Aspettami anche la fuori

di Giulseeee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Hulia Pov "E questa era la storia di Hulia, chi vuole continuare? " La voce della psicologa Longase rimbombava nella stanza vuota. Da quando Pia aveva avuto l'attacco schizzofrenico spaccando tutto la settimana scorsa la preside Maclaren aveva mandato l'ordinamento di far levare ogni cosa, e forse era per questo che la seduta si stava svolgendo seduti per terra.  Solitamente non frequentavo la solita e monotona riunione psicologica ma  la preside mi aveva detto chiaramente che se non lo avessi fatto mi avrebbe mandato a lavare i piatti con Christy,  la signora che serviva alla mensa, e sinceramente mi entusiasmava di più sentire per la millesima volta la storia di tutti i presenti. Finita la seduta mi affrettai ad uscire dalla stanza, ero convinta che se mi fossi trattenuta la Signora Longase mi avrebbe chiesto spiegazioni sul fatto che non mi facevo mai vedere. Raggiungo la grande sala già affollata con la speranza di trovare un posto libero che svaniva. Mi dirigo alla lunga tavolata dove c'era signora della mensa che serviva alcune ragazze, mi avvicino con il vassoio a Christy che mi da un piatto con un po di pasta, un altro con della carne e delle verdure e per finire una mela che io non avrei mangiato. Mi vado a sedere in un angolo lontana un po da tutto a consumare il mio  pranzo e nel frattempo mi guardo intorno, come d'altronde facevo tutte le volte da quando ero lì. A 3 anni sono stata portata qui dagli assistenti sociali, mi promisero che mi sarebbero tornati a prendere, invece sono 13 anni che sono "rinchiusa" in questa casa famiglia. Il fatto è che se quell'uomo che dovrei chiamare papà,  ma che mi fa schifo pronunciare quel nome riferendomi lui, non mi avesse stuprata a quest'ora non sarei qui, a quest'ora andrei a una scuola pubblica come tutti gli altri ragazzi  della mia eta, avrei un gruppo di amici, il sabato sera uscirei per andare al cinema o a ballare, se quell'uomo non mi avesse stuprata io a quest'ora avrei una vita perché credetemi, stare qua dentro, non è la vita che pensavo di avere. Però nonostante questo sono una ragazza come tutte le altre, lunghi capelli castani, occhi enormi color cioccolata, magra e non tanto alta. Sono uguale a loro, anche se, io a differenza di qualsiasi ragazza la fuori, mi sento terribilmente sporca.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


*SPAZIO AUTRICE* Quando leggete DREW POV o HULIA POV vuol dire che in quel pezzo sara o Hulia o Drew a parlare, a pensare ecc..per qualsiasi domande scrivetemi senza problemi. Un bacione................... HULIA POV:...Una delle poche fortune che ho avuto è stata quella di avere una stanza tutta mia. Quando arrivai qui mi dissero che potevo arredarla a mio piacimento e che avrei trovato dei piccoli mobili o scaffali nello sgabuzzino in fondo al corridoio. Ovviamente a 3 anni non mi sono messa a ristrutturare quella piccola stanza, però a 10 avevo le idee già ben chiare di come e cosa avrebbe dovuto possedere quelle 4 mura. Amavo la musica e i libri; cantavo e leggevo parole che speravo di dedicare a qualcuno un giorno. Per fortuna nella mia stanza avevo una piccola libreria dove tenevo tutti i libri che compravo su internet tramite i soldi che mi davano i miei tutori e i vari CD dei miei artisti preferiti anche se non ne avevo tanti. Era già da due giorni che nei corridoi della struttura girava la voce che la casa famiglia maschile che si trova qua vicino si sarebbe trasferita da noi per mancanza di fondi, non sapevo quanto potesse essere vera questa cosa ma, pensai subito che un  po di ragazzi in fondo non facevano male, non che io fossi una troia ma lì se si voleva avere una storia ti dovevi fare lesbica. A parte che, le dolci storie d'amore, come le chiamava la preside, erano severamente vietate. DREW POV:..... Nessuno dei miei compagni aveva preso bene questa cosa che la casa famiglia maschile dovesse chiudere per mancanza di fondi, nessuno tranne me. In tutti quegli anni ho sempre avuto dei dubbi, ho sempre pensato di vivere con dei gay che si inculavano nei posti più immaginabili. Ma quando li ho visti afflitti dalla cosa di andare in una casa famiglia di sole femmine, ero sicuro di tutte mie Domande sulla loro omosessualità. Per fortuna anche Jason, il mio migliore amico, la pensava come me, cioè: andiamo nella casa femminile, e tutti i sabati c'è la facciamo una diversa. Eravamo ragazzi iperattivi, che nonostante il passato che avevamo avuto facevamo di tutto per non rovinarci del tutto la vita che avevamo ancora davanti.  La circolare del nostro trasferimento girava già da 3 settimane, e ormai c'eravamo..il giorno dopo ci saremmo trasferiti, quindi mi misi a fare la valigia per non farla all'ultimo minuto. Una cosa che non dovevo assolutamente dimenticare, e che fu pure la prima cosa che misi in valigia, era la play, ci passavo giornate intere quando non avevo le solite sedute psicologiche, che essendo tutti maschi, andava sempre a finire male perché si faceva casino. Finì di preparare la valigia alle 18, andai nella grande mensa e poi decisi di andarmene a letto, non so, ma avevo la sensazione che l'indomani sarebbe stato un lungo, lungo giorno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


DREW POV:...Era da più di 10 minuti che sentivo qualcuno urlare nel corridoio di alzarci. Pronto ad andare a spaccare la faccia a chiunque avesse disturbato il mio sonno prezioso, lasciai la mia stanza con Jason che mugolava qualcosa di incomprensibile e non curandomi del fatto che ero ancora in pigiama, mi diressi verso quella voce assordante. Iniziai così a percorrere tutto il lungo corridoio; Le pareti erano di un colore triste, malinconico, che già il fatto di dover stare in un orfanotrofio ti da una botta di vita pari a zero, figuriamoci nel vedere ogni giorno quelle pareti color topo morto, che poi erano piene di quadri che raffiguravano dei ritratti di tutti i presidi, vecchi, decrepiti e orribili, che avevano avuto in gestione l'orfanotrofio in tutti questi anni. Passare per il corridoio mi ha sempre inquietato e non poco..in poche parole ti ritrovi in mezzo a tutti questi quadri che sembra che ti fissano..cioè che ansia. Finalmente raggiungo la fine di quell'interminabile androne e appena svolto l'angolo mi ritrovo davanti il vice preside Del Rocco; vecchio e decrepito pure lui, avrà avuto sicuramente sull'ottantina di anni, basso sotto il metro e sessanta e molto, molto goffo e ogni tal volta che apriva la bocca sputacchiava sempre. -IL SIGNOR PRESIDE VI INFORMA CHE PER LE ORE 10 IN PUNTO DOVETE ESSERE TUTTI FUORI CON LE VALIGIE ALLA MANO. FASE UNO: APPELLO FASE DUE: PARTENZA FASE TRE: ARRIVO ALL'ORFANOTROFIO FEMMINILE NEL SOUTH SIDE QUARTA FASE: ASSEGNAZIONE DELLE CAMERE.- Ah..quindi era questo che stava urlando da più di tre quarti d'ora? No cioè, ci voleva un genio per sapere queste cose che ormai si ripetevano con circolari da 3 settimane, sono quasi sicuro che lo sapevano pure i topi che si trovavano nelle cantine. -Si, però stia calmo, senno le viene un infarto e attaccato alle pareti insieme ai suoi colleghi ci andrà presto pure lei. - Dissi con ironia posando il braccio sulla sua spalla. Da quando entrai nell'orfanotrofio lo avevo sempre trovato buffo, fu la prima e contemporaneamente l'ultima cosa che mi fece ridere il giorno che i poliziotti mi portarono qui. ***FLASHBACK*** E' successo davvero tutto troppo in fretta: Stavo viaggiando in autostrada con i miei genitori, avevo poco più di 3 anni, ricordo la strada, le altre macchine che sfrecciavano accanto alla mia, anche papà andava forte, forse un pò troppo dato che mamma continuava a ripeterli di rallentare, ma lui nulla, accelerava sempre di più. Io da dietro non vedevo bene  la strada di fronte a me, ma è stato un attimo, un millesimo di secondo, mamma che urla e allunga il braccio in dietro per prendere la mia piccola manina e stringerla, e poi...e poi il buio.  Mi ritrovo chissà quanti minuti, quante ore dopo disteso in un lettino con le sponde,proprio come quello che avevo a casa, come quello che mi ci metteva mia mamma ogni sera per poi mettersi accanto a me a cantare una melodia mentre mi accarezzava la manina e non se ne andava fino a che io non mi addormentavo. Nella stanza in cui mi trovavo c'era una luce bianca fortissima, ero molto stordito, ma riconobbi subito la voce di mia nonna che mi  rimise quasi al mondo, mi girai quindi verso quella voce e la vidi a sedere, fuori dalla mia stanza su una sedia grigia di ferro che  sembrava pure scomoda;  Aveva accanto un omone vestito di verde chiaro con sopra un lunghissimo camice bianco, stavano parlando, o meglio, l'omone dal camice bianco parlava e mia nonna piangeva..perche' nessuno doveva far piangere mia nonna, così mi misi a urlare per catturare l'attenzione, come a dire "Ei nonna, ci sono io qui a proteggerti dall'omone dai vestiti bianchi". Nonostante le mie urla riusci a captare benissimo le parole di quella che si doveva prendere cura di me: "Io non posso. Chiamate i carabinieri e portatelo dove è giusto che vada." A tre anni non riusci bene a capire cosa volesse dire, andiamo, chi lo capirebbe? Quella fu l'ultima volta che vidi mia nonna.  Dopo poche ore vennero altri omoni in divisa blu che mi presero molto gentilmente e dolcemente portandomi in questa merda di posto. I miei genitori? Non ho mai saputo cosa li fosse successo realmente, ma arrivato a 17 anni ho capito cose che all'epoca non capii. I miei sono sicuramente morti in quell'incidente e mia nonna, beh mia nonna è una lurida puttana. ***FINE FLASHBACK*** -Signorino Wolk, tutta questa confidenza potevo accettarla fino a che era un bambino, ma adesso che, solo per l'età, la possiamo considera adulto, deve avere rispetto e poca confidenza.- Disse il Signor Del Rocco spostando il mio braccio dalla sua spalla quasi con disgusto, mentre io pensavo alla sua frase. -Io li porto rispetto..ma lei? Lei me lo porta? Cosa vorrebbe dire che mi considera adulto solo per l'eta?- Dissi confuso dalla sua frase sorridendo sotto i baffi. -Signorino Wolk, non possiamo di certo dire ed affermare che lei è adulto mentalmente, ricordi, l'età non fa la  mente adulta.- Disse infine con aria da grande filosofo...si di sto cazzo. -Perfetto, dopo queste sue perle di saggezza alle 9 di mattina che, sinceramente poteva risparmiarsele, vado a prendere la valigia e a vedere se jason, o preferisce che lo chiamo signorino Tunder, è sempre vivo o se magari è morto collassato di chi sa quale droga strana...- Dissi con un punto di sospance per mettere paura al Signor Del Rocco, e dato il suo sguardo ci riusci anche. Tornai così nuovamente nella mia camera, e con mia grande sorpresa trovai Jason già alzato e vestito che  metteva le ultime cose nella valigia. -Allora? Chi era che urlava come una gallina in calore?- Mi chiede Jason senza nemmeno guardarmi restando concentrato nel fare la valigia. - Chi poteva essere se non il vice preside? Se ne è pure  uscito con una delle sue frasi filosofiche che era tipo "l'età non fa il cervello" o qualcosa di simile- Dissi coricandomi sul mio letto fissando il soffitto. -Mi piacerebbe sapere dove cazzo le trova tutte queste perle di saggezza- Ridacchia Jason prima di chiudere la valigia e stendersi sul mio letto accanto a me. -Secondo me se le sogna la notte...magari insieme a qualche donnina nuda..- Scoppiamo in una fragrante risata per poi alzarci, prendere le valigie e percorrere per l'ultima quel corridoio, lasciandoci alle spalle un vecchio capitolo, aprendone uno nuovo uscendo da quell'edifico..d'altronde si deve andare avanti. Magari con qualche pezzo in meno, magari con qualche cicatrice in più, ma l'importante è guardare sempre avanti, perchè quel che lasci indietro, evidentemente, non meritava di camminarti affianco. Una volta che il preside aveva fatto l'appello salimmo tutti quanti sul pullman pronti per dirigerci verso quella che sarebbe stata la nostra nuova casa. Mi sedetti in uno degli ultimi posti con Jason accanto, ci guardammo per qualche istante per poi scambiarci un sorriso complice, uno di quei sorrisi di ogni nostro momento migliore, che ho la certezza di trovarli sempre ogni qual volta che lo guarderò negli occhi.

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