Se solo quel giorno (come sarebbe potuta andare)

di sihu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Gesti spiati ed incontri ***
Capitolo 3: *** Alice vuole riconquistare Jasper ***
Capitolo 4: *** Edward è pensieroso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

A Rose i cambiamenti non erano mai piaciuti, nemmeno quando era viva. Da immortale poi abituarcisi è davvero una gran seccatura, specialmente a quelli improvvisi. Tutto evolve, tutto muta fatta eccezione di se stessi. Questo è il problema principale con i vampiri.

A volte però basta un secondo, una decisione presa d’impulso da qualcun altro ed il mondo si rovescia. La routine di decenni interi muta, cambiando un’esistenza che fino a poco tempo prima sembrava cristallizzata e perfetta.

Ci erano voluti davvero pochi istanti a cambiare il mondo di Rose, solo qualche anno prima.

Edward aveva incontrato Bella, aveva provato un incredibile desiderio di assaporare il suo sangue ma aveva finito con il trattenere la sua sete ed innamorarsi di lei. Tutto lì. Era stato quello l’inizio della fine. L’aveva portata in famiglia ed i Cullen avevano preso a considerarla una di loro. Dopo qualche mese c’era stato l’incidente con Jasper ed Edward si era reso conto che amare Bella era troppo difficile per lui. Si era tirato indietro. Aveva deciso di lasciarla, sparendo dalla sua vita senza dare spiegazioni e senza voltarsi indietro. I Cullen erano stati costretti a scappare da Fork, mandando all’aria tutto quello che si erano costruiti. Questa catena di eventi a cui Edward aveva dato il via, aveva contribuito a distruggere il clan dei Cullen.

Dopo quella fuga, solo l’ultima di una lunga serie, tutto era stato diverso. La famiglia si era divisa, tutto era cambiato. Legami che duravano da molti decenni erano venuti meno, ogni certezza sembrava persa. 

Alice aveva lasciato Jasper. Non poteva perdonargli di averle fatto perdere la sua migliore amica. Jasper non aveva battuto ciglio, aveva preso la porta ed era andato via con la stessa discrezione che aveva accompagnato tutti gli anni passati con i Cullen. Aveva ripreso la sua vita da nomade. Forse anche le sue vecchie abitudini, nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiederlo. Per un paio di settimane aveva dato sue notizie, mandando brevi lettere di tanto in tanto, poi nulla. 

Edward aveva preso a girare il mondo, cercando di dimenticare lo sguardo perso di Bella quando l’aveva lasciata. In quell’istante aveva capito che non aveva il coraggio. Non poteva essere lui il vampiro incaricato di privare Bella della sua umanità. La poteva amare come vampiro, ma non doveva essere lui a trasformarla. Una parte di lui, la più codarda forse, avrebbe preferito che Jasper avesse finito il lavoro rendendola uguale a lui. Sarebbe stato più semplice amarla. 

Alice rimase qualche mese con i Cullen, prima di lasciarli per andare a cercare Edward. Sentiva che lui era l’unico che poteva capirla perchè era il solo che aveva provato per Bella sentimenti forti come i suoi. Avevano iniziato a viaggiare insieme, spostandosi di tanto in tanto e dando sempre meno notizie alla famiglia.

Esme e Carlisle vivevano nell’angoscia, chiedendosi ogni giorno quale fosse stato il loro errore. Come avrebbero potuto immaginare e prevedere quella disgrazia che si era abbattuta sulla loro famiglia?

Emmet aveva perso tutta la sua vitalità. La sua visione serena ed infantile del mondo si era scontrata con la realtà: i suoi fratelli erano partiti, senza nemmeno chiedere quale fosse il suo parere o se lui potesse o meno aiutarli. Era solo, e non aveva più voglia di ridere o di giocare.

L’odio di Rose era cresciuto in maniera esponenziale. La sua famiglia era distrutta, e non c’era nessuno da incolpare. Non Bella, che aveva capito che era stato solo un incidente e avrebbe voluto che loro restassero. Non Jasper, che aveva solo ceduto per un istante alla sua natura di predatore. Non Esme e Carlisle, che avevano perso in un colpo gran parte della loro famiglia. Non Emmett, il suo Emmett, che di colpo si era trasformato in uno zombie privo di emozioni.

Alice ed Edward, loro si che avevano delle colpe. I loro dannatissimi poteri avrebbero potuto prevedere tutto. Se non avevano fatto nulla per impedirlo era forse perchè a loro andavano bene le conseguenze. 

Era tutta colpa loro, che avevano deciso per tutti quanti senza fermarsi e chiedere se agli altri andasse bene. 

Tutto questo era successo perchè Alice aveva già deciso di lasciare Jasper, forse prima che loro si trasferissero a Fork.

Tutto questo era successo per colpa dell’esitazione di Edward. 

Tuttavia, se Edward avesse ucciso Bella quel primo giorno al liceo di Fork, questa storia non avrebbe potuto essere raccontata.

 

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Capitolo 2
*** Gesti spiati ed incontri ***


CAPITOLO 1

GESTI SPIATI ED INCONTRI

Alice avrebbe potuto riconoscere Emmett ovunque, anche se erano passati dieci anni dall’ultima volta che lo aveva visto. Tuttavia, un centro commerciale in California era l’ultimo posto nel quale si era aspettato di trovarlo. Il suo aspetto era naturalmente immutato, e lo stesso i suoi modi di fare. Era lo stesso ragazzone enorme e sorridente di sempre, quasi fosse riuscito a lasciarsi alle spalle l’incidente che solo pochi anni prima aveva contribuito a disgregare la famiglia.

La piccola vampira lo guardò a lungo, cercando qualcosa da dire, tanto che Edward la trovò ancora così. Incantata a fissare il fratello curiosare tra alcuni vestiti da sera in un negozio di abiti alla moda. 

"Alice, sei tra noi?" Chiese Edward con tatto, incapace di decifrare i confusi pensieri della sorella. Pensava ad Emmett, alla famiglia ed al viso rassegnato di Jasper quando aveva deciso di chiudere per sempre con lui.

"Emmett."

Sussurrò il piccolo folletto, incapace di dire altro.

"Prego?"

Mormorò l’altro, guardando nella direzione nella quale era come bloccata la sua compagna di viaggio.

"Quello è Emmett."

Replicò Alice, senza staccare gli occhi dal vampiro. Edward alzò la testa e come un onda venne travolto dai pensieri del fratello. Stava cercando un vestito che andasse bene per una festa di compleanno. Un regalo per qualcuno di importante per il quale non poteva permettersi errori.

Edward esitò appena, scosso da quell’incontro casuale. Solo qualche giorno prima lui e Alice avevano parlato di cercare la loro famiglia per provare a spiegare loro cosa era davvero successo tanti anni prima. Entrambi sentivano che era giunto il momento. Eppure, trovarsi di fronte al proprio fratello per caso, in un centro commerciale di un’assolata città della California era lo stesso qualcosa di sorprendente. Difficile da definire persino per dei vampiri con doni speciali.

"Che ci fa in un negozio di vestiti, senza Rose?"

Chiese Edward, appigliandosi a quel dettaglio per dare un senso a quell’incontro. Una parte di lui voleva correre da Emmett. Abbracciarlo - oppure prendersi un pugno in faccia - e poi farsi raccontare cosa gli era capitato negli ultimi dieci anni. 

"Forse sta scegliendo qualcosa per lei."

Rispose Alice, risoluta. 

"Dovresti andare ad aiutarlo."

Disse l’altro, cercando di scacciare dalla mente l’espressione contrita e delusa del fratello quando aveva annunciato la sua prossima partenza. 

Emmett non aveva detto nulla, si era limitato a fissarlo. I suoi pensieri parlavano per lui, urlandogli contro tutto il suo disprezzo. Si sentiva tradito, lasciato indietro.

Sono troppo stupido e infantile per condividere i tuoi problemi ed esserti d’aiuto? Anche io volevo bene a Jasper. Ho perso un fratello, non voglio che succeda ancora..

Non c’era giorno che non risentisse quelle frasi nella sua mente e non si desse dello sciocco per non essersi aperto con lui, confessandogli i suoi timori e le sue paure.

Era stato un codardo, sia con Bella che non la sua famiglia.

"Andiamo Ed, non lo vediamo da dieci anni. Credi che possiamo cavarcela con un “Ciao Emmett, posso aiutarti a scegliere un vestito”?"

Esclamò Alice, incredula che il suo compagno di viaggio avesse davvero proposto una soluzione tanto stupida. Ed restò in silenzio, immobile.

"Perchè no, è un ottimo modo di iniziare."

Mormorò l’altro, prima di tornare al suo ostinato silenzio.

Mentre i due discutevano Emmett si volto, cercando qualcuno con lo sguardo. Immediatamente una commessa volò in suo aiuto, con un sorriso stampato sulle labbra. I due scambiarono qualche battuta, poi il vampiro si avviò verso i camerini di prova con un vestito a balze di una tenue sfumatura di viola.

Il dettaglio non sfuggì ad Alice.

"Forse c’è anche Rose."

Ipotizzò la vampira, cercando la sorella con lo sguardo tra gli scaffali.

"No, non sento i suoi pensieri."

La rassicurò Edward dopo aver scandagliato le menti di tutti i presenti. 

"Meno male, non credo che Rose ci avrebbe accolti con un sorriso."

Sospirò Alice, sollevata. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche la rabbia della sorella, ma preferiva rimandare quel momento parlando prima con Emmett, Esme e Carlisle.

"Se hai tutta questa paura, andiamocene. Emmett non ci ha visto."

Suggerì il secondo vampiro, alzando le spalle.

"Non possiamo andarcene così, è nostro fratello."

Esclamò Alice, sbuffando. 

"Alice proprio non ti capisco.."

Mormorò Edward, confuso.

"Edward abbiamo fatto molti errori, e dobbiamo rimediare. A partire dalla nostra famiglia e per finire con Bella, glielo dobbiamo."

Rispose Alice, con una punta di malinconia. Il fratello rimase in silenzio, cercando di trovare la forza per continuare quella discussione.

"Bella ormai sarà cresciuta, avrà una famiglia e si sarà dimenticata di noi."

Disse alla fine, cercando di non lasciare trasparire la gelosia nei confronti dell’uomo che era diventato suo marito e che ora poteva amarla senza metterla continuamente in pericolo.

"Le dobbiamo comunque delle spiegazioni, lo sai."

Sbuffò Alice, determinata a portare a termine l’obiettivo che si era prefissata. Avrebbero parlato con Emmett, gli avrebbero spiegato tutto e poi si sarebbero fatti accompagnare da quello che restava della loro famiglia. Tutto sarebbe tornato come prima, sarebbero stati ancora felici come lo erano stati prima che Bella giungesse a Fork.

Ancora una volta, i due si voltarono a fissare Emmett che stava aspettando paziente fuori da un camerino. Quando la tendina si aprì Edward non riuscì a trattenere un sussulto. Davanti a lui c’era una creatura stupenda. Lunghi capelli biondi le scendevano ondulati sulle spalle, incorniciando il pallido e delicato viso. Gli occhi, due zaffiri azzurri, le illuminavano il viso. Tutto in lei sembrava una contraddizione. La sua bellezza era tutto tranne che umana, eppure sentiva il suo cuore battere. La sua carnagione era di un pallore quasi scintillante, eppure poteva avvertire chiaramente il sangue che le scorreva nelle vene. Subito cercò la sua mente per comprendere i suoi pensieri, ma come era stato per Bella tanti anni prima, scoprì che gli erano preclusi.

"Carina, ma chi è?"

Chiese Alice, intuendo dove fosse finito lo sguardo del fratello. Restarono a lungo immobili, fissando la ragazza scambiare qualche parola con Emmett.

"Che ne pensi?"

Chiese lei, pensierosa. La sua voce suonava come una melodia tanto era gioiosa e raggiante. Emmett la squadrò a lungo, chiedendole anche di voltarsi per lasciarlo osservare meglio. 

"Mi piace, credo sia corto.. e anche scollato!"

Concluse alla fine, severo. La ragazza sbuffò, inclinando appena la testa.

"Credi?"

Chiese, puntando gli occhi azzurri in quelli dorati del vampiro. 

"Credo, prova questo."

Disse deciso lui, allungandole il vestito che aveva scelto per lei.

La ragazza scomparse nel camerino senza protestare, borbottando qualcosa che fece sorridere Emmett.

"Anche io ti adoro, piccola mia."

Mormorò il grosso vampiro, sbirciando curioso tra le pieghe della tendina che chiudeva il camerino. Il suo tono ed i suoi modi lasciavano trasparire quanto Emmett tenesse a quella ragazza.

"Terra chiama Edward, ci sei?"

Mormorò Alice, cercando di attirare l’attenzione di Edward, ancora incantato da quella visione tanto angelica.

"Chi credi che sia?"

Chiese Edward, voltandosi verso la sorella. Improvvisamente la domanda cruciale non era più se Emmett o il resto della loro famiglia li avesse o meno perdonati, ma solo chi fosse quella bella sconosciuta.

"Non ne ho idea. La domanda esatta è, che fine ha fatto Rose?"

Obiettò Alice, critica. Emmett e Rose erano sposati da tanti anni. Da quando li conosceva non aveva mai visto il loro amore vacillare, eppure ecco Emmett fare il gentiluomo con una  biondina davvero stupenda. 

Ancora una volta la tendina del camerino si scostò, lasciando vedere di nuovo la ragazza. Con il vestito che Emmett aveva scelto per lei, sembrava una dea.

"Mi piace, ti sta d’incanto. Sei la creatura più bella che io abbia mai visto."

Esclamò il vampiro, incantato dalla visione. A quelle parole, la ragazza arrossì. Edward sentì il sangue colorarle le guance ed ebbe la certezza che non poteva essere un vampiro.

"Lo credi davvero?"

Chiese lei, intimidita dal complimento del suo accompagnatore.

"Non lo credo, è davvero così stellina."

La rassicurò Emmett, tirandola a sè con tutta la delicatezza della quale era capace. 

Grosso come era, Alice ebbe la sensazione che temesse di ferire la ragazza. Qualunque fosse il rapporto che li legava, era evidente che teneva a lei.

"Allora lo prendo."

Decise lei, tornando in camerino per togliersi il vestito.

"Vuoi vedere altro?"

Chiese Emmett, guardandosi intorno. Edward scandagliò velocemente la mente del fratello. Avrebbe comprato qualsiasi cosa per rendere felice la dolce creatura che lo accompagnava. Forse per la prima volta da che lo conosceva, era geloso di Emmett. Lui aveva già Rose, perchè poteva avere anche quel bellissimo angelo?

"No, qui abbiamo finito. Che dici di andare a vedere qualche gioiello?"

Propose la ragazza, comparendo dal camerino con il vestito sul braccio. Indossava semplici jeans, un paio di stivali ed una camicia dello stesso colore dei suoi occhi, eppure era splendida. 

"Ogni tuo desiderio è un ordine."

Rispose pronto Emmett, prendendole la mano e guidandola verso la cassa.

"Grazie mio cavaliere."

Replicò lei, perdendosi a guardare il vampiro. Alice notò che guardava Emmett con la stessa intensità ed ammirazione con la quale la guardava lui. Insieme oltre che bellissimi, sembravano davvero felici. 

I due uscirono dal negozio insieme. La ragazza saltellava tanto che era felice ed Emmett sembrava altrettanto lieto. Girarono l’angolo e la ragazza prese la mano del vampiro e la strinse forte. 

"Li hai sentiti, che ne hanno fatto di nostro fratello Emmett?"

Chiese Alice, incredula e forse anche un po’ invidiosa. Edward la fulminò con lo sguardo.

"Zitta, seguiamoli."

Replicò velocemente, deciso a non perdersi la strana coppia.

Emmett e la sua misteriosa e bellissima accompagnatrice si fermarono fuori davanti alle vetrine di una gioielleria. Lei gli indicò qualcosa, lui annuì, sorrise ed insieme entrarono. Nemmeno cinque minuti dopo uscirono con diversi pacchetti.

"Non c’è che dire, la sta proprio viziando."

Sbuffò Alice, cercando di avere una visione che gli permettesse di capirci qualcosa di più.

"Sto provando a sentire i loro pensieri, ma nulla. Con lei il mio potere non funziona, ascoltare Emmett è inutile. Pensa solo a come renderla felice."

Spiegò Edward, infastidito dal fatto che il suo potere non servisse davvero a nulla.

"Io invece non riesco ad avere visioni, qualcosa mi blocca."

Replicò Alice, altrettanto frustrata.

La conversazione tra i due vampiri divenne tanto fitta che nessuno dei due si occorse di quello che dicevano Emmett e la ragazza.

"Grazie per il ciondolo zio, non dovevi."

Mormorò la ragazza, stringendo più forte la mano dello zio. Emmett poteva sentire la presa della piccola, insieme decisa e delicata. Percepiva il suo calore, il suo battito e questo riusciva a farlo sentire incredibilmente vivo e felice. Sorrise tra sè, conscio del fatto che ai passanti doveva sembrare folle. 

"Invece si, ti starà d’incanto con il vestito viola. Sai quanto la zia Rose tenga al fatto che tutto sia perfetto e che tu sia la più bella della festa. Piuttosto, credi le piacerà il mio regalo?"

Rispose Emmett, preoccupato per la reazione di Rose davanti ad un regalo sbagliato.

"Lo adorerà, fidati."

Mormorò la ragazza, divertita all’idea di un vampiro grande e grosso spaventato dalla urla della moglie-vampiro. Emmett sorrise, ma la sua accompagnatrice riuscì lo stesso ad indovinare le sue vere emozioni.

"Che ti prende, sei preoccupato."

Disse la ragazza, sicura. Il suo potere non sbagliava, poteva leggere le emozioni di qualsiasi persona. 

"Nulla Celeste, credo che qualcuno stia spiandoci da un po’ di tempo."

Spiegò Emmett, guardando velocemente intorno. 

"Lo sento anche io, sono due immortali."

Mormorò Celeste, stringendosi più forte contro lo zio. Aveva sentito alcune presenze nel negozio di vestiti ma aveva deciso di non dire nulla per non agitare Emmett. Andava sempre su tutte le furie quando credeva che lei fosse in pericolo.

"Seccature, sempre seccature. Possibile che io non possa mai passare del tempo con la mia nipotina in pace?"

Esclamò il vampiro, seccato ma allo stesso tempo deciso a proteggere la sua piccola.

"Vuoi andare via? Io ho finito gli acquisti.."

Chiese Celeste, voltandosi verso il parcheggio dove avevano lasciato la grossa e vistosa Jeep dello zio. Emmett scosse il capo, concentrato.

"Non prima di avere capito chi sono. Vieni, stammi vicino."

Replicò velocemente. 

Bastò poco perchè Emmett capisse chi li stava seguendo. Improvvisamente il suo fastidio si tramutò in un ghigno divertito.

"Alice, Edward. Invece di spiarmi alle spalle potevate salutare ed aiutarmi a scegliere un vestito per Celeste."

Esclamò Emmett, divertito dalle espressioni colpevoli dei due fratelli. Se Edward non sapeva cosa dire, Alice non sembrava avere perso la sua faccia tosta.

"Mi dispiace fratellone, arrossirei se potessi."

Esclamò Alice, con aria colpevole. Conosceva bene Emmett, era troppo buono per arrabbiarsi e fare una vera scenata. Come da copione, le sorrise. Ad Edward tuttavia non andò altrettanto bene. 

"Ciao Emmett."

Mormorò Edward a testa bassa.

"Ciao Emmett. Davvero è tutto quello che sapete dire dopo dieci anni che non date più vostre notizie. Rose, Esme e Charlise si tormentano da anni. Io stesso.."

Iniziò Emmett, deciso a dare sfogo a dieci anni di tormenti. Avevano contribuito allo sfascio della loro famiglia e avevano deciso di fuggire invece di restare per rimettere insieme i cocci. Dei drammi, delle sofferenze e delle conquiste degli ultimi dieci anni non sapevano nulla e non potevano cavarsela con un “ciao Emmett”.

"Dai calmati, a loro dispiace davvero. Avevano paura che tu reagissi come stai facendo."

Si intromise Celeste, prendendo le difese di quei due vampiri di cui aveva solo sentito parlare. Esme pensava spesso a loro, Rose invece no. Diceva che ogni dramma che li aveva perseguitati era colpa loro e che un giorno li avrebbe presi a calci per questo. 

Alle parole della ragazza, Emmett si calmò.

"Scusa tesoro, non volevo spaventarti."

Mormorò il grosso vampiro, con fare protettivo.

"Non mi fai paura, anche se sei enorme."

Mormorò Celeste, divertita. Emmett era sempre stato il suo compagno di giochi preferito. Quello con cui cacciare orsi, fare scherzi al resto della famiglia ed andare a fare shopping quando nessun altro era disponibile. 

"Emmett, hai ragione ad avercela con noi. Credo che ti dobbiamo delle spiegazioni."

Mormorò Edward, prendendo in mano la situazione. Doveva farsi coraggio, lui ed Alice ne avevano parlato a lungo.

"Non le dovete solo a me."

Replicò Emmett, sbuffando.

"Lo so, ma vorremmo iniziare con te se non ti spiace."

Mormorò Alice, avvicinandosi a lui per stringergli la mano. Vicina a quel gigante sembrava ancora più minuscola, una bambina.

"Non so, io.. Non sono solo adesso, come potete vedere."

Mormorò Emmett, voltandosi verso Celeste che si stava godendo tutta la scena. Voleva sentire ogni dettaglio di quella strana storia, eppure era anche abbastanza sveglia per capire che era ora di andarsene e lasciare i fratelli soli per un po’ di tempo, in modo che potessero chiarirsi.

"Dammi 10 dollari ed io sparisco a prendermi un gelato."

Chiese allora allo zio. Emmett parve pensarci.

"Andata, ma non stare via molto."

Mormorò, mettendo mano al portafoglio ed allungando alla piccola una banconota di grosso taglio. Lei sorrise e si allontanò saltellando verso la gelateria più vicina.

"Questo vuol dire che ci ascolterai?"

Chiese Alice, speranzosa. Emmett annuì.

"Avete un gelato di tempo!"

Rispose, perentorio.

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Capitolo 3
*** Alice vuole riconquistare Jasper ***


CAPITOLO 2

Alice vuole riconquistare Jasper

“Voglio riconquistare Jasper!”

Aveva esclamato Alice, decisa. Emmett aveva strabuzzato gli occhi, cercando di non dare a vedere la sua sorpresa. Se fosse stato ancora umano di certo il suo cuore avrebbe perso qualche battito o qualcosa del genere.

“Prego?”

Sbottò Emmett, incredulo. I suoi sensi di vampiro erano infallibili, eppure doveva avere sentito male. Forse alla lunga il caldo e splendente sole della California gli aveva giocato qualche brutto scherzo facendogli perdere il senno.

“Hai capito benissimo. Jasper è mio marito, e voi siete la mia famiglia. Mi sono comportata da stupida, ma è ora che le cose tornino al loro posto.”

Ripeté Alice, per nulla intimorita dalla reazione del fratello. Edward, al fianco del piccolo elfo scuoteva appena la testa. Come al solito Alice era stata irruente, senza controllo ed aveva agito in modo avventato. 

Qualsiasi altro membro della famiglia avrebbe reagito male a quella frase, Emmett esplose in una fragorosa risata.

“Aspettate, chiamo Rose. Puoi ripeterlo anche a lei?”

Chiese il grosso vampiro, estraendo il cellulare dalla tasca della sua giacca scura.

”Emmett, non fare l’idiota.”

Lo rimproverò Edward, cercando di prendere in mano le redini di quella conversazione che stava prendendo una piega inaspettata e pericolosa.

”Credetemi, qui il folle non sono io.“

Mormorò Emmett, cercando la piccola Celeste con lo sguardo. La ragazza sedeva tranquilla con un grosso gelato in mano. Il vampiro valutò l’idea di salutare i due fratelli e correre da lei per guardarla mangiare il suo dolce. Sicuramente avrebbe impiegato quel tempo in un modo migliore.

“So cosa stai pensando, posso leggere i tuoi pensieri.”

Sbuffò Edward, infastidito dal fatto che il fratello trovasse le loro parole chiacchiere assurde ed inutili. In risposta, Emmett ringhiò.

“Come sempre, Edward. Leggi i pensieri di tutti, fai le tue misteriose chiacchiere con Alice e prendete decisioni che sconvolgono la vita di tutti. Sparite per dieci anni e poi tornate indietro pensando di essere accolti con tappeti rossi e festoni. Se qualcuno non condivide l’entusiasmo, Dio ce ne scampi.” 

Tuonò il vampiro, cercando di contenere la sua rabbia senza ferire nessuno.

“Ti ho deluso.”

Mormorò Edward, abbassando di colpo la testa. Mai suo fratello Emmett aveva avuto parole - oppure pensieri - tanto taglienti. Se era arrivato a dire quelle cose voleva dire che ci aveva meditato su a lungo e che il loro comportamento doveva essere stato davvero inqualificabile.

“Il punto non è quello. Sei un idiota Edward. Un idiota codardo e pieno di sè a cui piace giocare a fare Dio con le vite degli altri.”
Sbuffò Emmett, scuotendo la testa. 

“Non doveva andare così..”
Continuò la piccola Alice, subito interrotta dal vampiro più grosso.

“Fammi indovinare, Alice. La tua visione era diversa?”
Chiese Emmett, senza nascondere l’irritazione. Quella situazione era folle, forse più del fatto che Alice ed Edward fossero ricomparsi dal nulla dopo dieci anni, pretendendo che tutto tornasse come prima.

”No, io..”

Balbettò il piccolo elfo. Nella sua testa le cose avrebbero dovuto andare in modo molto diverso. Le sue visioni quella volta l’avevano tradita, e la sua vita era finita a rotoli.

“Non credere, ne ho anche per te.”
Ringhiò Emmett.

”Quale è la mia colpa?”
Chiese Alice, alzando la testa e puntando gli occhi in quelli del fratello. Emmett sospirò e scosse la testa.

”Tu avevi visto tutto, sapevi come sarebbe andata. Nel momento esatto in cui hai preso la decisione di organizzare la festa di compleanno di Bella hai avuto una visione. Hai visto Jasper attaccare Bella, ne hai parlato con Edward ed avete deciso che andava bene così. Voi avete distrutto la famiglia, non Jasper. Lui è stato solo uno strumento nelle vostre mani.”

Di colpo Emmett si senti come svuotato, la rabbia era sparita. Era bastato dare voce a quel pensiero fastidioso che lo tormentava da anni. Alice aveva previsto tutto e non aveva fatto niente. Anzi, loro avevano previsto tutto ed avevano deciso di utilizzare le cose a loro vantaggio, sconvolgendo le vite di tutti loro.

“Si, ma..”
Annuì la piccola vampira, senza alzare la testa. Emmett aveva ragione, e lei era una persona orribile per avere pensato ad un piano terribile. Aveva giocato con i sentimenti di Jasper per il suo tornaconto personale, e poi lo aveva lasciato solo nel momento in cui il vampiro aveva più bisogno di lei.

“Alice, lui si fidava di te. Ti amava, sarebbe morto per te se solo tu lo avessi chiesto.”
Esclamò Emmett, incredulo che proprio la persona che diceva di amarlo avesse potuto fare a Jasper tanto male.

“Credi che in questi dieci anni non mi sia mai sentita un mostro per questo?”
Chiese Alice, mentre Edward ascoltava la conversazione in silenzio. Nella sua mente non riusciva a vedere altro che la risata di Bella.

“Non lo so, prova a dirmelo tu..”
Ringhiò Emmett, esasperato da quella che sembrava sempre di più una serie tv da quattro soldi. Alice aprì la bocca e la richiuse, cercando le parole giuste. Quelle che potevano farla sembrare meno colpevole.

“Volevo lasciare Jasper, volevo essere libera e volevo che Bella diventasse un vampiro come me. Anche Edward lo voleva, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di trasformarla.”

Iniziò Alice, abbassando lo sguardo. Sapeva che non avrebbe mai potuto sostenere lo sguardo di Emmett. 

”Vi siete approfittati di Jasper. Come avete potuto?”
Esclamò Emmett, incredulo. Sapeva da tempo come erano andate le cose, eppure sentirlo dire dalla diretta interessata rendeva quel piano ancora più assurdo. Per un capriccio aveva rovinato la vita di così tante persone. Alice scosse la testa.

“Non avrei mai permesso che la uccidesse, doveva solo morderla e renderla immortale.” 

Continuò lei, cercando di convincere il fratello che le loro intenzioni erano buone.

“Non potevamo prevedere come sarebbero andate le cose. Lei doveva unirsi a noi, non doveva restare umana.”
Aggiunse Edward, andando in aiuto della sorella. Quello per l’altro vampiro fu troppo.

”Ok, basta così.”

Esclamò Emmett, deciso. Non voleva sentire altro. Per quanto i due si impegnassero Emmett non riusciva davvero a capire come avessero potuto pensare di mettere in atto un piano tanto crudele. 

“Emmett, hai detto che ci avresti ascoltati..”
Disse Alice, afferrando il braccio del fratello. Emmett sbuffò.

“Lo so Alice, ma sono disgustato. Ogni parola che aggiungete non mi aiuta a perdonarvi e non vedo come speri che questo patetico racconto commuova Rose o Jasper.”
Rispose il vampiro più grosso, lasciandosi cadere a sedere. Basto quel nome a fare brillare gli occhi del piccolo elfo. 

“Vive con voi allora, è tornato?”

Chiese subito lei, maledicendosi per non averlo previsto. Nelle ultime ore i suoi poteri sembravano non funzionare più. 

“Si, ma non è questo il punto.”

Rispose Emmett, maledicendosi di avere nominato Jasper. 

“Sta bene oppure ha ripreso le sue vecchie abitudini?”
Chiese ancora la ragazza, insistente. Voleva sapere tutto. Voleva vedere come gli anni lo avevano cambiato e come era diventato senza la guida di lei. Di colpo Jasper non era più un pensiero vago ma un vampiro in carne ed ossa, che viveva con Emmett. 
L’altro alzò gli occhi al cielo.

“Non ti capisco Alice. Hai appena detto che hai ignorato una visione per liberarti di lui ed avere una scusa per lasciarlo e ora mi chiedi se sta bene? Sei completamente folle.” 

Sbuffò Emmett, scuotendo la testa. Ogni minuto che passava quella situazione gli pareva sempre più folle.

“Siamo stati insieme per cinquanta lunghi anni. Sono stanca di stare sola, mi manca.”
Iniziò l’altra, stringendosi nelle spalle. Edward guardò la sorella e pensò che così sembrava ancora più piccola.

”Ora si che tutto è più chiaro..”

Sbuffò Emmett, arrabbiato. Ad Alice non mancava Jasper, ma qualcuno che dividesse la vita e la quotidianità con lei oltre Edward.

“Sei ironico, ma noi siamo sinceri.”

Disse l’altro vampiro. Emmett strabuzzò gli occhi ancora una volta.

”Non so cosa dirti, Edward.”
Disse alla fine, guardandolo negli occhi. 

“Sono tuo fratello, mi devi dare una seconda possibilità.”
Mormorò l’altro, sostenendo quello sguardo. Sapeva di avere deluso Emmett, ma sapeva anche che il vampiro, seppure grande e grosso, aveva un cuore buono e che alla fine li avrebbe perdonati.

“Il fratello che conoscevo non avrebbe mai fatto una cosa tanto meschina. Hai pensato a come doveva sentirsi Bella? Hai giocato con la sua vita e con i suoi sentimenti.”
Rispose Emmett, costringendosi a restare arrabbiato. Il suo cuore voleva perdonarli ma la testa gli diceva di aspettare ancora. Che non era ancora il momento.

“Voglio chiedere scusa anche a lei, ma prima devo chiarire con tutti voi.”

Disse Edward, pensando a Bella. Chissà dove era finita la sua piccola umana. Sicuramente in qualche città della costa, piene di sole e di gente, magari in California con sua madre e quel giocatore di baseball che aveva sposato.

“Per favore, Emmett.”
Implorò Alice. Emmett li guardò tutti e due e scosse la testa. Maledizione, come faceva a cascarci tutte le volte?

”Per me dovresti ascoltarli. Sono sinceri, e poi conoscevamo già questa storia da diversi anni. Hai avuto tutto il tempo per fartene una ragione e perdonarli. Certo, zia Rose non la prenderà altrettanto bene ma alla fine anche lei sarà contenta di riunire di nuovo la famiglia.”
Si intromise una piccola voce impertinente. Edward si voltò, sorprendendosi ancora per la bellezza di quella strana creatura.

“Una volta ci mettevi più tempo a mangiare il gelato, piccola.”

Replicò Emmett, tirandola delicatamente verso di sè.

“Andiamo, zio. Perdonali, ti sono mancati così tanto. Portare rancore alle persone è davvero stupido, anche per un immortale come te.”

Continuò la ragazza, parlando direttamente al cuore del grosso vampiro. 

“Emmett, non ho idea di chi sia questa ragazza ma devi darle retta. Te ne prego.”

Si intromise Alice, sempre più curiosa di sapere chi fosse quella strana creatura non del tutto umana che chiamava suo fratello zio.

“Va bene, va bene. Potete avere il mio perdono, ed anche venire a casa con noi, ma scordatevi che io prenda le vostre difese davanti a Rose.”

Si arrese alla fine Emmett. Alice esultò e salto al collo del grosso vampiro.

”Ti adoro fratellone.”

Esclamò, baciandolo sulla guancia. Emmett sorrise e ricambiò quella stretta, cercando Edward con lo sguardo.

”Mi siete mancati, davvero. Sapete che non sarà così facile con gli altri, vero?”

Disse alla fine Emmett, allungando la mano libera verso il fratello.

Edward annuì. 

“Beh, questo è l’inizio.”

Disse alla fine. 

“Abbiamo tutta l’eternità per implorare il loro perdono.”
Aggiunse Alice mentre il gruppo si dirigeva verso il parcheggio. Emmett alla fine si fermò davanti ad un grosso fuoristrada ed estrasse le chiavi dalla sua tasca.

”Posso guidare io la tua macchina?”

Chiese la biondina, che non si era mai allontanata dal fianco del grosso vampiro.

”Tesoro, nessuno dei presenti può morire o ferirsi facilmente ma io preferirei lo stesso non rischiare.”
Esclamò Emmett, strappando una risata a tutto il gruppo.

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Capitolo 4
*** Edward è pensieroso ***


CAPITOLO 3

Edward è pensieroso

Emmett guidava il silenzio. Celeste, seduta al suo fianco sorrideva senza parlare. Di tanto in tanto accarezzava la mano dell'enorme vampiro, quasi volesse calmarlo o semplicemente fargli sapere che lei c'era ed era felice di essere al suo fianco.

Non è di molte parole, la ragazza.

Si ritrovò a pensare Alice. Qualcosa in quella ragazza la affascinava. Non solo il suo aspetto, anche il suo modo di fare era splendido. Aveva preso le loro difese, con decisione e logica, eppure non aveva chiesto nulla. Era stata in silenzio al suo posto, obbedendo a tutto quello che Emmett aveva deciso.

Lo chiamava zio, eppure il loro legame sembrava essere molto più stretto. Molto di più di quanto lo fosse quello che legava loro due solo dieci anni prima. Possibile che questa ragazzina in pochi anni fosse riuscita a rubare il posto che lei si era conquistata in quasi cinquanta anni di vita comune? E poi c'era Rose. Cosa ne pensava lei, così gelosa del suo Emmett, di questo legame tanto strano?

Edward non rispose a nessuno dei quesiti mentali di Alice, preso come era a cercare di intercettare i pensieri del fratello. La mente di Emmett, di solito la più facile da leggere, era ora un mistero.

Era concentrato sulla guida in modo maniacale. Non pensava, o forse non voleva pensare, ad altro.

Freno, frizione e poi cambio marcia. A cento metri c'è una rotonda, poi devo girare a destra.

Il suono del telefono irruppe all'improvviso, stupendo tutti i presenti.

- Credo sia il tuo, è Rose.

Osservò Celeste, rivolta ad Emmett.

- Puoi rispondere tu, per favore?

La ragazza sorrise, sfilando con delicatezza il telefono dalla tasca del grosso vampiro.

- Stiamo tornando zia, pochi minuti e siamo a casa. Abbiamo fatto un po' tardi perchè io volevo un gelato e lo zio stava parlando con alcune persone.

- Persone o vampiri?

Chiese Rose, improvvisamente gelida.

- Vampiri..

Rispose Celeste, restando vaga. Dall’altra parte la vampira si fece ancora più rigida.

- Ne parliamo più tardi.

Disse solo. 

- Direi tra poco. Avvisi tu Esme e Carlisle che abbiamo ospiti?

Chiese la ragazza, giocherellando con il filo del caricabatterie del telefono.

- Lascia fare a me.

Concluse Rose prima di attaccare. Il suo tono era gelido, glaciale. Non aveva urlato o ringhiato, solo chiuso la conversazione. Qualunque cose la vampira bionda avesse avuto in mente, non era nulla di buono.

Ora lo sa, tanti auguri ragazzi.

Lesse Edward nella mente di Emmett.

- Grazie Emmett, tu si che sei un fratello.

Sbuffò Edward, di colpo più stanco. Tra tutti, Rose era quella di cui aveva più paura. Il loro rapporto da sempre era stato complicato. Poi, una volta trovato un equilibrio era arrivata Bella e di nuovo erano riprese le liti. 

- Non ho la minima intenzione di schierarmi contro Rose e prendere le vostre difese. Per due semplici motivi: amo lei e voi avete torto marcio.

Rispose Emmett, brutalmente sincero ma allo stesso tempo molto pacato. 

- Ma tu hai detto..

Protestò Alice, subito bloccata dall’altro vampiro. 

- Ho detto che vi perdonavo, ma questo non cambia il fatto che avete sbagliato. Lo sapete meglio di me, con gli altri non sarà così semplice. Vi faccio i miei migliori auguri, ma non prenderò le vostre difese.

Disse Emmett, continuando a guidare. Era felice che Edward e Alice fossero tornati, e lo stesso sarebbe stato per gli altri. Anche se forse non proprio da subito.

- Non vi preoccupate così tanto, andrà bene. 

Mormorò la biondina. Edward la fissò imbambolato, senza riuscire a dire nulla. Aveva sempre una parola buona per tutti, anche se loro due non la meritavano di certo. 

Alice fissò la ragazza, senza riuscire a vedere nulla. Per la prima volta i suoi poteri facevano cilecca, eppure non riusciva ad avercela con lei. Qualcosa la bloccava. Era come se la ragazza fosse circondata da un’aura positiva che la proteggeva da tutto.

- Non ci siamo presentate, io sono Alice e questo è mio fratello Edward.

Esclamò Alice, allegra e vitale. Emmett lanciò al piccolo elfo un'occhiataccia, ma non disse nulla.

- So chi siete, sento spesso parlare di voi. Io sono Celeste.

Rispose la ragazza, allungando la mano verso la piccola vampira. Alice la strinse e sentì chiaramente il battito della ragazza ed il sangue scorrerle nelle vene. Era viva, eppure non sembrava fragile e delicata come gli altri umani. Aveva qualcosa di indefinito che la rendeva unica, in un modo che Alice non riusciva ancora a capire.

- Allora sarai già al corrente del lungo elenco di errori, cattiverie e mancanze.

Borbottò Edward, cupo. Celeste lo guardò e scoppiò a ridere.

- Si, direi di si.

Disse la ragazza, tirandosi indietro i capelli. Non sembrava turbata, e nemmeno arrabbiata. 

- Hai preso lo stesso le nostre difese, come mai?

Chiese Alice, affascinata da quella strana creatura.

- Non vi conosco, so solo che avete preso decisioni sbagliate. Se siete qui vuole dire che siete pronti a riconoscere i vostri errori e rimediare. Se invece volete fare del male alla mia famiglia.. beh, non credo che ve lo permetteranno una seconda volta.

Continuò Celeste, con piglio deciso. 

- Decisa la piccola, vero Emmett?

Esclamò Alice, ammirata da quella creatura. Edward la guardava in silenzio. In lei rivedeva lo stesso piglio deciso di Bella, ma tuttavia non vi era traccia dell’umana fragilità che aveva così tanto amato nella ragazza. Celeste era forte, decisa. Sapeva il fatto suo e non aveva paura di rivendicare il suo posto nel mondo.

- Lasciare stare e non darle fastidio.

Ringhiò Emmett, con fare protettivo. Celeste si mise a ridere, divertita da quella scena.

- Ti voglio bene anche io, non c'è bisogno che ringhi sempre per difendermi.

Lo canzonò la ragazza, stringendo la sua mano con fare affettuoso.

- Non hai bisogno di essere difesa, lo so bene.

Mormorò Emmett, improvvisamente calmo. Erano arrivati a casa.

 

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