Caffè vs Thè

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1/10 ***
Capitolo 2: *** 11/20 ***
Capitolo 3: *** 21/30 ***



Capitolo 1
*** 1/10 ***


 
Caffè vs Thè


1. Francis camminava svelto lungo il corridoio dei dormitori del college.Arrivò di fronte la stanza dei suoi due migliori amici e iniziò a bussare insistentemente fino a quando Gilbert non gli aprì.
Nessuno dei due riuscì a dire nulla che Francis era già dentro, costringendo l’altro a chiudersi velocemente la porta alle spalle.
Quando un odore aspro raggiunse le narici del tedesco storse il naso e annunciò –Puzzi maledettamente di thè.
Francis aveva un sorriso soddisfatto in volto –Ne è valsa decisamente la pena.
Gilbert alzò le sopracciglia in cerca di spiegazioni e Francis continuò come se questo spiegasse tutto –Arthur ha nascosto il mio caffè.
-Okay?- rispose incerto l’altro non sapendo cosa aspettarsi dal continuo, perché non riusciva davvero a collegare le due cose.
-Quindi io mi sono fatto, letteralmente, il bagno nel suo thè.
-TU COSA?- Gilbert era a conoscenza dei battibecchi perenni di Francis con il suo compagno di stanza, ma non si sarebbe mai immaginato che sarebbero arrivati a una situazione del genere.
Come risposta gli arrivò un urlo proveniente dal corridoio fuori, quella era decisamente la voce incazzata e piena d’ira di Arthur che chiamava il nome del francese, impossibile sbagliarsi.
Francis si guardò intorno alla ricerca di una via d’uscita, adocchiò la finestra e domandò –Posso uscire da li?
Gilbert alzò un sopracciglio, le mani sui fianchi e il sorriso divertito in volto –Siamo al terzo piano, fai un po' te.
 

2. -Se ti piace così tanto, perché non inizi con il provare a parlargli?Fu questa la domanda che gli porse Antonio affiancandosi al suo amico e aiutandolo ad asciugare con uno straccio le tazzine appena lavate.-Non esiste.
Ma nonostante quella risposta lo sguardo di Francis rimase puntato sulla figura di Arthur che, come ogni pomeriggio, era entrato nel loro Coffe Shop e aveva ordinato un thè.
Antonio alzò gli occhi al cielo esasperato –Quindi passerete il resto dei vostri giorni a limitarvi a guardarvi di sottecchi?
Francis lo guardò sorpreso –Dici che anche lui mi guarda?
-Secondo te allora perché viene in un Coffe Shop quando è evidente che non gli piace il caffè?
Il volto di Francis si oscurò –Ed ecco perché non ho intenzione di parlargli. Non beve caffè. È un’offesa persona.
 

3. Lukas ormai si era abituato, in un certo senso, ad avere Francis per casa e alle litigate e i battibecchi che questo aveva con il suo coinquilino.Tendenzialmente era uno che si faceva i fatti propri perché non interessato alla vita degli altri.
Quindi non aveva mai chiesto ad Arthur cosa ci fosse tra lui e Francis, dava per scontato che stessero insieme, era abbastanza evidente, ma non gli aveva mai chiesto conferme perché tanto gli andava bene così.
E quando ascoltò l’ennesima loro discussione nella quale si sfidavano a bere per una settimana la bevanda dell’altro, ignorò anche questo.
Ma divenne impossibile da ignorare il quarto giorno.
Perché c’era Arthur, con una dose massiccia di caffeina in corpo, che a orari improponibili si svegliava e diventava iperattivo facendo varie cose per la casa.
E Francis che, depresso sul divano, si lamentava di quanto non avesse la forza di fare nulla, che avesse sempre sonno e che stesse sprecando la sua vita.
Lukas era sicuro di non poter sopravvivere altri tre giorni in quel modo, quindi chiamò Mathias e si fece ospitare da lui, sperando, al suo ritorno, di trovare la casa intatta.

 
4. Arthur aveva un esame alle otto del mattino.La notte prima, inoltre, aveva studiato e ripassato fino a tardi.
Così quella mattina raggiunse Francis in cucina che era l’alba, il francese aveva una tazzina di caffè in mano e si stava riscaldando delle ciambelle nel microonde.
Francis notò le sue occhiaie e domandò –Vuoi del caffè? Non sembri uno pronto a dare un esame.
Arthur lo guardò malissimo e borbottò –Non berrò mai quella brodaglia schifosa.
E aveva anche un certo orgoglio tanto che, quando saltò l’esame perché dal troppo sonno si addormentò in autobus e perse la fermata accumulando un ritardo di più di due ore, non disse nulla a Francis.
Disse solo che era andato male e che avrebbe riprovato all’appello di venti giorni dopo.
E forse, forse, avrebbe provato anche a bere quella bevanda maledetta se le pochissime ore di sonno lo avrebbero richiesto.
Ma ovviamente, Francis non avrebbe mai dovuto sapere nulla.
 

5. Arthur fissò preoccupato suo marito dopo aver lanciato una breve occhiata all’orologio che faceva a stento le dieci e mezza del mattino.-Francis, non credi di star esagerando?- provò poi.
-Eh?- il francese gli rispose elettrico, quasi iperattivo.
La sua mano era un tic nervoso contro il tavolo.
-Si insomma, sono solo le dieci e mezza e hai già bevuto quattro caffè. Ancora mancano delle ore al pranzo, mi stai facendo preoccupare.
-COME POSSO CALMARMI QUANDO IL MIO BAMBINO PORTERA’ A CASA IL SUO RAGAZZO?
Arthur sospirò nascondendo un sorriso.
-Capisco che tu voglia terrorizzarlo per farlo scappare via in modo che Matthew resti con te per tutta la vita, ma così farai scappare anche Matt terrorizzato.
Francis spalancò gli occhi terrorizzato –Dici?
-Stai spaventando me che ti ho addirittura sposato. Si, dico di si.

 
6. -Mon Amour- sussurrò Francis all’orecchio di Arthur mentre questo dormiva al suo fianco.Arthur rispose con un grugnito e un mugolio basso, gli occhi ancora chiusi mentre sistemava meglio il suo corpo nudo contro quello dell’altro.
Francis non desistette dal farlo svegliare e continuò a sussurrare appellativi dolci contro la sua pelle, mentre gliela sfiorava con le labbra in piccoli baci dolci.
Arthur sorrise nel sonno, poi mormorò –Che c’è, Francis?
Francis, soddisfatto di essere arrivato al suo intento, domandò poi –Mi fai un caffè?
Arthur aprì gli occhi giusto per limitarsi a guardarlo malissimo.
-Spero tu stia scherzando- sussurrò poi, la voce fredda.
-Dai, lo sai che tu sei bravissimo a farlo, come posso affrontare la giornata senza il tuo caffè?
Ed era vero, Arthur era bravissimo a fare il caffè per uno strano scherzo del destino, perché l’inglese non aveva mai bevuto il caffè in tutta la sua vita.
-Come faresti senza di me?- sospirò infine afflitto.
 

7. Francis era in viaggio a Londra, sapeva che la gente del Regno Unito fosse strana, ma non credeva fino a questo punto.Aveva già girato diversi posti chiedendo un caffè espresso, ma nessuno ancora era riuscito a farglielo, al massimo gli davano quella brodaglia lunga e annacquata che chiamavano caffè.
Entrò nell’ennesimo negozio e borbottando incazzato un -Uno cosa deve fare per avere un espresso!?- si sedette al primo tavolo disponibile.
E come se il destino avesse deciso di prendersi gioco di lui, si avvicinò un cameriere e la prima cosa che gli domandò fu -Vuoi una tazza di thè?
-Chi è che mi odia…?- il sospiro esasperato gli uscì spontaneo.
Ma quando alzò lo sguardo per declinare la sua offerta, rimase folgorato da quegli occhi verdi che lo fissavano con aspettativa e, soprattutto, si innamorò di quel rossore quando Francis rispose senza pensarci due volte –Si, ma solo se mi dai anche il tuo numero.
 

8. Arthur si sentiva in imbarazzo mentre Francis con passione e impegno gli spiegava la scienza sottile che stava dietro la preparazione del caffè.Come poteva dirgli, dopo tutto quel discorso, che lui non beveva caffè?
Era il loro primo appuntamento, sempre se così si poteva chiamare.
Per lo meno, Arthur sperava che lo fosse, ma con la sfiga che aveva poteva anche solo trattarsi di una semplice uscita tra amici e lui aveva semplicemente frainteso tutto, come sempre.
-Senti- lo interruppe poi prendendo coraggio –C’è una cosa che devo dirti.
-Oh no… non dirmi che non sei gay?- Francis sembrava davvero preoccupato per quell’idea.
Arthur spalancò gli occhi non aspettandosi un risvolto del genere –Cos… No. Ovvio che sono gay. Semplicemente non bevo caffè, solo thè, quindi mi spiace averti fatto fare tutto questo discorso a vuoto.
Francis spostò lo sguardo da lui alla caffettiera, poi di nuovo a lui.
-Quindi… Posso portarti direttamente a letto?- non c’era neanche un briciolo di imbarazzo nella sua voce.
Arthur divenne completamente rosso, ma in un sussurro non poté fare a meno di rispondere –Cazzo, si.
 

9. Francis, mentre cullava Matthew tra le braccia e gli faceva bere il latte dal biberon, si avvicinò al tavolo e diede una veloce occhiata alla lista della spesa che il suo compagno aveva lasciato li sopra.-Manca qualcosa?- domandò Arthur tornando nella stanza mentre si metteva il giubbotto, pronto a uscire.
-Il caffè. È finito stamattina, bisogna ricomprarlo.
Arthur annuì e velocemente lo aggiunse alla fine della lista, per poi prendere il pezzo di carta e posarselo in tasca.
-Okay, torno fra un po', stai attento ad Alfred.
Si avvicinò a Matthew e gli lasciò un bacio in fronte, il bambino gorgogliò felice e si sporcò con un po' di latte, Arthur sorrise.
Poi si sporse verso Francis e lasciò un leggero bacio sulle labbra anche a lui sussurrando un –A dopo.
Francis gli sorrise felice, era così innamorato di Arthur che non aveva nulla da chiedere se non tutti quei piccoli momenti di vita quotidiana.
Ma quando Arthur tornò a casa con il caffè solubile si rese conto che si, forse qualcosa da chiedere a Dio, o a chiunque fosse li sopra a prendersi gioco di lui, ce l’aveva.
 

10. Non si parlavano ormai da una giornata intera, non che fosse una grande novità.Arthur si era offeso tantissimo quando quella mattina, all’ennesima litigata su cosa dovessero bere, gli aveva domandato -Allora sentiamo, perché il caffè è superiore al tè?
E Francis, con tutta la nonchalance che possedeva aveva risposto tranquillo -Col thè mica ci fai il tiramisù!
E non contento aveva anche preparato il tiramisù durante tutta la mattinata.
Arthur era così orgoglioso che ovviamente non ne aveva preso neanche un pezzo, nonostante lui amasse i dolci, e aveva anche fatto voto di mutismo perché era incazzato con se stesso per tutta quella situazione.
A notte inoltrata però, quando Francis era ormai addormentato, decise di alzarsi e fare il meritato spuntino notturno che tanto agognava, tanto se il giorno dopo Francis si fosse accorto che mancava un pezzo al suo dolce non avrebbe comunque avuto le prove per accusarlo.
Inoltre era stanco e affamato per pensare a tutte le conseguenze.
Ma Francis non stava dormendo, era perfettamente sveglio e sorrise soddisfatto quando sentì l’altro alzarsi e avviarsi in cucina.
Non fece nulla, rimase a letto e attese.
Dieci minuti dopo l’inglese tornò, scostò le coperte e si sdraiò nuovamente.
Francis rimase immobile, attese che l’altro si sistemasse e poi lo prese alla sprovvista abbracciandolo da dietro e facendolo sussultare.
Lo costrinse a girarsi fra le sue braccia e prima che l’altro potesse capire cosa stava succedendo lo baciò sulle labbra.
Infine, sopra di queste e con un sorriso divertito sussurrò –Sai di caffè.

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Capitolo 2
*** 11/20 ***


11. Arthur stava camminando per i corridoi della scuola insieme a Lukas e guardava quest’ultimo con faccia disgustata mentre il suo amico si gustava il suo primo caffè della giornata.Lukas non si girò verso di lui, ma non ne aveva bisogno, quello sguardo schifato era così persistente da essere percepito anche senza guardarlo direttamente.
Si scostò il bicchiere dalle labbra e parlò con la sua solita voce annoiata –Invece di guardarmi come se stessi bevendo del veleno, dovresti provarlo qualche volta.
Arthur iniziò a imprecare contro di lui e le sue idee assurde, gesticolando e attirando un po' di attenzione.
Il problema però è che non stava guardando davanti a sé mentre continuava a comminare lungo il corridoio e Lukas non ebbe il tempo di avvertirlo prima che l’amico finisse addosso a un altro ragazzo.
E quel ragazzo aveva preso un bicchiere di caffè alla macchinetta.
Caffè che, inevitabilmente, finì tutto addosso ad Arthur.
Lukas si portò una mano alla bocca per nascondere la risata spontanea che stava sfuggendo dalle sue labbra, ma non riuscì a trattenere la frase che disse in mezzo a quel silenzio imbarazzato che si era creato –Non intendevo di provarlo così, ma è un inizio.
E, ovviamente, Arthur esplose in una delle sue più grandi sfuriate isteriche, non era una novità quella.
La novità fu quel ragazzo, Francis, che ascoltò tutto senza battere ciglio e infine lo invitò a un appuntamento per “farsi perdonare”.
 
12. Francis era stupito di aver convinto Arthur a prendere un caffè con lui dopo cena.Certo, era stato lui a proporlo, ma era una cosa che faceva praticamente sempre e l’inglese aveva sempre rifiutato guardandolo come se Francis gli avesse detto uno dei suoi peggiori insulti.
Ma quella sera, con tranquillità e quasi noia, Arthur aveva annuito e Francis si era trovato a mettere due cialde nella sua tanto amata macchinetta.
Portò il caffè pronto ad Arthur, che era rimasto mezzo sdraiato nel divano a vedere il film che avevano iniziato circa 40 minuti prima.
Francis continuava a fissarlo stranito mentre questo iniziò a bere senza fare alcun commento disgustato o altro, la sua faccia doveva davvero essere sconvolta visto che Arthur alla fine si sentì in dovere di spiegare –Mi stavo solo interessando tanto a questo film, non volevo addormentarmi. Voglio sapere come finisce.
Francis rise, ma il suo buonumore andò a spegnersi man mano che il tempo passava.
Doveva immaginarselo che una persona che non aveva mai preso caffè, probabilmente avrebbe reagito in modo strano.
E quando Arthur lo tenne sveglio fino alle 4 del mattino con i suoi monologhi eccitati sul film che avevano visto e su argomenti usciti totalmente a caso, Francis si concentrò sulla lampada del comodino e pensò seriamente di tramortirlo per mandarlo a dormire.
 
13. E quando i piccoli Matthew e Alfred chiesero ai loro genitori come si fossero conosciuti, Arthur e Francis si fissarono imbarazzati senza sapere come rispondere, perché sarebbe anche stata normale una situazione compromettente a luci rosse, ma quello che era realmente successo era anche più imbarazzante.Si trovavano al supermercato, entrambi nel reparto delle bevande, Arthur era in compagnia di Lukas e fu proprio a questo che disse -Non puoi comprare la felicità, ma puoi comprare del thè ed è più o meno la stessa cosa!
Al che Francis non poté fare a meno di girarsi a fissarlo con una smorfia in viso per commentare -Dopo questa uscita da hippy ho bisogno di un caffè amaro.
Arthur divenne completamente rosso e lo inseguì per iniziare una disputa.
Il resto, poi, è storia.
 
14. Arthur aveva messo il broncio incrociando le braccia al petto, ma non fece una sfuriata, segno che se l’era davvero presa a male per quella situazione.Francis si sentì un po' una merda e gli si strinse lo stomaco, cercò di ricordare ma proprio non gli veniva in mente nulla.
Ricordava vagamente quella conversazione, ma tutto era stato cancellato dall’intontimento del sonno.
-Dai…- provò a farsi perdonare abbracciandolo da dietro e baciandogli il collo –Non puoi semplicemente ricordarmelo? Poi penso a tutto io.
Se possibile, il broncio dell’inglese si fece più marcato, provò anche a scrollarselo di dosso, ma Francis non lo lasciò andare.
-Sei un pezzo di merda. Prima mi fai le promesse e poi te le dimentichi.
Francis sospirò, sapeva di meritarsi quell’appellativo, ma avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare.
-Non sono responsabile di quello che dico prima del caffè, lo sai.
 
15. Arthur e Francis accolsero l’assistente sociale davanti la porta con un sorriso.La fecero accomodare dentro e Francis le chiese –Vuole un caffè?
La donna rispose gentile mentre già iniziava a guardarsi intorno –Oh no, grazie, non bevo caffè. Qui c’è la cucina?
-Si prego, può entrare- disse Arthur e fece per seguirla, quando Francis lo bloccò trattenendolo per un braccio e sibilando piano -Mai fidarsi di qualcuno che non beve caffè.
Arthur sbuffò -Quanto sei paranoico.
Francis stava per rispondere a tono, ma l’altro non glielo permise –Hai sposato me, che non bevo caffè. Inoltre aspettiamo questo momento da troppo tempo, non ti permetterò di rovinare la cosa, quei due bambini saranno nostri, okay?
E Francis non poté fare a meno che annuire a quel discorso tanto serio –Okay.
Arthur gli regalò un sorriso e anche un piccolo bacio a stampo, poi seguì finalmente la loro ospite.
 
16. –Da quanto vanno avanti?- chiese a un certo punto Gilbert quando finirono anche la nuova discussione che avevano aperto diversi minuti prima.Antonio sbloccò il cellulare poggiato sopra il tavolo e controllò l’orario –Se non li interrompiamo per i prossimi dieci minuti arriviamo a fare un’ora.
-Perché? Si possono interrompere?- chiese a quel punto Romano, alzando un sopracciglio e lanciando uno sguardo annoiato ai due ragazzi interessati.
-Scusate- a quel punto si intromise Feliciano, lo sguardo basso e pentito –Non pensavo che dicendo quella frase avrebbe aperto una disputa così grande.
Antonio sventolò una mano in aria come a volergli dire che non era colpa sua e di non sentirsi così in colpa –Avrebbero comunque trovato il modo per litigare, hanno solo colto la palla al balzo, inoltre siamo così abituati che ormai neanche li sentiamo più.
Feliciano si morse un labbro, non del tutto convinto.
Perché si, era stato lui che quasi un’ora prima aveva chiesto un parere tra thè e caffè che aveva portato a quella discussione accesa tra Francis e Arthur.
Qualche minuto dopo i loro amici aprirono le scommesse su chi dei due avrebbe vinto alla fine e per quanto tempo ancora avrebbero continuato.
 
17. –No davvero, voi avreste bisogno di farvi controllare da uno bravo.Quella frase fu detta con disprezzo da un Romano che passava davanti le loro sedie sdraio insieme ad Antonio, stavano raggiungendo il mare per farsi un bagno.
Sia Arthur che Francis alzarono lo sguardo non capendo il perché di quella frase, ognuno con la sua bevanda preferita in mano che sorseggiavano con tranquillità.
Antonio si schiarì la voce e cercò di aiutare il suo ragazzo senza offendere nessuno –Bè, in effetti ci sono tipo 40 gradi… potevate prendere il thè e il caffè freddo…
Arthur strabuzzò gli occhi e si girò a fissare Francis, questo sospirò e allungò una mano verso il suo ragazzo stringendoselo al petto –Si, ho sentito, ha appena bestemmiato, ma non sa quello che dice. Tranquillo amore, non devi rinunciare alla tua amata bevanda.
-Andiamo!- Romano spinse Antonio per allontanarlo da li –Non voglio farmi vedere in presenza di questi due cretini. Inoltre sono quasi certo che la loro idiozia sia contagiabile.
 
18. –Adesso come faccio? Il mio mondo è finito.Francis guardava fuori dal finestrino la pioggia che scendeva lungo il vetro, uno sguardo distrutto.
Arthur sbuffò tenendo gli occhi fissi sulla strada mentre guidava –È solo un mese, puoi farcela.
-Non ci sopravvivo un mese.
Il francese si trovava in quelle condizioni perché il medico gli aveva detto che non avrebbe potuto bere caffè per un mese, forse anche di più se i problemi che stava avendo non sarebbero passati.
-Dai, magari puoi bere il thè insieme a me.
Arthur era speranzoso, inoltre aveva detto quella frase sperando di risollevare il morale del suo ragazzo, ma il suo volto divenne ancora più nero.
La sua voce sembrava uscita direttamente dall’oltretomba mentre affermava –Allora si che morirò sicuro.
E il pugno che gli arrivò sul braccio doveva anche aspettarselo.
 
19. Era tardi, i bambini erano andati a letto da poco e loro avevano da programmare tutta la festa di compleanno, cercando di mettere insieme gli amici di entrambi i gemelli, i parenti, e gli amici dei rispettivi partner.-Sarà una lunga notte- sospirò Francis gettandosi a peso morto sul divano, Arthur non si mise al suo fianco, ma si diresse verso la cucina.
-Che stai facendo?- gli chiese Francis confuso vedendolo scomparire dietro la porta.
La risposta gli arrivò subito -I problemi si affrontano con una tazza di thè.
Francis si alzò all’istante e lo rincorse -Se non mi dai del caffè sul problema io ci dormo!
 
20. –Daddy- chiamò Alfred una volta seduto al tavolo della colazione.-Che c’è, Al?- Arthur rispose senza guardarlo mentre faceva sedere anche Matthew li accanto, avevano entrambi tre anni, troppo piccoli per riuscire da soli a salire sulle sedie.
-Voglio bere quello che beve Papa.
Francis alzò un sopracciglio sorpreso e fissò Arthur pronto per una sua sfuriata, come se non bastasse Matthew si intromise –Oh, anche io, anche io.
Francis non aprì bocca, aspettando che fosse l’altro il primo a farlo, infondo i loro bambini non gli avevano mai chiesto di provare il thè che tanto amava Arthur, avevano sempre storto il naso.
Una vena pulsò sulla fronte dell’inglese, ma Francis apprezzò che riuscì a mantenere una voce calma mentre diceva –Siete troppo piccoli e vi manca solo la caffeina in corpo per distruggere completamente la casa.
Francis rise, si rese conto che l’altro aveva completamente ragione.
La colazione continuò senza troppi problemi e quando i bambini finirono e corsero fuori per andare a giocare la prima cosa che Arthur disse dandogli le spalle fu –Non provare a dire neanche una parola.
Francis rise, si alzò per dargli un bacio sulle labbra, poi su queste sussurrò –Te l’ho sempre detto, che il caffè è il pasto più importante della giornata.

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Capitolo 3
*** 21/30 ***


21. Il tavolo era pieno di scartoffie, il pc acceso con diverse pagine aperte, erano le undici di sera e Arthur sembrava disperato, gli occhi iniettati di sangue per essere stato tutto quel tempo davanti lo schermo e le mani tra i capelli scompigliati.Francis registrò tutte quelle cose entrando in stanza e, soprattutto, notò la tazza di thè vuota che giaceva li accanto -Se non riesci a risolverlo con una tazza di thè allora è un problema serio.
Arthur alzò lo sguardo su di lui, in un borbottio rispose –Io mi licenzio, non so come uscire da questo rompicapo.
-Probabilmente sei solo stanco, la scadenza è domani?
Arthur annuì –Domani sera.
Francis a quel punto allungò una mano verso di lui, aspettando che l’altro la prendesse –Allora vieni, hai tutto domani per finire, no? Inoltre in questo stato non credo che combinerai qualcosa.
Arthur si morse un labbro indeciso, Francis continuò –Ti faccio capire che i problemi si risolvono con del sano sesso, non con quel thè che continui a bere per ogni occasione.
Arthur sbuffò infastidito, ma si alzò comunque per seguire quella mano tesa.
 

22. Quando Kiku va a far visita ad Arthur questo lo invita con tranquillità a posare il suo soprabito in soggiorno, per poi raggiungerlo in cucina.In soggiorno però stava anche Francis, gettato sul divano a pancia in giù, la faccia premuta contro il cuscino come se volesse soffocarsi, degli strani lamenti che uscivano dalla sua bocca.
Possibile che Arthur non fosse minimamente preoccupato della cosa?
Raggiunse l’amico in cucina e si schiarì la voce –Ehm, Arthur? È normale che Francis sia in quelle condizioni?
-Mh?- all’inizio sembrò confuso, ma non poteva non averlo notato, no? Poi sembrò arrivarci –Ah si, ignoralo, ha solo finito il caffè.
 

23. Erano pochi giorni che Arthur e Francis avevano iniziato a convivere e, nonostante le numerose litigate, avevano anche imparato le routine dell’altro.Tanto che, quella mattina, Arthur si era alzato per primo e dopo aver preparato il suo amato thè aveva iniziato a fare del caffè per l’altro.
-Oi- lo raggiunse Francis con voce assonnata, abbracciandolo da dietro e poggiando le labbra sul suo collo.
Le guance dell’inglese si fecero rosse, ma non disse nulla e rimase girato per non mostrare il suo imbarazzo.
Quando il caffè fu pronto si schiarì la gola –Di quanto caffè hai bisogno per svegliarti?
-Non hai capito. Non bevo caffè per svegliarmi. Mi sveglio per bere il caffè.
Arthur rimase in silenzio qualche secondo, soppesando quelle parole, poi sorrise –Allora direi che andrà bene anche tutta la caffettiera.
 

24. Antonio fece visita al suo migliore amico per raccontargli la serata precedente, considerando che aveva avuto il suo primo appuntamento con Romano.Si stupì però quando entrò in casa e non lo accompagnò la voce di Arthur che imprecava contro di lui e contro gli amici di Francis in generale che “andavano a trovarli solo per disturbarlo”.
Dovette per forza chiedere –E dov’è la tua donna isterica?- mentre si stravaccava in una poltrona senza aspettare l’invito di nessuno.
Francis alzò un sopracciglio come se l’altro non ricordasse una cosa basilare, poi spiegò –Sono le cinque. È andato ovviamente a prendere il suo thè. Non lo sai che questa branca dell’economia va avanti solo grazie a lui?
 

25. Antonio, Gilbert e Francis erano dietro il bancone del bar a sistemare delle cose, erano nel bel mezzo di una tranquilla discussione solo perché in giro non stava quasi nessuno e quei pochi tavoli occupati erano già stati serviti.Antonio stava parlando di Romano, questo nuovo ragazzino che aveva conosciuto all’università, Francis gli stava dando consigli su come attraccare quando Gilbert lo interruppe –Non ascoltarlo. I suoi metodi fanno cagare e non funzionano.
Francis si sentì colpito nell’orgoglio e fissandolo malissimo si indispettì –I miei metodi hanno sempre funzionato.
Gilbert alzò un sopracciglio –Ma se spari solo frasi scontate e di merda.
-Sono frasi geniali le mie!
-Ah si?- sorrise quasi sadico e portò lo sguardo alla porta d’ingresso dal quale era appena entrato un ragazzo carino –Allora dimostramelo.
E Francis non poteva di certo tirarsi indietro da quella sfida, così mise su la sua miglior faccia da seduttore e si avvicinò al ragazzo che aveva appena raggiunto il bancone.
-Dimmi che caffè bevi e ti dirò chi sei.
Fu questa la prima e unica cosa che gli disse, il biondo alzò le sue sopracciglia spesse, incredulo per quello che stava succedendo, dopo qualche secondo di silenzio infine rispose -… io non bevo caffè.
Antonio e Gilbert scoppiarono a ridere senza cercare di nasconderlo, Francis cercò di ignorarli, punto sul viso, si chiedeva perché ancora li considerava i suoi due migliori amici.
Il cliente fissò i due ragazzi che ridevano, poi tornò con lo sguardo su Francis, sembrava afflitto, si sentì in dovere di aiutarlo, così continuò –Prendo una tazza di thè, puoi comunque dirmi chi sono?
E si sentì soddisfatto Arthur quando vide quello sguardo spalancarsi.
 

26. Arthur era diventato rappresentate della scuola ed era anche per questo che avrebbe fermato tutte le cose illegali che facevano quei tre nel cortile.Per puro amore della giustizia, non per il fatto che li odiasse a prescindere.
E infatti, durante l’intervallo, li trovò esattamente dove si aspettava, quei tre deficienti si stavano passando uno spinello.
Arthur incrociò le braccia al petto e annunciò –Vi do cinque secondi per buttarlo, prima che lo dica a qualcuno.
Antonio non lasciò andare la sigaretta che aveva tra le dita e Gilbert alzò gli occhi al cielo sbuffando, poi si rivolse a Francis –Occupati tu della tua principessa isterica.
Il volto di Arthur prese fuoco, non ebbe il tempo di metabolizzare quelle parole e rispondere a tono che Francis l’aveva afferrato per un braccio girando l’angolo per rimanere soli, lo spinse contro il muro e lo incastrò con il suo corpo, troppo vicino al suo viso sussurrò poi -L’erba si fuma, non si beve.
-Come sai che…
-Sei un inglese, uno di quelli peggiori, vuoi forse negare che bevi thè in continuazione?
Le labbra dell’inglese si strinsero in una linea sottile, negli occhi di Francis passò uno strano luccichio, un sorrisetto in volto –E vuoi anche negare che ci tormenti perché ti piaccio?
Lo baciò sulle labbra, un bacio lungo ma che rimase a stampo, poi sussurrò su di queste –Se dirai qualcosa finirò in punizione, poi come ci vediamo dopo la scuola?
Gli fece un occhiolino e prima di tornare dai suoi amici annunciò –Ti aspetto vicino la mia moto, non fare tardi!
 

27. Arthur aveva sempre avuto ossessioni stranissime, Francis non gli aveva mai detto nulla.Ma non poté più rimanere in silenzio quando stava per essere praticamente sfrattato da casa sua.
Perché poteva anche accettarla questa sua fissazione del thè pomeridiano e ogni qual volta ne avesse voglia.
Poteva anche accettare che spendesse i suoi soldi per comprarsi una nuova tazza a settimana.
Ma non poteva di certo sopportare che le sue due uniche tazzine per il caffè fossero scomparse dal loro scompartimento perché, a detta dell’inglese, “serviva spazio”.
Decise di fare voto di mutismo e la cosa era strana, perché era sempre Arthur quello che si incazzava e restava in silenzio con l’altro.
Arthur infatti non sopportò molto quella situazione, sbatté il bicchiere sul tavolo durante la cena e si alzò in fretta –E va bene! Vado a riprendere le tue stupide tazzine! Non c’è bisogno di fare tutta quella scena!
Ma le sue guance erano rosse e si capiva che era terrorizzato dall’eventualità di aver fatto incazzare davvero l’altro.
Francis sorrise non visto e quando l’inglese gli passò accanto per uscire dalla stanza lo afferrò per un braccio portandolo a sedersi sulle sue gambe, non gli fece dire nulla che l’aveva già baciato sulle labbra, un bacio profondo.
Infondo, l’altro aveva detto che gli avrebbe ripreso le sue tazzine, no?
 

28. Arthur era stato categorico sul non volere animali a casa ma, come sempre, Francis non l’aveva minimamente ascoltato e non solo aveva preso un cane, ma l’aveva anche chiamato “caffè”.Così l’inglese mise in atto il suo piano, fu così bravo che per un intero mese Francis non si accorse di nulla.
E quando poi lo scoprì era troppo tardi per cambiare le cose.
Erano fuori in giardino, quella domenica mattina isolata nel quale avevano entrambi il giorno libero da lavoro.
-Caffè! Vieni qui! Giochiamo a palla!
Ma il cane non rispose, se ne rimase sdraiato sull’erba a sonnecchiare, ignorando completamente il suo padrone.
Francis si indispettì e fissò il suo ragazzo –Penso di avere l’unico cane al mondo che non vuole giocare.
Arthur sorrise, un sorriso quasi sadico, poi si rivolse lui al cagnolino.
-Thè!- il cane alzò il muso all’istante, scodinzolò felice e corse verso l’inglese accettando le coccole dell’altro.
Francis era così sconvolto che gli cadde la palla dalle mani, lo fissava incredulo, esplose dopo qualche secondo di completo silenzio –HAI INSEGNATO AL MIO CANE A RISPONDERE ALL’APPELLATIVO DI THE’ INVECE CHE DI CAFFE’!?
 
 

29. Matthew e Alfred erano andati a trovare i loro genitori quel fine settimana.Alfred era in garage con Francis, che gli stava chiedendo consigli per una cosa alla macchina, Matthew invece era con Arthur in cucina, lo osservava mentre stava facendo il caffè che Francis gli aveva chiesto poco prima.
Il figlio non aveva chiesto nulla, ma quando vide il padre prendere con sicurezza il barattolo del sale si affrettò a intervenire -Ma quello non è sale?
Arthur sorrise serafico, uno strano luccichio negli occhi, non si bloccò da quello che stava facendo e mise due cucchiaini abbondanti del minerale nella tazzina.
-Ho delle bustine di thè da vendicare.
 

30. Ed era chiaro a entrambi che quella fosse un’attrazione come mai ne avevano avute.Iniziò tutto come qualcosa di puramente fisico, ma avevano capito presto che non gli sarebbe bastato solo quello, che volevano di più, che volevano tutto dell’altro.
Era stato Francis il primo a chiedere un vero appuntamento, ma Arthur aveva risposto di si ancor prima che l’altro finisse la frase.
Si erano trovati in un pub carino una sera, non troppo affollato, i tavoli disposti per dare la giusta privacy e la musica abbastanza bassa da dargli la possibilità di parlare in tutta tranquillità.
E così avevano iniziato a conoscersi, passando da domande più futili a quelle più serie.
E poi Francis aveva chiesto la cosa più importante -Thè o Caffè? Ma attento a come rispondi che da questo dipenderà la nostra relazione.
Arthur sorrise divertito –Potrei dire esattamente la stessa cosa.
E poi avevano scoperto di avere gusti totalmente diversi, uno era un patito del caffè, l’altro si drogava di thè. Ma a conti fatti, non fu troppo un problema per la loro relazione.
Perché quando due persone sono destinate a stare insieme riescono a superare qualsiasi ostacolo, anche una guerra impossibile da vincere.

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