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di biatris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Amicizie ***
Capitolo 4: *** L'annuncio ***
Capitolo 5: *** Compagne di stanza ***
Capitolo 6: *** Compiti ***
Capitolo 7: *** Confidenze ***
Capitolo 8: *** Rivali ***
Capitolo 9: *** Soli ***
Capitolo 10: *** Chiacchiere ***
Capitolo 11: *** Notte ***
Capitolo 12: *** Risvegli traumatici ***
Capitolo 13: *** Confronto ***
Capitolo 14: *** Crisi ***
Capitolo 15: *** Nemicheamiche ***



Capitolo 1
*** Primo giorno ***


PRIMO GIORNO
Il primo giorno di scuola era sempre un trauma. Ogni volta si ripeteva che forse quell'anno sarebbe andata meglio e ogni volta le sue aspettative venivano irrimediabilmente disilluse.
Si fece forza e si alzò dal letto. Si lavò e si vestì.
-Camilla, sei pronta?- sua madre.
-Sì mamma, arrivo-
Uscì dal bagno, finì di vestirsi e scese le scale. Fece colazione. Non capiva come facesse la gente a iniziare una giornata senza aver fatto una buona prima colazione. Lei non ci sarebbe riuscita, al solo pensiero si sentiva svenire. Forse era dovuto alla sua bradicardia, al suo intero bradi-metabolismo, come lo aveva chiamato il suo medico di base, ma appena si alzava doveva ingurgitare qualcosa.
-Allora, come la vedi quest'anno?- chiese sua madre.
-Al solito- rispose -penso di riuscire a prendere la borsa di studio come sempre-
La donna sorrise.
-Brava ragazza- le disse.
Camilla annuì. A volte si chiedeva perché i suoi genitori avessero avuto l'idea di mettere al mondo una figlia se poi tutto quello che interessava loro era che fosse brava a scuola e nello sport. Praticamente era un trofeo da esibire. Il fatto che fosse praticamente priva di amici era irrilevante dal loro punto di vista.
Finì la colazione, mise la felpa e uscì.
Amava il clima settembrino, non faceva troppo caldo, ma nemmeno freddo.
Percorse a piedi i settecento metri che la separavano dalla fermata dell'autobus. Salì e si sedette, come al solito, al primo posto.
-Buongiorno Camilla- la salutò l'autista sorridendo -Tutto bene?-
La ragazza sorrise.
-Beh, stavo meglio ieri, ma bene- rispose.
L'autista dell'autobus 52, quello che portava a scuola, era lo stesso fin da quando lei era bambina e Camilla pensava che non fosse invecchiato di una virgola. Era simpatico. Per lo meno lui non la giudicava.
Fece il viaggio in completo silenzio. A poco a poco l'autobus si riempì dei ragazzi che andavano a scuola come lei. Tranne quelli del primo anno, quelli venivano quasi sempre accompagnati dai genitori il primo giorno di scuola.
Scesa dal pullman si diresse all'ingresso. Si chiese in che aula li avrebbero messi quell'anno. L'anno prima erano al terzo piano, ma avevano bocciato diverse persone e quest'anno ci sarebbero state classi più numerose, per cui li avrebbero quasi sicuramente spostati.
Lesse il pannello dove erano indicate le aule. Terza C, aula 202. Infatti, pensò, erano al secondo piano. Salì in aula. Quando entrò ci trovò già alcuni compagni.
-Ciao- salutò.
-Ciao- risposero loro.
Camilla pensò che non fosse cambiato nulla dall'anno precedente. Al solito le rivolgevano appena la parola.
-Camilla, hai fatto mate? - chiese un compagno.
Ecco, pensò, la solita storia. Ma dopotutto lei chi era per opporsi a John il magnifico?
-Sì, aspetta- prese il quaderno dallo zaino e glielo passò.
-Grazie, tu sì che sei affidabile- rispose lui.
Camilla sorrise tristemente. Avrebbe preferito essere una svampita come quell'oca di Jessy, ma evidentemente così non doveva essere.
Jessy, pensò. Strano che non fosse ancora lì a starnazzare con Emily e Milly, si disse. Che poi anche i loro genitori avevano avuto una certa fantasia, considerò…
Jessy era la fidanzata storica di Johnatan, “John” per gli amici. I due formavano una coppia fin dal primo anno ed erano la fiera del cliché. Giocatore di calcio lui, modella lei. A volte Camilla si chiedeva di cosa parlassero tra loro, visto il quoziente intellettivo medio dei due.
Si sedette al primo banco sulla sinistra. Non che volesse davvero stare davanti, ma sapeva che se si fosse messa dietro sarebbe stata costretta a spostarsi dai compagni, tanto vale anticipare le loro mosse.
A poco a poco arrivarono tutti.
Camilla si avvide della presenza di tre ragazzi nuovi, due femmine e un maschio. Meno i sei bocciati dell'anno precedente avevano quasi pareggiato i conti. Ora erano 20, un buon numero ma non eccessivo. Si sarebbe potuto lavorare bene, anche se Camilla temeva che non sarebbe stato così, al solito.
Entrò l'insegnante.
Alla prima ora avevano italiano. Sapevano che non avrebbero fatto nulla, ma l'insegnante era il coordinatore e perciò ci sarebbe stato lui.
-Buongiorno- salutò l'uomo.
-Buongiorno- risposero gli alunni.
-Spero che voi abbiate passato bene le vacanze- riprese lui -Vedo che abbiamo delle New Entry. Gradirei che vi presentaste a me e ai vostri compagni-
Una delle due ragazze nuove sorrise.
-Buongiorno. Io sono Heather e vengo dal liceo scientifico Marco Polo -
-Bene- disse l'uomo-E come mai hai deciso di iscriverti qui quest'anno? -
La ragazza ci pensò, poi rispose.
-Al Marco Polo avevo qualche problema con i professori ed i compagni. Quando ho cercato un'altra scuola mi hanno parlato molto bene di questa. Spero di poter finalmente imparare qualcosa senza il terrore di venire a scuola -
L'insegnante rimase di stucco alla risposta, ma sorrise.
-Lo spero anch'io. Gli altri ragazzi nuovi? Come vi chiamate? Da dove venite? -
-Io mi chiamo Judith e vengo anch'io dal Marco Polo, ma non ero in classe con lei. Mi sono trasferita perché faccio ginnastica artistica a livello agonistico nella palestra qui dietro, perciò era più comodo - disse l'altra ragazza.
-Io sono Theodore e vengo dal Luigi XIV. Mi sono trasferito perché non volevo essere in classe con mio fratello - spiegò.
L'insegnante annuì.
-Hai un fratello gemello? - chiese.
-No- rispose Theodore.
Il professore parve leggermente imbarazzato e chiuse il discorso.
-Benissimo, possiamo incominciare- disse -Inizierei col ritirare i compiti delle vacanze. Ovviamente i ragazzi nuovi non li avranno, ma gradirei che vi faceste passare nei prossimi giorni almeno il programma dell'anno scorso con quello che abbiamo fatto -
I nuovi annuirono e la lezione continuò.
Dopo altre due ore di lezione, matematica e inglese, suonò la campana che indicava l'intervallo. Finalmente, si disse Camilla. Odiava i primi giorni di scuola, le presentazioni eccetera, si annoiava.
Si alzò dal suo banco imboccò l'uscita dell'aula per dirigersi al bar. Una delle ragazze nuove la seguì.
-Ciao- la salutò.
-Ciao- le rispose Camilla.
-Sono Heather, stamattina non ci siamo presentate - disse l'altra.
Camilla sorrise e annuì. Si notava che la nuova arrivata non conosceva le dinamiche della classe, pensò.
-Vai al bar? - chiese la nuova arrivata.
Camilla confermò.
-Posso venire con te? Almeno non mi perdo...-chiese.
Camilla sorrise. Era contenta che finalmente qualcuno le rivolgesse la parola. E poi questa Heather sembrava a posto.
-Certo, andiamo! - concordò.
Scesero fino al piano terra, dove si trovava il bar, chiacchierando. Camilla scoprì che Heather era di origini russe e che quindi parlava oltre all'italiano e all'inglese perfettamente anche il russo. Inoltre la ragazza le disse che giocava a calcio in una squadra femminile e frequentava un corso di pittura. Camilla dal canto suo le spiegò come funzionavano le dinamiche della classe, Johnatan, Jessy e la loro relazione in testa a tutto, e come comportarsi nella nuova scuola.
-Mi stai dicendo che quel figo di Johnatan sta con quell'oca di Jessy? - fece Heather.
Camilla rise.
-Sembra proprio di sì - confermò.
-Dovrò parlarci...- sorrise la ragazza.
Camilla rise. Pensò che, dopo che avesse visto come si comportava Johnatan, avrebbe sicuramente capito perché i due stessero insieme.
Era da tempo che non rideva a scuola. Era anche da tempo che l'intervallo non passava così in fretta, si disse quando sentì suonare la campanella.
Tornò al suo posto. Le lezioni ricominciarono.
Dopo venti minuti circa però si accorse di una cosa. Il ragazzo nuovo, quel Theodore, stava dormendo. Lo fissò. Fu in quel momento che si accorse che era bello. In quanto a bellezza poteva rivaleggiare con Johnatan e Jackob, il braccio destro di Johnatan. Era alto come gli altri due e con un fisico altrettanto benfatto, ma a differenza di Johnatan, che era biondissimo, e di Jackob, rosso di capelli, lui era moro, di quel nero che raramente di vede su un ragazzo non di colore e riccio. Camilla pensò di non aver fatto caso al colore degli occhi di Theodore, ma si ripromise di farlo. Si chiese se fossero azzurrissimi come quelli di Jackob o grigi come quelli di Johnatan, o ancora neri come i suoi capelli e si ripromise di farci caso. Quello che però notò era che i suoi occhi avevano ciglia lunghissime per un uomo. Sì, era bello.
Si riscosse, non poteva lasciarlo dormire. Diede una gomitata al proprio vicino di banco, Mark, l'eterno bimbo, in terza liceo dimostrava dieci anni e quello, visto dove indicava, rise. Poi diede una scossa a Theodore che alzò la testa dal banco. Poi guardò verso Camilla e sorrise.
Sorrise, Camilla se lo ripeté un milione di volte. Sorrise. Aveva sorriso a Camilla Davis. Lei rimase un attimo imbambolata. Le aveva sorriso con quei denti bianchissimi e quegli occhi verdi, ora li aveva notati eccome. Poi si riscosse e rispose al sorriso prima di ricominciare a prendere appunti.
Quando suonò la campanella della fine della giornata Camilla si mise in spalla lo zaino e fece per uscire come gli altri.
Si diressero alla porta e i più iniziarono a salutarsi. Vide Johnatan salutare Jackob con un cenno e sentì le urla stridule di Jessy, Emily e Milly. Poi sentì Eather.
-Buona giornata. A domani ragazze -disse salutando le compagne con un bacio sulla guancia.
Prima baciò Jessy, Emily, Milly, Carol, Judith, Laura e Micol, le gemelle, e alla fine anche lei. Camilla sorrise e salutò.
Forse quell'anno non sarebbe stato così male, si disse.

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


Camilla agguantò una brioche al volo e corse verso l'autobus. Era solo il secondo giorno di scuola e sua madre già aveva dimenticato di svegliarla. Riuscì ad arrivare giusto mentre arrivava l'autobus alla fermata. Salì e salutò l'autista.
Inaspettatamente una voce la chiamò.
-Camilla!- sentì.
Alzò la testa. In fondo all'autobus Theodore aveva alzato una mano per farsi vedere. Le sorrise. Lei si avvicinò.
-Ciao- lo salutò.
-Ciao! -rispose lui- Prendi anche tu questo pullman? - le chiese.
Domanda idiota, se era lì voleva dire che lo prendeva, si disse Camilla.
-Eh già- rispose però – Abito al ponte...Tu dove abiti? -
-Alla rotonda. Potrei prendere anche quello prima, è più vuoto ma lo perdo sempre- sorrise.
Camilla pensò che avrebbero dovuto rendere illegale quel sorriso.
-Come mai ieri eri tutta sola, se posso? - chiese ad un certo punto Theodore.
Camilla quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Tossì. Theodore la fissò.
-Ho detto qualcosa che non va? - chiese il ragazzo.
Lei scosse la testa.
-No, è che tutti sanno che Camilla Davies è solo la secchiona brutta e antipatica a cui chiedere i compiti, credevo che te lo avessero detto...- disse.
Theodore sorrise.
-Ma dai...Non mi sembrano così perfidi...Anzi, ieri parlavo con John e ha detto che secondo lui tu hai un fisico niente male, quindi almeno brutta non ti considera...- disse facendole l'occhiolino.
Camilla assunse un'espressione incredula.
-Avrai sbagliato a capire, non penso proprio che parlasse di me...-
-Ti giuro- sorrise lui- E poi perché non dovrebbe dirlo? In fondo se è vero...-
Camilla arrossì al complimento.
-Vabbé, grazie - disse.
-Di nulla- rispose lui.
Stettero un attimo in silenzio, poi Camilla chiese una cosa che la tormentava dal giorno prima.
-Ieri tu hai detto che non volevi essere in classe con tuo fratello, ma se non siete gemelli vuol dire che lui...-
-Che lui è più piccolo di me, sì- la interruppe Theodore -Ha due anni in meno. Io dovrei essere in quinta, ma studiare proprio non fa per me - spiegò.
Camilla annuì. Non riusciva a capire come si potesse non amare lo studio, non voler imparare, ma evidentemente era una dei pochi a non capirlo.
-In ogni caso quest'anno spero di essere promosso, perciò mi impegnerò, almeno un minimo...-disse Theodore.
Camilla sorrise.
-Se hai bisogno non esitare a chiedere. Si offrì.
Il ragazzo sorrise.
-Non vorrei mai che tu pensassi di me che ti sfrutto solo come la secchiona brutta e antipatica- disse poi scimmiottando le parole di lei.
Camilla rise. Le stava già simpatico quel Theodore.
Il viaggio in autobus era quasi finito. Quando scesero si diressero all'entrata. Entrarono in classe. Dentro c'erano già alcuni compagni: Judith, Emily, Mark, James, nonché il fidanzato di Micol, la gemella, anch'essa presente insieme alla sorella Lucy, e John. Quando i due ragazzi entrarono salutarono gli altri.
-Ciao- dissero.
-Ciao! - furono salutati a loro volta.
Camilla si stupì di come entrare con qualcuno in classe comportava un saluto diverso. John si avvicinò.
-Ciao Theo- salutò- Non ti dispiace se ti chiamo Theo, vero? - chiese poi.
L'altro scosse la testa.
-Quasi tutti mi chiamano così- disse.
-Ciao Camilla- salutò poi -Posso chiederti un favore? -domandò poi.
Da quando Johnatan chiedeva favori? Si chiese Camilla. Lui i favori se li prendeva...
-Sì, certo - rispose quindi un po' perplessa.
-Mi presteresti il tuo tablet nell'ora di tedesco? Tanto, voi a francese non lo usate...- chiese.
Camilla annuì. Non aveva nulla in contrario sul prestare le cose, ma quando diventava un vizio anche a lei dava fastidio. Eppure, cosa poteva fare?
-Camilla, se non vuoi gli presto il mio- disse allora Theodore vedendola titubante.
-Ma no, figurati. Aspetta che lo prendo - disse aprendo lo zaino. -Ecco, tieni. A volte fa i capricci, come al solito -
-Vabbè quelli li fa anche il mio- disse John – Certo, se mettessero una connessione decente sarebbe tutto più semplice...-
Camilla alzò le spalle.
-Questo abbiamo...-
Le lezioni della mattinata passarono in fretta. Johnatan restituì il tablet a Camilla alla fine dell'ora di tedesco, poi tutto si svolse nella più completa tranquillità, cosa che stupì non poco la ragazza. C'era qualcosa di diverso quest'anno nell'aria. Che Johnatan e Jackob fossero finalmente cresciuti e avessero finalmente deciso di non disturbare la lezione dell'intera scuola? Difficile, doveva esserci altro. E Camilla voleva capire cosa.
Al termine delle lezioni Camilla si diresse all'autobus insieme a Theodore. Fecero il viaggio insieme, poi si salutarono prendendo due strade diverse.
Camilla aveva fatto pochi passi quando le squillò il cellulare.
Guardò il display: “Mamma cell”. Rispose.
-Cami, cara...Scusa se non ti ho chiamato prima, ma mi ero proprio dimenticata...Oggi io non ci sono a pranzo! - disse la voce squillante di sua madre.
-Ok, va bene. A stasera.- rispose.
Classico, sua madre non ricordava spesso di avere una figlia. Sarebbe stata a casa da sola fino a sera. D'altra parte, questo voleva dire poter fare i propri comodi.
Non mangiò, non aveva fame. Erano mesi che mangiava pochissimo e il fatto che sua madre non ci fosse praticamente mai la agevolava e non poco. Si mise a studiare. Iniziò con la matematica. Accese il tablet, sarebbe stato più veloce. Fu allora che notò il nuovo documento. Doveva essere quello che aveva fatto Johnatan nell'ora di tedesco. Lo aprì per accertarsene. Lo lesse. Poi lo rilesse ancora una volta. Quello non era tedesco. Quella era una lettera d'amore. Una lettera d'amore di Johnatan a qualcuno che non era Jessy. Ma perché scrivere una lettera d'amore su un tablet prestato con il rischio poi di non ricordarsi di cancellarla? E perché non mettere il nome? Camilla sorrise.
Decisamente quell'anno si sarebbe rivelato meno noioso del previsto.
 

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Capitolo 3
*** Amicizie ***


-Buongiorno!- salutò Heather quando Camilla entrò in classe con Theodore.
-Buongiorno- risposero i due.
-Tutto bene?- chiese la ragazza.
Camilla sorrise e annuì. Aveva conosciuto Heather da pochissimo, ma si trovava bene con lei. Il giorno prima nell'ora di educazione fisica avevano parlato un po' e si era resa conto che l'altra era molto simile a lei, brava a scuola, tranquilla, pur essendo molto diverse. Se infatti Camilla si considerava bruttina ed aveva pochi amici, Heather aveva subito stretto amicizia con tutti i compagni, anche Johnatan e Jackob, ed era decisamente bella.
In quell'istante arrivò Johnatan. Camilla si era chiesta un numero considerevole di volte se avesse dovuto dirgli del documento e alla fine si era ripromessa di parlargliene.
-John, dovrei dirti una cosa- disse quindi avvicinandoglisi.
Il ragazzo la squadrò.
-Dimmi- disse.
-In privato- specificò Camilla.
Il ragazzo sbiancò. Solo allora si era ricordato del documento sul tablet. Non lo aveva cancellato. Camilla però sembrò essere l'unica ad averlo notato, perché Jessy starnazzò:
-Puoi dire qualunque cosa al mio John in mia presenza, non abbiamo segreti noi!-
Certo, avrebbe voluto dire Camilla, a parte che lui ama un'altra.
-Arrivo subito Jess- disse lui.
Si spostarono un attimo dagli altri. Camilla guardò Johnatan dritto negli occhi.
-Cosa vuoi che faccia perché nessuno lo sappia? - chiese Johnatan.
Camilla sorrise.
-Io non sono così, io non ricatto - disse – solo la prossima volta stai più attento, potrei non essere io-
Johnatan sospirò.
Camilla sorrise.
-Ho cancellato la lettera, mi spiace. Credo che la tua bella non lo verrà mai a sapere- disse poi.
Johnatan la guardò.
-Chissà- disse enigmatico prima di andarsene.
Quando rimase sola Theodore si avvicinò.
-Poi non dirmi che non è vero, ti stava mangiando con gli occhi!- le sussurrò.
Camilla rise.
-Ma piantala! Ma dimmi te se dovevo trovarmi un amico così rompiballe!- disse.
Risero. Heather, che si stava avvicinando, chiese
-Cosa avete voi due da ridere così?-
-Nulla- rispose Camilla- E' che Theodore mi prende in giro.-
Heather scosse la testa.
In quel momento l'insegnante entrò in classe. Tutti i ragazzi si sedettero al loro posto e la lezione iniziò.
Quando arrivò l'intervallo Camilla andò al bar insieme a Heather e alle ragazze. Emily le si avvicinò.
-Sai Camilla, sei cambiata molto dal primo anno. Una volta non saresti venuta al bar con noi- le disse.
-Una volta non mi avreste voluto- rispose lei.
Emily la guardò. Camilla sapeva di avere ragione. L'altra non disse nulla e per lei fu una prima vittoria.

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Capitolo 4
*** L'annuncio ***


Camilla arrivò in classe di corsa. Non aveva sentito la sveglia. Sua madre non era tornata a dormire e lei, che non era abituata a puntare la sveglia, non l'aveva sentita. Fortunatamente il professor Orange era sempre in ritardo e quando lei entrò lui ancora non era arrivato.
-Credevo fossi malata- le sussurrò Theodore mentre si sedeva al suo banco.
Lei scosse la testa.
-Sveglia- mimò sperando di non essere vista dall'insegnante che si sedeva alla cattedra.
-Oggi interroghiamo...Camilla vieni tu e poi...Johnatan, vieni- iniziò l'insegnante.
Camilla sospirò. Essere interrogati con Johnatan era il peggio che si potesse desiderare. I suoi genitori erano tra i finanziatori della scuola, perciò veniva trattato con i guanti e quando si veniva interrogati con lui si era certi di avere le domande più difficili e i voti più bassi.
I due ragazzi uscirono alla cattedra.
L'interrogazione di Camilla andò bene, come sempre d'altronde. Johnatan invece, pur avendo studiato, sbagliò alcune cose. Il verdetto dell'insegnante però fu un otto per entrambi gli studenti. Camilla non parlò. Non le interessava il confronto con gli altri. Era riuscita a portare a casa il suo bel voto e le bastava. Colui che invece stupì tutti fu Johnatan.
-Prof, so che la mia compagna non ha bisogno dell'avvocato, ma non crede che la sua interrogazione sia stata migliore della mia? Lei ha saputo tutto, io invece un paio di domande le ho sbagliate- disse.
Il professore lo guardò ammutolito. E ora cosa farà? Si chiese Camilla aspettando una risposta che insieme a lei aspettavano anche tutti i suoi  compagni.
-Johnatan, io sono il professore, non tu mi pare- disse l'uomo.
Johnatan fissò l'uomo e sospirò.
-Mi scusi, ha ragione- concordò.
A che gioco stava giocando Johnatan? Si chiese Camilla. Perché dopo averla sfruttata solo per i compiti e non considerata per anni ora la difendeva? Tornò al suo posto e si sedette. In quell'istante qualcuno le passò un bigliettino. Lo lesse.
“Mi spiace, io ci ho provato. John”
Si voltò verso il compagno che le sorrise.
Camilla rispose imbarazzata al sorriso con un'alzata di spalle. Cosa avrebbe dovuto dire?
L'insegnante intanto aveva iniziato a spiegare. Dopo nemmeno due minuti Camilla vide Theodore dormire. Sospirò e fece cenno a Mark, che si trovava tra di lei e il ragazzo, di svegliarlo. Quello obbedì e dopo poco un foglio scivolò sotto il suo banco.
“Grazie, se non ci fossi tu mi beccherebbe. Sei un angelo. Theo”
Camilla guardò Theodore. Si sorrisero. Poi Camilla riprese a prendere appunti.
Mentre scriveva si ritrovò ancora una volta a pensare. Aveva ricevuto più bigliettini e sorrisi negli ultimi dieci minuti che in tutta la sua carriera scolastica. La cosa era inquietante, si disse.
Le sue riflessioni furono interrotte dall'entrata in classe del preside. La classe di alzò in segno di rispetto.
-Sedetevi, prego- disse l'uomo.
Il preside era cambiato quell'anno. Ora era preside un insegnante di storia e latino. Camilla lo aveva avuto al primo anno, era molto competente anche se piuttosto severo. Ed era giovane, pur dimostrando più anni degli effettivi.
-Sono passato a darvi una notizia. Spero che ognuno di voi la prenda come una possibilità costruttiva che la scuola ha deciso di offrirvi durante questo anno scolastico.-
Fece una pausa, poi riprese.
-Abbiamo deciso, dal momento che dall'anno prossimo partirà il convitto qui a scuola, di proporvi di alloggiare a scuola per le prossime due settimane, a partire da lunedì prossimo. Ovviamente la proposta non è un obbligo, in quanto servirà l'autorizzazione di un vostro genitore, ma, proprio perché ci teniamo che tutti o almeno la maggior parte di voi siate presenti qui, abbiamo deciso di darvene la possibilità gratuitamente. Spero di essere stato chiaro- concluse l'uomo.
I ragazzi si guardarono. Sapevano che dall'anno successivo sarebbe partito il convitto, ma nessuno aveva mai pensato di poter provare prima.
-Mi scusi-chiese allora una voce. Era Heather.
-Dica- sorrise l'uomo -avete dubbi? -
La ragazza sorrise e annuì.
-Mi chiedevo una cosa. Nelle due settimane noi vivremo come si vivrà l'anno prossimo? Coprifuoco, tempi liberi eccetera?-
L'uomo annuì.
-Sì, esattamente. Vorremmo che voi capiste come funzionerà il convitto- spiegò l'uomo – E non si preoccupi che di tempo libero ne avrete. Abbiamo fatto in modo che nessuno di voi si senta imprigionato. Sappiamo che molti di voi fanno attività e sarà sufficiente comunicare prima gli orari pomeridiani in cui dovrete uscire-
Heather annuì. Camilla allora si chiese un'altra cosa e pensò che informarsi non avrebbe fatto male a nessuno.
-Mi scusi preside- chiese – Ma avremo dormitori separati oppure no?-
L'uomo la guardò. Sapeva che Camilla era la loro alunna più brillante e pensò che fosse così proprio perché da un certo punto di vista era ancora bambina.
-Mia cara, credo che ormai siate tutti abbastanza grandi per non avere dormitori separati. Certo, ci sarà un corridoio maschile e uno femminile e avrete camere maschili o femminili. Saranno camere miste per i diversi anni, biennio e triennio, alcune da due, tre o da quattro. Ho risposto alla tua domanda?- chiese allora l'uomo.
-Perfettamente- sorrise Camilla -Grazie-
La risposta ottenuta da Camilla sembrava aver ammutolito tutti dopo i primi mormorii.
Quando il preside salutò e uscì c'era ancora silenzio. Poi scoppiò il finimondo. Venti ragazzi curiosi della novità bisbigliavano tra loro. L'insegnante fece non poca fatica a riportare la calma.
Durante la lezione Theodore inviò un biglietto a Camilla.
“Ci sarai?”
“Sì. Tu?”
Rispose solo. Sperava che la risposta fosse positiva. Si sarebbero divertiti.
“Ovvio”
Camilla sorrise. Guardò Heather. Anche lei le sorrise. Ci sarebbero stati tutti.
Finalmente quell'anno non si sarebbe rivelato noioso.

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Capitolo 5
*** Compagne di stanza ***


Era finalmente arrivato il fatidico lunedì. Quei giorni sembravano non passare mai. Tutti gli alunni erano radunati in palestra. Il preside e la vicepreside chiamavano gli alunni per camere e consegnavano ad ognuno la propria chiave. Partirono dal biennio per poi arrivare al triennio. Quando Camilla sentì pronunciare il suo nome per primo sobbalzò. Ascoltò i nomi delle sue compagne di stanza.
-Camilla Davis, Heather Johnson, Jessy Parkinson, Emily Black la vostra camera sarà la numero 1. Ho eccezionalmente fatto una camera di sole ragazze del terzo anno su esplicita richiesta dei vostri docenti che vorrebbero che voi imparaste a collaborare. Spero che funzioni. Per altro avrete anche il compito di controllare il corridoio tutte le sere all'ora del coprifuoco. D'accordo? - disse il preside.
Le quattro ragazze annuirono. Camilla dentro di sé sospirò. Era contenta di essere finita con Heather, ma la convivenza con Jessy la terrorizzava. E in fondo non le sarebbe dispiaciuto conoscere altre ragazze. Ma così era...
Dopodiché il preside continuò. Camilla ascoltò con interesse gli abbinamenti. Sentì che Theodore era finito in camera con due ragazzi del quarto e del quinto anno, tali Jason e Philip, e con Jackob. Johnatan invece era in camera con Mark e due ragazzi del quinto anno, ci sarebbe stato da ridere. Lì di certo non poteva spadroneggiare.
Salirono ai dormitori e cercarono la loro camera. Appena entrate le ragazze si avvidero che i letti erano due letti a castello.
-Voi dove volete mettervi? - chiese Jessy indicando Heather e Camilla.
Heather scosse la testa.
-È uguale, non cambia molto. Voi? -
-Io preferisco stare alla finestra, sono un po' claustrofobica- disse Emily.
-Vai pure- sorrise Camilla- Stiamo noi di qui-
E così la loro convivenza era iniziata.
Camilla sapeva che Jessy avrebbe fatto di tutto per renderle la vita impossibile. Eppure, non voleva che un'esperienza che avrebbe potuto rivelarsi produttiva fosse rovinata da una smorfiosa. Si sarebbe divertita, si disse.
-Io devo sistemare tutte le mie cose stamattina- esordì Jessy -Non voglio nessuno tra i piedi-
Emily rise.
-Ueh principessa, va' che qui siamo tutti uguali! Tu sistemi come gli altri e con gli altri-
L'altra fece una smorfia ma non rispose. Emily era l'unica che aveva il coraggio di parlarle così. Camilla guardò la compagna di stanza e la ringraziò con un sorriso. Lo stesso fece Heather.
Sistemarono tutto piuttosto in fretta. Ognuna di loro aveva un armadio, perciò non ci furono motivi di liti. In più accanto ad ogni letto c'era un comodino. Nel complesso non era affatto male, pensò Camilla, l'unica cosa che avrebbero dovuto condividere era la scrivania. E il bagno, ma per quello fortunatamente avevano anche alcuni bagni pubblici, ce l'avrebbero fatta.
Stavano sistemando le ultime cose quando qualcuno bussò. Erano Jackob, Theodore e Johnatan.
-Avete bisogno di una mano? - chiese quest'ultimo.
-No grazie Johnny, ho quasi finito- disse Jessy stampandogli un bacio sulla bocca.
Johnatan sorrise.
-Io chiedevo a tutte, magari Heather ha bisogno...-
Heather rise alla smorfia stizzita di Jessy.
-No grazie John, ce la siamo cavata egregiamente e abbiamo quasi finito...- rispose poi a John.
Theodore intanto si era avvicinato a Camilla, che si era seduta sul letto dopo aver finito di sistemare le sue cose.
-Comunque noi non abbiamo lo specchio sopra la scrivania, dovreste sentirvi delle privilegiate- le disse.
Camilla rise.
-Certo, è un privilegio degno delle regine! La sala degli specchi! -rispose.
Theodore rise con lei. Emily li guardò.
-Io ho finito, si può scendere nella sala comune- disse.
Gli altri due annuirono.
-Heath?- chiese Emily.
-Arrivo, aspetta che sistemo due cose in bagno- disse entrando ed uscendo subito dopo -Fatto! Possiamo andare. Jessy?- chiese poi.
-No, io devo finire qui con Johnny, vero amore? -disse.
Johnatan sospirò. Lo incastrava sempre.
-Certo-acconsentì.
Mentre gli altri scendevano dalle scale Emily prese da parte Camilla.
-Non lo trovi un figo? - chiese a bassa voce.
Camilla la guardò confusa
-Chi? - chiese.
Emily la fissò come se fosse stupida.
-Mi prendi in giro? Theo! E' un gran bel pezzo di ragazzo! - sussurrò.
Camilla trasalì.
-Ah, lui. Sì, certo, è carino...- rispose.
-Carino! Camilla cambia gli occhiali, è uno schianto! -disse l'altra.
Camilla rise.
-Cosa avete voi due da confabulare? - si girò Jackob.
-Nulla! - negò prontamente Emily -Non confabuliamo! -
Jackob rise.
-Emily Black, ti conosco a quando sei nata! Non prendermi in giro almeno! -fece teatrale.
L'altra rise.
Camilla vedendola ridere si spiegò un sacco di cose.
Era parecchio che si chiedeva quale fosse il rapporto che legava i due, si era sempre chiesta se fossero fidanzati ufficialmente oppure no, ma quando aveva sentito Jackob dire da quanto tempo si conoscessero e aveva visto Emily ridere aveva capito. Emily e Jackob si conoscevano così bene da aver sviluppato una specie di simbiosi. Non potevano vivere separati, ma non stavano nemmeno insieme.
Certo, forse quei quindici giorni a qualcuno sarebbero serviti, si disse.

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Capitolo 6
*** Compiti ***


Era solo il secondo giorno di convivenza, il primo in cui erano andati a scuola la mattina, e già Camilla si pentiva di aver accettato questa cosa.
Doveva studiare, ma con tutta quella gente che chiacchierava era impossibile, nonostante fosse sola al tavolo. E non poteva andare in stanza perché Jessy aveva monopolizzato la scrivania con le sue cose.
Era nervosa. A casa a quell'ora avrebbe già finito, si disse.
Vide qualcuno sedersi al tavolo con lei. Era Johnatan.
-Posso? - le chiese.
Lei annuì. Da quando Johnatan le chiedeva il permesso di fare qualcosa? Continuò a cercare di studiare. Inutilmente, si disse. Rilesse la stessa frase più e più volte. Era nervosa e se ne rese conto quando aveva iniziato a masticare la biro.
Poi, all'improvviso, vide Johnatan alzarsi e spostarsi dietro di lei. Le prese le spalle massaggiandole. Lei sobbalzò, ma non ebbe la forza di fermarlo.
-Camilla, non riuscirai mai a studiare se sei così tesa- le sussurrò ad un orecchio.
Lei sospirò. Non sapeva cosa fare, né cosa dire. Per lei era una situazione del tutto nuova.
-Non sono tesa- disse.
Aveva detto la cosa più idiota che potesse inventarsi, pensò. Era evidente che non fosse così.
-Vieni con me- disse all'improvviso Johnatan prendendole la mano -Andiamo a studiare da un'altra parte-
Camilla lo guardò.
-Dove vorresti andare? Non c'è un altro posto! - rispose.
-Sì che c'è- sorrise lui.
Lo guardò mentre lui le faceva la borsa e la trascinava fuori dalla sala sotto gli sguardi stupiti di parecchi dei presenti. Doveva essere strano vedere Johnatan senza Jessy. Ed ancora più strano era vederlo con un'altra ragazza.
Johnatan la scortò fino al piano del dormitorio. Entrarono in una stanza. Accesero la luce. Era piccola, un magazzino. Camilla si guardò intorno. Era silenzioso, si disse, forse Johnatan aveva ragione.
-Come sai che non ci scopriranno? - chiese.
-In un magazzino di scope? - rise Johnatan -E poi almeno qui c'è silenzio...-
Camilla sorrise. In effetti l'altro aveva ragione.
Stettero due ore a studiare in quell'aula improvvisata. Fu in quello sgabuzzino che Camilla notò cose che non aveva mai avuto occasione di vedere. Johnatan era davvero bello. Quando era nervoso perché non capiva qualcosa aggrottava la fronte su cui compariva una ruga d'espressione a forma di V. Quando poi lei gliela spiegava annuiva mordendosi il labbro. E lo faceva in un modo sexy, quello doveva ammetterlo. Ora capiva perché tante ragazze stravedessero per lui.
-Perché mi guardi? - chiese Johnatan.
-Pensavo- ammise Camilla.
-Pensavi? A cosa, se posso? - chiese il ragazzo.
-A te- ammise -Sei diverso da quello che vuoi far credere- disse.
Johnatan rise.
-Tutti lo sono- rispose -Anche tu. In classe sei la secchiona che noi abbiamo visto negli anni scorsi, ma non credo che tu lo sia fuori e questa convivenza, forse, ci aiuterà davvero a conoscerci meglio...-
Camilla lo fissò. Annuì.
-Hai ragione – disse - Comunque io sono la secchiona che avete visto – specificò - Solo, non sono solo quella -
Johnatan sorrise.
-Sì, intendevo quello- disse -Per esempio… Non so, fai sport? -
Camilla annuì.
-Lo facevo. Ho sempre fatto nuoto, ma mi portava via troppo tempo e l'anno scorso ho smesso. Ora vado solo a nuotare alcune volte per mantenermi in allenamento- spiegò.
-Wow, non l'avrei detto - disse Johnatan - Non hai il fisico da nuotatrice -
Camilla rise.
-Non è che una deve essere un armadio per nuotare! - esclamò.
-Va beh, ma tu sei magra! E non sei troppo spallata, hai un bel fisico...Avrei detto piuttosto pallavolo, atletica...- rispose Johnatan.
Lei alzò le spalle. Si sentiva in imbarazzo a parlare di certe cose con Johnatan.
-Credo che dovremmo andare, abbiamo fatto tardi e fra tre quarti d'ora si cena. E io devo farmi la doccia - disse poi.
Johnatan concordò.
-Certo, hai ragione- disse.
Riordinarono le loro borse, poi Camilla fece per uscire dal magazzino, ma Johnatan la fermò tirandola per un braccio. Camilla si fermò.
Si guardarono per un secondo, poi Johnatan la attirò a sé e la baciò. Senza preamboli, così, all'improvviso. Camilla rimase pietrificata. Quando si staccarono fissò confusa Johnatan. Si consolò quando notò che l'altro sembrava quasi più confuso di lei. Probabilmente aveva agito senza nemmeno rendersene conto, si disse la ragazza. Ora avrebbe dovuto dire qualcosa? Si chiese. Deglutì, ma mai come in quel momento fu felice che Johnatan la togliesse d’impiccio.
-Dimentica tutto- disse infatti il ragazzo prima di sparire senza che lei potesse fare alcunché per fermarlo.

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Capitolo 7
*** Confidenze ***


Camilla arrivò a cena sola. Si sedette al tavolo dove già sedevano Heather, Theodore e Emily. Sembrava che Heather e Emily avessero legato molto già nei primi due giorni. Heather la fissò.
-Camilla, stai bene? Sei pallida...- disse.
Lei sorrise cercando di rassicurare gli amici.
-Certo, sto bene! - disse.
Theodore la fissò. Lei arrossì. Si sentiva una traditrice a non dirgli niente. Eppure, non c'era niente tra di loro, avrebbe tranquillamente potuto non dirglielo, non erano affari suoi. Il ragazzo, che era seduto di fronte a lei, sillabò un “dopo” con le labbra. Camilla sospirò e annuì. Era come se Theodore le sapesse leggere dentro.
Il dopo arrivò prima di quanto si aspettasse. Alla fine della cena Theodore l'aveva praticamente rapita. Appena usciti dalla sala da pranzo lui si fermò.
-Cosa c'è che non va Camilla? - chiese.
Lei sospirò.
-Johnatan mi ha baciato- disse solo.
Theodore la fissò. Camilla poteva giurare di averlo visto barcollare. Non pensava che avrebbe avuto quell'effetto la notizia su di lui.
-Wow- disse il ragazzo -Notizia bomba, eh? -
Camilla sorrise.
-Non me lo aspettavo. Io, cioè lui...Cavolo lui sta con Jessy! E lei già mi odia!- disse.
Theodore annuì.
-Sì, ma questo non è colpa tua. Tu non hai fatto nulla per questo. E se John è un idiota non è colpa tua né di Jessy- disse -Solo promettimi che non ti caccerai nei guai- aggiunse poi.
Camilla sospirò.
-Theodore, io credo di essere già nei guai. Non ho idea di cosa dovrei fare!- quasi urlò.
L'amico la guardò.
-Ti piace John?- chiese tranquillamente.
Camilla lo fissò. Poi si ripeté mentalmente la domanda. Le piaceva Johnatan? Era un bel ragazzo, si disse, ma non era il suo tipo, troppo popolare. Il suo tipo era più uno come Jackob, come Theodore. Già, Theodore, che ora era qui davanti a lei. Chissà cosa pensava lui, si chiese.
-Camilla? - la riscosse lui.
-Sì, scusa- si riprese -Johnatan è obiettivamente un bel ragazzo, ma non è il mio tipo. Si dà troppe arie, è troppo popolare. Sai che io preferisco stare nell'ombra-
Theodore sorrise.
-Lo so. E non ti rendi conto che così facendo attiri i ragazzi come le mosche- le disse.
Camilla fu colpita da quella frase. Cosa voleva dire? Lei non attirava i ragazzi. Lei era solo la secchiona da cui copiare i compiti.
-Vuoi dirmi che non ti sei accorta di come ti guardava John, di come ti guarda il piccolo Mark, o Jason, quello di quarta? - chiese sorpreso.
Camilla era confusa. No, lei non se ne era mai accorta. Forse era vero, era troppo concentrata sui libri.
Theodore rise.
-Dio Cami, sei incredibile- disse -Tu sei bella, devi solo rendertene conto! Ed è per questo che io ho paura che tu ti cacci nei guai. Sai che John non rinuncerà tanto facilmente a te, vero? -
Camilla sospirò.
-Lo so- disse -Ma davvero, non so cosa fare -
Theodore sorrise e strinse a sé la ragazza. Stettero fermi per un po'. A Camilla sembrò strano, troppo intimo quell'abbraccio. Non era come quelli che si erano scambiati fino ad allora. Non era un abbraccio tra amici. C'era più intimità tra di loro in quell'abbraccio che nel bacio che Johnatan le aveva dato.
-Ti voglio bene Theodore- disse Camilla non appena si staccarono.
-Ti voglio bene anch'io Camilla- le rispose l'amico.

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Capitolo 8
*** Rivali ***


Camilla si preparò per la colazione. Non aveva dormito quasi per niente, così cercò di coprire le occhiaie con il suo maquillage. Peccato che non fosse per nulla abituata, metteva giusto la matita qualche volta. Si guardò allo specchio, sembrava un panda, si disse. Sospirò. Tanto non ci avrebbe fatto caso nessuno, pensò.
Fece per uscire dalla camera, ma la porta si aprì da sola non appena toccò la maniglia.
-Oh, ciao- disse una voce che avrebbe preferito non sentire.
Era John, bello e perfetto come al solito.
-Ciao- rispose Camilla.
-Sono venuto a vedere se Jessy è pronta- spiegò lui.
-Sono qui!!!- urlò una vocina dal fondo della stanza.
Jessy, al solito, era in ritardo. Si sistemò come poté, poi si avvicinò a John. Lo baciò sulla bocca.
-Andiamo amorino- disse imperativa trascinando fuori dalla stanza il proprio ragazzo.
Camilla sospirò. Ormai non sperava nemmeno più che le cose tra lei e Jessy migliorassero. Si accontentava di venire ignorata da lei.
-Non prendertela- disse Emily alle sue spalle -È fatta così-
Camilla sorrise.
-Non me la prendo- disse -Però mi spiace che il nostro rapporto non possa migliorare-
Emily scosse le spalle. Era vero, non potevano farci nulla.
-Per lo meno noi tre ora andiamo d'accordo- sorrise poi.
Camilla ci pensò. Era vero. Annuì.
Finirono di sistemarsi, poi scesero a fare colazione.
Erano già sedute al tavolo quando Theodore, Mark e Jackob arrivarono a fare loro compagnia. Jackob prese posto vicino a Camilla.
-Tutto bene Cami? Ti vedo strana da ieri...- disse ad un certo punto.
La ragazza annuì con l'aria più convinta che poté.
-Certo, sono solo un po' stanca, è un periodo impegnativo- garantì.
Jackob sorrise comprensivo.
-Hai ragione, lo è un po' per tutti. Se hai bisogno non esitare a chiedere- le disse.
Camilla annuì. Se non fosse stato Jackob avrebbe pensato che il ragazzo stesse flirtando con lei. Ma no, non poteva essere.
-Credo che Camilla sia abbastanza grande da cavarsela da sola Jack- disse allora Theodore -Dopotutto ha fatto così per tre anni visto che tutti la ignoravate...-
Per Camilla fu come se avessero fatto esplodere una bomba. Non voleva rivivere gli anni prima ora che ne era finalmente uscita. Si alzò.
-Io vado, devo finire di studiare- disse, senza curarsi di dissimulare la sua fuga.
Corse in camera. Si sdraiò sul letto e nascose la testa sotto il cuscino. Avrebbe voluto scomparire. In quel momento entrò Heather in camera.
L'amica aveva l'abitudine di andare a correre la mattina presto nel parco della scuola, così spesso saltava la colazione.
-Camilla? - chiamò.
-Lasciami stare- mugugnò la ragazza da sotto il cuscino.
Heather si avvicinò. Si sedette sul letto dell'amica.
-Cosa ti hanno fatto quei porci? - chiese.
Camilla rise tra le lacrime. Heather aveva sempre una certa finezza, pensò. Tirò su col naso.
-Nulla- sospirò -Forse hanno ragione, sono io che sono troppo debole...-
Heather sospirò. Camilla pensò che stesse pensando che fosse solo una bambina.
-Camilla, loro non pensano che tu sia debole- disse invece Heather -Loro pensano che tu ti sia accorta di cose che invece ignori-
Camilla alzò la testa e la fissò. Cosa voleva dire l'altra con quelle parole? Cosa ignorava?
Heather scosse la testa.
-Camilla, tu sei una bella ragazza, ma a volte sei un po' ingenua, vivi nel tuo mondo- sorrise Heather -Tu ai ragazzi piaci- continuò -Possibile che tu non te ne sia accorta? -
Camilla la fissò con aria confusa.
-Cosa vuol dire che piaccio? - chiese. Prima Theo ed ora lei, cosa avevano voluto dire?
Heather sorrise.
-Piaci. Sei una bella ragazza, brava a scuola e sei pure sincera, non se ne trovano molte al giorno d'oggi. Io gli altri anni non ero in classe con voi, non posso giudicare com'eri, ma di sicuro quando ti ho visto la prima volta non ho pensato che fossi brutta, anzi! E poi sei brava, è innegabile...- spiegò.
Camilla arricciò il naso.
-Io non sono bella. E loro mi considerano solo per i compiti, John soprattutto- disse.
-John ti segue come una processionaria, ti fa il filo così tanto che perde la bava! - ribatté Heather.
Risero entrambe.
-Heather, credi davvero che io piaccia a John? - domandò poi Camilla.
L'altra sorrise e annuì.
-Sì- confermò -Credo tu sia l'unica a non essersene ancora accorta. È talmente evidente che perfino Jessy ti considera la sua rivale-
Camilla sospirò. Non si era accorta di nulla. Ora si spiegava perché Jessy la odiasse...Dunque non le restava che farle capire che lei non era una minaccia...
-A proposito, di Jackob almeno ti sei accorta, vero? - chiese poi Heather.
Camilla guardò l'amica.
-Che è innamorato di Emily? Sì...- rispose.
-No!!!- esclamò allora l'altra -Vabbè, lasciamo stare...-
Camilla si domandò cosa si fosse persa. Cosa c’entrava ora Jackob? Heather sbuffò.
-Fa' come se non avessi detto nulla- le disse.
Fu in quel momento che la porta si spalancò e Theodore entrò in camera. Come cavolo faceva ad avere le chiavi? Si chiese Camilla.
-Eccoti finalmente! - disse appena varcata la soglia.
Camilla lo fissò.
-È camera mia, volevo stare un po' in pace- disse nervosa -E mi chiedo chi ti abbia dato le chiavi-
Theodore sorrise e si avvicinò. Camilla pensò di scappare, ma non ne ebbe la forza. In realtà pensò che il modo in cui Theodore la metteva in soggezione fosse unico. Avrebbe fatto qualunque cosa se gliel'avesse ordinata lui.
-Heath, ci lasceresti soli un momento? - chiese Theodore.
Heather acconsentì.
-Certo, io vado giù. A dopo-

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Capitolo 9
*** Soli ***


Nel momento in cui Camilla si ritrovò sola con Theodore capì di essere una donna morta. Certo, non nel vero senso della parola, ma in qualunque senso metaforico. Theodore la raggiunse sul letto, le si sedette di fianco. Si fissarono per un istante. Fu Theodore a rompere il ghiaccio, come al solito.
-Perché te ne sei andata in quel modo prima? - chiese.
Camilla sospirò, scosse la testa.
-Non mi piace ricordare che fino all'anno scorso mi sfruttavano e basta- disse.
Theodore sospirò e si passò una mano tra i capelli ricci.
-Scusa, non volevo. Io volevo solo difenderti- disse.
Camilla si infuriò. Voleva difenderla. Lei non aveva bisogno di nessuno che la difendesse. Era grande abbastanza per badare a sé stessa.
-Cosa vuol dire: “Volevo difenderti”? Io non ho bisogno di te! So badare a me stessa!-
-Lo so Camilla, ma...- cercò di obiettare, ma venne interrotto.
-Non voglio sentire nulla! Io non sono una bambina da difendere!- gridò.
Theodore chiuse gli occhi un secondo, si passò una mano sul viso.
-Camilla, scusami- disse solo.
La ragazza si immobilizzò. Theodore le aveva chiesto scusa. Per cosa poi? Dopotutto avrebbe avuto tutte le ragioni per arrabbiarsi lui, invece le aveva chiesto scusa. Lo fissò. Sospirò.
-No, hai ragione, scusa tu- disse -Io, non so cosa mi sia preso. È che mi dà immensamente fastidio ricordare quel periodo. Da quando sei arrivato tu per me è cambiato tutto, non voglio tornare indietro-
Theodore sorrise. Le passò un braccio dietro la schiena e la fece appoggiare a sé. Stettero in quella posizione per qualche istante.
-Non riesco a sopportare i ragazzi che ci provano con te- ammise Theodore -E quando ho visto Jackob non ci ho più visto-
Camilla lo fissò confusa. Cosa centrava Jackob con i ragazzi che ci provavano? John non era nemmeno lì.
-Camilla, davvero non ti sei resa conto di come Jackob ti guarda, di come il suo atteggiamento nei tuoi confronti sia cambiato? - chiese il ragazzo.
Lei si guardò i piedi. Non poteva, non voleva crederci. Sarebbe stato tutto troppo complicato. E poi Jackob non era il suo tipo. Lei voleva qualcuno come Theodore. Già, Theo, quello stesso Theodore che ora la abbracciava. Forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Ma lui non avrebbe ricambiato, già lo
sapeva. Si riscosse quando sentì una mano scorrerle lungo la schiena.
-Theo? - sussurrò.
Il ragazzo sorrise. Si fissarono avvicinandosi impercettibilmente.
-Theo, tu…?- iniziò, ma non ebbe il coraggio di terminare la frase.
-Tu mi piaci- sussurrò Theodore sulle sue labbra prima di sfiorarle con le proprie.
Si osservarono ancora una volta.
-Tu sei bella, Camilla Davies, sei molto bella- disse Theodore.
-Anche tu mi piaci- rispose la ragazza. Ecco, lo aveva ammesso.
Theodore sorrise perdendosi negli occhi di lei.
In quell'istante Johnatan e Jessy entravano in stanza. Theodore e Camilla fecero appena in tempo a staccarsi, il cuore che batteva a mille.
-Oh, scusate, non volevamo disturbarvi- disse Johnatan.
I due alzarono le spalle nella più totale indifferenza.
-Vado Camilla, ci vediamo dopo, io vado a lezione. Riguardati- disse Theodore con un sorriso.
La ragazza annuì, poi per non destare sospetti rispose
-Se sto meglio magari dopo vengo-
Quando Theodore fu uscito sospirò. Ricapitolando: aveva baciato due ragazzi nel giro di due giorni. Anzi no, aveva baciato due dei ragazzi più popolari della scuola, perché sì, Theodore era appena arrivato, ma era già popolare, negli ultimi due giorni e aveva flirtato col terzo. Ok, tecnicamente loro avevano baciato lei, ma cosa cambiava? E ora? Cosa avrebbe dovuto fare?

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Capitolo 10
*** Chiacchiere ***


Camilla uscì dalla propria camera solo all'ora di cena. Si sentiva ancora distrutta, ma non avrebbe potuto stare rinchiusa per sempre.
Si sedette a tavola. Il menu prevedeva risotto al curry, patate arrosto e vitello tonnato. Mangiò un po' di risotto e poi spizzicò. Non aveva fame.
-Cami, ma tu mangi sempre così poco? - chiese Emily.
Lei alzò le spalle. L'ultima cosa che voleva era discutere della propria alimentazione, già lo faceva abbastanza con sua madre.
-Emily ha ragione, Cami, dovresti mangiare di più. Una volta non eri così magra- disse allora Milly.
Camilla finse di non aver sentito. Sapeva che le compagne avevano ragione. Dopo poco uscì diretta di nuovo alla camera. Poi però cambiò idea e uscì in giardino. Fu mentre passava dal corridoio del primo piano che sentì delle voci. Qualcuno stava chiacchierando in sala giochi, ma faceva talmente tanto baccano che fu inevitabile fermarsi ad ascoltare.
-Ma sì ti dico! Con quella di terza, Camilla mi pare si chiami. L'ho visto io!- diceva la voce, una ragazza.
-Secondo me ti sbagli, uno come Jackob non potrebbe mai starci con una così. E poi tutti sanno che Emily scannerebbe chiunque si avvicinasse a lui- rispose l'altra voce che invece sembrava più maschile.
-In ogni caso io ti dico che è così...E poi pure a pranzo lo vedi? Lui le sbava dietro come un boxer!- riprese la prima.
-Bah- interruppe allora una terza voce, un ragazzo -Secondo me è una palla. E comunque avete notato che quella non mangia un cazzo? È una gnocca paura, è vero, ma a me un po' preoccupa. Quella mi ha detto Jen che ha la media del 9 in tutte le materie, è una secchia. Se ora si fa le paranoie per essere pure figa siamo a posto...-
Camilla sospirò e accelerò il passo per uscire. Quando fu all'aria aperta si sedette su una panchina. Era fine settembre, ma faceva ancora abbastanza caldo. Fissò il cielo e pensò. Aveva sentito qualcuno parlare ed era sicura che parlassero di lei, dopotutto avevano fatto i nomi. Avevano detto falsità del tipo che lei e Jackob avessero una storia o giù di lì, ma di questo non si preoccupava. Però quello che avevano detto sul cibo era vero. Sapeva di mangiare pochissimo ormai. Aveva iniziato l'anno prima. E se all'inizio era stata solo una cosa da stress ora era un'abitudine. Praticamente a casa non pranzava mai e anche a cena non sempre mangiava qualcosa, tanto i suoi genitori nemmeno se ne accorgevano. Ma qui era diverso. Qui tutti la potevano vedere. Stava ancora pensandoci quando un rumore la fece sobbalzare.
-Ciao- le sorrise Theo sedendosi di fianco a lei sulla panca -Come va? Un po' meglio?- chiese.
Lei sorrise e annuì.
-Sì, meglio- disse.
Il ragazzo la fissò. Camilla, sentendosi osservata, ricambiò lo sguardo.
-Sai- le disse allora Theodore -Stamattina non ho fatto in tempo a dirti nulla. Avrei voluto dirti un sacco di cose, ma poi sono arrivati Jessy e John-
Camilla sorrise.
-Puoi dirmelo ora- incoraggiò il ragazzo.
Theodore sospirò.
-Già- concordò.
Si fissarono. Theodore si avvicinò. La baciò con calma. Su quella panchina per la prima volta Camilla si sentì a casa. Il bacio di Theodore era casa. Quando si staccarono rimasero comunque vicinissimi.
-Wow- sussurrò Theodore -Non avevo mai provato nulla del genere. Sei fantastica Camilla-
Lei arrossì. Nessuno le aveva mai detto qualcosa del genere.
-Gra...Grazie- rispose.
In quel momento sentirono delle voci. Videro gli stessi ragazzi che Camilla aveva sentito parlare, li aveva riconosciuti dalla voce, uscire da scuola. Li guardarono. Erano in una posizione inequivocabile, pensò Camilla. Temette che questo avrebbe significato altre chiacchiere, altre voci, altri problemi.

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Capitolo 11
*** Notte ***


Quella notte non dormì praticamente niente. Era agitata, nervosa, insonne. Sospirò rigirandosi per l'ennesima volta nel letto. Mentre si rigirava ancora sentì di non essere l'unica sveglia in camera.
-Emily? - sussurrò.
L'altra la sentì.
-Sei sveglia anche tu? - chiese.
-Non riesco a dormire- le disse-Tu che ci fai sveglia? -
-Nemmeno io ci riesco, pensieri...Oggi ho sentito dire che John ha tradito Jessy, ne sai qualcosa?- chiese Emily.
Camilla trasalì. Ma dopotutto se le aveva sentite lei le voci era inevitabile che arrivassero anche alle orecchie delle altre.
-No, non ne so nulla- disse -Emily? - chiamò poi.
-Sì?-disse l'altra.
-Tu che ne pensi di Theo? - chiese.
Emily doveva aver soffocato una risata sotto le coperte, si disse Camilla.
-Te l'ho detto, secondo me è un gran bel ragazzo. Ma tu perché me lo chiedi? Non dicevi che fosse solo carino? - disse poi.
Camilla sospirò. L'aveva detto, era vero.
-È simpatico- deviò allora il discorso.
Emily rise apertamente questa volta, con il rischio di svegliare anche le compagne di stanza che, al contrario di loro, dormivano.
-Camilla, ti piace, vero? - disse quando si fu ricomposta.
Camilla ci pensò un secondo prima di rispondere. Doveva fidarsi di Emily? Finora si era sempre dimostrata una brava ragazza.
-Fin dal primo anno voi mi avevate evitata, lui è stato il primo a vedere davvero me-rispose alla fine -È un bel ragazzo con un bel carattere, sì, mi piace- ammise.
Emily rimase un attimo in silenzio. Poi si girò tra le coperte.
-Beh, buona fortuna allora- disse.
Camilla sorrise al buio.
-Anche a te Emily- rispose.
L'altra non rispose.
Dopo poco Camilla si riaddormentò. Fece un sogno strano, ma per la prima volta dopo tre giorni riuscì a dormire decentemente.
Tuttavia, quando si svegliò era ancora nel cuore della notte. Le sembrava di aver dormito per giorni, ma erano passate solo poche ore. Sospirò. Non sarebbe riuscita a riaddormentarsi, lo sentiva. Si rigirò nel letto diverse volte. Poi sbuffò e si alzò. Se non riusciva a dormire, tanto valeva fare qualcosa di costruttivo.
Uscì dalla stanza portando con sé un libro e si diresse ad un tavolo nella sala adiacente i dormitori.
Si sedette al tavolo e iniziò a studiare.
Sapeva che era proibito girare per i corridoi durante la notte, ma sapeva anche che nessuno sarebbe passato a controllare. E comunque probabilmente se l’avessero trovata a studiare nessuno l’avrebbe rimproverata.
Non sapeva quanto tempo fosse passato quando sentì un rumore alle sue spalle. Sobbalzò.
-Ciao! – le disse una voce tranquilla alle sue spalle -Cosa fai qui a quest’ora? –
Camilla deglutì. Cosa ci faceva John lì a quell’ora?
-Studio – disse solo.
L’altro sorrise. Poi le si sedette di fianco.
-Tu studi sempre a quest’ora della notte? – chiese poi sorridendo.
Camilla scosse la testa.
-Non riuscivo a dormire – spiegò.
L’altro annuì.
-Capisco – le disse.
Stettero un attimo in silenzio.
-E tu cosa ci fai qui? – chiese poi lei, incuriosita.
-Jackob russa – disse semplicemente John.
Camilla rise.
-Cosa studi? – chiese il ragazzo.
-Biologia – rispose Camilla mostrando il libro – Mi deve interrogare domani, ma stavo solo ripassando. Ho studiato ieri –
Il ragazzo annuì.
-Tieni molto alla tua media scolastica, vero? – le chiese.
Camilla sospirò. Da quando John era interessato a lei in quel senso?
-È l’unica cosa che veramente interessa a mia madre – spiegò -Se vado bene a scuola poi lei mi lascia fare praticamente tutto quello che voglio –
John annuì. Poi si alzò e si portò dietro di lei. Le afferrò delicatamente le spalle massaggiandole con calma.
-Dovresti provare a tornare in camera e dormire un po’ – le disse.
Camilla sospirò.
-Non credo di riuscirci – ammise.
John sorrise, poi si abbassò sfiorandole l’orecchio con la bocca.
-Cami, rilassati – le disse solo.
Camilla rabbrividì. Cosa aveva intenzione di fare?
Non ebbe il tempo di avere una risposta, perché il ragazzo le afferrò una mano, le chiuse il libro davanti e la trascinò su un divano che stava lì di fianco.
-Sdraiati – le disse.
Camilla lo guardò interrogativa.
-Per piacere – disse John.
Lei obbedì, ma solo in parte. Si sedette e lui si accomodò al suo fianco.
Si fissarono per un secondo, poi fu ancora una volta John a prendere l’iniziativa.
-Vieni – le disse facendole appoggiare la testa contro di sé.
Camilla sospirò. Poi decise di lasciarsi andare. In fondo erano soli, nel bel mezzo della notte. Si accomodò meglio contro il fianco del ragazzo.
Fu in quella posizione che si addormentò poco dopo senza nemmeno accorgersene.

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Capitolo 12
*** Risvegli traumatici ***


Stava dormendo così bene, che si chiese se non fosse possibile stare ancora in quella posizione. E quel cuscino era così morbido e profumava di buono. Un attimo, ma dove si trovava?
Camilla sospirò. Aprì gli occhi confusa, guardò dove era appoggiata e la realtà le piombò addosso come un macigno.
Johnatan fortunatamente dormiva ancora. Pensò che avrebbe dovuto andarsene da lì il prima possibile, ma non riusciva a schiodarsi di lì.
Sospirò. Ancora cinque minuti, si disse.
Si riaddormentò.
Fu svegliata di colpo dalle urla sovrumane che qualcuno lanciava in corridoio.
Non fece nemmeno in tempo a riprendersi che venne scostata di malagrazia dallo stesso ragazzo che qualche ora prima l’aveva costretta ad accomodarsi contro di lui.
-Non è come sembra! – stava dicendo ad una Jessy arrabbiatissima che gli urlava contro.
Ok, avrebbe voluto dire Camilla. In realtà era davvero come sembrava.
-E come sembrerebbe? – chiese infatti l’altra ragazza -Stavate dormendo insieme, o sbaglio? –
Camilla deglutì. Non sapeva nemmeno come intervenire.
-Sì, quello sì – disse Johnatan -Ma stavamo solo dormendo! Lo giuro! E poi l’ho fatto solo per… -
Non riuscì a finire, perché Jessy gli aveva già sputato in faccia con ben poca grazia.
-Sei un porco! – aveva urlato prima di andarsene mostrando lacrime che, Camilla si disse, avrebbero potuto benissimo essere state architettate ad hoc.
Sospirò, mentre rimaneva a guardare davanti a sé. Johnatan era girato di spalle. Ora cosa avrebbe dovuto dire? Probabilmente il ragazzo non avrebbe più voluto saperne di lei.
Si accorse solo dopo alcuni secondi che anche lui era immobile. Seguì il suo sguardo.
Ok, forse era peggio di quanto si aspettasse.
Al lato opposto del corridoio stavano Emily, Theodore e Jackob. Erano immobili. Dovevano essere stati richiamato dalle urla.
Camilla aveva voglia di piangere.
-Cosa sta succedendo? – chiese Jackob dopo un secondo – Cosa avete pensato di fare voi due? –
Johnatan scosse la testa.
-Nulla! Eravamo seduti sul divano, ma sai com’è Jessy! –
Theo lo fissò. poi guardò Camilla. Infine, ancora lui.
-Se le hai fatto del male io… -
Fu Jackob a fermarlo.
-Theo, calma. Sentiamo come si difenderanno! -
-Non abbiamo nulla da cui difenderci! -sputò John.
Camilla sospirò. Non era proprio quello che sentiva lei. Come si sarebbe potuta spiegare? E poi Theo aveva visto la scena. Era sicura che avrebbe mal interpretato. Ma poi cosa c’era da interpretare? Non era forse abbastanza chiaro quello che stava succedendo? Doveva prendere in mano la situazione, si disse.
-Venite a sedervi qui – sbuffò – Sarà meglio spiegare tutto –
Si aspettava che gli altri si avvicinassero, ma Johnatan li fermò.
-Non c’è nulla da spiegare – disse.
Camilla si morse il labbro inferiore.
-Tu forse non hai nulla da spiegare. Io sì-
-Cami, io…-
Il ragazzo si voltò verso di lei. Non era solita ribattere per le rime. Sembrò esaminarla.
-Lasciala parlare – disse allora Emily.
Era raro che la ragazza intervenisse. Camilla pensò che forse proprio per quello Johnatan avrebbe cambiato idea. Avrebbe dovuto ringraziare la sua nuova e inaspettata amica.
John fissò ancora una volta Camilla.
-Non abbiamo nulla da nascondere. L’hai detto tu – disse lei, più spavalda di quanto si sentisse in realtà.
In fondo non era proprio così, si disse. ma ormai erano in ballo, dovevano ballare.
-Ok. Andiamo. Sarà una lunga mattinata – acconsentì infine John.
Trenta secondi dopo erano tutti seduti sui divanetti della saletta ad iniziare un discorso di cui Camilla avrebbe volentieri fatto a meno.

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Capitolo 13
*** Confronto ***


Erano seduti a quel tavolo da cinque minuti e Camilla non sapeva da dove cominciare. Avrebbe voluto dire un sacco di cose, ma al momento le sembravano tutte banali e inverosimili.
Ancora una volta dovette ringraziare Emily se riuscì a fare chiarezza nella sua mente confusa.
Lei e Heather la fissavano, ma allo stesso tempo stavano tenendo a bada i ragazzi, che, almeno dal punto di vista di Camilla, erano ancora più confusi di lei.
-Cami, spiegaci cosa è successo – disse Emily con calma -Noi siamo arrivati quando abbiamo sentito urlare Jessy e abbiamo visto te e John che vi alzavate da quel divano-
Camilla sospirò.
-Stanotte, dopo che io e te abbiamo parlato, non riuscivo a dormire – iniziò.
Gli altri la stavano ascoltando. Lo prese come un buon segno.
-Sono venuta qui portandomi un libro per studiare – spiegò poi.
Erano ancora tutti in silenzio. Fissò John, che al momento non sembrava intenzionato a parlare.
-Dopo un po’ è arrivato John – continuò – Abbiamo chiacchierato un po’-
Fissò ancora una volta John. Non le stava rendendo le cose facili.
-Ci siamo spostati sul divano – disse.
-È colpa mia – intervenne solo a quel punto John.
Camilla fu contenta di non dover essere lei a spiegare cosa fosse successo dopo, anche perché non aveva idea di cosa dire.
-Ho detto a Camilla di spostarci sul divano per stare un po’ più comodi, così magari sarebbe riuscita a dormire qualche ora- disse – Anche perché non posso credere che nessuno di voi si sia accorto che qualcosa non vada – concluse.
Camilla lo fissò. cosa voleva dire John con quella frase?
Non doveva essere l’unica che si stava facendo quella domanda, perché anche gli altri guardarono John con faccia interrogativa.
-John, cosa vorresti dire? – chiese Jackob.
-Oh, andiamo! – sbottò John -Che Camilla non riesce a dormire bene da tempo lo capirebbero anche i muri! E poi non dirmi che non ti sei accorto di quanto sia dimagrita ultimamente! E non posso credere che tu, Theo, che le stai sempre appiccicato, non abbia notato quanto poco stia mangiando!-
Camilla deglutì. Ok, si disse, come erano arrivati fino a lì?
-John, calmati – disse Heather, seduta di fronte a lui -Non è questo il momento di tirarci addosso tutto il tuo dispiacere – Spiegaci bene come è andata-
John sospirò. Stava perdendo la pazienza e Camilla ne era consapevole.
-Ci siamo seduti – disse quindi lei – E John mi ha offerto di appoggiarmi a lui per trovare una posizione più comoda. E poi ci siamo addormentati – disse.
Quando finì di parlare Camilla si accorse che tutti la stavano fissando.
-Questo è quello che è successo – disse – Se non ci credete io…-
-Ti crediamo – fu fermata da un Theo che la fissava intensamente negli occhi -Io mi fido di te, Cami, non ho motivo di dubitare-
Camilla annuì. Avrebbe davvero voluto che lui non avesse motivo di dubitare.
Stettero in silenzio per un attimo, poi Emily si alzò.
-Vado a recuperare Jessy – disse -Conoscendola avrà sbollito un po’ la rabbia e avrà smesso di piangere. Forse riesco a farla ragionare –
Fu fermata da John.
-Aspetta Emy – la chiamò -Credo di dover andare io –
La ragazza lo fissò.
-Credi veramente che ti farà entrare in camera? – chiese.
Il ragazzo inspirò profondamente.
-Ci devo almeno provare – disse.
Emily annuì.
-Ok, buona fortuna – disse con un sorriso.
Camilla si guardò intorno. John era andato da Jessy, ma gli altri erano ancora tutti lì a fissarla. Sospirò. Sapeva quale sarebbe stato il prossimo argomento.
-Ragazzi, credo che dovremmo andare a lavarci e vestirci – tentò – Tra un quarto d’ora iniziano le lezioni e abbiamo anche saltato la colazione-
Gli altri la fissarono, poi guardarono il grande orologio a muro sopra di loro.
-Mi sa che Cami ha ragione – disse Heather – Andiamo – aggiunse poi alzandosi.
Camilla sospirò di sollievo. Forse era riuscita a farla franca.
-È vero- concordò Jackob -Ma… Cami? – la chiamò poi.
Camilla si voltò verso di lui.
-Dobbiamo parlarne – disse solo.
Camilla sospirò. Non poteva negare che Jackob avesse ragione.
-Va bene – disse – Ne parleremo.
Si alzarono ed andarono ognuno nella propria stanza. Camilla si disse di avere appena fissato la propria condanna. Sperò solo di non uscirne troppo ammaccata.

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Capitolo 14
*** Crisi ***


Erano passate fin troppo in fretta le cinque ore di lezione quella mattina. Camilla sospirò uscendo dall’aula.
-Possiamo parlare, Cami? – si sentì chiedere all’improvviso.
Era Theo. Non aveva il diritto di mentirgli, né di tenerlo all’oscuro di certe cose, si disse. gli altri li stavano precedendo verso la mensa.
-Certo – annuì -Ma possiamo prima andare a pranzo? – chiese.
Theo sorrise, comprensivo come al solito.
-Va bene – disse -Andiamo-
Si sedettero poco dopo al tavolo con Heather, Jackob e Emily. Jessy e John non si erano visti quella mattina nemmeno a scuola. Probabilmente erano riusciti a far credere ai propri docenti di essere ammalati. E dopotutto, si disse Camilla, se Jessy aveva la stessa faccia di quando li aveva beccati, probabilmente non ci avrebbe impiegato molto a convincerli.
Camilla sospirò. Giocherellò un po’ con le posate e il cibo nel proprio piatto. Ne ingoiò a fatica una forchettata. Non era abituata a mangiare a pranzo.
-Non ti piace? – chiese Theo.
-No- disse lei -Cioè, mi piace – disse -È solo che sono un po’ stanca –
 Il ragazzo le sorrise sfiorandole un braccio con una mano.
-Dopo andiamo a riposarci – le disse – Ora mangia ancora qualcosa –
Camilla annuì. Non avrebbe saputo dirgli di no nemmeno volendo. Si costrinse ad ingoiare ancora qualcosa.
Fu Jackob il primo a parlare.
-Cami, non credi di doverci delle spiegazioni? – chiese cautamente.
Camilla sospirò. Ormai avevano finito di mangiare.
-Andiamo in cortile – disse sparecchiando il vassoio del pranzo.
Dieci minuti dopo erano seduti nel cortile della scuola, quello a fianco della palestra, sulle panchine che di solito venivano usate dagli alunni per non farsi vedere mentre fumavano.
Camilla si chiese da dove avrebbe dovuto cominciare. Cosa avrebbe dovuto dire?
Fu Heather a prendere la parola.
-Cami, noi siamo preoccupati per te. Io non ti conosco da molto, ma credo comunque di sapere quel minimo che basta. Tu non stai bene… -
Camilla deglutì. Era incerta a proposito del discorso che avrebbe dovuto fare, ma lo era altrettanto sul fatto che dovesse farne uno.
-Cosa volete sapere? – chiese quindi.
Heather guardò i compagni. Aveva iniziato lei e sembrava che anche gli altri pensassero che era proprio la nuova compagna la più adatta a parlarle.
-Cami, stai mangiando pochissimo. Perché? – chiese.
Camilla si morse il labbro inferiore. Ok, sarebbe partita da quello.
-Ho sempre mangiato poco -disse -Solo che prima non ve ne accorgevate perché io ero invisibile – sospirò -E perché eravamo ognuno a casa propria – aggiunse.
Jackob sorrise.
-Forse hai ragione – disse -Ma Cami, mi sembra che la cosa sia peggiorata da quando stiamo qui…-
Camilla lo fissò. Era vero?
-Probabilmente hai ragione- disse alzando le spalle -Non me ne sono nemmeno accorta. Proverò a mangiare di più- disse.
Il ragazzo le sorrise. Sembrava contento della sua risposta.
-Ok – le disse infatti -E a proposito del fatto che non dormi? – chiese poi.
La ragazza si grattò il naso per nascondere l’imbarazzo; inutilmente, per altro.
-Io…- iniziò.
Cosa avrebbe dovuto dire? Giustificare il fatto che mangiasse poco era una cosa, dover spiegare perché non riuscisse a dormire era ben diverso.
Theo le appoggiò una mano sulla gamba, come ad incoraggiarla.
-Tu? – le chiese.
-Io in questo periodo ho un po’ di pensieri – disse alla fine.
Il ragazzo sospirò.
-Cami, è colpa mia? – chiese.
Camilla avrebbe voluto dirgli di no, che non era colpa sua e non aveva motivo di preoccuparsi, ma non poteva negarlo. Distolse lo sguardo.
-Cami, io… - iniziò lui, poi si fermò -Mi dispiace – disse solo.
La ragazza sorrise. Il suo Theodore, sempre così gentile.
-Non è colpa tua – disse poi lei -È solo che credo siano successe troppe cose tutte insieme- continuò – Io sono sempre stata nell’ombra e trovarmi all’improvviso al centro dell’attenzione mi ha un po’ destabilizzata-
Jackob si alzò davanti a lei.
-Camilla, posso chiederti una cosa? – domandò.
Lei annuì. Ormai erano in ballo, tanto valeva andare fino in fondo.
-Cosa c’è di vero in tutto quello che dicono in giro su di te? –
La ragazza arrossì. La domanda era aperta ad un sacco di interpretazioni. Cosa voleva veramente sapere Jackob?
-Cosa si dice su di me? – chiese quindi.
Fu Emily a rispondere.
-Direi che la prima cosa che dovremmo sapere è: cosa è successo davvero tra te e John? –
Camilla deglutì. Oh, ecco, quello. Sospirò.
-Promettete di ascoltare fino in fondo senza interrompere? – chiese fissando a uno a uno gli altri.
Tutti annuirono.
-Potrei dirvi che non lo so bene nemmeno io – iniziò -Fino all’anno scorso ci ignoravamo, al più John mi chiedeva i compiti. Poi quest’anno all’improvviso mi chiede le cose, mi difende con i docenti. Non era normale tutto ciò- disse.
Si interruppe un attimo. Aveva il fiato corto, quasi avesse corso.
-Poi è iniziata questa storia del convitto e la cosa è diventata ancora più strana – aggiunse lei – Qualche giorno fa mi ha aiutato a trovare un posto dove studiare. Siamo stati insieme un po’ a studiare e parlare. È stato diverso – disse – E mi ha baciata –
Il silenzio che era caduto attorno a lei fece trasalire Camilla.
-Vi prego, dite qualcosa – pigolò.
Fu Theo a rompere il silenzio.
-Cami, io forse sono troppo coinvolto, ma sono anche l’unico che già sapeva questa cosa – disse – E quando me l’hai detto sei stata tu a dirmi che a te però non piace John…-
La ragazza annuì.
-Ed è vero! – confermò -Solo che lui mi continuava a stare appiccicato –
Jackob la fermò.
-Cami, gliel’hai detto? Che ti infastidiva intendo… - chiese.
La ragazza lo guardò, come se la risposta fosse scontata.
-Ok, so che John non è un tipo facile con cui trattare – concordò -Ma come siete finiti a dormire insieme? – le chiese quindi.
Camilla scosse la testa.
-Esattamente nel modo in cui vi abbiamo raccontato – disse -Non ho mai mentito su quello. Ho tentato di tenerlo a bada. Alla fine, ho capito che se io gli concedo qualcosa lui non si spinge troppo in là. Non pensavo sarebbe uscito tutto quel casino -
Emily la fissò.
-Io penso che John sia un cretino quando si comporta così – disse -Ma Cami, parliamoci chiaro, tu sei una tosta, perché non l’hai fermato subito? –
Già, si chiese Camilla, perché non l’aveva fatto?
-Emily, io sono stata invisibile per anni per tutti voi. Non volevo tornare a quello che c’era prima –
L’altra tacque. Sapeva che Camilla aveva ragione.
Theo si spostò più vicino a lei. Le circondò la vita con un braccio. Camilla gli sorrise. Sapere che Theo, che avrebbe dovuto essere quello più arrabbiato, quello geloso, era lì, al suo fianco a darle forza.
-Credo che Camilla abbia spiegato piuttosto bene quale sia il problema – disse poi.
La ragazza sorrise. Sapeva che lui voleva proteggerla. Gli aveva detto mille volte di non farlo, ma evidentemente era più forte di lui.
-Theo, non preoccuparti, capisco che abbiate delle domande – disse.
Lui sospirò e annuì.
Al suo fianco Heather li fissò.
-Cami, posso chiederti una cosa? – domandò.
Lei annuì fissandola dritta negli occhi.
-Theo c’entra qualcosa con questa tua confusione? –
Camilla chiuse gli occhi di scatto. Aveva sperato fino all’ultimo che nessuno ponesse quella domanda, ma doveva aspettarsela.
Li riaprì poco dopo. Fissò Heather, poi gli altri. Infine, spostò il suo sguardo su Theo.
-Theo è stato il primo a vedermi realmente – disse – Lui sapeva già tutto, non avrei motivo di nascondergli nulla –
Theo la fissava. Camilla sentì le lacrime salirgli agli occhi e un nodo formarsi in gola. Sapeva che lui avrebbe capito.
-Cami – la chiamò.
Fu inutile. Tutti i suoi sforzi per non piangere furono mandati in fumo da quegli occhi verdissimi.
 

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Capitolo 15
*** Nemicheamiche ***


Camilla si stropicciò gli occhi. Si sentiva come se fosse in una bolla, in un posto sconosciuto e completamente al di fuori della propria volontà. Si guardò attorno.
-Dove sono andati tutti? – chiese.
Non si era nemmeno accorta di essere rimasta da sola con Theo.
-Ho preferito farli andare un attimo via. Volevo darti il tempo di riprenderti –
La ragazza sorrise.
-Grazie – disse.
Si sentiva davvero grata a Theodore per tutto quello che stava facendo per lei.
-Mi spiace che tu abbia preso tutto ciò così male – disse allora il ragazzo -Credo che tutti noi, io per primo, volessimo solo che tu stessi meglio –
Camilla annuì.
-Lo so, grazie – disse.
Fu in quel momento che Camilla si accorse della presenza di Jessy alle loro spalle. Da quanto tempo era lì?
-Scusate – la sentì dire – Non volevo origliare. In realtà non ho nemmeno sentito nulla di quello che stavate dicendo. Volevo solo parlare con Camilla –
Camilla guardò Theo. La sua espressione le fece capire che avrebbe accettato qualunque decisione avesse preso.
-Ti spiace lasciarci sole un momento? -chiese allora Camilla.
Il ragazzo annuì. Si alzò.
-Certo – disse -Ti aspetto più tardi in cortile – disse.
Camilla annuì.
Rimaste sole le due ragazze si fissarono.
-Ho parlato con John – esordì Jessy.
Camilla annuì. Egoisticamente sperò che John non le avesse detto proprio tutto.
-Mi ha spiegato cosa è successo- disse però la bionda.
Camilla annuì. Non avrebbe saputo cosa dire nemmeno volendo.
-Scusa per stamattina, non volevo aggredirvi – disse allora Jessy -Cioè, sì, al momento volevo, ma forse non è stata la scelta migliore-
Camilla scosse le spalle.
-Non preoccuparti. Diciamo che non sono abituata ad essere trattata con i guanti –
Jessy sorrise.
-John mi ha detto che non sei stata tu a voler dormire con lui e che lui ha insistito – continuò poi.
Camilla annuì.
-Avrei potuto evitare comunque, scusa – disse.
Jessy sbuffò sorridendo.
-E dire di no a John? – esclamò -Non credo proprio…So com’è fatto… -
Camilla si morse il labbro inferiore.
-Non è che negli anni scorsi mi abbia mai trattato bene, sono abituata a farmi maltrattare… -
Jessy la fissò.
-Touché – disse.
La ragazza bionda sembrò pensarci un attimo, poi riprese a parlare.
-Sai Camilla, sei … - Ci pensò un attimo, quasi dovesse scegliere le parole -Sei particolare. Sei interessante. Ora inizio a capire cosa attiri John di te…-
Camilla scosse la testa.
-Non sono interessata a John- specificò.
Jessy rise.
-Lo so, è lui ad essere interessato a te! – disse.
Camilla la fissò con aria inquisitrice.
-Non me l’ha detto esplicitamente, non credo lo ammetterebbe mai – disse Jessy – Ma era evidente da come ha parlato di te e da quello che mi ha detto – aggiunse.
Camilla sospirò. Possibile che per lei i problemi non fossero mai finiti?
-Non te ne faccio una colpa, ma perdonami se ti vedo come una rivale – disse a quel punto Jessy.
Ecco, lo sapeva. Camilla si morse il labbro inferiore. Come avrebbe dovuto reagire?
-Non cercherò di portartelo via – disse ancora una volta all’altra ragazza.
Jessy annuì.
-Lo so – ammise -E comunque non te o permetterei-
-E quindi cosa intendi dirmi? – chiese Camilla a quel punto.
Jessy fece spallucce.
-Solo che forse noi non potremo mai essere amiche, non nel senso canonico del termine, ma ti rispetto. Ti rispetto e credo che tu sia una degna rivale –
Camilla rimase di stucco. E ora come doveva rispondere?
-Beh, che dire, ci si vede – disse a quel punto Jessy dando un taglio ai suoi pensieri ed uscendo dalla stanza lasciando l’altra sola.
Camilla si guardò intorno. Quella era la conversazione più surreale che avesse mai avuto. Tutta la situazione era surreale. Si sentiva in una pièce di teatro dell’assurdo. Ionesco era uno dei suoi autori preferiti. Ecco, lui non avrebbe saputo fare di meglio. La sua vita era assurda, si disse. E ora lei e Jessy cos’erano? Amiche? Nemiche? Rivali?
Scosse la testa e decise di uscire a cercare Theo.

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