuta come Festa Obon e le notizie contenute nel capitolo sono state reperite in giro sul web.


- Fine Prima Parte-

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Capitolo 35
*** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Seconda Parte) ***


(Tifa)

Cara Elmyra,
come stai? Qui procede tra ritmi frenetici per me e giornate lente e oziose per gli altri. Ormai siamo giunti alla seconda parte del mese e tra un paio di settimane saremo a casa. Ti giuro, non vedo l’ora di tornare. Non avrei mai creduto che l’acciaio e il grigiore di Edge mi sarebbero mancati, o forse mi manca solo il poter stare tranquillamente seduta sul divano con la mia famiglia e una tazza di thè tra le mani.
Mi manchi tanto anche tu, mi manca non avere le braccia di una mamma nelle quali rifugiarmi e qui non ho nessuno con cui sfogarmi. Non ho parlato ai ragazzi del ricatto di Rufus per evitare rappresaglie, tu sei l’unica al corrente di tutto. Il Presidente non si fa vedere ma la sua presenza si avverte ogni qual volta cerco di tornare dalla mia famiglia. Ho il sospetto che dietro il continuo cambio di turni e i lavoretti extra ci sia lui e non so più come giustificare la mia accondiscendenza passiva con gli altri. Con Cloud. Le tue parole mi sono state davvero di incoraggiamento e, quando sento che sto per cedere , ci ripenso e riesco a farmi coraggio. Siamo quasi alla fine, ancora pochi giorni e potremo tornare a casa.
Ti abbraccio forte.
Tifa.

Piego il foglietto e lo infilo nella busta da lettere.
Sospiro. Anche oggi un cambio turno, anche oggi mi è toccato far finta di nulla …
***

(Cait Sith)
Fiction

Tutto il Pianeta è a conoscenza che, se esiste una cosa che proprio non sopporto, quella è la voce della principessa di Wutai. Non lo faccio per cattiveria, ma ha un’estensione vocale e una tonalità così alta e stridula che riesce a mandare k.o. tutti i miei circuiti. E poi è petulante …
Durante la permanenza qui, però, sono venuto a conoscenza di una grande verità: l’unico modo di farla stare più o meno zitta e quello di piazzarla davanti alla tv accesa mentre mandano in onda un film romantico. Quest’estate ho avuto anche il piacere di scoprire che, su un canale satellitare, il palinsesto ha previsto la trasmissione di una fiction dal titolo strano che l’ha incollata e ammutolita per un paio di ore per due volte a settimana. Un vero Paradiso per le mie orecchie …
Da  ben tre mesi Yuffie è perdutamente innamorata di un tizio dai capelli lunghi, il quale ama a sua volta una ragazza con i capelli cortissimi e con i vestiti succinti. Il ragazzo è dotato di strani poteri che ha ottenuto in seguito a un passato piuttosto turbolento, mentre la protagonista femminile è la figlia di un boss molto potente. I due si sono uniti per la lotta contro un nemico bizzarro, con la testa piena di treccine e il sorriso malvagio. Durante una durissima battaglia i due si sono scoperti innamorati e adesso la svitata di Wutai è accucciata sul divano intenta a guardare l’ultimo episodio della stagione di “Boss, Psicotici, Vampiri e Principesse”.
- Oh mio Dio, non posso credere che il terribile Bad possa aver fatto davvero questo al povero Vidal, ecco perché è sempre così disperatamente serio!- riecco la sua voce da racchia.
Si volta verso il suo interlocutore e gli passa in secchiello di pop-corn. Non potevo crederci quando l’ho visto sulla soglia di casa …
- Nah, credo sia anche per colpa di Lucilla, quella segretaria di Bad non ha mai davvero deciso chi amare, ecco perché lo ha deluso in mille modi diversi-
Rude dei Turks ama le fiction, sarà un effetto collaterale del mako? Oppure è stata la frequentazione con Reno perpetrata negli anni?
Il turk rosso è seduto a tavola e sta mangiando la torta preparata da Shera e neanche si volta verso il televisore.
- Oh mio Dio, oh mio Dio, si sono presi per mano!- strepita la ninja.
- Vuoi vedere che chiederà a Yolanda di sposarlo!- si emoziona Rude.
- Che merda … - bofonchia Cid, passando davanti alla porta del soggiorno e andando oltre.
Vincent è seduto sul davanzale della finestra e guarda la spiaggia. Non è tipo da film, preferisce i libri …
- Oh, no, a Vidal è tornata in mente Lucilla, ma lo vuol capire o no che è morta e che bisogna andare avanti!- protesta Yuffie.
- Beh, credo sia anche per gli scrupoli che si fa nei confronti di Shilla- riflette l’altro.
- Ma è ridicolo, è solo una ragazzina, non ha speranze!Cloud, tu che ne pensi?-
- Non mi interessa!- ringhia il biondo, appoggiato allo schienale della poltrona con le braccia incrociate, voltandosi dall’altra parte.
Ma se non è interessato allora perché è qui?

- Scilla, io ci sarò per sempre nella tua vita, ma non posso essere nulla di più di un amico per te -
- Oh, Vidal, mi fai soffrire, però ti auguro ogni bene! -

- E’ ridicolo, la differenza d’età non ha importanza- la voce monotona di Shelke mette i brividi. Ma non era intenta a scrivere il suo diario?
- Sì che ha importanza, non vedi che anche Shilla lo ha capito e non si oppone più alla loro unione?- gli occhi di Yuffie brillano.
- Inoltre ha stragiurato che non la lascerà mai da sola, ci sarà sempre per lei- si sente di aggiungere Rude.
- Magari se la portano a casa per farne una colf-  ipotizza Reno, con la bocca piena.
- Cos’è una colf?- domanda Marlene, curiosa.
- E’ una di quelle donne che tirano la palla con una mazza per farla entrare in una buca, dall’altra parte di un campo- spiega pazientemente Denzel.
-  Quello si chiama “golf”, non “colf”- chiarisce Sharona Shinra.
Sharona Shinra?!? Ma quando è arrivata?
- Shhhhhhhhhhhhh, volete tacere? Sto cercando di guardare il film!- protesta la ninja.
Il soggiorno torna silenzioso.

-  Muori, Vidal Valendis!-
- Fermo, Bad, è Yolanda Kimisho ad ordinartelo!-
- Ancora tu, ma non eri stata investita da un carro di chocobo ?-
- E credi che basti così poco a fermarmi?!? E’ l’amore che mi impedisce di morire, devo salvare l’uomo della mia vita-

Ma chi produce queste cose viene pagato oppure paga la gente affinchè veda i film?

- Ormai è morto, non ci farà più del male-
- Oh, Yolanda, luce dei miei occhi, sei venuta fin qui per salvarmi? Non avresti dovuto, è così pericoloso! -
 -Non dirlo, dolcissimo oggetto dei miei pensieri notturni, la mia vita non avrebbe senso senza di te -
- Yolanda, piccola figlia del più temibile boss del mondo, vuoi sposarmi?-

A questo punto del film Yuffie e Rude si stringono una mano, mentre con l’altra si asciugano le lacrime. La principessa sta anche stringendo in fazzoletto tra i denti per evitare di singhiozzare troppo forte.
Una domanda: ma il Turk non li toglie mai gli occhiali da sole?

- Sì, lo voglio!-

Segue un bacio disgustoso.
- Bleah, che schifo!- Denzel si gira dall’altra parte.
- Beata lei … - si lascia sfuggire Sharona.
- Un po’ troppo teatrale- commenta Shera.
- Dov’è la maionese?- chiede Reno.
- La maionese sul dolce? Questo fa più schifo di quel bacio bavoso- protesta Denzel.
- Qualcuno mi spiega come funziona un bacio?- Shelke ha deciso di imparare proprio TUTTO.
- Ancora questa roba vomitosa!- Cid mette la testa in soggiorno, poi impreca e va via.
- Tu sei molto più bravo, vero Cloud?- Marlene sorride.
- Non mi interessa- risponde il ragazzo arrossendo un po’.
- Dovrei ringraziarti per questa situazione?- Barret lo guarda storto.
- Barret, è solo un bacio, perché te la prendi con lui - Red XIII sbadiglia e si stiracchia.
- Dovremmo chiedere l’ opinione di Tifa- Reno sta tirando troppo la corda.
- Rude, non resisto più- e Yuffie scoppia a piangere come se avesse ricevuto una frustata.
Il Turk nel mentre si soffia il naso.

- Yolanda, amore, mi rendi così felice!-
- Mai quanto tu rendi felice me-
- Ma prima, c’è una cosa che dovresti sapere-



The End.
Titoli di coda.

 
Mi gratto un baffo.
Ehm, non ho capito bene come finisce.
Mi volto verso i miei amici e li vedo a bocca aperta e con le facce confuse. Tutti tranne due..
-Oh, non vedo l’ora che ritorni l’estate! -Biascica Yuffie tra le lacrime.
- A chi lo dici!!!- annuisce convinto Rude.

Esporrò il caso ai medici della W.R.O.
***

(Cloud)
Notti magiche


Guardo il soffitto  completamente abbandonato sul letto. La notte è sempre il periodo peggiore da quando siamo qui, dicono che sia una buona consigliera ma a me vengono in mente cose davvero poco piacevoli. Fuori fa un caldo esagerato, però mi sto facendo coccolare dal condizionatore sparato a manetta, così a Rufus verrà un infarti quando gli arriverà la bolletta.
Un leggero rumore mi distrae dai miei pensieri. Mi sollevo e mi guardo intorno, cosa sarà? Lo avrò sognato? Un colpo un po’ più forte mi dice che qualcuno è dall’altro lato della porta, mi alzo e vado a vedere chi è.
Immersa nel buio del corridoio una Marlene in pigiama e a piedi nudi mi guarda un po’ preoccupata.
- Marlene! Va tutto bene?-
Annuisce stringendosi al petto un chocobo di pezza.
- Hai bisogno di qualcosa?-
Scuote la testa.
- Perché non sei a letto?- mi gratto una tempia.
- Non riesco a dormire, sono andata anche a cercare papà, ma stavano dormendo tutti -
Sposta il peso da un piede all’altro.
- Ti ho svegliato?- chiede arrossendo un po’ – ho pensato potessi sentirti solo visto che Tifa è al lavoro-
Dolce canaglia, fiuta sempre tutto a chilometri di distanza …
- No, tranquilla, non stavo dormendo- la rassicuro e so che significa quell’espressione da cucciolo sulla sua faccia.
-Ti va di farmi compagnia?-
Annuisce, sorride e mi prende per mano.
Ci sdraiamo al fresco della stanza, ma non poggia la testa sul cuscino, preferendo il mio petto e mettendo i pugni vicini, in una posizione quasi fetale.
- Di cosa vogliamo parlare?- mi chiede dopo un po’.
Beh, parlare non è il mio forte …
- Facciamo così, tu domandi e io rispondo, va bene?-
Annuisce.
- Cloud, sei ancora arrabbiato?-
Cosa sarei?
- Perché dovrei esserlo?-
- Sei triste e arrabbiato dal giorno in cui Tifa ci ha detto che dovevamo venire qui. Anche se stai con noi e facciamo tante cose insieme, si vede che non ti diverti-
E adesso cosa le rispondo? Sarebbe stato meglio fingersi improvvisamente in coma!
- Tifa mi ha sorpreso molto quando ci ha comunicato di questo viaggio, però voi non c’entrate niente. E poi non è vero che non mi diverto -
- Quindi sei arrabbiato solo con Tifa?-
Sono arrabbiato con lei?
Sì …
Non rispondo, continuo a guardare il soffitto.
- Ecco, lo sapevo- dice con voce un po’ tremante.
Mi volto a guardarla, ha il musetto imbronciato e per una frazione di secondo invidio Barret.
Non credevo si stesse preoccupando, è l’ulteriore prova che non ci capisco niente di dinamiche familiari e di bambini.
- Costa del Sol è un brutto posto, fa litigare le persone!- e chi altro avrebbe litigato? Forse si riferisce a lei e Denzel, da quando è sbucata fuori la nuova amichetta stanno molto meno insieme.
- Non vedo l’ora di tornare a casa, così … -
Alza la testa dal mio petto e mi guarda con particolare apprensione.
- Tu vuoi ancora sposare Tifa?-
Credo che sia lei a non avere più tanta voglia di sposare me.
- Sì … - è un soffio il mio.
- Mi prometti che farete presto un bambino?- chiede con veemenza.
Oh dei benedetti, sembra che la spiegazione che le abbiamo fornito a tal riguardo sia servita a ben poco.
- Perché sei così fissata con questa cosa?-
- Perché così hai un altro motivo per non andare via da noi- ammette stringendo un po’ di più al petto il chocobo di pezza,
Sono un mostro e da me non viene fuori mai nulla di buono. E’ talmente spaventata che mi odio per averla fatta preoccupare in questo modo; tra tutti è quella che ha dimostrato di capire come stanno le cose nonostante sia solo una bambina. Ed è colpa mia se è tanto angosciata …
- Marlene, solo perché due persone non sono d’accordo sul come risolvere un problema non significa che smettano di volersi bene-
- Però i genitori di Clara hanno divorziato per questo motivo-
Trattengo un sorriso, da grande farà l’investigatore privato.
- A volte ci sono problemi che non si riescono a superare, però tu non devi pensare a queste cose. E poi io e Tifa non siamo ancora sposati, quindi non possiamo divorziare- le faccio l’occhiolino. Magari fa schifo come metodo per rassicurare qualcuno, ma non riesco a fare di meglio.
Lei si ferma un attimo e sembra rifletterci.
- Allora sposati con me, ci metterò poco a crescere!-
Mi sento quasi lusingato, ma se Barret venisse a saperlo mi strapperebbe la pelle di dosso. Faccio finta di essere una persona sensibile e delicata.
- E Denzel?Smetteresti di occuparti di tuo fratello per sposare me?-
Abbassa lo sguardo.
- Tanto Denzel sposerà Clara e poi a lui piace Tifa … Ed è anche mio fratello! -
Piuttosto credo che sarà Clara a rapire Denzel, ma evito di dirglielo onde evitare altra confusione.
- A parte il fatto che tra qualche settimana saremo a casa, ma tutto questo parlare di matrimoni alla tua età è decisamente prematuro-
- Però se sposi me non te ne andrai mai più, imparerò a cucinare e anche a fare tutte le altre faccende, ti tratterò benissimo ed eviterò di farti arrabbiare. Tu però non andare via!-
Le accarezzo il capo.
- Non me ne vado e l’uomo che ti sposerà sarà tanto fortunato-
Sorride. Solo adesso ho imparato quanto vale e so che fare felice Marlene non ha prezzo.
Altre nocche contro il legno della porta, sembra che io stasera sia molto ricercato …
Mi alzo, vado ad aprire e gli occhi agitati di Denzel si puntano su di me.
- Cloud, presto, vieni con me. Marlene è sparita, non la trovo da nessuna parte!-
Credo che il futuro non ci sarò io nelle mire di Barret e se lo dice uno come me che non riesce a capire neanche l’ovvio, figuriamoci quanto sia evidente ad un occhio attento questa “cosa”. Sospiro rassegnato all’idea che sta per aggiungersi un altro membro al club dei nottambuli e apro un po’ più la porta mostrandogli che fine ha fatto sua sorella.
Altra faccia da cucciolo, altro mio segno di assenso.
Denzel trotterella fino a letto, guarda Marlene che stringe un po’ più il pupazzo giallo e alla fine arrivo anche io. Onde evitare incresciosi incidenti con “ l’orso nero” di AVALANCHE che sta russando due camere più in là, predo posto in mezzo a loro, spengo la lampada e li sento accucciarsi uno a destra e l’altra a sinistra.
Sarebbe troppo difficile lasciarli adesso, qualsiasi cosa succeda …
Ora che ci penso, quando Tifa ritornerà troverà il suo posto occupato.
Ben le sta, così impara ad accettare offerte di lavoro dai balordi!
***

(Tifa)
Sfere

Il turno di mattina al lido inizia molto presto, però devo ammettere che non mi pesa affatto. Mi piace sentire l’aria frizzantina sulla pelle quando esco silenziosamente di casa e mi piace anche la quiete che regna in spiaggia quando c’è solo lo staff intento a preparare il necessario per il bar. Per la verità la calma viene interrotta se Reno ed Elena sono costretti fare qualcosa insieme, tuttavia devo ammettere che riescono molto bene in quel che fanno nonostante le invettive che si scambiano (che lei gli scaglia contro, perché in realtà il rosso non è molto incline a farlo). Se nessuno li guarda o presta loro attenzione, riescono anche ad essere gentili. Anzi, ad essere sincera li trovo addirittura carini sebbene buffamente assortiti. Elena sa essere molto dolce, l’ho vista giocare qualche volta con i bambini ed è sempre stata gentilissima e disponibile. Il problema sorge quando c’è Reno, si aggrava ulteriormente se il suo collega apre bocca, precipita totalmente se si palesa l’indifferente figura di Tseng. Insomma, la mente di Elena attiva un singolare meccanismo di difesa che si riversa sempre contro il Turk rosso; Tseng la ignora puntualmente e lei sfoga la sua frustrazione su Reno. Il ragazzo, dal canto suo, non è propriamente scorbutico con lei, però è decisamente provocatorio, ma non credo lo faccia apposta. E’ stravagante fino alla punta dei capelli, anzi lo è a partire da quella sua chioma infuocata che sfoggia con una punta d’orgoglio, tuttavia riesce ad essere accorto se la collega ha bisogno d’aiuto, la soccorre sempre se non svolge le sue mansioni nel modo corretto, oppure le offre il caffè quando nota che è giù di tono per l’ennesimo gesti d’indifferenza di Tseng. Sono convinta che se trovassero un modo di comunicare che non contempli palpatine, ceffoni a mano aperta e armi da fuoco puntate l’uno contro l’altra formerebbero proprio una bella coppia.
- Cosa diavolo stai facendo?!?- sbraita la bionda, poco distante dal recinto con le palline di gomma.
- Ops, scusami, ho fatto confusione- si giustifica Reno continuando a toglierle dalle braccia la gran quantità di sfere colorate.
- Quello era il mio seno destro!- insiste sempre più adirata.
- Come no. E queste sono tutte materia!- le fa il verso, rigirandosi tra le mani una pallina.
- Sei un pervertito, Reno!- ringhia la bionda.
- Oh, quante storie! Le tue tette sono di piccole dimensioni, è facilissimo confondersi. Mica ce le hai in formato  palle da basket! Una cosa del genere non sarebbe mai successa con la Lockheart … -
HEY!!!!!
***

(Yuffie)
Avances

Fa caldo, ho sonno e Barret deve essersi addormentato.
Non capisco perché mandino sempre me a fare la spesa! E’ vero che Tifa fa la sua parte lavorando  e permettendoci di stare qui, Shera si occupa del pranzo e le pulizie si fanno a turno, però nessuno si fa scrupoli a mandarmi sotto il sole cocente per la spesa. Pesa pure mezzo quintale, ma quanto mangiano?!? Cid dice che lo fanno per me, per favorire la guarigione della mia “cleptomania”, ma sono certa che è solo una scusa, accidenti a loro!
Ho chiamato Barret dicendo di aver bisogno di una mano e ha detto che sarebbe venuto a prendermi con il furgone, ma di quell’armadio neanche l’ombra.
Ombra, proprio quella che in questo momento scarseggia …
Sventolo un fazzoletto di carta per farmi aria e mi accascio su una panchina, tanto vale pazientare.
- E’ occupato questo posto?-
E adesso chi è?
Riapro gli occhi per controllare e di fronte a me c’è un vecchietto vestito di tutto punto, con un cappello di paglia sulla testa e il bastone da passeggio.
Siccome non ho badato molto all’eleganza, mi sollevo e mi metto composta, annuendo e facendo segno all’uomo di accomodarsi pure accanto a me.
Cosa ci fa una persona così anziana per strada in un’ora tanto calda del giorno? Non lo sa che è pericoloso? Ah, spero che mio padre non abbia questa pessima abitudine, ci manca solo l’insolazione …
- Aspetti qualcuno, bella signorina?- mi chiede a mezza voce.
Bella signorina a me? Che gentile!
- Eh, beh, in realtà sì, aspetto una persona per tornare a casa. Sa, le borse della spesa sono un po’ troppo pesanti - mi scappa un risolino teso.
- Lei è a passeggio?- chiedo dopo un po’, tanto per fare della conversazione.
Il vecchietto annuisce e comincia a raccontarmi delle sue giornate. E’ qui dall’inizio dell’estate, vive da solo ma ha tanti nipoti a fargli compagnia, ama i gatti e ha una pensione abbastanza alta.
Buon per lui, io prego tutti gli dei di Wutai di riuscire a invecchiare senza tirare le cuoia prima dei trent’anni.
- Come ti chiami?-
- Yuffie. Yuffie Kisaraghi.Tanto piacere signor … -
- Albert, mi chiamo Albert Smith-
Sì, in effetti ha la faccia da Albert Smith.
Mi alzo e mi stiracchio, guardo verso il fondo della strada ma non si vede né Barret né il suo stramaledettissimo furgone.
Sbuffo e mi risiedo.
- Sai, Floriana, ho una casa molto grande-
La voce del vecchietto si fa risentire. Mi giro credendo sia arrivato qualcun altro, ma su questa panchina continuiamo a esserci solo io e lui.
- Come dice, scusi?-
- Sì, Floriana, dicevo che casa mia è molto grande e io mi sento spesso solo -
Come mi ha chiamata?
Sorrido, mai nome suona più ridicolo accostato alla mia persona.
- Sono pensionato e ho un sacco di tempo a disposizione-
Eh, beato lui.
- I soldi non mi mancano e ti farei stare bene- continua parlando più a se stesso che a me.
Ho capito, i soldi non gli mancano e … Ma che sta dicendo?
- Sei praticamente perfetta, Floriana, e credo che io e te potremmo andare d’accordo. Sono un uomo serio, ti sposerei subito-
Barret? Barret, dove sei?
Mostro la mia dentatura non sapendo bene se voglia essere un sorriso o un ringhio per spaventarlo.
- Sono molto lusingata, signor Albert ma vede io … Sono già fidanzata!- speriamo se la beva.
- Davvero?- chiede dispiaciuto.
- Sì, già da un po’- aggiungo per rendere il tutto più credibile.
- Che peccato, Floriana, ti avrei portato a casa mia, percepisco una buona pensione -
Ancora con questa storia?!?
- Ma sei sicura? Non posso fare niente?-
Cazzo, Barret, ma ‘sto fottuto furgone lo stai spingendo a mano?
Scuoto il capo con convinzione, adesso come me ne libero? Vorrei scappare via ma la spesa la lascio qui?
Succede tutto in un attimo, mi alzo dalla panchina e fermo il primo ragazzo che passa.
- Amore, eccomi! - dico andando incontro alla bici che arriva, rischiando quasi di farmi investire.
- Eh? Bevi?- mi chiede una voce a me nota.
Testa rosso fuoco, occhialoni sulla fronte e faccia da scemo.
Reno dei Turks.
A chi ho fatto del male nella mia vita passata?
- Amore, che burlone- ridacchio nervosa dandogli una pacca sulla spalla.
Afferro le borse della spesa e le piazzo nel cestino della bici, altre le appendo al manubrio e una la poggio sulle gambe, dopo essermi accomodata sul sedile del passeggero.
- Adesso possiamo andare, tesoro- mastico in direzione del turk.
-Ma veramente … - cerca di parlare ma io gli infilzo un fianco con le unghie e lui scatta.
- Arrivederla  signor Albert e in bocca al lupo per tutto!- lo saluto mentre la bici parte.
- Stammi bene, Floriana!- risponde facendo ciao ciao con la manina.
Dopo un po’ Reno si ricorda di avere la lingua.
- Chi era quello? -
Non rispondo.
- Chi è Floriana?- continua imperterrito.
Sbuffo.
- Sei riuscita a rimorchiare un vecchio. Sono la tua passione? Quel Valentine quanti anni ha?- insiste.
- Quanti ne hanno i tuoi neuroni-
- Da quando ci siamo fidanzati io e te?-
- Oh, sta’ zitto!- sbraito, incavolata come non mai.
Pedala un altro po’ e poi riprende con la tiritera.
- Cazzo, sai che sei pesante, Floriana?-
- Ma vaffanculo!-
***

(Marlene)

Il signor Reno intervista sempre tutte le ragazze per via del concorso. Le ferma mentre passeggiano oppure va a prenderle direttamente sotto l’ombrellone e rivolge loro molte domande! Chiede quanti anni hanno, cosa fanno nella vita e anche se hanno un uomo ideale. Quella che parla di più è la signorina Sharona, perché interrompe tutte le altre dicendo cose che non capisco. Perché chiede sempre il numero di telefono a Vincent? Non si vergogna un po’ di dirlo al microfono? E perché lui sparisce sempre quando lo fa? E’ bravissimo a giocare a nascondino …
- … Grazie per la disponibilità, bellezza. In bocca al lupo!- gli sento dire, mentre fa l’occhiolino all’ennesima ragazza e si allontana.
Uffa, non è giusto, ci sono anche le ragazze piccole in questo lido!
Gli vado incontro e gli tiro un po’ l’angolo della T-shirt per attirare la sua attenzione.
- Signor Reno, perché intervisti solo le ragazze grandi e mai quelle piccole?-
Abbassa la testa e mi guarda con molta sorpresa.
- Perché le ragazze piccole hanno quasi tutte un guasto ai dotti lacrimali e cominciano a piangere quando mi vedono . E’ vero che non tutti i papà hanno un mitra al posto del braccio, però è meglio evitare …- spiega.
Ma se il problema è questo deve stare tranquillo, non ho paura di lui!
- Io non piango mai, signor Reno!- dico speranzosa.
- Ma tuo padre ha un mitra al posto dell’arto- mi fa notare.
- Però non spara mai se la gente non lo fa arrabbiare. E poi se la prende solo con i cattivi!- lo rassicuro.
- … Appunto … - annuisce.
Metto un po’ il muso.
- E’ perché non sono carina come Tifa. E’ per questo che non mi vuoi intervistare, signor Reno  – adesso ho capito tutto, dovevo arrivarci prima.
- Per fare una Tifa ci vorrebbero due Marlene una sull’altra e tre solo sulla parte superiore del corpo … - dice un po’ divertito.
Che significa?
Si gratta la nuca.
- E va bene, cosina piccolina, hai vinto tu!-
Urrà!!!
***

(Cloud)

Mi è sempre piaciuto guardare il cielo al di sotto dello specchio dell’acqua, le luci e i colori che vi si riflettono sono molto suggestivi e poi mi sento isolato dal frastuono e dalla confusione che c’è sul lido. Mi sembra di galleggiare in una dimensione alternativa in cui rifugiarmi, visto che ciò che mi circonda ultimamente non mi piace affatto. Mi sembra di avvertire profumo di fiori anche qui nonostante non si possa respirare …  L’unico inconveniente è che non riesco a trattenere troppo il fiato, quindi sono costretto a riemergere.
Riempio i polmoni d’aria e alzo la maschera dagli occhi fermandola sulla fronte, poi mi lascio scivolare sul pelo dell’acqua.
Verso il largo, ad almeno trecento metri dalla riva, si distingue chiaramente la sagoma dello yacht di Rufus ancorato proprio di fronte al lido. Salvo qualche veloce apparizione non si è fatto per nulla vedere, solo di rado lascia la sua imbarcazione per cenare nella lussuosissima villa che capeggia la collina. Non si è fatto vedere, però sentire sì e anche molto. Ha chiamato praticamente di continuo sul cellulare di Tifa e ammetto che mi è spesso venuta l’idea di far fare un bel tuffo al mare a quell’aggeggio inutile.
Mi chiedo cosa gli stia passando per la testa, mi rifiuto di credere che ci abbia trascinati qui solo per motivi d’affari. O meglio, sospetto che questi affari di cui parla non riguardino il lido o il locale e ciò che mi fa più rabbia è il silenzio di Tifa. Più le chiedo il perché abbia accettato questo incarico, più diventa vaga e le sue motivazioni diventano inconsistenti. E’ vero che qualche gils in più in tasca ci farebbe comodo visto che il matrimonio ci costa un bel po’ e che vorrebbe apportare delle modifiche al Seventh Heaven, ma di tutte le persone sulla faccia del Pianeta per cui lavorare proprio un tipo del genere doveva scegliere?
Mi manda in bestia, non posso farci nulla.
E poi …
Allungo qualche altra bracciata e poi mi concentro sull’imbarcazione.
Mi sento osservato e questa cosa va avanti già da un po’ e questo avviene in casa, in spiaggia e talvolta anche al locale. Non ho chiesto agli altri se avvertono la stessa sensazione, so solo che la odio.
Non fatico a immaginarmi il Presidente ShinRa mentre ghigna osservando tutti noi da un binocolo potentissimo, mi dispiace solo che non posso fargli sapere che sarei capace di ficcarglielo ovunque!

Dalle casse in spiaggia viene annunciata un’altra intervista.
Ma … è la voce di Marlene questa?
***

(Elena)

Appoggio il vassoio con la bevanda fresca sul tavolino che oscilla un po’ a causa del rullio delle onde. Il Presidente adora il thè e ha insistito per bere quello della signora Highwind che trovo buonissimo anche io. Credo che abbia ottenuto questa informazione da Reno, il quale non fa altro che tessere le lodi della cucina della Lockheart e dell’abilità di Shera con gli infusi. Il senpai corre dietro alle gonnelle molto corte, però sono convinta che sposerà una cuoca diplomata …
- Grazie, Elena- mi dice distrattamente il Presidente mentre abbassa il binocolo che ha spesso puntato verso la spiaggia.
Certo che la mia vita da Turk è cambiata non poco, adesso mi tocca anche fare la cameriera …
- E’ delizioso! - ammette sorbendo un po’ di thè gelato, mentre i cubetti di ghiaccio titillano contro i vetri del bicchiere.
Annuisco con un cenno del capo.
- Ha bisogno d’altro, signor Presidente?-
- Sei mai stata innamorata, Elena?- mi chiede così, a bruciapelo, guardando il mare con aria assente.
- C … come? – una domanda del genere da lui non me la sarei mai aspettata.
Rufus sventola una mano come a voler scacciare una mosca.
- Niente, lascia perdere. Puoi anche andare, grazie- e torna a immergersi con il naso nel suo portatile di ultima generazione.
Faccio un inchino e scendo sotto coperta.
Se sono mai stata innamorata? Certo, di Tseng, però per lui neanche esisto. Ma il Presidente?
Ok, sono troppo curiosa …
Afferro in binocolo che ha lasciato sul vassoio  che ho portato via con me e lo punto sulla spiaggia attraverso l’oblò.
In Acqua ci sono dei bagnanti tra cui Cloud Strife, a riva Barret, Cid e Denzel giocano con un pallone, mentre il gattaccio di Reeve è intento a costruire sculture con la sabbia. Su una sdraio riconosco la signorina Sharona con in testa un cappello esageratamente rosa e accanto a lei Pink e Red conversano amabilmente. Alle docce la signora Highwind si sciacqua di dosso la sabbia. Non lo avrei mai creduto, però ha un corpo formidabile: non è attrezzata come la Lockheart ma neanche sfornita come la principessa di Wutai, che in questo momento sta passando una granita a Valentine. Accanto a loro la piccola Tviest scrive il suo diario e Tifa è dietro al bancone come al solito.
Tre sono le donne che fanno parte di Avalanche per cui il presidente potrebbe  nutrire dei sentimenti, ma non è detto, visto che la spiaggia è stracolma di belle ragazze …
Punto nuovamente il binocolo verso la terraferma e vedo qualcosa che ha del pazzesco.
Ma che sta facendo Reno con quella bambina???
***

(Shelke)

- Tuo fratello bagna ancora il letto?-
- Ma no, adesso è grande! Solo che … non dorme bene senza il suo pupazzo!-

Questo è il diario di Shelke Rui. Stanno accadendo fatti un po’ strani …

- Quindi la Lockheart predilige il bianco?-
- No, ha completi intimi di tutti i colori-

Quando la voce al microfono ha cominciato a parlare credevo si trattasse di uno scherzo, invece mi sono resa conto che è proprio lei a rispondere alle strane domande di Reno. E’ possibile partecipare a un concorso di bellezza in età così tenera?

- Lo zio Cid non riesce ad andare in bagno senza giornale, dice che gli si incastra tra il colon e il retto, però non so cosa significa … -
- Ahahahahahahahaha! E che letture utilizza per facilitare il “distacco”?-

Ed è normale che in un’intervista venga chiesta la taglia di reggiseno della tua mamma?

- Oh, non lo so, però so di certo che non vuole mai leggere i libri di Vincent perché dice che poi non riuscirebbe più ad alzarsi dal … Non posso dire le parolacce, sono una bambina!-

Santi numi, se Marlene continua così vincerà il primo premio, ma non prima di aver provocato un incidente diplomatico tra Avalanche e ShinRa. L’ennesimo!
Forse è il caso di intervenire …

- Oh, ma come sarebbe a dire? La principessa di Wutai sbava sul guanciale!-

Mmmm, no, dopotutto non sta dicendo nulla di male.

- Dici che, nonostante sia tanto corteggiato, il signor Valentine preferisce restare single?-
- Non lo so perché Vincent non vuole la fidanzata. Forse ce l’ha già, oppure non gli piacciono le ragazze … -

Adesso perché bestemmia?!?

- Pink è tanto simpatica anche se spesso non capisco quello che dice perché parla in modo troppo difficile. Se sposasse Red sarebbe bello, adotterei un cucciolo per fare compagnia a Noel -

Ma se si sono appena conosciuti!

- Ma a te piacerebbe avere un altro fratellino?-
- Questa volta mi piacerebbe una sorellina, devo chiedere a Cloud di impegnarsi molto per questo-
- Dubito che ne sia capace … -

Impegnarsi? In che senso? Cosa dovrebbe fare nella pratica? Come nascono i bambini?

- Sai già come nascono i bambini?!?-
- Certo, Tifa e Cloud mi hanno spiegato tutto!-

Non è giusto, io sono più grande di lei e non ne so niente! Stasera devo assolutamente torchiare Vince, deve spiegarmi praticamente tutto nei minimi dettagli.

- Il thè di Shera è buonissimo-
- Mmm… perché chiami Cid “zio” e sua moglie no?-
- Beh, perché lo zio Cid è più vecchio!-

 .. E se non sbaglio gli è andata la birra di traverso.

- C’è qualcos’ altro che vorresti dire? -
- Sì, voglio tanto bene al mio papà!-

Che carina che è Marlene. Peccato che il suo papà si stia dirigendo a mitra spiegato verso il suo intervistatore e dalla faccia direi che non ha gradito l’iniziativa.

Questo è il diario di Shelke Rui, che significa “impegnarsi”??????
***

(Tifa)

Finisco di versare la crema allo yogurt sulla base di biscotto e metto la teglia in frigo. Ho dovuto preparare ben tre torte fredde allo yogurt per poterne tenere una per me per stasera ma non importa. Facendo non pochi salti mortali e concedendo dei favori a qualche collega disponibile, sono riuscita a spuntarla sui turni e oggi mi hanno concesso di ricoprire quello di mattina in modo tale che oggi pomeriggio avrò tutto il tempo per dedicarmi alla cena che dovrà essere perfetta.
Perché tanto affanno? Semplice, perché è un giorno speciale!
Oggi è il 19 agosto, è il compleanno di Cloud.
Purtroppo non ho trovato un po’ di tempo per comprargli un regalo come si deve, però mi sono ripromessa di offrirgli una cena e un dopocena che ricorderà alla perfezione tra venticinque anni ; in fin dei conti è l’ultimo che passerà con la sua fidanzata. Chiudo il frigo e sorrido come un’ebete, il prossimo anno lo trascorrerà con sua moglie.
Ora che ci penso, a partire da domani scatta il conto alla rovescia!
Venti settembre, aspettami!!!
Prima, però, devo sopravvivere ad agosto e alla vacanza/lavori forzati … Ma non voglio pensare a queste cose adesso, per oggi mi sono ripromessa solo pensieri felici.
Torno dietro al bancone e comincio a lavare i bicchieri,canticchiando e osservando di tanto in tanto ciò che accade intorno a me.
E’ circa mezzogiorno e la gente è quasi tutta a mollo per via del gran caldo. Da lontano riesco a vedere Barret e Cid sul pontile esultare per la pesca che deve star procedendo bene, Shera li osserva divertita, i bambini e Cait Sith sguazzare tra le onde;sto tranquilla perché  a fare loro da guardia c’è Yuffie.Ora che ci penso, ma al gatto robotico non salteranno le valvole con tutta quell’acqua salata? Bah, credo che Reeve lo abbia costruito in modo tale da renderlo resistente alle condizioni ambientali più dure.  Vincent leggere ignorando il chiacchiericcio di soporifero di Sharona, se non gira per il lido a caccia di voti per il concorso di miss Seventh heaven beach è sempre lì a tentare di estorcergli favori sessuali, povero Vince. Red e Pink sonnecchiano tranquilli all’ombra, dondolando le loro code a fiammella e … il bel ragazzo che sta facendo la doccia è Cloud. Una volta ho provato invidia per delle gocce dispettose che gli erano saltate addosso a causa di un tubo rotto, un’altra volta ancora ho inveito contro la siringa che io stessa gli ho fatto, un’altra volta ancora ho provato istinti omicidi verso la sella della sua moto, perché aveva e ha tuttora il privilegio di ospitare su di se una determinata parte del suo corpo. Oggi mi rendo conto che forse quella da invidiare sono io. Cloud non è incline a mettersi in mostra, non indossa il costume con l’intento di farsi notare e passa gran parte della giornata con i bambini oppure nuotando. Non è consapevole di quanto sia invitante mentre l’acqua gli incolla i capelli alla fronte, gli accarezza le spalle e percorre gli addominali, scivolando poi sui fianchi e lambendogli le gambe fino alle caviglie. Chiudo il rubinetto e comincio ad asciugare i bicchieri, avverto molto più caldo adesso e so anche il perché.
Venticinque anni di carne fresca ed è tutta mia. Che faticaccia averla conquistata!
Forse si sente osservato, perché si volta verso di me e i nostri occhi si incrociano. Vedo cielo e nuvole in quelle iridi chiare, posso percepire il suo umore, un qualsiasi turbamento guardandole e in questo momento ci vedo tanta aspettativa.
Gli ho promesso che avrei trascorso la serata a casa, non sospetta minimamente ciò che ho in serbo per lui, sarà una sorpresona!
Accenna un sorriso e so che per lui è tanto, specie visto che la piaggia è piena di gente. Poso un bicchiere sul ripiano del bancone senza interrompere il contatto visivo, muovo le labbra articolando cinque lettere e ammicco. La reazione è istantanea: il suo viso prende un colore rossastro e il suo sorriso si allarga un po’ di più, mentre i suoi occhi sembrano diventare un po’ più blu.
Scuoto la testa divertita, dopo mesi ancora arrossisce quando glielo dico …
- Tifa, il capo al telefono- mi avverte una collega.
- Ma come, Tseng era qui proprio un minuto fa … - rispondo sorpresa. Cosa può essere successo di così improvviso da dovermi chiamare quando gli ho versato del caffè  che non saranno neanche passati cinque minuti?
- no, per capo intendo dire il grande capo- e mi passa il cordless.
Prendo l’apparecchio emi allontano per non rendere pubblica la telefonata. Mi accorgo che mi tremano le dita … cosa vorrà?
- Pronto?-
- Tifa Lockhear t … -
La voce di Rufus scandisce lentamente il mio nome come per assaporarne il gusto.
Trattengo il respiro, perché non è mai un buon segno.
- Come procede?- mi chiede.
Ma cosa fa, gioca come il gatto con il topo?
- Cosa vuoi?- taglio corto.
-  Siamo nervosette … -
Ma no, ho solo voglia di sferrargli un pugno su quel nasino aristocratico.
- Tutto ciò che ti riguarda mi rende nervosa-
Una risatina dall’altra parte. Giuro, se non mi uccidono i turni massacranti a cui mi sottopone lo faranno queste sue chiamate improvvise, simpatiche come una doccia fredda in pieno inverno.
- In effetti hai ragione, ho bisogno che tu faccia qualcosa per me-
Tanto per cambiare.
- Tra un paio d’ore avrai finito il tuo lavoro al lido … - inizia a spiegarmi, però a me sembra quasi un giudice che pronuncia la sentenza a un condannato che sa già che avrà la pena capitale.
- … voglio che tu vada con Tseng con una lista approssimativa e poi qui, in villa … -
Andare da lui dopo il lavoro?
-  Cosa dovrei fare a casa tua?- riesco a domandare cacciandomi le parole di bocca con sforzo.
- Voglio che mi prepari una cena. Ho invitato degli amici, persone molto influenti e ho intenzione di offrire loro il massimo dell’ospitalità- mi spiega con la massima calma, mentre io comincio a sudare freddo.
- E con tutti i cuochi che hai a disposizione devo venirci proprio io? Non hai nessuno che possa cucinare in modo impeccabile, qualcuno dalla professionalità indiscutibile?-
Che diamine, i migliori gourmet sono al suo servizio e deve venire a chiedere questa cosa giusto a me?!?
- Tsk, forse non hai capito: voglio che sia tu a occuparti della cena e del servizio in tavola-
Che cosa???
- Rufus, ho bisogno della serata libera … - inizio ma neanche mi ascolta. non farmi questo, ti prego!-
- I miei ospiti arriveranno per le 21:00, troverai la divisa qui e avrai le mie cucine a disposizione. Conto di fare bella figura quindi impegnati -
- Rufus, non farmi questo!-
- Ah, già che ci sei porta anche una di quelle torte che hai preparato in mattinata, sembrano squisite-
Maledizione a lui!
- Rufus, ti prego, oggi è … -
- Oh, andiamo, Lockheart! Preferisci una festicciola di compleanno oppure un matrimonio?-
Che bastardo!
- Non ci sarà nessun matrimonio se continui così!- la voce mi esce stridula.
- Non ci sarà nessun matrimonio se tu continui così! Giocati bene le tue carte e avrete altri mille compleanni da festeggiare …  -
- No, aspetta, non puoi … - ma sto già parlando da sola, il Presidente ShinRa ha già messo giù, lasciandomi nella disperazione più totale.
Sferro un pugno su bancone e per poco non lo polverizzo.
Maledizione!
***

( Shera )

- Oh oh, guarda quant’è grosso!- esulta Barret prendendo il secchio e avvicinandolo a mio marito.
- Certo che è grosso, l’ho preso io!- si pavoneggia Cid, felice come una pasqua riponendo un grosso sarago insieme al bottino della mattinata.
- Stasera Tif dovrà dare il meglio di sé ai fornelli!- afferma sicuro l’omone di due metri.
- E se volesse stare un po’ sola con Cloud? In fin dei conti è il suo compleanno e hanno sempre così poco tempo da trascorrere insieme- gli faccio notare.
I due uomini si guardano in faccia e poi ridacchiano.
- Lascia che stiano un po’ lontani, ne avranno di tempo per stare appiccicati. Ricorda che già convivono, a breve si sposeranno e c’è una bella luna di miele ad attenderli. Nel mentre dovremmo tenere anche i bambini mentre saranno assenti, quindi un favorino potrebbe concedercelo - dice Barret
- Sì, insomma, ne avrà di tempo per … mangiare pesce sola con Strife - conferma mio marito.
- Sensibilità maschile … - mi sento di aggiungere, curvando le spalle arresa.
Scuoto la testa e mi volto verso la spiaggia e in un angolo appartato del bar vedo Tifa parlare al telefono. Non so neanche io perché ma avverto una strana sensazione e mi ritrovo a camminare verso il lido senza perdere di vista la ragazza che, passo dopo passo, sembra perdere l’aria allegra che ha avuto per tutta la mattina.
Quando l’ho ormai raggiunta sferra un pungo sul bancone e inveisce silenziosamente.
- Tutto bene?-
Non deve essersi accorta di me, perché quando si rende conto della mia presenza sussulta. Quando si volta nella mia direzione è pallida e negli occhi brillano due lacrime.
- Cos’è successo? – le domando con una certa apprensione.
Scuote il capo come a voler minimizzare la cosa, però non me la bevo.
- Lo sai che di me puoi fidarti. E’ da quando siamo partiti che noto tanta tensione in te, se c’è qualcosa che posso fare sarei contenta di poterti aiutare, fosse anche solo ascoltarti-
Tifa ha un carattere molto particolare, è capace di sobbarcarsi impegni gravosissimi, di impegnarsi con devozione in compiti ardui, di essere forte e coraggiosa  e di essere dolce e premurosa come una mamma.  Non è capace di chiedere aiuto per se stessa, però.
Il suo respiro trema mentre si morde il labbro, mi guarda per un lungo istante e poi annuisce.
Quando comincia a parlare stento a credere a ciò che dice.



- Che razza di bastardo!- affermo caustica.
Ma che ha Rufus ShinRa nel cervello? Anzi, ce l’ha ancora un cervello? A me il geostigma non ha fatto lo stesso effetto, i miei neuroni funzionano ancora come devono …
- Già - conferma una sconfortata Tifa.
Eh no, questa arrendevolezza non mi piace.
- Verrò con te- le annuncio asciutta.
- Che cosa?- mi chiede sorpresa.
- Ma sì, vengo a darti una mano, così finirai prima! E poi non mi fido di quell’uomo, non voglio che tu vada in quella casa da sola, se ti facesse delle avances?-
 Scuote la testa con decisione.
- Non credo che il suo scopo sia quello, altrimenti si sarebbe fatto avanti molto prima-
In effetti di occasioni ne ha avute quante ne voleva finora, eppure …
- Quale credi che sia il suo scopo?-
- Non ne ho idea, so solo che gli romperei in naso a testate- ammette in un moto di rabbia. Bene, così mi piace.
- Ok, allora che aspettiamo? Chiamiamo Tsegn e  andiamo a fare la spesa. Organizziamo un piano di lavoro e vediamo di rispettare la tabella di marcia, vedrai che finiremo prima del dovuto-
- Cosa racconterai a Cid?-
- Oh, beh … - in effetti non ci avevo pensato.
- … Gli dirò che … abbiamo ancora tanto tempo per mangiare pesce insieme – già, gli dirò così e rido fin da ora ad immaginarmi la faccia che farà quando me lo sentirà dire.
- Ma che significa? – mi chiede Tifa, sgranando un po’ gli occhi scuri.

Ragazza, meglio che tu non lo sappia...
***

( Tifa)


Sistemo l’ultima fetta di ananas nel piatto e mando tutto in sala da pranzo.
Sono letteralmente distrutta! Per fortuna Shera è venuta con me, è stata un vero tesoro. Preparato il grosso, però, l’ho rimandata a casa; se Rufus avesse scoperto che era qui ad aiutarmi chissà che si sarebbe inventato per far precipitare la situazione.
Sento la risata di Sharona farsi più acuta, credo che abbia bevuto un bicchiere di troppo. Non ha paura che le vengano le rughe a stare alzata fino a tardi?
A proposito …
Alzo la testa verso l’orologio che segna le undici, ormai è troppo tardi per la mia cena in spiaggia a lume di candela. Cosa gli dirò per farmi perdonare? Povero Cloud, ci teneva tanto a trascorrere la serata con me.
Un ombra mi si profila alle spalle e quando mi volto quasi non credo ai miei occhi.
- Elena? -
Ma cosa ci fa qui, non doveva sorvegliare il locale stasera?
- Non avevi un altro impegno?- mi domanda.
La guardo interrogativa.
- Ma sì, hai fatto carte false per coprire il turno di mattina per un impegno importantissimo, cosa fai ancora qui?-
Sì, l’impegno del mese, l’occasione speciale che rende più bella l’estate, che quest’anno sarebbe dovuta essere diversa dalle altre.
-Ormai è tardi- scuoto la testa sconsolata.
- A me non sembra. Sono le 23:00, è ancora il 19 agosto, sei ancora in tempo!-
Come sa del compleanno di Cloud?
- E’ vero, solo che di là ci sono ancora quindici persone sedute a tavola e mancano ancora il dolce e il caffè – la informo mesta.
Alza gli occhi al cielo spazientita, poi mi mette una busta tra le mani poco delicatamente.
- Tieni, questo era il vestito che avevi scelto, giusto? Me l’ha lasciato la tua amica con gli occhiali-
Shera ha fatto questo?
- Non ci sono le scarpe, ma credo che non ti serviranno a molto -
Continuo a guardarla senza capire.
- Che fai lì impalata? Ti sostituisco io, c’è Tesng di sotto, deve andare al locale al mio posto e ti darà uno strappo-
Sta dicendo sul serio?
- Perché?- riesco a chiederle stupita.
Sbuffa mentre si infila la divisa da cameriera.
- E va bene, lo ammetto: mi piacciono le storie romantiche a lieto fine, ma se lo dici a Reno ti faccio passare un brutto quarto d’ora, chiaro? -
Oh, Elena, non sei quell’incrocio di acido e soda caustica che vuoi far credere …
- Sei ancora qui? Sparisci prima che cambi idea-
- Ma Rufus .. – cerco di dire.
- Al Presidente ci penso io, tu non preoccuparti-
Posso andare veramente?
- Ti dai una mossa?- stavolta lo dice con un tono di voce più alto.
Stringo un po’ di più la busta al mio petto e sorrido.
- Grazie Elena – bisbiglio mentre prendo la strada della porta.
- Ah, Lockheart … -
Mi volto a guardarla e mi lancia un mazzo di chiavi.
Terrazzo c’è scritto sull’etichetta.
- Guai a te se dimentichi di richiudere tutto-
Non posso crederci!
- E adesso smamma- sbuffa scocciata.
- Sai una cosa, Elena? Anche se fai parte dei Turks … saprò sdebitarmi- è una promessa.
- Seh seh, mi farai prendere il bouquet … ma sparisci!- borbotta dandomi le spalle.
Non me lo faccio ripetere due volte,corro verso la macchina e Tseng parte. Recupero il cellulare dalla borsa e compongo il suo numero.
Ti prego, fa che risponda …
***

( Cloud )

- Vieni al terrazzo, ti spetto lì! -
Ecco la breve e criptica telefonata di Tifa fattami alle undici di sera, quando ormai i bambini erano a letto e il mio umore nero come la pece.
Ammetto che stavolta sia lei che Rufus hanno tirato molto la corda e che non ho fatto irruzione alla villa solo per intercessione di Shera.
Aveva promesso di trascorrere la serata a casa con noi, era chiedere troppo  che mantenesse la parola data? Questo atteggiamento mi preoccupa, non è da lei comportarsi in questo modo. L’unica cosa che mi rincuora è che tra una decina di giorni sarà tutto finito.
Neanche il luogo dell’appuntamento mi convince, tutto ciò che appartiene alla ShinRa non mi piace anche se devo limitarmi a passarci davanti. Osservo la struttura man mano che mi avvicino, non è altro che una specie di monolocale ricavato da un’enorme scoglio naturale con annesso terrazzo a picco sul mare. Quando è maltempo non si può neanche utilizzare, perché le onde arrivano fin sopra e al massimo si può pranzare nella parte interna, che è protetta dai vetri.
Vizi da ricchi idioti …
Sbuffo mentre raggiungo la spiaggia e gli infradito si riempiono di sabbia. Mi mancano anche gli anfibi, dannazione!
Quando giungo a destinazione non vedo nessuno, fatta eccezione per una luce che proviene dall’interno della saletta riservata.
Che con la sua chiamata, Tifa intendesse dire di raggiungerla all’interno?
Spigo il cancelletto e lo trovo aperto.
Male che vada becco Rufus in atteggiamenti intimi con una qualche riccona annoiata sua pari e gli restituirei il favore che ha riservato a me per tutto il mese.
Salgo lentamente la scaletta di roccia i cui gradini sono parzialmente illuminati da lucine al led e al piano della camera non trovo nessuno, quindi continuo a salire giungendo davanti alla porta che da l’accesso al terrazzo vero e proprio. Una voce dall’altra parte mi conferma che ho preso la decisione giusta, abbasso la maniglia e accedo allo spazio aperto, protetto solo da un gazebo.
Tifa è voltata di spalle e canticchia un motivetto dolce. Non gliel’ho mai detto, ma mi piace quando canta e non solo perché ha una bella voce, è che mi conforta la sensazione di serenità che avverto ogni volta che intona qualche nota. Non si è accorta di me tanto è impegnata a finire di preparare la tavola con una semplice tovaglia a scacchi bianca e rossa e una bottiglia di vino vuota su sui ha acceso una candela. E’ tutto terribilmente intimo e familiare …
La mia ragazza indossa un vestito bianco, con bretelline sottili sulle spalle e balze che vanno dalla vita fino a sfiorarle quasi i polpacci. I capelli sono raccolti alti in un pinzone  ed è a piedi nudi.
Quando si volta e mi guarda dimentico tutto: la delusione per la cena mancata, la rabbia di saperla a casa di quel deficiente, il nervosismo per un bel po’ di cose che non mi ha spiegato. Ogni cruccio scivola via lentamente, mentre mi sorride e mi indica la sedia.
- Spaghetti con le vongole e patatine fritte, è tutto ciò che ho trovato in frigo, scusami- mi dice mentre alza il coperchio da una pirofila d’acciaio.
Annuisco. Credo che possa andare, anche perché a casa non ho cenato, quindi qualsiasi cosa di commestibile è valida per placare la fame che sono ora mi accorgo di avere.
- Però il dolce è buono, l’ho preparato io stessa! - tiene a precisare.
Sotto di noi il mare lambisce l’enorme scoglio su cui ci accingiamo a cenare, la luna piena aiuta la tenue luce della candela e solo adesso noto un divano sistemato in un angolo. Da una persona come Rufus mi aspettavo arredamento barocco e posate d’argento, quindi mi stupisco di ritrovarmi in un ambiente che sento potrei scambiarlo per casa
Torno su di lei che ha teso una mano verso di me, seduta dall’altra parte del piccolo tavolo.
Il nastrino rosa che porta all’avambraccio sinistro oscilla leggermente, sospinto dalla brezza marina che preserva parzialmente dal calore di questa notte estiva. Con lo sguardo percorro il braccio esile ma forte, il polso sottile fino ad arrivare alle sue dita delicate. Lì, sull’anulare, l’anello riflette la luce di questo piccolo rifugio e non posso fare a meno di coprire la sua mano con la mia.
Controllo per un attimo l’orario sull’orologio da polso che lei stessa mi ha regalato a Natale. Manca un quarto d’ora alla mezzanotte, abbiamo davanti a noi ancora un bel po’ di tempo che impiegherò per cenare, per farle i complimenti per il dolce, per liberarle i capelli dal pinzone e per provare la consistenza del vestito che indossa sul divano, magari mentre glielo tolgo. Sicuramente mentre glielo tolgo.
Il suo sorriso sembra quasi dirmi di avere intuito i miei pensieri.
Tifa non è una persona misteriosa, ma è un libro aperto per chi ama.
La ragazza enigmatica non era lei, ma questo era tanto tempo fa…

- Buon compleanno, Cloud-  mi augura sporgendosi verso di me e sfiorandomi le labbra.
Rispondo al suo bacio perché non sono capace di oppormi, non ce la faccio.

Sorride sulla mia bocca …




Prima o poi mi dirai almeno come fai a fartele perdonare proprio tutte? - Fine seconda parte -


Mi scuso con le persone che hanno recensito il precedente capitolo a cui, purtroppo, non ho ancora risposto. Prometto di farlo al più presto, però vi mando subito un bacione Columbrina ( la mia sorellina ! ), Jenova e ENS 2 ( due simpatiche new entry), siete state gentilissime!
Un abbraccio a tutti gli altri, siete sempre dei tesori.
Manila.

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Capitolo 36
*** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Terza parte) ***


( Vincent )
Incubi


Stare al mare è piacevole, però il caldo è insopportabile.
Entro in bagno, mi tolgo i vestiti e mi preparo ad assaporare il sollievo dell’acqua tiepida sulla pelle accaldata. Apro il box doccia e quello che resta del mio cuore fa due capriole vedendola lì.

- Vincent … -

Salto seduto sul letto in un mare di sudore.
Ancora?!?
Gli occhi di Red XIII scintillano nella penombra della stanza.
- Vince, sei sicuro che siano proprio incubi?-
Ricado all’indietro sbuffando.
- Sì, Red, e sono anche terrificanti … -
***

Scuola
(Shelke)

- Scuola? - alzo la testa dalle pagine su cui stavo disegnando ghirigori.
Vincent annuisce.
Chino il capo coperto dal cappellino fashion che Sharona ci ha costrette a comprare . Farebbe qualsiasi cosa per farsi notare e, soprattutto, votare. Mostrarsi gentile e disponibile con una ragazzina ha il suo tornaconto …
Seduta sulla spiaggina sento appena  l’acqua del mare lambire dolcemente le mie caviglie. In fin dei conti dovevo aspettarmelo, eppure la notizia che l’ex Turk mi ha appena dato ha avuto l’effetto di una doccia più fredda di un’onda improvvisa.
- Hai trascorso più di un anno tra medici, W.R.O. e l’istituto delle suore, credo sia giunto il momento di fare un passo avanti-
Stringo la penna nel pugno.
Andare avanti …
- Ho già parlato con Reeve, non è il caso che cominci dalle elementari e anche lui è d’accordo che le medie siano un livello ancora troppo basso per te-
- Ma non posso continuare con le lezioni private ? Io non … -
Va bene, lo ammetto, sono spaventata. Non sono un’adulta, non sono una bambina, non so quale sia il mio posto nel mondo e già questa situazione è molto pesante, ci mancava solo la scuola.
- Potrebbe essere una buona occasione per costruirti un futuro, sfruttare le tue capacità a fin di bene, conoscere e frequentare altri ragazzi-
- Ma io ho già tutti voi, a cosa serve … - cerco di protestare.
- Non prenderla come un’imposizione, è per il tuo bene -
- Ma tu …  tu.. -
Annuisce.
- Continuerò a venire a trovarti, non temere, e Tifa si è offerta starti ancora più vicino. Sono sicuro che anche Denzel e Marlene saranno felici di aiutarti per i primi tempi-
Andare a scuola …
Lo guardo.
Vincent sorride raramente e solo in particolarissime situazioni. Adesso non sta sorridendo, però il suo viso è rilassato e ciò basta a trasmettermi tranquillità.
- Dovrai sostenere l’esame di ammissione a metà settembre, sono sicuro che andrà tutto bene-
Ha fatto tanto per me, adesso tocca a me renderlo orgoglioso.
- Farò del mio meglio! - rispondo con entusiasmo.
Non dovrà mai pentirsi del fatto di non avermi abbandonata.

Questo è il diario di Shelke Rui, scuola, sto per arrivare!
***

(Shera)
Esperimenti

Lo ammetto, fare le pulizie mi piace, è un modo molto efficace per scaricare lo stress e bruciare qualche caloria di troppo. Una cosa che non sopporto, invece, sono i piccioni. Non ho una repulsione vera e propria per i volatili, però non mi piace ciò che riescono a combinare su terrazzi, monumenti, panchine ecc. A differenza delle rondini, per cui il problema può essere parzialmente risolto mettendo dei cartoni sotto i loro nidi, nel caso dei piccioni i loro “ricordini” non sono circoscritti ad una sola zona e, soprattutto, non si può sperare in un’eventuale migrazione. Il risultato è che il viale è sempre sporco, anche a causa dei vicini che continuano a nutrirli; non dico di maltrattarli, oppure di affamarli, però almeno si potrebbe decidere di dar loro del cibo in determinati orari e in zone delimitate!
- Oh, brutte bestiacce!- esclamo, mentre cerco di ripulire la ringhiera del terrazzo a piano terra.
Avverto dei movimenti alle mie spalle.
Reno è comodamente seduto sulla sedia a sdraio e di tanto in tanto beve la sua bibita fredda facendo rumore con la cannuccia.
 Cambia posto rapidamente e appare all’improvviso dove meno te lo aspetti …
Scuoto la testa e continuo a inzuppare lo straccio nel secchio pieno di acqua e sapone, augurando ai volatili un lungo periodo di stitichezza.
- Ti sembra un gran problema quello dei piccioni?- domanda curioso il rosso.
Mi volto verso di lui e annuisco.
- Non sono il massimo della vita quando sei fissata per il pulito e, sinceramente, non conosco un valido espediente per ovviare a questa piaga-
Il Turk finisce la sua bevanda, si alza, si stiracchia e prende la strada dell’interno.
- Beh, pensa se la ShinRa avesse fatto altri esperimenti e a volare fossero i chocobo … -
***

(Reno)
Vai!

- Sta per staccare?- domando distratto.
- Sta per staccare- conferma il mio compare, seduto su uno sgabello davanti a un bicchiere mezzo vuoto.
- Ci hai messo una pietra sopra?-
Annuisce.
- Ci ho messo una pietra sopra-
Ordino qualcosa di forte alla barista che sta asciugando alcune vettovaglie.
Dall’altra parte del locale la Lockheart finisce di lucidare un bancone e saluta le sue colleghe, dirigendosi verso gli spogliatoi.
- Sai cosa mi fa incazzare di te, Rude?-
Scuote il capo.
- Beh, mi fa incazzare il fatto che tu non ci abbia mai davvero provato! -
- Provare a fare cosa, a rendermi ridicolo? L’unica faccia tosta che poteva pensare di fare lo splendido con lei era Zack Fair, ma sappiamo tutti che fine ha fatto-
Zack Fair e Tifa Lockheart?!?
… Non suona così malaccio …
-Ma che c’entra? La buonanima era capace di provarci anche con Rufus!- sotto questo punto di vista stimavo molto quel SOLDIER, con le donne aveva le palle quadrate.
Rude sbuffa.
- Sta per sposarsi e non con uno qualunque  - borbotta.
- E che avrà mai di tanto speciale questo Cloud Strife? Non lo capirò mai! Prima l’Antica, poi la Lockheart, ho saputo che la Kisaragi a suo tempo si era presa una cotta per lui e, a detta  della figlia di Wallace, sembra che abbia accalappiato anche la sua maestra … Ci manca solo l’ex Tviest e la festa è fatta -
Mando giù il mio drink, che palle quel biondo!
- Ma Tifa non è come le altre, lei è … -
- Sorda, muta e cieca, altrimenti la cosa non si spiega- finisco per lui.
Mi stiracchio.
- E’ andata a cambiarsi, perché non la riaccompagni a casa?-
Scuote il capo.
- Non ti ho mica detto di prenderla, sbatterla in un angolo buio e darci dentro! Devi solo scambiare due chiacchiere con lei, tanto ormai ha il cervello fottuto per quel chocobo musone -
Esita un po’.
- Ma vaffanculo!- gli dico, spingendolo giù dallo sgabello.
Rude mi guarda per un altro momento, guarda verso l’uscita e poi guarda di nuovo me.
Razza di indeciso e insicuro, tanti anni con me e non ha imparato niente …
Ghigno.
- Guarda che se ne va da sola … -
Sorride a mezza bocca, si infila gli occhiali che gli ho fatto scivolare giù dal naso con il mio spintone e si avvia.
Mi dispiace Rude, quell’osso appartiene a un cane troppo mordace.
Ordino un altro drink. Ancora non mi spiego perché il Presidente stia mettendo il bastone tra le ruote a questi due. Tifa è bella ed è un’ottima barista, è vero che dietro al bancone fa la sua porca figura, però qualcosa non torna. Non ha mai avuto mire su di lei, non in “quel senso”,  e poi potrebbe avere tantissime altre ragazze altrettanto tettute schioccando le dita. Allora perché scomodarsi  tanto? Se l’obiettivo di tante macchinose attività non è la ragazza chi resta?  L’ex SOLDIER?
Butto giù un sorso, ci manca solo che sia innamorato segretamente di Strife. L’immagine di Rufus che infila un anello a quel babbeo di Cloud appare davanti ai miei occhi e per poco il liquore non mi va di traverso.
Ma che cazzo vado a pensare ?!?!
***

(Tifa)
Non è come sembra


Via il grembiulino tutto pizzi e merletti, via la cuffietta coordinata e via anche i tacchi altissimi.
Oh, che sollievo che provo ad ogni fine turno! Quelli diurni non mi pesano molto e riesco anche a scambiare quattro chiacchiere con famiglia e amici, ma quelli notturni sono un trauma tutte le volte. Musica assordante, clienti alticci e luci esagerate, questo locale sembra un manicomio! Per fortuna noi dipendenti siamo ben tutelate, altrimenti mi sarei vista costretta a spaccare il naso a qualcuno …
Mi stiracchio, raccatto i miei indumenti dall’armadietto e mi do una sistemata, poi mi chiudo le porte dello spogliatoio alle spalle e mi avvio all’uscita.
Guardo l’orologio. Anche questa volta ho fatto le 4:00 e non riesco più a trovare una buona scusa per tenere a bada Cloud. Il suo malumore sta lievitando a dismisura e non so più cosa inventarmi, tuttavia cosa posso farci? Se sapesse che Rufus mi ha trascinata qui con un ricatto succederebbe un casino. Ancora non ho capito perché il Presidente si sia dato tanto da fare, sta per far saltare il mio matrimonio e vorrei poter affermare che lo spinge un sentimento nei miei confronti. Non che me ne importerebbe, ma tanto accanimento avrebbe almeno uno straccio di giustificazione …
 Bah, ormai è fatta e non vedo l’ora di tornare a Edge e di buttarmi alle spalle questa parentesi estiva a dir poco spiacevole.
Percorro veloce il breve corridoio e mi accorgo che c’è una figura alta accanto alla porta. Non ho paura, in genere mi difendo bene, però neanche vado a cercarmi i guai. Mi avvicino ancora e la persona lascia la parete a cui è appoggiata.
Ma …
- Rude? Cosa fai qui?-
Rigido, impassibile e nascosto dietro gli immancabili occhiali da sole, mi fissa e sembra voglia dirmi qualcosa.
- Ci sono problemi?- domando con un sorriso.
Al contrario di Reno, questo ragazzo è molto, molto timido e riservato.
Dopo qualche minuto di esitazione si porta una mano al viso e si toglie gli occhiali. Non so il perché, ma sembra quasi voglia mettersi a nudo e la cosa mi sorprende non poco.
- E’ tardi, sei sola … Ti accompagno a casa-



- Dici davvero?- domando incapace di credere a ciò che mi sta raccontando Rude.
Annuisce.
- E a Elena la cosa non dispiace?-
Scuote il capo.
- Allora è una santa davvero!-
In risposta ho un’alzata di spalle.
Diamine, sembra che sia più semplice stare insieme a Cloud quando è triste, che a Tseng quando è normale.  In fin dei conti per anni il suo scopo è stato quello di catturare Aerith, è ovvio che adesso si senta deprivato di qualcosa di importante. E poi lo avevamo capito tutti che non si trattava solo di lavoro …
- Beh, a quanto pare la morte di Aerith continua ad avere strascichi … Però Elena non dovrebbe essere così passiva!- dico convinta.
La vita va avanti e sono entrambi giovani per rinunciare a un briciolo di felicità.
E’ una persona molto silenziosa, Rude, però ammetto che è di compagnia nonostante sia così taciturno. Quando si è proposto di riaccompagnarmi credevo si trattasse di uno scherzo, poi però si è messo a camminare al mio fianco e qualche parola gli è scappata dalla bocca. Ho scoperto che ama i film romantici e che ha un canarino che lascia alla vicina di casa quando è in missione. Chissà com’è casa sua? Mi ha raccontato qualcosa sul suo lavoro dopo la caduta della Shinra e di tutti i buoi buoni propositi sul futuro. Non lo dice, però capisco perfettamente che in tale progetto è incluso anche il lato sentimentale. Gli auguro di cuore di trovare una brava ragazza, al contrario di Reno mi da l’impressione di essere proiettato verso la vita familiare e la tranquillità.
- Eccoci arrivati!- dico, frugando nella borsa per cercare le chiavi.
Da fuori è tutto spento, la casa è avvolta nel buio, devono essere tutti a nanna.
Mi volto verso il mio accompagnatore e gli sorrido.
- Grazie, Rude, sei stato gentilissimo- e gli porgo la mano.
Lui arrossisce un po’ e ricambia con una stretta non esageratamente serrata.
La mia mano nella sua è piccolissima …
Sorrido di nuovo e giro la chiave nella serratura mentre sento che si allontana. Dopo un po’, però, non avverto più i suoi passi sull’asfalto, quindi alzo la testa verso la sua direzione e lo trovo fermo e col volto serio.
- Sai, Tifa, credo che sarai una sposa bellissima-
E’ un tono un po’ malinconico quello che usa e i suoi occhi, di nuovo denudati dagli occhiali scuri, sono limpidi e sinceri.
Oh, Rude …
- Farò del mio meglio, te lo prometto!-
Sorride, fa un cenno col capo e riprende la sua strada.
Scuoto la testa. Che tipi strani che sono i Turks!
Spingo la porta d’ingresso e Noel mi viene incontro scodinzolando.
- Ciao, bello!- bisbiglio abbassandomi ad accarezzarlo.
  E’ un amore di cagnolone!
- Che voleva quello da te?-
La voce di Cloud mi fa trasalire. Alzo la testa e i suoi occhi luminescenti mandano lampi. La cosa mi fa preoccupare, in genere non dimostra mai così apertamente ciò che pensa. Anzi, non credevo potesse infuriarsi così per un nulla.
Non avrà pensato che …

Ma cosa sta succedendo tra noi?
***
(Cloud)
Luce dell’est

La casa è avvolta nel silenzio, ad eccezione del canto delle cicale in giardino e dello sciabordio del mare che si ode dalle finestre spalancate.
E’ notte fonda,fa caldo e tutti dormono tranne io.
Aspetto Tifa.
Maledetto Rufus Shinra e maledetta anche lei, che bisogno c’era di accettare questo lavoro? Più soldi per il matrimonio, la pasticceria, le vacanze … al diavolo, non me le bevo più queste cazzate!C’è qualcosa sotto che si rifiuta di dirmi.
Afferro con rabbia la bottiglia e riempio per l’ennesima volta il bicchiere del liquido ambrato. A quanto pare quell’idiota di Reno aveva ragione, quando la tua donna non è disponibile il modo migliore per trascorrere la serata è quello di dividerla con un Jack. Roteo il bicchiere producendo un leggero rumore con il ghiaccio contro il vetro e svuoto il contenuto nella gola con un unico, lungo sorso.
E maledizione anche a me, che non afferro la spada e non sistemo la faccenda in modo veloce ed efficace!
Osservo per qualche altro attimo il bicchiere appannato dalla condensa, poi afferro la bottiglia e bevo direttamente da essa.
Sono stanco di aspettare, vado a riprendermela …
Con passo incerto, incespicando proprio in tutto ciò che mi si para davanti ai piedi, esco di casa senza preoccuparmi di spegnere le luci, tanto c’è il Presidente che paga.
Il villaggio a quest’ora è silenzioso come un cimitero. Non ci sono luci accese, non c’è gente che gira per strada, è tutto calmo e deserto. Arrivo al centro della piazza rendendomi conto di barcollare e lo sguardo prende a vagare distrattamente. Nonostante i palazzi girino davanti ai miei occhi, una struttura sulla destra attira la mia attenzione. “Inn” riporta la scritta dell’insegna, ed ecco che la mia mente  innesca la retromarcia fino a giungere tra i ricordi del passato, quando ho alloggiato in questo albergo per una notte.

- Wehw, non capisco tutta questa stanchezza-
Il volto un po’ pallido di Aerith è rivolto verso il soffitto della stanza, le braccia incrociate dietro la testa e l’aria sfatta.
- Ci sono così tante cose che non mi spiego, sono un po’ agitata – ammette in un soffio.
La guardo e non so cosa risponderle. Ad un certo punto alza la testa da cuscino, mi guarda dritto negli occhi e mi porge una domanda.
- Cloud, cosa ne pensi di me? -
Questa poi da dove l’ha cacciata?E’ imbarazzante!
Cosa penso di lei …
- Sinceramente?-
Allargo le braccia.
- Mi dispiace, ma non penso mai a queste cose - è il massimo che riesco a risponderle perché non sto mentendo, davvero non penso mai a questo genere di cose.
- Ma come fai a parlare in questo modo? – scatta sulla difensiva.
- Certe volte mi dai proprio sui nervi! Oh, non avrei dovuto
chiedertelo!!- e mette su un broncio delizioso. Non sono un asso con le conversazioni e con il consolare le persone e la situazione ha preso una piega sbagliata.
Mi allontano un po’ per poi tornare sui miei passi, ma lei alza appena la testa dal cuscino e mi manda via
- Non mi va di parlarne!- mi dice, bloccando sul nascere ogni mia iniziativa. Torna a sdraiarsi e i suoi occhi verdi si chiudono, precludendomi quel bagliore che nulla a che vedere con il mako. La luce delle sue iridi illumina di dolcezza, speranza e voglia di vivere …
Mi allontano facendo ciò che mi chiede e con un solo pensiero nella testa: perché non le ho risposto? E’ vero che non ci penso mai?

Torno alla realtà  e al silenzio della piazza.
Se solo le avessi risposto, se solo avessi capito …
Stappo la bottiglia che mi sono portato dietro e do un’altra profonda sorsata.
L’insegna “Surfin Suntan” oscilla un po’, mossa dal vento, così come le palme sul ciglio della strada. Riesco ancora a ricordare i bambini giocare a pallone e le donnine allegre salutare ammiccanti dalla finestra del bar di fronte. Anche nel locale di Rufus le ragazze sono così disponibili?  Anche Tifa lo è? Lo chiedo nuovamente al liquore giallastro, unico compagno dei miei pensieri notturni. Quando lo avvicino alla bocca, però, mi rendo conto che ne è rimasto giusto un goccio che non può placare seriamente tutta la mia ira. Giuro, vorrei davvero riporre educatamente l’involucro di vetro nell’apposito cestino, come chiede il tabellone per la raccolta differenziata, ma il contenitore non sta fermo, dondola, gira, sussulta, non si fa centrare. Mi appoggio a un palo della luce e chiudo gli occhi per un momento, sperando che il mondo si decida a smettere di ballare, prendo fiato, mi faccio coraggio e mi allontano dal mio appiglio, muovo qualche passo in avanti ma la solidità delle mie gambe non mi rende onore. Mi fermo davanti a un’aiuola dai fiorellini bianchi e gialli, la bottiglia mi scivola di mano , mi abbasso per riprenderla ma l’equilibrio non mi appartiene più. Quando tocco terra i miei occhi sono già chiusi.

- Ciao, ciao!-
Dio, la testa!
L’odore dolciastro dei fiori attanaglia le mie narici. Non è brutto,però in dosi massicce può diventare fastidioso, specie se associato al mal di testa e alla nausea.
- Ciao, ciao!-
Una voce sembra invitarmi ad aprire gli occhi.
La sua voce?
Aeriht …
Spalanco gli occhi e mi sollevo un po’ tenendomi la testa, tutto intorno a me gira vorticosamente.
Che stupido che sono, per un attimo mi è sembrato di sentirla. Basta, Jack è un buon compagno per le serate in solitudine ma forse è il caso di non tirare più la corda in questo modo, per un po’ di alcol ho ricominciato a sentire le voci, e che diamine! Spero che Barret non venga mai a saperlo, io di certo non glielo racconto.
Mollo la presa sui miei gomiti e ricado all’indietro, tra i fiori e il terriccio umido dell’aiuola. Il cielo è scuro, trapuntato di stelle e l’unica cosa che mi consola è che la loro intermittenza non è dovuta alla mia incapacità conclamata di reggere i liquori. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente.
-Tutto ok?-
Di nuovo?!
Diavolo, adesso sono sveglio, non posso essermela immaginata! Spalanco gli occhi e volto la testa di lato, da dove la voce di donna proviene.
 
La nebbia che respiro ormai
si dirada perché davanti a me
un sole quasi bianco sale ad est

La fronte spaziosa coperta in parte dalla frangetta, le labbra piene tirate in un sorriso tenero, le guance rosee, il naso un po’ all’insù, i boccoli morbidi ad incorniciarle il viso ovale,  gli smeraldi delle sue iridi incastonati tra le ciglia lunghe, come dimenticare questi dettagli? Una luce nella notte, la stella più luminosa che sia mai esistita.
- Non perderai mai la cattiva abitudine di atterrare sulle aiuole, hai visto come hai conciato questi poveri fiori? Non sono resistenti come quelli della Chiesa del Settore 5! Sai, credo che dovresti stare più attento a dove decidi di cadere-
La conosco troppo bene questa voce e le sfumature che contiene, e so che tutto ciò sarebbe assurdo se fosse vero, tuttavia la sua sagoma si arricchisce di particolari man mano che i miei sensi ottenebrati dalla sbornia si riprendono. Il vestito rosa, leggero, il fiocco tra i capelli, il corpo magro e scattante …
- E’ un sogno? -
- Ha importanza?-
Non lo so …
Barcollando mi rimetto in piedi, aspettando che mi fornisca qualche spiegazione.
- Forse sì, forse no, chi può dirlo? In fin dei conti la coscienza ha tasti stati, compresi quelli alterati, chissà adesso la tua dov’è – alza le spalle con i suoi soliti modi sbarazzini.
- Quindi sono incosciente? -
- Non so rispondere neanche a questa domanda, ma credo che tu stia dando troppa importanza alla cosa- liquida la questione come se la situazione non abbia dell’incredibile. Si abbassa sull’aiuola e cerca di sistemare ciò che rimane dei fiori che ho schiacciato con il corpo.
- Perché sono qui? -
- Hai sbagliato di nuovo domanda, dovresti chiederti perché io sono qui – in effetti guardandomi intorno sono rimasto esattamente nel punto dove sono caduto. Tuttavia ciò che mi ha risposto continua a non fornirmi nessun chiarimento.
Tipico di lei.
- Allora, perché sei qui? – mi arrendo quindi consapevole che è lei a reggere le redini del gioco.
Mi sorride e solo Dio lo sa quanto quella semplice contrazione dei muscoli facciali mi sia mancata.
- Sono tornata per  qualcosa che desideravo tanto, ma che non ho fatto in tempo a prendere -
Adesso dovrebbe essermi più chiaro tutto ciò?
- E cos’è?-
Un altro sorriso, un’altra domanda lasciata senza risposta.
Abbandona la cura dei fiori e mi fa segno di seguirla.
Dopo un po’ ci ritroviamo in spiaggia, a passeggiare sulla sabbia fredda, a piedi nudi, io con i pantaloni di cotone avvolti fino alle ginocchia e lei che non si preoccupa minimamente di bagnarsi il vestito.
- Ho saputo che ti sposi, Cloud Strife- interrompe il silenzio. Questa affermazione mi fa trasalire, credo anche di essere arrossito. Mi fermo incapace di muovere un altro passo, mentre lei cammina lasciandomi leggermente indietro.
- Beh … vedi … Io … Sì, è vero- sospiro.
Si gira verso di me e mi scruta con i suoi preziosi smeraldi.
- Era ora! Tifa è una creatura adorabile una volta che decide di abbassare le difese – e mi fa lì occhiolino.
- Perché sei così sicura che si tratti di Tifa?-
Sbatte le palpebre e inclina la testa.
- Chi vuoi che sopporti quel tuo bizzarro carattere? Sei tremendo!-
Non è la prima volta che me lo dice …

Polvere, lamiere, macerie, colonne rovesciate, mi muovo agilmente tra i cumuli di vecchie case dei bassifondi, mentre una persona fatica a starmi dietro.
- Aspetta!- la voce di Aerith è affannata.
In modo un  po’ impacciato e facendo attenzione a non cadere, mi raggiunge con la stessa tenacia con cui un gattino cerca di tenere il passo della madre.
-Puff … Wheeze … Più piano … ci sono anche io … - ha il fiatone e si piega un po’ in avanti per recuperare un respiro regolare.
- Divertente … Potresti essere un SOLDIERS – la punzecchio ricordandole ciò che mi aveva detto circa l’intenzione dei Turks sul volerla rapire per farla arruolare .
- Oh, sei terribile!- batte i pugni sulle gambe e scuote la testa, ma si vede lontano un miglio che sta trattenendo una risata …


- Non sono così terribile se una creatura adorabile come Tifa ha accettato di sposarmi, non credi?- la stessa creatura che mi ha costretto a venire qui e a sventolarmi sotto il naso il fatto che lei e le sue grazie sono al servizio di un uomo a cui strapperei la pelle per farne carta da parati.
- Sai, ho l’impressione che quella sia solo una scusa-
Cosa?
- Di che parli? -
- E’ facile attribuire ad altri l’origine della nostra insicurezza. Rufus Shinra è solo una ragione neanche tanto consistente-
Questo è ciò che si chiama “leggere nel pensiero”?
- Sei proprio sicuro che sia quello il problema?-
Ma come fa tutte le volte a vedere dove neanche io riesco a far luce!

- Cloud … Io ti sto cercando -
- … ? -
- Voglio incontrarti-
- Ma io sono qui!-
- Lo so,lo so …  intendo dire … Voglio incontrare … te-



- Dovresti mettere una lampadina anche negli angoli bui del tuo cuore, altrimenti combinerai solo disastri-
E riprende a camminare.
Già mi è difficile credere che lei sia qui, ma suona ancora più assurdo che mi faccia la ramanzina.
- Credevo … ero sicuro che sarebbe andata bene, ma ci sono cose che sfuggono al mio controllo, cose di cui non capisco il significato e altre che lei vuole tenermi nascoste. Pensavo che sarebbe bastato un anello per conservare la nostra serenità, invece mi sono illuso per l’ennesima volta che anche io possa avere qualcosa di normale. Forse non sono abbastanza per lei, forse sono io a non farmela bastare, probabilmente è meglio che vada via prima che sia troppo tardi- è così facile parlare con Aerith, le parole lasciano la mia bocca come se non passassero dalle labbra. E’ una specie di flusso di pensieri che dalla mia mente si riversa direttamente nella sua.
Scuote il capo facendo oscillare la lunga treccia.
- Credo che se scappassi di nuovo, Tifa verrebbe a riprenderti e ti infilzerebbe allo spiedo come un pollo arrosto. E ne avrebbe tutto il diritto! -
Così sembra che sia solo colpa mia …
-Non ho parlato di colpe, ma di fiducia e di senso di responsabilità- afferma.
Di nuovo?!?
- Non ti accorgi che, nonostante tutto, è sempre lei quella che tende una mano verso di te? Ti rendi conto che per la prima volta da quando la conosci hai paura che sia lei a fare del male a te e non viceversa?-
Il suo sguardo si fa serio.
- Sei terrorizzato, eppure non dovresti, quella ragazza si farebbe ammazzare per te e farebbe di tutto pur di evitarti un dispiacere-
Non capisco cosa centri tutto ciò.
- Hai paura che possa spezzarti il cuore e preferisci spezzare il suo solo perché hai la strana convinzione  che la felicità fugga lontano da te-
Breve ed essenziale, però efficace.
- E io che credevo che il complicato fosse Sephiroth!- ridacchia.
- Non è così semplice!- protesto.
- Oh no, lo è molto, molto di più- si porta l’indice alle labbra rosse.
- Dimmi un po’, Cloud, tu la ami?-
Questa situazione è assurda.
- E sei proprio tu a rivolgermi questa domanda!-
Sorride.
- Ma certo, sono l’unica a cui non riusciresti a mentire. Potresti farlo con te stesso, ma non con me-
Una volpe, ecco cos’è! Altro che Antica …
- Beh, io non credo che.. è una cosa diversa da … -
- Non ti ho chiesto se provi per lei quello che provavi per me. Voglio sapere se è amore -
Dio, non lo.
- Non lasciarti condizionare dalla mia presenza, fai solo in modo che possa aiutarti a fare chiarezza-
Allunga una mano verso di me e lentamente avvicino le mie dita alle sue, fino a quando la mia presa si fa salda tra il tintinnio dei braccialetti che porta al polso.
Non so dire per certo che sto stringendo qualcosa di materiale, posso solo giurare che il calore che mi pervade è avvolgente e rassicurante come uno scialle che viene delicatamente poggiato sulle spalle di un neonato per evitare che prenda freddo.
Il calore di una madre.
Il calore della speranza.
Il calore di una luce.
- Sono tutto questo per te?-
Annuisco.
- E Tifa cos’è?-
Tifa cos’è …
Mi sembra di vederla quando, al mattino, si alza, si assicura che io sia ben coperto e lascia la stanza in punta di piedi. Posso vederlo il suo sorriso quando dimostro di apprezzare un nuovo piatto che ha cucinato, oppure quando cerca di nascondere il broncio se non mantengo un impegno preso.
Un amore senza pretese che si impegna ogni giorno a non lasciarmi nel buio.
Abbasso lo sguardo sulle nostre dita incrociate.
- Tifa è … un po’ di luce in un oceano di nero  -
Nero come la notte che solo adesso mi rendo conto sta volgendo al termine.
Aerith sorride soddisfatta.
Il vento le muove un po’ i capelli ed è talmente bella in questo momento che stento a credere possa essere davvero esistita.
- Il tempo a nostra disposizione è finito, Cloud. Devo andare-
Solo adesso mi guardo intorno e mi rendo conto che abbiamo raggiunto una scogliera da cui Costa del Sol sembra una cartolina natalizia, piena di lucette e stradine deserte.
Lasciarla andare.
E’ davvero possibile?
- Aerith!-
- Sì?-
- Cos’è quella cosa che desideravi tanto prendere?-
Sorride.
Si avvicina di più a me, lentamente, come per sincerarsi che tutto ciò stia davvero accadendo. Mi mette me mani sul petto, si alza in punta di piedi e sento le sue labbra prendere forma sulle mie.
Un bacio.
Aerith è tornata per un bacio.
Il mio bacio …
Abbasso le palpebre, le prendo le guance tra le mani e so che quelle lacrime tra noi non sono sue.
Il mio viso segue il suo quando si allontana e poggio la fronte sulla sua. Non ce la faccio a riaprire gli occhi.
- Adesso devo proprio andare- bisbiglia piano.
- Ti ricorderai di me?-
- Cloud, che domanda sciocca! Come dimenticarsi di uno terribile come te???-
Apro gli occhi e incrocio i suoi.
Mi si avvicina di nuovo, mi rimette le mani sul petto e le sue parole non mi sono molto chiare.
-Chiudi gli occhi e, quando li riaprirai dovrai guardare verso est-
Non mi da il tempo di risponderle,mi spinge e cado all’indietro giù per la scogliera e solo al contatto con l’acqua la mia mente torna avvolta nella nebbia.

E’ odore di fiori quello che sento?
Oddio, ho le ossa in frantumi, la testa che scoppia e lo stomaco in tumulto.
Ah, dimenticavo la bocca impastata …
Apro gli occhi e mi ritrovo avvolto da una macchia bianca e gialla.
Fiori?
Cerco di mettermi a sedere facendo leva con sulle mani ma afferro qualcosa.
La bottiglia di liquore vuota …
Oh no, un altro sogno!
Mi sollevo incazzato come una iena, però mi accorgo che i miei vestiti sono tutti bagnati. Il terriccio è asciutto, quindi … Però il mare è distante almeno cinquecento metri da qui!
Mi prendo la testa tra le mani, non ci capisco più niente.
Mi lecco le labbra e avverto un sapore dolce.
No, non può essere stato solo un sogno.

Chiudi gli occhi e, quando li riaprirai dovrai guardare verso est!

Le parole di Aerith mi tornano alla mente.
Guardare verso est.
Se la memoria non mi inganna ad est sorge il sole quindi …
Mi volto nella direzione che l’Antica volpe mi ha indicato e aspetto. Una linea all’orizzonte rompe il buio del cielo notturno e mi sembra di percepire un movimento.


Ma un ramo calpestato ed ecco che
ritorno col pensiero.
E ascolto te
il passo tuo
il tuo respiro dietro me

Pochi istanti ancora e una sagoma a me ben nota prende forma.
Tifa …

A te che sei il mio presente
a te la mia mente
e come uccelli leggeri
fuggon tutti i miei pensieri
per lasciar solo posto al tuo viso
che come un sole rosso acceso
arde per me. .

Le guance arrossate dalla corsa, la faccia stanca ma decisa, il diamante che brilla al suo anulare, Tifa sta sorgendo insieme al sole e sta tornando a casa, dalla sua famiglia, da me …

E Tifa cos’è?

Un amore senza pretese che si impegna ogni giorno a non lasciarmi nel buio.
E’ il sole che illumina la mia vita.
Allora perché tanta amarezza?

I dialoghi che compongono i ricordi di Cloud sono tratti dal videogioco di FFVII, mentre la colonna sonora e il titolo appartengono di diritto a Lucio Battisti.
Capitolo dedicato a Columbrina, colei che mi ha fatto conoscere Aerith, cosa di cui le sono infinitamente grata.

***

(Tifa)

Perdo un battito quando lo vedo, non immaginavo di ritrovarmelo sulla strada del ritorno. Dopo l’altra sera mi ha evitata per tutto il giorno e non mi ha neanche salutata quando ho montato il turno al lavoro. Incontrarlo per strada a quest’ora e con i vestiti bagnati risulta addirittura comico, benché non riesca seriamente a ridere della situazione.
Cloud mi guarda come se mi vedesse per la prima volta, ma dura molto poco, perché sul suo viso compare un’espressione sconfitta.
Cos’è questo senso di oppressione che avverto alla bocca dello stomaco?
Mi si avvicina tenendo gli occhi bassi, si morde per un attimo la mascella e poi sospira.
- Tifa, dobbiamo parlare …  -
E quel tono non mi suggerisce nulla di buono.
Un alito di vento dal mare fa oscillare il fiocco bagnato che portiamo sugli avambracci.

Perché mi sento come se avessi perso?






- Fine terza parte -





Coraggio, un' altra parte ancora e si ritorna tutti a casa!!!
Grazie a coloro che hanno letto e recensito, il prossimo capitolo sarà tutto per voi.
A presto, Manila.

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Capitolo 37
*** (Dis)avventure estive - Costa del Sol (Quarta parte) ***


31 agosto
And the winner is …


(Reno)

Il locale è ancora vuoto, la festa non comincerà prima di un’ora. Lo staff è ormai al completo, mancava solo Tifa Lockheart la quale si è presentata in ritardo e col fiatone.
Mi verso un po’ di liquore in un bicchiere e osservo la sala messa a lucido per il gala.
Sul palco al centro si stanno ultimando le prove.
La chitarra elettrica intona le prime note e da il via all’inizio di una delle canzoni che preferisco di questo gruppo.

*I don't have plans and schemes 
And I don't have hopes and dreams 
I, I, I don't have anything 
Since I don't have you


 Non è molto noto, l’ho scovato in uno di quei locali nella zona decentrata di Edge e li ho invitati ad animare la serata.

And I don't have fond desires 
And I don't have happy hours 
I don't have anything 
Since I don't have you 

 I tizi che lo compongono sono più strani di me, se possibile, e assumono spesso comportamenti decisamente sopra le righe. Osservo il chitarrista il cui viso non è visibile a causa di una massa abnorme di capelli lunghi e ricci che oscillano ad ogni movimento della testa e ripenso al gesto consueto del Presidente con cui ricompone la sua capigliatura platinata, molto diversa da quella del musicista che sta facendo letteralmente strillare lo strumento che regge tra le mani. Per non parlare dell’abbigliamento! Farà molto caso alle camice lasciate aperte e che lasciano vedere petti villosi, collane che sembrano catene per chocobo, orecchini e occhiali da sole di notte?. Forse la band è un tantino diversa dai quartetti d’archi che è solito ascoltare, ma mi ha dato carta bianca per la serata e non credo possa lamentarsi. In fin dei conti è una festa … E poi se lascia entrare Cloud Strife cosa mai potrebbe avere contro questi bravi ragazzi?

Happiness and I guess 
I never will again 
When you walked out on me 
In walked ol' misery 
And she's been here since then 

(spoken) 
Yeah, we're fucked! 


Il mese è ormai giunto al termine. Un po’ mi dispiace, ci stavo prendendo gusto a farmi pestare a destra e a manca …
Se volessi azzardare un bilancio, direi che è stato un vero disastro … per gli altri, mentre a me è andata di lusso: la moglie del Capitano, la signora Highwind cucina divinamente! Le signorine che hanno frequentato il lido si sono dimostrate meglio di quanto sperassi, qualcuna è stata anche particolarmente gentile.
Mi sistemo il collo della camicia alla coreana, fa un caldo infernale con questa roba addosso e non è neanche la divisa ufficiale.
Se a un single convinto come me agosto è stato un mese prolifico,lo stesso non si può dire per chi sperava di concludere qualche affare sentimentale o chi, suo malgrado, una vita di coppia ce l’ha già. O dovrei dire “aveva”? E’ quasi ora di cominciare e la Lockeheart è arrivata in spaventoso ritardo, con un muso lungo e l’umore a zero. Il promesso sposo non si è fatto vedere in spiaggia oggi, ho saputo che hanno litigato. Probabilmente Strife non ha gradito l’iniziativa di Rude di riaccompagnare a casa la fidanzatina. Ad essere onesti, la vera iniziativa che proprio non ha gradito è stata quella del Presidente e la sua pretesa di averli qui con o senza tutta la sacra famiglia al seguito. L’incazzatura ce l’aveva già,fin dal primo momento in cui sono sbarcati a Costa del Sol e, nonostante i tentativi di Tifa per tenerlo buono, sembra che la sua personalità labile si sia ribellata al gioco femminile. Ammetto che sulle prime ho trovato perfino divertente quella faccia nervosa che si è portato a spasso insieme alla capigliatura ridicola, però alla lunga ha rotto.  Capisco le ragioni della ragazza per non avergli detto niente, l’ex SOLDIER avrebbe reagito col rischio di vedere Rufus infilzato come uno spiedino, oppure ritrovarselo a colabrodo con l’addome pieno di piombo. Mi piace pungolare l’avversario, ma in questo caso si è trattato di uccidere un morto e la cosa non mi ha allettato affatto. E che palle!


I don't have love to share 
And I don't have one who cares 
I don't have anything 
Since I don't have you


Ciò che non riesco a comprendere sono proprio le ragioni del Presidente. Ho accantonato l’idea che avesse mire sulla Lockheart perché avrebbe come minimo dovuto provarci, cosa che non è accaduta dato che ha ancora tutti i denti in bocca, tuttavia  non è da trascurare il fatto nel gruppo di AVALANCHE ci sono altri membri femminili. Sì, ma quale gentil donzella potrebbe interessargli? La signora Shera ha dimostrato di essere un gran bel bocconcino, ma si è tenuta alla larga per tutto il mese, senza contare che quell’orso di suo marito sa come difendere il suo territorio; spero per i suoi poveri neuroni che non abbia preso una sbandata per la principessa di Wutai che, oltre ad essere figlia di un nemico storico della ShinRa, è anche una tale rottura di coglioni che sarebbe meglio evitare ( però ammetto che le chiappe ce le ha dure. La tastatina mi è costata la mandibola, però ne è valsa la pena). Ammetto, comunque, che mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di quel vegliardo do Godo davanti al Presidente e alla figlioletta (non esattamente)adorata mano nella mano. Che sia un espediente alternativo per procurargli un infarto e togliercelo definitivamente dalle scatole? Nulla è da escludersi, però la Kisaragi avrebbe reso noto a tutto il Pianeta una fugace manomorta fatta da un pezzo così grosso.  E poi è cotta a puntino per quel Vincent Valentine, hanno fatto certe sceneggiate in spiaggia lei e la signorina Sharona che è impossibile dubitare dell’obiettivo dei suoi interessi sentimentali.
Continuando la mia accurata analisi, escludo tendenze pedofile da parte del mio capo perché, sebbene la piccola Tviest dovrebbe anagraficamente avere intorno ai venti anni, fisicamente e mentalmente non va molto oltre la figlia di Wallace, poppante anche lei.
Dieci anni a corrersi dietro e quando arrivano al dunque, Tettebelle e Testa a punta fanno scoppiare la coppia. Rude dovrebbe approfittarne …
Quelli della Lockheart e di Strife, però, non saranno gli unici cuori a sanguinare stanotte. Vedo Elena fermarsi davanti a uno so specchio cercando di chiudersi intorno al collo una collanina.

You, you, you, oh, oh! 
You, you, you, oh, oh! 
You, you, you, oh, oh! 
You, you, you, oh, oh! 
You, you, you, oh yeah

- Posso?- le chiedo, avvicinandomi silenziosamente a lei.
Annuisce, sebbene sul suo viso ci sia un’ombra di scetticismo.
Eh, eh, lo sa che è meglio non avermi mai alle spalle in nessun caso! Tuttavia stasera mi sento buono, il fatto che quei due cretini si siano presumibilmente lasciati mi trasmette un senso di disagio. Fottuto mako, sta avendo strani effetti sulla mia psiche.
Anche Elena non sembra essere molto in forma. Credo che le vicissitudini  “ Cloti ” l’abbiano in qualche modo appassionata e le siano servite per credere che i miracoli possono accadere, e che esiste qualche piccola speranza con l’inarrivabile Tseng.  Sebbene tra lei e la Lockheart non sia mai corso buon sangue, ha preso a cuore le sciagure della ragazza e le ha addirittura coperto una fuga dalla villa una decina di giorni fa. Mi sembra fosse il compleanno di Testa del cavolo … E’ stata stesso lei a raccontarmi della presunta rottura. Dico presunta perché sappiamo solo che lui non è tornato a casa la notte scorsa e che non si è fatto sentire con nessuno della famiglia. Il fatto che non siano preoccupati per questa scomparsa la dice lunga sull’abitudine di Strife di sparire, però la faccia di Tifa nelle ultime ore ha suggerito che questa volta è decisamente diverso.
Bello il collo di Elena e con il vestitino acquamarina che Rufus ha preteso dalle dipendenti è anche meglio …
- Fatto!- la informo, dopo aver sistemato la catenina.
- Bene - risponde senza entusiasmo.
Oh, quante storie per un matrimonio forse andato a monte, neanche fosse il suo!  Desiderava davvero prendere il bouquet? E poi non l’avevano neanche invitata … Quando un compagno è giù di corda, però,  non va ignorato.
La bionda sospira, guardandosi intorno.
Cid Highwind ha ragione: quando si parla di nozze, le donne diventano una coglia.
- Sai, Elena, i matrimoni sono esaltanti come i funerali. E’ meglio se li eliminassero- annuisco convinto.
La ragazza aggrotta la fronte.
- Se è un modo per tirarmi su di morale fa schifo – dice atona.
Acida, zitella, frigida e antipatica!
Però poi le si disegna un lieve sorriso sulle labbra da bambolina.
- Comunque complimenti  per la scelta, il gruppo è molto bello - e si volta a osservare i bravi ragazzi sul palco mentre bevono birra e ruttano al microfono.
- Hanno qualcosa che … ti somiglia un po’! -


* Chiedo umilmente perdono, ma non ce lo vedo Reno ad ingaggiare i One Direction come band per il gran finale. E neanche i Tokyo Hotel. E neanche Gigi D’Alessio o Tiziano Ferro. Nessuno me ne voglia, ma se devo concedere un’irruzione della vita reale in questa storia, allora come minimo deve essere ad opera dei Guns’n Roses.  E poi, sto per bestemmiare, questa canzone mi ha ricordato vagamente i motivetti anni Ottanta dei Bee Hive ( fu così che Manila fu ghigliottinata) . A proposito, per chi volesse ascoltarla, si intitola “ Since I don’t have you”.
***

(Shelke)

Non imparerò mai come ci si sistema per una festa!
Questo vestito è molto carino, l’ho scelto insieme a Tifa e Shera, le quali hanno insistito affinché lo prendessi perché, a detta loro, mi sta benissimo, però non riesco ad abbottonarlo. Alzo la testa e lo specchio mi rimanda l’immagine di un mostriciattolo: i miei capelli sono inguardabili! Oh, stavo meglio prima, con i Deepground, almeno lì ignoravo concetti complicati come pieghe ai capelli, abiti eleganti, scarpe coordinate, ecc …
- Ehm, posso aiutarti?-
Una voce gallinacea mi fa sussultare.
Ci mancava solo miss Wutai …
Si avvicina lentamente, ha la testa tutta piena di beccucci ed è comica all’inverosimile. Se non fosse che mi è antipatica potrei anche ridere …
- Aspetta, faccio io- mi toglie l’asciugacapelli di mano, recupera una spazzola e cominci a darsi da fare.
- Sai che sei cresciuta un po’? Sei diventata più alta, devo chiederti di metterti seduta o non riuscirò a sistemarti -
Alzo gli occhi al cielo e recupero una sedia su cui mi siedo.
Sono cresciuta un po’?
- Hai dei capelli bellissimi, dello stesso colore di tua sorella -
Adesso un sorriso affiora leggermente sulle mie labbra, ma ha il sapore amaro del ricordo sbiadito.
- A dire il vero non è la sola cosa che avete in comune … -
La guardo attraverso il riflesso dello specchio.
- E hai lo stesso modo di comunicare di Vincent- ridacchia. Cosa significa? Forse si riferisce a quando ha osato tagliargli i capelli …
- Eravate molto amiche tu e … - mi muoiono le parole in bocca.
- Io e Shalua?- finisce per me.
Scuote il capo.
- Non la conoscevo benissimo, non abbiamo trascorso molto tempo insieme, però qualche volta abbiamo parlato -
Annuisco.
- Indovina qual era l’argomento che preferiva ?-
Sorride. Sorride sempre. Yuffie ha la capacità innata di passare da uno stato d’animo all’altro come se si cambiasse le mutande e riesce ad appigliarsi a qualsiasi pretesto per increspare le labbra all’insù.
Di me. Shalua amava parlare di me.
- Dava anima e corpo per le sue ricerche, per giungere alla sua unica ragione di vita e la sua determinazione era fonte di ammirazione da parte di tutti i membri della W.R.O.- continua, mentre i miei capelli cominciano a prendere forma.
-Comunque la sua determinazione non si fermava solo a quello, era così anche nelle piccole cose. Sapeva essere anche molto dolce! I suoi occhi … beh, insomma, gli occhi erano bellissimi, gradi ed espressivi, la sua bocca era quella di una bambolina e cucinava anche piuttosto bene. Reeve a volte la sgridava, perché non faceva altro che pensare al lavoro, le diceva che doveva preoccuparsi anche di formarsi una famiglia tutta sua, però rispondeva sempre che la sua famiglia eri tu -
Mi stanno salendo le lacrime.
- Oh, Shelke, non volevo metterti tristezza!- sgrana gli occhi a mandorla.
- A volte ho come l’ impressione che tu avverta l’esigenza di farti spazio a furia di gomitate. Beh, qui non serve. Vincent non ti abbandonerà mai, e se pure accadesse, ci sono sempre Tifa, Cloud, Cid e tutti gli altri! Ci sono anche io, nonostante non goda della tua simpatia … -
Non credevo se ne fosse seriamente accorta.
- Tu non hai fratelli?- le chiedo a bruciapelo, più per sviare attenzione dalla mia emotività che per reale interesse.
Scuote la testa.
- Mi sarebbe piaciuto avere almeno una sorella, credo che sarebbe stato stupendo e magari sarebbe riuscita a mediare un po’ i rapporti tra me e mio padre. Mia madre è morta quando ero piccola e lui non si è mai più risposato … -
Dieci mila parole per rispondere a una semplice domanda. Non poteva dire solo sì o no?
- Ricordi qualcosa di lei?-
- Di mia madre, intendi? Credo che i suoi ricordi siano il tesoro più prezioso che io abbia mai custodito e mi dispiace di non essere una ladra così abile da rubare la memoria delle persone, perché vorrei conoscere ancora più cose di lei, cose che non ho potuto vivere perché non ero ancora nata-
Non c’è ombra di tristezza né nella sua voce, né nel suo sguardo, solo nostalgia. Forse io e Vincent dovremmo imparare qualcosa da lei …
- Ecco, ho finito! Hai visto come sei bella?- mi chiede tutta allegra.
Avrà capito che non sono una bambola ma una persona?
Mi volto verso lo specchio e i miei capelli sono in perfetto ordine. Chi lo avrebbe mai detto che questa matta fosse capace di fare la messa in piega … Beh, avrei dovuto sospettarlo visto che la chioma di Vincent è stata accorciata un po’, però si presenta ancora decorosa.
- E per finire, un tocco di classe!-
E tira fuori dalla tasca dell’accappatoio una molletta a forma di fiore esotico. Senza tante cerimonie me la fissa sopra l’orecchio destro e il suo sorriso si allarga.
- Questo dove lo hai rubato?- le chiedo con tono incolore.
- Oh, ma che malpensante! Per una volta che compro qualcosa in modo onesto … -mi fa la linguaccia e scappa fuori dalla mia stanza. Decisamente non la si riesce a tenere ferma due minuti.
Torno alla mia immagine riflessa nello specchio.
Somiglio a Shalua …
Sorrido anche io.
***

(Tifa)

- Pronta a stravincere su tutte le altre?-
La voce allegra di Barret stride terribilmente con il mio umore nero. Entra nella stanza a grandi passi e mi regala uno dei suoi sorrisi minacciosi che si spegne appena incrocia il mio sguardo.
- Tif, ma cosa c’è? Cos’è quella faccia ?-
Mi volto verso lo specchio, non è vero che il trucco fa miracoli! Afferro il fondotinta e il correttore per cancellare i segni della mia tristezza.
- Oh, Barret, devo avere una faccia orribile! Vedi, questo mese per me è stato terrificante, massacrante e frenetico all’inverosimile. Credevo di riuscire a riposarmi un pochino tra un turno e l’altro, ma sono sempre la solita ingenua e ho un aspetto sfatto proprio stasera che c’è il gala. Scusami, forse ho bisogno di qualche ritocco e …  -
Mi toglie il pennello da mano e mi fissa intensamente.
- Lo sai che a me non puoi darla a bere? E’ da giorni che stai così e nelle ultime trentasei ore la situazione è addirittura peggiorata-
Mi mordo il labbro inferiore. Adesso cosa gli racconto?
- C’entra testa a punta?-
Non riesco a rispondere.
- Avete litigato?- mi incalza.
Il mio respiro trema.
- Avanti, sai che non esiste nulla che tu non possa dirmi! Sono qui per te … -
Non ce la faccio più a trattenermi, la vista di quest’omone di due metri viene offuscata dalle lacrime e scoppio a singhiozzargli contro il petto quando gli butto le bracci al collo.
La spinta deve essere stata tanta, ma lui ha i piedi ben puntati al suolo, quasi si aspettasse una reazione del genere.
- Oh, Tifa … -
***
- … E mi ha detto che forse era il caso di annullare tutto e di non sposarci più-   concludo tirando su col naso.
Barret non ha fiatato durante il mio racconto, non ha mosso un muscolo e ha continuato a tenermi la mano, seduto accanto a me sul letto che ho diviso con quello che era il mio fidanzato. Sinceramente mi ero aspettata una lista infinita di invettive e di minacce di morte, invece è rimasto calmissimo.
Mi stringe un po’ di più la mano, così piccola e fragile dentro la sua, e mi passa un fazzoletto.
Sospira.
- Sai, Tif, ti tu fai sempre in quattro per proteggerlo e per evitargli ogni più piccolo dispiacere, però questa volta un po’ comprendo il suo punto di vista-
Sbatto le palpebre per metterlo a fuoco.
- State per diventare marito e moglie e tu seguiti a mentire, tenendogli nascosta una cosa simile-
Tiro su col naso.
- Cos’avrei dovuto fare? Raccontargli come stavano le cose con il rischio che andasse a trovare Rufus in compagnia della sua spada?-
Si gratta la tempia.
- Tif, ti sembrerà strano ciò che sto per dirti e ti spaventerà che sia proprio io a farlo però … Perché cominci a non aver fiducia in lui proprio adesso che tutti noi siamo disposti a dargliela? Voglio dire, almeno sotto il punto di vista sentimentale! -
Mi ricorda un po’ le parole di Vincent davanti alla chiesa del settore 5.
- Francamente, se mia moglie mi avesse nascosto una cosa simile mi sarei arrabbiato moltissimo anche io. Lo so che vuoi proteggerlo da tutte le sciagure del mondo, però pensa che nella vita non potrai sempre farlo e che, probabilmente, anche lui vuole proteggere te! Forse se gli avessi spiegato le cose fin dall’inizio la sua reazione sarebbe stata diversa e questo mese non sarebbe stato per voi due un autentico tormento-
Cloud avrebbe voluto proteggermi?
- Sta per diventare la tua metà, in un certo senso lo è sempre stato e tu gli hai impedito di dimostrarti di essere in grado di starti accanto -
Il mio eroe …
- Nel matrimonio si condivide tutto, nella buona e nella cattiva sorte -
Sono stata proprio io a carpirgli quella promessa …
- Rufus ShinRa è un bastardo figlio di puttana e non capisco il perché di tanto accanimento, però, sinceramente, credo che Cloud avrebbe risolto la cosa in modo sensato -
E non ho esitato a tagliarlo fuori da tutto.
- Lascia che cresca anche sotto questo punto di vista, ne ha il diritto e sono certo che la cosa renderà la vita più facile anche a te. Hai deciso di sposarlo, devi fidarti di lui, altrimenti penserà che seguiti a considerarlo un burattino. E tutti noi sappiamo benissimo quanto la cosa lo faccia soffrire … -
Sono … peggio di Sephiroth …
Mi guarda un attimo ancora e poi scrolla le spalle.
- Cazzo, è la prima volta che ti vedo piangere per colpa sua senza nutrire il forte desiderio di usarlo come bersaglio per il mio mitra! – ridacchia agitando un po’ il braccio.
- Adesso, però, è troppo tardi - i miei occhi si riempiono di nuovo di lacrime, pensando a ciò che sono riuscita a combinare.
- Ma cosa dici? Figurati se quel deficiente fa saltare un matrimonio per una cosa del genere. Sta’ pur certa che tra poco te lo vedrai arrivare qui, in sella a quella roba ferrosa che gli hanno attaccato al culo e cadrà ai tuoi piedi!-
Mi mette la mano sul viso, accarezzandomi una guancia.
- Adesso basta piangere. Alzati, lavati la faccia e fatti bella. Io e Shera ci portiamo via i bambini, tu prenditi un po’ di tempo, poi vai al locale. C’è una festa barbosamente divertente ad attenderci-
E mi fa l’occhiolino, lasciando la stanza.
Ti voglio bene, Barret.
***

(Cid)

- Aspetta, ti sistemo un po’ il fiocco-
Shera sorride, mentre perde tempo dietro la figlia di Barret.
E’ mai possibile che le donne siano fissate con queste stronzate fin da bambine? Marlene scuote la testa ancora una volta per vedere se i capelli intrecciati e attaccati alla sua cute seguano correttamente il movimento impresso dal suo collo. Nei cari vecchi tempi le avrebbero fatto lo scalpo come bottino di guerra. Ricordo che durante la guerra contro Wutai il primo Presidente voleva che tutti i prigionieri facess…
- Ma lo sai che sei proprio carina? Cid, è vero che è carina?-
Eh, cosa?
Riporto l’attenzione su di loro, non ho capito cosa vogliano da me, mi fissano. Forse mi hanno chiesto qualcosa.
Mi volto verso Vincent, nascosto tra la tenda e la finestra e gli chiedo aiuto.
- Beh, non saprei. Vincent, tu che ne pensi?-
- … -
Marlene gli sorride soddisfatta.
Il gattaccio di Reeve mi salta sulla testa.
- Sei così tonto da non riuscire a rispondere a una domanda così semplice?-
Con una manata lo scaccio via e atterra sulla schiena di Red.
- Cosa vuoi che ne sappia io di queste cose?-
- Ammetti che non stavi ascoltando- mi suggerisce il grande felino.
- Certo che stavo ascoltando!- protesto, pur sapendo che non è vero.
- Allora, come ti sembro, zio Cid?-
La mocciosa si avvicina, fa un giro su se stessa e si piega in un inchino. Eccolo qui il tipico atteggiamento femminile: quando vuole qualcosa divento magicamente “lo zio Cid”.
Indossa un vestitino rosa e un giubbetto di jeans a mezze maniche a coprirle le spalle. Ha qualcosa di vagamente familiare …
- Bene, bene- rispondo frettolosamente per togliermela dalle scatole.
- E io?- domanda Shelke scendendo le scale.
Ma che hanno tutti stasera? Non è bastato Strife a chiedermi di fare il consulente d’immagine per il suo vestito del cavolo, ci mancavano solo le femmine!
- Dai, ti prego, rispondimi!- insiste speranzosa.
- Perché non lo chiedi a Vincent? Tutte a chiederlo a me!-
Sul suo viso compare un’espressione un po’ delusa. Shera mi lancia un’occhiataccia che suona un po’ come “ Bada bene a quel che dici, altrimenti niente thè e niente cucchiaino nello zucchero per almeno una settimana”. Sospiro sconfitto.
- Stai come Marlene … -
La risposta sembra soddisfarla, quindi si volta e si avvicina al vampiro.
- E tu che ne pensi?-
Riecco il giro teatrale su se stessa, con l’inchino, il sorriso dal cui dentino in bella mostra appare uno sbarluccichio e l’occhiolino finale.
- … - è la risposta di Vincent.
- Oh, ero sicura che ti sarebbe piaciuto-
Cioè, se io non rispondo tutti mi mettono il muso e hanno da ragliare sulla mia asocialità, Valentine non dice un cazzo di niente e tutti felici e contenti? Non ho capito nulla della vita.
- E io invece come sto?-
Cazzarola sfigata, ci si mette anche mia moglie adesso! Come vuole che stia? E’ truccata, ha i tacchi alti, ha le lenti a contatto, soprattutto è ancora vestita, è ovvio che stia male!
- Potevi fartelo aprire ancora un po’ quello spacco – sono serio, le cose o si fanno per bene o non si fanno.
Mi guarda come se avessi profetizzato la fine del mondo.
-Lo ha detto davvero?- miagola Cait Sith.
- Non posso crederci- bisbiglia Red.
- Non lo credevo possibile- ammette Shelke.
- … - conferma Vincent
Santa Jenova, bastava rivolgersi a un sarto e fare una modifica, mica ho scoperto l’acqua calda.
Shera arrossisce un po’, nascondendo un sorrisetto leggermente compiaciuto prettamente femminile, il che mi indica la recezione sbagliata di un involontario messaggio da parte mia.
- Suvvia, Cid, tanta gelosia è del tutto immotivata – mi rimbrotta il felide, agitando la coda come a voler scacciare qualcosa.
Gelosia? Io geloso di Shera?!?
Sgrano gli occhi oltraggiato, attribuire a me un sentimento prettamente femminile è come affermare di aver visto Jenova ballare il limbo con una gonnellina di paglia.
- Tua moglie è bellissima ma è troppo cieca per vedere che razza di bifolco ha sposato, quindi stai tranquillo che pensa solo a te-
- Cait, hai bisogno di una supposta effervescente- sibilo.
- Tu sì che sai come far sentire importante una donna- ammette Shelke, ricordandomi vagamente la svampita di Wutai.
Ma ci sono o ci fanno?
- Ti ci vedo benissimo con almeno tre figlie femmine- saltella felice Marlene battendo le manine.
Sciò, pussa via!
- Sai che hai ragione? Fa tanto lo spaccone ma sotto sotto ha un animo sensibile- insiste Barret, che ci ha raggiunto dal piano di sopra ghignando come un mentecatto.
- £$%&/&%$£? !!!!! -  E’ tutto ciò che riesco a rispondere.
***
(Vincent)

- Hey, Vincent, dici che ci metterà ancora molto?-
Denzel è seduto sul mobile basso del soggiorno, dondolando i piedi nel vuoto nell’attesa che Yuffiesi decida ascendere.
Gli rispondo con un’alzata di spalle.
 Si sono avviati tutti, prima il gruppo con Cid, Shera, Shelke, Marlene, Cait Sit, Barret e Red, poi dopo un po’ è scesa Tifa. Non  era esattamente in forma smagliante e Cloud non si è visto per tutto il giorno, la sua Fenrir manca all’appello. Non mi ha detto niente, quindi non le ho rivolto alcuna domanda. Ha salutato il ragazzino con un veloce bacio sulla guancia ed è uscita di corsa, avendo fatto molto tardi. In effetti l’apertura del gala dovrebbe spettare proprio ai dipendenti appartenenti al gentil sesso.
- Forse ha ragione Cid quando dice che le donne sono geneticamente programmate per fare ritardo- sbuffa ancora il piccoletto.
Inclino un po’ la testa.
- Anche tu hai fatto tardi- gli ricordo.
- Ho tardato solo di qualche minuto ma non per colpa mia, ci hanno messo tutte un’ora in bagno e a me è toccato entrare per ultimo! - incrocia le braccia stizzito.
Tifa non sbaglia quando afferma che è poco paziente e che subisce un po’ troppo l’influenza del Capitano. Se per certi aspetti somiglia a Cloud, per il resto sta prendendo la strana tendenza di Cid ad incolpare le donne per ogni sua minima mancanza. Per fortuna non si vedono tantissimo.
Quando dovrà farsi anche la barba prima di uscire cosa inventerà?
I nostri sguardi si incrociano e mi dedica un sorrisone, poi però torna imbronciato in una modalità tutta Cloud Strife.
E’ solo un bambino, ne ha subite di tutti i colori, eppure conserva ancora nello sguardo quell’innocenza incontaminata di chi continua ad osservare il mondo con meraviglia. Nonostante qualche capriccio, retaggio della sua precedente condizione privilegiata, Denzel è in gamba e sono certo che darà molta soddisfazione ai genitori adottivi. In lui non rivedo il bambino che ero io ...
- Yuffie, ti dai una mossa?- sbraita sempre più spazientito.
Sorrido da dietro il collo del mantello, in questo mese ho imparato cosa significa vivere nel caos. Erano secoli che non sentivo più tante voci insieme tutte nello stesso luogo. Non so se la cosa sia stata divertente o meno, non penso più a queste cose da tantissimo tempo; una cosa è certa: spero caldamente che quei sogni smettano di tormentarmi una volta tornato a casa.
-Allora?- Denzel attende.
Ha parlato?
Lo guardo non capendo a cosa si riferisce.
- Vuoi dire che non hai votato nessuno per il concorso?-
Ah, ecco cosa vuole sapere. Ne ho le tasche piene di questa storia, per colpa di questa insulsa iniziativa ho avuto nelle orecchie un cicaleccio ininterrotto ad opera di Sharona ShinRa,che non ho capito se più interessata a infilarsi sotto le mie lenzuola o preoccupata di procurarsi un voto. In un certo senso nel mio letto c’è finita davvero: se non ho fatto quegli strani sogni con … lei ( non mi va neanche di pronunciare ilsuo nome tanto è assurda la cosa), mi sono ritrovato ad avere incubi in cui era inclusa la cugina del Presidente.
Denzel sbatte le palpebre in attesa di una risposta .
- Le donne non sono oggettini su cui si può porre un’etichetta. Ognuna ha una sua caratteristica peculiare ed  è speciale a modo suo, apprezzarle non significa dare un voto ma trattarle con rispetto. Cloud non te lo ha spiegato?-
E’ faticoso parlare.
Il bambino scuote la testa.
- In questo mese è stato distratto da qualcosa e non gli ho chiesto niente, si è solo raccomandato di tenermi lontano da Reno -
Questo è vero, Strife ha trascorso trenta giorni a rimuginare e ad arrabbiarsi. Ovviamente non si è lamentato con nessuno, ma è stato fin troppo evidente e non sono sicuro che il problema sia stato del tutto superato; la faccia di Tifa non mi piaceva affatto …
La piccola peste non si lascia scoraggiare dal mio silenzio e continua imperterrito.
- Sai, io ero molto indeciso. Quando ho saputo del concorso ho pensato di votare per Tifa, lei è super speciale, è super bella, è super brava,è super forte, cucina super bene … -
Spero non si metta a fare apprezzamenti sul suo seno, altrimenti Cid sarà davvero nei guai e non mi va di spiegare a un bambino della sua età la differenza tra una mamma e una donna.
- … Però poi mi sono ricordato di Marlene!-
Sì, e del divorzio temporaneo ad opera del terzo piccolo incomodo. E’ possibile che anche i ragazzini in questo mese siano stati peggio dei protagonisti di quei filmetti psicotici che Yuffie ci ha costretti a seguire?
- Anche Marlene è forte anche se è più piccola- ammette candidamente.
E’ bello essere bambini, valuti una donna in base alla forza fisica e rispetto a ciò che la spaventa di più come se fosse un uomo. Insomma, la femminuccia è una valida spalla e compagna di gioco se mena più botte di te. Peccato che, crescendo, chi provoca gli urti più forti siano proprio loro senza bisogno di ricorrere alle mani …
- Quindi hai votato per tua sorella? -
- Ehm, veramente no … -
Oddio, spero non venga a saperlo.
- Il fatto è che Clara ha insistito tantissimo per farsi votare e a quel punto è diventato ancora più difficile scegliere- e si scompiglia i capelli già di per sé arruffati.
E’ davvero così volubile? Sembra Cloud nel periodo in cui viveva sospeso tra una carezza di Aerith e la minigonna di Tifa …
- Clara sarà stata contenta di aver ottenuto il tuo favore-
Scuote la testa con più convinzione.
- Ma non l’ho mica dato a Clara!-
Allora non ho capito nulla.
- … ? -
- Vedi, ero così dispiaciuto di offendere quelle ragazze a cui non avrei dato il voto che ho deciso di non darlo a nessuna delle tre- se ne esce con un’alzata di spalle.
Cielo, se avessi avuto ancora vent’anni, qualche colpa da scontare in meno  e non avessi vissuto in una bara sarei scoppiato a ridere. Farà strage di cuori da grande, se prima Marlene non lo pelerà come una patata lessa.
- E chi sarebbe la fortunata? -
No, dico, è talmente spassoso che riesce addirittura a farmi entrare in conversazione senza che le parole mi si blocchino tra le corde vocali e la lingua.
- Non posso dirtelo, il voto è segreto .. .-
Giusto. Ecco perché ha chiesto a me quale preferenza ho espresso.
- … Però sono sicuro di aver scelto bene, l’altra ragazza è veramente super anche lei. Sai mantenere un segreto?-
Io? Silenzioso come una mummia, è proprio il caso di ammetterlo.
Annuisco.
- Se non avessi avuto Tifa come mamma, avrei scelto lei. Però non devi dirlo a nessuno, Tifa per me è sempre come la mia mamma!-
Promesso, piccolo Cloud Strife dal complesso Edipico.
Un rumore in cima alle scale ci avverte dell’arrivo di una terza persona.
Era ora! Ma con lei come al solito parlo troppo presto …
Immersa nell’ombra del piano superiore le cui luci sono spente, comincia la sua tiritera.
- *Sono la campionessa del cielo e  della terra, sono la conquistatrice del male, l’unica rosa bianca di Wutai …-  E fa un passo avanti, lasciando che la luce la illumini tutta.
- … Yuffie Kisaragi!- dice tutta eccitata.
Denzel è rimasto a bocca aperta e io scuoto leggermente la testa. Il caso è veramente troppo disperato per poterlo recuperare.
Perché deve fare così tutte le volte?
Volteggia su se stessa per farsi vedere bene. Cleptomane, teatrale, logorroica e ipercinetica, ma con quale farina l’hanno impastata i suoi genitori?
- Rallegratevi alla mia vista e … - mette un piede in fallo e arriva giù veloce come un proiettile, solo la mia presa le impedisce di atterrare di faccia direttamente sul pavimento e di rompersi il naso.
- Ops- dice quando i nostri occhi si incrociano per un momento.
Scuoto la testa per l’ennesima volta nel giro di cinque minuti  e sospiro. Credo sia un modo tutto particolare per scontare i miei peccati. Giusto, Yuffie Kisaragi?
Denzel si gratta la nuca confuso.
- Per fortuna che non mi ha chiesto il voto anche lei … -


* E’ il modo in cui Yuffie si presenta in Dirge of Cerberus.
***

(Cloud)

Fenrir sfreccia solida e veloce sull’asfalto. Il motore ruggisce, l’acceleratore asseconda dolcemente il movimento del mio polso e il manubrio obbedisce alle pieghe che gli impongo, mentre sento che solo in questo modo riesco a mantenere il controllo delle cose che mi circondano.
* Talk to me softly 
There's something in your eyes 
Don't hang your head in sorrow 

Non vedo niente, solo l’asfalto riarso dal sole di fine estate ormai tramontato, non sento niente oltre al vento che mi sferza  il viso e mi frusta i capelli rendendoli ancora più disordinati.
Solo io e la mia moto, come i vecchi tempi.
Aumento la velocità, non voglio che alcun pensiero mi raggiunga.

And please don't cry 
I know how you feel inside I've 
I've been there before 
Somethin's changin' inside you 
And don't you know 

Non voglio ripensare a ciò che è successo, non voglio ricordare l’espressione di Tifa e neanche la delusione che ho provato io stesso quando mi sono accorto di non essere riuscito a gestire la situazione.
Sarà così per sempre? Ogni volta che le nubi sembreranno dissiparsi arriveranno  nuove intemperie che cancelleranno il sereno , mentre lei mi taglia fuori da tutto?
Per tutta la vita ho inseguito qualcosa a cui non ho mai saputo dare un nome, e proprio quando credevo di averla trovata sono scappato.
Mi dispiace, Marlene, ma sembra che io non sia capace di dare e di ricevere. Forse quel fratellino lo avrai da qualcun altro , oppure aspetterai di averne uno tutto tuo.
Mi dispiace …

Don't you cry tonight 
I still love you baby 
Don't you cry tonight 
Don't you cry tonight 
There's a heaven above you baby 
And don't you cry tonight 

E, Denzel, mi dispiace anche per te se non riesco ad essere il padre che tanto cerchi.

Give me a whisper 
And give me a sigh 
Give me a kiss before you tell me goodbye 
Don't you take it so hard now 
And please don't take it so bad 
I'll still be thinkin' of you 
And the times we had... baby 

Evito il villaggio passando per una via secondaria un po’ fuori mano, per poi tornare sulla costa. A strapiombo, proprio sotto di me, il mare riflette le luci che cominciano ad accendersi. Nonostante trovi il panorama molto bello, mai come in questo momento mi rendo conto che il fatto di essere  cresciuto in montagna, tra le nebbie e le temperature fredde, ha forgiato il mio carattere rendendomi estraneo tutto ciò che si presenta mite e accogliente. Come il mare d’estate, come Tifa e la sua sincerità che viene a mancare quando meno me lo aspetto.
Ma è davvero così?

And don't you cry tonight 
Don't you cry tonight 
Don't you cry tonight 
There's a heaven above you baby 
And don't you cry tonight 

So di averla fatta piangere.
So che in questo momento è probabilissimo che stia ancora piangendo …
 E’ stata la scelta migliore, eppure il pensiero di averla lasciata in lacrime e che stia soffrendo per l’ennesima volta per colpa mia mi fa sentire ancora più uno schifo, anche se ho ceduto per colpa sua, anche se a star male non è solo lei.

And please remember that I never lied 
And please remember 
How I felt inside now honey 
You gotta make it your own way 
But you'll be alright now sugar 
You'll feel better tomorrow 
Come the morning light now baby 

Arrivo sul punto più alto della costa, fermo la moto e guardo verso il basso.
L’aria è piacevolmente fresca e asciuga ciò che riga le mie guance e che cerco di far scomparire furiosamente con dorso della mano. Non ammetterò mai che c’è qualcosa che esce dagli occhi anche a me. MAI!
E va bene, sono un vigliacco. Ho lasciato che Tifa mi portasse qui con passività, non mi sono mai veramente imposto e non sono stato in grado di dialogare, di comunicarle in modo deciso il mio disappunto. Certo, lei avrebbe potuto anche evitare di fare la misteriosa, è una condizione che non le si addice. Non a lei. Perché rinunciare ad essere schietta e sincera proprio ora che ne avevo più bisogno?  Credevo che fossimo una coppia, ero convinto  che un suo problema fosse anche il mio, mi sono illuso di poter essere una spalla per lei e non un pivellino inaffidabile a cui bisogna tenere nascoste le cose.
Raccolgo un pugno di ciottoli e comincio a buttarli in acqua. Non riesco nemmeno a vederli mentre arrivano a destinazione e neanche posso udire il suono dell’acqua calma che viene violata dalla mia rabbia.
Un salto nel buio, ecco cosa ho imposto a questi sassi, ecco cosa mi è stato imposto venendo qui.
Calcio via la sabbia, sono un idiota!
Mi infilo le mano nelle tasche dei pantaloni neri e avverto qualcosa sotto i polpastrelli della destra. Ho una stretta al petto, so benissimo cos’è e ho quasi paura ad estrarlo.
Lentamente lo tiro fuori e lascio che la luce fioca del lampione sotto il quale mi sono fermato lo sfidi in una gara di riflessi luminosi.
L’anello che avevo regalato a Tifa quando le ho chiesto di sposarmi.
Ok, non gliel’ho proprio chiesto, però il concetto era chiaro. E poi ho largamente dimostrato di non saper usare la bocca se non per fare casini.
“Tifa, dobbiamo parlare … ”
Sbuffo rigirandomi il piccolo monile tra le mani. Eppure dicono che sia per sempre …


And don't you cry tonight 
An don't you cry tonight 
An don't you cry tonight 
There's a heaven above you baby 
And don't you cry 
Don't you ever cry 
Don't you cry tonight 
Baby maybe someday 
Don't you cry 
Don't you ever cry 
Don't you cry 
Tonight

Stringo l’anello nel pugno e carico il braccio all’indietro per imprimere forza al lancio, ma quando arriva al momento cruciale la mia mano si rifiuta di abbandonarlo a quel salto nel buio in cui sono precipitato io stesso.
Ma sto facendo la cosa giusta?

A rispondere al mio muto quesito ci pensa lo squillo del mio cellulare, dimenticato acceso nella custodia appesa alla moto.

* Don’t cry, Guns’n roses
***

(Barret)

- Brutto deficiente con la testa a punta, va’ da lei! -  sbraito per telefono.
Mi meraviglia il fatto che non soloabbiail cellulare acceso, ma mi abbia addirittura risposto.
- Sai che l’hai lasciata disperata e in lacrime?-
Un attimo di silenzio.
- Non mi interessa- risponde lapidario.
- Ma interesserebbe al tuo culo se lo prendessi a calci!- lo minaccio.
- Non mi interessa- altra risposta secca.
- Sai che sto perdendo la pazienza ? -
- Non mi interessa!-
Oh, poi mi chiedono perché non lo sopporto!!!
- Posso almeno sapere cos’è successo?- vediamo se ho colto il suo punto di vista.
Silenzio.
- Barret, non prendermi per il culo, io con te non lo faccio mai … -
Touché.
- Cloud, ha sbagliato, lo so anche io, però non voleva imbrogliarti, lo ha fatto a fin di bene e se solo le permettessi di spiegare … -
Sbuffa dall’altra parte del ricevitore.
In effetti Tifa ha avuto tante di quelle possibilità che viene voglia di strozzala, però la sua buonafede è indubbia.
- Pensa a tutte le volte in cui lei ha dovuto avere pazienza con te-
Un altro respiro.
- Dov’è?-
Eh, eh, lo sapevo! Testa di chocobo cotto come un pollo …
***

( Rufus)

* Oh, life is bigger
It’s bigger than you
And you are not me
The lengths that I will go to
The distance in your eyes
Oh no, I’ve said too much
I set it up


L’acqua della doccia scroscia e soffoca le note della canzone che danno alla radio.
Ormai manca davvero poco all’evento che conclude il mese, aspettano solo me per iniziare. La stagione estiva è stato un autentico successo, la ShinRa deve andare fiera di essere riuscita a restare a galla nonostante tutto. Non è semplice sorreggere un simile impero cambiandone radicalmente le basi. Più o meno radicalmente. La conversione delle attività è stata una vera e propria sfida che posso affermare conclusasi a nostro vantaggio.

That’s me in the corner
That’s me in the spotlight, I’m
Losing my religion
Trying to keep up with you
And I don’t know if I can do it
Oh no, I’ve said too much
I haven’t said enough
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try


Il gala di stasera è la ciliegina sulla torta di un’estate inizata male ma sviluppatasi in modo inspospettabilmente favorevole all’azienda. E’ l’emblema della vittoria.
Eppure non ne ho voglia …

Every whisper
Of every waking hour I’m
Choosing my confessions
Trying to keep an eye on you
Like a hurt lost and blinded fool, fool
Oh no, I’ve said too much
I set it up
Consider this
Consider this
The hint of the century
Consider this
The slip that brought me
To my knees failed
What if all these fantasies
Come flailing around
Now I’ve said too much
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try


I frangenti che mi separano dalla festa sono una sorta di ponte sospeso sul vuoto tra ciò che ho vinto e ciò che ho perso ed è difficile per uno come me ammettere la sconfitta come fosse niente.
E’ come avere la consapevolezza di essere nel pieno di un bel sogno e di trovarsi nell’attimo in cui bisogna svegliarsi. Non che sia successo qualcosa di particolare in questi giorni, ma almeno ho avuto l’illusione di riuscire a fermare qualcosa che è già scritto.
Dover fare i conti con se stessi è la prova più difficile che la vita ci impone, perché non si hanno mai abbastanza armi per difenderci da ciò che ci spaventa da noi stessi prodotto.
E nei mesi passati ho avuto davvero paura di ciò che avrei potuto fare.
Il grande Rufus ShinRa piegato ai voleri di un insulso capriccio, un’illusione. E’ stato dannatamente complicato non cedere, non lasciarsi completamente scoperti e vulnerabili e questo segreto morirà con me.

But that was just a dream
That was just a dream
 
Mi bastava anche solo osservare da lontano con il binocolo.
L’amore è un sentimento che ti fornisce appigli dannatamente effimeri.
La vergogna è una condizione a cui non sono avvezzo, non ne ho mai provata in vita mia e continuerò a non farlo, però devo ammettere con me stesso che il mezzuccio con cui ho trascinato qui una certa Persona non è qualcosa di cui andare fieri. E per cosa, poi? Per dimostrare a me stesso una verità che già conoscevo.
Sbuffo.
 Esco dal vano doccia e mi stringo nell’accappatoio.

That’s me in the corner
That’s me in the spotlight, I’m
Losing my religion
Trying to keep up with you
And I don’t know if I can do it
Oh no, I’ve said too much
I haven’t said enough
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try


Mi dispiace quasi di aver fatto tribolare la Lockheart  ed è strano che a dirlo sia uno come me,non mi faccio mai molti scrupoli quando si tratta di interessi personali.  In fin dei conti non mi è neanche antipatica,anzi! Mio padre avrebbe apprezzato il suo spirito di sacrificio e l’estrema fedeltà alla famiglia; nonostante l’aspetto fisico credo che sia un modello di donna vecchio stampo encomiabile. Diciamo che non sono stato esattamente una zolletta di zucchero con lei, ma era necessario , rientrava nei miei piani.
La conclusione? Quella che davo per scontata fin dall’inizio. E’ stato esageratamente puerile, Persona non mi considererà mai come qualcosa di diverso da un nemico e sinceramente, arrivato a questo punto, non vorrei essergli neanche amico.
Vorrei che sparisse e basta, vorrei che sparisse questa smania irrazionale che mi ha salassato fino a farmi rendermi ridicolo ai miei stessi occhi…

But that was just a dream
Try, cry, why try?
That was just a dream
Just a dream, just a dream
Dream


 Mio malgrado devo arrendermi, l’amore non si compra e potrei  cimentarmi in altre mille macchinazioni, una più subdola dell’altra, ma la verità è che quella Persona ha già deciso e non sarà mai mia. Ma poi è davvero ciò che volevo? Averla mia? Forse osservare da lontano, mettere alle strette, giocare con la pazienza altrui era un modo come un altro per non affrontare seriamente il problema.
Guardo la mia immagine nello specchio appannato dal vapore.
Non sarò mai nulla di più di un fantasma dai contorni indefiniti.
Bah, credo che sopravvivrò al trauma, in fin dei conti uno come me non campa di certo d’amore!
Sento il rumore di una moto rombare furiosamente e sfrecciare verso il villaggio.
Quella moto?
Bah, al diavolo tutti e due!

* R.E.M.  Losing my religion

Francamente non credo di averci preso molto con Rufus, chiedo umilmente scusa.
***

( Cloud)

Ma non può andare più veloce questa maledetta moto? Accelero ma mi sembra lenta come una lumaca!
Quando la sagoma di casa si fa più definita, però, ho un senso di disagio. Starò facendo la cosa giusta?
Barret non bada mai ai fatti suoi …
Parcheggio maldestramente nel vialetto e prendo a bussare alla porta, poi tiro fuori dalla tasca le chiavi ed entro senza aspettare che qualcuno mi risponda.
Chiamo Tifa, ma non mi risponde, la cerco in tutte le stanze senza trovarla. Arrivo alla cucina, alzo lo sguardo e l’orologio mi suggerisce che sono le 22:00. Maledizione, ma non mi mai dato di arrivare puntuale?
Il galà sarà già iniziato?
Chi se ne frega, ho bisogno di parlarle!
***
(Elena)

La festa è F.A.V.O.L.O.S.A.!
Non avrei mai immaginato potesse riuscire così bene. E’ appena iniziata e già tutti ridono, scherzano, ballano, partecipano ai vari intrattenimenti; il Presidente deve ritenersi soddisfatto.
Ad essere sincera, però, l’ allegria generale non riesce a contagiarmi. Mi do della stupida, che diamine me ne frega se la Lockheart ha quella faccia da funerale! Che mi importa se in un solo mese la sua storia è andata al diavolo? Non sarà né la prima, né l’ultima! E poi ha avuto molto più di quanto non sia spettato a me, quindi non può lamentarsi. Eppure ho un fastidio al petto che non riesco a piegarmi, come una bolla d’aria che tiene intrappolate tutte le mie emozioni, costringendomi a uno strano senso di malessere.
Abbandono la sala, dirigendomi sul retro, una barista mi ha fatto presente che mancano delle bevande da recuperare in frigo.
Volto l’angolo e vedo la porta secondaria spalancarsi con una tale violenza che mi meraviglio sia rimasta sui suoi cardini.
Cloud Strife ha la faccia sconvolta di chi è alla disperata ricerca di una goccia d’acqua dopo giorni nel deserto. Sebbene mi è sempre stato simpatico come una spina in un dito e che questo mese non sia stato sufficiente per stabilire una tregua alla guerra innescata ai tempi di Sephiroth, in questo preciso momento ai miei occhi appare inspiegabilmente tenero.
Non mi nota neanche nascosta dietro una colonna, avanza con passo deciso verso l’interno, però viene intercettato da Rude che lo ferma. In effetti non può sostare, né transitare in quest’area del locale, anche se sospetto che il taciturno Turk stia semplicemente facendo appello all’ultimo granello di speranza che gli rimane per trascorrere un altro po’ di tempo con la ninfetta di AVALANCHE.
- Non puoi stare qui- lo redarguisce Reno, sbucato dal deposito di birra.
- Non mi interessa!- risponde senza neanche guardarlo.
- Strife, se non te ne vai finisce male- lo avvisa per la seconda volta.
- Non mi interessa - ribadisce il biondo con più convinzione.
- Cloud, ma che cazzo sei venuto a fare?- domanda assai retorica se si tiene conto che il rosso conosce benissimo le ragioni dell’avversario. Ho come l’impressione che voglia provocarlo di proposito, come quando si incocca una freccia. Più l’arco e teso, più la freccia arriva lontano …
- Voglio … voglio … - stringe i pungi in modo convulso.
- Spostati, fammi passare!- protesta, spingendo via il mio collega che non si da per vinto e lo afferra da tergo.
Da lì inizia una lotta che ha un che di comico/grottesco, fatta di tirate di capelli, pizzicotti, pugni che fanno male solo a causa degli anelli che hanno indossato non si capisce bene perchè e schiaffi che vanno a vuoto. Ci manca solo che si afferrino per i capezzoli e stiamo a posto.
E se il biondo tirasse fuori lo spadone che succederebbe?
Il tafferuglio e il conseguente caos attira l’attenzione dei dipendenti impegnati tra i depositi e le cucine, favorendo la creazione di un gruppetto di curiosi che iniziano a fare scommesse su chi dei tre, perché si è unito anche Rude al balletto, cadrà a terra per ultimo.
- Cosa sta succedendo qui?- domanda adirato il Presidente, appena uscito dal suo studio privato, accompagnato da Tseng. Devono aver udito la confusione e gli schiamazzi. Nonostante il tono minaccioso usato da Rufus, Strife sembra non averlo neanche notato e continua a menare botte a destra e a manca, nel tentativo di scrollarsi di dosso i due Turks.
- C … Cloud?!? -
E’ un richiamo tenue, ma così potente da superare qualsiasi strepito.
E’ bastata questa voce per interrompere la furia scatenata che è diventato il ragazzo passivo e musone di sempre. La sua voce, quella della Lockheart.
Il forse/all’incirca/probabilmente/ma ancora non si è capito con certezza promesso sposo tira un ultimo cazzotto a Reno e schiva abilmente il calcio che Rude tenta di assestargli, la piccola folla si apre e lascia che i due riescano a guardarsi negli occhi.
Dio, che schifo, è tutto insulsamente patetico!
Però lo ammetto, quella faccia mezza pesta, quel fiatone provocato dalla lotta e l’espressione preoccupata sono irresistibili. Perché Tseng non mi ha mai guardata così?
Di fronte a lui, ma diversi metri più distante, Tifa ricambia le sue occhiate con l’emozione di chi vede una persona amata dopo tantissimo tempo. Come se non avesse mai visto nulla di più bello. Non è al top, altre volte la sua forma fisica avrebbe risaltato sulle altre ragazze dello staff, ma stranamente oggi mi sembra più bella in quell’abitino acquamarina che siamo state tutte costrette a indossare.
E io somiglierò mai anche solo un pochino a lei?
Nel silenzio irreale che si è venuto a creare una sola voce ci ricorda che le favole durano poco e niente: Reno si tocca una mandibola oltraggiato.
- Vaffanculo,mi hai lasciato il segno, verrò male sulle foto della premiazione ! – si lamenta, ma Strife neanche lo ascolta. Nessuno lo ascolta, abbiamo tutti gli occhi che si alternano da una parte all’altra del corridoio, punti in cui i due si sono fermati.
La Lockheart mi morde il labbro mentre Strife muove qualche passo verso di lei, ma a sbarrargli la strada inaspettatamente arriva il Presidente.  I loro occhi si incrociano e sembrano fare scintille. In quelli di Cloud si può ravvisare tutta la rabbia repressa in questo mese, mentre in quelli di Rufus … Beh, faccio fatica ad ammetterlo, ma sembra quasi ci siano delusione e una punta di rassegnazione. L’ex SOLDIER, però, non cede alla sua ira, quindi supera l’uomo dai capelli platinati, afferra la mano della sua ragazza e la trascina con sé. Tra gli sguardi dei curiosi spalanca nuovamente la porta da cui è entrato, toglie la moto dal cavalletto, dà il tempo a Tifa di salire in sella e parte con un gran boato.
Rufus scuote la mano con un gesto di stizza, come a voler scacciare una mosca esageratamente fastidiosa, gira i tacchi e torna a essere l’uomo scostante e  snob di sempre.
La folla si disperde lasciandomi sola con i colleghi di sempre.
Scuoto la testa, vado in cucina e recupero del ghiaccio per Reni, lo avvolgo in un tovagliolo e glielo porto.
-  Ogni scusa è buona per fare a gara a chi ha la spada più lunga – dico sospirando.
- Hey, io non ho una spada !-  protesta leggermente.
- Sì, lo so … - gli rispondo sperando che colga la sfumatura ironica.
Rude ridacchia.
- Beh, a quanto pare a settembre abbiamo un matrimonio -  riflette il rosso.
- Ma cosa dici, non siamo mica stati invitati?- gli faccio notare.
- E credi davvero che mi lasci pestare da quel tipo senza farmi risarcire almeno con un pranzo esemplare?-
In effetti l’idea non è male.
Ok, vado ad avvertire la signora Shera di aggiungere almeno tre nomi alla lista degli invitati. Ah, e già che ci sono le racconto anche quel che è successo.
***

(Marlene)

- Tifa e Cloud tornano tra poco, intanto hai voglia di mangiare qualcosa?I tavoli del buffet sono stracolmi di roba buona! -
Sorrido a Shera e dico di sì con la testa.
Cloud non si è fatto vedere per un po’, ma lo sapevo che sarebbe tornato. Ha promesso che non andrà mai più via e io ci credo.
- Guarda, questo ti piace? -
Il mio papà mi porge un piatto pieno di spiedini. Sì che mi piacciono! Vado per allungare una mano ma Denzel mi precede.
- Hey tu, prima le signore!- lo sgrida papà, dandogli uno scappellotto dietro la nuca.
Rido.
La festa è cominciata da poco e il locale ha degli addobbi davvero belli, ci sono tante sculture fatte con la frutta e poi c’è tanta gente che balla!
Mi guardo un po’ in torno. Al lato del lungo bancone c’è un gruppo di donne con vestiti bellissimi. Parlano e ridono, però non capisco cosa si dicono. Poco lontano da loro c’è una persona più bassa seduta su uno sgabello. E’ Clara.
Io e lei non siamo andate molto d’accordo, specie all’inizio del mese. Non lo so se è simpatica o no, forse piagnucola un po’ troppo. La guardo senza che se ne accorga, ha la faccia un po’ triste. E’ da settimane che dice che il suo papà sarebbe venuto alla festa, però non mi sembra di vederlo. Sua madre è sempre stata impegnata, non è venuta mai a fare il bagno con noi e neanche ha mai voluto costruire i castelli con la sabbia. Quando abbiamo giocato al minivolley non ha voluto farlo anche lei, si annoiava. Ha passato tanto tempo al telefono o al pc, ha sfogliato tante riviste ma non ha mai letto una favola per sua figlia.
E adesso neanche il padre ha mantenuto la promessa.
Forse è per questo che ha trascorso tutto il tempo con noi, si sentiva sola.
Papà mi accarezza ala testa e mi sorride .
- Tutto bene?- mi domanda.
Annuisco. A me sì, a qualcun altro no e mi dispiace tanto.
***

( Vincent)


Mi sistemo in un angolo appartato, tutta questa baraonda non mi piace. Da qui riesco ad avere la visuale completa del locale e, contemporaneamente, sono difficile da notare. Una barista mi passa accanto con un vassoio pieno di bicchieri colmi, nota la mia ombra e mi offre un cocktail analcolico che accetto volentieri. Sto riscoprendo i piaceri della tavola, bevande comprese, tuttavia cerco di non dare a vedere troppo la cosa, ho paura che una certa persona potrebbe scoprirlo e cimentarsi nella preparazione di intrugli rivoltanti. Yuffie si impegna, lo ammetto, però non raggiunge i livelli di Shera e Tifa …
- Signor Vincent?-
Una voce a me purtroppo nota mi costringe ad alzare la testa dal bicchiere variopinto.
Sharona ShinRa mi sorride. Tanto per cambiare, indossa una  specie di sottana.
- Mi chiedevo se fosse libero dopo il galà, vorrei festeggiare in modo esemplare la vittoria -
Ah, è vero, è convinta di avere già la corona in testa.
Scuoto la testa.
- No?! Ma ne è sicuro? Non si è scocciato di fare da baby sitter a due ragazzine petulanti?-
In realtà a loro ci sono abituato, è la ninfomane che non sono in grado di gestire mio malgrado.
- Signorina ShinRa, mi permetta una parola sincera. Lei è bella, giovane e piena di iniziativa, non ricorra a certi mezzucci per raggiungere i suoi scopi. Cerchi di impegnarsi in qualcosa di concreto, credo che sarà più fiera di se stessa e ne trarrà maggiore gratificazione-
La vedo farsi rossa in volto.
- Non mi dica che è davvero innamorato di quella!- e indica Yuffie dall’altra parte della sala, intenta a catturare un cubetto di ghiaccio sul fondo del bicchiere da cui ha bevuto un succo di frutta. Se ci riuscissi, sorriderei. Non ha nulla di sensuale quel gesto, alla principessa di Wutai piace sgranocchiare ghiaccio come i coniglietti amano mordicchiare le carote.
Scuoto nuovamente la testa.
- Quindi sono io che non le piaccio!- sbotta.
- Non è questo il punto- sospiro -Neanche io piaccio a lei, signorina, è per questo che le suggerisco di impegnarsi tanto per un uomo per cui prova almeno un po’ di sentimento. Per lei sarei solo lo scaldaletto estivo e, sebbene un’alta percentuale appartenente al mio genere non si porrebbe minimamente il problema, preferisco non ricoprire quel ruolo. Se lei ha tanta voglia di impegnarsi in una storia di una notte, io non ne ho minimamente voglia. E poi credo davvero di non essere il genere di uomo che possa seriamente soddisfare le sue esigenze -
- Un intero mese di monosillabi e le viene in mente di parlare per farmi la paternale!- mi risponde stizzita.
Non ha capito nulla di quel che le ho detto.
- E per dirmi cosa, poi? Di come trovarmi un uomo e di come essere donna! Ma che ne sa lei di donne? Guardi con che maschiacci decerebrati ha a che fare tutti i giorni!!!- protesta.
Le rispondo con un’ alzata di spalle.
Credo che Cid sarebbe orgoglioso di me, per una volta non mi sono fatto fregare da una femmina. Oppure no, mi darebbe dell’imbecille perché non ho approfittato della mercanzia offerta dalla donnina in preda agli ormoni. Sorvolo sul fatto che sicuramente mi suggerirebbe di stordirla con l’alcol per metterla a tacere …
Evito anche di spiegare a questa signorina annoiata cosa significhi essere una vera donna, non perdo tempo a raccontare di Lucrecia con qualcuno con seri problemi di autostima.
- In bocca al lupo per il concorso – le auguro, prendendo il mio bicchiere e allontanandomi da lei senza più prestare ascolto alle sue invettive.
Seguendo l’enorme diametro del locale, raggiungo un altro angolo appartato da cui si vede meglio il palco.
Non male la band, questa volta devo ammettere che Reno ci ha visto giusto.
- Heilà!- la voce di Red.
Gli sorrido appena, credo che basti.
Bevo un altro sorso del mio cocktail quasi finito.
- Chi è la donna che hai sognato così tanto spesso?- mi chiede il mio amico così, all’improvviso.
Mi si ferma qualcosa all’altezza dello stomaco.
- Come hai fatto a capirlo?-
- Non ci voleva la sfera di cristallo … - mi fa notare.
- E tu invece come farai con Pink? Il tempo a nostra disposizione qui è finito -
Red sorride ed agita la coda.
- Per quelli come noi il tempo non è esattamente un problema … -
Annuisco.
- Non mi va di dire il suo nome, è una cosa troppo assurda – ammetto bisbigliando.
Non so come abbia fatto a sentire con questo trambusto, però mi risponde.
- Credo che vada bene anche così – mi rassicura.
- Però … A volte ti farebbe bene seguire un po’ i consigli di Cid- si snete di aggiungere senza togliere gli occhi dalla pista.
Che cosa?!?


Noto che tutti, ma proprio TUTTI avete pensato a Yuffie come la protagonista dei sogni a luci rosse di Vincent, ma non è mica l’unica ragazza giunta a Costa del Sol! Ci sono Elena, Shera, Tifa, nei suoi ricordi anche Shalua …  insomma, a voi la scelta!
***

( Tifa )

Cloud si decide ad arrestare la corsa furiosa della moto.
Scendiamo e ci affacciamo silenziosi al terrazzo naturale scavato nella roccia. Ormai siamo distanti dal locale da cui mi ha prelevata con impeto e non si sente più la musica, si ode solo lo sciabordio dolce del mare. Non fa freddo, tuttavia mi strofino le braccia con i palmi , ho i brividi.
Non mi sarei mai aspettata un gesto così plateale da parte sua … Però adesso tace e non mi degna di un’occhiata.
- Non succederà più, lo giuro!-
E’ un bisbiglio che mi esce dalle labbra.
Cloud mi guarda senza una vera espressione. Mi faccio coraggio e decido di continuare.
- Lo so che non ti devo solo delle scuse e so che non basta un “mi dispiace” per rimettere le cose al loro posto. Voglio solo che tu sappia che mai, nemmeno per un momento, ho pensato che tu non fossi all’altezza della situazione. Mi sono illusa di poterti proteggere tenendoti allo scuro di qualcosa che riguardava noi, non solo me. E’ paradossale che proprio io, che sto sempre a predicare sulla condivisione di ciò che succede in una famiglia, abbia commesso l’errore di omettere la verità, però ti prego di credermi quando ti dico che non è stato a causa di una scarsa fiducia in te da parte mia. Ho ceduto al ricatto di Rufus per paura che potesse farti del male. Farci del male. E non ho tenuto conto del fatto che insieme potevamo essere imbattibili . Indipendentemente da ciò che deciderai di fare, sappi che non ti raggirerò mai più e che non ti escluderò da niente - sempre ce lui non decida di tagliarmi fuori definitivamente dalla sua vita.
Cloud è rimasto appoggiato alla ringhiera dando le palle al mare, con le braccia incrociate e la solita aria imbronciata.
- Cosa voleva da te?- domanda in modo asciutto riferendosi a Rufus.
Se lo avessi saputo avrei fatto di tutto per combatterlo.
- Da me niente-  ammetto.
- Cosa ti ha fatto in questo mese?-
Il suo corpo si irrigidisce. Intuisco che la domanda che vorrebbe rivolgermi è un’altra.
“ Ci ha provato con te in questo mese? E tu quanto gli hai concesso?”
Irrazionalmente mi sento lusingata ed emozionata, Cloud non lascia trasparire così palesemente i suoi sentimenti.
- Oltre ad avermi stremata con turni massacranti comunicati all’improvviso tramite cellulare di cui NON sono stata io a  fornirgli il numero, niente. L’ho incrociato poche volte, non si è mai presentato al lido e solo raramente si è fatto vedere al locale. Il giorno del tuo compleanno mi ha costretta a cucinare per lui in villa, ma non siamo rimasti soli mai, neanche per un minuto. Ha trascorso quasi interamente il mese sul suo yacht ormeggiato di fronte alla spiaggia che anche voi avete frequentato-
Soppesa le mie parole.
- Perché ti ha trascinata qui?-
Pagherei per conoscere la risposta a questa domanda, anche se un’idea me la sono vagamente fatta.
- A questo punto credo che io sia stata solo una scusa-
Alza lo sguardo su di me e vi leggo sorpresa.
- Sì, insomma, credo che io sia stata solo una scusa, uno specchietto per le allodole per portare a Costa del Sol una terza persona. Quando ho rifiutato la sua offerta non si è limitato a minacciarmi, ma ha addirittura esteso “l’invito” a tutta la famiglia. Se il suo obiettivo fossi stata io, perché coinvolgere tutti voi? Non mi sembra tipo da farsi scrupoli. E poi ci avrebbe provato -
Sembra riflettere su ciò che gli sto dicendo.
- Beh, qualsiasi cosa volesse, ormai è finito tutto- dico fioca, comprendendo il quel “tutto” anche il nostro matrimonio.
- Io e quella persona non abbiamo più nulla da spartire- dice quasi con stizza.
- Allora forse mirava era qualcun altro. Alla fine credo che non abbia vinto nessuno -
E’ buffo, nonostante io  lo abbia accontentato su tutto,il Presidente è riuscito a mandare a monte le nozze. Questi SHinRa sono una sciagura sotto ogni punto di vista.
Scuoto la testa e lascio che la brezza marina accarezzi le mie gote arrossate. Non voglio piangere, sarebbe davvero fuori luogo. Respiro profondamente e ho come l’impressione che , insieme alla salsedine, ci sia profumo di fiori.
Dopo interminabili minuti di silenzio, Cloud lascia la ringhiera e si avvicina a me,tende il pugno chiuso e apre lentamente la mano.
Qualche mese fa quel monile mi ha fatto tremare il cuore, adesso invece mi provoca un senso di sconfitta che ha il sapore di un colpo allo stomaco.
- Mi stai restituendo l’anello? - domando affranta.
Scuote la testa.
- No, ti sto chiedendo di sposarmi -
Il mio cuore perde un battito.
Sorrido incredula e le sue iridi opaline sembrano un po’ più azzurre del solito.


Per Rufus vale lo stesso discorso di Vincent. Anche lui è andato in fissa per qualcuno, ma chi ha detto che deve essere per forza Tifa? Non ha neanche apertamente ammesso di essersi innamorato, quindi potrebbe trattarsi solo di un’infatuazione passeggera al di fuori degli schemi convenzionali.
***

(Shelke)


Il gelato è delizioso, la festa fantastica, la band strana e tutti sembrano divertirsi.
Reno prende il microfono e il D.J. fa partire una musica lenta.
-Bene, signore e signori, è finalmente giunto il momento che tanto aspettavamo. La vincitrice del concorso di bellezza Miss Seventh Heaven beach è colei che ha dimostrato spiccate doti fisiche, freschezza e simpatia …. -
Le macchie fotografiche sono già pronte e puntate sulla cugina di Rufus Shinra, la quale si è messa in posa e sta fabbricando una lacrima d’effetto per calarsi meglio nella parte di reginetta inconsapevolmente vincitrice. Scommetto che farà una faccia sorpresa oltre ogni limite, eppure ha tormentato tutta la spiaggia per racimolare un voto in più.
- … è colei che ha messo in mostra la sua femminilità con discrezione ed eleganza, dimostrando che una vera donna non è solo minigonna e tacchi alti … -
Il sorriso della cugina del Presidente si allarga.
- E’ con immenso piacere che dichiaro vincitrice  … la signora Shera Highwind!-
Coooooooooosa?!?
- Santo cazzo!- urla Cid.
Yuffie applaude entusiasta, Barret scoppia a ridere, a Vincent va di traverso il drink,  Cloud e Tifa entrano in sala mano nella mano e quando si rendono conto di ciò che sta succedendo i loro occhi escono fuori dalle orbite. Dov’erano finiti?
- Anche io ho votato per lei!- ammette tutto entusiasta Denzel.
I riflettori vengono puntati sulla vincitrice, mentre Rufus ed Elena si avvicinano con fascia, scettro e corona . La diretta interessata arrossisce mentre i flash la accecano e le vallette la ricoprono di fasci di fiori.
-  Papà, io non ho vinto niente. Non sono abbastanza bella?- la vocina di Marlene sembra incrinarsi un po’.
Barret abbassa lo sguardo su sua figlia e la prende in braccio.
- Ma certo che sei bella, solo che sei ancora piccolina. Per il momento sei la miss del tuo papone, va bene? – le da un bacio sulla guancia.
- E poi è una gara scema- rimarca Denzel - tu non sei scema, sei coraggiosa! -
La sorellina sorride. Credo che ci sia un significato di segreto in questa affermazione …
Un braccio mi avvolge la spalla e Yuffie Kisaragi mi guarda con quella sua aria sbarazzina.
- Neanche noi abbiamo vinto niente, però hai notato come ci guarda Vincent?-
Il diretto interessato ci lancia un’occhiata distratta e torna al suo drink.
- Visto?- sghignazza la principessa di Wutai. La osservo un po’ meglio e devo ammettere  che la minigonna nera le sta particolarmente bene  e il top color smeraldo valorizza la sua abbronzatura e fa risaltare gli occhi e i capelli scuri. Non credo che diventeremo mai davvero amiche, però in questo mese di convivenza forzata è stata molto tollerante con me e paziente con Vincent, è grazie a lei se adesso sappiamo che ha anche i piedi.
Shera sale sul palco tra un ininterrotto scroscio di applausi. Reno guarda tra la folla e punta il dito verso Cid.
- Yo, quello è il maritino della nostra miss …  Signor Highwind, salga sul palco!-
Cid è rimasto seduto sullo sgabello del bar con le braccia incrociate e il muso lungo. E’ sempre il solito burbero, però la sua gelosia lo rende tenero.
- Salici tu brutto figlio di p … - la mano di Barret tappa la bocca del capitano, il quale viene spinto dalla folla fino a raggiungere sua moglie.
- Discorso! Discorso! Discorso!- urlano numerosi presenti.
Shera sorride con la corona brillantinata sulla testa e lo scettro tra le mani. Il vestito di seta la fascia delicatamente e lo spacco mette bene in vista lo stacco che in genere tiene ben nascosto dal camice da laboratorio. Non so il perché, ma mi sembra abbia una luce diversa negli occhi, è più radiosa.
- Beh, ecco … - comincia un po’ titubante quando Rufus le passa il microfono  - … è inutile dire che non me lo aspettavo proprio ed ammetto che è emozionante, non immaginavo che alla mia età potessi vincere un concorso del genere … -
I presenti le fanno un applauso di incoraggiamento.
- Non credo di avere nulla di più delle ragazze del villaggio, sono giovani, belle, intelligenti e promettenti, quindi ritengo che siano tutte vincitrici e stupende agli occhi di chi le ama. Ringrazio la persona che ha permesso a noi tutti di vivere questa bellissima esperienza qui, a Costa del Sol, e per farlo ha lavorato notte e giorno. Tifa, sei un tesoro! E ringrazio anche mio marito per avermi sempre visto come una miss indifferentemente da ciò che indosso a casa. E’ stata un’estate pazzesca ma per noi non è ancora finita, c’è un matrimonio da celebrare al più presto, ma per il momento si balla!- urla divertita.
E’ vero, abbiamo un matrimonio a cui partecipare  e il vestitino che abbiamo scelto per le damigelle è troppo carino, sarà un piacere indossarlo, e poi non sono mai stata a un evento simile, ho voglia di imparare!
Cloud sorride lievemente e arrossisce un po’, mentre la musica parte e Tifa gli mette le mani sulle spalle.
E’ vero ciò che Shera ha detto, è merito suo se tutto ciò è stato possibile; Strife fa l’affare della sua vita sposandola.
Yuffie mi afferra la mano e trascina me e Marlene in pista, Denzel e Barret ci seguono a ruota con buffi movimenti e Cid viene catturato da sua moglie. Reno arriva trascinandosi dietro Elena e Rude, il quale non sembra propenso a ballare, ma credo che l’alcol stia facendo la sua parte. Vincent non si muove dal bancone e nessuno osa avvicinarlo, insieme a Red ci osserva da lontano. Credo che la danza tradizionale sia stata una prova troppo dura per lui, però può ritenersi soddisfatto: è stato tra i più bravi e non ha pestato i piedi a nessuno.
Lo guardo ricordandolo intorno al falò e non riesco a non ridere.
Sharona Shinra esce dalla toilette con il trucco praticamente tutto sui denti, mentre Pink cerca di farle capire che è solo una stupida gara e che l’importante è essersi divertiti. Sharona - Straziata - Sconvolta- Sconfitta – Snobbata - ShinRa, ormai è diventato troppo divertente non infierire sulle S del suo nome!
Clara si avvicina a Denzel che si ferma, si guardano un attimo negli occhi ma poi arriva Marlene che prende la mano della bimba e la invita a ballare con il resto del gruppo. Cait Sith saltella allegro mentre Rufus osserva il lido in festa e annuisce compiaciuto verso Tseng.
Non lo ammetterò mai ad alta voce, però non è male questa danza … danza … Oddio, non ricorderò mai il titolo, ma non ha importanza. Imprimo nella mente i visi sorridenti di tutti noi e mi sento felice.
Questa è senza dubbio l’estate più bella della mia vita,la prima che vivo lontana dai Deepground. Un anno fa non credevo che potesse esserci tutto questo nel mondo esterno e se sono serena lo devo a queste persone strane e prive di ogni forma di razionalità. Non mi sono mai divertita tanto e la foto con la faccia disgustata del capitano è quella che verrà incorniciata e conservata con maggiore cura.

Questo è il diario di Shelke Rui, qui è tutto da Costa del Sol, ci vediamo a settembre!









Ebbene sì, non verranno mai svelati i nomi delle persone che hanno assillato le menti di Vincent e Rufus. All’inizio volevo farlo, però poi ho preferito lasciare al lettore lo sfizio di decidere per l’una o l’altra possibilità In fin dei conti entrambi i personaggi hanno una sorta di pudica discrezione in fatto di sentimenti e non palesarli mi è sembrato il modo migliore per rendere loro l’onore di cui li ho privati in questi scorsi estivi ( e non solo).
Bene, le vacanze sono finite e devo ammettere che mi mancheranno tantissimo. Mi dispiace di non aver potuto prestare la giusta attenzione a questo capitolo immenso e non è escluso che ci ritornerò su per migliorarlo, smussare gli angoli, correggerne le tante imperfezioni. Tutto ciò accadrà in un futuro non proprio immediato. So che quest’ultima parte è piena di scarole e frutta andata a male, quindi sarò grata a tutti voi se mi farete la gentilezza di segnalare anche il più piccolo errore. Purtroppo la beta è al manicomio per cause di forza maggiore e preferisco non lasciar passare altro tempo per farvi leggere la fine dei frammenti estivi. Mi rimetto alla vostra grande pazienza e spero di non aver tirato troppo la corda rendendo inverosimili oltre ogni limite vicende che possono accadere in un mese di ferie ( chi lo ha mai visto un mese di ferie? Boh!).
Ringrazio tutti voi per il calore con cui mi accogliete ogni volta che vi propongo le mie brutture, non potete saperlo ma contribuite all’evoluzione della mia malattia mentale. Abbraccio ognuno di voi e spero di avervi strappato un sorriso anche questa volta. Sì, lo so che si ride anche per non piangere, però facciamo finta che siano risate divertite.
A breve risponderò alle recensioni e recensirò chi aspetta un’opinione sulle storie bellissime con cui alcuni di voi mi fa compagnia, purtroppo il periodo non è dei migliori e sono costretta a centellinare il tempo.
Un bacione a tutti.
A presto, Manila.

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Capitolo 38
*** Festa ***


31.Festa
( Reno )


- L’ex SOLDIER si sposa-
Rude che si mette a fare gossip è qualcosa d’inquietante, capita solo quando la notizia lo sconvolge particolarmente.
- Parliamo di
quell’ ex SOLDIER? Cloud Strife?- interpreto il silenzio del mio collega come un assenso.
Dei benedetti, dopo Sephiroth, Meteor, il geostigma,  la banda di Kadaj e i Deepground qual è la prossima sciagura che colpirà il Pianeta?
- Chi è la sfortunata?- non credo abbia trovato le palle di chiederlo all’amica d’infanzia.
Di nuovo silenzio …
- E quella gran figa ha accettato????-
***

Questa è stata la modalità con cui, qualche tempo fa, sono venuto a sapere che quel biondo puntuto ha perso la sua verginità con una donna nel vero senso del termine e che l’ha addirittura convinta a sposarlo. Cosa mi fa pensare che abbia perso la sua illibatezza? La sua faccia non più frustrata che si è portato a spasso nel periodo immediatamente precedente la vacanza a Costa del Sol, nelle (fortunatamente poche) occasioni in cui l’ho incrociato ( non vado mica al Seventh Heaven per vedere lui! La signorina Tettebelle  prepara un caffè divino). Sospetto che la cosa sia iniziata nel periodo natalizio, la sera della vigilia sembrava deciso a … Infilare la stella sulla punta dell’albero, per dirla alla Cid Highwind. A quanto pare tutto il vischio appeso dalla svalvolata principessa di Wutai deve aver resuscitato quel morto che si portava nelle mutande. Non mi soffermo a riflettere su cosa NON abbia resuscitato in Vincent Valentine perché lì il vischio non sarebbe comunque bastato, mi limiterò a dire che Yuffie avrebbe dovuto contattare un medium …
E così  Testa di Chocobo si è deciso. Era ora! Stava per far ammalare di nevrosi quella povera ragazza a furia di fare il depresso diversamente sessuale. Mi chiedo come abbia fatto per tutto questo tempo a convivere castamente con quella sventola di Tifa senza che gli si autodistruggessero i testicoli. Poveretti, credo che a un certo punto abbiano chiesto l’uso di mutande chiodate piuttosto che vedere sculettare quelle chiappe sode, senza avere il piacere di un incontro ravvicinato. Hanno tutta la mia maschile comprensione …
Adesso che hanno conosciuto la resurrezione, però, Cloud ha avuto la brillantissima idea di costringerli alla degustazione di un’unica … coppa di gelato. Insomma, andare a letto con una persona sola è come entrare in gelateria, avere un’intera vetrina a disposizione e scegliere sempre lo stesso gusto! Come fai a dire qual è quello che preferisci? Bah, credo che ci sia del masochismo in quella testa sbiadita.
Ed eccoci qui, tutti insieme, a festeggiare il tanto sospirato addio al celibato. I suoi cari amici hanno espressamente chiesto una serata tranquilla in cui ricordare i  “bei vecchi tempi”. Sì, trascorrere il proprio addio al celibato rivangando il passato comprendente rispettivamente in ordine cronologico: la distruzione del paese natale compresa la morte della madre, una prigionia durante la quale si è stati sottoposti a crudeli esperimenti, la morte del migliore amico, la morte della ragazza inconsciamente amata, la quasi distruzione della Terra, l’uccisione di proprio pugno dell’idolo dell’infanzia (assassino della ragazza  di cui prima) e la contrazione di una malattia che ha rischiato di farti tirare le cuoia è il massimo che si possa desiderare.  E va bene che il matrimonio è la tomba dell’amore, ma è necessario celebrare anche il funerale? Se queste sono le premesse, l’eroe da strapazzo s’impicca prima di domani mattina e, se non lo fa, si ritrova il redivivo uccello nuovamente morto e non ci sarebbe vischio capace di rianimarlo.
Comunque c’è anche da dire che è l’organico a non essere capace di fare la differenza, dopotutto cosa pretendere da tipi come Barret Wallace, Cid Highwind e Vincent Valentine? Beh, su Cid un po’ ci avevo sperato, anche se credo che il matrimonio gli abbia fatto seriamente male. Quando lavorava per la ShinRa era un vero mattatore in fatto di serate a base di donne e alcool …
Uh, dimenticavo che si sono portati dietro anche quel pidocchio che vive con il futuro sposo, visto che è una “cosa tra maschi”. Per fortuna l’altra ragazzina e la protetta di Vincent sono state dirottate all’addio al nubilato di Tifa, altrimenti ci sarebbe stato bisogno di una tata. Quando sono arrivato al locale credevo che fosse uno scherzo, hanno praticamente scelto una pseudo ludoteca! Sto cercando con tutte le mie forze di non ricordare il “Sorpresa!” che hanno urlato con tanto di coriandoli. Se le ragazze hanno preparato la stessa cosa anche per Tifa, questi due non si sposeranno più. A onor del vero, la telefonata fattami dalla principessa di Wutai prospettava qualcosa di meglio, ma non si può mai sapere visto che c’è anche Elena di mezzo e tutti sappiamo quanto riesca a diventare pedante.
Cosa ci fa un Turk come me all’asilo anche se non sono stato invitato? Beh, non mi sarei perso l’evento per nulla al mondo, e poi ultimamente sono troppo buono, quindi ho deciso di mostrare a Cloud  a cos’ha volontariamente deciso di rinunciare. Siccome la Lockheart è l’unica donna che abbia biblicamente conosciuto è come se fosse ancora vergine sotto certi punti di vista, reputo che necessiti di una piccola lezione di vita..
Al momento di scartare i regali, lo sposo e gli amichetti della scuola materna sono ancora sobri. Cazzo, hanno ordinato latte caldo al posto di un Jack? Mi meraviglio di Cid ! L’unica nota positiva è che il pidocchio si è addormentato senza l’ausilio dell’alcol e l’ho scaricato su un divanetto nella sala accanto, almeno non sarà presente quando consegnerò al suo paparino il mio pensierino. E’ vero che, secondo il mio modesto parere, alla sua età dovrebbe cominciare a provare curiosità per …  gli aspetti interessanti della vita, però dubito che la sua mammina gradirebbe che fossi io a sollecitare il passaggio da “puntina da disegno” a “chiodo a pressione”  di quel cosino che perfino il suo padre putativo ha attivato solo di recente. Insomma, non ci tengo ad avere il setto nasale rotto ed ecchimosi su tutto il corpo, tra due giorni devo andare a un matrimonio! Come mi sono procurato l’invito? Ovviamente con le stesse modalità con cui l’ho ottenuto a Natale.
Come c’era da aspettarsi i regalini degli amici sono del tutto inutili ed insulsi, e il festeggiato  ha quasi le lacrime agli occhi. Poverino, comprendo la sua commozione, che diavolo deve farsene di quel ciarpame? Addirittura Denzel si è presentato con una cosa tutta strana in cui ha messo una foto di famiglia. Ragazzi, che palle!
Per non vomitare mi allontano un minuto. Devo fare una chiamata urgente a Rude e vedere come procedono le cose dall’altra parte
Dopo convenevoli e abbracci che neanche fossero un vespaio di femminucce, arriva il mio momento. In accordo con il gestore della pseudo ludoteca mi faccio portare un microfono, le luci si abbassano e partono le note della marcia nunziale suonate da una chitarra elettrica.  Tutti smettono di parlare e concentrano la loro attenzione sul sottoscritto.
Il microfono emette un leggero fischio e io prendo a parlare.
- Cloud, anche se in passato ci sono state delle piccole divergenze tra noi, sentivo di non poter mancare a questo evento … – sospiro mentre lui riduce per un attimo gli occhi a due fessure.
Che offesa, ancora non si fida di me dopo tutto l’impegno che ho profuso per rendere indimenticabile questa serata!
Non mi lascio scoraggiare e continuo il mio discorso.
- … Non siamo mai stati particolarmente amici, eppure ti devo molto. Tutti ti dobbiamo qualcosa in un modo o nell’altro, perché ci hai spesso salvato le chiappe disinteressatamente, quindi ti perdono per tutte le volte in cui mi hai pestato senza pietà - alza un sopracciglio, però sembra essere un po’meno scettico.
- Sei forte, sei leale e sei sincero. La vita ti ha messo sentimentalmente a dura prova. Il tuo dolore per il tuo primo amore tragicamente scomparso ci ha colpiti tutti e sono sicuro che sarai altrettanto devoto alla tua futura moglie. Tifa è stata fortunata ad averti trovato, sei l’unico uomo che conosco ad essere entrato nel bordello di Don Corneo non per scopare ma travestito da donna, con te è in una botte di ferro! -
Sì, bello, me lo hanno raccontato, è inutile che mi guardi storto …
- Siete l’esempio di coppia che tutti dovremmo seguire. Vorrei che questa serata fosse indimenticabile … - e faccio segno a due figure incappucciate di spingere in avanti un carrello su cui fa bella mostra di sé un’enorme torta piena di stelline filanti. Quella testa chiodata sembra regalarmi un mezzo sorriso, mentre gli altri si complimentano con me ed elargiscono calorose pacche sulla spalla a lui.
- … E questo è il mio personalissimo regalo per te!-
Schiocco le dita, le luci si riaccendono, le figure incappucciate fanno sparire il mantello mostrando ciò che non indossano, dalla torta esce un’altra ragazza svestita allo stesso modo delle altre due e parte un motivetto metal su cui cominciano a ballare.
Le mandibole di Cloud, Barret, Cid e Vincent precipitano verso il suolo contemporaneamente, i loro occhi si spalancano e nessuno proferisce verbo. Sapevo che avrebbero gradito la sorpresa.

Adesso sì che è una vera festa!










E’ vero che siete tanto buoni da perdonare il mio ritardo?
Credo che la demenzialità del capitolo si commenti da sola …
Sono un po’ di fretta, quindi lascio un bacione generale. A tesi finita offro il gelato a tutti ( atnto di questo passo come minimo arrivo a luglio), mille volte grazie per il calore con cui mi accogliete sempre.
A presto.
Manila!

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Capitolo 39
*** Fuoco! ***


32. Fuoco!
(Elmyra)



- Oddio, qui c’è qualcuno che va a fuoco … - Yuffie ridacchia quando Tifa apre il regalo che le hanno fatto le ragazze che lavorano al bar. In effetti il completo intimo che stringe tra le mani è molto, molto audace e le gote della festeggiata sono diventate rosse.
Siamo in casa Lockheart/Strife e stiamo festeggiando l’addio al nubilato di Tifa. Non ho mai partecipato a un simile veneto, ai miei tempi al massimo c’era la mamma che faceva un certo discorsetto e poi ci si coricava, aspettando con ansia il giorno dopo, quindi ho accettato con molta curiosità l’invito di Shera, organizzatrice dell’evento insieme a Yuffie.
Insieme alle bambine e a Elena siamo state in giro per tutto il giorno. Prima ci siamo regalate una seduta al centro benessere,dopo siamo andate a pranzo in un ristorantino con tanto di tovaglie a scacchi, poi abbiamo passeggiato per i negozi e infine siamo tornate qui per la festa.
- Suvvia, signorina Lockheart, non ti vergognare …  prendi una caramella- Shera ride quando l’amica tira fuori  dalla scatolina di latta una caramella a forma di …Oddio, vado a fuoco anche io!
- Che bella, una caramella a forma di lombrico con gli occhiali *!- esclama Marlene.
- Posso averne una anche io?- domanda Shelke.
Shera e Yuffie scoppiano a ridere, credo siano un po’ brille. Con cos’hanno corretto la coca cola?
Ne assaggio un goccio per capire cosa contiene.
No, non c’è alcool qui dentro, sono così per natura. Yuffie non mi meraviglia più di tanto, ma la signora Highwind sembrava più tranquilla. La osservo bene, ha qualcosa di diverso, me ne sono accorta fin dal ritorno da Costa del Sol e se l’esperienza non m’inganna …
- Ecco!- ringhia Elena, poggiando  un pacchetto sul tavolo con malagrazia. Non sapevo che lei e Tifa fossero diventate amiche. Secondo le indiscrezioni trapelate dal diario estivo di Shelke, la bionda Turk e i suoi amici si sarebbero autoinvitati al matrimonio come risarcimento danni per l’inferno che hanno dovuto subire il mese scorso per colpa degli sposi. Sinceramente, stando a quanto raccontatomi da Tifa, chi ha dovuto subirne di cotte e di crude sono proprio loro due, costretti a quella vacanza forzata dal Presidente. Secondo me la ragazza si sente sola e non vuole ammetterlo. Nonostante abbia trascorso l’intera giornata con noi, ha socializzato poco, si è limitata a rispondere alle domande che le sono state direttamente rivolte e si è mostrata vagamente interessata  alle informazioni pertinenti esclusivamente al matrimonio.
Se non erro lavora gomito a gomito con il Turk che ha visto crescere Aerith …
Tifa la guarda stupita, forse non si aspettava anche un regalo, oltre alla sua presenza.
- Sì, insomma, è un pensiero da parte mia, di Reno e Rude. Il matrimonio non è sempre quel granchè che tutti dicono, abbiamo pensato potesse essere utile sia a te che a Cloud quando proprio non sapete cosa fare- spiega assumendo un atteggiamento da maestrina.
La festeggiata annuisce e scarta il pacchetto, solleva il coperchio su sui c’è disegnato un coniglietto e per poco non le cade il contenuto dalle mani.
Mi gratto la tempia, cercando di capire di cosa si tratta.
Sulle prime avrei detto un ferro arricciacapelli, vista la forma allungata, però è molto diverso da quello che ho visto usare ad Aerith.
Elena continua la sua spiegazione.
- E’ un modello all’avanguardia, è leggero, confortevole e può essere usato sia da lui che da lei … -
Il volto di Tifa va in fiamme.
- … E ha ben tre diverse velocità!- incalza la bionda, premendo un pulsante e azionando il congegno che comincia a muoversi in senso circolare.
Le mani della Lockheart vibrano.
- E’ impermeabile, quindi si può usare anche per immersione. Ah, già, nella confezione è compreso il caricabatterie – sorride soddisfatta.
Le donne adulte tacciono, anche se le loro mandibole arrivano fino a terra.
Le bambine si guardano tra loro, osservano l’oggetto, poi guardano Elenea e infine formulano la domanda che assilla anche me, ma che non ho fatto per educazione.
- Ma che cos’è?- chiedono in coro.
- Beh … ecco … veramente … - Tifa è in difficoltà.
- Vibra, gira, fa rumore … sembra … - Shelke ci prova ma non ci arriva, Marlene si morde le labbra senza capire ancora a cosa serva quello strano coso.
Io un’idea me la sono fatta, ma mi rifiuto di credere che sia quel che penso. Ne avevo sentito parlare ma mio marito è morto da tanto e all’epoca certi giochini non esistevano.
- Frappé. Si usa per fare il frappé!- interviene Shera, salvando la situazione.
Giuro, se potessi scoppierei a ridere!
Le bambine osservano ipnotizzate il moto circolare del congegno e annuiscono soddisfatte.
- Ma certo, cos’altro poteva essere!- dice sorridendo la piccola Wallace.
- Ma allora è vero che sei dipendente, Reno non mentiva … - sussurra Yuffie rivolta a Elena.
- Anche alla signorina Elena piacciono i frappé?- domanda curiosa Marlene.
Viene ignorata.
- Ma che dici, brutta scema? Io non l’ho mai usato!- protesta la Turk.
- Forse è per questo che sei così solare … E poi brutta scema a chi? - protesta la ninja.
- Pensa a te stessa, piuttosto. Non mi sembra che il caro signor Valentine sappia fare di meglio- la provoca.
- Anche Vincent prepara i frappé con quel coso? Devo chiederglielo … -borbotta la giovane Tviest
- Meglio di no, Shelke- interviene Shera.
- Perché?-
Già, perché?
- Oh, beh, perché … agli uomini non piace quando qualcuno gli fa notare che non amano … cucinare, ecco. Quindi è preferibile far finta di nulla-
La più piccola delle sorelle Rui sembra convincersi che sia la cosa giusta da fare.
- Che hai da dire contro Vincent ? Io … - Yuffie assume una posa marziale.
- Ok, basta così!- Interviene Tifa, riponendo quel buffo affare nel suo scatolo.
- Elena, ti ringrazio. Rendi i miei omaggi anche a Reno e Rude, spero di vederli al più presto per esprimere personalmente tutta la mia … gratitudine- dice stringendo un pugno.
- Quanto a te, pregherò affinché io possa ricambiare entro breve. Vedrai che arriverà la persona giusta e … vi regalerò qualcosa degno di nota per l’avvenimento – e le sorride con quei sorrisi con cui si sanciscono promesse, anzi minacce.
- Secondo me il regalo le è piaciuto eccome … - bisbiglia sorniona Yuffie all’orecchio di Shera che le risponde con uno scappellotto dietro alla nuca.
- E smettila! – ridacchia la donna.
Dopo me la spiegano.
Il rossore sulle guance di Tifa sparisce e la festa riprende con tranquillità.
- Adesso apri il mio regalo?- chiede speranzosa Marlene, porgendo a Tifa un pacchetto.
- E’ da parte mia e di Denzel, lo abbiamo fatto con le nostre mani!-
La ragazza scarta il regalino e resta senza parole. Una cornice di legno  e decorata con le conchiglie raccolte in spiaggia accoglie una foto dei due bambini sorridenti che reggono in mano un cartoncino a forma di cuore.
- Papà ha scattato la foto, mentre il cuore e la cornice li abbiamo fatti noi. Ricordi che abbiamo cercato tante conchiglie e pietre colorate al mare? Beh, i servivano per questo. Ne abbiamo realizzate due, l’altra ce l’ha Denzel e l’ha portata alla festa di Cloud, solo che nella foto siamo vicino alla moto in una faccia da uomini duri. Mmm, almeno papà ha detto di metterci in posa così, però non so se somiglio davvero a un uomo duro. Ho fatto del mio meglio, ma non so se ci sono riuscita … - spiega la piccola, mentre il labbro di Tifa trema un po’ e le scende una lacrima.
- Non ti piace? Puoi buttarla via se … - chiede allarmata la bimba.
Tifa scuote la testa e l’abbraccia forte. Cuore di mamma!
- Hey, se non la smettete subito chiamo i pompieri!- protesta Yuffie, facendo riferimento alle scocche rosse dell’amica.
Shelke fa un passo avanti e porge timidamente il suo pacchetto.
- Questo è da parte mia e di Vincent, o meglio io ho proposto e lui ha annuito. Avevo qualche risparmio da parte e ho chiesto un consiglio a Elmyra e così …  – ammette sempre più insicura.
Oh, sono certa che sarà un pensiero molto gradito.
L’elegante scatola di velluto contiene un fermaglio con delle roselline che richiamano le decorazioni dell’abito  da sposa e la festeggiata trattiene un attimo il respiro.
In effetti dubito che a Vincent potesse venire in mente un’idea del genere, quindi quando mi sono vista piombare in casa la ragazzina affranta perché non sapeva proprio cosa prendere, ho pensato subito di proporle questo accessorio.
Tifa le stampa il rossetto sulla guancia e Shelke va a fuoco. Non deve essere abituata a tante smancerie, chissà cos’ha passato in quei dieci anni di buco nero che ha dovuto vivere.
- Desidero tanto che tu sia una bellissima sposa, è la prima volta da che ho memoria che partecipo  un matrimonio quindi … Ma sono sicura che sarai fantastica in ogni caso. Ti piace?- chiede ansiosa, tormentandosi le dita delle mani.
- Se continuate così scoppierò a piangere e tra due giorni avrò due canotti al posto degli occhi – ammette la festeggiata, tirando su col naso.
- Oh, beh, si aggiungerebbero a quelli che hai già sul petto e andrebbero a completare l’opera!-
Già, dimenticavo che Yuffie è una tettomane che neanche un maniaco sessuale riuscirebbe ad eguagliare …
Scoppiamo tutte a ridere, orai siamo abituate alle sue uscite in merito.
- E dopo qualcosa di regalato, è il momento di qualcosa di vecchio!- annuncio allegra, piazzandole sotto il naso una scatola chiusa con un fiocco.
Quando Tifa solleva il coperchio, la prima cosa che si avverte è il profumo della lavanda che ho essiccato e riposto in un sacchetto. La ragazza resta senza parole davanti all’avorio del velo bordato con un leggero pizzo.
- Era di mia nonna - le spiego  - lo ha indossato al suo matrimonio, poi lo ha passato a mia madre e lei l’ho ha dato a me. Avrei voluto che lo indossasse anche mia figlia, ma il destino ha voluto diversamente. Oggi lo dono a te e credimi se ti dico che non vorrei vederlo addosso a nessun altro -
Tifa regge la stoffa sottile con dita tremanti, si morde il labbro inferiore e scoppia in un pianto dirotto.
- Oh, Tifa … - esclama Shera.
- Non fare così - la esorta Yuffie.
- Non è così brutto - cerca di incoraggiarla Marlene.
- E non ti farà sembrare grassa- si sente di aggiungere Shelke.
Non c’è verso di farla smettere e credo che sia meglio lasciare che si sfoghi un po’. Non la conosco benissimo, ma se ho capito qualcosa di lei, è probabile che questo sia l’ultimo colpo di coda di una serie di stati d’animo che ha represso al tal punto di non riuscire più ad arginarli.
Tifa dal cuore chiuso e la porticina semiaperta …
Le accarezzo il capo chino, non credo voglia sentirsi dire qualcosa, piuttosto credo che avverta il bisogno di parlare.
Non passa molto tempo e solleva il viso, ha gli occhi rossi, le guance bagnate, le labbra ancora tremanti.
- Cosa c’è? – le chiedo per spronarla a liberarsi da ciò che ancora le pesa.
- Mi manca tanto la mia mamma! – ammette singhiozzando - … e poi … mi manca lei, anche se può sembrare assurdo- aggiunge abbassando nuovamente gli occhi.
Annuisco, è comprensibile.
- Non posso farci niente - continua rammaricata, - e per quanto io possa sforzarmi, avverto il vuoto che hanno lasciato. Mi chiedo come sarebbe se la mamma fosse qui, se le sarebbe piaciuto il mio vestito, se avrebbe voluto bene a Cloud … Mi ricordo così poco di lei!-
Le prendo una mano.
- E poi Aerith … Questo era il suo velo! – stringe un po’ la stoffa.
Non c’è bisogno che aggiunga altro, credo che riuscirà a superare questo continuo paragone solo col tempo. O forse non ci riuscirà mai, chi può dirlo, però tengo solo a farle sapere che crediamo tutti nella sua buonafede e che ognuno di noi pensa che meriti un briciolo di serenità.
Prendo posto accanto a lei, le mie dita si stringono un po’ di più sulle sue e sospiro.
- Lo so, quando ci lasciano non esiste cura in grado di guarirci, non c’è rimedio che possa farci dimenticare quel che è stato. Ci riempiamo la giornata di faccende pur di non pensarci, ma quando poggiamo la testa sul cuscino ci rendiamo conto che ci sono mancati nonostante i mille impegni. Anche se nel quotidiano sembrano essere assenti, il loro ricordo ci assale all’improvviso,se poi ci capita di vivere una particolare ricorrenza, i loro posti vuoti sono ancora più evidenti.-
Le passo un fazzoletto, mentre annuisce.
Continuo.
- Non ho conosciuto tua madre, ma credo che sarebbe stata orgogliosa di te, di quel che hai fatto finora e di quello che continuerai a fare. Per quanto riguarda mia figlia … beh, non è mai stata una ragazza incline al rancore. E poi so per certo che c’è, è qui, posso sentirla ed è contenta-
Alza un po’ le spalle.
- Tu hai perso la mamma, io non ho più Aerith con me. Non dico che sia la stessa cosa, ma vogliamo provare a compensare le mancanze sostenendoci a vicenda? I vuoti è meglio colmarli con l’affetto che con le lacrime. E poi ti sciupi tutto il viso e tra due giorni devi essere perfetta. Il tuo fidanzato musone ti prenderebbe in sposa anche con la faccia stravolta, però è giusto godersi un momento di gloria di tanto in tanto, non trovi?-
Distende le labbra in un lieve sorriso.
- Affare fatto?- le chiedo sollevando un po’ il velo dalla scatola.
- Affare fatto- conferma abbracciandomi.
Questa ragazza ha salvato l’intero Pianeta, ha fatto da mamma a una bambina in fasce, ne ha accudito un altro raccolto per strada e, infine, è riuscita a raddrizzare un po’ la testa spettinata di un all’incirca ex SOLDIER, ma se c’è qualcosa che la turba e che la riguarda direttamente diventa un impiastro.
- Se fate così mi distruggeteeeeeee! E che cazzo, questa è una festa! – irrompe Yuffie, singhiozzando.
Eccone un’altra che fa tanto la spaccona, ma che si ritrova a frignare per qualsiasi situazione che somigli anche vagamente a quei filmetti a cui è tanto affezionata.
Non si è neanche trattenuta nonostante ci siano le bambine. Principessa sboccata …
- Basta, ragazze, siete rosse come il fuoco!- afferma Elena, rimasta zitta fino a quel momento.
- A proposito di fuoco, che fine ha fatto il nostro “regalo”?- chiede Shera alla ninja.
- Oh, beh … sarà qui a momenti – risponde la piccoletta, soffiandosi il naso.
Non finisce di dirlo che suonano al campanello.
- Ah, deve essere arrivato!- afferma eccitata la signora Highwind.
Ditemi quel che volete ma la vedo diversa …
Marlene salta giù dalla sedia e, tutta allegra, trotterella fino alla porta. Neanche un minuto dopo torna in cucina con un’espressione sbigottita sul visetto fresco.
- Ecco … è … è … - balbetta incerta la bambina.
- E’ lui! - strepita la principessa di Wutai.
- Diavolo, ha accettato davvero?!? – ammette Elena, con tono meravigliato.
- E vai con il fuoco!- ride Shera, battendo le mani.
Io, Tifa e le bambine ci voltiamo verso l’ingresso e quel che vediamo ci lascia senza parole.

Occhiali da sole, sorriso ghignante …
Cosa ci fa Rude con un radiolone su una spalla e travestito da pompiere?







Se la festa di Cloud è stata un delirio di stupidità, perché quella di Tifa doveva essere da meno? Insomma, fosse stato per loro avrebbero trascorso il tempo sospirando e recitando il rosario … Per fortuna ci sono i Turks!

* Il capitolo è stato ispirato alla festa di compleanno di diciotto anni di una delle mie diecimila cugine. Al momento di scartare i regali fatti dalle compagne di classe (tutti ovviamente contenevano almeno un gadget preso al sexyshop ), B., la più piccola della famiglia, ha cominciato a commentare tutto ciò che le passava davanti agli occhi, comprese le caramelle a forma di lombrico. Ormai sono troppo vecchia per queste cose …

Ok, scappo, ma non senza aver dato un bacione a tutti voi <3

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Capitolo 40
*** Matrimonio ***


Buona sera!

Torno dopo mesi di silenzio con quello che definirei il capitolo più brutto di tutta la raccolta. Non so se vergognarmi di più per il ritardo, o per questa schifezza che sto per propinarvi. In entrambi i casi vi chiedo umilmente scusa.
Che dire, mi sono ispirata a esperienze personali, scegliendo le più demenziali (ovviamente!). Non sapendo come gestire un matrimonio secondo Nomura, l’ho descritto secondo Manila, che poi è quello tradizionale. L’idea iniziale prevedeva tutta una serie di rocamboleschi imprevisti che ho deciso di risparmiare agli sposi, visto il trattamento non precisamente gentile che ho riservato loro durante le vacanze estive. Il mio malumore si è riversato su altri personaggi, comunque, quindi ho potuto dare ugualmente sfogo alla mia vena sadica.
E’ curioso come il matrimonio di Cloud e Tifa sia arrivato proprio n una fase di grandi cambiamenti nella mia vita, forse è per questo che proprio non mi è riuscito bene descriverlo …
Con questo capitolo la CloTi conoscerà una fase di “riposo”; non verrà totalmente abbandonata, ma avranno più spazio altri personaggi. Le loro situazioni sono state introdotte sia con i capitoli sperimentali ( quelli estivi, per intenderci) sia con questa mezza schifezza che vi apprestate coraggiosamente a leggere. Avverto il dovere morale di segnalarvi l’OOC, qui più che altrove, sperando che non metta troppo a dura prova la vostra pazienza.
 Per qualsiasi errore non esitate a segnalare,provvederò alla correzione al più presto.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un recensione ai capitoli passati, in questi giorni la mia casa è in fase di ristrutturazione, per cui è difficile che io abbia una connessione internet decente, però cercherò di rispondere al più presto a tutti. Mi scuso ancora per il ritardo.

A Mila, che tra qualche giorno diventerà una principessa del foro a tutti gli effetti e so già che piangerò come una fontana. Se non ci fossi tu la mia vita sarebbe di certo … più  silenziosa (non mi ha betato il capitolo, quindi se è scritto male oltre che schifoso a livello di contenuto,prendetevela con lei).

A Columbrina, la mia dolcissima Shelke e sorellina virtuale che ha compiuto gli anni la settimana scorsa. Anche se con un po’ di ritardo, ci tenevo a farti gli auguri qui. Ti auguro ogni bene, piccolina, ma soprattutto spero che tu possa restare sempre una persona splendida come sei adesso. Ti voglio bene.

A Marciux, mio personalissimo maestro di musica. Non te ne rendi conto, ma sai toccare i tasti giusti e credimi se ti dico che non è facile avere a che fare con un’asociale come me.

A Fortix, che tra un’immagine hot di Sephiroth e messaggi d’incoraggiamento ha cominciato a scegliere L’ABITO insieme a me. Devo ancora recensire gli arretrati, mannaggia!

Alle ragazze del Cafè, perché sono talmente speciali che senza di loro la vita non avrebbe più lo stesso sapore.

Al mio calciatore preferito, la persona senza la quale non avrei il futuro sognato  che,pian piano, sta diventando sempre più una realtà concreta.

 E adesso basta, altrimenti cominciate a bestemmiarmi contro prima ancora di leggere il capitolo.

Un bacio a tutti, a presto.
Manila.


33. Matrimonio
(Tifa)

- Aspetta un attimo, piega un po' la testa...Ecco fatto!-
La voce di Elmyra è dolce e piena di entusiasmo mentre mi sistema il velo. Mi osserva per vedere se è tutto a posto, poi i suoi occhi si fanno lucidi.
- Mamma mia, come sei bella! A Cloud verrà un colpo...-
- Dici davvero?-
Annuisce fiera e rivolge lo sguardo verso lo specchio alle mie spalle.
- Guarda tu stessa-
Non ho il coraggio di voltarmi.
- Oh, no, mi si sono sfilate le calze!-
- Yuffie, cerca di fare attenzione. Sei troppo nervosa oggi, cosa succederà quando toccherà a te?-
- Non toccherà mai a me se chi dico io non si fa avanti e se sarà mio padre a scegliere il pretendente!!!-
- Shhhhhhh, non urlare, chi sai tu potrebbe sentirti e succederebbe un casino-
Le voci di Yuffie e Shera ci arrivano chiare e forti nonostante siano chiuse in bagno già da un po'.
- Ehm, sarà meglio che vada a dare un'occhiata a quelle due, magari hanno bisogno d'aiuto -
Elmyra mi lascia un ultimo sorriso materno e si chiude la porta alle palle. E' una donna molto buona, è un peccato che sia stata tanto sfortunata.
Già...
Sospiro, prendo il coraggio a due mani e mi volto verso lo specchio.
Il trucco è molto leggero e naturale, il tanto che basta per illuminare il viso. L'acconciatura che ho scelto è molto semplice, i capelli sono stati tirati su solo per metà e fermati dietro la testa da un fermaglio, regalo della piccola Shelke, che richiama le roselline dell'abito, mentre il resto scende sulla schiena in morbide onde. Adesso non si vedono bene perchè sono coperti dal velo che Elmyra mi ha pazientemente sistemato. Mi ha detto che è molto vecchio, farò del mio meglio per portarlo con orgoglio anche per Aerith. E’ come se fosse con me... Il ciuffo-frangia è girato seguendo la fila di lato e qua e là c'è qualche ricciolo. I guanti pizzo, dati in prestito da Shera, non hanno le dita e mi arrivano fino al gomito e il vestito è proprio come lo ricordavo. Muovo un po' la testa e gli orecchini a pendolo oscillano allegri.  Sollevo il bordo del vestito e controllo che la fibietta delle scarpe alte sia ben ancorata alle caviglie, non voglio arrivare all'altare rotolando... La giarrettiera blu è nascosta dalla gonna.
Che sensazione strana, mi sembra di non riconoscermi. Abbasso lo sguardo sul pavimento.
E' tutto perfetto, no? Allora perchè mi sento così, come se questo non fosse il mio posto?
Uno spiffero fa dondolare un po' il mio velo portando con sé un dolce profumo di fiori. Strano, eppure la finestra è chiusa...
Una piuma sbucata da non so dove fluttua e cade vicino al comò. La seguo nella sua leggiadra danza fino a quando non tocca terra. Come in trance mi avvicino per prenderla e noto che sul comò c'è appoggiato un bouquet; con mani tremanti lo prendo e lo contemplo. Fiorellini bianchi e giallo pallido tenuti insieme da un semplice nastrino di raso. Sono loro a profumare così. Non è un odore forte, è...carezzevole. Chi li avrà portati qui? Non mi sembra che sia stata Elmyra, altrimenti l'avrei vista.
- Tifa, il fotografo è arrivato!-
Yuffie irrompe in camera senza bussare, seguita a ruota da Shera che mi guarda con una faccia un po' pallida per la verità.
- Sei.. sei... Non trovo le parole adatte -
A questa affermazione scatto come una molla e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, come in preda al morso di una tarantola.
- Oddio, cosa c'è che non va? Lo sapevo che qualcosa doveva andare storto! Si è macchiato il vestito? Si è sciolto il trucco? Così addobbata sono ridicola,vero? Oh, no, rideranno tutti in chiesa e Cloud si pentirà di sicuro, mi guarderà e capirà di aver fatto la scelta sbagliata e io...-
- Tifa, calmati!- Shera si avvicina facendomi aria con il ventaglio - intendevo che non ho parole per descrivere la tua bellezza. Sei una favola, piena di luce!-
- Ha ragione- insiste Yuffie - sei fantastica!Hey, ma da dov'è uscito quel bouquet? E' carinissimo!-
Elmyra non l'ha portato, loro due non ne sanno niente...
- E'...è il regalo di un'amica...- dico mentre gli occhi mi diventano un po' lucidi.
- Oh, no, non piangere!- dice allarmata la principessa di Wutai. Scuoto la testa e le rivolgo un sorriso sincero.
- Allora, siete pronte?- Shelke e Marlene fanno capolino nella stanza, deliziose nei loro vestitini da damigella.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio, prendo la piuma e la fermo nel bouquet.
- Sì, possiamo andare-

***
(Cid)

Sono due ore, dico DUE ORE che sto aspettando che queste femmine si sbrighino. Shera mi ha anche rimproverato di brutto perchè non devo assolutamente stravaccarmi da nessuna parte, altrimenti la divisa da pinguino si sgualcisce. Se penso che ho indossato questo cazzo di vestito per il mio matrimonio invece che al funerale di mia suocera che scoppia di salute, mi viene voglia di strapparmelo di dosso e di lucidarci i bulloni dell'aeronave. Maledette donne e la loro mania di perfezione!
Mi sono fracassato le palle di aspettare e ho fatto indigestione di confetti anche se, a conti fatti, quella che ha vomitato è stata mia moglie. Come diamine si fa a beccarsi l'influenza stagionale fuori stagione? E' un trauma svegliarsi la mattina di colpo perchè quella che ti dorme vicino ti strattona e si tira dietro tutte le coperte, nel tentativo di raggiungere in tempo la tazza del cesso. Insomma, lo chiamano anche " gentil sesso". Gentile un cavolo!
Passo davanti allo specchio dell'entrata e mi spavento quando vedo un uomo. Chi cazzo gli ha dato il permesso di entrare?!?! Ora lo pesto. Mi avvicino un po' di più e, troia bagascia, quell'imbecille sono io! Ecco cosa succede quando mi sbarbo e mi vesto da moguri sfigato ...
Odio i matrimoni, li odio! E ancora non ho capito come mi hanno convinto ad accompagnare la sposa all'altare, non abbiamo così tanti anni di differenza da poter passare per padre e figlia.
Ma quanto ci mettono? Quanto occorre per infilarsi una palandrana bianca, dei santi! Che poi come la fanno lunga per questo vestito. Per tutta la vita vanno in minigonna e shorts, scollacciate e scosciolate poi, quando sentono di doversi sposare, diventano improvvisamente raffinate... Non so cosa possa esserne venuto fuori dopo che la Lockheart è andata a fare shopping con Shera, Yuffie e le mocciose, sono sicuro che si sarà sparata addosso uno scafandro con le tette bene in vista. Oh, povero me, quanta pazienza che mi occorre!
- Cid, vieni su, devi fare la foto con la sposa!- la voce di quella che ho sposato mi trapana i timpani dal piano di sopra chiedendomi di raggiungerla. Maledizione, proprio adesso che avevo deciso di concedermi una paglia.
Rassegnato, spengo la cicca e la butto dalla finestra aperta, mi do una sistemata e prendo la  via delle scale. Auch, chi cazzo ha lasciato questa pallina sul gradino? Per poco non mi rompevo l'osso del collo. Sarà stato quell'essere a quattro zampe che Strife ha portato qui a Natale , brutta bestiaccia. Così, tra una bestemmia e una maledizione lanciata alla cravatta troppo stretta, raggiungo il terrazzino dove si stanno facendo fotografare. Bah, fosse almeno per uno di quei calendari che tanto apprezzavo da giovane...
- Ciao Cid!- mi saluta una bella ragazza vestita di bianco - grazie per esserti offerto di portarmi all'altare -
A parte il fatto che non mi sono proposto ma mi hanno letteralmente costretto, non mi dite che questa delizia è...
- Lockheart? Sei...sei davvero tu?-
- No, è il suo avatar... Ma ti sei fumato qualcosa mentre eri giù?-  Yuffie è indignata ma io la ignoro. Tifa mi si fa vicino e io le porgo il braccio. Mi sorride di rimando. Sia chiaro, le sorrido a mia volta solo per oggi, non sia mai che la prenda a vizio. Meglio specificarlo, le donne lo prendono subito come un impegno vita natural durante...
Foto così, foto collì, sorridi di qua, stai serio di là, sono circondato da femmine strepitanti e prego tutte le divinità del Pianeta e anche Jenova che questa tortura non debba più ripetersi.
- Pensa se avessi una bambina anche tu, un giorno saresti davvero il padre della sposa, zio Cid!- chi ha osato bestemmiare in modo così sfacciato? Abbasso la testa e Marlene mi guarda tutta felice.
- Sciò, pussa via!- le rispondo, sventolando le mani. Incrocio per un attimo lo sguardo di Shera che, pallida come un cencio, mi osserva un po' colpevole. Oh, ma quante storie! Le ho risposto in modo un po' diretto ma mica l'ho presa a calci! E va bene...
- Per il momento lo zio Cid si accontenta di fare da presta braccio a Tifa, in futuro si vedrà-
Così va meglio?
Quando finalmente lo straziante servizio fotografico finisce, chiudiamo casa e usciamo in strada. Gli occhi di Tifa si spalancano quando vedono che, parcheggiata davanti al marciapiede, c'è una lussosissima macchina sportiva con tanto di cappotta abbassata.
- Come on, baby!- Reno scende dal posto di autista e apre la portiera alla sposa - Questo è un gentile pensiero del caro presidente per ringraziarti ancora una volta della perfetta cena che gli hai preparato a Costa del Sol-
Cenetta? Quando l’ha costretta a cucinare per lui,lasciando a casa Strife con il muso più lungo del suo pendolino, intende?
Ringraziamenti un cazzo, Cloud ha ammorbato per una serata intera prima che la fidanzatina lo chiamasse e se lo portasse a cena.
Guardo in faccia il rosso che, dopo l’altra sera, ha ancora il coraggio di ghignare come uno stronzo.
Siamo sicuri che questo rimbambito sia capace di portarci sani e salvi a destinazione? Che io sappia sa pilotare più o meno decentemente solo gli elicotteri... Tifa ringrazia commossa (il matrimonio deve averle fottuto i neuroni sani, è una cosa indubbia) e lo osserva per un momento.
 - Ma cos'hai fatto all'occhio?-
- Eh, è il risultato di un regalo fatto con tutto il cuore ma per nulla gradito- risponde seccato, lanciandomi un'occhiataccia. A gradirlo, io l'ho gradito, anche se non era indirizzato a me. Quanto al pugno, è già fortunato se Barret non l'ha ridotto a colabrodo dopo aver cercato di far cadere in tentazione il futuro marito della sua finta figlia maggiore...
***
(Cloud)

Che Caldo!
Santi dei, che caldo!
- Reno mi ha appena chiamato, stanno per arrivare. Quando la vedi non fare cose stupide,stai calmo, fai un respiro profondo e … Hey, mi stai ascoltando?-
- Non esattamente, Wallace- uno dei nostri testimoni cerca di tranquillizzarmi ma è ridotto molto peggio di me. E poi se continua così non mi aiuta, mi stressa.
Un momento, perché Tifa è con Reno?
Abbraccio la chiesa con lo sguardo e delle figure scure sono radunate in fondo alla navata laterale.
Rufus Shinra e tre Turk: Elena, Tseng e Rude, una donna vestita di rosso che riconosco come Sharona e accanto a lei la dolce Pink XX.
Rude è nascosto dietro i suoi occhiali da sole.
Devo ammetterlo, se non fosse stato per lui adesso indosserei un tutu da ballerina e calzerei delle pinne da immersione. Resta il fatto che la presenza di un determinato lato del mio passato non mi rende sereno, ma purtroppo sono consapevole del fatto che non me ne libererò mai totalmente.
Non pensarci, non oggi.
Rivolgo la mia attenzione altrove. Ecco un’ombra la cui presenza non infastidisce, anzi in un certo senso incrementa quel poco di sicurezza che sto cercando di acquisire.
Vincent Valentine.
Vederlo senza mantello è un evento molto, molto raro. Devo sentirmi onorato del fatto che abbia deciso di lasciarlo a casa proprio oggi?A me non avrebbe dato fastidio se lo avesse tenuto, ma forse è un modo per dimostrare a se stesso che si può andare avanti anche in “ altre vesti ”.
Lo guardo un po’ attentamente. Sguardo basso, posto più nascosto dell’intera chiesa, spalle un po’ curve …
Oppure ha ricevuto qualche particolare minaccia da Yuffie? E da quando i suoi capricci sono diventati un ordine?
Stai cercando anche tu un po’ di luce?
Un leggero profumo di fiori mi allontana dalle mie divagazioni mentali. Cosa manca al mio completo blue scuro?
Ah, sì!
Infilo una mano nella tasca della giacca e tiro fuori una cosa strana che mi sono ritrovato sul comodino un attimo prima di uscire.
Un bocciolo di rosa tenuto insieme a una piuma.
Me lo infilo nel taschino e cerco di sistemarlo, ma qualcuno interviene. Lascio che Barret mi aiuti con l’unica mano che gli rimane.
Non mi ha mai parlato di sua moglie, Barret …
Finisce di sistemare il fiore e il plastron, poi mi guarda con aria minacciosa.
- … E ricordati, testa chiodata, se le fai del male dovrai vedertela con me- sibila mostrandomi quell’altra di mano, quella con cui potrebbe ridurmi a un colabrodo.
Ti voglio bene anche io, brutto stupido.
Un po’ di confusione all’ingresso mi avverte che le ragazze sono arrivate. Yuffie entra, afferra Vincent per la cravatta e lo trascina ai primi banchi; Shera dispone Shelke e Marlene in modo tale da non intralciare la sposa, Denzel sembra il più emozionato di tutti; Elmyra entra e mi raggiunge a grandi passi, prende posto alla sedia dei testimoni e mi fa l’occhiolino.
- E’ bellissima- bisbiglia così a bassa voce che capisco ciò che dice solo perché  mi aiuto leggendole il labiale.
Respira, Cloud, respira!
Con un gran fracasso di clacson e qualche parolaccia soffocata di Cid, l’auto sportiva guidata da Reno si ferma proprio avanti al portale.  Rude apre la portiera e il capitano scende, poi si volta e afferra una manina guantata.
Ecco, è arrivato il momento.
Tifa entra in chiesa al braccio di Cid. Se non fossi così impegnato a cercare di respirare riuscirei a notare che nel capitano è possibile avvertire un barlume di emozione, ma dato che sono in debito d’ossigeno non me ne accorgo.
Una leggera brezza sospinge un profumo di fiori e la piuma nel mio taschino vibra impercettibilmente. Il lento incedere dei due mi permette di ripercorrere in breve tempo l’intero arco della nostra vita. Rivedo il volto di suo padre, così duro e severo quando mi guardava, così gentile e carico d’amore quando si spostava su di lei. Mi sarebbe piaciuto avere l’opportunità di spiegarmi con lui, chissà se mi avrebbe mai apprezzato, se mi avrebbe accettato come il compagno di vita di sua figlia.
Rivedo lei e il suo vestitino turchese, le sue lacrime alla perdita della madre, le sue mani sui tasti del piano, il pallore della sua pelle la notte in cui le ho comunicato che me ne sarei andato. Ricordo i suoi sorrisi e i suoi sguardi fugaci che in adolescenza mi turbavano profondamente e in modo del tutto involontario. Credo che non abbia mai seriamente capito quanto possa essere seducente anche solo camminando. Vivere tanti anni lontani, perdersi per poi ritrovarsi, scoprirsi giorno dopo giorno e capire  di non conoscersi davvero. Non avrei mai immaginato che lei potesse essere così com’è, più speciale di quanto avessi intuito e mai e poi mai avrei creduto che, grazie a un sentimento che va oltre ogni forma di razionalità, potessi scoprire la parte migliore di me. Probabilmente lei l’aveva intravista già anni fa, forse per questo è riuscita a resistere nonostante la montagna di difetti che compone ogni mia singola parte.
Mi rendi una persona migliore e neanche lo sai.
 Vederla avanzare verso di me, nel suo abito bianco, incrociare i suoi occhi senza riuscire a spostarli altrove per avere un attimo di pace e provare a respirare … Non avrei mai creduto potesse succedere una cosa del genere.
Che buon profumo …
Il suo passo è un po’ incerto, le mani stringono di più il bouquet semplice e bello.
Sei nervosa quanto me?
Il suo viso  tirato si distende un po’ quando ci rendiamo conto che negli occhi l’uno dell’altra leggiamo la stessa ansia. Desideri contrastanti fanno capolino nella mia mente, vorrei che questo momento duri per sempre e che sia già superato. Vorrei che tutto fosse già finito, che fossimo già fuori, al sole, raggianti e indissolubilmente legati. Mancano ancora pochi passi e mi sembra un’eternità, è come se temessi di non riuscire neanche a sfiorarla come già mi è capitato in passato con lei. E’ l’ombra più grande che oscura il mio animo, quella che ha fatto sì che per molto tempo temessi qualsiasi tipo di legame.
Cammina più veloce, ti prego!
Perché gli incubi non restano semplicemente dei brutti ricordi notturni? Non voglio che questo momento venga sfigurato dai miei oscuri pensieri, dalla parte peggiore di me. Siccome da sempre lei ha incarnato la mia ancora di salvezza, mi aggrapperò alla sua persona anche nel nostro giorno. La osservo con un’avidità che credevo non mi appartenesse, perché voglio che la sua luce dissipi anche la più piccola delle ombre.
Tifa e il suo abito da sposa, qualcosa che l’ha tormentata non poco, anche se non me lo ha mai confessato.
Una volta Yuffie mi ha spiegato che è possibile capire qualcosa di una persona osservando il modo in cui si veste, perché scegliendo un capo o l’altro cerca di comunicarci qualcosa.
Cosa hai voluto dirmi, oggi?
Sei bianca come un colomba, sei leggera come una piuma, sei morbida come …. Come  una nuvola …
Più chiaro di così si muore, Cloud!
Tre passi interminabili mi separano da lei, da una nuova vita che ho intenzione di scrivere insieme, tre passi e non potrò tornare mai più indietro.
Decido che è una distanza troppo lunga, un’attesa disumana.
Voglio toccare la mia nuvola …
Davanti agli occhi increduli di Barret mi muovo e lascio il mio posto. Annullo quei sadici passi e mi ritrovo di fronte a lei.
Riesco a vedere lo sguardo di Shera brillare per un attimo, credo che se non fosse stato per l’ultima chiacchierata fatta con lei prima di Natale, non mi sarei mai deciso a dichiararmi.
Sorride.
Hai visto, signora dai modi gentili, finalmente i fiori sono sbocciati e adesso tocca necessariamente farli crescere.
Il capitano scuote la testa rassegnato.
Non ci casco, amico, fai tanto il borioso ma hai percorso la navata portando sotto braccio Tifa con molto orgoglio.
 Cid mi dà la mano e sul viso ha stampata un’espressione ben chiara.
“ Se proprio ci tieni”.
Sì, ci tengo.
 Dovrei ringraziare anche lui, nel suo originalissimo modo ha cercato di farmi capire che non ci si può reprimere per sempre sotto nessun punto di vista. Come mentore e consulente di questioni sentimentali fa un po’ schifo, ma pazienza.
Lentamente rivolgo la mia attenzione a lei.
Tifa Lockheart.
Le do un bacio sulla fronte e le prendo la mano.
Adesso va tutto bene, i cattivi ricordi non l’hanno portata via.
Sei qui, sono qui.
Le sorrido perché l’ho raggiunta, perché ora le stringo le mani, perché non è arrivata nessuna ombra dal passato a stroncare questo sogno.
Perché mi sto di nuovo innamorando di te, ma non puoi neanche immaginartelo.
Perché potrei innamorarmi di te ogni giorno, per sempre.

***

( Yuffie )
La funzione inizia accompagnata dal canto del coro e so già che alla fine della celebrazione sarò in preda alle lacrime. Appena sono entrata ho cominciato a scandagliare ogni angolo nascosto della chiesa in cerca di una persona che davo per scontato si sarebbe eclissata. Ovviamente Vincent Valentine, di nero vestito, è riuscito a mimetizzarsi così bene da sembrare un tutt’uno con le ombre della nicchia in cui ha trovato riparo. Altro che Vampiro, è un vero e proprio pipistrello! Appena l’ho intercettato, l’ho afferrato per la cravatta e l’ho trascinato avanti. Adesso è in piedi accanto a me, rigido come una colonna e decisamente a disagio. Dea Madre, quanta pazienza che ci vuole!
- Stai benissimo vestito così- bisbiglio al suo orecchio.
- … -
- Ti senti a disagio?- gli domando pur conoscendo già come la pensa.
- … - davo per scontata anche questa risposta.
La luce che entra dal rosone colorato sul portale d’ingresso colpisce gli sposi creando un particolare gioco di sfumature tenui sull’abito bianco di una radiosa Tifa. Cloud è nervosissimo ed il gesto di andare incontro alla sua sposa lo conferma ancora di più. Ha sempre avuto grandi difficoltà a rendere partecipe dei suoi sentimenti le persone che ama, ma è eloquente il modo in cui le lancia occhiate apprensive.
Oddio, mi sento gli occhi lucidi e siamo solo all’inizio …
Il tizio seduto accanto a me sospira.
Vuoi vedere che anche a lui scapperà qualche lacrima?
Lo osservo di traverso.
Nah, Vincent Valentine non piange neanche quando affetta la cipolla! A proposito, avrà mai affettato una cipolla?
Ha lo sguardo basso. Chissà se è stato invitato al matrimonio di Lucrecia e Hojo, e chissà quanto deve avergli fatto male vedere la sua donna tra le braccia di un altro.
Lucrecia Crescent, non è mia abitudine serbare rancore, però hai combinato un vero casino con quest’uomo …
Infilo una mano tra le sue braccia incrociate, posa che assume sempre e che designa una chiusura verso ciò che lo circonda.
- Sai, Vincent, il completo ti sta a pennello, però mi manca un po’ il tuo mantello rosso-
Storce un po’ la bocca come per dire “E lo dici proprio a me?”.
-Credo che manchi tanto anche a te-
Alza le sopracciglia.
Oh, che antipatico! Lo so che è ovvio …
- … Beh, caro mio, oggi è il tuo giorno fortunato, perché ho chiesto a Shera di passare per casa tua e di prendere una cosa a cui tieni molto -
Si gira di scatto verso di me.
Hey, dovrei sentirmi offesa!
- Tranquillo, non ho scassinato la porta, Shelke aveva le chiavi-
Annuisce.
- Comunque ho il tuo mantello, è sul sedile posteriore dell’auto di Shera. Si sarà sicuramente sgualcito, ma meglio così che niente, non ti pare? Se senti che il disagio aumenta, alla fine della celebrazione vado a prendertelo, va bene?-
Stringe un po’ il braccio in cui ho infilato la mano. E’ un modo non verbale per esprimere gratitudine?
Sorrido.
E adesso basta distrarsi, fuori i fazzoletti e fuori anche le lacrime, due dei miei più cari amici stanno per sposarsi!

***

( Shelke )

Sistemo la gonna del mio vestitino color arancio. Da piccola non mi è mai capitato di fare da damigella, quindi quando Tifa mi ha chiesto se volevo ricoprire questo ruolo sulle prime non sapevo cosa risponderle.  Con una pazienza di cui non credevo fosse dotata, Yuffie mi ha spiegato in cosa consistesse e Marlene ha tanto insistito che le facessi compagnia, che alla fine ho ceduto.  A dire il vero pensavo fosse meno imbarazzante, ma quando siamo arrivate davanti alla chiesa e ci è toccato entrare davanti alla sposa, gli occhi dei presenti puntati addosso  non hanno reso la cosa facile. Poi, però, lo sguardo di Cloud mi ha distratta, ha distratto tutti noi. Non avrei mai creduto che potesse essere così emozionato …
Elmyra ci ha fatto segno di sederci ai primi banchi e adesso un tizio bardato a festa parla da dietro all’altare, mentre gli sposi trattengono il fiato ad ogni minuto che passa.
Osservo tutto con la massima attenzione, anche perché non credo che parteciperò a un altro matrimonio tanto presto. Giro lentamente il capo cercando di soddisfare un po’ la mia curiosità.
Cid ha l’aria annoiata e scuote la testa di tanto in tanto, però poi si ferma e ride a metà bocca. Nonostante abbia strane idee sulle unioni, credo che sia sinceramente contento per Tifa e Cloud.
Shera è al suo fianco, ma non ha una bella cera. Solo stamattina ha vomitato la bellezza di tre volte ed è uscita di casa con una nausea spaventosa. Poverina, deve aver beccato una qualche forma di influenza … Nonostante il volto pallido, però, è bellissima nel suo abito elegante. Il Capitano è fortunatissimo ad averla sposata.
Infelice e sfigato, invece, sarà l’uomo che porterà all’altare la principessa di Wutai. Che cosa fa la sua mano intorno al braccio di Vincent? Muove le labbra e parlotta fitto fitto, cosa gli starà dicendo?Ciò che più mi preoccupa è che il viso dell’ex Turk sembra rilassarsi man mano che la wuatiana va avanti con il discorso e alla fine i loro guardi si incrociano e tra loro sembra esserci un momento di forte intesa. Perché le stringe la mano ancorata al suo braccio?
Oh, dannazione!
***

(Elmyra)

Sai, mia piccola Aerith, anche se non ci sei più posso percepire la tua presenza tra gli spifferi di vento che ogni tanto muovono i fiori sull’altare e diffondono il loro profumo.
A Cloud stava per venire un infarto quando siamo arrivati, credo che determinate paure vivranno sempre insieme a lui, però adesso ha imparato come affrontarle e il merito è anche di Tifa.
Non mi è dato di sapere se ci saresti stata tu al suo posto, eppure non riesco ad avercela con quella ragazza, nonostante le apparenze è di una dolcezza incredibile e il fatto che ci fosse anche lei durante il viaggio che avete affrontato e che forse ti è stata di consolazione nei momenti più duri mi rinfranca.
Pensavo che mi sarei sentita affranta, mentre sento una gran pace e mi sembra di vederti sorridere.
Aerith, oggi è un giorno bellissimo.

***

( Reno)

Non mi piacciono i matrimoni, però ai banchetti nuzialido il mio meglio sia in tavola che in pista, quindi non vedo l’ora che questa solfa finisca. In realtà l’entrata della sposa e la faccia da cretino di quel chocobo antipatico mi ha emozionato, ma non lo ammetterò mai neanche in punto di morte. Sarà che è da anni che quei due hanno costretto tutti noi a seguire la loro storia come un film a puntate, però oggi mi sembra di assistere all’episodio che conclude una lunga serie.
Non proprio caro Cloud, mi dispiace ma io la penso come l’unico uomo intelligente di Avalache. Al tuo posto, prima di mettere il cappio al pene, avrei assaggiato tutte le brioches del Seventh Heaven, ma se sei contento così lo siamo anche noi.
Sbadiglio e mi guardo intorno.
Rufus Shinra è tranquillamente seduto nel banco come uno scolaretto, stringe il suo bastone da passeggio e ogni tanto si aggiusta il ciuffo nel suo consueto gesto. Quest’estate non ho capito se le sue mire fossero rivolte a Shera o alla sposa, fatto sta che ha messo non poco i bastoni tra le ruote dell’ex SOLDIER. Avrà voluto testare la sua pazienza?Credo che abbia inconsapevolmente rischiato grosso, ma non capisco il perché di tanto interesse. Bah, contento lui.
Tseng gli è seduto accanto e non muove un muscolo. Non un’emozione, non una leggera inflessione nello sguardo o nella postura, è lì rigido e immobile e sembra non essere molto presente.  Starà pensando all’Antica? Non lo escludo, tutti noi sappiamo che il suo interesse per quella ragazza andava ben oltre il semplice  lavoro e credo fosse al corrente dell’intesa tra Aerith e Cloud.  Divina Jenova, le nostre vite sembrano una soap opera di terza categoria.
Accanto a lui il volto teso di Elena segue due traiettorie, una che va verso l’altare e l’altra incrocia proprio Tseng. Mi chiedo a cosa serva perderci ancora del tempo se tanto il caro collega ha deciso di vivere del passato …
Un tirare su col naso attira la mia attenzione.
Ma che fa Rude, piange?!?!

***

(Rude)
Miseria infame, sono troppo sensibile ai matrimoni, specie se la sposa è la donna dei miei sogni che convola a nozze con un altro! Non che non me ne sia fatto una ragione, però sono un Turk dal cuore tenero.  Chissà chi prenderà il bouquet?

***

( Elena )
Gli sposi a tratti rispondono alla cerimonia, a tratti spiano i movimenti che l’altro fa. E’ dolcissimo il loro sfiorarsi con le dita e con i pensieri, sono così emozionati da farmi una tenerezza estrema nonostante mi siano antipatici entrambi.
Oppure è solo invidia?
Mi volto giusto per osservare Tseng alla mia destra. Pagherei per sapere a cosa sta pensando, eppure posso immaginarlo con una certa facilità.
L’ha vista crescere, l’ha inseguita per anni e alla fine gli è toccato anche apprendere della sua morte. Sarebbe stato improbabile vederli insieme su un altare, però so che Aerith è tutto ciò che il mio superiore ha desiderato stringere anche solo per un momento.
Cosa darei per sentirmi così preziosa per lui, giuro che potrei morire in pace.
Un movimento alla mia sinistra mi distrae dai miei pensieri.
Perché Reno cerca di non scoppiare a ridere stringendo la cravatta tra i denti?L’ha indossata ma la porta stile cappio al collo …  E’ mai possibile che lui e Rude non riescano a restare seri neanche ai matrimoni!
Non posso neanche sgridarli, devo limitarmi a bisbigliare.
- Senpai, ti ha dato di volta il cervello?-

***

(Rufus)
Stringo le mani sul mio bastone da passeggio, mantengo lo sguardo insofferente e l’aria annoiata; nessuno mai dovrà dire di Rufus ShinRa che sia interessato a scene stucchevoli come questa. Con la coda dell’occhio osservo le schiene di quei due.
Alla fine ce l’hai fatta, Cloud Strife … O dovrei dire Tifa Lockheart?

***

(Denzel)
E se mi sbottonassi la giacca?
E se allentassi un po’ la cravatta?
E se lasciassi aperto qualche bottone della camicia?
Mi passo una mano sulla fronte perché i capelli mi cadono sugli occhi. Per quanto Cid abbia provato a sistemarli in un modo che non mi ricordo come lo ha definito … ah, sì, “virile”, il mio ciuffo non ne vuole sapere di stare tranquillo.
Mammina, quanto manca alla fine?
Ad un certo punto tutto tace e gli sguardi dei presenti si puntano su di me.
Beh, che ho fatto? Mi sto un po’ annoiando, ma sono rimasto zitto e buono come avevo promesso.
- Denzel, le fedi … - bisbiglia Marlene al mio orecchio.
Ah, ecco cosa vogliono.
Afferro il cuscino con gli anelli e salto giù dal banco. Mi guardano tutti, non hanno smesso!
Ops, maledetto tappeto, tra un po’ arrivavo all’altare in ginocchio.
Oh, eccomi qui.
Cloud e Tifa mi guardano e c’è tanta soddisfazione nei loro occhi,anche se mi sembrano un po’ agitati. Che strano, eppure si stanno sposando, dovrebbe essere una cosa bella … Cosa posso fare per loro?
Vi voglio bene!” le mie labbra si muovono senza far uscire le parole ma credo che abbiano capito, perché mi sorridono entrambi.
Torno al mio posto e mi dimentico del tappeto.
Scoppiano tutti a ridere mentre Marly mi aiuta a rialzarmi. Per fortuna ho inciampato proprio davanti a lei, sarebbe stato imbarazzante cadere in ginocchio davanti a una come Shelke.
***

(Barret)

Testa a punta ha superato di gran lunga le mie più rosee aspettative, non è solo cotto come un pollo, è proprio innamorato perso se ha addirittura preso l’iniziativa di andare incontro alla sposa. Non è che era solo ansioso che arrivasse, ma stava friggendo sul posto! Che peccato non potergli scoppiare a ridere in faccia, sarebbe una soddisfazione unica dopo l’estate che ci ha fatto passare.
Tif è strepitosa, quando ha varcato il portale della chiesa ha portato con sé la luce e nel momento in cui ha attraversato la navata al braccio di Cid sembrava volasse a due metri dal pavimento. Mi è quasi sembrato di rivedere mia moglie nel giorno del nostro matrimonio. Per certi versi si somigliano molto, anche lei era tenace, paziente, dolce, forte e determinata …
Cara amica mia, questo è il tuo momento e te lo sei meritato in pieno!
La ragazza più carina in assoluto, però, è sicuramente la mia bambina. E’ entrata davanti alla sposa accompagnata da Shelke e Denzel, l’hanno fatta mettere al centro perché è piccolina. Era entusiasta all’idea di fare la damigella e il sorrisone che le va da un orecchio all’altro conferma lo stato d’animo iniziale. E’ bellissima nel suo vestitino color arancio, sembra una signorina. Dio, che malinconia mi assale se penso che un giorno attraverserà una navata simile a questa per andare incontro a un uomo che non sarò io. Lo guarderà con quell’espressione affettuosa con cui ha guardato me ?
La spio di sottecchi. E’ ancora così piccina, non riesco a pensarla lontana da me.
Forse si sente osservata perché si volta nella mia direzione e incrocia il mio sguardo, forse un po’ troppo apprensivo vista l’espressione interrogativa con cui mi fissa.
Le faccio l’occhiolino per tranquillizzarla e mi risponde con un altro sorriso.
Marly, amore di papà, promettimi che non ti sposerai mai! Beh, almeno non per i prossimi duecento anni …
Nel frattempo Denzel si dirige verso l’altare con il cuscino delle fedi e per poco non inciampa nel tappeto. Incredibilmente somiglia ogni giorno di più a Cloud, almeno stando a ciò che Tifa racconta della loro infanzia. Si avvicina agli sposi cercando di ricomporsi, bisbiglia qualcosa quando si guardano e poi torna al suo posto.
Un rumore di ossa che cadono rimbomba tra le arcate. Non è pesante ma il botto è amplificato dalla struttura della chiesa . Il piccoletto ha avuto il coraggio di cadere nello stesso punto del tappeto in cui aveva inciampato portando le fedi al sacerdote. Ciò che riesce a provocare nei presenti è un coro di risate e singulti.
Ridono tutti.
Tutti tranne una persona.
Quella persona sono io e il motivo è semplice: Marlene ha smesso di guardarmi con i suoi occhi a cuoricino per concentrarsi su quell’impiastro di gnomo. Non mi piace come lo guarda e perché deve proprio aiutarlo ad alzarsi? Che razza di uomo è se non riesce a sollevarsi da terra da solo? Anzi, ora che ci penso, e se fossi io stesso a impedirgli di diventare uomo?
Sbuffo seccato.
Ho come l’impressione che Denzel mi procurerà molti più problemi di quel suo sciocco padre biondo.

***

( Marlene)

Povero Denzel, è diventato tutto rosso!
Spero che non abbiano ripreso la caduta, altrimenti morirà di vergogna riguardando il filmino …
- Tutto bene?- bisbiglio mentre lo aiuto a sollevarsi da terra.
Annuisce per poi prendere posto accanto a me e ad abbassare il capo.
- Ho fatto la figura del salame, speriamo che nessuno si arrabbi- borbotta sconsolato.
Tifa si volta leggermente verso di lui e gli fa l’occhiolino e a questo gesto mio fratello risponde con un sorriso.
- Non direi proprio- lo rassicuro.
Fare la damigella è molto bello, io e Shelke ci siamo divertite a scegliere i vestitini color arancio pastello, ma Denzel non è come noi, non gli piacciono i vestiti da cerimonia. Anche pettinarlo è stato difficile e adesso i suoi capelli sono di nuovo arruffati.
Appena siamo entrati in chiesa mi sono sentita un po’ imbarazzata, perché tutti ci guardavano e avevo paura di commettere qualche errore, poi però ha cominciato a piacermi. C’è tanta gente? Da un lato ci sono i Turks con il signor Reno, il signor Rude e la signoria Elena, poi c’è l’altro loro amico che non parla mai insieme al presidente. Più in là c’è anche la signorina Sharona con Pink, sono felice di rivederle anche se la cugina del Presidente non è contenta di vedere noi visto il modo in cui ci ha guardate. Pink, invece, ci ha salutati con un sorriso. Cait Sith e il signor Reeve sono seduti accanto a Red, mentre in un angolino nascosto c’è la maestra!Non immaginavo volesse vedere gli sposi. E’ molto emozionata, piange tantissimo, si vede che è felice che il mio amico Cloud abbia deciso di sposare Tifa, forse è venuta per verificare di persona che nessuno disturbi la funzione …
Quello che si muove di continuo e fa spesso “no” con la testa, invece, è quell’amico di Tifa che prima veniva spesso al bar con i capelli pettinati, i vestiti eleganti e la valigetta. Sembra contento come la mia maestra!
Cloud sarà contento di vedere che amico affettuoso ha Tifa …
***

(Shera)

Faccio un respiro profondo e cerco di prestare tutta l’attenzione che posso alla scena sull’altare, ma stringo gli occhi quando lo stomaco si impegna nell’ennesima capriola. Perché sto male nei momenti più belli della mia vita?
Mi porto una mano all’addome, massaggiandolo leggermente.
Sono preoccupata.
E se …
Non che sia possibile, però …
E cosa direbbe Cid se …
Ma no, non può essere anche se è da agosto che non …
Mamma mia, come sono belli Cloud e Tifa!
Sospiro e mi mordo le labbra, ce la faccio a non piangere fino alla fine?
***

(Cid)

Cloud Strife parte con la tiritera della promessa e io rabbrividisco. La Lockheart, che mi tocca ammetterlo oggi è uno schianto, trattiene il fiato mentre ascolta quella manfrina patetica.
“  … In salute e in malattia, nella buona e nella cattiva sorte, finchè … non diventerà grassa e bisbetica e arriverà una di vent’anni più giovane a rimpiazzarla!”.
Finito di recitare la poesia, il testimone passa alla sposa.
La voce quasi le trema, sicuramente la mano sinistra ha bisogno di una rianimazione perché troppo emozionata. Eccola che parte anche lei con la ninnananna.
“ E prometto di e blablabla, finchè … scocciata e annoiata da quel soprammobile che credevo simpatico e che ho sposato vent’anni prima con l’illusione che almeno imparasse a parlare non è neanche più bello da guardare e mi farò consolare da uno studentello universitario che deve fare esperienza di vita”.
Alzo gli occhi in aria e rivolgo al cielo la mia personalissima preghiera …
… Jenova, perdona loro perché non sanno quello che fanno!!!
Che razza di babbei! Io almeno ho la scusa di essermi sposato durante la settimana che ci separava dalla fine del mondo, ma loro?
Mi volto verso Shera, seduta accanto a me con lo sguardo fisso sulla coppia.
E’ un po’ pallida, non si sente bene da qualche giorno, però è molto bella con i capelli raccolti, la faccia non troppo truccata e il vestito delle grandi occasioni.
Tsk!
Questa donna subdola è riuscita a farsi sposare, ma giuro che è l’ultima volta che mi frega.
Sospira.
Non so, è come se fosse distante anni luce, eppure non è mai stato tipo da perdersi neanche un dettaglio di queste scene svenevoli.
Si morde leggermente le labbra abbassando lo sguardo. Belle labbra rosse e carnose, che in un periodo non lontano si sono scolorite a causa di una malattia che per poco non è riuscita a strapparmela via, occhi brillanti che mi hanno sempre guardato con ammirazione e affetto.
Sbuffo appena, forse è sotto tono perché assistere a tali paturnie fa venire voglia di attenzioni da parte di chi abbiamo scelto come compagno.
E va bene, come al solito hai vinto tu …
Allungo la mano e intreccio le dita alle sue. Quando avverte il contatto sussulta e mi guarda. Le faccio segno di fare silenzio e di non commentare in alcun modo l’accaduto, sarebbe fuori luogo e imbarazzante. Mi sorride a mezza bocca, stringe la presa e torna a concentrarsi sugli sposi.
“Vi dichiaro marito e moglie” afferma tronfio il sacerdote e quei due attaccabrighe si preparano a scambiarsi  il primo bacio con lo stesso cognome, poveri scemi.
Spio mia moglie ormai irrimediabilmente commossa e me la immagino grassa, vecchia e bisbetica, con gli occhiali più spessi, le cosce più grosse e la voce più gracchiante .
E ringrazio ogni giorno tutte le divinità dell’universo per averla ancora qui con me.


Manila prende nota: assolutamente da NON far leggere al fidanzato.

***

(Cloud)

- Vi dichiaro marito e moglie!- la voce del sacerdote sancisce la nostra unione e faccio fatica a non farmi tremare le mani che stringono quelle di Tifa.
- Può baciare la sposa- mi dice, mentre i presenti accolgono la nuova famiglia con un applauso pieno di entusiasmo.
Baciare la sposa? Già, proprio quello che mi riesce meglio in pubblico …
Guardo Tifa e la presenza di altre persone non mi sembra più così importante. Non è successo nulla, nessuno è caduto dal cielo, nessuna ombra ha lasciato il suo posto per oscurare questo sogno  siamo ancora tutti qui, felici e sorridenti, avvolti da un inebriante profumo di fiori, ansiosi di vivere il resto.
Guardo nelle iridi brillanti di colei che ormai posso definire a giusto titolo “mia moglie” e solo per un istante mi sembra di intravedere del verde smeraldo in quei riflessi purpurei. Dura poco ma non mi infastidisce pensare che anche lei sia qui. Che ancheloro siano qui, perché mai come oggi l’assenza di Zack si è fatta sentire, al pari di quella di mia madre che da sempre aveva profetizzato questa unione. L’idea che ci abbiano tenuto compagnia nel loro modo discreto di sempre non mi disturba, non carica le mie spalle di sensi di colpa, anzi, sarei stato triste non avvertirne i sospiri compiaciuti. Magari è solo la mia impressione, ma per la prima volta dopo tanto tempo il passato e le sue mille lame mi pare lontano.
Il sorriso di Tifa la dice lunga sulla condivisione dei miei pensieri. A modo suo anche lei mi legge nella mente e sembra che non ci sia scampo per me e per i milioni di turbe mentali che riesco a farmi di starcene tranquilli per i fatti nostri. E non riesco ad ammettere che la cosa mi rende felice, perché mai avrei pensato che voler bene a una persona significa anche proteggerlo da se stesso.
Posso baciare la sposa? Bene, che bacio sia, anche se so che dovrò sopportare a lungo le frecciatine degli invitati.

***

(Shelke)

E’ una semplice cerimonia, è una banalissima formula da pronunciare, sono due stupidissimi “sì” ed è uno scialbo scambio di anelli. Allora perché sto piangendo?!?

***

(Vincent)

Le mie labbra si muovono lievemente verso l’alto, ma non in modo tanto evidente che qualcuno possa accorgersene.
Credevo che partecipare a un matrimonio potesse in qualche modo turbarmi, l’ultimo evento simile risale a più di trent’anni fa e ricordo che le mie labbra non sorrisero neanche per un istante se non per denigrare me stesso e la mia codardia.
Fu Hojo in persona a invitarmi e io, in veste di guardia del corpo della sposa, non riuscii a rifiutare. Anche Lucrecia era bella nel suo abito bianco, ma a differenza di Tifa, non c’era nulla di immacolato in lei, tuttavia riusciva a conservare in sé una sorta di innocenza. Era come una bambina viziata in quel modo deliziosamente dispettoso che fa venire voglia al genitore di continuare a riempire la propria figlia di attenzioni.  Due donne così diverse …
Neanche Cloud ha qualcosa dello scienziato, non ha la stessa brama di quel folle che anche nel giorno del suo matrimonio faticava a mantenere un atteggiamento umano. Per quell’uomo la donna che aveva accanto era solo un trofeo da esibire e con cui trastullarsi in mancanza di meglio.
Inumano, spietato, disgustoso.
Se solo fossi intervenuto al momento opportuno …
Ormai credo che non abbia più importanza.
Guardo i miei amici sull’altare, occhi negli occhi, dita intrecciate, fiato un po’ corto e per un momento mi dispiace di non avere un cuore nel petto che possa emozionarsi in modo degno di questo loro sentimento.
Questo matrimonio per molti di noi designa una definitiva chiusura con il passato. Certe cose non si dimenticano, ma è come aver effettuato un giro di boa, aver voltato la pagina di un libro che lasciava in sospeso una storia. La nostra storia, perché anche se Cloud non se n’è mai davvero reso conto, il nucleo attorno al quale le nostre vicende si sono intrecciate è rappresentato proprio da lui e dalla sua finalmente bella moglie. E’ iniziato tutto dalla decisione non ponderata di un ragazzino che voleva farsi grande agli occhi della signorina su cui aveva delle mire. Tifa ama raccontare l’aneddoto ai bambini prima di metterli a letto come se fosse una favola, ma in cuor suo probabilmente neanche lei si è resa conto che è la loro amicizia infantile è stata una sorta di primo motore immobile che ha innescato una serie di reazioni che ci ha portati tutti verso di loro come calamitati.
Chi è che proprio non riesce a non far traboccare le sue emozioni come una fonte naturale di mako è la signorina seduta alla mia destra, la quale continua a stringermi il braccio rischiando di staccarlo.
Non voglio fare il guastafeste, però la piccola ninja ha scambiato la mia giacca per un fazzoletto, a furia di piangere l’ha riempita di lacrime e moccio.
- Ehm, Yuffie, se continui a piangere così finirai per … - già, cosa le potrebbe capitare? Avrei dovuto ascoltare più attentamente Cid quando ha fatto uno sproloquio sulle donne che piangono davanti alla tv mentre guardano quei filmetti insulsi.
Alza un po’ la testa e due lacrimoni colano verso il basso non appena sbatte le palpebre.
Non sapendo bene quali parole giuste usare per non essere sgarbato, la butto sulla sua vanità femminile.
- … beh, ti si scioglierà tutto il trucco!-
Che razza di frase infelice.
- Oh, tranquillo- risponde tirando su col naso -  è waterproof !-
Che cos’è?!?

***

(Rufus)

Patetico. Non mi disturbo neanche a battere le mani.

***
(Reno)

Oh ,oh, il chocobo biondo è diventato audace, adesso si lascia anche baciare in pubblico.
Guardo Rude, imperturbabile dietro gli occhiali scuri.
Prima però ha pianto, l’ho visto, hihihi …
Mi dispiace, amico, ma forse è meglio così.
Dall’altra parte Elena applaude con molta più enfasi di quella che vorrebbe dimostrare e di tanto in tanto butta l’occhio verso Tseng, che neanche la guarda e non si scompone. Che palle, dopo tocca anche consolarla.

***

(Denzel)

I baci non mi piacciono, sono bavosi e disgustosi come accarezzare un rospo.
Tutti battono le mani, Shelke addirittura piange!
Applaudo anche io per non sembrare fuori dal coro. Sono contentissimo di avere di nuovo una mamma e un papà, però quel bacio …
- Bleah!- bisbiglio piano, è più forte di me.
- Non è tanto male, sai?- mi assicura Marlene.
- Cosa?- le domando senza smettere di applaudire.
- Il bacio- risponde in tono ovvio.
- E tu che ne sai?- non mi risulta che abbia mai fatto cose così disgustose. E poi con chi avrebbe dovuto farle? E’ più piccola di me e non la perdo mai di vista.
- Quando il mio papà mi dà i bacini a me non fa schifo- spiega con calma.
Dovevo immaginarlo.
- Ma non è la stessa cosa!- le faccio notare.
- E’ l’inizio-
Inizio?
La  guardo perplesso.
- Ma sì, si inizia con i baci della mamma e del papà. Quando sei triste Tifa ti dà sempre un bacio sulla guancia e a te piace, perché sai che ti sta dicendo che ti vuole bene. Quello è un bacio per piccoli. Poi cresci e i baci diventano per grandi. Cloud e Tifa se li scambiano per dirsi che si vogliono bene senza parole-
Ha sempre la risposta pronta.
- Ma è disgustoso!- insisto.
- Dirsi di volersi bene non è mai disgustoso, un giorno lo farai anche tu e scommetto che ti piacerà-
Che saputella.
- Mai fatto in vita mia- lo penso ad alta voce.
Marlene sospira, poi abbassa lo sguardo sul pavimento di marmo.
- Neanche con Clara?-
No, neanche con Cl … eh???
- Solo con Tifa! E non come fa con Cloud- l’unica femmina a cui non mi disgusta dare baci, però ha stragiurato che non lo dirà mai a nessuno.
Alza di nuovo la testa verso l’altare e sorride soddisfatta.
Valla a capire …
***
(Barret)

Dio, se la bacia così anche in privato la povera Tifa lo rispedirà presto al mittente. Non è timidezza, è proprio incapacità di contatto fisico …
- Adesso basta voi due, ci sono dei bambini qui!- alzo la voce per far sentire a tutti.
Chocobo va a fuoco, mentre Tifa scoppia a ridere. Mai vista così radiosa …
Cloud abbassa le spalle, volta leggermente la testa nella mia direzione e muove le labbra.
Col cavolo che non ti interessa!

***

( Vincent )

Come si fa a partecipare a una funzione sapendo di essere tanto sensibile da scoppiare a piangere e NON prendere i fazzoletti?
Yuffie quando si commuove produce la stessa portata d’acqua di un fiume in piena e a tratti è anche imbarazzante.
Sospiro rassegnato, consapevole di dover chiedere aiuto a qualcuno, visto che non mi sono posto il problema delle lacrime ma pazienza. In fin dei conti con me è sempre stata disponibile, farò lo sforzo di prendere la parola per primo, è il minimo che possa fare.
- Ehm, Yuffie, serve un fazzoletto?-
Annuisce senza smettere di singhiozzare.
- Oh, Vinny, come sei gentile … - e così dicendo afferra la pochette dal taschino della mia giacca e ci si soffia il naso.
Dopo aver liberato “le tubature” a suon di trombetta, si morde le labbra senza staccare gli occhi dagli sposi e fa per restituirmi ciò che resta del quadratino di stoffa.
Scuoto la testa con convinzione.
- Puoi anche tenerlo se vuoi-
Principessa horror …

***

(Shelke)

Le ultime formalità vengono sbrigate, mentre mi volto cercando una persona.
La faccia di Vincent si rattrappisce un po’ quando la ninja mezza matta gli porge un pezzo di stoffa fradicio. Credo che sia disgusto.
Ma come fa a far comparire delle espressioni sul suo viso?Fosse anche un’esternazione di noia, Yuffie Kisaragi domina i suoi muscoli facciali.
Che voglia baciarlo?
Guardo prima le labbra della principessa di Wutai, poi quelle di Vincent. No, non accadrà mai!
E comunque, chissà com’è, cosa si prova, a chi darò il mio primo bacio …

***

( Tifa)

Stringo l’elegante penna tra le dita che mi tremano. Temo che la mia firma sembrerà quella di una bambina delle elementari a chi consulterà questo registro tra cento anni, eppure non riesco a fare di meglio. Non lo so come mi sento, sono scombussolata, incapace di realizzare quanto appena accaduto. Faccio un passo indietro allontanandomi di poco dalla scrivania, mentre Elmyra e Barret testimoniano per noi.
Inspiro profondamente e il profumo di fiori invade le mie narici. Rivolgo un’occhiata rapida alle nicchie laterali della chiesa e mi sembra di scorgere due sorrisi. Istintivamente rispondo increspando le labbra verso l’alto, dura davvero poco.
Una mano si poggia sulla mia spalla e gli occhi di Cloud sono più brillanti, mi fa segno di prendere il suo braccio e lentamente ci incamminiamo verso l’uscita.
I nostri primi passi insieme come marito e moglie …
-Pronta? -  mi domanda alludendo a ciò che ci spetta all’ingresso.
Rivolgo la mia attenzione verso il punto nascosto della navata laterale, ma non vi scorgo più nulla. Mi mordo un po’ il labbro e mi sento commossa.
Mi volto verso Cloud e annuisco.
- Pronta!- confermo, stringendo il suo braccio.

Fuori il sole è già alto e un po’ mi dispiace lasciare il fresco riparo della chiesa. La navata ha la stessa identica lunghezza di quando sono arrivata, ma adesso mi sembra molto più corta
Pochi passi per cominciare una nuova vita.  Non dimenticherò mai quel che è stato, non rinnegherò mai i miei sbagli, le mie paure, le mie colpe, non riuscirò mai a cancellare dalla memoria le risate di persone a me care. Zack, Aerith, i miei genitori, i compagni di Avalanche che non ci sono più … Considero questo giorno come un loro personalissimo regalo.
- E’ necessaria questa cosa del riso?- chiede Cloud poco convinto.
Annuisco.
- Lo spieghi tu a tutti che sarà difficile liberare i tuoi capelli?- gli chiedo prendendolo un po’ in giro.
Si irrigidisce per un momento.
- Guai a te se lo dici a Cid- mi minaccia.
Scoppio a ridere.
Ormai abbiamo raggiunto l’uscita, il sole sfiora già le nostre fronti. Vedo le mani degli invitati cariche di “munizioni” alzarsi e prendere la mira
Quello che posso finalmente chiamare mio marito si ferma un attimo, si abbassa al mio orecchio e bisbiglia qualcosa.
- Tifa? Ti amo … -
Non mi da neanche la possibilità di rispondere, mi tira per il braccio fuori alla chiesa e veniamo investiti da una pioggia di riso e coriandoli bianchi.
Sorridono tutti, sorride anche lui.
C’è modo migliore di cominciare una nuova vita?


*Ecco, è arrivato il momento
attraverso le finestre della mia mente
catturo di nuovo la brezza.
Cercato di trovare il mio gioco,
cercato di lasciare il mio gioco

Ma poi di nuovo
Non riuscivo a smettere di 
Pensare a Noi,
non riuscivo a
muovere le cose come sono solita fare.

Il tempo accumula i lati oscuri,
dietro le trappole di chi vincerà la verità
il mio pensiero va davvero lontano.
Vedo alcune ombre sul mio posto … ma stranamente non ho più paura
Mi piacerebbe tornare alle mie radici
per lasciar fiorire i fiori,
per lasciar crescere i fiori.

Ecco, è arrivato il momento,
giorno dopo giorno stiamo scrivendo la storia di me e te
sognando sulla mia mano,
la bellezza sulla mia mano …
per innamorarsi di nuovo
per sempre,
per cantare i miei sogni di te
insieme
per innamorarmi di te, per sempre.

*
Brano cantato dalla bravissima Dorotea Mele.

***

( Vincent)

Non amo molto il sole,è una cosa risaputa, tuttavia la giornata è piacevole e non esiste clima più adatto ad accogliere gli ormai ufficiali signori Strife. Ammetto, però, che se avessi il mio mantello mi sentirei un po’ più a mio agio. Appena Yuffie smettere di lacrimare come una fontana, le chiedo di restituirmelo. Non credo di poter fare meglio oggi.
Posso almeno mettermi all’ombra. Mi allontano silenziosamente dal gruppo e mi apposto accanto a una colonna, quando alle mie spalle avverto una presenza.
Reno .
Che diavolo vorrà mai?
Fissa per un attimo gli occhi azzurro mako nei miei, per poi prendere una boccata d’aria e cominciare a sibilare una strana nenia.
- *L’amore è un animale selvaggio: ti respira, ti cerca, nidifica nei cuori spezzati. Va a caccia vicino a baci e candele,succhia forte sulle tue labbra, scava tunnel tra le tue costole, si lascia cadere soffice come la neve. Prima diventa caldo, poi freddo, alla fine fa male … Amore amore, tutti  vogliono solo addomesticarti. Amore amore, alla fine impigliati tra i tuoi denti … -
Lo guardo senza dire niente, se questo è l’effetto che gli fa assistere ai matrimonio forse avrebbe fatto meglio a restare a casa. Per tutta risposta il Turk si limita a mettere in bocca un confetto bianco.
Ghigna accorgendosi che ho stretto gli occhi cercando di intimidirlo e di mandarlo via con lo sguardo, finisce di masticare e  poi ricomincia.
- L’amore è un animale selvaggio: ti respira, ti cerca, nidifica nei cuori spezzati, va a caccia vicino a baci e candele, mi divora completamente e poi mi vomita dopo tanti anni … -
Il riferimento è a me o a se stesso?
- L’amore è un animale selvaggio: cadi nella sua trappola, ti fissa negli occhi,incantato quando il suo sguardo colpisce -
Ok, la donna che amavo era responsabile della morte di mio padre, ha sposato un folle da cui sono stato ucciso, rianimato, seviziato, ha fatto di me una cavia da laboratorio e ha impiantato nell’utero di sua moglie, mia amata, le cellule di un alieno che ne hanno causato la morte precoce. Non avendo fermato il pazzo, suo figlio ha quasi sterminato il genere umano e il Pianeta. Insomma, nella mia vita si sono verificati eventi non proprio felici che avrebbero destabilizzato chiunque e ammetto pure di non essere esattamente l’archetipo della normalità, ma … A lui cos’è successo, ha avuto un’infanzia difficile?
- … Per favore, per favore, dammi del veleno! Per favore, per favore, dammi del veleno! -
No, è solo scemo.
A dissipare ogni dubbio sulla sua infermità mentale ci pensa Elena.
- Ma la pianti di fare l’idiota?!?- ringhia elargendogli uno scappellotto dietro la nuca – E sbrigati che il Presidente aspetta!-

* Amour amour, Rammstein

***

(Rufus)

Strife sorride come non lo avevo mai visto fare prima,mentre osservo lui e Tifa lasciarsi invadere dal riso, stringere mani, baciare guance.
Distante dalla folla, appoggiato al mio bastone, ho l’ennesima conferma per qualcosa con cui ho già fatto i conti. Il capitolo è definitivamente chiuso ormai, però sono qui perché ho avvertito il bisogno di fare anche questo passo.
- Signor Presidente … -
Tseng mi apre la portiera dell’auto,mentre i due sposini si avvicinano alla Fenrir dietro la quale Reno ha sistemato dei barattoli di latta attaccati a dello spago.
Strife alza per un attimo gli occhi e li incrocia con i miei. Per un momento passa un’ombra minacciosa in quelle iridi cristalline, per poi stringere un po’ di più la mano di Tifa, aiutarla a montare in sella e partire tra il fracasso della latta e gli applausi dei presenti.
Non so quanto abbia intuito. Conoscendolo, direi meno di zero, ma non si può mai sapere.
Salgo in auto anche io, aspetto che i miei Turks e mia cugina si radunino e poi impartisco un ordine secco.
- Al ristorante-
Se spera di liberarsi di me tanto facilmente non sa quanto si sbaglia …

***

(Vincent)

Yuffie cammina velocemente davanti a me. Incredibilmente quasi fatico a starle dietro, che lo stia facendo di proposito?
Il suo caschetto disordinato oscilla sbarazzino, non credevo che fosse così agile con i tacchi, è sempre stata un tale maschiaccio!
- Yuffie?- mi costa sempre un po’ prendere la parola, ma sono sicuro che abbia percepito la mia presenza alle sue spalle, ma la stia deliberatamente ignorando.
- Sì, Vincent?-
Si volta verso di me sbattendo le palpebre sapientemente truccate. Il colore scuro dei suoi occhi a mandorla risalta e il suo sguardo, di solito vivace come quello di un bambino capriccioso, sembra quasi malizioso. Sarà il vestito, sarà la piega ai capelli, sarà il modo in cui è truccata, non so neanche io il perché, ma oggi mi sembra meno infantile.
- Posso avere il mio mantello?- chiedo in un soffio.
- Certo, a patto che tu mi conceda almeno un ballo-
Beh, sembra meno infantile nell’aspetto, perché l’atteggiamento è uguale a quello di sempre.
- Perché dovevo immaginarlo?-
Chiedere a me di ballare è da suicidio. A parte che non mai è mi piaciuto, ma ha pensato che non lo faccio da circa … trent’anni?
- Perché sono una ladra abilissima anche di cose non materiali -
E mi fa l’ occhiolino.
Indubbiamente una ricattatrice diplomata, oltre che una cleptomane da ricovero.
- E va bene, tanto peggio per i tuoi piedi, ne resterà ben poco … -
Ninja avvisata …

***

(Shelke)

Il cibo sembra buono, solo che c’è qualcosa nel mio piatto, non so come si chiami: è rotondo, bianco e pastoso, se lo schiaccio fuoriesce un liquido candido che sembra latte.
- Assaggiala, è molto buona- Yuffie al mio fianco afferra la pallina bianca con la forchetta e le sferra un mordo in modo poco delicato. Mi ha ricordato un po’ Azul e la sua voracità.
- Cos’è?- le chiedo sospettosa.
- E’ un latticino, sono sicura che dopo averlo mangiato chiederai il bis-
Sulle prime non le credo, ma al suo fianco, Vincent taglia la cosa bianca con il coltello e ne porta un pezzetto alla bocca. Il mio amico, purtroppo, non è attendibile: non morirebbe neanche se fosse soda caustica.
- Con un po’ di prosciutto è meglio- s’intromette Denzel, mentre Marlene ha già la bocca piena.
E va bene …

***

(Reno)

- Non male questo posto- borbotta Elena portandosi la forchetta alla bocca.
- La cucina è deliziosa – conferma Sharona - … anche se è tutto un po’… agricolo- aggiunge osservando l’ambiente circostante.
- Dopo tutte le botte che ho rimediato in vacanza, come minimo dovevano offrirci un pranzo d’eccezione!- tengo a precisare. Mica mi lascio pestare da Strife per nulla.
- A parte il fatto che, comunque sia non sei stato invitato come tutti noi, a quanto pare lo scambio di “effusioni” non è smesso da quando siamo tornati da Costa del Sol- mi fa notare la mia collega bionda, facendo chiaramente riferimento al mio occhio nero.
-Imprevisti del mestiere - liquido la questione - Piuttosto, la Lockheart ha gradito il tuo regalino?- le domando curioso. Sinceramente credo che sarebbe risultato più utile regalarlo alla Kisaragi, in fin dei conti sotto quel punto di vista è disperata almeno quando Elena.
- Forse Cloud Strife non è così incapace come crediamo, non mi è sembrata molto grata. A dirla tutta era un tantino imbarazzata … - spiega con una certo disinteresse.
La bionda è fuori di testa se arriva a sospettare che quel chocobo chiodato possa rendere seriamente felice una donna!
Per tutta sicurezza le allontano un po’ la bottiglia di vino rosso dal bicchiere ancora pieno.
- A parte il cazzotto, vi siete dati da fare l’altra sera?-mi domanda incuriosita.
- E’ tornato a casa con la borsa del ghiaccio sull’occhio – le bisbiglia Rude in un orecchio, ma non tanto silenziosamente da impedirmi di sentire.
- Senti chi parla, hai ancora le banconote del Midgaropoli* nelle mutande!- protesto vivamente.


* In FFVII è possibile che possa esistere il Monopoli?

***

(Elmyra)

Aerith mi aveva detto che Tifa ha una voce delicata e che sa anche suonare il piano, ma non immaginavo cantasse così bene.
Quando l’animatore della giornata ha annunciato una dedica per Cloud da parte della sposa ho pensato che fosse un pensiero carino e che, anche se l’esibizione non sarebbe stata all’altezza di una professionista, il gesto affettuoso avrebbe compensato le carenze di una voce più abituata a lanciare urla di battaglia che a intonare canzoni d’amore. Dopo le prime note mi sono decisamente ricreduta, Tifa è fantastica! E che enfasi! Cloud non la lascia con lo sguardo neanche per un secondo, mentre è seduto davanti alla ragazza ed è circondato da persone che un po’si commuovono , un po’ lo prendono in giro. Ancora una volta si trova al centro dell’attenzione nel modo che meno ama …
Quando anche le ultime note sfumano, tutti applaudono entusiasti, gli sposi si ricongiungono e danno inizio alle danze.
Ciò che attrae la mia attenzione,tuttavia, non è la magia del momento, ma una conversazione tra du invitati.
Yuffie Kisaragi, che non si è persa neanche un istante della performance, tira un po’ su col naso e ricaccia le lacrime indietro. Si da una sistemata veloce, poi sospira e comincia a parlottare da sola.
- Vorrei sapere dov’ero mentre i Kami distribuivano i talenti … -
Silenzioso come un gatto, Reno ha seguito con una certa noia le effusioni tra gli sposi, e si sta tranquillamente stiracchiando, come per scrollarsi di dosso l’ammasso di cuoricini che la piccola ninja ha involontariamente scaricato su chi le stava accanto.
Si gira meccanicamente verso la principessa di Wutai e le spiega l’arcano.
- Tu? Eri in bagno!-  afferma alzando le spalle come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Yuffie, che sembra vederlo solo adesso, non si lascia scoraggiare, alza un sopracciglio e si difende come può.
- Tu eri direttamente con la testa nella tazza? E’ per questo che hai quei capelli?-
- No - interviene Elena, -lui non era considerato come appartenente al genere umano, quindi perché sprecare tempo a donargli un talento?-
Il rosso sospira e fa per allontanarsi, ma non senza prima essersi premurato di assicurarsi che le sue parole giungano alle due ragazze.
- Ecco cosa succede quando si arriva alla vostra età ancora vergini … -

***

( Shera )

Tiro la cordicella dello sciacquone, esco dal piccolo vano e mi dirigo nell’anticamere della toilette.
Apro il rubinetto e mi inumidisco le guance arrossate.
Di là si sono aperte le danze e tutti sono allegri e un po’ brilli. Io ho cercato di unirmi, ma davvero mi sento uno schifo totale.
Dio, fa che sia solo una forma influenzale …
Sospiro mentre osservo distratta l’acqua nel lavandino che forma un mulinello e scende giù per lo scarico.
E se non fosse solo un malanno passeggero?
Una mano si poggia sulla mia spalla facendomi sussultare.
Elmyra mi guarda con un po’ apprensione.
- Non ne sei ancora sicura, vero?- mi domanda con dolcezza.
Sbianco.
- Sicura di cosa?- cecro di essere evasiva.
- Non hai toccato alcol durante i vari brindisi, hai la faccia stanca, avverti amplificati tutti gli odori, non riesci a mangiare per la nausea … Shera, non sono nata ieri e per me questi sintomi significano una cosa sola -
Mi mordo il labbro inferiore, perché comincia a tremare pericolosamente.
- Cid lo sa?-
Scuoto la testa.

***

(Elena)

- Suvvia, Tseng, fai ballare una bella ragazza! Ce ne sono tante qui, c’è solo l’imbarazzo della scelta!-
Quando Reno propone questa cosa mi manca un battito.
Tseng alza la testa dal piatto, si pulisce la bocca , poggia il tovagliolo sul tavolo e beve un sorso di vino, tutto con la calma e la solita eleganza che lo contraddistingue.
- Non hai totalmente torto, Reno - dice dopo un po’ che tutti lo guardano.
 Si alza, fa il giro del tavolo e si avvicina con la persona a cui non avrei mai creduto avrebbe chiesto di ballare.
Fa un inchino e Tifa Lockheart prende la sua mano con un po’ d‘imbarazzo.

***

(Tifa)
Non immaginavo che Tseng fosse così bravo a ballare. Beh, sicuramente se la cava meglio di Cloud con il Valzer …
E’ ancora così giovane, peccato che non abbia mai concesso a se stesso un po’ di pace. Almeno che io sappia.
Mi faccio coraggio e gli illustro i miei pensieri.
- Sai, Tseng, so che sono la persona meno indicata per farti un discorso simile e so anche che non sono affari miei, però a volte penso che … ecco … forse dovresti rilassarti un po’, ecco!-
Mi guarda come se mi fosse spuntato un corno sulla fronte.
- Quello che voglio dire è che dovresti cercare di superare la scomparsa di Aerith e di andare avanti, cercare una compagna che possa renderti felice, magari dare un’opportunità a Elena. Non dovrei dirlo, però sei molto importante per lei e sarebbe bene mettere da parte il passato per credere in un futuro brillante. La ragazza è molto affettuosa quando vuole, così gentile e carina e potresti …  - continuo tessendo le lodi della bionda che ci guarda molto rammaricata.
- Signorina Tifa, anzi, signora Strife, non ti è mai passato per la testa che, anche se nutro dell’affetto quasi fraterno per Elena, forse non mi piace sotto quel punto di vista?-
Eh, in effetti no, non ci avevo pensato.
- Tutto ciò che farei, ogni iniziativa da parte mia seppur innocente, potrebbe essere interpretata male. I Turks sono quanto di più vicino a un famiglia io abbia, ma non voglio che la mia collega possa farsi delle illusioni per questo-
Ciò che dice è più che sensato, è inutile far credere a Elena di avere speranze, forse è davvero meglio che si metta l’anima in pace.
-Potresti almeno parlarle. Non ci si può costringere ad amare una persona che non i interessa, ma reputo che Elena abbia bisogno di sentirselo dire per poterci mettere una pietra sopra- dico più a me stessa che a lui.
L’uomo annuisce.
Credo che sarà dura per entrambi …

***

(Reno)

- Suvvia, Elena, non fare quella faccia! Tseng è un po’ timido e forse sono stato troppo poco diretto- la rassicuro all’ennesimo sospiro.
- Eppure non si fa problemi a ballare con Tifa anche se hanno sempre interagito pochissimo-
- Credo sia questione di tette … - dico tra me e me.
- Cosa?- diamine, ha le orecchie bioniche?
- Niente, niente. Piuttosto, prendi un confetto- e ne afferro uno dalla ciotolina di porcellana al centro del tavolo.
Prima di porgerglielo, però, lo osservo attentamente.
- Che strane manie ha la Lockheart, ha scelto i confetti a forma di culo … - lo dicevo io che Strife non la soddisfa davvero.
Elena mi lancia un’occhiata e sbuffa.
- Lo stai tenendo al contrario- mi fa notare.
Ah, giusto.
- Allora li ha scelti Testa a punta- ne sono convinto.
La bionda mi guarda interrogativa.
- Beh, sono a forma di tette!- le spiego.
- Cazzo, Reno, sono a forma di cuore!!!- sbraita spazientita,mentre Rude scoppia a ridere..

***

(Yuffie)

Mi avvicino silenziosamente a Vincent, appoggiato a una parete con le braccia incrociate. A ricoprire la sua figura snella, l’ampio mantello rosso sembra averlo rinvigorito.
- Così sembri un tutt’uno con la tappezzeria- gli faccio notare facendolo leggermente sussultare.
- Non ti ho sentita arrivare – bisbiglia.
- Beh, sono una ninja dopotutto!- gli faccio l’occhiolino.
Non mi risponde e non sposta lo sguardo dalla pista dove gli invitati ballano.
Mi appoggio accanto a lui e mi perdo ad osservare estasiata l’abito di Tifa che sembra fluttuare a ogni movimento. Di tanto in tanto cambia cavaliere, mentre Cloud non la perde di vista un solo secondo.
Kami-sama, che carini!
- Immagino che tu sia venuta a riscuotere il tuo credito, giusto?-mi domanda a un certo punto l’uomo che mi è accanto.
- Cosa?-
- Non mi hai ceduto il mantello in cambio di un ballo?- mi ricorda della promessa che gli ho estorto nel parcheggio.
-Oh, no, tranquillo. E’ un mio desiderio, non lo nego, ma è una grande tristezza dover costringere una persona a ballare senza che provi il desiderio di farlo proprio con me. In fin dei conti sono una principessa …- gli rispondo mordendomi un po’ le labbra.
Solo Dio sa quanto desidero ballare con lui, ma ammetto che mi secca passare per una povera disperata che farebbe di tutto per un invito. In realtà lo sono eccome, però guardo Tifa e mi chiedo se non merito anche io un’occasione così e, se no, mi chiedo il perchè.
Sento Vincent muoversi accanto a me e un fruscio di abiti, ma non vi bado molto, sono troppo presa a guardare volteggiare i presenti in pista.
- Andiamo?- la voce dell’ex Turk mi distrae.
- Come dici?- gli chiedo non capendo a cosa si riferisca.
- Devi farmelo dire per forza?-
Lo guardo confusa.
Allora Vincent fa un passo indietro, allunga una mano verso di me e milascia senza parole.
- Yuffie Kisaragi, balleresti con me?-
Non.Ci.Posso.Credere!
Certo che ballerei con lui!!!!
- Hai bevuto?-

***

(Shelke)

Marlene si allontana un attimo per bere un bicchiere d’acqua, mentre io resto al bordo della pista aspettando che torni a ballare con me.
Prima della vacanza al mare non are mai immaginato che ballare fosse così divertente. In realtà non sono molto brava, ma con Marly e Denzel sembra tutto un gioco e le suore dicono che ne ho davvero tanto bisogno. Di giocare.
Mi stiracchio un po’ nell’attesa e mi guardo in giro.
Dall’altra parte della sala l’ombra di Vincent si stacca dalla parete a cui era appoggiata per allungarsi. Si sta spostando. Accanto a quell’alone scuro sul pavimento ce n’è un altro più esile, appartenente a una persona più bassa di lui.
Alzo lo sguardo e Vincent si porta al centro della sala.
Già questo mi sorprende non poco, visto che ha passato gran parte del tempo a nascondersi in tutti gli angolini appartati che ha trovato a disposizione, ma la cosa che mi sta comprimendo il petto facendomi mancare il fiato è un’assurda consapevolezza: non è solo. Al suo braccio, con lo sguardo che oscilla tra la gioia pura e l’incredulità, Yuffie Kisaragi si accinge a mettergli le mani addosso.
Anche se tutto sembra confermarlo, mi rifiuto di credere che sia stato lui a chiederle di ballare. Non lo accetterò mai!Anzi, non è proprio possibile!!!
La musica parte e la canzone è di una dolcezza disarmante.
Ho un capogiro.
Mi sento come risucchiata in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo, le pareti scompaiono, il pavimento si dilata e, quando poso nuovamente gli occhi sulla coppia, mi sembra che non siano più loro.
Rivedo Vincent, rivedo gli stessi movimenti, la mascella tesa, il corpo un po’ rigido, i capelli corti e lo sguardo più ingenuo. Poi noto una cosa che non mi è mai capitato di vedere sul suo viso: un sorriso così luminoso e sereno che sembra appartenere a un’altra persona.
A chi avrebbe potuto rivolgere un sorriso del genere?
- Tutto bene, Shelke?-
La voce di Reeve mi  scuote. Mi guardo intorno con il fiato corto, sono di nuovo nella sala del resort scelto da Cloud e Tifa per il loro matrimonio.
C’è di nuovo tutto: le pareti, il pavimento, i capelli lunghi di Vincent.  E Yuffie Kisaragi al suo braccio.

I ricordi di Lucrecia …

A volte succede che riemergano anche se solo sottoforma di insignificanti frammenti.
Prendo un lungo respiro, incamero più ossigeno che posso.
- Sto bene- rispondo atona a Reeve che è rimasto lì a guardarmi un po’ preoccupato.
Gli sorrido per risultare più convincente.
L’uomo si assicura che sia tutto apposto, annuisce e si allontana per chiacchierare con Barret.
Rivolgo la mia attenzione alla coppia in pista.
Perché Vincent balla con lei? Perché riesce sempre a fargli fare ciò che più le aggrada? Perché mi sembrano addirittura carini? Perché ?!?
Osservo meglio il mio amico. Non ha il volto rilassato e l’espressione ingenua del ricordo che non mi appartiene, eppure c’è qualcosa che mi provoca un sussulto. Agli angoli della sua bocca c’è l’ombra di qualcosa che appartiene al passato. Non è un vero sorriso, però non è la prima volta che lo rivolge alla ninja. E’ un’espressione che non utilizza mai neanche con me, nonostante la sua pacata gentilezza e il suo modo personalissimo di dimostrarmi affetto.
La Kisaragi sembra toccare il cielo con un dito e in cuor mio spero che la scena sia interrotta da quella cretina di Sharona ShinRa. Perché, poi, quella svampita dovrebbe essere meglio della principessa di Wutai? Forse perché Vincent non l’ha mai guardata così …
Sento le lacrime salirmi agli occhi e una voglia irrefrenabile di dividerli.
Forse anche io ho bisogno di un bicchiere d’acqua …

***

( Vincent)

Sì, devo aver bevuto decisamente troppo per essermi esposto a questo pubblico supplizio di mia spontanea volontà.
Glielo avevo detto di essere una schiappa, ma sono certo che non ci abbia creduto.

Neanche Lucrecia ci aveva creduto, una sera, tantissimi anni fa …

Yuffie è molto leggera e asseconda ogni movimento che la invito a fare. Ha gli occhi che le brillano e sembra al settimo cielo. Oggi ho scoperto un nuovo lato di lei, quello che sta crescendo poco alla volta. Certo, resta il solito inopportuno terremoto, è comunque imbarazzante ciò che fa, come lo fa e quando lo fa, per non parlare di ciò che dice, ma è innegabile che abbia da tempo abbandonato quell’egoismo che prima la caratterizzava. Se la smettesse di rubare Materia a tradimento sarebbe decisamente meglio …
Abbasso lo sguardo su di lei  e il sorriso che mi dedica non si fa attendere.
Io no, non sorrido, mi limito a notare quanto sia priva di malizia nonostante gli abiti succinti con cui va in giro e i discorsi da donna vissuta che pronuncia in presenza di persone con cui vuol farsi grande.
Non interrompe il contatto visivo e quasi mi sento in imbarazzo.
E’ una delle poche persone che riesce a fissare lo sguardo nel mio senza essere sopraffatta dal disagio che in genere che provoca il rosso sangue delle mie iridi nelle persone.
- Non è così traumatico, vero?- mi domanda a bruciapelo.
No, è anche peggio!

***
(Yuffie)

*Come into these arms again 
And lay your body down 
The rhythm of this trembling heart 
Is beating like a drum 

It beats for you - It bleeds for you 
It knows not how it sounds 
For it is the drum of drums 
It is the song of songs..


- Non è così traumatico, vero?-
E’ la cosa più stupida che potessi chiedergli.
Vincent non mi risponde, continua ad ondeggiare piano e sposta lo sguardo altrove quando i nostri occhi restano incrociati per un tempo che, probabilmente, reputa eccessivo.
Ho il cuore che mi va a mille. A mille! E così vicini ho paura che possa accorgersene.
Non avrei mai immaginato che mi avrebbe invitata a ballare, non è assolutamente da lui. A Costa del Sol è successo in occasione della Festa delle Lanterne, ma era un’altra cosa.
Mi aveva assicurato di essere un pessimo ballerino, ma non è vero. Certo, è un po’ rigido, ma non credo che la cosa sia attribuibile a una possibile incapacità. Penso che sia colpa della sua riluttanza a qualsiasi contatto, anche quello fisico.
E’ così incredibilmente Valentine quando fa così …
Non sapendo bene cosa fare, oltre a fissarlo con gli occhi che tra un po’ mi schizzano fuori dalle orbite con il rischio di colpirlo giusto in fronte, cerco di avviare un minimo di conversazione sensata e razionale.
- Senza quelle tue inseparabili scarpe a punta ti muovi molto meglio, sai?- gli faccio notare.
Sì, direi che l’argomento è pertinente, maturo, profondo.
- … - alza le sopracciglia.
Che permaloso!
- Guarda che era un complimento!- gli assicuro.
Scuote un po’ il capo.
I capelli gli sono cresciuti soltanto un po’ da quando li ho sfoltiti. Chissà se mi permetterà mai di spuntarli un altro po’.

Once I had the rarest rose
That ever deigned to bloom.
Cruel winter chilled the bud 
And stole my flower too soon.


- Comunque te la cavi molto meglio di quel che vuoi far credere. Chi ti ha insegnato a ballare?-
- Non so ballare- ribadisce il concetto.
Dio, quant’è puntiglioso!!!
- Va bene, allora dove hai imparato a muoverti a ritmo di musica senza passeggiare sui metatarsi di chi ti sta di fronte?-
E’ un guizzo verso l’alto quello che ombreggia agli angoli delle sue labbra? E’ la pallida imitazione di un sorriso che in genere si rivolge a volti che si affacciano sulle nostre coscienze dal passato. Ed ha una punta di dolce malinconia.

Oh loneliness - oh hopelessness 
To search the ends of time 
For there is in all the world 
No greater love than mine. 


- Mia madre- risponde dopo un sospiro.
Stringo un po’ di più la mano che ho appoggiato al suo braccio, mentre il mio cuore perde un battito.
E’la seconda volta che …
La figura del padre di Vincent rappresenta una parte della sua vita quasi inaccessibile, emerge dai suoi racconti frammentari avvolta da un alone di dolore e di nostalgia. Certo, quasi tutte le volte è stato costretto a raccontare aneddoti che lo riguardavano, ma almeno ne ha parlato. Sua madre,invece …
- Era brava?-
E’ un sussurro il mio,il tentativo di non lasciare che la porticina che ha aperto si richiuda troppo in fretta.
Vincent posa di nuovo gli occhi nei miei e quel mare di rosso mi sembra che abbia una tonalità più calda.
- Lei sì, era molto brava- ammette con voce remota e vellutata.
Non mi aspettavo che rispondesse.
So che è puerile pensarlo,però quando l’uomo che adesso mi prende la mano e mi fa fare un giro su me stessa per poi riaccogliermi tra le braccia mi rende partecipe di ricordi che non ha mai condiviso con nessuno io … mi sento una specie di eletta, ecco. Perché sono pronta a mettere la mano sul fuoco e a giurare che non ha parlato mai con nessuno di sua madre.
E tutto ciò mi incoraggia e scoraggia contemporaneamente, mi manda in fibrillazione il muscolo cardiaco e mi confonde, perché non so cosa sono per lui,non so che posto occupo nella sua vita e cosa rappresento.
La mamma di Vincent.
Solo una donna straordinaria avrebbe potuto mettere al mondo una persona speciale come Vinny.

Love, oh love, oh love... 
Still falls the rain... (still falls the rain) 
Love, oh love, oh, love... 
Still falls the night... 
Love, oh love, oh love...
Be mine forever....
(be mine forever)
Love, oh love, oh love.... 

- Allora … Sono contenta che la tua mamma ti abbia insegnato a ballare. No, non a ballare! A muoverti a ritmo di musica, i miei metatarsi le saranno eternamente grati!-
Sicuro! Il mio misero 36 non sarebbe affatto felice di essere pestato dal suo … 42?
Gli mostro la dentatura in segno di profonda soddisfazione, i miei piedi sono al sicuro!

Let me be the only one 
To keep you from the cold 
Now the floor of heaven's lain
With stars of brightest gold 

Mi fa fare un altro giro e per un attimo mi sento bella e leggera come Tifa.
Sorrido a questo pensiero, Cid mi avrebbe risposto che la neo signora Strife ha molta più “zavorra” di me.
Vincy si morde appena il labbro inferiore, poi si avvicina al mio orecchio costringendo i miei polmoni a un grave debito d ‘ossigeno.
- Le saresti piaciuta … -
Ok, adesso mi tremano le gambe e se cado faccio la figura della deficiente, ma stento a credere a tutto ciò, è troppo anche per lui.
Vincent Valentine non ha un cuore e non nel senso metaforico del termine, ma proprio letterale.
Protomateria la chiamano ed è un regalo che Lucrecia gli ha fatto per evitare che si trasformasse in un mostro. Che batta o meno, in questo momento non m’importa, vorrei soltanto poter appoggiare la testa sul suo petto e non pensare ad altro che a noi giusto il tempo di una canzone.

They shine for you - they shine for you 
They burn for all to see 
Come into these arms again
And set this spirit free


Ma dura tutto troppo poco, perché il momento di sospensione in cui ci troviamo scompare con la stessa facilità con cui un dito birichino riesce a infrangere le sottili pareti di una bolla di sapone.
Non riesco neanche a sentire le ultime note sfumare, qualcuno strattona la manica della giacca del mio cavaliere e tutto torna come prima.
Shelke, rossa in viso e un po’ agitata, si attacca al braccio di Vincent trascinandolo via.
- Hey, Vincent, è arrivato altro cibo in tavola!-


* Annie Lennox  - Love son for a Vampire -.
Manila modalità “rompiscatole/fatti i fatti tuoi/brutta antipatica/vecchia strega” attivata. Avete mai visto un film sui vampiri non tristemente (secondo i miei gusti, ovviamente)conosciuto come Twilight, ma felicemente intitolato “Dracula di Bram Stoker” ? No?!? Bisogna rimediare!!! E poi c’è Gary Oldman …

***

(Rude)

E’ colpa di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ucciderò per questo.
Tifa mi guarda e sorride lievemente, mentre la musica parte e poggia una mano sulla mia spalla e l’altra nella mia.
E’ merito di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ringrazierò per questo.
- Ti piace la festa, Rude?- mi domanda con la sua dolcissima voce.
Annuisco da dietro gli occhiali da sole e un po’ rimpiango di non essere lo sposo.
E’ colpa di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ucciderò per questo.
- Sono molto contenta che sia venuto anche tu-
E’ sincera.
E’ merito di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ringrazierò per questo.
- E’ stato molto carino da parte tua intervenire al mio addio al nubilato, non me lo sarei mai aspettato-
Annuisco e forse arrossisco appena, imbarazzato.
E’ colpa di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ucciderò per questo.
- Non mi sono mai divertita tanto- continua regalandomi l’ennesimo sorriso.
E’ merito di Reno se mi trovo in questa situazione.
Un giorno lo ringrazierò per questo.
- Il tuo collega mi ha anche detto che ti esibisci spesso in performance simili -
Bastardo!
Scuoto visibilmente il capo.
- Ah, ecco, infatti mi sembrava strano. Sei una persona così riservata … Piuttosto, quello incline a fare certe cose mi sembra lui …  -
Ecco perché Tifa Lockheart è il massimo che si possa desiderare, è una donna perspicace !
Peccato abbia sposato un altro.
E’ tutta colpa di Cloud Strife.
Un giorno lo ucciderò per questo!!!

***

(Shera)

Il vino sta cominciano a fare effetto se anche mio marito ha deciso che ballare è cosa buona e giusta.
Se potessi berrei anche io, ma non credo proprio che sia il caso …
- Sai che sei quasi carina, signora Highwind-
La voce di Cid mi riporta alla realtà.
Ha bevuto anche lui, è indubbio.
- Dici davvero?-
Sembra rifletterci un po’ su.
- Beh, sì. In fin dei conti neanche un mese fa hai vinto un concordo di bellezza -
Allora è vero che il trucco fa miracoli, visto che mi sento uno straccio.
Sorrido e lui ghigna di rimando.
- Un mese fa ero reduce da una bella vacanza al mare- gli faccio notare.
- Ma no, è solo un po’ di influenza stagionale fuori stagione!-
Annuisco.
Non mi perdonerà mai, me lo sento.
***

(Tifa)

C’è qualcosa di assolutamente imbarazzante in questa situazione.
Dopo aver concesso un ballo anche a Rude,che si è dimostrato ancora una volta un Turk equilibrato, il Presidente Rufus in persona si è degnato di alzarsi alla sedia da cui ha osservato tutti noi con disprezzo e ha preteso, con gesti che di cavalleresco hanno ben poco,che gli concedessi un ballo.
Schiaffeggiarlo sarebbe stato l’ideale, ma dopo tutto ciò che è successo a Costa del Sol sono io stessa ad avvertire il bisogno di chiarire qualche punto.
- Lo so cosa si prova, sai?- esordisco per attirare la sua attenzione.
- Cosa?- domanda laconico.
- Fare di tutto per essere notati, ma non suscitare minimamente lìinteresse della persona che ci piace- spiego, sperando che sia l’approccio migliore.
- Non capisco a cosa ti riferisca, signorina Lockheart-  risponde con aria di sufficienza.
Signorina Lockheart? Cerca di tenermi lontana da Cloud anche inconsciamente. Di bene in meglio …
- Signora Strife - lo correggo - e, per la cronaca, lo stai facendo anche adesso -
A mio marito, infatti, non è affatto sfuggita l’insana iniziativa del rampollo ShinRa, e ci fissa implacabile.
- Da quando sei diventata così criptica, signora Strike?- mi sfida con una punta di sarcasmo.
- Ti dice niente il fatto che neanche mi guardi,mentre il tuo sguardo è puntato in un punto ben preciso della sala?-
Più fa l’evasivo, più conferma quanto già sospettavo.
Finalmente catturo la sua attenzione. Credo che, se potesse, mi truciderebbe con le sue stesse mani, senza paura di sporcare la sua preziosa epidermide con il mio sangue lordo.
- Credi che non me ne sarei mai accorta?-
Mi risponde con un’alzata di spalle.
- Continuo a non capire … -
Ovvio, non lo ammetterebbe mai.
Sospiro.
- So che non sarebbe servito a nulla ammetterlo, che nulla avrebbe cambiato le cose, però avresti almeno potuto evitare tanti disagi anche a te stesso, gestendo la cosa in modo diverso -
- Mi serviva una ragazza che gestisse al meglio la mia attività e l’ho assunta. Tutto qui. Se poi i tuoi piani non hanno coinciso con i miei, non è che la cosa mi riguardi più di tanto-
Beh, certo, non avrei mai fatto affidamento sulla sua sensibilità, perché dubito che ne sia dotato.
- Alla fine mi sento in debito nei tuoi riguardi- ammetto.
Alza il sopracciglio con fare elegante, esprimendo tutto il suo scetticismo per quanto ho appena detto.
- Beh, sì, sei stato uno dei peggiori banchi di prova che la mia vita di coppia abbia dovuto affrontare. Quel tuo metterci insopportabilmente alle strette ha sortito l’effetto contrario: invece di allontanarci ci ha avvicinati ancora di più. Se non fosse successo tutto quel trambusto, avrei sempre avuto il dubbio di essere un ripiego per Cloud, nonostante mi avesse più volte rassicurata. Avrei continuato a vivere con il timore che, nonostante il matrimonio, avrebbe potuto scappare via alla prima difficoltà. Quando è tornato indietro, la sera della festa, mi è sembrato di conoscerlo per la prima volta. Era diventato un uomo diverso, il mio uomo, quello libero dal passato, una persona pronta ad affrontare chiunque pur di riavermi indietro. Mi ha dato prova di grande fiducia e, se non fosse stato per la tua prepotenza, non avrei affrontato questa giornata con tanta serenità – concludo annuendo al mio stesso discorso.
Rufus scuote il capo.
- E pensare che, tra i due, ho sempre ritenuto te quella sana di mente -
- Ammetto che la mia inesistente stima nei tuoi confronti ha subito un ulteriore gioco al ribasso quando mi hai imposto quella vacanza forzata, ciò non toglie che quando mi sono resa conto che anche tu … Beh, che il vero motivo per cui mi hai costretta a lavorare per te non era un interesse nei miei confronti, mi sono detta che al tuo posto forse anche io avrei utilizzato l’ultima carta a mia disponibile -
Il Presidente si sposta il ciuffo dagli occhi e sbuffa.
- Voci di corridoio mi dicono che non eri così risoluta quando dovevi competere con l’Antica -
Per un momento sposto lo sguardo su Cloud, che ci guarda con evidente fastidio.
- Voci di corridoio avrebbero dovuto riferirti che tra me e Aerith non c’era alcuna competizione, perché il cuore di un uomo non è un pezzo di terreno, non può mai essere l’oggetto di una contesa. Io e lei non abbiamo mai fatto a gara, Cloud avrebbe dovuto solo scegliere, nessuna delle due gli avrebbe imposto nulla, l’amore non è la vincita di un trofeo  una gara di chocobo! Una di noi avrebbe sofferto, è indubbio, ma sapere felice la persona che si ama aiuta a guardare avanti. Sai, si tratta di un sentimenti disinteressato … - gli faccio notare.
- E tutto questo discorso porta a … ?-
- … A farti capire che non serbo rancore nei tuoi confronti e che anche tu puoi andare avanti senza rendere la vita impossibile a chi cerca di starsene tranquillo -
- Sembra una ramanzina edulcorata, Tifa Lockheart- si lamenta.
- Lo è! – confermo.
- Rivolta alla persona sbagliata! A me del tuo rancore non importa assolutamente niente, ciò che volevo da te l’ho ottenuto e se i miei interessi ti hanno fatto versare  qualche lacrima, ti assicuro che ho continuato a dormire tranquillo tutte le notti e continuerò a farlo. Quanto al vivere tranquilli, non è colpa mia se tu e il tuo cicisbeo vi trovate sempre e fastidiosamente seduti sulla mia traiettoria. Provate a spostarvi!-
Non mi aspettavo una risposta diversa.
- Non ho mai conosciuto una persona più viziata di te-  ammetto esasperata.
Mi risponde con l’ennesima alzata di spalle.
- Sono contento che non sia tu quella con la spada grossa tra le mani,sei la peggiore rivale che io abbia mai avuto-
Questa poi! Ai più può sembrare una frase innocua, ma a me suona come una sorta di ammissione.
- Posso solo prometterti che farò del mio meglio per lui- sorrido.
- Ah, non ne dubito. Ciò non toglie che non me ne frega proprio niente -
Sorride di rimando e si scosta il ciuffo con il suo intercalare gestuale a cui ormai ci siamo quasi tutti affezionati.
Mi lascia anche se la canzone che stavamo ballano non è ancora finita,si volta verso la persona che ormai ci ha raggiunti e la guarda.
Cloud gli lancia scintille con i suoi occhi di cielo, credo che non abbia capito.
- Hey, Strife, in bocca al lupo, questa donna ha la lingua troppo lunga per i miei gusti!-
E si allontana, lasciando il ragazzo biondo interdetto e me sorridente.

***

(Cloud)

Il primo ballo è stato un dramma. Oltre che ad avere due piedi sinistri,non mi piace assolutamente scambiare effusioni  di qualsiasi tipo in pubblico e il bacio in chiesa rappresenta un trauma che non supererò mai, però mi ero stancato di vedere tutti questi uomini chiedere l’onore di un ballo a mia moglie. Va bene che li trovo piuttosto innocui, ma quando ho visto Rufus stringerla a quel modo …
Bah, lasciamo perdere.
Come ho già detto, ballare non è il mio forte, ma Tifa è una maestra paziente e non me lo fa pesare più di tanto.
- Wow, sei diventato bravo - osserva complimentandosi.
- Davvero?- chiedo scettico.
Si avvicina di più al mio orecchio e bisbiglia
- Bravo quasi come sui pattini a Nibelheim*- e ridacchia
Viene voglia di strozzarla, ma la dolcezza che ha in fondo agli occhi in questo momento mi fa dimenticare quanto abbia ragione a ricordarmi di quanto io sia impedito.
Le concedo un breve sorriso anche io.
- Ridi, ridi, che dopo rido io … -


* La frase si riferisce a un aneddoto scritto in un’altra mia fanfiction in cui ho raccontato di una pattinata sul ghiaccio di Tifa e Cloud bambini. Nulla di particolare, semplicemente il biondo pattinava con il naso.

***

(Barret)

Per me Marly è la ragazza più carina della festa.
- Così va bene, papà?- mi domanda dondolandosi.
- Va benissimo!- confermo.
In realtà non so ballare e credo si averlo più volte dimostrato, ma per lei mi metterei anche il tutù e danzerei sulle punte.
Mi soffermo compiaciuto sul suo visino concentrato e sento di innamorami ogni volta che respira.
La mia ragazza!
- Fai pratica? Ma prima che tua figlia si sposi passeranno secoli … - mi sfotte Cid, passandoci vicino con Shera sotto braccio.
- Cretino!-  gli rispondo.
Non è bastato far ballare Tifa al posto di suo padre, ci mancava solo che mi ricordasse che la mia piccolina un giorno verrà portata via da un deficiente che rischierà di farsi crivellare l’addome dal mio mitra per il solo fatto di esistere.
- Il mio papà è bravissimo, non ha bisogno di fare pratica - mi difende Marlene.
Ha sempre un argomento valido per zittire il prossimo,sono compiaciuto.
- Scusa, Barret … -
Una voce  mi suona vagamente fastidiosa arriva dalle mie spalle.
- … Non è che faresti a cambio dama con me?-
Mi volto sulla minuta figura di Denzel. Perché oggi me lo ritrovo così spesso tra i piedi?
I suoi capelli sono decisamente più sconvolti di stamattina, ha fatto sparire la giacca e ha una macchia sulla camicia.
Una triste fantasia di mia figlia che gli stira le mutande fa capolino nella mia testa, quindi la mia domanda mi sfugge di bocca più rude di quanto vorrei.
- Perché, la tua cos’ha che non va?-
- E’ troppo alta- risponde una voce di donna al suo posto.
Elmyra spinge un po’ in avanti il nanerottolo che si avvicina a Marlene e le sorride.
- Hey Den, questa canzone l’abbiamo ballata anche a Costa del Sol!- dice mia figlia, mentre lascia la mia mano e afferra la sua, trascinandolo più al centro della pista.
La donna la mio fianco ride.
- Suvvia, Barret, è ancora troppo presto. E comunque basta farci l’abitudine – osserva, mentre il mio sguardo atterrito abbandona i bambini.
- Somiglia troppo a Cloud- mastico tra i denti.
- Ed è un male?- mi chiede retoricamente.
- Se la fa soffrire lo spezzo in due- minaccio.
- Visto il carattere di tua figlia, io mi preoccuperei un po’ più per lui-
- La mia bambina è un angelo!- protesto.
- Oh, sì, e ha un gancio che manda direttamente in Paradiso!- osserva divertita.
Scoppio a ridere,mentre lei mi tende la mano.
- Ti avverto, sono leggiadro come un Chocobo zoppo … -

***


(Shelke)

Uff, basta, non ne posso più di ballare, ho bisogno di respirare un po’.
Torno a tavola insieme a Marlene, mi siedo al mio posto e nel mentre servono una nuova portata.
In una coppa c’è ad attendermi una nuova pallina bianca.
Ancora?!?
Memore dell’antipasto dico a me stessa che non è tanto male come cibo, quindi prendo il coltello e la forchetta per tagliarla, ma, non appena cerco di affettarla, le due posate affondano come se fosse fatta di crema.
- Hey, ma che fai?- interviene Yuffie -  quello è gelato, non è mozzarella! -

Non so se in FFVII esiste la mozzarella, ma la cosa è successa davvero e non ho resistito



***

(Elena)

Ho preso il bouquet.
Ho preso il bouquet.
Ho.Preso.Il.Bouquete!

E non è stato neanche tanto difficile come credevo, semplicemente mi è arrivato tra le mani!
E’ destino, me lo sento, questa è la volta buona.
La Lockheart e quel biondastro di Strife sono bellissimi, ma scommetto che posso fare di meglio. In fin dei conti anche io sono bionda e Tseng è moro,siamo il loro corrispettivo ma al contrario, quindi perché non dovrebbe funzionare?
Gli applausi maschili mi suggeriscono che Cloud ha trovato il coraggio di infilare la testa sotto le gonnelle di Tifa, di toglierle la giarrettiera con i denti e di lanciarla.
Mi tremano le mani mentre stringo il prezioso tesoro che ho giustamente meritato, prendo fiato e mi volto verso il gruppetto che applaude. Non ci sono dubbi che il vincitore sia Tseng, lui è abilissimo, velocissimo, scattante, fulmineo, è …
E’ quello ancora seduto al tavolo che sorseggia vino e di tanto in tanto risponde alle domande del Presidente?
- Porco mondo!-
Una voce a me fin troppo nota attira inevitabilmente la mia attenzione.
Reno si tiene un palmo su un occhio e inveisce,nell’altra mano regge l’oggetto che doveva decidere il mio destino romantico.
Il rosso si avvicina indignato.
- Quell’idiota di Strife ha scambiato la giarrettiera per una fionda, che cazzo di bisogno c’era di tirarla a quel modo? Mi è finita giusto nell’occhio, vaffanculo! Per non parlare della Lockheart!Doveva sceglierne giusto una con gioiello incorporato? Proprio degni l’uno dell’altro. Ma poi cosa dovrei farmene di questa cosa? Le ragazze che vengono a farmi compagnia se le portano da casa, una in più mi è del tutto inutile – protesta, infilandosi la giarrettiera in tasca e recuperando un pezzo di ghiaccio per rinfrescare l’occhio colpito.
Mi lascio cadere all’indietro su una sedia.
Cos’ho fatto di male nella vita per meritare tutto questo?

***

( Red XIII)
Tutto ciò orripilante. Passi l’usanza di lanciar il bouquet, ma era necessario che Cloud tirasse con i denti la giarrettiera di Tifa?
Il più divertito di tutti è indubbiamente Cid, che ancora ride incrociando lo sguardo imbarazzatissimo del biondo.
La dolce signora che mi ha fatto compagnia per tutto il giorno riprende posto al mio fianco. Pink XX è elegante e raffinati proprio come l’ho lasciata a Costa del Sol.
- Sharona si è nuovamente chiusa in bagno a piagnucolare, perché nessuno si è degnato di considerarla più importante della sposa, se ci metti che Vincent non l’ha invitata a ballare, Cloud non aveva occhi che per Tifa, non ha preso il bouquet e le si è scheggiata un unghia, ti rendi conto da solo di quanto sia ingiusta la vita nei suoi confronti …  - mi spiega pazientemente.
Ridacchio.
- Tu che ne pensi di questa tradizione?-  mi chiede facendo un cenno con la testa verso il gruppetto che si sta disperdendo.
Li guardo attentamente e rispondo on un’alzata di spalle.
- Mh, bipedi ….-

***

(Tifa)

La torta è una vera delizia e mi sono premurata di conservarne un pezzo da congelare e da mangiare per il nostro primo anniversario.
Chissà come saremo tra un anno …
Ormai il banchetto è concluso, anche se nessuno sembra avere voglia di far finire questa giornata.
- Tifa!- Marlene mi tira un po’ la gonna per attirare la mia attenzione.
- Cait Sith ci ha detto una cosa bellissima!- mi informa con entusiasmo Denzel.
- Poco lontano da qui è arrivato il Luna Park!!!- conclude per lui la sorellina.
- Perché non ci andiamo tutti insieme? – mi domanda il bambino, facendo gli occhioni supplichevoli.
Barrett tossicchia un pochino e interviene.
- Suvvia, bambini, non mi sembra il caso. Domani Tifa e Cloud devono partire presto ed è ora ch vadano a …  dormire. Vi ci porto io con calma- promette.
Bel tentativo, Wallace, ma se conosci anche solo un po’ tua figlia e il suo fratellino sai già che sui loro visini si dipingerà preso un’espressione delusa.
- Oh … - sospira Marlene.
- Lo avevo dimenticato – borbotta Denzel.
Cloud si avvicina, ci guardiamo negli occhi e leggo in lui le mie stesse intenzioni.
Sorrido.
Siamo ancora molto infantili sotto questo punto i vista.
- Andiamo!- diciamo contemporaneamente.



Una volta una mia carissima collega e amica mi ha raccontato del giorno del suo matrimonio e di tutti gli imprevisti che le sono capitati. Tra le cose simpatiche accadute, c’era anche il gruppo di amici che hanno trascinato lei e il neosposo al luna park subito dopo la fine della festa. Ho dovuto vedere le foto per crederci, ma è stata il matrimonio più spassoso che si sia mai visto, degno di una fanfiction.
Un bacione alla mitica A. e al marito I., due persone straordinarie.

***

(Cloud)

- Che dici, ce ne andiamo?-
Tifa si volta a guardarmi. Ha un po’ di zucchero filato al lato della bocca, sembra una bambina.
- Dici che ne hanno avuto abbastanza?- mi chiede facendo cenno con la testa a praticamente TUTTI gli invitati tranne Rufus e Tseng, che sono andati via. Il Presidente non ama mischiarsi troppo con noi villici. Per mia fortuna …
Osservo i visi felici dei miei amici e ho una sola consapevolezza: potrebbero andare avanti fino al mattino.
- Non mi interessa – e non è il mio solito intercalare linguistico, non mi interessa davvero.
Mia moglie finisce di mangiare lo zucchero intorno al bastoncino, saluta con lo sguardo i bambini che ridono e si divertono sulla giostra con i cavallini, poi mi prende per mano e mi trascina via, verso la suite del resort dove abbiamo pranzato.
- In effetti è ora che ti dia il mio regalo … - mi confessa maliziosa.
Glielo dico che non vedo l’ ora?
In realtà ho anche io un regalo per lei, ma lo coprirà solo al ritorno dal viaggio di nozze. Potrei anticiparle qualcosa, purtroppo sarebbe stato difficile portarsi dietro un pianoforte a muro, specie con la moto. Ammetto,però, che non vedo l’ora di ascoltarla suonare.
- Ti senti paziente stasera, signor Strife?- mi domanda.
- Perché?- la pazienza non è il mio forte.
- Perché questo vestito è tenuto chiuso da duecento bottoncini .. – mi spiega allargando il suo sorriso.
Mi ritorna alla mente  un discorso di Cid sulle donne e i vestito da sposa e credo che abbia ragione: scelgono sempre quello più difficile da togliere.

- Non mi interessa, signora Strife, ho davanti tutta la vita per togliertelo … -

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Capitolo 41
*** Manicomio ***


Barret non è il mio forte, nonostante mi piaccia un sacco come personaggio. Spero di avergli reso un pochino di giustizia …

34. Manicomio
(Barret)


- Vuoi un bicchiere di latte?-
Marlene non alza neanche la testa dal cuscino.
- Preferisci solo i biscotti? -
Si gira dall’altra parte.
- Sarebbe meglio una tazza di thè e qualche fetta biscottata, Barret - mi volto e guardo la faccia stravolta di Denzel.
Tifa è partita da neanche quarantotto ore già mi sembra il caso di chiamare i rinforzi.
Dopo fiori, confetti, lacrime, balli e mega abbuffata gli sposi hanno salutato gli ospiti e sono partiti per il tanto agognato viaggio di nozze, lasciando me alle prese con i bambini. Mentre le ragazze selezionate dalla sposa si occupano del bar , a me tocca la prole, Shera si è offerta di aiutarmi mentre Cid è impegnato con delle lezioni di volo in veste di istruttore qui a Edge e le sono stato sinceramente grato. Il problema è che, non appena rientrati dal matrimonio, sia lei che Marlene si sono chiuse in bagno e sono rimaste attaccate al w.c. per tutta la notte, impedendo a noi uomini di chiudere occhio. In realtà la signora Highwind non era in forma già da qualche giorno, ma non so cosa sia preso alla mia piccola. Che sia stata l’emozione?
Questa totale assenza di sonno ha messo me e Denzel k.o., mentre ha provocato sbalzi di umore sia a Cid, in genere intemperante di suo, sia a mia figlia, la quale non fa altro che piagnucolare. Non capisco se le fa male il pancino, se ha mal di testa, se il problema è lo stomaco … non lo so, sta di fatto che l’unica donna presente in casa è ancora piegata in due con la faccia su una bacinella.
- Allora, quando si mangia?-
Il Capitano dimostra sempre molta sensibilità quando qualcuno sta male. Ricordo che anche quando Yuffie soffriva di mal d’aria si divertiva a fare la lista dei cibi che si sarebbe fatto preparare una volta a casa …
- Se non te ne fossi ancora accorto, ti faccio notare abbiamo una bambina malata e una moglie che non riesce a rimettersi in posizione eretta  -
- Eppure io non ci ho messo lo zampino- mugugna pensieroso.
Insomma, i suoi pensieri fissi sono tre: volare, mangiare e …  oh, lasciamo perdere!
- A dire il vero avrei fame anche io – ammette Denzel, portandosi una mano allo stomaco vuoto e massaggiandolo con movimenti circolari.
In effetti ormai è quasi ora di pranzo, solo che ai fornelli sono un disastro e l’esperta vomita quando solo le si nomina la parola “cibo”.
 Cid si gratta la pancia mezza scoperta dalla canottiera, si stiracchia, si avvicina al bagno e dà qualche colpetto alla porta.
- Hey, Shera, hai rigettato anche gli occhi? -
Dall’altra parte si sente un lamento agonizzante.
- Ce la fai a preparare almeno del thè?- continua l’uomo.
Un altro lamento.
- Ok!-
Si volta e ghigna.
- Ha detto che ha ancora gli occhi nelle orbite, che non ce la fa a preparare il thè, però ci tiene ad aggiungere che ci sono delle lasagne già preparate in congelatore, basta metterle in forno e il gioco è fatto-
Che deficiente!
- E quando avevi intenzione di dirmelo?- domando un po’ adirato.
- Tu perché non me lo hai chiesto prima?- risponde scocciato.
Sbuffo e scendo in cucina, mentre Marlene piagnucola, dicendo che non vuole le lasagne ma preferisce le fragole.
Mi avvicino al frigo e noto la lista di cose da fare lasciata da Tifa, la rileggo velocemente ed ho la conferma di quanto ricordavo: non c’è nessun suggerimento di come tener  buona una bambina malata. Apro il congelatore e tiro fuori le lasagne, mi volto per raggiungere il forno ma urto un vaso con la teglia che si rovescia sul tavolo, bagnando tutta la tovaglia.
Beh, diciamo che sono un po’ maldestro in generale, mentre divento un elefante negli spazi piccoli. Ammettiamo anche che la protesi non mi aiuta ad essere più leggiadro,  nonostante sia di ottima fattura.
Mollo la teglia sul ripiano del lavandino, ma faccio fuori un bicchiere che si trovava dove proprio non avrebbe dovuto essere.
Se rompo anche un piatto Tif mi ucciderà, è fissata con certe cose …
Mi rimbocco le maniche … la manica e cerco di pulire questo casino.
- BARRET!-
Un urlo mi fa trasalire e finisco per graffiarmi con un pezzo di vetro.
- Merda, Cid, devi proprio urlare?- mi lamento portandomi il dito alla bocca.
- Tua figlia oggi è isterica: piange, si lamenta, fa i capricci … ha già avuto il ciclo?-
Mi fermo a guardarlo indeciso se rispondergli o sparargli.
Faccio mente locale e mi chiedo se a Tif piacerebbe trovare un cadavere nella sua cucina al ritorno dal viaggio di nozze. No, non credo, però ci sarebbe molto più silenzio.
- E a te è passato?- domando riprendendo a pulire.
- Bleah! - mi risponde il Capitano, sedendosi al tavolo e mettendosi a fissarmi.
- Lo hai fatto tu questo caffè?- mi chiede, allungando una mano e sorseggiando la bevanda che ho preparato durante la notte.
- Sì, perché?- gli rispondo senza guardarlo.
- E’disgustoso, sa di colostro … -
Dice di non fregarsene niente, ma ne sa più lui di faccende femminili che neanche la mia povera nonna.
Non fiato per non mandarcelo.
Questi bicchieri che si frantumano in mille pezzi quando cadono sono da denuncia, ci sono schegge ovunque.
Gli occhi del capitano non mi lasciano per un secondo, me li sento addosso ed è una sensazione quasi inquietante.
- Il grembiulino non lo indossi? -  e guarda l’indumento appeso accanto al piano cottura.
- Se non la smetti te lo faccio mangiare!- ringhio senza più guardarlo.
Una volta liberato il lavandino dai cocci, prendo uno straccio e asciugo il casino provocato dal vaso rovesciato.
- Le lasagne le metti in formo, oppure dobbiamo mangiarle crude?- mugugna l’uomo che tra un po’ fa un volo dalla finestra.
- Cid, io ho una sola mano impegnata, tu ne hai due che si stanno grattando le palle da ieri sera, perché non ci pensi da te al pranzo?-
- Ma è roba da femminucce!- protesta.
- Vuoi che ti riduca il culo a scolapasta? – lo minaccio sollevando la protesi che nasconde il mitra.
Sbuffa e si schioda dalla sedia, guarda disgustato la teglia, la prende, gira la manopola del forno, ce la piazza dentro e lo richiude con poca delicatezza.
- Papààààààààààààà! - l’urlo inizia dal primo gradino del piano superiore e si spegne solo quando mia figlia accede alla cucina in lacrime.
Noel corre sotto al tavolo e si mette a tremare. E se lo imitassi?
- Cos’è successo?- chiedo allarmato.
- Denzel mi ha chiuso fuori al balcone! - dice pestando i piedini a terra.
- Non l’ho fatto apposta, non mi ero accorto che fosse uscita!- si giustifica il bimbo mortificato.
Quando Marlene non sta bene non c’è verso di tenerla tranquilla.
- Volevo respirare un po’ d’aria pulita!- protesta tra una lacrima e l’altra.
Aria pulita, qui? La mia ragazza non ha le idee molto chiare.
- Beh, dovresti essere contenta, ti è andata di lusso - si intromette Cid.
La bambina lo guarda con espressione interrogativa.
- Poteva buttarti giù … - conclude sinistro l’uomo.
Mia figlia sgrana gli occhi, si mordicchia il labbro, trattiene il fiato per poi liberarlo tutto in una volta.
- Non ti voglio bene, zio Cid, sei cattivooooooooooooooo!- e scoppia di nuovo a piangere.
Il mio non proprio caro amico si tappa le orecchie e poi si rivolge a me.
- Guai a te se dici qualcosa di sporco!- lo minaccio prima che possa parlare.
- Ok, questa frignona ha del materiale biologico disgustoso sulla faccia - dice schifato.
- Cos’ha?- gli chiedo non capendo a cosa si riferisca.
- Cazzo, Barret, ha il moccio al naso. Sembra una sorgente di mako liquido, Rufus ne resterebbe incantato!-
Questo è perché gli avevo chiesto di non essere volgare.
- Significa che morirò, papà?- mi domanda spaventata Marlene.
- Significa che ci vuole un fazzoletto – le spiega pazientemente Denzel, strappandone uno dal rotolone di carta da cucina e porgendolo alla sorellina .
L’uomo osserva la scena annoiato, poi si gratta la nuca e si avvicina a me bisbigliando.
- Sai che penso?-
Cid, mi fai paura quando sostieni di essere capace di pensare …
- No, cosa?- perché continuo a chiedergli spiegazioni?
- Potresti infilarle una saponetta in bocca: tacerebbe e farebbe tante bollicine -
Sapevo che avrebbe detto una bestialità.
- E se la saponetta la infilassi io a te a mo di supposta?-
Pazienza, vienimi in soccorso!
- Adesso giurami su tua madre che tua figlia in preda alle lacrime produce il suono più melodioso che tu abbia mai sentito!-
Noel conferma con un latrato, credo che neanche lui riesca a sopportare la padroncina malata.
Sospiro consapevole che sarà una lunga giornata, metto il bollitore sul fornello mentre Denzel e Cid tentano di apparecchiare facendo un casino tremendo con la tovaglia.
Tif, spero per te che ti stia divertendo con quella testa chiodata, perché in caso contrario vengo a strozzarvi entrambi.
Dieci minuti e qualche imprecazione dopo, la signora Highwind ci raggiunge tenendosi lo stomaco.
- Oh, Shera, come ti senti? Ti va di mangiare qualcosa?-
Dire che ha la faccia verde non è esagerato, non l’ho mai vista così abbattuta.
- Ti ringrazio Barret, ma non ce la faccio- biascica.
Cid si avvicina e le mette una mano sulla fronte, il primo gesto carino che gli vedo fare da ieri.
- Non hai febbre, forse sarebbe il caso di chiamare il medico e farti prescrivere qualcosa per la nausea- suggerisce.
- Oh, no, non c’è n’è bisogno- risponde sua moglie un po’ allarmata.
- Ne sei sicura? Non hai davvero una bella cera- le faccio notare.
La donna sposta le mani dallo stomaco al grembo e si morde il labbro.
- Tranquilli, va tutto bene, sono sicura che domani sarà passato- cerca di tranquillizzarci, ma ho come l’impressione che tra qualche ora andrà anche peggio.
- Adesso prendo un po’ di thè e mi metto a letto, devo solo evitare cibi pesanti e stare alla larga dagli odori forti. Ecco, più o meno come quello che avverto adesso, come se stesse bruciando qualcosa- aggiunge annusando l’aria con disgusto.
Puzza di bruciato?
- Oddio, le … le la … la … la … lasa … lasagne vanno a fuoco!- balbetta sconvolto Denzel.
- Porca di quella miseria! Cid, hai regolato la temperatura del forno al massimo!- urlo spalancando la finestra, mentre Shera si mette una mano sulla bocca e scappa in bagno.
***

Il pranzo è andato e in casa non c’è nulla di commestibile, a parte una quantità esagerata di confetti che mi viene lo schifo solo a pensarci.
Sono uscito di casa alla svelta con la speranza di trovare almeno un supermercato aperto nonostante l’ora e trascurando il fatto che è domenica. Non me la sono sentita di chiedere a Shera di prepararci qualcosa da mangiare, figuriamoci lasciarla uscire a fare la spesa! Sono convinto che sarebbe svenuta dopo neanche dieci metri. L’unica cosa da fare è cercare una confezione di cibi precotti e tenere assolutamente lontano Cid dalla cucina.
Perché i coniugi Strife non l’hanno portato in viaggio di nozze con loro?
Meglio non pensarci.
Del ramen istantaneo potrebbe andar bene? E la pizza precotta?
Svolto l’angolo, supero due negozi chiusi e mi scontro con una persona.
- Buongiorno, Barret. Tutto bene?-
Abbasso lo sguardo e ciò che vedo mi fa sentire rinato.
- Elmyra!Non sono mai stato così felice di vederti … - saluto la donna che mi sorride.
Sembra quasi divertita.
- E’ una gran fortuna che ci siamo incontrati, perchè … ecco … vedi … -
Come comunicare a una persona che rappresenta la tua unica ancora di salvezza per via di una situazione che ha dello spaventoso?
- Tranquillo, mi ha chiamato Shera e mi ha detto che vi serve una mano-
Anche due!
***

- Hey bambini, guardate chi c’è qui?- dico tutto allegro quando io ed Elmyra varchiamo la soglia di casa.
Nessuna risposta. Che Cid ne abbia approfittato per mangiarli?
Faccio un veloce giro ma al piano inferiore non trovo nessuno. Mi gratto una tempia  mentre Elmyra comincia a tirare la spesa fuori  dai sacchetti.
- Qui non c’è nessuno, saranno di sopra- la informo dirigendomi verso il piano superiore.
Muovo qualche passo sul disimpegno e mi blocco quando scorgo i profili sconvolti di Denzel e Shera. Mi avvicino e metto loro una mano sulla spalla, però neanche si accorgono della mia presenza.
Ma che diavolo … ?
Sposto lo sguardo all’interno della cameretta dei bambini e ho quasi un mancamento, tanto mi sento scompaginato.
- Insieme al thè prendi anche i biscotti, zio Cid?-
Non ottenendo risposta, Marlene piazza tra le mani dell’uomo una tazzina di plastica, finge di versare la bevanda calda che poi gira con un minuscolo cucchiaino di plastica anche quello.
Seduto su una seggiola, il Capitano ha lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi talmente vacui da non sembrare sul nostro stesso piano di coscienza e farfuglia una strana nenia, mentre mia figlia mette su un piattino dei foglietti di carta colorata che in teoria dovrebbero essere i famosi biscotti da thè.
Denzel muove meccanicamente la mano per cercare la mia e quando l’afferra, noto che sta tremando.
Ma che diavolo è successo mentre non c’ero?!?
Ricordo che l’ultima volta che ho avvertito un tale vuoto allo stomaco è stato quando ho visto apparire Meteor  …
L’uomo continua a non muoversi, quindi mia figlia pensa bene di avvicinargli la tazzina alla bocca mimando il gesto di bere.
- Bravo, zio Cid! Anche Giulia è felice, vero?  Come premio ti da un bel bacino, sei contento? - afferra la bambola, l’avvicina alla guancia del Capitano e lascia uno smack, poi la posa e batte le manine.
Oh.Santi.Dei!
L’universo mi sta parlando, ma non sono molto sicuro di recepire in modo corretto il suo messaggio.
Quale demone si è impossessato dell’anima di quest’uomo?
Quale singolare congiunzione astrale ha causato la sua follia?
Quale accidenti di fungo allucinogeno ha ingerito?
Effetti ritardati del mako?
 Non produrranno più la sua marca di sigarette?
- Cos’è successo?  Da quanto è in questo stato? – riesco a balbettare.
Denzel scuote il capo atterrito.
- Non lo so,l’ho lasciato in cucina con Shera, sono salito perché Marlene ha ricominciato a piangere e quando sono tornato giù era già così - mi stringe un po’ più la mano, spaventato.
- Zio Cid, posso spazzolarti i capelli?- la bambina non aspetta neanche la risposta, prende una spazzola rosa e comincia a strigliarlo come se fosse un cavallo.
Sto per sentirmi male.
- Shera, dimmi che sto sognando, ti prego!-
La donna mi guarda, pallida come non mai, respira a fatica e le trema un po’ il labbro inferiore come se stesse per piangere.
Cazzo, mi stanno spaventando sul serio.
- Oh, ma insomma, qualcuno dica qualcosa!-
Dal basso del suo piccolo trono infantile, Cid sembra dare segni di vita che, comunque, non suggeriscono la ripresa dello stato di coscienza.
Si mette a ripetere una frase biascicando e sono sicuro che prima di sera saremo costretti a mettergli una camicia di forza; piagnucola dondolandosi su se stesso, stringendosi con le sue stesse braccia.

- Ho messo in lavatrice un calzino forato … - 

Si è messo a fare il bucato?!?





Povero, piccolo Cid …


Sbuco all’improvviso, lo so, ma ne approfitto quando ho una connessione che dura almeno dieci minuti consecutivi.
So che non ho ancora risposto alle recensioni/ recensito le storie che leggo (adorabili)! / finito di scrivere l’altra fanfiction di Gundam Wing, ma il periodo altalenante continua tipo montagne russe.
Vorrei ringraziarvi di cuore per il calore con cui mi accogliete ogni volta che ritorno, leggervi e sentirvi così vicini è sempre un piacere. Non so il perché, ma dalle ultime recensioni/ e-mail ricevute ho come intuito che alcuni pensano che Dis-avventure stia volgendo al termine. Per vostra grande sfortuna non è così, non voglio spaventarvi ma credo che staremo insieme almeno fino al prossimo inverno. Per me non c’è niente di più bello, spero che per voi non sia uno stress troppo grande da sopportare.
Ok, ho parlato troppo …
Un bacione a tutti e a presto!
Manila.

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Capitolo 42
*** Compagni di bevute ***


35. Compagni di bevute
(Reno)




* “…Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter than the sun…

Now I know that I’m not
All that you got
I guess that I, I just thought
Maybe we could find new ways to fall apart
But our friends are back
So let’s raise a toast
‘Cause I found someone to carry me home…

So if by the time the bar closes
And you feel like falling down
I’ll carry you home tonight ”


Doccia, barba, spruzzata di profumo, camicia pulita, giacca, pantaloni, mocassini e...occhiali sulla fronte. Ah, cosa c'è di meglio, dopo una settimana di lavoro, di un bel bicchiere e quattro chiacchiere con gli amici? Certo, parlare di chiacchiere quando l'amico che ti aspetta si chiama Rude è un po' azzardato, ma il trauma è bello e superato quando si comincia a ragionare con un mazzo di carte in mano. Il mio compare ha una fortuna sfacciata al gioco, oltre che una singolare abilità nell'arte del baro, mentre io...Beh, sono fortunato in amore! E’ una questione di suddivisione di ruoli: io procuro le ragazze, lui gioca e vince i gil per poterle pagare. Semplice, no? E poi ne ha tanto bisogno adesso che il suo sogno erotico si è sposato con il mio peggiore incubo.
Arrivo davanti al locale in cui ci siamo dati appuntamento, do un'ultima scarmigliata ai capelli ancora umidi ed entro.
Le luci soffuse a cui l'occhio non è ancora abituato mi permettono di vedere che , al tavolo da noi precedentemente prenotato, sono sedute altre tre persone oltre a Rude. Il mio collega è a capo tavolo e perde tempo facendo un solitario (incredibile come riesca a barare anche a quel gioco, porca vacca!), alla sua destra ci sono due donne di cui non riesco ancora a capire l'identità poichè sedute di spalle, e alla sua sinistra riconosco la sagoma di un uomo che un giorno diventerà un mito.
- Cid Highwind? Questa non me l'aspettavo proprio...- ottimo, l'ho visto giocare a Natale in casa di Tettebelle e sa il fatto suo, stasera ci divertiamo!
Mi risponde con un grugnito senza neanche alzare la testa dal bicchiere mezzo vuoto. Prendo posto accanto a lui e mi dedico alle donne che occupano il nostro tavolo. Per poco non casco dalla sedia. Elena e Yuffie Kisaragi? La frigida e l'esaurita? E io che credevo che Rude avesse rimediato le ragazze prima di vincere i soldi... Visti i loro musi lunghi immagino che presto o tardi attaccheranno con le loro paturnie femminili e saremo costretti a cambiare posto per non vomitare.
- Ma che sorpresa! Che ci fate voi due qui? Avete smarrito la strada di casa? Non avreste dovuto usare le mollichine di pane per segnare il sentiero, meglio un filo o dei ciottoli di pietra... -
- Molto spitiroso, Reno. Quand'è che comincerai a fare il divertente? No, perchè non fai ridere...-
La frigida, Elena, è ancora più intrattabile del solito. Quanto gioverebbe al suo caratteraccio una trombata degna di nota?Magari con annessa sculacciata... Credo che sia messa davvero male, neanche la Lockheart era così intrattabile prima che Strife imparasse ad utilizzare l'attrezzo fuori dal bagno. Oh, Tseng, se tu preferisci le pippe mentali  per via della cara Cetra, potresti almeno metterla sulla retta strada e indirizzarla a qualcuno che saprebbe cosa farne. Nessuno fa come te! Ad esempio, io non spreco mai il “cibo” e sono certo che questa biondina sarebbe decisamente meno suscettibile e più rilassata.
- Perchè, sai ridere? Questa non la sapevo...- le rispondo con un’alzata di spalle.
Ignora la mia provocazione e mi concentro sull'altra signorina che stasera ha cambiato look, concedendosi un completino camicetta e minigonna di jeans.
- Principessa di Wutai, paparino sarebbe contento di saperti in un posto come questo?-
- Basta chiacchiere inutili, allora vogliamo giocare o no?-
Yuffie è esaurita, è logorroica ed è anche capricciosa, però devo ammettere che tra il gruppo dei salviamoilmondoperchèsiamofighi è sicuramente la più simpatica. Ovviamente ciò accade solo quando sta zitta... Le rivolgo un'altra occhiata attenta. Sicuramente non ha le forme giunoniche di Tifa che hanno fatto sognare cose non proprio caste a chi l'ha incrociata sul suo cammino, certamente le manca l'eleganza  dell'ultima Cetra (che spreco, maledetto Sephiroth!) e non ha neanche l'aspetto seducente di Elena, però non si può dire che non vi sia qualcosa di malizioso in quel faccino delicato dagli occhi a mandorla. E' come  una di quelle ragazzine sexy che appaiono su alcune riviste per adolescenti, con tanto di lecca-lecca tra le dita.
- Come siamo energiche stasera! A cosa vogliamo giocare?-
- Strip poker!- risponde alzando il tono di voce e, contemporaneamente, sollevando la mano come se stessimo a scuola.
- Bah, a me sembra che tu sia già abbastanza svestita...- sono sincero, non si è mai premurata di coprirsi e ha fuori metri di pelle, non c'è nessuno sfizio a spogliare una che ha messo una cintura al posto della gonna.
- Poker normale con pegno da pagare in alcol per chi perde- propone Elena.
- Ci sto!- accetto volentieri. Tanto scommetto che queste due non sono capaci di distinguere i fiori dalle picche e, in caso l'alcol le aiuti a sciogliersi un po', possiamo dividercele una ciascuno tra me e Rude. Cid non lo calcolo, un po' perchè non ha detto una parola da quando sono arrivato, un po' perchè anche lui ha condannato il suo pene al sacro vincolo del matrimonio. Checchè ne dica, stravede per il pratino di sua moglie.

La situazione dopo un'ora di gioco è la seguente: per qualche mano io e Rude abbiamo finto di perdere per lasciar credere alle avversarie di avere delle possibilità, poi abbiamo iniziato a fare un po' più seriamente, costringendole a mandar giù diversi liquori alla calata. Risultato? Yuffie, che a carte se la cava decisamente meglio della mia collega, ha cominciato a piagnucolare farfugliando frasi strane su un amore non corrisposto ed Elena sta ridendo come una matta. Non credevo che ne fosse davvero capace, pensavo non avesse proprio i muscoli facciali preposti a farlo...
- Non mi capacito della cosa!-
Insiste Yuffie.
- Cosa c'è in me di sbagliato?-
- Proprio nulla- rispondo con un ghigno.
-Non sono anche io carina e attraente?-
- Ma certo, ti ho notata subito entrando-
Piagnucola un altro po'.
- Non faccio venire anche io la voglia di fare sesso?-
- A me sì - ammetto tanto per sondare un po' il terreno.
- Non faccio venire la voglia di strapparmi i vestiti di dosso per vedere cosa c'è sotto? -
C’è qualcosa sotto?
- Sono disposto a provare!-
Mi ignora e continua.
- E non suscito la curiosità di vedere in quale posizione do il meglio di me?- si porta platealmente una mano sul petto a indicare quello che NON ha.
- Sperimentiamo!- suggerisco con enfasi.
Sua maestà si volta a guardarmi con lo sguardo decisamente offuscato dalla sbornia.
 - Ma come sei insistente, devo pensare che ti manchi la giusta compagnia? Sembri uno che non vede una donna dall’alba dei tempi … -
-Parla quella che ha fatto le ragnatele! Sembri Cloud Strife nel suo periodo migliore. Prima di sposare Tettebelle aveva messo il cilicio al piccolo Freddy-
-Non azzardarti a fare paragoni! Io non sono come lui, non sono vergine per scelta, l’astinenza mi è stata imposta da altri!!!-
Ecco come si scoprono gli altarini: ha ammesso di sua spontanea volontà di non aver mai fatto sesso in vita sua e non nasconde il fatto di essere malata di ormonella acuta.
- E chi ti avrebbe imposto un simile divieto?- fa che non risponda chi penso io …
- Vincent Valentine!-
Ecco, appunto …
- Cosa darei per avere i segni del suo passaggio sul mio corpo- dice come se fosse l’eroina di una di quelle soap opera di terza categoria. Beh, come se esistesse una categoria superiore per quella robaccia. Devo chiedere a Rude, lui a volte le guarda.
- Sì, il succhiotto sul collo a forma di canini fa davvero troppo figo ** … -
- Come sei sensibile, Reno, non me lo sarei mai immaginato!- e manda giù un altro sorso di liquore. Tra un po' mi crolla addormentata, me lo sento, e mi toccherà portarmela a casa in spalla. A casa … Chissà che faccia farebbe Godo nel vederla combinata così! Sebbene la cosa mi divertirebbe non poco, non mi va di mettermi in viaggio fino a Wutai.
- Ahahahahahahaha, Rude, chi lo avrebbe detto che sei un tale burlone?- Elena segue in estasi i giochetti da bambini che il compare fa con le carte e se la ride di brutto.
- Tseng non mi fa mai divertire così, ahahahahahahahahah!-
Disperatamente frigida.
Cid continua a non dire niente, l'unica cosa che fa è riempirsi il bicchiere appena se lo scola in gola. Gatta ci cova...
- Fa caldo qui!- Yuffie si fa aria con una mano. Caldo? Prendiamo un po' la alla al balzo.
- Che ne dici se uscissimo da qui e ci liberassimo di questi vestiti così pesanti e soffocanti?-
- Uscire?- mi guarda con aria svagata, come se avessi avuto chissà quale geniale intuizione.
- Sì, usciamo!- e mi tira per mano trascinandomi fuori, non senza prima aver afferrato una bottiglia piena.
L'aria frizzantina della notte ci accoglie benevolmente e da sollievo alla faccia della signorina che ha le guance in fiamme.
- Guarda cosa c'è lì!- con la mano malferma mi indica uno spiazzo poco lontano che ospita delle giostrine. Cammina barcollando e appoggiandosi a me, superiamo la recinzione che delimita l'area del piccolo parco e si sistema maldestramente su una panchina.
- Sai una cosa, Reno? Non sospettavo minimamente che tu potessi essere così cazzuto! Peccato... che sono... già innamorata di... un altro...- e così dicendo crolla sulla mia spalla.  Restiamo così per una quindicina di minuti, tempo necessario per darmi dello stupido. Che fine ha fatto il mio proverbiale cinismo? Cazzo, ogni lasciata è persa e invece di approfittarne finisco per fare il fratello maggiore. Non vorrei che la vicinanza di Tseng e del chocobo chiodato mi abbia provocato una qualche malattia che debilita a livello sessuale. Ora che ci penso, il mio uccello del paradiso ha taciuto per tutta la serata, devo cominciare a preoccuparmi?
- Quella è un'altalena?- la voce di questa isterica mi fa trasalire, quando si è svegliata? Beve un'altra sorsata di liquore dalla bottiglia che si è portata dietro e si alza.
- Voglio fare un giro!!!- afferma tutta contenta e si allontana.
- Dai, Reno, vieni anche tu! Vieni a spingermi!-
Ci mancava solo il regresso allo stato infantile. Beh, non che da sobria sembri molto più matura... Comincio a darle qualche spinta giusto per mettere a freno le sue proteste e lei continua ad usare dei decibel di troppo per ripetere esclamazioni del tipo " Di più, di più! ", "Ti prego, no fermarti.. ", "Ma lo sai che sei bravissimo? ".  Se continua così alla fine sarò costretto anche a darle una sigaretta...
Un momento, ma nel gruppo salviamoilmondoperchèsiamofighi non c'era qualcuno che soffriva di mal d'aria? Non faccio in tempo a formulare quel pensiero che Yuffie ferma l'altalena puntando i piedi a terra e facendo strusciare rumorosamente le suole delle scarpe, mi guarda per un istante con la faccia verde e corre verso il lato della strada. Raggiunge con malagrazia la recinzione bassa, si inchina e comincia a … dare il meglio di sè!
Quando una situazione non è proprio come la desideri tu, cerca di trarne tutti gli aspetti positivi che riesci a trovare. E’ una frase che mi ripeto spesso quando le cose non girano per il verso giusto …
 Piegata di novanta gradi, con la minigonna che si solleva, devo ammettere che la prospettiva da cui osservo la scena è molto, molto vantaggiosa. All'ennesimo conato, però, ho un moto di pena verso questa isterica dalla zucca vuota, sembra che regga l'alcol meno di quanto avevo preventivato. Le metto una mano sulla fronte mantenendole la testa e con l'altra le do dei colpetti sulle spalle. Se per "riscattarci dal nostro passato" Rufus Shinra intendeva questo, allora io ho superato l'esame col massimo dei voti...
Quando finalmente la principessa si alza le porgo un fazzoletto che ho bagnato alla fontanella qui accanto. Se lo passa sulla fronte, sulle guance pallide, si pulisce la bocca e si scusa. Per fortuna evita di restituirmelo! Dopo neanche trenta secondi, però, un altro conato la costringe a ripiegarsi. Santi dei, è peggio di quel che credessi.
Mentre cerco di raccogliere le idee e decidere  quale dei suoi amici chiamare per scaricare questa rogna, avverto una presenza alle mie spalle.
Vincent Valentine in persona compare sulla scena del delitto con la sua espressione da " sopporto anche questo perchè in passato ho peccato" . Butta un'occhiata alla signorina, poi mi lancia uno sguardo di traverso. Io alzo le mani al cielo in segno d'innocenza.
- Non le ho fatto niente, è capitata per caso al mio tavolo e si è ridotta così! -
Il vampiro dalle lunghe zanne non commenta, si limita a tornare con gli occhi rossi su di lei.
Yuffie alza finalmente la testa premendosi il fazzoletto davanti alla bocca e, quando si accorge del nuovo arrivato, fa un passo indietro. I loro sguardi si incrociano e quello della principessa di Wutai è carico di astio e di rimprovero. Scarmigliata, con i vestiti in disordine, il volto verde e le lacrime agli occhi appare come la grottesca caricatura di quelle attricette da quattro soldi che interpretano personaggi patetici. Tuttavia, nonostante in questo momento non ci sia niente di dignitoso in lei, serba in fondo un'aura regale, è piena di orgoglio. Valentine cerca di allungare una mano per toccarla ma lei lo scaccia con una manata decisa.
- Non voglio che mi tocchi, vattene via!- gli ordina in modo perentorio, sollevando bene il capo. Il suo attimo di gloria dura poco, perchè si rimette le mani all'altezza dello stomaco e comincia a contorcersi per il dolore.
Vincent sospira leggermente, fa un passo avanti e se la carica in spalla come un sacco di patate. Mi saluta con un cenno della testa e si allontana, ignorando le proteste di Yuffie e i pugni con cui gli colpisce la schiena.
Decisamente un'uscita a dir poco sensazionale per una principessa. Quale maestà, quale grazia, quale finezza!
Non avendo più nulla da fare, mi metto le mani in tasca e rientro nel locale. Nell'anticamera incontro Rude alle prese con Elena, sta tentando di farle indossare il soprabito.
- La riaccompagno a casa e ritorno qui-
-Oh, Rude, tu sì che sei figo!- gli rispondo ghignando.
Ecco perchè voglio bene al mio collega, non solo si premura personalmente di liberarci da questa seccatura frigida e bionda (Che cacca, non è simpatica neanche da ubriaca!) ma promette di tornare.
- La notte è appena iniziata- gli bisbiglio facendogli l'occhiolino.
Lascio i due alle loro belle cose e torno a tavolo, ordinando un'altro bicchiere. Che razza di serata e che sfigate quelle due!Da Turk a santi. Adesso posso morire, ho visto davvero tutto.
Mi stiracchio e mi ricordo della persona che non si è mossa da qui neanche per andare a pisciare.
-Stramerda, Cid, non hai detto nulla per tutta la sera!E smettila di bere, messo a novanta gradi non sei uno spettacolo piacevole quanto le chiappe della principessa di Wutai-
- Shera ha un ritardo-
Che cazzo ha detto? Doveva arrivare alla sua età per scoprire l'ovvio?
-  Un ritardo mentale? E' un tarlo prettamente femminile, fattene una ragione-
- Shera ha un ritardo-
Sarà che ripete la frase di prima, sarà che usa un tono quasi strozzato, ma torno un attimo sulle sue parole e un'illuminazione mi colpisce in pieno viso come un pugno.
- Ah, intendi dire un ritardo Ritardo... non un ritardo … -
- Shera ha un ritardo- ripete in modo inconsolabile mandando giù l'ennesino sorso di liquore.


So if by the time the bar closes
And you feel like falling down
I’ll carry you home tonight ”

 
Cid... padre?

L'idea è terrificante anche per uno come me...

Ahahah, speriamo che sia femmina!



 
 


* Fun  - We are young -
** Columbrina docet

Ultimo aggiornamento prima di un altro periodo senza internet. Quando la linea sarà definitivamente ripristinata recupererò TUTTO, ma proprio TUTTO ciò che ho lasciato indietro.
Non so più come scusarmi con questi ritardi, sono pessima sia come scrittrice che come lettrice …
Un bacione a tutti, mi farò viva presto, lo giuro!

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Capitolo 43
*** Scent of a woman ***


Piccola e barbosa precisazione che introduce il capitolo.
Vincent è una bestia nera in generale, con le donne non ne parliamo proprio. A parte l’opinione di Cid che lo vede come il “peggio messo”, ho deciso di proporre il personaggio alle prese con il gentil sesso così come lo si vede in DoC (all’incirca. Non sono così presuntuosa da credere davvero di centrare in pieno l’IC). Siccome è rimasto a nanna nella famosa bara per un trentennio, le sue capacità di relazione sono congelate ai suoi 27 (?) anni, un po’ come capita con Shelke e le cose della vita (tutte!). Spero che abbiate la bontà di applicare questo concetto al capitolo.
Ok, vi lascio alla lettura.
A dopo …

36. Scent of a woman
(Vincent)

- Vin, ti prego, mettimi giù!
La voce biascicata di Yuffie rimbomba nell’androne silenzioso del palazzo in cui ho fittato un piccolo appartamento. Se durante il tragitto ho ignorato i suoi lamenti, adesso non posso fare a meno  di prestarvi attenzione altrimenti sveglierà tutti i vicini. Faccio come mi ha chiesto ma, non appena allento un po’ la presa, la ragazza perde l’equilibrio e per poco non casca dalle scale. L’afferro per un braccio cercando di tenerla su. Ha i capelli scarmigliati, i vestiti disordinati, il volto pallido e gli occhi assenti, ma come ha potuto ridursi così? Perché poi? Se Cid non mi avesse avvertito che fine avrebbe fatto a quest’ora? Non credo che quel Turk ne avrebbe davvero approfittato, ma non sono tanto sicuro che avrebbe perso tempo ad occuparsi di lei. Le metto un braccio intorno alla spalla e cerco di aiutarla a salire le scale. Dopo neanche tre gradini si ferma affannata.
Ma che razza di irresponsabile!
Sbuffo perché so che esiste solo un modo per arrivare al decimo piano di un palazzo senza ascensore … Le passo l’altro braccio sotto le ginocchia e la sollevo, lei mi lascia fare e poggia la testa sul mio petto posando un pugno chiuso sul mio cuore.
Yuffie non è particolarmente pesante, anzi, però arrivo ugualmente al mio piano col fiatone. Quando entro nell’appartamento e mi richiudo la porta alle spalle apre gli occhi e mi guarda in modo vacuo.
- Se lo sapesse Shelke … -
Fa anche la spiritosa!Questo da un lato mi solleva, perché non credo che se riesce a fare battutine rischi il coma etilico.
Non le rispondo, Shelke non farebbe proprio niente, sono io che l’ammazzerei per questa cavolata che ha messo in pratica.
Per l’ennesima volta cerco di rimetterla in piedi, ma ha un mancamento. L’afferro e la trascino in bagno, apro l’acqua nella vasca e punto il doccino sulla sua testa. Il getto fresco sembra farla riprendere giusto in tempo per vederla piegarsi sul w.c. accanto e vomitare ancora. A quanto ho capito anche con Reno non ha fatto altro, quindi non dovrebbe sentirsi un po’ meglio?
Continuo a non capire questa sua follia, che io ricordi le uniche volte che ho alzato un po’ il gomito sono state causate dal mio amore per Lucrecia e per l’assurda situazione in cui ci eravamo cacciati, ma lei che motivi ha per bere così tanto da non reggersi in piedi?
Quando i conati sembrano essersi fermati, le passo un bicchiere d’acqua e del colluttorio con cui sciacquarsi la bocca. Seduta a terra, con gli abiti bagnati e dondolando su se stessa, ha un non so che di sensuale. So che il pensiero è inopportuno e del tutto fuori luogo, però sono e resto un uomo. Se solo anche lei fosse cosciente dei pericoli in cui ci si può imbattere riducendosi in questo modo …
- Ce la fai a cambiarti?- le chiedo con il mio solito tono neutrale.
Neanche mi guarda, si limita ad appoggiare un gomito sul bordo della vasca e a piegare la testa sul suo braccio.
Di bene in meglio …

La mia camera è spoglia, come il resto della casa. Non ho fatto mai nulla per personalizzare questo posto, per lasciare un segno del mio passaggio, mi limito ad usarlo come appoggio quando vengo a trovare Shelke. Sono suoi i disegni alla parete, così come le letterine appese al frigo con le calamite, di me c’è solo il nome sul traghettino alla porta d’ingresso. Poggio Yuffie sul letto ma mi rendo conto che non posso davvero lasciarla così, bagnata e infreddolita fino a domattina. Questa ragazza ha la capacità di mettere a dura prova la mia pazienza!
Mi volto, apro l’armadio ben consapevole di non avere nulla di adatto a lei. Ci sono alcuni vestiti di Shelke ma la taglia è decisamente diversa, mentre il mio abbigliamento si riduce davvero all’essenziale. Dopo qualche attimo di indecisione, prendo un maglione nero e torno da lei.  Le lancio un’altra occhiata e mi decido a spogliarla. Da quanto tempo non lo facevo?Anni? Secoli? Millenni? Mi sembra un’altra vita se ripenso a me alla sua età … Parto dagli stivaletti per poi passare alla gonna e alle calze. Facendo attenzione a non farle male, tiro via anche la maglietta lasciandola in intimo.  Mi fermo un attimo a guardarla, mi sento un vigliacco ad approfittarne, però è più forte di me. Non ha neanche lontanamente le forme morbide e accoglienti della signora Strife, non ha neanche la matura consapevolezza femminile di Shera, anzi, per dirla tutta è ancora un po’ acerba, però credo che l’uomo che un giorno riuscirà a conquistarla sarà fortunato. In questo momento è così debole e vulnerabile, ci vorrebbe davvero poco per farle del male. Le infilo delicatamente il maglione e quando le faccio sbucare fuori la testa i nostri sguardi si incrociano. Decisamente non è ancora in sé. Se potessi le regalerei un sorriso ma non ne sono capace. La metto giù, le rimbocco le coperte, ma una quando faccio per allontanarmi sento afferrarmi il polso.
- Resta con me, anche solo cinque minuti- bofonchia con la bocca impastata.
Non so neanche io il perché, ma mi siedo accanto a lei sul letto, mentre la sua testa ricade pesante come piombo sul cuscino. Non parla, se ne sta solo lì, con la mano ancora allacciata al mio polso e gli occhi semi aperti. E’ una situazione troppo strana, in genere non la si riesce a zittire neanche sotto minaccia! Dopo minuti che mi sembrano interminabili in cui mi sono limitato a guardarla alla luce tenue della lampada, con mia grande sorpresa, sono proprio io a rompere il ghiaccio.
- Perché?-
- Non lo so- scuote la testa debolmente.
- Non è una risposta- le faccio notare.
Sbuffa.
-Ero solo … stanca di non essere presa in considerazione-
Questa poi!
- Non è affatto vero: tuo padre è sempre in pena per te,  Cid si lamenta ma ti considera come una figlia, hai tanti amici che ti vogliono bene, di cosa ti lamenti? Sei stata sciocca e infantile! Qualsiasi sia il problema, non sono questi i modi di risolverlo. Cosa sarebbe successo se Reno ti avesse lasciata lì per strada e Cid non mi avesse avvertito?-
- Mi stai facendo la predica- mi fa notare in tono un po’ adirato, per quanto la sua voce biascicata possa avere un tono diverso da un lamento in questo momento.
- Forse perché te la meriti-
- Non sei mio padre- risponde piccata.
- Ma potrei esserlo, vista la differenza d’età-
-Non lo sei!- alza un po’ la voce, quel tanto che le sue condizioni le permettono.
- E’ vero, però sono tuo amico e … -
- Non voglio neanche che tu sia mio amico!- ha le lacrime agli occhi.
Sbuffo.
Stasera ho acquisito una nuova consapevolezza: capire Yuffie è generalmente un’impresa, ma quando è ubriaca è imperscrutabile!
- Pretendete maturità da parte mia, però seguitate a trattarmi come una ragazzina! Solo perché non ho le tette grandi come Tifa o non perdo tempo dietro ai fornelli come Shera non significa che io non sia una donna-
Straparla più del solito …
- Certo che sei una donna, cosa ti fa pensare il contrario?- ma tu guarda che discorsi …
- Donna, non femmina. La persona che mi piace mi vede come una ragazzina immatura, ma sono una donna anche io!-
Problemi di cuore?E ne viene a parlare giusto con me?! Se la situazione non fosse quella che è lo troverei perfino divertente.
- Hai paura di invecchiare senza aver trovato un fidanzato?-
Non risponde.
- Così somigli a Shelke -
-Oh, al diavolo, Vincent Valentine!-
Si ricorda ancora del mio nome, è già qualcosa.
Si solleva con fatica e si mette seduta, poggia la testa sulle ginocchia e comincia a piangere. Ci mancava solo questa … Decisamente non sono un buon confidente visti i risultati.
Cosa si fa in casi come questi?
- Hey, Yuffie, non volevo essere duro , scusami -
Così potrebbe andar bene?
Solleva la testa solo un attimo, per poi buttarmi le braccia al collo e rannicchiarsi contro il mio petto. Non so da che parte chiudere i rubinetti, forse è meglio lasciare che si sfoghi un po’.  Istintivamente le avvolgo le braccia intorno al corpo con fare protettivo, credo che stare con Shelke abbia seriamente mobilitato il mio istinto paterno … Eppure sento che c’è di più, c’è qualcosa di estremamente intimo in questo abbraccio, in queste spalle che sussultano e nei suoi singhiozzi.
E’ molto piccola, Yuffie, se stringessi solo un altro po’ potrei spezzarla, ha una grande personalità, è vivace e vitale, è tutto ciò che non sono mai stato e che non sarò mai. So che non le sono indifferente,con me riesce ad essere molto affettuosa nel suo originalissimo modo: mi chiama spesso, cerca di coinvolgermi nelle sue stramberie, teme che possa sentirmi solo. In casa è motivo di scompiglio continuo, ha delle idee che hanno dell’assurdo e il bello è che non esita a metterle in pratica, è rumorosa, è spesso invadente e non ha peli sulla lingua. Devo ammettere con me stesso che è riuscita a strapparmi un sorriso più di una volta.
Yuffie è un folletto dispettoso, nel mazzo di carte è ben lungi dall’essere una regina di cuori, però sono pronto a mettere la mano sul fuoco che sarebbe un perfetto jolly.
E solo adesso mi accorgo che ha anche un ottimo odore.
Non che prima non l’abbia mai notato, ma così vicina, con il naso tra i suoi capelli e con i corpi così incastrati posso sentirlo in tutta la sua fresca fragranza.
Yuffie odora di giovinezza e di voglia di vivere.
Yuffie profuma di donna …
- Suvvia, non è il caso di farne un dramma. Hai tante buone qualità, devi solo avere pazienza! Arriverà la persona che saprà apprezzare il tuo entusiasmo dirompente e la tua voglia di vivere, è solo questione di tempo. Non vale la pena ridursi così per un uomo -
Che poi chi sarà mai?
- Non sono carina!- sputa fuori tra un singhiozzo e l’altro.
- Sì che lo sei- cerco di rassicurarla, anche se credo che neanche si renda conto delle assurdità che dice.
- Non ho sex appeal!-
- Sì che ce l’hai-
- Non faccio venire voglia di fare sesso!-
- Ma sì che fai … - mi mordo la lingua. Va bene assecondare persone nel suo stato, ma meglio non farsi coinvolgere troppo.
- Hai tutto al posto giusto- cerco una formula più diplomatica e neutrale.
- Non è vero, non ho niente di buono!- finalmente stacca la testa dal mio petto e solleva il viso nella mia direzione.
-Hai un buon profumo, Yuffie, un buon profumo di donna- mi lascio sfuggire di bocca.
Spalanca i suoi occhi a mandorla e schiude un po’ le labbra turgide in un’espressione di puro stupore.  Il maglione largo di diverse taglie, una spalla minuta che spunta fuori dallo scollo, le gambe allenate bene in vista,le braccia coperte dalle maniche fin troppo lunghe, le mani poggiate sul mio petto, le guance solcate dalle lacrime e gli occhi scintillanti...
Non sarà mai come Tifa e Shera, mai. E non sarà mai neanche come …  come … Lucrecia, però  non le si può negare una particolare sensualità che forse deriva proprio da quell’aspetto sbarazzino, un po’ fanciullesco che ben si coniuga con il carattere solare di cui è dotata. Per nulla al mondo vorrei essere io a privarla di questa splendida solarità. Anche adesso che è stravolta e fuori di sé, il suo brio è presente anche solo attraverso il suo profumo.
Fissa il suo sguardo nel mio e non so perché mi sento vagamente allarmato. Cosa mai potrebbe farmi? La sua forza di volontà è notevole, però la sua inferiorità fisica è innegabile, specie nelle condizioni in cui si trova. Tuttavia non è delle sue capacità da guerriera che mi preoccupo, non so spiegarmelo nemmeno io.
Succede tutto lentamente, eppure non trovo il tempo di fermarla …
Le sue mani lasciano il mio petto e piano risalgono il mio corpo sfiorandomi il collo e posandosi sulle mie guance. Il suo sguardo, prima puntato sul mio, abbandona i miei occhi per concentrarsi sulla mia bocca. Il suo viso si avvicina con lentezza al mio fino a quando le sue labbra non conquistano le mie e, mentre le sue palpebre si abbassano come a voler perdere il contatto da tutto ciò che le circonda, i miei occhi si spalancano su un abisso.
Il contatto non dura molto, giusto il tempo di sconvolgermi neanche avessi sedici anni.
Un bacio breve ma che le da tutto il tempo per prendersi un po’ di me.
Breve, sì, ma non c’è nulla di innocente in questo bacio.

… E devo ammettere con me stesso che non è solo il suo profumo di donna a piacermi.






Scent of a woman - Profumo di donna - è un film che consiglio di vedere a tutti.
Come ho spesso ammesso, Vincent Valentine è stato ed è una bella gatta da pelare, un osso durissimo, perché è ermeticamente chiuso, è praticamente impossibile da descrivere (se non fisicamente, e che pezzo di manzo!). I suoi pensieri sono pressoché insondabili, fatta eccezione quando è lui stesso a volerli mostrare. Quando mi sono resa conto dell’esistenza del pairing Yuffitine sulle prime l’ho trovato alquanto ridicolo, come coppia proprio non ce li vedevo!Poi, però, ho cominciato a ragionarci su (e qui Mila83 ha tremato …). Trovo più che plausibile che Yuffie possa trovare attraente un uomo come l’ex-Turk, così misterioso e affascinante, tuttavia non ho mai capito perché lui dovrebbe interessarsi a lei. Cosa possiede la principessa di Wutai di così particolare da riuscire ad attirare l’attenzione di un uomo del genere? Finora (Dis)avventure ha proposto la coppia sullo stile di una barzelletta, con lei che sogna ad occhi aperti e lui che solo raramente si mostra disponibile. Diciamo che da questo momento in poi faranno un po’ “sul serio”. Non so cosa ne verrà fuori, probabilmente i capitoli verranno accolti da fischi e pernacchie, però non si sa mai.

Non so quando ci risentiremo,il mio internet resta ancora un grosso punto interrogativo. Nel mentre cercherò i rimettermi in riga con le recensioni.
Un bacione a tutti!
Manila.

 

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Capitolo 44
*** Calamità naturali ***


37. Calamità naturali
(Cid)

- Non vuoi almeno una tazza di thè?- il tono di Shera è contrito e preoccupato.
La guardo appena mentre mi alzo da tavola senza aver praticamente toccato cibo. Scuoto la testa e, senza emettere fiato, giro i tacchi ed esco di casa . L’aria di questo mattino autunnale è frizzantina, il venticello che spira senza molta energia mi riempie i polmoni. Inspiro profondamente.  E’ brutto dirlo, ma a casa mi sento soffocare da quando ho saputo che ben presto non saremo più in due.

- Non è influenza stagionale fuori stagione- Shera si morde il labbro inferiore.
- Hai fatto il pieno di confetti?-
- Non è neanche quello … -
Abbassa lo sguardo.
- Allora cos’è?-
Fa un respiro profondo e sgancia la bomba.
- Io … ho un ritardo. Cid, credo di essere incinta-
Beh, non lo ha solo creduto, è incinta davvero. Credo che quando i Cetra abbiano visto arrivare quella calamità di Jenova sul Pianeta abbiano avuto la mia stessa reazione. Jenova, una calamità aliena.
Mi metto una paglia in bocca ma non l’accendo, neanche fumare mi aiuta ad affrontare questa cosa che non riesco neppure a definire problema.  Da quel giorno ho parlato pochissimo con mia moglie e devo ammettere che la mancanza di comunicazione non è attribuibile a lei. Irrazionalmente mi sento tradito, com’è potuto accadere? Non voglio dire che ha cercato di incastrarmi, però, stracazzo, perché è successo? Anni e anni passati a fare scuola a mezze calzette come Strife e Valentine e lo stronzo che ci casca sono proprio io?
Mi volto un attimo a guardare la mia casa e scorgo la tenda della cucina chiudersi.
Mi dispiace, Shera, ma non credo di poter essere un padre, è già un miracolo che io sia un così imperfetto marito.
Cinque ore e diversi pacchetti di sigarette dopo, torno a casa da lavoro, entro in cucina e apro il frigo tanto per vedere se il mio stomaco chiuso ha qualche reazione.  Proprio quando penso che potrei farmi tentare da una fetta di torta, qualcosa fa in modo che l’appetito mi abbandoni fino a data da destinarsi.
- Signor Highwind?-
Sibilante, tagliente, come proveniente dall’oltretomba … Mi viene da rispondere solo in un modo.
- Sì, Jenova?-
- Molto spiritoso, sarà questo che avrà fatto colpo su mia figlia?-
Sbuffo e chiudo il frigo. Se c ‘è una cosa che mi riduce l’intestino a un nodo da marinaio è la presenza di quella donna funesta in casa mia. Mi volto lentamente, come a cercare di rimandare lo spiacevole incontro  anche solo per qualche frazione di secondo ancora, ma serve a poco: gli occhi di mia suocera incrociano i miei e mi basta un attimo per capire che la sua spiacevole visita sarà peggiore del solito, speriamo solo che duri poco.
- Ho sempre saputo che lei non era adatto per mia figlia, così rozzo e triviale-
Oh, che trita coglioni che è questa megera! Ogni volta che ci vediamo è sempre la stessa cosa: si presenza senza invito (beh, almeno senza il mio), non dice neanche buongiorno, poggia le mani rugose sui fianchi ed esterna il suo proverbiale disappunto sul fatto che sua figlia abbia accettato di sposarmi. Mica l’ho costretta, le ho fatto una proposta e lei ha accettato, perché non fracassa le palle a lei?Io mi sono fatto avanti ma chi ha detto di sì è stata la Shera …
- Provi a chiedere a lei cosa l’ha colpita di me-
- Il punto non è questo,abbiamo un problema ben più grave da risolvere- continua a guardarmi con disprezzo. Cazzo se mi sta antipatica!
- Senta, non so bene di cosa stia parlando, però spero tanto che non sia venuta fin qui per il colore delle tende, perché queste paturnie da femmina non mi riguardano e ho altre cose a cui pensare … - dico stappando una lattina di birra e bevendone un lungo sorso.
I suoi occhi si assottigliano, mentre mi lancia un’occhiataccia storta.
- Ho saputo che il suo sperma tabagista è del tutto sano e che la mia bambina è nei guai per colpa sua-
Sperma tabagista? Santo cazzo, ma da dove l’ha tirato fuori?
Alzo un sopracciglio. In genere le madri non sono contente di sapere stanno per diventare nonne? Perché diamine mia suocera deve essere speciale, non può limitarsi ad essere come tutte le altre? Ma il resto dell’umanità dov’era mentre Dio distribuiva la dose di culo?C’ero solo io!
-Mia moglie è incinta, che problema c’è? -
- Il problema, signore, è che lei non è adatto a fare il padre: è grezzo, scurrile, privo di qualsivoglia forma di eleganza, è mentalmente instabile e non pensa ad altro che a quegli strambi aggeggi volanti -
Sono d’accordo su tutta la linea ma trovo spaventoso che, almeno per una volta, io e questa calamità naturale abbiamo trovato un punto d’incontro.
Muove qualche passo verso la porta della cucina e tira dentro una valigia piena di vestiti.
- Sono venuta per portare via mia figlia- annuncia con ostentata sicurezza.
Portare via Shera?
- Converrà con me che lei non è capace di sostenere la situazione e che la mia è la scelta migliore per tutti-
Portare via Shera?
- Mamma! Cosa ci fai qui?-
Non mi sono neanche accorto del rumore delle chiavinella toppa, mia moglie entra in casa con i sacchetti della spesa tra le braccia e ci guarda sorpresa. La cosa che mi preme di più sapere, però è un’altra: come cazzo è entrata la suocera in casa nostra senza chiavi???
- Sono venuta a prenderti, non è più il caso che tu e il bambino restiate qui. La cosa migliore da fare è di allontanarvi da questo individuo- il suo tono è perentorio, di quelli che non ammettono repliche.
- Questa è casa mia e questo è mio marito, nonché l’uomo che ho scelto quale  padre di mio figlio!- strilla lei sconcertata.
- Marito che ti ha sempre trattata come una schiava e che neanche è interessato a fare il genitore … -
- Questo non è affatto vero, Cid è … Cid è … -
E’ entusiasta di diventare padre? E’ questo ciò che le muore in bocca?
- Vuoi dirmi che è felice? Non mi sembra stando a quanto mi hai descritto-
Shera che parla di noi a sua madre.
La notizia è sconcertante e credo non conosca precedenti.
Deve essersi sentita proprio sola per aver fatto una cosa così insana …
Mi sento un verme, sono qui, in piedi e fermo come una statua di marmo, incapace di rassicurare l’unica persona che abbia dimostrato di amarmi nonostante ogni mio grandissimo difetto.
Mia moglie si morde il labbro e abbassa la testa sconfitta.
***
La porta sbatte e sento chiaramente il motore dell’auto rombare e i pneumatici stridere sull’asfalto.
Da dieci minuti sono solo.
Da dieci minuti qui c’è solo silenzio.
Da dieci minuti la mia sigaretta si sta consumando senza che io abbia fatto neanche un tiro.
Da dieci minuti non c’è più nulla per cui valga la pena vivere.
Dieci minuti e sembra che il tempo si sia fermato.
Sono trascorsi solo dieci minuti e mi rendo conto che non sarò in grado di sostenere questa situazione per tutta la vita. Allora capisco che la calamità naturale che mia moglie si porta dentro non può essere la fine del mondo, ma l’inizio di una nuova vita, la sua e la nostra. E non fa nulla se per loro fumerò solo in giardino, oppure rinuncerò ad un’ora di sesso per una notte trascorsa a fare avanti e indietro a causa dei crampi al pancino o per i dentini che devono spuntare, perché dieci minuti di questo insopportabile silenzio sono capaci di uccidere l’anima di un uomo più di qualsiasi altra calamità naturale. Vada per i mutandoni per nove mesi invece dei soliti e irresistibili slip di pizzo, vada per i chili di troppo e il pancione grande quanto un dirigibile, vada per i pianti spacca timpani e per il cambio dei pannolini, va bene tutto purchè qui dentro non vi sia più silenzio.
Se prendo l’Highwind le raggiungo?
Scatto in piedi facendo cadere la sedia, corro alla porta e la spalanco con una violenza che quasi mi resta la maniglia tra le dita. La mia corsa, però, si arresta perché davanti ai miei occhi si para qualcosa di inaspettato e di veramente portentoso: mia moglie che corre verso casa, tirandosi dietro la valigia.
Cazzo, non deve correre, le farà male!
Finalmente afferro la cicca ormai consumata che ho in bocca da un quarto d’ora e la butto sullo zerbino. Non vedo più nulla, corro verso Shera e quando le sono davanti mi fermo. Non so cosa dirle, non so cosa fare, vedo solo che i suoi occhi si riempiono di lacrime.
- Non posso- singhiozza.
- Non devi!- mi precipito a dire in tono burbero.
Sorride e mi butta le braccia al collo. L’avvolgo in un abbraccio facendo attenzione a non stringere troppo per non far male al terzo incomodo, anche se in realtà il suo addome è ancora talmente piatto da sembrare un asse da stiro.
Io, Shera e il nostro bambino …
Merda, Reno aveva ragione: suona decisamente pazzesco.
Adesso, però, questa donna diabolica e subdola, che è riuscita a mandare in fumo il mio sogno, ad introdursi in casa mia, a farsi sposare e a farsi mettere incinta deve togliermi qualche curiosità …
- Niente più sesso su ogni superficie solida?-
Sento un risolino.
- Niente più fumo in casa?- e mi lascia un bacio sulla guancia.
- Niente parolacce e imprecazioni fantasiose?- gli angoli delle sue labbra vanno all’insù.
 Fottuto ripetutamente dalla stessa donna, è innegabile.
- Cazzo, questa è una vera calamità naturale!-


La nostra piccola calamità naturale, e visto ciò che comporterà a partire da subito direi che decisamente sarà femmina …





Momento love-love anche per Cid il Magnifico! Lui sì che è un vero uomo …
Sono molto di corsa, quindi lascio un bacione a tutti voi, spero che siate spaparanzati su una spiaggia a mangiare granita e a fare nulla. Che la forza dell’ozio sia con voi!
A presto, Manila.

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Capitolo 45
*** Happy ending(?) ***


Salve a tutti!
Spero che le vostre vacanze siano andate bene/stiano procedendo bene, dipende se siete solo all’inizio o già alla fine. Nel mio caso non sono proprio iniziate, quindi mi rassegno a veder scivolare via anche agosto. Pazienza, mi consolerò con molta, molta nutella u.u
Vi lascio a un capitolo un po’ paturnia, ma devono esserci anche questi. Il prossimo fa ridere (per non piangere), lo giuro!
A dopo.


38. Happy ending (?)
(Yuffie)


Oh, ma che tempo uggioso!
Rivolgo lo sguardo verso il cielo, così grigio e cupo, esattamente all'opposto rispetto al mio umore. Cid dice che ho una malsana tendenza a stare sempre allegra e a ridere di tutto, anche quando non c'è niente di divertente. Non sono una tale pagliaccia come vuole farmi passare, però non vedo perchè una persona debba vivere perennemente con il muso lungo. E poi per quello c'è già Cloud Strife, dico bene? In realtà in quest'ultimo periodo il suo muso è spesso e volentieri teso in timidi accenni di sorriso e se ride lui, non vedo perchè non debba farlo io. Beh, a fargli bene  è sicuramente il matrimonio con tutto ciò che di piacevole ne consegue, mentre io devo accontentarmi dell'ottimismo che mi è congenito, ma pazienza, arriverà anche il mio momento.
Volto l'angolo e infilo il portone per raggiungere casa di Vincent.Mi ha chiesto di fargli un po' di spesa, visto che non si è ancora abituato all'idea di uscire come ogni persona normale e che c'è Shelke a cena. Alla sesta rampa di scale, con i sacchetti strapieni e ancora sette piani da fare, ho già il fiatone. Ho capito che il mio vampiro preferito non dispone di molti liquidi, che si è dovuto arrangiare e che è già tanto che sia rimasto in città senza far ritorno alla sua bara a Nibelheim, però doveva prendere casa giusto all'ultimo piano di un palazzo senza ascensore? Mi chiedo come abbia fatto, qualche tempo fa, a portarmi in spalla fin su.
Dio, se ci penso che figuraccia!
Mi ha assicurato che non ho vomitato per le scale e che non ho fatto nulla d'imbarazzante che abbia attirato l'attenzione dei vicini, però mi sento ugualmente molto imbarazzata. Cosa avrà pensato di me? Non ricordo assolutamente nulla di quella sera, quindi devo credergli sulla parola, però è stato tanto gentile a prendersi cura di me. Chissà se posso sperare in qualcosa... E poi che rabbia, aver dormito nel suo letto senza avere avuto la lucidità per chiedergli almeno di restare con me! In ogni film romantico che si rispetti, le situazioni più propizie per dare un risvolto amoroso alle situazioni di stallo sono rappresentate proprio da momenti di debolezza da parte di uno dei due personaggi...   Quando ho aperto gli occhi, il mattino seguente, mi sono ritrovata nel suo letto con addosso un suo maglione di almeno tre taglie più grandi di me. Ciò significa che il signor Valentine mi ha portato in spalla per dieci piani, mi ha condotta nella sua stanza, mi ha spogliata e rivestita, e mi ha lasciata lì fino al giorno dopo. L'ho trovato addormentato su una poltrona-letto che utilizza quando Shelke pernotta da lui. Avrebbe potuto almeno aprirla e mettersi più comodo! Quando mi sono ritrovata in una camera non mia mi sono sentita molto confusa e smarrita. Il mal di testa era devastante, lo stomaco faceva ancora le capriole e l'unica cosa che ricordo con non poca difficoltà è uno strano sogno in cui lo baciavo. Beh, tanto strano non è, anzi è piuttosto ricorrente. Tuttavia c'è qualcosa di diverso, perchè il sogno di quella sera, seppur sfumato, mi ha lasciato strane sensazioni. Al mio risveglio, mi sembrava di sentire ancora il suo sapore sulle labbra.
Il sapore di Vincent...
Maledizione alla mia memoria pressoché inutile! Se non avessi bevuto come una spugna a quest'ora serberei ancora i ricordi di quei momenti. Maledetto anche Reno, è per colpa sua se mi sono ubriacata! Ripensandoci, però, se non lo avessi fatto  Vincent non sarebbe mai venuto a recuperarmi e non avrei dormito nel suo letto. L'unica cosa che la mia mente ha serbato è  il profumo delle lenzuola, quello sì che me lo ricordo bene.  Lavanda e profumo di...di uomo.  Tifa dice che Cloud ha un odore dolce, come fruttato. Certo, lei ha potuto sperimentare sulla sua pelle l'essenza della persona che ama, mentre io l'ho fatto indirettamente, però mi sento di dire che l'ex turk probabilmente profuma di fresco e di natura, mi ricorda un po' il profumo del sottobosco... E il suo sapore? Non mi è dato di saperlo se non attraverso un sogno. Come mi è apparso? Fresco come il suo profumo, solo a tratti leggermente aspro. Quanto può esserci di vero in un sogno? Non saprei dirlo, probabilmente sono io che mi ostino a immaginarmi sapori e odori come mi piacerebbe che fossero.
All'ultimo gradino ho il fiato talmente corto che credo che i polmoni schizzerebbero fuori dalla bocca se parlassi.  Così, rossa, sudata e totalmente in disordine, busso al campanello e solo quando Vincent mi apre ricordo di avere le chiavi in tasca. Ovviamente non sono mie, me le ha date lui stesso quando sono passata a prendere la lista della spesa. Credo che solo Shelke ne abbia una copia, tanto per cambiare...Certo, la ragazzina non deve assolutamente aspettare per strada nel caso venga a trovarlo e lui non sia presente in casa.
Vincent si fa da parte affinchè io possa entrare, però non mantiene molto il contatto con i miei occhi. E' da quella sera che è così sfuggente. La cosa mi preoccupa, perchè fa così se mi ha stragiurato che non ho combinato nulla d'insensato?
- Ti ho dato le chiavi- mi ricorda atono,prendendomi dalle mani alcuni sacchetti pieni e  dandomi le spalle.
- Sì, lo so, solo che ero sovrappensiero e poi dopo dieci piani non si è più tanto lucidi da ricordare simili dettagli- scherzo ridacchiando.
Mi risponde con un'alzata di spalle e comincia a sistemare il cibo in frigo. Per un po' lo aiuto, poi mi accorgo che lo stendino è pieno di indumenti.
- Forse è il caso di raccoglierli, il tempo minaccia pioggia- ma appena faccio per metterli nel cesto della biancheria da stirare e raccolgo un paio di mutande, mi toglie tutto da mano.
Ok, oggi siamo un po' tesi. Strano, in genere non tende mai ad esternare i suoi stati d'animo.
- Senti, Vin, ti piacerebbe andare al cinema il prossimo sabato? Danno un film molto bello. Non temere, non è nulla di romantico e poi potremmo cenare fuori. Che ne pensi?-
- Sabato è impossibile, Shelke dorme qui- mi risponde senza neanche guardarmi.
- Va bene, sarà per un'altra volta...-
Nessuna risposta.
- Oh, sai, sono passata davanti al negozio di telefonia e ho visto un modello di cellulare molto ,molto carino! Quando hai tempo potremmo passare e dare un'occhiata, sembra che a breve metteranno delle offerte e...-
- Ho già promesso a Shelke di andare con lei, anche perchè è ora di comprarle un telefonino nuovo-
- Mi sembra giusto, il suo è un po' vecchiotto e ha problemi di linea-
Avverto una strana tensione, non so spiegarmelo.
Sta finendo di sistemare la verdura in frigo quando tira fuori uno strano tubero dalla busta e si ferma un attimo a osservarlo.
- Ah, quello non c'era nella tua lista. E' un particolare tubero che viene prodotto a Wutai. Se cucinato in un determinato modo è buonissimo. Se vuoi posso darti la ricetta!Non sono molto brava, però potremmo cucinarlo e mangiarlo insieme-
-Non è la prima volta che lo mangio, ma a Shelke non piace-
Dei benedetti, ho proposto di cucinarlo per lui, che c'entra quella ragazzina? Mica deve mangiarlo con la sua bocca!
- Comunque, Vincent, io...vorrei ancora ringraziarti per quella sera. Non ho idea di cosa facessi da quelle parti, però ti sono comunque grata per avermi portata a casa,anzi, scusami se ti ho disturbato. Non è da me fare certe cose, è stato un momento di debolezza, non so cosa mi sia preso. Resta il fatto che sei stato un vero cavaliere, quindi io... -
- Non è stato nulla, e per fortuna Shelke non era in casa- mi interrompe.
Oh, ma non è possibile! Ogni discorso porta sempre a un unico argomento, è un'esagerazione!
- Shelke, Shelke, Shelke, sembra tu non sappia parlare d'altro! Non dico di abbandonarla in istituto e di dimenticarla lì, però dovresti pensare anche un po' a te stesso. Va bene che sei un punto di riferimento per lei, ma dovrebbe almeno sviluppare un minimo di autonomia. Santi Dei, perchè non si trova un fidanzato?-
- Beh, se è per questo dovresti trovartene uno anche tu, tuo padre ha ragione...-
E’ gelo quello che avverto alla bocca dello stomaco?

- C...come? -


***

Sbatto contro qualcuno. Deve avere il petto duro, perchè il mio naso non è molto concento dell'urto.
- Le chiedo scusa- dico meccanicamente, senza neanche guardare in faccia il povero malcapitato.
- Yuffie?-
E' il mio nome. Il tizio mi conosce... Sollevo lo sguardo,è Cid. Mi guarda come se avesse visto un fantasma.
- Cid, cosa ti è successo?- chiedo atona.
Sgrana gli occhi e spalanca la bocca, perdendo la presa sulla sigaretta che stringeva tra le labbra, che cade in una pozzanghera e si spegne. E' da tempo che non fuma più in casa, non vuole fare del male a Shera e al bambino,cerca di proteggere la sua famiglia. Ma se la sigaretta è caduta in una pozzanghera significa che sono per strada?
- Che diamine è successo a te! Cos'è quella faccia? E perchè cammini sotto la pioggia? Non esistono gli ombrelli a Wutai?-
Faccia?
Pioggia?
Ombrelli?
Allargo la visuale dal suo viso a tutta la sua figura. E' vero, regge un ombrello...  Alzo una mano e me la passo sugli occhi e poi tra i capelli, ed è in questo momento che scopro di essere completamente bagnata.
-Yuffie, ti senti bene?-
Mi sento bene?
- Io...ero da Vincent e poi...-
Poi... Non so cos'ho fatto.

 “Beh, se è per questo dovresti trovartene uno anche tu, tuo padre ha ragione...”.

 Ricordo di averlo guardato. Avrei voluto lanciargli un'occhiataccia, lo giuro ma non ci sono riuscita. Per la prima volta quell’uomo mi ha guardata con i suoi occhi rossi con il chiaro intento di farmi male. Non è mai stato particolarmente espressivo, ma sono sempre riuscita a leggere nelle sue iridi insolite ciò che pensava. Quello che ci ho visto oggi significava solo una cosa.

“Beh, se è per questo dovresti trovartene uno anche tu, tuo padre ha ragione...”.

Sì, io...non gli ho risposto niente, mi sono solo voltata e ho lasciato il suo appartamento. Mi sembra di aver incrociato Shelke e credo mi abbia detto qualcosa, oppure no, non... ricordo. Forse era sua la voce che mi chiamava attraverso la tromba delle scale.
 
“Beh, se è per questo dovresti trovartene uno anche tu, tuo padre ha ragione...”

E adesso sono qui, per strada, bagnata come un pulcino, infreddolita e...sola.
Sono sola.
Alzo gli occhi al cielo.
Piove.
Mi sono sempre piaciuti i film romantici, perché iniziano male e finiscono bene, perchè iniziano con due personaggi diversi e incompatibili, che poi si conoscono e si innamorano.
Mi sono sempre piaciuti i film romantici, perché i personaggi maschili sono forti, misteriosi e tenebrosi, ma sotto sotto tenerissimi, perché c'è sempre un personaggio femminile pazzerello che ricorda a quello maschile che darebbe la vita per un po' d'amore da parte sua.
Mi sono sempre piaciuti i film romantici, perché lui e lei litigano, ridono, ballano e s'innamorano, si danno fiducia, si scambiano l'anima e vincono su tutto, anche sulle persone morte, anche su quelle vive e cattive.
Mi sono sempre piaciuti i film romantici perché lui sente che, nonostante tutto, lei gli è indispensabile per andare avanti, perché lei non si sente mai sola.
Mi sono sempre piaciuti i film romantici, perché c'è il lieto fine.
Il cielo è gonfio di nuvole nere...
E il mio film romantico mi piace?
Piove.
Stringo i pugni.
Volevo solo un po' d'amore...
Piove.
Volevo sentirmi importante per qualcuno...
Piove.
Non era solo una cotta...
Piove.
Ti accorgi che sei davvero innamorata, perché quando scopri che la persona che ami non rispetta ciò che provi, il cuore ti cade a pezzi. Senti che va in frantumi, puoi distintamente avvertire mentre si lesiona in minuscole ragnatele che poi si separano e ti tagli le dita nel tentativo di raccogliere le schegge da terra. Come se poi, raccogliendolo, si possa aggiustare...
Piove.
Non pretendevo nulla, solo sincerità...
Piove.
Lo amo davvero, Vincent...
Piove.
E lui ha...
Piove.
Sono scappata via e nessuno mi è venuto dietro...
Ero pronta a dare tutto, non m'importava a quale prezzo, mi bastava un po' di calore, un po' di fiducia, un po’ di rispetto...
Piove.
E invece niente speranza...
Piove.
Niente amore...
Piove.
Niente gloria...
Piove.
Mi stringo le braccia intorno al corpo, mentre non stacco gli occhi dal cielo. Ho freddo...
Piove.
Sono sola...
Piove.
- Yuffie?-
E' tutto chiaro adesso.
Quando Vincent diceva di non avere un cuore non scherzava, però ha omesso la verità: non ce l’ha più non per via di qualche strno esperimento ad opera di Hojo, ma solo perché l’ha dato a qualcun altro . Lo ha dato a Lucrecia, alla sua vita precedente e a una bambina. Non vive più in una bara e il suo animo si è perdonato un po’, tuttavia non c’è spazio per altro.
Non c’è spazio per me.
Ha il diritto di fare della sua esistenza ciò che meglio crede, di scegliere chi includere tra le persone importanti e chi lasciare fuori dalla lista; non è contestabile e non è obbligato a corrispondermi.
Vincent Valentine non ha cuore perché ha deciso di non averne uno, almeno non con me.
Calpestata nell'orgoglio, potevo anche comprendere un disinteresse nei miei confronti, però almeno meritavo un briciolo di rispetto come persona, come lo merita qualcuno che prova amore sincero anche se non ricambiato. E invece...
- Yuffie!-
Abbasso lo sguardo dal cielo plumbeo incrociando gli occhi di Cid ma non lo vedo bene, ho la vista appannata. Le mie mani ormai penzolano prive di energia lungo i fianchi, i capelli sono incollati alla mia fronte, non c'è una sola parte di me che non abbia freddo, non c'è una sola parte della mia anima che non sia andata in frantumi.
Butto le braccia al collo del mio amico e comincio a singhiozzare senza controllo.
So che lui non apprezza le paturnie da femminuccia, ma non riesco a trattenermi. Ecco la dignitosa reazione dell'unica rosa bianca di Wutai, la sola e unica Yuffie Kisaragi: un pianto dirotto che può tranquillamente gareggiare con la pioggia che cade dal cielo plumbeo. A cosa serve poi? Mi sto rendendo ancora più patetica ma se può piangere il cielo, almeno per una volta posso farlo anche io.
Anche se la cosa lo secca non poco, Cid è un vero uomo e non dirà mai a nessuno di questo sfogo.
Lo sento sospirare e passarmi una mano sulla testa, scompigliandomi i capelli bagnati.
- Su, andiamo a casa, altrimenti ti beccherai un malanno-
Mi prende la mano, recupera da terra l'ombrello su cui aveva perso la presa quando sono scoppiata a piangere e mi porta via dalla pioggia, dal freddo, dall'autocommiserazione e, soprattutto, dalla solitudine, anche se dubito che sia una cosa così facilmente superabile. Probabilmente domani avrà smesso di piovere e i miei occhi non saranno più appannati dalle lacrime, adesso, però, non voglio che quest'amarezza mi consumi dentro, quindi lascerò che esca.


Niente speranza...
Niente amore...
Niente gloria...

Nessun lieto fine per il mio film.




Happy ending è una canzone di Mika da cui ho preso spunto per il capitolo.
Per chi non lo avesse capito, in questo capitolo Piove. Non ho contato quante volte l’ho scritto, ma credo sia un numero che si aggira intorno al centinaio. AH, e a Yuffie piacciono i film romantici, ma lo avevamo già capito qualche capitolo fa, quando ha costretto TUTTI a guardare roba da diabete mellito.
E’ la fine di tutto oppure, più semplicemente, i tempi non sono ancora maturi?
Per citare un’altra canzone bellissima e immortale, lo scopriremo solo vivendo
Un bacione a tutti!
Manila.

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Capitolo 46
*** La ragazza di campagna ***


39. La ragazza di campagna
(Cid)



Cosa c’è di meglio di una fagiolata piccante dopo una mattinata passata a far capire a delle teste bacate come mettere in moto un velivolo che anche un bambino di due anni saprebbe far volare? Il pane tostato è alla mia destra, l’insalata già condita è alla mia sinistra, la bottiglia di vino paesano è proprio davanti a me. Le brioches del Seventh Heaven sono tutte concentrate su mia moglie, che sta sganciando l’ultimo bollettino di guerra. Sì, la gravidanza per me è come un conflitto bellico: non puoi sfiorare la tua donna neanche con un dito senza il suo permesso, mentre prima non la si poteva tenere a bada sotto le lenzuola; devi fare attenzione a tutto ciò che dici altrimenti il nascituro imparerà le parolacce prima ancora di dire mamma o papà; non puoi più goderti una sana fumata e devi mangiare sano altrimenti le tue arterie si ottureranno e rischi di diventare un cadavere prima che tuo figlio ti riconosca come genitore. La gravidanza è la personalissima guerra tra me e ciò che i miei soldatini sono riusciti a sfondare senza il mio permesso, dando vita a una calamità naturale con metà del mio patrimonio genetico ...
Ignoro il blablabla,cicciccì e il cuccicuccicù che queste femmine intonano a ogni indecifrabile ecografia su cui posano gli occhi e carico la fetta di pane duro con tutto questo ben di Dio. Appena i miei denti sfiorano la crosta croccante, un urlo raccapricciante fa sì che io perda la presa sui miei viveri.  Non vorrei sbagliarmi, però mi è sembrata la voce della  figlia di Barret …
Shelke e Denzel lasciano il gruppo delle onomatopeiche brioscine e vanno a controllare cosa sta succedendo ai piani alti. Non passano due minuti che il cibo mi ricade da mano a causa di un altro urlo.
Porco mondo, fa che il fratello gemello di Jenova se li sia mangiati all’istante!
La Lockheart decide  che forse è il caso di controllare se l’evenienza da me auspicata sia davvero avvenuta, oppure accertarsi che quei tre non abbiano scoperto che anche Strife ha un pene che funziona. Yuffie pensa bene di unirsi alla padrona di casa, giusto per vedere se, nella seconda ipotesi, riesce a beccare un pezzo di carne dato che con Vincent sembra non esserci più nulla da fare.
Proprio quando il bicchiere si poggia delicatamente sulle mie labbra assetate e il vino prende a scendermi giù per la gola, il mio pasto viene nuovamente interrotto dal coro di strepiti provenienti dal piano di sopra.
- Cid! Cid! Ciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiid!-
Come cazzo si fa a non riconoscere la principessa di Wutai in questi decibel capaci di abbattere uno come Wallace? E per la cronaca, adesso ogni avventore del bar sa che mi chiamo Cid. Non che sia un brutto nome, ma perché diamine devo condividere i cazzi miei con il prossimo? Poi dicono che sono volgare …
Sbatto le postate sul tavolo, accartoccio il tovagliolo accanto al piatto ancora pieno e fumante , dico a mia moglie di restare dov’è e mi avventuro in casa.
Le scale sono in penombra, riesco a vedere la porta della cucina aperta e sento benissimo rumore di scarpe che sbattono su un materiale diverso dalle mattonelle, sembra sia legno, oltre che a strepiti e imprecazioni di ogni genere. Varco la soglia da cui proviene il fracasso e cosa vedono i miei occhi? Marlene, Shelke, Denzel, Tifa e Yuffie in piedi sul tavolo che guardano verso un punto preciso, a me nascosto, e quasi hanno le lacrime agli occhi.
- Oddio, il mako vi ha fottuto i neuroni buoni … -
Non lo avessi mai detto! Appena si accorgono della mia presenza cominciano ad urlare il doppio, col risultato di fare ancora più casino senza farmi capire cosa succede.
- Che Jenova vi porti a tutti e cinque! Che diamine state facendo? Avete interrotto il mio pasto per farmi vedere come siete bravi a ballare sul cubo? Che diavolo avete da sbraitare come chocobo imbizzarriti? -
- E’… è entrata dalla finestra, zio Cid, e mi sono tanto spaventata! Ero tutta sola e pensavo mi avrebbe morso, allora ho chiamato aiuto e sono venuti Shelke e Denzel, però Shelke non ne ha mai vista una e quando l’ha osservata bene per poco non vomitava. Poi sono arrivate Tifa e Yuffie, solo che quella cosa è impazzita e ha cominciato a correre a destra e a manca, allora ci siamo rifugiati sul tavolo. Non abbiamo voluto chiamare la zia Shera perché Yuffie dice che potremmo far succedere qualcosa di brutto al bambino, quindi potevamo chiedere aiuto solo a te … Adesso si è nascosta dietro al frigo-
Marlene ha le lacrime agli occhi e la faccia pallida. Visto di chi stiamo parlando la faccenda è grave … Ma che diavolo è entrato dalla finestra, Hojo nudo?
Faccio il giro del tavolo, a fatica sposto l’enorme frigo di casa Strife e quando ho lo spazio sufficiente infilo la testa tra l’elettrodomestico e il muro. Ciò che vedo mi fa rivoltare lo stomaco.
Puttana Jenova, a Midgar non si vede mai un uccellino, mai un gattino, mai una farfallina, però  s'incontrano ratti e  blatte come se fossero cittadini onorari! L'animale domestico per eccellenza? Il bacarozzo, ovvio. Ci manca solo la pubblicità progresso che invita  ad adottarli a distanza, o una bella campagna contro gli abbandoni estivi e richiamo personalmente Meteor. Al mio paese queste cose non ci sono...
Mi avvicino di un passo e osservo la bestiaccia. Rossiccia, grossa quanto una pantegana, con le antennine iperattive e non so quante zampette che, quando camminano, producono un disgustoso tic-tic-tic sul pavimento riesce a fare schifo anche a me. Altro che blatta, questa sembra appena uscita dal laboratorio di Hojo e non mi sono neanche avvicinato troppo!
Con un altro po’ di pazienza faccio maggior spazio, ma la bestiaccia mi vede e comincia ad innervosirsi, muovendosi ancora più rapidamente. Santi dei, deve aver davvero subito una mutazione genetica,  non era un’impressione, è davvero più grossa del dovuto.
Mi gratto il mento per un momento, cercando di riflettere sul da farsi, mi guardo intorno e noto che Marlene indossa degli zoccoli di legno. L’avvicino, gliene tolgo uno e torno dal mutante con l’intento di scoprire se queste vecchie calzature sono ancora efficaci per determinati scopi, oppure non le fanno più come una volta. In realtà è un po’ piccolo, però meglio di niente.  Mi appropinquo silenzioso, prendo bene la mira, alzo lo zoccolo e quando cerco di lanciarlo l’urlo stridulo della Lockheart me lo fa cadere da mano.
- Oh, no, ti prego, non ucciderla, Cid!-
- Cazzo, Tifa, va bene che sei un'ambientalista attiva, però non pensavo avessi gusti così strani- oddio, in fin dei conti ha sposato Cloud Strife …
- Ma che hai capito? Se schiacci quello schifo sul muro o sul pavimento macchierà tutte le mattonelle! Non ce lo voglio il cadavere di quel mostro nella mia cucina!-
- E, di grazia, cosa stracazzo dovrei farne?-
Vuoi vedere che mi chiede di mangiarlo per non sprecare il cibo?
Sembra pensarci un po’ su, incrociando le braccia e aggrottando la fronte, e alla fine mi risponde in un modo tale che è inevitabile pensare che la signora Strife si faccia di mako tagliato male.
- E se lo intossicassi col fumo delle tue sigarette e poi gli dessi fuoco?-
Che anche lei sia incinta? No, perché altrimenti non mi spiego una proposta del genere.
Bestemmiando tutte le divinità che conosco e anche quelle di cui non ho mai sentito parlare, afferro la scopa che trovo appoggiata a una parete e cerco di spingere il mostro fuori da suo nascondiglio. Ciò che ottengo è una carica in senso letterale, perché la bestiaccia sembra gradire ancora meno la mia iniziativa e mi si rivolta contro spalancando le sue ali rigide e producendo un ronzio disgustoso.
***
 
 
Qualcuno mi spiega cosa ci faccio in piedi, sul tavolo, con una scopa in mano e con ben due sigarette in bocca?
Adesso so che questa blatta ha subito una mutazione genetica mescolando il suo DNA con quello di un toro. Magari per uno scienziato sarebbe anche una notizia sensazionale, ma per noi poveri uomini affamati è solo una gran rottura di coglioni! Quanto rimpiango la mia fumante fagiolata al piano di sotto …
-  Hem, Cid, non per  è per fare la polemica, però ti abbiamo chiamato con la speranza che ci tirassi giù da qui e non che ci finissi anche tu … - giro meccanicamente la testa verso la principessa di Wutai.
- Yuffie?-
- Sì?- mi chiede sbattendo gli occhietti a mandorla.
- Vaffanculo!-
- Sta’ zitto con queste volgarità, ci sono dei bambini più un altro in arrivo! Anzi, speriamo che a Shera non venga in mente di salire, se dovesse succederle qualcosa non voglio portare sulla coscienza un peso così schiacciante … - dice teatralmente.
- Sì, ma se non ci diamo una mossa manderà le nostre foto segnaletiche alla polizia- fa notare Tifa.
- Oh, Cid, tu sei un uomo, tocca a te fare qualcosa!-
Che frantuma testicoli che è Yuffie quando ci si mette, però ha ragione: io sono l’unico che riesce a non vomitare in questo momento.
Come se si fosse sentita chiamata in causa, la blatta muove qualche altro passo, poi ricomincia a svolazzare per la cucina causando lo scatenarsi di un altro coro di strilla spacca timpani, mentre io mi metto a volteggiare la scopa come se fosse un arma di difesa.
Proprio quando la speranza sembra abbandonarci, vedo una testa bionda fare capolino dalla porta della cucina. Il giovane padrone di casa è tornato da lavoro e osserva stralunato la pietosa scena di cui tutti noi ci stiamo rendendo protagonisti.
- Cloud, non restare lì incantato, fa’ qualcosa!- lo invito a partecipare al party.
Il chocobo sgrana gli occhi, osserva bene il mutante, guarda noi, si gratta una tempia e poi tira fuori la sua Buster Sword.
Se arrivasse Barret tirerebbe fuori il mitra? E pensare che sua moglie si era preoccupata alla prospettiva  di ritrovarsi il pavimento sporco a causa di uno zoccolo …
Neanche a dirlo, dopo venti minuti di lotta, tra spintoni, urla, lacrime, assalti e difese, Cloud si ritrova in piedi sullo stesso tavolo su cui abbiamo cercato anche noi rifugio e che dubito possa sostenere il peso di un’altra persona nel caso qualcuno possa decidere di intervenire.
- Cosa state facendo?- la voce di Shera fa sobbalzare tutti.
- Oh, mio Dio, salviamo Shera!- urla Yuffie, mentre spinge me e il chocobo giù dal tavolo e l’aiuta a salirci su insieme a Tifa.
- Ma che vi prende a tutti?- protesta mia moglie senza smettere di sgranocchiare da un pacchetto di patatine.
E dire che le ho detto diecimila volte di evitare di mangiare quella robaccia. Dopo il parto le resterà un culone grosso così!
- Ehm, è una lunga storia … - abbozza la signora Strife cercando di impedirle di guardare dalla nostra parte.
La blatta, ovviamente, non vuol saperne di schiattare e ricomincia ad utilizzare il pavimento della cucina come la pista di un rodeo.
Dopo altri dieci minuti buoni di colpi all’ultimo sangue andati a vuoto, io e Cloud ci sediamo su una sedia senza fiato.  Shera ci guada dubbiosa, scende dal tavolo con in mano il sacchetto di patatine ormai vuoto e si dirige verso il nemico, rimasto fermo in un angolo. Ciò che fa ci lascia di stucco: mette a terra il sacchetto vuoto con l’apertura verso la blatta, fa un passo indietro, prende dal cassetto delle posate due cucchiai, comincia a sbatterli tra loro in direzione dell’insetto. Quest’ultimo, sollecitato dal rumore, comincia a zampettare verso il sacchetto fino ad entrarci. Mia moglie allora schiaccia l’apertura con un piede, poi lo solleva, lo chiude con la linguetta adesiva e me lo porge.
Tutti noi la guadiamo sbigottiti e senza parole.
Lei sorride mostrando la sua bella dentatura, si porta una mano dietro la nuca e, con filo di rossore sulle guance, si giustifica …

- Beh, sono una ragazza di campagna!



E’ successo davvero in casa Manila, però non era un bacarozzo, era una cavalletta irrequieta. Io, la sorella, il cognato, il fidanzato e le cugine ci siamo armati di scope, spazzoloni, palette e pistole e … alla fine ci ha salvati mia madre con un foglio di giornale. Dio benedica la regina della mia casa, senza di lei ci saremmo mummificati su quel tavolo …
Cid il Magnifico torna alla riscossa. Quanto poteva durare il suo momento di serietà? Si è fatto sporcare la giacca di moccio fin troppo, ha asciugato le lacrime dagli occhioni di Yuffie e si è messo a fare quello in cui riesce meglio: combinare disastri. Che Dio lo benedica!

Un bacione a tutti!
Manila.

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Capitolo 47
*** Compagni di scuola ***


40. Compagni di scuola
(Shelke)



Brian è quello che la gente definisce un dark. All’inizio dell’anno scolastico aveva i capelli castano chiaro, ma li ha tinti con dei colpi di colore neri e platino. I suoi occhi verdi sono perennemente contornati dal kajal  e ha un cerchietto al labbro inferiore. Ovviamente i suoi indumenti sono stati adattati al resto della persona, quindi il ragazzo sfoggia quotidianamente abiti che variano dal nero al grigio antracite, con tanto di cinturoni, borchie, spille da balia e catene. Ai piedi calza gli inseparabili anfibi, credo che non se li tolga neanche per andare a letto.
Caratterialmente è indefinibile perché, parlando poco e niente, nessuno sa come sia veramente. Qualcuno lo ha definito “borderline”, io preferisco definirlo “incazzato con il mondo”. Le due definizioni non sono necessariamente sinonimi.
Brian concede un po’ di se stesso agli altri solo durante le interrogazioni o i compiti in classe i cui risultati suggeriscono un quoziente intellettivo di livello ragguardevole. Stando a quanto si dice in giro, non appartiene ad una famiglia facoltosa, ma usufruisce della borsa di studio, visto che i suoi voti indurrebbero chiunque a concedergliela. Insomma, non fa parte della combriccola di figli di papà che infesta mezzo istituto. Sotto questo punto di vista abbiamo qualcosa in comune …
Della sua famiglia non so praticamente nulla e lui non è molto incline al dialogo.
A parte oggi e qualche volta in classe durante i dibattiti su materie prettamente scolastiche, non abbiamo mai avuto modo di parlare.
L’unica cosa positiva è che a lui non sembra importargli niente di me, della mia età e della mia vita. Al mattino arriva a scuola, entra in classe senza salutare nessuno e prende posto nel suo banco accanto al mio. Non guarda in faccia nessuno, non risponde se qualcuno gli chiede qualcosa e lascia l’aula appena gli è consentito.
Per certi versi mi ricorda Vincent …
Il treno parte con un brusco movimento. Sbuffo perché so già che la bravata di oggi mi costerà una lavata di capo dall’insegnante di fisica.
La scorsa settimana ci è stato affidato un lavoro da svolgere in gruppi da sei, formati dalla professoressa. Nel mio sono capitati Brian e altri quattro elementi che  mio parere sono dei deficienti a cui manca solo la licenza. Siccome il compito era da fare a casa, per ovvi motivi non mi sono offerta volontaria per ospitare i miei compagni. A casa di Brian? Neanche a parlarne! Nessuno ha manifestato l’intenzione di andarci per cui ci siamo recati tutti nella mastodontica dimora del figlio dell’avvocato più pagato di Edge. Una volta lì, lui e gli altri tre idioti hanno cominciato a dimostrare il loro ostracismo che sempre palesano nei miei confronti a causa del fatto che, nonostante io abbia intorno agli undici anni, sono stata ugualmente iscritta alle superiori. Io li ho ignorati come al solito e ho anche tacitamente accettato di svolgere per intero il compito di fisica, però hanno cominciato ad essere un po’ troppo prepotenti anche fisicamente. Brian, che fino a quel momento era rimasto per i fatti suoi, ha raccolto la nostra roba, mi ha preso per un braccio e mi ha trascinata fino alla stazione.
Che diavolo ha voluto dimostrare? Non si è reso conto che, se mi girava, potevo sbatterli tutti come un tappeto?
In effetti no, non credo che lo abbia pensato, in fin dei conti non sa nulla di me e del mio passato.
Alzo gli occhi dalla mia roba e incrocio i suoi. E’ la prima volta che lo guardo con attenzione. Nonostante tutto quel trucco, la capigliatura grottesca e i vestiti bizzarri non è un brutto ragazzo, o almeno non rientra nella categoria che Yuffie chiama “ In mancanza di carta igienica”.
Ma che razza di pensiero è questo?!?
Volto velocemente la faccia verso il finestrino sporco.
- Shelke Rui … - dice stringendo un po’ le palpebre.
Ma che onore, si ricorda il mio nome.
- … Dodici anni. Iscritta presso un prestigioso liceo di Edge dietro espressa richiesta del capo dei WRO.  Q.I. superiore alla media di chiunque altro in quella scuola di figli di papà, portento della fisica, genio della matematica, chimico provetto e illustre informatica … -
Ok bello, hai studiato, e adesso che vuoi?
- Come ci sei finita in quell’istituto di suore?-
Sa anche questo?
- Sai anche parlare … - rispondo in tono distaccato.
Rivolgo nuovamente la mia attenzione su di lui.
Nonostante abbia un faccia inespressiva non sembra mi abbia detto queste cose per provocarmi o schernirmi.
- Beh, la mia famiglia è stata sterminata in parte dai soldati della Shirna e in parte dagli Tsviet. Sono stata messa in istituto per intraprendere un percorso riabilitativo, lì si sono accorti che frequentare le elementari avrebbe inficiato il mio sviluppo mentale già troppo avanti per quel livello scolastico e sono passata direttamente alle superiori- non credo di potergli dire di più, non posso spiegargli la faccenda dell’età e tutto il resto.
- E quel tipo strano che ti osserva da lontano di tanto in tanto?-
Si è accorto di Vincent?!? Lo ha anche chiamato “tipo strano”, ma lui si è visto?
- Vincent è un mio amico, è la persona che mi ha salvato e si occupa di me – non voglio essere troppo espansiva con lui,tuttavia non posso ignorare le sue domande, ha pur sempre cercato di aiutarmi con quegli idioti della nostra classe.
-Un magnaccio?- butta lì come se niente fosse.
- Ma come ti permetti di parlare di lui in quel modo!- ringhio oltraggiata. Mi hanno spiegato cosa significa quella parola e nessuno può parlare di Vincent così!
- Come se nei bassifondi non fosse possibile … - ha ragione, alle ragazzine dei quartieri poveri capita questo ed altro.
- Basta parlare di me. Tu, piuttosto, come sei capitato nella nostra scuola? Credevo fosse frequentata solo da ricconi e raccomandati-
Mi guarda con un’aria di sufficienza.
Beh, Reeve ha messo una buona parola per me e con questo? Credo di dimostrare ogni giorno quanto meriti di frequentare un buon istituto.
- Io, invece, faccio parte del programma “ Rufus Shinra si lava l’anima per la merda che lui e la sua famiglia hanno causato”. Mio padre era un loro dipendente ed è morto nel crollo del Livello 7… -
Proprio come Denzel …
- Io, mia madre e i miei fratelli più piccoli abbiamo vagato per strada nella miseria più nera per diverso tempo fino a quando una squadra di Turks non ha chiamato a rapporto tutte le famiglie che avevano almeno un membro dipendente della compagnia. Mio padre era un fisico eccezionale e se lo ricordavano bene, così hanno creduto di ottenere il perdono mandando a scuola quelli come me e chiudendo un occhio su tutti quelli che sono crepati per colpa loro-
Un modus operandi alla Shinra in effetti.
Sospiro.
- Hai pranzato, Brian?-
Mi guarda con quegli occhi verdi che hanno visto gli orrori di cui ho solo sentito parlare e che non fanno risposare Denzel quando di notte piove.
- Perché?-
- Non si risponde a una domanda con un’altra domanda, non è educato- gli faccio notare.
- Non mi interessa – taglia corto.
Ha qualcosa di Cloud questo ragazzo …
- Beh, pensavo che dobbiamo comunque fare il compito di fisica e  nonostante questo beccheremo una ramanzina che non finisce più per aver abbandonato il gruppo. Io, però, non voglio darla vinta a quegli imbecilli da cui siamo scappati e voglio ottenere il massimo dei voti-
- E tutto ciò cos’ha a che fare con il cibo?-
- Conosco un posto in cui possiamo lavorare in santa pace e rimediare anche un pasto gratis-
Mi guarda come se gli stessi offrendo una bistecca di Chocobo condita con Mako.
- E dove sarebbe questo posto?-
Sorrido pensando che Marlene lo troverà un soggetto divertente a cui dare i tormenti.
***

La porta del bar si apre tra il tintinnio delle campanelle a vento.
Da dietro al bancone Tifa mi sorride per poi spostare lo sguardo sulla persona che è con me e sgranare gli occhi.
Denzel e Marlene mi corrono incontro per togliermi i libri di mano, come fanno sempre, ma si bloccano a metà strada fissandoci come se avessero visto Cid con le tette.
Cloud alza un sopracciglio e si volta verso Barret, il quale ci concede la sua attenzione per poi dare una pacca sulla spalla di Vincent, seduto di schiena su uno sgabello.
- Iniziamo presto … - ridacchia divertito il papone di Marly.
Cosa significa “iniziamo presto”?
Vincent si gira lentamente e mi guarda come per dire “ Beh, che c’è di strano?”. Un attimo dopo, però, si accorge di Brian, dei suoi capelli, del suo pearcing, del trucco intorno agli occhi e ai suoi vestiti borchiati. Si rende conto che è il mio accompagnatore e gli va il vino di traverso.
- Brian, questa è parte della mia nuova famiglia, il resto è sparso per il Pianeta  – lo informo per educazione.
Lui li osserva attentamente, si ferma un po’ più su Tifa, sembra provare interesse per i vestiti di Barret, valuta i capelli di Cloud, guarda alternativamente Denzel e Marlene e sostiene lo sguardo freddo e penetrante di Vincent. Infine infila le mani in tasca ed esprime la sua opinione:

- Beh, adesso mi spiego un sacco di cose … -


 
 

Brian è un personaggio di mia invenzione, naturalmente.


Per prima cosa un grande in bocca al lupo a tutte le persone che, tra la settimana scorsa e questa,sono tornate sui banchi di scuola. Non temete, non siete soli: ho finito la scuola da qualche secolo, ma do ripetizioni, quindi saranno nove mesi interminabili anche per me. Amen, soffriremo insieme …
Molto involontariamente ho postato il capitolo su uno scorcio di vita scolastica di Shelke giusto oggi, sarà stata una singolare congiunzione astrale a favorire l’accaduto. Brian non è altro che un tentativo di tagliare il cordone ombelicale che la lega a Vincent, ma sarà possibile questo miracolo? Chi lo sa.
Un veloce bacione a tutti voi e un abbraccio particolare a Fortix, Jenova, Lulu e Columbrina.
A presto!

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Capitolo 48
*** Macchie ***


A tutti coloro che mi hanno offerto una spalla, un sorriso, una carezza.
Alle ragazze del Cafè, che non cito una per una per economia di spazio e per timore di dimenticarne qualcuna, ma che porto nel cuore come non ho fatto mai con nessuno. Dolci presenze quotidiane, fonti inesauribili di tenerezza, se le giornate sono meno dure e vuote è anche grazie a voi.
A Mila, che continua a stringermi le mani ormai vuote con discrezione, senza fare domande.
Al mio calciatore preferito, sempre al mio fianco.
A TE, che continui a vivere nei miei ricordi e che conquisti un sorriso tra le lacrime ogni volta che mi ritorni in mente. 



41.  Macchie
(Yuffie)



- Come sarebbe a dire che non sei più partito?-
- Lo so, scusami, però Shera non si è sentita molto bene e non me la sono sentita di lasciarla sola. Se vuoi faccio una chiamata a Edge e vedo se qualche amico ha in programma un volo per … - si giustifica Cid.
- Tranquillo, mi arrangerò in altro modo. Dai un bacio alla mammina da parte mia – così dicendo chiudo la chiamata.
Sbuffo sonoramente e mi lascio cadere su una pietra bella grande. Devo tornare a Wutai e Cid avrebbe dovuto darmi un passaggio fino al primo porto disponibile, ma a quanto pare il ruolo di futuro padre ha la priorità com’è giusto che sia.
Cid, papà …
Sarà fantastico, lo so! Se penso al modo in cui mi ha consolata quando mi ha trovata mentre vagavo per strada, nel giorno in cui ho litigato con …  Non riesco a dubitare del fatto che darà tutto se stesso al nascituro. Lui è convinto che sia femmina, io invece lo spero proprio! Magari è sciocco da parte mia, però mi sembra di attendere una sorellina.
 Sono fuori dalla zona abitata di Edge, in pratica sulla stessa altura che ha visto gli ultimi attimi di vita del compianto Zack. La sua spada non è più qui, ben conficcata nel terreno, ma anche dalla Chiesa del Settore 6 sembra osservare la città. Paradossalmente mi ricorda l’angelo che si vede dalla finestra della stanza dei bambini, in casa Strife. Anche lei, al pari della statua, protegge i nostri cari.
Zack …
Ero una bambina quando l’ho conosciuto, le nostre strade si sono incrociate solo per poco tempo, ma serbo il suo ricordo in modo molto nitido. Col senno di poi posso affermare con tutta sicurezza che quel ragazzo era vitalità allo stato puro, coraggio ed eroismo concentrati in un sorriso sornione e solare.
Adesso basta fare la nostalgica, devo darmi da fare!
Bene, bene, come torno a casa ora che ho ricevuto l’ennesimo due di picche? Mamma mia, che seccatura doversi imbarcare!  E’ inutile stare a lamentarsi, torno in città e vedo se Cloud può accompagnarmi almeno fino al porto più vicino.
Non faccio in tempo a percorrere cinquanta metri che un rumore che parte come un ronzio, comincia a farsi sempre più vicino fino a diventare assordante. Alzo gli occhi al cielo e un elicottero è sospeso proprio sulla mia testa. Dopo qualche manovra atterra  sollevando un gran polverone.
Stringo un po’ gli occhi per cercare di leggere la scritta che ha sulla fiancata.
ShinRa.
Che diavolo vorranno da me?
Oddio, speriamo che non sia chi penso io …
- Yooooooooooo! – la voce di Reno mi giunge soffocata dal volteggiare delle pale.
Ecco quando si dice avere la fortuna dalla propria parte …
Gli rivolgo un sorriso che di amichevole non ha proprio nulla e proseguo per la mia strada.
- Serve un passaggio?-
- No, grazie, da te non voglio niente- non lo guardo nemmeno.
- Mamma mia, che antipatica! Voglio solo esserti di aiuto- sbuffa.
- L’ultima volta che hai cercato di essermi d’aiuto mi sono ridotta in uno stato tale da non ricordarmi neanche il mio nome- gli faccio notare seccata.
- Di che ti lamenti, volevi dimenticare e io ti ho accontentata!- sbatte le palpebre con aria innocente.
Ma ci è o ci fa?
- Comunque se devi arrivare ad Edge spero per te che tu abbia un ombrello, quelle nuvole promettono davvero male-
Rivolgo gli occhi al cielo. Il Turk non ha torto, sembra voler venire giù la volta celeste.
Porca miseria, certo che non ho l’ombrello, sono una ninja io! L’unico che mi faceva notare questa mancanza, oltre a Cid era … beh, era Vincent.Che poi mi chiedo perché facesse la ramanzina a me se neanche lui lo usava mai.
Per la verità “ramanzina” non è il termine più adatto, poiché farla a qualcuno significa utilizzare frasi di almeno cinquanta parole messe in fila e lui tutte queste capacità comunicative non le ha mai avute. Diciamo che si limitava a palesarmi il suo disappunto, ecco.
I primi schizzi di pioggia cominciano a cadere sulla mia fronte rivolta verso i nuvoloni. Ho Edge alle spalle e una distesa di chilometri di niente davanti, prima di arrivare al porto.
Sospiro.
Il ghigno di Reno mi accoglie mentre mi siedo sul sedile e chiudo il portellone.
La mia coscienza mi tormenterà per questo …
***


- Va’ piano!- stringo le mani poggiate sulle gambe, mentre il maltempo da qualche scossone al velivolo.
-In che senso?- si gratta la tempia il rosso.
Santa pazienza quant’è lento a capire le cose!
- Nel senso che non c’è bisogno di correre- gli spiego per fargli afferrare meglio il concetto.
- Ehm, signorina, questo è un elicottero, non un triciclo!-
Alzo gli occhi verso il cielo, cosa devo fare per convincerlo a rallentare un po’?
- E gli elicotteri non possono volare un po’ più lentamente? Sembra di stare in altalena!- mi lamento.
- Non sei molto sveglia per certe cose, eh?- ridacchia.
Ma come si permette?
- Parla quello il cui encefalogramma perennemente piatto si muove solo quando scoreggia ! -
Mi risponde con un’alzata di spalle. Bah, meglio così.
Non sapendo cosa fare e di cosa parlare con un tipo così ottuso, mi metto a guardare il paesaggio sotto di noi. Wow, che bello! Stiamo sorvolando una zona piena di fattorie in cui si allevano Chocobo, riesco a vederli correre nelle stalle per evitare la pioggia. Ci sono anche dei pulcini che seguono a ruota la loro mamma, che teneri!
- Quanti cespugli!- esclamo quando sorvoliamo una zona adibita a pascolo.
- Quella è merda di chocobo -
Kami, che finezza, sembra il fratello elegante di Cid.
-Ma no, sono cespugli – insisto.
-La merda di chocobo è come le macchie di quel tizio, decidi tu cosa ci vedi dentro – dice sbadigliando.
- E’ uno dei test proiettivi a cui vi sottopongono alla ShinRa per arruolarvi nel corpo dei Turks?-
Sghignazza.
- No, semmai è il modo in cui si selezionano i membri di Avalanche-
Come dargli torno? In soggetti come Vincet bisogna ammettere la presenza di una gran percentuale di merda al posto del cervello.
Vincent.
Vincent.
Vincent.
E’ mai possibile che ogni cosa che succede debba ricordarmi sempre e solo lui?!
- Di alcuni sì- ammetto bisbigliando, più perché mi scappa da bocca che per reale intenzione di informarlo della cosa.
Odio sentirmi così uno schifo, lo odio, lo odio, lo odio!
-Ti stai riferendo alla persona che ha ispirato la coniazione dell’espressione “anima della festa”?-
Lo guardo interrogativa.
- Vincent Valentine!- specifica mettendo su un’espressione seria che dovrebbe essere un’imitazione mal riuscita dell’ex Turk.
Kami, è così evidente che non faccio che pensare ad altro?
Ma figuriamoci se ammetto la sconfitta davanti a questo idiota.
Forte degli insegnamenti di Elena nel comunicare con l’individuo che di tanto in tanto schiaccia i pulsanti posti davanti al posto di comando, abbozzo una risata palesemente falsa.
-Ah. Ah. Ah. Simpatico come un coito interrotto … -
Vediamo se tace e la smette di dare fastidio.
Reno sgrana gli occhi azzurro mako.
-E tu che ne sai? Neanche l’hai mai provato … Oppure devo presumere che Vincent Valentine abbia affidato il suo fallo a una bravissima medium ?-
Non gli rispondo, ma credo che i miei pensieri siano più che intuibili.
Il ragazzo storce il naso e torna a fissare le nuvole che abbiamo davanti a noi e che, pian piano,cominciano a diradarsi.
- Capisco, si è impiccato appendendosi al suo stesso fallo-
- Ma quanto sei deficiente!- sbraito.
E che diamine, non basta la consapevolezza che non potrò mai, dico MAI, provare le reali capacità di Vincent in quel senso, ci mancava solo il finto amico a ricordarmelo.
Reno si fa meditabondo.
- E’ più grave di quanto pensassi … - dice più a se stesso che a me.
- Cosa?- mi ritrovo a chiedergli, pur sapendo che potrebbe sparare fuori un’altra frase degna di un pazzoide delirante.
- … Ha una disfunzione erettile dovuta all’età- conclude scuotendo la testa.
Conto mentalmente fino a dieci, ma anche così è inutile.
Mi mordo le labbra, poi … scoppio a ridere!
Nessuno aveva mai osato fare certe insinuazioni sulle capacità sessuali di Vincent ad alta voce, ma il bello è che potrebbe essere anche possibile, visti gli anni del vampiro sexy.
- Tua madre ti ha allattato con il mako scaduto- dico tra un singhiozzo e l’altro.
- Oh, finalmente è tornata quella tua risata gallinacea- si rallegra sincero.
Che stronzo!
- Sai che ti dico, bonzetta?-
- Hey, bada a come parli, io sono una ninja!- puntualizzo tornando padrona di me.
- Ok, sai che ti dico, ninja? Tu ed Elena avete qualcosa in comune -
Sì, come no, il gusto per l’arte … Ma mi faccia il piacere.
- Cosa, il colore degli occhi?-
I miei scurissimi e i suoi chiari, più uguali di così si muore.
- Beh, sicuramente la misura del seno … Anzi, lei almeno ne ha una parvenza - borbotta con il chiaro intento di farmi sentire.
- … E ancora di più la sindrome della crocerossina votata al martirio- precisa, mettendosi in bocca una gomma da masticare e offrendomi il pacchetto.
Gli rispondo con una sonora gomitata.
Il ragazzo si massaggia il costato dolorante e aggiunge
- Sicuramente anche la sindrome premestruale-
Afferro il pacchetto di gomme che intanto è volato a terra, ne estraggo una e me la infilo in bocca con poca grazia.
- Tu sei malato- sibilo.
- Non sono io quello che scatta foto col cellulare alle mutande di uno che neanche mi caga, per farmi seghe in bagno-
Divento rossa come un pomodoro.
- E tu che ne sai?- chiedo allarmata. Come ha fatto a scoprire di quella foto? Ero sicurissima di essere sola!
- Cosa ne so della foto o delle seghe in bagno?- mi chiede non sapendo a quale delle due cose rispondere.
Mi sale il sangue al cervello.
- Io non mi faccio le seghe in bagno!!!- strepito.
- Certo che no, ti manca l’elemento indispensabile. Però potresti farti benissimamente … -
- Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!- urlo istericamente,interrompendolo e tappandomi le orecchie.
- Elena ha ragione, sei un maiale!- mi agito sul sedile e mi sembra che l’elicottero si inclini pericolosamente da un lato.
- Suvvia, non vergognarti. Arrivare vergine alla tua età è frustrante, non c’è niente di male se qualche volta fai ricorso a metodi alternativi. Hai la comprensione di tutti!- precisa con tono da padre di famiglia.
Dolce madre, dammi il tempo di atterrare e vedrai cosa farò ai suoi connotati. Non lo riconosceranno neanche dalle impronte dentarie!
- Vuoi che ti infili la cloche  su per le chiappe per farti stare zitto?- lo minaccio.
Perché ho accettato il suo passaggio, perché?!?!?!
- Sei tu quella che ne ha disperatamente bisogno, non io! Non ti rendi conto che hai due pensieri fissi nella testa? La prima è Vincent, l’altra è … la cloche - spalanca platealmente le braccia togliendo le mani dai comandi.
L’elicottero ha un altro sussulto e il mio stomaco fa una capriola un po’ troppo decisa.
La mia faccia cambia colore e mi porto il palmo alla bocca.
Chiusa in un abitacolo sobbalzante, bloccata insieme a uno psicotico grave senza possibilità di fuga … E’ la punizione per essermi innamorata di uno stronzo, oppure tocca a me scontare i suoi peccati?
- Senti … - cerca di dire Reno, ma io gli afferro le guance tra pollice e indice, e gli stringo le labbra così forte che potrei strappargliele.
- Sta’ zitto, Reno. Sta.zitto!- bisbiglio minacciosa.
Lui annuisce e torna una sorta di pace che, aimè, so sarà di breve durata.
Dopo un po’, infatti, il Turk riprende a parlare.
- Ciò che intendevo dire prima è che tu ed Elena avete un difetto enorme: pensate che le persone vogliano essere salvate-
Non bastava la nausea, ci voleva anche il predicozzo?
- Sono sicuro che quel Valentine in fondo ti voglia bene, ma credo seriamente che sia controproducente volergli fare da amica, madre, badante e amante -
Ho sentito dire qualcosa di simile da Shera, quando tra Tifa e Cloud si era creata una situazione di stallo tale da far decidere alla barista di rinunciare all’impresa di conquistarlo.
Il problema è che lo aveva già fatto senza rendersene conto, ma nel mio caso … ? Inutile farsi illusioni.
- E cosa c’entra tutto questo con Elena?- domando per distogliere l’attenzione da me.
Sorride a mezza bocca.
-  La mia collega ha la fissa per Tseng ed è convinta che, tormentandolo, possa riuscire a salvarlo da una vita di rimpianti. Un po’ come te con Vincent, insomma … -
E ti pareva!
- Ragazze, siete davvero convinte che quei due abbiano bisogno d’aiuto e vogliano essere salvati? E chi vi dice che siate proprio voi le designate? -
Incrocio le braccia al petto. Non mi sono mai sentita un’eletta, ma credevo che tra me e l’ex Turk ci fosse un legame speciale.
- Il fatto che vi lascino il via libera per ronzargli intorno come mosche con il guano non significa che abbiate un rapporto di elezione, sai?-
Oh, questo rimbambito ha imparato a leggere nel pensiero? Oppure ha ragione? Faccio parte di quella schiera di donne che crede di essere importante solo perché il figaccione di turno si è degnato di prestar loro un minimo di attenzione?
- Non c’è nulla di più irresistibile per un uomo di una ragazza che pende dalle sue labbra. Non lo facciamo per cattiveria, lo giuro, è solo che una ninfetta che dimostra di avere un disperato bisogno di noi rinfranca esponenzialmente il nostro ego.  Sai cosa penso? Sono convinto che se tu dimostrassi a quel morto vivente di bastare a te stessa, si accorgerebbe della tua assenza -
Tralascio per un momento il fastidio comunque persistente di sentire il modo in cui definisce il mio ex amico e mi concentro sulla seconda parte del discorso.
Il mio sguardo si fa triste, me ne accorgo da sola, senza che Reno lo evidenzi con una battuta di poco spirito.
- Non lo farebbe mai. Vincent non si accorgerebbe mai della mia assenza-
Se si trattasse di Shelke, invece …
- E cosa dovrebbe notare, l’assenza di quella ragazzina inquietante?-
Alzo gli occhi su di lui, incrociando i bagliori del mako che ancora si riflettono nelle sue iridi.
- Ma per cortesia, età anagrafica o meno, quella resta una bambina! Non credo che Valentine abbia gusti così particolari. In caso contrario ti suggerisco di schifarlo all’istante, non meriterebbe di vivere un solo momento ancora -
Scuoto la testa.
- Dimentichi la faccenda di Lucrecia … - gli faccio notare.
- Quella per sempre seppellita in una teca?- chiede quasi disgustato.
- No, quella che ancora vive tra le sinapsi di Shelke- specifico.
Alza gli occhi al cielo.
- Queste si chiamano pippe mentali, Yuffie Kisaragi, e se Valentine si nasconde dietro una scusa simile allora è un caso talmente disperato da non meritare di essere davvero preso in considerazione-
Mi mordo l’interno della mascella, scettica.
- Sarebbe stato molto più onesto dirti che non gli interessi come donna che fare  lo splendido con questa storia del cavolo. Alla piccola Rui è stato fatto qualcosa di brutto, ma se volesse davvero bene a quella bambina le darebbe l’opportunità di liberarsi da tristi ricordi che nemmeno le appartengono-
Poggio la testa contro il vetro e guardo la pioggia che a scende con insistenza.
Continuo ad avere la nausea.
- Forse sei tu a non piacergli affatto … - ipotizza.
- Che delicatezza- gli faccio notare senza guardarlo.
- E’ il minimo. Non ne hai le tasche piene di bugie? Oppure ti diverte continuare a illuderti? Ma sì, tu ed Elena dovreste fondare un club: mai sedotte, mai abbandonate, eppure così disperate per amore-
Se uno come Reno sente di potermi parlare in questo modo significa che ho davvero toccato il fondo.
- Ma che fine ha fatto quella pestifera ninja che ha sfidato anche le tradizioni del suo Paese pur di averla vinta?-
Mi mordo il labbro inferiore, perché questo scemo ha ragione su tutta la linea.
- Lascia che sia Valentine a correrti un po’ dietro e nel caso non lo facesse, non ti potrai rimproverare di esserti prostrata ai suoi piedi come le donnicciole dei filmetti che tu e Rude vi ostinate a guardare. Vivi per te, pretendi sempre il meglio -
Ghigna soddisfatto.
Se non fosse per la nausea, i vuoti d’aria che continuano a strattonare l’elicottero e per l’antipatia congenita che provo nei suoi confronti, lo ringrazierei di cuore.
Reno, tuttavia, non si smentisce mai, e proprio nel momento in cui sto per esprimergli la mia gratitudine in modo ovviamente sostenuto, aggiunge qualcosa che cancella i suoi bei discorsi come un colpo di saliva su una macchia insistente.
- E poi tu ed Elena non tenete conto che esistono ragazzi migliori. Come me, ad esempio … -
Non ce la faccio più a resistere, slaccio la cintura di sicurezza, apro il portello quanto basta per ficcare la testa fuori e comincio a vomitare anche l’anima.
Preda dei movimenti peristaltici che fanno sussultare convulsamente le mie spalle, riesco a sentire vagamente ciò che dice ridendo.

- Uh, adesso anche il tuo vomito somiglia ai cespugli, alla merda di chocobo e alle macchie di quel tizio! –
 
 
 



Parola di Reno, parola di Dio.
Quelle a cui il Turk si riferisce sono le macchie di Rorschach, un test psicologico proiettivo che serve per l’indagine della personalità di un soggetto.



Conquisto una piccola breccia nel muro di silenzio di questo periodo. Mi scuso con tutti coloro che hanno affettuosamente commentato i capitoli precedenti, ma a cui non ho ancora fornito risposta. Faccio appello ancora una volta alla vostra pazienza, purtroppo la vita a volte si presenta sottoforma di disavventure, di quelle che non fanno ridere, e ci si riduce a trascurare tutto il resto oltre che se stessi. Mi farò viva, lo prometto, ma aspetto tempi migliori per rispondere e recensire con la lucidità che meritate.
A presto.
Manila.

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Capitolo 49
*** Compromesso ***


L’erba cattiva non muore mai e, come da tradizione, chi non muore si rivede, quindi eccomi qui. Più ammaccata, più invecchiata, più lunatica e più casinista del solito, ma sono qui.  Benché mi renda conto di non essere il primo pensiero di voi tutti, quando vi svegliate al mattino - com’è giusto che sia - , in questo periodo d’assenza mi sono sentita in colpa per aver lasciato questa e altre storie incompiute, per non parlare delle recensioni che non hanno ottenuto risposta e dei commenti che devo assolutamente inserire alle storie che seguo. Non posso promettere aggiornamenti puntuali, nonostante  parte di  (Dis)avventure sia scritta ormai da tempo, perché ho degli impegni a cui far fronte e un problema agli occhi che limita la mia presenza al pc e che mi sta facendo ritardare di molto anche la tesi. Non so come scusarmi e spero possiate avere ancora pazienza.
Per farmi perdonare giusto un pochino, ho deciso di postare due capitoli in un solo giorno, spero possano piacervi.
Il primo, questo, è stato scritto quando ancora progettavo la storia e, sebbene sia raccontato da Denzel, mi rendo conto che non è un linguaggio consono a un bambino, sia per il tipo di frasi, sia per il lessico forse un po’ impegnativo. Nonostante le premesse, non me la sono mai sentita di cancellarlo, forse perché mi sono ispirata a un membro importante della mia famiglia, croce e delizia dei miei pomeriggi lavorativi.
E’ a T. che lo dedico, perché il suo modo strafottente di affrontare qualsiasi cosa mi dona un sorriso tutte le volte,anche se poi gli tocca una bella tirata d’orecchie.
Manila.




42. Compromesso
(Denzel)

“Compromesso”  è un termine di cui non conoscevo il significato fino a quando non ho dovuto accettarne uno per evitare che Tifa facesse una strage. Vittime di un efferato omicidio dovevamo essere io e Cloud, ma grazie al nostro patto non succederà mai. Beh, non per questa volta. Voglio un bene dell’anima a Tifa, è come se fosse la mia mamma col vantaggio che è fortissima come un uomo, però a volte è troppo petulante, evidenziando la sua natura di femmina. Cloud, tuttavia, è un vero uomo e oggi sono venuto a conoscere un suo segreto che mi  porterò nella tomba. Dal canto suo, anche il mio amico farà la stessa cosa con un segreto che non dovrà mai uscire dalle pareti di casa nostra.
Tifa è andata a un corso di pasticceria in una città vicina e ha portato con sé Marlene. Entrambe non torneranno prima di dopodomani e sono rimasto a casa con il mio amico. La ragazza ci ha lasciato tutto pronto per quanto riguarda i pasti, ha fatto la spesa affinchè non ci mancassero i viveri e ha lasciato solo due raccomandazioni: Cloud doveva aggiustare un tubo della lavatrice che si è deteriorato e rischiava di rompersi da un momento all’altro (in realtà è una cosa che gli sta chiedendo da settimane) e io dovevo tornare a casa ad un orario ben preciso.  Appena ha chiuso la porta, però, sia io che l’ex SOLDIER abbiamo fatto tabula rasa di quanto detto. Non so cos’abbia fatto lui per tutto il giorno, io però sono stato in piazzetta con alcuni bambini e ci siamo divertiti un mondo a fare la lotta con i palloncini ad acqua …
I fatti si sono svolti così …
- Cos’è successo qui? Perché è tutto allagato?- domando cercando di non scivolare a causa del sapone e dell’acqua che mi raggiunge abbondantemente il polpaccio. Il corridoio del piano inferiore sembra uno di quei locali in cui si organizzano schiuma-party! Io non ci sono mai stato, ma ho visto come si fanno in una pubblicità. Cerco di capire da dove provenga tutta quest’acqua e quando apro la porta del bagno sembra che ci sia stata la rottura di una diga, un po’ come quando Marlene piange, o almeno Cid dice così... Cloud è inginocchiato a terra e quando alza la testa noto che cerca di porre rimedio a tutto questo casino con uno straccio, col risultato di fare ancora più schiuma.
- Avevi il coprifuoco, perché sei tornato così tardi?- mi sgrida ricordandomi il patto stretto con Tifa.
- Oh mio Dio, è saltato il tubo della lavatrice! Avevi promesso che lo avresti aggiustato prima che si rompesse del tutto - ridacchio sadicamente perché so quanto teme che lei si arrabbi.
- Sai cosa ti succederebbe se venisse a sapere che hai infranto una promessa? -  mi ricorda lui, consapevole del fatto che abbiamo i medesimi timori.
- La stessa cosa che accadrebbe a te … - gli faccio notare con una punta d’ansia nella voce.
Ci guardiamo per un lungo minuto senza dire niente, poi lui emette un profondo sospiro e infine mi fa una proposta.
- Qui urge un
compromesso … - continua a guardarmi intensamente.


C.O.M.P.R.O.M.E.S.S.O? Wow, sembra una cosa molto seria!


- … Tu mi aiuti a mettere a posto questo disastro e io non dico a Tifa che sei stato in piazzetta fino a tardi-.
Fammici pensare: meglio passare qualche ora a sguazzare tra la schiuma con Cloud, oppure subire le ire di Tifa? La risposta mi sembra ovvia. Sorrido, afferro uno straccio e comincio a raccogliere l’acqua. Lui apprezza la mia ragionevolezza e mi imita, interrompendo il lavoro con qualche spruzzo di tanto in tanto.
Ma cos’era quella cosa che aveva detto che dovevamo fare?



- Ehm, Cloud, cos’è un compromesso?-

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Capitolo 50
*** Memories ***


Ecco il secondo capitolo.
E’ doveroso anche in questo caso spendere qualche parola introduttiva. A parte pochi dialoghi tratti direttamente dal videogioco, il resto l’ho inventato di sana pianta, dato che non ho la più pallida idea di come si siano svolte alcune vicende (e credo che non esistano fonti da cui documentarsi). Spero che vi piaccia ugualmente, nonostante l’uso abbondante di fantasia. Per la verità mi auguro che non risulti difficile da comprendere, visto che ho cercato di alleggerirlo alternando momenti seri con qualche guizzo ironico.
Buona lettura.




43. Memories
 ( Barret)


- E questo è da parte di Cid e mia-
Shera porge il pacchetto incartato a Marlene, che lo accetta sinceramente felice, ricambiando il gesto con un bacio sulla guancia ciascuno.
Il Capitano sembra non gradire particolarmente, ma non protesta e il sorriso che gli offre mia figlia sembra scioglierlo un po’ dall’imbarazzo che lo coglie ogni volta deve spendersi anche solo in un semplice gesto d’affetto. Guardo il ventre di sua moglie ormai evidentemente tondeggiante e scuoto la testa ridendo sotto i baffi. Se nascerà una femmina farà bene a guarire dalla riluttanza alle smancerie …
Siamo tutti riuniti al Seventh Heaven per un evento eccezionale: oggi è il compleanno di Marlene! Non posso credere che la mia ragazza stia crescendo così in fretta, sembra solo ieri quando costringeva il Pianeta ad accorgersi della sua presenza tramite gli acuti vagiti con cui ci spaccava i timpani.
Ricordo ancora distintamente la notte in cui è nata. Vorrei poter dire che abbia smesso di piangere una volta tra le braccia di sua madre, ma mentirei. Ha sempre fatto sentire forte e chiaro ciò che pensava, anche in fasce …

- E’ una bambina!- annunciò Mynra, mentre io e Dyne aspettavamo con ansia davanti alla porta di casa. O meglio, mentre attendevamo che Eleanor mettesse al mondo il suo primo pargoletto dopo essere stati sbattuti fuori.
Incuranti del fatto che la pioggia fosse arrivata fin sotto al porticato dove avevamo trovato riparo, mi congratulai con il mio migliore amico.
- Maschio o femmina che siano, di notte ti fanno stare svegli allo stesso modo- scherzai , stringendogli la mano,mentre lui si mostrava visibilmente emozionato.

Ma questo non potevo saperlo,perché fino a quel momento non avevo mai conosciuto la gioia di un figlio tutto mio …

Come lei stessa sa bene, tra noi non ci sono vincoli di sangue. A volte fatico a dirlo anche a me stesso, ma, almeno biologicamente, non ho dato il mio contributo .
- Oh, Shera, è bellissimo!- afferma tutta estasiata, rigirandosi tra le mani un set di cerchietti.
Annuisco compiaciuto, le staranno benissimo.
Resto seduto su uno sgabello in disparte e continuo a osservare la festicciola in suo onore, in attesa di dare a mia figlia il mio personalissimo regalo.
Mi guardo intorno.
Devo ammetterlo, quando ci si mette, Tifa è bravissima: ci sono festoni e palloncini colorati ovunque, da un lato ha allestito un buffet di dolci, di fronte c’è un tavolo con pietanze salate, da un altro lato ancora c’è la caramellata. Appena i suoi amichetti di scuola sono entrati, sono rimasti a bocca aperta!
Che scenario ben diverso rispetto a quello che mi si è parato davanti quando la ShinRa ha attaccato Corel, distruggendola quasi totalmente …

- Barret! Dyne! Presto! Il villaggio è stato attaccato. Sono i soldati della ShinRa!-
Corremmo verso il villaggio e dalle montagne ciò che vedemmo ci straziò l’anima: North Correl era avvolta da voraci lingue di fuoco che la stringevano quasi come un amante possessivo.
La colonna di fumo che da esse si sprigionava sembrava raggiungere il cielo e l’aria era irrespirabile anche da lontano.
Ho ancora davanti agli occhi il corpo straziato del capo villaggio cadere brutalmente al suolo, dilaniato dalle scariche di mitra che i soldati gli scaricarono contro.
E poi il loro attacco diretto a noi …


Persone che, come fantasmi di polvere, si aggiravano disorientati per le strade, ormai talmente terrorizzati da non avere neanche la forza di mettersi in salvo, burattini di cenere che si allontanavano dagli scheletri anneriti che un tempo furono le loro case.
Come sottofondo, urla e lamenti, che come canti di creature ultraterrene echeggiavano tra le macerie riarse, vibrando nell’aria satura di fumo.
Case che prima mi erano sembrate isole accoglienti, si erano trasformate in fagocitanti mostri di fuoco, pronti a divorare coloro che avevano cercato protezione tra le loro pareti. Erano divenuti esseri spietati i cui voraci stomaci insaziabili disintegravano con il fuoco i loro passati abitanti.
Corel non esisteva quasi più.


Ricordi che a volte affiorano nonostante il passato non sia più così pressante.
Alla mia destra Rude ed Elena parlottano.
- Ma che fine ha fatto quel cretino di un senpai? Era lui a dover portare il nostro regalo- si lamenta la bionda.
Il collega le risponde con un mugugno di cui credo di aver distinto le parole “shampoo” e “ ritardatario”.
- Neanche una prostituta di alto borgo ci metterebbe così tanto a prepararsi! Per una festicciola di compleanno di una bimba, poi!-
Il suo accompagnatore alza le spalle e la donna sospira sconsolata.
Tre Turks ad una ricorrenza di un membro di Alavanche. Il Pianeta sta cominciando a girare al contrario …
- So a cosa pensi-  bisbiglia Nanaki  - ma Marlene li ha trovati particolarmente simpatici l’estate scorsa, quindi il patto di non belligeranza vale anche per stasera-
Annuisco, però mi chiedo se fosse veramente necessario invitare anche quell’idiota rosso fiammante.
Gonfio le guance e mi dico che è inutile starci a riflettere; tutto per la mia piccolina.

- Questo è mio- borbotta Denzel avvicinandosi furtivamente alla sorellina e porgendole una scatola malamente incartata.
Pidocchio …
Marlene la guarda come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
Solo a me sembra che quel pacco sia sopravvissuto a una seduta di elettroshock?
- Ehm, ho provato a incartarla come piace alle femmine, Cloud ha anche cercato di aiutarmi, ma non mi è riuscito proprio bene … - si giustifica, grattandosi la nuca.
La bimba annuisce e sorride.
- Non ti preoccupare, tanto quando la scartocci, la carta si sgualcisce ugualmente-
E’ sempre troppo dolce e comprensiva con lui.
Un’immagine poco simpatica di mia figlia più grande di qualche anno che gli rattoppa un calzino pungendosi un dito con l’ago si dipinge davanti ai miei occhi. E’ una vena quella che mi pulsa sulla tempia?
- E poi a te non piace fare cose da ragazze- aggiunge con un’alzata di spalle.
Denzel si morde il labbro inferiore e borbotta un “Non mi interessa” e un “Le cose da ragazza sono sceme”
Il giusto mix tra Testa Chiodata e Cid … ci mancano solo un bibitone di Mako, un innesto di cellule di Jenova e il mostro è bello e pronto.
- Vuoi rimediare un calcio?- sibila la mia ragazza.
Rettifico, davanti a me si propone la scena di mia figlia che vede il calzino bucato nel cesto sbagliato dei panni sporchi e comincia a inseguire il fratello con il battipanni. In fin dei conti Marlene è stata cresciuta sia da Aerith che da Tifa, qualcosa di buono dovrà per forza averla imparata.
Il Pidocchio risponde deglutendo.
Farà bene a tenersi il calzino per sé.
Nonostante l’aspetto orrendo, la piccolina libera il pacchetto dall’involucro con molta delicatezza.
Com’è che ha detto suo fratello? Lo ha aiutato Cloud? Lancio un’occhiata veloce al Chocobo, intento ad aiutare Tifa con il vassoio dei rustici. Se i suoi pacchi fanno così schifo,  i suoi clienti non reclamano mai? Beh, credo che le signore che chiedono il suo aiuto vengano dirottate su sua moglie. La bella guerriera è stata molto chiara sull’argomento …
- Oh, Denzel, che belli!- esclama Marlene con gli occhi che le brillano.
Piccolina ama i colori, è bravissima a disegnare.
- Hai visto quanti ce ne sono? Puoi fare tutti i disegni di fiori che vuoi- si gasa Pidocchio.
- Sorellona sarebbe stata davvero tanto contenta di vederli … - mormora in risposta.
- Sono sicura che li vedrà ugualmente- la rassicura Tifa, che ha lasciato il marito alle prese con i tovaglioli di carta rosa.
Lavoro troppo difficile per lui, cara Tif.
La bimba annuisce e ringrazia il fratellino, il quale precisa di aver comprato la scatola di colori con tutti i suoi risparmi, senza chiedere niente ai genitori.
- Marlene?-
Shelke la chiama dall’altra parte del bar e le porge un suo regalo. Accanto a lei, quel ragazzino conciato come uno strambo saluta e prende parola.
- Scusa se il regalo che ti abbiamo fatto è ridicolo. Avevo detto a Shelke che un tatuaggio sarebbe stato più gradito, ma ha insistito per questa mezza patacca-
Grazie a questa uscita, Brian si guadagna una gomitata nelle costole e un’occhiata che avrebbe scoraggiato anche il più impavido tra i maschietti adolescenti della loro generazione. Tutti tranne lui,ovviamente, che continua a guardare disgustato il libro di fiabe che Marlene sfoglia con soddisfazione.
- Piantala- lo ammonisce l’ex Tsviest.
- E dai, avresti almeno potuto scegliere un romanzo horror – insiste lui.
- La tua presenza qui è già un elemento spaventoso - la voce di Shelke riesce a rimanere incolore anche quando sgrida la gente. Lo noto solo io, oppure è un po’ cresciuta fisicamente?
- Grazie a tutti e due. Grazie anche a te, Vincent- dice Marlene, andandosi a nascondere per un momento sotto il mantello rosso del mio compagno di battaglia.
La presenza di Valentine è svelata dagli occhi rossi che scintillano nel cantuccio nascosto che si è scelto come posto per partecipare alla festa, ma non così tanto da doverne essere parte attiva.
- Signor Valentine, ha scelto una bevanda ai frutti rossi perché somiglia al sangue e per fare il figo con le donne? -
Non so se l’irriverenza di Brian lo rende più simpatico o più pestifero, resta comunque apprezzabile la sua totale mancanza di paura nei confronti di un uomo che, nella stragrande maggioranza dei casi, viene usato come spauracchio non solo per bambini.
- … -
La risposta di Vincent non è particolarmente loquace, ma sembra bastare per tenere l’adolescente alla larga. Oppure sarà stato il tacco della scarpa di Shelke schiacciato impietosamente sul suo alluce?
Marlene ridacchia e promette all’ex Turk che quando avrà un cellulare lo chiamerà tutte le sere,prima di andare a letto, per augurargli la buonanotte come segno di ringraziamento per il bel regalo ricevuto.
Ciò che mi ha sempre sorpreso di mia figlia è l’intuito: ha avuto una paura folle di Cloud quando l’ha conosciuto e un’inspiegabile simpatia per Vincent. Lo sapevo che con gli uomini ci sa fare.
L’unico problema resta il Pidocchio, ma sono certo che ci lavoreremo …

C’è stato un periodo in cui ha avuto paura anche di me. Appena nata e per i primissimi mesi di vita, Marlene scoppiava in lacrime non appena varcavo la porta di casa di Dyne ed Eleanor. Anche se stava dormendo,anche se mia moglie era solita andarli a trovare tutti i giorni e io con lei, bastava anche solo che suonassi il campanello per provocare nella piccola una reazione spropositata.
- Vedi che omone brutto che sei, riesci a spaventarla anche solo respirando nella stanza accanto!- scherzava
Myrna, quando le urla iniziavano.
- E’ inconsolabile - rideva suo padre, mentre Eleanor la cullava per calmarla.
- Sarà che io e le donne vendiamo da pianeti differenti- rispondevo allibito, perché in genere i bambini non scappavano mai da me.


Lo scampanellio della porta annuncia l’ingresso di due ospiti ritardatari, ci voltiamo tutti verso di loro contemporaneamente, come se quel suono  annunci una sciagura imminente.
Impiego qualche istante per realizzare a chi appartengono i loro contorni resi più grigi dalla pioggia che sta candendo su Edge, ma quando le loro identità si fanno chiare ciò che avverto alla bocca dello stomaco è un ingiustificato sgomento.
- Buona sera a tutti!- è il saluto squillante di Yuffie Kisaragi, che si libera dal cappotto scuro pieno di goccioline.
Tifa l’accoglie prendendole da mano l’indumento e noto che sul suo viso si è disegnata la stessa perplessità che modella i tratti di tutti i presenti, fatta eccezione per i bambini e per Brian.
- Yo!- è l’esordio monosillabico, ma carico di significato di Reno.  Anche lui si libera dall’impermeabile nero, rendendolo alla padrona di casa.
Improvvisamente tutto tace, i pesci rossi che nuotano ignari nelle ampolle accanto al tavolo della caramellata sembrano essere più rumorosi di noi.
- Beh, che succede?-  domanda la principessa.
Dovrebbe dircelo lei cosa sta succedendo.
- Ciao, Yuffie!- Marlene smorza per un momento l’aria resa inspiegabilmente tesa.
La Ninja l’abbraccia, le fa gli auguri e si complimenta per il bel vestitino che indossa.
- Signor Reno, arrivi sempre tardi anche tu?-
Il rosso si gratta la tempia e ghigna.
- Dipende dalle signore … - risponde criptico, forse con il solo intento di confonderci ancora di più le idee.
Marlene alza le spalle.
Li osservo più attentamente.
Yuffie ha la solita aria sbarazzina, anche se all’apparenza sembra leggermente meno vivace,ma più che l’atteggiamento è il suo look che mi dà da pensare. Senza rinunciare agli immancabili shorts aderenti, questa volta ha deciso di indossarli neri e borchiati, con i bottoni ben inseriti nelle rispettive asole. La canotta è stata sostituita da una maglia sempre scura il cui scollo è coperto da una sciarpa sfumata di grigio molto lunga, che la ragazza ha pensato di rigirare varie volte intorno al collo. Le gambe sode e snelle sono avvolte da calze a rete nere e ai piedi ha sostituito i comodi scarponcini con degli stivali al ginocchio con risvolto e tanto di tacco. I capelli, sempre corti, grondano di pioggia e gel e gli occhi sono delineati da una linea di matita scura e dal mascara che le gira le ciglia verso l’alto, rimarcando leggermente di più i suoi delicati tratti Wutaiani.
Le labbra piene un po’ più rosse del solito si increspano verso l’alto quando consegna il suo regalo a mia figlia.
Stasera Yuffie Kisaragi è più coperta, ma sembra calamitare su di sé il doppio dell’attenzione.  E’ sempre lei, ma con qualche consapevolezza in più; oserei dire che sembra più donna, sebbene conservi i lineamenti fanciulleschi che da sempre le modellano il viso fresco e sorridente.
Da un angolo remoto del bar, un lampo rosso passa nelle iridi spente di Vincent. Ma, molto stranamente, la principessa non sembra più cercare  il suo sguardo nel modo spasmodico che le era proprio in passato.
Quindi Cid non esagerava …
- Alla buonora!- la voce di Elena raggiunge il collega, penetrante come una freccia.
Anche Reno ha qualcosa fuori posto. Beh, rotelle a parte, ovviamente!
Perdo qualche momento ad osservarlo.
Non indossa la divisa dei Tuks e già questo mette un po’ sul chi va là, ma ciò che lascia da pensare è il fatto che gli abiti scuri con cui è abbigliato hanno qualcosa di vagamente familiare. I pantaloni neri, aderenti e un po’ borchiati,gli stivali in cui sono infilati lunghi fino a metà polpaccio e la maglia scura il cui scollo è coperto da una sciarpa grigia suggeriscono tutta una serie di situazioni e di cose non dette che, lo ammetto, spaventano anche me.
E’ forse questo che ha colpito Valentine? E da quando nota certe cose?
Elena lo guarda attentamente, poi volta la testa verso Yuffie, infine ritorna sul suo collega. I suoi occhi diventano due fessure, mentre la sua bocca articola la domanda che aleggia nella testa di tutti.
- Siete venuti insieme?- sibila insinuante.
Venuti …
Insieme …
Yuffie e Reno …

Suona più agghiacciante di quanto pensassi.
- Sì!- risponde prontamente lui.
- Assolutamente no!- sbotta contemporaneamente lei.
Yuffie e Reno …
- Che carini, siete vestiti uguali!- trilla Marlene, battendo le mani.
Yuffie e Reno …
Alla bionda scappa una specie di singulto.
Yuffie e Reno …
Tifa perde la presa del vassoio e, se non fosse per i riflessi di Cloud,le pizzette si sarebbero spiaccicate al suolo.
Yuffie e Reno …
Rude ghigna, mentre il resto della platea sgrana gli occhi.
Yuffie e Reno …
Cid mastica qualche parolaccia inveendo contro vegliardi uomini impotenti che lasciano sotto la pioggia in lacrime ragazzine che dopo finiscono nelle fauci del lupo cattivo, per poi lanciare un’occhiata carica d’astio verso Vincent, intento a rimproverarsi qualche oscuro peccato da cui deve redimersi ( e questo non è tanto strano, visto il soggetto … ).
Venuti …
Insieme …
Santi numi, che casino!
- Ma.. ma … E … Però  … ma tu …  - balbetta Shera, guardandola con una certa apprensione.
- Oh, ma insomma!Ero per strada, ha cominciato a piovere, lui aveva un solo ombrello e stavamo venendo nella stessa direzione,non ci siamo mica dati appuntamento - minimizza la ninja, che stasera sembra meno guerriera e più cacciatrice.
- E poi, detto tra noi, quanto vi sembrerebbe possibile?- aggiunge con una risata.
Dopo l’idea di Cid padre più nulla mi sembra impossibile.
- E quei vestiti?-indaga Elena.
- Belli, vero?- chiede Reno, masticando una caramella gommosa.
Brian lo squadra da capo a piedi e annuisce.
Non si conoscono, ma sento che sotto certi punti di vista potrebbero andare d’accordo.
- Sono uguali!- ringhia la bionda.
- La Kisaragi ha scoperto improvvisamente che esiste il buongusto, e allora?-
La ragazza in questione gli lancia un’occhiataccia.
- Cosa potevo saperne che questo scemo avrebbe indossato i vestiti che … - s’interrompe, per poi riprendere - Oh, quante paranoie, è una coincidenza punto e basta!-
Bevo una lunga sorsata dal boccale di birra che ho davanti. L’idea che Yuffie abbia trascorso del tempo con Reno in modo anche solo accidentale per questioni diverse dalla lotta intestina tra Wutai e ShinRa provoca incubi anche a uno come me.
- Hey, mettiamo un po’ di musica? Quella bella che abbiamo ballato anche a Costa del Sol!- propone Marlene.
In modo alquanto bizzarro, la festa riprende e più o meno tutti si convincono che, sì, effettivamente è plausibile che Yuffie sia entrata in un negozio e abbia acquistato un abito il quale, in sede separata, abbia attirato l’attenzione di Reno e che abbiano pensato di indossare le loro compere la stessa sera, recandosi nel medesimo posto, per la stessa occasione. In fin dei conti la moda è uguale per tutti, è la bruttura del consumismo che omologa anche il look della gente, fatta eccezione per me e per Vincent, fermo a quella di trent’anni fa.
Allora perché ho ordinato un altro boccale di birra … ?


Mentre mia figlia intrattiene i piccoli ospiti con giochi adatti alla loro età, Elena si lascia cadere su una sedia con l’aria di una persona che crede di aver visto tutto nella vita, ma che è costretta ogni giorno a ricredersi.
Di tanto in tanto lancia occhiate taglienti come lame in direzione della principessa di Wutai e scuote il capo molto, molto contrariata.
- E’ per questo che ci hai messo un secolo ad arrivare?- sibila alla volta di Reno, cercando tuttavia di assumere un atteggiamento noncurante.
Rude si morde la guancia , ma non fiata.
- La nanerottola ha detto il vero, l’ho incontrata per strada- risponde, mettendosi le mani in tasca.
- Oppure vi siete dati appuntamento?- indaga la collega.
- Anche se fosse? Che problema ci sarebbe? -
La bionda stringe un po’ i pungi, fremi sul tavolo. In effetti il ragazzo dalla testa rossa non è tenuto a darle spiegazioni di alcun tipo, che io sappia l’uomo a cui ha votato anima è corpo e Tseng, quindi perché tanto accanimento?
Elena sospira, mangiucchia per un attimo il suo labbro inferiore, poi manda giù un sorso di liquore contenuto nel bicchiere che ha davanti.
- Hai ragione, anche se fosse non sarebbero affari miei. Una cosa però, risalta palesemente all’occhio … - prende una pausa durante la quale giocherella con la goccia ambrata facendola roteare sul fondo del vetro spesso.
- E sarebbe?-  chiede l’amico, più per educazione che per vera curiosità.
- Non si capisce chi dei due è andato peggio- risponde con ovvietà la donna, che si alza e raggiunge Marlene per offrirle il regalo arrivato in ritardo insieme all’inguardabile coppia.

E’ una sensazione stupida, ma ammetto  mio malgrado che una relazione di qualsiasi natura diversa dalla lotta intestina tra Reno e Yuffie angoscia anche me, ma in fin dei conti ce ne sono di cose strane a questo mondo, no? Da quando la conosco, la principessa di Wutai ha preso cotte per uomini improbabili come Cloud, oppure ha giurato implicitamente amore eterno a Vincent, quindi cos’avrebbe di meno anormale Reno rispetto alle persone da cui è solitamente attratta? Non ci sono elementi sufficientemente chiari che possano suggerire un rapporto che vada oltre la conoscenza superficiale tra i due, eppure hanno dimostrato una sorta di complicità nei pochi minuti che hanno succeduto al loro arrivo che neanche durante la vacanza trascorsa a Costa del Sol.
A volte ci ritroviamo ad amare alcune persone inaspettatamente, in modo totale, come mai ci saremmo aspettate e senza un preciso perché. La stessa cosa è avvenuta tra me e mia figlia, non avrei mai creduto che tra noi potesse crearsi un legame talmente forte da spingermi a credere che sia lei l’unico vero motivo che mi ha spinto a salvare il Pianeta. Propositi di vendetta a parte, ho sempre saputo che l’impulso primordiale che mi ha spinto a rialzarmi ad ogni caduta aveva il suo volto, gridava il suo nome.
 
-  Mynra … Eleanor … M … Marlene! -
E fu così anche quella notte, mentre ripercorrevo a ritroso la strada che tanti disperati stavano seguendo per lasciare la città, angoscia e paura si erano impossessate della loro carne e li spingevano fuori dal perimetro urbano. A ricordare vagamente a quale genere appartenessero, visi su cui fuoco e violenza avevano bruciato via l’orgoglio e la dignità tipici degli esseri umani puntavano dritti, senza riconoscere il vicino,l’amico, il fratello. Vacillavo contro una corrente fatta di gambe tremanti, sguardi terrorizzati, identità cancellate, respiri irregolari, mentre le fiamme cancellavano dalle mappe quanto negli anni ci eravamo impegnati a costruire.
Non ricordo se riconobbi qualcuno, le maschere di fumo e di cenere nascondevano i tratti a me familiari, mentre un unico pensiero muoveva le mie membra martoriate verso un’unica direzione. E non saprei neanche dire se qualcuno abbia riconosciuto me, colui che aveva involontariamente contribuito alla distruzione. Non lo sapevo e non m’importava, se anche avessero cercato di appendermi a una forca improvvisata non ci sarebbero riusciti, il mio cuore e la mia mente  mi orientavano attraverso le macerie, alla ricerca di quella che era stata la mia casa fino a qualche giorno prima.
Camminai a lungo e quando raggiunsi la casa di Dyne crollai sulle mie stesse ginocchia, sotto il peso della colpa e della disperazione. La casa era distrutta, restava in piedi solo parzialmente la facciata esterna , il portico sotto il quale avevamo trovato riparo dalla pioggia,la notte in cui era nata Marlene era crollato, la porta d’ingresso abbattuta. I soldati della ShinRa si erano personalmente accertati che di noi non restasse nulla, a partire dalle nostre dimore.
Quando varcai la soglia cominciai a chiamare mia moglie e quella del mio amico ma in risposta ebbi solo il crepitio del fuoco che rosicchiava le costruzioni intorno e l’eco di lamenti disperati in lontananza, troppo distanti per regalarmi un filo di speranza. Facendomi spazio a fatica tra i calcinacci e le traverse di legno, raggiunsi quello che era il soggiorno  e fu lì che ritrovai Mynra e Eleanor, riverse sul pavimento imbrattato dal loro stesso sangue, un colpo di arma da fuoco a dilaniare i loro petti.
Mi inginocchiai e strinsi quei due corpi ancora caldi contro il mio petto, piangendo come un bambino, maledicendo il giorno in cui Scarlett si era presentata da noi piena di false buone intenzioni, il giorno in cui ero nato e inveendo contro me stesso per aver creduto ad ogni singola parola di quella devastante bugia.
La vista si annebbiava man mano che da ciò che restava del mio braccio cadeva una goccia di sangue , la testa cominciava a girare più velocemente, le orecchie sembravano avvertire i suoni in modo ovattato, sempre più lontani. Persi la presa e ricaddi pesantemente accanto a mia moglie e alla mia cara amica senza sforzarmi di contrastare la gravità che mi spingeva con la guancia contro il pavimento ormai smosso.
Perché resistere, dopotutto? Non era rimasto più nulla in cui sperare …
Chiusi gli occhi per un istante o chissà, magari trascorsero ore, non saprei dirlo, tuttavia un suono giunse forte e chiaro nella mia mente, come se avesse ignorato i miei organi di senso preposti a riceverlo e avesse fatto irruzione direttamente nella mia testa per rianimarla.
Un suono ben preciso.
Un vagito, per essere precisi.
Il vagito di un neonato.
- M … Marlene … -
Mi tornarono in mente le parole di Mynra

- Vedi che omone brutto che sei, riesci a spaventarla anche solo respirando nella stanza accanto!-
Marlene. Che avesse davvero avvertito la mia presenza?
Come rinvigorito da quel pensiero, mi alzai e mi misi a seguire quel richiamo, come se stesse pronunciando il mio nome e mi stesse chiedendo di seguirlo.
Con non poche difficoltà, raggiunsi la cucina e solo in quel momento mi ricordai di un particolare.
-  La cantina … - bisbigliai, cominciando a far forza contro il mobile che ne nascondeva la botola, per liberarla.
E fu proprio lì sotto che la trovai, sola e impaurita, ma viva!


 La sua risata mi giunge forte e chiara, quando la vedo avvicinarsi a Reno intento a parlare con l’ampolla dei pesci rossi.
- Signor Reno, intervisti anche loro? - gli chiede, facendo probabilmente riferimento al suo ruolo di opinionista per il concorso di bellezza della scorsa estate.
- Almeno loro non hanno un papà pronto a spararmi per delle domande innocue – risponde il Turk.
Innocue me le chiama, quel demente!
- In realtà non parlano, ma boccheggiano. Me lo ha spiegato Tifa- lo informa la piccola.
- Per forza la Lockheart conosce certe differenze, ha sposato Strife … -
Ridacchio tra me e me, non ha del tutto torto.
Il rosso afferra una caramella gommosa a forma di pesciolino dal vassoio sul tavolo della caramellata e si rivolge nuovamente alla palla di vetro.
- Adesso mangio il tuo amico … GNAM!- e se la tira letteralmente in bocca, scatenando di nuovo le risate di Marlene.
- Tieni, mangiane una anche tu, sei la festeggiata!- e le porge una caramella che lei accetta volentieri.
Quell’uomo sta così bene con i bambini perché è evidente il suo grado d’infantilità.
- E poi in fin dei conti devi abituarti, sei una femmina e presto o tardi …  - cerca di aggiungere, scatenando in me un moto omicida che viene placato dal sonoro ceffone che Yuffie scaraventa sulla sua nuca.
- Non ti azzardare a traumatizzarla con quella tua boccaccia, sai!-
Shelke, dall’altra parte del locale indietreggia di qualche passo, mentre fissa la scena con il suo solito sguardo quasi privo di espressività.
-  Cosa pensi di quel Turk, Vincent?- domanda  all’uomo, con la sua solita tendenza ad affidarsi alle opinioni dell’uomo quando qualcosa la turba o non riesce a liberarsi dalla confusione che suscita in lei.
Brian sghignazza di fronte alla scena di Yuffie che tappa la bocca al rosso con una quantità abnorme di caramelle, probabilmente per metterlo a tacere ed evitare che le sue volgarità scandalizzino i tanti minori presenti alla festa.
Alla domanda della sua protetta, anche gli occhi di Vincent si fissano sulla coppia, assottigliandosi un po’ come nello sforzo di vedere oltre le apparenze, come se fosse capace di individuare linee sottili e invisibili tenerla legata.
E, chissà, magari li osserva con fare predatore, covando il desiderio di tagliarli.
Valantine, tuttavia, non lascia il suo posto, si limita a voltare la testa da un’altra parte, concentrandosi sul liquido rossastro che gli riempie il bicchiere.
- Ritengo che sia una compagnia perniciosa- sentenzia con tono incolore.
Brian si gratta una tempia, sorride e comincia a ripetere quella parola come un disco rotto.
- Perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa … -
Shelke lo sblocca con un sonoro scappellotto.
- La smetti? Sembri Reno quando fai così - sibila.
- Sembro pernicioso? - chiede con irriverenza.
- No, sembri idiota!- ringhia.
- Ah sì? E tu somigli alla sua amica, solo che lei è più carina di te!-
Mossa davvero poco intelligente paragonare Shelke a Yuffie, va sempre a finire che qualcuno si ritrova con il naso sanguinante, per non parlare se si insinua una presunta maggiore bellezza  nella seconda …
Stanco di guardarli litigare e di assistere alla passività totale di Vincent, torno ai miei pensieri.
 - Dai, riprova! - sento Marlene incitare Denzel.
- E’ difficile- si lamenta il ragazzino, rigirandosi tra le mani un videogame.
- Ma no che non lo è, basta avere pazienza. Bravo,così!-
Ha preso il meglio dei suoi genitori: la dolcezza di Eleanor e la caparbietà di Dyne.
E ha sempre dimostrato grande coraggio e spirito d’osservazione.
Riesce a trarre il meglio da ogni situazione, anche da quelle che sembrano disperate, perché, nonostante sia così piccolina, di esperienze brutte ne ha vissute talmente tante che è un miracolo che sia una bambina tanto serena.

Quando ho ritrovato Marlene, nascosta da sua madre nello scantinato, con l’intento di proteggerla, piangeva così tanto che ho avuto l’impressione che mi stesse chiamando,che avesse percepito proprio la mia presenza e non quella di altri e che si fosse riempita i polmoni  d‘aria per far sì che la riconoscessi tra tanti lamenti che echeggiavano in quella notte disperata.
Raccolsi il fagottino e lo strinsi a me come meglio potevo, cominciando a correre verso il deserto di rocce che costeggiava la città, in modo da cercare un riparo sicuro, lontano da ogni pericolo.
Non so quanto tempo impiegai, ma quando trovai quello che mi sembrava un rifugio sicuro, la luna stava per tramontare.
Nascosto tra gli anfratti delle rocce, avvolsi il braccio con delle bende di fortuna, mentre Marlene sonnecchiava esausta. Avevo portato con me tutto ciò che ancora restava delle cose utili a nutrirla, ma sapevo di dovermi unire a qualche gruppo di esuli e cercare una struttura adatta a curarmi e ad ospitare un neonato.
Un rumore di spari mi fece sobbalzare e svegliò la bambina, che cominciò a piangere non appena incrociò i miei occhi. Poco lontano da noi, un drappello di soldati stava perlustrando la zona e uccidendo tutti coloro che cercavano di ribellarsi al loro volere o che si dimostravano particolarmente ostili.
Se Scarlett si fosse accorta di non avermi ucciso insieme a Dyne, per me non ci sarebbe stato scampo. La cosa non m’interessava poi molto, la mia vita non valeva più nulla e la morte mi sembrava la più blanda delle punizioni che potessi scontare per espiare le mie colpe, tuttavia, se mi avessero fucilato, cosa ne sarebbe stato di Marlene?
Se l’avessero trovata con me avrebbero potuto intuire una sorta di legame e non avrebbero esitato a fucilarla; se l’avessero trovata da sola nel deserto, nella migliore delle ipotesi  l’avrebbero abbandonata lì a morire, oppure portata via e venduta in quei mercati che offrono bambini come pezzi di ricambio in cambio di somme anche irrisorie; forse l’avrebbero fatta crescere un po’ e poi ceduta a uomini viziosi …
Nessuna di quelle soluzioni doveva riguardare Marlene, nessuno l’avrebbe sfiorata neanche con un dito!
Raccolsi le misere cose che avevo e le riposi svelto nella sacca, poi afferrai Marlene che non accennava a smettere di piangere. Corsi più che potevo tra le rocce scoscese, fino a intravedere una spaccatura. Mi fiondai dentro con non poca difficoltà, vista la mia mole, il braccio ferito e la bambina. Stretti in un buco freddo, con i soldati che si avvicinavano, Marlene non smetteva di lacrimare. Sospirai e le misi una mano sulla boccuccia, sperando di non soffocarla, ma anche così era inutile: continuava a lamentarsi e in quel modo ci avrebbero trovati subito. Mi spostai leggermente e per quanto possibile verso la scarsa luce dell’alba che penetrava e incrociai mi incrociai i miei occhi con i suoi.
- Senti piccolina, lo so che hai sempre avuto paura i me, che ti sono antipatico e che da stanotte hai tanti buoni motivi per odiarmi, però almeno adesso devi fidarti di me. Quando saremo fuori di qui cercherò di darti la miglior vita possibile, ma ora devi stare buona … - bisbigliai senza interrompere il contatto visivo.
La mia voce sembrò catturare la sua attenzione.
- Da grande sceglierai tu se perdonarmi o punirmi, fino ad allora io mi prenderò cura di te,non ti abbandonerò mai, però devi aiutarmi. Ho distrutto la vita a tanta gente, ho reso orfani tanti bambini come te. Avrai tutto il tempo per maledirmi, per odiarmi, ma ora smetti di piangere-
Quelle parole pronunciate più a me stesso che a lei raggiunsero i miei occhi fino a pungerli, e anche da essi sgorgarono lacrime amare.
La consapevolezza di essere stato solo fonte di sciagura per quanti amavo si tramutava man mano in disperazione.
Strinsi un po’ di più Marlene al mio petto, cercando di regolare il respiro.
- Smetti di piangere, ti prego!-
Non so se fu il tono che usai, o il modo in cui la guardai.
Marlene, grande quanto un soldo di cacio, forte come un fiorellino frustato dalla tempesta, ricacciò indietro le lacrime ed entro breve i suoi occhini furono sgombri.
Quando i soldati ci superarono senza vederci, quando uscii alla luce del sole con ancora la piccola in braccio la guardai di nuovo, stanca e sporca di terra, rannicchiata con i pugni vicini e con il respiro tranquillo.
Tese leggermente le labbra e io sentii un tuffo al cuore. Mi aveva sorriso, ma non so se fu il suo primo sorriso in assoluto. So solo che lo rivolse a me e a nessun’altro, un sorriso che descriveva un piccolo universo di sensazioni, di speranze, di voglia di vivere e scioccamente mi sentii orgoglioso come non lo ero mai stato prima.
Marlene mi sorrideva e io mi innamoravo di lei, di quell’amore che ti prende il cuore e lo costringe a battere solo per lei, solo per quell’esserino che non sa neanche parlare e che forse non ti capisce, un sentimento che ti appaga con uno scambio di sguardi, con una boccuccia a cuoricino che cerca la pappa, un amore che ti fa tremare le gambe e che ti fa sentire unico ogni qual volta la persona che lo provoca respira.
Non potevo morire, perché il mio più grande amore doveva vivere.
Il giorno dopo partii per Midgar, con la consapevolezza di una nuovo scopo nella vita che avrei potuto raggiungere solo recandomi lì dove il nemico risiedeva. I miei propositi di vendetta, tuttavia, non dovevano assolutamente minacciare l’incolumità di Marlene.
Mi feci curare nel primo villaggio che incontrai sul mio cammino, ma il braccio prese ugualmente infezione e arrivai a Midgar in preda alla febbre e senza forze.
Quando scesi dal treno, caddi a terra privo di sensi.


- Tutto bene, Barret?-
La voce di Elmyra mi riporta al presente.
Annuisco e sorrido.
- Mai stato meglio – la tranquillizzo.
Io e questa donna abbiamo qualcosa in comune, qualcosa per cui abbiamo litigato la prima volta che ci siamo visti.

Solo che io sono stato più fortunato di lei …

- Due bambini piccoli e solo lo stipendio da cameriera di tua madre?-
Tifa si tormenta il labbro inferiore, mentre Brian sposta lo sguardo altrove, come infastidito dall’essersi fatto sfuggire una parola di troppo.
Cloud si morde la mascella, probabilmente sta pensando che c’è ancora un bel po’ da fare per salvare il mondo. Oppure, più semplicemente, certe realtà gli sbattono in faccia che non tutto rientra nei nostri poteri e che molte situazioni spiacevoli non dipendono dalla salute del Pianeta.
La prima a riscuotersi è sua moglie.
- Ah..beh … se proprio lo vuoi sapere capiti a fagiolo-
Testa a punta la guarda con un’aria un pochino spaurita. Quanto Tifa fa lavorare così velocemente la mente spaventa anche me …
Brian le presta nuovamente attenzione puntandole uno sguardo sottile addosso.
- … Ma sì! - continua la ragazza – Qui al bar c’è sempre tantissimo da fare e potresti aiutarmi! -
A Shelke cade una patatina da mano.
- E poi spesso Cloud non riesce a gestire le consegne da effettuare quando ha degli ordini urgenti qui in città, ma deve anche raggiungere mete più lontane nello stesso giorno-
- Ah sì?- bisbiglia il diretto interessato, beccandosi una gomitata nelle costole.
- Potresti venire al bar per i finesettimana, specie in vista dell’apertura dell’angolo pasticceria!-
- Solo se prometti di non farlo cucinare- borbotta la Rui.
Poi lo squadra da capo a piedi e aggiunge  - … Anche se dubito che uno del genere possa prendere in considerazione una proposta simile-
Brian la ignora e fissa Cloud.
- Farei le consegne con la moto?-
Il biondo sbatte le palpebre.
- Assolutamente no!- sibila come se il ragazzino avesse ipotizzato la possibilità di andare a letto con la moglie.
- E come pensi che dovrei consegnare i pacchi?- insiste.
- Non m’interessa!-  taglia corto l’ex SOLDIERS
- Sai che esistono le biciclette?-  lo informa l’ex Tsviest.
-Sai che so che non sai andarci?- la canzona il compagno di scuola.
Shelke diventa del colore dei suoi capelli. Se non lo avessi visto, non ci avrei mai creduto: ha avuto una reazione non direttamente legata a una possibile minaccia ai danni di Vincent.
- Ma so fare un mucchio di altre cose- protesta.
- Oh, immagino. Le suore ti hanno insegnato a ricamare e a fare le calzette?- continua quella sottospecie di punk in miniatura.
- No, ma un gruppo di vecchi amici mi ha mostrato come far saltare la tes … - Tifa la interrompe afferrandola da dietro e tappandole la bocca con una mano, mentre anche io mi sono accorto che le sue iridi stavano per cominciare a brillare.
Scoprire di avere dei sentimenti a volte può far male, ma credo che cercare di imparare a gestirli sia anche peggio …
- Suvvia,non c’è bisogno di litigare! -
Tra amici capita, e a volte succede anche di peggio …

- Allora, cosa vogliamo fare? L’unico ad opporsi sei solo tu, Dyne … - il capo villaggio attendeva una risposta, mente il mio amico insisteva nel rifiutare a favore del carbone, nostra risorsa da sempre.
-La ShinRa promette lavoro per tutti non appena il Reattore Mako  sarà terminato. Sapevo che la mia opinione contava tantissimo per lui, e sapevo che avrei influenzato le sue scelte anche dimostrandomi a favore della ShinRa.
Cieco, ingenuo, credulone, mi sono lasciato abbindolare come un ragazzino. Non avevo mai sentito parlare di un reattore mako prima d’allora, è vero, ma non sono riuscito a intuire la falsità nel riflesso dei loro sguardi,mentre ci promettevano opulenza e si preparavano alla nostra distruzione.
Senza saperlo stavo tradendo il mio migliore amico, senza rendermene conto stavo condannando tutti a morte.



-Dyne, resisti!-
- Torna tu al villaggio … Hanno bisogno di te … Eleanor e Marlene contano su di noi … -
Sapevo che non sarebbe tornato indietro con me, ma per nulla al mondo avrei lasciato la sua mano, in bilico tra i proiettili dei nemici, lo strapiombo e la speranza che lentamente ci stava abbandonando.
Poi un colpo andato a tiro, le mie ossa che si frantumavano e il mio migliore amico che precipitava portandosi dietro tutto ciò in cui credevo.



 
Il perdono che tanto auspicavo non lo avrei mai avuto davvero, perché io per primo ero e tutt’oggi non sono in grado di perdonare me stesso.
 


- Allora non persi soltanto un braccio. Persi qualcosa di irrecuperabile. Non so perché sia andata così … -
- E che mi dici di Marlene, cosa le succederà?-
- Pensaci un attimo, Barret … Quanti anni aveva allora?  Anche se mi rivedesse, non mi riconoscerebbe più. E poi, Barret, le mie mani sono troppo sporche di sangue per prenderla ancora in braccio-


E allora le mie come sono? E’ bastato davvero solo salvare il Pianeta per cancellare le colpe di cui mi sono macchiato?
Nonostante i suoi errori, forse Cloud sarebbe stato un padre migliore di me, benché troppo giovane all’epoca dei fatti che stasera tornano a fare capolino tra i miei ricordi.
Lo osservo mentre esce dal bar, per poi rientrare tenendo tra le mani una scatola infiocchettata. Con i suoi soliti modi un po’ sfuggenti, attira l’attenzione di mia figlia, la quale guarda meravigliata l’amico biondo.
- Questo è per te- mugugna Cloud, sempre un po’ imbarazzato quando deve spendersi in tenerezze. Al contrario di Cid, però, non è l’oggetto delle sue attenzioni a infastidirlo, ma il fatto di essere al centro dell’attenzione. Quando si tratta di brandire la sua spada non si fa problemi ad essere il protagonista indiscusso della scena, ma basta spostare la scena su un piano domestico e lo si vede andare in crisi. Devo ammettere, tuttavia, che quando si tratta di Marlene neanche lui riesce a dire di no; insieme a Tifa, la mia bambina lo ha aiutato molto ad esternare i suoi sentimenti. Beh, un po’ di merito va anche al Pidocchio, ma giusto un po’…
Mi chiedo che faccia farà quando, un giorno, sua moglie aspetterà un bambino.
Oh, mi farò tante grasse risate insieme a Cid …
A giudicare dalla faccia di Tifa, neanche lei sapeva nulla dell’iniziativa di Testa  Chiodata, per cui si avvicina al tavolo su cui il pacco è stato posato con delicatezza, insieme a un gruppetto di ragazzini curiosi.
- Oh, Cloud, credevo che il tuo regalo fosse la festa!- esclama Marlene, sorpresa ed emozionata.
- E’ stato un pensiero che mi è venuto in mente all’ultimo minuto- ammette il ragazzo, mentre il viso di sua moglie si fa perplesso.
L’ultima volta che ha improvvisato un regalo, quest’ultimo è cresciuto quanto un cavallo e tutt’ora gironzola per casa scodinzolando e provocando involontariamente danni con la coda, lunga e forte come una frusta.
La mia piccolina tira il nastro rosso con entusiasmo, alza il coperchio e sul visino le di dipinge un sorriso splendido.
- Che meraviglia!- sussurra.
- Fammi vedere- Denzel si sporge un po’ e poi sentenzia  - E’ bellissimo!-
Tifa lancia un’occhiata rapida al contenuto del pacco e i suoi occhi diventano di vetro.
Quando l’ho vista per la prima volta aveva ben altro sguardo, anche se si capiva chiaramente che la sua personalità era tratteggiata da un misto di forza e dolcezza che la rendono tutt’ora unica nel suo genere. Le sue mani sono davvero degne di abbracciare Marlene, come quando arrivai a Midgar …

Freddo, confusione e poi solo silenzio, chiaro e immacolato silenzio, la sensazione di essere qui e altrove, vicino e lontano, fermo e in movimento contemporaneamente.
Il ticchettio insistente di un orologio, però, cominciò a picchiettare fino a perforare il manto di solitudine e incoscienza in cui ero avvolto.
Mi sentivo privo di forze e con la bocca secca.
- M … Marlene - riuscii a pronunciare, malgrado le mie labbra si spaccassero nello sforzo di articolare la parola.
Gli occhi bruciavano sotto l’insistente luce dei neon che mi battevano giusto sul viso,riuscivo a malapena a tenerli aperti.
- E’ rinvenuto - la voce qualcuno  di cui avevo avvertito la presenza appena i sensi si erano fatti vagamente vivi informò un’altra persona delle mie condizioni. Una voce da donna, un po’ fredda e professionale.
Udii l’altro presente muoversi e i suoi passi avvicinarsi.
- Come si sente?La ferita al braccio si è infettata e ha perso molto sangue,ma lo abbiamo trovato giusto in tempo e si rimetterà presto- mi spiegò la donna.
- Marlene … ?- continuai a ripetere la parola che riassumesse l’unica cosa per cui provassi interesse e preoccupazione in quel momento.
Mi importava solo delle condizioni della piccola, se non fossi riuscito a salvarla la mia vita non mi sarebbe servita a nulla.
La voce dell’altra persona presente si fece sentire, ma era ben diversa da quella che aveva parlato in precedenza.
-Ah, quindi è così che si chiama! Marlene … è un bel nome! - Con un notevole sforzo mi voltai alla mia destra e aprii meglio gli occhi, i quali misero a fuoco una figura che mi colpì quanto a singolarità. Avevo davanti una ragazza poco più che adolescente, vestita con una minigonna scura e una canotta che evidenziava le forme procaci di cui era fornita nonostante l’età non di certo matura. Tra le sue braccia allenate, Marlene poppava beata da un biberon quasi totalmente vuoto e sembrava in salute, oltre che di buon appetito.
Raddrizzai il collo ed emisi un sospiro di sollievo, rivolgendo lo sguardo al soffitto bianco e ai fastidiosi neon.
- Se non fosse stato per questa ragazza non ce l’avresti fatta. Vi ha trovati alla stazione e vi ha portati entrambi qui- mi informò l’altra donna.
Guardai di nuovo la figura adesso più definita che tolse il biberon dalle labbra di Marlene e le pulì premurosamente il musino sporco di latte.
Insolitamente materna per essere così giovane.
- Come ti chiami?-
La ragazza dai capelli neri e lunghi incrociò i suoi occhi di un particolare marrone virante verso il rosso con i miei.
- Tifa Lockheart- si presentò.
- Io sono Barret Wallace e lei è Marlene-
Annuì, poi guardò la bimba con dolcezza e di nuovo me.
- Siete parenti?- domandò titubante.
- E’… è mia figlia- risposi senza avere l’impressione di mentire.


 Gli occhi di Tifa stavolta sono un misto di incredulità e furore omicida, decisamente diversi da quelli che mi rivolse quel giorno.
- Come ti è venuto in mente di …? - è sconcertata, si porta una mano al petto, forse per controllarne in battito e poi riprende a sgridare il marito, questa volta con più grinta.
- … E il prossimo Natale cosa farai, porterai un Chocobo? No, scusa, prima c’è il compleanno di Denzel. Che ne dici di raccogliere per strada un moguri? Mal che vada possiamo chiedere a Reeve di costruirci un Bahamut in scala! -
- Hey, io posso avere un criceto? E dai!!!- Denzel azzarda, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Cloud, il quale non sa come porre rimedio al casino che ha fatto portando qui quel qualcosa di cui non sono ancora riuscito ad appurane la natura.
Shelke si avvicina, guarda nella scatola e fa un passo indietro.
- Che cos’è?-  domanda.
Reno controlla e ghigna.
- E’ il figlio di Red XIII e Miss Pink XX nato prematuro- spiega con impudenza il Turk rosso.
- Ma non ne sapevo niente!- esclama sorpresa.
- Perché non c’è nulla da sapere, Reno ti ha detto una bugia- spiega il felide.
- Ma … è un gatto!- miagola Cait Sith, forse sentendosi un po’ spodestato.
- Prima della classe Shelke Rui, ma da dove vieni tu? Da un altro pianeta?- la sfotte Brian.
Dallo stesso luogo da cui provieni tu, mi viene da pensare, ma non rendo partecipe i due della mia riflessione.
- Perché, cosa c’è di strano?- insiste la ragazzina.
- Dove hai vissuto negli ultimi dieci anni, in un bunker? Non hai mai visto un gatto e te ne vai in giro con … quello!- e il ragazzo punta il dito verso Nanaki, facendo presente a tutti che forse avremmo dovuto spiegargli qualcosa in più sull’abitante di Cosmo Canyon, invece di dare per scontato che non ci sia nulla di anormale nel sentir parlare un felide.
- Se vado in giro con te, non vedo che problema ci sia con Red - Shelke risponde con un’alzata di spalle.
Vincent li osserva con gli occhi che si alternano da una parte all’altra come se stesse seguendo una partita di tennis, ma non proferisce verbo.
- Magari Nanaki si desse da fare … - azzarda Cid.
- Oh dei santissimi, non mettertici anche tu!-  lo redarguisce Shera esasperata.
- Perché non te lo porti a Wutai, che io sappia lì se li mangiano- propone Reno a Yuffie che salta sulla difensiva.
- Razza di cretino!-
- Ah, già, giustissimo: dalle tue parti il piatto forse è a base di cavallette … - continua il Turk.
- Senpai, lo dici per esperienza? Sai molte cose sulla cucina wutaiana, hai frequentato assiduamente il Paese ultimamente?- insinua Elena, con un’aria un po’ infastidita.
Gli angoli della bocca di Rude vanno un po’ all’insù.
Marlene si avvicina alla mammina incavolata, le tira un po’ il bordo della maglia per catturare la sua attenzione tutta concentrata a lanciare invettive al marito, il quale incassa senza riuscire a dire nulla.
- Questo significa che lo rimettiamo per strada, Tifa?- chiede la mia bambina sconsolata.
La diretta interpellata si placa, allunga una mano nella scatola e accarezza la pallina di pelo bianco che ringrazia facendo le fusa e leccandole un po’ le dita.
Un sospiro profondo e poi il verdetto finale.
- Ma no, ce lo teniamo- dice Tifa rassegnata, mentre il sorriso di mia figlia si allarga.
Da cuore chiuso a cuore tenero, Tifa è se stessa e il suo contrario …

Immagino che adesso tocchi a me dare il regalo a Marlene.
Un tesoro per il mio tsoro.

-  Dyne, Marlene è ancora viva! Ritornai al villaggio,speravo si fosse messa al sicuro. Vagai per la cittadina per un po’. Fu allora che la trovai, trovai Marlene.Adesso si trova a Midgar. Andiamo a prenderla insieme, vuoi?-
 - E così è ancora viva … D’accordo, Barret, io  e te dobbiamo batterci … -
Non mi sarei mai aspettavo quelle parole, eppure il mio amico aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con me. Ciononostante non gli avrei mai permesso di uccidere il mio tesoro più prezioso.


- Marlene … - la chiamo
- Sì, papà?-
- Vieni qui-
Si avvicina trotterellando come un cagnolino.
La guardo per un lungo istante, quanto mi basta per riconoscere gli occhi dolci di Eleanor e la fronte spaziosa di Dyne.
Forse si sente in soggezione per l’intensità del mio sguardo, perché sposta da un lato la testa e schiude la boccuccia a cuoricino.
- Va tutto bene, papà?-
Papà.
Ricordo la prima volta che mi ha chiamato così ed è da allora che avverto sempre una scossa piacevole in pieno petto ogni volta che pronuncia quella parola.
Annuisco per tranquillizzarla e la faccio sedere sulle mie ginocchia.
- Ho una cosa per te-
La mia bimba sorride.
- Non voglio un regalo, papà, volevo solo che oggi ci fossi anche tu-
Sono così orgoglioso di questo pulcino, sta venendo su una meraviglia e non credo di potermi attribuire alcun merito. Tifa non è d’accordo con me quando ne parliamo, ma a volte sento davvero che il mio contributo è davvero minimo. Anche Elmyra ha avuto da ridire in proposito …
-Però sono sicuro che ti piacerà. Certo, forse potrai usarlo quando sarai un po’ più grande, ma ci tengo che tu lo abbia- le spiego, mentre mi metto le mani in tasca e sfilo il ciondolo.

- Barret, dai questo ciondolo a Marlene. Era di Eleanor, un ricordo di mia moglie … -
- Va bene -
- Così ,Marlene ha già …  quattro anni … -


- Oh, com’è bello!- esclama, accogliendo il monile tra le manine.
- Era di Eleanor- mormoro più a me stesso che a lei.
Marlene sbatte le ciglia scure, incredula.
- Era della tua mamma-

- Barret … tu … non devi mai farla … piangere … -

Mai, lo giuro.
… E quel sorriso che le illumina gli occhi è ciò che mi aspettavo ed è quel che desidero continuare a vedere per tutta la vita.





Sopravvissuti al trauma?
Spero di sì.
Volevo ringraziare di cuore per la loro vicinanza e l’affetto le ragazze del Café (guai a trascorrere un giorno senza di loro,mi prende la tristezza!), Marciux  ( una presenza dolce e discreta a cui faccio un grande in bocca al lupo per stasera), a FortiX (che tra immagini sconce di Seph e giganti minacciosi mi ha fatto dimenticare i pensieri funesti), a Mila (anche se è antipatica) e a Lulu_00 (per la sua dolcezza).
A presto, Manila.

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Capitolo 51
*** Capire ***


44. Capire
(Shelke)

 

Alzo lo sguardo verso il cielo attraversato dalle nuvole e sospiro.
Oggi sono nervosa, tanto nervosa.
E’ da un po’ di tempo che Vincent mi sembra taciturno e solitario. Beh, in realtà lo è sempre stato, però adesso è diverso. Non so spiegarmelo, sembra che abbia perso quel poco di luce che ogni tanto si intravedeva nei suoi gesti; altre volte, invece, mi da l’impressione che quella luce non la lasci volutamente penetrare dall’esterno.
La cosa che mi ha mandato in bestia è stato l’ennesimo rifiuto del cibo. E’ vero che lui è molto particolare sotto questo punto di vista, però dovrà pur mettere qualcosa sotto i denti! Sono andata a casa sua e ho trovato il frigo completamente vuoto, allora gli ho chiesto il motivo e cos’ha fatto? Ha staccato anche la presa in modo da non consumare inutilmente energia elettrica e non credo lo abbia fatto per amore del Pianeta. Gli ho fatto notare che a me il cibo interessa ancora, allora mi ha dato dei gils e mi ha mandato a fare la spesa.
Cammino per le strade non particolarmente affollate di questa zona di Edge con due buste di schifezze preconfezionate, mentre l’arrabbiatura va scemando, lasciando posto ad una punta di preoccupazione. Passo davanti al parco giochi deserto e decido che un giro in altalena potrebbe aiutarmi a rilassare i nervi. Mi siedo e comincio a dondolarmi lievemente.
Non sono in pensiero per la mancanza di appetito di Vincent, so benissimo che può digiunare per lunghi periodi senza incorrere in un serio deperimento, ciò che mi preoccupa è proprio l’inesistente manifestazione di bisogni in senso generale. Non vuole niente, non cerca niente,non si concentra su nulla,  non si entusiasma neanche sotto tortura. Vincent Valentine non è un uomo espansivo, questo lo so da sempre ed è una cosa che ci accomuna, però è come se gli mancasse qualcosa in questo periodo, non so spiegarlo bene.
Fino a pochi mesi fa era possibile scorgere in lui qualche segnale che suggeriva un certo indice di gradimento rispetto a delle cose o delle attività; ad esempio, mi era parso di capire che amasse la lettura e che i libri che leggeva fossero una fonte di interesse, mentre adesso si limita a leggere come se incamerasse informazioni. Se avesse una porta USB dietro la nuca si potrebbe fare un semplice passaggio di dati senza perdere ulteriore tempo. Devo controllare, chissà che Hojo non gli abbia lasciato anche quella …
Vogliamo parlare proprio del cibo? Non ha mai espresso un’opinione in merito a ciò che mangia, però quando capitava di essere invitati a pranzo da Tifa o da Shera, non si limitava a inserire in bocca, chiudere, masticare e mandare giù, assolutamente no!  In quei casi apriva le mandibole, poggiava il cibo sulla lingua con un certo rispetto, gustava la pietanza, l’assaporava con tutte le papille gustative di cui la sua bocca è in possesso e poi mandava giù quasi con il rimpianto di dover affidare allo stomaco un tesoro tanto prezioso. Ovviamente la cosa non era così palese, però per noi che lo conosciamo bene individuare anche una piccolissima variazione nel suo comportamento è relativamente semplice. In genere interveniva Cid che faceva strani discorsi sul fatto che era giunto il momento di affidare alla sua bocca altri tipi di piacere, cose tutte strane che solo lui capiva, e Vincent si limitava a rispondergli con un’alzata di spalle.
Adesso non succede più nulla di tutto ciò.
C’è stato un periodo in cui guardava sorgere il sole e lasciava che la luce lo colpisse accogliendola come una carezza, adesso mi sembra che cerchi protezione sotto al suo mantello. E per inciso, ho dimenticato di nuovo che aspetto hanno i suoi piedi …
Sospiro dandomi un’altra spinta.
- Hey, ma guarda chi c’è -
Conosco questa voce e spero tanto che non stia cercando grane.
- Ciao Brian, finito di lavorare già a quest’ora?-
il mio compagno di scuola prende posto sull’altra altalena e si stiracchia.
- Già, oggi c’erano pochi clienti e Tifa mi ha mandato a casa prima -
- Ti trovi bene con lei?-
- Decisamente. Tifa Lockheart ha tutto al posto giusto: è gentile, sveglia ed è anche bella … - questa è la prima volta che lo sento parlar bene di una persona, facciamo progressi.
- Ha un’unica pecca: è sposata - aggiunge.
Fermo il dondolio e lo guardo sorpresa. Questa poi!
- … Sì, insomma, a parte la moto e un capello impeccabile, cosa ci fa una tipa così con uno come Strife? Lei porta i pantaloni per entrambi!-
- Tu stai troppo insieme a Cid- scuoto la testa e riprendo a spingere il seggiolino. Si sono visti pochissime volte ma credo che l’influenza del Capitano abbia colpito anche lui.
- Cid sarebbe quello che chiamate Capitano?Quello con la moglie incinta? E comunque tu hai qualcosa che ti frulla nella testa e su cui rimugini da giorni -
Vorrei capire come fa ad accorgersi di qualsiasi cosa quando, almeno esteriormente, sembra non notare nemmeno se piove o c’è il sole.
- Sì, è quello che chiamiamo Capitano e la cui moglie aspetta un bimbo. E comunque è davvero a capo di un’aeronave. A discapito dell’aspetto e dei modi grossolani, è un pilota eccezionale, inoltre è un uomo ricco di fermi principi morali. Sua moglie, Shera, è gentile e affabile. Anche lei è un’esperta nel settore del marito, è grazie al loro lavoro che si sono conosciuti. La sua gravidanza procede bene, non ci vorrà ancora molto per conoscere il loro primogenito. Chissà se sarà maschietto o femminuccia, non hanno voluto saperlo in anticipo anche se Cid si è fatto una teoria tutta sua … -
Mi guarda aspettando che continui.
Sospiro arresa.
- Hai ragione, c’è qualcosa che mi preoccupa un po’- tanto vale vuotare il sacco e confidarmi con qualcuno a cui non frega niente di nessuno, almeno non si preoccuperà di quanto sto per dire, cosa che accadrebbe se parlassi con Tifa,Shera o Nanaki.
- Spara- dice.
Mi guardo intorno confusa.
Siamo soli.
A chi dovrei sparare? E perché? Non ho neanche una pistola. Quello bravo con le armi da fuoco è Vincent, io me la cavo meglio con quelle da taglio. Beh, certo, ho una buona mira, però …  Ma poi che c’entra con i miei problemi? Bah, non lo capirò mai!
Ignoro la questione, neanche ci provo a cogliere le sue associazioni mentali, a volte è come avere a che fare con Reno.
Gli dedico una rapida occhiata: ha fermato l’altalena e ha appoggiato la tempia alla catena, respira con calma, mentre mi scruta attraverso il verde pallido delle sue iridi intorno alle quali, stranamente, c’è meno kajal del solito.
Forse quegli occhi rispecchiano un animo più sensibile di quanto voglia far credere …
Alzo le spalle e rispondo.
- Beh, vedi, ultimamente … Vincent è un po’…  strano-
Scoppia a ridere come se avessi raccontato una barzelletta, le sue labbra si distendono e lasciano intravedere il bianco dei denti,mentre le sue spalle sussultano e piega il busto un po’ in avanti. Se non fosse così fuori luogo, penserei che ha una bella risata.
- E dove sarebbe la novità? Dovresti preoccuparti se apparisse normale-
Ok, come non detto, speravo in un briciolo di maturità ma avevo dimenticato che, in fondo, è un idiota di 15 anni. Fermo l’altalena, prendo le mie buste e faccio per andarmene, ma lui mi viene dietro prendendomi per il gomito.
- Che diamine, stavo scherzando! – cerca di giustificarsi.
- Non faceva ridere- mi volto stizzita.
Mi guarda da capo a piedi e annuisce come ad aver capito chissà cosa.
- Hai il ciclo, si vede lontano un miglio-
Cos’è il ciclo?! Quella cosa strana di cui mi hanno parlato le ragazze … Non lo so, non ricordo, ma non mi piace il modo in cui lo dice, come se fosse la giustificazione di chissà quale malattia mentale.
- Potrei dire lo stesso di te- qualsiasi cosa sia questo ciclo, non mi va di dargliela vinta.
- Non direi, io ho qualcosa in più che tu non hai e che mi protegge dalle paturnie mensili che affliggono la vostra psiche contorta-
Eh?!
-  Tu hai “Qualcosa in più”? E’ tutto da dimostrare - si crede sempre superiore, che antipatico.
- Non mi aspettavo tanta audacia da una come te, ti credevo più ingenua. Comunque sei fortunata, non mi tiro mai indietro ad una richiesta di prestazioni di quel tipo – e allarga le braccia come a volermi accogliere.
Non ho capito bene cosa intende dire.
- Ma di che parli?- gli domando confusa.
Brian si concede qualche istante per valutare la mia espressione, poi un angolo della bocca si alza e ghigna scuotendo un po’ la testa.
- Ritratto, non sei ingenua, sei una fessa integrale-
- Che cosa??? Ma come ti … -
- Allora, me lo vuoi dire o no cosa prende al tuo amico?- sbadiglia seccato.
Sbuffo, mi siedo su una panchina e prende posto accanto a me. Beh, non esattamente accanto, perché si siede all’estremità  abbandonando le braccia aperte sullo schienale, rovesciando la testa all’indietro e incrociando le gambe. Ignoro la sua posizione da spiaggia e comincio a raccontargli del cambiamento di Vincent, di ciò che mi turba e della mia incapacità di risalire ai motivi per cui è diventato così strano.
- C’è stato qualche cambiamento in casa? Qualcosa che possa averlo turbato? Ammesso e non concesso che esista davvero qualcosa in grado di turbarlo … - borbotta.
Sorvolo sull’ultima osservazione e scuoto la testa.
- Nulla di particolare, da quando l’estate è finita io sono tornata in istituto e lui ha ripreso il lavoro per la WRO, periodicamente torna a Edge per vedermi e … nulla di più -
- Problemi a lavoro?- ipotizza.
- Non credo, e poi me lo avrebbe detto-
- Perché lo dai per scontato ?-
- Vincent mi racconta sempre tutto se gli chiedo spiegazioni- annuisco convinta.
- Ma magari è successo qualcosa quando tu non c’eri per cui non puoi chiedergli niente …  -
- Vincent non è mai a casa se non deve passare del tempo con me-
- Sinceramente? Visti i sintomi a me sembra un problema di cuore- ipotizza.
Problemi cardiaci, Vincent?! Ma se non ha neanche il muscolo cardiaco?
Scuoto la testa con convinzione.
- No, assolutamente, è sano come un pesce, il suo cuore va una cannonata!-
- Ma che hai capito? Stavo parlando di donne! Sei proprio sicura di avere buoni voti senza prestare favori sessuali ai professori? A volte sembri davvero tarda!-
Che cosa???
Se gli rispondo come vorrei comincerà un battibecco che potrebbe protrarsi all’infinito con il rischio di fargli seriamente male, quindi evito di farlo.
Però ha parlato di donne..
- Quali donne? Non c’è nessuna donna nella vita di Vincent, ci sono solo io e … - beh, Lucrecia è morta tanto tempo fa. E’ proprio morta?Si può definire viva una persona intrappolata in una teca eterna?
Scuoto vistosamente la testa.
- La donna che amava è morta da anni, da quel momento non c’è stato più nessuno. No, ti stai sbagliando-
Brian mi guarda intensamente, con quei suoi occhi verde pallido che spiccano incredibilmente investiti dalla luce del tramonto ormai prossimo. Mi mette a disagio, sembra voler penetrare nella mia rete neuronale e appropriarsi dei miei dati. Non è mai propriamente invadente, eppure sento che riesce ad arrivare sempre dove vuole con me, specie quando mi fissa così, senza dire una parola, aspettando che io giunga alle sue stesse conclusioni anche se non le condivido minimamente.
- Va bene, credo che sia ora di andare – interrompo il contatto visivo che, non so bene il perchè, diventa insostenibile.
 Mi alzo e prendo le buste della spesa, dondolandole a mezz’aria.
- So che è poco e fa anche schifo, ma vuoi unirti a noi per cena?-
Brian scuote la testa senza troppa energia.
 - Non credo che al tuo amico farebbe piacere se mi unissi a voi- di nuovo mi propone quel suo ghigno saccente.
- Perché dici questo?- Vincent è ombroso, ma non è un padrone di casa scortese.
- Perché ai padri non piacciono i ragazzi delle loro figlie- spiega in tono ovvio.
Il volto mi va a fuoco.
Perché sto arrossendo???
- Vincent non è mio padre e tu non sei il mio ragazzo- gli faccio notare con una punta d’astio.
- Sì, è vero, io non sono il tuo ragazzo, ma sono l’unico essere di genere maschile che non teme il tuo caratteraccio e no, Vincent non è tuo padre, ma ci si avvicina molto-
Io, brutto carattere? Vincent mio padre?
- Che hai detto?- chiedo oltraggiata.
- Dico che hai i prosciutti sugli occhi. In psicologia lo chiamano Complesso Edipico e credo che tu ne soffra in modo esagerato -
- E tu da piccolo sei caduto dal seggiolone!-
Ma come si permette?!?
- Perché il tuo amico dovrebbe spiegarti cosa c’è che lo turba? Sei solo una ragazzina, però affermi di essere l’unica donna della sua vita … Io, invece, credo che non sia così. Riflettici, sai davvero tutto di lui?-
Certo che so tutto di lui! So della sua vita bruciata da uno sparo, degli anni negati confinato in una bara, degli incubi che non lo lasciavano riposare tranquillo, di Lucrecia, so dell’amore che provava per lei e so che nessuna donna potrà mai sostituirla, neanche quella stupida principessa da strapazzo che …
La mia rabbia si arresta per un momento, come se avesse ricevuto un gavettone ghiacciato che l’abbia fatta sbollire prima del previsto.
La nebbia dei ricordi di dirada e un’immagine si staglia nitida e prepotente davanti agli occhi della memoria.

-Yuffie Kisaragi! Yuffie Kisaragi, dove corri?Ha cominciato a piovere, sei senza ombrello … Yuffie!-

- Ci sei arrivata finalmente?- mi chiede presuntuoso  - Dalla tua espressione si direbbe che ti sia venuto in mente qualcosa-
Ci mancava solo il ragazzino vanaglorioso che crede di sapere tutto, tira a indovinare e ci prende pure!
- Beh, ecco … Qualche mese fa lui e una nostra amica hanno avuto una discussione, o almeno credo, visto che nessuno dei due è più tornato sull’argomento e che la persona in questione si è vista di meno in giro - comincio a raccontare.
Ed è da quel giorno che …
No, non è possibile!
- Amica?- insiste Brian.
- “Amica” è una parola grossa, si tratta di una seccatrice su due gambe che spesso stava tra i piedi- ecco, questa è la giusta definizione per quella lì.
- La conosco?-
- Ma sì, l’hai vista al compleanno di Marlene e qualche volta al bar, è Yuffie Kisaragi-
- Quella specie di ninja chiacchierona poco vestita ?-
Annuisco compiacendomi di non essere stata l’unica ad averla inquadrata in quel modo.
- Hai capito Vincent Valentine … - borbotta fischiando.
Che significa? Non mi piace il suo tono, cosa c’è da capire?!
- Che intendi?-
Per l’ennesima volta mi guarda sbalordito.
- Non sono prosciutti quelli che hai sugli occhi, è proprio cemento! Ma non ti sei accorta che l’unico invitato che quella ragazza niente male non ha infastidito è proprio quella mummia vestita di rosso?-
Ragazza niente male? MUMMIA VESTITA DI ROSSO?!?
- Ha parlato il mostro che vive nei camini!-  rispondo piccata.
Brutto, borioso, antipatico, saccente, presuntuoso …
- Ed è incredibile l’accanimento con cui lo difendi, come una figlia gelosa fa con il padre!-
Se non la smette gli assesto un pugno sul grugno e gli faccio saltare l’orecchino dal labbro.
- Vincent non è mio padre- tengo a specificare.
- Ma tu ai suoi occhi sei come una figlia, come fai a non accorgertene? – il suo tono è sempre più sorpreso e l’espressione sbigottita.
- Io ai suoi occhi sono come una donna, lo capisci o no?- è un urlo il mio.
- Io NON sono una bambina !!! - dovrei avere più di vent’anni adesso e non dovrei essere qui a spiegare a questo idiota che ha torto marcio. Le lacrime che mi salgono agli occhi, però,non voglio mostrargli questa debolezza, devo fargli credere il contrario.
- Non sei una bambina?- le iridi verdi mi osservano di traverso.
- No!- cerco di trattenere una lacrima.
- E lui non ti considera come una figlia … - è un sibilo il suo.
- No … - e di lacrime me ne scendono due, una per occhio.
- Ti vede come una donna?- Insiste.
Annuisco asciugandomi le stille con la manica.
- Però lui con te non fa questo … -
Non ho neanche il tempo di capire cosa succede. Mi afferra con forza per le spalle, mi avvicina al suo corpo con prepotenza, fino a farmici sbattere e tutto ciò che sento quando le sue labbra calano sulle mie è il freddo del pearcing in mezzo a tanto calore.
Le buste della spesa mi cadono da mano, le gambe mi tremano e credo che le pupille si siano dilatate fino a nascondere il colore dei miei occhi. Li chiudo di botto perché temo siano diventati iridescenti e lo spintono via.
Ma che diavolo gli è preso???
Lo schiaffo lo colpisce con tutta la forza che ho in corpo e Brian si porta la mano alla guancia, non credo si aspettasse tanta forza da parte mia.
Non riesco a fare nulla oltre a guardarlo disgustata.
Questo non me lo doveva fare …




Concludo l’anno con una delle poche cose che mi ha dato soddisfazione nel 2013 e in compagnia di tutti voi. Grazie per il supporto, grazie per la comprensione, grazie per l’entusiasmo.
Un bacione a ognuno di voi e tanti, tantissimi auguri per il 2014!
A presto, Manila <3

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Capitolo 52
*** Cronaca nera ***


45. Cronaca nera
(Cid)




Avere a cena mia suocera mi eccita come dover passare le palle su una grattugia.
Shera si aggira tra fornelli, lavandino, pentole e padelle contenta di questa sorta di rappacificazione.
- E’ per il bambino, non voglio che cresca pensando che i membri della sua famiglia non si vogliano bene-
Io e quell’oca starnazzante membri della stessa famiglia? Mia moglie non ha capito un cazzo.
L’unica speranza di stare in pace è che quella calamità aliena tenga la boccaccia chiusa, le è permesso aprirla solo per introdurre il cibo, cosa impossibile. Direi che il nostro è un patto di non belligeranza neanche tanto credibile …
Bah, meglio non pensarci.
Mi siedo sul divano e accendo la TV, dopo il telegiornale trasmetteranno le previsioni meteo e devo assolutamente conoscere le condizioni del cielo di domani. Reeve mi ha chiamato per informarmi che sono state apportate le modifiche al velivolo a me destinato e che domattina si comincia con i collaudi. Non Vedo l’ora! Shera ci ha messo mezzo secolo a fare i soliti controlli, tanto per cambiare, e adesso che è incinta è ancora più paranoica e ci ha impiegato il triplo del tempo, però sembra che tra poco più di dodici ore avrò il piacere di testare il nuovo mezzo. Questa notizia mi aiuta a non pensare al mostro che tra poco varcherà la soglia di casa mia.
Afferro il telecomando e aumento il volume appena la sigla del tg finisce.

Apriamo questa edizione con una brutta notizia di cronaca nera …

E quando mai!

Alla stazione della metropolitana un ragazzo è scivolato sulle rotaie ed è stato investito da un treno in corsa. La fidanzata ha parlato ai microfoni affranta, spiegando che si è trattato di un tragico incidente.

Inquadrano la ragazza e la osservo attentamente.
Vuoi vedere che si è suicidato per non sposarla? Non mi meraviglierei, a parte l’aspetto fisico raccapricciante, ha anche una voce da racchia …

Passiamo alla prossima notizia.
Un uomo è stato accusato di aver ucciso la madre della propria compagna, tuttavia le forze dell’ordine non hanno ancora rinvenuto il cadavere e l’omicida si rifiuta di collaborare, non indicando il punto in cui lo ha occultato …


Madre della compagna? La presunta suocera! Beh,se è come la mia credo che, pur di non farla trovare neanche morta o per paura di una resurrezione, l’abbia mangiata.

Adesso una notizia sui mali stagionali …

Distolgo lo sguardo.
Quando ho creduto che mia moglie avesse contratto l’influenza stagionale fuori stagione Madre Natura mi ha mandato il conto per tutte le volte in cui ho creduto di poterla beffeggiare. Da un’influenza si guarisce, da una gravidanza no.
Sporgo un po’ la testa verso la cucina e vedo Shera intenta a finire una torta, guarnendola con della panna. Una volta l’addizione moglie+ripiano della cucina+panna dava come risultato qualcosa di decisamente appetitoso; adesso tra me, il ripiano e mia moglie è spuntato un terzo elemento. Oltre al fatto che la panna la mangia solo Shera, il terzo incomodo ha comportato l’arrivo di un quarto sgradevole e ingombrante problema: quell’essere ragliante di mia suocera.
E’ femmina, lo so, me lo sento, altrimenti non avrebbe causato così tanti danni in una volta sola!
Shera posa la bomboletta della panna spry e si vola verso di me. Mi sorride un attimo come solo lei sa fare, si lecca un dito e torna alle sue cose.
E’ bella. Cazzo se è bella anche così, ma mica glielo dico! Potrebbe venirle in mente di fare un secondo figlio…
Incrocio le mani dietro la nuca e ritorno con l’attenzione al tg.

Attaccherà anche i bambini e chiamate il pediatra se vi sembra emettano versi particolari …

Versi particolari? Che fanno, barriscono quando si ammalano?
Per tutti i velivoli del Pianeta, verrò svegliato in piena notte da un poppante che scalcia e nitrisce quando ha la febbre? La teoria ritorna se tengo conto che la futura nonna bela come una pecora …
Dolce Aerith, se può sentirmi dal Lifestream, fa che il nascituro non preda nulla dalla famiglia di quella megera, c’è il rischio che mia moglie partorisca una creatura sullo stampo di quelle che, a suo tempo, Hojo etichettò come “esperimenti non riusciti”, tipo Vincent Valentine o Cloud Strife. Ci manca solo che nasca con la coda, gli artigli e i denti aguzzi.

E adesso passiamo alla cronaca rosa.

Rosa, un colore da femminuccia.

E’ arrivato in città il famoso cantate XYZ per un concerto

Questo è figlio dell’alfabeto, in alternativa è il risultato di un’equazione. Va bene che è un nome d’arte ma più che artistico mi sembra demenziale, avrà preso spunto  da un abbecedario?

Con grande gioia delle fans, l’artista si esibirà su un palco più basso rispetto al dovuto e avrà la forma di una ciambella, per ricordare la sua grande passione per i dolci.

La tv rimanda le immagini di un deficiente con i capelli di tre colori diversi e la faccia truccata che si dimena come un epilettico, si lamenta come se stesse chiedendo l’eutanasia ed è vestito da mendicante.
Sotto il palco, greggi di ragazzine urlano, saltano, piangono come se attendessero l’ascia del boia sui loro colli privi di piumaggio e lanciano reggiseni al tizio di cui sopra.
E noi abbiamo rischiato più volte la pelle per dare l’opportunità di vivere a una simile generazione?! Non avremmo dovuto ammazzare Sephiroth e Jenova per salvare il Pianeta, sarebbe bastato chiudere le tube alle madri di queste galline con un nodo da marinaio.

Passiamo alle previsioni meteo per la giornata di domani.

Oh, finalmente! Ho dovuto sorbirmi una marea di stronzate solo per questo. Se penso che tra un po’ mia suocera sarà qui e le boiate sparate a ripetizione aumenteranno esponenzialmente , potrei suggerirla come caso da telegiornale.
La peggiore pagina di cronaca nera mai scritta nella storia …

Bene, gentili telespettatori, l’anticiclone che ha transitato sulle nostre regioni sta per allontanarsi …

Che cosa?

E’ in arrivo lo sviluppo della bassa pressione che porterà una perturbazione da nord

Che ha detto?
La presentatrice sorride alla camera come se potesse entrare in casa mia e puntare lo sguardo su di me che sono saltato in piedi come colpito da un petardo.

Temperature in calo con possibili gelate …

Sta scherzando?

Venti forti in arrivo da est …

Venti? Intende dire quelli che soffiano fortissimi e impediscono ai velivoli di decollare?

Nubi in aumento e possibili piovaschi fin da stasera …

Magari domattina migliora …

Piogge e temporali si protrarranno fino alla fine della settimana, Rocket Town è nell’occhio del ciclone, qui potranno localizzasi tremendi nubifragi.

Potrei bestemmiare e credo che tutte le divinità dell’universo mi perdonerebbero, perché questa sgualdrina raccomandata in minigonna mi sta dando tre tragiche notizie:
1. Il tempo sta peggiorando;
2. in serata comincerà a piovere e c’è un’alta percentuale che mia suocera possa dormire qui con la scusa di non volersi rimettere al volante e tornarsene a casa sua;
3. Il collaudo che aspettavo da tempo verrà rimandato a data da destinarsi.

Vi ringraziamo per l’ascolto, buona serata a tutti.

La cretina sbatte le ciglia lunghe e mostra nuovamente la dentatura.
Bellezza, ti auguro un’improvvisa e dolorosa insorgenza di emorroidi a grappolo!

Mentre non so se scaraventare il telecomando contro il televisore oppure dare voce alle mie invettive, dimenticandomi la promessa di non dire troppe parolacce fatta a mia moglie, un giro di chiavi nella serratura della porta di casa interrompe le mie riflessioni. Mi si ghiaccia il sangue nelle vene quando il latrato di mia suocera dall’ingresso raggiunge la cucina.
Diamine, eppure questa è la seconda volta che cambio la serratura, chi diavolo le ha dato le chiavi??? Tra un po’ farà la copia anche di quelle del cesso, così verrà a rompermi le palle pure lì dentro …
Guardo l’apparecchio televisivo che mi rimanda la sigla finale del tg, mentre quella tiranna supera la porta sbraitando.

E se commettessi un atto degno della categoria cha va sotto il nome di “cronaca nera”?
 
 



 

Dove c’è Cid c’è casa…
Salve a tutti!
Come va? E’ iniziato bene il vostro anno? Tutti a dieta?
Il mio… deve ancora cominciare. La dieta… anche!
Postando lo scorso capitolo ho scoperto che Brian è parente alla lontana di un altro personaggio di Final Fantasy VII, uno di quelli senza il quale neanche ci sarebbe stato il videogioco. Eppure avrei giurato avesse qualcosa in comune con Reno... Di cosa sto parlando? Ma dell’ultimo capitolo di una bellissima storia postata nel fandom e scritta dalla bravissima FortiX e che suggerisco a tutti di leggere se si ama alla follia Sephiroth e si ha voglia di conoscerlo a fondo. Giuro che non sapevo avessero qualcosa in comune, ma c’è da dire che l’argentato è più figo e su questo non si discute, in fin dei conti il suo papà artisticamente parlando è Nomura, mentre Brian è frutto di un infelice parto della mia mente. Una cosa è certa, entrambi hanno meritato quello che è accaduto!
Sono di fretta, quindi non citerò uno ad uno le persone da ringraziare, ma sappiate che vi sono grata anche se siete lettori silenti, spero che voi vi divertiate a leggere quanto io mi diverto a scrivere queste piccole follie.
Un bacio a tutti.
Manila.



 

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Capitolo 53
*** Ciò che resta ***


46. Ciò che resta
(Shelke)




Fisso il soffitto appena illuminato dai primissimi raggi di sole di questa domenica  da trascorrere con la solita piacevole routine. Non è ancora del tutto giorno, però uno strano dolore al basso ventre mi ha svegliata.
La camera di Vincent è più che sobria, è quasi spoglia, i muri sono di un asettico color bianco e i mobili, pochissimi per la verità, sono in legno scuro.
Un crampo mi spinge a cambiare posizione.  Cos’ho mangiato di particolare ieri sera?
Da quando la principessa di Wutai non frequenta più questa casa non c’è nessuno che pensi alla cena e Vincent non sfiora i fornelli neanche per sbaglio. Yuffie non era una gran cuoca, però quando soggiornava ad Edge e sapeva che avrei trascorso il finesettimana con Vincent, aveva sempre la premura di farmi trovare qualcosa di pronto, fosse pure solo un po’ d’insalata condita.

-Yuffie Kisaragi! Yuffie Kisaragi, dove corri?Ha cominciato a piovere, sei senza ombrello … Yuffie!-

Mi giro su un fianco, non voglio pensare a lei. Era uno scombussolamento totale averla intorno, chiacchierava come un disco rotto, la sua voce sembrava il verso di un chocobo che sta per avere le uova, era petulante e infantile. E che dire di quelle ridicole catene che inviava tramite sms? “ Manda lo stesso messaggio a tre milioni di persone o domani sarai morto prima di rendertene conto”, neanche Rosso Cremisi si sarebbe divertita a ricevere un messaggio simile.
Non mi importa se con me cercava di essere gentile e se mi aiutava a scegliere i vestiti, stava sempre a dare stupidi ordini a Vincent e lui le obbediva pure. “Vincent, via il mantello”, “Vincent, tagliamo i capelli?” “Vincent, sorridi di più che ti allunga la vita!”. Ma dico, era scema?Allungare la vita a uno che è pressoché immortale … Ma la cosa più ridicola è che lui le dava anche retta!
Mi porto la mano all’addome. I crampi continuano, però ieri sera Vincent ha preso la cena direttamente da Tifa e lei è una cuoca eccezionale. Cosa potrebbe avermi fatto male?
Ricordo la volta in cui la Kisaragi ha condito il caffè con il sale. Per gli dei, a Cid stava per venire fuori lo stomaco dalle narici!
Ridacchio pensando agli improperi del Capitano e alla risata sguaiata con cui gli ha risposto.
E quella volta in cui , al mare, provavamo i balli di coppia e ha schiaffeggiato Reno perché erano inciampati e lui è finito con la testa sul suo quasi inesistente seno? Certo che gliene capitavano di tutti i colori. Nel bene e nel male stare con lei significava avere sempre qualcosa da fare, fosse anche solo scappare da qualche chocobo inferocito perché aveva tentato di rubargli una piuma.
Adesso in casa c’è molto più silenzio...
Beh, meglio così!
Un crampo più forte mi spacca in due e mi rannicchio tirando su le gambe.
No, non mi manca affatto Yuffie Kisaragi.
E a dirla tutta non mi manca neanche quell’idiota di Brian. Non avrebbe mai dovuto fare ciò che ha fatto … A scuola non gli rivolgo la parola, se mi guarda giro la faccia dall’altra parte e sul treno cambio vagone se viaggiamo insieme. E’ un vigliacco, approfittare a quel modo di me. Non lo perdonerò mai!
Non capisco perché ogni volta che il suo pensiero mi sfiora, rivedo ancora le sue labbra incresparsi nei rari sorrisi che dedica a pochi, le sue labbra che stringono un ghiaccolo, le sue labbra tormentate dagli incisivi quando non riesce a risolvere in meno di tre minuti un’equazione.
E i suoi occhi che incrociano i miei, così intensi e ardenti, che si abbassano sulle mie labbra, per poi annullare la breve distanza che ci separa.
E ricordo il suo sapore che, non lo ammetterò mai neanche con me stessa, non è così orribile come credevo potesse essere provarlo nella mia bocca.
Mi giro nervosamente a pancia sotto, non ne posso più di questo dolore tremendo all’addome!
Sbuffo.
Chissà quanto mi prenderebbe in giro Yuffie se sapesse di quel bacio. Forse si dispererebbe perchè a lei  nessuno ancora lo ha dato,anche se sembra quasi che Reno non sarebbe dispiaciuto all’idea.
Yuffie e Reno … Che razza di figli verrebbero fuori?
Mi chiedo, in linea generale, come si faccia a passare da Vincent a Reno. Umanamente significa avere qualche grave tara mentale, ma non dovrei sorprendermi visto che stiamo parlandodi una che le rotelle al loro posto non le ha mai avute.
Mi rigiro verso il soffitto e mi porto nuovamente le mani alventre contratto.
Un momento, qui c’è qualcosa che non va!
Scanso rapidamente le coperte e corro verso il bagno chiudendomi dentro, abbasso i pantaloni del pigiama e ciò che vedo mi sconvolge.
Cos’è tutto questo sangue?!?
- Shelke?-
Vincent bussa alla porta del bagno. Devo averlo svegliato quando sono passata di fretta e furia davanti alla poltrona letto su cui ha passato la notte come al solito.
-Shelke, tutto apposto?-
Tutto apposto? Non … non lo so se è tutto apposto! Il mako non mi ha mai fatto questo effetto e da quando non mi porto più dietro la solita scorta sono sempre stata bene … Cosa succede? Mi sembra di aver sentito qualcosa sulle perdite delle donne, però ero distratta mentre Tifa e le altre ne parlavano, quindi non ho idea di come fare per farle smettere!
- Shelke, allora?-
Cerco di ricompormi, ma quando apro la porta il mio viso deve essere stravolto. Incrocio lo sguardo di Vincent e sgrano gli occhi. Vorrei spiegargli cosa succede, ma le parole non mi escono di bocca. Non posso, non riesco a parlargliene, è un uomo!
- Shelke ma cos… -
Non gli do il tempo di finire la frase, mi dirigo rapida verso la porta di casa, la spalanco e corro giù per le scale lasciando senza parole l’ex Turk.
Per strada non c’è nessuno, è domenica mattina ed è ancora prestissimo, il sole è spuntato da poco. Mi dirigo verso l’unico posto in cui sento di poter andare e, intanto, mi guardo intorno per cercarla, per intravedere la sua figura sottile in controluce, con quella sua stupida arma in spalla e la posa da super eroina.
Yuffie …
Ma di lei neanche l’ombra, proprio adesso che avevo bisogno di quella sciocca.
Maledetta stupida!
Volto l’angolo correndo come se avessi il diavolo alle calcagna e il Seventh Heaven si profila davanti a me. Provo ad abbassare la maniglia ma è chiuso. Beh, è pur sempre domenica mattina … Lascio perdere l’ingresso dal bar e faccio il giro della palazzina giungendo davanti alla porta sul retro. Mi attacco al campanello per poi battere i pugni sul legno duro.
Dopo un po’ sento la chiave girare nella serratura, togliere il catenaccio e il viso assonnato di Cloud compare attraverso il poco spazio che lascia aperto. Devo avere proprio un brutto aspetto perché il giovane padrone di casa, con addosso solo i pantaloni del pigiama, spalanca la porta e la sua espressione da vacua diventa preoccupata. Yuffie avrebbe apprezzato la visuale e avrebbe anche invidiato Tifa. Non so come un pensiero così stupido mi passi per la testa in un momento come questo, la principessa di Wutai deve avermi influenzato negativamente.
-Shelke!-  la voce di Tifa arriva dalle spalle del marito.
Faccio qualche passo avanti e la osservo. I capelli disordinati, la camicia da notte larga e scambiata in alcuni punti, gli occhi dolci e pieni di apprensione e le labbra dischiuse per lo stupore di vedermi sulla soglia della sua casa, di domenica mattina, scalza e in pigiama.
Dietro di me un fruscio di vesti mi suggerisce che Vincent mi ha raggiunta, probabilmente mi ha inseguita e non me ne sono neanche accorta.
- Tesoro, cosa c’è? - mi chiede la ragazza, allungando una mano nella mia direzione.
Non ricordo molto di mia madre, Shalua non c’è più e Yuffie  … Yuffie …
Guardo Tifa e mi mordo il labbro, lei risponde al mio sguardo piegando un po’ la testa di lato e sbattendo le palpebre. La sua preoccupazione è palese.
E’ tutto ciò che mi resta di più simile ad una mamma …
-Tifa … - è un verso strozzato il mio, mentre mi butto tra le sue braccia, contro il suo morbido petto e scoppio a piangere.
Sono così spaventata!
- …  Io credo che … Io … sto per morire! -

E tutto ciò che resta dei miei ultimi attimi di vita, tra un singhiozzo e l’altro, è il ricordo di una stupida principessa che continuo a cercare anche tra le mura di casa Strife, come se da una sua battuta senza senso io possa evitare la morte.




Credo che qualcuno si stia pentendo di alcuni passati pensieri, opere e omissioni. In fin dei conti crescere significa anche cercare di superare i propri limiti, ammettere l’errore, cercare di porvi rimedio, ecc. In questo capitolo Shelke non è propriamente cresciuta, ma è in fase di trasformazione psicofisica: il suo corpo sta crescendo, comincia ad avvertire la mancanza di Yuffie, viene sfiorata dal dubbio che non tutto ciò che ha fatto la principessa di Wutai fosse mirato a separarla da Vincent, subisce la mareggiata dei suoi ormoni sballati…
Cavoli, sono contenta di non essere più un’adolescente!
Buon fine settimana a tutti e sempre grazie per il sostegno.
A presto, Manila <3

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Capitolo 54
*** Nebbia ***


48.  Nebbia
( Tifa )




Apro gli occhi e ciò che vedo è l'immensa distesa di stelle che trapuntano il cielo notturno come preziosi gioielli cuciti pazientemente su una stoffa dalla bellezza inconsistente. Sono adagiata su un prato, coccolata dalla brina che scivola sui sottili fili d’erba.
Le mie labbra si increspano in un sorriso, è tutto così familiare e rassicurante.
Mi stiracchio,mi alzo e prendo la strada di casa. Intorno a me il sentiero è silenzioso e pacifico, di tanto in tanto si sente il vento passare tra i rami degli alberi scompigliandoli, o qualche grillo improvvisare un concerto solitario. Non avverto né il caldo, né il freddo, mi sento più leggera.
La piazzetta di Nibelheim è solitaria,una perla protetta dalle curve imperfette della sua conchiglia. Imperfette come le casette che abbracciano lo spiazzale neanche tanto ampio, punto nevralgico da cui si diramano i pochi vicoli del paese.
Lì, seduta accanto al pozzo, una figura di spalle leggermente avvolta dalla nebbia prende definizione man mano che mi avvicino. Si volta verso di me e gli sbuffi bianchi si diradano, mentre il vento gli scompiglia i capelli.
Riesco solo a vedere qualche dettaglio, come se i miei occhi non fossero capaci di guardarlo integralmente.
E a me la cosa risulta del tutto naturale, come se lui dovesse essere lì.
- Ti aspettavo- mi dice sorridente.
Le labbra morbide e impertinenti, il mento tenuto un po’ più in alto rispetto al dovuto, gli occhi dello stesso colore di Cloud ma più vivaci, la cicatrice sulla guancia. E’ esattamente come lo ricordavo.
Sospiro.
- Significa che sto per morire?- gli chiedo con naturalezza.
- No … - risponde semplicemente, poi mi squadra dalla testa ai piedi .
- … anche se devo ammettere che ti farei morire a modo mio- aggiunge.
Roteo gli occhi verso il cielo notturno, ma non riesco a trattenere il sorriso che mi distende le labbra.
- Non ne dubito, Zack Fair-
E’ bello poter pronunciare di nuovo il suo nome.
- Ma a quanto pare ci ha già pensato qualcun altro- ghigna guardando la mia fede.
Arrossisco un po’ alla sua allusione e lui scoppia a ridere.
Ricordo perfettamente anche la sua risata, così fresca e contagiosa.
Mi è mancata.
- Sei un impertinente!- protesto.
- E tu uno schianto-
Sempre senza peli sulla lingua, specie se si tratta di ragazze.
Gli rispondo con un’alzata di spalle, in fin dei conti avevo solo quindici anni quando ci siamo incontrati e sicuramente sono cambiata da allora. A quanto pare in meglio, secondo i suoi gusti.
Il vento spira leggero e porta con sé i profumi di tutto ciò che ho sempre considerato casa.
Non esiste più nulla di tutto questo, non esiste più la persona che ho di fronte e che continua a guardarmi con l’espressione gaia che aveva un tempo.
La nebbia.
Nibelheim.
Zack Fair.
Mi sembra un’altra vita …
- Anche tu non sembri male - mormoro.
- Lo so,il Lifestream è meglio di un mese in un centro benessere e poi la morte mi fa bello-  e si mette in posa da macho.
- E più scemo- aggiungo tanto per non dargliela vinta.
- Lingua tagliente, Tifa Lockheart , spero che Cloud sappia farne buon uso … - ammicca malizioso.
Ci risiamo.
- Quindi sono qui per soddisfare la tua morbosa curiosità erotica?-
- Chi ha parlato di erotismo? - domanda con aria innocente.
- E’ più pericoloso quando non dici, che quando parli apertamente, Fair- incrocio le braccia.
- Sì, ma dopo questa conversazione deduco che le cose a cui pensi sempre sono due e non più una, come credevo … -riflette portandosi un dito al mento.
Oso formulare la domanda, anche se con lui non si sa mai, però la curiosità è tanta.
- Cosa sarebbero queste due cose a cui penso sempre, di grazia?-
Sbatte le palpebre come sorpreso che non ci sia arrivata da sola.
-Beh, la prima è il motivo per cui siamo qui. La seconda è il sesso, è ovvio! Basta che io pronunci una frase e tu sei pronta a leggerne un doppio senso -
- L’unica cosa ovvia è che, nel trapasso, ti sei perso qualche neurone per strada … -
Eppure Cloud nel Lifestream ha ritrovato il senno, come mai Zack lo ha smarrito?
Ride di nuovo.
- E comunque non ho ancora capito perché siamo qui, perché mi hai portato a Nibelheim? – aggiungo.
Il suo sguardo si addolcisce.
- Non ho fatto nulla di tutto ciò, sei tu che hai portato qui me. Me e tutta una serie di ricordi che continuano a bussare alla porta della tua mente mentre credi di essere distratta, mentre la tua vita va avanti piena di impegni e di responsabilità-
Le mie spalle si abbassano un po’, come schiacciate da un peso che solo ora mi rendo conto di portare addosso.
- Torni sempre qui. Tutto ciò che fai, quello che pensi, l’impegno che impieghi per ottenere ciò che desideri, è tutto appannato da una nebbia- mi spiega con dolcezza - Non vivi di rimpianti e non ti sei mai lasciata sopraffare dai ricordi, però spesso affronti le tue giornate ripensando a come potrebbe essere la tua vita se fosse ancora avvolta dalle nebbie di questo posto -
Annuisco meccanicamente.
- E’ splendido quello che hai fatto finora ed è meraviglioso quello che ancora farai, ma lascia che il tutto avvenga alla luce del sole-
Si gratta la nuca come se non trovasse le parole adatte per continuare.
- Mi dispiace, Zack, ma non capisco- ammetto.
Mi regala un sorriso radioso, di quelli rari e privi di malizia.
Forse è normale che non riesca a comprendere a pieno il suo discorso. Nonostante sembri un banale scambio di opinioni, c’è nella sua espressione una consapevolezza che è ad esclusivo appannaggio di chi, come lui, ha una visione della vita che ormai appartiene a un livello superiore.
In fin dei conti è tornato al Pianeta e con lui altre persone importanti …
- Pensaci bene, Tifa, cosa che ti riporta qui ogni volta? Un pensiero?  Qualcosa lasciato in sospeso? -
Scuoto la testa.
Stringe un po’ le labbra e nei suoi occhi si abbassa un velo di malinconia.
- Prova a collegare questo posto, me e le tue esperienze-
Chiudo gli occhi e inspiro profondamente, inalando nebbia, odori familiari e ricordi vaghi e alcuni vividi.
Avevo quindici anni quando Zack è venuto qui. La delusione di non veder arrivare anche Cloud è stata fortissima, eppure non sono riuscita a non notare la personalità gaia e risoluta del ragazzo che ho di fronte. Indomito, devoto,pieno di buoni propositi e determinato a raggiungere il sogno di diventare un eroe, Zack si è rivelato una persona fantastica. Se non avessi aspettato con tanta ansia Cloud oserei dire che avrei potuto anche farmi venire una cotta per lui. Tutto ciò è durato fino a quando Sephiroth …

Mi rivedo correre lungo il sentiero che riporta al villaggio, con il fiatone e l’angoscia di quel avrei potuto trovare. Da lontano una colonna di fumo altissima faceva da corona a una luce tremante. Era fuoco, ne ero sicura, ma mai avrei immaginato di trovarmi davanti a tanto orrore. Le case, la piazza, il pozzo, le persone, tutto bruciava come paglia. Corsi tra le fiamme e le grida di chi cercava disperatamente di sfuggire alla morsa delle fiamme senza successo.
Il primo colpo allo stomaco: il mondo che fino a quel momento avevo conosciuto stava scomparendo, ingoiato da traballanti lingue ardenti .
Chinato su un ferito, il mio maestro si apprestava a soccorrere quanta più gente poteva. La sua voce mi giunse tremante, come se quell’uomo forte e buono avesse difficoltà ad articolare parole dal tono incredulo.

“Sephiroth ha fatto questo …”
Il secondo colpo allo stomaco: il mio mondo era stato distrutto da un eroe, da colui che avrebbe dovuto proteggerlo, da una persona di cui tutti ci fidavamo.
Mi restava solo una persona.

“Dov’è mio padre?”
La risposta del mio maestro colpì il mio stomaco per la terza volta.
Incurante delle fiamme che cercavano di agguantare anche me, mi diressi al reattore. Non mi risparmiai durante quella corsa, sentivo i miei polmoni riempirsi di nebbia e fumo, gli occhi bruciarmi, la gola seccarsi e la speranza abbandonarmi ad ogni passo, ma mai avrei rinunciato a quell’impresa disperata.
Il reattore capeggiava sulla collina brulla, intorno a me solo foschia e il silenzio sferzato dal ronzio sinistro del vento. Come sottofondo un respiro affannato di chi sta dicendo addio alla vita.
Trovai mio padre riverso sul terreno, agonizzante, la Masamune ancora sporca del suo sangue conficcata nel terreno.

“Tifa, scappa … !”
Il quarto colpo allo stomaco: vedere l’unica persona che avevo in quel mondo distrutto morire tra le mie braccia.
La camicia di mio padre inzuppata delle mie lacrime, il reattore come spettatore indifferente e la spada dal riflesso scarlatto con cui Sephiroth aveva spezzato la vita del mio unico genitore come testimone della mia sventura.
Avvertii la rabbia salirmi dalla bocca dello stomaco, opprimermi i polmoni invasi già dal fumo e dalla nebbia e salire fino ad arrivarmi agli occhi ancora bagnati.
Poi una calma sinistra si impossessò di me.
Era stato Sephiroth a fare tutto questo? Ebbene, avrebbe pagato. Io stessa mi sarei premurata di rendergli il conto.
Lasciai il corpo esanime di mio padre al suolo, lentamente mi alzai ed estrassi la lunga lama ancora sporca del suo sangue e mi diressi verso il mio nemico.
Sephiroth …
Soldier …
ShinRa …
Reattore Mako …
Sentivo di odiarli tutti, e fu l’odio a guidarmi in quella vendetta folle, perché ormai era l’unica forza che ancora avevo.
Il guerriero d’argento avanzava lentamente lungo la scala metallica, gli unici rumori udibili erano le suole delle sue scarpe che risuonavano all’interno del reattore in modo cadenzato e il mio cuore, che ruggiva nel mio petto oppresso. Ma lui non deve essersene accorto,agognava quell’orrore che lo aspettava in una teca oltre la porta chiusa come in trance. Quando arrivai alle sue spalle gridando, non si scompose minimamente. Quando gli fui abbastanza vicino, fu lui ad avere la meglio.
I suoi occhi verdi incrociarono per un attimo i miei. Non c’era più nulla di umano in quelle iridi. Poi la lama della spada obbedì docilmente al legittimo proprietario e venni scaraventata lontano.
Il quinto colpo, però questa volta più in basso dello stomaco, sottile e profondo, ma non così tanto da uccidermi all’istante.
Dal basso, vidi la sua solida figura darmi le spalle e allontanarsi come se per lui fossi stata solo un insulso insetto da scacciare.
Nonostante la corsa, la rabbia e il fuoco, non avevo caldo. Era freddo quello che pian piano si diramava tra le mie viscere e raggiungeva la mia anima, dita sottili che si apprestavano ad afferrarmi. Freddo come il terreno su cui il mio corpo ferito poggiava e che, con molta probabilità, mi avrebbe accolta presto nel suo ventre fangoso.
Un solo pensiero attraversava la mia mente: una promessa fatta qualche anno prima, sotto la volta stellata del cielo estivo, accarezzata dalla luna e testimoniata dall’elica del pozzo che assecondava docilmente il vento.
Cloud …
E fui avvolta per l’ennesima volta dalla nebbia per non so quanto tempo.
Il nulla mi parve quasi rassicurante.


Tifa …
Era il mio nome, ma ero troppo lontana per rispondere.
Tifa …
Ma poi era davvero quello che volevo?Abbandonare lo stato di quiete in cui mi sembrava di fluttuare, per essere trascinata tra le pene che sicuramente mi stavano aspettando?
Tifa …
Non sarebbe stato meglio lasciarsi cullare da quel vuoto in cui ero precipitata?
Tifa!
Il mio nome, questa volta pronunciato con più decisione, ebbe il potere di ricongiungere il mio spirito al mio corpo.
Aprii lentamente gli occhi,lasciando che la luce lattiginosa di quella notte funesta li trafiggessero. Ci misi un po’ a mettere a fuoco la figura che mi sovrastava e sorreggeva.
Quanto può capirne una quindicenne di buoni propositi?
Meno che zero. Adesso me ne rendo conto, ma all’epoca dei fatti il viso sciupato dall’apprensione di Zack Fair  mi ferì dolorosamente, peggio di quel sottile solco rosso sangue che avevo sull’addome. Per Sephiroth rappresentavo talmente poco da non premurarsi neanche di finirmi.
Avrei potuto raggiungere mio padre e mia madre …
Quel pensiero mi strinse nel petto.

“E’ stato Sephiroth a farti questo, vero?”
La voce concitata, un mormorio che rivolgeva a me la domanda, ma solo per avere una prova tangibile da imporre a  chi la formulava.
“ Sì …” soffiai, mentre ciò che restava della mia rabbia si tingeva di odio e mi impediva di trattenere lo sguardo in quegli occhi colore del cielo. Di un cielo cupo, almeno quella notte.
Zack trasalì.
Parlare mi costava molto, ma non potei farne a meno.

“Tutti voi siete giunti al villaggio per … investigare, giusto? Questo affinchè vi guidassi qui. Era solo per questo … Allora perché è andata a finire così?”
Le lacrime fecero nuovamente capolino, impedendomi di tenere gli occhi aperti. Strinsi le palpebre e lasciai che ciò che continuava a opprimermi il petto uscisse parzialmente fuori.
“Io odio… Io odio la ShinRa , e i SOLDIERS … E odio anche te. Vi odio tutti!!”
L’uomo che mi aveva soccorso abbassò le spalle e chinò il capo. Sapeva che Nibelheim riponeva fiducia nel SOLDIERS e in ciò che rappresentavano; sapeva che io credevo in lui e in quelli come lui.
Il SOLDIERS di prima classe Zack Fair aveva capito di essere una marionetta come tutti gli altri, marionetta i cui fili erano gestiti da persone a cui non importava nulla se un villaggio dimenticato anche dalle divinità finiva in fiamme insieme ai suoi abitanti,o che l’onore di un soldato finiva nel momento in cui esso si lavava le mani nel sangue di persone innocenti.
Per certa gente l’onore era la scusa su cui far leva per convincere giovani pieni di speranza e di sogni a fare il lavoro sporco al posto loro, senza tener conto di quanto disumani sarebbero diventati.
Sephiroth ne era la prova.
Il villaggio che si inceneriva lo testimoniava.
La mia fiducia trasformata in rancore era un colpo di grazia.
Il castello di carte era crollato … 
Anche lui aveva perso il mondo di cui faceva parte.
Anche lui aveva capito di aver concentrato i suoi sforzi per qualcosa che in realtà non esisteva.
Anche lui non aveva altro in cui credere.
Ci eravamo illusi tutti.
In quel momento, però, non riuscii ad essere comprensiva con lui. Semplicemente, la mia razionalità era offuscata dalle nebbie dell’odio e del rancore. Zack era solo un militare che aveva contribuito alla nostra rovina. Lo odiavo, lo temevo, lo rifiutavo.
Mi rannicchiai su me stesa, vagamente consapevole di stare di nuovo perdendo i sensi,.
Quando Zack mi adagiò al suolo con delicatezza,il suo viso aveva perso un po’ del senso di smarrimento , ma trasmetteva una nuova determinazione.
A malapena distinsi ciò che disse.
“Non ti chiedo di perdonarmi, ma permettimi di mettere fine a questa storia”.
Si allontanò  da me, estraendo la spada e lasciandosi alle spalle il fumo dell’incendio, la luce artificiale delle lampade al neon e la nebbia.
Venni a saperlo solo qualche anno dopo, ma il duello che ingaggio contro Sephiroth e l’intervento di Cloud di cui non potei essere spettatrice scrissero il destino di noi tutti ancora una volta.
Quella notte non riuscii ad apprezzare la bontà di Zack, c’era solo un pensiero che mi cullava man mano che perdevo contatto con il mondo circostante.


“ Io odio la ShinRa , e i SOLDIERS … E odio anche te. Vi odio tutti!!”

Vi odio tutti …

E odio anche te


Riapro gli occhi, tornando al cielo stellato, alle montagne avvolte dalla nebbia, alla piazza silenziosa e all’elica del pozzo.
A Zack, che continua a guardarmi con un’espressione comprensiva che mi suggerisce che sapeva tutto fin dal principio, fino all’inizio di questo bizzarro e improbabile incontro.

E odio anche te

Le mie ultime parole nei suoi confronti sono state dure e piene di rancore nonostante sapessi bene quanto diverso fosse. E’ da allora che il rimorso mi accompagna.

Stringo le palpebre per cercare di ricacciare indietro le lacrime.

E odio anche te

Riapro gli occhi e mi mordo un labbro. Il sorriso del Soldier è ancora lì,come il suo corpo di cui riesco a vedere a tratti i particolari, perché in realtà non è qui, sono solo i miei sensi di colpa ad associarlo continuamente a Nibelheim, perché entrambi rappresentavano qualcosa di puro e prezioso che è andato perso per sempre.
- Adesso hai capito?- mi domanda dolcemente.
Le mani che ho tenuto inerti lungo i fianchi si chiudono a pugno, lo sguardo basso.
- Potrai mai perdonarmi, Zack?- bisbiglio piano.
Scuote la testa.
- No, Tifa, sono io a doverti chiedere scusa per non aver fermato Sephiroth, per non aver salvato il villaggio, per non essere riuscito a tutelare la tua innocenza -
Hai un cuore puro, amico mio, e questo cancella tutti i tuoi errori.
- Hai fatto molto di più- ammetto, lasciando che le lacrime mi solchino le guance - Sei morto per salvare Cloud-
Donando una nuova speranza a tutto il Pianeta, consentendo  a me di avere una vita piena di gioia.
- Mi manchi tanto, Zack, e manchi tanto anche a lui -
Il suo sorriso si fa più dolce e si avvicina di qualche passo.
- Cloud se la passa bene, ma avrà ancora tanto bisogno di te-
Annuisco, perdendomi in quell’azzurro cielo che sono le sue iridi.
- Il tempo a mia disposizione è finito - mi avverte con serenità.
La notizia mi disorienta, non voglio che vada via così presto. Scuoto energicamente la testa e il suo sguardo si fa comprensivo.
- Tranquilla, io … noi non vi lasceremo mai -
Capisco che quel noi comprende anche Aerith e mi rendo conto che non mente affatto. Ci sono sempre accanto, posso percepirne la presenza, la vicinanza nei momenti difficili, la loro gioia per i nostri piccoli successi.
Inspiro profondamente.
- Eri davvero un eroe. Lo sarai per sempre!-
Sentivo di doverglielo dire, perché ci credevo allora, ci credo adesso e lo farò in ogni singolo giorno che mi verrà concesso.
Zack si avvicina ancora di più e appoggia la fronte alla mia, chiude gli occhi e inspira come a voler portare con sé qualcosa di mio. Mi mette una mano sulla spalla, mentre poggia l’altra sull’addome, poco più in alto della cicatrice che la Masamune mi ha lasciato. Sorride e mi spinge all’indietro, mentre la nebbia lo avvolge.
- Torna a casa, Tifa e ricorda qualcosa a Cloud da parte mia -
Stringo gli occhi consapevole che è davvero arrivato il momento di separarci. Non pronuncia una parola ma il suo messaggio mi giunge forte e chiaro.
Mi spinge via e mi sembra di cadere nel vuoto quando la presa sulla mia spalla sia llenta.
Nibelheim.
Le casette.
La piazzetta.
Il pozzo …
Tutto sbiadisce come una vecchia foto consumata dal tempo.

Apro gli occhi infastidita da una capriola all’altezza dello stomaco.


Abbraccia i tuoi sogni e qualsiasi cosa accada, proteggi il tuo onore di SOLDIER. E non dimenticare: sei il mio lascito vivente.

La luce lattiginosa filtra dalle imposte chiuse, il ticchettio della sveglia sul comodino è forte e regolare e le lancette mi suggeriscono che è ancora troppo presto per alzarsi. Tendo un po’ l’orecchio e dal rumore d’acqua contro i vetri capisco che piove. Rimetto la testa giù, dov’è rimasta per tutta la notte, mentre la mia mente era impegnata in quello strano sogno. Sotto di me, il corpo solido e caldo di Cloud mi ricorda che ne abbiamo fatta di strada dai tempi in cui gironzolavo per Nibelheim nell’attesa che tornasse da me. Ho abbastanza esperienza per sapere che non solo la felicità non dura per sempre, ma ci sono dei momenti che, seppur banali, hanno un valore unico per il solo fatto di non ripresentarsi più identici. Accade anche adesso, mentre mi stringo di più a lui, le nostre gambe sono intrecciate e non ci sono vestiti a definire i nostri confini. Gli passo una mano sul petto e la poso sul suo cuore. Gli accarezzo gli addominali, risalgo sulle spalle, percorro le braccia, ritorno sul collo e mi dedico alla guancia. Ridisegno con la punta delle dita i suoi lineamenti rilassati per via del sonno. Il naso dritto, la bocca carnosa, il taglio degli occhi, la linea della mascella, non c’è nulla in lui che non mi piaccia, non c’è nulla di lui che potrei trovare in qualcun altro.
O forse sì?
Qualcuno che sia la diretta conseguenza di tanto amore, magari …
Il nostro lascito vivente …
Mi metto alla sua altezza e gli accarezzo il naso con la punta del mio, mentre pian piano avverto le sue braccia stringermi e vedo i suoi occhi assonnati aprirsi. Azzurri come il colore del cielo, azzurri come l’estate, iridescenti come gli occhi di Zack , solo meno vivaci …
Le sue labbra si tendono in un lieve sorriso, mentre si avvicinano catturando le mie. Con un’agilità che non credevo possedesse appena sveglio ribalta le posizioni portandomi sotto di lui.
Lancio un’occhiata alla sveglia.
Ma sì, è ancora presto …
Dimentico il mondo fuori dalla finestra  e lascio che faccia di me ciò che preferisce in questo groviglio di lenzuola e coperte che ci fa da nido .
E’ tutto così perfetto!

Abbraccia i tuoi sogni e qualsiasi cosa accada, proteggi il tuo onore di SOLDIER. E non dimenticare: sei il mio lascito vivente...

Il suo lascito vivente.
Se Cloud  è qui adesso è grazie a un eroe. Non credo che potrò mai dimenticarlo …




 


Seriamente, quanto credevate avrei resistito prima di tornare a un CloTi moment?
A Bahagirl perché so che ci teneva tantissimo a leggere qualcosa che riguardasse questi due giovanotti.
Che dire? Volevo scrivere anche io un piccolissimo tributo a Zack, ma credo di averlo reso un tantino psicotico. Beh, direi che è in linea con il resto dei personaggi così come presentati nei capitoli precedenti.
Un pensiero va alla mia sorellina, Columbrina, è lei che mi ha aperto gli occhi sulla Zack/Tifa e gliene sarò sempre immensamente grata.
Un grazie anche a chi è sempre così gentile da lasciarmi un commento e a chi legge soltanto.
Un bacione a tutti <3

 

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Capitolo 55
*** Chiamare chi amare ***


47.  Chiamare chi-amare
 (Shera)

- Ninfa ?-
- Nah!- risponde Cid, senza distogliere l’attenzione dalle carte che sta studiando.
Yuffie sorseggia un altro po’ di thè.
- Allora che ne pensi di … Iris? E’ il nome di un fiore, è breve e delicato -
Mio marito si limita a scuotere il capo.
- E dai, non manca poi molto, bisogna sceglierne uno!- insiste la ragazza con una punta di allarme nella voce.
Sorrido continuando a lavare i piatti, da quando ha saputo della mia gravidanza la principessa di Wutai ha fatto di tutto pur di essermi d’aiuto. Faccende domestiche, dolcetti in regalo, è venuta addirittura con me a fare l’ecografia quando Cid non ce l’ha fatta a tornare da un incarico avuto dalla W.R.O. Ho apprezzato moltissimo la sua vicinanza, è stata un tesoro.
- E se scegliessimo un nome wutaiano?- la butta lì.
- Sì, così dovremmo imparare un nuovo alfabeto per scriverlo- risponde poco convinto Cid. -  … E poi ce lo vedi un nome tipo Midori accanto al cognome Highwind?- aggiunge poco dopo.
La ragazza aggrotta la fronte, poi sospira.
- Perché sei così convinto che sia una femminuccia? Se fosse un maschietto? E’ colpa tua se brancoliamo nel buio, non hai voluto che il medico ci dicesse cos’è!- lo accusa.
Cid risponde con un’alzata di spalle.
- Sono sicuro che è femmina perché è femmina!-
Oh no, ci risiamo …
- Questo perché secondo la tua assurda teoria, solo una donna poteva complicarti la vita in questo modo. Ma se nascesse maschio cosa diresti?- protesta Yuffie.
- E’ femmina - insiste il Capitano.
La wutaiana perde la pazienza nel modo comico che ormai conosciamo benissimo.
Manda giù il thè, si rimpinza di biscotti, poi si alza e si mette a fare avanti e indietro per la cucina, si mette le mani nei capelli scompigliandoli, poi mastica qualche imprecazione e torna a sedersi. Avvicina la sedia al tavolo in modo che il suo stomaco ne tocchi il bordo, mette un gomito sulla superficie lisca e poggia la testa sul palmo, fissando intensamente mio marito, il quale continua a ignorarla e a studiare i suoi adorati disegni tecnici.
- Secondo me ci speri- bisbiglia dopo un po’.
- Mh?- domanda distrattamente Cid.
- Non sai se sia femmina o no, lo desideri ardentemente- sibila - E’ per questo che non hai avuto il coraggio di chiedere al medico il sesso del nascituro: hai una paura folle di ricevere una cocente delusione. Ammettilo, Cid, tu desideri un fiocco rosa! -
- Sì, per imbavagliarti- minaccia l’uomo che ormai ha alzato gli occhi dalle sue carte e guarda con aria di sfida la ragazza, che a sua volta lo osserva con un ghigno sfrontato.
- Vuoi una femminuccia! Vuoi una femminuccia! Vuoi una femminuccia! VUOI UNA FEMMINUCCIA!- continua a ripetere aumentando a poco a poco i decibel della sua voce e, contemporaneamente, alzandosi dalla sedia.
- Col risultato che possa venir fuori un animaletto selvaggio come te?Se poi non trovasse mai marito, si mettesse a girare il mondo facendo la ladruncola e indossasse vestiti succinti con chiaro intento di non passare inosservato?In pratica, se dovesse minimamente somigliarti? Brutto maschiaccio!-la schernisce e io alzo gli occhi al cielo: perché mio marito deve avere il tatto di un orso? Eppure sa benissimo che certi argomenti per lei sono altamente tabu!
Yuffie sbuffa, si rimette seduta, incrocia le braccia al petto e mette su il muso.
E’ adorabile!
E quel cretino di mio marito è un mostro …
Gli lancio un’occhiataccia che non vede, perché è ancora intento a fissare i progetti.
Sospiro.
Entrambi sappiamo che la presenza costante di Yuffie qui non è altro che una scappatoia per allontanarsi da un bel po’ di cose.
Ha anteposto tra lei ed Edge un numero ragguardevole di chilometri col chiaro intendo di avere una barriera almeno fisica che la tenesse distante da una determinata persona. Contemporaneamente, ha cercato di tornare a Wutai il meno possibile. Non lo ha mai ammesso, ma credo che Godo abbia avanzato delle pretese riguardo al suo ruolo di futura sovrana e lei ha preferito evitare il più possibile un luogo che dovrebbe sentire come casa e che invece rappresenta una sorta di struttura detentiva. L’unica certezza che ha nella vita è che prima o poi dovrà tornare lì e prendersi la responsabilità di migliaia di vite, mettendo da parte la sua. Non dico che sia sbagliato accollarsi le proprie responsabilità, ma spero sinceramente che suo padre le risparmi almeno l’umiliazione di un matrimonio imposto, soprattutto adesso che è molto fragile sotto il punto di vista sentimentale.
E’ bizzarro pensare che gli unici due uomini della sua vita siano anche la sua maggiore fonte di sofferenza.
Per la verità in questi mesi c’è stata la presenza di un terzo uomo, ma ammetto che la cosa mi lascia tra il perplesso e lo sconcertato solo a pensarci.
Non so quanto si siano spinti oltre, non ho ben capito che rapporto li leghi e ancora non mi sembra umanamente possibile, tuttavia mi chiedo cosa possa averci trovato il uno come Reno. Non che sia brutto,per carità! Ammetto che ha delle doti fisiche al di sopra della media, che riesce ad essere accattivante e che talvolta il suo strambo modo di interagire con lei suggerisca un bizzarro desiderio di trasmetterle affetto espresso in un modo piuttosto maldestro,  ma passare da una passione frenata e di difficile gestione per Vincent, all’ intrattenere una  non meglio definita frequentazione con il rosso è da folli! Insomma, cos’hanno in comune? L’appartenenza di genere?
Fosse solo quello! Tralasciando per un attimo gli anni di differenza, che in entrambi i casi risultano eccessivi, ma dove mettiamo i rapporti passati tra il Turk e l’Isola di Wutai?
Magari adesso Reno ha davvero intenzione di voltare definitivamente pagina, ma quel che è stato scritto non si può cancellare con una giornata di shopping insieme. Era e resta pericoloso, mosso da principi che si discostano totalmente dalle cose in cui crede la ragazza.
E poi, lo ammetto, il gelo che è calato tra lei e Vincent mi trasmette inquietudine.  Scuoto la testa sconsolata.
Yuffie non ha mai risposto alle domande che le abbiamo rivolto circa una presunta discussione avuta con l’ex Turk. A dirla tutta lei non ha mai ammesso che ci sia davvero stata; per quanto lei possa essere impulsiva e diretta, lui non ce lo vedo a litigare.
Tutto ciò che sappiamo è che Cid l’ha trovata che girovagava per la città sotto una pioggia incessante e, quando le ha chiesto spiegazioni, si è lasciata sfuggire che aveva lasciato la casa di Vincent, ma nulla di più. Non abbiamo insistito per rispettare il suo desiderio di privacy, ma da quel giorno sono cambiate tante cose.
Alzo lo sguardo su di lei e poi mi avvicino.
E’ ancora imbronciata e a nulla serve la zolletta di zucchero a forma di coniglietto che le metto davanti con l’intento di strapparle il sorriso. Mi guarda con dolcezza, ma comprendo che non è il mio appoggio quello che cerca.
L’unico che può risollevarle il morale è quell’orso biondo che ho sposato, che poi è il colpevole di questo malumore, ma non accenna a darle un briciolo d’attenzione.
Do un colpetto di tosse per incitarlo a darsi una mossa.
Cid annuisce ai suoi stessi pensieri, annota qualcosa al bordo del foglio,senza spostare gli occhi da esso prende la tazza di thè, da qualche sorsata, la ripone sul piattino e si stiracchia un po’.
- Se ti somigliasse non avrei di che annoiarmi- borbotta con un’alzata di spalle.
Una frase buttata lì e le labbra di Yuffie puntano gli angoli verso l’alto.
- Sarà divertente, vedrai!- gli assicura, ricominciando a fare l’elenco di nomi improbabili.
Sorrido e riprendo le mie faccende.
- Pam!- propone.
- Troppo breve-
- Jennifer … -
- Troppo comune-
- Da quando?- s’informa lei.
- Da adesso - è la lapidaria risposta.
- Sharon ?-
- Da prostituta-
- Ho detto Sharon, non Sharona - precisa la wutaiana, riferendosi alla cugina di Rufus.
- E’ lo stesso- ringhia.
- Anastasia -
- Vecchio-
-Nome della suocera?- lo punzecchia.
-Crepa!- ringhia lui.
Yuffie ridacchia e io ignoro l’augurio rivolto non si è capito bene se a mia madre o alla ragazza.
- Guendalina  - dice ancora
- Traumatizzata prima ancora di nascere- mastica mio marito.
Alzo il coperchio dalla pentola per girare il brodo, ma una nuvola di vapore mi appanna gli occhiali.
- Jane?-
- Rieccoci con la tua inarrestabile fantasia - appunta sarcastico Cid.
A tentoni cerco la maniglia della finestra per far arieggiare la cucina e, appena tiro l’anta, una ventata di aria fresca mi schiarisce le lenti appannate.
- Sei incontentabile!- protesta Yuffie.
-Sei impreparata- ribatte l’uomo.
- Sei … incredibile!- si lamenta lei.
- Senti, se scegliessimo qualcosa che ricorda le stelle?- propone il Capitano.
Il bambino nel pancione scalcia, forse anche lui gradisce i profumi che la primavera inoltrata spinge in cucina. Poggio una mano dove avverto il movimento e accarezzo la parte con movimenti circolari. Il piccolino sembra gradire, perché si calma subito.
Manca poco e poi potrò stringerlo tra le braccia e mostrargli tutto ciò che di bello il suo papà ha contribuito a salvare.
- Qualcosa che ricordi le stelle, dici?-
Cid annuisce.
Un movimento attrae la mia attenzione dall’altra parte della strada.
Una sagoma dai bordi sfumati si avvicina alla nostra casa. Mi aggiusto gli occhiali sul naso e guardo meglio per vedere se riesco a riconoscerla, intanto nella mia cucina continua il gioco dei nomi.
- Che ne dici di … -
- Vincent!- mi lascio sfuggire,quando i contorni della figura sono ormai definiti.
- … di Vin … - Yuffie si morde la lingua, bloccandosi all’istante quando realizza ciò che sta per dire e poi si volta a guardarmi indignata.
-Di Vincent?!  Ma che dici, è femmina!- protesta.
Scuote la testa, come per riaversi dallo shock.
- E poi,Vincent è un nome orrendo anche per un uomo. Immagina se nascesse già con tendenze suicide …  - aggiunge assumendo un tono di voce cupo.
Neanche un minuto dopo, l’uomo varca la soglia di casa che io stesso gli ho aperto.
Entriamo in cucina, mentre gli offro una tazza di thè.
Cid e Yuffie non si sono mossi da dove sono: lui impegnato a modificare i suoi progetti, lei intenta a scrivere su un foglio tutti i nomi di stelle che le passano per la mente; nessuno dei due alza gli occhi dalle loro attività.
-Ragazzi, c’è Vincent!- annuncio entusiasta.
Mio marito, che da quando ha raccolto il pulcino bagnato per strada sembra aver perso non poca stima nei confronti dell’amico, lancia uno sguardo distratto e saluta l’ex Turk con un cenno del capo. Quest’ultimo risponde allo stesso modo, ma non c’è da meravigliarsi visto che non è mai stato molto espansivo.
Mentalmente mi riprometto di muovere qualche appunto a mio marito. Lo so che nutre un profondo affetto verso Yuffie e che la sua frequentazione con Reno potrebbe essere attribuibile a un presunto allontanamento impostole da Vincent, ma in fin dei conti non sappiamo come si siano svolti i fatti. Non sappiamo neanche se ci siano stati questi famosi fatti, perché assumere un atteggiamento simile?
Ostracismo, Cid. Questo si chiama ostracismo e tu hai superato l’età per metterti a fare il ragazzino. Con le persone si parla, non si fa la guerra fredda.
Mi sfugge un sospiro, adesso viene la parte più difficile.
Invito l’uomo ammantato di rosso a sedersi, e lui prende posto accanto al Capitano, di fronte alla ragazza che è rimasta con la testa sulla sua adorata lista.
- Hey Yuffie, guarda, c’è Vincent!-
La piccola ninja stringe impercettibilmente la penna, poi alza la testa dal foglio, la gira verso l’uomo e sbatte le palpebre come se lo vedesse solo in questo momento.
- Ciao, Vincent- saluta atona per poi tornare ai nomi.
Mmm, credevo gli dicesse in faccia di meritare un drink a base di soda caustica e invece …
Oh, ma che dico? Questo è molto, molto peggio!
Sbuffo amareggiata e metto il bollitore sul fornello.
- Ti piace Altair?- Yuffie ricomincia a proporre, attirando su di sé gli occhi rossi di Vincent.
Cid tace, ma arriccia visibilmente il naso.
- Bellatrix? Significa “Donna guerriera”- spiega.
Cid scuote il capo con decisione.
L’ex Turk si fa leggermente curioso e prende a guardarli spostando lo sguardo dall’uno all’altra, come se stesse seguendo una partita di tennis.
- Electra ?-
La smorfia di mio marito suggerisce un “ni”.
- Mira? E’ così elegante, significa “meravigliosa”- enfatizza la ragazza.
- Yuffie, ho chiesto un nome che ricordi le stelle, non il nome di una stella … - le rammenta.
- Aspetta, ce l’ho … - lo esorta.
La principessa spreme le meningi e alla fine ci rende partecipi di tanto sforzo.
- Galassia?-
A me scappa un singhiozzo, a mio marito cascano i fogli di mano.
Dei tutti, vi prego, fate che dica no!
- E’ quanto di meglio i tuoi neuroni wutaiani riescono a produrre?-  è il suo verdetto.
- Oh, non lamentarti, finora non hai suggerito neanche un nome, come diavolo vuoi chiamarla questa bambina ammesso che sia femmina ???- protesta.
- Che cazzo vuoi che ne sappia!- ribatte l’altro.
- Allora aspettiamo che cresca e che decida lei come preferisce chiamarsi?- sbraita la ragazza.
Ci risiamo …
Sulle prime Cid non risponde,la guarda con una punta d’ammirazione,  sembra ponderare seriamente quest’ultima eventualità e sento che potrei davvero fargli un dispetto dando al nascituro il nome di mia madre.
- Prova col nome di un colore- la voce di Vincent, scura e profonda,irrompe inaspettatamente nella conversazione accesa e reca con sé l’effetto di una doccia fredda.
Sia Cid che Yuffie si voltano di scatto a guardarlo, mio marito sorpreso che abbia preso spontaneamente la parola, la ninja per il contenuto della sua frase. E un lieve alone di delusione le si dipinge sul viso, ma dura molto poco, perché sostituito da rassegnazione.
Come biasimarla per questo? In fin dei conti Shelke significa “arancione” in un’antica lingua …
La ragazza respira profondamente, si scarmiglia un po’ i capelli e poi riprende in mano la lista.
- Senti Cid, perché non scriviamo i nomi su dei bigliettini e li mescoliamo in un’urna?  Magari ognuno di noi ne sceglie tre e … - lo squillo del suo cellulare interrompe la spiegazione della proposta.
Quando guarda il display il suo sguardo si fa perplesso.
- Pronto?-
Dall’altra parte si distingue un acuto “Yooooo!”.
Lascio cadere le mani lungo i fianchi, inutile domandarsi chi sia.
- Turk. Come hai avuto anche questo numero?- domanda sorpresa la ragazza.
In effetti è il cellulare con cui la contatta Reeve per la W.R.O. e il numero è riservato ai soli addetti ai lavori.
- No,non ci credo, vallo a raccontare a un’altra-  gli propone Yuffie.
Si sente un rumore simile a quello prodotto da un’ape rinchiusa in una bottiglia.
- Seh, seh, sai tutto di me. Magari sai anche dirmi di che colore ho le mutande - mugugna .
La vedo sgranare all’inverosimile gli occhi a mandorla.
- M.. ma come? Oh mio Dio, fai schifo!- sbraita.
Dall’altra parte del telefono si sente ridacchiare e una raffica di frasi di cui non si distingue il significato sparate a mitraglietta.
- Come cosa indosso? Sai dirmi che mutande ho e non sai che abiti ho scelto stamattina? Ma ti senti?! - il suo tono è esasperato.
Segue qualche minuto di blablabla in cui si suppone il rosso non abbia smesso neanche un attimo di parlare.
Se ripenso a come si svolgevano le sue telefonate in passato, quando l’interlocutore era Vincent, mi tornano in mente gli improperi che gli rivolgeva perché non riusciva ad intavolare una conversazione che non fosse una sequenza ordinata di monosillabi.
A quanto pare Reno non le da di questi problemi, specie se si tiene conto che l’ex Turk non le avrebbe mai fatto una telefonata per il piacere di parlare un po’, invitarla a cena, o anche solo per il bisogno di sentire la sua voce …
- Ma tu non eri in missione? Certo che ne hai tempo da perdere … - osserva lei, sbadigliando.
Ad un certo punto si fa più attenta.
- Venerdì?... Oh, beh … sì. Forse. Ma di preciso cosa …? E perché mai dovrei venire?Beh, anche questo è vero … - e così dicendo si allontana dalla cucina, mentre la seguo con lo sguardo fino a quando scompare dietro la porta del bagno.
La cucina torna sinistramente silenziosa.
Tanto.
Troppo!
Specie se in una stanza c’è mio marito …
Due minuti dopo Yuffie ritorna, lascia il cellulare sul tavolo e si stiracchia.
- Mi sono ricordata di una cosa, esco. Sarò qui per cena, non preoccupatevi. Ah, se quell’idiota chiama di nuovo, per favore non rispondetegli- ci raccomanda sorridente e ci saluta. Escluso Vincent, ovviamente. A lui rivolge una rapida occhiata e tanto basta a entrambi per congedarsi.
Annuisco e rispondo al saluto.
Di nuovo silenzio, interrotto all’improvviso dal borbottio del bollitore, dimenticato sul fornello a causa della scena surreale di pocanzi.
Riavendomi per l’ennesima volta dalla sorpresa, anche se non è la prima volta che Yuffie riceve una telefonata dal Turk, mi concentro sul thè che verso in una tazza e servo a Vincent, il quale mi accarezza un po’ con gli occhi, il suo tipico modo per ringraziare, e poi sorbe la bevanda.
In silenzio, ovviamente.
Non reggendo più questa totale assenza di partecipazione emotiva, cerco di intavolare una conversazione decente.
- Allora, Vincent, come mai da queste parti?- domando con voce un po’ incerta.
- Ero nelle vicinanze per un lavoro commissionatomi da Reeve e ho pensato di passare a salutarvi- mormora con la solita voce scura.
Cid stringe convulsamente la penna, ma non interviene.
- Hai fatto benissimo!- rispondo, sinceramente entusiasta.
Di nuovo silenzio. D’altronde il nostro amico è famoso per la sua mancata loquacità.
- E a Edge come vanno le cose? Stanno tutti bene?- domando interessata.
- Al bar tutto apposto, è Shelke che mi sta dando un po’ di preoccupazioni-
Siccome il tono che usa è perennemente neutro, si fa fatica a rilevare l’ansia di cui mi sta raccontando.
- Oh, immagino. Tifa mi ha raccontato che ha preso un po’ male la storia del ciclo, ma credo che non ci sia da allarmarsi. In fin dei conti ha vissuto per anni in una situazione di semi isolamento, circondata da persone alquanto sopra le righe, non c’è da meravigliarsi se le nomali fasi di crescita la spaventino. Ha bisogno di tempo, per lei ogni cosa rappresenta un’esperienza nuova e sappiamo benissimo quante difficoltà riesce a incontrare quando deve elaborare emozioni a lei sconosciute. Vedrai che se la caverà benissimo- lo incoraggio.
Vincent solleva lievemente gli angoli della bocca, probabilmente sollevato dalle mie parole.
Il Capitano scarabocchia qualcosa sulla lista che Yuffie ha lasciato sul tavolo, accanto al cellulare.
- … Tuttavia non credo che il suo stato d’animo attuale sia riconducibile solo a questa cosa  - ammette.
-  In che senso?- domando curiosa.
Il mio interlocutore si stringe nelle spalle.
- Mi sembra un po’ più sola- ammette dopo un po’.
Spalanco gli occhi. Tifa si è sempre presa molta cura dei bambini,compresa Shelke, Denzel e Marlene le stanno molto attorno e in più Nanaki si mette spesso in contatto con lei, com’è possibile che si senta sola. A parte Yuffie, continua a frequentare assiduamente tutti i nostri amici.
Vincent sembra intuire i miei pensieri.
- Tranquilla, Shera, nessuno la sta trascurando, è lei che si è chiusa un po’ più in se stessa- spiega.
Ancora di più, mi viene da pensare …
Cid si agita sulla sedia, senza tuttavia intervenire.
- E’ da un po’ che ha sbalzi d’umore. Una volta sembra felice, un’altra triste, un’altra ancora sembra con la testa tra le nuvole. E’ distratta, la sorprendo a fissare nel vuoto, ha ripreso a scrivere il suo diario e, soprattutto, manda SMS di continuo-
- SMS?- domando, sorpresa.
L’uomo annuisce.
- A chi?- indago.
Incredibilmente per il soggetto, Vincent sbuffa e se non fosse che è proprio lui, direi in modo esasperato.
Lo dico e lo nego a me stessa, a tratti mi sembra stia assumendo lo stesso atteggiamento che Cid ha con Yuffie  quando chiama Reno e la cosa mi spaventa a morte.
- Non ne sono certo, ma … Hai presente quel suo compagno di scuola, Brian?- sputa fuori fissando il suo sguardo rosso nel mio, con un’espressione quasi apprensiva.
Brian?
Il suo compagno di scuola.
Il ragazzo che da una mano a Tifa al bar.
Quella faccia tosta e adorabile canaglia.
Brian!
E Shelke gli manda sms di continuo …
Non riesco a trattenere una risata, adesso è tutto chiaro!
- Ah, Vincent, puoi dire addio a quella bella chioma nera che contribuisce ad amplificare il tuo fascino, perché a breve diventerà bianca come la neve!- annuncio, senza smettere di sorridere.
L’ex Turk annuisce sconfitto, mi fa quasi tenerezza.
- Lo temo anche io - mormora un po’ arreso.
A interrompere il momento di cameratismo  ci pensa il cellulare di Yuffie che comincia insistentemente a vibrare.
Lancio uno sguardo fugace.
“Tacchino” è il nome che lampeggia sul display e il sorriso mi muore sulle labbra.
Non ottenendo risposta, il telefonino torna a tacere, così in cucina cala un nuovo velo di silenzio.
Sorprendentemente mio marito prende la parola.
- Se tu non lo avessi ancora capito, era Reno - sibila in direzione dell’amico.
Vincent tace.
-Se tu non lo avessi ancora capito, non è la prima volta che accade- lo informa.
L’ex Turk non risponde.
- Se tu non lo avessi ancora capito,c’è qualcosa di sorprendentemente sbagliato in questa situazione -
L’uomo al suo fianco si porta la tazza del thè alla bocca, chiuso nel suo mutismo.
- Sospettiamo che stiano insieme. O che abbiano una tresca. O che siano trombamici. O che lui le succhi il sangue nelle notti di luna piena!- esplode Cid.
L’ex Turk manda giù un altro sorso.
- Hai idea di che casino sia? - insiste il Capitano.
L’altro sospira.
- E tutto ciò su cui ti concentri riguarda le crisi ormonali di una ragazzina che se la cava benissimo anche senza di te … - mastica tra i denti mio marito.
L’allusione a Shelke e alla sua presunta  indipendenza danno subito l’effetto aspettato.
Vincent posa la tazza sul piattino, si pulisce la bocca con il tovagliolo e gli risponde pacato.
- Shelke è una mia diretta responsabilità, è sola al mondo e, sebbene la sua età anagrafica lascerebbe pensare diversamente, non è in grado di badare a se stessa. Insieme a Reeve sono il suo tutore legale –
- Ma non esiste solo quello!- protesta Cid.
L’amico assottiglia un po’ gli occhi, forse per tentare di intimidirlo o, semplicemente, di invitarlo a non continuare il discorso.
- Se è a Yuffie che ti riferisci, credo sia grande abbastanza per badare a se stessa-
-Stai dicendo che non t’interessa?-
- Sto dicendo che non ha bisogno della mia approvazione per frequentare questo o un altro uomo, è libera e può fare quello che vuole. Non sono suo padre e non ho intenzione di diventarlo-
- Però non ti sei fatto problemi a prendere la sua mano quando te l’ha offerta -
- Yuffie Kisaragi non offre, impone. Sai meglio di chiunque altro che è impossibile arginare la sua foga quando si mette in testa qualcosa, l’hai sperimentata sulla tua pelle -
- E’ semplicemente vitale!-mio marito alza il tono di voce.
- E’ semplicemente invadente- lo corregge l’altro.
- E’ il tuo modo d’intendere la gratitudine, Vincent Valentine?-
- E’ il mio modo di essere obiettivo, Cid Highwind-
Oh no,siamo passati al nome e cognome.
- Dai Cid, io credo che Vincent non intenda dire che non ha apprezzato l’appoggio di Yuffie e i suoi sforzi per… , diciamo che … - cerco d’intervenire per sedare gli animi.
- Oh cazzo, Shera, voglio ricordarti in che stato è da quel giorno? -
Come dimenticarlo? Come non notare la punta malinconica nel suo sguardo quando crede che nessuno la osservi? Tutti quanti sappiamo che non è da lei …
Sospiro di fronte agli occhi freddi di Cid, non avrei mai immaginato una scenata simile.
Si rivolge nuovamente all’ex Turk.
- Dimmi almeno cos’è successo!- insiste.
- Non è successo niente, assolutamente niente- risponde.
- Non ci credo, che cazzo le hai fatto?- continua inquisitorio.
- Niente. Non le ho fatto niente. Va’ a chiederlo a lei, perché io ignoro il significato di qualsiasi cosa le frulli nel cervello. Non l’ho mai capita e non comincerò adesso -
Mi mordo le labbra, indecisa se credergli o meno. Vincent non è un uomo crudele, ma ha delle idee un tantino drastiche rispetto al suo destino, quindi non mi sorprenderebbe se avesse intimato alla ragazza di lasciarlo in pace in modo inavvertitamente indelicato.
-L’hai maltrattata?- insinua Cid.
-E sei proprio tu a rivolgermi questa domanda!-
Si affrontano ancora con lo sguardo.
- Non le ho fatto niente – ribadisce il moro, atono.
- Stai mentendo!- lo accusa.
Non è neanche un bugiardo, però, rifletto tra me.
- Perché insisti?-
- Perché Yuffie è mia amica e non merita che qualcuno la riduca nello stato in cui versa da mesi, tu compreso. Soprattutto tu - spiega.
- Quindi lei è tua amica, mentre io non ho neanche diritto al beneficio del dubbio?- constata il pistolero.
- Jenova sgualdrina, Vincent, non hai dieci anni! Cosa vuoi che ti dica? Preferisci un predicozzo che ai tempi feci a Strife per fargli capire che tenersi l’uccello nelle mutande avrebbe portato la Lockheart sull’orlo della pazzia?-
Oh mio Dio, non voglio pensare a quella volta. Cloud era così mortificato e imbarazzato che credevo sarebbe entrato in psicoterapia …
- Non puoi parlarmi in questo modo, non sono Cloud Strife, ho il doppio degli anni e non sono uno sprovveduto -
- A me sembra che lui se la cavi meglio di te- borbotta il Capitano.
Almeno il biondo ha capito cosa vuole dalla vita, questo glielo dobbiamo riconoscere.
Vincent è glaciale.
- Non so che idea si sia fatta la tua cara amica, ma non penso di averle mai fatto credere in qualcosa di neanche lontanamente possibile. Non le ho promesso niente, non ne ho approfittato in alcun modo. Quanto alle tue insinuazioni sulle mie capacità relazionali, beh, t’informo che non ho problemi con le donne-
- Non credo proprio … - riceve come risposta.
Trattengo il fiato.
Quest’ultima frase di Cid è talmente carica di sottintesi e, contemporaneamente, così esplicita che colpisce le orecchie come uno schiaffo.
Vedo il guanto metallico di Vincent chiudersi sulla superficie liscia del tavolo e lasciare i segni delle dita.
Se quando ha fatto il famoso discorsetto a Cloud si è sprecato con metafore domestiche e mille giri di parole, questa volta mio marito non si è fatto pregare con la terapia d’urto.
L’atmosfera da surriscaldata che era, in un attimo vede la temperatura scendere precipitosamente. Ed è un brivido quello che mi corre lungo la schiena, quando gli occhi dei due uomini che ho davanti si fissano in un modo talmente ostile che mai e poi mai avrei creduto che potesse accadere.
Incredibilmente il suono di un cellulare smorza la tensione.
Cid sbuffa ed estrae l’ apparecchio dalla tasca dei jeans,masticando imprecazioni,  guarda il display incerto e poi risponde.
- Pronto?- ringhia.
Un saluto ben noto gli fa eco dall’altra parte del ricevitore e la faccia del Capitano diventa livida.
Reno?!
- Chi cazzo ti ha dato il mio numero!-sbraita.
- Non me ne fotte un cazzo di niente!- continua.
- Perché chiami me?- fa inquisitorio come non mai.
Tra un’imprecazione e l’altra si distingue il vociare allegro del Turk rosso.
- Non c’è! Non lo so! Fottiti! Non provarci nemmeno!!!- e via con altri improperi fino a quando, esasperato, mio marito continua a inveire contro il telefono,avviandosi verso il cortile.
In cucina restiamo solo io e Vincent.
Sospiro e accarezzo il mio pancione. Non ho la supponenza di credermi migliore di altre persone, ma sicuramente ho più tatto di Cid. So che non sono affari che mi riguardano, ma avverto l’esigenza di dire la mia riguardo alla situazione che si è creata tra il pistolero e Yuffie.
 - Siediti, Vince- lo invito prendendo posto di fronte a lui.
L’uomo obbedisce meccanicamente.
Un altro respiro profondo e comincio a parlare.
- Scusa per Cid. Vedi, lui è diventato molto … protettivo nei riguardi di Yuffie - spiego pacatamente, mentre il mio amico annuisce lievemente .
Soprattutto in vista del periodaccio che sta passando e che ancora dovrà passare, ma evito di rivelargli l’affare dei pretendenti e di suo padre.
Continuo.
- Ammetto che i suoi modi sono rozzi e privi di educazione, talvolta dà sui nervi e viene voglia di strozzarlo, ma è solo il suo goffo modo di esternare la sua preoccupazione-
Vincent punta le sue iridi rosse sulle mie e questa volta tocca a me annuire.
- Ok, è un modo grottesco di manifestare l’apprensione, ma ormai sappiamo tutti com’è fatto. Non voglio giustificarlo e non ho intenzione di accusarti di nulla, tuttavia non posso negare di essere preoccupata anch’io -
L’ex Turk storce leggermente la bocca e comprendo che questa sarà la chiacchierata più dura della mia vita, perchè il suo modo di comunicare è peggiore di quello che, a suo tempo, ho dovuto affrontare con Cloud. L’argomento ruotava sempre intorno alle donne, ma il suo timido amore per Tifa era chiaro a tutti tranne che a se stesso. Una volta fattogli notare alcune ovvietà, è diventato facile lasciare che parlasse.
Ma con Vincent? E’ davvero possibile sondare il suo cuore? E’ possibile ricevere una risposta diretta o indiretta che sia?
Lo guardo, seduto di fronte a me, a testa alta e lo sguardo fisso davanti a sé. L’implicita accusa di Cid avrebbe fatto crollare chiunque, mentre lui ha vacillato appena e come unica esternazione di disappunto ha graffiato involontariamente il ripiano del tavolo, per poi tornare austero e tenebroso come al solito. Pur avendo gli occhi puntati su di me non sembra particolarmente presente, è così insondabile e remoto che mi chiedo come abbia fatto Yuffie a raggiungere alcuni risultati. E’ a dir poco stupefacente!
Che sia stata la sola in grado di individuare l’unico canale di comunicazione efficace per avere accesso ai suoi pensieri?
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
Le sue parole fanno ancora eco nella mia testa.
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
Li rivedo insieme a Cota del Sol, con lei che cercava di farlo ballare intorno a un falò, tenendosi a debita distanza ma così intimamente vicina, oppure mentre gli porgeva una granita disturbando la sua lettura e ottenendo in cambio uno sguardo particolarissimo, che solo a lei dedicava in segno di gratitudine nonostante tutto.
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
Ho ancora davanti agli occhi le premure che gli dedicava per ogni piccola cosa, che fosse il ricordarci di cucinare qualche pietanza a lui gradita, o il non dimenticare il suo mantello da qualche parte il giorno delle nozze di Tifa e Cloud. Già il solo fatto che lei capisse che Vincent ha un indice di gradimento dei cibi ha dell’incredibile, figurarsi riuscire a convincerlo a non indossare il mantello.
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
E che dire dei capelli tagliati?
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
Riesco ancora a scorgerli mentre muovevano passi di danza in una pista di gente in festa, al suono di una canzone dolce, così distanti e ovattati dal resto dei presenti, forse ancora più presi l’uno dall’altra degli stessi sposi seppur avvolti da maggiore pudore.
E ricordo gli occhi sognanti di Yuffie quando ci ha spiegato, in un secondo momento, che non avrebbe preteso mai di più a quell’uomo che le concedeva  raramente un po’ di sé in modo tanto spontaneo quanto malinconico.
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
No, mi dispiace Vincent Valentine,non ci credo.
Yuffie Kisaragi non ti ha imposto nulla, ti ha solo offerto una mano quando credevi di avere il vuoto intorno.
Poi mi sorge un dubbio: forse hai temuto che tu potessi imporle qualcosa che non meritava?
- Vincent, io … -
Un urlo allucinante supera la barriera dei vetri della finestra e m’interrompe.
- Smettila di dire stronzate! Le tue dissertazioni filosofiche sono profonde come il buco del culo di un prostituta!!- Cid sbraita in giardino, con il cellulare in una mano e una sigaretta nell’altra.
Potessi, tapperei le orecchie del mio bambino, non ancora nato ma già costretto ad ascoltare questo sfoggio di lessico forbito.
E adesso sono pure imbarazzata. Perché poi, non mi è dato di saperlo.
- Poi mi spieghi perché lo hai sposato?- mormora Vincent.
- Per pietà! - rispondo stizzita, ammettendolo finalmente con me stessa. Chi altro avrebbe avuto il coraggio, se no?
Il mio piccolo scalcia e sento che forse ha intuito i miei pensieri e vuole che sia sincera con me stessa.
L’ho sposato perché avevo distrutto il suo sogno, quindi avevo pietà per il suo cuore infranto.
E perché stava per venire la fine del mondo.
E perché se non lo avessi fatto lo avrei rimpianto.
E perché lo amavo così tanto che non m’importava quanto odio provasse per me.
E perché lo amo ancora talmente tanto che prima gli laverò la bocca con la candeggina, ma poi lo bacerò e mi ricorderò di tutte le volte che mi guarda come se fossi la cosa più preziosa del mondo,dimenticandomi che ciò non succede molto spesso.
Forse è questo che Yuffie ha sentito vivendo a stretto contatto con Vincent?
- Senti, Shera, io adesso … - inizia a congedarsi, ma lo prendo per la mano destra.
- Non mi permetterei mai di essere invadente e neanche di importi di raccontarmi qualcosa che difendi così accuratamente - spiego.
- Ma non è successo davvero niente!- fa, un po’ esasperato.
Magari non te ne sei accorto, amico mio, oppure il problema è proprio quello: non è successo niente quando sarebbe dovuto accadere di tutto tra voi, visti i presupposti.
Annuisco.
- Ma io ti credo - ammetto.
Questo sembra calmarlo e mi sento autorizzata a continuare.
- Credo che … tu abbia tolto ben altro che un semplice mantello con lei, sai?-
Adesso il suo sguardo è attento.
- Yuffie è un po’ come Cid, meno scurrile ma diretta e penetrante. Persone così sono fantastiche, ma a volte non si rendono conto di quanto riescano ad andare a fondo. Se si è pronti per accoglierle è un bene, ma se si percepisce se stessi come vulnerabili allora … -
Yuffie Kisaragi non offre, impone.
- … Allora si sollevano barriere- concludo.
Lo vedo abbassare un po’ le spalle.
Che anche io stia usando il metodo giusto?
Com’è che diceva Yuffie? “Non preoccuparti, Vincent, un passo alla volta”.
Non sa quanto aveva ragione.
Sorrido all’uomo davanti a me, che mai come in questo momento vedo vulnerabile e aperto a un dialogo, seppure nel suo personalissimo linguaggio.
- L’amore può far paura a volte, sai? -
Annuisce con una punta d’amarezza nell’espressione.
Gli verso un altro po’ di thè e apro la scatola di latta contenente i biscotti.
- Deve essere stato difficile con Lucrecia, forse è questo non ha fatto funzionare le cose, tuttavia sono sicura che lei … che lei … vorrebbe che tu facessi dei passi avanti-
Scuote la testa.
- Non sto dicendo di rinnegare il passato, ma di imparare da esso. Hai una seconda possibilità, perché non coglierla al volo? Possiamo andare solo avanti e credimi se ti dico che in due si procede meglio-
Si avvicina la tazza alle labbra e mi sento autorizzata a continuare.
- Non dico che Yuffie debba per forza piacerti come donna, ma penso seriamente che tu debba parlare. Per quanto possa essere irriverente e teatrale, ti vuole seriamente bene. Perché restare così male per colpa tua, altrimenti?-
Questa mia frecciatina gli fa alzare un sopracciglio.
- Andiamo, seppur inavvertitamente, deve esserci stato qualcosa che le ha fatto capire che vuoi tenerla alla larga. Non un gesto plateale, ma anche uno sguardo, una parola, un comportamento. In fin dei conti vagava sola per strada sotto un diluvio … - gli faccio notare.
- Oppure lei ha fatto qualcosa che ha spaventato te?- ipotizzo.
Vincent sembra pensarci su, fissando la bevanda calda e concedendo la sua mente probabilmente a un’esplorazione sugli avvenimenti di qualche mese fa.
Dopo qualche minuto di silenzio, entrambi impegnati nelle proprie riflessioni, è lui a parlare.
- E’ ancora così giovane ed energica, Shera, mentre io sono un buco nero … -
So dove vuole andare a parare, ma non sono disposta a dargliela vinta. E’ da troppi mesi che questa storia va avanti e mi dono stancata di vedere due dei miei più cari amici ridotti a comunicare tramite avvocato.
Io, l’avvocato del diavolo.
-Ma non esiste neanche la più remota possibilità che possa essere risucchiata dalle tenebre . Anzi, ti dirò di più: proprio perché ci sei tu, ciò non sarà mai possibile. Io credo che sareste in grado di compensare le vostre mancanze a vicenda, mentre scommetto che tu sia convinto che condividere la vita con te, anche solo come amici, possa comportare gravi sciagure per chi cerca la tua vicinanza - ammetto.
Beh, Yuffie non voleva di certo limitarsi a fare la migliore amica, ma non avrebbe mai preteso amore se lui non fosse stato disposto a ricambiarla.
Improvvisamente la scatola di latta aperta sotto al mio naso sembra sorridermi.
Uh, e se mangiassi anche io un biscotto?
Ok, ne addento uno. Uno solo!
Mi guarda perplesso e non di certo per l’improvvisa voglia di leccornie che mi ha distratta.
- Ma sì, insomma, tu arranchi nel buio senza un piccolo lume a rischiarare la via e credi che la tua sia la condizione peggiore,ma la luce spesso acceca e non ti fa vedere dove vai. Come succede a Yuffie in questo momento! -
Inclina un po’  il capo.
Se sapesse in che casini la sta mettendo Godo e di come Reno cominci a rappresentare uno scoglio sicuro a cui appigliarsi, rabbrividirebbe anche lui.
Ovviamente non gli svelerò nulla, deve giungere da solo a certe conclusioni,senza influenze esterne.
E se prendessi anche quello al cioccolato?
Vincent sembra riflettere sulle mie parole.
- Rispondimi sinceramente, amico mio, non ti manca neanche un po’?-
I suoi occhi rossi si abbassano sulla tazza.
- E’ possibile avvertire la mancanza di un maschiaccio rumoroso, logorroico, pasticcione, imbarazzante, sfacciato, invadente e cleptomane?- sembra quasi chiederlo più a se stesso.
- Questo me lo devi dire tu. Però so per certo che è facile accorgersi del vuoto che lascia una persona che s’impegna a renderci felice seppure in modo bizzarro, che rispetta la nostra personalità anche se complessa e che,  al di là dei suoi mille clamorosi difetti, dimostra sempre dedizione e disponibilità - aggiungo evidenziando l’altra faccia della medaglia.
L’ex Turk sospira e io sorrido, non è mai facile scendere a compromessi con se stessi, ma in questo caso sono fiduciosa.
- Maledetto imbecille testa di cazzo!-
Cid irrompe nella tranquillità della cucina, interrompendo nuovamente il momento d’intenso cameratismo.
- Mi ha tenuto un’ora al telefono solo per dire stronzate! Fottuto deficiente con la testa a forma di spazzolino del cesso … - continua a ingiuriarlo.
Yuffie lamenta spesso questa cosa, anche se, a dire il vero, non è che le telefonate che fa lei durino di meno …
- Bah, vado a scaricarmi un po’ in officina- aggiunge, salutando Vincent e lasciandoci soli.
L’ex Turk risponde con un cenno del capo, poi la sua attenzione viene attratta dalla lista scarabocchiata a cui stava lavorando Yuffie.
Butto l’occhio anch’io e fa tenerezza vedere come sia perennemente disordinata con il nostro alfabeto, mentre è impeccabile con i caratteri che usano per scrivere a Wutai. A quanto racconta, sua madre padroneggiava la scrittura con grande abilità e lei non ha mai voluto esserle da meno, infatti gli appunti che ha riportato ai margini della pagina sono quasi ipnotici tanto sono eseguiti bene.
- Sai leggerli?- chiedo al mio amico.
- Un po’- ammette.
Non mi sorprende, in fin dei conti era un Turk.
- E cosa dicono?- domando curiosa.
Lui li valuta, come a darsi il tempo di cercare nella memoria il metodo di decodificazione.
- Qualcosa tipo “questo nome fa schifo” con una freccia che indica una delle varie proposte-
Leggo. E’ di Cid.
In effetti Stellina Highwind non è il massimo della vita.
- Poi dice “Mi piace!” indicando un altro nome  e… “Remo è scemo” -
Sghignazzo.
Bisogna ammettere l’intraprendenza di quell’assurdo individuo.
- E qui?- domando, indicando quella che credo essere una frase in fondo al foglio.
Il pistolero sbatte un po’ le palpebre, ci pensa qualche istante e poi risponde.
- Chiama chi ama … -
E a quanto pare a chiamarla è rimasto solo Reno.
-Vincent, pensaci bene - è tutto ciò che riesco a dire.
L’uomo annuisce e a me viene da sorridere.
In effetti non ha detto, né promesso nulla, però il fatto che oggi si sia vagamente aperto con me, confidandomi in modo molto indiretto le sue perplessità mi dà un vago senso di speranza.
Sarà la gravidanza a rendermi particolarmente sensibile a queste cose?
Noto qualche corrispondenza con la conversazione tenuta tempo fa con Cloud, solo che quela aveva avuto ben altro epilogo.
Come se qualcuno avesse ascoltato i miei pensieri, il telefono di casa prende a squillare, foriero di sventura.
Alzo la cornetta e la risposta dall’altra parte mi lascia basita.

- Yo, Shera!-


Yo, Shera … Indovina un po’ chi è?



 
 
 
 
Cid cerca di capire come chiamare il suo bimbo (o bimba,poi si vedrà), Yuffie propone come chiamarlo/a, Reno chiama Yuffie e poi chiama indiscriminatamente chiama tutti, Vincent non chiama da mesi, Shera chiama a rapporto la sua pazienza. Mi chiedo se si rendono conto di aumentare le entrare del gestore telefonico a cui sono abbonati …
L’intento del capitolo era quello di creare una sorta di corrispondenza con quello contenente la conversazione tra Cloud e Shera, antipaticamente resa difficile dalla presenza di Cid e di Reno (Donne e fiori, per capirci). Il risultato è addirittura più terrificante di quanto preventivato, ma credo sia in linea con le situazioni demenziali che caratterizzano la storia.
Sono di fretta, ho una fame bestiale e la stufa rotta. Che dire? Vi abbraccio tutti <3
A presto, Manila.

 

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Capitolo 56
*** E' Blu! ***


49. E’ blu!
(Cloud)

 
 
Avanzo per le strade di una silenziosa Edge, mentre osservo le luci nei palazzi che si spengono man mano che le persone si mettono a letto.
E’ il momento che preferisco per fare una passeggiata.
Per la verità è raro che non sia Fenrir a farmi compagnia, ma Noel è un buon sostituto. Corre davanti a me senza guinzaglio, visto che non c’è il rischio che spaventi qualcuno,e di tanto in tanto torna nella mia direzione per scodinzolare o per portarmi bastoncini di legno che recupera da non so dove. Se l’oggetto è particolarmente grande sembra molto più eccitato di condividere con me il suo lauto bottino.
E’ strano avere a che fare con un canide dopo anni trascorsi con Nanaki e Cait Sith, anche se dubito apprezzerebbero di essere paragonati a un animale domestico. Nel caso del grande felide, farebbe sicuramente appello alla sua vasta cultura, mentre per ciò che concerne il piccoletto … al massimo potrebbe farmi notare che non necessita di alzare la gamba per urinare. Non credo che riuscirebbe a obiettare altro, anche perché a volte il mio cane sembra più sveglio di lui.
Quando Noel si avvicina per consegnarmi l’ennesimo preziosissimo tesoro ligneo, lo prendo e lo lancio in fondo al vicolo e lui sembra guardarmi quasi grato per poi correre a prenderlo.
Riprendo a camminare e mi stiracchio. Oggi è stata una giornata particolarmente intensa tra consegne, una cospicua affluenza di avventori al bar e i bambini che mi hanno implorato di aiutarli con un compito di educazione all’immagine. Proprio a me l’hanno chiesto, non so distinguere neanche le tempere dai pastelli!  A compito finito ci siamo ritrovati a sgranchirci le ossa a furia di lotta a cuscinate, con grande interdizione di Tifa, che ci ha palesemente minacciati di farci saltare la cena se non avessimo rimesso in ordine il casino che avevamo combinato.
 E adesso le membra reclamano il tepore di una doccia e la morbidezza del petto caldo di mia moglie.
Oggi è stata anche la giornata del blu. Blu è il nuovo servizio di bicchieri che Tifa ha comprato, blu è il colore con cui Barret ha verniciato il suo furgone, blu è il maglione che Denzel ha insistito per comprare.
- Il blu è il colore più importante nella percezione visiva di sicurezza e solidità. Il blu che induce alla calma e si connota come placida e profonda soddisfazione, denota uno stato di soddisfatto adattamento. Fissando a lungo questo colore si produce un effetto di quiete ed armonia. In una stanza blu i battiti cardiaci diminuiscono e la sensibilità al freddo aumenta, mentre gli oggetti sembrano più piccoli e leggeri. Questo avviene perché provoca una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico!-
E’ stata la prima volta che, entrando in un negozio di ferramenta per acquistare della vernice, il negoziante mi ha spiegato il significato del colore che avevo scelto. Beh, tutto molto interessante, però devo soltanto ritinteggiare le pareti del garage con un colore scuro …
Mi viene un po’ da ridere ripensandoci, mentre emetto un fischio per richiamare Noel. Ho preferito portare io il cane a spasso perché Tifa mi sembrava particolarmente stanca. Veramente è da un po’ di tempo che la vedo affaticata. Beh, “affaticata” non mi sembra il termine giusto; è decisamente strana, ecco. Fa fatica ad alzarsi la mattina nonostante dorma per molte ore consecutive, ha frequenti mal di schiena, a volte mangia pochissimo, altre volte sembra voler inghiottire un bue senza neanche masticarlo, e poi piange!
 L’altra sera l’ho trovata davanti alla tv con una vaschetta di gelato e piangeva guardando un gioco a quiz.

- Poverino, ha perso tanti gils!-

 E mi sembra sia diventata un po’ vanitosa, passa davanti agli specchi e si guarda, la stessa cosa fa davanti alle superfici riflettenti.
La settimana scorsa volevo accompagnarla a fare la spesa ma si è rifiutata di salire in moto, ha preferito portare le borse a mano.
Ho notato anche che spesso fissa il calendario. Spero sinceramente di non aver dimenticato una data importante, un compleanno o qualche anniversario perché le donne non perdonano queste dimenticanze. Non te ne parlano neanche, no! Loro se le legano al dito, le chiudono in un cassetto e le tirano fuori ad ogni discussione anche se non c’entrano un fico secco con l’argomento ( in questo Cid mi ha istruito bene) …
La cosa che meno riesco a spiegarmi sono le sue improvvise assenze. Mentre sta calma e tranquilla scompare e la ritrovi in bagno all’interno del quale non fa entrare nessuno. Vuoi vedere che ha qualche problema di meteorismo e si vergogna di dirlo?
Il cane si avvicina e mi gratta una gamba con la zampetta. Oh no, questa non è più una zampetta. Le previsioni di Tifa erano azzeccate, Noel è diventato grosso quasi quanto Red XIII quando  ancora non aveva compiuto un anno! Mi guarda con i suoi profondi occhi blu, di nuovo quel colore, e sembra sia stanco di gironzolare per la città. Stasera la passeggiata è stata particolarmente lunga, avevo voglia di restare solo sotto il cielo stellato.
Blu, ovviamente.
***


La casa è immersa nell’oscurità, salgo al piano di sopra e passo un attimo per la camera dei bambini per controllare che sia tutto a posto.
Marlene è abbracciata al suo coniglietto di pezza, regalo del suo papone sempre in giro per il mondo. Barret, so che le vuoi bene e t’impegni tanto per cercare di rendere il Pianeta un posto migliore, però non sai cosa ti perdi in momenti come questi. L’espressione intelligente dei suoi occhi è nascosta dal sonno tranquillo.
 Denzel si è mezzo scoperto come al solito. Quel ciuffo non sta in ordine di giorno, figuriamoci di notte. Sorrido quando vedo il suo braccio intorno all’orsacchiotto che Yuffie gli ha regalato, fa tanto il duro ma ha bisogno di coccole continue. Gli rimbocco le lenzuola e lascio la stanza.
La luce in camera da letto è spenta, credo che Tifa si sia già addormentata visto la faccia che aveva prima che io uscissi. Mi accorgo del mio errore di valutazione nel momento in cui entro in bagno per una doccia. La trovo in pigiama seduta sul lato corto della vasca, intenta a guardare qualcosa appoggiata sul bordo del lavandino. Al mio ingresso trasale e alza lo sguardo verso di me, deglutisce e il suo pallore mi preoccupa. Mi avvicino per controllare che stia bene e, quando mi rendo conto di cosa sia l’oggetto che sta guardando, per poco non casco a terra.
Davanti a quel lavandino ,una volta, ho lagnato come un moccioso per non farmi fare la siringa e adesso sono qui, senza parole, a scoprire che esiste la possibilità che nulla sia più come prima …
Tre minuti che potrebbero cambiare le nostre vite per sempre.
La sveglia del suo cellulare suona e senza dire una parola capovolge lo stick di materiale plastico con le mani tremanti. Mi accorgo che anche le mie stanno tremando e sto trattenendo il fiato.
Tifa chiude gli occhi e quando li riapre posandoli su di me, una lacrima solca la sua guancia e il suo sorriso illumina il mondo intero:

- E’… E’ blu!-
 
 
 
 
 
 
 
Di corsa, tanto per cambiare, in spaventoso ritardo e piena di storie belle da recensire.
Giusto una parolina per Cloud e poi scappo. Cloud, caro, ognuno intende il proprio “lascito vivente” a modo suo e questo è il mio, che ti piaccia o no.
Cid avrà da insegnarti un mucchio di cose…
Ok, fatto.
Un bacione a tutti quanti.
Manila.
<3

 

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Capitolo 57
*** Stelle ***


50. Stelle
(Shelke)




Astrea.
Cid lo ha scelto perché gli ricorda le stelle, da sempre il sogno della sua vita.
A  Shera è piaciuto perché le mamme considerano i figli come se fossero stelle, quando in realtà è la luce dei genitori a guidarli lungo i sentieri della vita e non viceversa. Questo è quanto ho potuto capire dalla spiegazione di Vincent.
Dall’altra parte del vetro un fagottino rosa cerca di mettere in bocca una manina nascosta dalla manica della tutina un po’ troppo grande,il vagito che ne consegue mi fa sorridere. E’ talmente piccola che somiglia alle bambole di Marlene, solo che è molto, molto più bella.
Astrea …
Piace anche a me.
Vincent è in camera di Shera, si sta congratulando con lei e Cid per la nascita di questo esserino delizioso, mentre io mi sono fatta accompagnare al nido da un’infermiera. Tra un po’ porteranno la bambina dalla madre, quindi sarei potuta salire in corsia insieme a Vincent, però ero troppo curiosa di vedere com’è fatto un posto simile. Lo ammetto, mi piace tantissimo, c’è un odore dolce e l’ambiente è accogliente. Ho sempre associato l’ospedale a un luogo di sofferenza, ma oggi ho scoperto che può essere anche un angolo in cui sboccia la vita.
Accanto al mio, il riflesso di un’altra persona appare sulla superficie liscia del vetro.

Quando vuole sa far valere le sue doti di ninja …

Gli occhi pesti, il viso tirato, Yuffie Kisaragi ha aspettato per ore ed ore che il travaglio di Shera finisse e che portasse a termine il parto. Insieme a Cid, è quella che ha sentito per prima il pianto della nuova arrivata. Il Capitano brontola tanto, però se c’è una persona che apprezza, quella è proprio la principessa di Wutai. E’ paradossale che un misogino come lui possa aver legato tanto con una ragazza come questa, così chiassosa, petulante e volubile! La spio con la coda dell’occhio e noto che lo sguardo stanco non manca di scintillare d’orgoglio quando la piccola fa qualche movimento limitato. Probabilmente per lei questa bambina significa molto di quanto rappresenti per tutti noi …

Yuffie Kisaragi, perché sei qui e non al capezzale di Shera?

Posso immaginarlo.  E’ da mesi che ormai eviti tutto ciò che riguarda una determinata persona, sfuggi agli sguardi, rispondi a monosillabi, non ti fai trovare, esci di scena appena arriva e il sorriso non ti raggiunge gli occhi se si toccano alcuni argomenti. Non mi sei mai stata particolarmente simpatica,lo ammetto, specie quando ho capito che avevamo un interesse in comune. Solo che quell’interesse era decisamente di carattere diverso, me ne sono resa conto col tempo, da quando sei uscita di scena senza spiegazioni apparenti.
Sapessi quanto ti ho chiamato quella sera, dalla tromba delle scale! Credo che sia stata la prima volta che la tua espressione mi ha preoccupato. Quando ho varcato la porta di casa ho sentito il gelo penetrarmi le ossa, nonostante fossi accaldata dai dieci piani fatti a piedi.  Ho rivolto molte domande a Vincent ma non ha mai risposto a nessuna, so solo che da quando non ci sei più si è come incrinato qualcosa in lui. Non esterna  mai alcun sentimento, lo sai, però è fin troppo evidente che ha perso quel barlume di serenità che trapelava dal suo animo quando la tua caotica presenza invadeva la quiete della sua casa.
Forse si sente osservata perché si volta verso di me. Mi sorride con quel suo solito ghigno “yuffesco” ed è sincera. Non credo che sia realmente capace di serbare rancore e questo la rende migliore di molte altre persone. Migliore di altre donne. Migliore di me.
- E così hai imparato anche com’è fatto un nido e qual è l’aspetto di un neonato. Ti sono piaciuti?-
Annuisco, sorridendole di rimando.
Non è bella come Tifa, non è dolce e materna come Shera, però credo che possa andare …
-  Beh, a guardarli sono tutti molto carini, però hanno “l’arma segreta”. Sembra che dormano per tutto il tempo, però poi si svegliano ogni tre ore perché hanno fame e devi dar loro la poppata, fargli fare il ruttino e cambiarli, non distinguono la notte dal giorno e piangono, piangono, piangono senza mai lasciarti dormire e poi … - interrompe la sua spiegazione quando lancia un’occhiata in fondo al corridoio, alle mie spalle.
So cosa sta succedendo, fa così tutte le volte.
- Ehm, va bene, Shelke, ora devo andare-
Gira i tacchi e quando incrocia Vincent abbozza un saluto e corre via.
Non credevo di poterlo pensare, però scene simili mi hanno messo tristezza in questi mesi.  Quella di Wutai adesso mi sembra una meteora quando è chiaro che per qualcuno continua ad essere una stella brillante.
***

- … E così ho risolto l’equazione prima del resto della classe!- dico entusiasta, mentre camminiamo in direzione dell’istituto. Mi volto verso Vincent , ma lui procede guardandosi le punte delle scarpe, e tutti sappiamo quanto siano lunghe quelle punte ...
Sospiro consapevole di star parlando da sola da almeno mezz’ora.
- A volte è vero che non si è felici perché si decide di non esserlo  - borbotto.
Alzo lo sguardo verso il cielo e mi sembra di scorgere più stelle di quanto l’inquinamento atmosferico e l’illuminazione cittadina consentano.
Cavoli, Vincent Valentine, dovevi sceglierti di nuovo proprio una stella così complicata! Eppure il firmamento ne è pieno, qualcosa di più semplice no?
Il ghigno sbarazzino della principessa di Wutai fa capolino nel firmamento e nei miei ricordi, la mia resa è ormai chiara anche a me stessa.
Mi faccio coraggio e riprendo  a parlare.
- Cos’è successo quella sera con Yuffie?-
Il solo sentire il suo nome lo fa sussultare, distraendolo dalle punte lucide delle scarpe e da qualsiasi altro pensiero lo tenesse lontano da questa passeggiata serale.
- Mi avrai rivolto questa domanda almeno mille volte, con questa sono milleuno- afferma asciutto.
- E milleuno volte non ho ottenuto risposta - sbuffo con una certo disappunto.
Per favore, Vincent Valentine, non comportarti come se Brian avesse ragione, non potrei seriamente sopportarlo.
- Niente, Shelke, non è successo niente- sospira esasperato.
Esasperazione. Trovo buffo che la dimostri così apertamente, in genere è sempre cauto nel mostrare i propri sentimenti a chi ha vicino. Ciò mi conferma per l’ennesima volta che la ninja ha poteri sconosciuti se riesce a far tanto anche senza essere presente.
E in questi mesi la sua assenza ha sconvolto il mio amico non poco …
- Non ci sono mai stati segreti tra noi- gli faccio notare, un po’ dispiaciuta.
- Non è successo davvero niente … -
Mi lascio cadere su una panchina, incrocio le braccia dietro la testa e guardo il cielo.
- Forse è proprio questo il problema, Vincent Valentine, ma non mi riferivo solo al vostro presunto litigio -
Mi guarda con quei suoi occhi rossi che hanno rappresentato per me l’unica luce per tanto, tantissimo tempo. Al contrario delle iridi verdi di Brian che mi fanno sentire stranamente irrequieta, queste mi trasmettono una gran pace. Se non fosse stato per quest’uomo  non solo non sarei sopravvissuta, ma non avrei neanche avuto una vita, non avrei conosciuto l’affetto di una famiglia, non avrei avuto un motivo per cui alzarmi la mattina. Rappresenta  tutto per me e non riesco a spiegare quanto mi costi fare ciò che sto per fare.
Ma è per il suo bene, ed è solo questo  che conta.
- Sai, Vincent,in questo periodo  è mancata tanto anche a me- sono sincera mentre lo dico.
Lui mi lancia un’occhiata perplessa.
- Non guardarmi così, a me quella ragazza è antipatica da prima che mi mollasse quel sonoro ceffone in piena guerra, il che è singolare, dato che non l’avevo mai vista prima d’allora,però … Lo so che è strano, ma non sopporto più tutto quel silenzio, tutto quel vuoto che ha lasciato andandosene. In realtà è un controsenso, perché lei non ha mai tagliato definitivamente i ponti con noi, ma non potevo immaginare che la freddezza da parte sua potesse essere così devastante e non lo immaginavi neanche tu-
Il mio amico continua a fissarmi come se lo stessi spogliando di tutti i suoi vestiti.
E, ovviamente, questo piacere lo ha avuto solo Yuffie, benché poi lo abbia rivestito con costume da bagno e tenuta da spiaggia.
O a Lucrecia, i cui ricordi continuano ad affacciarsi nella mia mente, a volte in modo prepotente. Ma credo che la bella dottoressa poi non si sia presa la briga di rivestirlo …
Vincent davanti a lei era a nudo in tutti i sensi. Forse ha provato la stessa cosa con Yuffie, quindi si è spaventato e ha tentato di proteggere i brandelli di ciò che restava di se stesso allontanandola e, di conseguenza, condannandosi allo stato di catarsi in cui riversa dal giorno in cui la principessa squinternata è scappata via da casa sotto la pioggia. Atteggiamento infantile, volendo essere puntigliosi, perché è sempre stato molto evidente che l’ex Turk le interessava ed è ancora più eclatante adesso che lo ignora con ostentata sufficienza e lancia sguardi maliziosi che non le appartengono minimamente.
Insomma, sarebbe bastato mettere a nudo anche lei per essere tutti più felici, benché la ninja non si è mai davvero impegnata a indossare qualcosa che non fosse palesemente succinto.
Vuoi vedere che questa è la parte della faccenda che più dispiace a Vincent?
Comincio a ragionare come Brian e la cosa mi urta un pochino.
Scuoto la testa con vigore, non è il momento di perdersi in doppi sensi inesistenti come spesso fa il mio deficiente compagno di scuola.
Animo e coraggio, basta girarci intorno!
- Sai, io … ero molto gelosa. Arrivava all’improvviso con le sue trovate demenziali, si metteva in mezzo e mi sembrava ti portasse via da me. Quanto mi sbagliavo,Vincent! Yuffie non cercava di gareggiare con me, voleva solo aiutarti, aiutarci e l’ho trattata sempre tanto male … Non pretendeva niente, amava e basta e credo lo faccia ancora-
L‘ex turk abbassa lo sguardo sul pavimento, ma stavolta non concentra realmente le sue attenzioni alle punte delle scarpe. Forse ha ceduto al peso della sua unica vera colpa: quella di aver allontanato una fonte inesauribile di vitalità e allegria da lui.
E questo è davvero un grave peccato, amico mio …
Questo discorso mi mette seriamente a disagio, un po’ perché non è mai facile parlare dei propri sentimenti, un altro po’ perché neanche sapevo di provarli e, soprattutto, non avevo idea di che nome avessero e quale peso comportassero. Amore, gelosia, bisogno d’affetto, possessività, sono tutte cose che nei dieci anni trascorsi tra le viscere di Midgar non avevano senso perché non esistevano e la cosa non mi pesava, visto che nessuno si era mai sprecato a farmi un sorriso, nessuno aveva mai avvertito il bisogno di abbracciarmi.
Come si fa a essere gelosi se prima non si ama? Come si fa ad amare se si ha il vuoto attorno? Per non parlare di tutte le innumerevoli sfumature e accezioni che il termine “amore” può avere! La cosa comica è che mi ci sono voluti la fuga ingiustificata della mia migliore nemica e il bacio rubato del mio peggiore amico per rendermi conto della differenza. Riderei di me stessa se non mi sentissi così stupidamente infantile.
E adesso? Come si fa a lasciar andare il responsabile di tanto affanno emotivo?
Il respiro mi trema un po’ e lui deve averlo percepito, perché mi guarda di traverso con sguardo colpevole.
Di nuovo si rende responsabile di qualcosa di cui non ha colpa.
Non dipende da lui se il fatto di provare sentimenti è dura e se avesse voluto evitarmi tanta frustrazione avrebbe dovuto lasciarmi dove mi ha trovata.
Prendo un gran respiro.
- Ho sempre creduto che non potesse esserci nessun altro nella mia vita oltre a te, credevo che sarei cresciuta e che in me avresti visto la ragazza di vent’anni che avrei dovuto essere a quest’ora. Ma la verità è che io non ce li ho vent’anni, è uno stato mentale a cui devo ancora arrivare e tu non sei l’unico uomo del Pianeta. E, soprattutto,  non sei l’uomo per me, non sei mio e non lo sarai mai, però sei la persona più vicina a un padre che io abbia mai avuto e l’amore di un padre non viene cancellato dalla presenza di un’altra donna. Io sono una delle tue ragioni di vita, ma con me riesci solo a sopravvivere. Yuffie Kisaragi, invece, ti faceva sentire vivo -
Ho preso atto di questa cosa già da un po’ di tempo, allora perché mi scendono le lacrime mentre  pronuncio queste parole?
- E’ questo che ti ha spaventato? Hai sentito il tuo cuore battere dopo tanto tempo e hai avuto paura?-
Non risponde.
- Nanaki dice che l’amore è il sentimento che spaventa di più gli esseri umani, perché non lascia loro scampo. All’inizio ho pensato che sarebbe stato meglio non provarlo, perché soffrire è orrendo, ma pian piano ho imparato che esistono tante sfaccettature di questo sentimento e che, una volta provato, senza si vive anche peggio-
-  Shelke … - comincia, ma lo interrompo subito.
- Ti prego, non dire nulla oppure temo che non avrò più il coraggio di finire questo discorso- tiro su col naso.
- Hai già commesso l’errore di perdere una persona amata in passato,hai conosciuto la freddezza di Lucrecia, il suo distacco, il pensiero che fosse di qualcun altro- e davanti agli occhi mi passano immagini di un passato che non mi appartiene come se fosse il mio, il viso di Vincent triste, le lacrime solitarie di una donna fondamentalmente buona ma troppo vigliacca per affrontare le sue responsabilità, infine l’espressione di vittoria dipinta sul volto di un giovane Hojo. Rivedo il volto di Lucrecia e il sorriso che non ha più rivolto al mio amico. Mai più.
Mi faccio coraggio e continuo nonostante il capogiro che questa giostra mi provoca ogni volta che la mia mente viene forzata da ricordi non miei.
- Torna sui tuoi passi, non ripetere lo stesso sbaglio, qualsiasi cosa succeda permettiti di stringere un po’ di luce. Non ti rendi conto che senza di lei sei meno sveglio di quando trascorrevi gli anni chiuso in una bara? Il Vincent che ho conosciuto io aveva fatto molti più passi avanti di quell’essere creato da un esperimento ed è stata Yuffie a portarlo per mano, è così palesemente ovvio!-
La sua sagoma mi giunge annebbiata dalle lacrime che ormai scendono senza sosta.
Sospira senza guardarmi e restiamo per qualche minuto in silenzio a confrontarci con i nostri pensieri.
- Che ne pensi di Brian?- chiedo a bruciapelo.
Alza la testa verso il cielo, forse riflettendo sulla risposta da darmi.
- Inquina la razza- dice dopo un po’.
In mezzo a tante lacrime mi scappa anche una risata.
- Lo vedi, ormai sei un papà a tutti gli effetti- ammetto in primis con me stessa e poi con lui.
Si stringe nelle spalle come se quella che mi ha fornito fosse l’unica risposta possibile alla mia domanda.
- Riprenditela- è tutto ciò che riesco a dire.
Mi avvicino, mi metto in punta di piedi e gli lascio un bacio sulla guancia. Lento, dolce, carico di tutto l’affetto di cui sono capace; è il mio bacio d’addio, addio a un sogno bello quanto ridicolo e forse mi vergogno anche un po’ per tutto ciò che è successo in passato.
Non riesco più a guardarlo in faccia, gli do le spalle e scappo verso l’istituto.
Una volta nella mia stanza frugo veloce nello zainetto ed estraggo il cellulare. E’ incredibile come mi ricordi ancora il suo numero nonostante non lo digiti più da tantissimo. Mi tremano le dita!
Uno squillo, due squilli, tre squilli e …
- Pronto! Shelke? Che sorpresa! Stai bene? Hai bisogno di un medico?Hai dimenticato qualcosa in ospedale? Vuoi che te la riporti?-
Se non fossi ridotta a uno straccio, riderei della sua solita irruenza anche nel rispondere a una semplice telefonata.
Tiro un po’ su col naso e forse questo le suggerisce che sto piangendo.
- E’ successo qualcosa?- mi chiede allarmata.
Le rispondo tra i singhiozzi.
- Sì, Yuffie … -
 
 
 
 
 
 

Salve a tutti! Approfitto di un momento di quiete in una casa in cui concetto di ristrutturazione si è trasformato in “manicomizzazione” e si sta protraendo a dismisura. Ho paura di svegliarmi la mattina e trovare cambiata la disposizione dei muri! Il labirinto di Cnosso è robetta da mocciosi in confronto, tsk! Dis-avventure e la tesi nascono e crescono in un ambiente talmente instabile che temo per la salute mentale di chi le legge. Bisogna portar pazienza fino ad agosto, poi cambierò casa … Ebbene sì, tanta fatica per poi traslocare in un’altra casa, roba da pazzi!
Ma parliamo di cose più interessanti.
Povera piccola Shelke cresce …
Nonostante l’evoluzione del personaggio sia materia di capitoli fin dall’inizio della fanfiction , ammetto che avrei voluto dedicarle molto più spazio. Sebbene la ragazzina non abbia suscitato in me particolare simpatia quando l’ho conosciuta per la prima volta, mi sono affezionata a quella sua parlata atona, al viso inespressivo, alla fissa per Vincent e tutto ciò me l’ha fatta apparire talmente indifesa e bisognosa d’affetto che poi raccontare le cose dal suo punto di vista mi ha molto entusiasmata.  Purtroppo lo stile che ho usato per la storia mi ha impedito di scendere in maggiori dettagli, affrontare di più la sua evoluzione, seguirla nel suo processo di crescita e di questo sono molto dispiaciuta, tuttavia mi rendo conto che Dis-avventure ha bisogno della parola “Fine”. Ciò non significa, però, che nella mia mente certi argomenti non siano stati affrontati, anzi! Ho racimolato talmente tanti appunti su di lei e sulla sua nuova vita che non è escluso che realizzerò una storia sul suo piccolo mondo faticosamente costruito ( e fu così che Manila venne presa a sassate).
Una volta Mirya, una bravissima autrice conosciuta su EFP e persona fantastica, ha detto che l’autore conosce cose dei suoi personaggi che tutti gli altri ignorano. Ecco, io so per certo che Shelke, dopo la telefonata a Yuffie, piangerà più del dovuto, ma poi succederà qualcosa che l’aiuterà ad andare avanti. Sicuramente non trascorrerà la notte a bagnare il guanciale, non tutta almeno. Solo io so che tra lei e Brian esiste un sottilissimo filo del destino che non si limita a farli incontrare ogni giorno tra i banchi di scuola e che li lega di quanto possa sembrare. Solo io so cos’è successo a Wutai tra Reno e Yuffie, e ciò che la principessa ninja ha dovuto passare per tenere a bada un Godo desideroso di nipotini.
Insomma, mi scuso con tutti voi se a volte le vicende si sono svolte in modo frettoloso e poco chiaro, ma Dis-avventure quotidiane deve essere frammentata perché è stata concepita così fin dal principio e, siccome è quasi dotata di una volontà propria, non ho potuto fare a meno di assecondare la sua indole, un po’ come fa un genitore col proprio figlio.
Ok, basta che così sembro quasi una persona seria.
Colgo l’occasione per augurare a tutti voi una serena Pasqua.
Vi abbraccio forte e vi ringrazio per ogni volta che avete letto quest’accozzaglia i follie .
Con affetto, Manila.


 

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Capitolo 58
*** After the rain ***


OOC e Diabete.
Mi sembrava giusto avvisare.

 

51. After the rain
(Yuffie)




Corro, corro più che posso, corro fino a farmi scoppiare il cuore.
Non fa niente se tra me e Shelke non c’è mai stato un grande feeling, non importa se dovrò entrare di nuovo in quella casa,ma la telefonata che ho ricevuto mi ha fatto  preoccupare e non poco!
Cosa sarà successo? Era così disperata, singhiozzava ! E Vincent dov’è?
Salgo le scale tre alla volta senza preoccuparmi di non fare troppo rumore. Ho ricevuto la sua telefonata un paio d’ore dopo averla incontrata in ospedale e sembrava piuttosto scossa, mi ha chiesto di incontrarci a casa di Valentine e sembrava davvero un’urgenza.
Quando raggiungo il decimo piano sono così trafelata da vedere a malapena la porta. Mi attacco al campanello e, senza neanche aspettare la risposta, prendo a sbattere le nocche sul legno. La serratura scatta e il padrone di casa mi guarda dallo spiraglio che ha aperto come se fossi un fantasma.
Sono stravolta, e allora?
Neanche bado a lui, mi limito a superarlo lasciando cadere a terra la borsa che mi scivola giù da una spalla e ad entrare in casa come una furia, nonostante non abbia più un filo di fiato in corpo.
- Shelke? Shelke, dove sei?-
La cerco in cucina, in bagno, in camera da letto e addirittura in terrazzo, ma di lei non c’è traccia.
- Ma … dov’è Shelke?- chiedo allora a Vincent, grattandomi una tempia e arrendendomi al fatto che è l’unico essere vivente oltre a me in questa casa.
- L’ho riaccompagnata in istituto circa mezz’ora fa - mi informa in tono calmo.
- Deve esserle accaduto qualcosa di grave, mi ha telefonato dicendomi che dovevo venire qui perché non stava bene, che stava succedendo qualcosa di terribile! Ma che fai lì impalato,mi hai sentito? Dobbiamo andare da lei!!!- sparo fuori con tutto il fiato che ho in corpo.
Vincent non si muove dal suo posto, alza gli occhi al cielo e trattiene un sorriso, scuotendo leggermente la testa. Se non fosse che sono preoccupatissima e che ormai mi costringo a vederlo come un ameba, mi fermerei a godermi le sue labbra inclinarsi leggermente verso l’alto.

Vincent che sorride …

Basta con questi pensieri da peccato mortale, mi sono disintossicata!
- No, Yuffie, Shelke sta bene- mormora.
- Come sarebbe a dire che sta bene?-
Bello, svegliati, ti ho appena detto che sta per accadere una tragedia.
- Credo che abbia voluto farti un brutto scherzo- ammette asciutto.
Un brutto scherzo.
Giusto, una come me merita anche questo, visti i nostri non proprio amabili trascorsi.
Non so cosa ci trovi di divertente lui, ma io ho mollato Cid, Shera e Astrea in ospedale per venire fin qui, perché la signorina voleva scherzare.
Taccio. Sono riusciti a farmi restare senza parole, è un qualcosa che ha dell’incredibile.
Giro i tacchi indignata e mi avvio verso l’uscita.
- Voi avete qualcosa che non va!- sbraito stizzita, sbattendomi la porta di casa alle spalle, senza dargli neanche il tempo di rispondere.
Voleva farmi un brutto scherzo, voleva farmi un brutto scherzo …
Voleva farmi un brutto scherzo!!!
Ma dico, è deficiente? Mi odia fino a questo punto? Con lo stesso impeto con cui ho salito le scale, adesso le scendo, inveendo contro tutti quelli che hanno un’intossicazione da mako.
Sono furiosa e sono anche una cretina, invece di fare l’orgogliosa avrei dovuto chiamare Vincent per chiedergli spiegazioni. Ma adesso le telefono e gliene canto di cotte e di crude a quella... quella …
Esco dal portone accolta dai primi schizzi di pioggia. Allungo la mano sul fianco destro, poi a quello sinistro e mi accorgo che sono ancora più cretina di quanto credessi: sta per piovere, sono senza ombrello e ho lasciato la borsa sopra!!!
Com’è che dice sempre Cid?
Ah, sì … Puttana Jenova, sgualdrina e anche maiala!
***
Quando la porta si apre Vincent regge la mia borsa per la tracolla, come se stesse aspettando il momento in cui avrei bussato. Deve essersi accorto subito della mia dimenticanza … Chiamarmi prima di farmi scendere tutti e dieci piani è troppo per voi mostriciattoli prodotti dalla premiata ditta Hojo/Crescent, nevvero? Allungo una mano per riprendere ciò che mi appartiene, però lui ritrae la sua facendomi  afferrare l’aria e andare a vuoto. Ci riprovo ma il risultato non è diverso.
- Senti Vincent, credo che tu e Shelke vi siate divertiti abbastanza per stasera. Sono stanca, sono in ospedale da ieri per assistere una donna in travaglio e devo tornarci per portare da mangiare a Cid, quindi vorrei la mia borsa-
Ci sono anche le mie materia dentro …
- Vedo che  il mutismo selettivo è stato superato e che hai ripreso l’uso della parola- mi fa notare.
Mutismo selettivo? Oh, si è accorto che è da mesi che non ho più niente da dirgli e che mi limito all’indispensabile con lui, ma bene … E poi senti chi parla!
- … Anche quello delle parolacce, se è per questo. Restituiscimi la borsa! -
A poco servono le mie proteste e i miei tentativi, continua con il suo stupido gioco. Da quando è diventato così infantile?
- Oh, al diavolo!- mi arrendo ancora più arrabbiata, spalanco la porta con forza e quando esco non mi preoccupo neanche di richiuderla.
Stupido, stupido, stupido, stupidissimo Vincent Valentine!
Tre sono le rampe che riesco a superare prima che qualcosa di freddo e metallico mi afferri per un braccio. Bene, almeno questa volta non mi ha fatto scendere tutti e dieci i piani.
- Ti sei deciso?Posso riavere la mia borsa?- chiedo seccata.
- No - risponde schietto.
- Ho detto che sono stanca, adesso basta!- sbraito ormai priva di pazienza, pronta a sferrargli un pugno sul naso.
Schiva abilmente qualche colpo lanciato con poca convinzione.
- Hai ragione, adesso basta … - sussurra, mentre mi afferra per le spalle e mi spinge contro il muro, schiacciandomi contro di esso con tutto il suo peso.
Una volta, davanti a una scena come questa, avrei sentito il mio cuore galoppare come un chocobo da corsa e le gambe farsi a gelatina, ma ora mi rendo conto che quella che ho davanti è una persona senza le attributi, quindi è impossibile che faccia ciò che tempo fa desideravo ardentemente facesse. Eh,no, vampiro dei miei stivali, non mi fregate più tu e i tuoi bellissimi occhioni rossi, ormai sono guarita!
Anche se continua a essere bello come ricordavo se non di più.
L’ex Turk inspira profondamente, alza per un attimo le iridi al cielo e si fa coraggio, abbassa la testa, avvicina lentamente il viso al mio e avverto il suo respiro mescolarsi al mio.
Lo sta facendo davvero?
Prima che le sue labbra raggiungano le mie, il mio pugno gli colpisce il naso con convinzione, facendogli mollare subito la presa.
Sono sconcertata, cosa credeva di fare!!!
- Ma perché fai così? Che ti è preso?- biascica, tenendosi una mano sulla parte dolente. Sinceramente non credo di avergli fatto seriamente male, piuttosto è plausibile che sia stata la mia inaspettata reazione a sorprenderlo.
- Cosa è preso a te! Quando dico che sono stanca non è tanto per dire, non sono un giocattolo con cui tu e quell’altra pazza potete trastullarvi a vostro piacimento, sono un essere umano. Sono...sono …  - 
- … Una donna - conclude per me in tono asciutto.
Dio, quanto lo odio!
Mi volto rapidamente e riprendo a scendere le scale, non ne posso più di questi giochetti. A quanto pare, però, lui non lo è perché la scena si ripete e mi ritrovo schiacciata contro il muro.
- Vincent, ti preg … - non riesco a finire la frase perché questa volta la sua bocca precipita letteralmente sulla mia.
Sgrano gli occhi, trattengo il respiro.
Oh. Mio. Dio.
Oh. Mio. Dio.
OH, MIO DIIIIIIO!!!
Un bacio. Vincent mi sta strappato un bacio!
Lui.
A me.
Vincent Valentine mi ha spinto contro il muro e si è preso un bacio. Un mio bacio.
Lo sto sognando, lo sto sognando di nuovo. Mi sono appoggiata con la testa ai piedi del letto di Shera e puff! mi sono addormentata.
Allora perché riesco a sentire il suo sapore, il suo respiro, il suo odore, le sue mani forti sui miei avambracci e il muro ruvido dietro le spalle?
Un bacio …
 Non si tratta di un bacio passionale, di quelli che ho visto un mucchio di volte nei film, non sembra neanche che sia particolarmente esperto, però sono troppo sorpresa dall’iniziativa che non riesco neanche a racimolare le idee e avere una qualche reazione, quindi il dubbio che mi assale in questo momento e di cui riesco a formulare con lucidità la domanda nella mia testa  è uno soltanto.
E’ la prima volta che bacia una ragazza?
- E’ la seconda volta da quando sono uscito dalla bara … - specifica staccandosi un attimo da me, come se mi avesse letto nel pensiero.
La sua voce è leggermente roca e a me tremano le gambe.
Poi una dura verità fa largo in me dopo aver ripetuto mentalmente le sue parole.
La seconda?! E la prima quand’è stata? Insomma, da quando non ci siamo più frequentati ha trovato qualcuno che gli ha fatto compagnia! Il pensiero mi infastidisce tantissimo, anche se non ho il diritto di arrabbiarmi.
Diamine, mi ha sbattuta contro un muro, mi ha baciata e tutto quel che ha da dire è che non è la sua prima pomiciata dopo che lo abbiamo trovato dormiente in quella cripta del cavolo?
Ma io ce lo rispedisco prima di subito!
 Alzo di nuovo una mano nella speranza di stampargli in faccia almeno un ceffone ma me l’afferra, stringendola con facilità, mentre i suoi occhi trapassano il mio viso e la sua bocca cala nuovamente sulla mia. Provo di nuovo a liberarmi, mi dimeno, cerco di spingerlo via, ma è inutile negare l’evidenza della sua superiorità fisica: conquista spazio ad ogni secondo che passa e mi ritrovo a non rifiutarlo più, ma a cercarlo, inseguirlo, assecondarlo. Stringo la mano libera al suo mantello, il mio corpo si avvicina più al suo, la mia temperatura sale e il fiato si fa corto.
Questo bacio è decisamente migliore del precedente, meno impacciato, più esigente. E pensare che in passato avevo sognato mille volte questo momento, ho trascorso le notti a chiedermi che sapore avesse la sua bocca, che consistenza avessero le sue labbra.

E’ profumo di sottobosco questo?
E’ il suo sapore? Fresco come il suo profumo, solo a tratti leggermente più aspro …


E’ un pensiero assurdo, però queste labbra le conosco, è come se … se … le avessi già assaggiate.

Quanto può esserci di vero in un sogno?

Ci separiamo e i nostri sguardi si incrociano, mentre cerchiamo di riprendere fiato.
Mi sento smarrita, accaldata, confusa, imbarazzata.
- Quella sera, quando sono venuto a raccoglierti per strada tu … -
Oh miei Kami, non voglio ascoltare, è da lì che è iniziato il declino.
- Sta’ zitto!-
Oppure è iniziato prima?
- … Non ti reggevi in piedi … - continua ignorandomi.
Magari dopo una corsa estiva in moto, oppure sotto un pioggia di stelle cadenti.
- Non mi interessa!- sibilo. Solo adesso capisco il senso di soddisfazione di Cloud quando continua a ripeterlo come un disco rotto.
Intorno a un fuoco, anca contro anca, imparando i passi di una danza antica.
- Non volevo approfittarne, però mi hai preso alla sprovvista … -
Che vigliacco!
O forse prima, prima ancora, quando sono riuscita a farmi spazio in lui quel poco che è bastato per creare una crepa nei suoi tentativi di proteggere ciò che restava del suo animo ferito.
- Smettila!-
- Hai ripetuto mille volte di essere una donna- spiega.
E’  perché non se n’è mai accorto!
E questo ricordo continua a farmi male.
- Ci sono sempre volute le tenaglie per strapparti di bocca le parole, adesso cosa devo fare per farti tacere?-
Perché fa così? Questo non è il Vincent Valentine che conosco, quello ombroso e taciturno, quello che non lascia entrare nessuno se non per puro sbaglio.
- “ Nessuno mi considera, non sono carina, non ho sex-appeal, non faccio venire voglia di fare sesso …” indovina di chi sono queste parole?  - un po’ mi sfida.
Che cosa avrei detto?!?!?
- Ero ubriaca!-
- Perché?- insiste.
Per colpa tua.
- Perché ho bevuto una quantità industriale di alcolici,ovvio, e ho straparlato perché ero fuori di me! Non pensavo a nessuna delle cose che ho detto, tanto che neanche me le ricordo- non voglio ammettere neppure con me stessa di essere stata così disperata quella sera, figuriamoci se gli confesso che è stata colpa sua.
- Invece credo che sia stata la prima volta in vita tua che hai dimostrato cosa sei: insicura, paurosa e infantile – Mi rinfaccia.
Gran bel curriculum e che lusinghiera visione della mia persona che ha...
- Pensala come vuoi- sbuffo sonoramente.
- “La persona che mi piace mi vede come una ragazzina immatura”. A chi ti riferivi, a Reno? - sibila sinistro.
Reno? Cosa c’entra adesso Reno? E perché non mi sono morsa la lingua???
- Non sono affari che ti riguardano - e adesso taci.
- No, infatti, non lo sono, però mi toccano direttamente quando crolli e scoppi a piangere nel mio letto, con i miei vestiti addosso e sul mio petto-
Kami, quanto mi sono resa ridicola. Non toccherò mai più un goccio di alcol, mai più, lo giuro!
- Quindi sono i miei ringraziamenti che vuoi? E va bene: Vincent Valentine, ti ringrazio per esserti preso cura di me quella sera; grazie per avermi portato a casa tua, avermi prestato letto, vestiti e petto. Non mi ricordo niente, però ti prendo in parola. Grazie, grazie, grazie! E adesso lasciami in pace!- il mio tono diventa stridulo.
- L’ultima volta che una donna me lo ha chiesto, ho dovuto pagare le conseguenze di quel peccato per tutta la vita … -
Questo è troppo!
- Non paragonarmi a quella donna. Tutti commettiamo degli errori, ma non sarei capace di farti così del male nonostante tutto. Sarò bassa, non avrò le forme procaci che lei avrà certamente avuto, non ho uno stacco di coscia che fa venire voglia di strapparmi il camice di dosso e non ho neanche una chioma chiara, fluente e seducente, ma non mi sognerei mai di distruggere la vita di un uomo a cui dico di voler bene. Io non sono Lucrecia Crescent e sono contenta di non esserlo!- stringo i pugni e lo guardo dritto negli occhi.
No, non potrei mai trattarti come ha fatto lei, anche se non proverai mai niente per me.
Tu e la tua vera donna, maledetto Valantine!

 Questo pensiero mi ferisce ancora anche se non dovrebbe.
La vista mi si appanna leggermente.
Perché una lacrima mi solca la guancia?
- Stai piangendo- mi fa notare.
Asciugo quella maledetta goccia dalla mia faccia con fin troppa energia.
- Non sto piangendo-
- Piangevi anche quella notte mentre … mentre … -  non riesce a terminare la frase e questo mi fa supporre il peggio. Kami, fate che non sia vero.
Non era un sogno …
- Non voglio ascoltare!- e cerco di spingerlo via per l’ennesima volta.
Torna a schiacciarmi più forte contro il muro, calando di nuovo sulla mia bocca.
Profumo di sottobosco, sapore fresco quanto il suo profumo , solo a tratti leggermente più aspro. Avrei dovuto immaginarlo che non poteva essere solo un sogno, ricordo addirittura la consistenza delle sue labbra mentre le muove sulle mie.
E non riesco neanche ad oppormi …
Chiudo gli occhi e rispondo al bacio, ormai consapevole di aver perso, osservando distrattamente crollare ogni mia barriera.
Si separa da me giusto il tempo di staccarmi dal muro, prendermi per mano e guidarmi lentamente verso casa sua.
***

Il vantaggio di vivere all’ultimo piano consiste nel fatto che è possibile percepire chiaramente ogni agente atmosferico che si abbatte sulla casa. Magari per i più la cosa è fastidiosa, ma a me piace molto. Questa notte, ad esempio, il rumore della pioggia contro le tegole è stato dolce come una ninnananna. E’ come se mi fosse arrivata direttamente addosso, ne ho potuto percepire ogni  singola goccia sulla pelle, come se i miei sensi si fossero amplificati.
Già, questa notte …
Sono distesa sul lato destro del letto, coperta da un lenzuolo e rannicchiata in posizione fetale. La testa è placidamente abbandonata sul cuscino profumato.
Lavanda e uomo, non l’ho dimenticato.
Il mio braccio sinistro è leggermente piegato in avanti, sul corpo nascosto dal lenzuolo, mentre l’altro è per metà sotto il cuscino. La mano destra sbuca fuori dal guanciale messo di traverso e si muove meccanicamente, mentre arrotolo un dito intorno ai capelli disordinati.
La luce dalla lampada è tenue e non infastidisce gli occhi un po’ assonnati. Dormire mi sembra una cosa prosaica in un momento come questo, tuttavia non riesco ancora ad avere una reazione di alcun tipo.
Non sento più le gocce contro le tegole.
Non piove più …
Il materasso ondeggia  leggermente e una mano decisamente più grande della mia si posa sul braccio nudo, accarezzandolo.
Non è la prima volta che vedo le sue mani senza guanti, né artigli, al mare è capitato praticamente tutti i giorni, ma non mi avevano mai toccata in questo modo. In compenso ho potuto godere del momento in cui se ne liberava. Come si può essere così maledettamente seducenti anche solo sfilandosi degli stupidi guanti?
- Yuffie?-
Non rispondo, continuo a mantenere lo sguardo fisso sulla parete vuota.
Avverto le sue labbra accarezzarmi la spalla, scendere sul collo e indugiare un po’ sulla nuca. Chiudo gli occhi e tiro leggermente la testa indietro, andandogli incontro. C’è poco da fare, da ieri sera in poi ho avuto la conferma che non riuscirò mai ad oppormi a quest’uomo neanche se lo volessi.
Mi sento così strana, non so spiegarmelo. Non c’è nulla che non mi sia piaciuto, neanche quel dolore così intenso, non c’è cosa che io non abbia voluto fare, non c’è stato un solo momento in cui lui non l’abbia fatto insieme a me. Non ha parlato molto, è vero, però ha dimostrato in altri modi la sua partecipazione emotiva.  Allora cos’è questo magone, questo tumulto che non riesco a mantenere nel petto?E’ come se non avessi fatto qualcosa di importante, come se un grosso peso comprimesse il mio diaframma e volesse uscire con prepotenza.
La sua mano adesso si ferma a stringere la mia, mentre continua ad accarezzarmi la pelle con le labbra.
Sono mie queste spalle che stanno sussultando?
Vincent smette di coccolarmi, mi prende per una spalla e mi volta.
-Piangi?- chiede con stupore.
Mi mordo le labbra nel tentativo di arginare le lacrime. Cosa mi è preso?
- Cosa ti succede?- c’è apprensione nella sua voce.
Vorrei saperlo anche io, non riesco a trattenermi.
Mi sollevo e mi inginocchio facendo bene attenzione ad avvolgermi nel lenzuolo. Che assurdità, cos’altro c’è che ormai non ha visto?Probabilmente sono gli ultimi strascichi di pudore che avevo prima di.. di …
Qualcuno fermi questo fiume in piena!!!
- Ho fatto qualcosa che non andava? -
 Scuoto la testa.
- Ti ho fatto male ?- scuoto la testa con più convinzione.
Mi ha fatto male quando mi ha trattata con tutta quella sufficienza, senza considerare quanto mi avrebbe ferita e umiliata, ma adesso è diverso. Quanti mesi sono passati dal giorno in cui ho lasciato la sua casa in lacrime, sotto la pioggia scrosciante? E’ da quel giorno che non ho pianto più. Forse sto solo scaricando la tensione , ho lasciato che si accumulasse in me per così tanto tempo. Ma perché viene fuori proprio adesso?
Dei, quel cielo plumbeo che piangeva insieme a me …
E se può piangere il cielo, allora posso farlo anche io. Solo per oggi …
Ricordo ancora quella disperazione, quella delusione e quelle gocce pesanti che mi bagnavano il viso mescolandosi con le lacrime.
-Non piove più … - riesco solo a dire tra un singhiozzo e l’altro.
- Cosa ?-
- Non piove più … -
E’ soltanto per questo che piango?
Al momento lui non capisce subito cosa intendo dire, però poi sul suo volto compare un’espressione di comprensione.
- E’ vero- abbozza un sorriso - non piove più … -
Vincent si inginocchia ma senza premurarsi di coprirsi con il lenzuolo. Ha importanza? Non credo, è solo che non ci sono abituata. Mi avvolge tra le sue braccia e poggia la guancia sulla mia testa. Rispetto a lui sono piccola come una sardina sottosviluppata …
- Ho capito- bisbiglia piano al mio orecchio - Capita. In fin dei conti è stata la tua prima volta-
La mia prima volta. Con Vincent! E’ emozione quella che non riesco a trattenere?Quindi sono lacrime di gioia?Che cosa contorta!
E’ stata la prima anche per lui? Lo guardo tirando su col naso.
- Eh no, non te lo dico- risponde lapidario come se avessi formulato il mio pensiero ad alta voce. Ma che ha fatto Lucrecia, nel pacchetto Chaos/Protomateria/guai dietro ogni angolo ha incluso anche la telepatia? Continuo a collezionare figuracce. Abbasso un po’ lo sguardo consapevole che sotto certi punti di vista sarà sempre qualche metro avanti rispetto a me.
Mi prende le mani e se le porta al petto, poi sfila il lenzuolo che separa i nostri corpi. Mi prende il mento con un indice di modo che i nostri occhi possano nuovamente incrociarsi. Adoro tutto quel rosso, è caldo e rassicurante, almeno per me.
E’ indecente il modo in cui sono imbarazzata!

- Lo sai, hai un buon profumo … -

Questa frase non mi è nuova.


- … Profumi di donna- specifica calando di nuovo sulla mia bocca.
 
 
 
 



Ok, parliamone.
Yuffie e Vincent sono un altro esempio di coppia su cui avrei voluto scrivere molto, molto di più in maniera più dettagliata. Per me la loro storia è complessa e il cammino per il tanto agognato lieto fine molto, molto più tortuoso e tormentato, ammesso che un lieto fine possa esserci davvero. Per me c’è, perché sono un’inguaribile diabetica, ma mi rendo conto di aver forzato molto la mano con questo capitolo e mi scuso con tutti i lettori per questo. Il più bistrattato è sicuramente Vincent, ma fingiamo che sia arrivato alla fine di un percorso di maturazione che gli ha fatto capire che, senza darsi una svegliata, avrebbe ripetuto lo stesso errore commesso con Lucrecia un trentennio prima. Nei prossimi capitoli tornerà la solita mummia rossa sempre pronta a rimproverarsi qualcosa, ma adesso può contare su un lumicino acceso.
Sono rimasta indecisa fino all’ultimo se inserire o meno l’ultima parte e ho chiesto consiglio a due preziose amiche sul da farsi,quindi se il pezzo non dovesse piacere ogni lamentela può essere rivolta alle signorine Mila83 e FortiX (non si direbbe, ma vi voglio estremamente bene).
Ringrazio tutti coloro che sono riusciti a leggere questo delirio fino a qui e ringrazio di cuore tutte le persone che vi si sono approcciate di recente e che l’hanno apprezzato nonostante le numerose pecche e le ingenuità. La fine si avvicina e sentirò tanto la vostra mancanza, ma per ora ci sono ancora delle questioncine da risolvere, tipo aiutare Cloud a non suicidarsi …
Un bacio e a presto.
Manila.

 

P.S. Il titolo del capitolo s’ispira alla canzone “After the rain” di Yamashita Tomohisa. BACIONI!


 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 59
*** Benedizioni ***


52. Benedizioni
( Cid )



 
Diamine se è piccola!
Osservo questa ranocchietta avvolta nella copertina rosa a mo’ di involtino di prosciutto e rifletto.
Come tutte le donne, ci ha messo un ritardo spaventoso ad uscire e credo che Shera se lo ricorderà per tutta la vita. Me lo ricorderò anche io e, ancora di più, ciò che resta del mio arto destro, quello su cui mia moglie si è tanto accanita ad ogni contrazione. La prossima volta usiamo il metodo di Hojo per avere bambini, poco ma sicuro.
Che ho detto? “Prossima volta”?!?!? Col cazzo che ci sarà una prossima volta! Nove mesi di stramberie femminili, con tanto di lacrime se ammazzavi una formica e abbuffate notturne. Invece che una moglie mi sono trovato in casa un ruminante!
Astrea …
E’ stato difficile trovarle un nome, ho scelto quello che avevo dato alla mia aeronave giocattolo quando ero piccolo; se viene a saperlo Shera sono fritto.
Mi avvicino un altro po’ per osservarla meglio. Ieri le briochine hanno detto che è il ritratto sputato di sua madre, non capisco come facciano a individuare la somiglianza con Tizio e Caio se non ha neanche cinque minuti di vita … Quando è uscita dalla mia porta d’accesso preferita era piena di sangue e placenta, urlava come un’isterica, aveva la testa allungata come una supposta e si contorceva tutta. Ho chiesto al medico se avesse subito indirettamente un’intossicazione da mako, ma è scoppiato a ridere. Razza di idiota, non era una battuta! Poi l’hanno avvolta in uno straccio e l’hanno data a Shera, la quale ha pianto come la bambina che stringeva tra le braccia. Odio ammetterlo, però mia moglie è una gran donna, ha affrontato il parto con  coraggio nonostante le cose si siano messe male e quando le hanno fatto vedere il rospo che ha partorito ha reagito come se non avesse visto nulla di più bello. Io per poco non sono svenuto e ho anche pianto! Per il dolore alla mano, sia chiaro …
Rospetto apre la bocca e le cade il ciucciotto e , ovviamente, io  mi faccio i fatti miei. Oddio, le è appena uscito un verso dalla bocca. Mi volto verso Shera ma ha gli occhi chiusi. Non mi va di svegliarla, ieri ha patito le pene dell’inferno e stanotte non ha praticamente dormito neanche un minuto.  Orrore degli orrori, cosa dovrei fare adesso? Un altro verso e ho la consapevolezza che mia figlia è petulante già a sole 24 ore di vita.
Che ho detto?
Mia … figlia …
Al terzo tentativo di dare fiato alle trombe allungo una mano e le tappo la bocca con questo coso idiota che Yuffie ha comprato poco prima del ricovero. La sua boccuccia da femmina pretenziosa comincia a muoversi e a succhiare. Jenova bastarda, sarà una vera prepotente!
Apre gli occhietti e … ma sono del mio stesso colore? Non credo che i neonati si accorgano di ciò che li circonda, però a me sembra mi stia fissando. Una nuova consapevolezza si fa strada nella mia coscienza: miseria maliala, adesso siamo in tre!
La scimmia urlatrice di rosa vestita cerca di muoversi un po’, ma  questa stupida tuta è troppo grande per lei. Prendo una manica e le faccio qualche risvolto per tirarle fuori una mano. Dopo un po’ che giro la stoffa su se stessa appare una cosa minuscola che mi sembra un altro ragnetto tanto è ridotta e sottile. Questo sarebbe il palmo della sua mano? Ahahahahahaha, non ci posso credere! Poggio un indice al centro per  approssimare una proporzione e il dito resta intrappolato tra le grinfie di questa streghetta. Provo a riprendermelo ma non c’è nulla da fare, non molla la presa. Per paura che ricominci a strillare non mi muovo. Dopo un po’ si stanca del ciuccio, lo sputa fuori e si porta il mio dito alla bocca.
A parte il fatto che questa cosa fa schifo, però è vero che ha qualcosa di Shera, quella sua boccuccia a cuoricino e anche un po’ il mento e … gli occhi, però sono del mio colore!
- Puoi prenderla in braccio se vuoi - la voce di mia moglie mi fa sussultare.
- Perché dovrei fare una cosa del genere?- ma stiamo scherzando!
- Magari perché ti si legge in faccia che ne hai voglia – risponde con tono ovvio.
- L’unica cosa di cui ho voglia adesso è mangiare- e di prenderla un po’ in braccio, forse sì, ma dopo, quando avrà vent’anni e sarà maggiorenne, oppure quando nessuno mi guarda.
A proposito di cibo, che fine ha fatto quella squinternata di Yuffie? Ieri sera doveva rimediarmi la cena, ma non si è fatta più vedere e non ha risposto al cellulare.
Che Jenova se la porti!
La porta della stanza si apre e la persona a cui le mie bestemmie sono dirette entra con un aspetto orribile, ma radiosa come sole.
-Buongiorno a tutti!- è il suo brillante esordio, poi si volta e mi guarda con tenerezza .
- Eccolo qui il nostro papà! Sapessi com’era teso ed emozionato, ha fumato tutto ciò che si è trovato davanti- spiega a mia moglie che se la ride sotto i baffi.
- Che faccia schifosa che hai, Cid. Dormito male?- dice rivolta a me.
- Non ho dormito affatto- rispondo seccato.
- Hai mangiato qualcosa?-
Mi prende per il culo?
-Tu eri quella che ieri doveva procurarmi da mangiare … -
Sgrana gli occhi, si porta le mani alle guance e diventa rossa.
-Oh Santi Dei, hai ragione!!!-
- Vorrei capire che fine hai fatto, ti ho anche chiamato mille volte- brontolo.
- Beh, ecco … io … - Ha guance e orecchie in fiamme. Gatta ci cova …
Con la coda dell’occhio vedo un movimento davanti alla porta e mi accorgo che c’è anche Vincent Valentine.
Sono arrivati insieme?!
L’ex Turk muove qualche passo fino a quando non sfiora la ragazza con il mantello, la quale si volta a guardarlo per un breve istante. Non è un gesto eclatante e non è neanche affettuoso, però il mio amico non è di facile interpretazione, bisogna leggere bene tra le righe quando si ha a che fare con lui.
Potrebbero aver fatto pace, non mi meraviglierei. E’ possibile che siano passate le mestruazioni. A lui, ovviamente, perché lei sarà perennemente in preda agli ormoni anche in menopausa, però hanno qualcosa di diverso …
Guardo Yuffie, guardo Vincent e capisco tutto all’istante.
- Non so se siano più raccapriccianti le vostre espressioni appagate o questa lumaca che continua a succhiarmi il dito-
Si guardano in faccia come se avessi scoperto un terribile segreto, cosa che conferma i miei sospetti.
- Merda, a Godo prenderà un infarto!-ammetto ad alta voce.
A Shera scappa una risata.
- Ma come … ?- cerca di capire lei.
- … Come ho fatto a capire che hai lasciato digiuno me e hai permesso che lui ti mangiasse almeno per metà della notte?- chiedo seccato.
Gli occhi a mandorla le si sgranano.
- A parte il fatto che sei arrivata qui con l’umore che non avevi più da mesi, ma ti sei guardata il collo prima di uscire?-
La principessa di Wutai spalanca ancora di più gli occhi e si porta una mano dove le ho indicato.
- Già che c’eri potevi lasciarle il segno dei canini, tanto per far capire che sei stato tu- mi rivolgo a lui.
- Oh, Cid, sembri suo padre! - mi fa notare Shera.
- Se fossi stato suo padre questo tizio si sarebbe ritrovato con il labbro spaccato prima di rendersene conto. E magari avrebbe sputato pure qualche dente - rispondo con convinzione senza staccare gli occhi dall’uomo che ho di fronte. Vincent sostiene il mio sguardo, consapevole di meritarsi questo e altro.
-  … Però non lo sono, quindi mi limiterò a immaginarmi la faccia dell’imperatore di Wutai quando avrete la bontà di parlargli chiaro, perché su questo non ammetto repliche. Voglio solo che tu sappia una cosa, Vincent Valentine: se mi capiterà di nuovo di vedere Yuffie  tornare a casa nelle condizioni in cui ce l’hai mandata tu, con quella faccia e quello stato d’animo, ti giuro che non mi importerà se avrai torto o ragione e non mi passerà neanche per il cazzo se sono fatti miei o meno, sappi solo che verrò a strapparti le palle con le mie mani, chiaro? -
Sbaglio o sta trattenendo il fiato? Merda, ha sessant’anni e credo che nessuno gli abbia mai parlato in questo modo. Che situazione assurda, potrebbe essere il nonno di mia figlia e gli tocca ascoltare discorsi che si fanno a un ragazzino. L’ho sempre detto che è il peggio messo con le donne …
- Se proprio ci tieni a inguaiarti con una donna fallo pure, ma almeno trattala da essere umano. Yuffie è il peggiore riccio nel culo che io conosca, ma resta sempre Yuffie! Ovviamente l’ultima parola spetta a Godo, ma credo che se ne farà una ragione. In fin dei conti ha paura di morire senza aver sistemato questa punizione divina che ha metà del suo DNA …  - Dio, che schifo, sono stato io a parlare come un mentecatto? Che nervoso!
- E riprendi a respirare che così sembri un morto!- Jenova sgualdrina, guarda cosa mi sono ridotto a fare.
Yuffie mi guarda intensamente con gli occhi spalancati, stranamente non ha detto neanche una parola e mi aspetto rappresaglie per averla descritta per quello che è: una piaga purulenta.  Il suo respiro comincia a tremare, si morde le labbra, stringe un po’ le palpebre e poi mi butta le braccia al collo facendomi quasi cascare all’indietro. Sono miracolosamente riuscito a non stappare la bocca della ranocchia. Però, sto diventando bravo.
- Che cazzo mi piangi, hai scartavetrato le palle a tutti per mesi con questa storia e adesso che dovresti ridere continui a pisciare dagli occhi. Lo vedi che sei perennemente mestruata!-
- Hai … detto tante … parolacce davanti a … ad Astrea … - dice tra un singhiozzo e l’altro.
Alzo gli occhi al cielo.
- Vincent, portati via questa evoluzione del geostigma, non la sopporto più-
Che produzione di testicoli che sono queste situazioni!Cos’altro mi deve capitare stamattina, una calamità naturale?
Neanche avessi la sfera di cristallo, un’altra presenza si palesa davanti a quella che da oggi è ribattezzata come la “porta degli orrori”.
- E’ arrivata la nonna!- grugnisce mia suocera.
La piccola molla il mio dito e comincia a strillare.
- Perché piange la mia piccola Astrusa?-
Ma cazzo, neanche il nome si ricorda?
- Ehm, mamma, il nome è Astrea … - la corregge Shera.
Fa per prenderla  in braccio ma piange ancora di più.


Ma allora è vero che i bambini sono come gli animali: avvertono il male!




A Mila83, perché tutti dovrebbero avere una come lei nella loro vita.
Sinceramente, quanto potevano resistere Capitano e Vampiro senza rivolgersi la parola (beh, all’incinrca, non è che Vincent sia chissà che chiacchierone…)?
Mi scuso ancora se lo scorso capitolo risulta troppo, troppo improbabile, ma non succederà più lo giuro solennemente.
Piccolo avviso: credo che dovrò tornare in silenzio stampa per un po’ di tempo a giugno, quindi è probabile che per le restanti tre settimane di maggio io aggiunga un capitolo ogni domenica o lunedì per poi tornare a luglio. Se ciò non sarà possibile, se ne parlerà dopo il 15 settembre o direttamente a ottobre.
Alle  persone che mi hanno espresso il loro dispiacere per la fine della storia voglio dire di non preoccuparsi, perché Dis-avventure è sì prossima alla fine, ma mancano come minimo dieci capitoli, quindi potremo stare insieme ancora un po’ e credo che il piacere sarà tutto mio, perché tanto affetto gratuito lo considero un regalo senza eguali. Mille volte grazie, mille volte grazie! Vorrei potervi esprimere la mia gratitudine provando a scrivere un capitoletto su un punto di Dis-avventure che vorreste approfondissi. Non ve lo prometto, perché non riesco a scrivere a comando, però vorrei ugualmente provarci, quindi proponete pure, magari potrebbe uscirne qualcosa di divertente per me e per voi ( Mila ha chiesto la prima volta tra Shelke e Brian, ma per il momento sono decisamente troppo piccoli!).
Ok, torno alle mie non tanto amate cose.
Un bacione a tutti voi.
A presto, Manila.

 

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Capitolo 60
*** Segreti ***


53.  Segreti
(Elmira)


- Ma guarda che carina!-
La voce di Tifa si fa più dolce quando Shera poggia l’ovetto per neonati su un tavolo del bar. La ragazza fa il giro del bancone e raggiunge i nuovi arrivati.
La comitiva appena entrata  è indescrivibilmente comica.
Shera ha l’aria un po’ stanca, ma nel complesso sembra serena.
Cid ha un aspetto stravolto, spinge le ruote di una carrozzina mezza smontata e più guarda verso il tavolo su cui è appoggiata la bimba, più sembra peggiorare. E’ padre solo da pochi giorni e già comincia a invecchiare …
Sbaglio o ha la mano destra fasciata?
Dietro la coppia dei coniugi Highwind,  Yuffie regge una borsa piena di oggetti necessari alla cura della nuova arrivata, mentre al suo fianco l’austera figura di Vincent stringe una valigia.
Yuffie e Vincent arrivano al bar insieme dopo mesi di ostentata indifferenza da parte di lei e di massimo incupimento da parte di lui. I loro occhi s’incrociano per un istante mentre Cid mugugna qualcosa sulle donne che creano problemi da quando nascono a quando crescono e tutto sembra essere molto, molto chiaro.
Era ora che facessero pace!
L’ingresso del gruppetto, comunque, passa subito in secondo piano,perché a calamitare l’attenzione dei presenti ci pensano Astrea, il suo faccino rotondo, le sue manine strette nei pugni e la sua boccuccia a cuoricino.
Probabilmente attratta dalle chiacchiere al piano di sotto, Marlene salta giù dalle scale e si avvicina curiosissima.
- Com’è piccola!- esclama sorpresa.
- Già… - risponde Denzel un po’ perplesso, giunto anche lui a fare valutazioni sul nuovo membro di Avalanche.
- Che visino morbido!- aggiunge, sfiorando la guancia della piccola con un dito.
- Che espressione furbetta!- continua sua sorella.
- Visto che bella? Anche tu eri così quando sei nata- le spiega un Barret particolarmente premuroso.
- Davvero?- chiede la figlia, speranzosa che venga aggiunto qualche dettaglio.
- Certo, solo che piangevi molto di più!- le risponde, suscitando la risata dei presenti.
Dopo qualche minuto in cui il grosso papone si lancia in descrizioni allegre sulle veglie notturne, le campane a vetro segnalano l’entrata nel locale di un’altra persona.
Shelke accede al bar ingombra di libri e cartelloni arrotolati. Elargisce un generico buongiorno a cui rispondono tutti un po’ distrattamente, concentrati ad ascoltare i racconti di uno scatenato Wallace e le risposte strampalate di Cait Sith, che ancora non ha capito come nascono i bambini umani e che chiede insistentemente che venga riprogrammato con quel tipo di informazioni.
La piccola Tsviest lascia il suo pesante carico su un tavolo e fa per avvicinarsi a Vincent girato di spalle, per poi fermarsi nel momento in cui Yuffie si volta a guardare l’uomo che ha di fianco con un’espressione radiosa all’ennesima battuta poco pertinente del gatto robotico. L’ex Turk volta un po’ il capo dalla sua parte, non risponde alla sua ilarità anche perché raggiungere i livelli di allegria della principessa non è molto semplice in generale, figuriamoci per uno come lui,  ma la tonalità dei suoi occhi rossi diventa un po’ più calda e credo che tanto possa bastare per trasmetterle il suo buonumore.
La ragazzina, bloccata da quel discreto e intimo cameratismo, annuisce a se stessa e lascia che le sue labbra s’increspino prima di un sorriso dal retrogusto amaro, per poi distendersi in un’espressione di sincera compiacenza.
Dio, com’è cresciuta …
Il suo momento di meditabonda solitudine, comunque, s’interrompe quando prende posto avanti al bancone e viene immediatamente raggiunta da un bicchiere stracolmo di succo ai frutti rossi.
- Il tuo preferito-  afferma Brian con massima sicurezza.
Shelke alza il naso all’aria e sembra snobbarlo.
- Il succo ai frutti rossi non è il mio preferito, è quello di Vincent- risponde atona.
- E tu non hai i suoi stessi gusti?- insiste lui.
La ragazzina lancia nuovamente uno sguardo a Yuffie, intenta a cercare in borsa il ciuccio di Astrea.
- Per la verità no, ma il fatto che le cose che piacciono a lui non siano le mie preferite non significa che io le odi. E il fatto che lui le trovi irresistibili non obbliga me a trovarle altrettanto desiderabili - spiega sotto lo sguardo verde pallido del compagno di scuola.
- Diciamo che sto sperimentando altri … gusti - aggiunge dopo un po’, sfiorando il bicchiere scarlatto, titubante se berlo oppure no.
- E io che credevo di sapere tutto di te!- esclama il ragazzo, tra il faceto e lo sfrontato, suo tipico atteggiamento.
Shelke  soppesa le sue parole, il tempo di un respiro sembra  servirle a ripercorrere la sua ventennale vita e l’alzata di spalle scrolla via il suo tumulto interiore.
Se solo Brian sapesse cosa si cela dietro quella voce atona e quell’incredibile insicurezza …
- Se sapessi tutto di me, dubito fortemente che ti prenderti tanta libertà. Più probabilmente gireresti alla larga-  gli spiega.
Sicuramente il compagno di scuola crede  che l’amica lo stia celiando, perché mai potrebbe immaginare che la persona che si trova davanti avrebbe la capacità di riduro davvero in pezzi. O avrebbe potuto fino a un paio d’anni fa, quando la parte umana della sua anima era sopita sotto le coltri di un’infanzia negata.
- Seh, la donna del mistero, tutta piena di segreti … - la schernisce un po’.
- Taci, mostriciattolo!- risponde piccata.
- Allora, sentiamo, qual è il gusto di succo di frutta che preferisci?-
Un leggero sorriso si distende sulle labbra della ragazzina.
- Se sei così bravo, scoprilo da solo -
Una provocazione. Qualcosa che rimanda Brian su un territorio di battaglia a lui molto congeniale.
- Non ti facevo così temeraria- risponde con una punta di malizia.
- E’ una fortuna per te che io non mi tiri mai indietro - aggiunge, poggiandosi con i gomiti sul bancone e facendosi un po’ più vicina al suo viso.
Shelke sgrana per un attimo gli occhi azzurro-grigi, per poi tornare subito padrona di sé. Si vede che un tale scambio di battute tra loro sia piuttosto frequente.
- Sai, Brian, il fatto che l’altra sera io ti abbia accordato una tregua, non significa che tra noi la guerra sia finita-
Il ragazzo incassa ma sembra aspettarselo.
La ragazzina assume una postura eretta, da bravo soldato.
- Sappi che non ti ho perdonato per quel … quel … - tutta la sua ostentata sicurezza crolla sotto al peso di un ricordo che con noi non ha condiviso, ma di cui tutti immaginiamo il contenuto.
E poi Vincent ha confessato di voler fare al ragazzino un bel discorsetto …
- Insomma, non ti perdonerò così a buon mercato per la tua sciagurata iniziativa e ricordati che potrei sempre decidere di vendicarmi- riesce comunque a darsi un tono.
- La mia mandibola ricorda benissimo il suo disappunto-  si porta una mano sulla parte lesa.
- E la mia mano è sempre disposta a replicare il gesto- lo avverte lei.
- Solo che non sono sicuro che la prossima volta sarò così permissivo- l’avverte.
- Non ci sarà nessuna prossima volta se tu resterai al tuo posto- insiste la ragazza.
- Vedremo- promette lui.
- Vedremo- minaccia lei, per poi scendere dallo sgabello e raggiungere il resto della comitiva.
Un sorrisetto sciocco mi si dipinge sulle labbra, il vibrante eco della loro adolescenza diverte e suscita tenerezza.
Ricordo Aerith e la sua parlantina quando mi raccontava di un certo SOLDIER dagli occhi blu caduto dal cielo …
E’ strano, ma adesso non mi provoca più alcun dolore ripensarci, solo un po’ di nostalgia. E poi mi aiuta molto pensare che adesso sono insieme e che, con molta probabilità, in questo momento stiano gioiendo qui con noi per l’arrivo della piccola Astrea.
Intanto il dibattito sulla cura dei neonati si è a dir poco intensificato. Dopo i racconti di Barret, anche Red ha deciso di dare il suo contributo sciorinando un’enorme quantità di nozioni sull’infanzia freschi di tomi e volumi di pedagogia. A ogni sua frase, però, arriva puntualmente Cid a confutarne il contenuto. Dopo il primo momento di shock alla notizia della gravidanza e dopo aver superato il trauma alla mano provocatogli dalla forza disperata di sua moglie durante le contrazioni, il Capitano sembra improvvisamente sapere tutto di pupi, poppate, cambi di pannolini e crampi al pancino. “ Roba da donnicciole”, continua a ripetere, ma sarà un caso che ogni volta che è lui a parlare, sua figlia apre gli occhi e lo fissa?
- Io la trovo adorabile!-dice Yuffie, cullando il fagottino rosa tra le braccia.
Tifa annuisce entusiasta.
- Oh, Shera, lascia che la porti un po’ con me  a Wutai, ti prego! Così Godo crederà che sia farina del mio sacco e la smetterà di rompere le scatole. Vedrà che sono sola, senza un uomo e si deciderà a diseredarmi! E’ da mesi che mi tormenta con la storia di un erede da mettere in cantiere con un degno DNA maschile a suo piacimento - la principessa i lamenta.
La signora Highwind ridacchia e scuote la testa.
- Eh no, bella mia, ci sono voluti nove mesi e un travaglio lungo quanto la guerra di Wutai per farla nascere. Adesso potresti e dovresti farne una tutta tua, direi che ti tocca!-
Yuffie sbianca alla frase carica di sottintesi della puerpera, guarda con una punta di paura la bambina che ha smesso di cullare e alza lo sguardo che un occhio attento riesce a percepire  puntato verso Vincent. Dopo un istante di silenzio in cui le  loro iridi s’incrociano, l’uomo volta la testa da un’altra parte e lei arrossisce in modo così evidente che il mantello dell’ex Turk sembra perdere la sfida.
- M.. ma che dici? Non sono di certo io quella che si è sposata di recente, non ti pare?-si difende la principessa, passando il testimone a una Tifa alle prese con le domande incalzanti di Denzel e Marlene.
In una posizione defilata e teso come una corda di violino,una persona sembra respirare solo a tratti. Più i bambini fanno osservazioni ed esprimono opinioni sui neonati, più Cloud Strife, stringe i pugni sul bancone, come se ogni parola dei suoi figlioletti adottivi lo colpisse a mo’ di scudisciata.
Quindi ci avevo visto giusto, Tifa ha qualcosa che bolle in pentola e a giudicare dalla frustrazione del marito, credo che anche lui ne sia venuto a parte.
E’ delizioso questo ragazzo, qualsiasi cambiamento che lo riguardi o che tocchi un membro della sua famiglia fa nascere in lui un’intricata rete di sensi di colpa. Se poi il motivo dello sgomento ha a che fare con l’amore, diventa anche peggio. Non importa se durante la battaglia le situazioni sono critiche e non si sa se si riesca a tornare a casa sani e salvi, l’ex SOLDIER dai capelli biondi scende in campo per primo e se ne va per ultimo, quando tutti sono al sicuro e quando il nemico è sconfitto, ma se si sposta il piano d’azione nella vita quotidiana sarebbe capace di andare in crisi anche se gli si staccasse un bottone dalla camicia. Se poi quel bottone è sulla camicia di Tifa il risultato è ancora più devastante.
Perché sentirsi in colpa se la conseguenza delle nostre azioni porta alla nascita di una nuova vita?
Osservo quegli occhi opalini tenuti bassi, quelle spalle un po’ curve e l’aria da cane bastonato e ne ho la certezza: a Cloud occorre solo un po’ di tempo per crescere anche sotto questo punto di vista e scommetto che Tifa sarà bravissima nel sostenerlo e nel guidarlo anche in questo caso. In fin dei conti nell’ambiente domestico è lei che lo salva dalla vita. E poi scommetto che, nonostante non lo abbia mai ammesso, Cuore Chiuso  ha sempre tenuto una porticina aperta per un bambino tutto suo.
Dal canto mio, però, mi sento di esprimere la massima solidarietà a un ragazzo impacciato e pasticcione come una suocera farebbe con un genero. Mi avvicino e gli do una pacca sulla spalla.
Cloud mi guarda dapprima stupito, ma poi deve comprendere che a me certe cose non sfuggono e che sapevo della gravidanza di Tifa probabilmente prima che essa stessa si rendesse conto di essere in dolce attesa.
Abbozza un sorriso, ma percepisco chiaramente il suo terrore e, anche se potrebbe sembrare un po’ perfido da parte mi, lo trovo estremamente divertente.
- Suvvia, Godo ne avrà di tempo per diventare nonno- la voce di Shera interrompe i miei pensieri.
E’ decisamente allegra, mentre continua a mettere in imbarazzo Yuffie.
- E io ti dico che probabilmente morirà prima!- risponde lei, piccata.
 Cid e Barret si guardano, poi il capitano finge di mormorare qualcosa a se stesso che, sebbene dovrebbe essere segreto, viene pronunciato in tono più alto del dovuto e giunge chiaro alle orecchie della diretta interessata.
- Oh Dei benedetti, una Yuffie in miniatura chiacchierona va oltre l’umana sopportazione! Una basta e avanza, ma se proprio dovesse arrivare, speriamo prenda da Vincent … -
All’ex Turk va il succo ai frutti rossi di traverso, il che è tutto un dire visto il suo modo d’essere composto e silenzioso.
Che sia una piccola vendetta da parte di Cid? In fin dei conti è lui ad aver fatto da presta spalla alla principessa quando era in piena crisi esistenziale da pene d’amore e Yuffie in preda alle crisi non è cosa facile da gestire.
Brian ridacchia e si becca una guardata storta dall’ex Turk, mentre gli altri non colgono immediatamente e si guardano perplessi.
Red si stiracchia e scuote un po’ la sua criniera come se si aspettasse quel risvolto tra i due amici.
- A quanto pare Avalanche cresce e prolifera- osserva mite.
- Beh, non è da escludersi che al Capitano non venga la voglia di fare anche il maschietto- ritorce Vincent, forse ansioso di rendere pan per focaccia all’amico, anche se esternamente resta sempre imperturbabile.
- Già- rincara la dose Barret , memore della reazione avuta dall’uomo nove mesi fa, quando Shera gli ha comunicato della gravidanza - In fin dei conti ha dimostrato ampiamente di … Com’era? Ah sì, di saper mettere in lavatrice i calzini bucati!-
Scoppia una risata generale.
- Vaffanculo, Wallace, e comunque qui dentro non sono l’unico maschio in grado di procreare - risponde Cid, incurante della presenza dei bambini.
Gli sguardi dei presenti fanno il giro della sala e, come ad aver rispettato un accordo segreto, si fermano tutti su un unico soggetto.
Se possibile a Cloud si rizzano ancora di più i capelli e la sua faccia avvampa, per poi tornare più pallida di prima.
- Vero- bisbiglia Barret.
- Possibile- ipotizza Red.
- La speranza è l’ultima a morire- proferisce Cid.
- … - commenta Vincent, pur di distogliere l’attenzione da sé.
I primi tre si scambiano un’altra occhiata e scoppiano a ridere, mentre Valentine incrocia le braccia e si gratta un avambraccio con l’artiglio.
- Il Seventh Heaventh sta per diventare un asilo- miagola Cait Sith.
Intanto le campane a vento annunciano un nuovo arrivo. La persona che entra, resta silenziosa sulla soglia quando Strife apre bocca.
- Beh, veramente … - la voce strozzata di Cloud interrompe gli schiamazzi e attrae nuovamente la loro attenzione.
- Ecco io … - cerca di continuare.
- C’è una cosa che … tuttavia … però … insomma … - arranca faticosamente.
- Stai per sposatri di nuovo, Cloud-Telegrafico-Strife? Continuiamo a non capire un CI A ZETA ZETA O di quello che dici -lo interrompe Cid.
- Hai parlato sporco fino a trenta secondi fa e adesso ti metti a fare il pulitino, Cid? Tanto i bambini sono già abbastanza scandalizzati- gli fa notare Yuffie.
- Taci tu, quanto a scandali non sei seconda a nessuno- ringhia il capitano, lanciando l’ennesima occhiataccia a Vincent.
Strife sospira affranto.
Grata per questo slancio, Tifa si avvicina al marito e gli prende la mano.
Inspira profondamente e comincia.
- Ciò che Cloud creca di dire è che … Sta per arrivare un altro bambino-
Tutti la guardano un po’ confusi.
- Un altro bambino- ripete meccanicamente Denzel.
- Spero che non sia troppo piccolo e che gli piaccia giocare con le pistole ad acqua- continua il ragazzino.
Passa lo sguardo da Tifa a Cloud e poi aggiunge - Chi lo ha trovato?-
- Uffa, mai una volta che trovaste una bambina. Quando arriva?- domanda Marlene, forse convinta come il fratello che Tifa stia parlando di un nuovo orfano.
- Tra nove mesi, più o meno - sputa fuori la ragazza.
- Ma se lo avete trovato adesso, perché viene a vivere qui tra nove mesi?- interviene Cait Sith.
Trattengo a stento una risatina, mentre sul viso di Shera tutto appare chiaro e Yuffie sgrana gli occhi. Perfino Shelke sembra aver capito che si tratta di qualcosa di molto più delicato.
La controparte maschile del bar resta ancora a bocca aperta per cercare di carpire il senso insito nelle parole di Tifa.
La persona accanto a me trattiene il fiato.
Beh, effettivamente non deve essere facile accettare anche questo …
- Quello che intendo dire e che… -
Un ultimo respiro, le palpebre si abbassano, la mano si sposta ad accarezzare il ventre ancora piatto e la Lockheart confessa al mondo il suo grande segreto.
- Noi … aspettiamo un bambino-
- Eh?!?- fanno in coro i presenti.
Sbam.
E’ il rumore sordo che la persona al mio fianco produce sbattendo a terra.

- Presto- dico allarmata.


- Portatemi i Sali … - chiedo, inginocchiandomi lì vicino.


- Rude è svenuto!-








 
In ritardo e con un capitolo scemo.
Ecco come ha reagito l’allegra brigata alla notizia.
Chi salverà Cloud? Chi salverà Rude? Chi salverà me dal ritardo perenne?
Sono di corsa, ma prometto di rispondere a tutti al più presto.
Vi mando un bacione.
Manila.

 

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Capitolo 61
*** Un motivo in più ***


54. Un motivo in più
(Tifa)


- … E se aggiungi il resto ti trovi con il risultato finale-
La voce di Shelke somiglia sempre più a quella di una maestra esperta, mentre spiega a Marlene come risolvere un problema di matematica. La bambina ascolta attenta e sembra pendere dalle sue labbra.
Dall’altro lato del bar, come a voler rimarcare l’appartenenza di genere, Brian ascolta il resoconto di Denzel circa una lotta con le pistole ad acqua tenutasi in piazza, da cui il suo gruppetto di amici è uscito vincitore.
- La prossima volta, invece di semplice acqua, usate dell’inchiostro colorato, farete le facce verdi agli avversari!- suggerisce il ragazzo, sghignazzando.
Denzel sembra eccitato all’idea, quindi si lancia in una serie di domande che trovano pronta risposta da parte del suo interlocutore, che con sapiente esperienza continua a dargli dritte su come sconfiggere e umiliare l’avversario.
Nel frattempo le ragazze passano alla geometria, ma di tanto in tanto si distraggono commentando questo o quell’altro attore la cui intervista è stata pubblicata su un giornalino per adolescenti, oppure si passano sottobanco il trucco scadente ad esso allegato.
Quando la voce dei ragazzi aumenta di qualche decibel, però, fanno notare il loro disappunto.
- Non capisco perché in questo bar debbano esserci così tanti schiamazzi- si lamenta ad alta voce la rossa.
- Già, tanti schiamazzi!- conviene Marlene.
- Ci sarebbe bisogno di più silenzio- continua la ragazzina.
- Molto, molto di più- rimarca la più piccola.
- Convengo- s’intromette Brian - qui c’è gente che parla di cose serie e altri che disturbano!-
- E c’è chi raglia come un asino credendo di parlare. Quel che è peggio, crede anche di dire cose dotate di senso- conclude la Tsviest.
- Sai, Den, le donne credono di avere la bocca per parlare. Ricorda sempre loro che per la maggior parte del tempo devono tenerla chiusa- pronuncia a mezza bocca il ragazzo.
- Ricordati, Marlene, ci sono ragazzi che hanno una fogna al posto del cervello, stanne sempre lontana- si raccomanda l’altra.
I due bambini si guardano da lontano per un lungo, significativo attimo , poi partono contemporaneamente.
- Come sarebbe a dire una fogna?-
- Che altro dovrebbero fare con la bocca?-
- Come li riconosco quelli senza cervello?-
-Come faccio a tenergliela chiusa?-
- Quanto lontana devo stare?-
- Il mastice potrebbe bastare? -
- Denzel ha una fogna o un cervello?-
- Marlene quante volte al giorno può parlare?-
Alzo gli occhi al cielo sorridendo e un po’ crucciandomi i dover successivamente rimettere le cose al loro posto, quando la bambina dirà al fratello di tenere lontana la sua fogna da lei e quando lui le risponderà che le donne devono tacere.
Sospiro e finisco di spolverare delle mensole, ho trascurato un po’ di cose ultimamente, specie la casa.
In questo periodo è successo praticamente di tutto!
Finalmente Shera ha partorito e la sua piccola Astrea è un angioletto dagli occhi chiari.
Cid non è più lui. Certo, continua a dire parolacce, ad essere grezzo e ad avere la testa tra le nuvole insieme al resto del corpo, ma si vede lontano un miglio che è innamorato della sua bambina. Un amore bestemmioso, sia chiaro, ma pur sempre amore.
Da un’indiscrezione di Yuffie (va a vedere come lo ha coperto)abbiamo saputo che Brian ha baciato Shelke, ma lei non sembra averla presa bene. Mi dispiace ammetterlo, ma forse è ancora un po’ immatura per apprezzare il gesto audace. Adesso non lo riesce a guardare in faccia senza rovesciargli dietro improperi di ogni tipo, ma tra qualche anno ripenserà all’esperienza con maggiore filosofia. Per il momento è solo molto arrabbiata, il che non guasta, perché almeno dimostra di riuscire a provare emozioni non direttamente legate a Vincent.
Neanche quest’ultimo sembra averla presa benissimo, per quanto uno così possa dimostrare palesemente il suo disappunto, ovviamente. Diciamo, però, che Yuffie è riuscita ad utilizzare “argomenti” più interessanti per sedare gli animi. Per sedare il suo di animo, quello di Vincent, perché Shelke sembra più agguerrita che mai.
E Valentine sembra aver scoperto o riscoperto il lato piacevole della relazione uomo/donna …
Che dire di questa nuova coppia?
Apparentemente è tornato tutto come prima, cioè con lui taciturno e austero come al solito e lei pimpante e raggiante come sempre. Tuttavia  c’è una nuova armonia tra loro, come se fossero due strumenti che solo adesso cominciano a suonare insieme senza stonare.
E la melodia che producono è bellissima …
Sono contenta per la mia amica, meritava una gioia così intensa.
Afferro lo straccio e comincio ad asciugare i bicchieri.
C’è anche un’altra bella notizia, la più bella della mia vita.
Mi sfioro delicatamente il ventre ancora piatto , chissà se riesce a sentirmi già?

Chissà se io piacerò a lui e lui piacerà a me …

Scuoto la testa; se Cid ha dovuto aspettare di vedere Astrea per avere un colpo di fulmine, io sono innamorata da prima ancora che il mio bimbo fosse concepito.
Il nostro bimbo, mio e di Cloud.
Sospiro.
Da quando ho scoperto di aspettare un bambino sono tutti impazziti di gioia.
Tutti tranne una persona, che da quella sera sembra aver perso qualche colpo di troppo.
Il rumore del portellone del garage che si apre mi riporta con la mente al presente. Stranamente, però, non è accompagnato dal rombo della moto, ma riconosco il motore di un furgone.
Dopo qualche minuto, Barret e Cloud appaiono sulla soglia del bar, il primo con un’espressione contrariata, il secondo con degli strappi sui pantaloni e qualche escoriazione sulle braccia.
Da quando sono usciti insieme?
Stamattina mio marito è partito per delle consegne come tutte le mattine, mentre Barret doveva star via per qualche giorno, perché adesso è qui?
- Cos’è successo?-  domando.
I due si guardano indecisi, poi mio marito prende la parola.
- Nulla di grave, ‘sta tranquilla-
Tranquilla dice lui. Come faccio a stare tranquilla?
Annuisco meccanicamente, ma dentro avverto un vuoto allo stomaco.
- Ciao, papà!- Marlene lascia il lato delle femmine e corre tra le braccia dell’omone che l’accoglie con affetto.
A questa scena, Cloud impallidisce un po’, il che dà da pensare, visto il suo già chiarissimo incarnato.
Denzel ci raggiunge presto con la mano alzata a tendere il cinque.
Il biondo apre il palmo su cui spicca una fascia di fortuna macchiata di sangue rappreso e con molta poca partecipazione risponde al saluto del bambino.
Intanto la lavastoviglie emette un suono con cui ci avverte che ha terminato il suo ciclo. Forse per sviare l’attenzione su altro, mio marito si offre di svuotarla.
Lo seguo per aiutarlo, ma mi prega di stare seduta e mi spinge su uno sgabello.
Seguono cinque minuti buoni in cui rompe un bicchiere togliendolo dal carrello, ne rompe altri due cercando di asciugarli, infine perde la presa del vassoio e rovescia sul pavimento delle tazzine da caffè. Nel tentativo di raggiungere scopa e paletta, riesce a sbattere con le ginocchia contro tutti gli spigoli che gli capitano a tiro e a graffiarsi le dita con i cocci.
Lo guardiamo come se fosse appena sceso da un’astronave.
- Scusami, Tifa, adesso ti preparo qualcosa da bere -
Barret prende posto sullo sgabello accanto al mio,poggia i gomiti sul bancone e scuote energicamente la testa.
Dopo qualche minuto torna da noi con una birra per il nostro amico e una bevanda calda che somiglia vagamente a thè.
Nel tentativo di stappare la bottiglia, questa gli scivola di mano e versa metà del contenuto sui pantaloni del destinatario.
Farfugliando delle scuse, cerca di fare il giro del bancone con uno straccio tra le mani per aiutarlo a ripulirsi, ma pesta inavvertitamente la coda di Noel, che scappa in casa guaendo dolorante e spaventato.
Guardo la tazza fumante davanti a me.
Che io ricordi non abbiamo veleni o roba simile nel bar, quindi non corro alcun pericolo, giusto?
Corriamo, mi ricorda una voce che viene direttamente dal cuore.
Metto una mano sulla pancia, mentre con l’altra prendo la tazza e me la porto alla bocca.
Dopo un sorso il mio stomaco viene preso di mira da un conato di vomito.
- E’ salato!- riesco a buttare fuori, mettendomi un tovagliolo davanti alla bocca.
Ancora più mortificato, Cloud molla lo straccio a Barret e mi porge un bicchiere d’acqua. Nel tentativo di avvicinarsi, inciampa nel gatto che, al contrario del cane, reagisce afferrandogli il polpaccio con le unghie.
- Tanto smidollamento per una gravidanza … - mormora l’uomo che mi è seduto accanto.
- Farà così anche quando sarò io ad aspettare un bambino  ?- chiede Marlene, un po’ intimorita, dietro le spalle del suo papà.
-No, per allora sarà già chiuso in manicomio e se così non fosse, morirà di crepacuore alla notizia - bisbiglia Barret,come se le stesse raccontando una favola.
Se prima non ci avrà uccisi tutti, lo correggo mentalmente.
Anche se a fatica, il ragazzo riesce ad allungarmi il famoso bicchiere, porgendomelo con l’arto fasciato.
Metto una mano sulla sua e sospiro.
- Allora, chi dei due vuota il sacco?- chiedo, alternando lo sguardo su entrambi gli uomini che ho davanti.
Il biondo sgrana gli occhi come se avessi scoperto chissà che grande mistero, quando è evidente che stanno nascondendo qualcosa da quando sono arrivati.
- Ma … forse … ecco.. è meglio non … - Cloud balbetta qualche frase incomprensibile.
- Per amor di Dio, Cloud, è incinta, non è malata!- sbotta Barret.
- E neanche deficiente- aggiungo, un tantino contrariata.
- Allora, cos’è successo?- insisto.
- Fenrir ha avuto un incidente- la butta lì mio marito.
- Cosa?-
- Ma sì, giusto qualche ammaccatura- minimizza.
- E chi era alla guida della moto quando prendeva queste ammaccature?-
Il silenzio è eloquente, almeno quanto lo sguardo basso di Cloud.
Ecco spiegati i vestiti strappati.
- Ti sei fatto male?- chiedo con una punta d’ansia.
Scuote il capo.
- E i danni al mezzo sono gravi?-
In risposta si morde le labbra.
Oh, tanto non caverò nulla da lui. Quando si tratta di Fenrir il Pianeta non ruota più su se stesso e non segue più la sua naturale orbita.
Guardo insistentemente Barret che grugnisce.
- Quel che ne resta è in garage - mugugna dopo un po’.
Quel che ne resta?!
Stringo i pugni, mi alzo, giro i tacchi e vado a verificare di persona che dimensioni hanno queste ammaccature.
Dietro di me Cloud e Barrett si lanciano occhiate di fuoco e quest’ultimo fa segno a mio marito di seguirmi.
Cretini!
Quando entro in garage ciò che vedo mi sconvolge.
“Fenrir ha avuto un incidente …”
“Qualche ammaccatura …”
“Non mi sono fatto niente …”
L’unica frase di senso compiuto è quel “Ciò che ne resta è in garage” masticato tra i denti di Barret, la moto è ridotta a un rottame!
- Come hai fatto a sopravvivere?- mormoro, sapendo chi ho alle spalle.
Cloud avanza di qualche passo, mordendosi le labbra.
- Sai meglio di me che non è così facile uccidermi - non c’è né ironia, né presunzione nelle sue parole, solo la pacata consapevolezza di non mentire.
Non è facile ucciderlo, è vero, ma in questo momento mi viene voglia di provare a strozzarlo.
- A cosa dobbiamo questo incidente?-
- Io… ero un po’ di distratto-
- Un po’ distratto? O eri sotto uso di stupefacenti, oppure stavi dormendo. Una cosa è certa, stavi correndo. Non si riduce un mezzo di trasporto in questo stato se non si corre … - sto cercando di mantenere la calma, ma è dura.
- Ti risulta che io faccia uso di stupefacenti?- scatta un po’ sulla difensiva.
- Non mi risulta neanche che ti addormenti in sella! - sbotto.
- Allora è vero che ero distratto, non ti sembra?-
Fronteggio i suoi occhi azzurro Mako che dopo un po’ cedono sotto il peso del mio sguardo e si abbassano, sconfitti.
Tutto ciò è profondamente sbagliato, non era così che avevo immaginato questa fase della mia vita.
- E’ vero che non è semplice ucciderti, Cloud, ma comincio a pensare che alcune notizie siano degli espedienti efficaci- vorrei mordermi la lingua, ma a che servirebbe? E’ da notti che lo sento rigirarsi nel letto ed è da giorni che scatta per nulla, oppure sembra vivere in un’altra dimensione. Non è offeso, non è arrabbiato,non è deluso, è semplicemente spaventato. E quel che è peggio è che mi ricopre di attenzioni come se dovesse farsi perdonare chissà quale cattiveria, come se fosse assalito da insostenibili sensi di colpa.
Mi guarda con un’espressione contrita.
- E quando mi guardi così, rischi di uccidere anche me- ammetto mesta.
Sospira e abbassa il capo.
- Non credevo potesse accadere davvero, in fin dei conti tra le infusioni di Mako e il geostigma qualche dubbio su una possibile paternità è più che lecito. Era. E poi … - farfuglia.
- E poi cosa?-
- E poi non so cosa potrei offrire a questo bambino, domani. Anzi, non so neanche se ce l’avrò davvero un domani, viste le battaglie che ci tocca affrontare a giorni alterni-
 - Le stesse cose che offri a Denzel e Marlene, magari? Lo stesso impegno nel rendere il Pianeta un posto migliore e la promessa di impegnarti a tornare?-
- Un conto è accogliere bambini che hanno perso tutto, un altro è essere responsabile della loro venuta al mondo-  
- Mi stai dicendo che, fosse dipeso esclusivamente da te, avresti deciso di non avenre affatto?-
- Ti sto dicendo di non averci mai pensato,perché non credevo potesse accadere -
-Ma adesso è accaduto, quindi cosa farai, scapperai di nuovo? Oppure preferiresti che me ne liberassi?-
Stringe la mascella.
Scuoto la testa, non può pensarlo davvero. Entrambe le alternative mi fanno accapponare la pelle solo a pensarci.
- Non ci posso credere- sbotto esasperata.
Non riesco a guardarlo, non riesco a sopportare il suo sguardo basso e le spalle curve, come se sul suo capo pesassero tutti i peccati del mondo.
Mi mordo un labbro, mi porto istintivamente una mano all’addome, mi volto e faccio per uscire, ma Cloud mi raggiunge e mi prende per le spalle.
- Tifa io … - bisbiglia tra i miei capelli.
Trattengo il respiro in attesa che continui.
- Non ho conosciuto mio padre, non so neanche da dove cominciare. E se non fossi in grado? Se alla fine emergesse … la parte peggiore di me? - Dice con un filo di voce.
- Quella che tutti noi abbiamo imparato ad amare?- domando.
- No, quella che ha continuato a farvi soffrire- ammette.
Inspiro profondamente e poi riprendo a parlare.
- Allora intendi quella a cui siamo sempre riusciti a far fronte, perché sai Cloud, dopo tanti sforzi siamo una famiglia felice. Denzel è felice, Marlene è felice. E sai una cosa? Anche io sono felice!-
- Ma se lui tornasse e io … -
Lui?! Lui sarebbe Sephiroth!
Non ne posso più, mi volto e lo fronteggio.
- Cloud, lui è andato, ti ha lasciato da tempo. Perché adesso tu non lo lasci andare?-
Quando supererà questo timore?Il suo nemico è riuscito davvero a scavare un cuicolo così profondo da celarsi in un bozzolo e cibarsi della sua scarsa positività, nell’attesa di tornare all’assalto ogni qual volta Cloud dovrà affrontare situazioni normali per qualsiasi essere vivente? Credevo che questa sorta di dipendenza psicologica fosse debellata, ma basta anche solo un minimo cambiamento a mutare il suo equilibrio e subito paure che sembravano sconfitte tornano a galla. A volte ho l’impressione che Cloud non sia neanche capace di concepire la sua vita senza la minaccia di un imminente ritorno di Sephiroth, neanche se da esso dipendessero gli equilibri dell’intero universo. Del suo universo.
- Ci sono fantasmi che non fanno mai più ritorno - aggiungo con una punta d’amaro, perché so che questa condizione da me auspicata è vera solo se la persona che viene tormentata s’impegni affinchè ciò avvenga.
- Come puoi esserne così convinta? -
E’ sincera insicurezza quella che sento incrinargli la voce e ciò la dice lunga sulla fragilità di mio marito, quel lato del suo carattere che tende ostinatamente di proteggere come se negandolo possa cessare effettivamente di esistere. E di provocare danni.
Che tutte le divinità del mondo mi perdonino, ma lo amo anche per questo.
Gli poggio le mani sul petto e stringo forte la sua maglietta strappata in più punti, come del resto lo sono anche i jeans.
- Non ne sono convinta, anche perché tanto dipende da te, ma una cosa la so con tutta certezza: se prima ho affrontato le mie paure perché mi lasciassero in pace, da oggi in poi ci metterò il doppio dell’impegno, perché non devo pensare solo a me stessa e una sconfitta, seppur minima, graverebbe su qualcun altro, qualcuno di troppo importante. Non che Denzel e Marlene non lo siano, sia chiaro, ma come tu stesso hai detto la loro nascita non dipende né da te, né da me, mentre questo bambino è una nostra diretta responsabilità. Lo facevo anche prima, ma adesso sento di avere un motivo in più per dare il meglio di me. Sephiroth, Kadaj, Deepground,  mai come in questo momento mi sono sembrati scogli da superare per poter permettere a mio figlio di vivere in un mondo che possa accoglierlo, e non permetterò a nessuno di minacciare la sua serenità. Sarò più determinata di quanto non mi sia capitato di essere prima, perché adesso … ho un motivo in più per non permettere ai fantasmi di farmi del male. Ho un motivo in più per impegnarmi a non incontrarne anche in futuro -
Lo dico con particolare veemenza, perché da quando ho sollevato quello stick dal trattino blu davanti ai miei occhi mi sono resa conto che le battaglie del passato sono state combattute solo per questo scopo, è come se tanti anni di rinunce , di sacrifici, di perdite e di lacrime siano ricompensati così, è come se solo adesso tutti i nostri sforzi trovino una spiegazione che vada oltre il mero istinto di sopravvivenza. Ho combattuto per salvare il Pianeta, ho combattuto per dare a mio figlio la possibilità di vivere in un mondo migliore.
- Aiutami!- lo esorto e in cuor mio sento che gli sto chiedendo aiuto per continuare l’opera cominciata tanti anni fa e, implicitamente, di aiutarmi ad aiutarlo.
Scuoto il capo.
- Perché quando si tratta di impugnare la spada sei sempre il primo, ma se la vita ti mette di fronte a qualcosa di puro e meraviglioso cedi alla vigliaccheria? Guardami. Guardaci, e dimmi che non ci vuoi-
Cloud mi accarezza una guancia e si allontana di qualche passo, mi osserva per un lungo istante con i suoi occhi profondi.
- Non pensare neanche per un istante che io possa chiederti di rinunciare a … lui …  - comincia con voce un po’ tremante  - è che siamo diversi in questo, tu lo percepisci già come qualcosa di estremamente concreto, mentre io faccio fatica a immaginarlo. Tu vivi la cosa come una donna, ma io …  -
Abbassa di nuovo lo sguardo in un punto imprecisato tra la mia spalla e il pavimento.
Prendo un altro respiro.
- Cloud, ti ricordi le ultime parole di Zack?-
I suoi occhi tornano a incrociare i miei e la sua mascella si fa più dura.
- Ti ha chiesto di essere il suo lascito vivente e di vivere anche per lui- bisbiglio mesta.
Le sue iridi brillanti si opacizzano un po’.
So che questo è e resterà sempre un nervo scoperto e che, per quanto possa averlo superato, parlarne gli causa sempre un po’ di dolore, ma credo che a questo punto sia davvero necessario.
Mi mordo il labbro e vado avanti.
- E … ti ricordi del sacrificio di Aerith? La sua morte in cambio della vita del Pianeta, come una madre farebbe per i propri figli- gli faccio notare.
Le sue mani raggiungono i miei bicipiti, stringendoli come se il solo ricordargli della nostra amica gli faccia avvertire la necessità di cercare un appiglio per non crollare.
- Ripensa anche al suo ultimo sorriso, un tacito augurio di buona speranza, l’implicita richiesta di andare avanti nel modo migliore -
Le sue palpebre si abbassano come a voler scacciare quell’ultima dolorosa immagine che per tanto tempo lo ha tormentato, ma che invece dovrebbe suscitargli la pace interiore.
- Zack e Aerith sono morti anche per te, hanno sacrificato la loro vita per la tua e adesso tu ti rifiuti di viverla per non si è capita quale strana ragione -
Torna a guardarmi come se stessi deliberatamente facendogli del male, quando in realtà è lui che ne fa a se stesso.
- Questo bambino è il nostro lascito vivente e io farò di tutto per lui, così come loro hanno dato la loro vita per te. Per noi -
- Lo so che l’istinto materno ti porta a voler dare il meglio di te, però … -
- Non capisci!- lo interrompo bruscamente - Lui è la persona che aspetto di conoscere da tutta la vita e voglio scoprire se sarò capace di amarlo a prescindere dall’istinto materno. Io voglio conoscerlo, voglio vedere che persona sarà e voglio amarlo perché è lui e non perché è mio figlio. Sento di essere nata per questo mentre tu … tu … -
Non riesco a terminare la frase, le lacrime mi appannano gli occhi e finisco a singhiozzare come una ragazzina.
Cloud si avvicina e mi prende la mano.
- Abbiamo bisogno di te- dico con voce strozzata dal pianto.
- Ho paura di non potercela fare, di non essere all’altezza, di farvi soffrire più di quanto io non abbia già fatto - mi abbraccia forte e poggio la testa sul suo petto.
- Non dire sciocchezze- insisto.
- Vedi, sei incinta da cinque minuti e ho già combinato un disastro-
- Offrire a tua moglie un bicchiere di thè salato può nausearla, ma non potrebbe in nessun modo ucciderla- gli faccio notare.
- E se continuassi a rompere tutti i bicchieri del bar?- domanda arreso al fatto che, qualsiasi cosa dica, avrò sempre la risposta giusta capace di dissolvere ogni sua paura.
- Ti userò violenza e poi te li farei ricomprare - tiro su col naso.
- E se mi rendessi conto che hai ragione tu, che il senso di tutto ciò che abbiamo fatto è racchiuso nel tuo grembo, ma fossi troppo inadeguato per proteggerlo? -
Miei dei, quando fa così mi fa venire voglia di dargli un pugno con la mano sinistra per fargli assaggiare la famosa “cattiva sorte” che ha accettato di condividere con me, infilandomi il cerchietto d’oro all’anulare che sicuramente gli farebbe più male all’impatto.
- Beh, allora questa volta scapperai a piedi, visto che hai fatto fuori Fenrir, e sappi che comunque ti ritroverei -
Mi mette la mano sotto il mento e mi alza la testa. Ci guardiamo e le sue labbra si distendono in un timido sorriso, mentre le mie guizzano all’insù, anche se le mie guance sono bagnate.
- Cosa ridi, ho il cuore spezzato-  si lamenta, asciugandomi una lacrima con l’indice.
- Mica solo quello! Hai spezzato un bel po’ di cose …- continuo a infierire su ciò che resta della possente moto.
- Ogni parola che aggiungi mi riduce l’anima a brandelli -
- Mai quanto le tue parole sono capaci di fare con me, specie quelle non dette - mormoro nell’incavo del suo collo.
- E’ che riesci al lasciarmi di stucco  qualsiasi cosa tu faccia- ammette.
- Guarda che non mi sono messa incinta da sola- gli faccio notare.
Annuisce.
 - E’ vero, hai ragione. Probabilmente avrei dovuto ascoltare meglio le lezioni sugli anticoncezionali di Cid …- sospira.
- Oppure è vero il contrario e aspetto un bambino perché neanche lui ha ascoltato bene le sue stesse lezioni, mentre tu lei hai apprese alla perfezione.  E forse dovrei essergli sinceramente grata per essere così idiota -
Mi abbraccia più forte.
- Tradito dal mio stesso mentore, che delusione … Zack avrebbe saputo consigliarmi meglio - borbotta.   
 - Posso consolarti?-
- Dovrei essere io a farlo con te- mormora contrito.
- L’unica cosa che puoi fare è smettere di comportarti come un cretino e darti da fare. Adesso hai un motivo in più - gli faccio notare, riferendomi alla sua tendenza masochista di attribuirsi colpe e peccati che non sono neanche lontanamente tali.
- Tifa, pronunciare l’espressione “Darsi da fare” subito dopo aver parlato di Cid e dei suoi consigli sbagliati non è rassicurante -
Scuoto la testa e nascondo il sorriso contro il suo petto.
- Forse è perché il Capitano non ha del tutto torto quando dice certe cose … - lo punzecchio.
- Stai dicendo che stai perdonando me e la mia idiozia?-
Sollevo la testa è lo guardo profondamente.
- Cloud, aspettiamo un bambino concepito con amore e metodo tradizionale. Non è un mix di DNA alieno e DNA di un umano marcio, e qualsiasi cosa accada avrai un motivo in più per sfoderare le tue amate armi. E’ vero, non lo abbiamo cercato, ma si è conquistato il diritto di venire al mondo,non ci resta altro che impegnarci affinché sia il più accogliente possibile, quindi comincia a darti da fare!-
Giuro, l’ho detto nel modo più innocente possibile, ma quell’angolo di bocca che punta verso l’alto mi meraviglia tantissimo.
- Vuoi che cominci a darmi da fare adesso? Allora è vero di quel che si dice delle donne incinte … -
Si guadagna uno scappellotto dietro alla nuca.
- Cretino!- gli dico, ormai a un millimetro dalle sue labbra.
- L’avrai sempre vinta tu- bisbiglia.
Gli sorrido apertamente, consapevole che ha cominciato a far funzionare il cervello nel verso giusto.
- Immagino di dovermi far perdonare … -
Annuisco, pensando a una barretta di cioccolato maxi e a una seduta di massaggi alla schiena.
-Ma se mi dessi da fare non combinerei un disastro? - domanda un po’ perplesso, preoccupandosi realmente per la prima volta del mio stato e suscitando in me un moto di tenerezza.
- Cosa vuoi che capiti? Ormai gli insegnamenti di Cid hanno portato i loro frutti … - gli faccio presente con una scrollata di spalle.
Alza lo sguardo e dà un’occhiata alla porta del garage chiusa.
- I bambini ci sentiranno?- ipotizza.
Lo bacio delicatamente.

- Un motivo in più per fare attenzione- gli rispondo sorridendo.




 
 
 



In ritardo, ma ci sono.
Questo è un capitolo che ero indecisa se pubblicare o meno per un sacco di buoni motivi (uno solo, in realtà: è brutto). Spero di non aver fatto apparire Cloud come un deficiente integrale, ma l’ho sempre percepito come una persona che subisce un po’ i cambiamenti drastici piuttosto che affrontarli, almeno all'inizio, quindi immagino che l’arrivo di un bambino possa scombussolarlo un tantino. Per fortuna c’è Tifa…

Sno un tantino di fretta, quindi vi abbraccio uno ad uno e vi mando un bacione. Risponderò alle recensioni sicuramente dopo il prossimo capitolo, negli attimi di tempo che il periodaccio che mi attende mi consentirà.
A presto, Manila <3

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Capitolo 62
*** Eredi ***


55. Eredi
( Cid)


Venerdì pomeriggio.
Seventh Heaven poco affollato.
Temperatura esterna più alta della media stagionale.
Birra ghiacciata sul tavolo e ventilatore sparato in faccia.
Cosa si può volere di più dalla vita?
Me ne sto pigramente spaparanzato su un divanetto, quando un movimento all’ingresso attrae la mia attenzione. Vincent è seduto nel solito cantuccio in penombra da almeno venti minuti e sembra un predatore attento a cogliere la sua preda alla sprovvista, togliendole anche la più remota possibilità di sfuggire ai suoi artigli.
La vittima in questione, se ho capito bene, deve scontare una pena esemplare per un peccato sacrilego e degno di anatema.
D’altronde i baci rubati hanno un loro prezzo …
Le lancette dell’orologio appeso dietro al bancone scoccano le 15:00 nel preciso istante in cui le campane a vento annunciano l’ingresso di un avventore.
Brian accede al bar accaldato e pronto per il suo lavoretto part-time. Non fa in tempo a muovere qualche passo, che il predatore è già scattato come un rapace e dall’alto afferra la sua collottola, trascinandolo al tavolo che si trova nel famoso cantuccio.
Il vampiro ha colpito ancora.
- Tu, seduto- l’ex Turk è perentorio.
- Signor Valentine, la trovo in forma, sa? - risponde il ragazzo dalla faccia da schiaffi.
E’ vero, da quando si è rimesso a fare sesso Vincent sta meglio, oppure dovrei dire “messo”? Non sono tanto sicuro che la dottoressina abbia sbottonato il camice con niente sotto …
- Come sta la sua amica, quella bella?- continua.
Sta parlando di Yuffie?
- Al tuo posto mi preoccuperei di più per la tua di salute - è un sibilo.
Credo ci sia una gelosia velata in queste parole, ma non capisco se è rivolta a Yuffie, oppure a Shelke.
- Ah, la ringrazio, ma io sto benissimo!- risponde il giovanotto, mettendosi una cannuccia in bocca e masticandola.
- Per il momento … - bisbiglia l’uomo che gli è seduto davanti.
Brian risponde con un’alzata di spalle. La sua strafottenza nei confronti del pericolo è ammirabile, oppure non ha capito che attentare alle virtù della signorina Vecchia-all’-anagrafe/Neurone-infantile è qualcosa che si paga a caro prezzo. Che sia la prima o la seconda risposta, non mi perderei per nulla al mondo l’evento di vedere Vincent versione “ giù il cucchiaio dalla tazzina di mia figlia”, infatti mi metto comodo.
- Dobbiamo parlare- lo informa il mio amico.
- Lei parla?!?- esclama sorpreso.
L’occhiataccia di Vin è più che eloquente.
- Cos’è successo con Shelke?-chiede inquisitorio.
Il marmocchio fa un’alzata di spalle.
- Se ha urgenza di parlarmi significa che lo sa già, perché me lo chiede?-
Il ragazzino è dotato di un’impertinenza encomiabile.
Un’altra guardata storta e le iridi rosse dell’uomo sortiscono l’effetto sperato.
La risposta arriva leggermente meno spavalda.
- Le ho solo spiegato la differenza tra un padre e un uomo-
Tsk, ricettacolo di saggezza!
- E farlo a parole?- suggerisce l’ex Turk.
- Parlare con una donna?!?- chiede oltraggiato.
Dinnanzi a questo quesito il cuore mi si riempie di gioia, quasi mi salgono le lacrime agli occhi e sento che fra mille anni potrò morire in pace.
Giovani e illibate vagine di Edge esultate di giubilo, finalmente ho  trovato il mio degno futuro erede!Ci ho impiegato un po’di tempo, ma …
- Se non sapessi che è impossibile, direi che hai il DNA di Cid – la voce dell’ex Turk interrompe il mio momento di gloria.
E con questo cosa vorrebbe dire quel vampiro ?
- E’ stato il suo primo bacio e lo ha vissuto in modo traumatico, ti sembra giusto?- lo accusa con tono basso, sibilante come un serpente.
- E’ stato anche il mio primo bacio, ma il trauma l’ha subito la mia mandibola. Questo le pare giusto?- si difende il ragazzino, portandosi la mano alla guancia come se percepisse ancora il dolore. Quella Shelke, ha osato smottagli una mandibola per una dimostrazione di superiorità, quando lo trova un altro pazzo disposto a non far caso a quel suo caratteraccio?
- Direi che te la sei cercata- conviene l’uomo seduto di fronte a lui.
- Suvvia, Vince, è solo un ragazzino- intervengo con leggerezza dal divanetto, per mitigare i toni.
- E se lo avesse fatto ad Astrea?-
Mi volto a guardarlo con un certo senso di disagio. Lo valuto, mi concentro sui suoi capelli tinti, sull’anello che ha al labbro inferiore, sugli occhi contornati da chissà quale merda nera e sulle unghie smaltate sempre di nero. Poi penso alla mia lumachina e a quel piercing troppo vicino alle sue labbra.
La mia reazione è istintiva, e alla fine esprimo il mio pensiero.
- Gli avrei avvolto il lombrico che ha tra le gambe intorno al collo e gli avrei fatto il nodo a cravatta, ma dubito che sia così fornito -
Ed è ancora fermo al primo bacio, e che cazzo! Io alla sua età … bah, lasciamo perdere.
Il diretto interessato stringe gli arti inferiori come a voler proteggere l’attrezzatura che non ha avuto modo di utilizzare con nessuna ragazza e deglutisce.
Anche io però, che risposta cogliona che ho dato.
Nel giro di poco tempo mi sono ritrovato a fare il padre di Tifa, portandola all’altare; il padre di Yuffie, pulendole in moccio dal naso, ascoltando le sue paturnie amorose e minacciando Valentine di farlo a pezzi se l’avesse fatta soffrire ancora e, infine, ho quasi perso l’uso della mano destra in attesa che mia figlia, quella vera, venisse alla luce. Tanto affanno per delle donne che, per i due terzi, non sono state neanche il frutto di una trombata personale …  Francamente mi sta venendo voglia di far tornare qualcuno al Pianeta prima di sera.
- Ben detto, Cid- conviene Vincent, per poi tornare a guardare il ragazzo.
- Però Shelke non è sua figlia … - cerca di trarsi d’impiccio.
- E’ vero, ma sono responsabile di lei e di tutto ciò che la riguarda. Inoltre io non sarò suo padre, ma tu non sei il suo fidanzato e credo che continuando di questo passo non tu non ci possa neanche sperare … -
Il mio erede arrossisce appena.
Vuoi vedere che quasi ci spera davvero di diventare il fidanzato di quella dissociata?
Ritratto, questo sarà messo con le donne peggio di come lo è il futuro (finto) suocero. Bah, tanto vale chiamare Reno e dirgli che il posto è suo a pieno diritto.
- Quella vipera non ce l’avrà mai un ragazzo se continua a fare tanto la sostenuta- commenta piccato.
Vincent scuote il capo con un movimento che sembra più un gesto d’affetto che vera contrarietà.
- E’ ancora una bambina, ha bisogno di tempo- il tono dell’ex Turk diventa più comprensivo.
Tutto l’imbarazzo dimostrato fino a questo momento si dissolve e Brian fissa uno sguardo sicuro e pieno di sfida nelle iridi rosse del suo interlocutore.
- La Rui è un sacco di cose: è lunatica, è atona, è una secchiona, è suscettibile e anche permalosa, è incapace di comprendere qualsiasi tipo di battuta. A volte sembra ignorare l’esistenza di cose ovvie e scontate, per contro dimostra di possedere nozioni quasi inspiegabili per una ragazza della sua età, è insicura, è estremamente riservata. A volte mi sembra addirittura che ci sia un’altra persona in lei … E’ incredibile -
Fottutissima Jenova, è più vicino alla verità di quanto si possa credere.
Beh, magari non è proprio quel fesso integrale che dà l’impressione di essere.
L’ex Turk lo ascolta attentamente, analizza il suo discorso parola per parola e a me sembra che lo stia valutando come un addetto al personale di una grande azienda fa con il curriculum di un potenziale nuovo dipendente.
E’ la stessa fine che farò anche io quando un idiota verrà a dirmi che vorrebbe uscire con Astrea?
Che fine di merda …
Lo pseudo punk fa una pausa a effetto e poi ci rende partecipi del suo verdetto finale.
- Può essere tutto ma … Shelke non è una bambina!-
Non è tanto ciò che ha detto a sorprendermi perché è oggettivamente ridicolo, ma è il tono che ha usato e il modo in cui lo ha detto. Guarda dritto negli occhi dell’uomo con una sicurezza e una determinazione che difficilmente si riscontrano in un moccioso di quell’età.
Anche Vincent sembra essersene accorto, perché il suo sguardo si fa ancora più penetrante e sembra leggergli dentro.
Brian deglutisce, ma non smette di sostenere quelle iridi rosse che quasi ricordano l’inferno.
- Non è come le altre, lei … è una vera donna - aggiunge, forse per sembrare ancora più convincente.
E io sono un vero chocobo.
E Barret Wallace indossa il perizoma.
E Cloud Strife ha deciso di mettersi in politica.
E Reno ama fare sesso con i cani.
Alt, un momento. Questo potrebbe essere vero, in fin dei conti sappiamo di chi stiamo parlando …
Bah, meglio non pensarci.
Shelke è una vera donna?
Santissimi neuroni, tappatevi le orecchie, questo rimbambito ragiona solo con l’uccello, il che non sarebbe male ma è preoccupante l’oggetto delle sue attenzioni e l’opinione che ha di esso.
Se non fosse che è così convinto, accoglierei questa uscita con una pernacchia. D’altronde se il padre di Shelke è Vincent, l’ipotetica madre dovrebbe essere Yuffie e lei la solfa della “vera donna” la ripete come un mantra. Hanno plagiato questo povero babbeo, spero che prima di consacrarsi anima e corpo all’inviolabile tazzina della Tsviest  conceda al cucchiaino qualche svago con altre ragazze meno pretenziose.
Ora Vincent lo guarda perplesso, forse pensa alla faccenda dell’età. Come spiegare a uno che ancora succhia il latte dalla tetta della mamma che la sua compagna di scuola, colei che gli sta togliendo il sonno e gli fa sbalzare l’ormone è nata venti anni fa, che anagraficamente potrebbe essere non dico la genitrice ma almeno sua zia di secondo grado e che, nonostante questo, ha un cervello fermo alla pubertà? Gli fa un disegno? Gli fa leggere la sua cartella clinica? Lo manda in municipio a chiedere un estratto di nascita?
Alla fine il pistolero dismette i panni del predatore e indossa quelli della chioccia.
Una chioccia che ha scoperto o riscoperto il sesso da poco e che deve tenere a bada l’irrefrenabile libido di un adolescente, quando deve essa stessa imparare a controllare la sua.
A proposito, con lui i consigli dati a Cloud potrebbero servire? Del tipo “distendila su una superficie piana, ammutoliscila e castigala”? Non credo che Yuffie sia una che subisca o che lo lasci lì a recitare un rosario dopo un rapporto, per chiedere pietà per l’ennesimo peccato di cui si è macchiato. La vedo molto fantasiosa, magari quel rosario lo usa per fare ben altro. Fantasiosa e chiacchierona …
Vincent Valentine, dimmi la verità, la imbavagli con quell’affare?
Rivolgo nuovamente l’attenzione ai due contendenti e bevo un sorso di birra. Brian, mio adorato probabile erede, insegna qualcosa a questo pipistrello ammuffito.
- Ciò che intendo dire è che forse non è ancora abbastanza matura per una relazione, in fin dei conti tu vai per i sedici e lei non ne ha ancora compiuti tredici. Fisicamente sembra un po’ più grande, ma è l’età mentale quella che conta- l’ex Turk cerca una via diplomatica.
Il ragazzo incrocia le braccia e sposta gli occhi fuori dalla finestra.
E’ un po’ schivo adesso e non capisco se sia perché Vincent abbia imboccato la strada giusta, oppure perché gli è difficile ammettere così apertamente che la cottarella è ben più grave di quello che egli stesso creda; in fin dei conti è un adolescente che sta ammettendo seppur indirettamente di provare qualcosa per la protetta dell’uomo che è seduto davanti a lui. E in più ci sono io a fare da pubblico.
-  Come avrai capito da solo, Shelke non è come le altre ragazzine della sua età, ha un carattere particolare che talvolta la porta a isolarsi, non ha le stesse abilità nei rapporti sociali che ha sui libri, è tendenzialmente incline alla solitudine - continua l’uomo.
Il moccioso annuisce lievemente, forse trova conferma dell’idea che ha della Tsviest nelle parole di Vincent.
- E’ già tanto che riesca ad aprirsi con te … -
- Aprirsi è una parola grande - lo interrompe.
Sicurmente non si “apre” nella maniera che vorrebbe ma, se proprio ci tiene tanto alla compgna di scuola, temo che lui e il suo lombrico debbano far pace con questa realtà: perderanno la verginità dopo l’età in cui l’ha persa Cloud Strife.
Calzino pronto, lavatrice con chiusura ermetica. Eh, ecco cosa succede a crescere (?) con i Deepground e avere come padre, in successione, Hojo, Azul, Nero, Weiss e Vincent ( anche se non sono sicurissimo del primo e dell’intensità del loro rapporto che, francamente, le auguro di non avere davvero avuto).
Brian, faccio le mie più sentite condoglianze al tuo vermicello.
Eppure quella Rosso Cremisi sembrava più espansiva, almeno a giudicare dal modo in cui si vestiva e da come faceva la donna fatale quando incrociava Valentine. Shelke non avrà imparato niente da lei a parte la tendenza omicida? Bah…
- Da una persona con il suo carattere non puoi pretendere di più, almeno per il momento- gli fa notare il mio amico.
- Certo, solo che con lei è tutta uno zuccherino: Vincent di qua, Vincent di là, aspetta che Vincent veda che bel voto ho preso; questo dolce piacerà di sicuro a Vincent; non ho tempo per te, perché pranzo da Vincent; vorrei vedere questo film al cinema con lui; uh, ma davvero? Esiste S. Valentino? Allora devo comprare assolutamente un cuore di cioccolato per Vincent, anzi due!; questo attore è molto bello, ma mai quanto Vincent. Vincent, Vincent, Vincent, Vincent, Vincent! Ma lo sa che a volte si confonde e chiama anche il professore di chimica così? -
E’ impressionante, anche Yuffie ripeteva le stesse identiche cose di Shelke e si lamentava come fa adesso Brian. Solo che poi lei con Vincent c’è finita a letto …
Dal canto suo, sul volto dell’ex Turk sembra comparire un’espressione compiaciuta.
Mi chiedo se indosso la stessa faccia da scemo anche io quando Astrea sputacchia il latte sulla camicia pulita di sua nonna. Che poi vedere il viso di Valentine contrarsi in espressioni che non siano indice di sofferenza interiore è quasi impressionante.
Ecco due validi espedienti per rimbambirsi: il sesso e l’istinto paterno.
- Per Shelke non esiste che lei. Si metta nei miei panni, cosa farebbe se la ragazza che le piace si mettesse con un altro? Certo, non credo che sia la stessa cosa, ma ci pensi solo un momento. Non vorrebbe prendere l’altro è sparargli un colpo di pistola nelle palle? Lascerebbe che quella persona se la spupazzasse? Non vorrebbe che la ragazza pensasse solo a lei?-
L’uomo apre la bocca, ma si blocca quando realizza la sequenza di domande che gli sono state rivolte. Anche a lui ricordano terribilmente quella telenovela che è stata la sua vita prima di diventare l’ibrido umano che tutti conosciamo?
Oh. Mio. Dio.
Oh, mio Dio!
OH, MIO DIO!!!
Dire certe cose a Vincent! Vuoi vedere che il nanerottolo bluffa e che in realtà conosca la storia del triangolo Hojo/Lucrescia/ Vincent? Credo che dopo questa conversazione il mio amico sarà costretto a entrare in terapia…
Non contento, lo scemotto rincara la dose.
- Magari farebbero anche un bambino insieme e lei lì a guardare da lontano come un deficiente-
Boooooooom.
E’ la protomateria nel petto di Vincent che esplode.
Oppure è Chaos che brama vendetta?
Sono senza parole e non è una cosa che si vede spesso.
Ignaro del dramma in atto, Brian continua indisturbato.
- Lei come ha fatto a conquistare quello schianto che si porta dietro?-
Parla di Yuffie? Sì, è uno schianto dopo un volo di tredici piani …
Che poi passare da una cotta per Shelke a definire in quel mondo la principessa di Wutai è indice di una malattia mentale. Anche Cloud aveva una cottarella bella grossa per Aerith, però poi ha sposato Tifa Lockheart. Dalla bella alla gnocca, insomma, però dalla Tsviest alla ninja è come passare dall’acqua gassata al thè in lattina. Una lattina parecchio petulante, per inciso, almeno la Tsviest riesce a stare zitta.
- E’… E’ un lunga storia- si lascia sfuggire l’ex Turk, in evidente difficoltà.
Per la verità sono curioso anch’io di sapere come se l’è cavata questo antico impolverato, ammuffito e rattrappito pipistrello quando, la sera che mi hanno lasciato a digiuno, è riuscito a farsi perdonare da Yuffie  la marachella di essere tanto irrimediabilmente sessualmente deceduto.
Beh, non così tanto, visto che poi gliele ha cantate a letto.
- Scommetto che l’ha sbattuta contro un muro al buio di un androne e se l’è presa senza tanti giri di parole. Magari la sua ragazza lo avrà anche ringraziato per il gesto- mugugna.
Fottutissimo cazzo, è colore quello che appare sulle guance di Vin?
L’impavido adolescente non se ne accorge e continua a perorare la sua causa.
- E invece a me è toccato un ceffone, poi settimane di acidità gratuita, indifferenza totale e adesso anche il predicozzo  - si lamenta.
Questo non è un discorso, è una tragicommedia!
- Scommetto che se fossimo finiti a letto adesso sarei seduto su una sedia elettrica, quella cretina non apprezza mai ciò che faccio per lei- conclude.
Già l’idea di un quasi sedicenne e una quasi tredicenne a letto insieme mi infastidisce, se poi penso all’eventualità che una coppia come quei due possa copulare e riprodursi mi fa solo temere che il nascituro nasca con le antenne verdi, la coda e la lingua biforcuta.
Vincent sbatte un po’ le palpebre, forse ha formulato i miei stessi pensieri, poi inspira profondamente per riprendere il controllo di sé.
- Non ti condanno per l’interesse che provi nei suoi confronti, non c’è nulla di male, ma usa moderazione- gli suggerisce il pistolero.
Anche perché ne va della tua vita, aggiungo mentalmente. Dodici o vent’anni, il problema con la piccola Tsviest è che sarebbe capace di farlo a pezzi nel senso letterale del termine,o anche di entrargli nel cervello e di friggerglielo prima che se ne renda conto. Ammesso e non concesso che questo ammasso di ferraglia e ormoni impazziti ce lo abbia, un cervello.
- Moderazione - ripete meccanicamente il ragazzo - Come faccio a usare moderazione? Per lei esisto solo se parlo di fisica quantistica, tanto vale lasciare il segno in altri modi … -
L’uomo stringe l’artiglio di metallo poggiato placidamente sul tavolino.
- Vedi di andarci piano. Se ti becco a marchiare il territorio in “altri” modi non ricorderai nemmeno di aver mai aperto un libro, tanto meno di fisica quantistica. In tal caso il “segno” lo lascerò io sul tuo “corpo”, se è chiaro ciò che intendo -
Il metallo stride un po’ sul legno,spero che la Lockheart non se la prenda per quel lieve graffio sulla superficie intonsa.
Brian stringe di nuovo le gambe.
Messaggio arrivato forte e chiaro, specie alle base sfere.
Dinnanzi a una resa tanto eclatante, Vincent s’intenerisce.
- Sono certo che avrai altre doti da utilizzare e con cui riuscirai a farti notare positivamente- mormora con uno sguardo rivolto a immagini future, come se avesse la scena già davanti agli occhi.
- Cazzo, è vero, lei sa parlare! E io che ho creduto alle parole di quel vostro amico … -
Il darkettone dei nostri stivali scuote la testa come a volersi dare dello scemo da solo.
- Amico? Quale amico?- domanda perplesso l’ex Turk.
- Ma sì, quello con i capelli rosso fuoco- risponde Brian, come per dire l’ovvio.
Vincent sgrana gli occhi.
Reno ha parlato di Valentine a Brian.
Oh, Santo Cazzo, perché me lo sono perso?!?
- … -  il pistolero muove le labbra, ma non emette alcun suono.
- Tipo simpatico, il vostro amico- continua.
E ancora con questa storia! Ma quale amico e amico???
- Mi ha anche dato tanti consigli utili con Shelke- ammette candidamente.
Vi prego, divinità di tutto il Pianeta, evitate che io scoppi a ridere come un folle.
- Consigli?-
Annuisce sornione.
- Quell’uomo è un genio in fatto di donne!-
Così genio che ha fatto finire Vincent e Yuffie nello stesso letto a suo discapito, è probabilmente a corto di donne da un decennio e ha fatto rimediare a te una mandibola smottata.
Guardo fuori dalla finestra e mi gratto la nuca.
Due presunti eredi, due dichiarati idioti.
Vincent lascia cadere la questione, sono sicuro che il suo istinto da predatore notturno stia già escogitando un piano di vendetta.
Il rumore delle campanelle a vento annuncia l’ingresso di un nuovo arrivato.
La piccola Tsviest entra, dà un’occhiata agli avventori, nota una presenza spiacevole, elargisce un buongiorno generico e va a sedersi al bancone dove una Tifa sorridente le offre un succo di frutta.
- E’ talmente arrabbiata con te che neanche ti guarda più in faccia- gli fa notare Vincent.
- Ma non è arrabbiata, anzi, mi è grata!-
Modestia, quella sconosciuta …  Ha un ego simile a Sephiroth.
- Per la tua fervida immaginazione il voler cavare gli occhi una persona con gli stuzzicadenti è segno di gratitudine?- cerca di capire l’ex Turk.
Beh, l’ultima versione di questa storia prevedeva una forchetta, ciò significa che la psicopatologia della ragazzina si sta evolvendo in modo quasi raffinato.
- Da quel giorno non fa che pensare ad altro che a me, credo che un motivo deve esserci … Ora glielo dimostro. Shelke?- non gli si può negare un certo coraggio, oltre che una faccia tosta da fare invidia. Mio adorato erede …
La diretta interessata non si preoccupa neanche di scendere dallo sgabello, né di voltarsi nella direzione del compagno di scuola. In pratica dimostra di averlo sentito sbuffando sonoramente.
- Qual è la cosa più brutta che ti sia capitata nella vita?- le domanda scanzonato.
- Averti conosciuto- i suoi occhi stanno diventando luminescenti, me lo sento.
- E l’esperienza più brutta che hai vissuto?-
-L’azzeramento della distanza tra la mia bocca e il tuo piercing-
- La cosa peggiore che possa ancora capitarti?- al suo posto non tirerei così la corda.
- Svegliarmi al mattino dall’altro capo del tuo letto- questa deve essere l’influenza di Elena, solo lei risponderebbe in questo modo.
- Mi dici una speranza che serbi per il futuro?-
- Non incontrarti all’università-
- E il motivo che ti spinge ad andare avanti?-
- La certezza che un giorno morirai anche tu, cosa che spero accada prima della mia dipartita e non dopo, non mi perderei l’evento per nulla al mondo-
Almeno la faccia di Vince ha un che di comico!
- Cos’è la cosa più carina che riesci ad augurarmi in questo momento?-
- La castrazione biologica-
Soddisfatto dalle risposte psicotiche di Shelke, Brian si volta verso Vincent con un sorriso che arriva da un orecchio all’altro.

- Visto, mi ama!-
 
 
 
 



Ultimo aggiornamento della stagione, poi silenzio stampa di giugno, probabile aggiornamento di un capitolo a luglio - un capitolino a me caro, perché mi fa tenerezza e non perché apporti chissà che novità alla trama - e poi ad agosto ci sarà un grande, grandissimo, esagerato botto, così esagerato che mia madre non vede l’ora che avvenga, mia sorella mi ha già preparato i bagagli davanti alla porta e mio papà ... No, panino no, lui piange, perché sa di essere l’insostituibile uomo della mia vita <3
Ok, chiusa parentesi sulla mia vita di cui non frega niente a nessuno.
Nota capitolo precedente, un tale “Un motivo in più”. La risposta alle recensioni arriverà quanto prima, questo vale anche per gli altri capitoli. Comunque, per riassumere il mio pensiero, visto che qualcuno è rimasto un po’ basito dall’atteggiamento di Chocobo Biondo, non è che Cloud non voglia il bambino, ma è talmente spaventato all’idea da diventare addirittura pericoloso( assaggiate il thè salato e poi mi fate sapere). E’ autobiografico, lo ammetto, interamente ispirato a me e alle turbe mentali che mi investono quando vedo qualcosa di vagamente somigliante a un ventre tondeggiante.
Alla fine si tranquillizza, anche perché la frittata è fatta. O il bucato, se vogliamo restare fedeli al linguaggio del Vero Uomo della storia ( che, guarda caso, il casino lo ha combinato per primo …).
Su Cid. Dio, quanto amo quest’uomo! Credo che neanche Nomura lo ami quanto me, raccontare le cose dal suo punto di vista mi fa sentire una persona migliore. O più psicotica, che tanto è uguale.
Su Vincent. Lo so, lo faccio parlare troppo, ma francamente l’ho sempre visto come una persona taciturna che però al momento giusto sa cosa dire e come dirlo. Insomma, non apre la bocca per far prendere aria ai denti, ma solo per validi motivi. La virtù di Shelke è un valido motivo per spolverare le gengine, attivale la mandibola, flettere la lingua e far vibrare le corde vocali? Secondo me sì, poi è questione di opinioni condivisibili o meno.
Su Brian. In realtà neanche lui parla molto, almeno nella mia testa, solo che se si tratta di determinati argomenti diventa meno riservato. In fin dei conti è un adolescente e la sua “darkezza” passa in secondo piano se c’è qualcuno disposto ad ascoltarlo senza giudicarlo. Magari è rassicurato dalla presenza di Vincent più di quanto voglia far credere, è pur sempre un ragazzo senza padre …
Lo sapete che mi mancherete? E che mi mancherà riaprire il file con la storia? E che mi mancherà tanto Cid? Spero di riuscire ad aggiornare come stabilito, in caso contrario auguro una buona estate a tutti voi ( oh cielo,qui sta per diluviare e sembra stia arrivando l’inverno, ma pazienza).
Un abbraccio a tutti voi e grazie sempre di tutto.
Manila.

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Capitolo 63
*** By your side ***


56. By your side
(Denzel)



- Va un po’ meglio?-
Cloud passa uno straccetto bagnato a Tifa che lo tampona sulle guance e sulla fronte, annuendo.
-  Vuoi che ti prepari un thè?- le chiede.
Lei scuote la testa e si porta una mano alla bocca, come a voler trattenere un conato.
E’ da giorni che va avanti così: nausea, capogiri, odori che le danno fastidio e ho sentito Elmyra raccontare a Barret che la pressione del suo sangue scende di botto. Forse è quello che è successo stamattina. Ci siamo alzati tutti allarmati, perché abbiamo sentito un tonfo e abbiamo trovato Tifa distesa sul pavimento del ballatoio, svenuta.
- Forse è meglio che chiami il medico- continua il mio amico.
Tifa scuote di nuovo la testa.
- Tranquillo, mi ha detto che è tutto normale- lo rassicura.
Ma se è tutto normale, perché è sempre così fiacca e debole?
Fermo sulla porta della loro camera, stringo un po’ i pugni.
Non capisco.
- A questo punto direi che è meglio che tu non scenda al lavoro stamattina. Resta a letto, al bar ci penso io- stabilisce Cloud.
- Ma no, dai, mi sento già meglio - protesta la ragazza.
- Oh, sì, pronta per scontrarti nuovamente con Sephiroth – risponde lui.
Mi chiedo se anche il Generale fosse così pestifero quando ancora era nella pancia della sua mamma. Scommetto di no…
- Questo bimbo non è ancora nato e già ti somiglia, Cloud. Combina casini- dice, sbuffando ma senza stizza.
Cloud le stringe la mano e le sorride lievemente.
Cos’avrà da sorridere, il nuovo fratellino fa del male a Tifa e lui lo trova divertente! E poi non credo gli somigli, non è vero che Cloud fa casini, anzi, è sempre lui a rimettere le cose a posto. Beh, certo, spesso dimentica di sparecchiare, oppure si fa la doccia e lascia gli asciugamani a terra in un lago d’acqua, ma questo che c’entra? Poi riordina tutto quando Tifa o Marlene lo sgridano…
- Affatto, è tutto sua madre: ogni scusa è buona per farsi coccolare!-
Lei gli regala un sorriso aperto e io mi sento sempre più confuso.
In pratica questo bambino fa casini, provoca la nausea a Tifa, le succhia il sangue facendole abbassare la pressione, la fa vomitare tutte le mattine e la fa svenire ovunque si trovi… Solo tenendo conto di questa lista dovrebbe essere in punizione dalla data di nascita fino al compimento della maggiore età. E loro cosa fanno? Si sorridono, si stringono le mani, si fanno le coccole, dicono che non vedono l’ora di tenerlo in  braccio! Magari quando darà fuoco alla casa scoppieranno a ridere e applaudiranno.
Ringhio come quando Cait Sith tira i baffi a Noel e attraggo involontariamente la loro attenzione.
- Denzel!-
Tifa si alza su un gomito e mi chiama a sé con l’altra mano.
E’ tanto pallida.
Lei ha sempre un bel colorito salutare.
E’ tanto debole.
Tifa è sempre forte e combattiva.
E’ costretta a non alzarsi dal letto.
Lei odia essere malata.
Evita di avvicinarsi troppo ai cibi perché gli odori le danno fastidio.
Eppure ama tantissimo cucinare per noi.
E’ ridotta uno straccio.
Ma è sempre lei a prendersi cura di noi quando siamo malati e mai viceversa.
Mi guarda con uno sguardo dolce.
Ma lo farò ancora quando sarà mamma di un altro bimbo?
A me questo bambino non piace!
- Denzel … - mi chiama nuovamente Cloud, visto che non ho mosso un passo verso di loro.
Abbasso lo sguardo sul pavimento mi volto di spalle.
- Io… io devo andare a scuola, se non mi sbrigo perdo il pullman- è tutto ciò che riesco a dire prima di prendere le scale di corsa e di raggiungere Marlene, ferma all’ultimo, gradino già con la cartella pronta e l’espressione perplessa.



Il bus non è molto affollato, stamattina. Ormai la scuola è agli sgoccioli e molti bambini restano a casa prima dello scadere dell’anno scolastico. Anche a me piacerebbe finire prima, ma Tifa non vuole, dice che un impegno va rispettato fino alla fine e che ci tocca andare in classe ancora per un po’.
Sbuffo, mentre osservo distratto la gente che cammina per strada.
E se morisse?
Tifa, intendo.
Aspettare un bambino non è affatto una cosa bella, è come prendere un brutto virus e ammalarsi e lei è l’unica mamma che mi resta, non voglio perderla!
- So a cosa stai pensando-
Una voce alla mia destra mi distrae dai miei pensieri.
- So che ti dispiace se Tifa sta male, ma è così che deve andare-
Marlene a volte mi fa innervosire, crede di sapere tutto come gli adulti e il bello è che spesso ci prende! Ma non questa volta, me lo sento, in fin dei conti non ha mai avuto figli.
- E tu che ne sai?- domando sospettoso.
- Il mio papà dice che anche la mia mamma non si sentiva bene all’inizio della gravidanza, ma poi la situazione è migliorata- mi spiega.
Già, lei ha chi le racconta di quando non era ancora nata, ma io non ho più nessuno che possa parlarmi di mia madre e di cosa le succedesse quando ero nel suo pancione.
- E poi ricordi Shera? Anche lei vomitava tanto … - continua come se la cosa fosse ovvia.
Come dimenticare quella notte da incubo trascorsa accanto a loro due, chine una sul w.c. e l’altra su una bacinella?
Poverine e poveri noi maschi!
Per la verità non riesco neanche a dimenticare la reazione di Cid quando sono sceso in cucina e sono tornato su, lasciandoli soli neanche per dieci minuti. Si è messo a giocare con le sue bambole …
Questo pensiero, però, un po’ mi fa sorridere.
- Sì, ma Shera non è mai svenuta!- le faccio notare.
Marlene è fatta così, ricorda solo ciò che le fa comodo, dimenticando tutto ciò che può dar ragione agli altri.
- Però non riusciva a dormire bene!- insiste.
E va bene, mi arrendo: la gravidanza è una malattia per tutte le donne e mia sorella è un caso disperato anche se non è incinta.
Alzo gli occhi al cielo e torno a guardare il niente, mentre lei continua a fissarmi insistentemente.
Quando fa così è insopportabile, devo chiedere a Brian come farla smettere.
- A me sembra malata e basta- sbotto arrabbiato.
- Non è malata, ma anche se lo fosse avrebbe bisogno di maggiore aiuto da parte tua, non puoi continuare a ignorarla perché ti dispiace vederla stanca e debole. Quando sei arrivato a casa anche tu eri malato, ma lei non ti ha lasciato mai solo, ti ha curato con l’affetto. Se credi che aspettare un bambino sia come essere malati, allora aiutala a guarire standole vicino- mi rimprovera.
- E se morisse?- domando un po’ arrabbiato.
Mi guarda meravigliata, come se stessi facendo una domanda di cui dovrei conoscere già la risposta.
- Se morisse almeno avresti provato a curarla, non ti pare? Ci sono cose che noi bambini non possiamo fare, ma non è una buona scusa per non fare neanche quello che possiamo e tu non lo stai facendo!-
Mi fa impressione quando mi guarda così. E’ decisa, sicura di ciò che dice, sembra avere il fuoco negli occhi e non riesco mai a contraddirla.
- Ma se non bastasse?- domando in un bisbiglio.
- Tifa non ha mai chiesto altro a nessuno, non ha mai chiesto alle persone di fare cose che non sono capaci di fare, quindi se ti chiede di avvicinarti e di prenderle la mano significa che ne sei in grado, somaro!- mi sgrida aumentando la voce e alzandosi dal suo sedile.
Sbatto le palpebbre, ci stanno guardando tutti e a me sembra di aver fatto qualcosa di irrimediabilmente cattivo a Tifa.
Adesso ho paura che muoia prima che io torni a casa da scuola, prima che io possa avvicinarmi al suo letto e prendere la sua mano.
E’ vero, forse quando nascerà il bambino non sarò più il suo primo pensiero, forse non mi chiederà più di avvicinarmi, non mi farà più una carezza, però adesso è così debole e delicata che l’unica cosa che posso fare per lei è starle vicino così come ha urlato Marlene.
Mia sorella mi guarda con un’espressione furente che si distende man mano che si abbassa fino a tornare seduta.
- Spero che tu rifletta sui tuoi errori, giovanotto! E’ così che direbbe papà, ma con molte più parolacce … - conclude, aprendo il suo adorato quaderno dei disegni.
Giuro, a volte mi fa paura.
Incrocio le braccia e torno a fissare fuori dal vetro.
Adesso sono più preoccupato di prima.
Marlene non ha torto, su questo non ci piove, però a me sembra davvero poco limitarmi a coccolare Tifa, visto che è tanto malata e che potrebbe morire. Ma che altro potrei fare?
Me la immagino a letto, con lo straccetto bagnato sulla fronte a rinfrescarla dalla febbre alta, mentre fa brutti sogni e si sente sola, un po’ come capitava a me quando avevo il geostigma e…
Un momento, vuoi vedere che…
Perchè non ci ho pensato prima?!
Veloce apro lo zainetto e controllo se ho la borraccia con me. Bene, è lì nella tasca posteriore. Però come arrivarci? Siamo dall’altra parte di Edge e quel posto è molto lontano da qui.
Spio Marlene alla mia destra, intenta a guardare i suoi adorati disegni. Lei saprebbe come fare, ma non voglio coinvolgerla, perché l’idea che mi è venuta sembra molto stupida anche a me e so che finirebbe in punizione pur di aiutarmi, ma credo sia l’unica opportunità di salvare Tifa.
- Senti, Marly, secondo te come si può raggiungere un posto molto lontano senza patente? Un luogo dove non arrivano i mezzi pubblici?-
Mia sorella alza la testa dal quaderno e mi guarda come se fossi diventato scemo, poi sembra rifletterci.
- Beh, quando papà era con Avalance e giravano per il Pianeta in cerca di Sephiroth so che spesso viaggiavano a piedi, oppure facendo l’autostop, oppure nascondendosi a brodo di navi e treni, però mi ha sempre detto che era troppo pericoloso e si è tanto raccomandato di non farlo mai-
Autostop. Non mi sembra una cattiva idea. E neanche raggiungere Midgar a piedi, anche se potrei impiegarci tutto il giorno.
- Perché?- mi chiede Marlene che poi rivolge nuovamente l’attenzione alle sue cose, visto che non le ho risposto.
Ok, ho deciso, oggi salvo Tifa dalla morte e dalla malattia.

***
- Non ce la faccio- mi almento, portandomi le mani all’addome e strofinandomelo forte.
- Ma se stavi benissimo fino a un minuto fa!- mi fa notare Marlene.
Sbuffo.
- Senti, Marly, io torno a casa, non ce la faccio proprio- continuo.
Mi guarda preoccupata e indecisa.
- Io torno a casa, dillo tu alla maestra, ok?- le dico prima di darle le spalle e correre con tutto il fiato che ho per allontanarmi da scuola. Se mi vede la maestra il mio piano fallirà prima ancora di provarci.
So che mia sorella cercherà di raggiungermi, ma corro molto più veloce di lei e riesco a seminarla e dopo un po’ rallento, col fiatone e un dolore al fianco, ma con la borraccia ben stretta tra le mani.
***


Uffà.
Credo di stare camminando da un’eternità. Non ricordavo che quel posto fosse così lontano, ma forse è perché ci vengo con Cloud e lui mi accompagna in moto.
Giro l’angolo e mi ritrovo in un vicolo che ricordavo meno isolato e meno sporco. Soprattutto, ricordavo fosse meno pieno di ragazzi più grandi di me. Sono disposti in cerchio e parlottolano tra di loro, quindi mi avvicino di più al muro di un palazzo vecchio e scrostato per non farmi notare, però non mi accorgo di un barattolo di latta nascosto da un vecchio giornale e inciampo, facendo un bel po’ di rumore.
Riesco a non cadere e a non perdere la presa sulla borraccia. Però, sto diventando bravo… Marlene sarebbe orgogliosa di me!
Uno strattone, tuttavia, mi fa tornare alla realtà.
- Ma tu guarda, cosa abbiamo qui?- dice un ragazzo alto il doppio di me con le lentiggini sul naso.
- Un  marmocchio- gli risponde un altro, più basso e grassoccio.
- Guardate com’è vestito bene!- mi prende in giro un ragazzo con i capelli neri e ricci.
- Sembra un damerino- afferma un tizio con i denti scuri.
- Chissà se ha soldi con sé?- un ragazzo con la maglia rossa posa lo sguardo sul mio zainetto.
- Perché non lo scorpiamo?- Risponde quello alto.
E’ un attimo e mi sono tutti addosso. Mi sento strattonato, tirato, calpestato e a nulla valgono i miei tentativi di difesa, sono troppi e sento strapparmi via lo zaino, mentre l’altra mano viene privata della borraccia.
Oh, no! Come salverò Tifa dalla morte?
Questo pensiero mi aiuta a reagire e comincio a sferrare calci a destra e a manca, ma sono davvero troppi per me e quando credo che sia finita e che la mia piccola missione sia fallita, sento il rombo di una moto sfrecciarmi vicino e raggiungere i tre che cercano di allontanarsi di corsa col mio zaino. Voltano l’angolo e si sentono rumore di secchi della spazzatura che rotolano, proteste e lamenti, mentre gli altri due ragazzi cercano di mantenermi fermo, col risultato di farmi saltare alcuni bottoni della camicia.
Pochi minuti dopo la moto nera si avvicina a gran velocità e il suo conducente butta ai nostri piedi il mio zaino, ma non riesco a vederlo controluce. I ragazzi si guardano negli occhi, per poi decidere di arrendersi e di lasciarmi andare.
Inginocchiato per terra, sporco e col fiatone, non presto attenzione a chi ho davanti, con un solo pensiero a preoccuparmi da morire: dov’è finita la mia borraccia?!
Mi guardo intorno disperato, ma non la vedo, mi abbasso sull’asfalto consumato per cercarla meglio, ma niente!
- Stai cercando questa? -  Mi chiede il motociclista e quasi dimentico di conoscerla, questa voce, mentre affretto la borraccia che penzola dal dito del mio salvatore.
La stringo al petto più che posso, adesso mi tocca anche ringraziare questa persona per avermela riportata, nonostante Cloud mi raccomandi sempre di starle lontano.
Spegne il motore, mette la moto sul cavalletto e incrocia le braccia.
- Yo, moccioso, non dovresti essere a scuola in questo momento?- mi chiede
- E’ finita- rispondo deciso.
- Ma non manca qualche altro giorno?-
- Intendo la giornata scolastica. Saranno almeno ora di pranzo!- gli faccio notare, mentre mi dà una mano e mi aiuta a sollevarmi.
- Cosa stai facendo qui?- indaga.
- Chiedo l’autostop- rispondo come se fosse la cosa più ovvia.
-Vuoi un passaggio per ritornare al Pianeta? No, perché in zone come questa rischi di arrivarci per direttissima-
- Voglio un passaggio per il Settore 6 - affermo con una sicurezza che non ho, nel tentativo di somigliare un po’ a Marlene.
- Tua madre sa che sei qui?- continua con le domande.
Figuriamoci, mi rinchiuderebbe in cantina fino al prossimo compleanno.
- Certo, è lei che mi ha mandato!- mento.
Il sopracciglio rosso si solleva, non devo essere molto bravo, accidenti.
- La gravidanza ha fatto impazzire la Lockheart?- continua, dubbioso.
- No, ma l’ha fatta ammalare gravemente. Sta per morire!- lo informo con apprensione.
L’uomo mi guarda perplesso.
- E’ l’effetto dello sperma al mako di Strife?-
Il cosa?
- Eh?- sono io a guardarlo confuso adesso.
- Bah, lascia perdere- e sventola una mano come a voler scacciare via ciò a cui stava pensando e di cui solo lui ha capito il significato.
- Tornatene a casa- sputa lì, dimostrato di non aver capito la gravità della situazione.
- E come? - sbotto - Sono lontano da casa anni luce, sono a piedi, non ho ancora fatto quello che devo e se non lo faccio Tifa rischia di morire!- lo dico talmente veloce che mi ritrovo di nuovo col fiatone.
- Moccioso, tornatene a casa- insiste, togliendo il cavalletto dalla moto e avviandola.
- Non posso- insisto.
- Fa’ come ti ho detto se non vuoi finire male-
- Finirà male comunque se non arrivo al Settore 6-
- Torna.a.casa.- è categorico.
- Non.mi.muovo.di.qui., anzi, dammi un passaggio!- punto i piedi a terra e lo guardo fisso negli occhi dal colore che ricorda molto quello di Cloud.
- Non ho tempo da perdere con te- 
- E neanche io con te. Se non vuoi darmi un passaggio, me ne vado da solo come ho fatto finora-
L’uomo sorride storto.
- Se non fossi arrivato io a quest’ora saresti poltiglia e tua madre Tettebelle non sarebbe in grado di riconoscere neanche le suole delle tue scarpe- mi fa notare.
- Sciocchezze, era tutto sottocontrollo-
Seh, come no…
- Non tornerai a casa?- domanda.
- Non tornerò a casa- confermo.
- E se non vai al Settore 6 la Lockheart morirà entro stasera-
- Già- confermo.
L’uomo scuote la chioma rossa.
- Sei suonato peggio di quell’idiota di tuo padre- borbotta.
Cloud non è un idiota!
E neanche quello vero lo era…
- Allora?- domando ansioso.
Mi guarda ancora per qualche istante e poi cede.
- E va bene, moccioso, scommetto che se Strife venisse a sapere che ti ho lasciato solo in questo letamaio sarebbe capace di girare in lungo e in largo il Pianeta pur di uccidermi. Non che la cosa mi preoccupi, non ci riuscirebbe mai, ma mi scoccerebbe vedermi di continuo la sua faccia davanti… -
Sorrido e salto dietro di lui con la borraccia salda in una mano.
- Prima, però, devo fare una cosa- dico nuovamente.
- Non ti sembra di prenderti troppe confidente, pustacchio di uno Strife?-
- Tanto è di strada- insisto sghignazzando.
L’uomo scuote il capo.
- Tale e quale a quell’idiota di tuo padre… - mugugna, ma poi la sua voce viene coperta dal rombo del motore.
Non capisco perché Cloud mi ripeta di continuo di stargli lontano, non è così male questo Reno dei Turk…
***
- Era proprio necessario?-
Reno ferma la moto a destinazione e io faccio per scendere.
- Certo che lo era, e poi ci abbiamo messo un attimo- gli faccio notare.
Con un salto scendo dal mezzo, stringendo un po’ più forte la borraccia in una mano e il sacchetto contenente un lumino nell’altra. Tifa non viene mai qui senza, così ho pensato di accendere una candelina per l’amica di Cloud che ora non c’è più.
Spingo il portale e dentro piano, mi fa sempre un po’ impressione tornare nella chiesa del Settore 6, è qui che ho conosciuto Cloud ed è qui che ho trovato la mia nuova famiglia.
Avanzo di qualche passo, facendo attenzione a non inciampare, visto che il pavimento è tutto sconnesso. Poco lontano dal laghettoc’è ancora il lumino che Tifa ha lasciato l’ultima volta che siamo stati qui, così lo prendo e lo infilo nello zainetto, sostituendolo con quello nuovo che ho comprato con i soldi della merenda, poi prendo l’accendino che mi ha prestato Reno e accendo lo stoppino.
Sorrido, spero che quella ragazza, ovunque sia, possa vedere questa luce picicna piccina e ricordarsi che Tifa e Cloud e anche Marlene le hanno voluto molto bene e che manca a tutti.
A tutti tranne a me, ovviamente, eppure con tutti i racconti che ho sentito, mi sarebbe piaciuto incontrarla almeno una volta…
Sopsiro e mi dirigo verso il laghetto.
L’acqua è ferma e cristallina, la luce che filtra dal soffitto la rende ancora più limpida.
E’ garzie a quest’acqua che sono guarito ed è per questo che sono qui: voglio riempira la borraccia e portarla a Tifa, così ogni suo male svanirà per sempre, com’è successo a me.
Sono stato bravo, no? Ho trovato un’idea splendida per far smettere a quel bambino pestifero di farla ammalare!
Mi avvicino di qualche passo al bordo, facendo attenzione a non cadere, anche se fa caldo e un bel bagno sarebbe divertente.
A parte il rumore di qualche goccia, qui dentro è smepre tuto silenzioso, i rumori esterni non si sentono affatto, o a me sembra così.
Respiro un po’ di più, mi piace il profumo dei fiorellini gialli…
- Ciao-
Una voce mi saluta.
Mi volto, ma non vedo nessuno, la chiesa è deserta. Dalla luce del portone spalancato vedo la sagoma di Reno, appoggiato alla moto.
Forse me lo sono sognato.
Mi abbasso nuovamente, chiudo le mani a coppa e mi verso un po’ d’acqua sulle guance, sono davvero stanco.
- Ciao, ciao!-
Di nuovo?
Questa volta non posso averlo immaginato, ma continuo a non vedere nessuno, oltre al Turk, che è troppo distante da me per potersi avvicinare, prendermi in giro e tornare in sella alla moto.
E poi questa è la voce di una ragazza.
Sbuffo, forse la stanchezza mi fa sentire cose non vere.
Mi abbasso di nuovo per riempire la borraccia togliendomela dalla tracolla, ma poggio male un piede e scivolo in avanti, atterrando sulle ginocchia e affondando nel laghetto fino ai gomiti.
Accidenti!
Una risata fa di nuovo eco e avverto una presenza alle mie spalle, ma quando vado per voltarmi sono di nuovo solo.
Mi tiro un po’ su, sedendomi sui talloni e portandomi una mano sulla fronte per spostare il ciuffo. Sono davvero confuso.
Muovendomi l’acqua si increspa, rimandandomi la mia immagine tutta distorta, ma quando il liquido torna a essere liscio e illuminato dal sole che penetra dal soffico quasi del tutto crollato, trovo ad osservarmi due occhi curiosi, così verdi da non sembrare veri.
Salto su come colpito da un petardo, cerco di girarmi, ma la presenza alle mie spalle mi blocca e non mi fa voltare.
- Ciao!- ripete di nuovo, e la sua voce non è cattiva o arrabbiata, ma è allegra e serena.
- C…ciao- balbetto come un cretino.
- Non volevo spaventarti- si scusa.
Guardo la persona che ho alle spalle nel riflesso dell’acqua ma, stranamente, non riesco a vederla tutta, è come se guardassi la sua immagine e subito dopo dimenticassi come sono fatte le parti del suo viso. Riesco solo a concertrarmi su alcune cose separatamente. Adesso, ad esempio, le sue sopracciglia si corrugano un po’ preoccupate.
E’ una ragazza, una ragazza con gli occhi verdi come gli smeraldi finti sulla corona finta di Marlene. Solo che brillano molto, molto di più.
- Non mi hai spaventato affatto!- mi lamento.
Le sue labbra vanno verso l’alto.
- Ah no?-
- No!- la rassicuro, mentre mi sposto il ciuffo bagnato dalla fronte.
- Somigli a una persona che conosco quando fai così, Denzel- la sua voce si fa un po’ nostalgica.
Hey, come fa a sapere il mio nome?
- Come… - cerco di chiederle e lei inclina la testa
- Ti ho visto spesso qui, ma non eri mai solo-
Mi ha visto qui?! Certo, ci vengo con Cloud, Tifa e Marlene, ma lei non l’ho mai vista.
- Io, invece, non ti ho mai vista-
Annuisce e un fiocco rosa si muove tra i suoi boccoli chiari.
- Ero ben nascosta-
Ma tu guarda, una spiona!
- Cosa fai qui tutto solo?-
Una spiona curiosa…
- Sono in missione, ma è un segreto- dico, abbassando la voce.
Ma se è una sconosciuta, spiona e curiosa, perché non riesco a non risponderle quando mi rivolge le sue curiose domande?
-Oh, una missione … -
Sospiro.
- Sembra una cosa importante- dice, mentre si picchietta il mento con l’indice.
- Di cosa si tratta?- mi chiede poi, portandosi le bracci dietro la schiena e inclinando la testa di lato.
Lo so che non è normale, ma mi ricorda Marlene.
Quel fiocco rosa che dondola a ogni suo movimento, poi…
- Mia madre sta per morire- butto fuori tutto d’un fiato, come se la notizia mi stesse scoppiando in bocca.
Le sue sopracciglia lunghe sbattono.
- Chi è la tua mamma?-
- Si chiama Tifa-
La ragazza corruga la fronte.
- Mmm, strano, perché non c’è nessuno con quel nome che debba tornare al Pianeta, però c’è qualcuno legato a lei che sta per lasciare il Lifestream …-
Fare cosa?
- Che significa?- domando.
- Cos’ha la tua mamma?- mi chiede invece di rispondermi.
- Aspetta un bambino- dico sconsolato.
- Quindi avevo ragione io, non sta morendo nessuno… -
Sorride, di quei sorrisi che solo le fate dei libri di Marlene sono capaci di fare.
- … Ma sta arrivando qualcuno di speciale nelle vostre vite- aggiunge.
- Tu non capisci, questo bambino la sta uccidendo! Non riesce a mangiare, vomita sempre, sviene perché lui le succhia tutto il sangue e la pressione si abbassa, è sempre debole. Sai, lei non è mai debole! -
La ragazza sospira.
- E’ sempre stata molto fragile, invece, solo che non ha mai voluto farlo sapere a nessuno … - mormora, parlando più a se stessa che a me.
Sono le stesse parole che una volta ho sentito dire da Elmyra, mentre spiegava a Cloud il perché della sua preoccupazione per la scelta dell’abito da sposa. Lo so che origliare non sta bene, solo che ero curioso di sapere perché Tifa fosse così preoccupata in quel periodo. Ma questa ragazza che ne sa?
- Tu la conosci?!-
Le sue labbra sorridono di nuovo.
- E’ un po’ il difetto di tutte le mamme, sai?-
Forse ha ragione lei. Anche la mia mamma, quella vera, faceva sempre di tutto per farmi credere che andava tutto bene e quando sono rimasto solo ho pregato tanto perché lei tornasse e mi dicesse che sarebbe tornato tutto come prima, che le cose si sarebbero messe a posto, che lei e papà sarebbeto tornati da me …
- Sei un’esperta di mamme?-
Ride e la sua risata è limpida come l’acqua da cui riesco solo a intravedere la sua immagine.
- Ne ho avute due, una più meravigliosa dell’altra-
- E la tua seconda mamma ha mai avuto altri bambini?- domando, perché forse ho trovato qualcuno che può capirmi.
- Mi sarebbe piaciuto tanto, meritava di non rimanere sola-
- Ma non ci sei tu con lei?-
Faccio fatica a capirla.
- Sì, io sono sempre con lei e a volte percepisce la mia presenza anche se non dovrebbe. Sarà il potere magico delle mamme…-
Rido.
- Anche la mia seconda mamma riesce sempre a trovarmi quando gioco a nascondino con mia sorella, anche se non so come fa, anche se non sta giocando con noi. Dice “ Denzel, ti ho detto mille volte di non nasconderti qui, è pericoloso!” oppure dice “ Se ti becco di nuovo qui dentro ti faccio vedere come mi ha allenata bene il mio vecchio maestro di karate!” o ancora “ Ma dai, questo nascondiglio è troppo scontato!”. La tua cosa dice quando ti scopre?- non credo minacci di sculacciarla, non la vedo bene ma sembra un bel po’ più grande di me…
La ragazza fa una pausa, forse ci pensa e poi mi risponde.
- Si porta una mano al cuore- dice dolcemente.
- La fai spaventare così tanto???-
Ride di nuovo.
- Beh, sì, forse si spaventa anche … -
Non so perché, ma quando mi risponde, se mi risponde e non mi rivolge un’altra domanda, ciò che dice non mi è mai perfettamente chiaro.
 - L’unica cosa che uccide Tifa è l’assenza delle persone che ama, essere abbandonata è ciò che la spaventa di più-
- Sì, ma questo bambino è molto più pericoloso, la fa star male davvero!-
Come fa a non capire?
Inclina nuovamente la testa.
- Credi davvero che sia l’unico bambino a farla star male in questo momento?-
- Certo, chi altri se no?-
Scuote la testa facendo ballare tutti i suoi bei boccoli.
- Come credi che stia adesso, senza vederti tornare a casa alla solita ora?-
Uffà, ha sempre la risposta pronta.
- Tanto non credo se ne sia accorta, ormai è troppo impegnata a pensare al bambino…- borbotto, tirando un calcio a un sassolino che finisce dritto in acqua e facendo increspare la sua superficie. Tutto ciò che riflette si trasforma in tante pieghe liquide e l’immagine della ragazza sembra sparire per un attimo.
Quando l’acqua torna a essere una tranquilla superficie riflettente, gli occhi verdi sono bassi, mezzi coperti dalle sopracciglia.
- Dimmi, Denzel, quando sei arrivato tu Tifa ha smesso di voler bene a Marlene?-
Conosce anche mia sorella?!
Scuoto un po’ la testa.
- Quando eri malato, ti ha mai trascurato?-
Faccio ancora segno di no.
- Quando sei stato rapito da Kadaj, ha smesso di essere preoccupata per lei, mentre correva a cercare te?-
Come fa a sapere tutte queste cose?
- E credi che le volesse meno bene, perché c’eri tu?-
Metto il broncio. Tifa ha sempre voluto bene a me e a Marlene allo stesso modo.
- Non c’è limite all’amore di una mamma, ha un cuore talmente grande che riesce ad amare tutti i suoi figli, anche se sono tre, anche se sono dieci, o cento. E adesso tu le stai spezzando il cuore, perché non sa dove sei -
- Ma Tifa adesso aspetta un bambino suo, mentre io… -
- … Hai paura di restare solo, ma non lo sei-  conclude per me.
La guardo con gli occhi spalancati, perché è proprio così che mi sento da un po’ di tempo, solo che nessuno se n’è accorto.
Sorride teneramente.
- Somigli tanto a lui quando fai così-
Non so perché, ma so per certo che quel “lui” di cui parla è Cloud.
Allora forse ha ragione, perché Tifa è stata di nuovo felice quando lui non è andato più via.
Mi tremano le labbra.
- Inoltre tu sei fondamentale per lei, stai per diventare un fratello ancora più maggiore! Prima dovevi aiutare solo Marlene, adesso hai una responsabilità in più ed è importante che questo bambino abbia qualcuno che lo aiuti-
La guardo perplesso. Cosa dovrei fare, cambiare i pannolini?
La ragazza alza gli occhi al cielo e poi mi indica un punto ben preciso della chiesa, dall’altra parte del laghetto.
Quando il mio sguardo raggiunge il suo obiettivo resto senza fiato.
La spada di Zack.
Un Eroe…
Cloud non mi parla spesso di lui, ma quando lo fa i suoi occhi brillano. All’inizio erano tristi, ma poi è come se la parte brutta dei suoi ricordi sia stata sostituita da quelli belli e quando mi racconta di lui avverto tutta la sua nostalgia, ma anche il grande affetto che ancora prova.
- Neanche loro erano fratelli, sai? Eppure Zack ha dato la vita per lui. Ma prima ancora gli ha insegnato a vivere, gli ha fatto capire che per qualcuno era importante. Gli ha dimostrato che Cloud era ed è ancora indispensabile. Poi Cloud ha cercato d’insegnarlo a te e tu, da bravo ragazzino, cerchi di fare del tuo meglio. Adesso è il tuo turno, tocca a te allungare una mano verso chi ha bisogno, tocca a te aprire le braccia e accogliere una persona per cui diventerai importantissimo-
Oh, mamma, non ci avevo pensato!
Quante volte ho pensato che avrei preferito non arrivasse? Quante volte ho detto solo a me stesso che lo odiavo senza neanche averlo ancora conosciuto? Forse è per questo che Tifa sta male, perché il fratellino ha sentito prima ancora di nascere che non ero disposto ad accettarlo… E’ colpa mia?
Abbasso la testa e mi guardo i piedi che mi si ripiegano verso l’interno e che gratto sulle mattonelle smosse.
- Dici che sono stato cattivo?-  chiedo, non riferendomi solo alla mia fuga segreta.
Vedo di nuovo la mano di Tifa tesa verso la mia e mi sento ancora più in colpa.
Scuote la testa.
- No, non cattivo, solo un po’… Strife!- risponde, scoppiando a ridere.
- Ed è una cosa brutta?- domando preoccupato.
- Sai cos’ha fatto lui per porre rimedio al danno procurato a quella poveretta?-
Annuisco.
E’ ciò che ha fatto felici anche noi.
- E’ tornato!-
- E sai cosa devi fare per farla stare di nuovo bene? -
Mi viene in mente solo una cosa.
- Stringerle la mano finchè non si sentirà meglio… -
Sorride soddisfatta.
 Ma la malattia? Il vomito? La pressione? La morte?
- Torna a casa… - bisbiglia al mio orecchio.
Sì, torno a casa!
Annuisco, però…
- Posso… posso prendere un po’ d’acqua?- le chiedo come se la chiesa, i fiori, il laghetto e tutto quello che c’è qui intorno fosse suo.
Anzi, sento che sia suo.
- Sei venuto qui per questo, no?-
Le faccio un sorrisone, afferro la borraccia e comincio a riempire. E’ una cosa che mi diverte molto, immergo il recipiente nel laghetto e lascio sfiorare la superficie solo al collo stretto, così le bollicine sono più forti. Mentre raccolgo il prezioso tesoro, però, mi prende una grande curiosità, perché è una cosa che mi sento ripetere spesso da tutti, ma con toni diversi.
- Somiglio davvero a Cloud?- domando, quando ho portato a termine il mio compito.
Ma quando mi volto, lei non c’è più, averto solo il profumo dei fiori molto più forte di prima e il vento che fa ondeggiare i petali.
Qualche gocciolina si stacca dalle travi del soffitto e cade nel laghetto, provocando un suono delicato.
Sono di nuovo solo.
Grazie.
Mi alzo e corro verso l’esterno, dove Reno si stiracchia in sella alla moto.
- Fatto!- lo informo, scutendo la borraccia piena e ancora bagnata.
- Che c’è, moccioso, adesso ti sei messo a parlare da solo?- mi guarda sospettoso.
- Solo?! Ma… non l’hai vista?-
Eppure era alta, bella, con un vestitino rosa. Come ha fatto a non notarla?
Forse Cloud ha ragione, è un po’ scemo.
- Visto cosa?-
- La persona che era con me!-
Reno mi guarda perplesso.
- Non l’hai neanche sentita parlare?-
Il Turk si morde le mascelle.
- Ci sono degli allucinogeni nel polline di quei fiori?-
- Allocunogeni?!-
- Senti le voci… Vedi gente che non c’è… Si diventa scemi ad entrare lì dentro!-
Non capisco nulla di quello che dice.
- Bah, riaccompagnami a casa- dico, saltando in sella dietro di lui.
- Piccolo e allucinato- aggiunge.
Per un momento il profumo dei fiori si fa più intenso e, nonostante la porta della chiesa sia chiusa, un soffio di vento trasporta con sé un petalo giallo che si posa giusto sul naso di Reno.
Starnutisce e lo scaccia via stizzito.
- Ah, maledetta Antica, era fissata con questi dannati cosi!
Ridacchio.
Antica?
- Adesso sei tu che dici cose strane- gli faccio notare.
Il Turk s’infila gli occhiali da sole, mette in moto e mugugna.
- Tale e quale a quell’idiota di tuo padre… -
***
- Le prenderai di brutto- dice Reno quando arriviamo a destinazione.
Non lo ascolto, salto giù dalla sella e corro verso la porta.
Pigio il pulsante del campanello, ma non aspetto che quancuno risponda, sono troppo impaziente e comincio a bussare con le nocche direttamente sul legno.
La porta si apre e la faccia di un Cloud un tantino preoccupato mi accoglie. Prima mi guarda sollevato, ma poi si acciglia.
- Si può sapere dove diavolo sei stato? Ti abbiamo cercato dappertutto!-
Credo sia la prima volta che Cloud alza la voce con me, in genere è Tifa quella che fa le ramanzine a noi bambini.
- Scusami, ma dovevo fare una cosa…- cerco di spiegare.
- Una cosa?! In effetti dovevi andare a scuola, poi tornare e metterti a fare i compiti -
Incrocia le braccia.
- Sì, però… -
- Ma ti rendi conto che hai fatto venire un colpo a tutti? Quando Marlene è tornata e non ti ha trovato è scoppiata a piangere, potevi almeno avvertire! Sai che ore sono? Barret ha fatto il giro di Edge dieci volte. Abbiamo perfino chiamato Vincent per chiedergli se ti aveva visto e Yuffie ha setacciato la scuola non so quante volte. -
Ops…
Wow, ho combinato un casino!
- E tu che hai fatto?- so che sto tirando la corda, ma sono curioso.
Cloud spalanca la bocca, una cosa mai vista prima, poi stringe gli occhi e una gocciolina di sudore freddo mi scende dalla nuca lungo la schiena, perché quell’espressione l’ho vista tutte le volte in cui Rufus ShinRa telefona al bar per le richieste più assurde.
- Io sono venuto a cercarti diverse volte. La prima ero preoccupato. La seconda ero sbigottito a causa della tua idiozia. La terza ero incazzato nero. La quarta volta ho deciso che saresti stato punito. La quinta volta mi sono convinto che piegato di novanta gradi sulle mie ginocchia ti avrebbero fatto passare la voglia di marinare la scuola. Devo continuare?-
Dietro di noi Reno ride come un matto piegato in avanti e battendo i pugni sullo sterzo.
- E poi che ci fai con quell’idiota?- mi chiede, alzando la voce di proposito per farlo smettere e indicandolo con l’indice.
- Quell’idiota gli ha salvato il culo che adesso vuoi far diventare rosso e te lo ha riportato indietro- si difende il Turk.
- Ma se avessi saputo che ti saresti messo a fare la mammina isterica, lo avrei riaccompagnato direttamente domattina!- aggiunge, ricominciando a ridere.
- Strife versione mestruazioni, aspetta che lo racconti a Rude…- dice tra un singhiozzo e l’altro.
Il biondo sposta lo sguardo su di me e quell’espressione dice chiaramente “Sai che verrai punito anche per questo?”.
Sospiro.
Il Turk estrae il cellulare dalla tasca e insiste.
- Vi dispiace se faccio un video? Il racconto da solo non rende…-
Cloud sbuffa, mi afferra per il polso e mi trascina dentro, battendogli la prota in faccia.
- Hey!-  la voce di Reno si sente dietro la porta, ma il biondo ignora le proteste.
- Ti rendi conto che ci hai fatto venire un colpo?!- mi sgrida di nuovo.
- Mi dispiace- riesco solo a dire.
E io che pensavo che non se ne sarebbero neanche accorti…
- Non puoi … -cerca di continuare, ma io gli stringo le braccia forte intorno alla sua vita e lui si ferma.
Sospira e mi mette una mano tra i capelli.
- E va bene, Denzel, ne riparleremo più tardi-
Annuisco e mi allontano, comincio a salire le scale con il mio tesoro a tracolla e, quando arrivo al pianerottolo, i pugni di Marlene mi colpiscono dietro le spalle.
- Brutto idiota! Scemo, deficiente, maschio! Mi hai fatto prendere uno spavento!-
Maschio?! Sarebbe un’offesa?
Mi volto e le vedo le lacrime agli occhi, mentre le sue labbra tremano nel tentativo di non piangere ancora.
- Ti voglio bene anch’io, Marly- le dico a bassa voce, perché non ripeterò mai più una cosa tanto scema a una ragazza.
La lascio lì e mi dirigo verso la mia meta.
La porta della stanza di Tifa è socchiusa e sento la voce di Yuffie che cerca di consolarla.
- Su, sta’ tranquilla, vedrai che lo ritroveranno prima che faccia buio. E’ un ragazzino, ma non è un incosciente. E poi è così in gamba, se la cava sempre. Non ti agitare, ti fa male-
Stringo  la mano sulla maniglia.
La ragazza della chiesa aveva ragione: sono io ad averle spezzato il cuore, oggi.
Busso lievemente ed entro, quando mi sentono s’interrompono.
- Eccolo!- esclama festosa la ninja.
 - Denzel!-
Tifa fa forza su un gomito e si solleva dal letto.
Ha il viso sciupato, gli occhi arrossati e l’aria preoccupatissima. Non immaginavo di darle tanto dispiacere, volevo solo aiutarla.
- Denzel… -mormora ancora e il suo pallore mi fa sentire ancora più in colpa.
Resto fermo, lo sguardo un po’ basso, come ho potuto pensare che non si sarebbe accorta della mia assenza? Proprio lei che mi aspetta sempre dietro il bancone del bar e che quando mi vede entrare, sorride.
Yuffie mi osserva, alza gli occhi al cielo, poi si avvicina, mi spinge dentro e lascia la stanza.
Siamo soli lei ed io, adesso.
- Cos’è successo?-
Ormai Tifa è seduta con la schiena appoggiata alla spalliera del letto.
Non è arrabbiata, non ha l’espresisone che in genere assume quando ne combino una delle mie. E’… angosciata nonostante io sia qui, davanti a lei.
Mi gratto la nuca, non sapendo bene come spiegare le mie intenzioni.
- Ecco io… -
Sbatte un po’ le ciglia, mentre aspetta che io dia una semplice spiegazione.
Come le racconto che ho avuto paura che morisse?
Come le faccio capire che ho ancora paura che accada?
Lascio scivolare lungo i fianchi e sul lato destro avverto un oggetto, la ragione per cui sono scappato.
Stringo la tracolla della borraccia e la lascio penzolare un po’.
- Vedi io… è da giorni che ti vedo malata, debole così…-
Mammina, adesso a raccontarlo sembra stupido anche a me!
- … Così ho pensato che l’unico modo per farti guarire era quello di darti la stessa cosa che ha fatto guarire anche me-
Avanzo di qualche passo e agito la borraccia contenente l’acqua della chiesa.
Tifa trattiene in respiro.
- So che non si fa e prometto di non farlo mai più, però sono andato a prendere l’acqua che mi ha guarito nella chiesa del Settore 6. Non mi ero accorto di aver fatto una cosa troppo stupida, mi dispiace di avervi fatti preoccupare tanto-
Mi guarda.
Mi fissa, ma non dice niente.
L’ho delusa così tanto queata volta?
E’ tanto arrabbiata che non mi rivolgerà mai più la parola?
- Da solo… fino a MIdgar- bisbiglia a un certo punto.
- Per guarire me…?-
Si morde le labbra.
- Scusami- ripeto ancora, non sapendo più che dire.
Una lacrima le scende sulla guancia, poi un’altra e un’altra ancora.
Mi trattengo, sono troppo dispiaciuto per farla piangere così, lei non lo fa mai davanti a noi, cerca sempre di essere forte.
- E’ sempre stata molto fragile, invece, solo che non ha mai voluto farlo sapere a nessuno … -
le parole della ragazza mi tornano in mente.
E’ fragile, non imbattibile. E’ come tutti noi, anche se vogliamo sia sempre allegra e forte…
- Non… non volevo farti piangere!- dico, sconsolato.
Tifa si passa il palmo sugli occhi, poi allunga la mano verso di me,per chiedermi di avvicinarmi, come stamattina.
E’ l’unica cosa che posso fare per lei, l’unica che la rende felice.
Faccio qualche passo fino a raggiungere il suo letto, alzo una mano e quando le nostre dita si sfoiorano, lei mi afferra e mi stringe a sé.
Scoppia in lacrime, così forte che saltello insieme a lei.
Quanto sono stato scemo. E cretino, E cattivo.
- Da solo fino al Settore 6- dice di tanto in tanto.
Piange forte.
- Per prendere dell’acqua-
Non so che fare.
- Per farti stare meglio, Tifa- dico a bassa voce.
- Non farlo mai più!-
Scuoto la testa.
- Pensavo di farti piacere … -
- L’unica cosa che mi rende felice è averti qui, vicino a me-
Come ha detto Marlene. Come ha detto la ragazza della chiesa.
Le stringo le braccia attorno al corpo.
- Finirò in punizione, vero?-
- Certo- dice tra i singhiozzi.
- E sarà anche una punizione esemplare -
Annuisce sulla mia spalla.
- Ma, nonostante tutto, mi vorra comunque bene?-
Mi stringe più forte.
- Anche se ti faccio arrabbiare, tu… starai sempre al mio fianco, vero?-
Si alza e mi guarda negli occhi.
Ha ragione Cloud quando glielo dice di nascosto: sono bellissimi. Non somigliano a quelli della ragazza della chiesa, così smeraldini e lucenti da sembrare fatati. Gli occhi di Tifa sono più terrestri, più da mamma.
La mia mamma, anche se non mi ha fatto lei, perché adesso non conta più.
- Sempre- è la sua risposta, forse l’unica parola che da giorni vorrei sentirmi dire.
Io e te, sempre al tuo fianco e tu vicino al mio, come mamma e figlio.
Le sorrido.
- Anch’io sarò sempre con te, sai?- dico, trattenendo un po’ le lacrime.
- E anche con lui- aggiungo, mettendole una mano sulla pancia che piano piano diventerà un pancione.
- O con lei- mi correggo, perché non so ancora se sarà una sorellina o un fratellino, ma per me fa lo stesso.
- … Se mi vorrete- finisco, con le lacrime che ormai mi scendono sulle guance.
Tifa scoppia di nuovo a piangere e mi stringe forte, non prima di avermi lasciato un bacio tra i capelli.
- Sempre- ripete.
L’abbraccio anch’io.
Alle nostre spalle, Cloud guarda la scena soddisfatto, mentre Marlene si avvicina, prende la borraccia e si offre di andare a prendere dei bicchieri.
La guardo con la coda dell’occhio e noto una cosa.
- Marlene, quel fiocco…-
 Si volta, si porta le mani dietro la schiena e inclina la testa come ho visto fare tante volte alla ragazza di oggi.
Mi sorride.
- Me lo ha dato la mia sorellona!-
 
 
Salve a tutti!
Come state? Spero bene. Mi siete estremamente mancati <3
Allora, cosa mi raccontate di bello?
Capitolo lungo e lacrimevole? Eh già, strano dopo un silenzio durato mesi. Volevo dedicarlo alla mia sorellina virtuale, Columbrina, che quest’estate si è presentata a sorpresa alla mia soglia, facendomi dire “Hey, la ragazza dei fiori esiste davvero!”. Solo che lei è molto, molto meglio di Aerith, e conoscerla è stato il regalo più bello che potessi ricevere. Tralasciamo il fatto che avevo della carta stagnola sulla testa e i capelli imbrattati, credo che non lo dimenticherà mai… Tesoro, ti voglio troppo bene.
Un saluto speciale anche a FortiX, ha dovuto sorbire più paturnie lei che un confessore…
E un bacione al mio Marciux, sperando che le pizze siano state buone.
Qualche parola per il capitolo. Ho faticato un po’ per scriverlo a causa della voce narrante. Denzel è un bambino, quindi la mia paura più grande è stata di mettergli in bocca parole e pensieri troppo complessi per la sua età, ma non sono sicura di essere riuscita a lasciare intatta la sua infantilità.  Questo è il mio personalissimo saluto a un personaggio che mi ha fatto divertire tanto, non credo in che questa raccolta ci sarà un capitolo narrato dal suo punto di vista, quindi grazie di tutto, Denzel.
Scappo, perché sono in ritardo come al solito.
Un bacione a tutti voi e a presto.
Manila.

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Capitolo 64
*** Ordinaria Amministrazione (?) ***


57. Ordinaria amministrazione (?)
(Cid)



- Sarebbe bello se questa storia iniziasse con “Era una notte buia e tempestosa”, ma non è così. Cioè, la notte buia e tempestosa c’è, ma arriva dopo, quando il Pianeta sta per essere distrutto,però non interrompermi altrimenti perdo il filo e non finisco più di raccontare questa storia del ca… -
Mi fermo guardando Astrea e ricordandomi delle minacce di Shera.
Già, Shera, quella femmina maliarda e calcolatrice che mi ha lasciato in casa da solo con una donna in miniatura che sbava neanche fosse idrofoba e un essere non meglio identificato che mi fa sbattere le palle contro le pareti ogni volta che apre bocca, come se fossero le sfere di un flipper.
-… Altrimenti faccio confusione e non te la racconto più!-
La bambina sbatte gli occhi chiari e sembra capire quel che le dico.
Che stronzata, i saccocci di moccio e cacca non capiscono discorsi così complessi.
- Il frigo è vuoto, lo sa?-
La protesta di mia suocera arriva dalla cucina in modo acuto e lamentoso.
Razza di idiota, certo che è vuoto, nessuno ha fatto la spesa. Contavamo su di te ma… Anzi, quella scema di mia moglie contava su di te, io me ne sto fuori!
Ignoro i vaneggiamenti di quella scassacoglioni e mi concentro sulla mia missione “salva timpani”.
- Dicevo, era un mattino soleggiato e non troppo caldo, Rocket Town si apprestava a vivere un altro giorno di monotono e abitudinario fancazzismo  e…-
Fancazzismo è una parolaccia? Sì? Strammmerda!
- … Di monotono e abitudinario dolce far nulla, così mi sono recato all’interno del mio missile come amavo fare tutte le mattine. Stavo lavorando quando … - mi blocco nuovamente.
Quando un rompi cazzi con i capelli tamarri, una smorfiosetta tutta boccoletti ma che la sapeva lunga sul come far cedere gli uomini e una gran gnocca con le tette enormi e una microscopica gonna nera mi si presentano davanti.
Ecco, e adesso come lo traduco in bambinese?
- Ma non è capace di rifarsi il letto?-  sbraita nuovamente la calamità.
E lei non è capace di chiudersi nel cesso e di riuscire all’ora di pranzo?
- … Quando a distogliermi dalle mie amate faccende arrivano tre giovani, un lui e due lei. Il ragazzo aveva…- quanti cazzo di anni aveva quella testa di chocobo? Boh! Ma tanto dubito che per Astrea faccia differenza.
- Aveva circa vent’anni, una capigliatura dignitosamente pettinata con le granate della ShinRa e gli occhi azzurro mako. Una delle due ragazze aveva i boccoletti che tanto piacciono alle femminucce, gli occhi incredibilmente verdi ed aveva pochi anni in più del ragazzo- ed era anche un po’ingenua, visto che le piacevano i SOLDIERS, era già al secondo ma nessuno dei due le aveva mai messo neanche una mano sul sedere.
Il viso pulito e solare di Aerith fa capolino tra i miei ricordi e a quel sorriso radioso rispondo affettuosamente, lasciando che i lati delle mie labbra vadano leggermente all’insù.
Resti una grande, ragazza dei fiori.
Astrea continua a fissarmi e a divorare i pugni chiusi.
Starnutisco, portandomi l’ennesimo fazzoletto di carta davanti alla bocca.
Da quando la bambina è nata non c’è malattia che becchi che non venga attaccata anche a noi adulti. Per la verità l’unico che viene sempre contagiato sono io, perché Shera si alza tutte le mattine fresca e pimpante come se nulla la scalfisse, neanche le notti in bianco, i pianti disperati e i pannolini da cambiare.
Stavolta è stato il turno del male al pancino, che da problemino è stato amplificato dal dolore alle gengive, perché Lumachina sta mettendo i denti, quindi sbava il doppio e dorme la metà del tempo che ci concedeva fino a qualche settimana fa. Ma da chi avrà preso, così problematica?
A me è venuto lo stesso male al pancino che ha colpito Lumachina, accompagnato da uno strano raffreddore che mi costringe a casa da giorni. Quella deficiente di Yuffie ha detto che è vecchiaia…
E adesso eccomi qui, col pigiama sporco di moccio e saliva, la barba particolarmente incolta, il naso che sembra una trombetta e la pancia assassina.
Essendomi impossibile andare a lavorare, sono costretto a stare tutto il tempo con una bambina malata e piangente e una suocera che non si decide a farsi venire un colpo che la faccia tornare al Pianeta in fretta. L’idea, ovviamente, è stata di quella losca donna che ho sposato, che prima mi rovina la vita distruggendo il mio sogno, poi ha l’ingenuità di credere che sua madre possa aiutarmi a star meglio lasciandola sola in casa con me e con quell’altro regalino che mi ha fatto di recente. No, vabbè, Astrea in tutto questo ha la sola colpa di essere femmina, ma non è dipeso da lei, è colpa mia se ho passato a sua madre il cromosoma sbagliato… Forse ero particolarmente ubriaco, neanche me lo ricordo che stavo facendo quando l’abbiamo concepita. Shera insiste per una serata al chiaro di luna sulla sabbia, io ricordo vagamente lo champagne e la corona di “reginetta più bella della spiaggia” sul comodino e un materasso comodo con cui farsi perdonare l’indesiderata vittoria inaspettata.
Alla fine sono stato fottuto, nell’uno o nell’altro caso, e in tutti i sensi possibili e immaginabili.
Appunto per la prossima volta: mai affidarsi alla sola responsabilità del proprio calzino, perché quello degli uomini è sempre tragicamente bucato. Te ne accorgi solo quando la lavatrice dà segni di squilibrio.
Astrea risponde al mio silenzio con uno starnuto, imitando involontariamente il mio gesto, ma imbrattandosi il visino di moccio e saliva in modo allucinante.
Sbuffo, tiro fuori dal pacchetto un fazzoletto pulito e raccolgo pazientemente la piantagione di microbi e materiale biologico dalla faccia di Lumachina.
- Non ci sono caramelle in questa casa? Mi si sta seccando la gola!-
Rieccola che bercia.
Guardo l’involucro di carta e microbi che ancora reggo in mano e sospiro.
- Eccole qui, signora, gliele poggio sul tavolino!-
E così dicendo, raccatto tutti i fazzolettini sporchi, li ripongo in un porta cioccolatini e li metto in bella vista sul tavolino del soggiorno.
Astrea ridacchia e io le faccio segno di tacere con il dito indice sulle labbra.
- Dunque, dicevamo… Ah sì, sono arrivati tre ragazzi, il maschio era scemo, una delle ragazze bella come una bambola e l’altra… -
Tifa Lockheart. Occhi incredibilmente profondi, coraggio da vendere, pugno smotta mandibole, ma emotivamente insicura.
-… l’altra sarebbe diventata una brava mamma - di figli non suoi, fino a qualche tempo fa. Adesso aspetta il bambino del tizio spettinato che ha salvato il Pianeta. Porca puttana, ma quanti anni sono passati?!
- Comunque era una bella ragazza, ma l’amico d’infanzia era troppo ottuso per notarle entrambe. Si è accorto di loro una per volta, ma tanto tempo dopo. Scusa se non te lo racconto adesso, ma non mi sento ancora pronto per i romanzi rosa, sicuramente vorrà spiegartelo tua madre – non è sano descrivere a una bambina come un tizio vestito di pelle, con i capelli argentati e una spada lunga un chilometro  abbia infilzato un’amica come uno spiedino, facendo capire a quell’altro cretino di un chocobo spettinato di essere in grado di provare sentimenti, vero?Però potrei spiegarle che “gli uomini sono tutti uguali” e che lo scemo in questione ha prima illuso l’amica gnocca che poteva contare su di lui e poi se n’è andato via di casa, lasciandola sola con due bambini di cui uno anche malato. Sì, direi che gliela racconterò così, omettendo il fatto che Strife alla fine è tornato, se l’è sposata e l’ha anche ingravidata. Poi dicono che non sono un buon padre, come se Wallace non mettesse in guardia sua figlia da tipi loschi come quel moscerino di Denzel… Tsk!
Un movimento alle mie spalle mi distrae e quell’essere repellente entra in soggiorno.
-  Signor Highwind, si tolga il pigiama e le mutande!-
Mia suocera posa a terra un involucro fatto di coperte, lenzuola, strofinacci e solo Dio sa cosa, incrocia le braccia e comincia a pestare il piede destro a terra, come se fosse spazientita dall’attesa.
Spogliarmi. Devo aver capito male.
- Come, scusi?- le chiedo, perché non può averlo detto davvero.
La belva sbuffa e alza gli occhi all’aria, come se io non abbia afferrato chissà che semplicissimo concetto.
- Il modo migliore per guarire presto è di lavarsi e cambiarsi spesso. E lei è sporco da fare schifo, quindi si lavi e si cambi -
Profumo di vomito e moccio di lumachina, in effetti, ma ne è ricoperta anche lei…
- Dice che con le malattie mentali basterebbe tagliarsi i capelli, oppure sarebbe sufficiente andare in giro nudi? - sbatto le palpebre. Oppure è un tic nervoso?
- Non lo so. Il suo medico come la cura?- domanda acida.
Fa anche la spiritosa!
- Togliendomi gli esseri funesti dalle palle - borbotto tra me e me, sperando comunque che senta.
Non risponde, però, ma continua ad attendere che io le dia ciò che ha chiesto.
Vuoi vedere che, sotto sotto, la suocera è a corto di uomini? Da quanto tempo ha divorziato, due secoli?
- Vede, signora, io l’accontenterei pure ma…- ma dovrei essere mentecatto come te - … ma purtroppo non ho fatto la ceretta - non posso credere di averlo detto davvero, che schifo!
Lei mi guarda dall’alto in basso con aria disgustata, poi dedica ad Astrea un’occhiata carica di desolazione e se ne va in cucina.
Ho seriamente paura che quella cretina possa aver diffuso nel mio albero genealogico il mordo dell’idiozia, anche se la bambina sembra avere un normalissimo sviluppo psico-fisico. La osservo meglio mentre continua a torturarsi i pugni.
- Dimmi la verità, hai preso qualcosa da tua nonna? Anche una cosa piccola?- le chiedo, nella speranza  che ciò non sia realmente accaduto.
In tutta risposta, Astrea si trattiene un pochino, poi comincia a piagnucolare.
Sapevo che non poteva essere possibile, vagina a parte, è tutta suo padre!
- Cosa succede qui?- è di nuovo la suocera che appare all’improvviso alle mie spalle facendomi trasalire.
- Proprio nulla, signora, la bambina piange per il mal di denti. O di gengive. -  O per le prossime mestruazioni, chissà, quelle che non sa ancora di dover avere.
Per nulla impietosita da quel mucchietto di lacrime, moccio e saliva che si divora i pugnetti, la donna annuisce, gira i tacchi e si dirige verso la porta, informandomi di dover uscire per fare un po’ di spese.
E pensare che Shera l’aveva chiamata per aiutarmi in casa. Bah, meglio così, spero che incontri qualche sua amica e perda più tempo del dovuto.
Quando la porta di casa si chiude tiro un sospiro di sollievo, ma la pace dura ben poco, perché anche se sono raffreddato, certi odori li sento ancora.
Mi avvicino ad Astrea, che adesso si è messa a piangere a pieni polmoni, la prendo in braccio e le tasto il pannolino.
- Di’ la verità, tua nonna non se l’è svignata perché doveva fare spese, ma è andata via per questo – le domando, dandole dei colpetti sul sederino.
Nei mesi trascorsi dalla nascita di mia figlia ho imparato ad avere un’altra femmina per casa, ho osservato mia moglie cederle le tette a mio discapito, cullarla, farle il bagnetto, farle fare il ruttino, ma mai, mai in vita mia ho assistito al cambio del pannolino.
Buono sì, fesso no.
E adesso la mia scelta mi si ritorce contro proprio quando la coppia cromosomica XX più affidabile e più vicina a me dista almeno mezzo continente. Mia suocera, ovviamente, non rientra nella categoria, ma anche se ne facesse parte, dubito potrebbe risultare in qualche modo utile. Lei la merda ce l’ha nel cervello, quindi toglierla dal culo della nipote equivarrebbe a un omicidio.
Cambiare il pannolino.
Astrea piange.
Cambiare il pannolino.
Astrea piange più forte.
Cambiare il pannolino…
Astrea spacca i miei poveri timpani… Ma cos’ha inghiottito insieme al latte, un megafono?
E pensare che le fitte alla pancia stanno ricominciando anche a me.
Ok, cambiamole questo cazzo di raccoglitore di merda.
Ora, sebbene non abbia molta esperienza in merito, ricordo perfettamente tutte le spese che ho dovuto affrontare per “accogliere degnamente” la lumachina in casa, quindi la parola che succede immediatamente “merda” è “fasciatoio”, ovvero un cassettone la cui base superiore è imbottita e foderata con una plastica anallergica piena di disegnini imbarazzanti (no, non con donnine nude, magari!, intendo proprio allucinanti tipo orsacchiotti, dinosauri, leoni… tutti animali che con un bambino ci fanno lo spuntino a metà pomeriggio), ingombrate e costoso. Credo sia quel coso che Shera ha piazzato accanto alla culla, in quella che ufficialmente è diventata la camera della piccola, a discapito del mio preziosissimo stanzino. Ammetto che dopo averlo sgomberato ho scoperto ci fosse anche una finestra e che sembrasse più grande, ma chi se ne frega, a me stava bene anche così!
L’ennesimo urlo straziante della bambina mi distrae dalle mie riflessioni. Non ne posso più, corro fuori dal soggiorno, spalanco la porta della stanza con un calcio e individuo l’aggeggio che a breve mi salverà la vita. Presto irrazionalmente maggiore attenzione ai disegni riportati sulla parte plastificata e mi accorgo che non ci sono né dinosauri, né orsi, bensì pecorelle. Beh, tanto meglio, sono animali che che non mangiano ma vengono mangiati…
Poso Astrea sul ripiano foderato e attendo, ma non succece niente: lei continua a piangere, la cacca è ancora lì e tutto è come prima. Avrei dovuto pensarci prima che, fasciatoio o meno, la piccola non si sarebbe ritrovata miracolosamente pulita, disinfettata e profumata.
Un’altra fitta allo stomaco mi piega in due.
Ok, non mi chiamo Cid Highwind a caso, sono un Capitano io! E in quanto tale ho sempre la situazione sottocontrollo e, soprattutto, so sempre come risolvere circostanze critiche.
Mettermi a piangere insieme a mia figlia potrebbe essere utile?
Tiro su le maniche del pigiama, comincio a sfilare i bottoncini della tutina dalle asole, le tolgo i pantaloni, incamero tutto l’ossigeno che posso nei polmoni e strappo in due il pannolino sporco.
Una rapida occhiata e, senza neanche inalare le mefitiche esalazioni, mi si contorce lo stomaco. Ciò che vedo è il peggio del peggio con cui abbia mai avuto a che fare. E’ peggio anche di mia suocera!
Dove sono i guanti? Dov’è la mascherina? E Shera come ci riesce tutte le volte senza un degno equipaggiamento  anti radiazioni?
Trattengo i succhi gastrici che tentano di schizzarmi fuori dalla bocca e mi guardo intorno terrorizzato. Adesso cosa faccio? Dovrei togliere tutta quella roba dal suo culetto? Sarebbe il caso di chiamare qualcuno in possesso di una pala meccanica?
Cerco di darmi un contegno, in fin dei conti anche Wallace ne è capace e lo ha fatto con una mano sola, senza ridurre il prezioso culo di sua figlia in un colabrodo, perché io non dovrei riuscirci?
Guardo meglio lo spettacolo che ho di fronte e ripenso a Barret. Nah, quello è furbo, si è beccato tutte le coccole lasciando il lavoro sporco a Tifa.
E di sporco, qui, ce n’è davvero troppo.
Acqua, ci vuole acqua. Cristallina, pulita, corrente acqua del rubinetto, con taaaaaaaaaanto sapone. Ma credo che prima occorra togliere il grosso qui, non riuscirei mai a raggiungere il bagno senza lasciare residui puzzolenti sul pavimento.
Questo strammerda di fasciatoio, oltre a poggiarci bambini scandalosamente sporchi, serve ad altro? Magari potrei dare un’occhiata nei cassetti…
Poggio una mano sul pancino di Astrea, la quale si agita come un’anguilla e non ha ancora smesso di frignare, e con l’altra comincio a frugare nei cassetti, finchè non mi capita a tiro un barattolo con un buco sopra. “Salviette imbevute”, riporta l’etichetta, mentre la foto di un culetto morbido e  liscio come una pesca mi suggerisce che sono sulla via giusta.
Facendomi maggiormente coraggio, tolgo quanto più materiale organico riesco dal deretano di lumachina, poi la prendo e raggiungo il bagno. Come prima, resto immobile come un idiota, aspettando che il miracolo avvenga da solo.
Sbuffo, facendo finta di non notare che il mio pigiama adesso è più sporco e puzza più di prima.
Mi avvicino alla vaschetta e… così no, così mi bagno più io, così non raggiungo tutti i punti, così… ops, Shera si arrabbierà se le dico che ho dimenticato di aprire l’acqua calda e ho dato una prima lavata con quella fredda a una bambina con la febbre? Giusto, basta non dirglielo!
Insomma, con molta fatica e con sapone neutro riesco a portare a termine anche questa missione, ma non senza darmi di nuovo dell’idiota: come l’asciugo, adesso? Ecco perché mia moglie se ne va sempre in giro con quello stracazzo di pannetto su una spalla! Non è per moda, non è solo per il rigurgito, ne ha uno anche per il cambio del pannolino. E in questo momento, quello straccio è nella cameretta della piccola. Facendo gocciolare tutta l’acqua sul pavimento, torno al fasciatoio, asciugo come posso Astrea, la quale piange di meno, però continua a mordicchiarsi i pugni.
E adesso richiudiamo tutto.
Richiudere tutto significa rimettere il pannolino. No, non quello sporco, ma uno pulito. Abbasso lo sguardo e vedo un bel pacco pieno. E no, neanche stavolta il miracolo avviene da solo.
Sospiro rassegnato, questa cosa non credo proprio di riuscire a farla.
Mai in vita mia avrei creduto che mi sarebbe capitato di toccare una donna per cose simili. Ciao ciao, dignità. Spero solo che Nanaki non venga a saperlo.
O quel gattaccio robotico! Lui sì che è pettegolo, in breve la mia reputazione sarebbe compromessa, perfino Rufus ShinRa apprenderebbe la tragica notizia. Non che me ne freghi di quell’isterico, ma una cosa è farsi ricordare come un ex dipendente con le contro palle, in grado di far volare un razzo e di spaccarti il culo, un altro è passare alla storia come quello che è finito a cambiare pannolini.
Hanno un dritto e un rovescio? Hanno un posteriore e un anteriore? Prima di indossarli occorre mettere creme, cremine, talco, grasso di balena, olio antigelo…?
Dopo aver cercato in tutti i modi di tener su questo coso, mi sono rotto le palle e il minimo che possa fare è sbirciare nella cassetta degli attrezzi per vedere se, tra le mie amate cose, ce n’è una che mi aiuti a mettere fine a quest’incubo.
Signore e signori, che tutte le divinità del Pianeta benedicano colui che ha inventato il nastro adesivo!
Beh, però ho come l’impressione che così non le circoli bene in sangue. Sarebbe un problema se diventasse viola, vero?
Allento un po’ il nastro, ma il pannolino si strappa tutto. Come faccio per sollevare le gambine di lumachina, l’impalcatura cade. Mi passo una mano sulla fronte, ci vorrebbe una bella sigaretta. O managri due, o tre contemporaneamente… Ma ho promesso di non fumare né in casa, né davanti alla bambina, quindi afferro il pacchetto di gomme da masticare che conservo nella cassetta degli attrezzi e ne metto in bocca un paio.
Come risolvere il problema?
Mentre spremo le meningi per trarne qualche buona soluzione, avverto qualcosa di umido lambirmi l’addome appoggiato al fasciatoio.
Urina?!
- No, non dirmi che lo hai fatto davvero?- imploro, mentre Astrea si mette a ridacchiare.
Stronza come tutte le femmine, ecco!
Si ricomincia: la prendo, vado in bagno, la lavo (e mi rilavo insieme a lei) e… sono un fottuto deficiente: ho dimenticato di nuovo il pannetto. Se alla bambina sale la febbre per il freddo preso tra acqua fredda e asciugatura tardiva, Shera mi lascerà dormire in giardino fino alla sua maggiore età.
Intanto quella deficiente di mia suocera non si vede, e non so se sia meglio o peggio.
Ritento in tutti i modi di rimetterle il pannolino, ma fallisco miseramente.
Ruggisco come il peggiore degli orsi incazzati.
A mali estremi, estremi rimedi.
Afferro il cordless che ho in tasca e che è sopravvissuto all’acqua e chiamo l’ultima persona al mondo che credevo potesse rivelarsi utile. Beh, ammesso e non concesso che lo sia, visto di chi stiamo parlando.
-Pronto?- la voce mi giunge un po’ ovattata, come se la persona in questione avesse la faccia coperta da un cuscino.
- Che stai facendo?- lo so, non sono fattacci miei, ma da quando mi ha coinvolto nei suoi casini, non riesco più a trattarla come ho sempre fatto. Come ho sempre fatto con gli esseri di genere femminile, se così si può dire nel suo caso.
- Beh, ecco… veramente … - la sua voce è impastata.
- Qualsiasi cosa sia, lascia perdere e ascoltami attentamente -
La grande piattola protesta per un po’, facendomi presente che è impegnata, che ha una vita sociale molto intensa, che il galateo grazie a me si è suicidato, che il suo tempo è prezioso ma che comunque me lo concede perché in fin dei conti sono un amico…
- Yuffie, è un’urgenza, come cazzo si cambia un pannolino? – sparo a mitraglietta,restando senza fiato.
Dall’altra parte della cornetta lei scoppia in una risata.
- Non stai dicendo sul serio, vero? -
Grugnisco.
- No, ti ho chiamato per sapere come stai e che tempo fa a Wutai, per avere le ultime notizie sull’andamento in borsa delle azioni ShinRa e per rassicurarmi sullo stato dell’ernia al disco di tuo padre. Porca Jenova sgualdrina, certo che parlo sul serio! -
- Hai provato a controllare se c’è qualcosa di utile nella cassetta degli attrezzi?- domanda in tono ironico.
Silenzio. Non rispondo, e lei capisce tutto.
- Oh miei Kami, non dirmi che ci hai guardato davvero!-
Guardo il pannolino pieno di strappi e nastro isolante.
- Ma che cazzo dici? Certo che no!- negare sempre, negare tutto, anche l’evidenza. Soprattutto quella.
Sospira.
- Controlla sul retro della confezione, ci sono sempre le istruzioni. Non è così difficile, in fin dei conti costruisci e piloti aeronavi… -
Questa anima di idiota di una principessa, ma come cazzo fa a fare simili paragoni? E’ impossibile trovare anche solo delle vaghe similitudini tra le due attività: far volare un’aeronave è un gioco da ragazzi, mentre cercare di tenere su questi cosi richiede come minimo dieci lauree.
- Non si possono usare quegli aggeggi di ferro?- domando esasperato.
- Intendi le spille da balia? -
- Sì, boh, che ne so! Quella roba lì - balbetto, sempre più confuso.
- Credo che non si producano più da un secolo e mezzo. Forse neanche tua madre le ha usate con te-
Eppure sui vestiti di quel tamarro in miniatura di Brian mi sembra di averle viste…
- Dai, guarda sulla confezione- mi esorta.
- Controllo - mi sbrigo a dire, tentando con una mano di non far cadere Astrea e di afferrare lo scatolone con l’altra, mentre reggo il cordless incastrato tra la guancia e l’orecchio. Il naso che cola non lo nomino nemmeno, faccio schifo a me stesso.
Inutile dire che non ci capisco niente.
- In che merda di lingua sono scritte? Gli Antichi avrebbero saputo fare di meglio! - esplodo allora, facendo trasalire la bambina che ricomincia a piangere più forte.
- Nella lingua di cui sono dotati gli esseri sensienti, Cid- mi fa notare Yuffie, ancora in linea.
- Questo lo dici tu, vipera svestita da ninja-
- Questo lo dice l’opinione pubblica planetaria, capitano di aeronavi travestito da padre- rilancia lei.
Avrei dovuto annegarla nelle pozzanghere nel giorno del diluvio universale in cui l’ho trovata per strada. E poi avrei dovuto strozzarla quando lei, Reeve e Reno mi hanno coinvolto nelle loro assurde macchinazioni, facendomi credere che fossero ragionevoli, per poi impacchettarla e rispedirla a Wutai per direttissima, accompagnata da un biglietto per suo padre e da un calcio in culo. Ma questa è un’altra storia…
- Jenova sarebbe stata una madre migliore di te- sbuffo piccato.
Dall’altro lato del ricevitore avverto chiaramente boccheggiare.
- Ma pensa, io non sono madre, non ho figli – mi fa notare.
- Un motivo ci sarà, visti i tizi che frequenti - rimbecco.
- E Hojo, almeno, è stato in grado di cambiare i pannolini a Sephiroth senza interpellare mezzo Pianeta- borbotta.
- Ah, stai parlando di quel Generale di cui si discute ancora sulla presunta paternità?- tiè, beccati questa, tanto lo so che resta un grosso tarlo anche per te.
- No, sto parlando di un tizio che, paradossalmente, è riuscito a essere più creativo di te anche se meritava una camicia di forza. E’ un pannolino, ha due linguette, non riesci a fare due più due? O tre più tre, tanto è uguale? -
Sbuffo spazientito, come cazzo faccio a farle capire che non vuole stare su?
Sospira.
- Metti Astrea sul fasciatoio, apri il pannolino con le linguette nella parte posteriore, coprile il pancino con la parte anteriore e fermala con le linguette adesive. Hai capito?-
Osservo meglio il pannolino che ho appena preso dallo scatolone. In effetti la sua spiegazione non è così difficile da mettere in pratica, e sicuramente ha imparato molto più di me spiando Shera e Tifa.
- Ok, a… adesso ci provo - borbotto un po’ spaventato.
- E cerca di non dire troppe parolacce quando lo fai, sai che non devi trasmettere ad Astrea cattive abitudini…- mi ricorda.
Ora mi sembra meno difficile, però mi rendo conto che quando sono incazzato non controllo ciò che dico.
E finisco per essere spiacevole, come quando rigiro il coltello nella piaga di una persona che, per quanto petulante, si è sempre dimostrata amica e non mi ha mai negato il suo aiuto.
Odio queste turbe mentali che mi passano per la testa, sono da femminuccia! Dove sono finiti i cari vecchi tempi, quelli in cui io ero io e le donne potevano andare a farsi fottere?
- Yuffie?-
- Sì?-
- Forse è cresciuto così squinternato per colpa di quei pannolini… - dico, riferendomi a Sephiroth.
Sorride dall’altra parte del ricevitore.
- Forse sarebbe cresciuto squinternato comunque, ma se glieli avessi cambiati tu avrebbe fatto sicuramente di peggio. Pensa, forse si sarebbe riprodotto come natura vuole, era pieno di donne da scoppiare! E a quest’ora staremmo ancora cercando di sterminare la sua psicotica prole - ridacchia.
Come se i cloni che di tanto in tanto appaiono non fossero sufficienti…
Tanto basta per avere la certezza di essere stato perdonato per quella frase infelice. Non che me ne freghi davvero qualcosa, ma insomma, è Yuffie-ormaiadottata-Kisaragi.
Eseguo alla lettera e, dopo averci riprovato altre due volte e aver strappato puntualmente le linguette adesive, decido che una gomma da masticare è ciò che ci vuole per tenere chiuso il pannolino di mia figlia: non proviene dalla mia cassetta degli attrezzi, non blocca il flusso sanguigno e profuma di menta.
La sollevo, valuto il mio lavoro e stabilisco che la casa produttrice dovrebbe pagarmi il brevetto.
- Sai, lumachina, sembra che abbiamo finito. Ora vedi di metterti un tappo e di ricominciare quando torna tua madre,ok?-
Una volta sistemata, il pianto di Astrea va scemando in un lamento, soffocato dai pugni masticati con le gengive. Non lo ammetterò mai ad alta voce, ma mi fa un po’ pena. E mi faccio pena da solo se ripenso a un non tanto ipotetico futuro, quando avrà altri dolori da affrontare e a me toccherà consolarla.
Rivedo Vincent correre dietro alla ragazzina dissociata della quale si è fatto carico di crescere e, soprattutto, ripenso a un episodio in particolare raccontatomi da Tifa, svegliata di prima mattina dalle lacrime disperate di una Shelke in pigiama davanti alla porta di casa.
Dolori …
Futuro…
Consolare…
Meglio mettere le cose in chiaro fin da subito.
- Hey, ragazza, tanto perché tu lo sappia prima di pretendere cose assurde – la guardo negli occhi chiari, arrossati dal pianto – per allora, ricordati che i pannolini andrai a comprarteli e te la vedrai tu da sola. Io al massimo, aspetto fuori dal bagno, chiaro?-
Non si sa mai con le donne, si mettono sempre strane idee in testa. Io che vado in un negozio per comprare… Ma che non lo voglia il cielo, la terra e tutte le divinità del Pianeta! Che schifo!!!
Mentre rabbrividisco, Astrea si accuccia meglio contro il mio petto e sembra calmarsi un po’ di più, quando avverto la chiave nella serratura.
La calamità naturale è tornata.
Mia suocera non ha mai avuto molto tatto, paradossalmente, rispetto a lei io riesco a sembrare addirittura elegante, ma credevo che il fatto di essere diventata nonna l’avesse in qualche modo addolcita. Ovviamente mi sbagliavo, ma forse il suo atteggiamento non migliora perché deve aver percepito di non essere molto simpatica alla bambina che, appena la sente raggiungerci nella sua stanzetta, ricomincia a piagnucolare, soffocando i piccoli singulti contro il mio petto.
Questa, almeno, sarebbe la spiegazione razionale alle reazioni incredibili di Astrea, quando si accorge della vicinanza di sua nonna. Per quanto mi riguarda, però, continuo a pensare che sia capace di captare il male.
Mia suocera si avvicina, annusa l’aria, mi squadra da capo a piedi e , come al solito, non si sforza minimamente di apparire simpatica.
- Se l’è fatta sotto? - domanda, giusto per farmi notare che sono peggio di com’ero quand’è uscita.
- No, ho rovistato nella sua borsa dei cosmetici -
- Bah, a me sembra che sia il solito odore che ha quando non puzza di motori -
“E’ una reazione allergica alla stronzaggine”, vorrei risponderle, ma mi viene in mente ciò che mi ha consigliato prima di andarsene e l’idea, adesso, non mi sembra così pessima come mi era sembrata all’inizio.
Poso la bambina sul fasciatoio, assicurandomi che non cada, poi mi volto verso di lei.
- Ma sa che aveva proprio ragione, prima? Quando si è malati è bene cambiarsi spesso - e così dicendo mi sfilo velocemente pantaloni e camicia del pigiama, appallottolandoli e buttandoglieli addosso.
In meno di dieci secondi è di nuovo fuori di casa, schiumosa di rabbia, adducendo come scusa quella di aver dimenticato di comprare qualcosa.
Distendo le labbra fino a farne uscire la dentatura, mentre Astrea ridacchia.
Shera continua a dire che certe cose non le capisce. Io continuo a credere che l’unica a non capire sia lei, mia moglie.
- E ora cosa si fa? -  domando all’essere pestifero che riprendo in braccio e che, naturalmente, non ha smesso di masticare i pugni.
Sarà una lunga, lunghissima giornata…
Quindici minuti dopo, cambiatomi il pigiama, sempre tartassato dai crampi allo stomaco, riesco a mettere un po’ a nanna la bambina, ma non prima di aver fatto avanti e indietro per il corridoio cullandola. Quando sarà grande le chiederò i danni, è ridicolo avere dei lunghi solchi nel pavimento di casa perché non vuole addormentarsi!
Faccio appena in tempo a metterla nel suo lettino, che l’ennesima fitta mi suggerisce che è tempo di correre verso la stanza più bella della casa, quella in cui si distinguono i maschi dalle femmine per la postura con cui si utilizzano i sanitari, quella in cui si riesce a dare un uso significativo a libri che altrimenti servirebbero solo per livellare i piedi dei tavoli. Non che ne abbia veramente bisogno, visto la gastroenterite che mia figlia ha deciso di diffondere per casa come se fosse la fragranza flatulente di un diffusore per ambiente, ma è sempre bello prendere posto in trono e sfogliare le pagine di storie comico-demenziali che puntualmente finiscono per diventare i best seller del momento.
Per quanto riguarda gli autori, non ho preferenze, anche se ammetto che quelli indicatimi da Vincent sono piuttosto… collaborativi, specie quelli che mi ha suggerito a Costa del Sol. C’è poco da fare, quando cambio bagno non sono più io e ci vogliono “le maniere forti”. Sotto questo punto di vista, l’esperienza tecnica di Valentine non è seconda a nessuno: come sceglie lui i libri che fanno cagare non sa farlo nessuno!
Osservo bene la copertina del libro che ho tra le mani, di scarsa qualità e di una tinta vergognosamente rosa. L’ho trovato in un’edicola di un autogrill poco fuori Edge, l’ultima volta che ho avuto la sfortuna di andarci. Poco prima di trovarmi nei casini che hanno costretto Shera a raggiungermi e a partorire lì, per intenderci. Titolo e autrice mi hanno incuriosito; guardo meglio le scritte in rilievo di uno squallido color oro: scrittrice esordiente “Manila Leopard ”, tilolo del libro “Tutto ciò che ti sbatte sull’alluce è nemico dell’anima”. Diuretico e lassativo insieme, da consigliare a chi ha seri problemi intestinali, insomma. Chissà cosa ne direbbe Nanaki? Dovrò passarglielo…
Silenzio, suocera fuori di casa, figlia addormentata, pigiama pulito, bagno libero, lettura adeguata, ammetto che in questo momento mi sento per davvero un re seduto sul suo trono.
Ma la pace è destinata a durare sempre irrimediabilmente poco.
Il campanello suona.
Lo ignoro, sperando che chi si trova al di là della porta pensi che non ci sia nessuno.
Il campanello suona due volte.
Chiunque sia spero inciampi andando via.
Il campanello prende a suonare ripetutamente. Troppo ripetutamente perché non mi girino le palle, col rischio di svegliare Astrea e di vanificare ogni tentativo di non perdere il senno.
E proprio sul più bello!
Merda.
Che lo spirito irrequieto di Jenova maledica l’idiota che ha interrotto la mia… lettura.
Chi è quest’ameba che mi ritrovo davanti?
- Sono Cindy, la sua vicina-
Vicina?
Devo ricordarmi di trasferirmi più lontano da altri esseri viventi portatori sani della coppia cromosomica XX:
Annuisco e questa cretina resta a fissarmi.
Che non le piaccia il mio pigiama?
Che andasse a farsi fottere?
- Cosa posso fare per lei?- le domando, allora, nella speranza di togliermela presto dalle scatole.
E la sua vocina stridula si fa sentire.
- Oh, beh, vede... ho dimanticato di compare il sale, non è che può passarmene un po'?-
Sbuffo, le chiedo di attendere e le sbatto la porta in faccia.
Correndo e, contemporaneamente, stringendo le gambe, vado in cucina, riempio un barattolo di sale e glielo porto.
Quando faccio per porgerglielo, la squinzia arrossisce.
- Cosa le prende?- le chiwedo poco garbatamente, mente un'altra fitta all'addome mi fa stringere le gambe.
- Ecco, lei mi ha dato quello grosso, ma a me occorre il sale fino...-  spiega.
E dirmelo dieci crampi fa era troppo gravoso per quel suo cervello di gallina?
Quando tutto sembra perduto, ecco che ritorna quella vecchia strega di mia suocera, alla qualce cerco di cedere il pacco.
Le lascio entrambe sulla porta e mi fiondo verso il bagno, ma proprio quando credo che tutto stia andando per il meglio e che il mio intestino possa cantare di gioia, la strega di attacca alla porta e comincia a sbattere i pugni sulla superficie lisca del legno.
- Signor Highwind, non le smebra carino offrire alla signorina Cindy del thè?-
Ormai seduto in trono, ho un'unica sincera  risposta da fornire.
- Lo sa,signora Suocera, che lo sto giusto preparando per entrambe?-
Dall'altra parte nessuno risponde, avverto solo rumore di scarpe che si allontanano.
Quando ho l'impressione di essermi liberato di entrambe, esco dal bagno e vado a buttarmi sul divano, distrutto dall'ennesimo round che questo cazzo di virus o non si è capito cosa mi costringe a combattere. E non sono tanto sicuro di uscirne vincitore.
Tendo l'orecchio verso la cucina, ma tutto tace. Meglio così, significa che la vipera è uscita di nuovo per non adempiere ai suoi doveri di nonna.
Sbuffo e cerco di rilassarmi ma, non appena faccio per togliermi le pantofole, sento un lamento dalla camera da letto.
Astrea sta per sveglairsi e, in breve realizzo la sequenza con cui si realizzerà la catastrofe: bambina sveglia uguale pianti disperati; pianti disperato uguale mal di testa. E Disperazione. E sprofondamento nel nero mare della psicopatia. Vogliono farmi impazzire, donne maledette!
Salto giù dal divano e corro terrorizzato verso la culla, la prendo in braccio e mi metto a cullarla e ricomincia il viavai  nel corridoio. Povero il mio bel pavimento, il solco si fa sempre più profondo.
Ovvaimente, quando ricominciano i crampi?
Stringo i denti e mi faccio forza fino a quando Lumachina sembra respirare nel modo regolare che solo il sonno sa darle, quindi la rimetto delicatamente nel suo lettino e corro in punta di piedi verso il bagno, ma quando arrivo davanti alla porta, una nuova minaccia turba la qyuiete della mia casa.
Il telefono comincia a squillare, ma non ricordo che fine abbia fatto il cordless, quindi mi dirigo verso la cucina e rispondo da lì, facebdo attenzione a non svegliare la bambina.
- Pronto?- sbraito.
Una voce cordiale dall'altra parte parte a mitraglietta.
- Buongiorno! Chiamo per conto della Tutta Salute, ha mai sentito parlare della nostra azienda? La stiamo contattando per rivolgerle qualche domanda. Ha mai usato i nostri prodotti? Se sì, come li ha trovato? Se no, perchè non li ha mai provati? Sa di cosa ci occupiamo? Vorrebbe saperlo? Sa che acquistando un intero carico della nostra linea di prodotti può avere uno sconto del 30%?... -
E così via, senza darmi la possibilità di rispondere.
QUandpo faccio per riagganciare la cornetta, una mano smaltata mi blocca-
Alzo lo sguardo su mia suocera.
Ma da dove cazzo sbuca?
- Lei è un uomo senza cuore, sa che la persona che l'ha chiamata sta lavorando? Lei non ha nessun rispetto per le persone, dovrò farlo presente a Shera - minaccia con il tono con cui ci si ricolge a un assassino colto in flagranza di reato.
Nell'altra mano regge il crodless.
Stava ascoltando la chiamata? Questa donna è totalmente malata!
- Ma prego, lascio a lei il compito di fare una buona azione -
E la mollo con la signorina delle televendite e mi porto via il cordless.
Mi dirigo  nuovamente verso il bagno.
Starnutisco e avverto fastidio al petto.
Non solo ho l'intestino in subbuglio, sono anche intasato di raffreddore come un cesso.
Non passano cinque minuti e il telefono prende nuovamente a suonare.
QUesta volta rispondo dal cordless.
- Signor Hghwind, scusi se la disturbo, sono Cindy. Non è che può darmi anche un po' di zucchero?-
Trattendo il fiato.
Non è che, invece dello zucchero, potresti chiedermi il riposo eterno?
Rispondo di chederlo a mia suocera e riattacco.
Tempo tre minuti e qualcuno suona al campanello.  Spero che quella mostruosa creatura conm cui mi sono imparentato risponda, ma credo si sia nuovamente dileguata, perchè il campanello riprende a suonare con insistenza. Mi alzo di scatto e corro verso la porta d'ingresso, apro e mi ritrovo la vicina.
- Vede, questa volta ho portato il barattolo da casa!- esordisce, tutta eccitata come se avesse messo in pratica l'idea più geniale del mondo.
Alle mie spalle, un flebile lamento minaccia la mia salute mentale.
Astrea sta per svegliarsi.
Questa volta ho un rigurgito d'orgoglio e il vecchio Cid che ancora resiste in me mette in pratica ciò che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio: sbatto la porta in faccia a questo caso disperato di femminite acuta, giro i tacchi e vado a salvare i miei timpani, tappando il cratere di mia figlia col ciuccio che le è probabilmente caduto mentre dormiva.
 Come un automa, torno in cucina, mi guardo intorno da di quella deficiente neanche l'ombra.
Mi gratto una tempia e metto su dell'acqua nel bollitore per il thè. Provo a chiamarla ma mi accorgo solo adesso di una cosa: Mamma? Signora? Come cazzo si chiama?!
Scaccio il pensiaro lontano, aiutandomi con uno svolazzo di mano; ovuque sia, adesso non è qui.
- Ma come può sbattere la porta in faccia alla sua vicina?!- la sua voce stridula mi coglie di sorpresa.
Sobbalzo, spaventato come se mi avessero appena sparato e mi porto una mano al cuore.
Male, molto male, Cid, riesci a mantenere la calma in battaglia ma ti prende quasi un infarto quando riconosci la sua voce.
La megera mi guarda nuovamente storto, poi si allontana.
Sbuffo e dalla tasca della veste da camera tiro fuori un èpacchetto di sigarette. Lo so che Shera non vuole, ma ho bisogno di rilassarmi un secondo.
Frugo meglio nella tasca e solo adesso realizzo che non ho l'accendino e non ricordno minimamente dove sono i fiammiferi.
E che palle!
Guardo il fornello, giro una chiavetta, metto la sigaretta in bocca e dò un po' di gas.
- E sa benissimo che in casa non si fuma!- la suocera queasta volta lo dice urlando.
L'effetto è del tutto involontario ma efficace: lei urla, io sobbalzo, mi cade la sigaretta di bocca, giro la chiavetta del gas più del dovuto, una fiammata mi coglie la faccia e le mie sopracciglia si bruciano, lasciando in tutta la cucina un cattivo odore.
Resto muto per lo shock.
Io sarò poco paziente, ma quella è una trita coglioni.
E ha fatto svegliare la bamcina, che ora pianbge disperata nel suo lettino.
Mi avvicino alla piccola, la prendo in braccio e provo tanta pena. Per me, questa volta, perchè non credo riuscirò a resistere fino all'arrivo di mia moglie.
E, per l'ennesima volta in questa tremenda giornata, il telefono riprende a squillare.
Questa volta è il mio cellulare.
Sono talmente incazzato che neanche faccio caso al nome della persona che lampeggia sul display.
- Pronto?!-
- Cid, sono io-
Quando riconosco la voce di mia moglie non riesco più a controllare le mie maltrattate emozioni.
- Tu, maledetta femmina! Hai idea di cosa io stia passando, oggi? Ti rendi conto che hai lasciato un uomo malato in balia di due donne, di cui una è una produttrice incallita di merda e moccio, e l’altra è tua madre?- esplodo.
- Oh, Cid, perdonami, purtroppo il lavoro sta durando più del previsto-
E' dispiaciuta e si sente dal tono di voce. Resta pur sempre una mamma che ha lasciato a casa la sua bambina malata, alle cure di una nonna imbecille e di un padre non proprio capace.
Intanto Astrea singhiozza tra le mie braccia e il sospiro affranto di Shera mi fa sentire un perfetto idiota.
Non è colpa sua se la piccola è malata.
Non è colpa sua se ogni volta che succede a lei, mi ammalo anch'io.
Non è colpa sua se sono un inetto e un ignorante in fatto di bambini.
Non è colpa sua se deve andare a lavorare.
Ma, porco cazzo, se sua madre mi sta grattuggiando le palle con le lame di un rasoio, quella sì che è colpa sua!
- Ce la possiamo cavare- cerco comunque di rassicurarla, quando in realtà dovrei strozzarla.
- Se non sta buona, prova a cantarle la canzoncina dei ditini, le piace così tanto!- suggerisce.
Rabbrividisco al solo pensiero.
- Shera, adesso ammettono l’uso di alcol mentre siete in servizio? Oppure è un trattamento di favore che vi riservano solo quando io sono malato? No, altrimenti protesto. Come cazzo ti viene in mente che io possa blaterare quelle porcherie?! A una bambina dell’età di Astrea, poi…-
Ma se la ricorda quella filastrocca? Farebbe venire i vermi intestinali anche a Vincent.
- Cid, le parolacce! Avevi promesso…-
- Sì, ricordo. E tu avevi promesso che mai mi avresti lasciato da solo con quella megera- dove “megera” sta per “suocera”, perché mia figlia è solo femmina, senza altre colpe.
Un sospiro dall’altra parte della cornetta.
- Scusami, ma non avevo altra scelta. Lo so che la mamma è molto pesante, però tu cerca di passare su qualcosa, ok?-
Passare su qualcosa, dice. Tipo ossa, stomaco, genigive, roba così?
- Sui metacarpi?- chiedo speranzoso.
- Cid, ti prego!- mi supplica mia moglie.
- Sull’alluce almeno?- insisto.
- No-
- Sulle scarpe nuove?- ogni volta che viene qui ne ha un paio nuovo e, neanche a dirlo, fanno cagare puntualmente.
- E se non passassi su niente di fisico, ma ti sforzassi di chiudere un occhio su qualche difetto?-suggerisce.
- Ma scusa, lei può passarmi sulle palle e io non posso neanche rifilarle un’involontaria gomitata nello sterno?- protesto.
Come può chiedermi di lasciare che mi schiacci i coglioni con i tacchi a spillo delle sue orrende scarpe? E’ pazza. Ho sposato una psicopatica sadica e pericolosa.
- Pazienta un altro po’, tra un paio d’ore avrò finito e…-
No, tra un paio d’ore quello finito sarò io, ma dubito che se ne renda conto.
- Ok, ok, ma sappi che me la pagherai cara- l’avviso, perché sono un uomo giusto.
Nel mentre sistemo Lumachina nel seggiolino.
- Immagino- ridacchia -  e prometto di prepararti il thè migliore che ci sia non appena sarà a casa-
E io prometto di servirlo a tua madre tramite un clistere, ma ovviamente non lo specifico, o ricomincerai con la storia che dobbiamo essere tutti più buoni…
- Cid?-
- Che vuoi?- chiedo, consapevole che la telefonata volge al termine.
- Ti amo - bisbiglia con dolcezza.
Anch’io, penso.
- Vaffanculo- rispondo.
Poso il cellulare sul tavolino e mi arrendo al fatto che la mia giornata durerà molto, molto più a lungo di quanto preventivato.
Che ha detto? Cantare la filastrocca d Astrea…
Il pollice è più bello,
L’indice è suo fratello.
Il medio è lungo lungo,
L’anulare è fatto a fungo.
Io sono il più piccino e mi chiamo mignolino!

Che schifo, non voglio che cresca come una decerebrata.
Mi avvicino  a lei  e la guardo intensamente.
Astrea è molto tranquilla, in genere non ci si accorge di lei finchè non piange per la fame, oppure per qualche malessere fisico. In questo momento sta divorandosi i pungi con le gengive, mentre cascate di moccio condiscono succulentemente lo spuntino. Sembra mi sorrida, che sia un pasto allucinogeno?
Sospiro, anche perché quella filastrocca del cacchio mi ha fatto venire in mente una cosa che devo assolutamente dirle prima che sua nonna o sua madre provino a inculcarle storie nella testa tipo “vogliamoci tutti bene”, oppure “mostra sempre tanta pazienza”.
Per fortuna Astrea ha me!
- Hey, ragazza!- le dico, attirando la sua attenzione.
- Ascolta bene ciò che il tuo vecchio sta per spiegarti. Ah, guai a te se ti azzardi a chiamarmi “vecchio”, hai capito? Prima che tu possa farlo dovrai come minimo far volare un razzo nello spazio e, credimi,ci vogliono le contropalle affinchè questo avvenga -
Oh, porca puttana, niente parolacce…
-… Beh, ci vogliono le contro ovaie affinchè questo avvenga- ecco, così è più pulito. Spero. O non spero. Oddio, ‘sta storia mi sta mandando in pappa il cervello, strammerda!
- Hai presente quella merd… quel letame di canzone che tua madre e tua nonna ti cantano per insegnarti il nome delle dita? Bene, dimenticala!- poi mi torna in mente l’espressione di mia moglie e l’insistenza con cui la ripropone a ogni cambio del pannolino, a ogni pappa, a ogni passeggiata, quindi mi correggo.
- No, non dimenticarla, altrimenti ti bucheranno il cranio pur di ficcartela nella testa, fai solo finta di averla imparata- ce le vedo, quelle due donne malefiche, a sfinirla con quel lassativo.
- La vedi questa?- le chiedo, prendendole una manina e ignorando quanto di appiccicaticcio prende a ascorrermi tra le dita.
- Questa è una mano. Ma-no. Mano! E serve a fare tante cose. Con questa potrai mangiare, disegnare, colorare, pulire, lavarti, scrivere, truccarti anche se fa schifo, realizzare progetti e costruire per davvero un’aeronave in grado di salpare per l’Universo, potresti pestare a sangue un deficiente che cerca di fare lo splendido con te (nel caso non temere, ci sarò sempre io a prestarti anche le mie), e magari farai ciò che tua madre ha fatto a me la sera in cui ti abbiamo concepita… - mi fermo un attimo a osservarla.
Scuoto insistentemente la testa.
- No, quest’ultima cosa proprio no, cancellala dalla memoria e ricordati che i bambini si comprano in appositi negozi, oppure si trovano sotto le foglie di cavolo. In alternativa si scrive una letterina e arrivano nove mesi dopo, trasportati in un fagottino da un Chocobo addestrato-
Do un colpo di tosse e poi riprendo il discorso.
- Quello che voglio dire è che nelle tue mani c’è tutto ciò che vuoi per te e sono loro ad aiutarti a ottenerlo. Gli scienziati attribuiscono lo sviluppo umano al pollice opponibile e alla possibilità che conferisce di modellare il mondo a proprio piacimento, ma io sono d’accordo solo in parte. Magari fisicamente è così, ma mentalmente l’evoluzione umana è stata favorita dall’utilizzo di un altro dito…  - sorrido.
Distendo bene la sua manina, che ormai ha imbrattato la mia, molto più grande.
- Questo, come ti ha già spiegato dieci milioni di volte tua madre, è il pollice, quello che dicono serva ad afferrare le cose. Ti aggiungo un’informazione: serve anche  esprimere un giudizio. Se lo sollevi verso l’alto, stai salvando il culo a qualcuno, se lo abbassi verso il pavimento, gli stai stroncando ogni possibilità di essere credibile -
Segue dimostrazione pratica di come ho bocciato mia suocera il primo giorno che ho trascorso con lei. Ora che ci penso, non credo di aver mai trascorso davvero 12 ore insieme a quel pessimo scherzo della natura…
- Questo è l’indice, che serve ad indicare le persone, a portare il segno quando leggi, a pigiare i pulsanti delle aeronavi, a metterti le dita nel naso quando ti annoi e a cecare l’occhio a qualcuno quando ti sta rompendo le scatole-
Cambio dito.
- Questo è l’anulare e, francamente, è da quando sono nato che mi sto chiedendo a cosa serva… Ah, sì, a metterci la fede, ma questa è una cosa che ti riguarderà solo quando io sarò morto-
Mi vengono in mente Vincent e quel Brian. Godo è un santo, io avrei fatto strage! E poi avrei fatto resuscitare il mio amico per permettergli di uccidere quel moccioso con l’aria da duro che si diverte a baciare la mia bambina.
Merda, mi sento tanto Wallace in questo momento.
- Questo è il mignolo ed è ottimo per pulirsi le orecchie-.
E adesso la tanto sospirata lezione di vita.
Sospiro.
- E questo è il medio- dico, abbassando tutte le altre dita della sua viscida manina.
- Lo vedi questo? E’ il più importante, è l’apice dell’evoluzione critica umana, il dito che permette al mondo di andare avanti. Esiste un detto, sai? Datemi un dito medio e vi solleverò il mondo!- recito con solennità.
Astrea mi ascolta con molta attenzione, ha anche smesso di masticare il pugno dell’altra mano, sebbene continui a tenerlo in bocca.
Bene, molto bene: è intelligente, ha preso tutto da suo padre, tsk!
- Crescendo incontrerai tante persone, ragazza. Alcune ti saranno amiche, altre cercheranno di farti del male. Le prime saranno pochissime, credi a me che lo so per esperienza, mentre le altre saranno innumerevoli, un vero esercito! Ecco, ricorda di avere il dito medio quando si mostreranno per ciò che sono in realtà e se non potrai protestare in modo libero e schietto, allora alzalo con la mano in tasca. Che sia sempre pronto a scattare verso l’alto. Cercheranno di calpestarti, cercheranno di cancellare i tuoi sogni, la tua personalità, le tue ambizioni, ma tu sarai più forte della loro cattiveria, perché sarai dalla parte dei giusti. Non fare niente che possa nuocere agli altri, ma non permettere mai che qualcuno riesca a fare del male a te. Ricordati, ragazza, ci vogliono più vaffanculo che ti amo nella vita. Pochi meriteranno un “ti amo”, ma ‘sta certa che tutto il resto meriterà veramente i “vaffanculo” da parte tua -
Ovviamente, non le dirò mai che il dito medio è direttamente legato al piacere sessuale della donna, perché la mia bambina è solo femmina ed è mia. Mia. E certe cose non saprà mai che esistono. Mai. Mai. Mai.
Intanto è qui, davanti a me, sembra aver capito tutto e ancora ha la mano piegata come gliel’ho lasciata.
Sono veramente soddisfatto, non credevo avrebbe capito tutto così bene e così in fretta.
Neanche me ne accorgo, ma mia suocera entra in soggiorno alla ricerca di qualche stronzata che solo lei sa e mi fa sobbalzare con la sua voce bovina.
- Mia nipote non sta facendo quel gestaccio con il dito medio alzato, vero?
Sì!, esulto interiormente, vittorioso e orgoglioso come non mai.
- Signora Suocera, ma cosa dice? Le pare possibile? Non ha neanche un anno di vita!-


 
 
 
No, non sono morta, mi sono solo trasferita su un altro pianeta.
E torno con questo che non è un capitolo, ma una seria richiesta d'aiuto, mia e di Cid (più di Cid che mia, almeno a me non è toccato lottare con la gastroenterite, il moccio e i pannolini).
Purtroppo la vita sceglie le priorità per noi e a me è toccato subirle, ma mi siete mancati da morrire, questi vecchi amici mi sono mancati da morire e posare le dita sulla tastiera è stato un momento di croce e delizia contemporamneamente. La paura di sbagliare è stata forte e forse ho combinato l'ennesimo disastro, ma il piacere di inveire con Cid è stato più forte del  timore di riprendere a correre dopo anni di inattività.
Mi è mancato il fandom, mi siete mancati voi, e ringrazio tutti coloro che anche in privato mi hanno sporonata e pregato di non abbandonare. Non vi nomino, sapete che la colpa è tutta vostra e che vi ringrazio di cuore per questo.
Non so quando ritornerò, purtroppo ci sono delle situazioni che mi tengpono lontana dalla tastoera (per fortuna, dirà a ben ragione qualcuno) ma ci tenevo al salutare il 2017 con Dis-avventure e ad augurarvi un 2018 ricco e stimolate.
Vi voglio bene.


 

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Capitolo 65
*** Somebody to love ***


Che dire, Manila è dura a morire, che come rima fa pure schifo.
Pronta ad accogliere frutta, ortaggi marci e parolacce, vi lascio semplicemente alla lettura di questo... questo.
Non so quando tornerò, ma giuro che non ho dimenticato l'affetto e l'educazione trovata qui e, soprattutto per quest'ultima, ve ne sono sinceramente grata.
Vi abbraccio tutti.
Manila.

A Columbrina, se questo capitolo qui è colpa sua.


58. Somebody To Love

 (Reno)

L'ascensore si apre e rigurgita greggi di dipendenti stressati fin dal primo mattino.
Mi stiracchio, esco per ultimo e mi  avvio per raggiungere Rude ed Elena alla machcinetta delle bibite calde.
Mi passo le mano sulla nuca senza trovare il mio affezionato codino.
Poco male, ricresceranno in breve tempo, tuttavia ho preso l'abitudine di portare al polso un elastico.
Svolto a destra e continuo a camminare assonnato.
E' già da qualche settimana che ho ripreso il lavoro dopo la missione che il Presidente in persona mi ha affidato e dopo quella collaterale che ne è derivata, per la gioia di Yuffie Kisaragi e per il rinnovato malumore di Elena.
Spospiro.
La rosa bianca di Wutai...
Il viso vispo della ninja fa capolino nella mia mente e, involontariamente,  un lato della mia bocca guizza verso l'alto.
Chissà che ha raccontato a Valentine per giustificare la nostra assidua "frequentazione"...
Annuisco a me stesso, consapevole che la mia espressione non è solo di scherno, bensì di affettuosa ilarità.
Quando mi avvicino ai miei colleghi, ho ancora stampato in faccia il mio ghigno e probabilmente è più evidente di quanto vorrei, tanto che la bionda alza lo sguado dal suo bicchiere di caffè e solleva un sopracciglio.
- A quanto pare qualcuno è allegro già a quest'ora, non è così senpai? Chissà a cosa o a chi lo dobbiamo...- allude non proprio velatamente, riportando l'attenzione alla sua bevanda.
Non sono ancora le otto del mattino ed Elena ha già lavato la bocca con la soda caustica.
Sbadiglio sonoramente senza usare l'accortezza di coprirmi la bocca con la mano e le lancio uno sguardo di traverso.
- Buongiorno a te, signorina, a cosa dobbiamo questo buonumore? Ti sei alzata dal lato sbagliato del letto di un idiota, oppure il problema è l'idiota e non il lato del letto sbagliato?-
Il viso della ragazza s'incupisce ulteriormente.
- ... in alternativa devo pensare che tu non ti sia svegliata dal lato del letto di nessuno, visto il tasso di acidità che si avverte quando ti si passa accanto?- infierisco, riferendomi al fatto che, nonostante cerchi disperatamente di farsi notare da lui , Tseng continua a non filarsela neanche di striscio.
Ammesso e non concesso che sia davvero il Turk di Wutai ad interessarle, visto quello che ha combinato con la Kisaragi.
Eh no, bella mia, le tue menate puoi raccontarle agli altri ma a me non la dai a bere, perchè è probabile che io abbia capito prima di te ciò che in realtà vuoi...
Le mani della ragazza stringono un po' di più il bicchiere di carta.
- Invece di pensare a me, cosa ci dici del talamo della tua bella pricipessa? Rimasto vuoto? Sei stato buttato fuori dal futon per esclusivo diletto di Valentine, oppure si è accontentata di uno dei pretendenti proposti dal regale padre?- risponde con finto disinteresse.
La squadro da capo a piedi, consapevole di dover chiarire al più presto la situazione prima che diventi ancora più insostenibile di quanto lo sia già.
Rude mi guarda da sopra gli occhiali da sole e fa un lieve cenno col capo, come a dirmi di non infierire.
Sei saggio, amico mio, ma non puoi fare il buon padre di famiglia per sempre, è bene che la signorina capisca che non è al centro dell'universo e che, se tutto le gira male, non è di certo colpa mia.
-  Io, almeno, in un futon mi sono infilato, tu non sei riuscita neanche ad avvicinarti alla poltrona del grande capo - le faccio notare.
Al mio chiaro riferimento a Tseng, il viso di Elena si fa cereo, schiaccia il bicchiere nel palmo della mano, poi lo getta con stizza nella pattumiera e si allontana senza neanche salutare.
Incurante del torto fatto alla mia collega, estraggo dalla tasca una monetina, seleziono una bevanda e attendo che la macchinetta eroghi il mio ordine.
Al mio fianco, avverto Rude mugugnare.
-  mbè?- gli chiedo quando, con la coda dell'occhio, lo vedo scuotere lievemente il capo.
- Oggi non sta tanto bene- spiega, rivolgendo lo sguardo verso il corridoio lasciato vuoto dalla bionda.
Mi gratto una tempia.
- Si è presa la bruttite?-
Il mio compare si morde le mascelle,manifestando in modo palese il disappunto per il clima teso che si è venuto a creare tra noi tre già prima della mia assenza.
Tra noi due, tra Elena e Me, appunto mentalmente.
Tra i Turk non dovrebbe svilupparsi una tale tensione, è fondamentale restare lucidi ed avere piena fiducia gli uni degli altri, è questo che non ci ha destinato all'estinzione quando tutto sembrava perduto.
- Vacci piano con Elena, ricorda che è l’unica figura femminile fissa della tua vita, le altre se la sono sempre data a gambe - mi fa notare, finendo di sorbire il suo caffè.
Questa poi! E il bello è che ha anche ragione...
Sorrido e rispondo con un'alzata di spalle
- Compare, sei figo quanto stronzo-  gli faccio l'occhiolino e mi avvio in sala riunioni, il Presidente ci ha convocati per parlarci dell'ennesimo progetto di ripresa.
*** 
Riunione noiosa, giornata noiosa, serata noiosa ad attendermi.
Lo ammetto, da quando non ho la Kisaragi tra le scatole il mio tempo trascorre in modo tranquillo.
Troppo tranquillo.
Rimpiango quasi il casino che abbiamo combinato con relative conseguenze, compresa una crisi politica sfiorata. Non potrò mai dimenticare la faccia dell'Imperatore Godo quando ha visto me e Valentine presentarci di buon mattino a Wutai...  Cid Highwind sta ancora bestemmiando.
Paradossalmente, l'esito di quella disavventura mi ha procurato maggiore fama agli occhi del Presidente, con grande dispiacere di Elena che oggi non ha fatto altro che farmi presente quanto sia scontenta che io sia stato messo al mondo e che nessuno sia ancora riuscito a cancellarmi.
Mi stiracchio mentre le mie riflessioni mi fanno compagnia in ascensore che scende.
Scommetto che Elena potrebbe stilare una lista dei mille modi che ci sono per togliermi di mezzo.
- Vacci piano con Elena, ricorda che è l’unica figura femminile fissa della tua vita, le altre se la sono sempre data a gambe -
Le parole del mio compare mi ritornano alla mente ridondanti e pericolosamente veritiere.
Quanto amo il mio collega?
Elena.

Per poco non mandava tutto a puttane...
Dovrebbe cominciare a chiedersi cosa vuole davvero dalla vita, anche se me ne sono fatto un'idea.
Non qualcosa.
Qualcuno!
Non qualcuno...


Non ci si introduce in una missione come ha fatto lei se non si è mossi da un certo tipo di motivi che, diciamocielo pure, per uno che rischia la vita a giorni alterni portano solo guai.

Perché, per noi, l'amore è un rischio e tu, bella mia, ci sei caduta dentro con tutti e due i piedi, anche se vuoi far intendere altro...

Arrivato al piano terra del palazzo in cui vivo da un paio d'anni, tiro su il cappuccio della felpa e mi appresto a una corsetta serale.
Cuffie nelle orecchie, playlist col Ragazzo di Midgar morto di recente per geostigma tanto caro alla Kisaragi, ciò che resta della mia chioma rossa al vento, adoro la frescura della sera sulle guance e non mi dispiace questo quartiere di Edge che si sta sviluppando con maggiore criterio edilizio rispetto alla vecchia Midgar. E non mi disturbano neanche le goccioline che, di tanto in tanto, picchiettano leggere sulla mia faccia.

Profumo di fiori.

Strano, le aiuole sono ancora degli ingombranti contenitori di fango e calcinacci.
Mi scappa uno sternuto.
Diamine, la faccenda della Kisaragi nelle fogne ha avuto conseguenze maggiori rispetto a quanto ci fossimo aspettati e adesso ci manca solo che diventi allergico al polline di qualche fiorellino che neanche si vede.
Un Turk che soffre di allergie non è un Turk, sarebbe di peso per i componenti della sua squadra anche durante la più semplice delle missioni.
Mi avevano assicurato che gli effetti indesiderati di ciò con cui sono venuto a contatto sarebbero svaniti presto, ma a quanto pare c'è ancora da attendere...
Deciso a cambiare strada, mi avvicino velocemente a un angolo e i miei occhi faticano a credere a ciò che vedono.
Capelli biondi, ancora in divisa, Elena si affaccia alla traversa a destra seminascosta, è talmente concentrata che neanche si accorge di me. Mi affaccio un po' alle sue spalle e resto allibito.
- Lo sai che questo è stalking?- le chiedo, mentre lei sobbalza e mi spinge con forza dietro  schiacciandomi il palmo della mano sulla bocca, quando le due figure che stava spiando si voltano dalla nostra parte.
- Accidenti a te, idiota di un senpai! Adesso ti metti anche a seguirmi?- ringhia, dandomi uno spintone.
Vorrei risponderle a tono, ma un altro sternuto mi piega in due, cosa che ha il potere di zittirla.
- Immagino che questo sia un ricordino della Kisaragi - dice sprezzante.
Maledetto odore di fiori!
Tiro un po' su col naso.
- ... Spero per te che non ti abbia trasmesso anche qualche malattia venerea... -
Giuro, mi lascia sempre di più senza parole e con me ce ne vuole.
- Oppure potrebbe averti reso impotente, chissà -
Alzo un sopracciglio.
- Elena, ti rendi conto che stai parlando della mia intimità con la Kisaragi, mentre spii Tseng?- perchè è lui che sta seguendo con tanto interesse; lui e una donna che lo accompagna.
- Ah, quindi ammetti che esiste un' intimità...- mi mette alle strette.
Le piace il gioco duro.
- Non vedo come la cosa possa interessarti - la punzecchio.
-Infatti non 'interessa!- si sbriga a precisare, ma figuriamoci se me la bevo.
Guardinga, si affaccia nuovamente all'angolo per controllare di non essere stata scoperta e, quando Tseng e la donna che lo accompagna si allontanano ignari di essere pedinati, tira un sospiro di sollievo.
Allora li sta seguendo davvero!
Incrocio le braccia, lasciando cascare un po' la testa sulla spalla destra.
- Sai, Elena, credo che tu debba seriamente capire cosa vuoi, non credo ti faccia bene...-  cerco di indurla a ragionare, ma è già scomparsa.
Mi affaccio sulla strada e vedo che continua nella sua opera.
Che assurdità!
Sbuffo, mio malgrado rinuncio ad ascoltare la musica in cuffia e faccio di corsa il giro del palazzo.
Neanche 500 metri e la ritrovo in un vicolo stretto.
Le metto una mano sulla spalla e lei sussulta nuovamente.
- Ma mi lasci in pace?- ringhia.

Sei davvero così ingenua da credere che non ti abbia visto, Elena? Tseng non è un semplice Turk, è il nostro capo e non si lascia di certo pedinare come un principiante.

Sbatto le palpebre un paio di volte, poi osservo meglio la coppia che passeggia serena. Lui è sempre il solito, con completo scuro e aria composta. Da lontano e di spalle non la vedo molto bene, ma lei sembra una coetanea di Elena, poco più alta, magra, con capelli lunghi, molto mossi, castano chiaro; non mi veraviglierei se, voltandosi, scoprissi che ha anche dei begli occhi verdi.
In fin dei conti anche Tseng  cerca di andare avanti, ma lo fa a modo suo com'è giusto che sia.
E questa stupida che ho di fianco non se ne rende conto!
Quindi Tseng vuole che lo seguiamo...
Sospiro.
Abbasso di nuovo lo sguardo su di lei e la trovo nervosa, delusa, incredula, poco ci manca che pianga.

Eppure avrei detto ti fosse passata, in fin dei conti hai fatto carte false quando hai saputo della Kisaragi...

Lancio un'occhiata alla coppia, mi concentro di nuovo su di lei e decido che, se proprio deve cadere, deve farlo con un suo pari al fianco.
In fin dei conti siamo Turk sempre, non solo in missione.
- Allora, che diavolo vuoi?- 
Che voglio io? Cosa vuoi tu?!
Non cosa.
Qualcuno!
Non qualcuno...


Si mette le mani sui fianchi, spazientita, e sbuffa sonoramente.
- Senti, piuttosto che farmi scoprire per colpa tua e della tua ficcanasaggine, vieni con me e facciamola finita!-
Sbatto le palpebre.
La cosa che mi piace di Elena è che, pur di avere ragione, ti fa credere che una sua idea assurda sia la tua e in questo mi ricorda Yuffie, solo che lei è più acida della principessa.
Ed è anche una cosa che odio. Tanto.
Alzo le spalle, poco male, in fin dei conti non mi aspettavo altro ed è sempre meglio che ricevere una chiamata da Rude in piena notte che mi chiede di telefonarle per consolarla o di andarla a cercare per tutta Edge, perchè la signorina ha ricevuto una cocente, preannunciata, delusione.
Proprio mentre  cerchiamo di dare il meno possibile nell'occhio e seguiamo la coppietta in giro per diversi vicoli, svoltando l'angolo in una zona piena di ristorantini, facciamo un altro inaspettato incontro.
Con un bicchiere di carta tra le mani, i capelli scuri, gli occhi vivaci, Yuffie Kisaragi arresta il suo passo per non sbattermi contro.
Dismesso il completo a suo dire ninja, abbigliata come una qualsiasi ragazza, sotto le luci dei lampioni, è serena e graziosa come la ricordavo. Beh, sicuramente meglio di com'era quando ci siamo lasciati quella volta.
Decisamente più... in salute, ecco.
Esita un attimo e solo noi due sappiamo il perchè.
Reno!- è poi il suo saluto.
Non c'è astio nella sua voce, nulla che faccia pensare neanche lontanamente al rancore.
Solare, pulita,realmente incapace di provare odio, eravamo davvero male assortiti, ma insieme abbiamo spaccato! Vero, Rosa bianca di Wutai?
- Principessa...- rispondo, lasciando intendere più sottintesi di quanti vorrei. Credo che con lei, ormai, sarà sempre così.
E' un attimo, una fastidiosa bolla di sapone che scoppia senza far rumore e  ci ritroviamo nel presente, in mezzo alla strada, con Elena che ci guarda truce e Vincent Valantine, perché c'è anche lui, che non dice una parola, semplicemente si avvicina di più a lei sfiorandola col suo fianco, facendo chiaramente capire quale sia il suo posto.
Se sapesse quello che abbiamo combinato, strozzerebbe lei per prima...
O forse strozzerebbe se stesso per le stronzate che ha fatto.
Gli lancio un'occhiata ilare, e non mi sfugge quella che la mia collega gli rivolge.
Ansiosa? Urgente?
Forse anche loro hanno combinato qualcosa di cui non parlano...
Sorrido tra me e me.
Se davvero volessimo complimentarci con qualcuno per aver messo (o rimesso che dir si voglia) quei due insieme è proprio Elena, ma è una storia troppo lunga per riassumerla in due frasi.
Rivolgo la mia attenzione nuovamente alla principessa che mi sorride.
- Lo spettacolo deve continuare...- le rammento.
- Decisamente!- rispode, ricordandosi immediatamente a cosa mi riferisco.
E sono consapevole che le nostre strade s'incroceranno di nuovo più di quanto vorremmo, ma per il momento va bene così.
Li saluto con un cenno del capo e mi allontano con Elena che, d'improssivo, smette di rivolgermi anche quelle poche parole che mi stava sputando dietro prima d'incontrare una fettina di Avalanche.
Benchè prima di mettere piede fuori dalla porta di casa avessi ammesso con me stesso di trovare un po' noiose le mie serate nell'ultimo periodo, confesso che anche la corsetta stava diventando una routine troppo sana per uno come me, quindi il pedinamento poteva essere una buona scusa per rispolverare le basi delle attività di un turk. Il problema è che la bella coppietta Tseng/Sconosciuta, mano nella mano, ha deciso nell'ordine di: fare il giro delle vetrine di tutta la città per cercare non si è capito bene cosa, cenare in un bel ristorantino a lume di candela, di prendere un caffè nella caffetteria di una zona periferica e poi di passare per il Settore 5, scelta alquanto discutibile ma che, a quanto sembra, sulle donne sortisce un certo effetto.
Nel nostro ordine, invece, abbiamo fatto slalom tra pilastri e pali della luce per non farci scoprire, abbiamo mangiato cibo spazzatura mentre aspettavamo fuori dal ristorante, abbiamo preso uno schifo di caffè a un distributore che, probabilmente, era lì diversi millenni prima di Meteor e, infine, ci è toccato avviarci in quello schifo di settore di cui prima.
In tutto ciò, Elena mi ha trascinato con lei senza ritegno, offesa a morte per il mio saluto esclusivo con la Kisaragi, per poi piagnucolare e lamentarsi per tutto il tempo.
E io, cretino, mi sono maledetto per tutto il tempo per essermi fatto coinvolgere in questo affare idiota che neanche due mocciosi si sarebbero abbassati a tanto.
Ora, la Chiesa del settore 5 ha sempre avuto il fascino delle zone mistiche e poco importa se hanno deciso di farne una specie di meta turistica, al momento è un accumulo di polvere e macerie circondate da scheletri di palazzi. Uno schifo, insomma.
Tiro un po' su col naso, mentre lei si lascia cadere su una panchina sgangherata.
Qui l'odore dei fiori è insopportabile e trattengo a stento gli sternuti.
Mentre Elena testa su se stessa la pratica masochista di guardare Tseng che porge dei fiorellini gialli alla sua graziosa accompagnatrice che, abbiamo scoperto, non ha occhi verdi ma castani, io alzo lo sguardo al cielo e tante goccioline cominciano a cadere non troppo fitte.
Perfetto, la doccia post mancata corsetta serale mi ci voleva.
La coppietta, intanto, si allontana lentamente, mentre Elena, per non farci scoprire, si fa strada all'interno della chiesa dal tetto scoperchiato, tanto che neanche qui troviamo ripato.
Il suo respiro trema, è evidentemente nervosa, mentre ripercorre con lo sguardo gli angoli occupati precedentemente da Tseng e compagna.
- Allora, ne hai avuto abbastanza? Possiamo andarcene adesso?-  le chiedo, scocciato.
- Guarda che potevi andartene fin da subito!- ritorce lei, pestando un piede a terra e guardandomi trucemente.
- Seh, come no...- borbotto, ma a quanto sembra in questo momento io sia diventato un buon bersaglio contro cui sfogare la sua frustrazione.
- Cosa vorresti insinuare?-
Mi gratto una tempia, spazientito.
- Tu che ne dici?-
- Sai una cosa, senpai? Tu sei nemico del mio sistema nervoso-  afferma esasperata, portandosi le mani alla testa.
- Piuttosto direi che tu sei nemica di te stessa - le faccio notare, con la conseguenza di innervosirla maggiormente.
Peggio per lei, è giunto il momento che capisca.
- Guardati! Sei ancora in divisa, non sei passata neanche da casa a cambiarti pur di seguirlo, sei bagnata, infreddolita ed è da mesi che giochi a ping pong con i tuoi sentimenti-
- Ti sei bevuto il cervello- cerca di difendersi - Non pretendo che tu capisca, in fin dei conti, oltre alla Kisaragi, chi hai mai avuto tu? Per te non è mai esistito nessun altro che te stesso e tutte quelle che hanno avuto l'occasione di avere a che fare con te sono durate.. quanto... cinque minuti? Alla fine anche la principessa di Wutai ha scelto un altro-
Non sa quello che dice, ma è meglio così.
Più tira in ballo la Kisaragi e più mi dà conferme.
- Io sono qui ad aspettare, mentre lui, l'uomo che amo, sta con un'altra. Sai cosa significa per me? Sai quanto mi fa male?- sbotta non proprio a bassa voce.
Il punto è proprio questo, non sembra per nulla che la faccia soffrire nel modo in cui vuol far credere in primis a se stessa.
L'umidità ci penetra nelle ossa.
-  Ti fa davvero così male? Oppure il problema è che non ti fa male affatto? E' così difficile  per te ammettere che ti è passata, che quel momento della tua vita è finito, che potresti trovare altro se solo rischiassi un po' di più?-
- Che cosa?!- domanda con voce stridula - Per te è inconcepibile pensare che c'è gente che desidera qualcuno da amare e che, magari, per me quel qualcuno sia Tseng?- alza di più la voce.
Qualcuno da amare.
Dura, la ragazza.
- Ma tu non vuoi qualcuno da amare - le faccio presente.
... Tu vuoi me.
Sbuffo.
- Elena, ammettilo, ti fa più male pensare a me con la Kisaragi che a Tseng con un'altra... - le faccio notare - E sei stata così pressante e invadente che per poco anche il Presidente stava per perdere le staffe con te - aggiungo.
In tutta risposta, mi si avvicina e mi da uno spintone.
- Non è affatto vero!-
- Oh, sì che lo è!- la punzecchio.
- Assolutamente no!- insiste, spintonandomi.
Qui, sul bordo del laghetto, con la pioggia che si fa più insistente, litighiamo come due mocciosi.
- Ti rendi conto che ... -
Tu vuoi me!
Non riesco a finire la frase che il rumore dei cardini annuncia la presenza di un visitatore.
Di due visitatori, appunto con la coda dell'occhio.
Succede tutto in un attimo, afferro Elena che intanto è colta alla sprovvista , mi alzo il cappuccio della felpa, faccio in modo di dare le spalle al portone coprendo lei e la sua minuta figura alla vista dei nuovi arrivati, le prendo le spalle e premo le mie labbra contro le sue.
Dapprima stupita, la mia bionda collega non dimostra l'opposizione che mi aspettavo, ma dura davvero molto poco. Mi punta le mani sul petto e mi spinge all'indietro, facendomi quasi finire nel laghetto.
Con gli occhi sgranati, guarda prima me e poi le figure rimaste ferme sulla porta. Le guance le vanno a fuoco e, istintivamente, mi molla un ceffone e mi spinge nel laghetto.
Senza dire una parola, scappa via da un'uscita laterale.
E mi lascia qui, in quest'acqua gelida, sotto la pioggia ormai scrosciante, con la guancia rossa e l'espressione soddisfatta.

Perchè con le parole puoi far credere ciò che vuoi, ma le tue labbra contro le mie hanno detto ben altro.

Adesso non puoi più fingere neanche con te stessa, adesso è chiaro ciò che vuoi e come lo vuoi, devi solo accettarlo.
Adesso so chi vuoi.
La donna dai capelli mossi e gli occhi castani mi guarda stupita, mentre Tseng le mette una mano sulla spalla rivolgendomi uno sguardo indecifrabile.
Era quello che volevi, no, capo? Volevi che si mettesse l'anima in pace?
Eccoti servito.

Un petalo giallo si poggia sul mio naso e starnutisco, scivolando ancora di più nel laghetto.
Scoppio a ridere, forse adesso anch'io so cosa voglio.

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Capitolo 66
*** Ciò che voglio ***


E niente, questi due fanno tutto ciò che vogliono quando vogliono e come vogliono, d'altronde sono Reno ed Elena, e col rosso nulla ha parvenza di razionalità alcuna.
Ringrazio di cuore tutti per la bella accoglienza nonostante gli anni (ANNI, maledetta me!) di assenza. Ora, però toglietemi una curiosità: perché un capitolo come " Colloquio" vanta bel 1013 visualizzazioni ? XD XD XD
Buona (pessima) lettura ;-)



59. Ciò che voglio
(Elena)



E’ da due ore che ho il dito incollato al campanello della porta di Reno.
Neanche volevo venirci qui!
E’ tutta colpa di Rude, è lui che mi ha costretta, si è presentato in ufficio spiegandomi che il senpai è trattenuto a letto da un raffreddore micidiale e diversi decimi di febbre. Quando gli ho chiesto cosa avrebbe dovuto importarmi di quell’ameba, mi ha risposto che le sue precarie condizioni di salute sono attribuibili a me. Naturalmente mi sono tirata indietro: il bagno nel laghetto di qualche giorno fa era più che meritato, anzi, avrei dovuto trattenergli la testa sott'acqua! Rude, però, non si è dimostrato così comprensivo come speravo e si è limitato a lasciarmi le sue chiavi di casa tra le mani.
Adesso mi ritrovo qui, davanti a una porta chiusa alternando il dito sul campanello e le nocche sul legno lucido. Non credo che sia uscito di casa, Rude ci ha tenuto a dirmi che sta talmente male da non riuscire ad alzarsi dal letto. Sospetto che abbia esagerato anche se, mi duole ammetterlo, Reno non è tipo da assentarsi da lavoro per un po’ di febbriciattola.
Questa mancata risposta mi fa preoccupare, e se fosse morto? Sebbene, alla luce di quanto successo, vorrei vederlo agonizzante, la parte buona di me sta cominciando seriamente a temere il peggio.
Infilo una mano in tasca, prendo la chiave, faccio scattare la serratura ed entro silenziosamente, prefigurandomi l’immagine del ragazzo riverso sul pavimento, in una pozza di sangue e rantolante.
L’ingresso è immerso nella penombra, ci metto un po’ di tempo a far abituare gli occhi al contrasto di luce  che proviene dalle altre stanze, ma ciò che vedo è sconcertante. La cucina, che è il primo locale in cui mi imbatto, è totalmente invasa dal caos: pile di piatti sporchi giacciono nel lavandino e sul ripiano, la tavola è ancora apparecchiata, le briciole e gli avanzi su cui banchettano alcune mosche sono rimasti lì probabilmente dall’ultimo pasto. Muovo qualche passo e butto l’occhio nel bagno, dove la lavatrice aperta sembra vomitare una quantità esorbitante di indumenti sporchi che qualcuno ha spinto nel cestello, facendolo strabordare.
Indigestione di panni lerci, wow …
Preferisco non accertarmi sullo stato del lavandino e della vasca, perché temo che l’ufficio d’igiene possa intercettare i miei pensieri e mettere in quarantena l’appartamento.
Eppure non ricordo che Reno fosse un tale trascurato, le altre (poche) volte che sono venuta a casa sua c'era molto più ordine e, soprattutto, pulizia.
Deve essergli successo seriamente qualcosa!
Avanzo un altro po’, mi fermo davanti alla porta semiaperta di quella che è la camera da letto e una musichetta cancella con un colpo di spugna la preoccupazione, le immagini di lui che annaspa nel suo stesso sangue, la disperazione di Rude nello scoprire troppo tardi la morte del suo amico fraterno e il funerale degno di uno degli agenti più in gamba del corpo dei Turks.
Mi mordo un labbro, conto mentalmente fino a diecimila e spalanco la porta.
Il senpai è seduto sul letto sfatto probabilmente da giorni, con una console in mano e inveisce con voce nasale contro il videogames con cui si sta trastullando.
Idiota.
Imbecille.
Psicopatico.
Molestatore.
Donnaiolo da strapazzo.
E pensare che stavo per dimenticarmi addirittura dell’affronto che mi ha fatto senza ritegno.
Quando la borsa mi casca dalla spalla producendo un rumore sordo, realizzo che o non si è accorto di me, oppure mi sta amabilmente ignorando.
La vena sulla mia tempia si dilata un po’.
- Reno - lo chiamo senza ottenere risposa.
- Reno ?- riprovo senza alcun successo.
- RENO!- sbraito ormai spazientita.
Visto che continua a ignorarmi, afferro la borsa da terra e gliela scaravento dietro la nuca, tenendola per la tracolla.
-Ma che cazz … - mastica, voltandosi verso di me e, contemporaneamente, togliendosi le cuffiette che non avevo notato dalle orecchie.
- E’ da due ore che suono alla porta!- lo informo inferocita.
- Ah, eri tu?- torna a concentrarsi sul videogioco.
- Mi hai sentita?! E perché non mi hai aperto?-
- Tu che bussi a fare se hai le chiavi?-
- Ma poteva essere chiunque altro!-
- Bah, non mi andava di avere seccature e poi qui viene solo Rude, che ha le chiavi, e le donne, ma solo dietro specifico invito. Dato che non aspettavo nessuno, non avevo voglia di ritrovarmi scocciatori tra i piedi- mi spiega con gli occhi puntati verso lo schermo.
Come sa che ho le chiavi?
Rude...  Maledetto!
Vorrei schiaffeggiarli entrambi, ma l'unica cosa che mi esce dalla bocca è la domanda più stupida che io possa formulare.
- E la collaboratrice domestica?-  facendo riferimento al disastro che ci circonda.
Risponde con un'alzata di spalle.
Sbuffo.
Mi sento ridicola. Rude mi ha dato le chiavi e mi ha spedita qui facendomi quasi credere che stesse per morire e per cosa?  Per scoprire che, invece di venire a lavorare, si è preso qualche giorno per giocare ai videogame e per affogare nel suo stesso disordine. E io, come una stupida, mi sono lasciata convincere con una facilità di cui mi meraviglio io stessa.
Stupida Elena.
Stupida!
Stupida!
Stupida!

- E ora cosa dovrei fare qui?-
Credevo di averlo detto nella mia mente, ma evidentemente questo pensiero mi è uscito dalla bocca magari anche solo bisbigliato, perché Reno alza nuovamente lo sguardo su di me.
L'osservo meglio, come non facevo da tempo: è pallido, ma non di quel chiarore che caratterizza da sempre la sua carnagione, mi riferisco a quella cera tipica di una persona influenzata, quel pallore che sa di salute cagionevole. I suoi occhi chiari sono lucidi ed evidentemente febbricitanti, il naso è rosso ed intasato, le sue labbra, per contrasto sono più colorate e spiccano sul candore del suo viso.
Le labbra di Reno.
Sposto gli occhi altrove prima che, in modo molto puerile, le guance mi si tingano di rosso e mi accorgo che il comodino è invaso da medicinali.
Integratori, più che farmaci veri e propri, e un flaconcino senza etichetta.
Mi basta un attimo per raccogliere queste informazioni e lui lo sa bene. Non avrò la sua fenomenale memoria eidetica di cui parla poco, ma sono un Turk anch'io, solo che lo dimentica un po' troppo spesso.
Tuttavia non si è premurato di far sparire tutto prima del mio arrivo...
O non si aspettava venissi davvero, oppure ha voluto che vedessi.
Torno su di lui.
Febbre per un'innocua caduta in un laghetto, insofferenza al polline dei fiori, raffreddore come se non ci fosse un domani... Cosa mi stai nascondendo, Reno? Queste cose non capitano a persone come te, non dopo anni di addestramento e, purtroppo, infusioni con mako.
Che sia il motivo per cui Rude mi ha mandata qui?
- Beh, allora... visto che qui è tutto apposto, me ne vado...- comincio col dire, ma appena cerca di alzarsi da letto, forse per accompagnarmi o forse per trattenermi, barcolla. Istintivamente lo sorreggo e, quando gli metto una mano sulla fronte, scopro che quella che ha non è solo febbriciattola.
Merda.
- Ti sei davvero ridotto così per la Kisaragi?-
Non posso credere di averglielo chiesto davvero, la mia voce è uscita come un misto di preoccupazione e incredulità.
... E di gelosia, ma non lo ammetterò mai neanche con me stessa.
O per invidia, aggiungo.
Reno, sempre più malfermo, ghigna e questo suo modo di manifestare il suo trionfo mi fa imbestialire, ed è di nuovo così vicino che posso percepire chiaramente che il suo corpo sta andando a fuoco.
E forse sta andando a fuoco anche il mio viso.
Sbuffo e, pazientemente, lo aiuto a rimettersi a letto più per non dovergli stare così vicino che per paura che caschi a terra.
- Dovresti prendere almeno lo sciroppo- gli faccio notare, rimboccandogli le coperte.
- Dovresti darmelo tu, sei tu la crocerossina dei casi umani - risponde, portandosi una mano alla fronte bollente. Deve scoppiargli la testa...
Meno ci capisco di questa storia, più mi sale il nervoso, oltre al fatto che quel modo che ha di appellarmi e il riferimento a Tseng proprio non li gradisco.
Uno sternuto lo sconquassa.
- Yuffie me lo avrebbe dato...- insinua, tirando su col naso, e la rabbia mi sale ancora di più, perché riesce ad essere stronzo anche quando è malato.
E adesso siamo passati a chiamarla per nome...
- Ce l'hai una cazzo di borsa del ghiaccio?- chiedo, decisa a non cedere alle sue infantili richieste.
- E' nel mobiletto in bagno- indica la stanza con un dito, mentre si mette più comodo.
Il tempo di recuperare il necessario, quando torno in stanza Reno è bello e addormentato, di tanto in tanto scosso da qualche colpo di tosse.
***
- Quindi è come pensavo... -
- Rude, non è il momento di mettersi a fare il criptico, che diavolo succede?- bisbiglio nell'auricolare per non svegliare Reno che intravedo dallo spiraglio della porta che ho lasciato aperta per controllarlo.
Dall'altra parte silenzio, solo un sospiro.
Maledizione!
- Non ne sono sicuro, Elena, so solo che la missione di Reno è stata interrotta perché è subentrato un problema inaspettato. Poi c'è stata la questione di Wutai e, come ben sai, anche su quello il Presidente non è stato chiaro e figurati se Tseng si sia lasciato scappare qualcosa -
Ecco, forse questa è l'unica volta in cui avrei preferito che il nostro capo non fosse così ligio al dovere.
Il viso dell'uomo mi appare avanti, mentre mi osserva nella chiesa, dopo che Reno mi ha baciata.
Non sembrava propriamente dispiaciuto.
Chiudo gli occhi e sospiro.
- Va bene, Rude, ci penso io a lui -
Chiudo la chiamata, rientro silenziosamente nella camera da letto e mi guardo intorno. Sul comodino, accanto ai farmaci, noto un foglietto scritto con una calligrafia chiara ed elegante, come quelle d'altri tempi, una specie di istruzioni per l'utilizzo di una medicina. "Lacrime", riporta la scrittura elegante e, senza sapere il perché, capisco che quelle indicazioni si riferiscono alla somministrazione della sostanza contenuta nel flaconcino senza etichetta...
Poco più in là, sulla lampada, scorgo un imbarazzante oggetto che ricordo benissimo: la giarrettiera della Lockhart che Reno ha beccato in un occhio al matrimonio degli Strife.
A me è toccato il bouquet...
Guardo di nuovo il Senpai dormire febbricitante ma beato.
Perché tanti misteri?
Neanche ricordo quando ha tagliato i capelli, né perché lo ha fatto, sarà perché ad un certo punto mi ha tagliata fuori da tutto, sarà perché si è resa necessaria la sua presenza accanto alla Kisaragi e neppure ne conosco il motivo...
Osservo di nuovo le sue labbra, ora lievemente socchiuse. Le ricordo bene sulle mie, le ricordo ancor di più vicine alla principessa di Wutai lo scorso inverno e faccio fatica a non ammettere il fastidio. Credo sia stato l'unico momento della mia vita in cui ho sentito di condividere un sentimento con Vincent Valentine, anche se attribuirgli anche solo una parvenza d'emozione è oggettivamente difficile. Ho ancora davanti agli occhi l'immagine dell'ex Turk e della sua reazione quando mi sono presentata da lui... Come diamine fa Yuffie a capirlo?
Intanto lui e la sua bella sembrano essere felici e contenti, mi è venuto un colpo a vederli passeggiare come... come... come una coppia.
E l'espressione di Reno quando ha incrociato lo sguardo della principessa? Erano così... complici!
Quante, dannate, smancerie!
Concentro nuovamente l'attenzione sul Senpai, adesso mi è decisamente meno simpatico di un attimo fa...
E ancora più antipatico mi è questo tugurio che, per amore della decenza, mi rifiuto di lasciare così com'è.
***
Sbuffo.
Ormai è tarda sera, la casa è pulita e il bucato in asciugatrice.
Sul fuoco bolle un brodino e non vi è più traccia di piatti sporchi e tavola invasa dai resti dei pasti precedenti.
Mentre rimestolo gli ingredienti per evitare che si attacchino al fondo della pentola, una presenza alle mie spalle mi fa trasalire.
- Mi raccomando, le mutande belle inamidate -
Decisamente, è peggiorato, e la febbre non lo aiuta neanche un po'.
- E poi cos'altro vuoi, che mi metta a rammendare i calzini?- mi giro minacciosa, brandendo il cucchiaio in modo da fargli capire di fare attenzione a come risponde.
- No, mi basta che porti fuori la spazzatura, andandotene via-
Reno tira troppo la corda.
- Solo questo?- fingo meraviglia.
- Bah, se proprio insisti, è gradito il bacio d'addio -
O un proiettile giusto in mezzo alla fronte...
Sbuffo per l'ennesima volta, lo spingo su una sedia e gli infilo il termometro in bocca, mentre con una mano gli sento la fronte.
Resterà scemo per sempre, inutile illudersi, ma vediamo se riusciamo almeno a rimetterlo fisicamente in forma.
La temperatura è un po' scesa, ma nulla di significativo.
- Ma … cosa fai?- protesta, mentre preparo lo sciroppo che mi ha chiesto d'imboccargli prima di addormentarsi.
- Sto facendo una donazione al tuo sistema immunitario. Forza, apri la bocca e ingoia- dico, passandogli il misurino.
- Questo dovrei dirlo io a te - borbotta.
- Razza di cretino!-
Ghigna.
- Sai che ha un sapore orribile?- protesta, mandando giù il liquido denso e rosa - Fa schifo e pensa che al momento non avverto molto il gusto delle cose che ingerisco!-
Sicuramente ha uno sgradevole odore dolciastro, appunto mentalmente arricciando il naso, senza ammetterlo ad alta voce per evitare di alimentare tutta la serie di lamentele che sta sciorinando neanche fosse un ragazzino di dieci anni.
- Anche queste sono pillole?-  chiedo, sollevando uno scatolo.
- No, supposte. Vuoi mettermi anche quelle?-
Se lo ripete gliele faccio passare per l’esofago con tutto il blister.
Lo guardo con la mia espressione peggiore.
Reno non è la persona più ordinata del mondo, in genere i suoi capelli sono sparati in testa oltre ad essere tinti in modo assurdo, non porta mai la cravatta, lascia aperta la camicia e maltratta costantemente la divisa, spesso parla in modo assurdo, fa pensieri di cui ci rende partecipi solo in parte finendo per non farci capire nulla dei suoi ragionamenti, ma bisogna riconoscergli una sorta di classe e di magnetismo che raramente si riscontra nelle persone. Ora, col moccio al naso, il pigiama indosso da chissà quanti giorni e i capelli decisamente svenuti, non sembra neanche lui.
Oppure è lui, ma nella versione che solo alla Kisaragi è stato concesso conoscere.
Non so se possa essere considerata un'eletta oppure una povera sventurata, ma continuo a provare quella famosa punta di fastidio che, oltre ad essere imbarazzante e puerile, è addirittura fuori luogo.
La Lockheart direbbe sicuramente che ciò che manca a Reno è una moglie. Non avrebbe torto, ma mi chiedo come potrebbe essere la povera disperata disposta a condividere la vita con lui; il Senpai è totalmente folle!
- Dovresti farti un bagno- gli faccio notare, concentrandomi di nuovo sui fornelli.
- Senti, Elena, mi sposeresti?- mi chiede, soffiandosi il naso.
Guardo lui, il suo pigiama, il moccio che gli cola dal naso e il mollettone che gli trattiene i capelli ormai troppo corti per tenerlo su in modo decente e il ciuffo sulla fronte.
- Perché?- domando terrorizzata. “Perché mi vuoi così male?”, aggiungo mentalmente.
- Perché sei una brava padrona di casa- risponde come se la cosa fosse palese.
- E tu chiedi alle donne di sposarle solo per questo?! A quante lo hai chiesto finora?-
- A nessuna- risponde con voce nasale.
Lo guardo scettica.
- Beh, le donne che vengono qui non si mettono mica a pulire … - specifica con noncuranza e con una punta di malizia che mi manda in bestia.
Gli rispondo con sguardo truce.
- Guarda che è raro che qualcuno tocchi la mia roba, dovresti sentirti un’eletta!-  Annuisce con convinzione come a voler far risultare la situazione ancora più allettante.
Ecco l’elenco della sua preziosissima roba: fazzoletti annegati nel moccio, scatoloni di pizza, involucri di cibi precotti, contenitori vuoti di ramen istantaneo, calzini da rammendare, mutande e indumenti di ogni tipo da lavare, infinite  dita di polvere sui mobili, fornelli della cucina incrostati, frigo sporco, bagno da rifare … Solo a me sembra la scena di un film horror?
- Oh, ne sono lusingata! Non sai che onore sia per me farti da cameriera, mi viene quasi da piangere … -
Ghigna soddisfatto.
Ci ha creduto?!
- Reno, ti prego, non dirmi che anche il resto dell’umanità mi vede così disperata come mi vedi tu, perché potrei suicidarmi!- la mia voce si fa stridula.
Il mio collega si toglie dalla faccia quel sorrisino scemo e diventa serio.
- L’unica a vedersi disperata sei tu e quel che è peggio è che desideri esserlo! Sai perché Yuffie che tanto contesti è riuscita a prendersi Valentine? Perché si è data un’opportunità. Perché a un certo punto lo ha mollato, ha dato il tempo di  riflettere a entrambi e si è detta di valere qualcosa indipendentemente dall’opinione di quel morto vivente. E’ stato solo in quel momento che lui l’ha vista davvero per quello che è, è stato da quel momento che lei ha cominciato a volersi bene - sembra indignato.
Odio quando la difende, non lo sopporto. E odio lui quando fa così, perché infondo sento che ha ragione. Stramaledettamente ragione!
Mi mordo le labbra e lui continua implacabile con il suo giudizio.
- Tu continui a correre dietro la giacca di Tseng, ma Tseng è troppo impegnato ad andare avanti con la sua vita per starti dietro, te ne rendi conto? Prova dell’affetto per te, certo, ma...  -
- Per te è davvero così strano volere qualcuno da amare?- inciampo nuovamente nel discorso che ci ha visti protagonisti qualche sera fa nella chiesa.
E mi duole tantissimo, perché ricordo bene l'epilogo di quella discussione.
- Ma tu non vuoi qualcuno da amare, tu voi me... -
Scuoto visibilmente la testa.
- Tu stai delirando! Sarà la febbre che ti ha infettato il cervello... - rispondo con voce stridula.
- Perché negarlo?-
- Perché non è assolutamente vero - nego con tutta me stessa.
- Hai rischiato di mandare a monte una missione importante per continuare a negare l'evidenza! Ma ti rendi conto di cosa sarebbe successo se qualcuno ci avesse scoperti? - mi rimbrotta aspramente.
- Infatti ero preoccupata, ma poi... Beh, siete stati sicuramente scoperti, ma a fare ben altro...- ancora mi sale la bile allo stomaco se ripenso a quella scena. Ma a quanto pare a Reno non basta come spiegazione, perché continua ad accusarmi come un fiume in piena.
- ... Quindi, dopo aver scomodato Cid Highwind, Reeve Tuesti e il Presidente in persona, visto che il mio posto restava accanto alla principessa, sei andata da Vincent Valentine. Hai presente? Il signor Penitente For Ever in persona! e adesso vuoi farmi credere che non hai montato un caso del genere per me? Aggiungici anche la reazione che hai avuto l'altra sera per un semplice bacio e adesso dimmi in tutta onestà che ciò che vuoi è che Tseng venga a chiederti la mano -
Adesso che glielo sento raccontare, in effetti, suona talmente assurdo che mi vergogno di aver fatto ogni singola cosa che ha elencato.
Tu non vuoi qualcuno da amare, tu vuoi me!
Tutto gioca a favore delle sue stupide congetture, maledizione!
- Ma credi davvero che uno stupido bacio possa avermi dato alla testa? Non ci si innamora così da un momento all'altro, Reno! Io... ero solo preoccupata, sei stato allontanato all'improvviso... e c'era un pericolo... e neanche Rude sapeva nulla e...la Kisaragi non c'entra nulla con noi Turk e poi io... -
Incrocia le braccia al petto, attendendo una spiegazione plausibile al mio comportamento degli ultimi mesi, ma fatico a trovare anche solo un motivo che giustifichi le mie azioni.
O forse sì, una sola. ma è impossibile che lui abbia ragione.
- ... A me non importa nulla di te!- sbotto, mettendo fine ai miei inutili balbettii.
- Questa vigliaccheria da parte tua non me la sarei mai aspettata, primo perché sei un Turk, secondo perché sei tu e ti si possono attribuire numerosi difetti, ma la mancanza di coraggio proprio no o almeno l'ho sempre creduto fino ad oggi -
Vigliacca? IO??
- Sei forte, coraggiosa, e sei devota... non farmi credere che, però, tu non sia capace di essere onesta con te stessa o ti dirò che anche in questo Yuffie è migliore di te-
Il mio sguardo omicida non lo intimidisce.
- Oh, sì, lei ci ha messo davvero poco a capire chi o cosa volesse. E poi se l'è andato a prendere. Puoi dire lo stesso di te? -
Questo continuo rimando alla principessa di Wutai è davvero sgradevole, soprattutto perché sa benissimo che tra noi non c'è simpatia reciproca.
- Anzi, ti dirò dell’altro. Ti è piaciuto quel bacio, non riesci più a fare a meno di pensarci, altrimenti non te la saresti presa tanto, altrimenti non saresti qui! Non avresti fatto tutte quelle storie alla chiesa, semplicemente lo avresti ignorato, e saresti in grado di farti una sana risata quando ti prendo in giro! -
La vista mi si appanna un po’, ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi piangere.
- Yuffie ha riso quando l’ho fatto, nonostante fosse stata scaricata come un sacco di patate e ha continuato a farlo anche dopo, anche davanti a lui. Soprattutto davanti a lui! Tu ne saresti in grado? Certo che no! Sei troppo impegnata a dimostrargli quanto sei disperata, e sola, e disponibile a consolarlo. Resti in attesa che lui si accorga di te. Mi accusi di trattare le donne come oggetti, ma chiedilo a loro cosa ne pensano di me? Non sono un santo, non è un segreto, ma neanche fingo di esserlo! Ho per loro maggiore rispetto di quanto il tuo bel Tseng ne abbia per te. Anzi, non mi va neanche di accusarlo di niente, visto che ti ha fatto chiaramente capire che non è interessato. Ma la cosa comica è che neanche tu sei davvero interessata a lui. O almeno non più!-
- Oh, immagino quanto tu possa essere affettuoso con le donne...-
-  Se sei curiosa, prova a chiedere a Yuffie com'è stato con me, poi corri da Tseng e vedi se fa la stessa cosa con te -
Questo è troppo, stringo i pugni talmente forte che mi si sbiancano le nocche, poi la mia reazione è del tutto incontrollata.
Gli mollo un altro ceffone.
Dapprima colto di sorpresa, Reno asseconda il movimento causato dall'urto e volta il viso dall'altra parte, mente il mollettone che ha sulla testa vola a terra. Poi torna a guardarmi, gli occhi chiari fiammeggianti, l'espressione di trionfo gli disegna i lineamenti, ghigna per l'ennesima volta.
Capelli sconvolti peggio di prima, la guancia arrossata e la figura insolitamente solida per essere preda della febbre da giorni.
- Non ti azzardare più a chiamarla per nome!- sputo fuori con stizza.
- Altrimenti che succede?- mi sfida.
- Ti pesto a sangue - lo avverto.
Non gli do il tempo di rispondere, gli butto le braccia al collo, e lo bacio come non ho mai fatto con nessuno, come a cancellargli dalla bocca il suo nome, il ricordo delle sue labbra e magari anche il suo sapore. E, soprattutto, quel ghigno maledetto che mi rivolge ogni volta che apro bocca.
Parte come un irruento bacio a stampo, avverto le sue labbra sorridere sulle mie, per poi cedere e approfondire quello che diventa un vero e proprio bacio.
Ed è decisamente meglio di quanto mi aspettassi.
Ed era lì, davanti a me, ed è stato lì per anni.
Ed è strano, esilarante, irrazionale, delirante, ma giusto. Quasi perfetto...
E più penso a lui e alla Kisaragi, più lo stringo a me, approfondisco il bacio e lui non si tira per nulla indietro.
Quanto ci separiamo, avverto subito la mancanza della sua lingua che mi accarezza, del calore del suo corpo e della profonda intimità che è esplosa tra noi dal nulla, ma ho bisogno di riprendere fiato.
Riapro gli occhi ansante e mi scopro felice di leggere nei suoi occhi le stesse emozioni che credo avere dipinte sul viso anch'io.
Mi passo la lingua sulle labbra.  Sanno di medicina e fragola. Aveva ragione, quello sciroppo è disgustoso, ma il retrogusto che ancora avverto sa di lui.
Reno mi trattiene a sé, stretta al suo petto quasi non riesco a ripristinare un ritmo di respirazione regolare.
- Chiedimelo di nuovo-  bisbiglia con voce roca.
Non c'è bisogno che mi spieghi cosa vuol sentirmi dire.
Annuisco.
- ...E che male c'è a volere qualcuno da amare?- domando, col fiato ancora un po' corto.
- Tu non vuoi qualcuno da amare, tu vuoi me!-  ribadisce con dolcezza.
- Io non voglio qualcuno da amare, io voglio te - ripeto le sue stesse parole.
E' stato difficile ammetterlo, ma è così.
Sospiro.
Avvicina la sua fronte ancora molto calda alla mia.
- Scapperai anche stavolta?-
Abbasso lievemente le palpebre.
Scappare? Non ci riuscirei neanche se volessi.
Ma visto che siamo in tema di ammissioni, non ho affatto voglia di scappare.
Non rispondo, ma ciò che penso deve essere chiaro, perché sorride. Non ghigna sfacciato e irriverente come al solito, le sue labbra si distendono sinceramente soddisfatte.
- Allora stirerai anche le mutande?-
Trattengo a stento una risata...


          Che idiota!
 


 

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