Ritrovarsi

di AutriceIsterica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo la battaglia ***
Capitolo 2: *** Una notte di tormenti ***
Capitolo 3: *** Il consiglio di guerra ***
Capitolo 4: *** Sguardi ***
Capitolo 5: *** Ansie e Preoccupazioni ***



Capitolo 1
*** Dopo la battaglia ***


In questo capitolo riprendo lo scambio di battute fatto dai nostri eroi dopo la battaglia contro il Night King, ho cercato di essere il più fedele possibile alla scena (speriamo XD).

Poteva ancora vedere le fiamme e sentirne il calore sul corpo e sul viso se chiudeva gli occhi. Un brivido involontario gli percorse la schiena. Sandor Clegane pensava veramente che quella potesse essere la sua ultima battaglia e che nessuno di loro sarebbe sopravvissuto, invece, contro ogni previsione, adesso sedeva insieme agli altri nella grande sala dei banchetti di Winterfell con il calice ricolmo sino all’orlo di vino, un pasto caldo nello stomaco e il cuore che ancora gli batteva nel petto.
“Bene, Clegane. È tempo di lenire i dolori!”. Era stato Tormund a distrarlo da quei pensieri e, mentre diceva quelle parole, rafforzava la stretta intorno alla vita della giovane fanciulla.
“Non ho ancora finito di bere”. Rispose secco Sandor senza prestare veramente attenzione. 
“Se quello stolto di un bruto crede davvero che mi possa bastare affondare nella carne di una cagna qualunque per lenire i miei dolori allora è più stupido di quanto pensassi.” Meditò mesto e con un sospiro di frustrazione si riempì nuovamente il bicchiere. Tormund gli rivolse un’ultima occhiata rassegnata prima di andarsene con la giovane sottobraccio. Quella sera il Mastino si sarebbe fatto bastare il vino, ma il vero quesito era se quello fosse bastato a placare la sua sete. 
“E adesso sei pronto?”. Una fanciulla gli si era avvicinata e aveva preso posto di fianco a lui.
“Va via!”. Fu la risposta del Mastino, urlata a pochi centimetri dal viso della fanciulla.
Sansa si era ritrovata a guardare con interesse la scena, interesse che in quel momento non seppe spiegarsi. Osservò la fanciulla allontanarsi a grandi falcate alla ricerca di qualcuno con cui condividere quella serata in maniera più piacevole.
“Ti avrebbe reso felice, almeno per un po’”. Sansa torreggiava davanti a lui.
Il corpo di Sandor si era completamente irrigidito, non si era concesso nemmeno di sperare che la giovane lady Stark potesse rivolgergli la parola quando era giunto a Grande Inverno e, invece, adesso era seduta proprio di fronte a lui.
“C’è solo una cosa che mi renderebbe felice”. Aveva detto Sandor con lo sguardo ancora basso destando la curiosità della sua interlocutrice.
“Quale sarebbe?”. Gli occhi della giovane lady avevano brillavano di curiosità per un attimo.
“Sono affari miei, cazzo!”. Aveva abbaiato il mastino stizzito pentendosene subito dopo, quando ebbe il coraggio di alzare lo sguardo la donna davanti a lui, seria e impassibile, lo fissava di rimando. 
“Prima non riuscivi nemmeno a guardarmi”. Il mastino aveva pronunciato quelle parole senza rendersene conto. “Povero mio piccolo uccelletto”. Ma quell’ultima frase non ebbe il coraggio di aggiungerla.
“Parli di molto tempo fa.” Nella voce di Sansa non vi era alcuna traccia di turbamento o rammarico. “Ho visto cose ben peggiori da allora”. Aveva aggiunto poi distogliendo lo sguardo solo per un attimo.
“Si l’ho saputo, sei stata stuprata, stuprata senza pietà”. Aveva risposto il Mastino non riuscendo a celare l’astio nella voce e nel cuore.
“Lui ha avuto quello che meritava. Ci ho pensato io”.
“Che cosa?”.
“Mastini”. 
In quel momento Sandor la scrutava serio, quando sul volto della ragazza proruppe un sorriso anche lui si lasciò scappare una piccola risata. 
“Sei cambiata uccelletto. Non sarebbe accaduto niente se avessi lasciato Approdo del Re con me”.  era tornato subito scuro in volto, non c’era più traccia del sorriso che prima gli illuminava il volto. “Nessun Ditocorto, nessun Ramsay. Niente di tutto ciò”. Sandor aveva aggiunto quelle ultime parole con un peso sul cuore, odiava sé stesso per non averla obbligata a venire via con lui.
In quel momento Sansa gli prese la mano e la strinse con decisione, gli stava sorridendo. In quel momento il cuore di Sandor mancò un battito.
“Senza Ditocorto, Ramsay e il resto, sarei stata un uccelletto tutta la vita”. Con quelle parole Sansa gli lasciò la mano e pose fine alla conversazione. La giovane lady si alzò congedandosi da lui, lasciandolo in compagnia solo del suo bicchiere di vino.
 
Sandor Clegane era sicuro di due cose, che il vino quella notte non sarebbe bastato e che presto avrebbe perso il senno, esattamente come era successo tanti anni prima ad Approdo del re. Bramava lady Stark come un condannato a morte brama ancora un giorno di vita.
Quella era la maledizione che gli avevano fatto gli dei per tutti i suoi peccati, ne era fermamente convinto. “Che gli dei si fottano”. Fu l’ultimo pensiero del Mastino prima di riempirsi ancora una volta il bicchiere
 
Note dell'autrice (isterica): grazie a tutti quelli che sono arrivati  sin qui, è gia una vittoria!! Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento se ne avete voglia. Cercherò di aggiornare una o due volte a settimana, ma la storia non sarà molto lunga, in compenso sarà piena di dolcezza. <3

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Capitolo 2
*** Una notte di tormenti ***


Una volta arrivata nelle sue stanze Sansa si ritrovò per la prima volta da molti giorni sola. Aveva congedato un paio di ore prima Brienne e le dame di compagnia. 
“Questa è una notte che va festeggiata!”. Gli aveva detto sorridente.
Si era disfatta velocemente delle pesanti vesti, aveva sciolto i capelli dalla treccia che le ornava il capo e aveva finito di prepararsi per la notte. Una volta che si fu coricata sotto le pesanti coperte le fu impossibile addormentarsi. Dall’esterno continuavano a filtrare le voci e i rumori di Grande Inverno in festa. Nelle vene ancora l’adrenalina per la battaglia vinta. La mente ancora attanagliata dalle preoccupazioni. Le prime incrinature nel rapporto tra Jon e Daenerys viste in quei giorni, la vera identità di Jon e l’imminente assedio ad Approdo del Re erano i pensieri che le assillavano la mente e non la lasciavano riposare. “Quante sono le persone a me care che devo ancora perdere?”. Una lacrima era sfuggita alle ciglia, i ricordi in quel momento furono troppo dolorosi e lei, solo per pochi istanti, era tornata quella ingenua ragazzina di tanto tempo fa. Non poteva permetterselo, non in quel frangente, così si alzò dal letto, indossò la veste da camera sopra la camicia da notte e si diresse nell’altra stanza. Adesso sedeva all’ampia scrivania sommersa di carte. Avrebbe fatto tutto ciò in suo potere per proteggere il Nord e coloro a cui voleva bene.
 
Sandor stava vagando come un disperato per Grande Inverno cercando qualcosa che potesse alleviare i suoi dolori, il vino aveva solo fatto peggiorare la situazione, si era completamente sbagliato. Dopo l’incontro di qualche ora prima adesso si ritrovava più assetato che mai. Nella sua mente l’immagine di Sansa era ancora vivida, la bellezza del suo viso e il profumo della sua pelle erano un tarlo fisso in testa. “Un cane innamorato della padrona”. Niente di più vero.
“Cosa devo fare ora?”. Le sue certezze si stavano sgretolando. Il solo fatto di averla rivista aveva fatto riemergere quei sentimenti che per anni aveva cercato disperatamente di tenere nascosti. Il desiderio di vendetta nei confronti di suo fratello Gregor, che a lungo lo aveva guidato, andava a infievolirsi sempre di più. Ora l’unica cosa che bramava era servire la sua lady a Grande Inverno.  
La consapevolezza lo colpì come un pugno in pieno viso, era conscio tutt’a un tratto che quei sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati, l’unica cosa a cui poteva ambire era il sorriso di Sansa sempre e solo da lontano. 
Ubriaco e in preda ai suoi deliri, il Mastino aveva vagabondato per il castello. Si era ritrovato vicino al mastio, il torrione centrale, più forte e più elevato rispetto agli altri, costituiva l'estremo baluardo di difesa in caso di assedio. Lì sapeva che avrebbe trovato le stanze dei sir e delle lady di Grande Inverno. 
“Devo andare da lei”. Non sapeva bene come era riuscito a formulare quel pensiero. L’alcool gli aveva completamente annebbiato la mente e fatto perdere il lume della ragione, proprio come era successo ad Approdo del Re, durante la Battaglia delle Acque nere, quando Sandor le aveva chiesto di scappare con lui, quando le aveva promesso che l’avrebbe protetta da tutto e tutti e l’avrebbe riportata al Nord. 
Gli alloggi di lady Stark si trovavano in cima alla torre, non furono difficili da individuare neppure nello stato in cui si trovava il Mastino che, dopo tutto il vino bevuto, barcollava camminando e faticava a parlare in maniera corretta. I pochi soldati di guardia che aveva incontrato non avevano fatto rimostranze quando lui aveva spiegato loro chi era e che doveva urgentemente riferire a lady Sansa un messaggio di massima urgenza. 
 
Sansa era concentrata su una mappa delle Terre della Corona quando le sembrò di udire qualcuno che debolmente bussava alla porta. Inizialmente non ci aveva fatto caso ma poi il rumore si era fatto più forte e insistente. Un brivido di paura le percorse la schiena. “Chi mai poteva essere ormai?”.
Si era avvicinata alla porta e vi aveva posato sopra l’orecchio cercando di fare meno rumore possibile.
“Uccelletto, ti prego, apri”. Riconobbe subito la voce del Mastino che filtrava dallo spesso strato di legno. 
 
Quando Sandor entrò tirandosi dietro la pesante porta, la giovane fanciulla percepì tutt’a un tratto la stanza farsi troppo piccola per entrambi e l’imminente desiderio di scappare. In un attimo Sansa fu assalita dal ricordo di Ramsay e delle sue mani sulla pelle. Si trovò, improvvisamente, a indietreggiare di fronte alla figura del Mastino sempre più imponente dinanzi a lei. 
 
“Quale terribile errore ho commesso”. Sandor lesse quasi immediatamente il terrore negli occhi di Sansa e capì subito quello che stava succedendo. “Ha paura di me”. Quel pensiero lo colpì come una coltellata al cuore ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
“Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti”. Mentre pronunciò quelle parole si inginocchiò di fronte a lei.  “Devo dirti quanto ti amo Uccelletto”.
Dopo quelle parole nella stanza cadde il silenzio, Sandor rimase lì inginocchiato per quelli che gli parvero anni, senza osare guardarla negli occhi. Sansa, di fronte lui, lentamente riacquistava colorito in viso. Adagio la giovane lady Stark si era chinata a sua volta e delicatamente aveva iniziato ad accarezzargli la parte sfigurata del viso. In quell’istante il mastino trovò il coraggio di guardarla negli occhi. La lady di ghiaccio con cui aveva parlato quella sera era scomparsa, adesso di fronte a lui c’era di nuovo il suo piccolo uccelletto dalle ali spezzate. Sandor le cinse con attenzione le spalle coinvolgendola in un abbraccio. Il cuore di Sansa batteva all’impazzata.  
 
Sansa dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le umiliazioni che aveva subito non si era più concessa, anche solo di desiderare, questo genere di attenzioni. Aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più permesso ad un uomo di toccarla o di stringerla a sé. Soltanto l’idea la disgustava. Però, quando il Mastino aveva pronunciato quelle parole, si era risvegliato qualcosa in lei che aveva creduto sopito per sempre. 
Quando si destò da quei pensieri Sandor le stava asciugando le lacrime sul viso con un fazzoletto sudicio, non sapeva neanche quando aveva cominciato a piangere. Gradualmente riprese il controllo di sé stessa, si sciolse da quell’abbraccio e si rimise in piedi. Quando le sembrò di cadere Sandor con delicatezza la sostenne senza lasciarla. Adesso si trovavano l’uno di fronte all’altra.
“Sono stata così cieca”. Aveva detto Sansa in un sussurro. “Io non pensavo che…”. Le parole le morirono in gola quando lui si avvicinò ulteriormente e le diede un bacio in fronte.
 
 
Note dell’autrice (isterica): 
La dichiarazione di Sandor si rifà alle parole di Mr Darcy (la mia crush letteraria). “Orgoglio e Pregiudizio” è uno dei miei libri preferiti se non si fosse capito XD.
Vi prego ditemi cosa ne pensate di come sto iniziando a sviluppare il personaggio di Sansa, perché mi crea molti problemi riuscire a renderlo realistico visto le violenze che ha subito durante la serie (psicologiche e fisiche). Ho paura di trattare in maniera non adeguata temi così delicati anche se li tocco in maniera molto marginale. 
Ringrazio tutti coloro che hanno perso tempo a leggere e recensire questa storia, tutti coloro che hanno inserito questa storia fra le preferite, le seguite e le ricordate e infine il mio beta che all’alba delle 3 di notte perde il suo tempo a correggere i miei errori (cioè orrori XD). Se siete nuovamente arrivati sino a qui siete degli intrepidi coraggiosi. Grazie a tutti di cuore <3

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Capitolo 3
*** Il consiglio di guerra ***


Un nuovo capitolo che spero vi piaccia!
 
Sandor
La luce filtrò dalla finestra inondando l’enorme stanza. L’immensa camerata, che Sandor condivideva con gli altri soldati, era ormai in tumulto. Appena il Mastino trovò il coraggio di issarsi a sedere il mondo prese velocemente a vorticare intorno a lui. Il ronzio nelle orecchie si acuì e lo stomaco si strinse ancora di più. 
Non rammentava di essersi ridotto in quello stato terribile. “Quel dannato vino…”. I ricordi, d’un tratto, lo assalirono; aveva vagato senza meta per il castello in preda ai fumi dell’alcool, mostri orribili e vecchi fantasmi avevano abitato la sua mente quella notte. Sandor chiuse gli occhi per la troppa luce e fece un respiro profondo, l’immagine di Sansa si palesò a lui. “Quanto poteva essere bella quella creatura”. Per un attimo si beò di quella visione, i capelli sciolti le ricadevano morbidi sulle spalle mettendo in risalto il viso di porcellana e la pesante veste da camera faceva intravedere la camicia da notte insieme ad alcuni lembi di pelle nuda del collo e delle gambe. Il tutto metteva in rilievo quello che, ormai, era il corpo di una donna. Ad un tratto quei pensieri divennero ombre e le immagini confuse. Sapeva, sapeva di averla spaventata, sapeva di aver parlato a sproposito e sapeva di essere stato impudente. La reazione lo aveva però stupito, si aspettava che quei sentimenti la disgustassero invece nei suoi occhi non ci aveva letto disprezzo bensì aveva visto una giovane donna che cercava di rimettere insieme i cocci di un vaso ormai andato in frantumi. Il Mastino aveva visto quello che Sansa disperatamente cercava di tenere nascosto con quella maschera di freddezza e compostezza. 
“Il fazzoletto!”. Sandor, a quel pensiero, scattò in piedi come se avesse preso la scossa, si tastò il corpo e controllò il giaciglio dove aveva dormito ma non trovò nessuna traccia. In quel momento la sua mente passò al setaccio una lunghissima sfilza di imprecazioni. Aveva smarrito quello che, dalla sera prima, era diventato il suo più grande tesoro. Era certo di averlo messo in una tasca del farsetto subito dopo il bacio
 
Il bacio. Istintivamente portò una mano alle labbra come a soppesare se vi fosse qualcosa di diverso o di nuovo. Si diede mentalmente del cretino e volse lo sguardo per vedere se uno dei pochi soldati rimasti nel dormitorio lo stesse guardando attratto dal suo strano comportamento.
 
Quando Sansa, subito dopo, era tornata la lady di ghiaccio che tutti, a Grande Inverno, ormai conoscevano gli aveva chiesto di andarsene.
“Ora, ti ordino di lasciare i miei alloggi, ho cose più importanti che meritano la mia attenzione”. La voce della fanciulla aveva rotto il silenzio. Non vi era traccia della minima esitazione.
Per un attimo Sandor, prima di sentire quelle parole, si era concesso di sperare. Subito dopo un moto di rabbia cieca lo aveva attraversato, avrebbe potuto soddisfare i suoi desideri, costringerla prendendola con la forza ma il volto di Sansa rigato dalle lacrime, ancora vivido nella sua memoria, era un’immagine che non poteva sopportare. Si era avvicinato a lei, mancavano pochi centimetri e l’avrebbe potuta toccare.
“Come ordina la mia lady”. Sansa percepiva il suo fiato caldo sul volto ma non ebbe tempo di elaborare quella sensazione che lui l’aveva già abbandonata e la porta era stata chiusa con violenza.
 
Sandor si era semplicemente diretto nelle cucine alla ricerca di qualcosa da bere che avesse il potere di scaldargli il petto. La vendetta nei confronti di Gregor l’unica cosa che gli era rimasta.
 
Il mastino, ormai del tutto sveglio, si diresse verso la piazza d’armi per capire a cosa fosse dovuto tutto quel trambusto.
 
Sansa
Quando il mastino era uscito dalle sue stanze Sansa era crollata, per cacciarlo aveva attinto a quel poco di autocontrollo che le era rimasto e adesso sedeva sul letto ancora frastornata.
Non riusciva a spiegarsi molte cose. Innanzitutto, perché aveva aperto la porta. “Per quale assurda ragione?”.Lo aveva sentito implorarla di aprire, lo aveva sentito chiamarla con quel nomignolo, Uccelletto, che un po’ disprezzava e che un po’ le era gradito. Così semplicemente aveva aperto. 
Quando poi si ricordò della figura dell’uomo che incombeva sopra di lei e dello sguardo che aveva rivolto al suo corpo, un brivido freddo di paura le aveva attraversato la schiena. “Ramsay allora mi ha spezzata a tal punto, sino ad aver paura di un uomo che non mi ha mai fatto del male anzi che mi ha protetta e aiutata finché ha potuto”. Sansa si lasciò sfuggire una lacrima e soffocò un singhiozzo. “È per lo stesso motivo che l’ho allontanato così, allora?”.
C’era stato un tempo in cui il suo aspetto e i suoi modi l’avrebbero disgustata mentre adesso non trovava più il suo viso tanto brutto e sapeva che, al contrario dei cavalieri che aveva incontrato, lui era stato fedele e onesto nei suoi confronti. Si rivide stretta nel suo abbraccio, le sue mani callose che le asciugavano le lacrime e la sorreggevano. Per un attimo infinitesimamente piccolo desiderò che Sandor non avesse obbedito ai suoi ordini.
 
Non era riuscita a disfarsi di quel maledetto fazzoletto, da quando l’aveva rinvenuto una delle ancelle sul pavimento della sua camera vicino alla porta e glielo aveva consegnato, non era riuscita a gettarlo. Non era un oggetto particolarmente fine o ricercato; le uniche cose che lo contraddistinguevano da un banalissimo pezzo di stoffa, un po’ troppo logoro e sporco, erano le iniziali ricamate in uno degli angoli. 
 
Ora Sansa riunita in consiglio di guerra con Jon, Daenerys, Tyrion, Arya e gli altri teneva quel dannato fazzoletto nascosto nella manica del vestito. Era sempre più tesa e i discorsi che stava ascoltando non contribuivano ad aiutare i suoi poveri nervi.
“I sopravvissuti sono esausti ora e sono molti i feriti. Combatteranno meglio se avranno il tempo di mettersi in forza”. Era intervenuta concentrando su di sé l’attenzione dei presenti.
“Tu quanto consigli?”. Aveva risposto la Khaleesi.
“Non so dirvelo, ho bisogno di parlare con i miei ufficiali”. Le due donne si stavano fronteggiando con astio adesso. Il volto dei presenti era sempre più teso, quello di Jon una maschera di nervosismo.
“Sono venuta al Nord a combattere al vostro fianco, ho messo a rischio la mia armata e la mia vita e quando arriva il momento di ricambiare il favore tu mi neghi il tuo appoggio”. 
“Parlavo dei nostri uomini e dei tuoi. Vuoi gettarli in una guerra che non sono pronti a combattere?”.
“Se lascio vivere i miei nemici diventeranno più forti”. Daenerys si era pericolosamente fatta sempre più cupa in volto.
“Il popolo del Nord onorerà le sue promesse e sarà leale alla Regina dei Sette Regni. Sempre”. Era dovuto intervenire Jon. “Tu comanderai noi obbediremo”.  Aveva detto quelle ultime parole guardando Sansa severo, per chiudere quel discorso che, ad un tratto, si era fatto pericoloso.
“Dunque, abbiamo un accordo a quanto sembra. Jon e ser Davos percorreranno le Strade del Re con le truppe del Nord e i sopravvissuti tra i dothraki e tra gli immacolati”. Tyrion guardava con attenzione la mappa aperta continuando ad illustrare al gruppo la strategia. “Un gruppo di noi seguirà a Porto Bianco e salperà per Roccia del Drago, la Regina e i suoi draghi ci proteggeranno dall’alto. Ser Jamie ha scelto di restare qui a Grande Inverno”. Brienne, quando il Primo Cavaliere aveva detto quelle ultime parole, era copiosamente arrossita sotto lo sguardo di lady Stark. “Allora avranno passato insieme la notte”. Aveva sentenziato fra sé e sé.
 
“Abbiamo vinto la Grande Guerra e ora vinceremo anche l’ultima in tutti i Sette Regni, gli uomini vivranno senza paura e senza crudeltà, sotto la loro Regina”. La voce della Khaleesi la riportò alla realtà, Daenerys la stava guardando negli occhi con aria di sfida, quelle parole bruciavano più del fuoco.
 
“Dobbiamo assolutamente parlare con Jon”. Pensò Sansa che, adesso, era tremendamente preoccupata.
 
Sandor
Il mastino aveva ascoltato quelle che erano state le disposizioni del consiglio di guerra dalla bocca dei soldati che erano già a lavoro nella piazza d’armi, il contingente si sarebbe mosso fra una settimana nella migliore delle ipotesi. Sandor sapeva benissimo che aveva bisogno di entrare nella Fortezza Rossa prima dell’arrivo di tutto l’esercito passando per uno dei richiedenti asilo, Gregor doveva essere suo a tutti i costi, dovevano essere le sue mani che lo avrebbero condotto all’altro mondo. Sarebbe partito tra due o tre giorni verso Approdo del Re.
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice (isterica): Ringrazio tutti coloro che recensiscono, che mettono la storia tra quelle seguite, ricordate e preferite e che sono arrivati sin qui. Un capitolo in cui la situazione politica si fa interessante, cruciale per i prossimi sviluppi. Fatemi sapere cosa ne pensate! 
 
 

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Capitolo 4
*** Sguardi ***


 
 
Sansa

Camminava lungo i corridoi diretta verso le sue stanze. La testa le doleva terribilmente. Dopo il consiglio di guerra lei, Arya, Bran e Jon si erano riuniti al Parco degli Dei e adesso stava ancora cercando di elaborare quelle notizie. Bran aveva raccontato loro, con il consenso di Jon, la verità sulla vera identità di quello che, tutti pensavano, fosse il bastardo di Ned Stark. “Aegon Targaryen quello era il suo vero nome, figlio di Lyanna Stark e Rhaegar Targaryen, legittimo erede al trono”. A quel pensiero le parole dette quella mattina da Daenerys le rimbombarono nelle orecchie e un brivido freddo le percorse la schiena. In quell’esatto istante si rese conto che non avrebbe mantenuto la parola data a Jon e avrebbe rivelato quell’informazione come Dito Corto le aveva insegnato, cercando di stravolgere la posizione delle pedine sulla scacchiera, aspettando il momento giusto per volgere la partita in suo favore. 
 
Sansa si era ormai ritirata nei suoi alloggi da molte ore, non si era nemmeno presentata nella Sala Grande per la cena. Assorta completamente nei suoi pensieri, la mente ancora proiettata a quel pomeriggio. Non riusciva a fidarsi della Khaleesi per quanto Jon si adoperasse nel tessere le sue lodi e garantisse per lei, nonostante avesse combattuto al loro fianco e onorato la sua parte del patto, Sansa aveva la sensazione che prima o poi anche lei avrebbe marciato contro Grande Inverno e questo lei non poteva permetterselo.
 
Si destò da quei pensieri quando ormai il buio più tetro era calato e fuori la luna illuminava la fortezza. Sansa si sedette alla toeletta per disfarsi la complessa acconciatura, molto probabilmente le ancelle ore prima avevano bussato alla porta per adempiere ai loro compiti, ma lei era stata troppo assorta per farci caso.
Una volta che riuscì a liberare la folta chioma dall’intricato intreccio si concentrò sul suo viso riflesso nello specchio. Le occhiaie le segnavano il volto sempre più incavato, la pelle che una volta sembrava di alabastro, adesso mostrava, agli occhi più attenti, piccole lentiggini sul naso e i primi segni del passare delle primavere intorno agli occhi. Si alzò lasciando cadere le pesanti vesti a terra, rimanendo completamente nuda ed esposta. La pelle subito si increspò per il freddo. 
Adesso Sansa guardava il suo riflesso nel grande specchio vicino al letto. La pelle intorno al seno e alle gambe mostrava ancora le cicatrici che le erano state inferte da Ramsey. Un moto di disgusto la attraversò. Era molto tempo che non trovava il coraggio di guardarsi così. Nuda, vulnerabile, indifesa. 
Era l’ombra di quella che era stata una volta, ma quello era un monito per sé stessa, Sansa non avrebbe permesso a nessuno di trattarla come avevano fatto Joffrey e Cersei prima e Ramsay e Dito Corto dopo. 
 
Si ritrovò a guardarsi negli occhi, quella che aveva davanti adesso era una donna fiera e orgogliosa, sicura di sé. Quella consapevolezza le aveva dato nuova forza; non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno, non più.
 
Adesso sotto la spessa moltitudine di coperte, il pensiero di Sansa tornò in modo naturale a Sandor. Il fazzoletto al sicuro sotto il cuscino di piume. “Non sono più quella stupida ingenua fanciulla ad Approdo del Re… ma allora perché mi comporto così?”. Era arrossita copiosamente, come da molto tempo non succedeva e non solo, trattava quel maledetto pezzo di stoffa come fosse un cimelio prezioso senza mai separarsene.
Non poté trattenersi dal pensare che quella parte di lei, che era morta anni prima ad Approdo del Re, si stava lentamente risvegliando e che quello sicuramente non era un bene. 
 
Poco dopo Sansa si assopì ormai esausta da quella terribile giornata, erano troppe le cose che ormai stavano sfuggendo al suo controllo. Una vocina nella sua testa aveva iniziato ad interrogarsi su quello che potesse essere il futuro di Sandor nei prossimi giorni. “Sarebbe partito per Approdo del Re? Sarebbe rimasto a Grande Inverno?”. 
 
Sandor
 
Doveva essere cauto, se qualcuno lo avesse scoperto, avrebbe passato dei guai. Da quando aveva udito quelle che erano le istruzioni per l’esercito aveva iniziato a guardarsi in giro alla ricerca di provviste. Due giorni sarebbero stati necessari per assicurarsi che tutto fosse pronto e per non dare troppo nell’occhio.
 
Quella sera a cena fu ancora più scontroso del solito, come se fosse possibile. Sandor si era accorto, suo malgrado, che aspettava il banchetto serale per rivedere Sansa. Da quando lei lo aveva cacciato dalle sue stanze la sera prima, non l’aveva più nemmeno intravista per il castello. Adesso il Mastino guardava il posto alla sinistra di Jon Snow vuoto. 
Un moto di rabbia lo attraversò, batté i pugni sul tavolo facendo rovesciare la brocca ricolma di vino e meritandosi gli sguardi adirati dei commensali vicini. Mandò al diavolo Tormund appena il bruto si avvicinò e lasciò il tavolo a metà della serata con la caraffa, di nuovo ricolma di vino, sottobraccio, diretto alla camerata che divideva con gli altri soldati.
Mezz’ora dopo russava copiosamente.
 
La mattina dopo Sandor si alzò di buonora con l’intento di defilarsi e mettere appunto gli ultimi dettagli. Una volta arrivato nel cortile della fortezza però, non riuscì a sottrarsi ai suoi compiti e fu costretto a istruire un gruppo di soldati esercitandosi con la spada insieme a loro.
L’allenamento durò molte ore, anche dopo essersi rifocillati velocemente per il pranzo, i giovani guerrieri non desistevano e lui fu costretto ad assecondarli per non destare l’attenzione.
 
Sansa 
 
Aveva passato la mattina a prepararsi, sapeva che doveva essere al meglio. Ripassò velocemente il discorso che aveva in mente. Quando il sole superò di poco lo zenit Sansa si trovava sulle mura, che davano sul cortile interno della fortezza, vicino al quartiere degli ospiti. Aspettava Tyrion con ansia, sapeva da uno degli uomini al suo servizio che si ritirava nei suoi alloggi sempre alla stessa ora ogni giorno. All’improvviso Drogon sorvolò il cielo sopra di lei e un palpito di paura la sorprese. Lo sguardo di Sansa si incupì e pensieri nefasti le attraversarono improvvisamente la mente.
“Non avete nulla di cui preoccuparvi Lady Stark, combattiamo tutti per la stessa causa”. La voce del Primo Cavaliere la riscosse dai suoi pensieri.
“Siete sicuro di questo, Ser?”. Il tono di Sansa si fece subito mellifluo.
“Non siate sciocca, dovete capire la situazione delicata in cui tutti noi ci stiamo trovando”. Tyrion prese un lungo sospiro. “La tensione è più che motivata”.
 
Mentre il primo cavaliere parlava un gruppo di soldati intenti ad allenarsi si era spostato vicino alle mura, proprio sotto di loro. Sansa riconobbe immediatamente la figura di Sandor e il suo sguardo si posò insistentemente su di lui per alcuni secondi, cosa che l’uomo vicino a lei non poté fare a meno di notare.
 
“La pazzia”. Sansa ora lo guardava Tyrion fisso. “La vedo nei suoi occhi, ogni giorno più forte.” 
“Congetture”. 
“Grandezza e follia sono due facce della stessa moneta, ogni volta che nasce un nuovo Targaryen gli dei lanciano in aria una moneta e il mondo trattiene il fiato aspettando di vedere su che faccia cadrà”. 
“Frasi fatte”. 
“Non potete negare di esservi dimenticato l’episodio con i Tarly”. A quella frase un brivido freddo attraversò la schiena del Primo cavaliere. “Centro”. Pensò Sansa soddisfatta guardando la smorfia che si stava disegnando sul viso del suo interlocutore.
“È la legittima erede al trono”.
“Ne siete sicuro Ser?”. Lady Stark era arrivata proprio dove voleva.
“Ditemi cosa sapete lady Sansa, vi prego”. 
La ragazza allora raccontò quello che aveva udito il giorno prima dalle labbra di Bran, Tyrion era incredulo. Ogni parola spezzava le sue sicurezze mentre rafforzava quelle di Sansa. Un lungo sospiro uscì dalle labbra dell’uomo. L’uccelletto sapeva che quel segreto si sarebbe diffuso a macchia d’olio, avrebbe viaggiato dalle labbra di Tyrion a quelle di Varys, tra le file dei soldati sino a raggiungere addirittura Essos se avesse avuto fortuna. 
Quando il Primo cavaliere si congedò frettolosamente da lei, la giovane Stark si concesse di guardare giù dalle mura, dove poco prima il gruppetto guidato da Sandor si stava allenando.
Il cuore di Sansa perse un battito. Il Mastino la guardava apertamente, il suo viso era iracondo, la fanciulla si rese conto che doveva averla vista parlare con il minore dei fratelli Lannister poco prima.
 
Sandor

Fottutti Dei, vecchi e nuovi…”. Il Mastino non era semplicemente geloso era fuori di sé. Vederla insieme al Primo Cavaliere gli aveva ricordato quando l’aveva abbandonata, dopo la battaglia delle Acque Nere. Quando Sansa era stata costretta a sposare Tyrion dopo il fidanzamento di Joffrey e Margaery Tyrell. Quello era sicuramente il modo che gli Dei avevano di ricordargli i suoi errori.
 
I soldati con la quale si stava allenando rischiarono seriamente la pelle, ogni colpo era ricolmo di rabbia e il viso mostrava una ferocia inaudita, fortunatamente i fendenti erano poco precisi anche se molti di loro portarono i segni di quel pomeriggio sul corpo per i giorni seguenti.
 
Sansa 
 
Era scappata, si era sottratta allo sguardo del Mastino prontamente, adesso era diretta nelle sue stanze. Non sapeva bene perché quell’uomo le faceva perdere la cognizione di sé stessa. Anche prima, quando stava parlando con Tyrion, si era concessa di guardarlo di sottecchi. L’immagine di Sandor le si era palesata nei suoi pensieri. Si concesse il privilegio di ripercorrere la figura dell’uomo nella mente. La camicia era aperta facendo intravedere i muscoli dell’addome, i pantaloni attillati mettevano in risalto i muscoli possenti delle cosce e il sudore gli imperlava la fronte. “Avvenente e ben proporzionato direi”.  Pensò la giovane lady soppesando quelle parole.
 
“Sansa”. La voce di Arya la destò dal quel turbinio di pensieri appena fuori dalla sua camera. “Tutto bene? Ieri eri molto scossa e non ti sei presentata né la sera né questa mattina in Sala Grande per mangiare”.
“Non ti preoccupare, avevo molti pensieri per la mente”. Arrossì Sansa. “Adesso va già meglio”. Il discorso avuto con Tyrion l’aveva rinfrancata, quel poco che era in suo potere fare lo aveva compiuto. Adesso sarebbe stata tutta fortuna.
“Dimmi piuttosto tu Arya, spero che desisterai nel compiere la tua missione ad Approdo del Re”. Lo sguardo di Sansa si fece preoccupato.
“Niente affatto, arriverò lì prima dell’esercito, ho un nome sulla mia lista da cancellare, ricordi?”. Arya era irremovibile e sua sorella maggiore era ormai rassegnata. 
“So bene che non posso dire o fare nulla che possa dissuaderti dai tuoi piani, ma ti prego di fare molta attenzione”. Mentre diceva quella frase si protese in un abbraccio. Le sarebbe terribilmente mancata quella piccola peste.
 
 Quando finalmente era arrivata nelle sue stanze e aveva chiuso la porta poté concedersi di fare un lungo respiro e riprendere finalmente fiato.
“Non posso fare nient’altro, ho fatto tutto ciò che era in mio potere, che gli Dei possano ascoltare le mie preghiere”.
Sansa penso a tutti coloro che poteva ancora perdere, Arya, Jon, Sandor… quell’uomo abitava troppo spesso ormai i suoi pensieri. Quella mattina aveva anche pregato per lui. 
 
Una certezza la colpì. Anche lui come Arya voleva vendetta, Sansa si ricordò dei terribili racconti che le erano stati fatti su Gregor per un istante. Anche lui si sarebbe infiltrato dentro la Fortezza Rossa per uccidere la sua preda con le proprie mani come sua sorella aveva pianificato. Ne era assolutamente certa.
Doveva parlare con il Mastino quella sera stessa, doveva almeno provare a farlo desistere. Non voleva perderlo, con Arya sarebbe stato impossibile ma con Sandor poteva almeno fare un tentativo.
 
Nota dell’autrice (isterica): scusate l’immenso ritardo, ma l’università è un vero macello. Grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono e mettono questa storia fra le preferite, ricordate e seguite. Un abbraccio virtuale a tutti!!!!!
 

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Capitolo 5
*** Ansie e Preoccupazioni ***


Sansa 
 
Era scesa nella grande sala dei banchetti di Grande inverno insieme ad Arya. L’atmosfera che si respirava era tesa al tavolo d’onore dove i signori del castello si sedevano insieme ai loro ospiti di rilievo.
Sansa, attenta a non farsi cogliere in fallo, aveva lanciato uno sguardo tra gli uomini nella stanza alla ricerca di Sandor, ma della sua figura, che solitamente svettava in mezzo alle altre, non vi era traccia.
 
A metà della serata fu certa che il Mastino non si sarebbe presentato. “Che infruttuosa perdita di tempo”.  Da quando poche ore prima aveva parlato con la sorella, il pensiero di quell’uomo era diventato un tarlo insistente. Aveva paura, nel profondo, che i sospetti sui suoi piani venissero confermati. Una voce maligna nella sua testa non le dava pace: “E se anche ti dicesse quello che hai tanta paura di sentire? Che cosa farai se deciderà di andare ad Approdo del Re? Lo pregherai di rimanere? Ti inginocchierai davanti a lui per farlo desistere? Povera piccola stolta”. 
 
Il fatto che Sandor non fosse presente andava a ingigantire le sue preoccupazioni e confermava i suoi dubbi. Stava ancora cercando il suo viso fra la moltitudine di persone nella sala quando vide Brienne in compagnia di Jamie Lannister in un tavolo ai margini della stanza. La donna sorrideva apertamente mentre l’uomo accanto a lei era esploso in una risata fragorosa. 
Il viso di Sansa per pochi attimi si incupì, una morsa le catturò lo stomaco ma non capì esattamente il perché. Poi, tutto ad un tratto, comprese ogni cosa. Era quello che aveva sempre desiderato. Amare ed essere amata. Ora che lo aveva sotto gli occhi ne era pienamente consapevole. Le parole di Sandor le riecheggiarono nelle orecchie. “Devo dirti quanto ti amo Uccelletto”.  
“Quale razza di stupida sono stata?”. Lei lo aveva già quel qualcuno da amare. Qualcuno che l’amava talmente ardentemente che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
 
Si alzò dalla scranna come se qualcosa le avesse dato la scossa, congedandosi velocemente dal resto dei commensali. 
 
Sandor 
 
Quella giornata era stata estenuante, l’unica cosa che il Mastino voleva adesso era mettere qualcosa nello stomaco. Un lusso che quella sera non si sarebbe permesso, non dopo tutto il tempo che aveva perso, inoltre, l’idea di vedere il suo bel Uccelletto che cinguettava parole gentili con gli altri commensali non lo allettava. Non dopo quel pomeriggio. Era stato già abbastanza vederla in compagnia di quello sporco Lannister. 
 
Aveva deciso per prima cosa di dirigersi all’armeria dove sapeva che, a quell’ora, i soldati di guardia scarseggiavano. Aveva indubbiamente bisogno di una spada nuova, una balestra e almeno due pugnali. Poi sarebbe passato per le stalle alla ricerca di un cavallo adatto al viaggio, veloce e robusto in grado di condurlo rapidamente ad Approdo del Re.
 
Sansa
 
Era corsa ai piani inferiori del castello nell’ala più a ovest dove erano le camerate dei soldati. Aveva perlustrato tutti gli enormi stanzoni ma di Sandor nemmeno l’ombra. Per un attimo l’idea che fosse già patito la attraversò. Il panico si impossessò di lei. “Questa dev’essere la mia punizione”. Un singhiozzo sfuggi al suo controllo. Perderlo proprio quando, finalmente, aveva realizzato quanto tenesse a lui. 
Dopo la battaglia delle Acque Nere aveva pensato a lui con gratitudine e affetto, l’unico uomo che l’avesse mai protetta ad Approdo del Re, quando lo aveva saputo vivo a Grande Inverno era stata felice, quando pochi giorni prima lo aveva visto parlare con una fanciulla nella Sala Grande era stata gelosa. I sentimenti che provava adesso erano sempre stati sepolti lì, sotto la superficie, solo che Sansa non aveva mai guardato oltre. Prese un respiro profondo, le mani le tremavano leggermente mentre continuava a tormentare il fazzoletto del Mastino. 
“Se veramente è partito questa notte, devo pregare per il suo viaggio, che torni vivo a Grande Inverno, che torni vivo da me!”. Pensò risoluta la giovane Lady dirigendosi al tempio.
 
Svoltò a sinistra, attraversò un lungo corridoio, per poi uscire nel cortile. Il sole era già tramontato e le stelle splendevano luminose. Sansa si concesse un minuto per guardarle estasiata, la volta del cielo brillava sopra di lei. Quando poi un brivido freddo le attraversò la pelle decise di affrettare il passo. 
Fu in quel momento che vide un’ombra muoversi nell’oscurità. Inizialmente il fiato si mozzò per lo spavento, poi quando l’uomo fu abbastanza vicino lo riconobbe: “Sandor…”.
 
Sandor
 
Il buio era calato velocemente, entrare in armeria era stato più complesso del previsto, aveva dovuto intrufolarsi di soppiatto mentre le guardie facevano il giro di ronda. Il giorno prima aveva trovato il nascondiglio perfetto dove pochi istanti prima aveva riposto le armi, ora, di gran carriera, era diretto nelle stalle e, forse, più tardi sarebbe riuscito a sgattaiolare nelle cucine alla ricerca di qualcosa di commestibile. Per arrivare alle scuderie aveva deciso di passare per il cortile interno, dove, complice la notte, avrebbe avuto meno possibilità di essere visto.
Aveva appena varcato la soglia delle stalle quando una voce alle sue spalle gli fece gelare il sangue:
“Avete deciso di andarvene allora”. Sandor si girò di scattò, Sansa era davanti a lui, le gote rosse per il freddo e capelli scompigliati per il vento. “Per tutti gli Dei, vecchi e nuovi, quanto può essere bella questa creatura…”.
“Non sono affari tuoi”. Il Mastino adesso era adirato, non capiva perché Sansa era lì, poteva semplicemente denunciarlo ai suoi ufficiali, non aveva senso la sua presenza.
“Vi ricordo che il Nord ha bisogno di voi”. 
“Puttanate”. La interruppe l’uomo guardandosi intorno. “Sei venuta sin qui solo per ricordarmi questo, Uccelletto?”. Sansa si sentì colta in fallo.
“Non eravate a cena”.
“Non è quello che ti ho chiesto, le stalle non sono posto per una lady”. Le soffiò quelle parole a pochi centimetri dal viso per poi girarle le spalle. Non riusciva più a guardarla, la desiderava al punto che averla lì con lui adesso faceva male.
“Cosa vuoi sentirti dire?”. Sansa ora lo aveva preso per il braccio costringendolo a prestarle ancora attenzione. “Che io ho bisogno di te? Che da quando sei entrato nelle mie stanze non faccio che pensare a te? Che è da quando sei scappato da Approdo del Re durante la battaglia delle Acque Nere che speravo di rincontrarti sano e salvo?”. La voce di Sansa era sempre più alta, gli occhi fissi nei suoi.
Il corpo del Mastino allora agì di impulso stringendola a sé. Rimase così per un tempo indefinito. Sandor si inebriò del profumo di Sansa con il cuore che gli esplodeva nel petto. Per un istante pensò di essere morto e di trovarsi in paradiso per poi ricordarsi che difficilmente, con tutto il sangue con cui si era lordato le mani, ci sarebbe finito.
“Giurami che non andrai da nessuna parte adesso”. La voce di Sansa lo riporto alla realtà.
La giovane donna si era sciolta da quell’abbraccio e adesso lo guardava fissa negli occhi. Il Mastino, per tutta risposta, si sporse verso di lei lentamente continuando a scrutarle il viso, sul volto della giovane lady non vi era traccia di paura o di disgusto. E quindi l’uomo appoggio con delicatezza le labbra su quelle del suo Uccelletto, condannandoli per sempre l'uno all’altra.

note dell'Autrice (Isterica): sono tornata con un nuovo capitolo, finalmente le cose si sono mosse ma i guai non sono terminati XD.
Fatemi sapere cosa ne pensate! 
Grazie a coloro che leggono e recensiscono pazientemente ogni abominio prodotto dalla mia mente <3 
A presto!!!

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