black heart

di Nami_chin96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La donna misteriosa ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Incontri e coincidenze ***
Capitolo 4: *** Omicidio! ***
Capitolo 5: *** colpo di scena ***
Capitolo 6: *** Telefonate e decisioni ***
Capitolo 7: *** Dubbi ***
Capitolo 8: *** Chiarimenti ***
Capitolo 9: *** Poirot ***
Capitolo 10: *** Rapina ***
Capitolo 11: *** Capitolo informazioni ***
Capitolo 12: *** Ricordi ***
Capitolo 13: *** Hibiki in pericolo ***
Capitolo 14: *** Amore ***
Capitolo 15: *** Gin ***
Capitolo 16: *** fratelli ***
Capitolo 17: *** Amare scoperte ***
Capitolo 18: *** Vermouth ***
Capitolo 19: *** il cellulare ***
Capitolo 20: *** A cosa servono gli amici? ***
Capitolo 21: *** Indovinelli e deduzioni ***
Capitolo 22: *** destinazione Kyoto! ***
Capitolo 23: *** Soluzione ***
Capitolo 24: *** Hibiki vs Gin ***
Capitolo 25: *** Capo ***



Capitolo 1
*** La donna misteriosa ***


 

Quella sera, la pioggia cadeva incessantemente, producendo un fragoroso rumore quando toccava il suolo. I tetti delle case erano completamente fradici e anche le persone, nonostante gli ombrelli, erano bagnate come pulcini. Una di queste era Hibiki Miyamōto, ventunenne con origini nipponiche, residente a New York, dai lunghi capelli biondi gli occhi azzurri e un sorriso candido stampato sul viso. Anzi, a dire la verità non sorrideva quasi mai, ma quel giorno stava rientrando in casa con una notizia positiva che gli era arrivata il pomeriggio stesso: era stata ammessa al college. Gli studi sarebbero iniziati solo il prossimo autunno, quindi aveva davanti un intera estate per gustarsi le tanto agognate vacanze. 

Arrivò a casa, prese l'ascensore e salì fino al ventiseiesimo piano, dove vi era il suo alloggio. Infilò la chiave nella serratura ed entrò. Subito la investì un forte odore di caffè, evidentemente lo stesso caffè che aveva dimenticato di togliere dal fuoco quella mattina, prima di uscire. Sistemò la casa come meglio poté e, infine, si fece un bagno per rilassarsi. Quando uscì dalla vasca, indossò un intimo con pizzo e reggiseno abbinato e una vestaglia che lasciava trasparire le sue forme. 

Andò in cucina, con l'intento di spizzicare qualcosa ma,dato che era già tardi, le era passata anche la fame. Quel giorno era dovuta,infatti, andare ad aiutare la zia di una sua vecchia amica che abitava lontano, in montagna ed era rincasata solo poco dopo le 22.00. 

Ancora non aveva deciso il da farsi,e stava lì, davanti alla credenza, ciondolando su se stessa quando, ad un tratto, l'occhio le cadde su una bottiglia: WHISKY. Una bevanda alcolica. Quel nome le ricordò qualcuno che non sentiva da molto tempo «dovrei...?» si chiese, mentre prendeva il suo cellulare. No, forse era meglio evitare. Sicuramente stava lavorando. Fece per rimetterlo giù ma, ad un tratto, il telefonino squillò e sul display apparve il suo nome. Ebbe un tuffo al cuore. Subito prese in mano l'apparecchio e accettò la chiamata 

«pronto, Jodie?» disse emozionata. L'agente dell'FBI Jodie Starling era stata la sua vicina di casa per un periodo. Durante la sua permanenza, l'ex insegnante le aveva raccontato un sacco di cose, tra cui la faccenda dell'Organizzazione Nera, facendosi però promettere che non ne avrebbe parlato a nessuno, essendo teoricamente informazioni segrete. Hibiki era una di parola e non ne aveva mai parlato in giro, però nel frattempo, la sua amica era stata trasferita a Tokyo per seguire da vicino la vicenda e non aveva ancora avuto sue notizie. Ecco il perché della sua emozione. 

«ehi, Biki-chan» la salutò l'altra, in tono confidenziale 

«come va? Non ti sento da tanto...» 

«lo so, lo so.. scusami ma sono stra impegnata. Volevo chiederti, dato che ho una settimana di ferie che ne dici di venire in Giappone a spassarcela insieme?» 

Hibiki ci pensò su. Un viaggio nella terra del Sol Levante le sarebbe piaciuto molto. Peccato che non poteva pagarsi il viaggio. 

« Jodie-san verrei volentieri ma...» 

«tranquilla, ti ho già organizzato io il viaggio. Partirai alle 7.00 di domani mattina. See you tomorrow» disse e riattaccò. 

La ragazza posò il telefono e sorrise: era tipico di Jodie comportarsi così. 

Corse a preparare una valigia veloce e si addormentò, sognando di viaggiare tra terre lontane e continenti sconosciuti. 

 

 

Ciao a tutti! spero che la storia vi sia piaciuta. 

Grazie per aver letto e al prossimo capitolo. Baci 😘

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Capitolo 2
*** L'arrivo ***


Quella mattina Hibiki fece fatica ad alzarsi dal letto. Il solo pensiero del viaggio la agitava e aveva passato la notte a rigirarsi nel letto. Finalmente avrebbe rivisto Jodie-san, com'era felice al solo pensiero. 

Hibiki era una grande ammiratrice dell'agente dell'FBI, o almeno così affermava lei. 

Si alzò, andò a prepararsi e, presa la valigia preparata la sera prima, si recò quanto prima in aeroporto. 

Erano le 7.00 e non vi era ancora molta gente,così si fermò a fare colazione e a dare un occhiata a certi negozietti.

«ULTIMA CHIAMATA PER TOKYO» fece l'altoparlante. 

La ragazza si fece largo tra i pochi passanti, passó abbastanza velocemente il check-in e salì appena in tempo, tirando un sospiro di sollievo. Il viaggio sarebbe durato un paio di ore. 

Una volta arrivata, trovó Jodie ad aspettarla

«Biki-chan da questa parte!» disse, agitando il braccio per richiamare l'attenzione dell'amica

Hibiki le sorrise e le corse incontro. Insieme a lei, però, c'erano anche un bambino di circa sette anni con una ragazza e un signore. 

«Jodie-san, da quanto tempo! Ma loro chi sono?» chiese, indicando gli estranei

«ah,già, dimenticavo di presentarteli. Loro sono Ran e Conan... e lui è Kogoro, un famoso detective»

«piacere di conoscerla, signorina» dissero Ran e suo padre,inchinandosi per salutare

«mi scusi» disse Conan a cui non sfuggiva nulla «ma lei non sembra americana..»

«in effetti abito in America ma ho origini giapponesi. Piacere di conoscervi, mi chiamo Hibiki Myamōto. Ero la vicina di casa dell'agente Jodie, quando abitava a New York» disse, rivolgendogli un largo sorriso. Conan la trovó subito simpatica.

«cosa vogliamo fare?» chiese Kogoro, guardando il suo orologio: ormai era quasi sera. 

«intanto accompagnamo Hibiki al suo hotel, poi vedremo» rispose l'ex insegnante

«mi piacerebbe vedere la città di sera,dicono che sia magnifica» disse Hibiki con fare sognante

«se vuole potremmo accompagnarla io e Conan a fare un giro più tardi» le propose Ran, felice di aver trovato una nuova possibile amica

«davvero? Che gentili grazie! Allora accetto» rispose Hibiki,sorridendo. 

Chiamarono un taxi che li condusse in uno degli hotel più lussuosi di Beika. 

«quest'albergo è molto caro...» consideró Kogoro 

«Non si preoccupi detective, sono amica dei proprietari. La mia amica avrà il migliore dei trattamenti ad un prezzo stracciato» rispose Jodie, facendole l'occhiolino. 

Entrarono. 

La hall era piena di persone che aspettavano la cena, bambini che giocavano e vari addetti alle pulizie. Ovunque vi erano colonne dorate e divani raffinati e molto antichi. 

Si avvicinarono al bancone e Jodie tiró fuori il distintivo 

«la suite per la mia amica..» disse quasi sottovoce per non farsi sentire dagli altri clienti 

«subito signorina» le rispose l'addetto, prendendo il registro.

Intanto i ragazzi si guardavano intorno, meravigliati da tanta bellezza 

«qui è tutto fatto d'oro...» disse Ran, estasiata

« è solo apparenza» le disse Hibiki 

«uh?»

«le pareti sono solo dipinte. È la particolare luce di questo posto che le fa brillare e le fa sembrare dorate»

«ah.. davvero..? » disse stupita l'altra. Per un attimo le aveva ricordato Shinichi.

”Però,in gamba la ragazza”, pensò quest'ultimo

Jodie li richiamò. Hibiki fu accompagnata in camera e gli altri se ne andarono, dandosi appuntamento un ora dopo davanti alla torre di Tokyo. 

La suite era immensa: piena di colonne, un letto a baldacchino e perfino una piscina personale. 

La nostra protagonista,disfò la  valigia e si sdraiò sul letto, addormentandosi.

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Capitolo 3
*** Incontri e coincidenze ***


 

 

Ormai era più di mezz'ora che Hibiki si rigirava nel letto: il viaggio la aveva stancata parecchio e non aveva voglia di muoversi fino al giorno successivo. Tuttavia suonò la sveglia del suo cellulare, riportandola alla realtà.

"Accidenti! Sono in ritardo" pensò, alzandosi in fretta. Aveva solo quindici minuti per raggiungere Ran alla torre di Tokyo, luogo dell'appuntamento. Si preparò in fretta e furia, indossando una gonnellina bianca e un semplice top nero con sandali abbinato. Decise di lasciar sciolti i capelli. Afferrò la sua borsetta ed uscì, correndo. 

« RAN! Sono qui!!» disse, agitando una mano per farsi vedere dalla ragazza che la stava aspettando. 

«ah eccoti finalmente ! » disse Ran, agitando a sua volta la mano

«ciao, Conan» disse Hibiki, salutando il bambino. 

Il detective la salutò con garbo poi, notando un particolare curioso, le chiese: «signorina! Mi scusi, come mai indossa una maglia nera? Dal suo carattere mi sembra una persona solare insomma il nero non si adatta a lei!»

«Hei!» lo rimproverò Ran, prendendolo per mano «che modi sono questi?! Chiedi subito scusa!»

«mi dispiace» disse quest'ultimo

Hibiki ridacchiò per la scena. 

«siete proprio buffi, mi state simpatici. Vedi piccolo, indosso il nero semplicemente perché è il mio colore preferito. Molti lo odiano, ma io lo amo» 

A queste parole Conan sentì il sangue congelarsi nelle vene. Cercò di mantenere la calma "alla fine è solo un colore, sarà una coincidenza.."

«vogliamo andare?» chiese Ran, guardando l'orologio 

«Sisi, dove andiamo?» rispose Hibiki, che non vedeva l'ora di vedere la città di sera

« dunque, io partirei da lì....» 

E così iniziarono un vero e proprio tour. Visitarono per prima la Tokyo Tower (anche perché situato proprio vicino a loro), poi gli studi televisivi della TV dove incontrarono anche Yoko Okino, che offrì loro un caffè, quindi fecero un salto alla scuola Teitan, dove Conan le faceva da cicerone per quanto riguardava la parte elementare e Ran per quella superiore. Girarono altre paia di posti, passando anche davanti all'ospedale centrale di Haido, dove Conan si fermò. Ripensò a ciò che era successo con Rena Mizunashi e gli venne un certo dubbio. Hibiki parve accorgersene e si chinò su di lui «qualcosa non va?» gli chiese premurosa. Lui si girò a guardarla, cercando di sembrare il più rilassato possibile «no no sono solo un po' stanco» 

«forse allora dovremmo fermarci qui. Non voglio farvi fare tardi»

«idea!» esclamò all'improvviso Ran «perché non andiamo a mangiare in quel locale?» propose, indicando col dito un ristorante situato proprio davanti a loro. In effetti era un idea carina e poi, a furia di camminare, a tutti era venuta fame.

Si incamminarono ed entrarono. Il locale era piuttosto piccolo , con pareti in legno e lampadari in carta di riso soffiata. I tavoli erano piccoli arredati con una sottotovaglia ricamata a mano e ovunque si sentiva aroma di incenso. Il tutto rendeva l'ambiente molto soft. Ad Hibiki piacque moltissimo. Peccato avesse scordato la fotocamera nella suite dell'albergo, altrimenti avrebbe sicuramente fatto qualche foto. 

Ran si avvicinò al bancone.

«buona sera, siamo in tre per favore»

«buona sera a voi, ragazzi...Dunque, per tre...» disse la ragazza alla cassa, che aveva circa trent'anni, i capelli corti castani gli occhi nocciola e una buffa fronte larga. Indossava una divisa da cameriera. 

Si portò la penna alla bocca, con fare pensante. Poi, ad un tratto, chiuse l'albo degli appuntamenti.  

«prego, seguitemi. Vi ho trovato un posticino in fondo alla sala. Siete fortunati perché è l'ultimo per tre»

« strano, questo locale è piuttosto piccolo eppure riesce ad ospitare un sacco di gente..» constatò Hibiki e i suoi amici annuirono

« è la parte forte del ristorante» disse la cameriera, sorridendo divertita. 

Li condusse al tavolo e lasciò loro i menu

«voi cosa prendete?» chiese la nostra protagonista, che non si intendeva di certi cibi giapponesi e voleva andare sul sicuro 

«credo che prenderemo un sushi» rispose Ran, sapendo che anche Conan lo adorava

« lo prendo anche io allora» 

Dopo dieci minuti arrivò quanto avevano richiesto. Stavano iniziando a mangiare, quando, ad un certo punto, si avvicinarono delle ragazze di loro conoscenza.

«Ran! Conan! Che ci fate qui?» domandò Sonoko

«Masumi! Sonoko! Potrei chiedere lo stesso di voi» disse la sua migliore amica, stupita di trovare le sue compagne in quel locale

«ecco, stavamo cenando con mia sorella è dei suoi colleghi quando vi abbiamo visto e abbiamo pensato di venire a salutarvi... ma lei chi è?» chiese Sonoko, indicando Hibiki

« Ah, è un'amica di Jodie e viene dall'America. Starà con noi per qualche periodo»

«piacere di conoscerti, mi chiamo Hibiki» disse, inchinandosi. Sapeva che era tipico giapponese inchinarsi quando ci si presentava e non stringere la mano. 

«piacere mio. Io sono Sonoko e lei è Masumi» disse, indicando l'altra.

Hibiki la guardó bene. Aveva la sensazione di conoscerla o, comunque, di averla già vista. Tutto ad un tratto l'atmosfera si fece pesante e seria. Conan notò tutto quanto, senza però ovviamente dire una parola. Fu Ran a sciogliere la tensione 

«che ne dite? Mangiamo insieme?» 

«ottima idea!» risposero le altre

 

 

Ciao🌸 scusatemi le assenze ma cercherò di stare più dietro possibile alla storia. 

Spero che vi sia piaciuto il capito, dal prossimo inizieranno le "azioni" vere è proprie 🌺 a presto

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Capitolo 4
*** Omicidio! ***


Sonoko e Masumi presero delle sedie da un tavolo vicino e si fecero spazio tra gli amici, sebbene di spazio in realtà non c’è ne fosse molto «ma tua sorella?» chiese Ran all’amica «ah non preoccuparti, le ho detto che saremmo venute qui da voi. Il resto lo immaginerà da sola» rispose svelta Sonoko,agitando la mano in su e in giù come a dire che era una cosa poco importante. Ran alzò le spalle. Sonoko era fatta così. « ti sta piacendo questa città?» domandò Masumi ad Hibiki. Quest’ultima non le rispose ma la guardò seria negli occhi. La aveva già vista ma non sapeva dove e quando... o forse somigliava solo a qualcuno? «terra chiama Hibiki!» disse Ran, agitandole una mano davanti al viso «eh? Cos..?» fece questa, girandosi di scatto Sera la guardò stranita, perché quella ragazza si comportava così con lei? «sicura che vada tutto bene?» chiese Sonoko «ma si certo» rispose Hibiki,facendo finta di nulla. Finito di mangiare, si alzarono tutti e fecero per andare a pagare il conto «AAAAAAHHHHH» un urlo improvviso arrivò dai bagni. Subito Conan corse a vedere,seguito dalle ragazze. Giunti sul posto trovarono un signore disteso lungo il pavimento che tremava e indicava con l’indice destro l’interno della toilette. Hibiki si sporse per vedere e... trovò il corpo senza vita di un uomo, con ancora l’addome trafitto da un coltello. Le sue amiche guardarono a loro volta e per poco non svenivano «no non agitatevi non è niente» fece la protagonista per calmarle “Teoricamente dovrebbe essere la prima volta che vede una scena simile..come mai è così calma?" si chiese Conan, che iniziava a nutrire forti dubbi sulla apparente brava ragazza americana. Nel frattempo arrivò la polizia, seguita tra persone: una cameriera, una donna che era entrata nei bagni poco prima della vittima e infine l’uomo che aveva trovato il corpo. I tre possibili indiziati,insomma. «Bene signori, ora vorrei che mi daste le vostre generalità» disse l’ispettore Megure,schiarendosi la voce. «sono Ryoko Kawasaki lavoro qui come cameriera da un paio di giorni. Stavo per fare il conto a quei ragazzi quando abbiamo sentito un urlo» disse e indicò Hibiki e gli altri «ah ci siete anche voi» fece il poliziotto,che non li aveva notati «buona sera ispettore»salutarono loro «sono Hilary Midorikawa, sono andata alla toilette alle 20.07 circa e ci sono rimasta solo per qualche secondo, dovevo togliere la lente a contatto» disse la seconda sospettata, indicando l’occhio «e infine io sono Naoki Hamakaze, stavo per usufruire del bagno quando..» «ha trovato il corpo e si è messo ad urlare giusto?» concluse l’ispettore. L’uomo annuí. Conan, dopo aver sentito le testimonianze, si avvicinò al luogo del delitto per ispezionare la zona. Hibiki lo seguí. “Dunque, il fatto è successo tra le 20.10 e le 20.30, quindi la cameriera può essere esclusa dato che era al bancone con noi” pensò “però potrebbe anche avere usato un trucco per crearsi un alibi” “Guarda Conan, c’è una ciocca di capelli per terra vicino al sangue” notò la ragazza bionda. Il detective la prese tra le dita: erano capelli rossi, come quelli della donna dalle lenti a contatto “Secondo me, se è stata davvero lei qualcosa non quadra” disse Hibiki a Conan “come ha fatto a commettere l’omicidio se è uscita dal bagno poco prima che accadesse il fatto?” Conan la ascoltava ma contemporaneamente non le dava retta. Quella ragazza a suo avviso era troppo sveglia per essere solo una semplice amica di Jodie. Doveva tenerla d’occhio. Approfittò di un suo momento di distrazione per piazzarle una microspia sotto la suola della scarpa. Ora doveva solo aspettare. Eccomi qui! Tornata dopo quasi un anno di assenza ! Ebbene si purtroppo ho avuto molti impegni e problemi vari, ma ora sono tornata più in carica che mai. Secondo voi chi è realmente Hibiki? (Se avete letto BENE qualche indizio ve l’ho lasciato..) e chi sarà l’assassino questa volta? Lo scopriremo nel prossimo capitolo quindi stay tuned 💗

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Capitolo 5
*** colpo di scena ***


Conan continuò a far scivolare i capelli del possibile assassino tra i polpastrelli. Hibiki si pose una mano sotto il mento,con fare pensante. Ran e le altre due nel frattempo si erano avvicinate. Sera si inginocchiò per vedere meglio e notò subito cosa stava tenendo in mano il bambino
<< Conan-kun dovresti lasciare fare alla polizia,non sono cose per bambini >> lo rimproverò Ran. Ma lui non la stava nemmeno ascoltando.
"Dunque, per entrare e uscire dal bagno c'è una sola porta e l'alternativa sarebbe quella finestra..però è molto piccola e dubito che un corpo adulto possa passarci..."
<< a meno che non faccia qualche tipo di sport >> concluse Hibiki, che pareva aver letto nella mente del ragazzino
<< ma tu come..? >> le chiese Conan,sorpreso. Quella ragazza era davvero in gamba: gli aveva letto nella mente. Doveva fare attenzione.
<< secondo me dovremmo interrogare i sospetti >> disse Masumi e furono d'accordo tutti.
La cameriera,Ryoko, disse loro di non saper praticare alcuno sport ma che era molto abile a suonare il piano.La seconda sospetta,invece,ammise di praticare sport estremi e arrampicata.Infine,l'ultimo, il signore, disse di essere troppo vecchio per cose del genere.
"Andando ad esclusione mi sembra logico pensare che sia stata la numero due a commettere il delitto, ma come avrà fatto.." pensò Shinichi
<< oh no! guardate che ore sono! devo tornare a casa,non ho preparato la cena a papà!>> sbottò Ran, che nella fretta della giornata si era scordata del povero Kogoro.
"ore" pensò Conan " ma certo! le ore,erano sbagliate"
<< il fatto non è avvenuto alle 20.07 come pensavamo, ma alle 20.20>> concluse Hibiki, guardando Conan  e continuò << tutti abbiamo creduto fossero le 20.07 perche abbiamo sentito la televisione del ristorante che trasmetteva il proggramma di Yoko Okino ma nessuno di noi si è ricordato che quella trasmissione l'hanno posticipata.Ce ne ha parlato Yoko oggi>>
<< ma tu chi sei veramente?>> le chiese Conan. Lei sorrise e disse
<< A secret makes woman,woman >>
Conan aveva gia sentito quella frase. Ma dove? e da chi?
Si alzarono in piedi e comunicarono quanto avevano scoperto all'ispettore,che li ascoltava attentamente.
<< siete stati davvero abili ragazzi >> si complimentò l'ispettore << avete ragione. Il fatto è avvenuto più tardi di quello che pensavamo di conseguenza>> e si girò verso la seconda sospetta  << il suo alibi crolla>> concluse
<< ma io sono innocente >> sbottò quella
<< tutti gli indizi portano a lei invece>> disse Masumi << è stata molto furba. E' arrivata qui prima dell'apertura del locale, si è introdotta dalla finestra e ha aspettato la vittima>>
<< non dire sciocchezze ragazzina! come avrei potuto entrare se il locale era chiuso? inoltre quella finestra è troppo in alto e..>> si fermò e capì di essersi tradita: nessuno di loro aveva ancora,infatti,menzionato la finestra
<< è vero che il locale era chiuso ma lei era venuta qui anche ieri>> disse Conan <> chiese alla cameriera
<< si è vero, era qui anche ieri>> confermò quella
<< di conseguenza, ricapitolando, ieri è venuta qui e ha mandato una mail alla vittima dicendogli di venire qui oggi prima dell'orario di apertura>> disse Sera e Hibiki continuò << li ha detto di venire alla toilette perchè cosi nessuno vi avrebbe notato. Poi si è introdotta dalla finestra, per una che pratica sport estremi come lei immagino sia stata una passeggiata. Poi ha accoltellato la vittima e l'ha nascosta nello sgabuzzino.Una volta aperto il locale,si è premurata di tornare qui in fretta e furia per spostare il corpo e farcelo trovare al momento opportuno>>
<< davvero una bella storiella ma dimenticate che la finestra era chiusa>> disse l'assassina
<< hey Ran, ma questo non è scotch?>> disse Sonoko,avvicinandosi al davanzale e prendendo il pezzetto appiccicoso tra le mani
<< si hai ragione >> disse l'amica
<< ah-ah! ha usato lo scotch per sigillare la finestra da fuori ma in realtà l'aveva lasciata aperta da ieri vero?>> saltò su Megure
<< tradita da un pezzetto di scotch>> disse la donna,accasciandosi al suolo <>
<< cosi si è fatta giustizia da se >> concluse l'ispettore << andiamo>> e prese la colpevole per portala in centrale << ottimo lavoro ragazzi >> disse infine e se ne andò.
<< cavolo, Hibiki sei stata fortissima >> disse Sonoko
<< è vero, mi hai ricordato Shinichi..>> le fece da eco Ran
<< grazie ragazze ma io non ho fatto nulla, davvero... >>
<< Oh no è tardissimo! dobbiamo andare! >> esclamò la campionessa di karate
Uscirono dal locale e salutarono Masumi e Sonoko, che andarono via con la sorella della seconda.
Poi accompagnorono Hibiki al suo hotel
<< è stata una giornata bellissima, grazie>> sorrise quest'ultima
<< grazie a  te,ci vediamo domani >> disse Ran, poi prese Conan e se ne andarono.
Una volta tornati,il bambino finse di avere molto sonno ed andò in camera sua dove attivò il radar degli occhiali, collegati alla microspia che aveva piazzato sotto la suola della scarpa di Hibiki.
Quest'ultima era seduta sul letto, a leggere un libro quando all'improvviso suonò il cellulare.
<< pronto,Gin..? >>

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Capitolo 6
*** Telefonate e decisioni ***


Al nostro detective gelò il sangue nelle vene a sentire quel nome. Gin! Cosa aveva a che fare Hibiki con lui? Ormai gli parve chiaro che quella donna non fosse una comune ragazza di New York. Decise di continuare ad ascoltare: 
«che succede, ti sento strana» disse l’uomo al telefono 
« sono solo un po’ stanca... » rispose l’altra
« tse…Hai di nuovo perso tempo a correre dietro a dei topolini da riempire di insulse scatole di cioccolatini e odiosi e puzzolenti mazzi di fiori?»
« e anche se fosse, anche se trovassi un ragazzo a te cosa importerebbe?!» 
« oh, niente niente! Dove ti trovi in questo momento?» Hibiki ci pensò su. Sapeva che mentire con Gin era impossibile, se ne sarebbe accorto subito
« mi trovo a Tokyo. Sono venuta a trovare un’amica.»
« Tokyo?! Allora fa in modo di trovarci, ho un paio di cose da chiederti! Vieni domani sera all’indirizzo che Vodka ora provvederà a mandarti» Gin riagganciò e la ragazza tirò un lungo sospiro. 
Cosa poteva fare, ora? Non aveva voglia di vedere i ragazzi. Voleva andare da qualcuno ma non sapeva chi. 
Conan finì di ascoltare e, ancora tremante, fece per uscire di casa
«dove stai andando ora?!?» lo rimproverò Ran
«Ma certo! I miei amici!» esclamò la nostra protagonista. Prese il cellulare, il messaggio di Vodka non era ancora arrivato, e chiamò Conan
«pronto? Sono Edogawa»
« ciao Conan-kun! Scusa il disturbo ma volevo chiedervi se domani mattina tu e Ran potreste venire con me a fare un giro» 
Conan ci pensò. Se era una dell’organizzazione era meglio non fidarsi, però avvicinarsi a lei avrebbe potuto anche essere un vantaggio. Decise di fare finta di nulla e di presentarsi all’appuntamento, ma senza Ran. 

Hola minna-san! Scusate per l’assenza ma sono stata molto indaffarata. Ho deciso di continuare e finire la storia, per cui eccovi il nuovo capitolo. Non è molto lungo ma è perché mi serve da transizione per il prossimo, spero vi piaccia! 

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Capitolo 7
*** Dubbi ***


Il giorno seguente, il nostro detective si svegliò di buona lena: per fortuna non era giornata scolastica. Si preparò, fece colazione e girò la maniglia della porta 

«ancora?! Si può sapere dove vai?!» chiese Ran, che apparve all’improvviso minacciosa sull uscio di casa 

« Il dottor Agasa vuole farmi provare un nuovo videogame! E vuole che vada subito! Per cui ti saluto, ti chiamo più tardi per dirti a che ora torno!» E detto ciò, uscì. La ragazza scosse la testa: ormai era abituata allo strano comportamento di quel bambino. 

Conan prese a correre per raggiungere il luogo dell’appuntamento: la torre di Tokyo. Arrivò in fretta e furia: Hibiki era già li ad aspettarlo. 

«ciao! Grazie per essere venuto, scusami ma deve essere caduta la linea per questo ti ho mandato le indicazioni tramite mail» si scusò lei, poi aggiunse «ma.. non vedo tua sorella.. dov’è?»

«ecco... lei.... ha detto che non verrà perché ha degli impegni» disse Conan così su due piedi. Non poteva certo portarsela dietro col rischio che la sua copertura saltasse. Se così fosse stato, Ran e Kogorou sarebbero stati in pericolo, “no meglio non fidarsi, per ora” pensò tra se e se. 

Andarono insieme in un bar a fare colazione e Hibiki decise di fidarsi del ragazzino, che gli era parso molto sveglio. 

« Ho un problema sentimentale... vedi domani dovrei trovarmi con il mio ragazzo il problema è che non mi piace più e non so come dirglielo..» 

“Bugiarda!” Pensò il detective “so bene con chi parlavi. Perché non mi dici la verità?” Stava per dirgli ciò ma si fermò: Hibiki tremava e piangeva. Sembrava sinceramente scossa 

«ma io sono solo un bambino...» disse con finta innocenza 

«per questo ti chiedevo di Ran» disse lei, imbarazzata 

« beh... come posso aiutarti? Secondo me dovresti essere sincera con te stessa prima di tutto. Parlagli. La verità viene sempre a galla» disse quest’ultima frase rimarcando le parole. Hibiki lo notò ma non disse nulla: non si era accorta della microspia del ragazzino. 

Lo ringraziò ed uscirono. Fece per seguirlo poi, improvvisamente, il suo cellulare squillò: era arrivata una mail. La aprì. Diceva “contrordine! Domani non sarà possibile incontrarci! Vieni ora a Eddie P (Haido Park, vedi caso “la mano oscura degli uomini in nero” NDA) Muoviti!” Il messaggio era firmato Vodka. Hibiki alzò gli occhi al cielo: sapeva benissimo che quello non era il suo stile. Evidentemente era stato Gin a dettarglielo. Siccome era molto sveglia e aveva già visitato i luoghi più conosciuti della città, ci mise poco a capire il luogo dell incontro. 

« Biki-nee-chan, ci sei?» chiese Conan che stava ancora aspettando la ragazza che ormai era ferma da dieci minuti con il telefono in mano

«ah.. come.. cosa..» disse quella, come se si fosse riprese da un incubo «scusami tanto piccolo ma devo andare! Il mio fidanzato vuole vedermi ora! Grazie per la chiacchierata» detto questo, si allontanò.

Conan la guardò allontanarsi e decise di seguirla senza farsi notare: se il ragazzo di cui gli aveva parlato era chi pensava lui allora doveva assolutamente saperne di più. 

Arrivò con la trasmittente degli occhiali ad Haido Park e vide la sospetta seduta su una panchina. Gli altri due ancora non erano arrivati. 

Che quella donna fosse veramente la fidanzata di Gin? 

 

 

Ciao a tutti! 

Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia! E non preoccupatevi: nel prossimo tutti i vostri dubbi verranno chiariti,forse (si,mi diverto a tenervi sulle spine ahahah [risata sadica]) Secondo voi chi è davvero Hibiki? Sono curiosa di vedere le vostre teorie:3 

Ps: non so voi ma io nella storia originale continuo a vedere Gin e Vermouth insieme, nel senso ok della relazione sessuale che avevano but idk io sono convinta che vermouth provi altro *ok la smetto di dire cagate* 

Ciao alla prossima 

 

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Capitolo 8
*** Chiarimenti ***


La ragazza ormai era più di mezz’ora che aspettava e Conan iniziava a sospettare di uno scherzo. Ma, proprio quando stava per tornare sui suoi passi, improvvisamente vide due figure nere arrivare dal senso opposto. Gli gelò il sangue nelle vene: erano Gin e Vodka. 

Questi ultimi si fermarono, si guardarono in torno con circospezione e, appena videro Hibiki andarono subito da lei. Per non essere visti, avevano scelto un luogo appartato del parco, coperto anche dalle folte chiome degli alberi. Nessuno passava quasi mai di li, quindi nessuno poteva udire le loro conversazioni: quel luogo era perfetto. 

«finalmente siete arrivati» disse la ragazza 

Gin non disse nulla, scosse la testa e fece per accendere una sigaretta ma lei lo guardò storto, fece qualche passo gliela prese e la buttò per terra “ma che fa!?” Pensò Shinichi tra se e se “è impazzita?!?” 

L uomo però, le sorrise beffardo ma non disse una parola 

«a quanto pare non hai ancora perso il vizio, fratellone» 

Conan non credette alle proprie orecchie: come fratello?! Quei due erano fratelli? Ma da quando?! 

«tse, anche te sei la solita rompiscatole. Non siamo qui per convenevoli. Dato che sei venuta in Giappone perché non ti riunisci a noi?» 

« e se non volessi?»

«salutami tanto tutte le persone che ho ucciso» disse e puntò la pistola sulla sorella

«Okok scherzavo...va bene, come vuoi tu. Ma oggi ti prego lasciami stare, sono piuttosto stanca» disse, alzando le mani davanti a se 

Gin parve rifletterci un attimo. Di solito uccideva tutti senza pietà ma, nonostante tutto, anche lui era un essere umano e sapeva che lei era la sua sorellina. Così ritirò la pistola nel fodero della giacca 

«aniki...» commentò Vodka 

« e va bene, facciamo come vuoi tu. Ma da domani tornerai a lavorare per noi» detto ciò, prese il compagno e se ne andarono. Hibiki tirò un sospiro di sollievo

“Devo avvertire Ai e Agasa!” Pensò il detective e fece per andare via ma per sbaglio, calpestò un ramo

«chi è la!? Gin, sei ancora tu?» Hibiki si alzò e andò a vedere «Conan! Ma cosa fai qui? Non dirmi che hai sentito tutto..»

«adesso mi vuoi spiegare chi sei davvero?» disse, seriamente 

« ma.. tu... conosci quegli uomini?» chiese lei, stupita

« rispondimi!»

« beh, non so come tu faccia a conoscerci ma ti prego di non proferire parola con nessuno. Si, anche io faccio (o meglio facevo) parte dell’Organizzazione Nera. Il mio nome è Baiyleis. E Gin è mio fratello. 

Un paio di anni fa vivevamo insieme ma poi lui si trasferì qui e da allora non l’ho più sentito.. Sai, lui è più grande di me e quando stavamo in America aveva una relazione con quella donna, Vermouth... fin da bambina l’ho sempre considerata come una sorella maggiore. Per questo quella volta ti ho detto quella frase. Mi spiace non avertene parlato ma non pensavo fossi a conoscenza di tutto. Ora però loro vogliono che mi unisca di nuovo a loro ma non voglio. In realtà quando Jodie mi ha proposto di venire qui ho accettato anche perché speravo di poter mettermi in contatto con Vermouth e chiederle di mio fratello ma a quanto pare mi hanno preceduta» 

«e perché al bar eri scossa e tremavi?»

« la verità è che io vorrei tanto fermare Gin e gli altri. Speravo si fosse ravveduto, invece è ancora la persona che temevo fosse» 

«capisco. Ecco perché mi hai raccontato ogni cosa» 

« ti prego, aiutami a fermarli» lo supplicò lei. E Conan, esitando un attimo, alla fine accettò.

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Capitolo 9
*** Poirot ***


Nonostante la riluttanza iniziale, alla fine il nostro investigatore accettò di aiutare la nostra amica. Ovviamente non si aspettava di irrompere nel loro covo armati di scimitarre e fucili ma comunque era contento di aver trovato una nuova alleata, oltretutto era anche la sorella di Gin. Chi meglio di lei come alleato? Comunque fosse, ancora non si fidava al cento per cento ma non aveva molte altre chances. 

«hai già un piano?» chiese

«veramente no...» rispose Hibiki un po’ amareggiata. A dire la verità il suo piano era andare in Giappone, mettersi in contatto con Vermouth e chiederle di Gin. Non aveva pensato a nulla di elaborato, anche perché era convinta che il fratello si fosse ravveduto e avesse lasciato l’organizzazione  “sono proprio una povera ingenua”, pensò. 

Lei e Gin a dire il vero erano fratellastri, il padre di lui si era risposato con la madre di lei e da quel matrimonio nacque la nostra protagonista. Però, fin da piccoli, avevano subito legato finché un giorno, non si sa come, furono trovati da un uomo subito dopo la morte dei loro genitori per via di un incidente. Da quella volta in poi vestirono solo di nero ed entrarono nella banda che oggi conosciamo. Gin, a causa del dolore che portava dentro, divenne uno spietato assassino mentre Hibiki, la cui madre era americana, scelse di trasferirsi negli States, scappando così da loro, che scelsero di rispiarmarla dato la sua parentela con uno dei loro più fidi seguaci. Così conobbe Jodie, che le raccontò tutto anche se lei ovviamente già sapeva ogni cosa, ma non poteva certo dirglielo.

«Ad ogni modo, credo che stare qui non aiuti» disse, ripresasi dai suoi pensieri

«hai ragione, vieni andiamo in un posto che conosco» disse Conan, afferrandola per un braccio e trascinandola per la città 

«si può sapere dove mi stai port...» si fermò: Conan aveva smesso di correre. Hibiki sollevo lo sguardo e vide l’insegna: Poirot. 

« Mi hai portata in un bar?» chiese

«beh si... qui possiamo parlare senza problemi» rispose lui. Sapeva che Amuro aveva preso una settimana di ferie, quindi avrebbero potuto discutere tranquillamente. Entrarono. 

«Buongiorno, Azusa-san» disse il bambino. Ma ad accoglierli non c’era Azusa. Era lì. Alto, biondo, abbronzato... 

«A-Amuro-san... ma... ma... tu non eri in vacanza?» chiese, indicando il cameriere con l’indice tremante

«si, dovevo ma poi Azusa mi ha chiamato dicendomi che è casa col raffreddore... Quindi la sto sostituendo» spiegò Furuya, poi si girò verso Hibiki «oh,oh ma chi abbiamo qui... una graziosa fanciulla. Prego accomodatevi» disse, indicando due posti liberi vicino all’ingresso

«volete qualcosa da bere? Offre la casa» chiese Amuro 

«due succhi di frutta grazie» ordinò Hibiki, poi chiese, rivolta a Conan «quel cameriere è un po’ strano...» 

“Quel pervertito...” pensò Conan, con la gocciolina alla testa.

Dopo dieci minuti arrivarono i succhi. Tooru li mise sul tavolo e si fermò. Guardò la nostra amica per un istante e disse «io ti ho già visto da qualche parte...» 

“Ohi ohi, se Amuro-san scopre chi è davvero finiamo nei guai, devo intervenire “ pensò Shinichi

«ecco, lei... è una cugina di Ran viene dagli Stati Uniti» disse su due piedi

« ah, non sapevo che Ran avesse parenti all’estero. Beh sei molto carina, comunque » 

Hibiki diventò rossa come un peperone con il cuore che le batteva all’impazzata.

Ormai era ovvio che, con Amuro presente, non potevano parlare di “quella questione”... Ma, intanto, una nuova questione stava sorgendo.

Pagarono ed uscirono. Hibiki salutò Conan: doveva tornare all’hotel, ormai era quasi sera. Il bambino si girò e tornò a casa. Ma la ragazza non se n’era affatto andata: aveva solo girato l’angolo. Quando fu sicura che Shinichi se ne fosse andato, tornò sui suoi passi e andò di nuovo al Poirot. Amuro la vide e la accolse subito «cosa fai di nuovo qui?» chiese 

«ho dimenticato una cosa» disse. Non era vero. Era solo una scusa per rivederlo. E ancora una volta, il cuore le batteva forte. 

«e poi non ci siamo presentati per bene... io sono Hibiki, piacere» disse, inchinandosi. Lui rise, divertito «sono Tooru Amuro, piacere mio» 

Si guardarono. Avevano la sensazione di essersi già visti ma entrambi non ricordavano dove. 

 

 

 

Hola, minna! Bentornati in questo nuovissimo capitolo: mi scuso se non accade niente di che ma questi capitoli ponte mi servono da trampolino per quelli importanti. 

In ogni caso, qualcosa è accaduto: a quanto pare, la nostra Hibiki si sta prendendo una cotta per il nostro Rei. Vedremo come finirà hihihi (risata malvagia)

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Capitolo 10
*** Rapina ***


 I due giovani rimasero per un po’ così: a guardarsi senza dire nulla. Fu Rei a prendere la parola:

«ah, dunque.. cosa hai dimenticato?» chiese, guardandosi intorno per non guardare la donna negli occhi. Era certo di conoscerla ma non riusciva proprio a ricordare dove e quando fosse avvenuto ciò. 

« beh... ecco...» farfugliò Hibiki, che non aveva dimenticato proprio un bel niente e non sapeva come uscirne «oh, che sbadata! Lo avevo in borsa, l orologio!» esclamò, toccandosi la fronte con la mano, sperando di essere più credibile (cosa che ovviamente non era ma il nostro cameriere fece finta di nulla) Amuro ridacchiò «sei uno spasso, troppo divertente! Che ne dici di passare anche domani?» 

«mi stai forse tentando?» 

«e anche se fosse..?»

Hibiki non seppe cosa dire. Non le era mai capitata una situazione simile, non capiva perché Amuro l’avesse presa così in simpatia ma allo stesso tempo era felice di questo. Non gli rispose, si allungò e gli diede un bacio sulla guancia. Amuro rimase stupito dal gesto 

«credo che ora sia meglio che vada» disse lei, imbarazzata 

Afferrò la maniglia e fece per uscire ma, ad un tratto, questa si aprì di colpo, colpendola sul naso e mandandola al tappeto. Ad averla aperta era stato un omone alto e robusto, con un passamontagna e una pistola: chiaramente un ladro.

« che nessuno si muova!» disse e continuò, rivolto alla ragazza alla cassa «tu! Portami subito tutti i soldi che hai lì dentro!» 

La ragazza esitò. Rei ed Hibiki erano proprio davanti a quell’individuo, però non sapevano ancora cosa fare. Compiere mosse avventate avrebbe solo messo in pericolo gli altri clienti

«muoviti ho detto! O le sparo!» tuonò il ladro arrabbiato e afferrò Hibiki per usarla come ostaggio. Lei, nonostante avesse praticato il kung-fu, fu presa alla sprovvista e non ebbe il tempo di reagire. E si ritrovò così intrappolata tra le braccia di quell’uomo che le stringeva la gola e la mano destra le puntava la pistola alla tempia

«lasciala andare subito!» disse il biondino, arrabbiato 

«Amuro-san....aiuto!» disse lei, con occhi lucidi 

«è solo il denaro che vuoi?!» chiese quest ultimo al malvivente 

«sto cercando una persona! Ikuto! Dove sei?! So che sei qui!» 

«qui non c’è nessun Ikuto!» disse Zero 

«ah si?! Io ho saputo che si trova qua invece!»

«aspetta! Ti daremo i soldi ma lascia la ragazza!» 

«sei proprio una bella donna sai» le disse e le toccò il seno destro. Hibiki girò lo sguardo dall’altra parte. Non aveva la forza di reagire, era troppo stanca

“Brutto bastardo!" Pensò Amuro, incavolato come una iena. Si girò verso la tipa al bancone e ordinò di portargli i soldi. Questa fece quanto le era stato ordinato e lui preseguì

«ecco! Qua dentro ci sono cinquecento yen, prendili pure ma lascia stare la ragazza!» 

Il ladro guardò la cassa: in effetti era una bella sommetta. In realtà avrebbe voluto portare via Hibiki e divertirsi un po’ con lei ma, alla fine, cedette alla tentazione

« essia! » esclamò, lasció andare Hibiki e afferrò la cassa con i soldi. 

Amuro la soccorse subito 

«stai bene?»

«si grazie, solo un po’ ammaccata» sorrise lei

« dove sei Ikuto! Vieni fuori! » esclamò l’uomo, che era tornato a cercare il suo amico.

Amuro si mise davanti ad Hibiki, per proteggerla

«qui non c’è nessun Ikuto! Come glielo devo dire!» 

L’uomo sparò e gli altri clienti, due persone anziane, che fino a quel momento erano rimasti paralizzato sotto al tavolo, si misero ad urlare

«zitti voi!» disse il ladro, arrabbiato 

Amuro non sapeva più come reagire: nonostante fosse uno solo, era armato e questo era un problema. Inoltre non voleva che allungasse di nuovo le sue sporche manacce su Hibiki. 

Quest’ultima, dietro Rei, prese il cellulare e chiamò la prima persona che le venne in mente

«Conan-kun, aiuto!» 

Il nostro detective, che stava facendo i compiti con Ai, rimase un po’ stupito nel sentirsi urlare ciò appena ebbe premuto il pulsante di accettazione chiamate

«Biki-neechan, che succede?»

« sono al Poirot, c’è in corso una rapina e Amuro-san se la sta vedendo con il ladro. Ti prego vieni qui, aiutaci» 

Ma non fece in tempo a dire altro, poiché il malvivente l’aveva sentita (Hibiki aveva messo il viva voce per sbaglio) e sparò al telefono 

«tse... almeno non potrai fare scherzi» 

Conan, dall’altra parte aveva intuito subito  che qualcosa non andava 

«scusa, ma devo andare» disse, rivolto ad Ai

«vai a salvare quella ragazzina di cui mi parlavi?»

«beh si...»

«fammi venire con te! Voglio conoscerla!» 

«no! Stai qui è troppo rischioso» disse lui. Era certo che Hibiki fosse buona per natura ma se era davvero la sorella di Gin, allora probabilmente aveva conosciuto Sherry. E se avesse visto Ai l’avrebbe scoperta.

Quest’ultima, dal canto suo, non si aspettava una reazione del genere da Shinichi e decise di ubbidire.

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Capitolo 11
*** Capitolo informazioni ***


Ciao a tutti, cari lettori! Ho deciso di creare questo “capitolo di avvertimento” per dirvi che non sono sparita e che mi scuso tantissimo per la lunga assenza ma ho avuto vari impegni che mi hanno portato a non accedere per un po’ a Efp (tra i quali, anche il blocco dello scrittore) Ma comunque volevo anche dirvi che non mi sono dimenticata di voi ne della storia che vorrei continuare e finire Perciò, molto probabilmente, già dai prossimi giorni sarò nuovamente attiva Quindi... stay tuned! Grazie per il supporto

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Capitolo 12
*** Ricordi ***


 

Il nostro investigatore corse all’impazzata giù per le scale, tant’è che a un certo punto stava quasi inciampando. 

Uscì e girò l’angolo: il Poirot era proprio sotto l’agenzia. 

“Merda!” Pensò “ora come faccio? Non posso entrare così, peggiorerei le cose” 

Poi lo sguardo gli cadde sul suo papillon. 

«polizia arrenditi sei circondato!» urlò

L uomo, spaventato uscì ma logicamente non trovo nessuno 

«cerca qualcuno?» chiese Conan

«moccioso! Dove sono i piedi piatti?!»

«qui ci sono solo io»

«piccola peste!» sbraitò il malvivente e fece per scagliarsi su di lui. Shinichi si scansò e rapido azionò le scarpe. Proprio in quel momento, a terra, accanto a lui ci era una lattina di coca “perfetto” pensò e la scagliò con quanta più forza aveva contro il ladro, che cadde a terra svenuto. 

Mezz’ora più tardi arrivò davvero la polizia, era chiamata da Ai che aveva sentito il gran baccano e aveva immaginato tutto. L’uomo fu arrestato e anche il complice che cercava, che non si trovava al Poirot ma al Poiruat, un altro bar nelle vicinanze. Raccontarono di aver fatto una rapina e aver nascosto il bottino ma poi Ikuto era andato a prelevare anche la parte dell amico e quest ultimo lo cercava per farsi dire dov’era nascosto. 

Una volta che la polizia se ne fu andata, i ragazzi ricominciarono a parlare 

«ti sei spaventata molto?» chiese Amuro, prendendo Hibiki sotto braccio e accompagnandola a sedersi

«no... non molto...» disse lei

Conan notò qualcosa di strano nell’aria ma non parlò. Era la stessa sensazione che aveva quando stava con Ran. Tra quei due stava nascendo qualcosa, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. 

«ah, Conan-kun...grazie» disse la ragazza, grata al mini detective per il suo tempestivo intervento 

«senti... non è che noi due ci siamo già visti?» chiese Amuro, ormai stanco di tergiversare 

«in che senso?» disse lei, stupita della domanda

«boh, non lo so... quanti anni hai?»

«ne ho 21.. tu?»

«io ne ho 29»

« magari da piccolo avrai conosciuto qualcuna che mi somigliava...»

Toruu esitò. No, era certo di conoscerla. Ripensò al suo passato: da bambino trascorreva il tempo giocando fuori con gli amici e gli venne in mente che, una volta, un suo amico li aveva presentato la sua nuova vicina di casa (questo prima che Hibiki partisse per l’America) e quel giorno stavano giocando insieme quando, ad un tratto, lei inciampò e cadde. Amuro, premuroso, le fasciò la ferita e la portò in spalletta fino a casa sua. Ad aprire la porta era stato un ragazzo con lunghi capelli biondi “vagamente somigliante a Gin, ora che ci penso” disse fra se e se. Ma non poteva essere lui, Hibiki non poteva certo essere la sorella di un criminale. 

Da quella volta, non la vide più. Anche perché si trasferì. Ecco chi era allora! Hibiki era lei, era quella bambina con cui aveva giocato da piccolo e che li era rimasta impressa nella mente

«sei tu!certo sei tu! Sei quella bambina!» esclamò d’impulso. Gli altri clienti si girarono a guardarli e Hibiki diventò rossa d’imbarazzo

«calmati! Sono io cosa? Chi?» disse lei

«ehm... io dovrei tornare a studiare» fece Conan. Avrebbe dovuto rimanere lì, per non permettere ad Amuro di scoprire la sua identità ma si sentiva di troppo in quel momento: in ogni caso, la microspia che aveva piazzato sotto la scarpa della ragazza era ancora in funzione. Se fosse stato necessario, sarebbe tornato indietro.  Ma in quel momento capiva che era meglio lasciarli soli. 

«ciao, Conan... magari più tardi passo per un caffè. Salutami tua sorella» disse Hibiki 

«senz’altro, a presto» disse il bambino e se ne andò 

«e ora continuiamo» disse, rivolta all uomo «allora? Cosa intendevi dire prima?»

«beh... ecco...» 

“Glielo dico o non glielo dico?” Pensò. Poi decise di buttarsi «tu sei quella bambina che ho soccorso da piccolo! Eri la vicina di casa di Makoto!» 

Hibiki a quelle parole si sentì gelare. Ricordava benissimo quel bambino biondo con gli occhi azzurri: era un teppistello ma anche simpatico e, inoltre, era sempre disposto ad aiutare tutti.

Poi, dopo l’episodio della sua caduta, la sua famiglia si trasferi, Gin entrò in quello strano giro che, tempo dopo, comprese anche lei e di quel ragazzino non ebbe più notizie. 

Lo guardò: era diventato un bel ragazzo, alto,  biondo e muscoloso.

«si, mi ricordo benissimo di te» disse, arrossendo

«davvero? Mi fa piacere...» disse lui, ma non seppe come continuare «ecco.. vorresti un altro gelato?» 

«mi piacerebbe ma è tardi! Devo andare» rispose lei. Avrebbe voluto fermarsi ma aveva detto a Conan che sarebbe passata anche da lui. Si alzò e fece per uscire. 

Lui, improvvisamente, si alzò, la afferrò da dietro e la abbracciò forte 

«Amuro-san?» disse lei

«shh! Non dire una parola. Non voglio perderti di nuovo» disse lui e la invitò a casa sua.

 

Ciao gente! Scusate per l’attesa, ecco il nuovo capitolo spero tanto che vi piaccia. Secondo voi, Hibiki accetterà l’invito? E cosa accadrà? Lo vedremo nel prossimo capitolo

Grazie per aver letto!

b

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Capitolo 13
*** Hibiki in pericolo ***


L’invito di Tooru sorprese molto Hibiki: lei non era solita essere invitata così, di punto in bianco, a casa di un ragazzo. Era sempre stata piuttosto impacciata in queste faccende. Ci pensò su un attimo: “in fondo, cos’ho da perdere?” 

Però poi le venne in mente che doveva ancora passare da Ran per il famoso caffè e che doveva discutere con Conan riguardo il piano per fermare suo fratello Gin. Il dovere prima di tutto! 

Si girò e guardò Amuro negli occhi: 

«io verrei ma ora come ora non posso...» 

«capisco...Allora, ci vedremo un altro giorno» rispose lui, deluso ma allo stesso tempo comprensivo. In fondo, era anche vero che la ragazza era più piccola di lui, nessuno la obbligava a stare tra le sue braccia se ella non voleva o non poteva. 

Hibiki si sciolse dall’abbraccio, salutò e uscì. Si era fatta sera, nel frattempo. 

“Accidenti! Sono la solita! Ora non posso nemmeno suonare a Ran, sicuramente staranno cenando. Mi conviene tornare in hotel. Ci andrò domani” pensò, rassegnata.

Si mise sui suoi passi, ascoltando un po’ di musica dal cellulare. Dopo mezz’oretta circa che camminava, si fermò: «un momento! Questa strada non l’ho mai vista prima... ma... l’albero non era...?» si disse tra se e se. Era finita in una stradina piccola e poco illuminata dove non vi era anima viva “accidenti! Mi sono persa!” Ammise. 

Fece per rimettersi sui suoi passi ma ecco che, dal nulla, spuntarono due ragazzi grandi come armadi e grossi come due palazzi 

«vai da qualche parte, signorina?» disse uno dei due

«e anche se fosse?!» 

«oh, la ragazzina si è persa.. vieni con noi, ti divertirai» 

E la afferrarono per  le braccia per tenerla ferma mentre l’altro incominciava a spogliarla e toccarla 

«lasciatemi o vi denuncio per stupro!» disse, sperando di essere convincente

«o che paura che ci fai» risposero in coro i due omoni. Lei iniziava a essere piuttosto mal ridotta: aveva il seno scoperto, i jeans strappati, la maglia finita chissà dove e il continuo dimenarsi le aveva scompigliato anche i capelli. 

Amuro, nel frattempo, stava chiudendo il locale e, siccome era in bici, decise di allungare un po’ il percorso e passare vicino al fiume per vedere se le carpe erano ancora in buona salute: di solito era lui a dar loro da mangiare, da quando non erano più ammessi animali nel locale, erano state gettata nel fiume. 

«menomale! Stanno bene, guarda come saltano» disse tra se e se 

A un certo punto, però, sentì un urlo agghiacciante provenire dall altra sponda. Svelto, afferrò la bici e fece il giro per andare a controllare. 

Fatto un pezzo di strada, subito dopo il ponte, sulla destra vide delle sagome: decise di parcheggiare la bicicletta e proseguì a piedi, fino a quando le sagome non divennero delle figure in carne e ossa: erano due omoni, grandi e grossi e... Ei! Ma quella... quella era Hibiki! Giaceva a terra priva di sensi, con gli altri due che chissà cosa le avessero fatto... 

«eheheh è stato facile, grazie alla mostra forza la abbiamo messa k.o» 

«ora finiamola prima che possa testimoniare contro di noi» 

«LASCIATELA ANDARE!» tuonò Amuro, uscendo dal suo nascondiglio 

«e tu chi sei, moscerino?!» chiese uno dei due

« Non ha importanza! Lasciala subito!»

«altrimenti cosa ci fai?» 

Rei, svelto, tirò fuori la pistola e la puntò contro i criminali 

«se non fate quanto vi ho ordinato vi riempio di piombo!» 

«non ci fai paura, bamboccio»

Amuro, svelto, sparò un colpo e ferì di striscio la spalla di quello con i pantaloni blu 

«come hai osato colpirmi?! ora me la paghi»  e si scagliò sul ragazzo. 

La rissa andò avanti ancora per un bel pò, poi, improvvisamente, si udì il suono di una sirena e i due scapparono, pensando fosse la polizia (in realtà era l allarme antincendio di una palazzina li a fianco che qualche gatto randagio, passandoci sotto, aveva inavvertitamente fatto scattare) 

«stavolta ce la siamo davvero vista brutta..» commentò Zero «come fai a cacciarti sempre in questi guai? Oggi è la seconda volta..» disse, ridacchiando, rivolto ad Hibiki, che giaceva ancora priva di sensi. Amuro restò incantato dalla sua bellezza. Poi, d’un tratto, si scosse dallo stato di ipnosi 

«merda! Non possiamo stare qui, devo portarla al sicuro» 

Detto fatto, le mise la sua giacca per coprirle il seno,rimasto ancora scoperto, e per scaldarla (nonostante fosse piena estate quella sera tirava un bel venticello) anche lui, comunque, era piuttosto mal ridotto, con la camicia e i pantaloni strappati, perdeva sangue dalle tempie e dai graffi sulle braccia e gli girava un po’ anche la testa ma non gli importava: la priorità era Hibiki. 

La prese in spalletta e la portò a piedi  fino a casa sua, dimenticandosi della bicicletta. 

 

Minna-sama, konnichiwa! Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia... Inizio a credere di aver creato una protagonista un po’ maldestra... vero, Biki-Chan? (*uffa non è colpa mia se ogni tre per due mi caccio in qualche guaio*) 

Ovviamente, non saranno tutti capitoli incentrati su loro due ma naturalmente vedremo anche l’organizzazione e tutto il resto.... diciamo che per esigenze di trama sto lasciando il bello per ultimo:) tempo al tempo;) Soo, fatemi sapere che ne pensate! a presto!

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Capitolo 14
*** Amore ***


Ecco... erano quasi arrivati in casa. Amuro mise la chiave nella serratura ed entrò. Hibiki ancora dormiva, con la testa appoggiata sulla sua spalla, lui la mise a letto e cercò di sistemare un po’ il disordine che aveva lasciato: piatti da lavare, bucato da mettere in lavatrice, tappeto da sbattere.... Ad un certo punto, pensò bene di provare a passare l’aspirapolvere ma inciampò nel tappeto e cadde. Il ruzzolone fece svegliare di soprassalto la nostra protagonista:

«ma cosa...dove.. dove mi trovo?» chiese tra se e se. Era in un letto, su questo non vi erano dubbi e... ma... Quella giacca! Di chi era? Cos’era successo? Non ricordava niente. 

Toruu, immaginando di averla svegliata, entrò in camera:

«come ti senti?»

«cosa ci fai qui?!» 

«Eri svenuta e ti ho portato a casa mia..»

«dunque siamo a casa tua..» osservò lei «e per quale motivo indosso questa? Dov’è la mia felpa?!» domandò, indicando l’indumento dell amico «non vorrai farmi credere che hai abusato di me» 

«non mi permetterei mai!» ribatté lui, ferito nel orgoglio. Decise di raccontarle tutto. Hibiki ascoltò,incredula e anche un po’ sconcertata: davvero non ricordava nulla? Eppure era successo poche ore prima. 

«scusami.. non sapevo le cose fossero andate così..» disse, quasi piangendo

« non preoccuparti » sorrise lui «è tutto ok... ora però, sarei un po’ stanco..» disse sbadigliando e si sdraiò accanto ad Hibiki. Lei diventò rossa come due fragole. Che situazione imbarazzante! 

«scusami, ho caldo» disse lui, togliendosi la maglietta e restando a torso nudo

«ma che ore si sono fatte?» chiese lei, che aveva perso la cognizione del tempo. Amuro prese il telefono «sono le 3:00» rispose, bloccando poi lo schermo del telefono. 

« ho freddo..» rispose lei. Non era vero. Era ovvio non potesse avere freddo, coperta com’era. Voleva solo vedere come avrebbe reagito Rei.

«ti scaldo io» le disse quest’ultimo e le si avvicinò, abbracciandola. Lei rimase così: con il suo braccio avvolto sul proprio petto e lui con la testa china appoggiata alla sua spalla. Si sentì divampare. Ma come ci era finita in quella situazione? Lei voleva solo andare in albergo, fare una doccia e andare a dormire, il giorno dopo avrebbe dovuto incontrare suo fratello e gli altri è ancora non aveva studiato alcun piano insieme a Conan. Il suo obiettivo principale era fermare loro, l’organizzazione nera, fermare Gin e farlo ravvedere. Non si aspettava funzionasse ma voleva provarci, era stanca di quella situazione. Inoltre, da quando aveva messo piede in Giappone, non aveva avuto ancora notizie neanche di Vermouth: chissà cosa stava facendo in quel momento? 

Si girò verso Amuro, lui le era accanto e improvvisamente il tempo parve fermarsi “calma! Ci siamo conosciuti solo l’altra volta, non ci si innamora così di una persona... cioè no, è vero, lo avevo incontrato anche da piccola anche se io non ricordo molto... ma in ogni caso è troppo presto, no e poi assolutamente no! L’amore non funziona così!” Disse tra se e se per convincersi di non essersi presa una cotta per il ragazzo. Lui la abbracciò più stretta «a cosa sta pensando, Biki-chan?» le chiese

«ah, ma se sveglio allora! Credevo dormissi!» ribatté lei, convinta di non essere osservata 

«come posso dormire con te al mio fianco?»

Questa frase lasciò la ragazza spiazzata. Non sapeva come controbattere.

«Senti...devo dirti che...che...» iniziò a farfugliare lei

«shh, vieni qui» le rispose lui, mettendole l’indice destro sulla bocca per farla tacere. Poi le si avvicinò e la baciò. Ad Hibiki parve di sognare, le sembrò di essere come in un sogno e aveva paura di svegliarsi di colpo. Le sua labbra erano morbide, carnose e calde e le sue mani le sfioravano il volto e i capelli in modo così delicato che pareva il tocco di una fata. In tutto questo, mille farfalle avevano inoltre iniziato a danzarle nello stomaco

«vuoi...?» le chiese lui. Non voleva obbligarla ma quello era un momento per loro due e voleva goderselo al massimo. Anche lui era cotto di lei, però era pur sempre conscio della differenza di età e di tutte le altre micro problematiche che... «si» gli rispose invece lei, guardandolo negli occhi e interrompendo i suoi pensieri.  Era inutile che lo negassero a se stessi: quei due si stavamo innamorando. È quello era un momento solo per loro. I “se” e i “ma” non erano concessi. 

Lui le tolse la giacca e la baciò sul collo, poi le tolse il reggiseno, mentre lei gli slacciava i pantaloncini. Infine si sfilarono le mutande. Amuro le si mise sopra. 

«sei bellissima» le sussurrò nel orecchio. Lei arrossì «anche tu» gli rispose. Erano parole sincere. In quel momento erano entrambi nudi, con ogni minimo difetto in vista e se l’altro diceva qualcosa dopo averli visti era perché lo pensava davvero.

« Però ti prego, sii delicato» gli disse. Aveva in realtà anche molta paura.

«non preoccuparti, farò piano» 

E iniziò a spingere su e giù. Come promesso, era delicato e Hibiki provava una bellissima sensazione di piacere. Anche lui la provava. Ad entrambi parve di essere in un’altra dimensione, i loro corpi erano lì, uniti ma le loro anime viaggiavano nel cielo, nel blu infinito dell’universo, sfioravano mondi mai visti e poi tornavano li, a quel momento, in quel letto, in quei corpi. Hibiki ogni tanto gemette dal piacere. Idem Amuro. Passarono l’intera notte così. 

Il giorno dopo, Rei si svegliò e non trovò la donna al suo fianco. Si mise seduto sul letto: le tende erano state tirate e, dalle finestre, filtrava la pallida luce dell’alba. Dunque Hibiki si era alzato. D’improvviso fu avvolto da uno strano odore, un mix tra pancetta e frittata. Andò in cucina e, con sua sorpresa, scoprì che non si era sbagliato: Hibiki era lì, indossava un grembiule e armeggiava tra i fornelli. La cucina era stata accuratamente pulita, la tavola apparecchiata per due con delle tovagliette, piatti e bicchieri di ceramica presi dalla credenza. Il piano cottura brillava e pareva nuovo. Per abbellire il tutto, la ragazza aveva anche fatto un fiore di stoffa messo al centro del tavolo.

«ben alzato» lo salutò lei «ti ho preparato la colazione... frittata con bacon, pancakes, frutta, marmellata...» gli disse. A lui parve quasi il menu di un ristorante e ridacchiò 

«qualcosa non va?» gli chiese lei, avendo paura di essere stata maleducata: dopotutto era pur sempre un ospite

«no, assolutamente. Ti ringrazio» le disse, guardandola serio negli occhi

«figurati» gli rispose lei. 

Forse non aveva ancora parlato con Conan, non erano ancora riusciti a ideare un piano per ostacolare l’Organizzazione e non aveva ancora parlato con Vermouth. Ma non le importava: in quel momento era felice così. E voleva assaporare al massimo quella felicità.

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Capitolo 15
*** Gin ***


Dopo la colazione, Hibiki si andò a vestire poi tornò e fece per lavare i piatti 

«non è neccessario, hai già fatto tanto..» la fermò Amuro «dovresti tornare in hotel adesso» 

La ragazza guardò l’orologio: in effetti, tra una cosa e l’altra, si era fatto tardi e nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare Conan per attuare insieme un piano. Salutò Rei con un bacio e uscì. 

Per strada vi era un sacco di gente: quel giorno, si teneva la manifestazione locale di videogiochi e cosplay e molte persone avevano deciso di partecipare. Anche Hibiki, in un primo momento, pensò di andarci ma accantonò quasi subito l’idea: se qualche membro dell’organizzazione fosse stato nei paraggi e l’avesse vista avrebbe passato dei guai.

Continuò a camminare, quando, a un certo punto sentì delle urla provenire da una stradina laterale. Entrò nel vicolo e ciò che vide fu agghiacciante: Gin stava per sparare ad una ragazza, probabilmente un’infiltrata la cui copertura era saltata. Non ci pensò due volte e, svelta, si mise tra il cecchino e la vittima, spalancando le braccia come per proteggerla. 

« Hibiki!? Cosa fai qua? Spostati!» tuonò l uomo

« non mi sposterò finché non avrai abbassato quell’arma, fratello. Sparami pure se vuoi, avanti» disse, in tono di sfida e sudando freddo. Conosceva Gin fin troppo bene e sapeva che non avrebbe avuto la minima esitazione “perdonami Conan, dovrai trovare un altro alleato in questa tua lotta" pensò tra se e se. Ma, con sua sorpresa, Gin non sparò anzi, riposa la pistola nella tasca della giacca

« sei libera di andare» disse, guardando l’altra ragazza che fino a quel momento era restata immobile come una statua di sale per la paura 

«oh grazie mille, siete stati così gentili... e grazie anche a te bella ragazza! Non mi scorderò mai del tuo favore, addio» disse, sorridendo rivolta ad Hibiki. Poi si girò e corse via. Fu un attimo: si udì il suono sordo della pistola, Hibiki si girò e vide Gin con l’arma in mano, ancora fumante. Dall’altra parte la ragazza si accasciò al suolo. La nostra eroina corse verso di lei 

«Ei, ei, rispondimi! Ei! Resisti, stai perdendo un sacco di sangue! Bisogna chiamare un’ambulanza» e si girò verso il fratello, che nel frattempo si era acceso una sigaretta e stava parlando al telefono con Vodka «missione compiuta» disse con un ghigno. Ad Hibiki tremavano le mani per la rabbia: non solo l’aveva presa in giro, aveva anche ucciso quella povera ragazza. Le sue gambe iniziarono, da sole, a camminare lentamente verso l uomo

«come hai potuto... tu... tu...» fece per dargli uno schiaffo ma si fermò e scoppiò a piangere, accasciandosi al terreno 

« tu invece vieni con me» le disse Gin e la obbligò a salire sulla sua porsche 356A. 

Hibiki non disse nulla per tutto il viaggio ma già pensava ad un modo per andarsene e fargliela pagare. Quello non era suo fratello, era un mostro. Doveva assolutamente uscire da quella situazione.

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Capitolo 16
*** fratelli ***


La nostra protagonista era ancora sovrapensiero, cercava e ricercava continuamente un modo per andarsene e farla pagare a quel mostro del fratello. Non riusciva davvero a credere di essere imparentata e complice di un criminale simile. Lei da una parte gli voleva bene, non poteva negarlo ma dall’altra avrebbe voluto distruggerlo con le sue stesse mani. Ovviamente, essendo anche lei membro della gang (cosa non voluta da lei direttamente ma necessaria a proteggerla) doveva stare attenta: ogni minimo sbaglio poteva costarle la vita e anche quella delle persone a cui voleva bene.
<< che hai? Ti vedo pensierosa.. >> le domandò Gin ad un certo punto
<<  nulla >> rispose fredda lei. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi ma preferì evitare di complicare le cose. In quel momento lei non era più Hibiki ma il membro dell’organizzazione nera Bayiles e, forse, questa cosa poteva giocare a suo vantaggio se avesse saputo sfruttare l’occasione.
Finalmente la porsche si fermò e, con un ultimo cigolio, Gin spense il motore. Hibiki scese e si guardò intorno: erano in un garage, probabilmente abbandonato, che odorava di muffa e aveva l’intonaco dei muri scrostato. “ Un ambiente molto easy ” pensò.
<< pronto? No,siamo già qui.. certo, ho gia avvertito quella persona.. sisi lei è con me, tranquillo. Ci vediamo qui >> e Gin chiuse la chiamata
<< chi era? >> domandò la sorella
<< Vodka. Dice che sarà qui tra poco >>
<< senti, ora mi vuoi spiegare cosa facciamo qui?! >> chiese, spazientita. Non ne poteva più di quella situazione e, alla prima occasione, avrebbe preso il telefono per chiamare Conan ed avvertirlo.
<< meglio tenerti qui! Dove stavi andando prima? >>
<< che domande.. tornavo in albergo no? >>
<< ti dice niente il nome Barbon? >>
Hibiki, che non conosceva ancora l’identità di Amuro e lo credeva un semplice cameriere, negò. Gin la scrutò negli occhi e capì che era sincera
<< bene, meglio così >>
<< perche? >>
Ma l’uomo non ebbe tempo di ribadire perché era arrivato Vodka
<< hei aniki, scusa il ritardo.. ma.. lei che ci fa qui?! >> domandò, puntando l’indice contro Hibiki. Effettivamente lui non era stato con loro e non sapeva che si fossero incorntrati
<< precauzioni >> disse l’altro e continuò << comunque, l’ho fatta fuori. Ho già avvertito quella persona >>
Ovviamente si riferiva alla ragazza di prima ed al capo dell’organizzazione
<< sentite, mi volete dire chi era quella ragazza? >> domandò Hibiki
<< la sorella di un infiltrato la cui copertura è saltata. Ovviamente abbiamo fatto fuori anche lui >>
Hibiki non replicò nulla ma fece una smorfia che a Gin non piacque molto
<< devo dedurre che sei contro di noi?! >> tuonò, avvicinandosi a lei
Hibiki mantenne la calma << Non sapevo fosse parente di un traditore, altrimenti non l’avrei difesa. Sono contenta che tu l’abbia uccisa. I traditori sono solo feccia >>
Naturalmente, non la pensava affatto così ma doveva assolutamente non farli insospettire. Al momento opportuno, avrebbe mandato un messaggio a Conan che sarebbe accorso con un paio di agenti di polizia e li avrebbe fatti arrestare… “Forse anche io merito il carcere, in fondo sono stata loro complice” si disse tra se e se.
Improvvisamente, il telefono di Hibiki squillò dall’interno della macchina. Rispose la segreteria
<< Salve sono Hibiki, lasciate un messaggio e sarete richiamati. Beep >>
<< Biki-chan sono Jodie! Vediamoci oggi alle 15 per un caffè a casa mia, ti aspetto >> e riattaccò
<< merda! >> pensò lei
<< Chi era quella donna? >> chiese Vodka
<< un ‘amica >> disse svelta la ragazza. Non poteva assolutamente permettere che l’identità di Jodie fosse scoperta o avrebbe messo in pericolo l’intero FBI
<< tse, in ogni caso… meglio andare. Sali in macchina >> disse Gin, aprendole la portiera << andremo nel nostro covo segreto >>
<< direttamente nella pancia del lupo insomma >> disse lei, sarcastica. L’uomo sogghignò ma non disse nulla.
Vodka li seguiva dietro ma poi, ad un certo punto, cambiò direzione: altri affari lo aspettavano.
La macchina ancora una volta, con un cigolio, si fermò. La nostra eroina scese e.. << ma scusa Gin siamo esattamente dove eravamo prima >>
<< lo so, ma dovevo togliermi quell’idiota di Vodka dai piedi.. >>
Detto ciò, iniziò ad avvicinarsi pericolosamente ad Hibiki e la baciò. Per tutta risposta, lei gli tirò un calcio e fece per scendere dalla macchina
<< sei soltanto un mostro >> gli disse ma ormai era tardi. Gin aveva bloccato le porte ed ora era in trappola. Non poteva fare niente, neanche chiamare Conan perché l’avrebbe vista e sentita.
L uomo, intanto, si era messo sopra di lei ed, a quel punto, Hibiki si arrese e si concesse a lui. Era l’unico modo per stare ancora nelle sue grazie e avere speranze contro l’organizzazione.
Nel frattempo, Jodie era preoccupata: era passata più di un’ora e ancora Hibiki non l’aveva richiamata. Decise di chiamare Conan e, poiché Ran e Kogoro erano andati a trovare un vecchio parente di quest’ultimo, si accordarono di vedersi a casa loro.
<< menomale che stavolta non ho accettato di andare con loro >> commentò il bambino
<< Cool ! >> disse Jodie, strizzandogli l’occhio
<< Allora? Perché è qui? >> chiese Conan
E l’agente dell’FBI spiegò tuttoù
<< forse ha il telefono scarico >>
<< no, non è così.. Sono preoccupata, il mio sesto senso mi dice che le è successo qualcosa. Andiamo a cercarla >>
Conan annuì ed, insieme, uscirono per cominciare le ricerche. Prima però, il ragazzino, scrisse un biglietto per Ran e suo padre, per non insospettirli : “ sono andato a provare un nuovo videogame dal dottor Agasa. Non torno per cena. Firmato: Conan”
<< prima però avvertiamo anche lui.. >> disse, ed indicò il Poirot. Entrarono.
Dentro il locale, vi era un buonissimo odore di brioches appena sfornate e latte caldo
<< buongiorno, i signori desiderano? >> disse una cameriera, che sostituiva Atsusa, in quanto si era presa una settimana di ferie. Da dietro il bancone, un ragazzo biondo che stava pulendo, li salutò alzando la mano << ei, Conan ! Jodie ! posso offrirvi del succo d’arancia? >>
<< non ora, Hibiki è scomparsa e non riusciamo a contattarla. Temiamo le sia successo qualcosa >>
A quelle parole, Rei impallidì e fece cadere il bicchiere di cristallo che stava pulendo. Svelto, tolse il grembiule e si precipitò da loro
<< sono con voi, muoviamoci >>
<< ma..ei! e qui chi pulisce?! >> chiese la povera cameriera ma ormai gli altri non potevano più sentirla.
Nel frattempo, per sua fortuna, Gin si era stancato e aveva deciso di schiacciare un pisolino. Rapida, Hibiki gli prese le chiavi della macchina ed, in qualche modo, trovò la maniera di sbloccare le porte: finalmente era di nuovo libera. Non poteva credere che il suo stesso fratello (o meglio, fratellastro) avesse abusato di lei. Ma non ne restò stupita: Gin era un uomo subdolo, cattivo, menefreghista e capace di tutto. Solo che non immaginava  che fosse attratto da lei.
Prese il telefono e fece per chiamare Jodie ma la batteria era quasi scarica, quindi, per non farlo spegnere, optò per un semplice messaggio : “ beika garage vicolo n°15” scrisse, in modo da essere chiara.
Quello che non immaginava, è che con loro c’era anche Amuro e lo stava facendo dirigere proprio nella tana del lupo. Ben presto, le loro coperture sarebbero saltate.
 
Aloha a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, baciii. Ps: ecco a voi la nostra Hibiki mentre mangia un hamburger :') 


 

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Capitolo 17
*** Amare scoperte ***


Era più di mezz’ora ormai che Jodie, Conan e Amuro erano usciti per strada per cercare la loro amica. Avevano perlustrato tutto il quartiere di Beika e di Haido «possibile che abbia spento il telefono da così tanto tempo?!» si chiedevano quando... Il cellulare della ex professoressa trillò; svelta lei lo prese in mano: era arrivato un nuovo messaggio

«venite a leggere» 

«è di Hibiki?» chiese Conan

«direi proprio di sì, guardate: beika garage vicolo n°15» rispose Jodie e piazzò il telefono davanti al muso degli amici, affinché potessero leggere a loro volta «ora sappiamo dov’è! Andiamo!» 

«però abbiamo perlustrato tutta la zona di Beika ma non abbiamo trovato nessun garage..» constatò Amuro. Effettivamente non aveva tutti i torti. 

«aspettate un attimo... il messaggio parla di un vicolo, non di una via...» azzardò Conan, prendendo il suo cestino per il fax con una mano mentre, contemporaneamente, con l’altra chiamava il professore 

«Dimmi tutto Shinichi» 

«dottor Agasa le mando un indirizzo, avrei bisogno che lei lo cerchi tramite computer dopo di che mi dovrà inviare tramite fax ciò che ha trovato» 

«d’accordo.. ma mi vuoi spiegare..?» 

«non c’è tempo. La ricontatto più tardi» e concluse la chiamata 

«però, sei un piccolo genio» disse Jodie, abbassandosi alla sua altezza per complimentarsi

«Beika è grande e sicuramente ci sarà qualche zona che ci è sfuggita» considerò Toruu «quindi hai chiamato quel tuo amico professore affinché la cercasse su internet, giusto?» 

Per tutta risposta Conan, si mise un dito sulla bocca per far segno di fare silenzio: non era passata neanche mezz’ora da quando lo avevano chiamato, Agasa aveva fatto davvero in fretta. Conan prese il foglio e lo mostrò anche agli altri due... Eccola, finalmente, la via che cercavano! Era un vicolo lungo e stretto, con zero negozi, appena dietro la scuola superiore. Ci andarono immediatamente, dopo aver recuperato l’auto dell’agente dell’FBI. 

Hibiki, nel frattempo, aveva rimesso il suo cellulare esattamente dov’era prima, così che Gin, una volta svegliatosi, non si sarebbe insospettito. Comunque fosse, decise di scendere di nuovo dalla macchina e di approfittarne per sgranchirsi le gambe. Il garage sotterraneo dove stavano doveva essere in disuso da molto tempo, considerando la quantità di muffa presente sui muri e di piante rampicanti che si erano appropriate della maggior parte delle colonne “spero solo che non sbuchi fuori qualche ragno” pensò la ragazza. Era terrorizzata da quegli insetti da quando, una volta, all’asilo, per scherzo un bambino gliene infilò uno nello zaino e lei se ne accorse solo quando tornò a casa: che pianti si era fatta! Ma quello non era proprio il momento di pensare a certi ricordi, era meglio tornare da suo fratello prima che si fosse svegliato. 

Gin, intanto, si stava stiracchiando e, come da tradizione, si accese una sigaretta. Hibiki aveva fatto appena in tempo a tornare

«cosa ne vuoi fare di me ora?» gli chiese seria 

«penso che per te sia giunta l’ora di conoscere quella persona» le rispose lui. Con “quella persona” si riferiva al capo, ovviamente. Hibiki non lo aveva mai incontrato ne ci aveva mai parlato, per cui non aveva idea di chi fosse (non che gli altri membri lo sapessero) la sua identità era nota a pochi. Il fatto che ora Gin volesse metterla in contatto direttamente con lui non lasciava presagire nulla di buono ma doveva portare avanti ad ogni costo quella recita. Doveva anche rintracciare Vermouth, che comunque le aveva fatto da sorella maggiore e, in ogni caso, ci teneva a riabbracciarla dopo tanto tempo. Inoltre, era sicura che potesse contare su di lei.

Nel frattempo, Conan e gli altri erano arrivati al vicolo n°15 

«eccoci qui. Parcheggio la macchina» disse Jodie e, con una manovra, parcheggiò l’auto e scesero

«eccolo, il famoso garage» disse Amuro, guardando l’entrata del box sotterraneo. Entrarono, muniti di torce. 

Ovunque vi era odore di muffa ed i nostri amici fecero appena in tempo a svoltare l’angolo quando... Quando videro Hibiki in compagnia di Gin. 

Per non fare tutti e tre una brutta fine, si accordarono: Tooru avrebbe salvato Hibiki mentre gli altri due si sarebbero nascosti per intervenire al momento opportuno. 

Amuro avanzò verso di loro e per poco non svenne dalla sorpresa 

«cosa le hai fatto?!» disse minaccioso 

« Ben arrivato, Barboun » lo salutò Gin, con un finto sorriso di circostanza 

«come Barboun?!?» chiese Hibiki «tu sei..quindi tu...voi.. mi hai mentito..»

«potrei dire lo stesso di te! Cosa fai con lui?!» le rinfacciò il biondo, ferito. Tutto si aspettava, tranne che trovare Hibiki dalla parte dei cattivi.

In quel momentò, il telefono dell’uomo in nero squillò 

“Questa melodia.." pensò Conan. Era quella dei sette piccoli corvi, non aveva dubbi. Qualche pezzo grosso stava chiamando. 

Gin rispose e mise il viva voce. Era per Hibiki. 

«Ciao Bayiles, immagino tu sappia chi sono» 

«si» rispose lei 

«Come Bayiles?!» chiese stupito Rei «sei una di loro? anche tu mi hai mentito quindi...» 

«non è come pensi io...» ma si fermò. Se il capo l’avesse sentita sarebbero stati guai per tutti. Il capo continuò 

«Gin mi ha riferito che sei tornata a lavorare per noi. Voglio una prova della tua fedeltà. Uccidi il traditore e ti risparmieremo la vita. Io e Gin staremo qui finché non avrei concluso il compito» 

Quest’ultimo porse la sua pistola alla sorella. Il “traditore” ovviamente era Amuro: in quei giorni, dopo che si erano visti al parco, gli uomini in nero avevano piazzato una microspia tra i vestiti di Hibiki, senza che lei se ne accorgesse. Così erano riusciti a scoprire che aveva legami con quello che per loro era un traditore ma che aveva fatto perdere le proprie tracce. E ora, grazie a lei, potevano finalmente eliminarlo. 

«avanti Bayiles, ubbidisci!» ringhiò Gin

Hibiki afferrò l’arma e la punto contro Rei.

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Capitolo 18
*** Vermouth ***


Mano tremante, sguardo perso nel vuoto, sudore freddo: ecco come si presentava la nostra amica in quel momento. Non aveva ancora avuto il coraggio di premere il grilletto: se lo avesse fatto, Amuro sarebbe morto. Se fosse scappata, Amuro sarebbe morto. Se avesse puntato la pistola contro Gin, Amuro sarebbe morto. Se Conan e Jodie fossero intervenuti, tutti loro sarebbero morti. Dovunque rigirasse la frittata, non aveva altre soluzioni. In più il capo degli uomini in nero (quindi, teoricamente, anche il suo capo) era dall’altra parte del telefono e stava aspettando: nessun errore sarebbe stato ammesso. Quella era tutta gente mal intenzionata, non avrebbero avuto pietà di nessuno. 

Ad Hibiki vennero le lacrime agli occhi. Amuro la guardava ma non disse nulla: sapeva che, se avesse fatto qualche mossa azzardata, quella gente se la sarebbe presa con lei

“Dovrei?” Pensò Jodie, toccando la pistola che aveva nella tasca della giacca 

« no, aspettiamo e vediamo che succede» le rispose Conan, che parve aver udito i suoi pensieri «se adesso esce e si mette a sparare peggiorerà le cose» 

«va bene, ragazzino sveglio» sorrise lei e si girò per vedere la scena, che non era cambiata minimamente.

«Si può sapere che stai aspettando?!» chiese Gin, ormai spazientito. Carasuma (il capo dell’organizzazione, nda) intanto, dall’altro capo del telefono, tamburelleva le dita sulla sua scrivania: segno che anche lui iniziava a perdere la pazienza. 

Hibiki prese coraggio e abbassò il cane della pistola ma proprio mentre stava quasi per sparare... SBAAM! 

Si udì il rumore di uno sparo, si girò e vide il fratello sanguinare: qualcuno gli aveva sparato. Ma chi? 

Alzò lo sguardo e vide una figura femminile, agile e snella, precipitarsi dal soffitto. La guardò: capelli lunghi, biondo platino... tuta della moto, stivaletti... Non aveva dubbi 

«SHARON!» gridò sorpresa 

Quest’ultima si alzò da terra, si ripulì dalla polvere e con tutta calma disse 

«ciao, Hibiki. Non ci si vede da un po’» 

«cosa fai qui Vermouth?!» tuonò Gin, che non si aspettava di trovarsi di fronte la donna. Per fortuna, aveva sparato sul giubbotto antiproiettile. 

«A secret makes woman woman» gli sorrise beffarda. Tipico di Vermouth. Poi gli prese il telefono,tolse il viva voce e disse «hello, capo! Sono io! Senti la ragazza è amica mia e ti prego per questa volta risparmiala, ha male ad un braccio e non riesce a prendere la mira» 

«...» Renya Carasuma, dall’altra parte, esitò. Ma la donna era pur sempre la sua favorita e gli scocciava mancarle un favore. 

«va bene... Bayiles per questa volta può andare. Ma non finisce qui» e riagganciò

Conan e Jodie, intanto, stavano per saltar fuori ma Amuro, accorgendosene, fece loro cenno di no con una mano: non era ancora il momento. 

Gin si accese una sigaretta e commentò «te lo chiederò solo un’altra volta: cosa fai qui?!» 

Ma Sharon non lo ascoltò e andò ad abbracciare Hibiki. 

«dunque sono amiche..» disse Conan, che già pensava a come poter sfruttare la cosa a suo vantaggio

«Sharon, mi sei mancata tanto» le disse Hibiki, mentre la stringeva a se: quella donna le aveva pur sempre fatto da sorella maggiore e finalmente l’aveva ritrovata. Inoltre, Hibiki, sapeva che in segreto anche Vermouth mirava a distruggere la loro organizzazione e che era la preferita del capo. 

Vermouth si sciolse dall’abbraccio, andò verso Rei e gli disse nell’orecchio «mi devi un favore» Lui, per tutta risposta, sorrise. 

Poi, la ragazza andò da Gin 

«È tanto importante per te sapere perché sono qui?» 

«mm» 

«coincidenze... Ah, a proposito» disse, per cambiare argomento «il martini dell’altra sera non era male... che ne dici, stasera ci facciamo un altro martini?» gli chiese, con fare suadente. L’uomo sogghignò. 

«Bayiles, tieniti pronta. Torneremo » le disse Gin, poi aprì la sua macchina, saltò sul sedile e fece cenno a Vermouth di salire a sua volta. Mentre la macchina faceva manovra, quest’ultima si girò e fece l’occhiolino alla sua amica. Che furba! 

Quando se ne furono andati, Conan e Jodie saltarono fuori

«Amuro-san come stai?» chiese il bambino 

«bene..» rispose lui, sovrapensiero 

«Grazie al cielo Sharon è intervenuta in tempo» disse Hibiki, tirando un sospiro di sollievo 

«già.. quella donna è davvero un mistero» commentò Jodie e gli altri due annuirono. 

Hibiki fissò con lo sguardo il punto dove la macchina si era allontanata: presto si sarebbero riviste, ne era certa.

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Capitolo 19
*** il cellulare ***


I nostri stavano ancora a fissare il punto in cui Gin e Vermouth se n’erano andati. Poi Hibiki si girò verso Rei «Amuro-kun... mi dispiace tanto» « non è colpa tua » commentò lui «ma come faceva lei a sapere che eravamo qui?» chiese Jodie perplessa. Con “lei” si riferiva ovviamente a Vermouth. A quella domanda, Hibiki si mise una mano in tasca e tiró fuori un cellulare: era quello di Gin! «tu.. ma che hai fatto!» disse Amuro con fare aggressivo, fece qualche passo e quando le fu accanto, glielo strappò di mano «sei matta?! Ti rendi conto che ora quando se ne accorgerà andrà su tutte le furie?! » « ho pensato che fosse l’unico modo per salvarmi! Mentre eravamo qui si è addormentato e ne ho approfittato per prenderglielo e mandare un messaggio a Sharon... Lo avrei fatto col mio ma non ho il suo numero... poi il telefono tra una cosa e l’altra mi è rimasto in tasca. In ogni caso..» e qui si fece incredibilmente seria, guardò gli e proseguì « è pur sempre mio fratello. Non è un mostro» concluse, quasi piangendo. «ma Biki-chan..» tentò di dire Jodie ma si fermò. Non c’erano parole abbastanza adatte per consolarla «ascolta Hibiki, sarà anche tuo fratello ma io non credo totalmente alla sua innocenza. È un uomo che non si fa scrupoli ad uccidere chiunque, mettitelo in testa» le disse Conan Effettivamente, non aveva tutti i torti: dopotutto, lei stessa aveva subito uno stupro da parte sua, che altre prove voleva? Hibiki non ebbe più parole per ribattere. Rei le si avvicinò e la abbracciò forte. Tra le sue braccia, la ragazza si sentì di nuovo al sicuro «sarà meglio andare» disse Jodie e gli altri furono d’accordo. Il giorno seguente,di pomeriggio, Hibiki si presentò all’agenzia investigativa: aveva pensato che se avesse affidato il caso del telefono al detective Goro, facendolo passare per un semplice caso, raccontando di averlo trovato al parco e di volerlo rendere al proprietario, gli altri sarebbero stati salvi. Bussò. «arrivo, un minuto» disse una voce femminile. La porta si aprì e apparve Ran «ah, ciao Hibiki! Ti serve aiuto?» le chiese sorridendo e invitandola ad entrare. La nostra protagonista, notò che l’ufficio era leggermente in disordine, segno che la sua amica stava facendo le pulizie «scusami se ti ho disturbato, tuo padre non c’è?» «È andato a fare la spesa. Arriverà tra circa un’oretta ma se hai bisogno puoi dire a me» Hibiki ci pensò su: voleva davvero coinvolgerli? Una volta saputa la faccenda del cellulare, non si poteva tornare indietro. E se lo avessero toccato, quelli dell’organizzazione non ci avrebbero messo ne uno ne due a risalire alle loro impronte digitali. No, era meglio non rischiare. «no, ecco in realtà sono passata solo a farvi un saluto... ma non vedo Conan..» «è di sopra» le disse Ran «ti accompagno da lui così ti offro qualcosa» Salirono le scale e arrivarono in casa. Come la sua amica aprì la porta, Hibiki si trovò in un salottino piccolo ma accogliente: al centro vi era un grande tavolo rettangolare e sulla destra una piccola cucina attrezzata. Conan era intento a leggere e non si accorse dell’arrivo dell’ospite. Fu Ran a richiamarlo all’ordine «ciao Hibiki, che fai da queste parti?» chiese, sorpreso di vederla « facevo un giro e...» Hibiki si fermò di colpo: aveva notato una bambina accanto a Conan. A occhio e croce aveva la sua stessa età, i capelli castani e gli occhi azzurri. Era molto carina. Le si avvicinò «ciao piccola, come stai?» le chiese, chinandosi. Ma, appena lo fece, ebbe un flash: aveva già visto quella ragazza. Allo stesso tempo, Ai prese Shinichi per un braccio: aveva sentito qualcosa. Per sua fortuna però, Hibiki non riusciva proprio a ricordare dove l’avesse vista e comunque, essendo buona per natura, difficilmente l’avrebbe consegnata a Gin e gli altri. Ma questo la nostra Sherry non poteva certo saperlo, dopotutto era la prima volta che si trovavano faccia a faccia. “Ma che le prende?" Si chiese tra se e se, pensando di non esserle simpatica. Conan tiró una gomitata all’amica «scusami, bene grazie... Ora sarà meglio che vada» disse, raccogliendo le sue cose ed uscendo: quella ragazza faceva parte dell’organizzazione degli uomini in nero, ne era certa. Non sapeva da cosa lo avesse intuito, ma se il suo fiuto si era riattivato allora doveva starle alla larga. «Forse non le sto simpatica» disse Hibiki «certo che a volte Ai è proprio strana..» commentò Ran «vado a farti un caffè» disse infine e se ne andò in cucina «allora? Perché sei qui? Ora puoi dire la verità» disse Conan Hibiki gli raccontò tutto: forse il ragazzino le sarebbe stato più utile del detective e poi, in questo modo, avrebbero potuto tendere una trappola agli uomini in nero. Era geniale. Improvvisamente, Ran apparve dalla cucina «che sbadata! Non ho visto che mancava il caffè, vado a comprarne un pacchetto! Arrivo subito» « scusami per il disturbo, sono piombata qui di colpo e..» « ma no cosa dici? Mi fa tanto piacere che tu sia venuta. Vado e torno» concluse infine, chiudendosi la porta alle spalle. Ora Shinichi e Hibiki erano soli e potevano parlare ad alta voce «quindi, se ho capito bene, vorresti ridare il telefono a tuo fratello?» «si, come mi ha detto Amuro-kun, è troppo rischioso averlo. Quando si accorgerà della cosa faranno di tutto per trovarlo e... beh il resto immagina» Conan non poteva biasimarla: quella gente era imprevedibile e capace di tutto «propongo di andare al Poirot, Amuro-san potrebbe aiutarci» «no!» disse secca lei «ha già corsi troppi pericoli a causa mia, ti prego lasciamolo fuori!» disse, stringendo i pugni. Ancora non riusciva a credere che il ragazzo di cui si era innamorata era un NOC ricercato dall’organizzazione. Ma, ora che lo sapeva, era determinata a proteggerlo «va bene..» le rispose il bambino e lei continuò «senti, cambiando argomento, chi era la bambina di prima?» A quella domanda, Conan fu colto impreparato: si fidava di Hibiki ma per il momento preferiva lasciarla fuori dalla faccenda di Ai. «solo una mia compagna di classe» rispose, stando sul vago «mm» fece lei, pensierosa «allora? Che si fa?» chiese lui, riportandola alla realtà « beh, ecco a cosa ho pensato» disse Hibiki e proseguì «chiamo Vodka e gli dico di presentarsi al molo, mi sembra sia un posto abbastanza isolato. Gli dirò di avere delle informazioni per lui riguardo Barboun e altri NOC, mentre io li tengo impegnati, tu senza essere visto lascerai il cellulare a terra e quando loro abbasseranno la guardia, interverrà l’FBI che li arresterà... o ci arresterà» concluse, sorridendo tristemente « non dire sciocchezze, tu sei diversa» «sono pur sempre una di loro. E Gin è mio fratello, non dimenticarlo. Anche se è malvagio, gli voglio bene» Conan rimase spiazzato da quelle parole: era davvero una ragazza in gamba. Tutto il contrario del membro dell’organizzazione. « TU! CHE COSA!?» tuonò una voce alle loro spalle. Si voltarono: sulla porta vi era Amuro, che era salito per portare dei panini ma nessuno aveva sentito bussare, così aveva aperto la porta proprio mentre Hibiki stava parlando. Battè un pugno sulla porta, arrabbiato. Non solo perché lei voleva lasciarlo fuori ma anche perché si stava esponendo inutilmente. Quelli l’avrebbero ammazzata al primo passo falso, poco importava che fosse la sorella di un loro compagno. Anzi, era sicuro che sarebbe stato lui a dare l’ordine di aprire il fuoco su di lei. Hibiki gli andò incontro «non è come sembra io» «lascia perdere, traditrice che non sei altro» disse l’uomo. Le diede il vassoio con i sandwichs, poi girò sui tacchi e se ne andò. «Biki-chan..» commentò Conan ma si fermò: non trovava le parole adatte. La ragazza era ancora immobile sulla porta, con il vassoio in mano e il suo sguardo era diventato cupo e buio. Non sorrideva più. E fu così che Ran la trovò, la ragazza era infatti appena tornata dalla spesa «Hibiki, ma che è successo?» le chiese, scuotendola. Ma lei non rispose. Ran le prese il vassoio di mano e lo appoggiò sul tavolo, poi prese l’amica e le diede uno schiaffo. Quest’ultima si risvegliò dal suo stato di trans «ah, sei tu Ran.. scusa» le disse, portandosi una mano alla guancia dove l’altra l’aveva colpita «no scusami tu.. è che non rispondevi. Ma che è successo?» Hibiki tornò nuovamente seria e cupa. «Ah Ran senti perché non invitiamo Biki-chan per cena?» chiese Conan, per allentare la tensione «ottima idea! Ho trovato la ricetta del pollo al curry giusto l’altro giorno e...» «grazie ma a dire la verità non ho molta fame. Sarà meglio che torni in hotel, vi ringrazio per l’ospitalità» detto ciò, prese le sue cose e se ne andò, lasciando spiazzati gli altri due. Dovevano assolutamente farle tornare il sorriso. Uscendo, Hibiki si fermò davanti al Poirot. Fece per entrare; poi cambiò idea, lasciò la maniglia della porta e si allontanò: «BAKA!» gridò con tutto il fiato che aveva «SEI UNO STUPIDO AMURO!» e detto ciò, si allontanò mentre il buio della notte copriva le sue lascrime.

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Capitolo 20
*** A cosa servono gli amici? ***


La ragazza camminava nel buio della notte, passando un sacco di strade, incroci e negozi ma le lacrime le appannavano la vista: voleva solo buttarsi sul letto e dormire. Non le importava più nulla ne di ridare il telefono a Gin ne di tutto il resto. Che andassero tutti al diavolo! Lei era stata sempre carina con Amuro, era anche, involontariamente (dato che non sapeva le cose sarebbero andate così) riuscita a salvarlo dal Boss e ora lui le dava della traditrice... “dopo quello che abbiamo passato, dopo quello che è successo a casa sua..” e qui si fermò. Le venne un groppo alla gola, che ricacciò giù con forza. 

Nel frattempo, Conan fece per uscire di casa per andarla a cercare ma Ran lo fermò, afferrandolo per un braccio e scuotendo la testa 

«anch’io sono preoccupata ma penso che abbia bisogno di stare da sola. Domattina le telefonerò» disse, per consolare sia se stessa che il bambino. Avrebbe voluto fermarla ma lo sguardo della sua amica era come diventato di ghiaccio e preferì non interferire troppo

«vieni, aiutami a preparar la cena. Papà arriverà tra poco» concluse infine, trascinando Conan in cucina.

Hibiki stava ancora camminando quando, improvvisamente, si fermò 

«aspetta! Ma questa non è la strada che porta in albergo, ma perché a Tokyo le strade devono essere tutte uguali? Accidenti!» si era di nuovo persa. Alzò lo sguardo: migliaia di persone camminavano accanto a lei, i marciapiedi riscuotevano l’eco del brusio dei ragazzini nelle sale giochi, i grandi palazzi erano illuminati a giorno... Fu un attimo: ad Hibiki pareva di stare in una centrifuga, le girava tutto. Infine, perse i sensi e cadde a terra, stremata dallo stress. 

Dopo un tempo che parve interminabile, si svegliò 

«finalmente ti sei ripresa» disse una voce amichevole 

La ragazza si guardò intorno: si trovava in un ampia stanza, con il letto a baldacchino. La misteriosa figura fece qualche passo, prese una tazzina che stava sul tavolino accanto al letto e gliela porse. Nel frattempo, si era anche fatto giorno. 

«hai dormito come un ghiro mia cara» 

«Sonoko, giusto? Sei l’amica di Ran?» chiese Hibiki, riconoscendola

«esatto. Stavo tornando a casa ieri sera dopo una riunione della nostra società finanziaria, che è finita tardi, e ti ho trovata sul marciapiede svenuta.. Così ho chiamato le nostre guardie del corpo e ti abbiamo soccorso. Ora sei al sicuro» 

«capisco, ti ringrazio tanto allora. Ora sarà meglio che vada» disse, scendendo dal letto e facendo qualche passo ma cadde di nuovo a terra, Sonoko la aiutò a rialzarsi «sei ancora debole, rimani pure qui per tutto il tempo che ritieni necessario» 

«ne sei sicura?» 

«certo, a che servono gli amici se no?» le chiese, strizzandole l’occhio.

«Senti ad ogni modo...» e Sonoko si fece seria «che facevi ieri per strada a quell’ora?» 

Hibiki si fece di nuovo cupa e strinse la tazzina del the con le mani. L’altra le si sedette accanto, le posò le mani sulle spalle e disse «ti puoi fidare, a volte è meglio tutto fuori che tutto dentro» 

Hibiki rimase colpita da quelle parole, non la conosceva bene ma sentiva di potersi fidare. Certo, non poteva ovviamente raccontarli la faccenda del cellulare e dell’organizzazione degli uomini in nero però sentiva che aveva bisogno di sfogarsi «ho litigato con Amuro..» disse infine 

«Il signor Tooru, quello che lavora al Poirot?» domandò l’altra, che non sapeva nulla della loro pseudo relazione 

«si, lui... Non farmi altre domande ti prego!» disse Hibiki, ansiosa che l’amica le chiedesse il motivo del litigio, che ovviamente non poteva dirle.

«Beh, qualunque cosa sia, vedrai che si risolverà. Sinceramente conosco poco quel ragazzo ma se ci tiene davvero a te vedrai che farete la pace. Anche io litigo spesso con mia sorella maggiore ma questo non implica che non ci vogliamo bene o che non ci rivolgeremo più la parola. Se posso consigliarti» continuò Sonoko «rimani pure a casa mia per tutto il tempo che ritieni necessario, così avrai tempo per riposare e pensare a delle scuse da fare a lui. La sincerità e il dialogo sono alla base di ogni relazione» 

Hibiki rimase stupita da quelle parole e dire che, a prima vista, le era sembrata solo una ragazzina viziata. Aveva ragione: non doveva perdersi d’animo. Prese il cellulare e chiamò Ran 

«Hibiki ciao, dove ti trovi?» le chiese quest’ultima, preoccupata 

«sono da Sonoko. È una lunga storia, comunque sto bene. Mi fermo da lei per un paio di giorni, salutami Conan» e, detto ciò, mise giù la chiamata. Ran, dall’altra parte, si sentì sollevata: almeno ora sapevano dov’era e avevano la conferma che stava bene. Lo riferì a Conan

«grazie dell’aiuto» disse sorridendo 

«finalmente mi fai un sorriso, iniziavo a credere di non starti simpatica» disse Sonoko, ridendo ed Hibiki si unì a lei 

«oggi i nostri cuochi hanno il giorno libero e i miei sono via per affari con mia sorella. Ti vado a cucinare qualcosa io» disse la ragazza ricca, afferrando la maniglia della porta 

«aspetta! Vengo con te. Voglio aiutarti»

«ne sei sicura?» 

«si. Ho bisogno di distrarmi» le disse infine Hibiki, sorridendo. 

Si sarebbe fermata da Sonoko un paio di giorni, giusto il tempo di riprendersi e riordinare le idee. Poi avrebbe contattato Conan e avrebbero proceduto con il piano: ormai era determinata a portarlo a termine e Amuro ne sarebbe rimasto fuori, che gli piacesse o meno. Doveva assolutamente evitare un nuovo scontro tra lui e quelli della banda, questa volta nessuna Vermouth avrebbe potuto aiutarli e il Boss non permetteva errori di alcun tipo 

«Hibiki, ci sei?» domandò Sonoko, mettendole una mando davanti al viso. Evidentemente si era incantata a pensare 

«ah Sisi scusa ero sovrapensiero» disse, imbarazzata 

« va bene.. Senti, cosa ti va di mangiare?» 

«andiamo a prepararci del riso al curry?» disse Hibiki, facendole l’occhiolino e afferrando Sonoko per un braccio e trascinandola fuori dalla stanza. Stava ritrovando il suo solito buon umore, per fortuna.

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Capitolo 21
*** Indovinelli e deduzioni ***


Le due ragazze, dopo essersi preparate un abbondante pranzo (composto di riso al curry, sushi e sashimi) decisero, mentre finivano di mangiare, di accendere la televisione. Sonoko iniziò a fare un po’ di zapping finché non capitò in un programma che si chiamava “risolvi l’enigma” in cui dei concorrenti si sfidavano a colpi di deduzioni, quello che più si avvicinava o indovinava quella corretta, vinceva. Si girò verso Hibiki e decise di provare a sfidarla 

«Biki-chan, sai chi hai davanti vero?» le disse, con aria di sfida 

«Certo, sei Sonoko Suzuki» le rispose l’altra, senza scomporsi 

«Sisi ma forse non sai che mi chiamano anche “la regina delle deduzioni”» 

Hibiki rimase un attimo sconcertata, però la cosa le interessava 

« ebbene, voglio sfidarti! Vediamo quanti casi riusciamo a risolvere guardando questo quiz!» concluse la migliore amica di Ran, alzandosi in piedi e puntando fiera il dito sullo schermo della tv 

«se è quello che vuoi va bene, chi vince offre una giornata alle terme all’altra» concluse Hibiki, per nulla spaventata. Diamine, era un membro degli uomini in nero un semplice quiz non l’avrebbe spaventata e poi, a dirla tutta, voleva provare le famose terme di Kyoto e l’occasione si era presentata a fagiolo “chiederò anche a Ran e Conan di venire, più siamo più ci si diverte” pensò, con un ghigno: voleva staccare un pochino la testa da Amuro, Gin e tutto il resto una distrazione era quel che ci voleva. 

«Bene, iniziamo» fece il presentatore e continuò «ditemi, cos’è quella cosa che tutti possono aprire, ma nessuno sa chiudere? Via al tempo» i concorrenti in tv e Sonoko iniziarono a spremere le meningi 

«dunque... mm... potrebbe essere qualsiasi cosa! Forse è un portone.. effettivamente i catenacci sono duri da chiudere, o magari é un lucchetto..» 

«è l’uovo» disse Hibiki, sorridendo «tutti possono rompere il guscio ma una volta aperto non si può più richiudere»

«accidenti, questa te la do buona» commentò l’amica, già pentita di aver sfidato quella sottospecie di Shinichi al femminile 

Il commentatore proseguì «Quando sono in piedi loro sono sdraiati, quando sono sdraiato loro sono in piedi. Chi sono?» 

«questa la so!» sbottò Sonoko, alzandosi di scatto e rovesciando la sedia «sono i piedi!!!» 

«wow bravissima» si congratulò Hibiki (naturalmente anche lei ci era arrivata ma preferì lasciare un po’ di soddisfazione anche alla sua amica) 

Passò circa mezz’ora e tra le due ormai era in corso un pareggio.

«Bene, eccoci all ultimo quesito, il più difficile» fece il conduttore «chi saprà rispondere vincerà il premio di trenta mola yen» 

«mentre una di noi vincerà un viaggio alle terme» fece Sonoko, ormai sicura di poter vincere 

«lo vedremo » ribatté l’altra, più agguerrita che mai  

Il conduttore cominciò «Una principessa viene rapita da un orco e un cavaliere corre a salvarla. L’orco indica al cavaliere due porte e spiega: “In una c’è la principessa, nell’altra una tigre affamata”. Sulla porta di sinistra c'è un cartello che dice “In questa porta c’è la tigre”. Sulla porta di destra un altro cartello recita: “In una porta c’è la principessa”. L’orco aggiunge: “Solo uno dei cartelli è vero”. In quale porta c’è la principessa? » 

«oddio, questa è davvero difficile » fece Sonoko, che iniziò a sudare freddo. Iniziò a pensare alle possibili soluzioni ma non trovò niente, era impossibile da risolvere. Si girò verso Hibiki, anche lei pensierosa 

«mi dispiace» le fece 

«e per cosa?» 

«beh, Biki-chan la soluzione è troppo difficile anche per te, ti ho vista pensierosa» 

«in realtà l’indovinello l’ho già risolto, stavo solo pensando che in tv fanno sempre le cos’è troppo facili» ribatté la ragazza, ridendo. Sonoko sentì il peso di un macigno sulla testa «ok, Sherlock Holmes versione donna, illuminami» 

«con piacere» rispose Hibiki « La principessa si trova nella porta con scritto “C’è la tigre”. L’altro cartello (“In una delle due porte c’è la principessa”) è infatti inequivocabilmente vero quindi il cartello “C’è la tigre” è falso» concluse, con un sorriso a trentadue denti. 

«E va bene, ti pagherò una giornata alle terme ma ad una condizione» 

«sarebbe?» 

«devi invitare anche il tuo fidanzato!» disse decisa Sonoko. Voleva a tutti i costi farli riappacificare, non sopportava l’idea di avere un’amica con problemi in amore. 

Hibiki diventò bordeaux «Ma Tōru lavora e non so se..» 

«niente scuse! Ora lo chiami e glielo dici!» 

Hibiki si arrese: dopotutto era stata lei a proporre quella cosa, poteva solo biasimarsi. Afferrò il cellulare a compose il suo numero. 

«pronto? Qui è Tōru» rispose il ragazzo 

« ah ciao.. Amuro-san sono io, Hibiki..» 

«non ho tempo, sto lavorando» fece lui, scocciato. Era ancora arrabbiato, evidentemente 

«No, ascoltami è importante! Ho assolutamente bisogno di parlarti, voglio chiarire le cose con te! Questo weekend vado a Kyoto alle terme con Sonoko, Ran e Conan! Ti prego, vieni con noi» disse, con le lacrime agli occhi. Da che non lo voleva con loro, perché voleva staccare la testa, ora era diventata una questione di principio. E le terme erano il luogo ideale per schiarire le idee e placare i bollenti spiriti 

«Sabato lavoro» disse lui. Era testardo, quando ci si metteva. Sonoko si spazientì 

«senti un po’ cocco, la mia amica qua è stata male per te! Quindi mostrale almeno un po’ di compassione! Che ti piaccia o no tu verrai con noi!» concluse trionfante 

«Sonoko, potrebbero accusarci di rapimento» disse l’altra, imbarazzata 

«va bene, verrò..» fece Amuro, dall’altra parte «chiederò un giorno di permesso. Anche io in realtà vorrei parlare con te, Hibiki» 

La ragazza arrossì «va bene, a Sabato allora» e mise giù la chiamata.

«visto? Che ti dicevo?» le strizzò l’occhio l’amica 

«Sonoko grazie davvero» fece lei, abbracciandola. 

Ora dovevano chiamare solo Conan e Ran e poi, tra qualche giorno, sarebbero partiti per Kyoto. 

 

Aloha a tutti! Scusate se il capitolo non è uscito subitissimo ma con il fatto di essere a casa, ultimamente sono un po’ impegnata e ho poco tempo per mettermi a pensare ai capitoli, quindi prima di scrivere delle cose senza senso preferisco prendermi qualche giorno in più per pensare 😅Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi do appuntamento al prossimo🌸nel quale si, come al solito, ci sarà un caso da risolvere 😂🤦‍♀️(ne approfitto per dirvi che anche questo capitolo uscirà tra un pochino perché voglio pensare bene a come impostarlo) 

A presto

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Capitolo 22
*** destinazione Kyoto! ***


Venerdì sera, ore 23.45 

Sonoko si era appena addormentata, mentre Hibiki non faceva altro che girarsi e rigirarsi nel letto: ancora non riusciva a credere che l’indomani sarebbe partita per Kyoto. E con Amuro poi! Già, Tōru... Gli venne un groppo alla gola, fece un lungo respiro e trattene le lacrime. Non era sicura fosse stata una buona idea invitarlo, cosa ne avrebbe pensato Conan? Ma Sonoko si era dimostrata tanto generosa da ospitarla e addirittura ora le pagava l’ingresso alla stazione termale, non se la sentiva di dirle di no. Quest’ultima si girò dalla sua parte, svegliata dal sospiro della sua amica

«che c’è? Qualcosa non va?» 

«no tutto okey » mentì Hibiki 

«ok, notte allora» 

E si addormentarono entrambe. 

 

Sabato, ore 7.30

Le due amiche si alzarono di buona lena, dopo avere fatto colazione ed essersi cambiate, uscirono di casa e chiamarono un taxi che le avrebbe portate fino all’aeroporto. Li si sarebbero ricongiunte con Ran e gli altri. Hibiki era molto emozionata: fin da quando era una bambina uno dei suoi sogni era visitare l’antica capitale del Giappone. Tokyo era una città così moderna e all’avanguardia, dove ovunque ti girassi avevi a disposizione qualunque cosa. Kyoto invece pareva essere così “vecchia” e misteriosa... Già solo dal nome, prometteva bene. 

«Sonoko, senti tu sei già stata in quella città?» chiese curiosa 

«si, un paio di volte» 

«e com’è?» 

Sonoko si mise l’indice sulla bocca e le fece l’occhiolino 

«la vedrai con i tuoi occhi» 

Poco dopo arrivò il taxi e partirono alla volta dell’aeroporto. 

Una volta arrivati, scaricarono i bagagli e si avviarono verso il check- in. 

«Ehilà, Sonoko! Hibiki! Da questa parte» le richiamò Ran, agitando un braccio per per farsi vedere. Indossava una camicetta verde con spalline, jeans a pinocchietto e sandali. Stava molto bene. Con lei c’erano il detective Kogoro, Conan e... Amuro, che comparve da dietro l’investigatore. Hibiki strinse la mano a Sonoko: aveva paura. 

Al gruppo si aggiunse anche Masumi Sera, auto invitatasi all’ultimo minuto. 

«Ciao..» lo salutò Hibiki, senza guardarlo in faccia 

«ciao» rispose freddo lui

“Caspita, tra quei due regna un atmosfera glaciale" sussurrò Ran a Conan e il bambino annuì. 

«ultima chiamata per Kyoto!!!» fece l’altoparlante. 

I ragazzi iniziarono a correre trafelati tra i corridoi, trascinandosi dietro i bagagli; passarono il check in e salirono sull’aereo appena in tempo. 

Ran, Hibiki e Masumi poi Conan e Kogoro, infine chiudevano la fila Amuro e Sonoko. Quest’ultima non perse occasione di farli mille raccomandazioni. 

Hibiki, girandosi dalla loro parte, li vide parlare ed ebbe come un senso di gelosia. Poi si girò di nuovo 

«qualcosa non va?» domandò Ran

«no tutto okey » 

«puoi dirci se c’è qualcosa» si unì Masumi 

«tutto a posto. Sono solo emozionata» Era la verità, non vedeva l’ora di arrivare! 

Alcune ore dopo, finalmente, scesero dall’aereo. Hibiki si stiracchiò per bene e seguì gli altri verso i taxi che avevano chiamato a noleggio. Sarebbero stati due giorni meravigliosi, se lo sentiva. 

Come le auto imboccarono l’autostrada che li avrebbe condotti all’hotel, le ragazze restarono a bocca aperta: decine e decine di templi e case tradizionali addobbavano i bordi delle strade e, sopra una collina, si scorgeva un antico tempio buddhista, circondato da alberi di ciliegio. Hibiki era affascinata da tutto ciò e faceva domande a raffica. 

Dopo circa mezz’ora, arrivarono all’hotel. Si trattava di un piccolo albergo a conduzione familiare e la cosa bella è che loro erano gli unici clienti per quel weekend, per cui si sarebbero goduti ancora meglio il posto. Ad accoglierli, arrivò una cameriera: era giovane, sui venticinque anni circa, aveva capelli neri legati in uno chignon, gli occhi azzurri e indossava una divisa da domestica con crestina. 

«piacere di conoscervi, mi chiamo Sakura Midorikawa e sarò la vostra guida. Prego, seguitemi» e fece un gesto per invitarli ad entrare. L’interno dell’albergo era molto carino: un lungo tappeto rosso con rifiniture dorate correva lungo il corridoio, il pavimento in parquet luccicava alla perfezione e una rampa di scale in legno con ringhiere decorate conduceva ai piani superiori. Ovunque, statue e vasi di fiori. 

I nostri seguirono la cameriera, che li condusse nella hall, un piccolo salotto appena a sinistra dell’entrata. Sonoko si diresse a parlare con l’addetto al bancone, un uomo anziano ma molto gentile. La ragazza, non volendo fare torto a nessuno, decise di pagare per tutti 

«ne sei sicura?» chiese Ran, che detestava andare a scrocco 

«quando sei la figlia del presidente di un gruppo finanziario certe cose te le puoi permettere» le rispose Sonoko, strizzandole l’occhio. E, svelta, corse a fare il check-in alla reception. 

«Ecco, signorina.. Queste sono le chiavi delle vostre camere» le disse l’anziano signore, porgendogliele; dopodiché la ragazza si riunì al gruppo 

«prego, da questa parte» fece Sakura, invitandoli a salire su per la rampa di scale 

«caspita, questo hotel è molto bello» disse Ran

«grazie signorina, io e la mia famiglia facciamo del nostro meglio» 

«mia famiglia? Allora anche tu sei loro parente?» constatò Conan 

«si, sono la nipote dell uomo che avete visto prima nella hall. Qui ci siamo io, il nonno, mio padre che fa il facchino, mia nonna che è cuoca e le mie due sorelle gemelle, Lia e Lea che fanno come me le cameriere» 

«e sua madre?» chiese Amuro, incuriosito. Sakura si fermò di colpo, abbassò lo sguardo e si rabbuiò «è mancata un anno fa, in un incidente» spiegò. Amuro aggrottò le sopracciglia ma decise di non fare altre domande. Poi proseguirono la salita dalle scale. 

Una volta in cima, Sakura spiegò loro «prego, allora le signorine Ran, Masumi, Sonoko ed Hibiki da questa parte! Le vostra stanza si trova nel corridoio ad est... camera 214. Per i signori invece, corridoio ad ovest, camera 200. Ora vi lascio, sarete stanchi. La cena sarà servita alle 20. Buon riposo» e detto ciò, se ne andò. 

Le ragazze salutarono i maschi e si avviarono verso la loro stanza. Ran infilò la chiave ed entrarono: era un’ampia camera, composta di due letti a castello, bagno di ultima generazione è una veranda che dava sul giardino pieno di fiori. 

Hibiki si tuffò sul letto «che meraviglia!» esclamò 

«che bello vederti così» considerò Sonoko

«ma con Amuro.. che è successo?» chiese Ran  che, quella volta all’agenzia, era tornata tardi ed aveva solo fatto in tempo a vedere l’amica pietrificata. Hibiki sospirò, non poteva raccontare i dettagli ma sentiva che comunque doveva dire qualcosa: si stavano preoccupando per lei, dopotutto. 

«abbiamo litigato» rispose «ma su ora non pensiamoci! Andiamo a fare il bagno?» chiese, girandosi e sorridendo. Le ragazze indossarono gli accappatoi, erano circa le 16.30 quindi avevano tre ore    e mezza di tempo. Infilarono le pantofole ed uscirono. In corridoi, si unirono a Kogoro e gli altri, anche loro in accappatoio. Hibiki vide Rei e girò lo sguardo: non voleva dargli la soddisfazione di vedere che lo guardava

«dunque, le vasche si trovano al piano inferiore, sarà meglio prendere l’ascensore» disse Masumi, che aveva in mano una cartina dell’albergo. Tutti entrarono ed attesero pazientemente che le porte si chiudessero e li portassero al piano desiderato. 

Una volta arrivati, le porte si aprirono e si trovarono in un corridoio dove da una parte c’era scritto “vasche donne” e dall’altra “vasche uomini” «ci vediamo dopo» disse Ran, che prese le amiche e si allontanò 

«ah cosa non darei per sbirciare» commentò Shinichi, già col sangue al naso 

«moccioso che vai farneticando?!» lo rimproverò Kogoro «alla tua età è un po’ presto per certe cose non pensi?» 

«Sisi hai ragione io scherzavo eheh» fece lui imbarazzato, mettendo le mani avanti 

Tōru sogghignò

«Eccoci qui, finalmente! E sono tutte per noi!» disse Sera, togliendosi l’accappatoio e tuffandosi «ahh, è calda! Forza venite anche voi» 

Le ragazze seguirono la loro amica e si immersero nell’acqua termale: era così piacevole e profumava di rosa (evidentemente era stato aggiunto qualche olio essenziale) 

Hibiki, a un certo punto, notò una vasca idromassaggio poco più avanti di loro, che confinava con la parte maschile. Decise di provarla. Si alzò e, senza prendere neanche l’asciugamano, camminò lungo i bordi delle piscine finché non raggiunse quella che voleva e ci si immerse (le altre avevano preferito rimanere dov’erano) 

La ragazza si stava rilassando, quando sentì dei rumori provenire dalla parte adiacente 

«chi va la?!» chiese 

«Hibiki sei tu?» 

«Tōru-kun!?» chiese lei, con un tuffo al cuore. Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere 

«si, sei sola?» 

«si e tu?»

«idem» 

Hibiki sentì il cuore batterle più forte

«senti... Riguardo l’altro giorno.. c’è stato un malinteso» cominciò a spiegare «non volevo ferirti, volevo solo proteggerti. Mio fratello è un uomo pericoloso e io sono preoccupata per te.» 

«lo so, Biki-chan. Non avrei dovuto alzare il tono con te. Era già arrabbiato di mio ed ho esagerato...» 

«peccato per questo muro..» commentò la ragazza «mi piacerebbe stare con te..» disse, rossa in volto 

«in realtà, c’è una porta più avanti. Sono sicuro che se la apri puoi venire dalla nostra parte. Kogoro e Conan sono già andati a fare la doccia quindi sono solo» 

La donna ci pensò su un attimo: stava facendo la cosa giusta? Poi, scosse la testa: doveva fare ciò che la rendeva felice. Così, senza essere vista dalle amiche, uscì dall’acqua e si diresse verso la porta. La aprì e passò dalla parte dei maschi. Fece qualche passo, finché non si imbattè in Rei. Quest ultimo, come la vide, rimase incantato 

«nulla che tu non abbia già visto» scherzò lei, alludendo a quella volta a casa di lui

«hai ragione» rise l’altro. La donna si immerse di nuovo nell’acqua ed Amuro la abbracciò da dietro, facendola sedere su di lui : che bella sensazione. Avrebbe voluto rimanere per sempre così. 

Si raccontarono un sacco di cose e Amuro finalmente le raccontò la verità sul suo conto. Hibiki si sentì sollevata nel sentirgli dire quelle parole: significava che ormai si fidava di lei. 

Passarono due ore e ormai i ragazzi avevano fatto la doccia ed erano scesi per la cena. Hibiki aveva deciso di indossare un abito rosso con spalline e scarpe décolleté 

«sei molto carina»le disse Masumi, tirandole una gomitata e guardando verso Tōru, lui arrossì e girò lo sguardo. Hibiki sorrise. 

La cena consisteva in un primo di spaghetti al pomodoro e come secondo omelette con uova e formaggio, tutto molto buono. Verso le 21.45, quando Sakura entrò nella stanza col dolce, arrivò anche un altro ragazzo: alto, sulla trentina circa, abbronzato, occhi blu e capelli castani. Mormorò qualcosa all’orecchio di Sakura, poi si sedette e si presentò 

«salve a tutti! Sono Masahiro Fujimoto e sono il fidanzato di Sakura» 

«caspita, dove tenevi nascosto questo fusto?» disse Sonoko alla ragazza, che arrossì timidamente 

I nostri si presentarono, poi, finito il dolce, fecero per andare in camera 

«nonno stai bene?» chiese Lia al signore, che aveva iniziato a tossire

«sto bene, tranquilla! Ad ogni modo, ora vado in camera mia. Più tardi vorrei che mi portiate per favore la mia solita medicina»

«sarà fatto» disse Lea e il vecchio sparì su per le scale. 

«quali medicine?» chiese Conan, Sakura si inchinò verso di lui e gli spiegò «il nonno soffre di diabete e deve prendere le pastiglie tutti i giorni» 

«capisco» 

«già, anche se da quando Masahiro è arrivato non so perché ma è diventato più burbero» osservò Lea

«che intendi dire?» chiese Masumi 

«non so, sembra più inquieto... l’altro giorno non ha nemmeno pranzato» 

«volete fare una partita a carte?» propose il padre di Sakura, per alleviare la tensione

«dov’è la nonna?» domandò quest’ultima 

«tranquilla, è già a letto nella sua camera»

«non dormono insieme i vostri nonni?» chiese Conan 

«moccioso ficcanaso» lo rimproverò Kogoro

«no, il piccolo ha ragione... Vedi mio padre fin da giovane ha sempre avuto l’abitudine di dormire con la finestra aperta, dice che gli piace sentire l’aria. Ma a mia madre questo da fastidio, così dormono separati» disse il padre delle ragazze. 

Poi tutti andarono in salotto a disputare una partita di scala quaranta. Erano le 22.30 quando Masahiro si alzò «scusate, vado un attimo alla toilette» 

Passò circa un quarto d’ora, quando quest’ultimo ritornò 

«ti sei perso?» chiese Lia, scherzando

«ho avuto problemi di stomaco ultimamente.. Scusate» 

«sarà meglio andare a portare la medicina al nonno» osservò Lea, guardando l’orologio: le 22.45! Era tardi! 

Si alzò, prese le pastiglie e si avviò 

«siete molto premurose nei suoi confronti, si vede che gli volete bene» disse Ran, sorridendo e le sorelle le sorrisero a loro volta. 

Dopo più o meno due minuti si udì un grido « AAAAAAAAAAAAHHHHHH» 

«ma questa è Lea!» disse Sakura 

«presto! Corriamo!» disse Kogoro e tutti si precipitarono verso la camera del signore 

«che succede figliola?» chiese il padre 

«il nonno...» disse Lea, tremando e un indicando un punto della stanza.

Svelti, Kogoro e Conan entrarono, seguiti da Hibiki e Masumi  e videro il corpo del vecchio a terra, senza vita 

«poveretto, forse ha avuto un attacco» disse il detective 

Shinichi e le ragazze si avvicinò al viso «si sente odore di cianuro. Non è stato un incidente, qualcuno l’ha eliminato» disse Sera e comunicarono ciò all’investigatore

«NONNO!» gridò Sakura in lacrime 

«signore! » le fece eco il suo ragazzo

«non avvicinatevi o inquinerete la scena del delitto!» disse Goro

«delitto?» chiese il padre delle ragazze 

«dalla bocca si sente odore di cianuro, è la prova che qualcuno lo ha ucciso» disse Conan, andando verso di loro 

«corro a chiamare la polizia» disse l’uomo, correndo giù dalle scale. 

«ma chi può essere stato?» domandò Sakura tra le lacrime 

«considerando che in quest hotel ci siamo solo noi» disse Hibiki «ed escludendo noi sette che abbiamo visto oggi per la prima volta vostro nonno, direi che l’assassino è uno di voi» 

«ottima deduzione, Holmes» la schernì Amuro, in modo dolce 

« ad ogni modo, dovremmo verificare i vostri alibi» disse Masumi 

« ma eravamo tutti insieme a giocare a carte ricordi?» osservò giustamente Sonoko

«giusto e poi il cianuro solitamente impiega pochi secondi per entrare in circolo» disse Rei, mettendo una mano sotto al mento con fare pensante. 

Dopo più o meno mezz’ora arrivò la polizia

«dunque, ricapitolando, eravate tutti insieme nella hall a giocare a carte, quando avete sentito un urlo e siete corsi a vedere, così avete trovato il corpo» disse l’ispettore, un uomo di media statura con barba e baffi «a che ora avete fatto la macabra scoperta?» 

«è stato poco dopo che Lea è andata a portargli le medicine, direi verso le 22.47 minuto più minuto meno» disse Sakura 

«medicine?» 

«vede ispettore, mio padre soffriva di diabete per cui a turno ogni giorno li portavamo le pastiglie da prendere»

«avete sempre fatto così?» 

«si, fin da quando siamo bambine» spiegò Lia 

«siete solo voi?» 

«in realtà, oltre a me e le mie sorelle ci sono anche il mio fidanzato Masahiro mio padre e mia nonna, che sta dormendo... Quindi direi che si può escluderla» disse Sakura

«abbiamo cinque sospettati allora. E sentiamo, per caso qualcuno di voi ha avuto problemi col vecchio?» 

«no ispettore, sia che che Lia e Lea volevamo molto bene al nonno» 

«lo stesso vale per me» disse il padre delle ragazze 

« tse, faresti meglio a dire la verità! Sappiamo tutti che circa un mese fa avete litigato» disse Masahiro, con nonchalance

«attento a come parli pivello! Anche tu se è per questo hai avuto una discussione con lui» gli rinfacciò l’altro

«calmatevi signori, vi prego» disse l’ispettore «che tipo di discussione?» 

«il vecchio non voleva che sposassi sua nipote, così abbiamo alzato un po’ i toni» spiegò l’uomo 

«quanto a me» disse il secondo «abbiamo avuto un leggero diverbio su un quadro in camera mia» 

«quadro?» 

«si ispettore, rappresenta mia moglie Midori, scomparsa tragicamente in un incidente stradale. Mio padre voleva che lo spostassi più a sinistra, era molto puntiglioso e perfezionista» 

«è possibile vederlo?» 

«certo, venite» e li condusse nelle sue stanze 

«qui non c’è niente di che» disse Hibiki, dopo aver ispezionato il quadro 

«come troveremo il colpevole?» disse Masumi

«Qualcuno vuole del the? Io e Sonoko stiamo andando in cucina con Sakura e le gemelle a prepararne un po’» chiese Ran, premurosa e tutti alzarono le mani.

Erano le 00:17 e ancora non ne venivano a capo

«io vado di nuovo a dare un occhiata al corpo» disse Conan, uscendo di soppiatto per non essere visto da Kogoro, che stava parlando con la polizia 

«dunque, pensiamo... Il cianuro impiega circa pochi secondi prima di entrare in circolo è impensabile che il colpevole sia riuscito a farglielo ingerire e poi tornare da noi per costruirsi un alibi in così poco tempo» considerò la sorella di Akai

«esatto, hai ragione» disse Rei, pensieroso 

« cos’è questo cianuro di cui parlate?» chiese il figlio della vittima, che non era stato informato della cosa 

«il cianuro di potassio è un veleno che uccide propriamente detto cianuro di potassiosaledi potassioderivato dall'acido cianidrico.

Funziona come inibitore della ferricitocromo-ossidasimitocondriale formando con essa un complesso relativamente stabile. In questo modo viene impedito il rilascio dell'ossigeno da parte dell'emoglobina al sistema di trasporto degli elettroni. Così l'ossigeno non viene consumato a livello tissutale e si accumula in circolo; infatti con avvelenamento da cianuro, anche il sangue venosorisulta di color rosso brillante e la morte avviene per anossia cerebralee collasso cardiovascolare» gli spiegò Hibiki, anche lei pensierosa

Conan, intanto, era tornato nella stanza. Il cadavere era ancora lì: quelli della scientifica lo avrebbero portato via il giorno dopo. Si avvicinò e osservò bene, ma oltre all’odore di mandorla non notò nulla di nuovo quando... «ehi! Qui sotto c’è qualcosa» disse, spostando la mano dell’uomo « ma questo è... l’ideogramma che indica la giustizia! ( ) quest’uomo sapeva chi lo ha avvelenato. E ci ha lasciato un messaggio. Ora ho capito tutto » 

 

Aloha a tutti🌺Eccomi qui con la prima parte del caso, a breve la seconda! 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Secondo voi chi può essere il colpevole? E come ha fatto ad avvelenare il vecchio in così poco tempo? 

Tutto verrà risolto il prossimo

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Capitolo 23
*** Soluzione ***


Il cadavere di quell uomo era ancora lì immobile, al centro della stanza. Conan, finalmente, aveva iniziato a far luce sul mistero “ma come faccio a fare il mio solito show con loro?”Naturalmente, si riferiva ad Hibiki, Amuro e Sera. Era troppo rischioso... Eppure doveva assolutamente trovare un modo! 

«Ei ma questo cos’è!?» si domandò d’un tratto, notando una specie di rigonfiamento sul cranio. Lo toccò: era un bernoccolo. 

«come se lo è procurato?» chiese una voce alle sue spalle, si voltò a guardare: era Hibiki 

«che fai qui?» chiese il ragazzino, che non se lo aspettava 

«che domande! Indago» disse lei, con nonchalance

«e gli altri?»

«ah tranquillo, ho detto loro che andavo in bagno...» 

«bagno?! Ma certo! Grazie!» disse Conan, che grazie alla frase della ragazza aveva avuto finalmente l’illuminazione giusta. Nell’altra stanza, intanto, i sospetti erano stati sottoposti a un nuovo interrogatorio

«ma insomma quando ci lascerete andare?! Io ho sonno!» si lamentava Masahiro

«io devo pulire la cucina..» si aggiunse una delle gemelle 

«calma signori calma... stiamo solo verificando i vostri alibi» 

«forse si è suicidato» considerò Ran

«no, lo escludo. Una persona che vuole farla finita dovrebbe apparire piuttosto nervosa e irrequieta. Invece stasera sembrava piuttosto allegro» rispose Masumi Sera 

«si, il nonno era una persona solare non ci credo che abbia voluto togliersi la vita» disse Sakura, ancora leggermente scossa.  Ran la prese premurosamente per un braccio e la invitò a sedersi sul divano «mio padre sta ancora parlando con la polizia, vedrai che risolverà il caso» 

«il padre di Ran è un bravissimo detective, fidati» le disse Sonoko, facendole l’occhiolino. Sakura e le sorelle si sentirono rincuorate. 

Si aprì la porta: Conan, Hibiki e Kogoro erano di ritorno.

«papà hai scoperto qualcosa?» chiese Ran 

«no, nulla. Conviene andare a dormire. Domattina riprenderemo le indagini...iiii...uuhh...mi gira la testa... *sbam*»

«papà??» 

«detective è tutto a posto?!» chiesero Amuro e il padre delle tre sorelle in coro

«si, è solo che mi è venuta la giusta illuminazione. Ora so come sono andate le cose» 

«ma fino a poco fa...» disse Sonoko

«via, volevo solo creare un po’ di suspance. Dunque, ricapitoliamo: noi eravamo tutti qui a giocare a carte quando la signorina Lea è andata dal nonno per dargli le medicine. Me lo conferma vero?» 

«si esatto. Erano le 22:47 più o meno» rispose la ragazza 

«benissimo. Ora, direi che le signorine Sakura e Lia possono essere escluse, dato che sono state con noi per tutto il tempo» 

«ma potrebbero aver usato un trucco» aggiunse Masahiro, guardando storto la propria fidanzata 

«no, escludo anche questa ipotesi. Lia è sempre stata insieme alla gemella, se si fosse comportata in modo sospetto se ne sarebbe accorta, quanto a Sakura è sempre stata con noi» 

«Allora chi è stato?!» continuò Masahiro 

«Signor detective, è sicuro che non si tratti di suicidio?» domandò il figlio della vittima 

«calma signori! Ora vi spiego come sono andate le cose. Dunque, alle 22.47 circa la signorina Lea ritrova il cadavere del nonno... Poco prima non è successo qualcosa?» 

«il bagno...» disse Hibiki 

«già...» si aggiunse Amuro 

Ed entrambi guardarono dalla stessa parte la stessa persona 

« oh no non ditemi che..» disse Ran, che iniziava anche lei a intuire qualcosa 

«già. Proprio così... Non è vero signor Masahiro?! È lei il colpevole! Confessi!» disse Conan/Kogoro 

«ma questo è ridicolo detective! Che motivo avrei avuto per ucciderlo?!» 

«se vuole le illustro passo passo come ha fatto... Allora, verso le 22.30 lei è andato alla toilette giusto?» 

«e con questo?! Ho problemi di stomaco» 

«a cena ricorda se ha mangiato le verdure cotte?» 

«beh si perché?» rispose lui, in tutta fretta. Tutti si voltarono a guardarlo: si era appena tradito 

«strano, di solito chi ha mal di stomaco evita di mangiare le verdure cotte perché favoriscono il dolore» disse l’investigarore poi continuò «alle 22.30 lei ha solo finto di andare in bagno. In realtà è andato in camera della vittima dove avete avuto una discussione. Poi, accecato dalla rabbia, lo ha colpito con un vaso sulla nuca. C’era un bernoccolo sulla testa della vittima, a riprova di questo» 

« e che mi dice del veleno?» 

«ah, quello era solo un trucco per ingannarci e indurci a pensare che l’omicida fosse la signorina Sakura o una delle sorelle... Le faccio i miei complimenti, è stato molto astuto. Dopo averla colpita, la vittima è caduta a terra svenuta. In quel momento lei, ha estratto la capsula di cianuro che aveva in tasca, ha fatto in modo di scioglierla nella tazza da the che la vittima stava bevendo e poi le ha profumato la bocca con un profumo che emanasse lo stesso odore delle mandorle, così da confonderci» 

«detective scusi ma come sa del vaso? Solo io e Conan siamo stati in quella stanza» chiese Hibiki 

«Conan mi ha riferito tutto» disse lui, tagliando corto e continuò «dopo averlo colpito col vaso, lei ha inquinato la scena del delitto. Infatti, se avesse lasciato codesto oggetto sul pavimento ci saremmo subito accorti del trucco»

«ma ne è proprio sicuro?» domandò Sonoko

«si, ne sono certo. È stato lui» 

«dove sono le prove?!» urlò l’uomo, inviperito

« ha ragione papà non puoi accusarlo se non hai le prove»

«ma io le ho. Conan!» il bambino sbucò da dietro Kogoro 

«ma dov’eri?» chiese Hibiki ma lui non le diede retta, non era quello il momento 

«ecco guardate questa foto» disse mostrando ai presenti una foto scattata col suo telefonino «questo kanji non vi sembra famigliare? ( )» 

Sakura impallidì «oh no...» 

«esatto, suo nonno ci ha lasciato un ultimo messaggio prima di spirare. Nessuno ci ha fatto caso perché era coperto dalla mano» 

«ma se fosse stato l’assassino a scriverlo?» chiese l’ispettore

«ne dubito fortemente, altrimenti non avrebbe scritto qualcosa di così schiacciante... Vero, signor Masahiro? Quello è il kanji della parola “Masayoshi” (正義) che indica la giustizia... e “Masa” è anche l’inizio del suo nome. Avanti confessi!» 

L’uomo cadde in terra 

«ma perché l’hai fatto?» chiese Sakura in lacrime 

«dovete sapere che la madre di Sakura e delle sue sorelle... Era la mia sorellastra. Eravamo fratelli di madre ma non padre. Quando crebbe, mia sorella conobbe quest’uomo e venne a vivere qui» disse, in tono rude, riferendosi al padre delle ragazze «il vecchiaccio però non approvava la loro unione perché sosteneva che quello di mia sorella era sangue impuro... Così quel maledetto giorno di un anno fa ha programmato il suo incidente» 

«quindi tu saresti una specie di nostro zio?» chiese Lia

«si esatto.. Sakura, mi dispiace molto» ma lei non lo ascoltava: era pietrificata non solo per avere avuto una storia con suo zio ma anche perché aveva capito che suo nonno aveva ucciso sua madre

« ma tu ne sei sicuro?» chiese Lea 

«si, una sera di circa sei mesi fa stavo tornando dalla sauna e, passando acccanto alla hall, ho sentito vostro nonno parlare con qualcuno al telefono e gli ha detto tutto»

«quindi si è vendicato per sua sorella?» si aggiunse l’ispettore

«esatto. Avrei sposato Sakura solo per arrivare più velocemente a lui»

«coraggio andiamo» disse l’ispettore, mettendogli una mano sulla schiena e portandolo via con tutta la polizia al seguito.

Sakura era ancora sotto shock 

«mi dispiace molto figliola» 

«ottimo lavoro detective» disse Sera, riferendosi a Kogoro. Quest’ultimo si era svegliato proprio in quel momento «cosa? Chi? Io? ... Oh, è stata una cosa da niente ahah»

«ma dov’eri finito Conan?» chiese di nuovo Hibiki 

«sono sempre stato qui» disse lui, con sguardo innocente: per fortuna ne lei ne Amuro avevano notato niente. Si fidava di loro, ma non poteva rischiare di far saltare la sua copertura 

« detective, per sdebitarmi domani le offro le terme gratis che ne pensa?» disse il padre delle ragazze 

«no grazie ne ho avuto abbastanza delle terme, torniamo a Tokyo» rispose Kogoro

Un’ora più tardi, erano nei taxi diretti in aeroporto. Hibiki, dormendo, si girò verso Rei e lo prese per mano. Lui, anche lui dormendo, gliela strinse. 

«Ei, guarda quei due» disse Sonoko a Ran, che sedevano davanti sul van

«sono proprio una coppia perfetta» si aggiunse Masumi

“E ora ci aspetta la prova più difficile” concluse Conan, che sedeva vicino ai due innamorati. 

 

Aloha 🌸bentornati in questo nuovo capitolo, scusate l’attesa! Spero che vi sia piaciuto🌸

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Capitolo 24
*** Hibiki vs Gin ***


Al ritorno da Kyoto, l’umore di Hibiki era leggermente migliorato: quella mini vacanza ci voleva proprio. E poi era anche riuscita a chiarire le cose con Amuro-kun! Quella mattina si alzò presto ed andò a pagare la rata che mancava all’albergo, dato che si sarebbe fermata più del previsto. Poi uscì e decise di andare al Poirot per fare colazione. 

«buongiorno a tutti» disse entrando 

«buongiorno Hibiki-san» la salutò Azusa

«Tōru non c’è?» domandò lei, guardandosi intorno

«no, oggi aveva delle faccende da sbrigare quindi ha chiesto un giorno di permesso» le spiegò l’altra. Peccato, avrebbe voluto fare colazione insieme. Pazienza. Si sedette e ordinò dei pancakes con sciroppo d’acero e del latte caldo. 

«si vede che sei americana» rise Azusa divertita 

«dici?ahah» rispose Hibiki, divertita

Andò a pagare e, già che c’era, prese tre brioche e del succo di frutta da asporto da portare a Conan. Salì le scale e bussò. La porta dell’ufficio si aprì e comparve Kogoro: «cosa c’è?» chiese lui, visibilmente scocciato dal momento che aveva dovuto stoppare un programma su Yoko Okino

«i ragazzi non ci sono?» chiese lei 

«sono usciti un attimo ma saranno qui a momenti. Puoi aspettarli di sopra» le disse, indicando con l’indice della mano sinistra la porta di casa. 

«perfetto detective, grazie! Ah a proposito, è stato bravissimo l’altro giorno a risolvere quel caso..» gli disse Hibiki, che non sapeva ancora nulla della vera identità di Conan e pensava fosse solo un bambino molto sveglio 

«Sisi giochetti da niente, ora però smamma» rispose lui con nonchalance. Poi richiuse la porta e tornò a vedere Yoko in tv. 

Hibiki aprì la porta di casa, la richiuse e si sedette al tavolo ad aspettare. Passò circa mezz’ora quando i ragazzi tornarono. Ran entrò e si stupì non poco di vedere la loro amica 

«ciao Biki-chan, come mai da queste parti?» le disse calorosamente mentre toglieva la borsetta

«passavo di qui e ho pensato di salutarvi, vi ho portato anche queste» e prese in mano il sacchetto con le brioches. Conan la squadrò da capo a piedi e capì subito che qualcosa non andava. 

«AAAH» si mise a urlare

«cosa c’è?!» chiese Ran tutta spaventata 

« Ran-nee-chan, ho dimenticato una cosa al parco quando ci siamo stati prima!» 

« e va bene, vado a prend..» 

«NO! ... cioè, voglio dire, vado io. La sorellona Hibiki mi accompagnerà» 

Hibiki sgranò gli occhi ma accettò 

«grazie e ti prego di scusarlo» disse Ran «io intanto preparo il pranzo, vuoi fermarti da noi?» 

«volentieri» disse Hibiki, ed uscì, strattonata da Conan.

Svoltarono l’angolo e il bambino si fermò. 

«ora puoi dirmi la verità» le disse con tono deciso 

«Rei-kun non era al lavoro. Azusa ha detto che aveva delle faccende da fare e..» 

«oh, no, non dirmi...» 

«è per questo che sono venuta da te. Sei l’unico che può aiutarmi. Non voglio che si metta di nuovo nei guai per me» e, detto ciò, prese il telefono. Prima che Shinichi potesse fermarla, stava già componendo un numero. Era quello di Vodka. Mise il vivavoce 

«ooh Bayiles, da quanto tempo» 

«passami subito Gin!» disse quest’ultima, senza neanche salutare 

«ora non è qui» 

«e dov’è?!» 

«ehi! Cos’è tutta questa fretta?» 

Vodka si stava insospettendo. Conan ascoltava in silenzio

«dimmelo e basta!!» 

«va bene, è al parcheggio coperto di Haido Park.. Pronto? Ehi! Ci sei ancora?» 

Hibiki aveva già riattaccato e corse con Conan per tutta la città finché non raggiunsero il punto esatto. 

Eccoli, erano lì: Gin e Amuro. 

Si nascosero dietro una macchina. 

«Lo sapevo, li avevo detto di lasciar perdere..» disse lei, arrabbiata del fatto che il suo ragazzo non le avesse dato retta 

«potrei sparare i miei aghi anestetici..» considerò Conan «ma tuo fratello ha un giubbotto antiproiettile, non lo colpirei mai» 

«vuoi dirmi chi sei davvero? È impossibile che tu sia così sveglio alla tua età» gli chiese finalmente Hibiki. Lui sentì che ormai si poteva fidare. 

Si tolse gli occhiali «sono Shinichi Kudo e in realtà ho diciassette anni, un farmaco inventato dalla vostra organizzazione mi ha rimpicciolito» 

«aptx 4869» 

«la conosci?» 

«avevo degli amici tra li scienziati che la inventarono. Ricordo che me ne hanno parlato fino alla nausea. Purtroppo però non ne so molto, sapevo che aveva la facoltà di uccidere ma non avevo idea degli effetti collaterali» 

«AAAAHH» si sentì gridare. Hibiki si girò e video Amuro a terra, che gocciolava sangue 

« al diavolo! » esclamò ed uscì allo scoperto prima che Conan potesse fermarla

«FERMATI SUBITO GIN!!!» gli disse, mentre a braccia e gambe larghe si metteva davanti ad Amuro, per proteggerlo

«Ciao Bayiles, che bello, ti sei unita alla festa! Quel bastardo del tuo amichetto mi ha preso una cosa a cui tengo molto..» 

«se ti riferisci a questo, sappi che lo avevo io!» disse Hibiki e gli lanciò il cellulare che ancora aveva in tasca «ora lascia in pace lui» 

«da che parte stai ragazzina?!» 

«dalla vostra ovvio» disse lei, grondante di sudore

Gin le sparò e la ferì di striscio ad un fianco 

«bastardo» dissero Conan (che era ancora nascosto) e Amuro

«Non sopporto i bugiardi lo sai! Te lo chiedo ancora, che parte stai?!» 

Hibiki non rispose. Se lo avesse fatto, avrebbe messo tutti in pericolo. 

Gin le sparò di nuovo. Ormai perdeva sangue a fiotti. Ma era decisa e teneva le labbra ben sigillate. 

Ad un certo punto, il telefono di Gin squillò. Gin rispose: era il Boss. Di nuovo. L’uomo gli spiegò la situazione 

«lascia andare Barboun. Se Bayiles è dalla nostra parte, avrà modo di dimostrarcelo. Bayiles, ti ordino di salire in macchina con Gin e di venire via con noi!» 

Hibiki si girò verso Amuro, che respirava a fatica. 

«Accetto» rispose lei, ed andò via insieme al fratello, che le diede delle bende da mettere sulle ferite. 

Quando si furono allontanati, Conan uscì fuori e andò a soccorrere Amuro. 

Dovevano liberare Hibiki ad ogni costo.

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Capitolo 25
*** Capo ***


Hibiki era nervosa e continuava a tamponarsi le ferite, però non disse una parola. Gin la osservava con la coda dell’occhio. 

« Bayiles, ascolta. Adesso andremo in un posto preciso, però ti chiedo di bendarti»

«e come mai?» domandò lei, scettica

«nessuno può vedere dove risiede Quella Persona» 

«intendi il boss?»

«si lui» rispose Gin, accendendosi una sigaretta «è arrivato il momento per te di conoscerlo di persona» 

Hibiki non parlò. Non pareva stupita: si aspettava che prima o poi lo avessero fatto. Ciò che la preoccupava era quello che il capo poteva dirle. Ma se era l’unico modo per far guadagnare tempo a Conan e gli altri, allora era decisa ad andare avanti fino in fondo “se riuscissi a scoprire dove si trova il quartier generale potrei mandare una mail a Conan e avvertirlo. Sarà meglio stare al gioco per il momento” pensò. Così fece quanto le era stato ordinato e si coprì gli occhi con una benda trovata sotto il sedile. 

«ecco fatto» disse, rivolta al fratello. Quest’ultimo sogghignò e proseguirono. 

Conan, nel frattempo, era tornato al Poiroit portandosi dietro Rei, che si reggeva a fatica. Come entrarono, Azusa gli corse subito incontro 

«ma che è successo?? Amuro-san?» chiese, impanicata nel vedere tutto quel sangue. In realtà, frequentando a volte il detective Kogoro, le era capitato di vedere alcune scene del crimine ma non riusciva proprio ad abituarsi alla vista delle tracce ematiche

«è caduto dalla bici e si è fatto male. L’ho trovato per caso, mentre passeggiavo» inventò il mini investigatore su due piedi. Non poteva certo raccontare la verità ad Azusa. Quest’ultima aveva già preso il telefono e chiamato l’ospedale più vicino.

«la ringrazio, va benissimo» disse e riattaccò. Poi si rivolse a Conan «dicono che possiamo portarlo subito» 

«Amuro-san, ce la fa?» domandò quest ultimo all’agente di polizia segreta 

«No, osp..No.. Biki... Pericolo...» farfugliava Rei 

«cosa?» disse Azusa

«Biki...Gin...» ripeté il ragazzo 

«deve essere la botta che ha preso» constatò Conan, che invece sapeva benissimo cosa volesse dire il suo amico 

«ok, vado a spiegare le cose al manager e torno. Tu stai qua con lui» disse la ragazza e sparì nella sala riservata al personale. 

«Amuro-san troveremo il modo di salvare Hibiki ma al momento non puoi fare nulla nelle tue condizioni» gli disse Shinichi, cercando di rassicurarlo. Rei si mise una mano sulla fronte: scottava. Doveva aver preso anche la febbre. Suo malgrado, dovette ammettere che il bambino aveva ragione: era inutile lanciarsi al salvataggio così, in quelle condizioni. Non sarebbe stato di alcun aiuto. Così accettò di farsi accompagnare in ospedale per essere curato e visitato. 

Gin parcheggiò la macchina, fece il giro ed aiutò la sorella a scendere. Nel frattempo, era arrivato anche Vodka 

«Hei aniki, non ti facevo così gentile» disse, alludendo al fatto che non si sarebbe aspettato che Gin aiutasse qualcuno a scendere dall’auto

«tse» rispose lui, sogghignando. 

Hibiki teneva la mano del fratello: aveva la sensazione di stare camminando in un grande corridoio, stretto e lungo. Vi era un forte odore di caffè. Questo era tutto ciò che riusciva a captare. 

Entrarono in una stanza e, finalmente, le tolsero le bende dagli occhi. Appoggiato alla scrivania, in penombra, stava una figura tarchiata e dal naso adunco.

«ben arrivata, Bayiles» le disse l’uomo.

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