Sound of silence di GiulsOakenshield (/viewuser.php?uid=989835)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo
PROLOGO
Anna leggeva interessata
il nuovo libro che suor Jude le aveva regalato per il suo
diciannovesimo compleanno mentre se ne stava seduta sotto l'ombra di un
grande faggio vicino allo stagno ,ogni tanto si girava verso lo
specchio d'acqua per osservare il guizzo di qualche pesciolino rosso.
Il gracchiare delle rane e dei rospi le faceva da sottofondo musicale
mentre gli eroi della storia combattevo con forza e coraggio nella sua
testa,menavano fendenti , tagliavano teste, colpivano dritti al petto i
loro nemici sconfiggendo il male che essi avevano portato nelle belle
terre che un tempo erano serene.
Uno scoiattolo sceso dall'albero le
si posò sulla spalla e osservò attentamente mentre
l'umana sfogliava velocemente le pagine, mangiandosi una alla volta
ogni riga che l'autore aveva scritto. Immaginava di poter far parte di
quelle avventure, quelle che i personaggi di quelle storie così
avvincenti vivevano : sconfiggere draghi, salvare fanciulle in
pericolo, uccidere maghi cattivi che stregavano le menti di sovrani,
rendendoli ciechi davanti alle condizioni misere dei loro popoli.
Anna era così
concentrata sul libro che non si accorse dell'arrivo della sua suora
preferita che si mise a osservarla con un'espressione amorevole in
volto.
Suor Jude era una bella donna, non
si riusciva bene a capire quanti anni avesse in realtà
poichè ne dimostrava all'incirca cinquanta, ma ripeteva sempre
ad Anna e a chiunque glielo chiedesse, di averne molti di più.
Il tipico vestito nero delle suore rendeva la sua figura ancora
più minuta di quanto non lo fosse e il velo celava quelli che
una volta erano lunghi capelli biondi e che con il tempo erano divenuti
grigi con qualche sfumatura bianca qua e là. Era stata lei
a trovare la ragazza diciotto anni prima all'interno di un
confessionale ai piedi della statua di Maria. Per fortuna quella sera
aveva deciso di andare a pregare nella casa del Signore, chiedendogli
misericordia per la vecchia superiora affinchè potesse superare
la notte e non morire nonostante la sua veneranda età.
Si era appena avvicinata alla
statua della Madonna e aveva fatto per accendere un cero, quando
all'improvviso aveva sentito delle urla acute provenire dal
confessionale posto accanto alla statua; si era voltata e aprendolo vi
aveva trovato al suo interno un infante avvolto nelle coperte che aveva
poi portato in convento e cresciuto come fosse sua figlia.
Ogni anno, il giorno del suo
compleanno, Anna chiedeva a suor Jude di raccontarle del loro primo
incontro e lei le narrava sempre questa storia. Avevano chiamato la
bambina Anna, che significa "dono", in quanto era stato un vero e
proprio dono per tutte le suore. Questo almeno era quello che avevano
pensato in un primo momento. Negli anni, infatti, Anna si era
dimostrata un vero e proprio uragano, si arrampicava sugli alberi
quando doveva fare il bagno, faceva i capricci per la sua statura,
piangeva quando suor Madeleine le tagliava i capelli e tutte le volte
che vedeva suor Agnes o Padre Alan scappava via urlando che erano dei
mostri.
Ovviamente con il passare del tempo
era maturata; quando doveva fare il bagno andava nella sua stanza a
lavarsi senza bisogno di correre sugli alberi e aveva fatto un patto
con suor Madeleine : avrebbe mangiato tutte le verdure se lei le avesse
tagliato i capelli solo di pochi centimetri. L'unica cosa che non era
cambiata era il suo terrore per suor Agnes e Padre Alan, non scappava
urlando che erano dei mostri, ma se li avvistava si rinchiudeva in
camera o correva allo stagno,era come se vedesse in loro un male
nascosto agli occhi degli altri.
Suor Jude pose fine ai suoi pensieri sulla ragazza e le si avvicinò sfiorandole i capelli con la mano sottile.
- Anna, è quasi ora di
cena..dovresti già esserti lavata e pettinata, oggi festeggiamo
il tuo compleanno- la suora si sedette accanto alla giovane e
spiò a che punto del libro era arrivata.
- Jude, ho quasi finito, dammi solo
un minuto e termino questo capitolo..- girò la pagina per
l'ennesima volta con in volto un'espressione emozionata per l'evolversi
della storia.
- Se ti do un altro minuto tu
finisci il libro intero! Sei incorreggibile Anna, te l'ho regalato solo
stamattina! - la suora cercava di trattenere il sorriso mentre fingeva
di sgridare la sua bambina che ormai era diventata adulta.
- Un secondo..- girò l'ultima pagina e rimase di sasso quando si accorse che era l'ultima.
- Ma come..finisce così ?!
Loro muoiono e..e basta?- Anna si lasciava spesso coinvolgere dai
personaggi dei libri, più che altro per lei era l'unico modo di
evadere dalla monotonia del convento : alzati, prega, lavora, prega,
mangia, studia, prega, lavora, mangia, prega, studia, prega e dormi.
Arrivava sempre a fine giornata che pregava perchè qualche
guerriero forte e impavido spuntasse da una roccia o che un drago
uscisse dalla grotta della Madonna nel giardino del convento, ma questo
purtroppo non era mai accaduto.
-Anna, questa sera a cena ci
sarà Padre Alan, comportati bene..- la suora cercò di
ammonire la ragazza sapendo delle sue reazioni alla vista dell'uomo.
Anna spalancò gli occhi che si riempirono di paura.
- Suor Jude, te ne prego..tutto ma non Padre Alan! E' cattivo!!- chiuse il libro di scatto e incrociò le gambe.
- Non preoccuparti, non lo vedrai
nemmeno, cenerà e se ne tornerà nel suo dormitorio. La
tua festa sarà indimenticabile e passerai una bella serata -
disse, accarezzando i capelli della sua protetta.
Ma Anna sapeva che quella
non sarebbe stata per niente una bella serata, la presenza del prete
l'avrebbe terrorizzata così tanto che lo stomaco le si sarebbe
chiuso e in ogni caso, passare il suo diciannovesimo compleanno in un
convento con delle suore non era proprio quello che si sarebbe potuto
definire "passare una bella serata". Lei avrebbe tanto voluto che il
bel principe dagli occhi azzurri del libro appena finito uccidesse
quell'orrido drago di un prete e la portasse nel suo palazzo, facendole
vivere mille avventure come nel libro.
Questo però, dovette
ammettere, non si sarebbe mai e poi mai potuto realizzare. Le sue
giornate sarebbero trascorse come di consueto in modo noioso e
monotono, sarebbe andata a York e lì avrebbe preso i voti per
poi tornare nel convento e vivere la sua vita nella monotonia come le
altre suore.
Lei credeva in Dio, pregava spesso, partecipava alle messe di tutti i
giorni e concordava con il messaggio di Gesù, ma non avrebbe mai
potuto sopportare di vivere una vita intera in quel convento.
Ciò che veniva predicato era corretto e ne era consapevole, ma a
volte l'avidità insita nell'animo umano e i beni materiali a cui
l'umanità era stata abituata finivano per corrompere anche le
anime più pure, portandole a peccare.
Anna voleva evadere da quella vita,
lo voleva davvero, ma sapeva che i suoi sogni di avventura non
sarebbero mai divenuti realtà.
..forse..
****
La cena era iniziata come
di consueto con una preghiera per ringraziare, dopodichè le
suore si erano tutte accomodate. Suor Johanne aveva cucinato tutto il
pomeriggio e la bontà che ci metteva nel preparare da mangiare
rendeva i suoi piatti ancora più squisiti. Anna mangiò di
gusto quello che si trovò davanti e conversò con le suore
più giovani con cui era solita sedersi durante i pasti. Tutto
stava procedendo in tranquillità e serenità come promesso
da suor Jude quel pomeriggio, quasi non si ricordava più che
presto sarebbe arrivato Padre Alan.
Quando il prete entrò le
chiacchere delle più anziane si fermarono,mentre le giovani
continuarono non rendendosi conto di chi aveva fatto il suo ingresso,
finchè con un colpo di tosse proveniente dalla figura che stava
alla destra del prete anche le giovani smisero di dialogare. Anna non
aveva ancora notato i due nuovi arrivati, ma il suo sangue si
gelò e senza nemmeno voltarsi capì di chi si trattava.
Tutta la serenità e la felicità di qualche minuto prima
erano scomparse, quasi come se fossero state lì solo per un
saluto e poi fossero fuggite alla vista dei due, la stessa fuga che
avrebbe attuato Anna se non fosse stato per la maturità che
doveva dimostrare di aver raggiunto.
Si voltò lentamente e
incrociò il solito sguardo austero e privo di qualsiasi emozione
di suor Agnes che le fece chiudere lo stomaco seduta stante. I suoi
occhi continuarono a indagare dietro le suore più anziane fino
ad arriare a Padre Alan che la osservava come si osservano i colpevoli
di omicidio.
Questi erano gli sguardi che i due
rivolgevano sempre ad Anna ogni volta che andavano al convento. Loro
provenivano da York e quando andavano nei conventi di periferia
pensavano sempre di dover essere serviti come re e regina.
Anna iniziò a sudare
freddo, si portò una mano alla fronte per asciugarsi cercando di
non dare troppo nell'occhio. Il prete era molto alto e magro, secco
come un chiodo e aveva più anni di tutte le suore presenti messe
insieme; vestiva sempre con la sua tunica nera e si aspettava che
ognuno inchinasse il capo al suo passaggio, proprio come un sovrano. La
sua fedele suor Agnes era di poco più bassa di lui, anche lei
molto magra e con un rosario di legno che teneva sempre in mano e che
usava come monito per chiunque osasse contraddirla. Anna ricordava
ancora la punizione che le era stata data dopo che le aveva urlato
addosso "mostro" quando aveva cinque anni, portava i segni di quella
trasgressione sul palmo della sua mano, che tartassava ogni volta che
incontrava lo sguardo della suora, temendo un'altra punizione simile.
I due nuovi arrivati si
sedettero uno a capotavola e una al suo fianco, dando con un cenno il
permesso di continuare a mangiare agli altri commensali. Anna
continuava a sentirsi male, non riusciva a smettere di sudare e una
fitta al palmo della mano la costrinse a chiudere gli occhi, errore
fatale che la portò ad avere una serie di visioni nelle quali la
suora cattiva e il prete si trasformavano in strane creature putride e
puzzoleti, con denti auminati e giallognoli e lunghi capelli scuri
pieni di fango. Un lampo di fuoco, un occhio senza palpebre, ancora
fuoco che sembrava bruciarla davvero. Quando riaprì gli occhi si
ritrovò per terra in preda alle convulsioni, con suor Jude che
cercava di tenerla ferma trattenendola da dietro.
- Suor Christine, suor Clarisse!
Portate subito Anna in camera sua, ora!- la ragazza non aveva mai visto
la suora così preoccupata e così imperativa nel dare
ordini. Le due suore aiutarono Anna ad alzarsi e la condussero nelle
sue stanze, la misero a letto e la coprirono per tenerla al caldo.
Fuori la tempesta infuriava, la
calda giornata di sole di quel pomeriggio aveva lasciato il posto a un
diluvio pieno di fulmini e tuoni, il vento sembrava voler sradicare gli
alberi del giardino. Le suore correvano ovunque per la stanza di Anna
con bende bagnate da appoggiarle sulla fronte, la sua vista si stava
offuscando come se qualcuno le avesse posto un velo davanti alla
faccia. Le visioni orribili di prima ricominciarono, le due orride
creature la stavano inseguendo circondate dal fuoco, un enorme figura
alle loro spalle si librò nel cielo, un drago rosso che sputava
fuoco su una città in fiamme. Ora Anna poteva vederla con
chiarezza, gente che veniva carbonizzata dal fuoco che bruciava tutto
ciò che trovava sul suo percorso. Lei correva verso una meta
indefinita, doveva lasciare al più presto quel posto, non
sarebbe più potuta tornare, mai più.
Riaprì gli occhi e le suore
erano sparite, il vento faceva sbattere i rami degli alberi contro la
finestra della sua camera, il buio interrotto da qualche fulmine la
stava terrorizzando. Sentiva ancora le urla delle persone che
bruciavano nelle sue visioni e senza accorgersene si ritrovò a
piangere. Non capiva quello che le stava succedendo, si sentiva la
testa così pesante che pensò di avere la febbre, doveva
essere così, si era presa un'insolazione dopo essere stata tutto
il pomeriggio sotto al sole cocente.
Vide una figura entrare nella
stanza e cercò di metterla a fuoco sperando di trovare lo
sguardo amorevole di suor Jude e invece si ritrovò a osservare
gli occhi oscuri e vuoti di suor Agnes che sembravano ancora più
profondi e privi di vita. Erano entrambi completamente neri e si
ricordò dei racconti che suor Jude le propinava quando era una
bambina.
Racconti di mostruose creature con
gli occhi compleatamente neri, privi di vita, era così che
diventavano gli occhi di un essere vivente prima che il diavolo
prendesse possesso dei loro corpi e ne facesse demoni, orchi li
chiamava suor Jude.
Suor Agnes si avvicinò
rapida al letto, fino a raggiungere la ragazza che cercò di
scappare ma non riuscì a muoversi .
- Padrone, finalmente possiamo
prendere la ragazza! Ha raggiunto l'età necessaria! Dobbiamo
portarla dall'Oscuro, lui la vuole!- la voce della donna era divenuta
più roca e profonda, come se fosse un uomo a parlare.
Il prete, anch'esso con gli stessi
occhi della suora, fece capolino nella stanza e veloce come la suora si
avvicinò ad Anna, ponendole una mano sulla fronte.
- Tu, guerriera! Hai condannato il
nostro signore a una vita di reclusione all'interno di un corpo non
suo, maledetta ! Ora lo libererai e lui assorbirà i tuoi poteri,
solo così l'Oscurità potrà finalmente tornare e
l'Era degli Orchi avrà inizio!- anche lui aveva assunto la
stessa voce roca e profonda della suora. Sembravano entrambi posseduti
da un demone oscuro.
- No! Nessuno di voi potrà toccarla! NESSUNO! -
"Suor Jude.." pensò Anna più sollevata, notando la luce proveniente dal corridoio.
Ma quella che entrò nella
sua stanza non era la suora che l'aveva cresciuta. Il vestito nero
delle suore era sparito, al suo posto vi era una lunga veste bianca
splendente. In mano teneva come una candela luminosa, Anna non
riusì a vedere cosa fosse poichè la luce che emanava era
troppo forte per poter vedere l'oggetto.
-Rtornate nell'ombra da cui siete
venuti! Ve lo ordino!- la donna procedeva sicura di sè puntando
quella luce contro i due demoni che si coprirono gli occhi e
indietreggiarono verso la finestra.
- E chi saresti tu per ordinarci
ciò, donna ?!- quello che una volta era il prete si stava
lentamente trasformando come nella visione di Anna che spalancò
gli occhi.
Aveva finalmente ritrovato la forza
di muoversi e non aspettò oltre prima di allontanarsi e
nascondersi dietro alla donna della luce, che alla domanda del demone
trovò un solo modo in cui rispondere.
Si tolse il velo che ancora le
copriva i capelli e un'ondata di argentei capelli ricaddero sulla veste
bianca, risplendendo anch'essi di luce.
-No! Non è possibile! Come
hai fatto a trovare la ragazza?!- il demone/suor Agnes era molto
sopresa di vedere quella che evidentemente non era suor Jude, o almeno
non più.
- Sono stata io a consigliarle di
rifugiarsi in questo mondo e io stessa le consigliai di rinchiudere la
sua anima in una creatura appena nata in modo da nascondere a voi servi
del male la sua identità..- la donna avanzava sempre di
più verso le due figure che ora erano diventati dei veri e
propri mostri che emanavano fetore.
- Il nostro padrone troverà il modo di riportarla a sè e di assorbire il suo potere!-
La donna della luce sorrise per la prima volta da quando aveva abbandonato il ruolo di suor Jude.
- No invece..nascose il suo potere
in un luogo in cui nessuno di voi potrà mai arrivare, nemmeno il
vostro padrone! Voi siete privi di amore, non potrete mai possedere
questo potere! E ora andatevene da questo pianeta e tornate nell'esilio
in cui siete stati destinati!- la donna spinse l'oggetto di luce contro
di loro come se volesse lanciarglielo e i loro corpi svanirono
lentamente come due gelati sotto il sole d'estate.
- Mi dispiace rivelarti tutto solo
ora, ma era necessario che la tua memoria tornasse da sola, io non
potevo intervenire..- la donna sembrava molto affaticata dalla lotta
con i due mostri. Si avvicinò al letto e si appoggiò al
materasso osservando Anna nella speranza di vedere qualsiasi genere di
sentimento.
-Chi..chi saresti tu? Sono
forse morta?- Anna non riusciva a capire come fosse potuto succedere
proprio a lei, non riusciva a capire come potesse essere vero tutto
quello che aveva visto.
- Io sono Lady Galadriel, un tempo
mi chiesi aiuto per una faccenda, ma non temere , la memoria con il
tempo tornerà- la donna si alzò dal letto e si
avvicinò ad Anna che scattò indietro. Quella che si
trovava davanti a lei non era la donna che l'aveva cresciuta, lei non
poteva fidarsi anche se la sua luce era così luminosa da
attirarla a sè.
-So che ora non sai cosa fare, non
capisci come la donna che ti ha cresciuta si è appena trsformata
in una sconosciuta, come due persone normalissime possano essersi
trasformati in esseri mostruosi..ti prometto che capirai, ma ora
dobbiamo andare ! Dobbiamo tornare nel nostro mondo, hai una missione
da compiere e una memoria da recuperare e mille altre cose- Anna rimase
incantata a fissare la donna che si avvicinò a lei sorridendo in
modo dolce, la superò e veloce come un gatto percorse il
corridoio portando con sè tutta la sua luce. Anna non
riuscì a non seguirla e si incamminò nel corridoio nel
convento che sembrava deserto. La tempesta era finita e ora nel cielo
si stagliava una grande luna la cui luce non poteva fare concorrenza
con la luce emessa dalla donna misteriosa.
Uscirono nel giardino del convento
e si avvicinarono alla grotta della Madonna. Anna non riusciva a capire
come un convento pieno di suore fino a pochi minuti prima in quel
momento risultasse così solitario e silenzioso. Si voltò
a guardare la struttura e notò che non era più il vecchio
convento di pietra freddo che l'aveva accolta in tutti quegli anni, ma
era più che altro un ammasso di rovine antiche.
Guardò la donna con un interrogativo stampato in faccia.
- Era tutto un incantesimo piccola
mia, uno dei tuoi ultimi in effetti..- la donna si voltò verso
la grotta e avvicinò la sua mano luminosa alla roccia bagnata.
Anna notò solo allora che portava al dito l'anello di suor Jude,
quell'anello che lei aveva spesso voluto in dono per la sua bellezza e
lucentezza ma che la suora le aveva probito di toccare in quanto
rappresentava il suo voto a Dio. Ora Anna sapeva che quella che si
ritrovava davanti non era una suora, quindi quell'anello doveva essere
uno strumento magico o qualcosa di simile.
Si stupì di quello che aveva
pensato. Fino a qualche ora prima che una semplice orfanella di
diciannove anni che sognava di vivere un'avventura piena di magia ed
eroi e in quel momento si ritrovava davanti una creatura magica,
davvero magica.
Un vortice luminoso si creò
davanti alla mano sospesa in aria della donna che si voltò e
sorrise incoraggiante ad Anna.
"Coraggio, non ti succederà
nulla" Anna sentì la voce della donna nella testa che la
riempì di forza e coraggio e la spinse a entrare nel vortice.
E così capì che i sogni non sempre sono impossibili, non sempre sono irrealizzabili.
Basta crederci fermamente, o forse
si è semplicemente destinati a vivere determinate vite. Questo
pensava Anna mentre viaggiava tra stelle, pianeti, galassie, universi.
E poi una luce l'avvolse
completamente. Pensò di essere morta davvero e di trovarsi in
Paradiso. Una gioia immensa la circondò e la invase, se era
morta e quello era il paradiso, non poteva essere poi così tanto
male.
Non poteva sbagliarsi di più.
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Capitolo 2 *** Capitolo I ***
capitolo 1
CAPITOLO I
Anna riusciva a percepire intorno a sé solo la luce che l'aveva
avvolta non appena aveva attraversato il portale che la donna
misteriosa aveva creato vicino alla grotta della Madonna. Riusciva a
ricordarsi che suor Agnes e Padre Alan avevano cercato di catturarla
per portarla da un certo "padrone", ricordava poi che si erano
trasformati in mostri e che quella che una volta era suor Jude si era
trasformata a sua volta in una donna mai vista, che sprigionava luce e
che con un oggetto alquanto strano era riuscita a disintegrare quelle
orride creature.
Piano piano, la luce che la circondava offuscandole la vista si
affievolì e la ragazza inizò a scorgere un paesaggio che
le ricordava molto il giardino del convento, tuttavia la vallata che si
stagliava davanti ai suoi occhi sembrava infinita e vi erano alcune
cascate in lontananza. Rimase distesa a terra sentendo sotto di
sé l'erba morbida e sentendosi leggera come mai prima
pensò di essere paralizzata a causa di quello strambo viaggio
attraverso stelle e pianeti.
Spostò il suo sguardo alla sua sinistra e notò, vicino a
sé, la donna che l'aveva portata in quel luogo che stava
sorridendo dopodiché si mise a guardare l'orizzonte.
- Puoi alzarti, non ti succederà nulla amica mia..- "amica" pensò Anna.
"Fino a poco fa era talmente avanti con l'età che poteva essere
mia madre e ora sembra una ragazzina " cercò di mettersi a
sedere e notò con stupore che i suoi movimenti erano diventati
molto più veloci e lo sforzo minimo.
- I tuoi poteri stanno tornando e anche le tue caratteristiche da elfo..- Anna spalancò gli occhi.
"Elfo? Poteri?" e si ricordò che i due mostri in cui si erano
trasformati la suora e il prete avevano parlato della sua magia che il
loro padrone voleva. Non capì come lei potesse esseretanto
speciale considerando che era solo una semplice umana. Si alzò
in piedi e si ritrovò molto più bassa in confronto alla
donna e notò che tutto il suo corpo era più piccolo
rispetto a prima.
- Non capisco..come è possibile tutto questo ?- chiese alla donna, non capendo fino in fondo cosa le stesse accadendo.
- So che può sembrarti assurdo, ma non è un sogno e non
sei nemmeno morta..- la donna si mise a guardare Anna negli occhi e la
stessa tranquillità e sicurezza che le aveva trasmesso prima di
entrare nel portale la riempì ancora una volta.
- Tutto quello che hai vissuto fino ad ora era frutto di un
incantesimo, fatto da te anni fa per impedire al Male di impossessarsi
dei tuoi poteri e dominare sul nostro mondo. Purtroppo era un
incantesimo molto complesso e richiedeva un grande prezzo, in
particolare la tua memoria, ecco perché non ricordi nulla di
questo mondo né dei suoi abitanti.- si avvicinò di
più alla ragazza e le mise una mano sulla spalla.
- Ogni cosa verrà spiegata a tempo debito, per ora se non hai
altre domande direi che è meglio avviarci a Imladris, prima che
qualche orco ci attacchi.- sospinse leggermente Anna verso il bosco e
solo allora l'attenzione della giovane fu catturata da un branco di
enormi lupi che correvano molto lontano da loro su e giù per le
colline.
- Non badare a loro, non ci vedranno e di sicuro non sono interessanti
a noi..segui quel sentiero - la donna le indicò una stradina che
portava a un ponte sopra a un fiumiciattolo e si inoltrava nel bosco.
- Fidati di me, presto saremo in un luogo sicuro dove potrai cambiarti
- solo allora Anna notò che i vestiti che indossava le stavano
fin troppo larghi e alzò un sopracciglio facendo notare la cosa
alla donna che sorrise.
- Tutto a suo tempo, Eruannie..- pensò che quell'appellativo
significasse qualcosa in qualche lingua misteriosa, ma era l'ultimo dei
suoi pensieri considerando che non capiva più niente, non sapeva
dove si trovava, non sapeva chi fosse quella donna e non si capacitava
di come lei, una semplicissima ragazzina di diciannove anni, potesse
avere qualsiasi genere di potere.
Camminarono quasi per due ore su quella stradina all'interno del bosco,
gli alberi le circodavano e parevano cantare una melodia che
risvegliò qualcosa in Anna, oltre a sentirsi più leggera
e più agile nei movimenti, si sentì improvvisamente in
sintonia con la vegetazione che la circondava, con ogni scoiattolo che
correva sui rami degli alberi osservandola incuriosito, con ogni cervo
che avvicinandosi la osservava . Tutti gli animali del bosco corsero
nel punto in cui lei e la donna misteriosa si trovavano e pensò
che fosse un comportamento molto strano per degli animali comuni.
- Stanno salutando la loro principessa-
- Sono anche una principessa ora? - non riusciva a convincersi che
quello che la donna le diceva poteva essere vero ed era fin troppo
sospettosa.
- Tuo fratello ti spiegherà le tue origini a breve, siamo
arrivate.- si fermò davanti a un ponte che conduceva a una
piccola piazzola dove ad attenderle vi era un uomo molto alto dai
lunghi capelli neri che Anna notò essere molto simili ai suoi.
- Ben tornata a casa, sorellina..-
Si sentì come se fosse tornata a casa dopo tanto tempo e una
gioia immensa la pervase nonostante non riusciva a capire come potesse
quella essere casa sua.
- Vi lascio soli, dovrai spiegarle alcune cose e raccontarle ciò che si è persa..-
La donna si incamminò all'interno del palazzo lasciando soli i due fratelli.
- Lady Galadriel dice che non ricordi proprio nulla e da quello che mi
ha raccontato in questi anni temo che faticherai molto a credere a
tutto ciò che ti sta accadendo.- l'uomo si avvicinò e
solo allora Anna notò che dai lunghi capelli, tenuti indietro da
una tiara argentata che ricadeva sulla fronte, spuntavano due orecchie
appuntite. Per curiosità toccò le sue e si sorprese
constatando che erano come quelle del re.
- No, non ti ricordi..vieni con me, beviamo un té e poi potremo
parlare - l'uomo si scostò leggermente, permettendo ad Anna di
ammirare il palazzo del signore di Imladris.
La ragazza fu come attratta da una qualche forza positiva che le fece
muovere le gambe su per delle scale. Era come se il suo corpo
conoscesse quel posto e le stesse indicando dove andare, come se in
quel luogo ci avesse vissuto per secoli e sapesse già dove si
trovava la sala dove re Elrond voleva andare.
Salite le scale vi era un lungo corridoio che si apriva su un prato
pieno di fiori, dal quale si poteva vedere tutto il bosco da cui Anna e
Galadriel erano arrivate. La ragazza continuò a camminare
per il corridoio finché non si fermò davanti a una
porta chiusa che Elrond aprì, rivelando alla ragazza una stanza
da cui si sprigionavano odori di erbe aromatiche.
I due entrarono nella sala che conteneva alti scaffali nei quali
riposavano libri polverosi che probabilmente nessuno toccava da
molti anni.
Un caminetto acceso scaldava l'ambiente e rendeva il luogo accogliente.
Anna si sedette su una poltrona e osservò Elrond che andava a
prendere una teiera sospesa sul fuoco del camino. Versò il
contenuto in due tazze e ne porse una alla ragazza che fu subito
inebriata dall'aroma della bevanda.
- Questo ti rilasserà e ti aiuterà a ricordare..- disse, invitandola a bere con un gesto della mano.
Mentre Anna beveva lo strano intruglio sentiva i muscoli
rilassarsi e se possibile farsi ancora più leggeri.
Osservò re Elrond il quale assunse un'espressione pensierosa,
probabilmente non sapendo da che parte iniziare.
- Immagino che tu sia piena di domande riguardo a quello che ti
è accaduto nelle ultime ore, dico bene? - chiese sorseggiando la
tisana.
- Vorrei sapere chi pensate che io sia e soprattutto cosa significa che
ho dei poteri e anche perché dovrei essere vostra sorella,
se non chiedo troppo..- fissò l'elfo dritto negli occhi chiari e
si ritrovò a pensare che erano occhi familiari.
- Bene, credo sia il caso di iniziare spiegandoti di chi sei figlia.
Durante la guerra con i Noldor nostra madre Elwing si gettò in
mare per evitare di consegnargli il silmaril, una delle tre gemme
contenente la luce dei due Alberi di Valinor, Telperion e Laurelin. Mio
padre,Eärendil, venne informato che la sua amata era morta per
proteggere la gemma. In realtà nostra madre fu salvata da un
nano di Nogrod. Ulmo, un Vala, Signore dei Mari e degli Oceani, la
trasformò in un uccello dal bianco piumaggio, incastonando nel
suo petto il silmaril.
Sotto questa forma animale nostra madre riuscì a ricongiungersi
con mio padre, in viaggio verso Valinor, la terra dei Valar. Giunsero
così al loro cospetto e li pregarono di aiutare la Terra di
Mezzo. I Valar dopo aver accolto questa preghiera, concessero a tutti i
mezz'elfi della Terra di Mezzo di poter scegliere individualmente se
condividere il destino degli elfi o quello degli uomini. Loro scelsero
di essere giudicati come elfi e di trattenersi per sempre in Valinor.
Quando mia madre partorì una figlia capì che la sua breve
storia con il nano aveva dato frutto ma, non potendoti tenere con
sé, decise di mandarti a Imladris dove hai vissuto con me, tuo
fratello.- Elrond conlcuse il suo racconto ma Anna sapeva che c'era
dell'altro, doveva esserci. Le sue visioni all'interno del convento la
ritraevano in un luogo ben diverso da Imladris.
- I tuoi poteri sono dovuti in parte alla tua discendenza elfica e in
parte al fatto che sei nata a Valinor, ecco perché sono poteri
di cui l'Oscuro vuole entrare in possesso. Sei molto preziosa per
Sauron..non si darà pace finché non avrà ottenuto
ciò che desidera.-
"Ecco spiegato tutto quanto.." pensò Anna, non potendo
più negare che quelle cose, per quanto ne sapeva lei, potevano
essere tutte vere.
- Quindi tu sei..- il suono di un corno in lontananza la bloccò attirando l'attenzione dei due mezz'elfi.
- Devo andare, la mia presenza è richiesta altrove. - l'elfo
alzandosi si avviò verso l'uscita, ma poco prima di lasciare
sola la ragazza si voltò un'ultima volta a osservarla. Ricordava
quando leiaveva lanciato quell'incantesimo prima di andarsene
nell'illusione che aveva creato, ricordava che aveva nascosto la sua
anima all'interno di un neonato lasciando il suo corpo. Sapeva che era
stata una cosa saggia e necessaria affinché nessun servo di
Sauron potesse percepirla, ma vedere sua sorella, la bambina che lui
aveva visto crescere e che aveva addestrato, senza poterla riconoscere
davvero gli procurò una grande tristezza.
- Dopo termineremo la nostra conversazione, te lo prometto Eruannie..-
le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola da sola.
***
Anna era cresciuta in quel
posto o almeno questo era quello che le aveva raccontato l'elfo qualche
ora prima. Riconosceva di avere una certa sintonia con Imladris e i
suoi abitanti. Trovava elfi in ogni angolo che si inchinavano al suo
passaggio e la salutavano chiamandola con quello strano soprannome che
Galadriel e re Elrond le avevano dato. Pensò che doveva essere
una parola elfica che loro usavano per chiamare la sorella del re.
Si avvicinò a una delle tante panchine vicine al ponte che lei e
Galadriel avevano attraversato per giungere a Imladris e vi si sedette
ammirando estasiata la bellezza di quel luogo.
"Non deve essere stato malaccio vivere in questo posto.." si
ritrovò a pensare, mentre faceva oscillare i piedi beandosi del
calore che il sole le concedeva.
Si era cambiata di abiti dopo che un elfo femmina le aveva mostrato le
sue stanze, aveva optato per un semplice vestito bianco che le cadeva
morbito sul corpo. Osservò le maniche che si allargavano a
metà braccio facendola sembrare una nobil donna di York.
Stava osservando pensierosa le cascate che vedeva in lontananza quando
il suo udito elfico l'avvisò dell'arrivo imminente di una
compagnia di 15 personaggi, 13 di media statura, uno molto grande e uno
molto piccolo. Si voltò di scatto e vide delle persone
attraversare il ponte correndo, in testa vi era un uomo molto alto con
una lunga barba bianca, un cappello grigio a punta e un bastone che
teneva saldo in mano.
Si alzò e il panico la riempì. Notò che quando si
fermarono davanti a lei l'uomo con il bastone la osservò
sorpreso.
- Voi chi siete ? Dove si trova re Elrond ?- chiese togliendosi il cappello.
- Ehm..io sono la sorella del re a quanto pare.. mi chiamo Anna, ma qui
tutti mi chiamano Eruannie..- rispose la ragazza, pensando che magari
quando faceva parte di quel mondo l'uomo era un suo amico.
- Non è possibile..- una voce nel mezzo del gruppo si fece
largo, mentre tutti la fissavano increduli. Vide che uno dei 13 di
media statura con una lunga barba bianca e corti capelli del medesimo
colore si stava per mettere a piangere, commosso dalle sue parole.
- Ho detto qualcosa di sbagliato ?- chiese, pensando che forse quel soprannome fosse un insulto.
- Tu non sei lei..Eruannie ha lasciato queste terre anni fa, è
partita per Valinor senza voltarsi indietro e negando a chiunque
l'aiuto che chiedevano.- la voce di poco prima si mosse in prima fila
rivelando un uomo con dei lunghi capelli adornati da qualche treccina.
Ma la cosa che colpì Anna furono i suoi occhi, due pietre
ghiacciate incastonate nel mezzo del suo viso sporco di terra e stanco.
Due occhi che intrappolarono lo sguardo della ragazza. Un improvviso
mal di testa la colpì, si ricordò che era la stessa
sensazione provata la sera prima alla vista della suora e del prete.
Dovette chiudere gli occhi per il dolore che provava e cadde a terra
picchiando le ginocchia sul freddo pavimento di pietra.
Aprì gli occhi ma davanti a sé non vi erano più i 15 uomini, vi erano solo quegli occhi glaciali.
-Allora? - chiese la stessa voce roca di prima.
- Allora cosa ? - era lei che
parlava, ma non sapeva perchè stava dicendo quelle cose. Le
parole uscivano senza che lei le pensasse e pianificasse le sue mosse.
L'uomo prese la sua piccola mano nella sua grande e callosa a causa degli allenamenti con la spada.
- Allora vuoi sposarmi, Eruannie..sei
mezzo elfo ma l'udito mi sembra quello di un vecchio- gli occhi
glaciali di prima trasmettevano felicità e non timore come
quelli che aveva visto prima di chiudere gli occhi.
- Thorin, ne abbiamo già
parlato..la tua famiglia non approverebbe mai..- la ragazza
fissò lo sguardo su Esgaroth, la città di uomini ai piedi
della Montagna Solitaria.
- Non mi interessa cosa pensano, sono
pronto a scappare insieme a te purché il nostro futuro sia
legato per sempre..- sorrise sotto la barba piena di treccine, che la
ragazza si mise ad accarezzare.
- E sia allora..- l'uomo la
tirò a sé e avvicinò i loro visi, le loro labbra
erano a un soffio le une dalle altre. Poi un boato, un lungo ruggito e
un vento che fece spezzare gli alberi.
Si bloccarono e si fissarono terrorizzati.
- Il drago..- sussurrò Thorin,
la paura aveva preso il posto dell'amore nei suoi occhi. Il fuoco li
avvolse e Anna si ritrovò ancora una volta inseguita da
quell'occhio senza palpebre che la terrorizzò a morte. Il caldo
cocente la circondava e un improvvisa morsa le impedì di
muoversi facendole chiudere gli occhi per il dolore.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò immobile sul
pavimento, con l'uomo vestito di grigio che le teneva una mano sulla
fronte. Alzò lo sguardo alla ricerca di quegli occhi di ghiaccio
e una volta trovati qualcosa si accese in lei ed era sicura di aver
vissuto davvero quello che aveva visto in quella visione. Molti anni
prima lei era fidanzata con quel Thorin, sapeva solo questo ma ne era
certa.
- Thorin..tu sei Thorin..- sussurrò prima di perdere completamente le forze e svenire.
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Capitolo 3 *** Capitolo II ***
capitolo 2
CAPITOLO II
-
Fratello, è giunta questa lettera da Bosco Atro! - una giovane
dai lunghi capelli corvini corse verso il re di Imladris sventolando
davanti a sé un foglio con inciso lo stemma del reame di re
Thranduil.
- Dice che i
nani di Erebor hanno trovato una pietra preziosissima nelle
profondità della Montagna Solitaria, una certa Arkengemma..che
cos'è ?- la ragazza si mise a rileggere la lettera nella
speranza di trovare qualche informazione in più sulla pietra.
Il volto di sire Elrond si fece dubbioso e un poco preoccupato.
- E' il cuore
della montagna, Eruannie. E' una pietra molto preziosa, ma mi chiedo
se..- si alzò di scatto dallo scranno posto accanto al fuoco che
scoppiettava e scaldava la stanza.
Mosse pochi passi impercettibili verso uno scaffale pieno di libri e ne afferrò uno iniziando a sfogliarlo.
- Come
temevo...su quella gemma vi è una maledizione. Chiunque dovesse
entrarne in possesso ne verrà talmente tanto ossessionato da
impazzire e bramare qualunque tesoro. - passò alla sorella il
libro indicando il paragrafo dove se ne parlava.
- La malattia
del Drago..quindi è così ? I nani dovranno subire questa
sorte? - la giovane principessa di Imladris si incupì. Da quando
il fratello le aveva rivelato le sue vere origini si era molto
interessata alla razza Nanica e se ne era per così dire
affezionata.
- No. Solo chi
ne entra in contatto per un periodo di tempo molto prolungato e
immagino che il Re Thror non aspetterà molto a dichiararsi unico
degno possessore della gemma. Eruannie, dobbiamo agire prima che la
malattia corrompa l'animo del re sotto la Montagna- il re si
avvicinò rapido alla sorella e le mise le mani sulle sue piccole
spalle.
Era cresciuta
molto in quegli anni passati a Imladris, aveva ricevuto i migliori
insegnamenti da Glorfindel, era divenuta una delle migliori combattenti
presenti sulla Terra di Mezzo e grazie alla magia presente in lei
sarebbe potuta diventare imbattibile.
"Un'arma
potentissima nel caso ritorni l'Oscurità" pensò il re,
sapendo, nel profondo del suo cuore, che finché l'Unico non
fosse stato gettato nel Monte Fato, l'ombra di Sauron sarebbe stata in
agguato aspettando il momento giusto per tornare ad attaccare.
- Eruannie,
devo chiederti una cosa di grande importanza, sto per assegnarti la tua
prima missione che dovrai affrontare da sola. - il volto del sovrano si
fece molto serio mentre analizzava le due pozze di acqua cristallina
che erano gli occhi della sorella.
- Oh si
fratellone ! Te ne prego, sono pronta!!- era da anni che la giovane
principessa di Imladris attendeva di poter affrontare una missione
senza la continua comparsa del suo maestro che le spiegava cosa stava
sbagliando.
- La mia
speranza è che con questa missione tu possa maturare e lasciarti
alle spalle questo tuo atteggiamento infantile, ma temo che il
miscuglio di sangue nanico ed elfico abbiano ormai sortito un effetto
definitivo. - scherzò re Elrond dandole un buffetto sul braccio.
- Dici
così solo perchè tu sei sempre così serioso e non
riesci a divertirti come faccio io..- lo canzonò lei con uno
sguardo divertito.
- Eruannie,
ubriacarsi con i miei figli tutte le sere non è divertirsi,
è mancarmi di rispetto per l'ospitalità che ti offro da
quelli che ormai sono secoli..- voltò le spalle alla sorella per
versare del té in due tazze.
- Domani
mattina all'alba partirai alla volta di Erebor, ti fermerai da re
Thranduil per portare una lettera in risposta alla sua, Elladan ed
Elrohir ti scorteranno fino a Bosco Atro, dopodiché proseguirai
da sola. - le disse porgendole la bevanda.
- Non dovresti
incontrare pericoli durante il viaggio, ma partirai comunque ben
armata, non voglio che qualche brigante ti colga di sorpresa.- le sue
parole iniziavano a essere poco comprensibili, come se ci fosse una
cupola di vetro tra la ragazza e il fratello.
- Non ti
deluderò, farò ciò che mi hai ordinato e
terrò d'occhio il re..- adesso anche la sua voce iniziava ad
essere ovattata.
- Che i Valar
ti proteggano!- il re baciò sulla fronte la sorella e poi tutto
si fece sempre più offuscato fino a divenire nero agli occhi di
Eruannie.
Anna si svegliò di
soprassalto in quello che capì essere il suo letto, la finestra
lasciava entrare la luce del giorno a illuminarle il viso. Pensò
che tutto quello che le stava capitando fosse completamente assurdo, ma
ogni volta che una visione la colpiva, qualche cassetto della sua
memoria si apriva e la rendeva certa che ciò che vedeva fosse
accaduto veramente molti anni prima, come se una forza a lei
sconosciuta cercasse di riemergere dopo anni.
Furono quelle poche certezze che
nutriva dentro di sé che la spinsero ad andare da quel Thorin
che aveva visto in una delle sue percezioni, voleva capire che cosa ci
fosse tra lei e l'uomo e sperava che l'incontro avrebbe causato
qualche altra allucinazione. Aveva dentro di sé come una
voragine che ad ogni visione veniva colmata e contemporaneamente la
trasformava. Da quando era giunta in quella terra tutto era cambiato,
in primo luogo la sua statura : la sua altezza non superava il metro e
sessanta e i suoi capelli erano molto più lunghi e lisci.
"Non capisco però come la me
del passato sia così totalmente diversa da come sono io in
realtà.." pensò giocherellando nervosamente con i suoi
capelli mentre aspettava che l'uomo uscisse da quella che le avevano
detto essere la sua stanza.
- Desiderate qualcosa, mia signora ?- chiese una voce alle sue spalle.
Quando si voltò si
ritrovò davanti il nano con la barba e i capelli color della
neve che prima che svenisse si stava commuovendo alla sua vista.
- Oh, Eruannie..- sussurrò semplicemente lui, assumendo un'aria malinconica.
- Salve! Perdonatemi ma non ricordo
il vostro nome..- probabilmente anche lui faceva parte della sua vita
prima dell'incantesimo, ma questo Anna non poteva saperlo.
- Balin, al vostro servizio..in
realtà noi ci conosciamo da molti anni, anche se avevate un
aspetto molto diverso quando ve ne andaste..- una lacrima sfuggì
al nano che si avvicinò alla ragazza e le prese le mani tra le
sue, più grosse e rugose.
- Posso chiedervi cosa è
cambiato, mastro nano?- chiese lei sorridendogli gentilmente. Balin
riusciva stranamente a infonderle una tranquillità che aveva
provato solo con suor Jude o, come la chiamavano in quel posto, Lady
Galadriel.
- Beh, i capelli decisamente..ora
sono castano ramato, una volta erano corvini e gli occhi, ora sono
verdi..ma se ci si mette d'impegno e ci si sofferma su di essi riesco
ancora a scorgere la piccola Eruannie che arrivò a Erebor in
sella a un fedele puledro e che..-
- Balin! Cosa fai ?!- una voce
dietro di loro fece bloccare le parole del vecchio nano che si
voltò per guardare il suo signore.
- Thorin..stavo venendo a chiamarti, Gandalf e sire Elrond richiedono la nostra presenza per la lettura della mappa.-
- Molto bene allora, andiamo..- il
nano, fiero e altezzoso come sempre, si avviò verso il corridoio
aspettandosi che l'amico fidato lo seguisse, ma quello non si mosse.
- Credo che Eruannie voglia parlarti, Thorin..- spiegò dopo che il nano gli ebbe rivolto un'occhiata di rimprovero.
- Non ho nulla di cui parlare con
questa straniera, soprattutto non capisco come possa ricordarvi
lei..non ha nulla a che vedere con quella donna, ci ha traditi,
abbandonati e poi ha avuto ciò che si meritava..una morte
orrenda e atroce per mano di un orco..- il re sotto la montagna diede
le spalle ai due.
- ..se non sbaglio eri presente
anche tu quando il re di queste terre ce lo comunicò, mi chiedo
dunque cosa ti spinga a pensare che ora, a distanza di anni, lo stesso
che ci diede la triste notizia possa affermare che in realtà non
è morta ma è qui..e ora basta con le sciocchezze..-
questa volta Balin si allontanò insieme all'amico, rivolgendo
un'ultima occhiata alla ragazza, un'occhiata che voleva dire
"perdonalo".
Anna era ormai rassegnata all'idea
che il nano non le avrebbe più rivolto la parola poichè
aveva capito che lui non credeva al racconto di re Elrond.
E lei ? Lei poteva davvero dire di essere convinta di ciò che l'elfo le aveva detto?
Certo, dentro di lei aveva la
certezza che le visioni fossero degli avvenimenti accaduti davvero in
un tempo passato, ma era davvero lei quella delle visioni? Anche Balin
le aveva confessato che era completamente diversa da Eruannie, la
fanciulla di cui tutti parlavano. Ma allora perché dentro di lei
vi era questo mutamento costante, che la trasformava piano piano in
qualcosa che non era Anna, ma che la ragazza sapeva essere parte di
lei? Quando aveva rivisto il vecchio nano fuori dalla stanza di Thorin
le era venuto l'impulso di abbracciarlo e anche quando aveva visto il
re aveva avuto la stessa tentazione, la voglia di un bacio come quello
nella sua visione. Ma di baci Anna non ne sapeva nulla, anche se da
quello che aveva visto, Eruannie sembrava quasi un'esperta.
Cosa le stava accadendo? Stava
completamente mutando e questo la spaventava, ma la rendeva anche molto
curiosa di vedere come sarebbe evoluta la sua storia.
Stava ormai camminando da qualche
minuto verso una meta non definita, quando si trovò davanti a
una fontanella dove due giovani nani si divertivano a fumare dalla loro
pipa in compagnia di un omino con grossi piedi pelosi.
Incuriosita Anna si avvicinò ai tre pensando di non essere vista.
- Salve !- esclamò quello a piedi nudi, facendola sussultare.
- Ehm, salve..- rispose lei, rossa di vergogna per essere stata scoperta a spiarli.
- Puoi unirti a noi se vuoi..- le propose quello con i capelli mori, prima di tornare ad aspirare dalla sua pipa.
Anna, facendosi coraggio,
andò a sedersi accanto all'omino che, notando lo sguardo che la
giovane rivolgeva ai suoi piedi, ridacchiò.
- Sono uno hobbit! Mai visto uno prima d'ora?- la ragazza sorrise e distolse lo sguardo.
- In realtà no..e prima di
ieri non avevo nemmeno mai visto un elfo, un nano né tanto meno
un orco..- dentro di lei sentì che la compagnia con i tre
avrebbe giovato al suo umore, incupito dopo il rifiuto di Thorin di
parlare.
- Hai visto un orco?!- esclamarono i due nani sorpresi, smettendo di fumare per un attimo.
- Si, padre Alan e suor Agnes si
sono trasformati in due esseri mostruosi che volevano uccidermi,
credo..- spiegò lei, notando nei due nani una vena di emozione
nel sentir parlare di orchi.
- E vi siete battuta contro di loro ? -
- Kili, non tartassarla di domande, non la conosciamo nemmeno!- lo ammonì il biondo,accennando un inchino verso Anna.
- Io sono Fili a proposito, e lui
è il mio fratellino Kili, al vostro servizio..- la ragazza si
ritrovò a sorridere dal buffo modo di fare dei ragazzi.
- E io sono Bilbo Baggins, lady..?-
- Anna, solo Anna..anche se qui mi chiamano Eruannie..- si presentò lei.
- Ma voi siete LEI, quindi! - esclamarono i due fratelli, lanciandosi occhiate curiose.
- A quanto pare sì..ma non
mi ricordo nulla di quella che dicono essere la mia vita precedente, mi
spiace non potervi raccontare nulla di emozionante.- il suo volto si
rattristì un poco, in fondo non sapere nulla del suo passato la
rendeva poco interessante agli occhi di tutti.
- Nulla di emozionante?! Ma noi
sappiamo tutto di voi!!- Kili sembrò molto più eccitato
in quel momento di quanto era parso mentre parlava di orchi.
- Allora potrete illuminarmi e raccontarmi voi qualcosa, riguardo al mio passato..-
- Anche io sono molto curioso..- asserì lo hobbit, mettendosi comodo in attesa di un racconto.
- Beh, nostro zio Thorin quando
eravamo piccoli ci raccontava sempre questa favola che parlava di una
guerriera potentissima, nata da un nano e un elfo femmina e che grazie
a questa unione aveva dei poteri da far invidia a Sauron stesso..-
iniziò Kili, fermandosi per aspirare del fumo dalla pipa.
" E così questi sono i
nipoti di Thorin.." pensò Anna, immaginandosi come sarebbe
potuto essere se Eruannie non avesse compiuto l'incantesimo anni prima
e che forse lei e Thorin avrebbero potuto anche avere dei figli. Lui le
aveva chiesto di sposarlo, secondo la visione che aveva avuto.
- Eruannie visse in mezzo agli elfi
di Gran Burrone, per poi essere mandata da suo fratello Elrond in aiuto
di Thorin a Erebor. Thror aveva iniziato infatti a maturare una strana
malattia dovuta all'Arkengemma, la pietra del re sotto la montagna..-
continuò Fili, fermandosi giusto per riprendere fiato, tanto era
il trasporto con cui raccontava quella storia.
- In poco tempo la donna
entrò a far parte della sua famiglia e conquistò la
fiducia di tutti, riuscendo a far breccia nel cuore di nostro zio;
questa parte ovviamente ce l'ha raccontata nostra madre..- i fratelli
scoppiarono a ridere, e si diedero il cinque, probabilmente entusiasti
di aver carpito quell'informazione riguardo a Thorin.
- ..gli anni passavano a Erebor e
la magia di Eruannie crebbe a tal punto da riuscire a iniziare a
guarire il cuore malato del re, ma quando ce l'aveva quasi fatta, ecco
che il drago Smaug giunse a Erebor portando fuoco e morte con
sé..fu così che il popolo di Durin fu costretto ad
abbandonare la Montagna Solitaria e cercare di riconquistare Moria,
caduta nelle mani degli orchi tempo addietro. Fu lì che Eruannie
dimostrò la sua più grande arma: poteva far ricorso
all'evocazione di alcune creature in grado di distruggere l'esercito
degli orchi, questo richiedeva però l'uso di molte forze fisiche
che le fecero perdere i sensi, impedendo a Thorin di combattere al
meglio di sé, troppo preoccupato per le sorti della sua amata.
Il re Thror morì, decapitato da Azog il Profanatore, al quale
Thorin mozzò un braccio e costrinse così l'orda degli
orchi a ritirarsi. Venuto a conoscenza del potere immenso dell'amata,
le chiese di usarlo per riconquistare Erebor e sconfiggere il drago, ma
lei rifiutò e la notte stessa, senza dire nulla allo zio,
fuggì per tornare dai suoi parenti elfi.
Da quel giorno non si ebbero
più notizie di lei, il popolo di Durin fu costretto a lavorare e
Thorin stesso dovette sottomettersi alla razza degli Uomini, senza mai
dimenticare, senza mai perdonare..- il racconto di Kili si interruppe
quando notò una figura che li stava ascoltando da molto.
- E poi? Cosa ne è stato di
Eruannie?- chiese curioso lo hobbit, sporgendosi di più verso il
nano, nella speranza che potesse concludere la storia.
- Nel ritorno verso casa è
stata aggredita da un branco di orchi che l'hanno uccisa, suo fratello
re Elrond venne a trovarmi un giorno per comunicarmi l'accaduto, ma
poco me ne importò considerato il suo tradimento..- la
conclusione che diede Thorin, spuntato improvvisamente alle loro
spalle,fece gelare il sangue nelle vene di Anna.
" Adesso capisco perché la
odia così tanto..perché MI odia così tanto.." si
ritrovò addolorata per come aveva agito, pensò che se le
fosse successo in quel momento non avrebbe esitato ad aiutarlo. Dentro
di sé sentiva che quello che aveva provato nella visione della
proposta di matrimonio era vero, Eruannie amava Thorin con tutta
l'anima, ma Anna? Anna sentiva che qualcosa di mai provato si stava
muovendo dentro di lei, ma non era sicura di quello che poteva essere.
- E ora lasciateci soli..-
sentenziò Thorin, aspettando sui gradini che i nipoti e lo
hobbit lo lasciassero in compagnia della mezz'elfa.
Quando tutti se ne furono andati si
avvicinò alla giovane e la fissò negli occhi, rimanendo
in silenzio per minuti.
- Hai sentito la storia di quello
che dovrebbe essere il tuo passato, o almeno una parte..- il nano non
staccò gli occhi da quelli di Anna, che si ritrovò a
pensare che era abbastanza alto per essere un nano.
- Mi dispiace di aver agito
così in passato, davvero. Ma quando ti ho visto per la prima
volta ho avuto uno scorcio di quello che è stato il nostro
passato, Thorin..- lui sussultò quando Anna pronunciò il
suo nome, con la stessa voce che aveva Lei.
Come poteva essere la stessa donna
che un tempo aveva amato? Come poteva essere la stessa che un tempo
aveva stretto tra le sue braccia e con cui aveva passato le sue notti,
la SUA Eruannie che sapeva tenergli testa?
Davanti a lui c'era solo una
ragazzina che non aveva visto nulla di quel mondo al di fuori della sua
bolla di cristallo e anche se in quegli occhi, così diversi da
quelli della sua amata, riusciva a vederla, lui non voleva crederci.
Non poteva essere lei.
- Non voglio mai più
rivederti, non devi avvicinarti a me o alla mia compagnia, intesi ? Non
so cosa ne sarà di te né lo voglio sapere, ma se sei
proprio chi dicono tu sia, non voglio che causi ancora del male al mio
popolo, hai già fatto abbastanza..- e detto questo voltò
le spalle alla ragazza e se ne andò, lasciandola lì a
bocca aperta mentre guardava incantata la schiena dell'uomo che si
allontanava.
***
Quando rientrò nella sua
stanza, Anna trovò sul letto un abito elfico molto bello e un
fantastica vasca piena di acqua fumante che aspettava solo lei.
Si spogliò velocemente e
tremando per il freddo si fiondò all'interno della tinozza,
lasciando che il caldo le sciogliesse i muscoli e che l'acqua le
bagnasse i capelli.
Prese fiato e si immerse lasciando
che tutto il suo corpo fosse avvolto dal liquido bollente. Nonostante
fosse sott'acqua riusciva a sentire lo scrosciare del Bruinen, grazie
al suo recente udito elfico, acquisito arrivando in quella terra.
Un'improvvisa sensazione di
malessere la invase, sapeva che cosa significava, ormai aveva imparato
a riconoscere l'arrivo di una visione. Cercò di uscire
dall'acqua ma sentì come una forza spingerla contro il fondo
della vasca, impedendole di tornare in superficie. I polmoni iniziarono
a bruciare, chiedendo ossigeno. La vista le si annebbiò e non
capiva se era per la visione imminente o perché stava affogando.
Mentre si dimenava nel tentativo di
riemergere qualcosa l'afferrò per il polso e lei ancora
più impaurita si dimenò con più forza. Sentiva il
buio farsi strada nella sua mente e vi si abbandonò.
Quando
riaprì gli occhi non era più nella vasca della sua stanza
ma si trovava nelle acque illuminate di uno stagno, immerso nella
vegetazione.
- Non è
saggio farsi il bagno nel mezzo della foresta di Bosco Atro, mia
Signora..- la voce di uomo la fece sfrecciare fuori dall'acqua, dove si
coprì immediatamente con un telo che aveva lasciato lì
fuori. Non appena vide lo spione arrosì prepotentemente.
- Legolas, non
si addice a un principe spiare una donna mentre si fa il bagno..- lo
rimproverò Eruannie, mentre si strizzava i lunghi capelli
corvini.
- Potreste voltarvi?- chiese osservando lo sguardo divertito dell'elfo.
- Perdonatemi,
principessa , ma mio padre voleva informarvi che la vostra barca per
raggiungere Erebor è pronta..se me lo permetterete vorrei
accompagnarvi fino alla Montagna e assicurarmi che i Nani vi trattino
con riguardo..- il principe di Bosco Atro fu molto sorpreso dal
sentirsi sfiorare una delle due spalle dalla mano della ragazza.
Era strano per lui, un elfo molto attento e ben preparato, non riuscire a sentire gli spostamenti della ragazza.
- Se proprio
insistete, sarà un piacere avere un pò di compagnia
durante il viaggio..per quanto riguarda l'ospitalità dei nani
sono sicura che mi accoglieranno nel migliore dei modi..di sicuro non
si metteranno a spiarmi mentre mi lavo!- lo rimproverò divertita.
Si ricordava di quando da piccoli giocavano tra quegli alberi.
- Legolas, ti ricordi quando mi hai fatto cadere da quell'albero?- chiese d'un tratto lei, indicando un faggio davanti a loro.
- Finalmente,
Eruannie..pensavo non mi avresti più trattato come un tuo amico,
è da quando sei arrivata che ti comporti come se volessi
mantenere le distanze, usi addirittura un tono formale per parlarmi..-
l'elfo si rilassò molto non appena vide un sorriso comparire sul
volto dell'amica.
- Ti chiedo
perdono, Mellon nin, ma mio fratello mi ha detto di essere il
più formale possibile sia con voi che con i nani e di non farmi
coinvolgere sentimentalmente. - il principe di Bosco Atro
scoppiò a ridere, non poteva credere che la sua amica potesse
non farsi coinvolgere in qualcosa, sapeva che non sarebbe riuscita in
questo.
I due amici
raggiunsero la barca adagiata sulle rive del fiume e vi salirono a
bordo prendendo un remo a testa e allontanandosi sul letto del fiume.
Eruannie
iniziò a sentire i polmoni bruciare, come se non respirasse da
tempo. La vista le si annebbiò e cadde nell'oscurità.
- Maledizione ,
ragazza! Svegliati!- la voce roca e burbera di un uomo fu la prima cosa
che sentì quando tornò alla realtà. Un altro
cassetto della sua memoria si era aperto e un altro personaggio, questa
volta della sua infanzia, aveva riempito la voragine dei ricordi.
Anna sapeva che voleva bene a quel Legolas, anche se non sapeva chi fosse.
- Ah finalmente..- sospirò con voce più tranquilla quello che la ragazza riconobbe essere Thorin.
Il nano stava inginocchiato accanto
a lei che, rendendosi conto di essere nuda, scattò velocemente
in direzione del telo. Quello non era un ricordo, era la realtà
ed essere vista nuda dal re dei nani non era proprio il massimo.
- Se sei veramente Eruannie, allora
ho già visto tutto..- il nano si rialzò in piedi e
guardò fisso la giovane che per la vergogna aveva assunto un
colorito rossastro in volto.
- E potresti almeno ringraziare, ti
ho salvato la vita, mezz'elfa!- ringhiò poi notando che la
fanciulla non si degnava di proferire parola.
- G..grazie, Thorin..- e a quelle
parole, il re si voltò e se ne andò, lasciandola sola
nella stanza e piena di domande.
" Che diavolo ci faceva nella mia
camera?!" pensò Anna, prima di rendersi conto che doveva essere
già molto tardi e doveva sbrigarsi per il banchetto di quella
sera.
Angolino Autrice :
Salve, approfitto di un piccolo
spazietto per ringraziare Quimelle Underwood e ThorinOakenshield che
hanno recensito i capitoli precedenti, spero vi sia piaciuto anche
questo! E ringrazio anche voi lettori silenziosi :**
Un bacio a tutti e alla prossima!!
Giuli
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Capitolo 4 *** Capitolo III ***
capitolo 4
Capitolo III
Anna afferrò il
vestito blu notte adagiato sul suo letto e lo indossò cercando
di incrociare correttamente i lacci del corpetto argento.
Sistemò qualche piega dell'abito e si ammirò nello
specchio che adornava una parete della stanza, meravigliandosi di come
quell'abito così elegante le stesse bene. Legò i capelli
in una lunga treccia che fermò con un laccio di stoffa blu e
cacciò dietro alle orecchie a punta quelle ciocche ribelli che
le scendevano sul viso.
Dandosi un'ultima occhiata fece un
sospiro e si diresse fuori dalla stanza, attraversando il corridoio e
lasciandosi guidare dalla musica leggiadra degli elfi che la condussero
al banchetto di quella sera.
Non appena entrò nella sala notò che i nani e Bilbo
occupavano un tavolo tutto per loro, mentre sire Elrond, Thorin e un
uomo che parve ad Anna come un mendicante, sedevano a un altro
tavolo parlando di alcune spade trovate in una grotta di Troll.
Anna vide i due fratelli, Fili e
Kili, farle segno di sedersi insieme a loro, così si diresse
verso i nipoti del re sotto la montagna notando con una punta di
piacere che proprio lui la stava osservando, quasi incantato.
D'altro canto Thorin Scudodiquercia
non potè non ammirare la bellezza della giovane che gli
passò accanto. Il lungo abito scuro metteva in risalto la sua
carnagione chiara e i capelli ramati raccolti in una treccia le
incorniciavano alla perfezione il viso, un poco rosso per l'imbarazzo
di tutti quegli occhi su di sé. Il re si accorse infatti che gli
elfi avevano smesso di suonare, incantati dall'arrivo della ragazza, e
notò con fastidio che tutti i presenti si erano imbambolati a
osservarla.
Anna mosse pochi passi e
raggiunse la Compagnia di Thorin. Egli poco prima le aveva ordinato di
non avvicinarsi più ai suoi amici e in quel momento lei aveva
avuto paura che potesse aggredirla per questo ma poi, mentre si stava
preparando, aveva riflettuto sulle parole del nano decidendo di non dar
peso alle sue minacce poiché in quanto principessa di Imladris,
aveva il diritto di mangiare con chiunque volesse.
- Eruannie! Il cibo elfico non
è il massimo, ma qualcosa di commestibile lo abbiamo trovato! -
Kili le fece posto tra lui e suo fratello in modo che la ragazza
potesse sedersi con loro.
- Tieni, questa la chiamano
insalata.. io la chiamo "Trappola verde per chiunque l'assaggi". Magari
a te piace..- Fili le passò una ciotola di legno che ospitava un
mucchio di insalata verde scondita.
Anna l'osservò storcendo il
naso. Non era mai stata un'amante delle verdure e l'insalata era
proprio una di quelle che odiava di più.
- No grazie, Fili.. non c'è
della carne ? - chiese con lo stomaco che richiedeva di essere sfamato,
ricevendo però un'occhiataccia dagli elfi che stavano servendo
loro altre verdure.
- No, temo moriremo di fame! - piagnucolò un nano seduto accanto a loro, con una vocettina infantile.
- Lui è Ori, è il
più giovane di tutti e ha una certa passione per scrivere
poesie..- il più grande dei fratelli presento i due ridacchiando
sulle ultime parole, contagiando anche Kili.
- Ragazzi, smettetela di
sbeffeggiare il povero Oin! Lui diverrà il più grande
scrittore di tutta la Terra di Mezzo!- intervenne un altro nano seduto
davanti ad Anna.
- Sono Bofur, a proposito! Al
vostro servizio! - il nano aveva un cappello molto buffo, sotto al
quale spuntavano due trecce che si dividevano con una strana piega da
una parte all'altra della sua testa.
La ragazza gli sorrise e fece un lieve inchino con la testa nella direzione del nuovo amico.
- Io sono Ann.. Eruannie.- decise
che ormai, considerando che tutti lì la chiamavano con quel
nome, tanto valeva presentarsi direttamente così.
- Non è vero, tu non ti chiami così. - la voce di Thorin alle loro spalle li fece sussultare.
"Ma può sempre saltare fuori dal nulla senza fare il minimo rumore?!" pensò Anna mentre cercava di ricomporsi.
- Ti avevo detto di stare lontana dalla mia Compagnia, e tu cosa fai? Ci fai amicizia! - ruggì poi lui irritato.
"Se fosse un drago ora starebbe
sputando fuoco...no, pessimo accostamento " scoppiò in una
sonora risata al pensiero e questo fece infuriare ancora di più
Thorin, il cui viso si indurì e divenne rosso di rabbia.
- Come osi..- iniziò,
alzando una mano pronto a colpirla per l'affronto di averle disubbidito
e avergli addirittura riso in faccia.
Anna si alzò di scatto, come
percorsa da una scossa di elettricità, e gli afferrò il
braccio prima che potesse giungere al suo viso.
- No, tu come osi, razza di
ignobile essere! Fino a prova contraria sei tu l'ospite qui, a casa di
mio fratello, quindi vedi di portare un po' di rispetto per la sorella
del re. Forse in una vita passata sono stata tanto dolce e
accondiscendente da permetterti di trattarmi come volevi, purtroppo non
ricordo, ma io non sono quella che conoscesti anni fa. Non mi faccio
sottomettere così facilmente da qualcuno, tanto meno da un senza
corona come te! - tutta la sala era immersa in un silenzio tombale,
nessuno osava muovere un muscolo per paura che Anna esplodesse
attaccando chiunque osasse frapporsi tra lei e il nano.
- Non siete nessuno voi, NESSUNO!
Per impedirmi di stare con chi voglio e quando voglio! E ora lasciateci
tornare alla nostra cena, grazie! - parlò chiaramente, senza
distogliere lo sguardo da quello di Thorin che la guardò
riflettendo sulle sue parole.
Senza dire nulla si voltò e se ne andò dalla stanza lasciando tutti a bocca aperta.
- Per la barba di Durin!
Nessuno era mai riuscito a tenere testa a Thorin Scudodiquercia,
figliola! - Balin, il nano con il volto nostalgico e la lunga barba
bianca si stupì molto dell'accaduto, affiancando Anna.
- Per un momento ho pensato che
scatenassi tutta la tua magia come quella volta nella sala del trono! -
il vecchio nano sembrava in procinto di iniziare un racconto,
così la ragazza si riaccomodò al suo posto in attesa che
un altro stralcio della sua vita passata le venisse raccontato.
Ormai aveva capito che l'unico modo
per ricordarsi chi era e riuscire ad aiutare suo fratello contro
l'Oscurità erano le visioni o i racconti di altri e lei
preferiva di gran lunga questi ultimi.
Balin prese una sedia dietro di
sé, mentre gli altri nani e il signor Baggins si posizionarono a
cerchio intorno ai due, trepidanti.
- Ebbene, accedde che un
giorno, quando Eruannie e Thorin erano già molto intimi, che lei
colta da un'improvvisa ondata di gelosia fece gelare tutta la sala del
trono. Letteralmente! - il nano sorseggiò della birra elfica
contenuta in un boccale di legno.
- Il principe di Erebor era il nano
più avvenente, riusciva a stregare i cuori di tutte le giovani
che si offrivano di fare qualsiasi cosa per lui. Fu così che un
pomeriggio egli chiese a una di loro, ora non rammento il nome, di
portargli la pietra più preziosa che fosse riuscita a trovare.
Thorin voleva infatti che fosse una donna a sceglierlo in quanto la
pietra era un regalo per una donna e lui non sapeva quale potesse
essere la più adatta. Quando la ragazza tornò con il
diamante lo mostrò al principe, che al colmo della
felicità abbracciò la donna che fraintese quel gesto e
baciò il caro vecchio Thorin. Nessuno dei due sapeva però
che a osservarli vi era l'occhio vigile di Eruannie che saltò
subito addosso alla giovane e le intimò di andarsene. Si
voltò poi verso l'amato, molto ferita per quello a cui aveva
appena assistito, e iniziò a inveire contro di lui, che
tentò di spiegarsi. La rabbia di lei era talmente forte che con
i suoi poteri gelò tutta la sala del trono.- Anna scoppiò
a ridere pensando alla scena e sentendo dentro di sé come un
richiamo di quella vita passata. Sapeva che il racconto del nano era
sincero, lo sentiva come sentiva che tutto quello che vedeva nelle sue
allucinazioni era accaduto realmente.
- Alla fine Thorin si
scusò per l'accaduto confessandole che il dono era per lei.
Eruannie lo abbracciò e con tutto l'amore che provava in quel
momento riuscì a scongelare la sala.- i presenti risero
divertiti, mentre Anna era molto pensierosa.
Si chiedeva come aveva potuto amare un uomo così sospettoso e scontroso fino al punto di esserne gelosa.
La cena terminò e
tutti si dispersero tra i prati verdi di Imladris. Anna si mise su una
panca a osservare le stelle, era sempre stata affascinata da quegli
astri e si domandava cosa ci facessero lassù. Si sentiva come
loro, immersa in una moltitudine di persone che dicevano di conoscerla
ma che lei non riconosceva. Provava sentimenti contrastanti, sentiva
che i racconti e le visioni erano veri, parlavano di fatti accaduti
realmente tempo prima, ma dall'altra parte lei aveva vissuto una vita
più che reale e tutte quelle cose non avevano mai fatto parte di
lei.
Dunque qual era la
realtà ? A chi doveva dare ascolto, al cuore che le diceva di
fidarsi di quelle persone, o alla testa, che le diceva che era tutto
falso? Quale delle due era una bugia?
Il
freddo pungente l'avvolse, sentiva la punta del naso gelata e se lo
massaggiò per riattivare la circolazione. Le stelle e la luna le
illuminavano il viso candido e si ritrovò a pensare che
l'immortalità del cielo era molto simile alla sua. Secoli dopo
secoli entrambi avevano visto il succedersi dei regnanti, osservato le
guerre che una dopo l'altra avevano afflitto la Terra di Mezzo e
assaporato l'odio che si era diffuso ed esteso fino ad autoannientarsi.
Qualcuno le appoggiò una pelliccia sulle spalle nel tentativo di
scaldarla e le accarezzò la schiena con un gesto fraterno.
Ci erano voluti degli anni per guadagnarsi la fiducia di quel
guerriero, come per ottenere quella di Thorin, ma Dwalin, sotto a una
corazza di pugnali e armi di ogni genere, aveva un cuore pronto a
donare fino all'ultima moneta pur di proteggere chi amava.
Eruannie sorrise all'amico che si accomodò accanto a lei.
- Non sei
costretta a fare la guardia, non fai parte dell'esercito - non lo disse
per schernirla, come avrebbe fatto anni prima quando era appena
arrivata, ma pronunciò quelle parole perché era in
pensiero per l'amica. Aveva paura che potesse ammalarsi con quel
freddo, soprattutto se si ostinava ad andare in giro di inverno con
quelle tuniche elfiche.
- Non importa Dwalin, davvero! Mi fa sentire d'aiuto in qualche modo,
invece che una semplice spina nel fianco.- appoggiò la testa
sulla spalla del nano, mangiandosi le ultime parole in uno sbadiglio.
- Lo diverrai
se non riposi, Eruannie! Sono giorni ormai che non parli con Thorin,
non vi fa bene- la giovane era felice nel sentire che l'amico si
preoccupava per l'amore del principe, ma proprio non riusciva a
sopportarlo in quei giorni. Nella mente dell'amato vi era posto solo
per la riconquista di Erebor e nient'altro.
Nessuna carezza le era stata rivolta dopo l'attacco del drago, nessun sorriso, nessun bacio...
Eppure Eruannie
sapeva che da qualche parte lei era ancora presente nel cuore di
Thorin, solo non voleva essere lei la prima ad abbassare lo scudo di
indifferenza che aveva colto i due.
- Ann,dovete risolvere questa cosa! Sono stanco di saltare di qua e di
là per stare accanto a entrambi! Maledizione siete fidanzati, va
da lui e infilati nel suo letto! Vedrai che poi tutto si
risolverà, non riesce a vivere bene senza di te. -
Eruannie osservò la luna piena che illuminava il luogo dove si erano fermati per riposare quella notte.
- Dwalin, lo
sto perdendo. Lui vuole che io usi il mio potere per sconfiggere il
drago ma...non posso, se dovessi farlo sarei costretta a risvegliare
ben altro in quella montagna! Non vi ho raccontato tutto della mia
fuga, amico mio. - gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo di
ciò che aveva dovuto fare per sfuggire alla furia del drago.
Dwalin assunse uno sguardo preoccupato e le diede un buffetto per spingerla a parlare, ad aprirsi almeno con lui.
Eruannie sospirò e si voltò verso l'amico. Era decisa a
raccontargli tutto e sperava in cuor suo che il nano non si spaventasse
troppo.
- Dopo che
Thorin mi chiese di sposarlo arrivò il drago, ricordi ?
Arrivò e lui dovette correre a organizzare la difesa, mentre io
mi occupavo di mettere al riparo Thror. Mentre ero nella sala del trono
Thror non voleva saperne di lasciare la sua stramaledetta Arkengemma,
così lanciai un incantesimo per immobilizzarlo e portarlo fuori
da quello che ben presto sarebbe diventato un inferno. - la ragazza si
fermò un attimo rabbrividendo a quel ricordo che si
riappropriava della sua mente , poi riprese -Il drago riuscì ad
arrivare alla stanza dove ci trovavamo e io fui costretta a gettare
Thror di peso fuori dalla montagna, dopodiché rimasi sola con la
bestia, o così pensavo. Mi parlò, Dwalin! Il drago mi
parlò! E disse che conosceva il mio nome e il mio potere; che
altri sarebbero stati disposti a dare tutto per avermi. Dovette
fermarsi ancora una volta per riprendere fiato .
-Fu lì che notai che sulla sua schiena si ergevano tre figure :
due orchi al servizio dell'Oscuro e un uomo, un essere circondato da
una terribile aura di negatività. Scesero dalla belva che
iniziò a sputare fuoco impedendomi di raggiungere qualsiasi
uscita, mi intrappolò, Dwalin. Le fiamme mi bruciavano la pelle,
ma con un incantesimo riuscii a creare una bolla d'acqua intorno a me,
impedendo che le lingue di fuoco mi ferissero. Fu lì che l'uomo
parlò. Si presentò come il servo più umile di
Sauron, disse che insieme saremmo riusciti a conquistare il mondo, se
avessi voluto sottomettermi all'Oscuro. Ovviamente rifiutai, cosa che a
quanto pare lui si aspettava. Mi si avviciniò e, appoggiando una
mano sulla bolla d'acqua , iniziò ad assorbire tutti i miei
poteri, lasciandomi in fin di vita.
Disse che se
non avessi accettato sarei morta, che non avrei potuto fare nulla per
fermarli e che se anche fossi riuscita a scappare, mi avrebbero
ritrovata e si sarebbero appropriati di tutta la mia magia. Avrebbero
scatenato la peggiore delle maledizioni su questa terra, rendendo tutti
i suoi abitanti degli schiavi. Così feci ricorso alle poche
energie che mi erano rimaste e ricordandomi di una vecchia magia
estrassi l'anima dell'uomo, facendo bruciare il suo corpo, per poi
rinchiuderla all'interno della prima cosa che trovai lì vicino.
- la mezz'elfa assunse uno sguardo impaurito, temendo per come il
racconto sarebbe proseguito.
- Non mi dirai che...- iniziò Dwalin, in volto la paura per quello che avrebbe potuto dire.
- Era l'unica
cosa magica in cui potercela rinchiudere. L'Arkengemma non ha
più la malattia del drago che grava su di lei, bensì
qualcosa di molto peggiore. Rinchiusi l'anima di quell'essere
nell'Arkenpietra e la gettai nelle profondità di Erebor,
confidando che nessuno mai sarebbe tornato lì. I due orchi mi
inseguirono insieme a Smaug, cercando di catturarmi per far tornare il
loro signore, ma trovai un'uscita tra le rovine e corsi più che
potevo, con i vestiti bruciacchiati e il corpo dolorante. Vi trovai
pochi giorni dopo e riuscii a recuperare un po' dei miei poteri, evocai
l'esercito di pietra in modo da sconfiggere gli orchi e salvarci, ma
dopo aver visto cosa sono in grado di fare, Thorin mi diede il
tormento. - concluse rannicchiandosi nel suo mantello.
- Lui vuole che tu l'aiuti a recuperare il suo regno, Ann! È il
tuo promesso, devi aiutarlo! - la ragazza sbuffò esasperata.
- Allora non
hai ascoltato, Dwalin! All'interno della Montagna c'è molto di
più di un drago che non potrei comunque sconfiggere! C'è
il male in persona racchiuso in una pietra! E anche se dovessimo
sconfiggere Smaug, a cosa pensi che darà la massima importanza
Thorin? Ovviamente allo stramaledetto gioiello! E cosa dovrei fare
mentre il Male si impossessa dell'uomo che amo, dimmi ?!- il nano
rimase a bocca aperta non sapendo cosa dirle.
- Senza considerare poi che se quell'essere dovesse essere rimesso in
libertà mi porterebbe da Sauron e con i miei poteri
distruggerebbero tutto quanto, vuoi questo, amico mio?!-non avrebbe
dovuto raccontargli nulla, non avrebbe capito e avrebbe raccontato
tutto a Thorin.
No, non lo avrebbe permesso.
Si alzò e corse alla sua tenda, ignorando le urla di Dwalin che
la implorava di tornare indietro. Si avventò sul suo zaino e ci
ficcò dentro tutto ciò che possedeva per poi buttarselo
sulle spalle, afferrò l'arco e una faretra piena di frecce.
Quando uscì dalla tenda l'amico l'aveva già raggiunta,
bloccandole il passaggio.
- Cosa intendi
fare? Vuoi lasciarci tutti, non è così ? - Dwalin non
aveva mai pianto e non intendeva versare una sola lacrima, non davanti
a lei.
- Lasciami passare, non voglio farti del male, Mellon nin. - ma lui non dava segni di volersi scansare.
- Allora forza,
uccidimi! Perché io non ti lascerò andar via, si
può trovare una soluzione a tutto, Ann!!- l'afferrò per
le spalle e la scosse leggermente.
- No, se
dovessero trovarmi mi userebbero come arma di distruzione, devo sparire
dalla faccia di questa terra, andarmene, morire se necessario, ma non
gli darò mai la possibilità di uccidervi tutti! -
estrasse uno dei pugnali che portava sulla schiena e allontanò
l'amico avvicinandosi al suo cavallo nero.
- Di a Thorin che mi dispiace, che lo amo, ma non posso...-
all'improvviso una folle idea le venne in mente, si ricordò di
un incantesimo per passare da un mondo all'altro. Avrebbe richiesto la
sua vita, ma avrebbe trovato un modo.
Si voltò verso l'amico per salutarlo un'ultima volta.
-
Mi dispiace aver portato tanto male a tutti voi, ti voglio bene,
Dwalin. Non dimenticarmi. - e con una lacrima a solcarle il volto
lanciò l'incantesimo che le fece più male di tutti.
Cancellò la memoria di Dwalin in modo che ogni ricordo bello di
lei svanisse dalla sua mente, il giorno dopo si sarebbe ricordato solo
che Eruannie era una mezz'elfa che aveva stregato il cuore del suo
amico, lo aveva portato alla disperazione tradendoli e fuggendo nella
notte. Nei ricordi che lei gli aveva dato, lui la odiava.
Anna si svegliò e si
accorse che si era addormentata per sbaglio sulla panchina mentre
osservava le stelle. Ora un altro tassello era andato al suo posto,
aveva scoperto che un tempo uno dei nani della Compagnia di Thorin era
il suo migliore amico e aveva ferito anche lui, ecco perché la
guardava sempre con così tanto astio.
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Capitolo 5 *** Capitolo IV ***
Capitolo 4
Capitolo IV
Si alzò dalla panchina fredda come ghiaccio e si strofinò le spalle nel tentativo di scaldarsi.
E così era stata la
fidanzata di Thorin Scudodiquercia e la migliore amica di Dwalin, non
poteva crederci. Si concesse qualche minuto per osservare la luna
luminosa, come quella del sogno fatto poco prima, e poi si
incamminò verso la sua stanza quando una figura ben piazzata le
bloccò il passaggiò costringendola a fermarsi.
- Mi oscuri la vista, nano. - oltre
che i ricordi in lei stava riemergendo il carattere di Eruannie che
obliava le buone maniere, a cui era solita attenersi Anna, e tutti gli
abitanti di Imladris ne avevano avuto un assaggio quella sera a cena.
- Mi hai mancato di rispetto
davanti ai miei compagni e davanti ai dannati elfi ! Come ti sei
permessa ?! - sputando queste parole le si era avvicinato
pericolosamente, innalzandosi quel poco che la statura gli permetteva.
Solo allora Anna notò che il re dei nani si era sistemato la barba in numerose treccine fermate da ciondoli argentati.
- Cosa c'è, la tua dolce
amata si è sempre sottomessa a tutto quello che tu le ordinavi ?
O è semplicemente il fatto che in realtà sono io colei
che amavi che non ti va giù ? - la mezz'elfa fece un passo
avanti, affrontando quei pochi centimetri che li separavano, a testa
alta.
Sul volto del nano comparve un
accenno di sfida e spinse la ragazza contro alla colonna che si trovava
accanto a lei, facendosi così vicino da poter sentire il profumo
che emanava la pelle della giovane.
- No, al contrario, quello che mi
hai detto stasera non è nulla in confronto a quello che mi
dicevi in passato, mezz'elfa. - il viso di Anna si colorò di una
tonalità rosata.
Thorin la osservò soddisfatto con un mezzo ghigno.
- Non le assomigli per niente, mai
sarebbe arrossita se mi fossi avvicinato così a lei, mi sarebbe
saltata addosso senza farselo ripetere. Tornatene da dove sei venuta e
poni fine a questa pagliacciata. - si allontanò lasciandola
ancora una volta senza parole, con il gelo che si insinuava nelle ossa.
Quando aprì la porta della
sua stanza ancora non riusciva ad assimilare le parole che Thorin le
aveva rivolto poco prima. Non si capacitava di come, invece della paura
quando lui si era avvicinato, lei era riuscita solo a provare una forte
voglia di baciarlo. Scacciò quei pensieri dalla testa
dirigendosi verso il letto e lasciando cadere a terra il vestito
infilandosi sotto le lenzuola solo con una leggera sottoveste.
" Maledetto nano! " pensò poco prima di addormentarsi cullata dal ricordo lontano di un bacio.
La luce l'avvolse e si sentì
precipitare nel vuoto mentre l'unica cosa che poteva vedere era il
bianco intorno a sé.
" Eruannie, voglio farti un dono " la voce di quella donna in cui si era trasformata suor Jude le penetrò nella testa.
Un'ondata di vento la colpì
in viso e varie facce le attraversarono la mente andando a riempire i
buchi che intaccavano la sua memoria.
All'improvviso tutti gli anni in
convento passarono in secondo piano e finalmente iniziò a
ricollegare tutte le visioni che aveva avuto fino ad allora con
qualcosa rimasto sepolto per un lungo tempo. I ricordi di quella che
era stata una volta l'avvolsero e tornarono al loro posto. Si ricordava
della sua vita a Imladris, di come Glorfindel l'aveva istruita a
combattere con ogni tipo di arma e che aveva partecipato alla Guerra
contro Sauron, l'Oscuro Signore.
Ricordò la nascita dei
gemelli Elladan ed Elrohir e 111 anni dopo quella di Arwen e anche il
triste addio che diedero a loro madre Celebrìan quando decise di
partire verso Valinor.
La testa le si affollò
di immagini che la ritraevano nel reame di Bosco Atro insieme a
Legolas, mentre giocavano ad arrampicarsi sugli alberi quando lui era
ancora un piccolo elfo, per poi divertirsi a tirare con l'arco quando
divennero più grandi.
Si ricordò di quando il
fratello le aveva dato il compito di provare a guarire Thror dalla
malattia del drago e di quando piena di entusiasmo per una missione
tutta per sé era partita da Imladris.
I ricordi si bloccarono lì,
per il resto della sua storia doveva fare affidamento alle visioni che
aveva avuto in precedenza e ai racconti di chi l'aveva conosciuta, ma
una cosa Lady Galadriel le aveva davvero donato.
Ora Anna sapeva di non potersi
più chiamare così, il suo nome era Eruannie, lo sapeva
con certezza, sapeva la sua storia per intero e si ricordava tutto.
" Accidenti!" pensò svegliandosi di soprassalto mentre la luce del sole irrompeva dalle finestre della sua stanza.
Si alzò in tutta fretta e
corse verso quello che sapeva essere la sala della lettura dove suo
fratello era solito passare i suoi momenti liberi.
Spalancò la porta con delle lacrime di felicità che minacciavano di bagnarle il volto.
- Fratello! - urlò osservando la sua figura adagiata su una poltrona, intento a leggere chissà che cosa.
- Ann..- sussurrò lui,
capendo che qualcosa era di sicuro cambiato e che la ragazza davanti a
lui era la sua piccola sorella che si era destata dal suo incantesimo.
Lei gli si gettò tra le
braccia mentre il re di Imladris non poté far altro che
lasciarsi andare ad un profondo abbraccio.
- Mi sei mancato molto, Elrond ! - il mezz'elfo le passò una mano sulla schiena, appoggiando la testa sulla sua spalla.
- Come hai fatto a ricordarti tutto in una notte sola ? - chiese poi, interrompendo quel tenero momento fraterno.
- Dama Galadriel mi è
apparsa in sogno, dopodiché mi sono ricordata tutto anche se i
miei ricordi si fermano a prima di partire alla volta di Erebor, poi ho
solo alcune visioni a cui affidarmi... - Eruannie sciolse l'abbraccio e
si allontanò un poco per osservare meglio il fratello.
- Davvero mi sono innamorata di un
nano ? - la principessa di Imladris assunse uno sguardo divertito
dall'espressione del re che si alzò e le porse una tazza di
té.
- Ti avevo detto di non farti
coinvolgere e tu cosa fai ? Ti fidanzi con il principe di Erebor !
Sarebbe anche stata una buona unione se non fosse stato per il drago...
- sorseggiarono la bevanda in silenzio. Eruannie osservò il
fratellastro cercando di capire cosa si era persa in quegli anni e fece
lentamente salire la mano sulla spalla destra dove una volta stava la
cicatrice procurata nella guerra contro Sauron.
- Vivi in un nuovo corpo ora, le
tue vecchie cicatrici non deturpano più la tua pelle, sorella. -
il re le prese le mani tra le sue, un poco più grandi.
- Abbiamo più notizie di lui
? Sappiamo che non se ne è andato, Elrond . - il mezz'elfo si
perse un momento negli occhi verdi della sorella e decise di
raccontarle quanto il Bianco Consiglio aveva trattato.
- Radagast il Bruno ci ha portato a
conoscenza che un oscuro essere si aggira tra le rovine di Dol Guldur.
Egli si fa chiamare " Il Negromante" ma non è un semplice
stregone da quattro soldi, è qualcosa di più... - si
allontanò dalla sorella avvicinandosi a un involucro posto su un
tavolo lì vicino.
Quando estrasse l'arma, Eruannie
provò un brivido lungo la schiena. Aveva già provato la
lama di un Nazgul sulla sua pelle e quella visione le provocò un
malessere che non sfuggì al fratello.
- Lo stregone e i suoi servitori si
rifugiano a Dol Guldur sotto un incantesimo che li rende invisibili,
provare la loro presenza ci sarebbe d'aiuto per la guerra che
incomberà presto sulla Terra di Mezzo. Eruannie, sono
consapevole di chiederti molto ma dovresti compiere una missione
di vitale importanza. - il re di Imladris poggiò delicatamente
una mano sulla spalla della sorella e la osservò con uno sguardo
dolce.
- Lo farò, andrò a
Dol Guldur e scoverò il Nemico. Non fallirò, fratello! -
si alzò e puntò i suoi occhi determinati in quelli del
fratello.
- Non subito, partirai con la
Compagnia di Thorin e starai con loro per un pezzo del loro viaggio
finché non arriverete al limitare di Bosco Atro, poi proseguirai
insieme a Gandalf. - si mise in piedi superando di gran lunga la
sorella che gli donò uno dei suoi soliti ghigni soddisfatti.
- Ma bene, quindi dovrò
passare del tempo con i nani. - Elrond fissò la sorella che con
un gesto del capo si congedò per prepararsi alla partenza.
" Fantastico, avrò
l'occasione di far abbasare la cresta a quel principino dei miei
stivali " pensò Eruannie mentre si dirigeva verso l'armeria dove
trovò Glorfindel intento ad affilare la sua spada.
Si bloccò sulla soglia
ammirando la maestria del mentore e amico, alzando poi gli occhi al
cielo quando notò che l'elfo si specchiava ancora nella lama per
vedere se aveva perso la sua lucentezza.
- Glorfindel, sei sempre un elfo da
batticuore, puoi smetterla di specchiarti e salutare una vecchia amica?
- lui non poté fare a meno di sorridere udendo quella voce e
accolse Eruannie tra le braccia quando questa gli ci si fiondò
in mezzo.
- Mi sei mancata, piccola peste - le disse spettinandole i capelli che lei si affrettò subito a sistemare.
- Anche tu, amico! Ora però
riforniscimi come solo tu sai fare! - e con un gesto indicò
l'ampia sala piena di ogni genere di arma.
Il biondo si avvicinò ad un arco con un'impugnatura bianca e una scritta intagliata sopra: " U'osto".
Sorrise porgendola all'amica.
- "Non aver paura", vecchia compagna di battaglie - sussurrò semplicemente lei prendendola tra le mani.
Prese anche una faretra piena di frecce e le passò una spada che riconobbe subito.
"Aeglos" pensò Eruannie
estraendola dal fodero e ammirandola in tutta la sua bellezza.
Risplendeva di una luce azzurrina che sulla punta diveniva più
chiara fino al bianco.
Era un tutt'uno con la mezz'elfa
che a suo piacimento poteva farne scaturire spuntoni di ghiaccio che
servivano contro i nemici.
Si ricordò di quella volta
che per sbaglio aveva fatto conficcare delle frecce di ghiaccio
nell'albero preferito di re Thranduil, il quale non ne era stato molto
contento.
Sorrise ripensandoci ma si
concentrò subito su Glorfindel quando iniziò a passarle
svariati pugnali contenuti in un borsone verde che Eruannie
osservò interessata.
- E' qui che mettesti tutte le tue
armi e i tuoi averi prima di andartene in quel mondo e mi dicesti di
conservarli fino al tuo ritorno. - iniziò l'elfo notando che lei
aveva uno sguardo interrogativo.
-Ora, con l'avvento del male che si
fa strada su questa terra, io te li rendo, Eruannie di Imladris. - e
detto questo consegnò alla ragazza il borsone che conteneva
ormai solo poche armi e qualcosa di più importante.
Eruannie lo aprì e
notò che al suo interno vi era solo una semplice pietra azzurra
ben levigata che sembrava avere al suo interno quello che parve alla
mezz'elfa come fumo.
- Cos'è ? - chiese
rendendosi conto che probabilmente ne era entrata in possesso dopo la
sua partenza da Imladris e quindi non poteva ricordarselo.
Glorfindel fece spallucce e oltrepassò l'amica tornando alla sua amata spada.
- Sei arrivata con al collo quella
cosa prima di andartene. Dama Galadriel si è assicurata che
fosse posta dove tu potessi ritrovarla. - sentendo le parole dell'amico
si ricordò di quello che la donna aveva detto ai due orchi che
avevano cercato di rapirla sull'altro pianeta.
"..nascose il suo potere in un
luogo in cui nessuno di voi potrà mai arrivare, nemmeno il
vostro padrone!" quella frase risuonava ancora nella mente di Eruannie,
la quale, portandosi una mano all'altezza del cuore, osservava il
ciondolo completamente persa nei suoi pensieri.
Strappò un lembo della
sottoveste nera e lo intrecciò in modo da formare un cordino
dove poter incastrare la pietra, dopodiché se lo mise al collo
lasciandolo scivolare fino all'incavo del collo.
- Se questo è tutto vado a prepararmi. - si avvicinò all'amico e gli pose una mano su una spalla in modo fraterno.
- Addio, Glorfindel. Ci rivedremo
se questa missione non richiederà la mia vita. - l'elfo si
alzò e l'abbracciò come non aveva mai fatto prima.
- Mi sei mancata, Eruannie. Sei
mancata a questa Terra e solo ora che sei tornata posso finalmente
vedere una speranza, anche se lontana. Salva il popolo di Durin dalla
malattia del drago e forse riusciremo a vincere la guerra contro
l'Oscuro. - si distaccò dalla giovane e con un lieve movimento
del braccio dal petto verso l'esterno la salutò.
Eruannie imitò lo stesso movimento con un sorriso e corse verso le sue stanze per prepararsi.
- Sorella, i nani sono partiti
questa notte senza dire nulla! Devi raggiungerli il prima possibile.
Hanno lasciato qui anche Gandalf e solo i Valar sanno in quali guai
possono cacciarsi quei capoccioni! - la ragazza osservò il
fratello con uno sguardo malandrino ed entrò nella sua camera.
Aprì l'ampio armadio
rivelando i suoi vecchi abiti. Scartò quelli che indossava in
occasioni importanti e afferrò una camicia verde, un mantello e
un paio di pantaloni di pelle scuri. Si vestì di tutta fretta
infilandosi gli stivali neri, legò il fodero della spada in vita
e prese la faretra piena di frecce insieme all'arco, correndo poi fuori
dalla stanza.
Una volta raggiunte le stalle vi
trovò suo fratello che teneva per le briglie il suo fidato
Amdir, uno stallone nero dalla lunga criniera, che nitrì appena
la vide.
- Anche io sono contenta di
rivederti, amico mio... - avvicinò la fronte a quella
dell'animale e gli sussurrò alcune parole in elfico prima di
montarvi sopra.
- Addio, fratello .- disse rivolta
al re di Imladris, afferrando le redini e dando un piccolo tocco con i
talloni nei fianchi del cavallo.
Questo partì al galoppo
schizzando fuori dalla Valle, mentre Eruannie osservava il
percorso davanti a sé con uno sguardo di sfida. Era giunta
lì con il nome di Anna e se ne andava con il suo vecchio nome,
lei era tornata e nulla sarebbe riuscito a riportare il Male sulla SUA
terra.
Strinse con una mano il ciondolo,
sentendo che vi era qualcosa di magico in esso, spronò Amdir che
aumentò l'andatura e sperò che i nani non si fossero
allontanati troppo.
***
Eruannie li trovò accampati
che il sole era già tramontato. Si stavano sistemando ai piedi
delle Montagne Nebbiose e il venticello faceva muovere le foglie degli
alberi che li circondavano.
La mezz'elfa vide Bombur intento a cucinare qualcosa di succulento che rilasciava intorno a sé un ottimo profumo.
Eruannie si avvicinò in sella al suo fidato cavallo tenendolo al passo.
- Ma che buon profumino, giusto
quello che ci voleva dopo una giornata a cavallo ! - sorrise notando le
espressioni impresse sui volti dei presenti.
- Eruannie ! Quale sorpresa! Vieni
a sederti, cara . - Balin le indicò un piccolo posto tra lui e
suo fratello Dwalin, al quale non era sfuggita l'entrata teatrale della
ragazza.
"Sempre la solita sfacciata! " pensò afferrando il suo bagaglio e posizionandolo dove aveva appena indicato il fratello.
- Questo posto è già occupato ! - gracchiò acidamente il nano, con un ghigno di sfida in volto.
Eruannie smontò da cavallo e
liberò il suo amico dal peso della sella, lasciandolo pascolare
tranquillo. La cavalcata si stava facendo sentire causandole dolori
alle gambe e alla schiena.
Capì che quel corpo non era
abituato a un tale sforzò e si pentì di non aver
cavalcato in tutti quegli anni trascorsi su un altro pianeta.
- Eruannie, vieni qui con noi ! -
la voce del giovane Durin arrivò alle sue orecchie appuntite e
approfittò subito dell'invito per farsi spazio tra Kili e lo
hobbit Bilbo.
- Salve amici, potevate anche aspettarmi ! - disse scherzosamente prendendo la ciotola che le stava porgendo Bofur.
- Noi volevamo venire a salutarti,
solo che..- il racconto di Fili si bloccò sul nascere non appena
arrivò il capo della Compagnia.
- Cosa diavolo ci fai qui ?! Mi
sembrava di essere stato chiaro, dannata mezz'elfa ! Noi non ti
vogliamo, non abbiamo tempo per fare da balia a una bambina senza
esperienza in guerra ! - il ringhio di Thorin fece rabbrividire il
signor Baggins, il quale sembrò rimpicciolire vicino alla
ragazza.
- Thorin, la ragazza ha partecipato
a molte più guerre di te e questo tu lo sai bene ! - Balin
cercò di ammonirlo dopo aver lasciato il posto accanto al
fratello e aver raggiunto l'amico con le mani giunte dietro la schiena.
- La grande guerriera la
chiamavano, peccato che non ricordi più nulla, tanto meno come
si combatte, dico bene ? - il ghigno della vittoria si fece piano piano
strada sul suo volto, ma dovette subito abbandonarlo notando che la
ragazza sorrideva trionfante.
- In realtà, nano, questa
notte sono stata favorita dai Valar e mi è tornata la memoria .
- annunciò assaggiando il primo pezzo di coniglio che si
ritrovò nel piatto.
- Anche se non ricordo ancora della
mia permanenza a Erebor e non ne capisco la ragione, ricordo molto bene
ogni mia guerra e devo dire che questa lama ha mietuto molte vittime .
- affermò poi, muovendo davanti a sé la sua spada e
ammirandone la sinuosità dei movimenti.
- Se vuoi una dimostrazione, Thorin
Scudodiquercia, sarò ben lieta di dartela . - i muscoli delle
gambe si irrigidirono, pronti a balzare contro la preda che si
stagliava davanti a lei.
- Non è il caso ora,
Eruannie ! La tua dimostrazione ce la darai alla prima occasione, non
temere ! - il nano dalla lunga barba bianca le fece un occhiolino
sorridendole.
- E sia ! Stai pure in mezzo a noi
quanto vuoi, alla prima occasione in cui ci farai perdere tempo te ne
andrai . - il re sotto la Montagna si allontanò sedendosi vicino
a Dwalin e prese a mangiare.
- Eruannie, se la tua memoria
è tornata allora ti ricorderai sicuramente della guerra contro
Sauron, dico bene ? - chiese a un certo punto Kili, osservando la
mezz'elfa con una scintilla di curiosità negli occhi.
La ragazza mandò giù l'ultimo pezzo di coniglio e sorrise al nipote di Thorin.
- Ebbene, vi fu un tempo in cui
l'Oscuro era al massimo della sua potenza, piccolo Durin . -
posò la ciotola a terra e osservò gli altri nani che si
fecero più vicini per ascoltarla. Tutti tranne Thorin e Dwalin,
ovviamente.
" Stupidi cocciuti " pensò prima di riprendere.
- I suoi servi erano malvagi e
privi di ogni scrupolo. Mandava orchi nei villaggi a trucidare uomini,
donne e bambini; i Nove viaggiavano a cavallo di oscuri cavalli e
invadevano le foreste e i boschi portando con loro morte per qualunque
forma di vita incotrassero. Mietevano vittime al loro passaggio
lasciando solo l'oscurità. Fu allora che tra uomini ed elfi
nacque un'alleanza : tutti dovevano impegnarsi per sconfiggere Sauron e
il male che portava, fu allora che dovetti mettere in campo ogni mia
abilità. Ero molto inesperta all'epoca, avevo solo 3471 anni ed
era ancora una giovane mezz'elfa. - si fermò notando
l'espressione esterrefatta dei nani.
- Solo ?! Solo 3471 ?! - esclamò Kili impressionato.
- Loro sono immortali, fratello...
- sussurrò Fili, troppo preso dal racconto per impegnarsi in una
risposta più corposa.
- Ma allora siete molto anziana ! -
la vocetta di Bilbo fece ridacchiare Eruannie che diede una pacca sulla
piccola schiena dello hobbit.
- Considerando che sono rinata 19
anni fa in un nuovo corpo in realtà sono poco più che una
bambina. Però hai ragione, il mio spirito è molto
vecchio, ha ben 6423 anni, mio piccolo amico . - Bilbo rimase a bocca
aperta senza saper cosa dire. Il volto gli si colorò di un rosso
acceso sentendo il contatto spontaneo della mezz'elfa.
- Ad ogni modo, per fronteggiare
Sauron si creò l'ultima alleanza tra Elfi e Uomini e cercammo di
contrastarlo in una battaglia che durò a dismisura anche per un
elfo. Fu durante quello scontro che mi procurai una delle ferite
più lente a guarire di tutta la mia lunga vita. Purtroppo sono
in un altro corpo ora e non posso mostrarvela, ma immaginatevi una lama
tanto incandescente da sciogliere l'oro. Quello che provai quando la
spada del nazgul si abbassò su di me fu un dolore così
forte che svenni e quando mi risvegliai la guerra era già finita
e Sauron sparito nell'ombra da cui era venuto. - tutti i nani della
Compagnia la osservavano immobili senza sapere bene cosa dire. Lei
aveva partecipato a una delle guerre più devastanti della
Seconda Era ed era sopravvissuta quasi indenne.
- E della tua magia ? - chiese a un tratto Bilbo, risvegliando tutti.
- In quel tempo non possedevo
ancora la mia magia, perciò l'Oscuro non si interessò
molto a me. - spiegò Eruannie, bevendo un sorso di acqua.
- Pensavo che fossi nata con la
magia ! E quando l'hai ottenuta ? Una persona qualsiasi può
ottenerla ? - mastro Baggins parve il più curioso di tutti agli
occhi di Eruannie che rise notando l'entusiasmo che ci metteva nel
porre domande.
- No, mastro hobbit, solo le
creature generate dalla magia stessa possono ottenerla se vogliono. Mia
madre era un elfa e mio padre un nano , l'unione di queste due razze fu
considerata magica e inoltre mia madre rimase a Valinor nel periodo di
gravidanza, ecco perché sono favorita dai Valar. - Kili fece
saettare il suo sguardo dal secondo piatto di coniglio che stava
mangiando fino alla mezz'elfa, spalancando la bocca per lo stupore.
- Tu sei nata a Valinor ?! - esclamò il nano, imperessionato a dismisura dal racconto.
- Certo, sono l'unico essere nato a
Valinor a cui è stato concesso di tornare sulla Terra di Mezzo,
anche per questo possiedo la magia. Vedete, la magia era presente in me
alla nascita ed è accresciuta maggiormente con la
possibilità che mi hanno dato i Valar. Dama Galadriel mi
spiegò che potevo fare uso dei miei poteri in caso di
necessità e che potevo essere una valida alleata in caso di
guerra. Purtroppo i miei poteri mi giunsero solo dopo la guerra contro
Saruon, altrimenti avrei potuto salvare numerose vite. - la mezz'elfa
osservò la terra sotto i suoi piedi con un lieve sorriso triste.
- I miei poteri sono in grado di
sconfiggere l'Oscuro venendo in mio aiuto quando ne ho il bisogno.
Prevalentemente evoco tutto ciò che riguarda l'acqua o il
ghiaccio, ma ora come ora i miei poteri sono nascosti in qualche luogo
e non posso utilizzarli.- iniziò a giocherellare con il ciondolo
che portava al collo, chiedendosi cosa rappresentasse quella pietra per
lei.
- Quindi la magia si può
nascondere ? - chiese allora Fili, volendo continuare quel discorso che
tanto affascinava lui e il fratello.
- Si, prima di lasciare questo
mondo nascosi la mia magia in un oggetto, ma non ho memoria di questo .
- sbadigliò contagiando i presenti che si resero conto di quanto
avevano fatto tardi quella sera.
- Se avete finito di raccontarvi le
favole della buonanotte potete andare a riposarvi, domani all'alba
partiremo. - la voce di Thorin ruppe il silenzio che li aveva avvolti.
- Kili, il primo turno è tuo
. - concluse poi, voltando nuovamente le spalle alla Compagnia e a
Eruannie che lo guardò allontanarsi.
Depositò la faretra con le
frecce e l'arco accanto a un albero sotto al quale si sdraiò e
si avvolse nel mantello nel tentativo di riscaldarsi il più
possibile. Sarebbe stata una notte molto fredda considerando che si
trovavano ai piedi delle Montagne Nebbiose, ma quello che più
temeva Eruannie era relativo ai giorni che sarebbero venuti. Se Thorin
non l'avesse accettata nella Compagnia avrebbe dovuto procedere da sola
fino a Dol Guldur. Non possedendo più il dono della magia e non
sapendo dove l'aveva nascosta prima di andarsene doveva fare
affidamento solo agli insegnamenti di Glorfindel, perciò avrebbe
preferito essere affiancata dal Grigio in quell'impresa. Un pizzico di
magia sarebbe servito.
Si accucciò sotto al
mantello e cercò di farsi cullare dal canto in cui gli alberi si
stavano esibendo, finché finalmente riuscì ad
addormentarsi.
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Capitolo 6 *** Capitolo V ***
capitolo 5
Capitolo V
Era circondata
dall'oscurità e tutto quello che riusciva a vedere era la sua
pietra azzurra davanti a lei che oscillava avanti e indietro,
impedendole di afferrarla.
Quando finalmente riuscì a prenderla, una fitta alla spalla destra la immobilizzò.
- Ma bene, Eruannie! Così sei tornata a casa e magari pensi
anche di riuscire a riacquistare i tuoi poteri in modo da sconfiggere
l'Oscuro, non è così? - la voce di quell'uomo la fece
rabbrividire, per non parlare della sua risata. Lei sapeva bene chi
aveva parlato ma non riusciva a muoversi e afferrare la spada le era
impossibile.
-
Fai pure, riprenditi i tuoi poteri! Il tuo amato Thorin Scudodiquercia
prenderà la pietra dove mi hai rinchiuso e io mi
impossesserò di lui! Come ti sentirai allora, Eruannie? Quando
colui che ami ti consumerà l'anima rubandoti i poteri? Lo
ucciderai o l'amore che provi per lui ti renderà impossibile
sconfiggermi? - un'altra risata le fece gelare il sangue e poi
l'oscurità e l'uomo sparirono, lasciando il posto alla luce.
- Dannata mezz'elfa!
Svegliati! - la voce di Thorin la destò e alzandosi di scatto
sbattè la testa contro qualcosa di duro che poi scoprì
essere la testa del nano.
Scudodiquercia aveva le mani strette sulle spalle di Eruannie e la stava scuotendo per risvegliarla da quell'incubo.
L'occhio di lei però si
soffermò su un piccolo particolare che nessuno aveva mai notato.
Dalla giacca del nano usciva un ciondolo azzurro identico a quello che
portava lei al collo.
Lo stesso fumo denso aleggiava
dentro di essa e attirò l'attenzione di Eruannie che, senza
distogliere lo sguardo, continuò a fissare la pietra che
oscillava avanti e indietro come nel suo sogno.
Cercò di afferrarla come attratta da essa, ma la mano di Thorin cadde pesante sulla sua interrompendo l'azione.
- Dove l'hai presa? - chiese allora la giovane, sistemandosi nel suo giaciglio improvvisato.
- Non ti interessa! E ora sbrigati
o ti lasciamo qui! - solo allora Eruannie si rese conto che la
Compagnia era già pronta a partire e scattò in piedi con
l'agilità di uno scoiattolo.
Thorin si allontanò mettendosi in marcia con gli altri nani mentre lo hobbit attendeva la mezz'elfa trepidante.
- Quali sono le domande che
gravano sul tuo cuore, mastro Baggins? - chiese allora lei, mentre si
sistemava e richiamava il suo cavallo.
- Mi chiedevo se i vostri sogni
sono premonitori... ovviamente se volete rivelarmelo. - lo hobbit si
avvicinò un poco a lei mentre la osservava sellare il cavallo.
- In realtà no, Bilbo. Essi
mi rivelano solo le cose che accadono o sono accadute, mi aiutano a
ricordare. Sono come degli indovinelli a volte, e questo proprio non
riesco a capirlo... - montò a cavallo e osservò lo hobbit
dall'alto. Lui non si muoveva e guardava con aria disperata il resto
della Compagnia che ormai era lontano.
Eruannie allungò una
mano verso di lui che la guardò incredulo. Non sapeva cavalcare
e non era nemmeno mai salito su un cavallo. L'altezza lo metteva a
disagio, ma accettò comunque facendosi afferrare dalla ragazza
la quale lo tirò sulla groppa del suo Amdir che nitrì
pronto a partire.
Inizialmente Eruannie lo tenne al passo per farlo abituare alla presenza del mezz'uomo e per far prendere confidenza a Bilbo.
- Io sono molto bravo con gli indovinelli! - esclamò lui a un certo punto, mentre lei era sempre più pensierosa.
- Posso aiutarti, se lo desideri... - sussurrò poi, pensando di aver detto qualcosa di sbagliato.
- Ebbene, nel mio sogno vedo questa
pietra che mi oscilla davanti agli occhi e non riesco a prenderla
inizialmente, ma quando ci riesco un vecchio nemico mi appare
rivelandomi cosa ha in serbo per vendicarsi. - la mezz'elfa
sperò di non aver turbato lo hobbit e si voltò un poco
cercando di scorgere la sua espressione.
- Quando mi sono svegliata
la pietra in questione stava al collo di Thorin, Bilbo. Devo riuscire a
prenderla o almeno capire cosa rappresenta per lui... -
" Per noi..." pensò mentre spronava Amdir al galoppo per raggiungere gli altri.
- Probabilmente è una pietra
che vi lega, da quello che ho potuto capire una volta eravate molto
intimi. E quello che hai sognato è perché hai paura di
come possa reagire se cerchi di riavvicinarti. - Bilbo sembrava molto
sicuro delle sue parole.
Quello hobbit stupiva sempre di più Eruannie che ogni volta lo osservava con maggior simpatia.
- Non ho ben capito cosa sia
successo tra di voi, ma questa avventura potrebbe aiutarvi a chiarirvi.
- gli rivolse un piccolo sorriso imbarazzato e poi rimase in silenzio
finché non raggiunsero gli altri.
- Ora posso continuare a piedi,
grazie Eruannie! - Bilbo accennò a scendere dal cavallo, ma si
rese presto conto che era troppo in alto e si immobilizzò.
La ragazza lo aiutò a smontare e gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine.
- Grazie, mastro Baggins. - e dicendo ciò superò tutti al trotto fino ad arrivare dove si trovava Thorin.
- Io vado avanti e mi assicuro che
non ci siano pericoli. - senza aspettare una risposta dal nano
partì al galoppo e risalì il sentiero della montagna.
In lontananza si potevano vedere delle nubi temporalesche in avvicinamento che fecero agitare il cavallo.
- Tranquillo, presto ti
lascerò tornare a casa. - sussurrò queste parole
all'amico mentre si chinava un poco verso le sue orecchie.
Lo stallone nitrì e si impuntò senza più muovere un passo avanti.
- Sei un fifone, Amdir! Le nuvole
sono lontane, non pioverà prima di sera! - ma il cavallo non
dava segni di ripensamenti e indietreggiava sempre di più.
- E va bene, ma non fermarti
finché non sarai tornato a Imladris! - la mezz'elfa
smontò e iniziò a togliere sella e briglie.
- Contento? Ora va, ci rivedremo
presto. - poggiò la fronte contro quella dell'amico e gli
sussurrò una benedizione in elfico.
Eruannie osservò il suo
amico voltarsi e ripercorrere il sentiero al contrario, sentendo le
maledizioni in Khuzdul di Dwalin che per poco non finiva giù
dalla montagna.
Vegliò sulla corsa
del cavallo finché il suo occhio non fu più in grado di
vederlo e poi riprese la sua perlustrazione arrampicandosi su per il
sentiero che via via si faceva sempre più stretto e tortuoso.
Si fermò appena giunse a una piazzola per aspettare il resto della Compagnia, osservandoli mentre risalivano la montagna.
In testa vi era Thorin che dettava
la marcia, fermandosi di tanto in tanto a controllare se tutti fossero
dietro di lui. Eruannie non potè non notare il portamento fiero
del re anche mentre scalava una montagna.
Quando la raggiunsero il sole era ormai alto in cielo e decisero di fare una sosta per riposarsi e mangiare qualcosa.
Eruannie si appollaiò su una roccia mentre i nani e lo hobbit si rifocillavano.
- Tu non mangi? - le chiese Bofur mentre addentava un panino.
- No, sono in parte un elfo quindi
non ho bisgono di mangiare spesso come umani e nani. - rispose lei
rivolgendogli un sorriso amichevole.
- Tessssssoroooo, chi
è il mio tesssssorooo ?? - un sibilo lontano giunse all'orecchio
di Eruannie che estrasse la spada scattando in piedi.
- Non siamo soli... - sussurrò guardandosi intorno per capire da dove proveniva quella voce.
Qualcosa di oscuro si trovava
vicino a loro e turbava il suo animo. Eruannie decise che avrebbe
vegliato su di loro quella notte, nella speranza di scovare l'essere.
Il cielo si annuvolò velocemente e una leggera pioggerellina iniziò a picchiettare sulle loro teste.
- É meglio muoversi prima
che ci colga una tempesta. - sentenziò Thorin, rimettendosi poi
in marcia senza voltarsi indietro.
La pioggerellina delicata non ci
mise molto a trasformarsi in un temporale con fulmini e tuoni che gli
fecero perdere il sentiero.
Camminavano in fila indiana, cercando di stare il più vicino possibile alla parete di roccia.
Eruannie stava davanti a
tutti poiché grazie alla sua vista, più sviluppata di
quella dei nani, riusciva a vedere meglio nonostante la pioggia cadeva
incessante sopra di loro.
- Qualcosa si muove! - urlò cercando di contrastare il rumore della tempesta.
- Cosa?! Chi muore?! - Oin fece scoppiare a ridere Fili e Kili che si guadagnarono un'occhiata severa da loro zio.
- Riesci a vedere cos'è? - le rispose Thorin urlando, i lunghi capelli e la barba appiccicati al viso.
Ma la mezz'elfa riusciva a vedere solo delle ombre davanti a loro.
Tenendo l'arco in pugno, pronta a
usarlo se ce ne fosse stato bisogno, scosse la testa e proseguì
facendo attenzione a dove metteva i piedi.
- Dobbiamo trovare riparo! Vedi
niente? - urlò poi, mentre gli altri erano intenti a recuperare
una macchia scura che stava per cadere nel baratro.
"Bilbo" pensò Eruannie preoccupata, ma lo hobbit era stato prontamente afferrato e riportato sul sentiero dai compagni.
La ragazza aguzzò di
più la vista e vide un masso volare addosso alla parete sopra di
loro, ma non fece in tempo ad avvertire i nani, che questo si
spaccò contro la montagna e crollò su di loro che
cercarono di ripararsi.
Inizialmente non capì
come fosse possibile una cosa del genere, ma poi si ricordò i
racconti di suo fratello Elros riguardo alle montagne che si facevano
guerra tra loro a causa di qualche battibecco.
- Sono Giganti di Pietra!
Non vogliono farci del male, ma se stiamo qui finiremo in mezzo alla
loro battaglia! - Eruannie si avvicinò cauta a Thorin che non
smise di osservare i suoi movimenti.
- Dobbiamo trovare una
grotta, un anfratto qualcosa dove ripararci! Continueremo domani, se
non ci fermiamo ora moriremo, Thorin! - il capo della Compagnia
annuì e intimò agli altri di proseguire, ma la montagna
si spaccò in due dividendo il gruppo.
Eruannie vide la faccia di Thorin
farsi sempre più lontana e si rese conto che si dovevano trovare
sulle gambe del gigante che si stava alzando.
Afferrò Bilbo e lo
spinse contro alla parete per non farlo cadere, mentre notò che
gli altri erano riusciti a raggiungere la montagna e li attendevano.
Un gigante colpi quello su cui si
trovavano Eruannie e gli altri nani che, perdendo l'equilibrio,
andò a scontrarsi con la montagna.
- Nooo! Kili! - l'urlo di Thorin sovrastò i tuoni che ruggivano senza sosta.
Quando il loro gigante si
allontanò per continuare la sua lotta il resto della Compagnia
raggiunse Eruannie e gli altri e il re potè riabbracciare il
nipote.
- Dov'è Bilbo? - la
domanda di Bofur fece gelare il sangue nelle vene alla mezz'elfa che
sbiancò e iniziò a guardarsi intorno, fino a scorgerlo
poco lontano da loro.
Lo hobbit era sospeso nel vuoto e riusciva a tenersi alla roccia solo grazie alle sue piccole manine.
Eruannie fece un balzo su una sporgenza sotto di loro e riuscì ad afferrarlo prima che potesse cadere.
- Ti ho preso, piccoletto! - disse sorridendogli e cercando di infondergli un po' di coraggio.
Una volta che lo hobbit fu al
sicuro insieme agli altri cercò di issarsi ma la roccia sotto di
lei si sgretolò e perse l'appoggio dei piedi.
Sarebbe caduta nel vuoto se qualcuno non l'avesse afferrata per un braccio riportandola sul sentiero.
- Grazie... - borbottò rivolta a Thorin mentre questo le rivolgeva uno strano sorriso che sparì subito.
- Credevo lo avessimo perso ... - Dwalin osservava il mezz'uomo, ancora incredulo per ciò che gli era accaduto.
- Lui si è perso da quando
ha lasciato casa! Non c'è posto per lui tra noi... - Thorin
sputò quelle parole addosso a Bilbo che fece un passo indietro
credendo che lo avrebbe aggredito.
Dopodiché si
allontanò seguito da Dwalin in cerca di un rifugio per la notte
e presto imitato da tutti gli altri nani.
- Non ti preoccupare, Bilbo. Lui
è così, fa il duro. In realtà gli servi in questa
impresa tanto quanto gli serve ognuno di noi! - Eruannie cercò
di confortare lo hobbit che le sorrise tristemente e si
allontanò, lasciandola sola con Fili e Kili.
- Alllllora... - cominciò Kili con un sorriso malandrino.
- Che hai da guardare, nano? - chiese lei sospettosa di quell'atteggiamento.
- Cos'era quello scambio di sguardi
profondi con lo zio? - Fili le si era avvicinato così
repentinamente che la fece sussultare.
- È forse un ritorno di fiamma? - continuò Kili avvicinandosi di più a lei.
- Non so cosa stiate blaterando, voi due! - sibilò Eruannie, cercando di seguire gli altri.
- Oh certo, certo! E noi siamo due
orchi! Avanti Ann! La regina di Erebor deve essere sincera con i suoi
nipotini adorati! - i due fratelli le si appiccicarono alle gambe come
due poppanti facendola ridacchiare.
- Voi siete malati! Mai e poi mai
ci sarà ancora qualcosa tra me e vostro zio! - Fili e Kili si
rialzarono e si allontanarono nella direzione che avevano preso tutti,
continuando a guardarla come due bambini.
- Noi attenderemo, Ann! E quando avremo vinto la nostra scommessa dovrai pagare pegno! - Eruannie spalancò gli occhi.
- Quale scommessa?! Ehi, ragazzi!
Aspettatemi!! Quale scommessa?! - entrò nella caverna urlando e
inciampando in una delle gambe dei due giovani Durin.
Si sarebbe spiaccicata al
suo se prima non fosse finita addosso a Thorin, inginocchiato per
prepararsi il suo giaciglio per la notte. Eruannie gli piombò
addosso facendo cadere entrambi al suolo e salvandosi la faccia solo
perché era atterrata su Scudodiquercia.
I loro visi non erano mai stati così vicini, almeno per quello che poteva ricordare Eruannie.
Thorin si perse per un momento a osservare i suoi occhi verdi come lo smeraldo più prezioso.
Ripensò a quando erano così felici a Erebor, senza draghi a occupargli la mente o Orchi sulle loro tracce.
Si ricordò quando
aveva congelato la sala del trono perché pensava che la stesse
tradendo e si rese conto che doveva amarlo davvero tanto all'epoca.
Ma poi tutti quei bei ricordi
scomparvero lasciando posto solo all'amarezza di essere stato tradito e
abbandonato dalla unica donna che abbia mai amato.
La scostò facendola scivolare sulla roccia e gettandole un'occhiata di rimprovero per poi rivolgersi ai nipoti.
- Smettetela di fare i bambini!
Queste montagne pullulano di Goblin e ci manca solo che ci scoprano. -
si avvicinò a Gloìn che stava per accendere un fuoco.
- No, niente fuochi qui dentro. Riposatevi, all'alba ripartiamo! - Balin gli si avvicinò preoccupato.
- Dovevamo aspettare tra le
montagne l'arrivo di Gandalf, questo era il piano. - affermò
calmo e piatto, mettendosi le mani sui fianchi come un genitore che
riprende il figlio.
- I piani cambiano. Ora
riposatevi e non fate rumore. - dicendo ciò si gettò sul
suo giaciglio e si addormentò.
I nani rimasero in silenzio. Thorin
era stato molto duro con Bilbo poco prima e sembrava che la tensione
non fosse ancora finita.
Eruannie si avvicinò a Balin che preparava il suo letto improvvisato.
- Balin, sento che non siamo al
sicuro qui... - gli sussurrò lei, guardandosi intorno facendo
saettare i suoi occhi in ogni dove.
- Sciocchezze, ragazza! Sei in
mezzo a tredici nani, più al sicuro di così! - il vecchio
nano ridacchiò e si sistemò coprendosi.
- Dormi, è stata una giornata faticosa. - e dopo averle rivolto un occhiolino si addormentò.
Il russare dei nani le fece capire
che tutti se ne erano già andati nel mondo dei sogni, tranne
Bofur che si apprestava a fare la guardia.
- Bofur, amico mio, faccio io il primo turno. - disse sorridendogli e posandogli una mano sulla spalla.
Il nano era di poco più basso di lei, così si dovette chinare un poco.
- Non riesco a dormire, tranquillo.
- il nano, stravolto dalla giornata pesante, le sorrise e si diresse al
suo giaciglio dove si addormentò poco dopo.
***
La pioggia infuriava fuori dalla caverna e la voce sibilante che Eruannie aveva sentito quel pomeriggio la torturava.
" Il mio tessssorooo, tutto mio!
Solo mio... " ripensando ai sibili di quell'essere le venne la pelle
d'oca. Si strinse nel mantello zuppo di acqua e si sfregò le
braccia.
" Dannata me! Dovevo portarmi un cambio, maledizione! " pensò mentre muoveva i piedi per non farli ghiacciare.
Un movimento vicino a lei la fece saettare dove si trovava l'intruso, puntandogli un pugnale alla gola.
- Non ti conviene muoverti, essere!
- gli sibilò a un palmo dalla faccia, ma presto si accorse che
era il povero Bilbo, fin troppo impaurito per muoversi.
- Bilbo, cosa stai facendo?
- chiese notando che lo hobbit aveva in spalla lo zaino pieno dei suoi
averi ed era pronto per andarsene.
- E così te ne vai, ti
capisco ma la strada è pericolosa e sta diluviando. - la
mezz'elfa aiutò l'amico a rimettersi in piedi e si mise ad
osservarlo nel tentativo di capire cosa passasse per la testa del
mezz'uomo.
- Thorin ha ragione, io non sono
uno di voi e mai lo sarò. Mi manca casa mia e non posso aiutarvi
in questa missione, vi sarei solo di intralcio. - Eruannie capiva come
poteva sentirsi dato che più volte si era sentita così
anche lei.
- Bilbo, io ti capisco, davvero! Ma
questa non è una buona ragione per andarsene! Thorin mi odia
più di quanto possa odiare te, eppure io rimango qui. Dobbiamo
dimostrargli che... - ma fu interrotta dalla luce proveniente dalla
spadina dello hobbit.
- Bilbo, cos'è quella cosa?
- chiese sporgendosi verso l'arma per analizzarla meglio. Lo hobbit la
estrasse un poco dal fodero e sospirò rassegnato.
- Goblin ... -
sussurrò osservando spaventato l'amica, mentre il corpo di
Thorin scattò in piedi urlando a tutti di svegliarsi.
- Che succede?! - urlò Ori con la sua vocetta infantile, mentre tutti gli altri nani non capivano cosa stesse accadendo.
In poco tempo la terra sotto i loro
piedi mancò e caddero tutti in un condotto che li portò
sempre più all'interno della montagna.
- Eruannie! - ruggì la voce di Thorin alle spalle della ragazza.
- E adesso cosa vuoi, razza di orco spelacchiato?! - sibilò lei mentre cercava di girarsi per guardarlo in faccia.
- Levati da lì o quando
atterreremo ti schiaccerò! - le urlò allungando un
braccio nel tentativo di spostarla.
Ma ormai era troppo tardi,
atterrarono uno dopo l'altro su un piccolo ponte di legno nel cuore
della montagna e Scudodiquercia spiaccicò Eruannie al suolo.
- Ti avevo detto di levarti! - le gridò contro, mentre la osservava dall'alto.
- Oh beh, ma fai pure con comodo!
Io non sono schiacciata, tranquillo! - la mezz'elfa cercò di
ironizzare sulla situazione notando che il nano era a cavalcioni su di
lei senza accennare un minimo movimento.
Eruannie lo afferrò
per le spalle e, dandosi una spinta con i piedi, rotolò di lato
riuscendo a invertire le posizioni.
- Ora sono io che domino, nano! -
lo schernì con un sorrisetto malizioso in volto mentre notava un
lieve rossore sulle sue guance.
- Ragazzi, mi dispiace interrompere
il vostro rituale di accoppiamento, ma abbiamo compagnia! - la frase di
Kili fece scattare i due guerrieri in piedi mentre imbracciavano le
armi, ma i goblin furono più veloci e iniziarono a compattarli
uno contro l'altro in modo da rendere vano ogni tentativo di ribellione.
Eruannie afferrò un
pugnale che teneva nello stivale e lo conficcò nell'occhio di un
goblin che cadde nel vuoto urlando.
Un altro mostriciattolo le si
avvicinò per bloccarla, ma lei con grazia e agilità lo
colpì con una freccia in fronte, per poi procedere fino ad
esaurire tutte le frecce.
- Brava, e ora che si fa? - le urlò Fili, cercando di liberarsi da quattro goblin.
- Sono troppi! Non possiamo
sconfiggerli tutti! - Eruannie allungò un pugnale a Ori che
cercò di ferire qualche mostro, ma più ne abbattevano
più ne arrivavano.
Nel trambusto non si erano resi
conto che i goblin li stavano trascinando verso un alto scranno di ossa
intrecciate tra loro, sopra al quale un grasso e fetido goblin si
dimenava impaziente.
- Chi è stato
così sfrontato da entrare armato nel mio regno?! Spie? Ladri?
Assassini? - la voce stridula e raccapricciante del goblin seduto sul
trono fece rabbrividire Eruannie che si strinse al primo che aveva di
fianco: Thorin.
Il goblin che la teneva per un braccio si fece largo e si presentò al cospetto dell'orco.
- Nani, vostra Malevolenza! - squittì quello, sperando in una buona reazione del suo padrone.
- Nani?!? E quello cos'è? - chiese scendendo dallo scranno e avvicinandosi pericolosamente a Eruannie.
- Non è niente di tuo
interesse, feccia! - Kili e Fili si fecero avanti coprendo Eruannie che
imprecò per la stupidità dei due fratelli.
- Beh non state lì impalati!
Perquisiteli! Ogni fessura, ogni crepa! - il tentativo dei due Durin di
proteggere la compagna andò in frantumi quando i goblin
iniziarono a gettare a terra tutte le loro armi.
Eruannie fu spogliata di ogni pugnale e il suo arco fu spezzato.
- No! - urlò quando un goblin cercò di prenderle la spada.
- No? Come osi dire di no!
Non sei nelle condizioni per decidere qualcosa, ragazza! - il re dei
goblin le si avvicinò scansando i compagni che si dimenarono nel
tentativo di proteggerla.
- Ma guarda! Questa spada non mi
è nuova! - gracchiò la fetida creatura, mentre esaminava
la spada della mezz'elfa.
- Questa apparteneva alla guerriera
di Imladris, come la chiamavano? Ah già, Eruannie! Sei forse tu?
- l'orco le sventolò la spada davanti alla faccia e attese una
sua risposta.
- Potrebbe darsi... -
sussurrò semplicemente lei. Un goblin le afferrò i
capelli tirandole indietro la testa ed esponendo la gola al re.
- Potrei ucciderti per la tua
insolenza, ragazza! Ma non lo farò... portate qui il
Maciullatore! Portate qui lo Spezzaossa! - sentendo quel nome tutti i
goblin iniziarono a sghignazzare di gioia e a esultare.
- Aspetta! - fu allora che Thorin
si fece largo tra i suoi compagni e si mise davanti a Eruannie, ancora
bloccata dal goblin che le diede un calcio e la fece inginocchiare.
- Bene bene! Guarda chi c'è!
Thorin, figlio di Thrai, figlio di Thror! Re Sotto la Montagna! - il re
dei goblin si inchinò schernendo il nano.
- Oh! Dimenticavo, non ce l'hai una
montagna e non sei un re! Il che fa di te un nessuno in realtà!
- lo sguardo di Thorin si indurì e divenne freddo come il
ghiaccio.
- Conosco qualcuno che
pagherebbe un bel prezzo per la tua testa! Solo quella, nient'altro
attaccato! Tu sai di chi sto parlando, un vecchio nemico tuo! -
Eruannie rabbrividì.
Sentiva che stava per succedere qualcosa di veramente brutto e lei era lì, inerme sotto le grinfie di un goblin putrido.
- Un orco pallido, a cavallo di un
bianco mannaro! - la mezz'elfa capì di chi parlava e
spalancò gli occhi per la paura.
- No! - urlò, prima che il goblin che la teneva prigioniera le tirasse un pugno alla base del collo per farla tacere.
- Inivia un messaggio all'orco
Pallido! Digli che ho trovato il suo premio! - concluse il comando
rivolto a un piccolo goblin che schizzò subito via a contattare
il nemico.
I goblin saltarono addosso
ai membri della Compagnia che cercavano invano di liberarsi,
finché qualcuno non fece cadere al suolo la spada di Thorin,
Orcrist, che uscì dal fodero e fece indietreggiare tutti i
nemici.
- Conosco quella lama! È la
Fendiorchi! Uccideteli! Uccideteli tutti! - il re dei goblin
indietreggiò inorridito fino al suo scranno e osservò i
suoi sudditi che stavano per uccidere i nani.
Eruannie cercò di liberarsi
ma mentre un goblin la teneva ferma un altro le si avvicinò
puntandole un pugnale al collo.
- Morirai! - sibilò questo, guardandola con occhi maligni.
Un lampo di luce azzurrina accecò tutti e i goblin furono spazzati via, mentre una figura appuntita si avvicinava a loro.
- Imbracciate le armi! Combattete!
- la voce di Gandalf rincuorò Eruannie e tutti gli altri che,
dopo aver scansato i corpi dei goblin, afferrarono le loro armi e
iniziarono a menare fendenti colpendo i mostriciattoli che cercavano di
attaccarli.
- Forza Ori! - Eruannie afferrò il giovane nano e gli mise in mano una piccola ascia, in modo che potesse difendersi.
Mentre combattevano
seguirono Gandalf lungo il ponte e scaraventarono giù qualsiasi
bestia si trovassero davanti. Lo stregone fece cadere un masso
dall'alto in modo che facendolo rotolare avrebbero ucciso più
goblin e riuscirono ad arrivare a un ponte non lontano dall'uscita
della grotta. Si trovavano nel mezzo quando il re dei Goblin
saltò fuori bloccando il passaggio alla Compagnia.
- Pensavi di sfuggirmi, eh?
- si protese verso Gandalf con la sua clava nella speranza di
schiacciarlo, ma questi schivò il colpo.
- Cosa intendi fare adesso,
stregone? - il mago sembrò pensarci un attimo mentre rivolgeva
al goblin uno sguardo di disgusto.
Si rialzò e gli diede un
colpo di bastone nell'occhio, facendogli perdere l'equilibrio. Poi,
prima che il goblin potesse riprendersi, gli tagliò la pancia
con la lama della sua spada e aspettò che il mostro si
accasciasse prima di tagliargli anche la gola.
Continuando a combattere con i
mostri riuscirono a a seminare il resto della nidiata e a raggiungere
l'uscita, situata nelle profondità della città dei goblin.
- Gandalf! - l'urlo di Kili
attirò l'attenzione dello stregone e di Eruannie che, alzando lo
sguardo, videro una marea di goblin scendere su di loro pronti allo
scontro.
- La luce del sole ci
salverà, presto! - l'Istari guidò la compagnia fuori
dalla montagna, verso un'enorme distesa di erba che assorbiva la luce
del giorno, la stessa che li inglobò una volta usciti.
Erano esausti e provati dalla nottata e si godettero il silenzio delle prime luci dell'alba.
Angolino umile dell'autrice di questa storiella :
Salve gente ! Scusate il ritardo ( deheheheh)
Penso che fino ad aprile/maggio
sarò costretta a pubblicare un capitolo solo a settimana, non
prometto nulla per la prossima perché ho la simulazione di terza
prova e tutto dipenderà da se avrò tempo o no!
Ringrazio la fantastica Lucri, alias ThorinOakenshield, spero ti sia piaciuto questo quinto capitolo ;)
E ovviamente ringrazio anche Quimelle Underwood, spero di non aver tralasciato errori come mio solito, in caso so che non mancherai di farmelo notare e quindi ti ringrazio ;))
Grazie anche a lady anya blu Cullen, Odette Kahwamura e Fefyna che hanno messo questa folle storia tra le preferite/ seguite, grazie molte! :)
Infine, ma non meno importante (insomma, sei comunque la mia Sis) vorrei ringraziare la fantastica Shiner che ho notato che mi segue nonostante io abbia cambiato nome e sia mancata da questo mondo per ben due anni e mezzo!
Mi sei mancata sis e spero che
questa storia ti piaccia come le mie care vecchie storielle di anni fa!
Spero di non aver perso la mano xD
( o mio dio ho mess x D... si lo faccio ancora, all'alba dei 20 anni )
Un beso a tutti !
Giuls
|
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Capitolo 7 *** Capitolo VI ***
Capitolo 6
CAPITOLO VI
Stavano correndo il più veloce possibile verso
gli alberi in modo che la luce del giorno li avvolgesse e impedisse ai goblin
di attaccarli. Il fine udito di Eruannie la fece bloccare e
rimanere in ascolto di tutti i rumori che in quel momento la circondavano.
Qualcosa si stava muovendo ai piedi della montagna e si stava avvicinando a
loro, qualcosa di grosso e chiassoso.
- Svelti! Muoviamoci e allontaniamoci da qui
prima che gli orchi ci raggiungano con l'arrivo della notte! - Gandalf incalzò
la Compagnia allungando il suo bastone verso Eruannie, ancora persa ad
ascoltare il silenzio della foresta.
Ricominciarono a correre nel mezzo degli alberi
ancora radi per poi inoltrarsi sempre di più, fino ad arrivare a uno spiazzo
circolare dove si gettarono a terra esausti. La lotta con i goblin e la corsa
che ne era seguita li aveva prosciugati di ogni energia.
- Fili, Kili, Ori, Nori, Dori... - lo stregone
iniziò a contare i membri della Compagnia per assicurarsi che ci fossero tutti
e che nessuno fosse rimasto indietro.
- Dov'è Bilbo ? - sussurrò improvvisamente
Eruannie, notando l'assenza dell'amico.
- Dove avete lasciato il mio scassinatore,
nani sprovveduti ?! - da sotto il cappello a punta si riusciva a intravedere la
preoccupazione che si faceva lentamente strada sul volto dello stregone.
- Maledizione, mezz'elfa ! Il tuo unico
compito era quello di tenere d'occhio lo hobbit e non sei nemmeno riuscita in
questo! - la voce di Thorin giunse alle orecchie di Eruannie come uno schiaffo.
- Non mi è mai stato assegnato questo compito,
ma mi affligge molto che lo hobbit si sia perso... - lei sapeva che il piccolo
mezz'uomo non era un grande combattente e se qualche orco lo avesse trovato
sarebbe andato incontro a morte certa, ma non voleva ancora perdere le
speranze.
- Andiamocene ora o non arriveremo in tempo
per il dì di Durin! - Dwalin affiancò l'amico mettendogli una mano sulla spalla
e attirando l'attenzione su di sè.
- No! - esclamarono Gandalf ed Eruannie,
scambiandosi poi un'occhiata soddisfatta per il sostegno reciproco.
- Non lascerò il mio scassinatore da solo in
questa foresta, lo attenderemo! - Fili e Kili non se lo fecero ripetere due
volte e si gettarono a terra esausti.
- Svegliateci quando arriva Bilbo. - farfugliò
il moro, ormai vicino al regno dei sogni.
- Farò il primo turno di guardia, voi
riposatevi. - Eruannie impugnò il suo arco e si appollaiò sul ramo più basso di
un albero vicino allo spiazzo.
- No, bambina mia. - Balin si avvicinò alla
mezz'elfa e le indicò un piccolo giaciglio vicino a un albero.
- Hai fatto tu l'ultimo turno prima di cadere
nella città degli orchi, devi riposare o sarai un peso per la compagnia. -
quella frase non voleva essere un insulto o un modo per ferire la sua persona,
bensì era il modo che il nano dalla barba bianca aveva per preoccuparsi della
sua vecchia amica.
La mezz'elfa scese dal ramo e scambiò
un'occhiata con il nano più anziano della Compagnia prima di andare a
sistemarsi nel giaciglio indicatole da Balin.
- Kili, fammi spazio! - sbottò Fili a un
tratto, mentre il fratello si scioglieva a terra occupando anche la parte
dell'altro.
- Dannato zuccone! - il biondo dovette
spingerlo contro all'albero vicino facendosi aiutare da Eruannie. Il fratello
era davvero esausto e non ne voleva sapere di svegliarsi.
Quando ebbero finito di sistemare il nipote di
Scudodiquercia si poterono finalmente godere un meritato riposo, ma i pensieri
di Eruannie erano tutti rivolti al povero Bilbo.
“Chissà dove si sarà cacciato quel mezz’uomo…”
chiuse gli occhi e cercò una posizione comoda per dormire. La solita sensazione
che precedeva una visione la colse e sperò solo che durante quella visione non
ci fosse un’incursione degli orchi.
Nel momento in cui riaprì gli occhi si ritrovò adagiata in
un letto a baldacchino con tende porpora e lenzuola di seta che le
solleticavano la pelle. Si rese conto di essere nuda ma non provava vergogna,
solo un grande senso di gioia. La notte prima Thorin era andato a trovarla
nelle sue stanze, si erano baciati a lungo e non avevano impiegato molto a
raggiungere il letto e a concedersi l’un l’altra.
Era stata una serata perfetta, lei ricordava
di come lui l’aveva spogliata lentamente e di come lei aveva ridacchiato mentre
le mordeva il lobo dell’orecchio. Si erano abbracciati e lui si era gettato in
lei, con tanta foga che l’aveva fatta gemere. Erano scoppiati a ridere pensando
che qualcuno potesse averli sentiti. Eruannie si girò su un fianco e ammirò il
nano che dormiva beato a pancia in giù nel suo letto, un braccio sul suo fianco
come per impedirle di andarsene. Con un dito sottile iniziò a tracciare il
profilo del viso di Thorin, le sue guance arrossate e con una leggera peluria,
le sue labbra sottili, quelle labbra! Si avvicinò furtivamente e vi depositò un
bacio, poi un altro e un altro ancora.
-
Sarebbe bello svegliarsi così tutte le mattine…- con il braccio che
teneva ancora intorno al fianco della mezz’elfa la tirò a sé e la baciò con
fervore, insinuandosi nella sua bocca e tirandola più vicino. Erano mesi che
andavano avanti con quegli incontri notturni, ma fino ad allora non si erano
mai concessi il lusso di dormire insieme per paura che qualcuno li scoprisse.
-
Mmm principe Thorin, sei già pronto per un altro round?- si era staccata
con pigrizia da quel bacio passionale e ora guardava il suo amante con occhi
bramosi.
-
A quanto pare non sono l’unico…- sospirò a un soffio da lei, portandosi
di nuovo alla sua bocca e ricominciando a baciarla con trasporto. Eruannie
sapeva che prima o poi qualcuno li avrebbe sorpresi e che il re non ne sarebbe
stato contento; aveva altri piani per il principe, alleanze da stringere e a
Thorin non era permesso sposarsi per amore, ma solo per questioni di affari.
-
Ti amo, Thorin.- disse decisa osservando gli occhi glaciali del nano.
Non poteva credere di averlo detto ad alta voce, lei, Eruannie, la mezz’elfa
dal cuore impenetrabile, lei che rispondeva sempre con irriverenza agli uomini
che cercavano di mostrarsi superiori a lei, si era sciolta come neve al sole
dopo pochi mesi passati in compagnia del nano.
- Ti amo anch’io, Ann.- e ricominciarono da dove si erano interrotti, le
mani bramose scendevano in posti proibiti e non accennavano a fermarsi. Thorin
si posizionò sopra di lei e spostò le labbra sul suo collo, scendendo verso la
spalla sinistra e proseguendo verso il seno.
-
Eruannie..- sospirò tornando a baciarle le labbra.
- Eruannie, svegliati, è il tuo turno…- quando riaprì gli occhi non era
più tra le braccia di Thorin, non si stavano più baciando e solo in quel
momento si rese conto di quanto lo aveva amato, di come i sentimenti in quella
visione erano così veri e potenti e le lacrime iniziarono a invaderle il viso.
Thorin si ergeva sopra di lei e la osservava
incuriosito, non pensava che svegliandola avrebbe generato una reazione del
genere. Si abbassò leggermente per poter parlare senza che gli altri lo
sentissero.
- Ti ho solo svegliata…- ovviamente non poteva sapere quello che passava
per la testa della giovane, che cullata ancora dalla passione della visione
afferrò il nano per le spalle e lo tirò a sé, prima abbracciandolo e poi
baciandolo.
Thorin, che in un primo momento non rispose per la sorpresa, la strinse
e iniziò a ricambiare il bacio sdraiandosi sopra di lei e tenendole ferma la
testa con una mano, come se avesse paura di perderla.
Le stelle sopra di loro illuminavano la notte, uniche testimoni del loro
ricongiungimento.
-
Aspetta, cosa fai? – il nano bloccò la mano di Eruannie che era scesa
verso le sue brache nel tentativo di slacciarle.
-
Mi ricordo…- singhiozzò lei, ricominciando a baciarlo e a litigare con i
lacci dei pantaloni.
- La prima volta che ci siamo detti che ci amavamo, mi ricordo delle notti
passate insieme e mi ricordo di come facevamo questo…- continuò nel suo vano
tentativo di spogliare Thorin ma il nano la bloccò ancora. Ululati in
lontananza, urla e luci che si fecero strada nel buio della notte.
-
L’Orco Pallido…- sussurrò lei con un groppo di paura che le bloccava il
fiato. Si alzarono di scatto e iniziarono a urlare per svegliare i compagni,
dovevano muoversi o li avrebbero colti di sorpresa.
-
Fili, Kili, svegliatevi! – urlò il nano, correndo alla sua postazione e
svegliando tutti gli altri.
Presero le armi e iniziarono a correre nel
folto del bosco, in cerca di una via di salvezza. Quando finalmente gli alberi
iniziarono a diradarsi si ritrovarono su un dirupo, le scelte erano due:
suicidarsi combattendo o suicidarsi buttandosi di sotto.
Nel giro di pochi minuti si ritrovarono
circondati dai lupi cavalcati da orrendi orchi. Eruannie sguainò la spada e li
osservò con disprezzo “razza di guasta feste, sul più bello dovevate
interrompermi, eh?!”. Lanciò una rapida occhiata ai suoi compagni, ancora
intontiti e leggermente confusi. Doveva pensare alla svelta, prima che gli
orchi attaccassero. Alle loro spalle si stagliavano tre abeti abbastanza alti
perché i mannari non li raggiungessero.
-
Gandalf, falli arrampicare su questi alberi, presto! Io li distraggo e
poi vi raggiungo…- lo stregone non se lo fece ripetere e iniziò a far salire i
nani sugli alberi, sperando che la giovane non facesse idiozie.
-
Sapete, farvi un bagno ogni tanto non sarebbe male, potreste uccidermi
con la vostra puzza! – Eruannie guardò il nemico con disprezzo e uccise il
primo orco che osò attaccarla, erano tanti ma sperava di dare qualche chance ai
suoi compagni.
-
Sali, presto! – l’ordine di Thorin la fece sorridere ma non si fermò,
voleva che si mettesse al sicuro in cima a uno di quegli alberi prima che Azog
lo provocasse e la sete di vendetta non lo pervadesse.
-
Vai prima tu, io sono più agile di te nell’arrampicarmi sugli alberi…-
spinse il nano verso il sempreverde e si posizionò davanti a lui aspettando
l’attacco di qualche altro orco, ma il Profanatore si fece strada in mezzo alla
folla, un ghigno stampato in faccia.
-
Vedo che ti dona il braccio nuovo – l’orco osservò la mezz’elfa che si
frapponeva fra lui e il nano.
-
Ah, Eruannie! E così le voci sono vere, la fattucchiera di Imladris è
tornata. Il tuo amato Scudodiquercia non ti ha ancora ringraziata come si deve
per il tuo tradimento? – la donna lo osservò con disgusto e sputò nella sua
direzione in segno di sfida. Il ghigno sparì dalla faccia dell’orco che fece un
rapido movimento del capo e un suo servitore attaccò Eruannie. La giovane parò
tutti i colpi della creatura e alla fine lo infilzò con la spada,
scaraventandolo di lato. Più orchi iniziarono ad attaccarla e i suoi amici
dall’alto degli alberi lanciavano pigne infuocate per aiutarla. Con la coda
dell’occhio vide Thorin su un pino che cercava di raggiungerla e Dwalin che lo
tratteneva insieme a Balin. Sapevano che tenere il loro re lontano dall’Orco
era di vitale importanza, se fosse morto combattendo Azog prima di
riconquistare la Montagna Solitaria tutte le speranze sarebbero morte con lui.
Abbatté l’ennesimo orchetto da quattro soldi che si era scagliata contro
di lei e si passò una mano sulla fronte per togliere il sudore.
Era esausta ma sapeva che a Gandalf sarebbe venuto in mente qualcosa di
più intelligente che non fosse salire su degli alberi e dare fuoco a delle
pigne in mezzo a un bosco.
-
Gandalf! Non voglio morire arrostita, pensa a qualcosa mentre tengo
occupato questo imbecille! – sperò solo che lo stregone non si fosse dato fuoco
mentre appiccava l’incendio.
L’Orco Pallido si avvicinò lentamente a lei e la guardò con disprezzo.
-
Scudodiquercia è così codardo da far combattere te al posto suo? Se è questo
ciò che vuole lo accontenterò, un riscaldamento prima del vero combattimento è
sempre utile…- il ghigno tornò sul volto dell’orco. Eruannie non riuscì più a
contenere la rabbia, si ricordò di quando aveva decapitato il suo caro vecchio
amico, di quando il suo esercito aveva quasi distrutto il loro e la voglia di
porre fine alla vita di quell’essere disgustoso la inghiottì. Si gettò su di
lui con la spada alzata, ma l’orco parò tutti i suoi colpi finché non riuscì a
graffiargli una guancia.
Il tempo si fermò. Azog le bloccò
il braccio con cui teneva la spada e lo strinse tanto forte che la ragazza
dovette lasciar cadere la spada al suolo per il dolore. La guardò con astio
negli occhi e le inflisse un colpo al viso, talmente potente che la testa di
Eruannie si piegò dall’altra parte, sputando sangue dalla bocca.
-
Tutto qui? – sapeva che provocarlo non le avrebbe giovato, ma se così
facendo fosse riuscita a concedere più tempo ai suoi compagni lo avrebbe fatto
volentieri.
-
No! Lasciala stare! – Kili sembrava non resistere più a quella macabra
scena, voleva intervenire ma lo stregone lo bloccava sul ramo.
Azog la prese per la testa e le tirò un pungo nello stomaco che la fece
piegare e con un ultimo colpo in faccia la fece volare ai piedi dell’albero.
Prima di svenire Eruannie vide una figura
correre contro il profanatore e sentì delle braccia avvolgerla, decise che
poteva concedersi qualche minuto per riposare gli occhi e svenne.
-
Thorin! – i gemiti dei due amanti riempivano la stanza, le loro figure
danzavano nel letto del principe. Poi l’oscurità li avvolse ed Eruannie si
ritrovò immersa nel buio, sola.
-
Sciocca ragazzina, pensavi di poter affrontare da sola l’Orco Pallido?
Allora non sei così intelligente come si dice…- ancora quella voce, la voce di
quell’uomo che aveva cercato di prosciugarle i poteri le riempì ancora una
volta la testa. Non sapeva chi fosse, sapeva solo che era pericoloso e il fatto
che potesse entrarle nella mente la faceva inorridire.
-
Dimmi chi sei e perché riesci a parlarmi in questo modo, te lo ordino! –
più che un ordine quella frase sembrò una supplica. Sentiva il dolore della
lotta con Azog farsi strada in lei e si ritrovò a pensare che forse i suoi
amici erano riusciti a fuggire dal mostro.
-
Tu ordini a me? – la risata dello sconosciuto rimbombò nella testa di
Eruannie che si portò le mani alle tempie e iniziò a piangere.
-
Ti prego basta, cosa vuoi da me? – la risata cessò e il silenzio calò di
nuovo nella sua mente.
-
Oh, lo scoprirai, mia cara! Lo scoprirai molto presto! – e di nuovo
l’oscurità l’avvolse.
Angolino autrice:
Dehehehe non pensavo che passasse un anno dall'ultima pubblicazione! ^__^ '''
Perdonatemi,
comunque ora ci sono, non so quale sarà la frequenza con cui
pubblicherò considerando che sono nel pieno della sessione
estiva, ma mi impegno a essere più presente sulla scena :D
|
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Capitolo 8 *** Capitolo VII ***
Capitolo VII
CAPITOLO VII
Eruannie
sentiva tutto il corpo indolenzito, ma doveva
alzarsi e aiutare i suoi amici. Sentiva il rumore della battaglia
intorno a sé, l'odore di bruciato penetrò nelle sue
narici, Gandalf doveva aver incendiato tutto il bosco.
Aprì gli
occhi e cercò di vedere qualcosa in quel caos che si era creato.
Il fumo le fece lacrimare gli occhi e tossì quando le invase i
polmoni. Spostò lo sguardo sulla battaglia e si ritrovò
davanti una scena raccapricciante: un orco si stava
avvicinando minaccioso a Thorin, che giaceva svenuto a terra poco
lontano da
lei. Dopo la sua breve lotta con l’orco, il nano era sceso dal
pino e l’aveva
difesa, prima che chiunque potesse darle il colpo di grazia.
Eruannie si
alzò a fatica, aveva un braccio in fiamme,
sentiva il dolore che si irradiava fino alla spalla. Aveva paura che se
l’avesse
mossa si sarebbe sgretolata, quindi la tenne con l’altra mano. La
testa le
pulsava e lo stomaco sembrava sul punto di voler riversare tutto il suo
contenuto, ma cercò di reprimere tutto quello che provava, non
sarebbe stata di grande aiuto mezza morta. Si sporse per prendere la
spada, caduta
quando Azog l’aveva lanciata lontano, e si avvicinò
zoppicando a Thorin. L’Orco Pallido stava dicendo qualcosa al
nano, ma non riusciva a sentirlo. Forse con la caduta aveva perso
l’udito
elfico, non volle indagare a riguardo.
Una piccola figura si fece strada tra
gli orchi, era così piccolo che nessuno vi prestò attenzione. Bilbo si lanciò
addosso all’orco, impedendogli di decapitare Thorin, e conficcandogli quello
stuzzicadenti che aveva come spada nel petto. Eruannie sgranò gli occhi, aveva
appena visto un mezz’uomo, che fino a qualche ora prima aveva paura anche della
sua stessa ombra, che uccideva un ferocissimo orco. Lo hobbit si girò verso
Azog, menando fendenti a caso nell’aria che li separava. Quello stupido si
sarebbe fatto ammazzare. Eruannie raccolse tutte le forze che le rimanevano in
corpo e si scagliò contro gli orchi, pronti ad attaccare Bilbo.
<> gli urlò, parandosi davanti a lui e
respingendo quanti più orchi poteva. I nani l’avevano raggiunta e la stavano
aiutando a difendere il loro re. Azog spronò il suo mannaro verso Eruannie, guardandola con
disgusto.
<< Non vuoi saperne di morire, donna!>> le gridò
nella lingua nera di Mordor, mentre il lupo albino spalancava le fauci.
Eruannie scartò a destra, impedendo al mannaro di
azzannarla, ma altri due orchi le furono addosso, si liberò di loro con una
certa fatica, soprattutto dovuta al fatto che il braccio della spada era andato
e doveva fare affidamento al sinistro, quindi una doppia fatica.
Afferrò Bilbo e lo spinse verso il pino, che si era
sradicato e pendeva giù dal dirupo. Un mannaro saltò nella sua direzione prima che potesse
individuarlo, ma fu subito sbalzato nel fuoco che ormai invadeva la radura. Un grido
acuto ruppe il caos della battaglia, Gwaihir era venuto in loro soccorso. Eruannie
sorrise in direzione del Re delle aquile e tornò a concentrarsi sullo scontro.
Con un fendente scacciò un mannaro che stava per cenare con
il corpo Thorin e fece cenno a un’altra aquila di prenderlo. L’animale lo
afferrò tra le ampie zampe, facendo attenzione a non ferirlo con gli artigli,
poi volò via. La mezz’elfa si occupò dei mannari che circondavano i giovani
Durin, mettendo al sicuro i nipoti di Thorin.
<< Andate con loro!>> ordinò ai nani, indicando
le aquile che li stavano aiutando in quella battaglia, disperdendo gli orchi e
caricandosi i nani sulle schiene.
Si
guardò intorno per controllare che fossero tutti al
sicuro, era rimasto solo Gandalf sull’estremità
dell’albero. Il mago le fece
cenno di andare con lui, Eruannie non se lo fece ripetere due volte e
si fiondò
verso l’amico grigio. Era quasi arrivata sulla punta del pino,
Gandalf le
sorrise e si tuffò nel vuoto, per poi ricadere con eleganza sul
dorso di
Gwaihir. Eruannie lo imitò, ma quando si ritrovò sospesa
in aria, qualcuno la colpì così forte alla schiena da
farle uscire tutta l'aria che aveva nei polmoni. La mezz'elfa
andò oltre il punto in cui Gwaihir la stava
aspettando. Sentì Azog ridere di gusto alle sue spalle, mentre i
nani e Gandalf
gridavano nella sua direzione. Stava precipitando nel nulla,
acquistando sempre
più velocità mentre cadeva.
Cercò di gridare qualcosa, ma la sua voce si perse nel vento. L'aria le frustava i capelli contro il volto e
lei roteava, sempre più giù, ascoltando le grida delle aquile che cercavano di andare contro la
gravità, ma erano state colte di sorpresa e nemmeno loro potevano fare molto
contro la forza del vento. Eruannie smise di lottare contro il suo destino, era
inutile. Aveva fatto quello che doveva, aveva salvato Thorin e i suoi amici, il
suo compito sulla Terra di Mezzo era finito, poteva finalmente riposare dopo
tutti quegli anni di battaglie e ferite.
Il suo pensiero andò al re dei nani, sperò con tutto il suo
cuore che non riuscisse in nessun modo a trovare l’Arkengemma e si abbandonò
alla sensazione di vuoto. Aspettò di sentire l’impatto con il suolo, si era
sempre chiesta cosa si provava a morire e presto lo avrebbe scoperto. Ma non si
schiantò mai.
***
La luce l’avvolse. Non era più sospesa nel vuoto, era
immersa nel nulla. Pensò che fosse stato tutto un sogno, che in realtà era al
convento e si era sognata tutto. Eruannie si tastò la nuca, per capire se il
dolore che avvertiva era dovuto davvero alla lotta contro l’Orco Pallido o se
era un semplice mal di testa.
Si sentiva leggera, come se il suo corpo fosse fatto di
fumo. Si toccò le braccia, per essere sicura che non fosse diventata un
fantasma.
Era sdraiata al suolo ed era circondata da luce bianca, che sembrava essere
l’unica cosa presente in quel posto oltre a lei. Si alzò lentamente,
indolenzita dalla battaglia. Si rese conto di essere completamente nuda, ma
poco importava considerando che era sola. Non sentiva freddo, né caldo.
Sembrava fosse stata chiusa all’interno di una teca di vetro, come una
principessa delle fiabe.
“Valar, dove mi trovo?” il suo cuore iniziava ed essere
turbato da mille pensieri e dubbi. Era morta? Stava dormendo? Aveva la febbre
alta? Cosa diavolo stava succedendo? Poi, una voce dolce e materna le giunse alle orecchie. Era la voce di
Dama Galadriel che le riempì il cuore di speranza.
<< Mia piccola Eruannie, il fato sembra essere dalla
tua parte. Ti è stata concessa una seconda possibilità su questa terra. Non
sprecarla!>> e così come era arrivata, la voce se ne andò, lasciando sola
la mezz’elfa ancora una volta.
La luce si affievolì a poco a poco, lasciando posto alle
tenebre. Eruannie si sentì improvvisamente stanca, come se un macigno le
pesasse sulle spalle. Si accasciò a terra, avvicinando le ginocchia al petto e
chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, si ritrovò in mezzo a una radura, molto
simile a quella dove aveva affrontato Azog, ma era giorno e il sole si
insinuava tra le fronde degli alberi che la circondavano. Fece un respiro
profondo, beandosi di quando l’aria entrava e usciva dai polmoni, come se non
fosse stata in grado di respirare per giorni. Riusciva a percepire tutti i
rumori della foresta, il suono del vento tra le foglie secche ai piedi dei
grandi faggi, lo scrosciare le fiume ai piedi della montagna, i pigolii degli
uccellini nei loro nidi, in attesa della madre. Sollevò un braccio per
controllare che non fosse ancora nuda come poco prima. Una veste bianca la
ricopriva come se fosse stata intessuta per percorrere le curve del suo corpo.
Si alzò e si guardò intorno, cercando tracce della Compagnia, ma trovò solo i
residui dei pini bruciati da Gandalf e qualche orco morto. Il suo animo si
alleggerì non trovando neanche un cadavere dei suoi amici. Sospirò e cercò di
pensare con lucidità alla prossima mossa da compiere. Suo fratello Elrond le
aveva ordinato di dirigersi verso Bosco Atro dopo aver superato le Montagne
Nebbiose e così avrebbe fatto. Armandosi di buona volontà cercò di ricordare da
che parte sarebbe dovuta andare per raggiungere la corte di Thranduil.
Socchiuse gli occhi e si lasciò guidare dal suo istinto elfico, nella speranza
che fosse la via corretta.
<< Un dono, per la principessa elfica…>>
sussurrò una voce nel vento. Eruannie fece un ghigno, non era una principessa e
nemmeno elfica, se non per metà, ma le faceva piacere che qualcuno la
considerasse tale. Dovette però sgranare gli occhi quando un magnifico
destriero bianco le si avvicinò, nitrendo una volta davanti a lei. Era un
Mearas, un principe dei cavalli, si diceva che apparissero solo alle persone
degne. Si inchinò ad Eruannie, consentendole di montargli in groppa, non senza
qualche perplessità della ragazza. Non si era mai considerata degna di vedere
un Mearas, figuriamoci montarne uno. Quando si fu posizionata in groppa al
destriero si aggrappò alla sua lunga criniera, morbida e splendida. Si allungò
quel poco da consentirle una parola di ringraziamento alle orecchie del
cavallo, che nitrì di rimando e si mise al galoppo verso est.
I Mearas non erano solo splendide creature da osservare,
erano cavalli maestosi e possenti, in grado di percorrere incredibili distanze
nella metà del tempo del più veloce dei destrieri. Eruannie avrebbe preferito
di gran lunga dei pantaloni per una cavalcata, la veste bianca con cui si era
risvegliata con le consentiva di mantenere una posizione molto comoda.
Ombromanto non si fermò nemmeno per riposare quella notte, continuò la sua
cavalcata fino al confine con la foresta di Bosco Atro.
<< Ti ringrazio amico mio>> gli sussurrò
Eruannie, una volta smontata dal Principe dei cavalli. Accostò la sua fronte a
quella dell’animale per qualche secondo.
<< Non dimenticherò quanto hai fatto per me>> e
con riluttanza si congedò dal destriero, dirigendosi verso la foresta, che
sembrava tormentata da un grande male. La bellezza del bosco di Thranduil aveva
lasciato il posto all’oscurità. I maestosi alberi su cui si arrampicava da
piccola con Legolas erano stati sostituiti da tronchi secchi e marci. I raggi
del sole non penetravano più nel folto della boscaglia e le tenebre si erano
impossessati dei sentieri.
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII ***
Capitolo VIII
CAPITOLO VIII
Oscure creature zampettavano all’interno di Bosco Atro,
Eruannie riusciva a percepirne la malvagità. I suoi occhi correvano da una
parte all’altra della foresta, controllando che le ombre non si facessero
troppo vicine.
Le sembrava di camminare da giorni all’interno di
quell’intricato regno di ragnatele e tenebre. Sentiva che le sue forze
sarebbero venute meno da un momento all’altro e inoltre era senza armi, un
altro fantastico "dono" dei Valar.
“Se pensano che io possa difendermi con la forza di una
veste bianca si sbagliano di grosso” pensò, esasperata dalla camminata. Evidentemente
i Valar non avevano pensato di donarle anche un po’ di equilibrio dato che le bastò
mettere un piede in un punto sbagliato per farle fare un piccolo capitombolo.
Rotolò tra le radici di diversi alberi e la terra umida le si appiccicò
addosso.
<< Fantastico, ora sembra che mi sono rotolata nel
fango!>> urlò alla foresta, come se potesse risponderle. Si rialzò
strappando la lunga veste per consentirle di camminare senza inciampare
ulteriormente nei suoi passi. Mosse un piede ma il corpo non lo seguì e si ritrovò
appesa a testa in giù, in una trappola che le fece alzare la gonna.
<< Ma davvero?! Tu mi vuoi uccidere! Adesso che altro,
un esercito di bestie assassine?!>> incrociò le braccia al petto, non
curandosi troppo del fatto che era sporca come se fosse appena uscita da una
battaglia e che penzolava da un ramo di un albero.
Un forte rumore di rami che si spezzano raggiunse le sue
orecchie.
<< Stai scherzando…>> ammutolì non appena sentì altri rumori nel mezzo della
foresta.
<< Vai prima tu!>> una voce nel mezzo della foresta le fece tendere l'udito.
<< Chi ha parlato?>> urlò all'oscurità da cui provenivano i rumori.
<< No! Restate dove siete! >> una vocetta più acuta si rivolse a qualcuno all'interno del bosco.
<<
Maledizione!>> esclamò, per poi cercare di
issarsi e afferrare la corda che la teneva bloccata. Cercò di
districarla
con le mani e con le unghie, ma anche quello fu inutile. I rumori si
fecero sempre più vicini e una massa di voci profonde si unirono
alle due precedenti, alzando insulti e imprecazioni.
<< Un
aiutino?>> chiese guardando verso l’alto,
nella speranza che i Valar potessero sentirla. Non sapeva chi si stesse
avvicinando, ma con tutto il casino che stavano facendo avrebbero
sicuramente attirato le creature del bosco e purtroppo non erano tutte
gentili.
Ma in quel
momento gli dei avevano altro per la testa e
ignorarono Eruannie. La guerriera si issò sul ramo con tutta la
forza che aveva in corpo e cercò qualsiasi cosa potesse aiutarla
a liberarsi. Trovò una piccola pietra lievemente appuntita e
sperò potesse bastare come lama improvvisata. Iniziò a
picchiare sulla corda e cercare di romperla. Le ci vollero una decina
di minuti, ma finalmente riuscì a liberarsi.
<< Che
scherzo spassoso...>> sussurrò più a se stessa che
ad altri. Si mise in ascolto delle voci e si rese conto che stavano
procedendo sempre di più nel folto della foresta.
<<
Avanti, issate Bombur su quella lettiga!>> la voce di Thorin
arrivò alle orecchie di Eruannie che si mise subito sull'attenti.
<< Thorin
>> disse in un soffio, prima di gettarsi nel folto della foresta.
La lieve luce del giorno che illuminava un minimo Bosco Atro aveva
lasciato posto alle tenebre più nere ed Eruannie dovette fare
affidamento a quel poco che riusciva ancora a scorgere
nell'oscurità della notte. Le voci e i rumori dei nani
cessarono, lasciando posto agli scricchiolii tra gli alberi. Eruanni
ricordava di aver corso tra quelle fronde insieme al principe Legolas
molti anni prima, conosceva a memoria ogni centimetro di quella
foresta, ma negli anni qualcosa l'aveva cambiata e ora non riusciva
più a orientarsi.
<<
Maledetti nani!>> imprecò in Khuzdul, mentre socchiudeva
gli occhi per concentrarsi più a fondo sui rumori che avvertiva
in lontananza. Un forte boato di alberi spezzati e un gridolino le
giunsero alle orecchie e la guerriera scattò in direzione di
esso. Si ritrovò nel mezzo di un nido di ragni giganti e
pensò che fosse assurdo che Thranduil lasciasse vagare quelle
creature per il suo reame. Si fermò sul ramo di un albero per
ponderare sulla mossa successiva. Vide dei bozzoli di ragnatele che
pendevano dal nido, come dei salami appesi in una dispensa,
sperò con tutta se stessa che fossero delle prede e non
involucri pieni della progenie di quelle creature ripugnanti. Un
brivido le corse lungo la schiena e si voltò appena in tempo per
individuare un grosso ragno che si dirigeva nella sua direzione. Aveva
la pietra ancora con sé, ma non sarebbe mai bastata per
affrontare un branco di ragni giganti. Si issò sul ramo
più vicino con appeso uno dei bozzoli e decise di rischiare la
sorte: se fossero state larve di ragno avrebbe cacciato un urlo
talmente forte che anche la corte di Thranduil avrebbe sentito, se
fossero state prede avrebbe salvato la vita di qualcuno. Con la
pietra della fortuna nella mano della spada iniziò ad incidere
lungo il bozzolo e si sbarazzò delle ragnatele, quello che vi
trovò oltre le fece venire un tuffo al cuore. Kili penzolava
mezzo addormentato dal ramo, come se fosse stato sotto un potente
incantesimo del sonno.
<<
Avanti, Durin! Svegliati!>> squittì verso il nipote di
Thorin, che dal canto suo si lamentò come un poppante che non
vuole alzarsi dal letto la mattina.
<< No,
mamma...ancora qualche minuto...>> sbuffò oltre i baffi
scuri, facendo sogghignare Eruannie come una sorella maggiore molto
dispettosa. Tappò il naso e la bocca del nano, aspettando che si
destasse da quell'incantesimo. Il nipote di Thorin si svegliò
annaspando e dibattendosi e non appena incontrò gli occhi di
Eruannie si bloccò, assumendo l'espressione di chi ha appena
visto un fantasma. La guerriera gli sorrise e gli fece segno di non
parlare, liberandolo dalla presa da soffocatrice seriale. Con un gesto
della mano gli fece segno rivolta a tutti gli altri bozzoli intorno a
loro: dovevano liberare i loro compagni, le spiegazioni avrebbero
atteso.
Kili le
allungò un pugnale e insieme iniziarono a muoversi sui rami
degli alberi, silenziosi come ombre, incuranti del fatto che qualcuno
dall'alto li stava osservando. Un gigantesco ragno peloso e
raccapricciante era appostato proprio sopra alle loro teste,
allungò una zampa per afferrare Eruannie che litigava con le
ragnatele per liberare Bofur. Uno stridio di lamento avvertì la
guerriera del pericolo incombente e si voltò giusto in tempo per
vedere il piccolo Bilbo che abbatteva la creatura. Lo hobbit si
bloccò vedendola e inarcò le sopracciglia, aprendo di
poco la bocca come per dire qualcosa. Eruannie intercettò il suo
sguardo e lo pregò mentalmente di non fare rumore, dovevano
cogliere i ragni alla sprovvista o sarebbe stata la loro fine. Il
mezz'uomo l'aiutò a liberare tutti i loro compagni, dividendosi
il compito con Kili. Eruannie, che era la più agile dei tre,
saltava sui rami tagliando le ragnatele che tenevano ancorati i bozzoli
al nido, lasciandoli poi cadere sulle ampie ragnatele sottostanti in
modo che attutissero la caduta. Bilbo, il più silenzioso e il
più piccolo, si occupava di controllare che non arrivassero
altri ragni, mentre Kili liberava gli altri nani e li risvegliava.
<<
Undici, dodici>> la guerriera arrivò all'ultimo bozzolo e
ringraziò che Gandalf non avesse chiamato un'armata di nani per
quella missione. Quando incise l'ultima ragnatela si accovacciò
al ramo che la stava ospitando e, con un profondo sospiro, fece una
capriola all'indietro, lasciandosi cadere tra rami e ragnatele,
atterrando esattamente in mezzo ai nani, intenti a ripulirsi e a
imbracciare le armi.
<< Ben
trovati, amici miei! >> disse non appena fu a terra, attirando su
di sé le occhiate sconvolte dei nani, in particolare quella del
loro re.
<< Vi
sono mancata?>> chiese osservandoli e inarcando un sopracciglio,
divertita dalle loro espressioni. Ridacchiò e si voltò
verso Thorin.
<< Le
spiegazioni verranno a tempo debito, avete perso il sentiero e se non
ci sbrighiamo quegli esseri che vi hanno intrappolato verranno a
risquotere il loro premio!>> si rivolse al re dei nani con quanta
più enfasi possibile, ma lui era perso a contemplare la sua
figura e nella sua testa sfrecciavano mille domande e insulti per
avergli fatto credere che fosse morta, per la seconda volta!
<< Tu...tu sei...>> iniziò il figlio di Thráin, puntando i suoi occhi glaciali in quelli di lei.
<<
Sì, sono viva e no, non sono un fantasma. Ora
muoviamoci!>> si voltò verso Kili e gli lanciò il
pugnale che le aveva prestato.
<<
Preferisco le frecce, dammi l'arco>> il nano non se lo fece
ripetere, erano tutti troppo sconvolti dalla sua visione per
protestare, così l'assecondarono. Che fosse un fantasma o
un'allucinazione della foresta li aveva comunque aiutati nella trappola
dei ragni. Gettò la faretra di Kili in spalla e impugnò
l'arco, non era maneggevole come il suo ma per una caccia alle bestiole
oscure poteva bastare.
<<
Seguitemi!>> ordinò ai compagni, iniziando a correre verso
quella che sperò essere la direzione corretta. Il sole doveva
essere sorto, una tenue luce si insinuò tra i rami delle grandi
querce, illuminando un poco il cammino.
Eruannie
percepì dei movimenti alle loro spalle, tante piccole zampe che
correvano da tutte le direzioni. Erano circondati e l'unica soluzione
era combattere contro il loro nemico peloso.
<< In
posizione, figli di Durin! Ci attaccheranno cercando di stringerci nel
centro, dobbiamo impedirgli di accerchiarci completamente!>> si
voltò e guardò i suoi compagni, ancora increduli ma
pronti a combattere.
<< Sono io e sono viva, ora combattete>> disse loro con più dolcezza dell'ordine precedente.
I ragni
piovvero addosso alla Compagnia come frecce scagliate da un esercito di
orchi. In mezzo a quel caos di fendenti e tentativi da parte delle
creature di sopraffarli, la guerriera non udì l'arrivo di un
secondo pericolo per i nani. Stava combattendo schiena contro schiena
al fianco di Dwalin, come avevano già fatto in precedenza.
Pensò che fosse triste che il nano non potesse ricordarsi di
tutti i bei momenti che avevano passato insieme.
"Distrutto il
male dentro ad Erebor ti restituirò i ricordi, caro amico"
conficcò una freccia tra gli occhi di un ragno, parando poi con
l'arco il tentativo di una creatura di azzannarla. L'urlo di battaglia
di Thorin la distrasse quel poco che servì a una bestia per
afferrarla per un piede. La alzò sopra alla sua testa e la
sbalzò contro a un albero, facendole emettere un suono di dolore
indescrivibile. Il ragno era a un soffio da lei, fece scoccare le
tenaglie che aveva al posto della bocca e si lanciò in avanti,
pronto a mangiare la sua preda, ma una freccia gli si conficcò
tra le fauci prima che potesse provarci. Eruannie inarcò il capo
di lato, quella freccia non era dei nani. Alzò lo sguardò
e si accorse che delle figure molto più aggraziate dei nani
stavano attaccando i ragni.
Si alzò e pensò a disfarsi delle creature che incontrava sul suo cammino verso il re dei nani.
<<
Thorin, non ti piacerà ma...>> la sua frase fu interrotta
dalla sagoma di un elfo biondo che si faceva sempre più vicina a
loro, puntando contro il volto di Thorin la sua freccia. Eruannie si
piazzò davanti al nano con estrema agilità, rimanendo
impassibile quando la punta della freccia le arrivò a un soffio
dal viso. Il principe di Bosco Atro non aveva più il suo tipico
sorriso sereno ad adornargli la faccia, bensì li guardava con
aria torva, ponderando se scoccare la freccia o meno.
<< Non
pensare che non voglia uccidere i tuoi compagni nani, donna>>
sputò fuori, rendendo i suoi occhi due fessure blu impenetrabili.
<< Non
siamo tuoi nemici, Legolas>> parlò in elfico, per
sottolineare il concetto. Depose l'arco e alzò le mani in segno
di resa, sperando che al vecchio amico fosse rimasto un po' di buon
senso. L'elfo sembrò pensarci qualche secondo, quando vide che
anche i nani avevano deposto le loro armi, ormai circondati dai suoi
soldati, abbassò l'arco.
<< Chi sei?>> chiese poi, rendendo impossibile ai nani la comprensione di quel dialogo.
<< Non mi
riconosci? Eppure una volta i tuoi occhi non erano che per me, Legolas
Verdefoglia>> Eruannie mosse un passo verso l'amico, tenendo
sempre le mani aperte davanti a sé.
<< Sono
Eruannie, figlia di Elwing, signora di Imladris e amica di lunga data
di tuo padre Thranduil>> la guerriera puntò i suoi occhi
in quelli dell'elfo, aspettando e pregando i Valar che le credesse. La
risposta non tardò ad arrivare, Legolas sollevò di nuovo
l'arco, puntandoglielo contro.
<< Cosa
siete, oltre a essere una bugiarda ovviamente>> il principe di
Bosco Atro non apparve credere alle parole della vecchia amica e chi
poteva dargli torto? Infondo quella davanti a lui non assomigliava per
niente alla guerriera che aveva conosciuto un tempo ed Eruannie non
poteva provare davvero chi fosse, le sue armi erano andate perdute
quando era caduta per mano di Azog, quanto alla parola dei nani sarebbe
stata inutile.
<<
Legatela, forse in una cella deciderà di collaborare e si
renderà conto dell'inutilità dei nani>> l'elfo si
rivolse ai suoi soldati che non se lo fecero ripetere due volte, poi la
superò e si rivolse a Thorin.
<< Ah
è così che tratti i vecchi amici, Legolas?!>> non
vide il volto del principe, ma sapeva benissimo che aveva alzato gli
occhi al cielo. Una guardia le si avvicinò e le legò i
polsi, per poi proseguire perquisendo e legando anche i suoi
compagni.
<<
Legolas, fammi una qualsiasi domanda e io ti risponderò, mettimi
alla prova!>> lo implorò, avvicinandosi alla schiena
dell'elfo che aveva appena dato del ladro a Thorin, requisendogli
Orcrist.
<< Questa
imbavagliatela, parla troppo>> ordinò lui ai soldati,
dandole semplicemente le spalle e proseguendo con la perquisizione dei
nani.
<<
Legolas Thranduilion! Giuro sulla mia spada che appena mi libero ti
rifaccio il sedere a suon di...>> un soldato le coprì la
bocca con un pezzo di stoffa impedendole di finire la frase. Eruannie
si dimenò, scalciando e imprecando in elfico contro il uso
vecchio amico, ma non servì a nulla. Li condussero alla corte di
re Thranduil e li imprigionarono nelle segrete, luogo che Eruannie non
aveva mai visitato nonostante gli anni trascorsi nel Reame Boscoso. Li
divisero in modo che nessuno di loro condividesse la cella con gli
altri, tattica astuta per evitare che potessero organizzare un piano di
fuga.
<< Ora
è il momento delle spiegazioni, Ann...>> era stato Balin a
parlare, dall'oscurità della sua cella. Il nano aveva ragione,
doveva spiegare loro come aveva fatto a tornare dalla morte.
<<
Già, come sei sopravvissuta alla caduta?>> la voce di Kili
le scaldò il cuore, ma era quella di Thorin che voleva sentire.
Troppe volte il fato li aveva separati, ma altrettante li aveva riuniti.
<< La
verità è che non sono sopravvissuta, Kili>>
sussurrò stremata la guerriera, scivolando sul pavimento di
pietra della sua cella.
<< I
Valar hanno deciso di offrirmi una seconda opportunità sulla
Terra di Mezzo, credo che abbiamo in serbo per me molto più di
quello che possiamo immaginare>> concluse la mezz'elfa,
avvicinando le ginocchia al petto nel tentativo di scaldarsi.
Un rumore di
chiavi fece zittire i nani, che si misero subito sull'attenti. Legolas
sfilò tra le loro celle e andò dritto da Eruannie,
scrutando la sua figura con un'espressione pensierosa in volto.
<< Non
crucciarti, Leg. Sono davvero io...in un corpo diverso, come puoi
vedere>> si alzò e si avvicinò alle sbarre della
cella, fissando l'elfo dritto negli occhi color del cielo. Legolas era
uno degli elfi più belli che Eruannie avesse avuto il privilegio
di incontrare, neanche Glorfindel, l'elfo più bello e aggraziato
di Imladris, poteva concorrere con il principe di Bosco Atro.
Nonostante il cuore della guerriera fosse già stato preso,
stravolto, spezzato e ricomposto dal re dei nani, Eruannie non
poté fare a meno di constatare quello che la sua mente le
rammentava: Legolas era bello. Sorrise al vecchio amico e
allungò una mano per sfiorargli il volto, ma l'elfo si
scostò.
<< Non
vengo per fare conversazione, ladra>> le porse un pacchetto di
stoffa e se ne andò. Il cuore di Eruannie fece un salto e poi
tornò al suo posto. Legolas era stato il suo migliore amico da
quando Thranduil lo affidò a lei per il suo addestramento.
Sapeva bene che lui nutriva molto più della semplice devozione
per la propria maestra d'armi, ma il re non avrebbe mai permesso al
proprio figlio di mescolarsi con una creatura come lei: mezzo elfo e
mezzo nano, pur essendo di stirpe reale e l'immortale più forte
sulla Terra di Mezzo. Così i due erano rimasti semplici amici,
erano rimasti in contatto quando lei era partita alla volta di Erebor e
lui aveva pianto di dolore quando gli era giunta voce della sua morte,
giurando a se stesso che non avrebbe mai più provato quel tipo
di sentimento nei confronti di nessun altro essere vivente. Quella che
aveva trovato nella foresta non era Eruannie, solo una bugiarda che
voleva far cedere le sue difese da tempo ben consolidate.
Il principe si
voltò un'ultima volta a guardare la compagna dei nani,
chiedendosi se forse il suo cuore non stesse sbagliando nei confronti
della guerriera, poi se ne andò silenzioso così come era
arrivato. Sentì che le guardie stavano tornando nelle segrete e
si affrettò ad aprire il pacchetto, trovando al suo interno
indumenti di fattura elfica.
Non erano abiti
degni della corte di Thranduil, ma l'avrebbero coperta di più
della semplice veste che le avevano donato i Valar quando era tornata
in vita. Approfittando della solitudine della cella, si spogliò
e indossò la casacca verde e i pantaloni di velluto neri, che
infilò negli stivaletti.
<< Finito
con lo spogliarello?>> la voce di Thorin giunse alle sue orecchie
facendola sorridere e arrossire lievemente.
"Oh andiamo!
Sembri una scolaretta, Ann!" pensò voltandosi verso il re dei
nani. Lo avevano rinchiuso nella cella davanti alla sua e poté
finalmente bearsi degli occhi color del ghiaccio del nano.
<< Ti
hanno offerto un accordo?>> chiese la voce di Balin, c'era della
speranza nella sua frase, ma sia lui che Eruannie sapevano bene che non
sarebbe stato Thorin Scudodiquercia a scendere a patti con gli elfi,
soprattutto non con re Thranduil.
<< Certo
che hanno offerto un accordo...>> sospirò lui, tastando le
sbarre come per cercare una falla nella creazione della sua cella.
<< Dimmi
che hai accettato>> supplicò Eruannie, sporgendosi dalle
sbarre e guardando il suo re, che assunse uno sguardo beffardo e
altezzoso.
"Degno di un figlio di Durin" pensò la guerriera, mentre si permetteva di indugiare nei suoi occhi.
<< Gli ho
detto che Ishkh khakfe andu null!>> urlò il re di Erebor,
guardandosi intorno nella speranza che tutti gli elfi nei paraggi
potessero sentirlo. Eruannie fece roteare gli occhi per poi tornare a
guardare Thorin.
<< Il
solito caprone maleducato!>> sbottò guardandolo con aria
di rimprovero, sguardo che fu subito ricambiato da una faccia non molto
amichevole di Thorin.
<<
Sì e non ho paura a ripeterlo, Thorin! Ti amo, ma sei un caprone
quando si tratta di fare accordi, soprattutto con gli elfi!>> le
parole le uscirono così naturali che non si rese nemmeno conto
di quello che aveva appena detto. Il re dei nani aveva la bocca
così spalancata per la sorpresa che la barba quasi gli toccava
terra.
<< Oh per
favore, ho detto solo la verità...>> si difese lei,
accovacciandosi a terra e incrociando le braccia al petto.
<<
Figliola, calmiamo gli animi e collaboriamo per uscire da
qui...>> la voce serena e pacata di Balin la raggiunse,
calmandole i nervi.
<< ...se
non sbaglio, tu sei stata ospite di re Thranduil per molti anni, dico
bene?>> continuò il nano, facendo su e giù nella
cella e facendo lavorare i neuroni per escogitare un piano.
<<
Sì, ma non ho mai visto le segrete. Ehi, che fine ha fatto
Bilbo?!>> si alzò di scatto e passò in rassegna le
celle, nella speranza di scorgere il piccolo amico.
<<
Eccomi!>> lo hobbit sbucò dal nulla, letteralmente. Solo
allora Eruannie si rese conto che qualcosa era cambiato nel mezz'uomo,
se quando lo aveva incontrato a Imladris era circondato da un'aura di
pace e serenità, ora un'ombra sembrava aleggiare intorno
all'amico.
Lo hobbit aveva
con sé un mazzo di chiavi e con agilità e scaltrezza
liberò i suoi compagni. Kili e Fili si corsero incontro e si
abbracciarono. Eruannie si chiese cosa avrebbero fatto se mai si
fossero dovuti separare quei due. Thorin le si avvicinò e lei
pensò subito che le avrebbe fatto una ramanzina per averle dato
del caprone poco prima. Invece la sorprese, l'abbracciò di
slancio, incurante dei nani che li circondavano.
<<
Pensavo di averti persa un'altra volta, Ann...>> le
sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire di gioia mista al
desiderio di saltargli addoso. Dovette resistere a quel pensiero e
concentrarsi sulla fuga. Si allontanò leggermente dal petto del
nano per guardarlo negli occhi.
<<
Tornerò sempre da te>> disse semplicemente, per poi
staccarsi da lui controvoglia. Bilbo li condusse alle cantine dove
spesso Eruannie si era ubriacata insieme a Legolas. Sorrise al ricordo
delle gare di bevute che faceva con l'amico, sembravano così
lontani quei ricordi, come dissolti nel fumo del tempo. Le guardie si
erano addormentate per il troppo vino ingurgitato e la guerriera li
invidiò leggermente, erano così spensierati da potersi
permettere di alzare il gomito.
Bilbo convinse
i nani a infilarsi nei barili di vino vuoti, posizionati su una
piattaforma che consentiva alla corrente del fiume di portarli a valle
dove sarebbero stati prelevati dal chiattaiolo.
<< Bilbo,
i barili sono quattordici, noi siamo quindici!>> protestò
Eruannie, aiutando il piccolo Ori a infilarsi in un barile.
Sentì una presa ferma sul braccio, Thorin la stava trascinando
alla testa dei barili. Non servirono parole per farle capire l'idea del
nano e con agilità saltò nel barile in alto, allungando
poi una mano per aiutare il re dei nani. Era da tempo che non stavano
così vicini ed era ovvio che entrambi avevano desiderato quel
momento a lungo, non capitava spesso di poter stare così lontani
dagli occhi degli altri compagni. Bilbo consigliò a tutti di
prendere un bel respiro e tirò la leva che consentì a
tutti i barili di scivolare nella botola. Thorin strinse Eruannie a
sé, non che lo spazio a disposizione fosse sufficiente per stare
lontani.
Poi una sensazione di nausea la invase e un forte mal di testa la fece piegare.
<<
Pensi davvero di poter ricostruire una vita con Scudodiquercia? Pensi
che possa salvarsi dalla malattia del Drago? >>
Una
risata inquietante circondò Eruannie, che rabbrividì
riconoscendo lo stregone che aveva intrappolato nell'Arkengemma.
<<
Vuoi un assaggio della mia forza? Forse così ti convincerai che
la mia è la parte vincente da cui stare!>> al termine di
queste parole, un dolore penetrante trapassò il corpo di
Eruannie come una spada incandescente, facendole assumere una posizione
per niente naturale. La guerriera urlò di dolore e sentì
i suoi compagni lamentarsi con Thorin per farla tacere o li avrebbero
scoperti.
<<
Che succede?>> la voce lontana di Thorin la raggiunse in quella
landa di ombre e oscurità. Ma lo stregone la teneva incatenata
nella sua illusione, colpendola più e più volte con la
sua magia nera.
Eruannie
si ritrovò circondata dal fuoco infernale dello stregone, che le
tolse l'aria. Fruste di fuoco la colpirono al volto e alla
schiena, facendola rotolare per terra.
<< Ne hai
avuto abbastanza? Cederai al potere dell'Oscuro?>> la voce dello
stregone la richiamò, mentre la sua mente cercava disperatamente
di scappare da quella visione.
<< Io non
mi unirò mai né a te né al tuo padrone, razza di
sozzura!>> urlò la guerriera, ruggendo come un drago. Lo
stregone assunse un ghigno divertito e fece scoccare una frusta di
fuoco contro il suo addome, facendola piegare per il dolore. Sapeva che
era tutto nella sua testa, doveva trovare il modo per fuggire da
quell'inferno.
<< E sia!
I Valar non ti concederanno un'altra possibilità, ti
ucciderò e questa volta sarà per sempre!>> un'altra
frusta di fuoco si abbattè su Eruannie, poi il buio l'avvolse.
Angolino autrice:
Perdonate
l'intrusione, ma dato che è da tanto che non aggiornavo la
storia volevo solo ringraziare chi la sta seguendo nonostante il tempo
passato! Spero stiate tutti bene, comunque sto approfittando del tempo
che ho a disposizione ora per procedere e concludere questa avventura!
Inizio ad informarvi che ho intenzione di scrivere un seguito, che ho
già in cantiere se vorrete continuare a seguire le avventure di
Eruannie!
Vi auguro una buona settimana, un bacione!
Giuls
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Capitolo 10 *** Capitolo IX ***
Capitolo IX
CAPITOLO IX
Sentiva il suo corpo bruciare, il dolore penetrava fino alle
ossa e le toglieva il respiro. Aveva paura a muovere qualsiasi muscolo, temeva
che il fuoco sarebbe penetrato più in profondità, fino a consumarla
completamente. Annaspava alla ricerca di ossigeno, ma tutto quello che ottenne
furono fitte ancora più dolenti che fecero uscire un suono straziante dalla sua
bocca. Lo stregone ci aveva dato dentro con la sua magia del fuoco e lei si
pentì amaramente di non sapere come tirare fuori la sua di magia dal ciondolo
di Thorin. Un altro lamento le uscì dalla bocca, mentre qualcuno le posizionava
una pezza fresca in fronte. Era come essere immersi nella lava e tirati fuori
poco prima che questa sciogliesse la carne, tutto in una sadica danza infinita.
Non ricordava di aver mai sperimentato un dolore tanto forte e intenso, nemmeno
quando la lama dello Stregone di Angmar l’aveva trafitta nella guerra contro
Sauron.
Delle forti braccia la tennero schiacciata al terreno,
mentre qualcuno le versava addosso una sostanza oleosa che fece bruciare ancora
più velocemente il suo corpo.
“No! Cosa fate?” voleva urlare alle persone che la
circondavano, ma non riusciva a emettere altri suoni se non i versi di lamento
che le uscivano di tanto in tanto dalla bocca.
<< Sei sicuro che questa cosa sia necessaria?>>
chiese la persona che la stava tenendo ferma, con un accenno di preoccupazione
nella voce.
<< Sicuro, Thorin. Ci metterà qualche ora ad agire,
dobbiamo lasciarla riposare e aspettare>> rispose un’altra voce che
Eruannie conosceva.
“Oin” pensò sorridendo tra sé, mentre le fiamme la
mangiavano dentro.
Un altro urlo le uscì dalla bocca prima che potesse
fermarlo.
<< Non hai qualcosa per il dolore?>> più che una
richiesta ad Eruannie suonò come un ordine e infatti pochi secondi dopo
qualcuno le versò qualcosa di tiepido in bocca, aiutandola a deglutirlo.
Ringraziò mentalmente chiunque le avesse dato l’intruglio che diede risultati
poco dopo, facendola cadere in un sonno senza sogni.
Thorin si concesse qualche secondo prima di alzarsi e
allontanarsi dal corpo della guerriera. Si avvicinò a Balin e insieme
concordarono che fosse meglio spostarsi prima che gli elfi si accorgessero
della loro fuga, anche se entrambi erano sicuri che fossero già sulle loro
tracce. Fili e Kili costruirono una lettiga per trasportare Eruannie e la
fecero distendere su di essa.
<< State attenti>> il re dei nani si rivolse ai
nipoti, lanciando uno sguardo severo ai due.
<< La zietta è al sicuro, tranquillo>> ironizzò
Kili, causando la risata sguaiata del fratello.
<< Volete attirare su di noi i dannati elfi?!>>
tuonò Dwalin, guardandosi intorno guardingo. I due fratelli si guardarono
trattenendo a stento una risata, quando una voce alle loro spalle li fece
pietrificare.
<< Non muovetevi>> sussurrò semplicemente
l’uomo. Puntava una freccia direttamente alla nuca del giovane Durin, facendo
saettare lo sguardo su tutti i componenti della Compagnia.
<< Via via, signore! Non stiamo facendo nulla di
male!>> Balin si fece strada tra i nani e si posizionò davanti all’uomo,
pronto a contrattare.
<< Cosa ci fate in queste terre?>> continuò lo
sconosciuto, abbassando l’arco.
<< Stiamo facendo visita ai nostri parenti sui Colli
Ferrosi>> Balin era un ottimo attore, ma l’uomo era fin troppo sospettoso
per lasciarsi incantare. Iniziò a recuperare i barili che avevano usato per la
fuga e li caricò sulla sua chiatta. Il lampo di un’idea balenò sul volto del
nano dalla barba bianca, che si avvicinò all’imbarcazione.
<< Sono sicuro che avrai delle bocche da sfamare che
ti attendono a casa, quanti figli hai?>> chiese mettendosi le mani nelle
tasche della casacca. Il barcaiolo continuò nel suo lavoro mentre rispondeva
alle domande di Balin e trovava un accordo. L’uomo avrebbe trasportato i nani
sul fiume fino ad Esgaroth, lì avrebbe dato loro armi e cibo e le loro strade
si sarebbero divise.
<< E come pensate di fare a trasportare lei,
sentiamo?>> chiese fissando Balin, mentre con la testa indicava Eruannie.
La soluzione non tardò ad arrivare.
<< Ha sembianze umane, potreste fingere che sia una
vostra parente, che ne dite?>> propose la vocetta astuta di Bilbo,
concentrando su di sé lo sguardo di tredici nani stanchi e dell’uomo
sospettoso.
<< Potrei, ma faranno domande…questo vi costerà un
extra>> concluse il chiattaiolo, aiutando i nani a posizionare la
guerriera ai piedi del timone.
L’uomo fece salire i nani che iniziarono a mettere insieme
il pagamento richiesto dal barcaiolo, mentre Thorin vegliava su Eruannie.
La guerriera scottava per la febbre ed era scossa da
violenti brividi. Il nano si sporse dalla chiatta e bagnò un pezzo di stoffa,
per poi posarglielo sulla fronte, tamponando il volto della mezz’elfa.
<< Un grande malanimo sembra tormentarla>> Balin
si avvicinò all’amico, accomodandosi al suo fianco e contemplando anche lui il
viso della guerriera.
<< Credo che il suo ritorno le sia costato la sanità
mentale>> proseguì Thorin, senza distogliere lo sguardo da Eruannie. Con
la mano libera afferrò una di quelle fini di lei, riscoprendo solo allora
quanto erano piccole e morbide in confronto alle sue.
<< La osservo da quando l’abbiamo ritrovata a
Imladris, sembra che la sua mente la intrappoli in alcune visioni e solo i
Valar sanno su cosa>> portò una mano della mezz’elfa alla bocca, facendo
scorrere il dorso lungo le labbra e solleticandola con la sua barba. La nebbia
li avvolse, erano sempre più vicini ad Esgaroth, sempre più vicini alla
Montagna Solitaria.
<< Manca un giorno al Di’ di Durin, se non dovesse
svegliarsi dovremo lasciarla indietro>> osservò Balin, guardando le rughe
erano comparse sulla fronte dell’amico. Thorin si limitò ad annuire, non
distogliendo lo sguardo da Eruannie.
Aveva perdonato la guerriera e, nonostante le sembianze non
fossero quelle della SUA Eruannie, aveva imparato ad amarla di nuovo, apprezzando
la sua forza e il suo coraggio, di cui aveva avuto prova nello scontro con
Azog.
<< Ci siamo, datemi il denaro, presto!>> il
barcaiolo, che Bilbo scoprì chiamarsi Bard, fece nascondere i nani nelle botti
e traghettò la chiatta fino a un piccolo porto.
Eruannie si agitò nell’angolo dove l’avevano lasciata, il
fuoco sembrava diminuire la sua morsa ma la teneva incatenata a terra. Un
lamento le sfuggì dalla bocca e si dimenò nel sonno, preda degli incubi causati
dalla fine dell’effetto dell’intruglio di Oin. Le fiamme la circondavano e le
impedivano di muoversi.
“Se solo sapessi come liberare la mia magia!” pensò
afferrando il ciondolo di Thorin.
“Forse…” tirò con forza il ciondolo, strappando la
cordicella di cuoio che lo teneva al suo collo. Osservò il fumo all’interno
della pietra blu e percepì una voce in una lingua antica che sembrava vorticare
intorno a lei.
“La principessa di Valinor si desterà dal suo sonno” si
guardò intorno facendo saettare gli occhi verdi in ogni direzione, nel
tentativo di individuare il proprietario della voce.
“L’avversario attenderà il suo ritorno, pronto a scatenare
la sua ira sul mondo. Ma la guerriera avrà un’arma a lui sconosciuta, da questa
dipenderà l’impresa e la sua riuscita” quella che inizialmente era una flebile
luce nel mezzo del ciondolo si fece sempre più grande e abbagliante.
“Rinunciare al suo tesoro dovrà se la speranza sulla Terra
di Mezzo riportare vorrà” dovette chiudere gli occhi per non rimanere
acciecata. Quando li riaprì si ritrovò sdraiata su una chiatta, circondata da
botti piene di pesce. Si alzò di scatto e si ritrovò accanto a un uomo, le sue
vesti lo facevano sembrare un semplice barcaiolo, ma il suo portamento rivelava
la sua appartenenza a una stirpe regale. Eruannie e l’uomo si osservarono per qualche
istante, poi l’uomo parlò.
<< Avevo paura che mandassi in malora il piano con le
tue urla>> sussurrò lui, cercando di non farsi sentire dalle guardie che
pattugliavano le mura della città. Eruannie aggrottò la fronte e si sporse
verso l’uomo.
<< Chi sei e dove mi trovo, parla in fretta!>>
ordinò con fierezza, mentre con una mano cercava una qualsiasi arma che potesse
usare per difendersi dal suo rapitore.
<< Siediti e reggimi il gioco, io sono tuo zio Bard e
mi stai aiutando a portare questo pesce>> l’uomo fissò dritto davanti a
sé, erano quasi arrivati al punto di controllo della città.
<< Dove sono i miei compagni?>> sibilò la
guerriera, guardandosi intorno disorientata.
<< Shhh, siamo qui, reggi il gioco dell’uomo!>>
la vocetta di Bilbo fece capolino da uno dei barili di pesce, cosa che fece
alzare un sopracciglio ad Eruannie.
<< Sei uno stregone? Li hai trasformati in
pesci?!?>> sbottò saltando più vicino all’uomo, senza notare quello che
stava succedendo sotto ai suoi piedi.
<< Vi sto aiutando ad entrare nella città di Esgaroth
e ti dispiacerebbe smetterla di ghiacciarmi la chiatta?>> la faccia di
Eruannie fece trasparire tutta la sua incomprensione, si osservò i piedi e notò
che aveva lasciato delle lastre di ghiaccio al suo passaggio.
<< I miei poteri…>> sussurrò scuotendo la testa.
<< Sì tutto molto bello, ora taci e lascia parlare
me>> Bard la zittì e si sporse verso la postazione di guardia. Eruannie
sbuffò e si lasciò cadere sul pavimento della chiatta, osservando le sue mani.
Qualcuno doveva averle fatto una medicazione improvvisata, era ricoperta da
stracci di stoffa impregnata di un unguento contro le bruciature. Il bendaggio
copriva dalle braccia fino al torace, avvolgendola come una mummia.
“Le fruste di fuoco…quell’essere mi ha causato ferite vere” ripensò
al dannato stregone che la tormentava con le visioni e lo maledisse in nanico
antico.
<< Buongiorno Percy>> l’uomo salutò il doganiere
e tirò fuori un foglio di carta dalla sua giacca malandata.
<< Niente da dichiarare?>> chiese il guardiano,
afferrando il pezzo di carta che Bard gli offriva.
<< Niente, se non la voglia di tornare a casa>>
il chiattaiolo si lasciò sfuggire un veloce sorriso in direzione del
conoscente.
<< Ben detto, ecco a te Bard, tutto in ordine…>>
l’uomo stava per riconsegnargli il suo permesso quando un terzo uomo si
intromise, strappandoglielo dalle mani.
<< Non così in fretta! Se ben ricordo, Bard, tu hai il
permesso di trasportare barili vuoti, non pieni di pesce!>> il nuovo
ometto fece accapponare la pelle ad Eruannie, che assunse un’espressione di
disgusto alla vista del viscido leccapiedi che si era frapposto tra loro e la
destinazione.
<< Oh andiamo! Lo vedo con i miei occhi che questa
città sta morendo di fame, cosa ti cambia se Bard decide di portare del pesce
per sfamarla?>> Eruannie scattò verso l’omino, talmente sudicio che se
gli avesse strizzato i capelli sarebbe colato olio. Il viscido omuncolo la
osservò, passandosi la lingua sulle labbra.
<< E questa chi sarebbe, un nuovo passatempo, Bard?
Dovresti essere disponibile a condividere!>> anche la voce sembrava
intrisa dal viscidume dell’uomo ed Eruannie arretrò cercando di contenere la
rabbia che sentiva montarle dentro, con i poteri era tornata anche la costante
ira.
<< È mia nipote, ti prego di scusare la sua lingua impertinente,
la sorella di mio cugino di terzo grado da parte di madre l’ha affidata a me
per farle imparare le buone maniere a suon di lavoro>> Bard si frappose
tra lei e l’omuncolo, cercando di calmare le acque.
<< Versate il pesce in acqua>> ordinò poi
l’uomo, ghignando sotto i baffi irti e facendo per andarsene.
<< Se lo fai, dovrai rispondere al popolo affamato che
verrà a bussare alla porta del governatore!>> esclamò Bard, mentre i
soldati dell’uomo si facevano strada tra i barili e iniziavano a versarne il
contenuto nel lago.
L’uomo si bloccò, sempre dando le spalle a Bard e alla
guerriera, che si scambiarono una rapida occhiata.
<< Fermi!>> tuonò poi, dopo quelli che parvero
secondi interminabili. I soldati si fermarono e rimisero i barili al loro posto,
per poi lasciare la barca. Eruannie non poté fare a meno di notare la stizza
dipinta sul volto dell’omuncolo, che si dileguò tra le guardie. Bard tirò un
sospiro di sollievo e tornò al timone, Eruannie lo seguì accoccolandosi su una
cassa vicina.
<< Chi diavolo era quel verme? Per poco non lo
congelavo!>> la guerriera creò un bicchiere di cristallo con la mente e
lo riempì di acqua, sorseggiando soddisfatta. Non era per niente arrugginita,
era come se la magia non l’avesse mai abbandonata.
<< Quello era Alfrid, il tirapiedi del
Goverantore>> rispose Bard, virando a destra e dirigendo la barca al
porto della città. Eruannie emise un grugnito di disgusto, offrendo un
bicchiere all’uomo che accettò.
<< Cosa siete voi? Una strega?>> chiese lui,
osservando l’acqua al suo interno.
<< È acqua, tranquillo>> disse rivolgendogli un
sorriso e facendo sparire il suo bicchiere ormai vuoto.
<< E no, non sono una strega. Sono una mezz’elfa,
mezzo elfo e mezzo nano, sono nata a Valinor e per questo i Valar mi hanno
fatto dono di alcuni poteri. So fare diversi incantesimi, ma se non li tengo a
bada rischio di scatenare la mia forza senza controllo, come poco fa con il
ghiaccio>> spiegò lei, alzandosi una volta raggiunto il porto. Con un
calcio rovesciò i barili che ospitavano i suoi compagni e aiutò Bilbo a
liberarsi dei pesci.
<< Grazie, vedo che stai meglio>> il piccolo
mezz’uomo sorrise alla guerriera che ricambiò il gesto e annuì.
<< Sì, a quanto pare devo ringraziare te se questi
degenerati non mi hanno abbandonata sulle sponde del fiume>> Eruannie
rise e scompigliò i capelli dello hobbit, aiutandolo poi a scendere dalla
chiatta.
<< Sono contento che stai bene, Ann>> le disse
il mezz’uomo sottovoce, mentre la guerriera lo seguiva a terra.
<< Benvenuti ad Esgaroth>> disse Bard, dopo aver
consegnato il pesce a uno degli abitanti della città.
“Esgaroth” pensò Eruannie, mentre si sforzava di trattenere
una lacrima. Erano passati anni da quando aveva messo piede l’ultima volta
nella città sul lago. Erano sempre più vicino ad Erebor e poteva percepire
l’entusiasmo nel cuore dei suoi compagni, ma il suo era irrequieto. La
mezz’elfa temeva lo stregone intrappolato all’interno della Montagna, ma si i
suoi pensieri furono interrotti dalla figura di Thorin che si stagliò davanti a
lei.
<< Stai bene>> sussurrò il nano, scrutando con
minuziosità i suoi occhi. In quel corpo la mezz’elfa era nettamente più alta di
lui, non così tanto da impedirle di abbracciarlo con forza.
<< Non provare a lasciarmi mai più, è un
ordine>> sussurrò lui mentre la stringeva a sé, assaporando il profumo
dei suoi capelli.
<< E non darmi mai più del caprone!>> borbottò
quando si sciolsero dall’abbraccio, lasciando trasparire un leggero sorriso
sotto alla barba scura.
<< Andiamo, presto! Veloci prima che le guardie vi
vedano>> Bard gli fece strada fra i viottoli sospesi sull’acqua. Quando
arrivarono sotto casa dell’uomo, guidò i nani in un condotto per accedere alla
casa senza essere visti, mentre la mezz’elfa fu lasciata libera di entrare in
casa per la porta principale.
<< Ormai tutti in città sapranno che ospito mia
nipote>> le aveva detto Bard, dopo averle indicato le scale. Eruannie
bussò dolcemente alla porta e l’allegro faccino di una bimba fece capolino,
seguita dalla sorella maggiore e dal fratello.
<< Salve, sono Eruannie! Sono…ehm, amica di vostro
padre>> la frase della mezz’elfa sembrava più una domanda che
un’affermazione, come per chiedere ai ragazzi se potesse essere credibile come
bugia. I tre sorrisero e la tirarono dentro, chiudendo la porta alle sue
spalle.
<< Dov’è papà? >> la più piccola la sprofondò di
domande, mentre la più grande recuperava una tazza di tè caldo.
<< Arriva e…ehm, ci sono altri amici con lui>>
la guerriera osservò la casa di Bard con curiosità. Era una sistemazione
modesta, la città di Esgaroth era stata colta dalla povertà dopo l’attacco di
Smaug e i suoi abitanti erano costretti a vivere in catapecchie di fortuna sul
lago, mentre il loro Governatore se ne stava al caldo in un sontuoso palazzo con
tutte le ricchezze della città. Eruannie si sentì in colpa per loro, avevano
così poco ed erano disposti a condividerlo con degli sconosciuti.
Bard entrò pochi minuti dopo, comandando i figli a
bacchetta. La più grande, Sigrid, prese le coperte e i vestiti per i nani,
mentre Bain, il secondogenito, si occupò di aiutare i nani ad accedere alla
casa dal loro passaggio segreto, il bagno. Infine Tilda, la più piccola,
preparò i loro giacigli.
<< Non puzzavate così tanto da quando abbiamo fatto
quella spedizione contro gli orchi delle paludi>> Eruannie si tappò il
naso, ridendo e prendendo in giro i nani. Fili e Kili si precipitarono da lei,
agitandosi come cani bagnati e ricoprendola dell’acqua fognaria. La guerriera
lanciò loro uno sguardo di rimprovero, sogghignando al pensiero di quello che
avrebbe potuto fare per vendicarsi.
<< Eruannie!>> tuonò Thorin, facendo bloccare la
mano della mezz’elfa che già si stava muovendo per scagliare l’incantesimo.
<< Nani…>> sospirò semplicemente lei, tornando
al suo tè.
<< Avevi promesso di darci delle armi, dove
sono?>> continuò il re sotto la Montagna, rivolgendosi a Bard,
visibilmente sorpreso.
<< Thorin, è appena tornato a casa dalla sua famiglia,
lascialo…>> la guerriera fu interrotta dalla voce imperativa del nano.
<< Il Di’ di Durin è domani, non possiamo attendere
oltre>> fulminò la mezz’elfa con un’occhiata e tornò a concentrarsi
sull’uomo.
<< Hai avuto i nostri soldi, ora dacci le armi>>
Bard annuì e gli fece segno di aspettare, poi se ne andò oltre la porta di
casa.
<< Potevi almeno lasciargli salutare i suoi figli, ci
sta ospitando!>> sbraitò la guerriera non appena la figura dell’uomo non
fu più visibile.
<< Lo abbiamo pagato, ce lo deve e poi non ho
intenzione di perdere ancora del tempo, l’Arkengemma è lì incustodita sotto le
zampacce di quel drago>> gli occhi di Thorin si illuminarono mentre
nominava la stramaledetta pietra e questo per Eruannie fu troppo.
<< Tu e la dannatissima
Arkengemma! Non riesci a pensare ad altro?!>> era ben consapevole del
fatto che stesse facendo una sceneggiata davanti a tutti, ma nessuno poteva
sapere meglio di lei cosa si celasse al suo interno.
<< Cosa stai insinuando?>>
gli occhi del nano si fecero sottili e se avesse potuto avrebbe scagliato frecce
di fuoco contro di lei.
<< Oh no, ecco che ci siamo…>> borbottò Balin,
accomodandosi su una seggiola e aspettando che si scatenasse la tempesta.
<< Mastro hobbit, stai per assistere a uno degli epici
battibecchi tra i due innamorati laggiù>> Bilbo lanciava occhiate che
andavano da Thorin, con lo sguardo severo e i nervi a fior di pelle, a
Eruannie, con un diavolo per capello, per poi sorprendersi dei volti divertiti
dei nani.
<< Tu non hai intrapreso questa missione per
riconquistare la Montagna per il tuo popolo, l’hai intrapresa per impossessarti
del suo tesoro e in particolare di quell’orrenda pietra!>> Eruannie si
era fatta pericolosamente vicina al nano e l’osservava dalla sua altezza.
<< Quell’oro è della mia famiglia, non di un drago
sputafuoco!>> la figura di Thorin sembrò farsi più grande di quanto non
era in realtà.
<< Tu metteresti a repentaglio la vita di tutti i tuoi
compagni per uno stupido tesoro?! Allora sei uno sciocco, non un re!>> si
voltò dando le spalle al nano, le mani strette a pugno per impedire di lanciare
scaglie di ghiaccio.
<< Puah, prendetevi una stanza…>> sbottò Dwalin,
voltandosi dall’altra parte e iniziando a cambiarsi con i vestiti offerti loro
da Sifrid.
<< Ecco>> Bard era tornato e aveva con sé un
insieme di ferraglia vecchia di anni e pressoché inutile contro a un drago
sputafuoco. I nani ed Eruannie lo guardarono con una faccia perplessa, incapaci
di decifrare se l’uomo li stesse prendendo in giro o facesse sul serio.
<< Bard, tu consideri queste armi?>> la voce
della guerriera fece un acuto alla fine della frase, stava per perdere le
staffe. Tra il litigio con Thorin e quell’assurdità di Bard la sua calma stava
andando a farsi benedire.
<< È tutto quello che ho>> Bard parve
dispiaciuto, ma non aveva nient’altro che quello e cercò di spiegare ai nani
l’utilità di quelle armi, anche se Eruannie aveva già deciso che erano inutili.
Si voltò verso Sifrid e le diede indietro la coperta e la tazza contenente il
tè. Se anche Gandalf aveva deciso di lasciare la Compagnia preferendo un’altra
missione, come le aveva pazientemente spiegato Dori nelle segrete di Bosco
Atro, perché lei non poteva prendersi una pausa da quei nani maledetti?
<< Vi ringrazio per l’ospitalità, ma devo andare a
fare un giro per schiarirmi la mente o rischio di uccidere qualcuno>>
mosse un passo verso la porta, ma qualcuno la fermò. Bilbo la guardava con
faccia implorante.
<< Non lasciarmi solo con loro, sento che faranno
qualcosa di stupido>> lo hobbit sussurrò queste parole nella speranza che
nessuno dei membri della Compagnia potesse udirle.
<< Certo che faranno qualcosa di stupido, sono
nani!>> si voltò e lasciò la casa, tirando la porta dietro di sé. Aveva
bisogno di aria fresca e di solitudine per riflettere su quello che era
successo. Aveva incontrato Legolas dopo tanto tempo, il suo migliore amico
nemmeno l’aveva riconosciuta, l’aveva sbattuta in prigione come si fa con un
comune ladro. Aveva riacquistato i suoi poteri e ne era felice, ma con essi sapeva
che il rischio di dover affrontare lo stregone all’interno della montagna si
faceva sempre più reale. Non avrebbe permesso a Thorin di avvicinarsi alla
pietra, ma come poteva fare?
Doveva elaborare un piano e alla svelta, o il Di’ di Durin
sarebbe arrivato e lei non avrebbe potuto impedire allo stregone di
impossessarsi del nano.
Era arrivata a
una piccola sporgenza sul lago e da lì poteva
scorgere la Montagna Solitaria, bellissima come la ricordava. Tanti
ricordi
affollarono la mente di Eruannie in quel momento, ricordi felice ad
Erebor
insieme a Thorin e Dwalin. Questa distrazione le costò un colpo
alla base della
testa da un aggressore che non si sarebbe mai aspettata. Cadde sulle
ginocchia inveendo contro il nuovo nemico e prima che lei potesse
girarsi e difendersi lui le aveva già immobilizzato le mani
dietro alla schiena.
<< Si
può sapere cosa vuoi da me?!>> sibiliò con tutta la
rabbia che aveva in corpo. Un forte profumo di muschio ed erba bagnata
le giunse alle narici facendole assumere un sorriso nervoso.
<< Sei
serio?>> gli sbraitò addosso mentre lui si adoperava a
legarle i polsi con una certa maestria. Non pensava che dopo tutti
quegli anni, dopo tutte quelle guerre, dopo essere morta e rinata si
sarebbe fatta mettere nel sacco da uno come lui. Evidentemente doveva
imparare a non sottovalutare gli amici oltre che i nemici.
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Capitolo 11 *** Capitolo X ***
Capitolo X
CAPITOLO X
<< Non potevi chiedermi di parlare come fanno le
persone normali, Laeg?>> chiese in Sindarin, un po’ scocciata dai modi
poco delicati del vecchio amico. Lui inarcò un sopracciglio e la fissò
intensamente. Legolas le aveva legato le mani dietro alla schiena con maestria,
l’aveva bendata e l’aveva portata in una radura. Eruannie riusciva ancora a
percepire i suoni della città, non dovevano essere molto lontani da Esgaroth.
<< Solo una persona mi chiamava così, ma è morta molto
tempo fa…>> c’era tristezza e rabbia nella voce dell’elfo e la guerriera
non poté fare a meno di mordersi un labbro. Legolas era stato per lei uno dei
migliori amici che aveva mai avuto, sempre pronto a cacciarsi nei guai pur di
seguirla nelle sue avventure tra gli alberi del Reame Boscoso. La mezz’elfa
sospirò e cercò di muovere i polsi in modo da allentare le corde, ma riuscì
solo a procurarsi dei segni rossi per lo sfregamento. L’elfo le si avvicinò e
si accovacciò per poter osservare la guerriera più da vicino, scrutando il
volto e cercando di capire se stesse mentendo o meno.
<< Chi sei tu?>> le chiese semplicemente lui,
assottigliando lo sguardo e rimanendo bloccato a fissare i suoi occhi. Non avevano
nulla della sua migliore amica, ma non capiva come quella creatura che si era
ritrovato tra i piedi potesse sapere di quel nomignolo.
<< Mi sembrava di avertelo già detto, principino. Sono
Eruannie di Imladris e sono tua amica, Laeg>> l’elfo sbuffò e si rialzò,
massaggiandosi le tempie. Eruannie approfittò del momento di distrazione del
principe per creare una piccola fiammella, che le sgorgò dall’indice di una
mano, per bruciare le corde con cui l’elfo l’aveva immobilizzata. Lo guardava
con aria torva, come poteva non riconoscerla davvero? Thorin e tutti gli altri
erano riusciti a scorgere in lei la vecchia guerriera di Imladris, perché il
suo amico no?
<< E va bene>> il principe ruppe il momento di
silenzio che si era creato, si voltò verso di lei e puntò gli occhi nei suoi.
Eruannie parve sorpresa da quella reazione e bloccò la magia.
<< Qual è il mio colore preferito?>> iniziò lui
acquattandosi a terra e incrociando le gambe.
<< Verde>>
<< Questa era facile…>> la mezz’elfa lo squadrò
e annuì pensierosa.
<< Non un semplice verde, il verde che assumono le
foglie del grande albero fuori dalla tua stanza in primavera, quando sono
scosse dal vento tiepido e illuminate dai primi raggi caldi del sole. Quello è
il tuo colore preferito>> concluse lei soddisfatta, osservando con
attenzione le espressioni che si andavano dipingendo sul volto del principe.
Quell’interrogatorio andò avanti a lungo, il buio della
notte li avvolse e l’elfo si alzò, sistemandosi le vesti e riflettendo se
liberare o meno la guerriera. Aveva risposto giusto a tutte le sue domande,
conosceva anche i segreti più nascosti dell’elfo, anche quello che non aveva
mai raccontato ad anima viva, a nessuno fuorché ad Eruannie.
<< Come posso fidarmi? Potresti essere al servizio
delle creature che l’attaccarono e averle estorto ogni informazione su di
noi>> il principe di Bosco Atro si lisciò i lunghi capelli biondi e pensò
di aver detto la cosa più idiota di tutta la sua vita immortale.
<< Laeg, sono stata la tua confidente più fidata, la
tua migliore amica e forse a un certo punto anche qualcosa di più, come puoi
non riconoscermi?>> si sentiva ferita, quando Thorin si rifiutava di
credere in lei le aveva fatto male ma lei gli aveva spezzato il cuore molto
tempo prima quindi era comprensibile. Ma non essere creduta da Legolas, il suo
migliore amico, l’elfo con cui aveva vissuto per quasi mille anni, con cui
aveva condiviso gioie e sofferenze, colui che aveva pianto tra le sue braccia
quando la madre morì ad Angmar. Con lui aveva così tanti ricordi da poterci
scrivere un libro, perché non poteva accettare la realtà?
Un movimento nel bosco li fece bloccare e i due si misero in
ascolto. Si trattava di un manipolo di orchi che si stava recando a tutta
velocità verso la città vicina ed Eruannie sapeva benissimo a chi davano la
caccia. Creò una fiammella con la mente e bruciò rapidamente la corda,
liberandosi da quell’impiccio una volta per tutte.
<< Mi duole vedere che non riesci a credermi
nonostante io ti abbia raccontato praticamente tutto, forse un giorno capirai>>
la guerriera si alzò di scatto massaggiandosi i polsi finalmente liberi.
Legolas le rivolse un’occhiata di puro stupore, non capacitandosi di come si
era liberata. Eruannie parve leggere nel pensiero dell’elfo e gli mostrò una
piccola fiammella sul palmo della sua mano. Fece uno sbuffo sorpassandolo e
dirigendosi ai limiti della radura dove Legolas l’aveva portata. Da lì poteva
scorgere Esgaroth e individuò il gruppetto di orchi su dei tetti, quasi verso
il centro della città.
“Oh no” pensò spalancando gli occhi, che ormai guizzavano da
tutte le parti cercando di capire se erano solo quelli o ce ne fossero altri
nascosti. Senza pensarci due volte si gettò a capofitto verso la cittadina. Mentre
correva con il vento tra i capelli sentì un rumore di zoccoli proprio dietro di
lei che si faceva sempre più vicino. Sorrise beffarda e si voltò giusto in
tempo per afferrare con una mano la criniera del destriero bianco e con un
agile balzo vi montò sopra.
<< Ti sei ricreduto?>> lanciò una rapida
occhiata all’elfo dietro di lei che sogghignò.
<< No, ma non rinuncerei mai una caccia a quella
feccia>> Eruannie roteò gli occhi girandosi verso la città. Gli orchi
erano quasi arrivati alla casa dell’uomo che aveva ospitato lei e i nani.
<< Cocciuto come un nano, sei sicuro di essere un
elfo?>> sputò fuori lei, mentre con la mente creava una spada di
ghiaccio. La sua schiena batteva contro il petto del principe e i suoi capelli
gli solleticavano il mento e le guance. Una strana sensazione si fece strada in
lui, colpendolo come un tornado. Non aveva mai provato nulla del genere se non
con la sua vecchia amica che, una volta intuiti i sentimenti del principe, non
aveva tardato a chiarire che non ci sarebbe mai stato nulla.
Erano ormai a poche centinaia di metri dalla casa quando la
guerriera fece un balzo saltando su una pila di casse poste al di fuori di un’abitazione,
per poi darsi una seconda spinta e atterrare sul tetto in pietra. Perse di
vista l’elfo, ma la sua priorità era quella di individuare gli orchi e fermarli
prima che potessero attaccare i suoi amici o fare del male agli abitanti della
città. Un urlo fece rizzare le orecchie a Eruannie che si gettò a capofitto
nella sua direzione. Saltando di tetto in tetto riuscì a intravedere una
manciata di orchi che avevano appena fatto irruzione nella casa di Bard.
<< No>> sussurrò in un soffio, mentre iniziava a
far mulinare la sua spada. Arrivata all’ultima casa fece un balzo seguito da
una capriola ed atterrò esattamente davanti all’ingresso del domicilio di Bard,
ormai sfondato. Le figlie dell’uomo si erano nascoste sotto a un tavolo,
utilizzando come unica arma delle padelle, il ragazzo li stava affrontando da
solo con in mano la spada del padre. Sul volto della guerriera si dipinse un’espressione
di disgusto nei confronti della feccia che aveva invaso la casa. Con un colpo della
spada abbatté l’orco che stava attaccando Bain, mentre con un calcio fece
piegare in due un secondo assalitore che stava terrorizzando le ragazze. Fece
una giravolta e decapitò l’orco che stava per aggredirla alle spalle,
voltandosi giusto in tempo per finire quello che aveva messo al tappeto.
<< I nani, dove sono andati?>> sbottò Eruannie,
prendendo il giovane uomo per le spalle. Era stato coraggioso ad affrontare i
nemici, ma era troppo piccolo per non rimanerne scosso. Tremava dalla paura e
dalla tensione dello scontro. La mezz’elfa lo fece sedere su una sedia e aiutò
le sue sorelle ad uscire dal loro nascondiglio.
<< Dov’è Bard?>> ma il ragazzo non rispose,
continuò a guardare davanti a sé lasciando cadere la spada del padre.
<< Ha inseguito i nani quando hanno fatto irruzione nell’armeria!>>
Tilda, la piccola Tilda, le rispose puntando i suoi occhietti in quelli della
guerriera, che le sorrise incoraggiandola a proseguire.
<< Dopo che te ne sei andata hanno deciso di rubare
delle armi, così nostro padre li ha inseguiti urlandogli dietro di una
profezia, ma non hanno fatto ritorno>> continuò la bambina, facendo
saettare lo sguardo prima verso la sorella e poi verso la guerriera. Una profezia
degli uomini. La mezz’elfa si bloccò per un millesimo di secondo, pensando a
tutte le profezie degli uomini che si ricordava, ma nemmeno una aveva a che
fare con i nani. I grugniti di alcuni orchi al di fuori della casa la destarono
dai suoi pensieri.
<< Restate qui, barricatevi dentro e non aprite per
nessun motivo!>> Eruannie afferrò la spada di Bard che giaceva a terra e
la diede a Sigrid.
<< Se tuo fratello non si riprede, difendili
entrambi>> sussurrò alla giovane, che guardò l’arma con aria
interrogativa.
“Ovvio che questa razza non insegni a entrambi i sessi
l’arte della scherma, tipico degli umani sottovalutare le capacità delle
donne!” pensò stizzita la guerriera, mentre si congedava dai suoi piccoli amici
con un cenno del capo.
Quando uscì dall’abitazione vide Legolas alle prese con un
grosso orco che sembrava dare del filo da torcere all’elfo. Il principe tentò
un affondo con la spada requisita a Thorin, ma l’orco la imprigionò nella sua
stretta ferrea, lanciando poi uno sguardo compiaciuto all’elfo. Lo afferrò per
la collottola e gli tirò una testata talmente forte che per poco non gli spaccò
quel bel testolino biondo.
<< No!>> urlò Eruannie, un ruggito che le uscì
dalla gola e si propagò per tutta Esgaroth. Corse dall’amico e fece comparire
degli spuntoni di ghiaccio sotto ai piedi dell’orco, impedendogli di procedere
a infliggere il colpo di grazia all’elfo. La guerriera si frappose tra i due e
sferrò un colpo con la sua spada, facendo partire frecce di fuoco dalla mano libera.
Quell’immonda creatura sembrava avere la pelle fatta di acciaio, ogni colpo che
Eruannie riusciva a infliggergli gli provocava un semplice graffio, nonostante
ci mettesse tutta la sua forza.
Era sfinita. Le braccia le dolevano, era da troppo tempo che
non combatteva così a lungo e le ferite che le aveva inferto lo stregone
durante l’ultima visione le causavano ancora un leggero intorpidimento, senza
parlare del fatto che stesse usando tutte le forze che aveva in corpo per
richiamare la sua magia. Così come aveva fatto con la spada di Legolas,
agguantò quella di Eruannie e ghignò beffardo.
<< Non puoi sconfiggermi, elfo femmina!>> l’orco
le rivolse quelle parole con tono sprezzante e sganciando un fetido sputo nella
sua direzione.
<< Ma io non sono un elfo>> sibilò di rimando
lei, facendo una piroetta per evitare colpo della sua ascia. Con un gesto della
mano fece uscire delle schegge di ghiaccio dai palmi, dirigendole dritte negli
occhi dell’orco. Acciecato e rabbioso, il mostro iniziò ad agitare l’arma
davanti a sé nel tentativo di colpire Eruannie.
<< Tornate nel buco da cui sei venuto, essere!>>
la guerriera fece cessare la pioggia di schegge e lanciò un’occhiata all’acqua
del lago. L’ombra di un sorriso le attraversò il volto mentre alzava le mani in
aria, agitandole con movimenti leggeri e a lei molto famigliari.
<< Puzzi, non hai voglia di fare un bel
bagnetto?>> chiese guadagnandosi un’occhiata sinistra dell’orco che partì
subito alla carica. L’avrebbe sicuramente schiacciata contro alla casa alle
loro spalle, me Eruannie era astuta. Mosse le mani un’ultima volta e un getto
di acqua inondò l’orco, avvolgendolo e imprigionandolo al suo interno. Spalancò
gli occhi per la sorpresa e si portò le mani alla gola, soffrendo l’assenza di
ossigeno in quella prigione di acqua.
<< Laeg, devi correre ad avvertire Thorin e gli altri,
sicuramente ci sarà una seconda ondata di orchi!>> urlò all’elfo alle sue
spalle, che si era alzato ormai da tempo e osservava meravigliato lo scontro.
<< Io…>> sussurrò lui, sul punto di chiedere
perdono per non essersi accorto fin da subito che quella era davvero la sua
migliore amica tornata dalla morte.
<< Va’!>> gli ringhiò senza distogliere lo
sguardo dall’orco, mentre questo iniziava a dare i primi segni di annegamento. La
testa le pulsava, il petto si muoveva su e giù per l’aumento dei suoi respiri. Stava
affogando un nemico ma sembrava essere lei quella che necessitava di più
ossigeno.
Sentì la battaglia che Legolas combatteva nel suo cuore: non
l’aveva riconosciuta, l’aveva trattata come una ladra e una traditrice, l’aveva
colpita e l’aveva legata, aveva dubitato di lei fino all’ultimo ma di fronte
alla sua magia la sua corazza fatta di testardaggine e dolore per la sua
perdita era crollata. Era davvero lei ed era tornata, poteva finalmente
riabbracciarla dopo tutto quel tempo, raccontarle di tutto quello che era
successo da quando si erano lasciati prima che lei partisse per Erebor.
<< Se non fai quello che ti ho detto faccio infilzare
due frecce ghiacciate sul tuo bel sederino reale, ora vai!>>.
“Sì, è decisamente lei” si disse l’elfo, mentre con un
sorriso complice si gettava a capofitto nella direzione dove i suoi occhi
avevano individuato nuovi orchetti.
La guerriera sentì il principe allontanarsi di corsa e si
concentrò sull’orco che teneva prigioniero nella bolla di acqua.
Poi un incredibile mal di testa la fece piegare, lasciando
andare un poco la presa sulla prigione liquida.
<< No…non ora>> sussurrò tenendosi il capo con
una mano, mentre con l’altra cercava di mantenere la magia che stava compiendo.
Un occhio di fuoco si fece strada nella sua mente, scrutando ogni suo pensiero
e causandole un dolore mai provato. Trattenne un grido disperato che per poco
non le uscì dalla bocca, lasciando andare del tutto la presa sull’orco. Pensò che
dopo tutto quel tempo in immersione doveva essere già bello che morto e non se
ne preoccupò. Si concentrò invece sulle visioni che si stavano facendo strada
in lei: l’occhio che mai dorme la stava osservando nel profondo dell’anima,
cogliendo anche il più piccolo segreto.
<< Eruannie la guerriera, ti sei indebolita, sciocca
ragazzina!>> la voce forte e penetrante dell’Oscuro le inondò la mente,
mentre le sue budella si torcevano al solo sentirla.
<< Sauron!>> gridò lei, fuori di sé dalla rabbia
e dal dolore. Come poteva essere ancora vivo, ancora in circolazione dopo tutto
quel tempo? Cosa c’entrava lui con la Compagnia di Thorin?
<< Tutte le tue domande avranno presto risposta, mezz’elfa!>>
annunciò il signore di Mordor, prima di lasciarla sola con le sue tenebre.
***
Quando riaprì gli occhi si ritrovò nella camera di Thorin a
Erebor. Lui era intento a intrecciarsi delle ciocche dei lunghi capelli
corvini, stando appollaiato su uno sgabello vicino a un caminetto.
Eruannie sorrise a quella vista e si avvicinò per aiutarlo.
Il nano indossava dei pantaloni di velluto neri e una pesante vestaglia
abbellita da ricami degni dell’erede al trono sotto la Montagna.
<< Spero non ci abbia sentito nessuno la scorsa
notte…>> esordì lei a un tratto, afferrando una ciocca del suo amante
che, per tutta risposta, fece un semplice ghigno osservando la guerriera di
sottecchi.
<< Se qualcuno ci ha sentiti non è di certo per colpa
mia, Ann>> proseguì il nano, mentre aveva deciso di abbandonare il lavoro
sui suoi capelli per concentrarsi su qualcosa di più produttivo, come far
correre le sue dita lungo lo scollo della camicia da notte di Eruannie.
La mezz’elfa arrossì leggermente a quelle parole e alzò gli
occhi al cielo.
<< Non è colpa mia se mi fai quell’effetto,
Thorin>> concluse lei, fermando poi la piccola treccina che aveva creato
con un fermaglio argentato adornato da delle scanalature fini che formavano
come dei rami sottili. Il nano bloccò la mano della guerriera quando si
avvicinò al suo volto per raccogliere un’altra ciocca da intrecciare.
Ne osservò il palmo, sembravano così piccole e delicate tra
le sue, grandi e callose, ma Thorin sapeva benissimo che sarebbe stato meglio
trovarsi davanti a un troll di montagna, piuttosto che trovarsi davanti alla
compagna armata. Si portò la mano alla bocca e assaporò ogni singolo secondo di
quel contatto. Intrecciò le dita con quelle della guerriera che in quel momento
sembrò sul punto di svenire. Eruannie era la combattente più forte che avesse mai
incontrato, avrebbe potuto scontrarsi con un esercito di orchi da sola, ma
appena lui la toccava si metteva a fare le fusa come un felino disteso al sole.
Con l’altra mano attirò la mezz’elfa più vicina, facendola
sedere a cavalcioni su di lui, stringendo la sua schiena in modo da avvicinarla
sempre di più. Eruannie si perse a contemplare dall’alto della sua nuova
posizione il volto del nano, così perfetto e così fiero. Sospirò e, liberata la
mano che fino ad allora era rimasta intrappolata nella presa di Thorin,
avvicinò i loro volti e depositò un leggero bacio sulle labbra del nano.
L’erede al trono la strinse, posizionando le sue mani sui fianchi di lei e
iniziando ad assecondare il movimento del suo bacino contro di lui. Si
osservarono per un istante ed Eruannie poté bearsi degli occhi di ghiaccio del
suo amante. Lui fece correre una mano sulla sua coscia, sempre più su, mentre
lei si avvicinò ancora di più con un leggero e sinuoso balzo. Tornarono a
baciarsi, questa volta con più passione e con più trasporto. Il nano si sollevò
tenendola in braccio e procedendo verso il letto, meta che non avrebbero mai
raggiunto. Eruannie saltò giù dal futuro re dei nani e lo spinse a terra,
liberandosi dei suoi pantaloni e gettandoli oltre le loro spalle. Montò sopra
al nano e fece ondeggiare il bacino, mentre lui seguiva il suo ritmo tenendola
per i fianchi e guardando ammaliato i suoi occhi che lo scrutavano dall’alto.
La guerriera posizionò le mani sul petto del nano e aumentò un poco il ritmo,
avvicinandosi a un orecchio dell’amante e leccandone i bordi, per poi
soffermarsi a mordicchiarne il lobo.
<< Tu sei mio…>> disse in un soffio, tra un
gemito e l’altro. Iniziò a depositare dei piccoli baci incandescenti lungo la
mascella adornata di barba del nano, che socchiuse gli occhi e represse a
stento un gemito.
<<…e io sono tua>> concluse poi lei, guardandolo
dritto negli occhi e non riuscendo più a trattenersi. Sprigionò tutta la sua
estasi inarcando la schiena all’indietro e facendo uscire dalla sua bocca un
suono gutturale di piacere. Il nano alzò il busto, tenendo una mano su un suo
fianco e portando l’altra dietro alla testa di Eruannie, costringendola a
guardarlo.
<< Sempre…>> rispose lui con la voce profonda
affannata, mentre con un movimento del bacino invertiva le loro posizioni.
<<…e per sempre>> diede un’ultima spinta
chiudendo gli occhi ed emettendo un gemito che alla guerriera parve quasi un
ruggito. Si lasciò cadere di lato sulla nuda pietra ed Eruannie si accoccolò al
suo petto, cullata dai respiri del nano che si fecero via via più regolari.
Thorin iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, mentre lei
disegnava piccoli cerchiolini sul suo torace. Si sentiva appagata e amata e mai
avrebbe voluto lasciare quel posto.
Angolino autrice:
Buonsalve a tutti!
Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono ancora questa storia
nonostante il tempo passato, ad esempio ThorinOakenshield che non mi ha
ancora maledetta per la mia assenza ;) E ovviamente ringrazio anche chi
ha iniziato a seguire questa avventura in questi giorni!
Volevo solo fare un
piccolo appuntino sul soprannome che Eruannie usa con Legolas: Laeg. Il
nome di Legolas nella lingua degli elfi silvani è Laeca-lass,
che in Sindarin si traduce con Laeg-golas, ovvero Legolas. Mi sembrava
carino data la profonda amicizia tra i due dargli questo soprannome,
nonostante si legga nello stesso modo del solito "Leg"...
Un bacione,
Giuls
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Capitolo 12 *** Capitolo XI ***
Capitolo XI
CAPITOLO XI
Thorin non capiva per quale motivo la dannata mezz’elfa non
si facesse trovare. Quando erano stati sorpresi a rubare nell’armeria della
città le guardie li avevano portati al cospetto del Governatore perché li
giudicasse come con tutti i ladri. Dopo una lunga trattativa erano arrivati
alla conclusione che, in cambio di armi, vestiti e cibo, i nani avrebbero
concesso alla città di Esgaroth una parte del tesoro di Thror. Il Governatore
li aveva ospitati nella sua dimora per quella notte, con la promessa di un
lauto premio una volta riconquistata la Montagna. Thorin tirò un’ultima boccata
di fumo dalla sua lunga pipa e si coricò, voltando le spalle ai suoi compagni e
ritrovandosi a fissare il muro.
Quello che avevano avuto nel pomeriggio era stato un
semplice battibecco, nulla di più. Negli anni trascorsi ad Erebor avevano avuto
liti assai peggiori, per non parlare di quando gelò la sala del trono per la
sua gelosia infondata. Thorin sorrise al ricordo di quel giorno, era successo
molti anni prima quando i loro cuori erano ancora spensierati e l’ombra del
drago non era calata su di essi.
Un tonfo sul tetto del palazzo lo distolse dai suoi pensieri
e si mise in ascolto. Poteva essere un semplice uccello notturno, ma poteva
altresì essere il principio di un attacco. Gli elfi potevano averli individuati
e li stavano tenendo sotto scacco, oppure Bard li aveva avvertiti dopo che
aveva cercato invano di fermare la loro missione. Dopo il secondo tonfo sul
tetto, Thorin fece correre la mano verso l’elsa della nuova spada che il
governatore gli aveva donato. L’aveva riposta al lato del suo giaciglio proprio
per non farsi cogliere impreparato in una situazione simile.
<< Fili, Kili>> sussurrò il re dei nani, tirando
un calcio a uno dei nipoti per dare più enfasi al richiamo.
Un terzo tonfo, che questa volta fece crollare il tetto,
fece scattare tutti i nani sull’attenti. Un orco trafitto da una freccia si
schiantò sul pavimento del salone dove erano riuniti i nani.
<< Orchi!>> tuonò Thorin, iniziando ad impartire
ordini in Khuzdul rivolto ai suoi compagni. Un secondo orco morto atterrò sul
pavimento e il nano si avvicinò all’apertura che si era creata sul soffitto. Le
stelle illuminavano il cielo quella notte e una lieve brezza entrò dal buco nel
tetto, facendo vibrare le barbe e i capelli dei nani.
Thorin afferrò la freccia che aveva trafitto uno dei due
orchi e l’analizzò. Un misto di sconcerto e sorpresa si fece strada sul suo
volto.
<< I dannati elfi di Bosco Atro!>> ululò rivolto
verso al cielo stellato, sapendo che chiunque si fosse attardato lì sopra
avrebbe sentito. Dopo uno sguardo dello zio, Kili incoccò una freccia e la
puntò verso il pertugio, pronto a farla scoccare non appena il loro visitatore
si fosse palesato.
<< Vengo in pace, nano>> la voce del figlio di
Thranduil giunse alle orecchie dei nani e Kili tentennò, scambiandosi
un’occhiata con il fratello che gli fece cenno di abbassare l’arma.
Legolas si calò dall’apertura che aveva creato e atterrò
perfettamente sul pavimento, senza che un solo capello uscisse dalla sua acconciatura
da elfo.
<< Vengo per conto di Eruannie di Imladris>> si
rivolse a Thorin, il cui viso divenne pallido come se avesse appena visto un
fantasma.
<< Dov’è?>> chiese semplicemente lui, senza far
trasparire la sorpresa e l’angoscia che lo attanagliavano. Se la guerriera
aveva mandato l’elfo al posto suo qualcosa non andava.
<< Sta tenendo a bada Bolg, la progenie di
quell’essere oscuro che è Azog>> spiegò pazientemente Legolas, sistemando
il suo fedele arco sulla schiena.
<< Dobbiamo muoverci, ha usato molto magia e temo per
lei>> l’elfo si era spiegato a sufficienza, non appena Thorin udì la
parola “magia” capì di dover andare da lei di volata. Ricordava quanta energia
avesse usato nella guerra contro gli orchi di Moria, all’epoca aveva richiamato
dei soldati di pietra dalla terra ma quello sforzo le era costato due giorni di
riposo forzato a letto.
<< Fammi strada>> rispose imperativo
rivolgendosi al principe con un cenno del capo.
Legolas li condusse dove aveva lasciato l’amica, ma al suo
posto trovarono solo una piccola pozza di sangue rappreso che imbrattava le
lastre di legno al di fuori di una casa.
Gli abitanti di Esgaroth si erano ovviamente accorti
dell’incursione degli orchi e avevano pensato bene di barricarsi nelle loro
abitazioni. Dopotutto erano solo pescatori e artigiani, nessuno di loro aveva
mai sfiorato un’arma e gli orchi avrebbero fatto solo festa con i loro corpi.
Ora però osservavano la scena dalle piccole fessure che avevano lasciato alle
finestre.
<< Dov’è lei?!>> ringhiò Thorin, allungandosi
verso l’elfo e puntandogli la spada alla gola. Legolas non si era lasciato
scappare il movimento di Thorin e aveva già incoccato una freccia che puntava
al volto del nano. Il suo sguardo si fece sottile e saettò su ogni nano,
controllando che non facessero un passo.
La tensione era palpabile. Se i nani avessero attaccato per
primi, l’elfo avrebbe sicuramente scoccato la freccia contro al loro re e addio
Montagna Solitaria. Se Thorin avesse anche solo scheggiato un’unghia del
principe, d’altro canto, si sarebbe aggiudicato una guerra contro Thranduil e
chissà quale altro signore elfico.
<< L’ha presa Bard!>> una voce stridula si
intromise nello scontro. Era una vecchietta che stava osservando la scena
dall’interno della sua casa. Balin mise una mano sulla spalla del suo amico e
re, infondendogli quanta più calma fosse possibile.
<< Andiamo, ragazzo…>> il nano si voltò e diede
l’ordine a tutti i suoi compagni di ritornare al palazzo del governatore e
riposare, l’indomani sarebbe stata una giornata carica di fatiche ed emozioni.
Congedò tutti tranne i suoi nipoti e Dwalin, il suo amico fidato. Sapeva che
odiava Eruannie, ma avrebbe fatto di tutto per il suo re. Lesti come lepri
corsero in direzione della casa del barcaiolo, non curanti del fatto che
Legolas li stesse seguendo.
Fecero le scale a due a due e iniziarono a battere forti
colpi alla porta del chiattaiolo. Thorin si ritrovò a guardare Bard dal basso
della sua statura nanica, mentre l’uomo tendeva il suo arco nella direzione del
re e dei suoi compagni.
<< Non passerete oltre. Ho ospitato la vostra compagna
per l’aiuto che ha dato ai miei figli, ma a voi non devo più nulla.>>
sentenziò scrutando le espressioni che si dipinsero sui loro volti. Erano
furiosi, Thorin con il suo sguardo avrebbe potuto incenerire chiunque, anche
Smaug in persona se solo se lo fosse trovato davanti.
<< Cosa mi garantisce che non la state tenendo in
ostaggio?>> tuonò il Re visibilmente adirato, ma l’uomo non mosse un solo
passo.
<< Per questa volta dovrai fidarti della mia parola,
così come il mio popolo si è fidato della tua>> sentenziò Bard, chiudendo
la porta davanti a dei nani alquanto innervositi e pronti a buttare giù la
porta a calci. Sentì le imprecazioni in Khuzdul dei visitatori rimasti fuori e
sorrise beffardo. La guerriera aveva salvato la vita ai suoi figli e per questo
le sarebbe sempre stato grato, ma con i nani aveva chiuso.
Eruannie si agitò leggermente nel suo stato di dormiveglia e
Sifrid si apprestò a tamponarle la fronte con un panno umido. All’esterno i nani
sembravano essere sul punto di organizzare un’irruzione nella casa dell’uomo,
quando una voce li fermò.
<< Abbiamo un problema più grosso>> Legolas li
osservava mentre se ne stava appollaiato con eleganza sulla grondaia
dell’abitazione di Bard. Thorin lo guardò torvo, non capendo a cosa si stesse
riferendo.
<< Il corpo di Bolg è sparito. O Eruannie ha trovato
un modo per incenerirlo, oppure quella feccia è riuscita a scappare>>
saltò giù dal suo trespolo improvvisato e si confrontò direttamente con il nano.
<< Se è scappato sarà andato ad avvertire quella
sozzura di Azog e presto torneranno con un esercito molto più grande di quello
che il tuo cervello nanico possa immaginare>> l’elfo si lisciò una ciocca
di capelli e assunse un sguardo pensieroso.
<< Mio padre potrebbe ripudiarmi per quello che sto
per dire, ma dovete raggiungere la Montagna>> Thorin non poté credere
alle sue orecchie. Da quando gli elfi davano la loro benedizione a una loro
impresa? Il nano lo osservò con un sorriso beffardo dipinto sul volto.
<< E dimmi, quale vantaggio ne avresti tu?>>
come se avesse potuto leggere i suoi pensieri, Legolas aveva la risposta già
pronta.
<< La Montagna ha una posizione strategica, se Azog
dovesse attaccare non si limiterà solo a voi nani, ma attaccherebbe anche
Esgaroth per poi estendersi verso il mio regno. Quindi sì, ho degli interessi
anche io verso la Montagna>> si voltò a osservare i compagni di Thorin,
soppesando bene quelle che sarebbero state le sue prossime parole.
<< Non mi interessa il vostro oro, né i gioielli che
mio padre asserisce essere suoi, non voglio che la guerra giunga nel mio
reame>> e, detto questo, scese velocemente le scale per dirigersi verso
il suo destriero.
<< Dove stai andando allora?>> la lingua acida
di Dwalin non riuscì a trattenersi e attese la risposta del principino
mettendosi le mani sui fianchi e assumendo il suo tipico sguardo di sfida.
<< Non è ovvio? Individuo Bolg e cerco di concedervi
più tempo e Thorin?>> chiese tranquillamente rivolgendosi al nano, da cui
ottenne un semplice grugnito.
<< Dovrete lasciare indietro Eruannie, è troppo debole
e si farebbe uccidere da Smaug per proteggervi>> detto questo diede un
semplice strattone alle briglie facendo partire il cavallo al galoppo,
sfrecciando per le vie di Esgaroth.
<< Maledetto elfo!>> imprecò il re dei nani,
tirando un pugno al corrimano in legno marcio e spaccandolo in due.
***
I nani si erano rassegnati al piano dell’elfo, erano partiti
di prima mattina con il suono delle trombe di Pontelagolungo ad accompagnarli
fino ai confini della città. Remarono per circa un’ora finché non arrivarono ad
un attracco, lasciarono lì le barche donate loro dal Governatore e si
incamminarono verso la Montagna, così bella e troneggiante nella vastità
incontaminata che la circondava.
Camminarono per circa tre ore con il venticello leggero che
gli scompigliava i capelli, mentre Thorin non faceva altro che pensare alla
Pietra del Re, cosa avrebbe significato tenerla in mano e quello che avrebbe
potuto fare con il potere di Re dei 7 clan.
Bilbo non faticò a comprendere che Eruannie aveva ragione.
Quella stramaledetta pietra stava stregando il suo amico ancora prima che
giungesse all’interno di Erebor. Questa cosa lo metteva assai a disagio, Thorin
cambiava ad ogni passo che facevano verso la Montagna e lo Hobbit ne era spaventato.
Passava sempre più tempo per conto suo, le battute dei nipoti e degli amici che
fino a poco tempo prima erano riuscite a renderlo quantomeno di buon umore,
sembravano non giungere nemmeno alle sue orecchie.
Verso mezzodì si fermarono ai piedi di un piccolo
incamminamento che li avrebbe portati vicini a Dale, la città degli uomini
distrutta da Smaug. Bombur preparò un pranzo degno di tale nome e si riposarono
un poco prima di rimettersi in marci verso la Montagna. Quando furono in cima
al piccolo percorso in pietra si fermarono ad ammirare la vastità che li
circondava e Bilbo notò che l’erba e qualsiasi cosa attorno a loro aveva uno
strano colore grigiastro, per niente simile a quello dei racconti che i nani
gli propinavano quando chiedeva loro di raccontargli della Montagna Solitaria.
Storse il naso e un odore acre e penetrante gli giunse alle narici, mentre lo
hobbit lanciava un’occhiata dubbiosa verso l’amico Balin.
<< Questa, amico mio>> esordì il nano con un
sospiro malinconico, mentre anche lui si perdeva a osservare la distesa dove
una volta si esercitava con Thorin e Dwalin.
<< È la Desolazione di Smaug>> terminò con un
mezzo sorriso stanco, procedendo poi nel suo cammino. Bilbo rimase fermo ad
osservarla per qualche istante ancora e pensò a come doveva essere stata un
tempo, cercando di immaginarsi una fiorente città di uomini, il profumo del
pane appena sfornato e le grida dei bambini che correvano felici per le strade.
Le feste che venivano fatte e i canti che dalla città giungevano fino all’interno
della Montagna. Si immaginò Eruannie che correva spensierata per i prati verdi
rincorsa da un giovane Thorin felice per una giornata di sole.
Fili e Kili lo raggiunsero, dandogli una piccola pacca di
incoraggiamento sulla spalla.
<< Secondo voi come sta?>> chiese ai giovani
Durin, riprendendo la marcia aiutato dal suo piccolo bastone da scampagnata.
<< Smaug?>> Kili alzò un sopracciglio e lanciò
uno sguardo al fratello che fece roteare gli occhi.
<< La zietta sta bene, mastro hobbit. Una che tiene
testa a nostro zio Thorin non si fa abbattere da così poco>> il biondo
rispose ai dubbi di Bilbo lanciando uno sguardo divertito verso il fratello.
Proseguirono in silenzio finché non giunsero alla Montagna,
ognuno con i propri pensieri a divorargli la mente. Arrivarono che era
pomeriggio inoltrato e si divisero i compiti per trovare l’entrata segreta.
Bombur, Balin e Bifur sarebbero rimasti all’accampamento di
fortuna che avevano messo su e avrebbero pensato a mandargli un segnale nel
caso individuassero movimenti sospetti. Thorin, i due nipoti e Bilbo si
sarebbero inoltrati il più vicino possibile per controllare che non ci fosse un
passaggio nascosto nei dintorni di quella che una volta era l’entrata
principale di Erebor. Oin, Bofur e Dwalin presero il fianco destro della
Montagna, mentre Gloin, Dori, Nori e il giovane Ori presero il sinistro.
Ogni gruppo cercò e ricercò con perizia ogni anfratto, ogni
singola roccia che gli capitasse a tiro ma non servì a nulla. Si ritrovarono
davanti alla Montagna dopo ore di ricerche, stanchi e consumati da quella
giornata.
<< Cosa facciamo ora?>> Balin rivolse quella
domanda dalla sua postazione, mentre cercava di decifrare il volto di Thorin
che si crucciava per trovare una soluzione a quell’inghippo. L’illuminazione
non tardò ad arrivare, il piccolo Bilbo sottrasse la mappa che giaceva tra le
mani forzute di Thorin, il quale grugnì di sorpresa. Lo hobbit rivolse la mappa
verso la Montagna e si perse nei suoi ragionamenti, lasciandosi sfuggire di
tanto in tanto un “ma certo” o un “questo sarebbe là”. Dopo minuti che parvero
ore di contemplazione della Montagna, Bilbo urlò contento con un risolino.
<< Là!>> indicò ai compagni, che fecero correre
lo sguardo verso le statue indicate da Bilbo. Erano quasi invisibili e
sicuramente ben nascoste, ma lo hobbit era riuscito a vederle e ora anche i
nani potevano scorgerle. I nani di Erebor erano stati furbi, le scale non
potevano essere individuate se non si sapeva dove posizionare lo sguardo con
esattezza. Con trepidazione iniziarono a scalare la Montagna percorrendo quei
gradini di roccia, ognuno dei nani con una propria speranza nel cuore ma tutti
che condividevano la gioia di tornare nella dimora dei propri padri.
Giunsero in cima che era ormai il crepuscolo e ognuno di
loro si impegnò a cercare l’entrata segreta, con ben poco successo. Il Di’ di
Durin passò veloce come era arrivato, lasciando nel cuore dei nani la
consapevolezza di aver attraversato tutto quel male per nulla. Così, con un
enorme peso sul cuore e un’infinita stanchezza nell’anima, a poco a poco
abbandonarono la cima per tornare a terra, tutti tranne uno.
***
Un tocco leggero la fece destare dal suo sonno, mentre una
leggera fragranza di pino e muschio le solleticava le narici.
<< Legolas>> sussurrò semplicemente lei,
beandosi del tocco dell’amico. L’elfo pronunciò qualche parola nella sua lingua
e subito la guerriera si sentì meglio.
<< Quanto ho dormito?>> chiese mentre si
stiracchiava come un gatto al sole. Sentì l’amico accovacciarsi al suolo e
farsi più vicino a lei.
<< Hai
affrontato Bolg la scorsa notte, la tua magia ha quasi prosciugato le tue
energie, pensavo avessi imparato a gestirla in modo che ciò non si
verificasse>> la guerriera sorrise per il tono di rimprovero che aveva
l’elfo e si perse per qualche secondo ad osservare il suo viso, così vicino e
illuminato dal sole. La mezz’Elfa si bloccò sul dettaglio dei raggi che
entravano dalla finestra.
<< Che ore sono?>> assottigliò lo sguardo
impedendo all’elfo di mentirle.
<< Mezzodì>> Legolas assunse uno sguardo colpevole
e passò una mano tra i capelli della guerriera, cercando di tranquillizzarla.
Lei si divincolò e scostò le coperte, aveva bisogno di armi e di qualche
protezione almeno per il torace. Agguantò gli stivali ai piedi del letto dove
l’avevano lasciata riposare tutto quel tempo e si maledisse. Se Thorin avesse
trovato l’Arkengemma prima che lei estrapolasse lo spirito dello stregone
sarebbe stata la fine per tutti loro. L’elfo la osservava e inarcò un
sopracciglio quando vide il terrore farsi strada sul viso della sua amica.
<< Perdonami, non ti ho riconosciuta>> ammise
più a se stesso che alla mezz’Elfa, ma i pensieri della guerriera andavano ben
oltre Legolas.
<< Ora lo hai fatto, è questo che importa.
Legolas…>> lasciò che quel nome cadesse nel vuoto. Poteva fidarsi e
rivelargli quello che sapeva sulla pietra? Avrebbe cercato di fermarla? La sera
prima per un semplice incantesimo aveva perso le forze, non sapeva se per
purificare il gioiello avrebbe dovuto fare ricorso a tutto quello che aveva,
compresa la sua vita.
Sospirò e uscì dalla casa dell’uomo, lasciando che i raggi
del sole le illuminassero i capelli ramati. Si chiese se i suoi compagni
fossero già riusciti a entrare nella Montagna, se Thorin avesse già trovato
l’Arkengemma, ma la paura di quell’immagine non poteva bloccarla o sarebbe
stata completamente inutile. Scacciò quei pensieri e si diresse verso la casa
del Governatore. Mentre era rimasta in quello stato di dormiveglia aveva
captato una conversazione tra Bard e suo figlio Bain, mentre l’uomo spiegava al
ragazzo della grande ospitalità che il primo cittadino aveva dimostrato nei
confronti dei nani solo per un compenso una volta riconquistata la Montagna.
Non degnò le guardie di uno sguardo, se avessero provato a fermarla avrebbe
reagito sprigionando tutta la magia che in quel momento stava invadendo il suo
corpo. Non riusciva a controllarla come voleva quando era popolata da forti
emozioni e in quel momento sprizzava rabbia da tutti i pori. Sentiva Legolas
che le correva appresso cercando di fermarla invano, era ormai davanti alla
porta del palazzo e la fece saltare in aria con un gesto della mano, lasciando
i soldati che la sorvegliavano leggermente perplessi.
Eruannie non vi fece caso e continuò nella sua ricerca,
trovando il Governatore intento a pesare una grossa borsa piena di monete
d’oro. La mezz’Elfa gli lanciò uno sguardo disgustato, trovando al suo fianco
quell’esserino viscido che aveva fermato Bard al punto di controllo.
<< Alfrid>> disse lei secca, prima di rivolgersi
direttamente al primo cittadino. Aveva l’aria di essere un uomo che si curasse
ben poco della sua salute, così come del suo aspetto del resto. Eurannie storse
il naso per il puzzo di morte che l’uomo emanava, doveva avere qualche ferita
purulenta da qualche parte, ma scacciò quell’immagine dalla sua mente.
<< Quando sono partiti i nani?>> ringhiò la
guerriera, incrociando le braccia al petto e mantenendosi ritta nella sua
posizione, i capelli che fluttuavano leggermente per il vento che entrava dalla
finestra aperta alla sua sinistra. Notò che Alfrid stava per parlare al posto
del Governatore, forse per cacciarla, ma non aveva tempo da perdere con lui.
<< Taci, viscida creatura>> sibilò, muovendo la
mano destra e incollando le labbra dell’uomo, che le lanciò uno sguardo di
sorpresa per poi iniziare ad emettere suoni incomprensibili di lamento.
<< Parla in fretta!>> il Governatore fece un
piccolo balzo sulla sedia, ancora sorpreso per la condizione di Alfrid. Si
asciugò la fronte imperlata da un sottile strato di sudore e deglutì cercando
di dimostrare un po’ di stabilità mentale.
<< A…all’alba, mia signora>> sussurrò con la
voce incrinata dalla paura. Eruannie sogghignò, non che incutere timore a un
essere così infimo fosse la giusta prova che le serviva, ma sapeva che la gente
poteva temerla ancora se voleva.
<< Mi servono armi, ORA!>> tuonò sbattendo i
pugni sul tavolo del Governatore e facendo saltare in giro tutte le monete che
vi aveva posto sopra.
<< Mi aspetto una barca pronta a trasportarmi
dall’altra parte del lago entro 20 minuti>> ringhiò mentre si allontanava
dalla stanza, fermandosi poco prima di uscire.
<< Oh e ovviamente un cavallo, non ho intenzione di
tardare di un altro minuto>> terminò volgendo ai due uomini un ultimo
sguardo intimidatorio. Mentre se ne andava dando loro le spalle fece un
movimento con la mano e liberò Alfrid dall’incantesimo, si sarebbe pentita di
aver ridato la voce a quell’uomo, ma doveva sbrigarsi e arrivare alla Montagna
prima di sera.
Trovò Legolas fuori dal palazzo che aiutava le guardie a
sistemare il portone. Sorrise alla vista dell’amica, la quale ricambiò con uno
sguardo inviperito.
L’elfo le si avvicinò e la fermò, trattenendola per un polso
e costringendola a girarsi a guardarlo.
<< Devo andare, Laeg. I miei amici sono in grave
pericolo>> si divincolò dalla presa del principe e si diresse verso
l’armeria, ma l’elfo fu più rapido.
<< Mi dispiace che siano partiti senza di te, ma c’è
una minaccia più grande del drago ora>> la mezz’elfa si bloccò e tese le
orecchie per ascoltare quello che l’amico aveva da rivelarle.
<< Ho seguito Bolg fino ai confini di Esgaroth, poi si
è unito a un gruppo di orchi che portavano un marchio che entrambi conosciamo
bene>> la guerriera si voltò spalancando gli occhi per la sorpresa.
<< Gundabad?>> sussurrò in un sospiro,
osservando l’elfo che annuiva con la mascella serrata.
La mezz’Elfa fece un cenno con il capo e tornò a camminare
verso l’armeria, questa volta con ancora più rabbia in corpo. Non avrebbe
permesso a Bolg e ai suoi orchi di avvicinarsi alla Montagna, ma prima doveva
trovare la maledetta pietra.
<< Vai Legolas, avverti tuo padre della guerra
imminente, probabilmente acconsentirà a mettere da parte il suo orgoglio ferito
per dare la caccia a degli orchi puzzolenti>> il principe la seguì e la
osservò mentre si preparava per raggiungere i nani.
<< Vieni con me>> disse sorprendendola, mentre
un soldato l’aiutava a indossare la cotta di maglia e le fissava alcune
protezioni.
<< Non posso, devo impedire a Thorin di toccare la
maledetta pietra. Quel caprone di un nano dovrà starmi a sentire>> si
volse verso l’elfo e appoggiò una mano sulla sua spalla, scrutandolo nei suoi
occhi azzurri.
<< Ascoltami, Laeg. Se tu riesci a convincere
Thranduil a mettere da parte l’orgoglio e io riesco a convincere a Thorin a
fare lo stesso, forse riusciremo a sconfiggere questo nemico insieme>>
portò la mano dalla spalla alla guancia dell’amico.
<< Mellon-nin, cin garna glennhi>> sussurrò
avvicinando le sue labbra alla guancia di Legolas e depositandovi un leggero
bacio.
L’elfo indugiò un poco, indeciso su cosa fare. Il suo cuore
si era spezzato quando aveva saputo della sua morte molti anni prima e quando
l’aveva finalmente ritrovata il fato continuava ad allontanarli. Sapeva bene
che lei non avrebbe mai provato i suoi stessi sentimenti, il suo cuore era
stato donato a un altro, ma il principe di Bosco Atro non riusciva a ripudiare
quello che lei gli faceva provare. Nonostante i gesti della guerriera fossero
prettamente fraterni e senza alcuna sfumatura di romanticismo, l’elfo si perse
comunque nei suoi occhi e l’attirò a sé.
Lei sussultò leggermente per la sorpresa, ma si lasciò
andare a quell’abbraccio. Gli era mancato, ma ora non era il momento per i
sentimentalismi, così si ritrasse veloce con il disappunto dell’elfo
ricominciando a prepararsi.
<< Im Rinn>> con un cenno del capo il principe
si congedò, schizzando via tra la folla che si stava riversando tra le vie di
Esgaroth. La mezz’Elfa scosse la testa scacciando i pensieri che l’avevano
affollata poco prima mentre lui la stringeva. Doveva concentrarsi sulla
missione e salvare Thorin, non farsi distrarre da quelle sciocchezze.
Una volta pronta un soldato l’accompagnò all’imbarcazione
che l’attendeva al porto di Erebor, sopra di essa un magnifico stallone baio
che scalpitava. Si fece spiegare velocemente come utilizzare la chiatta che le
avevano prestato, purtroppo le ultime barche le avevano date ai nani quella
mattina.
Nessuna folla accorse per salutarla mentre abbandonava la
cittadina, ma intravide Bard e i suoi figli vicino alla sponda più a nord.
Tilda in braccio al padre che agitava le manine nella sua direzione, mentre
Sigrid e Bain si concessero dei saluti più composti. Sorrise ai suoi amici
umani per poi tornare a concentrarsi sulla missione. Doveva arrivare alla
Montagna prima che il Di’ di Durin volgesse al suo termine e fermare quei nani
cocciuti.
Conversazione in Sindarin tra Legolas ed Eruannie:
E: Amico mio, vai ora
L: Tornerò
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Capitolo 13 *** Capitolo XII ***
Capitolo XII
CAPITOLO XII
Quando Eruannie giunse a Dale il sole era già tramontato da
un pezzo, non era riuscita ad arrivare in tempo. Maledisse il Governatore per
averle dato quella chiatta da quattro soldi che aveva rallentato il suo
viaggio.
A poche leghe dalla città si era accorta del legno marcio dietro alla
prua, il quale non ci aveva messo molto a cedere e a imbarcare acqua. Così la
guerriera si era dovuta fermare su una riva e aggiustare il danno con quello
che aveva trovato. Aveva deciso di non sprecare la magia per cose futili,
doveva essere all’apice della sua forza per quando si sarebbe scontrata con lo
stregone che riposava indisturbato nella Montagna.
Si soffermò ad ammirare la Desolazione di Smaug e molti
ricordi le vennero alla mente. Le scappatelle notturne insieme a Thorin e
Dwalin, le serate al chiaro di luna mentre tutto il mondo taceva, le feste che
davano sulla piana nelle notti d’estate, quando Dale ed Erebor erano al massimo
del loro splendore. Sorrise al ricordo di un giovane Thorin che le porgeva un
piccolo giglio appena colto proprio in quei prati. Erano passati così tanti
anni ed erano successe così tante cose da quei ricordi felici, ma questi svanirono
dalla sua mente veloci come erano arrivati.
Decise di
tagliare passando attraverso la città bruciata da Smaug,
perdendosi in quella distruzione gratuita fornita dal drago anni prima.
Si inoltrò tra le stradine piene di corpi carbonizzati, cercando
di trattenere i conati che le stringevano lo stomaco ogni volta che con
una folata di vento le giungeva l'odore di morte alle narici. Per
rispetto ai caduti teneva il cavallo al passo, lasciando uscire dalla
sua bocca qualche preghiera ai Valar per quelle povere anime, morte per
la cupidigia di Thror verso il suo tesoro. Ricordava che Thranduil, Re
degli elfi di Bosco Atro e padre di Legolas, aveva provato a mettere in
guardia il nonno di Thorin sulla possibilità che un tale tesoro
attirasse un drago sputafuoco, ma il Re Sotto la Montagna era testardo
e non gli aveva dato retta. Anche Eruannie aveva provato in tutti i
modi a convincerlo, aiutata da Thorin, ma a nulla erano valse le loro
parole. Così il drago era arrivato e aveva devastato non solo
Erebor, ma anche la città degli uomini ai piedi della Montagna.
"Quante vite
troncate per l'avidità di un singolo nano" pensò la
mezz'Elfa, con il cuore stretto in una morsa. Nel profondo sapeva che
quella distruzione era stata anche colpa sua, suo fratello Elrond
l'aveva mandata da Thror per aiutarlo a contrastare la Malattia del
Drago e lei non era stata capace nemmeno di fare quello. Pensò
che forse si era lasciata distrarre dai sentimenti per Thorin, che la
sua parte nanica l'aveva condotta a distogliere l'attenzione dalla
missione e per questo molte vite umane e naniche erano state strappate
dal drago. Non si sarebbe permessa mai più una distrazione del
genere, neanche se i suoi sentimenti per Thorin erano ancora forti. Il
suo sguardo guizzò su un piccola mucchio di cadaveri inceneriti,
ai piedi della pila vi era una bambola di pezza, ormai irriconoscibile.
Smontò dal destriero e la raccolse, pulendola dalla cenere, per
poi stringerla al petto. Il vento fece ondeggiare i suoi lunghi capelli
ramati, mentre una lacrima silenziosa si fece strada, venendo
prontamente cacciata indietro. Era inutile piangere sul latte versato,
ma poteva ancora fermare lo stregone e distruggere Smaug prima che
incenerisse i suoi amici. Con un gesto della mano fece apparire una
bisaccia e vi ripose la bambola. L'avrebbe tenuta come monito, come
promessa a non farsi più dominare dai sentimenti per il nano e
concentrarsi sulla missione. Rimontò in sella al cavallo scuro e
si posizionò la sacca a tracolla, spronando poi lo stallone
verso la sua destinazione.
Aveva trovato le tracce dei suoi compagni che si dovevano
essere accampati ai piedi della Montagna, il fuoco era ormai spento. Eruannie smontò
dallo stallone e lo lasciò libero di pascolare, mentre lei si avvicinò alle
braci constatando che erano ancora calde e una piccola fiammella bruciava
silenziosa nel mezzo dei legni bruciati. Non erano andati via da molto dunque,
dovevano essere ancora nei paraggi. Si guardò intorno cercandoli con gli occhi
verdi che saettavano in direzione di ogni minimo suono prodotto dagli animali
notturni. Un rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto, ma si accorse
presto che era un semplice volatile che si dava da fare con i vermi nel
terreno. Si girò di nuovo verso la Montagna e aguzzò la vista, non dandosi
pena per l’uccello dietro di sé, il quale prese a svolazzarle sopra la testa per poi
dirigersi proprio verso Erebor. Eruannie lo osservò incuriosita e vide che
andava sempre più in alto fino a raggiungere una sporgenza nella nuda roccia
della Montagna Solitaria. Delle grida di giubilo arrivarono proprio dal punto
in cui il tordo si posò e la guerriera ebbe l’illuminazione che le serviva.
Sorrise beffarda e, dopo aver intimato al cavallo di tornare a casa, si fece strada tra le macerie della vecchia porta del regno
di Erebor, rimasta bloccata dopo l’arrivo del drago. Scovò con fatica la
scalinata che portava alla porta segreta, doveva sbrigarsi prima che quei
dannati nani entrassero nella Montagna. Ogni gradino che faceva era un passo
verso la Compagnia di Thorin e dentro di sé sentì la rabbia e la collera
montarle dentro. Stava andando troppo piano, doveva muoversi. Aumentò quindi il ritmo,
rischiando di sfracellarsi al suolo più volte mentre scalava e si ripromise che
mai più avrebbe fatto una cavolata del genere.
<< Mastro hobbit, qui entri in gioco tu>> la
voce di Thorin le giunse lontana, come ovattata.
“E così sei finalmente tornata da me!” lo stregone si
insinuò nella sua mente come un tuono durante una tempesta, facendole perdere
la presa sulla roccia.
Cercò di erigere un muro mentale tra lei e il suo nemico, se
il tentativo del servo di Sauron era scaraventarla giù ci stava riuscendo alla
perfezione. Riacquistò l’equilibrio perso e proseguì nella salita, mentre il
vento notturno le frustava il volto scompigliandole i capelli.
<< Dovete dirmi com’è fatta, non l’ho mai
vista>> la vocetta di Bilbo spezzò il silenzio, facendo venire i brividi
sulla schiena di Eruannie. Non sapeva cosa sarebbe successo se a prendere
l’Arkengemma fosse stato Bilbo e non Thorin, non poteva sapere se lo stregone
si sarebbe comunque impossessato del suo corpo.
<< Bilbo!>> cercò di urlare la mezz’Elfa, con la
gola secca e la paura che le torceva lo stomaco. Ma la voce le uscì
incrinandosi, le mancava il fiato per la scalata fatta in quel modo forsennato.
Quando una delle sue mani si posizionò sull’ultimo gradino
il piccolo hobbit stava giusto entrando nel pertugio nella Montagna insieme a
Balin.
<< NO!>> esclamò mentre si sollevava con la sola
forza delle braccia, facendo voltare tutti quanti i suoi compagni.
<< Eruannie!>> Dori e Nori furono rapidi e le offrirono una
mano per alzarsi, mentre gli altri la osservavano felici del suo arrivo.
<< Ce l’hai fatta>> tuonò la voce di Thorin che
si avvicinò rapido alla guerriera, per poi abbracciarla con forza. Si perse ad
osservare il suo volto illuminato dalla luna, controllando che fosse tutto al
suo posto.
Eruannie si divincolò dalla presa, lasciando esterrefatto il
nano che spalancò gli occhi per la sorpresa.
<< Bilbo non può entrare, il drago lo
divorerà!>> sbottò lei avvicinandosi alla porta segreta.
<< È l’unico di noi a non essere mai stato fiutato da
Smaug, è al sicuro Ann>> fu Oin a pronunciare quella frase, provocando
una risata isterica alla guerriera.
<< Non appena avrà fiutato un odore diverso dal suo
oro si renderà conto della sua presenza e allora chi lo fermerà? Il fazzoletto
in pizzo del signor Baggins?>> era irata e nervosa, doveva entrare e
porre fine a quella follia, lo hobbit non doveva morire per loro.
<< Non credo>> sentenziò alla fine, con una
punta di ironia nella voce. Thorin si fece scuro in volto e l’afferrò per un
braccio, posizionandosi davanti a lei e impedendo al resto della Compagnia di vederli con chiarezza.
<<
Perché non vuoi che il mezz’uomo entri lì
dentro?>> il nano strinse di più la presa sulla
mezz’Elfa, generando sul
suo volto un’espressione di fastidio che nessuno poté
intercettare per la
mancanza di luce. Thorin era stato molto felice di vederla sana e
salva, ma da quando erano giunti ad Esgaroth aveva iniziato ad avere
uno strano interesse per la SUA Arkengemma e questa cosa lo infastidiva
a dismisura.
<< Sputa
il rospo, ragazza!>> il tono di Thorin
era duro, come quando ancora non si era convinto che Eruannie fosse
davvero la
sua amata. La felicità provata poco prima non appena l'aveva
vista, aveva lasciato posto all'ira che divampava impetuosa nel suo
sguardo. Lo guardò con disappunto, sottraendo il suo braccio
alla presa del
nano che era diventata sempre più ferrea. Quello non era il suo
Thorin, la Malattia del Drago si era già insinuata in lui
nonostante non fosse ancora
entrato in contatto con l’oro.
<< Ascoltati, maledizione! Questo posto ti sta facendo
impazzire!>> urlò furiosa, quella conversazione era inutile e le faceva
perdere tempo prezioso che avrebbe dovuto impiegare a distruggere lo stregone.
<< Come osi parlare così al tuo re?!>> se
possibile il nano si fece ancora più scuro in volto, facendo quasi tremare i
compagni che assistevano impietriti alla scena.
<<
Zio…>> Kili si avvicinò al parente nel tentativo di
farlo ragionare, ma le sue buone intenzioni furono interrotte da un
suono che avrebbe fatto rizzare i capelli a chiunque. Thorin aveva
appena
colpito Eruannie, facendole voltare il capo dall’altra parte.
Prima di
rigirarsi e affrontare il suo nuovo problema, la guerriera
asciugò una piccola
lacrima che le era scappata. Dovevano portarlo via prima che facesse
cose
ancora più folli, come gettare qualcuno giù dalla
Montagna.
<< Tu non sei il mio re>> rispose semplicemente
lei, assottigliando lo sguardo e trafiggendo con esso il nano, il quale si era reso conto
troppo tardi di quello che aveva fatto. La guerriera si voltò senza degnare
nessuno di loro e si addentrò nella Montagna tramite il
passaggio segreto. Si perse per qualche secondo ad ammirare le pareti di
Erebor, dopo tutti quegli anni era ritornata nel posto che l’aveva accolta, che
l’aveva fatta innamorare delle tradizioni naniche e dove aveva trovato l’amore.
Il tanfo di drago le giunse alle narici facendole storcere
il naso. Svoltato il primo angolo che si ritrovò davanti andò a sbattere contro
qualcosa, o meglio, contro qualcuno che non vedeva l’ora di uscire da quel
posto. Era Balin che si sfregava le mani per il nervoso e che spalancò la bocca
alla vista dell’amica.
<< Non dire una parola, mastro nano, vado a recuperare
Bilbo>> gli disse prima di sorpassarlo. Non lo avrebbe trattato così
freddamente in un’altra circostanza, ma Thorin l’aveva appena colpita e ferita
nel profondo. Non che lo schiaffo le avesse fatto male, quanto il gesto in sé
che non era per niente da lui. Doveva recuperare l’Arkengemma e purificarla,
poi avrebbe pensato al drago e infine al nano cocciuto.
Quando arrivò alla sala del trono una piccola scossa la
costrinse ad aggrapparsi a una parete per non cadere. Smaug si era risvegliato.
***
Eruannie stava perlustrando la sala del trono, ma di Bilbo e
Smaug nemmeno l’ombra, solo il fetore di drago che le aleggiava intorno
testimoniava che fino a poco prima il lucertolone era stato effettivamente lì.
Un'altra lieve scossa le fece quasi perdere l’equilibrio, che lo hobbit e la
creatura si fossero spostati in un’altra stanza? La guerriera aveva già vagato
in lungo e in largo, ma dell’Arkengemma nemmeno l’ombra. Decise di dirigersi
nella sala del tesoro, forse i due erano lì e sarebbe riuscita a scovare la
maledetta pietra. I corridoi erano come li ricordava lei, ma pieni di polvere
e cenere con qualche scheletro che giaceva immobile qua e là, in un’eterna
pace. Prese il corridoio che conduceva alla sua nuova destinazione e una forte
ondata di calore l’avvolse, facendole estrarre istintivamente la spada dal
fodero, come se questo potesse in qualche modo aiutarla contro un drago.
Scosse la testa dandosi della stupida fifona e si addentrò nella sala.
Guardando quella stanza dall’ingresso in alto sembrava di osservare un’enorme
distesa di oro, c’era solo quello che si espandeva per tutta la sua larghezza,
neanche un piccolo foro era privo di monete d’oro o gioielli. Era già stata lì
una volta molti anni prima e le aveva fatto lo stesso effetto, era
completamente sbalordita dalla sua vastità e dalla sua lucentezza. Ma lei era
lì per un altro scopo, trovare la dannata pietra. Fece un passo in avanti e
quasi scivolò su una moneta d’oro, facendo crollare una piccola pila di altre
monetine e provocando un suono che si propagò per tutta la sala. Eruannie si
maledisse per la sua parte maldestra dovuta al corpo umano in cui era
rinchiusa, quando un vociare attirò la sua attenzione e si mise in ascolto,
sorprendendosi di quello che le sue orecchie le fecero sentire. Bilbo stava
parlando con il drago, lo stava elogiando cercando di farselo quasi amico. Ma a
un drago non sfugge nulla, Smaug aveva capito fin da subito le intenzioni dello
hobbit che si era ritrovato davanti.
<< Sono quasi tentato di fartela prendere>>
sbuffò fuori il lucertolone, mentre il suo sguardo schizzava dallo hobbit a un
oggetto che Eruannie non riuscì a scorgere, ma percepì più che mai l’oscurità
dell’Arkengemma.
<< Solo per vedere Scudodiquercia soffrire, vedere
come lo distrugge>> la guerriera si tuffò in un cumolo di oro, facendosi
più vicina ai due. L’Arkengemma non poteva portare Thorin alla pazzia, lei
aveva imprigionato uno stregone al suo interno e l’oscurità che la governava
era stata spazzata via da un altro tipo di malvagità, il drago lo sapeva, era
presente. Ma allora perché dire quelle cose a Bilbo?
<< Vedere come corrompe il suo cuore e lo conduce alla
pazzia!>> la mezz’Elfa si addentrò di più, avvicinandosi a Bilbo. Era ormai giunta
dietro alla colonna che la separava dal mezz’uomo, ma non poteva farsi
individuare dal drago. Scivolò sotto a quello che una volta doveva essere un
ponte, ma che con tutte quelle monete d’oro era diventato un semplice palchetto
di pietra.
<< Ma non
penso lo farò. Questo piccolo giochetto
finisce qui>> la guerriera strisciò più in fretta
che poté, fino al
limite del suo nascondiglio dove poteva ben distinguere i lineamenti di
Bilbo, nonostante il drago si frapponesse ancora tra loro.
<< Quindi dimmi, ladro. Come scegli di morire?>>
nel momento esatto in cui la bestia si allungava verso lo hobbit con le fauci spalancate, questo
scomparve nel nulla.
“No” Eruannie sgranò gli occhi, che il drago se lo fosse
mangiato intero? Ma il piccolo hobbit era risoluto e comparve poco dopo accanto
alla guerriera, intimandole di fare silenzio. Lei annuì e insieme si
dileguarono giusto in tempo, Smaug era inferocito per aver perso di vista il
ladruncolo e dopo aver lanciato un urlo di rabbia aveva iniziato a sputare fuoco
in tutte le direzioni, inondando la sala del tesoro.
I due compagni salirono le scale il più in fretta possibile,
verso l’uscita segreta. Arrivati su un piccolo pianerottolo, il quale collegava la
sala del tesoro con la sala del trono e l’uscita, trovarono Thorin ad
aspettarli.
<< L’avete trovata?>> sbraitò lui, mentre la
mezz’Elfa aiutava il povero hobbit a salire gli ultimi scalini.
<< Sta arrivando il drago, andiamo!>> la
guerriera spronò il nano, senza ottenere risultati. Scudodiquercia se ne stava
immobile davanti all’apertura che li avrebbe condotti alla salvezza.
<< Thorin, dobbiamo muoverci!>> Eruannie fece
per avvicinarsi all’uscita ma il nano le puntò la spada al centro del petto.
<< L’Arkengemma!>> disse imperativo, puntando i
suoi occhi prima in quelli di lei e poi in quelli di Bilbo, incutendo nel
secondo un certo timore.
<< Dobbiamo andarcene>> protestò lo hobbit,
avvicinandosi a sua volta all’uscita ma venendo bloccato dalla spada del nano,
che ora teneva puntava contro di lui.
<< Thorin…>> implorò il mezz’uomo
indietreggiando, le mani alzate e tremanti. La guerriera si frappose tra i due,
lasciando che il nano continuasse a minacciare lei e non più lo hobbit. Lei
poteva sopportarlo, poteva persuaderlo magari, poteva anche lasciarsi
trafiggere, ma mai avrebbe lasciato che uccidesse Bilbo.
<< Thorin>> sussurrò con fermezza, gli occhi
puntati nei suoi così glaciali e che in quel momento la stavano fulminando.
"No...questo
non sei tu" si ritrovò a pensare, mentre teneva le mani poggiate
sulle spalle dello hobbit dietro di lei. Non aveva protetto gli
abitanti di Erebor e di Dale anni prima, ma non avrebbe più
permesso a qualcun altro di morire per le loro battaglie.
Un movimento nella sala del tesoro attirò la sua attenzione
e fece segno al nano di guardare dietro di lui. Il drago si stava avvicinando e
Thorin concentrò la sua ira sul bestione. Lo hobbit fece un sospiro di sollievo
ed Eruannie gli avvolse le spalle con un braccio, accovacciandosi per guardarlo
negli occhi.
<< Stai
bene?>> il mezz’uomo aveva una
lacrimuccia che gli sfuggì bagnandogli una guancia. Non era per
il drago, certo
Smaug lo aveva terrorizzato, ma era stato Thorin a ferirlo
nell’animo, proprio
come aveva fatto con lei poco prima di entrare nella Montagna. La
guerriera asciugò gli occhi dello hobbit con la manica della sua
casacca e si rialzò per controllare il drago. I loro compagni
gli furono vicini, posizionandosi davanti al loro re e pronti a dare la
vita per
difenderlo. Smaug si avvicinò a loro con aria minacciosa, prima
di urlare
qualcosa e sputare fuoco contro i suoi avversari.
<< Per di qua!>> urlò Eruannie, sovrastando le
grida e il trambusto causato dal drago. Si tuffarono in un piccolo angolo pieno
di monete che attutirono la loro caduta e si rifugiarono all’interno di una
stanza che la guerriera riconobbe come l’anticamera della sala del Tesoro, dove
una volta i nani controllavano i gioielli prodotti prima che questi entrassero
a far parte della Grande Tesoreria. Contò i nani uno ad uno mentre questi sfilavano
davanti a lei, quando Thorin varcò la soglia avvolto dalle fiamme il suo cuore
mancò un battito. Stava impazzendo ma era pur sempre il suo Thorin. Prima che
potesse fare qualcosa, il nano prese a rotolarsi per terra e, una volta
liberato dal soprabito che andava a fuoco, si rialzò come se non fosse successo
nulla per fare poi strada ai suoi compagni.
Eruannie seguì il gruppo voltandosi di tanto in tanto per
controllare che il fuoco del drago non li raggiungesse. Thorin li condusse a
una piccola sporgenza per cercare di individuare i movimenti di Smaug ed
elaborare un piano di fuga. Della bestia nemmeno l’ombra, ma la mezz’Elfa non
abbassò la guardia.
<< È troppo furbo, ci starà sorvegliando di
nascosto>> suggerì rivolta a Thorin, mentre il nano annuiva leggermente
senza distogliere lo sguardo dalle sale sotto di loro.
<< Andiamo nella guardina a ovest, forse lì c’è una
via di fuga>> propose il re dei nani, mentre la Compagnia acconsentiva a
quel piano. Forse da lì sarebbero riusciti a scappare e avvertire Esgaroth in
tempo.
<< È troppo in alto, non ci arriveremo mai!>>
Balin cercò di far cambiare idea al re, ma la decisione era ormai stata presa.
Dovevano tentare e quella era la loro unica possibilità, dato che l’ala del
passaggio segreto era sorvegliata dal drago.
Corsero lungo il piccolo ponticello che si ritrovarono
davanti, cercando di produrre meno rumore possibile. Erano quasi a metà strada
quando ai piedi di Bilbo cadde qualcosa che ruppe il silenzio che si era
creato. Una moneta giaceva sotto di lui, il quale iniziò a perquisire i propri
abiti per individuarne delle altre. Ma un fruscio sopra le loro teste gli fece
intuire che non era sua la colpa di tale suono, bensì del drago che passava a
qualche metro sopra di loro per ispezionare la sala. Tutti i membri della Compagnia lo
osservarono con timore, mentre in punta di piedi proseguivano guidati da
Thorin. Una volta superato l’ostacolo del drago corsero in direzione della loro
unica via di fuga, ma la trovarono sbarrata e una coltre di corpi carbonizzati la
invadeva.
Eruannie cadde in ginocchio vicino al corpo di un bambino.
Le fiamme di Smaug non avevano risparmiato nessuno, aveva estirpato la vita di
ciascuno dei loro famigliari. Sentì la voce di Balin ma non vi prestò ascolto,
era intenta a osservare ogni singolo volto cercando di riconoscerne qualcuno,
ma il fuoco aveva reso impossibile quel compito.
<< No…>> la voce forte e possente di Thorin
sembrava essere tornata pura dopo l’incontro con il drago, come se la follia
fosse sparita dal suo cuore.
<< Io non morirò in questo modo, acquattato e
arrancando per respirare>> Eruannie condusse il suo sguardo verso il
volto del nano, mentre se ne stava ancora inginocchiata ai piedi di quella pila
di cadaveri.
<< Andremo alle fucine!>> si ergeva in piedi in
mezzo ai compagni e cercava sui loro volti l’approvazione.
<< Lui ci vedrà, certo come la morte!>> Dwalin
per la prima volta dovette dissentire e discostarsi dal piano dell’amico.
<< No se ci dividiamo>> quel piano stava
prendendo una piega sempre più suicida, ma la mezz’Elfa era ancora troppo
addolorata per rispondere con qualcosa di pungente. Si era sempre chiesta come
fossero morti i suoi conoscenti, se il drago li avesse semplicemente divorati o
se li avesse bruciati. Ora aveva scoperto la verità, mentre lei giocava a fare
la maga da quattro soldi con uno stregone pazzo quasi quanto quel maledetto
drago, i suoi amici erano morti soffocati dal fumo. Una morte lenta e per
niente dignitosa, i loro cadaveri abbandonati alle mercé della bestia.
<< Thorin…non ce la faremo mai>> Balin era
d’accordo con il fratello, il drago li avrebbe intercettati e li avrebbe fatti
fuori in un batter d’occhio.
<< Qualcuno di noi potrebbe…>> Fili appoggiò lo
zio con aria pensierosa, mentre Kili annuiva sempre più convinto.
<< Sì, conduciamolo alle fucine!>> concordò il
giovane Durin, spalleggiando Thorin e guardando i suoi compagni nel tentativo
di infondere loro la stessa speranza che sembrava invadere il suo cuore.
<< Uccideremo il drago>> concluse Thorin,
Eruannie sembrò riprendersi in quel momento, invasa da una forza potente che le
riattivò la muscolatura. Annuì in direzione del nano e mise una mano sulla spalla
di Ori e una su quella di Gloin, trasmettendo loro un po’ di coraggio.
<< Se la cosa finirà tra le fiamme, allora bruceremo
tutti insieme>> dicendo ciò, il re dei nani fermò il suo sguardo su
quello di Eruannie che sorrise beffarda, voltando un palmo della mano verso
l’alto.
<< Cosa credete che provi un drago quando viene
colpito da una freccia di ghiaccio?>> la guerriera fece uscire una
scheggia ghiacciata dal palmo della mano, ridacchiando delle facce sorprese ma
estasiate dei nani.
***
Legolas cavalcava da giorni verso nord, viaggiando con la
luce e riposando con il favore delle tenebre. Era ormai ai piedi delle Montagne
Nebbiose quando spronò il suo cavallo verso il Monte Gundabad, sperando di non
trovare quello che si aspettava.
In effetti fu così, trovò molto peggio. Lasciò il suo fidato
destriero nascosto da una timida boscaglia per poi incamminarsi sulle
collinette che circondavano il monte. Si appostò dietro a una roccia e lì cercò
di spiare le mosse del nemico. Riuscì a intravedere un grande fermento
provenire dalla Torre di Gundabad e attese nel suo nascondiglio.
Un forte boato ai piedi del Monte attirò la sua attenzione,
si sporse oltre il masso e dovette strizzare gli occhi più volte per realizzare
che quello davanti ai suoi occhi era reale: degli enormi vermi sbucarono fuori
dal terreno, sgretolando roccia e inghiottendo terra, lasciando dei grossi
buchi da cui sarebbe potuto passare un esercito intero. Legolas si puntellò
sulla roccia con i piedi, per evitare di cadere di sotto. Uno stridio sopra di
lui lo fece arretrare e si scontrò con la parete di pietra alle sue spalle.
Scrutò nel cielo e notò con suo disappunto che quel verso striminzito proveniva
da dei grossi pipistrelli, fedeli all’Oscuro. Poi il suono di un corno degli
orchi lo avvisò che i nemici stavano per avanzare e lì lo vide: un esercito
talmente potente e grande da devastare tutta Esgaroth in meno di un battito di
ciglia. Doveva correre a sud e avvertire quanta più gente possibile
dell’attacco imminente. Ridiscese la collina su cui aveva avvistato tutto quel
male e rimontò in sella al suo destriero, con la speranza di fare in tempo. Non
sarebbe riuscito ad allertare sia suo padre che Eruannie, ma doveva scegliere
alla svelta o sarebbe stata la fine per tutti loro. Così spronò il destriero
che partì al galoppo in direzione di casa, sempre che Thranduil concedesse ai
suoi soldati di marciare su Erebor al fine di difendere uomini e nani, invece
che intraprendere una guerra con questi ultimi.
Angolino Autrice:
Buonsalve a tutti! Come sempre spero stiate tutti
bene! Siamo finalmente arrivati al momento tanto atteso dell'ingresso
nella Montagna! Tra Thorin ed Eruannie le cose non sembrano essere rose
e fiori, la guerriera sta iniziando a capire che il suo nano preferito
è ormai sotto il giogo della Malattia del Drago. Chissà
se ritrovando l'Arkengemma e purificandola dallo spirito dello Stregone
riuscirà a salvare la sua anima...
Spero vi sia piaciuto! Sarebbe bello sapere cosa
ne pensate ogni tanto, ma mi accontento di vedere che c'è ancora
qualcuno che segue questa storia :)
Baci,
Giuls
|
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Capitolo 14 *** Capitolo XIII ***
Capitolo XIII
CAPITOLO XIII
Salve oscurità, mia
vecchia amica
sono venuto a parlarti
nuovamente
perché una visione che
fa dolcemente rabbrividire
ha lasciato i suoi semi
mentre dormivo
e la visione che è
stata piantata nel mio cervello
ancora persiste
nel suono del silenzio
Il piano di Thorin sembrava funzionare. Mentre Smaug era
concentrato ad attaccare uno dei gruppetti in cui si erano divisi, gli altri
potevano sgattaiolare verso le fucine. Eruannie si era ritrovata assegnata al
gruppo di Ori, Dori e Bilbo, il quale sembrava ancora leggermente scosso dal repentino
cambio di umore di Thorin.
La guerriera aveva notato il suo turbamento e si
ritrovò a pensare che fosse lo stesso che aleggiava anche sul proprio cuore.
Scosse impercettibilmente la chioma ramata scacciando quel pensiero, ci sarebbe
stato il tempo per discuterne ma prima dovevano liberarsi del drago. Eruannie,
che guidava il gruppo, fece segno ai suoi compagni di arrestarsi dietro a una
colonna mentre lei perlustrava la strada davanti a loro. Il drago era distante
di pochi metri, intento ad attaccare il gruppo di Dwalin, Balin e Nori. A un
gesto della sua mano, i nani la sorpassarono proseguendo verso le fucine, il
fiato corto per la tensione e la paura di rimanere arrostiti. Con qualche
ammaccatura riuscirono ad arrivare a destinazione, ma le fucine erano state
ferme per troppi anni, inutilizzate senza la guida dei nani.
<< Il piano non funzionerà, queste fornaci sono spente
da troppo tempo!>> Dwalin fece capolino con il suo gruppo, mentre anche
il resto della Compagnia li raggiungeva.
<< Mio fratello ha ragione, Thorin. Non possediamo un
fuoco tanto grande da poterle accendere!>> il nano si mise al fianco
dell’amico, gli occhi puntati nei suoi nel tentativo di fargli capire che era
una pazzia.
<< Non ce l’abbiamo?>> il ruggito di Smaug si
era fatto sempre più vicino, la sua furia sarebbe stata immensa.
<< Non pensavo sarebbe stato così facile metterti nel
sacco!>> Thorin si era fatto largo tra i compagni e si teneva a un paio
di colonne per potersi sporgere e guardare giù, verso il drago.
<< Sei diventato lento e grasso nel tuo rimbambimento>>
Erannie inarcò un sopracciglio, se stava cercando di prendere il posto d’onore
nella lista nera di Smaug ci stava riuscendo benissimo.
<< Lumacone…>> quello era stato l’insulto
decisivo, il drago riversò tutta la sua furia in una potentissima ondata di
fuoco che si sparse verso le fornaci, mentre i nani si mettevano al riparo
dietro alle colonne. Thorin afferrò Eruannie per la vita e la spinse contro a
una parete portante, mentre il fuoco divampava vicino a loro. La guerriera si
perse ad ammirare gli occhi profondi del nano, era da tempo che non la guardava
in quel modo e si ritrovò a pensare che forse c’era una speranza. Lui le
rivolse un rapido sorriso, prima di girarsi e controllare se il piano aveva
funzionato. Una ad una, le fucine si accesero con un lampo, divorando tutte le
ragnatele e la polvere che le otturava.
Il Re dei nani iniziò ad impartire ordini a tutti i
compagni, mentre il drago cercava di liberarsi dalla grata che lo imprigionava.
Bombur corse a mettere in funzione i soffietti, con la voce
del re alle calcagna. Thorin inviò Bilbo sopra una sporgenza, intimandogli di
tirare la leva al suo segnale.
<< Balin! Sei ancora in grado di produrre un
esplosivo?>> la voce di Eruannie sovrastò il rumore prodotto dal drago e
dalle fucine di nuovo in attività. Il nano non distolse lo sguardo dalla bestia
che cercava in tutti i modi di accedere al loro piano, mentre le grate robuste
lo tenevano a bada.
<< Sì, mi ci vorrà solo un secondino! Andiamo!>>
il nano, aiutato da Ori, Dori, Nori e Bofur volò verso la stanza dedicata alla
creazione di armi esplosive.
La guerriera poteva sentire gli ordini urlati da Balin, mentre
una folle idea le passò per la testa. Prese la rincorsa e saltò su una fornace,
iniziando a muovere abilmente le mani per formare una serie di lance ghiacciate
con la mente che iniziarono a fluttuarle accanto.
<< Ora!>> sentì gridare Thorin, probabilmente
rivolto a Bilbo dato che dopo poco una cascata di acqua sgorgò prepotentemente
da alcune bocche d’oro, andando a colpire il drago dritto sul punto in cui si
formava il fuoco. La bestia barcollò andando a sbattere contro alcune fucine,
come un pesce che si dibatte una volta estratto dal fiume. Con quella mossa
Thorin aveva rimesso in funzione tutti i macchinari necessari per produrre oro
liquefatto.
Smaug si lanciò verso Thorin, mentre dall’alto i nani
cercavano di rallentarlo con gli esplosivi di Balin. Dwalin aveva attivato le
bocche che consentivano all’oro liquefatto di unirsi in un lungo fiume per poi
sfociare nella Galleria dei Re. Thror aveva fatto costruire un’enorme
raffigurazione di Durin per rendere omaggio al loro antenato, Eruannie aveva
sempre trovato che fosse una cosa futile e sciocca sprecare tutto quell’oro per
una statua, ma in quel momento ringraziò mentalmente la pazzia del re. Doveva
dare tempo ai suoi amici per finire la trappola, così con un movimento delle
mani fece abbattere un paio di lance di ghiaccio contro il dorso di Smaug.
<< Chi osa colpirmi?!>> si voltò di scatto
ritrovandosi faccia a faccia con la mezz’Elfa, pronta con il suo esercito di armi.
<< TU! L’Oscuro mi aveva assicurato che si sarebbe
occupato di te!>> la guerriera chiuse le mani a pugno lasciando distesi
indice e medio da entrambe e iniziando a disegnare dei cerchi in aria, facendo
roteare le armi sospese al suo fianco.
<< Non importa, non importa! Ci penserò io a farti
cambiare idea!>> prima che la bestia potesse avvicinarsi ancora, Eruannie
spostò le braccia davanti a sé facendo partire le lance contro il drago che
ringhiò per la sorpresa. Non poteva ucciderlo come se avesse usato una freccia
nera, ma lo avrebbe sicuramente rallentato. La bestia fece saettare la grande
coda contro la struttura dove si trovava la guerriera, provocando un terremoto
sulla stessa e fecendo perdere l’equilibrio alla mezz’Elfa. Cadde a faccia in
giù sulla dura pietra, provocandosi un piccolo taglio sul mento.
<< Non puoi sconfiggermi, stupida! Il mio padrone ti
vuole viva, quindi non ti ucciderò. Questo però non mi impedirà di farti molto
male!>> spalancò le fauci e sputò un’ondata di fuoco che avrebbe sciolto
in un colpo solo anche il più resistente dei metalli. Il respiro dei nani si
fermò per un minuto interminabile, la tensione era palpabile. Quando il fuoco
si consumò, Eruannie stava ancora in piedi davanti al drago con i vestiti mezzi
bruciati e qualche evidente bruciatura, la pelle esposta annerita di fuliggine
e sul volto uno sguardo duro.
<< Ti sei arrugginito a furia di poltrire sotto a questa
Montagna, vecchio mio!>> urlò rivolta a Smaug, i pugni serrati e le
braccia lasciate lungo i fianchi. Con la coda dell’occhio vide che i nani
stavano finendo di allestire la loro trappola per il drago e decise di dare
loro ancora un po’ di tempo.
Voltò i palmi verso l’alto e concentrò tutte le sue energie
sulla vita che scorreva nella Montagna stessa, fino a raggiungere le più
piccole particelle contenute in essa. Dalle pareti delle fucine iniziarono a
zampillare alcuni getti argentei e altri più scuri che si univano in una danza
sinuosa e si raccoglievano circondando la guerriera. I nani, così meravigliati
da quanto stava accadendo sotto ai loro occhi, non si accorsero subito che la
loro compagna non poggiava più i piedi per terra ma era sollevata di qualche
centimetro dalla pietra. Bilbo spalancò la bocca per l’ammirazione e non vide
dove stava mettendo i piedi, inciampando in uno sgabello che cadde a terra
generando un forte boato. Smaug si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi per
individuare la sua preda.
<< Occhi a me, drago!>> la voce della guerriera
attirarono di nuovo la sua attenzione su quello che stava accadendo a pochi
passi da lui. I flussi si erano intensificati sempre di più, andando a
ricoprire la figura della mezz’Elfa come un’armatura, rendendola molto più
grande del normale.
Smaug osservava incantato quella trasformazione, tutto quel
potere contenuto in una persona sola. Finita quella pagliacciata avrebbe dovuto
avvisare il suo padrone di tanta potenza, ne sarebbe stato sicuramente felice e
lo avrebbe premiato una volta che lui gli avesse portato la guerriera.
“Fermati, mezz’Elfa! Tutto questo potere ti ucciderà!” la
voce dello stregone si insinuò nella sua mente facendole assumere un ghigno.
“Non è forse quello il tuo scopo?” rispose stizzita,
continuando nella sua magia suicida.
“Tu non sai nulla!” la guerriera si concentrò ed eresse un
muro attorno alla sua mente, in modo da bloccare lo stregone.
I nani e il drago osservarono la scena davanti a loro. Eruannie
era scomparsa sotto a tutti quegli strati di roccia e Mithril, lasciando il
posto a un gigante pronto all’attacco. I suoi compagni avevano completato la
loro trappola e ora aspettavano solo che Eruannie conducesse da loro il drago.
La nuova guerriera di roccia fece partire un pugno tanto potente da poter
spaccare in due una montagna, scontrandosi con il duro della corazza di Smaug.
Il drago emise un sibilo di dolore e fastidio, mentre meditava su come
sconfiggere la sua avversaria. L’altro braccio della guerriera partì
all’attacco, afferrando Smaug per il collo e spingendolo indietro verso la
trappola. La bestia si dimenò e affondò i denti nel braccio roccioso che iniziò
a sgretolarsi lentamente. Quella magia richiedeva un’energia incredibile per
Eruannie e a poco a poco si stava esaurendo. La bestia iniziò a sbattere le ali
permettendo al suo corpo di librarsi in aria, mentre con le zampe posteriori
agguantò il corpo della guerriera e, con un rapido gesto, la spedì contro la
parete opposta facendole sfondare il muro di roccia. Nella corazza della
mezz’Elfa si fece strada una crepa profonda, pronta a rompersi se avesse
ricevuto un ulteriore colpo.
<< Credevate di potermi ingannare? Siete venuti da
Ponte Lagolungo!>> il drago era atterrato alle spalle della mezz’Elfa e
si dibatteva da una parte all’altra della sala, con fare indignato.
<< Questo è uno squallido complotto ordito da questi
luridi nani e quei miserabili uomini del lago!>> Bilbo era giunto in
soccorso della mezz’Elfa, approfittando dei grandi stendardi a terra per
trovare un nascondiglio.
<< Quei piagnucolosi codardi, con i loro lunghi archi
e le frecce nere! Forse è il momento che io faccia loro una visita!>> il
drago diede le spalle alla guerriera e allo hobbit, dirigendosi dalla parte
opposta.
<< Ma non è colpa loro! Fermo!>> ancora una
volta, Bilbo dimostrò di avere più coraggio che buon senso e si scagliò
all’inseguimento del drago.
<< Non puoi andare a Ponte Lagolungo!>> Smaug si
voltò adirato in direzione dello hobbit, assottigliando lo sguardo mentre lo
osservava.
<< Oh tu tieni a loro, non è vero?>> il
mezz’uomo si fermò a pochi passi dal muso del bestione, il respiro mozzato
dalla tensione di fronteggiare un tale nemico.
<< Bene! Allora puoi guardarli morire!>>
sentenziò la bestia, iniziando a camminare più velocemente pronto a spiccare il
volo.
<< QUI!>> la voce di Thorin bloccò la sua
spedizione punitiva nei confronti degli abitanti di Esgaroth.
<< Inutile, stupido verme…>> il nano non ci
sarebbe andato leggero con gli insulti, doveva attirare la sua attenzione su di
sé.
<< Tu!>> un profondo suono gutturale proruppe
dalle fauci del drago, mentre si voltava lentamente verso Thorin. Lo scovò che
si ergeva sopra a un ammasso di roccia informe. Di Eruannie nemmeno l’ombra, ma
ci avrebbe pensato dopo a quella dannatissima mezz’Elfa.
<< Adesso mi riprendo quello che tu hai
rubato!>> peccato non ci fosse nessuno a osservare quella scena oltre ai
due interlocutori, sarebbe stato un bel racconto per i posteri.
<< Ma tu non ti riprenderai niente da me,
nano!>> lo hobbit approfittò di quel momento per cercare di recuperare la
mezz’Elfa, che giaceva inerme tra le macerie della corazza di pietra che aveva
creato.
“Andiamo!” pensò sollevando pezzi di gran lunga più grossi
dei suoi piedi. Fili e Kili lo affiancarono, cercando di fare meno rumore
possibile mentre lo zio teneva impegnato il drago.
<< Io ho annientato i tuoi guerrieri tempo fa! Io ho
instillato il terrore nel cuore degli uomini! Io sono il Re Sotto la
Montagna!>> Smaug si arrampicò sulla pila di pietre dove si stagliava
Thorin, in tutto il suo splendore di reale sovrano.
<< Questo non è il tuo regno! È il territorio dei
nani, l’oro dei nani!>> i compagni che non stavano aiutando a ritrovare
il corpo di Eruannie si misero in fila uno dietro l’altro, pronti al segnale
del loro re. La grande catena di ferro tra le mani tozze, bastava una parola di
Thorin e avrebbero tirato con forza per liberare la statua.
<< E avremo la nostra vendetta! Ora!>> al
segnale del re, i nani iniziarono a tirare con tutta la loro forza,
sprigionando la statua d’oro dinanzi al volto stupefatto del drago. Smaug
rimase abbagliato da quella visione, così tanto oro da poter costruire un
palazzo. Spalancò la bocca per la meraviglia e i suoi occhi saettarono da una
parte all’altra della statua, rimanendo però tristemente sorpreso quando questa
iniziò a liquefarsi. Il drago arretrò di qualche passo, ma un’ondata di oro lo
colpì e lo costrinse ad accasciarsi al suolo, sommerso dal tesoro. Thorin
sorrise estasiato, aveva sconfitto Smaug e vendicato i suoi parenti e amici.
Un silenzio sinistro invase la Galleria dei Re, tutti i nani
trattennero il fiato, mentre anche i soccorritori di Eruannie avevano bloccato
le loro ricerche. Il letto d’oro sotto il quale giaceva il rettile si mosse
leggermente, per poi sprigionarsi mentre il drago emergeva da quel mare
prezioso.
<< Vendetta?!>> urlò agonizzante, mentre con gli
artigli posteriori si reggeva ai lati della sala.
<< Vendetta?!>> un secondo ruggito fece tremare
le pareti, mentre i nani si riunivano in una formazione compatta, pronti a un
eventuale attacco.
<< Ve la faccio vedere io la vendetta!>> e, con
un balzo un po’ appesantito da tutte quelle tonnellate d’oro, spiccò il volo
scontrandosi contro l’enorme entrata che da anni era rimasta bloccata dalle
rocce, creando così un’apertura verso la vallata che circondava Erebor. I nani
lo seguirono all’esterno, sperando di attirare su loro stessi la furia del
drago, in modo che non si scagliasse sugli uomini della città. Ma quello si
librò alto nel cielo scuro della notte, compiendo un elegante avvitamento che
gli consentì di liberarsi dall’oro che ne ricopriva il manto. Poi, come il
rombo di un tuono estivo, si diresse verso Esgaroth emettendo un suono
gutturale di battaglia.
Smaug il terribile avrebbe devastato tutti quella notte.
***
Thorin lanciò l’ennesima pietra contro alla parete di
roccia, mentre un urlo di esasperazione gli proruppe dalla gola. Era ormai
l’alba, avevano visto il drago distruggere Esgaroth dall’altra parte del lago,
mentre a turno scavavano sotto alle macerie alla ricerca di Eruannie. Bilbo
aveva giurato di aver visto una freccia colpire la bestia, prima che questa si
allontanasse dalla città in fiamme e cadesse senza vita nel Lago.
<< Magari è fuggita mentre non guardavamo>>
ipotizzò Kili, sollevando la carriola piena di massi e Mithril. Fili stava
facendo ritorno insieme a Bilbo e a Dwalin, sui loro volti un’espressione di
rassegnazione. Il suo migliore amico scosse il capo mentre si attardava a
discutere qualcosa con il fratello.
<< Non è morta!>> urlò più a se stesso che ai
compagni, dando poi ordine a Nori, Bofur e Gloin di perlustrare ancora un’altra
volta. Andavano avanti così da quando Smaug aveva lasciato la Montagna, un
gruppo frugava tra le macerie e un gruppo la cercava per Erebor, come se fosse
facile perlustrare tutto il regno alla ricerca di una mezz’Elfa.
Ormai la speranza stava per abbandonare il cuore del Re dei
nani, quando la vocetta di Ori giunse alle sue orecchie, facendo riaccendere
quella fiamma che lo stava tenendo in piedi dopo la battaglia con il drago.
Il giovane nano stava indicando un punto oltre la Galleria
dei Re da cui proveniva un sono flebile, che in pochi riuscirono ad udire.
Corsero tutti in quella direzione, lasciandosi guidare da quel ritmico
ticchettio. A mano a mano che si avvicinavano riuscirono ad intuire che si
trattava di una pietra che batteva contro a una parete cava. Una volta arrivati
alle fucine, trovarono un altro ammasso di macerie contro a una colonna
incrinata dal peso di Smaug, il quale vi si era appoggiato poco prima di
inseguire la guerriera di pietra. Sotto a quella pila di sassi, una mano
batteva con una pietra contro al pavimento, richiamando la loro attenzione.
Thorin spalancò gli occhi e si gettò verso il tumulo, iniziando a inveire in Khuzdul
e a scavare per liberare la mezz’Elfa. Gli altri nani si unirono a lui, chi
preparava una lettiga di fortuna con le carriole, chi la chiamava per chiederle
come si sentisse.
<< Siamo qui, Ann. Ti tireremo fuori da lì!>>
disse il piccolo Bilbo, afferrando la mano della guerriera e stringendola tra
le sue più piccole. Dopo pochi ma intensi minuti, riuscirono a liberarle il
volto, consentendole di prendere una grande bocca d’aria. La respirazione era
affannosa e gli atti erano molto rapidi e ravvicinati l’uno all’altro.
<< Ann, mi senti? Sono Oin! Devi rallentare i respiri
o andrai in iperventilazione e sverrai, ascolta la mia voce!>> il nano si
abbassò verso la mezz’Elfa e cercò con lo sguardo un qualsiasi oggetto che
potesse aiutarlo. Gli altri compagni continuarono a liberare il corpo della
guerriera, mentre Thorin corse a reggerle la testa, togliendole i capelli dal
volto. Lei lo guardò dritto negli occhi, come per assicurarsi che fosse reale e
non un sogno.
<< Sono io, sono qui>> disse semplicemente lui,
prima di urlare un altro ordine in Khuzdul ai suoi compagni.
“Mi dispiace” avrebbe voluto dirgli, mentre il petto le si
alzava e abbassava con un ritmo per niente rassicurante. Il nano strinse una
mano sui suoi vestiti mentre la guardava impotente con i suoi occhi glaciali.
La sua ossessione per l’Arkengemma aveva oscurato i suoi sentimenti, ma
vedendola in quello stato la sua parte razionale aveva preso il sopravvento. La
guerriera cercava di parlare, di comunicargli un ammonimento riguardo alla
pietra e allo stregone, ma quello che usciva dalla sua bocca era un misto di
rantolii e gemiti di dolore. Il suo corpo era stato completamente liberato dal
peso delle pietre, che dovevano aver causato delle ferite interne invisibili ad
occhio nudo. Oltre a questo la guerriera aveva consumato un quantitativo di
energia tale per mantenere quell’incantesimo, che era un miracolo che fosse
ancora viva.
<< Mi dispiace, Ann. Non avrei dovuto…io…>> per
la prima volta in tutti quegli anni il re dei nani si lasciò scappare una
lacrima che cadde sul volto della guerriera, che cercò di sorridergli per non
rattristarlo.
“Va tutto bene” pensò mentre con una mano cercava di
raggiungere il volto di Thorin, ma le forze la stavano abbandonando
rapidamente. I nani si riunirono intorno ai due, le mani giunte e gli sguardi
bassi a fissare le punte dei loro stivali. Bilbo le stava ancora tenendo una
mano, quando sentì la vita abbandonare il corpo dell’amica. Eruannie la mezz’Elfa
era morta, gli occhi ancora che fissavano quelli del nano erano ora così
inespressivi da far gelare il sangue nel corpo di un orco. Thorin si allungò
depositandole un bacio umido di lacrime sulle labbra sporche di polvere e
fuligine, mentre qualcuno cercava di allontanarlo dal corpo della guerriera.
Lui si divincolò da quella stretta che tentava di portargli via la sua amata,
perché sì battibeccavano e si sarebbero volentieri tirati delle testate, ma lui
l’amava. Aveva imparato ad amarla anni prima, quando lei era riuscita a fare
breccia nel suo cuore e poi aveva imparato ad amarla ancora quando si era
ripresentata a lui in quel corpo così diverso da quello che ricordava.
<< Lei tornerà! Ha detto che tornerà sempre da me,
lasciatemi!>> i nani decisero di lasciargli un momento per realizzare
quello che era effettivamente accaduto. Bilbo era titubante sull’abbandonare il
corpo dell’amica, ma Fili e Kili lo alzarono praticamente di peso e si
allontanarono di qualche metro, stringendosi in un abbraccio per placare quel
dolore che attanagliava anche i loro cuori.
Dwalin chiuse gli occhi della guerriera con un movimento
della mano che poggiò subito dopo su una spalla dell’amico, cercando di
infondergli un po’ di conforto. Thorin avvicinò la sua fronte a quella della
guerriera, socchiudendo gli occhi e sussurrando una preghiera in Khuzdul,
dondolandosi leggermente nel tentativo di cullarla.
***
Una strana luce l’avvolse, un tepore dolce la circondò,
mentre spalancava gli occhi e cercava di far entrare più aria nei polmoni. Era
morta, ancora. Si chiese quanto ancora dovesse andare avanti quel gioco sadico
a cui i Valar la costringevano, sacrificava la sua vita per qualcuno e loro
continuavano a riportarla indietro. Questa volta era leggermente infastidita
dalla cosa, era pronta a morire e a lasciare tutto e tutti, ma sapeva per certo
che quella visione era il preludio a un’altra resurrezione.
<< Cos’è, siamo a Pasqua?>> urlò al vuoto che la
circondava, ricordandosi della religione che aveva studiato nel convento di
suor Jude, la suora in cui Lady Galadriel si era trasformata e che l’aveva
cresciuta quando aveva deciso di trasferire la sua anima nel corpo di una
mortale.
<< Il tuo spirito è immortale, Eruannie la guerriera. Sei
nata a Valinor e questo ti concede la grazia, finché il tuo fato non si sarà
compiuto continuerai a ritornare alla vita>> la guerriera fece roteare
gli occhi infastidita. Non poteva nemmeno morire in pace?
<< Beh mi sembra alquanto sadica come cosa, non posso
rinunciare a questo privilegio?>> si alzò a sedere e si guardò intorno
anche se già era conscia del fatto che non avrebbe mai scoperto la provenienza
della voce.
<< Ascolta, ragazza! Sauron non si arrenderà finché
non avrà conquistato i tuoi poteri, che tu lo voglia o meno>> la mezz’Elfa
annuì, cercando di trovare una soluzione a quella situazione che le stava dando
leggermente sui nervi. Era pronta a morire, aveva detto addio a tutti e i Valar
glielo impedivano ancora una volta.
<< Rinuncio alla mia parte nanica!>> esclamò,
facendo risuonare la sua voce nell’immensità dell’infinito.
<< Rinuncio alla parte da cui provengono i miei
poteri!>> chiunque stesse comunicando con lei doveva essere rimasto
sorpreso dall’iniziativa della guerriera, perché ammutolì per qualche minuto.
<< E sia, da oggi sarai un elfo in tutto e per tutto,
ti priveremo dei poteri e se mai dovessi morire un’altra volta…>>
<< Sarà per sempre, grazie della magnanimità>>
nella sua voce c’era sarcasmo, ma l’interlocutore non vi diede peso.
<< Ora va, Eruannie la guerriera. Salva la Terra di
Mezzo>> piano piano, la luce che la circondava si affievolì, lasciando
spazio all’oscurità.
Angolino Autrice
Salve a tutti! Vorrei puntualizzare alcune cose, spero di non disturbare la vostra lettura!
Dunque, come si può notare già
dall'inizio del capitolo ho voluto introdurre la prima strofa della
magnifica canzone che ha ispirato questa Long, ovvero "Sound of
Silence" di Simon & Garfunkel. Il testo intero credo rappresenti
molto bene la storia e, considerando che sta per giungere al termine,
mi sembrava bello usare una strofa per ogni capitolo da qui fino alla
fine, spero vi abbia fatto piacere questa micro-deviazione dalla
stesura tradizionale che avevo adottato fino ad ora!
Per quanto riguarda il capitolo in sé, il
fatto di essere riportata in vita per la trilionesima volta mi
ricordava molto Goku che muore mille volte e viene riportato indietro
dalle sfere del Drago. Considerando che la nostra Eruannie ha vissuto
per un periodo sulla Terra per sfuggire da Sauron e in particolare
è cresciuta in un convento, mi sembrava carino ricordare questo
aspetto della sua vita, spero non abbia offeso nessuno.
Infine come sempre ringrazio molto tutti coloro che continuano a seguire questa storia.
Un bacione,
Giuls
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Capitolo 15 *** Capitolo XIV ***
Capitolo XIV
CAPITOLO XIV
In sogni inquieti
camminavo da solo
In strette strade di
ciottoli
Sotto l'alone di un
lampione stradale
Ho alzato il bavero per
il freddo e l'umidità
Quando i miei occhi
vennero accecati dal bagliore di una luce al neon
Che ha squarciato la notte
E ha toccato il suono
del silenzio
L’avevano adagiata in una stanza nell’ala ovest, i vestiti
laceri e bruciati ancora appiccicati al suo corpo che sembrava così fragile
senza un’arma tra le mani. Teneva ancora la bisaccia a tracolla che conteneva una semplice bambola
di pezza bruciata, si erano chiesti cosa rappresentasse per la guerriera e
avevano convenuto che sarebbe stato irrispettoso portargliela via. I capelli
sciolti le incorniciavano il volto che Thorin stesso aveva pulito con un panno
inumidito. Ci erano voluti Dwalin, Nori ed entrambi i suoi nipoti per riuscire
a strapparlo dal cadavere di Eruannie, ma alla fine il dolore aveva preso il
sopravvento e si era arreso. Aveva lasciato che la portassero in una camera
affinché la preparassero per il funerale. Non ci sarebbero state trombe né lunghi
discorsi strappalacrime, solo un semplice canto nanico che l’accompagnasse
nel viaggio che la sua anima stava affrontando. Quello che non sapevano però, era che
invece di andare avanti, così come avrebbe di gran lunga preferito, stava
ritornando indietro ancora una volta per aiutarli nella guerra che si
preannunciava. Bilbo era solo nella stanza con il cadavere dell’amica, era
seduto in un angolo e giocherellava con una pietra che Thorin aveva trovato
vicino al giaciglio di Smaug. Era un oggetto inutile a dirla tutta, non era
preziosa, né tanto meno di bell’aspetto ed era alquanto ingombrante. Sembrava quasi un gigante uovo un po’
deforme, fatto di pietra grezza senza nessun gioiello che lo impreziosisse, ma
Thorin aveva trovato che rappresentasse la guerriera, forte e solida,
impossibile da penetrare. Così aveva deciso che l’avrebbe seppellita con lei,
in modo che riposasse con il suo spirito.
<< Se non fosse per te, io non sarei qui, sai?>>
chiese al corpo privo di vita della guerriera, tirando su con il naso ed
emettendo un debole versetto che doveva essere una risata morta sul nascere.
<< Sarei tornato a casa Baggins innumerevoli volte
durante questa avventura, ma la tua forza e il tuo coraggio mi hanno fatto
rimanere. Non potevo lasciare sola un’amica, dopotutto>> sollevò lo
sguardo dalla pietra e lo puntò sul volto di Eruannie, così pacifico in quel
sonno infinito.
<< Poi ho iniziato a capire la motivazione che
spingeva questa Compagnia e ho capito che nonostante più volte mi venisse voglia di
tirare una testata a qualcuno di loro, valeva veramente la pena
aiutarli>> il mezz’uomo si alzò e si avvicinò alla guerriera,
accovacciandosi accanto al suo corpo.
<< Ti sono grato per avermi dato l’opportunità di
conoscerti e di conoscere loro, di conoscere il mondo fuori da casa
Baggins>> le rivolse un ultimo sorriso prima di depositare la pietra tra
le sue mani, come era di consuetudine fare con le armi o gli oggetti preziosi.
Con un peso incredibile nel cuore si allontanò da lei,
uscendo poi dalla stanza. Sul volto della guerriera iniziarono a crearsi delle
crepe che si espansero per tutto il corpo. Come se fosse fatta di porcellana e
qualcuno l’avesse appena gettata a terra, la pelle iniziò a dissolversi come
polvere al vento, lasciando il posto a un’altra creatura.
Uno stridio aveva fatto bloccare lo hobbit sulla soglia,
mentre una serie di lamenti giungevano alle sue orecchie.
<< Maledizione, riuscirò a morire una buona
volta?!>> la voce di una donna gli fece spalancare gli occhi e si voltò
di scatto. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma riuscì ad emettere solo un
versetto di sorpresa.
<< Oh ma allora è davvero Pasqua!>> ironizzò
vedendo la faccia spaesata di Bilbo, che non comprese appieno quella frase.
<< Ma tu sei…>>
<< Morta e tornata in vita…ancora. Sì, i Valar hanno
un pessimo senso dell’umorismo se ti interessa saperlo!>> la sagoma di
un’Elfa si fece sempre più vicina allo hobbit, che indietreggiò spaventato.
<< Lei era…>> indicò balbettando il punto dove
giaceva poco prima Eruannie, mentre la sconosciuta lo guardava con un
sopracciglio alzato.
<<…e tu sei…>> lo hobbit alzò lo stesso dito
verso la nuova arrivata, scuotendo il capo come per negare quello che aveva
appena visto.
<< Bilbo, sono io!>> il mezz’uomo si avvicinò
all’estranea con fare titubante, senza sapersi dare una buona spiegazione per
ciò che era successo. Davanti a lui si ergeva un elfo femmina dai lineamenti
delicati, era molto più alta di lui e di sicuro avrebbe superato un nano, anche
se alto come Thorin. Aveva lunghi capelli corvini a incorniciarle il volto
nobile, mentre due orecchie a punta spuntavano ai lati della testa. Gli occhi
blu con cui lo guardava sembravano divertiti dalla sua espressione stupefatta.
<< Per Gimil Khazâd sigin tarûg!>> Balin, che
passava di lì per caso, si imbatté nella giovane che gli rivolse un sorriso
incoraggiante.
<< Ann?!>> esclamò con le lacrime agli occhi,
avvicinandosi alla guerriera che si rese presto conto di un cambiamento
drastico. Solo allora Bilbo si accorse della pietra che l’elfo femmina teneva
tra le mani, era esattamente quella che poco prima lui stesso aveva posizionato
sul ventre dell’amica.
<< Balin, sei basso!>> il nano si arrestò e fece
correre lo sguardo sull’Elfa che si ritrovava davanti. C’era sicuramente
qualcosa di diverso, era la solita Eruannie, la stessa che era giunta ad Erebor
molti anni prima, ma le sue orecchie avevano la tipica forma di quelle elfiche
ed era notevolmente più alta, ma nonostante questo era ancora lei. Non abitava più un corpo
umano, aveva abbandonato quell’involucro e come una falena era uscita dal
bozzolo per risplendere ulteriormente in quella nuova forma.
<< Non dire sciocchezze, sei tu che sei più
alta>> il vecchio amico le si avvicinò sciogliendosi in un abbraccio
consentito solo dal fatto che l’Elfa si era inchinata leggermente. Si toccò le
orecchie e notò con sorpresa che i Valar le avevano ridato il suo vecchio
corpo, estromettendo sia la parte nanica che quella magica che la rendevano
unica.
<< Balin, devo trovare l’Arkengemma>> sul volto
del nano si fece strada un’ombra triste che la guerriera individuò subito. Con
un’occhiata invitò l’amico a rivelarle tutto, mentre deponeva la pietra che
teneva tra le mani nella sua bisaccia.
<< Dopo la tua morte, il re ha smesso di mangiare, di
dormire. Non ricordo l’ultima volta che ha parlato con qualcuno di noi, si è
chiuso nella sala del Tesoro alla ricerca della dannata pietra. Non la lascia
mai, se non per venire ogni tanto a vegliare su di te, mia cara>> la voce
di Balin era spezzata da un pianto che il nano cercava di trattenere, ma con
scarso successo. L’Elfa asciugò una lacrima che solcava il viso dell’amico e
puntò i suoi occhi in quelli del nano, tenendo una mano sulla sua spalla come
per infondere un po’ di conforto.
<<
Dobbiamo trovarla prima di lui o lo stregone rinchiuso al suo interno
farà molto peggio>> lo hobbit si era fatto più
vicino ai due per ascoltare la conversazione.
<< Se lui la trovasse, se Thorin entrasse in possesso
dell’Arkengemma, cambierebbe qualcosa?>> chiese titubante, torcendosi un
pezzetto del soprabito.
<< Stregone?>> la domanda di Balin venne
accantonata con un semplice gesto della mano di Eruannie, come se volesse
sminuire la cosa.
<< Balin?>> Bilbo richiamò la sua attenzione al
quesito, mentre batteva un piede peloso sulla pietra con fare nervoso.
<< No, ormai il re ha perso la ragione per quella
dannata pietra!>> la discussione fu interrotta dall’arrivo di Fili e
Kili, che si bloccarono vedendo l’Elfa in piedi e viva.
<< Fratello, gli elfi sono riusciti ad
entrare!>> Kili afferrò il braccio del biondo, mentre entrambi fissavano
la guerriera con la bocca spalancata.
<< Com’è possibile? E perché voi due ve ne state lì
impalati a parlarci come se nulla fosse?!>> Fili fece spostare il
fratello dietro di sé con fare protettivo, mentre lanciava occhiate nervose al
nano e allo hobbit davanti a loro.
<< Mi sembrava di essere stata chiara quando a Bosco
Atro vi dissi che avevo la pellaccia dura!>> rivolse ai giovani Durin un
sorriso abbagliante e per poco il moro non svenne. Poteva cambiare aspetto
quante volte voleva, ma quella sfacciataggine l’avrebbero riconosciuta ovunque.
<< Tu non hai la pellaccia, tu sei fatta di Mithril
zietta!>> Eruannie alzò gli occhi al cielo alle parole di Fili, per poi
sciogliersi in un sorriso dolce.
<< Perché correvate, figlioli?>> il nano più
anziano si era voltato completamente nella loro direzione e attendeva una
risposta che arrivò non appena i due si furono ripresi. In effetti non era la
prima volta che Eruannie ritornava dal regno dei morti, una volta che ci si
faceva l’abitudine era quasi una cosa divertente.
<<
È arrivato un esercito a Dale, Bard sta cavalcando fino alla
porta per chiedere quanto lo zio aveva concordato con il
Governatore!>>
iniziò Kili, avvicinandosi ai tre, il sudore che gli imperlava
la fronte.
<< Quale esercito?>> chiese Eruannie aggrottando
la fronte, le mani sui fianchi e le orecchie pronte a captare qualsiasi forma
di minaccia.
<< Oh giusto, tu facevi la finta morta. Gli uomini
hanno ucciso il drago>> Balin si voltò per osservare l’espressione della
guerriera che, come previsto, aveva aggrottato la fronte.
<< Già, poi si sono insediati a Dale dopo che lui
aveva devastato Esgaroth>> Eruannie spalancò la bocca pronta a dire
qualcosa, ma il nano la precedette.
<< Thorin ci ha fatto creare una muraglia contro la
porta principale in modo che nessuno possa entrare. Vuole difendere il tesoro,
dice lui>> Balin le parve molto abbattuto per quella decisione. Il re dei
nani aveva dato la parola al Governatore che avrebbe condiviso le ricchezze di
Erebor una volta riconquistata, a quanto pareva la sua ossessione per
l’Arkengemma lo aveva portato a diffidare di chiunque.
<< È la sua ossessione per la stramaledetta pietra,
gli sta facendo perdere la testa!>> Kili si ritrovò d’accordo con il
fratello e anche Balin dovette ammettere che non c’era altra spiegazione. Bilbo
alle loro spalle sembrava leggermente agitato, si fece avanti ma prima che
potesse parlare la guerriera si era già incamminata verso la porta principale.
<< Venite con me a sentire cosa vogliono gli uomini o
no?>> chiese mentre procedeva verso quella che sarebbe stata la
trattativa più inconcludente di tutte le trattative a cui aveva assistito.
Come previsto, Bard era giunto su un cavallo e stava
disquisendo con Thorin, il quale non sembrava propenso a voler cedere una
singola moneta del suo tesoro nonostante la parola data. Tutti i
nani erano riuniti dietro al loro re, in attesa che arrivasse a una conclusione
con l’uomo.
<< Vattene! O voleranno le frecce!>> Eruannie
era tentata di andare dritta da Thorin e tirargli una testata. Aveva appena
rifiutato di pagare il debito che avevano con gli uomini e oltre tutto un
esercito di elfi sostava sulle mura di Dale, pronto ad attaccarli
nell’immediato. Senza considerare che, se Legolas avesse avuto ragione, un esercito
molto più grande di orchi sarebbe giunto alle loro porte a breve.
L’uomo se ne andò adirato, galoppando verso la città e
portandosi dietro quella sconfitta che sarebbe costata la vita di molte persone
innocenti.
<< Sei proprio un caprone>> la voce della
guerriera interruppe il silenzio che si era creato e tutti si voltarono nella
sua direzione. Per un attimo i loro volti increduli fecero trasparire la
sorpresa, ma la risata del loro re fu quello che fece rizzare i capelli sulle
loro nuche e le barbe sulle loro guance.
<< Sapevo che saresti tornata da me! Lo
sapevo!>> la risata e la voce di un folle, pensò Eruannie mentre scendeva
i gradini che l’avrebbero portata faccia a faccia con il nano. Notò che
indossava la corona di suo nonno e si era vestito di tutto punto, con un
soprabito pregiato degno di un re, ma che non gli si addiceva per niente.
<< Mi servi, Eruannie! Devi eliminare i miei nemici,
usa la stessa magia che hai usato contro Smaug!>> gli occhi di Thorin
erano scavati dalla privazione di sonno e cibo, stava dando di matto proprio
davanti ai suoi compagni e questa volta i gesti erano superflui per dimostrare
la follia che dilagava nel suo animo.
<< Non lo farei mai contro persone innocenti e lo sai
bene. Oltretutto ho perso i miei poteri>> spiegò pazientemente lei,
incrociando le braccia al petto e osservando il nano dall’alto della sua nuova
statura. Non aveva dimostrato un minimo accenno di gioia per il semplice fatto
che era tornata, tutto quello che gli interessava era salvare il suo oro.
<< Menti! Ti hanno comprata, non è così? Io posso
darti di più, dimmi quello che vuoi e lo avrai!>> il nano si avvicinò
rapidamente a lei e l’afferrò per i polsi, scuotendola con forza.
<< Non farei quello che mi stai chiedendo nemmeno se
avessi ancora i miei poteri, Thorin! E una volta non ti saresti nemmeno
permesso di chiedermelo! Hai bisogno di allontanarti da questo posto, non vedi
come ti sta riducendo? Ti fa male…>> l’Elfa si liberò dalla sua presa e
fece un passo indietro, sfuggendo a un successivo tentativo del re di
afferrarla ancora una volta.
<< Sì deve essere così…>> iniziò lui spostando
il suo sguardo per terra, come se vi potesse trovare le risposte a tutte le sue
domande.
<< Ti hanno comprata, sei una spia al loro servizio!
Cacciatela, cacciatela via!>> ordinò guardando i suoi compagni, mentre
faceva saettare lo sguardo su ognuno di loro.
<< Posso andarmene da sola se è quello che
vuoi>> affermò lei, mentre un altro piccolo pezzo del suo cuore si
frantumava. Da quando erano giunti in prossimità di Erebor aveva iniziato a
perderlo, la malattia che aveva afflitto suo nonno e poi suo padre era riuscita
a impossessarsi anche della sua anima. Non sarebbe mai riuscita a farlo
ragionare e a convincerlo ad allearsi con gli elfi, invece che combatterli.
<< Ma ti avverto, se dovessi toccare l’Arkengemma
l’esercito degli elfi sarà l’ultima cosa di cui preoccuparsi>> l’Elfa si
allontanò, mentre tutti i loro compagni li guardavano perplessi e senza parole.
E che cosa avrebbero mai potuto dire di fronte ad una scena del genere?
<< Ma certo, la volevi per te! Volevi portarmi via il
mio tesssoro?>> Eruannie si bloccò e si voltò ad osservarlo, un’ombra
oscura scese su di lui. Non riusciva a vederlo in quello stato, meglio morto,
pensò tra sé e sé.
<< Ti ascolti quando parli? Sai a chi assomigli? Beh
quella persona non ha fatto una bella fine…>> gli rammentò lei,
riferendosi esplicitamente a Thror che era completamente impazzito con il
pensiero dell’Arkengemma e del suo tesoro ancora inculcato nella mente.
<< Come ti permetti!>> Thorin le si scagliò
contro, ma i riflessi di Eruannie erano molto più fini ora che aveva rinunciato
alla parte nanica. Lo scansò con un semplice gesto della mano, lasciando che
cadesse inciampando nei suoi stessi passi.
<< Non ti reggi nemmeno in piedi, non so con quale
coraggio pensi di affrontare una battaglia con un esercito di elfi!>> si
allontanò dal re dei nani e si diresse all’uscita, mentre il venticello che entrava
dall’apertura in alto le solleticava il volto.
Si voltò un’ultima volta a guardare i suoi compagni, Kili e
Fili che cercavano di aiutare lo zio a rialzarsi mentre questi li respingeva in
malo modo. Bilbo e gli altri la guardavano desolati, affranti e anche un
po’ impauriti, sapevano che aveva perfettamente ragione ma non avrebbero mai
tradito il loro re, lei lo capiva benissimo. Il suo sguardo si fermò sul
piccolo hobbit a cui rivolse un rapido occhiolino, sapeva esattamente cosa
portava con sé e sperò che il mezz’uomo facesse la scelta più saggia.
Avvertì che qualcuno la stava osservando dall’altura creata
per impedire all’esercito elfico di invadere la Montagna Solitaria. Salì
rapidamente i gradini e si ritrovò davanti Dwalin, cosa che la soprese molto.
<< Vuoi fermarmi?>> chiese l’Elfa, mentre si
dirigeva verso una sporgenza da cui pendeva una fune.
<< No, così come non ti ho fermata dopo la Battaglia
di Azanulbizar>> la guerriera si bloccò, in quell’occasione aveva
eliminato dalla memoria del nano tutti i ricordi felici che la riguardavano,
inducendolo ad odiarla. Non poteva ricordarsi di aver cercato di fermarla, non
aveva sciolto l’incantesimo prima di morire.
<< Quando…quando sei morta o quello che ti è successo,
ho avuto come un lampo nella mia mente. Ho visto una serie di immagini che mi
ero completamente dimenticato e, ogni volta che mi coricavo, un pezzo dopo l’altro
mi sono tornati i ricordi. Rammento tutto, Ann…come quella notte d’estate in
cui hai perso alla gara di bevute e ti abbiamo dovuta riportare in stanza in
braccio>> l’Elfa era sbalordita, forse rinunciando alla sua parte nanica
e ai suoi poteri ogni incantesimo che aveva fatto in precedenza si era dissolto.
Sorrise verso il suo caro amico e gli mise una mano su una spalla, chinandosi
un poco per parlargli faccia a faccia.
<< Ho dovuto farlo, puoi perdonarmi?>> chiese
con un sorriso, mentre il nano afferrava con fermezza la sua mano e annuiva
ricambiando il sorriso.
<< Ma promettimi che mi aiuterai con quello…>>
con un cenno del capo indicò Thorin all’amica, mentre questa armeggiava con la
fune che aveva tra le mani fissandola a una colonna.
<< Io non posso più fare nulla per aiutarlo, nessuno
di noi può. Spetta a lui ritrovare se stesso, Dwalin>> tirò con forza per
controllare che il nodo fatto non si sciogliesse. Il nano annuì, dandole una
pacca di incoraggiamento sulla schiena.
<< Spero di non incontrarti sul campo di battaglia,
Ann>> la guerriera scavalcò la muraglia, puntellandosi con i piedi e
reggendosi con la fune.
<< Anche io lo spero…per te!>> rivolse un
sorriso malandrino al nano che emise una risata che ad Eruannie era mancata
molto.
<< Devi promettermi che cercherai di farlo ragionare,
un esercito di orchi guidati da Azog e Bolg sta marciando su Erebor. Se non
accettate le richieste degli uomini e degli elfi e non vi alleate con loro,
sarà la fine per la stirpe di Durin>> disse secca, lanciando un ultimo
sguardo negli occhi dell’amico ritrovato. Iniziò a calarsi e il nano la salutò
con cenno del capo, poi si voltò per tornare dai suoi compagni.
<< Oh, Dwalin?>> la voce dell’amica attirò
nuovamente l’attenzione del nano nella sua direzione, un sopracciglio alzato
come a domandarle cosa volesse.
<< Ho vinto io la gara del bere e mi ricordo
perfettamente che eri tu quello che accompagnammo in camera in braccio!>>
il nano scoppiò in una fragorosa risata facendo vibrare i fermagli che
racchiudevano le treccine nella sua barba. Eruannie gli lanciò un ultimo
sorriso e si calò verso il ponte che un tempo consentiva l’accesso ad Erebor.
Non era molto distante dalla costruzione quando Thorin diede l’ordine di
abbatterlo, facendo sollevare polvere e macerie.
Eruannie non lo poteva sapere, ma quella sarebbe stata
l’ultima volta che stava così vicino all’amore della sua vita.
***
Quando arrivò nella città di Dale il caos regnava sovrano e
l’Elfa non poté fare a meno di notare la devastazione che aveva portato Smaug.
C’erano feriti sparsi ovunque nella città, donne che cercavano i loro figli o
viceversa, i soldati dovevano essere morti tutti nello scontro contro il drago
perché Eruannie non riuscì a vederne nemmeno uno. Si rese conto che tutto quel
dolore lo aveva provocato anche lei, quando insieme ai suoi compagni avevano
risvegliato il drago e il popolo di Esgaroth aveva pagato il prezzo più alto,
proprio come era accaduto a Dale. Si maledisse, aveva promesso a se stessa che
avrebbe impedito una cosa del genere, ma aveva fallito. Ancora.
Cercò Bard con lo sguardo, ma l’unica cosa che riuscì a
vedere furono donne che scattavano da una parte all’altra per portare cibo o
bende ai feriti.
<< No, no e ancora NO! Non vogliamo altre bocche da
sfamare qui!>> una voce irritante giunse alle sue orecchie. Alfrid
Leccasputo se ne stava tutto ingobbito sopra una scalinata in pietra a pochi
metri da lei e la guardava con disappunto.
<< Dov’è Bard?>> chiese ignorando il viscido
uomo del lago, mentre si faceva sempre più vicina a lui e si preparò a
riservargli una delle sue occhiate intimidatorie.
<< Chi siete voi?>> il sudicio leccapiedi del
Governatore scese lentamente i gradini, arrivando davanti all’Elfa. Nonostante
fosse più in alto di lei, riusciva comunque ad apparire un vile omuncolo.
<< Questo non vi riguarda, ditemi dove si trova…>>
<< Oh ma allora non volete proprio capirlo! Non
vogliamo mendicanti qui, cappello a punta!>> l’attenzione di Alfrid fu
catturata da qualcuno oltre le spalle della guerriera. Eruannie si voltò nella
direzione in cui puntava Leccasputo e sgranò gli occhi.
Un vecchio dalla lunga barba grigia e modeste vesti del
medesimo colore si faceva strada tra la folla appoggiandosi al suo bastone. La
guerriera sorrise e gli andò incontro, lasciando l’uomo leggermente sconvolto.
<< Mithrandir!>> il richiamo di Eruannie fu
talmente acuto che persino i nani rinchiusi nella Montagna avrebbero potuto
sentirla. Era dalla battaglia con gli orchi ai piedi delle Montagne Nebbiose
che non vedeva il vecchio stregone, da allora ne aveva passate di cotte e di
crude e, a giudicare da una prima occhiata all’Istari, anche lui non doveva
essersela passata molto bene.
<< Pensavo ti fossi preso una vacanza…>> disse
provocando una profonda risata dell’amico, che la raggiunse e le pose una mano
su una spalla, studiandola per qualche minuto. Era tornata ad essere la solita
vecchia Eruannie che conobbe ad Imladris in una delle sue visite a re Elrond.
Notò che era diventata più alta, il viso si era assottigliato e le orecchie si
erano appuntite un po’ di più, ma gli occhi blu e i capelli corvini che la
caratterizzavano erano tornati quelli di un tempo.
<< Sai che non mi piace stare inattivo per troppo
tempo, rallenta la mente e appesantisce il corpo!>> lo stregone le regalò
uno dei suoi sorrisi intensi, prima di rivolgersi all’uomo che lo aveva
chiamato “mendicante”.
<< Chi è che comanda qui?>> chiese indispettito,
mai dare fastidio a uno stregone come Gandalf.
<< Chi è a chiederlo?>> la voce di Bard fece
voltare Eruannie di scatto. La guerriera sorrise all’uomo e stava per
chiedergli dei ragazzi, quando realizzò che lui non avrebbe mai potuto
riconoscerla. L’uomo del lago l’aveva vista nell’involucro in cui era andata ad
abitare anni prima per depistare Sauron, non avrebbe mai creduto alle sue
parole. Così decise di tenere quella rivelazione per dopo, quando avrebbe avuto
il modo e il tempo di spiegare all’uomo ciò che era successo nella Montagna.
Gandalf annuì in direzione del nuovo arrivato, avvicinandosi
mentre Eruannie lo seguiva gettando occhiate nervose agli elfi che aveva notato
sostare qua e là lungo i camminamenti della città.
<< Io sono Gandalf il Grigio e che io sia dannato se
non verrò ascoltato ora! Porto notizie da Dol Guldur!>> gli occhi
dell’uomo indugiarono sul vecchio stregone, ma qualcosa nel suo cuore gli
suggerì che poteva fidarsi di lui.
<< Venite con me>> disse semplicemente,
lanciando un’occhiata all’Istari e a Eruannie. Si voltò e iniziò a camminare in
direzione di una tenda sorvegliata da quattro elfi armati. Questi, una volta
che i tre giunsero all’ingresso della tenda, incrociarono le loro lance
bloccando il passaggio.
<< Dobbiamo parlare con il Re…>> la frase
dell’uomo fu interrotta dalla voce profonda e impaziente di Gandalf, che si
fece largo e si parò davanti agli elfi.
<< Mithrandir!>> uno degli elfi si aprì in un
grande sorriso alla vista dello stregone e ritirò subito la sua lancia,
lasciando passare il gruppetto.
La tenda era abbastanza grande da ospitare un piccolo tavolino
sul quale erano adagiati dei calici di cristallo e alcune caraffe di vino,
insieme ad un cesto di frutta. In un angolo sostava una meravigliosa armatura
da guerra, appesa al suo piedistallo. Eruannie notò che era di fattura elfica,
così come i drappeggi che adornavano una parete della tenda. Ma la cosa che più
sorprese la guerriera fu la creatura che sostava scomposta su uno scranno
infondo al padiglione. Silenzioso e infastidito dalla loro presenza, vi era un
elfo in vesti argentee che scrutava i loro movimenti. I capelli biondi sciolti
sulle spalle, mentre una corona di oro bianco intrecciato era stata delicatamente appoggiata
sulla capigliatura.
<< Ma bene, ecco che la pecorella smarrita ritorna
all’ovile!>> Re Thranduil osservava la guerriera dall’alto del suo regale
trono. Eurannie dovette ammettere che non era bello e ricercato quanto quello
che adornava la sala reale di Bosco Atro, ma l’elfo non si sarebbe mai
accontentato di una semplice sedia.
Il re degli elfi era stato suo compagno di battaglie un
tempo, prima ancora che Legolas nascesse. Non erano mai stati grandi amici, ma
erano legati dall’affetto che entrambi provavano per la Regina. Così, quando il
piccolo erede di Bosco Atro era stato in grado di reggere una lama, il Re aveva
chiesto espressamente che fosse lei a istruirlo all’arte della guerra.
Thranduil aveva visto la maestria con cui la guerriera si muoveva in battaglia,
lei stessa l’aveva appresa dal guerriero Glorfindel in persona. L’unica cosa
che faceva storcere il naso al Re era il suo sangue misto, ma doveva solo
allenare il figlio, non sposarlo, quindi sarebbe stata un’ottima maestra.
Durante la guerra contro il Grande Stregone di Angmar, i
sovrani e la guerriera erano scesi in battaglia insieme alla loro gente. Mentre
Thranduil combatteva con coraggio menando fendenti micidiali ai suoi nemici, la
Regina fu attaccata da un gruppo di orchi troppo numeroso perché riuscisse a
fronteggiarli da sola. A nulla erano valsi i tentativi della guerriera e del Re
di raggiungerla e così l’unico vero amore di Thranduil si spense tra le braccia
del sovrano. Da quel giorno il Re si era chiuso in se stesso escludendo
chiunque dalla sua vita, compreso il figlio e la guerriera. Il giorno in cui
Thranduil la rispedì a Imladris si sentì particolarmente triste a lasciare il
giovane principe, Legolas aveva iniziato a nutrire per lei più del semplice
affetto di un allievo verso la propria maestra e questo al Re non andava bene
per niente.
<< Mi hai appena paragonata ad una bestia,
Thranduil?>> la guerriera fermò il treno dei ricordi prima che potesse
tradire una qualsiasi emozione. Sul voltò dell’elfo si fece strada una smorfia
di disappunto, nessuno si rivolgeva a lui chiamandolo direttamente per nome da
tempo immemore, e questo generò in lui un miscuglio di emozioni diverse.
<< Vedo che sei cambiata molto dall’ultima volta che
ci siamo visti>> il Re sorvolò sull’insolenza della guerriera, era
affascinato dal potere che poteva sprigionare ma mai avrebbe fatto trasparire
questo pensiero.
<< Ho rinunciato alla mia parte nanica perdendo i miei
poteri…>> quest’informazione sorprese molto il sovrano di Bosco Atro, ma
la voce di Gandalf interruppe qualsiasi conversazione il Re avesse in mente di
intraprendere.
<< Non siamo qui per discutere di questo, mio
re>> lo stregone si fece avanti, alzando un sopracciglio in direzione
dell’elfo. Thranduil emise un verso di assenso, non distogliendo lo sguardo
dagli occhi color tempesta della guerriera. Non appena il Re fece un cenno con
il capo, lo stregone iniziò a parlare.
<< Accantonate i vostri irrisori rancori contro i
nani, la guerra è in arrivo!>> Bard scambiò una rapida occhiata con la
guerriera. Qualcosa in quell’Elfa gli ricordava tremendamente qualcuno, si
chiese chi fosse la straniera dagli abiti sgualciti, ma in quel momento lo
stregone stava esponendo affari assai più interessanti di un elfo femmina
attacca brighe.
<< Una grande minaccia incombe su di noi, le fogne di
Dol Guldur sono state svuotate!>> a Eruannie non sfuggì l’occhiata
annoiata che Thranduil lanciò a Bard non appena udì le parole dello stregone,
quasi come se quella conversazione per lui non avesse chissà quale grande
importanza, come se lo divertisse.
<< Correte tutti un pericolo mortale!>> il re
degli elfi spalancò gli occhi ed emise un sospiro, quelle erano per lui
semplici sciocchezze che lo stregone gli stava propinando solo per salvare la
pellaccia ai suoi amici nani, non si sarebbe fatto infarcire da quelle vuote
minacce.
<< Ma di che stai parlando?>> Bard guardava i
due senza comprendere a cosa Gandalf facesse riferimento. Thranduil si alzò
scocciato dal suo trono improvvisato e si diresse verso il tavolo al centro
della tenda.
<< Vedo che non sai nulla degli stregoni…>> il
Re afferrò una brocca di vino e iniziò a versarne il contenuto in due calici di
cristallo.
<< Sono come dei tuoni di inverno con un vento
tempestoso>> l’uomo fece scorrere lo sguardo dall’elfo allo stregone,
mentre la guerriera fece roteare gli occhi e si puntellò i pugni sui fianchi.
<< Rimbombano da distante ingigantendo
l’allarme>> l’elfo passò un calice a Bard e tenne l’altro per sé,
guadagnandosi un’occhiataccia dalla guerriera.
“Il solito vecchio tirchio!” pensò con disappunto, mentre
incrociava le braccia al petto e spalleggiava Gandalf.
<< Ma talvolta, una tempesta è solo una
tempesta>> concluse Thranduil, mettendosi a sorseggiare il vino pregiato
mentre lo stregone cercava di dosare la sua rabbia.
<< Non questa volta! Armate di orchi sono in
movimento, questi sono combattenti e sono preparati alla guerra!>>
Eruannie mise una mano sulla spalla dell’amico, nel tentativo di farlo calmare.
“Testardo come al solito, vedo…” la guerriera sapeva che
qualcosa di oscuro si era messo in moto a Dol Guldur. Aveva promesso a suo
fratello che ci sarebbe andata, ma l’incontro con i nani a Bosco Atro aveva
stravolto i suoi piani. Doveva chiedere aiuto al Re Thranduil e andare ad
indagare sulle voci che da tempo giravano, voci su un esercito di orchi guidati
da Azog. Ovviamente senza l’appoggio di Legolas sarebbe stato tutto inutile e,
dato che l’amico aveva preso la testardaggine dal padre rifiutandosi di
crederle, era stata costretta
a proseguire con la Compagnia di Thorin.
<< Il Nemico ha raccolto tutta la sua forza!>>
notò con rammarico che Gandalf continuava a portare avanti quell’inutile
tentativo di convincere il Re.
<< Perché mostrare le sue carte ora?>> il tono
annoiato di Thranduil fece innervosire anche Eruannie, che assottigliò lo
sguardo e si preparò ad attaccarlo verbalmente.
<< Perché lo abbiamo obbligato>> rispose semplicemente
lo stregone, dando una rapida occhiata alla guerriera in piedi accanto a lui e facendo
un rapido occhiolino. L’Elfa sorrise in risposta a quel gesto e tornò a
incenerire con lo sguardo il Re.
<< Sì, li abbiamo obbligati proseguendo con la nostra
missione verso Erebor. Azog doveva ucciderli, ma credo di avergli rovinato i
piani…>> Eruannie si intromise pensierosa, senza il suo aiuto e il pronto
intervento di Bilbo, Thorin ci avrebbe lasciato le penne quella notte. E a
proposito di penne, anche l’aiuto delle aquile era stato fondamentale.
<< Thorin e la Compagnia non sarebbero mai dovuti
giungere vivi, il padrone che comanda l’Orco vuole il controllo della
Montagna>> Bard aggrottò la fronte e si fece avanti, non capiva cosa ci
trovassero di così invitante gli orchi nella Montagna Solitaria.
Gandalf emise uno sbuffo e indicò con il capo l’uscita della
tenda. Eruannie uscì per prima, intuendo le mosse dello stregone e facendo
strada agli altri tre. Sorpassò un gruppetto di elfi e si diresse verso una
delle parti distrutte della città che dava esattamente sulla Montagna.
Lo stregone la indicò con il suo bastone e spiegò loro che
non era preziosa solo per il tesoro ma anche per la posizione strategica in cui
si trovava.
<< Quella è la porta per reclamare le terre di Angmar,
al Nord>> la guerriera annuì. Tutto iniziava ad avere senso. Sauron stava
manovrando il suo burattino Azog per impedire a Thorin di reclamare la
Montagna, in modo tale da impadronirsene lui stesso e avere dalla sua parte anche
Smaug. Il Nemico però aveva sottovalutato la caparbietà dei nani e la forza
degli uomini. Bard aveva sconfitto il drago e Thorin era riuscito a
riconquistare Erebor, se fosse scoppiata una guerra tra nani ed elfi avrebbero
solo fatto il gioco del Nemico.
<< Queste armate di cui parli, Mithrandir>> il
Re attirò l’attenzione su di sé, mentre Eruannie emise un sibilo innervosita.
<< Dove sono?>> la guerriera si spazientì, era
stata zitta e aveva lasciato parlare Gandalf, ma Thranduil non riusciva a
vedere oltre al suo bisogno di dimostrare ai nani la loro forza.
<< Oh, ma andiamo!>> esordì stizzita, le braccia
conserte al petto e lo sguardo di chi è pronto a una discussione assai animata.
<< Sei testardo proprio come uno di loro, Thranduil!
Non riesci a vedere oltre al tuo desiderio di cosa, far vedere chi ha
l’esercito più grosso? Vendicarti per un paio di gemme?>> l’elfo la
incenerì con lo sguardo ma lei non vi diede retta e continuò con la sua
arringa.
<< Stiamo parlando della Terra di Mezzo, maledizione!
Della vita di migliaia di persone innocenti che pagherà per la tua testa
vuota!>> si avvicinò pericolosamente al re come nessun altro avrebbe mai
osato fare, sfidandolo con lo sguardo a controbattere.
<< Ma sì, infondo tu sei disposto a tutto pur di
ottenere quello che vuoi, anche andare contro il buon senso>> la
guerriera lanciò un’ultima occhiata penetrante all’elfo, per poi superarlo e
dirigersi verso una meta indefinita. Sentì che qualcuno la seguiva ma aveva la
necessità di sbollire tutta la rabbia e la frustrazione che solo Thranduil o
Thorin riuscivano a farle provare. Erano nemici giurati, due razze
completamente diverse, ma così cocciuti e testardi in egual modo.
Si allontanò da tutta quella gentaglia e si rintanò su
quella che una volta doveva essere una torre di guardia. Le pareti erano
crollate tutte, lasciando solo il pavimento in pietra e molta polvere.
<< Thranduil è un caprone tanto quanto Thorin!>>
esordì l’Elfa, sentendo la presenza dello stregone vicino a lei.
<< Cosa ti ha portato da questa parte dello
schieramento?>> chiese lo stregone dubbioso, mentre frugava alla ricerca
di qualcosa nei suoi indumenti che si rivelò essere la sua pipa.
<< Thorin è completamente impazzito, Gandalf. Una
strana malattia sembra ottenebrare il suo giudizio, si comporta in modo strano
da quando siamo giunti a Pontelagolungo>> la guerriera osservò i movimenti di
Gandalf e si maledisse per non avere più i suoi poteri e far comparire a sua
volta una pipa.
<< Non è l’unico ad aver subito un cambiamento,
vedo>> asserì lo stregone, lanciando ad Eruannie uno sguardo eloquente.
L’Elfa gli sorrise in risposta e gli raccontò prima del suo risveglio ai piedi
delle Montagne Nebbiose, di come i Valar avevano deciso di graziarla dopo la
caduta dal dirupo. Gli raccontò di aver ritrovato la Compagnia a Bosco Atro dove
Legolas non l’aveva riconosciuta. Di aver avuto poi uno spiacevole incontro mentale
con lo stregone che aveva imprigionato anni prima e di come i Valar le avevano
ridato i suoi poteri. Accettò la pipa dello stregone e tirò una lunga boccata,
lasciando che l’Erba Pipa le invadesse i polmoni prima proseguire nel suo
racconto. Gli spiegò di come, una volta arrivata alla Montagna dopo lo scontro
con gli orchi a Pontelagolungo, aveva trovato Thorin molto cambiato. Lui
l’aveva aggredita quando aveva dimostrato interesse verso l’Arkengemma. Disse
allo stregone di aver temuto per la vita del povero Bilbo quando Thorin l’aveva
minacciato, ma Gandalf la rassicurò spiegandole che il piccolo hobbit era pieno
di sorprese e che si sarebbe saputo difendere in ogni caso. Poi arrivò la parte
che Eruannie ricordava meno e con meno precisione, si ricordava di aver fatto
ricorso a una magia antica evocando un guerriero di pietra che l’aveva
inglobata per sconfiggere Smaug, ma non aveva funzionato ed era rimasta
seppellita da un cumulo di macerie e quando l’avevano ritrovata era ormai
troppo tardi.
<< Ero pronta a sacrificarmi per tutti loro, Gandalf.
Ma ancora una volta i Valar mi hanno riportata indietro, per quale
motivo?>> l’Elfa rivolse al vecchio uno sguardo interrogativo, come se si
aspettasse che lui potesse rivelarle ogni cosa.
<< Spesso ci viene concesso più tempo su questa terra
per portare a compimento ciò che il fato ha in serbo per noi. Tu, Eruannie, hai
ancora molto da fare per la Terra di Mezzo>> spiegò saggiamente l’Istari,
regalando un sorriso all’Elfa.
<< Comunque ho rinunciato ai miei poteri e alla mia
parte nanica, spezzando tutti gli incantesimi che avevo compiuto in
precedenza>> Eruannie concluse il suo racconto e prese un’altra boccata
dalla pipa dello stregone, prima di restituirgliela.
<< Ritengo sia stata una scelta saggia, la magia deve
essere usata con criterio e tu sei sempre stata troppo avventata>> la
guerriera dovette ammettere che lo stregone aveva ragione, ma mentre l’amico
continuava il suo discorso la sua mente si perse per un attimo tra le parole
che aveva pronunciato lei stessa poco prima.
“Spezzando tutti gli incantesimi che avevo compiuto in
precedenza” lo sguardo perso nel vuoto mentre pensava e ripensava a questa
frase e a cosa volesse veramente dire. Non solo aveva annullato l’incantesimo
nei confronti di Dwalin, ma anche altro.
<< Gandalf>> lo interruppe afferrandogli una
manica della veste grigia con cui era solito andare in giro. Lo stregone la
guardò con uno sguardo sorpreso, cercando di decifrare quali timori si stessero
facendo strada nel cuore della guerriera.
<< Abbiamo un problema>> disse puntando i suoi
occhi di nuovo blu in quelli dello stregone con un mezzo sorriso storto sulle
labbra. Non sapeva se la cosa fosse un bene oppure un male, ma forse non doveva
più temere lo spirito che giaceva nell’Arkengemma.
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Capitolo 16 *** Capitolo XV ***
Capitolo XV
CAPITOLO XV
E nella nuda luce
vedevo
Diecimila persone,
forse più
Persone che dicevano
senza parlare
Persone che sentivano
senza ascoltare
Persone che scrivevano
canzoni
Che le voci non
condivisero mai
E nessuno osava
Disturbare il suono del
silenzio
Lo stregone passeggiava avanti e indietro sulla torre di
guardia distrutta, con la pipa che fumava in una mano mentre rifletteva su
quanto la guerriera gli aveva appena rivelato. Erano ore che l’Istari si era
chiuso nel suo mutismo, accennando solo ogni tanto qualche piccolo verso
sommesso, segno che stava cercando una risposta. Eruannie lo seguiva con lo
sguardo, le gambe incrociate e le braccia appoggiate su di esse, mentre le mani
chiuse a pugno sostenevano il suo mento.
<< E allora?>> chiese spazientita, ricevendo
solo un rapido sguardo privo di qualsivoglia indizio riguardo ciò che passava
per la mente dello stregone.
Quello le rivolse un’occhiata fugace lasciandosi sfuggire
uno sbuffo e poi tornò a riflettere su quanto gli aveva raccontato, rimanendo
nel suo mutismo. Eurannie alzò gli occhi al cielo e imprecò in Khuzdul, era
esasperata da tutto quel silenzio, lei non era mai stata molto brava a non
intraprendere una conversazione per più di dieci minuti e Gandalf la stava
spazientendo. Ormai la notte era calata sopra di loro e le stelle brillavano
luminose nel cielo, accanto alla loro madre Luna che splendeva alta in quella
distesa di vernice nera.
<< Mithrandir, mia signora!>> la testa di Bard
fece capolino dalle scale della torre, facendo scattare Eruannie sull’attenti.
<< Re Thranduil richiede la vostra presenza>>
disse dopo aver attirato l’attenzione dei due su di sé. Lo stregone lanciò
un’occhiata all’Elfa, una di quelle che egli riservava solo ai momenti in cui
pensava sarebbe andato tutto a rotoli. E infatti fu così, il re degli elfi li
aveva convocati per sapere da che parte dello schieramento sarebbero stati una
volta iniziata la battaglia. Eruannie alzò gli occhi al cielo, come poteva
essere così stupido quel dannatissimo elfo? Perché non voleva dar retta a Gandalf?
Si ritrovò a pensare che forse se ci fosse stato Legolas lo avrebbe fatto
ragionare e sperò con tutto il suo cuore che il vecchio amico potesse fare
ritorno dalla sua spedizione prima che il padre facesse sciocchezze.
<< Da quando il mio consiglio conta così poco?>>
chiese Gandalf indispettito e furente, mentre avvicinava la sua lunga pipa
fumante alla bocca.
<< Cosa credi che io cerchi di fare?!>> sbottò
verso l’elfo, seduto comodamente sul suo trono che Eruannie aveva
soprannominato “da viaggio”.
<< Credo che tu cerchi di salvare i tuoi amici nani e
io ammiro la tua lealtà verso di loro, ma questo non mi dissuade dal mio
percorso>> la guerriera storse la bocca in una smorfia di disapprovazione
quando sentì la risposta del Re.
“Testardo come un caprone, proprio come Thorin” pensò
iniziando a percorrere la tenda a grandi passi.
Un movimento la fece bloccare, Thranduil si era alzato e si
stava avvicinando leggiadro verso lo stregone.
<< Tu hai dato inizio alla cosa Mithrandir…>>
sussurrò rivolto a Gandalf, mentre lanciava un’occhiata di sottecchi alla
guerriera che lo fissava con astio.
<<…mi perdonerai se la finisco io>> la guerriera
rimase a bocca aperta, facendo correre il suo sguardo da Gandalf, incredulo
tanto quanto lei, a Thranduil che dava ordini ai suoi soldati di scoccare
frecce contro ogni cosa si muovesse sulla Montagna.
<< I nani hanno esaurito il tempo>> sussurrò tra
sé e sé l’elfo, mentre il suo sguardo si perdeva nell’oscurità della notte.
Finalmente avrebbe riconquistato le gemme che gli erano state sottratte, quelle
pietre così preziose che da tempo immemore avevano popolato i suoi sogni.
<< Non glielo possiamo permettere, Gandalf!>> lo
stregone sembrò pensarci un attimo, poi uscì dalla tenda e seguì Bard. I due
iniziarono a discutere sul fatto che l’arciere fosse o meno d’accordo sulla
decisione presa, mentre la guerriera alzò gli occhi al cielo.
<< Uomini!>> sbottò Eruannie, stanca di quei
continui battibecchi e intimorita dal poderoso esercito che Azog e Bolg avevano
messo insieme. Sarebbe stata la fine di tutti loro se quegli zucconi non
avessero messo da parte le loro pretese sulla Montagna e non si fossero alleati
per combattere gli orchi.
Gandalf e Bard stavano ancora discutendo, quando l’udito
sopraffino di Eruannie le fece captare un movimento furtivo nell’accampamento. Istintivamente
la sua mano si andò a posare sul pomo della sua spada, mentre le sue gambe la
portarono alle spalle del nuovo ospite inatteso. La guerriera piegò la testa di
lato quando riconobbe il piccolo hobbit e l’accenno si un sorriso affiorò sul
suo volto.
<< Questo non li fermerà!>> Bilbo si intromise
nella conversazione tra i due uomini, lasciando Gandalf assai sorpreso dal suo
intervento.
<< Pensate che i nani si arrenderanno? No di certo,
combatteranno fino alla morte per difendere ciò che è loro!>> come
Eruannie aveva previsto, Thorin non si sarebbe piegato alle pretese di un elfo,
nemmeno se questo fosse stato armato fino ai denti.
<< Bilbo Baggins!>> la vociona tonante di
Gandalf fece sorridere lo hobbit, che sembrò notare lo stregone solo in quel
momento. Eruannie si inginocchiò e abbracciò di slancio il mezz’uomo, che si
lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa.
<< Cosa ci fai qui?>> chiese la guerriera mentre
l’amico si voltava per ricambiare il gesto. Lui le sorrise timidamente e le
mostrò un fagotto.
<< Devo dare una cosa a Re Thranduil>> disse
semplicemente, facendo scorrere lo sguardo da lei a Gandalf. Lo stregone annuì
e gli fece strada nella tenda dell’elfo.
Quando vi rientrarono, il Re stava per godersi un bicchiere
di vino proveniente direttamente dalle cantine di Bosco Atro. Gandalf presentò
lo hobbit all’elfo, che lo osservò incuriosito.
<< S-sì, devo chiedervi scusa per aver rubato le
chiavi delle celle da sotto il naso delle vostre guardie>> iniziò il
mezz’uomo leggermente intimorito dalla figura che si era ritrovato davanti.
<< Ah! E così sei stato tu a liberare i nani!>>
il volto del Re non parve adirato, ma quasi divertito dalla cosa. A vederlo
nessuno avrebbe mai pensato potesse essere tanto coraggioso…o tanto stupido.
Bilbo sembrò pensarci un po’ su, mentre si dondolava avanti e indietro sui
talloni pelosi.
<< S-sì, mi dispiace>> disse infine, per poi
prendere una grande boccata d’aria e avvicinarsi al tavolo dinanzi al trono “da
viaggio” di re Thranduil.
<< Sono venuto a darvi questo>> estrasse il
fagotto mostrato poco prima ad Eruannie e lo adagiò sul piano di legno,
scoprendo poi il suo contenuto. Sui volti dei presenti si disegnarono una serie
di espressioni diverse tra loro. Il pensiero di Eruannie andò subito a quello
che Thorin avrebbe potuto fare al povero Bilbo una volta scoperto il suo
tradimento. Si affrettò a raggiungere lo hobbit e posò una mano sulla sua
piccola spalla, stringendo delicatamente.
Thranduil, molto meno interessato alle sorti del mezz’uomo,
si alzò dal suo scranno con gli occhi puntati sulla gemma.
<< Il cuore della Montagna>> disse con voce
sognante, mantenendo lo sguardo fisso sull’Arkengemma. Gandalf aggirò il
tavolo, anche lui fissava la pietra, ma non con bramosia bensì con timore. Si
chiese come aveva fatto a portare loro quel tesoro senza farsi scoprire da
Thorin.
<< Il gioiello del Re>> continuò Thranduil,
avvicinandosi alla pietra con occhi sognanti. Nella sua mente c’era spazio solo
per le gemme di Lasgaren, ma la vista dell’Arkengemma era comunque cosa
gradita.
<< E vale il riscatto di un Re. Come mai è tuo diritto
donarlo?>> Bard si era avvicinato alla pietra a sua volta, rivolgendosi
allo hobbit che annuiva leggermente.
<< È la mia quattordicesima parte del tesoro>>
spiegò semplicemente loro, dondolandosi leggermente sui talloni e incrociando
le mani dietro alla schiena.
<< Bilbo…>> sussurrò Eruannie
impercettibilmente, forse solo Thranduil avrebbe potuto sentirla. Sapeva quanto
era costato allo hobbit quel gesto, lei stessa si sarebbe sentita una
traditrice pur con un buon motivo.
<< Perché questo gesto? Non ci devi alcuna
lealtà…>> l’arciere sembrava molto più interessato alle motivazioni dello
hobbit che alla pietra in sé. Anche l’attenzione del Re degli elfi si spostò
sul mezz’uomo, il quale si sentì leggermente in imbarazzo.
<< Non lo sto facendo per voi>> nonostante la
tensione che provava nel suo animo, quella frase gli uscì perfettamente lineare
e priva di balbettii. Thranduil inarcò un sopracciglio, mai aveva avuto a che
fare con gli hobbit e questo qui lo incuriosiva molto, soprattutto per i suoi
modi di fare.
<< So che i nani possono essere ostinati e
capoccioni…>> Eruannie emise un verso di assenso alla parola “capoccioni”
e a qualcuno parve anche di sentirla sussurrare “come caproni”. Ma Bilbo
continuò la sua spiegazione.
<<…e difficili. Sono sospettosi e riservati, hanno le
maniere peggiori che si possano immaginare>> la guerriera e Gandalf si
scambiarono un’occhiata e sorrisero a quell’affermazione. Bilbo non li stava
accusando né insultando, li stava ammirando come solo un individuo che è stato
a contatto con loro potrebbe mai fare e con la semplicità propria che solo un
hobbit come lui poteva possedere.
<< Ma sono anche coraggiosi e gentili…>>
probabilmente il re degli elfi avrebbe avuto qualche obiezione su questi due
ultimi aggettivi, ma lasciò proseguire lo hobbit.
<<…e leali fin troppo>> sul volto del mezz’uomo
comparve un’ombra triste, ripensava a tutta la fiducia che la Compagnia di
Thorin aveva riposto in lui e a come li aveva ripagati, con il tradimento.
<< Mi sono affezionato a loro e voglio salvarli se
posso>> concluse con grinta, risvegliando Eruannie dal suo silenzio
durato fin troppo.
<< Ha ragione, Thorin tiene a questa pietra più di
ogni altra…più della famiglia>> aggiunse tristemente, ripensando poi ai
loro scontri e dibattiti relativi alla pietra.
<< In cambio della sua restituzione potrebbe darvi ciò
che vi spetta>> Bilbo annuì, era quello il motivo per cui aveva
consegnato loro la gemma, uno dei tanti per lo meno.
<< Sì, non dovrà esserci alcuna guerra!>>
concordò Gandalf, le mani incrociate al petto e lo sguardo rivolto all’elfo.
Anche Bard cercò lo sguardo di Thranduil e lo incontrò,
annuendo leggermente e congedando poi i suoi ospiti. L’indomani Scudodiquercia
si sarebbe arreso o avrebbe assaggiato la lama elfica che tanto criticava.
Eruannie accompagnò Bilbo alla torre di guardia distrutta
dove quel pomeriggio aveva parlato con Gandalf, avrebbero dormito lì, lontani
dagli elfi e dagli uomini, dovevano riposare e il chiacchiericcio non avrebbe
di certo aiutato. Gandalf si assentò comunicando loro di avere delle questioni
da risolvere, ricevendo un’occhiata dubbiosa da parte della guerriera. Eruannie
si fece dare un paio di coperte di lana da una donna che stava distribuendo
generi di prima necessità e fece strada allo hobbit.
<< Ecco, non è molto ma ce lo faremo bastare per una
notte>> disse al piccolo amico, porgendogli la coperta e un pezzo di pane
con dell’acqua. Lo hobbit accettò e si sistemò in un cantuccio, coprendosi le
gambe stanche e iniziando a spiluccare qualche briciola.
<< Tu non mangi?>> Eruannie scosse la testa
facendo cadere qualche ciocca scura davanti al viso.
<< No, Bilbo. Sono un elfo al cento per cento ora, non
ho bisogno di mangiare spesso come prima>> spiegò pazientemente, per poi
stendersi sulla sua coperta. Avrebbe avuto bisogno di un bel bagno dopo tutto
quel trambusto con il drago, ma l’unica cosa che era riuscita a reperire erano
dei vecchi indumenti da un’anziana vedova che distribuiva i vestiti del marito
defunto. Le erano andati più che bene, considerando che dopo lo scontro con
Smaug aveva addosso degli stracci più che degli abiti. Si era quindi
accontentata di indossare una casacca marrone scuro con dei pantaloni neri,
liberandosi dei suoi vecchi indumenti.
Sospirò pensando a quanto sarebbe stato bello immergersi
nelle calde acque della sorgente di Imladris, ma doveva concentrarsi su quella
che l’attendeva l’indomani: Thranduil avrebbe mosso guerra contro Thorin se il
nano non avesse acconsentito a restituirgli le gemme di Lasgaren. Si voltò
verso Bilbo e gli sorrise nel buio della notte.
<< Ora dormi, domani sarà una giornata importante per
la storia della Terra di Mezzo>> sentì lo hobbit sospirare e chiuse gli
occhi, cadendo poi in un sonno senza sogni.
***
Gandalf si muoveva furtivo tra le tende dell’accampamento,
aveva seminato le guardie che Thranduil aveva mandato a pedinarlo e ora stava
per introdursi proprio nel padiglione del Re.
<< Nessuno può accedere senza il permesso del mio
Signore Thranduil>> uno degli elfi di guardia lo bloccò, facendolo
indietreggiare. Sul volto dello stregone comparì una smorfia contrariata e
sfoderò i suoi occhi da mago innocente.
<< Non vi fidate di un Istari? Io sto dalla vostra
parte, voglio fare un semplice incantesimo di protezione sul gioiello affinché
nessuno lo rubi>> spiegò battendo il bastone a terra. Non appena toccò il
suolo, sul volto delle guardie comparve un sorriso vacuo.
<< Sì, vuole proteggere la pietra>> dissero in
coro, lasciando passare lo stregone che non se lo fece ripetere due volte. Si
chiuse i tendaggi alle spalle e si avvicinò velocemente alla teca dove era
custodita la gemma.
L’aprì e la posizionò sul tavolo, scrutandola dall’alto
mentre meditava su cosa fare. Prese un profondo respiro e puntò la parte
superiore del bastone contro la pietra, socchiudendo gli occhi e recitando
parole antiche.
Nella sua mente rivisse la vita del gioiello, da quando fu
trovata e data a Thror fino a quando il drago attaccò la Montagna. Vide
Eruannie lottare contro Smaug e contro una figura non ben definita sul suo
dorso. Era uno stregone molto potente che diede del filo da torcere alla
guerriera, ma questa riuscì comunque a intrappolare la sua anima all’interno
dell’Arkengemma, l’unico oggetto magico nelle vicinanze. Vide Eruannie
abbandonare Erebor, stremata dall’incantesimo e inseguita da una serie di
fiamme lanciate dal drago.
L’Arkengemma cadde tra le zampe di Smaug che vi alitò sopra.
Un vortice scuro prese a crearsi sopra alla pietra, rivelando la vera forma
dello stregone. Gandalf iniziò ad avvertire una strana malvagità provenire da
quell’essere, emanava Oscurità pura. L’individuo si complimentò con il drago.
<< Molto bene, la ragazza ci ha creduto. Dobbiamo solo
attendere che le mie previsioni si realizzino. Quando il nipote di Thror
tornerà a reclamare la Montagna, la sua ossessione per l’Arkengemma lo divorerà
lentamente, mentre la guerriera tenterà in tutti i modi di sottrargliela per
purificarla>> una risata profonda e raccapricciante uscì dalla creatura e
si propagò per tutta Erebor, rimbombando nella mente di Gandalf.
<< L’amore, quella mera illusione porta a compiere
gesti che mai ci aspetteremmo!>> il drago rise insieme al suo Padrone,
agitando la lunga coda uncinata.
<< La guerriera e il suo amante si distruggeranno a
vicenda, fino alla morte. Quando lei lo avrà distrutto non avrà un altro luogo
dove rifugiarsi e verrà dritta da me!>> l’Istari percepì la crudeltà di
quelle parole come se potesse toccarla con mano. Non sapeva cosa l’individuo
avesse in mente, ma di sicuro ignorava che i suoi piani erano andati in fumo.
Poi un dolore lancinante alla testa fece oscurare tutto e
Gandalf vide solo buio intorno a sé, ma nell’oscurità vi era una fiamma che
divampava e al suo centro vi era Sauron. L’Oscuro Signore di Mordor lo scrutava
dal grande Occhio.
***
Stava dormendo da poco quando un rumore la svegliò. Bilbo
parlava nel sonno, stava discutendo con qualcuno riguardo a un set di posate
d’argento. La guerriera sorrise e si alzò, non avrebbe ripreso sonno e i sensi
di colpa la tormentavano. Si avvicinò al mezz’uomo e gli coprì un piede che
doveva essere sfuggito alla coperta, poi si avvicinò al muretto della torre e
si perse ad osservare Erebor al chiaro di luna. Era così bella, così possente,
eppure un senso di inquietudine le tormentava l’animo. Avevano un piano per far
arrendere Thorin, ma lei sapeva bene quanto potesse essere cocciuto e se non
avesse accettato l’alleanza con elfi e uomini il Nemico avrebbe avuto la meglio
su tutti. Una forte sensazione di nausea le fece socchiudere gli occhi, avvertì
che qualcosa non andava. Un insonne malanimo si muoveva tra le tende
dell’accampamento e sentiva che avrebbe portato a qualcosa di non buono. Si
mosse velocemente lasciando che le sue gambe la guidassero, fino a ritrovarsi
di fronte alla tenda di Thranduil. I soldati di guardia avevano degli sguardi
inespressivi sui loro volti e non sembrarono nemmeno vederla quando si
introdusse all’interno. Non si sarebbe mai immaginata di trovarvi Gandalf,
intento ad effettuare un incantesimo complesso sull’Arkengemma. Eruannie era
titubante, non sapeva di che magia si trattasse e se lo avesse interrotto,
avrebbe potuto compromettere la vita dell’Istari stesso. Così attese finché la
flebile luce del suo bastone non smise di pulsare e lo stregone non si staccò
dalla gemma, emettendo un gemito di dolore. Eruannie si mosse veloce e con
eleganza afferrò l’amico prima che cadesse a terra, sostenendolo con una mano
sulla schiena e una sulla fronte.
<< Gandalf!>> lo stregone si riprese non appena
udì il suo nome e puntò gli occhi azzurri in quelli dell’Elfa, sorridendole
debolmente.
<< Era tutto un trucco>> la guerriera aggrottò
la fronte non capendo di cosa stesse parlando lo stregone. Gandalf socchiuse
gli occhi per un breve momento, prima di raccontarle tutto quello che aveva
scoperto dall’Arkengemma.
***
<< È un bel salto da qui>> la vocetta di Bilbo
giunse alle sue orecchie facendola sorridere mentre il buio della notte
lasciava pigramente il posto a una debole luce in lontananza.
<< Non dovresti dormire?>> chiese senza
voltarsi, aveva avvertito che lo hobbit stava lasciando il suo giaciglio per
raggiungerla. Lo aiutò a sedersi accanto a lei e stettero in silenzio per un
po’ a guardare la Montagna, cullati dal soffio leggero del vento.
<< Penso che Thorin ti perdonerà una volta saputa la
verità sullo stregone>> le parole di Bilbo la fecero sorridere, ma non
era felice bensì sentiva una tristezza profonda nel suo cuore.
<< Non c’è nessuno stregone, Bilbo. O almeno, non c’è
più>> lo hobbit, che non aveva capito esattamente di cosa si trattasse,
aveva portato l’Arkengemma all’accampamento anche per quel motivo. Aveva
intuito che l’Elfa nascondeva una verità oscura sulla pietra e il suo intuito
da scassinatore aveva fatto centro. Quando si era risvegliata aveva accennato a
uno stregone contenuto nella gemma e che Thorin non avrebbe dovuto toccarla,
così gliel’aveva portata prima che il suo amico lo scoprisse. Sperava di
prendere due piccioni con una fava, ma la rivelazione di Eruannie lo fece
ricredere.
<< Che intendi dire?>> chiese sorpreso,
concentrando la sua attenzione sui lineamenti fini dell’Elfa. Questa si perse
per un attimo a contemplare la Montagna Solitaria, poi si voltò verso lo hobbit
e gli rivolse un sorriso triste.
<< Dopo aver rinunciato ai miei poteri tutti gli
incantesimi che ho fatto nella mia lunga vita si sono spezzati. Così, quando
hai portato qui l’Arkengemma, Gandalf ha voluto verificare se anche l’anima
dello stregone che avevo imprigionato era stata liberata dall’incantesimo>>
si fermò a prendere una lunga boccata d’aria prima di proseguire. Bilbo
l’ascoltava accigliato, non ci capiva granché di magie e incantesimi, ma la sua
sete di curiosità andava ben oltre.
<< Era tutto un trucco, Bilbo>> disse
tristemente, iniziando a torturarsi una ciocca di capelli.
<< Lo stregone con cui mi confrontai anni fa non altri
che Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor. Lasciò la pietra non appena io misi
piede fuori dalla Montagna. Il suo piano era quello di mettere Thorin e me
l’uno contro l’altra, voleva che mi schierassi dalla sua parte per controllare
il mio potere>> lo hobbit annuì debolmente, i tasselli si stavano
collegando tutti tra loro. Sauron aveva pilotato tutto fin dall’inizio,
prevedendo che lei si sarebbe fiondata alla ricerca dell’Arkengemma per salvare
l’anima del nano, ma non aveva previsto che qualcun altro la trovasse per
primo. Il mezz’uomo afferrò una mano della guerriera, attirando la sua
attenzione e strappandole un debole sorriso. Stava per rivolgerle qualche
parola di conforto, quando il corno degli elfi li richiamò alla realtà. Era
l’alba e Thranduil stava radunando il suo esercito ai piedi della Montagna.
Nel giro di un’ora i soldati di Bosco Atro si erano
schierati fuori dall’entrata di Erebor, guidati dal loro Re e da Bard con i
suoi uomini. Gandalf si era unito a loro nel tentativo di farli ragionare, ma i
nani hanno la testa dura come la roccia che amano con così tanta intensità.
Eruannie e Bilbo si infiltrarono tra le fila di soldati, rimanendo nascosti
agli occhi dei loro vecchi Compagni.
<< Provo a farlo ragionare, forse mi darà ancora
ascolto>> suggerì lo hobbit, lo sguardo fisso sul Re dei nani che si
ergeva al di sopra delle mura improvvisate che aveva fatto creare. Si erano
vestiti per la guerra ed erano tutti schierati accanto al loro Re, in attesa di
un suo comando.
<< Sì, ma stai attento!>> quando si voltò per
dire quelle parole al mezz’uomo, quello era già sparito, lasciando Eruannie
molto sorpresa.
“Quel piccoletto sta combinando qualcosa, prima della fine
dovrò fargli sputare il rospo” sapeva infatti che era praticamente impossibile
sparire sotto il naso di un elfo, soprattutto se ben attento come lei.
Si mosse rapida e spedita, fino a scorgere Thranduil, in
sella al suo megacero, e Bard che si avventuravano fin sotto alla muraglia di
macerie. Il suo sguardo guizzò su Thorin che, nel giro di pochi secondi,
incoccò una freccia e la scagliò ai piedi della cavalcatura di Thranduil. Lo
sguardo di disprezzo che questo mandò al nano fu solo una fugace ombra sul suo
volto, che lasciò presto spazio ad uno sguardo di sfida. L’esercito di elfi si
apprestò ad incoccare una serie di frecce con una velocità e una maestria da
fare invidia a qualsiasi nemico. I nani, che fino a poco prima stavano
esultando e inneggiando al loro re, si zittirono nascondendosi dietro alle
mura, lasciando solo Thorin a fronteggiare i nemici. Eruannie scosse la testa e
alzò gli occhi al cielo, maledicendo la testardaggine dei suoi compagni.
A un cenno della mano di Thranduil, gli elfi riposero le
frecce nelle loro faretre, rapidi così come le avevano estratte.
<< Siamo venuti a dirvi che il pagamento del vostro
debito è stato offerto e accettato>> lo sguardo di Thorin si assottigliò
a queste parole, non capiva dove l’elfo volesse andare a parare.
<< Quale pagamento? Io non vi ho dato nulla! Non avete
nulla>> Thranduil e Bard si scambiarono un’occhiata fugace e, dopo averci
riflettuto qualche secondo, l’uomo estrasse l’Arkengemma dalla sua giacca,
innalzandola sopra la sua testa affinché i nani potessero vederla.
<< Ladri!>> l’urlo di Kili raggiunse le orecchie
di Eruannie, che era ormai sempre più vicina ai loro interlocutori.
<< Come avete ottenuto il cimelio della nostra casata?
Quella pietra appartiene al Re!>> il giovane Durin aveva lo sguardo
contratto in una smorfia, un misto di preoccupazione e indignazione si fece
strada sul suo volto.
<< E il Re può averla, con la nostra benevolenza! Ma
prima deve onorare la sua parola>> Bard lanciò in aria la pietra per poi
riafferrarla e riporla al sicuro nella sua giacca.
Il volto di Thorin si ingrigì, lasciando trasparire la sua
follia per la gemma. Eruannie si rabbuiò, ormai lo aveva perso. Il nano che
aveva conosciuto e di cui si era innamorata non c’era più, un estraneo aveva
preso possesso del suo corpo e lo governava.
<< L’Arkengemma è in questa Montagna! È un
trucco!>> il delirio di Thorin fu interrotto dall’arrivo di una piccola
figura sulle mura accanto ai nani.
<< No-n non è un trucco, la gemma è vera>> alle
orecchie della guerriera giunse la vocetta acuta dello hobbit e dovette
chiudere gli occhi per un attimo prima di concentrarsi sulla scena. Thorin
l’avrebbe ucciso. Se quello era il suo modo di farlo ragionare, aveva sbagliato
di grosso.
<< Gliel’ho data io>> proseguì il piccoletto,
guadagnandosi un’occhiata fulminante da parte del Re dei Nani. Una figura a
cavallo passò accanto ad Eruannie e le allungò una mano. La guerriera lo guardò
sorpresa per poi ritrovarsi a sorridere. Accettò il passaggio che le veniva
offerto e si issò sulla cavalcatura bianca del principe di Bosco Atro,
intrecciando le mani al suo petto e sbirciando sopra la sua spalla sinistra.
“Ma cosa fai, Bilbo!” pensò l’Elfa, mentre il cavallo
procedeva fino ad affiancare il megacero di Thranduil. Questo lanciò
un’occhiata fugace al figlio, il quale non si premurò troppo della collera
presente negli occhi del padre e ricambiò con un cenno del capo in segno di
saluto.
<< Tu…>> iniziò Thorin con una strana
intonazione. Sembrava sorpreso, ma Eruannie sapeva bene che non appena lo
stupore avesse lasciato posto alla rabbia, per Bilbo non ci sarebbe stata via
di fuga. Con la coda dell’occhio vide Bard lanciare uno sguardo supplichevole a
Thranduil, come a chiedergli di intervenire e salvare il mezz’uomo. La
guerriera strinse la stoffa della casacca di Legolas e questo intuì subito i
suoi pensieri. La sua mano andò ad accarezzare la piuma di una delle sue
frecce, mentre con l’altra portava l’arco davanti a sé.
<< Era la mia quattordicesima parte>> lo hobbit
cercò di giustificarsi con la semplicità che lo contraddistingueva. Eruannie in
cuor suo sapeva di ammirare quel coraggio e quella sincerità, ma in quel
momento non era il caso di intentare una discussione con quel nano.
<< Tu mi deruberesti?>> Thorin assottigliò lo
sguardo e si sporse più vicino al povero Bilbo, che fece un piccolo passo
all’indietro ridacchiando.
“Ma è completamente ammattito?! Cosa fa, cerca di ragionare
con un folle?!” Eruannie non riusciva più a controllarsi, non avrebbe mai
voluto fare del male a Thorin, ma se avesse torto anche solo un capello a Bilbo
sarebbe stata pronta a subire la collera dei nani.
<< Sono disposto a lasciare che sia la mia unica
pretesa>> la guerriera sentì i muscoli di Legolas irrigidirsi quando
Thorin si fece più vicino allo hobbit e non poté fare a meno di fare lo stesso.
<< La tua unica pretesa…>> un sorriso folle si
fece strada sul volto di Thorin, un sorriso che Eruannie conosceva molto bene.
<< È la malattia del Drago…>> sussurrò vicino
all’orecchio di Legolas, mentre questo annuiva impercettibilmente.
<< Suo nonno Thror aveva la stessa espressione>>
l’Elfa scosse il capo facendo oscillare i capelli corvini che le ricadevano
composti sulla schiena.
“Oh Thorin, come siamo arrivati a questo?” pensò con un
macigno sul suo cuore. Intanto il nano aveva dato in escandescenze, ordinando a
Fili di gettare il mezz’uomo giù dalla Montagna. La guerriera spalancò gli
occhi e afferrò una freccia dalla faretra di Legolas, rubandogli l’arco dalle
mani e alzandosi sulla groppa della cavalcatura, pronta a scoccarla contro
Thorin, contro il nano che amava da più di cent’anni.
Una lacrima tentennò sul bordo di un occhio, ma Eruannie la
riacciò indietro, concentrandosi sul bersaglio. Non l’avrebbe ucciso, ma
avrebbe creato un diversivo per lasciar scappare Bilbo.
<< Se non ti piace il mio scassinatore, ti prego di
non danneggiarlo!>> la voce di Gandalf le fece allentare l’arco. Indugiò,
mentre Legolas si era girato completamente verso di lei e la teneva per i
polpacci, infondendole una strana serenità. Eruannie non si mosse, rimase a
guardare la scena dalla sua posizione, la freccia ancora incoccata e pronta ad
essere scoccata verso il Re di Erebor che, nel frattempo, stava procedendo
all’esecuzione di Bilbo di sua mano.
<< Restituiscilo a me! Non stai facendo di sicuro una
splendida figura come Re Sotto la Montagna, dico bene?>> la guerriera
pensò che se il tentativo dello stregone era quello di far penzolare Bilbo giù
dai bastioni di Erebor, ci stava riuscendo alla perfezione.
<< Thorin…ti prego>> quelle parole le uscirono
di getto, attirando su di sé non solo l’attenzione del nano, ma anche di tutti
i presenti. Le lacrime iniziarono a solcare le sue guance, mentre il vento
freddo le rese ancora più pungenti del dovuto. Non si sarebbe mai permessa di
piangere davanti a tutte quelle persone, soprattutto mentre tendeva un arco
contro la persona che amava, supplicandola di lasciare andare un povero hobbit.
Ma ormai Eruannie aveva perso tutto, Thorin era stato divorato completamente
dalla malattia che aveva corroso il cuore del nonno anni prima, lasciando solo
un involucro manovrato da un pazzo.
Thorin allentò la presa su Bilbo, mentre Fili e Kili lo
sottraevano alle grinfie dello zio, affidandolo poi a Bofur che gli indicò un
punto sicuro da cui calarsi.
Eruannie lanciò un ultimo sguardo a Thorin, lo aveva ormai
perso per sempre ma forse sarebbe riuscita a convincerlo ad abbandonare la
collera del momento e concentrarsi sull’esercito in arrivo.
Legolas strinse la presa sui suoi polpacci e scambiò
un’occhiata con l’Elfa, ma la loro attenzione fu attirata dalla sagoma del
corpicino di Bilbo che penzolava attaccato a una fune. La corda con cui si era
calato si stava spezzando, lasciando il mezz’uomo sospeso in attesa di una
caduta di almeno dieci metri, che per lui avrebbe rappresentato la fine. Senza
bisogno di parlare, Eruannie fece un piccolo balzo atterrando sulla groppa del
destriero, mentre Legolas si voltava abilmente prendendo il controllo delle
redini.
Mentre Bard cercava di negoziare un accordo, l’Arkengemma
per la parte di tesoro pattuita in modo da ricostruire Esgaroth, i due elfi
galoppavano in direzione di Bilbo, la cui corda era ormai consumata del tutto.
<< Oh mannaggia>> sussurrò prima di cadere nel
vuoto. Eruannie fu più rapida, si sporse dal destriero tenendosi ancorata con
le gambe ai fianchi di Legolas, che la tratteneva per la casacca impedendole di
cadere, mentre l’Elfa allungava le braccia verso il mezz’uomo, afferrandolo poco
prima che si sfracellasse al suolo. Lo hobbit emise un urletto sorpreso e si
aggrappò con tutta la forza che aveva alla guerriera, sorridendole
riconoscente.
<< Ti ho preso, piccoletto!>> lo rassicurò,
risistemandosi con grazia dietro a Legolas, il quale fece voltare il cavallo
per ritornare al loro posto accanto al Re degli elfi.
<< Vi ammazzo! Lo giuro, vi ammazzo tutti!>> le
urla di Thorin riecheggiarono per tutta la vallata, mentre il cuore di Eruannie
si stringeva in una morsa ferrea. Non riusciva a vederlo in quelle condizioni,
le si spezzava il cuore ogni minuto che passava in presenza di quell’ombra
dell’uomo che aveva amato.
<< Il tuo ragionamento non vale niente, ho sentito
abbastanza!>> Thranduil diede l’ordine ai suoi soldati di prepararsi all’attacco,
ma la mano di Legolas lo fermò dall’estrarre lui stesso la sua arma.
<< Ada>> disse semplicemente l’elfo,
concentrando il suo sguardo su quello del padre, che si incrinò in una leggera
smorfia. Tutte le volte che guardava suo figlio negli occhi, non riusciva a non
rivedervi la sua amata moglie e il suo cuore si incupiva ogni volta.
<< Sono stato a Gundabad, presto un esercito di orchi
sarà qui! Dobbiamo concentrare le nostre forze per arrestarli>> la
supplica di Legolas purtroppo non servì a nulla, l’elfo era determinato come
non mai a impossessarsi delle gemme di Lasgaren, tenute in ostaggio dai nani
fino ad allora.
<< Non mi pare di vedere un esercito di orchi,
ora>> puntualizzò il re, voltandosi poi verso i suoi soldati pronti ad
attaccare. Eruannie non aveva intenzione di starsene con le mani in mano,
Legolas avrebbe cercato di far ragionare Thranduil, ma lei doveva provarci con
Thorin. Smontò da cavallo, facendo cenno a Bilbo di reggersi all’elfo e si
diresse verso l’entrata di Erebor con le mani alzate.
<< Thorin, ti supplico! Deponi le armi e apri le
porte!>> lo pregò Eruannie, cadendo in ginocchio di fronte alla muraglia
di macerie.
<< Questo tesoro sarà la tua rovina!>> Gandalf
l’aveva raggiunta e le posò una mano sulla spalla come incoraggiamento.
Puntando gli occhi sui nani di fronte a loro, attesero una risposta del loro Re
in silenzio, lasciando il rumore del vento a riempire quella desolazione.
<< Dacci la tua risposta! Avrai pace o guerra?>>
lo incalzò Bard, uno sguardo truce in volto. Nemmeno lui avrebbe voluto una
battaglia, ma se il nano non avesse ceduto subito era certo che gli elfi
sarebbero entrati con la forza. Il nano si girò verso di loro nel momento
esatto in cui un grosso corvo si posò sul parapetto davanti a lui.
<< Avrò guerra>> le parole di Thorin furono un
sussurro, ma Eruannie e gli altri elfi le udirono perfettamente, così come
udirono il rombo in lontananza di un grosso plotone in avvicinamento.
Dáin Piediferro era arrivato e portava con sé un esercito degno
di Durin.
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Capitolo 17 *** Capitolo XVI ***
Capitolo XVI
CAPITOLO XVI
"Pazzi",
dissi, "Voi non sapete
Il silenzio, come un
cancro, cresce
Ascoltate le mie
parole, che potrebbero insegnarvi
Prendete le mie
braccia, cosicché io possa raggiungervi”
Ma le mie parole
caddero come fossero silenziose gocce di pioggia
E riecheggiarono
Nei pozzi del silenzio
Eruannie alzò gli occhi al cielo, mentre dalle mura di
Erebor i nani innalzarono grida di gioia alla vista dell’esercito dei Colli
Ferrosi. Dáin
non rientrava di certo nella lista dei nani che le stavano simpatici, era scorbutico
e rozzo e più di una volta aveva cercato di allungare le sue zampacce quando
lei era ospite ti Thror. Ovviamente non ci aveva messo molto a farlo tornare al
suo posto, ma gli anni non lo avevano di sicuro ammorbidito quando si parlava
di azzuffarsi. Si alzò rapidamente e affiancò Gandalf mentre questo si dirigeva
verso Thranduil. L’elfo non si era fatto attendere e aveva già dato l’ordine al
suo esercito di cambiare bersaglio, mentre un’orda di nani inferociti in groppa
a grosse capre di montagna li teneva sotto scacco. In sella al suo megacero, il
Re di Bosco Atro impartiva ordini nella sua lingua e si preparava ad affrontare
Dáin,
spalleggiato da Bard.
Il nano si era fatto strada in groppa al suo facocero da
guerra e aveva iniziato a sfoderare il suo lessico non proprio garbato. Gli
uomini di Bard, che erano per lo più pescatori e artigiani, tremavano dinanzi
al cugino di Thorin. Eruannie lanciò un’occhiata alle loro armi: forconi,
picche costruite con degli scarti di qualche strumento per la pesca. Non sarebbero
sopravvissuti un secondo contro un esercito di nani, figuriamoci contro un
esercito di orchi di Gundabad.
Quando Dáin parlò loro, questi furono così
presi dalla paura da indietreggiare fino nascondersi dietro alle truppe di
Thranduil, nonostante il loro capitano gli intimasse di non abbandonare le loro
postazioni.
<< Dáin!>> la voce di Eruannie
risuonò nel mezzo dei lamenti degli uomini e delle donne di Bard, mentre l’Elfa
si faceva strada tra la gente seguita a ruota da Gandalf.
<< Eruannie di Imladris e Gandalf il Grigio!>>
il nano li salutò con un cenno del capo e gli consigliò di far ritirare le
truppe elfiche o ci avrebbe pensato lui.
<< Dáin, ascoltami! Un esercito di orchi
sta per incombere su di noi, schierati insieme agli elfi Silvani e respingiamo
il nemico, insieme!>> la guerriera sapeva bene che se non aveva ottenuto
nulla da Thorin, da suo cugino avrebbe ottenuto ancor meno, ma doveva provarci.
<< Eruannie ha ragione, un esercito è in arrivo!
Ritira la tua armata!>> il nano scosse la testa, facendo tintinnare le
campanelline che adornavano la sua barba rossa.
<< Non mi ritirerò mai davanti a un elfo, tanto meno
d’innanzi a questo folletto dei boschi!>>
“Ahia” pensò la guerriera, lanciando una rapida occhiata
all’espressione furente di Thranduil. Ora qualsiasi tentativo di far ragionare
elfi e nani non sarebbe servito a nulla.
Eruannie non stava più ascoltando Dáin, il quale aveva iniziato a
vaneggiare su come avrebbe spaccato la testa di Thranduil se non si fosse
ritirato, bensì rifletteva velocemente su come avrebbe potuto tenere a bada l’armata
di orchi che si avvicinava a loro ogni minuto che passava.
Distolse lo sguardo dal nano e si posizionò tra il megacero di
Thranduil e il cavallo bianco di Legolas, allungando una mano verso l’amico.
Notò con suo disappunto che lo hobbit aveva lasciato la cavalcatura e si chiese
dove si fosse cacciato quel piccoletto. Legolas l’aiutò ad issarsi e la
guerriera si posizionò dietro al principe, avvicinando le sue labbra a un
orecchio per comunicargli il suo piano.
<< Andiamo a Dale, possiamo organizzare una resistenza
con chi è in grado di combattere. Forse riusciamo a respingere gli
orchi>> l’elfo annuì e lanciò uno sguardo verso suo padre, intento a
suggerire a Bard di ritirarsi.
<< Dov’è Bilbo?>> chiese poi la guerriera,
mentre Legolas spronava il cavallo in direzione della città.
<< Un attimo prima era dietro di me e un attimo dopo
non c’era più, non so che magia egli possegga ma non è un buon segno sparire
nel nulla>> l’Elfa dovette dare ragione all’amico, anche lei avvertiva un
male serpeggiare intorno allo hobbit, ma non ci aveva dato molto peso fino a
quel momento considerando che esso poteva derivare dall’Arkengemma.
I due elfi si lasciarono la battaglia alle spalle e si
prepararono ad affrontare la vera guerra. Eruannie strinse le braccia intorno
alla vita di Legolas e captò una strana sensazione farsi strada nel corpo
dell’amico.
<< Non farti venire in mente strane idee, Laeg>>
lo ammonì la guerriera, con l’ombra di un sorriso a incresparle il bel volto.
Quando arrivarono a Dale, le urla della battaglia dietro di
loro li raggiunse. Gli elfi avevano scoccato le loro frecce e queste erano
state spezzate da una strana macchina prima che potessero abbattersi sui nani.
Eruannie si voltò verso la popolazione che li aveva raggiunti alle porte della
città e notò le molte domande sui loro volti. Intercettò i figli di Bard e gli
fece segno di avvicinarsi.
<< Ragazzi, ho bisogno che mi aiutiate a organizzare
la difesa della città>> mentre pronunciava quelle parole, Bard arrivò a
cavallo con i suoi uomini. Thranduil doveva averli rimandati indietro, sarebbe
stato sciocco fargli rischiare la vita per combattere contro Dáin.
L’uomo si avvicinò al galoppo verso l’Elfa e la studiò, perché erano tornati
alla città quei due?
<< Bard, devi ascoltarmi! Nani ed elfi si equivalgono
in quanto a testardaggine, ma voi uomini dovete prepararvi a difendere Dale, un
esercito di orchi sta…>> l’uomo alzò una mano interrompendola, mentre
scendeva dal suo destriero e lo lasciava libero di gironzolare. L’Elfa alzò un
sopracciglio, mentre l’uccisore di draghi le poggiava una mano su una spalla.
<< Ti credo, mia signora>> disse semplicemente
lui, con un debole sorriso in volto ma gli occhi pieni di terrore. La guerriera
ricambiò il gesto e iniziò a illustrare a tutta la popolazione il suo piano per
contrastare l’attacco degli orchi. I feriti e chi non poteva combattere si
sarebbero dovuti rifugiare in un posto sicuro.
<< La vecchia chiesa>> propose Bard, inviando i
suoi figli a indicare la via alle persone designate.
<< Per tutti quelli che possono brandire un’arma e
hanno ancora nel loro cuore la forza di lottare contro il Male, ci divideremo
in due gruppi>> continuò l’Elfa, chinandosi e utilizzando un rametto per
disegnare il piano sulla terra umida e piena di cenere.
<< Il primo gruppo si dirigerà verso la porta a ovest,
in modo da bloccare l’accesso agli orchi>> Bard annuì e il popolo con
lui, non ne capivano molto di guerra e strategie, ma dovevano fidarsi o
sarebbero periti tutti.
<< Bard, io guiderò questo primo gruppo. Ci servono
quanti più uomini in grado di combattere, mentre tu andrai con il secondo
gruppo e vi disporrete su tutto il secondo piano della città. Porta con te
arcieri e chiunque sia in grado di usare un arco>> si rivolse all’uomo e
subito questi iniziò a dividere la popolazione nei due gruppi decisi dalla
guerriera.
<< Laeg, tu sei l’arciere più bravo che io abbia mai
conosciuto, va con loro>> i due elfi si scambiarono un’occhiata e la
guerriera gli rivolse un sorriso di incoraggiamento.
<< Non ti lascio sola>> si impuntò il principe,
scrutando con i suoi occhi di ghiaccio quelli blu dell’Elfa. Sapeva bene che
nell’amica era cambiato qualcosa, non riusciva più ad avvertire la sua magia e
se non ci fosse stata quella a proteggerla non voleva nemmeno pensare a cosa le
sarebbe potuto capitare se l’armata l’avesse sopraffatta.
<< Ti ricordo che ho molti più anni di te, principino.
E ho combattuto in molte più battaglie>> l’elfo lo sapeva bene, ma non
volle demordere.
<< Qual è stato il prezzo per tornare nel tuo vecchio
corpo e rinunciare alla tua parte mortale?>> questa domanda lasciò la
guerriera leggermente sorpresa e distolse lo sguardo da quello dell’amico.
<< Non è il momento di discutere di questo, vai con
Bard ora!>> ordinò con voce ferma, mentre si rialzava e si dirigeva verso
il suo gruppo. Bard le allungò una spada, dato che la sua era stata persa nella
battaglia contro Smaug. La rigirò per valutarne il peso e la maneggevolezza,
non era una lama elfica ma poteva bastare. Con un cenno si congedò dai due, per
poi dirigersi verso la porta a ovest con i suoi “soldati”.
***
Il vento soffiava forte, portando con sé un odore di morte e
distruzione. Mentre nani ed elfi si facevano la guerra, l’esercito di Gundabad
era sbucato fuori dal sottosuolo grazie all’intervento di alcuni Mangiaterra.
Gli orchi seguivano gli ordini di qualcuno che sostava su a Colle Corvo,
Eruannie non riusciva a vederlo ma poteva percepirne il puzzo trasportato dal
vento. Digrignò i denti abbattendo un altro orco, aveva perso il conto di
quanti ne aveva già ammazzati, più ne facevano fuori e più questi aumentavano.
Lanciò un’occhiata verso i suoi uomini, stremati dall’attacco subito. Il piano
doveva essere quello di bloccare quanti più orchi possibili in modo da non fargli
prendere la città, ma erano veramente troppi e lei non aveva dei soldati con
sé, ma dei semplici pescatori. Vide un troll corazzato che stava per abbattersi
contro le mura della città e ordinò ai suoi uomini di ritirarsi, lei avrebbe
coperto loro le spalle. Legolas e Bard stavano facendo del loro meglio, ma
anche loro non avevano degli arcieri esperti tra le loro fila. Eruannie alzò lo
sguardo verso il secondo livello e intercettò la figura sinuosa dell’elfo che
scoccava un’infinità di frecce contro il nemico.
Doveva riuscire a concedere più tempo possibile ai suoi
uomini e si maledisse per aver rinunciato alla sua magia. Individuò una serie
di casse vuote impilate contro le mura, prese la rincorsa e le utilizzò per
darsi la spinta fino ad atterrarvi sopra. Il troll era ormai vicino, circondato
da altri mille orchetti pronti a invadere Dale. Trasse un respiro profondo e si
gettò verso l’essere con la spada alzata. Una volta arrivata in prossimità
della bestia calò la lama, penetrando alla base del collo e facendolo piegare
all’indietro per il dolore. Il troll aveva già iniziato la carica e finì per
schiantarsi contro le mura, permettendo a tutti gli orchi di invadere la città.
Eruannie imprecò in Khuzdul e iniziò a mulinare la sua lama, ferendo i nemici e
decapitandoli in una danza sinuosa. Con la coda dell’occhio vide una figura
elegante in groppa a un grande cervo, sorrise e iniziò a farsi strada verso
Thranduil. Il re degli elfi continuava a mietere vittime lungo il suo cammino
verso la città. Si piegava con grazia sulla sua cavalcatura e menava fendenti
con le due spade elfiche che teneva tra le mani, mantenendo un equilibrio
ultraterreno sul megacero.
Eruannie arrivò in prossimità del ponte di Dale, mentre
Thranduil era sempre più vicino a lei. Fece un balzo aggraziato e atterrò sulla
testa di un orco, dandosi una spinta riuscì a cadere leggiadra sul dorso
dell’animale, dando le spalle all’elfo.
<< Pensavo fossi fuggita dalla guerra>> sibilò
il re, mentre con due rapidi fendenti decapitava degli orchi. L’Elfa sorrise,
consapevole che lui non potesse vederla in volto.
<< Quando mai mi lascio scappare l’opportunità di
mandare al creatore qualche orco, Thranduil?>> ribatté lei, staccando di
netto la testa alle creature che si avvicinavano al posteriore del megacero.
Con la grazia dei Valar dalla loro parte, riuscirono ad
entrare a Dale continuando ad abbattere nemici. Ma erano troppi, senza l’aiuto
di altri soldati sarebbero stati sopraffatti.
<< Gli uomini di Bard sono al secondo livello della
città, Laeg è con loro>> lo avvertì l’Elfa, mentre infilzava un orco che
aveva cercato di saltare e colpirla a tradimento. Thranduil disse qualcosa al
megacero e questo aumentò la velocità, trafiggendo con le grandi corna i nemici
che gli si paravano dinanzi.
Eruannie riusciva a percepire il cuore del Re che
tamburellava all’impazzata. Era in pensiero per Legolas, ma non lo avrebbe mai
ammesso a nessuno.
<< Cín réd will n- tríw>> disse facendo correre
la mano libera a un braccio di Thranduil, infondendogli quanta più serenità fosse
possibile.
<< Ho golwen o cin>> rispose il re, sorridendo e
spronando ancora il megacero. Arrivarono a una piazzola e si sorpresero di
trovarvi uno schieramento di orchi ad attenderli. I nemici scagliarono una
serie di frecce che perforarono il corpo dell’enorme cervo di Thranduil,
facendolo impennare e poi cadere al suolo morto. Eruannie era furibonda,
quell’animale era uno degli ultimi ricordi della Regina e sapeva benissimo
quanto il Re ci tenesse. Mentre l’elfo faceva una semplice capriola per poi
risollevarsi, la guerriera puntò i piedi sul dorso del megacero e si diede una
spinta che le fece fare un grande balzo, quando fu in aria si esibì in una
capriola in modo da atterrare perfettamente davanti a Thranduil. Puntò i suoi
in quelli grigi dell’elfo e gli sorrise con una luce di divertimento negli
occhi, venendo ricambiata dal Re. Avevano combattuto insieme numerose volte e
ognuno conosceva le mosse dell’altra. L’Elfa si abbassò permettendo all’altro
di staccare la testa di due orchi, per poi scivolare al lato dell’elfo e ritrovandosi
alle sue spalle, ancora schiena contro schiena. Iniziarono la loro danza contro
i nemici, muovendosi sinuosamente ed effettuando alcune piroette per caricare
meglio i colpi.
In breve gli orchi giacevano a terra privi di vita, mentre i
due elfi si guardavano ansanti e provati dalla battaglia. Il volto di Thranduil
era schizzato dal sangue di quella feccia, mentre le mani e i vestiti di
Eruannie grondavano di sangue nero. Uno stridio a Nord li fece voltare verso
Colle Corvo. Uno stormo di pipistrelli giganti volava rapido in direzione
dell’altura, mentre quattro figure a cavallo di quattro montoni si facevano
strada abbattendo gli orchi che presidiavano la fortezza.
<< Thorin…>> sussurrò l’Elfa, gli occhi
spalancati per il terrore. Il nano sprizzava grinta e rabbia da tutti i pori, i
capelli che fluttuavano nell’aria e la spada alzata dinanzi a sé, mietendo vittime
sul suo cammino.
Era convinta che non sarebbe mai sceso in battaglia, che si
sarebbe rifugiato nella Montagna finché suo cugino non avesse distrutto i loro nemici.
Ma si era sbagliata, dovette ricredersi poiché il nano che andava incontro al
comandante di quell’esercito di dannati era il suo Thorin, l’amore della sua
vita che si era finalmente destato da quel torpore in cui era caduto.
Sorrise alla vista di Fili, Kili e Dwalin che seguivano il
loro re, pronti a proteggerlo e a combattere al suo fianco un’ultima volta. Ma
il sorriso scomparve dal suo volto quando iniziò a sentire una nausea
incontrollabile farsi strada, segno che lo stregone stava per parlarle.
“Non potete vincere, i mannari di Dol Guldur e gli orchi di
Gundabad stanno già banchettando sui resti dei tuoi alleati” la voce di Sauron
penetrò nella sua mente, facendole male. Si piegò dal dolore ma riuscì a
trattenere l’urlo che stava per farsi scappare. Cadde in ginocchio accanto a
Thraduil che la osservò sorpreso, senza capire cosa fare.
“Guarda, stupida! Quelli della tua razza sono stati
massacrati dal mio esercito, cosa pensi di poter fare per fermarli?” queste
invasioni nella sua mente dovevano finire, aveva perso i suoi poteri ormai, che
altro voleva quel folle?
“A meno che…” pensò che se Sauron cercava ancora di portarla
dalla sua porte, forse non era al corrente del suo patto con i Valar. Un ghigno
si fece strada sul suo volto e spalancò gli occhi, cacciando l’immagine
dell’Oscuro dalla sua testa.
“Stai facendo tutto questo per me, non è vero?” nella sua
mente si fece strada l’immagine di un grande occhio infuocato e al centro di
esso si ergeva Sauron stesso. Quello che Eruannie si ritrovò a osservare non
era per niente il Signore Oscuro che si era aspettata. Il Signore di Mordor si
presentò a lei nelle vesti di un uomo alto, dai lineamenti fini e dai
penetranti occhi scuri come i suoi capelli. Vestiva abiti neri che coprivano la
sua figura e teneva le mani dietro la schiena, mentre un ghigno inquietante si
faceva strada sul suo volto.
“Non mi avrai mai, piuttosto la morte!” sentì la risata del
Signore di Mordor e un brivido le corse lungo la schiena, mentre Sauron le fece
intravedere un altro esercito di orchi che si apprestava a colpirli da Nord,
approfittando della nebbia che incombeva su Colle Corvo.
“Oh ma l’avrai, non temere” e con quest’ultima minaccia la
lasciò al dolore per aver perso tutte quelle vite. Elfi, nani, uomini, tutti
morti per il capriccio di un Nemico comune. In quel momento Eruannie capì che
quella non sarebbe stata l’ultima battaglia contro Sauron, percepì che una
guerra più grande si stava avvicinando e che loro erano solo delle piccole
pedine in un vasto mondo. Fece correre lo sguardo verso Thranduil e lo
individuò, in volto la paura e la tristezza per la perdita di tutti i suoi
soldati, della sua gente. Aveva riposto le spade nei foderi, la resistenza di
Bard e di Legolas doveva aver funzionato perché non si sentivano più le urla
dal secondo livello, solo un debole cozzare di lame.
<< Ann!>> la voce dell’elfo la raggiunse, mentre
si alzava a fatica aiutata dal re degli elfi.
<< Li abbiamo sconfitti, ma arriverà un’altra ondata>>
gli comunicò la guerriera. Sapeva infatti che non sarebbe finita lì, la visione
di Sauron era stata chiara. Si voltò verso Colle Corvo, i quattro nani non si
vedevano più e si chiese se avessero già raggiunto la cima.
L’elfo raggiunse la guerriera accompagnato da Gandalf e da
Bilbo, si chiese quando quei due fossero arrivati a Dale, ma si concentrò sullo
stregone.
<< Gandalf, devo raggiungere Thorin e avvertirlo. Un
esercito è in arrivo da Nord!>> sul volto dell’Istari si fece strada una
smorfia e annuì. Stava per partire in direzione dei nani ma una mano sul suo
braccio la fermò. Il suo sguardo salì fino a incontrare gli occhi di Legolas,
che la fissavano in una supplica silenziosa.
<< Non andare, non puoi farcela da sola contro un
esercito di orchi di Gundabad>> rivolse un sorriso dolce al suo amico e
si liberò gentilmente della mano che le impediva di proseguire.
<< Tutto questo è per colpa mia, io devo
rimediare>> disse semplicemente prima di voltarsi e iniziare a correre
verso Colle Corvo.
Non aveva fatto molta strada quando si sentì sollevare da
due mani conosciute. In qualche modo sapeva che l’avrebbe seguita, ma non
avrebbe mai avuto il cuore di chiedergli di correre quel rischio per dei nani.
Si diede una piccola spinta e si accomodò dietro a Legolas, mentre questo
spronava il suo bianco destriero al galoppo verso il Nemico. Si tenne al petto
dell’elfo assecondando i movimenti dell’animale sotto di loro e cercò di
individuare i nani scrutando l’altura dinanzi a loro. Lo stridio di uno stormo
di pipistrelli giunse alle loro orecchie, facendo voltare Legolas nella loro
direzione. Lanciò un’occhiata alla guerriera dietro di lui e un sorriso
furbetto si fece strada sul suo viso.
<< Cosa?>> domandò lei non capendo il motivo di
quel gesto, ma quando vide lo stormo capì le intenzioni del principe.
<< Oh no, Laeg non penserai davvero di…>> non
fece in tempo a terminare la frase che l’amico si era già dato una spinta verso
l’alto afferrando le zampe di un grosso pipistrello. La guerriera guardò l’elfo
che veniva trasportato in volo verso Colle Corvo, mentre lei afferrava qualche
ciuffo di criniera e spronava ancora il cavallo con dolci parole elfiche di
incoraggiamento. Il destriero non se lo fece ripetere due volte e aumentò l’andatura,
mentre il vento freddo si infrangeva su di loro.
***
Quando arrivò a Colle Corvo una grande nebbia sembrava
avvolgerlo, mentre il silenzio regnava sovrano in quella desolazione di freddo
e ghiaccio. Aveva lasciato il cavallo libero di ritornare a Dale, dove sarebbe
stato sicuramente più al sicuro. Cercando di fare meno rumore possibile sfoderò
la spada e si infilò in un cunicolo scavato nella pietra. Doveva trovarsi
all’interno di una delle torri di guardia di Colle Corvo, usata molti anni
prima come punto di osservazione strategico sia per Dale che per Erebor. Aguzzò
la vista e affinò l’udito nella speranza di cogliere anche il minimo movimento,
ma sembrava deserta e abbandonata. Pensò che forse i nani si trovavano nella
torre successiva e si sporse dalla balconata infondo al corridoio in cui si
trovava. Riusciva a vedere solo una grande distesa di ghiaccio, sotto la quale
doveva scorrere un fiumiciattolo. Un rombo al piano superiore le fece gelare il
sangue nelle vene, mentre una luce arancione iniziava a farsi avanti, fino a
rivelare la presenza di Azog e non era solo.
L’Orco Pallido era accompagnato da un manipolo di orchi e
trascinava Fili per i capelli, fino al bordo della torre. Eruannie sentì la
voce di Thorin dall’altra parte del fiume ghiacciato, ma non riuscì a vederlo.
Sentiva i lamenti e i tentativi del giovane Durin di
liberarsi dalla presa del suo aguzzino, ma furono tutti vani. Azog si rivolse a
Thorin nella lingua oscura di Mordor, lingua che Eruannie aveva appreso nel corso
della sua lunga vita, anche se in quel momento avrebbe preferito ignorarla.
<< Prima muore questo>> disse alzando Fili fino
a farlo ciondolare nel baratro che lo separava dal suolo.
<< Poi il fratello e infine morirai tu, Thorin
Scudodiquercia>> la guerriera si girò e cercò un modo per raggiungere
Azog prima che potesse fare del male a Fili, ma era troppo tardi. Sentì l’urlo
di disperazione del nano che cercava di convincere gli altri a scappare e poi
un tonfo al piano sotto di lei.
“No, Fee” pensò mentre il suo cuore perdeva un battito. No,
doveva aver sentito male. Fili non era morto, qualcuno doveva aver trafitto
Azog, magari Legolas con una delle sue frecce, il tonfo che aveva sentito era
il corpo dell’orco che si schiantava al suolo. Udì il verso furioso di Kili,
doveva trovarsi al piano sotto il suo e se lo conosceva bene era certa che si
sarebbe gettato ad affrontare l’orco senza pensarci due volte. Doveva fermarlo,
un esercito stava avanzando contro di loro e li avrebbe colti di sorpresa. Era
tutta una trappola, dovevano tornare indietro. Iniziò a correre in direzione
del nano più giovane, facendosi strada tra la sozzura di orchi che le si parava
davanti ogni passo che faceva. L’esercito di Gundabad doveva essere arrivato e
come aveva potuto vedere dalla visione di Sauron erano fin troppi.
Quando arrivò allo spiazzo sotto la torre vide il giovane
Durin che affrontava con coraggio e con forza il figlio di Azog. La rabbia
l’avvolse, quella feccia non ne aveva avuto abbastanza dal loro scontro ad Esgaroth?
Si gettò contro di lui puntandogli la spada alla gola e
permettendo a Kili di liberarsi dalla sua presa mortale. Il nano sorrise in
direzione dell’Elfa e si rialzò, giusto in tempo per vedersi la guerriera
scagliata addosso come se non pesasse niente.
<<
Pushdug!>> urlò irato l’orco, mentre si
preparava a sferrare un fendente con la sua ascia sudicia. La guerriera
fu più
rapida, alzò la spada e parò l’attacco, facendo
leva sul braccio libero per
alzarsi e fronteggiare il gigante. Pur essendo un elfo a tutti gli
effetti,
sembrava essere comunque in svantaggio contro la progenie di Azog. Non
riusciva
per niente a fare breccia nella sua armatura e più che
attaccarlo cercava di
difendersi. L'orco la ferì all'addome con un fendente poderoso,
ma lei non vi badò e continuò a contrastarlo.
Il nano alle sue spalle l’affiancò, ma anche unendo le loro forze non
riuscirono a contrastarlo. Bolg diede una spinta a Kili e lo fece sbattere
contro alla parete dietro di lui, mentre con la mano libera afferrava Eruannie
alla gola alzandola da terra. La guerriera assottigliò lo sguardo e ringhiò di
rabbia verso il suo nemico, prima di assestargli un calcio al ginocchio
facendolo piegare. Questo fece infuriare ancora di più Bolg che la scaraventò
contro a una parete della torre. Alzò la sua mazza appuntita sopra di sé e si
preparò a trafiggerla, ma Kili si parò davanti a lui attirando la sua
attenzione. Ingaggiò una lotta contro il gigante che riuscì a immobilizzarlo,
l’arma pronta per infliggergli il colpo di grazia. Eruannie scattò in piedi e
tentò in tutti i modi di bloccarlo, trattenendolo per il manico della mazza da
guerra, ma Bolg si liberò facilmente di lei facendola cadere ai suoi piedi e
intrappolandola sotto il peso di uno di essi. Mentre l’Elfa cercava invano di
liberarsi da quella morsa, vide l’orco calare l’arma sul petto di Kili. Un
altro pezzo del suo cuore si strappò, le mancava il fiato e non sapeva dire con
certezza se fosse dovuto al peso del gigante o al dolore di vedere morire un
altro amico. Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre il nano le mandava
un ultimo sguardo carico di disperazione. L’orco ghignò e lasciò cadere a terra
il corpo privo di vita del suo nemico, concentrandosi sull’Elfa. La guerriera fu
percorsa da una scarica di adrenalina che le diede la forza di liberarsi, torse
il piede dell’orco che allentò la presa e questo le permise di sgusciare da
quella trappola mortale. Si gettò con rabbia contro di lui e iniziò a sferrare
una serie di pugni, arrivando a farsi sanguinare le nocche. Con una mano corse
ad afferrare la spada ma trovò il fodero vuoto al suo fianco.
Con la coda dell’occhio vide che l’arma giaceva a terra,
troppo lontana per raggiungerla. Caricò l’orco con tutta la forza che le era
rimasta, ma questo riuscì ad afferrarla per la collottola e a gettarla ancora
una volta contro la parete di pietra. Ormai era priva di forze, troppo stanca
per combattere e con la testa che le doleva. Bolg si avvicinò alla sua preda
passandosi la lingua sulle labbra, avrebbe mangiato carne di elfo quel giorno.
Un sibilo sopra di loro attirò la sua attenzione, mentre un calcio poderoso gli
fece inarcare la testa all’indietro.
Eruannie mise a fuoco il nuovo arrivato e vide Legolas
atterrare a pochi passi da lei, brandendo Orcrist e preparandosi ad attaccare
l’orco con una serie di movimenti fluidi.
“Esibizionista” pensò l’Elfa, mentre strisciava verso il
corpo inerme di Kili, afferrando la sua spada che il nano teneva ancora in
pugno. Doveva trovare Thorin, doveva aiutarlo prima che Azog uccidesse anche
lui. Ma prima dovevano liberarsi di quel mostro che si trovavano davanti, Bolg
doveva pagare per le vite strappate. Si alzò e con un urlo di rabbia si gettò
contro l’orco, iniziando una danza insieme a Legolas fatta di fendenti e
piroette per schivare i suoi attacchi. Quando l’elfo veniva respinto, la
guerriera andava all’attacco e viceversa, finché Eruannie riuscì a trovare il
suo punto debole. Mentre Legolas gli teneva le braccia bloccate dietro la
schiena, la guerriera si diede uno slancio facendo leva su una delle gambe
dell’orco, e sferrò il colpo finale che lo decapitò. Quella non era stata una
mossa molto leale, ma lui aveva ucciso Kili e presto quella sozzura di suo
padre lo avrebbe raggiunto.
Legolas lasciò cadere nel vuoto il corpo senza vita di Bolg
per poi concentrarsi su Eruannie. Era ferita in più punti, le mani erano
coperte del suo sangue e di quello degli orchi. I vestiti erano ormai diventati
una grande macchia nera e numerosi graffi si potevano intravedere sul volto
dell’Elfa.
“Non ti è bastata tutta questa morte? Ne vuoi ancora?” la
voce di Sauron invase la sua mente, mentre un conato di vomito la fece piegare
fino a inginocchiarsi. Legolas la raggiunse e le afferrò le spalle, scuotendola
dolcemente e chiedendole se si sentisse male, ma la voce dell’elfo non poteva
raggiungerla in quel momento.
“Se proprio insisti…dov’è il caro Thorin?” sul volto
dell’Elfa si dipinse un’espressione di pura paura, mentre si aggrappava alla
casacca del principe di Bosco Atro e cercava di alzarsi, mentre questo la
strinse in un abbraccio fraintendendo i suoi gesti.
<< Stai ferma, Bolg o qualche orco deve averti
ferita>> l’elfo stava sussurrando, ma lei lo sentiva bene. Cosa stava
dicendo? Non era ferita, stava benissimo e doveva raggiungere Thorin prima che
Azog portasse via anche lui.
Si divincolò dalla sua presa e iniziò a correre verso i
rumori della battaglia. Riusciva a sentire il respiro di Thorin, affannato per
le ferite e per la stanchezza, ma non lo vedeva per via della nebbia ancora
fitta. Raggiunse una piccola sporgenza e lo vide, il volto illuminato dai raggi
del sole al tramonto, lo sguardo fisso sulla lastra di ghiaccio sotto di sé.
Eruannie non capì subito che cosa stesse osservando, ma cosa le importava? Era
vivo, era lì a pochi passi e se si fosse messa a correre lo avrebbe raggiunto.
Sul volto del nano non vi erano più la follia e la rabbia di quando erano nella
Montagna, era tornato il suo amato Thorin di sempre. Sorrise, seppur
tristemente. Avevano perso molti amici e alleati, per non parlare dei giovani
Fili e Kili, avrebbero pianto le loro morti e solo i Valar potevano sapere se
Thorin si sarebbe mai perdonato per aver condotto alla morte i suoi nipoti. Ma
quel momento di serenità svanì dopo pochi secondi, quando una lama trapassò il
ghiaccio sotto i piedi di Thorin e penetrò nello stivale del nano fino a
sbucare dall’altra parte. Il re dei nani gridò di dolore e di sorpresa, mentre
il ghiaccio si rompeva rivelando il corpo fradicio di Azog. Thorin cadde
all’indietro e picchiò la schiena sulla lastra gelata, mentre il suo nemico
sferrava colpi micidiali che lui tentava di parare. Eruannie provò a muoversi
per andare in aiuto del nano, ma qualcosa la teneva bloccata. Quando abbassò lo
sguardo trovò le braccia di Legolas serrate al suo petto. Cercò di divincolarsi,
ma l’elfo era più forte e in più non era stato pestato a sangue da Bolg.
<< Lasciami!>> urlò l’Elfa con rabbia, tentando
di liberarsi dalla presa del principe. Vide Thorin bloccare un ultimo fendente
diretto al suo cuore, la lama del Profanatore era a un soffio dal petto del
nano e a dividerli vi era solo la spada di quest’ultimo. Eruannie pestò un
piede a Legolas e gli assestò una gomitata nello stomaco, riuscendo finalmente
nell’impresa. Fece pochi passi verso Thorin, ma quando lo vide togliere la
spada che gli permetteva di rimanere in vita si bloccò, così come il suo cuore.
Azog trafisse con ferocia il nano che emise un lamento straziante, mentre sul
volto di Eruannie si fece strada un dolore mai provato. Urlò nella direzione
dei due spalancando gli occhi e distraendo momentaneamente l’Orco Pallido che
si voltò verso di lei. Thorin ne approfittò per trafiggerlo a sua volta e,
voltandolo sulla schiena e sovrastandolo, affondò ancora di più la lama fino a
sentire che oltrepassava anche la lastra di ghiaccio sotto di loro.
Eruannie ritrovò le forze e iniziò a correre verso il nano,
che si era lasciato cadere sul bordo del fiume ghiacciato. L’Elfa si
inginocchiò al suo fianco e gli alzò la testa, portandosela in grembo. Le
lacrime iniziarono a uscire come non mai, bagnando anche il volto del re dei
nani che le sorrise debolmente, mentre con una mano guantata cercava di asciugargliele.
<< Sei tornata da me…>> disse in un sussurro,
con gli occhi azzurri che cercavano di memorizzare ogni singolo particolare.
Lei annuì e iniziò a premere sulla ferita inferta da Azog, maledicendosi per
aver rinunciato ai suoi poteri. Avrebbe potuto salvarlo, avrebbe potuto
guarirlo.
<< Sempre>> dichiarò con fermezza lei, tirando
su con il naso e avvicinando le loro labbra.
<< E per sempre>> concluse lui quando si furono
separati, lanciando un ultimo sguardo alla Montagna Solitaria davanti a loro.
Eruannie iniziò a piangere in silenzio, la vita aveva abbandonato il corpo di
Thorin. Lui l’aveva lasciata da sola, l’aveva abbandonata. Il sempre e per sempre
non le pareva poi così eterno ora. Lanciò un urlo di dolore che fece
rabbrividire chiunque, avrebbe fatto paura anche a Sauron se lo avesse udito.
Iniziò a scuotere il corpo del nano e ripetere frasi sconnesse nel tentativo di
riportarlo da lei.
<< Devi tornare!>> continuava ad urlare, scossa
da singhiozzi e tremolii, mentre qualcuno le cingeva le spalle. Non voleva
lasciarlo, loro erano destinati a stare insieme altrimenti per quale motivo i
Valar l’avevano portata indietro tutte quelle volte? Perché farle vivere quella
vita per poi portarle via l’uomo che amava?
Legolas cercò di issarla per allontanarla dal corpo del
nano, ma lei si divincolò ringhiandogli contro.
<< Stai lontano da noi, elfo!>> gli sibilò ad un
centimetro dal volto, lasciandolo perplesso. Poteva capire il suo dolore, anche
lui avrebbe provato lo stesso se l’avesse vista morire davanti ai suoi occhi.
Non seppe dire quanto tempo rimase abbracciata al nano,
forse passarono minuti, forse ore oppure giorni, non le importava. Voleva
essere lasciata lì al freddo, a morire congelata per poterlo raggiungere. Il
dolore che provava sovrastava qualsiasi altra emozione, odiava Legolas per
averle impedito di correre da lui e odiava se stessa per non essere stata in
grado di proteggere chi amava. A un certo punto qualcuno andò da lei, ma non
riusciva né a vedere né a sentire chi o cosa le stessero dicendo. Non sentì
nemmeno che il corpo di Thorin le veniva sottratto, si acquattò semplicemente
contro il ghiaccio fissando un punto indefinito all’orizzonte. Cosa avrebbe
fatto senza di lui? Non era più niente senza Thorin, non avrebbe più avuto
alcun senso vivere senza di lui. Una grandissima voragine si era creata nel suo
petto, il suo cuore era stato strappato via nel momento stesso in cui Azog
aveva trapassato quello del nano. Voleva morire, perché nessuno voleva capirla
e lasciarla lì? Si sentì sollevare da due braccia forti e istintivamente si
voltò a guardare il nuovo arrivato, scontrandosi con due occhi azzurri e per un
attimo le sembrò di vedere il volto di Thorin. Il suo viso si illuminò, poco
prima di rendersi conto che in realtà si trattava di Legolas e si rabbuiò
un’altra volta, perdendosi a osservare il nulla.
La portò sulla stessa sporgenza dove i nani si erano
radunati e la fece sedere con la schiena contro alla parete ghiacciata della
fortezza. I singhiozzi dei membri della Compagnia arrivarono alle orecchie
dell’Elfa come ovattati.
L’elfo le scostò qualche ciocca dal viso, mentre la sua mano
indugiò su una guancia della guerriera e la lasciò lì per qualche istante. Gli
occhi dell’Elfa guizzarono verso i suoi, facendolo sussultare leggermente,
mentre anche lei faceva correre una mano verso la sua. Strinse la sua presa e
si alzò, fronteggiandolo e fulminandolo con lo sguardo.
<< È tutta colpa tua, principino dei miei
stivali!>> la voce era rotta dal dolore che provava, un male talmente
profondo da sgretolarla piano piano dall’interno.
<< Non dovevi impedirmi di salvarlo, ora pagherai
insieme a me il prezzo di questa tua azione per il resto delle nostre vite
dannate>> furono le ultime parole che rivolse all’elfo, prima di voltarsi
e trascinarsi verso il corpo senza vita di Thorin.
Balin l’abbracciò in silenzio, il corpo scosso da singhiozzi
e lamenti. Solo i suoi compagni potevano capire il dolore che lei stessa stava
provando. Si inginocchiò e accolse tra le braccia il piccolo Bilbo in lacrime,
passando una mano sulla schiena dello hobbit in segno di conforto, come se
qualcosa potesse fargli trovare pace in quel momento. Ad uno ad uno, i nani
andarono da lei piangendo e abbracciandola, mentre lei si lasciava scappare
qualche lacrima silenziosa. Dáin arrivò con qualcuno dei suoi
soldati e prepararono delle lettighe per trasportare i cadaveri dei tre Durin
fino ad Erebor.
Eruannie non disse una parola per tutto il tragitto e, una
volta entrati nella Montagna, si dileguò silenziosamente dirigendosi verso
quelle che una volta erano state le sue stanze. Chiuse la porta alle sue spalle
e non la riaprì più. Vani furono i tentativi di Bilbo, di Balin e di Dwalin per
convincerla a mangiare o a uscire, si stava lasciando morire lentamente e a lei
andava bene così.
Dopotutto, una parte di lei era morta quel giorno a Colle
Corvo.
E: tuo figlio se la caverà
T: lo hai addestrato tu
B: Letame!
Angolo autrice:
Salve, so che molti mi odieranno per la triste fine dei nostri amati nani, I'm sorry.
Ammetto di aver
pianto io stessa mentre scrivevo sia questo che i prossimi capitoli che
verranno, ma nella mia mente malata credo che quando una storia o un
film ti fanno provare davvero le emozioni dei personaggi vuol dire che
sono ben fatti. La mia speranza è quella di aver trasmesso anche
a voi le stesse emozioni, fatemi sapere!
Baci,
Giuls
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Capitolo 18 *** Capitolo XVII ***
Capitolo XVII
CAPITOLO XVII
E la gente si
inginocchiava e pregava
Al Dio neon che avevano
creato
E l'insegna lampeggiò
il suo avvertimento
Nelle parole che stava
formando
E l'insegna diceva,
"Le parole dei
profeti sono scritte nei muri della metropolitana
E nei caseggiati "
E sussurrò nel suono
del silenzio...
Erano giorni ormai che l’Elfa non si faceva vedere e che non
mangiava nulla. I nani e Bilbo erano preoccupati, anche Gandalf non era
riuscito a convincerla ad uscire. Lo stregone quel giorno si armò di buona
volontà e si costrinse ad affrontare la guerriera.
Bussò con il bastone contro la porta delle stanze di
Eruannie. Dopo aver portato i feretri dei tre nani, Dáin si era dato da fare come
nuovo Re Sotto la Montagna e aveva iniziato i lavori di ricostruzione di
Erebor. Le macerie erano state spostate, i cadaveri bruciati dei loro parenti
avevano ricevuto una degna sepoltura e le varie sale e stanze pulite. La
Montagna Solitaria stava ritornando piano piano al suo antico splendore, ma la
morte dei tre Durin era stata una grave perdita per tutti loro e la gioia per
aver riconquistato il Regno veniva eclissata dal dolore.
Gandalf si schiarì la voce non ricevendo nessuna risposta da
parte della guerriera.
<< Se non apri immediatamente mi costringi a buttarla giù
con la forza e sai che sono capace di farlo, signorinella>> dei deboli
rumori si avvicinarono alla porta, che fu spalancata con non poca difficoltà.
Lo stregone inclinò il capo di lato osservando la figura esile che si ritrovava
davanti. Il volto di Eruannie era sciupato, pur essendo una creatura eterea la
vita in lei si stava spegnendo. Gandalf fece una smorfia e allungò le braccia
verso la guerriera, attirandola a sé in un abbraccio che sapeva di casa. Dopo
giorni di chiusura totale verso il mondo, Eruannie si lasciò andare ad un
pianto liberatorio, soffocando i gemiti di dolore nelle vesti vecchie e
sgualcite dello stregone. Gandalf rimase in silenzio, le diede delle piccole
pacche sulla schiena e le carezzò i capelli, sentendo lui stesso quel dolore che
attanagliava il cuore dell’Elfa. Non vi erano parole per descrivere quanto
provava. Lo stregone la tenne stretta per quelli che parvero minuti
interminabili, mentre dei forti singhiozzi scuotevano il corpo della guerriera.
<< Stanno per essere celebrati i funerali, Ann. So che
a loro tutti farebbe piacere se tu ci fossi>> sussurrò lo stregone dopo
qualche istante, mentre la guerriera annuiva sulla sua spalla. Fece un cenno
con il capo e Bilbo sgusciò da dietro una colonna insieme a Dwalin. Lo hobbit
tirò leggermente la casacca di Eruannie, notando con disappunto che non si era
cambiata dalla battaglia. L’Elfa si voltò verso l’amico e gli rivolse un debole
sorriso, mentre questo la prendeva per mano e la riaccompagnava nella sua
stanza seguito da Dwalin.
<< Non abbiamo intenzione di farti noi il bagno come
due sguattere, quindi datti da fare e renditi presentabile>> la guerriera
sapeva che non voleva essere duro con lei, ma era il suo modo per spronarla a
darsi una sistemata. Mentre l’Elfa spariva nel salone del bagno, lo hobbit e il
nano si misero all’opera per rassettare la sua camera. I due fecero portare
dell’acqua e la guerriera la mise a scaldare su un caminetto che accese
prontamente Dwalin. Nessuno parlò nell’attesa e quando l’acqua raggiunse la temperatura
giusta il nano andò a versarla nella vasca, lasciando poi sola l’Elfa. Di
fronte a quella tinozza fumante prese un bel respiro, per poi cominciare a
togliersi quei vestiti ormai logori e impregnati di sangue nero di orco. Si
calò nell’acqua fumante e lasciò che il caldo le sciogliesse i muscoli e le
riscaldasse le ossa. Quel tepore la cullò e lasciò che delle calde lacrime si
confondessero con l’acqua, mentre si dava da fare per rimuovere i segni della
battaglia dal suo corpo per poi dedicarsi a districare i lunghi capelli
corvini. Lo scontro con Bolg le aveva procurato non poche ferite, ma non se ne
era mai preoccupata fino a quel momento. La spalla della spada le doleva,
doveva essersela storta. Aveva un graffio profondo sullo zigomo sinistro che le
fece stringere le labbra quando vi passò sopra una mano. Quando lavò i capelli
ritrovò un grumo di sangue rappreso, segno che doveva essersi già rimarginato
il taglio provocato dall’impatto contro la roccia. Ringraziò tanto l’Orco che
l’aveva ridotta in quello stato, se avesse fatto un buon lavoro non sarebbe lì
ad arrovellarsi nei sensi di colpa. La ferita al fianco era quella più grave di
tutte, era abbastanza profonda da farle perdere ancora sangue, ma non
abbastanza da farla morire dissanguata.
<< Non me ne va bene una…>> sospirò abbattuta,
mentre un debole sorriso sarcastico le spuntava sul viso stanco. Sfregò la sua
pelle in più punti in modo da eliminare ogni traccia della battaglia,
soffermandosi sui palmi delle mani. Li osservò per qualche istante, studiandoli
a fondo e chiedendosi se avrebbe potuto salvare la vita a Thorin e ai suoi
nipoti se non avesse rinunciato alla magia. Dopo quella che le parve
un’eternità, scoppiò in un pianto disperato, nascondendo il viso tra le mani e
scivolando nella vasca fino a lasciare che l’acqua le coprisse il mento.
Quando l’acqua si fu raffreddata, uscì dalla vasca e si
tamponò con dei teli che trovò in un cassetto. Si stupì nel vedere che si erano
mantenuti bene nonostante tutti gli anni passati. Si avvolse nel panno e si
diresse nella camera dove trovò il nano e lo hobbit che arrossirono fino alla
punta dei capelli.
<< Per Durin, uscite di qui!>> li fulminò con lo
sguardo e indicò loro la porta della stanza, mentre quelli si dileguavano.
<< Dite a Gandalf che so ancora vestirmi da sola,
razza di zucconi!>> chiuse la porta con un tonfo e sentì lo stregone
ridacchiare dall’altra parte. Si fece portare delle bende e iniziò a medicare
le proprie ferite, assicurandosi di nascondere con cura quella sulla nuca. Oin
le portò alcuni fili e un ago per mettere alcuni punti sull’incisione al
fianco, prima di bendarla accuratamente. Quando fu di nuovo sola, aprì il
grosso armadio impolverato e afferrò il primo vestito nero che le capitò a
tiro. Lo indossò e iniziò a intrecciarsi i capelli come era tipico della
cultura nanica, mentre abbandonava il suo corpo sul materasso del grande letto.
Aprì un cassettino e vi trovò al suo interno alcuni fermagli d’argento. Li
applicò ai lati della testa, in modo da fissare le treccine che stava creando.
Ripensò alla scena di poco prima con Dwalin e Bilbo e la trovò molto buffa.
Senza rendersene conto iniziò a ridere sempre più forte, più la risata
aumentava più si rendeva conto di quanto fosse inappropriata per la situazione
e rideva ancora di più. Calde lacrime iniziarono a solcarle il volto e in breve
quella risata si tramutò in un pianto straziante. Dwalin le fu accanto senza
che si accorgesse che qualcuno aveva aperto la porta. Qualcuno le allungò una bottiglia
con un intruglio e lo deglutì rapida, sentendo subito dopo una piacevole
sensazione invaderla. Quei sentimenti contrastanti si erano affievoliti, ma non
erano scomparsi. Dwalin proseguì il lavoro da lei iniziato e, in poco tempo, si
ritrovò la testa piena di treccine ordinate, fissate da fermagli argentei.
Bilbo allungò una mano e l’aiutò ad alzarsi, prima di dirigersi in silenzio alla
cerimonia di sepoltura.
La sala era illuminata da fiaccole e candele, mentre tutto
il popolo di Durin osservava le salme dei tre guerrieri. Avevano adagiato i
nipoti uno accanto all’altro, mettendo Thorin al centro. Tra le sue mani
splendeva l’Arkengemma, la maledetta pietra che lo aveva portato alla pazzia.
Eruannie distolse lo sguardo dal gioiello e iniziò a camminare insieme a Bilbo,
fermandosi prima da Kili e depositando un bacio sulla sua fronte, mentre
recitava una preghiera per la sua anima. Poi fu il turno di Fili e ripeté lo
stesso rito, mentre un grosso macigno le gravava sul cuore. Come potevano
essere morti davvero? Come aveva fatto a perderli tutti e tre?
Infine, fu il turno di Thorin e lì tutti ebbero il timore
che non si sarebbe mai più staccata dal suo corpo come a Colle Corvo. Ma ormai
sapeva che l’aveva abbandonata, che l’amore della sua vita aveva lasciato
quelle terre. Si perse a contemplare lo sguardo sereno del nano, scostandogli
un capello che gli copriva il volto. Appoggiò la fronte a quella del nano e
sorrise debolmente, fece correre una mano al ciondolo che lui le aveva regalato
anni prima e, con un colpo secco, lo staccò dal collo e lo infilò all’interno
della giacca del nano.
<< Sempre>> sussurrò, prima di avvicinare le sue
labbra a quelle ormai prive di vita di lui.
<< E per sempre>> terminò dopo essersi staccata,
lanciando un ultimo sguardo al nano. Pensò che qualunque vita le avrebbe
riservato il futuro, sarebbe stata una vita vuota e priva di senso.
Si allontanò da Thorin e raggiunse gli altri nani, mentre le
trombe di Dale risuonavano in tutta la vallata per rendere omaggio non solo ai
figli di Durin, ma anche a tutte le persone che avevano dato la loro vita per
respingere il Male. Uomini, nani ed elfi avevano combattuto insieme e insieme
aveva vinto, ma a quale prezzo?
Eruannie rimase nella sala anche quando questa si fu
svuotata del tutto, lo sguardo fisso davanti a sé perso ad osservare il nulla.
Un rumore alle sue spalle le fece capire che non era più sola.
Senza voltarsi salutò il nuovo arrivato con un cenno del
capo e Gandalf si accomodò accanto a lei, offrendole la sua pipa dopo aver
tirato qualche boccata.
<< Grazie>> sussurrò lei accettando volentieri e
aspirando a fondo, lasciando che il fumo le invadesse i polmoni e le rilassasse
le membra.
<< Non sei mai stata così silenziosa, ragazza>>
esordì l’Istari con voce profonda, mentre osservava le candele e i ceri che
andavano via via spegnendosi e consumandosi. La guerriera gli restituì la pipa
dopo aver aspirato un’ultima volta.
<< L’ho perso, Gandalf…>> replicò semplicemente
lei, mentre con una mano giocherellava con il bordo del vestito.
<< Tu non lo hai perso, mia cara>> Eruannie era
troppo stanca per stare ai giochi criptici dello stregone, ma sapeva che
ovunque si fosse rintanata lui l’avrebbe seguita, così si limitò ad inarcare un
sopracciglio in attesa di una delucidazione.
<< Lui sarà sempre con te, qui dentro>> lo
stregone indicò il petto della guerriera con la punta della pipa, sorridendole
tristemente.
<< Il sempre e per sempre non esiste, Gandalf. Ha
smesso di esistere quando il cuore di Thorin ha smesso di battere>>
sentenziò l’Elfa, riprendendosi la pipa e tirando un’altra boccata. Lo stregone
ridacchiò e circondò la guerriera con un braccio.
<< Una cosa non può smettere di esistere solo perché
tu non ci credi più, Thorin sarà sempre con te. In ogni decisione che tu
prenderai, in ogni pensiero che farai, ogni volta che dovrai attraversare un
fuoco e in ogni guerra che combatterai, lui sarà con te>> l’Elfa alzò gli
occhi al cielo e aspirò l’Erba Pipa a lungo.
<< Non puoi rinchiuderti in te stessa, Sauron è vivo e
si sta riorganizzando. Avremo bisogno del tuo aiuto, prima della fine>>
la guerriera ridacchio tristemente mentre si lisciava i lunghi capelli corvini.
<< Cosa potrà mai fare una vecchia Elfa senza poteri
come me?>> chiese inarcando un sopracciglio e restituendo la pipa
all’Istari.
<< Sai, ho scoperto che anche la più piccola creatura
può essere in grado di cambiare le sorti di una battaglia>> le rivolse un
occhiolino prima di alzarsi e lasciarla con ai suoi pensieri.
La sua attenzione fu catturata da alcuni passi leggeri e da
un profumo inconfondibile. Sorrise tristemente in direzione di Thranduil e fece
un cenno del capo in segno di rispetto. Il sovrano elfico allungò una mano
nella sua direzione, aiutandola ad alzarsi.
<< Mi dispiace per la tua perdita, Ann>>
sentenziò mentre i suoi occhi coglievano ogni particolare del dolore che
regnava in quelli dell’Elfa.
<< So che puoi capirmi, Thranduil. Lui era l’amore
della mia vita e se sono destinata a provare questo sentimento per il resto
della mia vita eterna ti prego di porvi fine ora, questo…questo è peggio della
morte stessa>> il re compì un atto del tutto inaspettato, l’afferrò per i
polsi e l’attirò a sé, stringendola come un padre con la propria figlia.
<< Non posso prometterti che sparirà, avrai per sempre
con te questo dolore. Ma posso assicurarti che si affievolirà, con il tempo.
Certi giorni farà più male, altri meno>> perlomeno era stato onesto nei
suoi confronti, la guerriera sapeva che lui era l’unico a capire appieno quello
che provava in quel momento.
<< Mio figlio…>> Eruannie alzò gli occhi al
cielo e si staccò da quell’abbraccio, era pur sempre Thranduil e in qualche
modo avrebbe sempre trovato il modo di rovinare un momento come quello.
<< Non ho intenzione di parlare di Legolas il giorno
del funerale di Thorin. È anche colpa sua se è morto, ti prego di non
proseguire>> il re degli elfi annuì semplicemente, prima di congedarsi
dalla vecchia amica.
***
Nei mesi successivi alla Battaglia delle Cinque Armate, così
l’avevano chiamata i racconta storie, Eruannie aveva aiutato il popolo di
Erebor a ricostruire il loro Regno, mentre i nani avevano finalmente fatto
ritorno dai Monti Azzurri. Aveva pianto insieme a Dìs e con lei aveva fatto
visita ogni giorno alle lapidi dei loro amati. Gloìn le aveva presentato sua moglie
e suo figlio Gimli, un giovane nano di appena una sessantina di anni che
assomigliava molto al suo papà. Era un nanetto curioso e il piccolo Gimli le
aveva chiesto di raccontargli come avevano fatto a sconfiggere gli orchi
cattivi. Eruannie gli aveva pazientemente narrato tutta la vicenda, inserendo
qualche colpo di scena cruento che sembrava piacere molto al nano.
Le settimane erano trascorse veloci ed era giunto il momento
di lasciare Erebor e fare ritorno ad Imladris, da suo fratello e dai suoi nipoti.
Si congedò dai suoi compagni con i dovuti rispetti,
consolando il piccolo Gimli che non voleva lasciarla partire.
<< Ci rivedremo, mio caro. Verrò a trovarvi non appena
mi sarà possibile>> ma in cuor suo sapeva che il dolore di ritornare
sarebbe stato troppo grande per lei, troppi ricordi erano racchiusi in quella
Montagna.
Il giovane Ori arrivò da loro di corsa con una sacca tra le
mani, si affrettò a porgere il bagaglio alla guerriera e balbettò qualcosa sul
fatto che potesse servirle nel viaggio di ritorno, diventando improvvisamente
rosso in volto.
L’Elfa sorrise e lui distolse lo sguardo, improvvisamente
attirato dalla punta dei suoi piedi. Salutò i nani uno ad uno, attardandosi con
Balin e Dwalin. Si inginocchiò per guardarli meglio negli occhi e sorrise a
entrambi.
<< Ve la caverete, ve la siete sempre cavata>>
cercò di consolarli invano, mentre al più anziano iniziavano ad affiorare le
prime lacrime.
<< Ci mancherai, ragazza>> sbuffò fuori Dwalin,
mentre si avvicinava alla vecchia amica e faceva combaciare le loro fronti.
<< Non dimenticare la tua parte nanica, Ann>>
l’Elfa afferrò le mani dell’amico e se le portò alle labbra, sussurrando una
frase in Sindarin che il nano non capì. Sorrise beffarda e si allontanò dai
suoi amici, salendo poi in sella a un cavallo gentilmente offerto da Bard, il
nuovo Signore di Dale.
Salutò i suoi compagni un’ultima volta, prima di girarsi e
affrontare il lungo viaggio che li attendeva. Gandalf voleva fermarsi da
Thranduil sulla via del ritorno e rassicurò Eruannie che non vi avrebbero
trovato il principe. Il Re degli Elfi lo aveva mandato in missione al Nord e
l’Elfa non chiese ulteriori spiegazioni, lasciando morire lì la conversazione.
Il piano di Gandalf era quello di passare per Bosco Atro per poi dirigersi
verso le Montagne Nebbiose, da lì prendere il Caradhras e attraversare le Terre
Selvagge fino a Imladris. Eruannie aveva insistito per riaccompagnare Bilbo
fino alla Contea, quindi si sarebbero fermati giusto il necessario per
riposarsi e ristorare qualche giorno nella Casa di Elrond. Eruannie si ritrovò
a pensare che non si sarebbe mai immaginata di tornare a casa a mani vuote e
con una voragine nel petto. Era contenta che i nani avessero riconquistato
Erebor e che il piccolo Bilbo potesse far ritorno a casa Baggins, ma a lei cosa
era rimasto se non un grande vuoto dentro?
Lo hobbit l’affiancò sul suo pony e si mise a studiare gli
strani segni che aveva Eruannie sulla mano destra. Erano rune naniche impresse
sulla pelle che si allungavano fino all’avambraccio.
La guerriera sorrise dell’espressione dubbiosa dello hobbit
e gli spiegò che erano tatuaggi, Dwalin glieli aveva fatti qualche giorno prima
rompendo la tradizione dei nani per cui nessun’altra razza poteva imprimere
sulla propria pelle quei simboli. Il mezz’uomo le chiese il significato di
quelle rune, ma lei rise dolcemente e gli spiegò che era una promessa a Thorin
e che non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno la traduzione di quelle rune.
Sapeva bene che Gandalf o qualunque nano avrebbe potuto capirne il senso, ma
conoscevano la cultura nanica e avrebbero avuto rispetto di quel tatuaggio.
Thranduil li accolse con un sorriso smagliante quando
arrivarono nel Reame Boscoso. Eruannie non riuscì a spiegarsi se la sua gioia
fosse dovuta al fatto che le gemme di Lasgaren erano finalmente ritornate a lui
o se si era semplicemente fatto una tirata con della buona Erba Pipa, sta di
fatto che fu contenta di non vedere nemmeno l’ombra di Legolas durante la loro
permanenza.
Quando arrivò il momento di congedarsi al limitare di Bosco
Atro, Thranduil fece una cosa alquanto inaspettata. Donò ad Eruannie una
piccola pietra del suo tesoro, l’aveva fatta incastonare in un semplice anello
d’oro bianco e risplendeva di pura luce stellare.
<< Thranduil sei sicuro…>> ma il Re la zittì con
un’occhiataccia, prima di sciogliersi in un piccolo sorriso.
<< Lei avrebbe voluto così>> spiegò con un
movimento della mano, come se a lui non costasse nulla quel semplice gesto. Ma
la guerriera sapeva bene quanto gli costasse separarsi da una di quelle gemme,
erano appartenute alla Regina e rappresentavano per lui la cosa più vicina a un
ricordo della donna che aveva amato.
<< Legolas ti ama e ti amerà per sempre, Ann. Non puoi
odiarlo per aver cercato di proteggerti>> sussurrò Thranduil prima che fossero
troppo lontani per poterlo udire, ma la voce giunse ovviamente solo alle
orecchie fini di Eruannie. Lanciò un ultimo sguardo all’elfo e lo salutò con un
cenno del capo, venendo ricambiata con un gesto della mano in segno di addio.
Il viaggio verso Imladris durò un mese e mezzo, ripercorsero
le loro tappe a ritroso e ogni volta era una stilettata nel cuore di Eruannie.
Ogni posto le ricordava Thorin e i suoi nipoti, anche quando i ricordi erano
tristi o bui come quelli delle Montagne Nebbiose, sentiva un vuoto dentro
ripensando alle battute dei giovani Durin o a qualche battibecco con Thorin. La
notte, quando pensava che nessuno la sentisse, piangeva silenziosamente
ripercorrendo con un dito le rune della sua promessa.
Una volta giunti a Gran Burrone, Elrond cercò di estorcerle
qualche parola, ma nemmeno Elrohir ed Elladan riuscirono a farla ridere come
una volta. Quando si trovavano a bere insieme si concedeva qualche battuta o
qualche risata, ma subito dopo la tristezza si faceva di nuovo strada in lei.
Il soggiorno nella Casa di Elrond riuscì a curare in parte
le ferite del suo animo, riuscì a trovare un po’ di pace dopo tutto quel
tormento. Ma quando si coricava la notte, i sensi di colpa e la voragine nel
suo petto tornavano a tormentarla, facendole avere incubi ogni volta più
tremendi dai quali si svegliava urlando. Qualche volta sognava di poter
riabbracciare Thorin, ma dopo poco Azog lo trafiggeva lasciandolo sanguinante
ai suoi piedi. Altre volte sognava che Sauron in persona lo torturava con le
arti magiche per poi ucciderlo. Era stanca di continuare a vivere
quell’inferno, così una volta cercò di togliersi la vita ma Arwen la trovò in
tempo. Elrond curò le ferite sui suoi polsi e qualche settimana dopo partì
insieme a Gandalf e a Bilbo per la Contea, verso la casa di quest’ultimo. Si
congedò dallo hobbit che si lasciò sfuggire alcune lacrime, ma lo rassicurò che
sarebbe andata a trovarlo così come aveva fatto con i nani. Anche in
quell’occasione mentì, sapeva bene cos’avrebbe fatto una volta tornata a
Imladris e non ci sarebbe stata Arwen a fermarla, sarebbe stata più astuta
dell’ultima volta.
Ma quando ritornò a casa trovò la luce in persona ad
attenderla. Dama Galadriel l’aveva aspettata e l’accolse con un sorriso
materno. Per la prima volta dopo più di un anno, Eruannie sembrò ritornare la
piccola Anna che aveva lasciato il convento e si gettò tra le braccia di quella
che per vent’anni era stata Suor Jude. L’Elfa passò una mano sui capelli
corvini della sua “bambina” e si fece raccontare quanto era successo nella sua
avventura. Era da molto tempo che non si apriva così con qualcuno, ma Galadriel
era stata la sua più fidata amica, colei che l’aveva seguita in quel mondo così
lontano per proteggerla e che l’aveva cresciuta come una figlia quando aveva
deciso di trasferire la sua anima nel corpo di una neonata.
<< Sono così stanca, Gal…>> l’Elfa sorrise a
sentire quel soprannome e prese le mani dell’amica tra le sue, voltando i polsi
verso l’alto e inarcando un sopracciglio alla vista dei segni che si era
procurata. Eruannie si sottrasse a quella presa e si coprì le braccia con le
maniche della casacca blu.
<< So cosa volevi fare una volta tornata a casa, ma ci
sono metodi meno cruenti e più efficaci>> spiegò sapientemente la dama di
Lothlorìen, mentre porgeva una piccola ampolla all’Elfa.
<< Cosa dovrei farci?>> chiese la guerriera
girandosela tra le mani e studiandone il contenuto.
<< Questa è una pozione creata dalle acque di Bosco
Atro e del mio Specchio>> Eruannie spalancò gli occhi a quella
rivelazione. Aveva letto che era possibile creare una cosa del genere per
cadere in un sonno simile alla morte, privo di sogni.
<< Spero che con questo tu possa trovare la pace che
vai cercando e risanare finalmente le ferite del tuo cuore>> la guerriera
scosse la testa senza distogliere lo sguardo dalla boccetta.
<< Non capisco, perché non lasciarmi semplicemente
morire se comunque in parte lo sarò?>> fissò gli occhi blu in quelli
grigi della dama, la quale le rivolse un sorriso caldo e dolce.
<< Perché noi avremo bisogno di te, quando l’Oscuro
scenderà in guerra un’ultima volta>> la guerriera annuì leggermente e ripose
la boccetta nella sua sacca a tracolla. La dama osservò quel bagaglio e piegò
la testa di lato, aspettandosi una spiegazione.
<< Oh, me l’ha data uno dei miei amici nani. Mi ha
detto che ci avrei trovato del materiale per il viaggio di ritorno>>
disse aprendola e rivelando il suo contenuto alla dama della luce.
Estrasse i disegni di Ori, il quale l’aveva ritratta in
molte occasioni senza essere scoperto, e una bizzarra pietra verde grande
abbastanza da richiedere che fosse presa con entrambe le mani. Era semplice,
con delle sfumature che si facevano man mano più scure fino ad arrivare al
nero. Aveva una strana forma ovale un po’ ristretta verso l’alto.
Galadriel spalancò gli occhi e fece correre lo sguardo dalla
pietra all’Elfa davanti a lei.
<< Ann, sai cosa stai tenendo tra le mani?>>
chiese sorpresa all’amica, facendo un piccolo passo indietro.
La guerriera annuì con un debole sorriso sulle labbra. La
prima volta che l’aveva vista aveva pensato di esserselo immaginato, ma quando
aveva trovato la pietra nella sacca durante il viaggio di ritorno aveva posto
alcune domande a Gandalf e aveva concluso di non averlo sognato.
<< È un uovo di drago, Gal. Mithrandir mi ha spiegato
tutto sul loro allevamento, solitamente vengono cresciuti dai Signori Oscuri
che li allevano affinché il loro unico pensiero sia l’oro e la distruzione, ma
se cresciuti nel modo corretto possono rivelarsi addirittura affettuosi>>
Galadriel continuava a fissare la guerriera con gli occhi sbarrati, mentre un
pensiero si fece strada dentro di lei. Forse, anche senza i suoi poteri e la
sua magia, la guerriera avrebbe potuto far pendere l’ago della bilancia dalla
loro parte.
<< Gandalf dice che le uova si schiudono quando il
loro padrone ne ha veramente bisogno ed evidentemente io non ne necessito
ora>> concluse aggrottando la fronte e riponendo l’uovo nella sua sacca
con fare protettivo. La dama davanti a lei le sorrise e si volse verso il
Bruinen che scorreva silenzioso in quella giornata di autunno.
<< Devi riposare la tua anima per la guerra che
giungerà, dovrai essere forte se vorremo sconfiggere l’Oscuro>> Eruannie
la raggiunse e intrecciò una mano alla sua, poggiando la testa sulla sua
spalla.
<< Sono pronta a morire per la Terra di Mezzo>>
dichiarò, mentre il sole tramontava su quella giornata interminabile.
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Capitolo 19 *** Epilogo ***
Epilogo
EPILOGO
La guerriera camminava sicura e spedita nel bosco di
Imladris. I suoi piedi nudi venivano solleticati dai ciuffi d’erba mentre il
vento faceva cadere le foglie autunnali dagli alberi.
Era un pomeriggio soleggiato di fine ottobre ed Eruannie
indossava un vestito blu come la notte, le maniche si aprivano in
corrispondenza della piega del gomito e lasciavano intravedere le rune naniche
tatuate sul braccio destro.
Elrond e i suoi figli la seguivano. Mentre i gemelli non
lasciavano trasparire nessuna emozione, ad Arwen scapparono alcune lacrime
silenziose. Arrivarono in prossimità di una grotta e vi si addentrarono, la
guerriera ammise di averla trovata durante una delle sue passeggiate nel bosco.
Le era piaciuta così tanto che aveva impegnato tutti gli elfi di Imladris per
creare una cripta al suo interno. Erano mesi infatti che aveva comunicato alla
sua famiglia il desiderio di riposare in pace, aveva spiegato loro della
pozione di Galadriel e del Sonno Eterno.
Suo fratello Elrond non era stato molto felice di quella
decisione, le aveva proposto di partire per Valinor se non trovava conforto
nella sua Casa, ma salpare per le Terre Immortali non le avrebbe portato mai la
pace che desiderava. Se fosse stato per lei, l’avrebbe fatta finita con rapidità
e grazia, ma Galadriel e Gandalf le avevano spiegato quanto fosse importante
avere la sua forza di guerriera dalla parte del Bene, soprattutto da quando
Sauron si era mostrato loro lasciando intuire che non era scomparso come tutti
pensavano.
Scesero i gradini con eleganza senza proferire una parola,
finché non si ritrovarono in un lungo corridoio di pietra illuminato da alcune
torce. Sul fondo della cripta, circondato da candele e fiori profumati, vi era
un altare modellato sulla roccia della grotta e, sopra di questo, era adagiata
una teca in cristallo fatta su misura per l’ospite che avrebbe contenuto.
I quattro elfi sfilarono in silenzio finché non vi
arrivarono davanti, lasciando che Eruannie si voltasse verso di loro per
salutarli.
<< Questo non è un addio, miei cari. Tornerò da voi
quando l’Oscurità tenterà di riappropriarsi di queste terre>> dicendo
queste parole si avvicinò ai gemelli e prese la mano di ciascuno di loro,
guardandoli con i suoi occhi blu.
<< Non preoccupatevi, le nostre feste al chiaro di
luna non finiscono qui!>> cercò di rallegrarli, ma i due si scambiarono
solo una rapida occhiata con un cenno di sorriso. Si rivolse poi ad Arwen. Sua
nipote le somigliava molto, avevano gli stessi capelli mori leggermente mossi e
lo stesso viso sottile.
<< Non provare pena per me, nipote mia>> e, dopo
averle depositato un tenero bacio sulla fronte, i gemelli l’aiutarono a
coricarsi all’interno della teca di cristallo. Elrond le mise tra le mani
l’uovo di drago e indugiò qualche istante con l’ampolla di Galadriel in pugno.
<< Sei sicura?>> l’Elfa alzò gli occhi al cielo
e afferrò la boccetta, lanciando un ultimo sguardo ai suoi nipoti.
<< Mi raccomando, fratello>> fece una breve
pausa per bere il contenuto dell’ampolla tutto d’uno fiato.
<< Mi risveglierai solo quando sarà strettamente
necessario farlo>> concluse adagiando il capo sul morbido cuscino di
piume. Uno strano tepore l’avvolse, mentre il battito del suo cuore rallentava
e le palpebre si facevano sempre più pesanti. Fu come addormentarsi, ma tutto
il dolore che provava e la grande voragine che aveva nel petto scomparvero
lentamente, portandosi via tutto quanto.
Eruannie la guerriera di Imladris era caduta nel Sonno
Eterno e solo suo fratello Elrond avrebbe potuto svegliarla grazie all’antidoto
donatogli da Galadriel in persona. Aveva promesso alla sorella che l’avrebbe
svegliata quando la Terra di Mezzo avesse avuto bisogno di lei per combattere
contro il Male, sapeva bene che se avesse utilizzato l’antidoto prima del
dovuto lei gliel’avrebbe fatta pagare e non aveva nessuna intenzione di vedere
la sua sorellina tirare fuori gli artigli.
La osservarono per qualche istante e controllarono che non
fosse morta davvero. Poi, così come erano giunti, se ne andarono in silenzio.
Elrohir ed Elladan partirono qualche giorno dopo verso Nord,
per unirsi ai Raminghi che controllavano le Terre Selvagge. Arwen rimase con
suo padre e divenne la maestra di armi di Elessar, sostituendo la zia.
Non passava giorno senza che i due elfi andassero a trovare
la guerriera nella sua cripta, mentre le stagioni si susseguivano. Passarono
mesi, i mesi divennero anni e per quasi un secolo Eruannie riposò nella sua
teca di cristallo, mentre il Sonno Eterno guariva le sue ferite e rimarginava
il vuoto che si era creato in lei.
Erano passati settantacinque anni da quando aveva detto
addio alla sorella, in quegli anni le voci sul ritorno dell’Oscuro Signore si
erano sparse in tutte le terre e a tutti i popoli liberi. Era giunto il momento
di risvegliare la sorella dal suo torpore durato fin troppo.
Angolo autrice:
Ebbene sì, eccoci giunti al termine di questa avventura durata per ben 4 anni! Ancora non ci credo di averla finita!
Ma vi avverto, sono in arrivo nuove avventure per la cara vecchia Ann! Spero che continuerete a seguirci!
Vorrei ringraziare
tutte le persone che hanno iniziato con noi (Annie e me,
ovviamente...per il momento non soffro ancora del DBP...forse...)
questo viaggio!
Chi l'ha messa tra le preferite:
- caffeina3
- lady anya blu Cullen
- Lucson89
- Odette Kahwamura
- S h i n e r
- Thorin78
Chi l'ha messa tra le ricordate:
- anna_official
- Aralinn
- piccina_inLove
Chi l'ha messa tra le seguite:
- Elfosnape
- michela30
- Quimelle Underwood
- Shaara_2
- ThorinOakenshield
In particolare vorrei ringraziare
ThorinOakenshield, Thorin78 e Quimelle Underwood che hanno lasciato
qualche recensione nel corso della storia. Grazie mille per i consigli,
gli incoraggiamenti e le belle parole!
E un grandissimo grazie anche a tutti voi che avete seguito questa storia fino alla fine! Spero di "rivedervi" nel seguito!
Baci,
Giuls
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