Introducing me

di YallaYalla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ch.1 ***
Capitolo 2: *** Ch.2 ***
Capitolo 3: *** Ch.3 ***
Capitolo 4: *** Ch.4 ***
Capitolo 5: *** Ch.5 ***
Capitolo 6: *** Ch.6 ***
Capitolo 7: *** Ch.7 ***
Capitolo 8: *** CH. 8 ***
Capitolo 9: *** Ch.9 ***
Capitolo 10: *** Ch.10 ***
Capitolo 11: *** Ch. 11 ***
Capitolo 12: *** Ch. 12 ***
Capitolo 13: *** Ch. 13 ***
Capitolo 14: *** Ch.14 ***



Capitolo 1
*** Ch.1 ***


Tutti nel mondo magico sanno che Voldemort provò ad uccidere Severus Snape con quel dannato serpente sotto steroidi. Non tutti sanno però come si salvò e ad opera di chi. Beh, insieme a lui e a Colui – che – non – può – usare – i – fazzoletti c’erano anche Hermione Granger, Harry Potter e Ron Weasley e sentirono ogni cosa. Nel momento esatto in cui Voldemort se ne andò, abbandonando il povero Severus ad una morte lenta e dolorosa, Hermione corse al suo capezzale e iniziò a imbottirlo di pozioni, tutte quelle che si era portata dietro per la battaglia, dittamo, pozione rimpolpasangue, ogni cosa eccetto la pozione anticoncezionale. Severus aveva il compito di dare le sue memorie ad Harry, metterlo in guardia riguardo gli Horcrux e dirgli che lui stesso ne era uno. Dopo aver prestato fede al suo giuramento, l’uomo si voltò verso Hermione, la guardò e chiuse gli occhi. Tutti pensarono fosse morto, tranne Hermione. Harry e Ron se ne andarono subito, avevano bisogno del pensatoio nell’ufficio di Dumbledore per vedere le memorie e poi sinceramente il posto puzzava un po’ e non avevano voglia di restare lì a lungo. Inoltre tutti pensavano che Snape fosse un traditore, che avesse ucciso Dumbledore. Come prima, tutti tranne Hermione. Lei sentiva che c’era qualcosa in più in quella storia, qualcosa di non detto. Lei aveva sempre ammirato l’uomo, lo rispettava e, a dirla tutta, aveva avuto per lui una cotta grandiosa. Beh, più di una cotta in realtà. Dal momento esatto in cui lui era entrato nell’aula per la prima lezione del primo anno lei era rimasta stregata da lui, e quando poi iniziò il discorso: “Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, distillare la gloria, addirittura mettere un freno alla morte” lei era sul bordo della sedia pronta a venerarlo. Sì, durante il secondo anno Hermione ebbe uno scivolone per Lockhart, più per moda che per altro; ma quando Severus fece volare il suo sedere incipriato dalla pedana dei duelli, Hermione si rese conto che c’era posto per un solo professore nel suo cuore.
A dirla tutta poi la storia di Harry non l’aveva mai convinta, Dumbledore poteva anche essere anziano e circondato da mangiamorte sul tetto della torre di Astronomia, ma era pur sempre il mago più potente del mondo, li avrebbe potuti far volare come mosche, non aveva bisogno di implorare Snape di non ucciderlo. Per cui Hermione aveva fiducia in Severus e aveva bisogno di credere che fosse ancora vivo. Aveva perso già troppe persone, non poteva permettersi di perdere anche lui, non poteva sopportare di perdere anche lui. Doveva portarlo da qualche parte, l’infermeria era fuori questione, sarebbe stato come mettergli un cartello al collo “avada kedavrizzatemi” e lanciarlo nella mischia; rimaneva una sola opzione, casa sua. Era la soluzione migliore, nessuno conosceva quel posto, neanche Harry e Ron.
Una volta arrivati al suo appartamento lo stese sul letto e iniziò a medicargli le ferite, a pulirle e a parlare con lui. Si sfogò con lui, gli raccontò cosa era successo negli ultimi mesi, in sintesi lo usò come una sorta di confessionale comatoso. O almeno così credeva. Severus era vivo, alquanto incosciente, ma vivo, e la sentiva.
L’uomo aveva sperato con tutto se stesso che Voldemort usasse Nagini per ucciderlo ed erano settimane che prendeva un antidoto al suo veleno, ma non aveva preso in considerazione la proclività di quella biscia strafatta di squartare le persone. Sarebbe morto dissanguato se non ci fosse stata Hermione.
La donna, quando si rese conto che Severus era stabile e poteva rimanere solo, tornò ad Hogwarts per aiutare a vincere la battaglia.
Severus rimase a cavallo tra il sonno e la veglia nella stanza da letto di Hermione e quando, ad un certo punto, riuscì persino ad aprire gli occhi fu sconvolto dalla vista della quantità oscena di peluche he la donna aveva in camera; probabilmente quegli occhi fissi ed inespressivi furono ciò che di più orripilante egli avesse mai visto in vita sua, e lui aveva assistito a Nagini che ingoiava una donna intera come fosse stata una caramella per la tosse.
Quando la battaglia finì e Harry iniziò a tessere le lodi di Severus a chiunque avesse orecchie per ascoltarlo, Hermione si sentì abbastanza sicura da portare Poppy a casa sua per farle visitare Severus.
Quando l’anziana strega le disse che l’uomo era fuori pericolo, Hermione pianse.
Le donne lo portarono in infermeria e lo misero in una camera isolata; era un eroe, ma c’erano ancora persone che non avevano sentito il discorso da 75 minuti di Harry, con tanto di pause ad effetto e crisi di pianto, e che vedevano Severus ancora come lo stronzo, assassino, bastardo che era sempre stato.
Hermione si piazzò al suo capezzale come una guardia svizzera e lanciò occhiate minacciose a chiunque posasse lo sguardo sull’uomo per un secondo di troppo. Poppy aveva detto che sarebbe sopravvissuto, ma stava a lui svegliarsi. La strega ogni tanto andava a trovarlo, gli portava qualche pozione o controllava i suoi segni vitali; Hermione, invece, lo trattava come se fosse sveglio e reattivo. Parlava con lui, gli raccontava della ricostruzione che era in corso nelle alee più danneggiate della scuola, gli teneva la mano, lesse ad alta voce per lui l’intero volume di “Guerra e Pace” tipo 1500 pagine.
Un giorno Harry andò a trovare l’uomo. Per circa 10 minuti rimase accanto al suo letto, senza dire una parola, solo guardandolo. Poi scoppiò in lacrime, cadde in ginocchio accanto a lui e iniziò a chiedere scusa per ogni volta che era stato scortese con lui, per ogni volta che aveva pensato male di lui, per ogni parola cattiva proferita nei suoi confronti. Se fosse stato sveglio, Severus avrebbe alzato gli occhi al cielo e gli avrebbe detto che era una testa di legno, ma quel pianto serviva al ragazzo per riconciliarsi con se stesso e, una volta calmatosi, si sentì molto meglio.
Hermione passava tutto il suo tempo libero nella stanza con il professore e quando non si dava da fare con la letteratura russa gli leggeva le riviste di pozioni, immaginando che l’uomo le preferisse. Purtroppo la ragazza non riusciva a tenere per sé i commenti che la lettura le provocava, come quando, dopo un affascinante articolo su come fosse assolutamente necessario per le streghe essere nude per raccogliere una determinata pianta indigena della tundra siberiana, si lanciò in una filippica di quasi 20 minuti che poteva sintetizzarsi in: “questa rivista è scritta da pervertiti, vecchi bavosi che probabilmente non facevano una pozione dai tempi di Baba Raga e che una donna nuda non l’avevano neanche mai vista”.
Lei non sapeva che il parere di Severus circa quelle riviste era praticamente lo stesso.
Le settimane passavano, oramai l’uomo era ricoverato da quasi un mese, ma Hermione non si perse d’animo, sapeva che lui era lì e che presto si sarebbe svegliato.
Intanto la mente dell’uomo era in fermento, il suo corpo ancora non aveva deciso di dare segnali, la il suo cervello era in piena attività. Ogni giorno sentiva la voce di Hermione che gli parlava, che gli raccontava di come proseguivano i lavori di ristrutturazione del castello, che gli diceva di come la biblioteca fosse rimasta miracolosamente illesa durante la battaglia. Ricordava persino di una giornata, c’erano stati dei funerali quel giorno quindi Hermione andò a trovarlo quando ormai era già sera e pianse accanto a lui per almeno un’ora.
“Si svegli professore, la prego” diceva la ragazza tra le lacrime stringendogli la mano. “Non posso perdere anche lei”. Quanto avrebbe voluto svegliarsi solo per lei.
Il momento che rimase impresso nella memoria di Severus fu quando si svegliò.
Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il triste soffitto grigio della stanza in cui si trovava, poi girò la testa verso sinistra e vide Hermione addormentata sulla sedia accanto al letto. Mai aveva visto qualcosa di così bello in vita sua. In realtà Hermione non era tutto questo spettacolo al momento, aveva i capelli raccolti in quello che doveva essere uno chignon, ma sembrava più un nido di uccello sotto LSD, delle borse sotto gli occhi da fare invidia a Fendi e Prada, era vestita in stile senzatetto – chic e stava anche sbavando. Severus rimaneva convinto della sua precedente osservazione comunque.
L’uomo rimase a guardarla per buona parte di un’ora; quando poi lei si svegliò, si stiracchiò e, con la grazia di un Nundu in un negozio di ceramiche, gli diede un pugno in faccia che ruppe il naso e lui e la mano a lei. Per un attimo entrambi guairono dal dolore, poi si guardarono e scoppiarono a ridere. Probabilmente la botta era stata più forte del previsto.
Hermione rimase senza fiato di fronte alla risata di Severus, non aveva mai sentito un suono più bello in vita sua; la risata partiva bassa, ma poi si faceva strada nella gola dell’uomo e fuoriusciva con un fragore da rompere i vetri, ed era così allegra che per poco la donna non pianse dalla gioia.
Quando riuscirono a ritornare padroni di se stessi, chiamarono Poppy che si prodigò per controllare ogni minimo segno che indicasse che il veleno era ancora presente nel corpo dell’uomo. Quando fu soddisfatta lo dimise; l’infermeria era piena di malati e lei aveva bisogno del letto. Era una donna dolce in fondo, ma molto, molto in fondo.

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Capitolo 2
*** Ch.2 ***


Hermione accompagnò Severus nei suoi appartamenti e si rifiutò di andarsene senza avere la certezza che l'uomo si sarebbe messo a letto a riposare. Lui si limitò ad alzare gli occhi al cielo ed obbedire. Lei lo accompagnò in camera, lo aiutò a mettersi a letto e gli rimboccò le coperte. Mancava solo il bacio della buonanotte e Severus avrebbe iniziato a chiamarla "mamma". Il pensiero lo fece rabbrividire. Hermione gli sorrise prima di andare via e l'uomo rimase per ore sveglio, senza muovere un muscolo, pensando a lei. 

Lei andò in camera sua, si lavò, si cambiò e si fece un tè; per Hermione tutto poteva essere risolto con una buona tazza di tè. In quel momento più che mai aveva bisogno di una mente lucida per riflettere su ciò che stava accadendo. Non era innamorata di lui, o almeno non credeva di esserlo, era sconvolta dalla sua gentilezza; si era aspettata di essere scaraventata fuori dalla porta per averlo guardato dormire; per la barba di Merlino gli aveva rotto il naso! Invece lui aveva riso e lei aveva pensato che fosse l'uomo più bello che avesse mai visto, naso rotto e tutto. 

La mattina dopo Hermione andò negli appartamenti di Severus per controllare come stesse, o almeno era questo che si raccontava, il vero motivo era che sentiva la sua mancanza. Era stata con lui per più di due settimane, notte e giorno a vegliare sulla sua figura dormiente. La prima notte da sola era stata orrenda, era rimasta tutto il tempo sveglia a preoccuparsi per lui.

Arrivò fuori dalla sua porta e si fermò; da un lato voleva bussare, dall'altro voleva andare il più lontano possibile da quel luogo; ma poi sentì: "Signorina Granger, vuole rimanere sul mio uscio ancora per molto o si decide ad entrare?" La donna rimase bloccata come un cervo abbagliato dai fari. Non sentendo una risposta, Severus aggiunse: "Ho del tè pronto". Quello riuscì a smuoverla ed entrò.

"Mi dispiace disturbarla, volevo solo sapere se stesse bene, come si sentisse, se si fosse alzato, beh, si è alzato, è qui davanti a me"

"Signorina Granger – la interruppe lui – la prego si segga e prenda una tazza di tè, sta farneticando" 

Hermione arrossì per la figura da idiota che stava facendo, si guardò le scarpe e poi si sedette sulla poltrona nel salotto di Severus. Lui la guardò, bevve, la guardò di nuovo e poi fece volare verso di lei una tazza. 

"Grazie, signore"

Lui le fece un cenno con la testa e si rimise a bere.

"Quindi, come si sente questa mattina?"

"Come se mi fossi svegliato come una persona diversa" disse lui, poi posò la tazza sul tavolino, incrociò le braccia sul petto, chiuse gli occhi e appoggiò la testa sullo schienale della poltrona con un sospiro.

Hermione lo guardò con la tazza del tè a mezz'aria.

"Si sta godendo la vista?"

Lei arrossì di nuovo. 

Lui ebbe pietà di lei e aprì gli occhi. 

"Ha detto di essere venuta per accertarsi della mia salute, giusto?"

"Sì, esatto. Volevo sapere se aveva bisogno di qualcosa"

"No, non ho bisogno di niente"

"Ah, beh, va bene. Allora è meglio che vada, non vorrei imporre la mia presenza, lei ha bisogno di riposare"

"Signorina Granger" – la interruppe di nuovo lui dato che stava di nuovo iniziando a blaterare senza senso.

"Sì, signore?"

"Grazie per la sua gentilezza"

Lei sorrise e poi lasciò la stanza. 

Nei giorni successivi Hermione andò ogni mattina nelle stanze di Severus. A principio era imbarazzata, non parlava quasi per nulla, rimaneva giusto il tempo di una tazza di tè e guardava quasi tutto il tempo le sue scarpe. Severus era confuso dal comportamento della donna. Lei gli aveva salvato la vita, lo aveva portato a casa sua, gli aveva parlato mentre era incosciente, aveva letto per lui, aveva curato le sue ferite, minacciato chiunque fosse irrispettoso nei suoi confronti e ora non riusciva neanche a fare conversazione con lui? Beh, non ci stava. 

Una mattina, una settimana circa dopo che Severus era stato dimesso, Hermione arrivò nelle sue stanze e vicino alla tazza di tè trovò un biglietto, dell'uomo invece non c'era traccia. 

Signorina Granger, buongiorno. Sono nel mio studio, seconda porta a destra. Mi raggiunga dopo aver bevuto il suo tè. Severus Snape. 

Lesse la nota circa 5 volte, trangugiò il tè come se non bevesse da un mese e andò verso lo studio. Una volta aperta la porta avrebbe voluto salutare, dire qualcosa, ma riuscì soltanto a spalancare gli occhi e fissare la stanza. In quel momento comprese cosa avesse provato Belle quando la Bestia le aveva mostrato la biblioteca. La stanza in cui si trovava aveva tre piani, scale a chiocciola negli angoli per salire ai piani superiori e ogni millimetro delle pareti era ricoperto di libri. Si mise a roteare su se stessa mentre Severus la guardava e sorrideva tra sé e sé per l'idea che aveva avuto. Hermione sorrideva come lo Stregatto e lui si rese conto che il suo piano era perfettamente riuscito; aveva bisogno di qualcosa che facesse sentire la donna a suo agio, e nulla era meglio dei libri. Menomale che l'uomo disponeva di una biblioteca personale da fare invidia a quella di Hogwarts. 

"Buongiorno, signorina Granger"

"Buongiorno, signore"

"La prego, si senta libera di prendere qualsiasi libro desideri. Devo avvertirla, però, che questi volumi non possono superare la soglia dei miei appartamenti quindi se vuole leggerli dovrà farlo per forza qui, temo"

La mente di Hermione si era fermata a "qualsiasi libro desideri" e mentre lui finiva di parlare lei era già corsa verso gli scaffali e stava accarezzando le copertine. 

Severus si sedette, riprese il libro che stava leggendo e sorrise fra sé e sé. 

Hermione scelse un libro e si sedette sul sofà accanto al fuoco, mise le gambe sotto di sé e iniziò a leggere. I due rimasero così per ore. Vennero interrotti verso ora di pranzo quando un elfo domestico portò loro del cibo. Mangiarono in silenzio e poi si rimisero a leggere. La stessa scena si ripeté anche a cena.

Qualche ora dopo aver mangiato, Hermione si stiracchiò sul divano e sbadigliò.

"Gradirebbe una tazza di tè, signorina Granger?"

"Oh sì, grazie mille" rispose e lui fece apparire un servizio da tè, riempì le tazze e gliene passò una.

"Grazie mille, signore, per il tè e per i libri"

"Non c'è di che, signorina Granger"

"Hermione"

"Mi scusi?"

"Ho detto che il mio nome è Hermione"

"Sono perfettamente conscio di quale sia il suo nome" rispose lui fingendo di non capire. Ovviamente aveva afferrato cosa lei stesse cercando di dire, ma non le avrebbe reso le cose facili. 

Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò, quell'uomo poteva essere davvero insopportabile a volte. Lui si limitò a sorridere.

"Intendo che può chiamarmi Hermione, non sono più una sua studentessa"

"Eh già, non lo è più"

Lei strabuzzò gli occhi e lo guardò mentre lui fece un sorriso sardonico e bevve.

"Ora è meglio che vada. Buonanotte, signore"

"Buonanotte, Hermione"

La donna si bloccò sulla porta. Lui sorrise e si rimise a leggere.

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Capitolo 3
*** Ch.3 ***


Da quel momento in poi Hermione andò tutti i giorni da Severus e i due leggevano insieme in biblioteca per ore. Parlavano anche ogni tanto, discutevano di ciò che stavano leggendo, raccontavano qualcosa su di loro. 

Hermione un giorno gli raccontò di aver obliviato i suoi genitori per proteggerli e di averli mandati in Australia a rifarsi una vita senza di lei. Lui rimase a bocca aperta davanti alla forza di quella ragazza e le tenne la mano mentre la poverina si disperava; le diceva che era stata incredibilmente coraggiosa e che aveva salvato la vita ad entrambi. Lei non si sentiva per nulla coraggiosa, ma le parole di lui l’aiutavano a stare meglio. 

“So che non potrò mai riaverli indietro, che non si ricorderanno mai di me, ma sono vivi e per ora mi basta questo” disse lei. 

“La scelta più difficile è sempre quella tra ciò che è giusto e ciò che è semplice” rispose lui. All’epoca lui aveva litigato molto con Albus per l’imparità dei trattamenti tra i parenti di Harry e quelli di Hermione: per i signori Granger non c’era stato nessun dispiegamento di forze, nessuno si era preoccupato di loro e una povera ragazza li aveva dovuti perdere per la negligenza degli adulti intorno a lei. 

“Sono solo felice che, ovunque siano, siano insieme e al sicuro e che non debbano preoccuparsi di una figlia insensibile che non ha saputo fare di meglio che cacciarli dalla sua vita”. Hermione aveva pensato per mesi ad una soluzione che non comprendesse perderli, ma quando il tempo era ormai alle strette si era affidata a quello che sapeva essere il metodo migliore. Ora di loro non le rimaneva altro che un album di fotografie. 

“Hermione, non parlare così di te stessa. Il coraggio che hai dimostrato, il tuo senso di abnegazione, sono doti che pochissime persone hanno” iniziò a dire lui, ma lei lo interruppe: “Lei le ha”.

“Io espio delle colpe, non fare di me un santo” rispose l’uomo con un tono amaro e per quel giorno i discorsi finirono lì. 

Dopo qualche giorno lui le raccontò dell’accordo tra lui e Albus, della richiesta del preside di ucciderlo per salvare l’anima di Draco. Severus si sentiva in colpa per aver assistito ad un momento così intimo per Hermione come il discorso sui suoi genitori e voleva contraccambiare raccontandole qualcosa di lui: scelse la morte di Albus perché aveva bisogno di mostrarle che non era davvero il mostro insensibile che tutti credevano, sentiva di aver bisogno del suo perdono.

“Albus stava morendo” disse all’improvviso mentre leggevano. 

“Mi scusi?”

“Albus stava morendo; quel vecchio idiota era caduto in una trappola per bambini e aveva contratto una maledizione. Gli rimaneva qualche mese di vita. Il signore Oscuro aveva deciso che Draco Malfoy, per guadagnarsi la sua fiducia, avrebbe dovuto uccidere il vecchio, ma questo fardello stava consumando il ragazzo. Così Albus, dall’alto del suo insindacabile giudizio, decise che spettava a me l’onore di ucciderlo «Così consoliderai il tuo ruolo con Voldemort, ragazzo mio» diceva lui «e inoltre salverai l’anima del povero signor Malfoy». Hermione pianse ancora, pianse per l’ingiustizia della vita, pianse per i sacrifici che Severus aveva dovuto fare nella vita e perché nessuno aveva pensato alla sua di anima. Lui la guardava mentre la donna descriveva cosa avrebbe fatto al mago se solo non fosse stato un ritratto; la scena lo faceva sorridere, vedere quella piccola strega con i calzini pelosi seduta sul suo divano a minacciare il più potente mago di tutti i tempi gli faceva provare delle sensazioni che pensava dimenticate. 

Una mattina, mentre si trovano al piano più alto della biblioteca, Hermione guardò attraverso la finestra verso il lago e sospirò.

“Le piacerebbe fare una passeggiate vicino al lago?” chiese. 

“In questo momento sono occupato, ma se vuoi andare, ti prego, sentiti libera. Sarò qui quando tornerai” rispose lui. Lei sorrise e andò verso il lago. Amava passeggiare per i giardini, sentire l’odore della foresta che si mischiava a quello del lago. 

Severus rimase a leggere ancora per un po’, ma poi si alzò e andò verso la finestra e la guardò mentre passeggiava e respirava a pieni polmoni l’aria fresca. 

Successe tutto in un attimo. Un momento lei stava guardando la piovra e un momento dopo era stata sollevata in aria, immobilizzata e lanciata nel lego. Severus volò immediatamente fuori dalla finestra e si gettò nel lago; la trovò quasi subito e la riportò a riva.

“Hermione?” 

Lei tossì, ma era ancora incapace di muoversi allora lui sciolse l’incantesimo su di lei e la donna gli si lanciò al collo, lo abbracciò e pianse sul suo cappotto. 

“Va tutto bene, sono qui”

Lei tirò su col naso e lo guardò per molto tempo. Era completamente zuppo, il cappotto aderiva perfettamente al suo corpo, i suoi capelli erano tirati all’indietro e le sue lunghissime ciglia erano punteggiate di goccioline. Gli occhi neri dell’uomo penetravano nei suoi e lei si sentiva persa. Rimasero così per un’eternità.

Lei arrossì come se le avessero dato fuoco e sciolse l’abbraccio. Lui la stava ancora guardando. 

“Grazie, signore”

“Severus”

Lei sorrise.

“Grazie, Severus”

Lui la aiutò ad alzarsi e la portò nei suoi appartamenti. Una volta lì, asciugò i vestiti di entrambi, preparò del tè e accese il camino per farla sentire al caldo.

“Hermione, cosa è accaduto?”

“Non lo so, stavo guardando la piovra e all’improvviso ero immobile e stavo volando verso il lago”.

La donna stava tremando così l’uomo trasfigurò una coperta per lei. 

“Grazie”

“Sono preoccupato”

“Riguardo cosa?” 

“Sei stata attaccata, qualcuno ha provato ad ucciderti. Hai bisogno di protezione”

Hermione era infastidita da quella frase.

“Sono perfettamente in grado di proteggermi da sola”

Lui sollevò un sopracciglio e la guardò. 

Lei arrossì e abbassò lo sguardo.

“Beh, forse non così bene”

Lui sorrise. 

“So che sei più che in grado di proteggerti da sola, ma questo vorrebbe dire perdere la tua libertà, passare ogni momento con la paura costante di un’aggressione. Non voglio questo per te”

“Quindi cosa hai in mente?”

“Dovresti trasferirti qui, con me”

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Capitolo 4
*** Ch.4 ***


Per poco non le uscì il tè dal naso e stava per soffocare. 

“Scusa, cosa?” – disse arrossendo violentemente.

Severus ghignò e disse: “Non farti strane idee, donna. Sto solo dicendo che dovresti spostare la tua camera nei miei appartamenti così che io possa proteggerti, tutto qui”.

Lei ricominciò a respirare, ma poi lui aggiunse: “ovviamente puoi sempre dormire nella mia camera, questo renderebbe tutto molto più semplice” e alzò un sopracciglio sorridendo. 

Hermione arrossì, ancora, e si coprì il viso con la coperta. 

Severus era un uomo fatto e finito, una ex spia e l’epitomo del Serpeverde, non un ingenuo ragazzino del primo anno. Hermione lo intrigava, era giovane e bella, un po’ di flirt innocuo non avrebbe fatto del male a nessuno e poi vederla arrossire era troppo divertente per evitarlo. Ciononostante, era comunque un uomo d’onore, quindi doveva sapere se sussistesse un qualche tipo di relazione tra lei e il giovane Weasley.

“Questa disposizione infastidirà il tuo fidanzato?”

“Come?”

“Il giovane Weasley”

Hermione lo fissò per qualche momento cercando di decifrare la sua espressione. Aveva chiesto di lei e Ron perché era curioso circa la sua probabile relazione o era solo una domanda di cortesia?

Lui sollevò un sopracciglio e lei sorrise.

“Il mio amico – disse, sottolineando la parola amico – non sarà in alcun modo infastidito dalla sistemazione della mia camera. E se anche lo fosse a me non interessa”

Severus si rimise a leggere, ma in realtà nascose solo il volto dietro il libro e si mise a pensare a ciò che lei aveva detto. Se non c’era nessun pel di carota nella sua vita magari vivere insieme si sarebbe rivelata una buona idea. Lui non era innamorato di lei, era intrigato da lei e voleva proteggerla perché lei gli aveva salvato la vita. Era felice della sua compagnia e voleva vedere quanto potessero andare avanti le cose fra loro due. Dall’altra parte Hermione era terrorizzata da ciò che stava accadendo. Era sorvegliata e qualcuno aveva provato ad ucciderla. Sapeva che con Severus era al sicuro, lui era il più potente mago vivente, ma vivere con lui si sarebbe potuto rivelare imbarazzante dato che lei stava iniziando a provare dei sentimenti per lui. Ogni giorno non vedeva l’ora di stare insieme a lui e ogni notte, a letto, sorrideva pensando che la mattina dopo lo avrebbe rivisto. Credeva che fosse soltanto una cotta la sua, ma nel profondo sapeva che non era così. Aveva già avuto delle cotte nella sua vita, come quella per Ron, o quella per Severus stesso e sapeva che i sentimenti che stava provando ora non avevano nulla a che vedere con quelli di quando era bambina. Questo era ciò che la spaventava, vivendo ogni momento insieme a lui non era certa che sarebbe riuscita a nasconderli all’uomo, che aveva il potere di scoprire tutto ciò che lo circondava. 

Severus parlò immediatamente con la preside che, preoccupata com’era della salute della sua pupilla, accordò lo spostamento della camera. 

La sera stessa dell’attacco Hermione era nella sua stanza che ora distava solo una porta da quella di Severus. Ere nel letto, in pigiama, la stanza era calda e la coperta morbida, ma non riusciva a chiudere occhio. Non riusciva a capacitarsi della sua situazione: qualcuno aveva provato ad ucciderla e ora stava vivendo negli appartamenti del suo ex professore del quale si stava innamorando. 

Nella sua stanza, invece, Severus si rendeva conto di aver avuto proprio un’idea del cazzo.

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Capitolo 5
*** Ch.5 ***


Hermione era una persona mattiniera, ma nessuno riusciva mai a svegliarsi prima di Severus. Quando la donna andò in cucina per preparare la colazione lo trovò già lì a prendere il tè mentre leggeva. Senza la sua tazza mattutina, Hermione aveva le capacità intellettive di un bradipo morto, quindi fece un salto quasi fino al soffitto quando Severus la salutò.

“Per l’amore di Merlino, Severus! Mi hai fatto venire un infarto”. Lui sorrise alla scena e si rimise a leggere e a bere. Hermione si riprese e rise della sua stessa reazione.
“Buongiorno anche a te, gradisci un’altra tazza di tè?” gli chiese quando si riebbe dallo shock.
“Sì, grazie mille”
Lei allora gli versò il tè e si mise a tavola a mangiare qualcosa, era ancora un po’ tesa per l’attacco del giorno precedente.

“Quali sono i tuoi piani per oggi?”
“Voglio finire delle letture e poi iniziare a cercare un lavoro. Farò gli esami all’inizio dell’anno scolastico quindi dovrò trovarmi qualcosa che mi tenga occupata”.
“Sono certo che il Ministero sarebbe più che felice di assumere la strega più brillante della sua età
Lei alzò gli occhi al cielo per quel ridicolo nome.

“Non voglio lavorare al Ministero, non riuscirei a stare dietro ad una scrivania tutto il giorno”
“Potresti diventare un Auror”
“Oh no, lascio l’incarico con piacere ad Harry e Ron, ho inseguito abbastanza criminali da bastarmi per un paio di vite” disse ridendo e immaginando i suoi due migliori amici e le loro figure di merda durante l’addestramento.
“Quindi non vuoi diventare un Auror e non vuoi lavorare al Ministero come passacarte, sto forse parlando al prossimo Ministro della magia? Di sicuro hai tutte le potenzialità per riuscirci”
“Oh no, proprio no. Non voglio essere Ministro; bisogna fare troppi compromessi per arrivare ad un ruolo del genere e per mantenerlo, non fa per me”.
“Una Grifondoro fin nel midollo”
Lei sbuffò.
“Sì, e ne sono fiera”
Severus sorrise di fronte a quella piccola strega nel suo pigiama bordeaux tutta fiera di sé.

“Quindi niente Auror e niente Ministro. Cosa vuoi fare allora?”
“Mi piacerebbe diventare una professoressa”
“Beh, si può organizzare in un attimo. Vivi nella migliore scuola di magia del mondo e ogni professore da qui a Katmandu sarebbe più che felice di prenderti come apprendista” disse e dopo una pausa aggiunse: “beh, forse non la professoressa Trelawney o la professoressa Hooch”.

All’inizio lei fu offesa dal rimando alle sue più che ridicole prestazioni, ma poi rise e lui si unì a lei; rise così tanto pensando alle sue fallimentari lezioni di volo che quasi le uscirono le lacrime.
“Penso che si possa affermare con assoluta certezza che io non sia fatta per volare su una scopa”
“Magari potrei insegnarti a volare senza”
Calò il silenzio, i due si guardarono e poi lei annuì e, sottovoce, aggiunse: “Sì, magari”

Severus si schiarì la voce e disse: “Fammi pensare, forse potresti diventare apprendista per essere la nuova insegnante di incantesimi, oppure di aritmanzia. La professoressa Vector non faceva altro che parlare di te”.
“Sì, forse, ma in realtà vorrei prendere il posto della preside; trasfigurazione è sempre stata una delle mie materie preferite”.
“Tra tutti i professori, Minerva sarebbe di gran lunga la più felice ad averti sotto la sua ala, sei sempre stata la sua leoncina preferita”
“Nessun altro sarebbe felice ad avermi sotto di lui?” disse Hermione sbattendo le ciglia.

Severus per poco non si strozzò. Fare innocenti innuendo sessuali era un gioco per due persone.
“Hermione?”
“Non ti agitare, ti stavo solo prendendo in giro. Ora credo che andrò in biblioteca a cercare un tomo che vidi anni fa a proposito della trasfigurazione”. Così dicendo se ne andò lasciando dietro di sé una tazza vuota e un mago con una prepotente erezione.
Quella donna sarà la mia fine, pensò lui.

Severus cercò di rimettersi a leggere, ma fu tutto inutile, la sua mente continuava a lanciargli solo immagini di Hermione. La grazia con cui teneva la tazza del tè, come avesse paura di poterla rompere se la stringeva troppo forte, il modo in cui beveva, a piccoli sorsi, e una tazza poteva durare anche mezz'ora, il modo in cui si grattava il naso quando era nervosa o si sentiva in soggezione oppure di come si mordeva il labbro quando era sovrappensiero. Oh, quel labbro. Come avrebbe voluto liberarlo dalla morsa dei denti per farlo suo. Severus era ormai convinto di essere più in pericolo che mai di cadere nel baratro dell'amore non corrisposto. Lei flirtava con lui, rideva con lui, arrossiva quando lui la guardava e poteva giurare di aver colto il suo sguardo su di lui mentre leggeva, ma da qui a credere di avere qualche chance era un volo pindarico. Ovviamente lui non demordeva, non è nello spirito di un Serpeverde desistere sulla strada verso quello che vuole. Severus voleva Hermione e, non importava come o quanto tempo ci avrebbe messo, l'avrebbe avuta.
Con la mente invasa da questi pensieri passò la mattinata aspettando che lei tornasse dalla biblioteca. Avrebbe potuto raggiungerla là e guardarla mentre si ricopriva di tomi più grossi di lei, ma voleva lasciarle il suo spazio, voleva che fosse lei a voler stare con lui, non imporre la sua presenza.

Dal canto suo lei non concluse nulla in biblioteca. Per prima cosa non riuscì neanche ad arrivarci senza perdersi un paio di volte.
Incredibile.
Lei sapeva andare in biblioteca anche da nottambula eppure quella mattina la sua mente aveva deciso di tradirla e, in accordo con i piedi, l'avevano fatta girare in tondo. Tutto era offuscato dall'immagine dell’uomo. La faccia che aveva fatto dopo la sua battuta era stata impagabile, una scena da Oscar. Al solo pensiero di quello che aveva suggerito con quelle parole la faccia di Hermione esplodeva, ma non riusciva a smettere di sorridere pensando a Severus. Le sue lunghe e agili dita che prendevano la tazza, il modo quasi incurante e distaccato in cui leggeva, sembrava fosse perennemente annoiato o che pensasse ad altro senza accorgersi di cosa gli accadeva intorno, ma ad un occhio più attento appariva la realtà delle cose. Severus era sempre all'erta, era perfettamente conscio di ogni singolo movimento intorno a lui, ogni atomo dello spazio che lo circondava era stato analizzato fin nei minimi dettagli, nulla lo coglieva mai di sorpresa. Per questo la reazione che aveva avuto era ancora più sorprendente per lei. E poi il modo in cui sorrideva. Doveva aver fatto qualcosa di davvero buono nella sua vita precedente per potersi meritare i sorrisi di Severus. Non accadeva spesso, il che lo rendeva ancora più importante. Quei sorrisi partivano dagli occhi che, allenati com'erano da anni di spionaggio, erano i primi a rendersi conto di ciò che accadeva. Quegli splendidi occhi, neri come la notte, si illuminavano come fari nel mare, poi l'angolo della bocca iniziava ad alzarsi, come quando ghignava soddisfatto, ma, a differenza di quei momenti, quando sorrideva per davvero tutta la bocca si muoveva, le labbra si increspavano e i denti facevano il loro ingresso trionfale sul palco, ed era una performance da applausi a scena aperta. Quando Severus sorrideva per Hermione era come vivere la mattina di Natale ogni volta. Se l'unica cosa che fosse riuscita a fare nella vita fosse stata farlo sorridere avrebbe potuto ritenersi perfettamente soddisfatta.
Una volta riuscita a trovare la biblioteca prese i libri che le interessavano, si sedette al suo solito posto, li aprì tutti davanti a sé e li fissò per le seguenti 3 ore.
Senza leggere una singola parola.
Molto bene.

Quando finalmente decise che aveva perso abbastanza tempo chiuse tutto, rimise ogni libro al suo posto, salutò Madama Pince e si incamminò verso gli alloggi che divideva con Severus. Era così strano pensarlo, ma allo stesso tempo le sembrava così naturale.
Quando entrò trovò l’uomo seduto in poltrona, con un bicchiere di quello che poteva essere whiskey e un libro. Era una scena così casalinga che le si formò un groppo in gola e non riuscì a dire nulla.
“Salve Hermione. Spero che la tua mattinata in biblioteca sia stata fruttuosa”.
La donna rinvenne dal suo sogno ad occhi aperti
“Oh sì, certo”.
Prese anche lei un libro e si sedette sul sofà, piegò le gambe e si immerse nella lettura. Era un libro che aveva già letto quindi non necessitava di particolare attenzione, anche perché in quel momento tutta la sua era per l'uomo che le sedeva accanto e che agitava il liquido ambrato nel bicchiere con nonchalance.
“Quindi hai deciso di chiedere a Minerva di essere la sua apprendista?” le chiese all’improvviso.
“Sì, credo di sì. Trasfigurazione mi ha sempre affascinato e non posso immaginare di lasciare questo posto”. Nel dirlo guardò Severus negli occhi e giurò che vide un lampo di gioia attraversargli lo sguardo.
“Tutti gli abitanti di questo castello sentirebbero la mancanza dei tuoi bombardamenti di domande”
Severus era così, quando non sapeva cosa dire o si sentiva a disagio ricorreva al sarcasmo.
“Per tua norma e regola nessuno si è mai lamentato delle mie domande. Solo un certo professore di mia conoscenza, che neanche mi rispondeva per dirla tutta”
L’uomo ridacchiò e lei lo seguì.
“Forse quel professore pensava che potessi arrivarci da sola alla risposta se avessi fatto muovere le rotelline in quella tua bella testolina”
Hermione sorrise come un'ebete al velato complimento.
“Beh, a quel professore farebbe piacere sapere che la mia testolina funziona benissimo”

Lui non rispose, sorrise e ritornò a quel che stava leggendo. Con loro funzionava così, leggevano per ore, ogni tanto parlavano di qualcosa, si guardavano in silenzio e poi si rimettevano a leggere.
Ad un certo punto lo stomaco di Hermione iniziò a farsi sentire. Severus ridacchiò, lei lo guardò con gli occhi stretti invitandolo a fare qualche commento sarcastico e sfidarla, ma lui si limitò a scrollare le spalle e andò in cucina.
Hermione lo seguì curiosa e lo vide mentre si metteva a cucinare.
“Sai cucinare?” chiese mentre lo osservava.
“Sembri davvero sorpresa, in fondo io sono un pozioniere straordinario”
“E anche modesto”. Aggiunse lei sottovoce, ma lui la sentì comunque e alzò le sopracciglia prima di ridacchiare.
“Dicevo. Cucinare non è molto diverso dal preparare pozioni. E poi ho imparato per necessità e per fare un torto ad Albus”
“Ti prego raccontami, sento che c'è una storia affascinante dietro questa affermazione”
“Beh, non so quanto sia effettivamente affascinante, ma te lo racconto lo stesso. Allora, io ho sempre odiato mangiare nella sala grande”
“Non mi dire”. Disse lei con finta sorpresa.
“Non mi interrompere o non ti racconto più nulla” rispose guardando la donna e puntandole il coltello. Severus Snape, con un coltello in mano puntato verso di te mentre ti guarda male doveva essere una scena da far gelare il sangue nelle vene, ma lei lo guardò, mise un dito sulla punta del coltello, lo abbassò mentre gli sorrideva e si issò sul bancone della cucina.
“Continua, per favore”
Lui la guardò tra il sorpreso e lo scioccato e continuò la storia
“Albus voleva per forza che mangiassi insieme agli altri «Serve per lo spirito di unione della scuola, ragazzo» - disse imitando la voce dell'anziano mago - così vietò agli elfi di portarmi il cibo in camera. Per questo imparai a cucinarmi da solo. Per dispetto.”
“Come ho detto, una storia affascinante” Disse Hermione scendendo dal bancone e mettendosi un grembiale. “Come posso aiutarti?”
“Puoi apparecchiare, se ti fa piacere”
La donna iniziò a prendere posate e bicchieri, ma si fermò a guardare l’uomo che tagliava le carote
“Scommetto che se dovessi misurare questi pezzi di cipolla avrebbero tutti precisamente la stessa misura” disse per punzecchiarlo.
“Strega impertinente” disse lui per non ridere “Finisci di apparecchiare e siediti, da brava”
“Sì, signore”. Disse e continuò ciò che stava facendo senza rendersi conto della faccia che aveva fatto l’uomo a quelle parole.

Mangiarono in silenzio, guardandosi ogni tanto. Severus era completamente rapito dal modo in cui lei era assolutamente incapace di arrotolare gli spaghetti eppure riusciva a non sporcarsi.
“Se continui a mangiare gli spaghetti in questo modo la prossima volta te li taglio tutti e li dovrai mangiare con il cucchiaio come i bambini”
Severus non intendeva offenderla con quella frase, ma lei percepì nelle sue parole una nota di scherno e trattenne le lacrime.
“Non sono una bambina” disse con la voce rotta e se ne andò.

Hermione era più che consapevole di aver fatto una scenata per niente, ma non riuscì a farci nulla. La differenza di età fra di loro era qualcosa che occupava spesso i suoi pensieri. Per lui lei doveva essere non più di una mocciosa, non poteva certo vederla come una donna e desiderare di avere una relazione con lei. Questo la feriva in modo inspiegabile. Lui aveva bisogno di una donna accanto, una donna della sua età, non di una bambina che non sapeva neanche mangiare gli spaghetti come un'adulta. Si chiuse nella sua stanza e pianse in silenzio nel cuscino.
L’uomo rimase interdetto. Immobile, con gli spaghetti che piano piano si svolgevano dalla forchetta e cadevano nel piatto. Si rese poi conto di quello che aveva detto, o meglio, di quello che le sue parole avevano sottointeso per lei. Era la cosa più lontana dai suoi pensieri. Non voleva insinuare che lei fosse una bambina, era solo affascinato dal modo strano in cui mangiava. Eppure era riuscito ad offenderla e ora doveva scusarsi. Non perché avesse fatto effettivamente qualcosa di sbagliato, ma perché lei ne aveva bisogno e lui aveva bisogno di lei.

Finì di mangiare, mise in ordine la cucina per darle il tempo di sfogarsi, preparò il tè e andò verso la sua stanza. Si fermò fuori la porta e tese l'orecchio per cercare di capire se stesse ancora piangendo, quando non sentì nessun rumore bussò.
“Che c'è?” disse lei, suonando più brusca di quanto avrebbe voluto.
“Hermione, posso entrare?” chiese lui, per nulla turbato dal tono di voce di lei.
“Un attimo” rispose lei lanciandosi dal letto e cercando di mettere in ordine la stanza. Non che lei fosse una persona disordinata, ma ogni tanto lanciava i vestiti dove capitava.
Da fuori la porta lui la sentiva mentre apriva cassetti, inciampava e diceva parolacce e non poteva trattenersi dal ridacchiare immaginando la scena.
Quando lei aprì la porta Severus si trovò di fronte la donna con gli occhi rossi e i capelli sconvolti eppure pensò che fosse assolutamente stupenda.
“Posso entrare? Ho portato il tè” disse indicando la teiera e le tazze che galleggiavano dietro di lui.
“Sì, certo”. Rispose lei e si spostò per farlo passare. Lui rimase un attimo interdetto dalla quantità di oggetti rossi e oro presenti in quella camera, ma subito si ricompose e si sedette sulla poltrona accanto al camino indicandole l'altra. Lei si sedette e non disse una parola né fece atto di prendere la tazza.
“Vorrei chiederti scusa per prima” iniziò lui.
“Oh, non ce n'è bisogno, non ti preoccupare” lo interruppe lei, ma lui alzò una mano e lei si zittì all'instante
“Fammi finire, prima di parlare, per favore” vedendo che lei rimaneva in silenzio lui continuò: “non volevo insinuare che tu fossi una bambina, ero solo interessato al modo in cui riuscivi a mangiare gli spaghetti senza sporcarti, ma se ti ho offeso in qualche modo ti porgo le mie più sincere scuse” e fece un cenno con la testa, come una sorta di inchino, mentre lo diceva.
Lei sorrise, si rendeva conto di essersi comportata come una stupida, ma sentire le sue scuse le fece sentire un calore che non aveva mai provato prima
“Accetto le tue scuse, ma per farti perdonare dovrai fare qualcosa per me” gli disse sorridendo.
Severus alzò un sopracciglio e disse: “Prego?”
“Sì, dovrai fare qualcosa per me sennò non ti perdono” ripeté lei
“E cosa dovrei fare, di grazia?”
“Dovrai accompagnarmi a Diagon Alley”
“Per te, sopporterò questo immane calvario” rispose lui facendo finta di essere distrutto dall'incombenza, lei si limitò a ridere e a scrollare le spalle. Bevvero il tè e poi lei lo cacciò in malo modo dalla stanza invitandolo a prepararsi perché sarebbero usciti tra poco.
“Sono già pronto” disse lui, ma lei lo guardò da capo a piedi e fece di no con la testa
“Eh no mio caro, non mi accompagnerai a fare shopping vestito da spaventoso professore” disse indicando l'outfit che lui indossava “ora corri a cambiarti, niente cappotto e niente giacca, mi raccomando”. Lui alzò gli occhi al cielo, ma andò comunque in camera a cambiarsi, anche solo per sentirla di nuovo chiamarlo «mio caro».


~Salve a tutti! Non sono solita intromettermi nei capitoli, ma ci tenevo a scusarmi per il capitolo precedente (se capitolo lo si piò chiamare, ho scritto liste della spesa più lunghe). Questa storia in realtà è già scritta quasi per metà, ma avendola composta come una sorta di flusso di coscienza prodotto dalla caffeina i capitoli non sono ben definiti quindi dipende dall'ispirazione del momento quando li divido. Prometto che da ora in poi saranno di una lunghezza decente. 
Grazie mille. ~

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Capitolo 6
*** Ch.6 ***


Dieci minuti dopo era pronto e la aspettava in salotto. Quando lei uscì dalla sua stanza lui per poco non ebbe un mancamento. Era quasi la fine di giugno e l'aria era calda e umida a Londra così la donna aveva deciso di indossare un vestitino azzurro con una cintura gialla in vita e dei sandali, il tutto completato da un cappello di paglia e degli occhiali da sole. Il vestito era lungo giusto il necessario da non risultare volgare, ma abbastanza corto da far vagare gli occhi di Severus sulle sue gambe nude. Ma se lui, all'esterno, rimase calmo, lei non ci riuscì con la stessa eleganza. Si era vestita in quel modo per essere carina per lui e un po' ammiccante, sperava di suscitare qualche reazione nell'uomo, mai si immaginava che sarebbe stata lei quella a rimanere di stucco. Lui, come da sua richiesta, aveva tolto giacca e cappotto e ora se ne stava lì, appoggiato alla mensola del camino, bello come il sole, in pantaloni scuri e camicia bianca alla quale aveva sbottonato i primi due bottoni. Le pupille di lei raddoppiarono la grandezza e la bocca rimase aperta a formare una "O" di stupore. Era assolutamente da togliere il fiato. Non era un uomo esageratamente muscoloso, ma anni di sollevamento calderoni avevano definito il suo corpo come lo scalpello di uno scultore. Attraverso l'apertura della camicia si intravedevano le scapole e il collo faceva bella mostra di sé. Quando poi lei sentì lo sguardo di lui che le passeggiava addosso e lo vide sorridere sardonico si sentì mancare. Per un attimo le mancò il respiro e le gambe divennero di gelatina. Si ricompose giusto in tempo per non cadere a terra come un sacco di patate.
"Andiamo?" Le disse.
"Sì" fu tutto ciò che riuscì a rispondere, il suo cervello si era disconnesso definitivamente.
Attraversarono la scuola, che era ancora deserta, e arrivarono al cancello di ingresso nel punto in cui potevano smaterializzarsi. Lui le porse il braccio, senza guardarla, sperando con tutto se stesso che lei lo afferrasse. Lei lo guardò, sorrise e gli prese il braccio con gioia. Era perfettamente in grado di smaterializzarsi da sola, ma non avrebbe mai declinato l'offerta di stare accanto a lui. Appena il braccio di lei si intrecciò con quello di lui, lui la tirò più vicina a sé, il braccio andò a circondarla e si piazzò sulla sua schiena, le mani di lei finirono sul suo petto in una sorta di abbraccio. Lui abbassò la testa e la guardò. Lei intanto era ancora sconvolta dalla velocità dell'azione e sentiva il suo petto muscoloso sotto le mani, nel naso invece poteva sentire l'odore di lui, erbe, spezie e qualcosa di unicamente suo e di prepotentemente maschile. Un odore che le faceva girare la testa. Quando alzò lo sguardo lo trovò che la guardava, arrossì come una ragazzina e batté più volte le palpebre. Menomale che lui la reggeva o sarebbe caduta a terra, le sue gambe erano passate dallo stato gelatinoso a quello liquido.
"Pronta?" Disse lui in un sussurro con quella voce bassa, baritonale e vellutata che le faceva venire la pelle d'oca. Lei riuscì ad annuire soltanto senza togliergli gli occhi di dosso e in un istante si ritrovarono in un vicolo isolato di Diagon Alley. Non si era neanche resa conto che si stavano smaterializzando presa com'era dal suo sguardo. Rimasero fermi così, abbracciati in un vicolo, a guardarsi negli occhi, senza proferire parola, respirando il meno possibile per non far esplodere la bolla nella quale si trovavano.
Poi un gatto randagio decise che ne aveva avuto abbastanza di quei due sconosciuti che si erano catapultati a casa sua senza invito e saltò dal cestino sul quale si trovava causando una caduta a catena che spaventò la coppia.
Entrambi cercarono di darsi un contegno, chi si girò da un lato, chi si tolse della polvere immaginaria dalla spalla. Quando sentirono di essere di nuovo padroni di loro stessi si incamminarono verso la strada principale.
"Quindi da dove inizierà la mia punizione?" Chiese lui mentre camminavano.
"Non fare il melodrammatico" rispose lei e gli diede un buffo sul braccio.
"La prima tappa è il Ghirigoro quindi smettila di fare la vittima che sono sicura sia un posto a te più che congeniale"
"Strega impertinente" disse lui e sorridendo si incamminarono verso la libreria. Ovviamente lui era certo che la concezione di shopping di Hermione non fosse la stessa di tutte le altre ragazze della sua età, di certo non era il tipo da passare ore nei negozi di abbigliamento lasciandolo ad aspettare con tutti gli altri uomini sull’orlo del suicidio. E questo non faceva che aumentare la sua attrazione per lei.
Rimasero nel negozio per più di un’ora, ognuno per sé, ogni tanto si incontravano in qualche sezione, si sorridevano e poi ognuno per la sua strada. Quando finalmente trovarono ciò che cercavano si diressero alla cassa e, mentre lei cercava il portafogli in borsa, lui pagò, prese gli acquisti, li rimpicciolì e li infilò in tasca. Quando lei si accorse che lui era già uscito lo seguì.
"Severus!" lo chiamò lei e incrociò le braccia al petto con fare minaccioso.
"Sì?" rispose lui con la faccia più innocente che riuscì a fare.
Lei iniziò a sbattere il piede a terra cercando di sembrare ancora più arrabbiata, ma riusciva solo ad essere carina. Lui le prese un braccio, lo incrociò al suo e disse: "Questa è la mia punizione per essere stato un idiota, pagare per i tuoi acquisti è il minimo che possa fare per redimermi." Lei si limitò a scuotere la testa e insieme andarono verso lo speziale. In realtà non doveva comprare nulla lì, ma sapeva che a lui sarebbe piaciuto andarci. Una volta finito anche lì camminarono per un po’ fino ad arrivare fuori da Florian.
"Ho proprio voglia di un gelato"
"Che io sia dannato se permettessi ad una dama di avere delle voglie insoddisfatte. La prego, si segga mentre io mi prodigherò per soddisfare la sua richiesta" disse lui e le scostò la sedia per permetterle di sedersi. Lei ridacchiò e si accomodò mentre lui andò nel negozio.
Era seduta, intenta a pensare a che bella giornata era quella quando si sentì chiamare.
"Hermione?"
Si girò di soprassalto e vide la testa rossiccia del suo migliore amico. Scattò in piedi e i due si abbracciarono.
"Ron! Che ci fai in giro per Diagon Alley?"
"Mamma aveva bisogno di alcune cose e io di prendere un po’ d’aria"
Hermione non vedeva Ron da settimane e le era mancato, ormai non provava più nulla per lui, ma era comunque uno dei suoi migliori amici e ne sentiva la mancanza.
"Tu che ci fai qui seduta tutta sola?"
"Ehm, in realtà non sono sola" disse lei arrossendo.
Lui la fissò sbalordito e in quel momento Severus uscì dal negozio con due gelati in mano.
In un primo momento la gelosia, sentimento irrazionale, si impossessò di lui e stava per lanciare il ragazzo nell’oblio, ma poi si ricordò di quello che lei gli aveva detto a proposito della loro relazione e riacquistò la calma. Si diresse lentamente verso il tavolo e le sorrise mentre le dava il gelato.
"Grazie mille per la sua gentilezza, signore"
"Si figuri mia cara"
Intanto Ron li guardava con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta.
Severus non aveva intenzione di fare nulla, stava lì seduto e aspettava che Hermione decidesse come procedere, era fiducioso nel fatto che lei non avesse vergogna di farsi vedere insieme a lui dai suoi amici.
"Ron ora puoi chiudere la bocca, non vorrei ci entrasse qualche mosca di passaggio" disse lei ridendo e il ragazzo chiuse la bocca rumorosamente e iniziò a fissare Severus.
"Ronald Weasley! Non è educato fissare le persone" lo ammonì lei mentre lo guardava male. Severus intanto mangiava il gelato senza una sola preoccupazione al mondo.
"Scusa Mione. È solo che è strano… sai com’è… Snape che mangia il gelato… fuori dai sotterranei… come una persona normale…"
"Signor Weasley io posso sentirla, se ne rende conto, vero?" disse lui guardandolo con un sopracciglio alzato.
Il ragazzo sbiancò e iniziò a boccheggiare come un pesce, Hermione non poté trattenersi e iniziò a ridere in modo convulso guardando la faccia di Ron che diventava dello stesso colore dei suoi capelli. Severus continuava a mangiare senza smettere di guardare Ron, ma prestando orecchio solo alla risata di Hermione che gli riempiva il cuore.
"Ron, Severus è stato così gentile dal farmi compagnia oggi mentre sbrigavo delle faccende" disse lei e guardò l’uomo alla sua destra sorridendogli. Lui si limitò ad un cenno del capo, non voleva sconvolgere ancora di più il ragazzo facendo qualche gesto inconsulto come sorridere.
"Sì, capisco. Beh, vi lascio allora, se non porto queste cose alla mamma, verrà a cercarmi armata di battipanni" disse il rosso e salutò la coppia seduta.
"Di sicuro il signor Weasley sa come rendere interessante una conversazione" disse l’uomo prendendo un cucchiaio di gelato. Lei lo guardò male gli diede un buffo sul braccio
"Severus, fai il bravo. Il povero ragazzo era sconvolto da te"
"Perché ha scoperto che non sono davvero un vampiro e posso mostrarmi alla luce del sole senza bruciare?"
"Severus smettila" disse lei trattenendo a stento le risate "Lui non è abituato come me a vederti fuori dai tuoi soliti abiti." Solo dopo aver pronunciato l’ultima parola si rese conto di ciò che aveva detto e arrossì mentre lui la guardava con un sopracciglio alzato ed un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. Da gentiluomo qual era lui lasciò cadere il discorso per non imbarazzare ancora di più la povera ragazza e in silenzio finirono di mangiare. Quando si alzarono per andare lui fu sorpreso da lei che gli prese il braccio come se avessero camminato sempre così. Lui mise la sua mano sinistra su quella di lei che era accavallata al suo braccio e si avviarono verso il punto nel vicolo dal quale smaterializzarsi per tornare ad Hogwarts. Mentre si avvicinavano il cuore di Hermione batteva così forte che temeva che lui potesse sentirlo. L’avrebbe di nuovo abbracciata? Doveva avvicinarsi lei per prima?
Mentre questi pensieri offuscavano la sua mente erano arrivati nel vicolo e lui l’aveva abbracciata come aveva fatto prima di partire. Lei si rese conto di ciò che accadeva quando sentì il petto di lui sotto le mani. Immediatamente alzò lo sguardo verso di lui e lo trovò che la guardava già. Lui vide una ciocca dei suoi capelli che le andava davanti agli occhi e la spostò dietro l’orecchio lasciando la mano sul suo volto, il pollice che disegnava dei pigri cerchi sulla sua guancia. Lei intanto chiuse gli occhi e si abbandonò al tocco di lui e al suo odore che le invadeva la mente.
Lui non avrebbe voluto altro che baciarla, là, in quel vicolo, in quel preciso instante, posare le labbra sulle sue e abbandonarsi, ma non doveva essere precipitoso, doveva puntare all’obiettivo finale, non ad un bacio rubato in un vicolo e poi ognuno per la sua strada, ma qualcosa doveva pur fare; così optò per un casto bacio sulla fronte. Un modo per darle un assaggio e vedere se sarebbe tornata per prendere tutta la torta. Lei intanto sentì la pelle bruciare sotto le labbra di lui e desiderò con tutta se stessa che scendesse verso la sua bocca, ma poi lui si staccò e la guardò.
"Pronta?" le disse con la voce che la accarezzava.
"Sì" rispose lei con un filo di voce, appoggiò la testa sul suo petto e si abbandonò alla sensazione di essere trasportata nello spazio tra le sue braccia.
Una volta che sentì di nuovo la terra sotto i piedi ne fu rattristata, ciò voleva dire che doveva staccarsi da lui e tornare al castello.
Si separarono, ma la distanza tra di loro era di pochi centimetri, le loro braccia quasi si toccavano, le dita delle loro mani quasi si sfioravano mentre percorrevano i corridoi del castello diretti a casa.
Casa.
Che strano pensiero che le sfiorò la mente. Lei e Severus condividevano quella che poteva essere quasi considerata una casa. Sorrise pensando a come sarebbe stata la loro vita in una vera casa, con lo steccato bianco e un orto per i suoi ingredienti sul retro, la luce che filtrava dalla finestra nella cucina, lui che lavorava in giardino e lei che lo guardava mentre cucinava. Sospirò.
"Tutto bene Hermione?"
"Sì caro, tutto perfetto".
Sbiancò quando si rese conto che aveva mescolato la realtà alla fantasia, si coprì il volto con le mani per nascondere l’imbarazzo che provava. In quel momento sperava che la terra si aprisse e la risucchiasse.
"Hermione" disse lui spostandogli delicatamente le mani e guardandola. "Non è successo nulla di cui vergognarti." E le sorrise. Lei ricambiò il sorriso, ma si sentiva ancora una stupida ad averlo chiamato “caro” ad alta voce.
Una volta rientrati nel soggiorno si diressero ognuno verso la propria camera per posare gli acquisti e cambiarsi d’abito.
Appena entrata in camera Hermione si appoggiò di spalle alla porta e si portò le mani al petto per cercare di calmare il cuore che ormai batteva all’impazzata. Cosa le stava succedendo? Aveva combattuto una guerra, era stata torturata, c’era qualcuno che voleva ucciderla eppure non riusciva a smettere di sorridere come un’ebete e di pensare al momento in cui aveva sentito le labbra di Severus sulla fronte. Mise in ordine i libri che Severus le aveva regalato, si cambiò d’abito e andò verso la cucina per fare del tè e dei sandwich, a pranzo non aveva finito di mangiare e se ne pentiva ora.
Entrando nella biblioteca trovò Severus seduto sulla sua poltrona e gli porse una tazza sorridendogli. Lui la prese sfiorandole la mano e soffermandosi un momento di troppo con le dita sulle sue. Hermione si sedette poi su quello che ormai considerava il suo divano, tolse le scarpe, si mise con i piedi sotto di lei e iniziò a leggere con calma cercando di immergersi nella lettura per spegnere i pensieri. Dal canto suo Severus leggeva, ma guardava Hermione con la coda dell’occhio. Ogni volta che la vedeva mordersi il labbro doveva far appello al suo famoso autocontrollo per evitare di alzarsi e baciarla.
"Cosa leggi così rapita?"
"Mmm?"
"Ho chiesto cosa tu stia leggendo con così tanta attenzione"
"Oh, è Storia di Hogwarts" disse abbassando lo sguardo, non aveva bisogno di guardarlo per sapere che espressione avesse. Tutto il mondo magico era a conoscenza della sua ossessione per quel libro.
"Oh no, no, no. Basta con questo libro, ormai lo conosci meglio di Bathilda Bagshot" disse lui alzandosi e prendendole il libro dalle mani.
"Ehi! Ridammi il libro!"
Lui vedendo la veemenza con la quale lei rivoleva il libro lo alzò più in alto di quanto lei riuscisse a raggiungere. Ovviamente lei non demorse e iniziò a saltellare per prenderlo mentre lui le girava intorno ridendo dei suoi tentativi. Ormai la scena aveva del comico, Hermione, dall’alto del suo metro e 60 che cercava di avere la meglio su Severus che era più di un metro e 90 e teneva il volume più in alto della sua testa.
"Forza, salta un po’ più in alto e riesci a prenderlo" la prendeva in giro lui mentre lei da un lato era irritata e dall’altro rideva della figura che stava facendo. Ad un certo punto però ebbe un’idea che, se fosse andata come si auspicava, le avrebbe dato più di un libro.
Smise di saltare come una rana isterica, gli mise le mani sulle guance, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.
Lui rimase talmente sconvolto dalla cosa che fece cadere il libro sul pavimento con un tonfo. Prima che lui potesse rispondere al bacio, lei si staccò, prese il suo libro da terra e se andò lentamente senza voltarsi.
Lui rimase immobile, con gli occhi spalancati e un’espressione da cretino. 

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Capitolo 7
*** Ch.7 ***


Riuscì a trascinarsi sulla poltrona, si sfiorò le labbra con le dita e sorrise. Mai si sarebbe aspettato che una cosa del genere accadesse dopo il fiasco del pranzo. La domanda ora era come interpretare il bacio, Severus era sicuro che Hermione non fosse il tipo di donna che va in giro a baciare gente a caso per riavere dei libri, ma rimaneva comunque da capire come comportarsi da quel momento. Di sicuro non avrebbe iniziato a fare il sentimentale e a seguirla ovunque andasse come un cucciolo innamorato, non era nel suo carattere comportarsi in questo modo, né era consono alla sua età. C’era poi la differenza di età, appunto, tra i due. A lui, detto sinceramente, non poteva fregare di meno. Sapeva di avere 20 anni in più di lei, ma nel mondo dei maghi erano meno di nulla e poi lei era di gran lunga più matura dei suoi anni e anche più matura di alcune donne che di anni ne avevano il doppio. Questo però era il suo pensiero, non era certo che anche lei la pensasse allo stesso modo, era qualcosa sul quale indagare.
Hermione si chiuse in camera dopo aver baciato Severus e rimase immobile sulla porta a sorridere per 20 minuti. Era stato perfetto. Le sue labbra erano proprio come le immaginava, morbide, ma ferme sotto le sue e stando così vicina a lui aveva potuto sentire il suo odore e riempirsene il naso. Era cerca che se avesse preparato l’Amortentia avrebbe avuto quell’odore esatto. Era inutile negarlo ormai, lei era innamorata di lui, completamente, assolutamente, incredibilmente innamorata di lui. Restava solo da capire cosa lui provasse per lei. Se ne era andata prima di sapere come avrebbe reagito temendo un rifiuto, ma ora se ne pentiva perché il dubbio era peggio, molto peggio.
Forza Hermione, sei la persona più razionale che conosci, calmati e analizza la situazione con distacco, pensava, ma intanto si toccava le labbra e ridacchiava girando su se stessa sorridendo come una scema. Se Ginny l’avesse vista in quel momento avrebbe alzato gli occhi al cielo e chiamato Poppy per farla controllare, qualcosa di sicuro non andava in lei.
Eppure, per quanto ci provasse, non riusciva a smettere di pensare all’uomo che aveva lasciato nella biblioteca e a quanto volesse baciarlo di nuovo.
Si incontrarono direttamente a cena quella sera, la tensione nell’aria si poteva tagliare con un coltello, nessuno dei due sapeva cosa dire o come comportarsi. Severus, per la prima volta nella sua vita era completamente allo sbando, mentre Hermione aveva così tanti pensieri per la testa che non sapeva da dove iniziare.
Cenarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo ogni tanto, ma senza dire nulla. Dopo cena andarono entrambi verso la biblioteca, come facevano ormai ogni sera, ma stavolta Severus non si sedette sulla sua poltrona bensì sul divano. Hermione rimase sulla porta un attimo interdetta, aveva due scelte davanti a sé, sedere sulla poltrona oppure sedere accanto a lui.
Scelse la seconda, ormai non aveva nulla da perdere e voleva proprio vedere cosa volesse Severus dal suo divano.
Lui la guardò sedersi al lato opposto rispetto al suo, con i piedi sempre sotto di lei e il gomito appoggiato al bracciolo del divano. Lui rimase dal suo lato, accavallò una gamba sull’altra e accese il fuoco con un gesto della mano.
“Esibizionista” disse lei a quello sfoggio di magia senza bacchetta. Lui la guardò alzando un sopracciglio e rispose: “Invidiosa”.
Lei non ci vide più, posò il libro che stava iniziando a leggere, si girò completamente verso di lui e lo guardò in modo minaccioso.
“Cosa hai detto?” disse incrociando le braccia al petto.
“Ho detto – rispose lui posando il libro e girandosi verso di lei lentamente – che sei invidiosa del fatto che io sappia fare magie senza bacchetta e tu no”.
Senza degnarla di un altro sguardo riprese il libro e si girò verso il camino per nascondere la risatina che iniziava a farsi strada sul suo volto.
“Severus Snape, rimangiati immediatamente quello che hai detto!” Lo minacciò lei agitando un dito nella sua direzione.
“Sennò?” chiese lui con voce bassa e aria di sfida guardandola fissa negli occhi. Severus sapeva di non essere un uomo bello nel modo convenzionale, ma era anche pienamente consapevole del potere della sua voce e negli anni lo aveva usato in molti modi: per incutere timore, soggezione, rispetto, e ora anche per sedurre. Come volevasi dimostrare Hermione rimase di sasso a fissarlo con ancora il dito alzato.
Lui lo prese e lo usò per abbassare la mano di lei.
“Ti suggerisco di non sfidarmi, non ti piacerebbero le conseguenze”
Lei lo guardò con le labbra serrate e gli occhi stretti e disse: “Sei proprio insopportabile”
“Dimmi qualcosa che io non sappia già”
Lei allora fece un verso di esasperazione e si rimise a leggere, ma era troppo arrabbiata per continuare. Non era arrabbiata con lui, ovviamente; era un uomo esasperante, questo era poco, ma sicuro, ma lei non lo avrebbe voluto in nessun’altro modo. Era arrabbiata con se stessa per non aver avuto nulla da dire per controbattere e per essere caduta vittima dell’incantesimo della sua voce.
Però… di sicuro la sua voce era qualcosa di fuori dal mondo. Era come avvolgersi nel velluto, affogare in un piumone caldo, mangiare un cioccolatino ripieno di caramello e sentirlo sciogliersi in bocca, tutto questo in una sola sua parola.
“Il miele è l’unico alimento che non scade mai” disse ad un certo punto Hermione rompendo il silenzio che era calato tra i due.
“Come scusa?”
“Ti dico qualcosa che non sai”
I due si guardarono e risero per l’assurdità della situazione.
“In realtà lo sapevo già, venne ritrovato nelle tombe dei Faraoni dell’antico Egitto e poteva dirsi ancora commestibile”
“Mi stai prendendo in giro, non è possibile che tu sappia tutto”.
Hermione era esasperata e alzò le mani al cielo mentre lui la guardava sorridendo fra sé e sé.
“Ti giuro che non ti sto prendendo in giro” disse lui e dopo una pausa aggiunse: “Non mi permetterei mai di mentirti”.
Nel tono che usò, lei capì che il discorso era diventato improvvisamente molto serio.
“Non ti mentirei mai, Hermione”
“Neanche io lo farei” disse lei senza neanche pensarci, ma era la verità, non avrebbe mai mentito a Severus.
Lui le sorrise.
Dopo qualche minuto di silenzio Severus disse: “Qualche altra cosa che pensi io non sappia?”
“Questo gioco non mi piace, tu sai tutto!” Disse lei, ancora piccata dal fatto che il suo aneddoto completamente inutile sul miele non avesse sortito l’effetto desiderato.
“Allora ne dico una io e vediamo se la sai. Mmm, vediamo, le mucche possono salire le scale, ma non possono scenderle”.
“Questa la sanno tutti, dovrai trovare qualcosa di più difficile”. Rispose Hermione, contenta di aver dimostrato di essere più intelligente di quanto lui l’avesse ritenuta. Non aveva considerato che Severus aveva usato l’aneddoto delle mucche solo per farla sentire meglio e invogliarla a partecipare al gioco. Hermione era stata esposta troppo poco ai Serpeverde per comprendere a fondo il loro modo di comportarsi e gli stratagemmi che utilizzano per ottenere ciò che vogliono.
“Bene, allora proviamo questo: nell’antica Inghilterra i rapporti intimi erano subordinati al consenso del re, quindi se una coppia voleva avere un figlio doveva chiedere il permesso al sovrano e, una volta ottenuto, appendere un cartello fuori la porta che diceva “Fornication under consent of the King[1]” abbreviata in F.U.C.K. da cui il verbo”.
Severus pronunciò queste parole senza battere ciglio, come se stesse descrivendo una pozione in classe. Hermione diventò di tutti i colori dell’arcobaleno. Sentirlo parlare di fornicazione non le aveva fatto bene e di sicuro quella notte non avrebbe dormito sonni tranquilli.
“Non la sapevi questa, vero?” Aggiunse quando vide che lei non proferiva parola.
“No, devo dire la verità, le mie conoscenze circa la relazione tra reali e rapporti sessuali si fermavano allo ius prime noctis”. Dopo una pausa aggiunse: “però so che la distanza dal gomito al polso è uguale alla dimensione della pianta del piede”.
“Ecco, questo non lo sapevo per esempio” rispose lui e si segnò di controllarne la veridicità una volta solo in camera “però so che è impossibile leccarsi il gomito”.
“No, non è impossibile, solo molto difficile”
La faccia di Severus era la descrizione esatta dell’incredulità.
“Non mi credi? Ora ti faccio vedere”
Hermione iniziò quindi a fare un po’ di stretching, poi si portò il braccio sotto il mento e spinse con l’altro fino a farlo scrocchiare, ripeté il movimento anche con l’altro braccio. Intanto Severus si era girato completamente verso di lei e la guardava con molta attenzione. In un fluido movimento la donna si abbracciò il collo con il braccio destro, lo spinse sul gomito verso il mento e la spalla fece un rumore davvero poco naturale. Severus stava per chiederle se si fosse fatta male, ma vedendo che il volto di lei era concentrato, ma sereno, tenne le sue osservazioni per sé. La donna intanto aggiustò il gomito sotto il mento, cacciò la lingua ed effettivamente si leccò il gomito. Sciolse poi le braccia e indirizzò a Severus uno sguardo fiero. L’uomo, dal canto suo era ancora sconvolto da ciò che aveva visto e rimase qualche secondo in silenzio a ragionare su ciò che era successo.
“Come hai fatto?”
“Tanti anni di danza classica e una spalla lussata da bambina” disse lei guardando l’espressione di lui che tornava padrone di se stesso.
“Sei una continua scoperta” rispose lui ed entrambi si rimisero a leggere.
Quella sera nessuno dei due parlò del bacio di quel pomeriggio, ma entrambi sentirono che molto stava cambiando tra di loro.
Come aveva previsto quella notte Hermione non dormì quasi per nulla, la sua mente continuava a ritornare a Severus e alla fornicazione. Si dice che quando si è innamorati si sentano le farfalle nello stomaco, beh, le farfalle nello stomaco di Hermione avevano deciso di dare un rave e ci stavano anche dando dentro alla grande. La povera donna rimase tutta la notte sveglia a pensare a Severus, alle sue mani e a quello che avrebbe desiderato che facessero le suddette mani. Non si sa con quale faccia lo avrebbe guardato al mattino dopo avergli fatto fare le peggio cose in sogno.
Severus invece dormì come un angioletto, cullato dal pensiero di Hermione nella stanza accanto e a cosa avrebbe fatto il giorno dopo per capire quali fossero esattamente i suoi sentimenti verso di lui.
La mattina dopo Severus, come al solito già sveglio, si ritrovò a tu per tu con uno zombie con le sembianze di Hermione che barcollò in cucina alla ricerca di tè.
“Buongiorno, raggio di sole”
Una specie di verso soffocato a metà tra uno sbadiglio e un grugnito fu la risposta della donna.
“Il tè è già nella tua tazza sul tavolo” le disse e le indicò la sedia di fronte alla sua.
Un altro verso, che l’uomo interpretò come assenso, accompagnò la donna mentre si sedeva e guardava la tazza con occhi adoranti.
Quando Severus si rese conto che Hermione stava riacquistando le facoltà mentali disse: “Potrei essere geloso di quella tazza se dovessi continuare a guardarla in quel modo”
Lei ci mise un paio di secondi a capire a cosa lui si riferisse, poi disse: “Non preoccuparti, ho uno sguardo riservato solo a te” e gli fece l’occhiolino.
“E si può sapere quale sia?”
“Se fai il bravo un giorno te lo farò vedere”
L’uomo allora alzò un sopracciglio e continuò a bere e leggere.
All’improvviso Hermione lo vide alzare gli occhi verso il giornale e a dire qualcosa a bassa voce che suonava molto offensiva.
“Cosa succede, Severus?”
Lui le passò il giornale e la donna strabuzzò gli occhi di fronte alla foto di loro due, a braccetto, che passeggiavano per Diagon Alley, che campeggiava nella pagina.
“Ieri pomeriggio, se vi foste trovati per caso a Diagon Alley avreste potuto osservare qualcosa di davvero singolare. Hermione Granger, membro del Golden Trio e strega più brillante della sua età, a passeggio insieme all’ex Mangiamorte Severus Snape in atteggiamenti molto intimi. Da quanto tempo va avanti questa storia? La ragazza è sotto l’effetto di qualche incantesimo? Che il mago l’abbia sedotta quando era ancora una sua studentessa?” Iniziò a leggere Hermione e per poco non diede fuoco al giornale dalla rabbia.
“Ma come osano? Chi pensano di essere a potersi intromettere nei nostri affari così? Quella maledetta stronza della Skeeter, l’avrei dovuta lasciar marcire in quel barattolo quando ne avevo la possibilità”. Hermione fumava di rabbia, Severus allora si alzò, andò dietro la sua sedia, le mise le mani sulle spalle e la fece sedere, poi disse: “Per quanto io condivida la tua indignazione, non c’è nulla che possiamo fare ora, dobbiamo soltanto lasciare che la notizia faccia il suo corso. Però sono davvero interessato a conoscere la storia della Skeeter e del barattolo”.
L’uomo le aveva parlato praticamente nell’orecchio e Hermione si stava sciogliendo come un gelato. Si dovrebbe avere una licenza per armi per poter portare in giro una voce del genere.
Quando finalmente si ricompose, disse: “Anni fa scoprì che la Skeeter è un animagus non registrato, uno scarafaggio, è così che riesce sempre a sapere i fatti di tutti quanti. Così la intrappolai in un barattolo e la ficcai sotto il mio letto per qualche tempo”.
Severus era talmente fiero di lei che avrebbe dato 100 punti a Grifondoro.
“Non mi aspettavo tu avessi un lato Serpeverde”
“Oh, quando si tratta di quella donna nulla è troppo spregevole”
“Stai per caso accostando i Serpeverde alla parola spregevole?” Le chiese lui fingendo di essere offeso.
“Oh no, Severus, non volevo assolutamente insinuare qualcosa del genere, scusami” rispose lei mortificata.
“Non ti preoccupare, ti stavo solo prendendo in giro. Noi poveri, disprezzati Serpeverde abbiamo sentito di peggio di questo” e rise.
Hermione si era ormai calmata, ma non aveva intenzione di darla vinta a quella orrenda donna e ai suoi articoli da giornaletto scandalistico.
“Cosa ne pensi tu dell’articolo?” Gli chiese.
“Sinceramente sono anni che non presto attenzione alle scempiaggini scritte sul Profeta, mi irrita solo che abbiano messo te in cattiva luce”
“Me? Ti hanno chiamato ex Mangiamorte”
“È ciò che sono, Hermione” la interruppe lei.
Non voleva che lei avesse una visione idealizzata di lui, lui era effettivamente stato un Mangiamorte, aveva seguito le ideologie di un pazzo e aveva fatto cose orribili.
“Sì, lo so, ma non è quello che intendo” – continuò lei – “intendo dire che ti continuano a trattare come spazzatura, hanno persino insinuato che tu mi abbia sedotta mentre ero ancora una tua studentessa. Non accetterò che ti trattino così”.
Così dicendo si alzò da tavola e si diresse a grandi passi verso la sua stanza.
“Hermione? Cosa hai intenzione di fare di preciso?” chiese.
Non che avesse intenzione di fermarla, quella donna poteva dare fuoco all’intera redazione del Profeta e lui ci si sarebbe arrostito dei marshmallows sopra senza battere ciglio; voleva solo sapere dove avesse intenzione di andare così da poterla accompagnare, era ancora in pericolo e non avrebbe permesso che andasse in giro da sola.
“Sto per andare a minacciare una donna di rinchiuderla sotto il mio letto se non la smette di scrivere cattiverie su di te, non provare a fermarmi!”
Hermione era pronta a ribaltare ogni stanza della redazione di quella presa per il culo di giornale fino a trovare quella maledetta della Skeeter e nessuno avrebbe potuto fermarla.
“Ti stavo solo offrendo le mie capacità, sono molto bravo ad incutere terrore, mi dicono” disse lui sorridendo in modo spaventoso, ma seducente.
«Ecco perché ti amo» avrebbe voluto dire lei, ma si limitò a sorridergli e insieme si diressero verso Londra e la sede del Profeta.
Una volta entrati nell’ingresso della redazione, tutti si ammutolirono e guardarono la coppia. Hermione era livida di rabbia e pronta ad ammazzare il primo che si fosse messo sulla sua strada, ma era Severus dietro di lei che incuteva più terrore; vestito completamente in nero, con un’espressione indecifrabile sul volto e il sopracciglio alzato, si soffermava qualche secondo su ognuno dei presenti e quelli ripensavano ad ogni errore fatto nella loro vita e desideravano non essere mai usciti dal grembo delle loro madri. La Skeeter non aveva idea di cosa stava per piombarle addosso.
“Dov’è?” Fu tutto ciò che Hermione disse e 20 persone indicarono una porta in fondo allo stanzone. I due allora si diressero verso il punto indicato loro e tutti si spostarono per farli passare come il mar rosso che si apriva per Mosè.
Severus stava per bussare, ma Hermione decise di buttare giù la porta con un incantesimo e, una volta entrata, pietrificò l’orrenda strega al suo posto.
In quel momento Hermione avrebbe potuto chiedergli la luna e lui sarebbe andato a prendergliela senza fare un fiato. Era così bella nella sua furia che Severus dovette farsi violenza per non prendere e baciarla lì sul posto.
“Stammi bene a sentire, brutta stronza – iniziò a dire Hermione guardando la strega negli occhi – ora tu prenderai la tua bella penna e inizierai a scrivere quello che io ti detterò e da oggi in poi se vorrai scrivere qualcosa su di me o su Severus dovrai avere la mia approvazione. Sono stata chiara?”. La strega legata si limitò a fissare prima la donna, poi l’uomo dietro di lei e cercò di annuire.
“Quest’uomo è il motivo per cui tu sei ancora viva, dovresti baciare la terra su cui cammina non andare in giro a scrivere calunnie su di lui”.
Sentendo che la situazione si stava riscaldando un po’ troppo, Severus mise una mano sulla spalla di Hermione e lei iniziò a tranquillizzarsi, sciolse l’incantesimo che teneva ferma la Skeeter e si mise a dettarle ciò che avrebbe dovuto pubblicare sull’edizione della sera.
Una volta usciti in strada la rabbia di Hermione era definitivamente scemata e iniziava a sentirsi una cretina per aver reagito così di fronte a Severus.
“Scusami” disse mentre camminavano.
“Per cosa?”
“Per aver reagito in quel modo all’articolo”
“Hermione, da me non sentirai una sola parola di condanna. Immagino tu sappia che io non sia un brav’uomo e una bella minaccia ben fatta mi rende sempre felice” disse lui e vedendo che sorrideva aggiunse: “E poi non mi negherei mai il piacere di essere difeso a spada tratta da una così bella donna” e le fece un inchino e un baciamano senza mai smettere di guardarla negli occhi.
Lei arrossì, intrecciò il braccio con quello di lui e i due si incamminarono verso il punto dal quale smaterializzarsi.
Una volta rientrati a casa trovarono un gufo con un messaggio ad aspettarli in salotto. Severus andò a vedere di chi fosse e, non appena aprì la lettera, senza neanche leggerne il contenuto, riconobbe la grafia e disse: “Ovviamente San Potter non poteva esimersi dal condividere il suo pensiero con il mondo”
“Severus.” Lo riprese lei.
“Scusa, so che è un tuo amico, ma non mi va che abbia sempre la necessità di dare la sua opinione”
“Non ti agitare, volevo solo dirti di vedere cosa voglia, prima di iniziare a dare in escandescenze” e gli sorrise.
“Scusami” disse lui
“Ti perdono, ma solo perché sei così carino” rispose lei ridendo e anche lui scoppio in una fragorosa risata.
“Facciamo così, tu leggi cosa voglia Potter e io vado a fare il tè” disse lui, le passò la lettera e andò in cucina.
 
Cara Hermione,
Come stai? Come procede la vita? È da un po’ che non ci sentiamo. Sì, lo so cosa stai pensando: “Harry, ogni tanto potresti essere anche tu a scrivere a me”. Ecco quindi che ti scrivo.
Immagino che tu già sappia il motivo della mia lettera, sei troppo intelligente per immaginare che io mi sia effettivamente ricordato di scriverti.
Ieri sera ho sentito la storia più strana della mia vita da uno sconvolto Ron, diceva di averti visto a Diagon Alley a mangiare un gelato con il professor Snape e che vi lanciavate sguardi languidi. Ovviamente ho ipotizzato che fosse sotto l’effetto di qualche incantesimo o di qualche droga, quindi immagina la mia sorpresa a vedere l’edizione del mattino del Profeta.
Hermione cosa sta succedendo? Sai che con me puoi parlare. Sei come una sorella per me, non dimenticarlo. Se hai bisogno puoi anche trasferirti al numero 12 con me e Ginny, saresti più che benvenuta.
Ti prego, rispondimi al più presto, sono molto preoccupato.
Tuo,
Harry
 
Dopo aver finito la lettera Hermione scoppiò in lacrime. Non appena Severus la sentì si precipitò verso di lei.
“Cosa ti ha detto quella testa di legno?”
Lei però non rispondeva, piangeva e basta stringendo la lettera al petto. Severus allora si sedette sul divano accanto a lei, le prese le mani, la abbracciò e lasciò che la donna piangesse tutte le sue lacrime sul suo petto confortandola e accarezzandole la schiena.
“Va tutto bene, ci sono qui io” diceva mentre Hermione iniziava a ricomporsi.
“Pensavo che, fra tutti, lui sarebbe stato il primo a capire. Per Merlino, è stato settimane ad urlare all’intero mondo magico della tua magnificenza e ora invece mi tratta come fossi una povera donna del ‘800 rapita dal malvagio vampiro e tenuta segregata contro la sua volontà”.
Severus cercò di non ridere dell’immagine che aveva appena dipinto e disse: “Un conto è dire in giro di non farmi marcire ad Azkaban, un altro è accettare che io abbia un’ipotetica relazione con la sua migliore amica”
“Noi abbiamo una relazione?” disse lei tutto d’un fiato staccandosi da lui, aggrappandosi alla sua giacca come se ne valesse della sua vita e guardandolo negli occhi.
Lui inspirò e trattenne il fiato per un attimo. In quel momento aveva due scelte: dire semplicemente che era quello che tutti avevano compreso leggendo il giornale oppure, e la cosa lo terrorizzava come mai prima nella vita, dirle che sì, avevano una relazione, che lei lo aveva stregato e che tutto ciò che desiderava era che lei fosse sua.
La guardò negli occhi e seppe qual era la risposta giusta.
“Ti piacerebbe?” Chiese, a voce bassissima, così che il mondo intorno a loro non sentisse con quanta trepidazione, angoscia e speranza avesse fatto quella domanda.
Lei lo guardò, sorrise come mai prima d’ora aveva fatto nella vita, gli prese il volto tra le mani e disse: “Sì” sulle sue labbra.
Stavolta lui non le avrebbe dato l’occasione di andarsene. Le mise una mano dietro la testa e l’altra sulla schiena e intensificò il bacio, ci mise dentro tutto quello che sentiva per lei e al quale ancora non riusciva a dare un nome, ma che sperava lei riuscisse comunque a comprendere.
 
[1] Fornicazione dietro consenso reale, ndr.

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Capitolo 8
*** CH. 8 ***


Dal canto suo lei credeva di essere morta ed essere finita in paradiso. Non solo l’uomo dei suoi sogni le aveva praticamente detto di volere una relazione con lei, ma la stava anche baciando. Cosa poteva desiderare di più dalla vita?
Continuarono a baciarsi per alcuni minuti, nessuno dei due aveva intenzione di lasciare andare l’altro, ma alla fine la necessità fisiologica di respirare ebbe la meglio e si separarono.
Rimasero comunque con le fronti unite e gli occhi chiusi, per capacitarsi di ciò che era successo.
Aprirono gli occhi, si guardarono e scoppiarono a ridere come due cretini. Lui poi si gettò all’indietro sul divano tirandosi lei addosso, continuando a ridere e la donna adagiò la testa sul suo petto. Le testa di lei si incastrava perfettamente sotto il suo mento e per un attimo nella mente di lui passò l’idea che fossero stati fatti per stare insieme.
“Quindi ora sei il mio ragazzo?” disse lei alzandosi sui gomiti per poterlo vedere in viso.
Lui alzò un sopracciglio in modo interrogativo.
“Ragazzo? Non sono un po’ grande per essere il tuo ragazzo?”
“Sei il mio ragazzone allora” disse lei.
“Questo suona anche peggio” rispose lui ed entrambi risero.
“Non credo ci servano etichette in realtà, era giusto per prenderti in giro” disse lei quando smisero di ridere.
“Strega impertinente” rispose lui e iniziò a farle il solletico.
Come fosse stata colpita da un taser, Hermione iniziò a muoversi in modo convulso cercando di allontanarsi da Severus, ma lui le mise un braccio intorno al corpo per tenerla ferma e con l’altro le dava il tormento.
“Severus, ti prego smettila, non respiro” diceva lei ridendo come una pazza, ma lui non accennava a fermarsi.
Dopo svariati minuti di tortura l’uomo ebbe pietà di lei, anche perché ormai la sua voce aveva raggiunto le frequenze udibili dai delfini e dai cani.
Hermione si rimise seduta per respirare meglio e riprendersi mentre anche Severus si ricomponeva.
“Ora dovresti rispondere a Potter” disse lui ad un certo punto.
“Avrei proprio voglia di prenderlo a pugni” rispose lei stringendo le mani.
Lui le strinse, le baciò le nocche fino a che le dita non si rilassarono e le disse: “Calma tigre, è il tuo migliore amico. Cerca di capire il suo punto di vista.”
“Sto sognando? Severus Snape che difende Harry Potter!” lui allora le prese il volto tra le mani e le diede un sonoro bacio.
“Credi ancora di stare sognando?” le chiese.
“Sì” rispose lei con espressione sognante e gli occhi a cuoricino.
“Forza, alzati e vai a rispondere a Potter” disse lui mentre la spingeva ad alzarsi.
“Vado, vado. Come sei prepotente!”

Lui intanto si tolse gli stivali e si sdraiò sul divano a contemplare la sua felicità.

La parte razionale della mente di Hermione sapeva che Harry non aveva cattive intenzioni, voleva solo il meglio per lei; l’altra parte, però, sentiva che sinceramente non erano cazzi suoi con chi lei decidesse di passare il suo tempo.
Comunque aveva detto a Severus che gli avrebbe scritto, quindi prese una piuma e una pergamena e iniziò a scrivere:

Caro Harry,
non preoccuparti, non ho pensato neanche per un secondo che tu mi avessi scritto di tua spontanea volontà senza un ulteriore motivo. Mi conosci ormai da molto tempo, non sono una persona che ami tergiversare quindi vado dritta al cuore della tua lettera. Grazie della tua sollecitudine nei miei confronti, anche per me tu sei come un fratello ed è per questo che sei il primo al quale voglio dire che sì, io e Severus stiamo insieme… ora chiudi la bocca che sennò ci entrano le mosche.
Non credere di passarla liscia dopo ciò che hai scritto, ovviamente. Io non sono una damigella che aspetta che tu la venga a salvare, sono perfettamente in grado di fare le mie scelte, e ho scelto Severus.
Ti prego, sii felice per me perché io lo sono, molto.
Tua,
Hermione.

Dopo aver finito la lettera la rilesse, poi la chiuse e la inviò.
Tornò in salotto e trovò Severus ancora spaparanzato sul divano, con un braccio pigramente appoggiato sulla fronte, gli occhi chiusi e un sorriso da scemo in volto. Lei lo guardò e seppe di aver fatto la scelta giusta.
“Tutto bene con la lettera?” le chiese.
Ovviamente si era accorto che lei era entrata nella stanza.
“Sì, l’ho scritta e inviata” rispose lei e si sedette sulla poltrona per leggere, ma la sua mente era altrove.
Cercava di mostrarsi forte, cercava di non pensare, ma un pensiero la tormentava.
Cosa avrebbe fatto se i suoi più cari amici, se la sua famiglia non avesse accettato la sua relazione con Severus?
Lui si rese conto che qualcosa non andava. Si alzò dal divano e andò ad inginocchiarsi davanti a lei.
“Ehi, guardami” disse e le mise un dito sotto il mento per far alzare il suo sguardo su di lui.
“Vuoi parlare di qualcosa?” le chiese quando vide che si stava sforzando di non piangere.
“Credi che capiranno?” la voce di Hermione era poco più di un sussurro, ma Severus la sentì forte e chiaro.
Si alzò in piedi, le prese le mani, la fece alzare, si sedette sulla poltrona e fece sedere lei sulle sue gambe lasciando che si accoccolasse a lui.

“Allora, stammi a sentire molto bene perché farò questo discorso una sola volta. Io ho 38 anni e per la maggior parte della mia vita sono stato al servizio di due megalomani pazzi che litigavano fra loro come ragazzine adolescenti, non ho mai avuto un posto da chiamare casa o qualcuno con cui condividerla questa casa. Poi, un giorno, quando pensavo che fosse giunta l’ora di andarmene da questo mondo, una testarda, giovane, bellissima strega ha deciso di far rimanere il mio culo attaccato a questa terra. Non contenta si è impossessata della mia intera esistenza. Ora per me è impossibile immaginare un futuro senza di lei, quindi, che i suoi amici capiscano o meno che lei non è una povera stupida che è caduta vittima delle mire di uno sconsiderato, ma che è stata lei proprio lei a sedurlo e, ci terrei ad aggiungere, mentre il poverino era ancora convalescente”
Quest’ultima frase fece meritare a Severus una gomitata nelle costole.
“Come stavo dicendo, se i suoi amici, che io reputo una massa di teste di legno sinceramente – e stavolta le tenne il braccio fermo immaginando di ricevere un’altra botta – non dovessero capire tutto ciò io sono perfettamente disposto a spedirli tutti in un reparto del St. Mugno o in qualsiasi altro posto che faccia piacere alla mia strega. Sono stato abbastanza chiaro?”
Lei gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione.
“Cosa ho fatto per meritarti?” disse con la voce rotta dall’emozione.
“Mi è stato chiesto spesso questo, ma mai da qualcuno di così bello” rispose lui per alleggerire la situazione e infatti Hermione rise.
“Hermione, sono serio ora, io so che i tuoi amici sono importanti per te e non voglio assolutamente che la nostra relazione si metta fra di voi quindi qualsiasi cosa tu decida di fare sappi che io ti appoggerò” disse Severus mettendo il suo cuore a nudo ai piedi della donna sperando che lei lo raccogliesse.
“Severus, i miei amici sono importanti per me, ma non lo sono più di te. Io sono sempre stata dalla loro parte, pronta a lanciarmi in ogni sorta di pericolo per loro; se vorranno continuare ad essere miei amici dovranno rendersi conto che ormai tu fai parte della mia vita. O prendono tutto il pacchetto o non prendono nulla”.
Lei non solo aveva preso il suo cuore da terra, ma lo aveva protetto e ora gli offriva il suo in cambio.
“In questo momento potrei proprio baciarti”
“Fallo” lo sfidò lei.
E non si dica mai che Severus Snape sia uomo da tirarsi indietro di fronte ad una sfida.
Ad un certo punto, tra un bacio e l’altro lo stomaco di Hermione decise di rendere nota la sua presenza.
“Abbiamo fame a quanto pare” disse Severus ridacchiando. Lei cercò di nascondere l’imbarazzo, ma lui le fece semplicemente atto di scendere dalla poltrona.
“Forza, fammi alzare che vado a cucinare, non vorrei dovessi morire di fame a causa mia”
“Posso aiutarti?” chiese lei, desiderosa di essere di qualche sostegno.
“Puoi apparecchiare se vuoi”
“Agli ordini” rispose lei facendo un saluto militare, lui alzò gli occhi al cielo e si misero a lavorare in silenzio.
Una volta finito di mangiare, mentre levavano le stoviglie da tavola e lavavano tutto in stile babbano, Hermione disse: “Ed ora?”
“Pensavo di andare il libreria, tu hai qualche altra idea?”
“No, intendo, questa cosa – disse indicando lo spazio fra di loro – come vuoi procedere?”
Lui cercò di non ridere all’evidente imbarazzo che la donna mostrava a parlare della loro relazione.
“Primo questa non è una cosa, ma una relazione; secondo, cosa intendi con ora?
“Intendo dire, come vuoi comportarti? Vuoi dirlo a tutti, non vuoi dirlo a nessuno, vuoi dirlo solo a poche persone, chi sarebbero poi queste persone”
“Hermione – la interruppe lui – inizio a vedere del fumo uscirti dalle orecchie. Fermati e riordina i pensieri”
Lei fece un profondo respiro e poi disse: “Come vuoi comportarti?”
“Il peggio possibile” rispose lui con un sorrisetto. Lei si limitò a fissarlo male.
“Scusa, forza dell’abitudine. Allora, sinceramente, a me non interessa chi lo sappia e chi non lo sappia. Se vuoi tenere tutto segreto per me va bene, se vuoi andare sulla torre di Londra a gridarlo per me va bene uguale”.
Hermione si sedette per riordinare i pensieri e decidere cosa fare.
“Allora, ad Harry l’ho già detto, immagino che lui lo dirà a Ginny, quindi lo saprà tutta la famiglia e, se lo saprà Molly, tempo 10 minuti e l’intero mondo magico ne sarà a conoscenza”
“Allora, di preciso, perché hai chiesto cosa ne pensassi, visto che ormai lo sanno già tutti?” chiese lui ridacchiando.
“Tu non devi dirlo a nessuno?” chiese e lo guardò. Non si era mai posta la domanda su chi effettivamente facesse parte della sua vita. Non aveva ricevuto visite mentre era ricoverato quindi non le era passato per la mente che lui potesse avere degli amici, come era stata indelicata.
“Ci sono solo tre persone alle quale vorrei dirlo” rispose lui e la guardò come per chiederle il permesso.
“Benissimo! Chi sono?”
“I Malfoy”
Il sangue le si gelò nelle vene.
Malfoy era un nome che le faceva venire in mente eventi non proprio piacevoli del suo recente passato.
Severus si sedette, le prese le mani sul tavolo e disse: “Ovviamente non farei nulla se tu fossi contraria”.
Lei non poteva permetterlo, lui era stato assolutamente perfetto, l’aveva consolata mentre piangeva come un vitello per i suoi amici, li aveva accettati e lei doveva fare lo stesso per i suoi. Se si erano meritati l’affetto di Severus tanto male non potevano essere, giusto?
“No, Severus, loro sono tuoi amici e io lo rispetto”. Disse lei e in quel momento lui si rese conto di amarla.
Quella donna era stata torturata in casa dei suoi amici, mentre essi guardavano senza poter intervenire, eppure lei era disposta a passarci sopra per lui.
“Invierò una lettera a Lucius allora, se per te va bene”.
“Sì, va benissimo” rispose lei sorridendo e si sentì bene con se stessa per aver reso Severus felice.
Qualche ora dopo, mentre si trovavano in biblioteca a leggere, ricevettero la visita di un gufo che l’uomo riconobbe appartenere ai Malfoy.
“Lucius ci ha invitati per un tè” disse leggendo il biglietto.
Hermione spalancò la bocca e battè le palpebre un paio di volte cercando di rifarsi dallo shock della notizia.
“Lucius Malfoy ha invitato me, una mudblood, a prendere il tè a casa sua?” il cervello di Hermione faticava a comprendere.
“Esatto. Voglio proprio sapere cos’abbia in mente quel bastardo di un pavone biondo”

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Capitolo 9
*** Ch.9 ***


Hermione scoppiò a ridere per il modo in cui Severus aveva chiamato il suo amico. Anche se all’apparenza poteva sembrare offensivo, lo sguardo che aveva mentre lo diceva mostrava quanto effettivamente i due fossero legati.
“Va bene, andiamo – disse Hermione, poi ridendo aggiunse – non è che mi tortureranno di nuovo se vado”
Severus la guardò con preoccupazione, quindi lei disse: “Non preoccuparti, ho fatto pace con i miei demoni molto tempo fa” si alzò quindi la manica per mostrare la cicatrice infertale da Bellatrix. “Le nostre cicatrici rivelano chi siamo e mostrano al mondo che siamo sopravvissuti. Io non ho nulla di cui vergognarmi” poi vide che lui guardava il suo braccio sinistro e disse: “E neanche tu devi vergognarti di ciò che è successo, ormai non conta più. Del passato interessa solo quello che, a rammentarlo, dà piacere”
“Darcy si fustigava per una lettera, non perché era stato seguace di un maniaco con tendenze megalomane”
“Sorvolerò la velata accusa che ti sei inflitto perché sono troppo curiosa di come tu faccia a conoscere Orgoglio e Pregiudizio”
“Non vedi similitudini tra me e Mr. Darcy?” chiese lui alzando un sopracciglio.
 “Effettivamente qualcosa c’è, il disprezzo per la maggior parte degli esseri umani, l’orgoglio e l’inettitudine sociale”
“Strega impertinente” rispose lui, ma, come sempre, lei aveva ragione.
“Vado a prepararmi per andare dai Malfoy, devo indossare l’abito lungo?” chiese lei prendendolo in giro.
Lui non le rispose nemmeno e si mise accanto al camino. “Staccati da lì e vai a cambiarti, non ci esco con te vestito così” lui alzò gli occhi al cielo e andò nella sua stanza. Quella donna iniziava a prendersi troppe libertà.
20 minuti dopo, Severus era vestito secondo i gusti di Hermione e la aspettava in salotto. Quando entrò, Hermione fece una piroetta e si mise in posa per farsi ammirare da Severus. La donna aveva deciso di abbracciare lo stile babbano, probabilmente più una sorta di rivendicazione da parte sua, e indossava un paio di jeans, tacchi e una blusa rosa antico.
“Di sicuro non vai per il sottile”
“Hanno invitato una nata babbana in casa, voglio solo ricordarglielo” – disse lei fingendo non curanza. Aveva pensato molto a cosa indossare, cosa fosse opportuno, poi aveva deciso che essere se stessi è sempre la scelta migliore e che se Severus voleva stare con lei non gli sarebbe importato come si fosse vestita.
I due uscirono a braccetto e si smaterializzarono per riapparire nell’enorme giardino di Malfoy Manor. La vista era spettacolare, ovunque si girasse Hermione vedeva piante lussureggianti, prati perfettamente curati, aiuole fiorite, fontane; era come trovarsi a Versailles, ma senza la ressa di turisti sudaticci.
“Andiamo, su” disse lui cercando di evitare che si perdesse nel parco.
Mentre camminavano verso la porta, Hermione si bloccò.
“Qualcosa non va?”
“Quelli sono pavoni?”
Severus si portò una mano alla fronte, gesto di solito riservato a Neville, e disse: “Te l’ho detto, Lucius non è altro che un pavone bastardo”
“Mi riempie il cuore sapere che pensi a me con così tanto affetto, amico mio”
La voce profonda dell’uomo fece girare Hermione di scatto, ma ciò che si trovò di fronte la colse di sorpresa.
Nella sua mente Lucius Malfoy era un uomo orribile, perennemente schifato da ciò che lo circondava e che indossava la sua superiorità come fosse una stola di ermellino; di fronte a lei c’era un uomo con le mani sporche di terra, un enorme sorriso e un viso allegro che, anche se deturpato da una cicatrice che andava dalla tempia alla guancia, ne esprimeva la grazia e la bellezza.
I due uomini si abbracciarono e risero, questo riempì il cuore di Hermione di gioia.
“Signorina Granger, benvenuta a Malfoy Manor” disse poi Lucius guardandola e facendole un inchino. Hermione non riuscì a non guardare la cicatrice mentre rispondeva al saluto dell’uomo.
“Ah, questa – disse lui allora passandoci un dito sopra – un regalo d’addio dell’Oscuro Signore. C’è chi dice che mi stia male, ma io penso che mi renda più virile.”
“Sei sempre affascinante, mio caro” gli rispose una voce dalle sue spalle.
Ci sono donne che nascono per essere dame, donne eleganti, posate, sempre a modo che esprimo la grazia che le contraddistingue ad ogni respiro; beh, queste donne sarebbero sembrate delle scaricatrici di porto affiancate a Narcissa Malfoy. Quella era, senza ombra di dubbio, la donna più elegante che Hermione avesse mai visto. Perfino mentre potava le rose mostrava grazia e la terra non osava macchiare il suo abito bianco, come se temesse di rovinare il capolavoro che quella donna rappresentava. La sua voce era melodiosa e il suo incedere ricordava le ballerine di danza classica. Hermione era trasfigurata dalla scena.
Ma ciò che davvero la sconvolse fu lo sguardo sul viso di Lucius non appena vide sua moglie; mai aveva visto un’espressione di amore più puro di quello. Era come se tutto intorno all’uomo fosse scomparso, come se il suo intero universo iniziasse e finisse con lei. Hermione era commossa da quel momento. Severus invece, che aveva dovuto assistere a scene del genere per anni, era solo scocciato.
“Amore mio” disse Lucius quando prese la mano della moglie, gliela baciò e la guardò dritta negli occhi.
“Mio caro, facciamo entrare gli ospiti prima che il caldo li uccida” rispose lei e indicò a tutti la porta d’ingresso.
Una volta entrati Hermione trattenne il fiato. La casa era stupenda da fuori, con le sue colonne e le enormi finestre, ma nulla indicava quanto fosse bella da dentro: pavimenti di marmo, scalinate gigantesche, saloni eleganti, mobilio antico, quadri, candelabri.
Si aspettava di entrare in un buio maniero degli orrori e invece era finita nel castello delle favole.
“La mia adorata moglie ha fatto rimuovere ogni pezzo di questa casa dopo la guerra e ha rifatto tutto secondo uno stile meno macabro” disse Lucius intercettando i pensieri di Hermione.
Nulla in quella casa le ricordava gli orrori che vi erano accaduti.
La donna sorrise per la prima volta da quando era arrivata e Severus, finalmente, iniziò a respirare meglio vedendola a suo agio.
“Vi prego, accomodiamoci nel salone del tè” invitò Narcissa prendendo il braccio del marito e muovendosi con grazia nel foyer.
“Hanno un salone solo per il tè?” chiese Hermione sotto voce a Severus.
“Esibizionisti” rispose lui.
“Tesoro mio, vedi che ti sento” disse Narcissa senza girarsi, ma si sentiva dal tono di voce che era divertita da Severus.
Doveva essere questo il tipo di relazione esistente tra tutti loro, una sorta di rapporto amore – odio pieno di sarcasmo e battute taglienti. Hermione non vedeva l’ora di passare il pomeriggio in loro compagnia.
Quando entrarono nel salone gli occhi di Hermione si spalancarono e iniziò a girare su se stessa per rendersi conto della magnificenza della stanza.
“Accomodatevi, prego” disse Narcissa indicando gli splendidi divani posti intorno al camino.
“Signora Malfoy, la sua casa è da togliere il fiato”
“Mia cara, chiamami Cissy, nessuno tra i miei amici mi chiama signora” rispose la donna con un sorriso.
“Cissy, siamo venuti per prendere il tè, ma ancora non ho visto neanche l’ombra di una tazza” disse Severus accavallando le gambe.
“Tesoro, elegante come sempre”
“Posso solo sperare, un giorno, di raggiungere il tuo livello di grazia” rispose lui con sarcasmo.
Narcissa allora fece suonare una campanella e un elfo domestico in livrea apparve dal nulla. Hermione ancora era in imbarazzo con gli elfi del castello dopo la sua fallimentare esperienza con il C.R.E.P.A. e loro a stento le rivolgevano la parola. Però vide nel modo in cui l’elfo sorrideva ai suoi padroni e come loro lo trattavano con gentilezza che molto di ciò che pensava riguardo ai Malfoy era sbagliato.
“Dudy, per favore, puoi servire il tè e chiamare Draco, ovunque quel ragazzo si sia nascosto? Grazie mille” Lucius era fermo nei suoi ordini, ma non brusco.
Dopo un attimo l’elfo riapparve e fece volare le tazze verso ognuno dei presenti che bevvero in silenzio.
“Padre, mi hai mandato a chiamare?” disse Draco entrando nella stanza. Quando vide Severus il suo volto si illuminò andando verso di lui.
“Zio!” lo chiamò e lo abbracciò.
“Zio?” chiese Hermione.
“Severus è il padrino di Draco” rispose Lucius.
Intanto i due continuavano ad abbracciarsi; beh, era più Draco che abbracciava e Severus che glielo lasciava fare, ma Hermione capiva che anche l’uomo era contento di stare con il suo figlioccio.
Dopo qualche minuto entrambi si sedettero e Draco prese una tazza per sé.
“Granger, cosa ci fai tu qui?” chiese Draco quando vide la ragazza.
“La signorina Granger è la fidanzata di Severus, Draco” gli rispose suo padre e si girò giusto in tempo per evitare di essere colpito dallo spruzzo di tè che fuoriuscì dalla bocca del ragazzo.
“In che senso la sua fidanzata?”
“Nel senso che si amano e stanno insieme, non è un concetto complicato”
Hermione intanto era diventata tutta rossa e fissava il pavimento desiderando che la inghiottisse. Severus allora le mise un braccio intorno, la attirò verso di sé e lei si rilassò al suo fianco.
Superato lo shock iniziale, Draco si ricompose e iniziò a sorridere a Severus.
“Eh beh, non andava bene che un corpo del genere andasse sprecato”
Hermione impallidì di fronte alla sfrontatezza del ragazzo.
“Oh no, non intendo il tuo gioia – disse lui indicandola, poi si girò verso Severus e aggiunse – ma il suo”
Il cervello di Hermione si spense definitivamente.
“Già, quelle da Quidditch non sono le uniche mazze che amo maneggiare”
“Non ascoltarlo, la sua bocca è una fogna” disse Severus cercando di far smettere il ragazzo di dire oscenità.
“Ti piacerebbe sapere cosa sono in grado di fare con questa bocca?”
“Draco, smettila, suvvia. Stai spaventando la nostra ospite” disse la madre cercando di far tornare un clima di sobrietà.
Intanto Hermione era sicura di essere morta e di trovarsi in una realtà parallela dove Draco Malfoy faceva apprezzamenti sessuali espliciti al suo fidanzato.
“Hermione, non stare ad ascoltare le oscenità di questo ragazzo, fa sempre così quando ci sono ospiti, se non gli fai caso si scoccia” disse Severus dandole un bacio sulla fronte.
“Dai zio, mi togli tutto il divertimento così” rispose il ragazzo, poi si girò verso Hermione dicendo: “Scusami Hermione, è stato più forte di me. In realtà a me piacciono gli uomini, le donne e tutto ciò che c’è nel mezzo, quindi se mai ti dovessi stancare del vecchio, mandami un gufo.”
Stavolta fu Lucius ad alzare gli occhi al cielo, mentre Severus guardò Draco con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
“Hermione, posso chiamarti così, mia cara?” chiese Narcissa e quando Hermione le fece un gesto di assenso continuò: “ti va di accompagnarmi nel salone della musica? Lasciamo i ragazzi a discutere fra loro”.
 
Una volta rimasti soli gli uomini posarono le tazze da tè e presero i bicchieri del whiskey.
“Allora Severus, vuoi raccontarci qualcosa?” chiese Lucius sedendosi sul divano e guardando l’uomo che alzava gli occhi al cielo.
“Sapevo che non mi avresti lasciato in pace. Cosa vuoi sapere?”
“Tutto, ovviamente”
“Sei proprio una pettegola”
“E ne vado fiero”
 
Nel salone della musica, intanto, la scena era molto simile.
“Hermione, mia cara, permettimi di dirti quanto io sia felice per te e Severus. Voi due siete davvero una coppia perfetta.”
“Grazie mille, signora Malfoy.”
“Cissy” la interruppe lei.
“Cissy, grazie mille per le tue parole e per il tuo invito di oggi”
“Figurati mia cara, per me è un piacere averti qui. Puoi immaginare come siano le mie giornate con solo Draco e Lucius a tenermi compagnia”
Hermione poteva immaginare che la donna sarebbe stata felice della compagnia di chiunque per poter evitare una scena come quella alla quale avevano assistito prima.
“Ma tu e Lucius siete così… belli insieme”
“Luce è tutto per me, senza di lui non credo che sarei chi sono adesso; ma siamo qui per parlare di te e Severus, io sono estasiata a vedervi insieme, si vede che vi amate molto.”
 Hermione arrossì imbarazzata e si guardò le scarpe.
 
Nel salone del tè, intanto, stavano per volare bicchieri e incantesimi.
“Draco, te lo giuro su Merlino, se non la smetti con le volgarità rimpiangerai di non essere andato a scuola a Durmstrang” urlò Severus verso il ragazzo che cercava di nascondersi dietro il divano
“Sono tuo nipote, non puoi farmi del male” rispondeva Draco cercando di calmarlo.
Intanto Lucius era seduto sul divano e sorseggiava alcool come se intorno a lui non stesse per scoppiare una guerra.
 
“Signora, mi dispiace disturbarla – disse Dudy materializzandosi nel salone della musica – ma il signor Severus e il signorino Draco stanno lottando nell’altra stanza”
“Lottando?” disse Hermione alzandosi in piedi spaventata.
“Oh, non temere mia cara, dopo essere stati insieme per mezz’ora quei due finiscono sempre per darsi addosso”
La calma di Narcissa di fronte alla violenza rendeva Hermione ancora più terrorizzata.
 
“Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?” chiese Cissy entrando nel salone. La scena che si trovò davanti non era nuova per lei, suo figlio e Severus finivano spesso alle mani, ma per Hermione era tutto nuovo e rimase bloccata in preda allo shock per qualche secondo.
“Scusa madre” disse Draco con costrizione e si sedette sul divano accanto al padre, che intanto continuava a bere senza togliere lo sguardo dalla moglie.
“Severus?” chiese Cissy guardando l’uomo e aspettando che si scusasse.
“Scusami Cissy” disse allora lui e finalmente si sedette.
Hermione cercò di non scoppiare a ridere di fronte al più potente mago di Inghilterra, il cui solo nome incuteva terrore, che veniva ripreso come un bambino da una strega alta la metà di lui.
“Tutto bene, Hermione?” le chiese Severus quando lei si accomodò accanto a lui.
“Sì, è tutto perfetto” ed era l’assoluta verità.
Prima di uscire di casa, Hermione era terrorizzata all’idea di andare in casa dei Malfoy e passare del tempo con quella famiglia. Ora invece si sentiva perfettamente a suo agio; la grazia di Narcissa, la calma placida di Lucius e persino la sfacciataggine di Draco la rendevano felice.
Severus non poteva essere più deliziato dal vedere come Hermione conversasse amabilmente con la sua coppia di amici e come rispondesse a tono alle battute di Draco. Non voleva ammetterlo, ma era stato molto in apprensione per quel pomeriggio. Lucius era il suo più caro amico, il suo unico amico in realtà, e desiderava con tutto il cuore che Hermione si sentisse a suo agio insieme a loro.
“Lucius, ti prego, raccontami ancora di Severus da ragazzo” disse Hermione un’ora dopo il loro arrivo a Malfoy Manor. La ragazza ormai si sentiva come a casa; aveva tolto le scarpe, messo i piedi sotto il corpo e parlava con Lucius Malfoy come se fosse stato un suo vecchio amico.
“Facciamo così, mia cara, quando verrai senza di lui ti racconterò tutto ciò che vuoi sapere”.
Severus guardava l’amico con gli occhi stretti e meditava su come torturarlo.
“Non vedo l’ora” rispose Hermione ridendo.
“Rimanete a cena, vero?” chiese Narcissa, ma la sua non era una vera domanda, tutti dovevano sottostare ai suoi ordini.
A cena le scene furono simili a quelle del pomeriggio: Draco continuava a dire oscenità, Severus continuava ad alzare gli occhi al cielo e a minacciare di ucciderlo, e i Malfoy si guardavano negli occhi con sguardi languidi.
“Hermione, cara, la settimana prossima devi assolutamente venire alla nostra soirée, non accetterò un no come risposta.” Disse Cissy
“Cissy, questo è un colpo basso anche per te, fin dove saresti disposta a spingerti per farmi partecipare alle tue insulse feste?”
“Severus, per favore smettila di lamentarti”
“No Cissy, io non verrò alla tua festa a leccare il culo ai funzionari del ministero – disse alzandosi da tavola e tirandosi Hermione dietro – e neanche lei verrà”
“Severus, ti prego, siediti” disse Lucius a bassa voce e Severus si bloccò sulla porta. Quando finalmente i due si sedettero l’uomo continuò a parlare: “Severus, tu sei come un fratello per me, quindi Hermione è a pieno titolo parte della famiglia e merita di sapere.”
L’altro si limitò a soffiare dal naso come una sorta di cane rabbioso. Lucius guardò Hermione e iniziò a parlarle direttamente: “Mia cara, immagino tu ti stia chiedendo come mai io e la mia famiglia non stiamo marcendo in una cella di Azkaban al momento, beh, la ragione è molto semplice: il mondo, anche quello magico, è mosso da una cosa sola, il vile denaro e io ne posseggo una quantità assolutamente oscena. A braccetto con il denaro va l’influenza politica e, mia cara, lasciatelo dire, io non sono mai diventato ministro per mia scelta personale e perché avrei perso più tempo a rifare gli interni che a governare. Ovviamente dopo la guerra noi dovevamo essere puniti, non avevamo un San Potter personale che andasse a strombazzare ai quattro angoli del mondo quanto fossimo buoni e gentili, come qualcuno di mia conoscenza – e fissò Severus per un momento senza parlare – la nostra punizione sono gli arresti domiciliari. Noi siamo rinchiusi in casa, senza poter mettere il naso fuori fino a che non accada qualcosa di nuovo nel mondo e tutti si dimentichino di noi. Purtroppo il ministero non può fare a meno delle due cose prima citate, il denaro e l’influenza, quindi ci obbliga a tenere queste feste di tanto in tanto, invitare i nostri amici stranieri e passare la serata a tessere le lodi della comunità magica britannica.”
Hermione era disgustata dal comportamento del ministero. I Malfoy certo non erano degli agnelli immolatisi per la causa, ma avevano compreso i loro errori e avevano perfino salvato la vita a lei e Harry un paio di volte. Meritavano di essere lasciati in pace.
“Verrò” – annunciò la ragazza – “Sono certa che a quei bastardi farà piacere avere un altro trofeo da mettere in mostra”
“Severus, mio caro, tu sei proprio un fortunato bastardo” disse Lucius sorridendo con gioia e anche Severus fu contagiato dalla scena e disse che avrebbe partecipato anche lui, per due motivi: non lasciare Hermione da sola in balia di squallidi funzionari del ministero e di Draco e godersi lo spettacolo di Lucius che si umiliava strusciando dietro a qualche membro del Wizengamot.
Dopo cena tutto il gruppo si riunì nel salone del tè per fare altre due chiacchiere, poi la coppia augurò una buona notte a tutti e si smaterializzarono verso Hogwarts.

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Capitolo 10
*** Ch.10 ***


L’ora era ormai tarda e la giornata era stata molto pesante, quindi appena arrivati i due si salutarono con un bacio e andarono a dormire.
Che strana giornata che era stata quella, era iniziata con delle minacce di morte ad una giornalista ed era finita con una nuova relazione d’amore, nuove relazioni d’amicizia e un invito ad un ballo.
La mattina dopo Hermione si svegliò di buon ora con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, non vedeva l’ora di vedere Severus, ma si sentiva anche in ansia; se l’avesse baciato sarebbe sembrata una povera disperata che non poteva vivere senza di lui? Se non lo avesse fatto sarebbe sembrata una stronza distaccata? Come al solito il suo cervello lavorava a 100 all’ora, e come al solito Severus risolse la situazione baciandola lui non appena la vide in cucina.
“Buongiorno” disse allora lei con aria sognante
“Buongiorno a te” rispose lui cercando, senza riuscirci un granché, a trattenere un sorriso vedendola così allegra.
“Stamattina vorrei andare a parlare con la preside della possibilità di diventare una sua apprendista”
“Vuoi che venga con te?”
“Oddio, lo faresti davvero?” chiese Hermione quasi gettandosi addosso a Severus. Aveva il terrore di andare a parlare con la McGonagall, temeva che la donna non la ritenesse all’altezza di diventare la su apprendista.
“Hermione, io ti accompagnerei anche in un covo di mangiamorte, figurati se non vengo con te a prendere un tè dalla preside” rispose lui ridendo. Lei gli si gettò al collo e lo abbracciò mentre lo bombardava di ringraziamenti.
Dopo essersi preparati i due andarono verso l’ufficio della preside.
“Severus, signorina Granger, a cosa devo l’onore?” disse la professoressa McGonagall salutando i due che entravano nel suo ufficio. Vedendo che la ragazza rimaneva imbambolata sulla porta senza proferire parola, Severus la spinse verso la scrivania dicendo: “Minerva, buongiorno, la signorina Granger aveva una richiesta da farti, io sono un mero accompagnatore”
“Hermione, mia cara, di cosa volevi parlarmi?” chiese la donna facendo accomodare la ragazza e levitando verso di lei una tazza di tè. Dopo che ebbe bevuto un sorso Hermione si sentì più sicura di sé.
“Signora preside, come ben sa io ho intenzione di dare i miei esami all’inizio del nuovo anno scolastico, motivo per il quale ho iniziato a pensare ad una possibile carriera. Non ho intenzione di seguire Harry e Ron nel loro addestramento per diventare Auror e neanche voglio lavorare nel ministero, ritengo che non sia la carriera più indicata per me”. Sentendo che stava iniziando a blaterare senza senso, Severus tossì per schiarirsi la voce ed indicare ad Hermione di andare al sodo.
“Sì, mi scusi, vado al dunque” disse Hermione con una risatina nervosa, poi continuò: “Volevo chiederle se fosse possibile iniziare un apprendistato presso di lei per diventare insegnante di trasfigurazione”
La professoressa McGonagall saltò letteralmente dalla sedia dalla gioia e andò ad abbracciare la ragazza.
“Per Merlino, signorina Granger, non sa quanto mi renda felice questa sua richiesta. Non vedo l’ora di iniziare il suo apprendistato, sarà una professoressa perfetta”
Severus si limitò a sorridere alle due donne che si abbracciavano, era sempre stato certo che Minerva avrebbe accettato con gioia Hermione come sua apprendista, ma vedere la rapidità con la quale l’aveva fatto lo rese molto felice.
Rimasero nell’ufficio della preside per più di un’ora, le due donne discutevano dettagli e piani mentre Severus beveva e pensava. Hermione sarebbe rimasta almeno altri 3 anni ad Hogwarts per finire il suo apprendistato con Minerva, poi, e di questo ne era assolutamente certo, l’anziana strega avrebbe ceduto il suo posto da professoressa alla ragazza per concentrarsi sul suo ruolo da preside; ciò stava a significare che Hermione sarebbe rimasta a vivere in pianta stabile al castello e che, magari, avrebbero potuto cambiare qualcosa nella disposizione attuale delle loro stanze.
Mentre rifletteva sull’arredamento di interni, Severus venne interrotto dalle donne che avevano finito di discutere e gli chiedevano se volesse andare a pranzo con loro in sala grande. Severus non ne aveva assolutamente intenzione, ma vedendo quanto fosse nervosa Hermione all’idea di andare a mangiare da sola con la preside e il resto del corpo docenti, decise di accompagnarla.
Il pranzo fu meno tremendo di quanto si aspettasse, tutti accolsero Hermione con affetto, persino Vector e Sinistra, che non erano tra le persone più calorose del castello.
Tutti i professori avevano sempre tenuto in grande stima Hermione e ci furono delle facce un po’ deluse quando la ragazza annunciò che avrebbe intrapreso un apprendistato in trasfigurazione. Il più triste di tutti fu Filius, nutriva un grande affetto per la giovane donna e sapeva che era una delle sue allieve più promettenti, ma le suggerì che nulla le vietava di seguire un nuovo apprendistato una volta finito con trasfigurazione ed era certo che la ragazza sarebbe presto andata a parlarne con lui.
Pomona, invece, da grande impicciona qual era iniziò a tormentare Severus di domande: come mai li avesse degnati della sua presenza a pranzo, come mai avesse accompagnato Hermione da Minerva, perché sembrava guardarla più spesso del necessario. Severus stava per dire alla donna dove infilarsi tutte le sue domande, ma un improvviso trambusto proveniente da dietro le porte della sala grande fece scattare tutti all’in piedi; bacchette vennero tirate fuori, scudi vennero alzati, Severus si piazzò davanti ad Hermione proteggendola con il suo corpo, tutto questo in pochi secondi. La guerra era ancora fresca nella memoria di tutti e i sensi sempre all’erta.
Quando la porta si aprì il giovane che entrò ebbe giusto un attimo per togliersi di mezzo prima di essere colpito da decine di incantesimi.
“Fermi, è il signor Longbottom” – disse Minerva facendo fermare tutti.
Severus stava per mettere le mani addosso al ragazzo.
“Signor Longbottom, può spiegarci, di grazia, come mai abbia deciso di fare un’entrata così cacofonica?” chiese Severus ricomponendosi.
“Mi scusi professor Snape, e anche tutti voi altri, stavo portando dei vasi dalla serra 4 e purtroppo sono inciampato. Mi dispiace professoressa Sprout, sarò più attento la prossima volta.”
Tutti tornarono ai loro posti e Neville si andò a sedere accanto alla professoressa di erbologia e di fronte ad Hermione.
“Ciao Hermione, come stai?” chiese il ragazzone
“Molto bene Neville, e tu? Immagino tu sia qui per iniziare un apprendistato in erbologia, vero?”
“Sì, esatto” rispose lui sorridendo
“Io ne inizierò presto uno in trasfigurazione” disse lei tutta fiera.
“Che bello, così almeno staremo insieme. Ero un po’ in ansia al pensiero di passare tutto il tempo qui da solo, ma con te sarà come essere ancora nella torre di Grifondoro”
Severus sentì forte e chiaro il morso della gelosia. Il signor Longbottom era, da sempre, la sua spina nel fianco, il povero ragazzo non poteva essere lasciato da solo ad un miglio da un calderone senza farlo esplodere. Merlino solo sa come abbia fatto a sopravvivere a sei anni di lezioni senza uccidersi o uccidere qualcuno dei suoi compagni. Detto ciò, però, era molto abile con le piante, in quel campo eccelleva senza dubbio e inoltre aveva dimostrato grande valore durante il periodo in cui lui era preside, reggendo quasi da solo la resistenza. Il ragazzo era passato da piccolo, grassoccio, goffo bambinetto ad un uomo fatto e finito e Severus poteva riconoscere che quel tipo di bellezza poteva attrarre senza dubbio una larga schiera di donne. Non voleva poi ricordare che il ragazzo aveva ammazzato quel maledetto serpente facendogli così un favore.
Quando tornarono in camera, Severus era silenzioso e la cosa preoccupò Hermione.
“Severus, qualcosa non va?” gli chiese mentre prendevano il tè in biblioteca.
“No, stavo solo pensando al giovane Longbottom, cosa ne pensi di lui?”
“Beh, è un mio amico, gli sono molto legata, credo che sarà un perfetto professore di erbologia” rispose lei, ma quando vide la faccia di Severus le si accese una lampadina.
“Severus, non sarai mica geloso?”
“Io? Geloso? Di quel pericolo pubblico di Longbottom?”
“Oh sì, sei geloso!” disse lei ridendo, sedendosi accanto a lui e abbracciandolo. Lui intanto cercava di fare il sostenuto e l’offeso di fronte alla facilità con la quale lei lo aveva letto.
“Allora, stammi a sentire molto bene perché farò questo discorso una sola volta” disse Hermione imitando il tono di voce di Severus. “Neville è un mio amico, lo conosco da quando avevamo 11 anni ed è stato molto importante nella guerra. Detto ciò, non provo nulla nei suoi confronti, se non una grande amicizia. Gli uomini muscolosi e abbronzati non sono il mio tipo, preferisco quelli taciturni ed intellettuali” concluse baciandolo con passione.
“Buono a sapersi. Non che fossi geloso, ovviamente” rispose lui.
“Certo, come no” disse lei, poi si alzò e andò verso la sua camera per fare una doccia.
Severus rimase nella biblioteca a leggere, quando poi Hermione riapparve, con i capelli ancora umidi sulle spalle, un top e un paio di shorts l’uomo dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non prendere la donna di peso come un uomo delle caverne e portarla nella sua camera.
Severus era stato una spia per metà della sua vita, era stato sottoposto a innumerevoli torture fisiche e mentali, si era negato tutto per anni ed era perfettamente in grado di controllare i suoi impulsi. Però se questi impulsi passeggiavano a piedi nudi per il soggiorno ondeggiando i fianchi in modo sensuale e disinvolto anche un uomo come Severus poteva perdere il controllo.
“Vedi qualcosa che ti piace?” chiede lei ammiccando e sedendosi a gambe incrociate sulla poltrona di fronte a lui.
“Sfacciata”
“Non mi hai risposto” incalzò lei per provocarlo.
“Hermione, mia cara, io sono un uomo molto paziente, ma non sono un santo. Meglio calmare i bollenti spiriti prima di avviarci verso una strada che ancora non vuoi percorrere” rispose lui restando calmo.
Lei arrossì e incassò il colpo, come sempre lui aveva ragione. Fare qualche battuta ogni tanto andava bene, ma ancora non era pronta per altro. Severus le piaceva, questo era ovvio; ogni volta che era vicino a lui, che sentiva le sue mani su di lei, il suo cervello prendeva residenza nelle sue mutande e ragionare era un’impresa titanica. Eppure non era pronta per andare oltre, non era mai stata intima con nessuno, oltre a qualche bacio con Viktor, ciò che stava facendo ora con Severus era tutto nuovo e non voleva che lui la giudicasse per la sua inesperienza.
“Vado a vestirmi, prenderò una bronchite se resto così” disse allora e andò in camera a mettere dei jeans e una felpa. Come avrebbe voluto averne una di Severus, che odorasse di lui, non l’avrebbe mai tolta da dosso.
“Severus?” chiese Hermione entrando in salotto dove l’uomo stava leggendo.
“Sì”
“Per caso hai una felpa?”
“Una felpa? Perché?”
“No, niente” rispose lei imbarazzata; chiedere i vestiti al fidanzato era una cosa da ragazzini e lui era un uomo fatto e finito. Ogni tanto si dimenticava di questo dettaglio.
Severus capì subito di cosa si trattasse, era stato giovane anche lui e sapeva bene che le ragazze spesso desideravano vestiti dei loro fidanzati da poter indossare: una sorta di moderno derivato dei trofei tribali di guerra da mostrare in giro. Senza dire nulla si alzò, andò in camera sua e tornò in salotto con in mano una felpa verde con cappuccio.
“Ecco qua, tutta per te” disse lui porgendogliela.
La faccia che fece Hermione poteva essere descritta come estasi.
Sembrava la protagonista di un fumetto giapponese, ci mancavano solo le stelline negli occhi e i fiori di ciliegio che le vorticavano intorno.
“Grazie, grazie, grazie!” rispose lei, sfilandosi la sua felpa e indossando quella dell’uomo. Essendo Severus maschio, alto più di un metro e 90 e con delle spalle abbastanza larghe, la felpa andava ad Hermione come un vestito e questo non faceva che rendere la donna ancora più felice. Aveva deciso che non avrebbe mai più indossato niente altro, a costo di fare il bozzolo in quella felpa.
Severus intanto la guardava mentre si rotolava nel capo di abbigliamento come fosse stato un gatto e tratteneva a stento un sorriso. Non aveva mai visto qualcuno così felice di possedere qualcosa di suo.
“Sai una cosa?” chiese lei ad un certo punto
“Che non toglierai mai più quella cosa di dosso?” rispose lui per prenderla in giro
“Questo è ovvio” disse lei abbracciandosi da sola con le maniche lunghissime “Ma volevo dire un’altra cosa. Non riesco proprio ad immaginarti con questa addosso” e rise
“L’avrò messa qualche volte, anni fa, era una mia vecchia felpa di Serpeverde”
La ragazza allora iniziò a guardarsi addosso cercando lo stemma della casa e lo trovò all’altezza del pettorale sinistro.
“Sapendo che è una felpa dell’odiata casa Serpeverde ripenserai alla tua precedente affermazione circa il non toglierla più?” chiese lui per provocarla, ma la ragazza non gli diede questa soddisfazione. Si alzò da dove era seduta, andò verso di lui e gli disse “Questa felpa, e il suo ex proprietario sono probabilmente le cose che mi piacciono di più al mondo, il fatto che facciano parte o meno di una qualche casa è del tutto irrilevante”.
Il discorso doveva suonare serio e autoritario, ma la felpa dava ad Hermione l’aria di una bambina che indossava vestiti il doppio della sua taglia. Non si vedevano neanche le mani per colpa della lunghezza delle maniche.
Severus approfittò della distrazione della ragazza che stava cercando di arrotolare la felpa per poter usare le mani e la tirò verso di lui. Lei fece un verso a metà tra un urlo e uno squittio e si ritrovò seduta sulle sue gambe.
“Farò di te una perfetta Serpeverde, questo è poco, ma sicuro” disse lui baciandola
“Sempre se non sarò io a fare di te un Grinfondoro” rispose lei, ma le bastò guardarlo per un secondo con il sopracciglio alzato e la sua espressione di incredulità per ricredersi. “No, tu non potresti mai essere un Grifondoro” ed entrambi scoppiarono a ridere.

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Capitolo 11
*** Ch. 11 ***


Per tutto il giorno Hermione restò fedele a ciò che aveva detto e non tolse la felpa di Severus, neanche quando disse che andava a verso le serre a fare due chiacchiere con Neville.
“Tu non essere geloso intanto” disse lei dandogli un bacio.
“Come potrei, te ne vai in giro con un segnale luminoso della nostra relazione” rispose lui indicando la felpa.
“E ne vado molto fiera”
Passeggiare per il castello le era sempre piaciuto, soprattutto quando era disabitato. Sentiva il bisogno di stare un po’ da sola per riordinare i pensieri: la relazione tra lei e Severus le dava molto da pensare e doveva essere lontana da lui per non lasciare che la presenza dell’uomo interferisse nel suo giudizio.
Era sicura di due cose riguardo lei e Severus: primo, lei era senza dubbio innamorata di lui, senza se e senza ma; secondo, voleva fare qualcosa di significativo per dimostrarglielo. L’uomo le aveva salvato la vita e lei se ne andava in giro per il castello nei suoi vestiti sorridendo come una scema; doveva pensare ad un gesto che gli dimostrasse quanto lui fosse importante per lei.
Mentre rifletteva su queste cose era ormai arrivata alle serre e vedeva Neville da lontano che scavava delle buche senza maglietta sotto il sole. Doveva ammetterlo, il ragazzo era cresciuto proprio bene. Ricordando com’era quando erano bambini, Hermione non si capacitava di come avesse sviluppato tutti quei muscoli. La prima volta che lo rivide dopo aver lasciato la scuola alla fine del sesto anno, non lo riconobbe quasi e quando poi l’abbracciò stava per romperle una costola. Quello che aveva a Severus era vero però, per quanto pensasse che Neville fosse un bel ragazzo, nessuno poteva competere con lui, solo pensare al mago, alle sue mani e alla sua voce la facevano sudare nella felpa.
“Ehi, Hermione!” la salutò Neville invitandola ad andare verso di lui
La ragazza allora si fece un incantesimo addosso per abbassare la temperatura e andò al sole accanto all’amico.
“Ciao, Neville” lo salutò
“Ti saluterei come si deve, ma sono tutto sudato” disse allora lui sorridendole un po’ imbarazzato
“Non ti preoccupare, continua pure il tuo lavoro. Sono venuta giusto per prendere un po’ aria, stare sempre chiusa nei sotterranei non aiuterà di certo la mia abbronzatura”
“Nei sotterrai, eh?” chiese Neville guardandola fisso e sorridendo. Hermione si rese quindi conto di quello che aveva detto e si coprì il volto con le mani per nascondere l’imbarazzo.
“Ehi, non c’è nulla di cui preoccuparsi, non mi hai detto nulla che non avessi già ipotizzato da solo. Quando prima sono entrato in sala grande l’ho visto davanti a te pronto a proteggerti da qualsiasi cosa fosse entrato da quella porta. E ho visto il modo in cui mi guardava, come se pensasse ad ogni modo conosciuto per uccidermi” disse il ragazzo ridendo. Hermione arrossì pensando a quanto fosse carino Severus geloso che cercava in tutti i modi di nasconderlo.
“E poi indossi una felpa di Serpeverde, è come se avessi un cartello in fronte con scritto <>” concluse Neville ridendo.
“Va bene Sherlock, mi hai scoperta” disse allora Hermione. Da un lato era sollevata che Neville se ne fosse accorto da solo, ora poteva parlare con qualcuno di Severus senza aver paura di arrossire.
“Allora, da quanto va avanti?” le chiede allora lui e la ragazza raccontò tutto quello che era successo da quando aveva trovato il suo corpo nella Stamberga Strillante e lo aveva portato a casa sua.
I due rimasero a parlare per un paio d’ore mentre il ragazzo finiva di lavorare.
Quando si alzò per mettere la maglietta, Neville evocò un patronus che andasse a dire alla professoressa Sprout che aveva finito i compiti che gli aveva dato. Hermione fu sconcertata a vedere un serpente gigante fuoriuscire dalla sua bacchetta.
“Sì, da quando ho ucciso Nagini il mio patronus è cambiato. Anche quello di altri ha mutato forma, tu hai visto il tuo dalla battaglia?” chiese mentre il serpente argentato si muoveva rapido verso la sua meta.
“No, non vedo il mio da molto tempo ormai” ad Hermione non era mai particolarmente piaciuta la sua lontra, avrebbe voluto qualcosa di un po’ più imponente.
“Prova dai, inviane uno al tuo bel mago e chiedigli di venire a prendere un tè con noi” disse il ragazzo ridendo.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto del ragazzino il cui molliccio aveva le sembianze di Severus?” chiese Hermione ridendo alla facilità con la quale Neville parlasse del suo ex terrificante professore.
“Ho combattuto una guerra e mi sono reso conto che i veri mostri non cercano di impedirti di esplodere per anni”
I due risero pensando a tutte le volte che Severus aveva evitato che Neville finisse a brandelli sul pavimento.
Hermione allora si concentrò sul ricordo più bello che aveva per evocare il suo patronus. Di solito il primo che le veniva in mente era il giorno in cui ricevette la sua lettera per Hogwarts e finalmente sentì che esisteva un posto nel mondo anche per lei. Stavolta, però, la prima scena che le apparì nella mente fu il momento in cui aveva sentito per la prima volta Severus ridere, in infermeria, dopo che lei gli aveva rotto il naso. Sorrise dalla gioia pronunciando l’incantesimo e per poco non le cedettero le gambe quando dalla sua bacchetta uscì una leonessa.
“Wow, questo sì che è un patronus” disse Neville che, come la ragazza, era rimasto sconvolto dal cambiamento di forma.
Hermione disse ancora il suo messaggio e mandò l’animale verso Severus e andò dentro insieme a Neville.
L’uomo si trovava in cucina per preparare un tè quando venne quasi aggredito dal patronus di Hermione. La leonessa gli saltò addosso e gli riferì il messaggio della ragazza, ma non scomparì, anzi, si mise a fare le fusa per lui e si rifiutò di fargli fare altro se non seguirla verso la sua padrona.
“È in tutto e per tutto il tuo patronus” disse ad Hermione quando arrivò alla serra ancora scortato dall’animale. “Si è rifiutata di farmi fare altro che seguirla”
I due ragazzi iniziarono a ridere vedendo l’animale che si strusciava sulla gamba di Severus, anche se Hermione era un po’ imbarazzata dalla dimostrazione d’affetto così gratuita del felino.
“Sono stato trascinato qui con la promessa di una tazza di tè, dov’è?” chiese l’uomo staccandosi dall’animale che scomparve e sedendosi.
“Eccotela, uomo impaziente” rispose Hermione passandogliene una e Neville non poté fare a meno di notare il sorriso sul volto dell’amica quando le dita dei due si sfiorarono.
“Signor Longbottom, la prego di accettare le mie congratulazioni per il suo apprendistato. Spero di poter presto parlare con lei di alcune piante che vorrei coltivare per delle pozioni”.
“Certo professore, quando vuole mi trova sempre qui”
“Non sono più un suo professore, può chiamarmi Severus”
Per poco Neville non si strozzò con il tè.
“Come, mi scusi?”
“Ho detto che non sono più il suo professore, per cui non c’è necessità che lei mi chiami in quel modo; oltretutto lei ha ammazzato il serpente che mi aveva quasi ucciso, quindi può chiamarmi Severus, se la cosa le aggrada”
“Wow” rispose il ragazzo e per qualche secondo rimase in silenzio ancora sconvolto dalla cosa.
“Beh, grazie Severus! Ovviamente tu puoi chiamarmi Neville; signor Longbottom mi fa pensare che sto per ricevere una punizione o che stai per urlarmi in testa”
“Per quanto io non abbia più il potere di darti una punizione, Neville, posso sempre urlarti addosso” rispose l’uomo alzando un sopracciglio e ghignando.
Neville rabbrividì. Per quanto avesse detto ad Hermione di non aver più paura dell’uomo una cosa era dirlo così, tanto per, una cosa ben diversa era esserne convinti quando lui si trovava proprio lì e lo guardava in quel modo.
“Severus, per favore, smettila. Neville sta cercando di superare la sua fobia per te” disse Hermione dandogli un buffetto sul braccio in modo affettuoso.
“Ah sì, il molliccio con le mie fattezze e l’affascinante outfit di sua nonna. Lupin adorava raccontare a tutti di quella scena”
Neville avrebbe preferito affrontare Nagini daccapo piuttosto che stare nella stessa stanza con Severus che raccontava della lezione sui mollicci.
“Non ti preoccupare Neville, questo è il suo tono sarcastico, non ti farà nulla” disse Hermione guardando il povero ragazzo che cercava di farsi il più piccolo possibile.
Severus guardò la donna alzando un sopracciglio con espressione scocciata.
“Hermione, non andare in giro a chiamare i miei bluffs, non ci si comporta in questo modo con il proprio partner”. Ovviamente Severus non ce l’aveva con lei, voleva solo far stare il ragazzo un altro poco sulla graticola, in memoria dei vecchi tempi.
Hermione alla parola “partner” si accese come un albero di Natale.
“Hermione, un consiglio, se non avete ancora detto questa cosa in giro ti suggerirei di controllare le tue espressioni facciali mentre sei con lui. Sei un cartellone pubblicitario della vostra relazione”.
“Grazie, Neville” rispose lei in evidente imbarazzo.
I due rimasero un altro poco con il ragazzo, poi si congedarono visto che si avvicinava ora di cena.
Quando arrivarono in camera trovarono un gufo ad aspettarli. Hermione prese la lettera e vide che era di Harry; iniziò a tremare.
“Hermione, cosa succede?” chiese Severus preoccupato vedendo la reazione della donna.
“È di Harry”
L’uomo capì che lei aveva paura che il ragazzo avesse detto qualcosa per ferirla; mentalmente pensò a svariati modi per ferirlo nel caso.
“Vado nella mia stanza a leggere, scusami” disse Hermione in un filo di voce e se ne andò.
 
Cara Hermione,
Ti prego perdonami. Non posso dirti quanto ci sia rimasto male per come tu ti sia dovuta sentire a leggere la mia lettera. Sai che non sono assolutamente capace di esprimere quello che sento in una forma coerente. Ora, però, farò del mio meglio per spiegarmi.
Nulla, e ripeto, nulla al mondo potrebbe rendermi più felice che sapere che sei in una relazione e che ti dà gioia. Per anni non ho desiderato altro che poter vedere te nella stessa situazione di me e Ginny.
Prova a metterti nei miei panni per un attimo: la tua migliore amica, che conosci da anni e che consideri una sorella, passeggia insieme al vostro ex professore, attuale eroe di guerra e tuo idolo personale.
Beh, ora immagino tu capisca in che condizioni fosse il mio cervello mentre ti scrivevo quella lettera. Naturalmente ora, che ho avuto modo di riflettere e che sono stato ben ripreso da te e da Ginny, mi rendo conto di essere stato un insensibile bastardo e ti chiedo scusa.
Ti prego, estendi i miei auguri al tuo…  ehm… fidanzato? Come devo chiamarlo? Se lo chiamo Severus potrebbe cruciarmi secondo te? Fammi sapere.
Se siete liberi domani pomeriggio ci farebbe piacere avervi per un tè.
Per sempre tuo, e per sempre una testa di legno,
Harry
 
Hermione leggendo pianse dalla gioia, la gioia di avere un amico così speciale; poteva aver perso la sua famiglia biologica, ma quella del cuore le era più vicina che mai.
Tornò in soggiorno e trovò Severus che l’aspettava in ansia. Si sentì il cuore colmo d’amore per quell’uomo che, lì seduto, era pronto a proteggerla da ogni sofferenza e che probabilmente era anche pronto a minacciare il suo migliore amico se l’avesse fatta soffrire.
“Siamo invitati per un tè domani” disse la ragazza sorridendo e Severus si rilassò.
“Per favore, domani non svelare immediatamente i miei trucchi, fammi divertire un po’ a spese di Potter”
“Sai, nella lettera ha detto che sei il suo idolo personale”
Severus fece una faccia tra lo sconvolto e l’inorridito.
“Parole sue, non mie” aggiunse Hermione sedendosi accanto a lui.
Rimasero così per un po’, a parlare della lettera, quando Hermione scoppiò a ridere all’improvviso.
“Ti prego, condividi con me cosa ti abbia causato così tanta ilarità” disse allora l’uomo vedendo che la ragazza quasi si piegava in due dalle risate.
“Stavo pensando alla faccia di Harry quando gli diremo che siamo stati ospiti prima dai Malfoy che da lui”.
Severus iniziò a ridere in modo incontrollato e in poco tempo ad entrambi facevano male gli addominali.
“Ti propongo una sfida” disse Hermione quando i due si furono calmati.
“Hai la mia attenzione”
“Harry merita di essere punito per quello che ha scritto nella lettera dell’altro giorno e qui entra in gioco la nostra gara: vincerà chi riuscirà a sconvolgerlo di più”
“Strega, non proporre una sfida che di sicuro perderai” rispose Severus con orgoglio, sconvolgere le giovani menti era un hobby per lui.
“Non preoccuparti per me, conosco Harry abbastanza bene da sapere come colpirlo”
“Sfida accolta” disse allora lui estendendole una mano per sancire il patto.
“Nessun argomento è tabù” rispose lei stringendola.
Harry non aveva idea di cosa aveva scatenato.

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Capitolo 12
*** Ch. 12 ***


Puntuali come un orologio svizzero Severus ed Hermione bussarono al numero 12 di Grimmauld Place alle 10 in punto.
“’Mione!” gridò Harry aprendo la porta e gettandosi tra le braccia della sua amica; lei lo abbracciò con gioia pregustando già il divertimento che sarebbe seguito.
I due entrarono in casa e si accomodarono in salotto dove trovarono Ginny ad aspettarli.
“Buona sera signorina Weasley” esordì Severus.
“La prego, mi chiami pure Ginny, o Ginevra se preferisce” rispose la rossa.
“Come preferisci, Ginevra”. Severus non era uomo da diminutivi.
“E può chiamarmi Harry, signore” si intromise il ragazzo.
“Harry, da quello che ho compreso io sono il tuo idolo ora, potresti spiegarmi come mai?” La sfida era iniziata.
Il ragazzo arrossì fino alle punte delle orecchie.
“Beh, signore, lei ha salvato il mondo magico, ha protetto tutti noi anche quando eravamo dei bastardi nei suoi confronti, si è sacrificato, tutto questo senza mai chiedere nulla in cambio e… Hermione perché glielo hai detto?” il povero Harry si stava arrampicando sugli specchi per cercare di darsi un tono.
“Harry, io non ho segreti per mio marito” rispose la ragazza appoggiando una mano sul ginocchio di Severus accanto a lei. L’uomo non sembrò sconvolgersi alle parole della donna, in fondo nessun argomento era fuori luogo; lui avrebbe alzato un po’ di più l’asticella però.
“Harry, credi che la madre dei miei figli debba nascondermi qualcosa?”
Il ragazzo ancora non si era rifatto dallo shock del matrimonio e ora già si parlava di figli. Iniziava a non sentirsi tanto bene; Ginny invece era raggiante, lei amava i bambini e non vedeva l’ora di averne di suoi, altro argomento che rendeva Harry nervoso.
“F… Figli?” riuscì a dire il giovane sconvolto.
“Sì, Harry, tre gemelli. Volevamo chiamarne uno Draco, cosa ne pensi?” disse Hermione toccandosi amorevolmente la pancia. Severus era molto orgoglioso della capacità della donna di rilanciare ad ogni sua frase, ma quella sfida l’avrebbe vinta lui e lei gli aveva appena fornito l’assist perfetto.
“Dopotutto era presente mentre venivano concepiti, merita quest’onore”.
Gioco, partita e incontro.
Harry svenne.
“Ma dai, questa era troppo diretta, era ovvio che sarebbe svenuto” disse Hermione scocciata di aver perso. Severus intanto guardava il povero ragazzo svenuto con aria di vittoria.
“Te l’avevo detto, mia cara, non proporre una sfida che di sicuro perderai”
“Aspettate, era tutto finto?” chiese Ginny. La ragazza non era per nulla sconvolta da ciò che avevano detto, era però triste di non avere effettivamente dei nipotini in arrivo.
“Eh sì, io e Severus non siamo sposati, io non sono incinta e di sicuro Draco non parteciperà a nulla” rispose Hermione mentre Harry riprendeva conoscenza.
“Harry, amore, riprenditi forza. Questi due ti stavano prendendo in giro” gli diceva la sua fidanzata aiutandolo a rimettersi seduto.
“Signore, io capisco di non starle particolarmente simpatico, ma ci sono cose che non si dicono, neanche per scherzo” diceva il ragazzo mentre ritornava padrone di sé.
“Harry, mi dispiace deluderti, ma è stata la tua amica qui a proporre la sfida, io ho solo accettato” rispose Severus indicando Hermione che intanto sorrideva colpevole.
“Meritavi di essere punito per la lettera, Harry” si limitò a dire lei.
“Stare tanto a contatto con un Serpeverde ti sta facendo male, ‘Mione. Con tutto il rispetto, signore” disse Harry ancora un po’ offeso dallo scherzo.
“Non preoccuparti Harry, sono particolarmente fiero dei lati Serpeverde del carattere di Hermione” rispose lui mettendole un braccio intorno e guardandola.
“A proposito di Serpeverde nella mia vita” iniziò a dire la ragazza.
“Ti prego, non dirmi che davvero vai a letto con Draco” la interruppe Harry pronto a svenire di nuovo.
“Oh no! Oddio, lui di certo non ha fatto mistero delle sue propensioni in quel campo” disse Hermione, ma vedendo la faccia sconvolta del ragazzo decise di non approfondire e continuò: “Volevo solo dire che siamo stati a Malfoy Manor l’altro giorno, ospiti dell’intera famiglia”
“Ah, bene” rispose Harry, ma non sembrava molto convinto.
“Sono rimasta piacevolmente sorpresa, abbiamo passato una serata stupenda in loro compagnia” continuò lei, ma il ragazzo era scettico e Ginny sembrava non ascoltare.
“Harry James Potter!” lo richiamò Hermione “quando parlo pretendo di essere ascoltata”
“Scusami Hermione, ma non credo che questo sia un argomento da trattare, potrei avere delle opinioni diverse dalle sue” rispose il ragazzo indicando Severus.
“Harry, Hermione non vuole parlartene per convincerti della sua idea, ma semplicemente per renderti partecipe di una sua bella esperienza. Per quanto riguarda me, non temere, ho sentito di tutto su di me e sui miei amici quindi le tue parole di certo non mi sconvolgeranno”
Il ragazzo incassò il colpo e lasciò che Hermione gli parlasse del giorno precedente e di quello che era successo a Malfoy Manor.
“Quindi ti serve un vestito per il ballo?” si intromise Ginny all’improvviso.
“Ehm, credo di sì” rispose Hermione. Non ci aveva pensato, ma di sicuro nulla di ciò che possedeva poteva andare bene per una festa di quella portata.
“Allora dobbiamo assolutamente andare a fare shopping” disse la rossa visibilmente eccitata. Le capitava molto di rado di andare a fare compere con un’altra ragazza.
“Severus?” chiese Hermione titubante. Voleva andare a fare compere con la sua amica, ma era stata vittima di un tentativo di omicidio poco tempo prima quindi non se la sentiva di essere sola.
“Non preoccuparti, verrò anche io” rispose l’uomo.
“No, no, signore!” lo interruppe Ginny.
“Non temere, Ginevra, non vi accorgerete neanche della mia presenza. I privilegi di essere stato una spia”
“Quando andiamo?” chiese allora Ginny entusiasta.
I quattro continuarono a parlare ancora per un po’ e le donne si misero d’accordo per vedersi quel pomeriggio stesso.
“Come ti è sembrato prendere il tè con due tuoi ex alunni?” chiese Hermione al suo uomo quando tornarono a casa.
“Essendo stato un professore per circa 17 anni, se non prendessi in considerazione l’interazione con i miei ex alunni prenderei il tè solo con Minerva e Filius” rispose lui, pacato, ma Hermione scoppiò a ridere pensandolo per sempre incastrato con i due professori.
Pranzarono insieme in salotto, poi si preparano per uscire e incontrare Ginny.
Quando uscì dalla sua camera, Hermione aveva un prendisole bianco che faceva risaltare la sua carnagione abbronzata e dei sandali. Severus la guardò per un lungo momento, poi le si avvicinò e le spostò una ciocca di capelli dal viso.
“Sappi che guarderò male chiunque ti fissi” disse.
“Cerca di non uccidere nessuno” rispose lei mettendogli le mani sul petto, alzandosi sulle punte e baciandolo.
“Ci proverò, ma non ti prometto niente” disse lui accompagnandola verso la porta.

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Capitolo 13
*** Ch. 13 ***


“Hermione? Sono qui” gridò Ginny nella folla quando vide l’amica. Hermione si girò verso Severus, lo baciò e poi corse verso la rossa.
“Ehy, ehy, ehy! Ma che cosa ho visto?” esordì Ginny ridendo.
“Dai, spara, so che hai dei commenti da fare che non potevi dire stamattina”. Hermione conosceva molto bene l’amica, soprattutto la sua propensione al gossip.
“Allora, prima cosa: tu e lui cercate di non uccidere il mio fidanzato prima che mi sposi, se proprio devo perderlo voglio almeno essere una ricca vedova. Secondo: se dovessi chiamarlo Severus cercherebbe di uccidermi?”
“Ginny!”
“Ehy! È una domanda lecita, senza che ti arrabbi”
“No, non ti ucciderà, conta che Neville lo chiama così”
Ginny era visibilmente sconvolta da questa rivelazione, già non si immaginava che riuscisse a stare nella stessa stanza con lui, figurarsi rivolgergli la parola.
Le due donne si incamminarono verso alcuni negozi che Ginny voleva assolutamente far vedere ad Hermione sperando che la ragazza provasse qualche vestito.
“Oh no, non esiste che io metta un abito del genere” disse Hermione vedendo l’abito, o meglio, la striscia di stoffa che Ginny le stava mostrando.
“Dai, almeno provalo, fammi contenta” chiese la rossa con gli occhi supplicanti.
Hermione provò il vestito, ma non era proprio quello che aveva in mente. Era un tubino viola, iper attillato ed estremamente corto. Un sonoro no.
Entrarono in un altro paio di negozi, ma di un vestito che piacesse ad entrambe neanche l’ombra.
“Hermione, devi andare ad una festa a Malfoy Manor con funzionari e il Ministro in persona, vuoi andarci in jeans?”
“Posso?” chiese lei speranzosa. L’amica si limitò a fissarla e a scuotere la testa pensando “Dove ho sbagliato con te?”
Avevano ormai perso le speranze quando Ginny iniziò a trascinare Hermione per un braccio come se ne valesse della tua vita.
“Ecco, lo abbiamo trovato, non c’è bisogno di cercare più, richiamate i cani” annunciò indicando un vestito in vetrina.
“Non saprei” rispose Hermione un po’ titubante. Il vestito era senza dubbio molto bello, ma non sapeva come le sarebbe stato addosso.
“Provalo” fu l’unica cosa che le disse Ginny spingendola nel camerino.
Il vestito era stupendo al tatto, di seta così liscia da sembrare aria. Era un vestito lungo, di color borgogna con una scollatura vertiginosa, la schiena nuda e un grande spacco. Di certo non era il vestito del ballo del ceppo. Quello era poco, ma sicuro. Eppure Hermione si sentiva così bella mentre lo indossava, poteva già immaginarsi mentre entrava nel salone al braccio di Severus e tutti si giravano a guardarli.
“Oh mio Dio! Sei stupenda!” le disse Ginny quando si fece vedere. “Ora mancano solo le scarpe, la borsa e qualcosa da indossare sotto” continuò poi ammiccando.
Hermione diventò tutta rossa pensando a quello che Ginny intendeva e il suo rossore non fece che peggiorare quando entrarono nel reparto lingerie del negozio.
“Ecco, queste sono perfette” disse Ginny tenendo in mano quelle che solo con un grande slancio di fantasia potevano essere definite mutande. Hermione però non voleva che l’abito sfigurasse quindi seguì il consiglio di Ginny e le prese insieme ad una paio di tacchi a spillo di vernice e una borsa coordinata.
“Ah, il mio lavoro è compiuto!” annunciò la rossa quando furono uscite dal negozio “Se Severus non ti strapperà tutto di dosso con i denti sono pronta ad assumermene la colpa, ma so che andrà così.”
Ginny era una ragazza molto esplicita, davvero molto.
“Ah, parlando di questo argomento mi è venuta in mente un’altra cosa che avrei voluto dirti stamattina” iniziò a dire la ragazza mentre prendeva l’amica sotto braccio.
“Posso capire perché tu abbia scelto Severus”
“Ah sì?” chiese Hermione scettica; la profonda connessione intellettuale e il loro amore per la lettura non erano proprio argomenti da Ginny.
“Sì. Avere a disposizione una finestra privilegiata su quel sedere tutto il giorno, tutti i giorni farebbe gola a chiunque. È un crimine contro l’umanità che vada sempre in giro con quel dannato cappotto”
“Ginevra! Ti prego di fare apprezzamenti sul sedere del tuo di fidanzato. Al mio ci penso io” rispose Hermione arrossendo. Era difficile non concordare con la ragazza però, Severus aveva davvero un bel sedere e lei poteva guardarlo ogni volta che voleva.
Le ragazze risero per quasi tutto il resto del pomeriggio fino a quando, nel punto in cui si erano incontrate, non si separarono e Severus apparve alla destra di Hermione come fosse stato sempre lì.
“Severus, mi hai spaventata”
“Scusami” rispose lui prendendole la mano e baciandola.
“Preso tutto ciò che ti occorre?” chiese poi.
“Sì, ho tutto” rispose lei e insieme si smaterializzarono per tornare a casa.
Cenarono con molta calma e dopo si chiusero in biblioteca, la giornata era stata lunga ed erano provati da tutto quel tempo in mezzo alla gente.
“Così pensi che io abbia un bel sedere?” chiese Severus all’improvviso ed Hermione sbiancò.
“Ci hai sentite?”
“Mia cara, io sento sempre tutto” rispose lui guardandola in modo ammiccante.
“Beh, sì, lo penso” disse allora lei arrossendo. Non aveva senso negarlo, lui era il suo fidanzato, era normale che lei apprezzasse il suo corpo. Ancora non voleva fargli sapere quanto lo apprezzasse però.
“Buono a sapersi” fu tutto ciò che disse e la conversazione finì lì.

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Capitolo 14
*** Ch.14 ***


Il mattino dopo a colazione Severus aveva un’espressione molto pensierosa, allora Hermione gli chiese a cosa stesse pensando.
“Signorina, tu mi devi spiegare una cosa”
“Eh? Che cosa stai dicendo Severus?”
“Mi è appena venuta in mente una cosa che mi chiedo da molti anni e ora voglio sapere la storia completa. Come avete fatto tu e Harry a far scappare l’ippogrifo e Black?”
Hermione sudò freddo, non voleva pensare a come era stata stupida in quell'occasione e di come aveva trattato Severus.
“Cosa? Io non so niente”
Lui alzò solo un sopracciglio e la sfidò a mentirgli ancora
“Si, scusa. Beh… allora devi sapere che quell’anno avevo deciso di seguire praticamente tutti i corsi, cosa impossibile ovviamente, quindi la McGonagall mi fece avere una giratempo”
“Una giratempo? Ad una ragazzina di 13 anni? Minerva deve decisamente rivedere il modo in cui tratta i suoi ragazzi. Avessi fatto io una cosa del genere il consiglio avrebbe chiesto la mia testa” la interruppe lui.
Il modo in cui la capo casa di Grifondoro aveva sempre un occhio di riguardo per i suoi alunni lo faceva sempre infuriare. Per anni aveva protetto i suoi Serpeverde dall’odio che veniva loro riversato addosso costantemente, spesso senza neanche una vera motivazione.
“Sì, col senno di poi non è stata una grande idea. Comunque grazie a questa giratempo sono riuscita a seguire tutti i corsi ed è tornata utile per aiutare Fierobecco e Sirius” continuò Hermione.
“Ecco, è a questo che volevo arrivare. Dopo avervi trovati tutti insieme appassionatamente alla Stamberga cosa è successo?”
Hermione iniziò a balbettare e a guardare ovunque tranne che verso Severus. Si vergognava così tanto di quello che aveva fatto. Anche se erano passati anni ogni tanto ci pensava ancora.
Lui continuava a guardarla aspettando la fine della storia.
“Beh, sei arrivato tu per salvarci da Sirius e Remus e noi tiabbiamolanciatounincantesimochetihafattovolaresulmuroesvenire” disse Hermione tutto in un fiato.
“Voi cosa?”
“tiabbiamolanciatounincantesimochetihafattovolaresulmuroesvenire”
“Hermione, parla chiaro” rispose Severus iniziando a perdere la pazienza.
“Ti abbiamo lanciato un incantesimo che ti ha fatto volare sul muro e svenire. Ron, Harry ed io contemporaneamente. Mi dispiace tanto, non sapevamo cosa fare, eravamo giovani e in quel momento ognuno diceva cose diverse e non si capiva nulla, Crosta che non era un topo, Sirius che era cattivo e poi buono, Remus che era un lupo mannaro” Hermione iniziò a sparare a raffica frasi per cercare di trovare una scusa al fatto che aveva lanciato il suo professore su una parete e gli aveva fatto perdere i sensi.
“Hermione, respira, va tutto bene” rispose lui. Era una spia, si era reso perfettamente conto di cosa stessero per fare quei tre, ma essendo ragazzini non aveva potuto controbattere. Non aveva preso in considerazione l’urto contro la parete e il successivo svenimento però.
Hermione si calmò e continuò a raccontare: “Dopo io iniziai ad impazzire dicendo a tutti che saremmo stati espulsi, che avevamo fatto una cosa sbagliata, ma nessuno mi dava retta. Ron era ancora sotto la botta della rivelazione di Crosta e Harry pensava solo a Sirius e ad andare a vivere con lui. Ti hanno fatto camminare come una marionetta e ti hanno portato fuori dalla Stamberga”.
“Come una marionetta? Ecco perché mi svegliai con un forte mal di testa. Immagino che quei terroristi non si siano neanche premurati di non farmi sbattere sul soffitto, vero?”
Lo sguardo di Hermione era di pura colpa. Come si vergognava di non avere avuto polso in quella situazione e di aver trattato Severus come un pupazzo gigante lasciandolo alla mercé di Sirius.
“A nostra scusante, però, ti eri comportato proprio come uno stronzo”
Severus rimase un attimo interdetto dalle parole di Hermione.
“Beh, tu eri insopportabile da bambina, o te lo sei dimenticato?”
“Ehi! Io cercavo solo di compiacerti, ma tu non sembravi mai apprezzare i miei sforzi”
“I tuoi sforzi, come li chiami tu; alzare la mano in maniera ossessivo-compulsiva e rispondere anche se non interrogata per dare sfoggio della tua saggezza, come li chiamo io, avevano come solo risultato quello di rendere i tuoi compagni delle ancor migliori teste di legno. Rifletti insieme a me: se avessi fatto rispondere sempre te alle domande cosa avrebbero fatto i tuoi compagni?”
Hermione cercò di fare una faccia offesa alle parole di Severus, ma ormai da molto tempo si era resa conto di essere stata un incubo da bambina.
“Nulla” rispose poi.
“Esatto. Se avessi lasciato che tu dessi sfoggio di tutta la tua sapienza loro si sarebbero adagiati e non avrebbero mai vissuto nel terrore che io potessi chiedere loro qualcosa e non avrebbero mai studiato. Molto semplice”
Severus non era mai stato particolarmente amante dell’insegnamento, o almeno non dell’insegnamento ai bambini. Lasciare che quei piccoli piromani avessero accesso a potenziale bellico era un crimine. Potevano farsi saltare in aria ad ogni occasione e stare per ore a controllarli era il compito di una balia, non il suo. Provava grande piacere, invece, nell’insegnare agli ultimi anni, a quei pochi che sceglievano pozioni in autonomia e che quindi sapevano almeno come fare a non uccidersi.
“Ah, e poi leggere i tuoi compiti era uno strazio” aggiunse l’uomo dopo un po’.
“Altri complimenti?” chiese Hermione, sarcastica.
“Era come prendere il libro e rileggerlo. Una volta, per sfizio, lo feci. Persino le virgole erano al posto giusto. Non era quello che mi aspettavo da te, con la tua intelligenza volevo una rielaborazione, un po’ di commento critico almeno. Fare copia e incolla sono bravi tutti, basta avere memoria.”
Hermione ci rimase effettivamente un po’ male. Si era sempre sentita sottovalutata dall’uomo, ma sentirselo dire in faccia era anche peggio.
“Ora non offenderti, sei troppo intelligente per prendere le mie parole per più di ciò che sono, ossia l’analisi del tuo rendimento fatta dal tuo ex professore. E comunque non mi hai ancora detto come abbiate fatto tu e Potter a far sparire quei due animali”
“Ehi! Sirius non era un animale!” rispose Hermione.
Severus la guardò con un sopracciglio alzato e la donna si mise a ridere.
“Sì, certo, all’inizio puzzava di cane bagnato effettivamente”
La perdita di Sirius era stata un brutto colpo per tutti, Harry ancora non si era perfettamente riavuto.
Hermione sapeva che anche per Severus non era stata una cosa semplice da elaborare, i due avevano un passato molto doloroso e non erano riusciti a parlarne come si deve e la cosa tormentava l’uomo di fronte a lei.
“Alla fine, mentre eravamo in infermeria, venne da noi Dumbledore e ci fece capire quello che dovevamo fare. Io e Harry andammo indietro nel tempo per salvare Fierobecco prima dell’esecuzione e insieme a lui volammo verso la finestra di Flitwick, liberammo Sirius e i due se ne andarono insieme. Senza dubbio si colloca al secondo posto nei peggiori voli della mia vita, stavo per vomitare”
“E il peggiore quale è stato?” chiese Severus curioso.
“La storia per un’altra volta, devo andare dalla McGonagall adesso” rispose Hermione alzandosi, lo baciò e se ne andò in camera per prepararsi all’incontro con la preside.

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