JIID: Story of a thief

di Manu_00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXIX ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXX ***
Capitolo 31: *** Capitolo XXXI ***
Capitolo 32: *** Capitolo XXXII ***
Capitolo 33: *** Capitolo XXXIII ***
Capitolo 34: *** Capitolo XXXIV ***
Capitolo 35: *** Capitolo XXXV ***
Capitolo 36: *** Capitolo XXXVI ***
Capitolo 37: *** Capitolo XXXVII ***
Capitolo 38: *** Capitolo XXXVIII ***
Capitolo 39: *** Capitolo XXXIX ***
Capitolo 40: *** Capitolo XL ***
Capitolo 41: *** Capitolo XLI ***
Capitolo 42: *** Capitolo XLII ***
Capitolo 43: *** Capitolo XLIII ***
Capitolo 44: *** Capitolo XLIV ***
Capitolo 45: *** Capitolo XLV ***
Capitolo 46: *** Capitolo XLVI ***
Capitolo 47: *** Capitolo XLVII ***
Capitolo 48: *** Capitolo XLVIII ***
Capitolo 49: *** Capitolo XLIX ***
Capitolo 50: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Incespicai nel fango e per poco non persi l'equilibrio.
Sentivo la gola bruciarmi, il cuore esplodermi fuori dal petto.
Era notte fonda, la luce lunare filtrava fra i rami degli alberi e si rifletteva nell'acqua sporca.
Correvo, ma l'acqua rallentava i movimenti e appesantiva i piedi.
Riuscì non so come a raggiungere un albero più spesso degli altri e mi accucciai ai piedi del tronco.
Appoggiai la schiena all'albero e cercai di non scivolare in acqua per non bagnare il plico di documenti che tenevo stretto al petto.
Ricordo che rimasi fermo per un tempo che mi sembro interminabile, cercando di captare suoni, movimento, odori... ma niente.
Ripresi fiato, il gelo penetrava nelle ossa, il mio corpo era fradicio, se non mi fossi immerso nell'acqua dalla vita in giù solo un attimo prima, avrei avuto la certezza di essermi urinato addosso.
Dopo un'attesa che mi parve infinita mi rimisi in piedi, avevo le gambe intirizzite per il freddo e l'aria era satura di miasmi delle piante in decomposizione.
Avanzai lentamente, tastando il terreno antistante con la punta del piede, tenendo il braccio destro in avanti per reggermi agli alberi, mentre col sinistro stringevo i documenti che avevo sottratto qualche ora addietro.
Se avessi saputo che sarei rimasto in quella palude a farmi inseguire dai grimm per un'intera settimana non avrei mai accettato l'incarico, ma ancora una volta ero stato più avido che furbo.
Solo qualche ora addietro mi ero infiltrato in un nascondiglio, una base usata dalla White Fang per le loro scorrerie su tutta Anima, (una “roccaforte” nascosta sulle colline ed a sua vola circondata da una palude) avevo rubato ciò che mi era stato chiesto di rubare, i documenti sui loro piani, punti di incontro, documentazione di scorrerie future, ma questa era la parte facile.
Avevo preso la strada più sicura, sulle colline, protetta dai grimm che non erano in grado di scalarle, e mi ero infiltrato nel loro rifugio come un piede in un calzino, ma dopo aver sottratto i documenti la situazione era rapidamente degenerata.
Ero stato scoperto e non avevo modo di uscire nello stesso modo in cui ero entrato, quindi presi a correre per tutta la base fino ad imbattermi, quasi per caso, in un'uscita di emergenza, che mi portò nella palude sottostante.
La buona notizia era che avevo seminato i White Fang da almeno mezz'ora, quella brutta è che li avevo seminati perché loro avevano scelto di non inseguirmi.
E cosa potrebbe far desistere dei terroristi assassini armati fino ai denti, dall'inseguire un misero ladro, se non una palude infestata da grimm grandi il doppio di una casa?
Ovviamente, il sottoscritto ci arrivò troppo tardi, certo, l'essere molto più piccolo di un grimm mi ha aiutato a non farmi sbranare, diversamente non sarei qui a raccontarlo, ma ciò non rende questa esperienza più gradevole da ricordare, e ancora oggi non posso fare a meno di avvertire un brivido gelido salirmi lungo la schiena quando mi soffermo a guardare una palude (cosa che cerco di fare il meno possibile).
Ma riprendiamo da dove c'eravamo fermati.
Passai almeno un'ora o due (difficile tenere conto del tempo quando il tuo unico pensiero è non cadere o morire sbranato) in quelle condizioni, a muovermi lentamente, con l'acqua che mi arrivava alle ginocchia, a tastare il terreno con la scarpe (che, oltre che dall'acqua, adesso erano appesantite anche dal fango in cui sprofondavano a ogni passo), e ad aggrapparmi agli alberi per la paura di scivolare.
Il tutto fu, neanche a dirlo, molto sgradevole, ma nulla, in confronto a quello che successe dopo.
Iniziai a sentirmi osservato, e ad avere il sentore che il rumore dei miei passi coprisse qualcosa, qualcosa che si muoveva nelle vicinanze e che, come scoprii subito dopo a mie spese, aveva cattive intenzioni.
Infatti, dopo venti o dieci minuti passati a zoppicare nel fango misto ad acqua, con la nausea per il cattivo odore ed un opprimente senso di disagio che aleggiava sulla mia testa come un presagio funesto, mi imbattei in lui.
O peggio: lui trovò me.
Era immenso, dotato di zanne lunghe come lance e affilate come falci, la cui altezza era quattro, se non cinque volte quella del sottoscritto, e la sua “faccia”, se così può essere definita, era piena di cicatrici, lugubre testimonianza delle numerose battaglie che aveva affrontato, e vinto: un goliath.
Ma, sopratutto, era visibilmente incazzato.
Posso affermare, e con certezza, che se non mi ero urinato addosso prima, probabilmente lo avevo fatto adesso.
Notai un repentino movimento delle zampe anteriori, e capii all'istante che avevo due scelte: Muovermi o morire.
Successe tutto troppo velocemente perché io possa raccontarvi nel dettaglio cosa successe un quei tre o due secondi che seguirono il mio ragionamento, se non che dopo mi ritrovai a correre come un razzo fra gli alberi, sollevando acqua e fango a ogni mio passo mentre dietro di me sentivo i suoni della carica del grimm, l'acqua che si sollevava ad ogni suo passo, lo scricchiolare del legno degli alberi secchi e scheletrici che il bestione sradicava come se fossero fiori.
Non ci misi molto a capire che mi avrebbe raggiunto i inforcato con le sue zanne, la sua era una carica imponente e distruttiva contro il mio zoppicare nella fanghiglia.
Quando mi fu addosso decisi di lasciarmi cadere all'indietro, atterrai nell'acqua sporca e nel fango, per poco non ne fui ricoperto, ma quando il goliath mi raggiunse, mi passò sopra senza calpestarmi, e accortosi di avermi mancato fece una brusca frenata e si girò pronto a caricare.
Il sottoscritto nel mentre se l'era già data a gambe.

Furono i sette (o sei, od otto, come ho detto prima, avevo altre preoccupazioni che tenere il conto delle giornate) giorni più lunghi della mia esistenza.
E quel dannato goliath, se non mi uccise allora, si prese la sua rivincita diventando il mio incubo nei giorni a seguire.
Mi nutrivo di poco o niente, e dormivo su alti alberi o in mezzo ai cespugli, ma erano sonni brevi, e nella maggior parte dei casi interrotti proprio dall'arrivo del grimm, che non mi diede tregua per un singolo giorno di questa mia infernale permanenza, e quei momenti in cui non mi stava inseguendo, ci pensavano altri grimm a dargli il cambio.
E vai così di veglie notturne, notti senza fuoco per evitare di attirare presenze spiacevoli, cibo mangiato sporco e crudo (i giorni in cui mangiavo), e utilizzo massiccio di foglie per i miei bisogni fisiologici.
In tutto questo non persi mai i documenti, sebbene nutrivo poche speranze di sopravvivere non avevo rinunciato alla ricompensa, e non so quante volte maledii i White Fang per non aver messo tutto su un computer, così da permettere al sottoscritto di trasferire ogni informazione comodamente nel proprio scroll ed evitargli di portarsi appresso una stramaledetta busta da tenere lontana dal fango e dall'acqua ad ogni costo (cosa che mi complicò non poco la vita considerando tutte le volte che mi sono ritrovato a strisciare o a nascondermi fra la vegetazione e il fango).
Non ricordo bene se piansi o meno quando uscii di lì, ma se l'ho fatto non me ne stupisco, e da quel giorno giurai di non mettere più piede in una palude, o almeno mi piace ricordare di averlo giurato.
Tuttavia, ero fuori di lì ed ero vivo, sporco, stanco, puzzolente e con le mani così piene di vesciche che chiuderle a pugno mi costava una fatica immensa, ma vivo, vivo e pronto a intascare una lauta ricompensa, pagarmi un appartamento e rinchiudermi lì per le settimane avvenire a leccarmi le ferite.
Per questo, appena raggiunsi il centro abitato più vicino mi riposai giusto il tempo necessario per rimettermi in piedi, per poi recarmi nel porto più vicino ed imbarcarmi per Sanus, alla volta di Vale, dove ero atteso dal mio contraente.

Ma adesso, vedrò di rispondere ad alcune domande che forse vi sarete fatti: Chi sono io? E perché vi sto raccontando di questa mia sgradevole avventura?
O forse non ve lo state chiedendo né vi interessa, ma dal momento che questa storia andrà avanti, e a lungo, mi pare d'obbligo darvi delle spiegazioni, gradite o meno.
Partiamo da me: mi chiamo Ion, di cognome Ascuns, o almeno è questo il cognome che mi è stato dato quando ero appena un poppante.
Sono nato ad Atlas, ed ho passato la mia infanzia in un orfanotrofio alla periferia della città, un orfanotrofio né troppo grande né troppo pulito, e sin da piccolo avevo lo stigma del furto.
Non che fosse qualcosa di straordinario lì, tutti noi, dal più grande al più piccolo commettevamo ogni tanto dei piccoli furti, che si trattasse di sottrarre cibo dalle bancarelle del mercato, di sfilare soldi dalle tasche dei passanti, e chi più ne ha più ne metta... l'orfanotrofio non era il massimo in quanto risorse e ognuno si arrangiava a modo suo.
Ma fra tutti quei bambini dall'aspetto sudicio e le mani svelte, io ero il più bravo, talmente bravo che feci del furto il mio mestiere, dopo aver lasciato l'orfanotrofio (cosa che avvenne molto presto) iniziai a farmi pagare per rubare ogni cosa che fosse nascosta dentro una casa, vetrina o cassaforte, e adesso che ve l'ho detto capite il perché della mia presenza in quella palude piena di grimm.
Mentre, per quanto riguarda la seconda domanda, semplicemente, è perché è da questo evento (per quanto sgradevole e traumatico possa essere) che è iniziata la mia “storia”, se così può essere definita, e non mi sarebbe parso giusto iniziare a raccontare omettendo quello che fu, per motivi che scoprirete più avanti, l'inizio di tutto.
Ma per adesso ritengo sia opportuno che mi fermi qui, lasciandovi con l'inizio della mia storia, e con l'immagine di un giovane ragazzo sui diciassette anni, dai capelli corvini e gli occhi color ardesia, che, con stoica pazienza, sta attendendo appoggiato alla ringhiera di babordo di sbarcare a Vale ed ottenere tanti più soldi di quanti potrà mai tenerne in tasca.
Quell'ingenuo non ha idea di cosa lo aspetta.

 

Nota dell'autore
Salve!
Allora, che dire?
Questa è la mia prima fanfiction su Rwby, serie che ho conosciuto pochi mesi fa grazie ad un mio amico e che è riuscita a farmi stare incollato allo schermo del pc per un numero incalcolabile di ore e di giorni.
Così da uno dei miei famosi film mentali è nato il protagonista della fic è molto altro ancora, ed ho deciso di iniziare a scrivere questa storia sperando che sia di vostro gradimento (e che non mi prendiate a torte in faccia!).
Ero fortemente indeciso se scrivere questo angolo dell'autore, ma ho ritenuto d'obbligo farlo almeno all'inizio per darvi qualche precisazione, ovvero che il “tempo” della storia (più che altro di questo capitolo) è ambientato nella prima stagione dell'opera, quindi nel mentre che il nostro protagonista sta facendo vela verso Vale la Beacon è ancora in piedi e deve ancora scatenarsi quella serie di disastrosi eventi che porterà a tanti bei disastri (che accadranno, poco ma sicuro).
Detto ciò, se siete riusciti ad arrivare quaggiù senza cedere alla tentazione di tirarmi qualcosa addosso, vi ringrazio molto per aver letto e spero mi farete sapere cosa pensate di questo primo capitolo!
Adesso mi fermo prima di rendere questo angolo dell'autore più lungo del capitolo in se, ci vediamo (si spera) al secondo capitolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II


Giunsi a Vale alle prime luci dell'alba.
Ricordo che era una mattina fredda e secca, dal celo plumbeo non filtrava un raggio di sole, l'aria profumava di salsedine, ma, né dal mare né dalla città proveniva un alito di vento.
Mi ero appollaiato a prua per osservare le sagome grigiastre degli edifici comparire all'orizzonte, benché i miei ripetuti viaggi su barca mi avessero gradualmente liberato dal mal di mare, mentirei nel dire che la navigazione fu gradevole.
Il traghetto era pieno quando mi imbarcai, e mi dovetti accontentare di dormire sul ponte assieme ad altri sfortunati venuti in ritardo o con abbastanza soldi per permettersi la navigazione ma non una cabina, la notte precedente era stata di un caldo soffocante e dormii poco e male, quando mi svegliai ero zuppo di sudore e gli abiti mi si erano incollati al corpo come una seconda pelle.
La prima cosa che feci fu quindi, come ho già detto, fiondarmi sulla prua della nave nella in cerca di refrigerio.
Quando sbarcai erano appena le sette, il molo era deserto e il mare piatto, scesi dalla nave dopo aver raccattato quei pochi bagagli che mi ero portato dietro.
Mi avviai per la città, il cielo non era cambiato da quando ero sulla nave, rimanendo di un grigio quasi metallico.
Le strade erano vuote, escluso qualche passante occasionale e qualche ragazzino che vive così lontano dalla propria scuola da doversi alzare prima delle sette per arrivarci in tempo (O almeno, così dedussi dalla vista degli zaini sulle spalle).
Fu proprio mentre ero assorto nelle mie osservazioni sui passanti, che non mi accorsi di due uomini dall'aspetto non molto rassicurante che correvano nella mia direzione con una ventiquattrore fra le mani, o almeno, non me ne accorsi finché non mi furono addosso.
Venni investito e caddi a terra, con il didietro sul marciapiede, il plico (da cui non mi ero mai separato per tutta la durata del viaggio) mi scivolò via dalle mani.
Per un attimo temetti che volessero rubarmelo, o peggio, che l'avessero già fatto, mi guardai intorno, nel panico più totale, ma il mio timore risultò essere infondato, il plico giaceva a pochi metri dal marciapiede, lo afferrai e lo infilai sotto la giacca.
Mi voltai per vedere dov'erano finiti i due omaccioni, ne vidi uno svoltare all'angolo della strada, non riuscì a scorgere il volto, ma riuscì a memorizzarmi il vestito, indossava un gilet nero sopra una camicia bianca, pantaloni scuri.
E dalla sua fretta, conclusi che stava scappando da qualcosa, o qualcuno.
Rimasi col culo sul marciapiede, a interrogarmi su quanto era successo, finché una voce familiare e una mano tesa per aiutarmi non attirarono la mia attenzione.
<< Ci hai messo poco, questa volta >>
L'ironia nella sua voce rivelò la sua identità prima ancora che riuscissi a guardarlo.
<< Mi mancava il tuo sarcasmo >> presi la sua mano, e lui mi tirò su come se fossi fatto di polistirolo.
<< Grazie Deryck >>
Davanti a me si ergeva un ragazzo di almeno un anno più grande di me, dai capelli corvini e la pelle di un pallido spettrale.
Avete presente i fauni? Ecco, avete presente quelli con le orecchie da coniglio?
Si proprio quelle, lunghe, soffici e così tenere che vorreste accarezzare anche solo una volta per sentire come sono? Quelle orecchie che mostrano i bambini fauni ogni volta che chiedono una donazione per i loro fratelli meno fortunati o quando organizzano un evento per sensibilizzare sulla loro situazione non particolarmente rosea?
Ecco, Deryck era un fauno con quelle orecchie, ma tutt'altro che tenero, non che fosse brutto, ma il suo aspetto era più inquietante che tenero.
Era alto due metri, e questo senza contare le orecchie nere come i capelli.
E oltre ai capelli ed al suo abbigliamento, nero come la morte, e alla sua pelle quasi spettrale, dobbiamo aggiungere due occhi rossi e lucenti come le fiamme dell'inferno.
Deryck non era orrido, tutt'altro, ma capirete che non è neanche il tipo che una persona si metterebbe ad abbracciare per la tenerezza, o almeno, io di certo non lo farei.
Ma tralasciando l'aspetto rassicurante come un coltello sospeso sulla tua testa, Deryck non era per questo una cattiva persona, parlava poco, anzi potrei dire che limitava la parola all'essenziale, e il suo volto sembrava non essere in grado di esprimere alcuna emozione che non fosse pura apatia.
In breve, la sua battutina ironica di prima svolgeva anche la funzione di saluto.
La conoscenza fra ma e lui risale a circa qualche mese fa, durante una mia permanenza a Vale.
Deryck non è nativo della città, ma viene da uno degli insediamenti protetti fuori dalle mura della città, da cui si era trasferito per arrivare qui e trovare lavoro, il perché non sia rimasto al suo villaggio o non l'abbia cercato in un posto più vicino lo sa solo lui, ed io di certo non gli ho fatto ulteriori domande.
Il problema, è che nessuno pareva intenzionato ad assumerlo, a suo dire perché lo discriminavano in quanto fauno (si sa, i fauni tendono ad essere un po' vittimisti su questo argomento, senza offesa per voi fauni che state leggendo), ma più probabilmente, perché era rassicurante come la presenza di un avvoltoio e vivace come un muro di cemento.
Ma, quale che fosse il motivo della sua mancata assunzione ad ogni lavoro in cui si era proposto, il sottoscritto decise di dargli una mano a tirare avanti.
Come? Beh diciamo che Deryck quando voleva riusciva a passare inosservato, ed era perfetto per fare il palo o tanti altri piccoli compiti a scopo di assistere il sottoscritto nei suoi furti, una volta addirittura ebbi bisogno del suo aiuto per superare la porta sul retro di un negozio: Deryck la sfondò con un calcio e il sottoscritto ebbe gioco facile.
Questa nostra collaborazione, basato sul suo assistermi nei furti in cambio di una percentuale ebbe fine quando riuscì a trovare lavoro presso una gelateria gestita da un fauno originario di Vale, il suo compito consisteva nel girare per strada con il carrello dei gelati.
Come faccia un bambino a trovare il coraggio di avvicinarsi ad un carrello dei gelati guidato da Deryck resta per me un mistero.
Vengono i brividi a me solo a pensarci!
Ma sto divagando, e me ne scuso.
Tornando alla mia storia, quando Deryck mi rialzò dal marciapiede non potei fare a meno di chiedere chiarimenti sull'accaduto.
Lui di risposta indicò con l'indice alla mia destra, mi voltai, il mio sguardo si posò su un edificio dalle vetrate rotte, un negozio di Polvere.
Un negozio rapinato.
<< Vedo che la situazione non è migliorata negli ultimi giorni >> tentai di dirlo con ironia, ma la mia voce non uscì rilassata come avrei voluto.
<< No, in queste ultime settimane i furti si sono moltiplicati, interi magazzini sono stati svuotati >> rispose con la solita indifferenza.
<< Almeno si sa il perché dei furti? >>
Deryck scosse la testa, e iniziammo a camminare assieme.
Così appresi che la situazione non era migliorata da quando ero partito da Vale, già da tempo si stavano verificando furti di Polvere, e come mi aveva confermato Deryck, mentre ero assente la situazione era andata deteriorandosi.
Non che la cosa mi colpisse particolarmente, non è di certo un problema per me se qualche povero negoziante viene rapinato, ma questo incremento delle attività criminali, di Polvere rubata e forse accumulata per scopi che non potevo conoscere (per esempio, accumularla per far detonare mezza città, ipotesi un po' estrema ma non per questo meno fattibile) bastava a far tintinnare i campanelli dall'allarme che ho nel cervello, e quando tintinnano non è mai un buon segno.
Perché quando succede, il messaggio che il mio cervello, istinto, sesto senso o come diavolo lo vogliamo chiamare, è “Scappa idiota! Scappa il prima e il più lontano possibile da qui!”.
Cercai di non pensarci, e mi misi a parlare con Deryck lungo la strada che portava all'hotel in cui soggiornavo da quando ero arrivato in città.
Anzi, sarebbe corretto dire che io parlavo, e Deryck mi rispondeva tramite monosillabi o cenni di assenso.
Già, come detto prima: vivace come un sasso.

Mi congedai da lui una volta giunti all'ingresso dell'edificio, Deryck si allontano accennando un saluto, ed io entrai.
L'edificio era piccolo, polveroso e affollato, ma sopratutto economico.
Camminai lungo il corridoio e salii una rampa di scale, in mezzo minuto raggiunsi la mia stanza.
Aprii la porta e notai sollevato che la stanza era esattamente come l'avevo lasciata qualche settimana fa, certo non che me ne meravigliassi, chi mai andrebbe a rubare in un hotel a basso costo?
Ma l'esperienza nel mio “campo” mi ha reso molto paranoico su certi argomenti, e poi temevo che il mio contraente non vedendomi arrivare dopo una settimana si fosse messo a frugare in giro, fortunatamente mi sbagliavo.
Terminata l'ispezione mi sedetti sul letto e rovistai nel frigobar in cerca di cibo, ne tirai fuori uno yogurt che era non so lì da quanto tempo ed a cui mancavano due giorni alla scadenza, ma non mangiavo da sta mattina e mi avventai sul mio pasto come se fosse una ricercata pietanza.
Concluso il pasto gettai il vasetto nel bidone all'angolo nella stanza e mi stesi sul letto, ero stanco per il viaggio e decisi di riposare fino a sera, poi sarei andato ad intascare la ricompensa.
Pregustavo già il sapore del denaro, di certo era migliore dello yogurt.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III


Lasciai l'albergo quando il sole era ormai calato oltre l'orizzonte grigio degli alti edifici.
Era una notte senza stelle, rese invisibili dalle numerosi luci a led che illuminavano la città nelle sue ore buie.
Dovevano essere appena le undici, una buona parte dei cittadini si giaceva assopita nei propri letti, ma un'altra buona parte di loro, se non più grande, era ancora in strada, animando così la notte della città.
Ovunque mi giravo potevo vedere bar pieni di gente in procinto di ubriacarsi, individui pesantemente vestiti aggirarsi per le strade con fare circospetto, e numerose donne di strada in cerca di clienti, alcune delle quali si avvicinarono con fare ammiccante al sottoscritto, sfoggiando sorrisi maliziosi che poco lasciavano all'immaginazione.
Rifiutai le loro avances con un cenno della mano e allungai il passo fino a che non smisero di seguirmi, l'ultima cosa che volevo era portarmi una prostituta all'appuntamento.
Mi trovavo nel distretto commerciale, lontano dalle zone residenziali.
La differenza non stava solo nella posizione del luogo, alla periferia della città, ma anche l'aspetto degli edifici mutava, case ben tenute lasciavano il posto a edifici a basso reddito (come l'hotel in cui soggiornavo) fatte di metallo e cemento spoglio.
In queste aree il controllo della polizia si affievolisce, le strade diventano meno sicure e la presenza di ubriaconi, criminali e prostitute aumenta vertiginosamente, e quella notte non faceva eccezione.
Continuai a camminare fino a quando non giunsi all'entrata di un ampio edificio in cemento, da fuori sembrava spoglio, quasi deprimente a guardarlo, l'unica eccezione la facevano le decorazioni attorno all'entrata, sorvegliata da due buttafuori appoggiati schiena contro il muro con le braccia incrociate.
Ebbi un sussulto quando li guardai, e mi diedi dell'idiota per non esserci arrivato prima, quegli uomini li avevo già visti da tempo, ma mi ero accorto solo adesso che erano loro (o dei loro affiliati) ad avermi investito questa mattina.
Infilai una mano sotto la giacca e strinsi istintivamente il plico dei documenti, nascosto in una tasca interna dell'abito.
Poi presi in bel respiro e mi feci avanti, come mi avvicinai uno dei due buttafuori porse la mano verso di me per chiedere dei soldi, sfilai una ventina di lien dalla tasca e li posai sul palmo del buttafuori, l'omaccione fu soddisfatto e mi permise di entrare, il mio contraente mi aspettava.
Come varcai la porta mi portai una mano sul viso per proteggere i miei occhi dai led e dalle luci stroboscopiche, davanti a me si estendeva un'enorme pista da ballo piena di gente, con i mezzi a loro vari individui simili a quelli che avevo visto sta mattina in strada e un attimo fa fuori dalla porta, erano ovunque, intorno alla pista e imboscati fra gli ospiti.
Ma nessuno di loro indossava il gilet, vestivano tutti in nero, con vestiti eleganti, e si aggiravano fra gli ospiti, ci controllavano.
Avanzi con cautela verso il balcone posto dietro la pista da ballo, mi muovevo con lentezza, temevo che da un momento all'altro qualche mazza mi colpisse in testa, o che qualcuno tirasse fuori un'arma e mi assassinasse lì sul posto.
Non che avessi un motivo logico per temere un aggressione, ma quel posto non mi piaceva, non dico che mi stavo pisciando addosso, ma diciamo che avvertivo una calda sensazione di paura strisciarmi lungo l'inguine.
Ero abituato a transitare per luoghi non particolarmente rispettabili, ma quella sera mi sentivo particolarmente a disagio, non vedevo l'ora di intascare la ricompensa e tornarmene nella mia camera d'albergo.
Dovevo solo avere pazienza.
Arrivato al balcone, mi sedetti come da accordo.
Avevo concordato con il mio contraente di incontrarlo qui, dovevo sedermi al balcone e aspettarmi che lui (o un suo tramite) mi si avvicinasse, io avrei consegnato il plico e lui mi avrebbe consegnato i soldi, così tutti sarebbero stati contenti ed io avrei potuto lasciare questo postaccio.
Iniziai a guardarmi attorno, e mi soffermai a guardare i muri agli angoli del locale, molti erano pieni di crepe e alcuni con segni di riparazioni recenti, anche gli sgabelli parevano nuovi e di ottima fattura, come appena comprati.
Anche lungo la pista da ballo scorgevo delle sezioni danneggiate, come se qualcuno (o qualcosa) le avesse prese a pugni fino a farle crepare.
Chiunque era stato doveva essere una specie di mostro!
Le riparazioni erano recenti, e mi chiesi come fosse questo posto dopo il disastro, gli stessi scagnozzi parevano tesi.
Rimasi assorto nei miei pensieri fino a quando non mi accorsi che ero rimasto seduto per un quarto d'ora, iniziai a preoccuparmi.
Forse il mio contraente mi aveva dato per morto, forse non c'era nessuno lì a cercarmi, temevo di essere giunto in quella topaia per niente, che l'accordo fosse saltato.
Cominciai a innervosirmi e ripresi a guardarmi attorno sperando di incrociare lo sguardo giusto, di scorgere qualcuno che guardava nella mia direzione, ma smisi subito, oltre a me almeno una dozzina di persone era seduta al balcone, chi a bere, e chi già sprofondato in un coma alcolico.
Mi colpirono particolarmente due ragazze sedute a pochi posti dal mio.
Se escludiamo i vestiti e i capelli, erano praticamente due gocce d'acqua, la più vicina a me era vestita di bianco, portava al collo una sciarpa di piume e dei guanti anch'essi bianchi.
Quella vicina aveva i capelli più corti, ed era vestita di rosso e portava delle piume rosse e bianche sopra l'orecchio sinistro, a mo' di decorazione.
Entrambi i loro abiti erano senza spalline, i loro visi truccati, e i loro occhi, verdi per entrambe, mi suggerivano che dovevano essere gemelle.
Ma il dettaglio che mi colpì di più furono gli stivali della bianca: avevano delle lame innestate sui talloni.
Proprio in quel momento la bianca si accorse di me.
<< Cerchi qualcuno? >>
Cercai di mantenere un'espressione neutra, probabilmente mi stava osservando anche lei, e si era accorta del mio costante guardarmi attorno (non che volesse molto).
<< Può darsi, voi? >> << Noi lavoriamo >> rispose la sorella, quella vestita di rosso.
Se non fosse per le lame della bianca, avrei pensato che fossero delle ballerine, o al massimo, delle prostitute.
<< Oh, è arrivato >> non feci in tempo a chiedermi di chi stesse parlando che sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, lottai per non trasalire, ma dalla mia faccia si intuiva che ero stato preso di sorpresa, come mi suggerì la risata della bianca.
Mi voltai, forse più velocemente di quanto avrei voluto, dovevo dissimulare il mio nervosismo.
Faticai a non strabuzzare gli occhi quando lo vidi, davanti a me si ergeva un omaccione la cui altezza superava i due metri, ma non fu quello il dettaglio che mi fece rabbrividire, bensì il suo abbigliamento: gilet nero e camicia bianca.
Non so se mi riconobbe, era improbabile che mi avesse visto bene quando mi aveva investito in strada, ma, se invece si ricordava di me, non lo diede a vedere.
Ricordo che si chinò verso di me, la musica costringeva la gente a parlare ad alta voce per farsi sentire, ma lui preferì non correre il rischio di farsi sentire e optò per sussurrarmi all'orecchio.
<< Qualcuno ti vuole parlare, seguimi >> non era una minaccia, ma il modo in cui pronunciò la frase, con il tono di chi non ammetteva repliche, la fece suonare come tale.
Mi invitò ad alzarmi con un cenno de viso, e si avviò lungo il balcone, la bianca e la rossa si alzarono all'istante, ma non si mossero finché non iniziai a seguire l'uomo con il gilet (da ciò intuii che fossero delle sue sottoposte).
Ci spostammo fra i posti e aggirammo il balcone, poi passammo per la porta da dove il barista andava e veniva per servire.
Giunsi in quello che sembrava un magazzino, ovunque guardassi c'erano riserve di alcolici e casse sparse qua e là contenenti bicchieri per il bar, decorazioni... e armi.
In fondo alla stanza era presente una di quelle case, era chiusa, e sopra la cassa, un uomo.
<< Grazie, Junior >> disse lo sconosciuto quando l'uomo con il gilet si avvicinò, per poi allungargli una manciata di lien.
Junior intascò la somma con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra e abbandonò la stanza seguito dalle due ragazze, rimanemmo solo io e l'uomo sulla cassa.
<< Accomodati >> presi una sedia appoggiata al muro e la posizionai di fronte a lui, poi mi accomodai, ormai non avevo dubbi sul fatto che fosse il mio contraente, o il suo intermediario.
Ero più propenso a credere nella seconda opzione, non avevo idea di chi fosse lui o chi potrebbe essere il suo mandante, considerando la missione che mi aveva affidato, cioè di sottrarre informazioni alla White Fang, potevo teorizzare che si trattasse di un uomo d'affari o del proprietario di una miniera colma di fauni sfruttati, qualcuno che potesse avere motivo di preoccuparsi sulle loro attività.
Ma non me ne poteva interessare di meno, ero lì per i miei soldi!
Iniziai a osservare il mio contraente, era un uomo sui cinquanta o i sessanta anni, dal volto rugoso e il naso aquilino.
Vestiva un impermeabile color beige, di quelli vecchi, di quelli che vengono indossati dai cattivi nei cartoni animati per i più piccoli.
Era curvo e stempiato, sotto il naso spuntava un paio di baffi biancastri, simili ad una vecchia spazzola sfilacciata.
Non riuscivo a vedere bene i suoi occhi nella penombra della stanza, la stanza era ampia e mal illuminata dalle poche luci al led.
Rimasi a fissarlo, aspettai che parlasse.
<< Hai i documenti? >> non risposi ed estrassi il plico dalla giacca per poi porgerglieli, lo sconosciuto afferrò i documenti con lentezza, aprì il plico e cominciò ad esaminarli
Iniziò a sfogliarli con una lentezza quasi meccanica, e andò avanti per minuti, non perché avesse bisogno di leggerli proprio adesso, ma solo ed esclusivamente per stuzzicare la mia pazienza, o almeno questa fu l'impressione che mi trasmise.
Passò un quarto d'ora ad analizzare i fogli, pensai seriamente che volesse irritarmi, quell'individuo iniziava a starmi antipatico.
Quel quarto d'ora passò così lentamente da farmi pensare che fosse passato il doppio del tempo.
Quando concluse la lettura, riposa i documenti nel plico, che non tardò a far sparire sotto l'impermeabile.
Rimase in silenzio a guardarmi, immobile, speravo che avrebbe tirato fuori i soldi e che me ne sarei potuto andare, invece stava lì ad aspettare che glieli chiedessi, sapevamo entrambi che avrei avanzato quella richiesta.
Trovai questo suo silenzio estremamente irritante, e decisi di rompere il ghiaccio.
<< Allora, se siete soddisfatto, io vorrei ritirare la mia ricompensa e andarmene... >>
Il vecchio alzò lo sguardo con una velocità da far invidia a un bradipo, non sembrava una persona lenta, ogni suo movimento pareva studiato per dilatare il più possibile
la conversazione.
<< Ah si, la tua paga >> sussurrò, come se la cosa non lo riguardasse << Stavo appunto per parlarti di questo >>
Quel bugiardo! Non avrebbe aperto bocca finché non gli avessi parlato, se stavo zitto come minimo sarei rimasto lì fino a domani!
Fece un'altra lunga, fastidiosissima pausa.
<< Dovrei parlarti in merito a qualcosa di importante >>
A quel punto strinsi i pugni, non avevo idea se mi stava prendendo in giro o se aveva qualche doppio fine di cui ero all'oscuro.
Ma dovevo dissimulare la mia impazienza, quella, e la voglia di schiaffeggiarlo.
<< Spero non ci siano problemi riguardo la paga che abbiamo concordato >> scandii per bene l'ultima parola, mi stavo pentendo di avergli dato il plico, giurai all'istante che se, e evidenzio SE, non avesse avuto intenzione di pagarmi, ribadisco: SE, non mi sarei trattenuto dal saltargli addosso e strappargli il plico dalla tasca.
Non avevo passato una settimana in una palude piena di grimm per prendermelo in nel sedere all'ultimo momento!
<< No no! >> mi rispose << Tutt'altro, ho i soldi con me >> sospirai sollevato a quella frase << Ma non qui, e non adesso >> per poi sentire la bile risalirmi lungo la gola.
<< Perché? >> chiesi, mascherando a stento il nervosismo, più quella conversazione andava avanti più mi esasperavo.
<< Vedi, ho un altro lavoro per te >> << Non vedo cosa abbia a che fare con il pagamento per quello precedente >> ribattei seccato.
Partì allora un'altra finta pausa di riflessione.
<< Perché sono certo che accetterai, quindi ho preferito darti questo secondo incarico e pagarti per entrambi allo stesso momento >>
Questa fra potrei tradurvela come “Perché voglio che tu faccia questa cosa per me, ragazzino, altrimenti quei soldi non li vedi finché non sarai vecchio la metà del sottoscritto.”
<< Sai, in città non è sicuro andare in giro con una valigia di soldi e preferirei limitare queste pericolose uscite, non trovi? >> Da tradurre come “Quindi, o tu fai come desidero, o la prossima volta potrei non essere presente per pagarti”.
Non dico che quell'uomo non mi piaceva, mi stava proprio sui coglioni!
Sta volta fui io a rimanere in silenzio, ma non di proposito.
Ero abituato a persone che non pagavano, ma in quei casi mi bastava fare una visita in casa loro e risarcirmi da solo alla vecchia maniera.
Ma in questo caso non avevo idea di chi fosse quest'uomo, l'avevo visto solo una volta prima di allora, quando avevamo contrattato il primo furto, ma lì era stata questione di attimi: “Ciao, so che sei un ladro, che ne dici se tu rubi qualcosa per me ed io ti pago profumatamente così che tu possa sparire dalla mia vista mentre mi trastullo con la refurtiva?”
Non erano state le parole esatte, ma la sintesi è più o meno questa.
<< Inoltre, ci terrei che questa commissione venga eseguita il prima possibile, questa stessa notte >>
Aggrottai le sopracciglia e lo guardai disorientato.
<< Questa sera? Da cosa deriva, se posso chiedere, tale urgenza? >> lo chiesi con malcelato sarcasmo, ma lui non si scompose.
<< Diciamo che ho l'impellente necessità di appropriarmi di qualcosa che mi sarebbe molto utile, e di appropriarmene il prima possibile >>
La cosa puzzava sempre di più.
<< Anzi, oserei dire che non posso aspettare domani, e che il furto deve essere eseguito appena uscirai da qui >>
Ero a disagio, cosa poteva volere di così importante?
<< Se è così urgente potevi parlarmene prima >> << Era mia intenzione chiedertelo non appena fossi arrivato, certo, non mi aspettavo che ritardassi così tanto >>
Non gradii quella frecciatina neanche tanto velata, ma neanche la raccolsi.
<< Allora? Accetti? Vuoi sentire l'offerta? >>
Iniziò a fare domande a manetta, impedendomi di riflettere sulla situazione, ero confuso e indeciso, non ero certo se intendesse non pagare o meno, ma quali erano le mie scelte?
Potevo dire di no e tornare domani per prendere i soldi, rischiando che se la svignasse o accettare e fare questo “secondo furto” per avere la certezza di essere pagato e guadagnare un ulteriore ricompensa.
<< Allora? >>
Lo guardai storto, e parlai, dissi la prima cosa che mi venne in mente pur di zittirlo: << In cosa consiste? E quanto paghi? >>
Il vecchio sorrise, e non mi piacque, avevo il presentimento di aver detto proprio ciò che voleva sentire, o peggio, che avesse previsto la mia risposta.
Quando mi disse cosa dovevo fare e dove dovevo andare il mio cuore perse un battito.
<< Sei impazzito? Chiedi troppo... >> il vecchio sorrise << Un rischio grande per una grande paga, tu non capisci, ho intenzione di pagarti quattro volte la ricompensa per il tuo ultimo lavoro >>
Sgranai gli occhi, un brivido di pura emozione mi attraversò la schiena con la velocità di un fulmine.
<< Due milioni di lien!? >> quasi gridai nel dirlo, con quella cifra, più i cinquecentomila per il furto dei piani, avrei potuto sistemarmi per sempre, smettere di rubare e godermi la vita fino a quando le mia chiappe non sarebbero diventate rugose e flaccide e avrei avuto bisogno di una badante anche solo per raggiungere il bagno.
Cercai di darmi un contegno, di apparire indifferente, pacato, ma non ci riuscii, la sola idea di mettere le mani su una cifra simile mi faceva venire la bava alla bocca.
<< Quindi sei interessato? >> alzò un sopracciglio nel dirlo, certo di aver vinto << No, cioè si! Ma non mi stai chiedendo qualcosa di facile... è un luogo ben sorvegliato >>
<< Per questo mi sto rivolgendo a te, credo tu sia la persona perfetta per questo lavoro >> mi stava abbindolando con soldi e lusinghe, ed il peggio e che ci stavo cascando.
E ci cascai.
<< Accetti? >>
Ero estremamente indeciso, da una parte potevo prendere i miei soldi e accontentarmi (con il dubbio che magari non sarebbe apparso, ma probabilmente era tutta un'impressione che mi aveva dato lui per spingermi ad accettare), o rischiare tutto e, in caso di successo, passare il resto nella mia esistenza nella comodità più assoluta.
Ma, come al solito, le campanelle del mio cervello stavano tintinnando alla follia, ero emozionato, ma sentivo un brutto, bruttissimo presentimento.
Rimasi quindi seduto davanti a lui nel silenzio più totale, passai così qualche minuto e sta volta non venni interrotto, sentivo come un nodo alla gola, ma alla fine risposi.
Il vecchio non disse nulla, si limitò a guardarmi con espressione neutra.
Io scesi dalla sedia, strinsi la sua mano a mo' di commiato e mi avviai fuori da lì all'istante, senza mai guardarmi indietro.
Sapete, nella vita ci sono momenti in cui devi dire “basta”, in cui sai che devi fermarti e ti fermi, come vincere una piccola fortuna al gioco d'azzardo e ritirarti prima che i tuoi risparmi si dissolvano in due o tre lanci di dadi, in cui ascolti quell'istinto primordiale che ti urla di non rischiare, che va bene così ed è il momento di tornare a casa e farsi un riposino prima di mandare tutto a puttane.
E poi ci sono io.
Ed io sono un grande figlio di puttana.
Alzai lo sguardo al cielo, doveva essere mezza notte, quindi avevo dalle sei alle sette ore di buio per compiere il furto.
Abbozzai un sorriso nervoso e mi diressi ad est, verso la zona residenziale, verso la torre di comunicazione transcontinentale.
Lì dovevo portare al termine il colpo.
Ci andai con la consapevolezza che al termine di quella notte avrei passato il resto della mia vita in una villa, o in una cella.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV


Era l'una di notte quando giunsi al campus dell'accademia Beacon.
Sarei potuto arrivare prima, ma ero dovuto andare a svegliare una certa persona per aiutarmi in questa operazione.
<< Sia chiaro, come vedo le guardie avvicinarsi: evaporo >>
La persona in questione era Deryck, che poco apprezzava di essere stato buttato già dal letto giusto un quarto d'ora fa dal sottoscritto.
<< Non preoccuparti, tu devi solo stare qua, e nel caso le cose andassero male e vedessi dei poliziotti o dei cacciatori avvicinarsi avvisami con lo scroll, al resto penserò io >>
<< Se per pensare al resto intendi fuggire con metà della sicurezza alle calcagna... >> lasciò la frase sospesa << L'altra scelta è affrontare dei cacciatori, no grazie >>
Davanti a noi si estendeva l'immenso campus dell'accademia di cacciatori, al centro di esso si ergeva la torre del centro di comunicazione.
Un 'immenso edificio cilindrico del colore del metallo, retto da quattro contrafforti.
Esistono solo quattro torri come questa, ognuna posta nella capitale di ciascuno dei quattro regni: Beacon, Vale, Atlas, Vacuo.
Queste torri erano, e sono tutt'ora l'unico e principale sistema di comunicazione fra i regni, ogni comunicazione passa da loro prima di arrivare al destinatario, tuttavia il passaggio non avviene direttamente da una torre all'altra, mettiamo che io in questo preciso momento avvii una chiamata con il mio scroll ad una ragazza di Atlas, il segnale prima passerebbe dalla torre, poi arriverebbe in una delle tante torri di supporto presenti in tutto il mondo, poi in un'altra, e in un'altra ancora, e così via fino ad arrivare alla torre di Atlas, e allo scroll della ragazza.
Una meraviglia della tecnologia moderna, vitale per le comunicazioni in tutto il mondo.
E proprio per questo, pesantemente sorvegliata.
Non potei fare a meno di volgere lo sguardo verso l'accademia, la sua imponente struttura avvolta dalla notte e parzialmente illuminata dai raggi della luna generava un'atmosfera surreale.
In quel posto si addestravano i cacciatori, persone armate fino ai denti e pesantemente allenati allo scopo di affrontare grimm, criminali, e qualsiasi altra cosa possa nuocere alla pace di Remnant.
Ed io stavo per commettere un furto in un luogo così vicino a questa fabbrica di guerrieri, non osai pensare a cosa sarebbe successo se mi fossi trovato davanti ad uno di quei cacciatori.
Di certo non sarei vissuto per raccontarlo.
<< Allora >> osservai l'entrata della torre, intrufolarmi da lì era fuori discussione, troppe guardie.
<< Si? >> rispose Deryck con impazienza, no, non era nervoso, ma voleva tornare a dormire, per il resto, trattava la situazione con la solita, immutabile, indifferenza.
<< Trova un modo di distrarre le guardie all'ingresso, devo passare inosservato >> di risposta, il fauno mi diede le spalle e si allontanò << Ehi dove vai? >>
<< Aspettami >>

Un quarto d'ora più tardi, Deryck stava discutendo animatamente con quattro guardie al centro della piazza, mentre io osservavo la scena nascosto dietro uno dei molteplici ingressi dell'edificio, tutte le altre guardie si erano spostate sul lato ovest ad osservare la scena.
Dalla mia posizione, potevo vedere esattamente il fauno, le guardie, e ciò che stava in mezzo a loro: un carrello dei gelati.
Si, il piano di Deryck sembra quasi ridicolo, ma chi, vedendo un fauno dall'aspetto non particolarmente rassicurante come il suo, aggirarsi in piena notte, da solo, con un carrello dei gelati, non si sarebbe fatto due domande?
Inutile dire che le guardie si insospettirono terribilmente, e mentre discutevano con il mio amico per accertarsi che non fosse un qualche tipo di adescatore, io mi infilai all'interno dell'edificio, passando per uno dei tanti ingressi dove la guardia più vicina distava almeno due metri.
Fin da bambino avevo sempre avuto la capacità di sapere come non farmi notare, e quella notte non dovevo fare eccezione.
Quando da piccolo mi avvicinavo alle tasche di un passante era vitale non segnalare la mia presenza, già il vedere un bambino dai vestiti sporchi in un quartiere periferico spinge la gente a sigillare le borse.
Per farlo, ci voleva molta pazienza, dovevo sapere quando era il momento giusto per avvicinarmi e quando no, e non sempre ci riuscivo, molte volte mi sono fatto beccare, anche se a quei tempi il tutto si risolveva al massimo con qualche schiaffo, e per questo, alternavo giorni in cui rientravo all'orfanotrofio con le tasche piene di soldi, e giorni in cui rientravo con la faccia più rossa del culo di un macaco.
Ma lì non ero un bambino, e i database della torre di comunicazione non sono di certo la borsa di una vecchia signora, e rubare in quel posto non era punito con uno schiaffo.
Quindi dovetti avanzare con estrema pazienza, non muovere nessun passo di troppo, essere sicuro al cento per cento di ogni mio spostamento.
Altrimenti game over.
Avanzai in una grande stanza circolare, piena di ascensori.
Era tutto illuminato, non c'erano nascondigli per quando le guardie sarebbero rientrate, ne vidi due affacciate alla porta per osservare la scena.
Non persi tempo e mi gettai verso l'ascensore più vicino, non mi sentii nessuno, premetti il pulsante per l'ultimo piano.
Un sorriso tirato si dipinse sul mio volto.
Era stato più facile di quanto pensassi.
Avevo superato le guardie, fra qualche minuto Deryck si sarebbe ritirato, e con un po' di fortuna le guardie sarebbero rimaste al piano terra.
Non che non mi aspettassi di trovarne altre.
Dovevo solo raggiungere la sala di controllo, prelevare tutti i dati di chiamate, contatti e via dicendo per inserirli in uno scroll e poi presentarmi domani sera dal mio contraente e diventare ricco da far schifo.
Il che era più facile a dirsi che a farsi.
Il rischio era altissimo, la porta dell'ascensore si sarebbe aperta ed io avrei potuto trovarmi almeno una decina di guardie davanti anche solo per caso.
Oppure una volta presi i dati in questione si sarebbero attivati allarmi nascosti, segnalazioni, autodistruzione!
Mi sarei trovato dietro una squadra di cacciatori armati fino ai denti, mercenari, cacciatori di taglie!
O forse dovevo piantarla con le pippe mentali e darmi una mossa.
Quando l'ascensore si aprì persi un battito, ma non successe niente, invece che trovarmi davanti un'arma carica, trovai semplicemente un corridoio vuoto.
Beh, se non altro ero arrivato all'ultimo piano, o ero più abile di quanto pensassi, o la sicurezza era meno inefficiente di quanto avessi immaginato.
Avanzai, le pareti erano metalliche e spoglie, proprio nello stile di Atlas: Funzionale, essenziale, e deprimente.
Mi fermai quando fui certo di essere vicino alla sala di controllo: Potevo perdonare alla sicurezza di essersi fatta distrarre da un coniglio vendi gelati, potevo accettare di aver preso l'ascensore ed essere arrivato all'ultimo piano, dove vengono conservati dati estremamente sensibili senza nessuna difficoltà, ma se non avessi trovato neanche una guardia nelle vicinanze, avrei seriamente iniziato a dubitare del quoziente intellettivo degli abitanti di Vale!
Mi accucciai alla parete e tesi l'orecchio, dovevo essere certo che la stanza fosse vuota e non potevo sporgermi per guardare meglio, avrei corso il rischio di essere visto.
Rimasi piegato sul ginocchio, finché non captai il suono di passi sul pavimento.
<< Ah finalmente, la password del wi fi >>
Sentii i passi avvicinarsi nella mia direzione, ma la guardia (se di una guardia si trattava, cosa di cui ero convinto) non imboccò il corridoio, sentii man mano i passi allontanarsi, fino a cessare del tutto.
Rimasi mezzo minuto in ascolto, ma niente, pensai che avesse imboccato un secondo corridoio collegato alla stanza.
Dubbioso, decisi di sporgermi.
La stanza era vuota, si trattava di un ampio attico da si poteva vedere la maggior parte della città.
Ma non si trattava in questo caso di una comoda stanza d'albero a cinque stelle che avrei volentieri affittato dopo aver intascato la ricompensa, ma bensì una stanza piena computer e terminali, anche se al momento sembrava vuota.
Entrai in silenzio, e mi sorpresi nel constatare che non una sola misura di sicurezza si era attivata.
Mi addentrai nella stanza, esplorandola con lo sguardo, quale di questi numerosi terminali conteneva le informazioni che mi servivano?
Nel dubbio, puntai sul terminale centrale.
Mi accomodai su una comoda sedia girevole, e notai che sulla mia destra c'era un ingresso per lo scroll, sorrisi.
Si stava rivelando tutto troppo facile.
Sfilai lo scroll dalla tasca e feci per inserirlo.
Fu allora che lo sentii.
Un brivido violento attraversò il mio corpo e mi gettai a terra.
Avevo sentito uno sparo.
Strinsi a me lo scroll, e nello stesso istante sentii il tonfo di un corpo che cade.
Rimasi in silenzio e sentii dei passi, poi “vidi” dei passi.
Davanti alla scrivania c'era una persona, riuscivo però a vederla solo dalle ginocchia in giù.
Trattenni il respiro, cosa stava succedendo?
Ricordo che, quasi allo stesso tempo, sentii un'esplosione, o meglio, l'eco di un esplosione, proveniente forse dai piani bassi.
Non sapevo cosa pensare, che fossi stato così sfortunato da aver tentato il mio furto proprio durante quello di qualcun altro?
Qualcuno armato però.
Se prima persi un battito, dopo mi si fermò il cuore quando vidi un secondo paio di piedi accostarsi al primo.
Avvertii un movimento, uno dei due si era piegato sulla scrivania, teorizzai che volesse inserire il proprio scroll, e fu così.
Nel medesimo istante, partii un rumoroso allarme, i due uomini cominciarono ad agitarsi.
<< Toglilo subito! >> << Sta ancora caricando! >>
L'allarme si propagò per tutto l'edificio, il secondo arrivato si stava agitando << Calmati, ho fatto saltare l'ascensore, non ci disturberanno >>
Non feci a meno di chiedermi quale ascensore avessero fatto saltare, il mio? O c'è n'era un altro che portava alla stanza?
E sopratutto, come cazzo erano arrivati lì?
Mi convinsi che la sicurezza in questo regno facesse più schifo di quanto avessi immaginato, e che più che in una villa, al sorgere del sole mi sarei trovato all'obitorio.
<< Merda! >>
Sentii uno sparo, ed uno dei due ladri si piegò, poi un secondo sparo.
Non avevano fatto saltare tutti gli ascensori.
<< Quanto ci mette? >> altro sparo.
<< Settanta per cento! >>
Un altro ancora, poi un tonfo.
Ero nel mezzo di una sparatoria, e non avevo idea di cosa stesse succedendo.
Vidi le due paia di gambe allontanarsi dalla scrivania, sentivo i loro passi nelle vicinanze, passi seguiti da altri spari, la sedia della scrivania era stata colpita ed era caduta sul pavimento, parte dello schienale era saltato via.
Decisi che non potevo trattenermi ulteriormente, saltai fuori dal mio nascondiglio e piantai lo sguardo sullo scroll, il trasferimento dati era completo.
Lo sfilai e mi alzai da terra, sentì un proiettile fischiare a pochi centimetri dal mio orecchio destro.
Balzai all'indietro e mi trovai davanti due guardie, stavano sparando riparate dietro il muro del corridoio da cui ero entrato.
Apparivano sorprese, e non esitai a sfruttare la cosa a mio vantaggio.
Sfilai lo scroll dalla fessura e mi precipitai verso il secondo corridoio della stanza, posto esattamente all'angolo destro della stanza, mentre le guardie erano giunte da quello a sinistra.
Appena feci per imboccarlo, mi trovai davanti uno dei ladri.
Capii subito, dalla sua veste bianca senza maniche, dal suo cappuccio scuro, e dalla sua maschera, che era uno dei White Fang, e nella destra impugnava una pistola.
Ero in uno di quei momenti in cui o agisci in fretta o sei morto, optai per l'agire.
Caricai verso di lui prima che potesse puntarmi l'arma contro, e con tutte le mie forze scagliai una ginocchiata sulle sue parti basse, il fauno si piegò urlante e rovinò a terra, la pistola gli scivolò a terra.
Lo so, colpire un uomo sui testicoli non è proprio la cosa più virile che un altro uomo possa fare per difendersi, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Corsi in fondo al corridoio, e per poco non inciampai sul corpo di una guardia morta, forse la stessa che avevo sentito parlare prima di sentire gli spari.
Arrivai fino in fondo, ma trovai soltanto una porta rotta e uno spazio vuoto lì dove doveva esserci l'ascensore.
Esitai un attimo, poi saltai nel vuoto e mi aggrappai alla corda metallica dell'ascensore, scivolai giù a grande velocità, e nel mentre cercavo di riordinare le idee.
Ero venuto qui per fare un furto, e proprio nello stesso momento la White Fang aveva tentato lo stesso colpo, nello stesso edificio, nello stesso momento.
Che fosse questo il motivo della fretta del mio contraente? Temeva che qualcuno potesse rubare quei dati prima di lui?
Perché in quel caso, avrei chiesto un aumento della paga.
Atterrai di colpo, con le mani spellate per il veloce strusciare della pelle sulla corda metallica, e attraversai il tetto ormai esploso dell'ascensore, cadi sul pavimento ingombro di detriti.
Uscii dalla porta esplosa, e per poco non venni investito da un White Fang che mi volò accanto, schiantandosi contro il muro.
Rimasi basito, e notai che ovunque, nel piano terra, c'erano dei fauni stesi sul pavimento, assieme a qualche guardia.
Ma ciò che mi stupì di più fu lui.
In mezzo alla stanza, brandendo una falce grande quanto lui, si ergeva un uomo sui quaranta con i capelli a punta.
Indossava una camicia grigia con una lunga coda, scarpe e pantaloni neri, e sul mento e sulla mascella aveva degli accenni di barba.
Un mantello rosso e sbrindellato gli calava lungo la schiena, mentre teneva impegnati sei o sette fauni.
Strinsi i denti a disagio e camminai lentamente verso l'uscita, non mi ci era voluto molto per capire che si trattasse di un cacciatore e non ci tenevo a farmi vedere da lui.
Specialmente da lui.
Ma le mie speranze vennero brutalmente infrante come mi avvicinai alla porta.
<< Ehi ragazzo, credo tu debba rimettere quello scroll al suo posto >>
Serrai i denti e sentii il mio cuore bloccarsi, potevo passare inosservato da guardie, White Fang, e feccia varia, ma un cacciatore? No, ero fottuto.
Non mi volli dare per vinto, e corsi a perdifiato fuori dall'edificio, vedevo in lontananza le auto della polizia avvicinarsi, mentre Deryck si era dileguato.
Avvertii uno spostamento d'aria alla mia destra, e mi abbassai giusto in tempo per evitare uno di quei fauni, che cadde a pochi passi da me.
Lo scavalcai e mi misi a correre, a correre con tutta la forza che avevo nelle gambe, in mezzo minuto mi trovai fuori dal campus.
Sentivo la presenza del mio inseguitore, ammesso che fosse soltanto uno.
Arrivai al distretto residenziale e mi nascosi dietro un muro, sentivo dei passi avvicinarsi, era come se sapessero esattamente dove stessi andando.
Mi appostai lì dietro, con lo scroll infilato nella tasca, il mio cuore batteva così forte da farmi male, ero sfinito per la corsa, ed ogni mio movimento sarebbe potuto essere l'ultimo.
Poi un suono.
Sgranai gli occhi nel sentire dei passi in avvicinamento, il mio inseguitore stava per uscire dal vicolo, stava per raggiungermi.
Avvertii subito la sua presenza, e, di puro istinto, tesi repentinamente la gamba all'uscita del vicolo, proprio un secondo prima che il mio inseguitore sbucasse fuori, vidi il cacciatore inciampare goffamente sulla mia gamba, cadere in avanti, e poi, atterrare con le mani e tirarsi su senza che un'altra qualsiasi parte del corpo toccasse terra.
Successe tutto così velocemente che quando tornò in piedi io non mi ero ancora mosso.
<< Ok ragazzo, mi hai preso di sorpresa, ora però stai fer- ehi! >>
Ripresi a correre e imboccai un secondo vicolo, presi una curva un attimo prima che riuscisse ad afferrarmi, corsi in mezzo alla strada e per poco non venni messo sotto, ricordo che saltai sul parabrezza di un auto fra le urla della proprietaria e ci scivolai sopra atterrando direttamente sul marciapiede, il mio inseguitore non fu da meno.
Lo tenni distante da me per qualche minuto, ma sentivo come se stesse giocando con me, che potesse raggiungermi stessa sforzo.
Ero terrorizzato, e già mi vedevo marcire in un angusta cella.
La corsa finì come arrivai al fiume, ed il cacciatore non tardò a raggiungermi.
<< Fine della corsa >> impugnava ancora la falce, ma la lama era rivolta a terra, segno che non voleva tagliarmi a metà.
Non ancora perlomeno.
<< Ascolta, è tardi, e sono stanco >> esordì avvicinandosi a me, io arretrai, cercando di non cadere nel fiume.
<< Stanco e sopratutto incazzato, quindi, se fossi così gentile da arrenderti e darmi quello scroll, io potrei finalmente porre fine a questa lunga serata e tornare a dormire >>
Raccolsi rapidamente le idee, e giunsi ad una conclusione: Non potevo tenere lo scroll, non due.
<< Va bene! >> balbettai, il cacciatore sorriso soddisfatto e fece per avvicinarsi, al che io gli scagliai addosso il mio scroll con tutte le mie forze, lo vidi sorprendersi quando il dispositivo lo colpii sul petto e agitare le mani per non farlo cadere, non esitai un attimo e mi tuffai nel fiume, chiudendo lo scroll con i dati nella tasca interna della giacca, poi caddi in acqua.
L'ultima cosa che sentii prima di svanire sott'acqua furono le sue imprecazioni, poi il niente.

Rimasi sotto per tutto il tempo che potevo resistere, finché non mi sentii i polmoni sul punto di collassare e il corpo irrigidirsi per il freddo, al che riemersi dall'altra parte del fiume e mi arrampicai fino a salire sulla strada che costeggiava il fiume.
Ero fradicio, ed era ancora notte, i vestiti gelidi mi si incollavano al corpo mentre mi arrampicavo per tornare sulla strada che si affacciava al fiume.
Mi misi in piedi a fatica, e avanzai barcollando lungo la strada, ero sul punto di cadere a terra, tremavo per il freddo, e probabilmente stavo per andare in ipotermia, o c'ero già andato.
Riuscii a fare qualche passo barcollante lungo il percorso, finché non sentii un tocco gelido lungo la mia guancia.
<< Resta dove sei >>
Scattai in avanti, ma mi fermai subito, non avevo più forze e mi fermai subito, appoggiandomi ad un lampione.
Mi guardai indietro, e mi trovai faccia a faccia con una donna sulla mezza età, dai capelli biondo chiari, legati in una crocchia che le pendeva dal lato destro del viso.
Impugnava un frustino, arma alquanto insolita, da lì capì che era anche lei un cacciatore, chi altri avrebbe impugnato un frustino come arma?
Continuò a puntarmi, mentre io barcollai all'indietro, cerca di voltarmi e scappare, ma le gambe erano intorpidite, e non rispondevano agli ordini del cervello, non riuscii neanche a girarmi che inciampai sui miei stessi piedi e crollai a terra come un sacco di patate.
Poi il buio.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo V
 

Bianca, pulita e inodore.
Così ricordo la mia cella.
I miei ricordi erano confusi quando mi svegliai, impiegai ben venti minuti per riordinare le idee e realizzare dove fossi e perché.
Dopo esser stato acciuffato da quella cacciatrice ero svenuto, caricato in un auto della polizia e portato in prigione, per poi essere, infine, adagiato sul pavimento della mia piccola cella.
Nonostante il tasso di criminalità fosse drasticamente aumentato negli ultimi tempi, la prigione non era sovraffollata, e le celle erano piccole e pulite, nella maggior parte dei casi fatte appositamente per ospitare uno o due individui al massimo.
Tale dettaglio lasciava spazio a due possibili interpretazioni, la prima: che tutto sommato la situazione non fosse poi così male, e la seconda: che la sicurezza faceva acqua da tutte le parti.
Personalmente, ero più propenso a credere nella seconda opzione.
Indossavo gli stessi vestiti con cui ero entrato, fatta eccezione per la giacca, e non ci misi molto a capire di essere stato perquisito.
Se lo scroll con i dati raccolti non era stato danneggiato dalle acque del fiume, allora non avrebbero tardato a distruggerlo loro.
Rimasi sdraiato sul pavimento della cella per qualche minuto a riflettere, poi, mi alzai solo per potermi sedere sopra una piccola panca a muro, unico mobile presente nella cella, oltre ad un letto, un lavandino ed un water posto all'angolo destro della stanza.
Ripresi così a riflettere sulla mia situazione: non solo avevo fallito il corpo perdendo la possibilità di vivere una vita di agi e comodità, ma avevo anche perso la libertà.
Certo, non era la prima volta che mi trovavo in stato di fermo o di arresto, ma in quei casi me l'ero sempre cavata scappando dall'auto della polizia con un espediente, usando qualche trucchetto, ma ora non potevo fare niente, ero in prigione, in una cella con tanto di sbarre, e considerando l'entità del crimine ero consapevole che ci sarei dovuto rimanere per molto.
Inoltre poteva anche andarmi peggio, ad esempio le autorità potevano convincersi che fossi in combutta con i White Fang che avevano assaltato la torre, beccandomi così oltre alla pena per tentato furto di informazioni sensibili, anche una bella condanna per omicidio e terrorismo.
Si lo so: per quale motivo dovrebbero pensare che io, umano, sia in combutta con un'organizzazione di terroristi avversi a tutto ciò che è umano?
Semplice: Perché le persone sono stupide!
Passai un'ora intera a fantasticare sulle possibili varianti di quella sgradevole situazione: Sarei stato interrogato? Detenuto a vita? Sfregiato da un coltello durante una rissa fra detenuti? Violentato sotto la doccia?
Già, come potete intuire l'ottimismo non era, non è tutt'ora e mai sarà una qualità che mi appartiene, mai.
Ma si sa, il destino opera per vie misteriose, ed a volte sembra arridere se non addirittura favorire la nostra sorte e spesso, in modo del tutto inaspettato, sceglie di illuminarci la via anche nei momenti che a noi appaiono come i più bui.
Oppure, sono semplicemente uno stronzo fortunato.
Si avete capito bene, ci fu un miracolo, miracolo che si presentò alla porta della mia cella nelle vesti di una guardia carceraria in sovrappeso e un po' avanti negli anni.
L'uomo mi servii il pranzo (dovevo aver dormito molto a lungo) in una gavetta, introducendolo dall'apposita fessura assieme alle posate e ad una bottiglietta d'acqua, poi, mentre il sottoscritto divorava due salsicce mezze bruciacchiate assieme ad una magra porzione di uova strapazzate, mi comunicò di farmi trovare pronto fra mezz'ora.
<< Una persona desidera parlarti, finisci di mangiare, datti una sciacquata e se devi fare i bisogni sei pregato di farli adesso >> concluse burbero per poi allontanarsi senza proferire spiegazioni.
Ammetto che non diedi particolare peso alla cosa, pensai volessero semplicemente interrogarmi, schedarmi, e poi rispedirmi in cella dopo avermi fatto sapere quanto tempo (di sicuro molto) avrei dovuto passare in carcere.
Finii in fretta il mio magro pasto e mi sciacquai il viso, ci tenevo ad essere un minimo presentabile, considerando che avrei più potuto avere una conversazione con qualcuno per molto, molto tempo.
Mezz'ora dopo, assieme all'addetto ai pasti, si presentò un'altra guardia.
L'uomo ritirò la gavetta vuota e proseguì per le celle seguenti, mentre la seconda guardia aprì la porta e mi fece cenno di uscire.
Non dissi niente e le andai dietro, camminammo lungo un infinito corridoio bianco, con ai lati numerose celle.
Diversamente da come me lo ero immaginato non sentii insulti, urla o versi animaleschi, le celle, come detto prima erano fatte per contenere poche persone e non tutte erano piene, quindi non mi trovai circondato da detenuti urlanti, ma da semplici galeotti che consumavano i pasti in silenzio o chiacchieravano fra loro, solo alcuni si erano messi a osservarmi, senza però degnarsi di rivolgermi una sola parola.
Il percorso si concluse proprio dove terminava il corridoio: a sinistra c'era una porta che dava all'aperto, in un campo recintato, intuii fosse il posto dove i detenuti trascorrevano la loro ora d'aria, mentre a destra c'erano le docce, infine, davanti a me, c'era una porta chiusa.
Vi entrai dopo che la guardia mi fece il favore di aprirla (mi erano state messe delle manette non appena ero uscito dalla cella), la stanza era scura, alla destra, sulla parete, vi era un grande specchio, come quelli nei film polizieschi dove la vittima osserva i sospettati e indica il suo rapinatore, o stupratore, o stalker, beh cambia da film a film.
Per il resto, la stanza era vuota e spoglia, escludendo la presenza di un tavolo, due sedie e una lampada.
Tutto ciò confermava i miei sospetti: Sarei stato interrogato.
Pensai di mantenere la calma, che questa era la mia occasione per poter alleggerire la mia pena per quanto fosse possibile ciò, dovevo fare buon viso a cattivo gioco, forse mi avrebbero tolto qualche anno, e magari sarei potuto uscire prima per buona condotta.
Ma mi stavo schernendo da solo, rubare una borsetta è un conto, rubare alla dannata torre di trasmissione intercontinentale e un altro.
Ah, se mi mancavano le vecchie signore con la borsa in quel momento, lì sarebbero finito tutto con uno schiaffo e arrivederci, o nel più estremo dei casi, con una spruzzata di spray urticante.
Fu l'aprirsi di una porta al capo opposto della stanza rispetto a quello da cui ero entrato a liberarmi dal mio tormento interiore (e ad allontanare il doloroso ricordo di una spruzzata di spray al peperoncino in pieno viso, servitami da una signora sui cinquanta in una soffocante giornata di luglio).
Entrò un uomo il cui aspetto a prima vista lo definii come singolare, e di certo lo definirei così ancora.
Doveva avere sui quarant'anni, la sua altezza sfiorava i due metri, i capelli argentei e arruffati, sopracciglia scure (il mio primo pensiero fu che si tingesse i capelli).
Gli occhi erano coperti da due scurissimi occhiali di vetro, indossava abiti scuri ed un cappuccio verde attorno al collo, su cui era posizionata una piccola spilla viola a forma di croce.
Si avvicinò al tavolo e mi guardò, non potevo vedere chiaramente i suoi occhi, ma riuscivo a percepire il suo sguardo, lo sentivo farsi largo nella mia anima e sprofondare in essa.
Mi analizzò senza parlare, e poi si accomodò al tavolo, e con un cenno della mano mi invito a fare altrettanto, i suoi occhiali scivolarono sul naso, rivelando i suoi occhi color nocciola.
Mi accomodai, eravamo l'uno al capo opposto del tavolo.
<< Puoi lasciarci soli >> esordì l'uomo.
La guardia ci diede le spalle e lasciò la stanza.
Ammetto che la prima cosa che sentii fu un sottile senso di disagio misto a curiosità.
L'aspetto singolare di quell'uomo non mi suggeriva che fosse una guardia, ma se non era una guardia, che motivo aveva di essere qui?
“Ah giusto” mi dissi “è un cacciatore, deve esserlo, sicuramente”.
Non seppi decidere se ciò fosse una cosa positiva o meno, rimasi in silenzio e aspettai che parlasse
E lui non tardò a farlo.
<< Tutto bene? >> esordì con espressione neutra.
“A qualunque gioco stai giocando io non ci casco, vecchietto”.
<< Beh, non posso lamentarmi >> risposi alzando i polsi e mettendo le manette in bella mostra << Certo, non posso dire di non essermela cercata >>
Riabbassai i polsi.
<< Indubbiamente >> concordò << Sai, mi hanno parlato di quello che hai fatto questa notte, dove hai imparato? >>
Non mi aspettai quella domanda, in tutta franchezza neanche capivo dove volesse andare a parare.
<< Come dire... sa... si inizia dallo sfilare il portafoglio ad un'anziana e man mano che- >>
<< No no non intendevo quello >> mi fermò lui << Qrow mi ha parlato di cosa è accaduto, la fuga, tu che compari cadendo da svariati metri da un'ascensore rotto, il modo in cui lo hai... indispettito con il trucchetto dello scroll >>
Iniziai a chiedermi se mi stesse prendendo in giro, mi stava forse facendo dei complimenti? Ma chi era quel tipo?
<< Ne avrei fatto volentieri a meno se è per questo >> risposi << Hai un'agilità innata, nessuno riesce a sfuggire così a lungo a un cacciatore, quindi rispondi alla domanda: dove l'hai imparato? >>
<< Che dirle, quando passi una vita ad essere furtivo ed a correre come un fauno quando la polizia fa le cariche alle manifestazioni, qualcosina con il tempo la impari >>
La mia spiegazione sembrò soddisfarlo.
<< Comprendo, sai hai del talento, ragazzo, peccato che il tuo modo di sfruttarlo non sia proprio dei migliori >> << Questo signore, è una questione di punti di vista >>
Inarcò un sopracciglio con finta curiosità << Davvero? >> << Sfruttare un talento per arricchirsi è il miglior modo di sfruttarlo, almeno per me, per chi subisce il furto... >> non fu necessario completare la frase.
<< Quindi sfruttarlo e finire in prigione è il modo migliore per te? >> << Non posso negare che abbia dei difetti, ma fino ad ora ho saputo accontentarmi >>
<< Diversamente non saresti qui, suppongo >> si fermò, e sfoderò un sorriso calmo e affabile, il che iniziava a mettermi a disagio, “cosa diavolo vuole questo qui?”
<< Oh, noto solo adesso di non essermi presentato, tu sai chi sono? >> negai scuotendo la testa << Rimedio subito: Mi chiamo Ozpin, per gli amici Oz, presidente dell'accademia Beacon, l'accademia di cacciatori a pochi passi dalla torre di trasmissione, come ben saprai, la stessa accademia da cui sono usciti Qrow e Glynda, i due che ti hanno acciuffato >>
“Merda!”
Si, il mio primo pensiero fu quello, una paura furiosa e irrazionale che attraversò il mio corpo come un fulmine, e sparì nello stesso istante in cui il mio cervello riprese a funzionare.
“E quindi? Dove vuoi arrivare?” Fu il mio secondo pensiero, quando ebbi riordinato le idee.
“Questa situazione non mi piace” No, non fu il mio terzo pensiero, quello c'è l'ho sempre.
<< Tu? >> dovette pensarci lui a riportarmi alla realtà << Cosa? >> << Il tuo nome >> << Ion, Ion Ascuns >>
<< Piacere Ion, dimmi, ti piacerebbe lasciare questo posto? >>
Aggrottai occhi e sopracciglia << Come scusi? >> << Uscire da questo posto, dalla prigione >>
Il terzo pensiero fu quindi che mi stesse prendendo in giro.
<< Uscire di prigione? >> ripetei come un disco << Come? >>
Ozpin sfoggiò un secondo sorriso.
<< Vedi, è innegabile che tu possieda delle grandi capacità, capacità che però sfrutti per te stesso, e con conseguenze deleterie per la tua persona >> si interruppe per evidenziare la stanza con un ampio movimento della mano << Ma io voglio proporti non solo di uscire di qui, ma di cambiare vita, di mettere i tuoi talenti al servizio di qualcosa di più grande >>
<< E cosa sarebbe questo “qualcosa di più grande”? >> lo interrogai scettico << Il mondo, io voglio proporti di entrare nell'accademia Beacon, e di diventare un cacciatore >>
Lo guardai come si guarda un folle, o uno scemo, o probabilmente entrambe le cose, ora ero certo oltre ogni scetticismo che mi stesse prendendo per il sedere.
<< Signore, le vorrei far notare un piccolo dettaglio che forse, dico forse le è sfuggito >> << Ovvero? >> mi chiese << Che io non so lottare >>
Prese la mia risposta quasi a ridere << No, non mi era affatto sfuggito, ma si può rimediare >> << Lei sta scherzando >> dissi provocatorio.
<< Mai stato così serio, ti spiego, io tendo a considerare le persone come te come una pietra grezza, certo ora non sai lottare, non sai usare l'aura, o almeno da quanto Qrow mi ha riportato, il tuo controllo su di essa è piuttosto minimo, ma hai del talento, e nessuno qui nasce già capace di lottare, ma puoi diventarlo ragazzo, ed io provvederò affinché tu riesca a raggiungere gli altri studenti, con il tempo >>
<< E non pensa che potrei approfittarmene per fuggire? >>
<< Non hai torto, ma non penso andresti lontano, tutti gli insegnanti dell'accademia sono cacciatori, ovviamente, e, sempre ovviamente, sapranno dal sottoscritto della tua situazione, e credo che tu fossi arrivato a questa conclusione ancora prima di chiederlo >>
Aveva ragione, erano esattamente i miei pensieri.
<< E come pensa di farmi uscire? >>
<< Sono una persona molto influente nel consiglio di Vale, e sono sicuro che con le giuste parole saprò convincerli che farti entrare all'accademia sia la scelta migliore, tu cerca di non combinare altri guai mentre aspetti, e forse saranno più disposti ad accogliere le mie richieste >>
Non sapevo cosa dire, ero finito in prigione e questo strano, stranissimo uomo era entrato da una porta, il giorno seguente al mio arresto, per propormi di entrare in un'accademia di cacciatori?
<< E perché dovresti farlo? E perché io dovrei accettare? >>
Ozpin si portò le mani a pochi centimetri dal viso e incrociò le dita.
<< Comprendo le tue perplessità, io non ci guadagnerei nulla a liberarti, e di certo non posso dire che la tua pena non sia meritata >> esordì << Ma d'altronde, ci sono cose in questo mondo che minacciano l'esistenza di Remnant stessa, e noi cacciatori abbiamo il compito di proteggerlo, e se devo scegliere fra il tirarti fuori di qui affinché tu possa contribuire alla sua protezione, o lasciare che il tuo talento marcisca qui come la legge ha, non a torto, deciso, preferisco la decisione che so essere giusta, la decisione migliore per Remnant >>
Lo squadrai attentamente, il discorso mi convinse? No.
Ma non posso neanche dire che non mi sentii minimamente persuaso dalle sue parole, perché sarebbe una bugia.
Provavo molte cose in quel momento: Scetticismo, incredulità, confusione, ed uno sgradevole formicolio sul didietro, ma quell'ultimo credo fosse dovuto alla scomodissima sedia sulla quale sedevo.
<< Ma immagino tu voglia sapere perché dovresti accettare, giusto? >>
Non risposi, mi limitai ad un cenno.
<< Possiamo riassumere il tutto così: Puoi restare qui e aspettare di uscire, e considerando quello che hai fatto, probabilmente quando sarai fuori avrai il triplo degli anni che hai adesso, oppure, puoi provare a cambiare la tua vita, a non doverti accontentare di vivere di espedienti, e nel caso tu non resistessi, puoi sempre tornare qui e non perderci niente >> concluse stendendo le mani sul tavolo.
<< Immagino avrai intuito che non ripasserò per fare una seconda offerta, quindi ho bisogno di una risposta adesso.
La verità? Non ero convinto, non tantissimo: Diventare cacciatore? Combattere criminali e grimm? Non faceva per me.
Ma passare buona parte della mia vita in prigione faceva per me ancor meno.
Quindi accettai con un si esitante, Ozpin ne fu soddisfatto, mi salutò e si allontanò, non prima di avermi promesso che ci saremmo rivisti prima di quanto pensassi.

Passò una settimana dal nostro incontro.
Appena se ne era andato, venni sottoposto ad un interrogatorio sempre nella stessa stanza, e raccontai tutto, dal mio contraente (o perlomeno dal suo intermediario), all'attacco dei fauni, la fuga e le informazioni rubate.
Speravo che la mia collaborazione potesse aiutare Ozpin nella sua opera di persuasione, ma alla fine, che il mio contributo sia valso qualcosa o meno, sta di fatto che il preside riuscì ad ottenere la mia scarcerazione ed il mio ingresso all'accademia.
La prima cosa che feci appena uscito di prigione fu farmi la doccia, perché?
Vedete, anche se in prigione le celle erano singole o quasi, le docce no, e, sarà perché l'idea di lavarmi con altri uomini non mi aggradava particolarmente, o perché il detenuto della cella di fronte alla mia era solito lanciarmi sguardi troppo sdolcinati per i miei gusti, arrivai alla conclusione che era il caso di evitare le docce per il maggior tempo possibile.
Per fortuna Ozpin non ci mise troppo.
Così, dopo essere uscito di carcere, essermi dato una lavata, ed essere riuscito ad utilizzare il water senza sentirmi osservato, diventai uno studente della famosa accademia di cacciatori.
E come mi venne anticipato dal buon preside, mi sarei dovuto fare un culo così.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI


Maestosa, ampia e affascinante.
Questi sono i primi aggettivi che mi vennero in mente quando la mattina presto mi addentrai nella grande accademia di cacciatori nota come Beacon.
Certo, c'è da dire che questi aggettivi erano legati puramente all'aspetto della scuola in se, a questi dovevo accompagnarne anche quelli legati a cosa questa scuola sarebbe significata per me: prigione dorata, luogo di fatica, e con molta probabilità: Mia futura tomba.
Vista di giorno, l'accademia perdeva quella sua apparenza spettrale che la contraddistingueva di notte, alla luce del sole, la sua immagine esprimeva eleganza e marzialità, delicatezza e potenza.
Un posto bellissimo, se non fosse che per i mesi a seguire sarei, con buone possibilità, morto di fatica, rimasto paralizzato al mio primo scontro con un altro studente, o sbranato da un grimm dopo essere stato mandato in missione in qualche graziosa foresta sperduta.
Ma se non altro, non avrei corso il rischio di essere vittima di violenza sessuale sotto la doccia, il che è era una ragione più che sufficiente per preferire l'accademia alla prigione.
Ricordo che avevo appena attraversato la statua collocata davanti all'ingresso della scuola (raffigurante due figure umane, probabilmente cacciatori, sopra una roccia affiorante, e sotto di essa, un beowolf rampante dall'aspetto poco amichevole), quando feci la mia prima conoscenza all'interno della scuola.
Un secondo prima stavo camminando, quello dopo sentii il rumore di passi dietro di me accompagnati da una voce femminile che urlava di essere in ritardo, e quello dopo ancora, mi trovai a gambe all'aria senza sapere cosa stesse succedendo.
Caddi di pancia e sentii un tonfo alla mia destra, mi morsi la lingua e batti la testa sul lastricato.
Feci per alzarmi, pronto a inveire contro la persone che mi aveva gettato a terra: contro di lei, contro i suoi genitori, e se ne aveva uno, contro il suo cane!
Per mia fortuna (sarebbe stato un peccato farsi un nemico già dal primo giorno) lei riuscì a precedermi.
<< Scusami! Ero in ritardo e non guardavo dove andavo! Mi dispiace! >>
Non feci in tempo ad alzarmi da solo che mi sentii prendere la mano, tempo due secondi e fui di nuovo in piedi.
Mi trovai un viso femminile davanti agli occhi, coperto da dei curiosi capelli argentei, i suoi occhi erano di un castano scuro e tendente al rosso, non indossava la divisa dell'accademia, bensì una felpa grigia abbinata con i pantaloni, con sotto una maglietta blu.
Mi squadrò velocemente per controllare che fossi tutto intero, e dopo un cenno che mi sembrò affermativo, schizzò come un fulmine all'interno della scuola.
La guardai allontanarsi interdetto, era accaduto tutto talmente in fretta che non riuscii nemmeno a parlare.
Decisi di non farci caso, forse, nonostante fossi entrato a scuola ad anno inoltrato, non era il primo giorno solo per me, o semplicemente, a qualcuno non piaceva arrivare in ritardo.
Feci per avviarmi all'entrata, ma proprio in quel momento il mio piede calpestò un oggetto a terra, lo alzai subito, temendo di rompere qualcosa, forse lo scroll della ragazza.
Quando spostai l'arto mi trovai davanti un elegante orologio da taschino, di quelli che si possono trovare in qualche banco dei pegni.
Il mio primo pensiero fu di chiamare la ragazza, ma quando la cercai con lo sguardo non la trovai, ed a giudicare da quanto correva ero certo che ormai fosse lontana.
Quindi mi infilai l'orologio in tasca, e detto francamente, solo qualche settimana prima quell'orologio da taschino sarebbe finito sul banco di un rigattiere ed io avrei intascato una bella somma da spendere per mangiare fuori, o pagare qualche mese d'affitto arretrato (a proposito di affitto arretrato, io avrei dovuto pagare il mio giusto due giorni fa, e l'avrei fatto se non fosse stato per qualche piccolo imprevisto chiamato “carcere”, e come ci pensai, temetti che al mio ritorno avrei trovato tutti i miei effetti personali sulla strada dopo una bella caduta dalla finestra).
Ma, si, c'era un ma: Adesso non ero più Ion il ladro, o almeno non lo ero più per il momento, e finché la situazione non fosse cambiata avrei dovuto rigare dritto, e rigare dritto significa anche “non vendere gli oggetti ed effetti personali degli altri studenti”, quindi, finché sarei stato qui, avrei evitato in ogni modo di compiere passi falsi.
Inoltre, qualcosa mi diceva che magari era tutto fatto di proposito, magari era un test per vedere cosa avrei fatto.
Fu così? No, per niente, ma sia perché il sottoscritto non brillava per intelligenza, sia perché non volevo scoprire cosa sarebbe accaduto nel caso in cui si fosse effettivamente trattato di un test, e sia per i motivi precedentemente elencati, decisi che glielo avrei restituito.
Sospirai, con un po' di fortuna l'avrei ritrovata in classe.
“A proposito di persone in ritardo...” pensai per poi varcare l'ingresso dell'edificio.
Ci misi una decina di minuti per trovare la mia classe seguendo le informazioni che mi erano state fornite da Ozpin il giorno prima.
Quando riuscii a capire dove fosse il nord, dove fosse il sud, e dopo essermi ritrovato davanti alla porta del bagno per ben due volte, raggiunsi finalmente la mia aula.
Si trattava di una stanza semicircolare, un'aula conferenze come quelle presenti nelle università, i muri e la lavagna erano decorati con immagini espositive di grimm, e non parlo solo delle specie più comuni come beowolf, ursa, od altre adorabili bestiole che anche un bambino ha imparato a conoscere.
Come quei bambini, neanche io seppi riconoscere fin da subito i grimm presenti nelle decorazioni, solo in seguito imparai che si trattava di un geist, di un king taijitu e di un nevermore.
Nel caso non sapeste cosa siano vi faccio un piccolo riassunto.
Il geist, sicuramente il più odioso di tutti, è una sgradevole figura nera simile ad un fantasma, dotato di spuntoni simili a ossa sulla schiena e le costole, la cui abilità è quella di impossessarsi di qualsiasi oggetto non organico e di renderlo il proprio corpo, utilizzando i suoi arti come estensioni per muoversi e attaccare, l'unico suo punto debole è la sua faccia (se può essere così definita), provate ad immaginarvi questo simpaticone prendere possesso di una gigantesca pietra e usarla come corpo per seminare il terrore in qualche sperduto villaggio fuori dalle mura delle grandi città, di certo non invidierei i poveracci che se lo troverebbero davanti.
Il king taijitu (e non chiedetemi perché si chiami king, non ne ho mai saputo il motivo, e non mi interessa conoscerlo), è un serpente gigante, o meglio ancora (meglio inteso come peggio per chi dovesse trovarsi questo grimm sulla sua strada): due serpenti giganti, uno bianco ed uno nero fusi in un unico corpo le cui teste stanno alle opposte estremità.
Il nevermore, il cui nome credo derivi dal fatto che a meno che non sia un cacciatore a trovarselo davanti raramente la vittima potrà fare molto altro nella propria vita a parte essere divorata fra atroci sofferente, è un gigantesco volatile simile ad un corvo con un aspetto, se è possibile, ancor più tetro del buon vecchio Deryck.
Ma sto divagando, di nuovo.
Pertanto torniamo pure al mio primo giorno di scuola, dove un giovane e non troppo sveglio ragazzo dagli occhi grigiastri stava fissando con la bocca aperta ed un espressione non particolarmente brillante le figure dei grimm, mentre un uomo sulla sessantina, tracagnotto, e con il viso coperto da un improponibile paio di baffoni grigi come i suoi capelli lo sta squadrando con aria visibilmente irritata (scoprii a seguito che avevo interrotto una delle sue filippiche riguardanti la terribile resistenza di una qualche specie di grimm il cui nome attualmente mi sfugge, anche se ho il sospetto che la classe me ne fosse grata).
Si schiarì bruscamente la voce dopo essersi portato la mano alla gola, al che mi girai verso di lui.
Non fu proprio un grandissimo inizio.
<< Signor... >> esordì mentre cercava di rivedere in me uno dei suoi numerosi studenti, senza successo, cercai di rimediare alla figuraccia di prima evitandogli uno sforzo
inutile.
<< Ascuns signore, sono arrivato oggi >>
Non ero abituato ad avere l'attenzione della gente, e non mi riferisco a quella del professore, ma bensì alla classe che, inevitabilmente, iniziò a seguire la conversazione.
Non fu una cosa unanime, c'è chi rimase a farsi gli appunti, coppie di amici che chiacchieravano per conto proprio e qualche ragazzo annoiato che stava cercando di centrare il cappuccio di una ragazza in prima fila con delle palle di carta accartocciata, ma una buona fetta degli alunni si era messa a guardarci, forse incuriositi, forse grati per l'interruzione (come ebbi modo di scoprire poco più tardi, Peter Port, il professore con cui stavo parlando, era di quanto più pesante ci fosse da ascoltare, vi giuro, solo al ricordo delle sue lente, pesanti e soporifere lezioni, il sottoscritto rischia di crollare a terra fra profondi ronfate).
<< Ah, quello nuovo, si Ozpin me ne aveva accennato, si trovi un posto, e più tardi si presenti all'ufficio del preside >>
Detto questo mi congedò dandomi le spalle e raggiungendo la cattedra, gli risposi con un cenno e inizia a salire verso l'ultima fila, la classe non era sovraffollata, anzi, i posti liberi abbondavano, a ciò diedi due possibili interpretazione: O era talmente difficile entrare in questa scuola che raramente le classi risultavano piene, o l'insegnante era talmente noioso da aver provocato la fuga di parte della classe, e quando iniziai a seguire la lezione, decisi che la seconda ipotesi era la più probabile.
Eviterò di descrivere il discorso del professore, primo perché non si era degnato di mettermi al corrente di cosa parlasse, secondo perché era di una noia asfissiante, e terzo: perché non me lo ricordo, ma credetemi, non vi siete persi nulla.
Rimasi seduto a fingere di ascoltare la lezione, iniziai a guardarmi intorno per vedere meglio fra che genere di persone ero finito.
Molti degli studenti indossavano la divisa dell'accademia, la stessa che mi aveva fornito Ozpin per l'occasione, ma molti altri vestivano a modo loro, c'è chi vestiva in maniera non dissimile da qualsiasi altra persona che puoi incontrare per strada, altri invece erano più appariscenti.
In particolare ne notai tre: uno vestito di verde dai lineamenti quasi femminili, con i capelli neri e lunghi, legati in una coda di cavallo che gli scendeva lungo la schiena, si voltò un attimo indietro, a causa di quella che sembrava essere una sua amica che continuava a chiamarlo dalla fila vicina, allora notai che portava una striscia magenta sul lato sinistro dei capelli.
Poi notai una ragazza vestita di bianco, anzi, sarebbe più corretto dire che era completamente bianca: Vestiti bianchi, capelli bianchi, pelle bianca, sulle prime mi riferii a lei come Fiocco di Neve, ma come scoprii più avanti, era conosciuta con un soprannome ancor più azzeccato: Regina di Ghiaccio.
Il motivo? La ragazza altri non era che Weiss Schnee, futura ereditiera della Schnee Dust Company, ovvero una delle più ricche, famose, e moralmente discutibili società esportatrici di Polvere di tutta Remnant, nota per lo sfruttamento di manodopera a basso costo, il cui famosissimo marchio altro non è che, indovinate, un fiocco di neve!
E accanto a lei, intenta a scaccolarsi con gran disgusto della compagna, una ragazzina che ad occhio e croce doveva essere più giovane di almeno qualche anno della compagna, il che era strano considerando che questo era il primo anno.
“Forse è una ragazza prodigio” fu il mio primo pensiero, ma più il suo indice scavava a fondo nella narice più questa teoria mi sembrava poco credibile.
Indossava un vestito nero con varia rifiniture rosse, la gonna ad esempio aveva i bordi rossi, così come i lacci della sua veste, ed anche il vistoso mantello era di quel colore.
Ma la caratteristica che la rendeva tanto appariscente era l'arma che portava assicurata alla schiena, una falce grande più di lei.
Non era l'unica persona ad essersi portata l'arma in classe, ma la sua mi colpì particolarmente, mi ero quasi dimenticato, nel fare il mio sopralluogo, che in questa accademia chiunque, e dico chiunque, potrebbe uccidermi in un batter d'occhio.
Immaginai cosa si dovesse provare ad essere tagliati in due da una falce gigante che attraversa il tuo corpo come se fosse burro, e non fu una sensazione piacevole.
Continuai ad esplorare la classe con lo sguardo, finché non mi imbattei in una figura famigliare: La ragazza che aveva incontrato all'entrata.
Era seduta in prima finale, a capo chino sugli appunti, ad ascoltare la lezione, e credo che in questa classe fosse l'unica a riuscirsi, e non lo dico soltanto perché qui all'ultima fila la spiegazione del professore era coperta dal russare degli studenti.
Notai, accanto a lei, quella che a prima vista mi parve come una sia amica o compagna di squadra.
Era bassa, anzi minuscola, era persino più piccola della ragazza di prima, lì per lì le avrai dato massimo undici anni.
Non riuscii a vederle gli occhi da dove mi trovavo, ero troppo distante, ma non potevo fare a meno di notare i suoi curiosi capelli blu scuro, che le calavano lungo la schiena, coperta da una felpa verde acqua con maniche blu.
Ozpin mi aveva accennato al fatto che, all'intero di Beacon, tutti gli studenti sono raggruppati in squadre o “team” composti da quattro persone ciascuno.
Questo metodo ha lo scopo di creare legami stabili e duraturi fra gli studenti, incoraggiare l'empatia, il lavoro di squadra, e tante altre belle cosucce mielose che non mi prendo la briga di riassumere da quanto immagino risultino scontate.
Ammetto che le mie prime domande a riguardo furono due:
E se i membri di un team non si sopportano, cosa succede?
E sopratutto: Se gli studenti della scuola sono dispari?
La prima domanda ottenne una risposta mielosa che il sottoscritto non ricorda, la seconda invece non ottenne proprio risposta, che avessi detto qualcosa di stupido?
Per caso avrei scoperto di lì a poco che tutti gli studenti di troppo vengono fatti sparire dalla circolazione per non turbare la perfetta armonia matematica dell'accademia?
Ovvio che no, ma ormai avrete capito che partorire teorie idiote era la mia specialità.
Osservai per un po' le due, finché non mi ricordai dell'orologio da taschino riposto nella mia tasca destra, feci per alzarmi e restituirlo, ma un'occhiataccia severa da parte del professore bastò a farmi cambiare idea.
Dopo essersi schiarito la gola per la quarta volta consecutiva da quando ero entrato in classe, il professore tornò a parlare, e sta volta mi degnai di ascoltarlo.
<< E questo miei alunni, è il modo in cui sconfissi il mio primo nevermore e sperimentai per la prima volta la mia arma, perciò ricordate, mirate sempre dove fa più male! >>
In seguitò scoppio in una risata non condivide, se la sua era una battuta dubito di averla capita.
L'unica cosa comica che riuscivo a cogliere in quell'uomo però, era proprio la risata, non parlo del tono o della voce in generale, ma del modo in cui la sua pancia faceva su e giù quando rideva.
Per il resto, le sue storie erano leggere come un ippopotami, e veloci come una tartaruga paraplegica, e interessanti come una staccionata appena dipinta.
Ammetto che la mia prima impressione sul professor Port non fu delle migliori, ma non parliamo troppo male di quest'uomo, del resto più avanti ne avrei conosciuti i pregi... anche se avrei fatto volentieri a meno delle sue storie.
Quando finii di parlare calò un breve silenzio sulla classe, silenzio del quale decisi di approfittare per chiedere di andare in bagno, grandissimo errore.
<< E voi? Quanti di voi hanno già ucciso un grimm? >>
Avevo ancora la mano alzata per il bagno, e non feci in tempo ad abbassarla che mi puntò con lo sguardo, mi sentii in trappola.
<< Perfetto! E come l'hai ucciso, signor Ascuns? >>
Mi morsi la lingua.
Ora, non pensate che a me importi particolarmente di cosa pensassero i miei compagni di classe, ma il dover rispondere al professore che in realtà dovevo andare in bagno mi sembrava una mossa non molto intelligente da fare, oltre che imbarazzante.
Inoltre tutta l'attenzione della classe si era spostata su di me, se prima ero certo di non aver stimolato troppo la curiosità dei miei compagni, adesso tutti i loro occhi erano su di me.
Decisi di raccontare una piccola bugia.
<< Non lo ricordo con precisione... >> << Sciocchezze! Come si può dimenticare il primo grimm ucciso? >>
Credo che a quel punto lo insultai mentalmente, lui e forse anche i suoi genitori.
Dai suoi occhi traspariva incredulità, forse, Ozpin gli aveva parlato di me, e quindi non credeva avessi veramente ucciso dei grimm, eppure l'avevo chiesto ed ora ero intrappolato in quell'imbarazzante malinteso.
<< Credo forse... un ursa si, un grande grosso ursa... in un bosco, d'estate >>
Desiderai che il piano di sopra crollasse sulla mia testa e che i detriti mi schiacciassero, di solito ero capace a dissimulare!
<< Almeno sai com'è fatto un ursa? >> a chiederlo, con un accento strafottente, fu un pel di carota grosso come un armadio a due ante.
Purtroppo il suo nome lo imparai presto e lo ricordo: Cardin Wincester, il classico bullo della scuola, il cui passatempo preferito spaziava fra il tirare le orecchie o qualsiasi appendice animale ai fauni della scuola, o umiliare con costanza gli studenti più deboli.
Spenderei volentieri mezzo paragrafo a parlarvi di questo amabile soggetto, ma lo conosceremo abbastanza bene più avanti.
Fortunatamente non fui mai un suo bersaglio... ma solo perché ero troppo veloce per essere preso e per lui non valeva la pena di inseguirmi, diversamente, fossi stato più lento, non avrebbe esitato a lanciarmi contro il muro dopo avermi colpito con una mazza più grande di me.
Decisi di cogliere la palla al balzo e ricambiare la frecciatina << Una specie di orso grande all'incirca come te, ma molto più bello >>
L'onda di risatine che seguii il mio commento mi confermò che avevo fatto centro, quello e il ringhio che mi risolse Cardin prima di mettersi a guardare il niente nel suo banco vuoto.
<< Smettetela di ridere! >> tuonò Port battendo un pugno sulla cattedra, anche se il gesto apparì più come comico che come intimidatorio.
<< Qualcuno sta cercando di fare lezione! Oh! I giovani! >> borbottò esasperato << Va bene, ora che abbiamo finito con le pagliacciate torniamo alla lezione, qualcun altro vuole raccontare la sua prima esperienza contro un grimm? >>
Così la lezione andò poi avanti fra risate, sbadigli, e Cardin che ogni tanto lanciava palline di carta ad un povero biondino seduto in prima fila, il quale limitava le sue reazioni a qualche lamento, a cui seguiva una sghignazzata da parte di Cardin e della sua allegra cricca.
Io d'altro canto rimasi a seguire la lezione senza addormentarmi, e incredibilmente, al suono della campanella, il sottoscritto era ancora sveglio.
Da persona poco abituata a stare seduta in spazi chiusi quale ero, la mia prima azione fu precipitarmi fuori dalla classe, allontanarmi un po' e osservare gli altri studenti mentre uscivano, il primo che vidi uscire fu Cardin, che nel farlo si accostò dietro la porta per sfare lo sgambetto al biondino di prima, il quale cadde a terra come un sacco di patate e proruppe in un “EDDAI” mentre Cardin si allontanava sghignazzando.
Ma non era di lui che stavo aspettando, anzi più ero lontano da lui meglio era per me.
Dopo di lui uscì la ragazza che avevo incontrato fuori e la sua piccolissima amica, entrambe lanciarono uno sguardo di disapprovazione in direzione di Cardin, il quale nel frattempo era già arrivato in fondo al corridoio.
Mentre lo sfortunato si lamentava, mi avvicinai alla ragazza, in un primo momento parve non riconoscermi, ma prima che potesse chiedere chi fossi tirai fuori l'orologio dalla tasca.
<< Ecco dov'era! >> glielo porsi educatamente, lei non tardò ad afferrarlo << Oh grazie, me ne ero accorta dopo essere entrata in classe e stavo entrando nel panico! >> sorrisi << Di niente, per poco rischiavo di calpestarlo >> << Cosa!? >> capii subito che era un pessimo inizio << Niente niente! Lieto di essere stato d'aiuto >>
Feci per andarmene, ma un'illuminazione travolse la ragazza << Ah ora ricordo! Sei il ragazzo che ho investito all'entrata... a proposito scusami ancora >> cominciò a torturarsi una ciocca di capelli arricciandola con il dito imbarazzata.
<< Oh no nessun problema! Vengo investito molte più volte di quanto tu possa immaginare >> seguì una risata timida da parte della ragazza << Non è vero, ma ti ringrazio per il tentativo! >> ammisi il tutto facendo spallucce << In ogni caso in classe ho sentito che sei nuovo quindi benvenuto a Beacon Ion! Io sono Giada, e lei è mia sorella Amber >>
Per tutto il tempo, la ragazza bassa che prima avevo identificato come una sua amica era rimasta in piedi, accanto a lei, a fissarci con i suoi occhi smeraldini.
Se la trovavo inquietante? Si!
Ma non era colpa sua, dal momento che non poteva parlare.
<< Piacere mio >> abbozzai un sorriso sperando in una risposta nella sorella, fu allora che lei mi stupì.
Non rispose a voce o a gesti, ma bensì cambio il colore del proprio corpo, le sue guance cambiarono colore, non mi ricordo perfettamente quale, forse era giallo o arancione, ero sorpreso, anzi ero più che sorpreso, per mia fortuna Giada non tardò a spiegarmi il tutto.
<< Sta dicendo “Piacere” >> al che io rimasi ancor più spaesato << Come? Cosa? >> << Vedi, mia sorella è muta dalla nascita, e quindi si esprime cambiando il colore della pelle... ed è un fauno, camaleonte per la precisione! >>
Si, la risposta mi aveva lasciato di stucco, e mi aveva lasciato altre domande.
Ora che l'avevo davanti, potevo notare che la pelle della ragazza era costellata di scure lentiggini tipiche dei fauni camaleonti.
<< Aspetta, è un fauno ed è tua- >> << Adottata, si, e non sai che fatica spiegare questo ogni volta >> Amber annuì, mentre la pelle della ragazza tornava alla sua tonalità originale.
<< Ah, perdonami >> sta volta fui io a sentirmi imbarazzato << No no figurati, capita più spesso di quanto pensi, e non lo dico per farti passare l'imbarazzo >> concluse facendomi l'occhiolino.
Prima che potessi rispondere, Amber tirò la manica della sorella per ottenere la sua attenzione << Si? >> dopo averla ottenuta, indicò l'orologio da taschino.
<< Oh cavolo! >> esclamò mettendoselo frettolosamente in tasca << Orion e Max ci stanno aspettando! Scusami, adesso devo andare, a presto Ion! >>
Terminata la frase, partì a razzo per il corridoio sollevando una scia di polvere dietro di se, per un attimo rimasi solo con Amber, che si congedò salutandomi con la mano per poi avviarsi a seguire la sorella (o la scia di polvere che si era lasciata dietro).
<< A presto! >> riuscii a dire prima di vederla sparire fra le centinaia di studenti che affollavano il corridoio.
Rimasi a riflettere per qualche minuto, e non solo perché non avevo la più pallida idea di dove andare, ok principalmente il motivo era quello ma cercavo più che altro di pensare con ottimismo alla mia prima giornata.
Mi ero appena fatto due amicizie, ok non proprio, diciamo “quasi”, ammetto che il significato di amicizia per il sottoscritto non era perfettamente chiaro ai tempi, il dovermi spostare di continuo per tutta Remnant per compiere furti non mi dava il tempo di stringere legami di qualsiasi tipo con altre persone.
Dopo qualche minuto di riflessione interiore sentii il bisogno di andare a mangiare qualcosa, e feci per avviarmi quando una mano callosa si posò sulla mia spalla.
<< Ascuns, Ozpin ti attende nel suo ufficio >>
Sobbalzai dalla sorpresa e mi voltai, fortunatamente altri non era che il professor Port appena uscito dalla classe << Si certo, mi avvio subito, grazie >> dopo questa mia risposta tutt'altro che calorosa e affabile, mi avviai da Ozpin.
Come primo giorno non era affatto male: Non ero ancora stato pestato.

<< Allora, Port mi ha riferito che ti stai ambientando in fretta >> esordii il preside prima di portarsi la tazza di tè alla labbra.
Il sottoscritto, a cui Ozpin aveva gentilmente offerto una tazza della gustosa bevanda fece altrettanto.
<< Diciamo che ci sto provando >> mandai giù un primo sorso, e decisi che serviva altro zucchero per la bevanda.
<< Credo tu ti stia sottovalutando su questo versante >> osservò lui mentre ero intento a mescolare il tè con un cucchiaio << Ha detto che ti stai già trovando qualche amico >> << Il vostro Port è troppo ottimista >> fu la mia risposta per poi mandare giù un secondo sorso.
L'ufficio di Ozpin era estremamente elegante, ci trovavamo sulla torre della scuola, la Torre di Beacon, una specie di enorme faro che emetteva abbaglianti luci verdi, noi eravamo proprio sotto quella zona, sopra le nostre teste dovevano esserci i meccanismo che rendevano possibile tale processore, lavorando affinché la torre continuasse ad emettere luce.
Da un ampia vetrata potevo vedere mezza Vale, la vista era da mozzare il fiato, ancora di più che alla torre di comunicazione intercontinentale.
<< Non ti ritieni in grado di andare d'accordo con gli altri? >> chiese lui << No no tutt'altro, solo, è abbastanza strano per me che fino a qualche giorno fa rubavo trovarmi in un'accademia di aspiranti eroi che studiano si addestrano per difendere l'umanità e arrestare persone... come me >> conclusi la frase con una smorfia ironica prima di prendere un altro sorso.
<< Quello che hai fatto e che facevi te lo sei lasciato alle spalle nel momento in cui hai accettato la mia offerta >> rispose appoggiando la tazza sul piatto << Ma comprendo se vorrai mantenere il massimo riserbo sull'argomento, lascerò che sia tu a decidere quando e come parlarne ai tuoi amici >>
Per adesso non ne avevo ancora, ma apprezzavo il tentativo d'incoraggiamento.
<< Ma adesso, passiamo a cose più importanti >> Ah, ed io che ero convinto volesse semplicemente prendersi un tè in mia compagnia, ma non mi dire!
Ascoltai attentamente << A proposito di addestrarsi e tutto il resto, come ben sai è necessario tenere un esame molto complesso e difficile per entrare all'accademia, esame che tu non hai fatto e che non saresti in grado di sostenere >> << Non posso darvi torto >> Ozpin annuì vuotando la tazza << Ovviamente, dal momento che sei entrato a Beacon in circostanze estremamente straordinarie, dovrò prendere provvedimenti straordinari nel tuo caso >> non risposi, annuii in silenzio << Per questo, poiché intendo assicurarmi che tu riesca a raggiungere, col dovuto tempo, il livello dei tuoi compagni, ho provveduto a chiamare qui un mio vecchio amico, che avrai il piacere di conoscere domani, lui si occuperà di allenarti fuori dall'orario scolastico, non considerarlo un insegnante, vedilo come... un tutore >>
Sospirai rassegnato, sin da quando avevo accettato l'offerta di Ozpin sapevo che mi sarei dovuto allenare duramente a lezione, il che non mi entusiasmava particolarmente, immaginate quindi quanto mi entusiasmò sapere di doverlo fare anche dopo lezione.
Ma non protestai, non protestai e non dissi nulla, per quanto Ozpin potesse sembrare affabile, gentile e comprensivo, egli in quel momento aveva la mia vita nelle sue mani, ed ero certo che da parte sua sarebbe stata sufficiente una chiamata e SBAM! Sarei tornato dietro le sbarre a evitare la doccia nel timore di essere molestato dal detenuto della cella accanto fino al giorno in cui il mio corpo non sarebbe stato pieno di parassiti e mi avrebbero portato a forza a darmi una lavata.
Pertanto, poco propenso a scoprire cosa sarebbe successo se questo scenario fosse diventato realtà, decisi di essere il più collaborativo possibile, o almeno di provarci.
Come al solito fu il preside di Beacon a interrompere il flusso dei miei pensieri.
<< Lo incontrerai domani, e inizierete subito ad allenarvi, ti avviso, dovendo arrivare al livello degli altri studenti, l'allenamento non sarà né facile né piacevole, ma mi aspetto che tu faccia del tuo meglio, intesi? >>
Gli rispondo con il solito cenno, stavo iniziando a rispondere più con movimento del corpo che non a voce.
Tuttavia, il prolungato silenzio in cui si chiuse il preside mi suggerì che forse voleva una mia risposta.
<< Capisco... c'è altro? >> << C'è altro >> rispose riordinando dei fogli sulla scrivania << Come avrai senz'altro avuto modo di notare, qui a Beacon tutti gli studenti sono divisi in squadre, e tu non farai eccezione, capisci dove voglio arrivare? >>
Come una macchina programmata per riprodurre lo stesso movimento all'infinito, rispondo con il solito cenno.
<< Attualmente stiamo ancora cercando gli studenti con cui dovrai formare una squadra, abbiamo avuto molti nuovi arrivi ultimamente e creare le squadre richiederà un po' di tempo, ovviamente, lascio a te la scelta se dire subito ai tuoi compagni della tua situazione >> risposi con l'ennesimo cenno, sta volta negativo << Valuterò se sarà il caso >>
Ozpin non sorrise, ma non manifestò neanche disappunto << Comprendo, in ogni caso abbiamo giò trovato un tuo primo compagno di squadra, credo che sarai felice di vedere un volto familiare >>
Avete presente gli spaventi? Avete presente quando accade qualcosa di così veloce e di così inaspettato che per poco non saltate dalla vostra sedia o cadete a terra in preda allo shock, quei rapidi ma tremendi momenti in cui un brivido violento attraversa il vostro corpo come una scarica elettrica?
Bene: Perché è esattamente quello che provai quando una mano pallida come la morte si appoggiò sulla mia spalla, ed io balzai dalla sedia per poi girarmi, con il volto contratto in un'espressione di sorpresa mista a incredulità e la mascella in procinto di cadermi a terra.
<< Deryck!? >>

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII


Quando uscii dall'ascensore che conduceva all'ufficio di Ozpin non mi ero ancora ripreso dalla sorpresa.
Deryck invece, che camminava accanto a me, aveva la solita espressione da robot e pareva del tutto indifferente.
Se di solito il suo aspetto non era dei più rassicuranti, immaginate come doveva esserlo adesso che era armato!
Infatti, alla schiena del mio amico era assicurata un'alabarda più grande di lui!
L'arma era completamente in metallo, manico incluso (Non che fosse una cosa rara qui a Beacon), la lama di scure sottile era sormontata dalla lama di picca, che permetteva di utilizzare l'arma anche in funzione di lancia, mentre posteriormente rispetto alla scure era presenta una cuspide, in modo che l'alabarda potesse colpire con mortale efficacia da entrambi i lati.
Io, come qualsiasi persona non allenata, sarei senza dubbio crollato all'indietro sotto il peso dell'arma, ma Deryck la portava sulla schiena senza farne una piega.
<< Mentre Glynda aspettava che tu riemergessi dal fiume c'erano già delle guardie sulle tracce del tuo amico, ed hanno richiesto immediatamente l'assistenza di Qrow, che gli è subito andato dietro, e ti dirò: pensava di non avere contro una persona che sapesse combattere, e invece ha avuto una brutta sorpresa, credo che il naso gli faccia ancora male >>
Così Ozpin mi aveva spiegato il perché della presenza di Deryck a Beacon.
<< È stato necessario l'intervento di Glynda per riuscire a tenerlo buono, e vista la situazione molto vicina alla tua ci è sembrato uno spreco non fargli la tua stessa offerta, offerta che ha accettato senza battere ciglio >>
<< Signor preside, è una mia impressione o questo nuovo approccio di reclutamento sta diventando un abitudine? Quasi quasi mi dispiace per chi ha fatto il test >> Ozpin colse l'ironia, ma la sua risposta mi lasciò sconcertato << Veramente, Deryck a tua differenza ha fatto il test, e lo ha superato senza problemi >>
Per quanto fossi consapevole che Deryck possedesse una forza non comune (Fra il portarsi dietro tutto il giorno il carrello dei gelati, e l'aver sfondato un'innumerevole quantità di porte, vetrine e finestre nel periodo in cui lavoravamo assieme, mi aveva dato prova più volte delle sue capacità), non me lo sarei mai immaginato in grado di tenere, seppur per breve tempo, testa a dei cacciatori o di poter affrontare orde di grimm.
Francamente non ho idea di dove abbia imparato a combattere, ma credetemi: più avanti ebbi modo di vederlo in azione, e vi posso assicurare che non vorrei mai, mai e poi mai trovarmi a combattere contro Deryck.
Sul serio, provate a immaginarvi questo mostro di due metri e passa, coperto di sangue su tutto il corpo, che vi carica con l'alabarda in pugno e quell'espressione neutra e apatica che vi fa dubitare che abbia un'anima!
Io sinceramente, abbandonerei il campo di battaglia a gambe levate.
Ma a proposito di scontri, dal momento che il sottoscritto, come ogni membro di questa scuola, sarebbe stato chiamato a combattere a sua volta, Ozpin si era preso la briga di darmi delle armi, su un tavolo affiancato alla parete erano state posizione diverse armi fra spade, lance, mazze ecc.
Non si trattava di semplici armi in manici di legno e acciaio, come per l'alabarda di Deryck avevano tutte un design particolare, molte a detta di Ozpin erano state costruite a mano dai cacciatori, e alcune potevano addirittura fungere da armi da fuoco.
Ammirai a lungo la complessità di queste macchine della morte, ma non ebbi dubbi su cosa scegliere.
Nel mentre che attraversavo il corridoio con Deryck mi trovai ad accarezzarmi la cintura in cui avevo assicurato i miei due coltelli.
Si trattava di due lame seghettate lunghe e ricurve, tutta l'arma, impugnatura compresa era in puro acciaio.
Non era un'arma complessa, non al livello di quella mazza che poteva convertirsi in lanciarazzi, o di quella lancia la cui lama poteva staccarsi ed essere sparata contro il nemico, ma visto il mio livello erano più che sufficienti.
Ignoravo totalmente come utilizzarli al meglio, ma lo avrei imparato, oh eccome se lo avrei imparato!
Avrei imparato ad usarli per offendere, per difendermi, avrei imparato a trasformare tutto lo spazio fra i miei vestiti e il mio corpo in un perfetto nascondiglio per ogni tipo di arma, a tenerli nascosti per farli spuntare al momento giusto, a centrare un bersaglio con un coltello da lancio a centinaia di metri di distanza ed a fabbricarmi le armi da me!
Appunto, avrei, ma per il momento ero uno studente di gran lunga al di sotto della media senza la più pallida idea di come difendermi da una qualsiasi aggressione.
Per fortuna avevo Deryck con me, e alto com'era, potevo, se mi impegnavo, nascondermi dietro la sua schiena e sparire dietro di essa senza che nessuno riuscisse a vedermi.
O almeno potevo provarci.

Dopo aver svoltato dal corridoio, riuscimmo a raggiungere la nostra destinazione: La sala mensa.
Una stanza immensa e illuminata dalla luce solare che filtrava dalle numerose finestre, come varcammo l'ingresso, un brusio infinito di voci, urla e chiacchiericcio vario ci investì, avvolgendoci e disorientandoci.
Avanzai conscio che Deryck si sarebbe limitato a seguirmi, cominciò a guardarsi attorno nella speranza di trovare dove distribuivano i pasti, ci provai a mia volta, ma Deryck era più alto di me e trovò subito il punto.
Lo seguii, sgomitando per farmi strada, mentre il fauno poteva passare tranquillamente, gli studenti solo a vederlo preferivano farsi largo.
O gli standard di Beacon erano meno alti di quanto immaginavo, o il mio buon amico incuteva più timore di quanto immaginassi.
Dopo cinque minuti di gomitate e tentativi di saltare la fila (non per vantarmi ma riuscii ad avanzare di ben quattro posti senza farmi notare, alla faccia vostra aspiranti cacciatori dei miei stivali!), potei finalmente prendere da mangiare.
Mi riempii subito il vassoio, il cibo a Beacon era vario, non era troppo costoso e la qualità era ottima.
Così, dopo aver riempito il vassoio di uovo fritto, mais dolce, hamburger e budino, uscii dalla fila assieme a Deryck ed iniziammo a guardarci attorno.
Per un attimo disperai di non riuscire a trovare posto, e neanche Deryck riusciva a intravedere uno spazio libero fra i vari tavoli.
Poi una voce familiare venne in nostro aiuto.
<< Qui! >> mi girai a destra, da dove proveniva il suono, ma già avevo riconosciuto quella voce.
<< Giada! >> seguii il suono fino a raggiungere un tavolo semivuoto, c'erano seduti solo quattro studenti, Giada, Amber, e due ragazzi che supposi fossero i compagni rimanenti del suo team.
<< Grazie mille, non sapevo più dove sbattere la testa >> ci accolse con un sorriso, mentre sua sorella si limitò a salutarci << Prego, accomodatevi >>
Mi accomodai, Deryck si sedette di fronte a me suscitando l'attenzione delle due.
<< Un tuo amico? >> << Una specie: vi presento Deryck, Deryck, ti presento Giada e Amber >> << Piacere >> rispose il fauno prima di iniziare a mangiare.
<< Piacere nostro, ed io vi presento i miei compagni di squadra, Max e Orion, il nostro capitano >>
<< Piacere ragazzi >> rispose Max per poi porgerci la mano, io e Deryck ricambiammo subito il gesto, e lo ripetemmo con Orion.
Così, oltre che con le sorelle Hikari, feci la conoscenza di Max Walker e Orion Varden.
Del loro team, Max era il più alto e robusto, quasi quasi riusciva a raggiungere Deryck in altezza.
I suoi capelli corvini erano perennemente arruffati e gli occhi di un castano molto scuro, indossava una giacca di pelle sopra una maglietta nera con disegnato un teschio, e portava dei lunghi pantaloni scuri.
Malgrado l'aspetto che una qualche signora di mezza età etichetterebbe come “da teppista”, Max non dava assolutamente l'impressione di esserlo, ed io stesso ebbi modo più avanti, numerose volte, di capire che Max non aveva nulla a che fare con quella categoria di persone, il che fu per me un gran sollievo ed una piacevole sorpresa.
Orion invece mi sembrò più appariscente: Anche lui con i capelli neri, portava un paio di occhiali da aviatore sopra gli occhi blu, le cui lenti erano del medesimo colore, ma più chiaro, sull'azzurro, sopra la maglia indossava una felpa nera, mentre i suoi pantaloni, sempre blu, erano decorati con i disegni di fiamme rosse alla fine delle gambe.
Indossava delle protezioni per proteggersi le ginocchia e i gomiti, e alle mani portava dei guanti neri che gli lasciavano le dita scoperte.
Insieme a Giada e Amber, formavano il team OMGA, leggasi Omega.
<< Quindi il vostro team è ancora a metà? >>
Annuii per rispondere alla domanda del caposquadra.
<< Si, siamo arrivati di recente e devono ancora trovarci una squadra, Ozpin ha detto che presto arriveranno nuovi studenti, e vedrà lui chi mettere in squadra con noi >>
<< Per cui >> rispose Max << Per adesso siete il team DI... o ID! >>
Io e Deryck ci scambiammo un occhiata perplessi, mentre Giada ridacchiò.
<< Non ha tutti i torti, mi chiedo come sarà il nome del vostro team non appena formato, magari uno di voi due sarà il capitano >>
Secondo scambio di sguardi.
Sin da allora ero certo che né io né Deryck eravamo idonei a quel ruolo, io neanche a dirvelo, perché non so e non ho idea di come si combatta, mentre Deryck semplicemente mancava della capacità di comunicare.
Ma del resto loro non potevano sapere della mia completa mancanza di preparazione, quindi non era una supposizione assurda.
Decisi di sorridere e acconsentire, conscio che Deryck non avrebbe avuto da ridere.
<< Sarebbe bello in effetti, ma non credo di possederne i requisiti necessario, e a dirla tutta preferisco lasciare questo onere a qualcuno di più preparato, non che ci voglia tanto! >> mi schernii con una risata che venne presto presto ricambiata con sorrisi o cenni d'assenso, gli unici che non dissero nulla furono Deryck e Amber che continuarono a mangiare in silenzio, lui il suo riso al curry e lei la sua insalata (molto vivaci questi fauni!).
Fu Orion il primo a rispondermi << Comprendo cosa vuoi dire, anch'io in certi momenti preferirei non essere il capitano, specie quando devo mettere a posto i casini che fa un certo testone >> indico Max, il quale era intento a spazzolare un'immensa quantità di carne al sangue dal suo piatto.
<< Uh? Parlate di me? >> chiese con la bocca ancora piena, Giada non poté fare a meno di ridere, e la sua risata contagiò anche me e Orion.
Pure Amber fece un sorriso, prima di mandare giù l'ultimo boccone di verdura.
La conversazione andò avanti per un po' (ed anche Deryck si mostrò un po' più vivo del solito), fino a quando il mio vassoio non fu vuoto, al che decisi di alzarmi e mettere apposto il vassoio mio e quelli di Amber, Deryck, Giada e Orion che avevano appena finito, mentre Max era ancora impegnato con quella mostruosa porzione di carne.
Mi congedai educatamente e cominciai a camminare fra i tavoli, e fu allora che avvenne il disastro.
Stavo passando fra due tavoli, sforzandomi per non cadere addosso ad uno dei tanti studenti che affollavano i tavoli e di non scivolare su qualche buccia di banana (Non ho mai capito chi era l'idiota che lasciava le bucce a terra!), quando mi imbattei nuovamente in Cardin.
L'infame aveva appena messo a posto il proprio vassoio e mi stava passando accanto per tornare dai suoi compagni di squadrai, sperai che non mi notasse, ma le mie speranze furono tragicamente deluse.
Era alla mia destra, e vedendomi davanti a lui, in difficoltà a causa dei vari vassoi e del poco spazio in cui dovevo muovermi, non poté non accorgersi di quanto ghiotta fosse l'opportunità che gli si palesava davanti per vendicarsi della mia frecciatina in classe.
Ed io ne ero consapevole, ma il peggio era che non potevo farci niente.
Cercai di spostarmi a sinistra, rischiando di urtare uno studente intendo a mangiare, ma non fu sufficiente, Cardin si avvicinò di prepotenza e con un sonoro spintone mi fece sbattere contro il tavolo, i vassoio mi volarono via dalla mano.
Ma la parte peggiore non fu quello no, quello era soltanto l'inizio! Non fu il fatto che mi caddero tutti i vassoi la tragedia, ma dove caddero.
Cardin si era ormai allontanato, probabilmente ridendo, per andare a vantarsi con i suoi compagni della prodezza compiuta, e di certo avrebbe riso anche in seguito visto quello che mi sarebbe successo.
Mentre mi massaggiavo il fianco, mi resi conto di dove i vassoi fossero caduti.
Giacevano intorno ad uno studente, un bestione corpulento agghindato con nient'altro che un giubbotto senza maniche che lasciava scoperto il petto muscoloso, e gran parte degli avanzi contenuti prima nei vassoi si erano riversati sulla sua testa, e una quantità non indifferente di riso e curry mista a pezzi di mais gli giaceva sul suo collo formando una pappetta non molto invitante, lui se n'era subito reso conto, e sembrava molto, molto arrabbiato.
Andai nel panico e mi allontanai, ma in un secondo il bestione si girò verso di me, cercai di balbettare delle scuse che ben presto mi morirono in gola.
Mi trovai davanti il viso del bestione, aveva una testa enorme, gigantesca, da cui spuntava, appena sopra il naso, un corno dalle massicce dimensioni e la punta ben affilata, i suoi capelli nerastri erano tagliati corti e messi su quella testona gli conferivano un aspetto scimmiesco.
Ogni cosa di lui era enorme, il corpo, la faccia, i vestiti ed anche la cintura dei pantaloni, il che mi dava l'impressione di avere davanti un wrestler pluripremiato.
Il cuore mi si fermò quando i suoi occhi marroncini si soffermarono su di me squadrandomi con odio.
<< Sei stato tu!? >> chiese urlando, con la mano destra afferrò uno dei vassoi caduti sul tavolo e lo strinse con forza tale da accartocciarlo.
Quando vidi il metallo deformarsi e piegarsi sotto la forza delle sue dita non potei fare a meno di arretrare pensando a cosa avrebbe potuto fare se al posto di quel vassoio ci fosse stata la mia testa.
Arrivai alla conclusione che preferivo non scoprirlo, specie a costo di provarlo sulla mia pelle.
<< Allora!? >> batté la mano sul tavolo con violenza, il mobile sussultò per la forza e vidi delle crepe formarsi sulla sua superficie.
Avvertii uno spostamento d'aria davanti a me e mi lancia all'indietro, caddi a terra atterrando sulle mie chiappe, giusto in tempo per schivare il colpo del bestione.
<< Vieni qui! >> a quel punto partirono le urla, gli studenti nelle vicinanze stavano scappando, molti di loro non avevano le armi, altri semplicemente preferivano non rischiare.
Il fauno si lanciò su di me cercando di afferrarmi, strisciai velocemente all'indietro e tastai il terreno con disperazione in cerca di qualcosa di usare come arma.
La mia mano incontrò una superficie liscia e metallica, uno dei vassoi che mi erano caduti, lo afferrai e lo scagliai con tutte le mie forze contro di lui.
Lo lanciai alla cieca, senza mirare, eppure riuscii a prenderlo sul naso.
Sentii il bestione gemere, non tanto per il dolore quanto per la sorpresa, lo vidi portarsi la mano destra al naso sanguinante e digrignare con furia i denti affilati.
La visione di quella bestia arrabbiarsi fu più che sufficiente per riaccendere in me lo stimolo della fuga, senza aspettare oltre rotolai a destra e mi infilai sotto un tavolo, strisciai velocemente fuori da esso e iniziai a correre, dietro di me sentii un violento frastuono e vidi con la coda dell'occhio il tavolo che atterrava a qualche metro di distanza dal sottoscritto.
In pochi minuti, anzi, secondi, la pulitissima e ordinata sala mensa dell'accademia si era trasformata in un campo di battaglia e tutto ciò per merito di un solo gigantesco bestione.
Ma non mi sentii spacciato, sapevo che Deryck e il team OMGA non potevano non aver assistito alla scena, e forse mi avevano anche visto, con un po' di fortuna sarebbe bastato stare lontano da quel mostro abbastanza a lungo da permettere loro di raggiungerci.
Iniziai così l'ennesima fuga, salii su una sedia e balzai da un tavolo all'altro gettando a terra non pochi vassoi colmi di cibo e devastando non pochi pasti con la suola delle mie scarpe.
Se questo mio comportamento non poteva definirsi molto carino nei confronti di chi stava mangiando, quello della bestia lo superava di gran lunga, non potevo vedere cosa succedeva dietro di me né avevo intenzione di farlo, ma le urla ed il rumore di tavoli ribaltati che sentivo provenire alle mie spalle era più che eloquente.
Provai solo una volta a guardarmi intorno per vedere dov'erano gli altri, ma non riuscivo a vederli, la sala era gremita di studenti in fuga che bloccavano ogni parte, se mi avevano visto sarebbe stato molto difficile raggiungermi con tutti quegli studenti di mezzo, mentre il mio aggressore non si faceva molti problemi a travolgere tavoli e persone.
Se non altro, la sua faccia indiavolata e gli occhi iniettati di sangue del mio aggressore furono un incoraggiamento più che sufficiente per correre più veloce.
Cercai di distanziarlo come meglio potevo saltando da un tavolo all'altro, nella speranza che i soccorsi sarebbero arrivati da un momento all'altro.
Ma non fu così, ben presto i tavoli finirono e mi trovai davanti all'uscita, non persi tempo a guardarmi indietro e proseguii lungo il corridoio, non c'era molta gente e potei correre senza il timore di incappare in ostacoli umani, ostacoli che il mio inseguitore avrebbe mandato a gambe all'aria senza tanti complimenti.
Come sentii i suoi passi dietro di me, scattai come un velocista alle olimpiadi pregando che qualcuno abbattesse il fauno alle mie spalle.
Svoltai due o tre volte per i corridoi, ma i suoi passi erano sempre più vicini, per quanto potesse sembrare grosso e goffo, aveva una forza incredibile nelle gambe e non sembrava stancarsi affatto, mentre io ero sempre più stanco e stavo rallentando gradualmente.
Poi, mentre il mio respiro diventava più pesante e i passi del mio inseguitore si facevano sempre più vicini, mi trovai davanti una rampa di scale in discesa, senza esitare un secondo maledii dio, gli dei Ozpin, e poi saltai dalle scale pregando di uscirne vivo.
E infatti, non fu il gelido pavimento a fermare la mia caduta, ma bensì due braccia robuste.
Ditemi miei cari lettori, avete mai letto una favola? Una favola dove la principessa fragile e impaurita scappa del mostro cattivo per finire fra le braccia del suo bel principe tutto muscoli e armatura?
Ecco, più o meno l'immagine di cosa successe in quel momento è questa qui, solo a ruoli invertiti, e senza armatura.
Infatti, a sorreggermi fra le sue braccia c'era una ragazza, un fauno, che mi squadrava, confusa e spaesata con i suoi due grandi occhi il cui colore sembrava trovarsi in mezzo fra il giallo e il verde.
Mentre, di fronte a lei, la sua amica assisteva alla scena con la mascella al suolo, per poi scoppiare a ridire.
Il principe di questa bellissima immagine, la ragazza, aveva più o meno sulla mia età, e come detto prima era un fauno, un fauno con le orecchie da coniglio.
I suoi capelli bianchi e lunghi erano legati dietro la nuca da una molla dorata, che formava una piccola coda.
Indossava un'ampia mantellina con un fiocchetto giallo che le arrivava fino i gomiti, l'indumento includeva un ampio colletto che le copriva la bocca dandole quasi l'aspetto di un bandito.
Con la coda dell'occhio potevo intravedere la base dei suoi pantaloni neri, e per ovvi motivi evitai di guardare più in basso.
La sua amica invece era castana, anche lei portava i capelli legati in una coda di cavallo, però molto più lunga della ragazza fauna, indossava una larga maglia viola con disegnata la faccia stilizzata di un gattino bianco.
Aveva due grandi occhi marroncini che in quel momento assieme alla sua bocca formavano sul suo viso un'espressione di pura ilarità.
Ma la caratteristica che più mi saltò all'occhio fu la cicatrice che le deturpava il volto, dei segni d'artigli, di sicuro opera di un grimm, segno a cui la ragazza sembrava non dare troppo fastidio vista l'assenza di trucco o altre precauzioni per nasconderla.
I primi pensieri che riuscii a partorire quando la mia mente fu di nuovo in grado di connettere furono:
Uno: Cosa diamine sta succedendo?
Due: È una mia impressione o un quarto dei fauni presenti su questo pianeta sono conigli?
Seriamente, ovunque io vada e ci sia più di un fauno, ad ogni raduno e ad ogni ritrovo in cui mi capita di incontrarli, trovo sempre almeno due o tre conigli in mezzo a loro, sono ovunque!
E so di quello che parlo, quando ero piccolo i fauni erano soliti protestare in una piazza vicino al mio orfanotrofio, ed io quando capitava mi travestivo mettendomi delle finte orecchie da gatto e andavo ai raduni munito di un grande barattolo per chiedere donazioni ai fauni presenti, ed erano rare le volte in cui tornavo da quei raduni senza che quel barattolo non fosse stato riempito almeno per la metà della sua capienza.
Lo so, non era una cosa molto carina da fare nei loro confronti, ma dovete aver capito che da bambino avevo un senso della morale praticamente inesistente, inoltre era una truffa troppo facile e remunerativa per essere ignorata.
Ma sto divagando per l'ennesima volta.
Dicevamo: Le ero caduto fra le braccia, lei mi fissava stranita, la sua amica stava ridendo, mentre io non ho la più pallida idea dell'espressione che avevo assunto in quel momento, e forse è meglio così.
No rettifico: è certamente meglio così.
Rimanemmo a fissarci per un periodo che ci sembrò infinito, o almeno a me di sicuro, non avevo idea di cosa dire o pensare, se scoppiare a ridere o scendere prima che mi gettasse a terra lei.
Ed anche lei sembrava indecisa sul da farsi, ma penso propendesse verso il farmi cadere.
Tuttavia nessuno di noi agì, fu bensì il destino a farlo.
Cioè: il destino sotto forma di un grosso bestione urlante che rotolava dalle scale.
Lo sentii avvicinarsi all'improvviso e in un batter d'occhio venimmo travolti tutte e tre, ruzzolai a terra per uno o due metri per poi schiantarmi contro il muro, perdendo subito le due ragazze di vista.
Poi mi alzai, e persi un battito quando vidi che il bestione era atterrato a pochi metri da me.
<< Piccolo stronzo! >> mi afferrò per la maglia e mi sollevò da terra, il suo alito mi invase le narici, sapeva di carne, non potevo aspettarmi diversamente!
Chiusi gli occhi in attesa del pugno, e del dolore lancinante che lo avrebbe seguito, ma non fu così, non arrivò un pugno: Arrivo una scarica elettrica.
Caddi a terra con un violento formicolio alle braccia, la scossa aveva attraversato il mio corpo senza fare troppi danni, questo perché grazie al cielo non ero io il bersaglio.
Il bestione rotolò all'indietro, con varie scariche elettriche che gli fuoriuscivano dal corpo, mentre la ragazza coniglio si frappose fra me e lui imbracciando un bazooka.
Se non fosse successo quello che era appena successo avrei giudicato come molto stupido l'usare un bazooka in corridoio, dove basta un'esplosione per causare devastazione ovunque.
Ma da come avevo visto e intuito, lei stava tenendo a bada il bestione con dei proiettili imbevuti di Polvere.
Sospirai, per adesso ero vivo.
La ragazza indietreggiò e si avvicinò a me, mentre l'amica sfoderava le sue armi: dei guanti rossi dotati di lunghe appendici metalliche, degli artigli.
<< Fossi in te mi alzerei >> non persi tempo a seguire il consiglio della ragazza coniglio, intanto il mio inseguitore si stava dimenando, la scarica elettrica si era conclusa, e adesso era ancora più arrabbiato di prima.
<< Mi sembra che lo hai fatto arrabbiare... cosa hai fatto? >> domandò lei mentre inseriva un secondo proiettile di Polvere.
<< Ecco... è una lunga storia >>
Venimmo interrotti dal grido della sua amica << Brienne! Un aiutino! >>
La castana si era gettata contro il fauno, quando si avvicinò abbastanza si abbassò giusto in tempo per schivare il suo colpo e gli scivolò sotto le gambe graffiandogli il polpaccio con il guanto destro, tuttavia non lo vidi sanguinare, capii che la ragazza non intendeva ferirlo.
Dopo essersi rimessa in piedi dietro di lui iniziò a girargli attorno, cogliendo ogni occasione possibile per attaccarlo e graffiarlo di nuovo, intendeva portarlo allo sfinimento.
Purtroppo uno di questi tentativi non andò bene, si avvicinò al momento sbagliato beccandosi un violento pugno da parte del fauno cornuto, finì con lo sbattere contro il muro ma incredibilmente non cadde a terra, ne accusò gravi danni.
Inoltre, adesso la visuale di Brienne era libera, sparò un secondo colpo di Polvere elettrica, ma sta volta l'avversario non si fece prendere alla sprovvista, mise le braccia davanti al viso e parò il colpo, i suoi possenti arti vibrarono ma non cedettero.
<< Brienne! Non ha funzionato! >> strillò la castana, beccandosi un'occhiata sarcastica da parte della coniglia << Ma davvero? Non me ne ero accorta! >> fece per caricare un nuovo colpo, ma il gigante caricò verso di noi, mi sentii afferrare per la manica e venni tirato via un secondo prima di essere investito, caddi a terra e non aspettai a rimettermi in piedi, il mio inseguitore si girò verso di noi digrignando i denti.
Cercai di essere diplomatico.
<< Senti scusa per il cibo addosso ma non mi sembra il caso di prendersela troppo! >> Brienne mi guardò storto << Gli hai lanciato del cibo addosso? >> << No! Non è andata esattamente così! Gli sono scivolato addosso e... >>
<< Dimentichi il vassoio sul naso! >> urlò lui per poi avvicinarsi, non sembrava solo furioso, ma il suo corpo pareva gonfiarsi, come se stesse diventando molto, molto più grosso, ma nel mentre che il suo corpo attraversava questa metamorfosi, un disco metallico lo colpì sul corno costringendolo a girare il collo, la sorpresa lasciò il posto alla rabbia ed il suo corpo sembrò tornare alle sue dimensioni originali.
Mi guardai attorno, e trovai Giada sulle scale, mentre reggeva con dei fili due dischi dorati simili a yo-yo dotati di lame affilate, come il taglio sul corno del fauno poteva testimoniare.
Venne raggiunta presto dagli altri quattro, Max scese subito le scale e si mise davanti al bestione brandendo una grande mazza chiodata dagli spuntoni color ametista.
E sembrava intenzionato ad usarla << Fatti sotto amico! Non ho paura di te! >> roteò la mazza con agilità per dissuadere ulteriormente il fauno ad attaccare, e poi sorrise in direzione delle due ragazze, lo sguardo che gli lanciò Brienne mi fece capire che non gradiva molto la cosa.
<< Max, pensa al bestione, potrai flirtare più tardi! >> Orion era appena arrivato, brandiva un'ascia dal manico blu e la lama nera, accanto a lui, anche Amber era entrata in campo impugnando una lancia a doppia lama, l'arma consisteva in un manico nero dalle cui estremità spuntavano due lunghe lame bianche, una fessura in mezzo al manico mi fece intuire che le lame potevano essere separate per essere usate a mo' di spada.
E infine, sempre nelle vicinanze, c'era Deryck con l'alabarda appoggiata sulla spalla.
Tuttavia nessuno di loro sembrava seriamente intenzionato ad intervenire nello scontro, fatta eccezione che Max che si era messo di fronte al fauno, il che mi lasciò sconcertato, non potevano semplicemente lanciarsi tutti su di lui e neutralizzarlo?
Poi capii, ero in una scuola di cacciatori, di aspiranti eroi, lanciarsi in tanti contro un solo nemico (peraltro disarmato) non era nel loro stile, quindi preferivano circondarlo e convincerlo a desistere dai suoi propositi, altrimenti, farlo combattere con uno di loro.
E quell'uno era Max.
<< Senti, perché non ti dai una calmata? Hai distrutto la sala mensa, direi che ti sei sfogato abbastanza, non credi? >>
Il fauno lo squadrò con stizza, se la decisione di non lanciarsi tutti contro il fauno mi ricordava di essere in un'accademia di aspiranti paladini dell'umanità, la presenza di quella bestia mi dava non pochi dubbi a proposito.
Da dove diavolo veniva e perché era entrato qui?
Pensai che Ozpin l'avesse reclutato alla mia stessa maniera, ma rigettai subito l'idea, se una persona è talmente collerica da distruggere una sala per così poco non poteva essere idoneo per questa accademia, anche un pazzo se ne sarebbe accorto.
Ma chi ero io per dire che Ozpin non era un pazzo?
Il solo pensiero mi diede i brividi.
Sperai che quel coso enorme e rabbioso si calmasse e capisse (per quanto quella briciola di pane consumata che chiama cervello fosse in grado di farlo) che era il caso di arrendersi.
Ahimè, non sembrava interessato a farlo, anzi era più furioso di prima.
Si lanciò contro Max cercando di colpirlo al volto, questi di risposta schivò e fece per colpirlo nello stesso istante in cui il fauno cercò di sferrargli un secondo pugno in pieno volto.
Per fortuna di entrambi, nessuno dei due colpi andò a segno: Si ritrovarono sollevati da terra e scagliati contro il muro.
Le parole che accompagnarono la scena furono sufficienti per farmi gelare il sangue.
<< Cosa. Sta. Succedendo? >>
Riconobbi la voce, guardai a destra, dove il corridoio si affacciava alle varie aule, da una di esse era uscita la stessa donna che mi aveva catturato una settimana fa: Glynda Goodwicht.
Così si chiamava, avevo avuto modo di rivederla durante uno dei miei incontri con Ozpin, e non sembrava condividere l'idea del preside sul farmi entrare a scuola, anzi, la osteggiava nel modo più assoluto.
E dal momento che era un'insegnante di Beacon, sapevo bene che avrei avuto a che fare con lei praticamente tutti i giorni
Ricordo che quando Ozpin lasciò la stanza il giorno precedente alla mia liberazione ed al mio arrivo a Beacon, lei aveva voluto prendermi da parte per assicurarsi che il sottoscritto rigasse dritto.
<< Ascolta, noi a Beacon non siamo soliti ammettere dei criminali fra le nostre fila, e per quanto tu sia un eccezione devi essere cosciente dell'opportunità che ti è stata offerta e cercare di non approfittartene, perché al primo passo falso verrai rispedito, qui, sono stata chiara? >> concluse la fra sbattendo il frustino contro il tavolo.
E adesso a distanza di qualche giorno eccola lì nel corridoio, incazzata come una iena e con il frustino in pugno.
Vorrei dire che mi ero spaventato, ma sarebbe riduttivo, la verità è che avevo la sensazione che i miei testicoli si stessero rimpicciolendo fino a svanire, e che rimpiansi che Deryck fosse sulle scale e non accanto a me in modo da potermici nascondere dietro e sperare di non essere visto.
Si avvicinò ai due combattenti, il viso rabbuiato in un'espressione di rabbia gelida, mi ritrovai a camminare all'indietro per mettere quanti più centimetri di distanza possibili fra me e la Goodwicht.
Lei si accorse di me e mi lanciò un'occhiata che mi fece rabbrividire, i suoi occhi mi sussurravano: “Sapevo che avresti fatto qualcosa!”.
Per un attimo mi sentii fottuto.
La Goodwicht rivolse il suo sguardo ai due, il bestione sembrava aver perso la voglia di combattere, dopo quello che aveva fatto non mi sarei sorpreso se fosse saltato addosso anche ad un insegnante, forse non era così stupido... forse.
Max invece era visibilmente preoccupato, aveva lasciato l'arma a terra e non tardò a rispondere alla professoressa << Non è come pensa! Si era lanciato su un nostro amico e lo ha inseguito per tutta la scuola, cercavamo di fermarlo >>
<< E chi stava inseguendo? >> Max mi indicò con lo sguardo, e la Goodwicht mi piantò i suoi occhi gelidi addosso, sembravano urlarmi “Avevo ragione!”.
<< Vede, gli stavo camminando accanto e Cardin mi ha spinto mentre portavo i vassoi, facendogli cadere tutto il cibo addosso, lui non l'ha presa bene e... >> << Ha devastato la sala mensa? >> chiese la professoressa incredula.
Il fauno mi lanciò uno sguardo assassino, di risposta mi irrigidii come una tavola e balbettai un cenno affermativo.
<< E voi tutti confermate? >> tutto il team OMGA annuì, al che la professoressa spostò lo sguardo sulle due studentesse << E voi? >>
<< Lo stava inseguendo professoressa, lui stava... ehm correndo giù dalle scale quando l'abbiamo trovato, poi lui -indicò il fauno col corno- ci è andato addosso >>
La professoressa rivolse lo sguardo al mio aggressore e si avvicinò a lui con aria stizzita, mentre Marlee cominciò a ridacchiare << Certo Brienne, è sceso dalle scale, è andata proprio così! >> un pugno sulla spalla da parte della coniglia fu sufficiente per zittirla.
Intanto la bestia era seduta a terra, il trovarsi davanti la Goodwicht gli aveva fatto perdere la voglia di lottare, o forse aveva capito che era il caso di arrendersi.
E finalmente direi.
<< Signor Volkov, conferma? >> la fissò con un'espressione di gelida furia, ma non rispose.
Glynda interpretò la sua non risposta con il classico detto “Chi tace acconsente”.
<< Andiamo in sala professori, adesso >> poi si voltò verso noi altri << Con voi parlerò più tardi >> sperai con tutto me stesso di non essere incluso nel "voi".
La bestia si alzò, furiosa ma ubbidiente, mentre la professoressa sollevò il frustino verso i detriti caduti dal muro dopo lo schianto, in breve i pezzi d'intonaco si sollevarono da terra e tornarono al loro posto come se non fosse successo niente.
<< Cosa sta facendo? >> chiesi ad Orion, che nell'assistere alla scena si era avvicinato a me << La sua semblance: telecinesi >>
Giusto, mi ero dimenticato fra le molte altre cose che ogni persone è dotata di una semblance, un'abilità unica che varia da individuo a individuo, attivabile solo da coloro che sono in grado di controllare la propria aura.
Categoria a cui non appartenevo neanche lontanamente.
Mentre la Goodwicht faceva la ramanzina al fauno, Giada e Max si avvicinarono per chiedermi se stessi bene, risposi di si e li ringraziai per tutto.
<< Davvero ragazzi, quel coso mi avrebbe schiacciato >> << Mi chiedo come sia riuscito ad entrare qui... spero solo che tutto si risolvi >> rispose Giada.
<< A me dispiace di essere stato interrotto proprio sul più bello, sarebbe stata una bella lotta >> si lamentò Max per poi ricevere un'occhiataccia da parte di Amber e di Orion.
<< Seriamente Max? >> chiese sarcastico il caposquadra << Cosa? >> un facepalm collettivo da parte del resto del team e del sottoscritto pose fine alla discussione.
<< Ok ok scusate, ma è da tempo che aspettavo di combattere! >> << Ben presto potrai metterti alla prova... ah Ion, ma quindi era stato Cardin a spingerti >> annuii << Lo sapevo! >> rispose Max << È proprio da lui >>
<< Al momento opportuno ci occuperemo di lui, adesso però è il momento di andare in classe, le lezioni saranno incominciate da un pezzo, andiamo! >>
Così il team OGMA si avviò per il corridoio, mentre io rimasi sul posto << Ion? Deryck? Venite con noi? >> chiese Gaia mentre risaliva le scale, Deryck mi guardò in attesa di una mia risposta.
<< Voi andate ragazzi, faccio una cosa e vi raggiungo subito! >>
<< Va bene, ma non metterci troppo, Oobleck non ama i ritardatari!.... Cavolo devo muovermi! >> detto questo, come al nostro precedente incontro, corse via sollevando una scia di polvere, scia che Deryck e il resto del team OGMA seguirono con calma.
Rimasto solo, dal momento che la Goodwicht aveva provveduto a portare via il cornuto, mi avvicinai alle due ragazze che stavano ancora parlando, anzi, più che altro la castana rideva mentre la ragazza fauno la fissava con la tipica espressione da “Se non la pianti ti strozzo!”
<< Disturbo? >> << No no affatto! >> rispose la castana prima di essere zittita con un secondo pugno << Ahi! >>
<< No, nessun problema >> << Ma era quello che stavo dicendo! >> la coniglia le rivolse uno sguardo irritato, poi si rivolse a me << Spero tu stia bene >> << A parte lo scricchiolio alle costole sto una favola... comunque volevo ringraziarti per avermi aiutato, temevo di essere spacciato >>
<< Sentito Brienne? >> << Marlee! Zitta! >> la sua amica pareva in vena di stuzzicarla << Comunque di niente, anche se è stato strano... si insomma il prenderti in- >> << Concordo nella forma più assoluta, non parliamone! >>
Brienne fu d'accordo << Perfetto, a presto allora >> fece per allontanarsi ma l'amica le bloccò la strada << Brienne dai, non fare la timida e presentati >> << Credo che lo sappia già il mio nome... lo hai detto adesso >> rispose stizzita.
<< Mi chiamo Ion, Ion Ascuns >> Brienne si girò verso di me e mi porse la mano << Ed io Brienne Harris, mentre la stordita dietro di me si chiama Marlee >> << Ehi! >> << Si scusa: Marlee Lewis >> << Ehi! >>
Ridacchiai, la ragazza tutto sommato era simpatica, malgrado l'atteggiamento un po' rigido.
<< Beh allora piacere Brienne, e Marlee >> << Piacere nostro! >> rispose l'amica stringendomi la mano << Oh adesso è ora di andare in classe, vado adesso, ma voi state pure un po' da soli! >> fece per partire ma l'amica le afferrò la mano << Vengo con te >> le risposte per poi incamminarsi lungo il corridoio, trascinando con se la castana, ma prima di svoltare si girò verso di me << Allora... a presto, Ion! >>
<< A presto ragazze! >>
Le vidi sparire lungo le scale e realizzai che forse eravamo nella stessa classe, decisi di seguirle per verificarlo, ma prima che riuscissi a muovermi una mano si appoggiò sulla mia spalla.
Mi girai bruscamente temendo di trovarmi quel bestione alle spalle, o peggio ancora, di trovarci la Goodwicht!
<< Ti stavo cercando, ragazzo! >>
Invece, davanti ai miei occhi si palesò un individuo dall'aspetto a dir poco bizzarro.
Molto alto e con i capelli bianchi e lunghi che gli scendevano lungo la schiena, doveva avere sui trent'anni.
Indossava una maglia nera con sopra un camice bianco, come quelli in uso nei laboratori, una vistosa cintura gli teneva su i pantaloni beige, e come ciliegina sulla torta, indossava una sciarpa color foglia.
Ma ciò che davvero mi incuriosiva erano i suoi occhi: quello destro era di un giallo quasi splendente, quello sinistro di un viola spettrale.
Dagli occhi iniziavano due righe scure, forse disegnate o forse tatuate, che scendevano fino al mento.
Rimase a lungo a osservarmi con sorriso calmo, che oscillava fra l'amichevole e l'inquietante.
<< Cercavate... me? >>
<< Certo! Mi presento, sono Caesar Gyts, ovvero la persona che Ozpin ha chiamato per allenarti, perdona il ritardo ma questa scuola si è ingrandita da quando la frequentavo >> lo squadrai con attenzione, certo che Ozpin ne aveva di conoscenze strane.
<< Quindi voi sareste- >> << Esatto! Ma ora non c'è tempo per le domande, sono passato qui giusto per avvisarti dove ci alleneremo: vai in classe, e dopo le lezioni vai al campus della scuola, ti aspetterò lì e ti spiegherò tutto, buona giornata! E non fare tardi! >>
Detto questo se ne andò e sparì con la stessa velocità con cui era comparso, lasciandomi solo nella mia confusione.
Dopo un minuto a fissare il muro, riuscii a scuotere la testa, poi, cercando di non pensare alla stranezza di quell'individuo (impresa pressoché impossibile), mi allontanai avviai su per le scale, le cose iniziavano a farsi interessanti.
Il che non mi piaceva affatto, ma se non altro ero ancora vivo, anche se una visita in infermeria non era da escludere.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII


Caesar mi afferrò il braccio gettandomi a terra.
Ruzzolai fra la polvere e mi rialzai, il mio avversario era in piedi davanti a me, calmo, sorridente e annoiato.
Mi lanciai contro di lui tentando un affondo, lui mi scansò senza problemi portandosi alla mia destra, mi afferro il braccio senza il minimo sforzo e mi gettò contro il muro.
Sbattei la testa contro il muro, ero lì da ore e non ero riuscito neanche a sfiorarlo.
Strinsi la presa sul coltello e mi girai verso di lui, caricai una terza volta, ma l'esito non fu diverso da quella precedente, mi cinse il polso e con un rapido movimento della gamba bloccò il mio piede, realizzai che mi stava facendo uno sgambetto solo quando arrivai a terra.
<< Beh non è male Ion, se non altro stai iniziando ad attaccare >>
Avevamo iniziato dopo le lezioni, avevo passato ben due ore a cercare di avvicinarmi e colpirlo come lui aveva chiesto, anzi, un'ora e mezza a cercare di colpirlo e una mezz'ora per iniziare ad attaccare seriamente.
Adesso eravamo lontani dall'accademia, in uno spazio erboso al limitare di un bosco.
<< Se permetti >> esordì lui sollevando uno dei miei coltelli da terra << Tanto per cominciare non devi impugnare il tuo coltello con la lama sempre rivolta verso l'alto, specie contro un avversario preparato, non stai rapinando una donna sulla cinquantina in un vicolo buio! >> roteò il coltello per il manico, rivolgendo la lama verso il basso, l'acciaio seguiva il corso dell'avambraccio.
<< In questo modo oltre a renderlo uno strumento di difesa, gli permetti di svolgere meglio la sua funzione, la lama è appuntita, ma questa lama è progettata più per tagliare che per infilzare >>
Concluse la frase con un brusco movimento del braccio, sentii la lama fendere l'aria, per un attimo non accadde niente, poi, vidi la corteccia dell'albero accanto a Caesar iniziare ad aprirsi, mi spostai subito a destra, un secondo prima che il tronco asportato mi travolgesse.
<< Complimenti, hai evitato il tronco >> osservò mentre aggiustava l'impugnatura sull'arma.
<< Ma non doveva schiacciarmi... vero? >> Caesar si limitò a sorridere ed il sottoscritto fece un passo indietro.
Se devo essere sincero il mio maestro non era male, certo, i suoi allenamenti erano massacranti, e credo che due o tre volte piansi per la fatica, ma non era una persona maligna, e non aveva la stessa tendenza di Glynda a guardarmi dall'alto in basso, come se fossi una specie di foruncolo fastidioso.
Ma devo anche aggiungere che era una persona molto, troppo inquietante.
Non tanto per gli occhi bicromatici, le strane righe sul volto od il suo vestiario (a tal proposito, ho notato che cambia in continuazione la sciarpa che porta al collo, a volte verde, a volte blu, a volte gialla), ma per il suo... sorriso.
Che ci crediate o no, Caesar sorrideva sempre, ogni ora di ogni giorno, di ogni settimana di ogni mese di ogni anno.
Sempre!
Il suo sorriso quindi non era inquietante in se, ma nel fatto che sorridesse sempre, sono più uniche che rare le volte in cui non l'ho visto sorridere.
E se era inquietante quando sorrideva, le volte in cui non lo faceva erano addirittura peggio, perché, e fissatevelo bene in testa, quando Caesar non sorrideva, significava che la situazione è molto, molto grave.
Ma a parte quello, le sue qualità erano innegabili: paziente, cortese, capace, diversamente non sarei il cacciatore che sono adesso.
Anche se avrei dato un braccio o un occhio se farlo mi avrebbe evitato i suoi allenamenti, oh, cosa non farei per cancellare tutti quei giorni in cui tornavo nella mia stanza stanco, dolorante, e lercio di terriccio e sudore.
Mi lanciò il coltello, lo afferrai goffamente e provai ad imitare la sua posizione sia con la destra che con la sinistra.
<< Adesso attaccami >> sospirai << Ancora? >> << Si, e lo farai ancora per molti giorni, la tua esistenza aumenterà, col tempo imparerai a non esporti troppo, e forse un giorno riuscirai persino a colpirmi >> gli lanciai un'occhiata sarcastica << Sul serio? >> << Solo il tempo c'è lo dirà >>
Così mi lanciai di nuovo contro di lui, per quanto era vero che in quel modo riuscivo a muovermi più velocemente, i miei progressi sembravano minuscoli, patetici, nulli; la sagoma di Caesar appariva e scompariva dalla mia vista con velocità disarmante e le mie lame non fendevano niente che non fosse aria.
L'inseguimento si interruppe bruscamente quando il mio piede destro incontrò il ceppo dell'albero abbattuto, caddi a terra e il terriccio mi graffiò la guancia.
Mi alzai barcollante tenendomi il viso, la figura di Caesar ricomparve dinnanzi ai miei occhi, le labbra piegate nel solito sorriso.
<< Altra regola: Guarda sempre dove metti i piedi >>
Lo attaccai, anche se non mi era stato ordinato, si limitò a scartare verso destra ed a spingermi per il fianco, sta volta inciampai sul tronco.
<< Come volevasi dimostrare >> gli risposi con un mugolio di dolore e mi aggrappai al tronco per aiutarmi a tornare in piedi.
Era di nuovo davanti a me, con le mani dietro la schiena << Ultimo tentativo >> arretrai, per nulla desideroso di inciampare una terza volta, il mio maestro non ne fu contento ma decise di fare uno strappo alla regola: saltò verso di me con le mani ancora dietro la schiena, mi ero allontanato di qualche metro, eppure mi raggiunse in un solo salto e sollevò il piede, intuii subito la sua mossa e mi spinsi indietro un secondo prima che il suo piede si abbattesse sul mio petto, ne fui sollevato ma la mia piccola vittoria non durò un attimo.
Caesar virò bruscamente il piede alla sua sinistra e sollevò il destro, roteo in aria e nello stesso momento in cui il destro toccò terra, il sinistro colpì in pieno il mio viso lanciandomi a vari metri di distanza, atterrai e rotolai a terra, fino a che un albero non fermò la mia corsa.
Stavo troppo male per alzarmi, ma Caesar senza perdere il solito sorriso si avvicinò a me e iniziò a soppesarmi con lo sguardo << Noto con piacere che stai imparando a controllare la tua aura >>
Altra chicca per i meno informati: oltre a tirarmi calci in faccia, il mio maestro mi stava istruendo all'uso dell'aura, il fulcro della nostra energia, la manifestazione della nostra anima che permea i nostri corpi e forma una specie di scudo invisibile che ci permettere di resistere fino ad un certo punto, a sopportare le ferite più leggere e, se ben allenata, ad usare la nostra semblance, ha principalmente uno scopo difensivo quindi, ma è anche in grado di essere usata dai più esperti come arma d'attacco, la padronanza dell'aura porta anche alla possibilità di utilizzare una vastissima gamma di abilità.
Per adesso il sottoscritto, che era arrivato a stento alla sua seconda lezione, la capacità di attivare e controllare la propria aura era ancora un traguardo lontano, ma Caesar era comunque riuscito a rinforzare quello scudo invisibile che riveste il mio corpo, diversamente la mia testa sarebbe volata via dal mio corpo e a quest'ora si troverebbe nei rami di qualche albero con uno o due nevermore che ne beccano via i resti.
E invece eccomi qui a riprendermi da un calcio in faccia, dolorante ma vivo.
La voce di Caesar mi restituì alla realtà << Direi che per oggi abbiamo finito, puoi tornare al campus >>

Arrivai al campus pesto e dolorante, i vestiti sporchi di terra da cui cadevano briciole di terriccio, il mio secondo giorno alla Beacon era passato velocemente, esclusa la parentesi con Caesar.
Adesso, alle quattro di pomeriggio, la piazza del campus era popolato dai pochi team che insistevano nonostante il caldo ad organizzare degli allenamenti pomeridiani, la vastità del campus permetteva ad un buon numero di team di esercitarsi.
Camminai lungo la strada che attraversava il campus, zona che per una legge non scritta degli studenti non andava in alcun modo invasa durante gli allenamenti, onde evitare di colpire qualche sventurato che passava di lì, come ad esempio io il giorno prima, stavo andando incontro a Caeser appena finite le lezioni, quando mentre passavo per il campus sentii qualcosa fischiarmi dietro l'orecchio, e non ebbi il tempo di reagire che mi trovai appiccicato ad un muro per merito di una freccia che mi aveva trapassato a l'abito da parte a parte sfiorandomi pericolosamente la spalla destra.
Venni sollevato da terra e rimasi attaccato al muro, ad una decina di centimetri da terra.
Mi agitai d'istinto, temendo di essere stato ferito, ma a parte la spalla della divisa non avevo subito gravi danni.
<< Ehm tutto bene? >>
Volsi lo sguardo in avanti e mi trovai davanti un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi color bosco, era alto quanto me, il fisico leggermente più muscoloso del mio(come chiunque in questa scuola d'altronde), indossava una giacca verde in fibra sintetica con tanto di cappuccio, che però portava abbassato, i pantaloni, tenuti su con una sottile cintura di cuoio, erano di un colore simile ma molto più chiaro, e ai piedi portava dei lunghi stivali da caccia.
Aveva una faretra assicurata alla schiena, la mano destra impugnava un lungo arco da caccia composto da vari materiali che comprendevano anche il metallo nella zona del riser, mentre i due flettenti erano di un materiale che non conoscevo, non era legno, ma neanche acciaio come il riser, sembrava del metallo, ma era flessibile.
<< Potrei stare meglio >> borbottai mentre cercavo di tirarmi via la freccia, senza successo.
Ci pensò l'arciere a staccarla via, facendomi atterrare.
<< Scusa, stavo prendendo la mira quando all'improvviso... beh mi dispiace >> << Ci mancherebbe! >> risposi acido, aggiustandomi la spalla della divisa.
Poi, senza aggiungere altro, mi allontanai stizzito.
Lo so, non fu un'uscita molto carina, e ripensandoci avrei evitato volentieri di comportarmi in quel modo visto che avrei rincontrato l'arciere di lì a poco.
Quanto poco?
Beh, diciamo che quando rientrai nella mia stanza dopo l'allenamento di oggi (quindi il giorno dopo il mio incontro con l'arciere), notai un piccolo, piccolissimo e insignificante dettaglio.
Che c'erano tre persone!
<< Uh, tu sei il nostro compagno! >>
Subito dopo aver riaperto la porta due grandi occhi celesti si palesarono davanti al mio viso, mi trovai davanti una mia coetanea, alta e dal fisico slanciato, una cascata di capelli color paglia le scivolavano lungo la schiena accarezzandole la schiena coperta da una felpa bianca, dalla vita in giù era coperta da un paio di lunghi pantaloni scuri, che terminavano dove prendevano il posto degli stivaletti neri.
Il viso era piccolo è pulito, forse troppo per i suoi occhi, la pelle chiara e lattiginosa ben si abbinava al suo outfit.
<< Mi sono perso qualcosa? >>
Cercai Deryck con lo sguardo, e lo trovai seduto sul suo letto << Compagni di squadra >> rispose per poi tornare a lucidare l'alabarda.
Capii così che Ozpin ci aveva trovato dei compagni di squadra.
<< Allora mi presento: io sono Ion, Ascuns, e immagino abbiate già conosciuto Deryck >> << Piacere mio! >> rispose la ragazza stringendomi la mano << Mi chiamo Julia, Julia Vindr, mentre il ragazzo seduto accanto al tuo amico si chiama Ilian, di cognome Wolf >>
Si spostò liberandomi la visuale e non potei credere ai miei occhi: Quel maledetto arciere!
Lui mi guardò in faccia, dalla sua espressione si intuiva che mi aveva riconosciuto.
<< Si, ho già avuto il piacere >> sembrava imbarazzato, probabilmente per l'incidente del giorno prima, e non potevo dargli torto.
<< Da quando sono qui? >>
<< Li ho trovati in stanza dopo le lezioni >> fu la risposta del fauno << Confermo, come ci ha visto ha pensato fossimo degli intrusi e mi ha quasi tagliato in due! >> affermò Ilian scatenando l'ilarità di Julia << Ma no, ha solo roteato l'arma >> << L'ha roteata troppo vicina alla mia faccia! >>
<< Se può esserti di conforto, sappi che al massimo ti avrei stordito con il piatto della lama >>
Quella di Deryck voleva essere una battuta? Difficile dirlo, con il suo tono tetro tutto sembrava serio, ed evidentemente fu lo stesso per Ilian che arretrò deglutendo.
<< Quindi... siamo un team adesso? >>
<< Si signor Ascuns, ma manca solo un piccolo dettaglio da definire >>
Ci voltammo tutti verso la porta, strabuzzai gli occhi dallo stupore: Ozpin era affacciato allo stipite.
Le reazioni furono differenti, Deryck si limitò ad alzarsi, Julia vedendo il preside di Beacon nella propria stanza si ritrovò con la bocca spalancata, mentre Ilian scattò sull'attenti tradendo un gran nervosismo.
<< Signor preside? Qual buon vento... >>
Ozpin sorrise << Ero passato a vedere come stavate ora che vi avevo trovato dei compagni di squadra, noto con piacere che state andando d'accordo >>
Beh, non esageriamo, li ho conosciuti cinque secondi fa.
<< È quello che spero >> ribatté Julia.
<< Siamo in due signorina Vindr >> rispose cortese il preside per poi soffermarsi sull'arciere << Tutto bene? >> << Si preside! È un grande onore ricevere la vostra visita! >>
Quasi risi a vederlo così nervoso e impacciato quando fino a poco fa mi era sembrato una persona talmente sicura di se, per un attimo sospettai che fosse un mio compatriota, molti degli atlasiani che frequentano l'accademia sviluppavano la tendenza a rivolgersi agli insegnanti come a degli ufficiali dell'esercito, lo sapevo perché mi era capitato molte volte da bambino di passare per strada e vederli interagire con i passanti o con le guardie: o erano nervosi e impacciati come una recluta al primo giorno, o si aggiravano sicuri e pomposi, tenendo il petto all'insù e camminando come se avessero una scopa infilata fra le natiche.
In confronto a quello che dovevano essere i loro insegnanti, il buon preside si poteva definire un tipo rassicurante e alla mano.
<< Riposo soldato >> scherzò il preside invitandolo a calmarsi con un movimento del braccio destro.
Julia si avvicinò all'uomo, il suo sguardo tradiva un incontenibile curiosità.
<< Quale sarebbe questo dettaglio a cui avete accennato? >> non ci fu bisogno di una risposta: ci arrivò subito dopo << Il caposquadra? >> domandò, il preside annuì << Il caposquadra, immagino voi conosciate il metodo utilizzato per formare le squadre il primo giorno >> assentii con un cenno, il giorno prima avevo parlato con il team OMGA, e Orion aveva ritenuto opportuno mettermi in guardia su quello che avrei rischiato da affrontare in quanto nuovo studente: “l'esame iniziale” consisteva nel catapultare gli studenti in una foresta, la famosa “Foresta di Smeraldo” lì avrebbero dovuto raggiungere delle rovine costituite da piccoli pilastri sui quali sono posizionati dei pezzi degli scacchi, le persone che prendono dei pezzi simili fra loro (ci sono quattro pedine per ogni tipo e colore) si sarebbero ritrovate nella stessa squadra, mentre il capitano o leader veniva scelto in base al comportamento assunto dal cacciatore in questione durante la sfida (nella quale era abbastanza facile imbattersi in quale grimm affamato), specie nelle situazioni in cui si sarebbe trovato a combattere all'interno di un gruppo.
Il solo pensiero di camminare di nuovo in una foresta infestata di grimm mi riportò a quella maledetta palude, e non potei fare a meno di rabbrividire.
<< Bene >> riprese il preside << Ovviamente, poiché avete già iniziato l'anno e siete già in squadra non sarà necessario fare quella prova >> sospirai di sollievo alle parole del preside << Ma dal momento che il caposquadra è ancora da decidere ho in mente di testarvi in una piccola prova domani mattina >> e inveii mentalmente contro sua madre dopo questa sua affermazione.
Decisi subito che mi sarei tenuto a distanza dal campo di battaglia nel caso in cui la prova consistesse nel combattere contro dei grimm, ma se avessi dovuto confrontarmi con loro tre?
Deglutii, vedendomi già crivellato dalle frecce di Ilian, decapitato dall'alabarda di Deryck, o infilzato da qualsiasi arma avesse Julia.
<< C-che genere di prova? >> balbettai, avevo una brutta, bruttissima sensazione.
<< Ne verrete a conoscenza domani stesso, ma se può rassicurarvi: non sarete da soli >>
<< Non vedo l'ora! >> l'unica a rispondere fu Julia, io e Ilian eravamo entrambi nervosi, anche se per motivi diversi, mentre Deryck era vivace come al solito: cioè per niente.
<< Perfetto signorina Vindr, sono impaziente di vedervi all'opera >>
Conclusa la frase, lasciò la stanza, e rimanemmo noi quattro, attoniti, emozionati e confusi (Tranne Deryck, Deryck non ha sentimenti!).
Un silenzio imbarazzante calò sulla stanza, e impiegammo qualche minuto prima di tornare a comunicare.
Ilian trovò il coraggio di rompere il ghiaccio.
<< Quindi... perché non iniziamo a conoscerci meglio? >>
Julia assentì, ed iniziammo a raccontare chi fossimo e da dove arrivavamo.
Iniziò Ilian, che malgrado le mie aspettative venne fuori che non era di Atlas, ma di Mistral, figlio di un abile cacciatore, ma sta volta per cacciatore non intendo gli eroi che proteggono il mondo dai grimm o da altri malintenzionati, ma il classico cacciatore che si guadagna da vivere catturando animali per mangiarli e spellarli in modo da venderne le pellicce, ciò deve aver creato qualche fraintendimento quando Ilian ha esposto al padre i suoi piani per il futuro, sul serio, io mi immagino che lui abbia detto di voler fare il cacciatore e il padre si sia illuso che volesse seguire il mestiere di famiglia prima di subire una cocente delusione!
Julia invece era natia di Vale città, figlia unigenita di un grande cacciatore a sua volta appartenente ad una delle famiglie di cacciatori più famose e affermate del regno (Così famosa che non ne ho mai sentito parlare prima di allora), in breve, apparteneva a quel genere di famiglie il cui prestigioso mestiere era considerato alla stregua di una tradizione millenaria.
Se Ilian usava l'arco, Julia invece era equipaggiata con una lancia da caccia: la lama era montata su un'asta metallica corta e pesante, sulla cui gorbia erano presenti due “ali” che si diramavano ai lati della lama, il cui scopo doveva essere, come scoprii, di bloccare il grimm nel caso la bestia cercasse di caricare il combattente impegnato ad impalarlo, l'arma di Julia quindi era costruita apposta per le bestie, più che per le persone.
Riguardo me e Deryck, io mi limitai a dire che venivo da Atlas e che mi era stato proposti di entrare all'accademia da un cacciatore che vi aveva studiato, omettendo qualsiasi dettaglio riguardante la mia vita da criminale.
Deryck fu ancor meno esaustivo, disse di venire da un villaggio fuori Vale e non aggiunse nulla a riguardo, malgrado la malcelata curiosità di Julia, per il resto si chiude nel suo solito silenzio e tornò a concentrarsi sulla propria alabarda.
<< E come mai hai deciso di venire a Beacon? >> la voce di Julia tradiva curiosità << Ero bravo a combattere, così ho pensato di farne un mestiere >> mentiva ovviamente, anche se mi ero sempre chiesto perché non avesse deciso di impiegare le sue abilità combattive per altro che non per vendere dei gelati.
Quel fauno è un enigma per me.
<< E dove hai imparato a lottare? >> continuò Ilian << Mio padre >> fu la risposta di Deryck, risposta che pronunciò in un tono che non ammetteva repliche.

La conversazione terminò quando i ragazzi iniziarono a confrontare le proprie armi, le mie le avevo lasciate nell'armadietto e non avevo la benché minima voglia di andare a prenderle, cercai di descriverle ma il mio tentativo risultò goffo oltre che inconcludente.
Così, pur di placare l'insistenza della mia neo compagna di stanza, abbandonai i dormitori e mi avviai verso l'accademia.
Dovevano essere le sei di sera, e la maggior parte degli studenti o era al campus, o in città, o si era ritirata nelle proprie stanze, quindi i corridoi sembravano, anzi no: erano deserti, escluso qualche passante occasionale rimasi solo per la maggior parte del tragitto, e senza la solita massa variopinta di studenti a popolarli con il loro interminabile chiacchiericcio ed il loro brusio assordante, quegli spazzi di transito sembravano ben più ampi di quanto non fossero.
Non avevo ancora ben chiara la mappa dell'accademia, e passai cinque minuti buoni a vagare per i corridoi, più tempo passava e più quegli spazi mi apparivano desolati e vuoti.
Fui sul punto di gettare la spugna e tornarmene all'ingresso, quando un passo alla mia sinistra mise i miei sensi in allerta.
<< Serve qualcosa? >>
Mi girai in direzione della voce, e quel che vidi non mi piacque affatto.
I miei occhi incontrarono quelli di un ragazzo alto più o meno quanto me, occhi rossi e sanguigni celati dietro un paio di occhiali, occhi rossi come quelli dei grimm.
L'essere che mi era apparso davanti non aveva un aspetto particolarmente rassicurante, la sua pelle era più che pallida, era grigia, come quella di un corpo che ha appena iniziato a decomporsi, per certi lievissimi dettagli ricordava Deryck, ma era più basso, occhialuto, e i suoi capelli erano sì neri, ma molto più corti e ordinati.
Indossava un camice da laboratorio nero, e neri erano i pantaloni e le scarpe, sotto il camice indossava una maglia rossa, e alle mani indossava dei guanti bianchi, come quelli che usano gli scienziati in laboratorio.
Il suo aspetto benché bizzarro era ben curato, tutto dai capelli alla punta delle scarpe sembrava in ottimo stato.
<< Allora? >>
<< No niente, stavo solo cercando il mio armadietto, sai è il mio secondo giorno e... >>
Lui neanche mi rispose, agitò la mano destra come per chiedermi di non dire altro << Seguimi >> e proseguì lungo il corridoio.
Ubbidii, benché il suo aspetto mi ispirasse la stessa fiducia che proverei per un ponte traballante, per un dentista con i tremori alle mani o per un chirurgo con problemi di vista, ma ero stanco, e l'ultima cosa che mi aspettavo era di trovare nemici anche fra gli studenti incontrati per caso.
Dopo una volta e due minuti di camminata arrivammo nel corridoio ospitante gli armadietti: si trattava di grandi rettangoli metallici sul cui uscio era presente uno schermo con dei numeri da digitare, quei numeri non erano una combinazione, ma bensì delle coordinate che se digitate facevano sì che l'armadietto si librasse in aria tramite dei propulsori e si dirigesse al punto indicato, in modo che il cacciatore potesse dotarsi delle proprie armi in caso d'emergenza.
Ogni armadietto era collegato allo scroll dello studente proprietario, in modo che chiunque potesse richiamare il proprio armadietto in qualsiasi luogo si trovi, ottima funzione se mai un cacciatore dovesse dimenticarsi le proprie armi quando va a combattere i grimm.
Iniziai ad osservare i vari armadietti alla ricerca di quello segnato con il mio numero, il mio accompagnatore non emetteva un sussulto, camminò il silenzio fino a quando non raggiungemmo l'armadietto in questione, al che mi fermai.
<< Eccolo, grazie mille >>
<< Di niente, collega >>
Iniziai ad armeggiare con il mobile, ma notai che il mio accompagnatore rimaneva fermo alle mie spalle, come se volesse osservare la combinazione.
Ero tentato di ignorarlo, ma più ci pensavo più mi sentivo a disagio, e quel ragazzo non sembrava volersi schiodare di lì, rimaneva a fissarmi in silenzio, come un robot.
Decisi che era troppo inquietante per i miei gusti e mi voltai verso di lui << Ehm... per caso hai bisogno di qualcosa? >>
Lui annuì << Si, in effetti avrei una domanda da porti: il tuo nome è Ion, giusto? >>
<< Si >> risposi a disagio, chi era quel tizio? E cosa voleva da me?
<< Ecco, allora vorrei scusarmi con te per il comportamento del mio compagno di squadra, Ivan, non è un cattivo ragazzo, ma siamo arrivati da poco ed a volte tende ad essere un po'... irritabile >>
<< Ivan? >> ci misi pochi secondi per ricordarmi di lui, si lui: il bestione che mi aveva aggredito il primo giorno!
Il ragazzo annuì << Ah giusto lui... beh se la metti così tutto perdonato >> << Davvero? >> mi porse la mano e me la strinse.
<< Perfetto, allora possiamo passare ad affari più importante >> concluse la frase con un sorriso per nulla rassicurante.
Aprii la bocca per chiedergli di cosa parlasse, ma la domanda mi morì in gola nell'esatto momento in cui lo sconosciuto mi sollevò da terra afferrandomi per il collo.
Cercai di urlare, ma la sua mano si cingeva attorno al mio collo con la forza di una tenaglia, sentivo l'aria abbandonare la mia gola, ed i polmoni pericolosamente a corto di ossigeno.
Aspettò cinque secondi, e poi allentò un po' la presa, il minimo per permettermi di parlare.
<< Allora Ion, andato bene il furto? >>
Lo scrutai confuso, ero terrorizzato e non riuscivo a ragionare, sentivo il cuore martellarmi nel petto e la mia fronte bagnarsi di sudore.
Mi stavo agitando, mentre lo sconosciuto continuava a fissarmi con un sorriso fra il crudele e il beffardo, non tradiva il minimo sforzo ed il suo braccio era rigido come una tavola, e le sue dita... le sue dita erano gelide, delle tenaglie di ghiaccio dure e gelate che si chiudevano sul mio collo.
Ma la cosa peggiore, la cosa più disturbante, era la domanda che ronzava come milioni di mosche impazzite nella mia testa: “Come sa chi sono?”
Forse lo aveva scoperto leggendo i registri o ascoltandolo da qualcuno, si, dopo una rapida analisi capii che forse la domanda più urgente era “Cosa voleva da me?”
<< Ci conosciamo? >> le dita si strinsero intorno al mio collo togliendomi l'ossigeno << Qui faccio io le domande, allora: andato bene il furto? >> negai, e il mio aggressore allentò la presa, permettendomi di parlare.
<< Male, molto male, devo quindi presumere che tu non abbia quello che dovevi rubare >>
Adesso ero nei guai: Se rispondevo di no forse mi avrebbe ucciso, se avessi detto di si poi avrebbe voluto vederlo, non l'avrebbe trovato perché non lo avevo, e mi avrebbe ucciso.
In entrambi i casi ero fottuto.
Optai per la sincerità, mentre nella mia mente maledivo Julia e la sua curiosità.
<< No, non c'è l'ho >> mi spinse a se solo per poi sbattermi contro l'armadietto, sentii il mobile vacillare sotto la violenza del colpo, e un dolore sordo e acuto mi fulminò la schiena strappandomi un gemito.
<< E non hai visto niente? Non hai nulla che possa essermi utile? Non hai una minima idea dei dati che hai rubato? >> altro colpo, e non mancò di stringere la presa sul collo, mi mancava l'ossigeno e i miei occhi stavano lacrimando, biascicai un no appena udibile, ma il mio aguzzino non sembrava soddisfatto.
<< Non hai nulla? Niente? Sai non ne sono convinto, non è che hai dato via tutto a Ozpin in cambio di protezione? È per questo che sei qui? >>
Stava delirando, sembrava non voler accettare il fatto che non avessi niente, che mi avesse cercato e attirato lì per ottenere un pugno di mosche.
<< C-chi ti manda? >> osai chiedere, << Il tuo contraente, e non è affatto soddisfatto, specie quando un uccellino gli ha spifferato che saresti venuto a Beacon >> il sorriso sadico era scomparso dalle sue labbra, sostituito da un'espressione neutra, ma i suoi occhi non mostravano la stessa apatia delle labbra, ma mostravano rabbia, odio.
Deglutii << Comunque ti stai sbagliando, è stato Ozpin ad offrirmi di entrare qui, dopo essere st- >> strinse di nuovo, soffocai, quando allentò la presa iniziai a tossire << Io credo che tu mi stia nascondendo qualcosa, ed io sono stato mandato qui per trovarla, e non me ne andrò prima di averlo trovato >> sollevò il braccio sinistro e fece per colpirmi, ma prima che il suo pugno potesse cancellare via il mio volto, si udirono dei passi proveniente dal fondo del corridoio.
<< Mi sa che per oggi concludiamo qui >> aprì la mano e mi lasciò cadere a terra, aprii la bocca e respirai a pieni polmoni << Sia chiaro, se tu spifferi la cosa ad Ozpin, io non mi farò riserve a dire a tutti i tuoi “amici”, ed a tutta la scuola la verità sulla tua presenza qui, e poi ti ucciderò, sai non sono l'unico qui che potrebbe darti problemi, e non credo tu voglia passare l'anno a guardarti le spalle >>
Non risposti neanche e lo guardai allontanare, solo quando ripresi fiato riuscii a biascicare un << Chi sei? >> allora lui si voltò verso di me << Puoi chiamarmi Drake >> detto questo riprese a camminare, e sparì dalla mia vista.
Rimasi solo per qualche secondo, poi una figura familiare comparve nel corridoio e si avvicinò a me << Ion? Tutto bene? >>
Alzai lo sguardo << Più di quanto pensi! >> Giada inclinò il collo confusa, ma non ottenne ulteriori risposte, nel mentre mi alzai da terra.
<< Sicuro? La tua faccia sembra viola >>
Per forza, quella bestia mi stava strangolando!
<< Sto benissimo, sto benissimo >> presi un grande respiro, << Tu piuttosto? >> << Potrei stare meglio >> sbuffò << Domani verremo mandati in una missione di pattugliamento, nulla di troppo complesso, ma Orion ci ha fatti allenare tutto il pomeriggio >> concluse la frase alzando le braccia e stiracchiandosi.
<< Quindi anche voi avrete un bel da fare domani, eh? >> << Si! Perché tu cosa dovrai fare? >>
<< Diciamo che ho una buona notizia e una cattiva, quella buona è che adesso ho una squadra >> << Ma è fantastico! >> << Quella cattiva è che dovendo decidere chi sarà il caposquadra, Ozpin ha programmato per noi una prova, non ho idea di cosa si tratta e non sono molto ansioso di scoprirlo >>
Lei cercò di rassicurarmi, non condivideva le mie ansie << Non preoccuparti, non sarà qualcosa di troppo complesso, del resto se sei entrato in questa scuola avrai senza dubbio le carte in regola per superare qualsiasi prova >>
Sono consapevole che Giada pronunciò quelle parole con le migliori intenzioni, che non poteva avere la minima idea del fatto che il sottoscritto non sapesse lottare, né avesse mai combattuto prima, ma se prima ero spaventato dalla prova di domani, adesso ero terrorizzato, se le prove dell'accademia erano in grado di mettere anche solo in leggera difficoltà un cacciatore allenato, che cosa avrebbero potuto fare al sottoscritto?
Ovviamente, non volli tormentare Giada con le mie angosce, mi limitai a sorriderle << Hai ragione, forse sto esagerando >>
Sorrise << Visto? Non preoccuparti, sono certa che te la caverai, e qualora ci dovesse essere una platea, verrò ad assistere! Poi devo ancora conoscere i membri della tua squadra! >>
<< Hai ragione, dovrei presentarti Ilian e Julia >> << Non vedo l'ora!... ora... >> alzò il braccio e volse lo sguardo sul proprio polso, sgranò gli occhi turbata.
Sapevo già cosa stava per accadere.
<< Cavolo! Perdonami Ion ma devo scappare, Amber mi sta aspettando in camera! >> e, di nuovo, prima che io potessi accennare ad un saluto, Giada scattò lungo il corridoio, alzando una scia di polvere lungo il tragitto.
<< … A domani! >>
Aprii l'armadietto e tirai fuori i due pugnali assieme alla cintura, la indossai e vi assicurai le due lame.
<< Beh muoviamoci >> dunque tornai ai dormitori, Julia mi stava aspettando.
E domani, domani sarebbe stata una lunga giornata.

<< Un due! Un due! Veloci ragazzi! >>
Il giorno seguente ci ritrovammo a camminare lungo un crinale, sulla cui cima Ozpin ci aveva dato appuntamento.
Avevamo lasciato Beacon quella stessa mattina, e, orientandoci con le indicazioni lasciateci in un biglietto dal preside al nostro risveglio, ci eravamo allontanati dall'accademia e dalla città, stavamo camminando lungo il confine sudorientale, e guardando a nord potevamo scorgere l'accademia, il distretto residenziale e, ad ovest, gli ampi campi coltivati del distretto agricolo, da cui dipendeva il sostentamento di buona parte della città.
La camminata in salita era stata sfiancante, ma non potevo permettermi di mostrare debolezza, non davanti ai miei compagni di squadra che, a mia differenza, riuscivano a reggere il passo senza il minimo sforzo.
Non ero ottimista quel giorno, neanche lontanamente, avrei dovuto affrontare una prova forse troppo difficile per le mie forze quando era già un miracolo se sarei arrivato al luogo d'incontro sui miei piedi.
Eviterò di elencarvi tutte le imprecazioni e le maledizioni che la mia mente lanciò ad Ozpin, a sua madre, a suo padre, a tutto il suo albero genealogico ed alle cento generazioni avvenire.
Ma da un lato, nel profondo del mio povero cuore prossimo all'infarto, speravo che il preside avesse ideato qualcosa per non mettere eccessivamente a rischio la mia incolumità, e che io dovessi solo aspettare e scoprirla.
Ma non fu questo il caso.
I miei compagni non sembravano accusare il minimo sforzo, Deryck era, come al solito, indifferente al resto del pianeta, Ilian guardava verso l'alto osservando di tanto in tanto il volo degli uccelli, mentre Julia camminava in testa al gruppo chiamando ogni tanto noi ritardatari.
Se non fosse stato per l'atroce camminata avrei potuto godere appieno del panorama, e l'aria fresca che passava di tanto in tanto asciugava il sudore dal mio corpo e portava refrigerio alle mie stanche membra.
Il canto degli uccelli accompagnava ogni nostro passo, nessuno di noi parò, eccetto Julia quando io rimanevo troppo indietro o quando Ilian si fermava ad ascoltare gli uccelli.
Scambiammo qualche parola solo sul finire del percorso, quando raggiungemmo una piccola vallata piana stretta fra due punte rocciose.
<< Cosa pensate ci farà fare? >> chiese Julia prima di appoggiarsi ad un masso, ma non ottenne risposta.
<< Ragazzi? >> insistette << Mi basta che non sia un'altra salita >> risposi io per poi accasciarmi a terra, sperai che Ozpin arrivasse il più tardi possibile, permettendomi così di riposare, ma si sa che le mie speranze sono destinate ad essere infrante.
Il preside comparve da dietro una roccia, non sembrava per nulla affaticato, e ci venne incontro camminando con le mani dietro la schiena, come un vecchietto.
<< Sono lieto di vedere che siete riusciti a trovare il luogo d'incontro >> Julia non perse tempo e gli corse incontro, seguita da Ilian e poi da noi altri << Anche noi preside! Siamo pronti a qualsiasi prova ci aspetti! >> rispose, anzi urlò, entusiasta.
<< Non ne dubito signorina Vindr, e voi altri? >> annuimmo all'unisono, anche se nel mio caso non ci fu molta convinzione, Ozpin mi guardò, e se ne accorse << Perfetto, presto inizierete la missione, appena arriveranno gli altri team >>
Lo guardai sconcertato, missione? Altri team?
Non potei fare a meno di deglutire per l'ennesima volta, sembrava che avrei dovuto affrontare qualcosa di molto spiacevole.
<< Ah, eccoli! >> << Ehi Ion! >>
Il team OMGA comparì alla destra di Ozpin, forse arrivati da una via secondaria, o forse erano già accampati nelle vicinanze.
Il mio cuore ebbe un sussulto, che la missione si dovesse svolgere assieme al loro team?
Beh due team sono meglio di uno, forse la situazione non era così terribile.
Ma le mie speranze vennero infrante con l'arrivo di altre quattro persone, altri studenti di Beacon, fra cui riconobbi Ivan e Drake, quest'ultimo cominciò a guardarmi, ed il sorriso che mi rivolgeva non mi piaceva affatto!
Giada se ne accorse e guardò in direzione di Drake e dei suoi, ma fu allora che entrò in scena un nuovo team.
Le prime a comparire furono due gemelle uguali ma allo stesso tempo diverse, avevano gli stessi tratti del viso, lo stesso taglio degli occhi e la stessa forma del viso, ma il colore di capelli, occhi e pelle era completamente diverso.
Una era di pelle chiara, capelli bianchi e occhi azzurri, anche il suo outfit riproponeva i medesimi colori: giacca bianca a maniche azzurre, pantalone azzurro, stivaletti bianchi, ed i capelli erano coperti da una fedora bianca su cui era presente una decorazione a forma di fiocco di neve.
A vederla, mi ricordò vagamente la regina di ghiaccio, sperai solo questa ragazza non fosse simpatica quanto lei.
La gemella aveva la pelle più scura, gli occhi rossi e i capelli color pece, come la gemella, il suo vestiario riproponeva gli stessi colori: giacca nera con maniche rosse, pantaloni color cremisi, stivaletti neri, e, come la probabile gemella, indossava una fedora, ma nera e decorata a lato con una fiamma rossa.
Rimasi stupido, quasi divertito dall'aspetto curioso delle due ragazze, ma a far cadere a terra la mia mascella fu la comparsa delle compagne di squadra delle due gemelle: Marlee e Brienne.
La coniglia parve riconoscermi, e dalla mia faccia immagino avesse capito che io riconoscevo lei.
Mi guardai attorno osservando tutti i team presenti per poi soffermarmi nuovamente sulla ragazza coniglio, e non potei fare a meno di pormi una domanda: Cosa diavolo stava accadendo?

 

Nota dell'autore
Eh si, pare che finalmente avremo un capitolo d'azione, ammesso e non concesso che il sottoscritto riesca a renderlo bene come vorrebbe (E nel caso non dovessi riuscirci non vi porterò alcun rancore per i comprensibili lanci di pomodori e frutta marcia).
Comunque, ora che siamo all'ottavo capitolo ho voluto scrivere questo piccolo angolo dell'autore primo per ringraziare sia voi lettori che voi recensori, che mi date il giusto stimolo e incoraggiamento che mi da la forza di mettermi a scrivere giorno per giorno ;)
Ma sopratutto vorrei ringraziare le persone grazie alle quali questa storia riesce ad andare avanti, dal momento che sono stati così gentili da prestarmi i loro OC (Che sto creditando solo adesso per una questione di comodità rispetto a dover dire quale OC appartiene a quale autore per ogni capitolo xD).
Pertanto vi informo che:

Il team OMGA nella sua interezza appartiene a 
Aladidragocchiodiluce.
I personaggi di Drake, Ivan, la parte restante del loro team e Caesar appartengono invece a 
Thanos 05.
Mentre Brienne, Marlee e le due gemelle appartengono a
 White Pika girl.
(Qualora dovessero comparire altri OC creati da uno di questi tre autori non mancherò di farvelo sapere!^^)
Tutti autori che ringrazio molto visto che, in buona parte, l'incoraggiamento (diretto o indiretto) per scrivere e andare avanti con questa storia lo devo a loro, detto ciò per oggi ho chiuso, vi ringrazio per aver letto il capitolo e spero di potervi rivedere anche nel prossimo, ciao e a presto ;)

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX


Sbattei più volte le palpebre per essere sicuro di non stare sognando, ma ogni volta che riaprivo gli occhi il viso sbigottito di Brienne era lì davanti a me.
Nessuno parlò, rimanemmo tutti in silenzio, tutti! Ozpin, il mio team, il team OMGA, quello di Brienne e quello di Drake, cercai di prendere coraggio e dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma venni preceduto.
Prima che potessi formulare una qualsiasi frase, uno strillo acuto riecheggiò nell'aria e mi costrinse a tapparmi le orecchie, temetti per i miei timpani, ed anche che lo strillo potesse precedere l'attacco di un grimm, ma mi sbagliai.
Seguendo gli sguardi irritati o sbigottiti dei presenti, risalii alla fonte dell'urlo, ovvero la gemella in bianco, che si era gettata su Deryck, o più precisamente: sulle sue orecchie.
<< Ahhhhhhh! Sono carinissime! E soffici! Mi sembra ti accarezzare un peluche! >> il povero fauno teneva la testa piegata all'indietro per permettere alla ragazza, più bassa di lui, di stringergli le orecchie senza doverle tirare verso il basso, cosa che probabilmente non gli faceva molto piacere.
<< Ellen! >> tuonò la gemella avvicinandosi a grandi passi verso l'albina, allungò le mani sui suoi fianchi ed iniziò a tirare via la sorella << Non farti riconoscere già da adesso! >> << Ma Ashes! >> la ragazza in nero e rosso digrignò i denti con rabbia nel vano tentativo di staccare la sorella da Deryck, il quale non poteva fare a meno di lanciare sguardi confusi in direzione di Ellen, la quale non voleva saperne di staccarsi.
Solo dopo tre violenti strattoni, Brienne e Marlee accorsero a darle manforte, staccando l'albina che ormai si era aggrappata alla schiena del fauno come un koala << Non toccare le mie! >> gridò Brienne allontanando la mano di Ellen con uno schiaffetto.
<< Uffa! >> Deryck iniziò a massaggiarsi le orecchie fra le risate del resto del mio team e di quelle del team OMGA, risate che zittì con uno sguardo omicida.
<< Dovreste tenere a freno quella psicopatica >> esordì Drake facendosi avanti e iniziando a squadrare i presenti, si soffermò su tutti noi, a partire dal team OMGA.
<< … Solo io lo trovo inquietante? >> per rispondere alla domanda di Max: NO, chiunque lo trovava e lo troverebbe inquietante! << Oh scusa, ero solo curioso di vedere con chi avrei lavorato >> rispose Drake con un sorriso a trentadue denti, sorriso che il sottoscritto trovò affascinante come una carcassa sull'autostrada in piena estate e rassicurante come un vecchio ponte in bilico sul vuoto.
Assieme a Drake si fece avanti il suo team, assieme a Ivan, c'erano altri due tipi non molto rassicuranti, anzi, sembravano usciti da una prigione.
Uno di loro era alto e di carnagione scura, abbronzata direi, i suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole con le lenti devastate da piccole crepe, i suoi capelli erano lunghi e sporchi, gli cadevano disordinati sulla schiena, ed a completare il quadro c'era da aggiungere un sorriso criminale sulle labbra, sorriso che spesso si tramutava in un ghigno diabolico, come quando lo vidi per la prima volta, scoprendo i denti affilati, come quelli di una bestia.
Indossava un giubbotto di pelle nero dalla cerniera rotta, sopra una maglietta rossa, i suoi pantaloni erano tenuti su da una piccola cintura, ed ai piedi indossava delle scarpe da ginnastica vecchie di anni logorate dal tempo e dal fango.
Ma se l'aspetto di questa “persona” non era abbastanza per i miei poveri occhi, il suo compagno era ancora più strano.
Il suo volto non era visibile, ma coperto da una maschera di ferro che lasciava scoperti solo gli occhi verdastri, che si potevano intravedere tramite due ampi fori, come il compagno aveva i capelli lunghi, ma meno sudici.
Il corpo era coperto da un lungo mantello marrone dotato di cappuccio, che in quel momento portava abbassato, cappuccio che si collegava sul davanti al mantello tramite un diadema rosso.
La sua maglia era piene di toppe, rattoppata e ricucita migliaia e migliaia di volte, gli avambracci e le caviglie erano coperti da protezioni metalliche, e come il caposquadra, anche lui aveva dei guanti.
Come lo vidi pensai che o era un pessimo cosplayer, o una persona molto povera.
Mentirei se non dicessi che dopo la missione ho scritto una sua descrizione sulla barra di ricerca dello scroll per vedere se corrispondeva a quella di qualche eroe o antagonista di un cartone per bambini.
Al primo Drake si rivolse con il nome di Jack, al secondo con quello di Kojo.
Ma nessuno di loro parlò, il primo perché Drake gli aveva già rivolto qualche occhiataccia minacciosa, il secondo sembrava avere lo stesso interesse per il mondo circostante che ha Deryck.
Altro particolare curioso, Kojo sembrava avere una camminata zoppicante, come se la gamba destra non fosse in funzione, e camminava ingobbito.
<< Quindi... cosa dobbiamo fare? >> chiese Marlee guardandosi attorno, imitata da Julia e Giada.
<< Beh se fate parlare il preside... >> Orion aveva ragione, Ozpin era lì davanti a noi ma era stato zitto per tutto il tempo e nessuno se ne era accorto, troppo occupati a fare gli smarriti.
<< Scusate, ma ero curioso di sapere quanto ci avreste messo >>
Un facepalm collettivo coinvolse tutti i team.
<< In ogni caso >> esordì il preside << Oggi parteciperete ad una missione di pattugliamento, nulla di troppo particolare ma non per questo meno importante, sono stati riportati numerosi avvistamenti in questa zona pertanto il vostro incarico consisterà nel pattugliare il bosco circostante, e se necessario, eliminare eventuali minacce >>
<< Potrà sembrare qualcosa di semplice ma non sottovalutate la situazione, la maggior parte delle missioni affrontate dai cacciatori riguarda la perlustrazione di aree a rischio, ovviamente non vi manderei mai in una missione al di sopra delle vostre capacità, ma se doveste incappare in pericoli aldilà della vostra portata, nessuno vi rimprovererà qualora decidiate di tornare sui vostri passi e segnalare al sottoscritto cosa avete visto, ci penseranno poi altri cacciatori a risolvere il problema, tutto chiaro? >>
Un annuire generale fu la risposta.
<< Perfetto, allora, dal momento la vasta area da perlustrare, ho deciso che agirete in due squadre da due team >>
Drake si fece avanti ed io mi dovetti trattenere dall'urinarmi nei pantaloni, aprì la bocca e già mi vedevo in squadra con lui, a camminare guardandomi le spalle per poi essere trascinato in qualche angolo oscuro del bosco e ucciso o peggio.
Ma grazie al cielo, Ozpin aveva già deciso per noi.
<< Pertanto, il team OMGA e il team DIKJ espl- >>
Una risata insolente partii dalle mie labbra, risi a crepapelle e beccai in cambio non pochi ma di sicuro meritatissimi sguardi di disapprovazione, vidi Jack e Ivan farsi avanti con intenti poco amichevoli, al che io mi nascosi dietro Orion e Deryck.
<< Ehi! >> si lamentò il caposquadra, ma Ozpin fermò i due con un'occhiataccia severa, occhiataccia che usò anche per rimproverare il sottoscritto.
Lo so, non è stato carino da parte mia, ma non ci potevo fare niente, il loro era un nome del cazzo, letteralmente!
Ahahahahaha! Del cazzo... no Deryck, non scrivere anche le mie risate, no! Deryck dammi quel foglio stupido di un fauno, giuro che ti compro un guinzaglio e te lo metto al collo razza di animale leggermente più evoluto della media, e smettila di ignorarmi! Deryck!

Ok, adesso avete scoperto che è Deryck a scrivere questo libro, si è lui, vedete... non sono mai stato un bravo scrittore e sinceramente il solo pensiero di mettermi a scrivere di mano mia è sufficiente a farmi venire male alle dita, ragion per cui ho deciso di chiedere al mio vecchio amico di darmi una mano nella stesura del racconto, io racconto e lui si sforza di scriverle con il minor numero di volgarità possibile.
A tal proposito vorrei scusarmi con lui per la precedente sfuriata, è stata infantile e inopportuna, e qualora qualche fauno si ritenesse offeso da quanto letto, vi posso assicurare che il bernoccolo procuratomi da Deryck mi farà male per i prossimi tre mesi a venire, quindi possiamo dire che siamo pari.
Ma ora torniamo al racconto.
Ahia...

Ripresosi dall'interruzione, Ozpin poté tornare alla missione << Dicevo, il team OMGA e il team DIKJ perlustreranno il sentiero orientale, mentre il team MEAB, affiancato dai signori Vindr, Ascuns, Vos e Wolf prenderanno il sentiero meridionale, dal momento che il vostro capitano è ancora da decidere, la signorina Lewis avrà il potere di capitano per tutta la squadra, ve la sentite? >>
<< Certo! >> esultò Marlee saltando in avanti << Evvai, guido due squadre! >> << Non capisco dove sarebbe il bello in questo... >> sospirò Brienne.
Giada e Amber si accostarono a me.
<< Peccato Ion, speravo di partecipare con il vostro team, anche perché i nostri compagni sembrano un po'... beh ecco... >> puntò il dito in direzione di Jack, che stava giocando con un fiammifero davanti a un cespuglio, mentre Kojo stava accovacciato su un tronco caduto nel tentativo di tirarne fuori gli insetti che vi avevano trovato rifugio nelle cavità della corteccia, per poi portarli sotto la maschera e... mangiarli?
Al termine di quella scena Amber cambiò il colore del proprio corpo << Cosa ha detto? >> chiesi << “Disgustosi”, e non posso darle torto... non mi danno una bell'impressione >> << Sarà perché sembrano un criminale, un gorilla, uno scienziato pazzo ed un... coso? >> chiesi.
<< Non giudicherei senza conoscerli >> ci rimproverò Orion, non che non abbia ragione, ma insomma... è impossibile guardarli e non farlo!
Sembravano usciti da un circo.
<< Comunque anche a me dispiace non essere con voi, ma sono certo ve la caverete... >> vidi con la coda dell'occhio Jack dare fuoco a uno scoiattolo << Forse >>

Dopo cinque minuti giusto per prepararci e per far fare conoscenza ai rispettivi team, il mio e il team MEAB si avviarono lungo il percorso segnalato, un terreno sterrato in mezzo agli alberi, che il tempo aveva contribuito a cancellare.
Il passaggio era coperto da erba e radici, e fra essi si potevano intravedere solo poche macchie di sterrato che indicavano la presenza di un sentiero, quello ed anche i pochi sassi posti ai lati di quella che in un tempo remoto doveva essere una strada.
Marlee guidava il gruppo affiancata da Julia, assieme costituivano l'avanguardia, seguite a ruota dalle gemelle, le quali precedevano a loro volta Brienne e Ilian, e infine a chiudere la fila c'eravamo io e Deryck a fungere da retroguardia.
Avrei preferito starmene nel mezzo, l'idea di camminare in una foresta infestata da grimm non mi era particolarmente gradita, e ad ogni ramo che scricchiolava, ad ogni frusciare di foglie in seguito ad una folata di vento e ad cinguettio d'uccello non potevo resistere dall'impulso di voltarmi per controllare l'eventuale presenza di grimm.
Il tempo sembrava non passare mai, e ad ogni curva o svolta che attraversavamo, speravo con tutto il cuore che sarebbe stata l'ultima e che ci saremmo ritrovati fuori dalla foresta, al sicuro, almeno per oggi.
Ma si sa, la sorte non è mai stata gentile con il sottoscritto, e le mie speranze, come al solito, vennero infrante in milioni di frammenti scintillanti.
<< Marlee ti prego basta! >> supplicò Ashes, era da quando ci eravamo messi in marcia che il caposquadra non la smetteva di canticchiare, cosa che aveva eroso e non poco i nervi miei, di Ashes, di Brienne, e di tutti gli altri meno che Julia!
I miei pensieri a riguardo erano i seguenti: che se i grimm non ci attaccavano era per merito del canticchiare di Marlee, e che se dovevamo andare avanti così ancora a lungo allora avrei finito con il rimpiangere i grimm!
<< No! Canticchiare nelle foreste è bello! >>
Brienne si limito a battersi la mano sulla fronte, azione che avrei presto imitato, se poco dopo non ci fossimo imbattuti un in luogo adatto per riposare.
Fu dopo una mezz'ora agonizzante di camminata fra gli alberi che raggiungemmo un piccolo lago su cui l'ex strada si affacciava, era anche presente uno spiazzo erboso dove giacevano dei tronchi caduti, ormai ricoperti di muschio.
Ci accordammo per riposare e mi sedetti su uno di loro, ero sollevato, sembrava che nessuno si fosse accorto della mia difficoltà di proseguire.
O almeno così pensavo.
<< Tutto bene? >> mi chiese Julia << Ti vedo stanco >> << Si si, era solo da un po' di tempo che non facevo queste marce, sono fuori allentamento, tutto qui >> risposi con un sorriso tirato, col cavolo che stavo bene! I miei polmoni erano collassati un quarto di chilometro fa!
<< Credo che ci riposeremo qui, un quarto d'ora e poi si riparte! >>
“Eh no, dammi almeno mezz'ora!”
Sospirai, non avrei mai avuto una mezz'ora per riposarmi, tanto valeva riposare.
Mi sfilai lo stivale e iniziai a rimuovere i sassolini ed il terriccio che vi si erano infiltrati, fu allora che Brienne si avvicinò a me.
<< Ti dispiace? >> << Si, non hai idea di che male al piede! >>
Mi guardò confusa, mentre io vuotavo lo stivale, solo quando mi voltai verso di lei capii che stava indicando lo spazio sul tronco accanto a me, mi guardai intorno e vidi che erano tutti occupati.
<< Ah scusa, certo! >>
La coniglia si sedette confusa, direi che come primo approccio del giorno iniziavo male.
Nessuno dei due parlò all'inizio, né io né lei riuscivamo a trovare qualcosa da dire, o forse ero semplicemente io mentre lei stava pensando a ben altro, poteva essere, ma non ne ero certo, e dopo qualche minuto di opprimente silenzio decisi che preferivo parlare che non stare zitto a massaggiarmi il piede.
<< Allora... chi l'avrebbe mai detto che ci saremmo rivisti, eh? >>
Ok, l'”eh?” non era un granché, mi sembrava di essermi preso un po' troppa confidenza, tuttavia malgrado questo la fauno mi rispose.
<< Si... come è piccolo il mondo >> la risposta tradiva timidezza, eppure continuai a parlare, forse avevo bisogno di qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, di solito lo facevo con Deryck, ma per quanto non nego che possa essere un grande ascoltatore, non posso dare un giudizio altrettanto positivo alle sue capacità oratorie degne di una staccionata.
E non guardarmi così! Lo sai che è vero!
Dicevo, stavo cercando di approcciarmi in qualche modo alla ragazza coniglio, per quanto fossi fatalmente a corto di argomenti, ma ci pensò il caso a fornirmene uno, prima che potessi aprire le labbra un altra volta, una detonazione scosse l'aria circostante, udimmo un boato provenire da est, guardammo tutti in quella direzione, e notammo un incendio sulla montagna vicina, le fiamme stavano lambendo una macchia erbosa sulla montagna, ma per grande fortuna della flora e della fauna circostante, il vento spingeva le fiamme verso nord, dove non c'erano altro che formazioni rocciose, e lasciavano stare gli alberi nelle vicinanze.
<< Cosa succede? >> chiese Brienne senza perdere tempo ad alzarsi ed a spingersi in avanti, purtroppo non passò molto tempo prima che il fumo ricoprì tutta la zona fino alla vetta della montagna.
<< Lì dovevano passare il team OMGA e il team DIKJ... dite che stanno bene? >> le parole uscivano dalla bocca di Julia con incertezza, io decisi di tirare fuori lo scroll per telefonare a Giada, ma mi accorsi che non avevo né il suo numero né quello di Amber.
La prossima volta lo avrei chiesto.
Ci radunammo tutti ai piedi del lago, abbastanza lontani dagli alberi in modo che la nostra vista non venisse coperta.
<< Cosa facciamo? >> Ilian indicò le fiamme << Dovremmo tornare indietro? Dite che hanno bisogno di aiuto? >>
Fu Marlee a prendere la parola << Si, credo che la loro incolumità sia prioritaria, dobbiamo solo trovare un sent- >> << Silenzio! >> urlò Ilian alzando la mano destra, come ad impartire a tutti un segnale per farci tacere.
Non fiatammo, anche se eravamo confusi, c'è chi non capiva cosa gli prendesse, c'è chi si chiedeva se aveva qualche problema, tipo me, mentre Marlee appariva indispettita per la brusca interruzione.
Il cacciatore tirò fuori l'arco ed incoccò una freccia, poi iniziò a girare su se stesso con studiata lentezza, per un attimo mi trovai nella sua traiettoria, Ilian si fermò, ebbi un brutto presentimento, e quasi urlai quando scoccò la freccia, cosa Deryck? E va bene: urlai, e lo feci come una femminuccia, e smisi solo qualche secondo dopo aver realizzato che la freccia non era indirizzata a me, ma ad un cespuglio vicino.
Mi girai di scatto, e vidi un corpo scuro di piccole dimensioni uscire da un cespuglio vicino ed accasciarsi a terra, la freccia gli era entrata nell'occhio ed era fuoriuscita dalla nuca.
Poco dopo il corpo evaporò, e di lui rimase solo la freccia che lo aveva ucciso.
Avevo appena assistito alla morte di un grimm.
<< Ion, indietro! >> ubbidii e indietreggia, e gli altri fecero altrettanto.
<< Come hai fatto a vederlo? >> chiese Julia << Ecco... è la mia semblance, non so bene come spiegarla ma, riesco ad avvertire la presenza di ogni forma di vita nelle vicinanze, e credimi... sono tante >> incoccò una seconda freccia e la puntò verso gli alberi << E quello di prima era un grimm ancora giovane.
Ilian doveva ancora finire di terminare l'ultima frase che già mi tremavano le gambe, ed il suo muoversi a destra a sinistra mi faceva presagire che eravamo circondati, circondati!
Fu allora che mi ricordai dell'ultima lezione del professor Oobleck, o almeno di un dettaglio da lui accennato in quella lezione: i grimm sono attratti da sentimenti negativi, e chi era lì, fra tutti noi ad avere tanti, tantissimi pensieri negativi?
Esatto, io, questi grimm ci dovevano aver seguito a debita distanza, altrimenti Ilian se ne sarebbe già accorto.
Sentii la gola diventarmi secca, non volevo morire, non per colpa mia, non adesso!
Ma subito dopo alla paura subentrò una finta sicurezza, ero circondato da cacciatori, beh più che altro aspiranti cacciatori, ci avrebbero pensato loro.
Cercai di farmi sicurezza, ma tornai a cagarmi addosso quando vidi una legione di occhi cremisi brillare fra gli alberi.
Marlee, a pochi metri da me, non condivideva il mio pessimismo, un sorriso eccitato le balenò sulle labbra mentre agitava le dita rivestite dagli artigli affilati.
Avete presente quando sapete esattamente cosa sta per succedere solo dall'espressione della persona accanto a voi?
Ecco, questo era il caso.
<< Ragazzi, formate un semicerchio! >> ci disponemmo frettolosamente a ventaglio, mentre gli occhi dei grimm si facevano sempre più vicini, e mentre io mi avvicinavo ad una violenta evacuazione.
Mi si fermò il cuore quando iniziò l'attacco, due beowolf fin troppo giovani e temerari si lanciarono contro di noi, il primo venne abbattuto in aria da una freccia di Ilian, il secondo si era lanciato su di me e se non fosse stato per l'intervento di Deryck mi avrebbe ficcato le poderose zanne in fondo al collo.
Accadde in un attimo, il grimm venne diviso a metà ed evaporò prima ancora di toccare terra, mi girai verso Deryck che mi dedicò uno sguardo di sufficienza come per dire “La prossima volta vedi da te”, lo ringraziai, e subito dopo uno sparo mi costrinse a voltarmi verso i grimm, un terzo giovane beowolf meno stupido degli altri aveva cercato di ritirarsi, ma una scheggia di ghiaccio lo aveva investito uccidendolo all'istante, scoprii subito che era stata lanciata da Ellen.
Le due gemelle avevano ciascuna due pistole, che tenevano puntate in direzione dei grimm.
<< Facile sparare fra gli alberi quando i tuoi proiettili non danno fuoco alle cose >> mugugnò Ashes, ricevendo una linguaccia da parte della gemella.
<< Ragazzi, ora parte l'attacco >> urlò Julia, stringemmo i ranghi, Ilian, Brienne e le gemelle puntarono rispettivamente arco, bazooka e pistole in direzione dei grimm.
Julia, Marlee e Deryck si portarono in avanti con le armi in pugno, fu una mossa istintiva che non ebbe bisogno di ordini, la strategia era semplice: loro resistevano all'impatto dei grimm mentre Ilian e le ragazze offrivano copertura.
Mi correggo: noi dovevamo resistere all'assalto!
Julia mi guardò e mi fece un cenno per invitarmi ad andare avanti, mi pentii immediatamente di non aver scelto una pistola o qualsiasi arma da fuoco.
Avanzai, e tirai fuori uno dei miei coltelli, la mano tremava e l'arma sembrava incredibilmente pesante.
Non ebbi il tempo di raccogliere le idee che partì la carica delle bestie, e assieme ad essa anche il fuoco di copertura dei nostri compagni, la prima linea dei grimm venne spazzata via da un proiettile di dust sparato dal bazooka di Brienne, mentre le file successive vennero martoriate dalle frecce di Ilian e i proiettili delle gemelle, che li trattennero giusto il tempo per permettere a Brienne di ricaricare e spazzare via un'intera ondata per la seconda volta.
Ma nel tempo in cui cercava di caricare il terzo proiettile i grimm ci furono addosso, vidi soltanto Julia impalarne uno con la sua lancia proprio sotto la gola, prima che un secondo beowolf, un altro giovanissimo esemplare, mi saltò addosso facendomi rovinare a terra con lui.
Mi sentii perduto e infilzai la lama nel molle ventre della bestia, sentivo il suo fiato fetido invadermi il naso ed il rumore delle mie costole che scricchiolavano sotto il peso del grimm, agii d'impulso e lo pugnalai più e più volte, la lama non aveva problemi ad infilarsi nella carne del mostro, tagliandola come burro.
Sentii la bestia afflosciarsi e morire, me la tolsi di dosso e tirai fuori la seconda lama, i miei occhi parevano voler uscire dalle orbite, e le mie pupille schizzavano a destra e a sinistra lungo tutto il campo visivo, avevo ucciso, avevo ucciso un grimm.
la situazione era cambiata radicalmente, non eravamo più divisi in due linee, ma ognuno era saltato da una parte all'altra costringendo i grimm a dividersi contro vari bersagli, e nessuno di loro stava avendo fortuna.
Sentii uno spostamento d'aria alla mia destra e schivai giusto in tempo, il muso di un secondo beowolf mi passò accanto senza sfiorarmi, non esitai e infilzai la lama nella sua testa, sentii uno scricchiolio, come di ossa, e vidi la punta della lama uscire da sotto la mascella.
Mi sorpresi di quella mia mossa, l'addestramento con Caesar stava già dando degli effetti?
Girai la testa a destra e a sinistra, ovunque i miei compagni affrontavano i grimm a modo suo, ma la maggior parte di loro era deceduta alle prime ondate, benché non ci fossero cadaveri a testimoniarlo.
Mi trovai davanti una terza creatura e sta volta pensai con lucidità, feci una finta per spingerlo verso a destra, ma il grimm non era giovane né stupido, intuì la mia strategia e mi artigliò il ginocchio, riuscii a tirarmi indietro scongiurando una ferita di grave entità, ma gli artigli raggiunsero la mia carne e lasciarono un graffio sanguinolento sul mio ginocchio.
Bestemmiai fra i denti e andai sulla difensiva, la bestia non mi dava tregua e non smettevo di indietreggiare, benché fosse un bestione in grado di travolgermi solo con il suo peso non mancava di astuzia, doveva essere lui a mettere me in difficoltà e non il contrario.
Saltai all'indietro per schivare una poderosa artigliata del grimm, sentii il ginocchio bruciarmi, ma la sensazione peggiori fu quando mi accorsi che non atterrai sulla terraferma: mi ero tuffato nel lago.
Rovinai a terra nello stesso momento in cui atterrai, e i due pugnali mi scivolarono dalle mani, non ebbi il tempo di realizzare cosa stava accadendo che il grimm mi fu addosso, sta volta si trattava di un grimm maturo, mi premette la zampa sul polso e sentii la pressione schiacciarmi lentamente il polso, mentre le sue possenti fauci si accingevano a chiudere la mia testa, l'altra zampa premeva sul mio petto incrinandomi le costole, stavo soffocando, la mia testa era intrappolata sott'acqua!
Un minuto prima eravamo disposti in due linee ordinate, e adesso il tutto era diventato una battaglia confusa, ideale per dei cacciatori che vogliono dividere i grimm, mortale per un incapace che non ha mai lottato!
I denti sfiorarono le mie guance, ma non si chiusero, sentii un forte tonfo e vidi la bestia rotolare alla mia destra, la mascella orribilmente deformata da un forte schianto, tirai la testa fuori dalla superficie del lago.
<< Tutto bene? >> trovai la figura di Brienne torreggiante su di me << Potrei stare meglio... >> << Non male come prestazione... ma i grimm devi affrontarli, non scappare da loro >> un sorriso tirato mi si formò sulle labbra << Certo, ovviamente, sai, l'emozione... >> credo che anche lei avesse capito che non ero sincero, ma non importava, mi bastava che quel coso fosse morto.
Mi girai verso il grimm, e vidi Marlee infilzargli gli occhi con gli artigli dei guanti, un flebile gemito venne emesso dal mostro prima di scomparire.
Sulla riva, gli ultimi grimm vennero finiti velocemente, vidi Julia sfilare la lancia dal collo di un ursa, mentre Deryck era seduto su un tronco con l'arma in spalla, la battaglia era finita, ed era durata pochi minuti, la tempesta era finita con la stessa velocità con cui era iniziata.
O almeno così speravo.
In lontananza vidi degli alberi crollare, qualcosa di grosso li stava abbattendo, qualcosa di molto, molto più grosso che un semplice beowolf o un ursa.
Ed anche gli altri se n'erano accorti.
<< I grimm di questa foresta sono impazziti... >> sussurrò Brienne per poi vedere la mia ferita << Posso? >> assentii anche se non ero certo su cosa intendesse, lei si chinò sul mio ginocchio e passò la mano sulla ferita, quando la levò la ferita si era rimarginata.
<< C-come? >> forse la mia mascella non toccò fisicamente a terra, ma credo che sarebbe l'espressione più adatta per descrivere cosa provai in quel momento << Semblance, curo le ferite leggere e sopratutto malattie e veleni... >> si rialzò << Ti ringrazio >> risposi << Anche se credo dovrò cambiare i pantaloni >>
Lei ridacchio, e ne fui felice, dopotutto riuscivo ad attaccare bottone << Comunque come prima volta che ti vedo in azione non sei così male, fifone >> fifone? << Prego? >> << Ho visto come evitavi quel grimm >> il suo sorriso era a metà fra l'affabile ed il beffardo, non le diedi torto, anche perché non l'aveva, al prossimo grimm probabilmente mi sarei nascosto dietro un albero.
<< Hai ragione >>
Ci riunimmo sulla riva, dovevamo pianificare in tempo, e su questo versante Marlee e Julia ci avevano preceduto << Allora, dobbiamo farci strada lungo la montagna e correre da loro >> propose Marlee << Hai ragione, non vorrei affrontare una seconda ondata di grimm solo in otto, e gli altri potrebbero essere in difficoltà >> concordò Julia.
Mi sedetti su un tronco, mentre le due parlavano sul da farsi io non la smettevo di guardarmi attorno, fu allora che notai un altro albero cadere, sta volta nelle vicinanze.
<< Cosa diavolo...è? >> chiese Marlee, nello stesso istante Brienne afferrò il bazooka.
<< Non ne ho idea >> rispose Ashes << Ma temo che sia qui per noi >>
Ilian iniziò a girarsi a sinistra e a destra, l'arco stretto nella mano, il suo “sesto senso” (così lo chiamavo) stava impazzendo, e questo significava una sola cosa: grimm.
Ci stringemmo in cerchio mentre nuovi occhi rossastri illuminavano il buio fra gli alberi, poi ne cadde un altro, uno molto vicino ai nostri team.
Credo che rimasi talmente terrorizzato da quella visione che non provai nemmeno l'impulso di scappare, quello che sembrava un gigantesco scorpione era emerso dal buio, scagliando a terra l'albero con l'enorme coda scura, il suo pungiglione giallastro arpionò l'albero e lo strappò dal posto, sradicandolo senza problemi, per poi emergere dalla foresta in tutto il suo mostruoso splendore.
<< Ragazzi... mi sa che questa volta sarà difficile >>
Se per loro quello che abbiamo affrontato prima era “facile”, allora io potevo considerarmi nella merda.
Non sapevamo come se la cavasse il team OMGA e quell'altro dal nome volgare.
Brienne mi toccò la spalla, e quando mi girai per guardarla mi porse i pugnali che avevo perso nel lago << Ti guardo le spalle, fifone >>.

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo X
 

Ricordo che la prima cosa che feci fu gettarmi a terra quando il bestione caricò contro di noi, vidi una delle sue possenti gambe sfiorarmi il viso prima che il suo corpo mastodontico passasse oltre e si schiantasse contro una fila d'alberi, vidi quei robusti tronchi venir gettati al vento come gracili bastoncini.
Nessuno di noi era stato ferito nell'impatto, ed il gruppo prese rapidamente posizione, Ilian e le gemelle non tardarono a bombardare il bestione con frecce e proiettili, ma la sua corazza le deviava come niente.
Brienne non ebbe il tempo di spare col bazooka che dovette deviare la mira per respingere una carica di grimm.
In breve ci ritrovammo stretti in cerchio come animali in trappola, ed il mio immancabile impulso a orinarmi addosso non tardò a farsi sentire.
Certe volte mi chiedevo se sia la paura o se soffro semplicemente d'incontinenza, perché credetemi, in ogni singola battaglia che si affronta il primo istinto che si prova è quello di liberare il corpo e scappare il più lontano possibile, ovviamente ciò non valeva per i cacciatori, ma io ero bel lontano dall'esserlo ed il lago vicino appariva come una piacevole via di fuga, se non fosse che farlo avrebbe significato dovermi separare dal gruppo, e preferivo mille volte starmene fra i miei compagni circondato da grimm che girare da solo per quella foresta, dove sarebbe bastato uno spiacevole incontro per porre fine alla mia effimera esistenza.
Come da stratagemma, le ragazza e Ilian fecero un lavoro eccellente nel respingere le prime ondate di grimm, mentre quei pochi che si salvavano finivano dilaniati dagli artigli di Marlee, impalati dalla lancia di Julia o tagliati a metà da Deryck, che muoveva l'alabarda con lo stesso trasporto con cui si muove una penna sul foglio.
Peccato che c'era un problema: uno scorpione gigante che nel frattempo si era voltato verso di noi, sta volta Brienne riuscii a colpirlo con un proiettile a base di Polvere elettrica, ciò non fu sufficiente ad abbatterlo ma ci fece guadagnare tempo.
<< C'è bisogno di una o due persone che tengano a bada lo scorpione, gli altri pensino ai pesci piccoli! >> decretò la sfregiata dopo aver abbattuto un beowolf di medie dimensioni.
<< Volontari? >> nessuna risposta << Sarebbe questione di vita o di morte! >>
Ottenne in cambio un sospiro, e Deryck si fece avanti con alabarda alla mano << Sicuro? >> << Non molto >> ma malgrado la risposta non tardò ad avvicinarsi allo scorpione, e benché la stazza del grimm lo facesse sembrare minuscolo come un granello di sabbia, Deryck non sembrava affatto turbato, ma neanche eccitato, no, come al solito, aveva l'espressione di chi sta osservando la tinteggiatura di un muro bianco.
Marlee avanzò assieme a lui << Tu tienilo occupato, io provo a colpirlo ad aggirarlo e colpirlo dove meno se l'aspetta, puoi farcela? >> Deryck annuì senza distogliere lo sguardo dal bestione, fece roteare l'alabarda come per invitare la bestia ad attaccarlo, la ragazza invece sorrise, il combattimento non la spaventava affatto, anzi, sembrava eccitarla.
Meno eccitato era il sottoscritto, che assieme a Julia cercavo di contenere gli attacchi di grimm, o sarebbe più appropriato dire che cercavo di mostrare di cercare di contenerli, perché alla fine passavo più tempo ad evitarli che non a distogliere l'attenzione dagli altri.
Tattica vergognosa? Si non lo nego, ma capirete che se la scelta era essere sbranato da un grimm allora ho ben poco di cui pentirmi, e se non siete ancora convinti, allora mettetevi nei miei panni: prendete due grosse pentole e correte nella foresta più vicina a sbatterle con forza, e quando un grimm spunterà fuori per mangiarvi voglio vedere se non gli getterete addosso pure vostra madre!
Uno di quei mostri si avvicinò a me più del dovuto, ma la lancia di Julia fu più veloce e lo infilzò in pieno petto, stroncando la sua vita in un attimo.
Per fortuna erano pochi i grimm che riuscivano ad attaccarsi, Ilian, Brienne e le gemelle riuscivano a respingerne intere orde grazie a frecce e proiettili imbevuti di Polvere, e quando si prendevano un attimo per riposare entrava in gioco Brienne spazzandone via cariche intere con colpi di bazooka.
Per Marlee e Deryck la situazione era più complicata, il coniglio nero caricò a testa bassa contro il grimm rischiando di farsi prendere da una delle possenti chele, ma fu svelto nel gettarsi a terra e scivolare sul terreno sotto al grimm, gli finì sotto e premette la lama di picca contro il suo ventre, lo scorpione ferito non tardò a ritrarsi scattando all'indietro e tentare di infilzarlo, al che Deryck si rialzò e saltò via in tempo per schivare il colpo.
A quel punto disegnò un arco con l'alabarda, abbassandola con tutte le sue forze contro la chela del deathstalker, il suono del metallo che cozzava contro la corazza del grimm giungeva fino alle nostre orecchie, il fauno abbatteva l'arma sulle chele del mostro come un fabbro che tempra un'arma, purtroppo il rivestimento osseo non era penetrabile dall'alabarda di Deryck, ed il grimm ben si guardava dall'esporsi.
Ma il fauno lo sapeva, lo sapeva e sapeva che il grimm non si sarebbe accorto dell'inganno, lo scorpione si sbilanciò e quasi cadde quando una delle sue gambe venne amputata di netto da Marlee, la ragazza urlante si scagliò in avanti pronta ad amputare una seconda gamba, ma il deathstalker malgrado l'immensa mole si spostò velocemente allontanando la cacciatrice, a quel punto sollevò la coda, non la infilzò ma la colpì in volo, scagliandola contro un albero, temetti che sarebbe rimasta spiaccicata come una mosca, ma dimenticavo che era una cacciatrice.
La ragazza si girò in aria e atterrò contro l'albero con i suoi sulla corteccia, si piegò sulle ginocchia mentre il tronco dell'albero si fletteva e sembrava sul punto di spezzarsi sotto tutta quella pressione, fino a quando Marlee si lanciò in aria con uno slanciò incredibile, vidi la sua sagoma proiettarsi con velocità impressionante verso il grimm.
Nel mentre Deryck non era stato con le mani in mano, si era ritrovato a fronteggiare quel bestione da solo, si muoveva con una velocità fuori dal comune e resa ancor stupefacente dal fatto che si muovesse impugnando la pesante alabarda, schivò agilmente gli attacchi del grimm fino a quando questi non riuscì a circondarlo con le proprie chele, a questo punto la sua coda scattò contro il fauno, temetti il peggio, ma fu allora che conobbi la semblance di Deryck.
Prima che la coda lo attraversasse da parte a parte, il fauno alzò l'alabarda verso l'alto, vidi il metallo deformarsi e rimodellarsi sotto un'altra forma, quando la coda color oro dello scorpione giunse a destinazione, incontrò la resistenza di uno spesso scudo metallico, Deryck lo teneva su con entrambe le mani, le sue braccia non sembravano neanche tremare sotto la pressione del pungiglione, ma la coda iniziò lentamente a forare il metallo, poi una parte di essa riuscì a trapassare lo scudo, ma fu proprio prima che potesse colpire il fauno Marlee saltò contro il grimm, i suoi artigli metallici incontrarono la spessa coda del grimm.
Accade tutto in un attimo, prima Deryck era sul punto di essere infilzato, e adesso la coda del deathstalker era a terra inerme, ed il suo proprietario lanciò uno stridulo ruggito di dolore, mentre Marlee atterrava Deryck non si fece sfuggire l'occasione, lo scudo tornò alabarda e si lanciò contro l'avversario ferito, arrivò a pochi centimetri dal suo viso e scattò verso sinistra, amputando di netto prima la chela e poi una seconda gamba.
Il grimm, privo dei tre preziosi arti, vide il proprio equilibrio pesantemente compromesso, si sbilanciò cadendo verso sinistra, ciò fu sufficiente per scoprire il ventre privo di esoscheletro della creatura, il fauno non perse tempo, ed ignorando la chela rimanente dell'abominio, affondò l'alabarda nel suo ventre e aprì un grande squarcio nell'addome.
Quando Marlee arrivò a dargli manforte ormai la bestia si era spenta ed aveva iniziato il rapido processo di evaporazione, mentre poco più in la Ellen aveva congelato le zampe di un imponente beowolf, che Julia non aveva esitato e finire con un colpo secco della lancia.
Il sottoscritto stava riprendendo fiato, schivare orde di grimm può rivelarsi molto più faticoso di quanto non sembri!
Terminata l'esistenza del deathstalker, Deryck e Marlee si aggiunsero a me e Julia nei respingere i grimm attaccanti, e non ci volle molto tempo prima che i grimm rimanenti venissero annientati dall'azione combinata nostra e delle armi da tiro dei nostri compagni di squadra, gli assalti cessarono e quei pochi grimm rimasti tentarono la fuga fra gli alberi, incalzati da un'intensa pioggia di proiettili e frecce.
Quando l'ultimo di loro cadde sotto i proiettili di Ashes, quei pochi mostri rimasti erano fuggiti fra gli alberi, ma se pensate che la situazione fosse migliorata, vi sbagliate di grosso.
Nel mentre che stavamo lottando contro i grimm, il vento si era spostato, aveva iniziato a soffiare verso di noi, e l'incendio sulla montagna dapprima contenuto ora scendeva verso il basso, iniziando a lambire gli alberi vicini, ne vidi qualcuno venire abbattuto, pensai che forse Max od Orion stavano cercando di arginare l'incendio abbattendo gli alberi nelle vicinanze, oppure Ivan era entrato in uno dei suoi momenti di follia e se l'era presa contro quei poveri arbusti.
Sperai nella prima opzione.
<< Dobbiamo raggiungerli, posso spegnere le fiamme! >> gridò Ellen indicando l'incendio, il fumo si stava dirigendo verso di noi, non ci avrebbe raggiunto presto, ma ci bloccò ben presto la vista della montagna.
<< Sono lontani, ma se ci muoviamo possiamo intervenire prima che le cose degenerino... no, non siamo abbastanza vicini >> sentenziò Marlee << Veramente, un modo ci sarebbe >> ci voltammo all'unisono verso Julia, la quale si fece subito indietro come avvertì li sguardi di ben sette persone concentrati su di lei.
<< S-si ecco, avrei un piano, ma avrei bisogno che vi avviciniate tutti a me... e che vi prepariate ad un bel volo >> Ilian la guardò con fare interrogativo << Puoi farci volare? >> chiese l'arciere << … Più o meno >> << Direi che può bastare! >>
Ci stringemmo tutti attorno a lei, gli occhi di tutti puntati verso la montagna in fiamme, e man mano assumemmo tutti delle posizioni di lancio... tutti tranne me si intende.
<< In ogni caso hai fatto un bel lavoro, fifone >> mi girai, Brienne era lì accanto a me << Lo so lo so, non dovrei schivare e basta >> il mio partire prevenuto le strappò una piccola risata << Oh no non preoccuparti, dovevi tenerli lontani e ci sei riuscito egregiamente... anche se non nel modo che ci si aspetterebbe, comunque, dovresti spingere la gamba destra più in avanti >> seguii il consiglio << Così? >> lei annuì << Si, adesso alza il gomito >> non feci in tempo che sentii la voce di Julia << Pronti? >> << No! >> << Via! >> la ragazza aprì le mani in direzione del terreno e spalancò le dita, sentii una violenta spinta provenire da sotto i miei piedi, una corrente d'aria, non ebbi il tempo di realizzare appeno cosa stava succedendo che mi trovai proiettato in aria.
Urlai, ma le mie urla si persero fra quelle degli altri, anche se a differenza delle loro urla eccitate e divertite, le mie erano più urla di terrore, terrore perché ero a vari metri da terra e perché non avevo la benché minima idea di quale fosse la giusta “posizione da lancio”, e mentre loro sarebbero atterrati in piedi io mi sarei spiaccicato contro qualche corteccia.
Ma per mia fortuna, mentre il mio corpo roteava a mezz'aria, venni salvato dalla provvidenza, provvidenza giunta a me sotto forma di fauno dalle orecchie di coniglio, e ovviamente non intendo Deryck.
Mi prese in braccio, per la seconda volta da quando la conoscevo, e atterrò in piedi, dando vita ad una seconda scena principessa-principe, ovviamente il principe non ero io.
<< Mio eroe... >> le sussurrai << Non è divertente >> rispose lei alzando gli occhi al cielo << Si direi che non lo è- AHH! >> urlai come un assatanato quando vidi un beowolf caricare contro di noi e saltarci addosso, temetti che Brienne mi avrebbe usato come arma impropria, o peggio, che mi avrebbe lanciato fra le fauci del grimm per salvarsi la vita, gesto molto poco carino ma che chiunque -me compreso- avrebbe fatto più tosto che lasciarsi sbranare assieme all'idiota che stava salvando.
Fortunatamente non si avverò nessuna di queste mie previsioni: quando il grimm fu sul punto di atterrarci addosso quando una mazza chiodata si abbatté su di lui sfracellandogli il cranio in un solo secondo, inorridii quando non pochi schizzi di “marmellata di grimm” mi finirono addosso, e credo che Brienne abbia provato la medesima sensazione.
<< Spero di non aver interrotto qualcosa >>
Il nostro misterioso soccorritore si rivelò essere Max, io e Brienne tirammo un sospiro di sollievo, eravamo atterrati proprio dove volevamo arrivare, malgrado la distanza ed il fumo.
<< No >> rispose secca Brienne prima di lasciarmi cadere sulla morbida terra.
<< Come vanno le cose qui? >> chiese, Max scosse la testa << Teniamo duro, ma siamo costantemente sotto attacco, per non parlare dell'incendio >> << Cosa è successo? >> chiesi << Quel Jack... sapete, una spada di fuoco può essere molto figa come arma, ma non lo è se la usi in una foresta! >> concluse la frase aprendo le braccia ed indicando gli alberi in fiamme << Cosa? Lo ha scatenato un membro del team DI-... insomma, di quel team? >>
Max annuì << Si, dice che è stato un errore... un errore che per poco non ci uccideva soffocati! >> concluse la frase con un moto di stizza, decisi di cambiare l'argomento della discussione << Loro cosa stanno facendo in questo momento? >> << Tengono a bada i grimm come possono, ma questo incendio complica la situazione!... Più tosto, come avete fatto ad arrivare qui? >> << Lunga storia >> risposi prima di rialzarmi << Dove sono gli altri? >>
Max indicò verso nord, dove potevo vedere gli alberi inclinarsi e cadere, probabilmente sotto i colpo dei grimm o dei due team che cercavano di frenare l'incendio.
<< Faremo meglio a raggiungerli >> affermò Brienne, io e Max le corremmo dietro quando lei si avviò a nord con il bazooka in pugno, fu allora che tutti i nostri team si riunirono in un unico punto, i grimm attaccano alla cima della montagna caricando contro di noi, ma da otto cacciatori adesso eravamo passati a sedici, non ci fu storia.
La primi che vidi fu Gaia, un nevermore le si era lanciato contro in picchiata, lei non ne fece una piega e lanciò uno dei suoi dischi in direzione della creatura, il filo si avvolse intorno all'ala del nevermore impedendogli di muoversi, fino a quando il disco non finì di arrotolarsi attorno all'ala ed il metallo incontrò la carne del grimm, vidi l'ala staccarsi di netto ed il suo proprietario precipitare a terra fra strilli acuti.
<< Vi state dando da fare vedo... >>
<< Ion! Alla buon'ora >> come il volatile si schiantò al suolo, Amber si diresse verso di lui e pose fine alla sua esistenza con un colpo trasversale al collo della creatura, l'uccellaccio venne decapitato e la sua testa rotolo fino ai miei piedi.
Repressi un conato prima di allontanarmi, la testa evaporò davanti a me, non potei fare a meno che fissare i suoi occhi senza vita fino al momento dell'evaporazione.
<< Bel colpo sorella! >> le due si batterono il cinque, mentre il sottoscritto tentava invano di reprimere un conato di vomito, se pensate che col tempo mi abituerò alle teste mozzate vi sbagliate di grosso, quel collo flaccido da cui esce sangue, quegli occhi senza vita come un pesce strappato via dall'oceano e lasciato essiccare contro uno scoglio, e quella bocca aperta in un'espressione di agonia da cui proviene un alito tutt'altro che gradevole... non posso fare a meno di vomitare ogni volta che ne vedo una!
Ricordo ancora di quella volta che un malvivente tentò di prendermi alle spalle, allora ero diventato un cacciatore eccelso ma non troppo, mi girai col coltello in pugno per fermare la sua lama... ma colpii troppo in alto e con troppa forza, finii per staccargli la testa e passai cinque notti insonni a ricordare i suoi occhi color fango che guardavano il vuoto mentre la sua testa rotolava sul pavimento sporco fra schizzi di sangue e bava.
<< Siamo qui da ore a contenerli, ormai dovrebbero aver capito che non c'è niente per loro, sopratutto ora che siete arrivati >> più in là vidi Orion farsi strada verso di noi, la sua ascia era stata trasformata in un fucile da cecchino, ed a giudicare dalla sua faccia direi che lo stava adoperando da molto tempo.
<< Per fortuna il vostro arrivo li sta facendo desistere >> concluse Orion << A proposito, bel volo! >>
<< Si, temo che non lo dimenticherò mai, specialmente l'atterraggio, ma almeno l'emergenza è fin- >>
<< TU! >> un urlo furioso alle mie spalle mi costrinse a voltarmi, fu allora che lo vidi, sgranai gli occhi e corsi all'indietro quando notai la massiccia sagoma di Ivan caricare contro di me, fu velocissimo e mi ebbe quasi in pugno, per fortuna la mia vita non era destinata a concludersi quel giorno.
Vidi Giada protendere le braccia verso di me e Ivan, e prima che il bestione potesse travolgermi, il tempo parve rallentare, Ivan era davanti a me ed avvertivo il suo movimento, ma sembrava lento, immobile, lontano miglia e miglia.
Fu allora che vidi Amber accostarsi alla mia destra ed afferrarmi la manica, compiendo un movimento che parve durare un'eternità, poi, come se il tempo fosse tornato a scorrere all'improvviso, mi tirò via spostandomi dalla traiettoria di Ivan prima che il suo grosso corno biancastro mi sfondasse il viso, lui parve accorgersene troppo tardi, quando si trovò davanti uno spesso albero d'abete, tentò di fermarsi ma non fece in tempo, e si schiantò contro il tronco dell'albero.
Vidi l'arbusto inclinarsi e cadere, con il corpo del gigante avvinghiato alla corteccia.
Per fortuna distava dalla colte di alberi in fiamme, ed il vento era tornato a soffiare verso nord salvandoci dal rischio di soffocamento.
Mentre il gigante bestemmiava fra i denti (sempre che non se li fosse rotti), vidi Ellen correre verso gli alberi avvolti dalle fiamme accompagnata da Brienne.
<< Ok, possiamo spegnergli! >> urlò la gemella prima di puntare le pistole contro la fauna in questione, iniziò a girare una specie di levetta presente su di esse e fece fuoco contro di essi, vidi i vari arbusti venir ricoperti da uno folto strato di brina uno per uno, spegnendo le fiamme all'istante.
Notai le figure dei grimm in mezzo agli alberi, si guardavano attorno con espressioni arcigne, avevano subito troppe perdite, e vedere il numero degli avversari aumentare aveva fatto capire anche ai più giovani che l'attacco era da considerarsi sospeso, Orion lì notò a sua volta e disperse i grimm rimasti a colpi di fucile, vidi le loro sagome cadere prive di vita mentre gli altri scappavano, svanendo fra la macchia erbosa.
<< Cosa... è successo? >> chiesi a Giada in un misto di meraviglia e stupore << La mia semblance: posso rallentare il tempo ma solo attorno a me per almeno cinque minuti... molto utile quando corri per strada per la fretta e rischi di essere investita >> concluse la frase ridacchiando timidamente per poi grattarsi la nuca << Si, credo abbia un suo perché! >> rise di nuovo, poi il viso assunse un'aria curiosa << A proposito, quale sarebbe la tua semblance? >>
Mi morsi la lingua per essermi cacciato in quel guaio, potevo dire di non averla, ma ciò sarebbe stato sospetto, troppo sospetto per uno studente della Beacon, per mia fortuna, Ellen accorse verso di noi interrompendo la discussione, continuai a ringraziarla mentalmente fino alla settimana seguente.
<< Fatto! >> strillò la bianca quando, dopo una decina di minuti passati a sparare agli alberi riuscì finalmente a domare l'incendio.
<< Grazie, l'incendio è spento e finalmente quelle bestie hanno smesso di attaccarci >> commentò il leader del team OMGA prima di lasciarsi cadere all'indietro e sedersi sopra un tronco d'albero, Brienne aveva supervisionato il lavoro di Ellen, mentre i vari membri dei team si erano radunati tutti in quella zona lì.
Quindi anche il team DIKJ...
Mi sentii da prima perduto quando vidi Ivan alzarsi da terra (era rimasto sopra quel tronco abbattuto per tutto il tempo impiegato da Ellen per spegnere i fuochi, il che rafforza la mia tesi sull'essersi cavato un dente) con un ampio pezzo di corteccia infilato sul corno, sospirai sollevato quando lo vidi fermarsi con aria stizzita prima di caricarmi, e infine mi sentii morire dentro quando Drake fece la sua apparizione accompagnato dagli altri due fenomeni da baraccone.
Arretrai d'istinto, benché avessi imparato sin dalla più giovane età da stare lontano dalle persone grandi e grosse, e benché Drake non rientrasse minimamente in quella categoria, il solo vederlo avvicinarsi bastava a farmi gelare il sangue ed a far affiorare l'istinto di farmela addosso più forte che mai.
Il suo modo di tenere le mani dietro la schiena come un vecchio signore, e il suo ghigno pallido sul viso grigiastro era un presagio di sventura, e dubito di essere l'unico a sentirsi a disagio con quell'essere davanti.
Jack e Kojo gli camminavano ai fianchi, il primo con un'aria corrucciata, mentre nella mano destra stringeva l'impugnatura di una spada, ma non vedevo la lama da nessuna parte.
Julia sembrò avvertire questo mio disagio e fece per parlare, ma Drake la anticipò, accompagnando l'inizio della frase con l'alzata della mano destra, come un politico che cerca di ipnotizzare la platea.
Aggiungiamo a questo bel quadretto il suo camice da scienziato pazzo, e capite quanto fosse sgradevole averlo davanti per il sottoscritto << Vedo che avete fatto un ottimo lavoro a spegnere l'incendio, da parte mia credo che abbia respinto l'ultima di quelle bestiacce >>
Camminò in avanti facendo una breve pausa << E ribadisco di essere dispiaciuto per l'incidente di Jack, ed è dispiaciuto anche lui, vero Jack? >> si voltò verso di lui, il compagno di squadra gli rispose sbuffando e mormorando un “Si, tantissimo” meno convincente di un grimm che fa le fusa.
<< Ah, e noto che sono arrivati i rinforzi >> puntò lo sguardo su di me nel pronunciarlo, mi imposi di non tirarmi indietro, di non arretrare davanti a tutti, era un gioco di apparenze, non dovevo provocarlo, né però potevo rivelare la mia debolezza davanti a tutti.
Imparai presto ad odiare quel ghigno maligno, e molte volte sognai di cancellarglielo dal viso a suon di pugni sulle labbra, si sa, i sogni sono spesso un'espressione dei nostri desideri, ed il mio era un grande, grandissimo desiderio.
<< Quindi siamo ufficialmente fuori pericolo? >> chiese Marlee facendosi avanti, lei e Orion, da bravi capisquadra, si erano arrogati il compito di conferire con Drake, compito che tutti noi accettammo tacitamente.
Drake rispose annuendo << Si, e da quel che vedo, dubito che attaccheranno di nuovo, i grimm sembrano bestioni senza cervello, ma sanno imparare e comprendere, e in questo momento hanno compreso e imparato che attaccare sedici cacciatori assieme si traduce in una morte orribile >>
Jack si lasciò sfuggire una risata, subito placata da uno sguardo accusatore di Drake, mentre Ivan si stava facendo aiutare da Kojo a sfilare quel pezzo di corteccia dal corno.
Orion e Marlee non commentarono questo suo umorismo, sempre se il suo intento era quello di far ridere, cosa di cui il sottoscritto dubita fortemente.
Sta volta fu il primo a prendere la parola << Allora direi che possiamo terminare il giro, sperando di non fare altri brutti incontri, obiezioni? >>
Nessuna obiezione << Perfetto, mettiamoci in marcia! >>

Julia non volle ripetere il grande salto in discesa, ed a tratti la capisco, ma dal momento che nessuno era intenzionato a tornare a piedi sul punto, decidemmo di procedere assieme al team OMGA e al team DIKJ, del resto se c'erano dei grimm nel luogo in cui eravamo diretti, probabilmente li avevamo uccisi lì al lago.
Infatti, il viaggio si rivelò tranquillo, fatta eccezione per la costante presenza di Drake, se i suoi scagnozzi, così come arrivai a definirli, se ne stettero buoni e tranquilli durante la camminata (tralasciando le colorite imprecazioni di Ivan per il dolore al collo ed i coloriti insulti di Jack a chiunque gli ricordava di che usare una spada infuocata in una foresta non era una buonissima idea), il loro capo non perse occasione per far sentire la sua presenza, ricordandomi senza dirlo esplicitamente che ero sotto tiro, ciò contribuì a rendere il viaggio più lungo di quanto non fosse, se non altro la presenza dei miei compagni mi infondeva un briciolo di sicurezza, specie la presenza del grande coniglio nero comunemente conosciuto come Deryck.
Ma fui di pessimo umore per tutto il ritorno, e non scambiai parola né con i miei compagni, né con Brienne, Giada, e i membri dei rispettivi team e del mio.
Mi sentii al sicuro solo quando tornammo a Vale e infine alla Beacon, a fare rapporto ad Ozpin, fu allora che, dopo aver congedato con i dovuti complimenti con il nostro e gli altri team, ci invitò nel suo ufficio per il giorno seguente, dopo le lezioni.
Per l'occasione ci aveva invitati tutti nel suo ufficio, non poteva di certo fare una cerimonia per un singolo team, ma ritenne opportuno, se non altro, complimentarsi di persona per il nostro risultato.
Una spessa scrivania ci separava dal preside di Beacon, che a dirla tutta sembrava più sciolto di noi, nel senso che i miei compagni erano ritti in piedi e impettiti come un militare dopo che gli è stato ordinato di scavare una latrina da campo.
Julia si stava torturando i capelli dal nervosismo, Ilian era rigido come una tavola da stiro, Deryck non fiatava, ed io... respiravo.
Che volete? Non mi ricordo quale fu la mia reazione del momento, mamma mia che impiccioni!
<< Ragazzi, posso dire di essere soddisfatto e orgoglioso per la prova da voi svolta, la signorina Lewis ha riportato tutto ed ha evidenziato con mio sommo piacere come, nonostante le difficoltà improvvise da voi riscontrate, siete riusciti a mantenere la situazione sotto controllo, malgrado il piccolo incendio che però non è opera vostra né lontanamente imputabile al vostro operato, ovviamente i miei complimenti vanno anche ai team OMGA, MEAB, e... >> lasciò in sospeso la frase, un preside non poteva proferire un nome simile e ci lasciò intendere a chi fossero rivolti i "complimenti"
Inoltre, solo allora capii che Marlee era stata informata della missione sin da subito, forse era l'unica di tutti noi a saperne i dettagli già da prima...
<< Con cui mi sono già complimentato di persona >> chiuse infine il preside.
Si schiarì la voce e nello stesso istante Julia ebbe un sussulto.
<< In base a quanto mi è stato riportato, ho avuto modo di decidere chi di voi meriti il titolo di caposquadra, scelta concordata anche con le professoresse Goodwitch e Peach, ed i professori Port e Oobleck >>
Si prese una pausa prima di soffermare il suo sguardo su Julia, la sentii sussultare una seconda volta << Signorina Vindr, i miei complimenti, da oggi sarete la caposquadra del team JIID >>
La vidi lottare per non mettersi a urlare di gioia, poi il preside proruppe in un applauso contenuto, ben presto imitato da me, Ilian e Deryck.
Finito l'applauso lei gli rispose << Vi ringrazio! >> quasi urlò mentre faceva un piccolo cenno con la testa << Prometto che farò del mio meglio per non farvi pentire di questa scelta! >> sentivo l'entusiasmo trasudarle da tutti i pori, e sono certo che anche il preside lo sentì quel giorno.
Dopo aver lasciato il suo ufficio, Ilian propose di andare a festeggiare, Julia e Deryck furono d'accordo, e lei chiese quale orario poteva andare bene per tutti, io risposi che potevo andare la sera, mentre per il resto del giorno sarei stato altrove, ci demmo così appuntamento alla bancarella degli udon gestita da quel vecchietto che sembra gestire infinite attività.
Fissato l'incontro li salutai tutti e tre e mi avviai fuori dal campus, Caesar mi attendeva per l'allentamento, ed ora che avevo superato una prima prova, ero certo che ci sarebbe andato più pesante del solito.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI

 

Un urlo agitato seguito da un tonfo concluse lo scontro, quando uno studente non molto preparato venne scagliato fuori dalla piccola piattaforma su cui si tenevano gli scontri d'allenamento e si schiantò su un paio di sedie vuote.
Il poveraccio in questione era un membro del team CRDL, conosciuto anche come team Cardinal, ovvero il team capitanato da quel bulletto di Cardin, mentre il vincitore era una ragazza bionda dal seno prosperoso, Yang Xiao Long.
Detta anche “La maggiorata”, da chi? Beh, da chiunque parlasse di lei in sua assenza.
Avevo da poco capito che lei era la sorella di Ruby Rose, ovvero la stessa ragazza che il primo giorno avevo beccato a scaccolarsi il naso con la diligenza degna di un neurochirurgo.
Dopo l'ennesima acclamazione, la ragazza prosperosa scese dal palco per dare il cambio per il prossimo scontro, vidi salire un ragazzo dai capelli dorati, si riconoscevo anche lui, Jaune Arc, detto anche “L'imbranato”, indipendentemente dal fatto che fosse presente o meno.
Ed il soprannome non poteva essere più azzeccato di così, era seriamente un imbranato, nonché il sacco da boxe preferito di Cardin, per tutto l'anno scolastico quel poveretto le aveva prese ad ogni singolo incontro a cui aveva partecipato, sinceramente avevo non pochi dubbi sui motivi della sua presenza a Beacon.
Non per volerne male a Jaune, ma diciamocelo, era, se possibile, più impreparato di me sul piano pratico, un asino su quello teorico, e... un incapace in tutto il resto.
Sulle prime pensai che fosse entrato a Beacon allo stesso modo del sottoscritto, ma dovetti presto ricredermi, io se non altro avevo una grande agilità, ero furtivo, scattante!
Jaune invece... niente, non era agile, non era forte, non era furtivo, non era intelligente.
Era una persona impacciata, lenta, scoordinata e maldestra, quindi non sapevo spiegarmi il perché si trovasse a Beacon, almeno finché non scoprii che apparteneva ad una famiglia di rinomati cacciatori, allora l'unica teoria plausibile era che mammina e papino (in questo ordine preciso) avessero fatto leva o sulla fama o sui soldi per convincere il preside ad accoglierli, anche se non sarebbe stato un comportamento che mi sarei aspettato da Ozpin.
Ma non fraintendete! Non disprezzo il povero Jaune tutt'altro, trovavo la sua presenza a Beacon confortante, quando ero entrato lo avevo fatto con la consapevolezza che sarei partito come il peggior studente dell'accademia, invece adesso avevo la certezza di essere il secondo studente peggiore di tutta la scuola!
Non che sia una cosa di cui ci si debba vantare, ma per i miei standard era fantastico.
Quando vidi Ivan prendere posizione sulla piattaforma non ebbi dubbi sul risultato dello scontro, ok, non li avrei avuti indipendentemente dall'avversario, del resto si parlava di Jaune.
Non c'è molto da dire su come andò il combattimento, quindi ve lo riassumerò in questi passaggi: Ivan si scrocchia le dita e ghigna consapevole di avere davanti una preda facile, Jaune arretra tenendo alto lo scudo, Ivan si avvicina e tira un calcio sullo scudo talmente forte da scagliare l'avversario in mezzo al pubblico, Jaune si schianta per terra e piagnucola mentre l'indicatore della sua aura va in rosso, Ivan ghigna trionfante mentre scende dalla piattaforma.
Fine.
Jaune venne così aiutato ad alzarsi dai suoi compagni di squadra e portato in infermeria mentre la Goodwicht sistemava i danni causati dal suo lancio.
Erano passati tre mesi dalla fatidica prova, tre mesi dove il sottoscritto era stato tartassato dal duro allenamento di Caesar, se mi sembrava spietato prima della prova, dopo divenne ancora peggior, quando tornavo la sera il mio corpo era tutto un dolore, le mani gonfie e le braccia piene di graffi, spesso provocati dalle cortecce degli alberi con cui Caesar mi portava spesso a sbattere.
Ma se non altro, c'era una traccia di progresso in tutto questo, anche se non mi sarei ancora definito in grado di competere con gli altri studenti.
Riguardo i miei compagni, adesso eravamo un team a tutti gli effetti, JIID, questo era il nostro nome.
Detto anche... JIID, si, a differenza di molti altri nomi il nostro non faceva riferimento ad una parola vera e propria come Ruby per il team RWBY, Omega per il team OMGA, e via dicendo, JIID non significava assolutamente niente, non che me ne fosse mai importato!
Ozpin quando ci comunicò i nomi ci informò che le scelte più gettonate (secondo quale criterio non l'ho ancora capito) erano JIID e JIDI, scegliemmo il primo visto che il secondo sembrava una citazione a qualche vecchio film considerato famoso ma che in realtà non se lo fila più nessuno.
I nostri rapporti con il team OMGA e MEAB erano sostanzialmente migliorati, si può dire che fra i nostri tre team fosse nato uno stretto rapporto di complicità, con il team DIKJ le cose erano differenti.
Drake non aveva smesso di tenermi sotto tiro, ovunque fossi lui od uno dei suoi tirapiedi così come li definivo era presente, non avevano ancora cercato di parlare con me o di aggredirmi, questo perché mi vedevo bene dallo stare da solo, ma non avete idea quanta ansia provassi ogni volta che andavo in bagno, temevo di vederli spuntare da dietro la porta da un momento all'altro!
Mi sentivo osservato, anzi, ero osservato e ne ero certo, come ero certo che alla prima occasione Drake mi sarebbe piombato addosso e il corpo del sottoscritto sarebbe stato trovato il giorno dopo in qualche cassonetto con la faccia parzialmente divorata da qualche grosso roditore.
Per il resto, Drake si comportava da studente modello, eccelleva nella teoria e non se la cavava affatto male nella pratica, quando non cercava di avvicinarsi a me o non mi lanciava sguardi minacciosi era uno studente pressoché perfetto!
E parlando di scuola, in questo momento eravamo a lezione dalla Goodwicht, la quale dopo tre mesi aveva imparato a sopportare, se non addirittura tollerare la mia presenza.
Le sue lezioni erano perlopiù allenamenti pratici, durante le sue ore gli studenti salivano due a due su una piattaforma e se le davano di santa ragione fino a quando l'aura di uno dei due contendenti (il cui stato veniva mostrato al pubblico tramite uno schermo) scendeva ai minimi livelli, ovvero al “livello rosso”.
Secondo il regolamento adottato in occasione dei duelli e dei tornei ufficiali per cacciatori, una volta che l'aura scende a quel livello, il contendente in questione è considerato sconfitto, in questo modo si limita la possibilità che qualcuno possa rimanerci secco, anche se non ho mai capito come, in dei tornei dove la gente se le da di santa ragione con armi vere nessuno sia ancora rimasto ucciso!
Ovviamente, non l'ho mai capito perché ho sempre evitato di parteciparvi, rischiare la vita per soldi contro qualche grimm infuriato? Bene, mi dica la somma e ne parliamo, rischiare la vita o qualche arto in un torneo con altri cacciatori armati fino ai denti solo per fare a gara a chi c'è l'ha più lungo? No grazie!
Neanche per denaro rischierei di mettermi contro altri cacciatori.
Cosa? Dici che giusto qualche capitolo fa ho detto di essere diventato un cacciatore temibile? Beh forse ho esagerato... per carità ci so fare! Ma preferirei combattere contro cento grimm che contro un solo cacciatore!
E se i tornei hanno una lauta ricompensa dici? Beh, ti rispondo dicendo che la mia avidità finisce dove inizia il buonsenso.
Ma torniamo alla mia storia, maledetto Deryck riesci sempre a farmi perdere la strada!

Ivan era appena sceso dal piccolo palco, vincente ma non trionfante, dopotutto aveva battuto Jaune, nulla di che praticamente.
Gli scontri che seguirono videro degli studenti presi a caso contro altri studenti presi a caso, rigorosamente di team diversi.
Vidi la Regina di Ghiaccio affrontare una ragazza coniglio (Ve l'ho detto! Quei dannati sono ovunque!), il fauno non ebbe molta fortuna e dopo cinque minuti scarsi era già al tappeto, dopo vidi Amber affrontare Cardin, inutile specificare che tifavo per la camaleonte.
Ammetto anche che la diedi subito per persa, anche se Caesar mi stava addestrando non avevo ancora imparato a vedere oltre le apparenze mostrate dal fisico di una persona, e chiunque a vedere i due contro avrebbe subito pensato che Cardin avrebbe ridotto ad una sottiletta la povera sfidante.
Invece fu l'esatto contrario.
Come scoprii, merito di Giada che fu così gentile da spiegarmelo, la sua sorella adottiva aveva una semblance molto interessante: vedere i punti deboli di ogni persona, animale e grimm esistente, e fu esattamente così che batté Cardin.
Altra cosa che appresi quel giorno, è che essere un gigante di due metri non era sempre un vantaggio, specie se il tuo avversario ti arriva alla vita.
Quel bulletto ovviamente non lo sapeva, esordii sfottendo la piccola avversaria, come suo solito con chiunque, Cardin aveva sempre mostrato di prediligere i fauni come vittime delle sue “goliardate”, paragonarli ad animali era il suo gioco preferito, secondo solo al maltrattare Jaune.
<< Com'è l'aria là sotto? >>
Poi sollevò la mazza pronto a trasformare Amber in marmellata, ma nello stesso momento in cui calò la mazza sulla testa dell'avversaria, la ragazza rotolò sotto le sue gambe dividendo allo stesso tempo la sua doppia lancia in due spade, Cardin non se ne accorse finché lei non gli ferì la gamba lasciando una scia sanguinolenta nel suo interno coscia.
Il bulletto si girò subito con una smorfia furiosa sul viso, di solito era lui che si prendeva gioco dell'avversario, non il contrario!
Era arrabbiato, ma Amber era come sparita, lui non l'aveva vista, ma il pubblico sì: il suo corpo era velocemente scomparso, o sarebbe giusto dire, si era mimetizzato, diventando pressoché invisibile per Cardin, se solo avesse aguzzato un po' lo sguardo sarebbe riuscito a notare la sagoma o l'ombra della ragazza, ma un ovvio punto debole di chi non è abituato a perdere, è che si arrabbia molto, molto facilmente.
Lo vidi ruotare la mazza intorno a lui nella speranza di colpire l'avversaria ovunque si nascondesse, la camaleonte ebbe gioco facile nello stargli lontana per attaccarlo appena il suo giro della morte si fosse concluso, altri tagli si aprirono sulle gambe di Cardin, la ragazza tenuto le lame dietro la schiena per nasconderle dietro il suo corpo mimetizzato, notai appena una delle lame abbattersi sul volto di Cardin e colpirlo di piatto proprio sul naso.
I tagli non erano ferite profonde, il regolamento vieta di ferirsi gravemente, e i tagli più che per debilitare Cardin avevano lo scopo di farlo infuriare.
Scopo che raggiunsero egregiamente!
Winchester, questo era il suo cognome, era una palla demolitrice sul campo di battaglia, e di certo se fosse riuscito a colpire Amber dubito che lei si sarebbe ripresa tanto in fretta, ma una palla demolitrice non eccelle né per velocità né per scaltrezza, e se alla palla demolitrice togliete il bersaglio, questo è il risultato!
Il punto debole di Cardin non stava tanto nel corpo, ma nel suo modo di combattere, alla fine malgrado tutto quello che facesse, il suo stile si combattimento si riduceva a una mazzata e via, era ripetitivo, e Amber seppe sfruttare questo difetto del suo avversario.
Gli schermi presenti sopra il palco mostravano lo stato delle loro aure, quella di Amber era quasi totalmente intatta, mentre quella di Cardin si stava avvicinando al livello giallo.
Capii che Amber non avrebbe danneggiato direttamente Cardin, non ancora adesso, ci avrebbe pensato lui a mandare la propria aura in rosso.
Iniziò a guardarsi attorno con aria furiosa, sentivo il digrignare dei sui denti sin da lì, ma non aveva perso le staffe.
Vedete, Cardin poteva sembrare molto simile ad Ivan, ma i due hanno una sostanziale differenza: Ivan era un idiota nel senso più puro e grezzo del termine, ci vuole poco per farlo andare in bestia ed una volta fatto difficilmente verrà fermato.
Cardin invece, malgrado non si possa di certo dire che fosse il più sveglio della scuola, aveva un minimo di... intelligenza? No, furbizia! Il caposquadra del team CRDL non era intelligente, ma era astuto, era un caposquadra, Ivan invece, era un gregario, all'interno dei propri team Cardin era quello che dava ordini, Ivan li eseguiva.
Per questo non c'è da sorprendersi se il bullo di Beacon non cadde nel tranello della camaleonte, non subito perlomeno.
Rimase in silenzio, e tese le orecchie quel tanto che bastava per sentire i passi della camaleonte, si lanciò in quella direzione facendo una finta con la mazza, Amber la schivò per poi prendersi una gomitata sul viso, cadde e rotolò lungo il palco, il suo corpo tornò al colore originario, quello che Cardin aspettava!
Si lanciò verso la vittima con la mazza in pugno, e l'abbassò di schianto contro il fauno, lei rotolò a destra, schivando la mazza di poco, il bulletto non si rassegnò e cercò di colpirla ancora, Amber parò la mazza con una delle due lame, con l'altra ferì Cardin all'altezza del gomito, quando lui alzò nuovamente la mazza per colpirlo lei approfittò del momento, rotolò in avanti scivolando sotto le gambe dell'avversario.
Quando la mazza di Cardin impattò sul terreno, il bullo era leggermente chinato in avanti, posizione di cui approfittò Amber... per tirargli un calcio sul sedere!
Lui si sbilanciò in avanti e quasi cadde, questa mossa di per sé non lo ferì minimamente... non nel fisico.
Diversamente, fu umiliante per lui quando il pubblicò scoppiò a ridere a seguito della divertente scenetta, per lui che umiliare le persone era praticamente un lavoro a tempo pieno ora si vedeva preso in giro dal pubblico, era troppo!
Urlò contro Amber e la caricò come un bisonte prima che lei potesse mimetizzarsi ancora, con un solo braccio iniziò ad agitare la mazza con veemenza nel tentativo di schiacciare la ragazza, cosa che gli costò un'enorme sforzo del braccio destro, la sua avversaria non poté fare altro che concedergli terreno e cercare di schivare o parare alla meglio i colpi del gigante.
Una mazzata più violenta delle altre le fece perdere una delle due lame, ma lo sforzo costrinse Cardin a prendersi un attimo di pausa per riposare, attimo di cui approfittò Amber per portarsi a debita distanza e mimetizzarsi ancora.
Ma non fu necessario continuare, il scontro andava avanti da un po' e per tutto quel tempo Cardin non aveva fatto altro che cercare di dare colpi su colpi, era esausto e con il fiatone, il viso grondante di sudore.
Prima che potesse fare un altro passo, la Goodwicht interruppe lo scontro, l'aura di Cardin era andata in rosso.
Osservai il bullo di Beacon scendere, forse non era stato messo al tappeto, ma era furioso, malgrado il modo in cui ve l'ho raccontato, lo scontro era andato per le lunghe, alla fine Cardin aveva indebolito più se stesso che non l'avversaria, e sapere di esser stato preso in giro in quel modo era troppo per il suo orgoglio da bullo di professione.
Amber d'altro canto non stava una meraviglia, ma era senza dubbio ridotta meglio dell'avversario.
Camminò fino al resto del suo team che si congratulò con lei, Max in particolare si alzò per batterle il cinque.
Durante lo scontro non aveva staccato gli occhi dai due contendenti, ed il perché si sapeva, lui e Cardin si potevano definire rivali, ma non quella rivalità amichevole e appassionata che spinge due persone a superare i propri limiti per migliorarsi, no, i due non si sopportavano e basta!
Max in particolare disprezzava l'arroganza del bullo, ma sopratutto non riusciva a sopportare i suoi atti di prepotenza nei confronti dei fauni, le sue battutine a sfondo razzista e le continue frecciatine contro gli studenti nati con la sola colpa di avere orecchie, coda o corna da animale.
Ai tempi non comprendevo il perché di questo astio verso tali atteggiamenti, non fraintendetemi, il razzismo è senza dubbio da condannare, ma sinceramente, chi, dotato di un briciolo di umano ( o faunoso) intelletto, si metterebbe, in maniera del tutto volontaria e disinteressata a prendere le difese di un fauno che non ha mai né visto né conosciuto da un armadio di due metri con tanto di mazza gigante e armatura come Cardin?
Io no di certo, ma c'è anche da dire che Max era grosso quanto o più di Cardin ed altrettanto armato, ma se anche fossi stato un Max, non mi sarei dato così tanto da fare per proteggere uno sconosciuto... almeno non gratuitamente.
Ma si sa, io sono una persona piccola e egoista, mentre Max si può dire che sia un'eroe, perché credo sia questa la differenza fra una persona comune e un'eroe, la prima è... come me, la seconda invece è capace di mettersi in gioco, di mettere a rischio la sua incolumità per il bene di chiunque, dal suo migliore amico ad un autentico sconosciuto, combattendo battaglie che non sono sue senza chiedere nulla in cambio.
Perché era questo che Max faceva costantemente, con ogni studente che Cardin prendeva di mira, ed ero certo, che in quel preciso momento, una parte di Max era più che soddisfatta nell'assistere alla sconfitta di Cardin per mano di uno dei tanto da lui disprezzati fauni, ma l'altra bruciava dal desiderio di essere lui a dargli la lezione che meritava!
Il vecchio me (ed anche un po' del me attuale) avrebbe tradotto questo suo comportamento in una sola parola: ingenuità, ma il tempo ci cambia e cambia (almeno in una certa percentuale) il nostro modo di pensare, forse Max non era un ragazzo ingenuo, ma una persona coraggiosa, un “eroe”.
Ma non sono qui per parlare degli altri, se vi sto narrando questa di questa giornata anziché un'altra è per un preciso motivo che riguarda il sottoscritto.
Quando Amber si accomodò vicino a Max fra i complimenti generali del suo team (e del pubblico), mentre Cardin si lasciava cadere con un'espressione corrucciata, allontanando con un ringhio la mano di uno dei suoi compagni, e Jaune tornava sospirando poiché l'episodio appena accaduto aveva fatto dimenticare al pubblico la sua recente figuraccia (tranquilli, lo sfortunato biondino, detto anche “Ragazzo Vomito” per motivi che forse spiegherò in un secondo momento, avrà modo di farne di nuova prima di quanto crediate), la Goodwicht sorteggiò i nuovi partecipanti.
Io ero uno di loro.
Credo che mi si fermò il cuore quando la professoressa chiamò il mio nome e puntò i suoi severi occhi gelidi su di me, per un attimo fui certo di sognare e che questo fosse semplicemente il concludersi di un sogno noioso, o l'inizio di un incubo.
Mi chiamò una seconda volta, e purtroppo per me non mi ero ancora svegliato, mi alzai dalla sedia solo quando iniziai ad avvertire gli occhi dei membri del mio team e del pubblico puntati su di me.
Come poteva venire in mente a quella presunta insegnante di mandarmi al macello in quel modo?
Il mio primo pensiero, dominato da rabbia, confusione e risentimento fu che c'è l'avesse con me e sperasse di vedermi morto.
Il secondo, nato dalla razionalità, immaginò che dopo tre mesi in cui non mi era mai stato chiesto di lottare ufficialmente, ma in cui ero stato sottoposto ai duri allenamenti sia di Caesar che degli altri professori durante le lezioni regolari, Ozpin (c'è sempre Ozpin dietro ogni decisione, ricordatelo) assieme alla Goodwicht avesse deciso di testare il frutto dei miei allenamenti in un duello ufficiale.
Teoricamente non avrei avuto nulla di cui preoccuparmi, gli scontri erano regolamentati in modo che nessuno si facesse male (male in modo grave si intende), ed era improbabile che i due si aspettassero che riportassi una vittoria al mio primo scontro, non con uno studente vero e proprio!
La logica quindi mi suggeriva di tentare, perdere, ma farlo mostrando buona volontà, mentre la mia parte più profonda, istintiva e larvale della mia coscienza mi urlava un concetto abbastanza semplice “Scappa!”, al coro si aggiungevano le mie campanelle mentali, che per l'occasione avevano preso a tintinnare come forsennate.
Mi avvicinai a passo pesante, guardandomi intorno in cerca di un aiuto o un intervento divino da parte di chiunque, adesso avevo un'idea su cosa pensassero le vittime di Cardin.
I miei occhi incontrarono dapprima gli sguardi del mio team, Deryck era impassibile, mentre Ilian e Julia mi osservavano con espressioni basite sul volto, non avevo detto niente ai due sulla mia situazione, ma in tre mesi passati assieme era emerso che non ero proprio un asso nei combattimenti, cosa che immagino li abbia fatto fare due più due con il fatto che non venivo mai chiamato per i duelli, probabilmente non sapevano cosa aspettarsi.
Quando guardai in direzione verso il team OMGA osservai una reazione simile da parte di Orion, Giada sembrava perlopiù preoccupata, Amber incuriosita, mentre Max mi sorrideva, un sorriso genuino, di incoraggiamento.
Nel team MEAB, presente a sua volta, registrai uno sguardo fra il curioso ed il preoccupato da parte di Brienne, Marlee invece si era addormentata, le gemelle invece stavano bisticciando per qualcosa.
Non mi fermai a cercare il team DIKJ con lo sguardo, anche perché si fecero notare da se.
<< Buona sfortuna! >> urlò Jack prima di scoppiare assieme a Ivan in una risata sguaiata, al che mi girai verso di loro.
Mentre i due ridevano, Kojo e Drake presero a fissarmi, il primo, da dietro la sua maschera, non mostrava la sua espressione, mentre il caposquadra come si accorse che lo stavo guardando mi lanciò un sorrisetto minaccioso, di certo non gli sarebbe dispiaciuto vedermi prendere qualche calcio in faccia.
Mi voltai e salii sulla piattaforma, fu allora che vidi il mio avversario, e, non lo dico per usare un eufemismo, mi cagai addosso.
Davanti a me, armata con un martello più grande di lei, stava una ragazza alta un metro e cinquanta circa, occhi color turchese e capelli color carota che scendevano fino ad appena sotto il collo.
Sapevo già chi avevo davanti, Nora Valkyre, una studentessa molto promettente sul piano pratico, ma anche estremamente eccentrica e soprattutto... fortissima.
Sentii un brivido strisciarmi lungo la schiena quando fece ruotare il martello e mi guardò negli occhi, fissandomi come una belva famelica fisserebbe una bistecca appena cucinata.
Quella ragazza mi terrorizzava, arretrai, e lei se ne accorse.
Si leccò le labbra rafforzando il paragone con la bestia famelica, per poi rinsaldare la presa sul manico.
<< Fatti sotto mammoletta, ridurrò le tue ossa in polvere! >> gracchiò lei con voce roca, probabilmente si era accorta della mia paura e ci stava scherzando sopra, cosa che contribuiva a spaventarmi ulteriormente.
<< Allora? Hai paura di un po' di violenza? Fatti sotto! >>
Deglutii e presi coraggio, guardando la mia avversaria negli occhi.
<< … Ma anche no >> le risposi prima di saltare giù dalla piattaforma e correre via fra le risate del pubblico.
Era stato un gesto codardo? Senza dubbio, ma meglio un codardo vivo che un coraggioso morto!
Corsi così veloce che in breve fui fuori dalla stanza, se Nora non mi aveva inseguito, era perché sicuramente stava ridendo.

<< Allora signor Ascuns, capisco le tue... rimostranze ad affrontare la signorina Valkyre in un duello, ma non pensate che scappare letteralmente dallo scontro sia un gesto... un po' estremo? >>
<< Penso che sia un gesto di buon senso >> risposi schietto, seduto sulla sedia dell'ufficio del preside.
<< Non credo che scappare dall'aula e farsi mandare dal preside possa definirsi buon senso >> rispose Ozpin, mentre teneva lo sguardo fisso su una pila di scartoffie << Avete ragione, ma quando l'alternativa è affrontare la Valkyre, credo sia difficile capire da quale parte sia il buon senso, se permettete, dal mio punto di vista scegliere l'ufficio del preside al posto di un incontro con Nora si può definire buonsenso >>
Ozpin annuì appoggiando un foglio alla sua destra << Ed io credo che questa tua opinione sia alquanto opinabile >> si prese una pausa per schiarirsi la voce << Sono passati tre mesi, non puoi rimanere protetto dai duelli per sempre, dopotutto sei qui per imparare a lottare >>
Ero lì perché l'alternativa era la prigione, e come nel caso di Nora, era difficile capire se la mia scelta fosse motivata dal buon senso o meno.
<< Non ne dubito signor preside... ma non potrei partire con un avversario più ecco... vicino ai miei standard? >>
Il preside inarcò un sopracciglio prima di sorseggiare il suo tè dalla solita tazzina in ceramica << E avresti qualche idea a riguardo? >>
Sorrisi.
<< Si, ho le idee chiarissime a riguardo >>

<< E andiamo! >> starnazzò Jaune prima di cadere con la faccia nel fango.
<< Seriamente? >> mi chiese Deryck indicando il biondino.
<< Avevi un'idea migliore? È perfetto Deryck! Non solo ne uscirei con tutte le ossa intatte, magari potrei anche vincere! >>
Deryck scosse la testa.
<< Cosa? Ho detto qualcosa di male? >> << Si: tu non “puoi” batterlo, ma devi >>
Aggrottai la fronte confuso, cosa intendeva quel fauno?
<< Spiegati >> << Jaune in questo momento è conosciuto come lo studente più inetto, ma solo perché tu non hai ancora lottato, ma se dovessi perdere anche contro di lui il titolo passerebbe a te e... vedi quello che Cardin gli fa regolarmente? Potresti finirci tu al suo posto >>
Si allontanò da me dirigendosi verso Julia e Ilian, mentre io rimasi da solo, sovrappensiero.
"È vero", pensai, sopravvivere non significa solo non prendere i pugni, ma anche fare in modo che la gente non venga a darteli, se pure Jaune si fosse rivelato un avversario aldilà delle mie aspettative cosa avrebbe impedito a chiunque di mettermi i piedi in testa?
Quel malefico coniglio nero (senza offesa Deryck) non aveva tutti i torti, non sarei di certo diventato il migliore studente di Beacon, ma non potevo permettermi nemmeno di essere il peggiore!
<< Ion muoviti! >> mi urlò Julia dal cortile, al che mi avviai verso la mia squadra, ma in quel momento la mia mentre era da tutt'altra parte.
“Devo battere quel biondino!”

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII

 

Quel giorno mi svegliai salutato dal profumo di bacon e uova in carrozza.
Lasciai la stanza volentieri e raggiunsi la piccola cucina ancora prima di cambiarmi, avevo dormito poco e male, e i secondi passati a rimuginare sul mio letto apparivano come ore.
I miei compagni di squadra erano già vestiti e pronti alla mattinata di lezioni, avrei giurato di averli visti uscire di stanza solo pochi secondi prima.
Stavo passando decisamente troppo tempo a rimuginare.
Presi la prima sedia che mi capitò a tiro e mi accomodai al tavolo per la colazione, proprio in quel momento Ilian mi salutò mentre Deryck mi porse un piatto: bacon, toast e uova.
Come inizio giornata non era affatto male.
<< Fai in fretta Ion, fra poco dobbiamo andare >> mi esortò la mia caposquadra, che nel frattempo aveva già vuotato il suo piatto.
Il dormitori di Beacon non contenevano soltanto le stanze per dormire, ma anche delle piccole cucine per ogni team, dove ognuno la mattina o la sera poteva liberamente prepararsi da mangiare, l'unica eccezione era il pranzo che invece veniva consumato in sala mensa.
Ozpin non badava a spese per quanto riguardava il comfort degli studenti, cosa che rendeva molto alto il suo indice di gradimento fra gli alunni della scuola, e inoltre questo suo metodo era anche un ulteriore incentivo per far passare del tempo assieme ai componenti di un team, il nostro preside era fermamente convinto che la perfetta “armonia e complicità dei membri del team sia la chiave per il successo come cacciatori e come persone”.
E come incrementare questa “armonia e complicità” se non mettendo quattro persone nella stessa camera, facendogli condividere la stessa cucina e fargli passare assieme quanto più tempo possibile?
Quando quattro persone devono convivere in questo modo così a lungo, o diventano amici per la pelle, o finiscono per detestarsi a morte.
Nel mio caso, le cose andarono bene, io e Deryck avevamo una specie di... complicità? Si direi che è la parola adatta, Ilian era una persona simpatica, e mi dimenticai in fretta dell'incidente con la freccia, vorrei poter dire lo stesso per il conto pagato per comprarmi una divisa nuova, ma lui fu abbastanza gentile da rimborsarmela (la prima divisa mi era stata offerta dalla scuola, ma nel caso si rovinasse, la seconda andava a spese dello studente).
Julia era una persona allegra ed energica, e si stava rivelando una caposquadra promettente, certo, per quelli che erano i miei canoni di valutazione chiunque sarebbe potuto essere un buon caposquadra a patto che non fosse muto come Deryck (senza offesa amico, posa quell'affare e torna a scrivere!) o inadeguato come me.
In quel momento stava per mangiare un boccone di bacon quando sentimmo dei passi pesanti dirigersi verso di noi.
Fu un attimo che la sagoma di Ivan apparì appoggiata allo stipite della porta.
<< Oh eccolo finalmente! >> sotto lo sguardo basito di tutti i presenti allungò le mani su Julia e le strappò la forchetta di mano, portandosi il pezzo di carne fumante alla bocca ed ingoiandolo in un sol boccone.
<< Questa si che è cucina, è da giorni che Kojo cucina solo roba dietetica! >>
La mia caposquadra non prese bene quell'intrusione, tanto meno il furto di cibo.
Si alzò dalla sedia e fulminò il fauno con lo sguardo << Si può sapere cosa vuoi? >>
<< Il bacon >> rispose schietto il bestione prima di guardarsi intorno in cerca di altro cibo, ricordo che mi ficcai tutta la carne in bocca e masticai velocemente.
<< Quando Drake ci ha detto di iscriverci qui avevo capito “andiamo a bacon”, speravo in un ristorante e invece mi sono ritrovato qui, questo posto fa pubblicità ingannevole! >>
Nella stanza scese un silenzio imbarazzante, Ivan continuava a guardarsi intorno, Ilian era rimasto basito, Deryck stava mangiando e Julia sembrava indecisa se scoppiare a ridere o adirarsi ancora di più.
Io scelsi la prima, lei la seconda.
<< Senti, se ci tieni ad averlo fattelo cucinare dalla tua squadra! >> Ivan scosse la testa << Egoisti! Cosa si deve fare per un po' di bacon? >> uscì dalla cucina, ma si fermò un attimo all'uscita e prese a guardarmi.
<< A proposito, Drake ti fa i suoi auguri per lo scontro > detto questo si allontanò a grandi passi nel corridoio, forse verso i suoi compagni, forse a caccia di altro cibo, vista la sua stazza ero assai incredulo che il bacon di prima gli fosse bastato.
Impallidii, come facevano a saperlo? Solo io, Ozpin, e Glynda ne eravamo al corrente, neanche Jaune ne era a conoscenza, e sperai con tutte le mie forze che non gli fosse stato comunicato, anche se ripensandoci che lo sapesse o meno non avrebbe fatto molta differenza, d'altronde l'unica volta che mi aveva visto in azione era stato quando scappai da Nora.
<< Ok... ho trovato questa scena decisamente surreale >> commentò Ilian per poi finire velocemente la propria colazione, che aveva smesso di mangiare quando il bestione aveva fatto la sua sparata sul bacon.
<< Concordo pienamente >> rispose la caposquadra prima di mangiare giù il succo d'arancia << Ion, cosa intendeva Ivan? >> << Oh niente, solo che dovrò rimediare allo scontro con Nora... spero non con la stessa Nora >> preferii non specificare di sapere contro chi dovevo combattere, non che la mia squadra non fosse al corrente delle mie scarse capacità in quel campo, oltre agli allenamenti massacranti di Caesar dovevo sorbirmi anche quelli con il resto della squadra, sperai con tutte le mie forze che quegli allenamenti avrebbero dato i loro frutti in questa occasione, sapevo che potevo permettermi di farmi asfaltare da chiunque, ma da Jaune no, da Jaune proprio no!

<< E questo ragazzi miei segnò il termine della Grande Guerra fra i regni di Atlas e Mistral contro Vale e Vacuo, spero che questa cruenta cronaca di guerra possa farvi capire quanto sia importante riflettere sugli errori del passato per non commetterli a nostra volta >>
Magro come un chiodo, alto come un palo e con un cespuglio di capelli verdi tenuti su, intuivo, con una dose non indifferente di gel, che sembravano sparati per aria da qualche detonazione, il professor Oobleck correva da un lato all'altro dell'aula senza fatica alcuna, impegnato in una delle sue solite filippiche riguardo la Grande Guerra, il più sanguinoso conflitto mai combattuto su questo pianeta che vide il coinvolgimento di tutti e quattro i regni in seguito a quello che era stato un conflitto coloniale fra Vale e Mistral per il possesso di alcune isolette al riparo dai grimm.
Il nostro insegnante di storia schizzava da una parte all'altra senza mai fermarsi, parlava in continuazione: come un disco rotto!
Eravamo entrati in classe da mezz'ora e Ooblek aveva iniziato a parlare sin da quando l'ultimo studente si era accomodato, e non si era più fermato, non so dove trovasse il fiato per parlare così a lungo, alle sue prime lezioni avevo cercato, invano, di prendere degli appunti, ma la velocità con cui parlava e la lontanissima evenienza che facesse una pausa per permettere a chi era indietro di rimettersi in pari, mi dissuasero subito da tale intento.
Inizialmente ero persuaso che il suo modo innaturale di parlare senza mai fermarsi fosse un comportamento assunto di proposito per migliorare i riflessi degli studenti ad impegnarsi nello stare al passo con lui, ma capii ben presto che era semplicemente logorroico.
Lottai per reprimere uno sbadiglio mentre tenevo lo sguardo puntato sul mio futuro avversario.
Jaune sbadigliava sonoramente, mentre la sua compagna di squadra, Pyrrha Nikos, faceva del suo meglio per richiamarlo all'attenzione, con scarsissimi risultati visto che il suo caposquadra si riassopiva ogni cinque minuti.
Non che possa biasimarlo, le lezioni di quell'uomo disordinato erano impossibili da seguire.
“Dovrebbe bere meno caffè” era il pensiero comune di tutta l'accademia.
I miei occhi si soffermarono poi sulla sua compagna di squadra, Pyrrha.
Quella ragazza era forse, anzi no, era sicuramente lo studente più famoso, popolare e promettente dell'intera accademia: alta sugli uno e ottanta, capelli rosso fuoco e vividi occhi smeraldini, durante le missioni vestiva come una vergine della guerra e mostrava una maestria irraggiungibile nella teoria e nella pratica.
Il suo nome era famoso ancor prima di entrare a Beacon, reduce da numerosi tornei, la ragazza era ben conosciuta da molte persone all'interno ed all'esterno della scuola, aveva anche fatto da testimonial a numerosi prodotti in pubblicità, una volta mangiai dei cereali la cui confezione portava la sua faccia, facevano schifo e mi sentii male per tutto il weekend.
Ma non giudichiamola in base ai prodotti scadenti a cui faceva pubblicità (Maledetta! Mi fidavo della tua faccia!), credo di non aver mai visto una persona così professionale e modesta in tutto l'istituto, per quel che avevo notato, riusciva a mostrarsi una persona estremamente umile nonostante la lista spropositata di tornei e competizioni di lotta vinte nel corso degli anni.
Francamente, ero convinto che non esistesse persona a Beacon in grado di tenerle testa.
Mi incuriosiva la loro combinazione: Lo studente peggiore di Beacon e la studentessa migliore nella stessa squadra, questione di bilanciamento o curioso scherzo del destino?
E per di più, Pyrrha era attratta da Jaune, in molti lo sapevano, era talmente lampante che pure il sottoscritto se ne era accorto, probabilmente lo sapevano tutti... tranne Jaune.
Caro Jaune, se stai leggendo queste righe, non prenderla sul personale, ma hai l'acume di una pietra!
<< Sai, credo che potresti migliorare le tue prestazioni se prestassi più ascolto alla lezione >>
<< Eh!? >> mi guardai attorno spaesato, fino a quando il mio sguardo non incrociò quello di Brienne.
<< Ciao fifone >> << Brienne? >>
Notai solo adesso che accanto a me e ai miei compagni erano seduti il team OMGA a destra e il team MEAB alla sinistra, del team DIKJ neanche l'ombra, ed era meglio così.
La accennò un sorriso << Ho assistito alla tua ehm esibizione di ieri, mi chiedo come tu abbia fatto ad entrare qui >>
Forzai un sorriso, il bello è che aveva ragione.
<< Il destino operai per vie misteriose >> cercai di metterla sul filosofico << Non me la dai a bere >> scosse la testa.
<< Non vorrei sembrare una ficcanaso, ma credo tu abbia qualcosa da nascondere >> deglutii, non dovevo sembrarle nervoso.
<< Ammetto di essere fuori allenamento >>
Altro che fuori allenamento! Il giorno prima Caesar mi aveva colpito al sedere con un calcio volante ed avevo ancora il livido, non avete idea di che dolore quando mi sedevo, la mia chiappa destra si era gonfiata come un palloncino.
<< Non pensare che ti giudichi... ma non vorrei che finissi con il farti uccidere >> le sorrisi << Non preoccuparti, sono sopravvissuto a situazioni ben peggiori >>
Mai frase fu più vera.
Potrei dire di essere come uno scarafaggio, no, non mi sto schernendo da solo per suscitare la vostra compassione, la mia è una semplice constatazione: non importa in quale terribile situazione io possa trovarmi, o quante volte rischio di essere schiacciato, bruciato, asfissiato e calpestato, troverò sempre un angolino, una scappatoia, un pertugio scuro in cui rifugiarmi e sopravvivere.
D'altronde, prima di entrare a Beacon non aveva fatto altro, e di certo non avrei rinunciato a questo mio talento acquisito dopo anni di fughe e piccoli furti.
Oggi ne avrei avuto più bisogno del solito.
<< Come stanno i piccioncini? >> << Ehi! >> ringhiò Brienne quando Marlee si affacciò ai noi due.
Confesso che quella ragazza mi ha sempre dato i brividi.
<< Si Brienne? >> << Lo sai! Smettila! >>
<< Signorina Lewis! >> chiamò Oobleck dopo essersi materializzato davanti a noi con una velocità che aveva dell'innaturale, si era rivolto a lei ma credo guardasse tutti noi.
<< … Ehm >> << Spero per voi che stiate parlando della lezione >>
Brienne scosse la testa.
<< Allora potete considerarvi in punizione >>
Mi sentii morire, non tanto per l'aspettativa della punizione in se, ma per l'identità di con chi l'avrei condivisa.
Ivan e Jack, si sa, erano presenze fisse in sala punizione, e l'idea di doverla condividere con loro non mi piaceva affatto, specie se il professore avesse dovuto, per qualsiasi motivo, lasciare l'aula.
Allora si che mi sarei potuto considerare un uomo morto.
Decisi di mentire.
<< Stavo chiedendo degli appunti, ero rimasto un po' indietro... >> sperai con tutto il cuore che la bevesse << Davvero? >> presi il quaderno di Brienne senza che lei disse niente, e aprii l'ultima pagina << Si, la lezione di ieri, lo so, sarebbe stato più responsabile chiederlo prima della lezione >>
Il professore annuì, nulla è più soddisfacente di uno studente umile, sperai di fare leva su questo sentimento.
<< Va bene, ma per sincerarmi che tu dica la verità, ti faccio una domanda >>
Merda.
<< Certo... >>
<< Quale grimm è dotato unicamente di arti posteriori? >>
Sudai freddo, Brienne e Marlee erano ammutolite, la prima provò a dare la risposta ma Oobleck la fermò, voleva sentirla da me.
Mi sentivo già in punizione, ma con la coda dell'occhio vidi la sagoma di Giada agitarsi, volsi la pupilla verso di lei, stava agitando un foglio.
“Creep”
Oobleck fece per girarsi, ma il foglio sparì subito, tornò quindi a soffermarsi su di me.
<< Allora? >>
<< Il Creep >>
Oobleck annuì << È esatto >>
L'insegnante tornò sui suoi passi mentre dalla nostra fila si levò un sospiro di sollievo, per un soffio...
Con la coda dell'occhio cercai Giada per ringraziarla, ma mi imbattei in una presenza meno gradita: Drake.
Aveva assistito alla scena in silenzio, non stava sorridendo, il suo volto era una maschera di cera, fredda e indecifrabile.
<< Per un pelo Ion, per un pelo >> sussurrò la coniglia << Già, meglio rimandare le discussioni a dopo lezione >>
E così l'ora trascorse lentamente, fra le interminabili spiegazioni di Oobleck e gli occasionali sfottò di Cardin, seguiti da un litigio fra Jack e Ivan sulla proprietà dell'unica penna in possesso della squadra., litigio che terminò con un'ora di punizione per entrambi.
Il resto dell'ora lo passai sovrappensiero, nel tentativo di abbozzare uno straccio di strategia per l'imminente scontro.
Se avessi detto che ero preoccupato per il confronto con Jaune mezza scuola mi avrebbe riso dietro.
Brienne e Marlee non mi rivolsero la parola né si misero a conversare, onde evitare una seconda incursione da parte del professore.
Quando udii il suono della campanella stavo ormai sonnecchiando sul banco, ero stanco, decisamente stanco.
Uscii di classe controvoglia dopo l'esaurirsi della calca umana degli studenti frettolosi di abbandonare l'aula.
Mi fermai un attimo, e una mano si posò amichevolmente sulla mia spalla.
<< Coraggio Ion >> mi girai, incontrando lo sguardo di Julia << Sono certa che andrai benissimo >> scossi la testa << Vorrei condividere il tuo ottimismo >>
Posai per un momento lo sguardo sul team OMGA e il team MEAB che ci avevano preceduti, tutti e otto intendevano dare il meglio nella prossima ora, tutti e otto volevano mostrare di essere all'altezza delle aspettative della propria squadra.
Non potei fare a meno di provare un moto di vergogna, probabilmente dietro la gentilezza e i sorrisi anche Julia, Ilian e Deryck (Anche se quest'ultimo di gentilezza e sorrisi ne sa ben poco), dovevano per forza concordare che fossi l'anello debole della squadra.
Eppure Julia era lì a sostenermi nonostante le mie evidenti carenze, nonostante tutti i progressi fatti con Caesar ed il sapermi -bene o male- destreggiare contro un grimm, ero ancora ben lontano dal loro livello.
Cavolo, era così che si sentiva Jaune ogni giorno? Oppure accettava tutto questo senza farsi problemi?
E sopratutto perché io mi stavo ponendo il problema? Ero entrato a Beacon con l'obbiettivo di fare il minimo per sopravvivere, ed ora mi sentivo in colpa per non essere abbastanza bravo.
Bah, l'adolescenza è un periodo che non rimpiango affatto.

<< Eccellente come al solito signorina Schnee >> osservò la Goodwitch mentre la Regina di Ghiaccio scendeva dalla piattaforma dopo aver collezionato una nuova vittoria, si sedette salutata dalle acclamazioni delle sue amiche.
Fosse stata una giornata diversa avrei seguito lo scontro e, se ne avessi avuto la voglia, condiviso l'entusiasmo generale, ma in realtà ad ogni scontro diventavo sempre più nervoso, che Ozpin avesse spostato la data?
Non potevo saperlo, era probabile che se ne fosse dimenticato, del resto fra i mille impegni che caratterizzavano le sue giornate, i miei problemi non erano di certo in cima alla lista delle sue priorità, no, probabilmente ero nella parte medio bassa, o bassa bassa, il punto è che aveva di meglio di cui occuparsi.
Sospirai quando partì l'ennesimo scontro, vivevo con l'ansia che da un momento all'altro io sarei dovuto salire su quella piattaforma, e non sarei potuto scappare.
La faccenda del “correre il rischio di diventare il sacco da boxe da Cardin” era passata in secondo piano, mi preoccupava di più la possibilità di essere sbattuto fuori a calci da Beacon, e viste le mie prestazioni del giorno scorso (e dei giorni precedenti) Ozpin ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
E se fallivo anche qui, che alternativa mi rimaneva se non la prigione?
Mai e poi mai che io venga violentato sotto la doccia!
Un tonfo interruppe il flusso dei miei pensieri, un ragazzotto robusto cadde dal ring, spinto da un poderoso calcio di una ragazza del secondo anno ben agghindata, una tale Coco, riconoscibile dal familiare paio di occhiali da sole da cui non si separava mai e dalla sua borsetta, che presumo abbia usato per gonfiare di botte il malcapitato di prima, così come per tutti i suoi compagni di squadra che giacevano doloranti sulla piattaforma.
Non li invidiai affatto, non finché non mi sentii chiamare dalla Goodwitch, allora si che desiderai di essere steso a terra privo di sensi e impossibilitato a muovermi.
Avevo passato tutto il tempo a rimuginare, e non mi ero minimamente accorto dell'inizio, dello svolgimento e tantomeno del termine del combattimento.
Mi alzai lentamente e presi coraggio, Jaune non sarebbe stato un problema, potevo farcela e ce l'avrei fatta!
Quando mi avviai a destinazione, sentii una mano bloccarmi il braccio, mi girai pensando che si trattasse di Julia, e invece impallidii come una ragazzina entrata per sbaglio nel bagno degli uomini quando il sorriso malefico di Drake si materializzò davanti ai miei occhi.
<< Buona fortuna per lo scontro Ion, spero che ti apra gli occhi su quanto ti convenga stare qui >> non ebbi il tempo di rispondere che l'infame si allontanò, ed i richiami della professoressa mi costrinsero a proseguire.
Come programmato, mi trovai a faccia a faccia con Jaune, saluto sulla piattaforma a sua volta, spada nella mano.
<< Quindi... iniziamo? >> chiesi esitante, la Goodwitch scosse la testa << Aspettate >>
<< Cosa? >> chiesi spazientito, Jaune invece appariva confuso.
<< Il vostro sfidante >> il mio sguardo perplesso ebbe l'effetto di ottenere ulteriori chiarimenti << Questo è un macht due versus uno >>
Sgranai gli occhi, e la mia reazione sembrò soddisfare la professoressa.
“Ozpin, cosa cazzo hai fatto?”
<< Eccomi >>
Un brivido violento mi attraversò la schiena con forza tale che per poco non mi piegai su me stesso dallo shock, vidi l'alta sagoma del nostro avversario balzare verso di noi ed atterrare sulla piattaforma proprio di fronte a me e Jaune, il Ragazzo Vomito arretrò sorpreso.
Desiderai di morire, quando le labbra di Jack si deformarono in un sorriso terrificante, il sorriso di chi ha voglia di fare di male, e lo sguardo di chi è abituato a farlo.
Ozpin, se sopravvivo ti uccido!

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII

 

Mentirei se non dicessi che fu un giorno terribile ed al tempo stesso meraviglioso, ma evito di spiegarvi tutto anzitempo, procediamo con ordine.
Mi trovai ad arretrare fino all'orlo della piattaforma prima ancora di realizzare cosa stesse accadendo, il pubblico ci osservava in religioso silenzio, alimentando ulteriormente la mia ansia: se si fossero messi ad urlare per fare il tifo o per altro, se non altro non avrei sentito né i miei pensieri, né il lamento del mio istinto di sopravvivenza, che come da manuale si era messo ad urlarmi di saltare giù dalla piattaforma e lasciare la stanza ad ampie falcate.
Jaune, accanto a me, si era messo in posizione di guardia, malgrado tutti i suoi difetti quel ragazzo mostrava di possedere un coraggio da leoni che io mai avrei potuto possedere.
Jack d'altro canto ci fissava con un ghigno crudele stampato sul volto, come un bambino che si diverte a bruciare le formiche con la lente ed osservarle mentre si contorcono e muoiono.
La mia prima azione istintiva fu di guardarmi intorno nella speranza di ricevere un qualche soccorso provvidenziale, il mio sguardo incontrò quello di Glynda, gelido come una statua di marmo, e quello di Caesar.
Caesar! Ero sorpreso di vederlo lì dal momento che non faceva parte del corpo insegnanti, evidentemente si era accordato con Ozpin o con Glynda in modo da essere presente per l'occasione, il suo sorriso sereno non tradiva il minimo sgomento.
Ne dedussi tre possibilità: La prima era che aveva cieca fiducia in me, la seconda è che volesse soltanto farmi forza, la terza che non gli interessava niente ma semplicemente era nato con quell'espressione stampata sul volto e con quell'espressione sarebbe morto.
Oltre alla paura di deludere il mio team, stavo iniziando a temere di deludere anche lui, e Ozpin, e me stesso.
Scossi la testa per riprendermi.
Non era il momento di pensare a cosa si aspettavano gli altri da me, ma di pensare a come uscire tutto intero da quel disastro.
Prima di riportare gli occhi sul mio avversario, incrociai lo sguardo di Drake, il ghigno che mi rivolse mi fece gelare il sangue nelle vene, non era il solito finto sorriso di cortesia, no, ero certo che se mi guardava qualcosa era perché lui era, in qualche modo, a consapevole che sarebbe successo questo, che cercasse di dirmi qualcosa?
Che avesse organizzato lui tutto questo? E come? Aveva forse fatto pervenire alla Goodwitch una disposizione diversa da quella di Ozpin? Ma come sapeva di questo nostro accordo? Oppure non lo sapeva e si era trattato di un caso? Oppure era solo irrimediabilmente stronzo ed io irrimediabilmente suggestionato?
Rimasi assorto nei miei pensieri, cercando una risposta in grado di sbrigliare quella fitta rete d'interrogativi, finché la voce di Jaune non mi destò dall'incantesimo.
<< Attento! >>
Avvertì uno spostamento d'aria alla mia destra e mi abbassai rapido come un gatto, il calcio di Jack mi mancò e si abbatté sullo scudo di Jaune, il Ragazzo Vomito arretrò ma rimase in piedi.
<< Spero che mi farete divertire, mezze seghe >> sibilò il nostro avversario prima di serrare i pugni e avanzare, con mio immenso sollievo aveva deciso di non utilizzare la spada.
Non ancora almeno.
<< Allora allora allora, da chi comincio? Ragazzo Vomito o il Campione di Salto? >> una risata proveniente dalle prime file fu la risposta << Ho sentito Ragazzo Vomito >> << Oh andiamo! >> si lamentò il mio compagno di sventura, prima di frapporre la spada fra lui e Jack.
<< Vai Jaune! Spezzategli le ossa! >> guardai a destra, e notai la Valkyre urlare a pieni polmoni, seguita dalla Nikos, non riuscii a capire se stesse urlando anche Ren, il quarto componente del suo team.
<< Crediamo in te! >> accompagnò la rossa, dall'altra parte della stanza si levò un secondo urlo.
<< Buona sfortuna Ragazzo Vomito! >> riconobbi subito quel ringhio: Cardin.
<< Beh complimenti per la tifoseria >> sussurrai a Jaune << Oh si grazie... ti fa sentire meno solo >> scartò a destra per evitare un secondo pugno di Jack ed io feci lo stesso, il nostro avversario si trovò in mezzo a noi due, mi stupì vedere Jaune caricarlo con lo scudo nella speranza di colpirlo, Jack si limitò a spostarsi facendogli lo sgambetto, il biondo cadde in avanti atterrando sul sottoscritto.
<< Ahia! >> << Scusa! >> rotolò a destra e si rialzò all'istante, io feci altrettanto, sfilai il pugnale dalla cintura.
<< E speri di farmi male con quello? >> dilatò le narici per evidenziare il suo disappunto << No ma sarebbe bello >> mi scagliai contro di lui, la mossa lo colse impreparato, nessuno si aspettava che mi sarei gettato addosso al nemico, neanche io.
Rotolai a terra prima che potesse colpirlo e gli arrivai alle spalle, mi aggrappai al suo avambraccio nella speranza di farlo cadere a sua volta, lui non si fece problemi a sollevarmi << Scherzi vero? >> nello stesso momento Jaune caricò contro di lui, Jack mi spinse addosso al biondo con un brusco movimento del braccio, il mio compagno fu rapido a scartarmi, ma esaurito l'elemento sorpresa preferì non continuare l'attacco.
Rotolai sulla piattaforma ammaccandomi un po' tutto il corpo, le risate che sentii dall'ultima fila mi confermarono su quanto fosse esilarante questa scena agli occhi degli studenti di Beacon.
Le lotte, quelle serie, erano composte da mosse agili, contrattacchi fulminei, brillanti evoluzioni in aria e inaspettate combinazioni di armi.
La nostra invece era un triste spettacolo da circo dove due ubriachi lottano contro un canguro armato di guantoni da box.
Ignorai le parole di derisione e mia alzai, Jack nel frattempo aveva preso a martellare lo scudo di Jaune di pugni e calci, era fin troppo chiaro che stava giocando con noi, non s'impegnava neanche.
Ricordai di avere ancora il coltello stretto fra le dita, dovevo usarlo se volevo concludere qualcosa, o presto, quando Jack avrebbe finito con Jaune sarebbe passato a me.
<< Ehi bestione! >> Jack si girò verso di me << Sono ancora in piedi! >> << Rimedio subito! >> si lanciò contro di me ignorando Jaune, in un attimo mi fu addosso, tirò un pugno dritto sul mio volto, lesto, mi scansai e tentai di fargli uno sgambetto, Jack rovinò giù dalla piattaforma.
Non ebbi nemmeno il tempo di credere di aver vinto che notai la sua mano aggrappata sul bordo, si tirò su e atterrò davanti a noi due.
<< Tutto qui? >> io e Jaune ci scambiammo uno sguardo d'intesa e iniziammo una serie di attacchi combinati, ma nessuno di essi andò a buon fine: Jaune si gettava a testa bassa contro di lui prima del tempo, mentre io agivo con troppa prudenza rinunciando a qualsiasi attacco che potesse espormi troppo, con il risultato che o lui attaccava prima che io avessi il tempo di prepararmi, od io che non attaccavo in tempo dando a Jack la possibilità di occuparsi singolarmente di Jaune in tutta tranquillità.
Il Ragazzo Vomito aveva rimediato non pochi pugni all'altezza delle costole, eppure per chissà quale miracolo era ancora in piedi (e in salute).
<< Ion, senti, so bene di non essere proprio la persona più indicata per dare consigli sul combattimento, ma non devi avere paura di attaccare, guarda me: io prendo colpi ogni giorno, ti assicuro che non è così doloroso quando ti ci abitui >>
Ero indeciso se considerare questo suo intervento come una battuta od un triste intervento per spronarmi, scelsi la prima opzione e gli sorrisi << Ho capito >>
Il ragionamento d'altronde non era così errato: Se sopravviveva a tutte quelle percosse, qualche pugno di Jack non mi avrebbe annientato.
O così mi auguravo.
<< Avete finito di discutere, fidanzatini? >>
Io e Jaune annuimmo e ci scagliammo nuovamente contro di lui, nacque così una seconda sequela di attacchi disordinati e sconclusionati, ma almeno erano simultanei.
Presi ad attaccare con entrambe le lame, e Jack dovette arretrare, ma solo quel tanto che bastava da mettersi al sicuro dalla spada di Jaune e allontanarmi con un calcio, schivai saltando all'indietro, avevamo il fiatone mentre lui era in piena forma.
<< Ora tocca a me! >> scattò in avanti con le braccia aperte, passò in mezzo a noi travolgendoci con i possenti arti, sia io che Jaune cademmo a terra, mentre Jack continuò la sua corsa fino ad arrivare al bordo della piattaforma ed inscenare un inchino da teatro suscitando l'ilarità dei vari studenti.
<< Questo l'ho sentito >> bisbigliò Jaune massaggiandosi la costola, io non tardai ad alzarmi e guardare Jack di traverso.
<< Cosa? Ne vuoi ancora? >> mi scagliai verso di lui e lo afferrai al livello della vita nel tentativo di farlo cadere, non si smosse di un millimetro.
<< Molto divertente >> commentò sarcastico << Senti >> esordì abbassando il tono quel tanto che bastava per non farsi sentire da altri all'infuori di me.
<< Tu sai bene cosa il Boss si aspetta da te, quindi non fare il difficile, accetta di dirgli quello che vuole sapere ed io ti prometto che tutto questo sarà veloce e indolore >>
Alzai lo sguardo verso di lui << Non ho niente da riferire >> Jack non apprezzò la mia risposta << Come desideri, l'hai voluto te >> rispose ghignando, per poi rifilarmi una violenta gomitata sulla schiena, un dolore sordo si impadronì della mia schiena e persi la presa, rimasi inchiodato sul bordo della piattaforma a rantolare, sentii il piede di Jack premere sulla mia schiena e mi sentii perduto.
<< Ehi! Ora stai andando oltre! Questo è infierire! >> urlò Jaune facendosi avanti << Facile prendersela con i più deboli eh? >> sembrava seriamente arrabbiato, era raro che qualcuno provasse rabbia a vedermi picchiato.
<< Può darsi >> rispose Jack togliendo il piede << E tu sarai il prossimo! >> caricò verso Jaune, ma a metà strada iniziò a sbilanciarsi e perdere l'equilibrio, l'esplosione di risate fu il segnale che il mio piccolo piano era andato a segno, non potei fare a meno di sorridere e portare lo sguardo alla lama del mio coltello quando Jack fu costretto a fermarsi, con le mutande in bella vista, i pantaloni abbassati al livello delle ginocchia e la cintura tagliata in due parti che giaceva a pochi passi da lui.
L'espressione che fece non la dimenticherò mai << Ma che ca- >> non completò la frase che Jaune decise di sfruttare al meglio il diversivo che avevo creato, il suo pugnò di abbatté sul naso di Jack con violenza tale da spingere l'avversario all'indietro e farlo inciampare sui pantaloni.
Atterrò sul sedere, alla caduta seguì un boato del pubblico, altre risate, ma sta volta non erano per noi.
Udii la Goodwicht urlare agli studenti di tornare composti, ma qualcuno le disubbidii.
<< Forza Jaune! Puoi batterlo! Potete batterlo! >> urlò di nuovo Pyrrha, seguita da Nora ed anche da Ren, che aveva la fama di perenne taciturno.
<< Jaune vai! >> fecero eco alcuni studenti del secondo anno, riconobbi una fauna dalle orecchie da coniglio, anche lei vittima delle angherie di Cardin.
Cardin non era sul palco, ma non è che fra lui e Jack ci fosse una grande differenza, erano entrambi dei grandi bastardi.
<< Ion! Forza! >> mi voltai, l'urlo proveniva da Julia, e non era sola, << Dacci dentro fifone! >> urlò Brienne, con Marlee e Giada farle da eco, seguite da Orion, Ilian e Max, Amber si era limitata ad alzarsi in piedi con i compagni senza proferire una parola, Deryck invece mi lanciò uno sguardo alla “Fai in fretta”, lo interpretai come un incoraggiamento.
<< Jaune! Crediamo in te! >> strillò la caposquadra del team Rwby saltando letteralmente su una sedia << Vale anche per te! >> urlò nella mia direzione << Dateci dentro ragazzi! >> sua sorella si unì agli incoraggiamenti, Blake e Weiss rimasero invece sedute, ma era chiaro che condividessero le parole delle compagne.
Accadde tutto in pochi secondi, e avrei giurato che il tempo avesse nuovamente interrotto il suo corso, quando vidi il volto di Jack contorcersi in una maschera di odio, non ricordo bene cosa ci urlò addosso ma non fatico ad immaginarlo.
Tutta la stanza ammutolì quando si rialzò urlante, provvide a tirarsi su i pantaloni con la sinistra, ma mi spaventò di più quello che stava succedendo alla mano destra.
Una specie di sostanza rossastra fuoriuscì dal palmo della sua mano, concentrandosi e solidificandosi fra le sue dita fino a raggiungere una forma sferica, non ebbi il tempo di fare nulla che lanciò la sfera con tutte le sue forze nella nostra direzione, Jaune si fece avanti e la parò con lo scudo, per poco non cadde all'indietro per il contraccolpo, quella specie di sfera si era spalmata sullo scudo e si stava espandendo a vista d'occhio.
Ebbi un orribile presentimento.
<< LANCIALO VIA >>
L'urlo mi fece male ai polmoni, ma raggiunse il suo scopo, Jaune, l'imbranato di Beacon, fu lesto nel lanciare lo scudo in aria, esattamente due secondi prima che esplodesse, il botto scosse l'intera stanza, mi sorpresi nel vedere lo scudo di Jaune, ancora integro, cadere in mezzo al pubblico come una meteora, gli studenti si scansarono in tempo e l'oggetto atterrò a terra fumante, rosso dal calore che lo permeava.
<< Di cosa diamine è fatto? >> chiesi, ma ottenni solo qualche verso confuso.
<< Ora. Mi sono. Rotto! >> avanzò a passi pesanti verso di noi, vidi quella sostanza riapparire sulla sua mano.
<< Cosa diavolo è? >> << La mia aura, stronzetto >> ringhiò Jack, solo allora realizzai che stava utilizzando la sua semblance.
Quella sostanza, o aura, o qualsiasi schifezza fosse, iniziò ad avvolgersi attorno alla mano del nostro avversario, formando un secondo guanto su quello già esistente, vidi la Goodwicht discutere animatamente con Caesar ed Ozpin, immaginai che erano indecisi se lasciar o meno continuare lo scontro.
<< Ora ti insegno io a farmi arrabbiare! >> corse verso di me, lo scansai e presi a correre per la piattaforma, impegnato com'era a reggersi i pantaloni non aveva modo di raggiungermi.
Jaune gli andò incontro a spada tratta nel tentativo di fermarlo, ma a Jack bastò un rapido scatto per afferrare la spada, che divenne incandescente, Jaune fu costretto a lasciarla mentre il suo avversario separò un po' della sua aura da quella specie di guanto, l'aura toccò terra in mezzo ai piedi del biondino scatenando una piccola detonazione che lo fece volare all'indietro, per poco non cadde dalla piattaforma.
Tornò poi ad inseguirmi più arrabbiato di prima << Smettila di correre! >> iniziai a mettere quanta più distanza possibile fra noi due, ero terrorizzato, ma agli occhi del pubblico la scena poteva risultare molto più buffa di quanto non fosse.
<< L'hai voluto tu! >> gridò Jack piegandosi sulle ginocchia e toccando il pavimento con il “guanto esplosivo”, partì una violenta detonazione e Jack si proiettò in avanti a velocità inumana, atterrò davanti a me e allungò la mano, ebbi appena il tempo di tirarmi indietro che la mia manica prese fuoco, la spensi in tempo per poi riprendere a schivare i colpi di Jack.
Ringraziai mentalmente Caesar e tutti i suoi massacranti esercizi, se non altro aveva perfezionato la mia capacità di evitare i pugni.
<< Ti renderò cibo arrosto per Rhyno! >>
Intuii che si trattasse di Ivan.
Arretrai fino al bordo della piattaforma, quando Jack volle giocare d'astuzia, fece una finta con la mano destra e mollò i pantaloni con la sinistra, mi colpì in pieno mento e poi mi afferrò i capelli.
<< No! >> << Adesso rido io! >>
Sgranai gli occhi per il terrore quando la sua mano destra scattò in avanti, non credo di aver mai provato un terrore più grande.
Rimasi col volto pietrificato, gli occhi sbarrati ed il cuore in gola ad attendere la fine.
Fine che non arrivò.
Non saprei descrivere bene quello che provai, ricordo che rimasi a fissare in avanti fino a quanto il mormorio confuso del pubblicò non mi destò dallo stato di shock, Jack era visibilmente sconvolto, mentre fissava il suo braccio entrare e trapassare il mio corpo come se fosse aria.
Incapace di realizzare cosa stesse accadendo, vidi Jack arretrare, il suo braccio uscì dal mio petto e indietreggiò assieme al suo proprietario.
<< Porco Oum, l'ho mandato all'altro mondo! >>
Continuò ad allontanarsi, anche Jaune, di cui incrociai lo sguardo, era rimasto senza parole.
Mi guardai le mani e non credetti ai miei occhi, erano trasparenti, chiusi i pugni ma non sentii nulla, non sentivo né avvertivo l'esistenza di un singolo atomo del mio corpo.
<< Jack lo ha reso un fantasma! >> gridò Ivan, mentre Caesar che si era alzato per l'occasione scuoteva la testa con espressione divertita.
Io non lo ero affatto.
Camminai all'indietro, non riuscivo a parlare, le parole mi morivano in bocca.
Poi, come la fine di un sogno, il mio corpo riprese sostanza, le mie mani tornarono chiaramente visibili.
Iniziò a dolermi la testa, e mi sentii stanco, terribilmente stanco.
Feci per muovermi e dirigermi verso il bordo della piattaforma per scendere, avevo un forte bisogno di sedermi, ma non mi allontanai molto, non fui in grado di fare tre passi che crollai a terra, chiusi le palpebre e caddi come un sacco di patate.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV

 

<< Entra pure >>
Caesar oltrepassò la porta dell'ufficio a passi lenti, le mani incrociate dietro la schiena come quelle di un vecchio, i suoi occhi bicromatici studiavano l'ufficio del preside in cui era stato convocato quello stesso giorno.
Stampato in faccia, c'era il suo solito sorriso.
<< Prego, accomodati >> chiese il preside, Caesar rispose con un cenno e si sedette davanti alla scrivania << Immagino riguardi il ragazzo >>
Ozpin, come suo solito, non mostrava particolare turbamento << Come ricordi ero molto scettico alla tua richiesta di farlo combattere >> << E? >> lo invitò Caesar a continuare << E credo che adesso tu abbia capito il perché >>
Il mentore non si scompose << Io mi concentrerei di più sul frutto di questo scontro: la sua semblance, Ion è riuscito ad attivare la sua aura e quando si sarà ripreso, sono certo imparerà a maneggiarla alla grande, e se vuoi saperne di più... la trovo interessante, una specie di auto difesa per ora, quando la padroneggerà sarà capace di molte cose, e inoltre trovo una certa ironia che abbia un potere del genere >>
<< Ironico? >> << Ha passato la vita ad evitare colpi, quale semblance poteva essere più appropriata? >>
Il preside assentì << Non nego che ci sia stato un risultato, ma per dieci lunghi minuti è rimasto senza battito cardiaco, temevamo fosse morto Caesar, ciò avrebbe potuto distruggere la reputazione di Beacon >> i suoi occhi tradirono una malcelata preoccupazione.
<< Ma è sopravvissuto, e quello che ha imparato sarà essenziale per procedere con l'addestramento, mio buon amico, mi conosci e sai che so quello che faccio, il ragazzo non è di certo il primo studente che alleno >> << Ma è il primo che è partito da zero >> Caesar socchiuse gli occhi e rispose con un'alzata di spalle.
<< C'è sempre una prima volta per tutto, comprendo le tue preoccupazioni, ma fidati di me, riuscirò a tirare fuori il talento di quel ragazzo, e lo farò senza fargli rischiare la vita... anche se potrebbe sembrare il contrario >>
Ci fu un secondo di risata da parte di entrambi, Ozpin annuì rasserenato, conosceva Caesar da tanto, e l'amico non lo aveva mai deluso.
<< Ora, immagino che ci sia un altro motivo per avermi convocato, sbaglio? >>
<< È esatto, la situazione sta diventando preoccupante Caesar, temo che... loro potrebbero infiltrarsi qui a Beacon, o che l'abbiano già fatto >>
Per una volta Caesar mutò la propria espressione << Ho saputo, la situazione in città degenera a vista d'occhio, e il festival si avvicina, devo fare qualcosa? >>
Il preside scosse la testa << È questo il problema, dovremmo fare qualcosa, ma non sappiamo da dove partire, ho sguinzagliato Qrow in cerca di indizi, e James dovrebbe raggiungerci presto, mentre il nostro nemico rimane nascosto a tessere trame e preparare chissà quale follia ai nostri danni, e noi non abbiamo la minima idea di dove colpire e cosa fare per impedirlo! >>
Un lungo sospiro terminò la frase << Devo chiederti di tenere gli occhi aperti su ogni studente, e non solo, sento che neanche all'interno della scuola siamo al sicuro >>
Caesar annuì << Sarà fatto, ovviamente sai cosa sto per chiederti >> << Sei autorizzato ad utilizzare ogni metodo che non metta a rischio l'incolumità degli studenti >> il tutor scosse la testa << Sappiamo entrambi che non posso prometterlo, mio buon amico, la posta in gioco è troppo alta >>
Il preside si alzò dalla sedia e si diresse alla finestra, prese ad osservare l'esterno, la città di Vale si estendeva a vista d'occhio, ne contemplò la bellezza per dieci lunghi secondi.
<< Promettimi almeno che mi consulterai prima di compiere qualche follia, James ha intenzione di portarsi dietro l'intero esercito di Atlas, ho bisogno di almeno una persona equilibrata al mio fianco >>
Caesar assentì prima di affiancarsi al preside, come lui prese a contemplare la città, un raggio di sole riuscì a filtrare fra le nuvole, illuminando quel giorno grigiastro.
Il sorriso era tornato.
<< Non temere, Ozpin, so quello che faccio >>
<< Me lo auguro Caesar, ora, che ne dici di un buon tè? >>

Torturai le mie palpebre, sforzandomi per tenerle chiuse fino a quando l'infermiera non avrebbe lasciato la stanza, dopo dieci lunghi minuti sentii la porta chiudersi, aprii gli occhi soddisfatto, la cella era vuota.
Era il mio terzo giorno di “coma”, in realtà mi ero svegliato già dal secondo, ma il mio corpo era talmente provato che decisi di prendermi a insaputa degli inservienti qualche giorno di riposo in più, ovviamente non feci parola di questo a nessuno dopo la mia dimissione.
Non era complicato, ero abituato a stare immobile per ore, tattica collaudata nel corso di anni di furti in abitazioni private, l'unico neo era la fame, riuscii per chissà quale miracolo divino ad uscire dalla stanzetta e prendere una barretta energetica dal distributore senza farmi vedere, ma non potevo permettermi di rischiare una seconda volta.
Dopo quello scontro e tutti i giorni passati ad allenarmi, sentivo che quel riposo mi era dovuto.
Repressi uno sbadiglio e girai il mio corpo fra le coperte per trovare una posizione più comoda, non credo di aver mai dormito così bene durante il mio soggiorno a Beacon.
Ero ricoverato nell'infermeria della scuola, divisa in tante piccole stanze, una specie di piccolo ospedale in grado di ospitare svariate decine di studenti, gli infortuni erano la norma a Beacon, per i casi più gravi era previsto il trasporto nell'ospedale centrale di Vale.
Sorrisi soddisfatto, il senso di colpa per far preoccupare (forse) i miei compagni di squadra era svanito fra la morbidezza dei cuscini ed il calore delle coperte.
Tirai fuori il mio scroll, posto all'interno di una scatola vicina al mio letto, dove erano contenuti i miei effetti personali al momento dell'incidente e iniziai a leggere le notizie online, non era una cosa che ero solito fare, ma mi annoiavo ed anche la lettura di qualche tedioso giornale online poteva rivelarsi una valida distrazione.
Furto di Polvere, furto di Polvere, altro furto di Polvere, donna rapinata al distretto industriale, furto di Polvere e un fauno trovato morto nella libreria da lui gestita.
Riposi lo scroll sbuffando, avrei dovuto scaricarmi qualche giochino per distrarmi.
Sin da quando avevo aperto gli occhi non avevo smesso di interrogarmi su quanto accaduto su quella piattaforma: Jack mi aveva quasi ucciso, il colpo mi era passato attraverso, ed ero svenuto.
La teoria più plausibile è che il mio cervello sotto un avanzato stato di shock aveva generato un'illusione dove Jack non mi trapassava o faceva esplodere in tanti piccolissimi pezzi per risparmiarmi l'infarto, ma dopo aver appurato l'assenza di qualsiasi tipo di ferita e bruciatura sul mio petto, non mi rimase che dare credito alla teoria meno probabile: avevo scoperto la mia semblance.
Ne ignoravo totalmente il funzionamento, né capivo come avessi fatto ad attivarla, e soprattutto, non avevo idea di come riutilizzarla.
Ma era un passo avanti, no?
Presi ad osservare la porta, appena mi sarei “ripreso”, come minimo sarei stato convocato da Ozpin o da Caesar, dove mi sarebbe stato comunicato qualcosa del tipo “Ehi, complimenti! Hai sbloccato la tua semblance che fa questo quello e quell'altro, ora fai tot giri del campus finché non saprai ripeterla a piacimento”.
Rabbrividii al pensiero di ulteriori esercitazioni, e decisi che le spiegazioni (ammesso che ve ne fossero) sui fatti di ieri potevano aspettare, e assieme a loro gli allenamenti di Caesar.
Si, potevano decisamente aspettare.
<< Già sveglio? >>
Sobbalzai e portai lo sguardo alla porta: era aperta.
Ero così assorto nei miei pensieri da non essermi accorto di nulla, e pensare che il mio udito si era rivelato prezioso in molte occasioni! (Furti).
Ma il peggio era chi aveva aperto la porta: Drake.
In quel momento sentii fortemente la mancanza degli infermieri.
<< Ehm... qual buon vento? >>
Drake non rispose né attaccò con i preamboli, in due ampie falcate fu davanti a me, la sua mano serrò il mio collo e mi sollevò dal letto, sentii l'aria mancarmi.
<< Sai, sono venuto spesso a farti visita in questi giorni, agli infermieri basta che dici “sono un suo conoscente” e fanno entrare chiunque, forse è per questo che lavorano qui e non in un vero ospedale >>
Scalciai debolmente, non ero in grado di dare risposte.
<< Oh non riesci a parlare? Rimedio subito >> allentò la presa, permettendo all'aria di confluire nei miei polmoni.
<< Dimmi, ti è piaciuta la sorpresa di qualche giorno fa? >> lo fissai con odio, sapevo che era stato lui, diamine se lo sapevo!
Guardai verso la porta sperando di veder entrare un infermiere, vidi invece Kojo fare il suo ingresso in stanza e chiudere la porta alle sue spalle, per poi piazzarcisi
davanti.
<< Spero non ti dispiaccia se ho portato solo Kojo con me, Jack non era dell'umore di raggiungerci, ed Ivan è a fare merenda >>
<< C-come hai fatto... >> << A farti scontrare con Jack? >> completò lui << Spesso si ricorre ad un generatore casuale per decidere gli scontri, tranne nei casi particolari come il tuo, ma io ho giocato un po' con le impostazioni, e quando è venuto fuori che dovevi combattere contro Jack, la Goodwicht ha creduto si trattasse del volere di Ozpin, e Jaune da tuo avversario è diventato il tuo alleato, immagino avessero voluto bilanciare lo scontro... peccato >>
Riprese a stringere << Ma non perdiamo tempo su questi piccoli screzi, spero che tu abbia capito che non ti conviene avermi come nemico, quindi se tu fossi così gentile da darmi ciò che cerco io prometto che toglierò il disturbo senza procurarti qualche danno fisico permanente, che ne dici? >>
<< Te lo ripeto >> sussurrai con un filo di voce << Non ho nulla >> Drake non rispose, si limitò a stringere la presa << S-sono sincero >> << Eppure hai la faccia di uno che nasconde qualcosa >> fece per stringere la presa, ma qualcosa lo fermò, guardò a destra ed osservò il mio scroll << Permetti? >>
Non attese la mia risposta e prese a guardare al suo interno, sospirai di sollievo, ma la sua espressione seccata mi fece pentire del mio ottimismo.
<< Dove nascondi quei dati? >> << Ma lo vuoi capire che non lì- >> rafforzò la presa, mi mancò di nuovo l'aria << Mi costringi a usare le maniere forti, peggio per te >>
La presa sul mio collo aumentò d'intensità, le dita di Drake affondavano nella mia carne provocando un dolore indescrivibile, ma, ancora una volta, un miracolo venne in mio soccorso.
<< Ehi fatemi entrare! >> urlò una voce stridula seguita da un forte bussare, Kojo iniziò a guardare Drake non attesa di istruzione e questi mi lasciò cadere, ma non ebbe il tempo di aprire la bocca che la porta si aprì di schianto, schiacciando Kojo contro il muro.
Mi rialzai all'istante.
<< Ion come stai? >> urlò Marlee fiondandosi nella stanza, trascinando Brienne per la manica, seguita a ruota dalle due gemelle.
<< Come sapevate che ero sveglio? >>
La ragazza si arrestò per un attimo << Non lo sapevamo, ma mentre passavo di qui per uno stiramento alla caviglia, a proposito sto benissimo, ho sentito dei rumori e sono corsa ad avvisare le altre... a proposito, ho bisogno di una sedia! >>
Si accostò al muro, accomodandosi su una sedia riservata per i visitatori, proprio in quel momento la porta si chiuse alle spalle del gruppo: Kojo era rimasto conficcato nella parete, capii che semmai Marlee avesse bussato alla mia stanza avrei fatto meglio di aprire subito.
<< Ops... scusa, ma cosa ci fate qui? >>
Kojo non rispose, ci pensò Drake per lui.
<< Visita di cortesia, ma credo ci sia una soglia massima per le visite, quindi togliamo il disturbo >> uscì dalla stanza seguito dal suo compagno.
<< Uhm non me la racconta giusta >> osservò Brienne, mentre anche le due gemelle facevano il loro ingresso.
<< Siete venute con la squadra al completo? >> << E non solo! >> rispose Marlee, subito dopo anche la mia squadra e il team OMGA entrarono a loro volta.
Qualcosa mi suggerì che il discorso sulla soglia massima fosse solo una scusa.
<< Ion! Sei stato fenomenale! >> gridò Julia stringendomi con forza << Alla fine hai sbloccato la tua semblance, visto? >>
<< Giusto, questo è un grande passo avanti >> osservò Orion << Anche se va considerato che rispetto agli altri student- mh! >> << Non fare il guastafeste, So-Tutto-Io >> rispose Max mentre gli tappava le labbra, Orion si limitò ad annuire alzando gli occhi al cielo.
<< Siamo passati a turno ogni giorno, iniziavamo a pensare che non ti svegliassi più >> aggiunse Giada, Amber annuì per confermare.
Mentirei se non dicessi di essere basito oltre che sorpreso, certo, avevo capito che si preoccupavano per me, ma non ero abituato a questo genere di calore, no, credo, anzi, sono certo, che fu la prima volta in tutta la mia vita che provai una sensazione simile, ma allora non sapevo come reagire, come comportarmi, eppure doveva essere una cosa normale per loro.
Per loro, per me era come approdare in un pianeta sconosciuto.
Ma tutto sommato, ciò non mi dispiaceva affatto.
Venni bombardato di domande relative al mio stato di salute, e feci fatica a rispondere a tutti i presenti, beh a tutti esclusi Deryck e Amber.
<< Allora, sei contento di aver scoperto la tua semblance? >> chiese Ilian << Si, anche se non so se sarò in grado di replicarla, anzi, non so nemmeno come ho fatto >>
<< Questo è irrilevante >> rispose Giada scuotendo la testa << Vedi, è un po' come andare in bicicletta: una volta che avrai capito come funziona potrai farlo tutte le volte che vuoi... e in più se sbagli non rischi di cadere per terra! >>
Risi, e risero anche gli altri, ne sentivo davvero il bisogno.
<< Quando ti rimetterai? >> << Non lo so Julia, anche perché tecnicamente sarei ancora in “coma”, sempre che Drake non abbia avvisato gli infermieri >>
<< Intendi che non sanno che ti sei svegliato? >> << Può darsi... >> lei e Giada si guardarono confuse, ma per fortuna una voce stizzita proveniente da fuori le interruppe.
<< Oh, mi sa che dobbiamo uscire >> osservò Ilian.
<< Cosa? Nooo >> si lamentò Marlee per poi alzarsi << Dob- ahi! Vado a farmi controllare questa caviglia >>
<< Cosa aspetti? >> chiese Brienne << Oh sai devo prima assicurarmi che- ehi giù le mani! >>
Ashes la prese per i piedi mentre la gemella la sollevò per le spalle, iniziando a trasportarla fuori dalla stanza.
<< No non è giusto! Non potete! >> strillò Marlee prima di sparire oltre la soglia << Grazie Ellen, grazie Ashes >> sussurrò il fauno, subito dopo anche gli altri uscirono non prima di aver salutato, fino a quando io e Brienne rimanemmo gli unici in quella stanza.
Rimase ai piedi del letto fissando la finestra, ne approfittai per sedermi sul letto e placare i lamenti delle mie gambe.
Notai che nascondeva qualcosa dietro la schiena.
<< Come ti senti? >> chiese senza preavviso.
<< Non mi lamento, anche se qualche giorno di riposo in più non mi spiacerebbe >>
Brienne scosse la testa << Chissà perché non ne dubitavo... >> << Prego? >>
La ragazza coniglio si sedette, sempre con le mani dietro la schiena.
<< Ecco, ammetto che la prima impressione che ho avuto di te non è stata delle migliori, specie quando ti ho visto scappare dai grimm... e farlo più e più volte, e non solo dai grimm >>
Annuii << Non posso biasimarti >>
<< E sei deboluccio, almeno per gli standard di Beacon >>
<< Non posso negare nemmeno questo >>
<< Ma quello che ho visto l'ultima volta mi ha fatto ricredere >>
Questo si che mi sorprendeva.
<< Davvero? >> << Sperando di non offenderti, non mi sarei aspettata che avresti davvero contribuito al combattimento, mi aspettavo di vedere Jaune usato come scudo umano, o che saresti saltato via come l'altra volta... e invece sei stato coraggioso nonostante foste chiaramente in svantaggio, e soprattutto non hai abbandonato Jaune alla sua sorte, quindi... >>
Inarcai un sopracciglio: Stava per dirmi qualcosa di carino?
Non ero abituato a dei complimenti, né da lei ne in generale, la gente non è molto incline a lusingare un ladro, specie se questi se ne sta andando di corsa con il suo portafoglio, ho collezionato così tante affermazioni colorite che potrei scriverci un libro!
<< Quindi? >> la incoraggiai << Quindi penso che tu non sia così male, anzi, forse sotto sotto sei anche più coraggioso di quanto sembri, specie se sai che c'è qualcuno che ha bisogno del tuo aiuto >>
Credo che rimasi in un blackout di qualche minuto, coraggioso era l'unico appellativo che mai, mai mi sarei aspettato di sentirmi dire.
Ok, in realtà ce ne sono molti altri, ma coraggioso spiccava fra tutti, era tutto ciò che non ero mai stato, o almeno non nel senso più apprezzato del termine.
<< Perciò vorrei scusarmi per aver pensato male di te >> la fermai con un cenno della mano << Non è necessario, in realtà ci hai azzeccato >>
Per la prima volta una risatina sfuggì dal suo ampio colletto.
<< Forse anche tu devi ricrederti, in ogni caso >> tirò via le mani da dietro la schiena, reggevano una scatoletta.
<< Per me? >> lei annuì << Si, dicono che il terzo tentativo è quello buono, lo spero perché non avevo più impasto per il quarto >>
Mi faceva strano il solo immaginarla mentre sorride, figuriamoci scherzare.
Appoggiò la scatola sul mio letto e ne rimosse il coperchio, si rivelò essere piena di biscotti al burro fatti a mano.
<< Grazie! Non so davvero cosa dire >> << Di niente, è il mio modo di scusarmi per averti ritenuto un codardo, tu però non farmi pentire di aver cambiato idea >>
Sorrisi.
<< Farò del mio meglio, ti prometto che cercherò di- Cazzo! >> un violento spostamento d'aria alle mie spalle rischiò di farmi infrangere la promessa prima del tempo, vidi qualcosa avvicinarsi velocemente con la coda dell'occhio e in un attimo il mio corpo perse ogni consistenza, venendo poi attraversato da un pallone da dodgeball.
Nello stesso istante in cui la palla usciva dalla finestra aperta il mio corpo “cadde” all'interno nel letto fermandosi sul pavimento, rimasi con il busto che sporgeva dal materasso.
<< Ma che diavolo!? >>
<< Spero di non aver interrotto qualcosa >>
Ci girammo entrambi in direzione di Caesar.
<< Noto con piacere che i tuoi riflessi sono migliorati >>
Mi rialzai all'istante e il mio corpo riprese consistenza e smise di essere trasparente, mi girò la testa, ma rimasi in piedi.
<< T-tu lo conosci? >> domandò Brienne, mentre si riprendeva dall'apparizione improvvisa e da ciò che mi aveva appena visto fare.
<< Si, è una lunga storia >>
<< Ero passato per vedere come stavi >> continuò Caesar senza nemmeno presentarsi a Brienne << E per avvisarti che gli allenamenti riprenderanno come al solito quando verrai dimesso, inoltre credo di aver appena appreso qualcosa di più sulla tua semblance, ma di questo parleremo in privato >>
<< Si ma... >> Caesar volse lo sguardo verso Brienne, più confusa che mai.
<< Ah tu devi essere la signorina Harris, felice di vedere che Ion a qualcuno che lo viene a trovare, mi presento, mi chiamo Caesar, e adesso devo togliere il disturbo, ci vediamo presto, Ion >>
Così, senza aggiungere altro, Caesar sparì nel corridoio.
<< … Ma chi era? >> << Lui? Beh diciamo che mi sta dando una mano, ho riflettuto molto quando mi avevi detto che la mia abilità nel corpo a corpo era al di sotto della media, quindi mi sono rivolto a lui per farmi allenare dopo le lezioni, se Jack non mi ha ridotto ad un falò lo devo a lui >>
Il fauno sgranò un attimo gli occhi << Oggi non smetti di sorprendermi >> non potei fare a meno di arrossire, il suo ampio colletto mi impedì di capire se stava facendo altrettanto.
<< Beh, credo di dovermi congedare >> tagliò corto lei, alzandosi dal materasso << Allora... rimettiti presto Ion >>
Uscì dalla stanza, non ebbi il tempo di formulare una risposta.
Rimasi solo con la scatola di biscotti, e senza pensarci due volte feci per prenderne uno, ma venni interrotto dallo sbattere della porta alle mie spalle.
<< Fermo fermo fermo! >> Marlee si gettò sul letto strappandomi la scatola di mano.
<< Ehi che fai!? >> non mi rispose, scattò in piedi e corse alla finestra, a quel punto gettò via la scatola con tutte le sue forze, la vidi sparire all'orizzonte.
<< Ma... >>
Si girò verso di me << Non ringraziarmi, un giorno capirai! >> uscì di corsa dalla stanza lasciandomi con un pugno di mosche.
<< … Perché? >> chiesi quando ormai ero rimasto di nuovo da solo, finché non adocchiai un biscotto sul materasso, doveva essere caduto dalla scatola quando Marlee me l'aveva strappata di mano.
Mi guardai intorno, e senza riflettere sulle parole di Marlee, diedi un morso.
Ora, non starò a descrivere il sapore perché non ci sono parole per descrivere l'abominio che mandai giù, vi dirò soltanto che ebbi il più violento mal di pancia della mia vita, che rimasi in infermeria per altri due giorni, e che quei giorni li passai perlopiù in bagno.
In breve, se una persona vi dice di non mangiare dei maledetti biscotti, non fate storie e datele ascolto!

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV

 

La lama iniziò ad inclinarsi verso il basso, disegnando un lungo arco nella sua traiettoria, seguii l'arnese con lo sguardo, e sospirai di delusione quando la lama si conficcò superficialmente nello spesso tronco d'abete, mancando di venti centimetri abbondanti l'orlo del bersaglio.
<< E con questo siamo a zero su cinque >>
<< So contare, almeno quello lo so fare >>
Sbuffai mentre mi avvicinai al tronco per estrarre la piccola lama, la strinsi fra le dita per poi adagiarla sul palmo e soppesarla con la mano.
Malgrado le dimensioni ridotte, riuscivo a sentire il peso del metallo, mi stavo chiedendo come si potesse lanciare con precisione un oggetto così piccolo ma al contempo pesante, quando sfiorai la punta dell'arma con l'indice e una piccola scossa mi fulminò la mano, lasciai cadere il pugnale da lancio con un grugnito stizzito.
<< Ion, non centrerai mai il bersaglio se ti fai paralizzare la mano >>
Ero stato dimesso da sei giorni, e malgrado il periodo di riposo e i chili persi a causa del vomito, Caesar non aveva esitato a mettermi sotto con gli allenamenti, cosa che aveva reso il sottoscritto più irritato del solito.
Il mio istruttore raccolse la lama da terra stringendo il pollice e l'indice attorno al piccolo manico in gomma, che faceva da isolante per evitare che l'elettricità si scaricasse sulla mano dell'utilizzatore, cosa di cui il sottoscritto si era dimenticato.
Si trattava di una piccola lama a punta di lancia lunga quanto un dito indice e estremamente fine, il cui funzionamento mi era stato spiegato da Caesar nel più perverso dei modi: adoperandole su di me.
Da quando aveva compreso il funzionamento della mia semblance non aveva fatto altro che metterla alla prova, costringendomi a schivare una serie infinita di colpi e armi, fra cui queste piccole lame.
Il loro manico si poteva staccare, per scoprire un piccolo foro che Caesar aveva riempito con della Polvere elettrica, all'interno c'era un secondo rivestimento in gomma che faceva si che l'elettricità sprigionata dalla Polvere, al momento dell'impatto, non fuoriuscisse lungo tutta l'arma ma si concentrasse lungo la punta (dove il rivestimento era assente), in modo che la scossa arrivasse in profondità e colpisse il nervo, paralizzandolo.
Tutto questo, come ho appena detto, lo imparai quando Caesar, nella sua smania di voler testare la mia abilità speciale, me ne aveva lanciato addosso una decina abbondante, purtroppo per me, scoprii di poter rimanere intangibile per non più di dieci secondi scarsi, già da sei iniziavo a sentire male alla testa, altra cosa che scoprii quando mi ritrovai improvvisamente tangibile nel mentre che cercavo di schivare i lanci di Caesar, fu questione di un attimo e mi trovai con l'avambraccio destro e la gamba sinistra paralizzati.
Altra pecca della mia semblance, era la mia assoluta incapacità di attivarla a comando, a detta di Caesar ciò era dovuto alla mia scarsa padronanza sulla mia aura, fino ad allora questo mio potere si sarebbe attivato solo grazie al mio istinto di sopravvivenza, perché si, secondo quel pazzo ero in grado di diventare intangibile quando ero talmente terrorizzato da ritenermi in pericolo di vita, esattamente come era successo con Jack prima, e in infermeria quando Caesar aveva cercato di colpirmi.
Questo significava che non avevo alcun controllo su di essa, e quando Caesar mi bersagliava con palloni, lame elettriche e oggetti vari, vi erano soltanto due possibili epiloghi: o la mia semblance si attivava e riuscivo a schivare per pochi secondi prima di tornare tangibile e venire colpito, o non si attivava affatto e venivo colpito comunque, in entrambi i casi l'esito era che il sottoscritto si sarebbe ritrovato a terra con forti dolori a faccia, braccia, gambe, busto e parti intime.
Ciò indusse Caesar a fermarsi? No! Ma dal momento che non voleva concentrare tutti i suoi sforzi unicamente sulla mia semblance, decise che mi avrebbe insegnato ad adoperare quelle lame paralizzanti, nella speranza che con l'aumentare della mia tecnica, avrei maturato un maggior controllo sulla mia semblance.
Non ne ero molto convinto, ma lui aveva trovato un metodo molto convincente per motivarmi: ogni dieci lanci sbagliati avremmo ripreso con gli esercizi di schivata.
Quell'uomo era un sadico.
<< Ti vedo irritato >> osservò porgendomi la lama, scostai la sua mano.
<< Se non sei in grado di pensare lucidamente non lo centrerai mai >> << Cosa vuoi che faccia? >>
Caesar alzò un sopracciglio << Che prendi un ampio respiro e tirassi quel coltello come se dovessi fermare un assalitore e non incidere il nome tuo e della tua lei sulla corteccia durante un romantico pomeriggio d'estate >>
<< Non ne sono in grado >> sbottai << Sono tre giorni che proviamo ed è già tanto che riesco a centrare l'albero >>
Altra alzata di sopracciglio << Se contiamo che prima non arrivavi neanche lì credo si possa definire un buon risultato >>
Alzai gli occhi al cielo << Mi fa male il braccio, metà del mio corpo mi fa male fra pallonate e lame elettriche e credo di aver perso la sensibilità al palmo destro >>
<< Se fosse facile questa scuola avrebbe il triplo degli studenti >> il suo sorriso mi rendeva difficile capire se la frase voleva essere un incoraggiamento e un rimprovero.
<< Non eri in grado di schivare, e ci sei riuscito, non eri in grado di attivare una semblance, e ci sei, anche se a grandi difficoltà, riuscito, la forza è frutto della pazienza, non dimenticarlo >>
Sospirai << A volte vorrei credere a queste tue frasi pseudo filosofiche, ma mi chiedo “quanta pazienza”? Non credo che il mio braccio reggerà a lungo >>
<< Forse non oggi, né domani, ma come hai raggiunto dei traguardi, ne raggiungerai altri >> << Se non muoio prima >> << Se non muori prima >> assentì lui << Ma se succederà non sarà per cause imputabili a questo allenamento, e se sarà così, nessuno lo verrà a sapere >>
Sgranai gli occhi e arretrai d'istinto << C-cosa? >> << Voleva essere una battuta >> << Sai, è difficile capire quando sei serio e quando non lo sei >>
<< Non posso darti torto >> si girò su se stesso iniziando a slegare il manichino dalla corteccia dell'albero.
<< Cosa fai? >> << Non lo sai? Stiamo entrando nel periodo del festival >>
Inclinai la testa, non avevo capito << Il festival di Vytal! >> << Ah giusto... per la fine della guerra e via dicendo, ma cosa c'entra? >>
Non avevo fatto minimamente caso al passare dei mesi, l'idea che fossimo nel periodo del festival non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello.
Caesar posò il manichino ai piedi dell'albero e tornò a guardarmi << Ozpin è lieto di vedere che stai facendo progressi, ed è riuscito ad ottenere dal consiglio il permesso di farti uscire da Beacon in occasione dei festeggiamenti, assieme al tuo team, ovviamente >>
La guardai, la notizia mi aveva sollevato, non amavo sentirmi in trappola, e farmi una camminata fuori da Beacon mi avrebbe aiutato a rilassarmi.
<< Davvero? Quando? >>
Il sorriso di Caesar si fece più ampio << Da adesso >> << Stai scherzando? >>
Non rispose << Forza! Che aspetti a unirti alla tua squadra? >>
<< E gli allenamenti? >>
Il mio istruttore scosse la testa << Vedo che oggi non sei nel pieno delle tue facoltà intellettuali, per cui di darò questa piccola tregua per oggi, nella speranza che tu riesca a distenderti >>
Non capii se voleva essermi d'aiuto o insultarmi << Riprenderemo domani, divertiti, smaltisci lo stress, mangia qualcosa che sembri aver perso chili dal ricovero in ospedale, e domani ripresentati qui alla solita ora >>
<< È uno scherzo? >> << Da quando sono così inaffidabile? >> scherzo lui << Certo, se poi preferisci rimanere qui ad allenarti riprendiamo subito >>
Arretrai << No no, credo mi rilasserò >>
<< Allora siamo d'accordo, divertiti Ion! >>
Si mise le mani dietro la schiena e si allontanò, svanendo fra gli alberi.
<< Aspetta! >> gli corsi dietro, ma quando superai l'albero dietro cui era sparito non ne trovai traccia.
<< … Come vuoi, seguirò il tuo consiglio >>

<< Come? Così tanto!? >>
La mia caposquadra si allontanò dalla bancarella con un sospiro rassegnato << Dovevo portarmi più soldi, beh sarà per domani >>
Il festival di Vytal, per chi non lo sapesse (anche se dubito che esistano persone che non ne siano a conoscenza, fatta eccezione per qualche povero bruto che vive ancora nelle foreste), è un evento internazionale che lega i quattro grandi regni in cui è diviso questo pianeta.
Ogni due anni infatti, a rotazione, viene scelta una delle quattro capitali, in cui gli altri tre regni mandano le loro rappresentanze per festeggiare, promuovere le proprie culture, e osservare gli studenti delle quattro scuole di combattimento sfidarsi in una gigantesca arena volante dove il sottoscritto, come potete immaginare, non aveva intenzione di mettere piede.
Il festival prende il nome dall'omonima località di Vytal, un'isola a nord est di Vale dove le quattro grandi potenze si riunirono per firmare il trattato di pace che pose fine alla Grande Guerra, il più devastante conflitto mai combattuto su Remnant.
Questo festival venne quindi creato per festeggiare la pace fra i quattro regni e ricordare alla popolazione del pianeta che andiamo tutti d'amore e d'accordo e che per il momento i leader dei regni non sono attualmente interessati allo scoppio di una guerra, con grande dispiacere degli industriali e dei fabbricanti di armamenti.
Certo, magari vi sono altri problemi, tipo la criminalità incalzante, la discriminazione verso i fauni, la crescente minaccia dei grimm, ma ehi, almeno non siamo sul piede di guerra, festeggiamo!
<< E tu? Non compri nulla? >> mi chiese Ilian, io scossi la testa, avendo passato la vita a spostarmi spesso non ero abituato al comperare souvenir da esporre su una mensola o lasciare marcire in qualche cassetto, non avevo mai vissuto più di un mese nello stesso posto, e spesso mi capitava di dovermene andare precipitosamente, portando con me solo quello che potevo far entrare in tasca, inutile specificare che i lien avevano la priorità su tutto.
Quel giorno le strade erano affollate da stand e bancarelle di ogni tipo e provenienza, e in tutte le piazze erano stati montati dei piccoli palchi per varie presentazioni, ognuno dei quattro regni, a modo suo, era come approdato a Vale per farsi conoscere al pubblico, composto dai cittadini di Vale e da turisti provenienti da ogni parte di Remnant: Vale, Atlas, Mistral... e Vacuo.
Storsi il naso quando, passando per il molo, osservai una nave attraccare, una nave che recava, li riconobbi subito, gli stemmi di Vacuo.
Quella nave trasportava gli studenti di Shade, la scuola di cacciatori di Vacuo, nonché unica vera fonte di ordine di quel regno composto da criminali e fannulloni.
Come ben sapete, ho viaggiato per tutta Remnant in gioventù, e Vacuo non fa eccezione, e vi giuro, che dio (o gli dei) mi sia testimone (o mi siano testimoni), mai un soggiorno fu più sgradevole di quello che passai a Vacuo.
Mi ero diretto lì pensando che avrei avuto gioco facile nello svuotare le tasche, ma mi sbagliai, il problema non erano le inefficienti forze dell'ordine, ma la concorrenza, non potevo nemmeno introdurre la mia mano nella tasca di qualcuno che andava a finire con il sottoscritto che si trovava un pugnale puntato alla gola, c'erano (e ci sono tutt'ora) così tanti criminali a Vacuo che si derubavano a vicenda, e questo solo nel migliore dei casi.
Certo, detto da una persona che ha passato una buona parte della propria vita a rubare al prossimo questo astio verso la criminalità di Vacuo potrebbe suonare come incoerente oltre che immotivato, e forse un po' lo è, ma una cosa è il furto per necessità, un'altra è quello che ho dovuto passare in quel porcile!
E non potete avere la minima idea dell'inferno che ho dovuto passare!
Ricordo che una volta entrai in quello che credevo essere un bagno pubblico per poi ritrovarmi ricoperto di serpenti velenosi che degli uomini corpulenti versavano addosso ai poveri sfortunati che utilizzavano quella stretta cabina dai tetti vicini, per poi far scommettere agli spettatori se lo sfortunato partecipante sarebbe sopravvissuto o meno.
E quando riuscii ad arrampicarmi fuori e saltare su un tetto vicino, rischiai di essere linciato dal pubblico per l'enorme mole di denaro che avevo fatto perdere alla maggior parte degli scommettitori.
Per non parlare poi dello squallore assoluto delle strade e delle case, tutto lì sembra bloccato in uno stato di perenne decadenza.
In sostanza, non solo Vacuo è un posto orribile dove vivere, ma se davvero esiste un anello mancante fra l'uomo e la scimmia, sono i suoi abitanti!
Ma adesso, perdonate questo mio sfogo e torniamo alla lettura.
Cosa Deryck? Dici che dovremmo cancellare questa parte?

Dopo aver distolto lo sguardo dalla sgradevole presenza degli studenti di Vacuo tornai a soffermarmi con i miei compagni, Julia era impegnata a scegliere un souvenir fra i pochi articoli che era in grado di permettersi, mentre Ilian si era parcheggiato a uno stand dedicato alle armi prodotte a Mistral.
Deryck, invece, si era appena seduto ad una bancarella degli udon, e non sembrava interessato a lasciarla molto presto.
Sospirai, non avevo voglia di spendere soldi (sopratutto per gli articoli di Vacuo), ebbi l'idea di aggregarmi al team OMGA in giro per la città, ma ci eravamo persi di vista una volta usciti da Beacon e non avevo idea di come rintracciarli.
Iniziai quindi a vagare per le strade, sicuro di non perdermi, conoscevo bene quelle vie dopo mesi passati a compiere furti, specie se si trattava di possibili vie di fuga in caso di pericolo, sperai di non avere una qualche specie di chip inserito nel mio scroll per controllare la mia distanza dai miei compagni, ma ero certo che Ozpin mi avrebbe perdonato questo piccolo sconfinamento.
E se non l'avrebbe fatto, potevo sperare che non ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Fu allora, che passando vicino ad una piazza dove si era radunata una piccola folla, che una voce altisonante parlare attraverso un microfono.
<< Per diversi anni, i modelli AK-130 hanno rappresentato il più alto standard di sicurezza raggiunto su tutta Remnant, ed hanno fatto un lavoro egregio, non siete d'accordo? Non siete d'accordo? >>
Mi avvicinai alla piazza, cercando con lo sguardo la fonte di quella voce, forse avevo trovato qualcosa di interessante.
Così, mentre la folla prorompeva in applausi, riuscii ad individuare, su un ampio palchetto predisposto per l'occasione, vidi lui.
Alto, possente, elegante nel suo soprabito bianco e con la barba ben curata di chi ci tiene ad apparire affascinante ad un appuntamento: un pomposo generale atlasiano.
L'omone in questione, dopo una pausa studiata per dare più enfasi al discorso, riprese a parlare.
<< Ma... il regno di Atlas è sempre stato la culla dell'innovazione, ed “egregio”non è ancora abbastanza per noi, dico bene? >>
Il generale si trovava in mezzo a due ampi container, che al concludere della frase si aprirono simultaneamente, rivelando il loro contenuto: dei massicci robot color neve, molto più grandi dei loro predecessori, che per l'occasione erano inginocchiati davanti all'apertura dei container.
<< Gli Atlesian Knight 2.0! >> gli automi si attivarono e mossero le gambe in avanti, spingendo a terra i modelli ormai obsoleti.
La folla proruppe in un secondo applauso.
<< Più furbi, più agili, e a dire il vero: un po' meno minacciosi >> i nuovi modelli iniziarono ad agitare le braccia, come a imitare un'espressione esultante << Questi modelli saranno attivi verso la fine dell'anno, ma non saranno i soli >>
Se devo essere sincero, quell'uomo non mi fece una bell'impressione, mi era capitato spesso di avere esperienze non molto carine con militari e forze dell'ordine di qualsiasi tipo, specie quelle di Atlas.
Non conoscendo il suo nome, la mia mente lo catalogò come, visto il suo aspetto marziale, concentrato, e rigido come se gli avessero infilato una scopa su per il retto: “Generale Tutto-d'un-pezzo”.
Leggasi con tono insolente tipico di un'adolescente in vena di sfottere, grazie.
<< Ora... l'esercito di Atlas ha sempre sostenuto l'idea di allontanare gli uomini dai pericoli del campo di battaglia, tuttavia, alcune situazioni richiedono un tocco... più umano >>
Tutto-d'un-pezzo ammiccò alla folla prima di riprendere.
<< Le menti più brillanti del regno, in collaborazione alla Schnee Dust Company, sono orgogliosi di presentare... l'Atlesian Paladin! >> credo che i miei occhi rischiarono di schizzarmi fuori dalle orbite quando vidi l'ologramma del generale venire sostituito da un immenso mech grande si e no cinque Deryck e armato il quadruplo.
Sopratutto perché dalla distanza da cui stavo assistendo all'evento, capii che Tutto-d'un-pezzo era un ologramma solo nel momento in cui sparì.
Capii che all'interno di quella mostruosità, doveva esserci una qualche cabina di comando da dove un militare avrebbe guidato personalmente quel bestione sul campo di battaglia.
<< Quest'oggi non siamo riusciti a mostrarvelo dal vivo, ma entro il finire dell'anno potrete vedere questi guerrieri robotici da combattimento difendere i confini del nostro regno >>
L'idea sembrò entusiasmare il pubblico, mentre il sottoscritto all'idea di essere inseguito da uno di quei cosi non condivideva lo stesso sentimento.
Come immagino si sia intuito, la mia opinione del generale era tutt'altro che positiva, specie considerando che si era portato dietro l'esercito di Atlas quando era arrivato pochi giorni prima...
Ed ora, a distanza di anni, posso dire che il mio giudizio sia più che corretto, visto quello che è successo dopo!
Qualcuno di voi lettori è di Vale, e forse rammenta della catastrofe che colpì la città anni fa, proprio in occasione del festival, no?
Quando quei dannati automi si misero a sparare alla gente, quando le navi da guerra di Atlas persero il controllo e iniziarono a combattersi a vicenda mentre la White Fang si era impadronita degli Atlesian Paladin e seminava il terrore in città nel bel mezzo di un'invasione di grimm?
Si credo che voi abitanti di Vale lo ricordiate bene, così come tutte le persone sopravvissute a quella catastrofe: le famiglie, gli studenti, i turisti, e chiunque abbia perso qualcuno in quell'inferno, ed a chi devo dire grazie per questo?
Certo, ci sono stati dei responsabili, il loro piano era stato organizzato minuziosamente sin nei minimi dettagli e nessuno, nemmeno Ozpin, aveva realizzato cosa stava accadendo proprio sotto al suo naso fino all'ultimo momento!
Ma chi, è arrivato qui portandosi dietro l'esercito solo per peggiorare irrimediabilmente la situazione? Facendosi manomettere i robot e rubare le navi da sotto il naso? Regalando al nemico una terrificante mole di armi da rivolgere contro persone innocenti e, non specialmente, al sottoscritto?
D'altronde quando c'è un nemico invisibile di cui non puoi vedere ne prevedere le mosse, la cosa migliore da fare è fargli sapere quali sono le tue difese e dargli modo di sottrartele come l'ultimo degli idioti?
Davvero niente male generale Tutto-d'un-pezzo, niente male!
Perdonate questo mio sfogo carico di livore, che per di più è il secondo in un solo capitolo, ma fra militari e abitanti di Vacuo il sottoscritto rischia di perdere la testa.
Inoltre, non ho svegliato Deryck per scrivere delle mie opinioni poco lusinghiere su Tutto-d'un-pezzo e collaboratori vari.
Bensì di quello che vidi dopo il discorso di Tutto-d'un-pezzo, infatti riuscii a captare la frequenza di una persona a me conosciuta, che osservava il tutto in disparte: Ruby.
Era in compagnia di una ragazza dai capelli di carota, le notai mentre si allontanavano in fretta e furia seguire da dei militari atlasiani.
Una piccola parte di me insisté per farmi gettare a mia volta nell'inseguimento e cercare di soccorrere le due, ma repressi subito questo sentimento, non per cattiveria, ma non volevo rischiare guai con autorità di qualsiasi tipo mettendo a rischio la mia presenza a Beacon, inoltre vista l'abilità di Ruby nel combattere, un qualsiasi aiuto da parte mia sarebbe risultato superfluo, se non dannoso.
Le lasciai alla loro fuga, conscio che Ruby non avrebbe avuto alcun problema a seminarli, e con lei la ragazza in sua compagnia, non l'avrebbe lasciata indietro, non era da lei.
Finii così per il vagare per la piazza senza una meta apparente, non ero interessato ad assistere a cosa quel robot avrebbe potuto fare (e farmi) sul campo di combattimento, né volevo tornare alle bancarelle finché non fossi stato certo dell'assenza degli studenti di Vacuo appena sbarcati, cosa che, immaginai, non sarebbe avvenuta molto presto.
Iniziò così un lento trascinarsi per la strada, fino a quando, con mio sommo piacere, non individuai le orecchie di Brienne svettare fra la folla.
Non era in compagnia di Marlee, né delle gemelle, stava camminando da sola, ed a giudicare dalla sua fretta si stava dirigendo in un posto preciso.
Nei giorni successivi alle mie dimissioni non ebbi modo di parlarle, un po' per l'assenza di tempo fra allenamenti e giornate di studio da recuperare, ed anche perché una parte di me temeva volesse uccidermi (a giorni di distanza, sentivo ancora il saporaccio di quei biscotti sulla lingua), il che rendeva più forte la mia curiosità sulla sua fretta (sperando che non stesse andando a comprare veleno per topi).
Ci pensai un attimo, e decisi che l'avrei seguita, a differenza di Ruby non avrei rischiato l'arresto o peggio.
Partii facendomi largo fra la folla a suon di spallate e spintoni, beccandomi qualche insulti fra una corpulenta signora sulla sessantina e un gruppo di teenagers, alla prima infilai la mano nella tasca sfilando il portafoglio, che riposi nella tasca di uno di quei ragazzi, dopo averlo alleggerito di qualche lien.
E non guardarmi così!
Ho un talento, tante vale usarlo.
Strisciai fra la bolgia di voci e persone fino a raggiungere il marciapiede, Brienne si era allontanata ma non era irraggiungibile, mi armai di pazienza e iniziai a camminarle dietro, non dovevo raggiungerla, ma evitare di perderla.
Se avessi avuto il controllo sulla mia semblance, avrei potuto usarla per attraversare direttamente le persone a guadagnare tempo, ma ci ripensai in fretta: qualche persona si sarebbe messo a gridare di vedere i fantasmi, il che forse era peggio che mettermi a seguire Ruby e i militari.
Continuai a pedinarla per una decina di minuti, ci stavamo spostando verso i quartieri residenziali, e quando riusciva a liberarsi dalle zone affollate non esitava ad aumentare la velocità, ma alla fine, con grande sollievo delle mie caviglie, si fermò.
Svoltò dietro un vicolo, e sentii il rumore di passi cessare, si era fermata, tesi l'orecchio per ascoltare, forse era lì con qualcuno, le parole si perdevano nell'immenso mormorio causato dal vociare della folla.
Iniziai ad interrogarmi su cosa avrei potuto trovare una volta svoltato quell'angolo: Brienne era con qualcuno, così teorizzavo, ma con chi?
Forse aveva un ragazzo, oppure stava realmente comprando del veleno da mettere nel prossimo impasto, magari una dose più grande della volta precedente.
Scacciai quel pensiero con una smorfia, forse cucinava da schifo e basta, ma l'ipotesi del veleno pareva più sensata.
Dopo un po', decisi che non potevo attendere oltre, mi infilai bruscamente nel vicolo, e quello che vidi mi turbò, se è possibile, più di quanto mi avrebbe turbato vedere Brienne compare del veleno.
<< Si! Salta! >>
Brienne saltò in avanti in seguito all'ordine stridulo di una voce infantile, all'atterraggio seguirono le risate di cuore di un bambino.
Piegata in avanti, la coniglia del team MEAB portava sulle spalle un bambino sui dieci anni, un piccolo fauno dalle orecchie da coniglio color quercia, come i suoi capelli.
Vidi Brienne compiere altri due salti fra le risate del bambino, prima di accorgersi della mia presenza, se io dovevo avere un'espressione sorpresa, la sua lo era almeno il doppio, anche se la bocca era nascosta dall'ampio colletto, non ebbi problemi ad immaginarmi la sua espressione, specie visto il rossore che divampava nel resto del viso.
Il bambino d'altro canto, era confuso quanto me.
<< Sorellona, lui chi è? >>

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI

 

Aveva recentemente compiuto dieci anni, il piccolo Kinney, ma a differenza di quanto affermato da amici e parenti, non avvertiva alcun cambiamento in se o nella sua vita, a partire dalla routine giornaliera.
E non lo avvertiva neanche quel giorno, mentre correva a perdifiato per le stradine del distretto commerciale.
Nick, questo era il suo nome, stava subendo il solito inseguimento da parte della solita banda formata dai soliti bulletti che caratterizzava le sue solite giornate.
Alle 13:10 di tutti i giorni di tutte le settimane escluso il weekend, il piccolo fauno attraversava il cancello al limitale del cortile della scuola elementare di Vale con la consapevolezza che, se desiderava tornare da sua zia sulle sue gambe, avrebbe dovuto comprimere le sue lunghe orecchie da coniglio nel piccolo cappuccio della felpa e sforzare al massimo i due piccoli arti, specie perché in nove casi su dieci il cappuccio non avrebbe retto, le sue orecchie sarebbero svettare fra la massa di bambini in uscita, e sarebbe stato inseguito dai ragazzi della terza media.
Essere un bambino piccolo e timido non è mai stato facile, sopratutto se sei anche un fauno.
Ed anche quel giorno, al suono della campanella, si era svolto il solito rituale: indossa il cappuccio, il cappuccio cede, corri, e preghi di essere più veloce di loro.
A volte andava bene, a volte male, e se andava male, non sarebbe importato a nessuno, né agli insegnanti né a quell'acida zitella di sua zia, Nick lo sapeva, lo sapeva e non gli importava più.
Svoltato un vicolo, schivato un ciottolo raccolto da terra, e scavalcata una bancarella, ad ogni movimento il piccolo fauno era certo di odiare le proprie orecchie, primo perché fornivano un eccellente bersaglio agli inseguitori, ed anche perché erano, se non del tutto, una delle principali cause delle prepotenze dei ragazzi più grandi.
E quel giorno non faceva differenza.
Dopo aver lasciato la felpa fra le mani di uno degli inseguitori in seguito ad un violento strattone, il piccolo fauno si era inoltrato fra le strette viottole del distretto, mentre la sua mente aveva preso ad elaborare una spiegazione da rifilare a sua zia in merito alla felpa mancante.
Fu allora che conobbe la sua eroina.
La sua corsa si arrestò all'improvviso quando cadde all'indietro in seguito ad un violento urto.
<< Ehi! Attento! >>
Tirò su le orecchie per liberare gli occhi, trovando una mano tesa verso di lui.
<< Tutto bene? >>
Il fauno annuì, indeciso se afferrare o meno la mano, i suoi occhi si posarono sulla nuova arrivata.
Un ragazza, un fauno come lui, doveva avere ad occhio e croce sui diciassette anni, aveva due curiosi occhi verdi con sfumature giallastre.
Non poteva fare a meno di stare lì ad ammirarla
<< Riesci a parlare? >>
Rispose di si, con tono incerto, non sapeva davvero come comportarsi.
<< Eccolo! >> un rumore di passi interruppe quel breve scambio, i ragazzi delle medie sciamarono nel vicolo, il loro capo teneva in mano la felpa sgualcita, il primo istinto di Nick fu quello di rifugiarsi fra le gambe della sua salvatrice, mentre questa non ci mise molto ad intuire cosa stesse accadendo, e agì di conseguenza.
Il piccolo Kinney quasi non ci credette quando la vide avanzare a testa alta contro quel gruppetto di prepotenti.
<< Ehi, perché non ve la prendete con qualcuno della vostra taglia? >> domandò severa.
<< Tu non mi sembri tanto della nostra taglia >> << Lo so, non fa un bell'effetto vero? Restituitegli la felpa e andatevene >> << È mia >> protestò il bullo << Mi sembri un po' troppo grosso per starci dentro >>
Di tutta risposta, uno di loro balzò in avanti, provando ad aggirare la ragazza per piombare su Nick, la risposta dell'avversario fu rapida, lo prese per il colletto e lo rispedì indietro, facendolo rovinare addosso ad un secondo aggressore, la loro caduta bloccò la strada al reato del gruppo.
<< Non lo ripeterò, mollate la felpa >>
Il capetto rimase di sasso, non si aspettava questa forza da una ragazza, benché più grande, e lei ne approfittò per strappargli di mano la felpa con uno scatto repentino.
<< Sciò! >>
Scapparono con la coda fra le gambe, sotto lo sguardo basito del ragazzino, si riprese dall'incanto quando la sua salvatrice gli porse la felpa << Tieni, credo che per un po' non ti daranno fastidio, e se dovessero farlo ci penserò io >> gli sorrise amabilmente, cosa che accrebbe ulteriormente l'ammirazione che il ragazzino iniziava a provare nei suoi confronti.
<< G-grazie! >>

<< E da allora non ha smesso di corrermi dietro >>
Vuotai il contenuto del bicchiere per poi riporlo sul tavolo della mensa.
<< Quindi non siete fratelli? E perché ti chiama così? >> Brienne sospirò << Questo me lo chiedo anch'io, ha iniziato a chiamarmi così da quando ci siamo incontrati, pure quando gli ho detto il mio nome >>.
Dopo aver sorpreso Brienne con il piccolo fauno avevo deciso di allontanarmi per non infastidirla durante quella che pensavo essere la semplice visita di un parente, primo perché non avevo la benché minima voglia di trovarmi in mezzo ad una riunione di famiglia, il solo pensiero che dopo il “fratellino” sarebbero sbucati fuori anche genitori, zii, o altro fu sufficiente a farmi allontanare.
Secondo, non volevo turbare inutilmente Brienne in quello che doveva essere un suo momento privato.
Terzo, quel bambino oltre ad avermi guardato male sin dal primo istante, aveva iniziato a tirarmi calci sulle caviglie, e se avessi perso la pazienza e reagito piantando un sonoro ceffone sul viso di quel moccioso, poi sarebbe stata Brienne a rifilare un sonoro ceffone al sottoscritto.
E a un ceffone di Brienne difficilmente si sopravvive (parlo per esperienza).
Ma malgrado l'antipatia nei confronti di quel piccolo mostro, la storia di Brienne non poté fare a meno di regalarmi un sorriso.
<< Si? >> mi chiese, notando la piega assunta dalle mie labbra.
<< Niente, è che mi sembra di capire che hai fatto conoscenza con il tuo fan numero uno in tutta la tua carriera da cacciatrice, hai un ammiratore >>
Il fauno piegò l'orecchio destro in avanti << Sai che non ci avevo pensato? In effetti è vero, ho un piccolo ammiratore >> mi regalò una delle sue rarissime risate.
<< Da quanto tempo vi conoscete? >> << Da tre settimane, ogni volta che esco da Beacon vuole a tutti i costi venire con me, e quando posso mi fermo con lui a giocare >>
Non so perché, ma sperai con tutto il cuore che un giorno di questi, Brienne avrebbe fatto assaggiare a quella peste i suoi biscotti, l'immagine di Nick che si contorceva a terra con le mani sullo stomaco era a dir poco ammaliante.
<< Ah! Inoltre ha conosciuto anche gli altri membri del mio team, ed ogni tanto ci fa dei disegni... a proposito >>
Inarcai un sopracciglio mentre Brienne prese a frugare nella propria cartella, ne tirò fuori un foglio di carta colorato.
Lo presi in mano, trovandomi davanti un disegno di Nick: un omino grasso e circondato da scie verdastre che, intuii, dovevano rappresentare il cattivo odore del soggetto disegnato.
<< Ecco, ha detto che questo sei tu >>
Credo che evidenziare il fatto che non piacevo particolarmente a quel moccioso sia ormai superfluo.
<< Ma che ragazzino adorabile... sono curioso di dove abbia visto quei chili in più >>
<< Si... perdonalo, credo sia un po' geloso >>
<< Soltanto un po'? Credo che abbia qualche prob- >>
Un colpo alla nuca spezzò in due la mia frase, mi rialzai subito portandomi una mano alla zona offesa, inorridii quando vidi del liquido rosso colarmi fra le dita.
<< Ion! >>
E il secondo seguente tirai un sospiro di sollievo quando realizzai che si trattava soltanto di sugo di pomodoro.
<< Tranquilla, è soltanto una polpetta >>
Brienne sbarrò gli occhi.
<< Vuoi dire che... >> << Esatto >> continuai io, per poi concludere la frase all'unisono: << Battaglia di cibo! >>
Il fauno si gettò a terra afferrando il tavolo per le gambe in modo da ribaltarlo, azione che eseguì giusto in tempo: una dozzina fra polpette e porzioni di purè di patate si abbatterono sulla nostra barricata improvvisata, spargendosi lungo tutta la superficie.
Vedete, quando si sta in una scuola, in un ufficio, o in uno dei tanti non-luoghi di questo pianeta a cui apparteniamo in un modo o nell'altro, è inevitabile il formarsi la nascita di piccoli rituali e abitudini che si ripetono non dico sempre, ma con una certa cadenza.
Nel caso di Beacon, fra quei rituali, spiccava la “battaglia di cibo”.
Non si sa com'è nata, e mai lo sapremo, c'è chi dice che questa tradizione ebbe origine circa una ventina di anni fa, prima che il vostro amato protagonista venisse al mondo, quando due alunni di Beacon, fratello e sorella, presero a tirarsi cibo addosso.
La leggenda narra di questo ragazzo dal carattere irritante e la maturità di un bambino dell'asilo, che dopo una provocazione da parte di sua sorella (più matura di lui, ma ugualmente fastidiosa), le lanciò in testa in piatto di minestra da lui scartato (o preso appositamente per quello), e la sorella, dopo aver tentato invano di fare appello al proprio autocontrollo, forgiato dopo anni e anni di convivenza con quel clown, cedette all'ira e gli lanciò contro l'intero tavolo.
La situazione iniziò a degenerare quando alla battaglia si unì anche un altro membro del team, e la loro stessa leader, malgrado avesse tentato di arginare lo scontro, finì lei stessa con il parteciparvi, e mano a mano tutti gli studenti della sala mensa iniziarono a bersagliarsi di cibo fino alla completa distruzione della stessa.
Così da una litigata bambinesca nacque l'abitudine di devastare settimanalmente la grande sala mensa con battaglie di cibo, esse divennero col tempo un gioco vero e proprio fra gli studenti, per altri anche un metodo per regolare i conti, per altri un modo per allenare la propria mira o provare ad usare il cibo come arma impropria.
Queste battaglie possono quindi nascere in ogni momento, la maggior parte delle volte c'è qualche gruppo di studenti che si mette d'accordo per lanciare cibo e scatenare il panico, ma capita anche che nasca tutto da un solo studente che, in un momento di irritazione, finisca col lanciare il budino del martedì in faccia al membro di un team rivale dando via a quella concatenazione di eventi che porterà alla distruzione della stanza.
La prima volta mi chiesi come mai la scuola non interveniva, e no, non ho ottenuto risposta, se non che dopo ogni battaglia interveniva la Goodwitch con la propria semblance, mettendo tutto apposto in un attimo.
Perché non illudetevi che i danni si limitino al cibo schiacciato sui tavoli e sulle pareti, in una scuola dove la gente si allena a combattere, non è raro che anche nelle battaglie di cibo si sviluppino dei danni collaterali come tavoli rotti, crepe sul muro o sul pavimento, e chi più ne ha più ne metta.
Arrivai pertanto alla conclusione, l'unica minimamente logica, che finché ci sarebbe stata una Goodwitch a rimettere la stanza apposto, le battaglie di cibo non sarebbero mai cessate!
Sinceramente, ad una persona che è cresciuta con la regola del “non si butta via niente” e del “limitare al minimo gli sprechi” come il sottoscritto, vedere queste enormi quantità i cibo sprecate in modo così barbaro era un colpo al cuore non da poco, e non mi capacito di cosa possa trattenere Ozpin dall'entrare sbraitando in sala mensa minacciando di espulsione ogni studente che intende usare il cibo pagato dalla scuola per qualcosa di diverso dal mangiare.
Il solo osservare quell'abnorme quantità di delizioso, costoso e prezioso cibo sprecato brutalmente mi faceva provare del dolore fisico.
O ritiene che il lanciarsi il cibo abbia una qualche valenza didattica, o la scuola ha un budget sconfinato.
Fatto sta, che spreco o non spreco, le battaglie di cibo erano il gioco preferito dagli studenti.
Beh, dalla maggior parte degli studenti.
<< Chi ha cominciato questa volta? >> << Non ne ho idea! >>
Io e Brienne ci abbassammo sotto la barricata e iniziammo a guardarci attorno in cerca di “munizioni” (possibilmente già cadute a terra, non credo che sarei riuscito a sprecare io stesso del cibo ancora caldo e commestibile), purtroppo il massimo che riuscii a trovare era una carota.
<< Che stai facendo? >> << Cerco munizioni! >> continuai a guardarmi intorno << Non potremmo semplicemente andarcene fuori? >>
Mi fermai.
L'intelligenza di quella ragazza mi aveva fortemente colpito.
Stare lì a rispondere ai lanci di cibo e magari lottare con qualcuno?
Ero forse ammattito!?
Stare in mezzo a quei combattenti aveva forse offuscato il mio istinto di autoconservazione?
<< Hai ragione, muoviamoci! >> lanciai all'indietro la carota, lancio a cui seguì l'imprecazione di qualche povero studente che, teorizzai, vi scivolò sopra.
Mi appiattii a terra e feci cenno a Brienne di fare strada, lei sembrò confusa da questa mia risposta, ma si riprese subito.
Dopo essersi appiattita a terra a sua volta, tirò la testa fuori dalla nostra protezione, mentre il sottoscritto rovesciò un secondo tavolo non senza sforzo, in modo da essere protetti su entrambi i lati.
A questo punto iniziammo a strisciare in direzione dell'uscita, cosa non molto facile a dire il vero, la sala mensa era enorme, in grado di contenere tutti gli studenti di Beacon seduti comodamente ai tavoli, e per uscirne, dovevamo attraversare metri e metri fra tavoli e cibo spiaccicato a terra.
Ah, se solo penso all'immane spreco di prodotti alimentari a cui ho dovuto assistere non posso fare a meno di sentirmi male, ho bisogno di un bicchiere...
Grazie Deryck.
Comunque, io e Brienne iniziammo a strisciare sul pavimento, tenendosi al sicuro dai lanci di cibo, o almeno così speravamo, non avanzammo molto prima che iniziasse a pioverci addosso dell'insalata, fortunatamente riuscimmo a trovare un riparo fra due tavoli vicini.
<< Dimmi, dov'è il resto del tuo team? >>
Brienne alzò lo sguardo e si mise a scrutare intorno a se, fino a quando non le individuò: Ashes e Marlee erano salite su un tavolo e stavano bersagliando chiunque si ritrovasse nel loro raggio d'azione, Ellen invece si era nascosta sotto al tavolo e non pareva interessata ad uscirne.
Cercai anch'io il mio team, e per mia fortuna, con Deryck che faceva da palo grazie alla sua spropositata altezza non ebbi molti problemi: lo trovai mentre vagava per la sala mensa spingendo un tavolo a mo' di scudo, stava avanzando verso la porta, e Ilian e Julia gli avanzavano dietro raccogliendo di tanto in tanto del cibo caduto a terra per rispondere ai lanci degli altri studenti.
Purtroppo eravamo lontani da entrambi i gruppi, e per nulla al mondo avrei corso il rischio di farmi colpire correndo verso di loro.
<< Pare che dovremmo arrangiarci >> osservò Brienne.
Nel medesimo istante, un'ingombrante sagoma saltò contro di noi e atterrò urlante su un tavolo vicino, concluse il suo viaggio rotolando a terra e fermandosi ai nostri piedi.
Mi sporsi per osservarlo e lo riconobbi all'istante: Cardin!
Giaceva sul pavimento, legato con delle salsicce sottratte al frigo della sala mensa, a quanto pare anche le scorte erano contemplate come munizioni.
In ogni caso, vedere Cardin legato come un salame da dei salumi e con un polpettone infilato in bocca a mo' di bagaglio, oltre ad essere un immagine estremamente gratificante riuscì a restituirmi il buon umore.
Ed avevo come l'impressione che lo stesso valesse per il fauno accanto a me.
<< Voglio stringere la mano alla persona che l'ha ridotto così! >>
<< Eccomi qui! >>
Ci girammo all'istante.
<< Max! >>
Il forzuto del team OMGA si avvicinò a noi << Tutto bene ragazzi? Non so voi ma io mi sto divertendo da morire >> fece un cenno verso il corpo di Cardin << Dite che ho esagerato? >>
<< Nah, sono certo che quando si riprenderà non si ricorderà nulla >>
Mi alzai << Il resto del tuo team? >>
Max spostò un tavolo, ed io e Brienne trovammo Orion, Amber e Giada impegnati a rispondere al fuoco.
Si erano barricato dietro due tavoli che avevano ribaltato a terra, disposti in modo da formare un cuneo, sopra il quale avevano incastrato una sedia.
Giada si trovava proprio vicino alla sedia, notai che aveva avvolto i fili degli yo-yo attorno alle gambe del mobile, fili su cui posizionava dei piatti carichi di cibo per lanciarli a mo' di fionda.
Amber, accanto a lei, le indicava dove colpire, non vi era colpo di Giada che non andasse a segno, mentre Max e Orion si occupavano di allontanare gli aggressori e recuperare “munizioni” per la loro catapulta improvvisata.
Un terzo tavolo infine chiudeva il lato posteriore, dove Max e Orion si assicuravano che non si verificassero attacchi dal retro.
<< È stata un'idea di Orion >> ci spiegò Max << Strano a dirsi, ma ha reso la battaglia di cibo più divertente di quanto non sia già, e Orion che rende le cose divertenti non si era mai visto! >>
Il caposquadra alzò un sopracciglio in direzione del forzuto << Mi ricorderò di questa tua osservazione la prossima volta che mi chiederai la lezione >>
Noi altri (ad eccezione di Amber) ridemmo a quella risposta, tutto sommato non avevo questa fretta di andarmene.
Poi venni preso in pieno da un piatto di pasta e la fretta tornò a manifestarsi con prepotenza.
<< Oh... tutto bene Ion? >> chiese Giada << Cibo del naso a parte... >> mi passò un tovagliolo << Grazie >>
Dopo essermi pulito il viso decisi di sedermi e ripararmi dietro tavoli prima di beccarmi un altro piatto in faccia, magari con il peperoncino.
<< Come procede? >> chiese Brienne << Tutto bene, eccetto il team di Cardin che vuole vendicarsi >> rispose Orion prima di passare a Giada del pollo raccolto da terra.
Al gesto seguì un cenno di Amber, e Giada fece scattare la catapulta << Adesso sono solo due >>
Aguzzai lo sguardo e vidi quello che sembrava un punk scattare velocemente fra i tavoli per avvicinarsi, tirò un uovo che andò a finire verso il sottoscritto.
Quella volta non mi feci umiliare per la centesima volta, con una padronanza di riflessi che mai mi sarei immaginato di possedere afferrai l'uovo al volo.
Ora, in una storia di supereroi dove il protagonista malgrado parta in una situazione difficile riesce infine a sorprendere tutti con le sue innate qualità e guadagnarsi la stima dei propri coetanei, amici e nemici, con qualche mossa epica.
Ma questo non è quel genere di storia, perché sì, afferrai l'uovo al volo, ma mi dimenticai di un dettaglio non da poco: che le uova si rompono, ed io strinsi quell'uovo più del necessario, rompendolo e facendo schizzare il suo albume sulla mia faccia.
Brienne e il team OMGA mi fecero la grazia di non ridere, il punk invece si mise a ridere di gusto, ed anche se nel caos della mensa le sue risate si perdevano nella cacofonia generale, nelle mia mente esse apparivano come centuplicate.
<< Ion... tutto bene? >> chiese Giada, mentre Brienne si guardano intorno in cerca di un fazzoletto, o almeno così pensavo, l'albume in faccia non rendeva la vista molto chiara.
<< … Mi sono rotto il cazzo >> appoggiai la mano sul tavolo e lo scavalcai, uscendo dalla barricata, a questo punto presi a correre verso il punk con la mano sporca d'uovo tesa nella sua direzione.
Un suo amico dai capelli biondi e l'espressione degna di un panda assonnato si lanciò verso di me per sbarrarmi la strada, ma Giada lo abbatté colpendolo in pieno volto con un abbondante porzione di lasagne lanciata via fionda.
Il malcapitato crollò all'indietro, lasciando me e il punk faccia a faccia, non ricordo nemmeno come feci, ma saltai in avanti atterrando verso di lui, provò ad afferrarmi per il colletto ma io fui più veloce, atterrai ancorandomi al suo braccio e sbilanciandolo all'indietro, strinsi i denti in seguito ad una sua gomitata e iniziai a strofinargli la mia mano sporca d'albume sul viso.
Iniziò a dimenarsi, cercando di allontanare la mia mano con il braccio libero senza successo, e rovinammo entrambi a terra.
Non staccai la mano dal suo viso fino a quando non riuscii a togliermi l'ultima goccia di albume, lui mi rifilò un pugno allo stomaco così forte da farmi sussultare, ma il sottoscritto non mollò la presa e rispose con un cazzotto sul naso proprio mentre stava cercando di rialzarsi, facendogli sbattere la nuca contro il pavimento.
Molti stimati psicologhi affermano che si può essere arrabbiati e sfogare la propria frustrazione anche contro una persona che magari non c'entra minimamente con ciò, del resto è proprio della natura umana il riversare la proprio ira contro qualche povero malcapitato, o per puro caso, o perché non si è capaci di affrontare la vera fonte del problema.
Perché, a parte l'umiliante scena dell'albume in faccia di prima, quel punk di cui non ho mai imparato il nome non aveva fatto nulla di così sgarbato da meritarsi quella mia esplosione d'ira ai danni della sua faccia, il pugno al naso certo poteva essere una risposta a quello allo stomaco, ma il pugno che venne dopo, e quello dopo ancora, e tutti gli altri invece andavano aldilà della mera difesa della mia persona.
La verità è che stavo riversando sulla faccia di quel bulletto da due soldi tutta la rabbia, paura e frustrazione accumulata in quei mesi a Beacon.
La rabbia dovuta agli allenamenti massacranti di Caesar, la paura e lo stress che mi preoccupava l'onnipresente Drake (perché si, c'era anche lui in sala mensa, nascosto dietro un tavolo a fissarmi con i suoi occhi velenosi, non che l'abbia visto farlo, ma è intuibile!) e infine tutta la rabbia accumulata a causa di me stesso, al mio sentirmi inadeguato, al mio umiliarmi in continuazione con continue e palesi dimostrazioni d'incapacità.
E a questi potremmo aggiungere altri motivi che forse non conoscevo all'epoca e non ho mai pienamente compreso neanche adesso, fatto sta che la scarica di legnate che feci subire a quel ragazzo fu, per quanto violenta e poco carina, qualcosa di fortemente liberativo.
A volte, purtroppo, i giochi finiscono con il degenerare.
E quello che oggi era cominciato come un gioco, si era trasformata in un'esplosione di rabbia e furia repressa ai danni del primo povero sfortunato che è stato in grado di farmi irritare.
Continuai a colpirlo fino a quando non sentii le braccia di Max e Brienne cingersi attorno a me e allontanarmi con forza.
<< Ion calma! Lo hai steso adesso basta! >>
Qualora ve lo stesse chiedendo, no, il punk non morì né finì all'ospedale, il lato positivo di stare in una scuola di combattenti è che qualora impazzissi e decidessi di colpire qualcuno fino a fargli perdere i sensi è che il gesto non verrebbe visto con la stessa gravità di una scuola normale, certo azzuffarsi con i propri compagni non è carino, ma visto il tipo di scuola ci può anche stare che succeda...
E soprattutto, essendo tutti combattenti diminuisce il rischio di fare grandi danni alle persone... in teoria.
Mi trascinarono dietro la barricata << Si può sapere che ti è preso? >> non risposi, ripresi fiato << Scusate, credo di essermi fatto prendere la mano, dite che è ancora
vivo? >>
Orion fece una smorfia << Se la caverà, magari evita di farti vedere da Cardin ed il suo team per le prossime settimane.
Se la reazione del team OMGA fu abbastanza contenuta, Brienne d'altro canto disapprovava in pieno, o almeno così teorizzai dopo che mi rifilò un sonoro schiaffo sul viso (ecco di cosa parlavo!).
<< Non so cosa ti dica la testa ma stavi esagerando! >>
Alzai le spalle << Non posso darti torto, ma è stato molto soddisfacente! >> lei alzò la mano come per minacciare un secondo ceffone, al che mi abbassai << Ok ok ho sbagliato e non lo farò più ma calmati! >> << Se ti avesse visto la Goodwitch... non farlo mai più >>
Sentii Giada deglutire << Forse è il caso di allontanarci da qui, non credo che sarebbe molto contenta se entrasse e ci vedesse qui con una fionda spara cibo >>
Si voltò verso la fionda per rimuovere le munizioni, ormai la battaglia era andata scemando, la maggior parte degli studenti si era ritirata per cambiarsi i vestiti o giaceva priva di sensi sul pavimento.
<< Ehi! Avrei giurato di avere messo un pollo qui! >>
Una voce estranea catturò la nostra attenzione << Infatti è così, ma avevo fame! >>
Ci trovammo davanti Ivan che si stava spazzolando il pollo con una voracità da far impallidire lo stesso Max << Va bene che il pollo è buono ma... >> non completò la frase che Ivan, concluso con il pollo, proruppe in un sonoro rutto.
Vidi Amber, sfortunatamente vicina a Ivan, alzare la mano e agitarla attorno al naso per scacciare l'odore, prima di cambiare il colore del proprio corpo.
Giada non tradusse, ma sono certo che volesse dire “che schifo!”.
Io invece ero più preoccupato dal fatto che, se Ivan era nelle vicinanze, allora...
<< Ragazzo fantasma! >> vidi Jack corrermi incontro seguito da Kojo, Drake era dietro di loro e, cosa molto sorprendente, non mi stava prestando particolare attenzione, bensì era concentrato su una console portatile.
Forse dopotutto era un essere umano.
Forse.
Comunque, a rappresentare una minaccia per il momento non era il caposquadra del team dal nome ambiguo ma il mio ex avversario, Jack avanzò a passi pesanti in mia direzione, ma Max lo intercettò mettendosi fra noi due << Ehi, perché non te la prendi con uno della tua taglia? >> << Ma tu sei più grosso di me! >> << Allora ti consiglio di darti una calmata e allontanarti >>
Jack digrignò i denti portando le mani all'elsa dell'arma << Dovrei tirarmi indietro? Oh questa si che è divertente >>
La tensione era palpabile.
Drake, che sembrava essere pieno di sorprese, volle fare da mediatore.
<< Calma Jack, se vuoi colpirli aspetterai di essere sulla piattaforma, fino ad allora non fare idiozie >> il bruto ringhiò, rientrando nei ranghi accompagnato da un ghigno soddisfatto di Max.
<< Non vorrai mica fare come una certa persona qui tra noi >> ignorai la frecciatina << Dimmi Ion come stai? Sembri messo meglio dalla mia ultima visita >> per un momento alzò gli occhi dalla console e li piantò sui miei.
<< Passato bene il ricovero? Spero che non accada un'altra volta... dovresti stare più attento >>
Si allontanò seguito dai suoi compagni, dirigendosi verso l'uscita della sala.
Brienne mi guardò << Ion... tutto bene? >> scossi la testa << Una favola >>
Sentii la sua mano posarsi sulla mia << Sicuro? >> notai che mi stava dando qualcosa: un uovo.
Mi girai verso di lei << Davvero? >> lei sorrise << Credo che tu ne abbia una grande necessità, non vorrei vederti fare un'altra pazzia... >>
Mi guardai attorno << Mira alla testa! >> mi incoraggiò Max con un sorriso complice assieme a Giada, mentre Orion e Amber si limitarono ad annuire << Beh se la mettete così... >>
Aspettai che si allontanassero abbastanza e presi bene la mira, e quando focalizzai per bene la nuca di Drake tirai l'uovo con tutte le mie forze.
Sta volta non mancai il bersaglio, ma non festeggiate! Non vuol dire che lo colpii, purtroppo lui si abbassò in tempo, e l'uovo andò ad abbattersi sul viso della Goodwitch, che stava giusto facendo irruzione nella sala mensa per porre fine al lancio di cibo.
<< … Chi è stato? >>
Quando si liberò dall'albume io, Brienne, ed il team OMGA eravamo evaporati.
<< Siete stati voi!? >> strillò in direzione del team DIKJ.
<< Ehm boss, cosa facciamo? >> Jack si voltò, notando che tutto il suo team era scomparso, lasciandolo solo davanti alla professoressa imbufalita.
Lo sguardo della signora fu sufficiente a Jack per capire che avrebbe trascorso i prossimi giorni in punizione.
<< … Giuro che lo uccido >>.

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII

 

Nei giorni successivi alla battaglia di cibo non vi furono avvenimenti degni di nota che mi sento in dovere di annotare, le mie giornate in quel periodo erano scandite da una routine più tosto monotona e tranquilla, che alcuni potrebbero considerare come noiosa, ma nel mio caso era un insperato miracolo.
Tranquillità, pura e semplice tranquillità, da quando ero entrato a Beacon non credevo che ne avrei avuta un po', eppure mi trovavo, non si sa come, in un periodo inaspettatamente sereno.
Le mie giornate partivano con lo svegliarsi presto, fare colazione, andare a lezione, allenarmi con Caesar e poi passare il resto della giornata con i miei compagni in giro per Vale, ad ogni giornata che passava nuovi studenti giungevano da tutto il mondo, e nuovi stand aprivano per le vie cittadine.
Gli allenamenti di Caesar per quanti duri, stavano dando i loro frutti, ed anche l'asticella della mia autostima iniziava ad alzarsi, successo dopo successo, anche se non ebbi molte possibilità di mettermi alla prova contro un nemico reale.
Ma, se avete imparato a conoscermi, capirete che la cosa non mi dispiaceva affatto.
Riguardo Jack, dopo che venne beccato dalla Goodwitch, passò le successive giornate a scuola per assistere il catering del festival, e di conseguenza, Drake parve dissolversi nell'aria, Ivan benché più appariscente rispetto al leader, non sembrava intenzionato a infastidirmi, e Kojo forse si era nascosto nel fetido tombino da cui era emerso.
L'unica pecca era la presenza di Nick, che da quando mi aveva conosciuto, e di conseguenza era venuto a conoscenza di tutta la compagnia formata dal team di Brienne, dal mio, e dal team OMGA, aveva preteso di essere una compagnia costante nelle nostre uscite in città, non esitando a lanciarmi occhiatacce ogni qualvolta mi avvicinassi anche lontanamente all'ombra di Brienne.
E parlando di compagnia, ammetto che in quei giorni avevo iniziato, complice l'assenza di grandi problemi di sopravvivenza scolastica a cui far fronte, al mio rapporto con tutti questi giovani cacciatori.
Fino ad allora, il concetto di “amicizia” non aveva mai sfiorato l'anticamera del mio cervello, non avevo mai pensato che nome dare al tipo di rapporto che si era creato dai nostri tre team, né avevo ben chiaro il significato di “amicizia” in generale.
Potrebbe sembrare strano che un concetto così semplice (almeno per chi non sente il bisogno di approfondirlo e scrivere libri su libri che in molti consiglieranno ai loro amici affetti da depressione e magari metteranno in bella mostra sul mobile dei loro salotti senza però averne mai letto più di una pagina) possa essere stato così estraneo ad una persona.
Ma qui si parla del sottoscritto, e il sottoscritto era ed è tutt'ora ben lontano dall'essere una persona comune.
Ricapitoliamo ciò che era stata la mia esistenza fin'ora: ero nato, fatto innegabile, ero cresciuto in un orfanotrofio, ero fuggito dall'orfanotrofio con una quantità grottescamente ingombrante di lien nelle tasche, avevo perso la refurtiva in poco più di due giorni, ed avevo passanti i successivi sei anni a vagare per il pianeta commettendo furti con crescente maestria fino al giorno in cui venni catturato e mi ritrovai ad essere lo studente più debole in una rinomatissima scuola di cacciatori.
Ora, vi do qualche secondo per riprendervi dallo stupore che avrete certamente contratto di fronte a cotanta magnificenza.
Fatto?
Bene.
Il nocciolo della questione è che, come i più dotti di voi avranno certamente intuito, non ho avuto molto tempo per curarmi dei rapporti sociali in generale, beh eccetto quando ero all'orfanotrofio, ma dubito che si potesse parlare di amicizia.
All'epoca, quando il sottoscritto era ancora un innocente bambino dai capelli candidi e le mani svelte, i rapporti fra gli abitanti dell'orfanotrofio si basavano unicamente su fini pratici, non era raro che si formassero piccole bande per poter raggirare e derubare quanti più passanti possibile, chi non era capace poteva fare da palo o da esca e beccarsi (forse) una parte di ricompensa, mentre i più abili frugavano nelle tasche altrui con il rischio, al massimo, di finire in riformatorio, ma nella maggior parte dei casi i fallimenti portavano ad un sonoro schiaffone.
Ed anch'io, Ion Ascuns, cacciatore, mercenario, ladro su commissione, eccetera eccetera, è dovuto partire dal basso, facendo squadra con altri marmocchi per massimizzare i propri profitti.
Ma si può chiamare questa amicizia? I più direbbero di no, io invece non mi posi nemmeno il problema.
L'essere umano (e anche fauno) però è portato ad essere un animale sociale, ed in mezzo a questo continuo circolo di rapporti pratici e affaristici fra piccoli ladri, riuscì a stringere un rapporto vicino (ma non troppo) ad un'amicizia vera e propria.
Si chiamava Laszlo, ed era un grande piccolo stronzo.
Più alto e grosso della maggior parte dei bambini, Laszlo era il bulletto dell'orfanotrofio, se noi altri ci sporcavamo le mani rubando ai passanti, lui guadagnava rubando agli altri bambini, ogni qualvolta che le sue larghe orecchie da porco udivano il suono delle tasche appesantite dalla refurtiva, non esitava ad alzare le mani e rivendicare il piccolo tesoro come proprio.
Anch'io sarei potuto trovarmi fra le vittime delle sue estorsioni, ma dal momento che gli dei o madre natura mi hanno benedetto di un'astuzia superiore a quella dei miei coetanei, non solo evitai le sue estorsioni, ma lo resi il mio più affidabile alleato.
La nostra intesa era abbastanza semplice, io lo stipendiavo settimanalmente, attingendo ad una mia scorta segreta di lien di cui non svelai mai l'ubicazione, e in cambio di questa sicura fonte di guadagno, Laszlo acconsenti a diventare il mio guardaspalle personale, nonché un efficientissimo strumento per riscattare i debiti che molti dei miei coetanei contraevano con il sottoscritto.
Non per vantarmi, ma oltre all'abilità nel furto, sviluppai un forte senso per gli affari, prestando piccole quantità di denaro ai miei coetanei, in cambio della restituzione della somma con gli interessi.
Ovviamente non si trattava di niente che avesse un effettivo valore legale se non la parola data, ma Laszlo era una grande garanzia: o mi veniva restituito il denaro o Laszlo andava a riscuoterlo di persona, con le buone o con le cattive, certo, spesso non sempre avevano la cifra richiesta, ma mi rifacevo costringendoli, per mezzo di Laszlo, a fare da diversivi nei miei furti, o confiscando i loro pochi averi da rivendere al miglior efferente per pochi spiccioli.
Pensare che un bambino possa essere così cinico e astuto fa rabbrividire anche il sottoscritto, ma in mia difesa, eravamo praticamente lasciati allo stato brado: o ti facevi furbo, o era peggio per te.
Si può dire che fra me e Laszlo fosse nata una certa intesa, ma amicizia? Forse prima avrei detto di si, ma quei giorni a Beacon mi stavano facendo realizzare che l'amicizia avesse un significato ben differente da quello che era il nostro rapporto.
Inoltre credo mi abbia maledetto in decine di lingue diverse quando, fuggendo dall'orfanotrofio, mi portai via tutta la mia scorta di lien lasciandolo senza il suo “stipendio”.
Ma si può parlare di amicizia anche se quei ragazzi non conoscevano la verità sul sottoscritto? Mi avrebbero considerato ancora un amico (ammesso e non concesso che mi considerassero tale) se avessero scoperto chi ero e cosa era stata la mia vita fino a pochi mesi fa?
Si? No? Forse?
Decisi che la cosa non mi doveva turbare, loro non lo sapevano, e se avessero saputo, me ne sarei fatto una ragione.
Strano a dirsi, ma per quanto fossi diversi da quei ragazzi così forti, coraggiosi, altruisti e idealisti... mentirei nel dire che non mi stavo affezionando a loro.
Questo mio sentimentalismo improvviso mi stava spaventando, dovevo aver ingerito del cibo avariato...

Era una giornata come tante, quando io e i miei amici (sento di poter usare questo termine) stavamo passeggiando per Vale, come ogni giorno da quando era iniziato il periodo del festival.
Ero di umore inquieto, pochi giorni prima Ozpin aveva fatto radunare tutti gli studenti per avvisarli, dopo un noioso discorso sulla pace, fratellanza l'amore e tante cose ritrite e ritrite fino alla noia, condite da un singolare aneddoto riguardo gli abitanti di Atlas che si erano messi a chiamare i propri figli come colori e opere d'arte per protestare contro la censura introdotta dal governo prima della Grande Guerra (istinto lodevole, ma io non avrei mai perdonato i miei genitori, semmai li avessi avuti, se avessero osato soltanto pensare di chiamarmi Blue, o Red, o chissà che altro) per spiegare alla folla di fanciulli come disubbidire a leggi ritenute ingiuste possa essere giusto e bla bla bla (Per quanto saggio, Ozpin non era immune da difetti, e quello che sopportavo di meno, e che tutti i suoi discorsi ti rimanevano fissi nel cervello, anche quelli incredibilmente noiosi), ci aveva comunicato un'importante notizia: in questo periodo i vari team della scuola avrebbero, a periodi alterni, accompagnato un cacciatore esperto in una missione vera e propria.
Ora, come potrete immaginare nulla lo farebbe venire duro ad un aspirante cacciatore dalla mente annebbiata dall'orgoglio e dagli ormoni, più dell'idea di mettere alla prova le sue abilità (vere o presunte) contro un nemico degno di tal nome, fuori dai muri delle aule, dalle noiose esercitazioni di routine, e dalle lezioni soporifere di Port (ormai solo ricordare il suo nome ha il potere di indurmi a sbadigliare).
Ma, come dimostrato dalla statistica, maggiore è il numero di persone che concordano su un determinato argomento, maggiore è la possibilità che possa esserci una persona di opinione contraria.
Forse.
Ora che ci penso non ho mai studiato statistica.
O qualsiasi altra materia.
Il punto, è che c'era una persona contraria a tutto questo: io.
E dal momento in cui Ozpin fece l'annuncio, sentii l'impellente bisogno di trovare un bagno, ed era dai primi capitoli che non rischiavo di farmela sotto.
Maledetto, maledetto maledettissimo preside!
Riuscivo a ritagliarmi un po' di tranquillità e quello mandava tutto a puttane così!
Ecco, queste frasi riassumevano il mio stato d'animo in quell'afosa giornata, e se a questo aggiungente un fastidioso bambino coniglio che ti ronza intorno, potrete ben immaginare quanto prurito sentissi alle mie povere mani.
<< Max! >> << Cosa? >> mugugnò il forzuto del team OMGA con la bocca piena di udon << Ti sembra questo il momento di metterti a mangiare? >> Max deglutì il boccone << Dovreste assaggiare anche voi invece di lamentarvi >>
Eravamo fuori da una ventina di minuti, ma un languore improvviso dello stomaco di Max ci aveva costretto a fare una sosta nel negozio di udon più vicino, gestito da un vecchietto che si esprimeva a versi e mugugni.
Credo di avergli rubato il portafoglio almeno tre o quattro giorni durante la mia permanenza a Vale, e di avergli svuotato l'intera cassa in qualche occasione.
Adoro i vecchietti, resettano la memoria ogni settimana e non prendono mai precauzioni dopo aver subito un furto, forse sono convinti che non vivranno abbastanza per subirne un altro, stolti!
Mi ricordo di una volta che una vecchia signora di Mistral mi scambiò per suo nipote e soggiornai in casa sua per qualche giorno, con totale accesso alla sua carta di credito, poi purtroppo si spense nel sonno e i suoi eredi non sarebbero stati altrettanto contenti di avermi come ospite.
Ma sto divagando.
Però devo ammettere che non avevo mai mangiato così bene.
<< Concordo con Max al cento per cento, oggi sono pure scontati >> mediò il sottoscritto mentre finiva di gusto una ciotola di udon, pagata con gli stessi soldi che avevo rubato al vecchietto il giorno prima.
Ahh, i vecchi, che stupide e magnifiche creature.
<< Visto che tanto siamo in pausa >> propose Ellen, la più timida del team << Ditemi, qualcuno di voi ha intenzione di iscriversi al torneo? >>
Un violento brivido percorse la mia schiena, mi voltai verso Ellen con una velocità tale da farle prendere un infarto.
<< Torneo? Quale torneo!? >> biascicai prima di mandare giù il boccone finale << Beh sai, il torneo del festival, quello che faranno nel Colosseo Amity. >>
<< Il cosa? >> chiesi confuso << Il Colosseo Amity >> rispose Giada << Sai, quella grande costruzione volante che fluttua nel cielo da quando è iniziato il festival >> concluse Ashes con una punta di sarcasmo, mentre puntò il dito verso il cielo.
Alzai lo sguardo ed effettivamente notai la presenza di un'enorme struttura a forma di cono rovesciato che gettava un'ombra altrettanto grande sulla città.
Da quanto era lì!?
Che dire, a volte i miei neuroni fanno inaspettatamente cilecca.
<< … Confesso di non essermene accorto >>
Non è mai bello quando tutti i presenti prorompono in un facepalm collettivo, cioè lo è ma non quando è rivolto a te.
Ma mentirei se dicessi di non averlo meritato.
<< Certo che sei molto sveglio, vero Brienne? >> non ebbi bisogno di leggere il suo tono per capire il sarcasmo dietro le parole di Nick, né apprezzai le risatine del vecchio in sottofondo.
Decisi che quella sera stessa avrei rubato la paghetta al primo e la cassa al secondo.
Mi bastò rivolgergli un'occhiataccia per farlo arretrare fra le braccia delle ragazze, Marlee e Ellen in particolare se lo contendevano per stritolarlo, e semmai fosse morto asfissiato credo che le avrei ringraziate di cuore.
<< Il punto è: c'è un premio in denaro per questo torneo? >>
Ellen scosse la testa << Non credo... perché? >>
<< Curiosità... >> mi voltai per riporre la ciotola, sotto lo sguardo carico di aspettative dei miei compagni.
Non che fossi ammattito, ma l'idea di vincere un lauto premio in denaro mi eccitava non poco, d'altro canto l'idea che avrei dovuto lottare per averlo mi spaventava... ma decisi che mi sarei informato meglio, prima avrei scoperto se ci guadagnavo qualcosa a partecipare con il mio team, ma sopratutto come e in che modo si sarebbe svolto, non bisogna mai dire di no troppo presto.
Tranne quando ho accettato la commissione che mi ha portato alla cattura, lì un no avrebbe fatto comodo.
Dovrei smetterla di contraddirmi da solo.
<< Parlando d'altro >> propose la mia caposquadra << Voi quando partirete per la missione? >> << Credo dopodomani >> rispose Orion << Voi? >>
<< Noi domani stesso, e non ho idea di cosa ci aspetti >>
Altro brivido, con tanto di acqua di traverso e annessa tosse nervosa.
<< Sto bene... >> sussurrai quando si volsero verso di me.
Ma in realtà la prospettiva di andare in missione bastava per farmi correre d'urgenza al bagno.
Fottuto, fottutissimo Ozpin!
<< Anche noi dopodomani >> affermò Ashes << Finalmente un po' d'azione, non ce la facevo più >>
<< Giusto! >> si unì al coro Ilian << Finalmente avremo una possibilità di metterci alla prova solo noi quattro, e magari incontrare un nemico difficile da affrontare, non vedo l'ora! >>
Ecco, ora si che avevo bisogno di correre al bagno.
Lasciai lo sgabello e mi precipitai al bagno chimico più vicino, tappandomi le orecchie per non sentire i discorsi di Julia e Ilian su quanto non vedevano l'ora di affrontare un nemico pericoloso e magari rischiare di restarci secchi!
Entrai, chiusi la porta e mi accomodai sulla tazza, e dopo essermi goduto un po' di silenzio e disteso i miei poveri nervi, potei rilassarmi e iniziare a fare un bel deposito...
… finché il rumore di centinaia e centinaia di persone che corrono e urlano non mi costrinse a tapparmi le orecchie.
Ma se inizialmente pensai che si trattasse semplicemente di un'orda di ragazzine in piena fase di crescita intenta ad ascoltare la boyband del momento, mi dovetti ricredere quando alle urla si aggiunse il ruggito di un ursa alquanto incazzato.
Il primo sentimento che provai fu di terrore, poi sopraggiunse la confusione, seguita da un minimo di sollievo quando sentii gli spari delle guardie (almeno le forze di sicurezza non erano state travolte all'improvviso), ma infine, puntuale come un orologio atlasiano, sopraggiunse il mio senso di sopravvivenza.
A quel punto capii cosa dovevo fare.
Chiusi gli occhi, rizzai la schiena e feci il possibile per camuffare il mio respiro.
Se lo cose fossero andate bene, mi sarebbe bastato resistere al puzzo di guano di quell'angusta cabina e restare al suo interno fino a quando la situazione non si fosse stabilizzata, uscendone sano, salvo, e con l'intestino svuotato.
Ma mi ero scordato che io ero io, ed a me le cose non vanno mai molto bene.
Infatti dopo qualche minuto di pace (all'interno del bagno intendo, le urla all'esterno suggerivano una situazione molto diversa), qualcosa di molto grosso e arrabbiato urtò il bagno chimico spedendolo in aria come se fosse un pezzo di carta.
Per fortuna, avevo avuto il buon senso di abbassare la tavoletta dopo aver fatto i miei bisogni, perché la cabina atterrò orizzontalmente sul selciato, ed il sottoscritto si ritrovò ad essere sballottato a destra e a sinistra contra la parete di plastica, capii che stavo rotolando in discesa.
Riuscii non si sa come ad attivare la mia semblance ed abbandonare il bagno chimico, rimasi steso sul selciato, in mezzo a svariate dozzine di atlesian knight distrutti e corpi di grimm in procinto di evaporare, mentre la cabina proseguì la sua caduta, che si arrestò quando finii fra le fauci di un king taijitu.
Inorridii quando quella specie di serpente gigante chiuse le fauci sulla cabina, accartocciandola come se fosse di carta.
E inorridii ancora di più quando mi resi conto di essere l'unica cosa che respirasse davanti a quel bestione, che considerando dal modo in cui mi guardava pareva deciso a consumarmi in qualità di antipasto.
Che dire: una giornata di merda, letteralmente.
Almeno non mi serviva più il bagno.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Capitolo XVIII

 

Scartai a destra appena in tempo per evitare l'impatto del bagno chimico, che il grimm aveva pensato bene di usare come proiettile.
<< E andiamo! Ci sono centinaia di persona in questa città e te la devi prendere proprio con me? Capisco che quello che ho lasciato in quella cabina non fosse buono ma non sono stato io a dirti di mangiarlo! >>
Un sibilo irritato fu l'unica risposta che ricevetti dal grimm, prima che questi scattasse in avanti, colmando in un attimo la distanza che ci separava.
Con un balzo felino saltai sopra uno stand abbandonato, e quando la testa di quel mostro fu troppo vicina per i miei gusti, gli saltai addosso e la usai come trampolino, atterrando su un tetto vicino.
Lottai per tenermi in equilibrio e non scivolare fra le fauci della bestia, intanto il serpentone non sembrava persuaso ad abbandonare la caccia, e la sua seconda testa, quella bianca, si schiantò sul tetto, riuscì ad evitarlo appena, ma venni investito da una pioggia di cocci e tegole che mi fece rovinare a terra, per mia fortuna caddi in un vicolo troppo stretto per permettere il passaggio del mostro.
L'anca mi faceva un male cane, e non era nemmeno la parte peggiore.
Dalle urla e i suoni di lotta che permeavano l'aria, non ebbi problemi ad intuire che quel mostro non era l'unico grimm presente in città.
Ma come era successo? Cosa aveva permesso l'ingresso di quelle mostruosità a Vale? Per di più con la flotta militare atlesiana a vigilare sui cieli della città! Niente, niente si sarebbe potuto avvicinare senza essere avvistato e neutralizzato per tempo, invece questi grimm (perché ormai ero certo che il king taijitu non fosse l'unico intruso) erano comparsi dal nulla e all'improvviso... e stavano facendo danni non da poco.
Mi costrinsi a tornare in piedi, solo per trovarmi le iridi cremisi della testa scura fissi su di me, il grimm stava tentando di farsi largo nel vicolo, danneggiando non poco le due case che lo formavano.
Non riuscii ad entrare ma, determinato a farsi uno spuntino di Ion, optò per girare la sua testa fino a metterla in verticale e scattare verso il sottoscritto.
Reagii prontamente e lanciai ben cinque dei pugnali da lancio che Caesar mi aveva insegnato a lanciare, pregando che tutte quelle esercitazioni fossero servite a qualcosa.
Non fu un lancio studiato né preciso, uno dei coltelli mancò il bersaglio, mentre gli altri due non riuscirono a penetrare le dure squame del predatore, i restanti raggiunsero però il loro scopo e si conficcarono nel viso del grimm, che reagì con un violento fremito.
Ma sopratutto, interruppe il suo slancio.
Iniziò ad agitarsi ed alzò furiosamente la testa, per poi incontrare le grondaie arrugginite delle due abitazioni, a quel punto la schiantò a terra con forza tale da scuotere il terreno.
Nel frattempo, io mi ero già defilato, abbandonai il vicolo e spinsi un bidone davanti all'ingresso nella speranza di bloccare la via al mio inseguitore.
Ma mi ero dimenticato che si trattava di un grimm, e bloccarlo con un bidone della spazzatura equivale a tentare di fermare un fiume in piena con una barriera di scatole vuote.
Lo vidi strisciare fuori con violenza e travolgere il bidone, che venne lanciato contro un edificio vicino con una vistosa ammaccatura sul fianco.
Approfittai l'occasione per lanciare un sesto pugnale contro il collo esposto del predatore, ma non persi tempo a guardare se avessi centrato o meno il bersaglio e me la diedi a gambe.


Un'ursa caricò a testa bassa, dando a Julia gioco facile nell'infilzarlo sulla sua lancia da caccia, lo colpì sotto il collo e lasciò che il grimm sprecasse le sue forse per dimenarsi, poi quando non ne fu più in grado la leader del team JIID si spinse bruscamente in avanti, facendo precipitare il grimm ferito sopra un suo simile di minori dimensioni.
Vide il corpo del piccolo ursa venire schiacciato dall'esemplare più grande, entrambi evaporarono l'attimo successivo.
<< Qualcuno mi può spiegare da dove sono arrivati!? >>
Nello stesso momento un proiettile trapassò la testa di un nevermore vicino, il corpo evaporò ancora prima di impattare al suolo.
<< L'unica opzione plausibile è che siano sbucati in qualche modo dal sottosuolo, anche se non ho ben chiaro da dove e perché >>
Orion ricaricò il fucile, si era posizionato sopra un tetto vicino, così da offrire copertura a tutti i cacciatori e le forze dell'ordine che combattevano nelle strade sottostante.
E la sua semblance, la sua mira infallibile, gli consentiva di sfruttare al massimo questa posizione.
<< Immagino che lo scopriremo quando usciremo da questo letamaio >> rispose Marlee dalla strada sottostante, dove assieme a Deryck, Giada, Amber e Max, respingeva le orde di grimm in arrivo per tenere libero la piccola rotonda dove si erano appostati.
Orion, Ashes, Ellen e Ilian da parte loro li coprivano dai tetti, ciascuno disposto in un punto cardinale diverso.
L'unica eccezione era Brienne, che si era allontanata momentaneamente dai compagni, ed il suo bazooka, trasformato nella sua modalità mischia in una mazza da combattimento, rendeva Brienne non inferiore a qualsiasi combattente che prediligesse lo scontro ravvicinato, pensò Marlee memore di come la sua amica potesse convertire quella devastante arma da fuoco in una mazza molto letale e pratica per quanto poco elegante da vedere.
<< Eccola! Brienne! >> urlò Ilian, ed Ellen rispose con prontezza, tempestando di proiettili un gruppetto di grimm che sbarrava la strada al fauno in arrivo, questi si ritrovarono congelati, per poi finire in tanti piccoli pezzettini congelati quando Brienne si liberò la strada con un violento calcio diretto ai grimm surgelati.
<< Non li trovo! >>
Giada strinse i denti stizzita.
<< Nessuno dei due? Non hai idea di dove siano!? >>
Brienne scosse la testa << Ion era andato al bagno e credo se la stia cavando, ma... >>
Marlee le corse incontro e la zittì prima che potesse continuare << Non pensarci nemmeno! Sono certa che sta bene, forse ha raggiunto Ion o qualche altro cacciatore! >>
Le parole, tuttavia, non sortirono l'effetto sperato.
<< Ha appena dieci anni Marlee! Ed era sotto la mia responsabilità! Adesso sarà da qualche parte terrorizzato o peggio... ed è solo colpa mia! >> sfogò la frustrazione schiantando l'arma sulla schiena di un grimm agonizzante, che evaporò all'istante.
<< Brienne no... forse Ion l'ha trovato >> << Anche lui è nei guai! Non so se sarebbe in grado di cavarsela da solo contro tanti grimm, specie se più grossi di questi ursa e beowolf! >>
Orion scese agilmente dal tetto e atterrò vicino alle due ragazze, imitato presto dal resto del team.
<< Propongo di dividerci, abbiamo eliminato un bel po' di grimm e credo che possiamo muoverci fra le vie senza essere sopraffatti >> esordì << … inoltre è più sicuro che mandare Brienne in giro da sola >> concluse quando si rese conto di un taglio, seppur leggero, sul fianco del fauno.
<< Mai stata più d'accordo >> esordì Julia, mentre le ali sulla gorbia della lancia si chiudevano attorno alla testa dell'ultimo grimm, decapitandolo.
<< Un gruppo potrebbe procedere verso Beacon, uno a ovest ed un altro a nord, oltre a Ion e Nick ci saranno centinaia di persone in difficoltà >>
Amber cambiò colore all'improvviso, e Giada non perse tempo ad interpretarlo << Rinforzi! >>
Seguì il dito di Amber verso una colonna di atlesian knight, presero velocemente possesso della zona dopo aver appurato l'assenza di grimm.
Assieme a loro, la professoressa Goodwitch.
<< Tutto bene alunni? >> si avvicinò, e appurata l'assenza di ferite (salvo il lieve taglio di Brienne) tirò un sospiro di sollievo.
<< Menomale >>
<< Prof! Lieta di vedere che state bene, ma cosa sta succedendo?! >> chiese Marlee, prima di essere fulminata dai due capisquadra e da Amber per l'appellativo non troppo rispettoso.
<< Come spiegarlo in termini semplici... un treno, si, uno treno proveniente da sottoterra ha viaggiato per un'antica via sotterranea che collegava Vale all'insediamento di Mountain Glenn >>
Giada sbarrò gli occhi << Mountain Glenn!? L'insediamento distrutto? >>
<< Si, era presente una via sotterranea fra l'insediamento e Vale, che chiuse quando il primo venne distrutto dai grimm... ma a quanto pare qualcuno ne era a conoscenza, in breve, il treno è arrivato a Vale aprendo il terreno e riversando qualche centinaio di grimm in città, ma adesso, ragazzi miei, la situazione è sotto controllo, e stanno provvedendo ad eliminare gli ultimi grimm rimasti in città... >>
Ashes sbuffò:
<< Seriamente? Ci terrei molto a conoscere il genio che ha avuto la brillante idea di scavare questo tunnel! >>
<< Adesso sarebbe meglio che rientraste... >> Max scosse la testa << Non possiamo, un nostro amico era separato dal gruppo quando sono arrivati, non possiamo rientrare senza averlo trovato, si tratta di Ion >>
Una smorfia preoccupata attraversò il viso della professoressa << In tal caso va trovato all'istante! Ma conoscendolo credo si sia nascosto... >>
Tutti i presenti annuirono.
<< Visto? Che cosa faremo senza la nostra volpe furbacchiona? >> scherzò Max, cercando di alleviare la tensione << Starà bene, non sarà il più forte del gruppo, ma quando corre è difficile a malapena stargli dietro! >>
<< Voleva essere un complimento? >> domandò il caposquadra << Si!... Perché non lo era? >>
Il facepalm di Orion chiuse la discussione.
<< In ogni caso, dobbiamo trovarli subito! >>


Il grimm cambiò improvvisamente rotta e svoltò verso destra, un attimo prima la bolla di liquido rossastro che si era incollata al suo volto si gonfiasse e gli esplodesse sul viso, portandogli via la faccia e la vita.
<< Sto iniziando a prenderci gusto! Almeno qui non rischio di scatenare incendi! >> urlò Jack, spada alla mano e con gli occhi sgranati dall'eccitazione.
Uccidere, spappolare, dare fuoco a cose e creature o farle esplodere, non c'era niente di meglio per alleviare lo stress! << Chiunque li abbia portati qui ha la mia gratitudine, stavo per impiccarmi a forza di lavorare nel catering! >>
Prima che potesse abbattere l'ennesimo grimm, una violenta scossa elettrica avvolse il corpo dell'assalitore facendolo crollare a terra, stordito ed inerme.
<< Jack, apprezzo che tu ti senta motivato, ma questi tuoi monologhi non interessano a nessuno >>
Ed ecco che il guastafeste arrivava a rovinare tutto con la sua aria da saccentone.
Il caposquadra si avvicinò ad ampie falcate al grimm agonizzante, e tirò fuori dalla tasca del suo camicie la sua penna preferita.
Schiacciò il tastino all'estremità, e lo tenne premuto per qualche millesimo di secondo, in un attimo la penna incrementò le proprie dimensioni rendendo necessario utilizzare l'intero palmo per impugnarla, mentre al posto della punta per scrivere, dalla penna fuoriuscì una lunga lama metallica, separata da una coccia sferica dalla guardia, dell'arma, appena sorta dall'impugnatura.
Drake roteò l'arma con le dita, poi, rivolgendola verso il basso, la infilzò nell'occhio dell'ursa.
<< Direi che ho concluso la mia parte, per voi come procede? >>
<< Quel grimm era mio! >> << Non ho tempo per lasciarti divertire, sbarazzatene in fretta nei prossimi scontri, o dovrò farlo io >>
Il piromane del team DIKJ mormorò fra se e se ma senza ricavarne una risposta, mentre poco più a sud Ivan se la stava vedendo da solo con un Beringel di considerevoli dimensioni.
Lo scimmione lo spinse all'indietro con un violento pugno sul petto, il forzuto del team arretrò ma senza perdere la posizione di guardia.
La bestia ruggì imbufalita e si lanciò verso l'avversario tempestandolo di pugni, Ivan resistette, con le braccia conserte al petto e una gamba posizionata all'indietro rispetto all'altra, per spingere in avanti a mantenere un equilibrio.
<< Tutto qui scimmione?! >>
Quando il grimm fu stanco di attaccare Ivan non perse tempo a restituire il colpo.
Scattò in avanti, trapassando la mascella del grimm con il proprio corno proprio sotto alla mascella, il grimm non si diede per vinto e rispose con un pugno in pieno naso, Ivan arretrò sentendo la cartilagine rompersi e il sangue fuoriuscire dai capillari, ma quando il grimm tentò un secondo colpo Ivan gli afferrò il braccio intrappolandolo sotto l'ascella.
Rispose poi con un violento colpo al viso del grimm, i suoi guanti rivestiti di piastre e spunzoni metalliche danneggiarono la maschera dell'avversario, frammenti d'osso caddero a terra, mentre la mascella su ruppe del tutto.
La parte inferiore a penzoloni, lasciando la bocca del grimm aperta in una macabra smorfia di sofferenza. Ma ciò non bastò a farlo demordere, al primo cenno di debolezza spinse il braccio in avanti liberandolo dall'ascella dell'avversario e gli afferrò la nuca, Ivan perse l'equilibrio quando il grimm si spostò sul lato e lo spinse a terra, schiacciandogli la faccia contro il pavimento in marmo, per poi sollevarlo e schiacciarlo di nuovo una, due, tre e quattro volte.
<< STRONZO! >>
Il cacciatore appoggiò le braccia per terra e assorbì l'impatto, improvvisamente il grimm si accorse che la nuca dell'avversario era diventata troppo grossa per essere afferrata, così come il resto del suo corpo.
Adesso Ivan superava il grimm di una testa, e con rinnovata forza li si scagliò addosso, lo colpì al petto con una violenta spallata, e quando il grimm barcollò, il cacciatore gli afferrò il braccio con la mano destra e appoggiò il piede sul petto danneggiato dell'avversario.
I tentativi di dimenarsi del grimm fallirono sul nascere, e la creature urlò di dolore, o almeno fece qualcosa di simile a un urlo, dal momento che Ivan gli staccò la mascella inferiore, gettandola sul lastricato.
Debilitato e ferito, il beringel venne spinto a terra e non riuscì più a rialzarsi, Ivan gli afferrò di nuovo il braccio, adesso le sue mani potevano facilmente stringere i possenti avambracci, anche in confronto al grimm il suo corpo sembrava quello di un gigante, le sue dimensioni erano pressoché raddoppiate.
Una spinta bestiale, e Ivan staccò il braccio della creatura dal resto del corpo, che prese a prendere a calci e pugni fino a quando, un ultimo montante alla testa non pose fine alla vita del grimm.
Con il respiro affannato, Ivan si sedette all'indietro, mentre il suo corpo iniziò a rimpicciolirsi, riassumendo le dimensioni originali.
<< Fottuti... fottutissimi gorilla >>
<< Complimenti Ivan, sei stato quello che ci ha messo di più >> il fauno rispose con un grugnito per poi svolgere lo sguardo verso Kojo, lo zoppo se ne stava comodo su una panca, a giocare con la mano destra assieme ad un ratto di notevoli dimensioni.
<< Ma quando... >> << Prima di te e di Jack, cercate di stare al passo in futuro >>
Né Jack né Ivan risposero, anche perché se avessero esternato la loro opinione (probabilmente un insulto diretto a Drake, ai suoi genitori e forse anche al resto dell'albero genealogico) sarebbero stati, nel migliore dei casi, zittiti all'istante.
<< In quanto a te, metti da parte Moriarty, ne potrebbero arrivare altri >>
Lo zoppo ubbidì, nascondendo il roditore fra le pieghe del vestito.
<< Ehi Boss! Guarda! >>
Drake si volse verso il punto indicato da Jack, vide l'immenso corpo nero e bianco del king taijitu strisciare velocemente sul lastricato, inseguendo un bersaglio che, a giudicare dall'insistenza che mostrava nel volerlo divorare, doveva essere veramente appetitoso.
Questo pensò il caposquadra del team DIKJ, finché non si rese conto dell'identità della preda.
<< Ion... >>
Ivan si avvicinò << Dobbiamo fare qualcosa? Se muore non possiamo... >> Drake non rispose, e quando Jack provò ad avanzare (più per la voglia di dare fuoco a qualche grimm che non per salvare il sedere del sottoscritto, anzi, magari ci teneva ad essere lui a porre fine alla mia esistenza, considerato come si erano conclusi i nostri ultimi due incontri) Drake tese il braccio per sbarrargli la strada.
<< Osservate, forse vedremo qualcosa di divertente >>
Jack sbuffò.
<< In tal caso... credo tiferò per il grimm >>


Saltai in avanti, atterrando sudato e ansimante sul cofano di un'auto danneggiata, e rotolai a terra prima che la testa biancastra del mio inseguitore si abbattesse sul veicolo, accartocciandola.
Approfittai della difficoltà del grimm di muoversi in mezzo a quel dedalo di veicoli, ed iniziai ad incespicare fra le auto, nascondendomi sotto i tettucci e accelerando ogni qual volta sentivo il grimm vicino al sottoscritto.
Dopo pochi ma interminabili minuti mi persuasi di aver finalmente seminato quello stronzo, ma il grimm ribaltò un'auto sulla testa del sottoscritto e la schivai a pelo, ma con il risultati di trovarmi davanti alle due fauci fameliche.
Scattò su di me, e con un'agilità che non seppi spiegarmi, lo evitai e sfilai uno dei miei coltelli, mi portai alla destra del mio avversario e protesi orizzontalmente la lama in avanti.
Accadde tutto velocemente, eppure ero perfettamente cosciente di cosa stava accadendo.
Il king taijitu continuò lo scatto senza nemmeno accorgersi del mio spostamento, ed il suo viso mostruoso si scontrò con la mia arma.
La lama andò a finire fra l'attaccatura della mascella e il resto del cranio (se di cranio si può parlare), per un attimo pensai che avrei perso l'arma, o che sarei caduto, invece sentii il coltello ad affondare nella carne del grimm, aprendo un varco sanguinolento della lunghezza del mio braccio.
Sentii un sibilo di dolore mentre il suo muso si schiantava sui resti di una gip, probabilmente vandalizzata poco prima da un altro grimm.
Senza nemmeno realizzare di aver non solo resistito all'attacco di un grimm, ma di averlo addirittura ferito, balzai sul suo lungo collo e affondai il coltello nella sua carne, ma sta volta non fu un incidente, sta volta ero stato io a ferirlo!
Mi bastò spostare tutto il mio peso sul lato verso cui stavo scivolando e tenere salda la presa sul coltello: la gravità fece il resto.
Aprii un secondo taglio più ampio del precedente, il sangue nerastro del mostro iniziò a sgorgare come una fontanella sulla sua pelle pallida come la morte.
Il contrasto fece apparire il sangue ancora più scuro, come quello di un buco nero.
Atterrai e non persi tempo a girarmi verso di lui e mettermi in posizione di guardia, sfilando il secondo coltello dal suo fodero.
Poi l'adrenalina rallentò il suo corso ed il cervello tornò operativo.
Così realizzai:
Che non stavo più scappando dal grimm.
Che stavo combattendo contro il maledetto grimm.
E che stavo riuscendo, da solo, a tenere testa e addirittura ferire lo stramaledettissimo grimm!
Stava davvero succedendo?!
Erano i frutti dell'allenamento di Caesar?
Ero migliorato così tanto e me ne stavo rendendo conto soltanto adesso?
La corsa non mi aveva privato delle mie energie, ero più agile di quel grimm e, cazzo, lo stavo facendo sanguinare!
Ma perché stavo pensando a questo? Perché avevo rinunciato alla fuga?
Forse l'adrenalina di prima non mi aveva del tutto abbandonato, forse il mio istinto di sopravvivenza, preso atto che mi trovato in una posizione di vantaggio, reputava che fosse più conveniente continuare invece che fuggire e restituire l'iniziativa al mio aggressore?
Solo ora me ne resi conto.
Le mia campanelle.
Le mie amate, affidabili e insostituibili campanelline mentali che avevo imparato ad udire dopo anni e anni di costante pratica e affidamento ai miei sensi... tacevano.
Tacevano.
Il mio istinto non mi stava suggerendo la fuga.
Il mio istinto mi stava urlando di combattere!
E la ragione, a cui tanto facevo affidamento quanto alle campanelle dell'istinto, non riusciva a trovare niente che fosse più di una timida obiezione a tutto questo.
Ero davvero giunto a questo?
Stavo diventando un cacciatore? Ed stavo semplicemente sperimentando una nuova situazione? Quella in cui io e solo io avevo il coltello dalla parte del manico, senza spalle, imbrogli o idiozie varie?!
Stavo vincendo.
E non volevo fuggire.
Decisi che fermarmi lì a pensare non sarebbe stato produttivo, adesso era il momento di agire!
Ma.
E il ma è onnipresente in tutto, sopratutto in questa storia...
Quando, così recita la regola non scritta del novantotto per cento di tutti i film, libri, opere teatrali e via diecendo...
Quando, il personaggio X si raggiunge il suo apice supremazia fisica e psicologica, qualcosa, spesso di noiosamente prevedibile come questa stessa regola, ribalterà irrimediabilmente la situazione a favore del personaggio Y.
Nel caso delle opere di finzione di solito succede che il cattivo di turno si perde in monologhi di mezz'ora ai danni del povero protagonista dando a questi il tempo di farsi un riposino, rialzarsi, comprare una bomba di cinque tonnellate di polvere e magari anche assoldare una compagnia di mercenari, assumere steroidi, riparare la propria armatura e scatenare un violento contrattacco che porterà lui alla vittoria, il cattivo alla morte, e la storia ad un finale tarallucci e vino dove tutti sono felici e cani e gatti condividono i giocattoli.
O non sempre, ma il punto è che X muore e Y vince.
Ora, io non mi considero una cattiva persona, o perlomeno non più del resto del genere umano, non sono alla guida di qualche armata delle tenebre, nemmeno porto il pizzetto, e di certo fra me e un grimm non si può dire che lui sia il buono.
Ma, indipendentemente da ciò, anche se non mi sarei perso in un monologo per deridere un grimm prossimo (così pensavo) alla fine, sopratutto perché non avrebbe avuto senso visto che non mi avrebbe potuto rispondere in nessun modo che fosse diverso da un sibilo minaccioso, avrete già capito che sarebbe accaduto qualcosa.
E non era un monologo.
Né il cattivo secondario che poi si rivelava il padre del protagonista.
O la sua sorella scomparsa.
Ma un piccolo, odioso e petulante bambino dalle orecchie morbide e batuffolose.
Comunemente detto Nick.
<< ION! AIUTO! >>
Proiettai il mio sguardo sul tetto di un piccolo edificio dall'altra parte della strada e pensai:
Ma come cazzo ci è arrivato lassù?
Ottenni la risposta quando intravidi i resti di una scala giacere sotto le zampe di qualche ursa affamato.
Ma il peggio, è che si accorse di lui pure il grimm.
E credetemi, anche se sembrano delle bestie immonde guidate dal solo istinto di uccidere, incapaci di parlare, esprimersi e che attaccano tutto quelle che le capita davanti, non sono affatto stupide.
O almeno non tutte.
In ogni caso, il king taijitu non lo era, e fra il continuare lo scontro contro di me a suo rischio e pericolo, o il puntare una preda più debole, fece sicuramente la scelta più accorta.
Con una velocità di cui non avrei mai creduto capace un essere ferito, vidi la testa bianca strisciare all'indietro e arrivare all'altro stato lato della strada in un attimo.
Il suo corpo si appoggiò al muro e strisciò rapidamente lungo la costruzione, dove Nick si reggeva terrorizzato al tetto a spioventi.
<< Ion! Ion! Aiuto! >>
Piangeva e gridava il mio nome.
Lo scenario era terrificante, ma ormai, con il mio senso di autoconservazione andato definitivamente a puttane, mi lanciai a testa bassa contro il mostro.
Ma i due ursa che stavano assediando il piccolo fauno, compreso di aver perso la preda, decisero di ripiegare su di me.
Il primo mi venne incontro, scartai a destra e calai la lama sul suo collo.
Non ebbi neanche il tempo di verificare dove e come l'avevo colpito che il corpo evaporò, ipotizzai che la lama gli avesse attraversato il collo da parte a parte.
Meno fortuna ebbi con il secondo, mi rifilò una violenta zampa e rotolai per terra, sentii le mie costole scricchiolare all'impatto, mi rialzai più agguerrito di prima, mi ero morso la lingua e sentii il sangue bagnarmi le labbra.
Poi una visione mi paralizzò.
<< Aiuto! Aiuto! >>
Osservai il corpo singhiozzante di Nick cadere fra le fauci della testa nera del king taijitu, e sparire nella sua bocca.
Sbiancai.
È morto! No! Dovevo aiutarlo ed è morto!
Senza prestare attenzione all'ursa, i miei occhi terrorizzati si piazzarono sulla testa del grimm.
La vidi girarsi... ed ebbi un tuffo al cuore.
La sua mascella, con ancora uno dei coltelli conficcati al suo interno era spalancata, ondeggiava senza controllo e il grimm sembrava non riuscire a chiuderla.
Allora realizzai, era paralizzato.
I coltelli che gli avevo lanciato prima dovevano avergli paralizzato il volto, o almeno la mascella.
E non c'era traccia di sangue sulle zanne del mostro.
Benché i serpenti di solito ingoino le loro vittime intere, per il king taijitu la cosa non è altrettanto scontata.
Avrebbe potuto tagliarlo a metà con le sue zanne, affilate come sciabole.
Ma non aveva potuto, e quindi, forse, Nick era vivo, all'interno del suo stomaco.
In seguito mi sarei un po' rammaricato nel sapere che il grimm a cui avevo tenuto testa non era al massimo delle sue forze, questo spiegava la sua lentezza e goffaggine nell'affrontarmi in mezzo alle auto, anche se alla fine ricordai che ero stato io a debilitarlo in quel modo, quindi potevo considerarmi parimenti soddisfatto!
Però era un bene, perché altrimenti non avrei avuto la possibilità di salvare Nick, e se non ci fossi riuscito, ne ero certo, Brienne mi avrebbe staccato la testa dal corpo.
Queste considerazioni vennero in seguito.
Perché quando intravidi la sua mascella ondeggiante, quando fissai la bocca spalancata del grimm, bloccata in un'espressione che, se non fosse appartenuta ad un mostro, sarebbe probabilmente stata quella di una persona che urla, il pensiero si azzerò.
Mi ritrovai a correre, a scattare alla massima velocità verso il corpo del grimm, l'ursa tentò di sbarrarmi la strada, gli tirai uno dei miei coltelli, che andò a conficcarsi nella sua mano e arrestò il suo attacco
Quando fui troppo vicino la testa bianca del grimm piombò su di me, i suoi occhi feroci puntati sul sottoscritto, come un topo pronto ad essere divorato.
La sua testa si chiuse sul sottoscritto, attivai la mia semblance senza nemmeno ricordarmi di non esserne in grado, avevo paura, si, avevo una paura bestiale.
Passai oltre e mi tuffai nel suo grembo, quando la semblance si disattivò, ero arrivato a destinazione.
Cari lettori, non starò a descrivervi minuziosamente come sia l'interno di un grimm, se non due semplici dettagli:
Il buio, dentro il grimm non c'è luce, anzi, non c'è proprio alcuna traccia dell'esistenza di un mondo esterno al suo stomaco.
Era viscido, sporco, bagnato e puzzolente, ma non vedevo nulla, sentivo un liquido tiepido e maleodorante salirmi lungo le caviglie.
Ma ancor più inquietante era il freddo, dentro un grimm non esiste calore, non esiste luce, solo oscurità, gelo e silenzio.
L'oscurità del vuoto.
Il gelo della morte.
Era uno spazio angusto, ma non troppo da costringermi a strisciare.
Iniziai a muovermi freneticamente, tenendo la lama il più in alto possibile per paura di poter ferire Nick senza vederlo.
Non avevo più idea di cosa fosse il sopra e cosa fosse il sotto, l'ambiente era gelido e soffocante, mi sforzai a respirare solo con la bocca, ma anche se riuscivo a sfuggire ai cattivi odori, non avevo modo di liberarmi dalla sensazione di nausea che mi stava assalendo.
Poi mi imbattei in un corpo estraneo.
E in poco tempo capii che tanto estraneo non era.
<< Nick! >>
Si avvinghiò a me piangendo, vomitandomi addosso una quantità infinita di parole che però non riuscii a sentire, ne ero sicuro che potesse sentire me, i suoni lì dentro erano ovattati, soffocati.
Mi chinai e lo strinsi a me, dovevo fargli coraggio, e dovevo farlo anche a me stesso.
Ero terrorizzato, ma l'adrenalina non mi aveva ancora abbandonato.
Lo strinsi a me e mi spinsi in avanti finché non trovai la carne del suo ventre.
Strinsi il lungo pugnale con entrambe le mani, e quando iniziai a sentire un senso di bruciore lungo le mie gambe, immerse nel liquido corporei del grimm che intuii essere i suoi succhi gastrici (anche se non ne sono del tutto sicuro, nessuno ha mai capito se i grimm necessitino di nutrirsi, e di conseguenza di digerire...), compresi che ora dipendeva tutto da me, e sta volta non avrei potuto contare di nuovo sulla mia semblance, se fossi riuscito ad attivarla, non era detto che sarei riuscito ad allontanarmi molto dal grimm.
Restava solo una via.
Spinsi il coltello nel corpo del grimm e iniziai ad inciderne le carni.
Pugnalai, pugnalai e pugnalai ancora, scavando freneticamente nella carne del grimm mentre il senso di bruciore aumentava, Nick se ne stava con il viso pigiato contro il mio corpo, singhiozzando rumorosamente.
Non avevo parole per rincuorarlo, non avevo energie da sprecare per parlare.
Incisi, incisi incisi.
Mi venne il fiatone, l'aria nauseabonda iniziò a penetrarmi nel naso, gli occhi lacrimavano ed ero sul punto di vomitare pranzo e colazione addosso al mio compagno di sventure.

Muori! Maledetto stronzo! Muori! Muori e lasciami vivere! Muori ed evapora dalla mia vista schifoso, viscido figlio di puttana!
Quel sangue color pece colò sulle mie mani, strinsi ancora di più il coltello per non perdere la presa, sentivo il manico scivolarmi via dalle mani, e sapevo che se fosse successo sarei morto asfissiato in quella sacca di carne e liquami.
Per un attimo temetti di essere sul punto di mollare, di perdere il coltello, accartocciarmi sul corpo di Nick e morire con lui.

Non ti permettere!
Mi sembrò addirittura di sentire la mia coscienza.
Vuoi finire così? In questa merda?!
Stavo decisamente delirando, i miei occhi si erano ormai chiusi, irritati dall'aria insalubre di quel corpo così strano.
Non te lo permetterò! Anni, ho passato anni a pararti le chiappe, sono stato dietro alle tue stronzate per anni ed ho affinato i tuoi sensi fino a renderti imprendibile, inafferrabile, e per cosa? Per farti morire come un povero stronzo coraggioso?
Sei sempre scappato, perché non l'hai fatto anche prima?! Ci sono tanti eroi la fuori, tanti coglioni pronti a suicidarsi per salvare il primo bambino che cade fra le fauci di un grimm, perché hai dovuto imitarli?

Forse non era nemmeno la mia coscienza.
Mi spieghi a cosa cazzo ti servono le tue dannate campanelline se non le sai usare?! Se le ignori costantemente e non le senti quando ti servono?
Forse era il mio istinto, la parte più intima e primordiale del mio Io, la parte più attaccata alla vita, la parte di me che lottava con le unghie e con i denti... e che adesso mi urlava di continuare a scavare nonostante il fetore, il dolore e la mancanza d'ossigeno.
Ma certamente non aveva importanza, adesso l'unica cosa di cui mi importava era continuare a vivere.
Sentivo il respiro regolare di Nick appallottolato contro di me, lo ringraziai mentalmente di aver rallentato la respirazione per risparmiare quel poco ossigeno che ci restava.

No! No e no! Non abbiamo passato tutte queste cose per finire così! Non lo permetto, non lo accetto capito?
Se non vuoi farlo per me almeno fallo per te stesso, piccolo codardo ingrato! Scava in quella cazzo di carne! Mi hai sentito?

Non morirai! Non moriremo oggi! Non lo accetto! Non lo accetto! Chiaro?!

Iniziai ad intravedere un riflesso dorato in mezzo al buio, l'ultimo strato della pelle.
TU DEVI VIVERE ANCORA PER UN PO'! CI SIAMO CAPITI?
La lama squarciò la pelle, e tutta l'aria all'interno del corpo venne risucchiata fuori, lanciando una zaffata di fetore letale che, intuii, chiunque fosse stato lì vicino avrebbe vomitato la colazione.
Rimasi senza fiato, riposi il coltello spinsi entrambe le mani nello stretto orifizio e spinsi con tutte le mie forze.

NON MORIRE! RAZZA DI STRONZO!
Fiondai il mio corpo in mezzo alla stretta via per la libertà, la mia testa uscì fuori, lacerando la pelle squamosa ed elastica del grimm.
Lo sentii sibilare, anzi no, urlare, ringhiare tutta la sua sofferenza col capo rivolto verso l'alto, poi... puff!
Si, puff! Il suo corpo si disgregò ed evaporò, l'ultima cosa che vidi fu la sua testa bianca contrarsi in una smorfia di sofferenza e poi niente... il corpo si dissolse come polvere al vento.
Rimanemmo da soli, in ginocchio, con Nick che si era incollato al sottoscritto come una cozza ad uno scoglio.
Per qualche decina di secondi fu come se avessi perso l'udito, sentivo solo un lieve rimbombo nella mia testa, e avrei giurato che il mondo si muovesse a rallentatore... fu il piccolo fauno a riportarmi alla realtà...
<< Ion... >>
Lo ignorai, intrappolato nella mia trance,e lui continuò a chiamarmi fino a quando l'udito non ritornò e la sua vocetta irritante attraversò i miei timpani come una scossa elettrica.
<< Nick... >>
Rimasi immobile, e posai lo sguardo sui suoi occhi lacrimanti.
<< Si...? >>
Respirai molto lentamente, stremato dallo sforzo e dalla paura...
Poi trovai la forza, e schiusi le labbra.
<< Sei... una piattola... >>
Ancora oggi, nelle notti prive di luce e particolarmente gelide, sento il bisogno di tenere una luce accesa e prolungare la mia veglia il più possibile con la lettura di un buon libro e leggendo le ultime novità dal mio scroll.
Queste veglie si prolungano fino a quando il sonno non supera l'agitazione e riesco a chiudere gli occhi senza proiettare nella mia mente quello sgradevole ricordo, ed a sprofondare in un sonno senza sogni.
A volte mi chiedo se una parte di me, anche la più minuscola e insignificante, non sia mai uscita dalla pancia di quel mostro...
Ma se quel giorno imparai qualcosa di importante, è che, semmai mi fossi nuovamente imbattuto in un bambino che cade all'interno di un grimm, mi sarei guardato bene dall'aiutarlo!
Nick alzò lo sguardo su di me, e dopo essersi asciugato una lacrima chiese, inclinando la testolina candida per assumere un'espressione interrogativa:
<< Ion... cos'è una piattola? >>

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX ***


Capitolo XIX

 

<< Boss... >>
<< Accetta la sconfitta Jack, la prossima volta pondera meglio le tue scommesse >>
Jack bestemmiò fra i denti prima di mollare sdegnosamente un'ampia manciata di lien sulla mano di Drake.
<< Giustamente, doveva tirare fuori i coglioni proprio quando scommettevo sulla sua morte! >> sputò a terra e si diresse verso una panca poco più indietro, panca che Kojo aveva appena abbandonato, e fu un sollievo per Jack, perché l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era condividere la panca con quell'essere immondo e il suo animaletto.
Per non parlare del suo odoraccio.
Il caposquadra rimase ad osservare la scena, non si sa da dove, ma il resto della squadra di Ion, accompagnata dal solito gruppetto di amici era comparsa in strada ed era accorsa attorno al ragazzo ed al piccolo fauno.
<< Pare abbia fatto passi da gigante >> osservò, nelle sue parole non c'era ammirazione né stizza, il suo tono neutro rendeva indecifrabile il suo pensiero a riguardo, almeno alle orecchie di Ivan e Jack, Kojo invece o lo stava intuendo o non stava prestando attenzione.
Rimase in silenzio, lasciando in sospeso quella constatazione, dopo mezzo minuto Ivan si fece coraggio e chiese.
<< Questo... sarà un problema? >> Drake girò il viso verso di lui, le mani giunte dietro la schiena come un anziano, e l'espressione neutra di chi non lasciava trasparire le proprie intenzioni.
<< Solo se lo sottovaluterete ancora, ma non credo si possa ancora definire in pari con il resto degli studenti... anche se per poco >>
Ivan odiava queste sue mezze risposte, e Drake lo sapeva, ma era da quando si conoscevano che li teneva costantemente sulle spine, rivelando solo il necessario, nulla di più, nulla di meno.
<< Almeno dicci se dovremo cambiare i piani! >> insisté Jack.
Il caposquadra soffermò lo sguardo sul piromane della squadra, alzò lo sguardo verso l'alto, come se potesse emettere un sospiro senza muovere le labbra.
<< I piani cambiano sempre Jack, si adattano alla situazione e noi ci adattiamo al piano >> né Ivan né Jack, e se si fosse degnato di ascoltare, neanche Kojo, avrebbero capito se li stava prendendo in giro o se non volesse in nessun modo condividere informazioni con loro.
<< Odio quando ti atteggi da filosofo e te ne esci con queste frasi. >>
I due si stavano quasi per dare per vinti, poi, come se Drake avesse avuto un impeto di compassione verso le loro povere menti, decise di esprimersi con franchezza.
<< Se temete che dovrete faticare, beh temo che la risposta sia affermativa >> fece una seconda pausa, piantando gli occhi al cielo << Ma credo che potrebbe non dispiacervi, anzi, sarebbe la perfetta occasione per mettervi alla prova, e sopratutto per mettere lui alla prova... >>
Inizialmente non capirono dove volesse arrivare quel maledetto quattrocchi, poi, seguendo la traiettoria del suo sguardo, si trovarono a fissare l'immensa sagoma del Colosseo Amity torreggiare sulle loro teste.
<< Boss... cos'hai in mente? E per quale motivo vorresti- >> la domanda gli morì sulle labbra quando il suo capo alzò la mano sopra la spalla per intimargli di stare zitto.
“Le cose si stanno facendo interessanti”, pensò fra se e se, e niente gli avrebbe impedito di perdersi il divertimento.
Un ghigno crudele increspò le sue labbra.
E un nuovo sanguinoso progetto prese forma nella sua mente.


Per quanto i miei ricordi di cosa successo dopo l'essere uscito dallo stomaco del grimm siano alquanto confusi, posso iniziare questo capitolo affermando il seguente fatto: non svenni.
E questa semplice presa di coscienza fu sufficiente per farmi capire (quando ripresi a pensare lucidamente) di non essere più il ladruncolo indifeso che era entrato a Beacon mesi prima.
Non che fossi diventato chissà quale potenza della natura, ma questo era un indubbio passo in avanti.
Dopo qualche secondo di trance e di assoluta indifferenza alle domande di Nick sulle piattole (che più avanti rivolgerà a Brienne, provocando non pochi problemi al sottoscritto quando capirà da chi ha appreso questo termine...), venni destato dallo scalpitare di decine di piedi sul selciato.
Brienne!
Si presentarono tutti i miei conoscenti... no, i miei amici, all'unisono, Giada a dir poco sollevata, Orion che lottava per non vomitare l'intestino a causa della puzza di budella e materia non definita che avvolgeva il sottoscritto, le gemelle che in quel momento parevano coordinate anche nel camminare, Deryck e la sua vitalità degna di un muro in cemento (scusa amico) e tutti gli altri, ma i miei occhi erano fissi su di lei.
E si fissarono ancora di più su di lei quando strinse me e Nick nel suo abbraccio.
Mi sorprese vederla così espansiva all'improvviso, ma ad urlare, e non di sorpresa, furono le mie ossa quando le sue braccia iniziarono a stritolarmi contro il suo corpo duro come il marmo.
Malgrado usasse prevalentemente un'arma da fuoco aveva una forza incredibile in quelle braccia! E la durezza del suo ventre mi fece presagire la presenza di addominali abbastanza marcati.
Improvvisamente mi sorpresi a fare queste considerazioni sul suo corpo, specie sui seni che in quel preciso momento sentivo premere contro di me, e mi chiesi se il guardare la morte da così vicino non avesse improvvisamente acceso la mia libido.
Rigettai quel pensiero, probabilmente, forte di questo improvviso contatto fisico, avevo iniziato a guardarla come un qualsiasi adolescente guarda una qualsiasi ragazza dotata di un minimo di avvenenza.
Anche se, e dovevo ammetterlo, sotto i vestiti poco rivelatori e il carattere poco espansivo, non si poteva negare che fosse dotata di un certo fascino, e visto cosa avevo appena passato nello stomaco di quel grimm decisi che potevo concedermi quel piccolo lusso, d'altronde, cosa sarebbe potuto succedere?
Non ricordo precisamente cosa ci disse, a parte la valanga di grazie e domande circa la mia salute e quella di Nick.
Né mi ricordo cosa dissero gli altri, ma su una cosa sono certo: Deryck e Amber non fiatarono, e quella è una certezza.


Le gambe erano malferme, e mi sentivo come se l'essere stato dentro quel grimm mi avesse svuotato di ogni energia, come al suo interno fosse albergato un buco nero che si nutriva della mia aura fino a prosciugarla.
E per quanto mi sforzassi, quella sensazione di sfinimento non mi abbandonò per tutto il giorno, passai il resto della giornata da sdraiato, non ero ferito né paralizzato, eppure mi sentivo incredibilmente debole.
Fui grato ad Ozpin per non avermi convocato nell'ufficio per chiedere chiarimenti, perché non avrei avuto la forza di dargli una risposta che non fosse un insulto all'indirizzo suo o dei suoi avi.
Ilian e Julia mi portarono a Beacon tenendomi le braccia sulle spalle, mentre mi spiegavano in silenzio la crisi che aveva colpito Vale quel giorno.
Crisi di cui avrete già letto, quindi non mi sprecherò a ripeterlo.
Mi limitai ad annuire senza rispondere, mi sentivo troppo spossato per farlo, ora, non so se uno scienziato ha mai condotto uno studio sull'argomento, anche perché dubito che in molti siano finiti dentro al corpo di un grimm e ne siano usciti vivi per raccontarlo, e trovo assai più improbabile che qualcuno desideri finirci dentro per verificare come sia di persona, ma credo che quella mia assenza di energie fosse dovuta proprio a qualcosa all'interno del suo corpo, qualcosa che divora le energie delle vittime fino a farle accettare la morte senza combattere...
Non so se ero impazzito o meno lì dentro, ma ringraziai inconsciamente il mio istinto per avermi spinto a tagliare la carne di quel mostro come se non ci fosse un domani, o io e Nick a quell'ora saremmo già diventati della materia fecale.
Anzi, neanche quello, visto che nessuno ha mai visto prima d'ora le feci di un grimm.
Ma terminando questa digressione sui grimm e la loro assurda biologia, passiamo alla parte in cui riesco a raggiungere la mia stanza (per le mie condizioni l'infermeria era superflua, anche se non mancai di presentarmi la mattina dopo per assicurarmi che qualche parassita sconosciuto non mi fosse entrato nella carne) senza cadere o perdere conoscenza.
Ammetto che avrei preferito fosse stata Brienne ad accompagnarmi, e magari prolungare così il contatto di prima, ma lei doveva occuparsi di riportare Nick a casa, se io avevo a malapena le forze per camminare, il bambino si era addirittura addormentato, rendendo necessario il suo trasporto.
Arrivati a destinazione, la mia squadra dovette andare a fare rapporto dalla Goodwitch, assieme a tutti i cacciatori che si erano ritrovati a combattere contro i grimm, ad eccezione del sottoscritto che non aveva la forza di muoversi.
<< Sicuro di voler restare solo? Qualcuno può restare qui con te >> propose la mia caposquadra prima di uscire.
<< Ti ringrazio, ma credo che mi addormenterò da un momento all'altro... andate pure >> affondai la nuca nel cuscino e chiuse gli occhi, ma non riuscii a prendere sonno, come se il fastidio invisibile che mi privava delle energie riuscisse anche a tenermi sveglio, e impedirmi di recuperare le forze.
La prossima volta che vedo un bambino cadere all'interno di un grimm, mi limiterò a chiamare aiuto
Passai in quarto d'ora fra i miei pensieri, prima che il malessere iniziasse ad attenuarsi e potessi concedermi un po', se non di sonno, quantomeno di riposo.
Quel momento di relax ebbe però vita breve, ma fu sufficiente per farmi recuperare un minimo di forze, ora più che la stanchezza, era la noia il problema da affrontare.
Ma almeno in questo la sorte mi fu benevola, e quell'angoscioso susseguirsi di pensieri frustrati ebbe termine quando sentii un deciso bussare alla mia porta.
<< Posso entrare? >>
Brienne.
Era Brienne.
<< Certo... >>
Cercò di aprire ma la porta era chiusa, quindi dovetti fare appello a tutte le mie forze, alzarmi, e permetterle di entrare.
<< Grazie... >>
Il fauno si addentrò lentamente nella stanza, sembrava quasi una replica della sua visita in infermeria, ma sta volta eravamo soltanto noi due.
Soltanto noi due.
E perché la cosa mi suonava stranamente eccitante?
Mi ritrovai a darmi dello sciocco da solo, non era il momento per gli ormoni.
Specie con chi mi avrebbe potuto spezzare in due come un tenero grissino, o come il tonno di Atlas che è così tenero che si taglia con un grissino!
Bene, dopo questa piccola pubblicità se non altro riceverò qualche spicciolo... non giudicatemi, non posso campare di sola scrittura.
In ogni caso, dopo essere entrata ci sedemmo assieme sul letto, intuii che avrebbe preferito restare in piedi, ma non se la sentiva di farlo quando io non ero in grado di stare sui miei piedi a mia volta.
Ci fu un minuto di silenzio, come se faticasse a trovare le parole, ed il lungo colletto che le copriva il viso mi rendeva impossibile leggere la sua espressione, anche se a conti fatti non era poi così difficile da intuire.
<< Ti sembrerò ripetitiva, ma volevo dirti di nuovo grazie... per quello che hai fatto >>
Ascoltai in silenzio, capii che voleva continuare.
<< E dirti che... non smetti mai di sorprendermi, mi avevi stupita quando hai avuto il coraggio di affrontare Jack, anche se in fin dei conti ti stavi semplicemente comportando come dovrebbe fare qualsiasi studente di questa scuola... >>
Non mi offesi, non potevo di certo negar che la mia condotta come studente di una scuola di combattimento non fosse propriamente delle migliori.
<< Ma quello che hai fatto oggi... entrare dentro un grimm per salvare una persona, penso che nessun altro in questa scuola avrebbe avuto il coraggio di farlo, e mi dispiace per aver pensato che fossi un codardo... >>
Si strinse le mani, lasciando la frase a metà.
Di certo il suo non era un discorso preparato.
<< Non sbagliavi se era per questo, credo di aver urlato almeno il doppio di Nick >> risi, ma era una risata amara, nel vano tentativo di tirarla su, non saprei dire se funzionò.
<< Lo fai sempre? >> << Salvare bambini dai grimm? No, e spero non ci sia una seconda volta >>
Sta volta fu lei a ridere << Sottovalutarti >>
Strinsi le spalle << Preferisco dire che sono molto umile, anche se mi pare di capire di non essere stato l'unico in questi giorni >>
Lei annuì.
<< Non posso negarlo, ma mi sono promessa che non lo farò più, specie dopo oggi! >> la forza nelle sue parole mi scosse, ebbe l'effetto rinvigorente di un tamburo da guerra.
<< Si ma adesso mi sopravvaluti... >> scosse la testa.
<< Dopo che ti ho visto uscire da quel grimm, mi sono rassegnata che tu sei una fonte infinita di sorprese, e per fortuna in positivo >> alzai un sopracciglio << Non ci metterei la mano sul fuoco >>
Si volse verso di me, anche se non potevo vederle le labbra girai che stesse sorridendo.
<< Credimi, non sono l'unica a pensarla, mi sono congedata un attimo fa dalla Goodwitch e credo ti abbia un po' rivalutato >>
Questa era una notizia sorprendente.
Quasi mi pentii per tutti gli insulti che le avevo rivolto (anche se solo a mente) da quando ero diventato uno studente di Beacon.
<< Ora sono io ad essere sorpreso! Per quanto sei passata qui? >>
Scosse la testa.
<< Ed anche per rinnovare i miei ringraziamenti... ed altro >>
<< Altro? >>
Confermò con un cenno.
<< Posso... parlartene? >>
Ero incuriosito, ovviamente annuii e la pregai di spiegarmi.
<< Ecco.. avevo notato il modo in cui Nick ti trattava, e non gli stavi affatto simpatico >>
<< Ma non mi dire >> mi fulminò con lo sguardo e decisi di non interromperla una seconda volta.
<< Per questo mi sono sorpresa quando lo hai salvato in quel modo... certo, non che mi aspettassi che lo lasciassi morire solo perché era stato un po' sgarbato! >> si affrettò a precisare, quasi a mo' di scuse.
<< Però... mi ha sorpreso, e te ne sono molto grata, Nick non è soltanto una specie di piccolo ammiratore che mi segue ovunque... penso di essere arrivata a considerarlo veramente come un fratello, anche perché non ne ho mai avuto uno.. >>
Sospirò, e capii che adesso sarebbe arrivata al punto.
<< Ho saputo dagli altri che... tu saresti orfano, non è vero? >>
Annuii << Si, ma è molto meno terribile di come lo dipingono, sporcizia a parte >>
La battuta non la fece ridere << Il punto, è che anch'io vengo da una situazione non delle migliori, vedi... i miei genitori erano affiliati alla White Fang >>
Ok, questa è la parte in cui potete fingere di sentire le note del piano durante i colpi di scena.
<< … Continua >> che mi volesse dire che fossimo più simili di quanto pensassimo?
<< Era degli attivisti dell'organizzazione, sebbene non mi avessero mai coinvolta nelle manifestazioni, ero troppo piccola e volevano tenermi al sicuro da... tutta quella violenza, poi però l'organizzazione è cambiata e a quel punto qualcosa iniziò a incrinarsi... >>
Il suo sguardo si fissò sul pavimento, ma in realtà credo che volesse solo osservare il vuoto.
Aspettai in silenzio, fino a quando non volle continuare.
<< Così finirono per allontanarsi, io e mia madre ci trasferimmo qui... e papà rimase con loro, non l'ho più rivisto da allora >> sospirò << Per questo so che... voglio dire, almeno avevo mamma, ma tu... mi dispiace >>
Scossi la testa << Non devi Brienne, non è necessario... si non ho avuto dei genitori, ma per lo stesso motivo non ho mai accusato questa perdita, non credo di aver neanche mai saputo se in fondo ne volessi o no una, intendo oltre alla prospettiva di un letto caldo e tre pasti quotidiani assicurati >>
Ammetto che in quel momento mi sentivo una piccola canaglia, avevo sempre dato per scontato che tutte le persone presenti in questa scuola (eccetto i quattro psicopatici alle mie calcagna e quel mostro di Deryck) fossero tutte persone provenienti da situazioni ben diverse da quella che ho vissuto io, e invece... anche Brienne aveva una storia simile, e pure Amber era stata adottata dalla famiglia di Giada, e Deryck, e Ilian... capii che la mia concezione che fossero tutti aspiranti eroi in calzamaglia attillata non era particolarmente azzeccata.
Ma proprio per niente.
Oum!
Io che facevo e faccio tutt'ora della mia capacità di osservazione il mio vanto e il mio orgoglio, ero stato così stupido e cieco!
Eppure non era una cosa abbastanza elementare, Oum quanto ero stupido!
E il modo in cui le avevo risposto? Beh non era proprio il più adatto, lo capii e cercai di rimediare.
<< Volevo dire! … Tutto questo è una sorpresa per me, sai? >>
Inarcò un sopracciglio << Sorpresa? >>
<< Si... ti sembrerà stupido, ma ho sempre pensato a voi come degli eroi predestinati, non so come spiegarmi meglio ma, non mi aspettavo che il tuo passato fosse così... incasinato, voglio dire, affiliazione alla White Fang, tragedia familiare... improvvisamente mi sembra che siamo molto più simili di quanto pensassi >>
Lei scosse la testa << Ion, è molto gentile da parte tua, ma io e te siamo come il giorno e la notte >>
<< Si, non posso negarlo, non so cosa darei per avere la tua forza nelle braccia, davvero, sei più forte di qualsiasi uomo abbia mai incontrato >>
Scattò in piedi, e mi sembrò di vederla arrossire.
<< Prego?! >>
Voleva essere severa, ma quel suo viso paonazzo uccideva qualsiasi possibilità di farmi sentire intimorito, era così imbarazzata che sembrava voler nascondere la testa sotto l'ampio colletto.
Risi, e questo non le piacque.
<< Sei un cretino Ion! Un cretino! >>
Cercai di smettere, ma era più forte di me, quella ragazza dalle adorabili orecchie patuffolose stava esponendo un lato di se che non avrei mai pensato di vedere, come se il ghiaccio che la rivestiva si fosse improvvisamente sciolto.
<< È rabbia quella che sento? Oggi non smetti proprio di sorprendermi! Ahi! >>
Sentii le sue dita cingersi attorno al mio orecchio << A-ahi ahi! Ok calmati, scusa! >> << Cretino! >>
Ma malgrado i suoi improperi e le minacce di staccarmi l'orecchio, non potei fare a meno di ridere per i prossimi dieci minuti, e quando uscì dalla stanza, avevo la certezza che si fosse divertita anche lei.


<< … Caesar?! >>
Pregai con tutto il cuore che fosse un sogno, ma le mie speranza erano destinate ad infrangersi come una cristalleria con un elefante all'interno.
Quella mattina, libero dagli effetti negativi patiti all'interno del grimm, Port ci comunicò che quel giorno dopo le lezioni ci saremmo dovuti recare all'hangar della scuola per incontrare il cacciatore che ci avrebbe portato con se in una missione vera e propria.
Come potete immaginare, non ero molto entusiasta della cosa, ma sapevo da giorni che prima o poi mi sarebbe toccato, e decisi di accettare con dignità le crudeli onde del fato.
Eccetto per una breve parentesi dove mi beccai un lungo rimprovero da Julia in seguito al mio tentativo di simulare una febbre appoggiando il termometro al termosifone.
Cosa? Pensavate che l'aver scuoiato quel grimm mi avesse reso improvvisamente intrepido? Giammai! Anzi, ero ancor meno propenso ad incontrarli di nuovo.
Ma una volta scoperto feci buon viso a cattivo gioco e, concluso il cazziatone, mi avviai con l'anima in pace verso l'hangar delle aereonavi.
Ma nulla mi avrebbe potuto preparare a quello che vi avrei trovato.
<< Lo conosci? >> mi interrogò Julia.
<< Diciamo di si >>
<< Oh non essere timido Ion, puoi dire ai tuoi compagni che ci alleniamo ogni pomeriggio >>
<< Ah! Quindi è questo il famoso istruttore di cui ci parlavi? >> Julia inclinò la testa facendo ondeggiare la chioma di un biondo chiarissimo, mentre sondava con lo sguardo colui che ci avrebbe guidato nella nostra prima missione ufficiale.
Anche Ilian seguì la giovane Vindr nella sua analisi, Caesar non fece una piega e si lasciò osservare per un lungo minuto, studiando a sua volta il team con i suoi occhi bicromatici.
Deryck dal canto suo, sembrava solo in attesa di scatenare la sua alabarda contro il primo essere che gli si fosse parato davanti, fosse un grimm o una persona.
E in entrambi i casi non avrebbe esitato a decapitare, schiacciare e tagliare un corpo a metà.
Terminata l'analisi, Caesar portò le braccia dietro la schiena e si girò su se stesso, in direzione dell'aereonave che ci avrebbe condotti alla nostra destinazione, un villaggio nella zona settentrionale del regno.
<< Spero abbiate portato con voi tutto l'essenziale, di solito non amo tirare una missione per le lunghe, ma vi avverto, potremmo stare fuori per qualche giorno, se non per intere settimane >>
Pregai a mente che si stesse sbagliando, prima tornavo dietro le salde mura dell'accademia meglio era per me.
<< Allora: ripensamenti? Temete di non essere pronti? >>
Cercai di alzare la mano, ma Ilian la tirò giù in malomodo.
<< Perfetto! Tutti a bordo! >>
<< Si! Forza ragazzi, è ora di mostrare a tutti di che pasta è fatto il team JIID! >>
Come posseduta dall'entusiasmo, la nostra leader si gettò nell'aereo, seguita da noi altri.
Mi accomodai all'interno del veicolo, fra le urla entusiaste di Julia ed le chiacchiere di Ilian.
Entrambi morivano dalla voglia di mettersi alla prova... beh, almeno qualcuno si sarebbe divertito.
L'aereonave prese il decollo, e a me non rimase altro da fare che appoggiare la testa al finestrino ed osservare l'imponente sagoma dell'accademia farsi sempre più minuscola e indistinta, conscio del fatto, che mi sarei dovuto ritenere molto fortunato se ci fossi tornato sulle mie gambe.
Riflettei sull'ironia di quel momento, avevo da sempre sperato di uscire da Beacon il prima possibile, e adesso il pensiero di lasciarla mi stava terrorizzando.
Poteva andare meglio?

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Capitolo 20
*** Capitolo XX ***


Capitolo XX

 

Annaspai sotto il sole cocente del pomeriggio, mentre mi accingevo a rimuovere il terriccio umido.
Dopo aver sondato il terreno con l'ausilio di uno stecchetto sottratto ad una vite vicina, compresi di aver scovato un piccolo tunnel.
Ilian, seduto a pochi metri da me stava compiendo la medesima operazione in mezzo alle colture dell'ampio campo coltivato, mi guardò ed io annuii, non era necessario aggiungere altro.
Mise la mano nella cassa posta ai suoi piedi e ne estrasse una piccola sfera circolare, me la lanciò, ed io la infilai sotto terra, sentendola scivolare verso il basso.
<< Arriva! >>
Un boato scosse il terreno, e il piccolo foro scavato dal legnetto si chiuse, crollando su se stesso, ma si riaprì subito dopo, quando un piccolo corpo scuro avvolto da fiamme sfrigolanti uscì di prepotenza dal terreno, balzando in direzione del sottoscritto per vendicarsi dell'offesa subita.
Il suo balzo si arrestò a metà strada, quando una mazza metallica calò su di lui, aprendogli il cranio e troncando la sua vita.
Un secondo esemplare provò a sua volta ad uscire dalla trappola infuocata che era diventato il suo cunicolo sotterraneo, ma era ridotto molto peggio rispetto al suo predecessore, rimase con metà del corpo sotto terra, graffiando l'aria con i piccoli artigli mentre sibilava minacciosamente all'indirizzo mio e dei miei compagni.
Julia fu lesta a porre fine alle sofferenze del mostriciattolo, si concesse un secondo per prendere la mira e piantò la lancia nel collo del grimm.
La creatura rispose con un rantolo strozzato, per poi accartocciarsi su se stessa e evaporare seduta stante.
Non ci fu una terza aggressione, se c'erano altri grimm, erano deceduti nell'esplosione.
Rattle.
Sebbene ero ormai abituato alla loro vista, non staccai gli occhi dal primo esemplare fino a quando il suo cadavere non si disgregò al vento.
Ma non prima che Caesar scattasse una foto ricordo di quella bestiola deforme.
<< E con questo siamo a ventuno >>
Ci mostrò la foto, dandomi una seconda possibilità per osservare meglio i tratti del grimm.
Delle dimensioni di un cane di piccola taglia, ma decisamente più malvagi, i rattle dovevano il loro nome al loro aspetto da roditore.
Con il peso che varia dai quattro e ai cinque chili, i rattle sono fra i grimm più piccoli che l'uomo abbia mai avuto la sfortuna di conoscere.
Il loro corpo pareva mostruosamente sproporzionato rispetto agli arti, lunghi e scheletrici, dotati di piccoli ma resistenti artigli perennemente incrostati di sporco in grado di strappare interi brandelli di carne dal corpo della sfortunata vittima.
Altra loro arma è la coda, rivestita di scaglie ossee, in grado di ferire con orribili sferzate chiunque avesse provato ad attaccarli alle spalle od afferrarlo per la coda, molti contadini e operai si sono ritrovati con la mano sfigurata a causa di questa imprudenza.
Ma altri ancora non sono nemmeno sopravvissuti.
Però, la peggiore delle loro arme si trova nascosta fra il loro orrendo muso allungato, come quello di uno sciacallo, e la loro lingua lunga e sporca: i denti.
Quei bastardi sono in grado di rosicchiare persino l'acciaio, tranciare cavi elettrici e masticare persino le armi dei cacciatori, sono poche le cose su questo pianeta in grado di resistere ai loro denti, e quelle poche cose che non vengono del tutto distrutte necessiteranno comunque di una riparazione.
Preso singolarmente un rattle non si può definire propriamente una sfida all'altezza di un cacciatore, anzi, sarebbe perfetto per gli aspiranti combattenti che desiderano fare pratica di infilzamento.
Ma quando si uniscono in piccole squadre di cinque o sei esemplari, allora è assai probabile che del principiante in questione ne resteranno soltanto le ossa, e presi in grandi quantità diventano una rogna non indifferente anche per persone meglio addestrate.
In tutto questo però, la loro caratteristica più irritante consente nella loro enorme abilità di scavare, di solito queste bestiole amano annidarsi presso fattorie o fabbriche, in luoghi abbastanza lontani dalle città per evitare di essere sterminati all'istante, ma abbastanza vicini all'essere umano per essere in condizione di fare danni.
Non godendo della stessa forza fisica degli altri grimm, questi bastardi compensano con una diabolica astuzia che ha quasi dell'umano.
Deciso il posto da infestare, si scavano una tana in profondità e iniziano man mano a scavare una ramificata serie di cunicoli, e dal momento che si parla non di animali ma di grimm, significa che il nido, ovviamente non serve a riprodursi o ad accumulare provviste, ma semplicemente da fungere come punto di ritrovo, dove questi esseri, a piccoli gruppi, si raduna per sferrare i loro attacchi.
Di conseguenza, i cunicoli gli permettono di spuntare nel luogo desiderato senza essere intercettati, così da poter compiere sanguinose imboscate ai danni delle vittime designate.
In questo caso, gli abitanti del complesso agricolo che eravamo stati incaricati di proteggere.
E più il branco di rattle ottiene dei successi, più i cunicoli si ramificano, e più cunicoli vuol dire più rattle, e più rattle vuol dire più problemi.
Per quanto in un certo senso trovassi ammirevole questa loro astuzia rispetto a molti dei loro simili, che invece si limitano a lanciarsi alla cieca verso le armi dei cacciatori, ma considerando il tempo e la fatica che mi stava costando il doverli cercare, non potevano non starmi sui coglioni.
Eravamo stati spediti in un villaggio a pochi chilometri da Vale, un complesso agricolo dove venivano fabbricati buona parte dei prodotti destinati ai mercati della capitale, i campi coltivabili si estendevano per vari ettari, e gli edifici del posto svolgevano tutti, allo stesso tempo, la funzione di casa, di fattoria e di stalla, ogni famiglia gestiva un campo di notevoli dimensioni o come minimo lo aveva affittato da qualche ricco proprietario terriero.
Da qualche giorno a questa parte però, erano iniziate le incursioni dei rattle, e i campi presenti su una collina a nord ne erano risultati più colpiti.
Inizialmente le aggressioni si erano limitate agli animali, capi di bestiame e polli che venivano fatti a pezzi prima che i loro aggressori fossero allontanati a colpi di fucile, poi però iniziarono gli attacchi alle persone.
La prima vittima era stata la figlia del proprietario di una delle fattorie più grandi, nonché colui che aveva piazzato la taglia sui rattle e ci aveva ospitato per l'occasione.
Proprio due giorni prima del nostro arrivo la ragazza era stata aggredita mentre cavalcava fra le ampie vie che si formavano fra un campo di mais e l'altro, stava tornando a casa dopo una giornata di divertimento quando un rattle, seguito da altri tre si è lanciato sul suo cavallo, facendolo impennare e provocando la caduta della cavallerizza.
Mildred, così si chiamava, se la cavò con una sbucciatura e un taglio alla spalla, meno fortunato fu il cavallo che la trasportava, su cui i rattle riversarono la loro furia omicida.
Quando la razza arrivò in lacrime alla sua abitazione e gli uomini del posto vennero allertati, corsero alla ricerca dei grimm e del cavallo.
Trovarono solo quest'ultimo, a pezzi.
Da allora i rattle si fecero più audaci e letali, tanto da indurre i contadini a indire una colletta per pagare dei cacciatori, colletta di cui il signor Baker fu il maggior
contribuente.
Inizialmente furono più che entusiasti di accogliere un team di prodi cacciatori ed il loro maestro.
Appunto, inizialmente.
Perché dopo pochi giorni di convivenza non solo il problema era ben lungi dall'essere risolto, ma non pochi campi ne erano rimasti devastati, costellati di piccoli crateri laddove facevamo esplodere le nostre mine a Polvere.
I rattle avevano furbamente deciso di scavare sotto ai campi, costringendoci così a danneggiare le zone di produzione, con grande rammarico dei proprietari.
Inoltre, i loro tunnel erano troppo piccoli per entrarci all'interno (cosa che nessuno si sarebbe mai sognato di fare), e sparivano in profondità, impedendoci di individuare il loro covo.
Sarebbe stato possibile, in teoria, scavare lungo le direttrici dei tunnel e scovare il loro rifugio, ma i contadini minacciarono di ritirare il pagamento, e qualcuno arrivò a minacciarmi con un forcone.
Nemmeno l'allagamento dei tunnel pareva essere una soluzione accettabile per i nostri creditori, l'acqua serviva per irrigare i campi e non ne avrebbero sprecato un solo centilitro.
Fui tentato più volte di insultarli e Julia provò a spiegarli, con termini molto elementari, che i fottuti campi coltivati avrebbero avuto alcuna importanza quando un'orda impazzita di grimm li avrebbe spazzati via, ma furono irremovibili.
E questa tensione non faceva altro che attirare grimm di altro tipo, come i beowolf o gli ursa delle foreste vicine, per fortuna non in quantità tali da essere un problema per il nostro team.
Ma ciò contribuiva ad agitare gli animi, e dopo tre giorni di permanenza nel villaggio eravamo punto e a capo, con interi ettari di terreno devastati e una trentina di rattle uccisi, che però parevano inesauribili.
Caesar invece non era di nessun aiuto, il primo giorno ci aveva fornito tutto il necessario per dare la caccia ai tunnel, ma era stato lapidario sul da farsi: “Ragazzi, essendo la vostra prima vera missione mi aspetto che ve la caviate da soli, in una situazione diversa potrei essere più partecipe, ma credo che non avrete particolari problemi a gestire dei rattle, è il momento di fare un po' d'esperienza!”
Ci aveva lasciato con quella frase e svariate quantità di piccoli esplosivi, assieme alle istruzioni su come procedere ovviamente.
Poi, agghindatosi con una camicia leggera dai colori vivaci e ricoperta di fiori come quelle che vanno di moda fra i turisti che visitano Menagerie e dei pantaloni leggeri corti fino al ginocchio, aveva iniziato una specie di vacanza privata, godendosi i paesaggi del villaggio e andando ad assaggiare i prodotti tipici.
Se non altro qualcuno, in tutto questo, si stava divertendo.
Malgrado i contadini stessero diventando odiosamente insofferenti nei nostri confronti, nessuno osava dire niente a Caesar, come se fosse l'unico dei qui presenti che avrebbe potuto tagliare loro un braccio come se fosse niente.
Eppure, nonostante ciò, Caesar non sembrava mai allontanarsi veramente, ad ogni singola uccisione, ad ogni grimm scovato o infilzato, il nostro mentore ricompariva all'improvviso per fotografare la nostra vittima.
Che fosse ad un livello talmente alto da avvertire la presenza di un grimm e, addirittura, che fosse in grado di spostarsi velocemente da un capo all'altro del villaggio in meno di due secondi?
Sono molte le domande che mi posi a quei tempi su quell'uomo strano, e confesso che molte di loro non hanno ancora oggi trovato una risposta.
La cosa più irritante di questo però, era il sospetto, anzi, la certezza, che Caesar avrebbe potuto benissimo risolvere la situazione in un attimo, ma non voleva, preferiva lasciare che trovassimo la nostra strada da soli.
Ed io ero certo di aver trovato la mia strada: quella verso Beacon, che volevo prendere il prima possibile invece di passare un altro singolo giorno a scavare nella speranza di eliminare qualche rattle o due, specie adesso che oltre ai roditori dovevo preoccuparmi di non ricevere qualche forconata in mezzo alle chiappe.
Sarò sincero, vedere una decina di contadini guardarti male con quegli affari riesce a trasmetterti più ansia di quanto si potrebbe immaginare.
Julia sopportava meno di tutti questa situazione, era la caposquadra e si sentiva in qualche modo non poco responsabile del prolungamento di questa missione, per di più, in quanto unica componente femminile della nostra squadra, non otteneva alcun sollievo nel gettare l'occhio nell'ampia scollatura di Mildred quando ci portava da bere per rifocillarci.
Ahimè, i lati positivi di questa permanenza finivano qui.
<< Signore... la prego, ci dica almeno se ha un piano per eliminarli! >> insisté Julia.
<< E dove sarebbe l'apprendimento? >> chiese Caesar senza perdere il solito sorriso << Esistono migliaia di modi possibili per estirpare quei rattle, dovete solo cercare dentro di voi >>
Di nuovo una risposta senza senso.
<< Ma signore! Ogni giorno che passa qualcuno potrebbe rimanerci secco! >>
Caesar annuì << Per questo dobbiamo fermarli il prima possibile >>
Julia sembrò sollevata, forse stava finalmente per ottenere qualcosa.
Ma Caesar non risposte, continuando ad ammirare il panorama.
<< Quindi... >> chiese Julia, senza ottenere risposta << … cosa dovremmo fare? >>
<< Qualcosa, ovviamente! Il tempo è contro di noi >>
A quel punto, tutti e quattro eravamo concordi di essere finiti sotto la tutela di un pazzo, io più di tutti visto cosa dovevo passare ogni giorno con lui.
Poi, come se, mosso a compassione verso le nostre menti esauste, decise di darci una risposta, non soddisfacente, ma comunque una risposta.
<< Sarò sincero ragazzi, io non ho la soluzione scritta nella mente, per adesso ho solo teorie, piani, ma non esiste e non è mai esistita una soluzione universale, essa la si trova pensando, improvvisando, pianificando >>
Si girò verso di noi, con il dannato sorriso stampato in faccia.
<< E sfruttando le armi che la natura e la sorte ci hanno dato, e mi aspetto che lo facciate anche voi, potrei farlo io, ma se lo facessi questa missione si limiterebbe a voi che imparate come si stana un rattle, e qualora vi trovasse in una situazione simile, in un luogo simile, con un terreno simile e in condizioni meteorologiche simili potreste ripetere... appunto, se >>
Riportò lo sguardo verso i campi devastati << Ma di certo io non vi ho portato qui per insegnarvi che due più due fa quattro e assicurarmi che sappiate ripetere l'operazione a memoria, credo che queste occasioni servino a cose ben più alte, tipo a insegnarvi ad adattarvi alla situazione, non esiste che vi troviate sempre in situazioni in cui avete la risposta in mano, e dovrete organizzarvi di conseguenza, non credi? >>
Il tono con cui parlava rendeva difficile capire se fosse un rimprovero, o se stesse parlando a Julia come se fosse una bambina debole di comprendonio, Caesar aveva sempre quel tono pacato, ed era molto difficile, dunque, capire cosa diamine passasse nella sua mente.
<< Ma non temete, qualora le cose volgessero al peggio ed una mandria di grimm impazziti emergesse dal terreno non resterò di certo a guardare, per adesso posso soltanto consigliarvi di guardare verso di voi e sfruttare a meglio ciò che siete e ciò che sapete >>
L'unico di noi che poteva dirsi di particolare aiuto alla missione era Ilian, la cui semblance gli permetteva di individuare qualsiasi cosa si muovesse a svariati metri di distanza, e rendeva molto più facile intercettare i loro tunnel, ma il covo principale restava aldilà della sua portata.
In breve, eravamo ad un punto molto.
Julia fece per ribattere, ma la voce di Mildred ci avvertì che era l'ora di cena, la nostra caposquadra decise quindi di evitare la discussione e andare a mangiare.


Ci incamminammo verso la casa del nostro ospite, e provai un sollievo non da poco.
Avevo le dita doloranti dallo scavare, e il terriccio mi era entrato nelle unghie, nelle scarpe e nei pantaloni, rendendo ogni mio movimento particolarmente sgradevole.
La casa del signor Baker era un'ampia residenza coloniale, che ben si distingueva dagli altri edifici del villaggio.
Annesse all'abitazione vi erano la stalla ed una piccola scuderia, oltre che proprietario terriero, Baker allevava manzo, pollame e cavalli.
Malgrado la casa fosse progettata per ospitare numerose persone all'interno, i suoi abitanti erano soltanto il signor Baker, sua moglie e sua figlia Mildred, il che ci permise di trovare numerose stanze a nostra disposizione, e i letti erano ancor più comodi di quelli del dormitorio.
Per di più, il nostro anfitrione, quest'uomo alto e pingue ormai avviato verso la cinquantina non si mostrava particolarmente ostile nei nostri confronti, a differenza della massa di zotici dei suoi concittadini, anche se gli si poteva leggere in volto la stizza per i campi devastati, campi che aveva deciso di far risistemare a proprie spese, assieme a quelli dei suoi concittadini, in un nobile quanto fallace tentativo di sedare gli animi.
Attraversammo l'ampio portale d'ingresso, e dopo esserci lavati accuratamente le mani ed esserci resi un minimo presentabili per l'occasione ci accomodammo nell'ampia sala da pranzo.
Un tavolo in legno ben tenuto ci attendeva, adornato con numerosi piatti di carne e verdura, tutti prodotti delle proprietà di Jonathan Baker.
Caesar ci aveva preceduto, e quando entrammo stavo discutendo con il nostro ospite, malgrado la situazione non particolarmente brillante, non parlavano di lavoro, della missione o dei nostri ritardi nel terminare il lavoro, tutt'altro.
Parlavano del più e del meno, dei prodotti delle sue proprietà, del tempo, della storia del paesino costruito sotto la vigile guida del bis bis e qualche altro bis ancora nonno di Jonathan, spaziando di tanto in tanto nella filosofia o nella letteratura.
Vorrei potervi riportare la loro conversazione, ma la trovai talmente tediosa che non mi capacito di come faccia a ricordarmene gli argomenti, figuriamoci a riprodurla.
Quel che ricordo, e che mi accomodai in tutta fretta e attesi appena il tempo necessario per far sedere il resto del mio team prima di gettarmi sul cibo.
Ero particolarmente spossato da tutta quella lunga giornata passata a cacciare i rattle, e sentivo la necessità di reintegrare le energie.
Anzi, ripensandoci ogni giorno, compresi quelli a Beacon, finivo con il ritrovarmi esausto e sentivo il bisogno di ingozzarmi.
Anzi! Ogni dannato giorno finivo con l'ingozzarmi, capitemi, per uno che ha sempre dovuto vivere al minimo indispensabile, quell'improvvisa abbondanza di cibo era fin troppo invitante per sprecarne anche una singola briciola.
Quindi mangiai con gusto, ma cercai di mantenere un contegno, “mai mancare di approfittare di un pasto gratuito”, una delle regole della mia infanzia che avevo meglio interiorizzato.
Mentre terminavo con estremo piacere un'abbondante porzione di patate condite, il signor Baker finì di discutere con il nostro mentore e si rivolse a Julia.
<< Quindi, ci sono stati progressi? >> chiese in tono neutro, mentre si massaggiava gli appariscenti baffi a manubrio.
Julia scosse la testa << Ne abbiamo uccisi ventuno, ma finché non ci faremo un'idea della quantità di rattle sottoterra non posso dirvi per quanto tempo dovremmo continuare a cacciarli, anche perché è possibile che se ne aggiungano di nuovi di volta in volta >>
Concluse la frase con un sospiro, senza curarsi di mascherare la propria delusione.
Potevo capirla, con un dannato ursa o un beowolf, anche se in tanti, avremmo risolto tutto con un'unica battaglia (non che il sottoscritto sarebbe stato lieto di combatterla, sia chiaro) e a quest'ora saremmo già tornati a Beacon con tutte le felicitazioni del caso.
Invece eravamo qui a dare la caccia a questi nemici piccoli e infimi, che in qualsiasi momento avrebbero potuto rompere le assi di legno del pavimenti di qualche casa e massacrare una famiglia innocente intenta a cenare.
Beh, meglio a loro che a me.
Julia sembrò avere un'intuizione.
<< Mi dica... avete delle fognature? >>
Baker scosse la testa << Soltanto fosse biologiche, è stato il primo posto dove abbiamo controllato, ma niente >>
<< Se non altro >> sussurrò Ilian al mio orecchio << Abbiamo imparato che ai grimm non piace la merda >>
Sorrisi << La cosa non mi dispiace, non ci tengo a immergermi in una fossa biologica >>
Terminai la frase con un boccone di patate, mentre cercavo di rimuovere dal mio cervello l'immagine di noi quattro che strisciavamo a caccia di rattle con la merda fino alla cintola.
Temetti per un momento di perdere l'appetito, ma non fu così.
<< E se fossero in un silos? Da quanto è che non controlliamo? >> chiese Mildred all'indirizzo di Deryck.
Fu Julia a risponderle.
<< Improbabile, preferiscono stare sotto terra, una costruzione di quel tipo poi non farebbe al caso loro... ma già che ci siamo controlleremo >> Mildred annuì contenta, come se questa sua intuizione geniale avesse in qualche modo sbloccato la situazione.
Beh se non altro qualcuno qui era ottimista.
<< Fatto sta, che finché non troviamo la loro tana, dovremmo rimanere qui a dargli la caccia finché non ne spunteranno più, anche se questo poi non impedirebbe a dei futuri rattle di insediarsi lì e ricominciare da capo >>
L'espressione stizzita sul volto di Baker fu sufficiente a farci capire quanto la prospettiva non gli piacesse affatto.
Il che accentuava la delusione del nostro caposquadra.
Caesar non sembrò voler intervenire nel discorso, limitandosi a consumare la sua porzione scambiando ogni tanto qualche parola con la signora Baker.
Il resto della cena proseguì in un silenzio desolante, peggio di come sarebbe se fossi andato a mangiare con la famiglia di Deryck!
Ahi! Ok scusami, non era un commento carino.
Oum quanto sei permaloso...

 

Uscii dalla veranda dell'abitazione e mi appoggiai alla staccionata che delimitava il confine fra la casa e gli orticelli circostanti.
Non avevo sonno nonostante la giornata sfiancante, né volevo disturbare i miei compagni, sentivo che era meglio lasciarli riposare per questa notte, e Julia non mi sembrava dell'umore per parlare.
Rimasto solo con me stesso, cosa che non capitava da giorni, iniziai a prendere esempio da Caesar e ad ammirare il panorama del villaggio.
L'ombra della notte nascondeva le cicatrici che deturpavano i campi, e dava al paesaggio un aspetto presentabile, che avrebbe potuto avere anche durante il giorno se non fosse per i terreni che avevamo devastato nel dare la caccia ai maledetti grimm.
Se non avessi dovuto sgobbare ogni giorno sotto al sole per scavare e scovare i rattle mi sarei anche potuto godere ciò che il paesaggio poteva offrirmi in termini di panorama, cibo, compagnie femminili e via dicendo, ma non era questo che ci si aspetta da un cacciatore di Beacon, quindi, a parte il pranzo, la cena, e la notte riservata al riposo (tranne in caso di attacco notturno, ed era capitato), il resto della giornata era scandita da quel lavoro massacrante, con una media di un rattle ogni ora e mezza.
Sbuffai, rispetto a quello le lezioni della Beacon erano vicine all'essere una vacanza.
<< Non riesci a dormire anche tu? >>
Non ebbi bisogno di girarmi per capire chi era.
<< No, tutte quelle patate non mi hanno fatto bene >>
Rimasi a rimirare l'orizzonte, e Julia si appoggiò a sua volta sulla staccionata, con lo sguardo perso nel nuoto.
<< Magari fossi qui per lo stesso motivo... Ion >>
<< Si? >>
<< Cosa... cosa credi pensino di noi? >> << Chi? >> << I contadini! >>
<< Che quei pomodori che tanto coltivano starebbero meglio spiaccicati sulle nostre facce che non nelle loro tavole >> risposi << O almeno questa è la minaccia più recente >>
Il giorno prima avevo avuto una spiacevole conversazione con un contadino che non voleva farsi largo e permettermi di sondare il terreno.
Non vi dirò cosa accadde nei dettagli, ma, in breve, giungemmo ad un coloritissimo scambio di opinioni, che degenerò in quella che si potrebbe definire una gara d'insulti all'indirizzo di mia madre, dei miei genitori, dei miei nonni e dei miei antenati ancestrali, il bifolco continuò a imprecare per almeno mezz'ora quando misi inavvertitamente il mio piede all'interno di una delle sue zucche.
Ma quel fiume di bestemmie che usciva dalle sue labbra gli impedì di vedere la badilata che gli tirai in testa.
Non andai particolarmente fiero di questa situazione, ma dopo essermi accertato che il malcapitato respirasse, nascosi il corpo tramortito in una catasta di fieno e mi sbarazzai in fretta dalla pala ammaccata.
Temetti che una volta svegliato ci sarebbero state delle ripercussioni, ad esempio una massa di contadini arrabbiati che oltre ai terreni rovinati adesso ci accusava di aggredirli con i loro stessi attrezzi, eppure non arrivò nessuna lamentela a proposito.
Ipotizzai che il contadino una volta svegliato avesse deciso di non dire a nessuno di essere stato tramortito “da un moccioso che puzza ancora di latte” e mantenere intatto il suo “onore” davanti al resto della cittadinanza ed evitare di dare ai suoi concittadini qualcosa da rinfacciare a lui ed ai suoi figli per le prossime sessanta generazioni.
Oppure il colpo oltre ad averlo messo fuori gioco doveva avergli anche fatto dimenticare il nostro incontro, e avrebbe attribuito il suo svenimento ad una sbronza.
Il punto, era che noi e i contadini non andavamo d'amore e d'accordo, e questo era ormai un dato di fatto.
<< Non posso fare a meno di sentirmi responsabile di tutto questo... non era così che immaginavo la mia prima missione >>
<< Come la immaginavi? >>
Julia sospirò << Non lo so... forse meno deprimente? E con un minimo di riconoscenza in più >>
<< Si non posso negare che anch'io non mi aspettavo i forconi agitati, ma del resto c'è un motivo se questo lavoro non è per tutti >> mi stirai in avanti, sbadigliando via la stanchezza che stava calando su di me.
<< Ma ehi, poteva andare peggio >> << Ad esempio? >> << … Potevano inseguirci con le torce e i forconi >>
Mi guardò indispettita << Non sei d'aiuto >> << Scusa scusa, fatto sta che non devi preoccuparti di cosa pensa il primo bifolco che trovi lungo la strada, avranno la riconoscenza di una piattola ma quando tutto questo sarà finito suppongo ci saranno grati che i loro figli potranno scorrazzare nei campi senza essere addentati >>
<< E se così non fosse? >> << Non devi comunque preoccupartene, guarda me, ho ricevuto così tanti insulti da così tante persone che se mi lasciassi sconfortare da qualche parola rabbiosa mi sarei già suicidato >>
Mi guardò male.
<< Non che io ti stia dando della depressa! >> cercai di riparare.
<< No hai ragione, non guiderò questa squadra da nessuna parte se faccio così... vorrei solo saper fare di più, sono il leader e dovrebbe essere compito mio trovare il modo per sbloccare questa situazione, invece eccoci qui... >>
<< Julia Julia Julia... Julia >> << Si? >> << Non devi far ricadere tutta la responsabilità su di te... voglio dire, anche io, Deryck e Ilian siamo organismi pensanti, e anche se non siamo i capisquadra abbiamo le nostre responsabilità... >> incrociai il suo sguardo << Anche se per come la vedo io, se non fosse per gli scavi potrei quasi, e dico quasi, godermi questa trasferta >>
<< Dici sul serio? >>
Annuii << Il cibo è buono, l'aria non puzza di smog, certo c'è un po' di letame sparso qua e là ma d'altronde la perfezione non esiste >>
Julia rise << Si, scavi e contadini arrabbiati a parte questo posto sarebbe quasi gradevole... >> stirò le braccia << Beh, grazie per le parole di conforto, non dovrei farmi tutte queste seghe mentali a riguardo... d'altronde se non li troviamo noi, arriverà il momento in cui un rattle particolarmente grosso scaverà un tunnel bello grande e potremmo trovare la tana, fino ad allora cercherò di prendere questo periodo come una grande esercitazione >>
Lasciò la steccata, diretta verso la casa dei Baker << Grazie ancora... e non tardare troppo, ti voglio pronto a scavare già da domani mattina! >>
<< Sicura? Potresti ringraziarmi delle mie sagge parole dandomi un giorno libero! >>
Mi fulminò con lo sguardo << S-scherzavo dai! >>
<< Ci conto! >> mi avvertì lei << Stai finalmente iniziando a fare progressi, quindi non ti perderò di vista nemmeno per un attimo! >>
La vidi rientrare nella veranda e cacciai un sospiro rassegnato, ci speravo nella giornata libera! Ma se non altro ero riuscito a confortarla, almeno un po'.
E pensare che non avevo mai pensato di farlo... cioè, non mi era passato per la mente qualcosa del tipo “Oh no è triste, devo farla sentire meglio”, eppure è quello che ho fatto, o almeno credevo di aver fatto.
Ma non potei rifletterci a lungo sul momento, dal momento che Caesar comparve davanti a me come uno spirito maligno, tagliando sul nascere il filo dei miei pensieri.
<< Sei proprio un bravo ragazzo, Ion >>
<< Ah! >> scattai all'indietro << Caesar, annunciati quando devi arrivare, ho un solo cuore! >>
Mi appoggiai alla staccionata << Oum... che infarto >>
Sordo alle mie imprecazioni, Caesar appoggiò la mano sulla staccionata << Spero mi perdonerai se ho assistito al vostro scambio, pare che la tua amica ci tenga veramente, veramente tanto a concludere questa missione >> scandì il veramente, e un brivido gelido mi salii lungo la schiena, avevo un pessimo presentimento.
<< Si... spero di finire il prima possibile >>
Il sorriso del mio mentore si allargò all'improvviso, e capii di essere in trappola << In questo caso credo proprio di poterla accontentare >>
Non prometteva nulla di buono, decisamente nulla di buono.
<< Vuoi dire... che hai trovato la loro tana od un modo per accedervi? >>
<< La seconda, ma avrò bisogno di te >>
Inclinai il capo << Di... me? >>
Se possibile, il suo sorriso divenne ancora più ampio, e le mie campanelline mentali iniziarono a tintinnare impazzite.
<< Si, ho riflettuto a lungo e credo che tu sia la chiave per risolvere questo problema... >>
Non volevo saperne niente! Ma urlare di no e scappare da Caesar non avrebbe di certo fatto il mio bene, osservai il mio mentore avvicinarsi, chinarsi su di me e sussurrare al mio orecchio.
Ascoltai attentamente, non credendo alle mie orecchie.
Quando concluse, rimasi a fissarlo, basito e sorpreso.
Rimasi in quello stato per un minuto intero, prima di riordinare le idee e giungere ad un unica, coerente conclusione.
E la conclusione era che il mio mentore era uno psicopatico.
<< Dimmi la verità... non hai scelto questo posto a caso, vero? >>
Caesar socchiuse gli occhi, squadrandomi dalle due fessure che erano diventate le sue palpebre << Prego? >>
Deglutii, mi presi qualche secondo prima di trovare il coraggio.
<< Hai scelto tu questo posto, e lo hai fatto perché volevi esattamente giungere a questo, non è così?! >>
Soffocai a stento un urlo, non potevo credere a quello che mi stava chiedendo di fare! Il mio istinto di sopravvivenza agonizzava al solo pensiero.
<< Ion, non agitarti, sto soltanto svolgendo il mio dovere, ed ho trovato la situazione ottimale per farlo >>
Non potei credere alla sua faccia di bronzo!
<< Ovvero?! Far dipendere tutto dal sottoscritto? >> << Può darsi >>
<< Scordatelo! È una follia, sono già sopravvissuto ad un grimm, non intendo farlo di nuovo! >>
Caesar scosse la testa << Non è mia intenzione obbligarti, Ion, prenditi pure tutto il tempo per deciderti >>
Certo, di tempo ne avrei avuto fin troppo, o facevo come si prefigurava il mio mentore o rimanevo a marcire in quel villaggio, era una follia, decisamente una follia.
Non solo mi rifiutavo di correre un rischio così grande, ma non accettavo di darla vinta a quel matto, mai e poi mai!
<< Sei proprio un... >>
<< Non dire cose di cui potresti pentirti, Ion, capisco che sei scosso, ma posso assicurarti di sapere quello che faccio, d'altronde ci saranno i tuoi compagni con te... in ogni caso, meglio se adesso vai a dormire, chissà se la notte non ti porterà consiglio >>
Lo guardai in cagnesco, e senza farmelo ripetere una seconda volta scappai verso la villa dei Baker, ma il sorriso diabolico di Caesar continuò a perseguitarmi per tutta la notte, come uno spirito maligno avvinghiato alla mia schiena.

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Capitolo 21
*** Capitolo XXI ***


Capitolo XXI

 

Il rattle emise un gemito strozzato quando il coltello di Ilian gli aprì in due il corpo a partire dalla mandibola.
Vidi il corpicino scuro cadere sul terreno, mescolandosi con l'oscurità circostante, mentre legioni di occhi rossastri ci scrutavano nel buio, tradendo le loro intenzioni omicide.
Arretrai, paralizzato dal terrore.
Ero di nuovo in trappola e sta volta non me la sarei cavata infilzando qualche chilo di carne fino a scavarmi un tunnel per la libertà.
Perché non era la carne di un king taijitu a tenerci in trappola, separati dal mondo esterno, ma le spesse pareti del cunicolo, dove la luce era assente e l'ossigeno scarso.
E un'orda di rattle ci separava dall'uscita, un'orda di rattle, assieme ad un altra mostruosa creatura, decisamente più grande e più cattiva.
Mi ritrovai a premere la schiena contro il muro, mentre le mie pupille correvano impazzite alla ricerca di una via di fuga che non c'era.
Il rumore delle zampette dei rattle misto ai respiri pesanti dei miei compagni di squadra contribuiva a rendere il tutto quanto più claustrofobico possibile, spingendomi a maledire più e più volte il giorno in cui il padre di Caesar aveva riversato il suo seme malato nel ventre putrefatto di sua moglie!
<< Perché a me Oum? Cosa ho fatto per meritarmelo? >>
Non sono mai stato un assiduo credente, anzi, non sono mai riuscito a ritenere plausibile l'esistenza di un essere superiore che controllasse le nostre esistenze, e semmai esistesse, credo che quel giorno doveva avercela a morte con me, ma durante la mia permanenza a Beacon i miei tentativi di interagire con la sfera divina erano sensibilmente aumentati.
Anche se per la maggior parte erano bestemmie.
Ora che ci penso, se davvero esisteva una qualche divinità, tutto sommato qualche motivo per perseguitarmi l'aveva eccome.
Dovrei bestemmiare di meno.
In ogni caso, suppongo che vi starete ponendo il seguente quesito:
“Ion, dove diamine sei finito? Perché il capitolo sta iniziando con te sottoterra e a tanto così dal fare una morte orribile?”
Oppure vi starete chiedendo se le considerazioni sulle grazie di Mildred del capitolo scorso siano state citate puramente a caso o per qualche scopo recondito.
Ebbene, vi accontenterò riguardo le prime due domande, ma la terza è un segreto professionale.


Come avrete senza dubbio intuito, alla fine ho accettato l'idea di Caesar, cosa di cui (altrettanto lampante) mi sono pentito immediatamente.
Non è stata una decisione immediata, inizialmente ero deciso che mai, mai, mai, mai e poi mai avrei acconsentito alla follia che mi era stata proposta.
Ma lo spirito è debole, la carne il doppio, e il sottoscritto non è mai stato particolarmente famoso per la propria risolutezza.
Dopo lo sgradevole incontro con Caesar mi rifugiai in camera e passai la notte insonne, tormentato dalle parole che quel demonio dagli occhi bicromatici mi aveva marchiato a fuoco sul cervello, riuscii ad addormentarmi solo dopo qualche ora, e il sonno fu tanto breve quanto sgradevole.
Il giorno seguente riprese la routine di tutti i giorni, alzarsi la mattina, nutrirsi, devastare i campi in cerca di rattle, nutrirsi di nuovo, scavare di nuovo, nutrirsi e andare a dormire.
L'umore della squadra era ai minimi storici, lamentele e vesciche erano all'ordine del giorno, ed anche se Deryck non si mostrava particolarmente sofferente, non mancò di confessarmi che stava considerando l'idea di tornare a vendere gelati.
Oltre alla fatica, a influire su il mio umore erano gli attacchi a sorpresa dei rattle, che ogni giorno si facevano più audaci e numerosi, e sopratutto, la ricompensa che si abbassava di giorno in giorno per permettere alla comunità di villici di riparare i danni causati più o meno direttamente dalle azioni del nostro team.
Per farvi un esempio, avevamo rotto almeno sei vanghe fra le varie operazioni di scavo per piazzare le mine, più altre due per rispondere agli attacchi a sorpresa dei rattle, per non parlare poi delle recinzioni danneggiate e ortaggi fatti saltare in aria dalle esplosioni delle mine.
Ilian era ogni giorno più intrattabile, peggio di una ragazzina durante i suoi giorni rossi, e Julia appariva sempre più afflitta.
Ancora peggiore era la situazione con i villici, oramai apertamente ostili alla nostra presenza, ed anche se Caesar non mi aveva più ripetuto la sua proposta, ho come la sensazione che si fosse messo d'accordo con qualcuno per convincermi a seguire la sua idea...
Cosa intendo?
Beh, in quei giorni mi era capitato di ricevere molte visite da parte di Mildred, visite che spesso culminavano in lunghe conversazioni su quanta fiducia avesse in noi, su quanto il suo villaggio fosse importante per lei, il suo desiderio di arricchire questa terra, e cose simili, ok in realtà c'era anche dell'altro, ma ero molto stanco e spesso non era ciò che usciva dalle sue labbra la cosa a cui prestavo maggiore attenzione di Mildred...
Ebbi il sospetto che mi fosse stata inviata da Caesar per provare a farmi venire qualche sano senso di colpa e cercare di far nascere in me un senso di responsabilità per quella povera gente che, ripeto, ormai ci minacciava con i forconi.
I forconi.
Forse se avessi prestato maggiore attenzione a ciò che era sopra e non sotto al suo mento avrei potuto stabilirlo con chiarezza, ma ero sfinito, e quella ragazza era l'unica persona in zona che non fosse tremendamente afflitta, tentata di lanciarmi un forcone dietro la schiena, o attentare alla mia salute psico-fisica in qualche modo.
Così i giorni passarono, e fra le sue velate insistenze, l'irritazione mia e della mia squadra, le notizie di qualche villico scomparso e la costellazione di vesciche che si era formata sulle mie povere mani, decisi che morire orribilmente sbranato da una ventina di rattle sarebbe stata una sorte di gran lunga preferibile ad un altro singolo giorno sotto al sole cocente!
Pertanto, annichilito nel fisico e affranto nell'animo, arrivai alla conclusione che se Caesar aveva architettato quel piano, lo aveva fatto a scopo di sviluppare la mia semblance, e per quanto potesse prefigurarsi come assurdo e potenzialmente mortale, non poteva avere lo scopo intrinseco di porre fine alla mia esistenza.
Inoltre visto che mi era rimasto un solo paio di vestiti puliti e avevo rovinato tre paia di scarpe a causa delle montagne di sterco bovino che mi ritrovai, molto più spesso di quanto vorrei ammettere, a calpestare, compresi che o facevo qualcosa o sarei finito a lavorare in mutande.
Che vi sia di lezione miei cari lettori: Caesar otteneva sempre quello che voleva, e semmai avreste la sfortuna di essere suoi studenti, vi consiglio caldamente di non opporvi alla crudeltà del destino e accettare i suoi ordini, in modo da far finire il tutto nel modo più veloce e indolore possibile, anche se il concetto di indolore e la parola Caesar siano per me due termini agli antipodi.
Era una giornata più accaldata dalle altre, ed io stavo scavando come era mio solito, stanco, sudato, e con le mani costellate di vesciche e scie vermiglie, con le unghie incrostate di sporco e il volto arrossato e sudato, quando decisi che non ne valeva la pena di continuare così
Non dissi una parola per tutto il giorno, e gli altri non se ne preoccuparono, abituati com'erano ai miei lunghi silenzi, silenzi che ormai condividevano con il sottoscritto, nessuno aveva la forza per attaccare bottone, eccetto Deryck, ma a lui sono sempre mancate la volontà, la voglia e lo spirito.
Attesi la fine del turno, non avevo fretta né volevo dare a Caesar l'impressione di essere disperato, ma credo che lui lo sapesse già.
Non che ci volesse questo grande intuito per capirlo.
Così come non ci vuole un grande intuito per capire che Caesar accolse più che bene questo mio ripensamento.
<< Magnifico Ion, non credo che tu abbia bisogno di ulteriori istruzioni, sai quello che devi fare >>
Oum quanto lo avrei voluto prendere a pugni in faccia, e fargli perdere quel fottutissimo sorriso, magari mentre gli facevo cadere i denti uno per uno.
Ma adesso, dal momento che non è mia intenzione morire d'infarto nel rievocare questi sgradevoli ricordi, andiamo alla parte in cui tutto sarebbe presto andato a farsi benedire.
Avevo dato appuntamento a tutti i miei compagni, per farli riunire ai piedi della collina, in una zona che Caesar aveva precisamente indicato come il luogo perfetto per il suo aborto di piano.
Era mattina, avevo atteso il giorno seguente per essere sicuro di affrontare l'imminente prova al meglio della mia forma fisica e, perché no, magari anche psicologica.
<< Allora, cosa devi dirci? >> partì schietto Ilian, poco propenso ad una perdita di tempo.
Eravamo diventati tutti parecchio intrattabili in quei giorni.
<< Ho parlato con Caesar, ed ha un piano per porre fine al problema rattle... ma non vi piacerà, e sicuramente non piacerà al sottoscritto >>
Alzarono lo sguardo su di me come se mi fossi appena spogliato davanti ai loro occhi.
<< Un piano? Veramente? >>
Annuii << Si, e spero mi perdonerete se mi sono preso la libertà di rifletterci sopra prima di comunicarvelo, visto che, ahimè, il sottoscritto ne è una parte fondamentale >>
Julia inclinò la testa con fare interrogativo, ma nessuno fece domande, sapevano che avevo altro da dire.
<< Praticamente... dal momento che con la mia semblance sono in grado di diventare intangibile, e di conseguenza di attraversare barriere fisiche di qualsiasi tipo, Caesar teorizza che potrei anche essere in grado di... scendere sotto terra, ed individuare il tunnel principale, parlo di quelli profondi che non siamo in grado di rivelare >>
<< Continua... >>
E con questo avevo catturato l'interesse della mia caposquadra, sebbene le parole che avevo appena pronunciato suonavano come una condanna a morte per il sottoscritto.
<< Il suo piano illuminato consiste quindi nel farmi arrivare in profondità, con una corda in modo da potervi segnalare che laggiù ci sia il tanto atteso tunnel, e sopratutto, ossigeno, e a questo punto voi, utilizzando tutte le mine in nostro possesso, dovreste tipo... aprire un gigantesco buco nel terreno e trovare i rattle, assicurandoci così di doverci preoccupare, in caso di un'insperata sopravvivenza, anche dai forconi dei contadini... a meno che! >>
Tutti mi squadrarono confusi
<< A detta di Caesar, io potrei tenervi tutti allegramente per mano, e farvi scendere tutti sottoterra con la mia semblance, dal momento che, a detta sua, i tunnel si collegano a delle grotte e voragini naturali per cui è garantita la presenza di ossigeno, o almeno, di solito è garantita la presenza di ossigeno nelle tane dei rattle, ma d'altronde perché non preoccuparci di morire soffocati, eh?! >>
Credo di essergli sembrato un pazzo, specie quando iniziai a camminare intorno a loro scandendo ad alta voce i passaggi meno convincenti del piano di Caesar, come un soldato consapevole di andare a morire verso una trincea nemica irta di mitragliatrici perché il generale di turno non vuole sventolare una bandiera bianca.
<< Ah certo, sarebbe la morte meno terribile in cui potremmo incombere, credo, secondo voi è più doloroso soffocare o essere divorati pezzo per pezzo da un'orda di rattle?! Io direi la seconda... >>
<< Ion... >>
Sordo al richiamo di Julia, continuai.
<< Ma ehi! È un piano perfetto per il resto! Cosa potrebbe andare storto? A parte che non so controllare la mia semblance e potrei tornare tangibile a metà strada e rimanere intrappolato nel terreno e morire lentamente soffocato nella completa incapacità di muovermi! Ben che vada invece potrei arrivare a destinazione ma perdere i sensi per lo sforzo e trovarmi indifeso anche per il rattle più debole, piccolo, deforme e indifeso! >>
Calciai via un sasso con forza.
<< Magari con la mia fortuna finirò dritto in testa al rattle più anziano, non sarebbe così male, mi trancerebbe a metà con i denti e morirei all'istante, forse! >>
<< ION! >>
<< O magari trovo un secondo king taijitu intenzionato a finire il lavoro del suo predecessore, immagino che morire in una cloaca stretta e nauseabonda non sia così orribile se è la seconda volta! >>
<< ION ABBIAMO CAPITO! >>
Guardai Ilian << Molto lieto! >>
<< Dimmi, se questo piano ti piace così poco, perché siamo qui? >>
<< Ovvio no? Perché non abbiamo scelta! Rimarremo qui per almeno tre mesi, o i rattle diventeranno così tanti da aprire un'unica immensa voragine e massacrarci tutti in una volta sola, o i contadini perderanno le staffe e ci impaleranno con un forcone! Il punto, amici miei, è che restare qui sta diventando più rischioso che non affrontare i rattle... ed io sono stanco, stanco di scavare con le mani, di sudare come un maiale e di prendere i contadini a badilate, ma questa è un'altra storia >>
Sospirai.
<< Per farla breve, sono disperato e voglio tornare a Beacon, gettarmi sul mio letto e perché no, piangere e fare finta che sia solo un sogno >>
Bene, dopo lo sfogo con annessa scenata da prima donna.
Aveva cambiato qualcosa? No, ma se non altro il mio bisogno di bestemmiare contro il creato si era ormai placato.
Altro sospiro.
<< Quindi, ci hai portato qui solo per dire quanto per te questo piano sia stupido, inefficace, e ai limiti dell'assurdo? >>
<< Si, ma lo accetterò comunque, e se per voi va bene, possiamo metterci subito al lavoro >>
Maledii Caesar almeno una trentina di volte.
<< Ion... non devi, non devi sentirti obbligato a farti questo, se non vorrai rispetteremo la tua decisione >>
Julia mi sorrise, mi sentii molto sollevato.
Ma sentirmi sollevato non avrebbe risolto il problema.
<< Julia, lo apprezzo molto... ma preferirei farmi prendere a ceffoni da Deryck più tosto che passare un altro giorno a scavare, le mie povere mani mi stanno chiedendo pietà >>
Ilian rise << Ha ragione, voglio farla finita ora e adesso, meglio affrontare un'orda di rattle che farmi un bagno nel sudore... di nuovo! >>
Deryck si fece avanti << Condivido >>
Sorrisi.
<< Allora siamo tutti d'accordo... ma vi avverto, anche se mi presto a farlo, non vuol dire che non potrei avere qualche ripensamento a metà strada e cercare di scappare, o nascondermi dietro Deryck durante lo scontro, va bene che sono migliorato ma queste cose vanno aldilà della mia sopportazione >>
Julia ridacchò << Va bene, direi che mi sembra un buon prezzo... allora, tutti d'accordo? >>
<< D'accordo >> risposti, e Julia mise la mano in avanti, la mia, quella di Ilian e quella di Deryck si aggiunsero subito.
Mai prima d'allora avevamo raggiunto un impresa simile.
<< Dovremmo dire qualcosa di fico prima di alzare le braccia? >>
<< Si Julia... ehm proposte? >> rispose Ilian.
<< Io propongo “Caesar fottiti!” >>
<< Ion! >>
<< Ok ok scusa, idee migliori? >>
<< Che ne dite del classico “Uno per tutti e tutti per uno?” >>
<< AHH! >> eccetto Deryck, sobbalzammo tutti quanti per lo spavento, quando Caesar si annunciò alle nostre spalle.
<< M-ma come è possibile che non l'ho individuato?! >> si chiese Ilian, in stato di confusione.
<< Eri così coinvolto che la tua semblance non mi ha sondato, ma in ogni caso sono felice di sapere che vi siete messi d'accodo! >>
Piantammo gli occhi all'indirizzo del nuovo arrivato.
<< Da quanto ci stavi osservando? >> chiesi a disagio.
<< Abbastanza da sentire la tua proposta, in ogni caso! >>
Avanzò fra noi e si mise nel mezzo << So cosa state pensando, che l'andamento di questa missione sia in qualche modo stato pilotato dal sottoscritto... beh è così, ma non sta a me dirvi in quale misura >>
La sua capacità di sorridere pur pronunciando quelle parole mi dava i brividi.
<< Cosa vuoi dire? >> << Signor Wolf, non fate domande di cui conoscete già la risposta, sono felice di vedere che avete recuperato il vostro spirito, in tutta sincerità temevo che ci avreste messo qualche giorno o settimana in più, ma così non è stato, e questo avrà sicuramente risparmiato non poche vite dalla furia dei rattle... ammesso che tornerete vivi dalla missione >>
Lo fissammo sbigottiti, e Julia si fece avanti << Non poteva dirci di questo piano sin da subito? Ho come l'impressione che lo avevate pronto già da subito! Anzi, non mi stupirei se venissi a sapere che pure il luogo della missione è stato scelto per un vostro preciso disegno! >>
Caesar non si scompose.
<< E fareste bene, perché è esattamente così, e per rispondere alla prima domanda, ho ritenuto necessario aspettare per fare le accurate indagini prima di esporvi un piano potenzialmente suicida, la fretta è una cattiva consigliera, signorina Vindr >>
Come no! La verità è che voleva che fossi io a dirlo agli altri, se lui lo avesse esposto prima mi sarei opposto, certo, potevano obbligarmi ma no, ha preferito aspettare e lasciare che il senso di colpa si insinuasse nella mia mente come un tarlo nel legno marcio!
Quell'uomo era un demone!
<< In ogni caso, abbiamo perso fin troppo tempo, quindi, vorrei che mi confermaste la vostra approvazione, non credo rimanga molto tempo prima che un'altra persona rimanga uccisa... >>
Julia si morse il labbro.
<< E sia, io sono pronta! Voi? >>
Deryck rispose con un cenno, Ilian urlò il suo assenso.
Ed io, come un agnellino che si avvia al macello, borbottai un si.
<< Bene Ion, adesso, per procedere ho bisogno che vi prendiate tutti per mano, così che Ion possa utilizzare la sua semblance su di voi... Deryck, a te il compito di vigilare su di esso nel caso svenisse o peggio >>
<< Cosa intendi con peggio?! >>
Caesar non rispose.
Presi per mano Julia e Ilian, Deryck era di fronte a me.
La cosa mi dava un po' di imbarazzo, non ero propriamente abituato al contatto umano, potrei dire che desideravo di sprofondare sottoterra!
… Capita Deryck? Perché poco dopo io... bah, lascia stare, hai il senso dell'umorismo che farebbe invidia a un cadavere!
In ogni caso, ci ritrovammo al centro della zona indicata da Caesar, mano nella mano e anziosi di farla finita.
<< Adesso... concentrati >>
<< Ci sto provando, ma non è facile! >>
Chiusi gli occhi, programmando di svanire nel terreno da un momento all'altro... ma niente, non ne ero in grado.
<< E andiamo! >>
<< Forse hai bisogno di una piccola spinta >> suggerì il mio mentore << Cosa... intendi dire? >>
<< Beh, di solito la semblance si attiva quando ti senti in pericolo di vita, e di certo sarebbe improbabile che si attivi perché tu vuoi volontariamente metterti in una situazione di pericolo, sbaglio? >>
Il ragionamento filava.
Quindi dovevo preoccuparmi.
<< Quindi, basterà convincere il tuo subconscio, istinto o quel che è... che stare qui davanti a me è molto più pericoloso di stare sottoterra >>
Sbarrai gli occhi e mi ritrovai ad arretrare << Cosa hai in mente? >>
<< Stai fermo dove sei Ion, sarà veloce ed indolore! >>
Iniziò ad avvicinarsi a me, troppo velocemente per i miei gusti!
<< Ora stai buono... >> << No! No! >>
In un attimo, i miei occhi videro il buio più assoluto, e la visione rimase tale e quale per qualche secondo, fino a quando, i miei occhi non vennero improvvisamente accecati dal bagliore di una torcia, a quel punto tornai tangibile assieme a tutti i miei compagni.
Atterrai sul terreno del tunnel, e per poco non scivolai, ma la presa dei miei compagni di squadra impedì il peggio.
Impiegai qualche momento a realizzare cosa aveva fatto Caesar, e non potei trattenere l'imprecazione davanti alla consapevolezza che mi aveva fregato.
Di nuovo!
<< Caesar, sei uno stronzo! >>

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Capitolo 22
*** Capitolo XXII ***


Capitolo XXII

 

<< Giuro che lo uccido! Gli premo un cuscino sulla faccia mentre dorme e lo faccio soffocare lentamente! >>
Distrussii un cumulo di sassi con un poderoso calcio, facendo schizzare pietre a destra e manca.
Ripresi fiato mentre osservavo le pietruzze rotolare velocemente lungo la discesa del tunnel e sparire nel buio.
Avevo passato gli ultimi cinque minuti ad imprecare (a mente e non) contro Caesar, i genitori di Caesar, i nonni di Caesar, e contro tutta la sua stirpe passata, presente e futura!
<< Ion, capisco che l'esistenza di Caesar ti urta vistosamente, ma se continui a imprecare finirai tutto l'ossigeno qui sotto >> piantai uno sguardo torvo all'indirizzo della mia ladear.
<< Correrò il rischio! >>
Malgrado le parole eroiche del capitolo precedente, non ci avevo messo molto tempo a decidere che tutto sommato non ero così smanioso di morire, ma ormai il danno era fatto e non mi rimaneva che porre fine a questa maledetta missione, tornare a Beacon e nascondermi sotto il letto per le prossime due settimane.
O meglio, per tutto il dannatissimo mese.
<< Almeno cerca di non farti udire dai rattle, non credo che le tue imprecazioni bastino a spaventarli >>
<< Di questo non ne sarei così sicuro, almeno tre contadini sono fuggiti via dopo che un rattle mi ha morso alla caviglia due giorni fa, e questo forse spiega perché la mattina dopo mi sono trovato un sacerdote chiamato a, come diceva lui “estirpare il demonio che è in te” >>
Ci fermammo un attimo, e scoppiammo a ridere.
<< Per poco non mi ha lanciato un simbolo sacro in testa mentre invocava la protezione di Oum >>
<< A forza di maledirlo un giorno lo farai comparire sul serio, e ti consiglio di correre per allora! >>
Sorrisi, non era proprio il luogo né il momento adatto per metterci a scherzare, ma la cosa mi era di grande conforto, se non altro mi sarei divertito un po' prima di morire divorato.
Né temevo che quell'improvvisa distensione potesse indurci a distrarci, dal momento che Deryck, immobile e calmo come un monolite, era in grado di captare ogni singolo suono all'interno del tunnel.
E non mancò di farcelo notare.
<< Stanno arrivando >>
I nostri sguardi si centrarono all'istante sulla figura del fauno.
<< Da davanti >>
Non sbagliò, riprendemmo ad avanzare e pochi istanti più tardi una piccola mandria di rattle ci piombò addosso.
Ma eravamo preparati, ed il primo cadde impalato sulla lancia da caccia di Julia, altri ebbero minor fortuna, venendo stroncati all'istante dalle frecce di Ilian.
Un primo scontro tutto sommato molto facile, ma dopo una buona mezz'ora di camminata il nostro fauno iniziava a diventare sempre più irrequieto, e quando Deryck diventa irrequieto non è mai un buon segno.
<< Tutto bene? >>
Scosse la testa.
<< Ci camminano intorno, ci sono tanti piccoli tunnel attorno a noi, nascosti al nostro sguardo... attendono il momento giusto per circondarci e attaccarci >>
Impugnava la propria arma, con la sua semblance l'aveva trasformata in una spada dalla lama corta e tozza, molto più funzionale in quegli spazzi claustrofobici rispetto all'ingombrante alabarda.
Assieme a Julia, componeva la prima linea.
<< Quando attacheranno? >>
<< A momenti >>
Come al solito, Deryck aveva ragione.
Stavamo attraversando quella che doveva essere una curvatura del tunnel, quando la torcia di Ilian illuminò delle piccole buche sul terreno e sulle pareti.
Il fauno fu il più rapido, si lanciò a destra e calò la lama verso il basso, staccando di netto la testa ad un rattle appena emerso dalla sua buca.
Noi altri ci chiudemmo attorno a Deryck, trovandoci presto accerchiati da una decina di maledettissimi grimm.
Oh Deryck, sento il flusso dei ricordi farsi come inarrestabile, attraversare brutalmente il mio cervello come una scossa elettrica, tornare indietro e rifare il tutto daccapo, come una ferrovia a cerchio chiuso...
Senti... passami uno di quei fogli lì sulla scrivania, a destra, bravo.
Anche una penna eh! Pensi che ti abbia chiesto un foglio giusto per il piacere di guardarlo piegarsi fra le mie dita?
Ecco, adesso va meglio, oggi mi sento in vena di disegnare... non che sia mai stato particolarmente portato per questo campo.
Beh, sforzare un po' le dita non mi farà male...

Toccò a me, avvolsi il braccio sinistro nella mia giacca e lo porsi ai grimm, offrendogli un'ottima visuale di quello che sarebbe potuto essere un ottimo spuntino.
Appena uno di loro si lanciò su di me non fece in tempo a chiudere la poderosa mandibola sul mio braccio che lo sventrai.
Avevo nascosto il coltello dietro al braccio esposto, secondo una tattica dettatami da Caesar.
Il grimm non perse tempo a mordermi il braccio, ma era così indebolito che non riuscì ad affondare i suoi denti, limitandosi a sgualcire il tessuto.
Vedete, un ottimo modo per affrontare dei lupi è, a detta di Caesar, avvolgere il proprio braccio con un panno e aspettare che la bestia si getti su di te.
Appena sarà atterrata sul vostro braccio coperto, incapace di addentarlo a causa dei molteplici strati di stoffa, potrete facilmente aprirgli la pancia con il braccio rimasto libero.
Certo, nel caso del rattle, il piccolo grimm avrebbe potuto benissimo tagliarmi il braccio con i suoi denti mostruosi indipendentemente dalla copertura della stoffa, ma non avevo altri piani, e me lo feci andare bene... però non imitate questa mia tattica, e se la imitate poi non venite a piangere dal sottoscritto, non mi riterrò responsabile di qualsiasi ferita, contusione o mutilazione ai danni di chi seguirà questo consiglio e nel momento stesso in cui leggete queste righe state rinunciando legalmente a farmi causa.
Ecco, fregati!
Tornando allo scontro, il rattle cadde ai miei piedi poco prima di scomparire, mentre Julia e Ilian tenevano a bada gli altri assalitori e Deryck ficcava una mina nella buca.
L'arciere si ritrovò costretto ad arretrare, incapace di utilizzare il proprio arco.
<< Odio quando devo fare così! >>
Afferrò l'arco per il centro e schiacciò un piccolo pulsante posizionato appena sotto l'impugnatura, un momento prima stava impugnando un arco, in quello successivo aveva fra le mani due lunghe lame a sciabola, che teorizzai dovettero essere i due flettenti dell'arco.
<< Da quando la tua arma può trasformarsi?! >> << Da un po'! Un cacciatore senza un'arma corpo a corpo è come un'auto senza cambio, Julia! >>
Chiuse le due lunghe lame ad X e tagliò in quattro parti un aggressore.
<< Anche se mi avrebbe fatto comodo qualcosa di più corto! >>
<< Deryck, hai fatto? >> il fauno annuì alla domanda della caposquadra.
<< Perfetto, muoviamoci! >>
Ci lanciammo in avanti dopo aver eliminato una dozzina di rattle, i sopravvissuti non tardarono ad inseguirci, solo per essere spazzati via da un'esplosione.
Continuammo a correre, certi di aver guadagnato un po' di tempo, ma riuscivamo a sentire i loro passi provenire da ogni direzione, senza però sapere realmente da dove sarebbero sbucati.
<< Lo sapevo che era una pessima idea! Ion, se sopravviviamo sarò ben felice di aiutarti a sopprimere Caesar! >>
<< Squadra! Attenti! >>
Cinque rattle apparvero davanti a noi, normalmente non sarebbero stati un problema, ma avevano dei corpi incredibilmente più grandi e allungati rispetto ai rattle precedenti, dovevano essere dei grimm più anziani, sopravvissuti a precedenti infestazioni.
Stavamo scivolando sempre più nella merda.
<< Non fermatevi! Ion, saltagli sopra, Ilian, rallenta gli inseguitori, Deryck tu vieni con me! >>
Come un quartetto di ballerini, ci coordinammo alla perfezione.
Saltai in avanti e atterrai alle spalle dei rattle, che erano rimasti a osservarmi sbalorditi, mi puntarono, ma soltanto uno si lanciò su di me, Julia e Deryck travolsero gli altri quattro.
Scivolai a destra con un movimento fluido e piantai il coltello lungo la schiena del grimm, che sorprendentemente non morì sul colpo ma, con un movimento incredibilmente rapido avvolse la mia gamba con la sua coda e rotolò su se stesso, trascinandomi con sé.
Rotolammo assieme per un breve tratto, e mi trovai schiacciato sotto la bestia, era incredibilmente pesante!
Cercò di affondare gli artigli nella mia schiena, aprendomi graffi sanguinolenti lungo i fianchi.
Bestemmiai fra i denti e rigirai il coltello nella schiena del girmm, strappandogli un gemito di dolore, continuai finché non allentò la presa e riprese a rotolare, il coltello si sfilò dalla sua schiena mentre il corpo ferito si arrestava a pochi centimetri da me.
Mi rimisi in piedi, tenendomi le ferite, per fortuna superficiali.
<< Piccolo bastardo... >> strinsi il coltello e piantai gli occhi sul grimm, che non aveva tardato a rialzarsi.
Frustava l'aria con la lunga coda, deciso ad usarla come arma di difesa, ma così non si accorse della lancia di Julia, che spezzò la sua vita nello stesso istante in cui gli affondò nel collo.
<< Stanno arrivando i pezzi grossi, vuol dire che li stiamo facendo arrabbiare >>
<< E questa sarebbe una buona notizia?! >> chiesi mentre controllavo l'entità delle mie ferite.
<< … In effetti hai ragione, non è proprio ciò che vorrei sentirmi dire in una situazione come questa >> rise nervosa.
Ilian arretrò fino a raggiungerci, aveva ricostituito l'arco e stava scoccando frecce nell'oscurità che le nostre torce elettriche non riuscivano a scacciare, malgrado non si vedesse niente riuscivo a sentire i gemiti dei grimm colpiti e il rumore dei piccoli corpi che rotolavano sulla terra nuda.
<< Arrivano a decine! Non dobbiamo fermarci o moriremo! >>
L'arciere incoccò tre frecce allo stesso tempo e le scoccò nell'oscurità.
Erano imbevute di polvere pirrica, in un attimo una luce cremisi si irradiò nel tunnel, e il buio pesto di poco prima venne sostituito da un'orda urlante di grimm in fiamme.
Decine di corpi si contorcevano sul terreno, mentre le fiamme carbonizzavano i loro arti e cancellavano le loro code.
Ma altre centinaia, sebbene avvolti dalle fiamme e in preda ad un dolore indescrivibile (perché a questo punto era innegabile che anche i grimm fossero in grado di provarlo) continuavano a correre verso di noi, resi furiosi dal dolore e posseduti dall'istinto di riparare al torto facendo strame dei nostri corpi.
Non fu necessario un ordine da parte di Julia, iniziammo a correre nello stesso istante, facendo affidamento sulla resistenza maturata in centinaia di esercitazioni, nella speranza di seminarli o di evitarli fin quando le fiamme non ne avrebbero debilitato la maggior parte.
Ora, immaginate di essere in un tunnel dall'aspetto claustrofobico, la cui unica fonte di illuminazione è quella della vostra torcia... e quella dell'inferno vivente che si sta avvicinando pericolosamente alle vostre calcagna.
Un inferno vivente composto da centinaia se non migliaia di piccoli corpi urlanti ardenti (letteralmente) dal desiderio di strapparvi la carne a morsi e artigliate mentre le loro fiamme si estendono sul vostro corpo urlante.
Pensateci, e capirete che l'unico motivo per cui riuscii a non urinarmi addosso era la consapevolezza che dei pantaloni infradiciati avrebbero limitato fatalmente i miei movimenti.
Inoltre, se non altro, proprio perché ero pienamente consapevole di cosa ci stava inseguendo, la mia velocità in quel momento avrebbe fatto indivia a un atleta olimpionico.
Corremmo come dei dannati, scavalcando senza troppi complimenti ogni rattle che osasse sbarrarci la strada.
Rattle che finivano poi per essere assorbiti nella marea fiammeggiante, ingrossandone le file già non trascurabili.
Il cuore pompava ossigeno nelle vene come un martello pneumatico, e malgrado i polmoni iniziassero a dolermi terribilmente non arretrai il mio andamento.
Deryck ancora una volta fece sfoggio del suo sangue freddo, e trasformato il machete in un grosso martello, iniziò ad abbattere ogni pilastro, stalattite o cumulo di roccia in cui si imbatteva, nella speranza di rallentare il più possibile la marea di grimm.
Purtroppo non avevo il tempo (né la voglia) di fermarmi a osservare quanto le sue azioni fossero effettivamente efficaci.
Dopo una decina di minuti di corsa interrotta la marea dei grimm non accennava a spegnersi, e capimmo che si stava invece ingrossando a causa dei numerosi grimm che scavalcavamo o aggiravamo, e dai rattle provenienti dai tunnel secondari, che come gli affluenti di un fiume finivano con l'alimentare quella massa di obbrobriosità fiammeggiante.
Stavamo andando sempre più in discesa, i cunicoli si snodavano in decine di tunnel diversi e noi dovevamo scegliere la decisione sul momento, andando a caso nella speranza di non incorrere in dei vicoli ciechi.
Julia guidava la nostra fuga, in modo che tutti potessimo prenderla come punto di riferimento e nessuno corresse il rischio di perdersi, entrando in un tunnel diverso da cui difficilmente sarebbe uscito da solo.
Stavamo scendendo sempre di più, i tunnel ci conducevano verso il basso, aumentando la nostra velocità e diminuendo la fatica dovuta al correre.
Ma ciò valeva anche per i rattle, molti di loro non camminavano nemmeno, si limitavano a lasciarsi rotolare in discesa, morti o vivi che fossero, mentre i più audaci si liberavano in aria, saltando nel vuoto e cadendoci addosso.
Uno di loro atterrò sulla schiena di Deryck, e senza perdere tempo affondò i suoi artigli nella schiena del fauno.
Il coniglio nero strinse i denti, ma non una sola imprecazione lasciò le sue labbra.
<< Deryck! >>
Sordo ai richiami di Julia, il coniglio si portò le mani dietro la schiena e afferrò il rattle per la coda, tirandogliela fino a fargli mollare la presa.
Fortunatamente le fiamme erano per la maggior parte estinte, ma le zampe sporche di sangue rivelavano chiaramente l'entità delle ferite subite dal nostro carrarmato vivente.
Deryck però non fece una piega, tenendo il grimm per la coda, iniziò a ruotarlo in aria come una mazza ferrata e appena ne ebbe l'occasione lo fece schiantare contro una roccia ai margini del percorso.
Sentii gli schizzi di “marmellata di grimm” finirmi sulla schiena.
Rabbrividii sentendo il liquido caldo colarmi lungo le ferite esposte, ma una nuova pioggia di grimm fiammeggianti bastò a farmi pensare ad altro.
<< Quando finisce questa corsa?! >> urlò Ilian in preda all'angoscia, ansimava dolorante a seguito di un taglio all'altezza del ginocchio, provocato da un grimm che non aveva ben scavalcato.
<< Se solo ci fosse un po' d'aria potrei provocare una delle mie correnti, ma qui ho le mani legate! >>
Deryck rizzo le orecchie e appoggiò la mano al muro.
<< Ilian! Cosa dice la tua semblance? >>
<< Avverto la presenza di svariati grimm alla nostra destra... ma non a sinistra! Eppure c'è qualcosa dietro la parete, sembra... sembra una corrente! >>
Julia riprese fiato prima di rispondere.
<< Se mi stai dicendo che possiamo abbattere quel muro fatelo e basta! >>
Ligio al dovere, il fauno schiantò il martello contro la parete, colpì con tutte le sue forze e la parete si sgretolò davanti ai nostri occhi, senza nemmeno controllare cosa si nascondesse lì davanti, entrammo nel largo varco che Deryck aveva aperto a martellate.
Ma proprio in quel momento sentii qualcosa afferrarmi la gamba, e sentii con orrore gli artigli di un rattle affondare nel mio polpaccio.
Urlai a squarciagola mentre iniziai a scalciare, cercando di staccare il piccolo stronzo dalla mia gamba, continuai a prendere il grimm a pedate fino a quando non riuscii a calciarlo via, facendolo cadere nel precipizio.
Precipizio?!”
<< ION! AL RIPARO! >>
Mi girai, e vidi i miei compagni di squadra nascosti dietro una roccia al limitare della piattaforma di terra, a pochi metri da loro... il vuoto.
Cercai di avvicinarmi, ma il rumore di un terremoto catturò i miei pensieri, mi voltai solo per rendermi conto che la marea infuocata di grimm aveva attraversato il varco, allargandolo con la forza della loro mole.
Si fiondarono contro di me, l'unico bersaglio rimasto a portata dei loro occhi.
Dietro di me, l'oscurità sola colmava il vuoto dell'immensa voragine.
Osservai l'inferno venirmi incontro, le urla dei miei compagni erano ovattate dalle urla stridule dei roditori.
Compresi che la mia sopravvivenza si sarebbe decisa in quei secondi, chiusi gli occhi e pregai ogni divinità presente, passata o futura di intervenire in mio aiuto, o almeno di maledire Caesar in caso di un mio decesso.
Pensai che volevo solo riaprire gli occhi e trovarmi fuori di lì, ma nel mio dormitorio, o nell'aula del professor Port assieme ai miei amici, o nella sala mensa a sprecare quantità di cibo tali da far piangere di rabbia un barbone dei quartieri bassi.
Per un attimo percepii una forte sensazione di calore venirmi incontro... poi il niente.
Credetti di esser deceduto al primo rattle, senza sentire i tormenti del mio corpo in preda alle fiamme, ma quando li riaprii ero ancora lì, vivo, ma nel bel mezzo dell'inferno.
Non sentivo niente, ma era una cosa normale.
Quando la mia semblance si attiva non solo il mio corpo perde consistenza, ma anche ogni sensibilità di ciò che gli sta intorno.
Osservai centinaia e centinaia di rattle infuocati attraversare il mio corpo ed andare oltre, fino a cadere nel vuoto in preda al dolore.
Qualcuno provò a fermarsi e piantare gli artigli sul terreno per non tuffarsi nel vuoto, ma venne inevitabilmente spinto via da un rattle successivo.
Mi voltai lentamente, osservando i corpi fiammeggianti fuoriuscire dal mio corpo e tuffarsi nella voragine, il tutto durò una decina di secondi, ma le loro urla continuarono a rimbombare per altrettanto tempo, mentre l'inferno di prima si riduceva ad una serie di deboli fiammelle, che ad una ad una venivano risucchiate nell'oscurità.
Quando disattivai la mia semblance mi trovai a barcollare, sarei caduto nel vuoto e avrei seguito i rattle nel loro orribile destino se Ilian non avesse avuto la prontezza di spirito di afferrarmi per il polso e tirarmi a se.
Caddi sul mio sedere, contemplando il nulla.
<< Ion! Stai bene? >>
<< Si... cazzo... cazzo! Un attimo e cadevo! >> mi stesi a terra, prendendo un grande respiro.
<< Posso dire che non oserò mai più entrare in una grotta, caverna o cava abbandonata senza... no guarda, non ci entrerò e basta >>
Il cacciatore mi sorrise mentre Julia e Deryck si ricongiungevano a noi.
<< Si, direi che stai bene >>
Mi aiutò a rialzarmi, mentre Julia sondava la voragine con la luce della torcia elettrica.
Anche se non era l'unica luce di cui potevamo disporre, una più tenue, quella del sole, filtrava dal soffitto, illuminando parzialmente il piccolo spiazzo di terra fra il varco aperto da Deryck e il nulla assoluto.
La superficie, a centinaia di metri sopra le nostre teste...
<< Ion... temo che tu ci abbia preso sulla cava >> << Cosa vuoi dire? >>
Julia illuminò un ampio buco della parete affacciato sul vuoto, al suo interno potevo intravedere i resti di quella che un tempo doveva esser stata una ferrovia.
<< Oh fantastico... questo posto un tempo ospitava una miniera... cosa che nessuno si è degnato di comunicarci! >> calciai un sasso all'interno della voragine.
<< Questo è il colmo! State a vedere che anche Caesar lo sapeva! >>
<< Ion, dovresti smetterla di arrabbiarti ogni volta che Caesar ci gioca un brutto scherzo, sta succedendo così spesso che ormai ci stiamo facendo l'abitudine... se non altro, adesso sappiamo come mai si sia verificata un'infestazione di questo tipo, sarebbe stato troppo strano che dei rattle avessero scavato così tanto per una semplice cittadina... >>
Strinsi i denti << Il che significa, che Caesar era consapevole di dove ci stava mandando, e della quantità dei rattle e dell'entità del pericolo, ditemi, potrebbe andare peggio di così? Cos'altro ci aspetta?! >>
Avevo appena pronunciato quell'ultima “a” quando un violento eco risalì dalla voragine, come un vulcano in procinto di eruttare.
Un ruggito, era un ruggito profondo e proveniente da una creatura di mastodontiche dimensioni.
Scosse la sporgenza come un terremoto, barcollai e mi allontanai all'istante dalla sporgenza mentre interi pezzi di soffitto si staccavano per precipitare nel vuoto, allargando ancora di più il crepaccio da cui filtrava la luce.
<< Ion... stare zitto mai, eh? >> ringhiò Ilian.
<< Mai >>
Nello stesso istante il rumori di passi svelti attorno a noi si ravvivò dal nulla.
<< Oh fantastico... ora non potrebbe seriamente andare- >>
<< No! Julia, no! Non dirlo! >>
Tirammo fuori le armi, nel mentre che un folto gruppo di occhi cremisi compariva nell'oscurità.
<< Odio la mia vita >>


Il signor Baker giaceva placidamente sulla poltrona, con il gomito appoggiato sulla scrivania e la mano sull'ampia fronte calva.
Gli abiti scuri agivano come un forno a fuoco lento in quella giornata rovente, e non un soffio di vento osava entrare dalla finestra spalancata.
Nel frattempo, appoggiato alla parete Caesar sembrava più interessato all'albicocco appena fuori dalla finestra che non alle parole del suo interlocutore.
Ma malgrado le apparenze, le sue orecchie captavano alla perfezione ogni suono nell'area, incluse le parole sonnolente del sindaco.
<< A quest'ora dovrebbero aver già risolto... sicuro che possiamo fidarci di loro? Non potevi trovarmi dei cacciatori esperti? >>
<< E che divertimento ci sarebbe stato? >> chiese Caesar, senza perdere il solito sorriso << Dico solo che non vorrei organizzare il funerale di quattro ragazzini e piazzare una seconda ricompensa per trovare una squadra di soccorso >>
Il cacciatore liquidò quelle ipotesi con un'alzata di spalle << Purtroppo è il prezzo da pagare per aver costruito un villaggio su una miniera in disuso, non posso avere sempre a disposizione dei cacciatori esperti per queste infestazioni cicliche, e poi dovevo pur trovare qualcosa da fare a questi ragazzi, in futuro ne avranno di miniere da ripulire >>
Baker alzò gli occhi al cielo, contemplando la bellezza del soffitto in legno.
<< Non ti ho chiesto di trovarmi dei super soldati indistruttibili, ma qualcuno che potesse risolvere il problema prima che i rattle iniziassero a palesarsi! Non farà bene agli affari, o alla salute di chi coltiva questi campi! >>
<< In effetti rimango dell'opinione che dovreste fare baracca e burattini e trasferirvi a qualche chilometro di distanza, ma capisco che il tutto potrebbe essere un po' scomodo... e costoso >>
Lasciò la parete e si avvicinò alla scrivania << A meno che i tuoi concittadini non scoprano il tutto e vadano nel panico, in quel caso non mi stupirebbe di vederli trasferire le proprie case altrove, mattone per mattone >>
<< E questo è un buon motivo per sperare che i tuoi allievi completino l'operazione prima che la gente possa farsi un'idea di quanto sia pericoloso abitare qui in certi periodi dell'anno, dannazione! È la prima volta da quando è stata fondata questa città che abbiamo un'emergenza simile! E se qualcuno se ne accorge... >>
Il cacciatore lo zittì con un cenno nella mano.
<< Non ti preoccupare, come vedi è da qualche ora che non si vedono rattle a giro, il che significa che stanno tutti convergendo in profondità, e a noi non rimane che aspettare di vedere se ad emergere saranno i miei assistenti... o sempre i rattle >>
Il sindaco si lasciò cadere sulla poltrona con aria affranta << Per favore, la prossima volta pensaci tu personalmente, non voglio altre vite sulla coscienza >>
<< Non temere, Jonathan, so quello che faccio, ed ho piena fiducia nel mio team, non penserai di certo che voglia far sentire in colpa te o tua moglie per quanto sta succedendo nel sottosuolo... o far sentire in colpa la povera Mildred >>
<< Lei... lasciamo stare, le passerà, passerà a tutti noi... >>
Caesar non rispose, si limito a sorridere, mentre i suoi occhi tornavano a concentrarsi sulle foglie dell'albicocco...


Il corpo squartato del rattle cadde ai miei piedi, il taglio all'altezza della mandibola aveva deformato il suo volto, trasformando la sua “maschera” in un ghigno deforme quanto perverso.
Ci avevano assaliti dallo stesso varco che Deryck aveva aperto a martellate, ed oltre ai rattle dovevamo preoccuparci di non farci spingere verso il vuoto, e sopratutto verso la creatura che si era rifugiata all'interno.
Ebbi inizialmente gioco facile a schivare mezza dozzina di rattle più e più volte, mandandone qualcuno a cadere nell'infinita voragine, ma in breve mi ritrovai circondato, e uno dei miei aggressori mi diede una violenta scudisciata con la propria coda, agitandola come una frusta e lasciandomi un livido violaceo all'altezza del petto.
Non erano molti, segno che la maggior parte dell'orda doveva essere deceduta durante l'inseguimento, consumata dalle fiamme o caduta nel vuoto, ma in compenso erano rimasti in piedi (o in zampe... capito no? No? Deryck, sei una creatura deprimente) gli esemplari più anziani.
E dal loro sguardo incazzato potevo ben dedurre la loro intenzione di vendicare i loro compagni caduti.
O semplicemente la volontà di massacrarci prima che fossimo noi a farlo con loro.
Alla mia destra, Julia stava tenendo a bada un rattle delle dimensioni di un bovino, ricacciandolo indietro con rapidi colpi della sua lancia da caccia, ma senza riuscire a prenderlo ad un punto vitale o ad intrappolargli un arto con le ali mobili dell'arma.
L'unico vantaggio di questa situazione è che lo spazio di terra più largo rispetto ai tunnel ci liberava dalle precedenti limitazioni, e Deryck pareva essersene accorto subito, dal momento che aveva ricreato la propria alabarda, arma con cui aveva gambizzato i rattle più audaci e messo in allarme quelli più cauti.
Eppure quei mostriciattoli sembravano un problema lontano, in confronto a quello che stava lentamente emergendo dal fondo della miniera, pertanto decisi che per quando fosse arrivato noi saremmo dovuti essere fuori di lì.
Ma ahimè, non ero io il caposquadra, per cui dovetti trovare un compromesso e accontentarmi almeno di eliminare i rattle già presenti.
Arretrai fino a trovarmi spalla a spalla con Ilian, circondati entrambi da almeno quattro rattle di varie dimensioni.
<< Hai un piano? >> << Colpisci e girati! >>
Liberai la mano sinistra riponendo il pugnale nel piccolo fodero sulla cintura, e la infilai in una tasca all'interno della mia felpa.
Non sapevo cosa sarebbe successo, ma non avevo scelta che dare fiducia al mio compagno.
Tirai fuori una manciata di coltelli paralizzanti e li lanciai in faccia al rattle di fronte a me, per la maggior parte rimbalzarono sulla maschera ossea, ma qualcuno si conficcò nella carne generando una violenta scossa elettrica.
Ciò non bastò a fermare il rattle, balzò su di me pronto a strapparmi la faccia.
Proprio quello che volevo.
In un attimo mi girai, scambiandomi di posizione con Ilian.
Questi colpì il rattle al volto con un calcio ben assestato, mandandolo a rotolare verso i suoi simili, a quel punto scoccò due frecce imbevute di polvere congelante, ghiacciando in un sol colpo il rattle colpito e i due simili su cui era precipitato.
Ci pensò poi Deryck a mandare in frantumi la statua di ghiaccio con un calcio, facendo arretrare un quarto rattle sotto una tempesta di schegge, che si concluse con la caduta nel vuoto della sfortunata creatura.
<< … Miglior attacco combinato dell'anno! >> battemmo il cinque, mentre Julia con uno scatto deciso sfilava la lancia dal collo del grosso rattle.
Decimati, i pochi rattle rimasti non tardarono a raggiungere i loro simili... ovunque vadano i grimm dopo la morte.
<< Non festeggiamo troppo pres- >> un secondo ruggito, più violento del precedente rischiò di far rovinare a terra la nostra caposquadra, per fortuna Deryck fu lesto nel prenderle la mano e rimetterla in piedi.
<< Grazie! Cavolo, non ditemi che... >>
Senza finire la frase si sporse dal precipizio, seguita all'istante da noi altri.
Cazzo.
Era arrivato.
Due occhi fra l'oro e il cremisi, grandi come due pianeti avvolti dalle fiamme, stavano velocemente scalando il precipizio, infilando gli enormi artigli nella nuda pietra, facendo cadere nel vuoto decine di sassi, detriti e resti di ferrovie ormai dismesse da tempo.
Le forme del suo corpo furono sufficienti a farci capire che genere di mostruosità avevamo davanti.
Era così orribile... passami carta e matita Deryck, faccio un altro schizzo...

Adorabile, nevvero?
Un king rattle... fondamentalmente un rattle estremamente vecchio e forte, cresciuto a tal punto dall'essere in grado di far crollare intere cittadine semplicemente scavando via la terra sotto agli edifici, fino al punto in cui sotto la città non rimane che una voragine vuota, pronta ad inghiottire nelle tenebre tutto ciò che un tempo ne abitava la superficie...
Se i rattle sono un grimm abbastanza comune, il king rattle sono alquanto rari da trovare, è difficile che un rattle sopravviva così tanto senza essere ucciso vista l'altissima mortalità fra i membri di questa specie e la repentina velocità con cui i cacciatori tendono a ripulire le infestazioni di questi piccoli mostri.
Rapidità che in alcuni casi, come il nostro, se del tutto assente porta alla proliferazione di queste bestie, e alla nascita di queste mostruosità grandi come un palazzo.
Sebbene sia semplicemente un rattle troppo cresciuto, le sue dimensioni e la sua pericolosità, specie nel suo ambiente naturale, hanno reso necessario trovargli un nome a parte anziché limitarsi a chiamarlo “rattle” come i suoi cugini meno evoluti.
Sono presenti solo nelle infestazioni particolarmente gravi, e talvolta sono loro stessi a provocarle, scavandosi una tana vicino ad un centro abitato dove andranno di sicuro ad accumularsi ulteriori rattle, pronti a tormentare la popolazione locale nel mentre che il loro “re” si ambienta e prepara l'imminente distruzione del centro abitato.
E noi, che avevamo perso tempo per la maggior parte del nostro soggiorno, ci trovavamo adesso a pagare caro quel nostro errore, facendo i conti con una creatura dalle dimensioni immense, in grado di cancellare le nostre vite con una sola artigliata e mandarci giù in un solo boccone.
Inutile dire, che il terrore prese possesso del sottoscritto, mi ritrovai a guardare Julia, incapace di proferire parola, mentre cercavo disperatamente un suo sguardo o una sua parola che fosse in grado di consolarmi, di dire che c'era una soluzione, o meglio, che tutto questo era soltanto un incubo e mi sarei svegliato nel letto della mia stanza... o anche in un letto non meglio specificato a godere della compagnia di una bella ragazza, si, credo che entrambi i casi mi sarebbero andati particolarmente a genio.
Non mi risvegliai nel mio letto, ma per fortuna Julia non fu a corto di parole.
<< I... Ilian, Ion, rallentatelo come potete, frecce, pugnali paralizzanti, qualsiasi cosa andrà bene, mirate alle zampe e alla testa, Deryck, vai oltre il varco e cerca qualcosa da lanciargli addosso, qualsiasi cosa! Io... >> alzò lo sguardo al cielo, contemplando l'immensa fessura da cui filtrava la luce del giorno.
Doveva essere pomeriggio...
<< Io cercherò di creare una corrente, con quello che potrò... muovetevi! >>
Ubbidimmo all'istante, Deryck si fiondò nel varco come se avesse le ali ai piedi, mentre io e Ilian ci posizionammo lungo la sporgenza.
Il mio compagno di squadra impugnò l'arco iniziando a selezionare le frecce da lanciare.
Al suo via, iniziammo a bombardare il nostro immenso avversario.
Due frecce si conficcarono fra le dita artigliare del rattle, ghiacciandole in parte, ma senza fermare la scalata del mostro, mentre il sottoscritto, conscio dell'impossibilità di paralizzare una bestia di tali dimensioni cercò di mirare agli occhi.
In breve terminai i coltelli di lancio, tempestando la faccia del grimm di piccole ma inefficaci ferite, che servirono solo ad aumentare la rabbia.
Ilian provò a cambiare tattica, non riusciva a danneggiare le zampe del grimm e puntò gli occhi a sua volta, ma il king rattle aveva una vista perfetta, e riusciva sempre a coprirsi il volto con l'immenso arto.
In compenso, la sua zampa dopo il terzo tentativo di accecamento prese fuoco, fu una lieve fiammata, ma bastò per strappare alla creatura un ringhio di dolore, ed a rendere visibile il suo immenso corpo.
A differenza dei suoi fratelli più giovani, la maschera copriva tutto il volto, escluso la mascella inferiore e gli occhi sanguigni, rendendo ogni mio attacco al viso inutile, le uniche ferite provocate dai pugnali da lancio si raggruppavano sulle spalle e le braccia.
Molti altri invece erano andati ad incastrarsi nella folta peluria che gli circondavano il collo.
Era dotato di artigli estremamente grandi rispetto alle proporzioni dei rattle comuni, la schiena irta di aculei.
Infine, a terminare quel terrificante arsenale c'era la coda, incredibilmente spessa e dotata di ulteriori aculei alla sua estremità.
Se le code dei rattle potevano rivelarsi delle temibili fruste, la sua era a tutti gli effetti un'arma devastatrice in grado di spazzare via un intero edificio.
<< … Oum quanto sei brutto >>
Deryck fece la sua comparsa scagliando una pietra in faccia al grimm, il masso si schiantò contro il suo viso, scheggiandosi e proseguendo la sua caduta nel vuoto.
Il rattle riprese la sua corsa, sta volta agitando la coda, con cui frantumò in aria una seconda pietra lanciata al suo indirizzo.
Quando fu abbastanza vicino arrestò per un attimo la sua folle scalata, a dispetto della velocità dei suoi simili il rattle si era avvicinato con studiata lentezza, come un fante durante un assedio, in modo da proteggersi adeguatamente ai nostri attacchi.
Serrò gli artigli martoriati sulla sporgenza e raddrizzò la coda, per poi abbatterla su di noi con estrema violenza.
Ci lanciammo all'indietro giusto in tempo, mentre la coda devastava il terreno e faceva franare la sporgenza.
Un attimo prima eravamo in piedi su quella lingua di terra e roccia, l'attimo dopo quella sporgenza era stata spazzata via, lasciando spazio al vuoto.
Se quello fu terribile, l'attimo successivo fu tremendo, vidi l'enorme testa del rattle introdursi sulla piattaforma, mentre gli artigli trovavano il giusto appiglio.
Ora si che necessitavo di un bagno.
La nostra risposta non si fece attendere, Ilian scoccò ben tre frecce all'indirizzo del mostro, esplosero provocando un muro di fumo che ci nascose alla sua vista, all'attacco di Ilian seguì quello di Deryck, estrasse una mina dalla sacca e la lanciò sulla zampa del mostro.
L'ordigno esplose, e per un attimo la creatura vacillò.
<< S-sono pronta! >> una corrente di vento si abbatté sul grimm, inutilmente.
La creatura mantenne la presa, la violenta corrente non la smosse di un centimetro.
<< C-come...? >> Julia osservò la scena basita, per poi lanciarsi via un attimo prima che la coda del mostro la schiacciasse come una busta di dentifricio.
<< N-non ha funzionato! >>
Il grimm tentò, a questo punto, di conquistare ulteriore terreno, ma come provò ad avanzare si trovò la zampa infilzata da due frecce e una roccia in piena faccia, decise quindi di rimanere sulla difensiva.
Del resto, la coda bastava e avanzava.
Eravamo ad un'impasse.
Lui non poteva avanzare senza rischiare di perdere un arto, noi non potevamo buttarlo giù, non potevamo nemmeno ritirarci, cosa che avrebbe permesso al mostro di terminare la scalata e poter aggiungere i poderosi arti e l'immensa bocca al combattimento.
Io poi, ero completamente inutile in quella situazione, non potei fare a meno che arretrare e guardarmi attorno in preda allo sconforto.
Anche se fossimo riusciti a sfuggirgli, avrebbe richiamato altri rattle... il che si sarebbe tradotto in una seconda discesa in questo inferno.
Ed era più di quanto la mia mente potesse sopportare.
Il grimm mulinò violentemente la coda sopra le nostre teste, ci abbassammo ed evitammo il colpo per un pelo, tranne Deryck che si ritrovò la schiena graffiata da un aculeo.
<< Deryck! >>
Ma senza scomporsi, rimase a terra aspettando la seconda mossa del grimm, che non si fece attendere.
Iniziò a devastare il terreno, aprendo ampie crepe sotto ai nostri piedi.
<< Di questo passo finiremo schiacciati! >> urlò la nostra caposquadra.
Come un monolite, il fauno mantenne la calma, si mise in ginocchio, e tramutata l'alabarda in una picca aspettò con pazienza l'arrivo della coda.
<< Allontanatevi! >>
Ubbidimmo all'istante, piazzandoci ai lati della sporgenza.
In questo modo, Deryck rimase da solo nel raggio d'azione del grimm.
Con lo sguardo puntato sul fauno, il grimm non tardò a sollevare la coda, nel mentre noi altri ci tenemmo pronti a contrattaccare qualora il bastardo avesse tentato di terminare la scalata.
Non lo fece.
Sferzando l'aria, la coda del rattle si abbatté sulla testa del nostro componente migliore.
Tradendo una velocità inaspettata per uno della sua stazza, Deryck scattò in avanti, infilzando la coda appena sotto gli aculei.
Ma la cosa fu sorprendente fu la fermezza con cui riuscì a tenersi in piedi, trattenendo il rattle per la coda.
La punta della lancia si trasformò in un uncino, impedendo al grimm di ricacciarla indietro.
Strinse i denti e piantò i piedi a terra, senza intenzione di smuoversi.
Era la nostra occasione.
<< Adesso! Mirate alle zampe! >>
Da destra, Ilian crivellò di frecce l'arto esposto del girmm, i dardi si conficcarono nella zampa avvolgendola fra le fiamme.
Nello stesso istante attaccai da sinistra, cercando di recidere almeno una delle spesse dita della creatura, non ebbi fortuna, il grimm girò velocemente la testa verso di me, colpendomi in pieno con la maschera ossea della sua mascella superiore.
Venni spinto indietro, acuendo il dolore alla costola dovuto alla frustata.
Fu allora che il mio mastodontico avversario alzò la zampa con l'intenzione di finirmi, nel medesimo istante aveva preso ad agitare la zampa incendiata, finendo col reggersi alla sporgenza solo tramite le zampe anteriori.
Venni sfiorato da un artiglio, ma non ricevetti alcun danno.
Prima che il king rattle potesse maciullarmi sotto al suo artiglio, Julia attivò la sua semblance.
Vidi con la coda dell'occhio una violenta corrente d'aria irrompere con violenza dalla fessura sulla superficie, allargandola e facendo cadere i raggi solari esattamente sulla testa del grimm.
Ringhiò accecato, mentre vacillava all'indietro allontanando l'appendice letale dal mio viso.
Quell'attimo di distrazione gli fu fatale, con le zampe anteriori all'aria e l'equilibrio in stato precario, il bestione rimase totalmente indifeso davanti al colpo d'aria che lo investì in pieno.
Un attimo prima Deryck cambiò nuovamente la forma della propria arma, al posto dell'uncino si formò una grande lama dalla forma di una vanga, il fauno la tirò a sé, producendo l'effetto di una ghigliottina.
Zac!
Un lieve sibilo, e la coda tagliata cadde ai suoi piedi con un lieve rimbalzo, riversando un'abbondante quantità di sangue scuro sul terreno.
L'urlo del grimm gli venne ricacciato in gola quando la corrente creata da Julia lo travolse come un'onda anomala.
La spinta del vento, sommata all'effetto elastico della parte di coda rimasta che tornava bruscamente dal proprietario decretò la fine del mostro.
Udii uno schiocco quando la coda ferita gli rimbalzò su muso, poi un ruggito carico d'odio, seguito dal rumore di terra che frana e il patetico frustare dell'aria delle zampe ormai prive d'appiglio... e per concludere, qualche decina di secondi dopo, un pesante tonfo.
Rimanemmo in silenzio a contemplare l'eco dello schianto, il primo a parlare fu Ilian.
<< Dite... che lo abbiamo ucciso? >>
Ci sporgemmo tutti assieme, cercando di fare luce con le torce, e notammo gli artigli delle zampe posteriori rimasti conficcati nella pietra, ricoperti del sangue scuro del grimm, dovevano essersi staccati durante la caduta...
Evaporarono un attimo dopo.
<< Credo... di si, altrimenti ne sentiremmo il ruggito... >>
Mi lasciai cadere all'indietro, e in pochi secondi ci ritrovammo seduti in cerchio.
Deryck si limitava a ripulire l'arma, letteralmente inzuppata nel sangue, mentre noi altri ci guardavamo sperduti, incapaci di capire se potevamo finalmente uscire di lì... e sopratutto come farlo.
Ma soprattutto, mutati dalla consapevolezza di aver appena completato la nostra prima missione da cacciatori, di aver sfiorato la morte almeno una decina di volte solo in quel giorno, e di aver abbattuto un grimm particolarmente temuti per dei novellini come noi... eravamo stremati, ma se non altro i miei compagni erano soddisfatti...
Ed io? Si, a modo mio lo ero, non di aver sconfitto un maledetto grimm gigante, ma semplicemente nel sapere che sarei uscito vivo da quel profondo inferno di cunicoli, che sarei tornato al sicuro fra le mura di Beacon, e che Caesar non fosse riuscito nel suo obbiettivo di farmi fuori, perché stavo seriamente iniziando ad avere il sentore che mirasse solo a quello!
Non potevo dirmi contento di quanto avevo appena vissuto, è una cosa totalmente incomprensibile alla mia natura, certo ero sopravvissuto, ma che dolore e che fatica...
Però, osservando le espressioni distese e orgogliose di Ilian e Julia (rassegnatevi, Deryck non ha sentimenti), e decisi che avrei provato ad essere felice almeno per loro, glielo dovevo.
Nonché di spezzare quel sacro silenzio che stava seriamente iniziando a darmi alla testa.
<< Allora... adesso che facciamo? >>
Come risvegliatasi da un incantesimo, Julia sobbalzò.
<< Usciamo di qui ovviamente!... ehm... qualcuno... >> arrossì vistosamente nel proseguire la frase << Si ricorda la strada? >>
Da me e Deryck nessuna risposta, Ilian provò a spremere le meningi, ma senza ottenere risultati.
<< … Lo prendo per un no... almeno abbiamo delle batterie di ricambio? >> chiese sollevando la torcia con la mano sinistra << Sapete, nel caso... >>
Ci guardammo l'un gli altri, nessuna risposta affermativa.
Poi, come dei quarantenni al quarto bicchiere, scoppiammo inavvertitamente a ridere.



Nota dell'autore
Ringrazio di cuore 
Thanos 05 per essersi offerto di fornirmi questi magnifici disegni fatti di sua mano, nonché per tutto l'aiuto fornito nelle parti riguardanti Caesar e i personaggi del team DIKJ.
Ma colgo questa occasione anche per ringraziare anche i miei precedentemente citati col
laboratori Aladidragocchiodiluce e White Pika girl, nonché voi lettori e recensori, che non mancate mai di mostrarmi il vostro sostegno ad ogni nuovo capitolo, siete il carburante che alimenta questa macchina sgangherata che è la storia di Ion, grazie mille e buon proseguimento!

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Capitolo 23
*** Capitolo XXIII ***


Capitolo XXIII

 

<< Cavolo! Dev'essere stato orribile, addirittura un king rattle? >>
Annuii mogio, mentre muovevo pigramente il cucchiaino metallico per mescolare il budino al cioccolato con la panna sovrastante in un'unica e deliziosissima amalgama.
<< È un'esperienza che preferisco dimenticare, Max, anche se mentirei se dicessi che la parte peggiore è stata quella del king rattle >>
Seduto di fronte a me, mentre la sala mensa era ormai in procinto di svuotarsi, Max spolpava un'aletta di pollo immersa nella salsa barbeque, le sue grandi dita si muovevano agilmente intorno alle piccole ossa, facendo attenzione a rimuovere ogni centimetro di carne senza intaccare il piccolo ossicino biancastro o sporcarsi le dita col delizioso condimento.
<< E quale è stata? >> domandò con la bocca piena, prima di inghiottire il boccone con l'ausilio di un sorso d'acqua.
<< Quello che è venuto prima, i contadini, le giornate passate a scavare, le minacce con i forconi e le torce... i forconi e le torce Max! Cos'ha quella gente che non va?! >>
Alzai il cucchiaino come se fosse un'arma grazie alla quale avrei ottenuto la giusta vendetta sui maledetti villici, e non potei fare a meno di osservare il delizioso marroncino semiliquido formatosi dall'unione del cioccolato e della panna, ma come scorsi delle piccole macchiette bianche su di esso decisi che non si erano uniti abbastanza, e ripresi a mescolare.
<< Insomma, potrei dire che la scampagnata con i rattle è stata una liberazione >>
<< Mi trovi d'accordo amico >> alzai un sopracciglio, incuriosito << Sul serio? >> << Certo! Impazzirei a stare giorni e giorni a scavare sapendo che la vera minaccia e sotto di me, e che non posso prenderla a calci come si conviene! >>
Tornai a mescolare, mi ero dimenticato che stavo parlando con Max.
<< Allora la prossima volta vedrò se possiamo fare a cambio, lo psicopatico che ci ha fatto da mentore è riuscito a danneggiare il sottoscritto più di quanto potrà mai fare un'orda di rattle! >>
Affondai il cucchiaino nel semiliquido, sperando di poter infilzare il corpo di Caesar con la medesima facilità.
<< Uhh, che tipo era? Il nostro era un veterano in pensione molto lunatico, quando ho fatto esplodere un piccolo petardo per grimm si è messo a sparare in giro gridando ad un attacco dei fauni... abbiamo impiegato un'ora per ritrovare Amber >>
Sorrisi, pensando alla piccola ragazza fauno mimetizzarsi fra le foglie degli alberi per sfuggire ad un vecchio cacciatore con la barba grigiastra e un occhio di vetro.
Caesar aveva appena trovato un rivale in bizzarria.
Max iniziò a ripetermi la dinamica della scena, nonostante ci fossimo raccontati le nostre rispettive avventure già da qualche mezz'ora, ma nel mentre che ascoltavo come Amber fosse rimasta immobile fra i rami di un'antica sequoia per almeno due ore e un quarto, qualcosa di ben meno divertente catturò la mia attenzione.
Vidi Jack, Ivan e Kojo attraversare la stanza a passo pesante, camminavano in fila eppure sembrava si stessero sforzando per ignorarsi a vicenda.
Jack in particolare aveva l'espressione di chi ha appena ricevuto un pugno sui testicoli, Ivan sembrava profondamente a disagio da come era intento a fare di tutto per dirigere lo sguardo da un'altra parte (o forse stava solo cercando di capire se ci fossero altre alette, cosa non così improbabile), riguardo a Kojo, era l'unico il cui camminare non producesse alcun rumore nonostante il passo claudicante, ed avendo la maschera a coprirgli il volto era letteralmente indecifrabile.
Eppure, per qualche motivo a me sconosciuto, avevo come l'impressione che fosse più irritato del solito.
<< Cosa... cosa è successo a quei tre? >>
Max si sporse in avanti, osservando i tre membri del team DIKJ con aria disinteressata.
<< Ah si... diciamo che mentre non eravate presenti Jack e Ivan hanno fatto una scommessa, che in breve è diventata una lunga sfida seguita da tutti gli studenti... me compreso! >>
Si appoggiò allo schienale con le braccia incrociate al petto, come per invitarmi a chiedergli di raccontare.
Non lo delusi.
<< Come iniziare... ah si! Praticamente, per motivi a noi sconosciuti, pare che Jack e Ivan abbiano litigato, non so di preciso perché, pare per via delle pessime abitudini come compagni di stanza... e non li biasimo, prova tu a vivere con uno scontroso come Jack o Ivan che ti mangia la colazione mentre dormi >>
L'espressione con cui accompagnò l'ultima parte della frase mi fece capire quanto ci tenesse al proprio prezioso pasto mattutino.
A proposito di basto, abbassai lo sguardo e notai che finalmente budino e panna erano diventati una cosa sola, mi accinsi a prendere il primo delizioso boccone nel mentre che Max riprendeva il racconto.
<< Quale che sia il motivo, hanno deciso di risolvere il tutto scommettendo: Jack doveva non imprecare, urlare, minacciare o inveire contro niente e nessuno, mentre Ivan doveva limitare la propria dieta alle verdure... patatine fritte escluse, il primo che sarebbe venuto meno all'impegno avrebbe decretato la vittoria dell'altro >>
<< E quanto sono durati? >>
<< Una settimana! >>
<< … Questo si che mi sorprende >> mandai giù un altro boccone, chiedendomi seriamente come a nessuno fosse venuto in mente di vendere il budino e la panna già mischiati, sarebbe stato un successone!
… Ed anche come fosse possibile per loro resistere così tanto.
<< Avrei puntato su Jack >>
Max mi rispose alzando un sopracciglio con fare beffardo, e riprese con la narrazione.
<< La scommessa divenne ben presto di dominio pubblico, riuscirono a mantenerla segreta il primo giorno, ma... diciamo che non giocavano lealmente, e le loro continue provocazioni non sfuggirono inosservate a noi studenti, ma sopratutto, a Drake non sembrò dispiacere affatto quella situazione, anzi! Quel maledetto iniziò anche a organizzare delle scommesse, che riscossero subito un inaspettato successo presso tutti gli studenti!... me compreso >>
<< Il punto, è che non mi stupirei se fosse stato lui stesso a spargere la notizia, anche se a parte organizzare le scommesse non ricordo che sia andato in giro a fare annunci, però... beh infido e sfuggente com'è, lo do per probabile che l'abbia fatto, anzi, forse è stato lui a proporre ai due di cimentarsi in questa sfida >>
<< E perché l'avrebbe fatto? >> << … Perché è un essere sadico e senz'anima >> << … Non posso darti torto >>
Il cucchiaino incontrò il fondo del vasetto, e mi accinsi con estremo rammarico a raccogliere i rimasugli del dolce << In tutto questo non vedo ancora il coinvolgimento di Kojo >>
Max annuì << Diciamo che lui fu ancora più discreto... e infido >>
Spolpò l'ultima aletta, ingoiando la carne che un tempo rivestiva il piccolo osso di pollo << Ma comparirà a tempo debito >>
<< Ecco, in pochissimo tempo tutta Beacon sapeva della scommessa, e la cosa finì con il precipitare, non si trattava più di vincere una manciata di lien, ma il “non perdere” davanti a tutta la scuola divenne presto una situazione di principio, così si moltiplicarono gli imbrogli, i colpi bassi, le provocazioni... Ivan ogni volta che poteva faceva cascare qualcosa sul piede di Jack: piatti, utensili, mobili... se stesso, e Jack gli tirava costantemente cibo addosso, dopo qualche giorno il primo sembrava anoressico e il secondo sul punto di esplodere, inoltre, non erano solo loro a punzecchiarsi, anche gli studenti, a seconda da quale parte propendevano si accanivano su uno dei due >>
<< E tu? >> << Io... ehm diciamo che lo feci un po' con entrambi, con tutti i problemi che causano non ho resistito alla tentazione! >> sorrisi << Non avrei fatto diversamente! Vai avanti... >>
<< Ormai Jack camminava con un bavaglio in bocca per soffocare i suoi scatti d'ira, mentre Ivan stava in sala mensa appena il tempo di comprarsi tonnellate di verdura per poi scappare lasciandosi dietro pozze di saliva... o lacrime >>
Roteai gli occhi e sbuffai << Com'è le cose migliori accadono quando il sottoscritto è da tutt'altra parte? >> Max rise << Affinché il sottoscritto possa narrartele con la sua sopraffina tecnica >> scherzò lui mettendosi una mano al petto.
<< Grazie oh grande poeta, prego, continua il poema >>
<< Come potrai intuire, la situazione era degenerata, e fu allora che Jack decise... di usare la mano pesante >>
<< Ingozzarlo a forza?! >> Max scosse la testa.
<< No no! Anche perché probabilmente finiva inghiottito... decise di rimuovere tutte le verdure dalla sala mensa, non ho ancora capito se le rubò tutte o le comprò, dal momento che la seconda non avrebbe senso visto che la scommessa era stata fatta per soldi daremo per buona la prima... dicevo, fece sparire tutte le verdure presenti, e si assicurò che Ivan entrasse il più tardi possibile, quando il rinoceronte arrivò in sala mensa, si accorse di essere solo e che le porte erano state chiuse solo quando staccò la faccia dalla vetrina... anche se in realtà tanto solo non era: c'era Jack con lui! >>
<< E... immagino che qui viene la parte divertente >>
<< Per noi spettatori si, per Jack, Ivan e Kojo un po' meno... sopratutto per Jack e Kojo >>
E qui capii che avrei perso la scommessa.
<< Jack tirò fuori una bustina di affettato... di bacon! Bacon di qualità, anche qui non so se l'abbia comprato o rubato, ma questo non ci interessa, ci interessa che provocò il fauno con il suo cibo preferito, e Ivan... Ivan perse la testa e scagliò letteralmente Jack dall'altra parte della stanza! Il suono fu così forte che tutti noi studenti accorremmo per vedere la scena, inutile dire che le porte non ressero un attimo >>
<< Diamine, se avessi saputo che mi sarei perso tutto questo avrei finto qualche malattia il giorno della partenza... >> << Fatto sta, che anche con il corpo per metà all'interno del muro, Jack arrivò al settimo cielo quando Ivan ingoiò il bacon assieme all'intera confezione, davanti agli sguardi disgustati di noi studenti, saltò sul tavolo e si mise ad urlare trionfante, riversò giorni e giorni di ira repressa su tutti noi, specie su chi lo aveva stuzzicato nei giorni precedenti... quindi anche me, cavolo, non riesco ancora a capire come facciano i suoi polmoni a contenere tutta quell'aria! >>
<< Oh, immagino che per Jack sia stata una grande liberazione... quindi vinse lui? >>
Max scosse la testa
<< Ed è qui che arriva il colpo di scena: non ha vinto, perché quella che Ivan ha mangiato non era carne! >> << … Ma non hai detto che... >> << E invece no, perché quel bacon era in realtà del “bacon vegano” venduto da un negozio per articoli vegetariani e vegani nel quartiere residenziale, lo so perché ogni tanto Amber si serve lì, anche se non comprerebbe mai qualcosa di questo tipo, non le piace essere presa per vegana... e trova anche ridicolo questo continuo chiamare i prodotti vegani con nomi che rimandino a piatti di carne, e non posso darle torto >>
<< … E te lo ha detto lei? >> << Beh si! Cioè, Giada lo ha tradotto per me... ma devo cercare di imparare a comprenderla, in ogni caso, era cibo vegano, motivo per cui Ivan lo sputò all'istante >>
<< Quindi... ha vinto Ivan! >> << Esatto, ha vinto Ivan, ma non lealmente, del resto chi potrebbe aver fornito quella porcheria a Jack? Va bene che non è un genio ma non poteva di certo comprarla per sbaglio... no, è stato Kojo! >>
Mi venne da sorridere, Drake poteva assomigliare ad un killer spietato e psicopatico, anzi no, era effettivamente un essere spietato e uno psicopatico, rimaneva da comprovare se fosse un killer, il che non mi avrebbe particolarmente stupido, ma comunque, anche se era uno spietato e uno psicopatico, se non altro i suoi sgherri mostravano le bassezze comuni di ogni essere umano o fauno, il che in un certo senso mi suonava rassicurante.
Per Ivan e Jack ne ero abbastanza sicuro, ma che anche Kojo avesse preso parte a tutto questo sinceramente mi stupiva, forse dietro quella maschera si nascondeva un qualsiasi Ivan o Jack di turno, solo irrimediabilmente più orrendo.
<< E... come avrebbe fatto? >> << Non mi sono ben chiari i dettagli, ma pare che Jack parlasse nel sonno e Kojo, sentendolo biascicare il suo piano, avrebbe venduto le informazioni ad Ivan, oltre che farsi pagare per sabotare il piano di Jack >>
<< Mi stai dicendo, che i due si sono messi d'accordo per fregare Jack? >> << Esatto, e così facendo Kojo ha ricevuto metà della vincita, Ivan ha avuto il buon senso di non pagarlo in anticipo, è passato un po' di tempo ma la storia è ancora sulla bocca di tutti >>
Stiracchiai la schiena, ero seduto da un po' e mi stavano venendo i crampi.
<< E poi... cosa è successo? >> << Credo che questo tu possa intuirlo facilmente >>
Pensai un attimo.
Si, Max aveva ancora ragione.
<< … Rissa? >> << Rissa >>
<< Eravamo ormai entrati tutti in sala mensa, ma la dinamica degli eventi non è molto chiara, io mi ero trovato molto indietro, con almeno una trentina di persone a separarmi dai tre: Kojo si era unito ai compagni appena Jack aveva tirato fuori i soldi per pagare la scommessa, pessima mossa direi, perché da qui ha avuto inizio il tutto >>
<< Continua... >>
<< Jack non la prese bene, iniziò ad inveire contro i due e... beh, qui le cose si fanno confuse, se non per il fatto che si azzuffarono, non ricordo bene chi ha alzato le mani per primo, direi Jack ma le testimonianze delle persone in prima fila sono molteplici e contrastanti >>
<< Alcuni affermano che Jack prese Kojo in piena faccia, altre che colpì Ivan e questi cercò di vendicarsi ma finì con il colpire Kojo, c'è infine chi insiste che Kojo sia stato picchiato a prescindere da entrambi, quel che so per certo è che Kojo venne colpito così forte da essere lanciato fino all'altro capo della sala mensa e finì in infermeria >>
Trattenni a stento una risata mentre il mio cervello non smetteva di riprodurre la scena, l'immagine di Kojo che viene lanciato a terra da un pugno ben assestato era il modo migliore di iniziare una giornata.
<< Questo spiega perché oggi è così incazzato! >>

 

Eravamo rientrati ben due giorni prima, e dopo la classicissima fase del “Ci siete riusciti!”, “Complimenti ragazzi!”, “Avete fatto un bel lavoro!”, seguiti da abbracci e felicitazioni varie (insomma: qualcosa di talmente prevedibile e cliché che non mi sono preso la briga di scrivere in questo testo) la vita era tornata al suo normale corso:
Esercitazioni, test in classe, battaglie di cibo e i continui tentativi di Caesar di porre fine alla mia esistenza nel più brutale dei modi.
Tutte cose non particolarmente importanti e di cui non ho conservato un ricordo particolarmente profondo, e a dirla tutta non so perché sto ricordando questa conversazione con Max, forse perché, malgrado sia convinto del contrario, ci sia in me ancora del rancore verso il team DIKJ, rancore che mi spinge a raccontarvi i dettagli meno gloriosi di quella manica di stronzi fumanti...
O più probabilmente perché fu uno dei pochi avvenimenti lieti prima che il disastro si abbattesse su di noi, e le nostre vite subissero un significativo mutamento (il secondo nel mio caso), confesso che se avessi saputo cosa ci aspettava di lì a poco, avrei pregato a Giada di rallentare il tempo e permettermi di godere al meglio delle cose belle che questa fase della mia vita stava iniziando ad offrire...
Ah, ecco che la malinconia sta tornando a galla, la senti anche tu Deryck? Certo che no, certe volte mi chiedo se tu abbia un'anima, non che io creda in essa, o nell'oltretomba, o in qualsiasi altra teoria strampalata su cosa ci aspetta dopo che i nostri corpi si saranno ridotto ad un tronco molliccio con attaccati dei ramoscelli scheletrici.
E non guardarmi così! Stai allo scherzo ogni tanto...
In ogni caso, oltre al dialogo con Max c'è un altro avvenimento che ricordo nitidamente, avvenne il giorno prima, dopo che mi allenai con Caesar (figuriamoci se mi avrebbe concesso qualche giorno di tregua per riprendermi dalla missione, il maledetto!).
Non si tratta di un ricordo spensierato come quello con Max, ma comunque riveste una certa importanza.
E perché non dirlo prima, maledetto zuccone?
Perché sono io il narratore! E se il mio cervello malandato ritiene di dover ricordare le cose in questo ordine, così sia! Non mi metterò di certo a riscrivere, maledizione!
Anche perché alla decima riscrittura Deryck ha minacciato di spezzarmi un dito...
Avevamo appena finito l'addestramento di routine, quando Caesar mi chiese se potevo trattenermi un momento.
Con il cuore in gola, terrorizzato dalla prospettiva di un esercitazione extra e con i palmi sudati come un quadrupede costretto a trainare un carro in una torrida giornata di luglio (ecco, a forza di stare in mezzo a quei bifolchi ne stavo ereditando i modi di dire), seguii il mio mentore fino ad una piccola baracca all'ombra degli alberi.
Mi sforzai di adattare gli occhi all'oscurità imperante, e forte della mia esperienza nei cunicoli, vi riuscì in poco tempo.
Era un piccolo laboratorio, non di quelli da scienziato che vendiamo nei film, ma una piccola armeria, pezzi d'armi di vario genere erano sparsi per la stanza, agganciati alle parete e disposti sui tavoli, lucidi, senza un minimo strato di polvere, e in attesa di essere assemblati in un'arnese potenzialmente letale.
<< I tuoi coltelli, Ion >>
Sfilai le due lame dalla cintura e le porsi a Caesar.
<< Fino ad adesso hai usato questi coltelli come prova, non male vero? Ma adesso, è giunto il momento che sia tu a crearti un'arma vera e propria, e forse più di una, la porterai sempre con te e le darai un nome >>
<< Un nome? >> << È quello che ho detto >>
Sinceramente l'idea non mi piaceva, cosa potevo farmene di un nome?
Non ero un esperto in materia, né lo sono adesso, ma le armi... si rompono, si deteriorano, si smarriscono, o vengono sostituite da armamenti più efficaci?
Insomma, che diamine me ne faccio di un nome?
Espressi il mio disaccordo a Caesar, ma come al solito non degnò le mie considerazioni di una risposta soddisfacente.
<< Un giorno capirai >>
Sarà, ma gli anni sono passati e non ho ancora capito!
In ogni caso, quel giorno ci mettemmo a lavorare assieme per assemblare la mia arma, Caesar non era solo un cacciatore, ma anche un fabbro eccellente, mi rivelò che gli stessi coltelli che avevo utilizzato fino ad ora erano di sua fabbricazione.
Oum, c'è qualcosa che quell'uomo non riusciva a fare? A parte starmi simpatico...
Non fu facile, ma nel corso delle lezioni avevamo dedicato non poche ore allo studio delle armi, e aiutato da Caesar riuscì ad assemblare qualcosa...
Alla fine, dopo quella che fu una serata apparentemente infinita (quando uscii era praticamente calato il sole) ottenemmo due nuovi coltelli, di fattura decisamente migliore dei precedenti, ma erano diversi l'uno dall'altro.
Il primo, sebbene più corto, era sostanzialmente simile alle lame precedenti: una lunga lama ricurva e seghettata, più tozza rispetto all'altra, progettata per squarciare, recidere e aprire la carne.
Il secondo aveva una lama più lunga e fine, dritta come la traiettoria di un proiettile, dotato di una piccola ma elegante guardia, se il primo era progettato per provocare orrende ferite, il secondo doveva uccidere all'istante, trapassando carne e muscoli fino al cuore o al cervello.
Non li avevo costruiti secondo un progetto preciso, mi limitai a decidere che volevo armi diverse per evenienze diverse.
<< Ottimo lavoro Ion, adesso il nome! >>
Scossi la testa.
<< Caesar, grazie ma la trovo una cosa veramente stupi... cos'è quella faccia?! >>
No, non era arrabbiato, o almeno non era di rabbia l'espressione che decorava il suo volto, ma solo un lungo, teso e raccapricciante sorriso, che unito alla repentina velocità con cui si era avvicinato al sottoscritto non poteva che mettermi in agitazione.
Capii che dovevo accontentarlo, iniziai a spremere le meningi per decidere come chiamare i due coltelli, possibilmente con dei nomi che non mi sarei pentito di aver scelto...
Mi concessi qualche minuto, mi schiarii la voce.
<< No... Noapte >> risposi alzando la lama lunga << E... Ghinion >> conclusi agitando il coltello ricurvo.
<< Ottimo! Davvero ottimo. Come mai questi nomi? >>
<< Ehm a dirla tutta li ho pensati sul momento... e la cosa finisce qui, va bene quindi? >> << Benissimo! >>
In realtà non erano proprio tirati a caso, bensì li avevo ripescati da una storia della mia infanzia, una storia che Bert, il custode dell'orfanotrofio ci raccontava fra un letargo alcolico e una sbronza massacrante.
Ghinion e Noapte erano due fratelli, il primo era un essere crudele, rozzo e affascinante come una iena affetta da lebbra, Noapte invece, sebbene dotata della medesima crudeltà, era una donna bellissima.
Entrambi, ladri sin dall'infanzia, collaboravano nei loro furti, anche se si dovrebbe parlare di veri e propri omicidi: Noapte si aggirava nelle strade di notte attirando non pochi avventori (o avventrici, come ci evidenziò Bert strizzando l'occhio ai ragazzi più grandi), i quali o venivano sgozzati nel buio da Ghinion, o pugnalati a morte dalla stessa Noapte.
Poi però i due si imbatterono in un grande tesoro, e la cosa finì male: Noapte tentò di avvelenare il fratello per ottenere tutta la refurtiva, lui fiutò il veleno nel bicchiere e la uccise, fuggì con il tesoro, ma venne presto raggiunto ucciso dai numerosi amanti della sorella (su questo particolare non ho i ricordi molto chiari, ma credo che in seguito all'uccisione ci sia stata una leggera diatriba fra gli spasimanti di Noapte, ma non è importante).
Da qui i nomi... ma perché li ho scelti? Beh, credo perché le due lame me li ricordavano: la lama lunga ed elegante era così bella da vedere da sembrare più un'opera di oreficeria più che un efficiente strumento di morte, mentre quella seghettata rivelava sin dal primo sguardo lo scopo della sua esistenza: uccidere.
Dopo la presentazioni delle due armi, sperai che fosse finalmente finita, avevo le dita intorpidite e un forte bisogno di riposarmi, nonché quello di allontanarmi il più possibile da Caesar (benché lo avessi tutti i giorni), ma il mio mentore non aveva finito con me...
<< Adesso, possiamo pensare alla vera arma! >>
Nonostante mi promettessi giornalmente che dovevo smettere di stupirmi ad ogni stranezza del mio maestro, mi ritrovai con la solita espressione da ebete stampata sulla faccia.
<< Un'altra? Seriamente?! >>
Caesar annuì << I tuoi coltelli sono perfetti per il tuo stile, ma ho pensato che sia il momento di passare a qualcosa di più... grande, di creare la tua vera arma personale, qualcosa che si adatti perfettamente a te, magari che sia un'arma a due mani, con cui tagliare un grimm da parte a parte! >> l'espressione meravigliata con cui accompagnò quelle parole, come un bambino in un negozio di caramelle fece risalire un brivido gelido lungo la mia schiena.
Eppure annuii...
<< Hai idee in proposito? >> << Ti ho osservato molto Ion, e mi sono preso la libertà di farti una bozza... ma non basterà una giornata intera per crearla, per i tuoi coltelli avevamo già i pezzi soltanto da modificare e assemblare, ma qui... qui dovremmo fare tutto da zero, ma sono certo che il risultato non ti deluderà >>
Osservai la bozza, e ne rimasi molto incuriosito, non ero sicuro che sarebbe stata la mia arma... ma malgrado tutte le volte che Caesar aveva attentato alla mia vita, non potevo negargli il pregio di non sbagliarsi mai.
E sperai che non iniziasse a farlo adesso, ma d'altronde non avevo nulla da perdere.
<< … Accetto >> risposi arrotolando il foglio della bozza.
<< Perfetto! Aumenteremo le tue lezioni di qualche ora, così da dedicarla solamente alla costruzione dell'arma, servirà la tua piena partecipazione, solo le tue mani potranno modellarla del migliore dei modi! >>
Quando lasciai il suo laboratorio ero indeciso sul come sentirmi: emozionato per le armi nuove? Perché avrei dovuto esserlo? Non era di certo la vita da ammazza grimm quella a cui miravo... inoltre un'ora in più al giorno con Caesar era sufficiente per volersi sparare sui testicoli.
Ma d'altro canto, se aveva ritenuto il sottoscritto talmente capace da potersi permettere di creare un'arma, voleva dire che ero migliorato molto più di quanto mi aspettassi...
Il nostro progettò era destinato ad andare avanti per le settimane e i mesi successivi, lavorandoci assieme ogni giorno prima di ottenere il tanto agognato risultato.
Motivo per cui posso per il momento chiudere su questo argomento, e tornare alla mia chiacchierata con Max... o più che altro a come finì.

 

<< Max! Max! >> Orion attraversò la sala correndo con una velocità che avrebbe fatto invidia a quella di Giada ed il viso stravolto dall'emozione.
Sobbalzai, non lo avevo mai visto così, mi era sempre sembrato quanto più di calmo, professionale e contenuto avessi mai conosciuto.
Per cui mi chiesi come mai questo improvviso mutamento, era forse successo qualcosa di grave? Riguardava Giada o Amber? L'anziano veterano che per poco non le aveva sparato addosso era forse tornato per finire l'opera?!
Fortunatamente nessuna di queste, in compenso, la notizia di Orion mi lasciò del tutto esterrefatto.
<< È arrivato! >> << Chi?! >> chiesi confuso, mentre Max sembrava aver capito al volo di cosa parlasse.
Orion si girò verso di me, come se si fosse accorto soltanto adesso della mia esperienza << Mr Darby! >>
<< Ah... bene!... >>
Per un momento temetti che me ne avesse parlato in passato ma che il sottoscritto non avesse ascoltato, e invece no, o almeno non reagì come se le cose stessero in quel modo.
Si limito a dirigersi verso la propria camera, esortandoci a seguirlo << Vieni con noi Ion, voglio assolutamente presentartelo! >>
Non sapevo chi fosse questo Mr Darby, ma per riuscire a ridurre Orion in quello stato, doveva essere un tipo fuori dal comune!
… E diciamo che in un certo senso... non avevo torto...

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIV ***


Capitolo XXIV

 

Kojo Jakande stava rientrando nel dormitorio, come faceva ogni giorno dopo la pausa mensa.
Come suo solito, aveva mangiato poco o niente e si era limitato a guardarsi attorno per tutto il tempo mentre massacrava il purè di patate a suon di forchettate più svegliate del solito.
Gli faceva ancora male la spalla per lo schianto dell'altro giorno, e l'andamento claudicante rendeva ogni passo un piccolo martirio.
Jack e Ivan lo avevano preceduto di qualche mezz'ora, meglio così, non era dell'umore giusto e preferiva godersi la camminata verso il dormitorio (per quanto fosse possibile godere nel camminare nelle sue condizioni) senza le urla di Jack (che non gli aveva ancora perdonato il tranello durante la scommessa) né il passo pesante di Ivan.
Drake al momento sembrava essersi volatizzato, poco male, significava che al momento poteva fare a meno di loro.
Avvistò la porta della stanza, ma non velocizzò il passo, si guardò intorno, e come al solito i pochi studenti che transitavano nel corridoio a quell'ora preferivano guardare da un'altra parte quando passava.
Senza fiatare, appoggiò la mano alla maniglia, aprì la porta e si ritirò nella confortevole quiete nella stanza.
O almeno così pensava, dal momento che come varcò la soglia del dormitorio, non poté fare a meno che bloccarsi, paralizzato dall'ira e dalla sorpresa quando vide cosa lo attendeva poco vicino alla vasca da bagno che usava in qualità di letto.
Una sorpresa che gli fece ribollire il sangue delle vene, trasmettendogli un tanto urgente quanto famigliare desiderio di uccidere...
Ma ad affondare il colpo nella ferita, fu la presenza di Jack, che assisteva al tutto con aria di compiacimento.
Piccolo bastardo...

 

<< Darby! >>
Entrammo in stanza praticamente correndo, ed ero certo di aver spinto a terra qualche studente durante la corsa.
Venimmo accolti da una Giada visibilmente imbarazzato.
<< C-ciao ragazzi >>
<< Ciao! Ho portato Ion qui, vorrei fargli conoscere Mr. Darby >>
<< A-ah certo... >>
Orion mi stava davvero incuriosendo, l'entusiasmo aveva spazzato via la sua aria professionale, e sembrava non accorgersi del crescente nervosismo di Giada.
Intuii che doveva essere accaduto qualcosa di spiacevole, ed intuivo riguardasse Mr. Darby.
<< Dov'è? >>
Il caposquadra balzò in avanti, a stento trattenuto dalla compagna.
<< Ecco, ascolta Orion promettimi che non andrai in escan- >>
<< DARBY! >>
La richiesta di Giada morì sul nascere quando Orion arrivò davanti ad una teca vuota.
<< Stavo dicendo... >>
<< Oh no, adesso impazzisce >>
Orion si girò di scatto, era tornato improvvisamente risoluto.
<< Ok, quando ve ne siete accorte? Dove eravate? Avete lasciato la porta aperta? Lo avete nutrito adeguatamente?! >>
Giada e Amber si scambiarono uno sguardo perplesso, eccolo, era entrato in modalità investigazione.
<< Allora... lo avevamo tirato fuori dalla teca per fargli fare un po' di moto, ed eravamo uscite per prenderci qualcosa in cucina, avevamo chiuso la porta ma non a chiave, quindi escludo che potrebbe essere uscito da solo... >>
<< Sicure? >> le incalzò il caposquadra << Sicure che non fosse soltanto socchiusa? No, no, è ubbidiente e non si sarebbe mai allontanato da solo deve esserci un'altra spiegazione... >>
Max si avvinò e gli diede una pacca sulla spalla, come tacito invito a ritrovare la pace interiore, che doveva essere andata a frantumi dopo la scoperta della teca vuota.
Invece, il sottoscritto, aveva finalmente realizzato che il famoso Mr Darby doveva essere un animale.
Tartaruga? Serpente?
Sperai nel primo caso, la prospettiva di un simpatico mostriciattolo forse velenoso in agguato fra i corridoi (o nascosto da qualche parte in questa stanza) bastava a farmi venire una forte voglia di uscire e respirare aria fresca.
<< Deve averlo sicuramente preso qualcuno! >>
Addirittura? Un rapimento?
<< Quindi... è il tuo animale domestico? >>
<< Si, è la sua iguana! >>
Orion fulminò il compagno con lo sguardo.
<< Drago barbuto Max, è un drago barbuto! >> << Cosa sarebbe? >>
<< Una specie di iguana >> << MAX! >>
Ok, sempre meglio di un serpente.
<< Comunque! >> si intromise Giada nel tentativo di sedare gli animi << Mi dispiace davvero, davvero, davvero tanto! >> anche Amber cambiò colore, non ebbi bisogno della traduzione di Giada per capire che stava esprimendo il suo cordoglio.
<< Non importa, dobbiamo trovarlo! Potrebbe essere ovunque, ama gli insetti, forse vicino alla spazzatura... immagino dovrò pulirlo un po', eppure ho una pessima sensazione >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Che un animale di questo tipo si nota facilmente, specie in un corridoio! A quest'ora la notizia di un drago barbuto- >> << Penso che lo chiameranno iguana >> lo interruppe Max, aggiudicandosi l'ennesima occhiataccia.
<< Dicevo... a quest'ora la notizia dovrebbe essersi già diffusa, quindi o è uscito fuori dal cortile, riuscendo miracolosamente a non farsi vedere... oppure, se la porta era veramente chiusa >> << Ti giuro che era chiusa! >> << Se era veramente chiusa... potrebbe averlo fatto uscire qualcuno, per sbaglio o di proposito >>
<< Ma chi potrebbe averlo fatto? Chi c'è l'avrebbe con noi fino a questo punto? >> domandò Giada.
<< Credo di avere qualche idea in proposito... >>
<< Sentite... io vado ad avvisare il mio team, assieme avremmo più possibilità di trovarlo... >> notai con la coda dell'occhio la presenza di un grosso scatolone ai margini della stanza.
<< Ti sei fatto spedire la teca? >> chiesi << Si! Assieme a Mr Darby >>
Sgranai gli occhi.
<< No aspetta cosa significa? Ti è arrivato per posta, da una scatola chiusa?! >> << Beh si! >>
<< … Non è maltrattamento? >> << Non direi, e non è neanche la prima volta che succede, pensa che alla Rose del primo anno le hanno inviato il cane per posta, senza nemmeno una gabbietta >>
Inclinai la testa basito.
Ok, non mi sono mai definito un amante degli animali, ma questa pratica sfuggiva e sfugge tutt'ora alla mia comprensione.
<< … Non importa, comunque un attimo che faccio qualche telefonata, voi cercate pure >>

 

Marlee mandò giù il biscotto con un sorriso forzato, nonostante la sua migliore amica fosse impegnata a lavarsi le mani e non le stesse prestando la benché minima attenzione.
Fu la ragazza con la cicatrice a chiamarla a se.
<< Uhmm, fantastici! Migliori di giorno in giorno! >> mentì, specie sull'aggettivo al plurale, dal momento che si era limitata a mangiare un solo biscotto e aveva fatto sparire i restanti all'interno delle proprie tasche.
Per fortuna si era messa la felpa nuova, quella con le tasche a marsupio.
Adorava Brienne, ma non poteva dire lo stesso per la sua cucina, avrebbe voluto dirle la verità sulle sue non eccellenti abilità culinarie e sul perché ogni volta che andava a cena da lei e da sua madre il numero di piccioni morti vicino all'abitazione aumentava vertiginosamente, ma dopo aver rischiato di farla piangere quando aveva solo cinque anni, decise che i suoi occhietti da coniglietta ferita erano troppo per il suo cuoricino.
Promemoria: offrire i biscotti al professor Port, possibilmente in forma anonima.
<< Sei troppo gentile, ma grazie comunque >> rispose il fauno, ignorando le gemelle dall'altra parte del tavolo intente a litigare su chi avrebbe dovuto mangiare l'ultimo biscotto (ma non nel modo che avrebbe pensato lei).
Stava per sedersi, quando lo scroll squillò all'improvviso, svelta come sempre lo sfilò dalla tasca.
<< Chi è? >> << Ion >>
<< Lo sapevo! >> strillò la caposquadra sbattendo le mani sul tavolo con forza tale da mandare all'aria il piatto delle gemelle e il biscotto al suo interno, che atterrò direttamente nel cestino della spazzatura strappando ad entrambe un sospiro di sollievo.
Veloce come un colpo di vento, Marlee si fiondò davanti a Brienne, iniziando a subissarla di una mole insostenibile di domande.
Mole insostenibile che il fauno si limitò ad ignorare, mentre rispondeva al telefono con “si”, “ok”, “chi?”.
<< Oh andiamo so che mi senti! Quelle orecchione che hai non sono mica un accessorio! >>
Brienne chiuse la chiamata dopo una sbrigativa formula di cortesia, per poi fissare con fare accigliato la caposquadra.
<< Allora?! >> domandò Marlee, se il silenzio di Brienne voleva essere un invito a smetterla, aveva miseramente fallito.
Il fauno sospirò, meglio rispondere e basta.
<< Orion ha perso il suo animaletto, ah, ed ha un animaletto >>
<< … Ah... da quando?! >> << Gli è arrivato sta mattina, si chiama Mr Darby e pare sia una specie di iguana >>
La castana iniziò a torturarsi la coda di cavallo, fino a quando un'improvvisa illuminazione sconvolse il suo viso.
Le gemelle, dal canto loro, si scambiarono uno sguardo rassegnato: ecco che ricomincia.
<< Sicura che non abbia detto altro?! >> << No, ha detto solo questo >> Marlee scosse la testa << Leggi fra le righe! >>
Un'occhiata perplessa servita con contorno di sopracciglio alzato fu la sola risposta che ottenne.
<< Oh andiamo! Pensa, perché ha chiamato te e non me che sono la caposquadra? >> chiese, carica di aspettativa.
<< … Perché sei tu >>
Ashes scoppiò a ridere, seguita da una Ellen lievemente a disagio.
<< Ahhhh possibile che non ci arrivi?! >>
Brienne alzò gli occhi al cielo, certe volte la sua amica d'infanzia perdeva completamente il filo del discorso e iniziava discorsi deliranti, e ultimamente lo faceva più del solito e più di quanto fosse disposta a sopportare.
Ma dopotutto era la sua amica e la sua caposquadra, e sapeva che dietro quella faccia da ragazza isterica si nascondeva una brava stratega... e ancora più sotto, una ragazza ancora più isterica.
<< Quindi... >> si intromise Ellen << Andiamo ad aiutarli? >> << Vuoi vedere l'iguana, non è vero?! >> << Beh si... oh! Immaginate come sarebbe un fauno iguana? Cioè, sarebbe fantastico! >>
Il fauno sorride << Non ne dubito, smetteresti di fare agguati alle mie orecchie, comunque muoviamoci, loro stanno già ispezionando i dormitori e il cortile >>
<< Ehi! Questo devo dirlo io! >> protestò Marlee, scatenando una risata collettiva.

 

Drake alzò gli occhi al soffitto della stanza, chiedendosi come potesse trovarsi in una situazione così ridicola.
Kojo e Jack erano seduti sul letto di Ivan (Kojo dormiva direttamente nella vasca da bagno, dal momento che Ivan il primo giorno aveva sfondato le assi del letto superiore, finendo per ritrovarsi con un doppio materasso, e Jack di certo non desiderava far sedere il fauno sul suo materasso, in quanto a Drake, il suo spazio privato era una zona sacra), come due bambini in castigo.
E proprio di castigo si trattava, anche se invece che di bambini, i castigati erano un tetro mostriciattolo con la maschera da film horror e un delinquente che riusciva a stento a trattenere le bestemmie all'interno della sua boccaccia.
<< Allora, mi spiegate perché avete appena trasgredito ben tre delle mie regole riguardo l'utilizzo di questa stanza? Non emettere suoni molesti, non azzuffarsi e non portare animali, no Jack, Kojo non conta come animale >>
<< Punti di vista >>
Il fauno gli piantò una gomitata nella costola, e Jack si sarebbe scagliato addosso a lui se il caposquadra non avesse alzato minacciosamente la mano, dalla quale cominciarono a scaturire delle piccole scintille elettriche.
<< Ora, vediamo se ho capito bene, il nostro visitatore è entrato, è stato Jack a portarlo qui oppure c'era già ma Jack non ha fatto niente per fermarlo dal divorare i piccoli amici di Kojo, dopo di che Kojo è saltato addosso a Jack, o in alternativa questi lo avrebbe colpito in testa mentre cercava di salvare il proprio materasso >>
Sospirò, come al solito doveva ricostruire la verità fra le bugie che gli venivano rifilate.
<< So bene che state mentendo entrambi, è chiedere troppo avere la vera versione? O almeno una che vada bene ad entrambi! >>
Jack scosse la testa.
<< È stato quel coso ad attaccarmi per primo, io gli ho solo insegnato chi comanda! >>
<< Non sembrava proprio quello che stavi facendo quando sono entrato e avevi la coda di Kojo attorno al collo >>
Il grugnito di Jack fu alquanto eloquente di come la pensasse a riguardo.
<< Ehm capo... >> biascicò Ivan, rimasto tutto il tempo al margine della stanza, decisamente troppo poco a suo agio per intromettersi nella discussione.
Ma abbastanza spaventato da sapere che gli conveniva parlare.
<< Cosa? >>
<< Ecco... >>
Indicò il bagno, facendo sussultare Kojo per la rabbia, il loro piccolo amico doveva essersi di nuovo intrufolato al suo interno.
L'uomo ratto cercò di alzarsi dal materasso, solo per essere spinto indietro da Drake, sotto la semplice ma non meno efficace minaccia di una scossa elettrica in pieno volto.
Moriarty emerse dalla tasca del suo compagno e squittì indispettito, mentre Jack desiderò che il loro ospite si mangiasse anche quella bestiaccia sudicia.
<< Stai fermo, anche tu Jack, avete fatto abbastanza danni per oggi... >>
Con un sospiro di rassegnazione, si diresse verso il bagno, facendo attenzione a non calpestare i mostriciattoli che popolavano il “letto” di Kojo
<< Ma dimmi te, ingaggio delle guardie del corpo e finisco col fare da babysitter... >>
Varcò la porta, illuminando la stanza con le scintille che gli fuoriuscivano dalla mano...

 

<< Non so nulla, lo giuro! >>
<< Siamo sicuri sia lui? >>
<< Non ne sono sicura, eppure la sagoma era quella >>
<< Beh nel dubbio gli darò un altro pugno! >>
<< No Max, credo sia abbastanza terrorizzato >>
Era passata un'ora dall'inizio delle ricerche, avevamo rovistato ovunque: nel corridoio, nel cortile, nella sala mensa e in qualche bidone dell'immondizia, ma di Darby nessuna traccia.
E sebbene non avessi la precisa idea di cosa fosse un'iguana (Non fate quella faccia! Pensate che ci facessero andare a scuola lì all'orfanotrofio?), intuii che qualora mi fosse passata davanti l'avrei riconosciuta subito.
Ovviamente il non riuscire a trovare il famigerato Mr Darby era stato tutto meno che incoraggiante, ma alla fine si era accesa una lampadina.
Brienne mi aveva richiamato chiedendomi di parlarle della meccanica dell'incidente, ed io riportai la versione fornitami da Giada, e dopo qualche minuto di preoccupante silenzio, mi rispose dicendo che Ellen aveva una qualche idea su cosa fosse successo!
La gemella affermò che stava passando per il corridoio dopo essersi scontrata con Cardin, il che era strano visto che il suo team dimorava dal lato opposto del dormitorio, e lo scontro era avvenuto proprio nel corridoio del team OMGA e del mio.
Disse inoltre che aveva l'aria turbata e si dimostrò particolarmente nervoso dopo l'urto (conoscendo Ellen, temo si fosse messa a piangere una volta sgridata), ed era senza la solita banda.
Ovviamente poteva non significare nulla, ma decidemmo che valeva la pena controllare, così trovammo il bulletto che sprecava inutilmente ossigeno in sala mensa.
Attirarlo fuori fu semplice, e mi dilettai in una delle mie arti: far arrabbiare le persone.
Dopo qualche insulto, allusione alle minuscole dimensioni del suo pene e una velatissima offesa a sua madre, non resistette all'istinto di farmela pagare e mi corso dietro con mazza alla mano.
Fu uno scherzo farmi inseguire fuori e portarlo dietro il dormitorio, Ashes lo fece rovinare a terra con uno sgambetto mentre Deryck e Max gli si lanciarono sopra per immobilizzarlo.
Così ci ritrovammo ben in tredici alle spalle del dormitorio, era pomeriggio inoltrato e faceva troppo caldo per starsene fuori, quindi potevamo sperare in una certa riservatezza, ma onde evitare spiacevoli interruzioni, mandammo Ilian e Ellen a controllare i due lati da cui sarebbe potuto arrivare qualcuno.
Guardai brevemente Brienne, ma evitammo di salutarci, non davanti a Cardin.
Ovviamente, fu alquanto reticente a parlare con noi.
<< Fottetevi! >>
Deryck guardò Orion come se attendesse l'ordine di cavargli qualche dente, e sebbene il caposquadra fosse a dir poco turbato per la scomparsa dell'animaletto, rimase impassibile...e lasciò condurre l'interrogatorio a Max.
<< Ehi, cosa sono quei baffi? >> << Me li hanno prestati due ragazzi di Vacuo, mi fanno sentire molto detective! >>
I suoi compagni di squadra risposero con un secco “face-palm”, e Orion ci stava già ripensando, mentre Marlee osservò ammirata il paio di baffetti finti, probabilmente progettando di comprarne un paio anche per lei.
Cardin dal canto suo sembrava più confuso che spaventato.
<< Siete un branco di pagliacci >>
<< Oddio, che cosa terribile da sentirsi dire, mi sento veramente distrutto >>
Il bulletto mi lanciò uno sguardo carico d'astio << Osa solo rivolgermi la parola e le prendi! >>
<< Wow Ion, cosa gli hai detto? >> << Solo il necessario... >>
<< Non dirò niente! Non ho fatto niente! >>
Max scosse la testa << Ok, ci hai costretto tu >> << A fare cosa? >> << A usare Deryck! >>
Il fauno guardò Max con fare perplesso, ma capì subito dove voleva andare a parare, quindi si scrocchiò le mani, come chi è pronto a fare del male a qualcuno.
Giada fu svelta a dargli corda << Spero che la faccia gli rimanga intatta, o il nostro amico rischia di nuovo la galera >>
<< Cosa vuoi dire?! >> domandò Cardin, vedendo che il coniglio nero si avvicinava con fare sempre meno rassicurante.
<< Oh niente, solo che sai... Deryck ha fatto davvero brutte cose prima di finire qui, è stata un impresa farlo uscire di prigione >> Marlee concluse la frase con un sorriso << Sai, omicidio... >>
Il coniglio della morte si piazzò davanti a Cardin e lo prese per il collo, sollevandolo senza sforzo apparente.
<< Speriamo che sta volta faccia veloce... >>
Sinceramente, ero assai scettico sulle probabilità di riuscita di un piano così stupido, ma non avevo tenuto conto di un importante fattore: che Cardin è un idiota.
Sarà anche un caposquadra, saprà benissimo come manipolare o umiliare il prossimo, ma fondamentalmente, rimaneva un idiota.
Un perfetto idiota.
<< Ok ok! Parlo! Ma mettetemi giù! >> sibilò con voce strozzata, e Deryck lo lasciò cadere come un sacco di patate.
<< Ahia! >>
Aveva funzionato, non lo avrei mai detto.
<< Allora? >> chiese Max lisciandosi i baffi << Ho preso io la vostra stupida iguana! >> << Drago barbuto >> << Quel che è! >>
Orion non apprezzò, ma si guardò bene dal prenderlo a calci.
<< Cos'hai fatto? >> << Pensavo fosse un peluche... giuro! Era sdraiato sul letto, quindi l'ho preso e lo avrei nascosto da qualche parte >> << O lo avresti tenuto in serbo per qualche ricatto futuro >> predì Orion, se c'era una cosa che non sopportava erano le persone come Cardin, anche Max la pensava così, ma se il secondo non ne sopportava la perfidia gratuita, il primo ne disprezzava l'esistenza all'insegna di infastidire il prossimo, come se ci fosse un premio per far perdere la pazienza al prossimo nascondendogli le cose, tirandogli oggetti addosso od altro, perché individui simili dovevano stare a Beacon? Che razza di cacciatori sarebbero diventati?
<< Può darsi... comunque, mi ha morso la mano, mi sono... ehm sorpreso e l'ho lasciato cadere >>
<< Cosa?! E non hai idea di dove sia successo? >> << No >>
Deryck iniziò a torcergli l'orecchio, e fu esilarante vedere quello scimmione grande e grosso mettersi a grugnire di dolore per una tirata d'orecchio.
<< Ok! Il corridoio dopo al vostro, non ricordo altro, lasciatemi! >>
Con un violento strattone il fauno lo spinse a terra, Cardin sembrò dapprima tentato di alzarsi e vendicare l'affronto, ma qualche neurone non ancora morto di solitudine suggerì che poteva non essere un'idea così intelligente, e si limitò a battere in ritirata.
<< Bene, abbiamo già controllato tutti i corridoi, anche se è caduto lì a quest'ora si sarà allontanato >> protestò Brienne << Forse dovevo torcergli anche l'altro orecchio >>
<< Aspettate! >> ci chiamò Giada, << Amber sa qualcosa! >>
Ci voltammo verso la ragazza camaleonte, che iniziò a cambiare colore più e più volte, non mi ricordo esattamente quali furono le combinazioni che scelse, tanto meno la sequenza con cui le esibì, ma Giada riusciva a tradurre tutto con facilità, fino a quando non poté spiegarci in breve cosa la sorella le aveva appena comunicato.
<< Ha detto che in quel corridoio lì ci sono delle persone di nostra conoscenza... e forse l'hanno preso loro >>
Pensai un attimo, ma venni preceduto da Julia.
<< Intendete... il team DIKJ! Ma perché avrebbero dovuto prenderlo? >>
<< Non lo so >> rispose Orion << Forse per vendicarsi della battaglia di cibo, o per lo scontro con Ion e Jaune, oppure... >> << Oppure Kojo lo ha rapito per mangiarlo?! >>
La sua affermazione ebbe l'effetto di una scossa elettrica sui presenti, in particolare su Amber che si coprì il volto con le mani, forse inorridita dall'immagine di Kojo che si sbrana un povero rettile indifeso... rettile... che si sentisse come il prossimo pasto?
No? Sicuri?
<< Calmi, per prima cosa dobbiamo provare che non sia stato lui... o uno qualsiasi dei suoi compagni, muoviamoci >>


<< Si? >> << Fate largo! >> << Cosa? >>
Senza nemmeno dargli tempo di rispondere, la caposquadra del team MEAB sfondò la porta con un poderoso calcio, provocando tra l'altro un sospiro rassegnato da parte di Orion.
<< Potevamo almeno verificare che lo avessero... DARBY! >>
Si lanciò in avanti appena vide la sagoma di una coda agitarsi nel buio, ma appena la raggiunse rimane dapprima deluso, in seguito disgustato.
E tutto sommato lo avrei fatto anch'io, dal momento che la coda, di ratto e non di rettile, era quella di Kojo.
<< Lo so, fa quell'effetto anche a me >> commentò Jack.
Il fauno ringhiò irritato, mentre Orion si guardò intorno con aria sempre più disillusa.
<< Ecco, non è qui... >>
<< Cosa? L'educazione? La decenza? O il rispetto per la privacy altrui? >>
Drake, che aveva seguito tutta la scena dall'inizio si avvicinò a Orion, per nulla contento della violenta intrusione << Serve qualcosa? >>
Orion era l'unico in stanza, almeno finché Marlee non lo seguì a ruota mettendosi a frugare in giro, nel più completo disinteresse della privacy altrui.
Io d'altro canto rimasi rigorosamente all'esterno della stanza, ero davanti alla tana del lupo e avrei preferito rimanerci fuori, specie se il lupo in questione era al suo interno e di pessimo umore a causa di un'intrusione inaspettata.
<< Scusa, non era mia intenzione sfondarti la porta, ma stiamo cercando... >>
Vidi il volto di Jack riempirsi di apprensione, mentre Kojo si fece sempre più cupo.
Ivan stava mangiando un pacchetto di patatine, e non sembrava essersi accorto della presenza di così tanti intrusi nella sua stanza.
Oddio, lo avevano veramente mangiato!
Drake mi vide, e stentai a trattenere una bestemmia quando sì soffermò, seppur per un istante, a fissarmi.
Rimasti fuori dalla stanza, potevamo soltanto seguire la discussione, ed io mi nascosi dietro la schiena di Max pur di interrompere lo sgradito contatto visivo.
<< … Ho capito, si credo di avere qualcosa >>
Lasciando tutti a bocca aperta, il leader del team DIKJ entrò in bagno, e ne uscì fuori portandosi dietro una gigantesca teca.
<< Tieni, questo drago barbuto mi ha fatto passare il pomeriggio più lungo della mia esistenza >>
Rimanemmo a bocca aperta, sopratutto Orion, quando Drake posò ai suoi piedi una teca in vetro, diversa da quella di Orion ma comunque adibita al medesimo scopo: ospitare Mr Darby.
E infatti il drago barbuto se ne stava placidamente appollaiato su un ramo, tirando di tanto in tanto la lingua in fuori mentre contemplava annoiato il vetro della teca.
<< Darby! Grazie!... aspetta, come l'hai trovato?! >>
<< Partendo con ordine >> esordì Drake con voce atona << Jack rimane solo in stanza appena dopo le lezioni, quando vede entrare il drago barbuto... Mr. Darby, giusto? Ecco, ha lasciato la porta aperta ed il drago barbuto è entrato, ma invece di mandarlo fuori, ha notato che aveva un grande appetito per gli insetti da compagnia di Kojo, si, ha degli insetti con se come animali domestici ed altri che ogni tanto mangia, a ognuno il suo stile di vita >> si schiarì la gola << Quindi, lo lascia fare, poi Kojo entra in stanza e la prende male, malissimo, e parte così una rissa fra i due, che termina quando il sottoscritto, avvertito da Ivan, entra e li separa, ne segue un imbarazzante momento dove ricevo versioni contrastanti su chi abbia iniziato a colpire chi, e mentre la mia pazienza raggiunge il limite, Mr. Darby entra nel bagno e inizia a mangiare insetti, si, Kojo abita nel bagno, non lo vogliamo in stanza con i suoi insetti che scorrazzano ovunque. >>
<< Andando avanti: Kojo non prende affatto bene la presenza di Mr. Darby nella sua tana e fa per assalirlo, Darby si nasconde sotto le coperte, o forse stava cercando altri insetti, fatto sta che impiego almeno cinque minuti per calmare Kojo e ritrovare il drago barbuto, per non parlare di Jack che non ha aiutato e si è messo a ridere come un idiota per tutto il tempo, Ivan era andato a prendere da mangiare, di nuovo, e siamo solo all'inizio, visto che ho dovuto trovargli una teca e sedare altri tre litigi nel mentre, in breve, per quanto apprezzi questo genere di animali, devo pregarti di riportarlo indietro... all'istante >>
Un secondo dopo eravamo fuori dalla porta.
Orion stringeva fra le mani la teca di Mr. Darby, indeciso se passare dopo a restituirla a Drake, visto che questi non sembrava interessato a comprare altre iguane nel breve, medio, lungo o lunghissimo periodo.
Devo ammettere che era stato tutto molto... strano, Drake aveva praticamente sbandierato i peggiori difetti del suo team, i suoi lati più imbarazzanti e la completa incapacità dei suoi sottoposti di lavorare assieme.
Era forse una sua punizione nei loro confronti? Non ne ero sicuro, non sembravano due persone a cui importasse molto cosa pensa la gente di loro, e direi che hanno già subito moltissimi insulti in passato per potersi offendere.
Rimanemmo per un attimo a fissarci, ancora basiti dallo scambio appena avuto.
Oltre ad essere stata la conversazione più surreale a cui avessi mai assistito nel corso della mia breve esistenza, era chiaro che chiunque fossero quei tre gorilla che Drake si portava dietro, non erano di certo degli esperti, non erano amici, e non erano affatto contenti di stare sulla stessa barca.
Ciò mi portava a nuovi interrogativi, ma per il momento volevo soltanto riposare le mie gambe.
Alla fine fu Orion a prendere parola.
<< Non ci credo... finalmente qualcuno che non lo chiama iguana! >>
Felice come mai lo avevo visto prima, si incamminò nella sua stanza, ma credo che dopo ci avrebbe chiamato per farci conoscere meglio il suo animaletto, animaletto che sembrava vivere quella situazione come se la stesse guardando al cinema.
Ci congedammo tutti, pronti a un po' di riposo, ma Giada fu l'ultima ad allontanarsi: mentre gli altri iniziavano ad incamminarsi mi fece un rapido cenno con la mano e scambiò qualche parola con Orion.
Feci altrettanto con Julia, ed entrambi i nostri team si dileguarono assieme a quello di Marlee, lasciando me e Giada da soli in quella frazione del corridoio.
Titubante, sii avvicinò a me e bisbigliò.
<< Grazie Ion... hai un momento? Avrei un favore da chiederti! >>

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Capitolo 25
*** Capitolo XXV ***


Capitolo XXV

 

C'eravamo accomodati su una delle panchine del campus, Beacon era entrata in pieno clima da festival e l'intero cortile era gremito di studenti provenienti dalle altre tre grandi accademie di combattimento.
Shade, Atlas, e Haven, i loro studenti si potevano identificare tranquillamente per via delle loro divise, o nel caso degli studenti della Shade, per la completa mancanza di esse.
Tipico di Vacuo, pure indossare una semplice divisa è troppo per loro!
Ma non devo essere severo, dopotutto lì hanno a malapena i soldi per vestirsi, o lavarsi, o imparare a leggere e scrivere...
Cosa Deryck? Ah vero, sto divagando, dovete perdonarmi, ma il mio astio per Vacuo prende facilmente il sopravvento, mandando la mia mente fuori dai giusti binari...
Cerca di non perderti Ion.
Dicevo: eravamo seduti su una panchina, da soli.
Giada era visibilmente agitata, si guardava intorno e faceva dondolare le gambe avanti e indietro, anche se molto probabilmente aveva soltanto fretta di concludere e poter così rientrare velocemente nei propri orari.
E gli orari di Giada Hikari erano inflessibili come una sbarra d'acciaio.
Mi persi a osservare i vari visitatori camminare per il campus, chiedendomi come fosse possibile che Beacon riuscisse ad ospitare così tante delegazioni assieme ai propri studenti.
Non ero disattento, semplicemente preferivo darle il tempo di formulare la sua richiesta, di qualsiasi natura fosse.
Oltre ad assicurarmi che nessuno studente della Shade provasse ad avvicinarsi.
Dopo mezzo minuto Giada mi richiamò all'attenzione con un colpetto di tosse finta, al che mi girai verso di lei, sforzandomi di focalizzare la mia attenzione unicamente sulla sua persona.
Il cielo era scuro, segno che fra poco si sarebbe messo a piovere, e piccole brezze cariche d'umidità soffiavano di tanto in tanto sulle nostre teste.
<< Ion? >>
<< Si, sto ascoltando >> rassicurai, cosa doveva dirmi di così importante?
Temporeggiò ancora, torturandosi i capelli in cerca delle parole giuste.
Poi le trovò, prese un respirò ed espose la sua richiesta.
O almeno, iniziò a parlarne.
<< Ecco... non so se te ne hanno parlato, ma a breve ci sarà un ballo in onore del torneo o qualcosa del genere, parteciperà tutta la scuola e... vorrei andarci, ma ho assolutamente bisogno di un accompagnatore >>
La guardai basito, lei fu rapida ad evitare fraintendimenti << Lo avrei chiesto a Max ma lui ci andrà con Amber, mentre Orion non è proprio tipo da ballo... per cui rimanevate tu, Ilian o Deryck >>
Cercai di non ridere, pensando a quel gigante di Max costretto a stare tutto il tempo chinato in avanti per tenersi attaccato ad Amber, mentre il povero fauno si reggeva in punta di piedi per diminuire più possibile il distacco.
E molto probabilmente avrebbe dovuto camminargli sopra i piedi.
<< Ah ho capito... e come mai non hai scelto Deryck? >>
Capì lo scherzo, ma volle comunque rispondere.
<< Beh, non credo che sarebbe un buon conversatore, e stare in silenzio mi ucciderebbe >>
<< Capisco! Beh, se mi garantisci che ci sarà un rinfresco allora sarò lieto di accompagnarti >>
<< Grazie! >> sorrise << Grazie, grazie! Sarebbe stato terribile andarci da sola! Ah, ovviamente dovrai portarti un vestito adatto, tutti dobbiamo farlo se non vogliamo passare la serata sotto lo sguardo accusatorio della Goodwitch, ed io non ci tengo affatto, ne hai uno con te vero? >>
<< Beh no, sinceramente non pensavo che ci sarebbe stata un'occasione simile >>
<< Capisco... ma puoi fartelo spedire da casa, giusto? >>
Deglutii, ora che diavolo le dicevo?!
Rimani sul vago Ion, rimani sul vago.
<< Ehm no, è... complicato, ma non preoccuparti! Cercherò di trovarne uno in prestito! >>
Mi morsi la lingua.
In prestito?
Affittarlo, avrei dovuto dire affittarlo, ma il mio cervello si rifiutava anche solo di prendere in considerazione la possibilità di sborsare dei lien per qualcosa che avrei detenuto solo temporaneamente: è inaccettabile!
Eppure, dirlo mi avrebbe fatto fare una figura decisamente migliore che dire che lo avrei preso in prestito (parola che in passato era soltanto un modo più innocente per dire furto) come se fossi un povero squattrinato!
Oum se ero imbecille.
Ancor più imbecille da parte mia fu non correggermi o quanto meno aggiungere quell'opzione, lasciando a Giada la terribile prospettiva di trovarsi l'accompagnatore con un abito vecchio di anni, o troppo largo, o troppo stretto, o qualsiasi altra cosa possiate concepire al posto mio.
Tuttavia, non parve esserne turbata, si limito a sorridere << Grazie! Se proprio serve potrei chiedere ad Orion, credo che il tuo fisico sia un po' troppo asciutto per i vestiti di Max >>
<< Perfetto allora, grazie! >> sorrisi a mia volta, tutto quel rimorso per nulla!
<< Di niente! Allora... a presto! Adesso devo andare, sono in... >> guardò l'orologio, sobbalzando così violentemente dal saltare sopra la panca << Ritardo! Di dieci minuti! Ok, perdona la fretta ma devo andare, ciao! >> saltò giù e corse con la velocità di un treno verso il dormitorio, lasciando la familiare nuvola di polvere alle sue spalle.
Allontanai la polvere tossendo, nessuno mi aveva informato del ballo, ma per fortuna non era un'esperienza totalmente nuova per il sottoscritto.
Come?
Oh... lo scoprirete più avanti.
Feci per incamminarmi per il dormitorio, ma non feci un mezzo passo che sentii una sgradevole vibrazione sulla coscia seguita dall'avviarsi della suoneria, sfilai lesto lo scroll dalla tasca e lessi il nome di Brienne sul display.
Ben due ragazze che chiedono di me, sono richiestissimo oggi.
Risposi.
<< Pronto? >>
<< Ion, perdona la chiamata, non riuscivo a trovarti, senti, avrei un grosso, grossissimo favore da chiederti... posso parlartene? >>
Sgranai gli occhi.
Stava forse per chiedermi di andare al ballo con lei? Non era riuscita a trovare un accompagnatore e mi avrebbe fatto la stessa richiesta di Giada?
Provai un notevole disagio davanti a quella situazione da soap opera, e provai ancor più disagio nel comprendere che mi stavo realmente preoccupando per una situazione così stupida, così mi diedi dell'idiota da solo e mi sbrigai a rispondere.
<< Certo... di cosa si tratta? >>

 

Era passata a malapena una mezz'ora, ma stavo già lottando contro il forte prurito alle mani che mi provocava la presenza di quell'essere.
Il giorno dopo la chiamata di Brienne mi ero recato al parco più vicino chiedendomi cosa mi avesse spinto ad accettare quella richiesta malgrado fosse l'ultima cosa che volessi fare, anche se almeno avrei avuto una scusa per non passare il pomeriggio con Caesar.
Armato di quel pretesto, pensai che tutto sommato sarebbe stato un guadagno in termini di relax, pace interiore e salute fisica.
Ma se le prime due erano già irrimediabilmente compromesse, riguardo la terza, diciamo che era molto a rischio, ma non era tanto la mia quanto quella della creatura a pochi metri da me:
Nick.
Brienne, ormai diventata una sorta di babysitter ufficiale, mi aveva chiesto se potevo passare con lui tutto il pomeriggio, perché lo ha chiesto a me?
Beh, tutta la sua squadra era impegnata in un'esercitazione, diversamente avrebbe scaricato il marmocchio ad una delle sue compagne.
Ma adesso non poteva, e non le era rimasto che scegliere fra uno del team JIID o del team OMGA, come mai la scelta era ricaduta su di me?
Beh, perché gli avevo salvato la vita e quindi era certa che avrebbe apprezzato la mia compagnia.
E non aveva torto, tutto sommato non mi aveva tirato palline di carta, non aveva detto nulla di cattivo, non mi aveva tirato un pallone addosso...
Semplicemente: ero io a non apprezzare la sua di compagnia! Non stava mai fermo, aveva un serio problema di iperattività ed avevo passato metà di quei trenta minuti a corrergli dietro e l'altra metà a cercarlo fra i cespugli.
Il che oltre ad essere decisamente troppo da sopportare per la mia pazienza da adolescente medio, confermava la mia convinzione di non procreare in alcun modo, il solo pensiero di badare ventiquattrore su ventiquattro ad un coso come... quello, era più terrificante che trovarsi da solo con Caesar nel bel mezzo di un bosco in piena notte.
Oh, adesso si che mi si accappona la pelle...
Comunque, era insopportabile, e dopo trenta minuti passati ad inseguirlo ed a prenderlo per le orecchie (l'unico suo pregio: il poterlo acchiappare con facilità, beh quando lo si aveva davanti almeno), arrivai alla conclusione che o gli facevo un bel discorso a tu per tu o sarei morto d'infarto di lì a poco.
<< Basta... per favore, fermati! >> lo avevo preso per le orecchie come un prestigiatore che fa un numero di magia, solo senza il cappello e con il pubblico costituito da qualche bambino ficcanaso o vecchia signora intenta a ricercare la compagnia dei piccioni con magre offerte di cibo.
Adagiai il piccoletto sulla prima panchina che trovai, mentre questi assumeva un'espressione imbronciata.
<< Noioso! >>
<< Senti, non ti sto chiedendo di essere una statua, ma di limitare la tue azioni all'interno del mio campo visivo, gradirei potermi sedere senza vederti sparire ogni due minuti! >>
Ripresi fiato, l'inseguimento mi aveva sfinito.
A differenza del giorno prima, non c'era una sola nuvola il cielo, ed il clima, non troppo caldo e privo di vento era l'ideale per uscire di casa, riversando così orde di marmocchi piagnucolosi nei parchi pubblici.
Mi lasciai cadere sulla panca, emettendo ampi respiri per recuperare le forze, perdendo lo sguardo lungo l'erba giallastra del parco e gli alberi ricolmi di foglie.
Ma dovetti subito interrompere la visione per acchiappare Nick, prima che lasciasse la panchina e si allontanasse per la settima volta dal mio raggio d'azione.
<< Uffa! Voglio giocare! >>
Sospirai << Puoi farlo senza correre da una parte all'altra del parco >> << Ma non c'è molto altro da fare, se solo giocassi anche tu... >>
<< Non ne ho voglia, hai già prosciugato la mia energia... per favore, fermo! >>
Nick fece per ribattere, ma si zittì all'istante.
Notando la sua espressione atterrita, vidi dove stava guardando, e notai un gruppetto di ragazzini (tutti indubbiamente più grandi di Nick) attraversare il parco con lo sguardo fisso sullo scroll, senza avere una meta precisa (o la capacità di impostarne una).
Non ebbi bisogno di fare domande per capire che quei ragazzi rappresentavano il peggior tormento di Nick.
Aspettai che si allontanassero per controllare Nick, non sembravano averlo visto, anzi non sembrava avessero visto niente che non fosse il display dei loro scroll, temetti che in quell'attimo di distrazione in cui li avevo osservati il fauno fosse scappato di nuovo, invece era rimasto accanto a me, si era addirittura avvicinato.
Pessimo segno.
Rimanemmo un po' in silenzio, prima che riuscisse a tirar fuori qualche parola.
<< … Li odio, tutti quanti >>
<< … Posso immaginare >> << Ne sei così sicuro? >> chiese con una punta di rimprovero.
Cercai di mettere a fuoco i ricordi della mia infanzia, e no, effettivamente avevo vissuto pochissime situazioni simili a quella che doveva essere la giornata tipo di Nick.
Certo, non ero grosso, ne imponente, ma ero dannatamente furbo, e tutte le scene di pestaggio che riesco a ricordare vedono il sottoscritto appoggiata alla parete con aria annoiata mentre Laszlo teneva per il collo la vittima di turno per estorcergli denaro.
Ok, si trattava di riscuotere dei piccoli debiti, ma non era comunque una cosa carina da parte mia, e ricordo di aver riso qualche volta, o quanto meno aver infierito a modo mio, non rammento di aver partecipato direttamente al pestaggio... ma ero comunque un bello stronzo.
<< Ok, forse non ne ho proprio idea... Brienne cosa ti dice a riguardo? >>
Nick scosse la testa << Li tiene lontani, ma a scuola mi picchiano comunque, lei non può entrare lì >>
Ma non mi dire...
<< Ah... mi dispiace >>
Un secondo silenzio caricò di imbarazzo calò su di noi, non trovavo le parole adatte, né ero intenzionato a cercarle, mi dispiaceva per lui ma volevo solo che quella giornata finisse il prima possibile.
Invece, Nick parve aver subito una scossa, balzò in piedi e mi guardò dritto negli occhi.
<< Addestrami? >> << Cosa?! >>
Si avvicinò, schiacciando senza pietà decine di fili d'erba indifesi << Insegnami a difendermi! >>
<< Eh?! >> << Insegnami a difendermi! Voglio sapermi difendere da loro! >>
Scossi la testa << Ma... no! E poi scusa, non puoi chiederlo a Brienne? >>
<< Lei non vuole, dice che farei solo il loro gioco... >>
Lo guardai... e scossi la testa.
<< Cosa? >> << Beh non ha torto... ma fra fare il loro gioco o prenderle a prescindere credo ci sia un'altra scelta, no? >>
Mi guardò, la sua espressione era carica di confusione... ma anche di aspettativa.
<< Spiegati meglio! >>
<< Non dovrei... >> << Daiiii! Ti prego ti prego ti prego! >> iniziò a saltellarmi attorno, ed io, temendo un nuovo attacco di iperattività, mi arresi.
<< Ok! Ok! Va bene, ti insegnerò qualche... trucchetto, ma non posso fare miracoli! Se sono il cacciatore più scarso dell'accademia un motivo c'è? >> << Tu il più scarso? Ma non è vero! Mi hai salvato da quel grimm! >>
Se fosse stata una bella ragazza a dirmelo sarei potuto arrossire << Beh si... ma lo avrebbe potuto fare qualsiasi altro studente >> << Entrando dentro un king taijitu?! >>
<< … Forse avrebbero saputo abbatterlo da fuori >>
Ok, la scena era abbastanza patetica, un diciassettenne che si fa tirare su il morale da un ragazzino, decisamente imbarazzante.
<< In ogni caso non siamo qui per parlare di questo! Vuoi che ti aiuti si o no? >>
<< Si! >> urlò con una decisione tale da spaventarmi, sarà anche stato un gracile ragazzino con le orecchie da peluche, ma Brienne doveva aver in qualche modo trasmesso a quel gracile ragazzino con le orecchie da peluche una forte dose di sana determinazione.
Inoltre, ora che aveva focalizzato tutte le sue attenzioni su di me, non avrei corso il rischio di vederlo sparire un'altra volta.
<< Sono pronto! Farò qualsiasi cosa serva per rendermi forte finché non saprò stenderli tutti a calci volanti! >> urlò e iniziò a lanciare calci e pugni all'aria.
<< Frena frena frena! >> << Ok scusa, limitiamoci ai calci normali >> << Non dicevo questo... ecco, partiamo con l'affrontare la realtà: in uno scontro fisico non hai e non avrai mai speranze >>
Fece per replicare con espressione affranta, non glielo permisi.
<< Lo so, è brutto da sentirselo dire ma guardiamo la realtà dei fatti: sei più piccolo di loro, sei gracile, e sei da solo, ergo, non hai speranze, certo, potresti iniziare ad allenarti, cambiare dieta, frequentare corsi di autodifesa e altro... >> la sua espressione sembrò illuminarsi << Ma quando sarai finalmente in grado di difenderti da solo saranno passati così tanti anni che il problema si sarà risolto da solo, insomma, non ne varrebbe proprio la pena >>
Ok, adesso che avevo abbassato di qualche centimetro l'asticella della sua autostima, potevo venire al dunque.
<< Non sto dicendo però che non puoi assolutamente fare nulla semplicemente per cambiare situazione... solo, non puoi affrontarla come la affronterebbe uno di loro, e se proverai a rispondere ai loro pugni sarà soltanto peggio per te, beh, se sei troppo lento per fuggire >>
Non credo che fossero le parole giuste da dire ad un ragazzino di dieci anni, ma vista la mia infanzia non proprio esemplare capirete che non avevo altre idee, e quindi il mio approccio risultava un po'... particolare.
<< Devi semplicemente... usare il cervello >> << Ma io non sono intelligente >> protestò << Non che io sia stupido, ma i miei voti... >>
<< No no no! Non intendo che devi essere intelligente, nemmeno io sono un genio, tutt'altro! Non si tratta di essere intelligenti... ma di essere astuti, che è tutt'altra cosa >>
Inarcò un sopracciglio, perfetto, avevo la sua attenzione.
<< Partiamo con un esempio pratico: un ragazzone alto e molto arrabbiato si sta dirigendo a muso duro verso di te, ma hai la possibilità di colpirlo, dove lo faresti? >>
Ci pensò attentamente prima di rispondere...
<< Sul naso! >> << Sbagliato! Certo, gli faresti male, ma dopo sarà lui a colpire te sul naso, e credimi, ti restituirà dieci volte quello che gli hai dato, ritenta >>
<< Non lo so! >> << Oh avanti! Qual'è la parte più sensibile di un maschio? >>
Nick si guardò i pantaloni << Ecco, bravo, colpisci lì, e in quei dieci secondi e mezzo che il tuo aggressore impiegherà per riprendersi potrai scappare, o gettarlo a terra, ma per la tua situazione meglio se scappi e basta, se riesci ad allontanarti il più possibile magari rinuncerà da subito a darti la caccia, in compenso potrebbe voler pareggiare i conti il giorno dopo, tu cerca di non farti trovare per allora... e per il resto della settimana >>
Annuì svelto, poi però assunse un'aria dubbiosa << Ma... non è sleale? Intendo, colpire un altro maschio lì in mezzo? >> << Ma Nick, non è sleale prendere a pugni in gruppo uno più basso, debole e incapace di difendersi? >>
<< Beh si... ma... >> << Ma niente! È sleale da parte loro, e tu non sei tenuto ad esserlo con loro, cosa non ti è chiaro? >>
Nick scosse la testa << Ma i cacciatori non fanno così! Cioè, i buoni non... >>
<< Shh, tu non sei un cacciatore Nick, e anche se lo fossi non saresti vincolato a queste regole di comportamento, specie quando rischi la vita, per “i buoni” invece, beh, il bene è un concetto estremamente relativo, e se queste tue informazioni sui “buoni” derivano dai cartoni animati puoi anche farne a meno... chiaro? >>
Non mi sembrò troppo convinto.
Sospirai.
<< Allora ripeto la mia domanda: è giusto che uno più grosso sfidi uno più debole? >> << No ma... >> << Zitto e lasciami continuare! >>
Diede un timido cenno d'assenso << Vedi, chi nasce grosso di certo è avvantaggiato nel combattere, ma proprio perché è abituato a sfondare le cose a pugni non è altrettanto in grado di usare l'astuzia, no, non lo è affatto, ma non solo! Non essendo in grado di usare metodi diversi dal “tirare colpi a qualcuno fino a farlo cadere come un sacco di patate” è vulnerabile quando un avversario meno forte ma più scaltro riesce ad ingannarlo, metterlo in trappola e fargli fare la figura del fesso, mi segui? >>
<< Si! Ma quindi...? >> << Quindi al forte questa cosa non va bene, e si barrica dietro regole ridicole come il combattimento leale perché sa che solo così potrebbe vincere, impedendo all'avversario di combattere come vorrebbe... perché? Perché non riuscirebbe a combattere in un modo diverso, perché un combattimento che non viene fatto secondo le sue regole è un combattimento che perderebbe facilmente! Ma alla fine forte non è sinonimo di onesto, e non si farebbero problemi a infrangere le regole quando gli serve, tipo come quando ti prendono a calci sapendo che non puoi difenderti, capisci? >>
<< Si! >> << Bravo, vedi? Quindi Nick, impara questo: se giochi secondo le regole imposte da altri le prenderai sempre, il mondo non è leale, e non si ferma se colpisci qualche ragazzone in mezzo alle gambe, esattamente come non si ferma quando una persona più debole viene riempita di calci nello stomaco, no, al mondo non frega niente, quindi non te ne devi fregare nemmeno tu >>
Nick sorrise, lo avevo convinto! Ma una parte di me non era certa di aver fatto qualcosa di buono, forse potevo risparmiarmi quel discorso, ma ormai il danno era fatto.
<< Quindi... posso insegnarti a giocare secondo le nostre, le tue regole!... Ma, Brienne non dovrà sapere niente di questo chiaro? Nessuno dovrà sapere del mio contributo a questa cosa, o sarò io a ricevere un calcio in mezzo alle gambe, e non ci tengo affatto >>
<< Chiarissimo! Lo prometto! Ora insegnami, come devo fare?! >> riprese a corrermi intorno, e fui costretto a riacciuffarlo per le orecchie << Fermo per favore, mi gira la testa! >>
Lo posai davanti a me, i suoi occhi erano così carichi di determinazione da spaventarmi, forse stavo creando un mostro.
<< Allora... come ti ho detto prima, loro si comportano così perché la natura gli ha resi più grossi, o abbastanza furbi da aggregarsi a quelli più grossi, a te invece ha donato delle orecchie da coniglio, che equivalgono ad avere un bersaglio da tiro al segno stampato sulla fronte, ma cerchiamo di capire quali sono i vantaggi della tua... costituzione >>
<< … Nessuno? >> << Non mi aiuti >>
<< Ecco, vedi: tu sei piccolo, sei più leggero, più veloce, ne sono certo visto che ormai scappare è diventata parte fondamentale delle tue giornate >> mi guardò male << Sei più agile, ed emetti poco rumore quando ti sposti... beh, se non ti sposti come hai fatto fino ad adesso, il punto, è che puoi infilarti in mille nascondigli diversi, armadietti, bidoni dell'immondizia... è un pregio da non trascurare >>
<< Mi stai prendendo in giro? >> << Purtroppo no, il punto è che non hai un fisico per tirare colpi... ma in compenso è perfetto per evitarli! Puoi diventare più agile, furtivo, e con la giusta dose di astuzia potresti riuscire a tirarti fuori dalle situazioni più spinose, non dico che sarà facile, ma di certo più immediato che cercare di farsi spuntare i muscoli a dieci anni, insomma, puoi sfuggire a loro in mille modi diversi, devi solo sviluppare la prontezza di cervello necessaria a pensare ed agire in fretta >>
<< Ma così non li affronterei mai! >> << E non devi, sarebbe un suicidio! Ma se continui a sfuggirgli, magari facendoli anche sbattere il muso contro un muro presto si stancheranno di starti appresso, voglio dire, un bullo vuole divertirsi, e lo fa cercando una preda facile, se smetti di diventare una preda facile prima o poi si stancheranno, e parlo per esperienza >>
Va bene, non mi riferivo proprio ad esperienze con dei bulli, ma mi sono ritrovato moltissime volte a scappare per i vicoli di Atlas con un portafoglio nella mano destra ed il suo proprietario alle calcagna, e il ricordo dello sfortunato di turno che inciampava su una delle trappole predisposte dai miei compagni di furto è sempre esilarante.
<< Infilarti dove loro non possono raggiungerti, mettere una scopa o un rastrello dietro di te e farceli inciampare sopra, legargli le stringhe quando non vedono, chiuderli dentro uno stanzino dove credevano che ti fossi riparato... altro esempio, ti trovi sul marciapiede inseguito da loro, in mezzo a tante persone, ecco, metterti a frignare davanti ad un adulto potrebbe convincere qualcuno ad intervenire ed allontanarli, certo è una scena abbastanza patetica ma per fortuna al mondo non mancheranno mai le persone disposte ad aiutare un bambino con le orecchie da coniglio >>
<< Aspetta! Dovrei quindi fingere di piangere? >> << Finalmente ci capiamo >>
Anche l'ultimo consiglio deriva da una mia tattica ricorrente, molto spesso, quand'ero un adorabile moccioso dai capelli disordinati e le vesti sudice, capitava che qualcuno più sveglio degli altri riuscisse ad afferrarmi il polso prima che mi dileguassi con il suo portafoglio in mano, ed allora un ottimo modo per evitare un sonoro schiaffone era quello di scoppiare in lacrime di coccodrillo e far accorrere i passanti, che fraintendendo alla grande la situazione non avrebbero lasciato altra scelta al malcapitato di mollare la presa prima che morisse dall'imbarazzo, oppure, nei casi più estremi, assieme alle lacrime potevo aggiungere che voleva rubare il portafoglio del mio povero padre defunto, o, caso ancora più estremo, potevo accusare a gran voce il malcapitato di avermi toccato in posti in cui un bambino non andrebbe mai toccato...
Che ricordi... e quanti poveretti malmenati dalla folla.
Oum se ero una creatura orribile!
<< Insomma, devi essere veloce, svelto e astuto! Trova il modo di tenerti lontano da loro, e se non ci riesci trova il modo di fuggire da loro, se nessuno ti ascolta e ti aiuta devi cavartela da solo, e ciò comporta mentire, giocare brutti scherzi e tirare un calcio nei testicoli a qualcuno, non è leale, carino, bello da fare... ma può aiutarti! >>
<< Ok! Mi insegnerai poi a farlo? >> << Fare cosa? >> << Non saprei, qualcosa tipo... >>
Mi misi una mano in tasca e tirai fuori una barretta di cioccolata << Questo? >> << Cosa?! >> il fauno si mise una mano in tasca in cerca di qualcosa che non riuscì a trovare << Come hai fatto? >> << Te l'ho sfilata fra il secondo e il terzo inseguimento, ecco un buon consiglio: se sfili lo scroll da una delle loro tasche e lo getti lontano, stai certo che il bulletto non ti inseguirà, lo stesso discorso vale per il portafoglio, delle chiavi o qualsiasi altra cosa, loro daranno sempre la priorità a recuperare la loro proprietà che non ad inseguirti, perciò la prossima volta magari... potrei insegnarti a sfilare le cose agli altri senza farti notare... >>
Ormai ero certo di averlo convinto, pendeva dalle mie labbra e ascoltava attentamente ogni mia parola, quello che gli stavo insegnando era molto... insomma... discutibile, ma forse, nonostante tutto, lo stavo veramente aiutando.
In caso contrario, potevo appellarmi alla clausola del “non dire niente a Brienne”, perché conoscendo Nick, sarebbe stato abbastanza ingenuo da mantenere la promessa.
Però ero anche stupito... quel moccioso iperattivo e rompiscatole mi stava riportando alla mia infanzia, oltre a farmi accorgere di quanto fossi stato una persona terribile durante le prime fasi della mia esistenza, e di come anche allora che frequentavo Beacon non fossi questo granché...
Questo capitolo sta diventando schifosamente stucchevole.
Passai il resto del pomeriggio ad elencargli altri trucchetti che avrebbe potuto utilizzare, roba abbastanza semplice e poco rischiosa, nonché a fargli promettere un'altra decina di volte di non dire niente a Brienne ed a qualsiasi altra figura d'autorità di questi miei consigli, nonché di evitare in tutti i modi possibili di usare buona parte di queste “tattiche” (calcio nei testicoli in primis) all'interno delle mura scolastiche.
Il tempo passò così in fretta, e quando venne ora di salutarci il prurito alle mani era ormai un lontano ricordo.
Così venne il momento di salutarci, e scambiati i convenevoli, feci per incamminarmi verso Beacon e cercare di ottenere il benedetto abito da festa.
Feci appena due passi che mi chiamò a gran voce.
<< Ion... grazie, davvero! >> era raro che usasse il mio nome, a parte quella volta col king taijitu di solito si riferiva a me con il soprannome di “fifone”, che aveva inevitabilmente preso da Brienne. << Ehm di niente Nick, spero solo che ti sia d'aiut- >> avvertì un movimento alle mie spalle, mi girai e trovai il fauno davanti a me, reggeva un foglio fra le mani.
<< Lo avevo fatto dopo che mi avevi salvato, volevo dartelo ma non sapevo come scusarmi per quello che ti ho fatto passare... quindi, mi dispiace ed ecco! >>
Mi porse il foglio.
<< Capisco, beh grazie allora >>
Lo presi, era un disegno (non bellissimo ma se non altro era lodevole l'intento) di tutto il mio team in una strana posa da supereroi o qualcosa di simile, assieme a Nick.
Non era un'opera d'arte ma trovai divertente il fatto che Ilian assomigliasse ad uno spaventapasseri e Deryck sembrasse ad un passo dal porre fine alla sua esistenza, peraltro con le gambe sproporzionate, lunghissime rispetto al busto.
Mi soffermai sulla mia figura, non propriamente fedele all'originale ma se non altro uscita meglio di Deryck e Ilian, Julia era uscita decisamente meglio, e vicino a lei, Nick aveva disegnato se stesso.

<< … Ti ringrazio, prometto che ne avrò cura >>
Lui sorrise, e senza aggiungere altro si incamminò per la sua strada.
Io feci altrettanto, non prima di aver dato un ultimo sguardo al disegno, per poi piegarlo e riporlo accuratamente nella tasca.
Ma come arrivai all'uscita del parco, venni letteralmente investito da quello che doveva essere un mio coetaneo.
Finii a terra, mentre il ragazzo, che notai essere uno studente di Haven (lo riconobbi dalla divisa) iniziò a fissarmi con occhi spiritati, sembrava, anzi era, a dir poco terrorizzato.
<< No! Via! Andate via! >>
Cercai di strisciare all'indietro, ma qualche entità maligna doveva avercela con me, giacché Noapte scivolò fuori dal fodero e cadde sul marciapiede producendo un suono metallico.
Ciò pare mettere in allarme lo svitato, che estrasse da una fodera un cilindro metallico grande quanto il suo palmo, vidi l'indice premere un pulsante, e il cilindro iniziò ad allungarsi, formando un lungo bastone da combattimento, dalle cui estremità, leggermente più spesse iniziarono a scaturire minacciose come serpenti a sonagli delle piccole scariche elettriche.
Ma perché tutte a me?!



Nota dell'autore
Ringrazio 
White Pika girl per il bellissimo disegno.
Ovviamente, ci tiene a farvi sapere che avendolo dovuto fare il più "bambinesco" possibile, quello che vedete non è di certo il massimo delle sue capacità artistiche, parole sue!
Inoltre ci tengo a fare una dovuta precisazione: come molti di voi sapranno il famoso ballo di Beacon avviene molto prima rispetto a questo punto della trama (ovvero prima dell'attacco grimm dalla galleria sotterranea che collegava Vale a Mountain Glenn) tuttavia, per motivi appunto di trama, l'episodio e stato spostato in avanti.
Inoltre, essendo la storia frutto dei ricordi di Ion, non tutto quello che è stato da lui riportato si può definire del tutto attendibile, obiettivo o semplicemente sincero ma questo è un discorso di cui si parlerà più avanti (non necessariamente in questa storia)
Detto ciò vi ringrazio per essere qui ed aver letto questo capitolo, non pensavo che questa storia sarebbe andata così lontano, e invece mi sta prendendo tantissimo e scrivere i futuri capitoli si sta rivelando molto più divertente di quanto avrei potuto aspettarmi.
Conclusa questa precisazione, non mi rimane che ringraziarvi ancora e darvi appuntamento al prossimo capitolo, quindi a presto e buona Pasqua!

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Capitolo 26
*** Capitolo XXVI ***


Capitolo XXVI

 

Il mio aggressore non perse un secondo, sollevò la pesante asta con entrambe le mani, pronto ad aprirmi la testa come un cocomero.
Troppo scosso e agitato per pensare di utilizzare la mia semblance, sfilai Ghinion dal fodero e mi accinsi a parare il colpo, più con disperazione che con un'effettiva speranza di cavarmela.
Colpo che non arrivò mai.
Prima che la mia faccia venisse ridotta ad un frutto calpestato lo studente di Haven venne placcato da un altro, e cadde a terra come un sacco di patate.
Mi affrettai a recuperare Noatpe, dandomi mille volte dell'idiota da solo per non aver neanche cercato di diventare intangibile.
Dopo aver finito di mortificarmi da solo scattai in piedi, il mio assalitore stava venendo trattenuto a terra, continuando a dimenarsi come un pesce fuor d'acqua mentre due ragazzi lo trattenevano: un fauno con la coda da scimmia ed un tipo dai capelli blu.
<< Ehi calmati amico! Oum ma che prende a tutti quanti? >> lo svitato continuò a dimenarsi urlando, come se stesse venendo divorato da un grimm, per poi calmarsi da un momento all'altro e mettersi a fissare il vuoto con aria confusa e mettersi a balbettare.
<< Tutto bene? >> mi chiese il ragazzo scimmia, al che annuii, lui rispose con un cenno e tornò ad occuparsi dello studente, che pareva non sapere nemmeno come si chiamasse.
Arretrai, non volevo avere a che fare con quanto stava accadendo, qualsiasi cosa stesse accadendo.
<< Molto strano, non è vero? >>
Trattenni un secondo infarto, chi aveva parlato lo aveva fatto alle mie spalle.
Girai di centottanta gradi precisi, per trovarmi davanti a due occhi rossi e scuri come rubini.
<< Intendo... quello che sta accadendo di recente >>
Abbastanza alta, sugli uno e settanta (tacchi inclusi), doveva avere all'incirca la mia età, la pelle era scura, ed aveva i capelli color menta (tinti suppongo, mi rifiuto di credere che esista veramente qualcuno con dei capelli naturali simili) divisi da una frangia dritta.
Per quanto il suo aspetto fosse a dir poco gradevole e i vestiti che indossava non lasciassero troppo all'immaginazione (il busto era coperto giusto da un top color verde oliva assieme ad un altro abbigliamento che, perdonate la mia poca conoscenza, non saprei bene come definire, ma posso dirvi che le avvolgeva il collo fino a scenderle sotto il seno lasciando visibile tutto quando dal collo al top), devo ammettere che quella ragazza non mi faceva propriamente sentire a mio agio, emanava una forte aura di ambiguità, le sprizzava da tutti i pori, e non quel genere di ambiguità che un ragazzo sarebbe stato ben felice di riscontrare in un corpo femminile...
Capii che si attendeva una risposta, e onde evitare di apparire più strano di lei non tardai ad accontentarla.
<< Mi stai dicendo che non è la prima volta? >> lei annuì.
<< No, non è il primo studente a cui succede, specie della mia scuola, sembra che chi viene qui diventi improvvisamente aggressivo, non trovi? >>
Non aveva assunto alcuna espressione, parlava come se stesse recitando un copione e avrei giurato di non essere di certo il primo a cui rivolgeva queste stesse parole.
<< A dire la verità no, eccetto per questo specifico caso >> mi scagliò un'occhiataccia che mi fece subito pentire della risposta, ma non commentò << Ah davvero? Beh forse è meglio così, non sia mai che il nome di questa accademia... e delle altre venga messo in cattiva luce >>
Diamine, cosa stava insinuando? Quella conversazione non mi stava piacendo, e quella ragazza ancor meno, specie perché sembrava intendere di aver assistito a non pochi casi simili a quello di poco fa... e sopratutto che vi fossero molti casi simili a quello di poco fa.
<< Emerald! Intendi farci aspettare tutto il giorno? >>
La ragazza-menta si girò all'istante, come se stesse eseguendo un ordine lapidario, eppure la sua espressione sembrò diventare improvvisamente distesa.
<< No Cinder, arrivo subito! >> si incamminò, anzi no, corse in direzione di quella che doveva essere la sua compagna di squadra, che reputai essere decisamente più affascinante.
Pantaloni e stivali grigi, un sarashi avvolto attorno al petto (ah! Questo lo conoscevo!) sotto una giacca in pelle senza maniche.
La vidi di sfuggita, ma difficilmente mi sarei potuto dimenticare il suo aspetto, i capelli color pece che le ricadevano sulla spalla come una cascata, gli occhi ambrati e vivi come una fiamma, per non parlare ovviamente delle forme del suo corpo decisamente più generose di quelle della ragazza di prima.
Anche se... avrei giurato fosse un tantino più vecchia rispetto alla sua compagna di squadra e al ragazzo che le stava accanto (un altro compagno suppongo), che fosse una studentessa fuori corso?
Se Emerald sembrava una semplice ragazza, questa Cinder aveva il corpo e le movenze di un'adulta, e mentirei se non dicessi che rimasi lì ad osservarla allontanarsi dalla scena del delitto, mentre non degnai la ragazza-menta di un secondo sguardo...
<< Ehi? Sei vivo? >> chiese il ragazzo scimmia agitandomi la mano davanti al volto, al che smisi di osservare l'andatura ancheggiante della ragazza di Haven.
<< Purtroppo si >> scacciai la sua mano, e senza aggiungere altro mi allontanai dal parco, sentivo il bisogno impellente di rincasare nella mia stanza e accasciarmi sul letto, badare a Nick si era rivelato più stancante che non allenarsi con Caesar...


I giorni seguenti si susseguirono monotoni, il torneo era alle porte e il ballo era ancor più imminente, riuscii alla fine ad affittare un vestito decente, così da non passare per tirchio o per poveraccio (anche se tirchio lo ero per davvero e la mia condizione economica non poteva proprio definirsi questo granché), con gran struggimento dei miei risparmi.
Le mattine a Beacon erano tutte scandite dalla preparazione per la grande serata, mentre il pomeriggio, se non ero ad allenarmi da Caesar (la cui crudeltà nelle prove che mi propinava era direttamente proporzionale al numero di lividi che comparivano sul mio corpo) od a riprendermi dai suddetti allenamenti, passavo le giornate con il mio team.
La missione in campagna aveva in qualche modo rafforzato il nostro legame, si era creata un'atmosfera di cameratismo che prima non c'era, certo, Deryck rimaneva socievole come una statua ed io non condividevo di certo il sogno di “diventare un'eroe al servizio dei deboli” di Julia e Ilian, ma stavamo legando, eravamo complici, compagni ed amici.
Giada fu sollevata che io mi fossi trovato di che vestirmi per il grande giorno, e conoscendo la sua capacità organizzativa ero certo che non si sarebbe fatta mancare nulla per il ballo, mentre Max andava di tanto in tanto a fare pratica di nascosto, non era proprio un ballerino provetto, come buona parte della scuola d'altronde.
Julia e Ilian sarebbero andati assieme, non avevano trovato un accompagnatore, o sarebbe più corretto dire che non ci avevano nemmeno provato, dopotutto quella era un'occasione per stare tutti assieme, no?
Deryck sarebbe venuto al ballo da solo, motivò la sua decisione affermando che nel dormitorio il cibo non era questo granché... se non altro, in caso vi fossero stati dei disordini durante il ballo ci avrebbe pensato lui ad intervenire, il che non era cosa da poco.
Orion era indeciso, forse (ed aveva sottolineato il forse) sarebbe venuto anche lui per stare assieme a tutti noi, ma non prima di essersi assicurato di lasciare Mr Darby con provviste necessarie per alimentarsi ma non così eccessive da fargli avere un indigestione: il drago barbuto era stato messo a stecchetto da quando aveva lasciato la camera del team DIKJ.
Parlando del team DIKJ, la loro pressione sul sottoscritto era improvvisamente diminuita, forse dopo la faccenda di Mr Darby Drake doveva ancora riprendersi da quello che doveva essere un esaurimento nervoso, oppure il caposquadra aveva preso così seriamente la questione del ballo da volersi assicurare che i suoi sottoposti fossero presentabili per la serata, cosa che di certo avrebbe richiesto uno sforzo immane, specie, ne ero sicuro, per Kojo.
Riguardo il team MEAB, nessuna delle componenti sembrava volerne parlare od anche solo accennare ad esso, a quanto pare trovarsi un accompagnatore per il ballo non era di certo una loro priorità, e le capisco benissimo.
Tuttavia il silenzio stampa rimase tale fino al giorno del ballo, dove Marlee e Ashes si fecero notare in un modo che... ehm... lo scoprirete.
Fatto sta, che fu forse il periodo più tranquillo di tutta la mia permanenza, ero in buona compagnia, Drake e squadra sembrano essere stati risucchiati dalle pareti, e stavo addirittura migliorando come voti e rendimento, era forse questo di cui parlava Ozpin? Era questo ciò che avrei provato stando alla Beacon con degli amici?
Purtroppo vorrei tanto conoscere la risposta, ahimè niente dura per sempre, e questo periodo fu tanto gradevole quanto breve... schifosamente breve.


Nella stanza del team MEAB, le quattro neo-cacciatrici stavano gustando una leggera merenda a base di latte e biscotti, nessuna si stava sentendo male, stava trattenendo espressioni disgustate né fingeva di mangiare i biscotti per poi nasconderli sotto il tavolo, del resto non li aveva fatti Brienne.
Marlee aveva ricevuto la notizia del ballo molto in ritardo rispetto alla maggior parte degli studenti, ma non per questo si era scoraggiata.
Tutt'altro! Da vero capitano quale era, doveva adesso comunicarlo alle sue compagne, il che non era certo un'impresa, il vero problema era assicurarsi che ci andassero tutte.
E questa era sì un impresa.
Dopo una decina di minuti passati a spazzare via biscotti al cacao con una voracità che avrebbe fatto invidia alla Rose dall'altra parte del dormitorio, si decise a comunicare la notizia con finta disinvoltura.
<< Uh ragazze, sapete che fra due giorni c'è il ballo?! >> la prima risposta che ottenne fu un sospiro alquanto annoiato dalla gemella dai capelli scuri.
<< Già, che bello >> da brava caposquadra, Marlee passò sopra al suo irritante sarcasmo << Dai! Andiamoci tutte e quattro! È un'occasione importante! >>
<< Per me va bene >> rispose Ellen dopo aver mangiato giù l'ennesimo biscotto << Io forse verrò... ma vestita da maschio! >> urlò la gemella.
Marlee rimase per un momento basita.
Ma solo per un momento.
Tutto sommato, l'idea di vedere la compagna vestita da maschio non sembrava così male.
<< Sai? Non credo staresti così male in smoking, ma perché? >> << Non lo so, ma mi annoierei moltissimo ad andare lì e ballare come tutte, magari così faccio prendere un colpo a qualche oca! >>
Brienne e Ellen si scambiarono un'occhiata perplessa, Marlee invece sembrava molto interessata alla faccenda.
<< Ti auguro di trovare delle damigelle allora... ehi! Facciamo una scommessa! >>
<< Spara >> rispose la corvina << Mi vestirò da maschio anch'io! Chi riesce a ballare con più ragazze vince, e chi perde dovrà ubbidire ad ogni richiesta del vincitore per i tre giorni a seguire, d'accordo? >>
<< Mmh... ci sto! >>
Brienne avrebbe voluto sospirare esasperata, ma non aveva ancora visto tutto.
<< Uh uh! Io posso tenere i punti? Posso?! >> chiese Ellen quasi saltando sul tavolo << Certo che si! >>
<< Evviva! >>
Ok, adesso si che si sentiva esasperata, come al solito Marlee aveva appena trascinato l'intero team tranne lei in una delle sue pagliacciate!
<< Brienne! >> << Si? >> chiese il fauno, temendo di essere la prossima, e sì, era la prossima anche se la cosa non riguardava la scommessa, come stava invece pensando.
<< Tu verrai al ballo? >> ok, fin qui tutto normale.
<< No, preferisco rimanere a studiare >>
Quel “no” la colpì come una pugnalata al cuore, ma Marlee non si perse d'animo, sapeva che convincere Brienne sarebbe stata una sfida ben più ostica!
<< Dai vieni! Ci saremo tutte... e sono certa ci sarà anche Ion >>
<< … E quindi? >>
<< E quindi non rovinare i miei sogni su di voi! Andrete a quella festa e troverai il modo di ballare con lui o giuro che... che ti darò il tormento! Immagina di studiare con me ogni giorno che faccio... non importa, fatto sta che non puoi mancare! Fallo per il tuo principe! >>
Il fauno avrebbe voluto sbattere la testa sul piatto << Anche se dovessi rifiutarmi tu mi costringerai in qualche modo, non è vero? >>
<< Esatto! Poi ormai ti ho comprato il vestito perfetto per l'occasione... e non è rimborsabile >>
Sconfitta, Brienne non poté fare altro che emettere l'ennesimo sospiro << Ok hai vinto, verrò, ma non prometto altro >>
Ashes la consolò con una pacca sulla testa << Mi spiace, ma ormai è ossessionata >>
Tutte e tre le ragazze concordavano che quando la caposquadra si fissava su qualcosa era meglio accontentarla, o sarebbe diventata una piaga vivente.


Jack, Ivan e Kojo non potevano essere più nervosi di così.
Sebbene Drake fosse tutt'altro che interessato ai balli o alle feste in generale, aveva decretato sin da quando era venuto a conoscenza dell'evento che non solo la squadra avrebbe dovuto partecipare, ma che avrebbero dovuto apparire al meglio della loro forma.
E adesso, dopo averli ammoniti decine e decine di volte (spesso con l'ausilio di scariche elettriche), stava passando in rassegna ognuno dei suoi sottoposti, pronto a correggere (sempre con l'ausilio delle scariche elettriche) ogni eventuale imperfezione.
Al termine dell'ispezione Jack aveva subito almeno tre scosse prima di riuscire a soddisfare gli standard del caposquadra.
<< Se non ci avessi tagliato i capelli così bene potrei quasi pensare che vuoi sabotarci per il ballo >>
Capelli sì, strano a dirsi ma Jack, malgrado tutti i difetti che gli si poteva imputargli, aveva comunque un piccolo pregio che poteva tornare utile in un'occasione come quella: era un abile barbiere, mestiere appreso dalla nonna paterna.
Sebbene possa sembrare straordinario il solo fatto che Jack fosse in grado di apprendere qualcosa, Drake gli aveva concesso di occuparsi lui delle loro acconciature.
Anche Ivan aveva avuto a modo suo una qualche utilità.
<< Però Ivan, sono stupito >> esordì Drake guardando i loro smoking << Sapevo del mestiere di tuo padre, ma non pensavo che le dita a salsicciotto tipiche della tua famiglia nascondessero una tale abilità nel tessere, li ha fatti tutti tuo padre? >>
<< Si, tutte lui >> << Bene Ivan, e sai come potresti mostrare gratitudine a tuo padre? >>
Ivan cercò di simulare un'espressione interrogativa, anche se sapeva già cosa avrebbe sentito.
<< Non ingozzandoti come un maiale >> sospirò << Non lo farò, hai la mia parola, mangerò con moderazione! >>
<< Che palle, è una festa o un'esercitazione militare? >> Jack al contrario non era così acquiescente, e sin dall'inizio dei preparativi non aveva tardato a mostrare la propria contrarietà.
<< Sei libero di esprimere le tue lamentele >> rispose Drake.
<< Davvero?! Oh grande, cominciamo: non voglio questi vestiti da damerino, prudono da morire! Se volevi punirmi potevi darmi una scossa e finirla lì, e non riesco ad annodare questa cazzo di cravatta! >> urlò infine, lottando con la striscia di tessuto nero, anche se appariva certamente più vicino allo strapparla che non all'annodarla attorno al suo collo.
<< Faccio io >> rispose il caposquadra, con un gesto rapido strappò la cravatta dalle mani del suo sottoposto.
Poi la annodò attorno al suo collo, stringendo così forte da soffocarlo.
<< D-Drake cazzo! Mi stai uccidendo! >> sordo alle sue imprecazioni Drake procedette fino a quando la cravatta non fu ben allacciata, a quel punto mollò la presa permettendo a Jack di respirare.
<< La prossima volta vedi di allacciartela da solo, o potrei stringere più forte, altre lamentele? >>
Nessuna risposta.
<< Perfetto, così saremo pronti per il ballo... Kojo, non lo stai facendo veramente, vero? >>
Se Jack e Ivan in smoking erano una visione già strana di per se, Kojo appariva quasi surreale:
Era dritto, la gobba era scomparsa (merito di un Ivan improvvisatosi chiropratico) e la sua altezza andava oltre i due metri, aveva sostituito la solita lugubre maschera con una da festa, ugualmente bizzarra visto che il ballo non richiedeva alcun travestimento, ma se non altro meno inquietante.
Il vestito gli calzava a pennello, e osservandolo da lontano forse nessuno si sarebbe accorto del suo aspetto agghiacciante, si era curato più di Jack.
E sebbene Drake apprezzasse questo sforzo (non si aspettava di certo dei miracoli), non poteva concordare per un singolo dettaglio: Moriarty, che irrompeva, agghindato con un fiocchetto scuro, dalla tasca del suo padrone.
<< Puoi tenerlo, ma che rimanga in tasca >> Kojo acconsentì con un cenno, per poi completare il suo abbigliamento con una piccola aggiunta personale: un cappello a cilindro.
Jack non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere, ed anche Ivan, che aveva sempre cercato di trattenersi, non poteva nascondere la propria ilarità davanti a quel buffo cappello.
<< Sia chiaro, ti permetto di portarlo soltanto perché riesce a distogliere l'attenzione da quella ridicola maschera, e ti lascio portare quella ridicola maschera perché altrimenti faresti scappare tutti i presenti, e Jack, smettila di ridire o Kojo potrebbe non essere il solo ad aver bisogno di una maschera >>
Il piromane si zittì all'istante, sebbene dentro di se avesse non pochi commenti poco lusinghieri riguardanti l'aspetto del suo collega.
<< Bene, direi che abbiamo detto tutto, ora potete cambiarvi, ma mi aspetto che per il giorno del ballo siate in grado di prepararvi in meno di dieci minuti, non intendo perdere tempo >> continuò il leader << E per favore, siate civili >>


Orion stava rincasando nel suo dormitorio molto più tardi rispetto al solito.
Nessun problema, avrebbe detto che si era dovuto trattenere con il professor Port per un lavoro extra, avrebbe dato da mangiare a Mr Darby e si sarebbe concesso un po' di sano riposo.
Purtroppo per lui, le sue speranze vennero deluse quando, aperta la porta, trovò la musica alzata a tutto volume, che oltre ad essere fastidiosamente irritante per le sue povere orecchie stonava terribilmente con il ballo lento che Max e Amber stavano sperimentando.
La ragazza camaleonte stava sopra ai piedi di Max, ed assieme cercavano disperatamente di non cadere o staccarsi l'uno dall'altra.
Poco più vicino Giada si stava portando avanti con la lezione del giorno dopo, aveva indossato i tappi per le orecchie pur di non impedire ai due di fare le loro prove, ma Orion fu meno indulgente.
Spense la radio e si chinò sulla teca, estrasse una scatoletta di mangime dal cassetto del comodino ed iniziò a sfamare l'animale a piccole dosi, poi procedette a cambiargli l'acqua.
<< Ti sei trattenuto di nuovo in classe? >> << Si, ultimamente ci devo andare spesso... vedo che vi stavate allenando >>
Max annuì << Si! Fra poco ci sarà il grande evento, tu vieni? >> << No... ho un impegno >>
<< Cosa?! Dai! È l'evento più importante dell'anno! >> Orion alzò un sopracciglio << Più dell'esame di ammissione? >> << Ehm si >> << Del primo giorno di scuola? >> << Certo! >> << Degli esami finali? >> << Si! Oum si! >> << Della prima missione? >> << … Insomma, è un giorno importante! >>
Amber sospirò e si lasciò cadere sul letto, lasciando i due alla loro discussione.
<< Non lo metto in dubbio, ma anche il mio impegno lo è, non preoccuparti, ci saranno altre occasioni >> terminò la frase con uno sbadiglio << Divertitevi anche per me >>
<< Va bene! Ma non sai che ti perdi >>
Sbadigliò a sua volta, seguito da Amber e poi da Giada, che abbandonò le cuffie << Uh... avete finito, bene, le mie orecchie ringraziano >> disse indicando la radio.
<< Ehi, dovevo creare atmosfera! >> << La prossima volta o ne trovi una a basso volume o ti eserciti in bagno! >>
La risata che ne seguì pose fine alla discussione.
Orion lasciò cadere l'ultima manciata di mangime, ammirando la velocità con cui il drago barbuto ripuliva la sua scodella.
Si alzò stirandosi la schiena << Ho seriamente bisogno di riposare... >>


Era sera, e come ogni altro giorno della settimana stavo rientrando dall'allenamento con Caesar, le braccia avevano meno tagli del solito e non avevo riportato alcuna contusione, stiramento o qualsiasi altro tipo di condizione debilitante.
Allora il ballo non era di certo il primo dei miei pensieri, malgrado questo capitolo sia così incentrato sugli eventi antecedenti ad esso.
No, avevo archiviato la questione dopo essere riuscito a procurarmi un vestito decente, e l'avrei rispolverata dopodomani, quando sarebbe arrivato il grande giorno.
Rientrai in stanza con il solo pensiero di farmi una doccia, cenare e addormentarmi come un pargoletto indifeso, ero certo che gli altri fossero fuori e si stessero già riposando.
Invece li trovai tutti dentro la camera, con Ilian intento ad aiutare Julia ad allacciare il vestito da ballo, e Deryck seduto sul letto a leggere.
<< Ion eccoti! Pronto per il grande giorno? >> << No, ma credo che riuscirò a prepararmi anche senza partire con due giorni d'anticipo >> Ilian rise, Julia sbuffò.
<< La mia famiglia ha sempre preso sul serio queste occasioni, occorre un'accurata preparazione! E ringraziate che non sia il Ren del team JNPR, sono passata vicino alla loro stanza questo pomeriggio, ho sentito molta musica, passi di ballo... e dei pianti >>
Potevo confermare, chiunque passasse accanto a quella stanza in quei giorni ne usciva profondamente turbato, e voci di corridoio affermavano che fosse proprio il “Ren” di quel team a forzare il resto della squadra ad esercitarsi, almeno è quanto trapelato durante una discussione fra lui e Jaune in sala mensa.
E potrei scommettere cento lien che il pianto fosse quello di Jaune.
Mi sedetti sul letto, mai, mai lasciare la stanza mentre Julia Vindr ti sta parlando.
Ormai dovevo sorbirmi tutto il discorso.
<< Il punto, è che sarà l'evento più importante del nostro anno! E non per i vestiti, l'annuario o altro... ma saremo noi quattro, al meglio della nostra forma, insieme! Ah... era questo il genere di ricordi che volevo creare >>
<< Mi stai diventando sentimentale, Julia? >> la risposta che Ilian ottenne fu una gomitata all'indirizzo delle costole.
<< Ahi! Che modi! >>
<< Abbiamo capito: giornata felice, ricordi, noi quattro, beh tre, conoscendo Deryck dubito sarebbe di gran compagnia >>
Deryck non alzò lo sguardo dal libro, né girò pagina, certe volte mi dava la sensazione di leggere soltanto per ignorarci.
È così amico? Vero?
No? Non me la dai a bere...
<< Ion, prendi questa cosa con più solennità! >> si liberò dal maldestro aiuto di Ilian e guardò verso di me << Sarà una grande giornata, e ci divertiremo... trovato una ragazza con cui andare? >> chiese, Ilian la guardò male << Tranquillo, non ti sto scaricando >> << Ci mancherebbe! Ho sopportato un corso di danza solo per farti contenta! >>
Risi << Si, non sarò da solo >> << Ah! E chi è la fortunata? >> concluse la frase con un sorriso sornione.
<< Giada, ma non fraintendere, aveva bisogno di un accompagnatore ed io di una scusa per ingozzarmi senza sembrare patetico >>
<< Un po' come me >> rispose Ilian prima di una seconda gomitata << E basta! >>
<< Non rimane che una sola persona rimasta senza accompagnatrice... >> volgemmo tutti lo sguardo verso Deryck, che abbassò il tomo degnandoci di uno sguardo.
<< A dire il vero sarò accompagnato >>
Ci guardammo negli occhi con fare perplesso, prima di scoppiare a ridere.
<< E dove l'hai trovata? >> << In classe >> rispose atono << E a dirla tutta non è l'unica richiesta che ho ricevuto >>
<< Deryck, siamo sicuri che leggere non ti abbia dato alla testa? >>
Fece spallucce, ed io avrei chiuso l'argomento lì, Julia invece scattò in alto e saltò sul suo letto << Davvero?! Chi? Esigo saperlo! >>
Approfittando di quel diversivo mi diressi verso il bagno, sospirai e chiusi la porta alle mie spalle.
Sorrisi fra me e me, mentre mi dilettavo nell'ascoltare quello che stava succedendo in camera, a quanto pare Deryck non intendeva vuotare il sacco e Julia non avrebbe mollato l'osso.
Poi, rabbrividendo per via del sudore gelato che stava ormai permeando le mie vesta, mi decisi a spogliarmi e mettermi nella cabina-doccia.
Era stata una giornata estenuante, un anno estenuante, eppure, malgrado lo spirito con cui ero entrato a scuola, la paura e gli allenamenti massacranti di Caesar, potevo dire in tutta sincerità, che non mi ero mai sentito così a casa come adesso.
Se davvero esistete dei, fate che questo non finisca mai... magari mandate Caesar in vacanza, chiedo solo questo!
Lo scorrere dell'acqua spazzò via il resto dei miei pensieri, come foglie al vento...
Cosa?
Se non sto nascondendo qualcosa?
Seriamente?
Vuoi veramente rovinare questo finale così commovente con le tue lagnanze?!
Santo Oum! Può capitare che non mi ricordi qualche dettaglio, è già tanto se siamo arrivati fino a qui! Che vuoi che ne sappia di chi diamine fosse il ragazzo scimmia.
Sei ingiusto Deryck, perché mi fai questo? Perché mi costringi a pronunciare delle parole simili? A compiere questo sforzo massacrante? Cosa ho fatto di così male?
E va bene! Vuoi vedermi soffrire?!
Ok! Come desideri! Sì, ricordo chi erano quei due ragazzi!
Si chiamavano Sun e Neptune.
Ed erano due cacciatori venuti in visita a Beacon per il festival.
Cacciatori di Vacuo.

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVII ***


 Capitolo XXVII

 

Io, Ion Ascuns, cacciatore, mercenario della Compagnia, membro per un giorno del consiglio di Atlas (ok basta, evitiamo la tiritera dei titoli), affermo quanto segue in un capitolo unico di resa:
Che l'origine delle nazioni è storia aleatoria e non ha alcun legame con le inclinazioni caratteriali dei rispettivi nativi;
Che la stragrande maggioranza degli abitanti di Vacuo che ho incontrato sono persone sincere, oneste, integre e che nessuno si può arrogare l'abominevole diritto di applicare difetti o onte individuali a intere comunità umane o fauniste.
In buona fede e per iscritto, ritratto tutte le affermazioni fallaci che questo libro può contenere contro abitanti di Vacuo, fauni, persone dagli insoliti colori di capelli, bambini di età pari o inferiore ai dieci anni, specialisti di Atlas o individui che semplicemente risultano antipatici alla mia persona.
Si tenga presente che correggere tutte le pagine infettate rappresenterebbe un costo di stampa che le mie malconce finanze non possono sostenere, pertanto rimarranno tali e quali a come sono state scritte.


Contento?
Soddisfatto di imporre la tua volontà a questa desolata e agonica carne umana?
Chi l'avrebbe detto che saremmo arrivati a questo punto: io, l'autore, costretto a chiedere scusa a chi redige il mio libro.
Santo Oum, non mi sembra di aver poi esagerato! Voglio dire, ho detto sicuramente cose peggiori al di fuori di questo contesto, era necessario farne una tragedia? Nemmeno avessi offeso tua madre!
Cosa? Viene da Vacuo?... Potevi dirmelo prima...
Sì, hai ragione, andiamo avanti, piangiamo l'ultima lacrima.


Alla fine venne il grande giorno, ed eravamo tutti preparati, e per tutti intendo me compreso.
Non un imprevisto, un incidente o un improvviso infortunio, l'abito non era stato in alcun modo sporcato o distrutto nei giorni precedenti e il team del pene sembrava evaporato nel nulla, sparito come un brutto sogno.
C'eravamo riuniti nel dormitorio dopo le lezioni, e per l'occasione Caesar aveva cortesemente acconsentito a darmi il giorno libero, così che potessi godermelo “al massimo delle possibilità”, il che detto da Caesar poteva rappresentare tanto un bene quanto un male, ma volli essere fiducioso.
Voglio dire, non avrebbe potuto scatenarmi un beowolf in mezzo al ballo... forse.
Il semplice ma elegante smoking fortunatamente era della mia misura, e considerando che ero sempre stato un disastro nello scegliermi i vestiti, interpretai il fatto come un segno positivo.
Agghindati pressoché identici, io, Ilian e Deryck rimanemmo per un quarto d'ora seduti nella cucina vicino alla camera, in attesa che Julia potesse vestirsi a dovere.
<< Eccoci qui dunque, io, te, Mr Simpatia in persona, non vi sentite emozionati? >> chiese l'arciere.
Deryck non rispose, io sbuffai << Suppongo che dovrei, ma mi preoccupa più entrare in sala e trovare qualcosa da mangiare, non credo che potrei reggere una serata a trascinarmi per la sala da ballo >>
<< Siete degli orsi! >> protestò Ilian << Dovreste godere di questo momento, io di certo lo farò >> indicò, con un sorriso sornione stampato sul volto la porta della stanza.
<< Pensavo che aveste fatto coppia perché non avevate trovato nessun altro >>
Deglutì << Si è vero... ma ehi! È un passo avanti! >>
Questo signori miei, era il suo modo per dirci che Julia le piaceva, ma non spaventatevi, non intendo soffermarmi sulla loro storia.
Del resto dobbiamo dare al pubblico quello che vogliono: me!
E zitto tu, non tollererò altre interruzioni oltre a quella a inizio capitolo!
<< Ma parliamo di voi! Ion, quindi vai con Giada? >> << Si, le serviva un accompagnatore per il ballo >>
<< E tu Deryck? Ancora chiuso nel tuo silenzio? >> il coniglio annuì, non che avesse chissà quale oscura verità da nasconderci, semplicemente, credo non ci volesse fra i piedi (sopratutto Julia) mentre ballava con la sua lei, se mai fosse esistita una sua lei.
E i pronostici dicono di no.
Ahy!
Stai diventando manesco!
I minuti passarono veloci, ormai dovevano aver finito con i preparativi e tutto il resto, quando Julia uscì sfoggiando il suo abito giallo canarino a gonna corta ed un foulard viola attorno al collo.
<< Come sto? >>
Ben consci che un semplice “bene” collettivo sarebbe stato interpretato come un insulto, prorompemmo in un rumoroso applauso a cui Julia rispose con un modesto inchino (sottolineare modesto).
<< Grazie, siete un pubblico magnifico! >>
Ilian fu il primo ad alzarsi.
<< Bene my lady, se non hai altro da doverti mettere potremmo andare >> my lady gli pestò il piede con malagrazia << Ahi! Scusa! >>
<< Credo che non vincerete il premio per coppia di affiatata >> mi alzai seguito da Deryck << Adesso usciamo, io vado da Giada >>
L'arciere del team aprì cavallerescamente la porta, facendo uscire la nostra leader per prima, seguita da noi comuni mortali.
Non feci in tempo a chiudere la porta quando udii tutti i presenti sussultare (meno che Deryck, ogni volta è meno che Deryck), e per una buona ragione aggiungerei: il team DIKJ stava passando accanto a noi proprio in questo momento.
Ed a giudicare dalle loro espressioni non sembravano contenti della cosa.
Anch'io ero a bocca aperta: mai mi sarei aspettato di vedere quei fenomeni da baraccone in abiti da ballo, sopratutto lo spilungone con la maschera.
Jack fu quello che faticò di più a trattenere la sorpresa, mi osservò digrignando i denti, ma appena posò lo sguardo su Deryck fece un impercettibile passo indietro.
Fu una questione di attimi, prima che Drake prendesse la parola.
<< Ah voi, vi auguro una buona serata, con permesso >> e senza aggiungere altro si congedò da noi, seguito a ruota dai tre tirapiedi.
<< … Dovremmo preoccuparci? >> chiese Ilian una volta che sparirono al terminare del corridoio.
<< Probabile, ma non lo faremo: sta sera pensiamo a divertirci! >> Julia portò le mani alla vita, sorridendoci << E nessun nerd con dei tirapiedi da cartone animato potrà impedircelo! >>
<< Credo di si... >> << Un po' di convinzione! >> << Si signora! >> << Questo è lo spirito! >>
E senza indugio, Julia si trascinò dietro il suo cavaliere per il corridoio, Deryck li seguì dopo qualche secondo, ed io andai dal team OMGA.


<< Pronta? >> << Si! >>
Prendemmo un grande respiro all'unisono, e varcammo il portone d'ingresso.
<< Benvenuti ragazzi! >> trovammo Xiao Long al banco di ricevimento, visione che apprezzai non poco.
<< Grazie mille >> << Grazie! >> scambiammo in fretta i convenevoli e ci facemmo avanti, c'erano un bel po' di persone dietro di noi che sembravano scalpitare per entrare come chi ha la grande urgenza di entrare in bagno.
<< Grazie ancora per avermi accompagnata, ti devo un grosso favore! >> << Nah, di niente, tutto sommato credo che mi divertirò >>
Avanzammo fra gli astanti, l'ampia sala comune di Beacon era stata trasformata in un vero salone da ballo, tutte le sedie erano state addossate al muro e vicino ai tavoli, anch'essi lontani dal centro della sala, dove dozzine di studenti si stavano esibendo in passi di danza, chi in maniera magistrale, chi in modo alquanto mediocre, e chi con la grazia di un goliath in una cristalleria.
<< A quanto pare sono già tutti qui >> Giada iniziò a guardarsi attorno, e non ebbe problemi ad individuare i suoi compagni di squadra.
Poco distanti da noi, Max e Amber stavano danzando, e contrariamente a tutte le mie aspettative i piedi del primo non stavano venendo massacrati.
Il forzuto del team OMGA indossava un elegante abito nero, papillon rosso e una rosa nel taschino sul petto, la piccoletta invece si era agghindata con un lungo abito (per quanto possa essere lungo un abito di Amber) verde acqua senza manica, e per l'occasione si era messa dei braccialetti d'argento ai polsi.
Accanto a me, infine, Giada indossava un lungo abito argentato con la gonna dai bordi dorati, ed un cerchietto del medesimo colore decorato con una rosa blu.
Avanzammo ancora fino ad arrivare vicino al centro della sala, ma non prima che il sottoscritto ebbe individuato i membri del suo team all'interno della stanza (e guarda guarda: Deryck non era da solo!)
Del team MEAB nessuna traccia, dovevano ancora entrare.
Arrivati a destinazione, la mia accompagnatrice iniziò ad osservarmi con occhi esitanti << Spero non sia un problema per te, intendo ballare... >> << Oh, tutt'altro! >> le porsi la mano << Credo potresti rimanere piacevolmente stupita >>
Sembrò sorpresa, ma prese la mia mano e si mise in posizione da ballo: mano destra nella mia mano, mano sinistra sulla spalla, distanza di 30-60 centimetri fra le nostre teste, e quaranta centimetri precisi di distanza fra un piede all'altro per non intralciarsi.
Giada fece altrettanto, e sembrò notare il mio buon posizionamento.
<< Però, hai ragione >> << Visto? >> iniziammo a ballare con movimenti lenti a fluidi, facendo attenzione a non intralciarci a vicenda, tirando leggermente la mano destra ogni qualvolta dovevamo cambiare posizione, segnali che Giada non aveva problemi a cogliere al volo.
Dopo qualche minuto per adeguarci al ritmo, tutto andò a gonfie vele.
<< Wow... mi stupisci Ion, non avrei mai detto che fossi un ballerino, dove hai imparato? >>
<< Ah... diciamo che è una lunga storia >> risposi prima di girare a destra << Ma per farla breve... >>
Ovviamente il farla breve vale solo per Giada, ma tranquilli, sarò rapido:
Qualche anno fa, quando ero un innocente fanciullo di sedici anni ed avevo maturato una discreta esperienza nell'infiltrarmi nelle abitazioni altrui in occasione di feste, compleanni o ricevimenti, decisi, in occasione di un ballo in maschera tenuto da una ricca famiglia atlasiana di autoinvitarmi, non prima di qualche accurata falsificazione dei miei documenti.
Il piano era semplice: eludere la sorveglianza, raggiungere la cassaforte e diventare un ragazzo molto ricco.
Purtroppo, era un ballo di beneficenza, e la sorveglianza era al massimo, quindi dovetti aspettare molto, moltissimo tempo per potermi allontanare dalla sala senza destare sospetti, e mi ritrovai intrappolato nel salone principale per ore intere.
La parte più tragica dell'evento è che, sempre per non destare sospetti, dovetti uniformarmi a quello che facevano tutti gli altri invitati: cioè ballare.
E ve lo dico, i miei primi tentativi furono tragici, molte fanciulle che mi offrirono un ballo finirono con lo schiaffeggiarmi da quanto le mie pessime prestazioni come ballerino avessero offeso la loro decenza, e credetemi, quelle manacce tempestate di anelli o diamanti erano più dolorose di un colpo di clava.
Pertanto il sottoscritto capì che se voleva lasciare quella sala da ballo con la faccia intatta, doveva imparare a ballare decentemente, e così fra l'assidua osservazione e imitazione dei passi da ballo altrui e numerosi ceffoni correttivi, non solo imparai a ballare senza pestare il ginocchio alla mia damigella, ma riuscii anche a farlo in maniera impeccabile, e gli schiaffi vennero sostituiti da complimenti o numeri telefonici scritti su carta (che il sottoscritto per ovvie ragioni non poté richiamare, nonostante l'innegabile avvenenza di qualche ragazza benestante).
E così dopo quelle che saranno stato quattro ore il sottoscritto si trovò con la vescica piena, i piedi gonfi e la faccia non ancora del tutto ripresa dagli urti di prima, e quando la serata stava ormai volgendo al termine, potei allontanarmi con la scusa di andare in bagno, rimuovere la maschera, mescolarmi fra dei camerieri e avere libero accesso al resto della magione.
Come immaginerete, dal momento che ho dovuto continuare a rubare, non ho trovato la fantomatica cassaforte visto il poco tempo a disposizione, ma in compenso fra l'argenteria, oggetti preziosi, e portafogli e anelli sfilati dalle tasche e dalle dita altrui riuscii a tornare a “casa” con un ingente refurtiva da rivendere, per prima cosa ovviamente mi allontanai dal continente.
Ovviamente, riferii il tutto a Giada modificando non pochi dettagli, a partire dal motivo della mia presenza e dalla conclusione della serata.
Come intuirete, la prese a ridere << Beh, devo ammettere che è stato coraggioso da parte tua voler partecipare ad un ballo di beneficenza anche a costo di farti malmenare >> << Grazie, ma dopo quell'occasione giurai solennemente che non avrei più rimesso piede in una sala da ballo >>
<< Eppure eccoti qui! >> << Adesso sono un cacciatore, uno schiaffo non sarà un problema >> << Sicuro? >> << Dipende: vuoi schiaffeggiarmi? >> rise ancora << No, direi che non ne avverto il bisogno >>
Sta volta ridemmo assieme, ah, quanto mi manca essere giovane.


<< Forza forza! Siamo schifosamente in ritardo! >>
Marlee spalancò il portone con la grazia di un toro imbufalito, per poi trascinare all'interno il resto della squadra; la prossima volta che avrebbero fatto una scommessa simile si sarebbero comprate i vestiti in anticipo invece che andarli a comprare all'ultimo minuto nel negozio più vicino.
<< Eccoci! >> Ashes sbuffò mentre cercava di riprendere fiato << Diavolo Marlee, era necessario trascinarci? >> << Estremamente necessario! >>
<< Per poco non mi strappavi il vestito >> protestò Ellen pulendosi l'abito.
Per l'occasione aveva indossato un abito azzurro a maniche corte e righe bianche, del medesimo colore erano la gonna, il nastrino che la separava dall'abito e la rosa che lo decorava, anche gli stivaletti ai piedi erano di quel colore.
Ben diversi erano gli abiti di Ashes e Marlee: due smoking, nero e rosso per Ashes e nero e viola per Marlee.
<< Bado alle ciance ragazze, ho una scommessa da vincere! >> gridò il caposquadra prima di farsi in avanti e iniziare ad analizzare la folla con lo sguardo, in cerca di qualche ragazza senza accompagnatore o semplicemente libera.
Uno sbuffare irritato fu l'unica risposta << Ho già voglia di andarmene >> protestò Brienne entrando a braccia conserte.
<< Oh andiamo non fare così! Sei bellissima! >> il fauno del gruppo per l'occasione indossava lungo vestito blu, decorato con un grande fiocco bianco poco sopra al petto.
Aveva sciolto la coda di cavallo, lasciando i capelli liberi di caderle dietro la schiena.
<< Come vuoi... ora però credo andrò a cercare da bere >>
Cercò di individuare il tavolo del punch, ma i suoi occhi si posarono invece su una coppia nella pista da ballo.
Prese ad osservarli in silenzio, ignara della presenza di Marlee alle sue spalle, che non colse l'occasione per avvicinarsi furtiva, fino a portarsi alle sue spalle << Sei gelosa, non è vero? >> << Cosa? >> chiese il fauno con aria perplessa: ecco che ricominciava.
<< Non nasconderlo... vedo come lo stai fissando! >> << Ma- >> Marlee non le diede tregua << Non preoccuparti! Appena finirà con lei passerà a te, vedrai, sarete fantastici >>
Brienne sospirò: tutto ma non i deliri della sua amica << Non so ballare, e questi maledetti tacchi che mi hai voluto far indossare di certo non aiutano >>
Marlee le appoggiò una mano sulla spalla << Se è questo il problema, ti insegnerà lui a farlo, è sorprendentemente bravo, non trovi? >>
Un tic nervoso del fauno suggerì che non era molto convinta della risposta, o semplicemente non riusciva più a sopportare il caposquadra.
<< O... in alternativa... >> << Si? >>
Marlee le porse la mano << Puoi ballare con me! Almeno mi porto avanti con la scommessa! Ehy torna qui! >>
Per Brienne era troppo: si incamminò al tavolo del punch, sorda ai richiami del caposquadra, un altro po' e l'avrebbe strozzata.


Il tempo passava, e il lento procedeva a gonfie vele, ormai ero in grado di proseguire con il ballo e volgere ogni tanto lo sguardo fuori dalla pista da ballo.
Buona parte di Beacon era riunita in quella sala, ed io riuscivo a vederli uno ad uno.
Il team DIKJ era al ballo, ma si limitavano a parlare fra loro senza entrare in pista, solo Drake ebbe un piccolo slancio di vita sociale accettando di concedere un ballo a qualche ragazza, gli altri tre invece se ne stavano seduti a mangiare, e Kojo era evitato come se fosse la peste, sarà per la presenza di Moriarty nella sua tasca?
Beh, nulla di troppo sorprendente, e vidi nella loro incapacità di divertirsi una piccola vittoria.
Notai anche quella ragazza strana dell'altra volta, Emerald, appollaiata sulla ringhiera come un uccellaccio malevolo, ed anche la pel di carota che vidi scappare assieme a Rose molti giorni fa, non che sarei riuscito a notarla in condizioni normali, ma ballava praticamente da sola, circondata da due uomini armati, insomma, si notava molto bene.
E sopratutto, vidi Ashes e Marlee correre vestiti da maschi fra gli astanti in cerca di una damigella per il loro ballo, io e Giada non potemmo che fermarci perplessi.
<< Cosa stanno...? >> << Non lo so... avevo il sospetto che Marlee fosse dell'altra sponda ma non avrei mai giurato che lo fosse anche Ashes! >>
Giada mi schioccò un'occhiataccia << Ion! >> << Sto solo cercando di dare un significato a quello che ho appena visto >>
Fece per ribattere, ma le sue labbra non assunsero mai la posizione di rimprovero, anzi, prima si contorsero in una smorfia confusa, per poi trasformarsi in una risata incontrollata.
Risata che si propagò come un incendio fra tutti i presenti, e quando mi girai per capire cosa ci fosse di così divertente da scatenare l'ilarità generale rischiai di rigettare pranzo e colazione.
In mezzo al pubblico, Jaune Arc stava avanzando a passo deciso, testa alta e sorriso sulle labbra, cosa c'era di strano in quell'improvvisa ostentazione di sicurezza?
Il fatto che fosse vestito da donna.
Si sono messi tutti d'accordo per fare coming out in questa serata o cosa?
<< Non ci credo! >> sentii Ashes e Marlee farsi largo fra il pubblico, puntando il ragazzo con occhi famelici, per poi essere seguita a ruota da Ellen << Questo vale come punto bonus! >>
Ah ecco, quindi sono bisex.
Non capii un cavolo degli scambi seguenti, ma vidi chiaramente Jaune avvicinarsi a Pyrrha Nikos, la studentessa più dotata (non il quel senso, sporcaccioni!) della scuola e chiederle di ballare, cosa che lei sembrò accettare fra una risata e l'altra.
La musica cambiò improvvisamente, non saprei dire il nome del brano, ma il punto è che non era da lento.
In un lampo il team JNPR occupò il centro della sala, iniziando a ballare con estrema coordinazione.
<< Ok, credo che dopo questa visione niente al mondo potrà stupirmi! >> commentò Giada prima di unirsi agli altri spettatori, intuii che presto si sarebbero messi tutti a ballare lo stesso ritmo.
Vidi Amber e Max avvicinarsi velocemente a noi per osservare la scena da vicino.
<< Cavolo, quel ragazzo ha più coraggio di quanto ne potremmo mai avere noi altri >> commentò il forzuto osservando l'esibizione del team JNPR.
<< Amber, spero non mi chiederai mai di farlo in futuro! >> il fauno rispose battendosi la mano sulla fronte.
<< A voi come va la serata? >> << Niente male! >> Giada sorrise << A quanto pare abbiamo un ballerino fra noi >> << Anche noi non ce la siamo cavata affatto male, alla fine abbiamo trovato il giusto... equilibrio >>
Amber annuì come a confermare l'affermazione.
Feci per chiedere a Giada se voleva riprendere da dove avevamo interrotto, ma Marlee si materializzò in mezzo a noi << Ehi! Mi concederesti questo ballo? >> Giada osservò perplessa la mano del caposquadra del team MEAB << Ehm mi spieghi cosa stareste facendo? >> << Una scommessa fra me e Ashes! Vince chi riesce a ballare con più ragazze! >>
Giada ci pensò un po' su, poi annuì << Perché no? >> prese la mano di Marlee << Tutta tua! >> quasi simultaneamente, Ashes fece la sua comparsa mentre faceva fare una piroetta alla sua patner: Julia.
<< Ragazze, un po' più piano! >> chiese Ellen nel mentre che cercava di starle dietro, Ashes intanto puntò lo sguardo su Amber << La prossima sarai tu! >> << Scordatelo! >> replicò Marlee << Ci ballerò io! >>
Il fauno le guardò perplessa, poi assunse un'espressione pensierosa, a quanto pareva aveva appena avuto un'idea.
<< Ehy Ion! >> mi allontanai dai ballerini e raggiunsi il tavolo del punch, dove Ilian si stava servendo da solo << Dovevi vedere Ashes quando io e Julia avevamo finito: si è fondata su di noi e l'ha praticamente afferrata al volo! >> << Come Marlee con Giada... pare che al termine della serata le due saranno quelle che potranno vantare più ehm... damigelle? >>
Ridemmo assieme << Indubbiamente, ma ho come l'impressione che abbiano un rivale >> proprio in quel momento Deryck ci passò davanti assieme ad una castana del secondo anno << … Ok, fra maschi che si vestono da femmine e viceversa non credo di avere la forza per spiegarmi anche questo >>
<< E sempre parlando d'impressioni, credo che tu non abbia ancora finito di ballare, si, direi che qualcuno muore dalla voglia di ballare con te >> lo scrutai curioso << Spero che questa non voglia essere una dichiarazione >> Ilian sbuffò << Non hai capito! >> << Allora spiegati! Non ho nulla contro quelli come voi ma non- >> << Ion, sono convintamente e decisamente attratto dal sesso femminile se è questo a preoccuparti! >>
Sospirai di sollievo << Bene, molto bene! >> mi girai e presi del punch per me << Perché sto decisamente assistendo a troppi coming out per una serata soltanto >>
<< Farò finta di non aver sentito >> rispose lui mandando giù un altro sorso << Beh, vado ad aspettare che la mia accompagnatrice si liberi da Ashes, tu? >> << Non lo so >> sospirai << Credo andrò in bagno, questo punch non va d'accordo con il mio stomaco >>
Chiacchierammo per qualche altro minuto prima di salutarci
Scambiati i convenevoli, iniziai a cercare la porta del bagno, pensai di averla trovata all'angolo della sala.
Ormai la danza del team JNPR si era conclusa, e il lento di prima era tornato ad accompagnare i ballerini sulla pista.
Stupido punch! 
Mi feci avanti cercando di appoggiare la mano alla maniglia, ma non ebbi il tempo di sfiorarlo che lo stipite della porta si aprì di scatto spingendo via il sottoscritto.
Finii per ritrovarmi intrappolato fra lo stipite e il muro, ma la porta si richiuse in fretta, permettendomi di vedere chi aveva appena tentato di schiacciarmi: Cinder.
La vidi allontanarsi a passo veloce (ma senza correre) in mezzo al pubblico, e sparire in mezzo ai presenti.
Ma la cosa che mi stupì di più fu chi uscì dopo di lei; non ebbi il tempo di allontanarmi che la porta si aprì di nuovo, mandandomi, di nuovo, a sbattere contro il muro.
Mi allontanai in fretta, pronto a proferire numerosi improperi alla persona che mi aveva appena schiacciato il naso, quando mi accorsi che si trattava di due guardie.
Si guardavano intorno con aria spaesata, sembravano non sapere nemmeno dove fossero finite.
Dal momento che la mia presenza fuori dalla prigione era dovuta ad una gentilissima concessione di Ozpin, decisi che non era il caso di mettermi ad insultare un pubblico ufficiale ed aspettai che si allontanassero e feci per imboccare il corridoio, ora oltre all'urgenza di fare pipì dovevo anche pulirmi il sangue dal naso.
<< Tutto bene? >>
Allontanai lo sguardo dalla porta e lo posai su Brienne, apparsa come per magia alle mie spalle.
<< Brienne! Però, era da inizio serata che non riuscivo a vederti, ehm si sto bene a parte il colpo di poco fa... >>
<< Quale colpo? >> << Diciamo che io e questa porta non andiamo molto d'accordo >>
Inarcò un sopracciglio, ma non fece ulteriori domande.
<< Aspettami >> si allontanò a passi svelti e raggiunse un tavolo vicino, prese un tovagliolo e me lo porse << Grazie >> mi asciugai in fretta il sangue, non proprio il miglior modo di incontrare una ragazza ad un ballo.
<< Allora... a parte il colpo al naso ti stai divertendo? >> annuì << Non mi lamento, tu? >> << Beh, diciamo che ci pensano le altre a divertirsi per me >>
Indicò il centro della sala, dove Ashes e Marlee se ne stavano chinate davanti ad Amber, discutendo animatamente su chi dovesse avere la precedenza mentre alle loro spalle vi era Ellen in qualità di segnapunti, il fauno sorrise, senza il solito colletto avevo una piena visione del suo sorriso, quasi non si direbbe che quella ragazza vestita di blu con le orecchie da peluche sarebbe stata in grado di sollevarmi con un solo braccio e spezzarmi la schiena con il minimo sforzo.
Perché eccome se poteva farlo! Ma al momento davanti a me non avevo una letale macchina di morte, ma solo una ragazza ad un ballo, visibilmente a disagio con i tacchi.
<< Direi che abbiamo i due “reginetti” della serata >> << Si, non pensavo che vedere due persone ballare sarebbe stato così divertente >>
Concluse la frase con un sospiro, lasciando oscillare le pupille fino a portare lo sguardo sui suoi piedi.
Ora, non sono un grande esperto della mente femminile, anzi, non sono un esperto della mente in generale, ma credo, secondo la mia personalissima impressione, che quando una ragazza emette un sospiro e sembra provare un profondo interesse per il pavimento, vuol dire che o c'è qualcosa che la turba o trova terrificanti le piastrelle della stanza.
Dal momento che la ragazza in questione era Brienne, scartai all'istante la seconda ipotesi, e per quanto non possa definirmi una persona dall'indole cavalleresca, capii che c'era soltanto una cosa che potevo provare a fare per allontanare questo suo plausibile turbamento, oltre che per ringraziarla di beh... tutte le volte che mi ha dato una mano con le lezioni, e credetemi, lo ha fatto molto spesso.
Pertanto, dopo qualche finto colpo di tosse per attirare la sua attenzione, presi coraggio e le parlai.
<< Brienne... sei forse venuta con qualcuno >> << No, è così evidente? >> preferii non rispondere e andare dritto al sodo << Beh, credo allora che potremmo rimediare >>
Le porsi la mano cercando di apparire disinvolto, ma confesso che dentro di me avevo più paura di Nick davanti ai suoi bulletti.
Perché? Non sapevo spiegarmelo, non ero di certo nuovo a dei rifiuti, ok forse non in quel preciso campo, ma non è mai stato qualcosa a cui ho dato molta importanza, basta un “no” e fine, non è necessario spiegarsi oltre.
Eppure, malgrado sia completamente inspiegabile per quella che è la mia indole, in quel momento sentivo più caldo che in una sauna, e pregavo che il mio palmo non sembrasse troppo sudato, poi, se non fosse stato che mi scappava già da prima avrei giurato che era l'ansia a spingermi a urinare.
Che dire, l'adolescenza è un periodo complesso,e stop, non credo di voler fare altre analisi a proposito, so solo che sentivo il bisogno di ballare con lei e che un no per qualche motivo a me inspiegabile mi avrebbe turbato di più che non finire in gabbia con un omaccione di due metri che non vede una donna da otto anni.
Mi sentivo stupido per questo? Sì, molto stupido.
Dopo un lasso di tempo che mi parve infinito, sentii la sua mano poggiarsi sulla mia, era così fresca in confronto alla mia che avrei giurato di sentire la temperatura riequilibrarsi in tutto il mio corpo.
Alzai lo sguardo sul suo viso, avevamo appena due centimetri di differenza, per cui non fu necessario piegare il collo o altro, bastava stare dritto in piedi e guardarla negli occhi.
<< Accetto! >> sembrò quasi gridare prima di fingere un colpo di tosse << Accetto... solo... non so ballare >> << A questo possiamo rimediare >> dissi prendendole la mano << Allora: mano destra nella mia, mano sinistra sulla spalla >> si conformò subito alle indicazioni << Adesso, allontanati un po' da me, perfetto! Resta più o meno fra i trenta e i sessanta centimetri dal mio volto, poi i piedi, almeno quaranta centimetri fra loro, ed è perfetto >>
Ormai il lento era ripreso da un pezzo.
<< Così? >> chiese posizionandosi << Perfetto, adesso... >> << Si? >> << Adesso aspettami qui e assimila i concetti, ci metterò giusto cinque minuti, dieci se non riesco a trovarlo subito, poi >> mi schiarii la voce e tirai il petto in fuori mentre presi con la mano destra a massaggiarmi dei baffi immaginari << Poi signorina Harris, valuteremo assieme le vostre capacità come ballerina, non si preoccupi, il sottoscritto ha avuto almeno sessant'anni per affinare la propria tecnica e potrebbe deliziarvi con i suoi magnifici aneddoti, tipo quella volta che stesi un drako a passi di danza >>
La puerile imitazione del professor Port riuscì ad ottenere l'effetto sperato: far ridere Brienne << Ok professore, vi attendo qui, ma non metteteci troppo, avete una certa età! >>
Le sorrisi e imboccai il corridoio << Torno subito! >> << Ion! >> << Si? >> << … Il bagno è a destra! >> << … Grazie >> mi girai verso la porta, entrai e procedetti a fare i miei bisogni.


Quattro minuti precisi dopo ero di nuovo da lei.
<< Pronta? >>
<< Pronta >>
Prese la mia mano ed appoggiò la sinistra sulla spalla << Ora ricorda, questo è un ballo in cui basta lasciarsi guidare, quindi limitati a seguirmi e andrà tutto bene >>
Assentì, anche se tradì il suo nervosismo lanciando un'occhiata nervosa ai tacchi << Non preoccuparti, non ti possono mordere >>
<< Credimi, sarebbe il male minore >>
Iniziammo a ballare, lentamente, e dopo una difficoltà iniziale Brienne riuscì ad adeguarsi con facilità, imparava molto in fretta, come in ogni campo del resto.
<< Sai, è ironico che per la prima volta sia io a insegnare qualcosa a te >> rise << Sì, in effetti è una novità >> girammo assieme << Ma penso potrei abituarmici, però ora voglio sapere dove diavolo hai imparato a ballare? >>
<< Vedi, è una lunga storia... vuoi che te la racconti imitando Port? >> mi diede un calcetto sullo stinco << Ok, senza accento alla Port, ma non sai che ti perdi >> << Sopravvivrò >>
I seguenti cinque minuti di ballo furono accompagnati dalla mia narrazione sulla mia non molto gradevole prima esperienza di ballo, come con Giada apportai le giuste censure, sarò sincero, non penso di aver mai visto Brienne mantenere il sorriso così a lungo, erano di solito momenti abbastanza rari quanto fugaci, ma quella sera no, quella sera si stava veramente divertendo.
E mi stavo divertendo anch'io.
<< Però, sembra un'esperienza... coinvolgente >> << E dolorosa Brienne, sopratutto dolorosa >> << Ora mi sento in colpa per essermi lamentata dei tacchi tutta la sera >>
<< Non hai tutti i torti, sono terribili, e lo dice uno che si è fatto pestare i piedi da quei cosi >> mi guardò perplessa << Certe ragazze sono molto vendicative per i balli andati a male... però, se ti senti in colpa potresti rimediare... concedendomi il bis >>
Un sorriso sornione si dipinse sul suo volto << Signore, acconsento alla vostra richiesta >>
Malgrado fossimo esausti per la lunga serata, ci apprestammo a riprendere il ballo, quando con la coda dell'occhio notai Cinder uscire dalla sala assieme ai suoi due compagni.
E sapevo che era una pessima idea quello che stavo per fare, ma il ricordo delle due guardie che sbucavano perplesse dalla porta era troppo forte per essere ignorato, e il dubbio ululava nella mia testa come un lupo affamato.
Le campanelle tacevano, cosa molto strana.
<< Ion? Ci sei? >> << Sì!... scusa, devo un attimo controllare una cosa, torno subito! >>
<< Ok, ma non metterci troppo! >>
Senza aggiungere altro uscii di corsa dalla sala da ballo, sentendomi subito un emerito stronzo per aver lasciato Brienne ad aspettarmi, ma era più forte di me, sapevo che quella Cinder nascondeva qualcosa, e forse quella cosa poteva mettere a repentaglio la sicurezza dell'istituto, compresa la mia e quella di Brienne.
Insomma, ero in una situazione imbarazzante: era più pericoloso seguire Cinder e gli altri due fuori dall'edificio o non fare niente e aspettare una minaccia che forse neanche esisteva?
Beh se non esisteva nessuna minaccia non avrei avuto niente da temere nel camminargli dietro per una serata, forse era tutta una mia impressione.
Ovviamente, potevo scoprirlo solo controllando di persona.
Lasciai l'edificio appoggiandomi al muro assieme ad altri studenti in cerca di refrigerio, ma senza perdere di vista Cinder e i suoi.
Aggirarono l'edificio e dovetti seguirli, facendomi via via più audace.
Li raggiunsi quando svoltarono un angolo dell'edificio, mi appostai dietro di esso e tesi bene l'orecchio.
<< Quindi è andato tutto a gonfie vele? >> sentii Emerald sussurrare << Si, sospettano qualcosa, ma non hanno la minima idea di cosa gli stia accadendo e di cosa gli piomberà addosso >> la voce di Cinder si poteva distinguere bene da quella della compagna, è quel genere di voce fra il malizioso e il crudele che fai fatica a dimenticare.
<< Ottimo >> parò una voce maschile << Quindi, si tratta solo di aspettare? >>
<< Esattamente, quindi ora possiamo mantenere un profilo basso... aspettate >>
Mi si gelò il sangue nelle vene quando sentii dei passi avvicinarsi, se mi fossi messo a correre sarei stato scoperto in ogni caso e qualcosa mi diceva che ci sarebbero state delle spiacevoli conseguenze.
Per fortuna, il terrore è il principale detonatore della mia semblance, e quasi senza volerlo diventai trasparente.
Saltai all'indietro ed attraversai il muro, quando i miei piedi toccarono terra, incontrarono la pavimentazione del corridoio.
<< Che culo... >> ripresi la mia forma fisica e mi voltai, trovandomi davanti ad uno spettacolo che lasciò tanto perplesso il sottoscritto quanto il sottoscritto lasciò perplessi gli altri.
Mi trovai faccia a faccia con Orion, con Orion e con la sua accompagnatrice.
Il caposquadra del team OMGA era davanti a me con un abito non diverso da quello di Max, ma blu scuro e con un cravattino rosso.
La ragazza indossava un lungo vestito argentato, i capelli ordinati erano decorati da un cerchietto argentato con una rosa azzurra e ballerine blu.
I suoi occhi decorati con un pizzico di mascara mi osservavano perplessi, ancor più di quelli di Orion.
<< Ehm... ho interrotto qualcosa? >> << No no! >> rispose Orion prima di avvicinarsi a me e prendermi da parte, per poi bisbigliare << Ecco, posso spiegare.. >> << Come mai non lo hai detto agli altri? >>
<< Non pensare che mi piaccia nascondere le cose, solo che... lei viene da Atlas ed il suo caposquadra ci teneva che non “fraternizzasse” con il nemico, così abbiamo optato per vederci in segreto, abbiamo ballato assieme nel piano superiore dove non c'erano molte persone, ma perlopiù abbiamo passeggiato fuori >>
<< Capisco... ma perché non farlo sapere ai tuoi compagni? >> << Beh, lei non ha potuto farlo sapere ai suoi, quindi ho trovato giusto fare altrettanto e rendere questo appuntamento un piccolo segreto >>
Annuii << Ah capisco, beh sono certo che Max capirebbe, se si tratta di ragazze... in ogni caso immagino che non dovrò dire niente, giusto? >>
<< Giusto, te ne sarei molto grato se potessi fingere di non aver visto niente >> sorrisi << Nessun problema, ho già rimosso tutto >>
Ci scambiammo un gesto d'intesa, dopodiché Orion tornò dalla sua accompagnatrice, che probabilmente aveva seguito la nostra discussione.
<< Ebbene, non vi ruberò altro tempo, passate una bella serata, ho una ragazza che mi aspetta! >> scambiammo un cenno di saluto e mi incamminai per il corridoio.

 

<< Un tridente? No, una fiamma! >>
<< Credo sia una candela... >>
Le danze non si erano ancora fermate, ma un piccolo gruppo si era riunito all'angolo della sala per assistere ad una scena che aveva del surreale.
La scommessa fra Ashes e Marlee era giunta al capolinea, le due erano rimaste testa a testa e avevano esaurito tutte le possibili compagne di ballo, escludendo quelle che non si erano allontanate spaventate.
Ashes aveva da poco raggiunto Marlee ballando con Jaune e ottenendo il famigerato punto extra, ma adesso per lo spareggio rimaneva una sola ragazza che non aveva ancora ballato con loro: Amber.
Ma la ragazza camaleonte aveva deciso di rendere il tutto più interessante, affermando (tramite Giada) che avrebbe ballato solo con chi sarebbe riuscita a capire la cosa che stava mimando.
La scena era così divertente che i ballerini più stanchi si erano aggregati attorno alle ragazze, e stavano scommettendo su chi avrebbe vinto la scommessa.
Infatti, in mezzo a quella massa di gente stanca e dai piedi doloranti, Amber stava in piedi, con il viso diventato di color arancione e i capelli di un lucente biondo dorato.
<< Uhm Yang Xiao Long? >> Amber negò con un cenno << Un fiammifero? >> chiese Marlee.
Ancora no.
<< Dai, un altro indizio! >>
Amber sospirò, prima di stendere le braccia e farle assumere un colorito verde acceso, il caposquadra del team OMGA sembrò ancor più perplessa, Ashes invece sorrise vittoriosa << Ho capito! Sei un girasole! >>
Amber annuì, mandando in frantumi le speranze di Marlee di vincere la scommessa.
<< Evvai! >> si fece avanti fino a raggiungere il fauno << Allora, mi concedi questo ballo? >>
La risposta fu un sì, Amber le prese la mano e le due si diressero sulla pista da ballo, fra le esultanze del pubblico, le risate di Ellen e le imprecazioni del suo caposquadra.
Il sottoscritto era entrato appena in tempo per godersi la conclusione, e si precipitò in mezzo alla folla, trovando esattamente chi stava cercando.
<< Che mi sono perso? >> << Qualcosa di bellissimo >> sorrise Brienne indicando la scena << Credo che Ashes farà da caposquadra nei prossimi tre giorni >>
<< Non so se possa considerarsi una buona notizia, ma a giudicare dal tuo sorriso credo di si >>
Brienne arretrò vistosamente e si portò la mano alla bocca.
<< Oh, scusa! Non volevo... >> << No no, colpa mia >> rimosse la mano, rivelando le guance arrossate << Scusami >>
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, per fortuna sapevo come rompere quell'imbarazzo.
<< Allora... mi pare avessimo un affare in sospeso >> le porsi la mano << Che ne dici? >>
Recuperò il sorriso, seppur con timidezza << Dico che Brienne Harris non si tira mai indietro >> mi prese la mano, e in un lampo tornammo sulla pista da ballo.
Di nuovo un lento, di nuovo noi due.
<< Hai risolto la tua... piccola urgenza? >> << Sì, e prima che tu lo chieda: non si trattava del bagno >>
Ridacchiò << Per un attimo ho temuto ti fossi perso da qualche parte, successo qualcosa? >>
Il pensiero di Cinder e dell'imminente minaccia irruppe con prepotenza nella mia mente, ingigantendo le mie paure.
Forse ero pazzo a pormi tutti quei problemi, su cosa basavo le mie preoccupazioni del resto? Su due guardie che escono da una porta e qualche frase sentita per "caso" che poteva benissimo riferirsi a ben altro?
Forse ero veramente pazzo.
Ma decisi che per sta sera niente avrebbe dovuto preoccuparmi, non avrei permesso a Cinder, a Drake od a qualsiasi altra cosa di insinuarsi nel mio cervello e far tintinnare i miei campanellini interiori, anche solo per una sera.
Feci lo sforzo di sorridere, e piantai lo sguardo negli occhi giallo-verdi di Brienne, poco a poco non ebbi più bisogno di forzare le mie labbra a sorridere, e il mio cuore divenne più leggero.
Mi stavo finalmente divertendo, mi stavo divertendo e basta.
 

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVIII ***


Capitolo XXVIII

 

<< Andiamo Ion, muoviti! >>
<< Dammi tregua, i miei piedi sono a pezzi! >>
Mi trascinò letteralmente fuori dalla sala da ballo con un solo braccio, tirandomi a se come se fossi un bambolotto di pezza.
Varcammo assieme la porta della sala, ansanti e sudati.
Dopo il lento era subentrato un ballo decisamente più movimentato, ed io e Brienne eravamo sulla pista da almeno un'ora quando la mia partner decise che un altro secondo in quella sala e avrebbe iniziato a liquefarsi.
E non potevo darle torto, eravamo accalorati e esausti quando riuscimmo a superare la calca degli studenti ammassati sulle scale per raggiungere una delle terrazze dell'edificio e trovare un po' di refrigerio.
Corremmo assieme giù dai gradini ridendo come solo due ragazzi annebbiati dal punch saprebbero fare, e non fermammo la nostra folle corsa prima di raggiungere la ringhiera, a cui ci aggrappammo come se fossimo sul punto di perdere l'equilibrio.
Tutto quell'alcool doveva avermi dato alla testa, ma vedere Brienne correre in giro a ridere era qualcosa di ancora più sorprendente da osservare.
Ridemmo ancora per un po', prima di trovare l'equilibrio sulla ringhiera ed appoggiarci ad essa.
<< Finalmente, un altro po' e mi sarei sciolta dentro questo vestito >> lo disse fra un respiro e l'altro, prima rideva e adesso appariva sfinita: dov'era finito il fauno pacato che avevo imparato a conoscere?
Si issò in piedi con una spinta delle braccia, trovando finalmente il giusto appiglio per reggersi alla ringhiera, fino a quando fu in grado di rimanere in piedi da sola.
Io al contrario mi lasciai cadere in avanti, sporgendo pericolosamente il busto fuori dalla ringhiera, almeno finché la coniglietta non mi prese per il colletto sotto la nuca e mi tirò repentinamente all'indietro.
<< Attento! >> barcollai prima di trovare un appiglio << Scusa, credo che ormai i piedi abbiano deciso di scioperare fino a domani >> accompagnai la frase con una risatina idiota.
<< Non preoccuparti, non permetterò al mio partner di cadere dal terrazzo >> disse rassicurante << Non durante la festa almeno >>
<< Questo mi è molto di conforto, davvero >> mollò la presa nel mentre che mi appoggiai (sta volta con le sole mani) alla ringhiera in marmo.
<< Mi aspettavo una maggior dedizione, dal momento che ci siamo divertiti così tanto! >> non so se era il punch a causarmi strane visioni, ma vidi le sue guance tingersi leggermente di rosso.
E se si erano veramente tinte di rosso, forse era perché aveva esagerato col punch anche lei?
Non lo so, ero troppo stordito per pensarci.
E indipendentemente dal fatto che fosse per il punch, per il ballo o per il calore, dovevo ammettere che non avevo mai trovato Brienne così bella fino ad allora.
I capelli color neve, ora liberi dalla coda di cavallo le cadevano sul collo, ricoprendolo come il manto innevato che ricopre le colline vicino Atlas, avevo una perfetta visione del suo viso, dei suoi denti chiarissimi, dei suoi occhi giallo-verdi, e per ultimo ma non meno importante, l'abito che valorizzava e non poco le forme del suo corpo.
<< Si, confesso di essermi divertita, non mi aspettavo che un ballo sarebbe stato così piacevole... >> << Nemmeno io, possiamo dire che è stata una bella sorpresa per entrambi, no? >>
Annuì << Indubbiamente, dovremmo farlo più spesso? >>
Alzai un sopracciglio << Ballare assieme? >>
<< Cosa? Beh insomma... non intendo... sai cosa intendo >>
<< Uhm... >
Misi la mano sotto al mio mento e assunsi un'aria pensierosa.
<< No, non ho la minima idea di cosa stai cercando di comunicarmi >>
<< E dai! >> mi diede un buffetto amichevole sulla spalla, << Non fare il finto tonto! >>
<< Credimi, magari lo fossi solo per finta >>
<< Ion! >> gridò prima di ridere << Ma non è vero, beh non sempre >>
<< Ehy! >> << Cosa? >> << Tu... >> ridemmo di nuovo, ok, a questo punto posso confermare senza ombra di dubbio di aver esagerato con il bicchiere.
<< Rispetto la tua decisione di considerarti un tonto! >> << La tua gentilezza è commovente, davvero >>
Mi appoggiai sulle braccia e presi ad osservare lo sterminato campus di Beacon, che si estendeva davanti ai miei occhi fino all'imponente cancello della struttura.
<< Stavo pensando... >> mi girai verso di lei, incuriosito.
<< Si? >> << A te, ecco... dopo il racconto di come hai imparato a ballare, mi sono chiesta... cosa diamine facevi prima di finire qui? Ho come la sensazione che quella storia non sia di certo l'unica che hai da raccontare >>
Il mio misantropo istinto di autoconservazione reagì a quell'osservazione come se avesse appena assaggiato del veleno con la punta della lingua, certe osservazioni (a cui sovente seguivano delle domande) per me, prima di entrare a Beacon, rappresentavano nient'altro che una sgradevole invasione della privacy da parte di chi non aspettava altro che un motivo per sbattermi in cella o rubarmi qualcosa, una subdola insinuazione di chi cercava di entrare nella mia mente e estorcermi un'informazione.
Ma qui ero a Beacon, l'accademia degli eroi! E a fare quell'osservazione non era un omone alto e tarchiato con un coltello tenuto malamente incastrato fra la cintura e i pantaloni, ma una ragazza, una bella ragazza che ad occhio e croce aveva più muscoli negli addominali che non i soliti gorilla mafiosi da film in tutto il loro corpo.
Insomma, non avevo motivo di preoccuparmi, mi fidavo di lei.
Fiducia, una parola che non mi sarei aspettato di pronunciare neanche nell'anfratto più angusto del mio cervello.
Feci un sorriso che doveva sembrare una smorfia, combattuto fra la voglia di parlare (alimentata dall'alcool) e la mia naturale riluttanza.
Il sorriso sembrò non rassicurarla, mi diedi dell'idiota a mente (cosa che da poco tempo a questa parte facevo con sempre maggior frequenza) e mi sforzai di mettere assieme delle parole.
<< Diciamo di sì... ecco, ammetto di avere molte cose da raccontare, sì, direi di avere parecchie cose di cui dovrei parlarti >> l'effetto tonificante mi abbandonò in un'istante, mi ritrovai incapace di continuare la frase, dopo qualche minuto Brienne provò a prendere parola.
La fermai con un gesto della mano e mi sforzai di ricominciare.
<< Vedi, prima di entrare qui... con voi... >>
Mi morsi la lingua, ogni atomo del mio corpo sembrava rifiutarsi di far uscire informazioni compromettenti.
Ciononostante non mi diedi per vinto, ed ignorando il dolore alla lingua lottai per contrarre la mandibola.
<< Ho fatto molte, moltissime cose... e non molte erano... sì insomma, belle >>
Continuò a guardarmi, non disse niente, e quel silenzio mi mandò nel panico.
<< Cioè non dico di aver fatto cose veramente terribili, no! Ma diciamo che non tutto quello che ho fatto si potrebbe definire degno di lode, tipo... ehm >>
Non parlava, e mi ritrovai senza accorgere a pregare qualsiasi divinità fosse in grado di udirmi di uccidermi all'istante, o di farmi vomitare il punch addosso a Brienne, o che Brienne vomitasse il punch addosso a me, o qualsiasi altro imbarazzante evento che avrebbe posto fine a questa conversazione e alla trappola in cui mi ero cacciato da solo.
<< Non... io... >> ormai le parole mi morivano in bocca, e la sudorazione era tornata ad aumentare, stavo considerando la possibilità di diventare trasparente e affondare nel pavimento per cadere sotto al terrazzo, riacquistare la mia forma fisica e scappare lontano.
Brienne, decisamente più controllata del sottoscritto, frenò la mia agonia mettendomi la punta delle dita davanti alle labbra, con un gesto a metà strada fra una mossa di danza e un comando autoritario.
Comando che sortì l'effetto desiderato, giacché serrai la mandibola con una rapidità tale da farmi male ai denti.
La fissai, e cercai di abbozzare qualche parola senza grande successo.
<< Non dire niente >> sorrise, nei suoi occhi non vidi rabbia, o lo sgomento tipico di un eroe davanti al delinquente di turno, no, non vi era pregiudizio nel suo sguardo (ma probabilmente perché non si era capito un fico secco del mio discorso), i suoi occhi mi fissavano gentili, senza sospetto o timore.
<< Brienne io... >> << Va tutto bene, lo dirai quando sarai pronto, posso capire... non preoccuparti >>
Un refolo d'aria mi passò dietro la nuca, sentii il sudore gelare sul collo, ma non ci feci caso.
Credo di essermi rincoglionito del tutto in quel momento, ero lì, dritto come un palo (o come se me ne fosse stato infilato uno su per il retto) a fissare la ragazza coniglio.
Le sue guance parevano nuovamente arrossite, come se lo stato di grazia in cui sembrava essere finita poco fa si fosse interrotto, evidentemente non ero l'unico a cui il punch stava finendo di fare effetto.
Rimanemmo soli e in silenzio, anche il vento si era chetato.
Mi accorsi solo adesso di quanto i nostri corpi erano vicini, così vicini che potevo sentire il suo respiro sulla guancia.
E allora il punch tornò a scorrere nelle vene più forte di prima, ci spingemmo in avanti, quasi fino a far collidere i nostri nasi.
Mentirei nel dire che il suo corpo non suscitasse in me alcun effetto, certo, non era l'unico corpo a riuscirci, ma non saprei dire se quanto accaduto fosse una mera reazione del mio istinto annebbiato dal bere e dal calore.
Le strinsi la mano, e feci per avvicinarmi, come se avessi perso ogni controllo del mio corpo, come se fosse esso ad avere piena coscienza di cosa desideravo.
Di quanto lo desideravo.
<< Disturbo? >>
Un suono brusco alle nostre spalle rischiò di farci saltare fuori dal terrazzo, e Brienne dovette reggersi a me per non scivolare sui tacchi, tale era stata la sorpresa.
<< Suppongo sia un si >> riconobbi all'istante quel fastidioso tono supponente, come se fossi in grado di dimenticarlo!
Mi girai all'istante, puntando gli occhi sulla sagoma di Drake, intento a giocare con lo scroll.
Se gli sguardi fossero pugnalate, credo che il mio lo avrebbe trapassato da parte a parte.
Drake però non sarebbe dello stesso avviso, dal momento che non staccò un attimo gli occhi dallo scroll, dedicando al sottoscritto una sola frazione del suo sguardo.
<< Chiedo venia, non mi aspettavo che voi stesse per copulare >>
Fece dietrofront, pronto a rientrare.
<< Aspetta, che cosa volevi? >>
Ero nervoso? Sì, molto nervoso, e la cosa doveva essere facile da notare visto che decise di fermarsi.
Mise in pausa il videogioco e cacciò lo scroll dentro tasca << Solo complimentarmi con te, tutto qui >> non si era nemmeno voltato, si era limitato a girare un po' il collo, quanto bastava per intravedermi con la coda dell'occhio.
<< Per cosa? >> << Oh, non ti rovino la sorpresa >>
Se ne andò senza aggiungere altro, se avessi avuto un bicchiere in mano glielo avrei probabilmente lanciato addosso.
Invece, mi limitai a fissare la porta tutto accigliato, mentre l'eco dei suoi passi si faceva sempre più debole.
Brienne nel frattempo aveva assistito allo scambio senza dire nulla, indecisa se sentirsi più imbarazzata o confusa.
Tuttavia, cessato il camminare di Drake, il silenzio divenne troppo da sopportare, ancor più dello stesso Drake.
<< … Credo che tu non gli stia molto simpatico >>
Mi girai << Davvero? Chi l'avrebbe mai detto >>
Sbuffai senza nascondere il sarcasmo, che invece Brienne finse di ignorare, ok, direi che qualsiasi cosa fosse sul punto di accadere in quel momento sia morta con l'arrivo dell'idiota con gli occhiali.
Raggiunsi senza alcuna fretta la ringhiera, con la bile che ribolliva furiosa nel mio stomaco.
<< Scusa, potevo evitarmi il sarcasmo >>
Brienne scosse la testa << No, lo capisco... è il tipo di persona che vorresti prendere a pugni in faccia >>
Sorrisi, non era molto, ma il pensiero della faccia di Drake che si accartocciava sotto al pugno di Brienne era di quanto più confortante potessi immaginare al momento.
<< Beh, magari un giorno qualcuno lo farà >>
Un vociare pigro e confuso iniziò a levarsi dal terreno sottostante, guardammo dalla ringhiera: il ballo si stava avviando al termine e gli studenti stavano lasciando la sala.
<< Oh... si è fatto tardi vedo >> Brienne sospirò, osservando la fila scomposta di studenti.
<< Adesso? Il tempo è volato almeno >> risposi con un mezzo sorriso, ma l'ombra che Drake aveva gettato su questa serata era ben lungi dal lasciare la mia mente.
Uno squillo improvviso mi fece sobbalzare, il fauno sfilò lo scroll dalla tasca e rispose, ne seguì una breve conversazione dove Brienne sembrò attraversare velocemente più stati d'animo: scocciata, preoccupata, arrabbiata e rassegnata.
<< Non ci credo... e va bene, arrivo subito >>
Ripose lo scroll e si girò verso di me, sembrava mortificata.
<< Immagino che la serata sia finita anche per noi, eh? >> annuì << Si, Marlee si è sentita male dopo che Ashes l'ha obbligata a bere tutta la vasca del punch >>
Giudicai questa cosa fin troppo verosimile e mi rassegnai << Capisco, immagino sia ora di andare anche per me... beh, grazie per la serata allora >> << Grazie? Uh... prego allora >>
Sorrise, e dopo un breve cenno di congedo si avviò verso la porta, al sottoscritto non rimase che affacciarsi alla ringhiera e sospirare la propria delusione, ma solo per pochi secondi.
<< Ion! >> mi girai, Brienne era ancora alla soglia della porta, metà fuori e metà dentro all'edificio.
<< Grazie... anche a te! >> e con un ultimo sorriso, sparì nel corridoio.
Come con Drake, rimasi fermo come uno stoccafisso ad ascoltare l'eco dei suoi passi farsi sempre più flebile.
Quando non sentii più niente, un lieve sorriso si dipinse sulle mie labbra, tornai alla ringhiera senza fiatare, e dopo essermi posizionato appoggiando le braccia su di essa, iniziai ad ammirare il cielo.
Malgrado l'ora tarda, Vale era ancora sveglia, centinaia di luci illuminavano la notte come un branco di lucciole.
Per la prima volta da molto tempo, provai un piacevole senso di libertà.


Senso di libertà che andò a farsi fottere (e a sangue) la mattina seguente, quando mi svegliai più tardi del solito con la testa dolorante.
Dopo che Brienne si era congedata mi ero concesso qualche altro bicchiere di punch, pagandone il prezzo al risveglio.
Portai la destra sulla fronte e alzai la schiena, cercando di far fluire il sangue verso il basso, cosa che mi provocò subito una sensazione di giramento di testa.
Dopo qualche secondo passato a riprendermi, come ogni buon adolescente che si rispetti mi affrettai a controllare il display dello scroll.
Da quando ero entrato a Beacon mi ero finalmente aperto al mondo dei social, cosa a cui avevo sempre rinunciato visto che il mio stile di vita non proprio rispettabile sconsigliava caldamente di utilizzare uno scroll per nient'altro che fosse controllare l'ora o chiamare dei contatti non meglio identificati per faccende che non è meglio specificare.
Ma adesso che frequentavo un istituto ed avevo una vita sociale (con tutte le conseguenze che questo comporta), controllare il display dello scroll era diventata la prima azione della giornata, cosa di cui a ripensarci avrei fatto volentieri a meno, visto che avrei avuto un risveglio fottutamente migliore.
Perché quando osservai il messaggio, tutto l'alcool che avevo ingerito la sera precedenti risalì violentemente dal mio stomaco, provocandomi un dolore tale che rischiai di piegarmi in avanti e vomitare sul letto.
No cazzo! No! Mi state prendendo in giro!
Digrignando i denti con rabbia, iniziai a supplicare gli dei di svegliarmi adesso, che quello che avevo appena visto fosse solo un brutto sogno, un delirio dovuto all'abuso di alcool, e che presto mi sarei svegliato o avrei vomitato e una volta riaperti gli occhi avrei trovato la chat vuota o con un messaggio diverso.
Invece non mi svegliai, non rigettai alcuna sostanza verdastra e (purtroppo) non caddi a terra privo di sensi.
No, mi feci violenza riportando lo sguardo sullo schermo, e leggere di nuovo fu ancor più doloroso della prima volta.
Poi alla rabbia e alla paura seguì un momento di lucidità.
Calma Ion, calma, si può fare qualcosa, deve sicuramente esserci una spiegazione, va tutto bene.
Come no, credici, stronzetto.


<< Eccolo il problema! >>
Per poco non sbattei lo scroll in faccia ad Ozpin, il quale reagì con il solito stoicismo, leggendo lentamente il messaggio sulla chat.
<< “La vostra richiesta di partecipazione al Vytal festival è stata approvata, congratulazioni!” >>
<< So leggere, sa? >>
Julia mi pestò un piede, imponendomi di chiudere quella boccaccia prima che ci facessi espellere tutti quanti, cosa a cui ero andato molto vicino quando avevo spalancato senza troppi complimenti la porta dell'ufficio ignorando le proteste della Goodwicht.
Non che i miei compagni di squadra fossero meno turbati rispetto a me.
No, è una bugia, erano decisamente meno turbati di me!
Julia di certo non apprezzava di essere stata iscritta ad un torneo senza saperlo, ma tutto sommato una parte di sé era contenta di partecipare, perdere magari, ma se non altro confrontarci con dei validi avversari.
Ilian non era dello stesso avviso, trovava stupido partecipare ad una competizione senza avere una chiara possibilità di vittoria, e Deryck... cosa? State veramente pensando che avesse un opinione a riguardo?
Ovvio che no, è Deryck!
Ma la cosa più irritante di questa situazione, era il motivo per cui eravamo certi di non avere grandissime possibilità di vittoria: Me.
Ero migliorato, sì, ma restavo l'anello debole della squadra, ok, c'era anche il discorso che, diversamente da tutte le squadre che si erano iscritte per loro volontà, non ci fossimo preparati questo granché né avevamo molto tempo per farlo.
Ma fondamentalmente, il problema restava il fatto che un cacciatore su quattro non era decisamente in grado di sostenere uno scontro con degli studenti di altre scuole ben allenati, probabilmente l'élite delle loro rispettive accademie.
E che potessi crederci o no, la possibilità di essere la causa determinante della sconfitta della mia squadra davanti a tutto il maledetto istituto era quasi terrificante quanto la prospettiva di affrontare dei cacciatori veri e propri.
Un grimm? Potevo sostenerlo, ormai avevo avuto le mie esperienze a riguardo e ne ero uscito miracolosamente indenne.
Ma altri cacciatori? No, era decisamente troppo, e l'esperienza contro Jack non era di certo una garanzia di successo!
In breve, me la stavo facendo sotto.
<< Non ho ancora ben chiaro dove sarebbe il problema >>
Feci per prenderlo a male parole, ma l'occhiataccia che mi mandò Julia fu sufficiente per farmi desistere.
<< Il problema, è che nessuno di noi ha effettuato l'iscrizione, non era nostra intenzione partecipare al torneo, e non capiamo perché fra tutte le quadre dell'accademia che hanno voluto iscriversi siamo stati scelti proprio noi quattro, ci sono elementi decisamente più... ben disposti >>
Concluse scegliendo attentamente le ultime parole, non volendo correre il rischio di offendere i suoi stessi compagni, anche se era palese cosa volesse dire.
Ozpin sembrò sgranare le palpebre dietro gli occhiali scuri, e fu attento a non scomporsi, come se cercasse di domare una profonda inquietudine.
Rimase in silenzio per due lunghissimi minuti, due minuti carichi di tensione.
Poi prese lo scroll, e controllò qualcosa sul display.
Se quello che vide gli diede fastidio, non lo diede a vedere, Glynda invece si era fatta improvvisamente interessata alla situazione.
Altro minuto, durante il quale i due sembrano cambiarsi uno sguardo carico d'intesa.
E noi? Niente, rimanemmo in silenzio come ebeti a guardare i due, il nostro problema sembrava essere appena diventato un affare di stato.
Capii che la questione non sarebbe stata di soluzione.
Dopo un ulteriore minuto di silenzio quasi assordante (quattro, un totale di quattro minuti senza una parola fra sguardi e controlli sullo scroll), Ozpin ci degnò di una risposta.
Si schiarì dapprima la gola, e ciò non faceva presagire nulla di buono.
<< Ho appena controllato, e risultate effettivamente iscritti nel torneo di Vytal, quindi possiamo escludere che si tratti di una burla >>
<< E... adesso? >>
Gomitata da parte di Julia, strinsi i denti e decisi di tacere per il resto della discussione.
<< Adesso, temo che non vi piacerà quello che sto per dirvi >>
Non ne dubito.
<< Vedete, stiamo vivendo una situazione molto particolare, e le liste dei partecipanti sono già state rese pubbliche,capirete che cambiare all'ultimo i partecipanti sarebbe un imbarazzo per l'istituto, non gioverebbe alla reputazione di Beacon, o delle accademie in generale >>
Mi sentii morire, quell'uomo era seriamente la stessa persona che mi aveva tirato fuori dalle sbarre e adesso mi stava per mandare allo sbaraglio (di nuovo) contro dei cacciatori altamente preparati perché per qualche motivo non meglio specificato la mia squadra si era ritrovata iscritta?
<< Ma non siamo pronti a questo! >> protestò Julia << E poi vorrei capire come sia accaduto >>
<< Purtroppo errori di questo tipo sono già capitati in passato, è una questione... complicata >> la risposta non aveva senso e non soddisfò nessuno dei presenti, ma non avevamo il coraggio.
Ozpin se ne accorse, era palesemente a disagio, capii che stava nascondendo qualcosa.
<< Forse... forse Caesar potrebbe saperne qualcosa, di solito sono i professori a gestire le iscrizioni e magari... >>
Scossi la testa << Non ha senso, lui si limita ad allenare il sottoscritto il pomeriggio, con quale logica dovrebbe iscrivere un'intera squadra? Va bene che è uno st... un mentore esigente, ma questo mi sembra troppo persino per i suoi standard! >>
<< Appunto, non può iscrivere tutti noi per una sola persona! >> Ilian storse le labbra in una smorfia.
Diamine, se fosse veramente stato Caesar avrei avuto un ulteriore motivo per sentirmi in colpa.
<< Calma! Non è il caso di scaldarsi, non è un comportamento degno dell'accademia, chiederò ai vari professori a riguardo, ma temo che ormai dovrete farvene una ragione, il torneo ormai e prossimo e non possiamo permetterci di cambiare le squadre >>
Julia fece per ribattere un'altra volta, ma Ozpin la anticipò.
<< Inoltre, sono certo che se siete stati scelti per l'iscrizione, anche se il sottoscritto sarebbe dovuto essere consultato a riguardo, vuol dire che il comitato dei professori ritiene che siate più che degni di rappresentare Beacon al torneo, quindi basta con questo disfattismo... è tutto, potete andare >>
Avremmo voluto ribattere, ma capimmo che sarebbe stato come prendere a testate un muro.
Lasciammo la stanza senza una sola parola di commiato, se la rabbia fosse infiammabile, quel fottuto ufficio sarebbe andato a fuoco.
Chiuso lo stipite, Ozpin guardò la porta con aria affranta.
<< Ozpin... >>
Il preside portò lo sguardo sulla Goodwitch, visibilmente combattuto.
<< Se te lo stai chiedendo, sì, mi sto odiando per quello che ho appena fatto >>
Odiare è una parola grossa, ma decisamente non era fiero di quello che aveva appena fatto: ammettere che c'era una falla nella sicurezza dell'istituto avrebbe scatenato il panico.
Glynda sospirò << Non fartene una colpa, Ozpin, sono più abili di quanto sembrino, anche il ladro >>
Il preside la fissò incuriosito << Lo stai rivalutando? Questo si che mi stupisce >>
Lei scosse la testa << Sto solo ammettendo che potrebbe avere una possibilità di farcela, ma sai bene come la penso a riguardo >>
<< Immagino, beh, direi che adesso abbiamo una preoccupazione in più... come è potuto accadere? Siamo davvero così vulnerabili? >>
Glynda non rispose, ma il suo silenzio diceva più di mille parole.
<< Dev'essere stato quando Ruby Rose ha fermato l'intruso ieri notte, evidentemente non c'è riuscita troppo in tempo >>
Rimosse gli occhiali e li appoggiò sulla scrivania mentre chiudeva gli occhi, odiava ammetterlo, ma avrebbe preferito se il festival si fosse svolto ovunque tranne che a Vale, ciò gli avrebbe dato molto meno di cui preoccuparsi.
Recuperò presto dallo scoramento iniziale, schiuse le palpebre.
<< Mi chiami James, dobbiamo informarlo al più presto, e credo sia il momento di chiamare la signorina Rose, avrei preferito rimandare a dopo le lezioni ma dopo questo ho bisogno di parlarle subito >>
<< Sarà fatto >>
Lesta come una saetta, Glynda prese a digitare sullo scroll.
Il sorriso affabile con cui acconsentì, però, non mascherava l'inquietudine nel suo animo.
Né a se stessa, né ad Ozpin.
Ma se c'era qualcuno ben più avvilito era il sottoscritto, che, entrato nell'ascensore silenzioso come chi va ad un funerale (e non in qualità di ospite), fissava lo scroll con occhi spenti, ormai ogni forma di rabbia era superflua.
Così, con gli occhi pigramente incollati sullo scroll, fissavo il tabellone del torneo, per nulla sorpreso di chi sarebbero stati i nostri avversari.
Infatti, scritto accanto al nome del nostro team a caratteri cubitali, il termine DIKJ lampeggiava minacciosamente sulla superficie touchscrenn dello scroll.

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Capitolo 29
*** Capitolo XXIX ***


Capitolo XXIX

 

Sbuffai sotto l'afa pomeridiana, intento com'ero a guardare Caesar armeggiare con i componenti delle armi.
Solo qualche ora prima non avrei mai pensato che sarebbe stata la giornata più terrificante (dopo l'esperienza nello stomaco del king taijitu e quella con i rattle, ovviamente) e movimentata della mia intera esistenza, e invece, fradicio di sudore, ero da più di un'ora seduto sullo sgabello del magazzino di Caesar nella più completa immobilità, mentre il sole mi cuoceva la nuca a fuoco lento.
O per essere più precisi: eravamo seduti su degli sgabelli nella più completa immobilità con il sole che, filtrando dalle finestre, cuoceva le nostre nuche a fuoco lento.
Perché come sapete ogni tragedia è bella se vissuta assieme, e dal momento che l'iscrizione riguardava l'intera squadra nessuno si era potuto esimere dall'andare a trovare quello psicopatico dal sorriso spiritato.
Come stavo dicendo, eravamo lì da ben più di sessanta minuti, durante i quali Caesar ci aveva ricevuto, fatti accomodare, e chiesto di aspettare che finisse di lavorare ad un suo piccolo progetto, a nulla erano valsi i nostri richiami, il cacciatore si era limitato ad ignorarci come delle mosche intrappolate in un bicchiere.
Se l'attesa aveva smorzato le nostre ansie?
Neanche un po', in compenso aveva indotto nei nostri cuori (eccetto Deryck, che a questo punto dubito ne abbia uno) un serpeggiante senso di angoscia più logorante di un'iniezione di polvere pirica nelle vene.
E non chiedetemi perché sto facendo questo paragone, è un'esperienza che preferisco non rimembrare.
Fatto sta che quell'ora fu la più lunga che abbia mai passato in presenza di Caesar, e credetemi, questo non è un primato che si può superare facilmente.
Ma per nostra fortuna, prima che il resto della nostra materia celebrale evaporasse sotto i raggi solari, udimmo il cigolare di un oggetto metallico con cui il mio mentore stava armeggiando, e, cosa ancor più sorprendente, sentimmo il nostro mentore schiarirsi la voce, questo significava che di lì a poco ci avrebbe parlato e la nostra tortura avrebbe avuto presto fine.
Non ci sbagliammo, il problema è che quel “poco” erano in realtà dieci lunghissimi minuti che passò nell'inerzia più totale, poi, spinto da un misterioso moto di misericordia, si degnò di parlarci.
<< Bene, vedo che siete resistiti oltre un'ora, direi che non posso più fingere di non vedervi >>
Vi state chiedendo se il significato della frase era che tutta l'ora di patimento passata ad ammirare la sua schiena fosse una specie di prova?
Lasciate che inculchi nelle vostri menti il seguente concetto: tutto con Caesar è una prova, il suo sorriso, le attese infinite a cui ci sottoponeva, le lunghe pause dei suoi discorsi e, come abbiamo imparato a sapere: i suoi allenamenti in generale.
<< Allora, in cosa posso aiutarvi? >>
Ora, voi lo vedete in forma scritta, ma vi assicuro che la differenza di tempo fra quest'ultima frase e quella prima fu di almeno due minuti.
Julia si schiarì la gola, rimosse una patina di sudore dalla fronte e rispose.
Dopo tutti quei minuti passati in silenzio, se non altro, aveva le idee ben chiare su cosa avrebbe detto.
Optò per l'approccio diretto.
<< Siamo stati iscritti al torneo di Vytal, e ci chiediamo se... >>
Caesar scosse la testa << Per quanto sarebbe stata un'esperienza estremamente formativa, oltre che decisamente divertente per il sottoscritto, non dovete a me l'iscrizione >>
Spiazzata, la nostra leader squadrò Caesar, per essere una persona che era stata appena messa al corrente che una squadra era stata misteriosamente iscritta al torneo sembrava decisamente troppo tranquillo, ma d'altronde era Caesar, e la sua varietà espressiva lasciava decisamente a desiderare.
<< Mi sembra che però la cosa non vi sorprenda affatto >>
Il cacciatore non mutò la propria espressione, le sue labbra non si smossero di un millimetro, nè di qualsiasi unità di misura inferiore al millimetro.
<< Senza offesa signorina Vindr, ma la mia vita è stata così densa di avvenimenti che ci vuole ben più che un caso come il vostro per sorprendermi >> avanzò verso di noi, sempre con lo stesso odioso sorriso << Tuttavia è una situazione molto complicata, e dubito che avrete il tempo di venirne a capo, ma da parte mia posso assicurare di non aver fatto niente per spingervi in questa situazione, ah, Ion, prima che tu me lo chieda, temo che il progetto non sarà ultimato in tempo per il torneo, ti consiglio di prolungare le tue ore di allenamento, pare ne avrai bisogno >>
Sospirai sconfitto.
<< Ci state dicendo che non ci aiuterete a scoprirlo? >> alla domanda di Ilian, Caesar rispose con un alzata di braccia << Non è mio compito farlo ragazzi, e se Ozpin non intende indagare sulla questione credo che non vi rimarrà altra scelta che scoprirlo voi stessi >>
<< Oh andiamo! Quindi dobbiamo lasciarci iscrivere e sperare di uscirne vivi?! >> protestò Julia << Beh volendo potreste ritirarvi, ma temo che provocherebbe lo stesso disagio di una vostra eventuale esclusione dal torneo, vedete, nessuno può obbligarvi contro la vostra volontà a partecipare, ma tirandovi indietro rischiate di nuocere all'immagine di Beacon e complicare la vita alle altre squadre, volete veramente fare questo? >>
Julia sospirò << Suppongo di no, ma non intendo andare lì per perdere! >>
Caesar sembrò soddisfatto da quella risposta << Se è per questo, credo di potervi aiutare >>
La nostra leader alzò la testa fissando il mio mentore con occhi fiammeggianti dall'aspettativa, i miei invece erano sbarrati dal terrore.
Vi prego dei, se esistete, risparmiatemi degli ulteriori allenamenti, perché era evidente cosa intendeva Caesar con quella frase quanto è evidente che la cosa non mi sarebbe di certo piaciuta.
<< Inizierò a prepararvi per il gran giorno, lotterete contro le migliori squadre delle varie accademie e abbiamo poco, pochissimo tempo per allenarvi, qui ci vuole una terapia d'urto >>
Quelle ultime due parole risvegliarono le mie campane interiori, che si misero a suonare impazzite in un'assordante cacofonia di rumori allarmati.
Di male in peggio Ion, di male in peggio.
Evitai di sollevare obbiezioni quando Julia e Ilian si dichiararono convinti a tentare il tutto per tutto, ormai il mio destino era segnato.
Ma non pensate che fossi un ingenuo, avevo le mie ipotesi su chi o cosa potesse aver determinato la mia iscrizione al torneo.
Ma che dico?! Quali ipotesi? Era chiaro come il sole il nome del colpevole: Drake.
Solo complimentarmi con te, tutto qui”, “Oh, non ti rovino la sorpresa”.
Andiamo, sarei dovuto essere un idiota per non fare un collegamento così evidente.
Ok, confesso che dopo essermi svegliato ed aver letto la terrificante notizia la conversazione con Drake era ormai caduta nel dimenticatoio, ma dopo averci riflettuto a mente lucida la sua colpevolezza era più palese che mai, e non volli nemmeno chiedermi se fosse tanto intelligente formulare accuse mentali su una persona in base a due frasi, e nient'altro, ma sapete?
Fanculo la logica, l'onere della prova e la prudenza, era stato lui e solo un idiota non l'avrebbe capito, quindi decisi che non mi lasciava scelta.
Passino le minacce di morte, o i suoi tre sgherri che mi pedinano per il corridoio, ma dopo questo brutto tiro ero certo che gliel'avrei fatta pagare.
Poi, altra prova era la loro presenza nel torneo come nostri primi avversari: una casualità non è vero?
Fanculo!
Avrei dovuto capirlo fin dal primo giorno in cui l'avevo visto, con quel camice nero da nerd che poteva entrare nei computer della scuola, non ero nemmeno curioso di capire come aveva fatto, no, in quel momento desideravo soltanto che sparisse, possibilmente a seguito di un doloroso incidente.
Non sapevo come, quando, perché, dove, e con quale quantità di denaro per corrompere eventuali funzionari di Beacon, ma avevo l'assoluta certezza che ci fosse il suo zampino.
Ma, dal momento che non volevo morire d'infarto dovuto ad un esplosione di rabbia, decisi che avrei aspettato, sì, Ion Ascuns avrebbe aspettato prima di mettere in atto la sua vendetta contro quel bastardo con gli occhiali.
E Oum, se sarebbe stato divertente.
<< Accettiamo! >> disse Julia, quasi lo gridò, l'entusiasmo nella sua voce era ben percepito dai presenti.
<< Perfetto, davvero perfetto, non sarà facile, ve lo dico sin da adesso, abbiamo pochissimi giorni per prepararci >>
Annuimmo all'unisono, alcuni decisamente più felici di altri.
<< Va benissimo, ci affidiamo a lei per battere Drake e i suoi >> guardai Julia << Beh? Non stanno simpatici nemmeno a me >>
<< Siamo d'accordo allora? >>
Alzai le spalle << Non abbiamo scelta, giusto? >>
<< Temo proprio di no >>
<< Quindi... quando iniziamo gli allenamenti? >> << Da adesso signorina Vindr, prego, seguitemi fuori, sarà una lunga giornata >>
Ci scambiammo sguardi carichi di apprensione; avremmo preferito non iniziare ad allenarci dopo essere stati un'ora e passa a cuocere su quelle sedie come delle uova sode.
Ma del resto si sapeva: Caesar non prova pietà.
Il mentore aprì la porta e ci condusse fuori, nello spazio dove era solito allenarmi, sta volta se non altro avrei avuto i miei amici vicino a me, e forse il condividere l'agonia assieme a loro mi avrebbe aiutato a sopportarla meglio.
Fu così?
Neanche un po'.


Vi risparmio l'allenamento, così come le non molto decorose condizioni in cui versavamo al nostro ritorno al dormitorio, era sera e la prima cosa che facemmo una volta entrati fu stabilire i turni per usare la doccia, di cui avevamo tutti un disperato bisogno.
Il sottoscritto non staccava gli occhi dalle proprie braccia, chiazzate da lividi violacei provocati da un calcio di Caesar che avevo tentato invano di respingere.
Gli altri non erano messi meglio, ma eravamo troppo mal messi pure per lamentarci, riuscendo a trovare le parole solo dopo esserci lavati e seduti sui rispettivi letti.
<< Cavolo... ed è così ogni singolo giorno? >> << Sì Julia, ma non posso negare che dia dei risultati >>
Mi sdraiai di schiena, sentendo le mie ossa scricchiolare in seguito a quel gesto, Caesar mi aveva ridotto male.
Ilian aveva ancora il fiatone.
<< Però, è stato molto... molto intenso, non penso di aver mai corso così tanto in vita mia >>
<< Davvero, quell'uomo è un pazzo, quando mi ha preso per il collo ho temuto stesse per strangolarmi >>
Qualora la curiosità vi travolgesse, mi limito a dirvi che l'allenamento consistette nel cercare di attaccarlo in squadra, e come avrete intuito non ottenemmo grandi risultati.
<< Dovremmo rifarlo anche domani? >> << Parlando per esperienza... sì >>
Julia sospirò.
<< Mi dispiace ragazzi, questa faccenda del torneo... gran brutta cosa eh? >>
L'arciere scosse la testa << Non è così terribile infondo, se non fosse per l'allenamento con Caesar, ma credo che potremmo porci almeno un piccolo traguardo >>
<< Ben detto! Forse non potremmo vincere, ma almeno superare la prima fase combattendo tutti e quattro sarebbe già qualcosa, lasciamo che siano gli studenti degli ultimi anni ad arrivare alla fine... cavolo, per essere il caposquadra non sono molto incoraggiante >>
Scossi la testa.
<< Julia, non credo ci sia nulla di male a evidenziare l'ovvio, non abbiamo speranze >>
<< Ion! >>
Alzai le mani << Chiedo scusa! Ma diciamocelo, nessuno di noi è convinto di farcela, e sinceramente sono terrorizzato dall'aspettativa di qualche decina di cacciatori intenti a spezzarmi in due come un grissino >>
<< Non posso darti torto... ma non per questo non faremo nulla >>
<< Se può consolarvi -esordì Ilian-, ho guardato un attimo il tabellone del torneo, non siamo le uniche matricole che parteciperanno, anzi, su otto delle squadre di Vale quattro sono composte da studenti del primo anno: la nostra, i nostri avversari, il team RWBY ed il team JNPR >>
Jaune? Seriamente?
Oh andiamo, se la sua squadra riesce a vincere allora sarò io ad essere lo studente più scarso!
Riflessione piuttosto stupida da parte mia, specie tenendo conto che la penultima lettera del suo team era la leggendaria Pyrrah Nikos, ma dopotutto noi avevamo Deryck, e se Deryck non poteva considerarsi una carta vincente allora cosa poteva esserlo?
<< Quindi, su otto squadre metà è del primo anno? Seriamente? >> << Sì, ed una è del secondo, non so le altre tre >>
<< A voi non sembra strano? >> Julia osservò lo scroll di Ilian con aria perplessa << Non che io voglia dire che noi studenti nuovi siamo dei buoni a nulla, ma di solito sono le squadre degli ultimi anni a partecipare, voglio dire, è meglio far rappresentare la scuola da cacciatori di esperienza che da dei novellini >>
<< Forse si sono iscritti in pochi >> << Dell'ultimo anno? E anche se fosse, perché? Non è che Ozpin ha scelto di accettare le iscrizioni delle matricole? Siamo sicuri che non ci nasconda qualcosa? >>
Sospirai << Se devo dirlo in questo momento non so cosa pensare di lui >>
Ed era vero, se non mi avesse tirato fuori dal carcere avrei subito sentenziato che fosse uno stronzo e fine della storia, ma dopotutto, potevo veramente essere così duro con chi mi aveva salvato da anni di carcere e, probabilmente, dal perdere la mia verginità anale sotto una doccia d'acqua fredda? No, non potevo, eppure non mi capacitavo come fosse possibile che lo stesso uomo che mi aveva salvato il culo (in tutti i sensi) fosse lo stesso che con tanta indifferenza mi mandava al macello!
Certo, a posteriori devo ammettere che non fu un giudizio maturo da parte mia, del resto si aspettava da me la stessa cosa che si aspettava da tutte le altre matricole regolarmente iscritte.
Ok che ero un caso particolare, ok che la mia iscrizione era un caso sospetto e particolare, ma non avrei dovuto aspettarmi che smuovesse mari e monti solo per me, aveva fatto fin troppo, ma ero giovane, e quando si è giovani si è più concentrati sugli errori (o presunti tali) degli altri che non sui propri.
E come Ozpin, anch'io devo ammettere di averne fatti parecchi in passati, molti, moltissimi errori.
<< Cerchiamo di non pensare male, si vede che è un momento delicato... e dopotutto ha detto di avere fiducia in noi, quindi possiamo farcela, cercheremo di dare il meglio di noi, e se non dovessimo fare molta strada, se non altro sapremo cosa aspettarci l'anno prossimo! >>
Deryck sembrò annuire, come al solito aveva seguito la conversazione in silenzio, Julia sta volta volle coinvolgerlo.
<< Tu cosa ne dici? >>
Il fauno la guardò negli occhi << Abbiamo affrontato di peggio, e non intendo perdere con un team che fa “cazzo” di nome >>
Ridemmo tutti assieme, strano a dirsi ma a volte anche Deryck poteva risultare simpatico.
E non guardarmi così, non direi frasi come questa se tu non avessi il senso dell'umorismo di una pietra.
Mi alzai dal letto << Beh, se Deryck ha fiducia nella nostra sopravvivenza cercherò di averne anch'io >>
<< Perfetto! >> Julia balzò letteralmente davanti a me << Allora, giusto per essere originali >> mise la mano in avanti, rivolgendo il palmo verso terra, noi la imitammo appoggiando le nostre mani sulla sua.
<< Tutti per uno... >> << Uno per tutti! >>
Questo breve momento di raccoglimento non bastò a sopprimere il mio travaglio interiore, ma se non altro mi regalò qualche istante di armonia.
<< Bene, adesso mi sento meglio, ora se permettete, mi do una lavata e esco un attimo >>
<< Dove vai? >> chiese Ilian << Top Secret, ma nulla di illegale >>
Julia si accostò all'arciere sfoderando un sorriso sornione << Si tratta forse di Brienne? >> << Guarda, mi sembrava strano che non avessi ancora accennato al ballo, in ogni caso mi riservo la facoltà di non rispondere >> << Ma! >> << Ciao! >> entrai in bagno e aprii il rubinetto della doccia prima di sentire una qualsiasi replica, dovevo essere al meglio della mia forma per questa sera.
Mi spiaceva solo di aver mentito a Ilian.


Dopo la doccia impiegai pochissimo tempo per vestirmi e lasciare la stanza, i miei compagni erano ormai collassati sui rispettivi letti e ci limitammo a scambiare un saluto.
Chiusi la porta alle mie spalle senza trattenere un moto di stizza, purtroppo Julia non ci aveva azzeccato, e per quanto non mi sarebbe dispiaciuto fare una visita a Brienne (mi accorsi solo allora che avevo passato così tanto tempo a preoccuparmi da aver trascorso l'intera giornata senza mandarle neanche un messaggio, cosa a cui avrei dovuto rimediare appena possibile), non era lei il motivo di questa mia uscita serale.
No, la persona per cui stavo uscendo era decisamente molto meno invitante di Brienne, poco ma sicuro.
Attraversai il corridoio nel timore di essere seguito, sebbene sapevo per esperienza che a quell'ora era deserto, le varie squadre o cenavano nelle cucine di cui era fornito l'edificio, o andavano a mangiare fuori, o erano agli allenamenti serali, e i pochi studenti presenti si aggiravano come fantasmi, invisibili all'occhio umano ma si potevano avvertire dal sommesso rumore di passi che rimbombava di tanto in tanto dal profondo dei corridoi o dal cigolio delle porte che venivano aperte.
Ma sebbene fossi ben al corrente che quei suoni non fossero dovuti a ostili entità sovrannaturali, non potei fare a meno che sentirmi ancor di più in soggezione.
Eppure stavo semplicemente facendo qualcosa che avevo praticato da anni, e mi diedi dell'imbecille per quel nervosismo.
Del resto anche se ci fossero state duecento persone a girare nei corridoi, l'importante era che non ci fossero quelle quattro persone in particolare.
Arrestai il passo dopo poco tempo, ero arrivato a destinazione.
Alzai lo sguardo sulla porta della stanza, “Team DIKJ” era scritto a caratteri cubitali sulla targa.
Vedete, se c'è un difetto (fra i tanti) proprio delle persone come Drake, è la loro tendenza a credere di essere circondati da completi sprovveduti, purtroppo per lui non era affatto così.
Il bastardo mi aveva tenuto d'occhio da quando avevo messo piede a Beacon, ma dubito che avrebbe mai immaginato che il sottoscritto avesse fatto lo stesso, segnando di giorno in giorno i suoi orari, diversamente non avrei mai potuto sapere che a quell'ora del giorno avrei trovato la loro stanza vuota, vuota e a mia completa disposizione.
Non potei lasciarmi sfuggire un sorriso osservando la serratura, ne avevo violate di tante in vita mia, e quella di certo non avrebbe fatto la differenza.
Anzi, l'avrebbe fatta, visto che adesso non avevo affatto il bisogno di scassinarla.
Mi concentrai e respirai profondamente, domando l'ansia e l'eccitazione, stavo per prendermi una piccola vendetta verso quel bastardo e i suoi sgherri.
Vedete, ci sono numerosissimi modi per violare una serratura così semplice: usare un foglio di carta, o una tessera lien, oppure prendere una forcina ed infilarla dentro la serratura.
Avrei avuto solo l'imbarazzo della scelta, se non fosse per la mia semblance.
Non potei fare a meno di pensare a quanto fosse ironica questa situazione, se avessi imparato questa abilità prima di entrare a Beacon forse non sarei mai stato catturato, anzi, forse mi sarei già sistemato da un pezzo.
Casseforti, sistemi di sicurezza, porte blindate, nulla avrebbe potuto fermarmi, avrei potuto accedere a qualsiasi cosa avessi desiderato e sarei diventato ricco in pochissimo tempo.
Ok, mi stavo decisamente montando la testa.
Ma ehy, pensare non è un crimine.
Sospirai, forse non avrei mai fatto niente di quanto elencato prima, ma la fottuta porta della stanza di Drake... quella l'avrei violata eccome!
Presi un profondo respiro e rilassai il mio corpo, osservai le mie mani farsi trasparenti e perdere di consistenza, fino a quando non potei intravedere chiaramente il pavimento attraverso i miei palmi.
Bene, o la va o la spacca.
Un unico passo, una sola grande falcata e fui dentro.
Appena tornai allo stadio fisico non potei trattenermi dall'arricciare il naso per il puzzo di chiuso della stanza, le finestre erano abbassate e non un raggio della tenue luce del tramonto filtrava dentro la stanza.
Non si vedeva un tubo, iniziai a tastare il muro fino a quando non trovai l'interruttore, ed una volta accesa la luce potei ammirare in tutta la sua bellezza la stanza del team più odioso di sempre.
Devo dirlo, non vi avevo fatto molto caso quella volta in cui eravamo andati a riprendere Mr Darby, ma la stanza di quei quattro aveva l'aspetto di un dipinto d'arte moderna.
Partendo dai posti letto, ve ne erano solo tre, in teoria sarebbero dovuti essere quattro, ma in uno dei due letti a castello sembrava che qualcosa avesse distrutto la branda superiore, infatti in quella inferiore vi erano due materassi accatastati l'uno sopra l'altro, non ebbi problemi a capire che si trattava del posto di Ivan.
Anche per Jack e Drake non ebbi problemi a identificare i rispettivi letti: uno era il ritratto dell'ordine, l'altro un vero schifo.
(Ma queste sono tutte cose che sapevamo già).
Quello mancante doveva essere quindi quello di Kojo (che come già sappiamo, era confinato nel bagno, nella lontana speranza che si desse una lavata, spoiler: speranza vana).
Questo contrasto tra il letto di Drake e quelli dei suoi compagni si estendeva anche al pavimento: tutta la zona adiacente al letto di Ivan era un cimitero di sacchetti di patatine e snack vari che aveva invano tentato di nascondere sotto il materasso, e avrei giurato di aver visto un panino mezzo mangiato schiacciato sotto uno dei due materassi.
Vicino alla finestra trovai una foto incorniciata, raffigurava Ivan, un omaccione che non entrava nella foto dal collo in su, due ragazzi di cui uno robusto come il proprietario della foto e uno con un fisico abbastanza magro rispetto al resto delle figure, infine, in primo piano spuntava la testa di una bambina che sembrava di aver dovuto saltare per raggiungere l'altezza degli altri e apparire così nella foto.
Bene, ora sapevo che Ivan aveva una famiglia, beh se non se l'era mangiata prima di venire a Beacon.
Accanto al letto di Drake vi erano un comodino con una console poggiata sopra e un cassetto chiuso da un lucchetto.
Ad un esame più attento, notai pure una sua foto incorniciata di lui e di un uomo a lui identico (e per identico, intendo letteralmente identico) ma decisamente più vecchio, sicuramente suo padre.
Avevano pure la stessa espressione odiosa di chi guarda il mondo con sufficienza, come se l'universo ruotasse intorno a loro.
Di Jack invece nessuna traccia di foto o altro, nè le trovai più tardi su Kojo.
Bene, almeno sapevo dove teneva le cose più importanti.
Poi vi era un attaccapanni con un cambio del suo camice.
Oltre ai letti, fu la scrivania a catturare la mia attenzione, scrivania che capii subito essere appannaggio esclusivo del leader dei quattro.
Infatti, la maggior parte della scrivania era occupata da un grande computer e, sopratutto, da decine e decine di fili e cavi collegati ad esso e che confluivano tutti in un unica presa.
Arretrai, chiedendomi se quell'ammasso di cavi fosse destinato ad esplodere da un momento all'altro.
Oltre a quel dedalo di fili, trovai una grossa lama posta verso il bordo, che ad un esame più attento notai essere due lame identiche sovrapposte l'una sull'altra.
Infine, nello spazio rimanente, trovai decine di componenti metallici perfettamente ordinati per dimensioni e forma.
Dando per scontato che il computer avesse una password, decisi di ispezionare i vari cassetti della scrivania, che a differenza di quello del comodino erano ben accessibili.
Come la scrivania, erano pieni di componenti metallici da utilizzare per armi o altro, poi vi erano quaderni e libri di testo.
Nel cassetto dedicato ai componenti metallici trovai qualcosa di più interessante: una maschera metallica.
Anzi, non era propriamente una maschera, dal momento che non vi era niente con cui fissarla alla testa di una persona, andava per forza tenuta con le mani, ed a giudicare dalla sua pesantezza non era stata di certo progettata per delle esibizioni in teatro.
Vi erano inoltre, nel settore interno, varie cavità dalle forme rettangolari, non avevo la minima idea a cosa cavolo servissero.
Stizzito, la posai sulla scrivania, rivelando così cosa vi era nascosto sotto.
Dei progetti.
Bene, questa sortita nella tana del lupo stava dando i suoi frutti.
Srotolai il foglio con delicatezza, erano i progetti di un'arma, e parecchio imponente.
Consisteva in una grande guardia circolare posta esattamente al centro dell'arma, dalla quale spuntavano due lame grandi come braccia, le due frecce disegnate attorno alla guardia parevano indicare che le due lame fossero in grado di ruotare attorno alla guardia, come le pale di un elicottero.
Sfilai lo scroll e fotografia il tutto, non che ciò sarebbe bastato per darmi la vittoria ma se non altro adesso sapevo cosa Drake avrebbe sfoderato il giorno della battaglia.
Arrotolai il grande foglio e lo riposizionai nel cassetto, idem per la “maschera” metallica.
Continuai a perquisire i cassetti, e dopo aver appurato che non vi fosse nient'altro di interessante decisi di passare all'attaccapanni.
Aprii il camice, e come teorizzavo, al suo interno vi erano decine di tasche stracariche di oggetti: fiale dal contenuto ignoto (dei ricostituenti forse) e armi, le tasche nascondevano delle pistole con le relative munizioni di polvere ed anche non pochi coltelli da tirare fuori nei momenti meno opportuni.
Bene, altro piccolo appunto in previsione della battaglia: non tentare lo scontro ravvicinato.
Beh, non che avrei fatto diversamente anche senza sapere delle sue armi nascoste, ma magari ai miei compagni di squadra questo consiglio sarebbe stato d'aiuto.
Stavo per concludere l'ispezione quando le mie dita entrarono a contatto con una superficie liscia e fredda, afferrai l'oggetto, era una specie di piccola sfera.
Poi la tirai fuori e persi qualche anno di vita: era un bulbo oculare.
Un finto bulbo oculare ovviamente, era fatto di metallo e se da una parte imitava, in maniera così perfetta da essere inquietante un occhio umano, sul polo opposto era tutto metallo grigio e fili vari.
Lo osservai per qualche minuto: cosa diamine voleva dire?
Stava forse progettando un robot da mandarmi addosso? O l'occhio faceva in qualche modo parte del suo progetto?
Frugai ancora nella tasca ma non trovai nient'altro, nemmeno il secondo bulbo (ammesso che ne esistesse uno).
Finita la ricerca sospirai abbattuto, adesso avevo più domande che risposte sui piani di Drake, ed anche su chi diamine fosse.
Cioè diciamocelo, entrate nella stanza di qualcuno e trovate roba di questo tipo, io inizierei ad avere molta paura, come infatti l'ebbi quel giorno.
In ogni caso, concluso con l'attaccapanni, non rimaneva adesso che il cassetto sul comodino, mi chinai su di esso per osservare bene con cosa avessi a che fare, e soffocai sin da subito un moto di stizza.
C'era un lucchetto, di quelli dove devi inserire un codice, e senza la mia attrezzatura non avevo modo di violarlo, diversamente dalla porta, i trucchetti fai-da-te non sarebbero valsi ad un bel niente.
Forse potevo cercare qualcosa con cui romperlo, o distruggere direttamente la superficie del comodino, anche se avrei preferito non lasciare tracce del mio passaggio.
Finito di ispezionare la camera, mi diressi verso il bagno, sulla porta era stato affisso un foglio per la divisione dei turni delle docce, ovviamente Drake aveva sempre la precedenza.
Girai la maniglia mentre procedevo a tapparmi il naso con il pollice e l'indice della sinistra: stavo per entrare nel territorio di Kojo e Oum solo sapeva cosa mi aspettava.
E invece, malgrado l'odore maleodorante del suo abitante, il bagno appariva bene ordinato, eccetto per la vasca da bagno piena di cuscini e con una radio vecchia di almeno dieci anni poggiata sul bordo.
Aveva addirittura costruito una mensola accanto colma di libri, beh, tutto sommato aveva senso che non fosse un porcile, Drake non avrebbe tollerato di lavarsi in un posto disordinato e maleodorante, quindi tutti i pacchetti di patatine ai piedi del letto di Ivan sarebbero stati rimossi non appena rincasto il team, pena una punizione che il caposquadra non avrebbe esitato a dispensare.
Iniziai dalla mensola, ma ritirai la mano appena, nel tentativo di spostare un libro, sentii qualcosa di piccolo e ripugnante camminarmi su di essa: una larva!
Scostai la mano lanciandola dritta nel water e riposi il libro, ma ormai il danno era fatto e una decina di mostriciattoli a sei zampe iniziò a camminare sulla superficie della mensola.
Decisi allora di controllare il letto: spostai un cuscino e gli insetti cominciarono a sciamare impazziti per tutta la stanza.
Il senso di tutto questo?
Primo: Kojo fa schifo, nel senso più comune del termine.
Secondo: forse aveva un qualche controllo su queste creature, altrimenti non si spiega il come faccia a tenerle buone immobili nel suo letto per poi farle uscire appena viene toccato qualcosa, forse voleva essere un antifurto?
Mi stavo decisamente facendo troppi film mentali.
Arretrai quanto bastava da non temere l'arrivo di altri insetti, e vidi lo sciame calmarsi e tornare a nascondersi fra i cuscini del letto di Kojo.
Ma non li fanno dei controlli igienici in questa scuola?
Compresi che se Kojo nascondeva qualcosa doveva essere sotto quei cuscini e quel materasso, ma sarò sincero: mi bastava scoprire qualcosa su Drake, scoprirne anche su Kojo sarebbe stato meglio ma così... così era troppo perfino per me.
Terminato questo primo giro, inizia a frugare nel resto dei mobili (quelli reputati meno sospetti) rimasti nella stanza: libri, fumetti, provviste di carne in scatola (per Ivan) e varie schedine da console.
Poi cominciai con i loro zaini e le valigie: nulla di interessante.
Bene, non avevo scoperto i segreti di Drake (se solo avessi avuto un piede di porco da usare su quel cassetto...), tutt'altro, ma almeno avevo qualche informazione per lo scontro imminente, l'unico rimpianto? Non poter distruggere le loro cose.
Non tutte almeno.
Finito di rovistare, non rimase che appoggiarsi al muro e sbirciare dalla finestra (tirando su la tenda il meno possibile) era ormai tarda sera e il sole era tramontato, presto sarebbero rientrati, dunque ripetei la mia semblance e attraversai il muro come uno spettro.
Non c'era anima viva, proprio come avevo sperato.
Mi guardai intorno, e dopo aver appurato di essere da solo, sfilai l'occhio metallico dalla tasca, interrogandomi sulla convenienza che poteva avere il portarlo dai miei compagni di squadra.
Meglio di no, meglio lasciarli all'oscuro di questa mia piccola sortita... o almeno di questo piccolo furto.
In quanto all'occhio, lo lasciai cadere a terra e lo calpestai con forza, fece un po' di resistenza ma alla fine andò in pezzi, che raccolsi e gettai nel primo bidone dei rifiuti.
Forse non avrebbe influito minimamente sullo scontro, ma se veramente quell'occhio meccanico sarebbe dovuto servire a qualcosa, Drake non lo avrebbe più usato.
E se avesse sospettato del furto o dell'intrusione, beh non avevo lasciato niente che potesse confermare che qualcuno fosse entrato e uscito dalla sua stanza, anzi, siccome mi ero assicurato di spargere un po' delle briciole delle patatine di Ivan sul suo camice, forse avrebbe bollato il tutto come un incidente e si sarebbe limitato a dare qualche scossa ai suoi sottoposti.
Sorrisi all'aspettativa di riuscire anche solo una volta a gabbare quei quattro tutti assieme, e con il cuore un po' più leggero, mi avviai verso la mia stanza.

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Capitolo 30
*** Capitolo XXX ***


Capitolo XXX
 

<< Prendi questo! >>
Julia caricò a testa bassa, lancia fra le mani, nell'undicesimo tentativo consecutivo di rompere la guardia di Caesar.
Il nostro mentore, come nei dieci tentativi precedenti evitò il colpo con una rapida torsione del busto, schivando l'affondo della Vindr con l'eleganza di chi fa un passo di danza.
La cacciatrice provò a girare su se stessa, cercando di colpire l'avversario con una delle ali della lancia da caccia, ma con una torsione ancora più rapida Caesar schivò l'attacco piegandosi di ben novanta gradi all'indietro.
Lei non si diede per vinta e completò il giro su se stessa, cercando di colpirlo dall'alto.
Anche questo tentativo si frantumò contro la prontezza dei riflessi di Caesar, con uno scatto del polso afferrò il manico metallico, fermando l'ala della lancia a pochi centimetri dal suo volto, mentre la studentessa cercava con tutte le sue forze di spingere l'arma verso il basso.
Caesar gliela strappò di mano e spedì l'avversaria a terra con una gomitata.
Io e Ilian corremmo a darle il cambio, lui dividendo l'arco in due lame a mezzaluna ed io con Noapte nella destra e Ghinion nella sinistra.
Ne conseguì una lunga sequela di affondi all'indirizzo del maestro, che lui schivò saltando all'indietro.
Ma appena prima di atterrare una violenta corrente d'aria generata dalla nostra caposquadra lo spinse contro di noi, Ilian riformò l'arco e scoccò una freccia contro di lui, ma Caesar l'afferrò al volo rilanciandola al mittente.
Scattammo all'indietro, e la freccia impattò al suolo esplodendo in una nube di polvere pirica da cui Caesar emerse incolume prima di scagliarsi contro di noi.
Mi spinse indietro con un calcio al petto e avanzò rapido pronto a darmi un colpo di tacco sullo stomaco (ne avevo collezionati parecchi di recente) ma il suo piede incontrò la resistenza dell'alabarda di Deryck.
Per nulla scosso sorrise e roteò il corpo a destra, spostando tutto il peso sul piede destro e sferrando un calcio con il sinistro, calcio che Deryck parò appena in tempo, ma arretrando di pochi passi in seguito all'impatto.
<< È già qualcosa >> commentò prima di riprendere l'attacco, senza concedere ulteriore tregua al nostro elemento più forte.
Ilian corse in suo aiuto, mulinando le lame contro Caesar, bloccò un suo affondo prendendolo per il polso, mentre continuava a calciare Deryck ora con il destro e ora con il sinistro.
Io e Julia ci lanciammo subito nella mischia, solo per vederci Ilian che ci veniva lanciato contro.
Lo schivammo, ma allora Caesar si era concentrato su Deryck, afferrandogli l'arma e tirando con forza, non gliela strappò: trascinò direttamente Deryck contro di noi a mo' di palla demolitrice, io usai la mia semblace evitando il colpo, mentre Julia venne spinta a terra.
Deryck rimase accatto all'arma malgrado l'impatto, e in poco tempo l'asta metallica cominciò a deformarsi, avvolgendosi attorno alle mani di Caesar e bloccandole dentro uno spesso strato di metallo.
<< Ingegnoso >>
Schivò un pugno all'indirizzo del volto e saltò indietro, usando il grande blocco di metallo che ora gli avvolgeva le mani per pararsi dai miei coltelli da lancio, poi caricò verso di noi, e posso assicurarvi che malgrado avesse un blocco di metallo di oltre quattro chili ad avvolgergli le mani la sua velocità non ne venne minimamente intaccata.
Iniziò a mulinare la sua trappola a mo' di mazza, costringendoci a stare indietro onde evitare la rottura di qualche osso.
<< Mi avete bloccato le braccia, bene, ma ho ancora due gambe >>
Saltò in aria e atterrò a testa in giù alle nostre spalle, con il blocco di metallo che gli intrappolava le mani usato a mo' di sostegno.
Prima che potessimo fare qualsiasi cosa roteò le gambe come se fossero le pale di un elicottero, spedendo a terra tutti i presenti.
<< Non abbattetevi, è comunque un progr- >> gli tirai un coltello da lancio sul polpaccio, che però deviò con un calcio ben assestato, ma non gli demmo tregua e attaccammo tutti assieme, provò a sferrare altri calci ma si trovò le gambe immobilizzate da Deryck.
Questi sollevò il mentore con tutte le sue forze e iniziò a roteare su se stesso, per poi lanciarlo a schiantarsi contro gli alberi.
<< Finalmente! >> gridai, ma me ne pentii presto.
Caesar si girò in aria, atterrando con i piedi sul tronco di un albero, l'impatto fu così forte da farlo inclinare, sradicandolo sul davanti.
Non diede nemmeno il tempo alla gravità di fare il suo effetto e piegò le gambe per poi lanciarsi a tutta forza contro di noi, eguagliando quasi quella del lancio.
Ci gettammo a terra, evitando per un soffio il suo attacco, ma Caesar atterrò su un altro tronco e ripeté la tecnica, travolgendo Deryck con la forza di un siluro e mandandolo giù come un birillo, ma prima che potesse atterrare sul terzo albero, una freccia imbevuta di polvere lo precedette, centrando in pieno il tronco e mandando l'albero in fiamme.
La corteccia bruciò in un istante e l'albero si spezzò in due sotto la forza dell'impatto, mandando Caesar a sbattere contro quelli successivi.
Ilian ne approfittò tirando ben due frecce imbevute di polvere congelante.
La detonazione avvenne all'istante, e un grande cristallo di ghiaccio si formò lì dove avevamo visto Caesar per l'ultima volta.
<< Preso? >> << Non lo so, ma è lì di sicuro >>
Fidandoci dell'ultrasenso (così avevamo battezzato la semblance di Ilian) scattammo in avanti sperando che le frecce avessero adempiuto al loro dovere.
Giunti a destinazione, trovammo effettivamente Caesar avvolto nel ghiaccio, ma nonostante questo manteneva ancora l'insostituibile sorriso stampato sul volto e gli occhi chiusi, come un bambino felice.
<< Dite... che adesso apre gli occhi come nei film horror? >>
Non aprì gli occhi, ma sentimmo dei preoccupanti scricchiolii provenire da sotto la superficie ghiacciata.
<< No Ion, temo sarà molto peggio >>
Gli scricchiolii aumentarono, e guardando in basso vedemmo il blocco di metallo alle sue mani iniziare a deformarsi e allungarsi, infrangendo via via il ghiaccio che incontrava lungo la strada.
<< Deryck... quella non è la tua semblance? >> << Temo di sì >>
Il fauno e noi altri ci mettemmo in posizione per contrattaccare, quando improvvisamente il blocco metallico si trasformò in una lunga asta con una lama all'estremità, fuoriuscendo dalla massa ghiacciata, che andò in frantumi, facendo piovere schegge tutt'intorno.
<< Ottimo lavoro ragazzi, siete riusciti a farmi stare fermo per qualche secondo, anche se ovviamente ho combattuto disarmato e senza la mia semblance fino alla fine >>
Lo fissammo esterrefatti.
<< La tua semblance? La stessa di Deryck?! >>
Scosse la testa.
<< No no! La mia semblance consiste nel replicare, per l'appunto, tutte le semblance che ho visto utilizzare, ma si tratta di versioni depotenziate rispetto all'originale >> portò l'estremità del bastone a pochi centimetri dal suo viso, facendo notare come la punta dell'asta metallica somigliasse solo vagamente ad una lancia.
<< Praticamente sei un archivio vivente di semblance... quante ne avresti? >> << Difficile dirlo, il non vedere una semblance per molto tempo finisce con il farla atrofizzare fino a non renderla più utilizzabile finché non assisterò nuovamente al suo utilizzo, ma usare una determinata semblance più e più volte aiuta a “ricordare” e quindi ad evitare di perderne l'utilizzo >>
Julia lo guardò ammirata << Quindi sai tutte le nostre semblance?! >> << Esattamente >>
<< Anche... >>
Non mi rispose, divenne direttamente intangibile e avanzo verso di me fino a superarmi e successivamente tornare normale.
<< Esattamente, attualmente la tua è quella a cui sono più abituato >>
Dovevo sentirmi onorato o iniziare seriamente a preoccuparmi?
<< Uhm credo la prima >> << Ah! >> arretrai << Adesso leggi anche nel pensiero? Chi ha questa semblance? >> << Nessuno, semplicemente sei una persona prevedibile >>
Le risatine di Ilian e Julia non mancarono << Oppure lo sai fare veramente ma vuoi nasconderlo? >> << No, non ho ancora trovato nessuno con una semblance simile, diversamente avrei potuto conoscere ogni vostra mossa in anticipo, sarebbe divertente fare un allenamento simile un giorno, devo vedere se qualcuno ha una semblance del genere >>
Non credo ci sia bisogno di leggere nel pensiero per capire che mi augurai che questo giorno venisse il più tardi possibile.
O che non venisse affatto.
<< Bene, se non altro rimarrai fuori dalla mia mente >> << Mai detto questo >>
Lo guardai confuso.
<< … Cambiamo discorso >>
<< Giusto! Ion, non avevi delle informazioni su Drake e compagnia? >>
Mi morsi la lingua.
Proprio davanti a Caesar doveva dirlo?
<< Ehm ne parliamo dopo, adesso riprendiamo con gli allenamenti >>
Caesar sorrise << Ion che vuole allenarsi ancora? Devi nascondere qualcosa di veramente interessante >>
Replicò la semblance di Deryck trasformando l'asta metallica in una spada, e con una mossa decisa tagliò l'albero più vicino.
Il tronco cadde a terra emettendo un lieve tonfo, ammortizzato dall'erba e dalla terra morbida, mentre il nostro mentore si sedette sul ceppo che aveva generato.
<< Sono tutt'orecchi >>
Scossi la testa << Davvero, non è il ca- >> << Tutto. Orecchie. >>
Inutile dire che me la feci sotto, il tono con cui si era pronunciato non ammetteva repliche, e il sorriso psicotico sul suo volto faceva suonare il tutto come una minaccia di morte alla mia persona.
<< Ok ok, diciamo che ho scoperto che Drake sta progettando una nuova arma, non so bene cosa sia ma si tratta di qualcosa di veramente imponente >>
<< Come lo hai scoperto? >> << … Ho corrotto Ivan con un hamburger >>
Sinceramente, dubito che Caesar ci abbia veramente creduto, anzi, potrei giurare che stesse quasi per ridere davanti alla mia scusa, eppure non negò la mia affermazione né insisté sul sapere la verità.
<< Mi sembra verosimile, beh direi che per oggi possiamo concludere >> si alzò dal ceppo sgranchendosi le gambe << Passate una buona giornata, dopodomani sarà un grande giorno >>

<< Potevi dirmelo che erano informazioni potenzialmente compromettenti! >>
Entrai in stanza sforzandomi di ignorare i rimproveri della mia caposquadra.
<< Quando si parla di Drake le informazioni sono sempre compromettenti, specie se sono io a riferirle! >> << Almeno è vera la cosa che hai corrotto Ivan con un panino? >> << Beh, le cose potrebbero essere andate in maniera leggermente diversa >>
Inarcò un sopracciglio, per nulla convinta.
<< Quanto “leggermente”? >> << Quanto basta >>
Sospirò irritata << Non è leale Ion >> sbuffai << Loro lo sono mai stati con noi? Per quanto ne sappiamo potrebbe esserci lo stesso Drake dietro la nostra partecipazione, ed anche se così non fosse, rimane uno stronzo, quindi >>
<< Ion! >> << Prova a dire il contrario! >>
<< Calma ragazzi, ormai il danno è fatto, e comunque anch'io credo che Drake e i suoi si meritino una lezione... purché non diventi un abitudine, vero Ion? >>
Mi girai verso Ilian ed alzai le mani in segno di resa << Giuro che mi asterrò dal compiere future azioni moralmente illecite nei confronti di altri team rivali e non, indipendentemente da quanto i loro membri possano rivelarsi delle torri di sterco dall'aspetto umano o faunista, contenti? >>
Julia sospirò.
<< Suppongo sia il massimo che posso ottenere, va bene... e comunque è vero, sotto sotto se lo meritavano, ma che sia l'ultima volta, intesi? >>
<< Giuro che mi asterrò dal- >> << Abbiamo capito! >>
Sorrisi << Allora, posso mostrarvi quello che ho ottenuto? Tranquilli, non vi parlerò di come ci sia arrivato se è di disturbo alla vostra coscienza >>
Tirai fuori lo scroll e mostrai la foto del progetto.
<< Ma che diavolo...? >> << Adesso capite perché non potevamo parlarne davanti a Caesar, comunque non c'è di che >>
Poggiai lo scroll sulla scrivania, lasciando che i miei compagni lo guardassero attentamente.
Julia non sembrò convinta.
<< Sicuro che sia per Drake? Ha un fisico molto asciutto per maneggiare un'arma così pesante >> << Beh sì, ma l'unica alternativa sarebbe Ivan, e non ce lo vedo Drake a spendere energia e tempo per fare un'arma simile... poi posso giurarvi che è più forte di quanto sembri, il mio collo sa bene di cosa parlo >>
Me lo massaggiai, ricordando tutte le volte che lo stronzetto aveva cercato di strangolarmi.
Ora sì che mi sentivo nel giusto nell'entrare nel suo dormitorio.
La nostra caposquadra iniziò a studiare i progetti, fra tutti noi era quella con i migliori voti in progettistica e costruzione di armi.
<< Vedete questo meccanismo? Credo serva per permettere alle due lame di ruotare attorno alla guardia in senso antiorario, o almeno così sembrano indicare le frecce, in questo modo Drake può proteggersi e tenere a distanza due nemici contemporaneamente, anche tre se attaccano tutti frontalmente >>
<< Quindi >> Ilian osservò il punto indicato dalla nostra caposquadra << Drake intende sfoderare una specie di segatronchi formato gigante, che altro? Per caso può far ruotare quelle lame giganti così velocemente da spiccare il volo come se usasse un elicottero? >>
<< Non mi stupirebbe, ma non credo, il vero problema sarà tenerlo a bada, sembra un arma progettata per impegnare il maggior numero di persone, così da far lottare i suoi tre compagni in una situazione di superiorità numerica >>
Risposi con una smorfia.
<< Beh, possiamo mandargli contro Deryck, gli basterà un tocco per ridurre quell'arma in una palla demolitrice da lanciargli in testa >>
<< Il problema >> osservò Julia << E se non ha già previsto questa eventualità, e credo l'abbia fatto, aspettiamoci che puntino ad eliminare il nostro fauno per primo >>
Deryck non sembrò affatto intenzionato a soddisfare il desiderio del caposquadra avversario.
<< Altre informazioni? >>
Annuii.
<< Allora, ho scoperto che Drake porterà sotto i vestiti decine e decine di coltelli, fiale di polvere e altro materiale esplosivo, insomma, andargli vicino sarà doppiamente pericoloso, non so se vale lo stesso per gli altri, ma la cosa non mi stupirebbe affatto, inoltre... >>
<< Si? >>
<< Credo che Kojo abbia il potere di ammaestrare gli insetti, anzi, giurerei che si tratti della sua semblance, preferisco non entrare nel dettaglio di come ho fatto questa scoperta >>
<< Tutto qui? >> chiese Ilian << Insetti ammaestrati? Beh di certo è disgustoso al suo livello, ma non mi pare così orribile, mi manderà qualche insetto addosso? Gli schiaccerò senza tanti complimenti >>
Sorrisi a quello slancio di ottimismo, ma qualcosa mi disse che non sarebbe stato affatto facile come Ilian se lo era profilato.
Ammesso e non concesso che quella fosse veramente la semblance di Kojo e non soltanto il frutto delle sue aberranti condizioni igieniche.
<< Temo sia tutto, non è molto purtroppo, ma almeno sappiamo cosa potremmo aspettarci da Drake >>
<< Degli altri cosa sai dirci? >> insisté Julia.
<< Niente temo, ma alla fine è Drake il vero problema, dubito che i suoi compagni ci daranno gli stessi problemi di quel mostriciattolo... >>
Julia sospirò << Beh, suppongo dovremmo accontentarci, domani cercheremo di elaborale qualche strategia in previsione dello scontro, ma adesso... >>
Si lasciò cadere sul letto emettendo un lungo sospiro assonnato << Vado a darmi una lavata, e vi consiglierei di fare lo stesso >>
<< Se permettete vado di nuovo per primo, non temete, sta volta non andrò a fare nulla di sospetto >>
<< Me lo auguro per te! O giuro che in virtù della mia autorità di caposquadra ti manderò ad allenarti nella Foresta di Smeraldo con un chilo di prosciutto al collo! >>
Sorrisi << Sempre meglio di una giornata con Caesar >>

Mi lavai in fretta, ed in appena cinque minuti fui fuori dal dormitorio.
Da quando si era verificato il problema “torneo” non avevo avuto molto tempo per vedermi con Brienne, non che vi fosse qualche obbligo morale nel farlo, ma dopotutto c'era stata quella serata e non avere avuto modo di parlarci per i giorni a seguire era decisamente... brutto?
Comunque, mi sembrava il caso di parlarle, specie perché ormai la notizia dell'ammissione della nostra squadra al torneo era ormai cosa pubblica, così come lo era il futuro combattimento contro il team pisello.
Mi diressi in biblioteca, sapendo che l'avrei trovata lì a studiare, od a giocare con le sue compagne a quello strano gioco da tavolo di cui non ho mai capito le regole e il funzionamento.
E infatti, dopo aver attraversato come un fulmine la strada tra il dormitorio e il plesso scolastico, e il successivo dedalo di classi e corridoi, entrai nella biblioteca, venendo accolto dall'odore di carta vecchia di millenni, legno di pino e sudore di studenti in evidente ritardo per il test del giorno dopo.
Mentre dal lato puramente uditivo, venni accolto dalle grida... di Marlee.
<< Ah! La mia flotta di incursori passa inosservata ai tuoi radar grazie ad una recente tempesta, raggiungendo la città di Argus e bombardando le infrastrutture addette alla produzione di polvere! Se non fai attenzione potrebbe propagarsi un incendio! >>
<< Nooo! E che diamine le avevo appena costruite! >> Ellen si afflosciò sulla sedia, cercando di metabolizzare la perdita, mentre Ashes giocava svogliatamente con i dadi senza prestare attenzione alle compagne di squadra.
<< Ashes è il tuo turno! >> << Ah, si, scusa, attacco Ellen >> << Ma perché c'è l'avete tutti con me?! >> << Perché sei debole! Non meriti di guidare il tuo popolo! >> gridò puntando il dito verso la sorella, che di risposta saltò sul tavolo puntando a sua volta la gemella corvina << Oggi mi accusi di debolezza, ma un giorno i cittadini di Vale si ribelleranno alla tua tirannia e verrai defenestrata... dal tuo palazzo! >>
Un violento “shh!” da parte della bibliotecaria costrinse le due a tornare a sedersi e interrompere il dibattito su chi fosse il governante migliore (o peggiore) fra le due.
<< Complementi ragazze, facciamoci riconoscere >>
Brienne!
Avanzai verso di loro, procedendo lentamente onde evitare di farmi cacciare fuori, ma mi fermai appena Brienne si accorse di me.
Mi costrinsi a sorridere malgrado l'imbarazzo e salutai con un cenno della mano.
<< Ion, ciao! >> rispose Brienne per poi alzarsi, ma si fermò come lasciò la sedia, per poi rivolgersi alle compagne << Ehm se non vi dispiace faccio una pau- >> << Non temere! >> disse Marlee quasi urlando, per poi spingermi letteralmente contro il fauno della squadra.
Fatto questo, afferrò il primo studente che le capitò a tiro per il braccio, costringendolo a sedere al posto della coniglia << Prendetevi tutto il tempo che vi serve! >>
<< Shhh! >>
<< Scusi! >>
Brienne ridacchiò << Perdonala, è... la solita Marlee >>
<< Ehi! >>
Prendemmo le giuste distanze dal resto del team (e dalla caposquadra in particolare) per poi trovare un angolino tranquillo dove sfuggire al controllo incrociato di Marlee e della bibliotecaria.
Mi sentivo a disagio, e non poco, dopo l'esperienza del ballo e tutto il casino che ne era seguito l'avevo a malapena vista durante le lezioni.
Insomma, atteggiamento non poco carino da parte mia quello di non farmi sentire nei due giorni a seguire, ok, neanche lei aveva attaccato bottone, ma del resto non le avevo detto niente riguardo l'iscrizione, beh non che potessi farlo visto che nemmeno sapevo di essermi iscritto, e forse stavo facendo questo problema decisamente più grande di quel che era.
Ma che ci volete fare, ero un po' scemo.
<< Allora, ti trovo ben- >> << Non mi avevi detto che volevi iscriverti al torneo >>
Ecco, iniziava già male!
<< Beh no, e mi spiace, ma vedi... non è stata proprio una mia decisione >>
Brienne inarcò un sopracciglio, decisamente perplessa da questa mia risposta.
<< In che senso? >> << Diciamo che... mi sono ritrovato iscritto da un giorno all'altro, e nessuno della mia squadra ne era al corrente, quindi siamo dentro al torneo e ci dovremmo restare >>
Lei scosse la testa, e non potevo biasimarla.
<< Cioè, tu e la tua squadra siete stati iscritti da qualcuno senza saperlo e non potete tirarvi indietro >>
<< … Esatto >>
Sospirò << Mi suona poco verosimile >>
Annuii << Non posso negarlo, ma proprio per questo ne ho parlato con Ozpin, e, parole sue >> drizzai la schiena e cercai di imitare come potevo la voce pacata del nostro preside << “Evidentemente un insegnante deve avervi iscritto senza avervelo prima proposto, purtroppo capita che si dimentichino di avvertire qualche squadra, ma se siete stati scelti sarà per una buona ragione, e comunque sarebbe imbarazzante per la scuola cambiare gli iscritti all'ultimo momento, mi dispiace ma dovrete partecipare” >>
Sperai che l'imitazione risultasse simpatica, ma non sortì affatto l'effetto desiderato.
<< Quindi vi ha detto così? >> << In realtà si è spiegato in una maniera molto intricata e confusa, ma il senso del discorso è questo, lo so non sembra credibile ma se proprio non ci credi puoi verificare da lui... e credimi, non sono minimamente contento di essere finito in un torneo, diciamolo, non sono proprio fra gli studenti più adatti, per questo dopo averlo scoperto beh... non mi sono fatto sentire, io e i miei compagni abbiamo passato l'intera giornata fra l'ufficio di Ozpin e di altri insegnanti per cercare di venirne a capo >>
Questa volta la spiegazione sembrò convincerla, smise di stare a braccia conserte e le lasciò cadere lungo i fianchi << Ah, scusa allora... questo spiega perché sembravi un pochino nel panico >>
Sorrisi << Solo un pochino? >> << Ok, sembravi come Marlee quando non riceve notizie dei suoi gatti per più di due giorni >>
<< Perché, com'è quando non riceve notizie dei suoi gatti per più di due giorni? >>
Brienne sorrise e tirò fuori lo scroll << Giudica tu >>
Lo portò ai miei occhi, mostrandomi una foto di Marlee che, in evidente stato di agitazione, stava lottando con un autista per salire nel suo veicolo.
<< Se te lo stai chiedendo: l'abbiamo fermata in tempo >>
Bene, adesso avevo molte meno domande sulla sua caposquadra.
<< Ok, mi sento un po' offeso ad essere paragonato a quei livelli... ma credo sia un esempio azzeccato, comunque davvero, scusami per essere sparito, ho visto pure che mi avevi mandato dei messaggi giusto questo pomeriggio >>
Sorrise.
<< Fa niente, temevo di aver fatto qualcosa di sbagliato quella sera >> << Cosa? No no, non hai fatto nulla!... Al massimo l'ha fatto Marlee >>
La voce di questa rimbombò fra gli scaffali.
<< Guardate che vi sento! E Brienne, ti avevo detto di cancellare quella foto! >>
<< Shhh! >>
<< E andiamo come se fossi l'unica che parla qui dentro! >>
<< Un'altra parola e vi mando dal preside! >>
Ridacchiammo, quale modo migliore per rompere il ghiaccio se non avendo una Marlee nelle vicinanze?
<< Quindi... posso considerarmi perdonato? >>
Scosse la testa << Nulla da perdonare, davvero, ma se ti fa stare meglio: sì, sei perdonato, e sappi che faremo il tifo per voi, ho saputo chi saranno i vostri avversari e cavolo, l'universo sembra avercela con te >>
<< Oh Brienne, non sai quante volte me lo dico da solo... in ogni caso, felice di aver risolto >>
<< Sì, felice anch'io, ma dimmi... i tuoi compagni come l'hanno presa? >> << Meglio di me, poco ma sicuro, non hai idea a cosa ci stiamo sottoponendo in questi giorni, il torneo inizia dopodomani e abbiamo pochissimo tempo per prepararci >>
<< Vi state allenando duramente quindi >> << Sì, e credimi: se sopravvivremo all'allenamento allora avremmo qualche speranza con il torneo >>
<< In tal caso avrete tutto il nostro supporto, davvero, e riguardo Drake, dagliene qualcuna anche da parte mia! >> concluse la frase con un sorriso incoraggiante.
<< Lo farò, e credimi, ne ho molte da restituirgli >>
<< Shhh! >>
Ci voltammo verso la fine degli scaffali, la bibliotecaria ci stava pugnalando con gli occhi.
<< Ok, credo di essermi trattenuto abbastanza, tolgo il disturbo e... scusa ancora per non effermi fatto sentire >> << Fa niente, ci vediamo domani allora... e buona fortuna! >>
La salutai e lasciai la biblioteca prima che la signora potesse mettere in atto la sua minaccia, poi, varcata la soglia della stanza, me ne tornai al dormitorio.
Era tardi, e sentivo l'impellente bisogno di farmi una dormita.

<< Forza! >>
Scattammo tutti assieme verso la sagoma di Caesar, questi fermò con una sola mano l'attacco di Deryck, ma diede modo al sottoscritto di attraversare entrambi i contendenti in un istante e riapparire alle spalle del mentore.
Tirai una gomitata che lui bloccò con la mano libera, ma nello stesso istante una violenta corrente d'aria lo spinse indietro facendogli mollare la presa su entrambi.
Spinto in lontananza, prese al volo due frecce scoccate da Ilian, che lanciò via in tempo prima della detonazione, per poi trovarsi a respingere gli assalti incrociati di Deryck e la caposquadra.
Respinse i loro affondi con la semplice forza della propria aura, deviando gli attacchi ai lati con decisi movimenti delle braccia.
Mi portai alle sue spalle per farlo cadere, ma saltò indietro.
Julia ripeté la semblance mandandolo a schiantarsi contro un albero, e Ilian scoccò altre due frecce, ma il maestro divenne inconsistente e attraversò l'albero, lasciando che fosse questo a subire l'esplosione.
Emerse come un lampo dalla polvere e scattò all'assalto, sta volta usando le proprie armi, una coppia di lunghi pugnali da combattimento.
Li incrociò verso il basso giusto in tempo per parare un colpo di Julia, che calciò all'indietro senza esitare, poi li incrociò verso l'alto parando l'alabarda di Deryck.
In meno di un attimo i due coltelli vennero assorbiti dall'alabarda, aumentando le dimensioni della lama, che il fauno non esitò a scagliare verso il basso.
Il mentore deviò il colpo con la propria aura e scattò indietro, al che venne il mio turno.
Attraversai Deryck come un fantasma e mi lanciai in una serie di affondi, Caesar tirò fuori altri pugnali e respinse prontamente il mio attacco, finché non ne bloccai uno con la guardia di Noapte e affondai con Ghinion.
Ma non colpii niente, il corpo di Caesar tornò trasparente e lo attraversai, e riprese consistenza giusto in tempo per spedirmi a terra con un calcio.
Successivamente emulò la semblance di Deryck e fuse le due lame in un piccolo scudo appena in tempo per parare una freccia di Ilian a base di polvere congelante, gettò via la protezione prima che si congelasse assieme a lui e venne ingaggiato contemporaneamente da Deryck e Julia.
<< Complimenti, vedo un deciso miglioramento! >> fece per deviare gli attacchi di entrambi con la propria aura, ma una nuova corrente generata da Julia lo spinse indietro, al che decise di buttarsi a terra e rotolare via dallo scontro, incontrando però un ostacolo nel sottoscritto.
Cercai di colpire con entrambi i pugnali, ma venni sbalzato via da una corrente d'aria creata dallo stesso Caesar, e atterrai a mia volta contro la corteccia di un albero.
Per questo allenamento il maledetto aveva deciso di utilizzare la propria semblance oltre che l'aura, rivelandosi decisamente più ostico della volta precedente.
<< Perché se pensate che per battere Drake basti attaccarlo da ogni lato non farete molta strada, dovrete essere scaltri! >>
Fece scattare il braccio all'indietro, deviando la lancia di Julia, e si girò rapidamente verso di lei per allontanarla con un calcio, che venne però bloccato dallo scudo di Deryck.
<< Rapidi! >> saltò in aria e atterrò sullo scudo con forza micidiale, facendo sprofondare di dieci centimetri buoni il fauno nel terreno.
<< E decisi! >> saltò all'indietro ed estrasse una manciata di polvere dalla manica, questa andò a depositarsi sul terreno generando una mezzaluna infuocata, una piccola barriera per dividerci da lui.
Ilian fece altrettanto lanciando una sacca di polvere contro la barriera fiammeggiante, una cortina ghiacciata si diffuse nella zona colpita estinguendo le fiamme ed aprendo un varco da cui Caesar rapido come un fulmine, venendo prontamente intercettato dalle lame incrociate di Deryck e Julia.
<< Se non altro, i riflessi non vi- >> interruppe la frase all'improvviso e serrò i denti sul pugnale che gli avevo lanciato contro per poi sputarlo a terra, nemmeno questo bastò a cancellare quel sorriso dalla sua faccia.
<< Mancato >>
Io e l'arciere ci portammo alle sue spalle, accerchiando il nostro avversario.
<< Ottimo, davvero ottimo >> scattammo tutti insieme contro di lui, ovviamente divenne intangibile all'ultimo e passò oltre, evitando tutti i nostri attacchi.
<< Se non altro ci avete provato >>
Abbassò lo sguardo giusto in tempo vedere formarsi un glifo sotto ai suoi piedi << Oh, che sorpresa >> in un attimo la trappola ghiacciata si attivò ai suoi piedi, congelandogli le gambe, mentre Julia e Deryck incrociarono le rispettive lance contro il collo del mentore.
Caesar annuì soddisfatto.
<< Bene, siete riusciti a fermarmi, direi che possiamo finirla qui >> con un movimento rapido del piede spezzò il cristallo di ghiaccio che lo teneva immobile << Spero si riveli sufficiente per i vostri avversari >>
Ci raccogliemmo attorno a lui, tutti stremati, ma soddisfatti, difficile dire se lo eravamo per aver soddisfatto le condizioni di vittoria (riuscire a bloccarlo) o per essere arrivati a fine giornata.
Ovviamente non dovevamo montarci la testa, conoscevo la vera forza e la vera velocità di Caesar, e quella di oggi non era nemmeno un decimo della sua vera potenza, quando lottava era impossibile vederlo muoversi, invece per gli allenamenti si era portato al nostro livello... o a quanto bastava per metterci in difficoltà senza però rendere impossibile una nostra piccola vittoria.
<< Complimenti, mi spiace se abbiamo potuto allenarci per poco tempo, ma confido che i miglioramenti fatti in questo breve periodo possano dare il loro contributo per domani >>
Julia annuì decisa << Indubbiamente, maestro >> era da quando erano iniziati gli allenamenti che aveva iniziato a rivolgergli quell'appellativo, segno di un profondo rispetto per un combattente così forte.
Io invece mi ero limitato al “lei” sin da quando lo avevo conosciuto, forse, ora che ci penso, sarebbe stato più giusto da parte mia chiamarlo come faceva Julia, visto che gli devo probabilmente la mia vita (anche se spesso era lui in prima persona a metterla in pericolo).
<< Dopo oggi credo che non solo potremmo battere il DIKJ, no, credo che potremmo vincere il torneo! >> annuimmo, c'è chi con più, c'è chi con meno convinzione.
<< Lieto di sentirvelo dire signorina Vindr, e spero che voi altri condividiate lo stesso ottimismo >>
<< A dirla tutta, maestro >> continuò Julia << Mi chiedo se, in caso di vittoria, sia possibile prolungare gli allenamenti anche per i match futuri.
Caesar rispose con un'alzata di spalle << Per quello che mi paga il buon Ozpin potrei continuare ad allenarvi fino alla fine dell'anno >>
Scattai sull'attenti a quella frase.
Cosa, come, dove, quando?!
Ozpin lo aveva pagato anche per allenare tutti noi?
<< È stato Ozpin a chiedervi di allenarci?! >> chiese Julia, anzi, lo urlò.
E Caesar annuì.
<< Sì, non fraintendete, trovo molto divertenti questi allenamenti, ma considerando che per farli mi devo trattenere a Beacon, dovrò compensare tutto il guadagno che perdo nel non andare a fare missioni >>
<< Inoltre, Ozpin è sinceramente dispiaciuto per la situazione in cui siete capitati, e visto che non ha potuto togliervi fuori dal torneo, ha deciso di chiedermi questo favore e assicurarsi che voi foste pronti per lo scontro imminente >>
Non sapevo cosa dire, Ozpin continuava a farsi rivalutare di volta in volta: prima mi salva dalla galera, poi mi fa finire in un torneo, e adesso si assicura che io sia ben allenato per lo stesso...
Quell'uomo era un mistero vivente.
<< Mi sembra giusto >> sussurro appena Ilian, ancora ansante per lo sforzo di prima.
<< Quindi, sarei ben felice di continuare ad allenarvi e guadagnare questi extra, va bene anche a te, Ion? >>
Lo guardai negli occhi eterocromi, perennemente chiusi in quella maschera che era il suo incancellabile sorriso.
<< L'importante è che vada bene alla squadra, e comunque ormai mi sono abituato ai tuoi tentativi di uccidermi >>
Lo dissi con tono serio, e risi assieme ai presenti.
<< Davvero? Dovrò impegnarmi di più allora! >> ridemmo ancora, anche se mi sentivo molto a disagio dopo quella frase.
<< In ogni caso, adesso potete tornare nelle vostre stanze, e buone fortuna per domani!... Ma prima >> allargò (se possibile) il proprio sorriso << Avrei una sorpresa per voi, prego, seguitemi >>
Si diresse verso il magazzino dove operava nel tempo libero, e noi, benché perplessi, lo seguimmo.
Attraversammo quei pochi metri che ci separavano dalla struttura in religioso silenzio, se Caesar aveva una sorpresa per noi doveva essere qualcosa di veramente importante (o di veramente pericoloso).
Arrivati a destinazione, Caesar si fermò sulla soglia dell'edificio, aprì la porta e guardò verso di noi, si mise di profilo, lasciando intravedere appena le sue labbra e fissandoci con l'occhio sinistro, quello violaceo.
<< Ora, devo farvi una confessione, non me ne vogliate male, ma vi ho detto una piccola bugia, spero però che perdonerete questa mia eccessiva prudenza... >>
Entrammo nell'edificio, un po' titubanti, ma almeno eravamo un po' più certi che non si trattasse di un grimm.

I restanti tre membri del team ABNR vennero violentemente messi k.o da un singolo pugno di Xiao Long, che li spedì a schiantarsi contro una delle montagnole artificiali emerse dal ring in occasione dello scontro.
<< E questo conclude il match, il team RWBY vince e passa alla seconda fase! >>
L'annuncio venne accolto da un forte urlo di entusiasmo da parte del pubblico, eccetto dai mistraliani, che si limitarono ad un più pacato applauso colmo di rispetto verso i vincitori.
Il torneo era iniziato con questo primo scontro, e per l'occasione, tramite una selezione casuale, la piattaforma su cui si svolgeva lo scontro aveva riprodotto due diversi biomi con cui divise il luogo del combattimento, che infatti per metà era ricoperto dal ghiaccio e per l'altra era diventato uno spiazzo di terra incandescente da cui sembrava sarebbe fuoriuscita della lava da un momento all'altro.
<< Ahia, spero di non ritrovarmi contro di lei al prossimo turno, non penso sopravvivrei >> commentò Ilian tenendosi una mano sullo stomaco, e potevo capirlo, un pugno di Xiao Long sarebbe stato l'ultima cosa che avrei voluto avere davanti in quel preciso momento.
<< Se può consolarvi: qualora dovessimo perdere non dovremmo più preoccuparcene >> Julia si avvicinò a noi a passi lenti << E secondo: smettetela di guardare questo replay! >> spense lo scroll di Ilian e tornò a sedere.
<< Ehi! >> << Vi voglio concentrati, fra qualche momento avranno finito di sistemare e verremo chiamati per il nostro turno >>
Sospirai << Lo spero, non che muoia dalla voglia di affrontare Drake e compagnia, ma questa attesa sta diventando snervante >>
<< Cosa odono le mie orecchie? Vorresti passare subito al combattimento? >> << Ilian, sai bene cosa ho detto! >>
<< Ion, Ion >> sussurrò Julia << Tieni la rabbia per lo scontro, verremo chiamati fra pochissimo... e ricordate, se siamo rimasti in piedi dopo quello che abbiamo passato ieri questo scontro sarà una passeggiata... Deryck! >>
Ci voltammo verso il fauno << Siamo stati chiamati, è l'ora di andare >>
Il caposquadra sorrise << Finalmente! >> si alzò dallo sgabello dello stand e pagò il conto << Andiamo lì e facciamogli vedere di cosa siamo fatti! >>
Malgrado impiegammo cinque minuti per venir trasportati al Colosseo Amity, il tragitto si rivelò per il sottoscritto estremamente breve.
Giungemmo alla zona d'approdo grazie ad un'aereonave messa a disposizione esclusivamente per i combattenti ed attraversammo in silenzio il portale d'ingresso.
Una volta entrati, venimmo acconti dal violento boato di migliaia di persone in attesa del combattimento, la piattaforma era stata ripulita.
Ci avviammo verso di essa, e giuro di non aver mai sentito i miei piedi così pesanti, se prima sembrava essere passato tutto in un lampo, adesso ogni singolo secondo sembrava dilatarsi fino all'inverosimile.
Fui grato di non aver fatto colazione quella mattina, o credo che avrei avuto una violenta nausea.
Alla fine giungemmo sulla piattaforma, appena in tempo per vedere i nostri rivali davanti a noi.
<< Ion, che piacere vederti >>
Soffocai un moto di rabbia, mentre a pochi metri da me si ergeva in tutta la sua malignità la figura di Drake.
Li squadrai uno ad uno, conscio che i minuti successivi sarebbero stato i più importanti della mia vita.
Per l'occasione Drake aveva portato con se un camice più corto, in modo da muoversi più rapidamente e senza essere intralciato, ed ero certo che anche quel completo nascondeva delle tasche interne colme di oggetti da tirarmi addosso.
Anche gli altri avevano rivisto il proprio vestiario, Jack aveva con se un paio di occhiali a lente unica simili a quelli del proprio capo, escluso il fatto che fossero a lenti gialle anziché rosse e inoltre, notai con una certa vena di ironia, una grande cintura con la fibbia e i ganci in ferro, capii che non aveva affatto dimenticato come era andato il nostro ultimo scontro.
Kojo un mantello in fibra più leggera e senza il vecchio diadema che usava per tenerlo chiuso, aveva abbandonato le ginocchiere ed aveva indossato dei guanti nuovi, ma la cosa più interessante (e preoccupante) era la cintura agganciata alla sua vita, colma di ampolle contenenti polvere grezza.
Come al solito, si ergeva usando il bastone da passeggio come sostegno per non cadere, se non fossimo stati ad un maledettissimo torneo non avrei mai pensato che potesse essere in grado di nuocermi.
Ivan infine aveva scelto per l'occasione di indossare una sgargiante pelliccia bianca che lo copriva fin dietro il collo, da dove partiva un cappuccio che gli copriva tutta la testa, escluso il corno che fuoriusciva da esso tramite un'apposita fessura.
<< Ah, anche voi altri, ovviamente, ora, spero sappiate che non vi sarà nulla di personale in quello che accadrà nei prossimi minuti, ma prometto solennemente che farò del mio meglio per rendere il tutto il più indolore possibile... forse >>
Julia fece per rispondere, ma venne sovrastata dalla voce altisonante del professor Port.
<< Signori e signore, oggi vedremo affrontarsi due squadre della stessa accademia: il team JIID da Beacon, ed il team DIKJ, sempre da Beacon! >>
Come suo solito, la folla rispose con una sequela di urla e applausi, mentre l'allora presente me medesimo sentiva il battito del proprio cuore farsi pericolosamente più veloce.
A seguito dell'annuncio, la piattaforma venne circondata da degli ologrammi, i quali iniziarono a emulare una slot machine, alternando velocemente vari simboli raffiguranti luoghi o elementi.
Il giro durò poco tempo: da una parte tutti gli ologrammi indicarono l'immagine di due alberi, gli altri invece si fermarono sullo slot raffigurante un arbusto emergente da una piccola pozza d'acqua.
Sussultai a vederlo, visto che quello slot indicava qualcosa di molto sgradevole per il sottoscritto: una dannatissima palude.
Non mi definirei mai una persona impressionabile o superstiziosa, ma non potei fare a meno di interpretare quell'avvenimento come un pessimo, pessimo segno.
In un attimo le varie sezioni in cui era divisa la piattaforma si aprirono e metà di essa venne occupata da uno spiazzo verde con degli alberi verso il bordo, mentre l'altra da una landa di erba e terra molle tappezzata da pozze d'acqua pregne di arbusti e circondate da fango.
<< Tre... >>
Port cominciò la conta, perciò scattammo tutti sugli attenti.
Strinsi l'impugnatura di Ghinion, ne avrei fatto largo affidamento.
Il team DIKJ si era messo in posizione, come noi d'altronde.
<< Due... >>
Mi imposi di rallentare il battito e calmare il respiro, ma un solo secondo mi separava dalla distruzione.
Inspirai, strinsi i denti, eccola, la paura, l'istinto di conservazione.
Stava lottando per tirarmi fuori da lì, ma non potevamo permettercelo.
Sarei rimasto lì, e avrei combattuto.
Guardai negli occhi Drake, questa era la mia occasione per regolare un paio di conti, e non me la sarei lasciata sfuggire.
<< Uno... >>
Non lo avrei fatto per nulla al mondo.
<< Inizio! >>

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Capitolo 31
*** Capitolo XXXI ***


Capitolo XXXI

 

Giada sospirò esausta, prima di lasciarsi cadere sul sedile dell'arena.
<< È stata una lotta, ma abbiamo trovato posto >>
Amber annuì, anche lei distrutta da quella mezz'ora passata a spintonarsi con il resto del pubblico alla disperata ricerca di un posto.
Ok, sarebbe più corretto dire che erano stati i vari ospiti del Colosseo Amity a spintonarla a destra e manca mentre cercava di seguire il resto del gruppo, ma era stato comunque faticoso.
<< Ricordate, se uno di noi deve andare in bagno gli dobbiamo tenere il posto, non voglio che si ripeta la scena dell'ultima volta >>
Nel pronunciare la frase Orion guardò intensamente Max, memore di quando, durante il combattimento precedente, il suo compagno di squadra aveva avuto un accesa discussione con altri due spettatori riguardante la presunta proprietà di un posto a sedere.
<< Ehi! Sono stati loro ad andarmi addosso in malo modo! >>
Giada ridacchiò e spostò lo sguardo su Orion << Va bene lo faremo, ma per adesso dubito che se qualcuno va in bagno rischia di farsi fregare il posto, ne abbiamo quattro liberi proprio accanto a n- >>
<< Marlee! Diamine rallenta! >>
La rassicurazione di Giada le morì così sulle labbra, mentre il capitano del team MEAB faceva irruzione fra gli spettatori in piedi nel tentativo di accaparrarsi gli ultimi posti rimasti << Eccoci! Muovete il culo ragazze! >>
In un lampo i restanti membri del team si materializzarono fra la folla e si tuffarono (letteralmente) sui posti a sedere accanto al team OMGA, e con tutta l'intenzione di restarci.
<< Appena in tempo! Se era per voi saremmo arrivate troppo tardi! >>
Con un repentino scatto del collo Ashes si girò verso la caposquadra << Ma se abbiamo chiesto a te di tenere l'ora e avvisarci dieci minuti prima dell'apertura dell'edificio al pubblico, e non l'hai fatto! >>
Marlee scattò in piedi e simulò un'espressione ferita << Con questo spirito diventa veramente difficile assolvere ai miei doveri di capitano! >
<< Dai ragazze, siamo qui, non discutiamo >> mediò Ellen, senza alcun effetto.
<< Smettetela di discutere o vi spedisco in cielo con Demolisher >> minacciò Brienne, al che Ashes e la caposquadra tornarono sedute senza aggiungere altro.
In tutto questo, il team OMGA aveva assistito alla scena con un crescente senso di spaesamento, indeciso se salutarle o scoppiare a ridere.
Giada optò per la seconda alternativa prima che qualcuno potesse optare per la prima.
<< Ehm ciao ragazze! >>
Le quattro teste calde del team MEAB si voltarono di scatto verso di lei, per poi rendersi conto solo allora di aver mostrato di nuovo il meglio di loro davanti a un altro team.
Decisero di tacito accordo di fare finta che niente di quel che era successo pochi secondi fa fosse mai accaduto.
<< Ciao ragazzi! Non pensavo che vi avrei trovato qui! >> salutò la caposquadra, decisa a rimediare per lo spettacolo precedente.
<< Idem per noi >> rispose Orion << Anche voi venuti per il team JIID? >>
Marlee annuì con forza << Certo! Non potevamo di certo perderceli, specie Brienne, non è ver- >> l'occhiata assassina che le assestò il fauno fu sufficiente per porre fine alla discussione.
<< Ehm insomma sì, ed anche per vedere quei quattro sbruffoni fare una brutta fine! >>
Amber cambiò il colore della pelle in maniera repentina, e altrettanto repentinamente Giada tradusse il “messaggio” della sorella.
<< Cosa dice? >>
<< Solo che spera che Kojo sia il primo a cadere, lo abbiamo visto mangiarsi una lucertola l'altro giorno, e non è stata una bella visione >>
Orion rabbrividì, pensando a cosa sarebbe potuto cadere se Mr Darby si fosse trovato nella stanza del team DIKJ da solo con quel topo umanoide da film horror.
<< Concordo in pieno >>
<< Spero solo che non lo prendano in faccia, vista la maschera >>
La battuta di Max non smorzò la tensione, l'inizio dello scontro era ormai imminente, e i presenti se ne accorsero quando videro il terreno della piattaforma mutare improvvisamente.
<< Palude e foresta... ho un pessimo presentimento, considerando che quei quattro hanno in squadra un piromane e un taser vivente >>
Brienne si riprese improvvisamente dal profondo stato di contemplazione in cui era incappata poco dopo aver trovato un posto a sedere.
Aveva osservato i due team rivali salire sulla piattaforma e aveva assistito alla selezione degli scenari, ma era rimasta talmente concentrata che l'osservazione di Orion la fece letteralmente sobbalzare.
<< Brienne? >> << Sto bene, ma credo non si metterà bene per loro >>
Marlee la osservò basita, poi le sue labbra si contorsero in un sorriso complice.
<< Oh ma guarda che carina, ti stai preoccupando! >> un pugno ben attestato sulla testa della caposquadra uccise sul nascere ogni possibilità di future osservazioni in merito a lei e Ion.
<< Ahi ahi, ma tutti i fauni sono così violenti? >>
Brienne spostò lo sguardo su Deryck << Per il bene del team JIID, spero di sì >>
Giada reagì con una smorfia stizzita << Lo penserei anch'io, se gli altri non avessero... quello >> puntò Kojo, per quanto fosse possibile farlo con precisione da una tale distanza.
Il fauno si trovò ben presto a condividere la stizza di Giada, ma i suoi pensieri vennero presto interrotti dall'annuncio di Port.
“Adesso inizia...”
<< Tre... >>
La ragazza coniglio strinse i pugni e puntò gli occhi sull'arena, sarebbe stata una lunga giornata, anche se una parte di se si ostinava a sperare che il tutto sarebbe finito il prima possibile.
<< Due... >>
Si morse il labbro, preparandosi al peggio.
<< Uno... >>
“Eccolo, buona fortuna amici”
<< Inizio! >>

Ci lanciammo in avanti, con l'obbiettivo di impegnare i nostri nemici prima che questi potessero mettere in moto una qualsiasi strategia, ma appena atterrammo Drake tirò a terra una specie di granata.
Un boato, e in un attimo mi ritrovai immerso nel fumo, cercai di trovare uno spiraglio ma un pugno mi prese sulla costola strappandomi un grugnito di dolore.
Mi lanciai a destra e divenni intangibile, in tempo per vedere un bastone attraversarmi lo sterno, mi girai su me stesso e ripresi consistenza, dando una gomitata al mio aggressore.
Ma mi feci del male al gomito e basta, dal momento che avevo colpito in pieno la maschera metallica di Kojo.
Oh merda.
Il bastardo si mosse con una velocità di cui non l'avrei mai creduto capace, avvolgendo la sua disgustosa coda attorno alla gamba e facendomi cadere a terra, poi fece per colpirmi allo stomaco con la sua arma, ma qualcosa lo anticipò, colpendolo al petto e spedendolo letteralmente indietro.
Venni afferrato per la spalla, e una corrente d'aria spinse me e il mio soccorritore all'indietro.
In breve la cortina di fumo era stata spazzata via e mi ritrovai assieme a Deryck, che mi aveva appena salvato dall'attacco di Kojo spedendolo all'indietro con l'asta dell'alabarda.
Ed ora che vedevo più chiaramente, notai che Kojo per tutto questo tempo aveva simulato di essere un gobbo claudicante, in quel preciso momento era ritto davanti a noi ed esibiva una statura spaventosamente alta (sebbene scheletrica), tale da rivaleggiare con quella di Deryck.
E il bastone da passeggio di prima era diventato adesso una lunghissima asta metallica, dotata di varie cavità grigie dove far rientrare l'arma per accorciarla all'occorrenza.
<< Mi state prendendo in giro?! >>
I restanti membri del team DIKJ erano nelle vicinanze, idem per Julia e Ilian, accanto a noi due.
Mi rialzai in un attimo, il primo ingaggio si era rivelato un nulla di fatto malgrado il tiro mancino del loro caposquadra.
Iniziarono ad allargare la formazione, Jack rimase al centro, Drake si portò a destra, Kojo e Ivan a sinistra.
<< Ora! >> urlò il caposquadra nemico.
Il nostro arciere riuscì a scoccare la freccia appena in tempo per distruggere la sfera di aura esplosiva che Jack ci aveva lanciato contro, mentre Julia e Deryck si lanciarono ai lati per intercettare, rispettivamente, Drake la prima e Ivan e Kojo il secondo.
La mia caposquadra si gettò in una serie di affondi che Drake schivò abilmente, prima di tirare fuori la sua nuova arma e costringerla alla difensiva.
La ragazza scattò indietro e iniziò a generare correnti d'aria attorno a lui nel tentativo di sbilanciarlo e rompere la sua guardia, ma il suo avversario si mantenne saldamente al suolo.
<< Dovrai fare qualcosina di più per mandarmi a terra! >>
Sollevò l'arma e iniziò a far ruotare le lame, riuscendo così a convogliale le correnti d'aria e deviarle lontane da se.
Guardai alla mia destra, e Deryck stava avendo più fortuna nel respingere gli attacchi dei due avversari e restituire colpo su colpo.
Ilian era rimasto impegnato in un duello di lancio con Jack, al che decisi come procedere.
Mi spinsi in avanti, correndo e tenendomi possibilmente fuori dal campo visivo di Jack, quando si accorse di me ero ormai a pochi passi da lui.
<< Ehi brutto- >>
Cercò di generare una sfera, ma lanciai uno dei miei pugnali da lancio sulla sua mano.
Lo graffiai appena ma causai una piccola detonazione della sostanza che stava iniziando a formarsi sulla sua manica, gridò di rabbia e si tirò indietro con la manica ormai distrutta, e si abbassò in tempo per evitare una freccia di Ilian, ma non aspettò molto prima di lanciarsi nuovamente contro il sottoscritto, costringendo l'arciere a rinunciare al tiro al bersaglio onde evitare di ferirmi (grazie amico).
Sfilò l'elsa dalla cintura e attivò il pulsante sull'impugnatura, generando una lama infuocata che non tardò a usarla per tentare d'infilzarmi.
Saltai all'indietro schivando come meglio potevo i suoi tentativi di ridurmi a un kebab, sebbene a ogni mossa si facesse più vicino, notai con orrore che era diventato notevolmente più rapido dall'ultima volta.
<< Stai fermo! Ho un bel po' di cose che vorrei restituirti da tempo! >>
L'ultimo affondo passò fin troppo vicino alla mia fronte.
<< No no guarda, era un regalo >>
Ringhiò di rabbia e si lanciò in avanti, al che persi consistenza e mi spinsi contro di lui, in un attimo mi portai alla sua destra e ripresi consistenza giusto in tempo per fargli uno sgambetto.
Jack ci cascò in pieno e rotolò sulla terra umida della palude, finendo con la faccia in una pozza d'acqua.
Mi tirai istintivamente indietro, conscio di avergli dato un nuovo motivo per volermi arrosto.
Non passò nemmeno un millisecondo a terra che si rimise in piedi con un rapido balzo acrobatico, atterrò a pochi passi dalla pozza in cui era caduto e sputò un po' dell'acqua che aveva ingoiato.
<< Ok ragazzo fantasma, se prima era personale, ora è fottutamente personale! >>
Fece per attaccarmi, ma Ilian gli fu addosso con l'arco ormai trasformato in due lame a mezzaluna.
Si lanciò su Jack costringendolo ad arretrare, non potendo utilizzare la lama infuocata per parare o deviare attacchi fisici, ed il sottoscritto non attese un solo momento per lanciarsi all'attacco a sua volta ed impegnare assieme l'avversario, con l'obbiettivo di spingerlo sempre più verso il bordo.
Tuttavia una detonazione esplose ai nostri piedi e ci interrompe in pieno corso d'opera.
Il colpo smosse un'intera zolla di terra, costringendoci a voltarci verso la direzione da cui era partito, e con nostra estrema sorpresa e sgomento, trovammo Drake lontano parecchi metri da noi, che aveva messo l'arma in posizione verticale, infilzando il terreno con una delle due lame per renderla stabile, mentre dal disco su cui esse ruotavano era apparsa una bocca di cannone larga pochi centimetri.
<< Ion, che diavolo è quello?! >>
Deglutii << Pare che quello che ho visto fosse un vecchio progetto >>
Jack mi fissò furioso.
<< Cosa?! Allora sei stato tu a- >> non gli feci finire la frase e gli colpii il viso con il pomolo di Noapte, strappandogli un gemito di dolore, avrei ripetuto il colpo se non fosse che una seconda detonazione passò fin troppo vicino alle nostre teste, costringendoci ad allontanarci.
Oltre a noi Drake sparò verso Julia, che nel frattempo aveva cercato di rinnovare l'attacco dopo essere stata respinta una prima volta, e poi verso Deryck e i due compagni, costringendo i tre ad allontanarsi.
<< Scusate, che maleducato, mi sono dimenticato di presentare la mia arma: Silver Inquisitor, sapete, non per lusingarvi, ma l'ho costruita proprio pensando ad oggi >>
Aveva pure dato un nome a quella cosa, ok, l'avevo fatto pure io, ma lui non aveva un Caesar ad infastidirlo.
Che sottospecie di megalomane!
<< Kojo, su Ilian! Jack pensa al coniglio! >>
<< Ed io? >> chiese Ivan, portando Drake a battersi la mano sulla faccia.
<< Ovviamente, se Kojo va su Ilian e Jack su Deryck, tu dovresti pensare a Ion! >>
<< Ah giu- >>
Un pugno di Deryck lo colpì in pieno stomaco mandandolo a rotolarsi sull'erba, e allo stesso tempo Julia rinnovò i suoi attacchi contro il caposquadra nemico.
Questi saltò all'indietro e conficcò l'arma nel terreno, ma girandola.
Adesso non aveva una ma ben tre bocche da fuoco da schierare contro l'avversaria, sebbene di minori dimensioni.
Iniziò a spararle contro, e i cannoncini iniziarono a fare fuoco con la velocità di una mitragliatrice, costringendo la nostra caposquadra a riattivare la sua semblance per allontanarsi il più possibile dal nemico.
Ilian incoccò una freccia per porre fine alla sparatoria, ma Kojo lo placcò in tempo, mandando entrambi a rotolarsi sul terreno.
<< E lasciami, topo! >> lo calciò con forza, e il fauno si allontanò in fretta tirando fuori il bastone per impegnare Ilian in continui tentativi di affondo per impedire a questi di incoccare una freccia.
L'arciere divise l'arco in due lame e si lanciò sul nemico, parò un colpo dall'alto incrociando le due lame a mezzaluna.
<< Tutto qui?! >> il bastone si piegò all'improvviso sul davanti, prendendo Ilian in pieno volto e lanciandolo all'indietro.
Rotolò sul terreno e si rialzò in fretta, incoccò l'arco, ma Kojo era sparito.
Sorrise.
Si era nascosto nella foresta.
<< Ottimo trucco, ma non ho bisogno degli occhi per vederti! >> si lanciò fra gli alberi, avvertendo la sua preda farsi sempre più vicina.
Atterrò in mezzo al vedere, l'arco pronto a scoccare.
Si guardò intorno, e la sua semblance gli segnalò subito una presenza vicina, girò il busto e scoccò, causando una piccola esplosione di polvere congelante.
Un'altra presenza, sta volta a destra, come era possibile?
Ripeté il giro, ma prima di scoccare si rese conto che ne stava avvertendo di altre, tutte intorno a lui.
Strinse i denti.
<< Ma che diav- AHG! >>
La vista si offuscò e un dolore lancinante gli attraversò il viso quando una creatura piccola e pelosa gli saltò sulla faccia, infilzando la carne con le sue zampe.
Cercò di levarselo, ma un secondo dolore alla tempia lo spinse a terra, il fottuto bastone di Kojo!
Cadde ma sbatté con forza e di proposito la testa contro la radice di un albero, udì uno squittio dolorante e si rialzò appena in tempo per parare un secondo corpo usando l'arco come scudo.
Bloccò il bastone di Kojo, e vide con la coda dell'occhio il topo Moriarty che si faceva velocemente strada fino al pantalone, per poi entrare nella gamba e arrampicarsi al loro interno.
<< … Che schifo! >>
Il nemico si rituffò nell'erba, Ilian si alzò in fretta scoccando una freccia lì doveva l'aveva visto sparire, ma a parte gelare il cespuglio non ottenne gli effetti sperati.
Ancora, la sua semblance continuava a mostrargli forme di vita ovunque.
<< Ma cosa diamine... >>
Arretrò fino a raggiungere uno spiazzo erboso in mezzo agli alberi, nel tentativo di tenersi il più lontano possibile da qualsiasi imboscata.
La sua semblance continuava ad avvertirlo di presenze ostili tutte intorno a lui.
<< Vieni fuori... >>
Come se lo avesse sentito (e probabilmente era proprio così) la coda ruvida di Kojo scese dall'alto e avvolse il collo del cacciatore, stringendo fino a fargli mancare l'ossigeno.
L'arciere cercò di tirarsi indietro, ottenendo solo l'effetto di stringere ancor di più la presa della coda attorno al collo, soffocò mentre il nemico balzò giù dal ramo.
Iniziò a scalciare, ma Kojo fu rapido ad evitare i calci ed a rispondere colpendolo con l'asta metallica, in pochi colpi Ilian era a terra.
Il fauno fece per dare il colpo di grazia, ma l'arciere si riprese in tempo e portò i denti alla coda da roditore di Kojo, azzannandola con tutte le sue forze.
Malgrado il sapore nauseabondo, una scarica di dolore attraversò il corpo di Kojo, la coda prensile mollò in fretta la presa e prese a strattonarla nel tentativo di liberarsi dai denti dei cacciatore, ma questi, caduto l'arco a terra, afferrò il quinto arto con entrambe le mani tirando il nemico a se, questi però si riprese rapidamente e scacciò Ilian minacciando nuovi colpi con l'asta metallica.
Ilian riafferrò l'arco e rotolò lesto all'indietro, separò le lame, ma fu costretto ad arretrare sotto un rinnovato attacco del fauno.
Per uno che fino a qualche momento fa appariva gobbo e claudicante, si muoveva con una velocità disarmante, in più, sebbene la maschera gli coprisse il volto, si poteva intuire che non fosse troppo contento del morso appena ricevuto.
Divise le armi e fece per parare un colpo di Kojo, ma l'attacco non raggiunse mai le lame di Ilian, colpì invece un ramo vicino, questo si spezzò e una marea di insetti piovvero sopra l'arciere, fu un secondo e iniziò a sentire la propria pelle venire tempestata di morsi e punture.
Cercò di scrollarseli di dosso, ma fu allora che altri enormi cumuli di insetti si levarono contro di lui dai cespugli vicini e dalle tasche di Kojo, adesso aveva capito cosa stava segnalando la sua semblance, un insetto di per sé non lo avrebbe neanche notato, ma quei cumuli enormi potevano benissimo essere confusi per una persona o un animale.
<< Come li hai portati qui?! >>
Fedele al suo mutismo, Kojo non rispose e rinnovò l'attacco, l'arciere non poté fare a meno di schivare a stento e venendo spesso colpito dall'avversario.
Cadde a terra con un dolore sordo alla tempia, sta volta non si sarebbe salvato.
E invece come per miracolo, l'albero accanto si illuminò di rosso, e in meno di un attimo le fiamme lo avvolsero.

Mi lanciai a terra giusto in tempo per schivare il pugno di Ivan e rotolargli sotto le gambe, il gigante sì girò in fretta e sferrò un calcio sulla mia schiena.
Riuscii a rendermi intangibile in tempo, e il pestone colpì solo l'aria, sollevando un po' di foglie e lasciandomi illeso.
Ripresi subito consistenza e tentai un affondo con Ghinion, ma il bestione poteva farsi facilmente scudo con le braccia spesse come tronchi.
Schivai un secondo pugno, indossava dei guanti ferrati e non sarei stato affatto contento di sentirne il freddo metallo, specie sulla mia faccia.
Scattai indietro e iniziai a bersagliarlo con i coltelli da lancio, gliene conficcai alcuni sulle braccia.
Non funzionavano, o almeno, tardano a fare il loro effetto, provava dolore, era chiaro, ma non rimaneva paralizzato.
Quando si stancò di essere trattato come un puntaspilli decise di fare sul serio, in un attimo le sue braccia assunsero un volume abnorme, idem per tutto il suo corpo, molti dei pugnali si staccarono e caddero a terra, sembravano solo delle misere schegge in confronto al gigante in cui erano stati conficcati.
<< M-ma che cazzo?! >>
Raddoppiò la propria statura, e continuò a crescere fino a quando la sua testa non oscurò il sole, gettando un ombra molto poco rassicurante sul sottoscritto.
<< Adesso mi diverto! >> << Oh no! >>
Come mio solito, battei in ritirata, ma se la mia speranza era che tutta quella massa potesse influire sulla velocità del gigante, mi sbagliai amaramente.
Cioè no, in realtà era più lento, ma la lunghezza delle gambe compensava ampiamente la velocità persa.
Raggiunsi il limitare della foresta e mi fermai davanti ad un albero per riprendere fiato, e ci rimasi fino a quando non sentii il mio inseguitore arrivarmi alle spalle.
Lesto, persi di nuovo consistenza e mi godetti lo spettacolo del gigante che si schiantava contro l'albero e rovinava a terra assieme ad esso.
Lo distanziai e mi guardai intorno, Julia era stata ridotta alla difensiva, mentre Deryck stava tenendo testa a Jack.
Era in stallo, sebbene avesse potuto sbriciolarlo anche solo con il mignolo del piede, la semblance di Jack lo rendeva inavvicinabile.
Il piromane se ne stava in posizione da lancio, non attaccava per non consumare la propria aura, ma minacciava di farlo.
Deryck d'altro canto avanzava con cautela, venendo però rallentato di tanto in tanto dal fuoco di Drake, che lo costringeva a rallentare ed a permettere a Jack di allontanarsi e continuare a minacciarlo con l'aura esplosiva.
Di Ilian e Kojo avevo perso le tracce.
Il gigante non restò a terra a lungo, si rialzò in fretta e aumentò ancora le proprie dimensioni, iniziando a brandire l'albero abbattuto come una specie di clava con tutta l'intenzione di usarlo per schiacciarmi.
<< Vieni qui! >> ovviamente non accettai e sfoderai i miei coltelli da lancio, adesso che era più grosso, era anche meno difficile da colpire.
Iniziai con i lanci, e Ivan fu costretto ad usare l'albero come scudo per evitare di ritrovarsi con qualche lama nell'occhio, ma nel frattempo avanzava inesorabile verso il sottoscritto, ignorando tutti i coltelli che si conficcavano negli arti senza fare alcun danno grave.
Arretrai finendo sempre di più verso il bordo della piattaforma, fu allora che caricò a testa bassa.
Cercai di approfittarmene, diventando intangibile all'ultimo e passandogli sotto le gambe, ma Ivan non cadde giù come avevo sperato: piantò i piedi a terra e riprese l'inseguimento, correndo dietro al sottoscritto intorno al bordo della piattaforma.
Ripetei la mia tattica nel tentativo di mandarlo a schiantarsi contro gli alberi, ma anche sta volta il mio avversario si mostrò decisamente più accorto e frenò in tempo, evitando all'ultimo una seconda collisione.
Nel frattempo la situazione non si era sbloccata nemmeno per i miei compagni: Deryck era immobile a tenere in scacco Jack, impedendo ad entrambi di accorrere in aiuto degli altri, mentre Julia si stava allontanando da Drake dopo che questi l'aveva quasi fulminata quando aveva messo piede in una pozzanghera troppo vicina a lui.
<< Maledetta palude e maledetto ragazzo elettrico >>
Balzai appena pronunciate quelle parole per schivare la clava improvvisata di Ivan, e atterrai sul bagnato immergendomi le scarpe nella fanghiglia.
Scivolai, ma ripresi presto a correre, puntando verso Deryck e Jack, mi era appena venuta un'idea.
<< Deryck attacca! >>
Il fauno mi vide arrivare con la coda dell'occhio, e senza esitare caricò a testa bassa verso il suo avversario.
La risposta non si fece attendere, e Jack lanciò la sfera infuocata contro il fauno, fu allora che Deryck si fermò lasciando passare davanti a lui il sottoscritto e lo stesso Ivan, che si beccò in pieno l'attacco dell'alleato.
Tutto il braccio venne brevemente avvolto dalle fiamme, queste si spensero in poco tempo, ma non prima di aver distrutto tutta la manica dell'abito ed aver lasciato varie bruciature sul braccio.
<< JACK! >>
<< Non metterti in mezzo! >>
Lesto, mi girai a lanciai due coltelli sul braccio di Ivan, prendendo in pieno il braccio e, sopratutto, infliggendo non poco dolore all'avversario per via delle bruciature precedentemente inflitte.
Ivan urlò di dolore, ma rimase ancora nel campo visivo di Jack, e Deryck ne approfittò per passare sotto le sue gambe e caricare verso il piromane.
<< Fermo! Allontanati! >>
Jack balzò all'indietro, senza però aumentare la distanza che lo separava dal fauno, che anzi aumentava ogni secondo che passava, e dopo aver minacciato tramite dei gesti l'imminente contrattacco, lanciò finalmente la sfera infuocata, ma era così agitato che Deryck, ed anche Ivan non ebbero problemi a schivare, la sfera infuocata finì così contro la foresta, e in un attimo metà della piattaforma era andata a fuoco.
<< Oh merda, Ilian! >>
Deryck non si scompose e riprese la marcia, tirando un montante in pieno volto all'avversario, che rotolò nel fango.
Fece per aggredirlo una seconda volta, ma Ivan fu lesto nel saltargli addosso ignorando le mie provocazioni e provare a fermarlo.
Tentò di schiacciarlo con la gigantesca mano, ma l'avversario trasformò l'alabarda in una lancia, facendo si che Ivan si scavasse da solo una profonda ferita nel palmo gigante, poi, non pago del dolore inflitto, trasformò l'arma in un martello e colpì il nemico sul ginocchio, mandandolo a terra.
Io nel frattempo ero corso a fronteggiare Jack, cercando di mettere a segno degli affondi sia con Noapte che con Ghinion, fu però allora che la nostra attenzione venne attirata da due sagome in fuga dalla foresta infuocata.
Disimpegnai dal mio avversario, anche lui preso dalla scena, ed osservai due figure scure saltare fuori dalle fiamme e cadere fuori dalla piattaforma, atterrare sul pavimento del Colosseo Amity e rialzarsi a fatica, erano Kojo e Ilian.
Adesso entrambi eliminati.
<< Oh andiamo, speravo fosse la volta buona! >>
Non credo proprio che si stesse riferendo ad Ilian.
Fece per attaccarmi, ma fu costretto ad arretrare quando Ivan rotolò di nuovo a terra, sta volta spinto da Deryck.
<< Cazzo! >>
Il fauno scavalcò il gigante con un salto e atterrò in prossimità di Jack, dandogli una violenta gomitata sopra la spalla, il colpo fu sufficiente per mandarlo in ginocchio.
Prima che potesse reagire, un calcio lo spedì a terra, facendolo rotolare nell'erba fangosa.
Provò poi a schiacciarlo con il martello, ma Jack riuscì a generare in tempo delle fiammate abbastanza potenti da costringere il fauno ad allontanarsi.
Questi scivolò sotto le gambe di Ivan, che nel frattempo si stava rialzando, e lo usò come scudo per poi lanciarlo letteralmente addosso al nostro avversario.
Vedemmo Jack sparire sotto la massa gigantesca del compare, e subito dopo un segnale acustico, che avevamo già sentito quando Ilian e Kojo erano caduti fuori dal ring, ci segnalò la sua eliminazione dal mach: la sua aura si era prosciugata.
<< E siamo in vantaggio >>
Ivan si alzò con rabbia, lasciando un Jack spaventosamente appiattito.
<< L'avete voluto voi! >> chiuse le mani a pugno e le abbatté con forza sul terreno, un'onda di fango prese in pieno me e Deryck, me lo ritrovai sugli occhi e il primo istinto fu quello di allontanarmi da dove mi trovavo prima di fare la fine di Jack.
E fu un'ottima decisione, visto che una spaventosa onda d'urto si manifestò all'istante, partendo proprio da dove mi trovato un attimo prima.
Caddi a terra, finendo in mezzo al fango, fu allora che sentii un forte suono metallico.
Levatomi la fanghiglia dagli occhi, trovai Deryck davanti a me, aveva trasformato l'alabarda in uno scudo e stava trattenendo il colpo di Ivan.
Questi ci riprovò almeno due volte, con violenti movimenti del braccio, nel tentativo di rompere la guardia di Deryck, anche questa volta senza successo.
Allora corse via, allontanandosi, poi curvò e si rivolse verso di noi.
<< Ivan! >> urlò Drake mentre teneva Julia a distanza << Fallo! >>
Ivan sembrò non molto contento dell'ordine, ma senza lagnarsi troppo, portò le mani alla testa, e con un gesto preciso... si staccò il corno, spezzandolo alla base.
Un boato di sgomento si levò dal pubblico, e sperai che la battaglia potesse essere annullata dopo questa mutilazione.
Fu la telecronaca a infrangere le mie speranze.
<< Scena molto cruenta Port! >>
<< Perfettamente d'accordo collega, ma non preoccupatevi, il corno del signor Volkov ha la capacità di ricrescere, lui ed il suo caposquadra ne hanno parlato in anticipo con gli organizzatori, quindi tutto regolare! >>
Guardai l'espressione dolorante di Ivan, ed ebbi seri dubbi che quell'affare potesse veramente ricrescere, era ufficiale che stavo avendo a che fare con un pazzo furioso, e non è di certo al fauno che mi riferisco.
Ivan ci puntò con rabbia, e senza indugiare oltre caricò verso di noi (anche se con andatura barcollante) e schiantò con rabbia il corno contro lo scudo di Deryck.
Appena sentii il tonfo sul metallo, decisi di perdere la mia consistenza, ma non fu necessario evitare alcunché.
Il fauno cambiò però tattica e attaccò lo scudo con la punta del corno, usando entrambe le mani per alimentare il più possibile la spinta.
Il corno trapassò il metallo in parte, costringendo Deryck a piegare le ginocchia verso il basso per tenere la testa il più lontano possibile da quell'arma letale che era il corno di Ivan.
Il rinoceronte d'altro canto non diede segno di demordere, aumentando la spinta nella speranza di infrangere la difesa e infilzare l'avversario.
Tornai tangibile e aggirai il bestione.
Sfilai Ghinion e Noapte e attaccai il gigante, con un balzo che non mi sarei mai creduto capace di fare saltai sulla sua schiena, non se ne accorse nemmeno.
Mi aggrappai al tessuto con la sinistra e presi a scalare il gigante, fino ad arrivare alla sua nuca, a quel punto strinsi il manico di Noapte e lo abbattei con forza sulla sua tempia.
Il colpo lo disorientò, e Deryck colse l'occasione al volo nel mentre che barcollava, riplasmò il metallo in due tirapugni e scattò in avanti nel mentre che il gigante gli cadeva addosso.
Assestò due violenti pugni sullo stomaco che lo ridussero in ginocchio, ma Ivan non volle arrendersi e iniziò ad agitare la sua clava improvvisata, che però Deryck parò con rapidità per poi appoggiare le mani allo stomaco di Ivan e spingerlo con violenza all'indietro.
Ivan, troppo lento, venne spinto con forza e cadde a terra, l'arma rotolò via dalla mano mentre il corpo del bestione cadde oltre il bordo, in breve ripartì il segnale acustico che segnalava l'eliminazione di un concorrente.
Mi rialzai in fretta e corsi affianco a Deryck.
Entrambi eravamo ansimanti, ma li avevamo fatti fuori.
<< Bene... tre contro uno >>
Neanche a dirlo, che udimmo un urlo provenire da dietro di noi, e vedemmo Julia cadere sul fango e rotolare a terra, incalzata senza pietà da Drake.
Se la ragazza pareva ridotta a mal partito, il capitano del team DIKJ non sembrava aver subito alcunché, e si apprestava con la stessa energia di inizio sfida e finire il nostro capitano.
Deryck per fortuna fu lesto ad intervenire, deviando un fendente di Silver Inquisitor.
Feci anch'io la mia comparsa, e cercammo di accerchiare l'avversario.
Drake non mostrò segni di preoccupazione.
<< Sarò sincero, me lo aspettavo da quei due, ma qualche speranza in Kojo la riponevo >>
Strinse la presa sul manico e si mise in guardia, pronto ad evitare i nostri attacchi combinati.
Aiutai Julia a rialzarsi, sembrava stremata, il corpo era ricoperto di lividi e l'indicatore della sua aura era vicino al rosso.
<< Stai bene? >> << Non proprio >>
Arretrò e puntò la lancia contro il bersaglio, lo scontro si avviava alla fine.
<< Se pensate che sarà facile come con gli altri tre, beh vi sbagliate >>
Julia strinse i denti.
<< Non diamogli tregua! >>
Attaccammo tutti assieme, ma le lame rotanti della sua arma mi impedirono categoricamente di avvicinarmi, mentre le sue lame respinsero con facilità gli affondi di Julia e Deryck.
Arretrai e provai a lanciare quei pochi coltelli che mi erano rimasti, ma Drake non solo li deviò, ma ne mandò uno addosso alla gamba di Deryck.
Questi si allontano di qualche passo prima di finire in ginocchio, a differenza del corpulento colpo di Ivan, quello di Deryck era vulnerabile a questo tipo di armi, e il coltello l'aveva preso proprio sul ginocchio, paralizzandolo.
Dallo sguardo che ricevetti, capii che se Drake non mi avesse ucciso adesso, ci avrebbe pensato Deryck una volta ripresosi.
<< I miei complimenti Ion, per caso vuoi stenderti a terra e lasciarti colpire già che ci sei? >>
Julia gli si lanciò di nuovo contro, brandendo la lancia come se fosse un martello nella speranza di colpirlo con le sue ali, mentre Deryck cercava di riacquisire il controllo della gamba, e fortunatamente sembrava avere una ripresa abbastanza veloce.
L'attacco di Julia venne prontamente respinto dalla lama del Silver Inquisitor, mentre io optai per perdere consistenza e avvicinarmi a Drake, ma mi trovai ben presto una grossa lama piantata nel petto.
<< Sai, mi sono sempre chiesto cosa succederebbe se riacquistassi la tua forma corporea mentre un oggetto ti sta attraversando >>
Gli corsi intorno cercando liberarmi della lama, e ci riuscì solo grazie ad una corrente d'aria abbastanza potente da sbilanciare il mio avversario.
Riuscì quindi a liberarmi dalla presenza della lama e ripresi forma, solo per essere brutalmente colpito di piatto sul fianco, mentre Julia corse presto a sostituirmi, impegnando l'avversario con una serie di brutali affondi.
Drake fu sul punto di sbarazzarsi di lei, quando una lunga asta metallica lo colpì in piena fronte facendolo barcollare, si girò in fretta e trovò il responsabile: Deryck e la sua maledetta semblance.
<< Tutto qui? >> si scagliò contro il fauno, ma io e Julia non tardammo ad intervenire e lo intercettammo, sta volta fece sfregare la punta della lancia sulla grossa lama di Silver Inquisitor e chiuse le ali, bloccando l'apparecchio.
A quel punto intervenni io, cercando di colpirlo con Ghinion, ma il maledetto riuscì a mandarmi a terra con un calcio.
Caddi nel fango come un sacco di patate, mentre lui si liberò nuovamente di Julia e mi puntò la lama alla gola.
<< Ti arrendi? >>
Portai la mano dietro la mia schiena.
<< Ehm sai, forse qualche anno fa avrei annuito senza esitare, ma vedi... mi stai decisamente troppo sul cazzo per dartela vinta >>
Drake non si scompose.
Io trovai quello che stavo cercando.
Julia e Deryck erano rimasti immobili, e notai presto il perché: eravamo finiti in una zona d'acqua della palude, e volendo Drake avrebbe potuto arrostirli con una scossa.
Ed arrostire anche me, meta del mio corpo era in acqua.
<< Parole coraggiose, ma terribilmente stupide >>
Fece per colpirmi con il piatto della lama, fu allora che estrassi il manico da una tasca della mia giacca.
La lama di Drake fece soltanto metà strada prima di incontrare un'inaspettata resistenza ed essere sbalzata all'indietro, mentre una lunga lama ricurva fece improvvisamente la sua comparsa da un manico lungo quasi un metro che tanto fastidio aveva provocato alla mia povera schiena, arrivando fino alla spalla del mio aggressore e lasciandogli un taglio abbastanza evidente, sebbene non grave.
Per una volta, una dannatissima volta in tutta la mia inutile vita, vidi quel maledetto sbarrare gli occhi dallo stupore mentre la mia nuova arma apriva una prima ferita nella sua pelle.
Balzò all'indietro, malgrado fossi ancora a terra, e si portò la mano sulla ferita.
<< Cosa diamine è quell'affare?! >>
Mi alzai dolorante, abbandonando in fretta quella pozzanghera.
<< Questa? >>
Alzai la lama sopra la mia testa per farla vedere meglio, la lama, lunga poco più del manico, assumeva una forma a falce e si poteva notare quanto fosse particolarmente affilata sul lato concavo.
<< L'ho chiamata Mizerie, non potevo di certo combattere la tua arma segreta con due coltelli, ti pare? >>
Sorrisi nel dirlo, ok che in realtà il progetto mio e di Caesar su quest'arma era nato da ben prima che venissi accidentalmente iscritto al torneo, ma se potevo fargli credere di averla creata in così poco tempo solo per contrastarlo, per di più facendogli intendere che il suo progetto segreto non era poi così segreto, beh, tutto di guadagnato per farlo incazzare.
E sebbene non esplose come avrei desiderato, vederlo stringere i denti dalla rabbia fu una visione ugualmente soddisfacente.
<< Allora? Posso mostrartela? >>
Drake si mise in posizione di guardia.
<< Provaci >>
Guardai Julia e Deryck, che nel frattempo avevano approfittato di questa breve pausa per recuperare le forze.
<< Allora? Dite che dobbiamo farci avanti? >>
Julia sorrise, per la prima volta mi sembrò di scorgere un sorriso predatorio sulle sue labbra.
<< Facciamolo nero! >>
Scattammo tutti e due verso l'avversario, seguiti a ruota da Deryck.
Drake tirò fuori una piccola ampolla di polvere concentrata e la tirò a terra, finì in pezzi e detonò in un esplosione di ghiaccio che attraversai per merito della mia semblance.
Mi portai presto alle sue spalle mentre Julia e Deryck lo impegnarono sul davanti, proprio come avevamo provato con Caesar.
Sebbene la lama di Mizerie non fosse imponente come quella del mio avversario, riusciva comunque a contrastarla, almeno fino a quando lo scienziato pazzo non attivò la modalità rotazione, allora fummo tutti costretti a tenerci a distanza.
Drake passò all'offensiva, si diresse contro di noi, approfittando del fatto che in quella modalità l'arma fosse pressoché incontrastata, inseguì Julia fino a quando essa non cadde inavvertitamente in una pozza d'acqua, dopo un tentativo fallito di utilizzare la propria semblance: era ormai allo stremo.
<< Meno un'altra! >>
Fu allora che attivò la sua semblance, delle scariche elettriche le attraversarono con violenza il corpo, ma durò solo un attimo prima che Deryck si lanciasse a peso morto contro il capitano avversario.
Caddero entrambi a terra, ma Drake fu lesto a recuperare la sua arma, e riattivando la modalità rotazione ed impedendo a Deryck di poter prendere una delle lame e provare a deformarle con la sua semblance.
Intanto il segnale acustico decretò la sconfitta di Julia, eravamo solo in due.
Caricai anch'io verso il mio nemico, e Deryck fece altrettanto, ma ogni nostro attacco venne rapidamente respinto.
Guardai Deryck, entrambi sporchi di sudore e fango.
Poi ebbi un'idea.
Guardai il mio compagno, e indicai la lancia di Julia, che giaceva a pochi metri da dove la ragazza aveva deciso di stendersi.
Capì al volo, e trasformò la sua alabarda in un'arma simile.
<< Ehy Drake! >> << Cosa? >> << Niente a dire il vero, ma volevo approfittare della tua imminente sconfitta per ripeterti quanto sei insopportabile! >> calai la lama verso di lui, ma le due lame rotanti la deviarono con facilità.
<< A me sembra di essere ben lontano dal perdere >>
<< Io credo che ti sbagli! >>
Attivai la semblance e mi gettai a capofitto contro il nemico, le lame rotanti attraversarono il mio corpo un paio di volte, prima di fermarsi improvvisamente.
Drake sbarrò gli occhi e notò con orrore che Deryck aveva prima bloccato una delle sue lame utilizzando le spesse ali della lancia trasformata, e poi con il suo potere aveva manipolato il metallo dell'arma facendolo fondere sopra la lama di Silver Inquisitor, rendendo così le due armi impossibili da separare e bloccando di fatto la rotazione.
<< Cosa?! >> ormai era tardi ed ero già lì, ripresi la mia forma tangibile e affondai con Mizerie, sentii qualcosa tagliarsi, poco prima che una scarica elettrica in pieno petto mi facesse letteralmente saltare all'indietro.
Caddi sull'erba umida della palude e Mizerie saltò via dalla mia mano: avevo fallito.
Drake lasciò cadere l'arma ormai diventata inutile e si avventò su di me, ma appena mi fu vicino si fermò improvvisamente.
Osservò la ferita sul braccio, adesso scoperto per via della distruzione del tessuto e quindi a differenza dell'altra, ben visibile, che gli avevo provocato con Mizerie.
Era talmente vicino che potevo vederla chiaramente, Deryck era rimasto alle sue spalle, e il pubblico di certo non poteva vederla.
No, solamente io me ne accorsi.
Mancava della pelle, e tale assenza rivelò qualcosa che vi era sempre stato nascosto al suo interno, qualcosa di raccapricciante, qualcosa che avrei ritenuto plausibile solo in un film di fantascienza.
Vi era del fottutissimo metallo.
Drake coprì subito la ferita con la mano e si guardò attorno, era... timoroso?
Non avrei mai potuto concepire di vederlo in quello stato, Julia e Deryck dovevano pensarla al mio stesso modo, giacché erano rimasti immobili ad ammirare l'avversario che si guardava attorno con aria accigliata.
Poi tornò a puntare i suoi occhi su di me, marchiandomi con uno sguardo di puro odio.
<< Mi ritiro >> disse quasi sussurrando, poi lo ripeté a gran voce.
<< Mi ritiro! >>
Il pubblico rimase attonito, mentre la telecronaca cessò all'improvviso, e senza dire una parola, o dedicare meno di uno sguardo ai suoi compagni caduti, Drake lasciò la piattaforma, decretando la nostra vittoria, e la sua sconfitta.

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Capitolo 32
*** Capitolo XXXII ***


Capitolo XXXII

 

Avevo vinto.
Vinto.
Io, Ion Ascuns, cresciuto, vissuto e prosperato nella miseria, incapace di andare avanti onestamente, un parassita della società, avevo appena vinto.
Avevo appena vinto contro un sadico stronzo che per motivi non meglio specificati sembrava provare piacere sessuale nello strangolarmi.
Ok i motivi c'erano, ma matto com'era... la possibilità che avesse una qualche contorta parafilia nei riguardi del sottoscritto non potrebbe essere da scartare.
No?
No.
Ok, scusa, evidentemente sei solo te quello attraente.
Bah! Grazie per l'iniezione di autostima, davvero, riesci a buttarmi giù pure dopo aver rievocato uno dei ricordi più gloriosi della mia intera esistenza (che sono già pochi).
Soddisfatto?
Bene, ora che hai rovinato l'inizio del capitolo possiamo andare avanti.
E tu anche a quel paese già che ci sei.

All'affermazione di Drake seguì un silenzio basito, che perdurò per qualche secondo, fino a quando il diretto interessato non iniziò ad abbandonare la piattaforma fra gli sguardi sconvolti degli astanti.
Forse sarà una mia impressione, ma a giudicare dal lungo silenzio di Port e Oobleck messi assieme, direi che il ritirarsi nel bel mezzo di una competizione ufficiale non sia qualcosa che capiti spesso fra i cacciatori e gli studenti delle accademie.
Precisamente: nel caso in cui il contendente sembra possedere ancora la capacità di combattere a piene forze.
Sorrisi d'istinto, avevo appena fatto ritirare un mio avversario dal Colosseo Amity, forse fui il primo a riuscirci, ci sperai, perché questo avrebbe comportato che Drake sarebbe stato il primo studente ad essersi mai ritirato durante questa competizione.
Potrà sembrarvi un pensiero infantile e meschino, ed io potrei soltanto rispondere che avete pienamente ragione: la prospettiva di vedere la reputazione di Drake affossarsi era molto più allettante che vedere la mia innalzarsi (nonché molto più probabile da verificarsi rispetto alla seconda).
Del resto, se non puoi migliorare te, cerca almeno di far peggiorare un po' gli altri, no?
Così, rimasi a bearmi della situazione come un'idiota, ammirando la sagoma di Drake nel mentre che scendeva dalla piattaforma, parlava con qualche assistente di gara e abbandonava la zona assieme a Ivan e Kojo (Jack, o quel che ne restava, era stato caricato in spalla dal rinoceronte).
Diamine, ero così sorpreso e contento che mi dimenticai all'istante di quello che avevo appena visto, ricacciando l'immagine del metallo che emergeva dalla pelle aperta di Drake e segregandola in qualche oscuro anfratto nel mio cervello, pronta ad uscire fuori nel momento meno opportuno.
No scherzo, venne fuori abbastanza in fretta, il tempo di godermi quel piccolo momento di gioia che il primo pensiero che articolai fu “Aspetta: cosa diamine ho visto?”
Poi venne il secondo:
“Del metallo! Ha del metallo dentro il fottuto braccio!”
E in conclusione, il terzo.
“È un cazzo di robot?!”
Scesi immediatamente dalla piattaforma, senza nemmeno godermi, come avrei voluto, gli applausi del pubblico, il momento di gloria aveva avuto vita breve, per essere repentinamente sostituito da una terribile incertezza.
Ovvero: “Perché una macchina vuole uccidermi?!”
Cercai di allontanarmi all'istante dalla zona e dagli occhi del pubblico, mi sentivo fin troppo a disagio per rimanere a godermi gli applausi.
Come al solito, venni fermato.
<< Ion! Deryck! >>
Il coniglio mi aveva seguito, e venimmo ben presto raggiunti da Julia e Ilian.
Mi sento uno stronzo a dirlo, ma avrei preferito che ci mettessero un po' di tempo per riprendersi, in quel preciso momento non avevo voglia di parlare tanto meno di festeggiare.
Fottuto Drake, non riesco neanche a godermi una vittoria!
Se non altro, potevo consolarmi con la consapevolezza che in quel momento lui stava molto peggio di me.
<< Abbiamo vinto! >>
Il nostro caposquadra mi atterrò accanto dopo un lungo salto, barcollando pericolosamente subito dopo l'atterraggio.
Portava ancora i segni dello scontro.
<< Siete stati grandi! Davvero, sono felice di ogni singolo livido e contusione che ho ricevuto questo giorno se sono valsi a sconfiggere quei quattro! >>
Si lanciò verso di noi, o per essere sinceri, ci cadde addosso e ci abbracciò entrambi, seguita da Ilian, ridotto meglio di lei ma con gli abiti bruciacchiati dall'incendio.
<< Contento per voi, ma io non perdonerò mai quella... specie di topo deforme! Mi ha lanciato un roditore in faccia e mi sono ritrovato ricoperto di insetti dalla testa ai piedi, Oum, ho bisogno di fare una doccia e alla svelta >>
E non mentiva, non riguardo la doccia ovviamente, ma da allora il suo rapporto con insetti, topi, larve ecc peggiorò sensibilmente.
Non che la cosa fosse un problema, anzi, sistemò per me numerosissime zanzare, mosche, larve e altri insetti fastidiosi.
Ma sopratutto, da quel giorno credo che Kojo divenne la persona che più odiava al mondo, anche se la persona che più odiava Kojo in tutta Remnant era probabilmente Jack.
… Certo che come team erano veramente disfunzionali.
<< Non posso credere che siamo riusciti a batterlo! >>
Le urla di Julia mi riportarono alla realtà << E lo avete pure fatto ritirare! Mi chiedo se da qualche parte vendano le registrazioni dei combattimenti del torneo, voglio trovare l'attimo in cui dice quelle parole e vedere in che modo la sua faccia si deforma dalla rabbia! >>
Avrei sicuramente condiviso la sua iniziativa, se non fosse che l'espressione di odio sul suo viso che Julia avrebbe tanto voluto vedere celava tutti i pensieri di Drake riguardo i vari modi in cui avrebbe voluto uccidermi.
Però, allo stesso tempo la proposta di Julia mi apparve estremamente allettante, non tanto per il gusto di vedere la brutta faccia di Drake accartocciarsi per la rabbia, no, ma forse, se c'erano veramente delle registrazioni dello scontro, potevo sperare che le telecamere avessero catturato quel piccolo dettaglio che tanto mi aveva turbato.
Era assai improbabile che fosse accaduto, vista la posizione e la fugacità del momento, ma non potevo di certo dare per scontato il contrario, quindi mi appuntai mentalmente di informarmi il prima possibile.
<< Sai? Sono con te, voglio proprio vederlo mentre pronuncia quelle parole, credimi, la sua faccia era del tipo “voglio morire all'istante” >> mentii, la sua faccia era praticamente priva di espressione, peggio di Deryck a dirla tutta.
Ma se questo poteva servire a incoraggiarla a cercare quelle registrazioni, tanto valeva dire una piccola bugia, no?
Del resto, malgrado il mio essere continuamente tormentato dall'incertezza, su una cosa ero più che certo: qualunque cosa avesse Drake su quel braccio, non me l'ero affatto immaginata.
No, ero assai certo che quello stronzo nascondesse qualcosa, beh a parte il fatto di lavorare per qualcuno di non molto raccomandabile, e di volermi estorcere delle determinate informazioni, per non parlare di quel cassetto segreto nel comodino che non ho potuto aprire.
Ma non è questo il punto!
Il punto, è che forse avevo scoperto qualcosa di veramente particolare sulla sua... vera natura.
Proseguimmo fino all'uscita, e abbandonammo la zona per raggiungere l'esterno del Colosseo Amity, lontani dalla folla (e da Drake).
<< Davvero?! Ok, allora voglio cercarla subito, non solo per me ma anche per ogni osso del mio povero corpo >>
Ilian annuì << Sì, anch'io ne avrei bisogno, devo consolarmi per come sono andate le cose su quella piattaforma, per poco non diventavo un fiammifero umano >>
<< Sai, ero davanti a Jack quando ha lanciato quell'affare, e quasi quasi credo che l'abbia fatto apposta >>
Ok, altra mezza bugia, meglio finirla qui prima di esagerare.
<< Ma sono certo che mirasse più a Kojo che non a te >>
<< Se è così devo ringraziarlo, me la stavo vedendo uno schifo e spero che quel suo... topo sia rimasto arrostito nell'incendio >>
Sospirò << Non sono particolarmente contento di come sono andate le cose oggi... ma l'importante è aver vinto, aver vinto e non aver riportato lesioni permanenti sul viso >>
Ora che me lo aveva fatto notare, aveva dei segni di artigliata sul viso.
<< Ehm è stato il topo? >> << Sì... credo andrò a disinfettarmi, anche se temo sia troppo tardi >>
Sperai che non fosse così, Oum solo sa che genere di malattia si possa prendere da un animale che vive nei pantaloni di Kojo.
<< Allora, come se la passano i campioni? >>
Max sbucò da una delle uscite (assieme ad un nutrito gruppo di spettatori) per venirci incontro, assieme al suo team ed a quello di Brienne, ovviamente.
<< Max! >> esultò Julia, sistemandosi la manica sporca di fango << Beh, siamo sporchi, e anche un po' contusi, ma questo dovrebbe rendere il tutto più memorabile, no? >>
No.
Ci rendeva solo sporchi e contusi.
E nel caso di Ilian aggiungerei infetti.
Prima che Max potesse rispondere, Marlee gli passò davanti con la velocità di un tornado, quasi buttando a terra Orion e Giada nel processo.
<< Siete. Stati. Mitici! >>
Sorrise << Non avete idea quante volte ho sognato questo momento! E non parlo in senso figurato, mi sono veramente sognata il vostro scontro! Ok non finiva esattamente così e non c'erano robot che volevano distruggere l'umanità che scendevano sul Colosseo e iniziavano a sparare agli spettatori, ma la faccia incazzata di Drake era proprio quella! Anzi era decisamente più bella visto che la vedevo da vicino, solo che ero stata io a farlo arrabbiare >>
Ashes prese il suo capitano per i capelli e la tirò a se con aria per niente divertita.
<< Abbiamo capito Marlee, sei eccitata per lo scontro, bastava dire questo >>
Il caposquadra risposte con una linguaccia, mentre i restanti membri del team OMGA (ovvero quelli buttati a terra da Marlee) si fecero avanti per congratularsi prima di finire investiti una seconda volta.
<< Non mi erano mai stati simpatici quei quattro, mai, spero abbassino la cresta ora che gli avete dato una lezione >>
Orion annuì alla speranza di Giada.
<< Lo spero anch'io, di certo adesso non vi prenderanno più così alla leggera, specie te Ion >>
Amber annuì, sembrava soddisfatta anche lei, e considerando il suo essere poco espansiva capii che nemmeno lei doveva provare particolare affetto per il team di Drake.
Come biasimarla del resto?
Rinoceronte, piromane, mostro e... robot?
Anzi no, robot o quel che è sarebbe stato un termine troppo riduttivo: Drake, non penso che sarei mai stato in grado di trovare una singola parola o aggettivo per racchiudere tutta la sua essenza, no, è decisamente più semplice chiamarlo Drake, e pensare a tutti gli aggettivi non molto lusinghieri da accostare a quel nome.
E se qualcuno di voi lettori dovesse portare questo nome, beh ovviamente non c'è nulla, per quanto concerne il mio odio per il nome Drake, da dire a voi altri, non sarebbe molto giusto da parte mia del resto.
Solamente, prendete atto del fatto che portate il nome di un vero stronzo.
<< Oh sì, Ion! >>
Marlee tornò alla carica, e per fortuna il team OMGA ebbe il tempo di spostarsi prima che quella palla demolitrice con la coda di cavallo li buttasse di nuovo a terra o peggio: li facesse cadere giù dal Colosseo.
<< Dimmelo Ion! Com'è stata la sua faccia quando si è arreso?! Era sofferente? Piangeva? Stava per vomitare l'anima ben coscio di come tutti i suoi progetti di vittoria siano andati in frantumi?! Com'è stato Ion?! >>
Arretrai, non saprei dire se mi inquietava di più l'entusiasmo della ragazza o la sua somiglianza a Julia.
<< Non l'ha presa bene... decisamente >>
<< Oh eccome se non l'ha presa bene! Ho intenzione di cercare la registrazione del torneo dove dice che si arrende, voglio vedere la sofferenza che deforma il suo viso! >>
Marlee sorrise a quella prospettiva, anzi, sarebbe corretto dire che la sua bocca si trasformò in un sorriso da squalo.
<< Uh uh! Sono d'accordo, voglio vederlo anch'io! >>
Prese da parte Julia e iniziarono a pianificare come compiere la loro impresa, togliendomi così dall'impiccio di fornire ulteriori spiegazioni, anche Giada e Max si mostrarono particolarmente interessati alla faccenda, diversamente Orion e Amber non poterono che trattenere un sospiro, idem per Ashes quando vide la sorella gettarsi a capofitto nel gruppetto.
Ok, se non altro ero certo che avrei avuto qualcosa da vedere entro quella stessa sera, se ero fortunato.
<< Però... affrontare da solo Drake, si direbbe che gli hai fatto rimpiangere tutto quello che ti ha fatto nel corso dell'anno, eh? >>
Sorrisi.
<< Diciamo che abbiamo pareggiato i conti, anche se non nel modo in cui lo avrei immaginato >>
Brienne alzò un sopracciglio, incuriosita.
<< E come te lo eri immaginato? >>
Sospirai e assunsi un'espressione contrita.
<< Vuoi sapere la verità? >>
<< Ah ah? >>
<< Lo ritenevo così impossibile che neanche l'avevo immaginato >>
Mi tirò l'orecchio.
<< Ahi ahi! Sono sincero! >>
Altra tirata.
<< Appunto, è questo il problema! In ogni caso >>
Mollò la presa, permettendomi di massaggiarmi l'orecchio ferito.
<< Ahia... >>
<< A proposito dello scontro, molto carina la nuova arma... da quanto tempo l'avevi pronta? >>
<< Sinceramente, solo qualche giorno fa ignoravo totalmente l'eventualità di usarla in combattimento, ma a quanto pare sono... riuscito a finirla prima del tempo >>
Una mano si poggiò lesta sulla mia spalla.
<< Non c'è di che, Ion! >>
<< Ahh! >> saltai in avanti e mi girai in fretta, sebbene conoscessi fin troppo bene quella voce.
Era Caesar.
<< E i miei complimenti per lo scontro, questo ti ripaga del tutto il tempo passato ad allenarci, dico bene? >>
Come al solito, il mio mentore compariva con il preavviso di un temporale estivo, ovvero nei momenti in cui era meno gradito.
Ad esempio quello in cui io dico di aver finito l'arma.
E andiamo, e pensare che lo stavo pure rivalutando il maledetto.
Mi presi appena il tempo per far scendere il mio cuore giù dalla gola e contare gli anni di vita persi a causa dell'infarto.
<< C-certamente maestro, chi l'avrebbe mai detto che tutti quei lividi sarebbero serviti a qualcosa? >>
<< Io, ogni giorno, ogni volta che ti lamentavi >>
<< Giusto... beh, adesso sappiamo che non avevate torto >>
Caesar allargò il sorriso.
<< Ion, io non mi sbaglio mai >>
Ma che ti prende? Hai deciso di mettermi più paura del solito?
<< Indubbiamente, era un modo di dire... >>
Brienne era dietro di me e non potevo vederla, ma non stento a immaginare che in quel preciso momento stesse ridendo della scena.
Inutile dire, che Caesar era piombato in mezzo a noi in un modo talmente precipitoso che tutti i presenti erano rimasti di stucco.
<< Vedo inoltre che l'arma ha fatto il suo dovere, sinceramente, temevo si spezzasse durante il combattimento mentre l'arma di Drake faceva volare via la tua testa, per fortuna non è accaduto nulla di tutto questo, sarebbe stato veramente brutto interrompere il torneo già ai primi turni >>
Ok, se il suo intento era quello di farmi gelare il sangue, c'era riuscito.
Per fortuna Julia intervenne in mio aiuto dopo essersi ripresa dallo shock iniziale, e da quello dovuto all'ultima frase del nostro mentore.
<< Signor Gyts, a nome di tutta la squadra la voglio ringraziare per l'aiuto che ci avete dato in vista del combattimento, ci avete fatto crescere come squadra e come team, e se abbiamo battuto Drake e compagnia bella lo dobbiamo soltanto a voi >>
Concluse la frase chinandosi in avanti, un gesto che il giovane me avrebbe ripetuto ben mille volte ma per motivi decisamente meno nobili.
<< Anch'io la ringrazio maestro, anche se non avrò pace fino a quando non mi sarò preso la rivincita contro quello stupido topo! >>
Ilian replicò il gesto, al che anche io e Deryck imitammo la scena, senza però perderci in discorsi, lui perché mezzo muto, io perché troppo spaventato da quella specie di mostro.
<< Quindi è lui il famoso mentore di cui ci avete parlato >> osservò Giada.
<< Sembra un tipo decisamente... particolare >>
All'affermazione di Orion, Amber scosse la testa e cambiò velocemente colore.
<< Dice che è inquietante >> sussurrò Giada ai restanti due membri del team.
<< Decisamente inquietante >> concluse Max.
Accanto a loro, tutte le componenti del team MEAB annuirono all'unisono.
<< Oh suvvia ragazzi, così mi fate arrossite >>
Tutti e otto sfiorarono l'infarto, ma per fortuna la risposta di Caesar era indirizzata a noi quattro e non a loro.
<< Credo che il mio compito si sia esaurito, tuttavia volevo comunque essere qui a congratularvi con voi, non mi sono perso un solo istante dell'intero scontro >>
Un solo istante?
Mi chiesi allora se anche lui avesse visto cosa c'era nel braccio di Drake, dubitavo che una persona qualsiasi sarebbe stata in grado di notare un dettaglio simile a quella distanza (che fosse la prima fila o tutte quelle a seguire).
Ma Caesar non era una persona normale, in nessuna eccezione del termine, e considerando tutte le stranezze del personaggio, e tutte le abilità che possedeva, non potei fare a meno di domandarmi se fra esse non ci fosse pure la semblance “dell'occhio di falco”.
Certo, il problema era come affrontare la questione con lui, di certo non adesso.
E sopratutto, come uscirne qualora lui non ne avesse saputo niente e avesse preteso dei chiarimenti da parte mia, e sappiamo fin troppo bene come diventa Caesar quando inizia ad insistere su qualcosa.
Come? Non lo sapete?
Oh, credetemi, meglio per voi.
Meglio per voi.
<< Oh! A proposito di questo! >>
Julia balzò in avanti, raggiungendo all'istante il cacciatore.
<< Sì signorina Vindr? >>
Julia sorrise.
<< Vedete, noi dodici avevamo pensato di andare a festeggiare ad un bar vicino in caso di vittoria, e mi chiedevo se potreste unirvi a noi, del resto se abbiamo vinto è merito vostro! >>
Guardai oltre Caesar, o notai almeno tre teste scuotersi con veemenza in un cenno di dissenso, e non potevo darle torto, almeno i festeggiamenti (che già avevo dato per scontato che non ci sarebbero mai stati) avrei gradito svolgerli in tutta tranquillità.
<< È molto gentile da parte vostra, ma purtroppo per questa sera ho un meeting con Ozpin, sapete, devo informarlo dei progressi di alcuni studenti in particolare >>
Nel dirlo volse la testa verso il sottoscritto e sorrise, non potevo immaginare cosa avrebbe detto di preciso al preside, ma dal momento che avevo vinto dovevo considerarmi al sicuro, no?
<< Magari la prossima volta mi offrirete un caffè >>
Julia annuì, sebbene un po' delusa per l'assenza, mentre fra gli altri ragazzi si levò un sospiro di sollievo collettivo.
Se non fossi stato davanti a Caesar mi sarei volentieri unito a loro.
<< Capisco, la ringrazio ancora per tutto >>
<< Credetemi, è stato un piacere allenarvi, sopratutto se questi allenamenti hanno avuto i frutti sperati, ma adesso devo affrettarmi, vi auguro di passare una buona serata! >>
Detto questo girò i tacchi e si avviò alla prima aereonave per lasciare il Colosseo, e vi posso giurare che nessuno di noi oso fiatare fino a quando non vedemmo il veicolo levarsi in aria e lasciare la zona.
Marlee tirò un pugnetto sulla spalla di Julia.
<< Ahi! >> << Amica e che cavolo! Almeno diccelo che volevi invitarlo >>
Il nostro caposquadra si portò la destra dietro la nuca, grattandosela mentre un sorriso imbarazzato si formava sul suo viso.
<< Eh eh scusa, mi è venuto di getto, mi sembrava poco carino non invitarlo... >>
<< Capisco non importa, parliamo di cose più importanti: come ottenere quelle registrazioni! >>
<< Sì diamine! >>
E così il gruppetto di prima si riformò all'istante, mentre Brienne poté riavvicinarsi come prima.
<< Direi che avete sfiorato un proiettile >>
<< Sì, anche se non posso dare torto al mio caposquadra, è merito suo se Drake non mi ha spezzato in due come un grissino >>
<< Se vuoi diciamo a Julia di spostare i festeggiamenti per quando Caesar è libero >>
Il sorriso malvagio con cui fece la proposta bastò a farmi arretrare.
<< No Oum no, va benissimo così! >>
Brienne ridacchiò.
<< Scusa fifone, giuro che la smetto di farti paura >>
<< Ah, se è quello che ti preoccupa, credo che non raggiungerai mai i livelli di Caesar >>
Il fauno alzò un sopracciglio.
<< Ne sei sicuro? >>
<< Oh sì! >> gridò Marlee mettendosi in mezzo.
<< Ion, questa non scherza, quando si incazza non esita un attimo per picchiarmi! >>
Brienne le scoccò un'occhiataccia che sembrò confermare quanto detto alla castana, la quale però continuò imperterrita.
<< Quindi stalle vicino alla festa, magari ti salva da qualche malintenzionato >>
Concluse la frase con un occhiolino, che lasciò me attonito e Brienne furiosa << Ehm come prego? >>
Brienne le bloccò la bocca con la mano.
<< Niente non ascoltarla, è un po' scema >>
<< Sai, potresti anche evitare di insultarmi ogni volta! >>
Brienne torse il collo fino ad incrociare gli occhi della compagna.
<< Lo rendi troppo difficile >>
Una linguaccia fu l'unica risposta che le venne fornita dall'amica.
<< Comunque -continuò la coniglia- ci vediamo tutti sta sera fuori dal dormitorio, giusto? >>
Annuii.
<< Giusto, ora se permettete, credo che andremo tutti a darci una lavata, ed a cercare del disinfettante per Ilian >>
<< Si vi prego, sento che presto mi verrà la lebbra >> assentì l'arciere.

Fermai la registrazione con un moto di stizza, come temevo non vi era una singola inquadratura che fosse abbastanza vicina da vedere nel dettaglio le condizioni del braccio di Drake, o che fosse fatta dalla giusta angolazione per vederlo da quella direzione.
Cionondimeno, apprezzai comunque lo sforzo fatto da Marlee e Julia per procurarmi quella registrazione, anche se mosse da un'intenzione decisamente diversa dalla mia.
Per la cronaca, me l'avevano mandata questo pomeriggio dopo essere scesi dal Colosseo Amity, per di più per merito di Orion, che sebbene non fosse particolarmente interessato a vedere il brutto grugno di Drake, non poté sopportare a lungo l'insistenza delle due cacciatrici (e di due suoi compagni di squadra), che lo tormentarono per ottenere il suo aiuto fino a quando questi non si vide costretto a capitolare ed acconsentire alla richiesta.
Inoltre, a parte me e lui nessun altro aveva ancora visto le registrazioni, sempre sotto insistenza delle due ragazze che ci tenevano a vederle tutti assieme al bar, motivo per cui ho dovuto aspettare che Julia andasse a farsi la doccia e Ilian corresse in infermeria per vedere la registrazione in pace (Deryck non se ne interessò particolarmente, e ovviamente avrebbe mantenuto il segreto).
Spensi il televisore e mi lasciai cadere sul letto, avevo ancora i capelli bagnati per la doccia di prima, e come tutti sappiamo, non esiste niente di meglio di una doccia per rimuginare su qualsiasi argomento, per cui se ero entrato in bagno con l'idea di rilassarmi e non pensare a niente, ne ero uscito più stressato di prima.
Se solo avessi avuto una prova tangibile di quello che avevo visto avrei potuto affrontare il discorso con Ozpin, con Caesar, o almeno con i miei compagni.
E invece niente!
Avevo qualcosa che poteva danneggiare Drake, nonché farmi capire cosa diamine fosse quel... coso, ma non avevo niente per dimostrarlo se non la mia parola.
Ora, qualcuno di voi prenderebbe per attendibile la parola di un ladro? Di uno Ion?
Io non lo farei!
Ma, devo ammettere di essere stato ingiusto verso i miei compagni.
Forse mi avrebbero creduto? Forse il magico potere dell'amicizia avrebbe permesso loro di vedere oltre ogni legittimo dubbio e barriera logica?
Forse tutti assieme ci saremmo adoperati per trovare una prova schiacciante con cui annientare Drake e fallo sparire da Beacon, prima che questi trovasse il modo di strisciare dentro la mia stanza in piena notte, mettermi le mani al collo, e porre fine alla mia esistenza.
Beh, temo che non sapremo mai niente di tutto questo, mio buon Deryck.
Ma a te avrei potuto confessare una cosa simile sì? Avrei potuto dirti una cosa di tale proporzioni e aspettarmi di essere creduto?
Non scuotere la testa Deryck, il tuo silenzio è molto più esplicativo.
Rimasi a fissare il soffitto come se fosse improvvisamente diventato una rara opera d'arte, mentre cercavo di costruire nella mia mente le giuste parole da rivolgere ai miei amici per spiegare quello che avevo visto, per renderlo convincente, per smentire qualsiasi dubbio che avessi le traveggole o che i colpi di Drake mi avessero semplicemente rimbecillito.
Ma nessuna frase, né parola, sembrò convincere il sottoscritto, figuriamoci gli altri.
Mi arresi a questo dilemma e rialzai la schiena, tornando seduto e cercando di asciugarmi con le maniche dell'abito buono i capelli ancora umidicci.
Un'altra ora e saremmo dovuti partire per l'appuntamento, un'ora e mezza se Ilian non tornava ancora dall'infermeria.
Insomma, un lasso di tempo così breve eppure così ampio che non avevo la minima idea di cosa fare, perché in quel momento qualsiasi attività atta a distrarmi dai miei pensieri sarebbe stata una gradevole fuga dal mio dilemma.
E così, come un soccorso divino, ecco che il mio scroll lampeggiò in seguito all'acuto rumore della suoneria per i messaggi.
Speranzoso, accesi il display e sbloccai lo schermo.
“Ion, dobbiamo parlare, è urgente, possiamo vederci un attimo?”
Sobbalzai.
Era Brienne.
Dopo qualche secondo di incertezza mi decisi a risponderle, non volevo pensasse che la stavo ignorando.
“Certo, vengo da te?”
“Veramente non è il luogo giusto al momento, vediamoci all'entrata della foresta di smeraldo.”
Rilessi il messaggio interdetto, perché una destinazione simile?
Che tutte le allusioni di Marlee avessero un senso? Eppure non era il luogo adatto per una coppietta, specie di notte.
Tuttavia soppressi presto i miei dubbi, se aveva qualcosa di importante da dirmi forse riguardava Drake, e quindi non potevo assolutamente lasciarmi scappare un'occasione simile.
“Va bene, adesso?” “Adesso.”
Scattai in piedi, se mi muovevo sarei arrivato lì e saremmo tornati in città per festeggiare assieme agli altri in tempo.
Forse dopotutto, per una volta la fortuna mi arrideva.

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Capitolo 33
*** Capitolo XXXIII ***


Capitolo XXXIII

 

Accelerai il passo nella vana speranza di sfuggire alle gelide sferzate di vento che da qualche minuto a quella parte avevano iniziato ad abbattersi sulla mia schiena con l'impeto di una frustrata, facendomi maledire da solo per non essermi messo qualcosa di più pesante per l'occasione.
Bestemmiai fra i denti quando l'ennesima flagellata d'aria gelida si abbatté sulla mia schiena, scuotendo tutto il mio corpo in un brivido gelido così forte da farmi vibrare le ossa.
Se avessi saputo prima che avrebbe fatto questo tempo avrei chiesto di posticipare la serata.
Alzai lo sguardo in avanti, consolandomi col fatto che ben presto quel tormento sarebbe finito.
Avevo attraversato di corsa il campus e imboccato l'uscita laterale, lungo la strada che porta dritto nella Foresta di Smeraldo.
Malgrado il suo essere utilizzata come zona di combattimento per il test d'iniziazione od altri spiacevoli allenamenti, questo posto non era così insidioso come potrebbe sembrare, o almeno non lo era fino a quando non ti avventuravi troppo in profondità, e molti studenti ci entravano spesso, consci che avrebbero trovato vari grimm con cui fare pratica senza rischiare di ritrovarsi in una violenta battaglia senza esclusioni di colpi contro le suddette bestie.
E se conoscete il sottoscritto, e ormai lo conoscete, capirete perché non ho mai voluto usare questa zona per lo svolgimento dei miei allenamenti, almeno con quelli del team, ma se Caesar invece voleva portarmici per forza, beh in quel caso potevo soltanto ubbidire e sperare di arrivare a fine giornata con le ossa ancora intere.
Quindi, potete intuire quanto questo posto fosse intriso di brutti ricordi per il sottoscritto, la maggior parte dei quali riguardava me medesimo in procinto di farsi staccare la testa da qualche grimm di considerevole taglia mentre il mio mentore se ne stava appoggiato alla corteccia di qualche albero a scrutare il cielo con il binocolo in cerca di uccelli da segnare nel suo catalogo di birdwatching.
Se non altro mi faceva la cortesia di avvisare ogni qualvolta che riconosceva un nevermore in volo, cosa che però non mi impedì di finire fra le zampacce di quell'uccellaccio e farmi uno sgradevole volo di venti minuti.
Comunque, tralasciando il fatto che per merito suo le foreste siano diventate, assieme alle paludi, uno dei luoghi che meno apprezzo al mondo, non posso negare che questi esercizi per quanto crudeli e dolorosi mi abbiano permesso di recuperare quell'abisso che c'era fra me e tutti gli altri studenti di Beacon.
Sì, credo di poter dire senza mezzi termini che tutto sommato quei voli e quelle cadute da altezze considerevoli o tutte quelle volte che mi nascondevo in un tronco per sfuggire alle artigliate di un ursa avevano avuto il loro perché.
Sospirai, ero arrivato.
Se non altro il perdermi nei ricordi del mio addestramento mi aveva permesso di svuotare un po' la mente, almeno per qualche minuto.
Arrestai il passo, ormai il cielo arancione del tramonto era tappezzato dalle macchie scure delle nuvole, mentre il sole era ormai calato al di sotto della cima degli alberi, permettendo così alle loro ombre di avanzare verso di me, allungandosi come eserciti di mani deforme pronte ad afferrarmi.
Ancora una volta, non riuscii a non reprimere il trillo delle mie campanelline interiori.
Quell'atmosfera era così disturbante che giurai di non stupirmi se da un momento all'altro qualche grimm sarebbe spuntato fuori dagli alberi per divorarmi, o se le cose sarebbero andate storte in qualsiasi modo.
Un refolo d'aria, una lieve carezza in confronto alle sferzate precedenti smosse l'erba attorno ai miei piedi, mentre i raggi solari morivano inghiottiti dagli alberi e imprigionati fra i rami.
Cavolo, era tutto così tetro e deprimente che avrei giurato di vedere gli alberi appassire e ischeletrirsi da un momento all'altro, fino a diventare così secchi e smorti da farsi spezzare dal vento come grissini e cadere ai miei piedi con la leggerezza di un foglio di carta.
Ovviamente, non successe niente di tutto questo, in compenso sentii il mio sangue gelarsi nelle vene quando una mano gelida si poggiò sulla mia spalla.
E non si trattava del vento.
<< Ion... sei arrivato >>
<< Oh, porca di quella... >>


<< Perdonate l'attesa, mi hanno voluto disinfettare l'intera faccia prima di lasciarmi andare, e mi hanno pure detto di ripetere il procedimento dopo la doccia, la mattina ed anche prima di andare a dormire >>
L'arciere del team si portò la mano al viso, massaggiando la lieve ferita che quello stupido topo gli aveva procurato la mattina stessa, quando Kojo aveva avuto la brillante idea di lanciarglielo addosso.
<< Giuro che non toccherò mai più un topo in vita mia se non per ammazzarlo! >>
<< Mi spiace, ma dovresti essere contento, almeno non ti sei preso la lebbra >> rispose Julia con una punta di ironia che il compagno non sembrò apprezzare particolarmente.
<< Guarda che potevo prenderla sul serio! Oum solo sa dove ha messo le mani quel topo, o di quante malattie si annidino fra i vestiti di Kojo, ti rendi conto che non si cambia mai? >>
<< Beh se è per questo lo fanno in molti, non ho mai capito perché >> << Julia! >>
La ragazza alzò le mani in segno di resa << Scusa scusa, ok, mi spiace che tu abbia rischiato di beccarti qualche malattia >>
<< Grazie! Sai, vorrei vedere come reagiresti te con un roditore sulla faccia intento a scavarti le guance con le sue unghiette sudice! >>
<< Unghiette? Mi pareva avessi detto che si trattasse di artigli affilati come rasoi >>
Ilian aspettò qualche secondo prima di rispondere.
<< Mio caposquadra, credo che sia il caso di finire la conversazione >>
<< Come? Dai, mi sento improvvisamente molto curiosa riguardo la meccanica dell'incidente, allora, ti ha graffiato la faccia dall'alto verso il basso oppure lo ha fatto contropelo? >>
<< Julia! >>
Vindr rise e non si fermò presto, stuzzicare quell'arciere poteva rivelarsi estremamente divertente se si toccavano i giusti tasti.
Sfortunatamente per lei, Ilian non ci mise troppo a riprendere il contegno.
<< Ok senti, lasciamo stare la faccenda del topo, fra quaranta minuti dobbiamo andare giusto? Incamminiamoci già adesso, voglio soltanto lasciare questo edificio e non pensare alle torture a cui le infermiere mi hanno sottoposto >>
Julia si prese qualche secondo per meditarci sopra, anche se in realtà aveva acconsentito già appena Ilian aveva terminato l'ultima sillaba.
<< E va bene, andiamo, non ho voglia di aspettare tutto il tempo qui, stiamo un po' a giro, vado a chiamare Ion >>
<< Non è qui >>
I due cacciatori si voltarono verso il letto a castello a sud della stanza, precisamente al letto sotto, dove Deryck era rimasto ad osservarli seduto sin dall'inizio della discussione.
<< Ma come? Dov'è andato? >>
Il fauno si stava esercitando come suo solito nella manipolazione del metallo, anzi, sarebbe errato definirla un esercitazione, si limitava semplicemente a plasmare la lama della sua arma in varie forme a casaccio, nel tentativo di combattere la noia dell'attesa.
Chi l'avrebbe mai detto che si sarebbe deciso a parlare con qualcuno pur di non annoiarsi?
Sempre se nella sua mente esistesse (o esista tutt'ora) un concetto di divertimento e conseguentemente uno di noia.
<< È uscito, pare avesse... un impegno importante >>


Gemetti dal dolore quando un pugno mi lanciò dritto dritto contro un albero, sentii la mia povera schiena piegarsi più di quanto le fosse consentito fare normalmente mentre la corteccia dell'albero si sgretolava sotto di essa.
Caddi a terra, atterrando sul sedere sopra ad una spessa radice di albero, cosa che contribuì a strapparmi una sonora imprecazione per il dolore.
Non sapevo più dove mi trovato, ero ben lontano dall'ingresso della foresta di smeraldo, tutti quei colpi mi avevano spinto in profondità... dove l'atmosfera si faceva decisamente più tetra e molto meno rassicurante.
Cazzo, perché tutte le volte che le cose sembravano mettersi bene finivano con il precipitare all'istante?
Mi gettai a destra, schivando appena una lunga lama sottile che andò a conficcarsi nella corteccia dell'albero, passando questo da parte a parte.
Provai a contrattaccare con un calcio, ma il mio avversario afferrò il piede, bloccandolo in una stretta di ferro, per poi sollevarlo e farlo schiantare contro un altro albero.
Se non fosse stato per la mia aura, difficilmente sarei sopravvissuto ad un colpo simile.
Stordito dal colpo, venni sollevato una seconda volta e lanciato sul terreno vicino, se non altro il manto erboso che lo ricopriva contribuì in parte a mitigare l'impatto.
Provai a rialzarmi, ma sentii il gelo sul mio collo, mi stava puntando la lama contro.
Una lunga lama che usciva... da una penna.
<< Se non sei ancora morto, è perché esigo delle spiegazioni >>
Mi rifilò un calcio sul fianco, facendomi rotolare su me stesso per un breve tratto.
Finii pancia all'aria, con l'arma ancora puntata sopra il collo.
<< Spero mi perdonerai se questa sera sono così diretto, ma temo di non avere molto tempo a disposizione, non più grazie a te >>
Pensai che si fosse stancato di seviziarmi, ma purtroppo per me non aveva ancora finito.
Mi prese per i capelli e mi lanciò contro l'albero di prima senza tanti complimenti, quella poca corteccia che non si era staccata prima, si sgretolò e mi finì addosso appena dopo l'impatto.
Ecco, adesso doveva avere finito, e menomale che aveva poco tempo...
Riuscii a rimettermi in piedi malgrado i gemiti delle mie povere ossa, e finii faccia a faccia con la figura del mio assalitore, che mi scrutava con odio da appena un metro di distanza.
Drake.
<< Un bellissimo cielo, non trovi? Intendo, ormai farà buio e l'assenza della luna sta sera ti renderà un po' difficile vedere, beh tanto di guadagnato per me >>
Bene, sta volta ero certo che l'incontro non sarebbe stato il solito “ti metto un po' le mani al collo e poi vado a riposarmi”.
No, mi voleva proprio morto.
<< Si può sapere cosa cazzo vu- >>
Mi scostai a destra appena in tempo, un proiettile di polvere prese in pieno il povero albero facendo schizzare frecce di corteccia ovunque.
Portai la mano alla guancia, me l'ero cavata con un semplice graffio.
<< Qui sono io che faccio le domande! Come facevi a saperlo? >> mi spaventò, la sua solita freddezza era sparita, sì, era decisamente incazzato, incazzato con me tanto per precisare.
<< Non ho idea di cosa parli! >> << Stronzate! >> Mi piantò un calcio con il sinistro, ma sta volta fui rapido a portare le braccia al petto e mitigare l'impatto del piede di Drake con la mia aura, ciò mi salvò dall'essere lanciato via per la terza volta, ma caddi comunque a terra.
Quel bastardo non era decisamente un avversario che potevo affrontare così da solo.
<< Ok ok in effetti ho visto qualcosa dopo che ti ho ferito al braccio, contento?! >>
Drake scosse la testa e si lanciò in avanti.
<< Smettila di mentire! >> provò a colpirmi di nuovo, sta volta attivai la semblance e passai oltre il suo corpo, solo per ricevere un calcio una volta tornato normale.
Non avevo mai visto una tale velocità da parte sua... era forse questo il suo vero potenziale?
<< Non sto mentendo! >>
Schivai a stento un secondo colpo.
Maledizione, se solo mi fossi portato dietro almeno Noapte e Ghinion!
<< Sì invece! Mi reputi un idiota Ion?! Ti ricordi cosa avevi detto al torneo? >>
Scossi la testa.
<< Ho detto parecchie cose prima dopo e durante il torneo, a quale ti riferisci? >>
Drake sospirò.
<< Certe volte mi chiedo se lo fai apposta! Parlo della tua stupida arma! Smettila di fare finta di niente! >>
Partì una serie di attacchi che schivai a stento, almeno fino a quando non tirò fuori la sua penna-spada, lì fui costretto ad utilizzare la semblance, ma solo per il tempo necessario a disingaggiare il mio avversario ed allontanarmi da lui.
<< Stai delirando! >>
<< Non credo proprio! Ma visto che sei così carente di memoria lascia che te la rinfreschi >>
Mentre parlava non cessava di attaccare, potevo soltanto indietreggiare o utilizzare la mia semblance, solo per lasciarmi attraversare da lui e ritrovarmi appena ritrasformato sotto un'incessante pioggia di colpi.
<< Cosa mi avevi detto quando tirasti fuori la tua Mizerie? Che l'avevi creata per combattere la mia arma segreta! Ho subito pensato parlassi di Silver Inquisitor... ma alla fine il tuo vero scopo era un altro >>
Evitai l'ennesimo affondo e mi portai fuori dal suo raggio d'azione, Drake si fermò, così decisi di prendermi questo istante di tregua per respirare.
Scossi la testa.
<< Senti, non capisco, non ho idea di cosa diamine stai di- >>
<< Smettila di difenderti! Parlo della ferita sul mio braccio! >>
Arretrai, sentivo che stava trattenendo a fatica la voglia di portarmi le mani al viso e farmi schizzare gli occhi fuori dalle orbite.
<< S-sei così incazzato perché ti ho ferito? >>
Sta volta scosse lui la testa.
E con rabbia.
<< Mi ritieni così stupido Ion? Pensi veramente di potertela cavare facendo il finto tonto?! Sai quanto ci ho messo a rigenerare tutti quei tessuti? Una normale arma non lo avrebbe fatto! Tu sapevi già che non ero umano, l'hai preparata per questo! >>
Negai, negai ancora, non avevo idea di cosa stava dicendo.
<< Non so di cosa stai parlando Drake, lo giuro su Oum, sugli dei, o su qualsiasi sia la tua religione >>
<< Trovo offensivo che reputi il sottoscritto bisognoso di simili chimere per andare avanti, e piantala di fare finta di niente! Il mio corpo è progettato per resistere a colpi molto potenti, e se una qualsiasi arma mi avesse ferito, avrebbe dovuto come minimo strapparmi tutta la pelle circostante per rivelare il metallo, o avrebbe dovuto essere una ferita spaventosamente profonda! >>
Allora non ero impazzito.
Avevo veramente davanti un fottuto robot.
<< E... quindi...? >>
<< Quindi tu mi hai tagliato appena! Eppure dove è passata la tua lama tutta la pelle vicina è stata rimossa, distrutta, sgretolata come la corteccia di quell'albero! >>
Indico l'albero contro cui mi aveva lanciato.
<< E non solo la pelle Ion, ma tutto il resto! I rivestimenti sottocutanei, la mia “carne”, la tua Mizerie ha rimosso tutto come niente, ed io dovrei credere che si tratti di una coincidenza?! Che tu non ne avevi idea? Mi credi seriamente così stupido? Beh, lo sono stato e lo ammetto, ti ho sottovalutato ed ho tirato la cosa per le lunghe quando avrei dovuto schiacciarti dal primo istante, mio padre pensava che tu potessi avere qualche utilità, ma ho sempre avuto carta bianca fin dall'inizio... per cui non commetterò di nuovo lo stesso errore >>
I suoi occhi cremisi si illuminarono, generando un terrificante bagliore rossastro che risplendeva nella notte, ormai il sole era tramontato da un pezzo.
Arretrai ancora, il cuore stava letteralmente per esplodermi fuori dal petto.
<< M-ma non ha senso! Ti avevo colpito anche alla spalla e... >>
<< Esatto, e se non fosse per il fatto che c'era tutto quel tessuto a coprirla tu te ne saresti accorto all'istante delle sue condizioni... >> strinse i denti dalla rabbia << E me ne sarei accorto anch'io, appena controllai il braccio guardai anche lì... ben due parti da ricostruire da zero Ion, sai quanto mi ci è voluto? Ti do un indizio: parecchio >>
Riprese ad avvicinarsi, assumendo una posizione da scherma.
<< Dovrei ancora illudermi che sia una coincidenza, Ion? >>
Le sue parole erano pesanti come macigni.
<< Dimmi la verità, non ti ho ancora ucciso solo per questo! Come sapevi che non sono umano? Come l'hai scoperto? Sei forse una prova mandata da mio padre per testarmi? È per questo che la tua arma era progettata per distruggermi, Ion? Cosa diamine era? Una sorta di metallo mai conosciuto prima? Oppure ci hai applicato un agente chimico estremamente corrosivo? RISPONDI! >>
Non penso sia necessario aggiungere che mi stavo urinando addosso dal terrore.
Sebbene non estraneo alla rabbia, vedere Drake sul punto di... esplodere, fu fra le cose più terrificanti che avessi mai visto, specie visto che tutta quella rabbia era rivolta ad un unica persona, a me.
Ed io... io non capivo proprio un cazzo.
Come... come era possibile?
Io non sapevo chi era, cos'era, chi era suo padre e tanto meno cosa volesse da me!
E di certo non avevo la minima fottuta idea di cosa diamine ci fosse sulla lama di Mizerie, io non ci avevo lavorato moltissimo, per tutto quel tempo ero stato aiutato, e di completare l'arma si era occupato... Caesar.
Un vuoto si aprì nel mio stomaco.
Che per tutto questo tempo fossi stato una pedina inconsapevole dei piani del mostro sorridente? Che vi fosse qualcosa di più grande in cui ero finito mio malgrado coinvolto, qualcosa che collegava in qualche modo Drake a Caesar?
Oppure il mio mentore sapeva in qualche modo della natura segreta di Drake ed aveva deciso di darmi un aiutino?
No, se fossi riuscito a colpire Drake in una zona rilevante e ben visibile, tutti si sarebbero accorti di cosa lui era, e se Caesar avesse voluto svelare la sua vera natura perché lasciare fare tutto a me e non dirmi niente, specie ora che il suo bersaglio era ancora in libertà e pronto ad eliminarmi all'istante?
Non gli mancavano di certo le forze per farlo da solo!
Cosa diamine stava succedendo alle mie spalle?
Non lo sapevo, ero confuso e arrabbiato... ma sopratutto stavo morendo di paura.
Tuttavia, comprendendo che una scena muta avrebbe significato la fine della discussione e la ripresa delle ostilità, raccolsi da non so quale profondità della mia anima delle parole da rivolgere a quella specie di mostro.
<< Non ho le risposte >>
<< Balle! >> << Credici oppure no, io non so niente, questa è la sola risposta che avrai da me: Non. So. Niente! >>
<< Come vuoi, le otterrò a tempo debito, dovessi andare a cercare tutti i tuoi conoscenti uno ad uno! Sai, inizialmente pensavo che anche la tua squadra sapesse di me... ma no, se così fosse avrebbero affidato l'arma ad una persona più competente, e tutta la platea avrebbe visto la verità, invece lo hai fatto tu, da solo... e non ci sei riuscito, non ti darò seconde possibilità >>
Prese ad avanzare.
<< Anche se... potrei comunque cercarli e provare a scoprirlo no? Sai, tanto per essere sicuri... >>
<< Non sanno niente di questo! >> << Come non lo sai tu? >> rispose ironico.
<< Dimmi, altro da dire prima della fine? >> << Sì... quindi Brienne? >>
Sospirò irritato.
<< Sei serio? Stai veramente sprecando le tue ultime parole per chiedermi qualcosa di così stupido? Oh cielo che avversario indegno... e pensare che mi stavo struggendo per averti sottovalutato >>
Una smorfia irritata sostituì lo stato di furia di pochi secondi fa << Sono un robot, un intelligenza artificiale, pensi che non sia in grado di entrare in un profilo altrui, mandarti dei messaggi facendoti credere che si tratti di lei e far sì che fossi tu l'unico a vederli? Certo che sei proprio ingenuo... la coniglia sta bene, se è questo che ti preoccupa >>
Sul finire della frase un sorriso maligno prese forma sulla sue labbra.
<< Ma potrei includerla nella lista di persone da visitare quando avrò finito con te, che te ne pare? >>
Gelai, e non per il vento.
Non gli bastava uccidermi, no, doveva rendere quegli ultimi momenti i più angoscianti della mia vita.
<< Non devi osare... >>
<< Non devo osare?! E chi me lo impedirà? Tu? Un ladruncolo incapace di difendere se stesso dovrebbe impedirmi di toccare i suoi amichetti? Stento a credere che uno come te si preoccupi veramente per quelle persone, sei veramente patetico... ed io mi sono fatto fregare da un essere come te? Un codardo, un ladro appena alfabetizzato? Ti prego dimmi che è tutta una recita Ion, dimmi chi sei veramente, dimmi che la tua è solo una maschera, deve esserlo certamente, oppure mi sono davvero fatto fregare da uno come te, e questo non potrei mai accettarlo! >>
Strinse i pugni e i denti, sentivo le sue ossa (se di ossa si può parlare) stridere le une contro le altre, essere stato “fregato” da un avversario così inferiore da lui sotto tanti punti di vista lo stava mandando in bestia...
Ed io ero talmente pietrificato dalla situazione che neanche mi offesi per tutti quegli appellativi sgradevoli, volevo solo chiudere gli occhi e risvegliarmi in un letto caldo, al sicuro da quel mostro.
<< Non importa, morirai Ion, morirai adesso! >>
Mi puntò contro la spada << Combatti e muori con un po' di dignità, o fuggi come hai sempre fatto, voglio vedere chi è veramente Ion Ascuns! >>
La mia faccia doveva tradire chiaramente quale sarebbe stata la mia scelta, ma tutto sommato non era difficile arrivarci.
<< E se proverai a fuggire, come sono certo che farai, non avrò pietà in ogni caso, corri più veloce che puoi, ti raggiungerò sempre, usa pure la tua semblance, non farai metà strada senza esaurire le energie e rimanere scoperto, e se proverai a usarla ad intermittenza non te lo permetterò, appena mi darai l'occasione giusta morirai infilzato come un porco >>
Tremavo, sì, le mie mani tremavano.
Solo, contro di lui, disarmato.
Non avevo speranze... non avevo speranze.
<< E non pensare che qualcuno verrà a salvarti, non c'è segnale qui... e se qualcuno dovesse arrivare, i miei tre ragazzi si assicureranno che non intervenga >>
Sorrise, e cazzo, sarà per la suggestione, ma faceva quasi più impressione di uno dei sorrisi di Caesar.
<< Capito Ion? >> chiese con un tono quasi cordiale << Tu morirai, morirai stanotte, e domattina di te non resterà niente >> terminata la frase, la sua faccia si deformò in una maschera di ghiaccio e odio.
<< E dopo nessuno, ripeto, nessuno, si prenderà più gioco di me! >>

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Capitolo 34
*** Capitolo XXXIV ***


Capitolo XXXIV

 

Il proiettile mi sfrecciò accanto, venendo deviato appena dalla mia aura, mentre il mio inseguitore non accennava a cessare la raffica di colpi.
Stavo correndo da pochi minuti, ma era già chiaro che non ero in grado di distanziarlo o depistarlo, non importava se fuggire da cose o persone fosse la mia specialità, quella macchina non rallentava né si stancava, anzi, avrei giurato che se non mi aveva ancora raggiunto era solo perché si divertiva a farmi correre in giro, fino al momento in cui non sarei stato troppo stanco per correre e non avrei avuto altra scelta che fermarmi e combatterlo.
Attraversai un albero grazie alla mia semblance, sperando che questo lo avrebbe rallentato anche solo per qualche secondo.
Nulla di più sbagliato: sradicò l'albero con una spallata e proseguì nella sua caccia, l'unico che ne fu rallentato fu il sottoscritto, che dovette fare un rapido salto in avanti per non ritrovarsi schiacciato dai rami.
Tuttavia non avevo attraversato quell'abete solo per Drake, no, lo avevo fatto in primis per me.
Mentre la sua visuale era coperta dalla corteccia, sfilai fuori lo scroll e cercai di contattare i miei compagni.
Ma riuscii appena ad arrivare alla rubrica che il marchingegno detonò in un esplosione di metallo e schegge di materiali vari, molti delle quali si conficcarono sul mio viso e sulla mano, strappandomi un gemito di dolore mentre Drake riprendeva a bersagliarmi.
Adesso era chiaro che fin'ora mi aveva mancato solo perché non voleva colpirmi, diversamente mi sarei già ritrovato con un buco nella nuca.
Con tutto il tempo che avevo perso a gemere e bestemmiare gli dei, il robot si portò alle mie spalle pronto a colpire.
Mi girai in tempo, e mi difesi con le uniche difese in mio possesso: le braccia.
Il calcio si abbatté spietato su di esse, e sebbene l'aura riuscì in parte a mitigare il colpo, non potei fare a meno di ricordare che stavo lottando contro una macchina, e quel calcio era l'equivalente del farsi colpire con una sbarra di metallo.
Infatti, il colpo fu così potente da farmi cadere di lato, rotolai per qualche secondo sulla fanghiglia prima di rialzarmi, e bersagliare Drake con una manciata di fango raccolta sul momento.
Schivò senza problemi, limitandosi a piegare la schiena all'indietro per poi lanciarmi uno sguardo di compatimento, beh, visto com'ero messo ed a cosa mi stavo riducendo per difendermi, non posso negare che mi trovato in una situazione decisamente umiliante per un cacciatore.
Ma io non lo ero, non nel mio cuore almeno, ed ogni mezzo che possa permettermi di prolungare la mia vita anche di un solo giorno era ben accetto.
Od anche di un solo minuto.
<< Sei terribile Ion, prima temevo di averti sottovalutato, e adesso ti permetti di comportarti allo stesso modo di tutte le altre volte? >>
Oh fantastico, un monologo!
Ne approfittai per alzarmi e mettermi ad una certa distanza, quei pochi secondi di respiro erano, in quel momento, preziosi come l'oro.
<< Dimmi: ci tieni molto a farmi incazzare, non è vero? Tu saresti la persona che ha preparato un'arma per farmi ritirare dal torneo? Colui che mi ha sconfitto? No, non posso accettare di essere stato messo alle strette da uno che sta strisciando nel fango >>
Aveva interrotto i suoi attacchi, ma sapevo che avrebbe presto ricominciato, sorrisi.
<< Cos'hai da sorridere? Sto iniziando a pensare che provi un certo piacere sessuale ad essere malmenato >>
<< Sai, penso una cosa molto simile su di te! >>
La mia bizzarra affermazione lo lasciò interdetto per qualche secondo, e prima che potesse rispondere decisi di passare al contrattacco:
Presi un respiro e allargai le braccia con fare solenne.
Avanti Ion, hai passato una vita a mentire, ormai dovresti essere un esperto, no?
<< Ebbene mi hai scoperto, maledizione! Non mi rimane che arrendermi a te, allora cosa desideri? Cosa vuoi sapere da m-ahh! >>
Caddi all'indietro, evitando a stento la lama della sua penna spada e l'elettricità che Drake vi aveva immesso tramite la sua semblance, se mi fossi tirato a terra con qualche secondo di ritardo probabilmente mi sarei ritrovato con due o tre centimetri di acciaio conficcati nel collo e una scarica elettrica tale da farmi secco sul colpo.
<< Mi offendi se pensi che ti lascerò temporeggia- >>
Sta volta lo schizzo di fango gli arrivo in pieno viso, ma non lo debilitò affatto.
Il robot si limitò a togliersi gli occhiali e riporli in tasca nel mentre che puliva il viso dalla fanghiglia.
Impiegò appena tre secondi.
Tre secondi che sarebbero comunque bastati per aumentare la distanza, eppure non scappai, rimasi lì dov'ero, a piedi saldi, davanti al mio assalitore.
Drake capì che il negoziato era finito e si lanciò contro di me, ma prima che potesse raggiungermi si costrinse a frenare, evitando miracolosamente di andare a schiantarsi contro un grosso blocco metallico.
Io al contrario balzai all'interno dell'armadietto, passando dallo sportello aperto.
Sentii i passi di Drake che si apprestavano ad aggirare il mio temporaneo rifugio, decisi di anticiparlo afferrando le armi assicurate alla parete, per poi gettarmi all'esterno attraversando lo strato di metallo grazie alla mia semblance.
Piombai alle spalle di Drake con Mizerie in pugno, ma il maledetto si lanciò in avanti evitando il mio attacco ha sorpresa.
<< Dovevo immaginare che fossi riuscito a far partire l'armadietto >> << Che dire, è molto più veloce che fare una chiamata, anche se mi devi uno scroll nuovo! >>
Bene, avevo Mizerie in pugno e i due coltelli nella cintura dei pantaloni.
Era decisamente un bel capovolgimento rispetto a come ero partito.
Mi guardai intorno, eravamo finiti in un'ampia zona libera da alberi, il che mi lasciava privo di coperture dietro cui rifugiarmi.
Ma adesso avevo Mizerie, e mi consolai pensando che non avrebbe potuto nascondersi nemmeno lui.
<< Credo che comprare un nuovo scroll sia l'ultimo dei tuoi problemi, al momento! >>
Ignorando l'arma fra le mie mani, scattò il braccio in avanti, pronto a trapassarmi il petto, non ebbi altra scelta che arretrare e parare quell'esile lama con Mizerie.
Udii appena il suono del metallo contro altro metallo e deviai il suo colpo, ma con mia somma delusione l'esile lama di Drake non si era spezzata come avevo sperato, malgrado le forme più massicce della sua avversaria.
Anzi, udii un fastidioso ronzio quando le due lame entrarono a contatto, e capii che Drake stava usando la sua atipica spada come conduttore per l'elettricità.
Diamine: un robot con la semblance di usare il proprio corpo come conduttore, può esserci una combinazione più infame?
Gli sarebbe bastato sfiorarmi per farmi prendere una scossa e paralizzarmi, o uccidermi.
Non eravamo ad un torneo adesso, non ci sarebbero stati limiti a cui sottostare.
Respinsi goffamente altri due affondi costringendomi ad arretrare, ironicamente, benché la mia lama fosse superiore sotto diversi punti di vista, non era fatta per una scherma così ravvicinata, e necessitava di entrambe le mie braccia per essere mossa, traducendosi in un grande costo in termini di fatica e tempo.
Non che contro un qualsiasi avversario sarebbe stato un problema, ma contro Drake e la sua velocità inumata tutto questo diventava un problema, non solo per il peso dell'arma, ma anche per la forma ed il metodo per utilizzarla.
Mentre Drake poteva ripetere senza sforzo decine di rapidi affondi in una manciata di secondi con la sua lama da scherma, quella del sottoscritto doveva compiere una traiettoria ad arco, sia che venisse usata verticalmente o orizzontalmente.
Quindi Drake era decisamente avvantaggiato, mentre il sottoscritto, anche un po' per la propria inesperienza con Mizerie, poteva soltanto limitarsi a parare i colpi agitando velocemente la grossa lama.
Il bastardo mi incalzava veloce, vanificando ogni mio tentativo di allontanarmi e trovare una posizione più avvantaggiata da cui colpire, dove la lunghezza della mia arma lo avrebbe tenuto a distanza, inoltre, i suoi colpi si facevano man mano più precisi, ne erano testimoni le mie povere mani che avvertivano l'elettricità della lama avversaria che le accarezzava, lasciando piccole bruciature su dita e palmi.
In poco tempo ero già affaticato, e i colpi di Drake si avvicinavano mano a mano al mio cuore, minacciando di infilzarlo con un violento scatto del suo braccio.
Ad un tratto vidi la mia occasione, Drake fece scattare il braccio in avanti puntando dritto al mio occhio, determinato a finirmi.
Mi scansai verso destra, balzando come un coniglio, e riuscii a mettere una distanza non indifferente fra noi due.
Appena atterrato, approfittai della forma curva della mia lama, disegnando un arco in diagonale dall'alto verso il basso nel tentativo di colpirlo alla schiena.
Drake se ne accorse in tempo ed evitò il colpo girando su se stesso, lasciando che le due lame si strofinassero l'una contro l'alta, senza resistersi a vicenda e accendendo l'oscurità circostante con numerose scintille.
Ma ormai il mio obbiettivo l'avevo raggiunto, e senza dargli tregua mi spinsi in avanti e calai Mizerie con tutte le mie forze, mirando alla testa.
Drake di risposta posizionò la lama in orizzontale proprio sopra alla sua testa a mo' di scudo, ma quell'esile lama non poteva resistere contro il peso e la forza di Mizerie.
Accesero scintille, e Drake fu costretto ad abbassarsi e spingersi all'indietro, consapevole che di questo passo la sua lama si sarebbe spezzata come un grissino.
Contento di esser riuscito ad invertire i ruoli non gli diedi tregua, dando violente spazzate con Mizerie che incontrarono una precisa ma prudente resistenza da parte di Drake, fino a quando un colpo ben assestato non spezzò la sua guardia, lasciando la sua esile lama troppo danneggiata per proseguire lo scontro.
Il colpo seguente infatti spezzò in due la sua lama, e sebbene venni sbalzato anch'io all'indietro per l'impatto del colpo, non tardai a ripartire alla carica, certo che ora Drake sarebbe stato alla mia mercé.
Ovviamente, mi sbagliai.
Il bastardo nel tempo di un istante infilò la mano nel camice e tirò fuori una manciata di terriccio rosso che lanciò tra nostri piedi.
La detonazione che ne seguì alzò un muro di fiamme tra noi due, ponendo fine alla mia carica.
Che ingenuo, dovevo capire che si sarebbe portato dietro l'arsenale al completo.
Mi stavo ancora riparando il viso quando compresi che il mio avversario aveva tirato ai miei piedi della polvere grezza, e non ebbi il tempo di allontanarmi che sentì tre piccole detonazioni partire subito dopo, seguite da un sordo dolore al braccio destro e alla spalla, la terza si abbatté contro Mizerie, e venne respinta senza problemi.
Compresi allora: proiettili.
Non mi diedi per vinto, mentre il mio istinto mi urlava non di fuggire, ma di tentare il tutto e per tutto.
Complice che non si sarebbe potuto difendere da un corpo a corpo con solo una pistola, scattai in avanti e mi tuffai fra le fiamme di nuovo per merito della mia semblance, mentre i proiettili che il bastardo mi vomitava addosso attraversavano il mio corpo, andando così a svanire nella foresta.
Ripresi la mia forma materiale quando ero ormai davanti a lui, deflettendo i proiettili con rapidi spostamenti di Mizerie, ignorando le ferite al braccio destro, che per merito della mia aura non mi avevano debilitato a tal punto da impedirmi di lottare.
<< Sei seccante! >>
Muovendosi con una rapidità disarmante, Drake sparì dalla mia vista, non feci nemmeno in tempo a chiedermi dove fosse finito che divenne improvvisamente tutto bianco, e senza nemmeno realizzare cosa fosse successo mi trovai a barcollare con il viso sanguinante, nella mia testa solo il suono della cartilagine che si piegava e andava in pezzi.
Urlai di rabbia e di dolore, le schegge di quello scroll adesso dovevano essermi entrate nella guancia, ma il vero problema era il naso rotto ed il labbro livido.
Non so con quale sesto senso, ma mulinai l'arma in avanti sventando una seconda aggressione di Drake, mentre il mio corpo tornava stabile e l'alone biancastro che oscurava la mia vista andava rapidamente a diradarsi.
<< Mi hai spaccato la tua cazzo di pistola sulla faccia?! >> chiesi, riconoscendo i frammenti della sua arma per terra.
Faceva un male cane, e ancora una volta dovevo ringraziare la mia padronanza dell'aura per non esserci rimasto secco sul colpo.
Sì, ero sopravvissuto ad un colpo mortale, che se avessi ricevuto solo l'anno scorso mi avrebbe ucciso, o come minimo lasciato dei danni permanenti.
<< Quale cazzo è il tuo problema?! >>
Non per questo però faceva meno male, mi portai la mano al viso per lavare via il sangue, conscio che da disarmato Drake poteva fare ben poco per tentare di uccidermi.
<< Tu Ion, tu sei il mio problema, non pensavo che saresti durato così a lungo, ma mi sono veramente stancato di giocare! >>
Oh merda, quello per lui era giocare?
Ci pensai su un attimo, e mi accorsi che in effetti mancava qualcosa.
Qualcosa che avrebbe permesso a Drake di vincere con una certa rapidità.
Sbarrai gli occhi dall'orrore, e il mio avversario annuì, prima di tirare fuori dalla schiena del camice un grande cerchio metallico dotato di un manubrio nel mezzo, e non ebbi bisogno di pensarci su per capire cosa avevo davanti.
Silver Inquisitor.
Come per comunicarmi che avevo indovinato, Drake sorrise con una certa nota di sadismo, per poi attivare il suo strumento di morte.
In pochi istanti, due lunghe lame, prima piegate in varie sezioni all'interno del manubrio si aprirono come due ali, assumendo la forma di due enormi spade, ciascuna grande quasi quanto il sottoscritto.
E come ciliegina sulla torta, ecco che delle scariche elettriche iniziarono a risalire le due lame in acciaio, avvolgendole come un branco di serpenti rabbiosi.
Fantastico, non c'è che dire.
Se ero arrivato malconcio fino a qui, adesso non avevo idea di come cavarmela.
<< Allora Ion? Non sei emozionato per quest'ultimo giro? Sai, io un po' lo sono, ti sembrerà strano ma sono contento di non avere davanti una completa nullità, dico davvero, non sarei stato affatto soddisfatto se avessi dovuto sprecare tutto questo tempo per uno che sarebbe morto subito >>
Incredibile come quello psicopatico passasse dall'insulto al complimento ad una velocità impressionante, ancora oggi non ho capito cosa pensasse veramente del sottoscritto.
<< Ma non farti false speranze, non sopravviverai alla mia arma, al torneo ti è andata bene, ma se provi a bloccare le lame rotanti di Silver Inquisitor al massimo della loro velocità... >> mi lanciò un sorriso sarcastico mentre piegava il polso in modo innaturale, come se si fosse torto orribilmente, per poi rimetterlo nella posizione di prima, come se non fosse accaduto niente di quanto avevo appena visto << Chiaro il concetto? >>
Nessun problema, avrei dovuto soltanto evitare le lame e puntare a lui!
Bastarono pochi secondi per capire che era una follia e darmi dello stupido da solo.
<< E per la cronaca >> aggiunse senza nascondere una genuina irritazione << Quella penna era un regalo di mio padre, Ion >>
Si lanciò in avanti con l'impeto di una valanga, tenendo Silver Inquisitor in posizione orizzontale così che le lame non corressero il rischio di conficcarsi nel fango o tagliare qualche ramo, per poi invertire improvvisamente la posizione quando mi fu finalmente addosso.
Parai i suoi affondi, sapendo che non era ancora arrivata la parte difficile.
Mizerie era abbastanza lunga da respingere le sue stoccate prima che si avvicinassero troppo a me, ma era solo una trappola.
Improvvisamente Mizerie venne urtata con violenza di lato, da una delle due lame.
Per poco non mi sfuggì di mano mentre una nuova scia di scintille miste a scariche elettriche illuminava l'ambiente, non ebbi scelta che saltare all'indietro, e poi ancora, e ancora un'altra volta.
Una persona qualsiasi sarebbe stata rallentata da un simile fardello, ma non Drake.
Drake avanzava con rapidità, mentre le sue lame si avvicinavano minacciose come le pale di un elicottero.
Anzi no, un elicottero non è un mezzo con il solo scopo di uccidere.
Credo che sarebbe più corretto dire che stavo venendo incalzato da un enorme tritacarne elettrico.
La velocità delle lame era assai maggiore di quella raggiunta durante il torneo, e se avessi provato a colpirle con Mizerie o la mia arma sarebbe volata via o il mio polso si sarebbe piegato come un foglio di carta.
Ciò mi impediva di parare in alcun modo i suoi attacchi, e inoltre rendeva Drake totalmente coperto da ogni mia contromossa.
Non vidi altra scelta che utilizzare di nuovo la mia semblance, e mi gettai contro Drake, superandolo per poi attaccarlo alle spalle.
Ma lui fu più veloce, e Mizerie venne sbalzata all'indietro.
E me con lei.
Per poco non persi l'equilibrio, e una delle lame rotanti (o tutte e due) mi passò sullo stomaco aprendomi un taglio vermiglio.
Gemetti per il dolore, ma fui grato che Mizerie nella sua caduta mi avesse portato con se, un solo centimetro più avanti e in quel momento mi sarei ritrovato a terra nel tentativo di mantenere le mie budella all'interno del mio stomaco.
Ed a terra finii, non per le budella, ma per evitare di essere segato a metà da quello psicopatico di un robot.
Rotolai via il più velocemente possibile, ma non abbastanza velocemente dall'evitare la sensazione di una seconda ferita che si apriva sulla mia schiena.
Scivolai in una pozza di fango, ad almeno un metro di dislivello rispetto a Drake.
Inveii contro me stesso per non aver prelevato dall'armadio i miei coltelli da lancio nella fretta di uscire da lì, e come avvertì la presenza del mio avversario nelle vicinanze, non ebbi scelta che sfilare Noapte tenendolo per la punta e lanciarlo contro il mio nemico.
Non sentii il suono del metallo che cozzava contro altro metallo, il tutto era coperto dal rumore dell'aria squarciata dalle lame di Drake.
Eppure si fermò, dandomi tempo per allontanarmi.
Puntai lo sguardo sul mio nemico, e rintracciai Noapte infilzata sul suo braccio destro.
Sperai che almeno questo gli avesse fatto male, ma niente.
Afferrò l'impugnatura del pugnale e lo rimosse dal braccio come se fosse una misera scheggia, poi lo buttò a terra con sdegno, come se fosse un arma indegna da usare persino per lui.
Dalla ferita non uscì sangue o altro, ne riuscii ad intravedere del metallo, no, solo un buco scuro nascosto dal tessuto.
<< Qualsiasi porcheria tu abbia usato su Mizerie, avresti dovuto metterla anche su tutti gli altri pugnali >>
E terminato questo consiglio appassionato, saltò in aria, scavalcando la pozza di fango e atterrando accanto al sottoscritto.
Cercai di colpirlo in volo, mirando al piede, ma lui parò in aria con la lama rotante e mi costrinse di nuovo alla ritirata.
Feci un altro tentativo per ritirarmi, ma Drake fu più veloce, non potei allontanarmi di un solo centimetro che avvertii una violenta pressione sullo stomaco.
In un attimo il mondo si capovolse e la colazione minacciò furibonda di traslocare fuori dal mio colon, e senza ancora capire cosa fosse successo, mi ritrovai a terra dolorante, con il crudele stivale di Drake premuto sopra il mio petto, e la lama di un Silver Inquisitor ormai immobile a pochi centimetri dal mio collo, potevo sentire l'elettricità bruciarmi appena la pelle.
<< La caccia è finita Ion, usa pure la tua semblance, ad un certo punto finirai la tua aura, sarà divertente vederti esaurire a poco a poco le forze, ma siccome sono ragionevole, ti do la possibilità di arrenderti adesso in cambio di una morte rapida >>
Lo odiavo.
Odiavo quel tono di superiorità.
Credeva di sapere tutto, ma non mi conosceva affatto.
Ion Ascuns non avrebbe mai scelto di morire, non avrebbe mai chiesto la morte come alternativa.
<< Risparmiami quello sguardo da cane furioso, proprio non vuoi andartene con dignità? >>
<< Drake... vaffanculo! >> avevo perso la presa su Mizerie, ma sfilai lesto Ghinion dalla cintura e lo piantai sopra la caviglia con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Il pugnale incontrò resistenza, per forza, quello non era un corpo umano, e si fermò a metà strada.
Drake dal suo canto non reagì né urlò di dolore, lui era una macchina, poteva odiarmi, poteva urlare di rabbia o di frustrazione, poteva odiarmi come un qualsiasi essere umano.
Ma non provava dolore, si limitò ad osservare il mio gesto di rabbia con sguardo di superiorità, suppongo, commentando quanto fosse patetico l'attaccamento alla vita di quello scarafaggio che continuava a resistergli.
<< È la tua ultima risposta? Beh almeno non mi hai supplicato, sarebbe stato veramente sgradevole come ultimo atto >>
Sospirò, puntando la lama alla mia gola << E sia, muori! >>
Feci per assumere la mia forma intangibile, ma non ne ebbi bisogno, cambiai idea all'ultimo momento quando due oggetti circolari comparvero dal nulla, avvolgendosi attorno all'arma del mio avversario e impedendogli di dare il colpo finale.
Drake digrignò i denti per quell'inaspettata intrusione e lottò per liberare la propria arma, purtroppo il mio misterioso salvatore capì che non poteva vincere quel tiro alla fune (e come potrebbe contro un robot?), per cui decise di ritirare indietro i due dischi dorati, che si rivelarono essere nient'altro che gli yo-yo di Giada.
<< Tu?! >>
Udii il mio avversario ringhiare di rabbia, mentre la figura di Giada faceva la sua comparsa dagli alberi immersi nel nero notturno.
Ebbi un tuffo al cuore a vederla giungere in mio soccorso, e ne ebbi uno più grande quando vidi comparire anche Brienne, Julia, Orion, Deryck e Marlee.
In breve li trovai tutti intorno a noi, armi in pugno e sguardo di chi è determinato a combattere.
Drake non si smosse, non lasciò nemmeno per un secondo che questo ribaltamento della situazione spezzasse il muro gelido che era la sua espressione.
<< Siete arrivati >>
Non c'era rabbia nelle sue parole, né sorpresa, solo la volontà di confermare l'evidenza.
<< Posa quell'arma Drake, o non avremo pietà! Qualsiasi cosa tu voglia fare devi finirla all'istante! >>
La voce autoritaria di Brienne ebbe per me l'effetto di un coro di angeli, e ad essa seguirono gli ordini (e gli insulti) degli altri presenti.
Drake li ignorò.
<< Non siete tutti >>
<< Gli altri si stanno occupando dei tuoi gorilla, e saranno qui a breve, noi non volevamo perdere tempo >> rispose Orion, impugnava il suo fucile da cecchino blu e nero, e ovviamente lo stava puntando verso il robot.
Il caposquadra del team DIKJ non rispose, fissò lo sguardo su di me.
<< Era tutta una trappola quindi? >> << Non... proprio, semplicemente io e Deryck abbiamo una regola che ci portiamo dietro sin da quando ci siamo conosciuti: se io devo andare da qualche parte e non torno entro l'orario prefissato, vuol dire che deve venire a prendermi, anche se non mi aspettavo che sarei resistito fino a questo punto... né che lui si sarebbe portato dietro tutta la squadra, anzi, tutti i nostri amici >>
Julia sorrise << Dovevamo vederci tutti nello stesso posto quindi... >> << Che amici saremmo stati a non arrivare dopo che Deryck si era incamminato? >> completò la frase Marlee.
<< Capisco >>
Fu la risposta di Drake.
Era fatta, ero sopravvissuto, avevo temporeggiato abbastanza da far scattare la mia procedura di emergenza.
“Questa volta gliel'ho messo nel culo!” pensai soddisfatto, sentendomi come se l'avessi battuto in intelligenza.
Diamine se ero contento.
Ma fu una felicità di breve durata, perché nonostante tutto lo stronzo non solo non si era arreso, ma era ancora sopra di me a puntarmi la lama al collo.
Presi coraggio, non poteva più farmi niente!
<< Mi dispiace Drake, hai perso di nuovo! >>
Non rispose, ed io non terminai.
<< Sei molto strano sai? Avresti potuto finirmi e basta ed hai voluto continuare a giocare, eppure hai ripetuto fin'ora che non avresti ripetuto lo stesso errore! >>
Nemmeno esporgli la sua stessa falla lo smosse.
Si limitò ad alzare la testa verso i miei compagni.
<< Lo sapete chi è? Non è vero? Sapete che avete davanti un criminale? Se siete veramente dei cacciatori dovreste punirlo, invece di aiutarlo >>
Quelle parole furono più pesanti di un pugno nello stomaco.
Merda.
Mi ero rassegnato che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla, ma sentirla uscire da quelle labbra era troppo per me, lo odiavo troppo per dargli un simile privilegio!
<< Cosa vuoi dire?! >> << Non lo sapete? È un ladro, ed anche molto bravo, così bravo che dopo il suo ultimo tentato furto il nostro preside lo ha reclutato, non mi credete? Beh fate come vi pare, ma se parlate con Ozpin e gli sbattete in faccia le mie esatte parole dubito che negherà! >>
<< E perché dovremmo crederti?! >> urlò Julia << Non sei proprio una persona sincera, chi vuoi prendere in giro?! >> lo incalzò Giada... ma Orion e Brienne non dissero nulla, rimasero a fissarmi con espressione grave.
Ok, giochiamoci l'ultima carta.
<< Perché è vero!... sì, sono... ero un criminale, Ozpin mi ha voluto dare una seconda possibilità, chiedete a Deryck e confermerà tutto >>
Quelle parole furono così dolorose da pronunciare a quelle persone a cui tenevo che sentii come se me le avessero strappate a forza.
Perché faceva così male dirlo? Era forse qualcosa di cui vergognarvi? Ho passato la mia vita in quella situazione ed ho fatto del furto un mestiere, non posso dire di essermene pentito, non mi pentirò mai di aver percorso la sola strada per permettermi una vita al limite dell'accettabile.
Eppure sentivo che tutto questo era irrilevante, un crimine rimane un crimine, anche se conveniente, anche se necessario.
Drake non apprezzò questa mia confessione, si aspettava che negassi il tutto.
Decise di cogliere la palla al balzo << Visto? Va fermato >>
<< Stronzate! >>
La risposta arrivò da Brienne, sia io che il mio avversario volgemmo lo sguardo al fauno.
<< Hai sempre cercato di farlo fuori, se fossi un vero cacciatore non ricorreresti a questi metodi! >> lo disse con voce forte, decisa, senza scomporsi.
<< E se si trova qui, vuol dire che ha scelto di lasciarsi tutto alle spalle, e se non ne ha voluto parlare beh, di certo non è perché intende tornare a fare quella vita! >>
Brienne? Tu...
<< Se lui ci ha omesso questo dettaglio, tu stai mentendo di sana pianta! Te lo ripeto, lascialo andare... o- >>
Drake deformò il viso in una smorfia, una smorfia di disgusto, come se un insetto disgustoso fosse risalito sulla sua scarpa lasciandosi dietro una scia di lerciume maleodorante.
<< Capisco >> mormorò Drake, come ad ammettere la sconfitta.
Ma non ammise un bel niente invece.
Alzò lo sguardo, puntando quelle due lame gelide che erano i suoi occhi su quelli di Brienne.
<< Capisco che tu lo difenda, fra criminali ci si intende, no? >>
I presenti ebbero un sussulto, forse più grande di quello che ebbero per me.
<< Come ti permetti?! >> la rabbia di Brienne fu la miccia per le affermazioni che di lì a poco sarebbero uscite dalla bocca di quello stronzo.
Avevo capito dove voleva andare a parare, purtroppo non potevo fare nulla.
<< Come? Pensi che non sappia chi sei veramente? Chi erano i tuoi genitori? >>
Marlee scosse la testa, lei doveva conoscere il tasto che Drake stava andando a toccare, e non doveva esserne affatto contenta.
<< Due membri della White Fang, nota organizzazione di terroristi e assassini, capisco che tu voglia difendere questo verme ai miei piedi, ammettere che lui sia un criminale sarebbe come ammettere che lo siano anche i tuoi, giusto? >>
A quelle parole, Brienne sbarrò gli occhi, mentre tutti i presenti, incluso anche un principiante quale io ero, potevano avvertire uno spaventoso incremento della sua aura, dovuto probabilmente ad un improvviso desiderio omicida.
<< Oh, ti ho fatta arrabbiare? >>
Ecco, lo sta facendo.
Brienne, non cascarci!
<< Non devi, davvero, non c'è nulla di male ad essere degli ipocriti! >>
<< ORA BASTA! >>
Uno scatto violento, Brienne percorse alla velocità del vento i metri che la separavano dal suo avversario, Demolisher in pugno e furia omicida negli occhi.
Proprio come Drake desiderava.
Dando per scontato che avrei utilizzato la mia semblance per sfuggirgli, rinunciò all'utilizzarmi come ostaggio e si apprestò a respingere l'attacco di Brienne.
La mazza-bazooka si schiantò contro la lama di Silver Inquisitor, ed il clangore del metallo risuonò per tutta la foresta.
Dalla mia posizione, notai come né Drake né l'avversaria avessero risentito del colpo, anche se i piedi del robot affondarono di vari centimetri nel terreno.
Quella ragazza aveva una forza impressionante, una forza che non sarei mai riuscito a raggiungere.
Ma aveva commesso un errore, era partita da sola contro Drake, e malgrado la sua superiorità fisica, la sua arma era in svantaggio contro le lame rotanti del robot, robot che lei credeva essere un semplice umano inoltre, cosa che le fece sottostimare la sua resistenza al bestiale impatto della sua arma.
Si accorse anche lei in che brutta situazione si era andata a cacciare, ma senza andare nel panico si limitò a saltare all'indietro e respingere con la forza bruta un affondo di Drake, questi ruotò l'arma ripetendo l'attacco, solo per essere nuovamente respinto.
Ma sapeva che non poteva permettersi di perdere tempo, i cacciatori stavano correndo verso di lui pronti ad unirsi allo scontro.
Lessi il suo sguardo, il messaggio era semplice.
“Li ucciderò, li ucciderò uno per volta”
Un proiettile lo colpì alla spalla facendo saltare via tutto il tessuto, ma lasciando una lieve bruciatura grazie all'aura che aveva attutito l'impatto.
Bestemmiai fra me e me, conoscevo la semblance di Orion: la mira infallibile.
Se lo aveva colpito alla spalla era perché voleva concludere lo scontro senza uccidere, diversamente avrebbe mirato alla testa.
Come per confermare la mia ipotesi, uno dei dischi di Giada si avvolse intorno alla gamba del robot, e la ragazza sembrò tirare a se la corda per far crollare a terra l'avversario.
Se non fosse un maledetto robot gli attacchi lo avrebbero indubbiamente debilitato, invece ignorò i colpi, e all'ennesimo colpo diretto a Brienne, decise di farla finita prima che arrivassero Deryck, Julia e Marlee al circondarlo.
Con uno scatto violento si spinse in avanti attivando la lama rotante.
Il mio cuore smise di battere
Successe in un istante.
Brienne che perdeva l'equilibrio in seguito alla spallata di Drake, la lama rotante che si avvicinava al suo corpo per farlo a pezzi, i capelli color luna che privi della solita molletta sembravano fluttuare nell'aria notturna.
La lama di Drake corse rapida e spietata come un treno, arrivando al collo di Brienne senza ostacoli, la lama affondò nella carne della ragazza, attraversando di netto il collo e uscendone come se fosse burro.
Senza lasciare uscire sangue, senza nemmeno aprire una ferita.
La lama elettrificata attraversò il collo di Brienne lasciandola illesa, come quella di un fantasma.
Il corpo cadde a terra, dolorante ma vivo, mentre il suo aggressore cercava di realizzare costa stesse accadendo.
Girò la testa, puntando i suoi occhi di fuoco su di me.
Era così arrabbiato.
Avrebbe voluto uccidermi lì all'istante, tagliarmi in due con quell'arma mostruosa o strapparmi il cuore a mani nude.
Ma non poteva farmi niente, non ne era in grado.
Poteva solo osservare la mia mano, trasparente, trattenere Drake per la vita, a sua volta trasparente.
Eravamo diventati due fantasmi che si fissavano ostili, incapaci di colpirci, eppure l'uno carceriere dell'altro.
<< Non puoi... >> mormorò appena, con un filo di voce.
<< Posso! >> iniziai a spingere mentre la sorpresa di Drake si trasformava in rabbia, lascio cadere l'arma, che tornò immediatamente tangibile e cercò di spingermi via, ma non ne era in grado.
Non importa la massa e la forza che abbiamo quando siamo tangibili, una volta attivata questa forma tali statistiche vengono azzerate, siamo come due fogli di carta che si spingono fra di loro.
Ma se allora Drake non aveva la benché minima idea di come controllare quel corpo così privo di sostanza, io sapevo benissimo quello che stavo facendo.
Lo spinsi a terra, caddi su di lui senza mollarlo un attimo.
Vidi il suo corpo affondare nel terreno fino alla vita, lasciando fuori soltanto l'addome.
Decisi che non volevo fargli compagnia sotto terra e mollai la presa.
Entrambi riacquistammo la nostra forma fisica, ma adesso lui era per metà sotto terra, e disarmato per giunta.
Raccolsi Mizerie, e la puntai contro il suo viso.
Mai vidi un odio così profondo negli occhi di qualcuno.
Eppure non insulti o ingiurie uscirono da quelle labbra.
Drake si guardò intorno, come per metabolizzare quanto era appena accaduto.
Poi fissò lo sguardo su di me.
<< Non pensavo... ne fossi in grado >>
Parlava con voce atona, ma potevo avvertire il suo odio in ogni sillaba.
Brienne si rialzò in fretta, ed a breve tutti ci chiudemmo a cerchio sullo sconfitto.
<< Ion, sei stato grande! >> urlò Julia, anche Orion e Giada avevano assunto un'espressione distesa, mentre Marlee si assicurava delle condizioni di Brienne, e Deryck osservava la scena in silenzio.
Io invece... io ero esausto.
Ripresi fiato... e solo allora realizzai che avevo appena vinto.
<< Era da tempo che ci pensavo... ma non avevo mai provato con nessuno, e di certo non pensavo di avvicinarmi a te >>
Drake non rispose, ma tenne gli occhi puntati sulla mia figura.
<< Ora basta Drake... è finita, tu sei finito, non farai più del male a nessuno >>
Lui scosse la testa.
<< Questo non è proprio vero... posso farti ancora del male, anche adesso >>
Nessuno ebbe il tempo di reagire, che Drake tentò l'ultimo disperato assalto.
La mano scattò su Silver Inquisitor, e con un pugno spezzò una delle due lame dal corpo principale, non aveva tempo per recuperarlo tutto.
Lo fece in meno di un secondo, poi staccò in avanti, aprendo il terreno per saltarmi alla gola.
Tre secondi, impiegò tre secondi.
Ma io ne impiegai ancora di meno.
Prima che potesse colpirmi, Mizerie si abbatté sulla sua faccia.
Era un colpo sgraziato e tirato in preda al panico, ma arrivò prima del suo, fra le urla sconvolte dei presenti.
Era un colpo in cui misi tutta la mia forza, che aprì la pelle, i tessuti ed infine il metallo che componeva la faccia del mio nemico, la lama lo attraversò senza pietà, spazzando via qualsiasi cosa trovasse lungo la strada.
Fuoriuscì dal viso di Drake assieme ad una scia di scintille, lasciando come segno del suo passaggio un profondo taglio orizzontale che rendeva irriconoscibile la faccia del malcapitato.
La lama che avrebbe dovuto attraversarmi il petto si fermò, il braccio che la reggeva si afflosciò e cadde, assieme all'intero corpo, solo per metà emerso da terra, come un pessimo film sugli zombie.
Ora tutti sapevano.
Tutti vedevano la vera natura del mostro che voleva uccidermi, il metallo, i fili, le scintille.
<< Quindi... ecco chi eri veramente >> sussurrò Julia, come se il guscio vuoto davanti a lei fosse ancora vivo, sempre che Drake potesse essere considerato un essere vivente.
Feci per rispondere, anche per rompere il silenzio che si era creato, ma le parole mi morirono in gola quando sentii una rapida sequenza di suoni acuti provenire dal corpo di Drake, come una specie di allarme.
Ma quel suono non fu l'unica cosa che fuoriuscì dal corpo maciullato di Drake, no, sentii ancora una frase, una frase pronunciata con una voce metallica e artificiale, come se fino ad adesso Drake, o la cosa che lui era appena qualche secondo fa, avesse parlato attraverso un filtro per rendere la sua voce quella di un essere umano.
<< Tornerò, Ion >>
In seguito a questo suo ultimo avvertimento, il segnale acustico si fece ancora più rumoroso e veloce.
Non ebbi difficoltà a capire cosa stava per succedere.
<< RAGAZZI! GIÙ! >>
Tutti compresero il perché dell'avvertimento, e non aspettarono un secondo di più per darsela a gambe.
Infatti, a cinque secondi dall'inizio del segnale acustico, il corpo ormai morto di Drake detonò in mezzo agli alberi, rimuovendo dal pianeta tutto quello che aveva intorno.

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Capitolo 35
*** Capitolo XXXV ***


Capitolo XXXV

 

Il bambino si rannicchia in fondo al vicolo.
L'aria gelida, bianche nuvole fuggono dalle sue labbra.
Le mani sudicie stringono un hot dog, ancora caldo, strappato dalle mani di un incauto passante.
Mangia avido, il cibo ha un sapore migliore se preso senza pagare, ha detto il suo amico.
Deglutisce un boccone, a pochi passi da lui un secondo bambino piange, il viso livido e gli occhi gonfi dal pianto.
Un terzo più grande lo tortura con lo sguardo.
Se non la smetti, te lo darò io un motivo per piangere”
Il primo bambino ignora la scena.

Stupido piagnone.
Da un secondo morso al suo pasto, le labbra sporche di condimento.
È buono.



Annaspai con le braccia in mezzo alle piante, urtando spine e radici con le mani, mentre il mio corpo cercava di metabolizzare quanto era appena accaduto.
Per i primi dieci secondi mi ero dimenticato di tutto, di cosa fosse successo, cosa stavo facendo lì e persino quale fosse il mio nome.
Il fischio nelle orecchie rendeva doloroso anche il solo pensare di poter pensare, e questi per dieci lunghissimi quanto angoscianti secondi.
Arrivato a quindici secondi, oltre al cessare del fischio, il mio cervello riprese a processare i colori, ma la vista rimaneva sfocata, ed essendo in piena notte, gli unici colori che riuscivo a percepire era il nero, il nero più nero, e il nero ancora più nero.
Arrivato a venti secondi, trovai la forza sufficiente per maledirmi da solo, rimproverandomi di non aver attivato la semblance e di essere rimasto a ruzzolare per terra come uno stecco di legno scagliato via da qualche bambino annoiato.
Dopo la vista tornò anche il senso del tatto.
Terra, terra calda, terra umida, terra sporca.
Ero solo a venti secondi.
Che schifo la terra.
Dopo mezzo minuto vista e tatto erano completamente funzionanti.
Dopo un minuto e mezzo, lo erano anche l'udito, l'olfatto, e, a giudicare dal sapore ferroso che sentivo sulla punta della lingua, era ok anche quello del gusto.
Terminato il secondo minuto cominciai a gattonare, al terzo ero già in piedi.
<< Tutto bene? Nessun ferito? >>
Non capii bene a chi appartenesse quella voce, se a Brienne, Marlee, Julia o Giada, ma questo significava che almeno una di loro era salva.
Mi ressi alla corteccia mezza annerita di quello che doveva essere stato un abete, ma rinunciai presto a camminare lungo il cratere che si era formato in seguito alla dipartita di Drake: fra le ferite dello scontro e quelle dell'esplosione il mio corpo si rifiutava di fare movimenti non necessari, e assicurarmi della salute delle persone attorno a me non era mai stata una mia priorità.
Appoggiai la schiena al tronco dietro di me, la corteccia bruciacchiata protestò con tremori e scricchiolii, ma non capitolò davanti al peso del mio corpo e accettò con riluttanza la presenza della mia schiena.
Diamine se faceva male, quel poco che rimaneva della mia aura aveva attutito poco o nulla dell'onda d'urto e dell'impatto successivo, un attimo prima stavo correndo per trovare un riparo e quello dopo ero sbalzato da terra e in rotta di collisione contro un albero.
Sì, sentivo ogni osso della mia colonna vertebrale gemere di dolore, per non parlare degli arti intorpiditi e della sensazione che la mia testa fosse stata colpita da un martello di considerevoli dimensioni.
Insomma, mi sentivo uno schifo!
Ma andava bene, perché nessun livido, contusione, o qualsiasi tipo nominabile di infortunio avrebbe mai potuto togliermi dal cuore il brivido della vittoria.
E non per l'azione di aver vinto in sé, figuriamoci.
Semplicemente, perché adesso potevo dire, indubbiamente, inconfutabilmente, libero da qualsiasi presentimento nefasto, che quello stronzo era morto.
“Lo. Stronzo. È. Morto.”
Continuavo a ripetermelo della mia mente, sempre più eccitato, sempre più forte: Lo stronzo è morto!
Lo stronzo è morto!
Lo stronzo è morto!
Risi, lo stronzo è morto.
Mi definisco una persona sana di mente, e fino a questo momento nessun analista ha mai insinuato il contrario (sarebbe corretto aggiungere che sono io in primis a non farmi visitare, Deryck, cosa stai scrivendo?), eppure, stavo veramente ridendo come un nevrastenico mentre il mio corpo, più morto che vivo, giaceva appoggiato ad un albero.
Non rammento il perché fossi così divertito.
Era l'adrenalina?
Il pensiero di essere vivo anche dopo un'esplosione simile, mentre la fonte dei miei mali era appena saltata in aria davanti ai miei occhi?
Od era la paura? L'ombra maligna di quel “tornerò” che la mia mente aveva fatalmente registrato, e che la mia coscienza cercava di scacciare via tramite la risata.
<< Torna torna bastardo, e vedi cosa succede! >>
Dopo aver iniziato a parlare da solo, capii che era il caso di fermarmi, possibilmente prima che qualcuno potesse vedermi e magari avvertire il manicomio più vicino.
Mi imposi di smettere, anche se il mio tentativo non fu dei migliori, visto che mi dissi da solo, ad alta voce, di smettere di ridere.
Optai per una misura drastica e mi diedi uno schiaffo da solo, anche questo non grande indice di sanità mentale, ma se non altro ero riuscito a zittirmi.
Fatto questo, e appurato di non avere alcun genere di ferite mortali sul corpo, trovai il coraggio di osservare il paesaggio che prendeva forma davanti ai miei occhi.
L'esplosione aveva lasciato al posto della distesa di fango un grosso cratere, e il terreno circostante si era improvvisamente seccato per il forte calore.
Di Drake rimaneva poco più di un capello e qualche scheggia metallica risparmiata dall'esplosione, specie nell'epicentro del cratere.
Gli alberi intorno, compreso quello dove mi ero appoggiato io, avevano tutta la corteccia bruciacchiata sul lato che dava verso la distesa di fango, e l'onda d'urto aveva spezzato dozzine di rami e privato non pochi alberi di tutte le loro foglie.
Compresi così che se non fosse stato l'albero a fermarmi, probabilmente avrei volato per qualche altro metro.
<< Che male però... stupido robot... >>
<< Ion? >>
Ilian fece la sua comparsa sbucando dagli alberi, seguito da Max e dai restanti membri dei vari team, alcuni apparirono nello stesso punto di Ilian, altri dall'altra parte del cratere, affrettandosi a soccorrere noi tutti.
<< Alla buonora! Ti sei perso lo spettacolo di io che apro la faccia di Drake come una scatoletta di tonno... >>
L'arciere mi guardo perplesso, prima di mettermi un braccio sopra le spalle e accompagnarmi vicino ad un tronco caduto.
<< Ion, potresti spiegarmi cosa diamine è successo senza mettermi i brividi? >>
Mi portai la mano alla testa, Oum se era pesante...
<< Cos'è questo cratere? >>
Ripresi fiato, mi sentivo improvvisamente debole, come se le poche energie a cui avevo attinto per rimettermi in piedi fossero improvvisamente svanite.
<< Per farla breve: Drake era un robot, l'ho colpito ed è esploso >>
Non mi sembrò affatto convinto, e fra la mia faccia e lo stato del mio corpo credo pensasse che stessi delirando.
<< Non sta mentendo... lo abbiamo visto tutti >>
Orion fece la sua comparsa, indolenzito ma vivo, idem per Giada, aiutati rispettivamente da Max e da Amber.
<< Cavolo però, la scena più figa da quando sono entrato a Beacon e me la sono persa! >> lamentò il forzuto prima di beccarsi un pugno sul ginocchio da parte del fauno camaleonte, capii che Amber non condivideva affatto questo punto di vista.
Beh come darle torto, anche se il sottoscritto doveva essere sicuramente uno spettacolo in quel frangente, ciò non valeva di certo la pena di beccarsi una bomba in faccia.
Ma tutto sommato era un prezzo accettabile.
Prendi questo Drake!
<< Ellen datti una mossa, non è mica fatta di vetro! >>
Ashes, la gemella corvina, emerse a sua volta tirandosi dietro Marlee con la delicatezza di un goliath in una cristalleria, e a pochi passi da lei, Ellen la seguiva a ruota ma con decisamente maggior riguardo per l'infortunato che stringeva fra le braccia: Brienne in questo caso.
<< Ashes fai piano! Non essere un gorilla! >>
La mora fulminò il caposquadra con lo sguardo, se le occhiatacce di Drake si possono paragonare a dei coltelli, quelle di Ashes sono più paragonabili ad un fulmine di pura ostilità che ti manda a fuoco il viso e fa schizzare i tuoi occhi fuori dalle orbite.
La stessa Marlee squittì per il terrore e rinunciò a replicare.
Gli ultimi ad emergere furono Deryck e Julia, che non erano stati sbalzati via.
Il coniglio nero aveva utilizzato il metallo della sua alabarda per creare una piccola cupola in metallo sotto cui si era riparato insieme alla caposquadra.
In pochi minuti eravamo di nuovo tutti in piedi, e vivi.
Non che avessi qualche dubbio a riguardo: se ero sopravvissuto io con la mia aura a pezzi, loro non potevano essere da meno!
Ci riunimmo attorno al cratere, non scorgendo più alcuna presenza del nostro avversario, le uniche tracce che trovammo in tutta la zona furono qualche capello riconosciuto da Orion come “materiale sintetico”, un brandello di tessuto, e la lama rotta della sua penna spada.
<< Quindi... che è successo? >> chiede Ellen.
<< Ion ha detto che è un robot >> rispose Ilian << Sarebbe più appropriato dire “era” >> corresse Orion, e per quanto gradii molto questa osservazione, non potevo dirmi molto sicuro che corrispondesse alla verità dei fatti.
Oh andiamo Ion, lo hai visto esplodere davanti ai tuoi occhi, cosa vuoi di più?!
<< Ok ok! Il punto è che era un robot, lo abbiamo affrontato ed è esploso >> puntualizzò Julia.
Non fu facile convincere tutti, come potreste aspettarvi, fu necessario spiegare il tutto per filo e per segno, fortunatamente i vari frammenti metallici sparsi a terra e la presenza di non pochi testimoni andava a mio favore.
<< Ma non ho ancora capito... perché ti avrebbe attaccato? >> chiese Giada.
<< Perché... lo avevo scoperto >>
I presenti mi fissarono sbalorditi.
<< Cosa significa che lo avevi scoperto? E perché non lo hai detto?! >>
C'era una nota di rimprovero nelle parole di Julia, ma come biasimarla?
<< Non è che ne fossi certo... ma quando riuscii a colpirlo al torneo, parte della sua pelle venne rimossa dalla lama di Mizerie, e mi trovai davanti del metallo >>
Julia inclinò la testa, confusa.
<< Aveva del metallo sotto la pelle, e si era ritirato per questo motivo, all'inizio nemmeno io ero certo di cosa avevo visto, per questo non ho affrontato l'argomento, ho guardato delle registrazioni per vedere se ci fosse qualche immagine a riguardo, ma nessuna ripresa inquadrava Drake in quel momento, quindi decisi di aspettare il momento più opportuno >>
<< Più opportuno?! >> gridò Ilian << Ti ha quasi ammazzato! >>
<< Grazie paparino, non me n'ero accorto >> sospirai << Non potevo sapere che fosse veramente un robot, androide o qualsiasi diavolo di cosa sia, né che mi avrebbe ucciso per non farmi divulgare il suo segreto >>
Orion annuì.
<< E così ha voluto portarti qui e finirti dove nessuno ti avrebbe visto... ringrazia Deryck, se non fosse stato per lui non credo saremmo arrivati in tempo >>
E aveva ragione, tanto meno avrebbero potuto sapere dove mi trovavo, ma oltre a Deryck, dovevo ringraziare in primis la mia previdenza.
Ehi, non guardami così, ti dissi grazie almeno dieci volte quella sera!
Rasserenata, Julia riuscì a sorridere, non senza nascondere una preoccupazione quasi materna.
<< A proposito, come stai? Hai con lui per parecchio tempo >>
Una smorfia fu la mia prima risposta.
<< Lo so, nemmeno io credevo che sarei sopravvissuto >>
<< Ehi! Non era questo che intendevo! >> rispose la mia leader dal volto paonazzo.
<< Solo... come ti ha portato qui? >>
<< Si è spacciato per qualcuno di mia conoscenza, mandandomi un messaggio che mi chiedeva di venire qui... cioè non qui, all'entrata della foresta, qui mi ci ha spedito a forza di prendermi a pugni >>
Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco mi riportò alla mente quegli sgradevoli ricordi, dove Drake si stava divertendo ad usare il mio corpo come sacco da boxe.
Ora che ci penso, mi chiedo come ho fatto a non vomitare niente, forse i pugni di Drake hanno ricacciato il cibo verso il basso.
Meglio non pensarci mi dissi, stavo giusto iniziando ad avvertire il bisogno di andare in bagno.
<< Giustamente, un robot è come un computer >> osservò Orion << Non avrà avuto problemi ad hackerare il telefono di qualcuno >>
Brienne sussultò.
<< Aspetta Ion, per chi si era spacciato? >>
Ecco, era il punto a cui non preferivo non arrivare, non mi piace mettere una ragazza coniglio a disagio, specie se ha più muscoli nel braccio che io nell'intero corpo.
<< … Tu, era il tuo numero >>
<< Oh... capisco, questo spiega perché il mio telefono ha smesso di funzionare da qualche ora a questa parte, mi dispiace >>
Scossi la testa.
<< Non è il caso, nessuno avrebbe potuto farci qualcosa, e poi... >>
La ragazza coniglio alzò lo sguardo su di me, incuriosita.
<< Voglio dire... alla fine è qualcosa di positivo no? Sì >>
Sorrisi.
<< Voleva tendermi una trappola e come risultato lui è esploso, e... il mondo è stato liberato da un robot psicotico e strangolatore, una vittoria per tutti no? >>
Mi sforzai di sorridere nella maniera più convincente possibile, ma a quanto pare il sorriso era l'unica cosa che Caesar non mi aveva insegnato.
<< Sì... anche se avrebbe potuto ucciderti >>
Negai la sua risposta con un gesto della mano.
<< Lasciate stare i se e i ma, è morto, e abbiamo liberato la scuola e l'umanità intera da una creatura molesta, per cui non abbiamo niente di cui lamentarci, anzi, sento che la mia autostima sta iniziando a crescere >>
Ovviamente non ero del tutto sincero, certo, il fatto che Drake fosse esploso era qualcosa di cui essere indubbiamente felice, ma il fatto di avere passato la nottata a prendere ceffoni metallici in faccia ed a rischiare la vita mi faceva non poco alterare, tuttavia, preferivo che per il momento fossi io l'unico colmo di sentimenti negativi.
Ok in realtà non me ne fregava niente se qualcun altro oltre me si sarebbe sentito abbattuto, ma Brienne era un caso particolare.
<< Comunque! >> ripresi senza darle il tempo di rispondere, non avete idea di quanto sia straziante vedere una ragazza coniglio che abbassa le orecchie per la tristezza, non avete idea!
<< Pensando a cose decisamente più importanti- >>
<< Sono scappati >> mi anticipò Ashes << Sì, volevamo catturarli ma abbiamo sentito l'esplosione, anche se credo non si faranno più vivi a Beacon >>
Sospirai.
Poco male, era Drake il problema, senza di lui quelle tre pulci non avevano motivo di rimanere a Beacon, si sarebbero allontanati il più possibile ed avrebbero trovato un altro lavoro, possibilmente non a Vale.
<< Beh nessun problema, direi che oggi è stata una vittoria su tutti i fronti! Allora, torniamo in cit- >>
<< Un momento >> mi interruppe ancora la corvina, senza volerlo digrignai i denti con così tanta forza da farmi male.
<< Scusate se interrompo questo bel momento >> esordì la corvina, ecco, sapevo dove voleva arrivare, eppure non era qui prima dell'esplosione.
<< Ma ero quasi arrivata qui per darvi manforte poco prima dell'esplosione, e non ho potuto fare a meno di sentire due certe dichiarazioni che i presenti sembrano aver dimenticato... >>
No no no! Non dirlo, non lo sai che la gente dimentica le cose perché ha bisogno di rimuoverle dal cervello?!
<< Ecco... Ion, cos'è questa storia che eri un criminale? >>
Rapida e spietata Ashes era andata dritta al punto.
A stento trattenni le bestemmie.
Stronza!
L'unico discorso che volevo evitare era quello, e giustamente solo tu, la più acida del team, potevi tirarlo fuori.
Come puoi avere un tale pattume al posto del cuore?!

Mi congelai.
Ora, non pensiate che sia incoerente, è vero, ero rassegnato al fatto che la verità prima o poi sarebbe venuta fuori.
Ma questo non vuol dire che ero pronto a per quel momento, non sarei mai stato pronto per quel momento!
Drake aveva rivelato il tutto, io lo avevo confermato, sperai stupidamente che questo bastasse per non parlarne più.
Che scemo.
Sospirai.
Una scena muta avrebbe avuto il solo effetto di farmi apparire più colpevole.
<< È tutto vero, non sono uno studente ordinario >>
Secondo sospiro.
Dovevo affrontare quella situazione di petto, senza guardare in faccia nessuno.
Forse ne sarei uscito vivo.
<< Sono... ero un ladro, e non per vantarmi, ma ero anche molto bravo nel mio lavoro, quindi sono stato assunto per vari compiti pericolosi ma molto redditizi, poi però ho fatto il passo più lungo della gamba e sono stato arrestato, da dei cacciatori ci terrei a specificare, ma Ozpin ha visto, e non so bene dove, del potenziale in me, per cui mi pose davanti ad una scelta >>
Mi fermai per riprendere fiato.
<< Restare dietro le sbarre... o entrare a Beacon e addestrarmi come cacciatore, ed eccomi qui, adesso sapete perché non ero proprio il migliore fra gli studenti >>
Bene, tutto d'un (ok, due in realtà) getto, ora per favore, non fate domande e torniamocene a Beacon.
Purtroppo no, non tornammo a Beacon.
Rimasero in silenzio, indecisi su come pronunciarsi.
Non vedevo condanna nei loro occhi... ma nemmeno assoluzione.
Loro lo sapevano già, glielo avevo confessato davanti a Deryck, ma con il casino che era successo avevamo tutti dimenticato il discorso.
Stupida Ashes.
<< Ma... come mai? Perché? >> chiese la mia caposquadra.
Alzai le spalle e allargai le braccia.
<< Non c'è un perché, era così e basta, non ho genitori, sono cresciuto in un orfanotrofio che per qualche magico motivo si reggeva ancora in piedi, e come tutti rubavo per beh... mettere soldi da parte o compensare la mia pessima dieta >>
Abbassai le braccia.
<< Certo, il fatto che fossi molto più bravo della media fu inoltre un incentivo per continuare, ero bravo, bravissimo se mi è concesso dirlo, e poi quella era la sola vita che ho conosciuto... praticamente fino a quando sono entrato qui in accademia >>
Terminato questo discorso da vittima delle circostanze non aggiunsi altro e aspettai che fossero i miei giudici a deliberare.
Sia chiaro, non mi pentivo di come era stata la mia vita fino ad allora.
Certo, riconosco che era sbagliata, ma non me ne pento, le uniche soddisfazioni che potevo permettermi di avere erano raggiungibili solo in quel modo.
Ma l'idea di perdere questa nuova vita come prezzo delle mie ignobili azioni mi terrorizzava, diamine, faceva strano pensarlo, ma mi stavo affezionando a questi ragazzi, in qualche modo, chi l'avrebbe mai detto che dei paladini dell'umanità come i cacciatori sarebbero state delle persone così simpatiche?
Il silenzio si protrasse per un altro minuto, e sarò sincero, ebbi molta più paura in quel frangente che non davanti a Drake durante tutta la nottata.
In qualità di caposquadra, fu Julia la prima a parlare.
Aspettava a lei farlo.
<< Ion... quindi cos'è stato per te... tutto il tempo passato assieme? >>
<< Sinceramente? Beh è partito tutto come alternativa alla prigione... ma non posso negare di essermi divertito, fra un allenamento con Caesar e le lezioni in classe, questa vita mi ha regalato delle inaspettate soddisfazioni >>
Sorrisi timidamente.
<< Ma... comprenderò se adesso preferite non vedere la mia faccia per qualche tempo, o per sempre >>
Ovviamente non mi sarei di certo scusato per aver tenuto nascosti i fatti miei.
Avrei voluto, scusarmi intendo, ma sentivo che dare delle scuse che non sentivo di fare sarebbe stato ancor peggio che mentire.
<< Quindi... >>
Ancora silenzio.
<< Con permesso, vi lascio ad elaborare la notizia >>
Girai i tacchi e feci per allontanarmi, ma una mano calda si posò sulla mia spalla.
<< Eh? >>
Mi girai, Julia era davanti a me.
<< Non dire sciocchezze, Ion, sai che non ci stancheremmo mai della tua faccia >>
<< Ahg! >> gemetti e arretrai con il viso in fiamme, una frase simile detta da una ragazza a così pochi metri di distanza può essere molto fraintendibile!
<< Ops! >>
Scossi la testa, incredulo.
<< Seriamente? >>
Mi guardai intorno, nessuno sembrò voler ribattere.
<< Nessuno ha qualche problema per questo fatto? Non una singola persona? >>
Nessuna risposta.
<< Andiamo non siate crudeli, mica piangerò se me lo dite! Forse giusto un pochino quando nessuno potrà guardarmi >>
<< Non abbiamo problemi con il tuo passato Ion, smettila di farti complessi inutili, testone >> mi rimproverò Max.
<< Oh andiamo, davvero sta andando così bene? È commovente, mi sento il protagonista di uno shonen >>
Marlee sorrise << Sì, ma adesso non tirartela! >>
Scoppiarono delle risate, non potevo crederci.
<< Andiamo non siete divertenti! Davvero vi va bene così? >>
<< Ion Ascuns >> mi chiamò Giada << Chi eri o cosa facevi non ci riguarda, non è quello lo Ion che abbiamo conosciuto, quindi smettila di fartene un problema >>
Ok, ero decisamente esterrefatto.
Era forse quello il tanto decantato potere dell'amicizia di cui parlano nei programmi per ragazzi?
Beh, nulla di male, l'avevano presa meglio di quanto pensassi.
<< Quindi ricapitolando... non ve ne può fregare un'accidente? >>
<< Beh >> rispose Orion << Non è di certo una cosa che ci fa piacere... ma pare che questa vita tu te la sia lasciata alle spalle, quindi non vedo perché fartene una colpa >>
<< E poi, sei un membro del team no? Anche se qualcuno volesse fartela pagare per qualche tua vecchia malefatta, saremmo i primi a proteggerti! >> aggiunse Ilian.
Oh, erano lacrime quelle che sentivo?
<< Ragazzi... >>
<< Visto Ion? Non c'è nulla di cui preoccuparsi, sei fra amici >>
A dirlo fu Brienne, che era rimasta zitta tutto il tempo.
Lo disse con un sorriso così bello da scaldarmi il cuore...
Stavo decisamente diventando fin troppo sdolcinato, meglio chiuderla qui.
<< Allora... nessun problema se andiamo tutti assieme alla cena? >>
Orion rispose con un'espressione contrita.
<< Temo... che la nostra prenotazione sia scaduta da qualche ora >>
Merda, stavo morendo di fame.
Nonostante questo, mi guardai attorno meravigliato, ok, non mi aspettavo di certo che mi avrebbero odiato tutti, ma avrei trovato comprensibile se si fossero almeno un po' risentiti... e invece niente!
A loro proprio non importava.
Io ero Ion, il loro amico e compagno, punto, il fatto che fossi stato una pessima persona prima di arrivare a Beacon per loro non contava affatto.
Diamine, come ho potuto pensare che questo branco di eroi idealisti mi avrebbe voltato le spalle?
Sentivo di non meritare tale accettazione, eppure stava veramente succedendo: Ion, il reietto, il ladro, era parte di qualcosa!
Forse non avrei mai compreso fino in fondo queste persone, i loro ideali e il loro modo di pensare, appartenevamo a due mondi diversi, eppure per loro questo non aveva significato, per loro io ero solo Ion, il loro amico.
Ero confuso, felice ma parecchio confuso.
Ma compresi che se avessi continuato a chiedere conferme sarei iniziato a sembrare petulante, mi limitai a sorridere ed a ringraziare tacitamente tutti i miei amici.
Ero certo che non sarei diventato un cacciatore, una vita simile non fa al caso mio, affrontare i grimm giorno dopo giorno?
Orrore.
Però, ora il futuro non importava, importava il presente.
<< Quindi... cosa facciamo adesso? >> chiese Ellen.
<< Oh, lo so io! >> alzò la mano Giada << Pare che il banco degli udon sia ancora aperto >>
Amber la fissò incredula.
<< Davvero? Ma quel vecchio non dorme mai?! >> chiese Max.
<< A me va bene >> dissi << Perché di questo passo morirò di fame >>
Marlee sorrise << Bene, è deciso allora: tutti a mangiare udon! >>
Un sì collettivo riecheggiò per la foresta, e tutti i presenti si avviarono.
Brienne si fermò accanto a me.
<< Quindi... era questo l'argomento complicato a cui mi avevi accennato >>
<< Sì >> confermai << Mi spiace che ne siate venuti a conoscenza grazie a Drake... ma se non altro non dovrò più nascondervelo >>
<< Intendi dire che ti senti meglio? >>
Alzai le spalle.
<< Meglio? Non ne sono sicuro... ma sono sollevato, non mi aspettavo andasse così bene >>
Lei sorrise.
<< Dovresti fidarti più delle persone, nessuno dovrebbe mai giudicarti per degli sbagli fatti in passato... >>
Sospirò, capii che la frase non si riferiva soltanto a me, le parole di Drake dovevano averla ferita più di quanto mi aspettassi.
<< Hai ragione, chi o cosa siamo lo decidiamo noi >>
Mi sforzai di apparire il più credibile possibile.
<< Credo sia così... beh allora meglio incamminarci, no? L'ultimo che arriva lo facciamo sedere accanto a Marlee! >>
Tagliò così la conversazione e passò oltre, strappandomi un sorriso.
La fissai andare via, e solo allora notai una piccola forma gialla piantata sul terreno.
Mi avvicinai e la colsi dalla terra.
<< Oh, Brienne! >>
<< Sì? >> sì volto verso di me.
<< Tieni! >> le lancia la molletta, quella che portava sempre, e che doveva esserle caduta durante lo scontro con Drake, oppure per colpa dell'esplosione.
Svelta, Brienne la prese al volo, solo allora identificò l'oggetto.
<< Oh...grazie! Ma credo lo dovrò pulire prima di indossarlo >>
Compresi.
<< Fa niente, anzi, non stai affatto male se liberi i capelli >>
<< Oh, che adulatore! >>
Si congedò con una linguaccia e schizzò via, al che mi ricordai che dovevo darmi una mossa se non volevo ritrovarmi accanto a Marlee.


Ora, potrei stare a raccontarvi di come andò la serata, ma non fu nulla di speciale, anche perché riuscii a salvarmi dal capitano del team MEAB.
Inoltre, siccome questo capitolo è stato fin troppo denso di lieti eventi per il sottoscritto, passiamo alla parte che interessa al pubblico.
Cioè quella in cui mi incazzo.
<< Cosa vuol dire “è andato in ferie”?! >> battei il pugno sulla scrivania di Ozpin così forte da farmi male da solo, incurante delle suppliche di Julia e della buona fattura del mobile.
<< Ecco... esattamente quello che ho detto signor Ascuns >> rispose il preside senza nascondere una punta di perplessità per il mio comportamento.
Beh, come biasimarlo, ero entrato nel suo ufficio assieme ai miei compagni per chiedere di vedere Caesar, che sembrava essersi smaterializzato e non era presente neanche al capanno, per poi vedermi esplodere come una furia una volta comunicatomi che il mio mentore era... andato in ferie.
<< Quello... >> cercai di trattenermi e non vomitare insulti nella sala del preside, sebbene in quel momento avrei voluto soltanto tirare fuori Mizerie e devastare la stanza.
Deryck si era già messo alla porta per darmi campo libero, Julia e Ilian mi stavano pregando sottovoce di abbassare il tono.
Ma col cazzo ragazzi!
<< Doveva essere una cosa molto importante >>
Annuii.
<< Sì, molto! >>
Ozpin sospirò << Non capisco cosa possa renderti così frustrato, ma forse la risposta è nella lettera >>
Lettera?!
E me lo dici adesso, stupido di un preside?!

<< … Lettera? >>
<< Sì, mi ha affidato questa lettera da darti prima che partisse, volevo fartela consegnare da Glynda, ma vedo che è urgente... >>
Pensai alla professoressa che in quel momento si trovava fuori dalla stanza in preda alla rabbia, dal momento che un certo studente non proprio educato aveva usato la sua semblance per oltrepassarle il corpo e irrompere poco galantemente nella sala del preside.
Cazzo, quando esco di qui me la farà pagare.
Ma non m'importava più di tanto.
Ad importarmi era quella maledetta lettera!
<< Molto urgente, veramente molto urgente >>
Non capii cosa trattenesse Ozpin dal rimproverarmi e magari rifilarmi qualche ceffone, me lo sarei ampiamente meritato vista la mia condotta.
E invece, con la pazienza degna di un santone, il preside estrasse dal cassetto della scrivania una busta e me la porse con delicatezza.
Ok, già il fatto che Caesar mi avesse lasciato un messaggio in forma scritta quando poteva semplicemente lasciami un e-mail la diceva lunga su quanto doveva essere importante il contenuto.
<< Oh... grazie >>
Presi la lettera fra le mani, ma persi subito quel poco di contegno che avevo acquisito strappando via metà della busta pur di aprirla.
Tirai fuori la lettera e la portai davanti ai miei occhi.
<< … >>
Sondai la lettera da cima a fondo senza fiatare.
Conclusi la lettura e alzai lo sguardo.
Non proferii parola per almeno due minuti, la stanza era come congelata.
<< Ion... tutto bene? >> chiese una Julia per nulla serena.
<< … No >>
Senza aggiungere altro mi avventai con la bocca sul foglio di carta, e lo strappai a morsi assieme a buona parte della busta.
Concluso questo mio indegno gesto, sputai il tutto verso il cestino, mancandolo tra l'altro.
<< Ion?! >>
<< Fanculo! >>
Uscì fuori dalla stanza con il desiderio di veder ardere l'intero edificio, e fortunatamente non trovai la Goodwitch ad attendermi.
<< Ion ma... >>
<< FANCULO HO DETTO! >>
Il preside rimase perplesso ad osservarmi uscire, mentre le mie urla isteriche, contenenti per la maggior parte insulti nei riguardi di Caesar, riecheggiavano per il corridoio.
Quando fui abbastanza lontano, trovò finalmente la forza di parlare ai miei compagni.
<< Ehm c'è qualcosa che non va per caso? >>
Julia sospirò.
<< È.. complicato... comunque, ci sarebbe dell'altro di cui parlare, se permette... >>
Ozpin si rabbuiò.
<< Non riguarda Caesar, giusto? >>
<< Solo in parte... per farvi capire il perché di tutta questa ehm... agitazione >>
Il preside rilassò la schiena e si aggiustò gli occhiali.
<< Allora parlate pure, signorina Vindr >>



Nota dell'Autore
Chiedo venia per il comportamento di Ion, ma sarebbe stato strano che, giunto a questo punto, non avesse ancora avuto un qualche esaurimento nervoso.
Comunque, vi scrivo per ringraziarvi del supporto che mi date leggendo e recensendo questo storia, ma sopratutto perché questo capitolo è particolarmente importante, dato che segna la fine dell'era di Drake, personaggio di
Thanos 05 che mi ha dato non pochi momenti di gioia nello scrivere questa storia.
Ci stiamo avvicinando alla fine ma la storia non è ancora finita, tutt'altro, detto questo, per chi volesse approfondire il personaggio di Drake Keller e dei suoi compagni di squadra, sappiate che è uscito uno spinn off scritto da Thanos con protagonista il team dal nome più volgare di tutta Remnant:
DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster.
Detto questo, rinnovo i miei ringraziamenti a voi lettori e recensori, ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 36
*** Capitolo XXXVI ***


Capitolo XXXVI

 

Caro Ion, se stai leggendo questa lettera, vuol dire che il mio lavoro come maestro è compiuto.
Sappi che sono fiero di te, nonché sinceramente sorpreso per questa tua inaspettata vittoria!
Purtroppo, temo di non poter mantenere, per il momento, la promessa di allenare ancora te e i tuoi amici, anche se dubito che la cosa ti dispiaccia più di tanto.
Mi spiace dovermi congedare in questo modo, ma temo che le mie ferie dureranno per tutto l'anno, d'altronde non sono un insegnante ufficiale di Beacon, per cui la mia presenza qui non è più necessaria.
Comprendo che in questo momento tu ti stia ponendo molte domande sulla mia persona, su cosa è successo in questi giorni e sul mio ruolo in tutto questo, purtroppo le risposte dovranno aspettare a se e quando ci incontreremo ancora.
Detto questo, ti auguro ogni fortuna come studente e come cacciatore.

Con affetto, Caesar. ^_^

PS: Potresti occuparti tu dei fiori che ho piantato nel retro della mia baracca? Basta un po' d'acqua ogni sera.



Grande, grosso, gigantesco figlio di puttana!
Te li annaffio col piscio i tuoi fiori!
Per quanto mi impegnassi, la lettera di quel maledetto si era marchiata a fuoco nella mia mente, alimentando di secondo in secondo il mio astio nei confronti dello stronzo sorridente, e parlando di sorrisi, quale adulto si mette a disegnare faccine sorridenti in una lettera scritta a mano?!
Il più grande stronzo, sadico, traditore e imbroglione dell'intero universo!

Di per sé in quella lettera non c'era scritto nulla.
Ma era proprio questo ad avermi mandato il sangue al cervello!
Nulla, non una spiegazione, un chiarimento, nemmeno delle scuse per il guaio in cui mi aveva cacciato, perché a quel punto era palese che sapesse di Drake, che sapesse del suo segreto e che Mizerie fosse stata costruita per il preciso scopo di rivelare il segreto di quel robot.
Ok forse il discorso era decisamente più complesso di come lo avevo concepito... ma il punto, è che si era approfittato di me e si era dileguato lasciandomi pieno di domande, con una mezza ammissione di colpa e nemmeno una scusa.
Ed a questo punto non potevo nemmeno essere sicuro di fidarmi di Ozpin, lui mi aveva fatto entrare a Beacon, lui aveva dato il via a tutto questo, davvero potevo pensare che non fosse minimamente coinvolto in tutto il puttanaio?
Giunto a questo punto, non potevo fidarmi seriamente di nessuno che fosse parte del corpo insegnante o di qualsiasi loro conoscente: Caesar in primis.
<< Uff... >>
Arrestai la mia camminata della rabbia per riprendere fiato, dopo aver strappato a morsi quella lettera ed essere fuggito dalla sala del preside in seguito ad una delle più ridicole scenate della mia intera esistenza, avevo camminato ininterrottamente per i corridoi di Beacon, ignorando qualsiasi altro essere vivente in circolazione fino a raggiungere la sala pranzo.
Solo allora realizzai di aver camminato così tanto, e non ero nemmeno arrivato a metà con gli improperi da rivolgere mentalmente al mio ex mentore.
Beh cambiava poco, mi sarei ripreso un attimo e poi avrei ripreso a vagare per la scuola mentre insultavo mentalmente quella faccia di bronzo.
O almeno questi erano i miei piani.
<< Ion? Tutto a posto? >>
Riconobbi una voce maschile e girai il collo a novanta gradi, pronto a respingere con ostilità qualsiasi tentativo di approccio non desiderato.
<< Mi sa di no, scusa, tolgo il disturbo? >>
Ma cambiai idea, l'essere umano che si era palesato davanti ai miei occhi non aveva alcun motivo di subire ingiustamente il mio pessimo umore.
Specie perché le sue giornate dovevano essere già parecchio dure anche senza bisogno del mio intervento.
<< No Jaune, scusami tu, non è niente... solo una pessima giornata, davvero >>
Lottai con tutto me stesso per sopprimere il pensiero della faccia sorridente di Caesar che se la rideva alle mie spalle e mi sforzai di instaurare una conversazione amichevole.
Forse con un'altra persona non lo avrei fatto, anzi, sicuramente, ma a Jaune dovevo la nostra vittoria su Jack, inoltre non aveva mancato di venire a trovarmi dopo il mio collasso, insomma, gli dovevo un minimo di riconoscenza.
<< Credo di capire cosa intendi >> rispose lui, mentre iniziò a grattarsi la nuca.
Ma non mi dire.
<< Hai avuto problemi anche tu? >>
Jaune annuì.
<< Nulla di grave, ma sai si avvicina la fase finale del torneo e Pyrrha ultimamente è un po' giù di corda >>
<< E immagino che in quanto capitano... >>
<< La cosa mette giù di corda anche me, ma a parte questo tutto bene! Ah... e non mi sono ancora complimentato per ieri, davvero una bella battaglia >>
Oh Jaune, se solo tu sapessi cosa è venuto dopo...

<< Grazie, anche voi avete combattuto bene, non pensavo che saresti migliorato tanto >>
Le mie parole erano sincere, ok, è vero che la maggior parte del tempo in cui si erano svolti i round delle altre squadre lo avevo passato dormendo (non me ne vogliate, un cacciatore riposa sempre prima dello scontro... no?), ma quei cinque minuti da quando Julia mi aveva svegliato con uno schiaffo sul collo a quando avevo ripreso a dormire mi erano bastati per notare l'abilità di Jaune.
O almeno quella di un ragazzo biondo che mi ricordava Jaune.
Ok se proprio devo essere sincero, non sono nemmeno tanto sicuro che si trattasse di un ragazzo, ma cerchiamo di alimentare l'autostima altrui quando se ne presenta l'occasione, no?
Visto Deryck? Non sono una persona adorabile?
<< Non ne sono tanto sicuro in tutta sincerità ma faccio del mio meglio... tu invece mi hai stupito Ion, hai fatto passi da gigante ed hai fatto ritirare quel mostro con il camice! A proposito, perché si è ritirato? >>
Perché era un cazzo di robot!
<< In tutta sincerità me lo chiedo da ieri >>
<< Inoltre >> continuò lui << Non si è ancora fatto vivo oggi, magari non si è sentito bene, eppure non è da lui, non si è ammalato un singolo giorno da quando lo conosco e non sembrava aver subito ferite gravi durante lo scontro >>
Jaune, capisco che tu aspiri ad essere un eroico cacciatore amico degli indifesi e degli oppressi, ma cos'è questo tono di preoccupazione per quell'ammasso di sterco e metallo che sento uscire dalla tua bocca?
Ok Ion, calma, lui non sa niente, lui non sa niente, è solo uno studente confuso per l'assenza improvvisa di un suo compagno di classe, non fargliene una colpa.

<< Vero... mai stato assente? Sicuro? >>
<< Sì! Credo di essere l'unico ad essersene accorto, ma Drake non ha saltato una singola lezione fino ad oggi, nemmeno fosse una macchina >>
Ah ah ah.

Una macchina.
Che cosa assurda.
<< Sono certo che debba solo riprendersi dalle botte, forse è più fragile di quanto sembri... >>
<< Beh sì potrebbe essere... il problema è che non si è fatto vivo nessuno della sua squadra >>
<< Davvero? >>
Mi chiesi dove fossero in questo momento.
La prigione e le fogne erano le mete più gettonate.
<< Beh questo è inquietante... ma sono certo che spunteranno di nuovo fuori, comunque... >>
<< Sì? >>
<< Niente, solo, buona fortuna per il torneo, spero di non avervi contro, l'idea di trovarmi Pyrrha o Pel di Carota davanti basta a terrorizzarmi, figuriamoci tutte e due assieme! >>
Jaune rise.
Io no, avevo ancora fissa nella mente l'immagine di Nora sul ring, mentre mi fissa con occhi spiritati dichiarando che ridurrà in polvere le mie ossa, stringendo fra le braccia uno spaventoso martello che pare adatto al compito appena menzionato.
<< Davvero? Quindi parteciperai al secondo round? >>
Scossi la testa.
<< Neanche se mi pagano! Ho dato il mio contributo, sono certo che i miei compagni sapranno portare avanti dignitosamente il nome della nostra squadra, in quanto a me, darò il mio più sincero sostegno morale mentre sono comodamente seduto in mezzo al pubblico, preferibilmente con qualcosa da mangiare >>
E se non mi addormento, aggiungerei.
<< Peccato, sai, non mi sarebbe dispiaciuto combattere con te una volta tanto >>
Questo era inaspettato.
<< Davvero? >>
<< Beh diciamo di sì, un po' perché non rischieresti di mandarmi all'ospedale, e un po' perché fra tutte le persone che ho conosciuto qui sei fra i pochi con cui non ho avuto occasioni per scontrarmi, non che avessi intenzione di partecipare al torneo però >>
Però.
Sembrava quasi che il darsele regolarmente fosse, per gli studenti di questa scuola, un modo per fare amicizia e migliorare i propri rapporti.
Inoltre, ora che ci pensavo, in effetti io e Jaune non c'eravamo mai trovati contro durante i tanti match nelle ore della Goodwitch.
Probabilmente perché quella vecchia strega ci teneva che io mi trovassi sempre contro avversari più potenti di me!
Cribbio, ho perso il conto di quante volte sono saltato via dal ring per mettermi al riparo, maledetta strega inacidita con la scopa nel culo!

<< Hai ragione, in effetti non ne abbiamo mai avuto occasione, e pensare che, ti potrà sembrare stupido, ma lottare con te è la prima cosa che ho voluto fare da quando ti ho conosciuto >>
Jaune aggrottò le sopracciglia, visibilmente perplesso.
<< Davvero? >>
<< Certo! Anche se per motivi meno amichevoli >>
<< A questo punto però devo sapere quali >>
<< Sicuro? >>
Cenno di assenso da parte di Arc.
<< Semplicemente, io ero un pessimo combattente, tu... beh credo non serva ricordartelo, per cui ho pensato “Ehy, magari con lui ho qualche speranza di vincere e non essere considerato l'ultima ruota del carro” >>
Il Ragazzo Vomito non sembrò prendersela, ma nemmeno lo trovò divertente.
<< Oh... ero davvero così senza speranza? >>
<< No! No, cioè ok forse un po' sì, e magari togliamo il forse, ma all'epoca credevo anch'io di esserlo, invece mi sono sbagliato su entrambi: abbiamo battuto Jack, tu ti sei sbarazzato di Cardin, io sono migliorato sensibilmente come cacciatore, nessuno di noi è stato chiuso nel proprio armadietto e spedito in qualche altro continente... >>
<< Non in un continente ma qualche viaggetto me lo sono fatto... >>
Lo guardai male.

Non interrompere i miei discorsi incoraggianti, e già tanto che riesca a metterne su qualcuno!
<< M-ma era ancora quando Cardin mi dava ancora il tormento, da allora non è più successo >>
Bene, questo volevo sentire.

<< Il punto è che il mio fu un comportamento stupido, e a dirla tutta mi spiace essere stato così meschino >>
<< Nah, non serve scusarsi, se fossi stato un pochino più intelligente avrei fatto anch'io un pensiero simile... >>
Sospirai.
<< Ora però non schernirti in continuazione, sei un caposquadra, di questo passo deprimerai tutto il team >>
Per un momento Jaune mi guardò come se le mie parole contenessero chissà quale illuminazione.

Va bene, sono consapevole di possedere un certo carisma (cos'hai da ridere, Deryck?), ma quella reazione era decisamente anomala.
<< Sai... mi hai fatto ricordare che in effetti dovrei essere più responsabile per il benessere dei miei compagni, specie in questo momento >>
Afferrai al volo cosa volesse dire.

<< Quindi smetterai di piangerti addosso e correrai dalla miglior studentessa della scuola? >>
<< Nessuno si sta piangendo adesso! Ma sì in effetti dovrei, allora ci vediamo Ion, e non scordarti del combattimento! >>
Senza attendere replica, si mise a correre per la sala pranzo, urtando, da perfetto imbranato quale era, almeno tre studenti con i vassoi carichi di cibo, per poi congedarsi da questi con un imbarazzante mix di scuse e promesse di risarcimento.
<< Mi sa che si è appena fatto una mezza dozzina di nuovi nemici >>


Dopo aver preso un sandwich con pochi lien, lasciai la sala pranzo e camminai fino all'esterno della struttura, rimaneva ancora mezz'ora prima della ripresa delle lezioni.
Mi sedetti su una panca del cortile scolastico, rimpiangendo di non essermi portato dietro niente da bere e, sopratutto, di aver abbandonato la sala mensa per mettermi a mangiare fuori come un barbone.
Beh non che fossi uscito per il gusto di respirare aria fresca, ma in quel momento avevo voglia di allontanarmi il più possibile da qualsiasi essere umano o fauno per mangiare in solitaria.
Faceva freddo quel giorno, mi trovai presto a stringermi le braccia e maledire la mia decisione di mangiare all'aperto.
Ovviamente non mancai di incolpare Caesar per questa sgradevole situazione.
Anzi, diciamo che da allora per il sottoscritto Caesar divenne il responsabile di tutti i mali del mondo, dal freddo di quel giorno a qualsiasi calamità naturale accaduta in tempi passati, presenti o futuri.
E, ovviamente, della mia penosa condizione qui a Beacon.
Addentai con rabbia il sandwich al tonno, pensando alla mia scenata in ufficio di poco fa.
Dopo questa, potevo dire di essermi giocato qualsiasi aiuto da parte di Ozpin, e me lo sarei meritato, aggiungerei.
Ma non potevo allo stesso tempo negare di quanto quelle urla fossero state liberatorie per il mio animo e la mia psiche, peccato solo che Caesar non fosse lì per ricevere il mio vaffanculo dritto in faccia.
Non che questo mi portasse a desiderare di averlo davanti a me, no, malgrado la sfuriata in ufficio, tutto sommato potevo considerare la sua sparizione un enorme sollievo, una perdita dal punto di vista dell'allenamento (da quel giorno in avanti avrei dovuto imparare ad autogestirmi), ma un grande guadagno per il mio stato psicofisico.
Diamine, potevo pensarci prima ed essere più ottimista.
Levarmi un grosso chiodo al culo quale era Caesar poteva considerarsi la più grande delle benedizioni.
Ma niente, niente!
Ero troppo incazzato per le sue ferie improvvisate dopo avermi quasi fatto uccidere per pensare positivo!

Era tutto un suo piano? C'era di mezzo anche Ozpin?
E perché tutto questo?
Chi diamine era Drake e perché Caesar mi ha usato per ucciderlo?
Sono forse finito in mezzo ad una guerra segreta fra compagnie produttrici di androidi che stanno aspettando di distruggersi l'un l'altra così che la vincitrice possa dominare il futuro mercato?
Del resto Caesar non mi era mai sembrato propriamente un essere umano, non mi stupirei quindi se la sua faccia di bronzo fosse veramente una faccia di bronzo.

Oppure Caesar era semplicemente un cacciatore fin troppo zelante (e inquietante) e, scoperto del segreto di Drake e di sue eventuali intenzioni ostili, aveva scelto di usarmi per smascherarlo davanti al pubblico?
Non ne avevo idea, e probabilmente nemmeno avrei dovuto pensarci.
Primo perché non sarei comunque stato in grado di venirne a capo.
Secondo perché più ci pensavo e più la prospettiva di provare gli effetti di Mizerie su me stesso iniziava ad assumere un certo fascino.
<< Che situazione di merda... >>
<< Non essere scurrile però >>
Sobbalzai dalla sorpresa mentre l'ombra apparsa alla mia destra assumeva le note sembianze della mia caposquadra.
<< Julia? >>
<< E il resto del team >> puntualizzò Ilian indicando se stesso e il fauno al suo fianco.
Prima che potessi fare una domanda, Julia pensò bene di anticiparmi la risposta.
<< Sapevamo che avresti avuto uno dei tuoi momenti “voglio allontanarmi dal genere umano e pensare alla sua distruzione”, quindi non ci siamo nemmeno presi la briga di controllare in camera o in sala mensa, e fra tutti i posti desolati questo era il più gettonato >>
Però, così precisa da essere quasi inquietante.
Forzai un sorriso e mi grattai la nuca, cercando di apparire almeno un po' mortificato.
<< Suppongo di essere diventato prevedibile >>
<< Beh, mesi e mesi a condividere una stanza ti insegnano qualcosa sui suoi coinquilini, ad esempio la tua lieve misantropia >>
Mi ritenni leggermente offeso, va bene che in certi momenti arrivo ad anelare alla distruzione dell'intero genere umano per mano di un'improvvisa e inarrestabile calamità, ma vale solo per il 10% della mia giornata tipo.
Poi in momenti come questo raggiungevo il picco del 70%, ma non si può di certo applicare per intero alla mia persona.
Voglio dire, non ho mai ucciso nessuno!
… O almeno non avevo ancora ucciso nessuno allora, in quel momento ero solo un ragazzo con un lieve problema di rabbia che voleva prendere a pugni in faccia il suo simpaticissimo mentore, ma di casi come questo ne saranno esistiti a miliardi in tutto il globo.

Ma il mio sarebbe certamente durato tutta la vita.
<< Addirittura misantropia? Devo aver dato proprio del mio meglio in quell'ufficio >>
<< Se può consolarti >> esordì Ilian << Ozpin ha deciso di chiudere un occhio e non punirti con tre giorni di pulizia in sala mensa, ma non fa promesse per eventuali provvedimenti presi dalla Goodwitch >>
Inarcai un sopracciglio, per nulla convinto che quella fosse una buona notizia.
<< In breve sono fra le grinfie della Goodwitch? In che modo questo sarebbe preferibile al pulire la sala mensa? >>
Julia sorrise.
<< Più tardi cercherò di mettere una buona parola anche con lei >>
Chissà perché non ero affatto convinto sul buon esito della missione.
<< Comunque, sbollita la rabbia? >>
Feci cenno di sì.
<< Credo che domani mi mancherà la voce, quindi sì >>
<< Ti mancherà la voce? Perfetto, perché ci sarebbe altro da dire... >>
<< Ehi, guarda che per adesso sono ancora in grado di imprecare >>
<< Se è così aspetto prima di parlare... >>
Le scoccai un'occhiataccia.

<< Ok ok, ma prometti di non imprecare >>
<< Prometto che farò del mio meglio, prendere o lasciare >>
Julia sospirò.
<< Mi sta bene, allora... prima di trovarti, abbiamo parlato a Ozpin di quanto è accaduto, portandogli quella poca roba che abbiamo trovato di Drake >>
Sorrisi al pensiero del preside che scopriva di aver avuto un robot psicolabile a piede libero nella sua accademia per tutto questo tempo, doveva essergli come minimo partito un infarto.
<< Ovviamente, per non allarmare gli studenti, questa notizia rimane fra noi, lui, e i team MEAB e OGMA, che ovviamente daranno retta al preside, e ufficialmente Drake risulterà come “ritirato dagli studi” >>
<< È proprio da Ozpin, nulla di sorprendente >> sbuffai, intuivo che la sua reazione sarebbe stata insabbiare il tutto e nascondere questo scomodo incidente sotto il tappeto.
Beh non che potessi biasimarlo.
Perché io al suo posto avrei fatto la stessa cosa.
Voglio dire... lo stipendio del preside di Beacon non credo sia qualcosa a cui una persona vorrebbe rinunciare per qualche piccolo scandalo, no?
Ma siccome lo scandalo riguardava il sottoscritto che rischiava la vita, non risparmia al preside una piccola maledizione.

<< Così ci ha mandati, nel mentre che ti cercavamo, a controllare la sua stanza per vedere se aveva lasciato qualcosa... ma era vuota, e a quanto pare lo era da sta mattina >>
Non capii.
<< Mi sembra naturale che sia vuota, Jack, Kojo e Ivan non potevano di certo tornare a scuola dopo quello che hanno fatto! >>
<< Non hai capito >> rispose Deryck, << Nella stanza non c'era niente a parte i mobili e i letti, nessun effetto personale, poster o altro >>
<< Intendete dire... >>
<< Esatto Ion, e non è questa la parte inquietante... >>
<< Cos'altro è successo? >>
Julia deglutì.
<< Vedi... Ozpin ci ha rivelato che ieri sera, in un orario vicinissimo a quando abbiamo distrutto Drake, ha ricevuto una chiamata dove gli veniva detto che Drake avrebbe momentaneamente lasciato la scuola per motivi familiari, e che qualcuno sarebbe arrivato a prendere gli effetti di suo figlio e dei suoi amici, che si sarebbero ritirati anche loro >>
Scossi la testa.
<< Ma è assurdo, perché un team intero dovrebbe ritirarsi? Intendo, possibile che ad Ozpin non sia venuto alcun sospetto? Non ha senso... e poi chi dovrebbe averlo chiamato? >>
Julia mi guardò indecisa.
<< Beh... il padre ovviamente, il signor Dominik Keller >>
<< Questo... >>
<< Ozpin ha acconsentito... ma abbiamo trovato l'intera stanza svuotata, oggi, com'è possibile che sia successo tutto così velocemente? >>
<< E Ozpin come ha reagito alla vostra versione? >> << Beh ci ha creduto, e siccome gli abbiamo detto che quei tre sono ancora nei paraggi sono partite delle ricerche, ma se tutti i loro effetti sono spariti così velocemente, non escluderei che chiunque lo abbia fatto ha fatto sparire pure loro tre... >>


Spalancai la porta della camera di Drake, lasciata praticamente aperta e accessibile a qualsiasi studente.
Niente, la stanza non solo era stata svuotata, ma in perfetto ordine, letti e scrivania erano al loro posto originario, il doppio materasso su cui dormiva Ivan era sparito e il letto a castello era stato riparato, tornando così a contenere due postazioni letto per ospitare gli studenti.
Il pavimento accanto a quello che fu un tempo il letto di Ivan era lindo, privo di quell'accumulo di sacchettini di patatine e cibo spazzatura che aveva popolato il pavimento intorno e sotto al letto.
Pure il bagno non portava più i segni della presenza di Kojo, e questo era particolarmente strano, l'ultima volta la vasca da bagno ne era colonizzata, e sarebbe stato necessario come minimo un intervento di disinfestazione per rimuovere tutto quell'ammasso... di schifo.
Socchiusi gli occhi.
Avevo ufficialmente rinunciato a capire cosa stesse succedendo su questo diamine di pianeta: Drake è un robot ed è esploso, nello stesso momento arriva una chiamata da parte di suo padre che lo ritira da scuola, noi intanto ci facciamo la nostra cena, e andiamo a dormire.
La mattina seguente andiamo da Ozpin, parte la mia indegna ma necessaria scenata riguardo la sparizione di Caesar, poi i miei amici chiedono di Drake e viene fuori che è stato ritirato.
Ed ora, scopriamo che nel lasso di tempo fra la morte di Drake e la nostra visita da Ozpin, la stanza di Drake e dei suoi compagni di merenda è stata completamente ripulita, eliminando così ogni traccia della loro presenza e, dunque, qualsiasi oggetto atto a identificarli, rintracciarli od anche solo essere certi della loro esistenza!
Perché mi chiesi.
Perché avevo a che fare con questo puttanaio?!
A malapena ricordavo da cosa era cominciato tutto questo.

Dal mio furto fallito, un furto da cui Drake si aspettava qualcosa che non è mai arrivato, parte così la sua ossessione nei riguardi del sottoscritto, delle informazioni sensibili che secondo lui dovrei possedere.
Poi inizia il torneo, grazie a Caesar ho l'arma per contrastarlo, solo che non ne ho idea, vinco a tavolino e Drake mi giura vendetta, trovando la conferma che non sono un semplice poveraccio che è finito in quella situazione per caso ma qualcuno che sa troppo e che dovrebbe essere eliminato.
E lui prova ad eliminarmi!
Oum, cosa diamine devo aver fatto in una mia vita passata per meritarmi un tale chiodo al culo?

<< Faccio ancora fatica a crederci >> sussurrò Julia << È come se nessuno fosse mai stato in questa stanza, chi diamine ha potuto fare una cosa simile in così poco tempo?! >>
Ilian si guardò intorno con espressione corrucciata.
<< Ozpin ha accennato a suo padre no? Dev'essere un uomo importante, un uomo che può arrivare ovunque desidera senza per forza essere lì presente >>
La mia schiena reagì con un brivido frenetico alle parole dell'arciere.
<< Mi stai dicendo, che un qualche alleato di Drake si trova in mezzo al personale scolastico, e che dovrei iniziare a dormire con un occhio aperto? >>
<< Non essere così tragico! >> pregò Ilian << Però... insomma, non ne ho idea >>
Julia sospirò sconsolata.

<< Se c'è, non è una persona che può esporsi, forse sarà solo qualche inserviente pagato profumatamente, se fosse nella posizione di nuocerti come un insegnante o altro sarebbe strano che non lo abbia già fatto... però, Ion, credo che per capire meglio la situazione dovresti dirci tutto quello che sai di Drake, a partire dal perché ti vuole morto >>
Assentì alla sua richiesta.
<< Hai ragione, in effetti non ve l'ho mai spiegato... ma sapete come sono entrato a Beacon no? Per un furto andato male, ebbene, Drake era molto interessato ai risultati di quel furto, perché? Non ne ho idea, indagine di mercato? Controllo delle comunicazioni? >>
Ilian mi guardò perplesso.
<< Cosa diamine dovevi rubare? >> << Qualcosa contenuto nel database della torre di Beacon, non capivo esattamente cosa gli potesse interessare all'interno di una tale mole di dati, né ero interessato a scoprirlo, ma la cifra che avrei ricevuto mi avrebbe sistemato per parecchio tempo >>
Lo dissi con una bramosia che Julia non poté non scoccarmi uno sguardo diffidente.

<< Lo dici come se la cosa non ti dispiacesse >>
Annuii.
<< Non fraintendermi, so che è sbagliato, e non intendo ripercorrere quella strada (almeno per il momento), ma da persona che doveva accontentarsi di una camera di motel sudicia per casa e yogurt al limite della scadenza come cena, non potei non trovare quella prospettiva decisamente allettante >>
<< E adesso? >> << Prego? >>

<< E adesso la troveresti allettante? >>
Ci pensai un attimo, ma solo per farle credere che fossi un po' in dubbio.
Le mie idee erano chiarissime a riguardo.
<< Certo, vivere in una bella casa con tutte le comodità del caso sarebbe un sogno che si avvera >>
Pensai che si sarebbe arrabbiata, invece sospirò.
<< Suppongo che questa sia una parte di te che non posso cambiare >>
Prego? Per caso c'è qualcos'altro di me che non ti va bene?
Che ne so, magari vuoi che cresca di qualche centimetro?
In effetti non mi dispiacerebbe guadagnare qualche centimetro in altezza.

<< Purtroppo il prodotto non è rimborsabile >> optai per scherzarci sopra, del resto aveva ragione: ero una persona materialista e avida, e sarei morto materialista ed avido.
E la cosa mi va benissimo.
Non sarei io altrimenti.
<< Spero che un giorno non ti pentirai di questo, in ogni caso, cosa successe dopo? >> chiese Ilian << E sopratutto >> continuò << Perché non hai mai detto niente, Deryck? >>
Il fauno stava contemplando il mondo esterno alla stanza affacciato alla finestra, ma le sue grandi orecchie da coniglio non poterono ignorare quella domanda.
<< Perché chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni, non stava a me dirlo >>
Malgrado la scelta delle parole non vi era ostilità nella sua voce, diamine Deryck, in certi momenti sei proprio un orso.
<< … Mi sembra soddisfacente, ok Ion, riprendi >>
<< Come stavo dicendo, da allora Drake mi si è attaccato al culo peggio di una cozza, sul serio, era inquietante trovarselo davanti in ogni dannata aula della dannata scuola, se non avessi saputo il motivo per cui mi stava tenendo sotto controllo lo avrei scambiato per una specie di maniaco >>
Julia rise.
<< In effetti qualche ragazza ha notato quel suo pedinarti in continuazione, se n'è pura uscita con una sua teoria molto interessante >>
Mise molta enfasi nella parola “interessante”.
Un brivido mi attraversò la schiena.
<< Se riguarda una fantasia omo, dalle un ceffone da parte mia >>
Julia rimase in silenzio, grattandosi la nuca imbarazzata mentre trattenere un risolino.

Il che, mi fece temere di aver fatto centro sulla “teoria interessante”.
<< Comunque, le cose sono andate così fino all'inizio del torneo, e a questo punto credo sia scontato che ci abbia ficcato lui lì dentro, così come che abbia deciso lui l'abbinamento, ma lì beh... lì le cose si fanno complicate >>
<< Vai avanti >> mi incitò Julia.
<< Per farla breve, uso Mizerie contro di lui, l'arma che ho costruito con Caesar... e Mizerie gli fa sparire la pelle del braccio rendendo ben visibile la sua natura meccanica, le telecamere non riprendono quella zona né nessuno se ne accorge eccetto me >>
Ripresi fiato.
<< E così lui si convinse che io sapessi della sua vera natura dal principio, che avessi preparato l'arma con il preciso intento di rivelare la sua identità e tutto il resto, per cui si decise ad uccidermi, abbandonò il round per non esporsi, riparò il danno, usò le sue “indefinite abilità di robot” per mandarmi un finto messaggio... e così finimmo nella foresta a darcele di santa ragione >>
<< E questo è tutto? >> chiese Julia.
<< Questo è tutto, ora capite perché desidero che Caesar... meglio se non dico cosa desidero che accada a Caesar >>
“Che soffra, che tutta la sua famiglia muoia davanti ai suoi occhi, che un meteorite si abbatta sulla sua casa riducendola in cenere, che lui venga ridotto in cenere...” e l'elenco andava avanti all'infinito.

<< Ok, credo di capire il perché sei esploso, quindi ora l'unica persona che potrebbe darci dei chiarimenti è sparita dalla scuola >>
Julia fece cenno di no all'affermazione dell'arciere.
<< Non si può escludere che Ozpin sia all'oscuro di tutto, ma temo che da lui non avremmo alcun aiuto... Ion, tu cosa vuoi fare? >>
<< Mh? >>
<< Vuoi andare fino in fondo con questa indagine? >>
<< No, direi che la cosa ormai mi sta bene così >>
<< Cosa? Sei serio? >>
Ilian, intanto a rovistare sotto il materasso, si girò così velocemente da tirarsi dietro parte del letto al castello, provocando un rumoroso strascichio sulla moquette.
<< Sì, ormai ho capito che non ho modo di andare fino in fondo a meno che non esca da qui e non mi metta a cercare Caesar in giro per il mondo, e non ho voglia, poi, dal momento che devo la mia presenza qui invece che in una cella ad Ozpin, anche se dovesse sapere qualcosa è nel mio interesse lasciarlo in pace >>
<< Sei serio? >> l'arciere sembrava non credere alle mie parole.
<< Serissimo, non voglio dare a Ozpin motivo di volermi allontanare... inoltre questo trascinarvi nei miei problemi sta diventando irritante, lo so, siamo amici e gli amici si aiutano a vicenda, ma credo di avervi fatto penare troppo, ormai Drake è andato, Caesar idem, piantiamola di preoccuparci e pensiamo a vivere contenti, per quanto possibile >>
La perquisizione non aveva dato risultati, con la stanza così immacolata, era chiaro che non avremmo trovato niente sul team DIKJ, e sinceramente era meglio così.

Non ho mai amato affrontare i miei problemi, ora che lo avevo appena fatto... aprendo la faccia del problema in questione a colpi di Mizerie, mi ritenevo più che soddisfatto.
Beh, non del tutto, specie con la parentesi Caesar ancora aperta, ma per adesso era sufficiente il non avere nemici pronti ad uccidermi all'interno di quella scuola.
<< Quindi, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me... ma adesso possiamo tornare alla nostra serenità >>
A questa mia frase seguì un assenso collettivo, non ero l'unico ad essermi stancato di correre dietro Drake, specie adesso che non era più qui.
No, anche se fosse ricomparso da un momento all'altro, avrei fatto tesoro di quei momenti di tranquillità che sarei riuscito a strappare al dio tempo, e sopratutto, avrei permesso che i miei amici avessero la propria.
<< Beh è vero che per adesso non possiamo fare molto, ma per favore, rimani vigile... >>
<< Lo farò, ma a patto che adesso il problema DIKJ venga archiviato, davvero, sono esausto >>
Uscimmo dalla stanza che per tanto tempo aveva ospitato i nostri più acerrimi nemici, facendo attenzione a chiudere la porta alle nostre spalle.
Più tardi uno di noi sarebbe andato ad informare Ozpin, sperando che questi non si sarebbe limitato ad annuire e sorridere.
<< Comunque, siccome dobbiamo cambiare argomento >> esordì Ilian << Domani si svolgeranno i secondi turni, e noi dobbiamo ancora decidere chi rappresenterà la squadra >>
Sorrisi.
<< Ovviamente, io mi tiro fuori per primo, ma vi darò tutto il mio sostegno morale dalle tribune >>
Julia mi tirò un pugnetto sulla spalla.

<< Chissà perché, non avevo dubbi a riguardo >>

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Capitolo 37
*** Capitolo XXXVII ***


Capitolo XXXVII



<< Me li compri? Li voglio assolutamente! >>
Di solito, una persona normale, sa riconoscere i segnali di ciò che la maggior parte delle persone definisce “istinto omicida”.
E non parlo di un qualche ridicolo sesto senso, o della presunta capacità di “fiutarlo nell'aria”.
No, mi riferisco a qualcosa di più semplice e più riscontrabile nel nostro vissuto: tic nervosi, mani che si stringono a pugno, denti che digrignano e occhiatacce che urlano “ti voglio uccidere” scoccate al diretto interessato.
Ma niente.
Per qualche motivo a me incomprensibile, esistono persone in grado non di tralasciare, ma di ignorare completamente questi segnali, come se non esistessero, o come se questi individui fossero completamente incapaci di avvertire, anzi, mi correggo, di concepire che la persona davanti a loro stia morendo dal desiderio di tirargli un pugno così forte da farle volare dall'altro lato della strada.
In genere queste persone sono destinate a vivere esistenze molto brevi, spesso per colpa della loro stessa stupidità.
E in quel momento, mi auguravo che l'esistenza del piccolo Nick fosse quanto più breve possibile.
<< No! Non te li compro i biscotti, non ti comprerò quelli, le caramelle gommose, la liquirizia, le caramelle alla frutta e i lecca-lecca >>
Il piccolo fauno fermò la sua corsa in mezzo agli stand del festival, senza curarsi di nascondere la sua evidente delusione.
<< Perché? >>
Repressi il desiderio di prenderlo a calci, facendo affidamento al mio sempre più fragile autocontrollo.
Non si trattava semplicemente di sopportare le incessanti richieste di un bambino lagnoso, no, era da almeno mezz'ora che lo stavo inseguendo da una bancarella all'altra, assicurandomi che non sfilasse dolci dagli stand culinari o non importunasse i cacciatori di passaggio.
<< Te l'ho spiegato cinque volte Nick, non una, non due, non tre o quattro: cinque volte! Ma siccome sei lento di comprendonio te lo rispiego: primo, non voglio spendere i miei soldi per cibo che non sia per me, secondo, Brienne ti ha vietato di mangiare dolci >>
Fece per replicare, ma capii subito dove voleva andare a parare.
<< No Nick, non puoi rubarli, perché se lo fai e Brienne lo scopre, quello che dovrà fare i conti con lei sarò io Nick, io, ed io non voglio subire l'ira della ragazza coniglio, in nessun modo! >>
Cercai di trattenermi e non farmi udire dai passanti, cosa non facile dal momento che la via era letteralmente da cittadini e turisti intenti ad acquistare cibo o gadget di dubbia qualità, per cui dovetti tirarlo per un orecchio e riferirgli le mie rimostranze sotto voce.
Ma il piccolo mostro non volle demordere.
<< Ma io ho fame! E poi quando mi ricapita un'occasione simile? >>
<< Se tutto va bene fra otto anni, forse allora avrai dei soldi tuoi e nessuno sarà nella posizione di dire come non devi spenderli, ma fino ad allora: arrangiati! >>
Un piagnucolio rabbioso fu l'unica risposta che ottenni da Nick, che per grazia divina decise di fermare la sua caccia al dolce.
Mi asciugai il sudore dalla fronte con la mano destra, sollevando nel gesto due sacchi della spesa fra vestiti e cibo.
Un terzo oscillava aggrappato al braccio sinistro, mentre i miei occhi puntavano un piccolo furgoncino accanto ad uno stand adibito alla vendita di magliette, furgoncino dove la proprietaria dello stand aveva trascinato dentro Brienne per farle provare almeno tre abiti che a suo dire “le staranno d'incanto”.
Ero indeciso se considerarlo un rapimento, la signora, una cittadina di Vacuo dalla pelle color caramello (chi altri sarebbe così rozzo da trascinare un cliente nel proprio negozio?) aveva letteralmente afferrato il fauno, e ottenuto da lei un suono confuso vagamente simile ad un sì, aveva pensato bene di trascinarla all'interno del camerino, ovvero il furgone, per farle provare quei tre abiti, che immaginai avesse tirato fuori a caso fra quelli più costosi.
Riconobbi che era una cittadina di Vacuo dallo stemma della nazione riportato su alcune magliette che quella selvaggia provò successivamente a vendermi.
Niente da fare, gli abitanti di Vacuo si fanno riconoscere ovunque vadano.
Scossi la testa, spostando lo sguardo sulla piazza dove eravamo da poco sbucati, così gremita di gente che il me dei giorni andati non avrebbe avuto problemi a svuotare le tasche di chiunque gli fosse capitato sotto tiro.
Ma veniamo a noi, lettore curioso, perché posso supporre che in questo momento vi siate fatto la mia stessa domanda: come diamine ci sono finito qui?
Lo chiesi fra me e me, mentre i miei occhi non si staccavano un secondo da quel tornado vivente che era Nick, il quale non aveva perso l'occasione per unirsi al nostro appuntamento e cercare di scroccarci del cibo o qualche giocattolo dalle bancarelle, ovviamente pagando con i nostri soldi!
E sì, avete letto bene: appuntamento.
Ma prima che vi facciate strane idee, chiarisco subito, non si trattava propriamente di un appuntamento nel modo più classico in cui può essere inteso, quel giorno io non andai da Brienne per chiederle di uscire, né lei fece altrettanto con me, semplicemente... successe, ed anche se la parola appuntamento non venne usata da nessuno dei due, non posso fare a meno che considerare quell'evento come la nostra prima uscita assieme.
Un lieto evento, certo, ma torniamo alla domanda di prima: come diamine è successo?
Per scoprirlo, occorre tornare indietro fino al pomeriggio dopo le lezioni...


Suonata la campanella, io e i miei compagni di squadra ci fiondammo nel cortile del campus, in cerca di un posto al fresco dove riprenderci dalle ore di lezioni, in particolare da quella lagna soporifera che era l'ora del professor Port.
Passammo i primi minuti in silenzio, cercando di capire se eravamo veramente nel cortile o se stessimo semplicemente dormendo mentre i nostri corpi erano collassati sui banchi della classe del professore più noioso che fosse mai esistito.
Fortunatamente eravamo svegli, e dopo qualche minuto passato a confermare questo fatto, scoprimmo di non avere idea di come spendere questa giornata.
Quel giorno iniziavano gli scontri due contro due, che si sarebbero protratti fino al giorno seguente, la nostra squadra avrebbe quindi combattuto domani, e da quando era iniziato il torneo, i docenti dell'accademia avevano deciso di comune accordo di non assegnare lezione per casa, così che gli studenti fossero liberi di godersi il torneo ed il festival, e nel caso dei partecipanti, di allenarsi senza avere altri progetti a cui dedicare il loro tempo.
Il mio caso era ancor più particolare: di solito passavo i miei pomeriggi ad allenarmi con Caesar, ma adesso che il mio mentore era svanito nel nulla (e sperai che ci rimanesse a lungo), mi ritrovavo con parecchie ore libere ma senza la più pallida idea di come impiegarle.
<< Che ne dite ragazzi? Andiamo a guardare i combattimenti? È consigliabile imparare il più possibile sui nostri nemici, specie nel caso riuscissimo a passare >>
Scossi la testa con veemenza alla proposta di Julia.
<< Passo, la mia esperienza al torneo si è conclusa con il primo turno, per cui non credo andrò a guardare dei combattimenti che non mi interessano >> e, avrei voluto aggiungere, “inoltre se devo dormire preferisco farlo nella mia stanza”.
La mia leader sospirò irritata.
<< Il tuo spirito di squadra è commovente, Ion >>
Sorrisi.
<< Ehi, avrete tutto il mio sostegno morale per domani >>
Lei sbuffò.
<< Considerando che siamo in questo torneo perché Drake voleva incastrarti... >>
<< “Sarebbe carino da parte tua se dessi il 100% per sostenerci” >> ormai conoscevo quella frase a memoria.
<< Lo so, sarebbe carino da parte mia, ma mi sdebiterò in altri modi, del resto dubito che potrò esservi di utilità come spettatore, non ho il vostro stesso occhio per le tecniche altrui >> “anche perché li tengo chiusi per la maggior parte del tempo”.
<< Mi aspetto almeno che tu venga per quando sarà il nostro turno >>
<< Consideralo fatto Ilian, non potrei mai mancare... >> << E non dormirai! >>
Sospirai << Prometto che non dormirò durante il nostro turno, ma per farlo avrò bisogno di riposare durante tutti gli altri, prendere l'aereonave per il Colosseo Amity può rivelarsi estremamente stancante >>
Lo sguardo di Julia bastò a farmi intuire cosa pensasse di questa mia affermazione.
<< Ma parlando d'altro, voi intendete andare comunque? >>
Julia ci pensò su << Non so, forse mi conviene rimanere qui ed allenarmi, ci aspetta una dura battaglia >>
<< Hai ragione >> la supportò Ilian << Non ho ancora digerito l'essere stato eliminato per primo, anche se assieme a Kojo >> strinse la mano a pugno, ma fu probabilmente l'unico a non accorgersene.
<< Va bene, voi ad allenarvi, tu Deryck? >>
Il coniglio taciturno guardò verso i due << Credo rimarrò con loro a dargli una mano >>
<< Grazie amico! E tu Ion? Ti alleni anche tu? >>
Scossi la testa.
<< Caesar è evaporato, e per quanto voglia ucciderlo, non posso fare a meno di pensare agli effetti positivi della sua assenza, a partire dal fatto che oggi sono un uomo libero, quindi credo che per una volta passerò la giornata senza fare nien... >>
Il sorriso malvagio sul volto di Julia bastò a cancellare la mia speranza di passare la giornata a dormire od a guardare la televisione.
<< Non mi piace quella faccia >>
Con l'espressione degna di una iena in procinto di divorare una carcassa indifesa, Julia si avvicinò a me, la sua preda, con passo repentino.
<< Se non hai niente da fare, potresti farmi un piccolo favore? >>
Tirò fuori un foglio e me lo mise in mano, me lo portai al viso e lo lessi in un istante.
<< Una... lista della spesa? >>
Alla mia domanda, Julia rispose con un sorriso ancor più ampio e disturbante, le mie campane interiori mi gridavano che era una trappola, ma il cervello rispondeva dicendo “questo scemo c'è ormai cascato”.
<< Dal momento che sei libero e non hai impegni, saresti così da gentile da svolgere questa commissione per la tua caposquadra? >>
Feci per chiederle se potevo risponderle di no, ma quel sorriso famelico represse all'istante quell'idea che sapeva tanto di suicidio.
Per cui, sconfitto, mi costrinsi a rileggere le quattro righe del foglio, nulla di complicato.
<< Come mai questo improvviso interesse per la cucina? >>
Non era da Julia cucinarsi il cibo da sola, di solito facevamo colazione con roba comprata dal negozio di alimentari vicino o, se riuscivamo a beccare Deryck mentre si preparava la sua porzione di pancetta e uova, chiedevamo a questi di fare delle porzioni extra anche per noi.
Sinceramente, non credo di aver visto Julia avvicinarsi ai fornelli una sola volta da quando l'avevo incontrata.
<< Beh, dopo le ultime lezioni di sopravvivenza in territorio ostile, ho capito che è necessario che la sottoscritta impari le basi del cucinare, voglio essere pienamente autosufficiente per quando sarò in missione! >>
Accettai la sua risposta come valida, se di mezzo c'era il perfezionarsi come cacciatrice, allora era proprio una cosa da Julia.
<< Va bene, conosco la strada per il mini-market fuori da scuola, faccio subito >>
Julia mi sorrise << Sentiti libero di prenderti l'intera giornata, non sia mai che compri qualcosa di carino anche per te, sai, con tutte quelle bancarelle sarebbe un peccato non comprarsi un souvenir di questo festival >>
Rifiutai quell'idea all'istante.
<< E passare la giornata schiacciato fra la folla? No grazie, vado e torno subito >>


<< Maledetta Julia e maledetto festival! >>
Borbottai quelle parole con il tono più basso che il mio nervosismo poteva permettermi, mentre riuscii in qualche modo a scivolare in avanti e uscire dal negozio di alimentari, che alle due del pomeriggio era affollato da un mix fra clienti abituali, studenti e visitatori in cerca di un bagno.
Riuscii non so come a divincolarmi da quella massa di corpi stanchi e sudati senza perdere i miei acquisti (comodamente riposti in una borsa di plastica) ed a lasciare il negozio, solo per trovarmi invischiato in una folla di ancor più immani dimensioni.
Sospirai dalla rabbia, pensando a quanto sarebbe stato bello investire tutti i presenti a bordo di un carro da guerra, adesso capivo perché Julia era stata così insistente sul farmi fare questa commissione, o era troppo anche per lei, o voleva vendicarsi!
Avevo impiegato più tempo del previsto ad arrivare a causa della folla, e ancora di più a fare la fila, purtroppo per me ero capitato nell'orario di punta, quando la maggior parte degli studenti passa lì a rifornirsi per il giorno o la settimana successiva.
Sperai che una volta uscito avrei potuto tornare a respirare, e invece la sensazione di soffocamento aumentò in minuto in minuto.
Ma non mi feci sopraffare, e fra spintoni, calci e bestemmie, riuscii ad abbandonare il marciapiede e a raggiungere uno spazio poco affollato dove poter donare ristoro ai miei polmoni.
Preso qualche minuto per recuperare fiato, imboccai all'istante la via per il ritorno, ma, per capriccio del fato o di qualcos'altro, mi imbattei in una visione piuttosto atipica, se non completamente aliena a qualsiasi mio standard.
Ritta in piedi come un sergente atlasiano e rigida come una statua di bronzo, Brienne Harris, in abiti decisamente più casual del solito, stava immobile come un palo davanti ad una piccola bancarella piena di accessori, e fra le mani, notai, stava stringendo due fiocchi rossi dalle tonalità leggermente differenti.
Mi avvicinai quanto bastava per inquadrarla completamente, e non ci volle un esperto a capire che era tutto meno che a suo agio, no, quella ragazza sembrava tanto a suo agio davanti a quei negozietti quanto un orso polare nel bel mezzo del deserto, o un roditore in una fossa di serpenti, o quanto Kojo davanti a del sapone.
Insomma, il punto, è che il suo desiderio di essere ovunque meno che lì era talmente palpabile che la commessa non si azzardava a dire niente, mentre ogni secondo che passava la ragazza coniglio sembrava sempre più sul punto di prendere lo scroll, chiamare qui l'armadietto, tirare fuori Demolisher e distruggere lo stand a colpi di mazza.
Non una visione molto incoraggiante, ma devo ammettere che vederla lì, con l'espressione smarrita di un cucciolo indifeso, mi fece quasi tenerezza.
I suoi occhi sembravano gridare “Cosa ci faccio qui? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Che differenza c'è fra porpora e magenta?”
Vedere una delle ragazze più forti di Beacon ridotta in quello stato non poté non farmi un certo effetto, e, pur consapevole che questa mia azione avrebbe prolungato il mio tempo in quel luogo soffocante, mi feci coraggio e andai ad aiutarla, qualsiasi fosse il suo problema.
Provai ad annunciarmi, ma rinunciai all'ultimo e mi limitai ad avvinarmi quanto bastava da poterle rivolgere un timido saluto.
<< Ehm ciao! >>
Brienne sobbalzò, e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non scoppiare a ridere a quella scena: avevo appena fatto prendere un colpo ad una persona che avrebbe potuto spezzarmi in due con la sola forza del mignolo.
<< Scusa! Non era mia intenzione! >>
Mi scusai il più in fretta possibile, temendo una seconda reazione inconsulta, ma Brienne si limitò a tornare sugli attenti e riconoscermi.
<< Ah... Ion, giorno, anche tu a fare shopping? >>
Pronunciò quella parola come se stesse sputando del cibo andato a male, capii subito che non era un'amante dell'andare in giro per negozi, e, non capii come, la cosa mi fu di grande conforto.
<< No, sono qui per rifornire la nostra dispensa e sostenere gli esperimenti culinari della mia caposquadra >> risposi alzando la busta della spesa << A proposito, se domani dovessi risultare assente, probabilmente sarò in infermeria a riprendermi dal tentativo di Julia >>
Brienne ripagò la battuta con un mezzo sorriso << Questo mi ricorda che devo comprare l'impasto per i biscotti, è da un po' che non cucino per le mie compagne, ma per oggi magari passo... >>
Questa frase attraversò longitudinalmente il mio cervello come una scarica elettrica, materializzando nella mia mente il terrificante ricordo di quando assaggiai per la prima ed ultima volta la cucina di Brienne.
<< Ion? Tutto bene? >>
Mi ricomposi in fretta, prima che la mia faccia, ancora atterrita dal trauma, potesse suggerirle cosa pensassi della sua cucina.
<< Sì >> risposi con la rapidità tipica di un soldato, e credo di essermi messo sugli attenti prima di risponderle.
Non proprio la scena più rassicurante.
Ma iniziai a parlare prima che potesse farlo lei.
<< Comunque, ti ho visto un po' in difficoltà con quei due fiocchi, serve aiuto? >>
Il fauno sobbalzò, ricordandosi solo allora di avere in mano i due fiocchi!
<< No no! >> scosse la testa con veemenza << Sono solo un po'... >>
<< Quello è il porpora e quello è il magenta >> dissi indicando i fiocchi uno per volta << Se è quello che ti premeva sapere, se invece vuoi fare il regalo ad una tua amica, so io quale va bene >>
Brienne inclinò il collo, squadrandomi con un'espressione interrogativa.
<< Cioè? >>
<< Quello che costa di meno! >>
<< Ion! >> si mise a ridere << No comunque, cercavo proprio di distinguere i colori, Marlee mi ha mandato qui a comprarle dei souvenir del festival e fare altre faccende spacciandomele per una “missione di vitale importanza”, almeno mi ha dato lei i soldi con cui pagarle >>
Brienne aveva dato le spalle al piccolo stand, e non poté accorgersi della commessa che la stava pugnalando con lo sguardo, come a gridarle “E non potevi dirmelo prima invece di farmi perdere mezz'ora di tempo?!”.
<< Da notare poi che sapeva esattamente che qui avrei trovato il negozio di fiocchi, o anche solo che esiste un negozio di fiocchi per capelli in mezzo a questi stand >>
Alzai un sopracciglio
<< Mi stai dicendo che si è segnata tutte le cose che voleva comprare in questi giorni per poi mandare te al suo posto e non farsi la fila? >>
Brienne annuì.
<< Sarebbe nel suo stile >>
<< Cavolo, mi hai appena fatto capire che in confronto Julia è un agnellino indifeso >>
Sta voltai riuscii a farla sorridere sul serio.
<< Se può consolarla, in pochi sono al livello di Marlee, comunque dovevo fare delle compere anche per mia madre, quindi volente o nolente mi tocca fare il giro degli stand >>
Mi si fermò il cuore.
Una giornata sotto il caldo soffocante, schiacciata fra decine di persone stanche e sudaticce mentre va da uno stand all'altro per seguire le istruzioni di quella pazza della sua amica.
Davanti ad una prospettiva simile sarei fuggito a gambe levate, andare al negozio di alimentari non era niente in confronto all'odissea della ragazza coniglio.
Eppure, colto da un inaspettato senso di pietà, decisi che avrei sostenuto quella ragazza nel suo travaglio.
Presi un respiro, consapevole che se aveva ignorato quella commessa per chissà quanto tempo, non avrebbe di certo accettato facilmente un aiuto da parte di chiunque, no, Brienne era quel genere di persone che si comportava da cacciatrice (nel senso più idealizzato del termine) in qualsiasi momento, e accettare che una persona condividesse con lei il peso di quel compito sarebbe stato ai suoi occhi sbagliato, se non del tutto inammissibile.
Malgrado ciò, feci la mia proposta.
<< Capisco, allora... che ne dici se ti aiuto con le faccende? >>
La sua espressione di sorpresa mista alla rapidità con cui rifiutò cortesemente il mio aiuto comprovarono la mia deduzione.
<< No, non è necessario, potrebbe volerci tutta la giornata e... >>
<< Un motivo in più per accettare il mio aiuto, no? >>
Mi squadrò perplessa.
<< Oggi non ho niente da fare, dopo questa commissione avrei trascorso la giornata a poltrire, lo so, potrei allenarmi o fare qualcosa di produttivo, ma conoscendomi, mi sarei steso sul letto e avrei mangiato, dormito, cenato, e poi dormito di nuovo, vuoi veramente lasciarmi cadere vittima della mia stessa pigrizia? >>
Brienne scosse la testa con fare marziale.
<< No! Ma non vorrei esserti di peso... >>
<< Scherzi? Sarebbe la prima volta che sono io ad esserti di aiuto e non il contrario >> alzai le spalle << Non è un'occasione che posso lasciarmi sfuggire, ti pare? >>
Mi sarei aspettato un terzo rifiuto o un calcio nei denti, invece Brienne sorrise e annuì, anche se non potei non notare un lieve rossore sulle sue guance (il che è un segno positivo, o sbaglio?).
<< Hai ragione, poi non posso permettermi di darla vinta a Marlee, ma appena noto un segnale di stanchezza ti rispedisco a casa, intesi? >>
<< Sissignora! >>
Bingo!
Ebbro di questa mia insperata vittoria, mi accorsi all'ultimo che Brienne si stava allontanando sotto lo sguardo furioso della commessa.
<< Ehm forse dovresti pagare il fiocco! >>
<< Oh! Scusa! >> la ragazza tornò di scatto verso lo stand, tirò fuori il portafoglio e pagò il fiocco magenta, giurai di aver visto una lacrima scendere dall'occhio destro della commessa.


Terminata la trattativa dei fiocchi per capelli, scoprii che Brienne era riuscita a comprare giusto tre dei dieci prodotti evidenziati da Marlee, in più doveva ancora fare la spesa per la madre!
Per prima cosa, mi feci violenza e la scortai al mini-market da dove ero appena sbucato, indicandole rapidamente dove erano posizionati gli ingredienti che cercava, e risparmiando ad entrambi uno sgradevole giro fra gli scaffali affollati e senza aria condizionata.
Non che fosse una giornata particolarmente calda, ma era la presenza di tutte quelle persone in un posto così ristretto a rendere l'ambiente soffocante.
Pagati in fretta i prodotti selezionati, una nuova busta della spesa andò a far compagnia a quella di cartone dove Brienne aveva riposti i vari souvenir.
Diedi uno sguardo veloce ai suoi acquisti, e constatai che Marlee dovesse soffrire di qualche disturbo da accumulo compulsivo.
Liquidata in fretta la questione della spesa, non ci rimase che farci coraggio ed attraversare tutta la via principale di Vale, quel mostro di Marlee aveva scelto degli stand particolarmente distanti gli uni dagli altri, ma almeno, spezziamo una lancia a suo favore, si era degnata di fornire a Brienne una mappa disegnata a mano che indicava in maniera poco precisa, per non dire grossolana, le varie locazioni degli stand di suo interesse.
<< Giustamente ha il tempo di memorizzare e segnalare tutta la roba che vuole comprare, ma non di fare la fila per comprarla! >>
Vedere Brienne vicina ad un esplosione di rabbia ogni qualvolta che trovavamo una fila o finivamo per perderci a causa della non molto precisa mappa di Marlee era uno spettacolo così divertente e inusuale da ripagarmi del caldo, del tempo perso ad aspettare che qualche signora sulla cinquantina decidesse che paio di orecchini comprare, e dell'odore non proprio gradevole di centinaia di persone sudate ammassate lungo la via.
A proposito di cinquantenni impegnate con gli orecchini, Brienne ne fece scappare una solo guardandola, la vecchietta occupava il posto da dieci minuti, cosa che finì con l'erodere lentamente la pazienza della forzuta del team MEAB.
<< Mi sembra decisamente della roba da Marlee >> commentai nel vedere Brienne stringere in mano un paio di orecchini dalla forma stilizzata che ricordava il viso di un gatto.
<< Sì, giuro che se poi non indosserà niente di tutto questo, la spingo in bagno e le infilo gli orecchini a forza! >>
Potrebbe sembrare uno scherzo, ma lo disse con un tono tutt'altro che rassicurante.
<< Credo di non averti mai sentito inveire contro Marlee così tante volte in un singolo giorno >>
Lei sembrò pensarci su, prima di abbassare lo sguardo, e, sopratutto, le sue adorabili orecchie da coniglio.
<< Sì scusa... è che questi posti, ed in particolare la gente che li popola, riescono a tirare fuori il peggio di me >>
Supposi sul momento che fosse lo stesso tipo di reazione che il sottoscritto aveva nel pensare a Caesar, quindi non ebbi problemi a comprendere il tipo di disagio che questa ragazza doveva stare affrontando in questo momento, ma da orribile persona curiosa quale ero, non potei fare a meno che chiedere: << Non ami uscire a fare compere? >>
Inaspettatamente, Brienne sorrise.
<< Ottimo intuito Ion, davvero, non pensavo che qualcuno avrebbe scoperto questo mio terribile segreto! >>
Ressi al gioco.
<< La mia abilità deduttiva non è seconda a nessuno! >>
Rise, e mi diede un amichevole pugno sul braccio destro, che sicuramente per i suoi standard non era alcunché, ma io dovetti faticare a reprimere un gemito di dolore.
<< È vero, non amo fare questo genere di cose, compro nuovi vestiti solo quando capisco di essere a corto di abiti che mi stiano, e ovviamente in quelle situazioni Marlee è felicissima di trascinarmi per negozi, sparire per cinque minuti, tornare con una catasta di vestiti fra le braccia e costringermi a provarli tutti >>
Provai ad immaginare come ci si dovesse sentire nello stare rinchiusi in un camerino a provare decine di capi d'abbigliamento diversi quando in realtà si è entrati soltanto per non rimanere nudi nei mesi avvenire.
Diamine, sarei impazzito lì dentro.
<< Mi chiedo come facciate tu e lei ad andare d'accordo, da come ne parli sembra che vorresti ucciderla >>
<< Ci sono momenti in cui vorrei... ma non fraintendere! >>
Si girò di scatto verso di me, come se volesse giustificarsi da un empio crimine.
<< Diciamo che a volte Marlee sa essere... Marlee >> annuii lentamente, conscio di tutti i significati che quelle tre sillabe assieme potevano racchiudere.
<< Ma quando ci passi molto tempo capisci che ha anche molte qualità, per molti anni è stata la mia prima ed unica amica, poi vennero anche Ashes ed Ellen, e dopo qualche anno ecco che ci iscriviamo a Beacon tutte e quattro assieme per diventare cacciatrici, quella cicatrice che ha sul volto... se la beccò mentre combattevamo assieme contro un grimm, anche se non può sembrare, è un'ottima caposquadra e una fantastica amica >>
Concluse la frase con un sorriso, mentre apriva il foglio spiegazzato che era la famosa mappa della sua migliore amica e controllava la prossima destinazione.
E la destinazione non dovette piacerle molto, a giudicare dal modo in cui si accigliò l'attimo dopo aver aperto il foglio.
<< Un amica che in alcuni momenti vorresti che partisse per una lunga vacanza >>


Quella volta non vi furono incidenti di percorso, né una fila eccessivamente lunga, ma dovemmo semplicemente spostarci da un capo all'altro della fiera, diretti non verso uno stand, ma verso un negozio di abbigliamento.
Ed a giudicare dall'espressione di Brienne, la cosa non le piaceva per niente
Arrivati, osservai quella ragazza dalla forza erculea armarsi di tutta la sua determinazione mentre fissava l'edificio con ostilità.
Realizzai all'istante quanto quell'edificio, o almeno ciò che quell'edificio conteneva e il mondo che rappresentava fossero fra i più grandi nemici della persona al mio fianco.
Non potei trattenere la mia curiosità e non chiederle cosa doveva fare lì dentro.
<< Devo rimpiazzare la mia giacca, me l'ha strappata un grimm durante una nostra escursione nella Foresta di Smeraldo, e già che ci sono Marlee mi ha chiesto di prenderne una anche a lei >>
Pronunciò quelle parole come una sentenza di morte, e senza aggiungere altro, prese un grosso respiro e puntò l'entrata con lo sguardo.
<< Allora, io entro >>
<< Ed io? >>
<< Aspettami qui, non voglio che tu assista >>
Non disse di preciso a cosa di tanto terribile non avrebbe voluto farmi assistere, ma decisi che mi sarei comportato da ragazzo ubbidiente e non avrei sollevato obiezioni.
Quel posto doveva essere il peggior nemico di Brienne, ma proprio per questo non desiderava alcun supporto.
<< Va bene, ti aspetto qui! >> ma quando terminai quella frase, capii di essere finito in una situazione orribilmente pericolosa: quello del ragazzo che deve accompagnare una ragazza a comprare i vestiti.
Per fortuna, Brienne volle risparmiarmi minuti di camminate in mezzo a file di vestiti di cui non mi sarebbe importato niente.
Specie perché era un negozio per sole signore, ma questo non aveva fermato le varie clienti a portarsi dietro il proprio fidanzato o qualche sfortunato parente per assisterle nella loro ricerca del vestito perfetto.
L'edificio era dotato di ampie vetrine con cui sondare l'interno, e potei notare una vasta moltitudine di coppiette girare fra i reparti, chi con la furia di chi sta per perdere il volo più importante della propria vita, e chi, prevalentemente ragazzi, trascinandosi come un moribondo nella vana speranza che quell'incubo finisca il prima possibile.
Notai uno di quei tanti ragazzi dallo sguardo perso voltarsi verso noi due, ed in particolare verso di me: scappa, gridavano i suoi occhi, e per un attimo fui davvero tentato di darmela a gambe.
Ma mi ricordai all'istante che a me non era stato richiesto quel dolente pellegrinaggio, e solo allora compresi la grandezza della bontà d'animo di Brienne: aveva deciso di entrare da sola, di affrontare quegli sguardi velenosi che recitavano “Ah, ma sei single?” “Nessuno a farti compagnia, eh?” che quella massa di vipere le avrebbe rivolto senza nessuno a farle da scudo, e tutto questo per evitare che io, suo amico, soffrissi la stessa sorte di quei poveri ragazzi.
Mi sentii quasi commosso, persone così nascono solo ogni mille anni.
Per cui, senza dire altro, grato a Brienne per il suo estremo sacrificio, la osservai allontanarsi in religioso silenzio, entrare dalla porta automatica e sparire oltre i primi scomparti.
Rimasto da solo, mi cimentai nella sacra arte del cazzeggio: sfilai lo scroll dalla tasca, avviai la prima applicazione che trovai sullo screen e iniziai a giocare, non prima di aver controllato eventuali messaggi.
Mi ero preparato mentalmente ad una lunga attesa, dovesse metterci venti minuti, mezz'ora o un'ora intera, avrebbe trovato me ad aspettarla, rispetto a seguirla nello shopping, questo compito era roba da niente!
Avrei resistito a qualsiasi attesa, per quanto assurda e titanica fosse!
<< Ehy, sono tornata >>
Mi disse lei, dopo nemmeno dieci minuti.
E sono generoso!
<< Brienne?! >> riposi lo scroll nella mia tasca, ok che lo avevo tirato fuori per ammazzare il tempo, ma questo andava oltre ogni mia aspettativa, poi controllai il display e capii che in realtà era Brienne ad essere stata veloce come il vento.
<< Sì? >>
<< Nulla, è che non pensavo ci avresti messo così poco! Voglio dire... >>
Il fauno annuì.
<< Lo so, pure Marlee dice spesso che dovrei provare più vestiti invece di accontentarmi della prima cosa che mi sta bene, ma non volevo farti aspettare troppo, e poi non ci tengo a sprecare tempo nel camerino >>
Commovente.
Quella frase fu commovente, ero preparato ad una lunghissima attesa, ma mi ero dimenticato che la persona davanti a me odiava questo genere di posti, e limitava le proprie compere all'essenziale, senza spendere intere giornate o provarsi decine di capi di abbigliamento diversi, Brienne, sei una bravissima persona.
<< Ho pure incontrato la Adel del secondo anno, è stata così gentile da indicarmi il reparto che stavo cercando >>
Notai che aveva un'espressione distesa, adesso era decisamente più a suo agio rispetto a quanto lo era prima di entrare, con la destra reggeva la borsa di cartone contenente gli acquisti.
<< Si direbbe che è stato meno orribile di quanto ti aspettavi? >> << Come? >>
<< Ehm sai, avevi un'espressione un po'... terrorizzata? >>
Brienne ammutolì.
<< Forse te la sarai immaginata... ok, no, ammetto di non essere a mio agio, anni di compere assieme a Marlee mi hanno lasciato un terribile ricordo di questi posti >>
Ma conclusa la frase, ritrovò presto il sorriso.
<< Ma dopo oggi sento che riuscirò ad entrarci senza avere qualche orribile déjà vu di Marlee che mi infila a forza in un camerino assieme ad una quantità ingestibile di vestiti da provare... >>
Evitai di pensare a quanto quell'immagine fosse allo stesso tempo tanto comica quanto terrificante, ero contento che fosse riuscita a sopravvivere lì dentro, e sopratutto a fare tutto in fretta.
Inoltre, dovevano mancare poche tappe, quindi il nostro martirio era finalmente sul punto di concludersi!
<< Ion! Sorellona! >>
O almeno così credevo.
Perché qualcuno, lassù, pare avercela a morte con il sottoscritto!
Ci girammo all'unisono, trovandoci davanti a Nick.
Il “carissimo fratellino” di Brienne ero sbucato dalla massa informe di persone che occupava la strada, e come un missile a ricerca di calore, slittando e schivando i vari ostacoli lungo la strada fino ad abbattersi inesorabile sul suo obbiettivo: noi due.
Dalla velocità con cui ci raggiunse, era chiaro che avesse consumato fin troppi zuccheri per il suo corpo, e che fosse quindi entrato in un irritante stato di iperattività.
A quanto pare, il destino mi stava presentando il conto per non aver accompagnato Brienne dentro il negozio.
<< Ciao! Fate la spesa insieme? Allora è vero che avete una relazione! >>
Quell'affermazione mi fece arrossire, ma Brienne divenne cento volte più paonazza di me.
<< Nick! Non è così! >>
Avanzò verso il coniglietto, pronto a redarguirlo, mentre io ne approfittai per voltarmi e attendere che la mia faccia tornasse al suo colorito naturale.
Pensandoci, il coniglietto non aveva tutti i torti, chi ci aveva visto assieme avrebbe potuto facilmente scambiarci per una coppietta, tipo quel ragazzo dallo sguardo terrificato che avevo scorto in negozio.
Inutile dire che il solo pensarlo rese la mia faccia ancora più rossa, decisi che attendere non era una strategia utile, per cui alzai lo sguardo verso il cielo, sperando di accecarmi con il sole, il dolore agli occhi mi avrebbe impedito di pensare cose simili!
Ovviamente non funzionò, il fatto di smettere di pensare, ad accecarmi non ci riuscii per poco.
Ignorando le grida alle mie spalle, spostai lo sguardo dolorante sul grande orologio affisso all'entrata del negozio accanto, prima guardando lo scroll non avevo fatto caso a che ora fosse, ma solo quanto tempo fosse passato dalla partenza di Brienne, e mi scordai subito l'orario letto.
Per cui lessi l'ora lì: erano le sei, avevamo passato assieme la bellezza di quattro ore, e dovevamo ancora concludere la lista.
<< Scusa... Brienne? >>
Mi girai verso i due, sorprendendo la ragazza con Nick attaccato addosso stile koala.
<< Ehm sì Ion? >>
<< Cosa è... non importa, volevo solo dirti che sono le sei, dovremmo accelerare i tempi se vogliamo fare in giornata >>
Un gorgoglio dello stomaco mi ricordò che non avevi mangiato nulla dall'ora di pranzo, e che il pranzo era stato un mero tramezzino tonno e uova.
E, peggio ancora, che la mia squadra era solita cenare verso le sette, per cui avevo pochissimo tempo a disposizione.
Poco male infondo, avevo avvisato Julia che avrei fatto tardi quando avevo deciso di passare la giornata con Brienne, e la caposquadra si era mostrata non solo comprensiva, ma mi aveva anche detto di godermi il giorno libero, per cui decisi che avrei continuato ad aiutare Brienne ed al massimo avrei cenato fuori.
<< Oh! >> il fauno sobbalzò, e Nick ne approfittò per scalare ancor più la sua schiena e raggiungere la vetta, ovvero la testa di Brienne.
<< Mi spiace, se vuoi possiamo finire qui, posso trovare quello che mi manca da sola, o al massimo provare domani >>
<< Già! >> riprese Nick << Poi ci sono io adesso, quindi non servi! >>
Scossi la testa, ignorando la frase del moccioso.
<< Non preoccuparti, come ti ho detto prima oggi ho fin troppo tempo libero, ti aiuto volentieri >>
Lei annuì.
<< Grazie, ma per la cena? >>
<< Mangerò fuori, un pasto veloce da qualche parte e torno a Beacon... >>
<< Mi spiace... ehi, e se mangiassi da me? >>
<< Come? >>
Brienne si sporse in avanti, facendo ondeggiare le orecchie, mentre il suo autoproclamato fratello minore non dava segno di volersi staccare da lì
<< Beh, nemmeno io sta sera mangerò con le mie compagne, siccome devo consegnare la spesa a mia madre pensavo di cenare da lei, quindi... ecco se vuoi... >>
Le orecchie ondeggiarono di nuovo, ma sta volta senza che Brienne avesse mosso il resto del corpo, avevano un che di ipnotico.
Per un attimo la mia mente uscì dai binari, e mi chiesi che sensazione si dovesse provare nel toccare quelle grandi orecchie da coniglio, dovevano essere sicuramente molto morbide e...
Fermai il mio divagare mentale e imposi al mio cervello di tornare al suo posto, non era il momento per certe osservazioni.
Ma come frenai il mio cervello, questi si decise finalmente a elaborare le informazioni inviatemi da Brienne.
<< Intendi a casa tua?! >>
<< C-certo! Dove altrimenti?! >>
Deglutii.
Invitare qualcuno a cena o invitarlo a casa propria per fargli anche conoscere la madre è qualcosa di perfettamente normale fra amici, no?
E anche tutte e due le cose assieme sono azioni perfettamente normali prive di alcun significato, vero?
Purtroppo la mia inesperienza in merito mi rendeva difficile capire quale delle due fosse la risposta esatta, beh, la mia inesperienza in merito di relazioni umane non mi aveva fatto capire moltissime cose, altrimenti avrei già realizzato da tempo di sentirmi attratto da Brienne.
Invece, inesperto e disarmato sul come relazionarsi con un membro del sesso opposto, fui preso alla sprovvista ed ebbi la tentazione di rifiutare.
<< Insomma, se vuoi eh... per non farti cenare da so- >>
<< Accetto! >>
Mi morsi la lingua per averlo detto con troppa enfasi, ma non potevo farci niente.
Come puoi dire di no a quegli occhioni da coniglio triste?
<< Sì insomma, se davvero non ci sono problemi accetto >>
<< Accetto anch'io! >> si intromise il piccolo fauno, praticamente autoinvitandosi.
Brienne gli sorrise ma scosse la testa << Temo che tua zia avrebbe qualcosa da ridire >> << Uffa! >>
<< Però se vuoi puoi farci compagnia mentre andiamo, ci metteremo ancora qualche oretta a finire la lista >>
Ti prego, dì di no
<< Davvero? Vengo volentieri! In tre riusciremo a ripulire questo posto! >>
Ragazzo, cosa ti ho detto sul non utilizzare quel lessico in presenza di Brienne?
Vuoi che la tua sorellona mi uccida?

<< Sembra quasi che tu voglia rapinare questo posto >> scherzò Brienne, capii che dovevo fare qualcosa.
<< Di certo sarebbe più semplice che fare la fila! >> scherzai, quasi gridando, mentre iniziavo ad incamminarmi, soffocando nella culla la risposta del coniglietto.
I due si guardarono basiti, poi fecero spallucce e si decisero a seguirmi.
In testa alla fila, condussi il nostro piccolo gruppo verso la piazza principale, messaggiai a Julia per comunicarle che avrei fatto un ulteriore ritardo, ricevendo come risposta un emoji che faceva il gesto dell'ok, d'altronde la mia caposquadra non aveva fretta di provare i suoi esperimenti culinari.
E in tutta sincerità, nemmeno io.


<< Stavo per impazzire, mi ha letteralmente seppellita sotto una montagna di vestiti! >>
Ed eccoci dove c'eravamo fermati signori miei, o per essere più precisi, subito dopo, almeno dieci minuti in seguito alla disperata evasione di Brienne dal furgoncino di quella selvaggia.
Erano le sette e mezza, e, fra contrattempi vari, eravamo riusciti a completare la folle lista di Marlee, verso cui giurammo vendetta appena saremmo tornati a Beacon.
Il sole era calato da poco, e le strade erano ancora illuminate dai lampioni e gremite di turisti, sebbene gli stand avessero da poco iniziato a chiudere.
Avviatici verso la casa di Brienne, le mie gambe erano ridotte ad uno stato pietoso.
Vorrei dire che eravamo tutti e tre sfiniti dalla giornata passata a fare shopping per Marlee e Julia, ma la verità è che ero solo io ad essere stanco: Brienne era una superdonna, e affrontava con stoicismo il martirio imposto dall'amica senza mostrare il minimo cenno di fatica, mentre Nick, lui aveva passato buona parte del viaggio sulle spalle della cacciatrice, e solo da poco aveva deciso di camminare assieme a noi e scorrazzarci attorno, mostrando di possedere un'energia quasi inesauribile.
Ciononostante, non volli in alcun modo fare la lagna del gruppo, e mi imposi di sopportare un altro po' il viaggio, conscio che presto mi sarei seduto a tavola e avrei mangiato qualcosa di caldo.
Consolato da questa aspettativa, riuscii a trovare la determinazione di percorrere quell'ultimo tratto.
Passammo accanto ad un negozio di televisori ormai prossimo alla chiusura, i vari schermi erano ancora accesi e mostravano i risultati dei vari scontri del torneo, ma non mi girai per osservarli, consideravo la questione della competizione ormai archiviata, cancellata e ridotta in polvere come il corpo di Drake.
<< Domani sarà il turno della tua squadra, giusto? >>
Lo sapeva benissimo, ma volle comunque usare questo pretesto per spezzare il silenzio.
<< Sì, Julia e Ilian combatteranno, ed io potrò schiacciare un pisolino senza ricevere schiaffi dietro il collo >>
Brienne sorrise, suppongo che l'immagine di me medesimo castigato dalla mia stessa caposquadra dovesse essere un vero spasso.
Improvvisamente il nostro piccolo accompagnatore si fermò accanto a me, la sua mano si avvinghiò alla mia manica.
<< Sì? >> non rispose, spostai lo sguardo verso il ragazzino e feci per ripetere la domanda, ma la risposta fu più veloce: dall'altro lato della strada si palesarono due ragazzini leggermente più grandi di Nick.
Scrutavano il piccolo fauno con fare accigliato, ma Nick non sembrò farsi intimidire, tutt'altro, rispose loro con una linguaccia e tornò ad avanzare spedito, non badando un solo secondo in più ai due ragazzi.
<< Tuoi conoscenti? >> << Sì, quelli che amano darmi fastidio, ma dopo che ho legati i lacci delle loro scarpe fra di loro e li ho fatti cadere quando si sono alzati dal banco per venirmi a picchiare si sono fatti più prudenti, uno l'ho anche preso all'occhio con una pallina di carta >>
Mi irrigidii, ma per fortuna Brienne non si era fermata e ci aveva superati di una decina di metri, mentre il rumore di clacson e del traffico aveva impedito che le parole giungessero alle sue grandi orecchie.
<< I tuoi consigli sono stati fant- mhh! >> gli tappai la bocca prima che potesse compromettermi.
<< Lo so, sono magnifico, ma ti sarei grato che non lo dicessi ad alta voce! >>
Nick annuì, ed io gli liberai la bocca.
<< Comunque, volevo dirti grazie, Ion, non gli piaccio comunque ma adesso mi stanno lontani, mi sono anche fatto qualche amico >>
Oh, cosa odono le mie orecchie? I miei consigli hanno migliorato la vita di qualcuno?
<< Inoltre ora non sono mai a corto di soldi da qua- >> gli ritappai la bocca, lieto che tu abbia fatto dei progressi ragazzo, ma devi saper chiudere quella boccaccia!
<< Tutto chiaro, non c'è bisogno di aggiungere altro, ma se veramente vuoi ringraziarmi, inizia a disegnarmi in modo gradevole >>
Nick amava disegnare, lo scoprii da Brienne e Marlee quando mi mostrarono alcuni disegni raffiguranti i vari membri del team MEAB ed anche del mio: il sottoscritto era stato raffigurato grasso e circondato da strane linee ondeggianti che supposi dovessero simulare un mio presunto cattivo odore.
<< Chiaro! Appena posso ti farò consegnare da Brienne il migliore dei disegni! Ancora più bello dell'ultima volta! >>
<< Ehi! >> la ragazza coniglio si era finalmente accorta di averci distanziati.
<< Sbrigatevi, manca poco! >>
Oh, grazie Oum!
Presi Nick per mano e corsi in avanti, la piccola peste riuscii a stare al passo e in poco tempo raggiungemmo Brienne.
Raggiunta lei, riprendemmo a camminare per altri cinque minuti, e non potei fare a meno di volgere lo sguardo al piccolo fauno che camminava al mio fianco: chi l'avrebbe mai detto che sarei stato in grado di fare del bene?
Intendo: del bene per qualcuno che non sia me, o per qualcuno che non sia me e il cui bene non porti alcun vantaggio al sottoscritto.
Fu una sensazione gradevole, inaspettata, ma davvero gradevole.
<< Eccoci! >>
Finita quella breve marcia, fummo davanti alla casa di Brienne, nel pieno del quartiere residenziale, anche Nick abitava qui, da qualche parte, per cui poté congedarsi in sicurezza da noi due e avviarsi verso casa.
<< Stammi bene Nick, passerò la notte qui, quindi ci vediamo domani! >>
Brienne salutò il suo piccolo amico con una carezza sulla testolina.
<< Evviva! Allora a domani, ci vediamo sorellona! >> detto questo, iniziò a correre verso la via di casa, per poi fermarsi dopo una decina di metri e voltarsi verso noi due.
<< A presto anche a te, Ion! >>
Completati i suoi saluti, il fauno si congedò definitivamente da noi due, sparendo lungo la strada che portava verso ovest.
<< E ce ne siamo liberati >> << Ion! >>
<< Scherzo scherzo! Non è poi così male quando impari a conoscerlo, se non fosse per l'iperattività mi starebbe quasi simpatico! >>
Ok non era proprio vero, ma non facciamo arrabbiare Brienne a pochi passi da casa sua, potrei pentirmene.
Parlando di Brienne, la ragazza mi squadrò per qualche secondo, ma alla fine mi concesse il beneficio del dubbio e si avvio verso casa, l'abitazione era una piccola casa monofamiliare, come tante in quel quartiere.
A pochi passi dalla porta, un pressante interrogativo prese forma nella mia mente: come sarà la madre di Brienne?
Non mi era stato detto molto di lei, neanche un semplice avvertimento sul mostrarmi educato per non scandalizzarla od altro, le mie uniche informazioni erano che aveva militato nella White Fang durante il periodo pacifico dell'organizzazione, che si era separata dal suo partner dopo la svolta terroristica della suddetta organizzazione, e che aveva cresciuto da sola la sua coniglietta.
Mi soffermai a guardare la schiena di Brienne, cosa dovevo aspettarmi dalla persona che aveva tirato su questa ragazza?
Una persona autoritaria?
Una donna divorziata e disillusa?
Una Brienne ma più grande?
Decretai mentalmente che era inutile pensarci, specie perché avrei avuto la risposta fra pochi istanti.
Un veloce bussare, e la porta si aprì, Brienne mi aveva detto di aver avvisato la madre che avrebbe portato un amico a cena, per cui la signora sapeva che quella sera avrebbe avuto un'ospite a cena, ma questo non le impedì di tuffarsi al collo della figlia e stritolarla come un adorabile peluche.
<< M-mamma! >> << Brienne! Come sta la mia bambina? >>
Provai a presentarmi, ma ci rinunciai, la signora Harris non aveva ancora mollato la figlia.
<< Certo che potresti passare a trovarmi più spesso! >> << Ma vengo qui ogni settimana! >>
Le vidi scuotere la testa, era alta quanto la figlia per cui il suo viso era nascosto dalla sagoma di Brienne.
<< Non basta! Che ne dici di una volta al giorno? >> << Dico che mal si coniuga con i miei orari! >>
Dopo qualche altro minuto di coccole non richieste, Brienne riuscì a liberarsi dalla stretta fatale della madre.
<< Beh, l'importante è che ti fai vedere... oh! >>
E la madre si accorse di me.
<< Scusami, tu devi essere Ion, giusto? Grazie per aver fatto compagnia a mia figlia, piacere, sono Amanda >>
Passata oltre Brienne, potei vedere finalmente la faccia della sua genitrice, e diamine, erano identiche!
Non sono proprio un esperto di genetica fra madri e figlie, ma non credevo fosse comune una somiglianza così spiccata: il viso aveva la medesima forma, e come la figlia aveva i capelli bianchi, che però portava in un unica treccia che le cadeva davanti alla spalla destra.
Gli occhi invece erano del colore dell'ambra, e capii che gli occhi verdi Brienne doveva averli presi dal padre... o da qualche nonno, insomma, l'ho detto che non sono ferrato in materia, no?
Insomma, non dico che fosse impossibile distinguerle, ma le somiglianze non potevano non saltare all'occhio!
Così come alcune differenze: a vederla, la madre non sembrava possedere un fisico robusto come quello della figlia, rispetto a lei, la signora Harris, adornata con un grembiule dai cucina sopra i suoi semplici abiti da casalinga, si presentava come una semplice civile con delle grandi orecchie da coniglio (altra somiglianza!).
In piedi sul portico, la donna mi guardava con un sorriso gentile.
<< Ehi? Mi senti? >>
E fu così gentile da ricordarmi che le dovevo una qualche risposta invece di rimanere imbambolato a paragonarla mentalmente con la figlia.
<< Sì! Piacere, Ion, chiedo scusa, non ho potuto fare a meno di notare che vi somigliate molto >>
La donna rispose con una risatina.
<< In effetti me lo dicono spesso, qualche signore una volta ha chiesto se eravamo sorelle >>
Brienne alzò le sopracciglia al cielo, evidentemente se per la madre quell'osservazione doveva essere stata un complimento, per la ragazza essere messa sullo stesso piano di una donna di quaranta anni non doveva essere proprio il top, tuttavia preferì non esternare la sua opinione a riguardo.
<< In ogni caso accomodatevi, la cena sarà pronta a momenti, spero non ti dispiacciano gli spaghetti alla carbonara, è il piatto preferito di Brienne >>
Certo che hanno mille modi per impiegare la pasta, non avevo mai sentito questo termine.
Feci per entrare, ma notai con la coda dell'occhio un filo di saliva uscire dall'angolo della bocca di Brienne.
Però, deve piacerle molto.
Entrammo e la signora ci fece accomodare nel salotto, appoggiammo le borse sul divano, e colsi l'occasione per guardarmi attorno e analizzare quella che era la stanza principale della dimora di Brienne.
La casa era piccola, ma tappezzata ovunque di mobili e ricordi: porcellane, foto, premi scolastici e non, ricollegando nel giusto ordine le varie fotografie si poteva fare un riassunto dell'infanzia della ragazza seduta di fronte a me, e potei inoltre dedurre che la signora Harris era una persona totalmente inoffensiva, tutto il contrario della figlia.
Del padre non vi era alcuna traccia o ricordo, o almeno non erano esposti alla parete, beh, fossi stato in Amanda nemmeno io mi sarei voluto tenere un ricordino di una persona che adesso è probabilmente ricercata o a marcire in qualche carcere.
O addirittura morta.
<< Ion? >>
Brienne richiamò la mia attenzione, stavo esagerando con i silenzi.
La madre dopo le brevi presentazioni era tornata in cucina ad ultimare i preparativi per la cena, lasciandoci soli in salotto.
<< Vedo che qualcuno ha avuto un'infanzia di successo >>
Brienne scosse la testa e negò con un cenno della mano.
<< Solo qualche premio di atletica e altri sport di quando andavo alle elementari >>
Giustamente, la giovane Brienne non era diventata una macchina da guerra a partire da qualche anno, no, la sua doveva essere stata una lenta scalata al successo, mandata avanti anno per anno fino ad arrivare alla Brienne di adesso.
Iniziai a notare l'enorme divario fra i nostri trascorsi, il massimo dei premi che ho ricevuto consiste in un hamburger vinto per scommessa.
<< Si direbbe che tu fossi predestinata ad entrare a Beacon >> << Beh, più che destino direi che era il mio obbiettivo fin da piccola, sai, tutti più o meno abbiamo quella fase del “voglio essere un eroe, proteggere la mia gente e fare felici le persone”, c'è chi la supera e chi... >>
Sembrava quasi in imbarazzo a parlarne, anzi, togliamo il sembrava, si stava grattando la tempia e fissava il pavimento come per cercare le parole.
Per cui era mio dovere andarle in soccorso!
<< Credo di capire... ok no, temo di aver saltato quella fase lì, ma il resto credo di averlo afferrato >> notai la sagoma di Amanda spostarsi dalla cucina << Rendere felici le persone a cui vuoi bene, sarebbe bello che non fosse solamente una fase >>
Detto da uno che non ha mai avuto qualcuno che voleva rendere felice per moltissimo tempo questa frase non risultava molto attendibile, eppure Brienne sorrise alle mie parole.
<< Non credo che alla fine lo sia, o almeno, forse una volta cresciuti non si va più in giro a gridare di voler diventare un eroe, ma tutti noi vogliamo rendere felice qualcuno, mentre altri... altri vogliono rendere felici più persone possibili >>
<< E deduco, che tu ti identifichi in questi altri? >>
Brienne annuì.
<< So che potrebbe sembrare un po' sciocco da parte mia, ma è quello che desidero... >>
Scossi la testa con veemenza.
<< No! Posso assicurarti che è tutt'altro che sciocco! >>
Altra frase in perfetta contraddizione con me stesso, ma non le davo queste risposte soltanto per dire, no, sebbene lo stile di vita del sottoscritto e quello di questa ragazza fossero quasi agli antipodi, non potevo non comprendere le sue motivazioni, anche se non dichiarate.
Figlia di una minoranza spesso sfruttata e perseguitata, cresciuta da sola dalla madre attraverso chissà quali difficoltà, non era strano che il suo desiderio fosse evitare che altra gente potesse soffrire o trovarsi in difficoltà come loro due.
Forse quello strano ero io, che malgrado il mio passato non avevo mai maturato un pensiero simile, nella mia testa c'era stato posto soltanto per una persona: me, me, e solo me!
<< Anzi, credo sia in linea con la Brienne che conosco >>
Chissà, magari il mio era un forte istinto di autoconservazione per dare priorità a quel poco di benessere che potevo ottenere, oppure fu il perché, a differenza di Brienne, non avevo un'Amanda che si prendesse cura di me e di cui prendermi cura a mia volta.
O, semplicemente, ero soltanto schifosamente egocentrico.
Beh, non posso dire che questo non sia stato a mia vantaggio, ma sebbene non fossi in grado di pensare come Brienne, non potevo trovare stupido questo suo ragionamento, né potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stata la mia vita se avessi incontrato qualcuno come lei durante le mie giornate nelle gelide strade di Atlas, io e quella persona saremmo diventati amici? Avrebbe cambiato la mia vita?
O me ne sarei fuggito all'istante con il suo portafoglio fra le mani?
Non per sembrare cattivo, ma la terza è l'ipotesi più probabile.
<< Davvero? Mi vedi così? >>
Arrossii.
<< Sbaglio forse? Hai aiutato me, aiuti Nick ad avere un'infanzia più serena, sopporti Marlee da chissà quanto tempo, sei a tanto così dal diventare una santa >>
<< Una santa... per Marlee... >> si portò rapidamente la mano alla bocca per trattenere la risata << Ahah, non ci avevo pensato! >>
Iniziò a ridere, e non le classiche risatine di qualche secondo, no, stava ridendo di puro cuore.
Beh, Marlee è in effetti un ottimo soggetto da cabaret.
<< Se poi pensiamo al perché siamo qui, questa tesi acquista valore! >>
Si portò le mani alla pancia, mentre lottava disperatamente per non ridere della sua migliore amica.
<< Ion basta! Non respiro più! >>
<< Quando questa giornata verrà narrata ai posteri, troveranno un nome adatto per ogni cosa che le hai comprato, potrebbe essere l'inizio di una nuova religione! >>
La ragazza si accasciò sul bracciale del divano.
<< Mi sento una persona orribile! >> disse pulendosi l'occhio destro << Ehi, ci ha fatto sgobbare per tutto il giorno, direi che siamo pari! >>
<< Ne terrò conto! >> placata l'ultima risata, la ragazza si abbandonò ad un sospiro liberatorio << Beh, ti ringrazio per queste parole, significa che allora sono sulla giusta strada per diventare una vera cacciatrice... ma tu? >>
<< Mh? >> << Cosa intendi fare dopo Beacon? Voglio dire... non sembra che tu desideri diventare un cacciatore >>
<< Non posso negarlo, passare la vita a combattere grimm non è proprio la mia aspirazione, e anche se dovrò farmi cinque anni in questa accademia non credo cambierò punto di vista, non è proprio la mia vocazione >>
Brienne mi squadrò per qualche secondo con un'espressione indecifrabile.
<< Questo però non risponde alla mia domanda... cosa farai dopo? >>
Diamine, aveva ragione, non avevo risposto e non avevo una risposta.
Cosa sarebbe stato di Ion Ascuns dopo i cinque anni di Beacon?
Dubito avrei avuto il coraggio di tornare alla mia vita criminale sputando in faccia ai valori dei miei amici... ma nemmeno sarei diventato un cacciatore, lo escludevo a priori.
Quindi... cosa mi rimaneva?
Più il tempo passava e più lo sguardo di Brienne si faceva pesante, cercai dentro di me le parole per risponderle ma non le trovai.
Per fortuna, la signora Harris venne in mio soccorso.
<< Ragazzi! È pronta la cena! >>
Malgrado l'avesse gridato, sbucò fuori dalla cucina in un attimo, come ad invitarci ad entrare in sala da pranzo.
Il suo sguardo si soffermò su di me per un momento << Spero che la cena sia di tuo gradimento, sei il primo ragazzo che Brienne invita a casa! >> lo disse con un tono talmente eccitato che nemmeno una creatura ottusa in materia come me non avrebbe capito dove andava a parare.
<< Mamma! Ti sembrano le parole da dire in questo momento? Mi sembrava di essermi spiegata nel messaggio... >>
<< Scusa scusa! >> rispose frettolosa << Ma cerca di capirmi, da madre non posso non festeggiare questo momento importante! >>
Lo gridò puntando gli occhi al cielo, come a ottenere l'approvazione di qualche divinità, dimenticandosi che un ospite che la conosceva da appena dieci minuti la stava guardando con aria decisamente perplessa.
Brienne dal canto suo decise di ignorare la farneticazione della madre per il quieto vivere di tutti i presenti << Vieni, si calmerà fra un po' >>
Mi sa che ho appena capito chi è l'adulto della casa...
In una manciata di passi raggiungemmo la sala da pranzo e ci accomodammo ai tavoli, feci per sedermi a lato, ma Amanda mi indicò il posto a capotavola, il fatto che mi stesse dando tutta quell'importanza stava diventando imbarazzante, ma non c'era malignità nel farlo, anzi, sembrava farlo con la bontà d'animo di una bambina che vuole rendere il primo giorno con un ragazzo in casa della sua amica come il più speciale di sempre.
Certo, la sua amica sarebbe sua figlia, la quale non disse nulla sempre per il quieto vivere di tutti, ma dallo sguardo si poteva intuire come non approvasse questa iniziativa della madre.
Dunque, acconsentito alla sua richiesta, ci accomodammo tutti e tre al tavolo, era un tavolo piccolo in grado di ospitare poche persone, ma che per l'occasione la padrona di casa aveva adornato con la tovaglia e le posate migliori, al centro di esso vi era un grande piatto coperto da una cloche in metallo, piatto da cui ci saremmo serviti.
Mentre la madre pensava alle ultime decorazioni, Brienne si sporse fino a raggiungermi l'orecchio, parlando a tono estremamente basso pur di evitare che le grandi orecchie della madre captassero i suoni.
<< Perdonala, è un po' su di giri... >>
Annuì con un sorriso, ma non senza un po' di imbarazzo.
<< Eccomi! Bene, ecco il piatto speciale di casa Harris! >>
Sollevò la cloche, rivelando un enorme piattone di spaghetti ricoperti da un'invitante patina gialla che Brienne mi spiegò essere l'uovo usato per preparare questo piatto, inoltre, sparsi lungo quel mare dorato, spuntavano decine di sottili strisce di carne e puntini neri del pepe, inoltre avevamo a disposizione del formaggio con cui condire i nostri piatti una volta serviti.
L'aspetto era invitante, decisamente invitante, ok, non che io sia mai stato una persona dai gusti particolarmente esigenti, ma quello che avevo davanti non mi dispiaceva affatto!
La signora Harris notò il mio appetito, e non poté non esultare silenziosamente mentre, con le pinze da cucina, iniziava a riempire i vari piatti a partire dal mio.
Aspettai che venissimo serviti tutti quanti, e quando ciò avvenne, ricevemmo da Amanda il via libera per mangiare.
<< Buon appetito! >> disse lei prima di ficcarsi un'ampia forchettata in bocca senza molte cerimonie.
Bene, assaggiamo questa carbonara
Girai la forchetta su se stessa fino a raccogliere una modesta quantità di spaghetti vi soffiai sopra e diedi il primo boccone.
C-cosa... cosa è questo schifo?
Per poi pentirmene all'istante.
Sul serio, come misi in bocca quell'affare il mio viso ebbe la tipica contrazione di chi sta ingoiando uno spicchio di limone, sentii una scarica elettrica attraversarmi la lingua e risalire fino al cervello, come a riferire un messaggio con urgenza.
In questo caso il messaggio era: “SPUTALO SUBITO”.
Serrai le labbra, imponendomi di non fare una cosa tanto sgradevole davanti a Brienne ed a sua madre, che per fortuna non stavano minimamente badando a me, troppo impegnate a consumare la loro disgustosa pietanza come se fosse la più grande prelibatezza che avessero mai mangiato.
Nel frattempo la mia lingua continuava ad urlare pietà, se il cibo sembrava invitante, dovetti ricredermi una volta messo in bocca: la pasta era così cotta da sciogliersi appena messa in bocca, l'uovo aveva un sapore terrificante, e la carne aveva la consistenza della gomma.
Mi guardai attorno terrorizzato e confuso, ma niente, le due continuavano a mangiare, e Brienne in particolare stava svuotando il piatto ad una velocità allarmante.
Credetti che fosse tutto un tentativo di avvelenarmi e farmi fuori, ma era impossibile, eravamo stati tutti serviti dallo stesso piatto.
Chiedendomi cosa avessi fatto per meritare una punizione così orribile, mi feci forza ed ingoiai il primo boccone ignorando quell'orribile sensazione di una massa viscosa che mi scendeva giù per la gola, mentre Brienne, in tutto questo, era ormai arrivata a metà.
Si interruppe un attimo per guardarmi.
<< Allora? Che ne pensi? >>
Lo chiese con sincerità, e qui persi la flebile speranza che fosse tutta una sua recita per accontentare la madre, no, i suoi occhi esprimevano una gioia incontenibile nel mangiare quel... non potevo nemmeno definirlo cibo!
Balbettai un sì.
<< Ne sono contenta! Ne abbiamo almeno per tre piatti ciascuno! >>
Il viso di Brienne si aprì in un sorriso di genuino appetito << Prenderò subito il bis! >>
Quella situazione sembrava surreale, come potevano non accorgersi di quanto faceva schifo?
Viaggiai con la mia mente, ed alla fine trovai una risposta, sì, mi ricordai quando, parecchio tempo addietro, Brienne mi aveva preparato dei biscotti di pronta guarigione, e sopratutto, mi ricordai il disgusto che provai quando ne assaggiai uno, e il fatto che Marlee li avesse gettati fuori dalla finestra intimandomi di non mangiarli.
Ricollegando quei lontani eventi a quello che stavo passando in quel momento, non potei che giungere ad un univoca conclusione: la famiglia Harris era congenitamente incapace di cucinare, e, quel che era peggio, è che nessuno si era preso la briga di farglielo presente.
Fui tentato di farlo io, ma non avevo il cuore di essere così scortese con le persone che mi avevano ospitato con la serata, specie se possono usare le loro orecchie da coniglio miste ad uno sguardo spezzacuori per farmi rimanere con i sensi di colpa per il resto dei miei giorni.
Amanda si fermò un attimo, notando che mi ero formato al primo boccone, sperai che notasse questo mio tentennamento e che capisse che la cena non fosse proprio di mio gradimento senza che dovessi dirglielo io, e invece...
<< Ion, non ammirarla troppo, o rischi che si freddi il piatto >>
Strinse ancor più il cappio attorno al mio collo.
<< Su, non fare complimenti! >>
Terrificato e attonito dall'inferno in cui ero finito, non potei fare altro che guardare disgustato la superficie del mio piatto.
Oh dei... cos'ha questa famiglia che non va?


<< Ci tengo a ringraziarti ancora per tutto quello che hai fatto per mia figlia, davvero, spero potrà contare su di te anche in futuro! >>
Qualche ora più tardi eravamo sul portico di casa Harris, dove il sottoscritto era uscito da qualche decina di minuti per riprendersi dalla cena più devastante di tutta la sua esistenza.
Non solo ero stato così masochista da non dire no alla signora Harris, ma avevo addirittura accettato il bis da lei offerto.
Alla fine ero riuscito a ridurre un po' il carico regalando un po' della mia carbonara a Brienne, e per regalare intendo dire che quando non guardava le ho infilato svariati etti di pasta nel suo piatto.
Ma rimaneva il fatto che ne avevo mangiata più di quanto le mie papille gustative potessero sopportare, e prima di andare fuori avevo passato non pochi minuti in bagno a sciacquarmi la bocca con il collutorio di Amanda.
Spero non si accorga che ne manca un po'...
<< Uh, di niente, è stato un piacere... >>
<< Mamma, credo che abbia afferrato già al primo ringraziamento, o agli altri quattro >>
<< Scusa >> sorrise la signora Harris << Cerco solo di essere accogliente! Beh, adesso vado a sistemare la cucina, Ion, passa una buona serata >>
Detto questo la madre di Brienne si congedò dal sottoscritto, scomparendo nel corridoio di casa.
Ero più che sicuro che non avrei mai più cenato a casa loro, o almeno non lo avrei più fatto senza avere prima la certezza che il cibo provenisse da una pizzeria od un fast food.
<< Perdonala, è... hai capito >>
Scossi la testa.
<< Non preoccuparti, non mi è dispiaciuto essere la star della serata >> << Ma smettila, se iniziassi a vivere qui cederesti dopo appena tre giorni! >>
Sorrisi, ma una parte di me era certa che Brienne non stesse proprio scherzando.
Beh, se vivere lì significava gustare la cucina di Amanda, credo non sarei durato nemmeno un pomeriggio.
Ma questo a Brienne era meglio non dirlo.
<< Ah beh, potremmo testarlo un giorno >> << Ora ti prendi troppe libertà! Comunque... grazie di tutto Ion, è stata una bella giornata >>
<< Credo di poter dire lo stesso... davvero, grazie, quindi cosa farai adesso? >>
Ormai si era fatto tardi, una scia di lampioni illuminava la strada, ma il giardino di casa Harris restava immerso nell'oscurità, fatta eccezione per la luce che filtrava fuori dalla finestra della cucina, da cui ogni tanto emergeva l'ombra di un'Amanda intenta a sparecchiare.
<< Passerò la notte qui, domani mi sveglierò un po' più presto per arrivare in tempo a scuola, poi magari potremmo vederci al torneo >>
Potremmo?
Cos'è questo piccolo progetto futuro per entrambi?
<< Sarebbe una buona idea, io invece credo che mi sbrigherò a tornare a Beacon >> alzai la destra, con cui reggevo la borsa di plastica che mi portavo dietro da quella mattina << Julia starà iniziando a spazientirsi >>
<< Giusto, allora... suppongo dovremmo salutarci >>
Annuii.
<< Ma ci rivedremo domani, giusto? >> Brienne sorrise << Giusto >>
<< Ne sono contento... ah, Brienne >>
Nella penombra di quel giardino, con il viso illuminato solo dalla fioca luce che proveniva dall'interno dell'edificio, Brienne risultava particolarmente affascinante, avevo già visto questo lato di se al ballo, ed ora lo stavo vedendo a casa sua, con la cacciatrice davanti a me vestita come una qualsiasi ragazza di ritorno da una qualsiasi giornata passata a divertirsi per i vari mercati della città.
Mi domandai con una certa tristezza se avrebbe avuto altri momenti simili una volta finita la scuola e consacrata la sua vita alla lotta contro i grimm, non trovai risposta e preferii non pensarci.
<< Si, Ion? >>
Eravamo soli, la nostra voce era l'unico suono, ad eccezione del frinire delle cicale, a propagarsi in quel giardino oscuro.
<< Hai veramente una madre simpatica, ricordatene quando sarai in missione >>
<< Sì, lo farò... diamine, mi sento un po' stupida ad essermi scusata quelle volte per il suo comportamento, del resto rispetto a te ho poco da lamentarmi >>
Scossi la testa.
<< No, beh forse su alcune è così, ma non dubito che abbia avuto anche tu le tue difficoltà, madre o non madre... ma sto divagando, il punto è che sarebbe un peccato renderla triste >>
<< Credimi, farò tutto il possibile perché non accada! Ma... Ion >>
Mi preparai mentalmente alla sua domanda, sapevo cosa avrebbe chiesto.
<< Cosa farai dopo Beacon? >>
<< Sinceramente... non lo so, non ho una risposta adesso, ma... non è importante >>
Lei alzò un sopracciglio, perplessa << Non è importante? >> lo chiese quasi a mo' di rimprovero.
<< Non fraintendermi! Sì che è importante... ma non adesso, ho molto tempo per pensare alla mia strada, non credo consacrerò la mia vita alla lotta contro i grimm, non ne ho decisamente il coraggio, ma saprò farmi valere una volta tornato la fuori, in qualche modo troverò la mia strada >>
<< Questo mi fa piacere sentirlo, ti auguro di riuscire a trovarla >>
Mi guardò negli occhi nel dirlo, non potei dubitare della sincerità delle sue parole.
<< Grazie, me lo auguro anch'io >>
Dopo quelle parole scese il silenzio, non avevamo altro da dire, o forse non ne avevamo semplicemente il coraggio.
Non potei non pensare a quanto Brienne fosse bella in quel momento, sì, proprio come durante il ballo, ma in quel caso la mia mente non era annebbiata dall'alcool o dal caldo soffocante, per cui a meno che il cibo di Amanda non contenesse sostanze psicotrope, dovevo essere completamente lucido.
<< Ah Ion, io vorrei... >>
<< Brienne! Ho bisogno di un aiutino! >>
<< Arrivo mamma! >> le loro grida riecheggiarono per tutto il quartiere, non c'era nessuno in strada, ma sentii come se lo sguardo di qualche vicino inacidito si fosse appena posato su di noi.
<< Diamine, devo andare... beh, allora a domani, Ion >>
<< Aspetta! Prima che tu vada... >>
Mi infilai una mano in tasca e tirai fuori un fermaglio per capelli.
<< Oh? Per me? >>
Gliela porsi, si trattava di un piccolo accessorio in legno, comprato a pochi lien, con attaccato sopra il viso stilizzato di un coniglio.
<< Sì, non so cosa mi sia passato per la testa quando l'ho visto, sarà che mi ha fatto pensare a te perché sì insomma... >> mi guardò male << Ehm... il punto! É che mi dispiaceva il non aver comprato nulla dopo questa giornata, e siccome mi hai salvato da quel negozio, hai portato la maggior parte delle borse, sopportato Nick e mi hai anche offerto la cena, mi sembrava giusto farti un regalo >>
Provai un genuino imbarazzo nel spiegarmi, in effetti regalare a un fauno coniglio una molletta per capelli con il faccino di un coniglio non era proprio la più geniale delle idee, sembrava a tratti una presa in giro.
Eppure, non so come, Brienne sembrò intravedere la bontà nel mio gesto, il che significava molto visto che a malapena l'avevo scorsa io.
Mi sorrise e prese la molletta.
<< Non sono proprio una fan di questi accessori, ma ti ringrazio per avermela comprata, non la perderò >>
Ancora rosso, iniziai a balbettare in cerca di una risposta.
Svegliati, idiota!
<< Di... di niente, allora direi che- >>
<< Brienne! >>
<< Arrivo mamma!... Scusa, stavi dicendo? >>
Fui grato per quell'intervento.
<< Niente, solo... buona serata >>
<< Anche a te, vi auguro di vincere il torneo >>
Detto questo, Brienne tornò in casa, rispondendo a gran voce ai richiami della madre, e notai con piacere che non stava staccando gli occhi da quella molletta.
Poi mi diedi dello stupido per il dare così importanza a questo dettaglio, eppure mi rendeva felice...
Sospirai mentre vidi la sagoma di Brienne scomparire dietro la porta d'ingresso, a quel punto accennai un ultimo saluto e mi girai verso l'esterno.
Attraversai quel mondo oscuro che era il giardino di casa Harris fino a sbucare in strada, dove la scia luminosa dei lampioni si estendeva lungo l'asfalto, come ad indicare la via ad un viandante sperduto.
Così, guidato dalle silenziosi luci della strada, mi incamminai verso il luogo che per me rappresentava una delle poche case che avessi mai avuto, se non l'unica fino a quel momento.
Ma prima di abbandonare la via, non potei non dare un'occhiata all'edificio che ospitava la famiglia più felice che avessi mai visto: una madre e una figlia dalle adorabili orecchie da coniglio.
Fissai l'abitazione per qualche secondo, e non potei che augurare loro tutto il bene di questo mondo: di certo ne avevano più diritto di me.

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Capitolo 38
*** Capitolo XXXVIII ***


Capitolo XXXVIII


<< Oum, che suono orribile! >>
Mi portai le mani alle orecchie nel disperato tentativo di risparmiare i miei potevi timpani dalla melodia stonata di quella parodia di un cantante jazz.
Uno dei maggiori difetti di questo torneo era l'ottimo comparto audio, forse dovuto a qualche microfono nascosto nel campo di battaglia, che permetteva così a noi spettatori di cogliere qualsiasi suono, rumore di lotta o imprecazione agli dei che venisse emessa sul ring.
Ciò, oltre a interrompere a intervalli regolari i miei sonnellini, mi costringeva a subire, anche se in minima parte, qualsiasi attacco di tipo acustico utilizzato dai partecipanti, incluso quello dell'avversario di Schnee e Xiao Long.
Questa volta per fortuna non ero stato colto impreparato, dal momento che, diversamente dal solito, ero seduto vicino a Julia, la quale si sarebbe perciò gentilmente premurata di tirarmi uno schiaffo ogni qualvolta mi avesse sorpreso a riposare gli occhi.
Dunque, dopo il terzo ceffone, dovetti arrendermi e accettare di rimandare il mio riposino a tempi più opportuni.
Fui dapprima costretto a sorbirmi per intero lo scontro tra il team di Cardin e una squadra di Atlas, e non fu un pessimo inizio, vedere gli amichetti di Cardin finire arati in pochi minuti fu abbastanza soddisfacente.
A quello scontro seguì quello fra il team RWBY e FNKI, un team di Atlas come quello che aveva vinto lo scontro precedente.
Da cittadino di Atlas, mi ero fatto, sin dalla più tenere età, una certa idea di come dovevano essere i cacciatori che frequentavano l'omonima accademia.
In una grande tecnocrazia dove i cacciatori e la loro stessa accademia sono praticamente parte integrante dell'esercito, potete immaginare che il sottoscritto nutrisse una certa aspettativa sugli sfidanti di Weiss e Yang, specie visto com'era andato il combattimento precedente, intendo quello che vide la vittoria di Penny Polendina e della sua compagna dalla personalità degna di un foglio di carta ma comunque particolarmente efficiente nella lotta.
Per cui capirete che rimasi giusto un po' perplesso, quando vidi comparire sul campo di battaglia due ehm... vediamo, un jazzista col cravattino slacciato, occhiali da sole, ed un completo che andava di moda una cinquantina di anni fa, accompagnato da un fauno con coda da gatto e capelli con codini rossi, che girava per il campo con dei pattini mentre le usciva (ancora oggi mi sto interrogando su come sia possibile) un arcobaleno dalla schiena.
Sì, rimasi parecchio perplesso, ancora una volta Remnant aveva distrutto le mie certezze.
Non mi definisco una persona patriottica, ma dopo tutto quello che mi era stato riferito sull'accademia del mio regno, ebbi non pochi problemi ad accettare che quelle due figure viste tramite il maxischermo fossero persone reali, e non clown reclutati da chissà quale circo.
<< Seriamente, da dove sono usciti? >>
Uno schiaffetto sulla nuca da parte di Julia fu la sola risposta che ottenni.
<< Ahia! >> << Porta un po' di rispetto agli altri cacciatori >>
<< Non è colpa mia se sembrano usciti da una pubblicità dei bastoncini di pesce! >>
Un'occhiataccia di Julia mi fermò dal replicare ulteriormente, non ebbi quindi altra scelta che mettere a tacere le mie osservazioni e concentrarmi sullo scontro.
Ma non me ne pentii, anzi, il fauno si mostrò essere un tipo particolarmente simpatico.
Appena i due team ebbero qualche secondo per scambiarsi due parole, il gatto con i pattini comprese sin da subito la natura suscettibile di Yang, e fra qualche osservazione sgradita sui suoi capelli e una battuta riguardante la “zavorra anteriore” della sua avversaria, riuscì in poco tempo a guadagnare la mia simpatia.
Io invece, assieme a Ilian ed altri spettatori, non potei che sganasciarmi dalla risate di fronte a quella provocazione, del resto non potevamo darle torto.
<< Sento che tutto sommato questa battaglia non mi dispiacerà >> bisbigliai fra me e me, senza rivolgermi veramente a qualche altra persona.
Tale presentimento si rivelò esatto, certo, alla fine la ragazza dalla zavorra anteriore riuscì a portare il suo team alla vittoria entrando in modalità berserker, facendo subire al jazzista la sua stessa musica orribile (cosa che apprezzai molto) e facendo “esplodere” in aria il gatto con i pattini usando uno dei suoi proiettili di polvere, ma vedere quella genuina esplosione di rabbia in seguito alle irritanti battute della sua avversaria fu particolarmente esilarante.
<< Diamine... spero di non trovarmi davanti quel demone biondo >> commentò il nostro arciere a dir poco, suppongo, terrorizzato dall'aspettativa di essere lui la prossima vittima di quella schiacciasassi bionda che era Xiao Long.
Immagine indubbiamente spaventosa, ma che non poté suscitarmi un moto di ilarità << Ti consiglio di fare qualche battuta sul suo petto, sembra un ottimo modo per mandarla in bestia >> Ilian mi rispose con uno sguardo scettico.
<< Questo in che modo dovrebbe essermi di aiuto? >>
<< Non lo so, ma di certo sarà uno spasso da osservare >>
Il mio probo compagno di squadra mi mandò gentilmente a usufruire dei bagni pubblici, ma declinai educatamente la sua offerta.
Specie perché dopo aver evacuato la cena di casa Harris quella mattina, ero particolarmente deciso a tornare in bagno il più tardi possibile, giusto il tempo di smaltire quella terribile esperienza che fu la digestione di quegli spaghetti venefici.
Osservai le due ragazze del team RWBY ricevere i complimenti dagli sconfitti, e potei, in quell'occasione, ammirare il pietoso stato della Regina di Ghiaccio e riconfermare quanto il team FNKI fosse decisamente lontano da qualsiasi mia congettura riguardante i team di Atlas.
E parlando di complimentarsi, ora che ci penso non mi sarebbe dispiaciuto ricevere dei complimenti da Drake, anche se più falsi della sua stessa esistenza, non mi sarebbe dispiaciuto vedere la sua faccia deformarsi per dire qualcosa come “Complimenti, ci avete battuto”.
Beh, tutto sommato mi bastava saperlo esploso in tanti piccoli pezzi.
Sì, come immagine era più che sufficiente.
Volsi lo sguardo verso Ilian e Julia, se c'era qualcuno che oggi non poteva permettersi di stare tranquilli erano loro due, e per ottime ragioni considerando chi erano i loro avversari.
Infatti, parecchie file più a destra, il team JNPR aveva assistito entusiasta alla conclusione dello scontro, e probabilmente le due componenti più agguerrite, Nora Valkyrie e Pyrrha Nikos, stavano pensando sul da farsi per il prossimo scontro.
Non che avessero molto da preoccuparsi, Pyrrha era la cacciatrice più promettente di tutta la scuola, e Nora anche se non al suo livello era in ogni caso una terrificante macchina da guerra, per non parlare poi dell'effetto terrificante che i suoi scatti di follia potevano scatenare negli avversari.
Sopratutto se l'avversario ero io.
Ma, tirando un sospiro di sollievo, non sarebbe spettato a me rischiare di farmi ridurre in marmellata da quella specie di mostro, invece Julia e Ilian avevano di che preoccuparsi di fronte ad una sfida simile.
Beh non che non se la fossero cercata, nel senso, dopotutto avevano scelto loro di scendere in campo a combattere, per cui malgrado le poche possibilità di vittoria ero certo che tutto sommato a loro non importasse molto di vincere o perdere.
No, a loro bastava poter incrociare le armi con altri cacciatori, partecipare contro concorrenti venuti da tutto il mondo a questa sfida di abilità e arrivare lì fin dove le loro gambe avrebbero consentito loro di arrivare per mostrare di aver dato tutto se stessi e con la speranza implicita, la volta successiva, di andare ancora più lontano.
Storsi il labbro, volevo bene a queste persone, poco ma sicuro, però il mondo dei cacciatori, o, se non altro, il mondo e il modo di pensare di questi giovani ragazzi idealisti rimaneva agli antipodi rispetto al mio, ma forse era un bene dopotutto, voglio dire... un mondo popolato da soli Ion sarebbe un bel posto di merda in cui vivere.
Il punto è che la lotta che sarebbe seguita di lì a poco avrebbe avuto, per loro, solo lo scopo di divertirsi e dare il 100% delle loro capacità, se avessero voluto veramente condurre il team alla vittoria avrebbero richiesto con più insistenza la discesa in campo di Deryck, che invece se ne stava comodamente seduto sugli spalti, senza rivolgere particolare attenzione alle persone che gli stavano intorno o al combattimento in corso, no, se ne stava lì con le braccia incrociate e un espressione la cui rigidità faceva invidia a quella di una statua di marmo.
Eppure sembrava concentrato, non si stava accorgendo nemmeno di quel ragazzo che, seduto dietro di lui, gli supplicava di abbassare le orecchie per liberare la visuale, e se un fauno con delle orecchie da coniglio, che sente amplificato per dieci qualsiasi suono venga emesso nelle vicinanze ignora una persona che sta gridando alle sue spalle, vuol dire che o è sordo, o che la mente ha lasciato il corpo per compiere un qualche misterioso viaggio astrale in giro per il globo o nello spazio.
Sospirai, non avrei mai capito i processi mentali di quella persona, il solo fatto che mi fosse continuamente complice (a modo suo, eh) mi dava da pensare, ok che gli avevo fatto dei favori... ma lui gli ha ampiamente ripagati, eppure mi era ancora fedele, e se non fosse stato Deryck, avrei pensato che fosse dell'altra sponda.
Ma la quantità di ragazze con cui lo vidi ballare sere fa mandava in frantumi (per mio grande sollievo) quella strampalata teoria.
Un rumoroso segnale acustico (siate maledetti!) tagliò via il filo dei miei pensieri, e fui costretto ad orientare lo sguardo verso il campo di battaglia, dove il team SSSN, di Vacuo, scese in campo per affrontare una squadra avversaria proveniente da Haven.
Rimembro il nome del team perché riconobbi due dei suoi componenti: Sun Wukong e Neptune Vasilias, sì, erano le due persone che mi avevano soccorso da quello studente psicolabile che incontrai tempo fa, e per carità, gli ero grato... ma ciò non mi impedì di tifare per la squadra avversaria.
Nulla di personale ragazzi, ma devono passare ancora molti lustri prima che Ion Ascuns faccia il tifo per degli abitanti di Vacuo.
Qualsiasi cosa osi uscire fuori dalle sudice vie di quella città merita di essere ricacciata al suo interno, lontana dagli esseri civili!
Mi lasciai cadere sul sedile senza prestare particolare attenzione allo scontro, avevo deciso che avrei tifato per la squadra avversaria, non che lo avrei fatto attivamente.
Anzi, ora che Julia e Ilian avevano deciso di discutere riguardo le loro strategie, avrei voluto approfittare di quell'occasione per riposare gli occhi e sperare di svegliarmi a torneo finito.
Ovviamente, le mie aspettative furono deluse dal chiasso degli studenti di Shade, che in quell'occasione si fecero ancor più rumorosi del solito.
La marea multicolore degli studenti di Shade, l'accademia di cacciatori nonché unica garante dell'ordine in quelle lande selvagge, fece tremare lo stadio con un immenso boato, più proprio di un animale che non di un essere umano.
Sconfitto, non potei far altro che appoggiare il gomito sul bracciolo del posto a sedere, reggermi la testa con la mano destra e sbuffare esasperato.
<< Non vedo l'ora che se ne tornito nel deserto >>
<< Ion, un giorno dovrai spiegarmi che problemi hai con Vacuo >>
Era la voce di Giada, seduta nella fila davanti alla mia.
Ormai i nostri team avevano preso l'abitudine di assistere assieme al torneo, formando così ogni volta una piccola tribuna di dodici persone che, assieme, chiacchieravano per ammazzare il tempo fra una pausa e l'altra, si tenevano il posto quando qualcuno si allontanava per il bagno, e commentavano assieme i vari scontri e anche i concorrenti che vi partecipavano, scambiandosi regolarmente informazioni e piani di battaglia, ovviamente diretti al mio team per il breve periodo, ma anche ai team OMGA e MEAB per il lungo, del resto l'anno prossimo sarebbero potuti essere loro a partecipare.
Io non mi potevo dire particolarmente entusiasta del commento tecnico, ma se non altro avevo l'occasione di chiacchierare con qualcuno, perché il mio caposquadra, nella sua suprema coerenza, puniva sì le dormite ma non le chiacchierate.
Come potrebbe del resto? Era rimasta intrappolata in una sorta di consultorio strategico con Orion, dalle cui labbra la ragazza pendeva come se fossero le parole più importanti della sua esistenza.
Beh, forse non erano le più importanti della sua esistenza, ma di certo un po' di importanza c'è l'avevano, e ringraziai mentalmente Orion per sostenere la mia caposquadra laddove io non stavo facendo niente a riguardo.
Fatto questo, mi girai verso Giada assumendo un espressione contrita, di chi sta rievocando uno sgradevole ricordo, poi distesi le mie labbra in un sorriso sarcastico
<< Cara Giada, esistono momenti nel corso della vita di una persona che mai andrebbero rievocati, sappi soltanto che quanto accadde in quella città infiamma ancora il mio odio per essa, quello ed il desiderio che qualche divinità la faccia sprofondare negli inferi della terra >>
La ragazza mi osservò perplessa, suppongo per chiedersi cosa diamine fosse successo di così orribile in quel posto, Amber invece socchiuse la palpebre e mi fissò con ostilità per poi scuotere la testolina blu con chiara disapprovazione.
Non ebbi bisogno di chiedere una traduzione per arrivare al messaggio, mi chiesi il perché di quella reazione, ma poi mi ricordai che, in quanto fauno, Amber doveva aver avuto la sua ampia dose di discriminazione prima di essere adottata nella famiglia Hikari, e forse, per aggiungere la beffa al danno, poteva benissimo provenire da Vacuo.
Mi appuntai di scusarmi da lei più tardi, perché Max si addentrò nella nostra discussione mettendomi amichevolmente una mano sulla spalla come un comandante intento a incoraggiare una recluta e, indossata un'espressione solenne, si rivolse al suo piccolo pubblico, cioè noi tre, con parole che, da come le pronunciò, parevano appartenere ad una profezia rivelatrice.
<< Ion, posso assicurarti che se conoscessi certe ragazze provenienti da quell'accademia perderesti subito il tuo disprezzo per Vacuo >>
Lo disse con un tono misto di solennità e scherzo, che a me e Giada strappò un sorriso e un senno d'assenso, mentre Amber si dimenticò in fretta delle mie frasi e rivolse tutta la sua ostilità sul forzuto del team OMGA, i suoi occhietti arrabbiati lo colpirono con tale forza che ebbi l'impressione di vedere il colosso donnaiolo vacillare sotto la potenza di quello sguardo.
<< E-ehi, perché mi guardi in quel modo...? >>
Grazie ragazzone, ti devo un panino.
Approfittando di questa comica distrazione, mi defilai dalla discussione e lasciai che Max affrontasse l'ira della ragazza camaleonte, e niente è peggio che attirare l'ira di una persona che non può urlarti contro, perché vuol dire che il suo unico modo per sfogarsi sarà farlo guardandoti male fino a renderti paranoico.
<< Scusa, per qualsiasi cosa abbia detto, scusa! >>
Purtroppo anche il guerriero più possente poteva trovarsi completamente impreparato a questa terribile pressione psicologica, e il povero Max decise di cedere subito ed implorare il perdono del fauno, avesse o non avesse capito il suo terribile errore.
Ed ero più propenso a credere al secondo caso.
Mentre Giada lottava per mantenere i propri polmoni all'interno del suo corpo, e il povero Max cercava di placare in qualsiasi modo quella dea furiosa che era la ragazza camaleonte, io, persa ogni possibilità di un sonno ristoratore, decisi di far viaggiare ancora il mio sguardo.
Per quanto coinvolta che fosse nella discussione con Orion, Julia sembrava possedere una specie di sesto senso che le permetteva di accorgersi del sottoscritto tutte le volte che questo avesse osato dormire, poi scoprii che era Marlee (maledetta strega!) a passarle l'informazione.
Me lo disse lei? No, lo scoprii dopo l'ennesimo schiaffo sulla nuca, mi girai d'impulso e vidi Marlee allontanarsi dall'orecchio di Julia in maniera fin troppo sospetta.
Compresi allora, oltre al fatto che Marlee spifferava dei miei sonnellini, anche che le due sembravano aver stipulato un'infame alleanza che, oltre a provocare numerosi problemi al sottoscritto, avrebbe messo a dura prova la pazienza di chiunque si fosse trovato invischiato nelle oscure trame di quelle due ragazze.
Ebbi pietà per chiunque avrebbe avuto questa sfortuna, a partire dal sottoscritto.
Volendo non pensare a quale contorta idea stessa passando nelle loro menti diaboliche, e urlando mentalmente ad Orion di allontanarsi prima che ne fosse in qualche modo coinvolto, spostai lo sguardo sul resto del team MEAB.
Ashes pareva avere il mio stesso interesse a guardare lo scontro in atto: cioè nessuno, e se ne stava a braccia conserte aspettando una fine che non sarebbe arrivata tanto presto, e scambiando di tanto in tanto qualche parola con la sorella.
Ellen appariva decisamente meno scazzata, ma a differenza della sorella pareva intimidita dalla vastità dell'arena che la circondava, e da cui sembrava volersi nascondere, rifugiandosi in mezzo alle sue compagne di squadra.
Marlee inutile ripeterlo, stava facendo la spia per Julia e occasionalmente importunava Brienne... Brienne.
Non potei non soffermarmi per qualche minuto sulla ragazza coniglio con cui il giorno precedente avevo avuto il primo appuntamento della mia esistenza.
Il fauno se ne stava seduta fra Marlee e Ellen, rispondendo distrattamente ai continui importuni dell'amica mentre si sforzava di seguire come poteva lo scontro fra Sun e Neptune e la squadra avversaria, studiando tacitamente le loro tattiche e i loro punti di forza, alla continua ricerca di ispirazione con cui migliorare se stessa.
Tutt'altro che indifferente a quella visione di attenta marzialità, finii con il fissarla il più del dovuto, lei se ne accorse e si girò incuriosita verso di me, al che mi accorsi di essere stato a fissarla come uno stalker per due minuti buoni.
Mi girai all'istante e tornai a guardare la battaglia come se avessi trovato un improvviso interesse in essa, nonché per nascondere le mie guance che, anche se non potevo vederle, ero certo si fossero improvvisamente arrossate.
Beh fin qui nulla di strano, ma alieno com'ero a questo tipo di relazione umana non compresi il perché di questo mio comportarmi come uno scolaretto in calore, né avevo ancora deciso di pensare a quanto era avvenuto il giorno prima a ciò che era realmente, cioè come un appuntamento.
Cosa mi prendeva?
Certo, trovavo Brienne attraente, trovato il suo corpo e il suo viso attraenti, ma non era di certo l'unica ragazza che trovassi attraente in tutta la scuola, c'è n'erano molte che non potevo non reputare bellissime a Beacon, eppure in tutta la mia esistenza non avevo mai avuto una reazione simile.
Quindi non era una questione di aspetto, no, arrossivo guardando Brienne perché stavo guardando Brienne.
Sì, vi do cinque secondi per dare un senso a questa frase, il me dei tempi che furono ne avrebbe richiesti invece dieci.
Non secondi, minuti.
Battute a parte, il nocciolo della questione è che ero confuso, parecchio confuso, e per quanto la risposta a questo mio tumulto interiore fosse di una semplicità disarmante, il sottoscritto era così alieno a queste cose che non ci sarebbe arrivato nemmeno fra venti anni!
Ma a distanza d'anni posso rallegrarmi del fatto che quello che stavo passando riguardava solo me e Brienne, e non era sulla bocca di tutti come lo era invece l'attrazione della Nikos per Jaune.
E menomale aggiungerei, va bene che non brillavo né brillo tutt'ora per arguzia, ma che io faccia la figura dell'idiota con me stesso è un conto, che la faccia davanti a tutta la dannata scuola è un altro paio di maniche!
Avevo lottato duramente per non diventare un zimbello, sarebbe stato catastrofico vedere tutti i miei sforzi sfumare in maniera tanto tragica davanti ai miei occhi! Quale orrore l'idea di essere il successore del ragazzo vomito!
Per mia fortuna, tardo com'ero allora, non dovetti arrovellarmi minimamente su questa incresciosa evenienza, troppo occupato, da tardone quale ero allora, a capire il perché la vista di Brienne improvvisamente mi provocasse un tale imbarazzo, e per gli dei, l'idea che non fossi in grado di capire una cosa così elementare mi manda in bestia solo a pensarci...
Ma questo non mi impedisce di sorridere pensando ai giorni in cui, nel pieno del mio fascino e della mia giovinezza, ammiravo il corpo atletico, se non scolpito della ragazza dalle grandi orecchie di coniglio, e anche se, come vi ho anticipato nel capitolo scorso, ci avrei messo una vita, alla fine ne sarei venuto a capo e avrei dedotto le seguenti conclusioni:
Primo, Brienne mi piaceva, e non nel senso puramente estetico.
Secondo, che potrei avere una qualche forma di fetish per i muscoli femminili.
Ma non siamo qui per parlare dei miei gusti in merito ai corpi femminili, pur evidenti che siano!
Torniamo alle disavventure del sottoscritto, che, nel tentativo di zittire il rossore e gli ormoni si decise a prestare attenzione allo scontro.
Purtroppo, dovetti subire un'altra delusione, infatti il team di Haven venne sconfitto (seppur non senza troppe difficoltà) dai due abitanti di Vacuo, cosa che mi fece perdere la voglia di assistere agli scontri.
Ammetto che non provavo nessun interesse in questa competizione (oltre a quello di salvarmi il culo da Drake, obbiettivo pienamente raggiunto), ma l'idea che fosse un team di Vacuo a vincerla non poteva che essere una cosa di cui risentirsi.
Perdonami Deryck, amico mio, ma temo che i miei propositi di non insultare ulteriormente gli abitanti di Vacuo siano ormai andati a farsi benedire, vedi di spostare la lettera di scuse alla fine di questo libro.
Cosa? Non puoi? Costi di ristampa?
Va bene, al diavolo! Lascia tutto così, davvero, non importa, non ho grandi speranze che qualcuno lo pubblichi, tanto vale scriverlo come vorrei farlo io!
Sì, prosegui, che perdo tempo a fare con te? Smettiamola di divagare e torniamo a questo torneo, o va a finire che rimarrò col culo sul sedile per tutto il capitolo.
E smettila di scrivere OGNI cosa che dico!


Osservai i due malconci membri del team rivale zoppicare via dall'arena, mentre Vasilias sembrava doversi riprendere dalla caduta in una pozzanghera della zona paludosa, cosa che pareva turbarlo non poco.
In effetti sin dal primo scontro del suo team il ragazzo dai capelli blu si era fatto notare per la sua insolita fobia dell'acqua, se la sorte è una divinità, doveva possedere una certa malizia quando, in quello che era il secondo scontro del ragazzo dai capelli color mare (ironico, non trovate?), aveva fatto sì che il selezionatore automatico lo mettesse di nuovo davanti alla sua più grande paura.
La cosa parve insolita anche a me, ero certo che molti abitanti di Vacuo fossero refrattari all'uso del sapone, ma che avessero pure paura dell'acqua non l'avevo mai sentita.
Sospirai, desiderando di punirmi da solo per questi pensieri così cattivi, per fortuna i due cacciatori, l'uno gaudente e l'altro tremante, lasciarono l'arena, e con essi anche Vacuo uscì fuori dai miei pensieri.
A prendere il posto della città e del regno che meno apprezzavo, fu la consapevolezza che dopo una breve pausa, sarebbe toccato ai miei due amici l'onere di scendere in campo per conquistare una delle vittorie più ardue della loro vita, o, se non altro, di riuscire a perdere in maniera onorevole.
Vidi Julia e Ilian alzarsi dai posti a sedere fra gli incoraggiamenti generali, davanti a questo commovente raccoglimento non potei non dare il mio contributo.
<< Ragazzi, vi prometto che non non mi addormenterò durante lo scontro! >>
I due, specie Julia, apprezzarono questa mia battuta di spirito.
<< Ci conto Ion, guarda che sono in grado di venire fin qui a picchiarti se solo provi a poltrire! >>
Conoscendo la mia caposquadra, non ebbi dubbi sull'autenticità della minaccia.
<< Riposerò solo gli occhi... >>
I presenti risero, mentre Orion mise una mano sulla spalla del mio compagno arciere.
<< Ricordate, Nora è facile da distrarre, tu potresti riuscire ad attirarla con facilità >>
<< E tenerla lontana da Julia finché non sistemerà Pyrrha >> continuò Giada, che a quanto pare aveva partecipato a sua volta al piccolo consiglio strategico.
<< E a quel punto sarà tutto deciso dal nostro scontro, certo è più forte di Nora, ma non potrà attaccarmi a distanza con efficacia >>
Ilian annuì, non senza un certo timore.
<< Sai, farei quasi a cambio con te piuttosto che farmi inseguire da quella psicopatica con il martello >>
Non potevo dargli torto, quando la Valkyrie ti guardava durante una battaglia potevi stare certo che non saresti tornato a casa con tutte le ossa intatte.
Né volli immaginare come dovesse essere il farsi inseguire per tutto il tempo da quella specie di mostro, Ilian era agile, ma sarebbe potuto uscire un terreno sfavorevole per lui, per esempio qualcosa che gli avrebbe sottratto spazio come con le montagne, o che gli avrebbe in qualche modo impedito di tenersi a distanza dalla Valkyrie, e sebbene si fosse allenato tanto per quel momento, non avevo dubbi che una sola di quelle devastanti martellate che la ragazza dai capelli color era in grado di sferrare sarebbero bastata per mandare il mio povero amico in orbita.
Per non parlare poi delle non fantastiche previsioni che si potevano fare su uno scontro fra Julia e Pyrrha
Ovviamente, non esternai questi miei pensieri così poco ottimisti, mi limitai ad augurare ai miei due amici buona fortuna.
<< Vada come vada, dopo questa battaglia andiamo tutti a mangiare fuori! >> propose Marlee dal nulla, ci voltammo tutti verso di lei.
<< Cosa c'è? Se vincono dobbiamo festeggiare, se perdono dovremmo consolarli da bravi amici quale siamo >> si giustificò con una certa veemenza il caposquadra del team MEAB.
<< Io credo invece che tu voglia solo un'occasione per provare il sushi bar aperto di fronte al negozio di alimentari >> dedusse acida Ashes, squadrando con gli occhi sanguigni la sua caposquadra.
<< E-ehm non è affatto così... >>
<< Scommetto che stavi per proporci di andare lì >> senza alcuna pietà, Ashes continuò ad infierire sull'ormai agonizzante caposquadra.
<< No no! Cioè sì! >>
La mora la guardò male.
<< Ebbene?! Io ho proposto e io scelgo! E poi sono il caposquadra, non mettere in dubbio le mie scelte! >>
La conversazione venne interrotta dalla risata di Julia.
<< Va bene va bene, a noi due va benissimo, e credo che Deryck e Ion non abbiano obiezioni, voi altri? >>
I restanti membri del team MEAB e del team OGMA, esclusa Amber, annuirono il loro assenso.
<< Non preoccuparti, ci sono molti piatti che non contengono carne o pesce >> sussurrò Giada, dandole una pacca d'incoraggiamento sulla spalla.
Fiduciosa delle parole della sorella, Amber annuì a sua volta.
<< Allora è deciso: voi combattere, noi vi guardiamo, dopo si torna a Beacon, vi date una sistemata e andiamo ad ingozzar- ahi! >>
Max si portò la mano sul fianco dopo aver ricevuto una gomitata da parte del fauno camaleonte e un'occhiataccia da parte di Orion.
La visione di quello scricciolo che era Amber che puniva a modo suo uno dei migliori cacciatori di Beacon sul piano della forza fisica non poté non strapparmi qualche sorriso.
<< Aggiudicato! >> rispose Ilian << Spero facciano all you can eat... >>
<< Ci penseremo dopo, adesso ci conviene darci una mossa che siamo in ritardo! >> la mia caposquadra afferrò il braccio di Ilian e, senza molti complimenti scattò in avanti trascinando l'arciere con te.
Non potei non notare il modo in cui Giada aveva annuito quasi febbrilmente alle parole “siamo in ritardo”, la puntualissima del team OGMA non si smentiva mai.
Seguii con lo sguardo i miei due compagni che sparivano lungo gli spalti, in cerca dei gradini che li avrebbero condotti ai piani inferiori.
Preso da un moto di sollievo, rilassai la schiena e accomodai le chiappe sul posto a sedere, sentendomi come se avessi raggiunto la più grande aspirazione della mia esistenza.
Sparito Drake, evaporato Caesar, e spostato il centro dell'attenzione su Ilian e Julia, potevo finalmente, per una volta tanto, assistere come spettatore ai problema altrui, senza sentirmi come se il mondo intero complottasse per la mia rovina.
Esternai questa ritrovata serenità con un lungo sospiro di sollievo.
Da quel giorno in poi me la sarei presa comoda, libero da robot, insegnanti sadici e domande a cui non era possibile trovare risposta.
No, quel giorno me ne sarei rimasto seduto, avrei mangiato un hot dog di quelli che venivano venduti fra gli spalti, e mi sarei limitato ad osservare, come un qualsiasi studente fra i presenti, gli sforzi e le sofferenze dei combattenti.
Così.
Sereno, senza pensieri.
Come sarebbe sempre dovuto essere.
Peccato, che anche questa breve gioia sarebbe durata fin troppo poco, ma per fortuna all'epoca non potevo saperlo, e mi permisi, cosa che non facevo da tempo, di guardare al futuro con ottimismo.
Oh Ion, povero illuso...

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Capitolo 39
*** Capitolo XXXIX ***


Capitolo XXXIX


La lancia da caccia di Julia deviò appena in tempo il fendente di Miló, l'arma multiuso della più temuta cacciatrice di Beacon, ma fu costretto ad arretrare di fronte alla carica di Akoúo, lo scudo che, assieme all'arma che poteva diventare sia spada corta che giavellotto e fucile, completava l'equipaggiamento della sua avversaria.
Guadagnato lo spazio di manovra sufficiente, la nostra caposquadra scivolò verso il basso con la velocità degna di un rettile, eseguendo una spazzata brutale mirata a gambizzare la sua avversaria.
La Nikos non ebbe problemi a schivarla con un salto, così come Julia seppe prevedere quella mossa e si affrettò a rotolare in avanti, arrestandosi nell'esatto punto da dove era saltata la sua avversaria.
Questa intanto con un abile capriola riuscì ad atterrare rivolta verso la propria avversaria, le due cacciatrici, ora scambiate di posto, ripresero a scambiarsi affondi, in una lotta di agilità per conquistare la posizione più vantaggiosa nel terreno piano che era loro capitato.
Armata con la sua lancia da caccia, arma utile tanto contro un avversario esattamente quanto contro un grimm, la priorità della ragazza dai capelli dorati era quella di mantenere una distanza accettabile dalla sua avversaria per sfruttare al meglio la portata della sua arma, mentre la sua avversaria, non meno furba, comprendeva che la vittoria stava nel rompere la guardia della contendente, contendente che costringeva così a mantenersi sulla difensiva tramite ripetuti tentativi di avvicinarsi, sparandole a distanza ravvicinata con Miló in forma fucile così che l'avversaria fosse costretta a deflettere i colpi con la lancia, per poi caricare in avanti con Akoúo, rendendo così impossibile per Julia ricacciarla indietro tramite affondi o spazzate di ogni sorta.
Non potei non notare, dal megaschermo che trasmetteva lo scontro, l'espressione frustrata della mia caposquadra ogni qualvolta che l'avversaria si apriva la strada con il suo fatale mix di scudo e fucile.
Eppure malgrado questi ripetuti tentativi la situazione rimaneva sostanzialmente in una fase di stallo, perché laddove Pyrrha rompeva la guardia di Julia, quest'ultima, dal fisico più leggero e slanciato, non aveva particolari problemi a disimpegnarsi senza nemmeno dover ricorrere alla propria semblance, portandosi sempre all'infuori dalla portata della temibile concorrente.
Così, fra la Nikos che non riusciva a concretizzare i propri tentativi di offesa, e Julia che non riusciva a mantenere una posizione stabile, lo scontro si era trasformato in un monotono susseguirsi di attacco-disimpegno-riposizionamento, ma il pubblico non era affatto annoiato dalla situazione, perché era chiaro a tutti i presenti, anche ad un novellino quale io ero, che lo stallo era solo momentaneo e destinato a una rapida fine.
Primo, perché entrambe si stavano conservando i propri poteri, né una volta Julia aveva provato a rompere lo stallo generando una corrente d'aria, né Pyrrha aveva usato il suo controllo del magnetismo per sbilanciare l'avversaria o lanciare il proprio scudo in testa stile frisbee.
Secondo, perché era chiaro che, sempre per entrambe, quella fosse per loro una mera fase di studio, e man mano che il ciclo si ripeteva gli attacchi di Julia e gli sfondamenti di Pyrrha si facevano sempre più audaci, affondo dopo affondo.
Per cui il pubblico non si preoccupava molto della momentanea fase di stallo fra la più brillante studentessa di Beacon e la sua avversaria.
Ma sopratutto, a mantenere vivo l'interesse del pubblico, era il duello che si stava svolgendo parallelamente a quello delle due ragazze, che, in netto contrasto a quanto ho appena descritto, era decisamente più movimentato... e rumoroso.
<< Smettila di nasconderti fra i rami! Guarda che abbatto l'intera foresta! >>
Le urla di Nora Valkyrie furono interrotte da una violenta detonazione che, come a comunicarle che una certa persona condivideva in toto la sua idea, spazzò via qualsiasi arbusto distante meno di cinque metri quadrati dalla furia fatta pel di carota.
Mal grado ciò, la cacciatrice riemerse dal polverone con giusto qualche ammaccatura, saltando come solo un predatore sa fare sul ramo da cui era partito il colpo.
Ma se Nora si muoveva come un leone, Ilian in mezzo a quegli alberi lo si poteva paragonare ad un volatile, perché, come se fosse dotato di un paio d'ali, balzò su un robusto ramo a ben dieci metri di distanza, con una velocità tale che l'avversaria se ne accorse soltanto quando, arrivata a destinazione, si ritrovò ad essere sbalzata via da una seconda detonazione partita dalla sua schiena.
Atterrò in mezzo a delle spesse radici, imprecando aspramente contro l'arciere nascosto.
Ilian dal canto suo non poté che sorridere davanti al risultato, se quel bastardo di un topo non fosse stato così abile a sfruttare la foresta, lo scontro sarebbe andato in una maniera non dissimile a come stava andando adesso con la Valkyrie.
Digrignò i denti e scacciò quel pensiero con una smorfia di rabbia; aveva dato pessima prova di sé, e lo scontro di oggi sarebbe stato il modo in cui avrebbe rimediato a quell'imbarazzante situazione, da figlio delle foreste quale era, non poteva permettersi di perdere sul suo territorio, specie contro quella pazzoide armata di martello!
Incoccò altre frecce e balzò in un albero poco vicino, facendo bene attenzione ad occultare la sua presenza, era determinato a mandare quella rompiscatole su tutte le furie!
Dal canto mio, e del resto del pubblico, non potevo che notare la stridente differenza fra i due combattimenti in atto.
Laddove Julia e Pyrrha combattevano un'aspra guerra di posizione in quel piccolo spazio pianeggiante che andava dalla zona di foresta a quella rocciosa, quello fra Ilian e Nora era invece un violento inseguimento che stava mano a mano devastando l'esigua macchia di foresta dove i due si erano confinati.
Una martellata di Nora sradicò quella che doveva essere una quercia secolare dal terreno, mandandola a precipitare proprio in mezzo alle due contendenti.
La sua compagna di squadra sfruttò abilmente la situazione saltando sopra il tronco distrutto, e da lì lanciarsi addosso all'avversaria, che aveva visto il tronco caderle davanti ai suoi occhi ma non la cacciatrice prodigio saltarci sopra.
Julia riuscì a malapena ad assumere una posizione difensiva che una violenta pedata si abbatté su di lei, l'asta della lancia impedì a Julia di ritrovarsi con l'impronta della suola sulla faccia, ma non di cadere sul sedere, Pyrrha invece atterrò con un abile capriola all'indietro e tornò rapida all'attacco, venendo però respinta e fatta schiantare contro il muro da una violenta folata di vento.
Una scia di schegge si levò in aria dal tronco scassato, ma il corpo della rossa rimase integro, ricordandomi ancora una volta in che razza di scuola di mostri mi fossi ritrovato.
Lesta a sfruttare il vantaggio, Julia si tirò in piedi e scatto in avanti nello stesso istante, usando solo la forza della propria semblance, e stringendo la lancia fra le mani pronta a danneggiare il corpo dell'avversaria.
Ma il colpo non arrivò mai, Pyrrha si scansò abilmente all'ultimo istante e lanciò il proprio scudo sulla schiena dell'avversaria, il colpo bastò a far rovinare in avanti la mia caposquadra, e ci mancò poco che finisse fuori dal ring.
Per fortuna, aveva avuto la prontezza di riflessi per piantare la lancia nel terreno e usarla come perno, girandoci attorno col proprio corpo per respingere un secondo attacco dell'avversaria, che, lesta come un fulmine, aveva raggiunto la giovane Vindr ad una velocità che i miei occhi non riuscirono nemmeno a percepire.
Nel frattempo la foresta era ormai priva della metà dei propri alberi, ed era chiaro che Nora avesse optato per il distruggere sistematicamente ogni ettaro di terra occupata da alberi che Ilian avrebbe usato per nascondersi.
Con una furia che non aveva pari infatti, Nora percosse il terreno con tutta la sua forza, facendo volare in aria ben sette alberi e abbattendone altri due grazie all'onda d'urto.
<< Vieni fuori, ragazzo albero! >>
Creatasi uno spazio tutto suo, saltò all'indietro per allontanarsi il più possibile dagli alberi, e schivata una pioggia di frecce che bruciò letteralmente il terreno ai suoi piedi, tramutò il proprio martello in un lanciagranate.
<< Voglio vedere se ti nascondi adesso! >>
Ilian deglutì a quella visione: ora sì che era nella merda.


Assistetti alla detonazione provocata da quel terrificante martello, e, con maggior orrore, alla serie di deflagrazioni provocate dalle numerose granate che il Magnhild di Nora stava vomitando addosso agli alberi.
Ma superato lo stordimento iniziale, potei assistere alla risposta di Ilian, che appartatosi in profondità nella foresta (o in ciò che rimaneva di essa) rispondeva alle granate dell'avversaria con continue raffiche di frecce all'indirizzo di Nora.
Se la ragazza sparava sulla foresta per stanarlo, Ilian sapeva esattamente dove mirare, costringendo Nora a cambiare continuamente posizione per non essere colpita, ma proprio quando una serie di frecce imbevute di polvere le tagliò la fuga, fu costretta a fermarsi per riflettere e cercare una via di fuga, mossa che le costò un bel volo quando ben tre frecce ad alta concentrazione di polvere esplosiva le si conficcarono in mezzo ai piedi, illuminando di rosso l'intero panorama.
<< Diamine, ci sta proprio andando pesante >> osservò senza mezzi termini il forzuto del team OMGA << Sapevo che non era contento di come erano andate le cose con Kojo, ma di questo passo... >>
Orion alzò la mano per interrompere l'osservazione dell'amico.
<< Fossi in te non sottovaluterei la resistenza della Valkyrie, se fossi in Ilian anch'io le vomiterei addosso ogni arma a mia disposizione >>
Amber annuì silente, la valchiria e il cacciatore intanto continuavano il loro duello esplosivo, e come a confermare le parole di Orion, Nora si riprese abbastanza in fretta dalla botta, atterrando in piedi e riprendendo a rispondere colpo su colpo.
Più in la, Julia e Pyrrha si erano spinte verso le montagne del ring, che per l'occasione del loro scontro ricoprivano quasi un quarto del ring, per nulla intenzionate ad essere colpite accidentalmente da una freccia esplosiva o da qualche granate.
In quel terreno accidentato, le due contendenti balzavano con l'agilità di due gatti da una cima all'altra, scambiandosi fendenti ad ogni contatto, ma a differenza della sua avversaria, Julia poteva sfruttare la propria semblance per incrementare la propria velocità ed abbattersi sulla Nikos con la forza di un proiettile.
Notai la migliore combattente di Beacon essere sbalzata via da un violento impatto e schiantarsi rovinosamente contro un cumulo di sassi, mentre il mio caposquadra atterrava elegantemente all'indietro sul picco di una montagnola vicina.
Il rumore dell'impatto fu tale che sentii le mie stesse ossa scricchiolare per empatia, meno impressionata fu invece Julia, che aveva avuto modo di saggiare più volte la resistenza della sua avversaria, e di conseguenza non esitò a balzare addosso alla contendente.
Il balzo e l'atterraggio si consumarono nel giro di un secondo, un secondo dove la Nikos mostrò nuovamente la propria prontezza di riflessi, imbracciando lo scudo e facendo scivolare l'assalitrice di lato, per poi costringerla ad arretrare con una scarica di proiettili sparati fuori dalla bocca di Akoúo.
Deviati questi roteando la lancia da caccia, Julia fu lesta a balzare all'indietro, scomparendo rapidamente dal raggio visivo di Pyrrha.
I miei occhi non si staccarono un solo istante da quella scena, e avrebbero proseguito volentieri la visione se una sgradevole pressione sul mio stomaco unita ad un poco piacevole suono di digestione non mi avessero fatto pentire di essermi ingozzato di hot-dog ben due battaglie fa.
Non me ne vogliate, ma quando sei costretto ad annoiarti e non puoi nemmeno farti una dormita, il mangiare diventa spesso la tua unica alternativa.
Una seconda sensazione di digestione mi fece perdere il filo dei miei pensieri, mi portai una mano sullo stomaco e mi alzai a fatica dal sedile.
<< Io vado in bagno, tenetemi il posto! >> senza attendere una risposta scattai verso il portale che dava sull'interno dello stadio e mi misi a pregare interiormente che non ci fosse fila, ed avevo quasi raggiunto l'uscita quando mi sentii chiamare da una voce che non mi era del tutto estranea.
<< Ehy Ascuns! >>
Mi guardai interno, poco intenzionato ad intrattenere una conversazione ma fedele a quel poco di buone maniere che mi erano state impartite (la Goodwitch era parecchio intransigente a riguardo) durante i miei primi mesi di permanenza.
La mia ricerca durò poco, presto individuai la fonte di quel richiamo: un ragazzo dagli occhi, vestiti e capelli grigi conosciuto come Mercury Black, uno dei membri del team in cui mi ero imbattuto dopo aver avuto quell'incidente con un delirante studente di Haven, che guarda caso, era la stessa scuola che frequentava Mercury.
Il ragazzo, seduto a braccia conserte e, direi, felice quanto me di aver iniziato quella conversazione, si trovava in mezzo alle sue compagne di squadra: Cinder, la ragazza dai capelli verdi, Emerald, ed una ragazza minuta e dagli occhi verdi e malefici di cui ignoravo l'identità.
Compresi che era proprio Cinder ad aver convinto, per non dire obbligato, Mercury ad attaccare bottone, infatti, seccata dal suo silenzio, gli tirò una gomitata di rimprovero per poi prendere la parola al posto suo.
<< Scusaci Ion, stai andando al bagno? >> annuii << Bene, potresti indicare a Mercury dove si trova? Ci dovrebbe andare anche lui ma preferisce farsela addosso che chiedere a qualcuno >> l'osservazione di Cinder ed il tono volontariamente derisorio con cui la pronunciò strappò un sospiro esasperato al ragazzo d'argento.
<< Ok ok mi muovo! >> sbuffando, Mercury lasciò il posto a sedere depositandoci sopra l'incarto di un hamburger mezzo mangiato a mo' di segnaposto (cosa che strappò una smorfia di disgusto alla sua compagna dai capelli verdi) e fu accanto a me prima ancora che potessi rispondere.
<< Andiamo? >>
Capendo che il mio interlocutore era decisamente troppo seccato per tirare fuori anche un minimo di cortesia, non gli risposi se non facendogli segno di seguirmi, ed assieme ci avventurammo all'interno dello stadio.
Il bagno distava un po' di metri dall'ingresso, e dovemmo quindi farci una breve camminata assieme nel corridoio.
Per fortuna, Mercury era il miglior tipo di interlocutore che potessi desiderare per riempire quei momenti: il tipo che non parla, ed evidenziato questo suo lato positivo, potei affrettarmi a raggiungere il bagno senza iniziare una sterile conversazione che al momento non avei avuto la voglia di tenere.
Entrati nel bagno degli uomini, Mercury borbottò qualcosa che doveva essere un grazie e si avvicinò all'orinatoio più vicino, mentre io optai per una più comoda postazione water.
Impiegai cinque minuti buoni per liberarmi del carico di cibo spazzatura, cinque minuti nei quali non sentii la porta aprirsi nemmeno una volta, solo lo scorrere dell'acqua del lavandino.
O Mercury si era fatto molto discreto, od era ancora in bagno per una qualche ragione di cui ignoravo il motivo.
Tirato lo sciacquone e uscito dal bagno, constatai che la prima opzione era quella inesatta: appoggiato al muro a braccia conserte, con la sua immagine sbiadita che si rifletteva sul pavimento semilucido del bagno (tanto di cappello agli addetti del Colosseo Amity per il loro superbo lavoro ai servizi igienici).
Quasi un tutt'uno con il colore argenteo del muro, che a differenza del pavimento più che riflettere la sua immagine sembrava volerlo assorbire a sé, era chiaro che Mercury non avesse intenzione di uscire dal bagno prima di me, e di certo non perché era ansioso di godere della mia compagnia.
Non dissi niente, sforzandomi di ignorare quel comportamento così anomalo, e mi affrettai a lavarmi le mani con massicce dosi di sapone.
Confesso che la sua presenza iniziava ad innervosirmi, tanto che volli di proposito prolungare il più possibile la pulizia e l'asciugamento delle mie mani solo per stuzzicare la sua pazienza.
Se la cosa lo infastidì, non lo diede a vedere, e aspettò attaccato a quel muro dal colore affine al suo tutto il tempo che io impiegai a lavarmi e asciugarmi le mani.
<< Certo che ci tieni parecchio all'igiene >> per poi attaccare bottone non appena ebbi finito.
<< Non particolarmente, comunque serve qualcosa? >>
Ricordatomi che in quegli istanti era in corso lo scontro di Julia e Ilian, decisi che non volevo perdere più tempo di quanto non ne avessi già perso fra i miei bisogni e il lavarmi le mani, quindi cercai di arrivare dritto al punto.
Ormai era palese che doveva parlarmi di qualcosa, e se glielo avessi lasciato fare, lui ci sarebbe girato intorno fino a farmi perdere la già poca pazienza di cui disponevo.
<< No, direi di no, però volevo parlare un po', ti dispiace? >>
<< Sì, in effetti mi dispiace >> giunto a questo punto decisi di essere franco, quel ragazzo aveva qualcosa che non va e si vedeva lontano un miglio.
<< Cos'è questa ostilità che avverto? Hai tirato giù per lo sciacquone anche la simpatia oltre alla cacca? >>
Incrociai le braccia, schivando la provocazione << No, quella mi è sempre mancata, comunque se ti dai una mossa a parlare faresti un favore ad entrambi >>
Con il sorriso di chi la sa lunga, Mercury alzò le mani poco sopra le spalle nella parodia di un segno di resa, per poi staccarsi dal muro e iniziare a camminarmi attorno.
<< Ok ok hai vinto, la pianto di girarci intorno >>
Fermatosi dall'altra parte della stanza, come per invitarmi a raggiungerlo per riparare la nostra conversazione da occhi indiscreti (tutte le postazioni water avevano la porta aperta, come se avesse voluto non offrire nascondigli ad eventuali spie.
Mi avvicinai, sperando solo che la finisse in fretta, se non mi fossi fatto trovare da Julia in tempo per la fine dello scontro ero certo che me l'avrebbe fatta pagare cara.
<< Allora, perdona l'approccio, amico, ma dovevo parlarti di una cosa importante che è sotto gli occhi di tutti da tempo >>
Sospirai.
<< Mercury, sono lusingato, ma se vuoi dichiararti sappi che non sei il mio tipo >>
Una risata acida fu la risposta alla mia di provocazione.
<< Adesso la simpatia è tornata, fantastico! >> il sarcasmo era così tangibile che temetti di sbatterci contro << Ora, io farei a meno di questa conversazione, ma Cinder ha insistito perché te ne parlassi, sai, riguardo gli incidenti che si stanno verificando da qualche tempo a questa parte >>
Non ebbi bisogno di chiedere a quali incidenti si riferisse, del resto io stesso ne ero quasi stato una vittima proprio nell'occasione in cui mi ero imbattuto nel team CMNE, il team di Mercury e Cinder, per l'appunto.
Né era l'unico incidente di cui ero a conoscenza, in verità le notizie di comportamenti violenti fra gli studenti presenti in città, a prescindere dall'accademia di appartenenza, erano andati moltiplicandosi in questi giorni, ed anche se il clima festoso del festival sembrava aver mascherato questa inquietante realtà, i servizi del telegiornale riguardanti aggressioni e di studenti o interi team costretti a rincasare dopo misteriosi esaurimenti o attacchi nervosi non avevano potuto che causare una certa inquietudine fra i cittadini.
Inquietudine intensificata dal fatto che non era stata trovata né una possibile causa, né una qualche relazione fra le vittime, se non il fatto di essere tutti cacciatori appartenenti a qualche accademia.
Già, a dispetto di quanto mi sforzassi di rilassarmi, la situazione non era del tutto normale, e una parte di me sperava in una rapida fine del festival che avrebbe riportato a casa i vari studenti stranieri, e con loro anche qualsiasi cosa fosse giunta a Vale in occasione del festival, perché era a partire da quel periodo che avevano iniziato a segnalare i vari incidenti.
<< Sì, sono informato sull'argomento... ma per quale motivo la tua leader vorrebbe che tu ne parlassi con me? Anzi, perché chiederti di metterti in un luogo appartato a parlarne con me come se stessimo tenendo un commercio illegale di polvere? >>
<< Piano con le domande! Lasciami arrivare, diciamo che la mia leader afferma di sapere cosa sta succedendo agli studenti da quando il festival è iniziato, e vorrebbe parlarne con te... di persona >>
Sbattei le palpebre con incredulità, cosa avrebbe dovuto sapere su questi avvenimenti? E perché non parlarne con le autorità? E sopratutto, perché fra tutte le persone su questo pianeta sentiva il bisogno di parlarne con me? Chi diamine credeva che fossi?!
<< Scusa, ma non vedo per quale motivo, fra tutte le persone presenti sul pianeta, la tua caposquadra voglia parlarne con me! >>
Risposi seccato, era chiaro che lo faceva apposta ad essere così criptico, mi rifiutavo di credere che non conoscesse il motivo di questa ridicola conversazione!
Come divertito dalla mia reazione, Mercury tornò a rilassare la schiena contro il muro, incrociando le braccia e rispondendo con il classico tono da finto tonto.
<< Calma Ascuns, dov'è finita la tua pazienza? Purtroppo neanch'io so cosa passi nella testa della nostra caposquadra, so solo che vuole parlare di qualcosa con te, e che quella cosa di cui vuole parlare c'entra in qualche modo con quello che sta accadendo, tutto qui, non sentirti come se fossi il ragazzo più speciale della scuola >>
Ignorai la provocazione e non risposi, ci avrei solo perso tempo.
Anzi, decisi di dargli le spalle e di andarmene, e nel farlo osservai il riflesso dello specchio sopra il lavandino, notando così l'espressione accigliata di Mercury, era chiaro che non aveva ancora finito.
<< Ma sul perché ha scelto proprio te! >> lasciò in sospeso la frase dopo aver quasi gridato, l'eco rimbombò per qualche secondo nella stanza.
<< Dicevo... sul perché ha scelto di parlarne con te, beh non posso saperlo, ma forse ha a che fare sul tuo... ehm curriculum lavorativo? >>
Sbarrai gli occhi e mi paralizzai, come a rifiutarmi di credere a quello che avevo sentito.
<< Come prego? >>
Stiamo scherzando? Cos'è che tutte le persone con cui ho a che fare sanno di questa cosa?!
<< Beh sai... intendo: quello che facevi prima di entrare a Beacon, i furti e tutto il resto >>
Mi voltai verso di lui con tale rapidità che me ne pentii subito, se non era certo di quello che diceva, gli avevo appena dato una conferma.
<< Oh scusa, forse sono stato un po' indelicato nel dirlo, tanto potrebbe anche non c'entrare niente con quello che vuole Cinder, ma ho come la sensazione che il suo interesse possa derivare da qu- >>
<< Dove lo hai saputo? >>
Sorrise, adesso la discussione aveva preso la piega che voleva lui, la sua faccia da schiaffi non poté non farmi pensare al volto di Drake e di Caesar, a quanto pare la lista di persone che non sopportavo era destinata a crescere ogni giorno di più.
<< Non dal preside o dai tuoi amici, non so nemmeno se a loro lo hai detto >>
<< Loro lo sanno >>
<< Bene, allora puoi consolarti pensando di avere davvero degli ottimi amici >> la frase uscì col tono di chi ama sfottere il prossimo.
Fantastico, adesso se prima ero un po' in ansia, ora avevo decisamente un motivo per preoccuparmi.
<< L'ho saputo da Cinder ovviamente, lei... diciamo che sa essere una persona molto curiosa e... beh, aggiungi a questo tratto il suo essere estremamente meticolosa nel cercare informazioni, ed otterrai una perfetta rompiscatole, ma non fare quella faccia, non sei l'unico studente di Beacon di cui non conosca qualche interessante segreto, e di certo non sei quello più interessante >>
Mi trattenni dal balzargli addosso e tirargli un pugno in faccia, primo: perché non sarebbe servito a niente, secondo: perché anche se ero riuscito a distruggere Drake, sostanzialmente rimanevo una discreta pippa se paragonato agli altri cacciatori.
<< Tranquillo, non sono qui per dirti “fai come ti dico o ne parlo a tutti”, non sono quel genere di persona >>
Per forza: sai già che lo sanno i miei amici, altrimenti non avresti esitato a giocare quella carta, faccia da cazzo che non sei altro.
<< Ma se vuoi sapere come lo ha scoperto e tanti altri interessanti dettagli... allora fossi in te accetterei il suo invito, prenditi qualche giorno per pensarci, poi se deciderai di venire a trovarci avvisa me od Emerald, ti diremo noi dove andare >>
Annuii, cercando di trattenermi dal diventare intangibile, attraversare il pavimento e cadere dal cielo di Vale, perché in quel momento avrei fatto qualsiasi cosa per interrompere quella conversazione.
<< Bene, visto che non c'era bisogno di fare i paranoici? >>
Evitai di rispondere.
<< Su amico, non mettere il muso, prenditi il tempo che ti serve... ma sappilo, Cinder non ha il pregio della pazienza, anzi, la perde facilmente, quindi cerca di non farla aspettare troppo, ok? >>
Ancora nessuna risposta.
<< Lo prendo per un sì, a dopo allora! >>
Congedandosi in questo modo, Mercury abbandonò il bagno, lasciandomi da solo a sospirare per la delusione.
Non che fossi stato minacciato o altro, anche se avesse detto del mio passato all'intera scuola non me ne sarebbe potuto fregare meno di un cazzo, i miei amici lo sapevano e la cosa mi bastava.
Quindi, di certo non mi aveva lasciato con una pistola puntata alla testa, eppure, il fatto che una certa signora dal sorriso malefico, la voce suadente e delle intenzioni non necessariamente benigne sapesse di me e volesse parlarmi per qualche motivo che allora ignoravo, era abbastanza per farmi capire che i miei problemi erano ben lungi dall'essere finiti.
Ma tutto sommato, nulla mi impediva di ignorare quella richiesta e tornare alla mia vita, anzi, ero certo che avrei fatto così: dopo i fatti successi in quella foresta non avrei mai più accettato altri appuntamenti sospetti.
Ripetendomi queste parole come un mantra, abbandonai il bagno e mi incamminai verso le tribune.


Il grande martello di Nora spezzò nuovamente la guardia dell'arciere, che rimasto senza alcuna copertura dopo la metodica e devastante operazione di disboscamento condotta dall'avversaria, si era visto costretto allo scontro corpo a corpo, dividendo il proprio arco per trasformarlo in due spade dalla lama lunga e leggera.
Aveva fatto delle modifiche in vista di quel giorno, in modo che le due lame fossero ora dritte invece che a curva come prima, modalità in cui si trovava più a suo agio, specie in uno spazio aperto dove non rischiava di incastrare la lama in qualche corteccia.
Ma queste note positive non erano nulla se comparate alla precarietà della sua situazione, rimasto senza nascondigli poteva soltanto limitarsi a evitare le devastanti cariche della propria avversaria.
<< Ma non ti stanchi mai?! >> gridò con stizza prima di gettarsi all'indietro e atterrare sul picco di una montagna vicina, mentre la devastante arma di Nora si abbatteva dove l'arciere era in piedi fino a qualche secondo fa, causando una piccola slavina con i detriti amputati dal fianco della montagnola.
La ragazza non rispose e balzò nuovamente all'attacco, sta volta l'arciere la stupì scattando in avanti, ma verso il basso, evitando di pochi centimetri la testa del martello, e passando la lunga lama sulla coscia della Valkyrie.
Nora atterrò incolume grazie alla padronanza della propria aura, ma la visione del tessuto rovinato la mandò letteralmente su tutte le furie.
<< Ok, adesso mi sto veramente arrabbiando! >>
Persa la copertura della foresta, Ilian non aveva avuto altra scelta che spostare lo scontro sulla zona montagnosa della piattaforma, dove non poteva godere della stessa copertura ma se non altro poteva sfruttare i picchi e le cime di quella zona per tenersi lontano dalla propria avversaria, la quale, tra l'altro, aveva esaurito tutte le granate di polvere in suo possesso.
Lui invece aveva ancora una buona quantità di frecce, il problema era trovare il momento adatto per utilizzarle, aveva deciso di adottare l'equipaggiamento corpo a corpo per illudere l'avversaria di voler cercare lo scontro ravvicinato, e una volta che sarebbe stata abbastanza vicina le avrebbe scaricato addosso tutto quello che aveva.
E se nemmeno quello fosse bastato a buttarla giù, allora significava che stava avendo a che fare con un vero mostro.
Se non altro doveva combattere contro un solo avversario, perché mentre lui e Nora si erano ritagliati per se la zona delle montagne, in quello spiazzo pianeggiante di alberi devastati che un tempo era una tetra foresta di alberi tutti uguali, la sua caposquadra e l'avversaria avevano ormai mandato a quel paese la precedente cautela.


Balzando da un albero abbattuto all'altro, e sospinta da una corrente micidiale, Julia viaggiava con la velocità di un proiettile, sfuggendo di continuo agli occhi della rossa per poi saltarle addosso con la potenza di una palla demolitrice.
Era una manovra rischiosa che avrebbe letteralmente bruciato la propria riserva di aura, Julia lo sapeva, ma si era ormai rassegnata al fatto che non avrebbe mai battuto una nemica così potente senza assumersi qualche rischio.
Pensando ciò, la ragazza scattò dal tronco bruciato di un albero che era rimasto inclinato sul terreno mezzo sradicato, come una nave in procinto di inabissarsi, e travolse con un brutale impatto la cacciatrice dai capelli rossi, mandandola a terra come un sacco di patate.
Ma un sacco di patate con gambe e braccia, e sopratutto in grado di rimettersi in piedi giusto in tempo per veder arrivare il secondo colpo.
Julia non voleva né poteva lasciarsi sfuggire l'occasione, e, appena abbattuta l'avversaria, si lasciò trasportare dal vento contro uno dei pochi alberi rimasti in piedi, appoggiando leggiadramente i piedi sulla superficie verticale del tronco come a beffarsi della gravità stessa.
Ma durò tutto un secondo, perché prima che le leggi della fisica potessero tornare in funzione, una seconda e più violenta folata di vento trasformò la ragazza in un missile, spedendola contro la sua temibile avversaria.
Arrivò ad un passo dall'inforcarla con la sua lancia, quando fu proprio questa a tradirla.
Come pilotata da una strana forza, la lancia si oppose al potere del vento e alla presa della sua padrona, fermandosi a mezz'aria in posizione verticale mentre il corpo della sua proprietaria si dibatteva in avanti come una bandiera, nel disperato tentativo di non separarsi dalla sua arma.
Fece cessare la tempesta, ben consapevole di cosa stesse succedendo: alla fine la Nikos aveva impiegato la sua semblance proprio nel modo in cui temeva, e per puro miracolo riuscì a deviare con un calcio la bocca del fucile di Miló, ma appena atterrò, anzi, ancor prima che potesse atterrare, un colpo di scudo la lanciò a qualche metro di distanza, facendola rotolare sul terreno proprio come aveva fatto prima con la propria avversaria solo qualche attimo prima.
Riuscì a tenere la presa salda sulla lancia, ma la Nikos approfittò di nuovo della sua semblance per trascinare la ragazza a se senza nemmeno darle modo di riprendersi, Julia poté soltanto parare a malapena gli affondi dell'avversaria prima che un calcio la buttasse a terra e le strappasse l'arma di mano.
Atterrò sul sedere, e protese la braccia in avanti per difendersi, avrebbe accettato una sconfitta, ma non di farsi mettere fuorigioco dalla sua stessa lancia.
Ma un attimo prima che Pyrrha potesse chiudere lo scontro contro la nemica disarmata, un sibilo alle sue spalle la indusse a voltarsi, parando per un soffio la freccia sparata dal compagno di squadra della sua nemica.
Il che sarebbe stato magnifico, se un attimo dopo una violenta scarica elettrica non le avesse attraversato l'intero corpo, facendole perdere per pochi ma essenziali secondi la padronanza del suo corpo, secondi di cui la Vindr approfittò per allontanarla con un calcio, facendola cadere a pochi metri da se e, sopratutto, facendole mollare la sua lancia.
Ma, coerente con le voci che la descrivevano come la cacciatrice più promettente dell'intero istituto, Pyrrha si riprese abbastanza in fretta e riuscì anche ad atterrare in piedi, mettendosi in posizione di combattimento.
Non poté non trattenere un gemito di frustrazione all'occasione sfumata mentre staccava dalla gambiera una seconda freccia, quella che le aveva fatto prendere una spiacevolissima scossa, e se davanti ai suoi occhi non avesse avuto un avversaria che dopo minuti di combattimento non poteva che considerare come veramente formidabile, avrebbe rivolto uno sguardo stizzito alla cima della montagna da dove quel maledetto arciere aveva fatto partire il colpo.
Julia dal canto suo, giurò che non avrebbe sprecato l'occasione datagli dall'amico, e senza perdere altro tempo, si lanciò contro Pyrrha, ingaggiando un nuovo duello fra la sua lancia e la di lei spada.
Ma ebbero appena il tempo di incrociare le proprie lame, che una violenta esplosione scosse lo stadio, ed entrambe si voltarono verso il campo di battaglia di Ilian e Nora, ma quello che apparve ai loro occhi fu una spaventosa nuvola di fumo, come se un vulcano fosse appena esploso e avesse spazzato via la cima di una di quelle montagne in miniatura.
Le urla di Oobleck e il grande schermo che mostrava il livello d'aura dei vari contendenti, confermarono i timori di entrambe: Nora e Ilian si erano eliminati a vicenda.


Ilian, dalla cima della montagna dove si era temporaneamente nascosto da Nora, non poté non osservare con una certa soddisfazione il risultato della sua eccellente mira, soddisfazione che sarebbe stata indubbiamente maggiore se solo non si fosse ancora liberato della sua avversaria.
Ma quello adesso non era più un problema: era riuscito a sgusciare dietro la schiena di quella pazza furiosa mentre stava devastando il fianco di un altra piccola montagna, portandosi in una posizione abbastanza elevata da poter osservare l'intero campo di battaglia, ed l'infruttuosa ricerca della sua avversaria gli aveva dato tutto il tempo di preparare il suo asso nella manica.
<< Resisti ancora un po' Julia, un attimo e sarò lì ad aiutarti >>
Se solo non avesse visto la sua amica in difficoltà, e non avesse scoperto la propria posizione tirando quella singola freccia di polvere paralizzante.
<< Eccoti! >>
Come temeva infatti, l'aver aiutato Julia in quel momento fatale gli era costato il rivelare a Nora dove si era nascosto, ma ciò che era peggio, è che lo aveva costretto a far tornare la sua arma segreta nella sua comune forma di arco, e adesso la sua avversaria gli stava balzando addosso mentre lui poteva contrapporle solo un banalissimo arco!
Capì in quell'istante che aveva solo un modo per non vanificare tutti i suoi sforzi, ma anche che non avrebbe potuto mantenere la promessa espressa appena pochi secondi fa.
Il terribile Magnhild tentò di spazzare via l'arciere con un violento attacco orizzontale, ma Ilian fu più svelto a percorrere l'unica via di fuga che gli era rimasta: verso il basso.
Con un movimento quasi impercettibile del piede, Ilian si lasciò scivolare all'indietro, nel mentre che le sue mani, rese abili da anni di caccia e lavori a mano, assemblavano la forma finale del suo arco.
La testa di Magnhild sfiorò di pochi millimetri il naso dell'arciere, prima che questi sparisse dalla sua portata, ma Nora non si siede per vinta: sapeva che la sua era una mossa disperata.
Senza nemmeno pensarci, inseguì il nemico buttandosi dalla cima della montagnola nello stesso istante in cui il corpo dell'arciere aveva ormai assunto una posizione orizzontale a mezz'aria.
Ma quando anche la Valkyrie ebbe intrapreso il tuffo nel vuoto, non poté non accorgersi con suo sommo sgomento che era stata fregata.
Prima infatti che tutta la zona circostante si trasformasse in una grande massa di polvere e detriti, Nora poté osservare bene l'arma che il suo nemico le stava puntando contro: una minacciosa balestra metallica armata con un unico grande dardo, ovvero tutte le frecce di cui l'arciere disponeva (con l'eccezione di quelle a base di polvere elettrica, essendo Nora in grado di potenziarsi tramite le scosse elettriche per via della propria semblance), puntate tutte contro un unico e vicinissimo bersaglio.
Seppur con una certa amarezza, l'arciere si permise di sorridere al suo trionfo.
“Uffa però” pensò prima di scoccare il dardo letale addosso all'avversaria “Mai una volta che riesco a non eliminarmi assieme al nemico”.
Prima che Nora potesse anche solo assumere una posizione difensiva, l'arciere aumentò al massimo la propria resistenza tramite l'aura che gli era rimasta, e, sperando che bastasse ad attutire il colpo, fece pressione sul grilletto.
Un boato, e metà di quella montagna artificiale saltò in aria assieme ai due contendenti.
Dalle tribune da cui avevo ripreso da parecchio tempo ad assistere allo scontro, non potei non preoccuparmi per la salute dei tuoi partecipanti, perché l'aura di entrambi era scesa allo zero.
A distogliermi dai miei pensieri su dove fossero finiti i due eliminati, ci pensò l'esclamazione stupefatta di Max.
<< Diamine... certo che ci teneva a fare una bella figura! >>


<< Doppia eliminazione al limite dell'eroico! >>
La pomposa voce di del professor Port riportò alla realtà le due contendenti, ma Julia ci tornò con qualche secondo di anticipo che sfruttò per tentare un affondo verso la Nikos, determinata a non vanificare il sacrificio del compagno.
L'avversaria scattò indietro, ma Julia fu abbastanza rapida da inseguirla e impedirle di togliersi dalla portata della sua lancia.
Il secondo affondò venne fermato dalla lama di Miló, che con grande precisione Pyrrha riuscì a far scontrare con l'ala dell'arma da caccia, ma se ne pentì subito quando entrambe le ali si chiusero sulla lama, incastrando l'arma di Pyrrha fra l'ala destra e la lama dritta dell'arma di Julia.
La nostra caposquadra colse l'occasione al volo, e con un violento strattone strappò l'arma dalle mani dell'avversaria, per poi tentare di mandarla a terra con una violenta spazzata.
Pyrrha abbassò il busto, piegandosi sul bacino di ben novanta gradi, poi si lasciò cadere all'indietro toccando il terreno con le mani e alzando i piedi al cielo con un violento calcio che lanciò in aria le rispettive armi.
La Vindr si ricordò però che Pyrrha disponeva ancora dello scudo, e diede la priorità al recupero delle armi, balzando in aria per recuperarle, risultando più veloce del magnetismo di Pyrrha, più veloce ma non più potente, e appena mise le mani sull'asta della propria arma si ritrovò a precipitare rovinosamente verso il basso, trainata dall'irresistibile forza magnetica dell'avversaria.
Contrastandola però con una corrente che andava in senso opposto, riuscì ad atterrare ed a piantare i piedi sul terreno, sebbene il breve volo ebbe modo di farle notare di nuovo lo schermo che mostrava lo stato dell'aura delle due sfidanti, e quello di Pyrrha, ma sopratutto il proprio, si stavano avvicinando con una velocità preoccupante al limite.
Per questo appena atterrata decise che non poteva permettersi di giocare al tiro alla fune, e dopo appena qualche secondo di tira e molla con la rossa, mollò la presa sull'arma e generò una violenta corrente di vento, che unità ad una vigorosa spinta ed al potere magnetico di Pyrrha, fece finire l''arma letteralmente addosso all'avversaria, che sebbene non cadde ne uscì sbilanciata e in una pessima posizione quando l'avversaria si lanciò avanti a sua volta, assestandole un pugno sullo stomaco.
Pyrrha ne fu sbalzata all'indietro e perse a sua volta la presa sull'arma, che però Julia non si degno di recuperare: farlo le avrebbe fatto perdere una preziosa occasione per chiudere lo scontro, e Pyrrha riuscì appena in tempo a parare con le braccia una ginocchiata che altrimenti l'avrebbe presa al viso.
Sospinta all'indietro con così tanta forza che i suoi piedi scavarono un solco nel terreno, comprese che la sua avversaria aveva scelto di dare il tutto per tutto con la propria semblance: inferiore a lei in forza, resistenza e peso, Julia stava usando le violente correnti di vento generate dalla sua peculiare abilità per dare ai propri attacchi fisici la forza di proiettili e allo stesso tempo indebolire le difese dell'avversaria, che trovandosi controvento faticava molto di più ad assumere una posizione difensiva laddove la bionda vedeva la propria forza e rapidità crescere a dismisura.
Tuttavia non si diede per vinta, e senza nemmeno provare a recuperare lo scudo ingenuamente riposto sulla schiena poco dopo aver assistito all'esplosione (scoprirsi anche solo per pochi secondi le sarebbe stato fatale), assunse una posizione da pugilato parando colpo su colpo gli attacchi di Julia.
Un pugno la colpì al braccio sinistro senza però scalfire più di tanto la propria guardia, un colpo al fianco invece la portò ad incurvarsi in avanti per reprimere il dolore, cosa che la espose a una violenta ginocchiata che, sebbene parata al prezzo di un forte dolore alle braccia, la spinse all'indietro di parecchi metri, mandandola nuovamente ad impattare sull'erma.
Ma quella era l'occasione che aspettava, e prima che un calcio di Julia le desse il colpo di grazia, riuscì ad impugnare Akoúo con la promessa solenne di non abbassare mai più la guardia in quel modo ed a parare un colpo così violento da far tremare sia lo scudo che il braccio che lo impugnava.
Anche l'avversaria gemette assieme allo scudo e si lasciò portare in cielo dalla corrente, per poi ripiombare con forza in testa all'avversaria, schiacciando lei ed il suo scudo sotto ai piedi con la forza di un martello che batteva l'incudine, ma la Nikos resistette anche a quell'attacco, rispedendola indietro.
Con la forza della disperazione, Julia scattò all'indietro e recuperò la propria arma in appena due secondi, e nel terzo si rituffò in avanti in un nuovo tentativo di chiudere lo scontro.
Pyrrha avvertì il colpo arrivare da destra, e lo parò, ma subito dopo si accorse di aver parato la sua stessa arma, Miló, e allo stesso tempo si buttò in quella direzione, evitando l'affondo di Julia ma non il corpo stesso dell'avversaria, che come un treno in corsa si schiantò contro la guerriera dai capelli rossi.
Akoúo, Miló, e la formidabile lancia di cui Pyrrha avrebbe voluto conoscere il nome -se mai ne aveva uno- saltarono tutte e tre in aria, mentre le rispettive proprietarie rotolavano l'una sull'altra in seguito a quello che era stato un brutale impatto.
La scia di distruzione che i loro corpi si lasciarono dietro durò almeno una decina di metri, nei quali le due travolsero con i rispettivi colpi non pochi alberi mezzi carbonizzati di quello che una volta era stato il campo di battaglia dei loro due compagni.
E fu proprio un albero dal tronco inclinato, lo stesso da cui Pyrrha aveva visto la sua avversaria spiccare il volo poco tempo addietro, a fermare la loro scia di distruzione.
Il tonfo riecheggiò per tutto il Colosseo Amity, e fu seguito da delle esclamazioni di stupore misto a preoccupazione e, subito dopo, da un assordante e timoroso silenzio.
Poi emerse un suono, il rauco tossire di una ragazza, e quando Pyrrha aprì gli occhi venne subito assordata dalla voce stridente del professor Oobleck, che annunciava la fine dello scontro.
Convincendosi che doveva assolutamente rialzarsi, Pyrrha cominciò a tastate il terreno in cerca di un appiglio, fino a quando la sua mano non andò a posarsi su una testolina bionda.
Si accorse allora, abbassando lo sguardo, della propria avversaria che le stava letteralmente dormendo addosso.
Solo allora realizzò di essere lei la vincitrice dello scontro.
<< Con una resistenza degna della miglior cacciatrice di Beacon, Pyrrha riesce a rimettersi in piedi e guadagna la vittoria per il team JNPR! >>


Un boato di acclamazioni e applausi scosse lo stadio, sebbene la vittoria della guerriera dai capelli rossi non fosse una grande sorpresa per il pubblico, questi non poté non meravigliarsi nell'assistere ad uno scontro dove la cacciatrice più abile su cui avessero mai posato gli occhi era stata quasi ad un passo dalla sconfitta.
Con un sorriso, realizzò che era da tanto tempo che non si sentiva così fiera di una sua vittoria, e non poté trattenersi dal ringraziare la propria avversaria con una carezza sulla sua testa addormentata.
Come reagendo al gentile tocco della guerriera più esperta, la bionda aprì gli occhi con un sonoro sbadiglio.
<< Sveglia dormigliona, li faremo preoccupare così >>
Ancora mezza intontita, Julia alzò di poco il busto per poi rivolgerle un'espressione interrogativa.
<< Ho... vinto? >>
<< No, mai sei stata una grandissima avversaria >> scuotendo gentilmente la testa, Pyrrha si rimise in piedi assieme alla propria avversaria, aiutandola a camminare sulle gambe malferme.
Comprese che Julia aveva scommesso tutta la sua vittoria su quell'ultimo devastante attacco, e che se avesse avuto una resistenza anche solo un pochino più debole, quella formidabile avversaria avrebbe avuto la meglio.
Annuendo, Julia non sembrò comunque dispiaciuta del risultato << Diamine però, certo che sembri fatta di metallo, ho tutte le ossa che mi fanno male >> disse con un timido sorriso, conclusa la battaglia Pyrrha tornava ad essere la grande star di Beacon, e Julia ad essere una semplice studente.
Ma questo non scoraggiò la ragazza in rosso << Le tue ossa? Credo mi ci vorranno due giorni per riprendermi da quello schianto >> e non lo diceva tanto per dire, la sua povera schiena urlava pietà ad ogni passo.
<< Lieta di essere stata una valida avversaria allora... sai, non mi dispiacerebbe rifarlo >> Pyrrha, che condivideva quell'opinione fu sul punto di risponderle con la proposta di un allenamento o uno scontro amichevole dopo il torneo, quando due figure a loro familiari corsero verso le due combattenti.
<< State bene?! >> gridò un certo arciere con somma preoccupazione, seguito a ruota dalla ragazza più strana che avessi mai incontrato.
<< “State bene?” Dovremmo farvi noi quella domanda! Va bene che è una competizione ma così si esagera! >>
Julia non aveva tutti i torti nel dirlo, se lei e Pyrrha erano acciaccate e ricoperte di lividi, Ilian e Nora versavano in condizioni più pietose.
Il primo era ricoperto di polvere e zoppicava vistosamente, cosa che avrebbe richiesto un immediato trasporto in infermeria, ma il premio fra i due andava a Nora, con il viso, le gambe e le braccia anneriti dall'esplosione e i capelli sparati all'insù.
<< La cenere... la sento... pure... nel naso >> come se avesse comunicato una qualche educata forma di congedo, Nora chiuse gli occhi e crollò in avanti, rigida come un tronco, ma a giudicare dal sorriso imbarazzato di Pyrrha, si poteva desumere che lei e la squadra fossero abituate a certe stranezze.
<< Ehi! Un po' di riconoscenza per chi si è fatto esplodere per non farti combattere da sola contro due! >>
Julia fece per ribattere, ma sta volta fu il suo turno di essere interrotta.
<< Ragazzi! Nulla di rotto? >> rimasto solo con Deryck ad andargli incontro, era chiaro che dovevo assumermi il compito di dire qualcosa e complimentarmi con i due mentre il fauno meno loquace dell'universo mi seguiva a ruota mostrando la stessa apprensione che mostrerebbe davanti ad un muro appena imbiancato.
<< Pyrrha! Nora! Siete stati grandi! >> ed un compito simile era toccato anche a Jaune, il quale, accompagnato da Ren (che in quanto a loquacità non aveva niente da invidiare a quel musone di Deryck), era andato a complimentarsi per la vittoria delle due compagne ed assicurarsi che Nora non avesse avuto danni celebrali permanenti.
<< REN! >> senza nemmeno notare il biondino, la ragazza scattò in piedi, travolse lo sfortunato compagno e passò oltre, lanciandosi addosso al suo amico dai capelli neri.
<< È stato... prima ero “ora ti prendo!” ma poi lui “prendi questo!” e poi “BOOM”, ed è stato... MAGNIFICO! >> come un giocattolo che aveva esaurito la batteria, Nora cadde nuovamente a terra appena terminato quell'urlo, per fortuna Ren fu abile a prenderla al volo.
<< Posso dire che è stata una splendida esibizione da parte di tutti voi >> sorprendendoci con un'inaspettata loquacità (visto Deryck? Prendi esempio da lui) Ren si complimentò educatamente con il team sconfitto.
Pyrrha annuì seduta stante << Sì, è stata davvero una lotta emozionante, Vindr, e Wolf, non smetterò mai di maledire la tua mira! >> a quelle parole Julia si riprese in un lampo dal suo intontimento << A-ah! Grazie, è stato bellissimo anche per me! Ovviamente resta valido quello che ho detto prima! >>
Da temibile avversaria, a ragazza distesa, a scolaretta imbarazzata davanti a colei che doveva esser stata una specie di idolo, Julia si sforzò di darsi un contegno fra le risate trattenute a stento dell'arciere accanto a lei.
Lasciai le due signore ed il mio amico a porsi i rispettivi complimenti e pensai che tutto sommato le cose erano andate bene, cioè, perdere non è “andare bene” proprio per niente, ma finché i miei compagni non andavano in depressione potevo dirmi contento.
<< Però, si direbbe che hai una squadra molto affiatata >>
Allontanatosi un attimo dall'adorabile scena di raccoglimento fra camerati, Jaune volle commentarla assieme a me.
<< Sì, ma non... a questi livelli >> indicai una Nora che, malgrado tutti i tentativi del ragazzo di Anima, non voleva saperne di staccarsi dal taciturno compagno di squadra.
<< Nora è un caso molto... particolare >> << Concordo, comunque, adesso vi aspettano le semifinali? Credo che faremo il tifo per voi, del resto non c'è nessuna vergogna nell'essere battuti dal vincitore del torneo >>
Jaune sospirò << Questo è un ragionamento proprio da te >> annuii con un mezzo sorriso << Ci hai preso in pieno >>
<< Pyrrha! Ragazzi! >>
Prima che la conversazione potesse proseguire ulteriormente, una voce spaventosamente acuta mise a rischio l'integrità delle mie orecchie, e in un lampo il team RWBY fece la sua comparsa.
Ci eravamo spostati tutti fuori dal ring dopo non pochi richiami degli addetti, e la vivace leader del team di sole ragazze si stava complimentando con la vincitrice e la sua avversaria, le sue compagne di squadra erano invece decisamente più pacate... eccetto Blake Belladonna, che appariva parecchio a disagio a causa della presenza del cucciolo di corgi che da un po' di tempo a quella parte stava accompagnando il team nelle sue avventure.
E proprio quando pensavo che le cose si stessero facendo fin troppo vivaci, ecco che assistemmo ad un'ultima carica di rinforzi.
<< Julia! >> << Ehi come stai?! >>
Ed in un attimo anche i team MEAB e OMGA fecero la loro comparsa, e i rispettivi caposquadra si fiondarono su Julia, finendo per parlare anche con il leader del team RWBY e la miglior combattente del team JNPR.
Non potei fare a meno di notare la piccola Amber mentre assestava una gomitata ad un Max intento a osservare la bionda del team RWBY.
<< Quindi... non partecipi alla riunione dei capisquadra? >>
Jaune scosse la testa.
<< Naah... è la prima volta che vedo Pyrrha così a suo agio >> non potei non alzare un sopracciglio a quella bizzarra risposta << In che senso? >> << Beh... è difficile da spiegare anche per me, comunque devo dirle che Ozpin vuole parlarle, a presto allora! >> e congedatosi con queste parole si avviò dalla sua compagna, mentre Julia tornava da noi.
<< Hai combattuto veramente bene >> osservò Ellen, osservazione a cui seguì una conferma di Brienne e un urlo eccitato di Marlee.
Ashes sembrava sbattersene altamente.
<< Sono d'accordo, non pensavo che avresti cercato di batterla al corpo a corpo! >> esclamò un'emozionatissima Giada << L'idea di usare il vento per trasformare il tuo stesso corpo in un'arma è stato un piano veramente ben ponderato >> disse invece Orion, molto più ponderato.
<< Su, non dire così... devo anche a te questa idea, peccato che sono stata a tanto così dal vincere! >>
<< Sì sì questa è senza dubbio una brutta cosa >>
Davanti allo sguardo basito della mia caposquadra, Max le passò davanti, poi si posizionò dietro di lei e, tirando Orion a se, fece passare le braccia sulle spalle di Julia e del mio amico, come a chiedere la loro complicità.
<< Tuttavia, mi pare ci fossimo messi d'accordo sul festeggiare sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta, quindi, che ne dite se adesso andiamo a prepararci, e festeggiamo assieme uno dei più epici scontri a cui abbiamo mai assistito? >>
Il consenso fu praticamente unanime, e con uno sorriso complice di Max e Orion, Julia venne improvvisamente afferrata e portata in trionfo dai due ragazzi assistiti da Marlee, a quanto pare Max non solo aveva trascinato l'amico nel suo piano, ma si era anche trovato una pericolosa alleata!
Ilian ovviamente non scampò alle intenzioni dei tre, e venne sollevato a tradimento anche lui.
Congedatici dai team JNPR e RWBY, lasciammo la zona riservata ai combattenti.
Io e Brienne uscimmo per ultimi, chiudendo la piccola processione che i nostri tre team messi assieme avevano formato attorno ai due non vincitori.
<< Mi spiace, tifavo per voi >> ammise la ragazza coniglio << Non preoccuparti, a me bastava passare il primo turno e salvare le mie- ahi! >> l'intenzione di Brienne era quella di interrompermi con un amichevole pugno sulla spalla, ma ci aveva messo un po' troppa forza, e sopratutto non se ne accorse.
<< Te lo meriti >> mi massaggiai la spalla << Che perfida dittatrice che sei, dovresti lavorare sul tuo senso dell'umorismo! >> lo dissi sorridendo, ma ciò non impedì a Brienne di accigliarsi << Ma davvero? >>
<< Parlavo proprio di questo! >> lei scosse la testa, assumendo un'espressione più distesa << Lo so che scherzi, torna qui, fifone! >> ubbidiente, tornai immediatamente al suo fianco da cui mi ero allontanato giusto di qualche passo.
<< Sai, mi stava mancando quel termine >>
<< Davvero? Allora vedrò di usarlo un po' più spesso... >> il mezzo sorriso malefico che mi rivolse bastò a convincermi che non dovevo sottovalutare quella ragazza.
<< Ripensandoci ho cambiato idea... >> << Su, la smetto di punzecchiarti >> sta volta alla spalla non arrivò un pugno ma una gentile pacca << Eccoci >>
Arrivammo all'aereonave che ci avrebbe riportati a Beacon, e siccome eravamo saliti per ultimi, dovemmo accomodarci sugli unici due posti rimasti liberi, casualmente l'uno accanto all'altro.
Senza perdere ulteriore tempo, ci spingemmo all'interno della piccola aereonave la cui atmosfera era diventata da subito parecchio vivace fra gli schiamazzi dei nostri compagni e gli urrà rivolti ai due non vincitori.
Accomodatomi al posto accanto al finestrino, cercai al meglio che potevo di lasciarmi andare e godermi l'allegria collettiva, ma appena il mio sguardo osò viaggiare oltre il finestrino, ed i miei occhi si posero sulla sagoma sempre più distante del Colosseo Amity, il mio corpo venne come percorso da un brivido incontrollato mentre la mente riviveva la spiacevole conversazione avuta con Mercury in uno dei bagni dell'immensa struttura.
Quel giorno, come a confermare le mie paure, delle nuvole nerastre stavano iniziando a solcare i cieli sopra Beacon, e la grande arena dei cacciatori mi parve per un momento vacillare in mezzo all'oscurità nascente, come un vascello sul punto di inabissarsi nell'inquietante mare di pece.

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Capitolo 40
*** Capitolo XL ***


Capitolo XL


Quella mattina mi alzai con la testa dolorante e le vertigini, il corpo proteso in avanti nel tentativo di trovare un appoggio e la mente da qualche parte intenta a maledire Max e la sua idea dei ripetuti brindisi.
Avanzando a tentoni, senza preoccuparmi del rischio di fare rumore e svegliare i miei compagni di stanza, che in ogni caso non erano messi meglio di me, mi feci strada verso il bagno cercando di non crollare in mezzo alla stanza.
L'ora di alzarsi doveva essere passata da pochi minuti, eppure sentivo provenire dal corridoio un fastidiosissimo vociare, come se gli studenti alloggiati nel nostro stesso corridoio avessero deciso di prepararsi in anticipo per mettersi a spettegolare assieme prima delle lezioni.
Raggiunta la porta del bagno la aprii, o sarebbe più corretto dire che mi ci appoggiai sopra e lasciai che il mio corpo facesse tutto il lavoro.
Entrato, accesi la luce e venni accolto dalla familiare stanzetta bianca, il cui colore che ricopriva muri e mobili e che veniva riflesso sulle piastrelle lucide del pavimento mi causò un momentaneo ma fastidioso mal di testa.
Tuttavia non mi persi d'animo, e facendo appello ai miei muscoli ancora assonnati, mi spinsi in avanti come per buttarmi nel vuoto, ma la mia discesa si fermò con mio grande sollievo quando le mie mani incontrarono la bianca superficie (maledetto bianco!) del lavandino.
Mi presi un attimo per riconquistare consapevolezza di me, poi, come se dovessi aggrapparmi ad una sporgenza in mezzo ad uno strapiombo, immisi forza nei miei polpastrelli e mi tirai in avanti, prendendo uno spavento non da poco quando, raggiungendo il lavabo, mi trovai di fronte ad uno sfrontato dal viso stanco intento a fissarmi male come se gli avessi fatto un qualche orribile torto!
Per fortuna, era solo il mio riflesso.
Maledicendomi per la mia incapacità di resistere all'alcool, aprii il rubinetto facendo uscire un violento (o almeno così parve ai miei sensi annebbiati) getto di acqua calda, e iniziai a lavarmi la faccia.
Soffocai una bestemmia agli dei quando l'acqua bollente quasi mi scottò le mani e la faccia, e maledicendomi una seconda volta, regolai il getto su “tiepida” e mi affrettai a lavarmi il viso nella speranza di allontanare al più presto i postumi della sbornia, perché considerando com'era iniziata la giornata, sarebbe stato meglio tornare ad uno stato di completa lucidità prima di ulteriori incidenti.
Finito di sciacquarmi, mi guardai allo specchio e rivalutai la faccia che avevo visto poco fa e che ora sapevo essere la mia, cosa che mi venne confermata dal sospiro che eseguì in contemporanea al mio.
A differenza di quanto questa patetica immagine potrebbe suggerirvi, non sono mai stato avvezzo all'alcool, sin dal giorno quando, all'ingenua età di undici anni, decisi che dovevo assolutamente provare il liquido contenuto in quella grande bottiglia che il tuttofare dell'orfanotrofio portava sempre con se, e finii con il vomitare subito dopo il primo sorso il pranzo, la colazione e anche l'anima.
Tuttavia quella sera si era insistito per farci un drink tutti assieme, ed io, dimentico della mia prima ed ultima disavventura con l'alcool, acconsentii a provarlo per la seconda volta nella mia vita: il sapore era sgradevole come allora, ed anche se ero riuscito ad ingerirlo, avevo mio malgrado scoperto di avere comunque una pessima tolleranza al liquore.
Perché se mi era rimasta una certezza prima che i miei ricordi diventassero vaghi e che la mia testa cominciasse a girare, è che era successo quando ero appena al secondo bicchiere di birra.
Di come fossi arrivato in camera sano e salvo non ne avevo idea, ma trovai presto una risposta abbastanza logica nel fatto che, trovandomi in compagnia di persone che abitudinariamente si portavano a spasso armi del peso di un uomo adulto e che combattevano grimm ogni settimana, qualcuno dovesse avermi semplicemente sollevato e portato in spalla fino alla mia stanza, Deryck ovviamente era il primo indiziato, seguito a ruota dal responsabile del mio stato vergognoso.
Beh, aveva poca importanza in ogni caso, anzi, siccome non lo sapevo non dovevo nemmeno accollarmi la noia di ringraziare il mio trasportatore.
Sorrisi allo specchio, se ero in grado di pensare lucidamente voleva dire che l'acqua bollente prima e tiepida poi avevano fatto il loro effetto.
Il che significava che il resto della giornata poteva proseguire senza preoccupazioni, se non fosse che, infame come una coltellata sulla schiena nel momento in cui la vittima meno se l'aspetterebbe, la mia mente ebbe come un momento di blackout e per qualche secondo lo specchio non rifletté l'ambiente familiare del bagno annesso alla stanza del team JIID, tutto bianco con l'eccezione delle ciabatte da doccia azzurre di Julia, ma mi mostrò invece, l'odioso pezzo di vetro, il meno confortevole bagno del Colosseo Amity.
E se quell'immagine non fosse stata sufficiente a riportarmi alla memoria i fatti di ieri, lo fu sicuramente quella che, intravedendola con la coda dell'occhio prima che il bagno tornasse alla normalità, giurai essere la silhouette di Mercury.
Mi tirai un pugno in testa come a rimproverare il mio cervello per avermi riportato a ieri, ma ottenni soltanto di acuire il mal di testa che credevo di aver placato e di lanciare mentalmente la terza maledizione di quella mattinata, e mi augurai di uscire dal bagno senza arrivare alla quarta.
Ma ormai il danno era fatto, e ciò che l'eccitazione per i festeggiamenti, il buon cibo e l'alcool avevano cancellato, venne riportato a galla dallo specchio che quel giorno sembrava avercela con me per qualche motivo.
Lo spiacevole colloquio con il ragazzo dai capelli di mercurio, il fatto che lui e il suo team fossero a conoscenza dei miei trascorsi prima di entrare a Beacon, e del fatto che queste informazioni reperite chissà dove fornissero alla loro leader, Cinder, un qualche motivo per provare interesse nei miei confronti, eppure una persona sana di mente sarebbe stata più che contenta nell'essere oggetto dell'interesse di Cinder, che di certo era una presenza molto più gradevole di Drake, ma proprio dal momento che l'ultima persona che conosceva il mio passato e che fosse interessata a me avesse cercato di uccidermi in più occasioni non ero tanto sicuro di voler scoprire cosa avesse da dirmi.
Lusingato, ma tutt'altro che sicuro.
Ciò su cui ero sicuro è che avrei usato maggior prudenza rispetto che con Drake, se quello che aveva da dirmi era tanto importante avrei aspettato che fosse lei a mandarmi qualche segnale, e se chiedendo ai suoi compagni mi fosse stato dato come luogo dell'appuntamento un bosco ai margini della città, mi sarei ben guardato dall'andarci!
Quindi, liquidando la questione con questa dichiarazione mentale di disinteresse e prudenza, mi diedi una mossa ad uscire dal bagno, giusto in tempo per accorgermi che il mio zoppicare come uno zombie in mezzo alla stanza avesse prodotto gli effetti più probabili: l'aver svegliato i miei compagni di squadra, e se potevo avere il dubbio che non fosse stata colpa mia, l'occhiataccia che Ilian e Deryck mi tirarono appena varcai la porta del bagno bastò a cancellare ogni perplessità residua.
<< … Mi dispiace? >> << Vaffanculo >> fu la risposta dell'arciere.
<< Buongiorno anche a te, amico mio >>
Con un sorriso insolente ricambiai il saluto di Ilian, che la prese a sua volta sul ridere abbandonando l'espressione irata di prima, mentre Deryck e Julia erano già in piedi, in procinto di prepararsi ad iniziare un'altra emozionante giornata di scuola.
A quanto pare ero l'unico a non reggere benissimo l'alcool, beh l'unico a non reggerlo ma che l'aveva bevuto comunque, Deryck non aveva nemmeno toccato bicchiere.
<< Allora, vi siete divertiti mentre ero privo di sensi? Direi di no, mi deludete ragazzi, mi sarei aspettato di trovarmi almeno con un pene disegnato sulla fronte con il pennarello indelebile >>
Julia rispose con un mezzo sorriso << Potremmo averlo disegnato in qualche posto più discreto >> << Dove non lo vede nessuno? Sarebbe come non farlo >> mi appuntai di darmi una controllata il prima possibile.
<< Dai Ion, per chi ci hai presi? >> l'arciere sembrava quasi scocciato da questa ipotesi << Siamo superiori a queste cose! >> ma subito dopo capii che non era affatto così.
<< Bene, altrimenti avrei dovuto pensare a come ven- >> il vociare proveniente dal corridoio, che avevo avvertito prima incrementò ancor di più, costringendomi a sopprimere la frase in uscita.
<< Ma che hanno oggi?! >>
I miei compagni di squadra mi rivolsero delle occhiate perplesse.
<< Ma come? Non lo ricordi? >>
<< Non ricordo buona parte di quello che è successo dal secondo bicchiere in poi, perché? Cosa mi sono perso? >>
A rispondermi non fu la voce di Julia, ma il fastidioso bisbiglio degli studenti oltre la porta.
<< Ho sentito che rischia la sospensione, e se la meriterebbe tutta! >>
<< È sempre stata incline ad attacchi di rabbia, ma non pensavo sarebbe arrivata a tanto >>
Sospirai dall'irritazione, mi ero svegliato con il mal di testa e quegli imbecilli lo stavano acuendo più del necessario.
<< Vi prego, ditemi che diamine è successo prima che inizi ad offendere qualcuno! >>
Fondamentalmente non ero il tipo che si interessava ai problemi degli altri, ma le parole “attacchi di rabbia” avevano acceso un interruttore in me, e mi avevano riportato alla spiacevole conversazione del giorno prima.
Sentivo come se i miei propositi di starne fuori espressi appena cinque minuti fa fossero già andati a farsi benedire.
<< Vedi, mentre ieri sera stavamo festeggiando a modo nostro, è stata trasmessa la finale uno contro uno, quella a cui avremmo partecipato se avessimo vinto >>
Sì, ricordavo questo dettaglio, ed ero contento di non essere tornato alla stadio per assistervi, e sopratutto ero contento di non avere più alcun motivo per andare in quel posto, era da quando lo avevamo lasciato ieri che la sola presenza nel nostro cielo bastava a darmi i brividi.
<< E cos'è successo di così interessante da doverne parlare a tutti i costi di fronte al nostro corridoio? >>
Ilian sbuffò.
<< Se non fossi crollato subito avresti seguito la notizia con noi! >> << Quindi me la puoi riassumere? >> << Ehm... >>
<< Hai bevuto troppo anche te, vero? >>
Julia e Deryck si voltarono verso l'arciere, e Ilian si grattò la nuca con evidente imbarazzo.
<< Eh sì, mi hai scoperto... >>
Rivolsi il mio sguardo alla Vindr.
<< Dimmi che almeno tu eri cosciente >>
Lei annuì, ma con un fare fin troppo serio per i miei gusti.
<< Sì, beh non del tutto ma questo dopo aver visto la trasmissione, praticamente erano al primo turno degli scontri uno contro uno, ed i sorteggiati erano Mercury Black da Haven... e Xiao Long della nostra classe >>
Dovetti trattenermi dal sobbalzare quando sentii il nome di Mercury, mi ero quasi dimenticato che il suo team partecipava al torneo, ma sopratutto, il fatto che fosse successo un fatto abbastanza grave la sera dello stesso giorno in cui mi aveva parlato rendeva il tutto ancor più preoccupante.
Riguardo la sua avversaria, beh, collegai il cognome Xiao Long alle parole “attacchi di rabbia”, e improvvisamente non ebbi difficoltà a ricostruire quanto era successa quella sera al Colosseo Amity mentre il sottoscritto lottava per reggersi alla sua sedia.
<< Hanno combattuto... e Yang ha vinto >>
Beccati questa, capelli d'argento!
<< E subito dopo, senza alcun motivo apparente per un'azione così grave... gli ha spaccato la gamba, gli ha tirato un pugno a tradimento e lo ha mandato all'ospedale, davanti a tutti quanti! >>
Dovetti sembrare una persona davvero orribile agli occhi della mia caposquadra, perché l'immagine di Mercury a terra con la gamba rotta mi aveva ispirato un lieve moto di ilarità mista a soddisfazione, soddisfazione che feci impudentemente emergere ma che fui abbastanza veloce a far sparire dalla mia faccia prima che Julia potesse rivolgere la sua indignazione al sottoscritto.
Infatti, se la mia caposquadra aveva cercato di contenersi, quel suo proposito andò a farsi benedire verso la fine della frase, e sta volta non ebbi problemi a capire il perché.
Il fatto che per lei una come Xiao Long, un'alunna apprezzata da tutti, idolo del primo anno nonché promettente cacciatrice fosse in grado di macchiarsi dell'orribile crimine di colpire una persona indifesa, doveva essere nella sua mente di giovane cacciatrice uno shock terribile, un avvenimento del tutto incomprensibile nonché una cocente delusione nei riguardi di una persona che doveva aver rispettato se non addirittura stimato parecchio.
La mia visione della faccende fu invece molto meno sentimentale, il fatto che Yang fosse una persona incline alla rabbia era cosa risaputa, la sua stessa semblance veniva da lei attivata principalmente (se non esclusivamente) nei momenti di rabbia, insomma, malgrado la simpatia e tutto il resto, il profilo che avevo tracciato di Yang era di una persona non particolarmente dotata di self-control, per cui che in un momento di rabbia avesse spezzato la gamba ad un avversario inerme non era per me una enorme sorpresa.
Cioè sì era una sorpresa, ma visto quando appena esposto, tutto sommato non era così strano che fosse successo.
<< Cosa sta succedendo a tutti ultimamente?! È da settimane che si va avanti così! >>
O almeno, questo era il mio modo di liquidare il problema, ma la verità, come mi ricordò Julia con tono stizzito, era decisamente più scomoda; sarebbe stato facile dire che “Xiao Long è una ragazza problematica e se non avesse rotto la gamba a Mercury lo avrebbe fatto a qualcun altro”, se non fosse per un piccolo, fastidiosissimo dettaglio:
Era da mesi che vari studenti di Beacon stavano perdendo misteriosamente il controllo aggredendo i propri compagni, lo sapevano i miei amici, ne avevo fatta esperienza io in prima persona, Mercury me ne aveva parlato nel bagno come se fosse qualcosa di estrema importanza, e per pura coincidenza lo stesso giorno lui era diventato una vittima di quelle aggressioni.
Potevo, a questo punto, fare finta che il problema non fosse molto più grande di quanto sembrasse?
Non vedere una qualche correlazione fra questo episodio e tutti gli altri?
Eppure nessuno sembrava aver fatto qualcosa per risolvere il problema, questi episodi sarebbero continuati, ma se un conto era sopportare qualche studente esaurito durante il festival e giustificare in un modo o nell'altro quegli strani comportamenti, come avrebbe fatto Ozpin a spiegare quanto accaduto davanti a tutta Remnant?
Impossibile riuscirsi, la cosa più logica da fare sarebbe stata rendere l'incidente di Xiao Long... beh, l'incidente di Xiao Long, senza inserirlo in un contesto decisamente più macabro che avrebbe fatto come minimo sprofondare nel terrore l'opinione pubblica.
Sarà per questo, che nessuno sembrava indagare a riguardo.
<< E poi che è successo? >>
<< Hanno sospeso il torneo, riprenderà sta sera >>
<< E Xiao Long? >>
Julia scosse la testa, come se il solo dirlo fosse per lei un enorme sforzo.
<< Sono intervenute le guardie e l'hanno portata via, in questo momento si trova in camera sua sotto osservazione, è stata squalificata >>
Beh, nulla di sorprendente.
Quindi ricapitolando: dei cacciatori impazziscono e aggrediscono persone, Mercury mi viene a dire che Cinder sa qualche informazione in più su quanto sta accadendo e vuole parlarne con me sulla base del fatto che conosce i miei trascorsi, cosa che, sebbene mi desse un po' di preoccupazione, non sembra avere alcun nesso logico con il volermi parlare di questi incidenti.
E infine, dulcis in fundo, quella stessa persona era stata aggredita e spedita all'ospedale proprio da una persona che aveva manifestato gli stessi problemi di altri cacciatori da quando il festival era iniziato...
A quanto pareva, nonostante tutti i miei sforzi per tenermi lontano dai problemi, questi si affacciavano alla mia vita con sempre maggior insistenza.
<< Ion? Ci sei?! >>
La voce preoccupata di Ilian mi distolse dalla mia riflessione.
<< Sì, scusatemi, mi preparo per andare a lezione >> senza aggiungere altro, andai a cambiarmi i vestiti della sera prima, assicurarmi di non puzzare troppo di alcool e magari fare anche colazione, sempre se la ressa in corridoio mi avesse permesso di raggiungere la cucina.
E proprio nel mentre che passavo per il corridoio per andare a sgranocchiare qualcosa (A proposito: Julia non aveva ancora iniziato con i suoi “esperimenti culinari”), trovai una sagoma sgradevolmente familiare intenta a fissarmi in fondo al corridoio, quella di una ragazza dai capelli color pistacchio.
Cercai immediatamente di raggiungerla, facendomi strada fra la folla di studenti troppo assonnati per farsi da parte in tempi accettabili ma non abbastanza per mettersi a spettegolare di prima mattina, ma quando riuscii a raggiungere il punto dov'ero certo di averla intravista, di Emerald non trovai alcuna traccia.
Qualcosa, di tutto questo, mi suggerì che i miei propositi di quella mattina erano ormai andati a farsi benedire.


Se l'inizio della giornata era stato particolarmente ansiogeno, il suo proseguimento venne invece scandito da delle lezioni più noiose del solito, dal borbottio continuo del professor Port, e da un clima di generale disagio fra i membri della classe.
Non c'era da stupirsi del resto, quella mattina le tre cacciatrici del team RWBY si erano presentate appunto... in tre, infatti Yang era tutt'ora confinata nelle sue stanze, e molti dei presenti dubitavano di vederla tornare tanto presto, e questo solo nel caso in cui non fosse stata espulsa di lì a poco.
L'accoglienza alle tre compagne di squadra fu decisamente glaciale da parte di quella che dovrebbe essere la loro classe, e sebbene nessuno andò a chiederle particolari delucidazioni sul caso Yang, i commenti e le congetture sull'azione di Xiao Long e le conseguenze a cui sarebbe andata incontro (in parecchi rifiutavano di credere che se la sarebbe cavata solo con qualche giorno di punizione e la squalifica dal torneo) andarono avanti per tutta l'ora, con grande irritazione delle tre compagne di squadra.
Qualche amico di lunga data, in primis i membri del team JNPR andarono a sincerarsi che andasse tutto bene, ma in generale la maggior parte della classe si guardò bene dall'interagire con le tre ragazze, preferendo parlare dell'accaduto alle loro spalle, senza curarsi particolarmente di essere ascoltati o meno dalle dirette interessate, almeno fino all'ennesimo richiamo di Port, che soffocò il lieve chiacchiericcio generale che andava avanti dall'inizio della lezione, trasformandolo in un silenzio carico di tensione.
Silenzio che risultava così innaturale per quella che era sempre stata una classe estremamente vivace che lo stesso docente sembrò sentirsi profondamente a disagio, iniziò addirittura a spiegare senza ammorbarci con le sue storie, cosa che mi dispiacque non poco: per quanto noiose, ripetitive e gonfiate fino all'estremo, anche le storie del professor Port erano preferibili al gelido silenzio che si era generato, e che altro non faceva che alimentare le mie ansie sul caso Cinder.
Fare finta di nulla e vivere la mia vita un paio di palle!
Sbuffando irritato, non potei non soffermare per un attimo il mio sguardo sui tre membri del team RWBY, credo sia superfluo dire che il loro aspetto era, nel complesso, molto deprimente.
Blake Belladonna sembrava la più nervosa del gruppo, e aveva tutta l'aria di chi voleva sparire nel nulla da un momento all'altro, fuggire su qualche montagna e nascondersi per due o tre anni.
Weiss Schnee prendeva appunti come una specie di automa, mascherando abilmente qualsiasi tumulto interiore con la classica espressione da studentessa diligente, mentre Ruby Rose, leader del team nonché sorella minore della bionda, fissava con espressione assente l'immacolata pagina del suo quaderno per gli appunti, pagina che solo qualche giorno fa non avrebbe esitato a colorare fra una riga d'appunti e l'altra.
Decisi che quell'espressione da cucciolo bastonato era troppo per la mia anima, e mi sforzai di concentrarmi sulla lezione: anch'io, come la giovane Rose, non avevo ancora toccato penna.
Non lo avevo toccato né lo toccai in seguito, troppo impegnato ad interrogarmi su come affrontare la questione di Cinder, perché giunto a quel punto era chiaro che la seducente studentessa di Haven avesse qualcosa di grosso, molto grosso da dirmi.
Ed era proprio la natura di questo misterioso argomento, e sopratutto le ragioni che a detta di Mercury l'avevano spinta a volerne parlare con me a preoccuparmi.
Cercai di scacciare il pensiero e di osservare come stessero invece i miei compagni di squadra, ma la faccia deprimente di Julia mi fece desistere subito dal proseguire con la visione, e inesorabilmente la studentessa sospetta tornò ad occupare la mia mente.
Ora, ero abbastanza sicuro che Cinder non fosse una specie di robot killer creato con l'intenzione di uccidermi, a meno che non l'avessero creata utilizzando un'abbondante quantità di silicone sul petto e sul sedere, ma considerando che tipo era Drake dubitavo che chiunque l'avesse costruito fosse particolarmente concentrato sul rendere quanto più avvenente possibile la propria creazione, o che avesse improvvisamente deciso che i robot dovevano avere un aspetto più gradevole alla vista..
Cionondimeno, l'ultima persona che mi aveva invitato a conferire in privato aveva tentato di uccidermi, ed anche se si poteva escludere che Cinder fosse un robot, non per questo potevo arrivare alla conclusione che si trattasse una persona affidabile, pure se il suo compagno di squadra era stato ferito da una studentessa affetta dallo stesso problema che i due mi avevano denunciato.
Ed anche qui era sorto un elemento abbastanza preoccupante: dopo l'incontro non particolarmente gradevole con Emerald ero rimasto abbastanza scosso, e mi ero ripromesso di cercarla dopo le lezioni.
Per cui, armandomi con la mia miglior faccia da poker, tornai dalla mia squadra come se non avessi appena visto una specie di fantasma e feci una rapida colazione con i miei compagni, al termine della quale finsi di dover andare urgentemente in bagno per lasciarli andare in classe prima di me e restare un po' da solo.
Dopo qualche minuto mi avviai a mia volta, ma non senza accertarmi della presenza della verde o chiedere dove fosse finita a quelle poche persone che ero certo conoscessero lei o il suo team, e mi venne risposto che l'intera squadra era tornata ad Haven per prendersi cura della gamba di Mercury.
Come potete immaginare, la discrepanza fra la risposta e ciò che avevo visto nemmeno cinque minuti prima fu sufficiente a mandarmi in tilt, specie dopo aver ottenuto la medesima risposta da più persone, finché, compreso di esser stato praticamente l'unico essere vivente ad aver avvistato capelli di pistacchio quella mattina, mi rassegnai e corsi in classe prima di fare ritardo, se c'era una cosa più noiosa di una lezione dal signor Porto, è subire un rimprovero dal professor Port!
Entrato in classe, ebbi la pessima idea di sistemarmi vicino alla finestra, cosa che abbassò ulteriormente la mia scarsa attenzione di quella mattina, e probabilmente sarei già stato rimproverato se il signor Port, visibilmente a disagio per l'aria che si respirava in aula, non avesse deciso di passare tutta l'ora di lezione con la faccia incollata alla lavagna a dettare meccanicamente appunti pur di non incrociare gli sguardi depressi o angosciati dei propri studenti.
Non provai mai così tanta pena per quell'uomo come la provai in quel momento.
E questo è quanto, dopo la mia piccola investigazione e dopo aver osservato le facce depresse dei miei amici e compagni di classe, mi ritrovai a guardare fuori dalla finestra, pensando a quanto stava accadendo con Cinder mentre i miei occhi passavano in rassegna il cortile scolastico su cui si affacciava la nostra aula, come se mi aspettassi di vedere Emerald spuntare fuori da un momento all'altro per ricordarmi dell'appuntamento che non avevo ancora deciso di accettare o per il gusto di farmi venire il nervoso di prima mattina.
Con queste premesse, l'ora scorreva più lenta dell'eternità, e mi decisi presto a controllare lo stato dei miei amici, anche a costo di deprimermi, e bypassata Julia, la situazione era meno preoccupante: Deryck e Ilian seguivano la lezione in silenzio, Orion prendeva appunti, Max copiava gli appunti da Orion, mentre Giada e Amber si stavano portando avanti con i compiti per il giorno dopo.
Riguardo al team MEAB, c'era decisamente molto meno interesse: Ellen si sforzava di seguire la lezione, Ashes aveva preparato un aereo di carta ma non sembrava possedere la voglia di lanciarlo nei capelli di qualche sfortunato studente, per qualche strano motivo Cardin era la sua vittima preferita, mentre Marlee stava canticchiando mentre prendeva appunti, o almeno così voleva far sembrare, perché quando allungai gli occhi sul foglio notai solo una distesa di colore rosa, varie chiazze di colore un po' più scuro che dovevano essere cuori, e due sagome disegnate l'una accanto all'altra.
Beh, se non altro era contenta.
Congedata la stranezza di Marlee con queste parole, volsi lo sguardo sull'ultima persona che non avevo ancora osservato, Brienne, che seduta ad almeno cinque posti di distanza da me stava a sua volta prendendo appunti, anche se i suoi occhi tradivano la malinconia collettiva che si era impossessata della classe.
Provai a pensare cosa ci fossimo detti la sera dei festeggiamenti, ma dovetti fare i conti con un improvviso vuoto di memoria.
Maledetto Max e il suo brindisi!
Fui impossessato dal desiderio di avvicinarmi a lei per colmare il vuoto della sera prima, anche a costo di parlare della cucina di sua madre, ma mettersi a parlare in quel modo in classe sarebbe stato a dir poco sconveniente, inoltre non sembrava proprio dell'umore di mettersi a conversare, quindi dovetti mio malgrado desistere dal fare conversazione.
Sbuffai e tornai a guardare la finestra, aggrottai le sopracciglia quando una figura sospetta passò sotto la coda del mio occhio, e sobbalzai quando riconobbi nella figura sospetta la stessa ragazza dai capelli color pistacchio che mi aveva fissato quella mattina, e che mi stava fissando di nuovo con l'espressione di un rapace che punta la sua preda.
<< Ma cosa cazzo vuoi da me?! >>
<< Signor Ascuns? >>
Sobbalzai di nuovo, anzi, saltai sulla sedia, battendo il ginocchio sul banco e mordendomi la lingua pur di non imprecare la seconda volta di seguito davanti al prof.
<< Avete detto qualcosa? >>
Fra le risate di quei pochi studenti che non avevano ancora ceduto alla depressione e lo sguardo attonito degli altri, mi misi a scuotere la testa come mai avevo fatto in vita mia, ignorando il desiderio di massaggiarmi il ginocchio.
<< No no! Anzi sì: potrei andare in bagno? >>
Port mi schioccò un'occhiata interrogativa, inclinando leggermente il collo per accertarsi di aver capito bene o di star parlando con una persona normale, entrambe cose di cui aveva ragione di dubitare, ma alla fine acconsentì.
<< Va bene, non metterci troppo >>
<< Grazie! >>
Da corridore di talento quale ormai ero, attivai la mia semblance e attraversai mobili e persone, per poi uscire dalla classe direttamente dal muro, e lo stesso metodo utilizzai per uscire fuori dall'edificio (ovviamente evitando di passare per la classe), sperando di trovare capelli di pistacchio prima che sparisse di nuovo.
Questa volta le mie speranze non vennero deluse, e appena uscii fuori dal muro mi trovai Emerald davanti, non sembrava aspettarsi questa mia visita, perché sobbalzò non appena misi la testa fuori dal muro, ed io approfittai della sua assenza di parole per passare subito all'attacco.
<< Nel caso tu abbia sentito delle risate il motivo è il seguente: “Cosa cazzo vuoi da me?!” >>
Emerald arretrò, e dalla sua espressione emergeva chiaramente che non aveva la minima idea di cosa le stessi dicendo.
<< Ehm non ho sentito risate o altro ma... >>
<< Fantastico, allora ignora la prima parte e rispondi alla domanda, che se per caso ti fossi persa è- >>
Mi fermò subito.
<< No! Non è necessario, ho capito! >> sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e dopo qualche secondo necessario a recuperare la propria sicurezza si decise a rispondermi.
<< Cinder mi ha mandato a dirti quando e dove incontrarla >>
Wow, nemmeno aveva preso in considerazione un mio rifiuto, o era una persona veramente megalomane o quella che avevo davanti non era una vera e propria scelta.
<< Punto uno: Quando mai ho detto che avrei accettato? Punto due: Non dovreste essere tutti quanti ad Haven invece che qui ad osservarmi come un'opera d'arte moderna dotata della facoltà di camminare? >>
Per nulla contenta della mia ritrosia, ma nemmeno molto arrabbiata, più che altro sinceramente scocciata per quello che doveva reputare come una perdita di tempo, la compagnia di Mercury sospirò e fece roteare lo sguardo, come se dovesse sforzarsi a esprimere un concetto estremamente semplice ad un ragazzino con problemi di apprendimento.
<< Esistono buoni ospedali anche a Vale, e non potevamo partire senza prima parlarti di... tu sai bene cosa >>
<< No, non so bene cosa >>
Quel giorno ero proprio in vena di far incazzare qualcuno.
<< Stammi a sentire e non fare lo stronzo! >>
<< Temo di non essere in grado di fare entrambe le cose, mi dispiace >>
Il sospiro irritato di Emerald si trasformò in un fastidioso digrignare i denti.
<< Ascoltami, se non ci siamo allontanati da qui è perché abbiamo ancora un conto in sospeso in questa città, quindi, se ci tieni tanto a capire cosa vogliamo da te, allora ti converrebbe accettare l'invito e vedere cosa Cinder ha da dirti >>
<< E non puoi dirmelo tu? >> portai le braccia dietro la schiena, assumendo l'espressione più neutra che la mia faccia era in grado di simulare << Ho seri dubbi che Cinder sia l'unica a condividere queste informazioni, se ne vuole parlare con me vuol dire che ne avrà prima parlato con voi due, o vorresti farmi credere di essere una specie di prescelto? >>
Vidi la bocca della ragazza pistacchio contorcersi in una smorfia, la frase che uscì da quelle labbra odiose venne espressa in un tono molto basso, con gli occhi puntati verso il basso come se si stesse trattenendo dall'urlarmi in faccia.
<< Cinder... non ci mette al corrente di tutto quello che passa per la testa... ciononostante! >>
Alzò lo sguardo con una ferocia tale da farmi quasi vacillare << Ciononostante, che io sappia o non sappia cosa ha in mente Cinder è irrilevante, se vuoi scoprire la verità su cosa sta accadendo in questo regno, su cosa sia successo a Xiao Long e su cosa potrebbe succedere anche a te o ai tuoi amici, beh, lo saprai solo quando sarai al cospetto della nostra leader! >>
Quasi deglutii di fronte alla forza con cui l'odiosa ragazza mi sputò addosso quella frase, non ebbi difficoltà a capire che doveva provare una profonda forma di malata venerazione per quella donna dallo sguardo malizioso che era a capo del suo team, una venerazione che aveva dell'inquietante.
Tuttavia la sua espressione mutò rapidamente non appena si accorse di aver fatto fin troppo rumore per i suoi gusti, quindi prese a guardarsi attorno con circospezione.
Appurato che non ci fosse nessun osservatore indiscreto nei paraggi, prese a sussurrare.
<< Se vuoi incontrare Cinder, questo è l'indirizzo, se non ti farai vivo oggi non avremo altre occasioni per parlare, quindi datti una mossa >>
Mi passò un foglietto spiegazzato fra le mani, recante un indirizzo scritto a penna, la cui grafia piccola ed elegante associai subito alla figura di Cinder, quella ragazza irritante davanti ai miei occhi non avrebbe mai potuto possedere (non so con quale ragionamento io fossi arrivato a questa certezza) una calligrafia così gradevole.
L'indirizzo rivelò subito che l'ubicazione del luogo d'incontro si trovava nel distretto industriale, davanti ad una piccola piazza abbastanza trafficata (come mie passate incursioni nella zona avevano potuto confermare), il che mi restituì se non altro un po' di tranquillità: rispetto al limitare del bosco dove mi aveva invitato Drake, il posto dove voleva parlarmi Cinder era in piena città, sotto gli occhi di tutti, se anche lei si fosse rivelata una sorta di robot killer mi sarebbe bastato attivare la mia semblance, attraversare il muro e trovarmi in mezzo alla folla, e allora che ci provasse qualcuno ad attaccarmi!
<< Se vuoi venire fallo il prima possibile, questa sera riprenderanno con le finali del torneo, e potrebbe essere già troppo tardi... e se vieni con qualcuno ci assicureremo di non farci trovare, dobbiamo parlare solo con te, chiaro? >>
<< Non proprio >>
<< Allora fai finta di aver capito e poi fai quello che ti ho detto, e ti conviene accettare! >>
Pronunciò quelle ultime tre parole come si pronuncia una minaccia di morte, e senza aggiungere altro o darmi il tempo di ribattere, Emerald mi voltò le spalle e andò, anzi, corse via da me, sparendo velocemente dietro l'angolo dell'edificio.
Rimasto solo a contemplare la verde erba del cortile per almeno un minuto buono, terminai presto questo mio grande interesse per le forme di vita vegetale quando mi ricordai che c'era una lezione a cui stavo partecipando, e sebbene io volessi tornare in classe tanto quanto il professor Port voleva rivedermici, attraversai nuovamente il muro, sbucai nel corridoio, e mi avviai verso la porta della classe senza dire una parola, e sempre senza dire una parola entrai in aula, camminai verso la mia sedia e mi ci piazzai sopra, seguendo quel che rimaneva della lezione.
Non feci il minimo sforzo per recuperare la lezione persa, o anche solo per seguire la spiegazione, rimasi tutto il tempo a fissare il mondo dalla finestra, chiedendomi se da un momento all'altro tutto questo non fosse destinato a sparire in una nera voragine.
I miei occhi si soffermarono sulle lontane sagome degli edifici di Vale, e per un qualche motivo a me ignoto la visione mi provocò sia una lieve malinconia che un inspiegabile senso di angoscia, per tutta la rimanente durata della lezione sentii come se un macigno fosse stato posizionato sul mio stomaco.


Rimasto a riflettere per un tempo che non mi diedi pena di calcolare, la mia silenziosa contemplazione del placido paesaggio di Vale venne infine interrotta dal suono della campanella, e io uscii dalla classe molto più inquieto di quando vi ero entrato.
Era chiaro che stava succedendo qualcosa, e che non mi sarei dato pace finché non ne fossi venuto a conoscenza, il mio istinto di autoconservazione mi imponeva di starmene fuori, ma una qualche forma di istinto mi avvertiva che, se fossi rimasto nell'immobilità, mi sarei infine trovato sopraffatto da una qualche incontenibile minaccia di cui non conoscevo minimamente l'entità o la provenienza.
Per cui, alla fine, cacciando fuori un sospiro di sconfitta, decisi che mi sarei presentato all'appuntamento, del resto, se Ion Ascuns era sopravvissuto a un goliath, allo stomaco di un king taijitu, ad un'orda di rattle con tanto di boss finale ed a ripetuti incontri e scontri con Drake, chi o cosa sarebbe mai riuscito ad ucciderlo?
Cullato dalla consapevolezza di avere una grande abilità nel sopravvivere alle situazioni più assurde, sopportai con meno ansia le restanti ore di lezione, e al termine della giornata scolastica parlai ai miei amici e avvisai che sarei andato in città per fare una passeggiata, e la frase “fare una passeggiata” per il team JIID era una specie di parola in codice per dire “Vado a farmi gli affari miei, voi fatevi i vostri”, per cui nessuno ebbe da obbiettare.
Né temevo di avere conseguenze con Ozpin o altri, se ai primi tempi dovevo sottostare al divieto di allontanarmi troppo da scuola, era chiaro che questo fosse ormai decaduto considerando la mia uscita con Brienne dei giorni prima.
Quindi, cambiatomi la divisa con i miei vestiti formali, curai il mio aspetto al meglio delle mie possibilità (era un appuntamento sospetto quello a cui sarei andato, ma pur sempre un appuntamento) e, congedata la mia squadra con la promessa di tornare entro l'ora di cena e di avvertire in caso di ritardi, abbandonai presto la mia stanza, ma non andai subito all'uscita, bensì raggiunsi il mio armadietto e tirai fuori Ghinion e Noapte, poi nascosi i due coltelli dentro la giacca, sentendo che avrei potuto trovarmi nelle condizioni di farne affidamento, non presi invece Mizerie, decisamente più appariscente delle due lame.
Terminati i preparativi, mi avviai all'uscita, e in breve tempo raggiunsi i cancelli della scuola, ma prima che potessi varcare il confine che separava Beacon dal resto del mondo, una voce a me familiare raggiunse le mie orecchie.
<< Ion? >>
Sorpreso dal fatto di trovarla al cancello a quest'ora, mi voltai rapidamente, incontrando i familiari occhi verdi e gialli di Brienne.
Il fauno era in piedi a una decina di metri da me, ma la cosa più strana non era il fatto che si trovasse al cancello dopo nemmeno mezz'ora dalla fine delle lezioni senza nessuna delle sue compagne di squadra, no, quello che trovai strano era l'apprensione che emanavano i suoi occhi, come se cercassero di invitarmi a fare attenzione.
E per quanto adorabile che fosse quel suo sguardo, il mio corpo ebbe una specie di fremito, come se avesse appena ricevuto un terribile avvertimento, ma se il mio corpo sembrava estremamente recettivo, la mia mente, immersa nei grandi occhi della ragazza coniglio, brancolava nel buio.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo, o cosa fosse quella preoccupazione negli occhi di Brienne, ma di certo non presagiva nulla di buono.
<< Dove stai andando? >>

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Capitolo 41
*** Capitolo XLI ***


Capitolo XLI


Era ormai da qualche giorno che avevo rinunciato a capire i misteriosi processi in atto nella mia mente, perché sebbene Brienne fosse l'ultima persona al mondo dalla quale avrei dovuto temere alcunché (a patto di non mettermici d'impegno per farla arrabbiare), in quel momento la sua sola presenza stava come trasmettendomi uno spiacevolissimo sensore di pericolo, come se la visione del fauno davanti a me fosse latrice di una sventura imminente che né io né lei eravamo in grado di presagire.
Come se cercassero di mettermi in guardia da un imminente pericolo, i suoi occhi smeraldini si fissarono rapidamente sopra ai miei, donandomi una stranissima sensazione fra il piacere e il disagio, che quella ragazza sapesse in cosa stavo andando in contro?
<< Ehi... mi hai sentito? >>
Malgrado questo, le mie familiari campanelle immaginarie non emettevano alcun suono, se c'era un pericolo nell'aria non proveniva da lei, ma come ben sappiamo non ero solito fidarmi pienamente dei miei istinti, no, ho sempre affrontato i problemi con l'approccio più razionale possibile, e, razionalmente parlando, sapevo che non esisteva nessun motivo razionale per mettermi in guardia da lei.
Eppure, malgrado questa mia granitica certezza, non riuscivo a controllare quel mio crescente timore: tutto era strano: la mia convocazione da Cinder, i fatti di ieri, lo sguardo ansioso di Brienne che sembrava intenta a osservare un enorme serpente in procinto di stritolarmi le membra, era tutto troppo assurdo per la mente dello Ion che fui, ma anche per quello di adesso, eh!
Se non altro mi trattenni dal seguire l'istinto di arretrare, se c'era una cosa peggiore dell'essere preda di quel timore immotivato, era mostrarlo alla persone che me lo stava involontariamente provocando, diamine, cosa mi stava succedendo per ridurmi in quello stato? Neanche fossi stato un ragazzino di dodici anni che si è trovato un grimm davanti dopo esser andato a recuperare la sua palla da basket preferita nella Foresta di Smeraldo o in procinto di dichiararmi a qualcuno!
Insopportabile, era decisamente una situazione insopportabile!
<< Ion! >>
Un nuovo richiamo della ragazza più atletica che avessi mai incontrato riuscì a destarmi dal mio stato di cretinismo, ma non a cancellare del tutto il crescente senso di timore che sembrava alimentarsi sempre di più da quando avevo lasciato il mio team per avventurarmi in quella sospetta riunione con l'altrettanto sospetta Cinder.
<< Uh? Parlavi con me? >>
No sottospecie di scimmia mal evoluta, parlava con il cancello! Non potevi veramente dire qualcosa di meno stupido?!
<< Sì, tutto bene?... Mi sembri un po' sovrappensiero. >>
Dovetti complimentarmi con Brienne per la scelta delle parole, non credo ne avrebbe potuto trovarne di più delicate per accennare al mio “sentirmi perseguitato da un non meglio definito male invisibile pronto a distruggermi in qualsiasi momento”.
<< Uh sì, mi sono ritrovato a fare questa commissione proprio quando volevo rimanere a riposare... sai, Julia e il suo dispotismo. >>
Fabbricai il più in fretta possibile una scusa plausibile per questa mia sospetta uscita in solitaria, conscio che nella sua infinita bontà d'animo la ragazza coniglio non sarebbe mai andata a verificare le mie parole direttamente dalla mia leader, inutile dire che mi sentii un po' come una grossa palla di sterco per aver approfittato di quella fiducia incondizionata che avevo avuto l'onore di ricevere in quanto suo amico.
E ancor peggio mi sentii quando mi ritrovai a desiderare che quella conversazione finisse il prima possibile.
Ion, sei un ignobile pezzo di merda.
<< Ah, capisco, è che mi sei sembrato giusto un po' nervoso, ti ha forse minacciato? >> in un contesto normale e con un tono più scherzoso, sarebbe stato immediato dedurre che si riferisse a Julia, ma la leggera, quasi impercettibile tuttavia presente preoccupazione con cui tirò fuori quelle parole fece pensare che la minaccia a cui si riferiva non fosse quella immaginaria della mia caposquadra, ma qualcosa di non meglio definito e decisamente più pericoloso.
Per un attimo non mi chiesi se la coniglietta non possedesse un qualche mistico sesto senso.
<< No no, ok sì ma non più del solito, comunque, non è nulla di particolare, anzi, rispetto all'allenamento rimane sempre una valida alternativa. >>
Se la mia risposta voleva smorzare un po' la tensione, beh, non ci riuscì, Brienne si limitò ad annuire, prendendo atto con neanche troppa convinzione della mia risposta.
<< Capisco, per caso hai bisogno di- >>
<< No! Grazie ma si tratta di una commissione abbastanza sgradevole, preferirei non costringerti ad aiutarmi, inoltre non mi farebbe male allenare un po' le braccia. >>
Ora che rifiutavo il suo aiuto, tenendola volutamente a distanza, mi sentivo una persona ancora più orribile di prima.
La ragazza coniglio alzò un sopracciglio, perplessa.
<< Ma non hai detto che preferivi fare la commissione che non allenarti? >>
<< Beh sì! Cioè, meglio allenare un po' le braccia con una veloce commissione che non il solito allenamento, comunque adesso vado eh, sarò di ritorno in serata, e non preoccuparti, la prossima volta sarò più che contento di accettare la tua assistenza ma oggi... oggi è complicato, ciao! >>
Senza attendere una replica mi fiondai fuori dal cancello, continuando a salutarla a gran voce per non ascoltare eventuali richiami o richieste di tornare indietro.
Percorsi un centinaio di metri ad una velocità tale da fare invidia ad un velocista, non sapevo per quale motivo fossi finito con lo scappare in quel modo, ma gli occhi preoccupati di Brienne non smettevano di tormentarmi, e qualcosa dentro di me doveva aver ceduto all'intensità di quello sguardo.
Così, correndo come inseguito da un grimm per motivi che non comprendevo nemmeno io, e sentendomi come un infimo pezzo di merda per essermi allontanato da lei in quel modo, mi ritrovai presto immerso nel distretto residenziale.
Certo di non essere seguito, e con più sensi di colpa di quanti ero mai stato abituato a sopportare, arrestai la mia corsa e mi appoggiai ad un lampione.
Il tempo di riprendere fiato e presi subito a guardarmi attorno con circospezione, le eleganti case del distretto residenziale erano, come ormai mi ero abituato a vederle, agghindate da varie decorazioni a tema festival: palloncini, bandiere recanti il familiare stemma del regno di Vale, le due asce incrociate, striscioni vari e via dicendo.
Ma se fino a qualche giorno prima questi elementi avrebbero dovuto ispirarmi una rassicurante vivacità, quel dì invece riuscivano a suscitarmi l'effetto contrario, specie a causa dell'ambiente in cui le trovai.
Quel giorno il cielo era di un grigio deprimente, con le nuvole che sembravano intenzionate a oscurare il sole fino al termine della giornata, mentre un vento più gelido del solito spingeva i vari striscioni e decorazioni in carta provocando un irritante fruscio contro pareti e stand.
La città era ancora viva, per fortuna, ma c'erano decisamente meno persone rispetto ai giorni precedenti, e se prima avrei tanto desiderato di avere meno esseri viventi fra i piedi durante le mie uscite in città, adesso mi mancava la vivacità che si era andata a creare fino al giorno prima.
Perché doveva essere proprio in quel giorno che quella vivacità doveva essere morta, la gente in strada sembrava tutt'altro che rassicurata, e molti sembravano rimpiangere la decisione di non esser rimasti in albergo con i loro amici o familiare, il perché non era facile da capire, dopo i fatti di ieri le notizie sulla follia di alcuni cacciatori erano ormai state confermare e diventate di pubblico dominio, e malgrado da Ozpin provenisse il più assoluto silenzio stampa, era ormai evidente che qualcosa non andava.
Il pugno di Yang, trasmesso dal notiziario nello schermo del televisore di un negozio vicino aveva spezzato non solo la gamba di Mercury (e di quella chi se ne importa) ma anche lo spirito di questo festival, perché nel mentre che mi preparavo ad uscire da Beacon avevo avuto modo di informarmi su quanto la situazione fosse degenerata.
Per un attimo si era parlato di sospendere il torneo stesso, decisione a cui Ozpin si era fermamente opposto, molti studenti stavano anticipando il proprio ritorno nelle rispettive scuole, e i team di Haven stavano assumendo un atteggiamento di crescente insofferenza verso la città che li ospitava, e non a torto direi, quel pugno a tradimento apparentemente immotivato doveva esser stato vissuto come un'ingiustizia non solo verso il disgraziato dai capelli argentei, ma verso tutta la scuola di Mistral, e la reputazione dei cacciatori di Beacon ne aveva parecchio risentito.
In breve, la gente non si sentiva più al sicuro, ed il rischio che gli studenti iniziassero ad azzuffarsi anche fuori dal torneo non era poi così lontano.
Per farla breve, il clima di quei giorni, e non mi riferisco solamente a quelle meteorologico, era decisamente deprimente, deprimente e, per me che avevo lasciato il sicuro rifugio di Beacon per andare ad un misterioso appuntamento per indagare sugli stessi fatti che stavano facendo precipitare la città nel panico, anche sconfortante.
Tuttavia, sebbene restio a proseguire, mi feci forza e mi addentrai fra le grigie vie di Vale, e ad ogni passo che facevo sentivo montare in me il desiderio di lasciar perdere, tornare a Beacon e prepararmi a qualsiasi cosa dovesse succedere entro la fine del festival.
Mi maledii a mente per non aver avvertito i miei amici della follia che stavo per intraprendere, ma Cinder era stata abbastanza chiara sul fatto che nel caso fossi venuto con qualcuno lei non si sarebbe disturbata a presentarsi, ed avvertirli mi era sembrato eccessivo per quella che doveva essere una semplice discussione (per quanto potesse contenere terrificanti rivelazioni) per di più in un luogo da cui sarei potuto fuggire facilmente nell'improbabile caso in cui si fosse verificato qualche problema.
Eppure, l'idea che nessuno dei miei amici fosse a conoscenza di dove stessi andando o di dove fossi in quel preciso momento mi dava un senso di terrore e abbandono, era la consapevolezza che se mi sarebbe successo qualcosa nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza per parecchio tempo.
Ma quello era un pensiero incoerente, da che avevo iniziato a girare per Remnant per conto mio lo feci con la certezza che dovevo fare i conti con il fatto di essere l'unica persona su cui potessi contare, essere in pericolo e dovermela cavare da solo fino a poco tempo fa era la normalità per me... evidentemente era facile pensarla così quando non avevi nessuno su cui contare, mentre adesso se mi fosse successo qualcosa avrei dovuto incolpare in primis la mia poca accortezza.
O forse mi stavo solamente facendo troppe seghe mentali? Era davvero normale preoccuparsi così tanto? O forse ero io ad essere troppo paranoico, del resto per la vita non proprio regolata che conducevo prima, dove dovevo aspettarmi minacce da ogni dove, non sarebbe stato così anormale, conosciamo tutti il detto no? Quando si tiene un martello, si vede chiodi ovunque.
Accompagnato da questi funesti pensieri e con la vaga sensazione di essere pedinato da forze invisibili intenzionate a farmi del male, proseguii con il tragitto verso il distretto industriale.
Dopo svariati minuti passati ad attraversare le ampie vie del distretto residenziale, in mezzo a case dalla forma elegante, negozietti e vari stand del festival, molti dei quali erano tuttavia chiusi o dismessi a causa del clima di malumore generale, arrivai finalmente al ponte che collegava il distretto residenziale da quello industriale.
Lo attraversai senza staccare gli occhi dal fiume, fiume dove, in un tempo che a me sembrava lontano parecchi secoli, mi ero tuffato nell'infruttuoso tentativo di sfuggire a dei cacciatori, ricevendo come ricompensa un breve soggiorno in carcere ed anche un fastidioso raffreddore.
Il cambiamento che seguì quel tuffo era stato così radicale che avrei potuto dire che uno Ion era annegato in quel fiume e uno nuovo ne era uscito, ma sarebbe stata una bugia, lo Ion che era caduto nell'acqua gelida e quello che ne era uscito fuori erano la stessa persona, magari lo Ion che ora stava contemplando il suo riflesso nell'acqua grigiastra del fiume era solo un po' più confuso di quello che ci era saltato dentro.
Mi stancai in fretta di contemplare il mio volto e abbandonai il ponte, entrando finalmente in quella che molti chiamavano “la discarica di Vale”.
Venni accolto dal familiare grigiore di quella parte della città che sembrava rimasta vent'anni indietro rispetto al distretto residenziale, quella parte di città dove un poco più giovane Ion aveva messo a segno una quantità audace di furti ai danni di svariati passanti, membri della malavita, qualche guardia, e vari bar dove gli operai del regno erano soliti annegare i loro dispiaceri.
Come ogni persona non particolarmente a posto con la legge, avevo tempo addietro scelto questo caotico angolo di mondo come base in cui rifugiarmi in seguito ai furti nelle aree più benestanti della città, dove avevo spesso accettato incarichi non particolarmente leciti da individui non particolarmente affidabili, e dove avevo stabilito la mia provvisoria residenza.
Quasi sorrisi nel rievocare tutti i ricordi che quello schifo di posto conteneva, era lì dove avevo iniziato la mia avventura a Vale, dove avevo conosciuto Deryck, e dove avevo accettato l'incarico che aveva dato via a tutto quello che mi era successo nell'ultimo anno.
Camminando senza troppa fretta fra i decadenti edifici del distretto, respirando lo sgradevole odore di smog misto ad amianto che tanto avevo imparato a conoscere e disprezzare, non potei non riconoscere la piccola figura della pensione dove avevo soggiornato prima della mia cattura.
Mi soffermai un momento ad ammirare quel piccolo edificio dalle mura biancastre come davanti ad un'opera d'arte, se non fossi mai stato preso quella notte dove sarei stato in quel momento? Sarei fuggito fuori città? O sarei rimasto in quella stanzetta ad ammonticchiare beni rubati dentro l'armadio o sotto il letto in attesa di trasportarli in un luogo più sicuro?
Avrei mai capito cos'era quell'odore di gatto morto che proveniva dal muro? Avrei mai scoperto cos'erano quei rumori di pianto che provenivano dalla stanza adiacente alla mia?
Mi sarei mai degnato di pagare i mesi di affitto arretrato?
Non lo sapevo, ma l'ultima questione in sospeso mi fece desistere dall'avvicinarmi oltre, non fosse mai che il proprietario si fosse ricordato della mia faccia.
Passai oltre prima di trovarmi davanti ad una vecchia e sgradita conoscenza con cui avevo accumulato giusto qualche debito di troppo, stranamente rievocare la mia vita prima di Beacon mi aveva messo di buon umore, e nemmeno io saprei spiegarmi il perché visto quanto faceva oggettivamente schifo.
Dopo quell'ultima sosta (ne stavo facendo più di quante ne avrei dovute fare), avanzai spedito senza più fermarmi, l'odore di smog era tornato a farsi sentire ed aveva cancellato ogni nostalgia residua di quei tempi, e mi affrettai a raggiungere la mia destinazione.
Ci arrivai pochissimi minuti dopo essermi allontanato dalla pensione: squadrato, con i muri di mattone che cozzavano contro l'opprimente grigiore della maggior parte degli edifici del distretto e il tetto metallico, il luogo dove Cinder mi aveva dato appuntamento altro non era che un vecchio magazzino apparentemente in disuso, l'edificio si affacciava su una strada abbastanza trafficata, ai cui lati sorgevano vari bar per operai frustrati e un piccolo parco giochi dove i figli della classe operaia di Vale potevano giocare con le proprie famiglie nel mentre che i genitori riducevano i propri anni di vita a forza di esalare smog.
Feci tutte queste osservazioni nel mentre che mi guardavo attorno e valutavo quanto poco fosse appartato il luogo dell'appuntamento, ok, probabilmente nessuno dei presenti avrebbe potuto vedere o sentire qualsiasi cosa fosse successa all'interno del magazzino, ma in caso di pericolo mi sarebbe bastato diventare intangibile, uscire dal muro e rifugiarmi in mezzo alla gente, chiunque mi avrebbe voluto inseguire avrebbe dovuto seminare il terrore fra decine di persone, e con un po' di fortuna questo avrebbe allertato le autorità.
Sorrisi pensando a come, nonostante tutto, il mio modo di pensare fosse rimasto all'antitesi di quello dei cacciatori: “uno studente di Beacon avrebbe dovuto mettere l'incolumità degli altri al primo posto, non metterla deliberatamente a rischio per garantire la propria”
Sì, e a proposito di cacciatori mi immaginai di avere Brienne accanto a me, intenta a rimproverarmi proprio con quella frase, ok, forse avrebbe avuto più senso che il rimprovero partisse da Julia, ma per qualche motivo il fatto che fosse Brienne a rimproverarmi rendeva il tutto più divertente.
Feci per risponderle, ma in un attimo mi ricordai l'esito della nostra ultima conversazione, e scacciai con un certo dispiacere l'immagine della ragazza coniglio.
Ora che ci pensavo, non credevo che in fin dei conti sarebbe stato piacevole se lei vedesse che razza di persona fossi quando dovevo salvarmi il sedere.
Posai per un attimo lo sguardo sugli avventori del bar e le famiglie nel parco, pensando a quanto sarebbe stato poco piacevole quello che avrebbero passato per colpa mia.
<< Forse un po' me le merito tutte le cose che mi accadono... >>
Sospirando, fissai lo sguardo sull'ampio portone dell'edificio, dicendomi che ero ancora in tempo per ripensarci e tornare indietro.
“Oh, fanculo, cos'altro deve accadermi?”
Con queste parole tutt'altro che incoraggianti, mi feci forza a mi diressi verso la porta, e, cazzo, non smetterò mai di dannare la mia stupidità per averlo fatto!


<< Fatelo entrare. >>
Una voce familiare mi accolse non appena bussai al portone del magazzino, e in seguito a quel comando la porta si aprì leggermente, rimanendo socchiusa e celando al mondo esterno qualsiasi cosa si annidasse fra i muri di mattoni del magazzino fatiscente.
<< Entra. >> insisté la voce che ora non avevo problemi a identificare come quella di Cinder, e fin qui nulla di sorprendente.
Ubbidiente, mi mossi lateralmente e raggiunsi la breve apertura che mi era stata offerta, mi sbrigai ad entrare, e non appena la porta si richiuse alle mie spalle mi trovai davanti ad un'inquietante sorpresa.
<< Tu?! >> sgranai gli occhi trovandomi davanti ad un Mercury in perfetta salute e con entrambe le gambe funzionanti.
<< Ti sono mancato? >> non so cosa odiai di più di quel momento, il tono canzonatorio o il sorriso sprezzante che mi stava rivolgendo.
<< No, mi spieghi cosa ci fai ancora in piedi? >>
Un sospiro frustrato, proveniente dal fondo del magazzino, costrinse entrambi a voltarci verso la figura di una giovane ed affascinante donna che, con gli occhi ambrati degni di un predatore ci stava fissando seduta su una cassa con la grazia di una regina.
E infatti, atteggiandosi a come se il suo posto a sedere fosse un trono e non un'anonima cassa di legno scheggiato, rivolse a Mercury uno sguardo di rimprovero << Avevo detto che dovevi aspettare prima di farti vedere da lui... in piedi. >>
Capelli d'argento sobbalzo all'indietro con una piacevolissima espressione di disagio che mi ripagò all'istante di quanto era appena successo, compresi allora che oltre al rispetto, Cinder ispirava un terrore non indifferente ai suoi sottoposti.
Squadrando Mercury infastidita, Cinder rimase sulla sua comoda scatola, mentre una ragazza dagli occhi bicromati giochicchiava annoiata con il proprio ombrello.
<< Fa niente, tanto lo avremmo dovuto fare in ogni caso. >>
Perso l'interesse per il suo sottoposto, Cinder si rivolse finalmente a me.
<< Ion, sono davvero, davvero contenta che tu abbia accettato il mio invito, immagino avrai molte domande da farmi, prego, accomodati. >>
Non seppi spiegarmelo a parole, ma il suo tono cordiale la faceva apparire più minacciosa di quanto lo sembrava mentre guardava male Mercury, il che fu per me un grande incentivo a non fare storie ed accomodarmi sulla cassa di legno che mi era stata indicata dalla mia interlocutrice.
Solo quando mi avvicinai ebbi modo di notare come Cinder avesse improvvisamente modificato il suo outfit, le vesti della studentessa di Haven erano stati sostituiti da un elegante abito rosso scuro con scollo a V, pieno di disegni giallo scuri intorno al collo e sulle lunghe maniche, un abito decisamente fuori posto per la topaia dove aveva deciso d'invitarmi, notai inoltre che si era messa rossetto e ombretto viola, a quanto pareva, Cinder Fall aveva deciso di presentarsi a me al meglio del suo aspetto fisico, il che da un lato mi lusingava... dall'altro mi faceva seriamente temere per quello che sarebbe stato l'esito di quell'incontro.
Ovviamente lei non ebbe problemi a notare il mio stato d'animo, e rise compiaciuta fra se e se, ma io mi accorsi che questo mio turbamento non le era sfuggito di vista e decisi di mantenere la massima attenzione per il resto del colloquio.
<< Allora, ti chiederai come mai ti ho fatto chiamare qui, e il perché di tutto questo... riserbo sul luogo d'incontro. >>
Annuii.
<< Vedi, per quello che devo dirti ho dovuto omettere molte cose cose, e il fatto che mi sia data questa pena solo per ottenere questo incontro dovrebbe farti capire quanto potrei prenderla male se le cose non dovessero andare come pre- >>
<< Oh per favore Cinder, vai dritta al sodo e risparmiaci il solito teatrino, non posso credere di essere venuto qui a perdere tempo solo per vedere un altro candidato al tuo esercito di mocciosi. >>
Proprio mentre la signora in rosso stava procedendo a minacciarmi neanche troppo velatamente, una voce proveniente dalla penombra interruppe il “procedimento persuasivo” che la donna stava mettendo in atto nei miei confronti.
<< Chiudi il becco Roman, nessuno ti obbliga a rimanere! >> attaccò aggressivo Mercury.
Preso di sorpresa da quello scambio di parole, volsi lo sguardo nel punto dove capelli d'argento si era voltato per rispondere, scovando un uomo nella penombra intento a seguire la conversazione con malcelata impazienza.
Il suo abbigliamento era veramente... particolare, indossava un vistoso abito bianco foderato di rosso che spiccava ancor di più nel contrasto con i suoi pantaloni neri, portava una sciarpa grigia avvolta al torno al collo, e sopra la testa un cappello a bombetta dalla nappa rossa, al cui interno era infilato un piccolo oggetto sottile che teorizzai essere una piuma.
Infine, per completare il quadro, se ne stava accanto al muro appoggiato ad un bastone da passeggio, e dovetti considerare che per partecipare ad un incontro segreto quell'uomo non era certo la discrezione fatta persona.
Ma tralasciando l'aspetto da pappone d'alto borgo, la sua presenza mi dava ulteriori motivi per pentirmi della mia scelta, e non erano passati nemmeno cinque minuti, e di certo ero più confuso di quando ero entrato, una certezza? Non dovevo piacere molto a quell'uomo.
Né a quell'uomo doveva piacere Cinder, e la cosa pareva reciproca perché, sedato con un cenno il suo irritabile sottoposto, l'elegante signora in rosso non replicò all'insolenza del suo ospite e tornò a rivolgersi a me.
Ma ad un esame più attento notai una nuova stranezza nella sua figura che appariva come... inconsistente, e solo quando i miei occhi si adattarono alla scarsa luminosità dello stabile mi accorsi che si trattava di un ologramma... alla faccia del "sono venuto qui a perdere tempo con voi".
Con chi stava tenendo una conferenza a distanza Cinder di così importante?
<< Odio essere troppo sbrigativa, ma odio molto di più prolungare inutilmente una conversazione, quindi vedrò di fartela breve. >> cosa stesse impedendo alle mie gambe di girarsi e spiccare il volo verso la porta era un mistero.
<< Come ben sai, ti ho fatto chiamare qui a causa dei tuoi... piccoli disguidi con le autorità, ho saputo che a quanto pare sei stato messo davanti a una scelta, o seguire gli ordini di Ozpin o rimanere in carcere fino a trent'anni, povero ragazzo. >>
La falsità con cui pronunciò le ultime due parole era così palpabile da portarmi a chiedermi se fossi finito dentro ad uno sceneggiato.
<< Immagino quanto debba esser stata dura per te, o una vita in prigione o sottoporti ad allenamenti massacranti per combattere grimm, il tutto mentre quel vecchio orribile uomo si godeva il suo ufficio, i suoi soldi, la sua posizione, meritavi davvero una sorte simile? >>
Aspettai a rispondere, era fin troppo chiaro cosa quella donna stava cercando di ottenere, voleva parlare alla mia pancia, cercando di mettere in cattiva luce il preside di Beacon a scopo di tirare fuori la mia rabbia e farmi abbassare la guardia.
Sfortunatamente per lei, non ero ingenuo fino a quel punto, quindi mi limitai ad assentire e vedere dove sarebbe arrivata.
<< Vero? Non è stato affatto piacevole, ne so qualcosa, ne sappiamo qualcosa. >> Mercury annuì mentre la nanerottola non fece niente, il tizio in penombra invece sbuffò, come se stesse guardando la solita noiosissima soap opera del sabato sera.
<< Sì, in effetti è stato molto poco carino. >> non sfuggì alla tentazione di mostrarle quanto la sua arma fosse inefficace, ma a posteriori posso dire che non fu un'idea geniale.
Lei tuttavia non mostrò di aver inteso il mio attuale stato d'animo, e continuò.
<< Quante volte hai pensato di tornare libero? >> << O di metterlo in quel posto ad Ozpin. >> consigliò Mercury, prima di beccarsi un ombrellata in testa da parte dell'altra ragazza.
Il gruppo più disunito di sempre.
<< Beh spesso... la prima, della seconda immagine preferirei farne a meno. >>
Cinder guardò prima Mercury e poi me, come chiedendosi se avessimo ricevuto abbastanza ossigeno al momento della nascita.
<< In ogni caso, questo dovrebbe centrare con i casi di persone impazzite? >>
La mia interlocutrice sorrise come la iena che era.
<< Ci arriveremo presto, ragazzo, ma prima voglio una risposta: se tu potessi tornare ad essere libero, ottenere un potere oltre ogni tua aspettativa e vedere quei presuntuosi cacciatori che ti hanno arrestato contorcersi a terra come vermi, lo faresti? >>
Ormai avevo capito in che genere di discussione mi ero imbattuto, e avevo capito che dare un no come risposta mi avrebbe messo in una sgradevolissima situazione.
Senza accorgermene arretrai di qualche passo, l'aura dei presenti si era improvvisamente fatta minacciosa, era il loro modo per dirmi che mi stavano valutando, e alla prima risposta errata avrei fatto una brutta fine.
<< Presumo di sì. >>
Cercai di non mostrare incertezza, né di sembrare troppo ansioso di arrivare al sodo, dovevo ricordarmi che ero nella tana del lupo, ed anche se il lupo era una fascinosa signora dalle curve particolarmente ben riuscite, non per questo non avrebbe potuto saltarmi addosso e sbranarmi vivo.
<< Come mai queste domande? >>
<< Credo di poter arrivare al punto... Ion, siamo noi ad aver causato quegli incidenti, e ti stiamo chiamando qui perché pensiamo che tu possa esserci utile. >>
Sgranai gli occhi, ok era chiaro che avevo davanti delle persone tutt'altro che ben intenzionate, ma... erano i responsabili degli attacchi di follia degli studenti? Come diavolo era possibile?
<< Io... utile? >>
<< Sei l'unico in tutta l'accademia, noi esclusi, a non essere un povero idealista animato di buone intenzioni e poca conoscenza di come gira il mondo, non sei stato tirato su a latte e racconti eroici, non sei come gli altri, per questo crediamo tu possa essere interessato alla nostra offerta, e perché utile? Dovresti arrivarci da solo... >>
Scossi la testa, non ci arrivavo.
<< Un ladro che fino a poco tempo fa viveva per strada, chi si sarebbe mai aspettato che una persona simile sarebbe sopravvissuta agli allenamenti, avrebbe scoperto la propria semblance e che avrebbe addirittura superato la prima fase del torneo? Non fraintendermi, hai molto su cui lavorare, ma il potenziale c'è... e la semblance, ci sarà indubbiamente utile per le nostre prossime operazioni: bypassare qualsiasi protezione o difesa, il tuo è un talento raro, sarebbe un peccato non sfruttarlo a dovere... >>
Si schiarì la voce.
Ed io capì che quella pazza era passata alla fase due, se prima aveva cercato di parlare alla mia pancia, adesso aveva attaccato con le lusinghe, non ci voleva un genio a capire che mentiva, ero pur sempre fra i peggiori studenti.
Ciò che unicamente contava, e lei lo aveva ammesso, pareva essere la mia semblance, altrimenti non avrebbe avuto altro motivo per chiamarmi qui.
Effettivamente se l'avessi scoperta mentre ero a piede libero, non avrei avuto problemi a rubare cose ben più preziose di qualche portafoglio o vaso costoso.
<< Insomma, ritengo che tu possa essere una valida aggiunta al nostro piccolo cast, credo che la mia sia un'offerta ragionevole, tu diventerai più forte e sfrutterai la tua semblance al meglio, noi ne guadagneremo parecchio per le nostre operazione, e poi... poi ti presenterò una persona. >>
Un brivido di terrore attraversò la mia schiena, in che razza di gente mi ero imbattuto?
<< Allora? Che ne dici? >>
Sospirai.
Dovevo scegliere le prossime parole con attenzione.
<< Sembra interessante... molto, ma da persona abituata dalle negoziazioni... >> Cinder serrò le palpebre in due fessure cariche d'ira, richiamando involontariamente la faccia del maledettissimo robot con cui avevo avuto a che fare.
Se non altro lui e Cinder non sembravano affatto collegati.
<< Ehm dicevo! Devo immaginare che tu voglia qualcosa da me qui e adesso, giusto? >>
Lei annuì.
<< Indubbiamente non posso lasciarti uscire di qui senza avere una prova della tua lealtà, sarebbe da stupidi, ma non ti chiedo molto, dovrai semplicemente rimanere con noi fino a sta sera, no, non intendo che rimarrai tutto il tempo dentro il magazzino, ma ci aiuterai a mettere in atto il nostro piano, fallo, e vedrai Vale come non l'hai mai vista prima... >>
Il sorriso che tirò fuori dopo quelle parole bastò a farmi gelare il sangue nelle vene.
Cinder tuttavia non si fermò, e riprese il discorso con più enfasi di prima.
<< Vedrai questa città e i suoi patetici abitanti cadere nella disperazione, potrai ottenere e fare tutto quello che desideri mentre quei pomposi cacciatori strisciano come i vermi che sono, potrai fare e avere quello che un piccolo ladro di strada potrà al massimo so- prendetelo! >>
Senza nemmeno lasciarle finire la frase, ma anzi, approfittando del momento di maggior enfasi, scattai in avanti con la mia semblance attiva, attraversando prima Mercury e poi Cinder in un istante, era il mio modo per declinare l'offerta.
Incurante delle loro urla attraversai il muro e la recensione che sorgeva sul retro dell'edificio, finendo direttamente sulla strada, nessuno dei miei inseguitori era uscito dal capanno.
<< Idioti! >>
Tornai tangibile e mi avventurai nella piazza più vicina, confidando che quei quattro non mi avrebbero inseguito in mezzo alla gente, e decisi di non rimanere nella mia forma intangibile per non terrorizzare la gente e ottenere il contrario di quello che volevo.
Sparii rapidamente fra la folla, che si era improvvisamente infittita, segno che doveva essere terminato l'orario pomeridiano, certo di averla fatta franca.
Ma quando attraversai la prima decina di passanti, improvvisamente la mia mente precipitò in un universo di orrore senza nome e le mie gambe rimasero ferme come pezzi di ghiaccio.
Balbettai qualche sillaba, prima di sputare fuori una parola di senso compiuto...
<< D-dove... >>
Intorno a me il niente, il parco era improvvisamente vuoto, la folla sparita, ed anche l'ora era cambiata: notte, si era fatta improvvisamente notte, e solo la luce della luna frammentata illuminava lo spazio altrimenti color pece in cui ero capitato.
<< Cosa succede?! >>
Mi guardai attorno provando un terrore che non avevo mai sentito prima, nemmeno la certezza di essere vicino alla morte nello stomaco di un grimm o nella tana di un esercito di rattle poteva essere più terrificante della consapevolezza di essere in balia di qualcosa su cui non avevi alcun controllo, e ancora più terrificante era il non avere idea di cosa mi stesse succedendo.
Muovendomi quasi a tentoni in avanti, il mio cervello aveva preso a elaborare quello che mi stava succedendo senza tuttavia giungere a una conclusione, più cercavo di capire cosa fosse successo e più la mia mente andava a rotoli.
Osservato.
Avevo la certezza di essere osservato, davanti, indietro, destra e sinistra, mi sentivo osservato da ogni parte eppure non vedevo nessuno, non un'anima viva.
Avvertivo delle presenze vitali attorno a me, ma cosa volete che sia la flebile sensibilità dell'aura in confronto alla più rincuorante vista di qualsiasi cosa potesse rassicurarmi di non essere solo?
Chiamai, una, due, tre volte, ottenni qualche risposta che non fui in grado di comprendere e continuai a urlare e chiamare, fino a quando un qualcosa non si posò sulla mia spalla.
Voltandomi il più velocemente possibile nella speranza di riconoscere un volto amico, le mie speranze vennero orribilmente tradite appena mi trovai davanti invece il putrescente muso caprino di un curioso grimm bipede.
Successe in un attimo, urlai, ma assieme al mio urlo il cervello, ormai abituato a relazionarsi con la vista di queste mostruosità agì per me, il mio braccio si sollevò prima che me ne rendessi conto e il mio gomito affondò nel muso del grimm.
La bestia volò per qualche metro producendo uno sgradevole suono d'ossa sbriciolate, come se il mio colpo gli avesse fratturato il muso.
Da quando ero così forte?
Non potei comunque tirare un sospiro di sollievo, atterrato quel mostro ne emersero altri di varie forme e stature, piccoli, grandi, dritti, curvi, tutti intenti a fissarmi e indicarmi.
<< Andate via! >>
Folle dal terrore estrassi il coltello e scattai in mezzo al primo varco che riuscii a individuare.
Dov'ero finito?
Cos'era successo a Vale?
Perché tutto questo a me?
Due creature tracagnotte e disgustose mi sbarrarono il passo, il mio terrore era tale che non pensai nemmeno a rendermi intangibile, in un attimo sfilai Noapte e Ghinion dai rispettivi foderi, piantandoli sul fianco della prima creatura.
Il bestione ruggì di dolore e quasi crollò a terra, mentre il suo alleato mi corse addosso, ma i suoi movimenti erano così letargici per un grimm che ottenne solo di beccarsi Ghinion in pieno viso, il coltello non lo uccise ma gli sfregiò -è possibile sfregiare un grimm?- il brutto viso rotondo che aveva.
Il mio avversario barcollò all'indietro vomitando versi sconclusionati che sapevano di bestemmia, mentre le mie braccia vennero afferrate da altre braccia tozze e nerastre.
<< VIA! >>
Scalciando come una lepre in trappola sbriciolai il ginocchio lungo e storto di un essere scheletrico per poi spostare tutto il mio peso sull'altro, cademmo entrambi, e senza nemmeno chiedermi in che razza di grimm da due soldi mi fossi imbattuto rinnovai i miei sforzi per fuggire.
Non erano forti, ma erano ovunque, sopra, sotto, intorno, ne arrivavano da ogni parte, mi afferravano, colpivano la mia testa e cercavano di tenermi fermo.
<< VIA! >>
Scalciai e morsi, ribellandomi alla massa putrescente che non ne voleva sapere di lasciarmi andare, solo per vedere una nuova decina di quelle creature andarmi addosso, sembravano più forti e più intenzionate a farmi del male delle altre.
Un colpo sotto lo sterno mi fece mancare l'aria mentre le nuove creature procedevano a immobilizzarmi, come se provassero un qualche sadico godimento nel vedermi dibattere come un animale terrorizzato.
Continuai a scalciare urlante sebbene i colpi si facevano più forti, senza capire niente, pensando fosse tutto solo un brutto sogno.
Sì, è un sogno, mi sveglierò nel mio letto, mangerò la colazione di Deryck e andrò dritto in classe, è solo un sogno, solo un sogno, solo un sogno.
<< Solo un sogno! >>
Lo gridai come per convincermi e allontanai con violenza la massa urlante davanti a me, ma finii con il cadere in avanti privo di forze, una scarica elettrica mi attraversò il corpo e solo l'utilizzo passivo della mia aura mi permise di non perdere i sensi.
Fu allora che la vidi.
Cercando di farsi strada fra la marea putrescente che sembrava volerla ignorare, Brienne non staccava gli occhi da me, occhi pieni di paura e incredulità.
<< Scappa! Ti prenderanno! >>
Urlando parole senza senso cercai di allungare la mano martoriata verso di lei, le mie parole dicevano scappa, ma in realtà avrei voluto gridarle di afferrarmi la mano e portarmi via da quell'incubo, o di svegliarmi, di tirarmi lo schiaffo più forte che era in grado di darmi e porre fine all'incubo, alla paura, al dolore che proveniva dalle mie braccia premute contro la schiena.
<< Brienne! >> chiamai più volte il suo nome, gridando come un ossesso mentre la mia faccia veniva premuta contro terra, continuai a chiamarla, fino a che non mi opposi un'ultima volta alla pesante zampa che sembrava voler spiccicare la mia testa contro il terreno come un'anguria matura.
Brienne non era riuscita ad avvicinarsi, la stavano tenendo lontana mentre cercava di avvicinare la mano, strano, i grimm non sono così sadici, o almeno non lo sono in questa maniera.
Fu l'ultima osservazione che fui in grado di fare mentre il mio sguardo si soffermava sugli occhi lacrimanti della ragazza coniglio, poi la zampa del bestione colpì con rinnovata forza la mia testa, spedendomi in un universo di buio e disperazione più terrificante del precedente, la mia testa quasi sprofondò nel terreno.
Non sentii arrivare il secondo colpo, ma ricordo che con esso vidi il mondo intero scivolarmi dalle dita.

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Capitolo 42
*** Capitolo XLII ***


Capitolo XLII


Gli occhioni lucidi di Brienne rimasero a lungo incollati sul metro cubo di sterrato dove il suo amico era stato immobilizzato da una decina di agenti fino alla neutralizzazione, erano passati soltanto pochi minuti eppure al fauno sembrò che fosse trascorsa un'eternità.
Il verde delle sue iridi sembrava essere diventato più intenso dietro il liquido lacrimale che la ragazza non tardò ad asciugare con il dorso della mano destra.
Faceva freddo, e la rissa di prima aveva alzato un polverone tale da mandarle infiniti atomi di terriccio negli occhi, ma non era per quello che si erano inumiditi.
Da quando era stato portato via la ragazza coniglio aveva passato i successivi trecento secondi ad osservare la scena del crimine, immobile come un palo proprio quando agire era la cosa che avrebbe dovuto fare prima di ogni altra.
Non poteva... non voleva credere a quello che aveva visto, ogni parte di se combatteva quella verità senza tuttavia portare una sola prova concreta.
Immobile nella sua uniforme da studentessa, Brienne si guardava intorno attonita.
“Non è possibile” pensò lei, “una persona non può impazzire in questo modo, in questa maniera”, e aveva ragione, quello che aveva visto non poteva accadere in un ambiente normale.
Ripercorse a ritroso tutto l'itinerario percorso fino ad arrivare a quel momento, poi, tornata all'iniziò, si affrettò ad elencare l'esatta scala degli eventi.
Dopo che Ion l'aveva lasciata lì al cancello era tentata di tornare dalle sue compagne, rimproverandosi delle sue eccessive raccomandazioni, non sapeva come ma sentiva come se qualcosa fosse destinato ad andare irrimediabilmente storto.
E non aveva sbagliato, infatti avrebbe lasciato stare la questione Ion e se ne sarebbe tornata in classe, dimenticando l'incidente o la sospetta frettolosità dell'amico, se non avesse scorto lei intenta a pedinarlo.
Si era appena voltata che aveva intravisto Emerald con la coda dell'occhio, non indossava le sue vesti da studentessa, ma fin lì nulla di anormale, ciò che di normale non aveva molto era il fatto che si fosse messa a pedinare Ion, prima in mezzo ai passanti, poi quando questi si fecero troppo radi per poter offrire una buona copertura, prese a inerpicarsi sui tetti e ad aumentare mano a mano la distanza dal suo sempre più sospettoso bersaglio.
Ovviamente se Brienne era al corrente di questi dettagli, era perché non aveva perso un attimo nell'inseguirla, e se magari poteva ancora fermarsi e spiegare quello che sembrava un pedinamento come una curiosissima coincidenza, il vederla arrampicarsi sui tetti per sfuggire agli occhi del suo bersaglio aveva spazzato via questa sua ultima possibilità di tirarsi indietro dall'indagare.
Così in pochissimo tempo il pedinamento era diventato duplice, e dove Emerald pedinava Ion, Brienne pedinava Emerald.
Il tragitto durò un po', e qualche volta Emerald (e quindi anche Ion, non sempre perfettamente visibile) si fermava e ne approfittava per guardarsi attorno, rendendo il compito di Brienne ancora più ansiogeno di prima.
Poi alla fine Ion arrivò a destinazione, dalla sua posizione Brienne poté vederlo bene mentre entrava in un edificio dall'aspetto sospetto, ma ancora più sospetto fu il comportamento di Emerald, che invece di entrare a sua volta o dileguarsi, decise di arrampicarsi sul tetto più alto di quella frazione del distretto industriale, guadagnandosi una posizione che le conferiva un'ottima visuale di tutto il circondario, nonché la possibilità di sorvegliare l'edificio a trecentosessanta gradi.
Così il fauno dovette trovare un nascondiglio più affidabile in un vicolo e aspettare gli sviluppi di quella bizzarra situazione, ogni minuto d'attesa per lei era un calvario, e ogni secondo di troppo che passava sembrava diminuire drasticamente le possibilità che Ion uscisse da quell'edificio.
Si preparò agli scenari peggiori, ma non fu necessario, dopo quella che le era sembrata un'interminabile attesa Ion uscì dall'edificio sano e salvo, e ciò le avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo se non fosse stato per il modo in cui era uscito.
Infatti, in barba ad ogni legge della logica, Ion non uscì dalla porta principale, no, uscì fuori dal muro in mattoni del vecchio magazzino di corsa e con la semblance attiva, tutti elementi che spinsero Brienne a gettarsi all'inseguimento prima che la situazione precipitasse ulteriormente, se Ion aveva avuto un qualche colloquio all'interno del magazzino, l'esito non doveva esser stato proprio dei migliori.
Con una velocità che aveva dell'impressionante coprì tutto il tragitto dal suo nascondiglio al magazzino, e da lì fino al piccolo parco dove l'ex criminale aveva deciso di rifugiarsi fra la folla.
In quel momento non badò a quanto per un cacciatore quella fosse una scelta decisamente sconveniente, o a cosa diamine stesse facendo Ion in quel magazzino, in quel momento l'unica cosa che le importava era di riportarlo al sicuro.
Ed era ad un passo dal farlo, ma quando si addentrò fra la folla un urlo terrificante, un urlo di un uomo ferito.
<< VIA! >>
Seguito da una voce decisamente più familiare.
Dopo quei due urli ne scoppiarono a decine, la folla che Brienne si era apprestata ad attraversare le si rivoltò contro, spingendola indietro e quasi calpestandola mentre qualche individuo decisamente più combattivo procedeva controcorrente per battere di santa ragione la causa di quell'isteria collettiva.
Se quella visione era spiacevole, quella successiva fu invece terrificante, identificò subito le familiari sagome di Noapte e Ghinion, identificò subito il sangue che dipingeva le due lame argentee , e identificò subito il loro portatore:
Ion si dimenava in mezzo a varie figure di operai infuriati, ma non potevano, Brienne se ne accorse con orrore, aver iniziato loro, e anche se lo avessero fatto, niente poteva giustificare quello che vide.
Un uomo giaceva a qualche decina di metri da Ion, apparentemente privo di sensi, un altro urlava bestemmie tenendosi la faccia rotonda lorda di sangue, sfregiata dalla lama di Ghinion, mentre un terzo gemeva tenendosi il fianco, sorretto alla meglio da altri due operai.
In tutto questo Ion continuava a scalciare e ferire, ferire degli innocenti mentre il sangue lordava le sue lame e le sue mani, i suoi occhi gridavano di terrore, come se il suo intelletto fosse stato intrappolato in qualche sconosciuta e terrificante dimensione da cui non sembrava in grado di uscire.
E lei in tutto questo cosa fece? Provò a fermarlo? Lo aiutò? Intervenne a difesa della sue vittime?
Non fece niente, rimase pietrificata davanti a quella visione insensata.
Doveva aiutarlo? Doveva abbatterlo? Cosa doveva fare?
Improvvisamente, la voce supplicante del compagno di scuola la invitò a fuggire, come se non fosse lui quello che stava accoltellando persone per strada.
Erano intervenute le guardie, e malgrado Ion avrebbe potuto semplicemente diventare intangibile e fuggire in barba a tutti quanti, non lo fece, rimase a dimenarsi e a scalciare, mentre gli operai malconci venivano sostituiti dalle guardie della città, comparse in gran numero ad una velocità che aveva dell'innaturale.
Qualcuna dovette retrocedere ferita, ma le loro armature permisero ai più di sopravvivere alle coltellate tirate a caso del loro avversario, di immobilizzarlo e, di fronte alla sua continua resistenza, di tramortirlo.
In tutto questo Brienne si era limitata ad avvicinarsi lentamente verso Ion, senza fare niente, come se quello che aveva davanti fosse un sogno, o semmai un incubo, e che se si fosse avvicinata abbastanza sarebbe riuscita a svegliare entrambi.
Non lo raggiunse, la mano che Ion le aveva teso si afflosciò a terra assieme al resto del braccio, mentre il proprietario della stessa veniva sollevato e infilato (sarebbe più corretto dire lanciato) all'interno del cellulare per detenuti, la presenza stessa del veicolo e la tempestività dell'intervento avrebbero dovuto suggerire a Brienne che la milizia di Vale era abituata a condurre arresti in quella zona, ma in quel momento per lei non significava niente.
Una volta rinvenuta dal doloroso flashback, dovette constatare come il tutto fosse così... inspiegabile, eppure non poteva accettare che Ion fosse semplicemente impazzito dopo un incontro sospetto.
Il cosa avesse portato a tutto questo e il come fosse avvenuto le sfuggivano, ma un piccolo dettaglio che intravide mentre assisteva a quella scena terribile bastò a farle capire che no, Ion non doveva essere semplicemente impazzito, se era successo qualcosa, era perché qualcuno aveva voluto che così succedesse.
Chi? Questo Brienne non poteva saperlo, ma lo stesso terrificante dettaglio che aveva notato prima non poté che farle gelare il sangue delle ossa e allo stesso tempo suggerirle qualche indiziato.
Sì, perché sebbene in quel momento fosse a malapena sicura che quello che le stava accadendo davanti fosse reale, non avrebbe mai potuto dimenticare quello a cui aveva assistito appena un secondo dopo.
In preda all'angoscia, dopo che il furgone blindato era sparito fra le vie della città, Brienne non aveva resistito alla tentazione di rivolgere lo sguardo al cielo, e allora l'aveva notata.
Strinse i pugni, trasformando il gelo in fiamme quando ricordò come, allontanatasi dal suo punto osservazione per osservare la scena comodamente appollaiata su un tetto vicino, quell'odiosa ragazza dai capelli verdi le aveva rivolto un ghigno crudele per quei pochi secondi in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Un sorriso che forse Emerald non si sarebbe nemmeno aspettata che Brienne lo notasse, ma lei invece lo notò bene.
O era impazzita lei, oppure la follia a cui aveva assistito aveva in qualche modo senso, tuttavia davanti a questa vaga supposizione c'era una granitica e desolante certezza: non poteva fare niente, conosceva la situazione di Ion e a cosa lo avrebbe portato quel suo gesto.
Senza nemmeno accorgersene le unghie iniziarono a conficcarsi dentro al palmo, mentre una lacrima ribelle le scorreva lungo la guancia.


<< Guarda chi si rivedere, Ragazzo Fantasma. >>
Sbattei più volte le palpebre per adattare i miei occhi al buio della cella, poi mi accorsi che la cella era perfettamente illuminata ed anzi, avrei dovuto adattare i miei occhi per proteggermi da quell'accecante luce biancastra che ad ogni secondo che passava minacciava l'integrità della mia retina.
<< Posso spaccargli la faccia adesso? >>
Un fastidioso fruscio, emesso da qualcosa che doveva avere un odore veramente sgradevole, sussurrò al mio orecchio dentro, mentre un insieme di concitati bisbigli non mi aiutava a fare ordine nella mia mente.
<< Devo prenderlo per un sì? >>
Mi sentivo pesante e intontito, mi chiesi come mai, e come se avessi posto una domanda impertinente ad una vecchia signora irritabile, la mia mente reagì con forza a quel pensiero riportandomi a non so bene quanto tempo prima, rivissi la botta in testa che mi aveva messo fuorigioco, e prima ancora di essa la mia disavventura in quell'incubo (solo di un incubo poteva trattarsi) in mezzo ai grimm.
Per farla breve, le voci dei tre sfigati attorno a me furono l'ultima cosa di cui mi accorsi.
<< Ci senti?! Ora basta, questo è troppo! >>
Se non fosse stato per la mia aura che mi avvertì dell'imminente pericolo e per la memoria muscolare sviluppata durante gli allenamenti a Beacon la mia povera testa sarebbe stata subito ridotta in una poltiglia informe, e invece, con una prontezza di riflessi che stupì anche me, rotolai a destra evitando per un pelo un piede gigante il cui proprietario non doveva nutrire delle buonissime intenzioni verso il sottoscritto, e lo feci senza nemmeno accorgermi di cosa stesse accadendo.
Sentii il pavimento tremare sotto il pestone, e in un attimo feci forza sulla mia schiena per alzare entrambe le gambe e sferrare un calcio orizzontale, un piede decisamente più piccolo di quello che aveva cercato di spappolarmi incontrò il mio, e l'aggressore cadde addosso al suo compare lanciando un coloritissimo assortimento di bestemmie che in brevissimo tempo gli conquistò il rispetto di quelli che dovevano essere parecchi spettatori, che si misero a gridare ed applaudire nonostante il maledetto fosse caduto come un salame addosso al suo compare.
Avvertivo tuttavia altre presenze vicino a me, e non tardai ad alzare la schiena pronto a difendermi con le unghie e con i denti e ad urlare per chiamare le guardie in mio soccorso.
La presenza delle sbarre, di parecchi brutti ceffi intenti ad osservarmi con intenti non proprio pacifici e di uno spesso bracciale metallico attorno al mio polso bastò a farmi capire di essere finito di nuovo al gabbio, tentai immediatamente di usare la mia semblance, ma come temevo il bracciale doveva essere un dispositivo in grado inibire l'aura e precludermene l'utilizzo.
Intanto il mio aggressore pareva essersi rimesso in piedi, e non con l'intenzione di fare pace.
Fantastico pensai, non solo ero finito di nuovo in carcere, ma mi ero anche fatto nemico il mio compagno di cella, e senza sapere perché!
Tuttavia appena mi voltai verso il mio aggressore, pronto a chiamare le guardie a gran voce o, nel probabile caso di una loro mancata assistenza, a difendermi come potevo, mi ritrovai davanti un volto sgradevolmente familiare.
<< Jack?! >> schivai un pugno che fece tremare l'intera sbarra, pugno a cui non ne seguirono altri perché l'ex studente di Beacon indietreggiò rapidamente stringendosi la mano ferita.
<< Brutto stronzo fantasma che non sei altro! La mia mano! >>
Mentre Jack sfoderava tutto il suo colorito repertorio di bestemmie dando un entusiasmante spettacolo ai detenuti delle celle vicine, mi accorsi che lui non era l'unica vecchia conoscenza con cui avevo avuto il dispiacere di trovarmi come compagni di cella.
A sostenere Jack e ad impedirgli di lanciarsi contro di me c'era un Ivan particolarmente a disagio, il colorito rossastro dei suoi occhi e le occhiaie attorno agli stessi suggerivano quanto il fauno dovesse trovarsi a suo agio all'interno di una cella, mentre l'esatto contrario valeva per Kojo, che del tutto indifferente alla situazione e alla mia presenza della sua cella, se ne stava seduto a gambe incrociate a giochicchiare con quel suo orrendo ratto.
Come hai fatto a passare i controlli?
Indossava ancora la maschera, o i gendarmi erano più incompetenti di quanto ricordavo oppure avevano visto cosa c'era lì sotto e avevano ritenuto che dovesse rimanere nascosto.
Tutti e tre portavano il bracciale metallico attorno al polso, ben magra consolazione visto che rimanevo da solo contro tre persone.
Per fortuna solo Jack sembrava avercela con me.
<< Jack, Ivan... Kojo? Cosa ci fate qui? >>
Per un attimo fui tentato di guardarmi le spalle e aspettarmi un attacco a tradimento da parte di Drake, poi ricordai che il bastardo era esploso davanti ai miei occhi, e anche se da qualche parte dovesse aver avuto un secondo corpo robotico, di certo non lo avrebbe utilizzato per farsi arrestare.
<< Sì! Jack! Quello che tu e il ragazzo vomito avete... lo sapete cosa avete fatto! >> schivai il suo sputo e fui grato che Ivan lo stesse tenendo fermo.
<< Lasciami Rhyno! Devo spaccargli la faccia! >>
Sebbene a disagio, Ivan non sembrava disposto a lasciarglielo fare.
<< Jack ti prego... ci guardano tutti, e così ti giocherai la buona condotta. >>
<< Buona condotta?! >> l'enfasi con cui Jack rispose sembrò quella di uno a cui era appena stata insultata la madre.
<< Quale buona condotta dovrebbe ricevere uno con la tua faccia?! Fanculo la buona condotta, è per colpa di questo verme se siamo finiti qui, e comunque ormai non possono condannarmi a più anni di quanti non me ne abbiano già dati! >>
<< Ma che dici? Dobbiamo ancora subire un processo... >>
<< Non importa! Saranno parecchi ti dico, poi credo che il boss di questo posto, il tizio dell'interrogatorio, c'è l'abbia con me per quelle quattro parole che ho detto su sua madre, quindi la buona condotta è ormai andata a farsi fottere! >>
Osservando la chiacchierata amichevole fra Jack e Ivan, mi resi conto che, senza la terrificante presenza di Drake a guidarli, i suoi scagnozzi più che a dei criminali facevano pensare ad un duo di comici.
Dico duo perché Kojo, invece, era terrificante da osservare sia con o senza Drake vicino, anzi, era terrificante e basta, e lo era ancora di più con quel suo modo di osservarci con la coda dell'occhio dietro la maschera mentre lasciava che quel sorcio orrendo giocasse fra le sue mani mordicchiandogli le dita sporche.
Ma se non altro non sembrava intenzionato ad uccidermi, o almeno non ora che ero cosciente, quindi decisi di concentrarmi su scemo e più scemo.
<< Ehi... scusate? >>
<< Che vuoi?! >> mi urlò Jack in risposta mentre Ivan reprimeva un suo secondo scatto.
Pensai attentamente alla prima domanda da rivolgergli, e lo feci cercando di ricordarmi quello che era successo prima di trovarmi in cella con quei tre.
Il colloquio con Cinder, la fuga... l'incubo.
Ero confuso, parecchio confuso, ma ero anche certo di essere sano di mente, quindi quello che avevo visto non poteva essere per alcun motivo il frutto di un mio qualche squilibrio mentale.
No, pensa Ion, pensa.
Ci pensai e capii subito: i misteriosi attacchi di follia di studenti e cacciatori che da quando era iniziato il festival terrorizzavano gli abitanti di Vale e turisti vari.
Ecco, dovevo aver avuto uno di quegli attacchi di follia, solo che non era un attacco di follia, era... qualcos'altro, cosa di preciso non ne avevo e non ne ho tutt'ora idea, ma una cosa era certa: era opera di Cinder e della sua squadra.
Più di quello non avrei potuto scoprire, e di certo quei tre non mi avrebbero dato le risposte che cercavo, quindi domandai loro l'unica cosa che potevano forse sapere.
<< Ecco... come sono arrivato qui? >>
Jack mi lanciò uno sguardo come per chiedermi se avessi abusato di qualche sostanza di recente, tuttavia mise da parte la sua ostilità e si degnò di rispondermi come solo lui avrebbe potuto rispondere: cioè male.
<< Bah, se non lo sai tu! So solo che due guardie sono arrivate qui, hanno aperto la porta e ti hanno buttato a terra come un sacco di patate, beh come con tutti d'altronde, tutti quelli privi di sensi almeno. >>
Inarcai un sopracciglio.
Facevano così? Sul serio?
Mi guardai attorno, le celle erano piene, ognuna con cinque-sei persone al suo interno, molte delle quali anche facce note con cui avevo avuto occasione di fare qualche scambio non particolarmente lecito: borseggiatori, ladri, scassinatori, membri di piccole gang, tutti pesci piccoli.
Ricordai che negli ultimi mesi, così parlavano i quotidiani, le attività della malavita locale avevano subito un'impennata spaventosa, e un'impennata l'aveva avuta anche il numero degli arresti.
Questo spiegava un po' di cose, tipo perché non mi trovassi in una comoda cella singola sia perché non era stato interrogato, trattenuto da una parte o altro invece di essere sbattuto direttamente in cella, a quanto pareva, la polizia di Vale non era per niente abituata a gestire così tanti detenuti, come testimoniava la frenetica attività delle guardie nel corridoio e il chiasso implacabile che proveniva dalle altre celle, da cui provenivano non poche lamentele sul poco spazio a disposizione.
<< Ok ok, prossima domanda: come ci siete finiti voi qui? >>
Come se avesse improvvisamente perso di colpo tutta la sua ostilità, Jack si afflosciò addosso a Ivan e abbassò lo sguardo irritato.
<< Ci hanno catturati mentre cercavamo di lasciare la città, sei stato molto veloce ad avvisare il fottuto preside. >>
<< Oppure ci hanno arrestato perché abbiamo rotto la vetrina di un negozio in piena notte per fuggire con la cassa. >>
Jack fulminò il fauno con lo sguardo.
<< Per l'ultima volta! Non avevamo soldi per i biglietti del treno e tanto eravamo già ricercati! >>
Quest'informazione mi sembrò decisamente incoerente.
<< Aspettate, non è arrivato nessuno a cercarvi? >>
I due, anzi, i tre dal momento che pure Kojo era rimasto incuriosito da quella mia domanda, iniziarono a fissarmi perplessi.
<< Dopo... lo spiacevole incontro con Drake, siamo andati in camera sua a cercare informazioni, ed era sparita ogni cosa, tutto in una sola notte, in più il preside ci aveva riferito che il padre aveva chiamato per dire che Drake si era ritirato da Beacon, quindi pensavo che fossero riusciti in qualche modo a far sparire anche voi... >>
Il modo in cui si drizzarono in piedi alle ultime parole mi fece capire in che modo Drake era solito far sparire i suoi collaboratori, e sopratutto che non ne sapevano niente di questo suo piano d'emergenza.
<< F-fammi capire! Quel bastardo ha fatto sparire in una sola notte tutta la sua roba ma non ha mandato nessuno a prenderci? Ma questo è... >>
Pensai che a quel punto avrebbe urlato fuori l'ennesimo insulto, invece si limitò a sospirare e afflosciarsi ancora di più, concludendo la frase con un'amara constatazione << Questo è proprio da lui... >>
Scossi la testa.
<< Ma non ha senso, anche se è uno stronzo voi dovreste comunque avere delle informazioni su di lui, non poteva lasciarvi liberi di parlare! >>
<< Invece sì... l'unica cosa che ci legava a lui era un contratto in cui lui ci pagava in cambio di ubbidienza, non ci ha mai detto altro né fatti partecipi dei suoi piani, e quando abbiamo detto il suo nome e cognome all'interrogatorio, Drake Kel... il capo non è stato trovato in alcun registro. >>
Ivan sospirò assieme all'amico, dare un qualche contributo all'identificazione di Drake avrebbe giocato a loro favore e magari gli sarebbe stato scontato qualche anno, invece il loro presunto capo non esisteva in nessun registro civico, il che rendeva il loro contributo utile quanto Nick in mezzo ad una battaglia fra umani e grimm.
Forse poteva esistere una qualche pista nella documentazione lasciata a Beacon, se non avesse ovviamente fatto sparire pure quella, ma come cancellare il fatto che un certo “Drake Keller” aveva partecipato con il suo team al torneo?
Le espressioni dei due e l'impassibilità di Kojo mi fecero capire quanto la cosa li avesse feriti: per nulla, non esisteva alcun affetto fra loro e il loro capo, beh, sfido qualsiasi essere vivente a essere in buoni rapporti con Drake, vivo o morto che fosse.
<< Beh io non mi scoraggio. >> ruggì Jack << Il mio obbiettivo è evadere, tornare a casa e ricontattare i miei compagni, ora che siamo diventati così forti potremmo finalmente costruire una gang come si deve! >>
Feci fatica ad immaginarmi Jack alla guida di una banda, certo, creare esplosivo dal proprio corpo è un potere non da poco, ma con l'intelligenza che aveva (cioè poca) non sarebbe andato molto avanti.
Ma questo non era un mio problema, anzi come mi aveva consigliato la voce stridula dell'ex scagnozzo di Drake, dovevo semmai pensare a come uscire da quel postaccio ed avvisare...
Mi si strinse il cuore non appena mi balenò in mente lo sguardo di Brienne, non sembrava molto contenta della situazione, e come biasimarla?
Se mi era successo la stessa cosa che era capitata agli altri studenti, non serviva molta immaginazione a capire come mai fossi finito in carcere, quei grimm che avevo accoltellato non dovevano essere dei grimm...
Ripensai a tutte le volte che il mio coltello aveva infilzato quella carne nerastra e sporca e ai versi di agonia che mi venivano lanciati in risposta, il pensiero che fossero delle persone mi fece tremare la mano: non ero mai stato uno stinco di santo, è vero, ma non avevo mai accoltellato una persona in quel modo, né mi ero trovato nella situazione di uccidere qualcuno, era facile perdonarsi per quanto riguardava Drake: era un cazzo di robot, ma quelle di ieri erano invece esseri umani in carne ed ossa, e sopratutto non avevano nessuna colpa che potesse giustificare la mia aggressione.
Per carità, non inizierò adesso con un nuovo piagnisteo, non ero e non sono tutt'ora il tipo di persona che si preoccupa del bene del prossimo, ma l'idea di essermi sporcato le mani di sangue e di aver mutilato (e, per Oum, forse anche ucciso) delle persone era semplicemente terrificante.
Ma ancor più terrificante era il chiedermi cosa avesse pensato di me Brienne in quel momento, il modo in cui mi fissava e non interveniva... se fossi stato un semplice maniaco non avrebbe esitato a spezzarmi la schiena con Demolisher, ma vedere un suo amico e compagno cacciatore (per quanto quel termine non mi appartenesse più di tanto) doveva averla sconvolta, e il pensiero di non aver fatto niente le sarebbe rimasto sulla coscienza come una specie di macigno.
Come stava in quel momento? Cosa avrebbe pensato di me?
Continuavo a ripetermi che ero innocente, che ero stato ingannato! Ma ciò agli occhi di chiunque non avrebbe cambiato il fatto che avessi accoltellato degli innocenti, ammesso e non concesso che credessero alla storia dell'illusione, o che oltre a non crederci non saltassero poi alla conclusione di avere davanti a loro un povero pazzo.
Realizzai che non era la possibilità di essere condannato ad un ergastolo e di uscire di carcere ormai vecchio, o quello che di lì a poco sarebbe successo a Beacon (le parole di Cinder non lasciavano spazio a molto dubbi) a spaventarmi maggiormente.
No, la mia paura era di trovarmi faccia a faccia con Brienne per spiegarle quello che era successo, e no, a spaventarmi non era il fatto che potesse comprensibilmente spappolarmi il cranio con un colpo.
Senza accorgermene mi ritrovai a staccarmi a morsi le unghie in un vano tentativo di allontanare il nervosismo.
<< Ma mi senti sì o no?! >>
Finché la fastidiosissima voce di Jack non mi richiamò alla realtà.
<< Cosa? >>
Per un momento lo vidi impettirsi e gonfiarsi a tal punto che temetti di dover riprendere la rissa, ma alla fine decise di sgonfiarsi e prendere poi un grosso respiro.
Terminata l'operazione, scandì bene le sue parole: << Cosa ci fai qui?! >>
<< Ho aggredito delle persone >> non avevo motivo di mentirgli, a che pro farlo?
<< Ah... e perché? >>
Sospirai.
<< Beh o sono stato vittima di un qualche potere sovrannaturale che ha manovrato la mia mente per indurmi a vedere tutte le persone attorno a me come dei grimm, oppure non dovrei essere qui ma in una clinica psichiatrica, sapete, in una di quelle stanze di gomma dove vengono messi gli “individui pericolosi per se stessi e per la società”. >>
Jack e Ivan fecero un passo indietro, dovetti ammettere che per inquietarli non ci voleva poi tanto.
<< Ehm molto interessante... >> balbettò Ivan mentre Jack sembrò volersi nascondere dietro il massiccio corpo del fauno.
Mi prendete in giro? Siete in tre e avete paura che IO possa farvi del male?
Ma Drake dove li ha trovati questi qui?
<< Comunque questo è tutto, quindi... presumo che dovrò aspettare il processo? >>
Alla parola processo i tre ebbero un sussulto e iniziarono a guardarsi attorno, o più precisamente oltre le sbarre.
No sul serio, cosa avete che non va?
Ormai promosso a oratore del gruppo, Jack cessò di guardarsi attorno e tornò a concentrarsi su di me.
<< Sì, dovremmo aspettare il processo... ma non abbiamo intenzione di farlo, vedi... >> abbassò la voce fino a ridurla ad un sussurro, per quanto fosse possibile con quel suo timbro rumoroso.
<< Un tizio, qualche giorno fa, ci è venuto incontro in pausa pranzo, sapeva che eravamo studenti di Beacon... e beh... sta progettando di farci evadere tutti quanti, e forse potresti essergli utile per il piano... anzi... >>
Iniziò a grattarsi la nuca, come per essere sicuro di non dire qualcosa di stupido.
<< Oltre a sapere che eravamo di Beacon ci ha fatto anche delle domande e... credo voglia parlare con te, Ragazzo Fantasma. >>
Altre persone che non conosco e che vogliono parlare con me? Ma no grazie!
Non presi particolarmente bene quella notizia considerando come stavano andando i miei incontri con persone più o meno sconosciute, la presenza di un'altra persona non di mia conoscenza intenzionata a parlare con me non era proprio una notizia rassicurante.
Chi diamine poteva essere adesso?
Il padre di Drake?
Un gangster locale?
Caesar forse?!
Il pensiero di ritrovarmi davanti il mio mentore bastò a portarmi il sangue alla testa, ma mi tranquillizzai pensando a quanto la cosa fosse improbabile: Jack e gli altri dovevano averlo visto almeno una volta, per cui non sarebbe parso loro come uno sconosciuto, inoltre non era nel suo stile finire in prigione da un giorno all'altro... a meno che o quei tre babbei lo avessero del tutto rimosso dalla mente e Caesar avesse subito la mia stessa sorte, ma per qualche motivo non riuscivo proprio a immaginarmi il maledetto che cadeva ingenuamente vittima di un'illusione.
In ogni caso, dopo l'appuntamento non proprio eccellente con Cinder, partecipare ad un altro incontro nello stesso giorno non sembrava proprio una buona idea... ma in quel caso non avevo scelta.
Rassegnato, alzai lo sguardo verso il faccione nervoso di Ivan dietro cui Jack sembrava ancora volersi rifugiare.
<< Va bene, portatemi da lui. >>
<< Non sarà necessario. >> replicò Jack con la sua brutta voce << Anche perché è da qualche giorno che la mensa in comune è sospesa, ormai siamo così tanti che preferiscono farci uscire il meno possibile, veniamo serviti qui. >> continuò Ivan.
<< Questo è un problema, e come dovrei incontrarmi con lui? >>
<< Verrà lui da noi, non manca molto alla cena... >> un'espressione di tormento prese posto sul viso di Ivan, capì che il cibo della prigione non doveva piacergli molto, eppure non l'ho mai fatto molto schizzinoso, anzi, aveva l'aspetto di chi, se costretto, si sarebbe mangiato anche le posate.
<< Affidano il servizio ai prigionieri, a quanto pare c'è carenza di personale... >>
Sussultai e non ebbi fatica ad immaginare il perché, fra i problemi di ordine pubblico e le notizie sui sempre più frequenti avvistamenti di grimm, non era strano che le forze dell'ordine di Vale volessero mettere in campo tutto il personale possibile, e questo dava un'ulteriore spiegazione sul perché non volessero che i detenuti lasciassero le proprie celle, in caso di forte sproporzione fra essi e le guardie, la possibilità di una sommossa non sarebbe stata molto improbabile.
Capendo che al momento il massimo che potevo fare era aspettare, mi accasciai schiena contro il muro e chiusi gli occhi per schiacciare un breve sonnellino, malgrado fossi rimasto privo di sensi per parecchio tempo, mi sentivo tutt'altro che riposato.


Dopo un sonno breve e non particolarmente soddisfacente dal quale ero stato più volte interrotto dai morsi di Moriarty venne finalmente l'ora di cena.
A darmi la sveglia finale fu però un calcetto più forte del dovuto da parte di Jack, ma mi decisi ad ignorarlo ed alzarmi, mi sentivo il corpo intorpidito, prima non ci avevo fatto caso, ma tutti quei colpi mi avevano veramente ridotto uno schifo.
Non ancora del tutto sveglio (ammesso che fossi veramente riuscito ad addormentarmi), mi portai le mani alle orecchie per scacciare l'irritante vociare dei detenuti.
Malgrado fosse già buio i detenuti sembravano ben poco propensi ad andare a dormire, dalle celle vicine continuavano ad arrivare urla, schiamazzi ed altri suoni che avrei preferito ignorare, non era semplicemente una questione di poco sonno, l'intero carcere sembrava in fermento rispetto a poche ore prima, e qualcosa mi diceva che non era solo per la qualità della cena...
Cena che ci venne subitamente servita tramite un apposito passaggio attraverso le sbarre: per metà era soltanto un unico cumulo di riso biancastro, freddo e dall'aspetto poco invitante, l'altra metà era della carne di pollo tagliata un po' alla cacchio di canide.
Mi chiesi se non avessero mandato in strada anche il personale della cucina.
Arrivai barcollando al limitare della cella, era rimasto solamente il mio vassoio mentre i miei tre compagni di sventura mangiavano in silenzio sui rispettivi giacigli.
Ero talmente dolorante e intontito allo stesso tempo che mi accorsi dell'inserviente solo quando, con un tono decisamente poco convinto di quello che aveva davanti, chiese ai tre ex scagnozzi di Drake se fossi veramente la persona che stava cercando.
<< Sì, si sta ancora abituando. >>
Mormorai qualcosa che non ricordo, ma doveva essere certamente una domanda, poi alzai lo sguardo: attraverso le sbarre avevo davanti a me un detenuto con un grembiule da inserviente, doveva essere la persona di cui mi avevano parlato.
Confesso che rimasi molto sorpreso quando lo vidi, da un lato la sua faccia, quella di un ragazzo della mia età (ma più alto di almeno dieci centimetri) dal volto squadrato, la cui già ampia fronte era resa ancor più evidente dai capelli castano scuro corti ma allo stesso tempo raccolti in decine di piccoli ciuffi ricci e dagli occhi il cui colore sembrava sospeso a metà strada fra il giallo e il marrone (finendo per non corrispondere a nessuno dei due) non corrispondeva a nessuna delle facce note che mi sarei immaginato di ritrovare qui in prigione, dall'altro però mi suonava veramente familiare.
<< Ti sono mancato? >>
Ok, forse è un po' troppo familiare!
<< Ci conosciamo? >>
Il detenuto annuì, e poi sfoderò un sorriso a trentadue denti che aveva ben poco di rassicurante, ma il peggio è che mi appariva sempre più familiare, dove avevo già visto quella faccia dal naso a patata, quegli occhi indecisi, e, in generale, quella grande faccia da schiaffi?
<< Davvero non ti ricordi di me? Eppure eri tu quello sveglio. >>
Mi trattenni dal sospirargli in faccia.
<< Scusa, sono in una situazione non molto comoda e quindi non sono proprio in vena di scavare fra i ricordi, quindi se fossi così gentile da rinfrescarmi la memoria... >>
<< Oh andiamo! >> sbottò bonariamente lo sconosciuto << Davvero non ti ricordi me? Diamine Ion, dopo tutti quelle volte che ti ho fatto da gorilla privato potevi almeno avere la decenza di memorizzarti il mio nome! >>
<< Gorilla?! >>
Fulmineo come un flash, mi passò davanti agli occhi un ricordo di dieci e passa anni fa, quello di un bambino in lacrime dopo una sgradevole sessione di strizza capezzoli intento a svuotare le tasche dei risparmi, quella di un elegante fanciullo della sua stessa età intento a incassare le monetine ricordandogli che non era colpa sua se si era giunti a questo, e quella, infine, di un ragazzo grosso e brufoloso, dalla pancia giusto un po' sporgente che minacciava di ripetere l'operazione mentre rideva a crepapelle.
<< Tu... Laszlo! Sei Laszlo?! >>
<< Ecco! Oh ma allora c'è l'hai un cuore, ma ti perdono, non ci vediamo praticamente da quanto... sei anni? Sette? >>
Sgranai gli occhi, quello sì che era un incontro inaspettato.
Ok a dirla tutta conoscendo il carattere di Laszlo ai tempi in cui lo frequentavo la prigione era il posto più probabile in cui ero certo di ritrovarlo un giorno, ma che fosse lì perché mi cercava era una coincidenza troppo grande per essere vera.
Per un momento temetti di avere davanti un'illusione, ma non aveva molto senso come teoria.
<< Sei anni, sì, quando me ne sono scappato dall'orfanotrofio portandomi dietro tutti i risparmi che avevo accumulato. >> lui sorrise e scoppiò a ridere di gusto << Giusto! Cazzo, li avevo cercati per un anno e alla fine li avevi nascosti dentro il materasso, ma che ti costava travasarli in un sacco invece di portartelo dietro? >>
<< Beh, mi sarebbe comunque servito per atterrarci sopra dalla finestra della camerata, poi chi mai ruberebbe un materasso? Correvo meno rischi con quello che non con un portafoglio. >>
<< Davvero? E dimmi che fine hanno fatto quei soldi? >> << Perduti quando decisi che un portafoglio era comunque più comodo di un materasso. >>
Laszlo rise, ma io non potei pensare con un certo disagio quanto la situazione fosse surreale: mi sono alzato, ho partecipato alle lezioni, sono finito in un incubo, mi sono risvegliato in prigione assieme ai miei ex nemici e ora ero davanti ad una mia vecchissima conoscenza.
E se stessi semplicemente sognando?
Mi morsi la lingua per verificarlo, fece male e non mi svegliai.
<< Hai qualcosa alla lingua? >> << No no, tranquillo! Ma dimmi, ho saputo che mi cercavi, la mia mancanza ti stava uccidendo e ora vuoi dichiararmi i tuoi sentimenti? >>
<< Se tirarti un pugno in faccia vale come dichiarare i miei sentimenti allora lo prendo in considerazione, ma no, sono qui per parlare di affari, vedi, pare che qualcuno sia interessato alle tue doti di ladro e sarebbe disposto a pagarti un lauto ingaggio, è da un mese che ti cercavano ma eri a Beacon e quindi irraggiungibile, cosa che avrei preferito scoprire prima di essere mandato in carcere per controllare se tu fossi lì, ma è stato utile rimanere qua, ho sentito cose interessanti... specie dai tuoi tre amici. >>
Lasciò sospesa nel vuoto l'ultima frase, potevo ben immaginare chi riguardassero le cose interessanti a cui aveva appena accennato.
<< Sai, l'ultimo ingaggio non è andato proprio nel migliore dei modi, quindi non so quanto ti sia convenuto perdere un mese per cercarmi... >>
Laszlo scosse la testa.
<< Non posso darti torto, il fatto che sei qui per la seconda volta, e il fatto che ce ne fosse stata una prima non fa di te il miglior ladro sul mercato, insomma, se ci servisse un qualsiasi scassinatore avrei potuto trovare di meglio. >> non so per quale motivo, ma una parte di me si sentì ferita nell'orgoglio.
<< Tuttavia, abbiamo bisogni di te ed esclusivamente di te per due motivi: primo, sei l'unico che dispone di determinate informazioni, informazioni che ci saranno vitali per quello che ha in mente la nostra banda, secondo, fra le cose interessanti c'è anche la tua semblance, che si presta benissimo a quello che il mio capo ha in mente, e tutto questo si tradurrebbe in un grande premio in denaro per te e per me che ti porterò da lui. >>
Rizzai le orecchie alla prospettiva di arricchirmi, ma il mio entusiasmo si spense subito, ammesso che mi fossi veramente emozionato e che quella non fosse solamente la forza dell'abitudine.
<< Scusa, ma non credo di essere molto interessato... >>
Laszlo aggrottò le sopracciglia, ma cercò di simulare ancora quel suo sorriso amichevole.
<< Sicuro? Ho delle offerte più che ragionevoli. >>
<< Del tipo? >> << Tipo che posso farti uscire da qui, e credimi, dovremmo sbrigarci, non so cosa stia succedendo in questa maledetta città, ma considerando che metà del personale di questo posto è stato mandato a pattugliare per strada... >>
Un tonfo improvviso uccise la conversazione nostra e di tutti gli altri detenuti, poi nemmeno un attimo dopo si alzarono un sacco di mormorii agitati, lo schianto sembrava provenire da fuori l'edificio, era impossibile per noi stabilire di cosa si trattasse, se non che non poteva essere nulla di buono.
<< Laszlo, se è veramente quello che penso allora porti proprio sfiga... >> scherzai, ma il mio interlocutore non sembrò parecchio divertito.
Il mio vecchio amico perse per la prima volta il sorriso affabile che aveva portato fino ad un attimo prima, mentre un secondo tonfo ancora più violento seguito dal un suono di spari riecheggiò dalla stessa direzione da cui avevamo udito il primo schianto.
Davanti al mutismo del mio amico, all'evidente agitazione dei miei compagni di cella e dal mormorio sempre più esasperato dei detenuti capì che qualsiasi cosa avesse in mente Cinder, l'aveva finalmente messa in atto.
Terrorizzato dall'idea di rimanere bloccato nella mia cella mentre un orrore non meglio identificato sarebbe potuto piombare su di me in qualsiasi momento cogliendomi disarmato e impossibilitato a usare la mia semblance, mi ritrovai a rivolgere con una voce molto più tremante di quanto avrei voluto un'altra domanda al caro Laszlo.
<< Ehm... è parte del tuo piano, vero? >>
Una sorta di barrito innaturale pose fine alle poche speranze che mi erano rimaste, e Laszlo dopo essersi paralizzato per qualche secondo spostò finalmente lo sguardo su di me e sui miei compagni di cella, che terrorizzati quanto il sottoscritto aspettavano una risposta rassicurante dal mio vecchio compagno di orfanotrofio.
<< Se lo è, non ricordavo comprendesse dei grimm. >>
Un secondo ruggito partì non appena Laszlo finì la frase, come a confermarne il contenuto.
Poi le luci si spensero, e si alzarono le urla.

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Capitolo 43
*** Capitolo XLIII ***


Capitolo XLIII


Il lamentoso suono della sirena si era avviato non appena il buio era calato sull'intero corridoio, gradevole quanto lo stridere dell'unghia sulla lavagna dell'aula che non avrei più rivisto quando il professor Oobleck cercava di riacciuffare la nostra attenzione, venne subito accompagnato da una confusa cacofonia di urla e spari.
Per nostra fortuna (o sfortuna per chi avrebbe preferito non assistere all'incedere della morte sotto forma di grimm) l'oscurità perdurò appena cinque secondi prima che decine di luci d'emergenza si accendessero da varie lampadine poste sopra le varie celle.
La prima cosa che vidi fu il viso scosso di Laszlo, intento a guardarsi a destra e a sinistra nel timore di vedere un grimm spuntare da uno degli ingressi del lungo corridoio.
A giudicare dalla sua espressione ciò non era previsto nel piano, ma per nostra fortuna i grimm non sembravano esser penetrati all'interno della struttura.
Non ancora a meno.
Intorno al mio inaspettato alleato le guardie correvano fuori dal corridoio per combattere la minaccia esterna, il loro scarso numero mise tragicamente in evidenza di come fossero a corto di personale in quella notte fatale, e per una volta la cosa non dovette fare molto piacere ai vari criminali, del resto nessuno lì poteva stabilire con certezza se le sbarre fossero in grado di reggere o meno alle testate di un grimm incazzato, e da persona che non era stata proprio uno studente modello, nemmeno ero particolarmente sicuro che quelle protezioni di ferro o acciaio sarebbero bastate a proteggerci.
Altra cosa che condividevo con i detenuti infine, era che non ero affatto ansioso di scoprirlo!
<< Cazzo! Fai partire il piano! Fallo partire! >> la voce gracchiante di Jack fu come una secchiata d'acqua gelida, Laszlo tornò in sé, ma allo stesso tempo l'intero corridoio esplose in una cacofonia di urla e maledizioni che presto si propagarono all'intero carcere, e malgrado le guardie non potevano essersi perse le parole di Jack, non si fermarono nemmeno per guardarlo, ormai era chiaro che i grimm fossero diventati la priorità, pure un tentativo di evasione passava in secondo piano davanti a quello che si stava consumando fuori dall'edificio.
La nostra cella dava sull'interno e quindi le uniche informazioni su quanto stesse accadendo arrivavano dalle urla, dai boati e dagli schianti che venivano da fuori, diversamente la fila di celle sul lato opposto del corridoio dava sull'esterno ed era dotata di piccole finestrelle, parecchi detenuti si erano arrampicati sui letti a castello o sul water (avvertivo sempre più la mancanza della comodissima cella singola) per sbirciare fuori dalle finestre, ma quando uno di loro crollo a terra urlante e con le mani intente a coprirsi quella maschera di sangue che era diventata la sua faccia, ben presto tutti gli altri desistettero dall'affacciarsi.
Le urla invece aumentarono d'intensità: pensieri negativi, erano questi ad attirare i grimm, e quale miglior riserva di rabbia repressa, disperazione, angoscia e odio di una prigione sovraffollata?
Capii subito due cose: primo, le guardie sarebbero durate quanto un abbaio di cane, secondo: noi saremmo stati i prossimi.
<< Laszlo! Ti prego, smettila di ammirare il culo dei detenuti e facci uscire da questo merdaio! >>
Il mio compagno di orfanotrofio annuì ringhiando e si gettò verso un secondino che si stava apprestando a seguire il resto del personale per combattere i grimm.
<< Facci uscire o moriremo tutti! I detenuti possono combattere! >>
La giovane guardia se lo scrollò di dosso con una smorfia << Non sono autorizzato, restate den- >> la testata di Laszlo lo colpì prima ancora che finisse la frase mandandolo a terra come un sacco di patate, e prima che potesse rialzarsi il mio compagno d'evasione fu lesto ad afferrare il carrello del cibo ed a rovesciarlo addosso alla guardia assieme a tutto il suo contenuto.
I vassoi e il cibo si sparsero a terra generando un'ondata di bestemmie da parte di chi aveva sperato in un ultima cena prima di essere divorato dai grimm, ma la guardia rimase immobile senza emettere alcun suono, e i suoi rauchi lamenti vennero facilmente coperti dai rumori interni ed esterni al carcere.
Steso facilmente il proprio avversario, Laszlo non perse tempo a sfilargli la chiavetta elettronica utilizzata per aprire e chiudere le celle e quella per i bracciali.
<< Ehi! Libera anche noi! Non vogliamo morire! >>
Insensibile all'eco di suppliche che si erano seduta stante levate dalle celle del corridoio, il castano corse verso di noi, aprì dapprima la cella e ci liberò uno ad uno.
In tutto questo non un secondino ci era venuto incontro per fermarci, in compenso le urla e i rumori di lotta fra il personale armato della prigione e i grimm si facevano sempre più forti.
<< Non perdiamo tempo, questo è un penitenziario, i grimm hanno parecchi ostacoli davanti a loro e se le guardie non sono sceme si saranno trincerate nei punti giusti. >> detto questo Laszlo inserì la chiavetta nella porta USB, e l'attimo dopo i bracciali giacevano aperte sul sudicio pavimento della cella.
La prima cosa che avvertii, prima ancora del senso di leggerezza ai polsi, fu la sensazione dell'aura che tornava a scorrere nelle mie vene, o da qualsiasi altra parte scorra l'aura.
Sempre se scorre o non da altro, insomma quella cosa lì, non fatemi perdere tempo!
Uscimmo rapidamente dalla cella, presi di mira dalle bestemmie dei carcerati, quando un violento barrito sembrò scuotere l'intera struttura dalle fondamenta.
Purtroppo per me che ne avevo fatto esperienza diretta, sapevo fin troppo bene che quel verso orrendo poteva appartenere soltanto ad un fottuto goliath, e non serviva essere un bravo studente per capire quale sarebbe stato l'effetto di un suo eventuale impatto contro la parete della prigione.
Strano a dirsi, ma per una volta tanto avrei tifato per le forze dell'ordine.
<< Sono d'accordo, muoviamoci! >> porsi la mano a Laszlo ed ai miei tre ex nemici pronto ad usare la mia semblance, se dovevo uscire la fuori preferivo non farlo da solo, anche a costo di portarmi quei tre dietro.
Voglio dire, un boccone grande come Ivan si sarebbe come minimo attirato metà dei grimm, il che era tutto di guadagnato per il sottoscritto.
<< Mi trovo d'accordo! >> Jack fece per prendermi la mano ma Laszlo lo sbloccò all'ultimo << Rallentate un po' voi! Sicuri di volervi addentrare in una città piena di grimm senza nemmeno un'arma? Dovete avere molta fiducia in voi stessi. >>
Insensibile alle bestemmie, alle suppliche e alle lacrime dei prigionieri nonché alla stramaledetta sirena d'allarme, il mio vecchio amico parlava con la naturalezza di chi non aveva un semplice muro a separarlo da un mare di grimm.
<< Hai ragione... in più il mio corno è spezzato. >> solo allora mi degnai di osservare meglio le condizioni in cui versavano i miei compagni di cella, effettivamente erano malconci, e sporchi, immaginai che non avessero un bel rapporto con gli altri detenuti, per non parlare del corno di Ivan, brutalmente troncato alla base da se stesso durante la battaglia che ci aveva visto contrapposti.
Provai un attimo di pena al pensiero di cosa dovesse significare essere sotto gli ordini di Drake, e sperai che quel corno spezzato potesse un giorno ricrescere.
<< In effetti così come siamo non andiamo da nessuna parte, dove troviamo le armi?! >>
<< Fermi lì! >> ci girammo appena in tempo per vedere due guardie correrci incontro, degli avversari da niente per chi aveva studiato a Beacon, anche a mani nude, tuttavia non perdemmo tempo con loro né privammo la prigione di ulteriori difese: afferrai all'istante la mano di Laszlo e quella di Ivan (la più pulita fra quelle che mi vennero porse), il fauno rinoceronte afferrò a sua volta quella di Jack, e Jack, pur non senza qualche obiezione, afferrò la manica della veste di Kojo.
Quando le guardie ci raggiunsero si trovarono davanti cinque corpi trasparenti che dapprima gli passarono oltre e poi scomparirono in fondo al corridoio.
Sebbene non fossi al meglio della mia forma fisica mi sforzai di sostenere con la mia semblance me stesso e i quattro corpi che viaggiavano assieme al sottoscritto.
Veloci come il pensiero attraversammo porte e pareti sotto le indicazioni di Laszlo, sforzandoci di ignorare i suoni di schianto che scuotevano l'edificio e quelli di crollo che gli seguivano, segno inequivocabile che quel (e quei?) goliath stava facendo il suo lavoro, per fortuna il nostro percorso andava verso l'interno, risparmiandoci la visione non proprio gradevole di corpi maciullati e smembrati.
Arrivammo dentro a una grande stanza bianca piena di armadietti.
<< La stanza dei beni sequestrati, trovate l'armadietto con il numero della vostra cella. >> da come ne parlava e dalla facilità con cui ci aveva condotto qui, era chiaro che Laszlo doveva essersi studiato bene a mente la struttura della prigione, quello e il fatto che entrare in questa stanza facesse parte del suo piano.
<< Ah, e liberatevi di questo qui. >> con nonchalance indicò un ometto basso e tarchiato, un funzionario del carcere intento a guardarci terrorizzato.
<< Agli ordini. >> prima che l'insignificante ometto, probabilmente rifugiatosi in questa stanza per nascondersi dai grimm, potesse anche solo pensare di emettere alcun suono, il pugno di Ivan si abbatté su di lui lanciandolo privo di sensi contro la porta blindata.
Più lesto ancora di Ivan nel picchiare fu Kojo a chinarsi sul corpo svenuto del malcapitato e sfilargli lo scroll (e il portafoglio), e come da lui intuito in questi c'era l'applicazione per sbloccare i vari armadietti.
Siccome nessuno si era preso la briga di segnarsi (o anche solo di controllare) il numero della cella, Kojo optò per sbloccare tutti gli armadietti presenti nella stanza: le armi per fortuna le conoscevamo a dovere.
Raggiunsi per primo l'armadietto ma venni spinto via da Jack, io lo mandai a quel paese spingendolo addosso a Ivan, che mi fece il favore di trattenerlo mentre tiravo fuori i miei oggetti personali: scroll e i due coltelli, Mizerie purtroppo era ancora a Beacon, per cui sperai che non mi avessero eliminato l'applicazione per richiamare l'armadietto della scuola.
<< Levati di mezzo! >> gracchiò Jack, al che mi spostai, lo vidi estrarre il suo manico di spada dal fondo dell'armadietto, da cui poi Ivan tirò fuori i propri guanti, mentre Kojo non dovette chinarsi di un centimetro per trovare il proprio finto bastone.
Nel frattempo da un armadietto vicino Laszlo aveva estratto un largo machete, una cintura con appese due pistole a polvere e un set di coltelli, ed anche varie capsule di polvere sbadatamente lasciate al loro posto.
<< Tutta roba tua? >> << No, ma di certo ne avrò più bisogno del proprietario. >>
Non potei condividere in toto questa affermazione, ma di certo mi conveniva che i miei alleati fossero armati al meglio per sopravvivere alla notte.
<< Non ci posso credere, hanno ammassato tutti gli oggetti strappati ai detenuti in questo posto? >> << Sì, forse è la prassi per loro. >> rispose Laszlo << Ma con tutti i criminali arrestati qui dovranno esserci non poche armi... o droga, sopratutto droga, beh non siamo qui per questo >> il mio vecchio amico fissò l'ometto svenuto, poi la porta.
<< Adesso andiamo nella sala di controllo, o come cazzo si chiama. >>
Noi quattro non potemmo fare a meno di guardarlo esterrefatti.
<< Perché?! >>
Lui si limitò a sorriderci in maniera non troppo rassicurante.
<< Perché è l'ultima fase del mio nuovo piano, tesori miei. >>
Non protestai, decisi di lasciarmi guidare dal nostro tacitamente proclamato capo e dopo esserci afferrati le mani a vicenda come dei bambini pronti a fare girotondo attivai la semblance.
Di nuovo sotto le indicazioni di Laszlo, sebbene sbucammo due o tre volte nella stanza sbagliata (cosa che mi portò più volte a peggiorare il mio rapporto decisamente poco felice con i numi di tutta Remnant), ma alla fine giungemmo ai piani superiori, in una camera dalle pareti in metallo piena di telecamere.
Tornammo tangibili e per poco non crollai in avanti, mentre Jack bloccava la porta in modo da scongiurare l'arrivo di rinforzi nemici (ed a giudicare dai pugni che non tardarono ad abbattersi contro il portone in metallo, non sarebbero tardati ad arrivare) e gli altri tre si avventavano sugli addetti alle telecamere, tramortendoli senza troppa fatica.
Avanzai con la nausea, provando un po' di conforto alla vista di quei corpi svenuti: con un po' di fortuna si sarebbero svegliati solo al termine di questo incubo.
E se ciò non fosse successo, almeno non avrebbero sofferto mentre le zanne dei grimm avrebbero dilaniato i loro corpi.
Esortato dal vociare dei miei compagni, trovai la forza di avanzare fino alla zona comandi, non che ce ne fossero molti, e comunque ad attirare la mia attenzione furono le immagini offerte dalle telecamere.
Come alzai gli occhi sentii la nausea trasformarsi nel bisogno di vomitare, lo stomaco in risposta mi si chiuse dolorosamente come se non volesse lasciar passar nulla, mentre i miei occhi sbarrati si soffermavano su ciò che le telecamere stavano osservando:
Grimm, grimm ovunque all'esterno dell'edificio, nel posto che sarebbe dovuto essere il cortile dove avrei passato le mie ore d'aria, delimitato da una recinzione in fil di ferro sfondata, un branco di beowolf banchettava allegramente su una decina di corpi martoriati da zanne e artigli, ne vidi due intenti a contendersi un'armatura immersa nel sangue di quello che era stato il suo proprietario per infilare il disgustoso muso all'interno e tirare fuori la carne rimasta sotto forma di poltiglia sanguinolenta.
Mi era sempre stato detto che i grimm non uccidevano per fame o per caccia, e mi chiesi se stessero infierendo su quella carne morta solo perché incapaci di determinare cosa fosse vivo o meno e quindi eccitati al pensiero di infliggere più dolore possibile alla loro vittima.
Ma le immagini più scoraggianti erano quelle che davano all'interno e all'ingresso: l'impari lotta fra lo scarno personale della prigione (che noi stessi avevamo contribuito a ridurre) procedeva non male: malissimo, i corpi si contavano a decine mentre i grimm erano penetrati nell'edificio dall'ingresso sguarnito o dal muro sfondato dalle cariche di un (ora ne avevo la fottutissima conferma) goliath dall'aspetto decisamente poco amichevole.
Un muro era crollato schiacciando vivi i detenuti di una cella che si affacciava all'esterno, una guardia aveva provato a fuggire solo per essere trattenuta alle sbarre da una decina di braccia che cercavano di strappargli la chiavetta, inutile dire che la guardia non si salvò e i detenuti non ottennero nulla.
Mi si bagnarono gli occhi al pensiero di esserci io al posto di quella guardia, o al posto di uno dei prigionieri schiacciati sotto le macerie, o che fosse il mio corpo quello ridotto ad una poltiglia irriconoscibile intrappolata dentro ad un'armatura come la carne di un gambero pronta ad essere tirata fuori dalla coda.
<< Bene, facciamoli uscire. >> << Cosa?! >> guardai Laszlo << Così li uccideremo tutti! >> << Sono già morti, anche se si barricassero nelle celle quanto pensi che resisterebbero fino all'arrivo dei cacciatori? Se arriveranno tra l'altro, a questo punto non è meglio renderli un diversivo? >>
Analizzai rapidamente il piano di Laszlo, non aveva tutti i torti: con uno sciame di prigionieri che corre fuori dalla prigione l'attenzione dei grimm si sarebbe diretta tutta su di loro, e noi avremmo potuto scappare dal retro o da qualsiasi angolo non infestato dai grimm una volta che sarebbero corsi dietro i fuggitivi.
Ma se era vero che i prigionieri dei piani bassi erano spacciati, quelli delle sezioni più interne e dei piani superiori avevano ancora la possibilità di salvarsi se le guardie fossero riuscite a sbarrare ogni entrata e rampa di scale... ma, secondo ma, si trattava di una minuscola possibilità di sopravvivere per loro contro la certezza che, senza un diversivo con cui allontanare tutti quei grimm la fuori, noi cinque saremmo sicuramente morti.
<< Allora Ion, intendi rischiare di morire per- >>
<< No! >> volevo dirlo con chiarezza, ma finii per balbettare, poi feci un grande respiro, per allontanare l'ansia e i sensi di colpa che sapevo mi avrebbero tormentato nei giorni a seguire.
<< No, non intendo... morire per delle persone già condannate. >> provai un grande senso di leggerezza nel liberarmi di quelle parole, ma anche un po' di disgusto verso me stesso.
Perché era un dato di fatto che, malgrado tutti i progressi fatti, Ion Ascuns avrebbe comunque sacrificato cento vite pur di mantenere la propria, e non se ne sarebbe vergognato, no, è troppo attaccato alla vita per permetterlo.
Per dare la possibilità di salvarsi a chi poi?
A una mandria di ladri, assassini, spacciatori e stupratori?
Ci pensai su, e non vidi perché la vita di uno solo di quei pendagli da forca sarebbe dovuta valere più della mia e meritare un mio sacrificio, proprio non lo vidi.
No, ben venga il diversivo, e se si salvano, buon per loro, non è un mio problema.
<< Sicuro? Nessuno ha da obbiettare?! >>
Come se gliene importasse veramente qualcosa, Laszlo porse lo sguardo verso ciascuno dei presenti: Jack rispose con un imprecazione nel mentre che le guardie si schiantavano contro la porta nel tentativo di sfondarla, Kojo rimase indecifrabile dietro la sua maschera, mentre con la mano accarezzava la testolina di Moriarty, come a dirgli di fare il bravo e non allontanarsi, Ivan, che ora stava sostenendo Jack con l'uso del solo braccio sinistro, ci guardò con aria combattuta ma non disse niente, eravamo tutti d'accordo allora.
Per tutto quel lasso di tempo io continuai a fissare ciò che mi mostrava la telecamera, sforzandomi di non immaginarmi al posto di una giovane guardie dai capelli biondi che stava venendo brutalmente strappata in due parti da due colossali beringel.
<< Siete sicuri? Non vog- >> << E apri quelle cazzo di celle! Vogliamo vivere! >>
Sbottai ormai ad un passo dall'esaurimento nervoso, stato che condividevo almeno con Jack e Ivan, e in risposta Laszlo alzò le spalle come se stessimo discutendo di giardinaggio.
<< Se può farvi stare meglio, ognuno di loro lo avrebbe fatto al nostro posto. >> la grande mano della nostra guida calò sul terminale, facendo scorrere una levetta digitale da “chiuso” a “aperto”.
Partì una seconda sirena, più rumorosa della precedente e dalle telecamere vidi tutte le celle aprirsi e un fiume di uomini terrorizzati riversarsi sui grimm nel disperato tentativo di scavalcarli e sfuggirgli, mentre nei piani e nei corridoi non invasi dai grimm le poche guardie rimaste venivano pestate e disarmate dalla furiosa onda umana dei detenuti.
Presto anche gli schianti contro la porta cessarono, sostituiti dai rumori di proiettili e urla, a quanto pare nemmeno le guardie si davano più tanta pena per le vite degli uomini che dovevano sorvegliare.
Tornai a guardare le telecamere, e come previsto da Laszlo, la maggior parte dei detenuti stava fuoriuscendo dal carcere come un fiume in piena verso la città, prontamente inseguito dalla mandria di grimm che da dietro falciava i più lenti, dall'alto calavano nei panni di orrendi volatili per sfondare crani con i becchi deformi o afferrare le vittime per poi lasciarle cadere, e dai lati attaccavano con violenza la fila di fuggitivi mandandone a terra decine che poi procedevano ad uccidere per calpestamento.
Ma quando l'orda di uomini terrorizzati sfociò in città iniziò a sparpagliarsi in ogni direzione, dando ai grimm una vasta scelta su da che parte portare la morte.
Purtroppo le telecamere mostravano al massimo la strada fuori dai cancelli, e non ebbi modo di sapere cosa sarebbe successo da lì in poi, ma potei notare sparuti gruppi di prigionieri con un minimo di esperienza in combattimento tenere testa a qualche grimm in disperati scontri singoli.
Arretrai davanti a quelle visioni di morte che avrebbero infestato i miei incubi per le notti successive, e in un attimo tutti i presenti si strinsero attorno a me.
<< Portaci fuori adesso, abbiamo visto abbastanza sangue. >> sussurrò Jack, che di colpo sembrava aver perso tutta la sua aggressività.
E così feci: afferrai le loro mani e assieme corremmo fuori dalla stanza e dal corridoio, attraversammo il muro che dava sull'esterno e saltammo giù dall'edificio, poi senza nemmeno guardarci intorno percorremmo tutto il cortile della prigione, guardandoci bene dall'attraversare l'ingresso principale.
Ben presto fummo fuori dal perimetro della prigione, e i grimm rivelati inizialmente dalle telecamere erano ormai spariti, gettatisi all'inseguimento dei detenuti.
Disattivai la mia semblance e quasi caddi a terra, evitai l'impatto all'ultimo protendendo le mani in avanti e mi presi qualche secondo per riprendere fiato.
Mi sentivo sfinito, ma i disagi erano appena cominciati.
I miei compagni di viaggio aspettarono che mi riprendessi, ma appena tornai in piedi individuai con la coda dell'occhio quella che doveva essere un'armatura militare sporca di sangue.
Combattendo contro me stesso riuscii a non voltarmi a osservarla, o, e ne ero certo, mi sarei vomitato addosso.
<< Andiamo? >> chiese uno Jack costantemente spazientito.
<< Un momento. >> tirai fuori lo scroll e attivai l'applicazione per il rilascio dell'armadietto, sperai che funzionasse, e che i miei amici notassero la sua assenza, sarebbe stato carino dargli un segnale... o forse no, visto che le ultime informazioni che avevano sicuramente ricevuto su di me erano che ero stato arrestato dopo aver aggredito e ferito (e, Oum, forse mortalmente) delle persone innocenti, e di certo sarebbero stati ancor meno felici di rivedermi se avessero saputo come io e la mia comitiva eravamo evasi dalla prigione.
Dei, pensai, con quale faccia mi aspetto di tornare da loro?
Dopo appena un minuto e mezzo, vidi una struttura metallica rettangolare precipitare in mezzo al brullo cortile della prigione e conficcarsi nel terreno giallastro, lo sportello si aprì in automatico, e come speravo, la mia Mizerie era ancora lì.
Non che fossi ansioso di confrontarmi con dei grimm, a dirla tutta contavo di rifugiarmi dietro i miei compagni ora che la mia parte del lavoro l'avevo fatto, ma quei quattro non erano parecchio più affidabili di me...
<< Bell'arma, ti sei divertito a giocare al finto eroe? E mi spieghi come diamine ti hanno preso? >>
Tirai fuori Mizerie assieme alla fascia a cui era assicurata, sotto la quale feci passare il braccio sinistro per poterla indossare, maneggiai nervosamente con la maniglia della fascia per assicurarmi che il tutto si reggesse a dovere, poi guardai indietro per verificare.
Fortunatamente, il manico di Mizerie era dove doveva essere, pronto a essere sfilato via per entrare in azione, anche se, a dirla tutta, in quel momento ero tutto meno che desideroso di farne ricorso.
Pregai mentalmente che il mio piano di utilizzare il corpo di Ivan come scudo poggiasse su una solida base.
<< Bene, andiamocene prima che ne arrivino altri, il nostro accampamento è nella foresta a nord, quella dagli alberi rossi, lì troveremo il mio capo, se ve lo chiedete, siamo nella zona sud del distretto industriale... quindi ci aspetta un po' di strada. >>
Guardai Laszlo, alla fine non avevo né accettato né rifiutato l'offerta, ma che scelta avevo in quel momento? Attraversare la città da solo per arrivare a Beacon?
Rischiare di morire per arrivare lì e trovare i miei... compagni di scuola morti, o carichi di disprezzo per il crimine che avevo commesso davanti a Brienne mezza giornata prima?
Certo, ero sotto un'illusione, ma come diamine glielo avrei spiegato?
E quello che avevo fatto adesso invece?
Sarei stato veramente in grado di guardarli in faccia? Io potevo accettare di gettare chissà quante persone in pasto ai grimm, ma loro?
E se anche fossi arrivato, a che cosa sarebbe servito se non a farmi ammazzare, o a farmi arrestare di nuovo?
Se e quando fossi arrivato vivo fino a Beacon, che era tutto dire.
Decisi che non volevo scoprire cosa ne avrebbero pensato, né che per farlo valeva la pena rischiare di farsi divorare dai grimm.
Forse quando tutto questo si sarebbe risolto (ammesso che esistesse soluzione ad un'invasione di grimm su vasta scala come quella che si era verificata in quel fatidico giorno) mi sarei potuto far rivedere... ma forse sarebbe stato ancora peggio che non presentarmi adesso, quando ogni paio di braccia libere poteva dare una mano.
Ci pensai, ma l'immagine della corazza svuotata dalla carne che rivestiva come un guscio di lumaca a cui viene risucchiato via il viscido ospite balenò nella mia mente con la forza di una martellata, scossi istintivamente la testa come a gridare “No, non voglio!”.
Realizzai in quel momento che non importava quanta strada avessi fatto fino a quel momento, non avevo la forza di affrontare la morte per raggiungere i miei amici.
Non ne avevo per niente la forza.
<< Sì, facci strada. >>
Il mio vecchio compare di orfanotrofio sorrise, ma come sorriderebbe una iena prima di spolpare una carogna vecchia di mesi.
O era solo la mia immaginazione?
<< In marcia allora, non credo di voler fare una fine simile a quell'armatura svuotata. >>


<< Morte agli umani! >> i membri della White Fang caricarono con tutto l'odio che erano in grado di mettere nelle gambe, ma la loro corsa ebbe vita breve.
Deryck, più minaccioso lui da solo di tutti quei criminali con le maschere da grimm, frantumò la grossa vetrata del negozio vicino con un pugno, causando una cascata di schegge vetrose che la Vindr non tardò a sospingere con la propria semblance contro gli assalitori.
La cascata si trasformò così in una pioggia di morte, e la carica dei fauni si arrestò contro la scarica di vetro tagliante, chi era in prima linea venne brutalmente sospinto all'indietro con le schegge che passavano attraverso la stoffa e le protezioni leggere come proiettili, ma le uniche ferite mortali le subì chi venne colpito al collo o agli occhi.
Le file più arretrate se la cavarono a costo di farsi martoriare le braccia, ma non era che l'inizio.
Due frecce scoccate da chissà dove esplosero in mezzo agli attoniti fauni liberando una densa nube di fumo che lasciò presto tutti disorientati, ma quelli dotati di occhi particolarmente resistenti ebbero modo di vedere la loro fine abbattersi su di loro nei panni di una mazza ferrata dagli spunzoni violacei brandita da un ragazzone con la giacca in pelle.
La maglietta nera col teschio sembrava evidenziare ironicamente il pericolo che correvano i suoi nemici, anche se in pochi ebbero modo di notare il dettaglio prima di finire a terra con la mascella rotta e qualche dente in meno.
<< Se non stessimo combattendo la più grande emergenza grimm dalla fondazione dei regni troverei questa situazione un vero spasso! >> gridò Max Welker, uno dei ragazzi più forti di tutta Beacon mentre mandava a schiantarsi contro un muro l'ennesimo aggressore.
Notò in poco tempo di essere circondato, ma anziché scoraggiarsi non riuscì a smettere di sorridere mentre, sfoggiando una destrezza non comune rispediva al mittente ogni affondo effettuato dai suoi avversari, per poi contrattaccare inaspettatamente a mani nude.
I nemici vennero spinti indietro uno ad uno, apparentemente senza troppi danni, ma quando provarono ad andargli addosso, caddero uno ad uno come privati di ogni energia residua.
<< Come? Di già? Dovete avere un'aura proprio debole per farvi ridurre così dalla mia semblance... >>
Non notò quasi un beringel particolarmente grosso in procinto di schiantarsi su di lui, ma prima che il bestione potesse raggiungerlo si ritrovò come sospeso a mezz'aria, eppure si muoveva, solo che la sua caduta si era fatta misteriosamente più lenta.
Ma la visione fantastica e orripilante al tempo stesso durò solo una manciata di secondi prima che una rapida terzina di proiettili si abbattesse sull'enorme viso del grimm cancellandolo dall'esistenza pezzo per pezzo.
<< Non pensi alla tua di aura?! >> lo rimproverò Orion dal tetto su cui si era rifugiato assieme a Ilian, il loro fuoco di copertura incrociato stava procedendo da almeno mezz'ora nel tentativo di tenere grimm e militanti della White Fang fuori dai cancelli di Beacon, sebbene non potessero impedire che il nemico penetrasse da altre direzioni.
<< La tua semblance si attiva quando rimani con poca aura, se sei stanco dovresti arretrare un po'! >>
<< E perdermi il divertimento?! >> replicò Max sfondando il cranio di un rattle con la propria mano, o almeno così doveva sembrare a chi stesse assistendo allo scontro da una prudente distanza e non avesse lo stesso occhio di falco di Orion, in realtà la mano non incontrò mai la sudicia testa del mostriciattolo, ma bastò che questa entrasse in contatto con l'aura del cacciatore per finire disintegrata.
Questo era l'effetto che la semblance di Max aveva sui grimm, creature senza un'aura da indebolire come esseri umani e fauni, ma che la sua arma segreta, “l'avvelenamento”, puniva mirando alla loro diretta distruzione.
Sorrise finché non riuscì ad afferrare un secondo piccolo grimm che ebbe invece l'accortezza di non cercare di passargli proprio sotto al naso, ma anche quella sfortunata creatura non fece molti passi prima che un disco dorato circondato da acuminate lame bianche gli rotolasse davanti e poi attraverso, segandolo in due nel tempo di un respiro.
<< Tranquillo, quando ti sarai ripreso ce ne saranno ancora... >> lo consolò Giada prima di oltrepassarlo di una decina di metri e girare su se stessa, facendo roteare in senso orario il disco alla mano destra e in senso antiorario quello alla mano sinistra.
In un attimo i grimm, che avevano sostituito i fauni nell'aggressione ai cancelli si ritrovarono aperti in due sezioni dai letali yo-yo della studentessa.
Nel mentre che i due dischi letali tornavano al loro posto, la sorella adottiva Amber si lanciò in avanti trapassando con la propria lancia a doppia lama un ursa pronto a fiondarsi contro la proprietaria degli yo yo.
Mentre alla sua destra la Vindr infilava la lama della sua lancia nel collo di un bestione simile, e alla sua sinistra l'inquietante Vos sfondava il petto di un terzo grimm.
Poi, assieme, i tre saltarono all'indietro mentre Amber divideva la lancia in due spade, che presto si trasformarono in fucili, e prese a far fuoco contro la nuova ondata di grimm sostenuta da Ilian dal tetto, mentre Orion si trovava impegnato ad abbattere un piccolo stormo di nevermore, che come avvoltoi si apprestavano a calare sul gruppo di cacciatori.
<< Uff, questi sono i momenti in cui vorrei avere un bazooka. >> sospirò Julia nel mentre che nuovi grimm venivano a sostituire quelli abbattuti dal fuoco di sbarramento della camaleonte e dell'arciere.
Il barrito di un goliath in lontananza sembrò l'ironica risposta al desiderio di Julia.
<< Ma lo fate apposta! >>
Max prese posto vicino a lei con la mazza stretta fra le mani.
<< E poi dite che dovrei riposare? >>
<< Ragazzi! >> il gridò di Orion richiamò l'attenzione dei presenti.
<< Dei White Fang stanno entrando dal tetto, hanno dei grimm con loro, dobbiamo dividerci! >>
I cacciatori sussultarono, tranne Deryck che si limitò a scuotere la testa.
<< Me ne occupo io. >> furono le sole parole che uscirono dalla sua bocca, con un passo all'indietro lasciò la formazione che andò a restringersi ulteriormente e prese a correre verso la scuola.
<< Sicuro? Sono parecchi, non pensare di poterli gestire tutti. >>
Il signor Vos non sembrò particolarmente turbato dall'osservazione di Orion.
<< Può darsi, ma me ne occuperò comunque. >>
Rivolse un'occhiata ai suoi compagni più avanti come per dire “mantenete la formazione, a tutti i costi”, ma probabilmente era solo quello che loro avrebbero voluto sentirsi dire, perché Deryck non aggiunse altro e, ottenuto un tacito accenno da Orion, si diresse di corsa verso la scuola.
<< Se trovi altri studenti, mandane qualcuno qui ad aiutarci! >>
Se Deryck l'avesse sentito o meno con quelle lunghe orecchie che si ritrovava Orion non ebbe modo di dirlo, ma preso il secondo barrito del goliath in avvicinamento bastò a distogliergli la mente dalla questione.
Si scambiò un'occhiata con Ilian.
<< Hai della polvere congelante? >> l'arciere annuì << Devo bloccartelo? >> << Esatto. >> annuì il cecchino << Bloccagli le gambe, a quel punto gli sparo negli occhi, se saremo fortunati cadrà addosso agli altri grimm... >>
Sebbene difficilmente i cacciatori sottostanti avrebbero potuto sentire le parole del cecchino, appena terminò la frase i quattro ragazzi si misero in posizione, Julia e Max in avanti con le armi protese verso il nemico, Giada e Amber poco più indietro pronte a fornire supporto, e infine Ilian e Orion trincerati sul tetto.
L'unico vantaggio: la stretta via avrebbe impedito ai grimm di soverchiarli, dal canto loro si sarebbero impegnati a resistere il più possibile e garantire il rientro degli studenti.
Orion davanti al mare di orrore che stava avanzando verso di loro, dovette concordare mentalmente con Deryck: non poteva permettersi di mandare ulteriori rinforzi a Beacon.
<< Eccoli che arrivano! >>


Il fauno corse a velocità sostenuta per le vie del distretto residenziale di Vale, falciando senza troppe difficoltà i pochi grimm che si erano addentrati in zona: l'ottimo lavoro di Orion e gli altri aveva allentato la pressione nemica sul circondario, consentendo alle poche guardie di mantenere un minimo di controllo assieme ai militari giunti di Atlas.
O almeno così sarebbe potuto accadere se quei maledetti robot atlesiani non si fossero rivelati ostili a ogni essere umano nelle vicinanze, opera che non poteva non attribuire alla misteriosa donna che aveva parlato al pubblico in seguito alla distruzione di quell'altro robot travestito da umano: Penny Polendina.
Ma a Deryck non importava molto di cosa stesse accadendo attorno a lui, delle urla o dei combattimenti, continuò ad avanzare verso l'accademia, sollevando la pesante alabarda come se stesse sollevando una piuma.
L'arma si abbatté con malagrazia su grimm e robot mentre la corsa verso i cancelli di Beacon non rallentava di un secondo.
L'ultimo robot lo ridusse ad un ammasso di latta informe lanciandolo contro il muro con una violenta spallata caricata ad aura, poi proseguì verso i cancelli.
Eccovi qui.
Arrestò la corsa e prese a camminare, dietro i cancelli spalancati poteva vedere ciò per cui era venuto: i membri della White Fang avevano invaso il cortile, mandando i grimm a scorrazzare allegramente a giro per fare strage di aspiranti cacciatori, perlopiù barricati dentro gli edifici.
Così i fauni potevano godersi il loro trionfo, pronti ad assalire l'edificio principale o ad andare a caccia di studenti disarmati.
A guidarli, un energumeno in motosega: grosso, tatuato e con una maschera personalizzata.
Decisamente riconoscibile come ufficiale.
Deryck si fermò per un attimo ad ammirare il cortile invaso, poi oltrepassò il cancello senza troppa fretta, anzi, tenendo la grossa alabarda appoggiata alla spalla come l'ascia di un boscaiolo che si appresta ad andare a tagliare tronchi.
Inutile dire che l'attenzione dei fauni si spostò subito su di lui, e in particolare sulle lunghe orecchie da coniglio che tanto stridevano con il suo aspetto così poco rassicurante.
Il tenente fece segno ai suoi uomini di stare fermi e si avvicinò rapidamente al nuovo arrivato.
<< Non sembri ansioso di combattere. >>
Il coniglio nero inclinò il collo guardando il capo dei fauni come se non avesse capito cosa gli era stato detto.
<< Certo che lo sono capo, mi sono assicurato che non vengano rinforzi per i cacciatori. >>
Se non avesse avuto la maschera, adesso sarebbe stato quell'energumeno a guardare Deryck come se fosse un po' suonato, ma si limitò ad annuire.
<< Bene, allora posso lasciare pochi uomini ai cancelli, ben fatto. >>
Detto questo si rivolse ai suoi uomini.
<< Allora? Chi ha voglia di massacrare un po' di umani con m- >> la frase morì nello stesso istante in cui la punta lorda di sangue sbucò fuori dal petto assieme ad un abbondante fiotto rossastro, dopo avergli trafitto la schiena e spaccato in due il cuore.
Qualche fauno urlò, in buona parte arretrarono e solo una manciata osò farsi avanti, ma nessuno si decise ad attaccare, nemmeno quando la lancia (ma non era un'alabarda?) abbandonò il corpo ora vuoto del loro leader, che andò ad accasciarsi a terra senza emettere nulla di più un lieve rantolo.
Dietro la carcassa, il coniglio nero reggeva la lancia lorda di sangue, un po' gli era cascato sul gilet, ma la cosa non sembrava affatto turbarlo.
<< Traditore! >>
Poi, una giovane voce ruppe l'incantesimo mentre un altrettanto giovane corpo si lanciava contro il finto alleato, altri due lo seguirono, decretando la ripresa dello scontro.
Le grandi orecchie del fauno captarono presto il suono dei passi e la distanza degli aggressori, il lanciere non si scompose e ruotò rapidamente il torso per eliminare la minaccia più immediata, la lancia cambiò forma creando una piccola scure sull'estremità dove prima vi era la lama che aveva trafitto il bestione a capo dei fauni, e la scure si abbatté sul viso del primo avversario mandandolo a terra, in una pozzanghera scarlatta di sangue e denti.
Abbattuto il primo, il fauno ruotò ora nel verso opposto, e l'asta si accorciò nuovamente tornando alabarda, alabarda che devastò il fianco del secondo avversario, spezzandogli la colonna vertebrale e mandandolo a terra fra urla e gemiti.
Quando il terzo arrivò alle sue spalle l'arma cambiò ancora forma, la mano di Deryck reggeva sempre il manico, ma l'asta si era formata nella direzione opposta, trafiggendo nuovamente nella sua forma di lancia il polmone dell'aggressore.
Deryck in tutto ciò si espresse con un basso mormorio, appena udibile dai suoi avversari.
<< Non devo nemmeno sforzarmi ad azzerarvi l'aura. >>
Terminata la pausa il coniglio nero scatto in avanti, travolgendo un nuovo bersaglio con la stessa spallata che appena cinque minuti prima aveva testato su quel robot di Atlas, e ritagliatosi uno spazio fra le linee nemiche, non dovette far altro che effettuare una violenta spazzata attorno a sé.
Quando ebbe finito altri tre corpi giacevano a terra, e quando calò la lama verso il fauno che aveva abbattuto prima, il conteggio arrivò ad un totale di otto nemici abbattuti.
L'arma era già lorda di sangue, ma questo non lo fermò dallo spingersi in avanti e falciare il nono, il decimo e l'undicesimo avversario.
Ma quando l'alabarda calò sul dodicesimo questi la respinse con le sole mani, senza tuttavia sbilanciare l'avversario.
Il numero dodici sembrava decisamente più anziano di molti altri, e la grossa coda da tanuki sembrava suggerire una provenienza mistraliana, sebbene la biologia dei fauni non conoscesse simili regole, o almeno lui non si era degnato di approfondirle.
Ciò che invece dichiarò la sua discendenza mistraliana fu la posa da artista marziale che adottò davanti al fauno in nero.
Allora ne hanno portato qualcuno decente.
Senza farsi scoraggiare, il fauno in nero mutò nuovamente la forma dell'alabarda, sta volta la resistente lega metallica che la componeva si avvolse attorno ai suoi pugni, ricoprendo la carne del fauno come piombo fuso, aderendo alla sua pelle e prendendo la forma delle sue mani, come un guanto di lattice.
Ma invece che di due guanti di lattice, Deryck si ritrovò provvisto di due pesanti guantoni di metallo, e non aveva il minimo problema a sollevarli.
A sollevarli e ad usarli con efficacia mortale.
Scattò in avanti con la furia di un temporale, e abbatté i suoi pugni sull'avversario.
Un gancio testò le sue difese, e un montante sinistro i suoi riflessi, come pensava, l'avversario non era decisamente un grande pericolo, e con una finta (e parecchia forza bruta) Deryck riuscì a spezzare la sua guardia e a colpirlo sotto al mento, il collo emise un sonoro crack mentre il corpo volava lungo il campus.
<< E siamo a dodici. >>
Il tredicesimo non aspettò nemmeno la fine della frase per caricare il nemico di lato, si ritrovò il cranio fracassato dal guantone metallico del fauno.
Insensibile alle urla e ai gemiti, Deryck avanzò ancora, aveva appena iniziato.
Scattò in avanti con i suoi tirapugni, che non tardarono a sporcarsi di sangue, materia celebrale e frammenti d'osso, mentre con una velocità sempre più incalzante aumentava il conto delle sue vittime, fra ossa frantumate e crani spappolati.
L'uragano di velocità e forza bruta si fece strada fino all'ingresso, se c'era un militante della White Fang che poteva fermarlo, ormai giaceva in una pozza del suo stesso sangue con un foro sul petto e sulla schiena, e sebbene si notasse la presenza di veterani fra le file nemiche, il livello generale era decisamente scarso, sopratutto senza l'apporto dei grimm, incautamente sguinzagliati per l'accademia.
Un robusto avversario armato di scudo cercò di bloccare la sua carica, ma Deryck lo aggirò senza difficoltà e gli spezzò la schiena con pugno in mezzo alle scapole.
<< Traditore! >> un altro tentò un affondo con la lancia, il coniglio nero deviò il colpo della destra e colpì il petto dell'avversario con un gancio sinistro, il corpo del fauno si schiantò sul terreno e rimbalzò pateticamente con un pesce fuor d'acqua.
Un agile e forte fauno dotato di due lunghe spade riuscì a parare il pugno di quella macchina assassina, ma nel giro di un secondo tre lunghi spuntoni fuoriuscirono dal guanto e aggredirono la faccia dello sfortunato avversario, che cadde a terra privo della propria vita e dei propri occhi.
I nemici si dileguarono in fretta mentre i primi grimm accorsero in aiuto dei loro alleati, Deryck aveva rinunciato a chiedersi come fossero stati in grado di domarli e riforgiò l'alabarda.
In poche violente spazzate la strada era di nuovo libera, e Deryck l'avrebbe imboccata subito se un lamento soffocato non fosse giunto alle sue orecchie.
Si guardò indietro, e notò che uno degli avversari, quello che aveva fatto rimbalzare a terra come un patetico pesce, respirava ancora, sebbene a fatica.
Raggiunse il corpo martoriato senza troppa fretta, quel pugno aveva schiacciato la cassa toracica contro i polmoni, così che le costole li trafiggessero, cosa che la tosse sanguinolenta dell'avversario sconfitto non tardò a confermargli.
Arrestò il passo proprio di fronte a lui, il bastardo se ne stava a pancia all'insù, in modo che la gravità finisse il lavoro iniziato dal fauno.
Un uomo sulla quarantina con le orecchie canine, ancora atletico nonostante l'età, lottava per togliersi la maschera prima che il dolore lo portasse all'incoscienza, e poi alla morte.
Deryck lo avrebbe lasciato volentieri agonizzare, se il moribondo non avesse suscitato la sua attenzione con sole sei parole.
<< La tua faccia... l'ho già vista. >>
Il fauno in nero rimase a guardarlo, senza negare a confermare.
Lui si ricordava di aver visto quel vecchio con le orecchie canine?
Difficile dirlo.
<< Pensavamo... fossi morto, lo pensavamo tutti. >>
<< Non avevate tutti i torti. >> fu la risposta che Deryck, in tono neutro, diede al fauno morente.
<< In un certo senso un Deryck morì quel giorno, se ti rende il trapasso più facile, pensa a me come a un fantasma vendicativo. >>
Senza aggiungere altro, voltò le spalle al corpo martoriato, lasciandolo alla sua morte.
Quando entrò nell'edificio principale poteva sentire i combattimenti, le urla, e le fiamme di quello che doveva essere un incendio in corso.
Se era fortunato, si sarebbe imbattuto in altri di quei bastardi in bianco intenti a fuggire dalle fiamme, e in uno stretto corridoio difficilmente se ne sarebbe lasciato scappare qualcuno.
Pregustò già il piacere del massacrò, e si fece strada fra quelle che nei giorni avvenire sarebbero diventate le rovine di Beacon.
La sala d'ingresso, ampia e un tempo splendente, mostrava i segni dell'assalto dei grimm: armi abbandonate, macchie di sangue e graffi sui tappeti e le pareti rendeva ben chiaro come la zona fosse stata teatro di scontri.
Il fauno non si fece impressionare e si diresse verso la sala mensa, l'unica stanza abbastanza grande dove gli studenti avrebbero potuto barricarsi per resistere efficacemente, e dove gli studenti resistevano, avrebbe trovato membri della White Fang e grimm ad assediarli.
Si chiese se qualche aspirante cacciatore avrebbe avuto da ridire qualora si fosse messo a sfondare crani e dividere corpi a suon di alabarda.
Scacciò quel pensiero come una mosca fastidiosa e avanzò, o almeno fece per farlo, perché un violento rumore di passi, pur ovattato dal crepitare delle fiamme e dalle urla in lontananza si fece strada verso la sala, sbucando fuori proprio dal corridoio che avrebbe portato il fauno in sala mensa.
Deryck non poteva sapere se a farsi vivo sarebbe stato un amico o un nemico, ma l'aura che avvertiva (superiore agli scarti maciullati poco prima) era quella di una persona pronta a combattere.
Dunque, era il caso di farsi trovare preparati.
Con un balzo Deryck saltò sui gradini che portavano ai piani superiori e si mise in posizione, a giudicare dall'intensità dell'aura, il nuovo arrivato doveva aver attraversato un combattimento ed era pronto a battersi ancora, quindi con un po' di fortuna non si sarebbe accorto dell'aura del fauno, il quale non tardò a mascherare come meglio poteva.
Poi prese posizione fino a quando il nuovo arrivato non sbucò dal corridoio assieme e due fedeli tirapiedi, che presto raddoppiarono il loro numero con lo sbucare di altri combattenti.
Le preghiere di Deryck, ammesso che ci fosse un dio disposto ad ascoltarle, sembravano essere state udite.
Nero e rosso, così era apparso sotto gli occhi di Deryck, circondato da quattro uomini fidati, quello che doveva essere il capo degli invasori della White Fang: le corna da toro erano una via di mezzo fra i colori che componevano il suo outfit: blazer nero ma foderato di rosso all'interno, con una maglia rossa a sua volta e pantaloni scuri.
Anche i capelli, come le corna, mostravano quell'insana combinazione di colori quasi da far confondere il suo tratto da fauno all'interno degli stessi.
Infine, per scongiurare ogni dubbio, la maschera personalizzata diceva più di qualsiasi altro dettaglio che doveva essere lui a capo dell'attacco, ed a giudicare dalla sua aura, avrebbe offerto una sfida più impegnativa rispetto allo scimmione con la motosega.
Eccitato dalla prospettiva di privare la White Fang di un ufficiale, e sopratutto di un combattente un minimo capace, il fauno si preparò al balzo.
E quando il drappello di fauni si trovò al centro esatto della sala d'ingresso, Deryck scattò contro le ignare vittime.
Un cozzare di metallo contro metallo riecheggiò nell'aria, segnando l'inizio dello scontro.

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Capitolo 44
*** Capitolo XLIV ***


Capitolo XLIV


La lancia metallica di Deryck cozzò con violenza contro la lunga spada del suo avversario, generando una scia di scintille che per una frazione di secondo illuminarono la stanza resa scura dall'abbondante presenza di sangue.
Quattro corpi, quelli appartenuti alla scorta dell'ufficiale della white fang, se ne stavano riversi sul suolo nelle rispettive pozze di sangue, tre di loro erano stati perforati dalla lancia dell'aggressore, uno invece aveva potuto vivere per qualche mezzo minuto in più degli altri, prima di ritrovarsi la gola tagliata da quel lungo e tozzo coltello che il fauno stava ora usando per deviare i colpi di lama del loro capo.
Rimasti soli, i due avversari si fronteggiavano a velocità sovrumana, scambiandosi affondi senza esitazione e riempiendo l'aria del cozzare delle loro armi.
Il fauno con la maschera poteva giurare di non aver trovato in tutta la serata un avversario più temibile, ma del resto la maggior parte degli avversari di quella serata consisteva in studenti disarmati, né aveva incrociato un singolo dei professori di Beacon.
Ma se quello davanti a sé era il prodotto dei loro allenamenti, allora poteva definirsi fortunato a non averne trovato nessuno.
Con un ultimo scambio di colpi i due avversari si lanciarono indietro allo stesso tempo, raggiungendo entrambi l'entrata dei corridoi che si diramavano a partire da quella sala d'ingresso.
Indispettito, il white fang prese a esaminare il suo avversario, cosa che non aveva avuto modo di fare come desiderava a causa dell'implacabilità di quel cacciatore: se la sua altezza sembrava evidenziarne la forza, quel maledetto aveva mostrato di essere altrettanto agile e dai riflessi decisamente rapidi.
Aveva deviato tutti i suoi affondi con la lancia corta e il coltello, per poi contrattaccare mirando sempre ai punti vitali, un avversario simile non andava preso alla leggera.
Deryck dal canto suo prese quel momento per riorganizzare la propria strategia d'attacco, per quello e per maledirsi di non essersi portato la felpa con il cappuccio dietro, in modo da coprire quelle due maledette orecchie e non doversi abbassare più del necessario per evitare di farsele asportare.
Ma oltre al tenere al sicuro le proprie orecchie, quel primo (ma tutt'altro che breve) scambio di colpi gli era servito per conoscere un po' il suo avversario.
Il suo stile di combattimento era... peculiare a vedersi, l'ufficiale della white fang combatteva estraendo la lunga spada dalla lama cremisi dal proprio fodero per compiere attacchi fulminei ai danni del nemico, per poi reinserirla al suo interno nel giro di un attimo, decisamente qualcosa a cui Deryck non era abituato, ma per quello sarebbe stata semplicemente questione di tempo.
Dal momento che ogni attacco, o almeno la maggior parte di essi sarebbe partito dal fianco sinistro dell'avversario, ovvero dalla destra di Deryck, il coniglio nero optò per cambiare mano e impugnare la lancia con la sinistra, la destra, ora armata con il lungo coltello piatto che aveva reciso la gola dell'ultimo membro della scorta avversaria, avrebbe avuto il compito di bloccare gli attacchi sul nascere.
L'unica cosa che gli dispiaceva era di non aver ancora scoperto la sua semblance, ma anche quello era un problema abbastanza relativo.
Il white fang, ovviamente, non poté non accorgersi del cambio di piani, ed era più che certo che non sarebbe stato l'ultimo cambiamento nella strategia del suo aggressore.
Quindi, contrariamente a quanto Deryck avrebbe desiderato, ma non a quanto si sarebbe aspettato, il suo nemico non riprese a combattere, bensì iniziò a parlargli.
E Deryck, potendo parlare per esperienza, sapeva già dove il maledetto sarebbe andato a parare.
<< Sei forte. >> ammise per prima cosa il suo avversario << Perché non mettere la tua forza al servizio della tua specie? >> chiese, mentre abbandonava gradualmente la posizione di combattimento, così da apparire il meno ostile possibile.
<< Pensa a quanto bene potresti fare ai tuoi simili, non ti sembra stupido combattere altri fauni come te? Con uno come te fra le nostre file... >>
<< Risparmiami il discorso propagandistico. >> grugnì il coniglio nero << Non sei il primo ad avermene fatto uno, e come vedi i risultati non sono stati dei migliori. >>
Con un cenno del capo, Deryck indicò i quattro cadaveri distesi a terra.
<< Poi non credo che i tuoi amici sarebbe felici se facessi entrare nei vostri ranghi qualcuno che ha appena ucciso una trentina di voi. >>
A differenza del white fang, Deryck non aveva abbandonato la sua posizione, mentre l'avversario non abbandonò l'idea di reclutarlo.
<< Le nostre fila sono sempre aperte ad altri fauni, a prescindere dal loro passato, entra e ti sarà tutto perdonato, le famiglie di quei fauni avranno un futuro migliore grazie a te, la tua specie avrà un futuro migliore grazia a te! >>
Le grandi orecchie da coniglio avevano lo sgradevole effetto di amplificare i suoni, e il tono acuto e quasi maniacale del suo interlocutore era già irritante così com'era.
<< Tutto molto carino, davvero. >> il white fang risposte con una smorfia al sarcasmo del fauno << Ma vedi, credo che dopo... tutto questo, difficilmente un fauno potrà uscire di casa senza essere bersagliato da sassi, e quando succederà non credo penserà con tanto affetto alla tua manica di assassini. >>
La smorfia si acuì e l'avversario scoprì i denti, ma Deryck non aveva ancora finito.
<< Inoltre, di quello che il futuro riserva alla mia razza... non me ne può importare di meno, la mia unica preoccupazione è di uccidere il maggior numero di voi cani, a partire da te. >>
Invece di arrabbiarsi, la smorfia del suo avversario rimase bloccata in un'improbabile via di mezzo fra l'ira e il divertimento.
<< E poi dicono che io sono pazzo! >>
Sguainò la spada, ma di pochi secondi dopo lo scatto del suo avversario, il cui corpo si protese furiosamente in avanti, la punta della lancia scattò rapida verso la gola del white fang, il quale la deviò con la sua lunga lama cremisi.
Iniziò un nuovo scambio di colpo, ma l'aver assunto troppo tardi la posizione da combattimento impedì al ragazzo mascherato di ottenere la giusta stabilità, i colpi del coniglio lo raggiungevano implacabili, costringendolo ad arretrare sotto la mortale combinazione di lancia e coltello.
La grande spada del white fang non era di grande aiuto se non riusciva a distanziarsi il giusto per usarla, vicino com'era poteva soltanto sferrare attacchi laterali, che o venivano deviati dal tozzo coltello del coniglio o venivano ridotti ad un uso difensivo dalla corta lancia metallica.
I colpi di Deryck non gli lasciavano troppo margine di manovra, il coniglio mirava al collo e agli arti, nella speranza o di colpirlo in un punto vitale o di mutilarlo.
Ma il suo avversario era fiducioso, aveva ancora la sua semblance, anche se il nemico non aveva ancora mostrato la propria.
Comprendendo che per fargliela tirare fuori Deryck avrebbe dovuto usare le maniere forti, il fauno in nero iniziò un attacco ancora più implacabile degli altri, deviando l'ennesimo colpo di spada con la lancia e lanciandosi contro al nemico con il coltello.
Il maledetto però era agile, e schivò la tozza lama metallica saltando all'indietro, mossa che Deryck aveva previsto prima ancora di iniziare l'attacco.
Per questo si lanciò in avanti a sua volta, in modo da impedire al nemico di ridurre la distanza, e nello stesso istante fece scattare il braccio sinistro in avanti.
Il rosso se ne accorse e scagliò la lama verso destra per allontanare la lancia, nello stesso istante in cui scattava all'indietro per allontanarsi dal colpo che gli sarebbe risultato fatale e la spazzata che lo seguì.
Ma quando si portò a distanza di sicurezza, Deryck lo vide annaspare e premersi una mano sul fianco del torso, appena sotto l'ascella, ed a giudicare dalla sua espressione, era a dir poco sorpreso per quella ferita.
Il cornuto si strinse il foro cremisi e osservò il coniglio in cagnesco, se non altro ora aveva notato la sua semblance: la lancia del suo avversario si era deformata all'improvviso, la punta si era fatta decisamente più acuta e lo spessore dell'arma era diminuito, aumentando però la propria lunghezza.
Ora che controllava, anche la spazzata di prima non era stata evitata, la lama aveva graffiato i suoi vestiti, ma per fortuna l'aura gli aveva risparmiato l'aprirsi di una scia cremisi sotto l'ombelico.
Diversamente il colpo al fianco aveva fatto il suo lavoro, sebbene fosse riuscito a deviarlo dal proprio polmone, quel trucchetto aveva fatto in modo che la lancia non rimanesse in astinenza di sangue, ma se si fosse limitato a tirarsi indietro senza deviare l'arma, quel piccolo foro ora si sarebbe aperto nei suoi polmoni, inondandoglieli di sangue fino al sopraggiungere del soffocamento.
Strinse i denti e guardò Deryck in cagnesco, che riportata la sua arma alle impostazioni di fabbrica si apprestò a continuare lo scontro, ora che aveva versato il primo sangue (quello dei suoi quattro adepti di certo non si poteva definire molto importante) non si sarebbe fermato fino allo scorrere dell'ultima goccia.
La ferita però non era di certo invalidante, il rosso saltò all'indietro e atterrò con i piedi sul muro, da cui poi si lanciò contro il fauno.
Deryck non tardò a reagire e posizionò la lancia in verticale appena sopra alle orecchie, una raffica di scintille fu il risultato dell'ennesimo cozzare dei due metalli, e quando il white fang atterrò alle sue spalle, il fauno si fece trovare ancora pronto, girò su se stesso dopo aver fuso il coltello e la lancia nella solita alabarda.
Il suo nemico evitò l'ennesima spazzata rotolando all'indietro, e sta volta toccò a lui posizionare la lama in orizzontale per proteggersi dal calare dell'alabarda mentre la attendeva seduto sulle ginocchia, ci riuscì ma si sentì tremare entrambe le braccia, mentre la ferita riprese rapidamente a bruciare, lasciandolo un momento senza respiro, momento che Deryck punì con un attacco con il piatto della grossa lama.
Il colpo venne parato, ma al prezzo di far rotolare il fauno sul pavimento, non perse tempo e tornò in piedi ancor prima di fermarsi, ma nemmeno Deryck perse un secondo nel pararsi davanti a lui con una lunga lancia a due mani, ora che il fauno era ferito non avrebbe fatto mosse avventate per avvicinarsi.
Sta volta fu il rosso a deviare l'affondo del nero, ma invece di contrattaccare arretrò ancora ed estrasse il fodero della lama.
Una scarica di proiettili partì contro Deryck, che in risposta accorciò la lancia e iniziò a farla roteare fra le dita nel mentre che si lanciava in avanti, e non un solo proiettile riuscì a superare il turbine di metallo a difesa del coniglio.
Quando i proiettili si esaurirono scattò in avanti allungando al tempo stesso la propria arma, il nemico si fece trovare preparato, ma appena dopo lo scontro fra le due lame, il rosso si ritrovò schiacciato contro il muro con la lama ed il braccio sinistro intrappolati in una presa metallica.
Sollevato di una ventina di centimetri da terra (il bastardo in nero aveva cercato di sorprenderlo attaccando dal basso), sentiva l'avambraccio scricchiolare e la carne lacerarsi sotto la spinta di due lame metalliche che cercano di aprirsi la strada verso il suo petto.
Dovette ringraziare il proprio istinto, perché era riuscito a posizionare il braccio sinistro proprio dietro la lama al momento giusto, ed anche se faceva un male cane, almeno era ancora vivo.
Quel maledetto traditore aveva trasformato di nuovo la propria arma, generando due lame al posto di quella che c'era prima, e all'interno delle quali la sua katana era rimasta intrappolata mentre cercava di deviare la lama della lancia sostituita, e se non avesse messo il braccio sinistro dietro la rossa lama della sua spada, quelle due lame gli avrebbero trapassato lo sterno.
Strinse i denti, furioso con quel traditore della propria razza e con se stesso per essersi fatto giocare, non lo avrebbe permesso di nuovo!
Oltre al braccio, anche la sua aura lo aveva salvato da morte certa e forse gli avrebbe impedito di perdere l'uso dell'arto, in quel momento la convogliò tutta all'interno della lama, che ben presto si illuminò davanti agli occhi di Deryck.
Il fauno in nero capì di doversi allontanare, ma fece appena in tempo a scattare all'indietro che un grosso fascio d'aura rossastra partì dalla lama del nemico assieme a un iroso urlo liberatorio, a lui non rimase che plasmare tutto il metallo che aveva davanti a sé.
In un attimo un ampio scudo ovale si frappose fra il coniglio e l'attacco mortale, il contatto provocò un boato, una raffica di scintille e un polverone.
Tossicchiò in mezzo alla polvere, lieto che la resistentissima lega metallica a cui si affidava nei combattimenti non lo avesse tradito, lo scudo era solo parzialmente danneggiato, con qualche scheggiatura ai lati e ammaccatura al centro, ma ora la preoccupazione era un'altra:
Con un urlo, il rosso si lanciò in avanti contro Deryck, la lama potenziata dalla sua semblance calò sopra allo scudo per restituire al traditore tutto quello che il proprietario aveva subito appena pochi secondi prima.
Il coniglio però non vacillò e parò i suoi attacchi, rimodellando a piacimento il metallo dello scudo in modo da azzerare ogni danno inflitto dal nemico, per poi lanciarsi all'indietro, il suo avversario, nonostante le due ferite scattò per inseguirlo, solo per ritrovarsi a parare un colpo di scudo che, sebbene non lo fece cadere, lo spedì a non pochi metri di distanza dal suo aggressore.
Così Deryck tornò ben presto a condurre lo scontro, ora che conosceva la semblance del nemico non aveva più nessuna brutta sorpresa ad attenderlo.
Trasformò l'arma in una grande spada a due mani e attaccò dall'alto, impreparato e abituato alla lancia e all'alabarda di prima, e ancora boccheggiante per il colpo di scudo, il white fang vacillò nel parare il colpo reggendo la spada con il singolo braccio buono rimastogli.
Incoraggiato dalla debolezza dell'avversario, apparentemente a corto d'aura, Deryck si spinse in avanti tentando ora un colpo diagonale dal basso, la guardia del cornuto non si spezzò, ma la mossa consentì a Deryck di lanciarsi in avanti e piantargli una ginocchiata sulla bocca dello stomaco.
L'avversario arretrò ancora e lui cercò di porre fine allo scontro con un secondo colpo dall'alto, le lame cozzarono l'una contro l'altra, e sebbene il nemico emise una smorfia di dolore non volle comunque lasciarsi sopraffare.
Ma ormai era affaticato, per cui decise di insistere con una nuova serie di attacchi con la spada, serie che concluse con una spazzata in senso orario, l'avversario per poco non perse la spada, ma con un grido di pura frustrazione immise nuovo potere nella lama e respinse con rabbia l'attacco nemico.
Quello slancio era l'occasione che Deryck stava aspettando, si lasciò condurre dalla spinta dell'avversario e girò su se stesso per attaccarlo dall'altro lato, quando la spada del rosso si fece trovare in posizione per fermare la lunga lama dello spadone di prima, si ritrovò invece davanti la bocca di un enorme martello.
Il colpo che seguì fu accompagnato da uno scricchiolio di ossa e da un tonfo sordo, quello del white fang che cadeva sul pavimento.
La maschera gli cadde a pochi metri dalla faccia, e se non fosse stato per questo dettaglio Deryck avrebbe già posto fine alle sofferenze del suo avversario.
Invece puntò lo sguardo su di lui e vide l'orrenda cicatrice che deturpava il suo volto, il white fang, un giovane ragazzo dagli occhi azzurri, o dall'occhio azzurro visto che l'altro era nientemeno che un bulbo ceco e insanguinato solcato da una disgustosa cicatrice che recava l'acronimo della più grande e ambigua compagnia di estrazione e produzione di polvere al mondo: la Schnee Dust Company.
Se il white fang sperava che la cicatrice avrebbe impietosito il suo avversario e magari indotto a farsi venire qualche dubbio sul lottare contro “i difensori della sua specie”, rimase invece parecchio deluso.
Davanti a quell'orribile marchio di prevaricazione, Deryck si limitò a grugnire come se avesse davanti un bidone dei rifiuti mentre il fauno davanti a lui si affrettava ad indossare la maschera.
<< Beh, ora tutto ha più senso, anch'io vorrei uccidere ogni umano che mi capiti sotto tiro se mi avessero dato una faccia di merda come la tua. >>
L'urlo del fauno fu il segnale che la provocazione aveva colto nel segno, il rosso si lanciò in avanti con la spada infusa di quell'aura rossa che doveva essere generata dalla propria semblance.
Il coniglio lo aspettò con un mezzo sorriso fra le labbra, poi scatto in avanti all'ultimo, la spada del suo aggressore fendette l'aria, mentre il proprietario si trovò presto ad arretrare, spinto all'indietro da una violenta spallata.
Prima che potesse reagire dovette deviare un attacco diagonale di quella che doveva essere una larga scimitarra, ma nel farlo non dive arrivare il calcio che lo fece cadere in avanti.
Atterrò sulle proprie ginocchia e trattenne une bestemmia, mentre la lunga katana impugnata dal braccio buono si limitava soltanto a difendere i punti vitali.
Una scarica di colpi proveniente da due lame che non ebbe il tempo e il modo di identificare si abbatté contro la sua testa, il braccio buono gemeva ad ogni contatto mentre l'urgenza di difendersi il collo impedì di fare lo stesso anche con le spalle e il petto, su cui presto si aprirono molteplici scie rossastre.
Ma non intendeva darla vinta al suo avversario, la lama si illuminò di nuovo e Deryck dovette scattare all'indietro mentre una nuova scia rossastra gli veniva lanciata contro dalla spada del fauno.
Il colpo scatenò un nuovo boato e fece crepare il pavimento, ma ciò non fu sufficiente.
Deryck riemerse, con due guanti metallici che ricoprivano l'intero avambraccio incrociati ad X, non aveva avuto il tempo di generare lo scudo questa volta, ma aveva comunque trovato una contromisura.
Il cornuto si rialzò, sfidando l'attaccante con lo sguardo più ostile che poteva dare dietro la sua maschera.
L'attaccante però non si scompose, anzi, Deryck era certo di aver capito la natura della sua semblance: il bastardo assorbiva l'energia dei colpi inflitti dall'avversario per poi rispedirgliela indietro, cosa che gli dava modo di contrattaccare anche con la poca aura che gli restava.
Questo significava che non avrebbe potuto attaccarlo di nuovo con quel raggio finché non lo avesse attaccato ancora.
Ovviamente avrebbe dovuto attaccarlo di nuovo, solo, doveva metterlo in condizione di non rispondere, ed a giudicare dal braccio penzolante, dal fiato corto e dalle ferite, non mancava poi molto.
Con uno scatto e un balzo si lanciò verso il fauno mascherato, entrambi i pugni protesi verso l'avversario, questi rispose caricando a sua volta, ma era troppo ferito e affannato per muoversi dalla stessa velocità, e il risultato fu di essere spedito a terra con un pugno sotto la spalla.
Lui gemette e provò a rialzarsi, ma un calcio di Deryck lo lanciò contro il muro, quando cercò di contrattaccare notò di essere rimasto disarmato, e notò con orrore l'arma intrappolata sotto al piede del suo attaccante, almeno finché questi non si lanciò in avanti per proseguire l'opera.
Un secondo pugno lo fece schiantare contro la parete, e un terzo, alla schiena, lo lanciò al centro della sala.
Deryck vide il proprio avversario gemere, forse dal dolore, forse dalla frustrazione, ma presto non avrebbe sentito nulla delle due cose, senza un'arma per la sua semblance non avrebbe più avuto modo per difendersi.
Se se ne fosse accorto prima avrebbe risparmiato tempo, si rimproverò Deryck, ma quello che era fatto e fatto, si lanciò verso il fauno per dargli il colpo di grazia, ma prima che la sua mano potesse spappolare la testa del white fang come un frutto maturo, si ritrovò a usarla per parare una scarica di proiettili proprio quando era a pochi passi dal suo avversario.
<< Salvate il capo! >>
Deryck grugnì in direzione della balconata che portava al piano superiore, dove una decina di White Fang si erano posizionati per fare fuoco contro di lui.
Parò i proiettili con il solo braccio destro, finché non si accorse dello spostamento d'aria alla sua destra.
<< MUORI! >>
La katana si abbatté contro di lui, ma incontrò il braccio sinistro avvolto dal metallo, senza perdere un attimo il coniglio ruotò su se stesso e colpì l'avversario alla schiena, il corpo del fauno in rosso venne proiettato contro la balconata, si udì uno schianto e delle urla.
“Lo rivolete, bastardi?”
Balzò sulla balconata, aprendo il cranio ad un fauno alla sua destra, mentre con la sinistra ne sgozzava un altro con un lungo coltello ottenuto dal metallo del guanto.
Partirono dei colpi, ma cessarono presto quando, aprendosi la strada a colpi di lama Deryck abbatté la maggior parte dei suoi attaccanti.
Piombò addosso al loro capo prima che questi potesse anche solo rialzarsi, tuttavia oppose comunque resistenza con la katana, ma inutilmente.
Con la sinistra deviò l'arma colpendo la fronte del nemico con il piatto della lama, stordendolo, con la destra, che ora reggeva un'arma identica a quella dell'altra mano, mirò al collo dell'avversario.
<< NOOO! >>
Ma il colpo non andò a segno, bensì affondo nella schiena di un white fang che, appena emerso da uno dei corridoi superiori, si ritrovò con l'ala tranciata di netto dopo che questi si era lanciato in volo contro Deryck per difendere il suo capo.
I due caddero all'indietro mentre il nuovo arrivato gridava per il dolore e la paura.
<< Scappa! SCAPPA! >>
Una nube di fumo avvolse l'area mentre, grugnendo, Deryck rimosse con un calcio quella creatura ingombrante, il tonfo e il gemito che seguirono, gli suggerirono che il suo aggressore avesse impattato contro la parete.
Ma non era quella la sua preoccupazione principale, Deryck scattò in piedi e fece del suo meglio per disperdere il fumo, addentrarsi al suo interno avrebbe comportato il rischio di un attacco a sorpresa, ma non ve ne fu alcuno.
Bensì, quando il fumogeno mise di fare effetto, il white fang dai capelli rossi si era ormai allontanato, se dalle scale o nel corridoio era impossibile dirlo.
Il fauno si guardò intorno con frustrazione, un white fang capace di combattere vale di più come bersaglio rispetto al resto della marmaglia, ma adesso gli era scappato, vanificando tutto il tempo che aveva perso a combattere contro di lui.
Se non altro, al loro prossimo incontro avrebbe saputo come affrontarlo nella maniera più efficiente: disarmarlo, e poi ucciderlo.
Se ci sarebbe stato un prossimo incontro, cosa non molto probabile per il momento.
Digrignò i denti mentre iniziava a contare i cadaveri attorno a lui, dodici white fang, se ve ne erano altri prima, dovevano essere fuggiti con il loro capo.
“No, undici.”
Il respiro sofferente catturò l'attenzione del fauno, proveniva dalla parete, proprio dove aveva lanciato il suo aggressore alato.
Avanzò con la lama in pugno, arma che però non aveva il bisogno di essere utilizzata, la creatura che si trovò davanti era quanto più inoffensiva possibile.
Agonizzante, con gli occhi semi chiusi e una mano chiusa sul montone di quella che doveva essere un ala, una ragazza minuta stava gemendo in preda al dolore, quella ragazzina doveva avere la sua età, o magari anche qualche anno di meno.
Eppure nel guardarla, Deryck non provò niente.
Si avvicinò al fauno volante, e senza pensarci due volte le cinse la mano attorno al collo.
La risposta che ottenne fu un gemito strozzato, lui non se ne curò e sollevò la ragazza per il collo, fino a quando i loro occhi non si trovarono al medesimo livello.
<< Hai gettato via la tua vita, ne è valsa la pena? >>
Gli occhi della ragazza cercarono di leggere quelli del cacciatore che l'aveva mutilata, ed anche se l'espressione del coniglio in nero rimaneva neutra, impassibile come una statua, riuscì comunque a sentirsi come se le sue pupille la stessero pugnalando.
Tuttavia, non tenne la bocca chiusa nemmeno davanti alla sua morte.
<< Sì!... Adam... è il nostro eroe... lui ci libererà tutti, e allora... allora riavremo tutto quello... tutto quello che è nostro... >>
Un'espressione di puro scetticismo fu quanto ottenne dall'altro fauno.
<< Temo che quello che dici sia irrealizzabile, ma se questa fantasia ti allieta il trapasso... >>
La lasciò cadere, gemendo, la ragazza atterrò sul didietro, le gambe avevano smesso di rispondere ai comandi.
<< Ecco invece qualcosa di cui puoi essere certa: la tua vita finisce adesso. >>
Uno scatto del braccio, e la parete si tinse di vermiglio, il corpo della recluta della white fang, ora nient'altro che un guscio svuotato, cadde sul pavimento, rimbalzando sopra una pozza del suo stesso sangue.
Indifferente alla visione di una così giovane vita spezzata, Deryck si limitò a chinarsi e ripulire il sangue di cui era pregna la lama sul fianco del cadavere.
“Adam quindi...”
Poi si rialzò e imboccò il corridoio.
Se questi bastardi stavano per ritirarsi, si sarebbe dovuto assicurare di infliggergli più perdite possibile.
“E quando tutto sarà finito, dovrei darmi una ripulita...”
Giustamente, non era sicuro che i suoi colleghi avrebbero gradito di vederlo ricoperto di sangue in quel modo, e sicuramente avrebbero gradito ancor meno le spiegazioni che avrebbe dovuto dare.
Fece giusto un passo all'interno del corridoio, quando un terrificante ruggito, che sarebbe potuto provenire dallo stesso regno dei morti in cui aveva spedito tutti quei fauni, scosse l'edificio come un albero travolto dalla tempesta.


Cercai di regolare il respiro mentre la macchia rossastra si espandeva sotto ai miei piedi, ormai circondati dal liquido scarlatto, così scuro da non confondersi con l'erba rossiccia che componeva la totalità del terreno della foresta.
Erba rossa, foglie rosse, cespugli rossi, eppure quel sangue, così scuro, così caldo, sembrava fare a pugni con tutto il resto, come un intruso tutt'altro che desideroso di tornarsene da dove era venuto.
Sopra il sangue, un cadavere, sopra il cadavere altro sangue, quello, e una pozza di cibo mezzo digerito.
Lo fissai per qualche secondo, finché la puzza e la sensazione di acidità che permaneva nella mia gola non mi fecero comprendere che avevo vomitato sopra al cadavere.
Il mio primo cadavere.
Mizerie, con la lama rivolta verso il basso, feriva il manto erboso sommerso dal sangue, a poche centimetri dalla gola che aveva aperto solo pochi secondi prima.
Era successo così rapidamente che non me ne ero nemmeno accorto, ma avevo effettivamente ucciso una persona.
Non un grimm, non un robot, una persona, una persona che non conoscevo e di cui mi importava quanto l'unghia del dito mignolo, ma sempre una persona avevo ucciso.
La mia mente camminò all'indietro, riportandomi a quando, appena sbucato con i miei compagni di fuga dal fitto della foresta, ero stato aggredito da una sagoma biancastra.
Anche i miei compagni erano stati aggrediti, ma subito avevano reagito per respingere l'attacco.
Ed io avevo fatto lo stesso, avevo schivato il colpo e estratto Mizerie, la lunga e spessa lama ricurva aveva sferzato l'aria nel momento in cui mi ero girato su me stesso per portarmi alle spalle del mio avversario, e poi si era piantata nel suo collo facendo schizzare sangue da tutte le parti.
La testa, tenuta attaccata al corpo da quel poco che era rimasto del collo, fissava il cielo con occhi vuoti, mentre la pozza sotto al cadavere continuava ad allargarsi, ad allargarsi veloce quanto veloce ero stato io ad uccidere.
Per qualche minuto fu come se lo shock mi avesse privato dell'udito, di quello e di parte della vista.
Uccidere era allora qualcosa di nuovo per me, eppure l'avevo fatto con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d'acqua e si coglie un fiore.
Lentamente vista e udito tornarono, il margine sfocato che circondava il cadavere lasciò il posto alla cristallina visione del corpo di un uomo mascherato, mentre intorno a me potevo sentire le imprecazioni dei miei compagni e il suono di qualcosa che veniva trascinato.
<< Solo noi potevamo essere così sfigati da imbatterci in un cazzo di accampamento! >>
La voce di Jack, di solito stridula e fastidiosa come una suola di scarpa che scivola su una superficie liscia, quella volta mi parve invece così remota e insignificante che mi stupì di aver capito qualcosa.
Lentamente, arretrai dal cadavere portando con me un po' di sangue, uscii appena dalla pozza vermiglia che lo circondava, ma il liquido rimasto incollato alle mie scarpe mi perseguitava, emettendo un suono viscido, di un qualcosa di appiccicaticcio.
Un white fang, sebbene fosse ricoperto di sangue, potevo distinguere la maschera e la classica veste bianca che indossavano quei terroristi.
Accampamento, fauni terroristi.
La cosa aveva senso, dovevamo esserci imbattuti in un accampamento della white fang, e ovviamente, vedere un manipolo di uomini armati avanzare verso di loro gli aveva fatto trarre le peggiori conclusioni, così avevano deciso di attaccarci a sorpresa.
O forse nemmeno vedevano in noi una minaccia, ma solo un gruppetto di umani di cui occuparsi e qualche fauno da reclutare.
Peccato che minacciosi lo eravamo eccome, molto più di loro.
Non mi ero mai reso conto di quanti fossi diventato pericoloso per gli altri, ma la facilità con cui avevo sgozzato il mio aggressore, con cui con una lama così grossa e pesante ero riuscito a centrare il suo collo aveva dell'incredibile, del terrificante.
Finalmente staccai gli occhi dal cadavere, ovviamente non ero l'unico ad aver bagnato l'erba rossa di sangue rosso, una decina di corpi a terra rendevano chiaro il passaggio dei miei alleati.
Laszlo, con il machete lordo di sangue, stava frugando in una tenda più grossa, Jack faceva altrettanto nelle altre, notai qualche bruciatura sopra alcuni cadaveri, e il modo agitato in cui si muoveva il piromane mi suggerì che anche lui non era abituato ad uccidere.
Ma di certo l'aveva presa meglio di me.
Ivan era rimasto in mezzo al campo nemico, con lo sguardo incollato ai piedi.
Aveva ucciso anche lui? O trovava pesante la visione dei cadaveri?
Meno domande avevo invece su Kojo, intento ad ammassare e perquisire i cadaveri, sperando di trovare roba di maggior valore direttamente nelle loro tasche che non in qualche tenda.
<< Ah, allora nascondevano qualcosa, i bastardi! >>
La voce di Laszlo fece tornare il mio sguardo sulla tenda principale, il ragazzo ne uscì con un piccolo scrigno sotto mano.
Mi notò subito e si avvicinò a passi veloci.
<< Prima volta anche per te? Tieni, per compensare. >>
Aprì lo scrigno e tirò fuori una manciata di bigiotteria fra anelli in oro e gioielli di piccola taglia: effetti personali o furto di rapine?
<< Ho trovato perlopiù cibo, lien, armi... e questo. >> lasciò cadere la refurtiva, che io afferrai al volo.
Per fortuna il mio cervello non aveva smesso di funzionare come al solito, cadavere o non cadavere avrei avuto roba da rivendere.
Nel mentre Laszlo andò a sistemare lo scrigno in un ampio sacco, dove Jack aveva già riposto altri oggetti strappati ai morti.
Ma dall'espressione che fece l'ex scagnozzo di Drake, capii che era convinto che quel sacco sarebbe stato solamente per lui, almeno finché Laszlo non iniziò ad accumularvi bottino a sua volta, anche Kojo lo fece, ma tenne per se qualche portafoglio e qualche scroll.
Contai i cadaveri, una decina, troppo pochi per quella dozzina di tende che avrebbero potuto contenere quattro o cinque persone a testa.
<< Vedo che qualsiasi cosa stia succedendo a Vale, c'entra anche la White Fang, siamo stati fortunati. >>
Spostò un cadavere con il piede, poi lo ribaltò su se stesso e si chinò sul corpo, mettendogli le mani nelle tasche.
<< Il capo sarà contento se gli portiamo qualcosa oltre a te... ehi, ma mi senti? >>
Annuì.
<< Dove ci aspetta? >>
<< Sì, dove cazzo dobbiamo andare? Gradirei andarmene prima di trovarmi davanti i compagni di questi qua! >> Jack indicò i cadaveri come se fossero il regalino che un cane aveva appena lasciato sotto il suo portico, mentre Ivan e Kojo si avvicinarono al membro più rumoroso della compagnia.
<< Ci siamo quasi, ci aspettano ai margini della foresta. >> fu l'accomodante risposta di Laszlo.
<< Spero che vi abituiate a uccidere, perché non camperete di altro. >>
Jack annuì con vigore.
<< Certo che sappiamo uccidere, adesso muoviamoci! >>
Prima che Laszlo potesse rispondere, un profondo ruggito proveniente da chissà quale mostruosa dimensione d'inferno arrivò a noi come l'eco di una terrificante esplosione.
Anche se era palese che non fossimo molto vicini alla fonte di quel verso orribile, non resistemmo all'istinto di stringerci al centro dell'accampamento violato e sguainare le armi ancora sporche in qualsiasi direzione.
<< Cosa... cosa era... quello...? >>
Il balbettio di Ivan rappresentava i pensieri di noi altri, cosa cazzo era stato?
Laszlo rispose con una smorfia.
<< Non lo so, ma credo che dovremmo evitare Vale per un bel po'... >>
Quella risposta mi colpì dritto al cuore, non per il ruggito di qualsiasi terrificante creatura stesse insidiando Vale, ma per il fatto che mentre i miei amici e colleghi erano lì ad affrontarlo, io ero rifugiato tra gli alberi, a dare loro le spalle.
Come il codardo che ero.
Laszlo non perse tempo e riprese a camminare, sta volta con un passo più spedito del solito, davanti a tutti noi.
I tre lo seguirono a ruota, ed io, con uno dei nodi alla gola più dolorosi che abbia mai sopportato in tutta la mia vita, feci altrettanto chiudendo quella fila di persone terrorizzate.
Non contento di essermi fatto del male a sufficienza, decisi di infliggermi ulteriore tormento guardando in direzione di Beacon, o almeno dove credevo fosse posizionata Beacon.
E lì compresi, che a prescindere dall'esito della battaglia, a prescindere dal fatto che loro fossero sopravvissuti o meno, non sarei potuto tornare da loro per un bel pezzo, o forse per sempre.
Accettando questa consapevolezza, continuai a scrutare le cime degli alberi, pregando a tutti i miei amici di fare attenzione, a Nick di non farsi ingoiare di nuovo, e a Brienne di perdonarmi.
Per un istante, forse a causa della forte tensione psichica che stavo provando in quel momento, mi sembrò di avvertire un brevissimo ma violento flash in lontananza.
Non mi chiesi cosa fosse o cosa volesse significare, e voltai le spalle a Vale, alla scuola dove avevo passato quasi un anno della mia vita, e alle persone che avevo conosciuto e, in qualche maniera ignota perfino a me stesso, anche amato.
Quel giorno, la mia avventura a Beacon si concluse per sempre.
Oh, Brienne, perdonami sei puoi.

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Capitolo 45
*** Capitolo XLV ***


Capitolo XLV


Giungemmo all'accampamento di Laszlo verso mezzogiorno, quando dopo ore di marcia a piedi fra i rossi alberi della foresta a nord di Vale, vedemmo emergere dal folto della foresta una trentina di tende disposte in cerchio e circondate da una palizzata costruita non più di qualche mese fa.
A differenza dell'ultimo accampamento in cui c'eravamo imbattuti, pensai accarezzando la lama di Mizerie, gli occupanti di questo non parevano intenzionati a spararci addosso.
Laszlo, a capo della nostra colonna, fu il primo ad avvicinarsi alle sentinelle di guardia all'ingresso, una di queste gli andò incontro e gli diede la mano, notai che invece di stringersi i palmi le loro mani si arrestarono sugli avambracci.
<< Stavamo progettando di venire a liberarti noi. >>
In risposta, Laszlo sorrise << Fatemi indovinare? Grimm? >>
Una seconda sentinella annuì con aria grave.
<< Quei bastardi non ci hanno dato tregua tutta la notte, ma non ne abbiamo fatto entrare nessuno, ce la siamo un po' vista brutta quando un goliath ha quasi travolto la palizzata, ma il capo ha saputo occuparsene... >>
Osservai le figure all'ingresso, indossavano tutte armature e divise vagamente simili a quelli dei soldati di Atlas e di Vale, ma l'armatura oltre a coprire il petto si estendeva anche alla vita e ai fianchi, pur lasciando degli spazi scoperti sotto le braccia per evitare di irrigidire troppo il movimento dei proprietari.
Erano color giallo beige, così come le protezioni agli avambracci e agli stinchi, sotto di esse si potevano intravedere dei giubbotti scuri, probabilmente antiproiettile.
I pantaloni e i fianchi del giubbotto erano pieni di tasche, e alle cinture portavano appesi vari caricatori di riserva, coltelli e anche granate.
L'equipaggiamento non includeva invece il casco, o forse lo indossavano solo prima di entrare in battaglia, avevo già capito di avere davanti dei mercenari.
Terminati i convenevoli, la guardia spostò lo sguardo su di me e sui tre ex scagnozzi di Drake.
<< E questi? >>
<< Nuove reclute, vengono tutti dall'accademia, li ho incontrati mentre ero al gabbio. >>
<< Ullallà! >> canticchiò la sentinella per poi passare in rassegna noi quattro, per essere un omaccione armato di fucile aveva la voce tipica di uno che è stato castrato prima della pubertà << Ma cosa abbiamo qui! Quattro cacciatori della grande accademia scesi fra noi mortali! >>
Mise la mano sui capelli di Jack ed iniziò ad arruffarli con molta più forza di quanto qualcuno avrebbe potuto sopportare, pessima scelta visto quanto accadde subito dopo.
<< Allora eroe? Non mi sembri questo granché. >> insistette la guardia bussandogli sulla testa, la cosa andò avanti finché gli occhi di Jack non iniziarono a cadere in preda ai tic nervosi.
Esaurita la pazienza, gli si avventò addosso e lo prese per il collo << Sfottimi ancora e ti riduco la faccia così male che pure tua madre farà finta di non conoscerti! >>
Subito le altre sentinelle, tre in totale, puntarono le bocche dei rispettivi fucili verso la testa di Jack, mentre la sentinella da lui afferrata era rimasta immobile a scrutarlo con una smorfia.
Mi guardai attorno, e potei notare che l'ingresso era protetto anche da due torrette di guardia costruite con la sola legna, dove altre due guardie stavano invece puntando i fucili su me, Kojo e Ivan, anzi, a dirla tutta sembrava che i fucili fossero puntati sul fauno gigante.
Effettivamente, grosso com'era e con il corno spezzato come una ferita di guerra, quel bestione aveva un'aria più minacciosa di noi tre messi assieme, ma solo perché non erano scesi a guardare Kojo da vicino.
Ma la realtà è che non avevano niente da temere dal nostro rinoceronte, da quando c'era stato quell'incidente contro i white fang e tutto quello che era successo prima non sembrava proprio in grado di sostenere un combattimento, e forse aveva, per una volta tanto, perso anche l'appetito.
<< Da bravo, mollalo o sarai tu quello che non potrà farsi vedere da sua madre! >>
<< Calma calma! >> intervenne Laszlo nel suo tipico atteggiamento da paciere, si mise in mezzo a Jack e le guardie.
<< Perdonate il nostro Jack, abbiamo avuto una brutta nottata. >> sollevò il fucile più vicino verso l'alto << E poi non dovremmo sfottere i cacciatori, abbiamo accolto parecchi rinnegati fra le nostre fila. >>
Concluso con le due guardie, puntò gli occhi su Jack, che non aveva ancora rilasciato il proprio ostaggio.
<< Però anche tu Jack, potresti trovare queste guardie un po' più ben disposte... se ti decidessi a lasciare il nostro caro Florent. >>
In risposta il nostro piromane grugnì e rilasciò il mercenario, Florent indietreggiò fin dietro le spalle di Laszlo, e si guardò bene dall'aggiungere del suo alla conversazione.
<< Io non li farei entrare con leggerezza, più che da una prigione sembrano usciti da una fogna, in particolare quello con la maschera. >>
Kojo non sembrò offendersi troppo mentre una donna dai lineamenti affilati faceva la sua comparsa all'ingresso del campo << Ma se li hai portati qui presumo avrai avuto un buon motivo. >>
Laszlo annuì e mi appoggiò una mano sulla spalla, quel gesto non mi piacque affatto, ma non volli indispettire ulteriormente quel gruppetto di uomini armati.
<< Gentile come sempre Alix... sì, ho una valida ragione, questo ragazzo è la persona che fa per noi. >>
La donna mi squadrò con i suoi occhietti giallastri, da come la fissavano le altre guardie capii subito che doveva avere una posizione di rilievo fra i mercenari.
<< A me sembra un morto di fame. >>
Annuii << Beh in effetti non mangio da ieri pomeriggio, poi avrei anche vomitato lungo il tragitto, ma po- >> << E ha anche una voce irritante. >>
Mi passai la mano sul collo chiedendomi se la mia voce fosse davvero così irritante, forse non bevevo da un bel po' e avevo la voce un po' roca, in ogni caso, capii presto che quella Alix era affabile quanto Deryck il lunedì mattina e gradevole come le lezioni del vecchio Port.
Provai una fitta al cuore pensando a come tutto quello che era stata la mia vita a Beacon fosse finito in maniera così tragica, e il fatto che l'ultimo contatto con i miei compagni era stato quando Brienne mi aveva visto fare quelle... cose, non mi aiutava di certo a sentirmi meglio.
<< Vero e vero, ma è proprio lui! >> messo in soggezione dall'aura opprimente di quella donna simile a una donnola selvatica, Laszlo mi spinse in avanti, dovetti fare attenzione a non cadere addosso a quella megera.
<< Avanti, mostra quello che sai fare. >>
Compresi che la mia posizione davanti a quelle persone dipendeva da quanto mi sarei potuto mostrare utile, quindi non esitai e diventai trasparente davanti alle sentinelle, qualche esclamazione si levò dal gruppetto, e notai parecchi passanti dietro l'ingresso, intenti a osservarmi.
Senza tradire stupore o sorpresa (ammesso che esistesse qualcosa in grado di stupire quell'essere), Alix si limitò a tendere una mano verso di me, non sembrò sorprendersi nemmeno quando il suo braccio mi passò attraverso né quando lo ritrasse senza problemi.
<< Abbiamo appurato che potresti essere utile, il che è già qualcosa. >> non aggiunse altro su di me, ma volse lo sguardo verso i miei compagni di sventura.
Malgrado non fossero le persone più sveglie di Remnant, capirono al volo cosa voleva l'ufficiale.
<< Io posso dare fuoco alle cose. >> << Anch'io, ma non me la tiro mica. >> mi sembrò di sentire i denti di Jack andare in frantumi a forza di digrignarli.
<< Io... >> << Tu mi sembri apposto così. >> Ivan tirò un sospiro di sollievo così ampio che i capelli di Alix si sollevarono come investiti da una brezza primaverile, anche se dalla sua espressione parve non gradire l'alito del fauno.
Tuttavia non si scompose e soffermò lo sguardo su Kojo.
<< Allora? Un grimm ti ha mangiato la lingua? >>
Mentre Jack sembrava godere del momento, Ivan si affrettò a soccorrere il compagno fauno.
<< Non parla lui... ma è forte! Sa arrampicarsi, tirare bastonate e... richiamare gli insetti. >>
Alix sbuffò << Ti assicuro che col giusto livello di igiene, cioè molto basso, tutti ne siamo in grado, ma può bastare così, seguitemi. >>
Girò i tacchi ed entrò nell'accampamento, poi si fermò per fulminare con lo sguardo l'uomo di nome Florent << Solo loro cinque. >> << Come? È ancora il nostro turno?! >>
La donna non rispose e varcò l'ingresso, Laszlo le andò dietro senza azzardarsi a superarla o anche solo affiancarla, il che mi dava qualche indizio sul suo posto nella gerarchia dell'accampamento.
Il tragitto fu breve, ma quando arrivammo alla tenda più grande Alix entrò senza dirci nulla, e il cenno che ci rivolse Laszlo quando gli domandammo spiegazioni con lo sguardo, ci fece capire che avremmo dovuto aspettare un po'.
Ne approfittai per esplorare il campo con lo sguardo, a caccia di quelle informazioni che avrei dovuto domandare a Laszlo se non fossi stato troppo preso dai miei drammi personali.
Sempre facendo un parallelismo con i soldati di Atlas, vidi presto che a differenza loro l'equipaggiamento non era così standardizzato come poteva sembrare a prima vista, sebbene la maggior parte dei presenti indossava le stesse divise e armature, le armi e spesso anche il vestiario erano parecchio personalizzati.
Ognuno portava con se una o più armi, le pistole erano comuni a tutti, ma le armi da fuoco più grandi erano incredibilmente varie fra mitragliatrici, fucili a pompa e altre cose su cui il sottoscritto non è mai stato parecchio informato, e assicurate alle cinture potevo trovare armi da taglio di ogni genere e forma, da chi si limitava ad un coltello seghettato dal manico in gomma, a chi oltre alle pistole e alle granate andava in giro anche con dei coltelli da lancio.
Parecchi inoltre portavano con se anche armi da taglio di grandi o medie dimensioni, i machete erano fra le più comuni, ma notai anche un fauno con la coda da scimmia andare in giro con un fucile a pompa e una katana assicurati alla schiena.
Pure i vestiti erano vari, sebbene divise e armature fossero standardizzate, non mancavano gli accessori di vario genere o equipaggiamento diverso da quello fornito dalla compagnia, probabilmente frutto di un bottino di guerra o comprato da qualche parte, c'è chi indossava degli elmetti militari, chi portava un'armatura mimetica e chi non indossava niente dell'equipaggiamento comune.
Tuttavia, vi era un dettaglio comune a tutti i presenti presente sul petto dell'armatura, e per chi non la utilizzava lo si poteva trovare cucito sulle vesti o dipinto su un casco, qualcuno lo aveva anche tatuato sul dorso della mano o sulla spalla.
Parlo del simbolo identificativo di quegli uomini, il marchio che provava la loro appartenenza a quella schiatta di soldati a pagamento: un rombo al cui interno era racchiusa la figura stilizzata di un rapace intenta a spiegare le ali, lo trovavo da ogni parte: vestiti, armi, sul tessuto delle tende, e anche marchiato sul legno delle casse che contenevano i rifornimenti e le munizioni.
Doveva essere il simbolo che avevano scelto per rappresentarli, o il loro marchio di fabbrica ad essere precisi.
Guardando in giro, non trovavo uomo o donna che non fosse armato fino ai denti, per non parlare delle panoplie sparse a giro, ma anche delle casse piene di munizioni e di esplosivo, e dei mortai posizionati agli angoli dell'accampamento, quelle piccole bocche d'artiglieria erano circondati da frammenti di polvere qua e là, intuii che dovevano averle adoperate la notte prima per tenere alla larga i grimm..
Eppure non avevo intravisto altri segnali dello scontro, evidentemente il grosso dei grimm era stato dirottato verso Vale, e a quanto avevo sentito poco prima il loro capo era stato in grado di abbattere un goliath da solo, il che mi dava un'idea su che specie di mostro dovesse essere.
Altra cosa che notai fu una grossa gabbia piena di lupi e cani di grossa taglia dalle dimensioni preoccupanti, ed a giudicare da come mi guardavano dovevano avermi preso per uno spuntino.
Istintivamente, mi rifugiai dietro Ivan, sperando che come per i grimm, anche i canidi potessero vedere in lui un boccone più appetibile rispetto a me.
Appena mi rifugiai dietro la sua schiena però, finii con l'urtare un mercenario di passaggio.
<< Guarda dove vai! >>
Una voce stridula non tardò ad imprecarmi contro, mi girai, pronto a proteggermi la faccia, ma non vidi nessuno.
<< Quaggiù, idiota! >>
Abbassai lo sguardo, e mi trovai davanti un ragazzino incappucciato, sulla cui felpa aveva ricamato il simbolo della compagnia mercenaria, dettaglio che mi fu sufficiente per non lasciarmi ingannare dall'età del mio interlocutore e allontanarmi il prima possibile.
<< Ehi. >>
Il moccioso non si mosse, e il mio cuore perse qualche battito mentre avanzava ad ampi passi verso di me, Ivan ovviamente fece finta di non guardarci.
Mi raggiunse in un attimo, doveva decisamente essere un ragazzino, oppure un nano dalla voce parecchio acuta.
<< Che hai, paura? Aspetta di vedermi! >>
Tirò su il cappuccio, ed il mio primo istinto fu quello di vomitargli in faccia, purtroppo avevo esaurito il vomito la sera prima, quindi dovetti limitarmi a spostare lo sguardo da quel viso ripugnante.
<< Guardarmi! >> si aggrappò al mio colletto e mi trascinò giù, mettendo la mia faccia davanti a quel campo devastato che era il suo viso.
Non sembrava essere godere di buona salute, i suoi capelli erano così chiari da sembrare bianchi, come quelli di un vecchio, ed era difficile distinguere il colore delle iridi da quei pozzi arrossati che erano i suoi bulbi oculari.
Ma questi dettagli passavano sicuramente in secondo piano di fronte al vero problema di quel ragazzino, di fronte al dettaglio che rendeva il ricoprire la sua faccia con uno spesso strato di vomito preferibile al lasciare al suo stato attuale.
Il viso, pallido come quello di chi non ha visto un solo giorno di sole in tutta la sua vita, era solcato da decine di lunghe e larghe cicatrici rosate, che sul viso relativamente minuscolo di quell'esseruncolo apparivano ancora più grandi e grottesce di quanto non fossero già.
Feci appello con tutte le mie forze per resistere all'impulso di allontanarlo con un calcio (di schiaffeggiarlo non se ne parlava), non davanti a una ventina di uomini armati con cui condivideva lo stemma della compagnia.
Optai quindi per usare la mia semblance, così sfuggii alla sua presa e mi allontanai di corsa.
<< Torna qui! >> il moccioso non me la diede vinta e mi corse dietro, ragion per cui mi tuffai oltre la schiena di Jack, la stessa su cui il ragazzino andò a sbattere.
<< Spostati! >>
Jack si girò per rispondere a quella voce stridula, ma appena ebbe davanti quella faccia devastata non poté esimersi dal tirare fuori tutta la sua simpatia.
<< OUM! Hai infilato la faccia in un tritacarne quando eri piccolo?! >>
In risposta ottenne un calcio sullo stinco che gli fece tirare fuori almeno una decina di bestemmie all'indirizzo del moccioso, saltò all'indietro mentre quella peste sembrava averlo scelto come nuovo bersaglio.
<< Ehi! Sono molto sensibile sulla mia faccia! >>
Nell'incedere contro Jack finì per pestare la coda di Kojo, questi reagì parecchio male e tentò di bastonarlo sul mento, ma quel mostriciattolo doveva essere abituato allo scansare i colpi: si buttò a terra e rotolò via dalla traiettoria del colpo, per poi rialzarsi e guardare nella maschera il suo aggressore.
<< La mia faccia è brutta, ma uno che la tiene nascosta deve essere messo peggio di me, fammi vedere! >>
Saltò verso il fauno con le mani protese verso la maschera, ma una bastonata dritta sullo sterno lo spinse all'indietro, il ragazzino atterrò sul terriccio, ma saltò in piedi senza che nessuno dei presenti intervenisse per aiutarlo, malgrado in parecchi si fossero fermati ad assistere a quella specie di scontro.
<< Come ti permetti?! Ah perché non mi sono portato le armi dietro?! >>
<< Cosa vuoi da noi, faccia d'aborto?! >>
Il moccioso rizzò le orecchie come un felino e puntò gli occhietti arrossati su Jack, quel giorno l'ex scagnozzo di Drake pareva intenzionato ad attaccare briga con tutto e tutti.
<< Faccia d'aborto mi mancava, ok, ti ucciderò per primo! >>
<< Per oggi non ucciderai nessuno, Cyr. >>
La voce di Alix richiamò l'attenzione dei presenti, e spense sul nascere quella che si preannunciava una bellissima rissa, a giudicare da come i mercenari avessero iniziato a riunirsi in cerchio attorno a noi, e potrei giurare di aver visto qualcuno di loro intento a raccogliere scommesse.
<< Il capo può ricevervi, entrate uno alla volta, Laszlo, tu dovrai rimanere finché non avrà finito con loro. >>
Il mio vecchio amico annuì con aria stanca.
<< Va bene, ehi! Qualcuno mi metta da parte del cibo! >>
<< In quanto a te, sarai il primo ad essere ricevuto, lascia le armi alla guardia o te le prenderemo noi. >>
Senza aggiungere Alix si fece da parte per lasciar entrare Laszlo, il mercenario scomparì dentro la tenda, ed io mi affrettai a seguirlo dopo aver consegnato Mizerie e i due coltelli.
I tre moschettieri sarebbero rimasti dietro la tenda ad attendere i propri turni, immaginai che questo capo volesse esaminarci uno ad uno, ovviamente in presenza di Laszlo.
Quando i lembi di tessuto che formavano l'ingesso si chiusero alle mie spalle, dovetti sforzare gli occhi per adeguarmi al buio, come se si volesse escludere la luce del sole da quel piccolo spazio, la tenda doveva avere tessuti talmente pesanti (o ricoperti di vernice) da non far entrare un singolo raggio dorato dall'esterno.
Come se il proprietario volesse rendere quella tenda parte di un regno tutto suo, o forse, pensandola in maniera più pratica, voleva semplicemente impedire a chi era all'esterno di sbirciare, e intimorire chi entrava per trattare.
Dopo qualche secondo riuscii a individuare l'unica fonte di luce all'interno della tenda, proveniva da una lampada posizionata su una scrivania, ma ad attirare la mia attenzione fu la persona seduta dietro quella scrivania.
Non riuscii a distinguere bene i suoi tratti, ma la tenue luce della lampada riusciva almeno a delineare il suo contorno, doveva essere alto quanto Deryck, se ne stava a braccia conserte ad aspettarmi, doveva indossare un'armatura, a giudicare dalla grandezza della sua sagoma.
Subito i suoi occhi ambrati, su cui si rifletteva debolmente la luce della lampada si fissarono su di me, per un momento fui fortemente tentato di riprendere la mia forma intangibile e scappare a gambe levate.
Certo genio, e dove pensi di andare per caso?
Tornare a Beacon? Ammesso che tu sappia trovare la strada? O che riuscirai ad arrivarci senza collassare?

Sospirai, mi ero cacciato proprio in una brutta situazione, ma proprio per questo dovevo impegnarmi a non indispettire il mio ospitante.
A non indispettirlo, ad esempio, standomene zitto a fissarlo come una specie di lebbroso.
Con un lento movimento delle gambe, guidato dal timore di inciampare contro qualcosa, raggiunsi la scrivania.
<< Iniziavo a chiedermi se fossi cosciente. >>
Deglutii, non sembrava un ottimo inizio.
Avvertii uno strascichio, il mio interlocutore aveva avvicinato la sedia alla scrivania, e presto vidi il busto di un giovane uomo emergere dall'oscurità.
Non persi tempo ad analizzare ogni dettaglio di quel viso, chiedendomi se non mi avessero mandato nella tenda sbagliata, e poi rimangiandomi subito l'affermazione.
L'uomo davanti a me era giovane, troppo giovane per dirigere dei mercenari direbbe qualcuno, ma di certo era più anziano di me, e sopratutto, quello che non aveva in età lo compensava con l'aura minacciosa che la sua figura era in grado di trasmettere all'interlocutore.
Come teorizzato, era avvolto da un'armatura non dissimile a quella dei suoi uomini la fuori, ma con vari simboli e accessori aggiunti sul petto, che dovevano indicarne il grado all'interno della compagnia.
Anche le mani erano avvolte da guanti protettivi, e non dubitai che alla cintura doveva tenere almeno una dozzina di fondine fra armi, coltelli, granate e munizioni.
Inizialmente rimasi confuso guardandolo in faccia, oltre ad essere giovane, presentava dei tratti peculiari, non parlo ovviamente degli occhi ambrati che mi fissavano come se fossero in grado di strapparmi la carne e andare a scrutare direttamente nella mia anima (o almeno davano l'intenzione di volerlo fare), ma dei capelli.
In un primo momento mi erano sembrati neri, ma visti da vicini e illuminati dalla luce della torcia, si rivelarono essere di un verde scuro come quello delle foglie, e mi chiesi se fosse il frutto di una tintura o se fossero veramente parte del suo aspetto, e sopratutto chi avrebbe mai preso sul serio uno con dei capelli simili.
Come dotato di poteri telepatici, il mio interlocutore non tardò a rispondermi, sentii un secondo strascichio, ma sta volta la sedia non venne mossa, bensì avvistai una sagoma scura dietro al mio anfitrione, poi questo sembrò per un attimo saettare da una parte all'altra, sparì dalla mia vita come per magia e ricomparì in una zona illuminata dalla lampada.
Fu allora che sussultai quando vidi che si trattava di una grossa coda da rettile, ma ad impressionarmi furono sopratutto le placche ossee e spinose che ne avvolgevano le estremità.
<< Sì, è più o meno la reazione di tutti. >>
Non mi era chiaro se fosse divertito o meno, e forse era meglio non saperlo.
<< Siediti adesso, dobbiamo parlare, tu invece puoi lasciarci. >>
Avvertii un movimento alla mia sinistra, e subito dopo il frusciare dei lembi della tenda.
Laszlo!
Ero stato talmente risucchiato da quell'ambiente scuro che mi ero dimenticato di lui, che pure era entrato prima di me.
Per fortuna non diedi a vedere questa mia sorpresa, un conto era avere timore, come chiunque d'altronde, di una coda spinosa in grado di trafiggerti lo sterno come burro, ma il passare per scemo andava evitato ad ogni costo.
Ne sarebbe andato della mia posizione in quella cerchia, che già non era delle migliori.
<< Non ti siedi? >>
Mi insultai a mente per quella figura da sempliciotto che stavo facendo, e mi affrettai a cercare la sedia nell'oscurità, e afferrata, la posizionai davanti alla scrivania.
Dallo scricchiolio che emise non appena mi appoggiai sopra mi chiesi se non era forse il caso di rimanere in piedi.
Intanto la figura di fronte a me ne approfittò per avvicinarsi ancora un po' di più alla scrivania e, forse stufa di combattere con il buio, fece pressione su un pulsante alla base della lampada, presto la luce si fece più forte, e potei distinguere con chiarezza ogni tratto del mercenario, dal colore dei capelli alla punta della coda.
<< Comodo? >>
<< Beh... >>
<< Facciamo finta di sì. >>
I suoi occhi approfittarono della ritrovata luce per squadrarmi da cima a fondo.
<< Però, hai proprio l'aspetto che mi aspetterei da uno più bravo a scassinare serrature che non a combattere guardie. >>
Evitai di chiedermi se fosse un complimento o un insulto.
<< Sai, ci hai fatto penare un po', di solito non invito tutte le persone a cui voglio offrire un contratto, specie se un altro cliente mi ha ordinato di cercarle per lui, ma credo che con te potrò fare un'eccezione. >>
Un altro cliente... Drake? Suo padre forse?
Il mercenario manteneva un sorriso ironico, anche qui non riuscivo a capire se l'intento fosse mettermi a mio agio o farmi sentire come una preda sul punto di essere sbranata.
Nel secondo caso però, posso dire che ci stava riuscendo.
<< Puoi confermarmi che è lui? >>
Una voce bassa e gracchiante rispose alla mia destra.
<< Sì, non dimentico mai le persone a cui propongo un affare, sorpreso di vederti vivo, giovanotto. >>
Scattante come un meccanismo a molla, il mio collo girò verso destra così velocemente da farmi male, ma evitai di mostrare ulteriormente la mia stupidità per concentrarmi sul nuovo arrivato (che in realtà ero io):
Seduto su uno sgabello che doveva avere almeno il doppio della sua età, un uomo sulla sessantina stava osservando il mio colloquio.
Di solito non mi prendevo la briga di memorizzare la faccia dei miei contraenti, ma come lo vidi sentii come se il mio corpo fosse stato attraversato da una scarica elettrica mentre un forte prurito iniziava a farsi sentire sui palmi delle mie mani.
Riconobbi subito il volto rugoso, il naso aquilino, la forma curva, la crapa stempiata e i baffi simili a una spazzola rovinata dell'uomo che parecchio tempo fa mi aveva proposto di compiere un furto ai danni della White Fang, e poco tempo dopo di rubare dal database della torre di comunicazione, in poche parole, l'uomo da cui era partito tutta la mia avventura.
Ovviamente il primo istinto fu quello di mettergli le mani addosso e strangolarlo, ma il fucile a canna corta appoggiato alla sedia e la fascia ingombra di coltelli che gli attraversava il corpo mi fece intuire che la sua presenza in un campo di mercenari non era certo dovuta alla simpatia.
Guardarlo mi fece l'effetto di un pugno sulla bocca dello stomaco, mentre la mia mente prese a correre all'indietro, riattraversando tutto quello che era successo da oggi a quel giorno maledetto in cui avevo accettato di compiere il colpo della mia vita.
<< Mi devi un bel po' di lien! >>
<< Non posso darti tutti i torti... >>
Il mercenario dietro la scrivania sospirò annoiato.
<< Bene, ora puoi lasciarci anche te, ho bisogno di conferire con il mio ospite da solo. >>
Senza rispondere, il vecchio fece un cenno di commiato e lasciò la tenda a passi lenti, ora eravamo veramente da soli? O dovevo aspettarmi di trovare la sua ragazza sotto la scrivania, il segretario dentro un armadio e qualche parente dietro l'entrata?
Beh, che ci fossero o non ci fossero, in ogni caso non apparve nessuno.
<< Immagino che avrai delle domande. >>
Annuii, maledicendomi per essermi messo a chiedere soldi nel momento peggiore per farlo, per fortuna lui non sembrò darci peso.
<< Vedi, quando il vecchio Bercen ti ha proposto quello che ti ha proposto, stava facendo non solo da intermediario, ma da intermediario di un intermediario, vedi, le informazioni della White Fang le avevo richieste io, a proposito, ci sono state parecchio utili, ma il furto ai database era invece una commissione da parte di un... cliente affezionato. >>
Però, nemmeno i convenevoli che mi stava già spiegando da cosa erano partite tutte le mie disgrazie.
<< Ora, siccome mandare un'intera squadra di mercenari ad assalire un edificio ben protetto ed in centro città poteva comportare... dei rischi non indifferenti, abbiamo preferito rivolgerci a quello che credevamo essere un esperto, ti sei fatto una bella reputazione sai? >>
Non capii se dovevo sentirmi orgoglioso per la mia breve carriera di ladro su commissione o indispettirmi per le sue parole, ma del resto non potevo dargli torto più di tanto: esperto non lo ero, e quel fiasco della mia ultima missione ne era una prova più che sufficiente.
<< Se non altro, male che fossero andate le cose nessuno avrebbe risalito a noi, al massimo al vecchio, che però aveva provveduto ad allontanarsi quanto prima, tuttavia il nostro cliente non ha preso molto bene questo fallimento, ed ha... deciso di chiudere con il nostro servizio, almeno per il momento. >>
Dall'occhiata che mi lanciò mentre le disse, temetti che fosse in procinto di spappolarmi la testa con quella coda enorme.
<< Ma dovresti ritenerti fortunato, non ci ha scaricati subito, prima ci ha dato del tempo per cercarti e portarti da lui, vivo, o almeno in grado di comunicare, ma quando ha saputo dov'eri ha deciso di darci il benservito e chiudere la collaborazione, il che significa che non ho intenzione di consegnarti a lui? Visto? Ora puoi smetterla con quella faccia da bambino atterrito? >>
No che non potevo smetterla con quella faccia da bambino atterrito, avevo appena scoperto che per tutto quel tempo oltre a Drake avevo anche dei mercenari intenti a pedinarmi.
E chissà quante volte mi avranno seguito di nascosto senza che io me ne accorgessi, almeno quelle volte in cui mi trovato fuori Beacon...
Respirai profondamente, l'importante è che non intendevano uccidermi, almeno al momento, e inoltre non sembrava sapessero di Drake.
Ma sopratutto...
<< Allora, se non intendi consegnarmi, cosa ci faccio qui? >>
<< Questo è il punto a cui volevo arrivare, come mai ti ho fatto cercare per mesi e condurre al mio cospetto se non ho intenzione di consegnarti al mio vecchio collaboratore? >>
Perché stai rispondendo alla mia domanda con un'altra domanda, simpaticone?
<< Vedi, semplicemente perché primo, non amo fare missioni per chi mi ha, detto in maniera gentile, liquidato a calci in culo, e secondo, perché sarebbe stupido sbarazzarsi di un debitore. >>
Inarcai un sopracciglio.
<< Debitore? Mi pare che quello a cui spettano dei soldi... >>
<< Tu dici? Credo che Bercen ti abbia detto quanto avresti guadagnato: due milioni di lien, dimmi, pensi che quei soldi fossero nostri? No, certo, il nostro lavoro comporta grandi guadagni, la nostra compagnia è al soldo dei più ricchi industriali e proprietari terrieri, ma due milioni quell'uomo non poteva certamente tirarli fuori dalla barba, non credi? >>
Scossi la testa.
Effettivamente quando mi erano stati proposti i due milioni di lien facevo fatica a crederci, ma ero così emozionato alla prospettiva di arricchirmi che avevo accettato senza esitare...
<< Bene, ora, dal momento che non possediamo due milioni di lien da regalarti sul momento, da dove pensi che avremmo preso quei soldi? >>
Feci due calcoli, e la risposta mi apparve così ovvia che mi diedi dell'ingenuo per non esserci arrivato prima.
<< Esatto, siccome stavamo facendo da intermediari, il grosso della ricompensa sarebbe andato a noi, e pensa, tu avresti anche ricevuto una parte, e forse pure un contratto con la Compagnia che ti avrebbe fruttato non pochi guadagni sul lungo termine, di uomini e donne in grado di imbracciare un fucile il mondo ne è pieno, abili ladri e spie sono già più rari, capisci? >>
La Compagnia, quindi era questo il nome di questa organizzazione, di certo la fantasia non era fra i loro punti di forza.
<< Ma come puoi immaginare non sono rimasto molto colpito dalla tua prestazione, considerando che mi sei costato più di quanto il peggior schiavista di questo pianeta sarebbe stato in grado di pagarmi in ben tre anni di stipendio, per non parlare di tutte le opportunità che si sarebbero aperte con il nostro collaboratore... tutto sfumato per colpa di un ladro maldestro, avessi avuto almeno il buon senso di non accettare e di farci trovare un ladro più abile nulla di tutto questo sarebbe accaduto! >>
Non avrei mai pensato fosse possibile, ma le sue critiche alla mia capacità di ladro mi stavano pungendo sul vivo come un ristoratore che riceveva la recensione più scadente della sua vita, e diamine, fino ad allora non avevo nemmeno ritenuto concepibile l'idea di essere orgoglioso del modo in cui mi guadagnavo da vivere.
Realizzai che in me doveva esserci qualcosa che non andava, o forse avevo solamente degli standard parecchio bassi.
Tuttavia, mi imposi di mantenere il controllo, non potevo mettermi di ribattere davanti a un assassino ricoperto di armatura e dotato di una coda dall'aspetto molto poco rassicurante.
Sopratutto se poi ero disarmato.
<< E allora... cosa ti aspetti da me? Io non ho soldi... >>
Il mercenario sospirò rumorosamente.
<< Di certo non mi aspettavo che li tirassi fuori dalla felpa. >>
Si stiracchiò sul sedile, lasciando ondeggiare lentamente la lunga coda chiodata.
<< Vedi, quello che voglio dire è che intendo darti la possibilità di ripagarmi, no, non ti darò uno stipendio, ma avrei... parecchie questioni in sospeso che richiederebbero l'assistenza di una persona come te, ok, magari di una persona un po' più abile visto come sono andate le cose, ma mi sembra gentile da parte mia no? Se mi dimostri che puoi essermi utile per questi miei progetti potrei far finta di non ricordarmi che devo consegnarti a una certa persona, così tu continuerai a vivere ed io recupererò il guadagno perso, non lo trovi conveniente? >>
Malgrado il tono più affabile di prima, i suoi occhi continuavano a studiarmi come un animaletto dissezionato, capii che mai come allora dovevo dare prova di essere qualcosa di più che un inutile ladro.
<< Ovviamente, prima dovrai dimostrarmi che puoi essermi di aiuto, le tue ultime prestazioni non depongono proprio a tuo favore. >>
<< Va bene, vuoi vedere quello che ho da offrire, è così? >>
Il mio interlocutore annuì soddisfatto.
<< In sostanza è così. >>
<< Come desideri. >>
Mi concentrai, e sebbene il mio corpo fosse sfinito per l'assenza di sonno e la fame, non ebbi problemi a diventare intangibile, la tenue luce della lampada mi passò attraverso come se non ci fosse nulla a bloccare la luce, proiettandosi fino allo schienale della sedia.
<< Questo è... >>
Tornai tangibile.
<< Fantastico no? >>
Misi su il sorriso più affabile che potevo fingere, stavo negoziando per la mia vita, dopotutto.
<< Posso diventare intangibile, il che oltre a rendermi trasparente, e quindi, molto difficile da vedere al buio, in mezzo alla nebbia e tutto il resto, mi permette di passare attraverso qualsiasi oggetto: porte, finestre, casseforti e qualsiasi cosa tu voglia, inoltre non lascio tracce, non faccio rumore, non emetto odori e nemmeno si può avvertire la mia aura. >>
Lessi la curiosità sul suo viso, e capii di averlo convinto, ovviamente non per questo evitai di rincarare la dose.
<< Ho passato un po' di tempo a Beacon, quindi anche senza semblance sono comunque migliorato con la furtività e tutto il resto, ma anche se così non fosse non sarebbe un problema no? Certo, ci sono molte persone più brave nello scassinare, nel creare diversivi, in tutto, ma quante possono portarti dentro un cavò protetto e farti uscire come se niente fosse? Quanti possono bypassare sensori e sistemi di sicurezza come se fossero vento? >>
Il mio interlocutore annuì con maggior convinzione, al che decisi di tornare intangibile e tendere la mano verso di lui per una dimostrazione pratica.
La mia mano gli arrivò sulla spalla e passò oltre, al che la ritrassi e tornai tangibile.
Poi, posseduto da un orgoglio che mai avrei creduto di possedere, iniziai a decantare a gran voce tutte le abilità che quella semblance mi aveva fornito.
<< Credo non ci sia persona più adatta di me per qualsiasi mestiere che riguardi l'infiltrarsi da qualche parte, il rubare qualche oggetto e il raggiungere qualsiasi posto chiuso o protetto da porte blindate, insomma, non troverai di meglio tanto facilmente! >>
<< Inoltre, a Beacon ho anche imparato a combattere, ero il peggiore della classe, ma di certo non morirò al primo sempliciotto armato che mi si parerà davanti, ho un'arma, la so usare e l'ho già sperimentata su qualcuno, allora? Altro?! >>
Per un attimo temetti che mi avrebbe riso in faccia per poi farmi trascinare fuori dai suoi uomini, e in effetti scoppiò a ridere, ma non chiamò nessuno per trascinarmi fuori.
<< Ok, se non altro sai venderti bene, accetto, ti darò questa possibilità, se sei davvero così magnifico come dici di essere allora sono certo di essere in buone mani, ovviamente Bercen ti starà col fiato sul collo tutto il tempo, sai, nel caso tu perdessi improvvisamente la fiducia in te stesso e decidessi di andartene senza avermi ancora ripagato, nulla di personale, giusto? >>
<< Immagino che non potevo chiedere di meglio, e sia capo, sono a tua completa disposizione! >>
Mi sforzai di sorridere e nascondere il nervosismo, forse tirarmela così tanto non era stata la migliore delle mie idee, ma cazzo, lo avevo convinto a darmi una possibilità, il che era già più di quanto sperassi.
Certo, pensandoci non è che ci fosse molto da festeggiare, avevo evitato la morte, ma presto sarei stato messo alla prova e non avevo modo di prevedere quale sarebbe stato l'esito.
Il mio pensiero andò a tutti i cacciatori che avevo conosciuto a Beacon, già mi ero rassegnato a non vederli per un bel po' di tempo, ma non avevo tenuto in conto che sarei potuto morire da un giorno all'altro e che forse non avrei più avuto nemmeno l'occasione di rivederli.
Malgrado questo, mi sforzai di mantenere quel sorriso arrogante che tanto aveva convinto il mio nuovo capo e, appena ricevuto congedo, uscii da quella tenda molto più velocemente di quanto non l'avrei fatto se la dentro ci fosse stato un grimm ad aspettarmi.
<< Allora, com'è andato il colloquio con Crox? >>
Crox eh? Vero nome o prudente copertura?
<< Che dire, poteva andare meglio... ma poteva anche andare peggio. >>
Laszlo annuì.
<< Perfetto, adesso pensiamo agli altri colloqui. >>
Fece un cenno ai tre, e Jack fu il primo a farsi avanti, Ivan rimase a guardarsi le punte dei piedi, mentre Kojo, a giudicare da come i mercenari lo guardavano, avrebbe fatto presto concorrenza al moccioso di nome Cyr per il titolo di “ragazzo più brutto dell'accampamento”.
<< Muoviamoci, prima finisco e prima posso mangiare. >>
Senza replicare Laszlo lasciò che quel mezzo piromane entrasse nella tenda dove alloggiava il suo capo, poi si apprestò a seguirlo.
<< Ed io che faccio? >>
Il mio vecchio amico si fermò all'ingresso.
<< Va' da Bercen, o Alix, sapranno indicarti dove distribuiscono il rancio. >>
Entrò nella tenda senza darmi ulteriori indicazioni, quindi presi e guardarmi attorno alla ricerca dei due ufficiali.
Trovai Alix intenta a parlare, o sarebbe più corretto dire cazziare, un drappello di soldati guidati dall'uomo di nome Florent, mi incamminai per raggiungerla, ma ecco che Bercen sbucò fuori dal mucchio di tende come un fungo fra le radici degli alberi.
<< Chissà perché vanno tutti da quella frigida di Alix, manco sperassero di ottenere qualcosa. >>
Alto almeno quanto me malgrado la camminata ingobbita suggerisse un qualche rattrappimento dovuto all'età, il vecchio si era fermato a pochi centimetri da me, sentivo la puzza di alcool entrarmi dritta nelle narici mentre i suoi piccoli occhietti acquosi mi scrutavano come quelli di un mastino.
Ora che era fuori indossava un ampio cappello scuro vecchio almeno quanto lui, che però riusciva a mascherare la sua imminente calvizia.
Notai con disgusto dei rimasugli di cibo fra i baffi disordinati e i denti coperti di carie.
Quella mummia non mi stava per niente simpatica.
<< Allora? Vuoi ammirarmi i baffi un altro po'? >>
Scossi la testa, evitai di parlare per paura di inalare il suo alito fetido.
<< Sono sorpreso che il capo ti abbia preso, non è mai stato facile da convincere. >>
L'assenza del termine capo e quanto avevo assistito nella tenda mi fece intuire, malgrado la maggior parte dei miei pensieri fossero incentrati sul non respirare con il naso in qualsiasi modo, che quell'uomo doveva conoscere il comandante di questi professionisti da parecchio tempo, che mi trovassi di fronte al suo mentore?
Guardandolo meglio, notai che il fucile aveva il manico modificato in modo che assomigliasse ad una testa di scure, e che di fucili ne aveva ben due.
Immaginai fosse uno dei cacciatori rinnegati accennati da Laszlo.
<< E mi sorprende che tu abbia accettato la missione, non devi tenere molto alla tua pelle, comunque, questa è per te. >>
Mise la mano in tasca e tirò fuori un distintivo in pezza, il rapace all'interno del rombo.
<< Cucitelo da qualche parte o fattelo cucire da qualcuno, ed eviterai di essere sparato a vista. >> si passò l'indice fra i baffetti sporchi << Almeno dalle sentinelle sobrie. >>
Mi infilai il distintivo in tasca annuendo, poi riascoltando a mente la sua frase mi resi conto che avevo accettato l'incarico ma che non mi era stato detto nulla a riguardo, ero così ansioso di lasciare quella tenda che non mi ero degnato di chiederlo, ma in effetti sarebbe stato il caso di saperlo, visto il suo commento a riguardo.
<< Veramente non me ne ha ancora parlato... che incarico sarebbe? >>
Bercen mi fissò per un attimo, sgranando gli occhi come se gli avessi detto di aver appena fatto l'amore con un sabyr.
Poi scoppiò a ridere, mandando in frantumi i miei tentativi di tenere il suo alito fetido lontano dalle mie narici.
<< Come? Non lo sai ancora? Mi sembrava strano che avessi accettato, ah! >>
Continuò a ridere, piegandosi in avanti come se il petto stesse per esplodergli.
<< Davvero non lo sai? >> chiese, mentre l'attacco di riso giungeva al termine e il vecchio cacciatore riottenesse la postazione di prima.
<< Stiamo andando... beh, ad assalire una base della white fang in mezzo ad una palude, impresa molto difficile visto che si trova su una collina fortificata, ma si da il caso che esista un passaggio segreto, un passaggio segreto che tu conosci bene. >>
Inizialmente non capii cosa stesse blaterando quel mezzo cadavere, poi però la mia mente tornò indietro di parecchio, parecchio tempo, e ricordai che prima ancora del mio ultimo incarico, ce ne era stato un altro, uno che consisteva nell'infiltrarsi in una base della white fang, rubare informazioni e fuggire...
Realizzai che stavo per tornare laddove tutto era iniziato, lo stomaco si chiuse mentre il sorriso di Bercen si faceva, se possibile, più ampio e orrido.
Dei, avrei di gran lunga preferito il sorriso di Brienne...

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Capitolo 46
*** Capitolo XLVI ***


Capitolo XLVI


Mi stancai presto di guardare lo schermo dello scroll, se in un primo momento speravo di trarne una qualche forma di conforto, da qualche giorno a quella parte guardarlo mi portava solo dolore.
Naturalmente non mi riferisco allo scroll in sé, unico mezzo di svago con tutte le applicazioni scaricate all'interno della triste vita da campo (a cui, tanto per cambiare, non ero portato neanche un po').
No, la causa del mio struggimento stava in quello che lo schermo mi mostrava, o ad essere più sinceri, a quello che io mi facevo mostrare con una certa insistenza dallo schermo, guidato da non so quale impulso masochista.
Chiusi sbuffando l'applicazione di messaggistica, chiedendomi cosa mi spingesse a tormentarmi inutilmente, e se davvero fossi diventato così dipendente dai miei compagni da soffrire anche solo rileggendone i messaggi.
Non i messaggi che c'eravamo scambiato occasionalmente nel corso dell'anno, sia chiaro, non ero disperato fino a quel punto, bensì la mia attenzione era tutta per quegli ultimi messaggi che mi erano stati inviati dopo il mio arresto da parte di beh... buona parte dei miei conoscenti.
Siccome ero stato portato in carcere privo di sensi, oppure per il clima di caos generale che regnava in quel posto, le autorità non avevano potuto (o voluto) sbloccare lo scroll per cercare qualche dettaglio collegato al mio crimine, segno evidente di quanto le guardie fossero diventate superficiali nel trattare gli oggetti dei prigionieri.
Provai una fitta al pancreas quando, rievocando il termine “guardie”, pensai a quello sfortunato essere smembrato dai grimm a cui avevo avuto la sfortuna di assistere dalle telecamere.
Ma tralasciando quel piccolo trauma di una né primo né ultimo di una lunga lista di eventi spiacevoli, a causarmi le vere fitte allo stomaco era rileggere tutti i messaggi che avevo ricevuto in quelle ore:
Preoccupazione, rimprovero, rassicurazioni, promesse, tutti messaggi a cui non avrei mai potuto dare risposta, non solo perché non ne sarei mai stato capace, ma anche perché a quanto pareva non c'era modo di usare qualsiasi strumento di comunicazione a distanza.
<< Questa non è una notizia rassicurante. >> bisbigliò un mercenario dall'aspetto nerboruto mentre raccoglieva con una forchetta quei pochi pezzi di carne che galleggiavano nella sua ciotola << Devono aver abbattuto la torre di comunicazione, quei bastardi si sono spinti lontano. >>
Repressi un gemito di paura, erano passate settimane (credo, non mi ero sforzato di tenere il conto dei giorni) da quando Vale era stata attaccata, e la cosa terrificante non erano le notizie dell'attacco: ma la loro totale assenza.
Il capo, Crox, non si era mostrato particolarmente intimorito dalla situazione, ma del resto cos'altro poteva fare se non diffondere un po' di ottimismo fra i mercenari?
La caduta totale di ogni comunicazione nella zona suggeriva, come detto dal mercenario nerboruto, Denys, che i grimm si fossero spinti veramente a fondo nel loro assalto, fino alla stessa Beacon probabilmente, e qui i miei dubbi assumevano le forme più terrificanti:
I miei amici erano ancora vivi?
O una marea di artigli, zanne e cattiveria li aveva spazzati via assieme alla scuola che mi aveva visto (e sebbene non fosse passato tanto tempo dal mio ultimo giorno a Beacon, sembrava fossero già passati dieci anni) migliorare un po' come persona?
E la città?
Vale almeno esisteva ancora?
O uno dei quattro grandi regni dell'umanità era appena stata cancellata dalla storia e ridotta a un cumulo di rovine e ossa sbiancate?
Pensai a tutti gli eventi che avevano preceduto il disastro: i casi di follia (di cui ero stato a mia volta vittima, sebbene si trattasse di tutto meno che di follia), la squalifica di Xiao Long in seguito a quell'aggressione, le proposte di Mercury (che si era ripreso decisamente troppo presto), Emerald, Cinder...
Non poteva essere tutto un caso, no, era un complotto, un complotto!
Ma chi, quale essere umano per quanto folle e perverso potrebbe anelare alla distruzione di una città intera?
Il pensiero mi terrorizzava, se i grimm avevano spazzato via un intero regno come Vale, che speranza poteva avere il nostro accampamento?
I mercenari e le loro torri di vedetta avrebbero potuto arrestare la carica di un branco di goliath, avvertire tutti dell'arrivo dei rattle dal sottosuolo, o proteggerli efficacemente dalla discesa in picchiata di un nevermore?
Più ci pensavo, più le difese del campo mi apparivano fragili come la carta velina, se non ero mai stato veramente al sicuro fra le mura di Beacon, in mezzo a degli amici fidati e all'interno di una delle più grandi città del mondo, che speranze avevo di sopravvivere in campo aperto?
Pensai alla mia semblance, ciò che mi aveva permesso di fuggire da ogni nemico: anche quella, come potrà mai essermi utile se i grimm distruggeranno tutti i luoghi in cui potrò mai rifugiarmi?
Sognai spesso durante le mie prime notti nell'accampamento, mi sognavo mentre vagavo di terra in terra, senza città, mura o guardie a tenere quei mostri a distanza, mostri che mi braccavano ovunque andavo, ed io potevo solo correre, trovare un bosco o una macchia erbosa, rannicchiarmici e passare le notti con un occhio aperto nel terrore che da un momento all'altro la morte sarebbe piombata su di me vanificando tutte le notti insonni, il dolore ai piedi e il rossore degli occhi che mi ero procurato a forza di rimanere vigile ogni secondo.
Sognavo il mio corpo consumarsi di giorno in giorno, schiacciato dall'ansia, dal timore, dalla pura.
Mi morsi il labbro per imporre al mio cervello di interrompere il flusso di pensieri, per quanto scosso avevo ancora abbastanza padronanza di me stesso per accorgermi che stavo andando in paranoia... e non era da me, io, Ion Ascuns, il ladro che aveva accettato gli incarichi più disparati, viaggiando per tutta Remnant sin dalla tenera età di undici anni, certo, non ero mai stato un cuor di leone, ma quello stato di terrore non era da me.
Non era da me, eppure gli eventi di quella notte avevano influito sulla mia psiche più di quanto sarei mai stato disposto ad ammettere, non c'era suono e verso d'animale che non mi facesse sobbalzare, e spesso mi capitò di perdere il controllo della mia semblance e diventare intangibile al primo allarme, altro segno di quanto fossi scadente come cacciatore, eppure tenevo Mizerie sempre assicurata alla mia schiena, e i coltelli e la pistola che mi era stata data da Bercen nei rispettivi foderi, il contatto con un'arma, per quanto avrei preferito servirmene il minimo possibile, mi restituiva un po' di sicurezza.
Forse era per quello che nonostante ogni volta mi ripromettessi di smetterla di rileggere gli ultimi messaggi dei miei amici, puntualmente ci ricascavo e tornavo ad infliggermi altro dolore, perché farlo se non altro risucchiava ogni mia attenzione e teneva alla larga il terrore.
Per questo, senza rispondere al mercenario, abbassai la testa sullo schermo e tornai a rileggere i messaggi di Brienne, colei che me ne aveva mandati più di tutti gli altri messi assieme, nulla di stupefacente considerato cosa mi aveva visto fare.
Rileggerli era doloroso, ma era anche l'ultima cosa che mi avevano lasciato, sia nel caso in cui fossero morti, sia nel caso in cui fossero vivi (perché non li avrei rivisti per un po', se non per sempre).
<< Mi stai ascoltando? >>
Bloccai lo schermo e posai lo sguardo su Denys, che doveva aver finito il pasto da almeno cinque minuti.
<< … Adesso sì. >>
Il bestione, malgrado possedesse una stazza tale da rivaleggiare con quella di Ivan, mangiava in maniera lenta e pulita, facendo attenzione a non sporcarsi e cercando sempre un panno per pulirsi il viso, cosa che rendeva i suoi pranzi particolarmente lunghi, per quanto ne sapevo potevo averlo ignorato per almeno una decina di minuti prima che finisse e decidesse di controllare che fossi vivo.
Tuttavia il colosso non si infuriò né mi fece il medio (gesto apprezzatissimo da quelle parti, credo per un fattore di sintesi e comodità), ma si limitò a sgranchire le gambe e fissare la mia porzione, rimasta pressoché integra.
<< Dovresti mangiarla. >> quel modo di dirlo, spoglio di ogni premura o nota affettiva, e con lo scopo di presentare la sua raccomandazione per quello che era, cioè un fatto oggettivo, mi portò alla mente Deryck, e diamine, non avrei mai pensato di provare un sentimento simile nei suoi confronti, ma ne stavo sentendo la mancanza!
Mi chiesi se non mi fossi preso una qualche strana forma di influenza tipica di Mistral, dove eravamo sbarcati da qualcosa come due giorni.
Senza rispondere mi misi a consumare lo stufato di carne e patate offerto non troppo generosamente dal nostro non troppo abile cuoco, mentre un furioso abbaiare ci segnalò il ritorno di Jack e Ivan.
<< Li odio questi cani di merda! Ehi, dateci un incarico decente, mi hanno pisciato sul pantalone! >>
Jack fu ovviamente il primo a farsi riconoscere, lanciando un guinzaglio addosso a Denys, questi, ormai abituato agli sfoghi del ragazzo, lasciò che il guinzaglio cadesse a pochi metri da lui, prima di essere prontamente afferrato da un essere calvo e gobbo ma dalle braccia possenti come tronchi, essenziali per trattenere le catene della numerosa muta di cani: Mibiercas.
<< La regola parla chiaro: alle reclute i compiti che gli altri non vogliono fare. >> il gobbo tirò indietro il grosso cane lupo prima che questi saltasse addosso a Denys, il quale però, immobile come un pezzo di granito, non si smosse di un centimetro davanti alla minaccia.
<< Beh, credo di aver capito perché badare ai cani rientra fra quei compiti lì! >>
Mentre Jack sbraitava addosso ai guardiani dei cani, Ivan stava offrendo una mela al componente più giovane della muta, non avrei mai creduto che avrei visto quel bestione condividere del cibo con qualcuno, anche lui doveva essere rimasto parecchio scosso dagli eventi di Vale.
Ripresi a mangiare lo stufato cercando di scacciare il pensiero di chi domani mattina avrebbe avuto il turno con i cani: me e Kojo.
Ma se devo spezzare una lancia a suo favore, dopo i primi turni con lui avevo imparato ad apprezzarne il silenzio, rispetto a Jack che mi bestemmiava addosso o Ivan che si lasciava sfuggire i cani ogni cinque minuti, il fauno mascherato era il meno rumoroso e più efficiente fra i tre.
Lanciai un'occhiata ai segugi, chiedendomi come fossi riuscito a portarli a defecare poco fuori dall'accampamento ed essere tornato indietro per raccontarlo:
Stazza imponente e aspetto feroce, quelli erano i mastini della compagnia, terrificanti cani lupo che naturalmente vivono allo stato brado delle zone non civilizzate di Remnant, in perenne lotta con i grimm.
Per renderli in grado di difendersi da quelle bestie portatrici di morte, la natura aveva dotato quei cani di una mole spaventosa, di denti in grado di separarti un braccio dal corpo e di artigli che ti affondano nelle carne fino a raggiungere l'osso come un coltello che affonda nel burro.
In genere quei mastini tanto terrificanti quanto nobili, dicevano i mercenari sebbene io ci vedessi solo del terrificante, avevano lo scopo di avvertire la presenza di grimm e di tenerli lontani, ma in realtà non si facevano problemi anche ad usarli per cercare persone o scatenarli addosso ai nemici nel pieno di una battaglia.
Provai a focalizzare nella mia mente l'immagine delle grossi mani di Mibiercas e Denys intente a lasciare le catene di quei mostri, e poi mi immaginai nei panni dello povero sventurato che si sarebbe trovato davanti a questa carica di morte.
Scacciai quel pensiero con un brivido, e ricordai che non ero di buon umore quel giorno:
Dopo aver lasciato la foresta a nord di Vale, io e il resto della Compagnia (di cui potevo considerarmi una specie di membro in prova) ci eravamo spostati lungo la costa circostante fino al primo porto disponibile, dove i mercenari avevano non troppo gentilmente preso possesso di un traghetto dopo aver, sempre senza troppa gentilezza, convinto i passeggeri a scendere ed aspettare il prossimo per fare spazio all'attrezzatura, alle munizioni e ai cani.
Poi, dopo giorni di mal di mare ma senza nemmeno l'ombra di un grimm all'orizzonte, eravamo sbarcati nel territorio di Anima, nello stesso piccolo paesino portuale da cui ero partito per il mio ultimo viaggio a Vale.
Sembrava quasi uno scherzo del destino che io fossi costretto a ripercorrere a ritroso lo stesso itinerario che mi aveva portato a Beacon, se in un primo momento ero convinto che il nuovo incarico mi avrebbe aiutato a non pensare ai compagni che avevo lasciato indietro, questo percorso di certo non aveva aiutato.
In più si stava avvicinando la famosa missione, e il fatto che ogni singolo atomo del mio corpo stesse pregando perché accadesse il più tardi possibile, mi fece capire quanto ne fossi uscito sconvolto dal disastro di Beacon.
Lo stesso Ion che si era intrufolato senza problemi in una base white fang nel bel mezzo di una palude popolata da grimm adesso era terrorizzato anche solo dall'idea di allontanarsi più di dieci passi da un insediamento civilizzato.
Ero davvero così incosciente prima di entrare a Beacon? O ero diventato troppo paranoico dopo esserci uscito?
Oppure nessuno dei due stili di vita era mai stato corretto? Se non avessi fatto altro che sbagliare da quando tutto era iniziato?
Smisi presto, se non l'avevo già fatto, di prestare ascolto alla discussione fra Jack, l'addestratore Mibiercas e il guardiano Denys, rendendomi conto che l'unico motivo per cui non ero fuggito alla prima occasione è perché l'idea di essere circondato da una nutrita quantità di uomini e donne armati era l'unica sicurezza di cui potevo disporre al momento, per farla breve, avevo troppa paura di avventurarmi da solo nel mondo senza almeno due persone bene armate a guardarmi le spalle.
Dei, in che stato ero ridotto?
Assonnato, smagrito e paranoico, ringraziai di non avere uno specchio a portata di mano.
Comunque, avevamo lasciato la zona portuale da pochi giorni, e la foresta dietro cui si nascondeva la palude che era stato il mio tormento per giorni era ormai a portata di sguardo.
Ricordai tutte le notti insonni che avevo passato lì dentro per nascondermi dal goliath, chiedendomi come fossi riuscito ad uscirne senza impazzire quando adesso mi sentivo simile ad un pezzo di vetro pronto ad andare in pezzi.
L'accampamento era stato montato accanto allo stesso paesino dove mi ero rifugiato in seguito a quella famosa missione, e in quel momento Crox stava contrattando con gli abitanti un qualche pagamento per, parole sue, “Assicurarci che alla nostra uscita la palude ospiti meno grimm di quanti ne avesse prima che entrassimo”.
Questo se non altro rivelava una certa nota positiva in questa compagnia, da quanto mi era stato spiegato, lavoravano in genere per latifondisti, proprietari di miniere, persone molto ricche che avevano motivo di temere per la propria vita, ma non disdegnavano nemmeno incarichi di protezione ai villaggi, pulizia di grimm e caccia ai banditi.
Così come non disdegnavano compiti assai meno benevoli o legali, ma del resto non potevo aspettarmi una chissà quale etica a muovere le azioni dei mercenari, né mi sentivo nella posizione di biasimarli, dopotutto tutto quell'equipaggiamento, il cibo, i cani, le munizioni e via dicendo non cadevano mica dal cielo.
Tuttavia ciò non significava che questi combattenti fossero necessariamente brutte persone, ok parecchi lo erano, ma una volta conosciuti potevi anche trovare apprezzabile il consumare un po' di cibo in loro compagnia.
A meno che non si trattasse di Alix, Bercen o Cyr, i primi due erano gradevoli quanto una colonia di pidocchi in mezzo alle parti intime, in quanto a Cyr, diciamo che la sua faccia non aiutava a stimolare l'appetito.
Vuotai lo stufato senza nemmeno accorgermene, sebbene fossi troppo stanco e nervoso per accorgermi di avere appetito, il mio corpo faceva tutto da sé.
Alzai appena lo sguardo dalla ciotola svuotata quando vidi la sagoma di Alix avvicinarsi a noi.
La lunga faccia di cera che la caratterizzava era meno stizzita del solito.
Come ci eravamo ormai abituati, l'ufficiale non si presentò nemmeno, ma prese subito ad indicare i presenti che le interessavano.
<< Tu, tu, tu e tu, il capo vi vuole. >>
Io e gli altri tre tu ci alzammo, Jack, che aveva lasciato la propria ciotola a metà cercò di rimediare vuotandola in un'istante dentro la sua bocca, il brodo gli colò sulla faccia e sui vestiti, ma senza curarsene troppo Jack si asciugò il viso con la manica, guadagnandosi un'occhiata inorridita da parte di Denys, sebbene non capii se fosse per la totale mancanza di buone maniere a tavola o per aver sprecato tutto quel brodo.
Come ci era stato insegnato, evitammo di fare domande o di chiederle tempo per finire il cibo, perché sapevamo che solo Crox avrebbe potuto rispondere alla prima domanda e che se avessimo tardato la prossima razione di cibo sarebbe stata meno della metà.
Denys e Mibiercas ci accennarono un saluto nel mentre che la porzione di Kojo, abbandonata sull'erba, veniva spazzata via dal più giovane dei cani, una creatura nervosa che non smetteva mai di ingurgitare qualsiasi cosa commestibile che gli capitava sott'occhio.
In fila indiana, noi seguimmo Alix fino alla capanna al centro dell'accampamento, scambiando di tanto in tanto qualche saluto con dei mercenari che avevamo conosciuto.
Il capo doveva essere tornato da poco, ed a giudicare dal rumore di passi nervosi che sentivo fin fuori dalla tenda, stava preparando qualcosa per noi.
<< Chiedo il permesso di entrare. >>
Alix si rivolse alle guardie più con il tono di chi dava un ordine che non di chi chiedeva di parlare con un superiore, tuttavia le due guardie non ebbero nulla da ridire, liberarono il passaggio e ci fecero entrare.
Il rumore di passi era cessato nello stesso istante in cui la nostra guida si era rivolta alle guardie, e quando entrammo constatammo come prima cosa che la tenda non era oscurata come nella nostra prima visita, la luce filtrava senza problemi nel tessuto bianco, illuminando l'interno dove Crox ci aspettava dietro la solita scrivania e Bercen seduto sulla solita sedia.
Quello che ci sorprese fu invece il trovare Cyr seduto al lato opposto rispetto al vecchio, Jack e io ci guardammo nervosamente attorno.
Fra Bercen, Alix e Cyr, pareva che tutte le persone che non volevamo avere vicino erano state riunite in quella tenda apposta per darci fastidio.
Crox, appoggiato sulla scrivania, lasciava ondeggiare la grossa coda di qua e di là, tanto che mi chiesi se non gli fosse mai capitato di rompere qualcosa o squarciare il tessuto della tenda per sbaglio.
Il leader aspettò che le tende si richiudessero dietro di noi e che Alix prendesse posizione dietro di noi, con le mani dietro la schiena e lo sguardo fisso sul soffitto.
<< Bene, avete capito che la puntualità è cosa molto apprezzata, ne sono contento. >> esordì, cordiale, il nostro datore di lavoro.
Vidi Jack sul punto di parlare, forse per lamentarsi delle sue mansioni con i cani, ma una bastonata sul piede da parte di Kojo fu sufficiente a frenarlo dal peggiorare la propria (e con essa la nostra) situazione più del necessario.
Se lo vide, Crox decise di non badarci, continuò a parlare senza interrompersi.
<< Come avete saputo la missione consiste nell'introdurvi all'interno di un avamposto fortificato della White Fang, una volta dentro mi aspetto che disattiviate le difese e apriate gli ingressi, a quel punto il grosso delle forze dilagherà all'interno, provare a mandare l'intera Compagnia nel passaggio ovviamente è fuori discussione, ci scoprirebbero subito e non potremmo schierare al meglio le nostre forze, semplice no? >>
Nessuna obbiezione da parte nostra o dei suoi collaboratori.
<< Viaggeremo assieme fino a quando non sarà opportuno separarci, a questo punto il gruppo guidato da me si posizionerà davanti alla base per delle... chiamiamole trattative, ciò dovrebbe distogliere l'attenzione dalle loro difese, non si aspettano che qualcuno conosca il passaggio, e una mia spia all'interno si sta assicurando che non troveremo molte sentinelle ad attenderci. >>
Quindi non era più una semplice infiltrazione, avrei partecipato ad una battaglia in piena regola.
Solo a pensarci il mio stomaco iniziò a spingere il cibo all'insù, ma la mia paura di suscitare l'ira del mio capo vomitando sopra il suo tappeto da tenda era più forte della mia nausea.
<< Tu. >> continuò indicandomi << Sei l'unico fra noi che sa dove si trovi il passaggio segreto e come arrivarci senza essere osservati, o almeno me lo auguro per te, riguardo voi altri, siete in prova, quindi testeremo le vostre capacità, Alix rimarrà con me, mentre Bercen e Cyr vi accompagneranno, nel caso a qualcuno venga in mente l'idea di disertare. >>
Scoccò un'occhiataccia a Ivan e Kojo, di cui forse temeva una defezione a favore della White Fang, ironico come pure i fauni non si fidassero dei loro simili.
<< Abbiamo domande? Non siete timidi, intendo darvi tutto quello che vi serve per la riuscita della missione. >>
Titubante, alzai la mano come se fossi ancora uno scolaretto davanti al professore, anche se la risposta non sarebbe stata un “Ascuns? Non è da te interessarsi alla lezione al punto di fare domande” detto con la voce da vecchio trombone di Port, Crox si limitò a guardarmi, in attesa.
<< Mi chiedo, a quale pro questa missione? Cosa hanno i White Fang di importante? >>
Il nostro datore di lavoro sorrise.
<< Giusto, cosa hanno di così utile che valga la pena di venire qui da Vale? Nello specifico niente, ma vedete, molti dei clienti della nostra Compagnia non sono in ottimi rapporti con la White Fang o i fauni in generale quando si parla di manodopera, per carità, io sono il primo ad interessarmi delle condizioni dei miei simili, ma non sta a me mettere bocca sulle politiche aziendali del prossimo. >>
Dubitai un poco della penultima affermazione, ma tenni quella considerazione per me.
<< Il punto, è che di riflesso anche noi non siamo in ottimi rapporti con la White Fang, sapete, un giorno gli uomini sparano ad un white fang intento a fare i suoi atti terroristici davanti all'ingresso di una miniera, e qualche settimana dopo due tuoi ufficiali vengono assassinati mentre sono intenti ad ubriacarsi, tu allora non la prendi molto bene e ordini di sparare a vista a chiunque indossi una maschera da grimm. >>
Se non altro potevo consolarmi che il mio incarico fosse ai danni di quei terroristi, qualsiasi cosa Crox ne avrebbe fatto di loro di certo non sarebbe stata una grave perdita per il pianeta.
<< Poi le cose degenerano un po', e in breve ti ritrovi con le persone con cui hai dei conti da regolare, una sostanziosa taglia sulle loro teste da guadagnare, un informatore da recuperare e tantissimi materiali utili fra riserve di polvere rubate e armi ammassati in un singolo posto, quindi il nostro voler andare a rompergli le uova nel paniera è motivato sia dal lauto compenso che otterremo fra taglie e risorse acquisite, sia per ristabilire l'onore della Compagnia. >>
Onore non sembrava proprio il primo aggettivo che avrei accostato al nome di Crox, ma dovevo ammettere che i motivi erano più che plausibili: da un lato il guadagno e dall'altro il morale dei suoi uomini, o almeno questo era ciò a cui avevo pensato quando aveva parlato di “ristabilire l'onore della Compagnia”, frase che forse poteva sembrare una stupidaggine detta da un mercenario, ma che invece per molti dei suoi uomini aveva un preciso significato: mostrare al mondo che qualche fauno isterico non li avrebbe di certo fermati.
<< Ovviamente, ciò non mi ripagherà che di una minima parte di quello che mi devi. >>
Però rimaneva uno stronzo.
<< Ma se supererai questa prova, vorrà dire che potrò continuare ad usufruire delle tue capacità fino a quando non saremo pari, e forse chissà, ti offrirò un contratto, e considerando che sei già stato qui direi che la situazione non potrebbe esserti più favorevole, giusto? In quanto a voi... >>
I suoi occhi color ambra si soffermarono sui tre vecchi compagni di Drake, Ivan si drizzò in piedi con il petto all'infuori, in una spiacevole parodia di una posa militare, Jack si stava grattando a causa di uno spiacevole prurito appena sopra il sedere, e in quanto a Kojo, lui se ne stava piegato in avanti con le braccia ciondolanti, come se improvvisamente gli fossero venuti a mancare i tempi in cui sfoggiava la finta gobba a Beacon.
Non proprio l'immagine che avrebbero dovuto avere dei temibili mercenari, ma Crox si astenne dal commentare, e dopo pochi secondi di silenzio imbarazzante, Jack si ricordò che aveva una domanda.
<< Ehm capo dimmi... non ci dovremmo portare dietro i cani, vero? >>
Il fauno scosse la testa.
<< Non tu. >>
<< Perfetto! Dove devo firmare?! >>
Se non fossi stato certo che Alix fosse stata il frutto dell'incrocio fa un vecchio con problemi di tiroide e una roccia, avrei giurato di aver visto un sorriso sfuggirle dalle labbra.

Quella sera non dormii tanto presto, l'esperienza degli ultimi giorni mi aveva fatto capire che a prescindere dall'orario in cui mi sarei rintanato nella tenda comune che condividevo con i miei tre compagni di sventura, avrei comunque dormito poco e male, assillato dalle preoccupazioni e sfinito dagli incubi.
Pensai di sdraiarmi sull'erba fresca a guardare le stelle, ma la notte era piena di nuvole e di stelle non ne vidi nemmeno il più debole luccichio, inoltre l'erba era molto meno comoda di quanto ricordavo l'ultima volta, e per di più il guano depositato dai cani nell'arco dell'intera giornata era ancora nelle loro gabbie, cosa di cui mi accorsi dalla puzza che permeava l'ambiente.
Ma la puzza di sterco di tutti quei cani rimaneva però meno nauseabonda di Kojo, e il terreno erboso per quanto duro e scomodo almeno mi permetteva di distendermi dove volevo, e sopratutto non dovevo condividerlo con dei fastidiosi inquilini, uno dei quali puzzava troppo, l'altro occupava da solo metà dello spazio, e un altro ancora aveva la tendenza a borbottare e scalciare nel sonno.
Dei, mi chiedo cosa li trattenga dall'uccidersi a vicenda.
In sostanza, era comunque una sistemazione migliore di quella che mi era stata assegnata, ed anche se qualche mercenario stordito dall'alcool avrebbe potuto inciamparmi addosso, ritenni che valesse la pena correrne il rischio.
L'incontro con Crox si era concluso svariate ora fa con la decisione dell'orario di partenza e qualche considerazione con Bercen sul materiale da portarsi dietro, che per fortuna sarebbe stato tutto a carico di Ivan.
Chi l'avrebbe mai detto che io, uno degli studenti meno dotati della scuola e i tre disadattati che Drake aveva introdotto con chissà quali documenti fasulli ci saremmo ritrovati a fare squadra?
Beh tutti in realtà, per quanto fossero costellati di difetti sentivo che ero più vicino a loro che non all'archetipo di cacciatore, ed anche se mesi su mesi a Beacon avevano smantellato la visione idealizzata che avevo dei cacciatori, di certo in quella scuola non avrei trovato altri ex-criminali e delinquenti, esclusi Cinder e i suoi.
Anche se più che delinquenti, credo che l'aggettivo terroristi sarebbe stato molto più calzante.
Non che adesso intendessi diventare l'amico del cuore di quei tre, che già non sembravano sopportarsi molto a vicenda, ma trovavo ironico che i miei primi nemici di Beacon, il grosso fauno che mi aveva inseguito per tutta la mensa quando gli avevo accidentalmente rovesciato il pranzo addosso, e il piromane con qualche disturbo mentale che avevo affrontato assieme ad Arc sarebbero stati adesso dei miei collaboratori per una missione.
Di certo sarebbe stato un bene iniziare ad andarci d'accordo, specie se il mio futuro sarebbe stato davvero fra i mercenari...
Ma quei pensieri non mi tennero occupato a lungo, come al solito era a Beacon e agli amici che avevo lasciato lì a cui andavano la maggior parte dei miei pensieri (altro difetto del dormire all'aperto: ti fa entrare in vena di riflessioni).
Ormai avevo smesso di interrogarmi sul fatto se fossero vivi o meno, la risposta tanto non la sapevo e di certo non ci sarei arrivato a riflessioni, no, tutto sommato non stavo pensando a Beacon e ai ragazzi in generale, ma a Brienne, pensavo a lei chiedendomi cosa avesse significato per me tutto quel tempo.
La sua compagnia, il tempo passato assieme, il fatto che fosse venuta a cercarmi il giorno in cui tutto il mondo che avevo costruito mi era crollato attorno... cos'era per me Brienne?
Un interesse amoroso? O solamente la persona che avrei voluto conoscere prima di diventare lo Ion che ero adesso?
Per quanto cercassi di relegare il suo pensiero ad un discorso più generale, la mia mente non riusciva a contenere l'eco delle sue parole, e mi trovai di nuovo a chiedermi cosa stesse facendo in questo momento, ammesso che fosse viva.
Stava pensando a me? Stava guardando lo stesso cielo a cui mi stavo rivolgendo io chiedendomi che fine avessi fatto?
E cosa ero significato io per lei?
Un amico?
Un compagno di classe?
Perché improvvisamente sentivo che la cosa era veramente, veramente importante? Per quale motivo sentivo come se il tempo passato assieme fosse improvvisamente diventato troppo poco?
Diamine, domani avrei messo di nuovo in gioco la mia vita, non era il momento di mettersi a pensare a quella ragazza dalle braccia forti ma dalle orecchie adorabili come quelle di un peluche.
Come al solito, incapace di interfacciarmi con i miei sentimenti, congedai la questione con un sospiro, o almeno provai a farlo, ma avrei fallito miseramente se non fossero stati dei passi rapidi e pesanti a distogliere la mia attenzione dall'immagine della miglior cacciatrice che avessi mai incontrato.
Passi pesanti seguiti da un tonfo ovattato dal non troppo morbido tappeto erboso.
Alzai la schiena e mi guardai intorno, intravedendo presto una sagoma scura distesa sull'erba, alzai un sopracciglio quando compresi l'identità del nuovo arrivato.
<< Jack? >>
<< Quella... tenda... puzza... >>
Non disse altro, ora che me lo ricordavo, dopo l'incontro con Crox a ciascuno era stato affidato l'ennesimo lavoro da novellino, e a Jack era toccato di nuovo di portare a spasso i cani un'ultima volta prima della missione, ma ammirai come malgrado ogni centimetro del suo corpo dovesse essere a pezzi, fosse in ogni caso riuscito a trovare la forza per trascinarsi fuori dalla tenda.
Oppure era proprio la mancanza di forze che gli aveva reso impossibile convivere un altra notte con Ivan, Kojo, e il ratto che l'ultimo amava portarsi appresso come un animaletto domestico, e che più di una volta avevo sorpreso all'interno delle mie tasche a caccia di cibo.
Osservai Jack per qualche minuto, aspettandomi un improvviso scatto d'ira o peggio, un incendio, ma non successe niente, e presto cominciò a russare rumorosamente, facendomi sospettare che avesse una qualche deviazione al setto nasale.
In ogni caso ero troppo stanco per pormi altre domande, e accompagnato dall'irritante russare di Jack e dalla puzza di sterco che permeava l'ambiente, entrai nuovamente nel cupo mondo dei miei sogni.

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Capitolo 47
*** Capitolo XLVII ***


Capitolo XLVII


La bestemmia che Jack piantò dopo aver perso la scarpa nel terreno acquitrinoso rischio di mettere seriamente a rischio la nostra copertura, a tal punto che Bercen dovette tirargli un pugno in testa per porre fine alla scarica di oscenità che il piromane aveva appena iniziato a vomitarci addosso.
Incassò il colpo senza urlare ed evitò di ribattere, i frutti delle sue lamentele per i cani gli avevano suo malgrado insegnato a rispettare la gerarchia, o forse il ricordo di stare agli ordini di Drake lo aveva reso meno ribelle nei confronti di qualsiasi autorità.
Più indietro Ivan, da fedele amico quale lui era, stava tastando l'acqua melmosa alla ricerca della scarpa di cui Jack pareva aver già rinunciato alle ricerche.
Non proprio un letale team da infiltrazione, pensai mentre mi assicuravo che Kojo non facesse niente di strano alle nostre spalle, tipo far uscire Moriarty dalla sua tasca, dove il ratto se ne stava nascosto tirando fuori di tanto in tanto la testolina sudicia, e a cui il fauno quando poteva passava dei pezzetti di cibo trovati chissà dove durante l'esplorazione di quella zona acquitrinosa.
Invece, il silenzioso membro di quello che fu il team DIKJ si limitava ad avanzare lentamente, agitando di tanto in tanto il finto bastone come nella speranza di fiocinare qualche pesce o anguilla di palude, anche se avevo dubbi che qualche essere vivente potesse davvero vivere in un luogo così sporco.
Quando Kojo estrasse dall'acqua sudicia il teschio di quello che doveva essere stato un grosso cane da tartufi, decise di rinunciare alla caccia e infilare il macabro trofeo nella bisaccia che teneva a tracolla.
Ed io, seppur intimidito dalle inquietanti abitudini del fauno ratto, che da quando eravamo entrati nella palude aveva iniziato a collezionare ogni piccolo osso, insetto intrappolato nella resina o qualsiasi genere di resti di esseri viventi, e di cosa ne avrebbe fatto potevamo soltanto teorizzarlo, decisi di non interrogarmici più di tanto né di dare molto peso alla cosa.
E comunque, l'ipotesi più gettonata era quella che stesse preparando un rituale occulto con sacrificio umano annesso.
Ma se malgrado le sue inquietanti abitudini, Kojo non faceva nulla per infastidire noi suoi compagni (tranne quando avevamo la sfortuna di trovarci fra lui e un nuovo pezzo per la sua collezione, cioè ogni cinque minuti), non potevo dire lo stesso per i nostri altri compagni di viaggio.
<< Ehi, Uomo Mascherato, stai cercando qualcosa di più brutto di te?! >>
Sebbene la cosa più brutta che avessi mai visto fosse l'esseruncolo dalla vocetta stridula che conoscevamo come Cyr, il mostriciattolo non voleva darsi per vinto e cercava in qualsiasi momento di avvicinarsi a Kojo per sfilargli la maschera, spesso rimediandosi qualche frustata sul viso con la coda o bastonata in mezzo allo stomaco, che però aveva soltanto l'effetto di rendere più insistenti i suoi tentativi.
Dall'altro lato, Bercen, malgrado avrebbe dovuto essere il grande esperto alla guida del nostro piccolo gruppo di cacciatori allo sbaraglio, limitava i suoi interventi a frasi sarcastiche ogni qualvolta che indicavo la strada da seguire, grugniti ogni volta che Ivan “mi mette il suo flaccido culo davanti alla faccia”, e rutti di varia entità appena finiva di abbeverarsi dalla sua fiaschetta.
<< Allora, grande leader dell'IIKJ, dove andiamo? >>
Sospirai, superando un gigantesco cipresso che pareva sorgere dall'acqua come un faro in mezzo al mare.
IIKJ, a quanto pareva lo sfottò ai novellini erano una tradizione importante fra i mercenari, e ovviamente io e i miei tre compagni non ne eravamo immuni.
Fra le banali prese per il culo, il nonnismo e i compiti pesanti (non porterò mai più a spasso un cane in vita mia!), non poteva mancare un bel soprannome ai quattro ex studenti di Beacon, e proprio per fare onore al nostro ambiente di provenienza (a cui stavamo quanto un pedofilo sta ad un reparto geriatrico), ed ecco che quindi eravamo diventati il team IIKJ.
Mi chiesi se Bercen avesse estorto il nome originario del team ad uno di quei tre, perché l'aveva mantenuto intatto limitandosi a sostituire la mia iniziale a quella di Drake.
Inutile dire che eravamo quanto di più lontano dal team che avremmo dovuto essere almeno secondo gli standard di Beacon: non eravamo amici, non ci saremmo mai protetti a vicenda (avevamo deciso tacitamente e all'unanimità che in caso di problemi avremmo tutti fatto ricorso ad Ivan come scudo umano, pardon, fauno), e di certo non godevamo della reciproca compagnia!
Inoltre un team per essere tale, almeno per gli standard delle accademie, richiedeva che vi fosse un leader, ed anche qui, nessuno di noi quattro era adatto a questo ruolo:
Kojo era muto e ispirava ribrezzo a chiunque lo guardasse, Jack era un ragazzo problematico con qualche problema nella gestire la propria rabbia, e Ivan, pur potendosi considerare quello messo meglio fra i tre, era troppo ottuso per guidare una squadra, i suoi pensieri si limitavano principalmente al cibo, occasionalmente a mantenersi pulito dal fango.
Ed io? Direi che i motivi per cui non sarei mai potuto essere un buon leader sono stati ampiamente spiegati nei capitoli precedenti, e non che me ne vergognassi: se fossero comparsi dei grimm sarei stato ben felice di svignarmela e lasciare tutti i presenti alla loro mercé!
E invece, abbattuto, carico d'odio per il prossimo e assillato dalla paranoia di vedere le acque della palude aprirsi e farci sprofondare in una tana di rattle pronti a sbranarci, stavo guidando la piccola squadra di infiltrazione con l'entusiasmo di un condannato a morte e l'aspettativa di vita di un settantacinquenne affetto da cancro alla prostata.
Se Ozpin avesse potuto vedermi adesso di certo avrebbe archiviato il reclutarmi come un errore, se invece Caesar avesse potuto vedermi adesso, si sarebbe spanciato dal ridere.
Che tu possa bruciare all'inferno, bastardo sorridente!
<< Inizio ad avere dei dubbi sul tuo senso dell'orientamento, sicuro di ricordarti la strada? >>
<< Sì, me la ricordo. >> mentii a Bercen nella maniera meno convincente che potevo tirare fuori, ma lui parve fregarsene, dopotutto se le cose si fossero messe male sarei stato io l'unico stronzo a farne le spese.
Che anche tu possa bruciare all'inferno, vecchio bastardo!
Avanzai il più avanti possibile nella speranza di allontanarmi da quella fonte di seccature che erano i miei compagni di squadra il più in fretta possibile, ma siccome quel giorno madre natura non sembrava volermi dare tregua, venni presto preso d'assalto da delle zanzare grandi quanto chicchi di riso.
Una di loro si posò sulla mia guancia, e cercai di schiacciarla prima di farmi trasmettere la malaria, finendo soltanto per schiaffeggiarmi da solo e suscitare l'ilarità dei presenti, poi la bastarda si posò sulla corteccia di un albero vicino, e lì la schiacciai con tutte le mie forze, facendola esplodere e sfregiandomi il palmo con la dura corteccia dell'albero.
Inutile dire che la lieve serenità che avevo conquistato la sera precedente si era impiccata ad una trave la mattina seguente, quando dopo essere stato quasi calpestato da un mercenario non troppo ubriaco ma nemmeno particolarmente sobrio, mi ero dovuto alzare dal mio decisamente poco comodo giaciglio per presentarmi alla tenda di Crox pronto per la missione.
Non era nemmeno l'alba, avevo dormito poco (ma per una volta senza incubi), e dopo aver convocato i miei compagni di sventura (assonnati quanto me), era stato trasmesso l'ordine di marcia.
In quel momento la forza principale guidata da Crox stava marciando per la foresta, sforzandosi per attirare l'attenzione della White Fang e distoglierla da noi, fungendo quindi sia da forza d'attacco principale che da diversivo.
E invece noi quattro sfigati, assieme a Bercen e a quell'abominio con la faccia sfregiata stavamo vagando per la palude in cerca della famosa entrata segreta, che in teoria avrei dovuto ricordare ma che in realtà temevo di aver dimentico (o mai veramente memorizzato) la strada per arrivarci.
Questo per farvi capire quando di buon umore dovessi essere quella mattina.
Schifato, mi pulii la mano sulla corteccia sperando che il sangue marcio dell'insetto non mi entrasse nei piccoli graffi aperti sulla mia pelle, sarebbe stato un peccato sopravvivere all'operazione per morire di qualche febbre di palude, poi superai gli alberi nella speranza di allontanarmi un po' dalla sgradevole compagnia che mi portavo appresso da quella mattina.
Ma sebbene in quel momento la mia mente fosse un dedalo di preoccupazioni, piani astrusi per sfuggire all'ira di Crox e tentativi disperati di ricordare l'ubicazione dell'entrata segreta, quel poco di “sesto senso da cacciatore” che avevo sviluppato nei miei mesi a Beacon mi avvertì di una presenza estremamente mortale a pochi metri da me.
Nello stesso istante in cui le acque si separarono, una figura nera e allungata mi finì addosso ancora prima che potessi capire cosa stesse accadendo.
Nel dubbio, ricorsi alla mia semblance e chiusi gli occhi, fino a quando non sentii un violento tonfo in acqua, mi girai, guardandomi bene dal tornare tangibile, e ringraziai che in quel momento le mie funzioni fisiche fossero sospese o nulle, perché in caso contrario sarei stato subito stroncato da un infarto.
Il che però sarebbe stata l'alternativa migliore.
Qualcuno lassù doveva odiarmi, o non mi sarei mai spiegato perché negli ultimi tempi stavo assistendo a visioni così terrificanti da superare ogni genere di incubo.
Di fronte a me, una creatura ripugnante oltre ogni immaginazione, mi stava fissando con occhi grandi quanto un pallone da calcio e la lunga lingua biancastra che ciondolava dalla sua gigantesca bocca da rana.
Un corpo scuro e longilineo, attraversato da formazioni ossee biancastre che avrebbero dovuto ricordare delle costole, l'enorme collo, che pareva più essere un'estensione del torace come pareva esserlo la coda crestata che affondava e riaffiorava a tratti alterni dalla fanghiglia scura, era attraversato da degli spessi anelli che, sebbene fossero saldamente attaccati alla carne scura, davano l'impressione di volersi staccare da essa per mettersi a tintinnare come un qualche primitivo strumento musicale.
La testa, una gigantesca mela tagliata a metà dalla bocca gigantesca, la parte superiore tutta ossea e liscia come un elmetto militare dei tempi andati, e la parte inferiore scura come la pece.
La bocca poi, era così enorme che potevo perdermici all'interno, e capii, con un brivido di orrore che mai avevo provato prima, che se non fosse stato per la mia semblance e la mia rapidità nell'attivarla, sarei finito ingoiato in quell'oscuro condotto, schiacciato dagli anelli ossei e dalle costole invertite che partivano dalla schiena e si chiudevano sul torace.

Un grimm, di quelli più orrendi che avevo mai visto, aveva appena provato ad ingoiarmi per intero.
E se non avessi avuto la fortuna di nascere con una semblance che mi rendeva intangibile, a quell'ora sarei stato morto, schiacciato e compresso in un'oscura cloaca fino al soffocamento.
I miei occhi terrorizzati si fissarono su quelli della creatura, il grimm sibilò e si lanciò verso di me, ma un grosso proiettile gli rimbalzò sulla tempia ossuta, scurendogliela e facendolo strillare di rabbia.
Un secondo proiettile lo centro sulla schiena, e un forte sibilo irato uscì dalla sua testa tonda come una palla, la lingua biancastra iniziò a vorticare attorno al mostro facendogli schizzare bava scura ovunque, ma ebbe l'intelligenza di non voltarsi a combattere.
Prendendo lo slanciò con le sue grosse zampe palmate e le braccia sottili come stuzzicadenti, si rituffò nell'acqua di palude, in una zona dove era abbastanza alta da consentire al suo corpo quasi piatto di nuotare via in tutta tranquillità.
Altri proiettili esplosero nella direzione in cui una piccola onda increspava le acque, vidi il grimm allontanarsi velocemente e sparire fra gli alberi.
Brutto segno, pensai ricordandomi di una delle scarse nozioni che avevo memorizzato nei miei anni a Beacon:
Un grimm abbastanza intelligente da scappare, è un grimm che è sopravvissuto a più battaglie, quindi incredibilmente anziano e incredibilmente astuto.
Sarebbe tornato, ne ero certo.
<< Ma vedi un po' di gridare la prossima volta, coglione! >>
Bercen sbucò fuori dall'incrocio di due alberi ricurvi, fucile a canna corta nella destra e sempre la stessa arma ma in versione ascia da combattimento ravvicinato nella sinistra.
Senza nemmeno controllare che fine avesse fatto il grimm (ammesso che non lo avesse visto fuggire come me), avanzò verso di me con una faccia incazzata che avrei ricordato per tutta la vita, non perse tempo a tempestarmi di insulti e saliva.
<< Cazzo! Non lo sai che quando si è un gruppo la regola è “avvertire gli altri in caso di pericolo?” No? E smettila di fare quella cazzo di faccia da scemo! Non che me ne importi del tuo culo ma ci terrei a non essere divorato perché capitan IIKJ si è fatto mangiare da un cazzo di grimm prima di avvertire il resto del gruppo, deficiente! >>
Malgrado la mia mente fosse rimasta con il grimm, dovetti complimentarmi per la forza con cui la voce di quella vecchia mummia collerica riusciva a sovrapporsi ai miei pensieri.
<< Mi senti, testa di cazzo?! >>
Per fortuna i restanti membri della nostra spedizione vennero in mio soccorso, interrompendo la sfuriata di Bercen per questioni un tantino più importanti, del tipo...
<< Cosa cazzo era quell'affare?! >>
Sofisticato come al solito, fra un Ivan sbiancato dal terrore, un Kojo perennemente muto e un Cyr più impegnato a mettersi le dita nel naso che a prestare attenzione al mondo attorno a se, Jack era l'unico da cui potevamo aspettarci una qualche domanda.
E malgrado l'alto volume delle bestemmie di Bercen (la stessa persona che quella mattina ci aveva raccomandato di essere il più silenziosi possibile per non allertare i white fang, ma guarda che coerenza), nessuno batteva il timbro acuto di Jack.
Il vecchiaccio si girò verso il nuovo arrivato.
<< Ma vi insegnano qualcosa all'accademia o sei un somaro di tuo? >>
Jack gli fece il medio.
<< Le lezioni non erano molto interessanti, va bene?! >>
Bercen scosse la testa, probabilmente nel mentre che si chiedeva cosa avesse fatto di male nella sua lunghissima vita.
<< Quello che avete appena visto, se non ve lo siete perso, è conosciuto come choker, “Lo strozzatore” >> grugnì il vecchio prima di fissare lo sguardo sulla putrida acqua di palude.
<< Quei bastardi in teoria non sono un granché come nemico... almeno finché non si trovano nel loro ambiente, ovvero nell'assoluta totalità dei casi, i choker si nascondono nell'acqua sporca e saltano addosso alle prede per ingoiarle vive, non so se avete visto... gli anelli che ha al collo, beh, quelli stringono la preda per fratturargli le ossa, specie quelle degli arti. >>
Provai ad immaginarmi cosa volesse dire essere ingoiato vivo e costretto a passare attraverso un anello stretto come un camino, rompendomi qualche ossa nel processo, e indovinate un po', la cosa non mi pareva affatto elettrizzante.
<< Dopo aver frantumato le braccia alla vittima, o almeno averle inflitto quanto più dolore possibile, il corpo finisce direttamente dentro quello del grimm, un unico grande stomaco... le avete viste quelle costole invertite? Quando la vittima è dentro, le costole stringono per tenerla immobile, e dare all'apparato digestivo tutto il tempo per fare il suo lavoro. >>
Un brivido scosse Jack e Ivan allo stesso tempo, i due indietreggiarono, probabilmente avevano tentato come me ad immaginarsi nei panni della vittima.
<< Oh, non preoccupatevi. >> continuò Bercen con un tono di finta cordialità << Nessuno arriva mai al farsi digerire vivo, di solito si muore per mancanza d'aria, quando il corpo del grimm si stringe talmente forte da impedirti la respirazione... si dice, nessuno è mai tornato da lì dentro per controllare, fatto sta che prende il nome dal suono che esce dalla sua bocca quando ha una preda dentro di lui, il suono di qualcosa che viene soffocato... >>
Bene, se mi era rimasto un po' di ottimismo quel giorno, era calato dentro la bocca del choker, e l'unica cosa che mi tratteneva dal mettermi a correre lontano dal mio gruppo e da tutti quanti, era proprio l'eventualità che quella creatura orripilante mi stesse aspettando da qualche parte, acquattata dentro ad una pozzanghera in attesa di una preda da divorare viva.
Ed io non ci tenevo ad essere quella preda.
<< Vi consiglio di non allontanarvi... quelle creature sono troppo codarde per attaccare un gruppo di persone armate fintanto che sono vicine, e di certo non sono abbastanza forti da ucciderci tutti o abbastanza astuti da attaccare assieme, forse. >>
Come ad aver letto nei miei pensieri, Bercen mi fece sottintendere che se avessi provato ad allontanarmi avrei incontrato la mia fine nella bocca di un choker.
<< Adesso dov'è? >>
<< Sott'acqua, abbastanza lontano da non farsi vedere ma abbastanza vicino da tenerci sott'occhio, ed io non ho il tempo per mettermi a stanarlo con mine e granate, adesso muovete il culo, che se facciamo ritardo il choker sarà l'ultimo dei vostri problemi... >>
<< Peccato >> mugugnò Cyr << Sarebbe stato un ottimo modo per iniziare la giornata: uccidere il mostro delle paludi! >>
Guardai quel ragazzino orrendo con un misto di ripugnanza e disgusto, se il choker se lo fosse mangiato di certo non ne avrei sentito la mancanza.
Sentito coglioncello? Perché non vai a cacciare il choker, se ci tieni tanto...

Continuammo a camminare per la palude fino a quando il sole raggiunse il punto più alto, e poi anche dopo perché non avevo idea di dove cazzo fosse la strada che non avevo mai memorizzato durante la mia prima fuga da quel letamaio.
Per dieci lunghissimi minuti fui certo di essermi perso, e sebbene facessi del mio meglio per nasconderlo, potevo sentire lo sguardo di Bercen fisso sul il mio collo e la sua mano intenta a massaggiare la canna del fucile.
Il bastardo non avrebbe perdonato un mio errore, in quanto agli altri ognuno sembrava risucchiato nel suo mondo, da Jack che si guardava intorno guardingo mormorando di tanto in tanto fra se e se come avrebbe ridotto il choker se solo si fosse fatto rivedere, a Kojo che pareva essersi annoiato di cercare in giro, motivo per cui aveva da poco ripreso la sua ripugnante caccia al tesoro, affondando le mani nella melma fangosa nella speranza di ricavarci qualcosa di interessante.
E da come l'incedere di Bercen si faceva veloce ogni volta che mi spostavo, iniziai a chiedermi se non mi fosse convenuto che il fauno finisse per afferrare la coda di quell'orrendo grimm e tirarlo fuori dal suo nascondiglio.
Insomma ero abbastanza disperato, ma una volta tanto la fortuna venne in mio aiuto quando mi imbattei in un tronco abbattuto, e fin qui nulla di anomalo, ma il fatto che fosse spezzato a metà, con una grande cavità nel mezzo che solo la zampa di un goliath avrebbe potuto provocare mi fece capire che non era la prima volta che passavo per di lì!
Avevamo da poco lasciato la zona paludosa, inoltrandoci adesso nella fitta foresta che circondava la base, anche se, senza il miracoloso ritrovamento dell'albero abbattuto, non sarebbe stato certamente un segnale rassicurante o un motivo per esultare.
La prima cosa che mi venne in mente fu che forse quel bastardo di un goliath mi stesse aspettando da qualche parte, ma probabilmente era la paranoia a parlare per me, ciò che importava era che se da lì era scappato quando, nella mia corsa a rotta di collo via da un grimm di mille e passa tonnellate, il suddetto goliath aveva abbattuto decine di alberi con la speranza di liberarsi la strada per infilzarmi con le zanne o calpestarmi, allora ero sulla strada giusta per trovare la maledetta base nemica e il maledetto rifugio segreto.
Mi allontanai da quella carcassa d'albero e osservai il terreno sterrato che si era generato dopo il passaggio del goliath, forse non mi avrebbe condotto esattamente all'ingresso, ma di certo mi avrebbe portato sulla strada giusta.
Ma ora che ci pensavo: cosa cazzo ci faceva un goliath in una foresta così fitta?
Allontanai quel pensiero inutile e mi fermai a guardare la strada che quella stupida creatura aveva tracciato per me, che fosse un segno del destino che io portassi a termine la mia missione?
Probabilmente no, probabilmente avevo solo parecchio culo.
<< Allora non ci siamo persi! >> esclamò Bercen entrando nel corridoio di alberi abbattuti << Forse riusciremo anche a rispettare la tabella di marcia... no, quella è andata a puttane da un pezzo, ma se non altro la missione non sarà un fallimento. >>
Sentii il sollievo scaldarmi il petto, non solo non mi ero perso in una stramaledettissima palude o foresta che fosse circondato da grimm ostili e in compagnia di un manipolo di disagiati, ma a quanto pareva non sarei morto quel giorno.
<< Se il tuo capo ha ritenuto di assumermi un motivo doveva esserci. >>
Non potei resistere alla tentazione di lanciargli un sorrisetto carico di soddisfazione e godermi il suo grugnito di disappunto.
Uno a zero per me, vecchio bastardo.
Mi avviai nel sentiero seguito dal mio esiguo gruppetto, in particolare dai restanti membri del team IIKJ (ma poi, capisco il nominarmi capitano, ma davvero non potevano trovare un'ordine migliore?), che parevano molto, molto sollevati di non dover più ne camminare con la caviglia immersa nell'acqua né incespicare fra grosse radici e cespugli vari.
In quanto a Bercen, gli bastava sbrigare la faccenda nel più breve tempo possibile, e di certo non volevo sapere cosa passasse per la testa di Cyr.
Oltre a tracciarci la via, il goliath aveva anche facilitato la camminata, il terreno era non dico liscio, ma presentava meno ostacoli della palude e dell'intrico di radici, cespugli e altra roba di prima.
Ma questa non sarebbe la mia storia se i miei momenti di gloria durassero a lungo, e infatti solo qualche minuto dopo aver imboccato il mio sentiero della salvezza, il cielo venne scosso da una violenta detonazione che rimbombò nelle mie orecchie così forte che temetti di vedermi il timpano esplodermi fuori dal condotto uditivo.
Anche i miei compagni parvero provare lo stesso effetto, e iniziarono ad estrarre le armi, guardarsi attorno atterriti nel tentativo di scovare nemici fra gli alberi.
Solo Bercen mantenne la calma, eppure avrei giurato di aver visto anche lui piegarsi sotto l'intensità del boato.
Si guardò intorno, poi guardò indietro e volse lo sguardo al cielo, eravamo così presi dallo spavento che non ci eravamo accorti che il sole era improvvisamente scomparso, oscurato da una patina grigia che pareva aver avvolto il cielo all'improvviso.
Ciò non era vero, e potevo ancora distinguere la zona di cielo non invasa dalle nubi, che però avanzavano rapide e compatte, come intenzionate ad avvolgere il pianeta nel loro cupo manto grigiastro.
Bercen scosse la testa.
<< Cazzo vi spaventate? È solo un temporale... idioti. >>
Ci rimproverò e tirò avanti, eppure si girò una seconda volta per guardare il cielo, e nei suoi occhi notai un lampo di... terrore?
Proseguimmo senza parlare, e potei notare come il paesaggio fosse cambiato all'improvviso: il gracidare delle rane aveva accompagnato la marcia nella palude, il canticchiare degli uccelli e il suono di altri animali (compreso quello di una coppia di orsi che, a giudicare dal volume dei ruggiti, doveva starsela spassando un mondo) la marcia nella foresta, eppure tutto cessò come iniziarono a rimbombare i primi tuoni.
Adesso gli uccelli non cinguettavano, ma svolazzavano via nella stessa direzione in cui eravamo diretti noi, e il lento martellare dei tuoni fu il nostro unico compagno per l'ultimo tratto del viaggio.
Lo so, non siamo uomini delle caverne, è strano che un temporale sia in grado di flagellare a tal punto l'umore di una squadra di combattenti, abituati (almeno così vorrebbe la norma, mentre io ero un caso a parte) a ben altro che a qualche tuono, eppure c'era qualcosa in quel rumore cupo e in quelle nubi scure che allertava la parte più istintiva di tutti noi.
Noi non avevamo idea di cosa fosse, e di certo nemmeno Bercen, anche se dal modo in cui scrutava il cielo dietro di lui ogni volta che giungeva a noi il rimbombo di un tuono, immaginai che di certo era più vicino alla verità di noi altri.
Percorremmo rapidamente la strada gentilmente offertaci dal goliath, fino a tornare di nuovo nel fitto della foresta, ma a quel punto non serviva più, la collina dove si ergeva la base nemica era ben in vista, e sapevo che per arrivarci avrei dovuto tirare dritto, o almeno non ricordavo di aver fatto deviazioni importanti prima che il grimm piombasse alle mie spalle.
O più probabilmente, era l'imminente tempesta e qualunque cosa celasse al suo interno a spingermi ad allontanarmi il più velocemente possibile dalla sua fonte.
Aumentai la mia andatura, e venni presto imitato, ammesso che non avessimo iniziato tutti quanti a correre in avanti nello stesso momento, anche dai miei compagni di squadra.
Dietro di noi i tuoni si facevano più forti, e anche se non avevamo idea del perché, sentivamo come se ognuno di quei forti suoni sarebbe potuto essere l'ultimo che avremmo mai sentito.
Ci spingemmo così verso la base White Fang con un senso di angoscia che non riuscivamo a spiegarci, ed il fatto che pure Bercen, il nostro veterano (per quanto stronzo fosse), non avesse idea di cosa stava succedendo intorno a noi, contribuiva a peggiorare l'umore collettivo della squadra.
Per fortuna aumentando la velocità finimmo presto quell'ultimo tratto, quando, sbucando da una grossa macchia erbosa, ci ritrovammo su una piccola radura che costeggiava una formazione rocciosa.
Sbattei più volte le palpebre per riuscire a collegare l'ammasso confuso di rocce di quella sera lontana con la più nitida parete rocciosa che avevo davanti.
Mi accorsi però di non riuscire a individuare l'ingresso, probabilmente nascosto in qualche insenatura non ben visibile dall'esterno, ma ancora una volta la sorte sembrò volersi farsi perdonare per quello che era successo a Beacon.
Infatti dopo una rapidissima analisi, il mio sguardo si fermò sul corpo esanime di un White Fang lasciato lì a terra.
Inizialmente la visione mi provocò un brivido di terrore, cosa era successo? Eravamo stati anticipati? L'attacco era già partito? Un grimm lo aveva ucciso e si era infilato nel passaggio segreto, pronto a tenderci un agguato?
Passai in rassegna tutte le cose terribili che la presenza di quel cadavere poteva significare, e valutai l'idea di sfruttare il mio puramente nominale ruolo di capo del team dal nome idiota per mandare Kojo o Jack in avanscoperta, cercando di decidermi se inviare il più brutto o il più sacrificabile.
Diversamente da me, Bercen, vero capo di quella spedizione, si avvicinò al cadavere assieme a Cyr, e mentre questi iniziava a frugare nelle tasche, il vecchiardo dapprima si accertò che fosse veramente morto, poi, verificata l'assenza di battito cardiaco, iniziò a controllargli il corpo in cerca di ferite o segni di violenza, inizialmente parve non trovarli, poi, in seguito ad un inspiegabile sussulto, piegò il collo della vittima, dove mise in bella mostra un piccolo foro scuro, quasi impercettibile ad un primo esame.
<< Giusto, la ragazza serpe... >>
Tornò in piedi, lasciando il cadavere in balia del mostriciattolo dal viso sfregiato, mentre Jack e Ivan si scambiarono uno sguardo d'intesa, entrambi a chiedersi chi diamine fosse questa “ragazza serpe” a cui il vecchio cacciatore aveva accennato.
Conoscendo Jack, avrebbe pensato si trattasse di qualche strana imprecazione usata solo dagli anziani.
Ivan invece aveva una certezza: non era qualcosa di commestibile, quindi nisba.
A Kojo come al solito la cosa gli faceva l'effetto che gli avrebbe fatto passare accanto ad un muro appena verniciato: cioè nessuno.
<< Potresti illuminarci? >> chiesi, provai a materializzare nella mia mente il risultato dell'operazione “ragazza+serpe”, ma non ne uscì niente di particolarmente rassicurante.
<< Avevamo mandato una talpa, una persona in gamba, che inizialmente avrebbe dovuto spedirci informazioni riguardo l'entrata segreta, insomma, fare il lavoro che avresti dovuto fare tu. >>
Questa abitudine da parte di tutti di lanciarmi frecciatine stava iniziando a darmi sui nervi, ma mi guardai bene dal replicare.
<< Purtroppo poi abbiamo perso i contatti e non se n'è fatto più niente, forse doveva nascondere la sua identità, ma l'iter vuole che in casi come questi la persona in questione sia data per morta e si proceda ad un piano alternativo, e così abbiamo fatto... ma invece era ancora viva, deve aver visto Crox e gli altri avvicinarsi ed ha deciso di liberarci la strada. >>
Si schiarì la gola e proseguì.
<< La sua arma le permette di avvelenarti senza quasi lasciare il segno, una puntura e sei morto, se però ha colpito questo disgraziato al collo ed ha esercitato abbastanza pressione da lasciare il segno, lo ha fatto per farci capire che è ancora viva. >>
Ero sorpreso.
No, non per la talpa fedele, lì ero ancora rimasto alla parte della ragazza+serpe, ma ero sorpreso che Bercen stesse condividendo delle informazioni così rilevanti con me, dopo avermi trattato con sufficienza quasi per tutto il tragitto.
Certo, dubitavo fortemente lo facesse per una qualche premura nei miei confronti, quindi non potevo certo abbassare la guardia.
Lui dovette accorgersi di questo mio dubbio, e ovviamente rispose con la solita simpatia.
<< Se ve lo sto dicendo, è perché non vorrei che uno di voi teste di cazzo la infilzasse per sbaglio, certo ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate per quando Crox prenderà il responsabile e gli caverà gli occhi dalla testa, peccato che poi succederà lo stesso a me, e questo sarebbe molto meno divertente. >>
Cyr, dietro di lui, si deformò il volto con un sorriso malato.
<< Beh a me non dispiacerebbe vedere Crox che ti cava gli occhi dalla testa, magari da orbo diventi più simpatico. >>
Il vecchio gli rispose con il medio e tornò a guardarci, fece per aggiungere altro, ma l'ennesimo tuono, ancora più vicino e più violento dei precedenti, tagliò brutalmente il filo del discorso.
Se fino a poco fa Bercen aveva assunto un'espressione non dico distesa, ma meno accigliata e nervosa del solito, con quel tuono era presto tornato a riassumere l'espressione di chi ha provato ad infilare il dito all'interno di un tempera matite elettrico.
Alzò lo sguardo e fissò torvo il manto di nuvole, ora più scure di prima, che adesso avvolgevano il cielo.
Come se il temporale avesse avuto lo scopo di introdurlo, un gelido vento iniziò a levarsi dagli alberi della foresta, non c'era alcun animale attorno a noi, e nel nostro silenzio eravamo accompagnati solo dal cupo frusciare dei rami e dal suono di carta accartocciata emesso dalle foglie secche trasportate dal vento.
<< … Dobbiamo entrare nel passaggio, giusto? >> gracchiò Jack mentre spostava gli occhi da un albero all'altro, in cerca di pericoli che nessuno poteva vedere.
<< Muoviamoci. >> acconsentì Bercen, sulle prime non capii, poi lo vidi allontanarsi dal cadavere e sparire dentro l'insenatura vicina, ora capivo: la ragazza serpe di Bercen non aveva solo lasciato lì un cadavere per avvisarci di lei, ma lo aveva anche posizionato vicino all'entrata in modo che riuscissimo a notarla dopo aver visto il cadavere.
Di certo era astuta, altrimenti non sarebbe riuscita a non farsi scoprire per chissà quanto tempo.
Ma questo non era necessariamente un dato rassicurante.
Un secondo tuono interruppe il flusso dei miei pensieri e spinse Jack ed Ivan a darsi una mossa.
I due corsero all'interno del passaggio e per poco non mi travolsero nel mettersi al riparo.
Presto fummo tutti dentro, quasi non riconoscevo il famoso passaggio da cui ero passato prima che tutto questo avesse avuto inizio: si trattava di una stretta ma lunga salita a spirale scavata nella roccia, ma non così angusta da non permettere il passaggio di due persone accanto, a patto che una delle due non fosse Ivan.
La galleria era illuminata da qualche fiaccola, ma la decorazione a cui prestammo più attenzione furono gli altri due corpi di white fang che ci aspettavano stravaccati a terra.
Giustamente, per quanto ingenui, nemmeno quei terroristi in bianco si sarebbero sognati di mettere un singolo uomo a guardia di un passaggio segreto, peccato che la cosa gli doveva essere servita molto poco contro un nemico proveniente dall'interno.
A parte Cyr che non perse l'occasione per mettere le sue piccole mani nelle loro tasche, iniziammo presto ad avanzare nella parete scavata nella roccia, più rassicurati nell'essere in pieno territorio nemico che non fuori sotto il temporale.
Eppure, mentre camminavo nello stretto passaggio di pietra, il rimbombo dei tuoni riusciva comunque a raggiungermi, e avanzando nell'oscurità con la mia piccola squadra, la mia mente decise di provare a concedersi un attimo di riposo.
Ma non ci riuscì, e mentre avanzavamo lungo il passaggio, inquietanti immagini di tempeste, di sorrisi inquietanti, di orrendi mostri di palude, di corpi metallici in movimento e di lunghe code serpentine si accalcavano nella mia mente.
A fargli da sottofondo, il cupo martellare del temporale.


Nota dell'autore

Si ringrazia 
Thanos 05 per il concepimento e il disegno del Choker, nonché per l'enorme contributo dato alla storia in generale sia nei disegni, nelle correzioni e nelle idee.
Colgo anche questa occasione per ringraziare chi da quasi due anni a questa parte continua a seguire questa storia, ormai non così lontana dalla conclusione.
Ricordo per chi volesse approfondire la storia del team dal nome più inopportuno di sempre, della storia 
DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster, che troverete sempre sul profilo dell'ormai disegnatore di fiducia di questa storia.

 

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Capitolo 48
*** Capitolo XLVIII ***


Capitolo XLVIII


Come da programma, i white fang non avevano osato uscire dalla loro base per respingerli, bensì, rimasti arroccati sulle loro posizioni, scrutavano dall'alto le file dei mercenari disposti in formazione d'attacco.
Crox, reprimendo uno starnuto, spostò lo sguardo da tutt'altra direzione, quei fauni terroristi non erano di certo un problema per delle guardie ben addestrate, e ancor meno lo sarebbero stato per il suo gruppo di mercenari, e se solo non fosse stato per la ripida salita e l'ingresso fortificato non avrebbe avuto problemi a sgomberare la zona e far rotolare molte più teste di quante ne avrebbe mai contate.
No, attualmente quel manipolo di incapaci non era un problema.
Il problema invece era rappresentato dai due corpi che giacevano nel fango a pochi piedi da lui.
Mentre la truppa prendeva posizione per l'assalto erano partiti degli spari, e le sue sentinelle avevano risposto al fuoco, fuoco che però non era partito dalle postazioni dei white fang, che non possedevano armi di simile gittata.
Era partito dalla foresta, lui era intervenuto e aveva ucciso gli assalitori, tagliando il collo del primo e sfondando la cassa toracica del secondo (il bello di avere un'arma devastante incollata sulla punta della coda, malgrado tutti gli incidenti che questo poteva comportare).
Se fossero stati semplicemente due white fang, probabilmente ricognitori o semplicemente due persone uscite a fare una passeggiata, la cosa non gli avrebbe dato alcuna preoccupazione.
Invece i cadaveri appartenevano a dei nomadi, e Crox non aveva dubbi sulla tribù di appartenenza.
Sospirò, fra tutte le sfighe che potevano capitargli, a quanto pareva la sua compagnia e la tribù Branwen si erano trovate in quella zona di Anima nello stesso momento.
E questo era un problema, certo, non che si aspettasse chissà quale abilità da una tribù di saccheggiatori più abili ad attaccare villaggi indifesi che non a sostenere uno scontro vero e proprio, ma le voci sul loro capo ribaltavano completamente la situazione.
Raven Branwen, una donna pericolosa dotata di grandi poteri, in grado di affrontare da sola un intero reggimento dell'esercito mistraliano.
Insomma, un avversario di cui preoccuparsi, e di certo non il genere di persona da lasciar passare la morte di due sottoposti, per quanti miserevoli e brutti (e brutti lo erano davvero) fossero.
Ma da un lato la cosa poteva essere allettante, Crox ci pensò per qualche momento.
Sconfiggere quella strega, tagliarle la testa ed esibirla alle autorità come prova della sua vittoria, non solo si sarebbe incassato una taglia enorme, ma il suo prestigio e la fama della Compagnia ne avrebbero giovato come non mai.
Avrebbe scalato i ranghi dell'intera organizzazione, e avrebbe potuto iniziare a permettersi tante di quelle cose che al momento poteva soltanto sognarsi.
Certo, forse mettersi a cercare la tribù di razziatori per sterminarla sarebbe stato rischioso, ma di accettare un incarico di protezione per qualche villaggio sarebbe stato inutile: quale tribù di banditi, anche solo per vendetta, si lancerebbe davvero contro una posizione ben difesa quando ci sono centinaia di centri abitati che aspettano solo di essere dati alle fiamme?
No, di certo non poteva sperare di essere lui a scegliere il luogo dello scontro, avrebbe dovuto aspettare che fosse la sorte (o la sfiga) a mettergli il nemico davanti.
E quando sarebbe successo... beh, cosa poteva essere il rischio di perdere la coda per una quarta volta rispetto a tutto quello che avrebbe potuto guadagnarci?
Drizzò la coda all'improvviso e grugnì, si stava montando la testa, non doveva pensare a queste cose con tanta leggerezza, non era arrivato ad essere il capo scommettendo sulla sua vita e su quella dei suoi uomini.
Per il momento la tribù dei vermi avrebbe dovuto aspettare, doveva concentrarsi sullo scontro più imminente dei due.
<< Capo, gli uomini sono pronti, ma siete certo che gli altri riusciranno ad intrufolarsi? >>
La voce di Alix lo richiamò alla realtà, gli occhietti giallastri dell'ufficiale parevano stanchi ed erano puntati verso il cielo, da quando era iniziato il temporale non smetteva di guardare verso l'alto, anzi ad essere sincero tutti gli uomini non smettevano di guardarsi attorno agitati come se un fulmine dovesse cadere su di loro da un momento all'altro.
Conoscendoli non si erano di certo impressionati per i due cadaveri, ma allora cos'era? Avevano sviluppato la fobia dei temporali negli ultimi cinque giorni?
Non voleva saperne, eppure qualcosa dentro di se sembrava gridare al pericolo, e più di una volta, dopo un tuono particolarmente grande, non aveva potuto fare a meno di guardarsi attorno per vedere se qualche albero stesse andando a fuoco.
E la sua coda, tra l'altro, non smetteva di agitarsi e graffiare la corteccia di ogni albero che avesse avuto la sfortuna di essere germogliato nel posto sbagliato nel secolo sbagliato.
Vedendo che gli occhi di Alix lo stavano trafiggendo come un puntaspilli, Crox si decise a risponderle prima che la coda finisse col colpire anche lei.
<< Bercen non mi ha mai deluso. >>
<< Ma il ladro? >>
<< Come ho detto, Bercen non mi ha mai deluso. >>
Alix annuì.
<< Va bene... ma come facciamo per quelle casse d'alcool? Era proprio necessario portarcele dietro a costo di azzoppare due muli? >>
Il mercenario sorrise e raggiunse un pila di casse, di cui una recava il segno del passaggio della sua coda, e vi posò una mano sopra.
<< Molto! La nostra cara ragazza se la prenderebbe se oltre ad averla fatta stare lì per parecchio tempo osassi farmi vivo senza nemmeno portarle un po' da bere.
Tolse la mano dalla cassa, rivelando una scritta marchiata in nero sul legno della grossa scatola.
<< “Squaletti”. >> lesse Alix con un sospiro.
<< Non sono il miglior compagno su questo mondo? >>
<< Posso non rispondere? >>
Se l'idea era di avere un momento di ilarità prima della battaglia, il piano morì sul nascere quando il cielo venne illuminato da un flash così potente che quasi accecò il fauno, Crox barcollò all'indietro proteggendosi il viso e mettendo la mano sulla spada ricurva, pronto a combattere.
Ma non successe niente, era solo un lampo, Crox lasciò l'impugnatura e scrutò il cielo, la pioggia bagnò il suo viso.
<< Grazie cari dei, c'è dell'altro per caso? >>
<< Capo... >>
Seguendo la scia dello sguardo di Alix, Crox rivolse lo sguardo alla pila di casse: la punta della sua coda era finita per metà dentro una di quelle alla base, e un lago d'alcool si era formato ai suoi piedi.
Trattenendo le proprie bestemmie agli dei, il capo rivolse lo sguardo ai membri della compagnia.
<< Fate sparire quella cassa e nessuno ne faccia parola in futuro, o prima lo mando a scavare la fossa per le latrine e poi ce lo faccio dormire dentro! >>
Tutti i presenti annuirono, e subito due soldati si affrettarono a sollevare la cassa danneggiata ed a buttarla da qualche parte, a lavare il liquore ci pensò invece la pioggia.
<< Oggi non è proprio la mia giornata... >>
Allontanandosi dal luogo del delitto, il mercenario tornò a scrutare le postazioni nemiche.
“E voi ridete pure, stronzi, perché presto non avrete proprio nulla da ridere”.

Lo stretto passaggio ispirava claustrofobia, ma allo stesso tempo non sembrava abbastanza in profondità per tenerci al riparo dal cupo martellare del temporale, che sembrava intenzionato a perseguitarci sin nelle viscere della terra.
E di certo la vista di cadaveri stesi a terra e su cui i presenti rischiavano continuamente di inciampare non riusciva ad allietare l'umore generale, a quelli di prima se ne erano aggiunti altri tre, tutti uccisi allo stesso modo, avvelenati e senza emettere un suono.
<< Quando finisce sta cazzo di salita? >>
A giudicare dalla mano che si teneva sul viso, Jack doveva essersi preso una bella musata contro la roccia nuda, il poveretto aveva fretta di uscire da quel maledetto imbuto roccioso, ma con Bercen davanti che si muoveva alla velocità di una vecchietta zoppa sembrava che le sue speranze fossero destinate a non realizzarsi, oltre al continuo rischiare di cadergli addosso e di sbattere la testa da qualche parte.
E ovviamente di farci scoprire tutti imprecando a gran voce, cosa che doveva pensare anche Bercen a giudicare dagli sguardi affilati che gli rivolgeva ogni volta che osava aprire bocca.
<< Non possiamo metterci al correre nel buio, ci scoprirebbero subito... dobbiamo essere cauti. >> bofonchiò il nostro anziano capo mentre percorreva il tratto in salita con la mano salda sull'impugnatura del fucile.
Perché sì, dovevamo essere cauti ma al primo white fang sulla nostra strada gli avrebbe sparato addosso, ottimo modo per non farsi notare!
Avanzando nella metà precisa della colonna, dove sarei stato al sicuro sia in caso di attacco dal davanti sia nel caso in cui i nemici ci avrebbero colto alle spalle, non potevo fare a meno di osservare la parete rocciosa e cercare di ricollegarla alle immagini che la mia mente aveva registrato il giorno della fatidica missione, quando avevo preso la via opposta per scappare dalla base dopo aver rubato i documenti.
Ciò mi diede un moto di fiducia in me stesso, se uno Ion era riuscito a intrufolarsi qui ed a rubare delle informazioni, uno Ion che adesso possedeva semblance ed armi avrebbe dovuto farcela ad occhi chiusi.
Cercai di ripercorrere tutto lo svolgimento della mia missione di parecchio tempo fa: il mio arrivare qui passando per una strada sicura, il mio rubare i vestiti di due adepti della white fang che erano andati a fare il bagno in un lago, il mio travestirmi come tale e il mio passare inosservato fra le file di quegli scemi e fare quello che dovevo fare, e il mio cambiarmi per la fuga dentro un bagno prima di sparire, per non farmi prendere per un criminale non appena tornato alla civiltà.
Per gli dei, se ero riuscito a fregarli con un piano degno di un cartone animato, non avrei dovuto avere problemi a farlo ora che sapevo combattere, ero armato e in compagnia (per quanto sulla qualità della stessa ci fosse molto da dire).
Insomma, lo Ion di quei giorni non doveva avere nulla da temere, se non fosse per le paranoie sviluppate negli ultimi giorni, la perdita di ogni sicurezza e l'incombente martellare del temporale che sembrava agire sulla parte più istintiva e suscettibile del mio essere.
Eppure non avevo buoni motivi per preoccuparmi, ormai il mio lavoro lo avevo fatto, mi sarebbe bastato stare vicino agli altri e aspettare la fine di quell'orrida giornata.
Fine che dovevamo aspettare tutti quanti, a giudicare dal silenzio di tomba che avvolgeva il nostro drappello.
O quasi di tomba, visto che a differenza delle persone normali, Jack doveva dissimulare il proprio nervosismo cercando di attaccare bottone con chiunque, in questo caso la vittima designata fu quel bestione del suo migliore amico, che al nervosismo reagiva invece standosene muto come un topo e rispondendo a monosillabi.
Ora capivo perché i due andassero così d'accordo.
<< Cazzo, quando si esce? Odio questi posti, stretti, bui, umidi... mi ricorda quella fottuta fogna! >>
<< Non l'hai ancora superata? >>
<< No! >>
Il piromane si girò lanciando uno sguardo carico d'astio verso Kojo, a quanto pareva l'odio di Jack verso il fauno ratto aveva origini ben profonde e radicate, e da quanto avevo capito il tutto aveva avuto origine durante una brutta avventura in una fogna.
In effetti non credo esistano molti altri posti da cui potrebbe uscire fuori uno come Kojo...
<< Una fogna! Cribbio, avrai come minimo la faccia infestata da parassiti! >>
Cyr, che si era posto strategicamente alle spalle di Kojo fece l'ennesimo tentativo di sfilargli la maschera, venendo per questo punito con una bastonata sulle nocche.
<< Stronzo viscido! >>
Un suono di metallo che cozza contro la roccia interruppe sul nascere l'ennesimo litigio.
<< Forse non mi sono spiegato bene, o forse siete voi che avete qualche problema ad afferrare le cose, quindi riformulo: al primo che parla ficco la canna del fucile nel culo, intesi? >>
A giudicare dal modo in cui Bercen accarezzava l'arma, non sembrava porsi problemi sul mettere in atto la minaccia.
<< Ora, mi fate il favore di chiudere la bocca? >>
Non una risposta.
<< Magnifico. >>
Si girò verso la salita, pulendosi i baffi e proseguendo verso l'alto, e tutti noi ci apprestammo a seguirlo.
Malgrado il dolore alle gambe e il fastidio provocato dai pantaloni ancora umidi per la gita alla palude, cercai di ricomporre al mente la pianta della base, senza risultato.
Purtroppo avere una mente ingegneristica non è incluso nell'elenco dei miei pregi.
Ion l'umile.
Ma anche se avessi avuto le capacità di farlo, dubito che il tempo a disposizione mi sarebbe bastato, visto che presto, nel salire su una scala a chiocciola scavata nella roccia e dall'aspetto decisamente familiare, iniziammo ad udire il suono della pioggia che la tempesta aveva portato con se, e vedemmo anche una fioca traccia di luce naturale, per quanto lì fuori dovesse essere tutto nuvoloso.
Bercen mise mano al fucile e si appoggiò con la spalla alla parete.
Lo spazio finalmente era abbastanza largo da permetterci di cambiare posizione.
<< Adesso silenzio... >>
Iniziò a salire gli ultimi gradini con più lentezza di prima, fino a quando un rumore di passi non lo costrinse a frenarsi.
Due white fang scesero come furie dalla cima delle scale, tenendosi attaccati alla parete opposta rispetto a quella dove si era appoggiata la nostra guida.
Non si accorsero di esserci passati accanto se non quando il manico-ascia del fucile di Bercen non prese la prima vittima fra la testa e le spalle, la guardia crollò a terra senza un lamento, mentre il compagno fece per urlare e allertare gli altri, ma non gli demmo il tempo.
Ivan scattò contro di lui e schiacciò il suo avversario contro la parete con tutta la sua mole, quando si staccò anche il secondo white fang cadde a terra, immobile.
Ma vivo, a differenza del primo che si era ritrovato con il collo aperto dall'arma di Bercen, non che ciò facesse poi molta differenza, visto che Cyr si affrettò a finirlo con la sua piccola lancia, trapassandogli il collo.
Presto il sangue iniziò ad uscire a fiotti ed a colare altrettanto copiosamente giù dalle scale.
Io in tutto ciò mi limitai a trattenere il vomito e a non respirare l'odore del sangue.
<< Quindi siamo arrivati? >>
<< Sì, e ora entri di nuovo in gioco tu. >>
Lo sapevo, che palle!
<< Cos'altro devo fare? >>
Il sorriso di Bercen era talmente ampio che potevo vedergli uno ad uno i denti sporchi, il che oltre ad essere decisamente sgradevole da un punto di vista visivo non prometteva di certo nulla di buono.
<< Vedi, appena usciremo da qui ci troveremo tutto l'accampamento alle spalle, quindi siccome non vogliamo farci sparare addosso prima del tempo, userai la tua semblance per portarci verso l'ingresso... una volta lì basterà aprire le porte ai nostri e il nostro compito sarà finito. >>
Dal modo in cui stringeva il manico del fucile, intuii che per lui il suo lavoro sarebbe risultato finito solo dopo aver svuotato due o tre caricatori.
Sospirai, non potevo sperare che il peggio fosse passato così velocemente, era il momento di darsi da fare.
Ion il rassegnato.
Mi misi davanti ai miei compagni, dando loro le spalle.
<< Va bene, qualcuno mi metta la mano sulla spalla e gli altri si mettano in fila indiana. >>
Jack sbuffò.
<< Questa cosa mi sembra molto da gay, se permetti. >>
<< Preferisci se ci prendiamo tutti per mano? >>
<< Come non detto. >>
Jack mise la sua mano sulla mia spalla talmente velocemente e talmente forte che sentì l'osso scricchiolare.
Ok, qualcuno qui o è un gay represso, oppure è solo un grande stronzo!
Nel giro di un minuto, giusto il tempo per rendere chiaro chi non volesse toccare od essere toccato da chi e chi volesse toccare chi (questi ultimi punti riguardarono perlopiù Jack, Kojo e Cyr), alla fine riuscimmo a mettere assieme una linea ordinata, non si era ancora presentato nessun altro white fang, eppure a pochi metri da noi, appena più in alto, potevano già esserci delle guardie ad aspettare.
<< Ma è proprio necessario? >> protestò sempre Jack.
<< Mi auguro di sì, sennò sarebbe davvero imbarazzante. >>
Bercen come al solito grugnì come per darci degli idioti.
<< Zitti e andiamo! >>
Mi tirò un calcio sul polpaccio come si prende e calci un cane che non vuole farsi portare al guinzaglio, e in un lampo diventai intangibile, facendo appello ad ogni frammento della mia aura per estendere l'effetto a tutti i miei compagni, al che partimmo di corsa, e in un secondo fummo fuori dalle scale e dal passaggio segreto.
Corremmo veloci, mentre venivamo accolti da uno scuro cielo avvolto da nubi temporalesche, dal rumore dei tuoni, dalla pioggia, e da una trentina di proiettili di polvere che di certo mi avrebbero potuto uccidere se non mi fossi reso intangibile.
A quanto pare i nostri nemici non erano così stupidi, e infatti li ritrovammo disposti a ventaglio ad aspettarci con fucili e pistole in pugno, forse non ricevendo notizie dalle sentinelle di sotto da un bel po' si erano allarmati, e i due di prima dovevano essere stati mandati a controllare che non fosse successo niente,
Purtroppo per loro tutti i proiettili ci passarono attraverso, mentre la nostra piccola truppa si avvicinava a loro.
Dovevamo essergli sembrati dei fantasmi, degli spiriti di antichi coloni morti nella palude e ora risorti per ottenere la loro vendetta o qualsiasi altra storia fossero in grado di concepire, di certo dal modo in cui ci guardavano erano parecchio sorpresi, oltre che terrorizzati.
Svuotarono i caricatori quando fummo ad un passo da loro, in procinto di passargli attraverso.
<< Torna tangibile, ora! >>
Terrorizzato da cosa avrebbe potuto farmi una volta tornato normale se non avessi ubbidito, tornai normale proprio un attimo prima di schiantarmi contro un fauno particolarmente giovane con la coda da gatto.
Purtroppo per lui si beccò qualcosa di peggio che uno Ion in faccia, perché prima che potessi cadergli addosso fu lui ad essere sbalzato all'indietro da un proiettile sparatogli da Bercen in pieno volto e ad atterrare in una pozzanghera formatasi alle sue spalle.
Cadde a terra, forse morto forse tramortito, ed a giudicare dalle urla i miei compagni là dietro dovevano aver imitato l'idea di Bercen, approfittando del momento per ferire e terrorizzare quanti più nemici possibile.
Ma dietro il ventaglio ci attendevano ora vari combattenti sparpagliati per tutto lo spiazzo circolare della base, Bercen sparò al primo che ci si parò davanti con il secondo fucile, poi lasciò la mia schiena e si lanciò verso i nuovi avversari, brandendo i fucili per la canna e muovendoli come due scuri.
<< Rompete la formazione, massacrateli! >>
Presto mi ritrovai da solo, con tutti i miei compagni sparpagliati a combattere i white fang, i nostri nemici erano più numerosi, ma lo schock iniziale li aveva dispersi e permesso a noi di gestirne pochi alla volta.
Eravamo però a metà strada e presto si sarebbero riorganizzati, mi guardai attorno alla ricerca dei miei compagni: Cyr non aveva esitato a lanciarsi contro ogni nemico che si muovesse, Kojo era saltato su un edificio quadrato che pareva essere un magazzino, tenendosi lontano dallo scontro in sé, Ivan stava incassando senza troppi problemi i colpi di almeno cinque avversari, mentre Jack poteva contare sulla spada di fuoco per dissuadere ogni nemico.
Decisi di puntare su Spada Infuocata, afferrai Jack per la spalle e me lo tirai vicino.
<< Seguimi! >>
Lo guidai verso l'ingresso, un grande portone in legno sorvegliato da due torrette su cui erano montate sopra armi pesanti, le cui sentinelle non esitarono a rivolgere contro di noi.
Maledissi Bercen, menomale che dovevamo restare uniti fino all'ingresso, ma no, lanciamoci in una battaglia contro tutta la base perché il vecchietto vuole un ultima gioia prima della pensione, ma vaffanculo!
Tenni salda la presa su Jack e tornammo intangibili, evitando tutti i proiettili fino a quando non raggiungemmo i nostri avversari.
Le due armi a canne rotanti esaurirono i proiettili qualche secondo dopo il nostro arrivo, al che tornai tangibile.
<< Lanciami su! >>
Spiccai il salto più alto che potevo, e Jack senza esitare mi spinse per i piedi portandomi più in alto di quanto avrei mai potuto sperare.
Evitai la tettoia e atterrai addosso al servente della mitragliatrice, ma il maledetto non perse i sensi come avrei sperato.
Si liberò presto di me, dimenandosi e scalciando fino a quando non poté di nuovo tornare in piedi dopo avermi lanciato contro uno dei quattro pali che reggevano la tettoia.
La mia schiena fu attraversata da un fremito di dolore, ma era ben poca cosa rispetto alla minaccia rappresentata dal mio nemico.
Il white fang estrasse un coltello dalla lama ricurva e si avvicinò per finirmi.
Io estrassi una pistola che mi era stata data da Crox assieme ad altro equipaggiamento.
La faccia che fece il mio aggressore quando se ne accorse mi ripagò del dolore alla schiena.
<< Cazzo... >>
Gli sparai sul viso e sul petto, il primo colpo bastò a farlo indietreggiare e ad azzerare la sua aura, peccato che non avessi idea di come verificarlo, e finì per sparargli addosso fino a quando non smise di muoversi.
Per il mio bene evitai di controllare se fosse morto o solo svenuto, decidendo che non faceva differenza e girandomi verso la seconda torretta.
Lì Jack era appena salito, e considerando la sagoma di fauno in fiamme che era appena caduta dall'altro lato del portone, doveva averla conquistata senza problemi.
<< E adesso, Ragazzo Fantasma? >>
Aveva ragione.
E adesso?
Come cazzo lo apriamo questo portone?
Mi guardai intorno, non trovai niente di utile.
Non importa Ion, l'importante è tenere l'ingresso, neutralizzate le torrette non sarà certo un portone in legno a creare problemi.
<< Allora?! Cazzo facciamo?! >>
<< La spada! Attivala, genera una bella fiammata e alzala al cielo, devono sapere che siamo qui! >>
Jack non se lo fece ripetere due volte, puntò il manico di spada verso il cielo e dopo tre secondi impiegati a raccogliere aura e concentrazione, una violenta fiammata si liberò dall'estremità rivolta verso il cielo.
Fu così potente che arretrai per il timore di beccarmi una bella bruciatura, nel mentre che Jack prendeva a sventolare la lunga coda di fuoco come un ventaglio.
Malgrado il temporale e la pioggia, la visibilità non era ancora troppo ridotta per impedire ai nostri alleati di vedere una colonna di fiamme alta almeno tre metri.
<< MUOVETEVI! SIAMO QUI! MUOVETEVI! >>
Purtroppo per lui era più probabile che fossero i nostri nemici a sentirci che non i mercenari di Crox, subito qualcosa come una dozzina di white fang assalirono la torre dove si era asserragliato Jack, ma bastò sventolargli la fiamma addosso per costringerli ad arretrare.
Nel mentre un proiettile mi passò orrendamente vicino, costringendomi ad abbassarmi, mi maledii per aver scaricato la pistola addosso al nemico di prima ed estrassi Mizerie, preparandomi ad affrontare i nemici che sarebbero saliti.
Questa poteva dirsi la mia prima battaglia vera e propria contro dei nemici che non fossero i grimm, ed ero già arrivato al punto in cui volevo soltanto che finisse.
Compreso che Jack ed il suo oceano di fiamme erano un po' troppo per le loro non infinite capacità, decisero all'unanimità di puntare sul bersaglio più facile: me.
Strinsi l'impugnatura di Mizerie, terrore e adrenalina mi affannavano il respiro, ma per una volta io decisi, o lo fece quel poco di razionalità che era rimasto in me, di non scappare.
Non che fossi diventato improvvisamente coraggioso, ma nessuna posizione sarebbe stata più sicura di quella torretta.
Il primo nemico salì di corsa dalla scala che collegava la torretta al terrazzamento montato dietro le mura (chiamiamo pure mura quel bastione messo assieme con lo sputo la cui unica utilità era offerta dall'altezza e dalla presenza delle torrette) e mi si lanciò addosso brandendo un grosso coltello dalla lama tozza.
Attivai la mia semblance solo quando fu talmente vicino da farmi sentire l'alito fetido di vino, il white fang mi passò attraverso e si schiantò contro il muretto della torretta, in un attimo le sue gambe finirono dove ci sarebbe dovuta essere la testa e la testa dove sarebbero dovute esserci le gambe.
Evitai di osservare il capitombolo e mi concentrai sul secondo arrivato, un fauno dalla corporatura massiccia con due grosse zanne che sporgevano dalle labbra.
Faceva impressione, ma poi mi ricordai che ero stato un cacciatore fino a pochi giorni fa, una persona che era stata addestrata a combattere grimm, quel bestione al massimo poteva vincere una rissa da discoteca.
Era perfettamente normale per me avere paura di grimm e avversari potenti, ma non potevo permettermi di avere paura di nemici più deboli di me, anche se grosso la sua aura non era di molto più potente rispetto a quella dei suoi amici.
Aprii il braccio rivolgendo Mizerie di lato, il poco spazio nella torretta non giocava a mio favore, attesi pazientemente l'arrivo del mio avversario, e appena la sua brutta faccia apparì dal basso mettendosi all'altezza del mio petto feci scattare il braccio.
Mi sorpresi di essere diventato così veloce, eppure riuscii a schiantare il piatto della lama sulla guancia del mio avversario, e ad una velocità sorprendente.
Il fauno incassò quello che poté e si sdraiò sulla ringhiera improvvisata di tubi e pezzi di legna montata sulle scale che portavano dal bastione alla torretta, bloccando così il passaggio al nuovo venuto che gli cadde addosso.
Approfittai subito della situazione e sferrai un calcio sotto al mento del mio terzo aggressore, questi svenne (spero) sul corpo del fauno zannuto.
Mi tirai indietro, mentre la carica dei nemici si imbottigliava dietro i due corpi svenuti, un fauno cercò di scavalcare i due corpi, ma si ritrovò a precipitare giù dalle scale.
Inizialmente non capii, poi quando un bastone prese un nuovo aggressore in mezzo alla fronte capii che Kojo era stato inseguito fino a rifugiarsi sul tetto della torretta, e che le sue possibilità di sopravvivenza dipendevano dalle mie.
Ne approfittai per guardare sotto, e notai con orrore che Bercen, Cyr ed Ivan erano retrocessi fino all'ingresso, con il primo che lanciava granate verso gli aggressori per scoraggiarli dal compattarsi in grandi gruppi, ed il terzo che aveva le braccia piene di bruciature e piccole ferite.
Sputai dalla torretta sperando di beccare il vecchiaccio, e senza verificare se lo avessi preso o meno tornai ad occuparmi dei miei assalitori.
Ne trovai uno con la coda di Kojo attorno al collo, prima di essere buttato giù dalle scale, mentre il mucchio di corpi in piedi e svenuti sulle stesse minacciava di far crollare l'improvvisata scalinata in legno già di per se appesantita dalla pioggia.
Anzi, togliamo il minacciava, dopo che Kojo ebbe fatto accasciare l'ennesimo disgraziato l'intera rampa sospesa precipitò, di per sé non era una grande caduta, ma per chi era rimasto intrappolato sotto un corpo o due l'atterraggio non doveva essere molto gradevole.
Ne approfittai per guardare a che punto fossero in rinforzi, ma non feci in tempo ad affacciarmi che una violenta detonazione spalancò la porta, schegge di legno fradicio volarono in avanti e piovvero addosso ai nostri nemici, seguite da una scarica di proiettili che mise a terra decine di fauni.
A guidare gli intrusi un alto fauno dalla coda spinosa, vidi con i miei occhi un white fang provare a saltargli addosso, il risultato?
La coda del lucertolone scattò in avanti e gli sfondò la cassa toracica, il corpo dell'aggressore cadde all'indietro pateticamente, con un grosso foro lì dove fino a poco fa doveva esserci il cuore.
Quando ritirò la coda, notai che la veste bianca del suo avversario vi era rimasta attaccata, conficcata fra gli spunzoni a sventolare come una bandiera insanguinata.
Un secondo temerario, alimentato più da disperazione che da vero coraggio, tentò di attaccarlo di lato mentre il suo eroico compare veniva ridotto a un cadavere, ma la lama che il capo dei mercenari impugnava con la destra saettò senza pietà sopra la sua spalla, tagliando la carne come burro e attraversandogli il corpo fino alla zona dello sterno.
Sfilò la lama con un solo gesto, mentre il corpo del caduto si accasciava in una pozzanghera per metà d'acqua e per metà di sangue e decine di soldati iniziavano l'assalto all'arma bianca.
Quello fu il momento in cui i fauni capirono che per loro era la fine, quando una carica di soldati ben corazzati ed armati caricò le loro file già messe in crisi da soli cinque avversari, ogni resistenza svanì e il fuggi fuggi generale si propagò fra i white fang terrorizzati.
Ma i mercenari dopo giorni se non mesi di attesa erano determinati a lasciarne scappare il meno possibile, perché ai proiettili e alle armi dei soldati si aggiunsero gli artigli di decine di canidi, che feroci come grimm si lanciarono sui colli e sulle gambe di ogni fauno dalle vesti bianche.
Già provato dalla battaglia, decisi di distogliere lo sguardo dai corpi dei fauni a terra, di non prestare ascolto alle grida terrorizzate di chi veniva assalito dai canidi e di non assistere alla ressa furiosa attorno al passaggio segreto, cosa che permetteva ai mercenari di di concentrare il fuoco in una singola direzione.
Vittoria totale, perdite nulle o quasi nulle, come prima battaglia non era andata tanto male.
Affannato, ma sollevato di essere vivo ed integro.
Chiusi gli occhi, certo che mi sarei beccato una febbre devastante al risveglio, ma come al solito i miei piani non erano destinati a concretizzarsi...

<< Spettro, Piromane, Gigante e Mostro, non saranno originali ma direi che vi si addicono, allora, com'è stata la vostra prima battaglia? >>
Davanti ad un Crox sorridente malgrado i capelli fradici attaccati alla fronte, gli abiti zuppi e la coda con ancora la veste bianca attaccata addosso (che non tardò a staccare), si ergevano quattro reduci dello scontro.
Beh, reduci, semmai il termine scarti della società ridotti a uno straccio sarebbe più corretto per descriverli.
Io ero provato ma vivo, e tutto sommato messo meglio degli altri.
Jack non aveva riportato più di qualche taglio, ma gli occhi spiritati mentre massaggiava il manico della spada con cui poco prima aveva carbonizzato qualche decina di White Fang faceva passare a tutti i presenti la voglia di stargli vicino, nel caso stesse per avere una crisi di nervi da un momento all'altro.
Le braccia di Ivan invece erano ricoperte di lividi, resi ben visibili dalle maniche strappate in più punti da colpi di proiettile, usando quel poco che avevo imparato a Beacon ero in grado di percepire le aure dei miei vicini: Ivan era stremato, mentre Jack sprizzava istinto omicida da tutti i pori.
Kojo invece manteneva la propria aura bassa e stabile, oltre a essere silenzioso come uno tomba.
Se ne stava in piedi con le mani raccolte sul bastone da combattimento, ora ridotto a dimensioni da bastone da passeggio, ok forse era Kojo ad essere messo meglio di noi altri.
<< I miei complimenti, beh non che abbiate brillato, francamente ho visto galline zoppe combattere meglio di voi, ma siete vivi, e sopravvivere alla prima battaglia merita di essere festeggiato, beh quando avremo il tempo e le condizioni per farlo, cioè non presto. >>
Alla destra del capo, Alix stava impettita a guardarci come si guardano degli scarafaggi spiaccicati sull'asfalto, mentre Laszlo, alla sua sinistra, stava accarezzando il machete come se fosse un gattino esotico.
<< Passando ora alle cose importanti, abbiamo avuto perdite? >>
<< Uno dei nostri si è lanciato sul nemico dopo il lancio di una granata, è vivo ma zoppicherà per un po', Florent invece si è accasciato a terra tenendosi il fegato, pensavamo l'avessero colpito ma era solo l'alcool, se tutto va bene si riprenderà fra qualche ora. >>
Crox alzò le spalle.
<< Questo supero di gran lunga le mie più rosee aspettative, in quanto al nemico abbiamo sopravvissuti? >>
Uno regola che ci era stata segnalata per il nostro bene era di non allontanarsi dal capo prima che fosse lui a congedarci od a mandarci a quel paese (che a quanto avevo capito valeva come formula di congedo al pari di quelle meno offensive), quindi malgrado mi tremassero le gambe ed avvertissi il bisogno di andare a farmi una pisciata, dovevo restarmene a sorbirmi tutta la discussione anche se il lucertolone pareva non prestare alcuna attenzione alla nostra presenza.
Ora, forse non parlarono neanche così a lungo e non mi fecero attendere quanto ricordo, ma capitemi, avevo la mente annebbiata dallo scontro e la vescica bisognosa di svuotarsi, quindi ciò che per i comuni mortali era un secondo, per il sottoscritto equivaleva a dieci.
Ma alla fine, dopo essersi assicurato che a parte uno sporadico gruppo di white fang fuggiti dal passaggio segreto, il resto della guarnigione era stato passato per le armi, Crox decise che era stufo di stare lì a prendere la pioggia.
<< Bene, il capo di questo posto invece? >>
<< Sistemato. >>
<< Perfetto, andiamo a trovarlo. >>
Il nostro capo girò i tacchi e si diresse, guidato da Alix e Laszlo (che dovevano aver compiuto un sopralluogo appena finito lo scontro), verso una struttura metallica dalla forma squadrata il cui ingresso era sorvegliato da due mercenari fradici, sporchi di fango fino alle caviglie e dallo sguardo di chi voleva solo starsene al caldo.
La pioggia si era intensificata negli ultimi minuti, le gocce d'acqua cadevano a catinelle e buona parte dello sterrato su cui sorgeva l'ammasso di edifici e tende che componevano la base catturata si era tramutata in scura fanghiglia.
Desiderosi di trovare un posto all'asciutto ci accingemmo a seguirli, entrando con loro in quello che doveva essere il gabinetto di guerra della banda di white fang, o almeno la cosa più vicina che potevano avere ad una sala di comando.
Non perdemmo nemmeno tempo a guardarci attorno che cercammo subito di scaldarci ora che eravamo al riparo dalla pioggia, mentre Crox percorse l'interno dell'edificio fino a raggiungere una figura seduta, che dal vestiario leggermente più elaborato rispetto ai white fang di prima doveva essere il capo di quel piccolo insediamento.
Crox non gli parlò, avvicinò la mano, spinse la testa della figura con l'indice, e il white fang cadde a terra come un tronco abbattuto.
<< Deve essere stecchito da un po'... >> bisbigliò Laszlo.
Per nulla turbato, il nostro datore di lavoro prese a guardarsi attorno, l'edificio in se era spoglio, eccetto per la sedia, il tavolo circolare riservato agli ufficiali, e qualche mobile nelle vicinanze, fra cui un armadio.
Crox puntò lo sguardo proprio su quest'ultimo.
<< So che sei lì. >>
<< Ti prego no! Non uccidermi, oh temibile guerriero! >>
Una sopravvissuta, pensai ascoltando quella voce decisamente femminile.
No, una sopravvissuta che implora per la propria vita non lo farebbe con un tono così canzonatorio, e considerando che oltre alla sua voce si poteva sentire il suono ovattato di risate a stento trattenute, potevo dire di avere una vaga idea su chi si stesse nascondendo dentro quel mobile.
E doveva averla anche Crox, che infatti sorrise puntando gli occhi sull'uscio del mobile da cui l'intrusa lo stava indubbiamente scrutando.
<< Non saprei, di solito le persone che ridono di me le uccido. >>
<< No ti prego! Giuro che smetto di ridere! >>
Non sembrava intenzionata a farlo.
<< Facciamo che esci dal mobile, poi potremmo parlarne. >>
Come se non stesse attendendo altro, il mobile si spalancò con grazia, rivelando al suo interno la sagoma curata e longilinea di una donna, di una bellissima donna.
Il sorriso divertito e imperlato dal lucida labbra che le decorava il volto era incorniciato da una cascata di capelli neri e lisci, quasi lucidi a vedersi, al cui interno racchiudevano due grandi occhi ambrati che pur essendo perfettamente umani nella forma davano l'idea di un rettile intento a scrutarti l'anima.
Non portava la maschera da grimm, che giaceva abbandonata a pochi centimetri da lei, ma aveva addosso gli abiti dell'organizzazione, i quali sembravano volutamente faticare a contenere le forme generose della ragazza.
Ma scendendo dal viso al busto e dal busto alle gambe, fu lì che trovai il grande “ma” di tutto l'elenco: cioè che le gambe non le aveva.
Al contrario, sotto la minigonna bianca che doveva aver scelto vista l'impossibilità di mettersi dei pantaloni, sbucava una lunga coda da rettile dal dorso di un verde lucente e dalla pancia color oro, che la donna teneva raccolta sotto di se e su cui si stava sedendo sopra per poter stare all'interno dell'angusto armadio (e ora capivo perché non aspettava altro che uscire), fu allora che il nome “ragazza serpente” prese completamente significato.
Ok, non ero così ingenuo da non aspettarmi che Bercen si stesse riferendo ad un fauno rettile, ma quello che avevo davanti andava oltre tutte le mie aspettative, e ci sarebbe anche da dire che il termine ragazza non era totalmente appropriato per quella che era una donna in tutti gli aspetti riconducibili al termine, ma immaginai che per Bercen tutti i presenti a partire dallo stesso Crox fossero ancora allo stadio di ragazzini.
Non aspettò un secondo, con un gesto elegante tirò fuori la coda dall'armadio e prese a strisciare verso il capo.
Anche se il verbo strisciare fa pensare a qualcosa di patetico e poco igienico, cosa che non c'entrava per nulla con quello che avevo davanti.
Più che strisciare, la ragazza serpente sembrava fluttuare a pochi centimetri dal pavimento, il busto si muoveva con grazia ondeggiante mentre la lunga coda convergeva attorno al mercenario, come per dare l'impressione di volerlo intrappolare fra le sue spire.
Sarò sincero, se prima di allora qualcuno mi avesse mai chiesto se avrei mai potuto trovare attraente un mezzo rettile probabilmente gli avrei riso in faccia, ma davanti a lei dovevo ricredermi, la trovavo decisamente attraente e solo guardarla mi causava qualche cambiamento nella direzione del flusso sanguigno, ora indirizzato verso il basso ventre.
No Ion, niente pensieri impuri per oggi!
Ion l'asceta.
La donna si fermò davanti a lui con un sorriso civettuolo, appoggiandosi le mani ai fianchi.
<< Allora? Posso vivere, signor mercenario? >>
Il rettile la squadrò da capo a punta della coda come se stesse prendendo seriamente in considerazione la scelta, ma immagino fosse solamente parte della loro recita.
<< Direi che hai passato l'esame, quindi hai diritto al premio. >>
Fischiò, e Laszlo si avvicinò al capo per passargli una bottiglia d'alcool.
<< I miei Squaletti? >> chiese il fauno serpente, Crox assentì e le porse la bottiglia.
<< Ne ho fatto portare intere casse, solo per te, prendilo come... un mi dispiace per averci messo un po' più del previsto. >>
Dal modo in cui la coda di Crox stava grattando il pavimento, pareva non essere molto contento di averla lasciata lì per un po'.
E va bene, malgrado il mio nome è incluso nell'elenco delle creature più ottuse di Remnant, era palese anche a me che fra i due ci fosse qualcosa di più di un semplice rapporto lavorativo, che se non si erano abbracciati era solo per non regalare scene sdolcinate al pubblico, è che probabilmente quella notte stessa si sarebbero trovati un posticino tranquillo per copulare in santa pace.
Ma per il momento dovevano rimanere nella formalità, e dopo che il fauno serpente ebbe ringraziato e sorseggiato un po' di liquore dalla bottiglia (altra cosa evidente: quella bottiglia non sarebbe arrivata al giorno dopo), il suo e nostro capo si apprestò a presentarla.
<< Allora novellini, vi presento Nissa, la spia che ha reso possibile questa operazione è che ha fatto fare una brutta fine al nostro amico qui a terra. >>
Rivolse uno sguardo fugace al cadavere del white fang, probabilmente avvelenato dalla spia, il che spiegava la totale disorganizzazione in cui erano caduti i nostri nemici dopo il nostro attacco e quanto la cara Nissa non fosse affatto da sottovalutare, mentre la nuova arrivata si avvicinava a noi altri.
<< Nuove reclute quindi? Felice di fare la vostra conoscenza, spero davvero diventeremo amici, i vostri nomi? >>
<< Ion... >>
<< Ivan signora... >>
<< Jack, mi chiamo Jack, e questo coso accanto a me lo chiamiamo Kojo. >>
La coda del fauno ratto si torse su se stessa formando la figura di un cappio, Jack parve non vederla, mentre al sottoscritto si gelò il sangue nelle vene.
<< Piacere, Nissa, volete da bere anche voi? Ah, piacere di rivederti, Alix. >>
<< Grazie. >>
<< Meglio di no, dubito reggerebbero come te... >>
Il fauno serpente si girò verso Crox, squadrandolo con disapprovazione << Questo cosa vorrebbe dire? >>
Crox alzò le spalle << Niente, niente... parlarci piuttosto di come è stata la permanenza, scoperto qualcosa di interessante? >>
Nissa sospirò.
<< I white fang sono incredibilmente noiosi, hanno il cervello talmente lavato dalla causa che non parlano d'altro, però qualcosa di interessante da riferire c'è: allevano grimm. >>
<< Come? >>
<< Sì... non so come abbiano fatto, ma li sanno controllare, solo gli ufficiali lo sanno, e non pare siano questi grandi esperti visto che ogni tanto qualche recluta è finita sbranata per essersi avvicinata troppo, ma li possono controllare e ne tengono alcuni qui. >>
Crox arricciò la coda e strinse i pugni, la notizia non doveva metterlo affatto di buon umore.
<< Dove sono? >>
<< Li trovi tutti in un container dietro gli edifici sul lato est, e se ti chiedi come mai non siete stati assaliti dai grimm nel bel mezzo dello scontro, beh... >> lanciò un'occhiata eloquente sul corpo dell'ufficiale ucciso << Diciamo che mi sono assicurata che non accadesse. >>
Il capo sorrise soddisfatto, mentre noi quattro capimmo subito che era il caso di temere quella donna intrigante: ci aveva spianato la strada per infiltrarci, decapitato la leadership nemica e neutralizzato la loro arma segreta, il tutto in mezza giornata.
Notevole era una parola troppo povera per descriverla.
<< Perfetto, Laszlo. >>
<< Signore? >>
<< Prendi degli uomini e occupati dei grimm, fatti aiutare da Bercen e Cyr, se li trovi. >>
Annuendo, Laszlo uscì controvoglia dall'ex quartier generale nemico, potemmo subito sentire il rumore prodotto da una decina di soldati in marcia.
Quello e il rumore dell'ennesimo fulmine, ma quella ormai era la prassi.
<< Bene, possiamo dire che la missione è stata un successo, ho incaricato i miei uomini di prelevare tutto il possibile: soldi, armi, e polvere, ne hanno immagazzinata parecchia nei magazzini, ci farà comodo e potremmo guadagnarci dalla rivendita, per non parlare delle taglie che riscuoteremo. >>
Finalmente il lucertolone tornò a guardarci.
<< E tutto questo, grazie anche al vostro vitale contributo, possiamo dire che il periodo di prova è finito, e siete tutti ammessi nella Compagnia, contenti? >>
<< Congratulazioni! >> esultò moderatamente Nissa prima di regalarci un breve applauso.
Ad essere sincero fra il temporale, la battaglia, il viaggio nella palude ed il resto mi ero quasi dimenticato che la mia vita dipendeva dall'esito della missione.
Ma ciò era un bene, avevo già altre paranoie a cui pensare, e visto il risultato non avevo nulla da rimproverarmi.
Alix, rimasta muta sin da quando eravamo entrati, estrasse dalla tasca quattro distintivi in stoffa e ce li consegnò uno ad uno, non era la cerimonia di diploma che mi ero immaginato (scherzo, figuriamoci se avevo realmente creduto di diplomarmi a Beacon), ma era comunque una piccola gratificazione.
A quanto pareva, l'esame di mercenario era stato superato con successo, ed ero troppo contento e sollevato di essere sopravvissuto sia alla battaglia che all'incontro con Crox per interrogarmi su quanto la cosa fosse effettivamente un bene.
<< Figo, finalmente una vera banda! >>
Uscendosene con questa insolita affermazione, Jack strinse con forza il distintivo e se lo schiacciò contro il petto, per poi rivolgersi al suo gigantesco amico.
<< Avanti, cucimelo addosso! >>
<< Ehm ok boss... >>
<< Un sarto? >> chiese Nissa << Questo ci farebbe comodo. >>
Ivan assentì, dopo l'esperienza della battaglia dubitavo che avrebbe desiderato viverne una seconda, se l'avessero preso come sarto ufficiale forse si sarebbe trovato un posto più adatto a lui, ma grosso com'era dubito che avrebbero resistito alla tentazione di mandarlo in prima linea.
E fu così che compresi che Ivan sapeva cucire.
Kojo come al solito non disse niente, chinò la testa educatamente e si infilò il distintivo in tasca.
<< In ogni caso, questo è tutto, ora, se potete trovarci un edificio abbastanza grande da contenerci tutti potremmo festeggiare la nostra vittoria... >>
Stavamo per chiedere se qualcuno avesse un ombrello, quando venimmo anticipati: un boato, di quelli più violenti che avevo mai sentito, scosse l'intera base come un meteorite che si schianta contro una montagna.
Lo scossone fu così violento che per poco non cademmo a terra, e Nissa dovette reggersi a Crox per non cadere sul corpo del white fang.
Non ci fu nemmeno il tempo per chiederci cosa stesse accadendo, che in breve un coro di voci urlanti si scatenò per l'ex base gettandoci nel panico più nero.
Crox sfilò una delle sue lunghe lame ricurve, ed io strinsi il manico di Mizerie, più che pronto a adoperarlo.
Un soldato della compagnia entrò di corsa senza nemmeno chiedere il permesso, i suoi occhi sgranati tradivano un terrore che avevo visto solo nei detenuti poco prima che finissero divorati dai grimm.
Oh no.
No...
Non sta accadendo veramente, vero?
<< Capitano! >>
<< Cosa succede? Ci sono stati problemi con i grimm? >>
<< I grimm? No, li abbiamo abbattuti, ma... meglio se venite a vedere, siamo morti, siamo tutti morti! >>
Senza rispondere, Crox si gettò fuori scostando il soldato terrorizzato, e noi altri ci sentimmo obbligati a seguirlo.
L'atmosfera era gelida, ce ne accorgemmo non appena varcammo la porta, così come ci accorgemmo che il vento era improvvisamente aumentato, raffiche gelide soffiavano sulla base incurvando i rami di quei pochi alberi che crescevano al suo interno.
Il cielo era buio, le nuvole oscuravano la luna e le stelle, l'unica cosa che illuminava l'infinita massa scura e dava forma alle nubi erano i violenti flash scaturiti dai fulmini che di tanto in tanto attraversavano le nubi come vene ramificate fra la carne e i muscoli.
Ed ero certo che nessuno, nessuno avrebbe preferito questo spettacolo al buio totale, specie per ciò che i lampi e i fulmini rivelavano quando illuminavano i cieli e le nubi del loro bianco spettrale.
Enorme.
Era enorme.
Così enorme, che sembrava una nave ammiraglia atlasiana, i fulmini potevano benissimo essere delle nuove armi sperimentali messe a punto dall'esercito della città volante, e i tuoni gli eco del bombardamento che quella costruzione bestiale scatenava contro la superficie terrestre.
Ma non era una nave.
E cazzo, quanto avremmo voluto che lo fosse.
L'enorme massa nera si avvicinò, parzialmente nascosta dalle nubi, fino a quando una gigantesca testa scura non emerse dalla tempesta.
In un primo momento fu illuminata solo dalla luce dei suoi stessi occhi, enorme sfere gialle come soli, senza pupilla e circondate dal terrificante alone rossastro tipico di ogni grimm.
Poi un flash bianco illuminò l'area circostante, e mi sentii sprofondare negli inferi più profondi, il mio cuore si fermò e ripartì più veloce di prima, così veloce da farmi male al petto.
Dalle fila dei mercenari si levò un unico gemito di orrore, quando il lampo illuminò la faccia della mostruosità.
In tutta la mia vita mi ero ritrovato a provare paura diverse volte, ma non dimenticherò mai quei lunghissimi istanti.
Non dimenticherò mai l'enorme testa di lupo, grande come un dirigibile, che emerse dal manto di nubi puntando dritto verso la base conquistata.
Testa di lupo, testa di lupo la cui parte superiore era coperta da una gigantesca maschera biancastra tipica dei grimm, attraversata da venature rossastre che si raccoglievano attorno agli occhi e sulla fronte, dove un enorme neo rossastro sembrava scrutarci come un terzo occhio.
E sotto la maschera, una gigantesca bocca irta di denti grandi come camion messi in verticale, così perfetti nelle loro forme affilate e appuntite che non riuscivo nemmeno a distinguere quali fossero i canini.
Probabilmente erano tutti canini.
Quella creatura del resto non aveva bisogno di cibo, non aveva bisogno di una dentatura normale, aveva solamente bisogno di uccidere, di uccidere il maggior numero di persone possibile, e con denti così, non avrebbe avuto difficoltà a sventrare un'aereonave militare in un singolo morso.
Era diverso dai normali grimm, per dimensioni e per tutto.
Non era solo in bianco e nero, il suo muso era ricoperto da una pelliccia argentata, che scendeva lungo il collo fino ad incontrare delle squame nere che facevano risaltare ancor di più il suo colore chiaro, che assumeva un biancore quasi spettrale.
Sì, squame, squame e pelliccia.
Un serpente, un enorme serpente con la pelliccia ed il muso da lupo stava fluttuando attorno alla base, portando con se la tempesta.
Il tuo innaturale corpo allungato era diviso da sezioni di peli grigi come nubi cariche di pioggia, e squame scure come l'inchiostro: quattro sezioni di squame e quattro di pelliccia dalla lunghezza chilometrica.
Per ogni sezione di pelliccia, un anello osseo spuntava sul dorso della bestia come se la pelliccia fosse della carta da parati da tenere attaccata al muro prima della visita dei parenti, erano lisci e bianchi come neve, e si espandevano sulla pancia del mostro con delle ramificazioni simile a costole.
Dello stesso colore era anche l'unica e allungata sezione d'osso che si estendeva sulla punta della coda, risucchiandola come un cono, e dalla cui estremità fuoriusciva un gigantesco cespuglio argentato, dalla forma ovale, ricordava un sonaglio.
In seguito lo avrei giudicato un particolare stranamente accessorio per una creatura progettata solo per uccidere e sopravvivere per uccidere più a lungo.
Ma lì per lì non giudicai nulla.
Fissai il mostro, lo fissai nei suoi giganteschi occhi lavici.
Fissai il grimm che guidava la tempesta contro di noi come il comandante di un esercito.
Fissai il grimm.
Fissai il grimm e piansi.
Fissai la morte.
La morte era arrivata per me.
La fissai e piansi.

Ion il morto.


 
Nota dell'autore
Anche oggi si ringrazia 
Thanos 05 per il disegno del grimm, che con questo disegno raggiunge l'apice del suo lavoro per questa storia assieme a tutte le correzioni e proposte fatte, e a costo di sembrare ripetitivo ricordo anche questa volta del suo spin off DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster sul passato del team dal nome meno politically correct di sempre.
Per quanto concerne il personaggio di Nissa, è un OC invece di 
Aladidragocchiodiluce, che ringrazio a sua volta per tutto l'aiuto dato durante la storia, che ormai si appresta alle sue battute finali.
E ovviamente ringrazio anche voi lettori e recensori che avete scelto di seguire la storia di Ion nonostante la durata e gli enormi tempi intercorsi da un capitolo all'altro e dal primo ad adesso.
Spero di poter godere della vostra compagnia anche per gli ultimi capitoli, a presto quindi!

 

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Capitolo 49
*** Capitolo XLIX ***


Capitolo XLIX


Hai presente quando non puoi fare a meno di ricordare qualcosa, anche se ti fa malissimo ricordarla?
Ecco, questo non è il caso, ho vissuto benissimo fino a una settimana fa facendo a meno di ricordarlo, ma no, sei dovuto entrare in casa mia e tirare fuori questa informazione dalla mia mente, non hai un minimo di pietà?
Cosa? È stata una mia idea? Ovvio! Ma quale assistente che non si rispetti sa quando è il momento di guardare in faccia il suo datore di lavoro e dire “No, non sei pronto per questo”?
Ah è così adesso non sei nemmeno il mio dottore?
Beh su questo non avevo dubbi visto il tuo continuo attentare al mio benessere psicofisico, coniglio nero del malaugurio!
Dovresti ringraziarmi che non ti decurto lo stipendio! Sì Deryck, lo so che zero meno qualsiasi cifra fa sempre zero, so contare anch'io sai?
Uff... ok perdonami, credo che tutto questo riportare alla mente cose dolorose, cose terrificanti, o cose dolorose e terrificanti assieme non mi stia facendo bene.
Voglio dire, da quando abbiamo iniziato questo racconto ho rivissuto parecchi ricordi spiacevoli... ma questo li batte tutti, mai in tutta la mia breve e insignificante esistenza mi ero sentito così oppresso da un mostruoso, ineluttabile, schiacciante senso di terrore, di inutilità, di... tutto.
Ho detto di aver vissuto bene per anni senza pensarci, ma mentirei se non dicessi che credo di risentire ancora in qualche modo degli effetti di quell'incontro terribile... o di tutti quanti messi assieme.
Ci sono momenti, in cui quando sono da solo con me stesso, non posso fare a meno di sentirmi come se tutto quello che ho sia destinato a sfuggirmi di mano, forse per mano di uno strafottuto mostro lupo gigante che vola e caga fulmini dalla bocca, forse per un banale incidente d'auto.
Eh, certe ferite nemmeno il tempo sa guarirle, ed io non mi sono mai voluto prendere la briga di quanto fosse grave la loro entità, posso definirmi una persona normale Deryck?
No? Grazie di nulla amico mio.
Ma non hai tutti i torti, questa paranoia mai sopita e che ogni tanto torna a tormentarmi non è qualcosa che dovrebbe essere lì... sai che credo di avere una lieve fobia dei temporali?
No, nulla di spassoso, non urlo quando sento i tuoni, né mi nascondo sotto le coperte a sperare che finisca... ma non manco mai di portarmi un ombrello dietro quando esco, dovesse anche essere il giorno più soleggiato del mondo io terrò sempre quell'ombrello dietro il sedile dell'auto, e quando capiterà di piovere, e ci sarà un po' di vento, e si possono avvistare dei flash biancastri all'orizzonte, non posso fare a meno di stringere a me quel fottuto ombrello come se fosse uno scudo neanche fossi una vecchietta che ha paura di tirare le cuoia una volta per tutte.
Ogni. Singolo. Giorno.
Ma considerando quanto ho passato direi che tutto sommato una lieve e forse nemmeno fobia dei temporali ed un occasionale senso di inquietudine sono ben poca roba rispetto a tutto quello che poteva capitarmi fra il perdere la vita o il rimanere orribilmente mutilato.
Insomma, per certi versi potrei dire di essermela cavata a buon mercato, certo, meglio sarebbe stato se non avessi avuto niente da cui cavarmela a buon mercato o meno.
Ma qui... sto divagando, e comunque di queste cose più che con te dovrei discuterne con il mio analista.
Veniamo a ciò che tutti si stanno chiedendo... cosa è successo dopo? Come fece Ion a sopravvivere al drako, una delle creature di morte più rare (e menomale) e pericolose che ci siano?
Questo nemmeno Ion lo sa, sinceramente.
E con altrettanta sincerità devo confessare che ancora oggi faccio fatica a mettere ordine negli eventi, quello che accadde su quella collina fu così veloce e così devastante che se i miei occhi sono riusciti a registrare qualcosa di più di quanto mi sto accingendo a descrivervi, probabilmente il mio cervello ha avuto il buon senso di cancellare il tutto.
Grazie cervello, allora mi vuoi bene almeno te.
Scusate, scusate, cerco di stemperare il nervosismo.
Il punto è che è... molto fatico pensarci.
La morte, mai come allora l'avevo avvertita così vicina, così vivida, avevo superato vari scontri e varie situazioni più che mortali, ma lì potevo sempre contare su qualcosa, la mia semblance, i miei amici, le forze dell'ordine che tanto ero abituato a insultare, una via di fuga la trovavo sempre.
Ma con Beacon avevo imparato che per quanto fossi bravo a scappare, ciò non sarebbe contato nulla in un mondo dove non c'erano più luoghi sicuri per nascondersi.
Dopo la caduta dell'accademia avevo vissuto con il terrore che come allora, sarebbe arrivato qualcosa che avrebbe abbattuto qualsiasi muro dietro il quale potessi nascondermi, che avrebbe annientato qualsiasi esercito in cui mi sarei rifugiato.
Prima chiamavo questo terrore paranoia, ma quando vidi il drako, dovetti chiamarlo realtà.
Drako.
Questo è il nome di quel grimm, di quella personificazione della morte che aveva deciso di punirmi per i miei peccati, inseguendomi in testa ad un'armata di nuvole nere, cavalcando la tempesta e scuotendo la terra con il suo ruggito.
Ricorderò per il resto della mia vita l'orrore che provai nell'averlo davanti agli occhi, nella consapevolezza di aver trovato quel mostro a cui non sarebbe importato dove mi sarei nascosto e quanti uomini ci avrebbero diviso: lui avrebbe abbattuto ogni ostacolo e mi avrebbe trovato, avrebbe privato questa piccola pulce di ogni nascondiglio e l'avrebbe schiacciata, se non lui, gli altri grimm che popolavano una Remnant sempre meno sicura.
E questa consapevolezza, signori miei, era più terrificante di qualsiasi zanna affilata, occhio senza pupilla e innaturale accoppiamento fra lupo e serpe.
Se dopo Beacon la gente era convinta che il mondo fosse prossimo alla fine, che presto sarebbe giunta l'apocalisse, lui doveva esserne l'araldo.
Un araldo grande come un titano, e la tempesta era il suo esercito.
I momenti che seguirono permangono ancora nella mia mente, confusi, ridotti a immagini distorte, irregolari e non consequenziali.
Vorrei tanto poter dire che riuscimmo ad ammazzarlo, che salvammo Remnant da quell'essere mostruoso, ma successe tutt'altro che quello.
Vorrei anche poter dire che riuscimmo ad opporre resistenza, a farci valere, a tenere alta la speranza del genere umano ed altre stronzate lì, ma così non fu.
Il drako agì come il dio della morte che era, spalancò le immense fauci, e il suono che fece non lo scorderò mai: grave come un ululato, ma fischiante come un sibilo, più forte del vento e dei tuoni, mi tenni le orecchie come se stessero per esplodere, pregando gli dei che tanto rinnegavo e rinnego tutt'ora di porre fine all'incubo.
Ovviamente, se li rinnego ancora, un motivo c'è, cioè che da loro non venne nessuna risposta, non che ne fosse mai giunta una prima di allora, non che io credessi in loro, eppure, supplicai a mente il loro aiuto, aggrappandomi a quell'unica e patetica speranza che mi rimaneva.
Ma cos'è una patetica fantasia da bambino di fronte alla mostruosità del mondo reale?
Perché certamente le mie preghiere o quelle di chiunque altro non servirono a niente contro il grimm, non servirono a niente quando il drako calò su di noi come un castigo celeste.
Non servirono a molto nemmeno i proiettili di polvere che gli spararono contro come dei disperati, e non servì l'eroismo di chi gli si lanciò addosso provando ad infilzarlo, non che abbia la certezza che sia successo, visto che mi trovai presto a dargli le spalle.
Ma farlo non mi salvò dall'orrore, il drako era più veloce di me e più veloce dei miei stessi occhi.
Si lanciò sul piccolo esercito, senza però fare nulla di particolarmente eclatante.
Non sparò un raggio fulminante dalla bocca, non fece spuntare delle zampe dalla sua coda per metà di squame e per metà di peli, non avvolse l'intera base fra le sue spire per poi stritolarla e demolirla.
No, si limitò a volarci sopra, come se fossimo poco più che scarafaggi.
Non aveva bisogno di impegnarsi ad uccidere: la tempesta fece tutto per lui.
Come un mantello di tenebra e morte, le nubi scesero su di noi assieme al drako, avvolgendone il corpo come un'armatura e da esse violentissime scariche elettriche si riversavano sulle file della Compagnia, fulminando, incendiando, carbonizzando qualsiasi cosa sul loro cammino.
Erano fulmini, fottuti fulmini, un'immensa rete elettrica che avvolgeva il corpo del mostro e sterminava ogni forma di vita in sua prossimità.
Io gli avevo dato le spalle, e non vidi il drako calare sulla base abbandonata come uno tsunami, non vidi il suo percorso né se si fermò a divorare qualcosa, ma nella mia corsa, ovviamente con la semblance rigorosamente attiva, vidi quello che bastava.
Sentii le urla di chi moriva fulminato e veniva lasciato a terra con la pelle annerita e il corpo agonizzante, vedevo gente dalle braccia, la faccia, il torso e qualsiasi altra parte del corpo elencabile coperta di nero e spaccata in più punti volarmi davanti come un burattino dai fili tagliati.
Non si sfuggiva ai suoi fulmini, ma per persone come me la morte sarebbe stata istantanea, il colpo avrebbe distrutto la nostra aura all'istante e la nostra vita subito dopo, ma chi era veramente forte, non moriva subito, la sua aurea ammortizzava un po' il colpo, abbastanza da non farlo morire, ma troppo poco per permettergli di vivere.
Mai prima di allora provai così tanta pena per i combattenti.
Nella mia forma intangibile, correvo in mezzo all'abisso di morte, mentre corpi dai volti noti e meno noti mi vorticavano attorno prima di cadere esanimi a terra.
Scavalcai, anche se potevo tranquillamente passarci attraverso, un corpo che ricordava molto quello di Florent, con la coda dell'occhio vidi la famigliare veste scura di Bercen volarmi sopra con il fianco sinistro disintegrato dal fulmine, e da qualche parte udii lo sbraitare autoritario di Crox e il latrare di decine di lupi, prima che le nubi avvolgessero l'intera zona e facessero calare un oceano di nebbia e silenzio su tutti noi.
Beh, silenzio relativamente parlando, sentivo ancora le voci, le urla, il suono della pioggia e delle pozzanghere, ma il tutto era come ovattato, come se stesse succedendo in una camera chiusa alla cui porta avevo appoggiato l'orecchio.
Pensai a Beacon, quante discussioni origliate nei corridoi, passando da una stanza all'altra?
Ma ora non ero a Beacon, ora ero nel reame della nebbia e della morte, della tempesta e della paura.
Ma io ero Ion, Ion lo l'Intangibile, Ion lo Spettro, Ion il Ladro.
Chiusi gli occhi, li chiusi come solo un bambino terrorizzato dal mostro nell'armadio saprebbe chiuderli, o come un orfano di Mantle che rovista nella sporcizia cercando di non pensare a cosa sia quell'oggetto dalla consistenza umida e scomposta su cui ha poggiato la mano destra.
E corsi, corsi lasciandomi alle spalle il reame della nebbia e della morte, e della tempesta e della paura, le mie orecchie divennero sorde ai fulmini, alle urla, a quel verso a metà strada fra l'ululato e il sibilo.
Li riaprì nel buio totale, no, non erano le mie orecchie ad essere diventate sorde, era il mio corpo ad essere entrato nella viva roccia che componeva la grotta di cui avevamo attraversato il passaggio segreto.
Avrei dovuto preoccuparmi del fatto che se avessi esaurito la mia aura, già non al top, al suo interno sarei potuto morire in maniera veramente patetica, intrappolato in mezzo a strati e strati di roccia fino al soffocamento.
Ma al momento la mia mente terrorizzata pensava solo ad allontanarsi dalla morte fatta grimm, allontanarsi il più possibile, il più rapidamente possibile ed il più efficacemente possibile.
Quindi richiusi gli occhi e continuai a correre, a correre fino a quando non tornai a sentire i suoni.
Quando tornai a sentire, rimpiansi di non essere rimasto a sicuro in quell'utero di roccia, protetto dal male del mondo e da quel grimm così ansioso di mietere vite, ma la mia sanità mentale non era così compromessa dal concepire seriamente un simile approccio, così come non avrebbe concepito di tornare nel passaggio segreto, perché anche ammesso che quel grimm non potesse per ovvie ragioni entrare al suo interno, non era detto che non avrebbe trovato il modo di farmi del male in altri modi... o che non avesse un'armata infernale di grimm alle sue spalle.
No, non feci nulla di tutto questo quando uscii dalla roccia, mi limitai a riaprire gli occhi e a godermi la caduta.
Schizzai fuori dalla parete rocciosa della collina, e da lì precipitai nella foresta.
Atterrai, non fu un atterraggio scomodo, non mi rotolai fra le foglie e nel fango, grazie alla mia semblance era come se la gravità influisse sul mio corpo in maniera molto relativa.
La disattivai, lo feci inconsciamente, perché qualche piccola parte di me, quella che non aveva dormito durante le lezioni, aveva appreso bene quanto fosse importante non sperperare la propria aura e tenere la semblance per le emergenze, ed io l'avevo usata per quasi tutta la battaglia senza alcun criterio.
Guardai in avanti, e non mi feci domande sugli alberi piegati, anzi sradicati dal vento, o sui fulmini che bombardavano la collina come una batteria di artiglieria.
Non ne avevo bisogno, tutto era così orrendamente chiaro: la morte, in testa alla sua schiera di nubi nere era arrivata per noi.
Udii rumori di passi ed urla, i mercenari della compagnia dovevano essere fuggiti di fretta e furia dal passaggio segreto, ed a giudicare dalla frequenza e dall'intensità dei fulmini, il drako stava approfittando di quella sciocca concentrazione di esseri umani per bombardarli con maggior efficienza.
Non volli vedere, e di certo non corsi indietro ad aiutarli.
La luce dei tuoni illuminava la notte, ammesso che fosse veramente notte e che non fossero le nubi del nostro mostruoso inseguitore ad essere così fitte da aver oscurato il sole e soffocato i suoi raggi.
Con la coda dell'occhio terrorizzato catturai delle fiamme in lontananza, se i fulmini non avessero ucciso i fuggitivi ci avrebbe pensato l'incendio, o il fumo, o l'inevitabile branco di grimm che quella massa di persone disperate avrebbe presto attirato.
Compresi che unirmi agli altri mercenari avrebbe solo incrementato le possibilità di un mio decesso, ancora una volta dovevo fare da solo, la morte fatta grimm mi aveva privato del mio nascondiglio.
Ma ero comunque saltato fuori dallo stesso lato dove era presente il passaggio, e le voci di altri esseri umani si facevano sempre più vicine.
Mi sforzai di non ascoltare i lamenti e le imprecazioni e proseguii in mezzo agli alberi, i cui rami secchi sembravano indicarmi con dita ossute e accusatorie.
Ion il fuggitivo.
Ion il codardo.
Ion lo spacciato.
Vedevo i loro volti di legno marcio contorcersi e ghignare, vedevo le loro bocche spalancarsi quando la luce dei lampi proiettava un ombra terrificante sui loro visi.
Le foglie secche che calpestavo sembravano ridere di me con i loro scricchiolii simili a risa, e sentivo come se tutti i rumori della foresta appartenessero a spettrali creature intenzionate ad annichilirmi.
I passi degli uomini in fuga suonavano come il galoppo di una battuta di caccia, i tuoni come la punizione celeste che voleva abbattersi su di me.
Mi sembrò di essere passato al regno dei morti, solo che non me ne ero ancora accorto.
Sfrecciai in avanti inciampando su un tronco abbattuto, che un tronco abbattuto non era affatto.
Caddi di faccia, immergendo il viso nel fango, mi rialzai, e pulii lo sporco con una manica.
Poi mi girai verso il tronco per punirlo, lo avrei infilzato e percosso con Mizerie finché non mi sarei sentito soddisfatto.
Ma un tronco non era.
Era un corpo, un corpo con la divisa della compagnia.
Com'era possibile?
Si erano allontanati così rapidamente anche senza passare in mezzo alla roccia come me, la paura aveva messo le ali ai loro piedi a tal punto?
Ritrovai la lucidità e mi assicurai che fosse morto.
Lo era, la schiena annerita evidenziava l'operato del drako contro cui non aveva potuto fare nulla, per non parlare della sua faccia.
<< Sfido a non avere un'espressione simile dopo essersi beccati un fulmine sulla schiena, ahah! >>
Mi tirai uno schiaffo da solo per soffocare quella risata nevrotica salita su da chissà quale profondità oscura del mio essere: mettersi a ridere in situazioni in cui non c'è nulla da ridere sono il primo passo verso la pazzia.
Ahah!
Mi guardai attorno, e notai che quel corpo non era l'unico a giacere nel fango, no, almeno cinque poveracci erano passati di lì prima che il fulmine calasse su di loro, e se dal cielo di pece non era emerso nessun drako a finirmi era solo perché dovevano esserci gruppi più corposi a cui dare la caccia.
Tirai un calcio al tronco e iniziai a camminare rapidamente nel fango, e notai di essere passato dalla foresta alla palude, non avevo idea di quanto dovevo aver corso, ma di certo non ero stato l'unico.
<< Beh, a chi verrebbe in mente di fermarsi con un grimm sparaful- >>
Mi morsi il labbro, anche parlare da solo era indice di scarsa sanità mentale, giurai di non parlare più.
Il fuoco e i fulmini illuminavano la notte, ma la loro frequenza era diminuita... ormai ne rimanevano pochi vivi.
Mi addentrai nell'odiata palude con Mizerie alla mano, e subito la mia lama incontrò il collo di un beowolf che aveva avuto la pessima idea di provare a sorprendermi nell'ombra, ed io non me ne accorsi fino a quando la mano non saettò da sola verso il suo collo.
Per poco Mizerie non mi scivolò di mano, tanto ero fradicio dalla testa ai piedi, la pioggia non mi dava tregua.
Mi girai verso la carcassa, non era un beowolf, era un white fang in fuga, e dal momento che il cadavere mi stava dando la schiena, forse nemmeno mi stava attaccando.
Poco male, ahah!
Il silenzio, eccetto lo sfrigolare delle fiamme e il martellare seppur attenuato dei fulmini, sembrò calare su tutta la palude.
E Oum, era quasi peggio che non di quando c'erano le urla e i tuoni.
Ma non era destinato a durare.
Un urlo squarciò la quiete notturna, seguito da un altro.
E un altra ancora.
Provenivano dalla palude, la stessa dove avevo avuto la pessima idea di proseguire.
I tuoni illuminavano per brevi lassi il paesaggio, consentendomi di vedere la massa di fanghiglia e acqua sudicia dove mi ero di nuovo immerso fino alle caviglie.
Un altro urlo.
Puoi il suono di un tonfo.
Strinsi forte Mizerie, e intinsi la sua lama nell'acqua sudicia.
Non sapevo se i grimm fossero in grado o meno di percepire l'odore del sangue, come al solito il dubbio derivante dal mio non essere stato questo grande studente mi spingeva ad un approccio più cauto.
Lavai via il sangue, del tutto dimentico che dei grimm potevano benissimo annidarsi sotto l'acqua sporca proprio dove avevo appena immerso la lama cosparsa del liquido rosso.
Altro errore da parte di Ion.
Ormai ogni forma di buon senso da parte mia era evaporata nell'orrore di quella notte.
Avanzai con Mizerie in pugno, pronto a tempestare di fendenti ogni tratto d'acqua sudicia che non mi fosse andato a genio.
Non ce ne fu bisogno, un altro tronco abbattuto emerse davanti a me.
Un tronco abbattuto dall'aria familiare.
<< Ion... >>
Rinsaldai la presa sull'impugnatura.
<< Laszlo? >>
Maledii il buio avvolgente che ci circondava, finché non mi ricordai di avere uno scroll nella tasca.
Lo sfilai ed attivai la funzione torcia, sì, era Laszlo, e non versava in buone condizioni.
Il volto ripiegato verso il basso e la schiena appoggiata su un tronco marcio che emergeva orizzontale dalla superficie dell'acqua, i suoi occhi fissavano l'acqua sporca mentre un filo di saliva rossastra scendeva dalle sue labbra rotte.
A parte quello non mostrava altre ferite, certo, seduto com'era, potevo vedere il suo corpo solamente dal busto in su.
Chiamò il mio nome solo una volta, poi dalle sue labbra emerse un sibilo scomposto.
E nient'altro.
<< Laszlo...? >>
Respirava, prova ne era quel fischio misto a saliva che continuava a fuggirgli dalla bocca.
Ma per il resto era inerte.
Ero terrorizzato.
Come era arrivato lì prima di me?
Che avessi sbagliato qualcosa io? Che fosse semplicemente vicino al passaggio quando il grimm aveva attaccato e che avesse deciso di tagliare la corda il prima possibile?
E sopratutto, dal momento che non avevo visto nessun fulmine piombare sulla palude, cosa lo aveva ridotto così?
I miei occhi si sbarrarono dall'orrore.
Fulmini.
Mai stare in mezzo all'acqua durante un cazzo di temporale, specie se pilotato da un drako!
Il mio cuore mise a battere forte come mai prima di allora, e feci per correre verso Laszlo e salire su quel tronco, al riparo dall'acqua.
Ed il vero orrore venne fuori all'ora.
Iniziò tutto con uno sciabordio fra me e Laszlo, poi un risucchio.
E inspiegabilmente, il corpo di Laszlo venne giù.
Di colpo.
Un piccolo vortice prese il suo posto, e poi una testa nerastra emerse dall'acqua.
Urlai, urlai con tutta la mia anima quando un enorme corpo allungato reso lucido dall'acqua emerse dal sudicio stagno, dei lunghi arti palmati presero posizione davanti a me mentre il viso tumefatto di Laszlo spariva in fondo alla gola nerastra del mostro, fino a quando una fila di piccoli denti scuri e di enormi labbra nerastre non chiuse il sipario su quell'orribile scena.
Ero talmente impegnato a perdermi in quei rotondi occhi da rospo che venni preso di sorpresa quando il terribile fischio che il choker emette quando strangola le sue vittime uscì fuori dallo stretto imbuto della sua gola.
Era acuto, e assordante, ricordo di essermi portato le mani alle orecchie e di essere saltato all'indietro per sfuggire a quel suono infernale.
Il fischio si attenuò, presto sostituito dal suono di ossa fracassate.
Alzai lo sguardo troppo terrorizzato per crederci, osservando il lungo ed esile collo del choker trasformarsi in una grossa sacca nerastra che faceva aderenza con il corpo della sua vittima.
Ed il peggio non fu vedere la sagoma di Laszlo perfettamente ricalcata dalla pelle sudicia del grimm, ma notare il movimento del petto e della bocca, stava respirando ancora, e il fatto che tenesse le labbra così distanziate suggeriva che avesse la bocca aperta.
Non usciva alcun suono, e non avevo idea se stesse urlando, piangendo o cercando di respirare fino alla fine.
Poi un suono viscoso, gli anelli smisero di stringere la vittima e il corpo venne spinto nell'ampio petto del choker, che come se fosse fatto di gomma, si gonfiò all'istante, mentre le varie costole invertite iniziavano a fare pressione per immobilizzare la preda.
Vomitai, come mio solito non resistetti alla tentazione di svuotare lo stomaco davanti ai miei nemici.
Il volto perfettamente rotondo del choker mi fissava con i suoi occhi a biglia, la sua fila di piccoli e appuntiti sembrava un ghigno crudele rivolto a quella creatura patetica che aveva davanti agli occhi.
E aveva ragione.
Mi voltai e corsi via, per nulla intenzionato a tirare un vecchio amico fuori dalla sua prigione di carne sudicia e morte, per nulla intenzionato a vedermela contro un grimm pur essendo un cacciatore.
Non feci nemmeno dieci passi che il choker scattò in avanti come un siluro, in un attimo mi trovai a gambe all'aria e caddi nell'acqua marcia.
Finii a mollo nell'acqua, prima che una codata mi prendesse in pieno mandandomi a schiantare contro lo stesso tronco marcio dove prima era appoggiato Laszlo.
Sentii l'impugnatura di Mizerie scivolarmi di mano mentre un dolore acuto si propagava lungo la mia schiena, ringraziai di aver imparato almeno ad usare l'aura per attutire il colpo, o come minimo mi sarei ritrovato paralizzato o spezzato in due come il ramo di un albero.
Avvertii uno spostamento alla mia destra, e attivai la semblance prima che succedesse il peggio, venni attraversato da una grassa massa nera mentre un violento tonfo faceva saltare via il relitto d'albero qualche metro più avanti.
Affondai nella melma alla ricerca di Mizerie, fortunatamente la mia semblance mi permetteva di vedere chiaramente sott'acqua, malgrado il sudicio, o almeno così sarebbe stato se non fosse per il fatto che era buio pesto.
Ci impiegai qualche secondo di troppo, fino a quando un lampo illuminò il cielo e la terra, rendendo visibile anche ciò che si celava sotto la superficie dell'acqua, trovai Mizerie e ridiventai tangibile per raccoglierla.
L'attimo subito successivo a quello in cui strinsi l'impugnatura fra le mani, una seconda violenta codata mi colpì sullo stomaco spingendomi in avanti, ma sta volta evitai lo schianto attivando in tempo la mia semblance.
Mi fermai accanto ad un grosso albero che affiorava dalle acque paludose e salii sulle sue radici, schiena contro il tronco e Mizerie rivolta in avanti.
Il choker non si fece attendere, in un istante la sua ingombrante sagoma grassoccia emerse dall'acqua, con il corpo ancora gonfio del pasto, che aveva ormai smesso di dimenarsi.
Fissai il grimm negli occhi, che di rimandò fece uscire la lunga lingua pallida per sibilarmi contro, per poi tornare ad immergersi parzialmente e girarmi attorno.
Doveva essere vecchio, e abbastanza intelligente.
Se prima era certo di avere davanti una preda facile doveva essersi ricreduto, o almeno questo avrebbe spiegato il perché avesse smesso di lanciarmisi addosso come un siluro.
Adesso pareva più interessato a studiarmi con i suoi enormi occhi a biglia, ed io feci altrettanto.
Non sia mai che un grimm mi batta per intelligenza.
Fedele alla mia indole cercai subito una via di fuga.
Palude, palude, ancora palude.
Se avessi attivato la semblance avrei potuto correre via, ma per quanto?
Sarei arrivato a destinazione in tempo o mi sarei accasciato senza forze nella palude?
Da solo, al buio, senza forze.
Una prospettiva talmente terrificante che neanche osavo scappare.
Focalizzai lo sguardo sull'ambiente.
Era buio pesto, e l'unica illuminazione era fornita dai lampi che a cadenza irregolare illuminavano il cielo.
Lo scroll era andato quando il choker mi aveva mandato a schiantare, e di certo non avevo il tempo di mettermi a cercarlo adesso.
Però, i fulmini avevano scaricato un piccolo incendio in lontananza, e se si fosse espanso abbastanza avrei potuto vedere arrivare gli attacchi del mio orrendo aggressore.
Certo, a sopravviverci per così tanto tempo...
Rinsaldai la presa sull'impugnatura e la puntai verso il mio nemico, prima le vie di fuga, poi l'ambiente, adesso rivolsi li sguardo al choker.
Era enorme, ma la presenza di Laszlo al suo interno doveva rallentarlo, appesantirlo, ipotizzai che il grimm non avrebbe potuto ingoiarmi fintanto che il cadavere del mio vecchio amico era al suo interno, e non sembrava proprio che lo avrebbe digerito tanto presto, o almeno era quello che speravo.
Se i grimm fossero animali come tutti gli altri, il choker si sarebbe ritenuto soddisfatto della caccia e si sarebbe messo comodo da qualche parte a digerire.
Ma i grimm non sono animali più brutti della media, sono mostri con il solo scopo di portale dolore, rovina e morte al genere umano.
E fintanto che il choker avrebbe creduto di essere in vantaggio, anche se non poteva ingoiarmi, non si sarebbe fermato senza lottare con le unghie e con i denti.
Avvolgermi la lingua al collo per strozzarmi, percuotermi con la coda e le zampacce palmate, schiacciarmi le costole prendendomi a testate con il suo capo ossuto, cose che ipotizzai avesse fatto con il povero Laszlo prima di mangiarlo vivo.
E che adesso avrebbe fatto con me.
Respirai e presi posizione.
Non potevo abbandonare il mio rifugio, farlo sarebbe significato entrare nel regno del choker, e nel suo regno potevo soltanto morire.
Cosa che non necessariamente valeva per lui se avesse deciso di attaccarmi, io lo sapevo e il grimm pure, per questo scattò contro di me.
Divenni intangibile, talmente sconvolto dalla sua velocità da non provare nemmeno a contrattaccare, la sua testata fece scricchiolare il legno e incurvare l'albero, la ritirò, ed io ne approfittai per tornare normale e contrattaccare.
Pessima idea, la sua coda saettò come una frusta e mi ritrovai in aria, poi in acqua.
Divenni intangibile prima di beccarmi un'altra codata e nuotai via.
Raggiunsi un altro isolotto, sta volta un pezzo di terra fangosa che emergeva dal fondale paludoso, solo per ritrovarmi il choker intento a nuotarmi attorno.
E sta volta non avevo le spalle coperte, l'attacco poteva avvenire da ogni parte.
Continuai a girarmi su me stesso nel patetico tentativo di seguire il percorso del grimm, fino a quando non decise di scomparire sotto le acque.
Tremavo, ero consapevole che questa volta potevo solo o lottare o morire.
E a lottare facevo abbastanza pena.
L'acqua gelida faceva battere i denti, mentre la luce andava e veniva impedendomi di individuare l'avversario.
Mi concentrai sull'udito, e appena udii lo sciabordio dell'acqua mi resi intangibile.
Senza nemmeno guardare, aspettai di sentire un secondo suono d'acqua che si increspava, e così individuai dove il grimm era caduto, ovviamente dopo essermi passato in mezzo.
Appesantito un par di coglioni.
Aspettai che ripetesse l'azione, e nel momento esatto in cui saltò per passarmi attraverso di nuovo, io scattai dal lato opposto e raggiunsi l'albero più vicino.
Tornai tangibile e ci saltai sopra, lasciando che la corteccia mi graffiasse le mani e che il sangue macchiasse l'albero.
Nuovo sciabordio.
Il grimm si lanciò fuori per prendermi, ed allo stesso tempo io mi lascia cadere.
Lo oltrepassai ed atterrai in piedi grazie all'intangibilità, tornai tangibile e feci scattare Mizerie in un attacco diagonale dall'alto verso il basso.
Il grimm, spinto all'indietro dal contraccolpo contro l'albero ebbe appena il tempo di girarsi che la mia lama gli finì addosso.
Scattò all'indietro, non senza che un lieve squarcio si aprisse lungo il suo petto, spezzando a metà una delle costole che usava per comprimere la preda.
L'albero già mezzo sradicato crollò all'indietro, mentre il choker sibilò iroso, la sua lingua saettò fuori dalla bocca riversando un misto fra saliva e acqua sudicia nello stagno, mentre il sangue cominciò a fuoriuscire dalla ferita.
Non era il suo, lo sapevo bene.
I grimm non sanguinano.
Scattai indietro prima che sollevasse la coda per colpirmi, ma il grimm anticipò la mia idea, si tuffò in avanti e mi centrò al petto con una testata più forte di un colpo di cannone.
Sta volta fui io a schiantarmi contro un albero, la mia schiena fu attraversata da una nuova scarica di sofferenza, mentre Mizerie scivolava di nuovo via dalle mie dita.
Sputai sangue, ma ebbi la prontezza di attivare la semblance prima di essere preso in pieno da quella frusta viscida che chiamano coda, facendola scontrare contro l'albero.
Corteccia marcia venne sparata in aria come le schegge di una granata, mentre approfittai di quel momento di distrazione per allontanarmi di nuovo.
Ripescai subito Mizerie e mi misi in posizione difensiva, pronto a contrastare il grimm.
Ancora una volta ero in quella situazione dove terrore e adrenalina agivano assieme sulla mia psiche, portandomi a compiere scelte al limite del razionale.
Ma in realtà sapevo che il mio unico vantaggio consisteva nella momentanea lentezza del mostro dovuto al pasto, e se non lo avessi affrontato e ucciso adesso, sarei morto poco più tardi.
Ancora dolorante per la botta al petto e alla schiena, aspettavo soltanto un occasione per chiudere lo scontro in fretta.
Il mio attacco di prima mi aveva provato che ero in grado di ferirlo, il problema era come avvicinarmi senza farmi massacrare.
Mi lasciai di nuovo attraversare dal suo attacco, e tornai tangibile prima che potesse ritrarsi, ma la sua coda fu più veloce e Mizerie si ritrovò ad affettare l'aria.
Salta indietro, sfuggendo al suo contrattacco prima ancora che potesse concepirlo, e atterrai in mezzo a una macchia erbosa che emergeva dal liquido sporco.
I miei piedi non toccavano più il fondo, ero nei guai.
E questo il choker lo sapeva, schizzò in avanti muovendo il suo grasso corpo ondeggiante appena sotto la superficie dell'acqua, non feci in tempo a tornare intangibile che una frustata scagliata con la sua enorme coda mi fece finire sotto sopra, poi l'immensa appendice si avvolse attorno ai miei piedi, sollevandomi dall'acqua e schiantandomi più volte contro gli alberi vicini.
Attivai al meglio quel poco di aura che mi restava, sta volta senza mollare la presa su Mizerie, mentre il mio corpo veniva usato come palla demolitrice per distruggere piante e arbusti a volontà.
Un colpo sulla testa e iniziai a vedere bianco, a perdere sangue dal naso, a sentirmi come un unico ammasso di lividi.
Poi mi lasciò cadere in aria, roteai fra i rami scheletrici dei grossi alberi che come fari emergevano dai flutti, graffiandomi e ferendomi, per poi ricadere in acqua.
Mi ritrovai a galleggiare senza essere certo di appartenere più al mondo dei vivi o a quello dei morti.
Se ero vivo, era solo perché il mio avversario aveva ritenuto che sarebbe stato più divertente giocare con la sua preda.
Ma non lo avrebbe fatto per molto, non con un avversario che lo aveva ferito...
Iniziò a nuotarmi attorno, per poi avvolgermi fra le sue spire sudicie, non so con quale forza della mente mantenni salda l'impugnatura di Mizerie, unico segno della mia morente resistenza.
Cominciai a sentirmi sollevare, ma erano solo le spire del choker che si stringevano attorno a me, aprii gli occhi, accecato dal buio e dal sangue, il temporale era cessato, interrompendo la visione ad intermittenza della battaglia.
La mano palmata del mostro si sollevò su di me, imbrattandomi il viso di sporcizia mentre mi sollevava la testa.
In quell'inferno di oscurità solo la luce dei suoi occhi da grimm illuminava lo scenario.
Tirò la testa all'indietro, aprendo la bocca e scoprendo i denti, capii che mi avrebbe morso.
Questa sarebbe stata la fine di Ion Ascuns, massacrato a morsi da un grimm che era pure troppo sazio per lui, un dessert da consumare dopo la vera preda.
Ma si sa, è nei momenti in cui siamo ad un passo dalla morte che il meglio od il peggio di noi viene fuori.
Oppure restiamo semplicemente inerti ad aspettare la fine, ma questo non fu il mio caso.
Decisi che volevo vivere, che volevo vivere a qualsiasi costo, anche a costo di seppellire un'intera città io avrei continuato a vivere.
Un'intera città offerta in sacrificio agli dei, cos'era un singolo grimm per me?
Forse ero pazzo, forse solo spaventato, e credo più la seconda.
Anzi, la seconda, ero spaventato, troppo, pateticamente, inesorabilmente terrorizzato dalla prospettiva di morire per accettare di farmi sbranare.
Facendo appello a quei brandelli d'aura che mi restavano, attivai la semblance un attimo prima che la testa rotonda del choker scattasse in avanti.
Mi lanciai verso di lui, sorpassandolo, mentre un verso bestiale mi fece intendere che i suoi denti avessero trovato la sua stessa carne.
Strinsi Mizerie, la compagna che non avrei più abbandonato, e mi rivolsi verso il grimm.
Ma non avevo più forze, ero solo un patetico umano che lottava per vivere, non un'eroe che da un momento all'altro aveva trovato il potere di sconfiggere il male e salvare il mondo.
Nessun colpo finale o scoperta del potere dell'amicizia, ero talmente debole e intontito che prima ancora che la mia lama cadesse sulla testa liscia e ossuta del grimm, questi mi caricò con la forza di un toro.
Mi ritrovai la sua spalla nella bocca dello stomaco, e la mia schiena bestemmiò per la terza volta quando il grimm mi fece schiantare contro l'ennesimo albero da palude, un grosso tronco pallido che cresceva accanto ad un altro, tanto che a forza di competere per la terra le radici avevano finito per intrecciarsi, formando una curiosa biforcazione.
In un attimo il suo corpo, o più che altro la sua coda si avvolse attorno a me, mentre due occhi carichi di odio entravano nei miei.
Sta volta non voleva giocare.
Sta volta voleva solamente farmi male.
La coda non intrappolò i miei arti, ma intrappolò Mizerie contro il mio corpo, rendendomi inoffensivo.
Prima mi schiaffeggiò il viso con la mano palmata, poi aprì la sua enorme bocca rotonda e la attaccò al mio braccio.
Urlai, urlai come mai avevo urlato di dolore quando i suoi minuscoli denti aguzzi si chiusero sul mio esile arto.
Usai tutta la mia aura per resistere ma era appena sufficiente per salvarmi il braccio, non lo era invece per impedire ai suoi denti di entrare nella mia carne e alla pressione di frantumarmi l'osso.
Ero ceco, ceco per il buio, per il sangue, per il dolore e la paura.
Urlai, bestemmiai gli dei e scalciai contro il mostro che mi stava dando così tanto dolore, piangendo e sputando come un moccioso.
Mentre il grimm si divertiva a cercare di staccarmi il braccio destro dal resto del corpo però, ancora una volta il mio disperato attaccamento alla vita agì da solo.
La mia semblance non rispondeva, Mizerie era irraggiungibile, il braccio destro bloccato.
Fu in quel momento in cui ero certo di essere spacciato, mentre frugavo disperatamente nelle mie tasche per tirare fuori un'arma segreta per salvarmi da quell'inferno, che provai il vero odio.
Odio verso me stesso per essere così codardo, così debole, così inetto, odio verso il grimm che si sarebbe portato via il mio braccio, odio verso Drake, Caesar e Ozpin per essere entrati nella mia vita ed averla trasformata in un puttanaio.
Odio verso il mostro che quella sera era comparso portandomi a lottare contro un cazzo di choker, odio contro l'umanità così incapace di fare qualcosa a riguardo.
Odio irrazionale verso Brienne e i miei amici per non essere lì a salvarmi il culo, ma tutto sommato me lo meritavo, e quindi di nuovo odio verso me stesso perché ero in fondo l'unico vero artefice del mio destino, e non dovevo aver fatto questo gran lavoro visto dov'ero finito.
Rabbia, odio e paura, tre sentimenti molto forti, specie il secondo, sentimenti con cui spesso conviviamo o crediamo di convivere, ma che solo in momenti più unici che rari riusciamo ad avvertire in tutto il loro impeto.
E quel momento per me era arrivato, quel giorno quando fradicio, sanguinante e stremato stavo venendo mangiato vivo da un choker.
Non sarei mai stato un eroe della televisione, non sarebbero state le buone intenzioni, la speranza o un cuore puro a salvarmi di lì.
No, a farlo furono la paura, la rabbia e la disperazione.
Furono loro a guidare la mia mano sinistra a sfidare la stretta del choker, a lasciar perdere le tasche ed a frugare nella cintura.
Strinsi una piccola impugnatura a me familiare, quella di una lama liscia e fine.
Noapte, che assieme a Ghinion nel fodero vicino erano state le mie prime armi da combattimento, fino a quando l'arrivo di Mizerie non mi convinse a mettere da parte il loro utilizzo.
Ma non a buttarle, e fu questo piccolo accorgimento a salvarmi la vita.
Senza esitare, senza badare al dolore e senza preoccuparmi dello sguardo accecato dal sangue e dalle lacrime, sfilai la lama dal fodero, e con un movimento rapido e mirato, la infilai appena sotto la tempia del choker.
Fu un attimo, e mi trovai presto a cadere col culo sopra le radici mentre la testa di choker scattava all'indietro con un coltello conficcato nella mandibola.
Lanciò un verso disgustoso e prese ad agitarsi come in preda ad un attacco epilettico, schizzando sangue, saliva e liquido scuro sugli alberi, sull'acqua e sul sottoscritto.
Noapte rimase al suo posto, mentre un rumore di ossa scricchiolanti unite agli spasmi della mascella del choker mi suggeriva che avevo centrato il punto giusto dove infilzarlo.
Non persi tempo, con la collega praticamente morta, fu il braccio sinistro a fare il lavoro.
Afferrò Ghinion, la lama seghettata, e la immerse nella coda del grimm.
Liquido nero misto a sangue umano schizzò fuori a fiotti bagnandomi il viso e il petto, mentre il grimm urlò talmente forte che la mascella si aprì a novanta gradi, liquido scuro colò sui denti e potei intravedere la lama di Noapte all'interno del buco nero che era la sua bocca.
Non mi lasciai intimidire e continuai a tagliuzzare, fino a quando un manrovescio isterico non mi prese in pieno, mandandomi a cadere dall'altra parte della biforcazione.
Con un forte movimento del braccio nuotai all'indietro, notando che Mizerie aveva scelto di seguirmi, rimanendo appoggiata al mio petto.
Afferrai una radice e mi rialzai, appena in tempo per vedere la faccia del grimm piombarmi addosso.
Chiusi gli occhi temendo il morso finale, ma la mia faccia rimase illesa.
Li riaprii, venendo accolto dalla visione di un grimm furioso dal corpo troppo tozzo per passare fra i due alberi così vicini e dal rumore di corteccia che si sgretola.
Il foro che aveva aperto Noapte sul suo viso si era allargato, rendendo la sua bocca ancora più ampia e mostruosa di prima, cosa che fino al secondo prima avrei ritenuto fosse impossibile.
Continuava a urlare e caricare contro di me, devastando la corteccia degli alberi nel tentativo di liberare le sue lunghe braccia ed usarle per afferrarmi.
Non gliene diedi il tempo.
Sollevai Mizerie con il braccio buono mentre il grimm si dimenava e urlava tutto il suo odio davanti a me.
Poi calai l'arma, la calai una, due, tre volte, schizzando materia scura e sangue di uomo fino a quando il collo non fu per almeno tre quarti distaccato dal resto del corpo, e allora continuai a tormentare il suo tronco immobile.
A tormentarlo per più tempo di quanto fosse necessario, fino a quando non mi resi conto che almeno da mezzo minuto stavo affondando la lama di Mizerie nella carcassa di Laszlo, ormai irriconoscibile fra le ferite e l'effetto dei succhi gastrici del grimm.
Fissai il suo corpo steso di schiena in mezzo alla grossa V storta formata dai due alberi, immobile e freddo.
Notai qualche insetto di palude posarsi su di lui e iniziare a nutrirsene, non feci niente per scacciarli e lasciai il mio vecchio amico lì, morto, nella palude.
Raccolsi Noapte e Ghinion, infilandomeli delicatamente nei rispettivi foderi dopo aver cercato di ripulirsi sul tronco dell'albero, a cui avevo lasciata appesa Mizerie per tutto il processo, visto che il braccio destro pareva aver smesso di rispondermi.
Rimesse a posto le due lame, raccattai Mizerie e mi incamminai in mezzo all'acqua sudicia, trascinando la lama sulla superficie del fondale con quell'unico braccio buono che mi restava.
Rinunciai a cercare lo scroll, e continuai a camminare in avanti senza sapere dove stessi andando, aveva smesso di piovere, e lo stormo di nubi nere si era allontanato a nord, sebbene dentro di me fossi convinto che quello non sarebbe stato l'ultimo giorno in cui avrei visto quel grimm.
Quando le nuvole se ne andarono lasciando spazio alla luna e alle stelle, potei finalmente godere di un po' di tenue luce nel mio cammino.
Ricordo che ero appena emerso dalla palude quando una presenza eterea calò davanti a me, filtrando dalla parete di rami per andarsi a riflettere su un vecchio tronco segnato dai tarli, in particolare da tre grosse fosse che sembravano riprodurre un sorriso umano.
A differenza degli altri alberi, non stava ghignando delle mie sventure o sussurrando parole di morte alle mie orecchie, il suo sorriso era molto... affabile, troppo affabile.
Non so perché, ma guardarlo mi fece scoppiare a ridere.
<< Oh, ma che carino da parte tua farti vedere dopo tutto questo tempo! Che ne dici, maestro, sono stato bravo? >>
Caesar annuì con la sua testa legnosa.
<< Certo che potevi lasciarmi qualcosa in più... maestro... ho combinato un bel casino, lo sapete? >>
<< No, non mi riferisco ai fiori maestro... quelli li ho annaffiati, a modo mio... parlo di tutto il resto... >>
Comprensivo come sempre, Caesar mi sorrise.
<< Cosa devo fare, maestro? Perché mi avete fatto questo? Giusto, perché siete un bastardo! Siete? Sei! Schifoso ammasso di letame di Vacuo! Tu e quel mezzo robot lì! >>
Ascoltai la risposta del mio maledetto mentore, ma la trovai solo più enigmatica di prima.
Gli chiesi la strada, ma come al solito Caesar godeva nel farmi brancolare nel buio.
Quindi lo salutai dicendogli che avrei pisciato sui suoi stramaledetti fiori per la quarta volta se mai mi fosse capitato un giorno di passare per il suo piccolo magazzino, fra una lezione e l'altra.
Congedatomi, continuai a camminare in direzione della luce, trascinandomi dietro la mia lama di fiducia e un braccio destro ormai più morto che vivo.
Viaggiai a lungo, con il corpo dolorante in ogni suo punto, chiedendo indicazioni agli uccelli, ai girini e ai rospi della palude, che gracchiando con le loro boccacce mi ricordavano il grimm che avevo ucciso.
Però le ringraziai, e seguii le loro indicazioni.
Perdendo sangue e energia per tutto il tragitto, con la mente ridotta a una lattina vuota a caccia di luce da riflettere, camminai, camminai per ore ascoltando il chiasso degli animali, i sibili del vento, e cercando con la coda dell'occhio la sagoma del maestro in mezzo agli alberi.
Non ricordo per quanto tempo viaggiai, ma di sicuro ci misi così tanto che quando ero uscito le mie vesti si erano asciugate da un pezzo e varie macchie di sangue secco macchiavano il mio essere.
Ricordo di essere stato sfiorato dalla luce incerta di un'alba che non voleva saperne di sorgere quel giorno, ricordo di aver intravisto un campo coltivato e un gruppo di case.
Ricordo anche di aver sorriso con l'angolo della bocca, alla faccia di Caesar e del suo sorriso da faina!
Poi non c'è altro che ricordo, se non di essere caduto a terra, di aver visto il mondo sottosopra, e di aver cercato pateticamente di afferrare i fili d'erba che, viscidi come anguille, mi scivolavano tra le dita.

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Capitolo 50
*** Epilogo ***


Epilogo


Da quando quell'orribile giorno si era concluso, Nick Kinney passava di tanto in tanto vicino al confine della zona militarizzata, a cercare di catturare con lo sguardo qualche dettaglio sorprendente che poteva annidarsi fra le macerie di Beacon.
Per un bambino cresciuto a pane e leggende di grandi eroi, la vista di una delle quattro grandi accademie di tutta Remnant ridotta in macerie e poco più aveva un che di angosciante, come se a ogni sguardo verso la vecchia scuola, la sua infanzia venisse violentemente fustigata da una mazza di ferro.
Vedendo che la solita guardia stava per avvicinarsi e fargli cenno di andarsene, Nick la anticipò, dando le spalle a quella desolante visione dell'edificio che un tempo aveva accolto tanti aspiranti cacciatori, ora tornati alle rispettive abitazioni o rimasti a Vale per contribuire alla ricostruzione e alla difesa dei centri abitati.
Durante l'attacco di tante sere fa, il piccolo fauno si era convinto che il mondo fosse sull'orlo della fine, e non sapeva con quale inaspettata forza d'animo non si era messo a gridare quando qualcosa di incredibilmente grosso ed incredibilmente malvagio aveva tentato di sfondare la porta della casa della zia caricando come un ariete da guerra.
Anche se non era certo che fosse questo ad averli salvati, ma semmai il pronto intervento di qualche eroico combattente forse ancora a Vale, forse ormai lontano, o forse morto.
Se però la vista della rovinata Beacon poteva considerarsi di quanto più deprimente per la piccola mente di un ragazzino cresciuto a pane e leggende eroiche, se non altro i suoi giovani occhi potevano assistere anche a scenari decisamente più rassicuranti.
Che se ne dicesse, Vale non era rimasta a guardare, passata la crisi l'esercito aiutato da tutti i cacciatori presenti in zona più quelli richiamati dai territori limitrofi, o almeno da quelli che potevano essere lasciati a se stessi, era riuscito a ristabilire una parvenza di ordine in quelle ore terribili, o dopo una battaglia durata l'intera notte, la città ne era uscita ancora in piedi.
In seguito, si era reso necessario militarizzare tutta l'area dell'accademia, anche se Nick non era certo che per militarizzare si intendesse circondarla e non fare nulla per i grimm al suo interno.
Se infatti Vale avrebbe continuato ad esistere dopo quel fatidico giorno, lo stesso non si poteva dire per Beacon: distrutta e infestata da grimm che continuavano a manifestarsi per gli dei solo sanno quale motivo, non sarebbe potuta essere riconquistata e ricostruita per parecchio tempo, se non mai, e il massimo che i militari potevano fare era isolare la zona ed impedire le scorribande di quei mostri all'interno di Vale.
I giorni dopo l'attacco erano stati terribili, con continue sortite dai grimm in città sia dall'accademia che dalla foresta, cosa che aveva costretto militari e cacciatori a dividersi su due fronti, i primi isolando la vecchia accademia, e i secondi assieme a tutti gli altri reparti rimasti liberi intenti a vigilare i confini.
Questo era almeno quello che Nick aveva sentito e compreso, tutti i discorsi sulla politica, sulle lamentele per il razionamento, la difficoltà dei collegamenti eccetera non attiravano il suo interesse, e come avrebbero mai potuto farlo?
Se non altro, rifletté silenzioso il ragazzino che dentro un grimm ci era già stato e che quella notte non aveva avuto alcuna intenzione di ripetere l'esperienza, se Beacon poteva dirsi abbattuta, il suo spirito non era altrettanto fragile:
Nominata presidente dell'accademia ormai distrutta, la signora Goodwitch aveva preso in mano la situazione, e assieme agli studenti e al personale docente rimasto si stava prodigando per aiutare nella ricostruzione e nella difesa di Vale, se parecchi studenti erano andati via, per non dire fuggiti da Vale, altrettanti erano rimasti, sostituendo alle lezioni teoriche l'esperienza sul campo assieme a soldati e cacciatori professionisti.
L'apporto di quelle sparute centinaia di studenti in armi era stato vitale durante la battaglia di Vale e i giorni che seguirono, Beacon era stata l'epicentro dell'assalto e molti di loro avevano perso affetti e amici nello scontro, ciò nonostante avevano deciso di rimanere in città e fare del proprio meglio per aiutare militari e cittadini.
La vista di tutti quei giovani valorosi che davano a chiunque il proprio aiuto, sia che si trattasse di affrontare un grimm che di distribuire zuppa calda alle migliaia di senzatetto che quella notte terribile aveva generato si traduceva in un moto di speranza per l'ormai stremata cittadinanza di Vale.
Il loro eroico sacrificio, la loro risolutezza e grande abnegazione nel servire il prossimo li avevano praticamente resi il simbolo della città e un esempio per le future generazioni a quanto dicevano alcuni.
E con i suoi grandi occhi da bambino, Nick non poteva fare a meno che ammirarli, ammirarli e provare un pizzico di invidia nella consapevolezza di non aver partecipato all'evento più tragico ed eroico di quella fortunata (a suo modo di vedere le cose) generazione, evento che non smetteva di raffigurare più e più volte nei suoi disegni: se non fosse riuscito a diventare un eroe, almeno avrebbe ripiegato sul disegno.
Con la crescita forse si sarebbe accorto che sbagliava ad esaltarsi per un evento che molti avrebbero fatto volentieri a meno di vivere sulla propria pelle, cacciatori compresi.
Ma per adesso poteva aggrapparsi a quella flebile manifestazione di eroicità e, con qualche sforzo, pensare che il mondo era un posto migliore di quello che pensava.
E se un giorno anche i cacciatori lo avessero deluso, lei non lo avrebbe mai fatto.
<< Oh? >>
Il piccolo fauno abbassò lo sguardo sul suo piede, notando che un grosso rettile verdastro aveva deciso per chissà quale motivo che le sue scarpe gli piacevano, a giudicare da come la sua zampetta stava cercando di infiltrarsi fra la scarpa ed il piede.
<< Ehi, è mia quella! >>
Se l'animale poteva capirlo, e Nick era certo che ne fosse in grado, quella specie di rettile doveva averlo ritenuto davvero sgarbato: alzò la testa squamosa guardando negli occhi del fauno, gli sibilò contro come a dirgli “Tsk, che scortese!”, e prese presto a muovere le zampette, sparendo all'istante dalla sua vista.
<< Ehi! Torna qui iguana! >>
Purtroppo quello sfortunato rettile aveva stuzzicato la curiosità del bambino sbagliato, e Nick non esitò a corrergli dietro per farsi dare delle scuse su quel tentato furto di scarpe.
La cosa fu però del tutto vana, Nick ebbe appena in tempo di svoltare un edificio che il piccolo ladro si era già dileguato.

<< Darby, eccoti! Potresti statene buono nella tua teca ed evitare di farmi preoccupare a morte? >>
Orion salutò affettuosamente il suo fedele animale, per poi afferrarlo e posizionarlo sulla teca dove era solito custodirlo ovunque si spostasse.
Con la distruzione di Beacon e tutti gli alberghi occupati non aveva un posto fisso dove dormire, ogni notte stava con altri cacciatori in delle tende messe a disposizione dall'esercito di Vale, dove però non si fidava troppo a lasciare il suo carissimo Darby.
Quindi, fino a quando non sarebbe riuscito ad ovviare alla mancanza di una sistemazione per il rettile, aveva deciso che se lo sarebbe portato dietro per tutti quei compiti di piccola entità, separandosene solo nel caso in cui fosse chiamato a combattere.
Tutto ciò non sarebbe stato affatto problematico, se non che quel maledetto squamoso stava prendendo l'abitudine di allontanarsi ad esplorare.
<< Dovresti essere meno dispotico con quella povera iguana, fagli respirare un po' di aria fresca. >>
Sospirando, Orion si voltò verso il suo migliore amico, sistemandosi gli occhiali e schiarendosi la voce dopo aver respirato chissà quante polveri nel mentre che sgomberava le macerie.
<< Punto primo: è un drago barbuto, non mi stancherò mai di dirlo, seconda cosa, se non voglio che si allontani è perché questo non è né l'ambiente adatto per lui, né è esente da altri pericoli: macerie, cani, gatti, grimm, malintenzionati, persone che guidano, di tutto, quindi scusa tanto se sono “dispotico”. >>
<< Ragazzi, potreste evitare di giocare alla famiglia mentre sgomberiamo le macerie? La cosa inizia a sembrare strana... >>
Accanto alla sorella, Amber annuì prima di riprendere con il suo carico di lavoro, malgrado il corpo minuto non era da meno di Giada nel sollevamento di detriti.
Anche se era certa che li avrebbe prima o poi tirati in testa a Max, ma questo era un altro discorso.
<< Cosa vuoi dire? >> chiese il leader nel mentre che sistemava Darby nella sua sicurissima teca.
<< Che ti comporti come una madre isterica, mentre io sono il padre simpatico che Darby adora. >>
Orion impiegò qualche secondo a metabolizzare il tutto.
<< Credo... credo che per una volta mi risparmierò dall'elencarti di quanto c'è di sbagliato in quello che hai detto. >>
Divertito, Max si rivolse alle due ragazze con la veemenza di un imputato costretto a difendersi davanti al giudice da delle pesantissime accuse.
<< Visto vostro onore?! Non si può parlare con lui! >>
L'intervento strappò una risata ai presenti, e Orion si ricordò del perché era felice che l'amico fosse rimasto ad aiutare, malgrado fosse uno spaccone con la testa calda e leggermente donnaiolo, nessuno come lui sapeva risollevare il morale dei presenti.
E risollevare il morale di quelle persone in quel momento era accettato come un miracolo degli dei.
<< Fai la vittima quanto vuoi, ma non otterrai la custodia e mi pagherai gli alimenti finché vivi. >>
Accettando lo scherzo, il leader del team OMGA riprese a lavorare fra le macerie, sollevando quella che doveva essere stata un tempo una stufa sotto lo sguardo falsamente sconvolto di Max.
<< Allora mi conviene darmi da fare, vipera che non sei altro... >>
Stiracchiando la schiena e flettendo i muscoli, Max tornò a lavoro, non prima di aver dato un ultimo sguardo alla teca dove mr Darby veniva sistemato quando era troppo stanco per starsene sulla spalla di Orion, il suo poggio preferito.
Ma con il caposquadra immerso nei suoi compiti, sentiva di dover dare un po' di respiro al suo amico assicurandosi che il suo prezioso drago barbuto non scappasse da un momento all'altro.
“Quindi non complicare le cose, iguana!”
Come se non lo avesse nemmeno sentito, Darby sgusciò fuori dalla teca e tornò ad arrampicarsi sulle spalle del suo amico umano, al che Max si dichiarò sconfitto dalla tenacia di quel maledetto rettile.
<< C'è molto lavoro da fare Max, vieni, se vuoi Orion ti farà fare da babysitter a Darby qualche altro giorno. >>
<< Avete vinto, e lavoro pesante sia... >>

<< Fottuto cemento, fottuto acciaio, fottuto vetro, fottuto legno, fo- >>
<< Ashes, ti prego, ti prenderai un infarto se continui ad arrabbiarti così. >>
<< FOTTUTO EDIFICIO. >>
In risposta alla sorella Ellen, il componente più nevrotico del team MEAB stava devastando a forza di calci la carcassa di quella che un tempo era stata un'officina del distretto industriale.
A parecchia distanza dal team OMGA, le quattro ragazze anziché essere spedite nei comodi quartieri residenziali, si erano ritrovare a lavorare nel distretto industriale, dove i grimm erano stati decisamente più impetuosi nella loro opera di distruzione.
Non badando alla discussione fra le sorelle od alla sua leader che si atteggiava ad ingegnere progettando come avrebbe ricostruito gli edifici abbattuti (e due terzi dei casi proponeva di rimpiazzarli con una casa per gatti o una gelateria), Brienne sollevava stoicamente una barra metallica lunga e spessa quanto tre lei messe assieme.
Senza mostrare la minima fatica, roteò la barra su se stessa, rischiando di colpire in faccia Marlee nel processo, e la sistemò insieme agli altri materiali di recupero che erano riusciti ad estrarre nelle rovine.
La ricostruzione di Vale avrebbe richiesto tempo, fatica, e sopratutto denaro, e con la difficoltà nel ristabilire i collegamenti con i centri minori, i villaggi e le varie attività minerarie sparse per il regno, la stessa acquisizione dei materiali si sarebbe rivelata un lavoro estremamente complesso, per cui le autorità erano state molto chiare sul recuperare qualsiasi materiale che potesse essere riciclato a scopo edile.
Per non parlare poi della necessità di ricostruire e migliorare le difese in vista di un nuovo e potenzialmente più devastante attacco dei grimm.
Ma su quel versante le cose parevano essersi calmate, e già da qualche giorno il team MEAB, con grande frustrazione delle sue componenti, era stato spostato dal perimetro difensivo per dare una mano nei lavori.
Riponendo la barra, Brienne passò lo sguardo sui materiali, sulle sue compagne e sui vari operai e volontari che aiutavano come meglio potevano, scavando fra le rovine e occupandosi del trasporto materiali in quei terreni accidentati dai detriti.
<< Uffa, buona parte di queste componenti metalliche sono deformate o ammaccate, non so quanto saranno utili. >>
Sospirando dalla noia, sebbene il motivo fosse tutt'altro dovuto alle barre, Marlee si accostò alla sua amica nel mentre che le due gemelle, e principalmente Ashes, iniziavano ad attirare l'attenzione dei vari operai presenti in zona.
Pulendosi il sudore dalla fronte, Brienne sospirò a sua volta.
<< Non hai tutti i torti, se solo Vos fosse ancora in circolazione... molti di quei problemi li potremmo risolvere con il suo tocco. >>
<< Hai ragione, chissà dov'è sparito, non mi sembra tipo da tornarsene a casa per qualche ferita... >>
Brienne trasalì, a differenza di Marlee lei era certa di questa cosa, aveva intravisto un ultima volta il coniglio nero durante quell'orribile notte, e non si era trattato di una visione piacevole.
Certo, poteva essersi ferito, od aver ferito qualcuno in maniera non propriamente pulita, ma qualcosa nel suo sguardo, nel suo modo di avanzare come se fosse ossessivamente a caccia di qualcosa, le aveva dato un senso di inquietudine come mai prima di allora.
Non era sicura di doverlo dire, ma forse non era necessariamente un male se Deryck non era lì al momento.
Ma comunque, attualmente non era lui il centro dei suoi pensieri.
Sì, attualmente la sua mente era da tutt'altra parte, e ora che ci pensava, stava andando troppo lentamente.
Senza nemmeno rispondere alla sua caposquadra, riprese a scavare con più vigore di prima, scostando un quintale di detriti come se fossero di paglia.
<< Brienne! Non è necessario ammazzarsi, la prigione non si sposterà... >>
Il fauno cercò di ignorare quella frase, certo, la prigione non si sarebbe spostata, ma da un giorno all'altro ne avrebbero interdetto l'accesso, e lei non aveva ancora trovato quello che cercava.
Preoccupata, Marlee le passò accanto, evitando a pelo un barattolo che un tempo doveva aver contenuto dei fagioli di pessima qualità che Brienne aveva fatto finire in aria con il suo scavare furioso.
<< Per favore, inizio a preoccuparmi. >>
<< Ho visto. >>
<< Non dovresti fare così. >>
<< Scusa. >>
<< Brienne! >>
<< Ho detto scusa!... Scusa, hai ragione. >>
Allontanando le mani ormai pregne di graffi e sporcizia, Brienne si lasciò cadere sul didietro sopra la pila di barre metalliche, la cosa più vicina ad una panchina nel raggio di chilometri.
<< È che nonostante sia passato tempo non ho trovato nessuno che potesse darmi informazioni, né fra le guardie o fra i detenuti... ma ora li stanno di nuovo radunando al carcere, quelli rimasti, forse avrò più fortuna se vado oggi. >>
Marlee sospirò, Brienne era passata tre volte in quel carcere a caccia di indizi, ma non aveva trovato molto.
<< Mettiamo che tu riesca a trovare qualcosa... cosa farai dopo? >>
<< Andrò a cercarlo, che domande. >>
<< Brienne. >>
Per una volta nella sua vita, Marlee raccolse tutta la serietà che aveva in corpo.
Ci siamo, pensò il fauno.
Un cazziatone da Marlee, evento più unico che raro.
Non credeva sarebbe vissuta abbastanza per assistervi, figuriamoci per essere lei a subirlo.
La ragazza sfregiata raccolse ossigeno, come se stesse per fare il discorso della sua vita.
Poi le poggiò le mani sulle spalle, seria come la morte.
<< Ascolta, come caposquadra e come amica.. >>
Ci siamo...
<< Devo assolutamente dirti... >>
Eccoci...
<< Che hai tutto il mio sostegno! Non ho fatto cambiare posto a tutte quelle persone per farvi mettere vicini e poi perdere così! >>
Gridando come una scema senza la minima pietà per le orecchie dell'amica, Marlee saltò all'indietro, ponendosi su una pila di mattoni rotti e bruciati ed altri detriti di varia natura.
<< Trova gli indizi e facciamo partire la missione di recupero, mi sono rotta, rotta, strarotta di starmene qui a sollevare pezzi di muro! >>
Se da un lato poteva dirsi delusa che la persona che in teoria avrebbe dovuto vigilare su di lei per evitare che facesse pazzie fosse in realtà la prima persona a spingerla verso quella direzione, dall'altro era contenta di avere il suo appoggio.
Mettersi a cercarlo chissà dove sarebbe stato avvilente.
<< Marlee, ti ringrazio molto... ma forse saremo solo noi due. >>
<< Scordatelo! >>
Quasi lanciando a terra la sorella, Ashes avanzò verso le due con la furia di una tempesta, per poi afferrare Marlee per il colletto e costringerla ad abbassarsi per guardarla negli occhi.
<< Non esiste che voi andate in giro per il mondo ad uccidere grimm mentre io resto qui a fare la bella muratrice: il lavoro è faticoso, noioso, e maleodorante come gli operai che abbiamo attorno, vengo con voi! >>
Lasciandosi scivolare sopra gli sguardi di buona parte dei presenti, Ashes sbriciolò un pezzo di muro con un calcio, a rimarcare la propria convinzione.
<< Ok, saremo in tre... >>
<< Certo che no, viene anche Ellen. >>
La gemella in bianco sospirò.
<< Non posso certo lasciare voi, e sopratutto mia sorella, da sole per il mondo... >>
<< Cosa vuoi dire?! >>
Marlee scoppiò come suo solito a ridere per il familiare teatrino fra gemelle, e Brienne si sentì abbastanza distesa da concedersi un mezzo sorriso, cosa che non succedeva da giorni.
Sopratutto da quando...
Scosse la testa.
<< Va bene, vi accetto tutte, ma se volete aiutarmi allora dobbiamo darci una mossa. >>
<< Presto detto care ragazze. >>
Le quattro si voltarono all'unanimità verso le due figure apparse all'ingresso della loro zona lavoro, Ilian se ne stava appoggiato su quello che un tempo era uno stipite, sebbene se ne staccò presto quando divenne chiaro che fosse sul punto di cedere, mentre Julia si era già fatta avanti per salutare le quattro ragazze.
<< Abbiamo controllato, e pare che presto il carcere tornerà operativo, per quanto possibile, se volete andare vi consiglio di fare presto... e ovviamente veniamo anche noi. >>
<< Davvero? >> chiese Brienne.
Julia sospirò sommessa.
<< Non so... e non sono ancora sicura se credere a quanto mi hai detto, ma se c'è una possibilità che il mio compagno di team non sia un criminale allora voglio crederci, è una questione di principio, quindi verrò anch'io. >>
<< Questo mi rende contenta... e tu? >>
Ilian sorrise.
<< Io seguirò il mio leader ovunque voglia portarmi, e poi Ion mi deve qualche centinaio di lien... e mi piacerebbe trovare Deryck strada facendo, ma credo che tornerà tra noi solo quando avrà chiuso le sue faccende. >>
La leader si girò verso di lui.
<< Per adesso facciamo la prigione, dopo vedremo se lo cercheremo anche noi, e se ci saranno le condizioni per farlo, non voglio che Vale vada in difficoltà per l'assenza di noi cacciatori... >>
Ashes la guardò storto.
<< Se ci impiegano come muratori direi che l'emergenza grimm è passata, vi prego, portatemi via da questo letamaio! >>
Marlee fu lesta a piantarsi in mezzo fra le due parti.
<< Queste sono informazioni molto interessanti, però facciamo che prima mettiamo in ordine questo posto, prima passiamo per la prigione e dopo si discute sul da farsi e su chi coinvolgere in questa follia, d'accordo? >>
Tutti i presenti assentirono, ma Julia fu decisamente meno convinta.
<< Siete crudeli ragazzi, non so come farò a convincere mia madre... ma contate su di me. >>
Mentre riprendeva a scavare fra le macerie, Brienne poteva dirsi sollevata.
Non sarebbe stata l'unica povera pazza a rischiare la vita per andare in cerca di una persona arrestata per aver accoltellato dei passanti.
<< Ovunque tu sia, per una buona volta... aspettami. >>

Scrutando il suo vago riflesso nell'acqua scura del mare, Deryck non poté trattenersi dal fissare lo sguardo sulle sue grandi orecchie da coniglio.
Sinceramente, non capiva come qualcuno potesse trovarle adorabili, e forse non lo avrebbe mai capito.
Capiva invece chi le avrebbe odiate a vista, ma per motivi totalmente diversi.
E parlando di odio, Deryck in quel momento ne provava parecchio.
Forse, non lo sapeva neanche lui, l'odio è un sentimento forte, dal significato però vago, e in tutti quegli anni non si era mai fermato a dare un nome al sentimento che provava, del resto non era importante.
Beh, poco che fosse al di fuori della sua guerra poteva ritenersi come importante, forse doveva rivalutare un po' le sue priorità, ridimensionare un po' le sue intenzioni.
Ma questi pensieri venivano presto annullati da quel sentimento raccapricciante, se così si poteva definire.
Vedendo il suo riflesso sparir tra i flutti del mare, Deryck alzò lo sguardo al cielo.
Erano passati giorni da quella notte, quella notte dove aveva versato molto più sangue che in interi mesi o anni della sua esistenza.
Certo, per loro, per il nemico, quella notte pur con tutte le perdite e le sofferenze del caso poteva considerarsi una vittoria, ciò avrebbe accresciuto le loro fila, e lui si sarebbe ritrovato con ancora più persone da uccidere.
Non che questo gli importava granché, non si era mai fermato a considerare cosa avrebbe fatto dopo la fine della sua guerra, se mai l'avrebbe vista, una fine.
Quello che gli importava, è che quella notte avrebbe potuto significare una svolta, il suo potere e le sue capacità erano cresciute di molto, e sopratutto, dopo tanto tempo, aveva una traccia.
Mistral, accademia Haven, su quel continente si trovava uno dei loro covi se non il principale, e sempre su quel continente si trovava il loro prossimo obbiettivo.
Due piccioni con una fava, una tentazione troppo grossa per rimanere a guardare.
Aveva estorto quelle informazioni ad un white fang morente (morente per merito suo, ovviamente), e si era guardato bene dal condividerle.
Prima, dubitava che qualcuno gli avrebbe mai creduto, secondo, se davvero fosse successo, la White Fang davanti a quella fuga di informazioni avrebbe potuto solamente rimandare l'attacco ed assumere un atteggiamento più prudente, e invece lui aveva bisogno che si esponessero, così facendo li avrebbe seguiti, stanati, ed uccisi.
Inizialmente non era sicuro di queste informazioni, ma dopo aver ricevuto la stessa risposta da ben quattro di loro, poteva dirsi certo di quello che stava facendo.
Allontanandosi dalla ringhiera del traghetto, il fauno vagò per qualche istante tra i ricordi di tempi remoti, dove le sue mani non erano ancora lorde di sangue e lui era ancora un tenero adorabile coniglietto.
Scacciò quei ricordi dalla mente, lasciando che i versi dei gabbiani scacciassero ciò che opprimeva la sua mente e che il sole gli ricordasse, con i suoi raggi, di essere ancora un corpo vivente.
Stringendo la presa sulla fidata alabarda, ora agganciata sulla sua schiena, il fauno già pregustava il momento dello scontro, non per il piacere di far cozzare acciaio contro acciaio, di quello gli era importato ben poco, né del piacere di affondare la lama nella carne calda, cosa che lo lasciava completamente indifferente.
Ma per qualcos'altro, la cupa soddisfazione di aver regolato i conti.
E proprio mentre la sua mente correva nel futuro, il suo pensiero passò ad una persona in particolare.
Maschera bianca sotto capelli rossi, corpo piccolo, grande lama cremisi.
Taurus.
Era questo il nome dell'ufficiale della white fang che aveva affrontato quella notte, non era stato necessario andarlo a chiedere ai suoi sottoposti prima di ucciderli, ma tutte le televisioni ne avevano parlato non appena era stato possibile mandare in onda le notizie sull'attacco.
Non che fosse stato temibile come avversario, ma per esperienza Deryck sapeva bene che quando lasci in vita un nemico, la volta dopo farai più fatica ad ucciderlo.
Eppure uccidere quel cane sarebbe stata una grande soddisfazione, privare i suoi nemici del loro idolo, incassare una bella taglia e spingere altri di quei maledetti ad andargli incontro per incontrare la morte.
Tutti ottimi motivi per prendersi la sua testa.
Certo, la priorità rimaneva farsi trovare ad Haven, pronto a far fallire l'attacco ed a massacrare nemici in gran numero, ma se il caso avesse voluto che fosse proprio lui a guidare l'attacco (o più che il caso, la semplice logica), ne avrebbe approfittato per conquistarsi un bel trofeo, una volta tanto.
Eppure, malgrado i pensieri di soldi e di vendetta, non un sorriso solcava il volto impassibile del coniglio nero, così che Deryck poté evitare di essere scambiato per una qualche specie di maniaco mentre se ne stava assiso sul ponte della nave.
Ma dopo l'ennesimo e stonato verso di gabbiano, si decise ad andarsene sotto coperta, del resto non aveva bisogno di specchiarsi nell'acqua per mettersi a riflettere, e tutto sommato, non aveva nemmeno chissà quale bisogno di riflettere.
Muovendosi a passi lenti, Deryck sparì dal ponte della nave, tirava una leggera brezza, e iniziava a fare freddo.
Scendendo sotto coperta, Deryck si augurò che il viaggio non durasse troppo, sarebbe stato un peccato arrivare ad Haven e trovare l'accademia già distrutta.

<< Ore due! >>
Una spessa lama scattò in diagonale tagliando in due l'aria, l'aria e la testa di un ursa che aveva impudentemente caricato a testa bassa il leader di una compagnia mercenaria.
Leader che avanzava lentamente, gravato dalla fatica, dall'ostilità degli elementi, e da una cinquantina di chili avvinghiati sulle spalle e sul torace, composti in gran parte da carne di rettile.
<< Comunque l'avevo già visto. >>
Senza attendere una replica, la coda di Crox scattò all'indietro, frantumando la testa di un choker che aveva appena osato provare ad emergere dal suo reame putrido.
<< Cerco solo di esserti di aiuto. >>
<< Grazie, ma credo mi saresti più di aiuto se non mi usassi come mulo da soma... >>
Nissa sbuffò, pulendosi i capelli da una manciata di foglie dispettose che le erano cadute in testa durante la marcia fra i boschi.
<< Ne abbiamo parlato, preferisco aspettare almeno di uscire dalla palude, non per fare la snob, ma immergermi la coda nel fango non è proprio l'ideale per me, e nemmeno per te a giudicare come la stai tenendo... >>
In effetti, il capo (o sarebbe meglio dire “ex capo”) della Compagnia teneva la grande coda squamosa rivolta verso l'alto, nel disperato tentativo di tenerla il più lontano possibile da quell'acqua fredda e sporca che tanto la compagna temeva.
<< Ok, hai vinto questo round, ma mi aspetto che una volta raggiunta la foresta tu sia di parola, sono esausto. >>
L'esausto fece scattare il braccio verso destra, conficcando la grossa lama ricurva nel muso spalancato di un terzo grimm, per quanto fosse capace a difendersi, la loro lentezza nell'avanzare in quella fanghiglia gli stava attirando grimm addosso come mosche sullo sterco.
E sebbene non fossero gli unici presenti in zona, a quanto pare i grimm avevano ormai deciso di comune accordo di fare del fauno il proprio bersaglio.
<< E voi altri potreste essere più zelanti nel guardarci le spalle, sto facendo tutto il lavoro! >>
<< Scusa capo, ma pare vi abbiano preso in simpatia... >>
<< Cyr, ti strappo la faccia insieme a quel ghigno se non inizi a darti da fare. >>
Il moccioso annuì senza troppa convinzione, mentre una Nissa completamente disinteressata alle loro discussioni, lottava per mettersi comoda sulla schiena del compagno.
<< Sei troppo teso caro, non riuscirò mai a mettermi comoda così... >>
<< Se ti va possiamo fare a cambio. >>
<< Mhh no, direi che sto bene qua. >>
Rimasto solo con un piccolo manipolo di uomini, e Nissa, Coern era ben lungi dal rilassare i nervi, non dopo che la maggior parte dei suoi uomini, delle sue attrezzature e praticamente di qualsiasi cosa era andato a farsi benedire per colpa di quel drako.
Eppure eccolo qui, vivo, in mezzo alla palude, ancora armato e con Nissa al suo fianco (o alla sua schiena per essere pignoli) se non erano gli dei a proteggerlo allora non si spiegava come fosse possibile.
Certo, il quadro generale rimaneva disastroso, ma in quanti potevano vantarsi di aver visto da vicino un drako e di essere tornati per raccontarlo?
Di certo non la maggior parte dei suoi uomini: Bercen, Denys. Mibiercas, Florent, e quel Laszlo che non si era più fatto vedere dalla comparsa del drako (ergo dato per morto), tutti andati, e a lui erano rimasti la sua Nissa (e di questo era contento), Cyr (di questo era meno contento), Alix (è proprio vero che sono sempre i più simpatici a morire).
Decisamente non la miglior giornata di lavoro che avesse mai vissuto...
<< Quindi... quali sono i piani dopo che saremo usciti di qui? >>
Crox si fermò un attimo, lo fece talmente all'improvviso che per poco Nissa non rischiò ci cadere dalla sua schiena.
<< E attento! >>
<< Scusa... cosa faremo dite? Beh, ricostruiremo tutto tanto per cominciare, abbiamo degli ingaggi con cui rifarci, ma probabilmente prima dovremo andare da lei... >>
<< Lei? >>
<< Sì, senza Denys e Mibiercas ci servirà qualcun altro per i lupi, se e quando li riavremo perché se i nostri non sono morti, dubito avremo la fortuna di incrociarli per la foresta... per non parlare delle sue qualità da fabbro, sì, dobbiamo raggiungerla all'istante. >>
Nissa sospirò.
<< E riguardo al drako? >>
Un sorriso preoccupante prese forma sulle labbra del capo mercenario.
<< Che domande... avrò la sua testa appena avrò capito come avvicinarmi senza morire fulminato, ma per ora le priorità sono di altro tipo... >>
Alix si avvicinò alla coppia, le vesti sudicie di fango e la mano destra fasciata rozzamente dopo gli eventi della notte prima.
<< Capo, siamo in prossimità di un villaggio... >> << Perfetto, andiamocene prima di fare nuovi pessimi incontri. >>
Nessuno ebbe nulla da obbiettare, e la colonna di sopravvissuti riprese la marcia fuori da quella grande tomba che era diventato il bosco mistraliano.
Con un poco di seccatura, Crox si mise a pensare a come risollevare la situazione della Compagnia, e di certo la cosa avrebbe richiesto tempo, fatica, e sopratutto, denaro.

<< Perché a me...? Ho fatto qualcosa di male? Ho risposto in maniera sgarbata a mia madre troppe volte? Ho bestemmiato più della media? Seriamente, qualcuno mi dica cosa ho fatto... >>
Steso all'interno di un cratere, con i vestiti sudici di fango e svariare bruciature sul viso e sulle braccia, Jack era impegnato a commiserare la propria esistenza.
Stravaccati accanto a loro in un'unica comune pozza di umiliazione e dolore, Ivan e Kojo stavano combattendo per rialzarsi dopo la terrificante batosta di ieri sera.
Un fulmine di quelli devastanti li aveva fatti volare giù dalla collina, a rotolarsi gli uni sugli altri, sulle rocce e sugli arbusti, fino ad atterrare nel bosco.
Lì, un cratere formato da un secondo fulmine li aveva accolti dopo la caduta, e se un terzo colpo di elettricità li aveva presi in pieno, non dovevano averlo sentito tanto erano esausti e doloranti.
E se per qualche fortuna sfacciata avevano passato la notte nel loro rifugio di fortuna senza essere divorati da qualche grimm di passaggio, ora la mattina stava presentando loro un conto salatissimo, rendendo la loro sveglia da quella serata infernale più simile ad un cammino di penitenza.
Ossa doloranti, carni doloranti, denti doloranti, dignità dolorante e occhi mezzi accecati dai violenti flash di quella notte, quindi doloranti, e con varie bruciature dovute all'elettricità, estremamente doloranti:
Se qualcuno avesse chiesto ai tre come si sentivano, la parola “agonizzanti” sarebbe stata la risposta unanime di quelle anime sfortunate.
Il povero Jack, il primo a svegliarsi, che già rischiava di vomitare per la nausea dovuta ad una pietrata nello stomaco, si arrese al vomito non appena si accorse di aver passato la nottata abbracciato a Kojo, imprecò a gran voce e si lanciò all'indietro contro il bordo del cratere, sbattendo la schiena contro una radice esposta e ripetendo l'imprecazione con maggior vigore.
Ciò bastò a svegliare i due compagni di sventura, con Ivan che si rialzava con lentezza monolitica, e con Kojo che cercava di indagare sulla provenienza della chiazza di vomito.
Non ci mise molto a capire la provenienza, e fece per muovere la coda e frustare il suo compare, se non fosse per l'assenza di qualcosa nella sua tasca destra.
Appena lo notò, abbandonò all'istante ogni intento omicida e prese a frugarsi freneticamente nei vestiti.
Jack lo osservò controllarsi nelle tasche e sotto ai vestiti, finché non notò una palletta di pelo che giaceva immobile a pochi passi da lui.
Appena Kojo la notò, ne afferrò la coda assai poco delicatamente e si accostò al bordo del meteorite, distendendo il ratto sulla schiena per affrettarsi a rianimarlo.
Il piromane smise di guardare quando, insoddisfatto dal massaggio cardiaco, il fauno si tolse la maschera per tentare la respirazione bocca a bocca.
Se non altro, poteva sperare che il fottuto ratto si fosse levato di mezzo.
Per Jack fu sufficiente, se non gli avesse vomitato addosso giusto un istante fa lo avrebbe fatto adesso.
La sua attenzione si spostò invece su un Ivan dolorante che tornava al mondo della veglia.
<< Jack... mi gira la testa... >>
Il grosso fauno si sedette sul bordo del cratere, massaggiandosi il corno spezzato.
<< Di nuovo sul corno... siamo vivi? >>
Jack ci pensò a lungo prima di rispondere a quella domanda, poi arrivò alla conclusione che se era in grado di provare disgusto, nausea, dolore e tante altre cose poco piacevoli, allora non poteva che essere ancora (suo malgrado) nel mondo dei vivi.
O in un terrificante aldilà, considerando la sveglia...
<< Credo di sì... ma dove sono tutti? >>
Curioso, Ivan si mise in piedi facendo sporgere la testa dal cratere, e dopo aver appurato che non si trovavano più sulla collina, tornò a sedersi al suo interno.
<< … Forse ci siamo allontanati. >>
<< Eh? Ma come? Ah giusto... il grimm gigante. >>
<< … >>
<< … IL GRIMM FOTTUTAMENTE GIGANTE! >>
<< NON VOGLIO MORIRE! >>
I due non persero tempo e uscirono dal cratere, inciampando penosamente sul fango e rotolandosi in mezzo alle radici nodose.
Giusto il tempo di ricordarsi che stavano troppo male per muoversi e si decisero a fermarsi, cosa che gli permise di ricordarsi che era giorno e che non c'era un drako gigante sulle loro tracce.
<< Ma è giorno... >>
La mente di quei due non doveva funzionare troppo bene.
<< Il mostro... >>
<< Non c'è... >>
Tirarono un sospiro di sollievo, mentre Kojo riemergeva dal cratere, e con lui anche il suo disgustoso ratto.
<< Peccato. >>
Si irrigidì non appena Kojo gli scoccò un'occhiataccia decisamente poco affettuosa.
Rimasero dieci minuti a guardarsi intontiti.
Intontiti e indecisi sul da farsi.
Almeno finché Ivan non trovò il coraggio di sollevare la questione.
<< Quindi... cosa facciamo? >>
Jack lo guardò in tralice.
<< Ed io che ne so?! >>

Una brezza leggera soffiava all'interno della piccola baia su cui si ergeva il villaggio balneare che, se non fosse stato per le piccole ma ben piazzate fortificazioni difensive d'emergenza sarebbe potuto apparire come una paradisiaca oasi di pace lontana da quell'orribile mondo infestato da grimm.
Seduta in veranda, una donna che se aveva sessanta anni ne mostrava però decisamente di meno, stava pacificamente sorseggiando il suo tè caldo mentre l'aria marina (considerata da lei come il segreto della sua resistenza alla vecchiaia) le soffiava fra i lunghi capelli grigiastri.
I suoi occhi celesti, protetti dai suoi occhiali da lettura, erano intenti a sondare fra le righe di un giornale ancora fresco di stampa, con la caduta della torre di Beacon il settore dei giornali cartacei stava avendo un boom che non si vedeva da anni.
<< È nuovo, mamma? >>
Riparata dai suoi vestiti il cui colore variava dal blu chiaro a quello scuro, e dal fidato cappello di paglia che la proteggeva dal sole e dal vento, la donna si girò lentamente sulla sedia per osservare l'interno dell'abitazione.
<< Intendo il quadro, l'ultima volta non c'era. >>
La donna assentì benevolmente.
<< Sono passati parecchi mesi dall'ultima volta, in teoria avrei dovuto disegnarne due... ma sono vecchia. >>
<< Non dire così, mostri venti anni di meno di quelli che hai. >>
Con il solito sorriso ad occupargli il volto, Caesar emerse dalla cucina adiacente all'ingresso, ricordandosi di come suo padre l'avesse fatta installare perché amava cenare sul mare anche quando era maltempo, o faceva troppo caldo per uscire sulla spiaggia.
Respirò a pieni polmoni l'aria marina di quella baia.
<< Tuo padre diceva trenta però... >>
La signora Gyts sorrise, e servì una seconda tazza al figlio.
<< Dovrei ripartire presto? >>
Il cacciatore assentì.
<< Temo di sì, con la recente emergenza stanno mobilitando cacciatori ovunque possono, pare ci sarà molto da fare. >>
<< Ma non è quello il motivo per cui parti, o sbaglio? >>
Caesar le sorrise con benevolenza.
<< Gli anni passano, ma rimane impossibile nasconderti nulla, è vero, ho anche parecchio lavoro di altro genere... >>
Si sedette accanto alla madre e prese a bere il tè con lei.
<< Ma ci metterò meno tempo a tornare, o almeno così mi auguro, sai, ho fatto arrabbiare un po' di persone quando sono partito. >>
<< Quando mai non fai arrabbiare delle persone? >>
Caesar rise.
<< Hai ragione, pare che non abbia perso l'abitudine di farmi dei nemici. >>
<< A proposito di quello, prima che rincasassi ho ricevuto una chiamata, ma era per te, dal fisso ovviamente. >>
Caesar chinò la testa pensieroso, anche se il suo perenne sorriso non sembrava intenzionato a venir meno per nulla al mondo.
<< Per caso è chi penso io, mamma? >>
<< Credo di sì, è... >>
<< Ho già capito, ahia, vorrà spiegazioni per suo figlio... prendiamoci il tè con calma allora, credo che una chiamata con il mio vecchio partner possa aspettare. >>
Uno squillo del telefono catturò l'attenzione di entrambi, che volsero lo sguardo verso l'interno dell'abitazione.
La casa rimase avvolta nel silenzio per almeno tre secondi netti, prima che un secondo squillo ricordasse ai due di avere una persona in attesa.
<< Non importa figliolo, ti riscaldo il tè. >>
<< Grazie, non ci metterò molto. >>
Senza abbandonare il suo sorriso smagliante, Caesar si alzò dal tavolo e si diresse verso l'interno.
Appena fuori dalla cucina vi era il salotto, ed al suo interno il vecchio comodino fabbricato da suo padre (cacciatore, pescatore, artigiano e fabbro).
Lo raggiunse e tirò su la cornetta del telefono che vi era stato installato sopra, un modello vecchio stile che suo padre aveva comprato al mercato delle pulci (si era ricordato di aggiungere antiquario all'elenco?).
<< Ciao Dominik, come te la passi? >>


Non ricordo per quanto tempo rimasi incosciente... né quanti giorni passarono prima che potessi alzarmi sulle mie gambe, quello che è certo è che non mi metterò adesso a ricordare il dopo.
Questi ricordi mio buon Deryck... sono stati decisamente estenuanti, davvero, come detto prima, non ho la forza, forse non la avrò mai.
Ovviamente sto esagerando, ma se non intendo continuare o se aspetterò di farlo è perché vi sono molteplici motivi:
Primo: Ho raggiunto il minimo richiesto dall'editore, se poi andrà bene vi cagherò fuori un secondo libro, cari lettori.
Secondo: Tutta questa carta da stampa e questo inchiostro richiedono fondi e spese che non intendo sostenere al momento, per non parlare della pubblicazione nel caso le vendite del libro non bastassero a coprirne le spese.
Terzo: Anche se questa storia ha un continuo, anche se la mia esistenza non si è bruscamente interrotta ai piedi di una fetida palude dopo l'attacco del drako e lo scontro con il choker, di certo l'inizio si conclude qui.
Sì, il grosso inizio della mia esistenza nella terribile e selvaggia Remnant, non più come parassita in grado di sopravvivere rubando ma come attore nel terribile scontro di forze di cui ignoravo l'esistenza ed a cui non volevo prendere parte.
Non che abbia mai fatto dei passi in tal senso, se pensate che lo Ion di quella notte riemergerà dalla palude con un'armatura splendente e il cuore gonfio di buone intenzioni, allora devo chiedermi se non ho toppato totalmente nella mia narrazione, o se più semplicemente siete voi a vivere su un altro pianeta.
Se invece pensate che lo Ion di quella notte uscirà fuori dalla palude come una persona distrutta e con parecchi disturbi mentali, beh, di certo la fantasia non è una delle vostre qualità, ma come posso darvi torto?
Ma tralasciando i miei monologhi, il motivo per cui mi interrompo qui è perché qui finiscono le mie origini, il mio background, la lore di Ion.
Quello che verrà dopo sarà ovviamente la mia storia, ma il tutto si è originato in queste pagine, nel mio furto andato male, nella mia esperienza a Beacon, nella mia maturazione personale (e, perché no, anche spirituale), nella mia lotta contro Drake, nel mio amore per Brienne, nella nascita del mio odio verso l'universo e nei vari traumi attraversati di pagina in pagina.
Per questo, credo sia il momento di fermarsi, sedersi sulla poltrona, e riposare un po'.
Del resto, la storia della tua vita non la si racconta tutta in una volta, no? Devi farti tante sedute su sedute e chiacchiere su chiacchiere per tirarla fuori pezzo per pezzo come un parassita rintanato nel tuo orecchio.
Ecco, questo è il mio caso, ma non siate troppo avidi... sì, permettetemi l'immodestia di credere che non vediate l'ora di proseguire, me la merito almeno un po'?
Il punto è che adesso sono stanco, fisicamente ed emotivamente, e forse dietro questa motivazione dell'origine c'è solo un mio bisogno di riprendere fiato dopo questo tuffo nei ricordi, questa odissea nel passato.
Forse quando mi sarò posato su questa poltrona deciderò che è troppo comoda perché io debba alzarmi, e che tutto sommato non ho bisogno di cagare fuori un secondo mattone di cinquanta capitoli.
Come sempre sono molto deciso su quello che faccio.
Ma vada come vada, vi ringrazio.
Sì, sembra assurdo, ma ho conservato un minimo di modestia su questo punto, quindi avete i miei ringraziamenti, voi che leggete.
Non so nemmeno io perché lo sto facendo, nel senso, se mi chiedessero di esprimere un pensiero profondo non ne sarei in grado, quindi facciamo che vi ringrazio per aver comprato il libro e aumentato i miei guadagni, un ringraziamento molto da Ion, per l'appunto.
Ah sì, ringrazio anche Deryck, che per quanto non sia proprio la persona più di compagnia di questo mondo mi ha aiutato non solo nel mettere su carta i miei deliri ma anche a togliermi qualche peso dallo stomaco.
E qui finisco, non è mia intenzione profondermi in ringraziamenti fino a quando avranno meno valore dei fogli che usiamo per scrivere, non è necessario.
Ma siccome non mi viene in mente una frase d'effetto per la chiusura, facciamo che ripeto le parole della prefazione e siamo tutti contenti:
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi
”.
Però aggiungiamo:
E probabilmente, non lo saprò mai”.



Nota dell'Autore
Incredibile a dirsi ma dopo qualcosa come due anni questa storia volge al termine, ma malgrado ciò non pensiate che non sia stato un piacere per me scriverla, mi sento soddisfatto dei capitoli che ho fabbricato in questo lungo periodo e spero possa valere anche per voi.
Come avrete potuto intuire, ho optato per un finale abbastanza aperto, in modo sia da potermi mettere da parte una base di partenza per un futuro seguito, sia per chiudere degnamente la storia nel caso decida di non voler intraprendere la scrittura di una seconda storia.
Non che non manchino le idee su possibili seguiti od altre storie basate su questo universo narrativo, ma come per il nostro protagonista, la decisione di “cagare fuori un secondo mattone da cinquanta capitoli” non è una scelta che si prende a cuore leggero, specie adesso dove la trama principale di RWBY non potrà più farmi da guida come con questa storia.
Ma tralasciando le mie proverbiali indecisioni sul da farsi, ci tengo a ringraziare a modo tutte le persone che mi hanno aiutato con la storia o che nel corso di questi due anni sono state delle graditissime presenze nella sezione recensioni, in particolare ci tengo a ringraziare:


Thanos 05: Quasi un coautore per questa storia, creatore del team DIKJ, di Caesar e del misterioso Dominik correttore di fiducia nonché disegnatore che ha contribuito a dare forma ai grimm da noi creati, in particolare il choker, totalmente farina del suo sacco e a cui pertanto non potevo che dedicare l'ultima boss fight di questa avventura, a cui evito per decenza di fare l'ennesimo product placement per lo spin off.

Aladidragocchiodiluce: Creatrice del team OMGA (a cui farei un plauso solo per essere l'unica fra noi altre bestie ad essersi attenuta alla regola del dare un senso al nome del team), di Mr Darby e di Nissa, nonché prima persona ad aver messo a disposizione i suoi OC quando l'avventura di Ion era ancora un'idea allo stadio embrionale, grazie tantissimo.

White Pika girl: Creatrice di Brienne, Amanda, Nick e del restante team MEAB, senza la quale non esisterebbe il lato “romantico” (se così possiamo definirlo) di questa storia, a cui va il merito di aver dato a Ion una persona a cui sentirsi vicino ed empatico rispetto alle altre, rendendolo un tantino più umano di come poteva apparire inizialmente, e che sarebbe un'importante tematica da sviluppare per il possibile seguito.

Golden Fredbear: Mia prima conoscenza (e amicizia) su EFP, che a distanza di anni ha ancora la pazienza per recuperarsi i mattoni che sforno di tanto in tanto (ti voglio bene amico).

Tubo di Maschera: Le cui enormi recensioni hanno l'effetto di un trip di stimolanti per il sottoscritto, che in più di un'occasione si è ricordato grazie ad esse di avere una storia da mandare avanti e un oc da far soffrire.


fenris: Prima nuova conoscenza sul fandom di RWBY che non ha mai mancato di far notare errori o dare accorgimenti su come migliorare la storia strada facendo, e che spero possa dirsi soddisfatto del risultato complessivo di questa epopea.

Ovviamente si ringraziano anche tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite, delle seguite o su quelle da ricordare, e ovviamente a tutti i lettori che hanno voluto dedicare anche solo una mezz'ora del proprio tempo a leggere i capitoli di questa storia.
Ora con questo direi che posso fermarmi prima che questa nota si trasformi in un elenco di smielatezze non richieste, quindi concludo dicendo che è stato un piacere godere della vostra compagnia capitolo dopo capitolo.
E, nel caso dovessi fare la pazzia di intraprendere una nuova avventura con il nostro Ion (che mi auguro sia riuscito a farsi apprezzare ed a convincervi sia come personaggio da cui si sviluppa l'intera trama, sia come narratore della storia, e di cui a proposito ci terrei a sapere le vostre opinioni o intuizioni su come possa essere diventato o su quale sia la sua situazione al momento della scrittura della storia, insomma l'idea che vi siete fatti dello Ion narratore rispetto allo Ion protagonista, perché in tutta sincerità, non sono sicuro di saperlo nemmeno io), spero di poterne godere ancora per quell'occasione.

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