In ogni Tempo, in tutti gli Universi

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insieme? ***
Capitolo 2: *** A un ricevimento di questa sorta ***
Capitolo 3: *** Galeotta fu l’orchidea (anzi, più d’una) ***
Capitolo 4: *** Chiamami soltanto amore ***
Capitolo 5: *** Cuore di tenebra rossa ***
Capitolo 6: *** Chained Stars ***
Capitolo 8: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Insieme? ***


Prompt #1: TriWizard Tournament/Hunger Games!AU;
grazie ad Albus Percival Silenthe <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
 
 
Non voglio... perdere me stesso. Ha un senso?
Non voglio che mi cambino, là dentro.
Che mi trasformino in una specie
di mostro che non sono.
(Suzanne Collins – Hunger Games)
 
 
 
 
 
 
 
~ Insieme? ~
 
 
 
 
 
 
 
Are you, are you
coming to the tree?
 Where I told you to run
so we'd both be free.”
 
 
 
 

 
Siete rimasti soltanto voi due.
Dodici Scuole, ventiquattro Maghi, un unico Campione.
Onori, prestigio, ricchezze inconcepibili spettano al vincitore del Torneo – eterna gloria, e lo sfolgorio maligno di una coppa intarsiata d’argento.
Il sangue è il suo prezzo.
Non hai mai creduto alla fortuna. Che essa sia o meno a tuo favore, ora, non ha alcuna importanza.
Ti sei offerto volontario, sì, perché l’abilità con la bacchetta di tuo fratello non è pari al suo coraggio: di questo, e di molto altro, eravate consapevoli entrambi. Ariana, poi, senza Aberforth, sarebbe impazzita dal dolore. Le hai baciato la fronte un’ultima volta e hai giurato che saresti tornato – da lei, per lei. Non stavi mentendo. Il potere scorre nelle tue vene con la forza dirompente di un fiume in piena e tutti, a Ilvermorny, ben presto se ne sono accorti.
Anche lui.
Viso angelico e sguardo feroce, da lupo. Avanzava spavaldo lungo i corridoi del Centro d’Addestramento come se ogni oggetto, animale o persona gli appartenesse di diritto. Nessuno osava avvicinarsi, neppure il suo Mentore o la sua compagna di Durmstrang. Nessuno – tranne te.
Il vostro incontro è un ricordo abbagliante, impresso a fuoco nella retina e gelosamente custodito fra le mura inviolabili della memoria. Nel momento in cui la tua magia è entrata in perfetta – immediata – risonanza con la sua il cuore, per poco, non ti è esploso nel petto – e lui, forse, lo ha percepito ancor prima di te.
Lasciali perdere, sembravano dire quei suoi occhi ambigui, magnetici. Tu non sei come loro. Tu sei come me.
Lo hai scelto, subito – ti ha scelto, vi siete scelti. Un’alleanza formidabile, la vostra, che ha fatto sogghignare gli Strateghi e gioire gli sponsor ed esaltare il pubblico sugli spalti dell’Arena.
Insieme avete affrontato draghi, ibridi, mostri d’acqua e labirinti spaventosi in cui avete rischiato di smarrire qualcosa di più prezioso della vita stessa. Tu gli hai curato la gamba ferita, vegliando i suoi sonni tormentati dalla febbre e dagli incubi, lui ha pregato in silenzio, seduto al tuo fianco, sul corpo ricomposto di Elhias, la ragazza partita con te da Hogwarts. È stata la fame a portarsela via, e una manciata di bacche blu delle quali ignorava gli effetti letali.
Adesso che pure l’ultimo dei Favoriti è battuto – chi ha scagliato l’incantesimo fatale? Tu? Lui? Non c’è differenza – ciò che resta è solo il tempo di un breve, profondo, disperato respiro.
Strette nei pugni le bacchette bruciano, pulsano, emettono vibrazioni continue, simili al ronzio cupo e turbinoso di un mortale sciame di calabroni.
Venderete cara la pelle.
Uno spiraglio d’aurora filtra attraverso gli alberi, tingendo di rosso il manto erboso della radura. La Cornucopia splende vivida dinnanzi a voi, e il suo bagliore carminio s’innalza fino a lambire il cielo – è questione di attimi.
Un Eroe caduto – vedi? La pira funebre è già accesa –, un Eroe celebrato – la corona d’alloro fremente lo aspetta.
La tua attenzione è catturata dal lento movimento della sua mano: una larga macchia blu ne riempie il palmo.
Gellert abbassa deciso la bacchetta.
Insieme, Albus?
 
 

 
 

 
“Strange things did happen here.
No stranger would it be
if we met at midnight
in the hanging tree.”






{Words Count: 505}
 
 



 
[1] Doverose precisazioni. A) So ovviamente che ci sono parecchie Scuole di Magia al mondo, oltre a quelle più conosciute, ma ammetto di non essermi mai informata sul loro effettivo numero – e al momento nemmeno mi interessa farlo, in realtà, mi serve solo che in questa storia siano 12, per ovvi motivi. B) Hunger Games è ambientato in Nord America, anche se in un futuro distopico, quindi, per mantenere il parallelismo, ho immaginato che questa edizione del Torneo (che a questo punto non è più “Tre maghi” – ma d’altra parte nemmeno quello a cui partecipa Harry lo è) sia stata organizzata a Ilvermorny che si trova, appunto, in Nord America. C) Come a Panem, ogni Scuola invia due Campioni/Tributi, un maschio e una femmina, per cui il povero Elphias si è dovuto adeguare ed è diventato una ragazza, facendo in pratica la fine di Faccia da Volpe. D) Non è il Calice di Fuoco a scegliere il più valoroso, la mietitura avviene come in Hunger Games, e Albus si offre al posto di Aberforth.
 
 
 

 
 
 _______________________________________
 
Nota:

Buonasera a tutt*!
 
Ehm, che dicevo sul fatto di non iniziare nuove raccolte? ^^’
 
Devo imparare a starmene zitta, perché come al solito padme propone e il CAOS che governa la mia vita poi dispone.
 
In sintesi, c’era questa bellissima challenge che girava su fb, per la quale, data una determinata coppia, l’autore/autrice doveva scrivere una serie di 3 sentence fic basate su prompt!AU gentilmente proposti dai suoi meravigliosi e appassionati contatti.
 
Le richieste sono arrivate a pioggia e io ora mi ritrovo con un bel po’ di tracce bellissime da sviluppare (sempre nei limiti delle drabble\flashfic – ma tre frasi proprio no, nemmeno io arrivo a tanto, per la barba di Merlino; mi impegno però a rimanere al di sotto delle 500 parole, altrimenti non me la cavo più) e, porca paletta, mi piacerebbe moltissimo riuscire a farle tutte.
 
Per cui, ecco qui una nuova raccolta che offrirà loro una casetta accogliente; all’inizio avevo pensato di accorparle in “Dammi mille baci”, ma davvero c’entrano poco e sapete bene che io ho una certa fissazione per l’omogeneità delle mie raccolte.
 
Che l’avventura cominci, quindi!
 
Potrebbe essere il progettino dell’estate – questo per dire che, as usual, aggiornerò come e quando potrò, che qua vige il regime autarchico, non so se mi spiego (nel senso che mi arrangio da sola, scrivo, riscrivo, faccio ricerche, mi auto beto e curo la parte grafica, come sa bene chi mi segue su Instagram).
 
Insomma, le cose si fanno ad avercene il tempo, questo direi che è evidente a tutt*.
 
C’è altro? Boh, non mi pare.
 
Fatemi sapere se la flash vi piace, se vi va ^^
 
Soundtrack: The hanging tree, James Newton Howard ft. Jennifer Lawrence (The Mockingjay Part 1 OST).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa nuova raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
A presto (speriamo)!
 
Un abbraccio e un bacio :*
 
 
 
padme
 
 
 
 
P.S: la raccolta fa comunque parte della serie “We were closer than brothers” perché… dai su, che lo sapete il perché (il titolo è rivelatore) 😉

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Capitolo 2
*** A un ricevimento di questa sorta ***


te, che hai ballato fino all’ultimo respiro.
 
 
 
Prompt #2Pride and Prejudice!AU;
grazie a Shilyss <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
 
 
 
Non posso fissare né l'ora né il posto, o lo sguardo
o le parole che furono il principio del mio amore...
Ero già innamorato prima di accorgermene.
(Jane Austen – Orgoglio e Pregiudizio)
 
 
 
 
 
 
~ A un ricevimento di questa sorta ~
 
 
 
 
 
 
 
Dance me very tenderly
and dance me very long.
We're both of us beneath our love,
we're both of us above.
Dance me to the end of love
dance me to the end of love.”
 
 
 
 
 
 
Hartfordshire, ottobre 1813

 
Che incomprensibile perdita di tempo.
Ancora non ti capaciti di come zia Bathilda sia riuscita a trascinarti in una simile, inutile, sconclusionata incursione nella vita sociale di Godric’s Hollow.
La sala delle feste – situata al piano superiore dell’unica locanda che la minuscola cittadina possa vantare – è gremita al limite del consentito e la musica, per quanto briosa, viene eseguita con una tale mancanza di gusto da procurarti nient’altro che un terribile mal di testa.
Non conosci nessuno dei presenti, eccezion fatta per i Dumbledore (né, del resto, avverti il pressante desiderio di colmare questa tua imperdonabile lacuna), e, dovunque ti volti, ti sembra di cogliere sguardi occupati esclusivamente a studiarti, soppesarti e valutarti fino all’ultima ghinea.
Ti sistemi al riparo di una parete, quasi ti nascondi nell'ombra, cercando di tenerti il più lontano possibile dal tavolo dei rinfreschi e dai piccoli assembramenti di anziane matrone e signorotti rubizzi. Sul viso ostenti una maschera di freddo disprezzo, accompagnata da una posa di algida indifferenza in grado di scoraggiare chiunque dall’attaccare discorso.
Chiunque, certo.
Chiunque tranne lui, se soltanto si degnasse di avvicinarsi!
Per un attimo ti lasci cullare dall’idea di seguire l’istinto – piombare come una furia sulla pista da ballo, rompere qualsiasi etichetta, rivendicare il suo possesso e portarlo via da lì. Con la forza, se necessario. Provocare uno scandalo inimmaginabile e offrire una buona volta a quell’orda di rozzi campagnoli qualcosa di veramente succulento su cui spettegolare.
Albus balla come se avesse le ali ai piedi, sfoggiando la grazia e l'eleganza di un gabbiano che volteggia libero sopra la corrente turbinosa dell’oceano. Non c’è ragazza all'interno della sala che non spasimi per ricevere un suo invito.
Adesso basta.
Stai per andartene quando la musica, d’improvviso, si ferma: i ballerini si esibiscono nella giravolta che conclude la danza e tu finalmente (finalmente!) ti ritrovi incatenato ai suoi splendidi occhi. Un guizzo divertito ne attraversa le iridi azzurre, rese più scintillanti che mai dalla foga del ballo e dalla luce vivida dei candelabri.
«Suvvia, Grindelwald, non hai proprio la minima intenzione di danzare stasera?»
Ti trattieni a stento dal prenderlo a male parole.
«Assolutamente no, lo sai che detesto ballare. A un ricevimento di questa sorta, poi» puntualizzi, sollevando il mento con fare sprezzante «mi sarebbe insopportabile. Tua sorella è troppo giovane, e tra le altre donne presenti non ce n’è una la cui compagnia per me non sarebbe un tremendo castigo».
«Per tutto l’oro del mondo non vorrei essere schizzinoso come te!» esclama lui, senza smettere un istante di sogghignare e di fissarti affascinato, neanche fossi chissà quale specie di bizzarra creatura. «Mi vuoi far credere che qui non c’è nessuna ragazza abbastanza bella da tentarti?»[1]
«A me pare, invece, che non ci sia una sola ragazza dalla quale tu non sia tentato».
Albus inarca un sopracciglio e contrae le spalle, sinceramente stupito – ma le sue labbra, dannazione, continuano a sorridere.
È forse un sole, un sole abbagliante, quello che ora vedi nascere sul suo bel volto?
Qualche secondo – un respiro sospeso, un palpito di cuore – e ogni cosa attorno a voi si annulla. Un silenzio incantato vi avvolge – andiamo via, andiamo via, ti prego –, la realtà si cristallizza e un’agonia struggente, dolcissima, ti pervade e infiamma il corpo, mentre assecondi il lento movimento della sua mano, intenta a scostare alcune ciocche di capelli dalla tua fronte e a sistemarle con cura dietro l’orecchio.
«Dubiti di me, bredhu?»
La sua voce è a malapena un sussurro, così lieve che non sei nemmeno sicuro di averla udita davvero.
Mai... Mai.
Mio amore, mio cielo, mio tutto.
Non ne dubito mai.
L’orchestra riprende a suonare. Albus si gira bruscamente e si allontana da te a passi decisi, tu ti allisci la giacca e ti avvii svelto verso il guardaroba, la bocca asciutta, la mente vuota, smarrita, annebbiata.
Non ci sono parole, non ci sono pensieri.
Rimane lui – solo lui, sempre lui! Nella carne nel sangue nelle ossa –, il suo profumo sfuggente e quel tocco leggero – feroce, proibito – che ancora senti bruciare sulla pelle.
 
 
 
 
 
 
 
“Dance me to your beauty
with a burning violin.
Dance me through the panic
till I'm gathered safely in.
Touch me with your naked hand
or touch me with your glove.
Dance me to the end of love
dance me to the end of love
dance me to the end of love.”
 



 
 
 
{Words Count: 672 – altro che drabble, di questo passo la terminerò l’anno prossimo questa raccolta}
 
 



 
[1] Il dialogo “iconico” tra Bingley e Darcy è ripreso, con gli accorgimenti resi necessari dalla storia, da Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen (lo so che non ci sarebbe bisogno di specificarlo, ma non si sa mai), e da Per orgoglio e per amore, un romanzo di Fitzwilliam Darcy, gentiluomo, di Pamela Aidan (da cui ho tratto anche il titolo del capitolo); Albus e Gellert già si conoscono, quindi non si danno del voi, ma in presenza d’altri si chiamano per cognome; l’AU in questo caso è without magic, quindi, a parte l’accenno a Godric’s Hollow (che ho arbitrariamente collocato nell’Hartfordshire, dove si trovano Meryton, Netherfield e la casa dei Bennet), non dovete immaginare bacchette nascoste nei panciotti; i Dumbledore sono tutti e cinque vivi e vegeti e partecipano attivamente alla vita sociale della loro cittadina; ormai non riesco più a immaginare un modo diverso in cui Albus possa chiamare Gellert, per cui bredhu ve lo beccate in scioltezza anche qui (tanto sempre di una derivazione dell’inglese si tratta); credo comunque che prima o poi farà la sua comparsa anche mio blu, solo che in questo caso mi sembrava troppo forzato.
 
 
 
 
 
 ______________________
 

Nota:

 
Buon pomeriggio, popolo di EFP!
 
Non so nemmeno io come sia stato possible, ma resta il fatto che anche questo raccontino premeva per uscire, per cui eccomi qui, a meno di una settimana dall’ultimo aggiornamento. Non fateci l’abitudine, è solo un caso, nulla di più.
 
Allora, headcanon n. 3648665849: Albus adora ballare, Gellert è un ciocco di legno, Albus si arrangia altrimenti, Gellert non la prende bene, e via così nei secoli de secoli amen.
 
Sciocchezze a parte, cosa ne pensate di questo AU? In realtà avevo una scenetta simile in mente da tempo, e Shilyss, che secondo me agisce su diretto suggerimento di Loki stesso, ne ha prontamente approfittato. Ammetto di non essere convintissima della seconda parte: mi sono fatta un po’ prendere dall’aspetto romantico – però, in fondo, OeP è anche (non solo) una storia romantica, no? Insomma, fatemi sapere, se vi va ^^

Soundtrack: A postcard to Henry Purce, Dario Marianelli (Pride and Prejudice, film 2005 OST).

Bonus track: Dance me to te end of love, Leonard Cohen (accostamento ardito, me ne rendo conto, ma è così bella T.T).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Alla prossima!
 
Un bacio :*
 
 
 
padme
 
 
 
 
P.S: Gellert, amore di mamma, è inutile che fai il prezioso, sapevi benissimo chi ci sarebbe stato a quella festa per cui la zia non ha in realtà dovuto faticare poi tanto per convincerti.

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Capitolo 3
*** Galeotta fu l’orchidea (anzi, più d’una) ***


Prompt #3: Flower shop and Tattoo Parlor!AU;
grazie a Miryel <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
 
 
 
Perché dunque allorché ascolto la sua voce mi confondo?
Perché quando incontro il suo sguardo fisso su di me
mi sento a un tratto una vampa in viso e come un brivido al cuore?
(Giovanni Verga – Storia di una Capinera)
 
 
 
 
~ Galeotta fu l’orchidea (anzi, più d’una) ~
 
 
 
 
 
 
The first flush of youth was upon you when our eyes first met
and I knew that to you and into your life I had to get.
I felt light-headed at the touch of this stranger's hand,
an assault my defenses systematically failed to withstand.
'Cause you came at a time
when the pursuit of one true love in which to fall
was the be all and end all.
 
 
 
 
 
 
 
Eccolo qui.
Di nuovo.
Lo sapevi, lo sapevi che permettere a tua sorella di farsi un tatuaggio alla fine si sarebbe rivelata una pessima idea.
D’accordo, non è più una bambina, e due minuscole farfalle sul polso non potevano certo essere considerate una richiesta eccessiva. Inoltre, conoscevi bene il tatuatore – le vostre attività si trovano da anni ai lati opposti della medesima piazza[1] –, e sulla sua professionalità non hai mai nutrito dei dubbi. Accontentarla, lo ammetti, ti ha fatto piacere, esattamente come il suo inaspettato desiderio che fossi proprio tu ad accompagnarla («resterai con me e mi terrai la mano, vero, Albus, se sentirò male?»). Solo che, adesso, sei costretto a sorbirti ogni santissimo giorno quel bellimbusto del nuovo apprendista – il quale, dall’istante in cui lei gli ha rivolto un'occhiata fugace, le gira intorno con la fastidiosa ostinazione di uno sciame di moscerini ammassato sopra un barattolo di marmellata lasciato aperto.
È la quinta volta in una settimana che entra in negozio con il pretesto di comprare dei fiori (che cos’ha in casa, una serra?), fiori di cui, puntualmente, si dimentica una volta raggiunta la cassa, dove tu, in teoria, tra un cliente e l’altro, stai cercando di studiare per l’esame decisivo del tuo dottorato; l’argomento è ostico e anche se, per te, la difficoltà di una materia non ha mai rappresentato un problema,  ti risulta comunque complicato – per non dire impossibile – riuscire a concentrarti avendo un paio di occhi simili – ipnotici, brillanti, indagatori – fissi su di te.
Tuo fratello, appena lo vede, si affretta a sparire nel vivaio; sospetti che Gellert, o come accidenti si chiama (non mentire: il suo nome ti è rimasto impresso fin dal principio), non gli stia simpatico, e nel caso non potresti nemmeno dargli torto. Aberforth è sempre stato molto protettivo nei confronti di Ariana – è più vicino a lei d’età rispetto a te, e questo ha favorito il formarsi tra loro di un legame strettissimo, soprattutto dopo la tragica scomparsa dei vostri genitori. Tuttavia, nell’ultimo periodo – e dietro istanza ufficiale dell’interessata, va precisato –, ha acconsentito a “farsi un po' da parte” e a concedere all’adorata sorellina di allargare i confini di quello che lei ha candidamente definito “il suo spazio vitale”. Tu hai agito di conseguenza, limitandoti a osservarla e a prenderti cura di lei, tuo malgrado, con maggiore discrezione.
Perché la verità è che no, non sei per nulla convinto che quando arriverà il momento – e arriverà, eccome se arriverà, ti ci puoi giocare la terza laurea – sarai così felice, così entusiasta di vederla spiegare le ali e con coraggio volare via, sola, lontana dal suo nido famigliare e accogliente, lontana da voi – lontana da te.
Ti domandi per quale oscuro motivo il ragazzo stia aspettando tanto a chiederle di uscire: anche oggi se n’è andato senza in pratica rivolgerle la parola, con il suo bel vaso di Phalaenopsis – l’ennesimo – sotto il braccio. Ormai ne può vantare una moderata collezione – sperando che, naturalmente, non le abbia già fatte morire tutte, circostanza in realtà nient’affatto improbabile, dato che non ha mai dimostrato alcun interesse verso quel minimo di istruzioni indispensabili ad assicurarne la sopravvivenza.  
Ma ai tuoi studi, al tuo lavoro, alla tua vita sì che è interessato.
Non perde l’occasione di attaccare discorso, spesso con scuse banali o assurde dietro cui fatichi a trovare un senso, una ragione, uno scopo.
E poi cos’è, cos’è questo brivido caldo che ti increspa il cuore ogni volta che lui si avvicina?
Le vostre dita a malapena si sfiorano, il tempo necessario affinché le banconote cambino di proprietario.
La porta del negozio si chiude con un tonfo sordo al suo passaggio, e una vampa d’afa irrompe e per un attimo insidia il refrigerio a stento garantito dal vecchio climatizzatore.
Ariana esce dallo sgabuzzino sul retro e si accomoda al tuo fianco scuotendo la testa, il volto solcato da un’espressione di affranto, desolato, rassegnato sgomento.
Al diavolo, se continua a farla soffrire giuro che lo spello come una nocciolina e uso i suoi resti per concimare le piante di limone.
«Dimmi, Albus, è veramente difficile l’esame che stai preparando?»
«Abbastanza, perché?»
«Perché di solito sei un ragazzo sveglio e perspicace, ma ultimamente pare che ti abbiano diluito il cervello nel fertilizzante».
«Ma cosa…?»
La guardi stupito, persino un po’ allarmato. Tua sorella non ti ha mai parlato in questo modo. Il suo sguardo è diretto, il tono deciso e appassionato e d’improvviso lei stessa ti sembra più grande, più consapevole, più matura. Un lieve sospiro ti sfugge – è presto, è troppo presto. Davanti a te appare, con una chiarezza che quasi ti leva il fiato, la donna forte, incantevole e sicura di sé che Ariana sta per diventare.
Lei ti sorride, ti si accoccola addosso e ti abbraccia, poggiando la fronte bianca al tuo petto. Le accarezzi piano il mento, le guance, i capelli lunghi e biondissimi – un piccolo rito, un’abitudine soltanto vostra cui ancora non vuoi rinunciare –, e ti lasci avvolgere dal profumo fresco e pulito della sua pelle.
«Oh Albus», esclama infine con voce serena, quieta, ricolma di struggente dolcezza.
«Per chi credi che Gellert venga qui tutti i giorni?»
 
 
 
 
 
 
 
 
“Love is only a feeling
(drifting away)
when I'm in your arms I start believing
(it's here to stay).
But love is only a feeling,
anyway.
 



 
 
 
{Words Count: 839}
 
 


 
[1] Questa volta il prompt era molto semplice (si fa per dire): prevedeva soltanto che i due protagonisti lavorassero rispettivamente uno in un negozio di fiori e l’altro in un negozio di tatuaggi, e che le due attività si trovassero l’una di fronte all’altra (particolare di cui mi sono ricordata solo alla fine, e infatti ho cercato di metterci una pezza sopra un po’ così, ad ca**um). La scelta dei "ruoli" è abbastanza scontata, lo ammetto, ma la scenetta mi è venuta in mente esattamente in questo modo, e non avevo voglia di cambiarla. Siamo in un contesto completamente babbano, e mi sono permessa di alzare un po’ l’età dei personaggi. Ovviamente non poteva mancare l’evento tragico, per cui, dopo la morte dei genitori (nel più classico degli incidenti stradali) i due fratelli Silente, già maggiorenni, portano avanti l’attività di famiglia, l’uno a tempo pieno, l’altro continuando la sua brillante carriera universitaria (per diventare cosa sinceramente non l’ho deciso, scegliete voi quel che più vi ispira). Ariana me la immagino sui sedici anni: va ancora a scuola (ma bazzica in negozio giornalmente, magari anche facendo qualche lavoretto) e sta attraversando quel particolare momento evolutivo per cui un attimo prima è tutto un “oh ragazzi levatevi di dosso” e quello dopo “tienimi la mano fratellone che sai che c’ho una soglia del dolore bassissima e il terrore degli aghi”. Un’adolescente, insomma, rompiballe e snervante come tutti gli adolescenti, ma sensibile e un po’ più sveglia ed empatica rispetto alla media (di tragedia ne bastava una a ‘sto giro, ho voluto risparmiare almeno lei, e di conseguenza le dinamiche tra fratelli sono per forza di cose diverse, più tranquille, in un certo senso, più normali).
 
 
 
 
 
 
 
Nota:

 
Buongiorno e buona domenica a tutt*!
 
Non si vive di solo angst (per fortuna!), e il prompt obbiettivamente richiedeva del fluff. Sono anni che non scrivo niente del genere e spero di non aver esagerato. Però ogni tanto il fiato pure questi due poveri cristi lo devono tirare, diamine.
 
Prendete questa raccolta per quello che è, un divertissement leggerino con cui posso continuare a stare in compagnia dei miei loro (espressione coniata da Miryel e che a me piace moltissimo) senza dover per forza cavare sangue dalle dita, in un periodo in cui raramente riesco a poggiare il fondoschiena su una sedia, anche solo per mangiare.
 
Insomma, al solito, da queste parti gli scappellamenti a destra volano come se fossero Antani.
 
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate ^^
 
Soundtrack: Love is only a feeling, The Darkness.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
A presto!
 
Un bacione :*
 
 
 
padme
 
 
 
 
P.S: chiedo scusa per il titolo imbarazzante, ma mi è venuto in mente all’ultimo, quando anche il mio di cervello era già ampiamente diluito nel fertilizzante.

 
 

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Capitolo 4
*** Chiamami soltanto amore ***


Prompt #4: Romeo and Juliet!AU;
grazie a Fuuma <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 

 
Per amore non c'è ostacolo di pietra,
e ciò che amore può fare, amore tenta.
(William Shakespeare – Romeo e Giulietta)
 
 
 

 
~ Chiamami soltanto amore ~
 
 
 
 
 
 
There's emptiness behind their eyes,
there's dust in all their hearts.
They just want to steal us all
and take us all apart.
But not in.
 
 
 
 
 
 
È una follia – a volte lo pensi.
È una follia lasciarsi andare, fidarsi di lui e dei suoi larghi sorrisi, delle sue carezze e dei suoi baci lenti, della sua pelle quando è stretta alla tua pelle.
È una follia ammettere che ti manca, che hai bisogno di lui, di sentirlo addosso – di averlo dentro.
Eppure.
Fate l’amore e ti sembra di volare, come se qualcosa ti afferrasse per il petto e ti scagliasse in alto, verso il cielo, là dove l’aria è limpida e così rarefatta che a respirarla si corre il rischio di bruciare.
Vi ritrovate ogni notte – la distanza, la separazione vi sono intollerabili –, combattuti tra l'angoscia e una feroce esaltazione – poiché tutto intorno a voi vi divide, ciò che siete, persino il vostro nome vi impone d’esser nemici (ma che cosa c’è in un nome? Chiamami soltanto amore, e io sarò ribattezzato[1]).
Siete costretti ad aspettare il buio, il favore di tenebre silenti e amiche – e la lunga attesa ti logora, ti sfinisce, mentre in preda a un cupo tormento rifuggi l'ombra delle tue stanze e ti affacci al massiccio balcone di pietra, nel punto preciso in cui, sotto lo sguardo argenteo di una falce di luna, Albus ha raccolto i tuoi sospiri, sfiorandoti le labbra con passione e inaspettata delicatezza, per poi correre via, subito, lontano da te e dalle tue mani vuote, smaniose. Dannato lui e quei suoi occhi brillanti, vividi, simili a specchi d’acqua azzurra e purissima, in cui è dolce smarrirsi e annegare, annegare, senza nemmeno provare a resistere, a riemergere. È lui a prenderti, a riportarti indietro – sempre.
Uniti, legati, osate sfidare il destino, lo piegate alla vostra volontà, anche se solo per il tempo di un gioco proibito, di un amplesso violento e straziato – in quei momenti, lo sai, il mondo vi appartiene, la realtà oscena per un istante si quieta, si nasconde fra le coltri di un letto disfatto, che accoglie i vostri corpi e li osserva contorcersi, avvinghiarsi, marchiarsi, schiavi l’uno dell’altro, travolti dal fervore di una lotta brutale e furibonda, disperata e tuttavia necessaria, inevitabile, salvifica.
Non sei mai stanco di lui, di voi. Albus non è un desiderio sterile e vano, che perde luce se appagato – rivederlo, averlo accanto ti fa esplodere l’anima e tremare le vene dei polsi, ancora, ancora e ancora. Ricordi il giorno del vostro primo incontro: su quella strada sudicia e nera di sangue avete incrociato i coltelli, i respiri, i palpiti del cuore. Hai creduto di morire – e lo hai fatto, dopo, tra le sue braccia ardenti.
La sua bocca ha lambito piano la ferita al costato, alleviandone il dolore e dissolvendo il freddo della lama attraverso il calore di baci languidi, esperti. Ti sei inarcato contro di lui, col fiato spezzato, e hai maledetto – invocato, adorato – il suo nome non una ma cento, mille, infinite volte.
Se ci scoprono, ci uccidono.
Che ci prendano, allora, che ci mettano a morte.
Meglio sarebbe che la vostra vita fosse troncata dall’odio, divorata da una faida viscerale e antica, anziché la vostra morte prorogata, senza la possibilità di fondervi in un unico spirito, di godere a pieno di questo amore crudele e accecante, ribelle e terribile, immenso e perfetto e splendido – ascolta.
Una voce vibrante – la sua, la sua! – sussurra nel vento e s’innalza chiara, decisa, oltre la siepe e i cespugli di rose bianche e ligustro.
«Guarda, amore, le candele della notte non ardono più e il giorno in punta di piedi si sporge dalle cime nebbiose dei monti. Dobbiamo partire e vivere, o restare e morire».
È una follia – di nuovo lo pensi.
Ma è una follia cui non vuoi rinunciare, una follia che ami da impazzire, perché ami da impazzire lui, e sì, , lo seguirai, lo seguirai ovunque (con il corpo la mente il cuore), su strade nuove e sconosciute, lungo sentieri mai percorsi, e camminerete insieme, fianco a fianco, come amanti, compagni, sposi, in questa vita, nella prossima e in ogni altra – fino alla fine del Tempo[2].
 
 
 
 
 
 
 
 
“Love my way, it's a new road,
I follow where my mind goes.
Love my way, it's a new road,
I follow where my mind goes.
.



 
 
 
{Words Count: 669}
 
 


 
[1] Non c’è molto da dire in questo caso, se non che il giramento di balle post mortem del povero Shakespeare dovrebbe avere ormai raggiunto una forza tale da produrre energia sostenibile per l’intero Regno Unito. Il risultato non mi soddisfa a pieno, ma ho voluto provarci lo stesso; del resto, il prompt era troppo succulento per lasciarlo in un angolo a languire ^^ L’ambientazione è vaga – ma rigorosamente no magic –, anche se la colonna sonora suggerisce un contesto un pochino più moderno (magari proprio gli anni ’80 – di motivi per faide famigliari più o meno violente se ne possono trovare a bizzeffe, anche senza stare a scomodare la malavita, per non parlare del tema dell'omosessualità, che in quegli anni ancora era considerato tabù) rispetto alla Verona del canone, un po’ come accade nel film Romeo+Juliet: mi scarico dalla responsabilità e lascio il tutto alla vostra immaginazione. Dai che stavolta potrebbe anche scapparci il lieto fine (sempre che non riescano a riprenderli, ovvio). Le citazioni, pur rielaborate, provengono ovviamente dall’opera originale. Potete trovare anche tracce di Tondelli sparse qui e là;
[2] il collegamento è chiaro, vero? ^^
 
 
 
 
 
Nota:

Buongiorno!
 
Credo di aver già detto tutto, se il piccolo raccontino vi è piaciuto e se vi va, fatemelo sapere 😊
 
Vi ricordo che potete trovare lo spin-off\sorella maggiore\quel che volete voi di questa raccolta, ovvero la Ladyhawke\\Beauty and the (two) Beast(s)!AU sul mio profilo.
 
Soundtrack: Love my way, The Psychedelic Furs (è da sabato sera che l’ascolto in loop, e comunque mi sembrava adattissima).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Bacioni :*
 
 
padme
 
 
 
Disclaimer:
(scusate ma, vista l’aria che tira ultimamente, si rende necessario ribadire il concetto)
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
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a rielaborarne passaggi, concetti o trarne
ispirazione in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.


 
 
 

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Capitolo 5
*** Cuore di tenebra rossa ***


Prompt #5: Vampire and Lycan!AU;
grazie a Elgas <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
- La morte è la madre della bellezza - disse Henry.
- E cos'è la bellezza? -
- Terrore. -

(Donna Tartt – Dio di Illusioni) 
 


 
 
~ Cuore di tenebra rossa ~
 
 
 
 
 
 
I look inside myself and see my heart is black.
I see my red door, I must have it painted black.
Maybe then I'll fade away and not have to face the facts
it's not easy facing up when your whole world is black.
 
 
 
 
 
 
La luce fioca delle candele tremola nell'ombra, e disegna macabri arabeschi sopra il suo corpo teso ed eretto, fieramente ancorato al tuo – pelle di seta e avorio, la sua, ultimo baluardo contro l’oscurità nera che vi avvolge e ghermisce e inghiotte.
Anche se.
Siete voi, in questa fortezza desolata e battuta dal vento, dimenticata da Dio e temuta dagli uomini, a portarvi addosso il buio più fitto e terribile. Siete voi – angeli osceni e furiosi – le creature più abiette, più pericolose. Siete voi i mostri, gli scarti d'Inferno, le anime dannate, cadute, spezzate. Siete voi e lo sapete – lo sapete bene – eppure.
Non si odono tuoni, ma dalle ampie vetrate filtra il baluginio insistente dei lampi, che guizzano scintillanti nel cielo tetro, simili a draghi dalle vermiglie ali di fuoco.
Steso sotto di lui, incastrato fra le sue cosce pallide, ti compiaci della sua bellezza ambigua, sfuggente, magnifica, ti godi (oh quanto, quanto, quanto godi!) i suoi movimenti lenti, intensi, eterei e sensuali al contempo, ti lasci cullare dal mormorio ipnotico della sua voce – una nenia suadente e dolcissima, in grado di catturarti, penetrarti e trascinarti via con sé, giù, giù, giù, fino a raggiungere il fulcro più intimo e segreto di te stesso. Inarchi la schiena e una scarica di piacere, improvvisa e violenta, ti attraversa da capo a piedi – la senti, la accogli, brucia e scortica e deflagra ovunque; dalla gola sfuggono rantoli bassi, sibili rochi, feroci – l’unica melodia che vuoi ascoltare, il solo canto da cui scegli di farti sedurre, rapire, ammaliare.
Ti sollevi appena e avvicini una mano al suo volto, sfiori una guancia serica con la punta delle dita e dal mento scivoli piano sull’incavo candido del collo, per poi tornare alla bocca e infine offrirle la sottile piega del polso, laddove le vene palpitano e assecondano il ritmo accelerato del tuo cuore; ti immoli al tocco freddo e imperioso delle sue labbra, in un gesto antico che ha le precise cadenze di un rito, perché a Gellert non basta averti dentro, piantato a fondo tra lembi di carne e muscoli contratti, no, lui ha bisogno di te, della tua linfa vitale e preziosa – deve nutrirsi, rimettersi in forze, saziarsi, con te, che sei lo scrigno del suo vigore di notte e, di giorno, il custode irrinunciabile dei suoi abissali sonni di morte. La prossima luna piena è lontana, e soltanto allora potrete correre insieme, cacciare di nuovo l’uno al fianco dell’altro; il silenzio, ancora una volta, sarà squarciato da urla di angoscia e terrore e le vostre zanne – così diverse, opposte quasi, e tuttavia tanto affini – gronderanno del medesimo sangue[1].
Un morso deciso, affilato e durissimo, a lacerare l’epidermide d’acciaio – bacerà le cicatrici, dopo, le leccherà tutte, una per una – e i tuoi pensieri si tingono di tenebra rossa, si colmano di immagini e ricordi fumosi, visioni sbiadite di una guerra millenaria e crudele, una tragedia perduta di cui il mondo, ormai, non conserva alcuna memoria.
«Non è tempo per noi» salmodiava, ridendo e danzando sui cadaveri smembrati dei vostri nemici, dei vostri fratelli. Eravate un affronto, un abominio ai loro occhi, e il vostro legame un’onta da lavare nel sangue – hanno provato a dividervi, a uccidervi. Non ci sono riusciti. Nessuno è sopravvissuto, nessuno ha saputo – potuto – arginare la vostra follia, la vostra sete di libertà e vendetta. Due clan estinti, cancellati per sempre – le loro vestigia distrutte, le loro ossa spolpate, le loro esistenze dissolte e condannate ad un oblio eterno, impietoso.
Non è tempo per voi, questo sancivano, cieche e incuranti, le Stelle tessitrici di destini. Le avete interrogate a lungo, ostinati, disperati, ma la risposta, incisa a chiare lettere in quel loro sfolgorio distante e maligno, nei secoli ha perdurato e non è mai, mai, mai cambiata – solo che.
 
Tra la volontà delle Stelle e la vostra non c’è confronto.
 
 
 
 
 
 
 
“No more will my green sea go turn a deeper blue,
I could not foresee this thing happening to you.
If I look hard enough into the setting sun
my love will laugh with me before the morning comes.
.



 
 
 
{Words Count: 636}
 


 
[1] il prompt questa volta richiedeva “semplicemente” che Gellert fosse un vampiro e Albus un licantropo; ora, la mia cultura in fatto di vampiri e licantropi è davvero ridotta all’osso (ahahaha che battutona), quindi vi pregherei di non prendere eccessivamente sul serio questo piccolo racconto. Però, il prompt era troppo perfetto per questa giornata e io non ho saputo resistere alla tentazione XD Sono comunque contentissima di essere riuscita a scrivere qualcosa, per una volta che bene o male sto dentro nei tempi, posso dirmi moderatamente soddisfatta.
Con questa flash ho anche tentato – assai maldestramente – di partecipare al gioco A scatola chiusa del gruppo fb Caffè e calderotti: la traccia della sfida a tema Harry Potter era “Non è tempo per noi” (da intendersi riferita alle dinamiche tra due o più personaggi legati da un rapporto forte, saldo, che ha la parvenza di essere irrinunciabile. Sono bene accetti tutti i legami: amici, nemici, innamorati, familiari. Ciò che conta è che il rapporto protagonista sia importante e che per qualche ragione “non sia il suo tempo”). Non credo di essere riuscita a centrare il punto (anche perché è un tema che, riferito a questi due zucconi, ho già affrontato più volte e non volevo ripetermi troppo), spero comunque che si sia capito che, in questo caso particolare, sono Albus e Gellert a decidere se è oppure no il tempo per loro, nessun altro può, nemmeno le stelle, il destino o altra "forza esterna" ad esso assimilabile. Ho anche sforato di un bel po’ il limite di parole, giusto per non smentirmi e riuscire a scrivere di più solo quando è richiesto di scrivere meno. E va beh.
Il racconto partecipa anche a Una challenge in zucca indetta dal gruppo fb Il Giardino di Efp.
Prompt 35: morso.
Il titolo è un richiamo al celebre romanzo di Conrad.
 
 

 
 
Nota:

Buonasera!

Spero di avervi allietato un po’ questo Halloween decisamente sottotono.

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate di questo breve racconto (nella speranza che non lo troviate troppo trash) ^^

Soundtrack: Paint it black, (nella versione degli) Hidden Citizen.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Un bacio grande e…
 
)O( BLESSED SAMHAIN TO ALL! )O(
 
 
 
 
padme
 
 
 
Disclaimer:
(scusate ma, vista l’aria che tira ultimamente, si rende necessario ribadire il concetto)
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
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Capitolo 6
*** Chained Stars ***


Prompt #6Star Wars!AU;
grazie a Shilyss <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
L'oscurità è generosa, è paziente, e vince sempre...
ma al centro della sua forza sta la sua debolezza:
una candela è sufficiente a fermarla.
L'amore è più di una candela.
L'amore può accendere le stelle.

(Matthew Stover – La Vendetta dei Sith) 
 
 
 
 
 
 
~ Chained Stars ~
 
 
 
 
 
 
Here we are riding the sky,
painting the night with sun.
You and I, mirrors of light,

twin flames of fire
lit in another time and place.
 
 
 
 
 
 
Tanto tempo fa, in una Galassia lontana lontana…
 
 
Lo Jedi, fiero ed eretto a pochi passi da te, ti guarda in silenzio, senza accennare a muoversi.
Il suo volto è una maschera di quieto distacco, ma i suoi occhi – oh, i suoi occhi, i suoi occhi! – risplendono vividi nell’oscurità, simili a lampi al di là di pozze nere e profondissime.
Anche nei sogni, a volte, ti è apparso così, impenetrabile e irraggiungibile, rivestito di luce e gelida furia, intenso e magnetico come il nucleo ardente di una stella.
Adesso però non è un sogno.
Adesso non è il Legame a chiamarvi, non è il potere della Diade a guidarvi e unirvi[1].
Adesso lui è qui.
La Forza vi ha fatti incontrare.
Non esistono stagioni, su questo pianeta nevoso e disperso ai margini della Galassia; gemme di ghiaccio dall'opalina iridescenza ne avviluppano con impavida ostinazione la superficie boscosa e desolata. Le puoi avvertire tutte, una per una, accerchiarti e volteggiarti addosso, delicate, eteree, come le lievi carezze di un amante.
Come le sue carezze.
Digrigni i denti, mordendoti la lingua e l’interno viscoso delle guance. Sapore di ruggine e bile ti invade il palato. Il sangue si è già in parte coagulato intorno al torace devastato dal laser – uno squarcio, una ferita mortale che lui ti ha procurato, quando la Forza si è incendiata con voi – in voi, per voi –, e insieme avete fatto tremare la terra e il cielo e l’intero Universo. L’odore acre della carne ustionata – la tua – e del fumo sprigionato dalle spade sguainate ancora aleggia nell’aria.
Annaspi, ingoiando schegge d’ossigeno rovente. I tuoi muscoli sono allo stremo – irrigiditi dal freddo pungente e dallo sforzo per mantenerti lucido –, e si tendono in spasmi ferini nel contatto con le pietre aguzze e taglienti che emergono come artigli mostruosi dal terreno. Giureresti che ridano di te, che godano nel sottoporti a un simile tormento. Se la gola non fosse strozzata in una morsa d’acciaio, che a stento ti permette di respirare, daresti sfogo alla tua smania distruttiva con tutto il fiato che ti rimane nei polmoni.
Lasciala andare. Lasciala andare.
L'ira conduce al Lato Oscuro.
Ma non un suono, ora, si libera dal giogo perverso che ti scortica le labbra.
E il dolore, dannazione, il dolore non si placa, dilaga ovunque ed è reale – penetra nel sangue, si fa largo in mezzo al petto, piega le costole, le spezza – ti spezza! –, le tritura e arriva dritto al cuore.
Il dolore conduce al Lato Oscuro.
«Resisti, Grindelwald».
La sua voce è un faro nella notte, un brivido caldo che si insinua rapido lungo la spina dorsale, un soffio tenue che con dolcezza ti sfiora e avvolge la mente sconvolta. Chiudi gli occhi e ti protendi verso di lui, lo cerchi con la disperazione di un naufrago che boccheggia tra le onde di un mare tempestoso, e nel momento in cui, finalmente, lo raggiungi, il dolore si tramuta in coraggio, e un vigore nuovo – eppure intimo, conosciuto, giusto – ti pervade le membra esauste, ti riempie, ti culla, estingue il bisogno feroce e assoluto che irradia da ogni singola fibra del tuo corpo.
Il sollievo che provi è tale da costringerti a nascondere una piccola lacrima dietro lo sfarfallio continuo – sincero, impietoso – delle ciglia indurite dal gelo.
Guardami, Gellert.
Obbedisci, non potendo far altro che dare immediato seguito al comando che cattura i tuoi pensieri con tanta imperiosa tenerezza.
Sollevi piano le palpebre: lui si avvicina e in un istante ti è accanto, ti osserva attentamente, quasi volesse entrarti nell’anima, e a te sembra di morire di nuovo – e precipitare, affondare, annegare, nelle sue iridi d'acqua limpida.
Non andartene.
Dita morbide come seta percorrono lente la tua fronte febbricitante, portando frescura e ristoro laddove, pietose, indugiano con gentilezza infinita.
Non me ne vado. Non senza di te.
L'ombra di un sorriso gli increspa la bocca pallida, e il tuo cuore impazzito salta un battito – è vicino, è troppo vicino.
Ora, bredhu, prendi la mia forza.
Un rantolo stridulo ti sfugge dai denti.
No, no. Non lo fare. Non puoi farlo.
Non posso?
Alza un braccio e ti circonda con decisione le spalle, mentre con una mano ti scosta una ciocca di capelli dal viso e con l’altra scivola sicuro sull’epidermide sfregiata dell’addome. Ti si preme contro, e il fiotto di calore che ti investe da capo a piedi è violento e totale, un grumo di energia primordiale e salvifica, una scarica elettrica terribile e urgente che pervade ed esaspera e sgretola il sistema nervoso, sollecitato al limite di ogni umana sopportazione.
Lui è saldo nella Forza, e non ti lascia andare.
Legato a lui non puoi cadere.
«Resti con me?»
«Sempre».
Non c'è più nulla attorno a voi. Non ci sono alberi che incombono minacciosi sopra le vostre teste chine, poggiate l’una all’altra, non ci sono rami che si frantumano e collassano al suolo, grevi di morte e neve. Non c'è il sibilare acuto della tormenta, il vento sferzante che s’infila sotto le tuniche, pizzica la pelle, la trafigge e la strappa via dalle ossa.
C’è la Forza, soltanto la Forza.
E voi – luminosi come soli, più abbaglianti di una supernova –, due stelle gemelle e perdute – incatenate – che nella Forza bruciano, si fondono, esplodono.

 
 
 
 
 
 
 
I know your name, I know your face
your touch and grace.
All of time can not erase
what our hearts remember stays
forever on a song we play.
.



 
 
 
{Words Count: 867}
 
 

[1] beh, la Star Wars!AU non poteva mancare. La scena, naturalmente, riprende il finale di TFA e in parte il post combattimento su Endor di TROS. La linea temporale, però, così come l’ambientazione volutamente indefinita, non c’entrano nulla con la Saga, nel senso che per me il racconto potrebbe essere collocato migliaia e migliaia di anni prima (o dopo) gli eventi narrati nei 9 episodi. Anche il pianeta-senza-nome (non aveva molto senso trovargliene uno apposta) riprende il setting della Starkiller, ma non è la Starkiller. Se vi sembra tutto molto famigliare è perché ho ripreso\rielaborato l’idea alla base di “Sound of Silence”, la quale, considerando come si sono evoluti i fatti, ha quasi più senso in questo AU che nel contesto originale. D’altra parte, il force-bond tra Rey e Kylo Ren – e il concetto stesso di Diade – sono forse l’unica cosa che si salva di Ep. IX (sul resto stendiamo un velo pietoso che è meglio). In questo caso, ho immaginato che i nostri due force users prediletti fossero uniti nella Forza da sempre, che abbiamo quindi imparato a conoscersi (e amarsi) dentro il Legame per anni, solo che, essendo cresciuti in “schieramenti opposti” (in uno scenario di guerra, che sempre di "Guerre Stellari" stiamo parlando), la prima volta che si incontrano dal vivo tentano innanzitutto di ammazzarsi a vicenda. Poi, però, siccome è di loro che stiamo parlando, le cose vanno in maniera diversa (per cui immaginateli, una volta che Gellert si è ripreso, a scorrazzare insieme in giro per la Galassia – tentando di conquistarla e facendo sostanzialmente danni, of course). Non credo che Gellert sia un Sith a tutti gli effetti: dopotutto, Ben Solo\Kylo Ren e i Cavalieri di Ren hanno dimostrato che ci possono essere altre possibilità (anche se ad oggi cosa siano effettivamente i Cavalieri di Ren – e a cosa servano – nessuno lo ha ancora capito).
 
 
 
 
 
Nota:

Buongiorno e buona domenica a tutt* ^^
 
Spero che questo piccolo racconto vi sia piaciuto. La raccolta ormai è in dirittura d’arrivo, il prossimo capitolo sarà l’ultimo.
 
Soundtrack: Across the stars, John Williams (Star Wars, Ep. II, L’attacco dei cloni OST); Star Sky, Two Steps From Hell (che potrebbe tranquillamente essere la colonna sonora dell’intera raccolta, visto il tema).
 
Vi ricordo che potete raggiungermi facilmente anche in altri meravigliosi luoghi di internet: tengo in particolare a Instagram, perché ogni storia ha il suo aesthetic dedicato, ma qui su EFP non mi piace caricare immagini all’interno dei capitoli. Trovate tutti i link nella mia bellissima nuova bio (opera della fantastica Miryel, naturalmente).
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. Tenete presente che alcune raccolte sono pubblicate nella sezione di Harry Potter.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Grazie a chi lo ha già fatto <3
 
Un bacio e (spero) a presto :*
 
 
 
padme
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
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a rielaborarne passaggi, concetti o trarne
ispirazione in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.

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Capitolo 8
*** Un nuovo inizio ***


Prompt #7: College!AU;
grazie a Miryel e Fuuma <3
Nota esplicativa in fondo}
 
 
 
 
 
Ogni destino tesse la sua ragnatela, e sempre
raccogliamo i frutti seminati dalle nostre azioni.
Coloro che si sono incontrati e amati non possono essere divisi;
se non in questa vita, si incontreranno in un'altra.
(M.Z.Bradley – Le luci di Atlantide) 
 
 
 
 
 
 
~ Un nuovo inizio ~
 
 
 
 
 
 
“The day we met
frozen I held my breathe,
right from the start
I knew that I found a home
for my heart beats fast
colors and promises.
How to be brave?
How can I love when I'm afraid to fall?
But watching you stand alone
all of my doubt suddenly goes away somehow.

One step closer…
 
 
 

 
 
New York, 31 dicembre 2018
 
 
Cammini in fretta, sommerso da una pioggia variopinta di luci, le mani infilate nelle tasche e il volto illividito dal gelo tagliente della notte.
Tieni gli occhi fissi davanti a te, cercando di percorrere il più velocemente possibile le poche decine di metri che separano l’uscita della Metropolitana dal centro di Times Square, addobbata a festa in occasione del Natale. A fatica ti fai largo tra la gente che già si riversa all’interno dell’incrocio e lungo le vie collaterali, e intanto ti sforzi di controllare l’ansia che da qualche minuto ha cominciato a pungolarti con insistenza lo stomaco.
E se in questo casino non riusciste a trovarvi?
In mezzo alla calca parlare al cellulare è praticamente impossibile, e il sovraccarico delle linee rende la rete mobile – e quindi google maps o altre applicazioni simili – quanto meno inaffidabile.
Ti fermi a ridosso di un'enorme insegna pubblicitaria, d'un tratto scoraggiato e incerto sul da farsi. Avreste dovuto accordarvi con maggiore precisione circa il luogo dell’incontro.
Eppure con lui è sempre così, prendere o lasciare. E tu questa sera hai deciso di prendere, o non saresti qui, circondato dalla folla e da un turbinio di candidi fiocchi di neve, con il mento affogato in una sciarpa ruvida e i palmi percorsi da un fremito bollente.
 
 
 
 
I have died every day waiting for you,
darling, don't be afraid
I have loved you for a thousand years,
I'll love you for a thousand more.

 
 
 
 
Vi siete salutati il 21 di dicembre, dopo aver preparato insieme le valigie ed esservi lamentati a dovere del peso dei libri ammassati alla meno peggio nei borsoni; eravate entrambi sollevati per la fine delle lezioni ma al contempo intimamente turbati dalla prospettiva di essere costretti ad attendere gennaio per ritrovarvi, per tornare a condividere studi, progetti, passioni – futuro.
Tutto ti saresti immaginato, tranne che il tuo nuovo compagno di dormitorio alla Columbia si sarebbe rivelato una conoscenza tanto… interessante.
E non solo per la sua genialità indiscussa – è stata un’esperienza stimolante, senza dubbio, incontrare qualcuno in grado di tenerti testa, qualcuno da riconoscere, finalmente, come tuo pari –, non solo per l’ironia affilata e l’atteggiamento audace e spregiudicato, spesso sopra le righe, che in più di una circostanza ha fatto gonfiare le vene del collo al professore di antropologia e suscitato l’ammirazione incondizionata degli altri studenti del corso.
La verità è che Jamie[1] ti ha colpito nel profondo, da subito, come nessun altro è mai riuscito a fare.
C'è qualcosa, in luicapace di scuoterti senza alcuna ragione apparente. È come quel misterioso gioco di luci che in un istante preciso, al tramonto, riporta a galla ricordi speciali conservati in fondo al cuore[2], memorie assopite che sfumano nell’illusione, nella fantasia, nel sogno – perché tu in un castello non ci hai mai messo piede, e nemmeno hai mai indossato vestiti diversi da felpe e jeans, e l’unica bacchetta che possiedi è di plastica e te l’ha regalata la tua sorellina come portafortuna per l’università.
Cos'è stato il primo trimestre, se non una scoperta continua, tra sfide feroci volte a impressionare i docenti e notti insonni trascorse a parlare, a confrontarvi, a sfinirvi in discussioni interminabili sulle quali, comunque, nessuno dei due desiderava avere l’ultima parola.
Chi vi ha visti interagire deve aver creduto che foste amici d’infanzia, fratelli persino, considerata la complicità e la famigliarità di ogni vostro gesto, ed è questo in effetti che hai percepito anche tu – suo, è precisamente come ti sei sentito, fin dal momento in cui i vostri sguardi si sono sfiorati, allacciati, spezzandoti il respiro e trasportandoti, per un attimo che t'è parso infinito, altrovedimmi, bredhu, dimmi, anima mia, da quanto Tempo ci conosciamo, io e te?
Tu sei una persona estremamente razionale, abituata ad analizzare la realtà con minuzia chirurgica, a esaminarne i più piccoli dettagli, a scovarne i segreti più nascosti e improbabili. Tuttavia, sei allo stesso modo consapevole che non tutto a questo mondo debba essere spiegato, che non tutto possa essere ricondotto alle fredde dinamiche della logica, in particolare quando in ballo c’è quell’organo furioso e ribelle che avverti battere contro le costole, e che mai come ora è stato tanto vivo.
Da giorni ormai sei arrivato all’inevitabile conclusione che, riguardo a lui, a voi, non abbia senso farsi troppe domande – il punto è che non vuoi farti troppe domande, non mentre rileggi per l’ennesima volta il suo messaggio, (“vediamoci a Times Square, a mezzanotte, cominciamo l’anno insieme”), una manciata di caratteri che stamani è riuscita a sconvolgerti e a buttarti giù dal letto all’alba, in preda allo sgomento e a un’agitazione febbrile, terrificante, meravigliosa. Hai riempito uno zaino senza avere la minima cognizione di ciò che ci stavi gettando dentro, sotto lo sguardo allibito di tua madre, hai salutato i parenti giunti a Stars Hollow[3] per le vacanze e sei salito di corsa sul primo treno per New York.
 
 
 
 
I will be brave
I will not let anything take away
what's standing in front of me.
Every breath,
every hour has come to this.

One step closer…
 
 
 
 
 
Adesso sei qui, esattamente dove devi essere, dove hai scelto di essere, tra gli sfavillanti grattacieli di Manhattan, assordato dalla bolgia festante e da una musica altissima, a osservare i secondi scivolare via a una velocità inconcepibile. Manca veramente poco – troppo, troppo, troppo poco – allo scoccare della mezzanotte.
D’improvviso, guidato da un istinto sicuro, ti volti e scorgi una massa di capelli biondi che ondeggia e avanza verso di te, spiccando tra la folla uniforme e incolore. Ti scosti di qualche passo, euforico, attraversato da un brivido intenso e inconfondibile che cancella ogni traccia di incertezza, di imbarazzo, di paura. Allunghi le braccia per afferrarlo e lui ti piomba addosso, senza nessuna esitazione, si aggrappa e si abbandona, si confonde in te, ricambiando l’abbraccio con il medesimo slancio; affonda le dita nel tuo giaccone, premendosi con forza al tuo petto, si allinea ai tuoi fianchi e infine, esausto, soddisfatto, poggia il capo sulla tua spalla, che sembra modellata apposta per accoglierlo – e forse, pensi, forse, creata per lui lo è davvero.
«Sono felice di vederti» gridi con la bocca vicino al suo orecchio, nella speranza di farti capire.
Siete soverchiati da una ressa che vi strattona, vi urta, vi spinge da una parte e dall’altra. Voi resistete, rimanete avvinghiati nella marea oscillante di gente eccitata. Il countdown finale è appena iniziato, quando Jamie alza il viso e cattura le tue labbra con le sue, lentamente, inesorabilmente. E così, fra il tripudio che segna l’inizio del nuovo anno, applausi, grida, brindisi, fischi di gioia e schegge ghiacciate che vi avviluppano e vi ricoprono di un sottile strato bianco, voi vi scambiate, stretti quasi a fondervi l’uno nell’altro, il primo bacio della vostra vita[4] – ma no, no, non è il primo, non può essere il primo. Lo avverti nella pelle, nel sangue, nelle ossa, lo senti con una chiarezza tale da toglierti il fiato.
È una seconda possibilità, un nuovo inizio, una promessa antica e finalmente mantenuta.
Il pensiero ti trapassa la mente e come un lampo sfolgora, abbaglia e poi svanisce, si dissolve, lascia spazio a voi, nient’altro che a voi, e a questo bacio agognato e dolcissimo, ardente e sensuale, splendido e vero e impetuoso e giusto.
Non sai cosa succederà domani, non sai nemmeno cosa accadrà tra un minuto, tra un secondo, nel momento in cui vi staccherete e, stupefatti, tremanti, tornerete a guardarvi ancora negli occhi.
Sei impaziente di scoprirlo, però, elettrizzato come un bambino dalla voglia di farti travolgere e sorprendere insieme a lui.
Dopotutto, rifletti, questa è la vostra storia.
E aspetta soltanto voi per essere scritta.
 
 
 
 
 
 
I have died every day waiting for you,
darling don't be afraid
I have loved you for a thousand years,
I'll love you for a thousand more.

And all along I believed I would find you,
Time has brought your heart to me,
I have loved you for a thousand years,
I'll love you for a thousand more.
 



 
 
 
 
 
 
{Words Count: 1205}

 
 
 
[1] se avete letto “Supernova”, “Vide cor tuum” e “Mio blu”, quanto accaduto in questo capitolo dovrebbe essere abbastanza chiaro. Questa conclusione era programmata fin dall’inizio, e ho colto l’occasione del prompt gentilmente offerto da Miryel e Fuuma per darle la giusta collocazione. E quindi, in estrema sintesi, la “presa di coscienza” di qualcuno (chissà chi) alla fine ha spezzato la catena, per cui tabula rasa, niente magia (ma il solito cervello eccezionale destinato comunque a compiere grandi imprese), nomi diversi (e la scelta in questo caso era ovvia, non aveva proprio senso andare a pescarne altri; anche se non compare, potete dunque facilmente intuire il nome della voce narrante), e tutta la vita davanti, una vita da trascorrere finalmente insieme. Confesso che l’idea un po’ mi commuove. Fatemi sapere se ha emozionato anche voi <3
[2] Murakami Haruki, 1Q84.
[3] Scusate, non ho resistito XD c’era un “Hollow” di mezzo e comunque, se Albus e Gellert fossero state ragazze, si sarebbero chiamate Rory Gilmore e Paris Geller – change my mind.
[4] Parafrasando (sempre e comunque indegnamente) Pier Vittorio Tondelli in Camere Separate.



 
 
 
 
 

Nota:

 
È sempre un trauma arrivare alla fine di un progetto, e mettere la spunta “completa” a una storia – a una raccolta, in questo caso. Sono comunque felice di averla portata a termine, come ogni mio lavoro è cominciata per caso, senza nessuna garanzia di poter continuare, e infine si è rivelata un viaggio ricco di sorprese. Spero che abbia potuto intrattenervi un po’ durante questo anno decisamente complicato, spero che vi abbia fatt* emozionare e perché no, anche divertire.
 
Ringrazio dal più profondo del cuore chi ha deciso di seguirla, ricordarla, preferirla, e chi l’ha commentanta non facendomi mai mancare il suo supporto e il suo affetto.
 
Grazie a chi arriverà da qui in avanti, a chi si soffermerà un istante e a chi invece preferirà correre via il più in fretta possibile.
 
Soundtrack: A thousand years, Christina Perri.
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. Tenete presente che alcune raccolte sono pubblicate nella sezione di Harry Potter.
 
Rimango dell’idea che, per questa volta, gli auguri di buon anno non sia il caso di scambiarseli. Ma che stiate sempre bene e sereni, per quanto le circostanze lo consentano, questo sì che ve lo posso, ve lo voglio, augurare <3
 
Alla prossima, sappiate che non ho intenzione di abbandonare la nave, nonostante diversi episodi spiacevoli che continuano a verificarsi, in particolar modo qui su EFP. Per cui, stay tuned 😉
 
Un bacio e un abbraccio forte, fortissimo :*
 
La vostra,
 
 
 
padme
 
 
 
Disclaimer:
LO METTO IN GRASSETTO NELLA SPERANZA (VANA, ME NE RENDO CONTO) CHE COSÌ RISULTI PIÙ CHIARO
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
all'originale su EFP, né quella
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 in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.


 
 
 

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