Danzando sulla fune di genxha (/viewuser.php?uid=1144757)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Premessa
Questa
fanfic è sempre dedicata a Miraculous ma non è collegata alle altre
due che ho scritto. Mi è venuta in mente un'immagine precisa e da lì
ho pensato al resto. Sarà un pochino diversa dalle altre, spero vi
piacerà.
Buona
lettura.
Miraculous:
le storie di Ladybug e Chat Noir - Zagtoon, Method Animation, Toei
Animation, SAMG Animation, De Agostini Editore, Nelvana, Cartoon Network
Studios Tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Questa
fanfic non ha scopo di lucro.
You're
dancing on a high wire
You
need to be so sure
There
used to be a lifeline
There
isn't anymore
Dancing
on a high wire - Alan Parsons Project
Capitolo
1
La
luce del tramonto illuminava d’oro il cielo parigino, riflettendosi sul
bronzo della statua di Ladybug e Chat Noir, facendo brillare la figura
della ragazza, un braccio teso in avanti mentre lancia lo yo yo.Chat
Noir osservava se stesso, scolpito nel bronzo, mentre stava per spiccare
un salto.
L’eroe
in nero allungò una mano guantata per toccare il basamento di marmo, poi
ritrasse il braccio, rimanendo immobile con le braccia lungo i fianchi,
le mani strette a pugno.“Mylady, perché?” pensò il ragazzo, come
praticamente ogni sera a quell’ora e in quel posto. Da due settimane,
dall’ultimo attacco di Papillon, Ladybug era scomparsa da Parigi.
“Perché te ne sei andata?” si chiese, mentre una lacrima cadeva dalla
maschera.
Adrien
sapeva bene che piangere non l’avrebbe fatta tornare, ma non riusciva a
trattenere le lacrime, per quanto si sforzasse.
Marinette,
la fronte appoggiata al vetro freddo della finestra della sua camera
fissava, per l’ennesima sera, la figura solitaria dell’amico davanti
alla statua. Non riuscì a trattenere le lacrime guardandolo, un groppo
alla gola. “Non posso lasciarlo ancora da solo. Non ce la faccio a
vederlo così” borbottò la ragazza “Ma non posso nemmeno far tornare
Ladybug. Sarebbe troppo pericoloso. Adrien…” pensò, mentre le
immagini degli avvenimenti di alcuni giorni prima le tornavano alla
mente.
“Papillon
sentirebbe la presenza del Miraculous e tornerebbe ad attaccare Parigi.
Troppa gente ha sofferto per colpa... sua? O forse mia. Di entrambi”
riflettè, Marinette, mordendosi il labbro inferiore.
La
ragazza si staccò dal vetro dalla finestra, cercando Tikki con lo
sguardo “Ah. Che stupida che sono” disse fra sé, scendendo la scala, le
spalle curve in avanti.
Marinette
uscì dall’appartamento senza nemmeno guardare la mamma ai fornelli.
Sabine guardò uscire la figlia con la coda dell’occhio senza dire
niente.
Marinette
entrò nel parco, asciugandosi le lacrime col dorso della mano poi
raggiunse il vialetto dove sorge la statua. A parte lei e Chat Noir il
parco era totalmente vuoto.
Il
vento le scompigliò i capelli, lei istintivamente portò la mano sulla
nuca per sistemare i codini, ma si ricordò di avere i capelli in una
semplice coda di cavallo. Da quell’incidente, dopo il quale Adrien non
era più venuto a scuola, a metà dell’ultimo anno di Collége, aveva
smesso di portarli.
“Chat
Noir?” azzardò la ragazza a pochi passi da lui, che sembrava non
sentire.
“Chat
Noir” Marinette provò ancora, alzando un po’ la voce. Finalmente il
ragazzo si voltò, un’ombra di sorriso nello sguardo “My…ah no” dice, per
poi girarsi di nuovo a guardare la statua “Vattene, Marinette. Per
favore. Voglio restare solo” disse, con un filo di voce.
Marinette
lo guardò darle le spalle, gli occhi umidi di lacrime “Chat… io… va
bene” in un sussurro ”tornerò domani” aggiunse, più per sé stessa, poi
si incamminò verso casa, lo sguardo basso.
Sabine
fermò Marinette proprio sulla porta “Mari…” iniziò, mentre la ragazza le
passava accanto senza guardarla “Marinette, aspetta un attimo”
disse, mettendosi tra la figlia e l’inizio della scala. Finalmente
Marinette alzò gli occhi del colore del mare, le palpebre arrossate,
verso la mamma “Non ho fame, mamma, vorrei andare di sopra.” le disse.
La
minuta donna cinese non si mosse, fissando la figlia negli occhi “Non
puoi continuare così. Da quando Adrien non viene più a scuola non ti
riconosco più, tesoro”
Marinette
sospirò, trattenendo le lacrime. “Mi dispiace, mamma. Scusami, ma non
so…” poi si fermò, guardando a terra. Sabine non si mosse “Io e papà
vogliamo aiutarti, Mari, ma devi dirci cosa non va”. La ragazza,
senza alzare gli occhi “Non oggi. Non ci riesco. Domani.”
Sabine
sospirò, il volto teso “Va bene. Ma domani mi dirai cosa non va.”“Sì. Ti
voglio bene, mamma” sussurrò Marinette, salendo la scala per la sua
camera.
Marinette
passò quasi la notte in bianco, la cosa che le mancava di più in quel
momento era potersi confidare con Tikki ma aveva deciso che continuare a
usare il Miraculous sarebbe stato troppo pericoloso. L’idea sembrava
funzionare: da quando aveva deciso di nascondere i gioielli magici nella
Miracle box, dopo quel giorno, gli attacchi di Papillon erano
improvvisamente finiti. Cercò di darsi una rinfrescata, per far
preoccupare meno i suoi genitori, veramente in pena per lei, nascondendo
come poteva i segni intorno agli occhi, poi scese in cucina. I genitori
di Marinette erano entrambi in negozio, perciò lei uscì senza nemmeno
fermarsi, diretta a scuola.
Tutti
i compagni erano ancora colpiti dal fatto che il padre di Adrien avesse
deciso di non farlo più andare a scuola e di non farlo posare più per la
sua collezione dopo l’incidente sul set di qualche settimana prima.
Nessuno aveva ricevuto direttamente sue notizie ma secondo i giornali
non aveva avuto conseguenze da quel giorno, quando Ladybug era
intervenuta sul set di un servizio fotografico della casa di moda di
Gabriel Agreste per sconfiggere con successo un Akumizzato.
Marinette
entrò in classe in silenzio per prendere posto accanto ad Alya. Le due
ragazze non si dissero nulla, Alya sapeva bene come si sentisse la sua
migliore amica anche se non le era del tutto chiaro perché fosse così
provata, ma prima della lezione non era certamente il momento di
parlarne.
Durante
la pausa Alya si mise a cercare notizie sulla maison Agreste in
internet, andando immediatamente a riferirle a Marinette, seduta su una
panchina da sola, lo sguardo preso. “Mari?” chiese la rossa, sedendosi
accanto all’amica “senti… lo so che non ti va di parlarne ma… guarda
qui” disse, mettendo il telefono davanti agli occhi dell’amica.
FALLITO
ACCORDO TRA LA MAISON AGRESTE E LA FAMIGLIA TSURUGI
La
casa di moda guidata da Gabriel Agreste attraversava già un momento di
crisi dopo l’annuncio dell’abbandono delle scene di Adrien Agreste,
figlio dello stilista.Il contratto con la famiglia Tsurugi per la
distribuzione del marchio Gabriel in Giapponeè stato annullato 3
settimane fa ma la notizia è trapelata solo oggi dall’ufficio
stampa della Maison francese.
“Forse
è per questo” proseguì la rossa “che Adrien non viene più a
scuola”
Marinette
guardò il telefono, poi l’amica “Allora è una cosa grave, Alya” la voce
tesa “Gli è successo sicuramente qualcosa di brutto. Non mi risponde più
al telefono! Sto provando a chiamarlo da due settimane!” il labbro
inferiore le tremava e si sforzava di parlare.
“Io…
noi dobbiamo sapere come sta! Siamo i suoi unici amici!” disse
Marinette, alzando la voce e abbracciando di colpo Alya per poi
scoppiare a piangere sulla sua spalla.
La
rossa spalancò gli occhi per la sorpresa, poi abbracciò l’amica,
accarezzandole la testa e sussurrando “Mari… non è colpa tua... dai...
non fare così”. Marinette strinse di più l’abbraccio dicendo “Non so
cosa fare! Non ce la faccio più così” disse, tra i singhiozzi, ignorando
la suoneria dei messaggi del cellulare che vibrava nella sua borsa.
Le
due amiche rimasero abbracciate a lungo, per tutto il tempo Alya
allontanò con un gesto tutti i compagni che volevano avvicinarsi a loro
due, continuando a sussurrare all’amica per cercare di calmarla.
Finalmente, dopo un tempo che ad entrambe sembrò interminabile,
Marinette smise di piangere “Scusami, Alya” disse con la voce resa rauca
dal pianto “Scusami, non so cosa mi è preso”.
“Tranquilla,
ragazza, non è niente” le rispose l’amica “l’importante è che ora tu ti
senta meglio” scostandole la frangia dalla fronte “Te la senti di
camminare? Ti accompagno a rinfrescarti, andiamo”. La mora non protestò
e le tue, tenendosi per mano arrivano al bagno. Lì Marinette si sciacquò
il viso, sentendosi meglio. Prese il telefono, vedendo che il segnale
dei messaggi lampeggiava, trovandone uno di Kagami.
“Mari,
mia madre ed io dobbiamo tornare in Giappone. Stiamo andando
all’aeroporto in questo momento. Mi dispiace tanto non poterci
salutare di persona, sei la mia migliore amica e mi mancherai da
morire. Salutami anche le ragazze, mi mancheranno anche loro. Ci
potremmo sentire sicuramente online, ma non è la stessa cosa. Ti
voglio bene.”
“No!
Alya, guarda…” disse la mora, di nuovo sull’orlo delle lacrime “Kagami
torna in Giappone. ADESSO.”
“Oh”
fece Alya, una mano a coprire la bocca “Ma povera Kagami... Non può
nemmeno venirci a salutare...” nel frattempo Marinette aveva ripreso il
telefono e iniziò a scrivere rapidamente
“K,
dispiace tantissimo anche a me di non poterti salutare, non sai
quanto. Ti voglio bene anche io e mi mancherai tanto.
Hai
notizie di Adrien? Non mi risponde da 2 settimane”
Pochi
secondi dopo arrivò una risposta
“Non
lo so. L’ultima volta che l’ho sentito è stato il giorno dell’attacco
dell’Akuma. C’erano voci sul fallimento dell’accordo. Io gli ho detto
che temevo che saremmo dovute partire e lui non era affatto felice. É
andato via di corsa. Vorrei tanto parlargli anche io. Mi dispiace
tanto, Mari so quanto tieni a lui. Se ho notizie ti chiamo
sicuramente!”
Marinette
spalancò gli occhi leggendo il messaggio, poi lo mostrò ad Alya, che le
mise un braccio attorno alle spalle “E ora cosa facciamo? Dobbiamo per
forza sapere qualcosa!”.
Poi
scrisse
“Cercheremo
di fare qualcosa. Ti faccio sapere. Baci. M”
Alya
rimase a riflettere “Senti, dobbiamo parlare con gli altri ragazzi e con
miss Bustier. Dopo la lezione, d’accordo?”
Dopo
la lezione Marinette e Alya, che era sempre rimasta accanto all’amica,
parlarono con gli altri compagni del fatto che non avessero alcuna
notizia del loro amico. Perfino Chloé disse di essere in pensiero.
I
ragazzi quindi decidono di coinvolgere una degli insegnanti. “Miss
Bustier, non è... giusto che il padre di Adrien ci abbia lasciato senza
notizie e che non ci... ci permetta di contattare Adrien. Almeno ci
dicesse se sta bene, magari possiamo mandargli un videomessaggio” prese
la parola Marinette in quanto rappresentante di classe, sforzandosi di
mantenere un tono neutro, confortata da Alya che le teneva la
mano.
L’insegnante
rifletté per qualche istante, leggendo l’articolo di giornale trovato da
Alya, poi disse “Beh ragazze, avete assolutamente ragione. Ora non sta a
me criticare i metodi educativi del signor Agreste, ci mancherebbe, ma
quel che chiedete è assolutamente giusto. Contatterò subito l’assistente
del signor Agreste e cercherò di fare qualcosa”. Guardando Marinette
negli occhi, la professoressa continuò “Marinette, è davvero un bel
gesto da parte tua preoccuparti per Adrien, anche tu, Alya che sostieni
sempre la tua amica... Lasciatevelo dire, siete due persone
meravigliose”.
Le
ragazze rimasero interdette qualche secondo, finalmente Alya prese la
parola “Grazie, miss Bustier, non… non so cosa dire”. “Non è necessario
che tu dica niente, Alya. Ora vado a fare quella telefonata. Ne
parleremo domani in classe, credo che non faremo la lezione inizialmente
prevista. Ora andate a casa, su.” concluse l'insegnante, uscendo
dall’aula.
“Mari”
esordì Alya, quando furono sole “Te la senti di tornare a casa da sola o
vuoi che ti accompagni?” domandò a Marinette lasciandole la mano. “Ce la
faccio, non preoccuparti. Mi sento molto meglio.” rispose la mora,
stringendo l’amica in un rapido abbraccio “Grazie, Alya, sei veramente
la migliore amica che si può desiderare”.
L’altra
la guardò fissa, fingendosi offesa “Ehi, ragazza, adesso non esagerare
che mi fai arrossire! Ho fatto solo la metà di quello che TU avresti
fatto per me!” ribatté, ricambiando la stretta. “A domani Mari, chiamami
se hai bisogno di qualsiasi cosa. Dispiace anche a me e sono preoccupata
anche io per Adrien e Nino è preoccupatissimo. Speriamo che miss Bustier
abbia buone notizie domani.”
Nota
dell’autore
L’immagine
da cui sono partito mi è venuta in mente ascoltando il brano che cito
all’inizio (Dancing on a high wire di Alan Parsons Project,
dall’album Ammonia Avenue, che vi consiglio tantissimo).
Quello
che ho in mente è Chat Noir che guarda la statua sua e di Ladybug
nella luce del tramonto. E siccome questo (sto scrivendo a Maggio) è
il mese della Marichat, ho pensato di non ignorarla e di metterla per
iscritto. Se avete letto le altre mie fanfic noterete che sto cercando
di scriverla come racconto “classico”, e quindi non in tempo presente,
ma non mi trovo esattamente a mio agio, spero che mi perdonerete
ci sono dei passaggi non esattamente fluidi.
Non
disperate, non ho abbandonato You are my best friend su un
cliffhanger!
Dimenticavo
i ringraziamenti a Giulia, che ho rincontrato per caso proprio nel
fandom di Miraculous, che mi ha dato utilissimi pareri sul concept e
sull’intreccio e con cui ci scambiamo idee sulle rispettive fanfic in
corso.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Tornando a casa da scuola, Marinette venne intercettata dalla mamma sulla porta "Stamattina non sei passata in negozio" le disse Sabine "Io e papà siamo davvero in pena, mi dici cosa non va?"
La ragazza guardò la madre, poi dopo un sospiro, cominciò a spiegare "Sì... Vedi mamma è... per Adrien..." raccontando alla mamma quello che era accaduto a scuola con Alya e le decisioni di miss Bustier.
"Oh, tesoro" fece Sabine quando Marinette concluse il racconto, abbracciando la figlia "sono davvero orgogliosa di te. Però avresti dovuto chiedere prima, anche noi avremmo potuto aiutarti".
"Lo so mamma. scusami ma... non mi sentivo di parlarne, ero troppo triste e preoccupata." fece una pausa, sciogliendosi dall'abbraccio "E un po' lo sono ancora, ma penso che più tardi farò due passi al parco." concluse, avviandosi su per la scala della propria stanza.
Come ogni sera, Chat Noir tornò davanti alla statua. Diversamente dalla sera prima c'era qualcuno a passeggio nel parco ma nessuno faceva caso all'eroe in nero, fermo in piedi vicino alla statua. Adrien era perso nei propri pensieri, quando una voce lo riscosse "Ciat noar? Sei proprio tu?". L'eroe abbassò lo sguardo in direzione della voce, vedendo una bambina, avrà avuto cinque anni, bionda come il grano e con le trecce, che lo guardava "Sono io, in baffi e coda" rispose, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e chinandosi per stare all'altezza della piccola.
"Pecché piangi? Hai fatto la bua?" chiese la bimba, guardandolo negli occhi verdi. Lui inghiottì a vuoto prima di rispondere "Beh, non proprio. Mi manca tanto Ladybug." le disse "Ma dov'è la tua mamma?" chiese poi, guardandosi in giro. La bambina si voltò indicando una giovane donna bionda come lei intenta a parlare con altre mamme poco più in là, poi guardò di nuovo Chat Noir con un "Oh." sorpreso "E non puoi chiamarla al teefono?" chiese.
"Ci ho provato, piccola" rispose l'eroe con un sorriso malinconico "ma non risponde...".
La donna bionda si accorse che la figlia non era vicina a lei, e iniziò a chiamare il suo nome "Sophie?...." facendo voltare di nuovo la bimba, che guardò di nuovo Chat Noir "Devo andare!" gli disse, con aria delusa "Ciao" dando poi un veloce abbraccio all'eroe e correndo dalla mamma.
Adrien rimase per un po' accovacciato a terra, dopo aver salutato bambina e mamma con un gesto della mano, riflettendo "So che non serve continuare così. Ma cos'altro posso fare? Non mi rimane altro che lei, ed ora è scomparsa".
Poi si alzò e con un colpo di bastone salì su uno dei tetti degli edifici circostanti il parco.
Marinette aspettava l'arrivo di Chat Noir al parco, come ogni sera, con un occhio sul telefono, in attesa di notizie da Alya o dagli altri compagni, o perché no, da Adrien, ma il telefono restava silenzioso.
Finalmente la mora lo vide arrivare, sceso con un salto da uno dei tetti dal lato opposto del parco; mise in tasca il telefono e con un sospiro scese le scale "Mamma, vado al parco, torno presto" disse, uscendo dall'appartamento.
"Non posso tornare ad essere Ladybug" si ripeteva Marinette da due settimane "non voglio mettere di nuovo in pericolo delle persone. E Adrien" mentre continuavano a tornarle alla mente le immagini di due settimane prima.
L'Akumizzato era Pascal Bernard uno stagista alla Gabriel, la casa di moda della famiglia Agreste. Durante gli scatti di alcuni capi della nuova collezione era stato prima rimproverato e poi allontanato dal set in malo modo per presunti problemi col suo lavoro, akumizzato in Effaceur.
Marinette aveva visto la notizia all'edizione straordinaria del telegiornale: la Torre Eiffel era improvvisamente scomparsa."Tikki, c'è sicuramente lo zampino di Papillon!" disse alla sua Kwami "Adrien sta facendo un servizio fotografico in quella zona, spero che non gli sia successo niente... Dobbiamo fare presto. Tikki! Trasformami!" .
In pochi minuti Ladybug raggiunse il piazzale antistante alla Torre, ancora più grande di quel che sembra di solito senza il monumento. Appena arrivata vide subito varie persone uscire precipitosamente da un teatro poco distante, al momento chiuso, accanto al quale c'era l'auto degli Agreste e diversi furgoni.
L'Akumizzato stava in piedi su una pila di casse, sulla destra. Ladybug vide che indossava una specie di calzamaglia, come quella dei mimi, ma era a quadrettini alternati bianchi e grigi, piccolissimi. "E togli questo! E togli quello! Ma tanto cosa ci vuole! Chiedetemelo adesso! La Torre l'ho tolta!" gridava, lanciando contro l'ingresso del teatro quella che sembrava una grossa gomma da cancellare, che con un flash fece sparire l'intera facciata, rivelando l'interno "Sono Effaceur! E adesso andiamo a finire il lavoro dentro!" gridava l'akumizzato, mentre faceva il suo ingresso nel teatro.
L'eroina in rosso si lanciò attraverso il varco, atterrando al centro della platea.
Le prime due file di poltrone erano occupate da casse ed attrezzature fotografiche e sul palco erano stati montati riflettori ed alcune scenografie di strade cittadine.
Effaceur saltò sulle pile di casse, diretto verso i membri della troupe fotografica che stavano scappando dietro le quinte. L'akumizzato lanciò nuovamente la gomma, colpendo uno degli addetti delle luci, facendolo scomparire e rimbalzando in mano a Effaceur.
Ladybug notò che sul palco, dietro un tavolo rovesciato, c'erano alcune persone "Chat Noir... dove sei, mi serve un diversivo" disse fra sé, mentre legava lo yo yo sulla struttura delle luci, in alto sopra il palco.
"Ehi, è me che vuoi, lascia stare quelle persone!" gridò l'eroina, per sovrastare il rumore delle persone in fuga.
Effaceur si voltò verso di lei "Ah! Eccoti! Ladybug! Dammi il tuo Miraculous!" gridò di rimando, lanciando la gomma verso di lei. L'eroina a pois spiccò un salto, tendendo il filo per salire sul traliccio delle luci, evitando l'oggetto. Dall'alto vide che dietro il tavolo c'erano accucciate due ragazze circa della sua età, abbracciate tra loro e Adrien, che si guardava attorno.
L'Akumizzato aveva ripreso la gomma e approfittando della distrazione di Ladyug la lanciò verso uno dei supporti della struttura, facendolo scomparire. Lei sentì l'appoggio mancare e, come al rallentatore, l'intera struttura cadere sul palco, verso i ragazzi accovacciati. L'eroina lanciò lo yo yo per cercare di bloccarla creando una carrucola improvvisata, ma il peso del traliccio di acciaio la scagliò contro il soffitto del teatro. Ricadde sul palco, qualche metro più in basso "Respira!" riusciva solo a pensare, l'impatto l'aveva lasciata totalmente senza fiato.
Con uno sforzo, Ladybug si alza in piedi, cercando con lo sguardo il suo avversario "Se resta fermo sembra fondersi con gli oggetti che ha vicino" notò la ragazza, scuotendo la testa, leggermente stordita, poi notò che il traliccio delle luci aveva travolto il tavolo e le scenografie, spezzando le tavole del palcoscenico.
Il cuore le mancò un battito quando Marinette comprese che i ragazzi erano rimasti lì ed erano stati colpiti in pieno, iniziava a sentire un ronzio alle orecchie, non era certa se per la botta di prima, "No. No. No." balbettò fra sé, ignorando Effaceur che stava facendo sparire uno dopo l'altro i tecnici della troupe che non erano ancora riusciti a scappare.
Ladybug corse verso i resti del palco, gli occhi che bruciavano, poi "No... Concentrati Marinette. Sistemerai tutto dopo" e si voltò verso il suo avversario roteando lo yo yo e lanciandolo subito dopo, immobilizzando il braccio dell'akumizzato. "Adesso BASTA" gridò, quasi un ruggito, mentre tirava con entrambe le braccia verso di sé, trascinando Effaceur a terra.
L'eroina lanciò lo yo yo in aria scandendo "Lucky Charm!" e si trovò in mano un secchello di vernice, rosso a pois neri. L'akumizzato nel frattempo si era alzato e caricò il colpo lanciando la gomma. Ladybug se l'aspettava e la parò con il secchio, facendola diventare dello stesso colore del Lucky Charm. Subito dopo la ragazza afferrò la gomma, strappandola e facendone uscire la farfalla viola. "Ladybug sconfigge il male!" declamò, catturandola e "Ciao ciao, farfallina.." dopo averla purificata.
L'akumizzato riprese il suo aspetto normale, rimanendo seduto con aria confusa a qualche metro da Ladybug, che, corsa sul palco, sollevò con tutte le sue forze i resti del traliccio, gemendo per lo sforzo. Finalmente, dopo un paio di minuti di sforzi enormi nonostante l'aiuto dei superpoteri, riuscì a spostarlo e vedere l'orlo frastagliato della voragine tra le assi.
"Adrien!" chiama "Adrien, rispondimi!", il fiato corto, un nodo alla gola sempre più stretto "no..." Marinette lasciò andare un gemito disperato quando vide un lembo della giacca che il ragazzo indossava sul set. La ragazza cadde sulle ginocchia, i pugni serrati. "No" pensava "no, non può essere!", la testa vuota, un ronzio nelle orecchie, poi sentì il suono degli orecchini "Il Miraculous Ladybug. Posso ancora fare qualcosa". Ladybug si alza e corre a raccogliere il secchio, che lancia in aria scandendo "Miraculous Ladybug".
Immediatamente un'onda di coccinelle magiche si espanse dall'oggetto, annullando i danni fatti dall'akumizzato, riportando Adrien e le ragazze sul palco e tutti i membri della troupe in sala, incolumi.
Ladybug saltò di nuovo sul palco, gettandosi al collo di Adrien e abbracciandolo "Per fortuna! Stai bene!". Il ragazzo arrossì violentemente "L-L-Ladybug?" e lei lo lasciò subito, le guance in fiamme, più rosse del costume "Scu-scusami è che..." balbettò, indietreggiando "D-devo andare!" disse poi, lanciando lo yo yo e uscendo dal lucernario della sala.
Marinette arrossì di nuovo pensando a quella scena,a ma lo sconforto e la pena per Chat Noir presero subito il sopravvento, riportandola alla realtà.
Il parco era silenzioso come la sera precedente, Marinette, da lontano, vide Chat Noir accanto alla statua di Ladybug, immobile e si avvicinò al ragazzo, mentre si alzava una brezza fresca.
Chat Noir stava cercando di dare una spiegazione alla scomparsa di Ladybug, chiedendosi se ne fosse in qualche modo responsabile "Forse è colpa mia.. forse è perché non mi ha visto su quel set, sono stato così stupido, non sono stato attento.. ma è successo tutto così in fretta, non ho potuto reagire e..." si lambiccava lui.
"Cos'è questo.... ma è il suo profumo?" Adrien, i sensi acuiti dal Miraculous, pensò di sentire, nella brezza, il leggero profumo di lavanda e mandarino che accompagnava sempre Ladybug. Sentì dei passi leggeri alle sue spalle, voltandosi leggermente ma tenendo sempre lo sguardo a terra vide un paio di ballerine rosa "Ah. Sei tu. Non mi va di parlare, vai via, Marinette" disse poi, allontanandosi di un passo "Ma, Chat Noir io..." si intromise la ragazza, seguendolo, ma lui la allontanò con una leggera spinta, cominciando a voltarsi per darle le spalle "devo risolvere questa cosa da solo, non voglio che tu mi ve..."
Lo schiaffo giunse completamente inaspettato, facendolo voltare del tutto immediatamente, una mano sulla guancia, la bocca aperta, stupefatto e sorpreso.
"Stupido. Gatto. Sbruffone." alzò la voce Marinette, trattenendo a stento le lacrime e fissandolo, gli occhi color del mare nei suoi occhi felini.
Lui rimase immobile, gli occhi spalancati per quel suo gesto inaspettato, la bocca semiaperta. Marinette si coprì la bocca con una mano, non meno scossa "Oh no! s-scusami..." balbettò, circondando il petto dell'amico con le braccia "Non-non so cosa mi ha preso, scusami, Chat Noir!"
L'eroe in nero rimase per qualche momento immobile, poi finalmente ricambiò l'abbraccio, gli occhi che bruciavano "No, Principessa.. non piangere.. è.." parlava a fatica, mentre le lacrime gli appannavano la vista "colpa mia... non.. non volevo" disse tra i singhiozzi, lasciandosi cadere sulle ginocchia.
Nota dell’autore
In questo capitolo cominciamo a capire qualche cosa in più degli avvenimenti che hanno portato alla sparizione di Ladybug. Marinette riuscirà a ridare il sorriso a Chat Noir? Perché ha deciso di rinunciare al Miraculous? Rinnovo i ringraziamenti della parte 1 ;)
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Chat Noir e Marinette si ritrovarono seduti in terra, il ragazzo abbracciò
l’amica come se lei gli stesse impedendo di affogare. Marinette si sentì per un
attimo a disagio in quella stretta, poi lasciò fare, accarezzando leggermente i
capelli di Chat Noir per cercare di calmarlo. Anche lei stava piangendo insieme
a lui.
“Chat Noir, non vergognarti di piangere, dopo ti sentirai meglio” sussurrò
Marinette tra le lacrime. Abbracciando la ragazza, l’eroe in nero le aveva
sciolto la coda di cavallo e sentì ancora più forte il profumo dei suoi capelli.
Gli ricordava la sua Lady.
Quando i singhiozzi si calmarono rimase lì a sentire quell’aroma di mandarino
con gli occhi chiusi, poi Chat Noir si sforzò di aprire gli occhi e di guardare
l’amica, il viso a pochi centimetri dal suo. “Principessa…” disse lui “io…
posso restare così ancora un po’?”
Marinette si sentì arrossire leggermente, non era mai stata così vicina a Chat
Noir in vesti civili “C-certo mi.. Chat Noir” disse, po’ a disagio, dopotutto un
bel ragazzo la stava abbracciando, a pochi metri da casa sua, i suoi avrebbero
potuto vederla.. Lui chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla di
Marinette.
Rimasero così un paio di minuti e poi la ragazza disse “Chat? Ti senti un po’
meglio ora? Ti va di parlare?”
Chat Noir aprì gli occhi, la guardò con aria vagamente confusa, sciogliendo
l’abbraccio “Ehm... scusami, Marinette.” disse, tentando un sorriso e vedendo lo
sguardo di Marinette illuminarsi
“Non preoccuparti” gli disse lei “sei mio amico e stavi male… e… “ la ragazza
raccolse l’elastico che le legava i capelli e si alzò, iniziando a rifare la
coda.
“Tienili sciolti” le disse Chat Noir, cogliendola di sorpresa “scusa.. ” fece
lui, vedendo la sua reazione “Ma no Chat, non scusarti, è che non mi aspettavo
che tu…insomma i miei capelli sono…” spiegò Marinette “Mewravigliosi” la
interruppe lui “e hanno un profumo fantastico” rincarò la dose, mettendosi una
mano dietro la nuca.
“Sei… sei gentile, micetto, grazie” rispose Marinette, sentendo le guance
scaldarsi sotto lo sguardo di Chat Noir -per fortuna che ricomincia a scherzare-
pensò prima di rispondere “Ora non approfittare della situazione eh?” disse la
ragazza, infilandosi in tasca l’elastico e sorridendo all’amico.
“Allora ti va di… di parlare di … beh di cosa non va? Ti posso aiutare in
qualche modo?” chiese poi la ragazza, sistemandosi delle pieghe inesistenti
sulla giacca.
“Uhm… Non penso ci sia niente che tu possa fare, Marinette, ma ti ringrazio.”
rispose lui, indeciso
“Chat?” fece Marinette, guardandolo di sbieco, “sicuro che non ne vuoi parlare?”
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, portando un dito alle labbra,
pensieroso, infine disse “Parlare.. sì, forse mi farebbe sentire meglio”
annuendo poco convinto e voltandosi per dirigersi verso il vialetto “sono
giorni che non parlo quasi con nessuno” borbottò poi, quasi tra sé.
“Hai detto qualcosa?” chiese Marinette sentendolo borbottare
“Eh? No, no, niente” rispose lui, mentre i due si avviavano verso l’uscita del
parco, ormai vuoto nella luce del tramonto
“Senti, ti va se saliamo sul mio terrazzo? Non posso restare molto, sai, la
cena… però staremo tranquilli almeno per un po’. Se vuoi.” disse Marinette,
allungando il passo per raggiungerlo. Si sentiva sollevata per averlo visto
abbozzare un sorriso, ma era ancora preoccupata per lui. Cercò di non pensare
all’altra sua grande preoccupazione mentre affiancava Chat Noir al cancello.
“D’accordo” rispose lui, quando la ragazza lo raggiunse, poi la guardò dubbioso
“ma come ci arriviamo?”.
Lei gli sorrise in modo un po’ forzato “beh… mi ci porti tu!”.
L’eroe prese in braccio Marinette, stupendosi nuovamente di quanto fosse leggera
ma soprattutto di quanto gli piacesse il profumo dei suoi capelli, poi spiccò un
salto, spingendosi con il bastone e atterrando sul tetto della pasticceria, poco
distante.
“Ehi, che c’è, micetto? Sei diventato rosso…” notò Marinette appena scesero
sulla terrazza
“Io?” ribatté il ragazzo, mettendosi di nuovo una mano dietro la nuca,
imbarazzato “È che… insomma… credo che tu usi lo stesso shampoo di Ladybug!"
proseguì, sedendosi sul tavolino della terrazza, le mani sulle ginocchia.
La ragazza rimase immobile per un istante - Quel gesto della mano mi ricorda
qualcuno - pensò, ma disse “Oh… Beh sì, può darsi“ poi si sedette accanto a
Chat Noir “Avanti, dimmi tutto” disse all’amico, anche se non riusciva a
guardarlo negli occhi. Sapeva fin troppo bene cosa non andasse e si sentiva
responsabile, ma doveva farlo sfogare in qualche modo.
“Ecco…” nemmeno Chat Noir guardava Marinette quando cominciò a parlare “da due
settimane Ladybug è sparita, ma questo credo lo sappiano tutti. Per fortuna non
c’è stato bisogno di lei. Per qualche ragione che non so Papillon non ci attacca
da allora.. solo che io… Insomma se ci attaccasse adesso sarei inutile!”
“Inutile? Ma Chat Noir, non sei inutile. Tu sei…” si intromise Marinette.
Il ragazzo proseguì, stringendo i pugni sulle ginocchia “Non è questo è che io…
io... non so cosa fare senza di lei, non posso purificare le Akuma.” fece una
pausa, un groppo in gola, poi continuò “Sono solo, Principessa. Non so per
quanto potrò...”.
Marinette mise una mano su quella di Chat Noir, sentendolo irrigidirsi
lievemente. Il tessuto del guanto era stranamente soffice, tiepido “Chat…mi
dispiace. Davvero.” i due rimasero in silenzio finché Marinette sussurrò “Ti… ti
manca tanto?”, sentendo una lacrima caderle sulla mano quando lui, dopo un lungo
silenzio, rispose: “Come l’aria, io… mi basterebbe anche solo sentire la sua
voce! Non so perché se ne sia andata, forse è colpa mia! Poteva dirmelo! Per
qualsiasi cosa avrei potuto aiutarla!” Chat Noir stringe di nuovo i pugni “Deve
esserle successo qualcosa di grave! Sapeva che avrei fatto di tutto per aiutarla
io… Io la amo, Marinette! Ci sarò sempre, per lei. Darei la vita per lei! Non
una, ma due, dieci, cento, mille, volte. Sempre.”
Marinette rimase immobile dopo aver sentito l’ultima frase. Davanti a lei non
c’era più Chat Noir, c’era Adrien. Il ragazzo continuava a parlare, ma lei non
lo stava ascoltando. -Com’è possibile?- si chiese, ripensando a cosa accadde
dopo il combattimento con Effaceur:
Ladybug saltò su uno degli alberi oltre il muro che circondava Villa Agreste,
era certa che l’auto di famiglia con la guardia del corpo fosse arrivata qualche
minuto prima.
Oltre ad essere preoccupata per Adrien, non aveva nemmeno visto Chat Noir
durante il combattimento, cosa che non era mai successa prima. Prese lo yo yo
dalla cintura, usandolo come bugphone, ma il suo collega non rispondeva
“Micetto, c’è stata una emergenza Akuma, ho risolto senza di te, ma fammi sapere
se è tutto OK” disse Ladybug, lasciando un messaggio all’amico.
La ragazza riagganciò lo yo yo al suo posto e ricominciò a scrutare oltre il
muro, verso la grande finestra della camera di Adrien “Ora penserà che sono una
stalker” rifletté Ladybug “ma devo sapere se sta bene”. FInalmente vide la porta
aprirsi e la familiare sagoma del biondo entrare nella stanza, attraversarla e
raggiungere il bagno. Anche se si sentiva un po’ a disagio a guardare in casa
dell’amico, Marinette voleva essere sicura che Adrien stesse bene.
Lo yo yo vibrò mentre Ladybug osservava la stanza e lei lo prese senza guardare,
domandandosi quanto Adrien sarebbe rimasto in bagno. C’era un messaggio audio di
Chat Noir: “Ehi insettina.. mi dispiace di non essere pawtuto venire, ma ero un
po’ bloccato e non potevo nascondermi per trasformarmi. Mi purrrdoni?”. Ladybug
sorrise, lo sguardo al cielo, mentre rispondeva “Se la pianti con questi giochi
di parole ci posso pensare. A presto, collega!”, poi mise di nuovo via lo yo yo
con un sospiro di sollievo.
L’attesa fu ripagata qualche minuto dopo, quando finalmente vide Adrien uscire
dal bagno e sedersi sul grande letto al centro della camera, intento a guardare
il cellulare. Quando fu sicura che non ci fosse nessun altro, Ladybug saltò
prima sulla sommità del muro della villa, poi lanciò lo yo yo per poter arrivare
sul bordo di una delle grandi finestre, aperta.
Adrien sussultò, girandosi di scatto verso la finestra. “Scusa Adrien! Non
volevo spaventarti!” disse lei, una mano sulla bocca.
“Ladybug?” il ragazzo era stupefatto “c-cosa ci fai qui?” chiese, spalancando
gli occhi verdi.
“Beh” rispose lei, accovacciandosi sul davanzale e appoggiando le mani accanto
ai piedi “E-ecco volevo assicurarmi che stessi bene!”.
Adrien si guardò le mani, aprendole davanti a sé “Io sto…bene. Benissimo,
grazie, m..ehm Ladybug” disse, esitante su come proseguire, poi si alzò dal
letto per avvicinarsi alla finestra “Perché me lo chiedi? Non mi ricordo molto
bene cosa è successo, ci siamo nascosti e poi.. sei arrivata.” il ragazzo fece
una pausa, guardando a terra “Non sono stato akumizzato, vero?” chiese,
guardando Ladybug.
“Akumi… ah no no! Ero solo… un po’ preoccupata!” rispose la ragazza,
visibilmente nervosa.
“Preoccupata?” chiese Adrien “Per me? Ecco io sono…" si mise una mano dietro la
nuca “ecco… lusingato ma.. non dovevi, insomma sono uno qualsiasi.”
“No, Adrien, non dire così insomma! Sei un m... modello famoso!” ribatté lei,
arrossendo leggermente “Sono felice che tu stia bene!” concluse, guardando
ovunque tranne che in direzione del ragazzo.
Dopo una breve pausa Adrien riuscì a dire “Anche io sono felice… Ehm” il biondo
si schiarì la gola “Ma non restare lì, entra!” la invitò, sorridendo “Ma vai
sempre a trovare quelli che soccorri?”
“Ehm.. no cioè sì...” tentò di rispondere Ladybug, pensando - Brava Marinette,
ti sei proprio messa in un bel guaio! - mentre cercava una risposta sensata
“Diciamo che a volte faccio delle eccezioni per quelli... a cui ho dato un
Miraculous!” disse infine, sperando di risultare credibile, saltando dal
davanzale sulla moquette della camera.
Adrien guardò Ladybug da capo a piedi, rimanendo poi immobile. Lei fece un
sorriso un po’ forzato guardando l’amico, imbarazzata da quegli occhi verdi, poi
si guardò quasi per controllare inutilmente che il costume fosse a posto “Eh
già, mi hai dato un Miraculous ma… ben non sono stato per niente bravo” disse
infine Adrien, spezzando la tensione crescente.
“Ma no Adrien sei stato… beh, insomma era la prima volta e… non era una cosa
facile, tornare indietro nel tempo.
Il ragazzo la guardò incuriosito “Va tutto bene! Guarda che non devi
giustificarti, anzi giustificarmi, io… beh è che non me l’aspettavo. Posso
chiederti perché l’hai dato a me?”
Ladybug esitò poi rispose “Beh perché, ecco, credevo che tu fossi la persona
adatta. E lo credo ancora”, guardandolo negli occhi e distogliendo subito lo
sguardo appena lui ricambiò l’occhiata. “Wow” sussurrò Adrien, spostando il peso
da un piede all’altro “Sono… beh… contento di saperlo.” continuò, guardando
Ladybug “Perciò sei passata.. capisco.” proseguì, dopo una pausa. “Posso… posso
farti una domanda?” buttò lì il ragazzo.
Marinette fece mezzo passo indietro, a disagio - Non sarei dovuta venire... -
pensò - noterà sicuramente qualcosa e rischio di giocarmi il mio segreto. E poi…
quello sguardo... Per favore non guardarmi così Adrien, non adesso. - la ragazza
si guardò attorno non incrociare quegli occhi verdi.
“Ladybug? Tutto bene?” stava chiedendo Adrien, strappandola dalle sue
riflessioni.
“Sì, certo… tutto bene… cosa dicevi, scusa?” gli rispose lei
“Dicevo se posso farti una domanda” ripetè Adrien
“Certo che puoi” disse Ladybug, senza guardarlo
“Beh ecco, è una domanda strana eh…” cominciò Adrien, esitante “Perché prima, al
teatro, mi hai abbracciato?"
La ragazza sentì le guance farsi bollenti, di sicuro erano del colore della sua
maschera, adesso “Beh… ecco… io” sapeva bene che Adrien la stava fissando,
inghiottì a fatica e provò a continuare “Mi ero spaventata perché… c’era stato
un crollo. Temevo che il… il mio potere non sarebbe… Insomma temevo che ti… vi
foste feriti!” conclude, le braccia raccolte e le mani a pugno davanti al petto.
Adrien le prese le mani, e Marinette sentì il cuore schizzarle a mille - Oh no,
adesso sono davvero nei guai - pensò, senza riuscire a ritrarsi
I due finalmente si guardarono negli occhi. Marinette non riusciva a distogliere
lo sguardo dagli occhi verdi di Adrien.
“Grazie per esserti preoccupata” sussurrò Adrien “Nemmeno io voglio che TI
succeda niente.”
Ladybug rimase immobile per un tempo che le sembrò infinito, sentiva solo il
battito del proprio cuore e il calore delle mani di Adrien attorno alle sue
dita. Finalmente riuscì a muoversi e a ritrarre le mani “Oh” disse, gli occhi
spalancati e le mani a coprirsi la bocca, facendo un passo indietro.
Con fatica riuscì a dire “A… Adrien io.. devo… devo andare adesso, qualcuno
potrebbe vederci e… Sono felice che tu stia bene! E… vado ora… a presto, Adrien”
voltandosi verso la finestra aperta e spiccando un salto sul davanzale, per poi
roteare lo yo yo per uscire.
Ladybug sentì i passi di Adrien dietro di lei “Ascoltami, Ladybug io... “Ti amo.
Io ci sarò sempre, per te. Darei la vita per te, non una, due, dieci, cento,
mille volte! Sempre!” disse, avvicinandosi alla finestra aperta.
La ragazza sentì quelle parole mentre si lanciava verso un lampione, si voltò
per un attimo e vide con la coda dell’occhio Adrien affacciato girarsi di scatto
verso l’interno della stanza.
Marinette si sentì mancare, ci volle tutta la sua forza di volontà per non
cadere dal cornicione su cui era saltata dopo aver usato il lampione come
appoggio.
“Marinette? Stai bene?” la voce di Chat Noir riscosse la mora dal ricordo.
“Io… io si, micetto. Scusa mi sono… “ fece un gesto con la mano, togliendola da
quella guantata di nero del ragazzo “T...tu ti senti m-meglio adesso?” balbettò
lei.
Lui la fissò coi suoi occhi felini, facendola rabbrividire leggermente “Un po’.
Credo. Continuo a pensare che sia per colpa mia che Ladybug ha… insomma...”.
Marinette distolse lo sguardo “Ma no, non è colpa tua, vedrai che… insomma credo
che abbia avuto le sue buone ragioni. Mi dispiace tanto.”
Chat Noir rispose, tentando un altro sorriso “Grazie, Principessa… sei sicura di
star bene?” domandò, vedendo che l’amica teneva gli occhi bassi.
“Sì… sto…” iniziò Marinette, poi “no, veramente no” disse, guardandolo per un
istante “sono molto preoccupata per un… ragazzo, un mio… mio compagno di scuola.
Suo padre non lo lasciava uscire quasi mai, e ora non lo lascia nemmeno più
venire a scuola.” spiegò, triste.
Chat Noir trasalì, poi si alzò in piedi “Mi… mi dispiace per il tuo… amico. Non…
non c’è proprio niente che si possa fare?”
Marinette guardò l’eroe, stupita da quel suo gesto repentino “Non credo… La
nostra professoressa proverà a parlare con suo padre, magari risolveremo. Ora
devo… devo andare, micetto. Per quel.. mio amico non voglio coinvolgerti, hai
già abbastanza a cui pensare. E... mi dispiace tanto. Ti senti meglio?”
Lui annuì, poi fece una pausa “Marinette” disse Chat Noir, guardandola di nuovo
negli occhi blu “sei una ragazza meravigliosa. Grazie per tutto quello che fai.
Anch’io devo andare adesso”. Fece un profondo inchino, prese la destra di
Marinette e la portò alle labbra, prima di girarsi e saltare sul tetto
dell’edificio di fronte. La ragazza rimase immobile con la mano a mezz’aria,
seguendo Chat Noir con lo sguardo.
Quasi automaticamente, Marinette rimise a posto le sedie sul terrazzo, quindi
aprì la botola per rientrare nella sua camera, scendere sul soppalco e infine
aprire la botola che scendeva nell’appartamento dei genitori.
“Oh, tesoro, non ti ho sentita salire!” sussultò Sabine ai fornelli, vedendo
scendere un paio di ballerine rosa. “Hm?” rispose Marinette, assente, poi
borbottò “preparo la tavola” prendendo le stoviglie e apparecchiando per tre,
senza dir nulla.
Sabine osservò la figlia per tutta la cena, durante la quale Marinette non disse
praticamente una sola parola limitandosi a mangiare qualche boccone. Anche Tom
la guardava, teso, ma nemmeno lui commentò lo strano comportamento della
ragazza.
Finita la cena Marinette si alzò e disse “Vado su, sono molto stanca, buonanotte
mamma… papà” dando un bacio a ciascuno dei genitori, poi salì in camera
chiudendo la botola. Tom e Sabine si guardarono, con un sospiro “Speriamo che
domani stia meglio” disse Sabine al marito, a bassa voce “Non so cosa ci sia che
non va. Proverò a chiamare Alya” Tom annuì “Sì, credo che sia la cosa migliore,
sono molto amiche… pensi che ci sia di mezzo un ragazzo?” chiese, aggrottando le
sopracciglia “No, no, non credo. Mi ha detto che è molto preoccupata per Adrien,
mi ha detto che non lo vedono a scuola da settimane. Povero ragazzo, è così
gentile ma suo padre è davvero troppo severo.” rispose Sabine, iniziando a
sparecchiare.
Nota dell'Autore
Scusatemi per la lunga attesa: i precedenti capitoli li ho pubblicati ad un giorno di distanza, ma mi sono venuti più facili.
A questo ho dovuto pensare un po' meglio vista la sequenza di avvenimenti, un tantino più complessa e qualche problema a rendere al meglio una certa parte ;)
E' anche il capitolo più lungo fino ad adesso quindi, davvero, scusatemi per l'attesa ma spero che sarà ripagata! Ne ho pianificati altri due, perciò non dovrete attendere poi troppo a lungo per sapere come andrà a finire. |
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Chat Noir saltò dal muro di cinta di villa Agreste sul davanzale della finestra,
poi si sedette sul letto disfatto “Plagg, ritrasformami”, disse a mezza voce,
riprendendo l’aspetto di Adrien, mentre Plagg usciva dall’anello e gli si
piazzava davanti al viso.
“Ehi, gattino” fece il Kwami “Come ti senti?”
“Uno schifo” rispose il biondo “ma un po’ meglio” aggiunse, guardando la
creaturina volante che lo fissava.
“Senti” disse Plagg “Non puoi continuare così, guarda che Codini Blu è
preoccupata per te. Per tutti e due i TE.”
Adrien sbottò “Si chiama Marinette!” poi fissò Plagg per un buon minuto senza
dire niente, fece un lungo respiro e poi “E lo SO che è preoccupata, è la mia
migliore amica! Ed è così generosa, mi ha consolato anche se stava male!” si
interruppe, colpito dal ricordo del profumo dei capelli di Marinette, poi
riprese “Ora che Kagami è tornata in Giappone proprio non so... Cosa cavolo
faccio? Mio padre non vuole che esca perché” si raddrizzò, mimando la posa di
Gabriel “é troppo pericoloso là fuori Adrien, e non voglio che tu abbia contatti
con quei ragazzi che hanno cattiva influenza su di te”.
Il biondo abbassò di nuovo le spalle, tirando su col naso “E poi sparisce. Come
al solito. Nemmeno mi lascia usare il telefono! É come se mi stesse punendo ma
io… non ho fatto niente!” un’altra pausa “e poi… e poi... “ si interruppe di
nuovo, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime “beh lo sai cosa c’è poi”.
Tre colpi alla porta fecero trasalire Adrien “nasconditi, Plagg!” sussurrò,
asciugandosi rapidamente le lacrime e poi disse a voce alta “avanti”. La porta
si aprì ed entrò Nathalie, spingendo un carrello con un vassoio e una cloche
argentata “Le ho portato la cena” disse, guardando Adrien seduto che le rispose,
altrettanto freddo “Grazie Nathalie, lascia pure lì”.
La donna alzò un sopracciglio “Cerchi di mangiare: suo padre è preoccupato per
lei”
Adrien la guardò di sbieco, borbottando a bassa voce “non sembra proprio” e
dicendo a voce più alta “Lo so, ci proverò, grazie”. Nathalie non colse la prima
parte della frase, annuì e lasciò la stanza con un “Buonanotte” di circostanza.
Plagg sbucò da dietro i cuscini e si infilò dentro la cloche sul vassoio,
riemergendo con aria delusa “non c’è del formaggio…” disse, cercando di
strappare un sorriso ad Adrien, che nel frattempo si era sfilato le scarpe
lanciandole dall’altro lato della stanza. Il ragazzo si alzò dal letto e
avvicinandosi al carrello, vide il proprio riflesso sul metallo - che disastro -
pensò, vedendo gli occhi arrossati, le palpebre gonfie e il colorito
terribilmente pallido - Non mi va di mangiare.. anche se so che dovrei - si
disse. Incuriosito, Adrien andò a scoprire il piatto sul vassoio: la vista della
bistecca ai ferri con le patate alle erbe gli fece gorgogliare lo stomaco,
rimase a guardare il piatto per un po’, poi portò il vassoio alla
scrivania e mangiò qualche boccone, svogliatamente. Finito di mangiare per modo
di dire, il biondo passò lo sguardo sulla sterminata collezione di DVD e
videogiochi per almeno cinque minuti, sbuffando.
Alzandosi dalla sedia annunciò “Plagg, io vado a dormire. Ci provo.”
Plagg si avvicinò svolazzando, gli rivolse un’occhiata preoccupata e poi disse
“Buonanotte, gattino”. “Non chiamarmi gattino, te l’ho già detto..” lo rimbrottò
lui “Come vuoi. GATTINO” rispose il Kwami, calcando il tono sulla parola
“gattino” e fluttuando lontano dal ragazzo.
Mezz’ora dopo Adrien si stava ancora rigirando nel letto “Plagg?” disse, a mezza
voce “Stai dormendo?” domandò
“Non più” rispose l’altro.
“Io non so… son troppi giorni che Papillon non manda nessuna delle sue Akuma e…
che facciamo se lo fa?” Plagg rimase in silenzio, riflettendo con gli occhi
verde smeraldo semichiusi a lungo “Plagg?” chiese di nuovo Adrien
“Sto pensando” rispose il Kwami, poi dopo un altro paio di minuti spiegò
“Potremmo usare il Cataclisma, una volta liberata, se riusciamo a rompere
l’oggetto, ma sarebbe molto pericoloso per chi è stato colpito. Usandolo prima
che venga toccata, ovviamente la persona coinvolta non verrebbe danneggiata,
tuttavia distruggere le Akuma crea degli squilibri e sarebbe meglio evitarlo”
“Capisco” disse Adrien dopo qualche istante “Allora dobbiamo far tornare
Ladybug. Non possiamo fare altro.”
Plagg lo interruppe con un “Ma io sono stancooooo, sei già stato trasformato
mezzo pomeriggio.. io ho bisogno di energia”
“Plagg. Smettila. Lo faremo domani” ribattè Adrien, annoiato, girandosi
dall’altra parte.
Marinette si era messa a letto quasi come un automa, pensava continuamente alla
frase che Adrien le disse a casa sua due settimane prima, confrontandola con le
stesse identiche parole che usò Chat Noir sul terrazzo quel pomeriggio. Quelle
parole gli risuonavano nella mente e non riusciva a pensare ad altro, finché la
stanchezza non prese il sopravvento e si addormentò.
La ragazza aveva la strana sensazione che qualcosa di soffice le stesse toccando
il naso. Poi iniziò a sentire un odore… Formaggio? - Sto sognando - pensò fra
se, ma la sensazione rimaneva presente. Con fatica aprì gli occhi, trovandosi
davanti un paio di occhi verde smeraldo, vagamente luminescenti. Spaventata,
spalancò del tutto gli occhi e trasalì, con un gemito di sorpresa, mettendosi a
sedere nel letto.
“Ehi, Codini Blu, ti devo parlare” disse Plagg
Marinette lo guardò, il rimbombo del proprio cuore nelle orecchie, ancora scossa
dal risveglio improvviso. “C… cos…. come....TU?” balbettò guardando il Kwami,
che ondeggiava sospeso sul suo letto “Dov’è Zuccher… ehm Tikki? Non ne sento la
presenza… è nella Miracle Box?” chiese, ignorando le proteste della ragazza. e
svolazzando di nuovo davanti al suo viso.
“Plagg? Ma cosa ci fai qui?” dice finalmente Marinette, riprendendo fiato.
“Te l’ho detto, Codini Blu, ti devo parlare. Di un certo gattino. e di qualche
farfalla," disse Plagg, come se parlasse a un bimbo.
Lei lo guardò di sbieco, ormai completamente sveglia e rispose “Chiamami
Marinette per piacere, Plagg” ma lui la ignorò, volandole a due centimetri dal
naso.
“E devo parlare anche con Tikki, ma comincio con te, Codini Blu. Primo, Chat
Noir non deve sapere che sono stato qui. Ok?”
Marinette annuì, un po’ tesa e Plagg proseguì “Secondo: il mio gattino sta male,
davvero male, non mangia più, e non mangio nemmeno io come prima… passa le
giornate a piangere perché dice che non ha più la sua Ladybug.” il Kwami si
fermò guardando la ragazza, che annuì di nuovo.
“Terzo:” iniziò Plagg, zittendosi di colpo, una zampina davanti alla bocca, la
coda, le orecchie tirate indietro sulla testa “questo non te lo posso dire senza
dirti chi è Chat Noir ACCIDENTI!” sbottò alla fine. Iniziò a svolazzare attorno
alla ragazza frustrato dal non poter dire altro.
Marinette lo guardò, seria “Va bene Plagg, adesso calmati e parliamo. Io…” la
mora si fermò mordendosi il labbro inferiore, un groppo in gola, il sapore delle
lacrime “io…” ripetè, poi Marinette si abbracciò le ginocchia, posando la fronte
sulle braccia, sforzandosi di trattenere le lacrime “Mi dispiace, Plagg, sono un
disastro! La peggior Ladybug di sempre! Io ho… ho paura che succeda qualcosa ad
Adrien! L’avevo fatto perché lui è innamorato di Ladybug e si metterebbe nei
guai! Solo che adesso...” disse, cominciando a singhiozzare.
Plagg spalancò gli occhietti verdi, guardando Marinette disperata “Io..”
borbottò, poi volò vicino alla testa della ragazza toccandola con una zampina
“No, Codini Blu dai… non fare così. Se fai così non possiamo aiutare il mio
gattino. E se lui non riprende a mangiare non tornerò mai più ad avere quel
delizioso camembert!”
“No” disse Marinette “Non posso! Io l’ho deciso perché volevo proteggere
Adrien.” si fermò per riprendere fiato “Plagg! Adesso so che Adrien è Chat Noir!
Non voglio che rischi ancora la vita PER ME, capisci?” chiese, ricominciando a
piangere.
“Aspettaspettaspetta Codini Blu, cos’è che hai appena detto? Se piangi non
capisco bene...” la interruppe Plagg, le orecchie dritte per la sorpresa.
La ragazza alzò la testa e fissò il kwami, tirando su col naso “Che… So che
Adrien è Chat Noir? ”
Plagg volò davanti al viso di Marinette “Quello! Da quando lo sai?” le chiese,
fissandola.
“L’ho… capito solo oggi.” disse Marinette “e io…”
Plagg la interruppe di nuovo “Finalmente! Iniziavo a non poterne più di vederlo
sospirare chiedendosi chi fosse la sua Lady! Codini Blu, smetti di piangere e
vai a prendere Tikki. Questa cosa la farà contenta, quindi forse non si
arrabbierà troppo.” Il Kwami nero sembrava stranamente felice.
Marinette scese lentamente dal soppalco, asciugandosi le lacrime col dorso della
mano e andò a prendere la Miracle box dal nascondiglio dove la teneva. Riportò
il tutto sul letto e con le mani che tremavano prese la scatola degli orecchini
della coccinella e la aprì.
Una piccola scintilla rosa uscì dagli orecchini, prendendo immediatamente le
sembianze di Tikki. “Zuccherino!” esordì Plagg,avvicinandosi; “Plagg? Da
quanto?” domandò lei, un po’ confusa “Due settimane, Zuccherino” rispose il
Kwami nero. “Non chiamarmi Zuccherino. E non potevi intervenire prima?” sbottò
Tikki, guardandolo di sbieco aggrottando la fronte.
“Tikki, io..” provò a dire Marinette, subito interrotta dalla Kwami rossa
“Perché non mi hai chiesto nulla?” esclamò, secca, volandole davanti al viso. La
ragazza la fissava “io ho avuto...” iniziò, sentendo di nuovo gli occhi
riempirsi di lacrime “paura.”.
Tikki volò contro la guancia di Marinette “No, no, Mari.. Scusami. Non volevo…
Solo che se mi avessi parlato avremmo evitato tutto questo” le disse in tono più
dolce, accarezzandole la guancia con una zampina. La ragazza alzò al mano
sinistra per far posare la Kwami “Davvero non ce l’hai con me?” chiese, tirando
su col naso.
“Ma certo che no, Mari, come potrei?” risponde Tikki “Hai avuto una reazione
normale.”
“Grazie Tikki, grazie. Mi sei mancata così tanto” le disse infine Marinette,
mentre qualche lacrima, stavolta di sollievo, le rigava il viso.
“Quando poi avete finito con queste smancerie, avremmo un gattino da aiutare. Il
MIO. E del camembert che si sentirà solo senza di me!” le interruppe Plagg,
girando attorno alle due.
“E grazie anche a te, Plagg” disse Marinette, allungandosi per schioccargli un
bacio sulla fronte, a cui lui rispose con una finta smorfia di disgusto.
La mora indossò gli orecchini della coccinella e Incrociò le gambe, sedendosi
sul letto. Raccontò rapidamente gli ultimi avvenimenti a Tikki, a cui brillavano
gli occhi quando la ragazza le raccontò di aver scoperto chi fosse Chat Noir,
solo qualche ora prima.
“Adesso cosa intendi fare?” chiese Tikki, guardando Marinette negli occhi blu,
le palpebre arrossate.
“Beh… non lo so” rispose semplicemente la ragazza
“Te lo dico io cosa devi fare, Codini Blu! Devi tornare ad essere Ladybug. Non
so perché Papillon non attacca ma se dovesse farlo non potremmo fare niente
senza di te. Oltretutto” Plagg abbassò la voce “Ho paura per il mio gattino. Non
l’ho mai visto così giù e anche se come Kwami non posso capirlo, ho vissuto
abbastanza per capire che…”
Marinette interruppe il Kwami, gli occhi spalancati “No, non può. Adrien non
penserebbe nemmeno di fare una cosa del genere...”
“Sta di fatto che devi tornare” la bloccò Plagg, col tono di chi parla di
qualcosa di ovvio.
“Ha ragione, Marinette, tu sei l'unica che può risolvere questa situazione!”
intervenne Tikki “e sai già come devi fare. Poi se vuoi parlare a Chat Noir come
Marinette o come Ladybug sta a te. E accetta un consiglio, digli che conosci la
sua identità. Non devi per forza rivelargli la tua, se non te la senti. Io però
penso che dovresti farlo. Non ti metterebbe mai in pericolo.”
Marinette riflettè a lungo, mordicchiandosi il labbro inferiore, con Plagg che
svolazzava attorno a Tikki e la Kwami ferma a mezz’aria accanto a lei.
“D’accordo. Gli dirò che so chi è. Plagg, tu zitto, voglio essere io a farlo.
Domani a mezzanotte sulla terrazza della Torre Eiffel. E tornerò ad essere
Ladybug. Torneremo Ladybug e Chat Noir. Spero che Adrien mi perdonerà per
avergli fatto tanto male, davvero, non volevo.” Marinette lo disse tutto d’un
fiato, poi si fermò un istante “Anzi, proprio il contrario! Pensavo che forse
Papillon avrebbe rinunciato a cercare i Miraculous se non avesse più percepito
la presenza del mio. C’è un sistema per farlo, nel grimorio che il Maestro Fu
aveva tradotto. Non sono mai riuscita a ritrovare il tablet, quindi penso che ce
l’abbia Papillon. E ho pensato che ...beh magari avrei risparmiato un sacco di
guai a un sacco di gente, così.” Marinette si fermò per guardare Tikki negli
occhi “Tikki, potrai mai perdonarmi per aver agito senza consultarti?”
I due Kwami le si lanciarono contro le guance “Bentornata!” disse Tikki felice,
“Brava, Codini Blu!” disse invece Plagg e poi “adesso devo andare, se dovesse
svegliarsi e non mi trovasse sarebbe un vero guaio. Ciao Marinette! Zuccherino!”
concluse Plagg, volando fuori da una finestra della stanza della ragazza, che
rimase a guardare il punto in cui si trovava “Mi ha chiamata Marinette…”.disse,
guardando Tikki che alzò le spalle e svolazzò sul comodino.
“Che ne dici se dormiamo, Marinette? Ne hai bisogno. E la prossima volta
parliamone, per favore” disse Tikki a Marinette che stava nascondendo di nuovo
la Miracle Box. “Hai ragione Tikki” annuì la mora, i capelli ancora sciolti “Ho
agito senza pensare. Spero che Chat Noir.. si insomma Adrien mi perdonerà. Mi
sento così in colpa per averlo fatto soffrire in questo modo. Vorrei sprofondare
sottoterra.” Tikki sospirò, avvicinandosi di nuovo al viso di Marinette “Non
fare così… oramai quel che è fatto è fatto. Chat Noir ti vuole bene, di sicuro
capirà. Tornerà tutto a posto, vedrai”. “ Buonanotte Tikki, e grazie” disse
Marinette, infilandosi sotto il lenzuolo.
Nota dell'Autore
Non c'è niente da fare, anche questo capitolo l'ho praticamente
riscritto da capo due volte, continuo a far finire i personaggi "fuori
carattere".. per fortuna che poi rileggo e aggiusto, grazie anche ai
suggerimenti di Giulia e anche a un paio di pareri di Silvia. Grazie tantissimo
a entrambe!
Tornando alla Fanfic in se, spero che vi piaccia. Nel prossimo capitolo
qualcuno andrà in aiuto del povero Adrien, recluso in casa da Gabriel senza una
vera ragione. Sarà una sorpresa, preparatevi ;)
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
La mattina seguente Marinette si svegliò ancora prima della sveglia e per la
prima volta da due settimane arrivò a scuola in orario. Alya la guardò sorpresa
quando arrivò in classe insieme agli altri e, mentre aspettavano che arrivasse
miss Bustier le disse “Ehi, come mai sei addirittura in orario oggi? Ti senti
meglio?”.
Marinette guardò l’amica con qualcosa che somigliava a un sorriso “Sì, sono
ancora preoccupata per Adrien ma spero che si risolverà la cosa in qualche modo
oggi”.
“Lo spero davvero anche io” disse Alya, mentre Nino annuiva “Eh si, Adrien deve
tornare a scuola. Non possono tenerlo sequestrato in casa!”.
Mentre i ragazzi parlavano arrivò miss Bustier, che prese posto davanti alla
cattedra “Buongiorno a tutti, ragazzi.” esordì “come sapete, da parecchi giorni
il nostro Adrien non viene più a scuola. Probabilmente saprete che la casa di
moda di famiglia ha problemi finanziari ed ha annunciato che Adrien non poserà
più come modello. Ieri le vostre compagne Marinette ed Alya” fece cenno alle due
di raggiungerla, poi continuò “mi hanno chiesto di intervenire. Come insegnante
è mio dovere farlo, e ieri ho chiamato l’assistente del signor Agreste, ma non
ho potuto parlare né con lui né con Adrien, e questo mi ha preoccupata molto. Ho
parlato con il nostro Preside e anche lui è d’accordo con me: non possiamo
criticare le scelte educative della famiglia, ma tenere un ragazzo come voi
chiuso in casa senza contatti con l’esterno va oltre le legittime scelte
educative.”
La Professoressa fece una pausa, mettendo le mani sulle spalle di Marinette ed
Alya accanto a lei e facendole voltare verso la classe. “Ho deciso che questa
mattina andrò a casa degli Agreste per vedere come sta Adrien, e che mi farò
accompagnare da Marinette, che è la rappresentante di classe, e da Alya che è la
sua vice. Qualcuno di voi vuole venire? Al massimo altre due persone, chi lo
desidera alzi la mano”
Subito Nino alza la propria “Vorrei venire io, Professoressa. Sono il suo
migliore amico”, ma tutti stanno guardando il lato opposto della classe, dove
Chloé Bourgeois si è alzata in piedi, Sabrina accanto a lei che tenta
inutilmente di tenerla seduta “Incredibile! Oltraggioso!” sbottò la biondina
“Adrienuccio è il mio migliore amico dai tempi dell’asilo e TU con quel berretto
ridicolo, assolutamente ridicolo, sei arrivato SOLO adesso. Verrò IO con voi,
non posso mica lasciare che Dupain-Cheng e Césaire rovinino tutto! E verrà anche
Sabrina come quarto studente!” guardò la ragazza accanto a lei borbottando “Alza
la mano! Alza la mano!”
Marinette ed Alya guardarono Chloé con gli occhi sbarrati, poi si coprirono il
viso con una mano, mentre miss Bustier guardava le altre due ragazze sorridendo
“Non è esattamente l’argomentazione che avrei usato io, ma visto che Chloé ci
tiene così tanto… Nino, non ti dispiace, vero?”
Il ragazzo guardò la fidanzata con aria interrogativa, lei gli mimò “lascia
perdere” con le labbra senza parlare e Nino disse “No, certamente no.. Andate
pure voi” abbassando lentamente la mano.
Il gruppetto arrivò a casa Agreste e la Professoressa premette il pulsante del
citofono.
Sulla parete si aprì uno sportello da cui uscì una telecamera a forma di sfera,
simile ad un occhio elettronico.
“Desidera?” una voce di donna arrivò dall’altoparlante.
“Sono la Professoressa Bustier, dal liceo DuPont. Sono qui per vedere Adrien. Ne
abbiamo parlato ieri.” esordì l’insegnante “E ci sono qui anche alcuni studenti
della sua classe” continua, spostandosi per far inquadrare le quattro ragazze.
Alya e Marinette salutarono con la mano, imbarazzate, mentre Chloé rimaneva con
le braccia conserte a guardare altrove.
La voce dall’altoparlante iniziò, quasi come se stesse leggendo “Sono
l’assistente del signor Agreste. Come le ho già detto ieri, i metodi educativi
del mio principale non vi devono riguardare. Adrien verrà seguito da me
personalmente per quanto riguarda gli studi”
Miss Bustier cercò di nascondere la frustrazione “Signorina, ascolti, per
favore.” esordì, gelida “La scuola non è solo trasmettere delle nozioni, è anche
imparare a sviluppare i rapporti con le altre persone, amicizie, imparare a
gestire e risolvere i conflitti tra persone. Insomma imparare a vivere nella
società.”
“Oltretutto” la voce di Chloé che saltella dietro la Professoressa, per farsi
inquadrare “Sono venuta a vedere come sta Adrienuccio e sono sicura che mio
padre NON sarà felice di sapere che LEI non mi fa entrare!” esclama la ragazza,
con Marinette e Alya che si guardano in giro, rosse per la vergogna di quella
scena.
La Professoressa continuò, ignorando la biondina “So che siete perfettamente in
grado di dare nozioni ad Adrien, ma per tutto il resto è necessario che abbia
contatti con altri ragazzi della sua età. In quanto insegnante è mio preciso
dovere verificare che Adrien stia bene.” si fermò per avvicinarsi al portone
“Non ho intenzione di spostarmi da qui finché non lo vedrò” concluse, alzando la
voce.
“Vi invito ad andarvene o farò intervenire la polizia” disse Nathalie dall’altra
parte del citofono “La polizia?” ripeté miss Bustier “D’accordo, qui con me c’è
la figlia Brigadiere Raincomprix, possiamo chiamarlo direttamente noi.”
Dopo una decina di secondi di silenzio arrivò una risposta “Va bene. Entrate.”
mentre il grosso cancello cominciava lentamente ad aprirsi.
Il gruppetto percorse il viale e arrivò al portone della villa che si aprì
rivelando Nathalie e il gigantesco autista e guardia del corpo di famiglia.
“Aspetteremo qui. Adrien arriverà subito” disse Nathalie, glaciale come al
solito, invitandoli ad entrare nell’atrio. “Bene. Grazie” rispose la
Professoressa, per niente intimorita “lo aspetteremo qui” concluse, in tono
quasi amichevole.
Marinette era già stata in quella casa, ma non riusciva a staccare gli occhi dal
ritratto di Adrien e di suo padre, sulla parete di fondo, tra le due rampe di
scale. Gabriel aveva il solito sguardo indecifrabile, freddo - Chissà perché
Adrien in quel ritratto era così triste - si chiese Marinette, come ogni volta
che lo vedeva.
Pochi istanti dopo Adrien sbucò da una delle porte laterali. Quello che vide
Marinette confermò del tutto la sua idea che il suo amico fosse Chat Noir: il
ragazzo aveva gli occhi arrossati, le palpebre gonfie, evidentemente aveva
pianto a lungo, il colorito pallido e l’aria davvero stanca. Le ragazze e miss
Bustier rimasero con gli occhi spalancati a guardarlo per qualche secondo, poi
la Professoressa gli chiese “Adrien, che succede?”.
Chloè saltò al collo del biondo, che tentò di scostarsi senza grande successo,
finendo nel fastidioso abbraccio della figlia del Sindaco “Adrienuccio! Ma… ma
guardati! Cosa ti è successo?”
Adrien spostò lo sguardo su tutti i presenti poi, staccandosi da Chloé
finalmente disse “Miss Bustier? Ragazze? Cosa… cosa ci fate qui?” mentre parlava
continuava a guardare Marinette che aveva afferrato la mano di Alya e la stava
stringendo, mentre la rossa faceva finta di niente, ma aveva anche lei uno
sguardo molto preoccupato.
“Siamo venuti a vedere come stavi, Adrien” disse la Bustier, guardandolo, poi
spostò lo sguardo su Nathalie, aggrottando le sopracciglia “Signorina Sancoeur,
se posso permettermi, non mi sembra che Adrien stia molto bene.”
Lei la guardò dicendo “Adrien, puoi andare” ma il ragazzo non si mosse.
“Non abbiamo finito” disse la Professoressa “Adrien, che è successo?” chiese al
biondo.
“Beh… Non lo so. Mio padre ha deciso che non farò più servizi fotografici e che…
beh non potrò uscire perché è troppo pericoloso. Ma io… io non ce la faccio più
a stare chiuso qui dentro.” spiegò il ragazzo, gli occhi bassi.
Marinette guardava l’amico mordendosi il labbro inferiore - Povero Adrien… un
po’ è anche colpa mia, non pensavo. Ma non possiamo star qui a fare nulla.
Aiuterò Chat Noir come Ladybug ma devo fare qualcosa anche per Adrien -
rifletteva, sentendo un nodo alla gola. “Adrien”, provò a dire la mora,
esitante, poi prese coraggio vedendo che lo sguardo del ragazzo si illuminò
quando alzò gli occhi su di lei “mi dispiace tanto, cercheremo di fare qualcosa
per aiutarti! Sistemeremo tutto!” disse finalmente.
“Grazie per essere qui, è già moltissimo” disse Adrien, fermandosi per cercare
le parole “Nathalie, io… io non capisco, vorrei solo tornare a scuola!”
concluse, guardando l’assistente di suo padre.
“Ci tornerai prestissimo, Adien.” disse la Bustier, gli occhi fissi su Nathalie
“Sabrina, credi che tuo padre potrebbe venire qui? Dobbiamo verificare che il
povero Adrien non subisca maltrattamenti. E direi che rimanere segregato in casa
ne ha tutta l’aria. Voi ragazze che ne dite?” chiese poi alle compagne di Adrien
Chloé intervenne subito “La scuola pericolosa? Ridicolo, assolutamente ridicolo!
Mio padre non sarà contento di sapere che una delle famiglie più in vista di
Parigi riceverà la visita della polizia! E lo sarà ancora meno quando saprà che
il signor Agreste pensa che il liceo DuPont sia un posto pericoloso!”
Alya aveva cercato fino a quel momento di trattenersi, ma Marinette poteva
sentire che la mano le tremava. Alla rossa stava ribollendo il sangue nelle
vene. Voleva bene a quel ragazzo, il padre non aveva il diritto di ridurlo
all'ombra di se stesso. Doveva dire qualcosa o sapeva che Nino non l’avrebbe mai
perdonata. E anche lei non avrebbe perdonato se stessa. "Non potete rinchiudere
Adrien, non è giusto!" sbottò all'improvviso. "La nostra scuola non è affatto
pericolosa! È assurdo! E poi ci sono Ladybug e Chat Noir a proteggerci!"
“E se mia madre venisse a sapere che Adrienuccio è in questa situazione” ripartì
Chloè, tutti gli occhi fissi su di lei “farebbe sicuramente una pessima
pubblicità alla casa di moda!
“No, aspettate! Non posso decidere io!” disse Nathalie, iniziando a perdere la
calma
“Bene, allora chiamate il signor Agreste, dopotutto è di suo figlio che stiamo
parlando” ribatté miss Bustier, sempre guardando l’assistente di Gabriel,
visibilmente tesa. La donna strinse la mascella e poi “Vado a parlare col signor
Agreste. Aspettate qui!” disse, quasi se gli costasse uno sforzo, sparendo in
una delle porte dell’atrio e chiudendola dietro di sé.
Adrien guardava le sue compagne e la Professoressa “Grazie! Davvero grazie miss
Bustier per quello che sta cercando di fare! Ma mio padre...” disse,
interrompendosi bruscamente.
“Non devi ringraziare me, Adrien, ma Marinette! E’ stata lei ad insistere,
insieme ad Alya”.
Lui spostò lo sguardo sull’amica, che era appena diventata rossa come un
peperone.
“Marinette…sei… sei fantastica! E anche tu Alya, Sabrina, Chloé… siete… le
migliori amiche che potrei desiderare”.
Miss Bustier si avvicinò al biondo “Puoi dirlo senza paura, Adrien, va tutto
bene?” gli chiese, guardandolo seria “Beh.. a parte che non posso uscire… si va
tutto bene. “ Adrien esitò, cercando le parole “Io voglio solo rivedere i miei
amici! Voi, Nino, gli altri! Non capisco perché mio padre ha improvvisamente
tutta questa paura!” rispose il ragazzo.
Finalmente la porta si riaprì e una Nathalie estremamente contrariata riemerse
dall’ufficio di Gabriel.
“D’accordo. Adrien tornerà a scuola, accompagnato dalla guardia del corpo, che
aspetterà fuori dalla classe.” disse, con una smorfia “E potrà di nuovo uscire?”
si intromise la Professoressa “Sì.” disse Nathalie, di malavoglia “A patto che
nessuno parli di cosa avete visto o sentito oggi”.
“Ragazze? Adrien?” chiese la Bustier, voltandosi “dite che possiamo fare questo
accordo?”
Adrien finalmente sorrideva, Marinette stringeva la mano di Alya e non lo
guardava, ma era raggiante. “Direi… direi di sì” dissero le ragazze, mentre
Adrien si limitò a guardare, stupefatto che suo padre avesse ceduto le armi.
Le quattro ragazze si precipitarono a stringere Adrien in un abbraccio di
gruppo, inclusa Chloè che per una volta non si fece problemi stare vicina a
Marinette ed Alya.
Quando si sciolse l’abbraccio Marinette incontrò lo sguardo di Adrien e fu di
nuovo come quando lui le diede il suo ombrello, il secondo giorno di quell’anno
scolastico. Per un attimo tutto il mondo di Marinette fu racchiuso in quegli
occhi verdi
In quel preciso momento lei decise che quella notte gli avrebbe rivelato la sua
identità.
Note dell'Autore
Questo capitolo non l'ho riscritto, è uscito così e così è rimasto. Grazie a Giulia per avermi suggerito un periodo: alla fine ho rimaneggiato un po' ma la base è il tuo. ;)
Preparetevi per il finale col botto!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Quando le ragazze e miss Bustier tornarono alla DuPont fu impossibile fare
lezione in maniera regolare: tutti volevano sapere cosa fosse successo ed erano
assolutamente increduli alla notizia che il padre di Adrien avesse ceduto.
Gabriel Agreste aveva fama di essere una persona che non tornava mai sulle
proprie decisioni ma soprattutto che non permettesse a nessuno di dare consigli
o pareri su qualcosa che lo riguardasse.
Marinette in realtà non fu molto presente, si, fisicamente c’era, riusciva a
mantenere una conversazione quasi normale ma in realtà ma stava pensando
unicamente a cosa avrebbe fatto quella notte, nel costume a pois di Ladybug.
Durante la pausa pranzo le ragazze della classe di Marinette si erano riunite al
solito tavolo, quando la mora arrivò, come sempre per ultima e si sedette, tutte
la stavano fissando. “Cosa c’è?” chiese lei, vagamente preoccupata da
tutta quell’attenzione “Ho qualcosa sul naso?” provò.
“No, Mari” le disse Alya “É solo che è come se stessi camminando a un metro da
terra e finalmente, da giorni, ti vediamo con un sorriso sul tuo bel faccino.
Pensavo che sapere che Adrien sarebbe tornato a scuola ti avrebbe resa felice ma
non pensavo così tanto!” continuò la rossa, circondando con un braccio le spalle
dell’amica e dandole mezzo abbraccio.
Marinette sentì le guance in fiamme “Eh… ah… sì sono felice che Adrien torni,
naturalmente!” rispose, guardando il tavolo, imbarazzata “Dobbiamo dirlo a
Kagami!” Sbottò, dandosi una pacca sulla fronte “Gliel’ho promesso!”. La ragazza
prese il cellulare dalla borsa e nella foga l’apparecchio le sfuggì di mano, lei
fece un paio di maldestri tentativi di riprenderlo ma finì sul tavolo, col
display verso l’alto su cui campeggiava una foto di Adrien in piano americano,
con un sorriso a trentadue denti e uno dei capi della collezione Gabriel
dell’anno precedente.
“Oooh” fece Rose, le mani a coppa sulle guance “Che cosa dolce, Marinette… ma
lui lo sa?”
L’interpellata divenne più rossa del costume di Ladybug e riprese rapidamente il
telefono, portandolo al petto “C… Certo che NO! Sarebbe troppo… imbarazzante!”
risponde, gli occhi spalancati. “Ma no dai, è una cosa carina!” saltò su Alix
“Ma quante scene Mari!” si intromise Alya ridendo. “No! Non deve saperlo!”
sbottò Marinette, guardandole una alla volta.
“Ok, ok, come vuoi” l'assecondò Alya, liquidando la cosa con un gesto della
mano.
Marinette intanto stava scrivendo un messaggio a Kagami
Marinette: Ciao Kagami. Ho una bella notizia! Domani Adrien tornerà a
scuola. La nostra professoressa è stata grande e ha convinto suo padre a farlo
tornare. :D
Qualche istante dopo, arrivò una risposta
Kagami: Grazie Marinette, ero preoccupata. Ma lui sta bene?
Marinette: Ora si ma era molto triste. Mi dispiace un sacco.
Kagami: Non è colpa tua.
Marinette: Mi dispiace tanto vederlo triste. Magari prova a mandargli un
messaggio può darsi che ora suo padre lo lasci rispondere.
Sentiamoci su Skype qualche volta! Mi mancano le nostre chiacchierate al
parco.
Kagami: Se riesco lo farò volentieri! :) Mancano anche a me. A presto
Marinette. Grazie.
“Fatto!” esclamò Marinette mettendo via il telefono. “Sapete, ragazze”
disse poi “Penso che dovremmo ringraziare Chloé per essere venuta con noi
stamattina. Credo che se non avessimo messo in mezzo lei, il signor Agreste non
avrebbe mai cambiato idea”.
“Sì, ma è assurdo! Al signor Agreste sembra preoccupare più lo scandalo, ora che
la sua casa di moda è in crisi, della salute di Adrien. Dovevate vedere in che
stato era, poverino!” aggiunse Alya. Marinette si rabbuiò
improvvisamente “Già. Mi è dispiaciuto tantissimo vederlo così.” disse,
guardando Alya “Anche a me. Non è giusto, Adrien non aveva fatto niente di male.
Il signor Agreste è un uomo davvero strano. E la sua assistente non mi piace.”
concluse la rossa.
Mylene le interruppe, indicando l’orologio a parete sopra la porta “Ehi,
ragazze, già stamattina le lezioni sono saltate, cerchiamo di non arrivare in
ritardo adesso!”, “Hai ragione” confermò Alix, “va bene che abbiamo qui
un’esperta, ma non prendiamo esempio!” disse, ridendo. “Spiritosa!” le
disse Marinette facendole la linguaccia mentre si alzavano per tornare in classe
per le ultime lezioni.
Il campanello della porta della panetteria suonò, annunciando l’ingresso di
Marinette “Eccomi!” annunciò chiudendosi la porta alle spalle.
Sabine uscì da dietro il bancone per andare incontro alla figlia “Hai belle
notizie, vero?” “Sì mamma, stamattina siamo andate con miss Bustier da
Adrien e da domani tornerà a scuola! Perfino quella smorfiosa di Chloé ha fatto
qualcosa per aiutarci a convincere suo padre a farlo uscire di nuovo!” spiegò
Marinette, mentre la mamma l’abbracciava “Sono così fiera di te! Se tu ed Alya
non aveste insistito, quel povero ragazzo sarebbe ancora chiuso in casa. Suo
padre è davvero troppo severo”. “Grazie mamma” disse Marinette, ricambiando
l’abbraccio “Sono davvero felice che torni a scuola. Adrien era così triste”.
Sabine lasciò la figlia per guardarla negli occhi “Tesoro, dovresti
dire ad Adrien che è stata tua l’idea di coinvolgere miss Bustier. Sarà felice
di saperlo e magari si accorgerà di quanto gli vuoi bene”. Marinette arrossì
violentemente “Ma… mamma!” protestò Marinette “Accetta un consiglio, prova.
Vedrai che si accorgerà”.
“Non ne sono convinta” ribatté la ragazza, a mezza voce, uscendo dalla porta
posteriore della panetteria per salire in casa.
Dopo che le ragazze e miss Bustier lasciarono la villa, Nathalie accompagnò
Adrien nella sua stanza e gli fece una lista interminabile di cose a cui fare
attenzione e di indicazioni che doveva seguire alla perfezione per poter uscire
di casa. Quando finalmente lo lasciò solo, il biondo sbottò “Plagg, non riesco a
credere a quello che è successo! Mio padre ha rivisto una decisione che aveva
preso! Credo sia… la prima volta da quando non c’è più la mamma”.
Il Kwami uscì dal suo nascondiglio “Certo, ma l’ha fatto per paura della cattiva
pubblicità” ricordò al biondo, che si sedette sul letto “Non importa! Tornerò a
scuola, capisci? Rivedrò i miei amici!” gli tornò alla mente il viso di
Marinette, il suo sguardo quando si erano abbracciati nell’atrio e smise di
parlare. “Non mi aspettavo l’intervento di miss Bustier e delle ragazze. Mi ha
fatto piacere perfino vedere Chloé.” riprese dopo qualche istante.
“Che succede, gattino?” chiese Plagg, guardando il biondo con gli occhi
socchiusi.
“Ti ho già detto di non chiamarmi così… non lo so cosa c’è. Sono contento ma c’è
qualcosa d’altro che non capisco.” fece lui.
“Beh dai, magari non ti aspettavi questa cosa e ti sembra tutto strano! Non ti
preoccupare!” disse Plagg, volando vicino ad Adrien “Stasera facciamo qualcosa?”
gli chiese poi. “Hmm..” rifletté lui “magari un giro di pattuglia lo
possiamo fare. Come mai me lo chiedi?”
“Mah, così… per sapere quanto camembert dovrò mangiare per non morire di fame
quando torneremo!” rispose il Kwami, con aria teatrale. “Ma è
possibile che pensi solo a mangiare, Plagg?” commenta Adrien, coprendosi il viso
con una mano.
Gabriel Agreste era, come suo solito, davanti alla sua postazione di disegno.
Una specie di gigantesco tablet montato su un leggio, dietro cui lo stilista
stava in piedi.
“Nathalie, cosa ha detto mio figlio quando gli hai comunicato che sarebbe potuto
tornare a scuola?” chiese Gabriel, senza alzare gli occhi dalla serie di grafici
finanziari che aveva aperti sul computer.
“Era entusiasta, signore. Negli ultimi giorni era molto depresso, non sono certa
che l’unico motivo fosse il non poter andare a scuola”, rispose l’assistente, in
tono professionale.
“Avevo preso quella decisione per il suo bene, lo sai. Per quello che
avevo in mente. Poi è arrivato questo problema coi nostri fornitori che non sono
riuscito a gestire per tempo. Ma ero troppo occupato a cercare di prendere i
Miraculous da quei due, pfui, ragazzini”.
Gabriel alzò lo sguardo dal tablet per guardare Nathalie “Quello che non avevo
previsto erano quelle quattro impiccione e la loro professoressa ficcanaso”
l’uomo fece una pausa, spingendosi gli occhiali alla radice del naso con il
retro dello stilo del tablet poi proseguì “Ora dovrò cambiare piani. Appena sarò
riuscito a contenere le perdite: non ci voleva la rottura del contratto con la
famiglia Tsurugi, senza quello la nostra presenza sul mercato nipponico sarà
meno solida. Ti ho inviato i conteggi che mancavano, voglio che li verifichi
appena possibile con il reparto budget”.
“Certo signore” confermò Nathalie poi consultò la lavagna col calendario appesa
alla parete e chiese “Come pensa di gestire il calo di popolarità ora che Adrien
non è più uno dei modelli della maison?”
“Faremo un nuovo casting entro la prossima settimana.“ disse Gabriel, secco “Non
posso permettere che Adrien corra altri pericoli, come è già successo, prima col
mio autista, poi quando ho akumizzato Audrey, e infine pochi giorni fa, con
quell’inetto di fotoritoccatore.” concluse, allontanandosi dal tablet e
sedendosi su una delle poltrone di pelle bianca “E la cosa peggiore, Nathalie, è
che tutte le volte mio figlio è rimasto incolume solo grazie a Ladybug”.
L’assistente di Gabriel, seduta alla scrivania dal lato opposto della stanza
annuì, seria “Rimangono annullate anche le lezioni di scherma?” chiese al suo
principale.
“Uhm...” disse lui, riflettendo “Per ora sì”,
“Molto bene, signore” disse Nathalie, in tono professionale. La donna rimase per
un po’ a guardare il suo principale da sopra l’orlo del tablet, nascondendo un
sospiro.
Gabriel era seduto sulla poltrona con gli occhi socchiusi e non se ne accorse.
Qualche istante dopo riaprì gli occhi dicendo “Ma ora che Adrien è un po’ più al
sicuro potrei cercare di sfruttare meglio gli eventi in città per inviare le mie
Akuma. E con quello che ho scoperto grazie al grimorio decifrato dal vecchio
Guardiano posso capire quali altri Miraculous sono attivi, anche se non posso
sapere dove siano, quindi posso agire d’anticipo e attirare Ladybug e Chat Noir
in una trappola. Anche col tuo aiuto, se vorrai, Nathalie” “Certo,
puoi contare su di me” sussurrò lei, con un cenno di approvazione.
Marinette si era seduta su una delle sdraio della terrazza sopra la sua camera.
Aveva bisogno di pensare a quello che avrebbe detto a Chat Noir di lì a qualche
ora sulla Torre Eiffel. “Tikki” chiamò la sua amica e ormai confidente “Dimmi,
Marinette” rispose la kwami, guardando la mora con aria un pò preoccupata.
“Senti io… ho deciso di dire a Chat, cioè ad Adrien, chi sono. Ora che so come
stanno le cose penso che sia l’unica cosa giusta da fare”.
Tikki guardò l’amica, facendo un cenno di assenso “Ho visto tante Ladybug e
tanti Chat Noir, o meglio, tanti portatori di Miraculous del Gatto e della
Coccinella, e tutti sono legati in un modo speciale. Sono convinta che Adrien
debba sapere chi sei e che questo non lo metterà in nessuno modo in pericolo,
Marinette, anzi sono convinta che vi renderà ancora più forti. Fino ad ora avete
mantenuto il segreto, non sarà troppo difficile continuare” spiegò, studiando le
reazioni di Marinette, che sospirò, picchiettandosi le labbra con un dito.
“Sai Tikki” iniziò la mora, esitante “ho un po’ paura. Che lui… beh lui ami solo
Ladybug. Cioè quella parte di me, e che la piccola, maldestra e nervosa
Marinette sia, insomma… un fastidio” disse poi, fissando la Kwami, che le
rispose subito “No, Marinette, non potrebbe mai. Davvero, quante volte ti ha
detto che sei fantastica e ti ha paragonata a Ladybug?” “Beh… tante” ammise la
ragazza “Allora non devi aver paura. Lui ama te. Non Ladybug. Te.” disse Tikki,
volando davanti al viso di Marinette, che arrossì a quelle parole “Tikki… è”
fece una pausa, gli occhi lucidi per la commozione “troppo bello per essere
vero”.
La Kwami accarezzò una guancia di dell’amica “E allora fai che diventi vero.”
concluse.
Plagg stava guardando di sottecchi Adrien mentre il ragazzo infilava il tablet e
i libri nella borsa “Non mi sembra vero che tornerò a scuola domani!” disse al
Kwami. Adrien riprese a riempire la borsa borbottando “questo.. ok. Chissà cosa
mi sono perso in questi giorni.. beh qualcuno mi passerà gli appunti”.
“Ehi, Gattino” fece Plagg “non dimentichi qualcosa?” volò vicino alla borsa “non
vedo la mia scorta di emergenza!”, disse spostandosi poi verso la
finestra. “Ma Plagg, pensi solo al cibo tu?” Adrien roteò gli occhi,
esasperato, poi fissò Plagg “É incredibile come un essere così piccolo possa
mang...” il biondo si interruppe, notando una sagoma passare davanti alla Luna,
sul tetto del palazzo di fronte alla finestra. “Hai visto?” disse a Plagg,
allarmato
“No, cosa?” rispose il Kwami
“Qualcuno sul tetto… che sia… Volevi andare di pattuglia? Ecco!” spiegò lui, con
un mezzo sorriso. “Plagg! Trasformami!” scandì Adrien, per poi saltare sul muro
di cinta della villa e all’inseguimento della misteriosa sagoma.
Nota dell'autore
E finalmente siamo alle battute finali di questa fanfic. Vi avevo promesso il finale col botto ma sono finito un po' lunghetto: mentre scrivevo mi sono accorto che avevo lasciato qualche filo fuori dalla trama ed ecco qua che li ho risistemati. Il finale lo pubblico domani!
Grazie mille a Giulia per il proofreading e per i suggerimenti che mi hanno permesso di sbloccare un paio di scene che non mi convincevano.
Se qualcuno di voi lettori sa disegnare, è il benvenuto per illustrare qualche momento della fanfic! |
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Due salti e Chat Noir era sul tetto di fronte a casa, cercando di capire cosa
avesse visto. Con la vista acuita dal Miraculous vide il suo bersaglio ad una
cinquantina di metri -Mi pare qualcosa di rosso. O forse sto impazzendo perché
mi manca troppo- pensò, mentre la figura si fermò accanto ad un camino e si
voltò rapidamente verso di lui. Ad Adrien parve di vedere qualcosa di blu,
bianco e rosso, poi la misteriosa figura spiccò un altro salto. Chat Noir si
fermò di colpo, gli sembrò che il cuore avesse saltato un battito, pensava
-Ladybug? O è un altro imbroglio di Papillon? C’è un solo modo per scoprirlo-
riprese l’inseguimento usando il bastone per darsi la spinta ed attraversare il
vicolo sotto di lui.
Lentamente la distanza diminuiva e la luce della Luna che illuminava la figura
non lasciava dubbi: era Ladybug. O qualcuno identico a lei. Chat Noir si fermò
su un tetto, non riusciva a trattenere un sorriso “Sono sicuro, è lei! É
tornata!” disse fra sé “Ma dove va?” si chiese, cercando di raggiungerla.
“Beccata” sussurrò, quando la vide fermarsi sul tetto piatto di una palazzina,
venti metri davanti a Chat Noir, che si fermò sul cornicione dell’edificio
accanto per poi saltare silenziosamente sul tetto dove si trovava Ladybug.
Adrien era confuso, si avvicinò all’amica che non si era accorta di
lui, ferma sullo spigolo dell’edificio, le spalle le si alzavano e abbassavano
mentre la ragazza riprendeva fiato.
“Ehi, Insettina?” disse
Chat Noir, esitante, facendola sobbalzare e girare di scatto, la mano sullo
yoyo. Ladybug vide il suo compagno d’avventure a pochi passi da lei. Aveva visto
che la stava seguendo ma non pensava l’avrebbe raggiunta. “C-ciao m-micetto...”
disse, abbassando lo sguardo e perdendo un po’ della sicurezza che aveva nel
pomeriggio. “Stai bene?” chiese Chat Noir, facendo un passo avanti,
“Io? Beh.. sì” rispose Ladybug, guardando il ragazzo senza riuscire a decifrare
quell’espressione mista tra la felicità e la delusione, poi si accorse che lui
la stava guardando negli occhi.
“Perché?” chiese Chat Noir, senza spostare lo sguardo.
“Micetto... “ iniziò lei, ma il ragazzo la interruppe
“Sei sparita. Senza dirmi niente, senza chiedere il mio aiuto come… come hai
sempre fatto. Mi hai” si fermò per riprendere fiato, gli occhi lucidi ”mi hai
abbandonato. Perché?” chiese di nuovo, facendo un altro passo avanti.
“Mi… mi dispiace” rispose Ladybug, allargando leggermente le braccia “ho avuto,
beh, non lo so! Paura, forse. Ma non… non ti ho abbandonato.”
“No?” ribatté lui, irrigidendosi “Sono due settimane che … oh lascia perdere.
Non mi hai abbandonato, dici...”
“Mi dispiace, Chat Noir. Davvero” disse lei, distogliendo lo sguardo da lui e
portando i pugni al petto, all’altezza del cuore “io…” iniziò, poi si voltò e
saltò giù dal tetto, lanciando lo yoyo yo verso il comignolo della casa di
fronte. -Bravo Adrien, hai rovinato tutto- pensò il biondo, preso alla
sprovvista “Milady! Aspettami!” gridò, inseguendo Ladybug.
Ladybug riavvolse il filo dello yoyo sfruttando la spinta per atterrare sulle
tegole di un abbaino, poi saltò sul successivo e infine attraversò una stradina
-Non avevo previsto che mi avrebbe raggiunto. Sarà furioso con me per quello che
ho fatto. E se lo è, ha ragione- pensò Marinette, guardandosi attorno per capire
a che distanza fosse dalla Torre Eiffel, stava girando a casaccio più per farsi
coraggio che per farsi seguire dall’amico. Mentre pensava era tornata nel
quartiere di casa sua e un lungo salto la portò su una terrazza da cui poteva
vedere casa propria, dove si fermò di nuovo a riprendere fiato.
Marinette si lasciò sfuggire un “Oh” sorpreso. Era la terrazza su cui Chat Noir
aveva organizzato il loro incontro romantico. Quando lei gli aveva rivelato di
amare un altro ragazzo, e di sicuro gli aveva spezzato il cuore.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare, per vedere la sagoma di Chat Noir,
circondato dalla luce della Luna. Aveva le orecchie basse ma il viso era in
ombra “Milady, ti prego. Aspetta” le disse, guardandosi attorno. “Credimi, non
ce l’ho con te” continuò, abbassando la voce, una mano passò veloce sullo zigomo
per asciugare una lacrima “voglio solo sapere cosa è successo. Qualcosa che ho
fatto?”.
Ladybug lo guardò -devo dirglielo, ma non così. Rovinerei tutto- rifletteva, poi
tentò una risposta “No Micetto, tu non hai fatto niente” -pensa, Marinette,
pensa- “io ho avuto paura che.. che tu ti potessi mettere in pericolo per causa
mia. Non ti ho abbandonato. Te lo giuro. Non l’ho fatto.” fece una pausa,
cercando di vedere l’espressione di Chat Noir, indecifrabile in controluce, ma
vide il suo orecchio destro sollevarsi. La ragazza si voltò “vieni con me”
disse, saltando sul tetto più vicino.
Adrien si morse il labbro inferiore, saltando sullo stesso tetto - sembra che
stia andando verso la Torre Eiffel. Ma cosa hai in mente, Insettina? E cosa vuol
dire che non mi ha abbandonato?- si domandò Adrien. Lei era più agile e si era
allontanata, saltando da un tetto all’altro, ormai in vista del celeberrimo
monumento illuminato dai colori della bandiera francese. Finalmente Chat Noir la
vide attraversare il piazzale e salire sul monumento, imitandola subito dopo.
Usando lo yoyo, ladybug riuscì a distanziarsi nell’ultimo tratto e il biondo la
vide sparire al terzo piano.
Chat Noir si arrampicò sulla Torre, raggiungendo finalmente il terzo piano.
Saltò sulla piattaforma e vide Ladybug dalla parte opposta, gli dava le spalle,
i gomiti appoggiati al parapetto, guardava il panorama parigino. Dal punto in
cui si trovava il ragazzo ne vedeva la sagoma, davanti alla Luna; mise via il
bastone e si avvicinò, lentamente.
Ladybug rimase immobile e Chat Noir si appoggiò al parapetto, a un paio di metri
da lei, che finalmente si girò a guardarlo per un lungo momento, con un sorriso
e poi “Scusami, Micetto. Davvero non so cosa mi sia preso, due settimane fa.
Sai, quando mi hai detto quella frase io… ho avuto paura. E sono scappata. Ma
non ti ho abbandonato. Mi perdonerai?”. Chat Noir, che stava guardando il
panorama parigino si girò a guardarla, perdendosi in quei meravigliosi occhi
azzurri “Cosa intendi? Che frase?” chiese, senza capire. Ladybug sussurrò
qualcosa mentre lui continuava “Vuol dire che…” e si bloccò, illuminato da un
lampo di luce rosa che gli fece socchiudere gli occhi.
Quando riaprì gli occhi, Chat Noir si trovò di fronte Marinette. Il biondo
rimase immobile, la bocca leggermente aperta a metà della frase. Lei lo guardò
negli occhi e, lentamente, iniziò ad avvicinarsi, un’ombra di rosso sulle guance
e sempre quel sorriso dolce. Adrien si ritrovò a pensare - ma sei sempre stata
così bella? - senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
Marinette alzò una mano, sfiorando una guancia di Chat Noir mentre metteva
delicatamente l’altra sulla sua spalla - Avanti Marinette, o la va o la spacca -
si ripeteva, per farsi coraggio, poi si alzò sulla punta dei piedi, chiuse gli
occhi e mise le labbra su quelle socchiuse del ragazzo.
Ad entrambi sembrò che il tempo si fosse fermato, poi, anche se non avrebbe
saputo dire quanto tempo dopo, Marinette staccò le labbra da quelle di Chat
Noir, fece mezzo passo indietro e disse, con gli occhi che le brillavano “Basta
questo per dirti che mi dispiace, Adrien?”. Il ragazzo continuava a fissarla, le
braccia lungo i fianchi, il cuore che batteva all’impazzata. “Micetto?
Che ti succede? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” gli chiese Marinette,
ridendo. La mora si sentiva la testa leggera, le ginocchia le
tremavano leggermente.
“Marinette” riuscì finalmente a dire Chat Noir “C-come mi hai chiamato?”
balbettò dopo parecchi secondi. Lei gli si avvicinò, prendendogli la
mano destra tra le sue “Col tuo nome, Adrien. Non preoccuparti, questo
continuerà ad essere tuo” disse, sfiorando l’anello del Gatto Nero “Scusami,
davvero, non pensavo che ti avrei fatto soffrire così tanto” proseguì, portando
le mani all’altezza del petto, senza lasciare quella di Chat Noir. “Ma non ti ho
abbandonato, te l’ho detto. Solo che sul mio terrazzo, ieri, ho capito che… che
tu e il ragazzo che amo siete la stessa persona.” si fermò, arrossendo “Io ti…
io ti amo, Adrien” riuscì a dire, in un sussurro.
Chat Noir spalancò gli occhi mentre Marinette parlava, senza staccare gli occhi
dai suoi. “Plagg, ritrasformami” sussurrò, riprendendo in un flash di
luce verde, l’aspetto del rampollo di casa Agreste. Il kwami nero uscì
dall’anello mentre Tikki si affacciava dietro le spalle di Marinette.
Adrien sentì gli occhi riempirsi di lacrime, mentre lei gli lasciava la mano. Di
nuovo si asciugò una lacrima con l’indice e poi abbracciò Marinette,
sollevandola dal pavimento della terrazza “Milady” le sussurrò all’orecchio
“Anche io ti amo”.
Plagg finse una smorfia di disgusto “Ah… queste smancerie degli umani” disse a
Tikki, che con gli occhi che brillavano esclamò “Zitto, Plagg. Non capirai
mai.”. Il Kwami nero la guardò di sbieco “Io capisco OGNI COSA, Zuccherino”
disse, piccato. Tikki gli restituì l’occhiataccia “Non credo proprio, signor
Calzino puzzolente!” rispose poi, continuando a guardare adorante i due ragazzi
abbracciati, Marinette con la testa sulla spalla di Adrien, lui con la guancia
appoggiata alla testa della ragazza.
Adrien fece un respiro profondo e disse, dolcemente “Adoro il profumo dei tuoi
capelli” “Lo so” rispose Marinette, poi alzò lo sguardo sul viso del ragazzo
“Spero non sia la sola cosa che ti piace di me” continuò, con aria complice. Lui
arrossì leggermente e le rispose “Beh, potremmo scoprirlo, no? Ma io già lo so
che sei mewravigliosa, Marinette”.
Marinette chiuse gli occhi, appoggiandosi al petto di Adrien, che le baciò i
capelli e anche lui chiuse gli occhi, stringendo la ragazza dei suoi sogni nella
brezza notturna.
Note dell'autore
Beh, non so assolutamente che scrivere nelle note di quest'ultimo capitolo. Direi anzitutto grazie per essere arrivati fino qui e spero di avervi intrattenuto, divertito e magari anche commosso, chissà.
Ripeto per l'ennesima volta il ringraziamento a Giulia che mi ha fatto da beta reader e mi è stata ad ascoltare quando arrivava il momento "oddio non so cosa scrivere". GRAZIE!! Per tutti gli altri invece, ricordo che ho scritto ALTRE fanfic sempre su Miraculous e che se volete darmi un segno del vostro sostegno potete passare a offrirmi un caffè su Ko-fi. Ancora grazie per essere arrivati fin qui e... stay safe, stay Miraculous! |
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