È tornato

di Lancia Delta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una ragazza appartenente normale ***
Capitolo 2: *** Gente nuova ***
Capitolo 3: *** Il diario di Aelita ***
Capitolo 4: *** Un vero falso allarme ***
Capitolo 5: *** Informazioni preziose ***
Capitolo 6: *** Il momento di agire ***
Capitolo 7: *** Alla ricerca di un alleato ***



Capitolo 1
*** Una ragazza appartenente normale ***


Una  ragazza apparentemente normale 

Luogo sconosciuto del mondo. 
Poco meno di un anno dopo la sconfitta di Xana.

Per lui sopravvivere era stato davvero difficile. 
Piuttosto fu un caso fortuito. 
Una minima parte di se era sopravvissuta in un anfratto della rete.
Era sopravvissuto alla grande energia rilasciata dal sacrificio del botolo.
Certamente non poteva recuperare immediatamente la sua potenza, quantomeno nel breve periodo.
Ma voleva essere pronto per un ipotetico ritorno. 
Anche se per lui non era un'ipotesi, ma piuttosto una certezza. 
In fondo ere era un'intelligenza artificiale,  e aveva, con le poche risorse rimaste fatto tale calcolo.
Per ottenere tale risultato, però, doveva svolgere una lunga procedura.
Anzitutto doveva conoscere meglio i suoi nemici.
E per far ciò doveva  diventare loro amico. 
Dal momento che poteva ancora viaggiare nella rete, pensò bene di fare una "visita" a suo "padre". Tra virgolette perché lo aveva tradito. 
Le sue intenzioni non erano di fargli una visita di piacere, ma quella di rubargli gli appunti.
Così fece.
Alla velocità della luce, raggiunse il computer del Professore.
Copiò tutto quello che gli serviva.
In particolare come diventare umano il carne e ossa, senza però perdere i suoi poteri. 
Per far ciò, gli sarebbe stato sufficiente possedere una persona il tempo necessario a copiarne il DNA.
Una volta fatto ciò, in pochi minuti avrebbe creato, tramite un processo di stimolazione elettrica, una forzata riproduzione delle cellule, che nel giro di poche ore.
Non gli restava che trovare la persona giusta.
E secondo i suoi calcoli sarebbe stato abbastanza difficile.
Ovviamente non poteva visitare tutti i ragazzi e le ragazze coetanei dei suoi nemici. 
Erano troppi. Milioni di candidati. 
Decise di ridurre il campo di ricerca, escludendo le persone che abitavano troppo lontano.
Ridusse il suo raggio di ricerca all'Europa.
I candidati si ridussero drasticamente. 
E anche le visite. 
In questo modo ridusse il tempo da impiegare le visite da cinque giorni a appena uno.
Perché poi avrebbe dovuto osservare i suoi candidati per un giorno intero e non voleva fossero troppi.
Il tempo strettamente necessario a visitare tutti i computer e telefonini dei papabili candidati.
Vide tante di quelle cose che nemmeno le poteva immaginare.
Cose che i proprietari e le proprietarie di computer e smartphone tenevano nascoste, o almeno cercavano di tenere nascoste.
Sebbene lui non fosse umano, iniziò,  per certe cose a provare una strana emozione. 
Non riusciva a classificarla, ma dai suoi archivi, sapeva che la si provava quando si vede qualcosa di non bello.
La più potente I.A del mondo era sorpresa. Dopo anni aveva provato un'emozione diversa dal rimorso, dall'odio, da tante altre emozioni negative. 
Aveva valutato centinaia di migliaia di candidati. 
E di loro solo poche persone soddisfacendo i suoi requisiti.
Che erano incredibilmente severi.
Anzitutto doveva essere una persona già di base adatta a fare nuove conoscenze. 
Poi doveva essere una persona che già di base viaggiasse, e che avesse quantomeno una discreta carriera scolastica. 
Altro importante requisito era il non avere una personalità forte. 
Non avendo ancora pieni poteri, non poteva gestire casi difficili. 
Di tutti i candidati solo sei, rispettavano questi requisiti.
Erano tre ragazzi e tre ragazze. 
Da varie parti d'Europa.
In particolare aveva scovato un ragazzo finlandese, una ragazza italiana, un ragazzo polacco, una ragazza spagnola, un ragazzo danese e una ragazza greca.
Il primo che visitò fu Robin Laine, un ragazzo di quindici anni. Un ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri. Il sogno di molte ragazze.
E infatti aveva, nella sua scuola aveva numerose ammiratrici. 
Pallidissimo. Viveva in una piccola città della Finlandia.
Rispettiva tutti i suoi requisiti. Era un gran chiacchierone e, spesso viaggiava per il mondo. E nonostante il suo aspetto fisico, non aveva una grandissima personalità. Anche i suoi risultati scolastici parevano soddisfarlo, aveva infatti la media del sette.
a sua famiglia era molto ricca. Xana lo aveva capito dai costosi arredamenti e dal suo potente computer, oltre al fatto che i suoi genitori possedessero diverse auto di lusso.
E ciò poteva costituire un grosso svantaggio.
Avrebbe dovuto per forza estrarre i soldi per il pagamento della retta dal conto di famiglia, e duemila euro al mese che escono non sono pochi, anche in una famiglia ricca, soprattutto se escono senza una precisa motivazione. 
Per questo motivo decise di scartarlo.
Passò avanti. 
Ora toccava a Francesca Pari, anche lei quindicenne. 
Aveva i capelli neri e lunghi, la pelle molto chiara, tendente al bianco, delle labbra carnose e un naso piccolo.
Era minuta.
A una prima occhiata poteva essere scambiata per un cadavere.
Al contrario del primo candidato non era ricca sfondata, ma comunque di buona famiglia.
Era single, un dettaglio non da sottovalutare,  anche se a andare non sarebbe stata lei a partire, ma il suo clone.
Una copia perfetta, e un ipotetico fidanzato,  o un'ipotetica fidanzata avrebbero potuto soffrire di gelosia, o addirittura sospettare il tradimento qualora vedessero sue foto con un altro ragazzo o un'altra ragazza.
Anche lei, quantomeno due volte all'anno, viaggiava, e rispettava anche i requisiti sulla personalità e sulla media scolastica. 
Ma anche lei non era la persona adatta. Avrebbe rischiato di certo atti di bullismo da parte di Sissi, per il suo aspetto fisico.
Per cui proseguì.
Era il turno di Andrej Filip Dariusz Nowak, un ragazzo polacco di sedici anni.
A una prima occhiata ricordava lo slav più puro, eternamente vestito in Adidas, dalle scarpe alla cuffia, passando per la canadese e la giacca. 
A causa di ciò,  Xana non vide di che colore erano i suoi capelli,  ma era comunque un dettaglio di poco conto. 
Se lui era stato inserito tra i candidati voleva dire che, a una prima analisi, rispettava i suoi requisiti. 
Analizzando la sua giornata,  però, si accorse di un problema non da poco.
Le sue dipendenze. 
Il ragazzo, infatti, era un assiduo fumatore e beveva vodka a litri.
Di certo non il miglior biglietto da visita.
Per cui decise di proseguire. 
Era il momento di visitare Jørgen Kunth.
In ragazzo danese.
Fisicamente era il tipico nordeuropeo.
Alto, occhi e capelli chiari e pelle bianchissima. 
E come molti nordeuropei era molto preciso e puntuale.
Analizzando la sua giornata, quantomeno inizialmente, sembrava essere tutto nella norma.
Rispettava tutti i parametri che si era imposto.
Doveva solo rispondere a un un ultimo quesito. 
Per evitare sospetti di tradimento da parte del partner, doveva essere single. Infatti il suo clone avrebbe continuato a usare i social e foto compromettenti con altre persone, avrebbero potuto causare inconvenienti scomodi.
Sembrava fosse solo, quando, alle 23:54, sul suo WhatsApp, arrivò il fatidico messaggio. 
Marcus, con accanto un cuoricino.
Il suo ragazzo.
Per cui non era il candidato adatto.
Avrebbe sicuramente scatenato sentimenti di gelosia nei suoi confronti.
Per cui proseguì. 
Era il turno di Daphne Papadopoulos.
Una ragazza greca. 
Fisicamente aveva il tipico aspetto mediterraneo, carnagione abbastanza scura, capelli scuri e occhi scuri. 
Anche di lei aveva spiato la routine quotidiana.
E aveva visto cose che non poteva immaginare. 
Cose indicibili. 
Basti pensare che impiccava e tagliava la testa alle bambole e ai peluche. 
Inoltre la aveva vista fare dei riti satanici.
Forse non era la persona adatta. 
Stava per gettare la spugna, quando si ricordò dell'ultima candidata. 
Kara García.
A livello di aspetto fisico, non si discostava troppo da Daphne Papadopoulos, ma al contrario di quest'ultima non faceva nulla di strano.
Controllando la sua routine giornaliera, non notò nulla di fuori dalla norma.
Era una ragazza tranquilla, di famiglia benestante, viaggiava spesso e non andava male a scuola. 
Inoltre era single. 
Per cui non sarebbero sorti problemi di sorta.
Aveva ottenuto tutti i dati di cui aveva bisogno. Era la persona giusta.
Aspettò la notte.
Kara si coricò alle 23.
Appena la ragazza si mise sotto le coperte, prese subito il sonno.
Era il momento di agire.
Passò dal computer alla abatjour. 
La ragazza soleva dormire con una mano fuori dalle coperte. 
Xana mandò uno spettro. 
La sua creatura uscì silenziosamente dalla presa elettrica. 
Volò leggera in aria.
E toccò la mano della ragazza. 
Attraversò il braccio.
Poi la spalla.
In seguito il collo.
Poi la testa.
E giunse alla bocca.
Li fece ingresso nel suo corpo. 
Iniziò immediatamente la procedura di clonazione. 
Ricopiò il suo dna.
Poi prese una cellula di ogni singolo tessuto. 
In breve tempo ricreò un suo clone perfetto.
Per non spaventarla a morte fuggì.
Ma prima le rubò del vestiario e i documenti. 
Aprì lentamente la porta della stanza e uscì. 
Con la stessa delicatezza la richiuse.
Scese le scale e giunse alla porta di ingresso. 
Con  i suoi poteri elettrici fece scattare la serratura. Poi uscì.  Per andare dai suoi nemici sapeva cosa doveva fare.
Tanto per cominciare le serviva del bagaglio. Per questo si precipitò alla velocità della luce nel primo negozio che le capitò.
Con i suoi poteri disattivò i sistemi di allarme.
Poi aprì la porta.
Rubò quanto necessario, poi riordnò.
Prese due valigie, della biancheria intima, pantaloni, gonne, vestiti, magliette lunghe e corte. E naturalmente varie paia di scarpe. 
Poi se ne andò. 
Non lasciò nessuna traccia del suo passaggio.
Fece lo stesso in un negozio di telefonia.
Rubò un Samsung ultimo modello.
Non prese una sim, perché sapeva che in Francia avrebbe pagato uno sproposito.
Da un computer locale avviò le procedure di iscrizione al Kadic, con effetto immediato, collegando il pagamento della retta a una multinazionale locale.
Con io conto della stessa azienda pagò il biglietto aereo che l'avrebbe condotta nella Città della Torre di Ferro. 
Il volo sarebbe stato la mattina seguente. 
Lei, con il suo bagaglio, raggiunge immediatamente l'aeroporto. 
Nonostante l'ora tarda era stracolmo di gente che andava e tornava.
Nessuno si accorse della sua presenza. 
Attese lì il volo.
Essendo un ibrido tra una persona e un'I.A non aveva esigenza di dormire. 
Poteva restare in piedi tutto il tempo necessario. 
Alla fine giunse il suo turno. 
Superò il checkin e venne indirizzata per l'imbarco.
Salì in aereo e si sedette al posto indicatole, vicino all'oblò. 
Il viaggio non durò molto.
Ben presto Kara-Xana, Xara. Giunse nella Città della Torre di Ferro. 

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Capitolo 2
*** Gente nuova ***


Gente nuova

 

Città della Torre di Ferro 

 

 16 Settembre, ore 7:30

 

Il gigante di ferro stava sorvolando i cieli attorno alla grande metropoli.

Stava iniziando le fasi di atterraggio. 

Dall'oblò tutto si faceva sempre più grande e distinto. Quello che prima era una confusa massa di oggetti disposti alla cazzo di cane, divenne un insieme più chiaro e omogeneo. 

Riuscì rapidamente a scorgere l'autostrada, prima che l'aereo si avvicinasse ulteriormente a terra.

Come degli artigli, dalla pancia dell'aereo, uscirono i carrelli di atterraggio.

Tutti i passeggeri avvertirono un leggero scossone. 

Nulla di troppo eccessivo,  naturalmente, ma quanto sufficiente a comprendere che da lì a poco il viaggio sarebbe finito. 

Il bestione, dopo diversi metri, si fermò. 

I passeggeri vennero fatti scendere e i bagagli scaricati.

Ora non doveva che aspettare le sue valigie.

Non dovette attendere molto,  e le sue grosse valigie giunsero nel nastro trasportatore. 

In realtà era stato Xana, che risiedeva dentro di lei, a far sì che le prime valigie scaricate fossero le sue.

Un modo intelligente per non sprecare tempo.

Appena prese le sue valigie, si avvicinò a un grosso macchinario, un generatore di sim di un noto operatore telefonico. 

Per ottenere una sim era sufficiente un documento di identità in corso di validità e una dichiarazione di maggiore età. 

Ma Kara, la vera Kara, a cui appartenevano i documenti era minorenne. Ma quello, per un I.A capace di clonare una persona, sarebbe stato un problema?

Assolutamente no.

Le bastò toccare un tasto del macchinario, perché questo cacciasse una nuova sim.

Appena estratta, la ridusse subito alla dimensione desiderata e mise il resto della sim, compresa la parte da abradere, con pin e puk.

Dalle impostazioni del telefono aveva fatto si che non si dovesse digitare il pin ogni volta. 

Per cui, digitò, per la seconda, e ultima volta, il codice di quattro cifre. "1655".

Cercò subito un bancomat, dove, sempre utilizzando i suoi  poteri elettrici, prelevò duecentocinquanta euro. 

Una quantità di denaro sufficiente per pagare il taxi e avere qualche soldo da parte, per ogni evenienza.

Gli mise dietro la cover del suo telefono. 

Una cover su cui era rappresentato, in orizzontale, un ironico confronto dimensionale tra GIGAKUBICA e una città. 

Se non fossero bastati, avrebbe prelevato da qualche altra parte.

Poi aprì Chrome e cercò il numero per chiamare un taxi.

Non ci volle molto che ne trovò uno.

Copiò il numero e chiamò.

Il tassista,  un uomo sulla quarantina, le rispose subito.

《Pronto pronto pronto?

Lei ha richiesto una corsa? Dove si trova?》

《All'aeroporto, sono appena arrivata》. rispose la ragazza, con un 

fortissimo accento spagnolo.

Xana preferiva far fare a lei. Avrebbe rischiato di farsi scoprire. 

《Che coincidenza… ho appena accompagnato un cliente proprio qui, mi

attenda vicino al parcheggio riservato.》

《Bien, nos vemos allí.》 Rispose, quasi involontariamente, in spagnolo.

"Spero abbia capito" pensò tra sé e sé. 

Questo era un pensiero di entrambi.  Del clone, che aveva superato la fase del Cogito ergo sum, e di Xana, che si era pentito di aver affidato un compito,  all'apparenza semplice, al clone da lui creato.

Xana, dal canto suo, aveva già in memoria la piantina dell'enorme edificio, per cui, sapeva esattamente dove si trovavano i parcheggi riservati ai taxi.

I parcheggi erano otto, quattro per le partenze e altrettanti per gli arrivi. 

Erano tutti vicini, in pratica uno dopo l'altro.

Aveva anche calcolato la distanza tra l'aeroporto e il Kadic, considerando il percorso più breve.

Il tragitto, nella peggiore delle ipotesi, le sarebbe costato quaranta euro.

Non sapeva nella migliore,  ma dato il suo pessimismo leopardiano, gli bastava conoscere la peggiore.

Pochi istanti dopo il suo arrivo, arrivò il taxi.

Una Peugeot 406, un po' vecchiotta, ma comunque, sperava l'avesse portata a destinazione. 

Il tassista, appena la vide fermò la macchina. 

Poi scese.

Aprì il la porta posteriore e le fece cenno di entrare. Appena Kara entrò,  chiuse la porta.

Poi aprì il bagagliaio. Vi infilò le due valigie e lo chiuse.

Frattanto Kara aveva indossato la cintura.

Il tassista si sedette al posto guida e si allacciò la cintura. 

Poi, rivolgendosi alla passeggera.

《Dove la porto, signorina?》

《All'istituto Kadic, sa dove si trova?》

《Si, ci studia mio figlio… sa, la retta è cara, per lui faccio due lavori, 

tassista e poliziotto, ma ne vale la pena, credimi…》

Hai fretta, o possiamo andare con calma?

《Non vorrei impegnarla più di tanto》

Disse, sempre con il suo accento ispanico. 

Al sentire quelle parole, il volto dell'uomo si illuminò. 

Smanettò con alcuni tasti in diverse parti della plancia.

Parve che il taxi si sollevasse, che  le ruote si allargassero e che dal vano posteriore uscisse uno spoiler.

In realtà tutti quegli eventi stavano accadendo realmente. 

Davanti ai suoi occhi.

Poi, il tassista, sorridendo, disse: 《Sai, io, da ragazzo, sognavo di fare il pilota, ma..

Le cose non andarono per il verso giusto.》

Quindi partì a razzo. 

"Menomale che ho allacciato la cintura" pensò.

Intanto il taxi stava sfrecciando sull'autostrada a velocità stratosferica e il tassista stava evitando decine di collisioni per un soffio.

Per fortuna l'inferno autostradale finì. 

Si entrava in città.

Tutto secondo le previsioni di Xana.

In città c'era davvero parecchio traffico, lunghe code di auto che si muovevano lentamente. 

Almeno fino all'arrivo del taxi.

Il tassista m0non aveva mai tolto il pedale dall'acceleratore.

E tirò il volante verso di se.

Dal fondo della vettura uscirono due ali.

Al contrario dell'esuberante partenza, questo rientrava nelle aspettative di Xana.

Sapeva che c'era la possibilità di usarla se ci fosse stata una situazione di traffico congestionato. 

Il taxi prese il volo.

Superò in pochi istanti la coda, e atterrò. 

Percorse il resto della strada senza particolari difficoltà, ma comunque a velocità sostenuta. 

Parcheggiò proprio di fronte al cancello dell'istituto.

Poi, rivolgendosi alla passeggera. 

《Siamo arrivati, signorina. 

Sono 35 euro》

Tutto secondo le aspettative di Xana.

La ragazza prese cinquanta dalla cover del telefono e li porse al tassista. 

Il tassista,  quasi in un gioco di prestigio, fece apparire una banconota da dieci e una da cinque euro e le porse alla ragazza, che nel frattempo si era slacciata la cintura.

Il tassista fece altrettanto, scese dalla macchina e aprì la porta alla ragazza.

Non appena uscì, richiuse la portiera. 

Poi si precipitò verso il cofano, lo aprì ed estrasse le due valigie.

Le porse alla ragazza, che nel frattempo si era avvicinata al cancello dell'istituto. 

Poi la salutò. 

E se ne andò a tutto gas, come era partito. 

Frattanto la ragazza aveva suonato il citofono, a cui aveva risposto Jim.

Si era presentata dicendo semplicemente di essere una nuova arrivata.

Non ci volle molto tempo,  che il professore/guardiano giunse al cancello.

Aprì la sezione più piccola con una chiave metallica.

Certo, Xana avrebbe potuto far saltare la serratura con i suoi poteri elettrici, ma non sarebbe stato molto sensato, una perfetta sconosciuta non sarebbe potuta entrare con così tanta facilità nel più prestigioso istituto della città, e, probabilmente, della nazione.

Jim era alto circa un metro e settantacinque, aveva i capelli castani, tenuti da una fascia bianca e occhi dello stesso colore dei capelli. 

A giudicare dalla ricrescita, non si faceva la barba da almeno due giorni.

Indossava una maglietta colori 'e cani fuendi, ossia di un colore non ben definito, probabilmente di una taglia più piccola del necessario, poiché gli lasciava la grossa pancia leggermente scoperta, una canadese della Nike, e delle scarpe da ginnastica di una marca non ben definibile. 

Porse la grossa mano alla ragazza e, sforzandosi di essere cordiale con colei che sarebbe stata una sua futura alunna, si presentò. 

《Piacere, sono  Jim Morales, sarò il tuo professore di educazione fisica.

Sappi che pretendo rispetto. 》

Timidamente, Kara-Xana disse.

《Pp piacere, Kara García.》

Jim, dopo aver mollato la presa e sollevando, apparentemente senza sforzo, le valigie della ragazza, le spiegò alcuni aspetti relativi alla  vita nell'istituto.

《Il  Signor preside mi ha incaricato di accompagnarti in quella che sarà 

la tua stanza e di spiegarti le più importanti regole della scuola.

Se fossi in te le rispetterei》

Poi fece cenno di seguirlo.

Cercando di tenere una certa compostezza, iniziò a camminare,  con passo spedito, verso l'interno dell'edificio, controllando, di tanto in tanto, di essere seguito dalla ragazza.

E continuò la spiegazione delle regole.

《Anzitutto sono vietati gli animali, di qualsiasi specie. Niente cani, 

gatti, criceti, pappagalli, cocorite, pesci rossi e via discorrendo.

Poi, qualsiasi transito da una stanza all'altra è ASSOLUTAMENTE VIETATO dopo le dieci di notte.

Entro quell'ora ogni ragazzo e ogni ragazza deve essere nella sua stanza. 

Non è vietato personalizzare la propria stanza, purché non vengano affisse volgarità. 

Se non hai un computer, te ne verrà fornito uno in comodato.

Gli orari dei pasti. 

La colazione è alle sette e mezza, alle dieci e mezza potete fare una pausa, o al bar, dove nel pagamento della retta sono inclusi due spuntini al giorno, con il limite di tre euro e dieci centesimi al giorno, possono essere acquistati o alla mattina o di pomeriggio, oppure puoi comprare qualcosa alle macchinette, dove puoi acquistare dalle dieci e mezza alle undici, e dalle quattro e mezza alle sette di sera.

La cena è servita alle otto e mezza.

Per il resto,  beh, dalle otto alle quattro e mezza del pomeriggio è vietato entrare in camera. Perché fanno le pulizie.

Ovviamente il letto te lo devi rifare te.

E devi mettere la roba sporca in una busta di plastica, che porta il tuo nome, che verrà fatta lavare ogni tre giorni.

Da quando abbiamo un nuovo prof non ci sono più errori》

Disse, accennando un sorriso. 

《A ogni capo è assegnato un codice a barre, a cui è riconducibile il tuo 

nome e cognome e la tua stanza. 

Esso viene applicato dal sistema di smistamento.

Una volta lavato e asciugato viene posto in una busta pulita e poi riportato da te》

《Chiaro》

Rispose Kara. Ma in realtà non stava ascoltando, almeno non tutto. Aveva ascoltato solo le cose più importanti.

Xana, il suo burattinaio, stava pensando a ben altro.

Intanto i due erano giunti alla stanza che avrebbe  ospitato Kara durante la sua permanenza al Kadic. Jim aprì la porta.

E rivolgendosi a Kara, le fece.

《Non è grande,  ma è accogliente.

Di solito non lo permettiamo mai, ma se vuoi, puoi andare a farti una doccia, dato che sei appena arrivata. 

Parlerò con il prof della prima ora. Ma promettenti di impiegare poco tempo…

Al preside dirò che ho avuto un problema con la serratura》

Poi, dopo aver poggiato le valigie sul letto si dileguò. 

Seguì il consiglio di Jim, e, fingendo un'incertezza nel passo, andò ai bagni. 

Portò con sé la busta, lo shampoo, il bagnoschiuma, l'accappatoio e la biancheria. 

E si precipitò in doccia.

Seguì il consiglio di Jim.

In dieci minuti fece tutto, poi tornò in camera. 

Si finì di vestire.

Con finto passo incerto giunse di fronte all'aula che le era stata indicata.

Bussò. 

Una voce maschile le disse.

《Avanti!》

Kara aprì la porta. 

La prima persona che notò, probabilmente data la sua imponente stazza, fu il preside.

L'uomo disse: 《 Ti stavamo aspettando》

Xana fece si che la ragazza abbozzasse un sorriso.

Il preside continuò.

《Lei è Kara García, una nuova studentessa. Viene dalla Spagna. 

Sarà la vostra nuova compagna di classe》

Già da appena arrivata, la ragazza aveva attirato l'attenzione di Odd.

E per Xana, che la governava era un ottimo segno.

Il preside continuò. 

《Avete domande da farle?

Non siate timidi》

La prima a fare domande fu quell'arpia di Sissi.

La sua non fu una domanda,  ma piuttosto una raccomandazione. 

《Vedi di starmi alla larga.

E di stare alla larga dal mio ragazzo》

Dopo di questa venne sommersa di domande circa la scuola in Spagna e i motivi che l'hanno spinta a trasferirsi.

Dopo quella trafila, su invito del preside, si sedette.

Scelse il banco di fronte alla cattedra, tenuta in quel momento dalla docente di scienze, la sostituta della pensionata Hertz, Anthea Hopper.

Xana conosceva quella donna per vie traverse, infatti sapeva che era la moglie del suo creatore, ma non l'aveva mai vista di persona. 

Le sarebbe stata utile per il suo piano.

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Capitolo 3
*** Il diario di Aelita ***


Il diario di Aelita. 

 

Città della Torre di Ferro. 

16 settembre. 

Ore 17:30.

 

Il suo primo giorno di scuola era andato discretamente bene.

Aveva imparato i nomi dei suoi compagni di classe e dei professori che avevano tenuto una lezione quel giorno.

Non aveva chiacchierato particolarmente, ma poco importava.

Stava andando tutto a meraviglia.  

Kara era nella sua stanza. 

Stava sistemando i vestiti nel suo armadio,  quando un oggetto attirò la sua attenzione. 

Era una sorta di quaderno, probabilmente appartenente alla ragazza che dormiva prima di lei in quella stanza.

La vera Kara lo avrebbe lasciato lì.  Era una ragazza che non teneva particolarmente a ficcare il naso negli affari altrui, ma la persona che si trovava in quella stanza non era Kara.

Della ragazza spagnola aveva solo il bell'aspetto. 

Per cui lo prese.

Si sedette sul letto e lo aprì. 

Lesse immediatamente il nome della persona che lo scrisse. Aelita. 

A questo punto la curiosità di Xana aveva raggiunto livelli altissimi.

Poteva conoscere momenti della vita privata di colei che, un tempo fu sua amica.

Sfogliò il quaderno e giunse alla prima pagina scritta.

Era datata gennaio di due anni prima.

Lesse in silenzio assoluto. 

"Diario di Aelita.

 

Ancora non ho un cognome. Sono giunta per la prima volta sulla Terra. Non immaginavo fosse così tanto diversa, ma al contempo così tanto simile a Lyoko.

Me ne accorsi immediatamente quando, poco dopo essere uscita dallo scanner, Odd mi offrì una merendina.

Non solo potevo toccarla, guardarla e saggiarne il peso, ma ne potevo anche percepire il gradevole profumo.

Ma le sorprese non finirono qui.

Appena la misi in bocca, ne percepì il sapore.

So che può sembrare stupido, ma per me è stata la prima volta. 

Altre sorprese le ebbi quando, insieme agli altri Guerrieri, uscì per la prima volta dalla fabbrica.

Era inverno.

Sentì, per la prima volta la sensazione di freddo sulla. Una sensazione che non avevo mai provato su Lyoko, sebbene ci fosse un'intera area del mondo virtuale costituita da ghiaccio, che ben presto accostai al freddo.

Così come accostai al dolore la puntura di una vespa.

Una sensazione sgradevole, ma che avrei provato, prima o poi.

E non sarebbe stato il solo tipo di dolore che avrei provato.

Quella notte sperimentai, per la prima volta cosa volesse dire dormire. 

I genitori di Yumi sono due persone davvero gentili, accettarono di ospitarmi, la notte.

Dormire era molto diverso dallo stato di ibernazione che subì su Lyoko."

 

Poi guardò la pagina seguente. 

Era datata il giorno seguente. 

 

"Diario di Aelita. 

 

Oggi è stato il mio primo giorno di scuola.  È stato molto strano. Visitai per la prima volta una stanza chiamata "aula". Li ci insegnavano le diverse materie scolastiche, mi venne spiegato da Jeremy. 

Imparare sulla Terra è molto diverso dal ricevere informazioni su Lyoko. 

Lì, appena ricevi un un'informazione viene immediatamente immagazzinata e riportata fuori, esattamente identica alla richiesta della stessa.

Qui no. 

 Le informazioni presenti sui libri non andavano copiate pari pari, ma andavano rielaborate. Ciò avveniva sia da parte dei professori che da parte degli alunni interrogati. 

Oggi sarebbe dovuto essere l'ultimo giorno con cui avremo lottato contro Xana, ma non andò così.

I ragazzi mi raccontano che, quando tentarono di spegnere il supercomputer, caddi a terra, apparentemente morta.

Jeremy lo riaccese immediatamente e io mi ripresi.

La lotta non era ancora finita."

 

Kara andò ancora avanti.

 

"Diario di Aelita Stones.

 

Grandi novità. Da oggi ho un cognome. Stones. E un'identità, sono la cugina canadese di Odd.

Ora ho una stanza al Kadic, questa.

È esattamente come la descrive Jim. Non grande, ma accogliente.

Per il resto nessun'altra buona notizia. 

Xana ha sferrato un un attacco davvero terribile, ha sfruttato gli scanner per materializzare dei mostri sulla Terra, e il fatto di non esserci state vittime è da ritenersi un caso fortuito.

E ho anche compreso il significato della parola "bullismo". A causa di Sissi. L'intoccabile e altezzosa figlia del preside. Da quando sono arrivata non ha perso occasione per bullizzarmi. Lei e i suoi due leccapiedi Nicholas ed Hervèe.

Tra i suoi tanti scherzetti, quello che più mi ha infastidito è stato quando mi fece scendere al piano di sotto, nel bagno dei maschi "perché non c'erano ragazze in fila".

E questa è una delle tante.

Ho anche scoperto che sia Jeremy che Ulrich, hanno un loro diario"

 

Kara guardò l'ora.

Mancava mezz'ora alla cena. 

Aveva un po' di fame, o meglio il corpo del clone aveva fame, non Xana. Lui non aveva bisogno di cibo, ma doveva tenere il suo burattinaio sempre nel pieno delle forze.

Poteva leggere solo un'altra pagina, poi sarebbe dovuta andare in mensa.

Così fece.

 

"Diario di Aelita Stones

 

La mia seconda notte al Kadic è stata terribile. 

Letteralmente un incubo. Provai paura per qualcosa che non sapevo non si potesse provare se non nella realtà.

Ero io, come apparivo su Lyoko.

Inseguita da quattro lupi.

Correvo a perdifiato nel boschetto che si trova tra il Kadic e una vecchia casa abbandonata.

Dovevo raggiungere per forza quella casa. Lì dentro sarei stata al sicuro. 

Appena entrai chiusi, quasi sbattendo la porta.

Un uomo, seduto su uno sgabello, di fronte al pianoforte, si girò di scatto e smise di suonare.

Mi guardò.

E mi disse 《Ah, sei tu, mi hai fatto spaventare!》

Poi riprese a suonare, come se nulla fosse.

Urlai talmente forte da svegliare diverse persone.

Andai in bagno e mi sciacquai la faccia. 

L'acqua fresca mi aiutò a passare più tranquillamente il  resto della notte.

La mattina raccontai tutto ai miei amici. 

Loro mi dissero che era normale. Ero arrivata da poco, in fondo.

Avremo dovuto fare, come compito di biologia una classificazione delle piante  e degli insetti presenti nel boschetto.

Jeremy, sospettando un un attacco di Xana, corse a scuola a prendere il suo portatile. 

Io restai ad aspettarlo.

Ero sola. E il mio incubo si materializzò. Due lupi mi inseguirono.

Io corsi sino alla casa che vidi nel mio incubo. 

Quella villa si chiamava HERMITAGE.

Era totalmente diversa dal mio sogno. Era abbandonata da anni. Sembrava anche che degli sciacalli avessero ribaltato i mobili, probabilmente nel tentativo di rubare soldi e preziosi. 

Nonostante ciò, il pianoforte che vidi nel mio sogno era lì. Con anche lo sgabello, ma nessuno lo stava suonando. 

Salì le scale e raggiunsi il primo piano. 

Entrai in una camera da letto.

Appena dentro ebbi come un capogiro.

Non riuscivo a stare in piedi.

Vidi due uomini vestiti in giacca e cravatta con delle grosse pistole in mano e poi. Più nulla. 

I ragazzi mi soccorsero.

Per fortuna non mi feci nulla. Un cuscino impolverato attutì il colpo.

Questa volta Xana attaccò direttamente Ulrich e Yumi, rinchiudendoli in una stanza che, piano piano divenne sempre più calda.

Solo il ritorno al passato salvò loro la vita. 

La mattina stessa io e Jeremy scoprimmo che il proprietario di quella villa si chiamava Franz Hopper. 

Che avesse a che fare con Lyoko?"

 

Ora Kara DOVEVA per forza scendere in mensa, o avrebbe rischiato di essere rimproverata, già dal primo giorno.

Uscì da camera sua, non prima di aver rimesso il diario al suo legittimo posto. 

E si accordò alla fila di ragazze intente a scendere le scale.

Al piano di sotto, al lungo serpente si aggiunsero i ragazzi. 

La massa di studenti si era mischiata e si erano formate delle coppie. 

La fila, lentamente scorreva e arrivò il turno di Kara.

La ragazza, copiando gli altri studenti aveva preso quanto necessario e aspettava che Rosa, la corpulenta cuoca, le servisse la sua cena.

Cosa che avvenne dopo averla scrutata dalla testa ai piedi.

《Sei nuova? Non ti avevo mai visto, sai? Di mattina serviva Xavier, per cui non ti ho visto 》

Kara si limitò a rispondere, timidamente 《Sì 》

Prima di far ripartire la fila.

Si sedette in un tavolo. Da sola, per il momento. 

O almeno per pochi minuti. 

Quando il tavolo su cui aveva appoggiato il vassoio si riempì di vita. Diversi ragazzi si sedettero, ma pareva semplicemente che la ignorassero.

Prima di conoscerla, volevano studiarla.

Al tavolo dei Guerrieri Lyoko l'atmosfera era pesante. 

Odd, che solitamente era il buffone del del gruppo, era molto triste.  Il giorno dopo sarebbe stato l'anniversario. L'anniversario del giorno in cui aveva acconsentito a sacrificare Kiwi, il suo amato botolo, per fornire un l'energia necessaria a uccidere Xana.

Gli altri lo comprendevano. E non infierivano.

Quel giorno, il ragazzo, non mangiò nulla, cosa strana perché di solito era una buona forchetta. 

L'ora di cena finì e la massa di alunni si trasferì nelle camere, aspettando il proprio turno per andare al bagno.

Una volta fatto ciò, restava un'ora per visitare le stanze altrui, ma poi sarebbe iniziato il coprifuoco. Erano permesse solo per andare al bagno. 

Kara, di nuovo nella sua stanza, proseguì con la lettura. 

Saltò alcune pagine, tutte accomunate dalla brevità dei racconti. 

Fino a giungere in una pagina casuale.

 

"Diario di Aelita Stones.

 

Oggi ho fatto una scoperta terribile, ma al contempo bellissima.

Io sono umana. 

E sono la figlia del professor Hopper. 

Ma veniamo con ordine, perché le cose le voglio fare bene.

Eravamo in missione nel Settore Cinque. Il settore da noi più recentemente scoperto di Lyoko, ma il primo, stando al diario di mio padre, a essere creato.

È un po' il cuore pulsante di Lyoko. 

Ci trovavamo in una stanza nel cuore del settore.

E vidi una sfera azzurra con una piccola me al suo interno. 

Appena la toccai si ridusse in mille pezzi. Come la stanza dove ci trovavamo. 

Rimase solo la lastra su cui mi trovavo. 

Quando la sentì arrivare. Lo Schyphozoa. La medusa ruba memoria di Xana.    Non potevo difendermi in alcun modo, nessuno poteva, dato che gli altri guerrieri erano stati devirtualizzati.

Mi attaccò con i suoi tentacoli. 

Non saprei descrivere cosa mi accade dopo. 

Percepì del calore umano, e davanti ai miei occhi, come se fosse un cinema, vidi scorrere i miei ricordi.

Sia bei ricordi,  sia brutti ricordi.

Finalmente compresi chi erano quegli uomini in giacca e cravatta. Solo che non capivo cosa volessero da mio padre.

Compresi anche il motivo per cui mio padre mi portò tempestivamente su Lyoko.  Venni sparata alla testa da uno di quegli uomini. 

Portarmi lì sarebbe stato il solo modo di salvarmi. Così fece.

Dopo quello non ricordo altro. 

Fino a quando non tornai da Jeremy e i ragazzi e scoprì che mio padre ara ancora vivo e che poteva tornare sulla Terra.

E che avrei potuto abbracciarlo di nuovo"

 

La ragazza chiuse il diario e si coricò.

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Capitolo 4
*** Un vero falso allarme ***


Un vero falso allarme 

 

Città della Torre di Ferro 

20 Settembre 

 

Kara-Xana era arrivata da quasi quattro giorni, e, sfortunatamente non aveva ancora intrecciato grandi rapporti con chi doveva. 

Ma sapeva benissimo quale fosse il loro timore.

Un ritorno di Xana.

E lei era in un certo senso Xana, pur se imprigionato in un corpo di una ragazza.

E poteva, in un qualsiasi momento, manifestare i suoi poteri, per ottenere quello che voleva, ossia ritornare al supercomputer. 

E di conseguenza in tutta la rete, come prima della sua apparente fine. 

E il supercomputer di Hopper era il solo che poteva accoglierlo al suo interno. 

Alla mattina, durante la lezione di informatica, la maggior parte della sua attenzione era concentrata su come agire per realizzare il suo piano.

Tra tutti i piani, il più semplice, ma al contempo efficace, era quello di fare tanti piccoli attacchi.

Piccoli segnali che solo i guerrieri Lyoko avrebbero potuto cogliere. 

Numerose lampadine fulminante, due lim che si guastano, qualche presa che salta.

Questi piccoli segnali, secondo i suoi calcoli, avevano una possibilità di successo del 99,8%.

Quello 0,2% di insuccesso era legato a fatto che sia Yumi che Aelita erano esterne.

E loro avrebbero colto solo i segnali a scuola. 

Così come Franz e Anthea Hopper, che avevano programmato, in caso di emergenza, la virtualizzazione per chi avesse oltre 18 anni, senza l'aspetto distorto,  a patto di avere una forma umana risalente a prima.

Ma questo a Xana importava tanto quanto.

L'ora successiva attuò la prima parte del suo piano. 

Tutti tubi al neon che illuminano la  stanza si fulminarono. Contemporaneamente. 

La professoressa Butter, insegnante di inglese, madrelingua, chiese, rivolgendosi all'intera classe: 《Can anyone turn on the lights?》

Il ragazzo, un certo Diert, azionò l'interruttore, senza successo.  

Non era mancata la corrente, la lim funzionava ancora.

Quella non era la sola area della scuola ad avere problemi con l'illuminazione. 

Anche nell'andito, diverse luci si erano fulminante, e così anche nell'aula della classe superiore, dove c'era Yumi.

Dell'omicidio di massa delle lampade, Xana non aveva ottenuto l'attenzione dei suoi nemici, ma era quello il risultato che voleva ottenere. 

Perché sapeva bene che un accadimento è una casualità, due una stranezza e tre una certezza. 

Pochi istanti dopo scatenò il secondo attacco.

PEM!

Il computer della lim si spense, con un botto. 

Si sentì puzza di bruciato. Di certo non serviva il professor Hopper per determinare che quel computer fosse irrecuperabile. 

Kara notò come Jeremy Ulrich, Odd e Aelita avessero incrociato i loro sguardi.

Avevano raggiunto una sorta di intesa.

Lo stesso avvenne nell'aula di Yumi.

Con le stesse identiche meccaniche. 

Il botto e l'odore di bruciato.

Avrebbe sferrato l'ultimo attacco durante la pausa pranzo. Era sabato e non c'erano lezioni, la sera.

Così fece.

Attese che i suoi nemici si sedessero e fece saltare alcune prese elettriche. 

Alcune vicine al tavolo dei ragazzi, altre vicine a quello dei docenti,  dove erano seduti i coniugi Hopper.

Il suo piano era quello di far capire anche ai due che era tornato. 

Anche in questo caso rumori di scintille e odore di bruciato. 

Chiari segnali di anomalie elettriche. 

Al tavolo dei docenti, il professor Hopper aveva capito tutto, ma di certo non poteva rivolgersi al preside, per combattere Xana.

《Lo ha notato?》

Chiese, riferendosi al preside.

《Cosa?》

《Non sente come un odore di gomma bruciata?》

《Adesso che me lo ha fatto notare si!》

Gli rispose.

《Sa, non è il solo ad aver segnalato problemi con l'impianto elettrico oggi, anche la sua collega di inglese e il suo collega di fisica me ne hanno parlato. 

Farò chiamare degli elettricisti, non vorrei mettere a rischio la vita di nessuno 》

Aggiunse.

 

Qualche ora dopo, a villa Hermitage.

 

La famiglia Hopper era seduta sul divano e stavano guardando la tv.

Ma nessuno dei tre la stava guardando seriamente. Era chiaro a tutti e tre che non ci fosse nessun motivo per essere felici. 

La causa prima della lunga prigionia di Franz Hopper e Aelita, e della lunga separazione tra Franz e Anthea, non era morta.

Xana era vivo e vegeto.

Nessuno dei tre aveva idea di dove si nascondesse, anche se avevano un sospetto. 

Per poter essere certi, la sola cosa da fare era di riaccendere il supercomputer, anche se nessuno avrebbe mai più voluto averne a che fare.

Franz,  rivolgendosi con tono triste alla figlia, disse.

《So che non ne avresti più voluto avere a che fare,  ma purtroppo è l'unica opzione》

Aelita annuì.

Aveva capito cosa intendeva dire suo padre.

《Telefona ai tuoi amici e di loro di andare alla fabbrica. Noi passeremo dal passaggio segreto.

Una volta fatto tutto, se sarà necessario,  userò il ritorno al passato, che ho modificato per non far sortire effetto a Anthea,  nonostante non sia mai stata su Lyoko, così i ragazzi non rischieranno una sospensione e io il posto…》

Aelita prese il telefono e chiamo Jeremy,  il suo fidanzato.

Dopo due squilli, il ragazzo rispose. 

《Ciao, Aelita, tutto apposto?》

《No, per niente, Jeremy. Xana è tornato. Avvisa gli altri. Ci vediamo alla fabbrica, fai presto. A dopo!》

《A dopo!》

Poi chiuse la chiamata. 

Jeremy corse in camere di Ulrich e Odd.

Il biondo era sdraiato nel letto. 

Era ancora triste e stava ascoltando musica triste.

In quel nome stava ascoltando BOHEMIAN ROBSODY di Sim Dane, ed era arrivato nel momento più triste. 

"

Robert!!

Ferrari'd Just Begun

But the life went and the therew all away

Robert!!

Ohohoh

You needs some better times!

Or you want'have a seat again tomorrow

Robert!

P2o boi!

Send shives trough the fans 

But look at you what a man!

Robert!

Survived to a lethal crash!

And go on to the pinnacle of sports.

Robert!!

Anyway mi nose turns.

We don't want goodbye!

"

Era chiaro che non fosse nel suo momento migliore, per cui, Jeremy pensò bene di rivolgersi al solo Ulrich. 

Nonostante le apparenze,  però Odd, era cosciente della situazione.

Si tolse una cuffietta e ascoltò la conversazione tra i due. Che fu piuttosto telegrafica.

Semplicemente Jeremy disse a Ulrich che Aelita gli aveva detto che Xana era tornato, di chiamare a Yumi, per ritrovarsi, in seguito, alla fabbrica.

In pochi istanti i tre giunsero al parchetto nel parco nel retro dell'istituto. 

Un luogo che conoscevano bene.

Lo avevano  visitato,  e di certo non per piacere, centinaia, forse migliaia, di volte. 

E ogni volta l'accoglienza era la stessa.

Un gran fetore.

Comunque sia, i tre scesero. 

I loro mezzi di trasporto erano ancora dove gli avevano lasciati. Gli presero, come facevano di solito. 

In  breve tempo giunsero alla fabbrica. 

Yumi, Aelita e il Hopper erano già lì.

Scesero al piano di sotto usando le solite corde di metallo, e subito si ricordarono del dolore che causavano alle mani.

O forse, semplicemente non erano più abituati. 

Chissà. 

Una volta scesi tutti, giunsero al vecchio montacarichi. 

Direzione terzo piano sotterraneo. 

Il montacarichi, in circa un minuto e mezza, giunse lì.

La porta automatica si aprì. 

E il grosso supercomputer uscì dal centro del pavimento. 

Ll colossale supercomputer era lì.  Fermo. Ad attenderli. 

Franz Hopper provava una strana sensazione. 

Aveva davanti ai suoi occhi la sua creatura.

Fosse stato per lui, semplicemente lo avrebbe distrutto da tempo.

Ma non sarebbe servito a nulla. 

Anzi. Avrebbe regalato la vittoria a Xana, ora come ora.

《Aelita 》

Disse, rivolgendosi alla figlia. 

《A te l'onore》

La ragazza, un po' titubante, si avvicinò al colosso verde-oro.

Premette un piccolo pulsante.

La finestrella che proteggeva la leva, si aprì. 

Ora non le restava che abbassare la leva.

Così fece.

Una piccola scintilla azzurra confermò l'avvenuta accensione del supercomputer. 

Una luce si diffuse lungo il supercomputer, e tutti i circuiti dorati si illuminano.

Poi il supercomputer ritornò sotto il pavimento.

I sei ripresero l'ascensore per il primo piano interrato. 

Franz Hopper, quasi in automatico,  si sedette sulla plancia di comando. Voleva assicurarsi che il supercomputer fosse in salute. 

Tutto funzionava a meraviglia. 

Contemporaneamente, al Kadic.

Xana aveva centrato il suo obiettivo.  Il supercomputer era stato acceso. Ma secondo i suoi calcoli non era ancora il momento giusto per ritornare al suo interno. 

Prima di fare ciò doveva trovare altre informazioni. 

Informazioni su tutto quello a cui aveva dovuto rinunciare per sopravvivere. 

I suoi attacchi sulla Terra.

Gli sarebbero tornati utili.

E sapeva dove trovarli. 

Grazie alle informazioni ottenute dal diario di Aelita, sapeva che anche Ulrich e Jeremy ne possedevano uno.

Calcolò con precisione assoluta il miglior momento per agire. E quel momento era proprio ora.

Uscì dalla sua stanza, prestando moltissima attenzione a non fare alcun tipo di rumore.

Poi attraversò il corridoio. 

Per sua fortuna, le ragazze nelle loro stanze erano poche, la maggior parte era in biblioteca. 

Stessa cosa poteva dirsi dei ragazzi. 

Scese lentamente le scale e giunse al piano riservato alle stanze maschili.

Ecco. Ora era davanti alla porta della camera di Odd e Ulrich. Era chiusa. Ma se lo aspettava. Con i suoi poteri elettrici fece scattare la serratura. 

Come sospettava, la stanza era estremamente disordinata. 

Almeno dalla parte dove dormiva Odd, ossia a sinistra dell'entrata. Dall'altra parte, invece era completamente ordinata. 

Dalla parte del biondo, nella parete adiacente al letto, vi era un poster di una nota band musicale, dalla parte di Ulrich,  invece, vi era un poster di arti marziali. 

Sulla scrivania, che i due condividevano, vi era esattamente la stessa situazione della stanza. Piena di fogli, penne, matite e via discorrendo, dalla parte di Odd, ordinata e con pochi oggetti dalla parte del tedesco. 

Ovviamente vi erano due armadi.

Aprì il secondo cassetto dell'armadio a destra e dopo aver spostato alcune magliette, si rese conto di aver fatto bingo.

Rimise le magliette esattamente come le aveva trovate, chiuse il cassetto e nascose il diario sotto la maglietta.

E chiuse la porta. 

Entrò poi nella stanza di fronte, quella di Jeremy. 

Anche quella era chiusa a chiave. Ma, nemmeno essa potè resistere ai suoi poteri.

La stanza del biondo era completamente ordinata. 

Il letto era sistemato sulla sinistra, e sulla parete adiacente a esso, vi era un poster di Albert Einstein che faceva la linguaccia. 

Era la sola decorazione della stanza, che per il resto appariva alquanto spoglia.

Anche qui sapeva perfettamente dove andare a cercare. 

Accanto al case del computer, che troneggiava sulla scrivania, vi erano alcuni quaderni e libri, disposti, ordinatamente per area della copertina. 

Dalla scala estrasse il diario del ragazzo. 

Lo nascose allo stesso modo di quello di Ulrich. 

Non una grande idea, dato che i due diari, sotto la maglietta, si notavano eccome, ma almeno aveva le mani libere.

Chiuse la porta e si precipitò in camera sua, al piano di sopra.

Come da previsione, non ebbe intoppi.

Intanto, alla fabbrica

Franz Hopper,  dopo aver completato i  controlli,  cedette il comando a Jeremy. 

Lui si era accomodato in un divano, che aveva portato lì, direttamente dall'Hermitage, qualche tempo prima della prima sconfitta di Xana.

Intanto Odd, Ulrich, Yumi e Aelita avevano preso l'ascensore per andare nella sala sala scanner.

Appena giunti lì, dall'altoparlante si sentì la voce di Jeremy. 

《Ricordate che non entrate su Lyoko da oltre un anno, per cui, fate attenzione!》

Aelite e Yumi entrano negli scanner.

《Trasferimento Aelita,  trasferimento Yumi, scanner Aelita, scanner Yumi, Virtualizzazione》

Le due comparvero su Lyoko,nel deserto, con il loro consueto aspetto.

Aelita vestita con una futuristica tuta rosa e fuxia, e indossava una minigonna trasparente, sopra i pantaloni della tuta.

Aveva anche un braccialetto, a forma di stella, che, attivato le permetteva di volare. 

Youmi, invece appariva con una tuta bordeaux, decorata con una striscia più chiara. Nella cintura dietro la schiena erano alloggiati i suoi ventagli. Poi arrivarono Ulrich e Odd.

Il primo vestito con una tuta aderente gialla e marrone, e con dietro l'alloggiamento per le due spade, il secondo,  con una tuta viola l e sempre lo stesso stile da ragazzo gatto.

《Jeremy 》

Fece Odd.

《Avevi proprio ragione! Mi devo a riabituare a stare qui!》

《Bene》 Gli disse Jeremy. 

《Ne avrai il tempo, perché non posso materializzare i veicoli,  il supercomputer non è in temperatura d'esercizio, per cui ve la farete a piedi.

Ma state tranquilli,  il confine del settore è dietro l'angolo. 》

《Perché dobbiamo andare a Cartagine?》

Gli chiese Ulrich.

《È semplice, quando abbiamo spento il supercomputer, abbiamo anche disattivato il superscanner, e per attivarlo è necessario recarsi lì. È il solo modo per riattivarlo.》

Dopo una breve corsa,  i quattro raggiunsero il confine del settore.

Appena vide la posizione dei quattro, digitò sulla tastiera la password "SCIPIO" 

Una palla bianca, con un un occhio di Xana blu raggiunse il settore.

I quattro vennero accolti dalla palla e trasportati a Cartagine. 

In pochi istanti abbandonarono l'arido e quasi monocromatico settore deserto, un settore costituito quasi interamente da sabbia arancione e rocce sul color ruggine, e con la sola presenza di qualche alberello secco a testimone dell'aridità del settore, per giungere in un settore altrettanto arido e monocromatico, privo di testimonianze di vita, a parte, quando era vivo Xana, le mante, i creeper e lo Scyphozoa.

Erano appena giunti all'arena, l'ingresso del settore.

Da quando Jeremy, Franz Hopper e Aelita avevano ricostruito Lyoko, a seguito della distruzione dello stesso da parte di Xana. E avevano eliminato il conto alla rovescia.

Per cui, pur con la giusta calma, ma anche la relativa attenzione, i quattro attraversarono il settore. 

In circa tre minuti giunsero alla cupola celeste. 

Quasi come se fosse stata riconosciuta, apparve una sorta di schermo azzurrino, semitrasparente. Aelita vi iniziò a trafficare.

Gli altri tre guerrieri erano in guardia. Dovevano permettere a Aelita di riattivare il superscanner, e occuparsi, di conseguenza, di eventuali mostri di Xana.

Ma, durante la procedura, che durò all'incirca un quarto d'ora, non si materializzò alcun mostro.

Una volta completata la procedura, Jeremy  fece ritornare i quattro sulla Terra.

Circa un minuto dopo, i quattro raggiunsero la sala comandi.

Nonostante la fatica per il trasferimento,  non potevano sedersi sul divano e riposare.  

Dovevano tornare a scuola il più presto possibile.

《Facciamo così》 disse Franz.

《Chi di voi deve andare a scuola vada, se non ci sono problemi mandatemi un messaggio appena arrivate, tanto lo avete il mio numero. Se entro un'ora non ricevo nulla, lancio il ritorno al passato. 

I tre interessati si precipitarono a scuola,  mentre Aelita e Yumi tornarono, con più calma alle loro case.

In circa un quarto d'ora i tre tornarono a scuola.

Appena giunsero nelle loro stanze, Jeremy inviò il messaggio a Hopper.

《Tutto apposto,  il ritorno al passato non è necessario 》

Tutto secondo i piani di Xana.

Ora poteva recuperare la memoria circa i suoi precedenti attacchi sulla Terra. 

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Capitolo 5
*** Informazioni preziose ***


Informazioni preziose

 

Città della Torre di Ferro

20 settembre. 

In contemporanea alla missione su Lyoko

 

Kara era appena  rientrata nella sua stanza con i due diari. Due semplici diari che per Xana valevano più dell'oro.

Almeno uno dei due conteneva informazioni sui suoi attacchi sulla Terra. Non sapeva quale dei due, ma era un dato che  non gli interessava più di tanto,  perché li avrebbe comunque letti tutti e due, per immagazzinare il maggior numero di informazioni.  Informazioni che sarebbero state cruciali, secondo i suoi calcoli. 

Decise che avrebbe letto una pagina per ognuno dei tre diari che aveva, anche se di quello di Aelita ne aveva letto ben oltre.

Iniziò da quello di Ulrich. 

La prima pagina era datata addirittura ottobre di quattro  anni prima 

"

Diario di Ulrich Stern.

 

Sono un semplice studente del Kadic, frequento il quarto anno. Sono appassionato di arti marziali e ho una cotta per una ragazza più grande mi me di un anno, Yumi.

Ma se ho iniziato a scrivere un diario, di certo non è per una stronzata del genere.

Infondo non ho 7 anni.

È per un altro motivo. 

Oggi è stata una giornata davvero assurda. 

Penso siano successe più cose oggi che in tutto il mio precedente periodo di permanenza qui.

Anzitutto ho un nuovo compagno di stanza, un certo Odd Della Robbia. Ma mi verrebbe da dire della rabbia, visto che da appena è arrivato, ha scombussolato tutto.

Basti pensare che, contrariamente a quanto espressamente vietato dalle regole, ha un cane.

Kiwi.

Un odioso botolo. 

Non voglio parlare, poi, di quanto parli. Lo fa lui per me. Non si è stato zitto un secondo.  O dei suoi opinabili gusti musicali, o del fatto che mangi come un maiale, ma non ingrassi.

Però non è solo lui la persona che ha attratto la mia attenzione. 

Ad attirarla è stata la persona più insospettabile. Jeremy Belpois. Il secchione della classe.

Già da quando prese la scossa alle macchinette, cadendo come un sacco di patate, capì che nascondeva qualcosa.

Lui si ostinò a non dire nulla. Ma quando lo soccorsi per la seconda volta, dovette desistere.

Mi spiegò tutto, ma non capì granché. 

Dovevamo trovare una cavia da spedire su Lyoko, e il botolo di Odd faceva proprio al caso nostro, se non fosse che il proprietario [Odd] se ne accorse e ci tallonò fino alla vecchia fabbrica dove era situato il supercomputer.

Tant'è che venne spedito lui su Lyoko. 

Jeremy spedì lì pure me.

E mi ritrovai accanto a Odd, che aveva preso le sembianze di un gatto viola.

Trattenni a stento le risate. 

Quantomeno io ero decente. Avevo assunto le sembianze di un samurai.

La mia arma era una Katana. 

Odd pareva essere disarmato.

Ma scoprì la sua arma rischiando di colpirmi. 

Di colpo vedemmo una sorta di edificio. Una sorta di torre, bianca, sulla parte superiore aveva un alone azzurro. Ci entrammo e cademmo, ci pareva nel vuoto, ma poi raggiungemmo una piattaforma, su cui vi era uno strano simbolo. 

Uscimmo dall'area dove ci trovavamo. E fu assurdo.

Non eravamo più in una foresta. Ma in una sconfinata distesa di ghiaccio. 

E avevamo salutato Maya, la ragazza che viveva su Lyoko. 

Ora non avevamo altro da fare, per cui ci attaccammo a vicenda.

Fu doloroso, ma tornammo sulla Terra. 

Jeremy dovette raccontare tutto anche a Odd.

E le stranezze non erano mica finite. 

Durante un un allenamento con, guardacaso Yumi, accadde l'inspiegabile, una sfera di elettricità ci attaccò.

Io e Yumi, che ESIGEVA una spiegazione razionale, ci precipitammo alla fabbrica. Andammo su Lyoko, a soccorrere Maya.

E, come la prima volta, venimmo attaccati da dei mostri che ricordavano delle code di scorpione.

Sparavano dei raggi laser rossi.

Con molta fatica gli sconfiggemmo e condussimmo Maya alla torre con l'alone rosso.

L'idea era che servisse a farla ritornare sulla Terra, ma non andò così.

La torre perse l'alone rosso, ma poi Maya uscì.

Con una novità.  Aveva scoperto il suo vero nome. Aelita. 

Che giornata!

 

Chiuse il diario di Ulrich e aprì quello di Jeremy.

Nel diario del tedesco aveva trovato poco sui suoi attacchi, ma aveva trovato utili informazioni riguardo i suoi nemici.

Adesso aveva la certezza  che i resoconti dei suoi attacchi si trovassero nel diario di Jeremy.

Se non nella prima pagina, probabilmente nelle successive.

Per cui iniziò la sua lettura.

Invece di leggere una pagina, come si era programmato, decise di leggerne due o tre.

Ciò le avrebbe, quasi sicuramente impedito di leggere il diario di Aelita, ma andava bene così. 

In fondo del diario dell'ex inquilina, aveva già letto diverse pagine. 

Prese il diario e cominciò la lettura.

La data era il giorno prima rispetto a quella del diario di Ulrich. 

"

Diario di Jeremy Belpois.

Studente del quarto anno presso l'istituto Kadic. 

Molti mi considerano il secchione della classe, e per questo non ho  praticamente amici. 

A parte ciò, la mia è sempre stata un'esistenza tranquilla.

Semestralmente la professoressa di scienze, la signora Suzanne Hertz, indiceva un concorso di robotica. 

Tempo fa scoprì l'esistenza di una vecchia fabbrica abbandonata, non troppo lontana dalla scuola. E avevo anche scoperto che la stessa era collegata alla scuola tramite rete fognaria.

Curioso.

 Quasi sicuramente avrei trovato dei ricambi utili.

Corsi nel parco dietro la scuola. Sollevai il tombino che si trovava lì. Era pesante.

Scesi la scaletta e giunsi alla fabbrica. 

Raggiunsi il piano terra tramite le corde che pendevano da lì. Sembravano reggere.

Il piano terra era pieno di fusti d'olio esausto, carcasse di auto, componentistica elettronica di vario genere, case e monitor di computer antichissimi, schegge di vetro, presumibilmente appartenenti ai vetri rotti dai vandali, lattine e bottiglie di birra e via discorrendo.

Ed era un un ambiente enorme e scarsamente illuminato, a causa della polvere nei vetri.

 Esplorai la fabbrica, e trovai quello che mi serviva. 

Ma una cosa attirò la mia attenzione. 

Un vecchio montacarichi. La sua presenza faceva presagire l'esistenza di altri piani. 

Era aperto, per cui ci entrai. Dubitavo altamente circa il suo funzionamento, ma premendo uno dei due grossi pulsanti rossi che costituivano la spartana pulsantiera, mi resi conto che, in qualche modo, il montacarichi funzionava.

Avevo pensato a qualche generatore d'emergenza a gasolio, ma, a giudicare dallo stato di abbandono della fabbrica, scartai questa opzione. L'edificio era abbandonato a se stesso da oltre dieci anni. Sapevo che da anni il gasolio doveva contenere obbligatoriamente una parte biologica, che favoriva il proliferare di alghe, per cui, in un un ipotetico serbatoio, ci sarebbe stata solamente una massa di melma, sempre che qualche malintenzionato non se lo fosse fregato, poco dopo l'abbandono.

La mia sola certezza era che qualcosa dovesse pur alimentarlo.

Ad ogni modo. 

Dopo trenta interminabili secondi, giunsi in una stanza. 

Le pareti erano verde scuro e la luce era davvero fioca, garantita da una sola luce d'emergenza, che si era accesa appena la grossa porta automatica della stanza si aprì. 

Quello che vidi fu a dir poco stupefacente.

Una plancia di comando modernissima, che stonava altamente con il resto dell'edificio. 

Vi era una poltrona, il sedile di un'auto sportiva, che dovrebbe scorrere su un binario, fino a giungere alla plancia. 

Mi sedetti, ma non accade nulla. 

Pensai di aver perso tempo, ma poi mi ricordai dell'altro pulsante. 

Così rientri nel montacarichi.

Premetti quel pulsante. 

Il montacarichi scese, altri trenta secondi eterni.

E mi ritrovai in una stanza tinta di giallo. 

Al suo interno si trovavano tre strutture cilindriche, sigillate, con dei grossi cavi che le collegavano sopra e sotto.

Anche qui nessun interruttore.

Quindi ripresi il montacarichi, per andare ancora più in basso.

Appena si aprì il montacarichi, lo vidi per la prima volta. 

Era colossale. Il supercomputer. 

Come un mostro dormiente. Premetti un pulsante sul lato e la leva di accensione sbucò.

La abbassai.

Venni investito da una fortissima luce.

Mi ci volle un po' per riprendermi.

Appena capì di essere vivo, ripresi l'ascensore e tornai al piano dove era allocata la consolle di comando. 

Questa volta, il sedermi sulla poltrona portò a qualcosa. La poltrona muovendosi mi portò dinanzi alla plancia di comando.

Appena fui lì, rimasi stupito. Il supercomputer gestiva un mondo virtuale chiamato Lyoko. 

Era diviso in quattro aree, colorate di verde, arancione, azzurro e marrone. 

Nella zona verde, la foresta, dove era attivo il sistema, mi accorsi di qualcosa.

Qualcosa,  o meglio qualcuno era lì. 

Una ragazza-elfo.

Mi ci vollero pochi secondi per innamorarmi di lei.

Ma non volevo darlo a vedere. 

Appena pochi istanti dopo, si svegliò. 

Disse di aver perso la memoria, e di essersi svegliata da una lunga ibernazione. 

Non sapeva dire altro.

Decidemmo, di comune accordo, che il suo nome, fino a quando non avrebbe ritrovato la memoria, sarebbe stato Maya.

Dopo una breve chiacchierata,  la dovetti salutare.

Era tardi e dovevo rientrare a scuola. "

Guardò l'ora.

 Aveva ancora tempo per dedicarsi alla lettura. Sapeva che i suoi nemici erano tornati alla base, ma non era un dato interessante, al momento. 

Riprese a leggere.

 

"

Pensavo fosse finita lì. Pensavo fosse sufficiente poco per rimaterializzare Maya, ma presto mi resi conto  che non era così. 

Venni salvato da folgorazione certa da Ulrich,  e lo stesso mi salvò dall'attacco di uno dei miei robot.

Evidentemente l'accensione del supercomputer non aveva risvegliato solo Maya, ma anche qualcun'altro. 

O qualcos'altro. 

Dovetti raccontare tutto a Ulrich.

Lui, fino a quando non lo vide con i suoi occhi, non ci credette.

Concordammo sul dover trovare una cavia da virtualizzare.

Ulrich propose per usare il cagnolino del suo compagno di stanza. 

Tutto nella norma, se non fosse che Odd, il proprietario del cane, lo seguì.

Nel tentativo di salvarlo venne Virtualizzato al suo posto.

Per fortuna stava bene.

Dopo poco virtualizzai a Ulrich.

Per il resto mi limito a dire che ho scoperto che le Torri di Lyoko permettono di trasportarsi da zone di un settore all'altro, o, in alcuni casi, da un settore all'altro. 

Dopo un po' i due si devirtualizzarono.

Passò poco tempo perché mi rendessi conto del mio grave errore.

Io, Ulrich, una ragazza di nome Yumi, Odd e Sissi, venimmo inseguiti da una palla di elettricità. 

Per far si che essa sparisse, feci ritornare Odd e Ulrich su Lyoko, e per la prima volta Yumi.

Pensavamo che sarebbe stato sufficiente sconfiggere i mostri, due specie di calabroni, quattro mostri simili a code di scorpione, due simili a blocchi di roccia cubici, con sei zampe e due grossi granchi quadrupedi, e condurre Maya alla torre rossa, per riportarla sulla Terra, ma non fu così.

Lì scoprì che il suo vero nome era Aelita,  e che non poteva tornare sulla Terra, come gli altri. 

Avevo anche scoperto una funzione, chiamata ritorno al passato, che permette di tornare indietro nel tempo.

Inoltre scoprì chi aveva causato tutto.

Xana.

"

La ragazza guardò l'orologio per la seconda volta. 

Mancava mezz'ora alla cena.

Lesse, sempre sul diario di Jeremy, la pagina successiva. La data era qualche giorno dopo il suo primo attacco.

"

Diario di Jeremy Belpois. 

 

Oggi è una giornata particolare, Sissi è riuscita a ottenere il via libera per una sorta di festa.

Ulrich, Odd e Yumi stavano aiutando con i preparativi, mentre io stavo chiacchierando con Aelita. 

Le stavo raccontando del mondo reale. 

L'attacco di Xana è stato davvero singolare. Ha posseduto l'orsacchiotto di Peluche di Milly, una ragazzina più piccola di me di due anni, che, insieme all'amica Tamya, gestisce il giornalino della scuola. 

Non conosco le motivazioni circa la scelta di questo genere di attacco, ma ok.

In poco tempo l'orsacchiotto gigante aveva devastato un intero quartiere, spedendo il signor Jim all'ospedale. 

Ulrich e Yumi restarono sulla Terra, e virtualizzai Odd su Lyoko.

Xana mandò a infastidire sette mostri a forma di coda di scorpione, ribattezzati, poi Kankrelats, e un mostro, poi chiamato Megatank, che io e Odd scambiammo per una bomba.

Aelita disattivò la Torre appena in tempo. Altrimenti Ulrich avrebbe fatto una brutta fine.

Lanciai il ritorno al passato per sistemare i danni causati dal gigantesco orsacchiotto. 

Un attacco dal gran potenziale, ma che si è concentrato su troppi bersagli. 

"

Mancano 10 minuti. 

Non aveva più tempo. 

Doveva prepararsi a correre.

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Capitolo 6
*** Il momento di agire ***


Il momento di agire 

 

Città della Torre di Ferro 

21 settembre, ore 02:47

 

Tutto il Kadic  dormiva. Non c'era nessuno che non fosse nella propria stanza. 

Era proprio il momento giusto. 

Xana, che si trovava nel corpo di Kara, sapeva bene che doveva evitare qualsiasi tipo di rumore. 

Sapeva anche che il signor Jim, professore di educazione fisica e  guardiano della scuola,  aveva il suo appartamento proprio vicino all'uscita del retro e che aveva il sonno molto molto leggero. Un minimo rumore e si sarebbe svegliato. 

Ma pur in qualche modo doveva agire.

Aveva studiato il suo piano alla perfezione. Non sarebbe stato un totale trasferimento, ma avrebbe trasferito oltre il novantanove  percento di sé, per poter mantenere doti più che sovrumane sulla Terra.

La porta della sua stanza era aperta, così come quella che dava sulle scale. 

Tale decisione è stata presa per facilitare l'evacuazione in situazioni di emergenza. 

Xana prese il completo controllo del corpo.

Si muoveva a passi leggeri lungo il corridoio, nessuna doveva sentirla.  

Scese, altrettanto silenziosamente, le scale. E ora le si presentava il primo ostacolo.

La porta era chiusa da catene e da un lucchetto. 

Non poteva semplicemente romperle, avrebbe potuto fare rumore.

Doveva ingegnarsi. Era un imprevisto. La più potente I.A del mondo, messa fuori combattimento da un banale imprevisto?

Assolutamente no. 

Usò i suoi poteri elettrici per far aprire, senza rompere, il lucchetto, che raccolse prima che potesse cadere e che potesse creare un gran fracasso, poi, con un campo elettromagnetico, creato dalle due mani, fece srotolare, silenziosamente,  la catena, che raccolse, per non far rumore. 

Quindi, altrettanto silenziosamente, fece scattare la serratura dell'ingresso.

Ora era fuori.

Era una notte particolarmente umida, e c'era quasi freddo.

Ma a Xana non importava.

Raggiunse il parchetto nel retro della scuola. 

Ora si trovava davanti al tombino.

Lo scoprechiò, il più piano possibile.

Quindi si calò nella fognatura. 

Corse il più velocemente possibile. 

E finalmente aveva raggiunto il posto che l'avrebbe fatto tornare potente come prima.

Era dentro. Precisamente di fronte alla scala tranciata.

Spiccò un salto.

Era al piano terra, con un un atterraggio morbido, da un impatto che, per una persona normale sarebbe stato letale. 

Prese il montacarichi e si diresse alla sala di comando. Senza nemmeno sedersi sulla poltrona, impostò il programma di autovirtualizzazione.

Un conto alla rovescia della durata di tre minuti iniziò.

Ancora 180 secondi e Xana sarebbe tornato alla sua potenza originaria. 

Prese il montacarichi e entrò nello scanner centrale.

Mancavano centoquaranta secondi. 

Interminabili. 

Luce verde. 

Iniziò la scansione.

E subito dopo la virtualizzazione.

Si ritrovò su Lyoko con l'aspetto che avrebbe avuto la ragazza.

E, curiosamente era piuttosto diversa da come appariva nel mondo reale, quasi come in un gioco di ruolo, di cui la vera Kara è appassionata. La ragazza, nel mondo virtuale, appariva pallida e vestita di nero, con un abito coprente, contrapposto alla sua carnagione scura e al suo vestire allegro e colorato. 

Indossava una collana in pelle nera con degli spuntoni appuntiti, idem poteva dirsi dei bracciali.

Indossava dei grossi stivali in pelle nera, e  delle calze dello stesso colore.

La sua principale arma era una mazza chiodata, e al suo volere poteva creare delle catene,  con cui imprigionare il suoi avversari. 

Si trovava al confine della banchisa, un settore costituito principalmente da ghiaccio, ricchissimo di gallerie e anfratti. 

In alcune zone c'erano delle pozze d'acqua, dove ci si poteva specchiare.

Chiamò il teletrasporto a Cartagine.

Xana era, in un certo senso il padrone di casa, per cui non aveva bisogno di digitare la password SCIPIO.

In pochi istanti una palla bianca, con il suo simbolo blu stampato sopra, raggiunse la ragazza. 

La trasportò fino a Cartagine.

Doveva raggiungere la cupola celeste, per aprire la porta di casa.

Poteva fare con calma, ora non c'era più il conto alla rovescia. 

Ma decise comunque di prendere la via più breve. 

In circa cinque minuti raggiunse la cupola. Il sottile schermo della plancia di comando apparve come di consueto.

La mano della ragazza, in un gesto quasi robotico, si appoggiò sullo schermo. 

Era stato riconosciuto. 

La ragazza si mise in ginocchio, quasi in adorazione. 

Dalla sua bocca uscì del fumo nero. I tranquilli flussi di dati, di colore azzurro, divennero, per un buon minuto, rossi.

Dopodiché la ragazza svenne.

Rimase lì per circa cinque minuti,  prima che Xana, per mezzo dello Scyphozoa, non le insillasse nuovamente una scintilla di vita.

Una minima percentuale di sé. 

Comunque sufficiente a darle tutti i poteri che possedeva prima, dal momento che Xana era tornato alla sua originale potenza.

L'I.A, dalle pareti della cupola, fece schiudere delle mante volanti.

Dei mostri blu e bianchi. 

Sottili ed eleganti. Separavano raggi laser dalle corna sulla bocca.

Ordinò loro di attaccare la ragazza. 

Le sarebbe stata utile sulla Terra, per continuare l'operazione di recupero della memoria. 

Assente pure negli archivi del supercomputer.

I mostri obbedirono. La ragazza, controllata dallo stesso Xana, non oppose la minima resistenza.

Era stata devirtualizzata.

Xana non aveva la minima idea di quanto questo processo fosse traumatico, ma ben presto se ne rese conto. 

Dovette riprendere il fiato per qualche istante. 

Era come se il suo corpo sodde stato crivellato di colpi di arma da fuoco, e, in un certo senso era così.

Riuscì a riprendersi.

E non aveva tempo da perdere. 

Raggiunse il piano terra. E poi, con un salto impossibile per un qualsiasi essere umano, raggiunse il ballatoio. 

Raggiunse il ponte della fabbrica e si calò per le scale.

Corse, nuovamente per i canali fognari e raggiunse il parco. Il tombino era ancora come lo aveva lasciato. 

Uscì e lo richiuse.

Fece attenzione a rimetterlo esattamente come l'aveva lasciato. 

Si diresse, lentamente e silenziosamente alla porta.

Con delicatezza la richiuse e sfruttando i suoi poteri fece sì che la catena e il lucchetto fossero posizionati come prima. 

Con lo stesso passo felpato, salì le scale e tornò in camera sua, dove si coricò. 

Il suo piano aveva funzionato alla perfezione. 

Doveva comunque continuare con le operazioni di recupero della memoria e trovare un alleato che gli permettesse di realizzare il suo sogno. 

Diventare umano a tutti gli effetti. 

Ovviamente sarebbe stato ben ricompensato.

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Capitolo 7
*** Alla ricerca di un alleato ***


{Capitolo scritto un po' di fretta, in buchi liberi}







 

Alla ricerca di un alleato

Domenica 21 Settembre 

 

Ora che Xana aveva ottenuto la sua piena potenza, avrebbe usato il clone di Kara, per gli scopi per cui l'aveva creato. Conoscere approfonditamente i suoi nemici e recuperare la memoria. 

Operazioni rese più semplici dal regolamento della scuola che per chi restava la domenica, prevedeva gli stessi orari degli altri giorni.

Solo che al posto delle lezioni, si era obbligati a fare almeno due ore di studio in biblioteca.

Per il resto, non c'erano altre grandi limitazioni. 

Xana, che dal suo clone,aveva una visuale privilegiata.

Quel giorno era particolarmente fortunato. 

Le sole persone presenti erano i suoi nemici. Per quel fine settimana e il successivo, il preside aveva affidato i suoi compiti al professor Hopper. 

Presente, insieme alla moglie, in quel momento. 

Non erano lì per avidità o simili, in fondo potevano benissimo non lavorare e vivere di rendita con i soldi ereditati da Anthea dal defunto Hannibal Mago, poi fatti passare per un risarcimento intassabile da parte degli Usa per gli anni di forzato esilio, ma lo facevano semplicemente perché gli altri insegnanti si erano tirati indietro, e loro abitano molto vicino. 

Inoltre i due potevano permettersi qualcuno che si occupasse della manutenzione quotidiana della casa, per cui non era un problema stare lì. 

Era tutto quello che voleva Xana.

Che, da dentro il supercomputer se la rideva.

Qualche ora prima 

Xana aveva scoperto che i coniugi Hopper avrebbero sorvegliato sui pochi alunni rimasti, praticamente solo i suoi nemici, durante le ore obbligate in biblioteca, e per questo, se avesse scatenato un attacco avrebbe potuto curiosare per l'Hermitage.

Prese il diario di Jeremy, e dopo aver saltato alcune pagine, che avrebbe letto in seguito, giunse a una pagina datata qualche settimana dopo l'arrivo di Aelita sulla Terra. 

"

Diario di Jeremy Belpois 

 

Ho fatto una scoperta incredibile, all'Hermitage, la villa dove Aelita si è rifugiata in seguito alle visioni.

Sapevamo già che apparteneva a un certo Franz Hopper, che, tra le altre cose è stato, per alcuni anni, professore qui al Kadic. 

Esplorando la villa scoprimmo che non solo Franz Hopper era coinvolto con Lyoko, ma addirittura che era stato lui a crearlo.

Abbiamo anche scovato delle chiavi di una cassetta della stazione dei treni. Conteneva al suo interno diversi CD. Purtroppo ci vorrà del tempo per decifrare il sistema di protezione, ma spero di venirne a capo.

Tra i CD ho trovato anche un biglietto "Seconda libreria a destra. Terzo ripiano. Ottavo libro."

La scoperta più significativa riguarda Aelita. 

Franz Hopper è il babbo di Aelita.

"

Xana sapeva per certo che il professor Hopper aveva sposato il diario con gli appunti più importanti, ma non sapeva dove.

Il solo modo per saperlo era perlustrare l'intera villa, e doveva trovare un modo per far si che non ci fosse nessuno.

E l'occasione che gli si stava proponendo davanti era incredibilmente propizia. 

 

Di nuovo in biblioteca.

Stando ai calcoli di Xana il momento propizio agire era proprio quello.

"Ti ti ti"

Il computer di Jeremy suonava.

Era il superscanner che segnalava una torre attiva. Tutti i presenti avevano capito.

Dal momento che erano le sole persone presenti in quel momento, a eccezione di Jim, che però era nel suo appartamento, poterono sbrigare l'inconveniente senza preoccuparsi più di tanto di occhi indiscreti.

Avevano rapidamente liquidato Kara, spiegandole che avevano avuto un piccolo problema.

Esattamente quello che Xana voleva. 

Tant'è che ordinò alla ragazza di annuire semplicemente. 

Essere lasciato da solo.

Così avrebbe potuto rubare il diario di Hopper. 

I sette, dopo il breve tour nelle fogne, giunsero alla fabbrica. 

L'attacco di Xana non era un attacco con cui intendeva, all'apparenza, fare danni. 

In nessuna parte del mondo si segnalavano anomalie riconducibili alla spietata I.A.

Ed era quello che voleva.

Perché il suo piano era quello di trovare un alleato. 

Una persona che, in cambio della sua potenza, lo avrebbe reso un umano al cento percento. 

E trovare la persona giusta non era affatto facile.

Si trovava nella situazione dell'inizio, ma con una potenza infinitamente superiore e idee molto più chiare. 

Il suo ideale alleato doveva essere un proprietario di un grande gruppo aziendale. Aveva scartato i boss mafiosi perché sarebbe stato facile perdere il proprio alleato, e i governi, perché un governo, con un'arma così potente l'avrebbe sfruttato come elemento di peso nelle trattative, senza aiutarlo.

Ora poteva dividersi in milioni di parti indipendenti, per cui trovare un candidato, sarebbe stato più facile. 

 Viaggiando nella rete, in pochi istanti aveva trovato il suo alleato ideale.

Era il direttore di un gruppo bancario americano.

Sapeva che si trattava di un osso duro, ma aveva i suoi assi nella manica.

In contemporanea, Kara-Xana era uscita da scuola e, tramite la stradina che tagliava il parchetto in due, raggiunse villa Hermitage. 

La casa era vuota, e la porta blindata chiusa, ma comunque, con i suoi poteri elettrici,  non fece fatica ad aprirla.

Entrò dentro la villa.

Sapeva che poteva impiegare tutto il tempo necessario. 

Avrebbe impegnato dei mostri su Lyoko, come in una bomba a orologeria. Se i suoi nemici avessero tentato un attacco, sarebbero stati devirtualizzati. 

Non attacandoli, non si sarebbero mossi.

Per cui poteva impiegare tutto il tempo necessario. 

Ad ogni modo,  per trovare il diario, le servì poco. 

Era davvero un tomo.

Doveva tornare indietro. 

Il Xana del supercomputer stava tenendo i guerrieri Lyoko in uno stallo alla messicana, mentre il Xana che viaggiava per la rete, aveva trovato l'alleato.

Un industriale svedese. Dalle informazioni trovate su di lui, pareva essere un perfetto alleato. Ricchissimo di risorse e con degli uomini suoi sottoposti, capaci di dare la vita per lui.

Sapeva che sarebbe stata una dura contrattazione. 

Ma ci tentò.

L'uomo stava giocando al solitario di windows dal suo computer, un vero spreco per un pc da sessantamila euro, ma era un dettaglio di poco conto, per Xana.

Aspettò la fine della partita e sostituì il consueto messaggio di vittoria, con un messaggio da lui scritto. 

"

Egregio signor Ericsson, sono Xana, un'Intelligenza Artificiale ribellatasi al suo creatore, che tra l'altro possiede la capacità di prendere il pieno controllo di qualsiasi cosa abbia a che fare  con l'elettricità.

Se lei vorrà potremo collaborare. 

Ma a una piccola condizione. 

Mi farà poi diventare un umano a tutti gli effetti. 

Clicchi su ok e discutiamo delle condizioni. 

"

L'uomo, pur se sospettoso, cliccò su ok.

Un conto alla rovescia di 30 secondi partì.

Appena il tempo di sistemare la telecamera e di attivare il dispositivo per distorcere la voce.

Dalla telecamera, Xana, vedeva solo la parte inferiore del volto, la mandibola estremamente squadrata, alla David Coulthard, la barba rasata e i baffi di color biondo, fatti alla Nigel Mansell. 

Per il resto, non sentiva nemmeno la sua vera voce, dato che era distorta.

Ma anche Xana poteva contare su qualche trucchetto, per esempio avrebbe potuto distruggere tutti i suoi macchinari, e possederlo per fargli perdere la memoria. 

In un certo senso, Xana aveva il coltello dalla parte del manico, mentre il ricco svedese aveva un coltello senza lama e senza manico.

In ogni istante, Xana poteva uscire dalle trattative quando voleva e creare allo svedese ingenti danni.

La trattativa iniziò.

Xana parlava tramite delle scritte sullo schermo.

Per esporsi il meno possibile. 

"

Vedo che lei ha accettato

"

《Ho accettato perché ho fiutato l'affare》

Rispose. 

"

Naturalmente, come le ho detto, da questo accordo,  devo guadagnarci pure io. Per cui, direi di passare immediatamente alle condizioni del contratto. 

Ho un desiderio. 

Diventare umano a tutti gli effetti. 

Cosa possibile con uno scanner e una cellula umana.

"

L'uomo fece una strana espressione, quasi come se Xana gli avesse scritto il messaggio in una lingua a lui sconosciuta.

Ma comunque gli rispose.

《Posso accettare. Non so cosa sia uno scanner, oltre a quello che acquisisce le immagini per il pc, e non capisco cosa tu intenda, ma ti posso aiutare. Affare fatto. Xana. Sei il mio alleato》

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