Capitolo
3
Quando
Lou riaprì gli occhi, il sole stava ormai
calando.
Si
ritrovò sdraiata sul pavimento della camera di
Dalia, e la creatura era sparita.
La
bambina, invece, dormiva come al solito nel
letto.
Lou
si alzò di scatto, ricordando improvvisamente
ciò che aveva visto.
Mentre
cercava di non ripensare a come si era
conclusa la vicenda, faceva mente locale su quello che aveva scoperto.
“
Dunque...” rifletté, “ quel coso ha
bisogno di una bambina in grado di vedere le fate, a quanto
pare, perché lui ha gli occhi cuciti e non le può vedere da solo. Per
questo ha
rapito Dalia, per ucciderla e impossessarsi del suo corpo. Però non può
farlo a
causa dell’incantesimo di Lena, e non può nemmeno usare un oggetto,
perché
altrimenti l’avrebbe già fatto, penso.”
I
suoi pensieri furono interrotti dal rumore della
porta che si apriva, e da cui entrò il mostro.
Lou
balzò all’indietro, disgustata ancora di più da
quell’essere, ora che sapeva che cosa facesse.
-
Ti sei ripresa, vedo. – grugnì.
Nascondeva
qualcosa dietro la schiena, ma la
bambina non capiva cosa fosse.
-
Sai, Lou, la Regina delle fate non sapeva che
portandoti qui avrebbe condannato l’intero suo popolo. Tu sei proprio
ciò che
mi serviva. –
Così
dicendo, mostrò l’oggetto che nascondeva.
Un
coltello da cucina.
Lou
si ritrasse.
-
Lo so! Lo so! Forse per te sarà un po’ traumatico
uccidere la tua migliore amica, ma sarà infinitamente più piacevole che
pensare
a cosa tutto potrei farti io, non credi? –
La
bambina era terrorizzata.
“
Pensa, pensa!” si diceva, mentre cercava di
prendere tempo. “ Cosa posso fareee? Ci sono!”
Lou
fece un passo avanti, e alzò la testa, fissando
il buio dentro il cappuccio della creatura.
-
Ci ho riflettuto e... va bene. Lo farò. Non
voglio morire. Preferisco sacrificare lei. –
Il
mostro rise. – Quanto sono effimeri i
sentimenti, non trovi? Basta un pizzico di terrore per vendere al
nemico
perfino tua madre! Però, per me va più che bene! –
La
sua mano grigia porse il coltello alla bambina.
-
Aspetta. – fece lei. – Prima di farlo, vorrei
salutarla come si deve. Vorrei chiederle scusa. –
La
creatura fece un cenno con la testa.
-
In privato, sono cose da donne. – specificò Lou.
Il
mostro parve stupito, ma acconsentì. –
D’accordo, ma fai in fretta. –
Rimasta
sola, Lou si tolse velocemente il sacco
dalle spalle e lo appoggiò sul letto.
-
Ti prego, ti prego... – mormorò, - ... ho bisogno
di qualcosa per salvare Dalia! –
Inizialmente
non accadde nulla, e questo un po’
deluse la bambina, ma poi, una luce dorata pervase il sacco.
Intimorita,
Lou infilò una mano nell’apertura, e le
sue dita incontrarono qualcosa di freddo e liscio.
Lo
afferrò e lo estrasse.
Era
un vasetto di vetro, pieno di una polverina
color lavanda.
-
Eh? – fece Lou. – E che ci faccio con questa? –
-
Hai finito? – esclamò il mostro, fuori dalla
porta.
Lou
sussultò. – Quasi! – gridò di rimando.
Non
sapendo cosa fare, e ancora più nervosa perché
la creatura si stava spazientendo, aprì il barattolo con un colpo
secco, ma
questo le sfuggì dalle mani, rovesciando tutto il contenuto sul corpo
di Dalie.
Lou
spalancò gli occhi.
-
Miseriaccia! – sibilò. – E adesso? –
La
polverina, però, aveva sortito il suo effetto,
perché Dalia si stava pian piano trasformando.
Il
suo corpo diventava sempre più piccolo, e
cambiava aspetto.
Nel
giro di tre secondi era diventata una bambola
di pezza.
La
pelle era iuta, i capelli erano fili di lana
rossa, e gli occhi erano piccole perline viola.
Lou
si stava strappando i capelli. “Di male in
peggio! Qui le cose si complicano, altroché!”
In
quello stesso momento, il sacco si illuminò
nuovamente, e Lou raccolse al volo il suo contenuto.
Questa
volta era una chiave.
Una
bella chiave in ottone lucidato, la cui
impugnatura aveva la forma di un letto di foggia antica.
-
Questa è la fine. – disse, rassegnata.
Si
avvicinò lentamente alla porta, ma notò che
quella chiave non andava bene per quella serratura.
Allora
la osservò con più attenzione.
“L’impugnatura
ha la forma... di un letto, ma
certo!” si disse.
Mise
la bambola nel sacco e mise il sacco in spalla,
poi iniziò a spostare il letto con entrambe le mani, fino a farlo
scorrere
davanti alla porta, bloccandola.
-
Che stai combinando, piccola mocciosa! – gridò il
mostro, che non riusciva ad aprire la porta, sbarrata dal letto.
Nel
frattempo, Lou si era seduta sul pavimento,
davanti alla parete ormai vuota, perché nell’angolo si trovava una
piccola
toppa di bronzo, che calzava perfettamente alla chiave.
Senza
esitazione, la bambina inserì la chiave e
girò.
Il
profilo di una porta iniziò a disegnarsi sul muro,
e pian piano che diventava più nitida, iniziava anche ad aprirsi.
Appena
lo spazio fu sufficiente a farla passare,
Lou si intrufolò dentro, chiudendosela alle spalle.
La
bambina iniziò a scivolare nel buio, senza la
minima percezione di ciò che la circondava, se non la superficie su cui
scendeva.
In
lontananza si notava però una luce, che si
faceva più intensa ogni secondo di più.
Lou
continuava a scivolare, finché sentì che sotto
di se non aveva più niente e precipitava nel vuoto.
Non
fece in tempo a gridare, perché precipitò
dritta dentro dell’acqua gelida, che la bagnò da capo a piedi.
Quando
riuscì a tirar fuori la testa dall’acqua, si
rese conto di dove si trovava.
Era
in una grande galleria, che conteneva un fiume
sotterraneo, e tra i flutti verdastri sembrava affiorare qualcosa, come
tronchi
o rocce.
Lou
alzò la testa, e capì come era arrivata li.
Sul
soffitto, infatti, c’era un buco molto stretto
e buio.
“
Sicuramente sono sbucata da quel cunicolo...” si
disse. “Ma ora, da che parte vado?”
Si
accorse in quel momento che la corrente la stava
trasportando, così decise di lasciarsi trascinare, anche perché tutte
quelle
emozioni vissute in brevissimo tempo l’avevano proprio stancata, e
voleva
riposare un po’.
Stava
allungando una mano verso un tronco
galleggiante, quando si sentì afferrare per il sacco e tirare giù.
Annaspando,
si tenne stretta al tronco, che aveva
una strana consistenza, e con un piede diede un forte calcio
all’indietro,
colpendo quel “qualcosa” che le si era aggrappato al sacco.
Quando
fu sicura di non essere più trattenuta,
iniziò a muovere i piedi e a nuotare più veloce, dandosi una spinta in
avanti,
poi girò di poco la testa, cercando di guardarsi alle spalle.
Qualcosa
si muoveva nell’acqua, ma non si capiva
cosa fosse, perché si agitava e mandava schizzi da ogni parte.
Poi,
Lou lo notò distintamente, un arto venne fuori
dai flutti, grigio e scheletrico.
La
creatura l’aveva seguita!
Però,
a quanto pareva, non era una gran nuotatrice,
quindi Lou parve un po’ tranquillizzata.
“
Dopotutto, l’intero inverno passato in piscina,
sarà servito a qualcosa!” si disse la bimba, sbattendo più velocemente
i piedi.
La
creatura lanciò un grido disumano, quando riuscì
a tirar fuori la testa dalle onde da lei stessa create, e si arrampicò
anch’essa su un tronco che passava li vicino.
Ogni
tanto Lou voltava la testa per tenere d’occhio
il mostro, e si accorse con orrore, che questo la stava raggiungendo.
Era
molto strano, però, perché non muoveva
assolutamente le gambe per darsi la spinta, ma era come se fosse il
tronco a
trasportarlo.
Poi,
Lou capì.
Non
erano tronchi!
Erano
giganteschi millepiedi acquatici che stavano
distesi tranquillamente.
Ecco
il perché della strana consistenza, ed ecco
perché la creatura di avvicinava di più. Aveva svegliato un millepiedi
e stava
usando a mo’ di cavallo.
Disgustata,
anche Lou cercava di svegliare il suo
insetto, dandogli calci e pugni sul dorso, ma senza effetto.
Allora,
con tutta la forza che aveva, sferrò un
calcio nell’addome dell’animale, che dallo spavento fece un balzo e
riatterrò
in acqua, facendo schiuma e onde.
Senza
esitazione, ma schifata e nauseata, si issò
sul millepiedi e lo incitò a nuotare più veloce.
Come
se questo avesse capito, mosse le sue zampine
avanti e indietro ritmicamente.
Lou
trasse un profondo sospiro, poi si tolse il
sacco dalle spalle e se lo poggiò sulle ginocchia.
Controllò
che dentro ci fosse la bambola Dalia e se
lo rimise in spalla, poi incoraggiò ancora un po’ l’insettone.
Improvvisamente
si sentì afferrare per la caviglia,
e trascinare verso il basso.
Lou
gridò, dimenandosi e tirando calci.
Il
mostro l’aveva raggiunta, e tentava di
ributtarla in acqua, ma la bambina, tenacemente resisteva.
Poi,
alzando la testa, vide che su una sponda del
fiume c’era un buco, una galleria, che saliva obliquamente, e da essa
proveniva
un raggio di sole.
“
Se c’è il sole, vuol dire che porta in
superficie...” si disse Lou, assestando un altro calcio alla creatura,
che
lasciò la presa nuovamente.
Diresse
il millepiedi verso la galleria, poi, con
un balzo, saltò dalla groppa dell’animale e atterrò sulla terra fangosa.
Agilmente
si infilò lungo il cunicolo, camminando a
gattoni, sporcandosi sempre di più.
Ma
non le importava.
Preferiva
riempirsi di fango, più che farsi
catturare da quel mostro.
Man
mano che saliva, la luce si faceva sempre più
intensa, e iniziava a riscaldarle il viso.
Un
fruscio alle sue spalle la fece sussultare e
capì che la creatura non si fermava davanti a niente.
La
sentiva arrancare, e immaginava le sue dita
affondare sotto la terra per aiutarsi a risalire.
Con
un ultimo slancio, Lou percorse i pochi metri
che restavano e uscì finalmente all’aria aperta.
Il
mostro uscì subito dopo di lei, e tentò di
afferrarle un piede, ma si bloccò all’improvviso. Alzò il viso verso il
sole,
che lo colpiva in pieno viso.
Improvvisamente
lanciò un grido, come di dolore, e
con le mani si tenne il cappuccio, che si stava sfilacciando da solo.
In un
attimo la stoffa nera era svanita, e la testa della creatura era
scoperta.
Lou
fissava il terribile spettacolo ad occhi
sgranati.
La
luce del sole iniziò a corrodere la pelle del
mostro, prima quella delle mani, poi anche la testa, liquefacendole
quasi,
diventando una sorta di melma grigia.
L’urlo
si protrasse tutto intorno, finché il
mostro, come risucchiato da un gigantesco gorgo, venne inghiottito
dalla terra,
che si richiuse su se stessa.
Lou
era ancora sconvolta, seduta sull’erba, mentre
i suoi occhi scrutavano tutto attorno.
Si
trovava nel giardino della sua casa.
Ora
che si soffermava a osservare meglio, notava
che i colori di tutto ciò che la circondava erano tornati normali.
Niente tinte
fluorescenti o acide, nessun oggetto dal colore irreale e astratto.
Era davvero
tornata!
-
Bravissima! Ce l’hai fatta! – esclamò
Lena, apparsa dietro le sue spalle proprio in
quel momento.
La
bambina si voltò, rimettendosi in piedi.
-
È... è morta? Intendo la creatura... –
Lena
fissò il punto del prato dove fino ad un
attimo prima c’era il buco.
-
No, purtroppo. Non è così semplice sbarazzarsi di
quell’essere. Però credo che non si farà vedere per un po’, sai? –
Lou
rimase un po’ delusa, ma fu anche felice che
per il momento non si sarebbe più dovuta preoccupare.
-
È ora che tutto torni come prima, non trovi? –
fece Lena, ammiccando.
Allargò
le braccia e un’onda di energia si dipartì
da esse, investendo ogni cosa per chilometri e chilometri.
Lou
si guardò attorno.
Lena
era sparita, e così anche il sacco con la
bambola che tenera sulle spalle.
Colta
da una nuova felicità, si fiondò in fretta
dentro casa, ed entrò in cucina.
Alla
vista della madre, assorta nelle faccende
domestiche, sentì sorgere una lacrimuccia di commozione.
Soltanto
a pensare che se qualcosa fosse andato
storto non avrebbe più potuto rivederla...
E
invece lei era sempre li, con le sue mani gentili
che impastavano pastafrolla, il suo viso dolce e sorridente, i suoi
capelli
castani che a Lou ricordavano tanto la Nutella.
La
bambina le corse incontro e le si gettò tra le
braccia, nascondendo il volto tra le pieghe dei suoi abiti.
-
Tesoro, ma che hai? Così ti sporchi di farina! –
Lou
alzò la testa, sempre avvinghiata, sorridendo
felice.
-
Ma tu stai piangendo? E come sei ridotta? Sembra
che ti sia rotolata nella terra... –
La
bambina si asciugò le lacrime, scuotendo la
testa.
-
Non ho niente, non preoccuparti! Volevo solo
abbracciarti, tutto qui! –
-
Certo che a volte non ti capisco proprio! – rise
la mamma, ricambiando l’abbraccio.
Lou
chiuse gli occhi, assaporando quel momento di
coccole, poi si sciolse dolcemente dalla stretta.
-
Mamma, mi sono ricordata di dirti una cosa! Dalia
è tornata! – esclamò esultante.
-
Tornata? Perché, dove era andata? – sorrise la
donna, interrogativa.
Lou
la guardò, accigliata. – Come, “dove è andata”?
È sparita per quattro giorni! –
La
mamma la guardò pensierosa. – Tesoro, ma stai
ancora dormendo? –
“
Che cosa? Ma cosa è successo? A meno che...” si
disse la bambina.
-
Mamma, devo andare da Dalia, torno subito. –
-
Fai in fretta, sto preparando la torta di
fragole. Se vuoi, invita pure la tua amica per mangiarne una fetta! –
Lou
annuì, correndo fuori dalla porta, ma
bloccandosi un attimo gridò: - Mamma, non tingerti mai i capelli,
capito? -
Attraversò
il giardino e si lanciò contro lo
steccato, e quasi le mancò il fiato.
Dall’altra
parte, nel giardino della sua casa, si
trovava Dalia, che sorrideva radiosa.
-
Mi hai salvata! Ti ringrazio! – disse.
Lou
sorrise di rimando, tanto felice che sentiva il
cuore scoppiare.
-
Come avrei potuto non farlo? – rispose,
scoppiando a ridere.
-
Te ne sei accorta? – chiese Dalia, avvicinandosi
anch’essa alla staccionata.
-
Si! Sembra che per mia mamma non sia accaduto
niente. Non ricorda nemmeno che tu sia sparita! –
Dalia
annuì. – Anche i miei. Sono sicura che è
stato l’incantesimo di Lena. Sai, pur essendo diventata una bambola,
vedevo e
capivo tutto quello che mi accadeva intorno. -
Lou
la guardò, sorridente, capendo che in quel
momento non serviano le parole, bastava che ci fossero loro due, a
guardarsi
negli occhi e a ridere allegre.
-
C’è una cosa che non capisco, però. – fece Lou,
all’improvviso. – Come è possibile che io sia riuscita a vedere?
Insomma, io non... –
Dalia
rise, con voce argentina. – Forse c’è un po’
di magia anche dentro di
te! –
Dopo una settimana, sono
tornata, con l’ultimo, imperdibile, terzo capitolo!
Qui si conclude la
storia, si traggono i sospiri di sollievo, e si riflette...
La creatura non è
morta, il male non è morto... perché in fondo, se questo sparisse, non
ci
sarebbe più equilibrio...
Ma ora è il momento
dei ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che hanno letto, tutti
quelli a cui
è piaciuta questa storia, tutti quelli che l’hanno trovata per caso e
hanno
continuato a leggere.
E soprattutto, un
grande grazie a Manu, che mi segue sempre e che mi aiuta ogni volta! XDD
Arrivederci ad altre
prossime storie! Un bacione dalla vostra Marian!
|