Il principe dei demoni e la sua protetta

di __Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** OTTO ***
Capitolo 9: *** NOVE ***
Capitolo 10: *** DIECI ***
Capitolo 11: *** UNDICI ***
Capitolo 12: *** DODICI ***
Capitolo 13: *** TREDICI ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** QUINDICI ***
Capitolo 16: *** SEDICI ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTE ***
Capitolo 18: *** DICIOTTO ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVE ***
Capitolo 20: *** VENTI ***
Capitolo 21: *** VENTUNO ***
Capitolo 22: *** VENTIDUE ***
Capitolo 23: *** VENTITRE ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRO ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUE ***
Capitolo 26: *** VENTISEI ***
Capitolo 27: *** VENTISETTE ***
Capitolo 28: *** VENTOTTO ***
Capitolo 29: *** VENTINOVE ***
Capitolo 30: *** TRENTA ***
Capitolo 31: *** TRENTUNO ***
Capitolo 32: *** TRENTADUE ***
Capitolo 33: *** TRENTATRE ***
Capitolo 34: *** TRENTAQUATTRO ***
Capitolo 35: *** TRENTACINQUE ***
Capitolo 36: *** TRENTASEI ***
Capitolo 37: *** TRENTASETTE ***
Capitolo 38: *** TRENTOTTO ***
Capitolo 39: *** TRENTANOVE ***
Capitolo 40: *** QUARANTA ***
Capitolo 41: *** QUARANTUNO ***



Capitolo 1
*** UNO ***


UNO.






Ogni giorno per Rin si svolgeva allo stesso modo.
Si svegliava per prima per preparare la colazione alla vecchia Kaede, si lavava e indossava uno dei bellissimi kimoni doni di Sesshomaru.
Quando li indossava inevitabilmente pensava a lui, a dove fosse e quando sarebbe tornato a trovarla di nuovo.
Poi metteva da parte quei pensieri malinconici e tornava a sorridere essendo quella la natura di Rin.
Faceva trovare a Kaede i suoi abiti sempre puliti e sistemate e infine si dedicava alla colazione e aspettava pazientemente che la vecchia signora si svegliasse per mangiare con lei.
Ma ogni mattina Kaede impiegava un po’ di più a svegliarsi e faticava ogni giorno di più a vestirsi, tanto che Rin doveva aiutarla ma per lei non era un peso, anzi era un modo per sdebitarsi dell’accoglienza e l’affetto che la vecchia sacerdotessa le aveva dato in quegli ultimi dieci anni.
Un pomeriggio mentre Kagome e Rin stavano passeggiando lei chiese alla sua amica se avrebbe potuto prendere a carico alcuni impegni di Kaede, era ormai troppo anziana per assolverli tutti e Kagome era ormai quasi pronta per essere una vera sacerdotessa anche se spesso si sentiva come il rimpiazzo di Kikyo, non che gliene volesse ma era pur sempre la sua reincarnazione.
«Rin» la chiamò la voce dell’anziana sacerdotessa.
«Oh, venerabile Kaede ti sei svegliata.»
Rin la aiutò a vestirsi e poi quando fu pronta la condusse fino alla colazione.
«Mia cara, grazie» le disse lei.
«Non devi ringraziarmi, sono io a doverlo fare per tutto ciò che tu e gli abitanti del villaggio avete fatto per me.»
«Questa è casa tua Rin, non ci devi nulla e tanto meno a me.»
La ragazza le sorrise.
Era cresciuta molto negli ultimi anni, si era alzata, i capelli si erano allungati e la natura aveva fatto il suo corso trasformando il suo corpo di bambina in quello di una giovane donna graziosa.
«Cosa farai oggi?» le domandò Kaede.
«Aiuterò Sango con i bambini e poi andrò da Kagome.»
«Molto bene mia cara ma uno di questi giorni potresti anche prenderlo tutto per te. Andare a passeggiare, so che Kohaku te lo ha chiesto molte volte ormai.»
«Sì lo ha fatto» ammise Rin e poi si ficcò del cibo in bocca.
Non le piaceva parlare dei ragazzi che avevano iniziato a corteggiarla ultimamente e sapeva bene che il suo vecchio compagno di avventure, Kohaku era uno di questi ma… a Rin non interessavano i ragazzi, a dire il vero non le interessava nessun umano.
Giorno e notte pensava solo a una persona, al suo Sesshomaru anche se ormai era molto tempo che non passava a trovarla, certo i suoi doni non mancavano mai ma il demone non si faceva mai vedere da Rin negli ultimi tempi e il suo cuore apparteneva solo a lui.
«Rin dammi ascolto e va a passeggiare un po’ uno di questi giorni, se non vuoi andarci con Kohaku va bene, vai da sola ma svagati un po’.»
«Somma Kaede io…»
«E’ meglio che certe cose rimangano non dette» le rispose la vecchia sacerdotessa e poi le fece un sorriso.
Kaede aveva intuito quali erano i veri sentimenti di Rin e sapeva bene ormai da tempo per chi batteva quel piccolo cuore innocente, e al tempo stesso sapeva anche quanto il principe dei demoni tenesse alla ragazza umana.
Rin le aveva raccontato di tutte le volte in cui Sesshomaru le aveva salvato la vita e del viaggio fatto nell’aldilà per riportarla indietro ancora una volta.
Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo.
Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca.
Presto Kaede si sarebbe ritirata e avrebbe lasciato il suo posto a Kagome che ancora stava imparando come essere una sacerdotessa, ma ogni volta che Kaede la osservava con il kimono bianco e rosso e i capelli raccolti non poteva fare a meno di pensare alla sua cara sorella Kikyo che tanto aveva sofferto nella vita quanto nella morte.
«Somma Kaede stai bene?» domandò Rin osservando l’anziana donna, era abituata ai suoi cambi di umori ma ogni volta si preoccupava comunque.
«Sì, scusami mia cara è che a volte… sempre più spesso ripenso a mia sorella.»
«Era una donna forte e speciale.»
«Lo era e pur di distruggere la sfera si è fatta bruciare con essa, ma sappiamo entrambe che non è stato abbastanza. Mi consola sapere che alla fine è stata in grado perdonarsi e di perdonare Inuyasha.»
«Credo che Inuyasha non dimenticherà mai la venerabile Kikyo anche se ama molto Kagome.»
«Lo credo anche io ma sarà meglio tenere per noi certi pensieri.»
Quando ebbe finito di mangiare sistemò la casa e si recò da Sango per aiutarla con i gemelli e con il figlio più piccolo.
I bambini ormai la chiamavano zia Rin e tra qualche anno anche il figlio di Kagome e Inuyasha lo avrebbe fatto.
«Ah che bella storia d’amore la loro» sussurrò mentre camminava spensierata e senza nemmeno rendersene conto era arrivata alla radura.
Era una bella giornata e la giovane ragazza si era tolta i sandali poiché amava sentire l’erba solleticarle i piedi e amava sentire la terra sotto di essi.
«Come vorrei che Sesshomaru fosse qui» disse mentre si trovava sdraiata a terra circondata da fiori profumati e ignara che il principe dei demoni dagli occhi lucenti come l’oro si trovasse lì, a pochi passi da lei, nascosto dietro agli alberi ad osservare la sua piccola protetta.
Rin sospirò e chiuse gli occhi, pregò che Sesshomaru venisse a trovarla e così avrebbe potuto dirgli che cosa aveva scelto e sapeva che lui non si sarebbe rimangiato mai e poi mai la parola data.












 

Salve a tutti! Questo è il primo capitolo di una storia che avrà come protagonisti Sesshomaru e Rin, spero che possa piacervi e distrarvi un po' dato il brutto periodo che stiamo vivendo. 
Bene se avete tempo e voglia e se siete arrivati fin qui (per prima cosa vi dico grazie) lasciatemi pure una recensione!
Baci. 

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Capitolo 2
*** DUE ***


DUE.







Sesshomaru rimase immobile appoggiato con la schiena al tronco ruvido di un albero ad osservare Rin.
Orami non c’era quasi più traccia della bambina che aveva salvato più di dieci anni fa grazie a Tenseiga, mai si era pentito di averlo fatto, Rin era tutto per il demone.
Per anni aveva vegliato silenziosamente su di lei, di notte spesso restava appostato alla casa della vecchia sacerdotessa dove viveva la ragazza, temeva che qualche demone potesse attaccarla, Rin era il suo unico punto debole.
E in giornate calde come quelle in cui la fanciulla passeggiava fino alla radura per raccogliere fiori che avrebbe poi portato a Kaede, a Kagome e a Sango, Sesshomaru restava nascosto dietro agli alberi a osservarla e ad ascoltare il suono della sua voce.
Spesso Rin chiedeva di lui anche se ad ascoltarla non c’era nessuno a parte la natura e la sua presenza silenziosa, e molte volte il demone avrebbe voluto uscire allo scoperto ma qualcosa lo aveva fermato, non poteva e non doveva.
La sua Rin si era abituata al villaggio ormai e la sua vita era lì con gli umani, lì aveva amici e pretendenti anche se la sola idea faceva ribollire il sangue di Sesshomaru, era certo che nessuno la meritasse, nemmeno lui.
Ma quando anche solo pensava a una cosa tanto assurda come al fatto che Rin potesse provare qualcosa per lui si ritrovava a scuotere la testa, e a scacciare quel pensiero come se fosse stato una mosca fastidiosa.
«Rin» sussurrò piano Sesshomaru, così piano che solo l’albero al quale era appoggiato poté udire.
Ma la ragazza si tirò su a sedere come se lo avesse sentito, si guardò attorno ma non vide nessuno così dopo un sospiro colmo di tristezza, Rin raccolse qualche fiore e dopo aver dato un ultimo sguardo alla radura se ne tornò verso il villaggio.
Sesshomaru la seguì silenzioso come un’ombra, non poteva correre il rischio che qualcuno la ferisse.
Tutti sembravano essere gentili e cortesi con lei.
«Rin!» la chiamò una voce che Sesshomaru conosceva bene.
«Kohaku, sei tornato» rispose la ragazza avvicinandosi a lui.
«Sì poco fa.»
«Kirara, ciao» disse Rin avvicinandosi e accarezzando il demone che non appena la vide sembrò quasi fare le fusa.
«Le sei mancata e anche a me.»
Rin non seppe cosa dire e così si limitò a sorridere al suo vecchio amico.
«Posso accompagnarti a casa?»
«Oh, sì ma prima volevo passare da Kagome. Ho raccolto questi fiori per lei e poi le ho promesso di aiutarla ora che sta per nascere il bambino è molto stanca.»
«E tu?»
«Io cosa Kohaku?»
«Aiuti sempre tutti Rin. Vai ogni giorno da Sango e dai bambini, aiuti Kagome e a casa aiuti Kaede, non dovresti riposare un po’ anche tu?»
«Non preoccuparti io non sono stanca e aiutare Kaede e tua sorella e Kagome non è affatto un peso per me. Io… mi sento in debito con loro lo sai.»
«Ma non dovresti, tutti noi siamo felici di averti qui» le rispose il ragazzo un po’ impacciato.
«Lo so ma… Kohaku…»
Rin tentò di trovare la parole ma non ci riuscì, proprio come Kaede aveva detto quella mattina forse era meglio se certe cose fossero rimaste non dette.
«Se vuoi accompagnarmi sarà meglio andare» disse in fine Rin.
«Certo» rispose Kohaku e poi la aiutò a salire sul dorso di Kirara.
Kirara però aveva fiutato l’odore di Sesshomaru ed emise una specie di ringhio verso la sua direzione, i ragazzi si voltarono ma non videro nulla e così in breve tempo sparirono in direzione del villaggio.
Sesshomaru volò silenzioso sopra di loro e quando Rin arrivò all’abitazione di Inuyasha e Kagome la osservò dare i fiori che aveva raccolto quel pomeriggio.
«E questo è per te Myoga» disse Rin passando al demone pulce un fiore più piccolino.
«Oh Rin sono bellissimi come sempre, grazie» le rispose Kagome e poi la abbracciò per quanto la sua pancia lo consentisse.
«Sono felice che ti siano piaciuti, li ho portati anche a Sango.»
«Immagino che gli altri siano per Kaede.»
«Sì le piacciono così tanto e poi…»
Rin si fermò appena in tempo.
«Cosa?» la incitò Kagome.
«Nulla, solo che a Kaede piacciono molto.»
Stavo per dirle di Kikyo, devo imparare a tenere a freno la lingua - pensò la ragazza.
«Vuoi entrare un po’ a farmi compagnia? Inuyasha è ancora con Miroku,»
Rin si voltò verso Kohaku che aveva insistito per accompagnarla anche da Kagome.
«Rimani pure con la divina Kagome, noi ci vediamo presto Rin» rispose Kohaku salendo su Kirara e scomparendo nel cielo alla volta della casa dalla sorella e del monaco.
Kagome preparò del tè e le offrì dei biscotti al cioccolato, Rin sapeva bene che provenivano dal suo mondo.
«Oh Kagome, il tuo mondo ha così tante cose buone.»
«Mangia pure tutti quelli vuoi, ne riporterò altri.»
«No, non voglio essere ingorda.»
«Allora possiamo fare così: quelli che rimarranno portali a casa e mangiali più tardi con Kaede.»
«E Inuyasha?»
«Non preoccuparti, ne abbiamo altri» rispose Kagome sorridendo, ma nonostante la sua amica si sforzasse di essere allegra, la giovane sacerdotessa si era resa conto del suo stato d’animo.
Sesshomaru stava ascoltando anche se nascosto, il suo udito era più sensibile di quello umano ma qualcuno lo aveva trovato.
«Si può sapere che stai combinando?» domandò Inuyasha.
«Niente che ti riguardi, taci ora.»
«Stai spiando Kagome?»
«Hai perso anche l’olfatto oltre che l’udito?» disse Sesshomaru al fratellastro, poi Inuyasha si accorse che Kagome non era sola ma quella era la prima volta che vedeva il demone comportarsi così.
«Rin che ti succede? Sono giorni che sei abbattuta, vuoi parlarne con me?»
Inuyasha si schiarì la gola per cercare di attirare l’attenzione del fratellastro.
«Non dovresti spiarla, se vuoi parlarle entra.»
«No, non posso.»
«Ti ho appena dato il permesso» gli fece notare Inuyasha.
Sesshomaru sorrise e quando sorrideva non prometteva mai nulla di buono.
«Di certo non mi occorre il tuo permesso ma ti ho già detto che non posso e ora taci, voglio sentire la voce di Rin.»
Inuyasha rimase in silenzio vicino a Sesshomaru.
«Non ho nulla Kagome non devi preoccuparti per me.»
«Certo che mi preoccupo per te sei mia amica. Parla, non ti giudicherò. C'entra Kohaku per caso?»
«Kohaku?» rispose Rin stupita.
Il cuore di Sesshomaru perse un battito.
«No, no Kagome. Ma Kaede ha ragione di queste cose non dovrei parlarne.»
«Perdonami io… ho visto che passeggiate spesso insieme e ho creduto che forse… mi sono sbagliata. Rin, Kaede è ormai anziana e anche se un tempo è stata giovane non lo è più e forse non ricorda quanto il cuore di una ragazza possa essere in tumulto.»
«E’ che le sue parole… va bene a te posso dirlo. Mi manca Sesshomaru, sono mesi che non si fa vedere da me, sì ho sempre dei nuovi kimoni e sono bellissimi, credo che nessuna ragazza abbia tanti kimoni in tutto il villaggio.»
«No, di certo i kimoni non ti mancano» rispose l’amica.
«Io non capisco Kagome, l’ho forse offeso in qualche modo?»
«Rin… probabilmente Sesshomaru starà dando la caccia ad altri demoni per potenziarsi ma sono certa che presto verrà a trovarti» disse Kagome nel tentativo di consolare Rin.
«Forse.»
Rimase lì ancora un po’ ma poi si fece tardi e dovette tornare a casa da Kaede e allora Sesshomaru senza dire nulla si librò in aria.
«Hey ma che maniere sono queste è?» gli urlò Inuyasha.
Quella sera il demone osservò Rin cenare con la vecchia Kaede e la ascoltò parlare del più e del meno, dopo aver riordinato e aver aiutato la sacerdotessa la ragazza si mise nel suo letto con la speranza che presto il suo Sesshomaru tornasse a trovarla.
«Sesshomaru» lo chiamò Rin prima di addormentarsi.
«Perdonami Rin, è per il tuo bene che ti sto lontano.»














 

Eccoci qua! Ebbene non credevo che questa ff sarebbe stata letta e tanto meno recensita, ero certa che questo fandom fosse abbastanza morto essendo un anime/manga ormai "vecchio" e non credevo che la coppia SesshomaruxRin avesse così tanti fan **.
Che dire, grazie a tutti!
E voglio darvi un'informazione a quanto pare (letto su wikipedia quindi mi fido) regalare i kimono equivale a un gesto di corteggiamento.
ADORO.

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Capitolo 3
*** TRE ***


TRE.








E poi qualche giorno più tardi, all’alba, Inuyasha irruppe in casa di Kaede e di Rin urlando che dovevano immediatamente correre da Kagome poiché il bambino stava per nascere.
«Sta calmo Inuyasha!» urlò Kaede esasperata.
«Vecchia se non ti muovi ti trascinerò fino a casa e-»
«Inuyasha! Non è il modo di parlare alla venerabile Kaede, io di certo non posso mandarti a cuccia ma posso sicuramente riprenderti. Non devi temere Kagome starà più che bene e poi hai detto che Sango è con lei no?»
«Sì ma…»
«Niente ma, ecco siamo arrivati» disse Kaede, «e ora tu aspetterai qui.»
«Q-qui? No io-»
«Il parto non è cosa da uomini.»
«Ehi!»
«Inuyasha fai come dice Kaede, rimani qui e poi non sei di certo solo» gli fece notare Rin, infatti Miroku, Kohaku e Shippo erano lì in attesa di conoscere il nuovo arrivato.
Quando entrarono nella casa, Kagome era distesa e dolorante.
«Kaede, Rin…»
«Siamo qui mia cara, vedrai che andrà tutto bene.»
«Kagome» disse Rin correndo al suo capezzale e stringendole la mano.
«Sono felice che tu sia venuta.»
«Non essere sciocca, potevo forse mancare alla sua nascita? Inuyasha è così impaziente» le disse Rin.
«Lo so, e credimi lo sono anche io è solo che - ahhhhhh.»
Kagome non fu in grado di concludere la frase poiché il dolore si fece più intenso quasi da farle perdere i sensi.
«Fai dei bei respiri ragazza mia e spingi, spingi più forte che puoi e vedrai che tutto finirà presto.»
Rin rimase sempre al fianco della sua amica stringendole la mano mentre l’altra era stretta da Sango che orami sapeva bene come funzionava il tutto, alcuni momenti Rin le lasciava la mano solo per poterle rinfrescare un po’ la fronte sudata con dell’acqua fredda.
Poi finalmente con un ultimo grido che quasi fece gelare il sangue nelle vene della povera Rin, Kagome diede alla luce una bambina.
Era quasi ora di pranzo quando il suo pianto la annunciò al mondo intero.
Kagome era esausta ma nonostante tutto volle subito prendere sua figlia in braccio.
«Kagome è bellissima» le disse Sango facendola una carezza sulla testa, su cui risplendevano dei capelli argentei come quelli di Inuyasha e anche di Sesshomaru.
Ma gli occhi… gli occhi di quella bambina erano quelli di Kagome.
«E’ davvero stupenda» confermò Rin.
«Basta così, Sango portami una bacinella e tu Rin pensa alla piccola deve essere lavata e tenuta al caldo.»
Proprio in quell’istante Inuyasha che non ne poteva più di stare fuori ad attendere entrò e rimase incantato nel vedere la bambina tra le braccia di Rin.
«E’ una femmina» le disse Kagome con voce flebile.
Inuyasha le diede un bacio sulla fronte e poi lasciò che Rin se ne occupasse e andò a sedersi vicino a Kagome.
Rin fece scaldare l’acqua e ci mise del sapone, Kagome lo aveva portato molto dal suo tempo ed era così piacevole farci il bagno e profumato.
«Ecco adesso va meglio, vero piccolina?» disse Rin mentre toglieva gli ultimi residui di sangue dal corpo della bambina.
«Oh sei davvero bellissima e i tuoi genitori ti amano già moltissimo.»
Finì di sistemare la bambina e poi una volta fatto la riportò nuovamente ai suoi genitori e Kagome la prese immediatamente tra le sue braccia.
«Ciao piccola mia.»
«Sei stata brava» le disse Inuyasha prendendo tra la sua mano quella della figlia.
«Kagome, Inuyasha… quale sarà il suo nome?» domandò Sango come Rin e Kaede osservava la scena.
«Ecco noi… io e Inuyasha ci abbiamo pensato a lungo sapete e abbiamo deciso che se fosse stata una femmina l’avremmo chiamata Kikyo.»
«Kikyo? Ma Kagome…»
«Con il tuo permesso Kaede, vorremmo che questo fosse il suo nome» disse Inuyasha.
«Indubbiamente lo avete ma… perché proprio il nome di mia sorella?»
«Be’ ecco, io sono la sua reincarnazione e se non fosse stato per la Sfera dei quattro spiriti non sarei mai giunta in questa epoca, non avrei mai conosciuto tutti voi e soprattutto non avrei mai incontrato Inuyasha. E tutto questo in un certo senso è avvenuto grazie a Kikyo.»
«Lei avrebbe voluto rinascere Kaede, era uno dei suoi desideri più profondi. Il minimo che possiamo fare per ricordarla ancora di più è dare il suo nome a nostra figlia.»
Rin guardò stupita la sua amica e proprio come Kaede non comprendeva del tutto la loro decisione ma per non turbare Kagome sorrise felice.
«Allora benvenuta in questo mondo piccola Kikyo» disse Rin osservando la bambina.

 

 

 



 

«Mio signore! Mio signore!!»
«Che cosa succede Jaken?» chiese Sesshomaru «spero tu abbia un valido motivo per disturbare il mio riposo.»
«E’ così mio nobile signore, ho una notizia da darvi» rispose Jaken prostrandosi ai piedi del suo nobile padrone.
«Parla dunque.»
«Ecco io… mi hanno informato che Kagome ha dato alla luce una bambina quest’oggi.»
«Dunque è nata ed è una femmina.»
«Sì mio signore.»
Sesshomaru si alzò da terra, si sistemò meglio la sua veste e senza dire una parola iniziò ad incamminarsi.
«Jaken torniamo al villaggio.»
«Adesso?»
«Muoviti o ti lascio qui.»
«Immediatamente mio padrone!»
Sesshomaru proprio come quando era arrivato qualche giorno fa in quel bosco si librò in aria e se ne andò alla volta del villaggio in cui si trovava Inuyasha e anche la sua piccola Rin.
«Mi chiedo quale sarà il suo aspetto.»
«Probabilmente assomiglierà al padre» rispose Jaken.
«Lo penso anch’io. Jaken non voglio che tu venga con me quando andrò a trovarli.»
«Volete seriamente andare a trovarli?»
«Voglio vedere la bambina, mera curiosità» rispose il principe dei demoni.
Ma in realtà desiderava davvero di conoscere sua nipote e da tempo ormai qualcosa era cambiata dentro di lui anche se non era in grado di dire cosa fosse.
Attese nella radura vicino al villaggio poiché era certo che Rin si trovasse ancora da Kagome e si era imposto da tempo di evitarla, però qualche giorno fa aveva esitato troppo ad andarsene e lei lo aveva visto, di questo ne era certo.
La ragazza non si era mossa ma era rimasto a guardarlo mezza assonnata e gli aveva sorriso e quel sorriso aveva scaldato il suo freddo cuore di demone.
Infatti non si era sbagliato, era nascosto su di un albero, lo stesso da cui l’aveva spiata giorni prima e l’aveva vista uscire dalla casa assieme a Sango la sterminatrice di demoni, il suo sguardo non l’aveva mai lasciata nemmeno per un istante.
Quando fu certo che nessun’altro oltre a Inuyasha e Kagome si trovasse in quella casa entrò.
«Eh??? Sesshomaru.»
«Inuyasha.»
«Che cosa ci fai tu qui?»
«Sono venuto a conoscere mia nipote.»
«Inuyasha non fare il maleducato» disse Kagome, nonostante fosse ancora stanca e dolorante cercò di essere una padrona cordiale e sorridente.
«Sei il benvenuto Sesshomaru, avvicinati» disse lei e così lui si avvicinò a Kagome che teneva in braccio una piccola cosina rosa dai capelli argentei come la luna.
«Vorresti prenderla in braccio?» domandò lei.
Sesshomaru la guardò per qualche istante.
«Non so come si faccia.»
«Non è poi così difficile, ricorda che la testa va tenuta più in alto» spiegò Kagome ponendo la sua piccola Kikyo tra le braccia di suo zio, «ecco così.»
Sesshomaru si concesse un sorriso, tenere quella bambina in braccio - sua nipote - si rivelò più piacevole del previsto e fu un balsamo per il suo spirito tormentato.
«Si può sapere che cos’hai da guardare a quel modo?» domandò Sesshomaru a Inuyasha.
«Ahh Inuyasha, lascialo un po’ in pace.»
«Ma non ho fatto niente!»
Effettivamente il mezzo demone non aveva fatto nulla ma Sesshomaru si sentiva il suo sguardo a dosso.
«E’ molto piccola eppure sento un grande potere in lei» disse il demone.
«Un grande potere?» domandò Kagome.
«Sì, un potere come il suo dovrà essere gestito o finirà per ucciderla.»
«Se sei venuto a minacciare nostra figlia-»
«Taci, è per il suo bene che ve lo sto dicendo razza di stolto.»
«Sesshomaru sei sicuro di quello che dici?» domandò Kagome preoccupata.
«Tu hai un grande dono, un dono che le hai tramandato ma oltre a questo lei è per metà un demone quindi la sua forza è superiore alla tua Kagome. Totosai dovrà costruire qualche oggetto speciale per lei.»
«Kikyo, il suo nome è Kikyo.»
«Kikyo? Le avete dato il suo nome?»
«Sì, abbiamo pensato che fosse un modo per ringraziarla per quello che ha fatto per tutti noi.»
Sesshomaru stava per replicare, trovava quell’idea davvero stupida ma non poté dire nulla perché in quell’istante Rin entrò dalla porta sorprendendolo.
Tenere Kikyo tra le sue braccia per qualche istante era equivalso a fargli abbassare le sue difese, quindi tutti gli sforzi che aveva fatto per non pensare a lei e per starle lontano erano stati vani.
«Rin, cosa fai qui?» domandò Kagome altrettanto sorpresa.
«Io…» iniziò lei ma non riuscì a terminare la frase «Sesshomaru sei venuto.»
«Sì sono qui per mia nipote» rispose lui molto più duramente di quanto avrebbe voluto in realtà.












 

Allora chiedo scusa perché ho scoperto recentemente che Kimoni non esiste ^^" ma dettagli, inoltre ho molti capitoli scritti e quindi vi lascerò con una piccola anticipazione del quarto capitolo!
Colgo l'occasione per salutare e ringraziare tutti/e.



 

«Non ho detto questo Rin, ma non avrei dovuto mettere la tua vita così tante volte in pericolo e quando sei morta per la seconda volta io… non ho mai provato un dolore più grande in tutta la mia esistenza.»
«Sesshomaru…» disse lei e poi corse incontro alla persona di cui ormai era innamorata, quella sera non portava alcuna corazza e quindi fu semplice abbracciarlo, stringersi a lui e sentire il calore del suo corpo.


 

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


QUATTRO.








Rin era ancora ferma vicino alla porta e non riusciva a non guardare Sesshomaru.
«Rin è successo qualcosa?» le domandò Kagome preoccupata.
«No… Kaede voleva portarti queste erbe ma ho preferito che riposasse e così sono venuta io» rispose la ragazza mostrando le erbe alla sua amica ma senza ancora aver distolto lo sguardo da lui.
«Kaede si preoccupa troppo, grazie Rin.»
Si avvicinò a Kagome e le consegnò le erbe.
«Ah le erbe di Jinenji, le riconoscere a occhi chiusi.»
«Sì sono le sue, le ho raccolte io stessa. Bene ora vado, non voglio disturbare» rispose Rin osservando il suo principe mentre teneva in braccio la piccola Kikyo.
«Tu non disturbi mai, sai bene che questa è anche casa tua. Non è vero Inuyasha?»
«Oh? Sì certo, sei sempre la benvenuta qui da noi.»
«Grazie, ma Kaede mi starà aspettando e non voglio che si preoccupi per me.»
Rin diede un bacio a Kagome e poi si avvicinò a Sesshomaru e quando i suoi occhi incontrarono quelli dorati di lui sentì una fitta tremenda, non c’era traccia della durezza che invece aveva proferito con le sue parole ma al contrario i suoi occhi sembravano desiderarla.
«Dormi bene piccola Kikyo» disse Rin a colei che considerava a tutti gli effetti come sua nipote, le diede un bacio e dopo aver dato un ultimo sguardo a Sesshomaru si alzò e uscì dalla casa di Kagome e Inuyasha.
Il glaciale demone osservò la ragazza andarsene ma non fece nulla per quanto desiderasse di inseguirla.
«Si può sapere che stai aspettando Sesshomaru?»
«Di cosa parli?»
«Perché non vai ad accompagnarla? Non è da te, normalmente saresti già volato via per proteggerla.»
«Questo non ti riguarda Inuyasha.»
«Sesshomaru… il villaggio è tranquillo e nessuno oserebbe fare del male a Rin sapendo i legami che ha con tutti noi ma… be’ anche io mi sentirei più tranquilla se tu la accompagnassi fino alla casa della somma Kaede.»
Ha paura - notò Kagome - e di qualunque cosa si tratti, lo sta facendo desistere.
«E sia, prendi Kikyo» disse a Inuyasha e alla fine uscì dalla loro casa.
Tutto ciò che serviva a Sesshomaru era quell’incoraggiamento, non gli piaceva di certo l’idea di mandare Rin da sola ma non poteva nemmeno palesare i suoi sentimenti a tutti loro e soprattutto a lei.
«Kagome ma cosa gli prende ultimamente? E’ così strano.»
«Be’ io… non lo so Inuyasha ma di una cosa sono certa, Sesshomaru deve affrontare questa cosa da solo.»
«Allora tu sai qualcosa!»
«Non so assolutamente nulla! Ma mi sono fatta delle idee.»
«Che tipo di idee?» chiese il mezzo demone sedendosi al fianco di Kagome e porgendole Kikyo.






Sesshomaru volò silenzioso come un’ombra fino a raggiungere la sua Rin, si era fermata lungo il corso del fiume a osservare il cielo con la sua luna piena e le stelle che illuminavano il suo cammino.
Piano piano si avvicinò a lei, ma anche quando Rin si accorse della sua presenza non si scompose e rimase immobile con lo sguardo fisso verso l’alto.
«Perché mi hai seguita? Te lo ha chiesto Kagome vero?» domandò lei ancora avvolta nel suo kimono rosa.
«Il perché non conta.»
«Forse non per te, ma per me sì» rispose e poi si voltò verso di lui.
Il suo sguardo era triste e le sue guance rigate di lacrime.
«Per tutto questo tempo Sesshomaru non ho desiderato altro che rivederti, ma tu non sei mai venuto da me. Forse ho commesso qualche errore e se l’ho fatto, se ti ho offeso io ti chiedo scusa, se invece non è così allora ti supplico di dirmi la ragione per la quale mi stai evitando.»
Rin, come posso dirti come stanno davvero le cose quando non sono in grado nemmeno di spiegarle a me stesse? Il mio cuore non è mai stato così in pena per nessuno.
«Rin, non hai commesso alcun errore e per tanto non mi devi alcuna scusa.»
«Allora qual è la ragione Sesshomaru? Io non capisco… ho aspettato dieci anni per cosa? Tutto ciò che desidero è tornare a viaggiare con te come facevo quando ero una bambina. Ricordi il giorno in cui mi hai lasciata al villaggio?»
«Lo ricordo bene.»
«Mi avevi promesso che quando fossi divenuta adulta avrei potuto scegliere cosa fare, se restare oppure tornare a viaggiare con te, Jaken e Ah-Un.»
«Rin stare al mio fianco è pericoloso. Io sono un demone e tu un’umana, il tuo posto per tanto è in questo villaggio assieme ad altri umani.»
«Cosa? No! Non voglio restare qui! E poi non era forse pericoloso viaggiare con te quando davi la caccia a Naraku?» chiese la giovane fanciulla ormai al colmo della disperazione.
«Molte volte mi sono pentito di non averti lasciata in qualche villaggio.»
«Dunque è così? Tu non… non mi volevi.»
Sesshomaru la guardò, conosceva Rin anche meglio di se stesso ed era certo che il suo cuore fosse a pezzi.
«Non ho detto questo Rin, ma non avrei dovuto mettere la tua vita così tante volte in pericolo e quando sei morta per la seconda volta io… non ho mai provato un dolore più grande in tutta la mia esistenza.»
«Sesshomaru…» disse lei e poi corse incontro alla persona di cui ormai era innamorata, quella sera non portava alcuna corazza e quindi fu semplice abbracciarlo, stringersi a lui e sentire il calore del suo corpo.
La vesta di lui era soffice e sottile, Rin lo strinse forte a sé ma il demone impiegò un po’ per ricambiare quell’abbraccio essendo stato preso alla sprovvista.
«Rin non devi pensare mai più che la tua vita non valga nulla per me poiché è la cosa che più mi è cara a questo mondo, anche più della mia e proprio per questa ragione non posso permetterti di seguirmi» sussurrò al suo orecchio ricambiando la stretta di lei.
«Ma io voglio venire con te, ti supplico Sesshomaru non lasciarmi ancora. Non farlo!» lo supplicò lei in lacrime.
Mai, non ti lascerò mai.
«Veglierò per sempre su di te, ma Rin… il tuo posto è qui. Hai molti amici che ti vogliono bene.»
«Ma non ho te e so già che dopo questa sera scomparirai ancora, so già che non ti rivedrò per molto tempo.»
«Questa è la mia vita, do la caccia ad altri demoni di continuo per potenziarmi e la mia vita non è fatta per te.»
«Menti! Tu menti, la verità Sesshomaru» disse Rin allontanandosi da lui, «è che hai paura dei tuoi sentimenti, hai paura dell’affetto che provi per me. Ma l’amore non è una debolezza.»
«Sei tu la mia debolezza.»
Rin si allontanò ancora di più da lui.
«Se è così allora vattene e non venire più a trovarmi, non voglio essere la debolezza di nessuno tanto meno la tua!»
La ragazza proseguì la strada del ritorno in silenzio e quando fu prossima all’abitazione di Kaede si asciugò le lacrime e guardò un’ultima volta Sesshomaru.
Non voglio dimenticarti, non posso.
«Addio Sesshomaru» disse Rin, ma in realtà tutto ciò che desiderava era di essere ancora stretta dalle sue braccia.
Entrò in casa certa di essere sola ma Kaede era ancora sveglia.
«Rin piccola mia ma che succede?» domandò l'anziana donna vedendo quanto fosse sconvolta la sua protetta.
«Kaede!» urlò lei e corse a rifugiarsi tra le braccia di quella anziana sacerdotessa che mai erano state tanto calorose prima di allora.












 

Eccomi con un nuovo capitolo! Come sempre spero che stiate tutt* bene e vi ringrazio per seguire la mia storia e anche per le recnesioni che ricevo ogni volta, è sempre bello leggerle. 
Ebbene, vi saluto lasciandovi un piccolo estratto del quinto capitolo:



 

«Non ho alcuna intenzione di interferire nella sua vita, tutto ciò che desidero è che possa essere felice e amata.»
«Hai la mia parola che sarà così, in molti le sono affezionati e se tu te ne andrai forse con il tempo nel suo cuore potrebbe nascere l’amore per un’altra persona. Vivi la tua vita, combatti le tue battaglie e accresci il tuo potere. Ti do la mia parola che lei sarà sempre al sicuro e amata.»

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


CINQUE.







«Come ha potuto farmi questo? Io mi sono fidata di lui!»
«Mia cara calmati ora e raccontami cosa è successo.»
Kaede fece sedere la ragazza e le diede un po’ d’acqua da bere e quando in fine si fu calmata le fece raccontare tutto.
«Avevi ragione tu ma io…»
Rin non riuscì a guardare Kaede, il suo dolore era grande e troppo vivo, il suo giovane cuore era stato spezzato e calpestato da colui che amava.
«Ha infranto la sua promessa.»
«Rin sii sincera con me, hai davvero creduto che Sesshomaru ti avrebbe nuovamente portata con se?»
«Io… sì, credevo di sì. Mi aveva promesso che la scelta sarebbe stata mia e invece ha deciso lui per entrambi, ancora! Lo ha fatto quando ha scelto di lasciarmi qui e lo ha fatto ora che sono adulta.»
«Mia cara tu sei ancora una ragazzina e per una volta Sesshomaru ha fatto la cosa giusta.»
«Perché lo odi Kaede?»
«Io non lo odio, non mi ha mai fatto nulla e da quando sei in questo villaggio ci ha aiutati molte volte Rin, anche se il suo aiuto era rivolto a te. Tuttavia Sesshomaru è un potente demone che discende da un’antica stirpe, suo padre era Inu No Taisho. Ebbene si vocifera che prima di conoscere la madre di Inuyasha egli non provasse pietà per niente e nessuno e in questo Sesshomaru gli assomiglia molto.»
«Ti sbagli» rispose Rin, Sesshomaru si era rimangiato la sua parola ma di certo sapeva cosa fosse la pietà, «lui mi ha restituito la vita per due volte, ha aiutato Kohaku, ha protetto Kagome e tua sorella Kikyo e Jaken. Sono certa che se avesse potuto avrebbe anche salvato la vita di Kagura.»
«Kagura? Non era forse una delle emanazioni di Naraku? Perché mai Sesshomaru avrebbe dovuto salvarla?»
Rin ricordava ancora quel giorno, quando aveva trovato Kagura morente lungo il corso d’acqua, aveva osservato attentamente Sesshomaru, lui aveva posato la mano sul pomo di Tenseiga ma poi si era fermato.
«Perché lui sa cosa sia la pietà, anche se vuole nasconderlo infondo ha un cuore gentile.»
Kaede osservò la sua protetta e poi si mise a scuotere la testa.
«Perdonami Kaede ma ora voglio riposare, sono molto stanca è stata una lunga giornata.»
«Ma certo piccola mia, riposa e domani non dovrai preoccuparti di aiutarmi. Potresti non trovarmi al tuo risveglio. Ci sono rare erbe in un luogo qui vicino che mi occorrono.»
«Vuoi che venga con te? Posso chiedere a Kohaku o Miroku di accompagnarti…»
«No andrò sola, sono ancora abile con l’arco sai?»
E detto questo la venerabile Kaede si congedò.
Attese che la sua pupilla si fosse addormentata, tirò su la coperta e poi rimase a osservarla per un po’.
«Dolce Rin, a quanto pare sei destinata ad amare Sesshomaru e soffrire per lui proprio come la mia povera sorella Kikyo soffrì per Inuyasha. Pregherò affinché il tuo destino possa essere diverso dal suo.»
La vecchia sacerdotessa anche se stanca prese il suo arco e le sue frecce e si diresse alla casa del monaco Miroku per chiedere al giovane Kohaku di vegliare su Rin durante la sua assenza.
«Kaede vuoi che venga con te?»
«No Miroku non preoccuparti, tu devi pensare a tua moglie e ai vostri figli io saprò cavarmela.»
«Ma venerabile Kaede queste erbe sono così importanti da non poter aspettare fino a domani?» domandò Sango.
«Lo sono» rispose lei.
Se continuo a tardare lui se ne andrà.
Kohaku accompagnò Kaede per un breve tragitto e si fermò alla sua abitazione promettendole di vegliare su Rin finché lei non fosse tornata.

 

 

 

Sesshomaru continuava a rimuginare sulle parole di Rin.
Quell’abbraccio che era stato così improvviso gli era rimasto ancora addosso, come se le mani di Rin lo stessero ancora stringendo.
Come aveva potuto, lui, il temibile Sesshomaru innamorarsi di una ragazzina mortale? Di un’umana!
Lui che era andato contro il suo stesso padre, che lo aveva disprezzato e combattuto la notte stessa in cui Inuyasha era venuto alla luce.
Per oltre cinquant’anni aveva anche disprezzato il fratello per essere nato dall’unione con un’umana mentre ora tutto ciò che avrebbe desiderato era stringere ancora quell’umana a se.
«Padre ora più che mai vorrei averti al mio fianco» disse Sesshomaru osservando la luna come poco prima aveva fatto Rin.
«Mio giovane signore! Eccovi finalmente.»
Sesshomaru si voltò verso il suo fedele servitore, era stanco, per la prima volta dopo quasi un secolo era stanco.
«M-mio nobile signore cosa succede?» domandò Jaken notando quanto fosse strano il suo padrone.
«Dov’è Ah-Un?»
«Ah-Un? Non credo sia andato lontano.»
«Trovalo.»
«Come desideri padron Sesshomaru, questo vostro umile servitore troverà Ah-Un.»
Il principe dei demoni rimase solo nella radura per poco tempo, respirò l’aria fresca della sera, rimise nuovamente la sua armatura e attese il ritorno di Jaken e di Ah-Un.
Poco dopo vide i due demoni arrivare e Ah-Un atterrò poco distante da Sesshomaru, il suo padrone gli si avvicinò e il demone iniziò ad annusarlo.
Sente il suo odore.
Ah-Un per più di un anno era stato il mezzo di trasporto della sua Rin e ovviamente la ricordava ancora.
«Bene ora che siamo tutti possiamo andare.»
«Dove desiderate andare questa volta padron Sesshomaru?»
«A casa Jaken.»
«A c-casa?» domandò sconcertato il piccolo demone, «Mio signore in tutti gli anni che sono stato al vostro servizio non siete mai stato per molto tempo nel vostro nobile palazzo, perché mai ora? Se posso domandarlo.»
«Puoi» fu l’unica risposta che ebbe da Sesshomaru.
Il silenzio era quasi assordante tanto che avrebbe preferito che Jaken lo riempisse di domande.
«Vieni fuori» disse infine il demone senza voltarsi.
Kaede lo aveva trovato giusto in tempo anche se aveva dovuto camminare a lungo di notte e in mezzo al bosco.
Jaken rimase a bocca aperta, non si era reso conto che qualcuno si trovasse nascosto dietro agli alberi.
«Vecchia Kaede, cosa fai qui?»
«Dovevo parlarti prima che fosse troppo tardi Sesshomaru.»
«Capisco» rispose il demone, «Jaken io e la sacerdotessa dobbiamo parlare da soli, vai con Ah-Un ma non allontanarti troppo, la mia decisione non è cambiata e non cambierà.»
«Ai tuoi ordini mio signore.»
Jaken prese Ah-Un e se ne andò come Sesshomaru aveva ordinato.
«Ora siamo soli, parla liberamente.»
«Se parlassi troppo liberamente rischierei la tua ira.»
«So cosa sei venuta a chiedermi ma non devi temere, la mia strada non incontrerà mai più quella di Rin.»
«Sei certo di questa tua scelta?»
Sesshomaru sorrise, sapeva bene quanto il suo sorriso fosse spaventoso ma la sacerdotessa non si fece intimorire.
«Lo sono. Rin merita di essere felice e se io rimanessi lei non potrebbe esserlo. Se sei qui è perché ti ha raccontato cosa è accaduto.»
«Non tutto, ma ciò che mi ha detto è stato più che sufficiente per decidermi a incontrarti. Sesshomaru quella giovane ragazza tiene molto a te, più di quanto dovrebbe e io temo per lei. So bene quanto l’amore tra un’umana e un demone possa essere complicato, io l’ho vissuto anche se indirettamente. La mia amata sorella, la venerabile Kikyo, morì subito dopo aver sigillato Inuyasha certa di seguirlo nella morte.»
«Mi stai forse paragonando a Inuyasha? Io non sono affatto come lui.»
«Vi assomigliate anche più di quanto vorresti Sesshomaru. Non conosco i tuoi sentimenti e non so se voglio conoscerli, ma so per certo quali sono quelli albergano nel cuore di Rin e se tieni a lei come dici, allora vattene e non tornare. Lascia che viva la sua vita nel nostro villaggio, lascia che conosca l’amore di un ragazzo, che possa gioire un giorno stringendo a se un figlio. Al tuo fianco non potrebbe avere nulla di tutto questo.»
Per quanto assurdo nel momento in cui aveva stretto sua nipote a se, Sesshomaru si era chiesto come sarebbe stato se quella bambina fosse stata sua e di Rin, aveva voluto sognare, aveva deciso di concederselo per un solo istante e quell’istante era stato fatale per la sua attenzione.
«Non ho alcuna intenzione di interferire nella sua vita, tutto ciò che desidero è che possa essere felice e amata.»
«Hai la mia parola che sarà così, in molti le sono affezionati e se tu te ne andrai forse con il tempo nel suo cuore potrebbe nascere l’amore per un’altra persona. Vivi la tua vita, combatti le tue battaglie e accresci il tuo potere. Ti do la mia parola che lei sarà sempre al sicuro e amata.»













 

Spero nonostante la situazione che abbiate passato una bella e piacevole Pasqua!
Allora tengo a precisare una cosa dato che mi è già stata detta più volte.

1. Questa è una fanfiction quindi logicamente per quanto io cerchi di rendere i pg il più simili alla storia non sono la loro creatrice e in ogni caso in qualche modo deve essere evidanziata la loro evoluzione quindi è normale che siano leggermente diversi dalla puntata 1x01 dell'anime o dalle prime pagine del manga. 
2. Mi hanno detto più persone che Kagome non attraverserà mai più il pozzo ebbene lo so. 
So che lei ha scelto di restare nell'epoca Segnoku ma ripeto è una fanfiction quindi possono accadere cose diverse dalla storia originale perciò nella mia storia Kagome continua a poter attraversare il pozzo, trovo ingiusto che non possa rivedere mai più i suoi cari. 
Bene credo di aver detto tutto, vi lascio con una piccola anticipazione!




 

Kaede rimase in silenzio curva su se stessa a osservare la figura slanciata di Sesshomaru.
«Tengo a lei più che a me stesso, non c’è nulla che non farei per Rin ma so di non poterle stare accanto poiché la mia natura è troppo diversa dalla sua, e i miei nemici la userebbero per ferirmi.»
Kaede si avvicinò a Sesshomaru e il demone si voltò verso di lei, nel suo sguardo dorato non c’era nessuna traccia di rimpianto o tristezza, era bravo nel celarlo.





 

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Capitolo 6
*** SEI ***


SEI.










Kaede osservava Sesshomaru, per quanto il demone sembrasse impassibile all’esterno, all’interno del suo corpo sentiva come se un tornando si fosse appena sprigionato e tentasse di trascinarlo via, sempre più lontano.
«Bene dunque è deciso, io tornerò nel mio palazzo e Rin vivrà la sua vita da umana. Se non c’è altro richiamerò Jaken e Ah-Un e ti farò lasciare vicina al villaggio» disse Sesshomaru voltato di spalle.
«Te ne sono grata Sesshomaru, più di quanto tu creda, ma in realtà c’è un’ultima cosa e vorrei che fossi onesto con me.»
«Tu vuoi conoscere la natura dei miei sentimenti per Rin, dico bene sacerdotessa?»
Kaede rimase in silenzio curva su se stessa a osservare la figura slanciata di Sesshomaru.
«Tengo a lei più che a me stesso, non c’è nulla che non farei per Rin ma so di non poterle stare accanto poiché la mia natura è troppo diversa dalla sua, e i miei nemici la userebbero per ferirmi.»
Kaede si avvicinò a Sesshomaru e il demone si voltò verso di lei, nel suo sguardo dorato non c’era nessuna traccia di rimpianto o tristezza, era bravo nel celarlo.
«Ho un favore da chiederti, vorrei che consegnassi questo a Kagome e Inuyasha» disse Sesshomaru estraendo un piccolo portagioie finemente decorato dal suo kimono.
«E’ per mia nipote, dì ai suoi genitori che la piccola Kikyo dovrà sempre tenere con se questo medaglione, la preserverà anche da se stessa e la aiuterà. Inuyasha capirà queste parole.»
«Ne sono certa.»
«Dì a Rin… dille che non mi ha fatto nulla e che mai potrei odiarla. So bene che non accetterà questa mia scelta ma tu comprendi vecchia Kaede.»
La sacerdotessa annuì, Sesshomaru si voltò ancora verso il cielo che stava ormai sbiadendo per accogliere un nuovo giorno.
Pochi istanti dopo Jaken e Ah-Un arrivarono silenziosi come spettri.
«Jaken dovrai accompagnare la sacerdotessa vicino al suo villaggio, io attenderò qui il vostro ritorno.»
«Come desiderate padron Sesshomaru.»
Jaken aiutò l’anziana donna a salire su Ah-Un, Kaede chinò il capo ringraziando Sesshomaru silenziosamente e poi scomparve lasciando solo il principe dei demoni.

 

 


 

 

Quella mattina Rin si svegliò molto tardi, il sole era sorto da un pezzo ormai eppure si sentiva ancora stanca e non avrebbe voluto alzarsi.
Sesshomaru - pensò Rin tirandosi più su la coperta.
Quel giorno non vide alcun volto fuori dalla sua finestra.
Si osservò intorno ma non trovò nemmeno Kaede e si preoccupò molto nel non vederla, certo la sacerdotessa le aveva detto che le occorrevano delle erbe ma era ormai mattina inoltrata.
La vecchia Kaede aveva lasciato Kohaku a casa sua affinché facesse compagnia a Rin fino al suo ritorno.
«Rin, ti sei svegliata finalmente» le disse lui.
«Kohaku! Ma tu cosa ci fai qui?»
«La venerabile Kaede mi ha chiesto di restare con te finché non avesse fatto ritorno.»
«Ma non è ancora tornata? Potrebbe essere in pericolo!» disse Rin alzandosi immediatamente.
Solo che improvvisamente si sentì a disagio, si sentiva come nuda con la sua veste per la notte.
Kohaku la guardò qualche istante.
«Non preoccuparti Kaede è tornata ed è uscita nuovamente, ha detto che sarebbe andata da Kagome e Inuyahsa.»


 

 


 

«Qui andrà più che bene, non voglio spaventare nessuno inutilmente» aveva detto la vecchia sacerdotessa a Jaken.
Così Ah-Un si era fermato in prossimità del villaggio e l’aveva fatta scendere.
«Jaken fa in modo che Sesshomaru mantenga la sua promessa» disse Kaede rivolta al piccolo demone.
«Non so di quale promessa tu stia parlando, ma se il mio nobile signore ti ha dato la sua parola allora la manterrà.»
«Spero davvero che riesca a farlo per quanto io ne dubiti.»
«Come osi dubitare del mio signore Sesshomaru, umana!»
Kaede strinse le labbra e piano piano si avvicinò alla sua casa.
Trovò Kohaku seduto fuori dalla porta che faceva la guardia a Rin.
«Somma Kaede!» urlò il ragazzo correndogli incontro.
«Va tutto bene Kohaku? Rin si è svegliata?»
«No, sta dormendo ancora.»
«Bene, allora devo chiederti di restare ancora un po’ assieme a lei io devo fare una cosa ma ancora è troppo presto» disse l’anziana donna osservando il nuovo sorgere del sole.
«Mi riposerò un po’ e poi andrò da Inuyasha e Kagome, vieni mio caro, entra. Sei stato fuori tutta la notte a causa mia.»
«Ho affrontato cose peggiori che passare la notte fuori dalla tua casa venerabile Kaede.»
Kohaku, sei così giovane eppure hai dovuto soffrire così tanto. Il tuo cuore è ancora colmo di dolore e tristezza per ciò che Naraku ti obbligò a fare. Kikyo, sorella mia, grazie per averlo salvato.
La sacerdotessa si mise a sedere per un po’ e quando ormai il sole fu alto nel cielo si incamminò verso la casa dei due novelli genitori.
Kagome e Inuyasha stavano facendo colazione quando lei entrò nella loro casa, la piccola Kikyo riposava tranquilla tra le braccia della madre.
«Kaede, buongiorno. Cosa ti porta qui così presto?»
«Vi chiedo scusa per l’intromissione mi rendo conto che è molto presto per una visita.»
«Non importa e poi siamo entrambi svegli da un pezzo» disse Inuyasha sorridendo a Kagome.
«Piange molto?»
«Un po’, per lo più quando è affamata» rispose Kagome facendo una carezza alla sua bambina.
«Bene, vuol dire che sta bene. Crescerà sana e forte e con due genitori che la ameranno e la proteggeranno anche a costo della vita.»
«E’ così» rispose Inuyasha.
«Siediti e mangia con noi.»
«Te ne sono grata Kagome, sono ancora molto stanca.»
«Non hai riposato bene?»
«Non ho riposato affatto mia cara, e questo è uno dei motivi che mi ha spinta a venire a trovarvi così presto.»
«Spiegati un po’.»
«Inuyasha sii più gentile con la nostra ospite.»
Kikyo si agitò un po’ tra le braccia di Kagome ma tuttavia non smise di dormire tranquilla.
Possibile che questa bambina sia tanto potente?
«Dovete giurare di non dirlo mai a nessuno e tanto meno a Rin.»
«E’ così grave?»
«Temo la sua reazione Kagome, è ancora giovane e non vede ciò che vedono i miei occhi. Questa notte sono andata a cercare Sesshomaru, ero certa che sarebbe sparito in fretta ma non potevo permetterlo, non prima di averci parlato.»
«Sei andata a cercare Sesshomaru? Ma per quale ragione? Ti ha forse fatto qualcosa? Se è così giuro che me la paga questa volta!»
«Placati Inuyasha! Sesshomaru ed io abbiamo solo parlato, non mi ha fatto nulla anzi ha insistito affinché quel piccolo demone che lo serve mi riaccompagnasse al villaggio.»
«Kaede sei andata da lui per Rin? Mi sbaglio forse?»
«No Kagome, non ti sbagli. Ah, Rin non accetterà tanto facilmente il fatto che Sesshomaru se ne sia andato.»
«Se ne è andato?»
«Sì, aveva già preso questa decisione e in ogni caso era ciò che volevo chiedergli. Se davvero gli importa di quella ragazzina allora dovrà stargli lontano. Raramente l’amore tra un demone e un essere umano non causa dolore e disgrazie.»
«A-amore? Sesshomaru? Kaede tu hai sicuro sbattuto la testa!» disse Inuyasha.
«Ma dove è andato? Rin proverà a cercarlo.»
«E’ tornato al suo palazzo ovunque esso si trovi, ma so per certo che i suoi sentimenti per lei sono reali e non frutto della mia immaginazione, così come lo sono quelli di Rin e per il suo bene lui doveva andarsene. Solo così potrà avere una vita normale.»
«Hey, guarda che anche io sono un demone.»
«Mezzo demone e tuttavia il tuo sangue umano ti rende diverso da lui Inuyasha per quanto in passato fossi molto diverso da l’uomo che sei oggi. Per molto troppo tempo, Sesshomaru ha vissuto odiando gli umani e non provando alcuna pietà per i nemici, anche se amasse davvero Rin alla fine lei ne soffrirebbe.»
«Ne sei così convinta Kaede? Sesshomaru è cambiato molto e proprio grazie alla nostra piccola Rin. Io credo che il suo amore sia sincero e il fatto che se ne sia andato così, senza salutarla… no lei non lo accetterà affatto.»
«Per questo mi occorrerà il tuo aiuto Kagome. Ma non è la sola ragione che mi ha spinta a venire da voi. Sesshomaru prima di andarmene mi ha chiesto di consegnarvi questo» disse la venerabile sacerdotessa porgendo a Kagome il portagioie finemente decorato.













 

Come sempre vi ringrazio e vi lacio con una piccola anticipazione!

«Quale vita? Io volevo lui, ho aspettato così tanto che tornasse e ora ha scelto di abbandonarmi per tornare al suo stupido palazzo! Dov’è questo palazzo? Dimmelo!»
«Questo io non lo so, ma anche se lo sapessi non te lo direi Rin.»
«Kaede, ti supplico!» disse la ragazza cadendo ai suoi piedi.
«Piccola mia, non so davvero dove si trovi. Ormai se ne è andato.»
Rin si tirò su e alla fine smise di piangere.
«No! Tu menti! Ma non importa perché io lo troverò.»
«Rin!»

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Capitolo 7
*** SETTE ***


SETTE.






Inuyasha prese il portagioie che Kaede gli stava tendendo.
Fece scorrere le dita sopra alla scritta che vi era, ovvero il nome di sua figlia: Kikyo.
«Avanti aprilo.»
Kagome osservava curiosa quel piccolo scrigno.
«Perché mai avrebbe dovuto fare un regalo a Kikyo?»
«Ha detto che ciò che vi è contenuto è qualcosa che aiuterà la bambina e che la preserverà anche da se stessa.»
«Ma certo, è stato da Totosai» disse Inuyasha osservando il medaglione all’interno del portagioie.
«E’ stato un bel gesto, avrei voluto ringraziarlo.»
«Mi spiace Kagome ma dubito che ciò sarà possibile, non ho idea di dove sia ubicato il palazzo di Sesshomaru.»
«Lo scoprirò io allora.»
«No, non farlo Inuyasha. Se tu scoprissi la sua ubicazione Rin non ti darebbe tregua e io voglio che dimentichi Sesshomaru il prima possibile.»
«Kaede io comprendo la tua preoccupazione credimi, ma Rin non è più una bambina e per quanto tu possa volerlo non sarà facile per lei dimenticare la persona che le ha restituito la vita per due volte, per non parlare poi dei suoi sentimenti.»
«Come hai detto tu Kagome, Rin non è più una bambina ma non è ancora un’adulta e sono certa che con il tempo imparerà ad amare un’altra persona. Ora vi chiedo di scusarmi ma vorrei tornare a casa.»
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, sto bene sono solo stanca» rispose la sacerdotessa.
Così Kagome e Inuyasha rimasero nella loro casa in attesa che la vecchia sacerdotessa si allontanasse.
Kagome si alzò e posò la piccola Kikyo nella sua culla e per fortuna la bambina rimase addormentata.
La fissò pensierosa.
«Inuyasha dobbiamo trovare Sesshomaru.»
«Ma Kaede ha detto…»
«Kaede si sbaglia, non lo fa con cattive intenzioni ma… il suo giudizio è offuscato dai sentimenti che prova per Rin, vuole proteggerla. Ma così facendo la farà soffrire inutilmente.»
«Kagome quello che ha detto Kaede non è del tutto sbagliato. Sesshomaru…»
«Tuo fratello è cambiato molto in questi anni e se ora si allontanasse per sempre da Rin ritornerebbe a essere quello di un tempo. Vuoi ancora scontrarti con lui come in passato forse?»
«No dannazione, certo che no» rispose Inuyasha stringendo i pugni e ricordando gli scontri con Sesshomaru, in alcuni di quegli scontri era quasi morto e in altri si era addirittura trasformato in un vero demone
Kikyo - pensò Inuyasha osservando la figlia - a te questo non dovrà mai accadere.
«Proverò a cercarlo ma non ti assicuro nulla.»
«Così è già meglio» rispose lei e poi si avvicinò a suo marito e lo baciò.

 


 

 

Kaede piano piano tornò a casa, ma l’idea di dover affrontare Rin non le piaceva.
Aveva detto quelle cose a Sesshomaru solo per il bene di quella ragazza eppure… no, ora doveva continuare su quella strada e doveva farlo solo per il bene di Rin.
Trovò lei e Kohaku ad attenderla, Rin aveva già sistemato tutto.
«Somma Kaede! Sei tornata finalmente, sono stata molto in pensiero per te» le disse Rin abbracciandola.
«Ti avevo detto di non preoccuparti per me. Kohaku ti sono grata per essere rimasto.»
«Non è stato un gran sacrificio» rispose lui sorridendo.
«Non ne dubito, ma ora spero che vorrai perdonare questa vecchia e lasciarmi sola con Rin, devo parlarle.»
Rin notò subito l’espressione seria e corrucciata di Kaede, quando aveva quell’espressione la situazione allora era grave e così iniziò a credere che fosse accaduto qualcosa alla piccola Kikyo.
«Kikyo! Sta forse male?»
«No, non riguarda la piccola Kikyo» rispose lei, anche se pronunciare quel nome per parlare della figlia di Inuyasha e Kagome era così strano.
«Bene allora io vi lascio sole. A presto Rin!»
«Sì e grazie Kohaku!»
Il giovane sterminatore sorrise alla fanciulla e alla vecchia e poi uscì da quella casa.
Rin si avvicinò a Kaede e l’aiutò a sedersi.
«Venerabile Kaede ma cosa è successo allora?»
«Quello che devo dirti non ti piacerà mia cara, ma è la cosa migliore per te.»
«La cosa migliore?»
Un’improvvisa ondata di gelo pervase il cuore di Rin, ovvio che non si trattava di Kikyo.
Sesshomaru.
«Cosa è accaduto? Si tratta di Sesshomaru non è forse così?»
«Calmati Rin e ti dirò ogni cosa.»
«Come faccio a calmarmi? Parla, ti supplico.»
Ma in parte Rin aveva paura delle parole di Kaede, il suo cuore batteva veloce e la sua mente non riusciva altro che pensare a lui, così come quando da bambina stava fuggendo per salvarsi la vita mentre i lupi di Koga la stavano inseguendo e alla fine…
«Kaede!»
«Rin, Sesshomaru se ne è andato.»
«Cosa?» domandò incredula lei, «Andato dove?»
«E’ tornato al suo palazzo. Ti ho mentito, non sono andata a cercare nessuna erba.»
Ora che la osservava meglio, Kaede non portava il cesto delle erbe e nemmeno nella casa erano presenti nuove erbe.
«Perché?» chiese quasi in lacrime alla donna che ormai era diventata come una madre per lei.
«Dopo ciò che è accaduto a casa di Inuyasha e Kagome ho deciso che era giunto il momento di chiarire con lui, Rin… non potevo permettere che continuasse a ferirti e così sono andata a cercarlo ma Sesshomaru era già giunto a quella decisione molto prima del mio arrivo, credo che avesse deciso nel momento stesso in cui tu sei entrata in questa casa piangendo. Tuttavia mi ha chiesto di dirti che tu non hai alcuna colpa e che lui non ti odia affatto.»
«Se ne è davvero andato lasciandomi qui? Sesshomaru… lui…»
«Rin mi dispiace ma per il tuo bene è meglio così.»
«Meglio per chi?!» urlò la ragazza alzandosi da terra.
Quella mattina aveva scelto un kimono verde con disegnati dei pesci, anche esso dono di Sesshomaru.
Come hai potuto farmi questo?!
Rin strinse forte i pugni e una lacrima solcò il suo volto.
«Giusto per te, per la vita che potrai avere un giorno. So bene che ora non comprendi il suo gesto e che sei arrabbiata ma…»
«Quale vita? Io volevo lui, ho aspettato così tanto che tornasse e ora ha scelto di abbandonarmi per tornare al suo stupido palazzo! Dov’è questo palazzo? Dimmelo!»
«Questo io non lo so, ma anche se lo sapessi non te lo direi Rin.»
«Kaede, ti supplico!» disse la ragazza cadendo ai suoi piedi.
«Piccola mia, non so davvero dove si trovi. Ormai se ne è andato.»
Rin si tirò su e alla fine smise di piangere.
«No! Tu menti! Ma non importa perché io lo troverò.»
«Rin!»
Ma era tropo tardi, Rin era uscita e correndo si stava dirigendo alla casa di Inuyasha e Kagome, mentre Kohaku che in realtà aveva sentito tutto la stava seguendo da lontano.
La ragazzina arrivò come un tornando piangendo e chiamando Kagome, anche se ormai non aveva quasi più fiato.
«Ehm… Kagome!» urlò Inuyasha vedendo Rin in quello stato.
La piccola Kikyo si mise a piangere proprio mentre Kagome stava arrivando allarmata nell’altra stanza.
Non sapeva bene cosa fare, da una parte c’era Rin in lacrime e senza più fiato ne energie tanto da essersi accasciata a terra e dall’altro sua figlia piangeva inconsolabile.
Fece un bel respiro e disse a Inuyasha di occuparsi della figlia mentre lei si sarebbe occupata di Rin.
«Rin, avanti alzati» le disse Kagome tentando di rimetterla in piedi mentre Inuyasha aveva iniziato a calmare la bambina.
«Se ne è andato Kagome, Sesshomaru se ne è andato» disse Rin in lacrime.
Kagome le fece una carezza e le asciugò le lacrime anche se continuavano a cadere incessanti.
Alla fine la sacerdotessa riuscì a far alzare Rin, la condusse fino al suo futon e la fece sedere, la calmò e le preparò una tisana con delle erbe rilassanti.
Kikyo nel frattempo si era addormentata nuovamente e Inuyasha era andato da Kagome.
«Inuyasha va a cercare il palazzo di Sesshomaru.»
«Ma sta davvero così male per Sesshomaru?»
Kagome sospirò disperata, come poteva Inuyasha non averlo ancora capito? Certo non era mai stato bravo con i sentimenti ma… insomma era palese che a Rin piacesse Sesshomaru e che fosse disperata per la sua partenza.
Dopo quella tisana, Rin si addormentò e nei suoi sogni aveva appena ritrovato il suo amato Sesshomaru.











 

«E se chiedessimo a Totosai?» domandò Kagome sollevando la figlia per farle fare il ruttino.
«Credi che quel vecchio strambo sappia dove si trova Sesshomaru?»
«Lui conosceva vostro padre, potrebbe quindi sapere dove si trovi il suo palazzo.»
«Che sia dannato questo palazzo e anche Sesshomaru! Ma perché proprio lui eh?»
«Sai bene che al cuore non si comanda, non si può amare qualcuno che non amiamo e non si può non amare chi amiamo invece. Noi troveremo Sesshomaru»





Salve a tutti! Era da tanto che volevo aggiornare, con 12 capitoli quasi 13 pronti mi dispiace far passare così tanti giorni ma credo che sia anche giusto aspettare un po' tra un capitolo e un altro!
Allora spero priam di tutto che stiate bene e per seconda cosa che anche questo capitolo anche se forse breve vi sia piaciuto, se è così fatemi sapere!
A presto!

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Capitolo 8
*** OTTO ***


OTTO.









Rin dormiva ancora per quanto il suo sonno fosse agitato.
Aveva mandato un messaggio a Kaede dicendole che la ragazza stava bene e che era da lei, nel frattempo Kagome aveva avvisato anche Sango chiedendole di raggiungerla il primo possibile e infatti la giovane sterminatrice non si fece attendere molto.
«Kagome?» chiamò Sango entrando nella casa della sua amica.
Kagome comparve all’improvviso portandosi un dito alla bocca poiché sia la figlia che Rin stavano dormendo.
Il volto della fanciulla era ancora bagnato dalle lacrime ma almeno sembrava essere più tranquilla.
Prese la sua vecchia compagna di avventure per mano e uscì dalla casa.
«Sango grazie per essere venuta così in fretta e scusami.»
«Non essere sciocca Kagome e piuttosto dimmi cosa succede.»
«Si tratta di Rin ora non posso spiegarti tutto ma ti chiedo di fidarti di me. Io e Inuyasha dobbiamo andare via per un paio di giorni e ovviamente Kikyo verrà con noi.»
«Ma andare dove? E poi la bambina è ancora troppo piccola. No Kagome questa è una follia!»
«Lo so, lo sembra vero? Ma… senti io e Inuyasha dobbiamo trovare Sesshomaru, ti chiedo solo di non dire nulla Rin per ora, al mio ritorno spero che le cose possano essere cambiate e le parlerò con sincerità.»
«E se mi chiede dove siete andati? Cosa le dico?»
«Be’… dille che in un villaggio vicino occorreva una sacerdotessa e Kaede è troppo anziana e allora sono andata io, e Inuyasha e Kikyo sono venuti con me.»
«E pensi che mi crederà? Kagome, Rin non è stupida.»
«Ah Sango, non posso dirle dove sto andando davvero. Tu lo capisci?» disse Kagome prendendo le mani di Sango.
«Io lo capisco ma lei lo capirà?»
«No, ovviamente no… ma non posso permettere che Sesshomaru torni ad essere quello di un tempo e accadrà se Rin non sarà al suo fianco. E’ solo merito suo se è cambiato.»







Quel palazzo ero troppo grande e sembrava così vuoto benché al suo interno si trovassero molte cose.
Era stato un dono dei suoi genitori, tanto della madre quanto del padre, quel padre che ora avrebbe voluto rivedere ancora una volta.
Casa - pensò tristemente il principe dei demoni.
Ma per quanto si sforzasse quel palazzo non riusciva di certo a considerarlo come casa sua, per troppo tempo aveva vissuto dove capitava e ora essere costretto a stare lì, solo, senza la sua piccola Rin, era peggio di quante avesse mai potuto immaginare.
Rin, perdonami se puoi.
Girò per le stanze senza sapere dove andare davvero, finché non trovò un giardino che prima di allora era rimasto incolto.
L’erba era alta e in alcuni punti secca.
«Jaken!»
Jaken corse immediatamente dal suo padrone, come sempre del resto.
«Sono qui mio signore, cosa desiderate?»
«Fiori.»
«F-fiori?» domandò il servitore incredulo.
«Sì. Trova i fiori più belli e rari che esistano a questo mondo.»
Jaken rimase a osservare il suo padrone, stentava a riconoscerlo, ma cosa poteva essere accaduto al nobile Sesshomaru?
«Esegui. Ora» disse il demone con la sua voce glaciale e stringendo gli occhi, Jaken così si prostrò ai suoi piedi e ovviamente eseguì gli ordini di Sesshomaru.
Prese Ah-Un e come ordinato si mise alla ricerca dei fiori più belli e rari che potessero esistere in tutto il mondo.
Sesshomaru decise che era il momento di sistemare quel giardino, renderlo più bello e cosa poteva rendere un giardino migliore se non dei fiori rari e bellissimi? Fiori che… no, Rin non avrebbe mai visto quei fiori ma lui sì e vederli gli avrebbe ricordato ogni giorno la ragazza umana che era riuscita a conquistare il suo cuore.
Decise di non chiedere aiuto ai suoi servitori, aveva bisogno di tenersi impegnato e ordinò di non essere disturbato e che avrebbe ricevuto solo e soltanto Jaken e solo se con se avesse avuto ciò che lui aveva richiesto.
Sesshomaru rimase in quel giardino anche la notte, a osservare la luna e le stelle, a domandarsi come stesse Rin.
Alla fine si sedette e poggiò la schiena contro un enorme albero che sembrava stagliarsi fino alla volta cupa e stellata, il vento soffiava rinfrescando la sua pelle e in breve tempo Sesshomaru si addormentò.







Quando Rin si svegliò trovò Sango al suo fianco, la guardò per qualche minuto perplessa non ricordava nemmeno di essersi addormentata.
«Sango.»
«Ti sei svegliata alla fine, credevo che avresti dormito fino a domani.»
Rin si tirò su a sedere, era ancora a casa di Inuyasha ma lui non c’era, non c’era nemmeno Kagome e la piccola Kikyo...
«Dov’è Kagome?»
«C’è stata un’emergenza in un villaggio vicino, occorreva una sacerdotessa e così Kagome si è offerta e Inuyasha ovviamente l’ha seguita.»
«Se ne sono andati?»
«Solo per un paio di giorni, presto saranno nuovamente qui.»
Kagome mi hai lasciata sola anche tu?
«Rin?»
I suoi occhi si riempirono di lacrime ma non gli permise di uscire, non voleva più piangere.
«Sto bene Sango, io… devo tornare da Kaede.»
Sango l’aiutò ad alzarsi, sembrava così debole, vuota.
«Forse preferisci restare da noi questa sera? A me e a Miroku farebbe piacere e anche ai bambini, per non parlare di Kohaku.»
«Io… sì, te ne sono grata ma qualcuno deve avvisare Kaede, non voglio che si preoccupi per me.»
«Ci penserà Kohaku o Miroku a questo. Andiamo avanti.»
E così alla fine Rin andò con Sango a casa sua.
La sera passò lieta, tutti erano allegri e sorridenti, tutti tranne lei.







«Sei certo che sia la direzione giusta?»
«E come potrei? Non ho idea di dove si trovi questo dannato palazzo!» rispose Inuyasha.
«Forse dovremmo fermarci per la notte Inuyasha, Kikyo ha fame e dobbiamo riposare un po’.»
«Sì» convenne il mezzo demone.
Mentre Kagome allattava Kikyo suo padre si occupava di accendere un fuoco, non era freddo ma tirava un leggero vento e non voleva che Kagome o la piccola si ammalassero.
«Kagome io non credo che lo troveremo.»
«Non essere così negativo Inuyasha, non può essere andato lontano.»
«Ti ricordo che sa volare per non parlare di quel coso che si porta sempre dietro.»
«Ti riferisci ad Ah-Un? Rin è molto affezionata anche a lui.»
«Ahh quella ragazza è affezionata anche a ogni fiore che vede, ma temo che stiamo perdendo solo tempo e che non troveremo Sesshomaru. Non sento più il suo odore Kagome, è come svanito.»
«Un demone come Sesshomaru non svanisce nel nulla, lo troveremo, dobbiamo trovarlo.»
«E cosa pensi che accadrà eh? Che tornerà con noi al villaggio? Scordatelo.»
«Non so cosa accadrà ma dobbiamo tentare» rispose Kagome.
«Se avessi almeno una traccia!»
«Inuyasha forse…»
«Forse cosa?»
«E se chiedessimo a Totosai?» domandò Kagome sollevando la figlia per farle fare il ruttino.
«Credi che quel vecchio strambo sappia dove si trova Sesshomaru?»
«Lui conosceva vostro padre, potrebbe quindi sapere dove si trovi il suo palazzo.»
«Che sia dannato questo palazzo e anche Sesshomaru! Ma perché proprio lui eh?»
«Sai bene che al cuore non si comanda, non si può amare qualcuno che non amiamo e non si può non amare chi amiamo invece. Noi troveremo Sesshomaru» disse Kagome  con tono deciso.












 

Ciao a tutti e un grazie a chi legge e commenta la mia ff!
So che i capitoli sono un po' corti ma credo che se fossero troppo lunghi poi sarebbero noiosi, comunque come sempre mi auguro che ognuno/a di voi stia bene e vi lascio con un'anticipazione!




 

Sembrava così piccola in quel momento e si sentiva piccola, in parte avrebbe voluto esserlo così sarebbe ancora stata al fianco di Sesshomaru e lui non l’avrebbe lasciata sola.
Rimpiangeva i momenti trascorsi con lui da bambina, tutte le volte in cui l’aveva salvata, anche quando si comportava con freddezza sapeva bene che non era davvero così freddo e crudele.
Lo sapeva, lo aveva visto.
Ciò che aveva fatto per Kikyo ne era la prova, ciò che aveva fatto in passato per lei e Kohaku e altri ne era la prova.
Sesshomaru non era così glaciale e malvagio, non era un mostro e se anche lo fosse stato lei lo avrebbe comunque amato.

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Capitolo 9
*** NOVE ***


NOVE.








Non conoscendo il luogo in cui sorgeva il palazzo di Sesshomaru, Kagome Inuyasha e la bambina si recarono da Totosai.
Quel luogo non cambiava mai e se Inuyasha non fosse stato un mezzo demone i suoi piedi probabilmente avrebbero preso fuoco.
«Va tutto bene Kagome?»
«Sì, entriamo.»
Tenendo Kagome sulla sua schiena come sempre Inuyasha entrò nella fucina di Totosai ma il vecchio non c’era, al contrario però c’era la sua mucca.
«Quel vecchio mai una volta che ci sia quando uno ne ha bisogno» disse Inuyasha facendo scendere la moglie e la figlia a terra.
«Non credo sia andato così lontano.»
«Chi hai chiamato vecchio?» disse una voce alle loro spalle.
«Eccoti Totosai, allora non ti stavi nascondendo.»
«E da chi avrei dovuto nascondermi? Che cosa ci fate qui?» domandò il vecchio fabbricatore di armi.
«Totosai ci serve il tuo aiuto» disse Kagome.
«Hai forse nuovamente spezzato Tessaiga?»
Inuyasha gli diede un cazzotto in testa cercando di trattenere la sua forza.
«Insomma Inuyasha! No, questa volta non riguarda Tessaiga.»
«Mmh e allora per quale ragione vi siete spinti fino a qui eh?» chiese, ma poi il suo sguardo si posò su Kikyo e si avvicinò a lei, «capisco ora. Siete qui per il ciondolo.»
«No, ma sapevamo già che è stata opera tua anche se te l’ha commissionata Sesshomaru.»
«Sì a dire il vero è venuto da me qualche tempo fa, aveva già una zanna pronta da darmi e ho creduto che volesse una nuova spada ma poi… ecco mi ha commissionato quel ciondolo e lo ha preteso anche in breve tempo.»
«Tipico di uno come Sesshomaru.»
«E’ stato un gesto gentile nonostante tutto. Totosai non è nemmeno il ciondolo la ragione che ci ha portati qui.»
«E cosa allora? Se non riguarda Tessaiga e non riguarda nemmeno il ciondolo che ho creato per la bambina, allora qual è la ragione?»
«Stiamo cercando Sesshomaru, quello stupido è sparito senza dire nulla a nessuno a parte a Kaede e non ho idea di come o dove trovarlo, sembra essere stato inghiottito dalla terra.»
«Inuyasha ed io stiamo cercando il suo palazzo e siccome tu hai conosciuto anche il loro padre abbiamo pensato che forse…»
«Capisco, dunque volete sapere dove si trova il palazzo di Sesshomaru? Be’ se lui non vuole farsi trovare forse non dovreste cercarlo, si rifarà vivo quando ne avrà voglia.»
«Hey tu stammi bene a sentire, non intendo cercare Sesshomaru per il resto della mia vita quindi se sai dove si trova parla.»
«Totosai abbiamo delle cose da dirgli cose importanti, oltre al fatto che vorrei ringraziarlo» rispose Kagome stringendo la piccola a sé.
«Io potrei sapere dove si trova il luogo che cercate ma non credo sia giusto che voi andiate là, se Sesshomaru se ne è andato deve avere le sue ragioni. Non vorrei vederlo infuriato per nulla al mondo.»
«Allora dicci dove si trova se non vuoi che torni ad essere il demone di una volta perché accadrà, e io - noi - vogliamo evitarlo Totosai.»
Totosai li osservò corrugando la fronte più volte e sospirando.
«Insomma! Vuoi dirlo con le buone o preferisci le cattive?»
«Inuyasha… a cuccia!»
E immediatamente Inuyasha si schiantò al suolo.
«Dannata, ma insomma!»
«E sia vi dirò dove si trova ma non voglio entrarci in questa storia.»
«Ci basta conoscere il luogo e ti giuro che non faremo il tuo nome.»
«E sia» rispose il vecchio prendendo in mano una spada per terminare probabilmente un compito «il suo palazzo è in un luogo che sembra librarsi oltre le nubi. Fu un dono del generale cane il potente Inu No Taisho - vostro padre - e della madre di Sesshomaru. Si trova nei pressi del monte Kumotori, non potete sbagliare di certo.»
«Grazie infinite Totosai!» disse Kagome avvicinandosi a quel vecchio strambo.

 

 




 

«Entra pure Rin, non farti problemi sei la benvenuta» le disse Sango.
Eppure si sentiva così fuori posto in quella casa.
Le figlie più grandi corsero a salutare la madre mentre il fratello stava giocando ancora con Miroku.
«Sango» disse lui, poi si alzò per baciare la moglie.
«Questa sera avremo un’ospite, spero non ti dispiaccia.»
«Niente affatto, Rin sai bene che questa è anche casa tua.»
«Grazie Miroku. Sango vuoi una mano a preparare la cena?»
«No, sei un’ospite quindi riposati.»
«Credo di aver riposato abbastanza oggi.»
«Sono tornato!» urlò Kohaku entrando in casa con in braccio Kirara.
«Eccoti qua finalmente, ma dove ti eri cacciato!»
«Scusa Sango ma ho non mi sono reso conto dell’ora. Oh, Rin, ciao.»
«Ciao Kohaku» rispose lei distogliendo in fretta lo sguardo.
«Kohaku ho invitato Rin a stare da noi per questa sera, spero tu ne sia felice.»
«Molto a dire il vero» rispose il giovane sterminare sorridente.
Solo che il cuore di Rin era così pieno di tristezza che proprio non riusciva a sorridere, per quanto ci provò non ci riuscì e i suoi grandi occhi marroni si riempirono di lacrime e uscì fuori dalla casa di Sango e Miroku piangendo.
Passerà mai questo vuoto che sento? - si domandò stringendosi il kimono nel punto in cui sentiva battere il cuore.
«Rin! Aspetta!»
«Ti prego Kohaku scusami ma io… non posso restare, io non posso» rispose senza voltarsi.
«Lo so, permettimi allora di farti compagnia.»
«Non sarei una piaceva compagnia e credo che non lo sarò per un po’.»
«Non mi importa» rispose lui e poi piano piano raggiunse la fanciulla dal cuore spezzato.
Il vento scompigliava i capelli di Rin, il suo volto era bagnato dalle lacrime e il suo cuore era in mille pezzi come un vaso rotto.
«Rin io so cos’hai, so perché stai tanto male e vorrei poterti aiutare ma so di non poterlo fare. Da tempo ho capito cosa provi per il nobile Sesshomaru.»
A sentire quel nome tutto il suo corpo sembrò tremare.
«Smettila.»
«No. Io non sono come lui è vero, non posso pretendere nulla da te ma vorrei avere una possibilità, so che potrei renderti felice se solo tu me lo permettessi è da così tanto che io…»
«Kohaku ti prego! Non ora. Non farlo. Io non sono la ragazza giusta per te, e sai già che il mio cuore ama qualcun’altro nonostante tutto. Tu sei speciale e un amico prezioso per me ma non posso darti ciò che desideri, anche se volessi ora non potrei.»
«Allora aspetterò, io aspetterò finché non sarai pronta» rispose lui risoluto prendendo le mani di Rin tra le sue.
Sembrava così piccola in quel momento e si sentiva piccola, in parte avrebbe voluto esserlo così sarebbe ancora stata al fianco di Sesshomaru e lui non l’avrebbe lasciata sola.
Rimpiangeva i momenti trascorsi con lui da bambina, tutte le volte in cui l’aveva salvata, anche quando si comportava con freddezza sapeva bene che non era davvero così freddo e crudele.
Lo sapeva, lo aveva visto.
Ciò che aveva fatto per Kikyo ne era la prova, ciò che aveva fatto in passato per lei e Kohaku e altri ne era la prova.
Sesshomaru non era così glaciale e malvagio, non era un mostro e se anche lo fosse stato lei lo avrebbe comunque amato.
«Rin.»
«Mi dispiace Kohaku, io non voglio ferire i tuoi sentimenti ma nel mio cuore c’è posto solo per Sesshomaru.»
«E se lui non tornasse mai più? Vuoi davvero aspettarlo per il resto della tua vita? Lui vivrà molto più a lungo di te e di me.»
«Lo so, ma so che non potrà dimenticarsi di me tanto facilmente e so anche che tiene a me nonostante il suo comportamento. Perdonami Kohaku.»
«Non ho nulla da perdonarti Rin, sono io ad aver fatto la figura dello sciocco, sono io ad essermi innamorato di te mentre tu non mi hai mai incoraggiato o ingannato, mi sono ingannato da solo.»
«Sarai ancora mio amico?»
Kohaku la osservò in silenzio, si era alzato e aveva messo su i muscoli era diventato un potente sterminatore di demoni forse anche più forte di Sango, portava ancora i capelli come un tempo e il sorriso non era cambiato poi molto.
«Come potrei non esserlo?» disse e poi nonostante i suoi sentimenti non corrisposti la abbracciò.















 

In realtà volevo aspettare qualche giorno a postare il nono capitolo MA da due giorni ormai è uscita la notizia di un sequel che riguarderà le figlie gemelle di Sesshomaru e la figlia di Kagome e InuYasha quindi ho deciso di mettere un nuovo capitolo anche per festeggiare questa notizia, sperando che sia un sequel degno, anche se ciò che ho letto non mi fa ben sperare... vi lascio con un saluto e una piccola anticipazione!!


 

[...] «Ho promesso che le sarei stato lontano affinché potesse avere una vita vera e intendo mantenere la mia promessa.»
«Credi che al tuo fianco non potrebbe averla? Il fatto che tu sia un demone non vuol dire che non ti sia concesso amare Sesshomaru.»
«So da solo cosa mi è concesso e cosa non lo è, Rin non lo è. Lei è umana.»
«E quindi è questo il problema? Il fatto che sia umana?» disse Inuyasha superando il fratello e mettendosi di fronte a lui, «cosa c’è? Il potente Sesshomaru non può amare un’umana? Smettila di fare l’idiota.»
«Non osare» rispose il fratello maggiore poggiando la mano sul pomo della sua spada [...]

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Capitolo 10
*** DIECI ***


DIECI.








Dopo aver lasciato Totosai si fermarono in un luogo abbastanza riparato per la notte, Kagome aveva portato del cibo e il suo sacco a pelo in cui avrebbe dormito con la piccola Kikyo.
Dopo aver mangiato la bambina era tranquilla tra le braccia di Inuyasha e Kagome adorava vederli così, Inuyasha era un buon padre nonostante di tanto in tanto continuava a mandarlo a cuccia.
Ma mentre cullava Kikyo il suo sguardo era lontano come se non si trovasse davvero lì, così Kagome si alzò e si mise seduta accanto a lui, gli posò la mano sopra alla sua veste rossa e poggiò la testa sulla sua spalla mentre l’altra mano stringeva quella piccola della figlia.
«A cosa stai pensando?»
«Nulla, non preoccuparti.»
«No, non è nulla. A me puoi dirlo lo sai.»
Kagome alzò la testa dalla sua spalla e si mise di fronte a suo marito.
«Non riguarda Sesshomaru vero?»
Inuyasha lo osservò restando chiuso nel suo ostinato silenzio, detestava quando faceva così.
«E’ che…»
«Che?» lo incoraggiò lei.
«Kagome la sua vita non sarà facile, gli abitanti del villaggio non l’accetteranno facilmente, gli altri bambini la eviteranno perché lei sarà diversa da loro, come me. Come tutti i mezzi demoni, non sarà mai ne una ne l’altra cosa.»
«Forse alcuni bambini la eviteranno e forse anche alcuni adulti ma lei non sarà sola, avrà te e me, avrà Sango e Miroku e i loro figli e Shippo, Kohaku, Rin. Nostra figlia avrà molte persone che la ameranno nonostante la sua diversità. Io so che hai sofferto molto in passato, so che gli abitanti del tuo villaggio furono crudeli con te ma… noi faremo in modo che Kikyo sia felice e amata.»
«Tu non sai cosa si prova Kagome, ricordo ancora mia madre piangere per me. Non voglio che lei…»
«Lei non sarà sola e il nostro amore non le mancherà mai» rispose Kagome dando un bacio al marito e uno alla figlia.
«Sì, hai ragione tu. Sarà meglio riposare ora domani ci aspetta una lunga giornata.»
Kagome tornò al suo sacco a pelo mentre Kikyo veniva addormentata da suo padre.
La notte passò tranquilla e quando si svegliò era da poco sorto il sole, al villaggio si svegliava sempre presto e non solo per la figlia ma anche per i vari impegni di sacerdotessa o quasi sacerdotessa.
Il sole stava tingendo di un tenue verde il bosco che li circondava, sembrava dar loro un calore abbraccio e si convinse che forse non tutto era perduto che forse avrebbe convinto Sesshomaru a tornare su i suoi passi, quel sale che nasceva le diede speranza per un futuro diverso per la figlia.
Fecero colazione, allattò Kikyo e poi una volta rimesse tutte le cose nello zaino i tre si avviarono alla volta del palazzo di Sesshomaru.
Il sole illuminava ormai tutto, caldo e lontano dai problemi che affliggevano i mortali e anche gli immortali.
«Senti niente Inuyasha?»
«No, non ancora ma quello è il monte di cui parlava Totosai!»
«Il monte Kumotori! Lo troveremo, vedrai.»
Era certa che suo marito avrebbe voluto ribattere ma per una volta non disse nulla, rimase in silenzio e cercò di accelerare la sua andatura nonostante il peso di Kagome della figlia e del grande zaino che stavano portando dietro.







Jaken era tornato dopo alcuni giorni portando con se i semi dei fiori più belli che era riuscito a trovare.
«E’ quello che mi avete chiesto mio signore.»
«Bene» rispose Sesshomaru e fece segno a una serva - un demone - di prendere quei semi, lei avrebbe avuto il compito di aggiustare quel giardino e di occuparsi dei fiori, fiori che avrebbero forse calmato il suo spirito e il desiderio che provava di rivedere e abbracciare ancora una volta Rin.
Era preoccupato per lei ma andarsene era stata la scelta giusta.
«Vado a cercare qualche demone per allenarmi» disse Sesshomaru, ma oltre ad allenarsi ciò che desiderava era allontanare Rin dalla sua mente anche se per qualche ora.
Nei pressi del suo palazzo c’era un grande bosco e sicuramente qualche insulso demone lo avrebbe trovato, voleva allenarsi, uccidere, distrarsi, sfogarsi e altre cose tutte insieme.
La sua preda arrivò poco dopo, un piccolo demone in realtà, lento e noioso.
Non durò molto e il piacere e la distrazione finirono troppo presto, così presto che non ebbe modo di usare le sue spade.
Si ritrovò a fissare il cielo coperto da qualche nuvola mentre il vento solleticava la sua pallida pelle, i suoi stanchi occhi ma in realtà tutto il suo corpo era stanco.
Sentiva l’acqua che scorreva da un ruscello non distante dal suo palazzo, immaginò pesci nuotare su e giù al suo interno come tanti fiori colorati.
Chiuse gli occhi e rimase così per un po’ perso nel nulla ma nella sua mente vedeva Rin e sentiva la sua voce chiamarlo.
Gli aveva dato del codardo, lui, Sesshomaru.
Strinse forte i pugni.
Lo sono, solo un codardo scapperebbe così.
Ma ormai la scelta era presa e non poteva di certo tornare indietro, non poteva tornare dalla sua umana.
I suoi pensieri però furono presto turbati e la sua solitudine interrotta dallo strepitio di Jaken.
«Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru!»
«Jaken si può sapere che diamine succede ora? Avevo chiesto…»
«Eccoti dannato! Finalmente!» urlò Inuyasha sorprendendolo.
«E tu che ci fai qui? Non ricordo di averti invitato» rispose Sesshomaru senza voltarsi verso il fratellastro.
«Mio nobile padrone ho tentato di fermarli ma…»
«Taci tu non ti intromettere!» urlò Inuyasha furioso.
«Cosa ti ha spinto fino a qui? Spero che sia qualcosa di grave per avermi disturbato.»
«Sei impossibile Sesshomaru!»
«Inuyasha!» urlò una voce, ovviamente era Kagome che come sempre riprendeva il marito.
«Avete portato la bambina fino a qui?» disse voltandosi finalmente.
«Perdonaci per questa intrusione ma noi dovevamo parlare con te.»
«A dire il vero Kagome voleva farlo, io sarei rimasto volentieri al villaggio.»
«Allora tornaci, andatevene.»
«Sesshomaru aspetta, abbiamo fatto molta strada e ti abbiamo cercato per giorni.»
Sesshomaru osservò Inuyasha e Kagome e soprattutto sua nipote e fu solo per lei che tentò di restare calmo poiché stranamente sentiva una strana affinità con quella bambina.
«Sarete miei ospiti solo per questa notte, domani ve ne andrete» disse osservandoli in modo torvo.
«Noi…»
«Qualunque cosa sia ne parleremo più tardi, ora torniamo al palazzo. Jaken dì che venga preparata una stanza.»
«S-subito mio signore!»
Il piccolo demone corse via più veloce che poté per anticipare il suo signore e gli ospiti indesiderati.
«Seguitemi.»
«Hey io non prendo ordini da te, non sono Jaken!»
«Se non ti sta bene vattene, non ti ho chiesto io di venire.»
«Inuyasha per favore… ti seguiamo facci strada» rispose Kagome cullando la figlia che stava iniziando ad agitarsi.
Il suo palazzo era grande, c’erano alcuni dipinti alle pareti, scene di caccia, di conquista, di amore.
Morbidi pelli ricoprivano il pavimento a mo di tappeti, e fini candelabri in si ergevano alti per illuminare una volta calato il sole quel maestoso palazzo.
«Wow, questo posto è immenso!»
«Mio nobile signore è tutto pronto come ordinato, ho fatto preparare una stanza vicino alla vostra.»
«Va bene Jaken, venite avrete fame.»
«Un po’ a dire il vero» rispose Kagome «ma prima devo allattare Kikyo, posso andare in quella stanza? Non impiegherò molto.»
«Sì, Jaken ti accompagnerà.»
Il piccolo demone verde fece un inchino e condusse la sacerdotessa attraverso un lungo corridoio mentre Inuyasha e Sesshomaru restavano soli.
«Che cosa vi ha spinti a venire fino a qui?» domandò senza rallentare il passo o voltarsi verso Inuyasha.
«Non lo immagini?»
Rin.
«La mia risposta è no e non cambierà, avete fatto questo viaggio per nulla.»
«Possibile che tu sia così insensibile? E Kagome che credeva che amassi Rin, le avevo detto che era una follia.»
Sesshomaru si fermò poco prima di arrivare al salone dove si trovava un grande tavolo.
«Non dirlo mai più, ho ucciso per molto meno.»
«Come immaginavo e pensare che Rin è corsa da Kagome in lacrime a causa tua, quando siamo partiti stava ancora dormendo dopo una tisana con delle erbe tranquillanti.»
Il nobile demone strinse forte i pugni, l’idea che Rin soffrisse lo faceva impazzire e stare male, avrebbe voluto soffrire lui anche per lei ma questo per quanto fosse potente non poteva farlo.
Non poteva raccogliere il dolore della sua piccola umana e farlo suo.
«Che tu mi creda o no me ne sono andato per il suo bene e lo rifarei se fosse necessario.»
«Sesshomaru per una volta sii onesto con me, ha ragione Kagome? Tu la ami? Perché Rin… devo ammettere che lei ti ama molto e se prima non lo credevo ora ne sono più che convinto. Avresti dovuto vederla.»
«Smettila, non voglio parlare di Rin.»
«Ma sai che è una delle ragioni per le quali siamo venuti.»
«Anche se fosse non tornerò indietro, non tornerò da lei e non tornerò al villaggio. Ho promesso che le sarei stato lontano affinché potesse avere una vita vera e intendo mantenere la mia promessa.»
«Credi che al tuo fianco non potrebbe averla? Il fatto che tu sia un demone non vuol dire che non ti sia concesso amare Sesshomaru.»
«So da solo cosa mi è concesso e cosa non lo è, Rin non lo è. Lei è umana.»
«E quindi è questo il problema? Il fatto che sia umana?» disse Inuyasha superando il fratello e mettendosi di fronte a lui, «cosa c’è? Il potente Sesshomaru non può amare un’umana? Smettila di fare l’idiota.»
«Non osare» rispose il fratello maggiore poggiando la mano sul pomo della sua spada e fu in quel momento che Kagome tornò assieme a Kikyo e con un sonoro ‘a cuccia’ fermò la probabile battaglia tra i due fratelli.

















 

Come sempre (essendo ancora in vantaggio di 4 capitoli vi saluto lasciando una piccola anticipazione del prossimo capitolo!


 

[...] Al posto di Kagome la sua mente vedeva Rin, la immaginava correre in quel prato ricoperto di fiori così rari e preziosi, la immaginava raccoglierli e portarglieli, la immaginava sdraiata sull’erba mentre il sole le illuminava il volto e i capelli lunghi e neri come l’ebano, e la sua voce cristallina come l’acqua di un ruscello chiamarlo.
Ma era solo un sogno, un sogno a cui doveva porre fine il prima possibile.

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Capitolo 11
*** UNDICI ***


UNDICI.






«Insomma! Si può sapere che state combinando vuoi due? Possibile che non posso lasciarvi soli nemmeno per dieci minuti eh?!»
«Kagome!»
«No, non voglio sentire nulla. Adesso ci sederemo tutti a tavola e parleremo civilmente, sono stata chiara?»
«Ho già detto tutto quello che dovevo a Inuyasha ma voi siete miei ospiti almeno fino a domani, sedetevi, mangiate e riposate e poi domani ve ne andrete.»
«Sesshomaru noi…»
«L’ho detto a lui e ora lo dico a te, la risposta è no» rispose glacialmente il principe dei demoni e poi silenzioso come uno spettro se ne andò lasciando soli Inuyasha e Kagome.
I suoi passi lo porteranno involontariamente al giardino con i fiori mentre le parole del mezzo demone gli rimbombavano nella testa.
«Sesshomaru per una volta sii onesto con me, ha ragione Kagome? Tu la ami? Perché Rin… devo ammettere che lei ti ama molto e se prima non lo credevo ora ne sono più che convinto. Avresti dovuto vederla.»
E anche le parole di Rin… quelle non lo avevano mai abbandonato in quei giorni che sembravano essere stati più lunghi degli anni che aveva vissuto.
«Menti! Tu menti, la verità Sesshomaru è che hai paura dei tuoi sentimenti, hai paura dell’affetto che provi per me. Ma l’amore non è una debolezza.»
Come aveva potuto dirle che lei era la sua debolezza quando tutto ciò che faceva era dargli forza?
Anche solo pensarla lo faceva stare meglio, lo rendeva migliore del demone spietato che era stato fino al momento prima di incontrarla.
Mia dolce Rin perdonami, mai avrei voluto ferirti così.
Per la prima volta dalla morte del padre Sesshomaru si concesse di piangere.

 

 

Quella mattina accompagnata da Sango tornò a casa di Kaede, la sua casa.
«Vuoi che entri?»
«No Sango tu hai già fatto molto per me, tutti voi in realtà mentre io… forse da oggi mi odierai, so di aver ferito Kohaku.»
Sango le sorrise e le fece una carezza, ma più che una carezza di un’amica o di una sorella fu la carezza di una madre.
«Rin, Kohaku è grande ormai e io gli vorrò sempre bene e sempre cercherò di proteggerlo ma non interferirò mai con la sua vita privata. Qualunque cosa sia accaduta tra voi due non mi riguarda. Non devi sentirti in colpa se non riesci a ricambiare il suo amore, se c’è una cosa che ho imparato con il tempo è che non si può scegliere chi amare e non possiamo obbligarci ad amare altri. Tu vuoi bene a Kohaku come a un fratello e prima o poi se ne farà una ragione. Vieni qui.»
Sango abbracciò quella giovane ragazza e la tenne stretta a sé per un po’, poi le fece un’altra carezza e la lasciò libera.
Restò a osservarla finché non fu entrata nella casa della vecchia sacerdotessa.
Kaede era intenta a preparare qualcosa per il pranzo quando la vide entrare.
Si alzò a fatica da terra e le si avvicinò.
«Sei tornata, non credevo…»
«Avevo bisogno di un po’ di tempo ma non volevo farti preoccupare Kaede.»
«No no mia cara, non devi scusarti con me e se ti occorre altro tempo…»
«No, ho pensato a lungo, impiegherò un po’ per dimenticare Sesshomaru ma prima o poi ce la farò» rispose osservando la sua vecchia tutrice.
Con Sesshomaru aveva trascorso poco più di un’anno mentre con la somma Kaede aveva vissuto per più di dieci anni e ora che più aveva bisogno di lei di certo non le avrebbe voltato le spalle.
«Rin tu non sei obbligata a restare con me.»
«Lo so, ma come ho detto ci ho pensato molto e ho preso le mie decisioni. Posso restare a vivere qui?»
Kaede le sorrise e una lacrima rotolò sul suo volto ormai grinzoso.
«Questa è casa tua bambina mia» le rispose e infine libera dal peso che la opprimeva per ciò che aveva fatto la abbracciò.


 

 

Kikyo piangeva senza smettere e Kagome non riusciva proprio a calmarla e quel pianto era riuscito a raggiungere Sesshomaru che si trovava nella sua stanza né lontana ma nemmeno troppo vicina a quella dei suoi ospiti.
Inuyasha aveva deciso di uscire un po’ da quel palazzo per non discutere con il fratello e così, Sesshomaru, entrò in quella stanza senza annunciarsi.
«Oh Sesshomaru mi dispiace, sto provando a calmarla ma…» disse Kagome cercando di cullare la figlia.
Gli occhi dorati del demone erano fissi su quella cosina che urlava con tutta l’aria che aveva in corpo, in un altro tempo probabilmente non l’avrebbe tollerata ma era passato molto da quei giorni.
«Dammela» disse Sesshomaru.
Kagome lo guardò per qualche istante indecisa sul da farsi, nonostante tutto era pur sempre Sesshomaru.
«Non le farò del male se è questo che temi.»
«No so che non gliene faresti, va bene.»
La sacerdotessa posò tra le braccia di Sesshomaru la figlia che ancora piangeva e scalciava con i suoi piedini, era tutta rossa in volto.
Sesshomaru la girò sulla pancia tenendole sotto la mano e massaggiandola e poco dopo la bambina smise di piangere e sorrise a suo zio.
E quel sorriso riuscì a rabbonire il suo umore e il suo spirito tormentato da ormai troppo tempo.
Quando la mise nuovamente a panica in su la bambina prese la sua coda e la strinse ma non gli fece affatto male.
«E’ forte.»
«Come… come ci sei riuscito?»
«Lo sapevo e basta» rispose senza distogliere lo sguardo da sua nipote.
«Non appena si sarà addormentata ti andrebbe di mostrarmi il tuo palazzo?»
Il demone annuì e insieme a Kagome attesero che Kikyo si addormentasse ma non impiegò molto una volta che i suoi dolori furono spariti.
«Vieni, dirò a una delle mie servitrici di restare qui e di chiamarti non appena si sveglierà» e così dicendo dopo aver dato un ultimo sguardo alla figlia accostò la pesante porta e seguì Sesshomaru.
Non aveva davvero visto nulla di quel palazzo.
«Non ti senti solo in questo palazzo?»
Sesshomaru non rispose, continuò a camminare.
«Io e anche Inuyasha volevamo ringraziarti per il ciondolo che hai fatto creare per Kikyo.»
«Non devi, era la cosa giusta da fare.»
«Be’ sì ma non eri costretto a farlo.»
«Nessuno mi ha costretto» rispose mentre conduceva Kagome in un’altra stanza.
Quel posto sembrava non avere mai una fine e già trovarlo era stata un’impresa.
Fuori c’era un cortile d’armi, un fossato, grate di ferro.
Non mancava nulla e al suo interno era splendente come una gemma.
Alla fine le mostrò il giardino che aveva fatto curare.
«Ma è bellissimo!»
«Sì, lo è» rispose ma al posto di Kagome la sua mente vedeva Rin, la immaginava correre in quel prato ricoperto di fiori così rari e preziosi, la immaginava raccoglierli e portarglieli, la immaginava sdraiata sull’erba mentre il sole le illuminava il volto e i capelli lunghi e neri come l’ebano, e la sua voce cristallina come l’acqua di un ruscello chiamarlo.
Ma era solo un sogno, un sogno a cui doveva porre fine il prima possibile.
«Sai non siamo venuti solo per dirti grazie, a dire il vero io…»
«So perché sei voluta venire ma ho preso la mia decisione Kagome e non la cambierò.»
«Perché? Insomma sei ancora in tempo e…»
«No, per quanto mi addolori separarmi da Rin è la cosa giusta da fare.»
«Giusta per chi Sesshomaru? Non per lei credimi e nemmeno per te! Perché vuoi precluderti la possibilità di essere felice?»
«Io sono un demone e per quelli come me la felicità non è contemplata.»
«Non è vero, tuo padre era un grande demone eppure…»
«Eppure il suo amore per quell’umana lo ha ucciso alla fine e ha ucciso anche lei anche se in modo diverso.»
«Sesshomaru…»
«Rin sarà più felice lontana da me, potrà farsi una vita sposarsi un giorno e dimenticarmi» rispose lui guardando verso il sole.
«Credi davvero che potrà dimenticarti? Tu le hai restituito la vita per due volte.»
«Dovrà farlo, io non voglio che viva con il mio spettro a perseguitarla. So che tu la aiuterai anche la vecchia Kaede, con voi sarà più facile per lei andare avanti.»
«Non dici sul serio, non puoi. Il solo problema è che lei è umana dunque? Non ci credo.»
«Io sono un demone pressoché impossibile da battere, nemmeno Narku ci è riuscito ma se i miei nemici sapessero quanto è importante Rin per me allora la userebbero per ferirmi. Non è il fatto che sia umana il problema, io non voglio saperla in pericolo e al mio fianco lo sarebbe. Un giorno potrei non arrivare in tempo per salvarla e allora non me lo perdonerei mai neppure se vivessi altri trecento anni.»
Kagome lo osservò in silenzio e poi per la prima volta da quando lo aveva conosciuto molti anni fa posò la sua mano sulla sua spalla.
Compatito da un’umana e innamorato di un’altra.
«Lei non sarà mai felice senza di te.»
«Imparerà ad esserlo proprio come me» rispose risoluto Sesshomaru.
«Stai condannando entrambi in questo modo e se tieni a lei come credo allora rinuncia a questi pensieri e torna al villaggio con noi sai che lei ti perdonerebbe.»
«Sono un demone di certo non mi occorre il perdono da un’umana» rispose guardando il più glacialmente possibile Kagome ma in cuor suo avrebbe voluto farlo, avrebbe voluto tornare al villaggio e chiedere perdono a Rin, si sarebbe anche umiliato e inginocchiato ai suoi piedi pur di ottenerlo.
Sarebbe passato da debole e da stupido, da capriccioso ma lo avrebbe fatto se solo le cose fossero state diverse, se solo lui non fosse stato un demone.
Mai prima di allora aveva desiderato di essere altri poiché era tutto ciò che molti avrebbero desiderato.
Sesshomaru il potete principe dei demoni figlio del grande generale cane.
«Non lo pensi davvero ma se ti fa sentire meglio mentire a te stesso allora fallo, menti.»
«Anche se volessi tornare indietro sarebbe una follia, Rin si abituerà alla mia assenza e io alla sua e un giorno mi giungerà notizia del suo matrimonio e allora ne gioirò, poiché non desidero altro se non la sua felicità anche se non la avrà al mio fianco. Quella vecchia sacerdotessa ha ragione le unioni tra umani e demoni non hanno mai un lieto fine» rispose e poi dopo aver dato un ultimo sguardo a quei fiori e all’immagine di Rin che svaniva come portata via dal vento se ne andò lasciando sola Kagome.













 

Ciaooooo, eccomi con un nuovo capitolo! Spero che stiate bene e che possa piacervi!

 

Era ormai sulla soglia della loro casa quando senza voltarsi fece un’ultima domanda a Kagome.
«Sta bene?»
«No.»
Poi senza dire nulla e senza voltarsi uscì di casa, una lacrima solcò il suo volto ormai erano giorni che piangeva di nascosto da tutti

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Capitolo 12
*** DODICI ***


DODICI.

 



 

 

«Che cosa le dirò Inuyasha? Sesshomaru non vuole sentire ragioni.»
«Te lo avevo detto ma tu hai la testa troppo dura Kagome. Ah Sesshomaru non cambierà mai, non merita una ragazza come Rin.»
«Lui la ama molto Inuyasha ma ha paura.»
«Quello che crede è stupido.»
«Teme per la sua vita questo non è stupido» disse Kagome raggomitolandosi su suo marito.
«Non lo capisco davvero, prima dice di amarla poi dice che non è così poi lo afferma ancora e ora dice che teme per la sua vita.»
«E’ spaventato. Io credo che Sesshomaru non abbia mai davvero amato nessuno prima di conoscere Rin.»
«Sarà un bene per lei non averlo più intorno, lo dimenticherà vedrai.»
«No non lo farà così come lui non dimenticherà lei e questo tu lo sai molto bene.»
«E’ diverso Kagome.»
«No non lo è, tu non mi hai dimenticata durante gli anni in cui sono stata lontana da qui e io non ho dimenticato te perché ci appartenevamo e ci apparterremo per sempre. Sapevo che il nostro incontro non poteva essere solo il frutto di una coincidenza, che doveva esserci di più e non mi sbagliavo così come non sbagliavo su Sango e Miroku e allo stesso modo non sbaglio su Sesshomaru e Rin.»
«Anche se fosse non puoi cambiare la sua decisione» rispose Inuyasha baciando sua moglie «ma ora basta parlare degli altri, ora voglio pensare solo a noi.»

 

Quella mattina Sesshmaru raggiunse il fratellastro e la moglie nella sala da pranzo, aveva ordinato che venissero preparate cose commestibili per Kagome e anche per Inuyasha ma per lui il cibo umano era superfluo.
Non aveva bisogno e aveva imparato con gli anni a piegare anche la fame al suo volere, poteva restare anche una settimana o più senza toccare cibo.
Il suo passo era lento e non si sentiva nemmeno anche se non stava fluttuando, dopo essere entrato osservò per un istante quelli che erano la sua famiglia e vide sua nipote tra le braccia del padre.
Kikyo era diversa lui lo percepiva, sentiva affinità con quella neonata.
«Sesshomaru buongiorno» disse Kagome posando una ciotola sul tavolo.
«Eccoti finalmente, credevo che nemmeno ci avresti degnati della tua presenza.»
«E’ casa mia di certo non ho ragioni per nascondermi.»
«Mh come no, quelle di certo non ti mancano.»
«Inuyasha! Non ascoltarlo, sai che spesso parla a sproposito. Sesshomaru hai forse cambiato idea?» domandò Kagome speranzosa.
«No» rispose il demone nel più risoluto possibile anche se avrebbe voluto gridare sì, vengo con voi, torno dalla mia piccola Rin.
«Hai ancora un po’ di tempo per pensarci.»
«Nulla di ciò che dirai mi farà cambiare idea dunque smettila di perdere tempo con me. Chiederò a Jaken di scortarvi fino al villaggio o almeno il più vicino possibile.»
«Non mi occorre Jaken, sono in grado di difendere Kagome e mia figlia da solo.»
«Insisto che vi scorti e anche Ah-Un, non solo sarà più veloce per voi fare ritorno a casa ma anche più comodo.»
«Grazie Sesshomaru» rispose Kagome osservando gli occhi doro del principe demoniaco ma se un tempo vi aveva scorto rabbia e voglia di vendetta oggi vedeva solo una profonda tristezza che era certa non sarebbe mai scomparsa senza Rin, «vuoi che le dica qualcosa quando la vedrò?»
«Ho già detto a Kaede cosa dirle e aggiungere altro sarebbe inutile, ti chiedo solo di vegliare su di lei.»
«Lo farò anzi lo faremo, vero Inuyasha?»
«Certo, Rin è una brava ragazza e non temere troverà di meglio.»
Kagome si alzò e prese in braccio Kikyo, le diede un bacio e poi la posò tra le braccia di suo zio e dopo di che il suo sguardo si posò su quello del marito e gli sorrise.
«A cuccia!» gridò e inevitabilmente Inuyasha si spiaccicò sul cibo mandando in frantumi il piatto e la ciotola.
«Dannazione Kagome quando la smetterai?!»
«E tu? Ah non ascoltarlo Sesshomaru, Rin…»
«Rin andrà avanti con la sua vita Inuyasha ha ragione, troverà un uomo degno di lei e migliore di me.»
Guardò negli occhi sua nipote e le fece una carezza, poi la diede nuovamente a Kagome e se ne andò dalla sala da pranzo per non fare ritorno.
Quando i tre se ne andarono Sesshomaru non tornò a salutarli ma era certo che molto presto li avrebbe rivisti.
Jaken insieme ad Ah-Un partirono per ricondurre Kagome, Inuyasha e la bambina al villaggio della vecchia sacerdotessa, Sesshomaru li osservò sparire nel cielo sereno e senza nuvole di quella calma giornata assolata e poi tornò a rinchiudersi nella solitudine del suo palazzo.

 

 

 

Non appena Rin seppe del ritorno della sua amica corse immediatamente a trovarla, di certo non poteva sapere che Jaken e Ah-Un se ne erano andati proprio qualche minuto prima che lei arrivasse alla loro casa correndo come una furia senza i suoi sandali, spesso li sentiva come un impedimento alla sua libertà.
«Kagome!» urlò precipitandosi dentro la loro casa anche senza invito ma infondo l’invito non le era mai servito quando si trattava di Kagome e Inuyasha o di Sango e Miroku.
«Rin!» disse lei e subito dopo abbracciò stretta quella ragazza a se per qualche secondo, le fece una carezza sul volto arrossato e poi la invitò a sedersi.
«E’ andato bene il viaggio?»
«Sì non devi preoccuparti. Mi dispiace averti lasciata in quel modo ma sono certa che Sango si sia presa cura di te.»
«Oh sì è stata molto gentile, tutti lo sono stati in verità.»
«Bene mi fa piacere sentirlo» disse, poi si alzò e iniziò a preparare un po’ di te che servì alla sua amica con i biscotti al cioccolato che tanto amava.
Nel frattempo aveva chiesto a Inuyasha di lasciarla sola, così il mezzo demone aveva preso la figlia ed era andato da Miroku nella speranza di trovarlo.
«Rin io e Inuyasha…»
«Lo so» rispose Rin prendendo la piccola tazza con il tè caldo, «lo avete trovato?» chiese cercando di non tradire la sua ansia e la curiosità crescente.
«Sì non è stato semplice ma lo abbiamo trovato. Credimi ho fatto di tutto per convincerlo a tornare o a cambiare idea ma è stato irremovibile.»
«Mi odia così tanto?»
«Odiarti? No, no Rin lui non ti odia. Ascoltami» disse prendendo la mano dell’amica tra la sua «Sesshomaru per molto troppo tempo ha vissuto solo e senza amore e ora ha paura di ciò che prova. Lui teme per te.»
«Per me? Ma non ha senso Kagome.»
«Vuole che tu sia felice e si è convinto che senza di lui lo sarai di più con il tempo, desidera che tu abbia una vita normale.»
«Non mi dirai dove si trova vero?»
«Io vorrei dirtelo ma Sesshomaru mi ha fatto giurare di non farlo.»
Perché mai non può accettare i suoi sentimenti? Perché deve essere così?
«Non importa lo troverò lo stesso. Ho detto a Kaede che sarei rimasta al villaggio e che mi sarei occupata di lei ma prima devo dire addio a Sesshomaru o non potrò andare avanti Kagome. Non resterò ad aspettarlo per il resto della mia vita ma al contrario io… io voglio rendermi utile e perciò chiederò a Sango di insegnarmi ciò che sa, voglio diventare una sterminatrice come lei.»
«Vuoi diventare una sterminatrice di demoni?» domandò incredula Kagome.
«Sì, non credi che io possa farcela?» domandò Rin preoccupata.
«No, tu puoi fare tutto ciò che desideri e sono certa che ce la farai» rispose Kagome cercando di incoraggiarla «ma sei davvero certa di volerlo? Rin, Sesshomaru…»
«Sesshomaru ha fatto la sua scelta ora è tempo che io faccia la mia. Aiutami a convincere Sango.»
«E sia le parlerò.»
«Grazie Kagome.»
Restò lì per qualche ora e nel frattempo Inuyasha aveva fatto ritorno con Kikyo e Rin fu ben felice di poterla coccolare un po’, si sentiva così bene quando se ne poteva occupare.
Era ormai sulla soglia della loro casa quando senza voltarsi fece un’ultima domanda a Kagome.
«Sta bene?»
«No.»
Poi senza dire nulla e senza voltarsi uscì di casa, una lacrima solcò il suo volto ormai erano giorni che piangeva di nascosto da tutti per non mostrarsi stupida e debole, allungò il tragitto e si recò al fiume per sciacquarsi il viso.
Il sole risplendeva alto nel cielo e qualche nuvola faceva capolino, il vento increspava leggermente l’acqua chiara dimora di molti pesci, pesci che lei spesso cacciava come da bambina, guardò il suo riflesso ma il suo volto le sembrò quello di una sconosciuta.
Restò a osservarsi per un po’ poi quando vide il sole tramontare e tingere il cielo d’arancio e rosa allora fece ritorno da Kaede.










 

Allora come sempre ringrazio tutti i lettori e anche se non rispondo sempre leggo ogni recensione quindi grazie!
Vi lascio come sempre una piccola anticipazione:


Dall’alto Kohaku la seguiva come un’ombra silenziosa e benché fosse partito più tardi era comunque riuscito a raggiungerla così l’aveva vista riprendere il sentiero fino a un bivio che portava a destra e a sinistra, Rin si era fermata a pensare da quale parte andare.

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Capitolo 13
*** TREDICI ***


TREDICI.









«Kaede devo fare questo viaggio ma al mio ritorno prometto che non me ne andrò più, ti prego di capire e di non fermarmi.»
«Comprendo mia cara ma temo per te.»
«Non devi, Sango mi ha insegnato a difendermi e Kagome a usare l’arco, saprò cavarmela» disse e poi abbracciò la vecchia donna che per tanti anni l’aveva trattata come una figlia.
Kaede le fece un segno sulla fronte e disse una preghiera, Rin la lasciò fare poi le diede un ultimo bacio e uscì da quella casa.
Kagome la stava aspettando fuori assieme a Inuyasha e agli altri.
«Buona fortuna Rin» le disse dopo averla stretta a sé per qualche istante.
«Grazie Kagome.»
«Rin… mi raccomando non essere avventata, ricorda.»
«Lo farò Sango» rispose abbracciandola.
Guardò i suoi amici uno ad uno, erano tutti lì per lei e si meravigliò ancora dopo tanti anni nello scoprire di quante persone la amassero, di quante persone avesse al suo fianco eppure…
Senza Sesshomaru mi sento così vuota.
«Tornerò presto!» urlò salutando i suoi cari, poi con lo zaino e l’arco in spalla si avviò lungo il sentiero che conduceva al bosco e poi ancora più in là.
Non aveva idea di dove si trovasse Sesshomaru, Kagome non aveva parlato e nemmeno Inuyasha anzi lui era stato il primo a dirle di dimenticare, ma come poteva davvero dimenticarlo?
Certo sarebbe andata avanti con la sua vita, sarebbe diventata una sterminatrice anche se forse non famosa come Sango e forse un giorno nel suo cuore ci sarebbe stato posto per un altro uomo ma Sesshomaru sarebbe rimasto lì nel bene e nel male, parte indivisibile del suo essere ed era giusto così poiché infondo le aveva restituito la vita due volte.
Quando era uscita dalla sua casa era l’alba, le ombre avevano da poco abbandonato il cielo e il mondo si stava pian piano svegliando, gli uccelli avevano preso a cinguettare e la natura ad acquistare nuovamente colore svegliandosi insieme ai tenui raggi di sole.
Kohaku aveva insistito affinché Kirara la accompagnasse ma Rin aveva rifiutato poiché non voleva altri aiuti, se avesse trovato Sesshomaru ci sarebbe riuscita con le sue sole forze, così si era separata dal suo amico la sera prima e nonostante tutto Kohaku ancora continuava ad amarla in silenzio, Rin lo vedeva nel suo sguardo ma non poteva farci nulla lei non lo amava ma forse un giorno…
Potrò davvero amare qualcuno che non sia lui? - domandò fissando la chioma di un albero e si ritrovò a pensare quando da bambina stava correndo da lui inseguita dai lupi.
Sesshomaru.
Ma quell’immagine svanì proprio come quella volta.

 


 

«Kohaku.»
«Somma Kaede, cosa fai qui? Ti serve qualcosa?»
«Tu mio caro, se potrai e vorrai aiutarmi.»
«Ma certo» rispose il ragazzo avvicinando all’anziana sacerdotessa, «di cosa si tratta?»
«Rin. Kohaku vorrei che tu la seguissi senza farti vedere, temo che ancora non sia pronta ad affrontare i demoni che vivono a questo mondo. Per quanto si sia allenata non è ancora in grado.»
Kohaku guardò Kaede, la vecchia donna era preoccupata e i suoi occhi sempre più lucidi.
«Divina Kaede io… Rin non vorrebbe che lo facessi.»
«Lo so non vuole aiuto ma io temo per lei, sì tua sorella è stata una brava maestra in questi mesi ma credi davvero che con così poco tempo sia in grado di fronteggiare i demoni? Non lo è Kohaku ma lo sarà un giorno. Veglia su di lei senza farti vedere, seguila.»
«Lo farò» rispose lui.
Kaede lo osservò per un po’ e poi così come era arrivata se ne andò, lasciando Kohaku più confuso che mai.
«Kirara» chiamò il giovano sterminatore e il gatto si trasformò in un demone, nella sua cavalcatura ormai «abbiamo una nuova missione ma dovremo stare attenti a non farci vedere» disse.
Kirara si fece accarezzare e attese che il suo giovane padrone fosse pronto, lo osservò preparare la sua Kusarigama l’arma che Totosai aveva costruito nuovamente per lui.
La osservò per qualche istante, in passato la sua arma aveva ucciso il suo clan e ferito Sango ma da quel momento erano trascorsi anni e ora quell’arma avrebbe protetto la giovane ragazza di cui si era innamorato.
«Kohaku?»
«Oh Sango, perdonami non ti avevo sentito.»
«Me ne sono accorta» rispose la sorella sorridendogli, «parti di nuovo?»
«Sì ma non starò molto, almeno credo.»
«Qualche demone nelle vicinanze?»
«Non esattamente, vedi Sango io…»
«Rin.»
Kohaku chinò la testa, non poteva mentire a sua sorella non più ormai.
«Voglio solo proteggerla, starò lontano da lei e interverrò solo se la situazione sarà grave.»
«Ah Kohaku…»
«Secondo te sbaglio?» domandò, e in quel momento si sentì ancora il ragazzino che aveva paura della sua prima missione.
«No, credo che tu faccia bene a seguirla ma devi giurarmi che la lascerai tentare.»
«Credi che sia pronta per affrontare dei demoni?»
«Non lo so ma non possiamo impedirle di andare dove vuole, ora ha i mezzi per difendersi e un amico che veglierà su di lei.»
«Un amico, certo.»
«Fratellino, Rin tiene molto a te ma non puoi cambiare ciò che prova per Sesshomaru, certe cose non si possono dimenticare e per Rin a maggior ragione. Sesshomaru le ha restituito la vita così come la divina Kikyo fece con te.»
«Le sarò sempre grato per questo e grato a Sesshomaru per il suo aiuto ma non posso farci niente Sango, nemmeno io posso cambiare i miei sentimenti. Soffrirò lo so ma sento che devo aiutarla e starle accanto.»
Sango si avvicinò e gli fece una carezza.
«Hai sempre avuto un animo gentile Kohaku e un giorno troverai una ragazza che ti amerà profondamente e che ti renderà felice.»
«Ma non sarà Rin.»
«Temo di no, dubito che riuscirà mai ad amare altri ma se ne hai la forza sii suo amico.»
«Non lo sono anche ora forse?»
Sango sospirò e accarezzò il volto del fratello.
«Fai attenzione e anche tu Kirara, abbi cura di lui.»
Kirara si avvicinò a Sango e strofinò il muso contro il suo corpo, Sango affondò la mano nella sua morbida pelliccia e le diede un bacio e poi si allontanò raggiungendo Miroku e i figli.

 



 

Da quando aveva viaggiato con Sesshomaru Rin non si era più allontana dal villaggio di Kaede, aveva vissuto tranquilla gli ultimi dieci anni vedendo di tanto in tanto il suo nobile signore e Jaken, passeggiando con Ah-Un, ringraziando per i kimono che lui le donava.
Ma ora non indossava nessun kimono ma come Sango e anche Kohaku aveva una tuta segno che ormai era una sterminatrice.
I capelli non più raccolti come Kagome ma legati in una lunga treccia che arrivava oltre metà schiena.
«Non importa dove ti sei nascosto io ti troverò Sesshomaru» disse osservando il cielo chiaro e limpido.
Si fermò a riposare sotto un albero e tirò fuori dallo zaino i cibi che provenivano dal mondo di Kagome, erano così strani ma anche così buoni e Kagome era stata tanto gentile da darle anche i suoi biscotti preferiti.
Aprì il pacco e ne tirò fuori uno, era così buono il cioccolato!
Sospirò restando all’ombra del grande albero con la schiena poggia contro la sua ruvida corteggia marrone scura.
«Sesshomaru» disse abbracciandosi le ginocchia.
Senza nessun indizio era così difficile decidere da quale parte andare, Kagome era stata muta e ancora di più Inuyasha, aveva storto il naso al solo sentir nominare il fratellastro.
Pianse per un po’ poi si ricordò la sua missione, ciò che sarebbe diventata con il tempo e gli allenamenti e cercò di scacciare dalla sua mente e dal suo cuore la tristezza che la invadeva.
Si alzò, riprese il suo arco e mise lo zaino in spalla e continuò il suo tragitto senza sapere ancora dove dirigersi.
Dall’alto Kohaku la seguiva come un’ombra silenziosa e benché fosse partito più tardi era comunque riuscito a raggiungerla così l’aveva vista riprendere il sentiero fino a un bivio che portava a destra e a sinistra, Rin si era fermata a pensare da quale parte andare.
Come poteva saperlo?
«Accidenti e adesso dove vado?»
Chiuse gli occhi e disse una preghiera poi prese il sentiero di destra mentre il vento aveva iniziato ad alzarsi un po’ rinfrescando il terreno e i suoi abitanti.
Rin era sudata e stanca ma continuò a camminare finché non si fece troppo buio, poi raccolse la legna e accese un piccolo fuoco, tirò fuori dallo zaino dei cibi già pronti sempre dono di Kagome e li preparò come aveva visto fare tante volte alla sua amica, quello era il cibo preferito di Inuyasha per quanto Kagome si impegnasse a cucinare nulla sembrava piacergli di più.
Sorrise pensando a chi la aspettava al villaggio, era vero che nel suo cuore Sesshomaru era la persona più importante ma anche gli altri lo erano, tutti loro erano la sua famiglia per quanto strana potesse sembrare.
Alla fine esausta si addormentò e così Kirara e Kohaku poterono avvicinarsi un po’ senza destare sospetti e svegliare la giovane sterminatrice, Kirara si era trasformata e sembrava un piccolo gattino.
«Non dobbiamo farci vedere o Sango mi ucciderà quando torniamo» disse Kohaku alla sua compagna di avventure.
Si mise seduto con la schiena poggiata contro un tronco ma non dormì, non poteva, altrimenti chi avrebbe vegliato su Rin?
La notte per fortuna passò tranquilla e all’alba la ragazza si svegliò, disfece la treccia e la rifece poiché nel sonno si era sfatta, bevve dell’acqua, si rinfrescò il volto un po’ sporco di terra, mangiò qualcosa e ripartì nuovamente verso la meta misteriosa.













 

Questo più che altro è un capitolo di transizione ma spero comunque cari lettori/lettrici che vi possa piacere. 
Vi ringrazio ancora per le letture e le recensioni, non rispondo sempre ma leggo e avere dei riscontri è molto importante per me. 


 

Non morirò senza aver rivisto Sesshomaru - pensò lei e con un urlo si avventò contro il demone, lui parò il colpo con le sue zampe e la mandò al tappeto, poi rise e colmo di rabbia si avventò verso Rin che, preso l’arco e incoccato la freccia lo colpì in un occhio.
Un liquido verdastro colò dalla ferita e il demone gemette di dolore, Rin raccolse la sua spada e nonostante le sue ferite continuò a combattere

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Capitolo 14
*** QUATTORDICI ***


QUATTORDICI.

 




 

Quando riprese il suo cammino arrivò in un villaggio simile a quello dove aveva vissuto da bambina.
Un grande lago si trovava al centro con delle rocce, i pesci nuotavano sereni eppure gli abitanti sembravano non vedersi.
Camminava tranquilla in quel villaggio che sembrava essere popolato solo da spettri, persone così silenziose che quando riuscì finalmente a vederne una scappò senza nemmeno dirle nulla nonostante lei avesse provato a fermarla.
«Ma cos’hanno queste persone? Possibile che il mio arco le spaventi così tanto?»
Rin sospirò continuando a camminare lungo il lago finché non vide un uomo con un bambino e si risollevò un po’.
«Signore! Avrei bisogno di farle una domanda.»
«Cosa fai qui fuori tutta sola? Vattene!»
«A-andarmene? No, sono appena arrivata» rispose Rin osservando stranamente quel signore.
«Vattene se non vuoi morire ragazzina.»
«So difendermi anche da sola, ma cosa succede qui? Perché non c’è nessuno?» domandò lei osservando il bambino che si nascondeva dietro a quell’uomo.
«Perché è pericoloso da quando sono tornati i demoni ed era così tanto tempo che quei mostri non si facevano vedere. Dammi ascolto se tieni alla vita.»
«Demoni? Io posso aiutarvi!»
«Aiutarci? E come potesti? Va via non te lo dirò ancora.»
«Dove sono questi demoni? Sono una sterminatrice» rispose lei risoluta.
«Tu una sterminatrice?»
«Sì, sono Rin l’allieva di Sango la più famosa sterminatrice di demoni. L’avrete sentita nominare anche qui non è lontano dal mio villaggio questo posto.»
«La sterminatrice Sango? Sì, certo la sua fama mi è ben nota.»
«Bene allora fidatevi di me, dove sono questi demoni?»
L’uomo si guardò attorno preoccupato mentre il bambino tirava la veste del padre per convincerlo ad andarsene da lì.
«Anche se fosse vero ciò che dici noi siamo gente povera, non potremo ripagarti se dovessi sconfiggere i demoni ragno.»
«Non preoccupatevi io non voglio denaro» rispose Rin posando lo zaino a terra e prendendo l’arco e alcune magiche pergamene dono di Miroku.
«E come potremo ripagarti dunque se tu riuscissi a liberarci di loro?»
Ancora dubita di me? Non importa cambierà idea.
«Con un’informazione se la avrete. Accettate?»
L’uomo guardò ancora una volta il bambino, era meglio così che vivere nel terrore e Rin ricordava bene cosa significasse dato che il ricordo dei lupi non se ne era mai andato del tutto, le loro zanne che si avventavano sul suo corpo, la pelle dilaniata, il sangue caldo che sgorgava fuori e poi il nulla.
«Accetto giovane sterminatrice.»
«Rin, il mio nome è Rin. Bene ditemi dove sono questi demoni e io vi libererò da loro.»
«Là, vedi quel grande bosco non lontano da qui? Quello è il loro nascondiglio, escono quando vogliono e ci attaccano, ci uccidono.»
Rin annuì, la situazione era chiara e sconfiggerli sarebbe stato semplice.
Nel frattempo senza che lei lo sapesse Kohaku continuava a vegliare su di lei per proteggerla, silenzioso come un’ombra restava sul dorso di Kirara ad osservare ogni suo movimento rimanendo in disparte come aveva promesso a Sango.
«Non temete libererò il vostro villaggio da quei mostri, terrò alto il nome della mia maestra.»
Dopo tutto era in gioco anche la reputazione di Sango e anche quella di Kohaku non poteva fallire, doveva vincere quella battaglia anche se all’idea di combattere sola contro un demone la paura stava prendendo il sopravvento, ma non poteva e non doveva permetterlo.
«Tornate a casa ora e avvisate gli abitanti di non uscire finché non sarà finita, penserò io a tutto. Andate ora.»
«Che gli dei vi proteggano signorina.»
E così dicendo l’uomo portò via il bambino di corsa mentre Rin piano piano si dirigeva verso il bosco, verso il suo nemico.
Tenne stretto l’arco a sé respirando profondamente come se l’aria non riuscisse davvero ad entrare correttamente nel suo corpo e sentì le gambe tremarle ma non poteva tirarsi indietro ne valeva del suo onore di quello di Sango e se poi l’avesse fatto cosa sarebbe accaduto a quelle persone?
«Fatti vedere! Dove ti sei nascosto?!» urlò, poi vide le ragnatele ricoprire i tronchi degli alberi e brillare come fili argentei nel sole del pomeriggio.
Quel luogo così silenzioso che quasi sembrava un villaggio fantasma d’improvviso iniziò a tremare, la terra sembrava ballare sotto ai piedi di Rin.
«Chi osa disturbarci?» disse una voce profonda.
«Vieni fuori se hai coraggio!»
Tese l'arco e incoccò una freccia osservandosi intorno finché non li vide, due creature uscirono dal bosco e poi un’altra comparve di fronte a lei scendendo da uno degli alberi colmi di ragnatele.
«Un umana, bene questa sera non andremo a caccia a quanto pare.»
«Credi davvero di potermi sconfiggere tanto facilmente demone?»
Oltre all’arco possedeva pure una spada anche se ancora non era così abile nell’usarla, dall’alto Kohaku osservava silenzioso e tratteneva il fiato, Rin non era pronta per tre demoni del genere.
«Kirara tieniti pronta» disse alla sua vecchia amica.
Il demone ragno sceso dall’albero si avvicinò per primo a Rin.
«Sento l’odore della tua paura umana.»
«Non ho paura di te, ti ucciderò. Vi ucciderò tutti!» urlò e così scagliò la prima freccia.
Il colpo centrò il demone ma sembrò non avere molto effetto su di lui, una freccia non era sufficiente si rese conto Rin eppure… se avesse fallito non solo sarebbe morta ma anche gli abitanti di quel villaggio avrebbero pagato un caro prezzo, inoltre doveva trovare Sesshomaru.
No non sarebbe morta senza averlo rivisto.
«Maledetto!»
Si concentrò di più e scoccò di nuovo questa volta mirando agli occhi e il bersaglio fece centro, il demone emise un rantolo di dolore e sputò un veleno verdognolo che sembrava uno di quei frullati che Kagome riportava a volte dal suo mondo.
«Come hai osato!» urlò lui sputando altro veleno verso Rin, qualche goccia la colpì e la sua tuta da sterminatrice in quel punto si squagliò e il liquido arrivò alla pelle ustionandola.
Rin gemette ma non era nulla, in passato aveva subito dolori peggiori.
«Un po’ di veleno non mi ucciderà» rispose spavalda lei.
Si rialzò da terra e si scagliò contro il demone ruotando la spada come Kohaku le aveva insegnato, poi quella si conficcò nella schiena del demone che emettendo un suono che le fece rizzare tutti i capelli alla fine morì.
Rin rimase a osservare quel corpo demoniaco piano piano disfarsi e sentì la ferita causata dal veleno del demone, ma c’era ancora un altro da uccidere.
«Ora tocca te» disse lei riprendendo la sua spada, quello non si fece attendere e si scagliò contro Rin sputando veleno come l’altro ma questa volta lei fu più veloce della prendente e non si lasciò colpire dal demone ragno.
«Ragazzina morirai questa volta!»
«No, sarai tu a morire!»
Non morirò senza aver rivisto Sesshomaru - pensò lei e con un urlo si avventò contro il demone, lui parò il colpo con le sue zampe e la mandò al tappeto, poi rise e colmo di rabbia si avventò verso Rin che, preso l’arco e incoccato la freccia lo colpì in un occhio.
Un liquido verdastro colò dalla ferita e il demone gemette di dolore, Rin raccolse la sua spada e nonostante le sue ferite continuò a combattere finché non lo uccise, solo a loro si lasciò andare e finì con il perdere i sensi.
Kohaku e Kirara scesero a terra e il giovane sterminatore prese la ragazza tra le braccia chiamando il suo nome più volte, ma lei non rispose.
«Rin, andrà tutto bene te lo prometto.»
La prese in braccio e insieme a Kirara entrò nel villaggio chiedendo aiuto per la sua amica, rassicurò tutti dicendo che i demoni erano ormai morti e poi si fece avanti una donna anche lei sacerdotessa come la divina Kagome.
Kohaku vegliò su di lei per due giorni, finché finalmente Rin non si risvegliò.
Sentì una coperta tirata su, un abito diverso da quello con cui era arrivata al villaggio, si guardò intorno e non riconobbe il posto ma non era di certo al suo villaggio e quella non era la casa della vecchia Kaede.
Poi sentì un suono familiare e riconobbe Kirara.
«Kirara, cosa fai qui?» domando tirandosi su a sedere.
«Rin! Sei sveglia finalmente.»
«Kohaku? Ma…»
«Non ti ho persa di vista nemmeno per un momento, temevo che non fossi ancora pronta ma mi sbagliavo» ammise lui aiutando Rin a tirarsi su.
«Grazie. Siamo ancora in quel villaggio?»
«Sì, una sacerdotessa si è occupata di te e tutti gli abitanti vogliono vederti per ringraziarti.»
«Non voglio ringraziamenti ma un uomo mi ha promesso una cosa in cambio.»
«Cosa?» domandò il giovane curioso.
«Un informazione, se sarà in loro possesso.»
Kohaku annuì, ovviamente sapeva a cosa si riferisse la sua amica.
«Rin… da quando il nobile Sesshomaru se ne è andato sono passati molti mesi e-»
«E non tornerà lo so, ma io non ho potuto nemmeno dirgli addio Kohaku, non posso lasciare le cose così.»
«Forse dovresti, non hai più bisogno di lui ora sai difenderti anche da sola e poi…» disse solo che si fermò prima di concludere quella frase ma a Rin non occorreva che terminasse.
«Kohaku.»
«Se vuoi trovarlo io non ti fermerò, ma permettimi di vegliare su di te come ho fatto fin’ora.»
«Perché vuoi seguirmi? Al villaggio ci sono così tante ragazze a cui piaci, io ti voglio bene e te ne vorrò sempre ma non riesco… lo vorrei credimi, vorrei amare qualcuno che non sia lui, ma non ci riesco» rispose stringendo la mano di Kohaku.
«Lo so, va bene così a me basta starti accanto. Come tu non riesci a cambiare i tuoi sentimenti nemmeno io ci riesco, quindi lasciami venire con te. Starò in disparte e non interverrò, io e Kirara saremo solo compagni di viaggio per te.»
«No, devo fare questo viaggio da sola so che capirai.»
Kohaku chinò il capo ma infondo lo sapeva già.
«Vado a prenderti qualcosa da mangiare, riposa un po’» le disse e con il cuore colmo di tristezza uscì da quella stanza lasciando Kirara a vegliare sul riposo di Rin.











 

Buonasera a tutti cari lettori e lettrici, spero come sempre che stiate bene e come sempre vi ringrazio per leggere la mia storia e vi prometto che presto Rin troverò Sesshomaru!!

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Capitolo 15
*** QUINDICI ***


QUINDICI.
 









Prima che potesse riprendersi del tutto passarono più di tre giorni, il tempo lo trascorreva sdraiata in quel grande letto dove spesso la sacerdotessa che l’aveva guarita veniva a farle visita.
«Mi sento molto meglio venerabile sacerdotessa, non occorre che veniate tanto spesso da me» le disse Rin dopo che la donna ebbe cambiato la fasciatura.
«Sì fortunatamente stai meglio, il tuo ragazzo è molto preoccupato per la tua salute.»
Il mio ragazzo? Oh crede che io e Kohaku…
«No io e Kohaku siamo solo buoni amici.»
«Perdonami ero certa che voi due… devo essermi sbagliata. Rin appena ti sentirai meglio c’è un uomo che desidera vederti, è un abitante del villaggio.»
«Dov’è?»
«L’ho mandato via dato che stavi ancora dormendo»
«Vi prego ditegli di venire qui, devo chiedergli una cosa.»
«Lo manderò a chiamare ma ora mangia qualcosa, devi rimetterti in forze. Immagino che a casa saranno in pena per te.»
«Sì, la venerabile Kaede sarà molto preoccupata e anche le mie amiche. Mi spiace farle stare in pena per me.»
«Anche lei è una sacerdotessa?» chiese la donna con curiosità.
Era giovane ma più grande di Rin, i capelli erano chiari e gli occhi azzurri come l’acqua dove si divertiva a prendere pesci.
«Sì è una sacerdotessa ma è molto anziana ma ora Kagome sta prendendo il suo posto piano piano.»
«Questi nomi non mi sono nuovi, li ho già sentiti da alcuni viandanti.»
«Il mio villaggio è molto piccolo ma sono accadute molte cose e Kagome ha aiutato molte persone mentre viaggiava per il paese è possibile che forse qualche storia vi sia giunta in questo modo.»
«Può essere» rispose la sacerdotessa passando una ciotola alla giovane convalescente, «mangia prima che si raffreddi, io intanto vado a cercare quell’uomo.»
Rin rimase con la ciotola in mano ad annusare il buono profumo di quella zuppa che presto le avrebbe scaldato tutto il corpo mentre attendeva trepidante che quell’uomo pagasse la sua ricompensa, una ricompensa che nulla aveva a che fare con l’oro.
«Rin come ti senti?» domandò Kohaku entrando nella stanza con in braccio Kirara.
«Molto meglio grazie.»
Kirara saltò a terra e si avvicinò Rin per poi accoccolarsi sul suo grembo.
«Presto potrò riprendere il mio cammino e tu e Kirara dovrete tornare a casa, così potrai anche tranquillizzare Kaede e rassicurare Sango e Kagome sulla mia salute.»
«Sango non voleva che io ti seguissi, ma sentivo che era la cosa giusta da fare.»
«Ti sono grata per avermi soccorsa ma devi promettermi che da qui in poi lascerai che io me la cavi da sola.»
«Rin…»
«Promettimelo» disse lei guardandolo con i suoi occhi scuri e luminosi.
Kohaku sbuffò, poi chinò il capo e lo promise.
«Bene. Vieni siediti qui con me» disse Rin allungando una mano verso il suo amico.
«Non hai ancora finito la zuppa, se non mangi non ti riprenderai in fretta lo sai no?»
«Non preoccuparti Kohaku, tra un paio di giorni sarò di nuovo in piedi e pronta per il viaggio.»
«Rin…» disse Kohaku guardandola.
«Dimmi.»
«Credi davvero di poterlo trovare? Se il nobile Sesshomaru non vuole farsi trovare da te allora… be’ non credo che potrai riuscirci.»
«Lo so questo ma devo tentare, anche se non riuscissi a trovarlo io devo provarci Kohaku.»
«Lo ami davvero così tanto?»
Rin rimase in silenzio, aveva ferito abbastanza il cuore del suo amico.
«Mangia prima che diventi fredda» disse lui e poi abbassò lo sguardo su i suoi piedi.
Perdonami Kohaku, l’ultima cosa che voglio è ferirti ancora di più.
Così porto quella zuppa calda alla bocca e finalmente si decise a berne un po’.
Il liquido le scaldò il corpo e si senti un po’ meglio dopo averla sorseggiata quasi tutta, stava finendo di berla quando la sacerdotessa entrò con l’uomo che aveva visto insieme al bambino al suo arrivo così posò la ciotola vuota e si raddrizzò meglio che poté.
«Giovane sterminatrice ti siamo tutti debitori per ciò che hai fatto.»
«Non mi dovete nulla, voglio solo una risposta.»
«Chiedi se avrò la risposta sarò lieto di dartela e se non la avrò chiederò a tutti nel villaggio pur di fartela avere.»
Rin chinò il capo in segno di ringraziamento.
«Sto cercando un demone, il suo nome è Sesshomaru.»
«Sesshomaru? Ho sentito questo nome in passato ma non so dove si trovi.»
«Cerco il suo palazzo» disse lei risoluta.
«Perché cerchi un demone tanto potente come Sesshomaru? Sai chi è davvero? Suo padre era un potente demone e si dice che anche lui lo sia.»
«Lo è, lo conosco molto bene solo… devo ritrovarlo.»
«Chiederò agli altri abitanti e poi tornerò da te.»
L’uomo se ne andò lasciando gli altri due con Rin, Kirara saltò in braccio a lei e strofinò il suo viso contro il suo.
«Se lo conosci dovresti stargli lontana» disse la sacerdotessa.
«Se dovessi rivederlo non so se mi allontanerei più da lui.»
«E’ un demone e tu sei una sterminatrice.»
«Devo a Sesshomaru la mia vita se non ci fosse stato lui io sarei morta da oltre dieci anni ormai» rispose lei sentendo le lacrime punzecchiarle gli occhi.
La sacerdotesse si sedette vicino a lei e le prese le mani.
«Rin dammi ascolto e lascia perdere quel demone, torna al tuo villaggio e da chi ti vuole bene finché sei in tempo. Sono pochi i demoni che sanno amare, il resto di loro è corrotto dal potere e dall’odio.»
«Non Sesshomaru lui è cambiato.»
«I demoni non cambiano ragazzina.»
Quelle parole erano così cariche di tristezza notò Rin, tristezza e rimorso.
«Mi dispiace per qualunque cosa vi sia successa venerabile sacerdotessa ma Sesshomaru è diverso da ciò che credete voi, lui…»
«Ti ama? Tiene a te? Non saresti la prima ragazza umana ad essere ingannata da un demone.»
«Il nobile Sesshomaru non farebbe mai del male a Rin, di questo ne sono più che certo.»
«Dunque lo conosci anche tu?»
«Sì mi ha aiutato in passato, mi ha protetto da Naraku devo la mia vita a lui e alla venerabile Kikyo.»
La sacerdotessa si voltò verso Kohaku e la ciotola che conteneva la zuppa scivolò dalle sue mani rompendosi in così tanti pezzi.
«Hai detto Kikyo?»
«Sì lei…»
«Ho conosciuto quella donna-spettro molto tempo fa quando ero una bambina, venne nel mio villaggio in realtà ci aiutò molto e io mi affezionai a lei. Una notte però… una notte la vidi uccidere un uomo e quell’uomo le diceva che questo mondo non era più per lei, che qualunque rimpianto avesse avuto avrebbe dovuto farlo scomparire e tornare nell’altro mondo» raccontò quella donna raccogliendo i pezzi della ciotola.
«Kikyo sarà stata anche uno spettro ma era buona e altruista.»
«Sì lo era Kohaku ma io ero solo una bambina e mi spaventai, lei mi guardò un’ultima volta e se ne andò e io non la rividi mai più. Una volta cresciuta ho deciso di dedicarmi agli altri e diventare a mia volta una sacerdotessa per aiutare come aveva fatto lei tanto tempo prima.»
«Se fosse qui sono certa che ne sarebbe felice, vi ringrazio a nome di sua sorella Kaede.»
La sacerdotessa fece una carezza a Rin.
«Nessuno in questo villaggio ha la risposta che stai cercando» disse ed era sincera.
«E voi? Sapete dove si trova Sesshomaru?»
«Ciò che so sono solo voci che ho sentito: che è un demone potente, talmente potente da distruggere anche le frecce sacre, che le aree più pure non hanno effetto su di lui mentre altri demoni vengono storditi o addirittura uccisi.»
«E nessuno vi ha mai detto dove possa trovarsi il suo palazzo?»
«No, mi dispiace» rispose la donna e poi uscì.
Kohaku rimase un altro po’ con Rin finché non si addormentò e poi seguì la sacerdotessa.
«Perché hai mentito venerabile sacerdotessa? Voi sapete dove si trova il suo palazzo non è così?»
«Kohaku, credi davvero che per lei sia un bene perseverare in questa ricerca?»
«Non spetta a me dirlo è una sua scelta.»
«Tu le vuoi bene lo vedo dal modo in cui la guardi, da come ti occupi di lei. Perché la sostieni in questa folle ricerca? Non tutti i demoni sono malvagi questo lo so ma il demone che cerca Rin…»
«Il nobile Sesshomaru non le farebbe mai del male, se sai qualcosa ha il diritto di saperlo.»
«Se se ne è andato deve averlo fatto per dei motivi precisi non credi?»
«Non ha importanza, Rin non potrà trovare pace finché non lo avrà visto e io non voglio che si faccia male inutilmente. Caccerà demoni andando di villaggio in villaggio e io e Kirara non potremo più seguirla e proteggerla da ora in poi, perciò evitagli altro male e ditele dove si trova Sesshomaru se lo sapete. E’ un prezzo equo per il suo aiuto.»
«Un prezzo equo dici? Per ora la lasceremo riposare, ci penserò Kohaku, non posso prometterti altro.»















 

Salve a tutti lettori, ancora una volta ringrazio per le letture e le recensioni.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ormai manca sempre meno all'incontro tra Sesshomaru e Rin!!

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Capitolo 16
*** SEDICI ***


SEDICI.







Erano trascorsi ormai cinque giorni e il suo corpo era guarito, ormai era pronta e determinata a riprendere il cammino anche se non sapeva bene da quale parte andare.
Per quanto l’uomo avesse chiesto agli abitanti del villaggio nessuno era stato in grado di darle l’informazione che tanto desiderava.
Kirara era rimasta a farle compagnia mentre Kohaku stava aiutando la sacerdotessa cosa che sembrava renderlo felice e questo rendeva felice anche Rin, forse se avesse trovato un’altra donna, una donna sincera, a quel punto avrebbe potuto dimenticarsi di lei.
«Kirara abbi cura di Kohaku, so che non ne ha bisogno essendo molto più forte di me però… so che veglierai su di lui.»
Per tutta risposta Kirara miagolò un po’ e Rin lo prese come un sì.
«Bene così potrò stare più tranquilla e dovrai anche fare un po’ di compagnia a Kaede, senza di me sarà triste e anche sola per la maggior parte del tempo.»
A Rin dispiaceva lasciare in quel modo Kaede però non poteva ancora arrendersi, anche se Sesshomaru sembrava averlo fatto.
«Non può avermi dimenticata, non lo credo» disse più a se stessa che alla sua pelosa compagna di quei giorni.
«Non farti ingannare Rin i demoni raramente hanno cuore.»
Rin alzò la testa e vide la sacerdotessa che teneva un secchio con dell’acqua fresca.
«Pensavo che ti avrebbe fatto piacere poterti un po’ rinfrescare.»
«Grazie mille nobile sacerdotessa.»
Anche Kohaku entrò nella stanza e i suoi occhi passarono dalla sacerdotessa a Rin.
«Kohaku qualcosa non va?»
«No, nulla. Come ti senti?»
«Bene, domani riprenderò il mio viaggio» rispose Rin sorridente.
«Rin permettimi di-»
«No, questa cosa non ti riguarda e inoltre Kaede vorrà avere mie notizie, ti chiedo di fare ritorno al villaggio Kohaku e di prenderti cura di lei fino al mio ritorno ma se non vorrai farlo lo capirò.»
Kohaku si avvicinò al futon di Rin e dopo aver spostato Kirara si sedette accanto a lei.
«Perché non dovrei? La venerabile Kaede è sempre stata gentile e buona con me, sai che lo farò.»
«Ti sono grata per questo e un giorno mi sdebiterò, non solo per ciò che hai promesso ma anche per avermi salvata.»
Kohaku le diede un schiaffetto sulla fronte anche se era molto più simile ad una carezza.
«Sciocca, tu non mi devi nulla. E sia, io e Kirara torneremo al villaggio e rassicureremo tutti ma tu dovrai fare molta attenzione Rin, non sottovalutare mai un tuo avversario anche se ti sembrerà debole.»
«Lo ricorderò» promise Rin.
La giovane sacerdotessa osservava tutto ciò in silenzio senza ancora aver preso una decisione, infondo aveva ancora un giorno per decidere se dire o meno a quella sventurata umana ciò che sapeva sul demone che tanto andava cercando.
La notte trascorse tranquilla con Kirara ancora al suo fianco e Kohaku che dormiva accanto a lei e da molto tempo ormai finalmente si sentì al sicuro.
Perdonami Kohaku non riesco ad amarti come vorresti tu - pensò Rin osservando il suo vecchio compagno di avventure e ricordando i momenti trascorsi insieme a lui e a Sesshomaru, un tempo così lontano ormai.
Se solo potessi tornare a quei momenti con lui.
«Tranquilla Kirara torno presto» disse Rin alla sua amica facendole una carezza sul morbido pelo.
Continuava rigirarsi nel suo futon così alla fine senza svegliare Kohaku uscì fuori e si mise a sedere sul prato mentre una leggera brezza giocava con i suoi capelli faceva rabbrividire il suo corpo.
«Nemmeno tu riesci a dormire?» chiese una voce avvicinandosi a Rin, poi posò a terra il suo cesto e si sedette anche lei.
Rin si strinse le ginocchia al petto.
«I miei pensieri non me lo permettono, e voi?»
«Ci sono erbe che è meglio raccogliere la notte» rispose la sacerdotessa sorridendo nel buio.
Per un po’ rimasero entrambe in silenzio mentre la natura faceva il suo corso e a ogni istante il cielo diventava più chiaro e la luna lasciava piano piano posto al sole, a una nuova nascita, un nuovo giorno, un nuovo ciclo.
«Rin tieni così tanto a quel demone? Ho provato a capire ma…»
«Sesshomaru è buono anche se lo nasconde, gli devo la mia vita. Quando se ne è andato non mi ha nemmeno lasciato dirgli addio e io non posso lasciare le cose così quindi continuerò a viaggiare finché non lo troverò.»
«E se dovessi trovarlo? Cosa farai?»
«Io…»
Cosa gli dirò?
«I demoni per lo più sono creature infide e pericolose ma tu… tu sembri voler andare incontro a questo destino a tutti i costi.»
«Parlate come la vecchia Kaede, anche lei non approva la mia scelta.»
«E’ una donna saggia ma non si tratta di non approvare solo di essere prudenti e realiste. Conosco il mondo, conosco i demoni.»
«Non conoscete lui però.»
«Ne sei così sicura?»
Quella domanda sembrò fermarsi nell’aria fresca che precedeva il mattino.
«So più di quanto tu creda Rin, so anche dove si trova il luogo che stai cercando così disperatamente ma mi chiedo quanto sia saggio dirtelo, quanto sia saggio spingerti su questo sentiero così buio» disse la sacerdotessa fissando lo sguardo su quel volto oscurato dalla notte.
«Voi… voi lo sapete? Ditemelo! Vi supplico!» disse Rin mettendosi in ginocchio di fronte alla giovane sacerdotessa.
«Ti era stata promessa come ricompensa e tu hai adempiuto alla tua parte perciò nonostante i miei dubbi manterrò l’accordo preso dalla mia gente.»
Per un istante pensò che il cuore le sarebbe uscito dal petto dalla gioia, stava per rivederlo e questa volta ci sarebbe riuscita.
«Conosci il Monte Kumotori?»
«Io ne ho sentito parlare.»
«Il suo castello è lì, nella parte più alta del Monte Kumotori ma dubito che potrai raggiungerlo a piedi, nessun umano potrebbe farcela.»
Il Monte Kumotori… Sesshomaru presto ti rivedrò.
«Non preoccupatevi credo di sapere come fare anche se dovrò chiedere un favore a Kohaku.»
«Kohaku tiene davvero molto a te, oserei dire che è innamorato» disse la sacerdotessa osservando la sua amica.
«Lo so, conosco bene i sentimenti di Kohaku per me ma nel mio cuore c’è già qualcuno.»
«Credi che sarai felice al fianco di un demone come Sesshomaru? Suo padre era un demone feroce e spietato Rin, so che il figlio ha preso molto da lui.»
«Sesshomaru e Inuyasha uccidono solo quando devono, sono buoni. Sesshomaru mi ha restituito la vita per due volte e ha protetto Kohaku quando Naraku voleva ucciderlo, forse avete ragione voi e anche Kaede, forse la strada che sto percorrendo può davvero sembrare buia ma io… io lo amo e sono certa che il mio amore sarà più che sufficiente per rischiarare questo cammino per quanto potei essere più felice al fianco di Kohaku e vorrei davvero poterlo amare, ma non posso» rispose abbassando lo sguardo.
«Pregherò per te Rin, pregherò affinché il tuo viaggio non abbia altre insidie. Trova chi cerchi e così forse troverai anche la pace nel tuo cuore, non preoccuparti per Kohaku starà bene e un giorno ti dimenticherà o meglio dimenticherà questo sentimento che prova ora per te.»
Rin strinse le mani della sacerdotessa e le sorrise, poi si alzò e corse nella stanza per prendere lo zaino e alla fine si decise a svegliare il suo amico.
«Mmh…»
«Kohaku svegliati per favore.»
«Rin, che succede?» domandò con la bocca impastata dal sonno.
«Io so di averti detto di non volere nessun aiuto ma… Kohaku ho bisogno di Kirara, non posso farcela da sola» ammise.
«Sapere che Kirara ti accompagnerà da padron Sesshomaru mi farà stare più tranquillo. Te ne stai già andando vero?»
«Sì ora che so dove si trova non voglio perdere altro tempo, devo andare Kohaku ma ti prego rassicura la buona Kaede, dille che sto bene e che non deve preoccuparsi per me. Saluta anche tua sorella e Kagome e da un bacio a Kikyo da parte mia.»
«Sarà fatto Rin, ma tu sta attenta.»
Rin abbracciò Kohaku e lo salutò, poi dopo essersi messa lo zaino in spalla si accomiatò anche dalla sacerdotessa di quel villaggio raccomandandole di avere cura del suo amico e che presto avrebbe rimandato indietro Kirara.
Poi salita sul dorso del demone si librò in cielo alla volta del Monte Kumotori e del suo Sesshomaru.












 

E' un secolo che non aggiorno lo so, ma ho veramente abbandonato per un bel po' la scrittura e ho molte storie aperte... in ogni caso spero che la mia assenza vi abbia fatto apprezare di più questa storia e se le avete lette pure le altre. 
Spero di aggiornare presto!
Un saluto a tutti.

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Capitolo 17
*** DICIASSETTE ***


DICIASSETTE.






Era partita assieme a Kirara subito dopo il sorgere del sole, dopo che finalmente la sacerdotessa le aveva rivelato il nome del luogo in cui si trovava la dimora di Sesshomaru.
«Il Monte Kumotori… Sesshomaru sto per arrivare, aspettami.»
Quel villaggio umano era ormai lontano e il Monte Kumotori sempre più vicino, il suo Sesshomaru era sempre più vicino.
Aveva lasciato lo zaino con le provviste a Kohaku poiché era certa che sarebbe servito molto più a lui che a lei infondo in meno di un giorno avrebbe raggiunto quel palazzo e Sesshomaru.
Con se aveva portato solo un piccolo fagotto con poco cibo, cibo che avrebbe diviso con Kirara.
«Kirara fermiamoci a riposare un po’» disse Rin accarezzando la schiena del demone.
Kirara per tutta risposta puntò verso il basso e quando i suoi piedi toccarono terra Rin si sentì un po’ meglio, anche se da bambina aveva volato spesso con Ah-Un si sentiva sempre strana in aria, preferiva la terra, preferiva toccare l’erba con i piedi e sentirsi avvolgere dal profumo dei fiori.
Il cielo si stava scurendo e le nuvole si stavano ammassando, nuvole cariche di acqua.
Prese il suo fagotto e tirò fuori del cibo, Kirara era tornata piccola così era più semplice e anche molto più carina.
«Kirara quando tornerai al villaggio stai vicina a Kohaku ti prego. Se mai mi reincarnerò dedicherò la mia prossima vita ad amarlo e proteggerlo ma in questa vita… in questa vita per me c’è solo Sesshomaru.»
Kirara strofinò la testa sul suo volto come a consolarla e a dirle: non preoccuparti Kohaku starà bene, eppure lei continuava a sentirsi in colpa per non essere in grado di ricambiare il suo amore.
Poco dopo la pioggia iniziò, il terreno si trasformò presto in fango ma l’albero sotto il quale si trovavano lei e Kirara per il momento le stava proteggendo.

 


 

«Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru! Non andate via, sta piovendo molto.»
«Credi davvero che un po’ d’acqua possa fermarmi Jaken?» domandò Sesshomaru al piccolo Kappa che ormai lo serviva da oltre un secolo.
«No mio signore ma…»
«Nessun ma voglio andare ad allenarmi tu resta qui, oggi i guardiani sono agitati» disse Sesshomaru, poco dopo un fulmine illuminò il cielo cupo e grigio e uno strano presentimento prese il sopravvento, sentiva che qualcosa non andava ma non sapeva ancora cosa.
Per pochi istanti la sua mente pensò a Rin, che lo fosse accaduto qualcosa?
Ma come poteva essere? Rin era al villaggio sotto le cure di Kaede e di Kagome e sapeva bene che entrambe l’avrebbero protetta, inoltre al villaggio c’era anche Inuyasha per non parlare di Kohaku e di Sango e il monaco, no, Rin stava bene ma la sua mente non riusciva a non pensarla, non ancora.
«Avete forse cambiato idea mio signore?»
Per tutta risposta Sesshomaru tirò fuori la spada dal fodero e se ne andò dal palazzo senza voltarsi verso il suo piccolo servitore.





Non mancava molto ormai, il Monte Kumotori era lì di fronte a lei, si ergeva alto contro il cielo minaccioso squassato da lampi e tuoni, stava davvero per vedere Sesshomaru.
Il suo cuore iniziò a battere all’impazzata e nonostante la pioggia gelida che le aveva intirizzito il corpo non aveva desistito dall’andare a cercare Sesshomaru, non era che era così vicino.
«Ci siamo quasi Kirara, forza.»
Anche Kirara era bagnata e come Rin sentiva freddo in tutto il corpo, Rin le fece una carezza per incoraggiarla a proseguire certa che a breve sarebbero state al caldo e all’asciutto, certa che Sesshomaru l’avrebbe accolta anche se non sapeva ancora come.
Oltre alla pioggia e ai fulmini si era pure alzato il vento rendendo quel viaggio ancora più difficile, Kirara e Rin erano un po’ sballottolate in aria ma ancora continuavano a procedere finché finalmente di fronte a loro si palesò un palazzo o almeno una cima del palazzo che sembrava davvero sospeso in aria.
«Kirara ce l’abbiamo fatta!» urlò Rin e improvvisamente tutto il freddo sembrò sparire dal suo corpo, sentì il sangue ribollire dentro di sé e il cuore batterle all’impazzata.
«Scendiamo.»
Il demone ubbidì alla richiesta di Rin e piano piano sotto una pioggia incessante toccò nuovamente terra.
La ragazza scese dalla sua schiena e Kirara stanca e infreddolita si rimpicciolì.
«Perdonami per averti fatta stancare così tanto» disse Rin per poi prenderla in braccio, così la sua amica avrebbe potuto riposare e magari con il calore del suo corpo sarebbe stata in grado di riscaldarla almeno un po’.
Proseguì a piedi tenendola in braccio, di fronte a loro si estendeva un immenso bosco e poco più distante da lì le porte del castello di Sesshomaru.
Con il cuore che ancora batteva all’impazzata si avvicinò sempre di più alle porte finché due demoni si palesarono di fronte a loro impedendo il passaggio.
«Il mio nome è Rin, devo vedere Sesshomaru» disse ai due demoni.
«Da qui non passa nessuno senza il permesso di Sesshomaru» rispose il demone a destra.
Erano due Tengu, ne era quasi certa, li aveva già visti una volta mentre con Sango andavano nei villaggi vicini a cacciare demoni.
«Sesshomaru sa chi sono fatemi passare.»
«Vattene umana, altrimenti morirai» disse il demone di sinistra.
Il loro aspetto era quasi umano ma il loro naso era molto più lungo e avevano le ali, Rin sapeva che erano demoni forti, molto più forti dei ragni che aveva ucciso nel villaggio in cui era stata poco prima.
«Non me ne andrò senza averlo visto, toglietevi di mezzo!»
Per tutta risposta i due demoni risero.
Rin posò Kirara a terra e poi tirò fuori il suo arco.
«Uhuh cosa pensi di farci con quelle frecce? Credi davvero di poterci battere? Tu? Te lo ripeto ragazzina vattene.»
«No!» urlò lei e poi scoccò la freccia, freccia che venne facilmente deviata da quei due Tengu che subito schizzarono in aria.
Il Tengu di destra tirò fuori una lancia e la scagliò contro Rin colpendola a una coscia, urlando la giovane ragazza si accasciò a terra e allora il Tengu di sinistra usò la sua tattica preferita, le illusioni.
Il mondo creato dall’illusione era così reale che per pochi istanti Rin dimenticò il dolore, Sesshomaru era lì vicino a lei, riusciva quasi a percepire il suo calore ma il suo volto… il suo volto era un po’ diverso.
Raramente lo aveva visto sorridere, poi sentì un’altra lama trapassarle la carne, questa volta si trattava del braccio destro poco più su del gomito.
Urlò di questo era certa ma era come se non riuscisse a percepire le sue stesse urla in quel mondo ovattato nel quale era finita.





«Padroneeee!»
«Jaken cosa vuoi ora?»
«I Tengu… sta succedendo qualcosa di strano mio signore.»
Ma poco prima che Jaken finisse di parlare il vento che soffiava oltre alla pioggia battente portò a Sesshomaru un odore che mai avrebbe voluto nuovamente sentire, l’odore del sangue della sua Rin.
«Questo odore… no non può essere!»
La sua mente era proiettata verso il peggio, il suo naso poteva forse essersi sbagliato? Poteva davvero essere stato ingannato dalle sue paure al punto tale da sentire l’odore del sangue di Rin? Doveva sapere la verità e così ancora con la spada in pugno e tutto bagnato era volato via verso l’ingresso del suo palazzo.
I due Tengu stavano coprendogli la visuale ma quando si avvicinò ancora di più vide Rin a terra ferita e sanguinante, le lacrime le bagnavano il volto non era solo pioggia.
«Rin!» urlò lui inchinandosi per prenderla tra le sue braccia, «Smettetela! Fate cessare l’illusione!»
I due Tengu guardarono il demone cane e poi si guardarono tra di loro, infine obbedirono agli ordini di Sesshomaru.
«Rin! Rin avanti svegliati» disse lui stringendola a sé e asciugandole il volto bagnato.
Piano piano la sua piccola umana aprì gli occhi, occhi stanchi e sofferenti.
«Rin» la chiamò sollevato.
«Se-sshomaru. No non sei davvero qui.»
«Sono qui invece» rispose, poi prese la sua piccola mano e la posò sul suo volto bagnato, Rin gli sorrise nonostante il freddo che le stava penetrando nelle ossa e le ferite che sanguinavano copiosamente, poi ancora sorridendo si lasciò andare e chiuse nuovamente gli occhi.








 

Sì so di avervi fatto penare molto MA alla fine ecco che si sono ritrovati. 
Ringrazio tutti i lettori e spero che questa ff vi stia ancora piacendo. 
Rispondo raramente ma vi leggo sempre <3 vi lascio con una piccola anticiapzione dato che mi sono portata avanti di un capitolo:


 

'Posò Rin sul suo grande letto in cui raramente dormiva, i suoi vestiti fradici e sporchi di sangue erano ridotti a brandelli così Sesshomaru non poté fare altro che toglierli.
Nonostante le ferite e la pelle gelida il corpo di Rin era così bello e perfetto, la mise sotto le coperte nella speranza che potesse riscaldarsi un po’ e si sdraiò di fianco a lei sempre con lo scopo di infonderle calore.
«Quei due Tengu risponderanno di questo te lo giuro» disse accarezzandole il volto.'

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Capitolo 18
*** DICIOTTO ***


DICIOTTO.







Come era possibile? Come era arrivata fino a lì?
Sesshomaru si guardò a torno senza smettere di tenere Rin tra le sue braccia, il suo corpo era ferito e sanguinava in più punti, la pelle era livida e fredda come il ghiaccio ma il sorriso che gli aveva rivolto era lo stesso di sempre, quel sorriso che tanti anni prima lo aveva in parte iniziato a cambiare.
Kirara era poco distante da Rin, non più nella sua forma di demone sembrava quasi un gatto e anche lei era priva di sensi e bagnata fradicia.
«Sciocca cosa ti è venuto in mente?!» disse accarezzandole il volto.
I suoi capelli erano diventati ancora più scuri.
Sesshomaru sentì arrivare Jaken nonostante fosse concentrato sull'umana che giaceva incosciente ma felice nonostante il dolore tra le sue braccia.
«Ah eccovi finalmente! Eh? Rin?» disse il piccolo kappa correndo al fianco del suo padrone.
«Jaken prendi Kirara» ordinò lui, dopo tutto non poteva lasciarla lì e non lo stava facendo solo per Rin, Kirara era una combattente abbandonarla in quel modo era fuori discussione.
Il kappa obbedì e prese Kirara mentre Sesshomaru sollevò Rin da terra e per tenerla al caldo e impedirle di congelare ancora di più la avvolse con la sua coda cercando di trattenere dentro di lei un po’ di calore altrimenti sarebbe morta congelata oltre che per le ferite.
«Con voi faccio i conti dopo» disse glacialmente il principe cane e quando anche Jaken lo raggiunse e si fu aggrappato al resto della sua coda si librò in aria portando via Rin.
«Haru!!»
La voce di Sesshomaru riecheggiò per tutto il palazzo e in breve tempo una giovane donna demone comparve di fronte al suo padrone, Haru era una mutaforma ed era abile nel curare gli altri come e più di una sacerdotessa.
«Mio signore» rispose inchinandosi.
«Vieni con me» rispose lui e poi sussurrò «Rin resisti ancora un po’.»
«Ahhh padron Sesshoarmu cosa devo fare con Kirara?»
«Non è ferita quindi basterà tenerla al caldo per farla riprendere, occupatene Jaken, ora devo pensare a Rin.»
Il kappa obbedì al suo padrone come sempre e si dileguò con ancora in braccio Kirara.
«Dove volete andare padrone?»
«Nella mia stanza, tu intanto prepara bende e qualunque altra cosa possa servire per curarla.»
«Posso vedere le ferite?»
Sesshomaru fece ricadere la sua coda che era bagnata e sporca del sangue di Rin.
«Dovrò ricucirle e applicare erbe.»
«Fallo, prendi il necessario e raggiungimi nella mia camera.»
La piccola mutaforma di nome Haru fece come ordinato mentre Sesshomaru si dirigeva verso la sua camera.
Posò Rin sul suo grande letto in cui raramente dormiva, i suoi vestiti fradici e sporchi di sangue erano ridotti a brandelli così Sesshomaru non poté fare altro che toglierli.
Nonostante le ferite e la pelle gelida il corpo di Rin era così bello e perfetto, la mise sotto le coperte nella speranza che potesse riscaldarsi un po’ e si sdraiò di fianco a lei sempre con lo scopo di infonderle calore.
«Quei due Tengu risponderanno di questo te lo giuro» disse accarezzandole il volto.
Le strinse la mano nella sua, così piccola, così fredda.
Haru arrivò poco dopo seguita da un’altra servitrice, posò ciò che le occorreva su un piccolo sgabello e mandò via l’aiutante, solo a quel punto Sesshomaru si alzò dal letto così che Haru potesse fare il suo lavoro.
«Salvala, non mi importa come ma salvala.»
«Farò il possibile mio signore ma anche io ho dei limiti.»
«Non posso usare Tenseiga su di lei non più» rispose stringendo i pungi.
Haru tirò giù la coperta.
«E’ molto fredda» disse la mutaforma sentendo la pelle dell’umana.
Poi prese una ciotola con delle erbe, le schiacciò tutte bene bene, aggiunse acqua e altri ingredienti e la spalmò sulle ferite mentre Sesshomaru osservava impotente.
Quando il miscuglio iniziò a fare effetto Rin emise qualche grido di dolore.
Sesshomaru si sedette accanto a lei e le strinse la mano, le sussurrò di non preoccuparsi che era lì e che presto sarebbe stata bene.
«La ferita al bracci non è grave, ma la medicazione dovrà essere cambiata più volte al giorno e ci sono possibilità che possa venirle la febbre. Mi preoccupa di più la ferita alla coscia per quella la medicazione non basta, dovrò ricucirla e poi medicarla un po’.»
«Fallo.»
Haru non aveva mai visto il suo padrone comportarsi così o avere tanto a cuore qualcuno, solo di tanto in tanto con sua nipote sembrava essere sereno ma mai era stato tanto in pena per qualcuno, tanto meno per un’umana.
Ma Haru obbedì, fece ciò che doveva fare prima però prese un lenzuolo e coprì in parte il corpo dell’umana che si chiamava Rin.
Che il suo padrone fosse innamorato di lei? Ma lei era solo un’umana…
Quando ebbe finito rimise tutto a posto incluso lo sgabello.
«Volete che rimanga con lei?»
«No, rimarrò io. Haru vai a dare un’occhiata a Kirara è un demone che viaggiava con Rin.»
«Vado, ma… se dovesse venirle la febbre chiamatemi subito.»
«Lo farò» rispose Sesshomaru senza voltarsi verso Haru.
Quando la mutaforma uscì dalla stanza Sesshomaru si sdraiò nuovamente accanto a Rin e la avvolse con la sua coda come aveva fatto prima, come faceva quando era bambina e aveva freddo durante la notte.
«E’ colpa mia se ora stai lottando nuovamente tra la vita e la morte, Rin sei stata una sciocca a venire fino a qui eppure… eppure sono così felice di averti nel mio palazzo. Starai meglio e quando aprirai nuovamente gli occhi sarò qui vicino a te.»




 

Lo spirito di Rin era sprofondato in un mondo di incubi, il buio era ciò che la avvolgeva e l’unico suono che sentiva era il ringhiare dei lupi.
Nonostante il tempo passato dalla sua prima morte quel suono era ben impresso nella sua memoria, il buio.
Ma c’erano pure momenti in cui sentiva la voce di Sesshomaru che la chiamava, sentiva un panno fresco che veniva passato sul suo corpo che bruciava, riusciva a sentire anche dolore alla gamba e un po’ al braccio.
Ricordò di aver aperto gli occhi ma solo per un fugace momento e in quel momento ancora una volta come quando si trovava dentro all’illusione dei Tengu vide Sesshomaru.
«Sesshomaru» lo chiamò lei, aveva la gola secca e riusciva a stento a parlare eppure era stata in grado di pronunciare il suo nome.
Era consapevole di essere in un limbo, da una parte c’era la vita e c’era Sesshomaru, dall’altra parte c’era solo il buio ma ora, ora che era arrivata da lui non poteva di certo arrendersi.
No, non posso.
Il volto del demone affiorò nuovamente nella sua mente anche se un po’ sfocato, Sesshomaru, non c’era mai stato davvero nessun’altro per lei.
Per lui aveva lasciato il villaggio e la somma Kaede, aveva salutato Kagome e tutti gli altri, aveva ferito Kohaku respingendo quell’amore che le professava ogni giorno nei piccoli gesti di cui era capace.
Aveva ferito e deluso e tutto per poterlo rivedere ancora una volta, come poteva morire ora? Se fosse morta nemmeno Sesshomaru avrebbe potuto riportarla in vita una terza volta.
Le immagini nella sua mente si confusero mischiandosi con ciò che vedeva quando riusciva a tornare in sé ma la voce del demone sembrava guidarla verso la strada che lei avrebbe voluto davvero percorrere.




 

 

«Haru scotta ancora molto.»
«Meno di questa mattina mio signore, credo che entro domani la febbre sarà passata e con essa il pericolo. Sì starà bene» rispose Haru posando un nuovo panno umido sulla fronte di Rin.
Sesshomaru non si era mosso da lì da quando l’aveva portata in quella stanza.
«Kirara?» domandò.
«Sta bene ma anche lei ha bisogno di riposo e di caldo.»
Guardò il volto arrossato di Rin per via della febbre, i lunghi capelli scuri che ricadevano sul cuscino del suo letto e vederla così inerme, così malata e non poter fare nulla era la tortura peggiore per lui.
«Va a chiamare Jaken.»
Haru obbedì uscì dalla stanza, Sesshomaru prese la mano di Rin e la portò alla bocca, la baciò delicatamente e poi la tenne tra le sue.
«Starai bene Rin, Haru è la migliore guaritrice che io conosca.»
Rin stinse la sua mano, debolmente ma lo fece e questo lo fece ben sperare.
«Padron Sesshomaru mi avete fatto chiamare?»
«Sì Jaken, voglio che tu vada al villaggio. La vecchia sacerdotessa Kaede e Kagome devono sapere cosa è accaduto, se Kagome insisterà per venire lasciala fare a Rin farebbe solo bene averla accanto.»
«Andrò immediatamente padron Sesshomaru» disse Jaken, ma prima di uscire dalla camera del suo padrone si voltò verso di lui «Mio signore io…»
«Starà bene Jaken, Rin è più forte di quanto crediamo non si arrenderà senza lottare. Ora va.»
Il kappa si inchinò prima di uscire e lasciare solo Sesshomaru e Rin e poi corse ad eseguire gli ordini del suo signore.

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Capitolo 19
*** DICIANNOVE ***


DICIANNOVE.








Per quattro lunghissimi giorni il corpo di Rin era stato arso dalla febbre, le ferite si erano infettate, Sesshomaru era stato al suo fianco quasi ogni momento e spesso l’aveva stretta a sé.
Kagome era arrivata quella stessa sera e accompagnata da Jaken era subito corsa al capezzale di Rin.
«Rin! Rin… ma cosa è successo?» chiese al possente demone che stringeva la mano della sua amata umana.
«I Tengu l’hanno ferita prima che potessi fermarli. Haru dice che si riprenderà.»
Kagome prese un panno e lo immerse nel secchio d’acqua fredda vicina a Rin poi lo posò delicatamente sulla sua fronte, la ragazza rabbrividì e il suo viso si contrasse in una smorfia, giorno e notte quelle pezze erano state bagnate per rinfrescarla, Haru aveva fatto nuovi unguenti per le sue ferite e pazientemente aveva cambiato la medicazione tre volte al giorno ripulendo tutto e rifasciandole con estrema cura, poi il quinto giorno finalmente la febbre aveva iniziato a calare.
Il suo volto aveva smesso di essere così rosso e di ardere tanto, anche il corpo sembrava più fresco e le ferite sembravano migliorare.
«Haru…»
«Ancora qualche giorno mio signore e si sveglierà, il peggio è passato ormai» rispose la mutafora finendo di fasciarle la coscia.
«Bene» rispose facendole una carezza e scostandole i lunghi capelli dal viso.
«La febbre è scesa» disse Kagome.
«Sì perché l’infezione sta passando, qualche minuto di più contro i Tengu e sarebbe morta.»
«Haru quando Rin si sarà ripresa mi insegnerai come fare quegli unguenti? Mi sarebbero molto utili al villaggio.»
«Lo farò.»
«Kagome se desideri tornare al villaggio dirò a Jaken di accompagnarti, devi sentire molto la mancanza di Kikyo.»
«E’ vero mi manca molto e anche Inuyasha ma ora il mio posto è qui, quando Rin si sarà svegliata tornerò al villaggio se me ne andassi adesso non starei tranquilla Sesshomaru.»
«Le farà piacere vederti qui.»
«Io credo…» disse Kagome osservando il principe dei demoni «che le farà più piacere vedere te che me.»
Sesshomaru provò a farle un sorriso.
«Lasciamola riposare ora, rimarrò io con lei in caso servissero altri unguenti.»




Nei suoi deliri le immagini della realtà e quelle degli incubi si mischiavano, sentiva voci familiari e odori che non conosceva ma il volto di Sesshmaru era sempre presente.
Nel suo delirio ricordò il giorno in cui vennero uccisi i fratelli e i genitori, poi ricordò i lupi e ricordò Sesshomaru che la stringeva a sé da bambina.
Non lo aveva mai temuto anzi lo aveva visto come un salvatore fin da subito.
Avrebbe voluto chiamarlo ma non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi non a comando almeno.




 

«Forse dovrei tornare a casa e portare qualche medicina dalla mia epoca, potrebbe aiutarla.»
«Sarebbe inutile, se nemmeno Haru può fare nulla dubito che possano fare qualcosa le medicine della tua epoca.»
«Possiamo comunque tentare, ci sono molti antibiotici che potrebbero guarirla.»
«Aspettiamo ancora un po’» rispose il demone stringendo delicatamente la mano dell’umana febbricitante.

 




Altri due giorni trascorsero prima che Rin riprendesse conoscenza, Kagome la stava rinfrescando un po’ quando piano piano finalmente la giovane sterminatrice aprì gli occhi.
«Rin! Ah che gioia! Finalmente ti sei svegliata.»
«K-Kagome?» disse lei, ma la sua gola era secca a stento riusciva a parlare.
«Tranquilla ci sono io qui, adesso ti aiuto a bere va bene?»
Prese una ciotola e la riempì con dell’acqua poi aiutò Rin a sedersi e piano piano gliela fece bere.
Haru entrò proprio in quel momento e dopo aver posato ciò che aveva in mano corse subito dalla sua paziente per esaminarla.
«Chi sei?» domandò la ragazza sospettosa.
«Haru mia signora.»
«E’ stata lei a curarti, è davvero molto brava sai?» cercò di incoraggiarla Kagome ma era così diffidente verso quel piccolo demone che non conosceva.
La testa le pulsava per via delle ferite riportate.
«Per quanto ho dormito Kagome?»
«Molti giorni ma ora finalmente stai bene, ci hai davvero fatti preoccupare sai? Ma cosa ti è saltato in mente Rin?»
Improvvisamente ricordò cosa era accaduto e contro chi si era scontrata con Kirara.
«Kirara?! Dov’è? Come sta?»
«Anche lei sta bene e come me è rimasta al tuo fianco per molti giorni. Non agitarti o le ferite si apriranno di nuovo.»
Kagome si voltò verso Haru e le fece un cenno, il demone capì al volo e uscì dalla stanza.
«Vuoi ancora un po’ d’acqua? Aspetta ti aiuto a tirarti su.»
Piano piano Kagome aiutò la sua amica a mettersi seduta, era ancora debole e il suo volto era pallido troppo pallido.
Sesshomaru era appena stato avvisato così aveva riposto la sua spada ed era entrato quasi volando nel suo palazzo per andare da Rin.
«Fammi sentire il polso.»
«Non preoccuparti sono solo stanca, è assurdo vero? Ho dormito per così tanti giorni eppure mi sento ancora stanca.»
Una gamba le faceva male e la testa le girava un po’.
«Avanti fammi sentire il tuo battito Rin.»
Sbuffò un po’ e poi obbedì.
«Kagome? Dove siamo?» chiese ancora un po’ confusa.
«Non lo ricordi più?» domandò l’amica preoccupata.
«Sì ma… questo posto-»
«E’ il mio palazzo» rispose una voce decisa.
Quando si voltò verso l’ingresso di quella stanza vide Sesshomaru, era lì, fermo a la guardava a sua volta.
E’ ancora la visione dei Tengu? - domandò con il cuore che sembrava uscire dal petto.
Chiuse e riaprì gli occhi per un paio di volte credendo ancora di sognare in un certo senso, era davvero Sesshomaru?
«Kagome, vedi anche tu quello che vedo io vero?»
«Sì Rin.»
«Forse è ancora quella visione…»
«Sei sveglia e ti assicuro che quei due la pagheranno per ciò che ti hanno fatto» rispose Sesshmaru avvicinandosi al suo letto.
Perché è ancora così pallida? Il suo battito è troppo irregolare - penso il demone sedendosi di fianco a lei.
«Ehm… vado a prenderti qualcosa di caldo da mangiare Rin, ti farà bene.»
«Sì, ho un po’ fame in effetti.»
«E’ un buon segno, presto starai meglio» le disse l’amica e poi dopo aver dato un’ultima occhiata a suo cognato uscì dalla stanza lasciando finalmente soli Sesshomaru e Rin.
Rin cercò di sistemarsi meglio e di sorridere al suo protettore.
Il principe dei demoni posò la mano sulla sua fronte e rimase in quel modo per qualche istante, poi come aveva fatto Kagome - anche se poteva udirlo benissimo - con le dita tentò di sentire meglio i battiti del suo cuore.
«Ancora qualche giorno di riposo e starai bene, vedrai.»
«Mi sento già meglio» disse tentando di rassicurarlo, anche se era fuggito da lei sapeva che le voleva bene.
«Stupida! Che cosa credevi di fare? Batterti contro i Tengu? Volevi forse morire Rin?»
Ora che stava meglio poteva finalmente dirle tutto ciò che in quei lunghi giorni lo aveva tormentato.
«Sesshomaru…»
«Perché? Dimmelo. Se fossi morta non avrei potuto riportarti indietro, non avrei potuto usare Tenseiga questo lo sai.»
«Lo so» rispose chinando la testa, lo sguardo di Sesshomaru era rabbioso ma questo non la spaventava ma la faceva sentire terribilmente in colpa.
«Rin se fossi morta… sarebbe stata solo colpa mia.»
«Sto bene, io sto bene Sesshomaru. Sai perché l’ho fatto.»
«Come hai trovato questo posto?»
«E’ una lunga storia prometto che te la racconterò se non scapperai nuovamente da me ma se decidessi di farlo questa volta almeno dimmi addio» disse prendendo la mano del demone che aveva rapito il suo cuore «Quando ti ho visto entrare ho creduto che fossi ancora prigioniera di quella visione, come quando sei arrivato per salvarmi non capivo se fossi reale.»
«Credei che ti avrei lasciata in balia dei Tengu e delle loro visioni? Credi avrei potuto lasciarti morire? Haru ha fatto più di quanto avrebbe potuto fare e questo ti ha salvato la vita.»
I suoi occhi sono così tristi.
«Credevo che tu fossi al villaggio e soprattutto che fossi al sicuro, ne ero convinto Rin finché non ho sentito l’odore del tuo sangue e ho capito che eri in pericolo ancora prima che Jaken mi avvisasse dei Tengu»
«Perdonami… io volevo solo rivederti un’ultima volta.»
Sesshomaru strinse ancora più forte la mano di Rin.
«Riposati ora ne hai ancora bisogno.»
«Rimarrai qui con me?»
Era cresciuta ma qualche volta le ricordava ancora la bambina spaventata e muta che aveva riportato in vita.
«Sì riposati rimarrò con te Rin.»












 

Ciao a tutti ragazze/i, sì sono ancora viva!!
Vi sono mancata? Spero di sì. Eccomi con un nuovo capitolo anche se ci ho messo mooolto ma ora che è uscito l'anime sono molto gasata e quindi ecco l'aggiornamento!

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Capitolo 20
*** VENTI ***


VENTI.







Rin si era quasi ripresa del tutto e questo aveva cambiato decisamente l’umore di Sesshomaru e anche di Kagome.
Il demone restava con lei durante la notte a osservarla ma poi, il giorno, spariva senza lasciare traccia lasciando che fosse Kagome a occuparsi di Rin.
«Rin devo tornare al villaggio» disse Kagome finendo di intrecciare i capelli della sua amica.
«Ma certo, sei rimasta qui con me per molti giorni. Ti chiedo scusa Kagome, ti ho tenuta lontana da Kikyo e da Inuyasha» ammise la ragazza chinando la testa.
«Non dire assurdità ho scelto io di restare, se me ne fossi andata non sarei stata tranquilla ma ora che stai bene devo fare ritorno, così potrò anche tranquillizzare Kaede e gli altri.»
«Dille che presto tornerò e che non deve preoccuparsi.»
«Dubito che Sesshomaru voglia che tu te ne vada.»
«Sesshomaru… non lo vedo quasi mai e quando lo vedo mi parla a stento Kagome.»
«Devi avere pazienza Rin, non è facile per lui convivere con ciò che prova è stato solo troppo a lungo» rispose la sacerdotessa legandole i capelli.
«Kagome? Quando andrai via prendi Kirara con te è tempo che torni da Kohaku e da Sango.»
«Non preoccuparti, andiamo è ora di mangiare qualcosa.»
Rin si alzò piano dal letto, la coscia ancora doleva e i punti tiravano ma cercava di non lamentarsi, voleva e doveva essere forte.
Passò il resto del giorno con Kagome, fino al pomeriggio e poi salutò Kirara e la sua cara amica e le guardò andarsene verso il villaggio.
«Grazie di tutto Kagome» disse ma ormai era sola.
Quella era la prima volta che effettivamente vedeva il palazzo di Sesshomaru così dopo essere rientrata decise di esplorarlo finché la sua gamba glielo consentì e rimase affascinata e stupita al tempo stesso.
Aveva così tante domande da porgli ma lui continuava a evitarla durante il giorno.
«Mia signora eccoti, ti stavo cercando.»
«Haru, cosa succede?» domandò Rin preoccupandosi.
«Nulla di grave volevo solo controllare che steste bene.»
«Sto bene non preoccuparti, volevo solo vedere il palazzo ora che finalmente riesco a camminare un po’.»
Entrò in molte stanze e ogni stanza sembrava essere più grande e più bella della precedente, finemente decorate con bellissimi disegni, oggetti preziosi e alcuni molto rari e non poté fare a meno di chiedersi per quale ragione Sesshomaru avesse vissuto così a lungo nei boschi quando aveva un luogo come quello in cui poter vivere.
Toccò una piccola statua ma la rimise subito al suo posto.
Poi mentre si osservava in torno alla fine notò un piccolo giardino così colorato e curato con al centro un grande albero che sembrava sfiorare il cielo e le nuvole.
«Oh!» esclamò, non sembrava nemmeno reale e non aveva mai visto fiori simili in tutta la sua breve vita.
«No signorina lì non potete entrare» la fermò Haru.
«Perché?»
«Il padrone non permette a nessuno di entrarci, solo una volta ci ha portato la sacerdotessa ma da allora non consente a nessuno di varcare la soglia.»
Sesshomaru…
«E’ un giardino così bello.»
«Lo è, al suo ritorno incaricò Jaken di andare a cercare i fiori più belli e rari di questo mondo affinché venissero piantati lì. Tutto è stato curato e sistemato nei minimi dettagli e da allora il mio signore trascorre molto tempo lì, spesso intere notti. E’ meglio andare ora non dovete sforzarvi troppo.»
Annuì e alla fine anche se a malincuore seguì Haru fino alla sua stanza, si fece medicare, poi, dopo aver bevuto un po’ di tè si addormentò.

 

 




Sesshomaru aveva saluto Kagome fuori dal palazzo dicendole che presto avrebbe fatto visita a Kikyo e riportato Rin al villaggio, ma ancora ripensava allo scambio avuto con sua cognata.
«Puoi anche riportarla al villaggio ma non credo che sia ciò che vuoi davvero e tanto meno ciò che vuole lei.»
«Non ha importanza, ciò che è accaduto dimostra che lì è al sicuro mentre con me non lo è.»
«Questo non è vero, in passato l’hai sempre protetta e anche questa volta…»
«Se avessi tardato di un minuto ora sarebbe morta» disse il demone tra i denti e non poté evitare un ringhio di rabbia al ricordo i Rin prede dalle visioni dei Tengu.
«Parla con lei, non permettere che accada di nuovo.»
«Fa attenzione Kagome» disse Sesshomaru, poi le voltò le spalle e se ne andò.
Ora si trovava ancora in quel punto, lo stesso in cui la sua piccola umana era stata ferita dai Tengu mentre quei due stavano ancora pagando per il loro errore che le era quasi costato la vita.
Voleva vederla, lo voleva con tutte le sue forze ma andare da lei ora sarebbe stato uno sbaglio, non era ancora pronto ad affrontarla a doverle dire addio ancora una volta.
Codardo - disse a se stesso - da quando hai così tanta paura?
Strinse le mani a pugno e colpì un albero che dopo un grande frastuono crollò a terra.
Aspettò il tramonto e dopo di esso aspettò l’oscurità, la luna iniziò a risplendere in cielo, grande, pallida, attorniata da stelle coperte da nuvole che promettevano pioggia, il vento era cambiato e questo Sesshomaru riusciva a percepirlo.
Alla fine si costrinse ad entrare a quell’ora Rin probabilmente stava già dormendo, finalmente avrebbe potuto starle accanto e stringerla durante un brutto sogno ma quando arrivò nella sua stanza lei non era lì, il letto era disfatto ed era ancora caldo quindi doveva essersi alzata da poco.
Rin dove sei?
Per un istante il panico prese il sopravvento ma non c’era odore di sangue quindi stava bene, doveva stare bene.
Il suo odore dolce e così familiare aveva lasciato una traccia che Sesshomaru seguì senza fatica, la seguì finché non la trovò nel suo piccolo giardino.
Era sdraiata a terra tra quei fiori rari e preziosi, bellissimi e profumati, gli occhi chiusi e i capelli leggermente mossi dal vento fresco di quella sera foriera di tempesta.
Quante volte aveva sognato di lei in quel giardino?
Quante volte aveva desiderato di vederla lì, sdraiata o mentre coglieva dei fiori per poi corrergli incontro sorridente?
Rimase a osservare quella gracile umana che si faceva cullare dal profumo dei fiori che lui aveva fatto cercare, il vento mischiava i loro odori quasi giocandoci, forse aveva freddo?
Alla fine senza fare alcun rumore entrò nel giardino e si mise in piedi.
Il suo volto era un po’ pallido e contrastava con i capelli scuri, forse in quei giorni non aveva mangiato a sufficienza? No non poteva essere, di lei se ne era presa cura Kagome quindi era certo che avesse mangiato.
Poteva allora esser ella ferita? Ma Haru non aveva riferito nulla al riguardo.
Quel pallore lo preoccupava, in realtà gli ricordava quando da bambina l’aveva trovata sbranata dai lupi.
«Rin!» la chiamò scuotendola dal suo sonno, si era inginocchiato accanto a lei e delicatamente l’aveva sollevata, il suo cuore scandiva battiti regolari ma nonostante questo tirò un sospiro di sollievo quando finalmente si svegliò da quel sonno troppo simile alla morte.
«Oh. Sesshomaru? Sei tu?»
«Sì» la rassicurò lui facendole una carezza poi sentendo la sua pelle fredda la avvolse con la sua coda.
Rin non protestò, al contrario si strinse a lui e sorrise.
«Cosa fai qui?»
«Scusami so che non dovevo entrare, Haru me lo aveva detto ma… questi fiori sono così belli che-»
Sesshomaru le premette un dito sulla bocca, avrebbe dovuto scusarsi di molte altre cose - come il fatto di aver affrontato i Tengu o di aver messo a rischio di continuo la sua vita - ma non di essere entrata in quel giardino, quel giardino che esisteva solo per lei.
«Sei l’unica che merita di entrare in questo posto» disse guardandola negli occhi.
«Non sei arrabbiato?»
«No, non per questo almeno.»
«Mi dispiace per quello che è successo, ho fatto preoccupare tutti. Desideravo solo rivederti» disse e strinse più forte la coda di Sesshomaru, come se temesse di vederlo scomparire ancora una volta.
«Me ne sono andato solo per tenerti al sicuro Rin, mettere a rischio la tua vita per rivedermi… non merito tanto.»
«Questo lo credi tu. Quando sarò guarita mi manderai via vero? Sesshomaru non voglio andarmene!»
Una lacrima rotolò sulla sua pelle delicata e morbida lasciando un piccolo solco bagnato.
«Sciocca, dovresti fuggire da me e non desiderare di restarmi accanto. Rin tu ed io siamo diversi e la mia diversità sarà sempre un pericolo per te, chi vorrà farmi del male ti userà per ferirmi e credimi ho molti nemici.»
«Non mi importa so badare a me stessa, nonostante quello che è successo ora so combattere e so difendermi. Non mi accadrà nulla ma se invece mi manderai via allora… non farlo, non allontanati ancora da me ti prego!» urlò in lacrime.
«Rin…»
Sesshomaru la strinse forte a sé ispirando quell’odore buono e familiare, poi ripensò a suo padre e a tutte le parole terribili che gli aveva detto quell’ultima sera, ripensò a Izayoi l’umana che suo padre amava così tanto da morire per lei e ripensò anche al suo tragico destino.
Come poteva condannare Rin a un destino simile?










 

Eccomi! Sono molto felice che finalmente sia iniziato Yashahime, lo aspettavo con impazienza anche se per ora non hanno spiegato quasi nulla... allora come sempre vi ringrazio e spero che la mia ff (anche se a rilento) vi piaccia ancora. 
Un bacio a tutti!

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Capitolo 21
*** VENTUNO ***


VENTUNO.









Non sopportava l’idea di doverla abbandonare di nuovo, di vedere ancora il suo dolore, di doverla affidare nuovamente a Kagome e Kaede.
Le accarezzò i capelli finché i suoi lamenti non finirono e le lacrime smisero di cadere dai suoi occhi.
«Non piangere più, sai quanto detesto le lacrime» disse il demone senza smettere di accarezzarle i capelli lunghi e splendenti.
Il suo corpo era ancora pallido e ferito, se avesse potuto avrebbe scambiato il suo con quello di Rin così non avrebbe sofferto e sarebbe guarita in fretta, invece…
«Promettimi che non mi lascerai più» disse tra i singhiozzi stringendosi alla sua veste bianca.
«Te lo prometto Rin, lo prometto.»
«Sesshomaru!»
Rimasero così, abbracciati, la luna pallida e il vento freddo a cullarli eppure era da così tanto tempo che non si sentiva felice e completo come ora che stringeva finalmente quella piccola umana a sé.
Perché io? La tua vita sarebbe più semplice se tu non mi amassi - ma non ebbe il coraggio di dirlo, se lo avesse fatto, se avesse espresso a voce alta i suoi pensieri Rin sarebbe nuovamente scoppiata in lacrime.
«Lo hai promesso, non puoi rimangiarti la parola data» disse guardando dritto negli occhi, quegli occhi che per il resto del mondo - tranne che per lei e Kikyo - sembravano essere così freddi e inumani.
«Fa troppo freddo è ora di rientrare.»
Sì alzò in piedi e la prese delicatamente in braccio, era troppo debole per poter arrivare fino alla sua stanza lo vedeva nel suo volto, doveva aver impiegato molto per arrivare fino al giardino e lui voleva solo che riposasse.
Percorse i corridoi bui del suo grande palazzo mentre Rin si stringeva a lui come se non credesse di essere lì, come se il demone potesse scomparire all’improvviso e lei precipitare ancora in quel baratro buio dove Sesshomaru non esisteva più.
«Stai tremando.»
«Ho solo un po’ freddo, non è nulla.»
La stanza più vicina non era quella di Rin ma la sua umana era davvero troppo fredda, così entrò nella prima stanza che trovò, la posò sul suo letto e tirò su le coperte, la stanza era illuminata da qualche candela.
«Sesshomaru questa stanza… non è la mia» disse lei guardandosi a torno.
«No non lo è, ma è la più vicina» rispose sistemandole le coperte.
«Oh.»
«Dormi ora, devi rimetterti in forze Rin.»
Sesshomaru fece per alzarsi ma la mano di Rin lo bloccò, anche se debole la sua mano lo strinse forte, ora illuminata dalle candele sembra leggermente meno pallida di prima.
«Resta con me.»
«Non dovrei, non sarebbe appropriato.»
«Ma sei rimasto quando stavo male.»
«Volevo vegliarti, essere sicuro che non ti accadesse nulla ma ora è diverso.»
«Non mi importa resta qui con me ti prego» disse tirandosi su e facendo scivolare le coperte dal suo corpo.
«Va bene rimarrò» rispose il demone dagli occhi dorati.
La fece nuovamente sdraiare e la coprì con cura, dopodiché si sdraiò accanto a lei la strinse con la sua coda, così avrebbe sentito meno freddo.
«Rin?»
«Mh?»
«Perché non mi temi? Anche quando eri bambina… non hai mai avuto paura di me.»
«Perché avrei dovuto? Sei sempre stato buono con me, ti sei accorto che ero ferita quando a nessuno importava. Eri freddo e a volte distaccato è vero, ma non eri peggiore degli abitanti del mio villaggio» rispose lei accarezzandogli il volto, poi posò la mano sulle sue labbra, «temerti era stupido per me. Quando i lupi hanno attaccato il villaggio e sono fuggita io… io speravo che tu mi salvassi e alla fine lo hai fatto, tu mia hai riportata indietro Sesshomaru.»
Baciò la mano di Rin, poi la strinse ancora più forte a sé, quel giorno era impresso a fuoco nella sua mente e spesso rivedeva il suo corpo così piccolo e inerme sbranato dai lupi di Koga.
«Non potrò mai più farlo, questo lo sai.»
«Lo so ma va bene così, infondo la mia vita sarebbe dovuta finire molti anni fa, ora tutto ciò che desidero è passare il tempo che rimane al tuo fianco. So bene che vivrai molto più a lungo di me e lo spero davvero, ma… ho paura che finirai per dimenticarmi.»
«Mai, nemmeno tra cento anni potrei dimenticarti Rin. Non dirlo mai più.»
Una lacrima cadde dagli occhi del figlio del Generale Cane, Rin la notò, la sentì sulla sua mano ma non disse nulla, si fece ancora più piccola e si rannicchiò contro di lui finché alla fine non si addormentò tra le braccia di Sesshomaru.





Quando si svegliò Sesshomaru non era lì, la coperta era tirata fino alle spalle e la parte in cui il demone aveva dormito era fredda.
Haru la raggiunse poco dopo.
«Haru dov’è Sesshomaru?» chiese Rin preoccupata.
«Ti sta aspettando in giardino, è per questo che sono qui» rispose Haru posando sopra al letto un bellissimo e nuovo kimono.
«E’ così bello» disse lei sorridente mentre accarezzava la stoffa morbida.
«Padron Sesshomaru è uscito presto questa mattina e quando è tornato aveva questo kimono con sè.»
«E’ andato a comprarmi un kimono nuovo? Non avrebbe dovuto, dalla somma Kaede ne ho così tanti.»
Rin si alzò piano dal letto, la gamba le doleva ancora un po’.
Haru la aiutò a svestirsi e lavarsi e poi a mettersi il kimono nuovo.
Era bianco con dei fiori lillà disegnati e grandi maniche.
«E’ così leggero.»
«Non ho mai visto il mio padrone così sereno come negli ultimi giorni, da quando è tornato il suo spirito era tormentato e inquieto ma da quando ti ha salvata sembra così diverso.»
«Se non fosse intervenuto sarei morta ora» disse stringendosi le braccia al petto.
«Non pensarci più, il padrone si rattristerebbe se ti vedesse così. Fai un bel sorriso signorina e andiamo così potrai vederlo.»
Fece come disse Haru, sorrise solo perché sapeva che questo avrebbe reso felice Sesshomaru.
«Haru» le disse mentre camminavano per quei lunghi corridoi, «chiamai Rin ti prego.»
«Ma il mio signore…»
«Glielo spiegherò io non preoccuparti.»
Come Haru le aveva detto Sesshomaru la stava aspettando.
A terra sul prato c’era una soffice coperta bianca come le nuvole e sopra anche fin troppo cibo e del tè.
Sesshomaru non disse nulla la guardò soltanto rimanendo in silenzio, Rin sorrise nuovamente e lo raggiunse raggiante in volto.
«Sesshomaru tutto questo cibo…»
«Non sapevo cosa avresti preferito mangiare così ti ho preso più cose.»
«Mangi con me?»
«Sai che non amo il cibo umano» rispose il demone versando un po’ di tè.
«Ma quelli sono-»
«Sì, i tuoi biscotti preferiti. E' stata Kagome a darmeli.»
«Sei passato al villaggio? Come sta Kirara? E Kaede?»
«Mangia mentre ti racconto.»
Il suo stomaco iniziò a brontolare così senza più esitare prese uno dei biscotti e lo addentò, era così buono e dolce!
«Il cibo del tempo di Kagome è così buono! Dimmi degli altri ti prego.»
«Stanno bene Rin, Kirara si è rimessa del tutto ed è partita assieme a Kohaku per nuove avventure. Anche la somma Kaede sta bene, ti sta aspettando. Ho chiesto a Kagome e Inuyasha di venire a trovarci ho pensato che avresti voluto vederli e vedere Kikyo, presto saranno nostri ospiti.»
«Davvero? Verranno a trovarci?»
«Non mi credi?»
«Sì certo è che io non me lo aspettavo. A dire il vero non mi aspettavo nulla di tutto questo» ammise e poi sorseggiò un po’ di tè, «grazie Sesshomaru.»
«Voglio solo che tu sia felice.»
«Allora sai cosa fare, solo con te sarò felice.»
Sesshomaru sorrise, era davvero tanto che non accadeva.
«Davvero non c’è nessun ragazzo del villaggio che possa interessarti? Nemmeno Kohaku?» domandò lui esprimendo una delle sue più grandi paure.
«Adesso sei tu quello che non mi crede? Sarei venuta fino a qui se non fosse stato così? Sesshomaru…» disse Rin, poi si alzò e raggiunse il demone e delicatamente prese la sua mano e si accoccolò contro il suo petto come la notte passata «io amo solo te.»












 

Capitolo dedicato solo a Sesshomaru e Rin!!

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Capitolo 22
*** VENTIDUE ***


VENTIDUE.







Dopo un paio di giorni Rin stava bene ed era nuovamente in forze, il suo viso che per lunghe settimane era stato pallido finalmente era tornato roseo e le labbra si erano fatte nuovamente più rosse.
Sesshomaru sorrise dentro di sé nel rivederla finalmente in salute infondo era ciò che più desiderava.
Quella piccola e gracile umana che lo seguiva da quando era poco più di una bambina era diventata tutto per lui dal momento esatto in cui l’aveva riportata in vita usando Tenseiga.
«Ti senti meglio Rin?» chiese anche se sapeva già la risposta.
La gamba non sembrava più farle male e camminava anche più velocemente.
Da cucciola di uomo quale era in passato ora si era trasformata in una giovane e bellissima donna con i capelli lunghi e lucenti che le ondeggiavano sulla schiena a ogni minimo movimento, il corpo si era fatto più formoso e perfetto.
«Sto molto meglio grazie a te.»
«Grazie ad Haru, è lei che ti ha strappata alla morte questa volta.»
«E tu? Come stai?» chiese lei e la domanda lo lasciò per qualche istante frastornato e gli ricordò quella volta che Rin si era risvegliata grazie a sua madre.
«Ciao Sesshomaru, come stai?» le aveva domandato allora.
«Sai che non devi preoccuparti per me Rin. Domani verranno a trovarci Kagome e Inuyasha assieme a Kikyo ma oggi vorrei portarti da qualche parte.»
«Dove?» domandò e i suoi occhi si illuminarono come stelle lucenti.
«Ovunque desideri» le rispose accarezzandole il volto.
Rin rimase pensierosa per un po’, ma in realtà c’era un luogo che avrebbe voluto rivedere.
«Sesshomaru…»
«Hai scelto quindi?»
«Sì ma non so se vorrai portarmi lì.»
«Dimmi il posto e ci andremo, lo prometto.»
«Vorrei tornare al mio villaggio, quello di quando ero bambina.»
«Perché vuoi tornare in quel posto? Gli abitanti di quel villaggio non erano buoni con te» le ricordò il demone.
«Lo so bene questo ma in quel villaggio ci sono ancora i miei genitori e i miei fratellini, vorrei andare a salutarli.»
Come poteva negarglielo? Infondo erano anni che non tornava lì, dopo la sconfitta di Naraku l’aveva lasciata al villaggio di Kaede e da allora non se ne era mai andata se non per cercarlo.
«Se è lì che desideri andare allora ti ci porterò» rispose lui.
Rin lo strinse ancora più forte e poi lo baciò.
Non era la prima volta che si baciavano, era già capitato ma ogni volta era come la prima e si sentiva sempre vulnerabile quando accadeva, aveva visto il suo corpo nudo il giorno in cui Tengu l’avevano ferita e aveva desiderato con tutto se stesso di unirsi a lei ma la paura che provava glielo impediva.
«Andiamo allora.»
Uscirono fuori dal palazzo, il sole era alto in cielo e luminoso, i capelli di Rin risplendevano sotto i suoi raggi che sembravano giocare con quei fili corvini.
«Allontanati un momento Rin» disse il demone, poi in breve tempo assunse la sua vera forma, da “uomo” divenne un grandissimo cane.
«Sesshomaru!»
Lui le si avvicinò con la testa facendole segno di salire, voleva mostrarle ciò che era fino in fondo e quale modo migliore per farlo?
«Io non posso-»
Delicatamente con la zampa la spinse verso il suo dorso e poco dopo una titubante ragazza umana stava cavalcando un possente e feroce demone senza provare alcuna paura per lui ma solo un immenso amore.
In groppa a Sesshomaru arrivarono in breve tempo al suo vecchio villaggio, il demone cane la fece scendere nella radura in cui si erano conosciuti e riprese subito le solite sembianze.
Il volo su di lui era stato eccitante, era molto meglio dei voli fatti con Kirara e Ah-Un, si sentiva più sicura e protetta che mai mentre si stringeva forte alla pelliccia di lui.
«Questo posto…»
«Sì è qui che ci siamo incontrati tanti anni fa» rispose lui cingendola in un abbraccio.
«Eri ferito» ricordò lei.
«Già quella volta me la sono vista brutta ma Tenseiga mi ha protetto per quanto io all’epoca disprezzassi quella spada.»
«Non volevi mai mangiare ciò che ti portavo.»
Sorrise accarezzandole i capelli.
«Non mi era mai importato di nessuno prima ma poi ti ho incontrata, eri solo una bambina che non parlava mai, almeno all’inizio.»
«E poi sono diventata molto rumorosa e chiacchierona» rispose sorridente al demone che amava più di se stessa.
«Sì e non potrei esserne più felice, averti incontrata è stata la cosa più importante che potesse capitarmi.»
Senza dire nient’altro lo prese per mano e lo condusse fuori dalla radura fino al villaggio.
Le case, il fiume, i bambini che giocavano, le reti per prendere i pesci… tutto era allora, tutto tranne lei.
«Sembra tutto come anni fa eppure… non è più il mio villaggio, Koga lo ha distrutto.»
Sentì la mano di Sesshomaru irrigidirsi, nominare Koga non era stato molto saggio ma lo aveva fatto senza pensarci.
«Andiamo, loro sono qui vicino» disse la sua umana e così seguendola mentre tutti gli sguardi degli abitanti seguivano loro e i bambini smettevano di giocare per osservarli, raggiunsero le tombe dei familiari di Rin.
Rin lasciò la mano di Sesshomaru, si inginocchiò difronte a tre lapidi una vicina all’altra e le osservò in silenzio.
«Ciao mamma, ciao papà» disse poi, le sue piccole dita ripassarono i contorni sbiaditi dei loro nomi e poi tese la mano a Sesshomaru affinché si inginocchiasse accanto a lei.
«So che ti mancano, se potessi restituirteli lo farei ma anche se ho Tenseiga è trascorso ormai troppo tempo.»
«Lo so» lo rassicurò lei «volevo solo che potessero conoscerti, per questo ti ho chiesto di accompagnarmi qui.»
Una lacrima cadde dal suo volto e si mischiò con l’erba, sembrava quasi rugiada posata su una piccola foglia, Sesshomaru odiava vederla piangere e non poter fare nulla.
«Avete una figlia forte e coraggiosa, determinata e buona» disse rivolto alle lapidi dei genitori di Rin, «so che ne sareste orgogliosi.»
Il viso roseo e sempre allegro di Rin era leggermente adombrato ma sapeva bene che non sarebbe durata per molto.
«Sai io li ricordo appena, ero molto piccola quando sono morti e gli abitanti hanno deciso di tenermi con loro.»
«Quei vigliacchi…»
«Mi hanno comunque aiutata.»
«E maltrattata. Se non se ne fossero occupati i lupi di Koga lo avrei fatto io.»
«Oh non ne dubito ma non voglio che tu faccia nulla di simile, non sarebbe poi così diverso da quello che ha fatto Koga non credi? Se mi sono dimenticata il loro aspetto forse…»
«Forse?» domandò Sesshomaru posandole una mano sulla spalla.
«Forse un giorno anche tu ti dimenticherai di me» rispose preoccupata.
In quei momenti Rin era ancora la bambina spaventata che aveva salvato.
«Mai. Non potrei mai dimenticarti Rin.»
Non rispose, solo si lasciò andare contro la sua spalla, poggiò la testa sulla sua morbida pelliccia e rimasero così fino al tramonto.




Da giorni erano sempre assieme, raramente Sesshomaru si allontanava dal palazzo sapendo che lei era lì e anche la notte restava sempre con lei fino allo spuntare del nuovo giorno.
Ma ogni notte che trascorrevano assieme lo spazio tra loro si accorciava, c’era più intimità, più baci, più vulnerabilità e anche più paura.
Quella notte Rin si fece coraggio e decise di non volersi fermare ai soliti baci, desiderava di più e ora era abbastanza in forze per poterlo avere.
Il principe dei demoni fermò la sua mano mentre tentava di togliergli la veste.
«No.»
«Perché?»
«Rin…»
«Io credevo che anche tu lo volessi.»
«E’ così» rispose lui riposando la sua mano.
«Allora…»
«Non voglio ferirti.»
Sorrise e quel sorriso riscaldò il suo animo e i suoi occhi si fecero più caldi, una mano le accarezzò gentilmente i capelli.
«Non mi ferirai, lo so.»
«Potrei perdere il controllo e se accadesse-»
Non riuscì a terminare la frase che Rin già si era messa sopra di lui, le sue mani cercarono ancora una volta di togliergli la veste e alla fine Sesshomaru cedette, in breve tempo le loro vesti finirono a terra sul freddo pavimento.
«Sei davvero certa di volerlo?» domandò timoroso.
Per la prima volta aveva davvero paura, paura di ferirla, paura di trasformarsi e perdere del tutto il controllo.
«Lo sono» rispose, poi si chinò su di lui e lo baciò, i loro corpi entrarono del tutto in contatto, carne contro carne.
Sentiva il battito di Rin aumentare, il suo respiro caldo sul suo collo, poi si girò facendola scendere sotto di lui, la baciò con intensità con tutta la passione che sentiva dentro, la sua mano toccò i suoi seni delicati e rotondi e poi scese giù sempre più in basso, toccò le sue cosce lisce e morbide e salì fino a quando la mano non fu dentro di lei.
Un gemito uscì dalle sue labbra che erano premute contro il volto di Sesshomaru, mentre con una mano si teneva a lui l’altra accarezzava il suo petto, i suoi capelli argentei e il suo corpo vibrava di piacere.
Di desiderio.
La passione sbocciò sempre di più rendendoli sempre più uniti e complici, felici e completi mentre finalmente diventavano a tutti gli effetti un unica cosa.















 

Eccoci arrivati a qualche scena decisamente più importante! In realtà non volevo fare uscire così presto il capitolo ma visto come stanno andando le cose ho pensato che per chi legge forse sarebbe stata una momentanea distrazione dalla realtà. 
Continuo a ringraziare chi segue e chi commenta ancora, avere dei parere mi è utile per capire anche se voi lettori apprezzate o meno la storia. 
Quindi vi auguro buon Halloween e buona lettura!

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Capitolo 23
*** VENTITRE ***


VENTITRE.









Al suo risveglio la coda morbida di Sesshomaru avvolgeva il suo corpo ancora posato sul suo, aprì gli occhi e vide la persona che più amava dormire beatamente accanto a lei, sorrise nel vederlo così sereno e tranquillo - cosa molto rara per Sesshomaru - non sembrava quasi lui, così sereno e i suoi lunghi capelli argentei sparsi sul cuscino sembravano giocare con la poca luce che entrava in quella stanza.
La piccola ruga che si formava quasi sempre tra le sue sopracciglia era spianata, Rin rimase immobile stringendosi leggermente di più a lui senza però svegliarlo non voleva che interrompesse il suo sonno, era difficile che fosse lei la prima a svegliarsi.
Il sole era sorto da poco e fuori il colore arancio stava già scomparendo.
Era così bello, solo nelle sue fantasie aveva osato immaginare qualcosa di simile eppure non era di certo paragonabile a ciò che stava vivendo in quel momento.
Un uragano di emozioni si scatenò in lei, gioia, amore, allegria ma anche un po’ di tristezza.
Era così presa dal battito del suo cuore che non si era resa conto che il grande demone si era finalmente svegliato e proprio come lei, la osservava chiedendosi come stesse.
Quando Rin alzò il volto incrociò gli occhi dorati di Sesshomaru e gli sorrise.
«Buongiorno» disse e poi lo baciò sulle labbra.
«Buongiorno a te» rispose lui per poi ricambiare subito il bacio.
Rin abbassò lo sguardo vergognandosi un po’ di quell’intimità, la mano destra era posata sul possente petto di Sesshomaru e la sinistra invece accarezzava la sua soffice coda.
«Stai bene?»
«Mh? Oh sì, non preoccuparti.»
Il demone si tirò su a sedere e le sorrise mentre la osservava sdraiata sul suo letto.
«Tra un po’ dobbiamo uscire da qui.»
«Rimani ancora, è presto.»
«Hai dimenticato che oggi vengono a trovarvi Kagome e Inuyasha?»
«Certo che no ma è poco più dell’alba» rispose Rin sedendosi accanto a lui.
Sesshomaru la guardò in volto, i suoi occhi erano lucenti e allegri come sempre, il colorito era ancora roseo e il suo corpo sembrava stare bene.
Sospirò sollevato.
«Ora non possiamo più tornare indietro Rin.»
«Non voglio tornare indietro, ho fatto la mia scelta molto tempo fa Sesshomaru.»
«Sai che ti amo e che ti amerò sempre ma se desideri tornare a Musashi-»
«Il mio posto è accanto a te succeda quel che succeda, Musashi sarà sempre importante per me, avrò sempre cura delle persone a cui tengo ma questo non mi impedirà di vivere al tuo fianco.»
Il suo corpo stava diventando freddo e così la avvolse con la sua coda.
«Sposami.»
«C-cosa?» chiese stupita.
«Sposami» disse nuovamente sorridendole.
«Me lo hai chiesto davvero Sesshomaru? Non sto sognando vero?» rispose lei ancora confusa.
«Sei sveglia Rin. Se accetti di sposarmi giuro che rimarrò al tuo fianco per sempre, farò di tutto per proteggerti ma se al contrario vorrai tornare a vivere dalla vecchia Kaede non mi opporrò, porterò con me il ricordo di questa notte e dei momenti passati insieme.»
«Come potrei non accettare? Sì!» rispose lei scoppiando il lacrime e gettando le braccia al collo del suo demone, il suo corpo si scontrò nuovamente con il suo ma ora essere vista così non le importava più, amava Sesshomaru e aveva amato sentirlo dentro di sé, come avrebbe potuto rinunciare ancora a lui?
«Rin» sussurrò il demone stringendola più forte e posando la testa nell’incavo del suo collo, poi la prese in braccio e per un’ultima volta prima di lasciarla si unì nuovamente a lei.
Prima di andarsene la guardò un’ultima volta, dormiva tranquilla in quel letto che era stato custode del loro amore quella notte.
La sentì mormorare qualcosa ma nemmeno le sue orecchie riuscirono a capirlo bene, poi si girò dall’altro lato senza smettere di dormire e solo in quel momento Sesshomaru lasciò quella stanza e Rin.
«Haru.»
«Si mio signore?»
«Prepara del cibo per Rin, portaglielo quando si sarà svegliata.»
«Certo.»
«Vado ad allenarmi un po’ prima che arrivino Inuyasha e la sua famiglia.»
Haru obbedì all’ordine del suo signore, avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sempre in quel modo, non era più scontento o adirato ma felice per quanto un demone come lui non lo avrebbe mai e poi mai ammesso.
Una nuova luce e consapevolezza si era impossessata di lui e il merito era ancora una volta di Rin.
Il giorno in cui l’aveva conosciuta le aveva ringhiato contro ma quella piccola umana non era scappata via urlando, al contrario le aveva tirato addosso l’acqua che aveva nella sua piccola borraccia di legno.
Sorrise a quel ricordo.

 


 

Haru attese pazientemente che la sua nuova signora si svegliasse, era strano per lei che fosse un’umana da ora in poi a comandarla ma infondo quell’umana non era poi così male.
Rin allungò la mano sul letto per cercare Sesshomaru ma non c’era, il letto era sfatto e le coperte era quasi tutte su di lei, senza la sua coda sul suo corpo si sentiva strana, ancora più nuda.
«Ti sei svegliata.»
«Sì» rispose pensando ancora alla notte trascorsa.
Poi si tirò su di scatto, Sesshomaru le aveva davvero chiesto di sposarlo?
«Haru!»
«Cosa succede?» chiese la servitrice preoccupata.
«Dammi un pizzico.»
«Cosa?»
«Dammi un pizzico» ripeté Rin.
Haru obbediente si avvicinò a Rin, non fu difficile pizzicarla dato che era quasi del tutto nuda ma la ragazza in quel momento era talmente presa dai suoi pensieri da non notarlo neppure.
«Ahi!»
«Ti prego non dirlo al padrone o mi punirà» la implorò Haru.
«E’ tutto vero» disse a se stessa, non stava sognando e non era una visione «non preoccuparti resterà tra noi. Oh!» urlò e poi si tirò immediatamente su le coperte.
Haru aveva già visto il suo corpo quando aveva dovuto guarirla ma ora… era diverso.
Come ha potuto scegliere un’umana? - si domandava ma infondo era la domanda che tutti i servitori dentro quel palazzo si porgevano.
«Haru puoi passarmi il kimono?»
In breve tempo Rin fu pronta e dopo aver mangiato corse fuori come un fulmine dato che presto sarebbero arrivati Kagome e Inuyasha assieme alla piccola Kikyo ed era così tanto che non li vedeva!
«Rin! Fai piano!»
«Jaken perdonami non ti avevo visto!»
«Me ne sono accorto» brontolò il kappa ma infondo era felice di vederla nuovamente piena di energie e sorridente, quella bambina aveva conquistato anche il suo cuore dopo tutto.
«Vieni con me Jaken?»
«Dove stai andando?»
«Ad accogliere Kagome e Inuyasha, scommetto che Sesshomaru è già lì.»
«Di sicuro il padrone si trova già lì. Ti accompagno» rispose il kappa vedendo la ragazzina un po’ preoccupata.
«Cosa succede Rin? Fino a poco fa correvi e saltavi.»
«Non mi piace uscire fuori.»
«Ma se adori stare all’aria aperta!»
«Sì ma non qui, qui…»
I Tengu - ricordò improvvisamente il piccolo demone.
«Padron Sesshomaru li ha puniti a dovere, non oseranno mai più farti del male credimi.»
«Adesso mi odieranno ancora di più.»
«Ma che sciocchezze vai blaterando si può sapere? Non dirmi che li stai difendendo! Rin!» sbottò Jaken.
«Loro stavano facendo il loro dovere Jaken, non potevano sapere che conoscessi davvero Sesshomaru.»
«Ah quelle teste vuote! Avrebbero dovuto chiedere prima di attaccare, sai quanto tenga a te no? Pensa se al tuo posto fosse stata la bambina.»
Kikyo - quel pensiero le gelò il sangue nelle vene.
«Rin se vuoi vivere nel mondo di Sesshomaru allora devi capire che in quel mondo non c’è spazio per la pietà, non fa parte di lui.»
«Ti sbagli Jaken, se Sesshomaru non provasse pietà non mi avrebbe salvata e non avrebbe aiutato Kohaku. Andiamo ora non voglio fare tardi.»
Senza più dire nulla ma sempre accompagnata dal piccolo kappa trovò il coraggio di uscire in quel giardino che settimane prima l’aveva accolta assieme a Kirara e a una pioggia violenta.
Non si era sbagliata, Inuyasha e Kagome era arrivati e Kikyo era già felicemente tra le braccia di suo zio, attaccata alla sua coda.
«Rin!» la chiamò Kagome sorridendo e in quel momento tutti i brutti pensieri e le parole di Jaken scomparvero.
Corse da loro, finalmente erano arrivati e avrebbero trascorso insieme alcuni giorni, questo le avrebbe fatto bene tanto quanto avere la persona che più amava al suo fianco, quello meno entusiasta sembrava essere Inuyasha ma alla fine per la felicità di Kagome si era arreso ed era venuto.
Dopo aver abbracciato Kagome e Inuyasha, raggiunse Sesshomaru e prese in braccio Kikyo che ora era a tutti gli effetti sua nipote.
«Kikyo! Sei così cresciuta in poco tempo» disse dandole un bacio, Sesshomaru guardò quella scena e si sentì pervadere da quel desiderio sempre più profondo, quel desiderio che aveva ricacciato nelle profondità del suo animo ma che a volte riaffiorava proprio come ora.
C’è ancora tempo - disse a se stesso osservando Rin e sua nipote che giocava con i capelli corvini di lei.
«Entriamo, sarete stanchi dopo il viaggio.»
«Grazie Sesshomaru» rispose Kagome, poi Rin le diede Kikyo e tutti insieme entrarono nel grande palazzo.









 

Ciao a tutti! Questa volta mi sono portata avanti con qualche capitolo, ho molte idee di come proseguire la storia ora dipende tutto dall'ispirazione! Comunque vi lascio un piccolo estratto del prossimo capitolo:


[...]  quei due non avrebbero mai smesso di battibeccare.
«Rin?»
«Be’ ecco… Sesshomaru… mi ha chiesto di sposarlo e ho detto di sì» disse timidamente lei e poi il suo volto avvampò.
«CHE COSA?!» urlò Inuyasha saltando in piedi.
«Oh Rin! Sesshomaru! Che gioia!»
«K-Kagome?»
«Avanti congratulati con loro Inuyasha.»
«Ma…»
«Non vuoi congratularti con tuo fratello?» chiese con tono di sfida il maggiore. [...]

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Capitolo 24
*** VENTIQUATTRO ***


VENTIQUATTRO.






Kagome e Inuyasha posarono le loro cose nella solita stanza, ormai quella stanza era a tutti gli effetti diventata la loro e in futuro sarebbe stata di Kikyo.
Sesshomaru era così felice nel vedere la bambina e nel trascorrere del tempo con lei, Inuyasha dal canto suo continuava a guardarlo torvo, non credeva che il fratello fosse cambiato così tanto.
«Avanti Inuyasha smetti di fare quella faccia» disse Rin sorridendogli.
«Cosa avrebbe la mia faccia?» ringhiò di rimando il mezzo demone.
«Inuyasha non vuoi che io dica quella parola vero?» ricordò Kagome a suo marito mentre faceva giocare Kikyo.
Il marito continuò a ringhiare ma non disse più nulla.
«Vi ho fatto preparare qualcosa da mangiare» disse Sesshomaru, poco dopo tre servitrici entrarono portando più cibo di quanto servisse.
Vivendo con Rin e con la sua fame insaziabile si era abituato anche se spesso esagerava decisamente.
«Sesshomaru ma tutto questo cibo è per noi?» chiese sbalordita sua cognata.
«Mangiate ciò che volete.»
«Sesshomaru deve ancora abituarsi a queste cose, mi ritrovo sempre con così tanto cibo che non riesco mai a finirlo così mando Haru al villaggio a distribuirlo.»
«E’ un bel gesto da parte tua Rin» disse Kagome, era davvero fiera della sua amica, la piccola bambina che aveva conosciuto anni fa ora era una giovane e gentile donna.
Anche Sesshomaru era orgoglioso di lei, si potrebbe dire che traboccasse di orgoglio e ogni volta che la guardava il suo cuore batteva più veloce.
In passato aveva odiato sentirsi così credeva di essersi rammollito ma poi aveva capito, ciò che provava per lei non poteva renderlo che più forte e determinato di quanto già non fosse.
Guardò la sua umana sorridente mentre porgeva a Kikyo uno dei suoi biscotti preferiti e vide la bambina prenderlo con le sue piccole mani paffute e sorridere a sua zia.
«Credo proprio che questi biscotti siano anche i suoi preferiti, vero piccola mia?»
Rin incrociò lo sguardo di Sesshomaru, entrambi in quel momento pensavano a come sarebbe stata la loro vita con una bambina come Kikyo tutta loro, proprio come il suo futuro marito anche lei accarezzava quel sogno solo non voleva correre troppo.
Non voleva che Sesshomaru scappasse a gambe levate da lei.
«Rin perché non dai tu la notizia a Kagome e Inuyasha» le disse il demone riportandola alla realtà.
Per qualche istante lo guardò negli occhi, quegli occhi dorati che per lei erano così caldi, caldi e lucenti come il sole.
«Che notizia?» chiese curiosa Kagome sollevando in aria la figlia.
«Sesshomaru che cosa hai combinato?»
Il demone sorrise a Inuyasha ma era un sorriso diverso da quello che le aveva rivolto quella mattina, un sorriso più di sfida che di amore ma infondo il loro amore fraterno era sempre stato complicato e conflittuale.
Negli ultimi anni era un po’ migliorato grazie a lei e a Kagome ma quei due non avrebbero mai smesso di battibeccare.
«Rin?»
«Be’ ecco… Sesshomaru… mi ha chiesto di sposarlo e ho detto di sì» disse timidamente lei e poi il suo volto avvampò.
«CHE COSA?!» urlò Inuyasha saltando in piedi.
«Oh Rin! Sesshomaru! Che gioia!»
«K-Kagome?»
«Avanti congratulati con loro Inuyasha.»
«Ma…»
«Non vuoi congratularti con tuo fratello?» chiese con tono di sfida il maggiore.
«Tsk.»
Rin li osservò e poi dopo aver incrociato lo sguardo di Kagome entrambe scoppiarono a ridere.
Inuyasha prese in braccio la figlia mentre la moglie abbracciava i futuri sposi e non finiva più di congratularsi con loro.
«Quando lo sapranno la vecchia Kaede e Sango!»
«Credi che la somma Kaede ne sarà felice?» domandò preoccupata Rin.
«Lo sarà, brontolerà un po’ proprio come Inuyasha ma alla fine lo sarà. Sai che per lei sei come una figlia quindi come potrebbe non esserlo?» le rispose accarezzandole i capelli, «Avete già scelto la data?»
«Non ancora, chiederemo alla vecchia sacerdotessa di trovare un giorno propizio.»
«Preferiamo non sfidare oltre la sorte» concordò Rin stringendosi a Sesshomaru.
«Be’ per i giorni propizi serve tempo, volete davvero aspettare tanto?»
«Abbiamo tempo quindi perché no?»
Kagome li guardò un po’ preoccupata, è vero c’era tempo ma la sua amica era già morta due volte, meritava di essere felice.
«Se è ciò che volete vi sosterremo, infondo state già vivendo come marito e moglie quindi aspettare un po’ non fa molta differenza.»
Festeggiarono tutti insieme la notizia delle prossime nozze ma sia Inuyasha che Kagome erano un po’ inquieti anche se felice per i novelli sposi.






Kagome e Rin erano rimaste sole a parlare un po’ senza Inuyasha e Sesshomaru di mezzo, così il mezzo demone aveva preso la figlia e per farla addormentare aveva iniziato a passeggiare cullandola.
Stava iniziando suo malgrado ad abituarsi a quel dannato palazzo e anche al fatto che Sesshomaru da ora in poi sarebbe stato una costante nella sua vita, sapeva che amava Rin ma…
Kikyo finalmente si era addormentata ma aveva deciso di aspettare ancora un po’ prima di tornare da Kagome, erano settimane che non vedeva Rin o almeno che non la vedeva così felice e in salute, farle stare un po’ da sole era il minimo che potesse fare.
Si fermò improvvisamente quando vide un’ombra stagliarsi poco più in là.
Sesshomaru era voltato di spalle e osservava il giardino con i tanti fiori colorati, quel giardino di cui era così geloso.
«Si è addormentata» disse il demone cane senza voltarsi.
Aveva percepito la presenza di Inuyasha e anche della nipote, e aveva percepito il battito del suo piccolo cuore molto più calmo, un battito che aveva quando dormiva.
«Immagino che siano ancora insieme se tu sei qui con lei.»
«Sì, anche se sta dormendo ho preferito aspettare. Farà piacere a entrambe passare del tempo insieme.»
«Questo è vero» concordò il demone osservando la luna alta e piena nel cielo che si nascondeva dietro a una nuvola.
«Sesshomaru c’è una cosa che devo chiederti.»
«Dilla, non girarci troppo intorno.»
«Kagome vuole molto bene a Rin e anche io, negli anni che ha trascorso a Musashi ci siamo presi cura di lei. Devo sapere se sei davvero certo della tua scelta, non voglio vederla soffrire ancora per causa tua.»
Sesshomaru si voltò verso il fratello e lo guardò negli occhi, il suo sguardo duro si addolcì un po’, infondo era normale che Inuyasha avesse dei sospetti.
«Non la farò soffrire mai più, quella ragazzina testarda è quasi morta per rivedermi. Voglio davvero sposarla e so che anche tu tieni a lei.»
«Allora non ti importa più che sia umana?»
«No. So che fai fatica a capirmi e a credermi ma ora so cose che prima non sapevo e tutto grazie a lei.»
«Cosa è cambiato?»
«Rin ha rischiato la sua vita per me, in passato ho criticato e odiato davvero nostro padre per la sua scelta, non comprendevo perché rischiasse tutto per una donna umana. Le ultime parole che mi rivolse furono: ‘Tu hai qualcuno da proteggere Sesshomaru?’» disse il demone ricordando quel momento, l’ultimo in cui aveva visto il grande Generale Cane ancora vivo «ora so perché ha scelto di rischiare tutto pur di salvarvi.»
«Se lo avessi capito prima Rin non avrebbe sofferto così tanto» rispose un po’ troppo aspramente Inuyasha.
«Inuyasha ti sei mai chiesto perché io abbia lasciato Rin proprio al villaggio di Musashi?»
La domanda colse di sorpresa il mezzo demone.
«Sì qualche volta.»
«Perché secondo te?»
«Rin conosceva Kagome e Sango, conosceva Kohaku e quindi non sarebbe stata del tutto sola anche senza di te.»
«In parte è per questo ma non solo, a Musashi c’eri tu. Sapevo che se fosse accaduto qualcosa in mia assenza tu l’avresti protetta, per questo l’ho lasciata lì dopo la sconfitta di Naraku.»
Quella rivelazione lasciò Inuyasha davvero senza parole, Sesshomaru gli aveva affidato la persona che più amava in passato.
«Avresti combattuto per lei se fosse stato necessario e non solo perché Kagome le vuole bene. Voglio che Rin abbia una vita felice e serena, ne ha passate fin troppe è ora che la sofferenza abbia fine.»
«Anche tu credi nel giorno propizio?»
Sesshomaru sorrise.
«No ma ci crede lei quindi la asseconderò, aspetteremo il giorno che la sacerdotessa deciderà per noi.»
«Spero che quel giorno arrivi presto allora.»
«Ne dubito, quella vecchia lo rimanderà il più possibile se la conosco bene» rispose Sesshomaru per poi posare lo sguardo su sua nipote.
Dormiva così serena tra le braccia del fratello che un po’ la invidiò, così piccola e così pura.
«Vuoi che sia Kagome a parlarle? Forse se lo farà lei…»
«No anche se le parlasse Kagome non cambierebbe nulla e poi so che vorrà farlo Rin. Tiene molto alla vecchia sacerdotessa.»
«Allora non insisterò oltre. Kaede sa essere davvero testarda quando vuole.»
«Cercherò di pazientare per il bene di Rin.»
Inuyasha sorrise al fratello, era la prima volta che si sentiva davvero così complice con lui.
«Cosa hai da sorridere?»
«Rin sembra aver fatto davvero un miracolo con te Sesshomaru. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno ti saresti sposato?»
«E’ vero lei mi ha cambiato» ammise a voce alta per la prima volta.
«Abbine cura e non solo perché le siamo tutti affezionati ma perché Rin è buona e gentile, a parte Kagome è la persona più buona e altruista che io conosca.»
«Lo farò a costo della mia vita.»












 

Eeee sono ancora qua! Come state mie lettori e lettreci?
Spero che questa storia vi tenga ancora compagnia quindi vi ringrazio e saluto, vi lascio una piccola anticipazione del prossimo capitolo:


 

«Non rovinerai nulla» le rispose ricambiando quella stretta, «dimmelo Rin.»
Non alzò lo sguardo, non ebbe il coraggio.
Se lo avesse guardato negli occhi - quei bellissimi occhi come l’oro - le parole le sarebbero morte in gola.
«Sono solo fantasie.»
«Hai davvero paura di dirmelo? Ti ho già detto che non rovinerai nulla e poi voglio davvero saperlo.»
«Io… in questi giorni mi sono chiesta spesso come sarebbe la nostra vita se…»
«Se?» la incoraggiò lui, mentre la sua piccola mano irrequieta tormentava la sua coda.
«Se noi due avessimo un figlio»

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Capitolo 25
*** VENTICINQUE ***


VENTICINQUE.








Jaken aveva ragione, lei amava stare all’aria aperta e ora che Kagome, Inuyasha e Kikyo erano venuti a trovarli non era giusto costringerli a stare sempre dentro quel grande palazzo e il giardino che Sesshomaru aveva fatto riempire di fiori per lei era forse troppo piccolo per tutti loro.
Una mattina di quella settimana Rin assieme ad Haru decise che era finalmente arrivato il momento di uscire davvero, così aveva fatto mettere dei teli per terra nel grande spazio verde che alcuni mesi prima l’aveva accolta assieme a Kirara, infondo quella ora era anche la sua casa e i Tengu non le avrebbero più fatto del male.
Sesshomaru non l’avrebbe permesso, mai.
«Va bene qui?» chiese la piccola servitrice mentre stendeva uno dei teli sull’erba.
«Sì va bene Haru» rispose raggiante Rin.
Amava Sesshomaru e amava passare del tempo con lui, ma Kagome le era mancata quindi si era ripromessa che ora che stava meglio sarebbe tornata più spesso al villaggio e non solo per Kagome, ma anche per Kaede e Sango.
Molti abitanti di Musashi erano importanti per Rin.
«Adesso portiamo qualcosa da mangiare e un po’ di tè.»
«Non devi farlo tu mia sign… Rin.»
«Non preoccuparti mi piace rendermi utile, sono sempre stata abituata così. Anche se ora vivo qui non vuol dire che possa stare senza fare nulla tutto il giorno, soprattutto adesso che Kagome e Inuyasha sono nostri ospiti» disse Rin sorridendo.
Haru aveva iniziato ad apprezzare quell’umana e la sua voglia immensa di vivere e la grande allegria, il suo padrone avrebbe potuto trovare qualcuno di infinitamente peggiore ma quell’umana alla fine era buona e gentile con tutti e persino Jaken sembrava esserle affezionato.
Kagome poco dopo raggiunse la sua futura cognata e la aiutò a portare nel prato il cibo con cui avrebbero fatto merenda.
Kikyo invece sembrava essere incollata a suo zio cosa che non faceva così tanto piacere al padre ma che per amore della figlia non diceva nulla a parte ringhiare di tanto in tanto.
Quando fu tutto pronto quella famiglia allargata si sedette sui teli, il sole splendeva alto in cielo e le foglie degli alberi avevano iniziato a cambiare colore a tingersi di giallo e arancio, segno che l’autunno era ormai iniziato.
In quei giorni trascorsi tutti insieme Rin si era sentita felice come non mai e aveva anche riprovato la gioia di avere una famiglia unita.
Certo Kaede era stata quasi come una madre per lei ma ora era diverso.
Mentre stavano tutti seduti assieme sentì un grande calore crescerle nel petto e tanta gioia, soprattutto per il suo matrimonio con Sesshomaru.
Kikyo aveva iniziato a gattonare e faceva il giro di tutti i presenti, in quel momento era proprio in braccio a sua zia.
«Quasi non ci credo che la settimana sia già finita» disse la ragazza.
«E’ passata in fretta è vero» concordo Kagome sorridendo alla figlia.
«Quando ve ne andrete verremo con voi, così potrò parlare con Kaede.»
«Vuoi che vi accompagni?»
«No Kagome ma ti ringrazio.»
Sesshomaru era rimasto in silenzio, temeva che la sacerdotessa non si esprimesse nemmeno di fronte alla felicità dipinta sul volto di Rin, che mai avrebbe dato loro il giorno propizio nel quale la sua umana tanto sperava.
«Sesshomaru va tutto bene?» chiese lei.
«Sì non preoccuparti» le rispose il demone e poi le fece una carezza.
Rin rimase un po’ dubbiosa ma infondo Sesshomaru non aveva motivo di mentirle.
«Domani non appena Kaede avrà stabilito il giorno festeggeremo tutti insieme, anche a Sango farà piacere saperlo.»
«Non vedo l’ora di dirglielo e di rivederla.»
Kikyo alla fine si era addormentata tra le braccia di Rin e Kagome per non svegliarla l’aveva lasciata con la zia, era stata lei a riportarla nel palazzo e a metterla nel letto, era sempre stata brava con i bambini e spesso aveva badato ai figli di Sango e Miroku ma mai come in quel momento aveva desiderato così tanto averne uno.
Le fece una carezza e tirò su la coperta poi senza far rumore uscì dalla stanza.






Avrebbe voluto dormire dato che il giorno seguente li aspettavano molte cose ma proprio per questo non ci riusciva, Sesshomaru sembrava essersi addormentato quindi per non svegliarlo si era alzata dal letto e aveva indossato la vestaglia.
Il pavimento era freddo ma aveva sempre adorato stare scalza piuttosto che con le scarpe, sentire il freddo e il caldo, la terra o i sassi, l’acqua o l’erba sotto i suoi piedi.
Pensava a Kaede e a come avrebbe reagito alla sua notizia, pensava a Sango e come avrebbe reagito nel rivederla, era forse arrabbiata con lei?
Kohaku l’aveva aiutata molto e lei lo aveva fatto soffrire e poi pensò al futuro a come sarebbe stato il matrimonio, pensò a come si sentiva ogni volta che aveva in braccio sua nipote ed era così concentrata che non si era resa conto che Sesshomaru l’aveva raggiunta e infine si ritrovò avvolta dalla sua coda e appoggiata al suo caldo petto.
«Cosa ti preoccupa?» le chiese il demone cane.
«Non è nulla, sono solo troppi pensieri.»
«Parlamene» disse lui scostandole i capelli lunghi e scuri dal volto.
Quando si sentiva in imbarazzo cercava sempre di coprire il volto con i capelli, questa era una delle cose che Sesshomaru aveva capito in quei mesi.
La Rin bambina che aveva conosciuto in parte era scomparsa, come un bruco che diventa una bellissima farfalla.
«Rin parla con me.»
«E tu? Cosa ti preoccupa Sesshomaru?»
«Te lo dirò ma poi tocca a te.»
La prese per mano e la condusse al letto e poi la fece sedere, per tenerla calda la coprì nuovamente con la sua lunga coda.
«Conoscendo la vecchia sacerdotessa so che avrà molto da ridire e non solo perché ho infranto la promessa che le avevo fatto, inoltre dubito che acconsentirà tanto facilmente a darci un giorno propizio e se lo farà non sarà così presto come invece desideriamo noi» le disse guardandola negli occhi.
Sesshomaru non era tipo da girare troppo intorno ai problemi e questo Rin lo apprezzava.
«Questo preoccupa anche me, ma troverò il modo di convincerla vedrai. Kaede mi vuole bene alla fine cederà» le rispose lei, poi prese la mano di Sesshomaru e la strinse tra la sua.
«Quali sono gli altri pensieri?»
«Vuoi davvero sapere tutto?»
«Sì voglio condividere ogni preoccupazione con te e se posso alleggerirle.»
«Oltre alla reazione di Kaede mi chiedo anche come reagirà Sango nel rivedermi, Kagome continua a dirmi che sarà felice ma io… non so se lo sarà davvero. Ho ferito molto Kohaku, non volevo ma è successo e ora Sango potrebbe essere arrabbiata con me.»
Sesshomaru fece un respiro profondo, sapeva bene che il giovane sterminatore provava qualcosa per Rin, infondo entrambi avevano vissuto esperienze simili da bambini anche se quella di Kohaku era stata peggiore.
«Non credo che Sango sia arrabbiata con te, capirà vedrai.»
Non aveva dimenticato che la sterminatrice era quasi stata sul punto di uccidere Rin in passato, l’aveva perdonata poiché tutto era colpa di Naraku quindi ora toccava a Sango perdonare Rin per aver ferito involontariamente suo fratello.
«C’è dell’altro?» chiese guardando la persona che più amava al mondo, le sembrò così piccola e indifesa, Rin rafforzò la presa su di lui come se temesse di vederlo fuggire via.
«Se te lo dico potrei rovinare tutto.»
«Non rovinerai nulla» le rispose ricambiando quella stretta, «dimmelo Rin.»
Non alzò lo sguardo, non ebbe il coraggio.
Se lo avesse guardato negli occhi - quei bellissimi occhi come l’oro - le parole le sarebbero morte in gola.
«Sono solo fantasie.»
«Hai davvero paura di dirmelo? Ti ho già detto che non rovinerai nulla e poi voglio davvero saperlo.»
«Io… in questi giorni mi sono chiesta spesso come sarebbe la nostra vita se…»
«Se?» la incoraggiò lui, mentre la sua piccola mano irrequieta tormentava la sua coda.
«Se noi due avessimo un figlio» disse tutto di un fiato lei.
Sesshomaru rimase senza parole, quante volte aveva pensato la stessa cosa? Era certo che Rin non fosse ancora pronta ma quelle parole avevano cambiato tutto.
«Ti prego di qualcosa.»
Rin aveva ancora la testa poggiata sul suo petto, non l’aveva ancora alzata e non lo aveva più guardato negli occhi.
«Rin guardami» le disse lui, poi la sua mano alzò delicatamente il suo volo.
«Lo so che è presto, non abbiamo ancora nemmeno la data per il matrimonio e forse non è qualcosa che vuoi e-»
Il dito di Sesshomaru si posò sulla sua bocca piccola e rosa, solo quando il flusso interminabile di parole si fu placato la tolse.
«Credevo che non fossi pronta per questo non ti ho detto nulla, perché credi che non lo voglia?»
«Sesshomaru…»
«E’ dal giorno in cui ho preso in braccio nostra nipote che non faccio che pensarci, per questo non ti ho sentita arrivare quella volta. So che molte ragazze delle tua età sono già madri ma credevo che fosse troppo presto, come te non volevo affrettare le cose.»
Rin sorrise a quelle parole e si tuffò tra le sue braccia, seppellì il volto tra i suoi lunghi capelli argenti e una lacrima cadde dai suoi occhi per finire sulla spalla del suo amato demone.
Rimase così per un po’, si sentiva al sicuro tra le braccia di lui, avrebbe potuto vivere tra le braccia di Sesshomaru anche per sempre.
Ma poi ripensò al passato e a quanto Sesshomaru avesse disprezzato Inuyasha per ciò che era e in quanto umana non avrebbe potuto mai avere dei veri demoni per figli.
«Sei davvero sicuro di volerlo?» chiese a bassa voce, preoccupata della sua risposta.
«Lo sono» rispose lui asciugandole le lacrime.
«Sesshomaru se accadesse, se noi avessimo davvero un bambino, lui o lei… non sarebbe mai come te.»
«Lo so, ma non ha importanza.»
«Non avrebbe importanza?» chiese lei trovando il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.
«No, non ne ha più. Ti avrei forse voluta al mio fianco se mi importasse?»
Rin non disse nulla, non sapeva cosa dire.
«Se lo vuoi davvero allora dopo il matrimonio faremo in modo che accada.»
«Lo voglio, ma se tu dovessi cambiare idea…»
«Non la cambierò» rispose risoluto il demone dagli occhi come l’oro.













 

Ho deciso di aggiornare un pochino prima rispetto al previsto perché voglio farvi leggere ciò che ho scritto!
Saluto e come sempre ringrazio, sono curiosa, quanti come me stanno seguendo Yashahime? 
Vi lascio con una piccola anticipazione!



 

[...] «Venerabile Kaede come vedi Rin sta bene e non le manca nulla, resterà con me fin quando lo vorrà.»
«Mi avevi fatto una promessa Sesshomaru o lo hai dimenticato?»
«E’ stata lei a venire da me.»
«E tu avresti dovuto rimandarla al villaggio!»
«Kaede, Sesshomaru vi prego smettetela ora. Io tengo a entrambi e tengo molto anche agli abitanti di questo villaggio ma il mio posto è al fianco di Sesshomaru......» [...]

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Capitolo 26
*** VENTISEI ***


VENTISEI.









Il giorno del ritorno a Musashi era arrivato alla fine, Kagome, Inuyahsa e Kikyo dovevano tornare al villaggio e Kagome doveva riprendere il suo ruolo di sacerdotessa e alleggerire il lavoro di Kaede.
Rin aveva deciso di indossare un kimono viola con fiori bianchi e aveva chiesto a sua cognata di legarle i capelli, era da tanto che non vedeva Kaede e voleva presentarsi a lei al meglio così vedendola vestita bene e in salute forse sarebbe stata più propensa verso Sesshomaru.
«Questo kimono ti sta molto bene Rin» disse Kagome finendo di legarle i capelli.
«Grazie Kagome, spero che anche su Kaede faccia una buona impressione.»
«Sei preoccupata vero? Kaede ti vuole molto bene e sono certa che alla fine capirà, abbi un po’ di pazienza con lei.»
«Anche io le voglio bene ma sai anche tu che Sesshomaru non è affatto cattivo come sembra, spero che riesca a mantenersi calmo.»
«Sono certa di sì» rispose Kagome sorridendole.
Poco dopo Sesshomaru comparve sulla soglia della loro stanza.
«Siete pronte?» chiese a entrambe le ragazze.
«Sì» rispose Rin con il cuore in tumulto e in ansia per ciò che Kaede le avrebbe detto dopo tanti mesi.
Lasciarono il palazzo con un po’ di dispiacere, infondo avevano trascorso una settimana felice e per Rin erano stati anche mesi felici, Jaken aveva il compito di badare al palazzo fino al ritorno del suo padrone e ovviamente al suo splendido giardino.
«Mi raccomando Jaken cerca di non cacciarti nei guai!»
«Guarda che sei tu quella che solitamente si caccia nei guai Rin!»
Rin sorrise al piccolo kappa che ancora urlava e agitava il suo bastone per aria, poi dopo aver dato un ultimo sguardo raggiunse i suoi compagni di viaggio.
«Voi viaggerete con Ah-Un» disse Sesshomaru conducendo il suo demone verso Kagome e Inuyasha, mentre Kikyo tentava di afferrare le redini del demone.
«E tu?» chiese Inuyasha.
«So volare o lo hai dimenticato? Ah-Un serve più a voi» rispose risoluto il demone cane osservando la bambina che si sporgeva dalle braccia di Kagome.
«E va bene prenderemo Ah-Un.»
Inuyasha aiutò Kagome e la figlia a salire, poi a sua volta salì sul demone.
«Ci vediamo più tardi al villaggio» disse Kagome rivolta ai futuri sposi «buona fortuna.»
«Grazie Kagome» rispose Rin.
Aspettò che i tre partissero poi Sesshomaru la raggiunse e la strinse a sé.
«E’ ora di andare anche per noi.»
«Lo so» rispose stringendosi alla veste di lui.
«Tieni forte Rin» le sussurrò Sesshomaru, poi, proprio come gli aveva visto fare centinaia di volte si librò in aria.
All’inizio essere così in alto e vedere le nuvole quasi in faccia la impaurì e per gran parte del tragitto tenne gli occhi chiusi, volare con Sesshomaru non era esattamente come volare con Ah-Un.
«Guarda» disse lui.
Piano piano la giovane umana aprì gli occhi e lo spettacolo che le si parò di fronte la lasciò senza parole.
Erano così in alto!
«Quello è Musashi?»
«No, manca ancora un po’ ma ci siamo vicini.»
Tutto era così piccolo da lassù, i prati si estendevano a perdita d’occhio, le case sembravano tanti piccoli sassi e tal volta riusciva a riconoscere anche delle persone minuscole quanto formiche.
«E’ meraviglioso!»
Il sole splendeva alto in cielo anche se l’aria era un po’ fresca, forse troppo.
Le nuvole sembravano quella cosa strana e appiccicosa chiamata zucchero filato che Kagome aveva riportato dal suo tempo.
«Le nuvole sembrano zucchero filato!»
«Zucchero filato?»
«Sì, è un dolce del tempo di Kagome ed è così buono!»
Sesshomaru sorrise tra se e se, Rin non aveva perso l’appetito quasi mai da quando la conosceva, il suo piccolo stomaco sembrava insaziabile.
Spesso da bambina si procurava il cibo da sola, era una delle condizione che le aveva dato per restare al suo fianco ma poi con il tempo aveva iniziato ad aiutarla, da sola non ce l’avrebbe fatta e non poteva vivere solo di pesce.
A quel tempo il demone cane non sapeva granché degli umani e dei loro infiniti bisogni, per lui il cibo umano era disgustoso e il cibo in generale superfluo ma ora si era abituato anche a quello e lo aveva fatto solo per Rin.
Poco più tardi Musashi si stagliò sotto di loro, in apparenza sembrava uno dei tanti villaggi che avevano sorvolato poco fa ma nel cuore di Rin era il secondo villaggio più importante dopo quello dove riposavano i suoi cari.
Atterrò senza quasi sollevare polvere e Rin fu davvero felice di poter nuovamente sentire il terreno sotto i piedi.
Le girava un po’ la testa ma era così felice di essere tornata al villaggio!
Dopo qualche minuto prese per mano Sesshomaru mentre gli abitanti si fermavano a guardarli, il demone fece finta di nulla come sempre del resto e seguì la sua umana verso la casa che per anni l’aveva accolta.
Kaede era stata informata da Kagome di quell’arrivo perciò quella mattina era rimasta a casa ad aspettare che la ragazza che considerava a tutti gli effetti come una figlia facesse finalmente ritorno.
Rin si fermò quando la vide ad aspettarla sulla soglia, era così felice di vedere la vecchia sacerdotessa, dopo aver guardato Sesshomaru gli lasciò la mano e corse da lei.
«Kaede!» la chiamò per poi tuffarsi tra quelle braccia che tante altre volte erano state li per lei nel corso degli anni.
«Rin! Ah Rin! Sei tornata» rispose la vecchia sacerdotessa accarezzandole i capelli e dandole un bacio in fronte.
«Stai bene mia cara?» domandò Kaede con voce quasi rotta dal pianto.
«Sì sto bene Kaede» disse asciugandosi le lacrime, lacrime di gioia, «e tu? Perdonami se non sono tornata prima ma non mi sentivo ancora in forze ma ora sto bene.»
«Lo vedo. Avanti entriamo.»
Rin annuì poi voltandosi verso Sesshomaru gli fece segno di seguirla in casa.
Sesshomaru era rimasto in disparte, quel momento doveva essere solo della sua Rin e della sacerdotessa ma da lì in poi avrebbe dovuto intervenire e convincere la venerabile Kaede di trovare un giorno che ritenesse propizio per le loro nozze.
Ad attenderli c’era del cibo, anche se quel cibo era più per Rin che per Sesshomaru.
Rin le raccontò tutto anche se lei già lo sapeva ma ciò che non sapeva era il fatto che desideravano sposarsi.
«Kaede sono felice di trovarti bene, da ora in poi tornerò più spesso a Musashi te lo prometto.»
«Dunque non tornerai a vivere qui.»
«Io…»
La donna non parlò, si limitò a posare una mano su quella della ragazza più giovane e a guardare il demone che le sedeva accanto con il solo occhi che aveva da quando era bambina.
«Venerabile Kaede come vedi Rin sta bene e non le manca nulla, resterà con me fin quando lo vorrà.»
«Mi avevi fatto una promessa Sesshomaru o lo hai dimenticato?»
«E’ stata lei a venire da me.»
«E tu avresti dovuto rimandarla al villaggio!»
«Kaede, Sesshomaru vi prego smettetela ora. Io tengo a entrambi e tengo molto anche agli abitanti di questo villaggio ma il mio posto è al fianco di Sesshomaru, mi dispiace deluderti ma non posso cambiare ciò che provo.»
«Cosa siete venuti a chiedermi dunque?»
«Ho intenzione di sposarla e dato che Rin ci tiene molto vorremo che tu scegliessi il giorno propizio per le nostre nozze» disse il demone senza spostare lo sguardo dal volto dell’anziana.
«Dunque è così? E tu mia cara, sei certa di questa scelta?»
«Lo sono» rispose lei risoluta.
«Ahhh, speravo che il tuo destino potesse essere diverso ma a quanto pare hai scelto di seguire un’altra strada. Se è ciò che desideri se ciò ti renderà felice non mi opporrò anche se sai bene cosa penso.»
«Davvero?» domandò Rin saltando in piedi.
«Sì.»
A quel sì, la ragazza umana tornò a sedersi e si gettò nuovamente tra le braccia della sacerdotessa.
«Grazie!»
«Rimanete al villaggio almeno per qualche giorno e nel frattempo cercherò il giorno propizio per le vostre nozze.»
«Sì rimarremo qui finché non deciderai un giorno per noi.»
«Sarete miei ospiti allora» rispose la donna.
Non le piaceva che quel demone vivesse in casa sua anche se per poco ma non voleva cacciare via Rin così non ebbe scelta se non quella di accogliere anche lui.
Per Rin trascorrere quei giorni al villaggio fu un balsamo di gioia, Sesshomaru si era reso conto di quanto le mancasse tutto ciò, era stato troppo egoista a tenerla lontana da Musashi per così tanto tempo e poi quasi tutti gli abitanti sembravano felici di rivederla.
Stavano andando a casa di Sango quando le figlie maggiori del monaco e della sterminatrice le corsero incontro gridando il suo nome e lei si abbassò per poterle abbracciare incurante del fatto che potesse macchiarsi il kimono.
«Zia Rin! Sei tornata!»
«Ciao piccoline, oh ma siete cresciute così tanto!»
«Davvero?!» esclamarono le due gemelle entusiaste in coro, poi Rin ne prese una per volta in braccio e la fece girare per aria strappando e entrambe piccoli gridolini di gioia mentre Sango osservava la scena con il figlio più piccolo in braccio.
Dopo che ebbe finito di fare le feste alla bambine Sango le andò incontro sorridendole.

«Rin è bello che tu sia tornata al villaggio, ci sei mancata molto.»
«Sango io…»
«Entriamo ti va?»
Rin annuì e poi seguita da Sesshomaru entrò nella casa della sterminatrice.
Le bambine rimasero a giocare fuori tutte felici di aver ritrovato una vecchia grande amica.
«Posso offrirvi qualcosa?»
«Grazie Sango ma sono apposto così.»
«Anche io» aggiunse il demone.
«E’ passato davvero molto tempo, i tuoi bambini sono così cresciuti proprio come Kikyo.»
«Sì è vero» rispose Sango finendo di addormentare Hisui.
«Sango non so se Kagome te lo abbia già detto ma… io e Sesshomaru abbiamo deciso di sposarci.»
Sango rimase immobile per alcuni secondi, Kagome le aveva accennato che Rin volesse parlarle ma non sapeva di cosa.
«Vi sposate?»
«Sì e mi renderebbe molto felice se tu e Miroku vi uniste a noi.»
«Ma certo! Come potremmo mai mancare?»
«Dici davvero?»
«Non mi credi forse? Sono felice per voi.»
«Allora non sei arrabbiata con me?» chiese timidamente Rin.
«Per quale motivo dovrei essere arrabbiata? Questa notizia va festeggiata assolutamente. Faremo una cena tutti insieme qui a casa mia.»
Una delle gemelle entrò in casa come un piccolo tornado per richiamare l’attenzione di sua zia.
«Ho trovato un fiore bellissimo! Vieni!»
Rin sorrise a Sango e poi al suo futuro marito e seguì il piccolo tornado.
«Le tue parole erano sincere?» chiese Sesshomaru una volta rimasto solo con Sango.
«Lo erano, so bene quanto Rin ti ami. Perché crede che io sia arrabbiata con lei?»
«Per tuo fratello, perché Kohaku ha lasciato Musashi.»
«Oh ora capisco» disse lei, poi fece una carezza al figlio e lo posò delicatamente dentro al suo futon.
«Non sono arrabbiata con Rin e nemmeno con te, come le ho già detto non si può scegliere chi amare si ama e basta. Kohaku non è più un bambino ormai ed è libero di vivere la vita che Kikyo gli ha restituito. Ti sono grata per averlo protetto e sai che Kohaku ti porta grande rispetto e ti stima molto.»
«E’ un bravo ragazzo, merita di trovare la felicità dopo tutto quello che è accaduto e sono certo che un giorno la troverà.»
«Sì lo credo anch’io.»









 

Dopo la continua delusione che sto ricevendo dal sequel di Inuyasha - Yashahime - non posso che aggiornare uno peché voglio farvi leggere qualcosa di decente e due perché questi capitoli mi sono piaciuti molto (scusate non dovrei dirlo ma... lo penso).
Bene buona lettura cari lettori/lettrici e vi prego fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi lasico un piccolo estratto come sempre! 




 

«Che vorresti dire?»
«A Rin manca Musashi e mancate tutti voi, non è giusto che io la tenga così lontana.»
«Non vorrai sparire di nuovo spero! Hai idea di quanta fatica abbiamo fatto per trovarti vero?!» gridò quasi il fratello saltando in piedi.
«Siediti. Non ho intenzione di sparire ancora, io voglio sposare Rin ma credo che la soluzione migliore sia quella di vivere qui.»
«C-c-cosa?!»
«Dici sul serio?!» chiese Kagome illuminandosi di gioia.

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Capitolo 27
*** VENTISETTE ***


VENTISETTE









Dopo essere stati da Sango, Rin convinse Sesshomaru a passeggiare un po’ anche se gli sguardi degli abitanti del villaggio lo irritavano, lo guardavano e guardavano Rin in un modo che non gli piaceva molto ma Musashi era il villaggio al quale lui l’aveva affidata e per amor suo non fece nulla e non disse nulla, si limitò solo a gelarli con lo sguardo.
Lei saltellava felice sull’erba raccogliendo di tanto in tanto dei fiori che divideva in piccoli mazzetti, da quando la conosceva Rin aveva sempre amato i fiori e nel tempo questa era una delle poche cose a non essere mutata.
Poi senza smettere di sorridere e tenendolo per mano arrivarono più distanti da Musashi in un luogo molto più appartato e si sedettero in riva al piccolo corso d’acqua che scorreva pacifico fino ad arrivare al villaggio, Rin esteriormente sembrava così ma dentro, dentro era un piccolo uragano come le figlie di Sango.
Prese i fiori che aveva raccolto e li posò a terra, li divise e con i restanti iniziò a farci una corona di fiori, tanti colori che venivano intrecciati dalle sue dite abili, Sesshomaru la guardò in silenzio mentre canticchiava e il sole tramontava di fronte a loro tingendo l’orizzonte di arancione e rosa.
«Mi era mancato questo panorama» disse finendo la corona di fiori, poi la posò sulla testa del demone e scoppiò a ridere.
«Sei carino così.»
«Io credo invece» disse Sesshomaru prendendola in mano e posandola sulla testa di lei «che stia molto meglio a te.»
Poi le diede un bacio e la strinse a sé, la paura di perderla era costante, infondo l’aveva persa per due volte e c’era mancato poco quando quella sciocca si era spinta fino a lottare contro i Tengu.
Rin si accasciò sul suo petto mentre il sole calava sempre di più fin quasi a scomparire.
«Dovremmo fare ritorno da Kaede.»
«Restiamo ancora un po’ ti prego, è così tanto che non vedo questo posto.»
Come poteva rifiutare una simile supplica? La assecondò, infondo era così semplice rendere felice la sua piccola umana.
Rimasero a osservare il sole finché non scomparve e il cielo si tinse di scuro, Rin stringendosi al braccio di Sesshomaru camminò felice fino alla casa della dona che per anni era stata come una madre per lei.
Kaede aveva preparato la cena e attendeva il demone e l’umana in silenzio con le ciotole pronte per essere usate.
In quella piccola dimora il fuoco scoppiettava rendendola calda e nonostante l’umore della donna anche accogliente.
Rin le donò uno dei marzolini di fiori che aveva raccolto e Kaede si addolcì un po’ prendendolo dalle mani della giovane ragazza.
Era incapace di restare per troppo tempo in collera con lei.
Parlarono del più e del meno ma la sacerdotessa non azzardò parole sul matrimonio e anche Rin per quanto lo desiderasse capì che era meglio non tirare troppo la corda e attendere che fosse lei a parlarne per prima.
Finita la cena Sesshomaru fece per andarsene e nonostante ne avessero discusso mentre rientravano quell’idea alla sua fidanzata proprio non piaceva, ma infondo lui non era affatto il benvenuto in quella casa e si sentiva molto più a suo agio a riposare nel bosco vicino al villaggio che rimanere lì.
«Devi proprio andare?» chiese lei tristemente.
«Devo, è meglio così Rin. Fammi un sorriso, ti prometto che quando ti sveglierai sarò qui.»
«So che sarai qui è che… non sono più abituata a dormire senza di te» disse lei a bassa voce per non farsi sentire da Kaede.
Fu il principe dei demoni a sorridere e non la ragazza umana, anche lui sarebbe mancata, era abituato al suo calore, al suono del suo piccolo cuore che lo calmava ed era abituato ad avvolgerla con la sua coda.
Anche Rin si era abituata in fretta a sentire il suo corpo a contatto con quello di Sesshomaru, alla sensazione che provava a dormire stretta a lui e a essere stretta dalla sua grande e calda coda, le sarebbe mancato davvero tanto anche se era solo questione di poche notti.
Le diede un bacio e poi aspettò finché non si fu infilata dentro al suo futon.
«A domani» disse lei lasciando andare la mano del demone e poi lo osservò uscire dalla casa della somma Kaede.







Sesshomaru vagò per un po’ per il villaggio senza molte idee su cosa fare a parte andare in quel bosco e aspettare pazientemente la mattina e il risveglio di Rin.
Era inquieto da quel pomeriggio, sentiva che doveva fare delle cose e che doveva farle anche al più presto ma non voleva lasciarla da sola, certo al villaggio non era propriamente sola però stare senza di lei per compiere quel viaggio proprio non ne aveva voglia.
Sospirò osservando il cielo e le nuvole che si erano ammassate per coprire la luna, una mezza luna per l’esattezza, un brutto presagio o almeno così pensò lui.
Kagome lo sorprese con la testa rivolta all’insù, era uscita con Inuyasha e Kikyo a passeggiare nella speranza di far addormentare la bambina che di dormire proprio non voleva saperne.
«Sesshomaru?» lo chiamò lei riportandolo alla realtà.
«Kagome, Inuyasha, che cosa fate qui?»
«Passeggiavamo e tu?»
«Ho lasciato Rin da Kaede, stavo andando verso il bosco.»
«Perché mai?» chiese stupita Kagome.
«Non voglio restare in quella casa, quella vecchia non mi vuole e non voglio darle altri motivi per tenermi lontano da Rin.»
«Bene per una volta hai fatto la scelta giusta» disse Inuyasha e quel commento non piacque affatto a Kagome che con un sonoro «A cuccia!» fece schiantare il marito contro il terreno mentre Kikyo emetteva gridolini di gioia e tendeva le piccole manine paffute verso lo zio.
«Dannata! Smettila!»
«Non passerai la notte in quel bosco, sarai nostro ospite.»
«Sei sicura?»
«Tu ci hai ospitati così tante volte, ora tocca a noi ricambiare.»
Sesshomaru restò sorpreso per qualche secondo mentre Kikyo iniziava a piangere per attirare l’attenzione di suo zio che poco dopo la prese in braccio e le diede un bacio sulla fronte.
«Sarà meglio rientrare ora, inizia a fare troppo freddo» disse Kagome mentre i due fratelli senza obiettare iniziarono a seguirla fino a casa.
Proprio come da Kaede la loro casa era calda e accogliente, c’erano oggetti strani che lui non conosceva ma sapeva che provenivano dal tempo di sua cognata e che alcuni di questi oggetti li aveva pure Rin.
«Ti ho preparato un futon, non sarà comodo come un vero letto però-»
«Ho dormito per anni dove capitava, il futon andrà bene» disse lui interrompendola mentre la bambina era crollata tra le sue braccia e la sua coda automaticamente l’aveva coperta.
«Kaede è stata tanto dura con voi?»
«Non molto anche se ancora non si è espressa sul giorno propizio.»
«Tsk e da quando tu credi in queste cose Sesshomaru?» domandò Inuyasha.
«Io non ci credo ma è importante per Rin e quindi lo è anche per me.»
«Una volta che avrete la data potrete tornare al tuo palazzo» disse Kagome con voce triste, l’idea che Rin ma anche Sesshomaru lasciassero nuovamente Musashi la rendeva triste.
«Non so se sia la scelta più saggia tornare al mio palazzo.»
«Che vorresti dire?»
«A Rin manca Musashi e mancate tutti voi, non è giusto che io la tenga così lontana.»
«Non vorrai sparire di nuovo spero! Hai idea di quanta fatica abbiamo fatto per trovarti vero?!» gridò quasi il fratello saltando in piedi.
«Siediti. Non ho intenzione di sparire ancora, io voglio
sposare Rin ma credo che la soluzione migliore sia quella di vivere qui.
«C-c-cosa?!»
«Dici sul serio?!» chiese Kagome illuminandosi di gioia.
«Sì, credo che vivere qui sia la cosa migliore per lei e per questo avrò bisogno del tuo aiuto Kagome.»
«Il mio aiuto?»
«Aiutami a trovare una casa che possa andare bene per noi, non troppo lontana dal villaggio ma abbastanza appartata. Gli abitanti hanno iniziato a guardarci in modo strano.»
«Cerca di capirli per loro non è normale che un demone come te rimanga tanto a lungo qui, hanno paura. Non temere parlerò con loro e ti prometto che mi metterò subito all’opera e troverò una casa adatta a te e a Rin, chiederò anche a Sango di aiutarmi.»
Poco dopo Inuyasha prese la figlia e la sistemò nel loro futon, si sdraiò e attese che Kagome lo raggiungesse.
«Sesshomaru?»
«Mh?»
«Sono felice che siate qui, Rin mi è mancata davvero molto ed entrambi meritate di essere felici. Sai credo proprio che saresti un ottimo padre» disse infine guardando la figlia che dormiva beata.
Quelle parole si impressero a fuoco nella sua mente, oltre a sposare Rin era la seconda cosa che più desiderava, un figlio, un figlio da lei.
«Anche tu le sei mancata te lo assicuro» rispose ignorando il secondo complimento, anche se dentro il cuore batteva forte.
«Buonanotte Sesshomaru» disse Kagome, poi raggiunse Inuyasha e la figlia lasciandolo solo.
Stare in quella casa dove c’era così tanto amore gli faceva mancare ancora di più la sua umana, ma presto anzi molto presto, niente e nessuno li avrebbe più divisi, presto lei sarebbe stata sua moglie fino alla fine dei suoi giorni.
Con il pensiero e la voglia di rivederla il demone cane finalmente si addormentò.












 

Ciao a tutti! Come state? Avrei voluto aggiornare prima dato che avevo due capitoli pronti purtroppo mi è morto il pc e ho perso la storia, questo capitolo l'ho scritto oggi pomeriggio ricordando vagamente quello che avevo scritto in passato, due settimane da dimenticare tra pc, occhiali sbagliati ecc... spero che almeno a voi sia andata bene!


 

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Capitolo 28
*** VENTOTTO ***


VENTOTTO







Quella mattina Kagome si alzò molto presto e si recò a casa di Sango sapendo di trovarla sveglia, aveva fatto una promessa a suo cognato e intendeva mantenerla, quello era anche il solo modo per potere avere una cara amica più vicina cosa in cui non sperava più ormai.
«Sango?» chiamò Kagome prima di entrare in casa sua.
La ex sterminatrice di demoni era in piedi con in braccio il figlio più piccolo mentre le due gemelline dormivano ancora tranquille, Miroku seduto accanto alle bambine guardò Kagome sorpreso.
«Kagome.»
«Scusami se sono venuta così presto.»
«Buongiorno Kagome. Sango, dammi Hisui» disse Miroku alla moglie che si avvicinò e gli cedette il maschietto che a differenza delle sorelle di dormire non voleva proprio saperne.
Kagome salutò Miroku e fece una carezza al bambino prima che il padre lo prendesse in braccio
«Vieni andiamo fuori, preferisco non svegliarle prima del tempo.»
Sango diede un ultimo sguardo ai figli e al marito e uscì da casa sua seguita da Kagome.
«E’ successo qualcosa?» chiese preoccupata.
«No nulla di grave, non volevo piombarti in casa così presto è solo che… ho bisogno del tuo aiuto.»
«Di cosa si tratta? Qualche demone?»
«In un certo senso…»
Così la sacerdotessa raccontò tutto alla sua amica, della notte che Sesshomarua aveva trascorso a casa sua e della promessa che aveva fatto al demone.
«Sei davvero certa che voglia vivere qui? Io so che ama Rin però… Kagome, Sesshomaru è già scomparso una volta come possiamo essere certe che non succederà ancora?» domandò Sango preoccupata.
«Per lui è stato molto difficile stare lontano da Rin, anche se non lo dice so che è così, è cambiato davvero molto Sango.»
«Non voglio vederla più soffrire in quel modo.»
«Nemmeno io credimi, ma sono certa che non accadrà più. Meritano entrambi un po’ di felicità.»
«Sì senza dubbio e io so qual è la casa che potrebbe fare per loro. Vieni Kagome te la mostro.»
Camminarono per un po’, la casa non era lontana da quella di Sango e nemmeno da quella di Kagome ma al tempo stesso non era al centro del villaggio.
«E’ perfetta!»
«Ci sono alcuni lavori da fare però sì credo anche io che sia perfetta.»
«Con l’aiuto di Inuyasha e Miroku la sistemeremo in fretta vedrai, oh Sango non vedo l’ora di mostrarla a Sesshomaru!»
Dietro alla casa leggermente più lontano si estendeva il bosco nel quale anni prima Inuyasha era stato intrappolato da Kikyo e poi liberato da Kagome.
«E’ in quel bosco che ho incontrato Inuyasha, inizialmente voleva uccidermi ma con un sonoro a cuccia ho sistemato in fretta la questione» disse lei sorridendo, le sembrava passata un’eternità ma infondo erano appena cinque anni.
«Non ne dubito» rispose l’amica sorridendole.
«Andiamo così quando Sesshomaru torna gli darò la notizia.»






Quella mattina Rin aveva dormito più del solito, in effetti era da un po’ che si sentiva stanca quasi prosciugata della sua energia, si era convinta che era solo l’agitazione per le nozze con Sesshomaru a renderla così stanca e nervosa e allo stesso tempo felice come non mai.
Piano piano sarebbe tornata in forze come sempre e anche affamata cosa che ultimamente proprio non era.
Kaede però ancora non aveva scelto una data, stava ancora raggomitolata nel suo futon quando lo sentì arrivare.
Sesshomaru era indubbiamente il suo sole, ogni volta che lo vedeva sentiva il suo cuore accelerare come non mai e il suo corpo venire avvolto dal suo calore.
Il demone si chinò e la baciò ma Rin lo costrinse a sdraiarsi accanto a lei e posò la testa sulla sua spalla.
«Mi sei mancato.»
«Anche tu» rispose lui accarezzandole il volto ma al contrario delle altre volte era più pallido.
«Dove sei stato?» chiese lei preoccupata.
«Da Kagome e Inuyasha, rimarrò lì ancora per un po’ temo.»
«Non voglio che tu te ne vada ogni sera.»
«Sarà meglio non inimicarci ulteriormente quella vecchia.»
Rin sorrise.
«Chi hai chiamato vecchia?» disse una voce più distante.
Sesshomaru si alzò subito mentre Rin si metteva a sedere.
«Rin la colazione è pronta sarà meglio che ti prepari.»
«Subito Kaede» le rispose e poi si alzò dal futon con immensa fatica.
«Aspettiamola fuori.»
La giovane umana gli fece l’occhiolino e al demone non restò altro se non seguire la vecchia sacerdotessa.
Così Sesshomaru si ritrovò ad aspettare Rin da solo con Kaede, non era esattamente ciò in cui aveva sperato.
«Sesshomaru sei davvero certo di volerla sposare?» chiese la donna continuando a guardare dritto d’avanti a sé.
«Lo sono.»
«Mi avevi promesso che le saresti rimasto lontano ma non hai mantenuto la tua promessa.»
«Ci ho provato ma lei mi ha trovato lo stesso. So che non approvi ma dovresti volere la sua felicità.»
«E’ così, tengo a quella ragazza come a una figlia è così da quando l’hai lasciata a Musashi.»
«Lo so, infondo era tempo per Rin di tornare a vivere tra gli umani.»
«Spero davvero che possa essere felice stando al tuo fianco, da parte mia cercherò di non ostacolarvi ma voglio che entrambi riflettiate bene su questa scelta.»
«Non mi serve riflettere, Rin sarà mia moglie.»
Kaede sorrise.
«Lei è umana.»
«Non ha più importanza per me, in tutta la mia lunga esistenza non ho mai provato ciò che provo per lei. Credevo che il mio destino fosse quello di vivere da solo ma non è più così.»
Rin stava ascoltando di nascosto quella conversazione che sembrava essere pacifica almeno fino a quel momento.
Si era lavata e vestita ma di mangiare proprio non se ne parlava, aveva tutto lo stomaco sottosopra.
«Sesshomaru tu hai ancora una lunga vita d’avanti a te.»
«So anche questo, voglio passare il tempo che le resta assieme a lei. La amerò fino alla fine dei suoi giorni e la proteggerò da qualsiasi pericolo anche se quel pericolo dovesse provenire da me.»
«Ebbene se è così… sceglierò una data per voi entro questa sera.»
«Sul serio?!!» urlò la giovane ragazza uscendo allo scoperto.
Assorti come erano nella loro conversazione non si erano resi conto della sua presenza.
«Rin! Non si origlia!»
«Perdonami Kaede. Davvero questa sera ci dirai una data?» chiese sedendosi vicina a Sesshomaru.
«Sì avrete la data entro questa sera. Devo andare ora, alcuni abitanti del villaggio hanno bisogno di me.»
Detto ciò la vecchia sacerdotessa se ne andò lasciando il demone e l’umana da soli.
Rin non riusciva a smettere di sorridere per la gioia che Kaede le aveva dato e non veda l’ora che la sera arrivasse per conoscere finalmente il giorno delle sue nozze con Sesshomaru.
«Hai mangiato?» domandò il demone.
«No, non ho appetito e credo che finché Kaede non avrà scelto una data non riuscirò a mangiare nulla.»
«Vuoi fare una passeggiata?»
«Sì! Dopo devo andare da Sango le avevo promesso che l’avrei aiutata con i bambini.»
«Allora andiamo.»







Stettero insieme fino a dopo pranzo e anche allora Rin mangiò poco e nulla cosa che allarmò non poco il demone ma decise di non dire nulla forse era davvero l’ansia per la data delle nozze a chiuderle lo stomaco.
Poi la accompagnò da Sango e la lasciò con le sue figlie e il bambino più piccolo mentre lui avrebbe raggiunto Kagome e poi la sterminatrice per andare insieme a vedere la casa che le due donne avevano trovato per lui e Rin.
Entrambe le ragazze avevano portato molte cose con loro per arredare la casa dei novelli sposi e molti oggetti provenivano dal tempo di Kagome, alcuni li conosceva dato che li aveva pure Rin ma altri sembravano così strani.
A cosa servirà tutta questa roba? - pensò il demone alleggerendo le braccia di entrambe.
«Ci siamo quasi» disse Kagome entusiasta.
E infatti eccola lì, la casa perfetta per loro sorgeva quasi al limitare del bosco ma non troppo distante dai loro cari e amici e dal villaggio.
«Cosa ne pensi» chiesero Sango e Kagome in coro.
«Penso…» disse lui guardandola ancora per un po’ e tenendo la cognata e la sterminatrice sulle spine «che sia perfetta.»
«Ahah lo sapevo!!»
«Allora sarà meglio entrare e sistemare queste cose» aggiunse Sango.
Dentro era da sistemare, c’era anche molta polvere ma sapeva che quelle due l'avrebbero resa perfetta in poco tempo.
«Questo futon dovrebbe andare bene, sono certa che le piacerà.»
Per anni lui aveva dormito dove capitava ma da quando era tornato al suo palazzo si era abituato al letto molto più comodo di un futon così decise che avrebbe avvisato Jaken di trovarne uno al più presto e nel frattempo avrebbe usato il futon datogli da Kagome.
«Sarà meglio che torni a casa mi dispiace aver affidato i bambini a Rin.»
«Non preoccuparti le fa piacere stare con loro.»
Sango salutò i due e si avviò verso casa.
«Direi che puoi portarla a vedere la casa, non mancano molte cose da fare ormai.»
«Sta sera ce la porterò, grazie Kagome.»
«In realtà è stata Sango a trovare questa casa, andiamo o si chiederanno che fine abbiamo fatto.»
Anche loro alla fine uscirono da quella casa.
«Ora che è quasi tutto pronto potrete vivere qui senza stare più da Kaede.»
«No, gli abitanti parlerebbero male di Rin se vivesse qui con me prima ancora di essere mia moglie. Al mio palazzo era diverso ma a Musashi… non voglio che parlino male di lei.»
«Non preoccuparti di questo ci penserò io.»
«Kagome dovrò andare via per un paio di giorni ci sono delle cose che devo fare, so che avrai cura di Rin mentre non ci sarò.»
«Vai via?»
«Credimi non vorrei farlo ma non posso più rimandare» disse il demone cane scrutando il cielo, c’era qualcosa che attirava la sua attenzione e lo assorbiva molto più dei preparativi per le nozze o la nuova casa.
«Non preoccuparti Rin starà bene, però cerca ti tornare presto» disse sua cognata cercando di richiamarlo alla realtà.
«E’ solo per qualche giorno poi tornerò a Musashi e niente e nessuno mi separerà più da Rin.»












 

Per festeggiare (un pochino in anticipo) il mio compleanno che è il 9/12 ho deciso di mettere questo capitolo finito di scrivere proprio ora.
Come sempre se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 29
*** VENTINOVE ***


VENTINOVE.









Quella sera erano tutti e tre seduti a mangiare o almeno a provarci per quanto riguardava sia Rin che aveva un nodo alla gola che il potente demone a cui del cibo non importava granché.
L’unica che sembrava a suo agio e affamata era Kaede.
Rin sbuffò posando la ciotola con il cibo a terra e fissò i suoi grandi occhi marroni sulla vecchia sacerdotessa.
«Kaede!»
«Ah sei proprio impaziente ragazza mia.»
«Ti prego non sopporto più questa attesa» disse posando una mano sul braccio di lei.
«E va bene.»
«Quando?» chiese Sesshomaru senza troppi giri di parole.
«Ho scelto la data per il vostro matrimonio, tre mesi a partire da ora.»
«COSA?! TRE MESI?» urlò Rin.
«Sì, voglio che entrambi riflettiate bene su questa decisione.»
«Ma non ho bisogno di rifletterci, io voglio sposare Sesshomaru.»
«Rin sei ancora molto giovane, questo tempo rafforzarà solo di più questa scelta se è davvero sentita.»
«Te l’ho detto questa mattina e te lo ripeto ora, Rin sarà mia moglie. Hai scelto la data quindi non possiamo cambiarla, tra tre mesi a partire da questo momento io la sposerò che tu sia a favore o meno.»
Kaede sorrise in silenzio, in parte quella data era stata scelta solo per mettere alla prova i sentimenti di entrambi e per dare sia alla sua giovane protetta che al demone il tempo - se fosse servito - di tirarsi indietro.
«Vedremo se sarà così.»
Rin non disse più nulla, non riprese la ciotola con il cibo e quindi non concluse il pasto ma al contrario si alzò e uscì da quella casa che sembrava che la stesse opprimendo sempre di più.
Sesshomaru la seguì subito dopo lasciando la sacerdotessa a concludere il pasto in solitudine.
La giovane fanciulla camminava furiosa senza badare alla strada, prendeva a calci oggetti invisibili solo per sfogarsi un po’, Sesshomaru la raggiunse in fretta e la prese per mano.
«Rin non importa se sarà tra tre mesi, noi ci sposeremo.»
«Mi dispiace io non avrei dovuto chiedere a Kaede di scegliere un giorno propizio, è tutta colpa mia» rispose furiosa, poi scoppiò a piangere.
«Hai fatto bene, so quanto tieni a lei e quanto lei tenga a te. Vuole solo che tu rifletta bene su questa scelta» disse stringendola a sé.
«Non ho bisogno di rifletterci, ho già scelto» rispose stringendosi ancora più forte al kimono del suo futuro marito.
Le lacrime bagnarono la sua veste bianca ma al demone non importava, voleva solo che lei smettesse di piangere.
«Basta piangere, vieni con me voglio mostrarti una cosa.»
«Cosa?» domandò asciugandosi le lacrime.
«Andiamo.»
Camminarono senza dire nulla, godendo l’aria fredda della sera e la reciproca compagnia, le stelle illuminavano il loro cammino e di tanto in tanto dei gufi accompagnavano i due innamorati.
«Dove stiamo andando?»
«Da qui in poi chiudi gli occhi e non barare me ne accorgerei.»
«Se chiudo gli occhi finirò per cadere e poi è così buio che non vedrei nulla lo stesso.»
«Chiudili.»
«Ma…»
«Non permetterò che tu cada, fidati di me Rin.»
«Sai che mi fido di te.»
Obbedì, chiuse gli occhi e prese abbraccetto Sesshomaru che nel buio della notte sorrideva silenzioso.
Poco dopo Rin inciampò ma lui la prese al volo.
«Manca molto?»
«No, siamo arrivati» disse lui.
La casa era illuminata, Kagme e Inuyasha, Sango e Miroku erano proprio lì fuori ad aspettarli e tra le mani di sua cognata c’erano degli oggetti davvero strani che nel momento esatto in cui Rin aprì gli occhi iniziarono a suonare.
«Cosa-» cercò di domandare ma la sorpresa di vederli tutti lì a festeggiare con loro le aveva tolto le parole di bocca.
«Sorpresa!!!» gridarono tutti insieme.
«Rin, Sesshomaru congratulazioni!» urlò Kagome correndo ad abbracciarli imitata dalla sterminatrice.
«Sarà meglio entrare» disse Inuyasha.
«Entrare? Ma di chi è questa casa?»
«Nostra» rispose il demone cane.
«N-nostra?»
«Sì, so quanto ti sia mancato il villaggio e non sarebbe giusto costringerti a vivere nel mio palazzo lontana dalle persone a cui vuoi bene.»
«Sesshomaru!» disse Rin e poi lo abbracciò.
«Inuyasha ha ragione sarà meglio entrare» disse Miroku e così tutti sorridenti entrarono finalmente in quella casa che in meno di un giorno era cambiata veramente molto grazie al contributo di tutti loro.
«E’ ora di festeggiare, abbiamo preparato un dolce. Allora quando sarà il matrimonio?»
«Vorrei che fosse presto Kagome» rispose Rin in tono un po’ più triste.
«Che data ha scelto la divina Kaede?» chiese Miroku.
«Tre mesi» annunciò Sesshomaru «ma non ha importanza che siano tre mesi o un anno, ci sposeremo lo stesso.»
«Ci è andata pesante la vecchia eh?»
«Inuyasha non inferire» disse Kagome guardandolo male.
«Sì, sapevo che Kaede mi avrebbe fatto aspettare solo non credevo così tanto.»
«Ora non pensiamoci Rin, piuttosto ti piace la casa?» chiese Sango cercando di farle tornare un po’ di buon umore.
«Oh sì è davvero bellissima, non so come sdebitarmi con voi.»
«Non dire sciocchezze abbiamo scelto noi di aiutare.»
«Grazie Miroku, grazie a tutti voi.»
«Bene allora ora mangiamo il dolce e festeggiamo!» disse Kagome tagliando delle porzioni e servendole a ognuno dei presenti.
Quando tutti se ne furono andati Sesshomaru si sdraiò accanto a Rin che sembrava davvero esausta.
«Non possiamo rimanere a dormire qui?»
«No, devi tornare da Kaede.»
«Ma è casa nostra» sussurrò poggiando la testa sul suo petto.
«Lo è ma gli abitanti parlerebbero ancora peggio di te se vivessimo qui prima di essere marito e moglie e io non voglio che accada.»
«Ti preoccupi troppo di cosa pensano.»
«Rin c’è una cosa che devo dirti e che non ti piacerà.»
«Che cosa?» chiese preoccupata guardandolo dritto negli occhi.
«Devo andare via, non sarà per molti giorni te lo prometto.»
«Cosa? Perché?»
«Ci sono delle questioni che devo sistemare prima del nostro matrimonio e non posso più rimandarle» rispose lui facendole una carezza.
Il suo sguardo si incupì.
Sesshomaru non voglio stare ancora senza di te - pensò lei ma non lo disse ad alta voce.
«Quando partirai?» disse invece.
«Domani, prima vado e prima torno.»
«Conterò i giorni allora. Verrai a salutarmi? L’ultima volta sei sparito senza dirmi nulla» disse stringendolo ancora di più come se il demone potesse sparire da un momento all’altro.
«Aspetterò finché non ti sarai svegliata e poi lascerò Musashi. Sarà per pochi giorni.»
Lei annuì e poi come per un tacito accordo i due rimasero in silenzio abbracciati l’uno all’altra in quella loro nuova casa.






 

Dopo aver accompagnato Rin a casa di Kaede tornò indietro, non voleva pesare su Inuyasha e Kagome ma sarebbe sicuramente passato a salutarli e a salutare soprattutto la nipote con cui sentiva un forte legame.
Era difficile ora stare solo abituato come era alla voce squillante di Rin e ai suoi abbracci e baci, sembrava tutto più freddo e ancora più buio.
Entrò dentro al futon e decise che era ora di riposare un po’ infondo lo attendeva un viaggio lungo anche per chi era in grado di volare come lui.
Quando si svegliò il sole era sorto da poco, sistemò il futon e uscì dalla nuova casa alla ricerca di cibo non umano.
Poi dopo essersi nutrito andò a casa del fratello e della cognata per salutarli e affidare loro ancora una volta Rin.
«Sei mattiniero» disse Inuyasha vedendolo arrivare.
«Sono venuto a salutarvi.»
«Non avevi detto che saresti rimasto con Rin? Hai già cambiato idea?»
«No ma devo assentarmi per un po’ di giorni, ti affido Rin in mia assenza.»
«Sta tranquillo non le accadrà nulla» rispose Inuyasha guardando di sottecchi il fratello maggiore.
«Kagome è in casa?»
«Sì è con Kikyo.»
Senza aggiungere altro Sesshomaru entrò.
Kagome stava tenendo in braccio la figlia mentre finiva di mangiare.
«Sesshomaru.»
«Ero certo di trovarvi svegli, sono passato per salutarvi.»
«Parti già?»
«Sì così tornerò prima.»
«So che è inutile dirlo però… sta attento e torna presto.»
«Lo farò e tu abbi cura di Rin, ultimamente mangia poco.»
«Me ne sono accorta anch’io, sono certa che non è nulla forse era solo agitata per la data delle nozze. In ogni caso andrò a trovarla spesso e se potrò la porterò con me se dovrò fare delle visite.»
«Le farà bene distrarsi un po’. Posso?» chiese tendendo le braccia verso la nipote.
«Certo.»
Kagome la prese e la mise tra le braccia di Sesshomaru, Kikyo aprì gli occhi e lo riconobbe subito, strinse la sua coda ma come sempre non sentì nulla quello per un demone come Sesshomaru era come un pizzico di una zanzara.
«E’ cresciuta così tanto» disse rivolto a Kagome e poi tutta la sua attenzione fu assorbita da quella piccola bambina metà umana e per un quarto demone che stringeva delicatamente tra le braccia «fai la brava in mia assenza e se puoi fai ridere tua zia» sussurrò al suo piccolo orecchio e poi le diede un bacio e la consegnò nuovamente a sua madre.
«A presto» disse uscendo dalla casa di Inuyasha e dirigendosi verso quella di Kaede dove Rin lo stava aspettando.





«Forza mia cara cerca di mangiare un po’.»
«Non ho appetito Kaede, Sesshomaru sta andando via.»
«Ah… hai detto che tornerà presto no?»
«Sì ma mi mancherà molto, già dovremo attendere tre mesi per le nozze.»
Rin continuò a fissare la ciotola d’avanti a sé e uno dei suoi biscotti preferiti ma l’appetito non era tornato nemmeno quando Kaede finalmente aveva scelto il giorno propizio.
«Va da lui è arrivato» disse la donna.
Rin posò i biscotti e uscì fuori con indosso uno dei molti kimono che aveva lasciato da Kaede.
Senza dire nulla si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte.
«Non starò via per molto» sussurrò lui ricambiando quella stretta.
«A me sembrerà un’eternità» rispose senza alzare la testa e restando stretta alla veste di lui.
«Rin non ho intenzione di scappare da nessuna parte ma non posso più rimandare.»
«Lo so, io so che non te ne andrai di nuovo.»
«Guardami e fammi un sorriso.»
Piano piano alzò lo sguardo su di lui, sui suoi occhi come l’oro e i suoi capelli pallidi come la luna.
«Aspettami, tornerò presto.»
«Sai che ti aspetterò.»
«Che cosa succede? Sei così pallida.»
«Non è nulla, non ho dormito bene.»
«Non dormi, non mangi… qualcosa non va.»
«Sesshomaru sto bene, non devi andare via pensando che sto male perché non è così. Per quando sarai tornato mi troverai la solita Rin te lo prometto» disse facendogli una carezza.
«Va bene, ma voglio che tu abbia cura di te.»
«Anche tu devi averne, non so perché ma questo viaggio mi rende inquieta. Vorrei tanto accompagnarti.»
«So che vorresti ma è meglio che tu rimanga a Musashi, non andare da sola in quella casa finché non sarò tornato.»
«Va bene farò come dici tu.»
Il demone sorrise.
«Questa sarebbe la prima volta. Andiamo accompagnami per un po’.»
Rin annuì poi prese la mano di Sesshomaru e camminò con lui fino alla radura.

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Capitolo 30
*** TRENTA ***


TRENTA.









Il luogo che Sesshomaru cercava era ancora più in alto e lontano del suo palazzo e anche volando avrebbe impiegato almeno un giorno ad arrivare data la distanza che c’era da Musashi.
Rin però lo preoccupava, la vedeva meno energica e affamata, più pallida e stanca del solito.
Rin tornerò presto da te - pensò il demone cane continuando quel solitario viaggio.
Il messaggio che aveva letto nel cielo era chiaro come il sole e non poteva sottrarsi altrimenti lei sarebbe andata a cercare lui e questo non doveva accadere, doveva proteggere la sua umana da chiunque.
Prima però passò per il suo palazzo e tutti ne rimasero sorpresi anche Jaken che comunque aveva deciso di raggiungere presto il suo padrone a Musashi.
«Oh padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru siete tornato!» urlò il piccolo kappa correndogli incontro.
«Jaken sono solo di passaggio, non posso restare molto.»
«Tornate al villaggio mio signore?»
«No, devo fare una cosa ma vorrei che tu tenessi d’occhio Rin per me.»
«Volete che sia io ad andare al villaggio allora?»
«Sì. Trova anche un letto e portalo lì, Kagome saprà cosa farne.»
«Un letto mio signore?»
«Meglio tre pensandoci, Kagome e gli altri mi hanno aiutato a trovare una casa a Musashi, un letto sarà molto meglio del futon che usano per dormire.»
«C-casa? Non tornerete più al palazzo?» chiese Jaken quasi in lacrime.
«Tornerò di tanto in tanto, sarebbe troppo crudele tenere Rin lontana da chi le vuole bene. E’ la soluzione migliore per tutti.»
«Farò come mi ordinate mio signore. Ma ditemi dove state andando?»
Il kappa era preoccupato per il suo padrone, sembrava ancora più cupo dei mesi prima dell’arrivo di Rin in quel palazzo e quando era di quell’umore non era affatto un bene per nessuno.
«E’ meglio che tu non lo sappia, finiresti per dirlo a Rin e io non voglio che si preoccupi.»
«Così finirò per preoccuparmi io. Non dirò nulla lo giuro sulla mia vita.»
Sesshomaru lo guardò per un po’ e alla fine decise di fidarsi di quel demone che era suo servitore da almeno un centinaio di anni.
Entrambi avevano visto villaggi sorgere e cadere, uomini diventare re e poi morire, dinastie nascere e scomparire e un giorno avrebbe perso anche Rin.
Quella consapevolezza, la consapevolezza che non avrebbe potuto fare nulla per riportarla in vita gli spezzava il cuore ogni volta.
«Mia madre mi sta cercando, vuole parlarmi.»
«Eh? La signora madre? Mio signore non è sicuro andare da lei, l’ultima volta-»
«Lo so ma se non sarò io ad andare da lei sarà lei a venire da me, devo tenerla lontana da Rin il più possibile. Fa come ti ho detto, vai al villaggio e rimani lì finché non sarò tornato.»
«Obbedisco.»
«Jaken non dirglielo.»
«Lo giuro mio signore non dirò nulla» disse il piccolo kappa capendo finalmente ciò che tormentava il suo amato padrone.

 







Dalla partenza di Sesshomaru era trascorso un giorno e già a Rin il demone mancava immensamente, era come se un pezzo del suo cuore mancasse nel suo petto di giovane donna.
Aveva sperimentato già in passato la sua mancanza e non era c’erto un’esperienza che desiderava ripetere però sapeva che sarebbe tornato, che non sarebbe più fuggito da lei e dai suoi sentimenti quindi tutto ciò che poteva fare era avere pazienza e attendere il ritorno di Sesshomaru, pregando che finisse ciò che doveva fare il prima possibile.
Il pomeriggio Kagome era passata a trovarla, in realtà le aveva proposto di fare una passeggiata ma Rin si sentiva così stremata che alla fine avevano deciso di rimanere a casa di Kaede.
«Scusami Kagome.»
«Non devi preoccuparti, faremo quella passeggiata un altro giorno mh? Piuttosto sei sicura di stare bene?» chiese la cognata preoccupata.
«Sono solo un po’ stanca.»
«Hai mangiato?»
«Non molto a dire il vero, non riesco a mandare giù niente» confessò Rin iniziava a sua volta a preoccuparsi perché non era affatto da lei non mangiare ed essere tanto stanca.
«E’ per la partenza di Sesshomaru?» domandò Kagome.
«No la sua partenza non c’entra con il mio appetito. Non riesco a mangiare quasi nulla dal nostro arrivo a Musashi, non è da me Kagome.»
«No decisamente no» confermò l’amica ancora più preoccupata.
«Riposati, domani tornerò a trovarti d’accordo?»
«Sì grazie» rispose Rin sdraiandosi nuovamente e poco dopo che Kagome se ne fu andata crollò in un sonno profondo.
«Kagome stai già andando via? Credevo saresti rimasta di più» disse Kaede rientrando a casa.
«Anch’io ma Rin è molto stanca, riusciva a stento a tenere gli occhi aperti. Kaede sono preoccupata per lei.»
«Lo so anche io Kagome e anche Sesshomaru, qualunque cosa abbia spero che le passi presto e che torni la Rin che tutti conosciamo.»
«Forse quando Sesshomaru sarà tornato si sentirà meglio.»
«Spero che sia così.»
«Ora vado, Inuyasha e Kikyo mi stanno aspettando.»
«Vai e dai un bacio alla bambina da parte mia.»





Come aveva detto a Kaede trovò la figlia e il marito fuori casa mentre la bambina tentava di camminare con le sue piccole gambe paffute e quando vide Kagome tentò di fare un passo verso la madre cadendo quasi a terra ma Inuyasha fu più veloce di un fulmine e la riprese in tempo.
«Sono tornata» disse prendendo in braccio la figlia e dandole un bacio.
«Sei stata veloce.»
«Già, Rin non sta bene.»
«E’ malata?»
«No non è malata solo…»
Poi all’improvviso capì.
Come ho fatto a non arrivarci prima! - urlò a se stessa, era ovvio ciò che la ragazza aveva.
«Kagome?» la chiamò Inuyasha sventolandole una mano d’avanti alla faccia.
«Come ho fatto ad essere così stupida?!»
«Ma di che accidenti parli si può sapere?!»
«Rin! Lei… oh santo cielo perché non l’ho capito prima?!»
Kikyo guardava la madre e il padre senza effettivamente capire, come del resto Inuyasha non capiva le parole della moglie.
«Ahhh lascia stare! Prendi Kikyo per favore!»
E come una furia entrò nella casa in cui vivevano tutti e tre e si mise subito alla ricerca di un oggetto che aveva portato con se dal suo tempo.
Inuyasha la seguì con in braccio la figlia.
«Che cosa stai cercando?» domandò mentre Kagome buttava all’aria tutto ciò che trovava.
«Ora non ho tempo per spiegarti devo tornare subito da Rin.»
«Ma non hai detto che non sta bene? E se ti ammalassi pure tu?»
«Oh no credimi non accadrà.»
«Be’ le malattie-»
«Inuyasha, Rin non è malata!»
«Non sto capendo più niente» disse il mezzo demone rivolto alla figlia.
Più guardava la moglie e meno capiva.
«Eccolo!» urlò, poi prese una piccola borsa e ripose al suo interno l’oggetto misterioso.
«Vuoi spiegarmi una buona volta?! Sesshomaru mi ha detto di proteggerla e se le accade qualcosa mentre è via sai anche-»
«Io non posso dirtelo, non ancora almeno. Prima devo parlarne con lei ma non devi preoccuparti non le accadrà nulla.»
Si avvicinò al marito e lo baciò, poi baciò nuovamente la figlia «la mamma torna presto» disse e uscì nuovamente di casa per tornare da Kaede e Rin.
Correndo impiegò solo qualche minuto e trovò l’anziana sacerdotessa fuori casa pronta ad uscire.
«Kagome come mai sei tornata?»
«Devo parlare con Rin, stai andando via Kaede?»
«Akame mi ha chiesto di visitare sua figlia, non dovrei metterci molto.»
«Vai pure tranquilla rimango io con lei.»
Così dopo aver salutato nuovamente Kaede entrò e trovò Rin seduta sul suo futon e molto pallida, una tazza di tè fumante era accanto a lei ma la ragazza non la degnava nemmeno di uno sguardo.
«Rin?»
«Oh Kagome, cosa succede?»
«Nulla non preoccuparti, ho detto a Kaede che rimarrò con te finché non tornerà.»
«Non devi» rispose la ragazza guardando fuori dalla finestra pensierosa.
«Distrarti ti farà bene e anche se non te la senti di fare una passeggiata possiamo comunque parlare un po’.»
«Ne vuoi? Kaede ne ha preparato molto, non ha ancora capito bene come funziona.»
«Sì ne prendo volentieri una tazza. Rimani seduta faccio da sola.»
Kagome si alzò e prese una ciotola in cui versò il tè proveniente dal suo tempo e si mise nuovamente seduta vicino a Rin.
«Non dovevi tornare.»
«Dovevo invece… Rin io vorrei chiederti una cosa ma non so come farlo.»
«Parla liberamente siamo sole» rispose l’amica stringendole la mano.
«E’ una domanda un po’ privata ma credo che sia legato in parte al tuo malessere» disse Kagome con cautela.
Anche se veniva da un tempo diverso non era abituata a parlare tanto liberamente dei rapporti intimi.
«Chiedi pure.»
«Rin, tu e Sesshomaru… ecco voi siete stati insieme?»
«Insieme nel senso…»
«Sì» rispose Kagome posando la ciotola a terra.
«Sesshomaru sarà mio marito, io…»
«Allora non mi sono sbagliata!»
«Non capisco.»
Kagome le fece una carezza sul volte e le sorrise.
«Rin io credo che tu stia aspettando un bambino.»
La giovane ragazza rimase senza fiato e il cuore perse decisamente diversi battiti mentre il suo cervello cercava di registrare le parole della cognata.
«Cosa?»
«Sei sempre stanca, non mangi quasi più e sei sempre così pallida. Non è una malattia, sei incinta.»
«Ne sei certa?» chiese posando una mano sulla sua piccola pancia.
Iniziò a provare un misto di felicità e al tempo stesso paura, si ne aveva parlato con Sesshomaru ma quella era rimasta solo un’ipotesi per il loro futuro e ancora non erano nemmeno sposati!
«Sì ma ho portato una cosa con me, una cosa che viene dal mio tempo e con questa non ci saranno più dubbi al riguardo.»
«Una cosa?» domandò ancora confusa.
«E’ chiamato test di gravidanza, ne ho fatti molti prima di essere certa del risultato e ho deciso di portarne alcuni qui per… be’ ecco un giorno vorrei che Kikyo avesse un fratello o una sorella. Vieni ti aiuto ad alzarti e ti spiego come funziona intanto che ne dici?»
«Va bene» rispose Rin reggendosi a Kagome per tirarsi su.





 

Nel frattempo Sesshomaru stava volando in direzione del castello della madre che si trovava sospeso in una nuvola, erano anni che non ci metteva più piede e l’ultima volta Rin c’era morta in quel castello per colpa di sua madre, perché lui doveva imparare una lezione fondamentale per quanto riguardava Tenseiga.
Automaticamente posò la mano sull’elsa della spada che tanto in passato aveva odiato e disprezzato.
Il sole stava quasi tramontando mentre i suoi piedi toccarono finalmente terra in quel luogo sospeso.
Salì le le molte scale e seduta sul trono trovò la madre.
«Sesshomaru» disse sorridendo, ma lui aveva imparato da tempo a diffidare di quei sorrisi «eccoti finalmente, ti stavo aspettando.»














 

Eccomi! Devo dire che due persone avevano azzecato su cosa ha effettivamente la Rin di questa FF... non ho un'anteprima perché devo ancora scrivere il capitolo 31 e non so ancora se tenere sia Towa che Setsuna come in Yashahime o solo una delle due obv Setsuna la mia preferita.
Su questo devo ancora riflettere...
Bene spero che questo capitolo vi piaccia e siccome non so se riuscirà ad aggiornare prima di Natale ne approfitto per fare a tutti voi lettori gli auguri.

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Capitolo 31
*** TRENTUNO ***


TRENTUNO.








«Madre come mai mi stavi cercando?»
«Una madre non può desiderare di vedere il proprio figlio?» chiese lei senza scomporsi più di tanto.
«Non tu. Ho dovuto fare un lungo viaggio e desidero tornare a casa mia.»
«Ah Sesshomaru… e va bene andrò dritta al punto figlio mio. Raramente sono intervenuta nella tua vita questo lo sai, era giusto farti percorrere quel cammino da solo e come promisi a tuo padre sono rimasta in disparte ma ora non posso farlo. Mi sono giunte voci Sesshomaru, voci a cui non voglio credere.»
Sesshomaru sorrise, il suo sorriso intimoriva sempre tutti o quasi almeno ma non ebbe molto effetto sulla madre.
«Posso immaginare.»
«Dimmi la verità, hai davvero intenzione di vivere la tua vita assieme ad un umana? Non hai imparato nulla da ciò che è accaduto a tuo padre?» chiese il demone e sul suo volto comparve per qualche istante molta tristezza e dolore, in passato aveva amato davvero molto il marito e il figlio spesso glielo ricordava.
«Mio padre ha avuto sfortuna.»
«Sfortuna? Si è affatto ammazzare da dei miseri umani gli stessi che tu a volte proteggevi.»
«Loro non avevano nessuna colpa» disse ricordando il tempo in cui Rin e Kohaku da bambini lo seguivano alla ricerca di Naraku.
«Non puoi davvero voler vivere con un’umana, lei morirà molto prima di te e la tua vita-»
«E’ la mia vita come tu stessa hai detto, non hai interferito in passato ti chiedo quindi di continuare a starne fuori.»
Il demone donna si alzò dal trono, la pelliccia della sua coda sembrava uno scialle posato delicatamente sulle sue spalle che ondeggiava a ogni passo.
«Sesshomaru» disse avvicinandosi a lui e per la prima volta da quando era bambino gli accarezzò il volto «lei sarà la tua condanna.»
«O io la sua» rispose cupamente lui, «ci ho provato madre con tutto me stesso, me ne sono andato dal villaggio in cui vive ma non è servito a niente. E’ venuta da me ed è quasi morta per raggiungermi e se accadesse, se morisse… nemmeno Tenseiga potrebbe restituirmela.»
Non disse il nome ma un ricordo si insinuò nella mente di lei, il ricordo di una bambina la cui morte aveva rattristato suo figlio a sentire il piccolo kappa che lo serviva.
«La cucciola d’uomo. Non mi sto sbagliando vero?»
Sesshomaru strinse i pugni e non rispose.
«Non ha importanza chi sia, la mia decisione di volerla sposare non cambierà.»
«Potresti avere chiunque se solo tu lo volessi.»
«Ho già chi desidero e mi va bene così, hai le tue risposte se non c’è altro intendo tornare a casa.»
«E dove sarebbe casa tua?» domandò la madre con curiosità.
«Anche questo non ha importanza e in ogni caso sai come trovarmi.»
«Non vuoi proprio ascoltarmi dunque, desideri vivere così i prossimi cinquanta o sessant’anni? Sempre ammesso che quella delicata ragazzina non muoia prima del tempo.»
«E’ una minaccia? Sappi che mi batterò contro chiunque per difenderla anche contro di te madre» rispose il demone cane nel tono più glaciale che riuscì a trovare.
«No Sesshomaru la mia è solo una triste constatazione, la sua vita è effimera e la tua invece sarà molto più lunga.»
«Non abbiamo altro da dirci. Se non è qualcosa di importante non cercarmi.»
Senza aspettare la risposta della madre Sesshomaru le voltò le spalle e iniziò a discendere quei gradini che solo poco tempo prima lo avevano portato al suo cospetto.






 

Rin e Kagome erano sedute nella casa di Kaede ad aspettare il risultato del test, il cuore della giovane ragazza era talmente agitato che avrebbe potuto uscirle dal petto.
«Kagome manca ancora molto?» domandò guardando la cognata.
«Ancora qualche minuto» rispose lei prendendole la mano e stringendola.
«Quest’attesa mi sta uccidendo.»
«Lo so ma tra non molto avremo il risultato vedrai.»
«Se avessi ragione tu, se io… come lo dirò a Sesshomaru?»
«Le parole verranno da sole così come il momento più adatto e poi credo che una notizia simile lo renderebbe felice» disse cercando di incoraggiare Rin.
«Io non lo so. Un volta mi ha detto che lo desidera ma se avesse cambiato idea? Sesshomaru è un demone molto potente e già sposare me che sono un’umana…»
«Rin lui ti ama e molto e amerà senza alcun dubbio anche vostro figlio. Ho visto come si comporta con Kikyo e sono sicura che lo desidera davvero.»
«Lo spero ma ho paura che possa fuggire via, che le nozze e una gravidanza possano essere troppo per lui.»
«Ci siamo» disse Kagome guardando la cognata negli occhi, «sei pronta?»
«Sì» rispose con voce tremante.
Kagome le lasciò la mano, prese il test che aveva appoggiato per terra e lo voltò per vedere il risultato.
«Due tacche!»
«Cosa significa Kagome?» chiese guardando anche lei quel bastoncino.
«Significa che non mi sono affatto sbagliata Rin, sei incinta!»
«Io… un figlio» sussurrò, poi Kagome la abbracciò forte e rimasero in quel modo per un po’.
Rin non aveva genitori e Kaede era la persona più vicina a una madre che quella giovane ragazza aveva al mondo, ma i suoi genitori e i fratelli erano morti quando lei era ancora bambina.
Il cuore sembrò scoppiarle nel petto!
Quante volte aveva osservato Kikyo e immaginato che fosse sua figlia? Quante volte aveva desiderato un figlio da Sesshomaru?
Ora era reale, quel bambino che nella sua mente somigliava in parte al demone che amava era reale, si stava formando piano piano dentro di lei e ogni mese sarebbe cresciuto sempre di più fino a venire al mondo, fino ad essere stretto tra le sue braccia e amato anche più della sua stessa vita.
«Non dirlo a nessuno ti prego, prima voglio che lo sappia Sesshomaru e se avesse cambiato idea… non importa non rinuncerò a questo bambino» disse Rin e si posò piano la mano sulla pancia come per timore di poter ferire quella creatura che ancora nemmeno si vedeva.
«Non lo farà sono certa che anche lui non veda l’ora di diventare padre.»
«Kagome puoi restare un altro po’ con me?»
«Rimarrò finché vorrai non temere. Rin so che il tuo appetito è scarso ma dovrai sforzarti di mangiare, ora più che mai ti serviranno tutte le energie di questo mondo e senza mangiare finirai per sentirti male.»
«Mi sforzerò lo prometto.»
«Allora vado a prepararti qualcosa di sostanzioso, una zuppa?»
«Posso aspettare l’ora di cena Kagome.»
«No, non mangi nulla da giorni e ora non puoi più permettertelo. Sdraiati mentre io preparo la zuppa.»








Il viaggio di ritorno fu più veloce di quello all’andata, era quasi arrivato a Musashi ma un mercato attirò la sua attenzione.
In un piccolo villaggio non molto diverso da quello che ormai era casa si svolgeva un piccolo mercato, banchi di cibo e fiori, di vestiti e unguenti, un mercato che aveva attirato stranamente la curiosità di Sesshomaru.
In realtà voleva portare un regalo a Rin, come i tanti kimono che in passato  le regalava ed era certo che li avrebbe trovato qualcosa per la sua futura moglie.
Senza pensarci troppo atterrò vicino al mercato mentre abitanti spaventati correvano per cercare un riparo.
Umani - pensò Sesshomaru, Rin e Kagome, Sango e il monaco, Kohaku… loro erano diversi ma gli altri lo innervosivano.
Li guardò con un po’ di disprezzo e durezza ma senza fare nulla, poi iniziò a guardarsi intorno per trovare il regalo giusto.
«Eccolo» disse poco dopo a bassa voce mentre si dirigeva verso una bancarella che vendeva abiti.
«Mostrami tutti gli iroucikake che hai portato con te» disse il demone al venditore che con mano tremante iniziò a mostrargli tutti gli abiti da sposa che possedeva.
Erano tutti molto belli e provò a immaginarsi Rin con indosso uno di quei iroucikake finché non vide quello giusto.
«Quello» indicò il demone.
L’abito era blu con disegnati degli uccelli e molti fiori, era davvero l’abito perfetto per Rin e per il loro prossimo matrimonio.
Il mercante lo piegò con cura e lo impacchettò, Sesshomaru pagò quanto doveva e senza degnare nessuno di uno sguardo - mentre le persone uscivano allo scoperto e  le chiacchiere aumentavano - si librò nuovamente in aria e sparì, mancava ancora un po’ prima del suo arrivo a Musashi.








«Me lo ha ordinato il padrone!»
«Allora di a Sesshomaru che se lo riprenda, non lo voglio!»
«Non dirò nulla del genere al mio signore, è un dono!»
«Ma che accidenti sta succedendo qui?» chiese Kagome al suo ritorno mentre un Inuyasha infuriato discuteva con Jaken.
«Eccoti finalmente! Jaken mi sta dando il tormento aiutami.»
«Jaken?»
«Padron Sesshomaru mi ha chiesto di portarvi un dono ma Inuyasha non vuole accettarlo!»
«Tsk, un dono dici? E come diamine dovrei farlo entrare in questa casa me lo spieghi? Riportalo indietro!»
«No non lo farò, se non lo vuoi sari tu stesso a dirlo a padron Sesshomaru quando farà ritorno e ora devo andare da Rin» disse il piccolo kappa uscendo da quella casa mentre il suo piccolo corpo ribolliva di rabbia.
«Ma come osa quel mezzo demone rifiutare un dono del mio signore?!» disse tra sé il demone mentre il più velocemente possibile si dirigeva a casa della somma Kaede e di Rin.
«Ahhh lo ha davvero lasciato lì?!»
«Inuyasha…»
«A quanto pare quell’idiota di Sesshomaru ha deciso di volerci donare un letto come quelli che ha nel suo palazzo.»
«Dici sul serio?!» urlò quasi Kagome.
Nell’epoca Sengoku aveva Inuyasha, sua figlia e i suoi amici più cari ma un letto… oh se le era mancato.
«P-perché hai quell’espressione? Mi spaventi!»
«Un vero letto!»
«Kagome?»
«Non importa come ma lo faremo entrare in questa casa!»
«Stai scherzando vero?!» disse il marito sconvolto ma ovviamente Kagome non stava affatto scherzando.

 






 

«Jaken!» urlò Rin mentre lo abbracciava, era da così tanto che non vedeva il kappa.
«Piano così finirai per soffocarmi Rin!»
«Sono così felice di rivederti.»
«Va via Sesshomaru e arrivi tu, non si fida di me forse?» chiese Kaede fissando Jaken con il solo occhio buono.
«Cosa vuoi che ne sappia? Il padrone mi ha mandato qui e qui resterò fino al suo ritorno.»
«Sai dov’è andato?»
«Io… Rin non posso dirtelo o padron Sesshomaru mi scuoierebbe vivo.»
«Non dirò nulla a Sesshomaru-»
«No non te lo dirò Rin» rispose il kappa osservando la ragazza che in quelle poche settimane trascorse al villaggio era diventata più pallida che mai «non guardarmi così sai che non posso. Stai tranquilla tornerà presto.»
«Lo spero tanto.»
«Forza mangia qualcosa, Kagome ti ha lasciato pronta una zuppa Rin.»
«Sì» rispose lei prendendo la ciotola e lottando contro il suo stesso stomaco, aveva fatto una promessa a Kagome e anche senza quella promessa non poteva più in ogni caso rifiutarsi di mangiare, l’avrebbe finita a qualunque costo.










 

Con questo capitolo vi auguro ancora un buon Natale nonostante la situazione che stiamo vivendo...
A presto!

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Capitolo 32
*** TRENTADUE ***


TRENTADUE.








Sesshomaru fece ritorno a Musashi due giorni dopo senza però dirlo a nessuno dato che il suo intento era fare una sorpresa a Rin.
La prima cosa che fece fu controllare di nascosto senza essere visto come stesse la sua umana e come in passato la trovò addormentata dentro al suo futon, rannicchiata come un piccolo gatto e la tentazione di andare da lei e baciarla, stringerla a sé era così forte che dovette costringere se stesso a non farlo.
Aveva in mente un altro ricongiungimento in un altra casa che non era di certo quella della vecchia Kaede ma la loro.
Una parte di lui era certo che prima o poi Rin avrebbe fatto l’opposto di ciò che le aveva chiesto e sarebbe andata alla loro casa e allora entrando lo avrebbe trovato lì ad aspettarla, in caso contrario sarebbe andato lui da Kaede ma era più che certo che lei lo avrebbe raggiunto alla loro casa.
«Padrone?»
Sesshomaru si voltò con lentezza verso il suo servitore.
«Jaken.»
«Quando siete tornato mio signore?»
«Poco fa. Dimmi come sta Rin.»
«Bene mio signore in questi giorni ha mangiato di più» disse Jaken.
Il sole era ormai alto ma Rin era ancora rannicchiata dentro al futon, si sentiva prosciugata di ogni energia per quanto si sforzasse di essere la solita Rin proprio non ci riusciva.
Grazie a delle erbe di Jineji ora mangiava di nuovo e con più appetito, le nausee si erano calmate e il suo colorito era migliorato però la stanchezza non se ne era andata, per quella avrebbe dovuto aspettare ancora per molti mesi.
«Andrà tutto bene» sussurrò alla piccola creatura che cresceva dentro di sé «tuo padre sarà presto qui.»
Per tutta risposta sentì una specie di vuoto dentro alla pancia una sensazione che fino ad allora non aveva mai provato, era così strano sapere che un bambino stava crescendo dentro di lei.
Certo se la cavava bene con i bambini e spesso si sentiva ancora una di loro ma essere madre per quanto lo avesse desiderato la stava anche spaventando.
E poi Sesshomaru non era ancora tornato, come glielo avrebbe detto?
Kagome aveva detto che il momento giusto sarebbe arrivato ma come?
In passato era scappato da lei e dai sentimenti che provava per paura, se fosse fuggito ancora?
«No non se ne andrà» disse a voce più alta più per convincere se stessa che per il bambino.
Pigramente si alzò dal suo piccolo giaciglio, si lavò, si vestì e si sforzò di mangiare qualcosa per il bene di entrambi.
«Sei in piedi.»
«Kaede.»
«Come ti senti oggi?» domandò l’anziana donna sedendosi vicina a lei.
«Meglio.»
«Sì in questi giorni stai finalmente mangiando di più.»
«Sì, io…»
Voleva dirglielo ma prima doveva saperlo il suo futuro marito ma infondo Kaede aveva seguito molte donne gravide e i loro parti.
«Le erbe di Jinji possono fare miracoli» rispose prendendo la mano della ragazza e stringendola nella sua.
Il suo unico occhio si fissò sull’ingresso della casa e rimase così in silenzio mentre fuori gli uccelli cinguettavano porgendo i loro saluti a un nuovo giorno.
«Rin non mi devi spiegazioni ma quando tornerà dovrai parlargli.»
«Lo so Kaede, glielo dirò.»
«Se vuoi anticipare le nozze…»
«No, non sarebbe saggio non dopo che hai stabilito un giorno.»
«I giorni propizi sono molti ne troverò uno più vicino e-»
«Ti prego di non farlo, credo che a Sesshomaru servirà del tempo per abituarsi a entrambe le cose» disse Rin posando finalmente lo sguardo sulla donna che da anni considerava una madre.
«Se è ciò che desideri non lo cambierò mia cara.»
«Grazie. Kaede se non ti serve nulla più tardi volevo andare a fare una passeggiata.»
«No non mi occorre nulla e in ogni caso non ti farei fare nulla sei troppo debole ora, pensa a riposare del resto me ne occupo io.»
«Lascia almeno che cucini qualcosa, ti prego.»
«Come potrei rifiutare una simile proposta?»





Sesshomaru nel frattempo era andato alla loro casa nel villaggio di Musashi e per non farsi vedere da nessuno aveva volato fino ad arrivare lì il più silenziosamente possibile.

Entrò nella loro casa e si diresse subito verso il grande letto che aveva fatto portare da Jaken, letto di cui aveva fatto dono anche al resto della famiglia e agli amici.
Si mise seduto e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì stanco.
L’incontro la madre era stato troppo veloce e sentiva che qualcosa non andava, era riuscito ad andarsene troppo in fretta e non era da lei lasciarlo andare senza prima avergli impartito una lezione.
Posò l’abito nuziale che aveva preso per Rin vicino a lui e lo accarezzò delicatamente, si immaginò la sua umana vestita con quel bellissimo iroucikake e i suoi capelli raccolti, sì sarebbe stata ancora più perfetta.
Alla fine decise di riposare un po’ e finì per addormentarsi.







Dopo aver preparato il pranzo per Kaede era passata da Kagome e Inuyasha, camminare le faceva bene anche se era molto stanca e l’aria fresca sembrava un balsamo per la sua salute proprio come le erbe di Jineji.
«E’ una bella giornata» disse Rin camminando assieme a Kagome che teneva in braccio la nipotina.
«Sì ci voleva una passeggiata ma tu sei sicura di sentirti bene?»
«Da quando prendo le erbe di Jinji sto molto meglio Kagome e poi è da molto che non esco.»
«Questo è vero ma non voglio farti stancare più del dovuto.»
«Non preoccuparti quando sarò stanca te lo dirò.»
Le due continuarono la passeggiata ancora per un po’, le giornate aveva iniziato ad accorciarsi e il sole a tramontare prima e sentendo un brivido Rin si strinse nelle braccia, Sesshomaru le mancava davvero molto così pregò affinché tornasse presto.
«Divina Kagome!» urlò un uomo correndo incontro alle due donne e alla bambina che sgambettava felice tra le braccia della madre.
«Divina Kagome! Finalmente vi ho trovata!»
«Che cosa succede?» chiese Kagome preoccupata.
«Si tratta di mia moglie ha bisogno di voi, la divina Kaede non può venire e-»
«Non preoccuparti vengo subito. Rin…»
«Vai» rispose l’amica posandole una mano sulla spalla «tra non molto tornerò anche io, mi fermo solo un po’ a riposare Kagome.»
«Sicura che non vuoi tornare indietro con me?»
«No ti rallenterei.»
«Allora passo più tardi a trovarti» rispose Kagome, poi le diede un bacio e con Kikyo in braccio iniziò a scomparire dalla sua vista sempre più velocemente.
Rimasta sola si chiese cosa fare e dato che non voleva rientrare ma casa sua o meglio la casa che un giorno sarebbe stata sua e di Sesshomaru non era così distante decise di andare lì anche se aveva promesso al demone di non farlo.
L’idea era quella di trattenersi solo per un po’ lo stretto necessario per recuperare le forze e tornare indietro alla casa di Kaede dove poi Kagome sarebbe andata a trovarla.
«Non c’è nulla di male se vado lì per poco tempo» disse a voce alta mentre piano piano si avvicinava sempre di più alla casa.
La osservò da fuori ancora incredula che presto anzi molto presto lei e Sesshomaru avrebbero vissuto lì, anzi lei, Sesshomaru e il loro bambino.
Sorrise toccandosi piano la pancia.
«Sarà casa nostra» disse rivolta alla creatura dentro di lei.
Gli parlava spesso, voleva che sentisse la sua voce e chissà forse in passato anche sua madre lo aveva fatto con lei ma il suo volto e la sua voce erano scomparsi da tempo dalla sua memoria purtroppo.
Dopo qualche minuto di esitazione si decise ad entrare.
Sapeva che Jaken era stato lì per ordine di Sesshomaru ma fino a quel momento non aveva idea del perché ma poi lo vide: un letto.
Era un letto del suo palazzo!
«Oh» esclamò sorpresa avvicinandosi e trovando sopra a quel letto un bellissimo iroucikake, era anche quello opera di Jaken?
No Jaken non lo avrebbe mai preso, era Sesshomaru a farmi dono dei kimono - pensò lei prendendo in mano quel bellissimo abito.
Era così persa nei suoi pensieri e presa da quelle piccole ma piacevoli novità che non si era resa conto della sua presenza.
«Sapevo che non mi avresti dato ascolto e che saresti venuta» disse una voce alle sue spalle e dalla sorpresa l’abito cadde sul pavimento.
«Sesshomaru» lo chiamò lei rimanendo però ferma lì, stava forse immaginando il suo demone? Era davvero lì?
«Così come sapevo che quell’abito sarebbe stato perfetto su di te» rispose lui avvicinandosi.
Raccolse il iroucikake dal pavimento e lo posò nuovamente sul letto, poi, si avvicinò a Rin e la strinse forte a sé.
Le era mancata così tanto e finalmente era lì con lei, si beò del suo sguardo sorpreso, lo stesso sguardo ingenuo che aveva fin da bambina e che ancora possedeva, si riempì del suo profumo e infine la baciò.
«Sei davvero qui?»
«Sono qui, in realtà ti stavo aspettando.»
«Non sarei dovuta venire lo so, ma ero qui vicino e…»
«E non hai resistito» concluse facendole un sorriso «se non fossi venuta entro il tramonto sarei venuto io da Kaede, ma ora sei qui» rispose facendole una carezza e scostandole i capelli dietro al collo.
«Mi sei mancato così tanto!»
«Anche tu mi sei mancata, più di quanto credi Rin.»
Spostò l’abito e la fece sedere, il suo volto era pallido ma sembrava stare meglio dell’ultima volta che l’aveva vista.
«Sono felice che tu stia meglio, ero preoccupato.»
«Sto bene» rispose e il cuore accellerò i battiti.
Aveva fantasticato così tanto sul suo ritorno ma così poco su come dargli la notizia più importante della loro vita.
«Cosa ti turba?» chiese il demone osservandola attentamente.
Lo sguardo di Rin si posò sull’abito, un abito bellissimo ma che tra tre mesi di certo non le sarebbe più entrato.
Senza alcuna spiegazione scoppiò a piangere, raramente le era accaduto e Kagome le aveva spiegato che quegli sbalzi di umore erano dovuti alla gravidanza.
«Rin?»
«Scusami io… non potrò indossare quel bellissimo iroucikake, mi dispiace» rispose tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
«Hai forse cambiato idea?» domandò Sesshomaru preoccupato.
«No. Sesshomaru desidero sposarti lo sai bene questo ma…»
«Ma? Rin dimmi cosa succede. Se non ti piace ne troveremo un altro.»
«E’ bellissimo, davvero. Amo ogni kimono che mi hai preso negli anni e amo ancora di più questo abito per il nostro matrimonio. E’ solo che… ho paura che sia troppo per te» ammise guardando i suoi bellissimo occhi come l’oro.
«Non aver paura dimmi cosa succede, non scapperò da te. Non commetterò mai più quello sbaglio» la rassicurò lui stringendola a sé mentre la giovane umana cercava di calmarsi.
Il suo battito è diverso - notò il demone.
«Una parte di me lo sa che non fuggirai» rispose rimanendo appoggiata contro il suo petto.
«Se hai bisogno di tempo…»
«Non c’è molto tempo in realtà. Sesshomaru… non posso indossare quell’abito perché tra tre mesi non mi entrerà più» disse posando entrambe le mani sulla pancia senza distogliere lo sguardo da quello del demone.
Per qualche istante il demone rimase senza parole, di certo non se lo aspettava per quanto lo desiderasse.
«Rin ne sei certa?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Sì ma tu non sei obbligato a fare nulla, se non vuoi più sposarmi o se desideri andartene sei libero di farlo» disse e nel pronunciare quelle parole sentì il cuore spezzarsi però doveva dirle «io non posso rinunciarci qualunque sia la tua scelta.»
Sesshomaru dopo qualche istante di sgomento sorrise e a sua volta posò le mani sopra quelle di Rin e poi la baciò come non mai prima di quel momento.









 

Buon inizio anno! Speriamo che sia migliore di quello appena terminato... piccola sorpresa per iniziare il 2021 facendovi compagnia a modo mio. 
Che dire? Spero vi piaccia questo capitolo e a presto a tutti lettori/lettrici!

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Capitolo 33
*** TRENTATRE ***


TRENTATRE'.






«Rin da quanto lo sai?» chiese Sesshomaru mentre Rin restava seduta accanto a lui guardandolo di tanto in tanto.
«Non molto a dire il vero, l’ho scoperto dopo che sei andato via.»
«Mi dispiace averlo fatto ma dovevo, ora sono qui» disse prendendole il volto tra le mani «e non me ne andrò mai più.»
«Giuralo.»
«Giuro.»
«E se dovrai di nuovo andare mi porterai con te.»
«Rin…»
«Non importa quanto pericoloso potrà essere, noi verremo con te.»
Per tutta risposta il demone cane la baciò, poi la strinse a sé e rimase con il suo corpo stretto contro quello di lei per diversi minuti.
«Dovevo vedere mia madre» disse dopo averla lasciata andare, «portarti con me era troppo rischioso.»
«Tua madre?»
«Sì lei mi stava cercando da tempo e se non fossi andato sarebbe stata lei a venire a Musashi e ora come ora non è ciò che voglio» rispose posando la mano sulla pancia di Rin «non le permetterò di farvi del male.»
«Credi che me ne farebbe?»
«Lo ha già fatto in passato e solo per darmi una lezione, credo che lo farebbe Rin.»
Era vero quel demone in passato l’aveva fatta uccidere ma poi le aveva restituito nuovamente la vita.
«Mi ha riportata indietro» sussurrò lei.
«Lo ha fatto ma ora è diverso. Sa che ci sposeremo.»
Per un istante il corpo di Rin fu pervaso da un tremito cosa che non sfuggì a Sesshomaru, delicatamente le prese le mani tra le sue.
«Non approva vero?»
«Ha importanza? Per tutta la mia vita non le è mai importato delle decisioni che ho preso e questa è senza dubbio la più importante e quella in cui lei non deve avere nulla a che fare.»
«Posso immaginare cosa ti ha detto» rispose lei con voce triste, «un umana come me non è degna di sposare un demone come te, che vivrai più a lungo e-»
«Rin sono io a non meritarti. Senza te non avrebbe senso vivere nemmeno altri due anni, sfrutteremo a pieno il tempo che verrà concesso e saremo felici. Tu ed io saremo felici, tutti e tre lo saremo.»
«Sì» rispose per poi accoccolarsi nuovamente contro il petto del demone cane.





«Dove andate mia signora?» chiese prudentemente una servitrice.
«C’è una cosa che devo fare ma non starò via per molto» rispose il demone.
«Volete che vi accompagni qualcuno di noi servitori?»
«No non occorre ma voglio che tutto sia sistemato al mio ritorno.»
«Sì mia signora» rispose la servitrice inchinandosi per poi ritirarsi prudentemente dal cospetto della sua padrona.
Il demone uscì dal suo grande e vuoto palazzo, anche se negli anni non si era intromessa aveva sempre gettato uno sguardo nella vita del figlio e ora il fatto che il suo unico figlio avesse deciso di sposare proprio un’umana proprio non riusciva a capirlo e figuriamoci accettarlo.
«Anche se non vuoi dirmi dove sei io ti troverò lo stesso Sesshomaru.»






Passarono i giorni e tutto sembrava tranquillo e alla fine pur non essendo ancora sposati Rin aveva deciso di andare a vivere nella casa che Sesshomaru aveva scelto per loro, anche se i commenti degli abitanti di Musashi non avevano tardato a farsi sentire.
Kagome faceva del suo meglio per metterli a tacere ma non poteva obbligarli o rifiutarsi di aiutarli, non sarebbe stato degno di una sacerdotessa.
In mezzo a tutto il caso che si era creato arrivò un’altra buona notizia che rallegrò molto Rin, Kohaku aveva fatto ritorno a Muashi dopo svariati mesi.
«Non ti turba che sia tornato vero?» le domandò Kagome.
Quel giorno aveva deciso di lasciare le incombenze a Kaede per passare un pomeriggio tranquillo con Rin, Sesshomaru, il marito e la figlia.
«No affatto, anzi sono felice che Kohaku sia finalmente tornato.»
«Bene questo farà piacere anche a Sango, era un po’ preoccupata.»
«Non deve anzi sono io che…»
«Se è tornato allora vuol dire che è tutto apposto» disse Sesshomaru prendendole la mano mentre con l’altra aiutava la nipotina a stare in piedi.
«Sì.»
«Potremmo andare a trovarlo più tardi, cosa ne pensi?»
«Mi farebbe piacere rivederlo.»
«Allora è deciso.»
«Ahh quanti problemi, Kohaku non è più un bambino.»
«Inuyasha dopo tutto questo tempo ancora sei un disastro a capire gli altri.»
«Ma cosa dici Kagome?»
«Ah lasciamo stare» rispose lei porgendo a Rin la solita tisana con le erbe di Jinji.
«Mi sento meglio ultimamente, forse potrei smettere di prenderla.»
«Assolutamente no, la madre di Jinenji mi ha detto che devi prenderla per almeno un mese.»
«Hey cosa volevi dire prima?» domandò Inuyasha sedendosi vicino alla moglie che lo ignorò mentre Rin prendeva la tisana e iniziava a berla.
«Mh ha sempre un sapore orribile» commentò lei.
«Bevila.»
«So che devo farlo ma è davvero disgustosa.»
Sesshomaru le sorrise mentre Kikyo si arrampicava sulla coda morbida e candida di suo zio.
«Ancora un po’ Rin.»
Alla fine era quasi riuscita a finirla e così Kagome le diede uno dei suoi biscotti preferiti per farle andare via il cattivo sapore di quelle erbe, biscotto che per la prima volta da settimane mangiò con piacere e appetito.
«Vorrei poterti portare nel mio tempo Rin così potresti fare una visita.»
«Una visita?»
«Ci sono molti dottori nel mio tempo e ognuno è specializzato in cose diverse, se solo potessi farti attraversare il pozzo.»
«Non importa Kagome e poi sto bene ora.»
«So che stai meglio e ne sono felice, ma con una visita potresti sapere a che mese sei o se è un maschio o una femmina» disse lei addolcendo lo sguardo.
«Ha importanza?» disse Sesshomaru guardando sua cognata «maschio o femmina non conta, basta che stia bene.»
«Ma certo quello è l’importante.»
«Però sarebbe bello poterlo sapere un po’ in anticipo» mormorò Rin accarezzandosi la pancia che piano piano giorno dopo giorno stava crescendo.
«Non posso portarti nel mio tempo ma forse posso portare un oggetto nell’epoca Sengoku» rispose lei tutta eccitata.
Era un pomeriggio sereno per quanto presto avrebbe iniziato a fare freddo e tutto procedeva bene tra chiacchiere, cibo, una bambina che si divertiva con la coda di suo zio e risate finché all’improvviso il cielo si scurì e una nuvola immensa passò sopra le loro teste.
Sesshomaru scattò in piedi prendendo Kikyo in braccio e dandola a sua madre e Inuyasha allarmato non solo dallo scatto di Sesshomaru ma anche dai suoi sensi di demone tirò fuori dal suo fodero Tessaiga e la sguainò.
«Che cosa succede?» domandò Rin alzandosi in piedi e mettendosi dietro al futuro marito.
«Resta dietro di me Rin.»
«Sì.»
Poi la nuvola scese fino a terra e quando toccò l’erba quel vortice si trasformò in una bellissima donna con la pelliccia bianca e i capelli argentei come quelli di Sesshomaru però i suoi occhi non erano calorosi come i suoi ma delle perle dorate fredde e distanti come la luna.
Rin ricordava bene quel volto anche se lo aveva visto una sola volta in vita sua e molti molti anni prima.
«Eccoti finalmente devo ammettere che non è stato facile trovarti Sesshomaru.»
«La conosci?» chiese Inuyasha ancora con Tessaiga alzata.
«Ma non mi dire tu sei Inuyasha.»
«Esatto e tu chi saresti sentiamo.»
«La madre di Sesshomaru, avanti figlio mio non essere scortese con tua madre.»
«Cosa sei venuta a fare qui?»
«A conoscere lei» rispose il demone indicando la ragazza umana che stava nascosta dietro a Sesshomaru «dopo tutto l’ultima volta che l’ho vista era solo una cucciola d’uomo.»
Alla fine nonostante avesse paura Rin uscì allo scoperto, aveva affrontato cose peggiori nella sua breve vita.
«Sei davvero tu dunque.»
«Sì.»
«Vattene non abbiamo altro da dirci.»
«La tua vita sarà breve ragazzina mentre quella di mio figlio se si allontanerà da te sarà molto lunga, non ho dimenticato cosa gli umani hanno fatto a suo padre e non permetterò che accada lo stesso a mio figlio per colpa tua.»
Il cuore di Rin perse un battito.
Non conosceva bene la storia del generale cane ma sapeva che era morto per alcune ferite riportate dopo uno scontro.
«Smettila» rispose il demone con voce tagliente.
«Il suo amore per quell’umana lo ha condotto alla morte, vuoi morire anche tu Sesshomaru?»
«Se sarà il mio destino allora sì.»
«Sciocco vuoi gettare via la tua vita per una ragazzina mortale?» chiese lei quasi sdegnata.
«Rin sarà mia moglie e la madre dei miei figli, accettalo.»
«Non ho intenzione di guardarti morire.»
«Non morirò. Sono sopravvissuto a molte cose negli anni, nemmeno le frecce sacre di una sacerdotessa sono state in grado di uccidermi.»
«Ti sopravvaluti Sesshomaru.»
«Forse madre, ma questo lo vedremo» disse stringendo la mano di Rin.
«Perché sprecare la tua esistenza in questo modo?»
«Non mi aspetto che tu capisca.»
«Se anni fa avessi saputo cosa questa ragazza sarebbe diventata per te non le avrei salvato la vita» disse aspramente posando gli occhi gelidi come ghiaccio su Rin.
«No» disse piano Rin trattenendo Sesshomaru.
«Basta così non sei la benvenuta in questo villaggio.»
«Dovrei prendere ordini da un mezzo demone?» rispose lei senza voltarsi.
«Vattene altrimenti-»
«Cosa? Userai Tessaiga contro di me? Conosco bene quella spada Inuyasha.»
«Vattene madre è ora che tu faccia ritorno al tuo palazzo, dimenticherò le tue parole e farò finta che tu non sia mai venuta ma questo solo se adesso te ne vai.»
«Ragazzina tu sarai la sua condanna.»
Quelle furono le ultime parole che la madre di Sesshomaru pronunciò prima di sparire nel turbine dal quale era apparsa, come un tornado che non solo aveva spazzato via le foglie ma anche tutte le sicurezze dal cuore di Rin.
Non voleva piangere voleva disperatamente essere forte, dimostrare a Sesshomaru che ce l’avrebbe fatta, che con lui al suo fianco tutto era possibile e invece non riuscì a frenare le lacrime e i singhiozzi.
«Rin.»
Le sue braccia la cinsero come un rifugio sicuro, quel rifugio che era lì fin da quando era bambina e che avrebbe continuato a esserci fino alla fine dei suoi giorni.
«Va tutto bene» disse lui cercando di consolarla.
Kikyo che fino a poco prima era rimasta calma scoppiò a piangere anche lei mentre Sesshomaru la guardava e stringeva Rin a sé con un forte senso di impotenza che sentiva crescere dentro di sé sempre di più.













 

Salve a tutti! Spero stiate tutti bene e sono felice che continuate a seguirmi vi assicuro che ho in mente dei capitoli molto belli con personaggi fino ad ora mai comparsi e poco mostrati nell'anime/manga!
A presto e un bacio a tutti!

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Capitolo 34
*** TRENTAQUATTRO ***


TRENTAQUATTRO






La madre di Sesshomaru era apparsa e scomparsa così in fretta che nei giorni successivi Rin si chiese se non fosse stato solo un brutto sogno ma quando ci ripensava sentiva ancora la paura stringerle il cuore.
«Ragazzina tu sarai la sua condanna» - queste erano le ultime parole che le aveva rivolto guardandola dritta negli occhi poco prima di scomparire in quel turbine dal quale era arrivata.
Trasalì quando Sesshomaru le posò le mani sulle spalle e la strinse a sè.
«Non tornerà.»
«Non ho paura che torni» rispose ed era sincera.
«Rin voltati.»
Voleva voltarsi, voleva guardarlo negli occhi ma non ci riusciva era come bloccata dalla paura.
«Se avesse ragione lei? Se io… non sarei mai dovuta venire a cercarti» disse a bassa voce ma nulla sfuggiva alle orecchie del demone.
«No sono io che non sarei mai dovuto andarmene da questo villaggio» rispose mettendosi di fronte a lei.
«Sei ancora in tempo.»
«Per cosa?» chiese il demone fissandola.
Il suo corpo stava cambiando e percepiva il battito del suo cuore in modo diverso cosa che all’inizio lo aveva allarmato ma Rin stava bene quindi non c’era da preoccuparsi.
«Per andartene, forse dovresti.»
«Mia madre si sbaglia» disse lui prendendola per mano e conducendola fino al loro letto dove la fece sedere, era pallida, fin troppo pallida quel giorno.
«E se non fosse così? Lei ha detto che sarò la tua condanna Sesshomaru.»
«Dov’è finita la ragazza forte e coraggiosa che ha sfidato anche i Tengu mh? Non avevi paura nemmeno quando da bambina mi seguivi mentre davo la caccia a Naraku e ora temi mia madre?»
«E’ diverso ora.»
«Lo so» rispose stringendole la mano.
«Nè mia madre né altro mi terrà lontano da te, da voi» rispose posandole la mano sulla pancia, «noi ci sposeremo come abbiamo deciso di fare e saremo felici.»
«Sai che lo desidero con tutto il cuore.»
«Allora fidati di me e prova a dimenticare quello che ha detto mia madre e poi oggi Kagome, Inuyasha e Kikyo faranno ritorno nel nostro tempo e abbiamo promesso di andare a trovare Kohaku.»
«Kikyo… ho messo in pericolo anche lei» disse stringendo con più forza la mano di Sesshomaru.
«No non tu.»
«Forse dovremmo aspettare ad andare da Kohaku, non sono pronta a rivederlo.»
«Va bene faremo come vuoi, aspetteremo e sono certo che Kohaku capirà.»





«Accidenti Kagome ma serve davvero tutta questa roba?» chiese Inuyasha mettendosi sulle spalle il grande zaino che la madre di Kagome e Kagome avevano preparato.
«Sì, ci sono cose che servono per Kikyo e anche per Rin.»
«Oh cara come sta la tua amica?» chiese la madre mentre teneva in braccio ancora un po’ la nipote.
«Meglio le erbe che ha preso l’hanno aiutata molto ma quando ce ne siamo andati… sono preoccupata per lei se non fosse così sarei rimasta qualche giorno in più» rispose Kagome.
«Non preoccuparti aiuta la tua amica e appena puoi tornate a trovarci.»
Kikyo venne ripresa da Kagome poco prima di saltare nel pozzo.
«Hey Kagome!»
«Sota! Eccoti finalmente.»
«Scusa ho fatto più veloce possibile per salutarvi.»
Sota baciò la sorella e la nipote e salutò Inuyasha che chiamava ancora fratellone.
«Dobbiamo andare ora ma torneremo presto, mamma, Sota state attenti al nonno mi raccomando.»
«Sì non preoccuparti Kagome ci pensiamo noi» rispose la madre.
«Andiamo?» chiese Inuyasha.
Sapeva che per la moglie salutare i suoi cari ogni volta era doloroso ma per fortuna il passaggio che univa i due tempi era ancora aperto e Kagome poteva vederli di tanto in tanto.
«Sì» rispose lei prendendo per il braccio il marito, poi saltarono nel pozzo e tornarono nuovamente all’epoca Sengoku.

 






«Rin? Sesshomaru?» chiamò Kagome arrivata davanti alla loro casa.
Ad uscire fu Sesshomaru.
«Siete tornati presto.»
«Ero preoccupata per Rin, come sta?»
«Non bene forse se le parli tu…»
«Ho portato qualcosa che forse le solleverà l’umore» rispose la cognata mostrando uno zaino abbastanza grosso.
«Entra.»
Rin era sdraiato nel letto ma non stava dormendo, si era messa lì senza nemmeno mangiare e le parole di Sesshomaru sembravano essere cadute nel vuoto più totale.
«Rin?» la chiamò Kagome sedendosi sul bordo del letto.
«Sei tornata.»
«Sì te lo avevo detto che non sarei rimasta molto questa volta.»
«Dovresti essere a casa Kagome.»
«Ci tornerò presto ma prima dovevo venire qui, ti ho portato una cosa.»
Piano piano la ragazza si voltò e poi si tirò su a sedere.
Aveva gli occhi rossi e un po’ gonfi notò Kagome.
Senza perdere tempo prese lo zaino che Sesshomaru aveva posato vicino al letto e tirò fuori qualcosa che ai due sembrò davvero strano.
«Cos’è?»
«Vi avevo detto che avrei portato qualcosa dal mio tempo no? Ecco.»
«E’ così strano» disse Rin toccando quell’oggetto.
«Voglio farti sentire una cosa e credo che questo ti farà tornare decisamente il sorriso.»
«Ha un nome questo affare?» chiese il demone guardandolo come se fosse pronto a sfidarlo con la sua spada o con gli artigli.
«Lo ha, si chiamo ecografo.»
«Ecoche?»
«Forza tirati su il kimono.»
«Ma Kagome-»
«Fidati di me.»
Dallo zaino tirò fuori anche un altro oggetto che sembrava una bottiglia come quelle che aveva visto spesso da quando conosceva la cognata ma era diversa non serviva per bere.
Fece come voleva e si tirò su il kimono ma Kagome insistette perché fosse tirato ancora più su.
«Così va bene, ora sdraiati.»
«Non gli farà male vero?»
«No assolutamente, ecco ora sentirai un po’ freddo» disse e poi dalla bottiglia che aveva in mano uscì qualcosa di davvero freddo e di una consistenza strana.
Sesshomaru arricciò il naso proprio non capiva cosa fosse quella cosa che la cognata si era portata dal suo tempo.
«Bene ci siamo!»
Poi prese una cosa più piccola in mano sempre collegata all’aggeggio del futuro e iniziò a passarlo sopra alla sua pancia pigiando un po’.
«Ancora non capisco-»
«Shh altrimenti non lo sentirai.»
Inizialmente non sentì nulla finché all’improvviso un suono strano uscì da quella cosa che aveva Kagome.
Sembrava come il suono di un tamburo ma non lo era, era diverso, era un suono che non aveva mai sentito prima in vita sua.
«Questo suono… è il cuore di Rin?» domandò Sesshomaru.
«Sì ma non solo il suo però… quando ho sentito il battito di Kikyo era diverso era… OH!»
«Vuoi dire che è il battito del cuore del bambino?»
«Sì» rispose Kagome commossa.
Rin sorrise come non faceva da giorni.
«E’ il suo cuore» disse e l’impulso di toccarsi la pancia fu grande ma c’era ancora quella cosa collegata all’ecografo e l’altra cosa che appiccicava.
«Sì ma… Rin, Sesshomaru…»
«Qualcosa non va?» domandò il demone preoccupato.
«No è una bella cosa solo non me la aspettavo e credo nemmeno voi» rispose Kagome sorridente mentre dallo zaino estraeva della carta e ripuliva Rin.
«Kagome parla ti prego.»
«Io credo che siano due bambini» disse osservando prima Rin e poi Sesshomaru.
«Due?» chiesero sorpresi entrambi.
«Sì, il battito è più forte e più irregolare. Ricordo bene quello di Kikyo e il mio ed era diverso, certo influisce anche il fatto che il cuore di un mezzo demone batte a un ritmo diverso ma questo sono certa è un doppio battito.»
Kagome si scostò per lasciare il posto a Sesshomaru che si sedette di fianco a Rin.
«Ora dobbiamo pensare solo a loro, il resto non conta Rin.»
«Sì» concordò lei, anche se la paura per ciò che la madre di Sesshomaru aveva detto era e sarebbe rimasta dentro di lei.
Avevano cenato con Inuyasha, Kagome e Kikyo che erano rimasti anche dopo prima di andare da Sango e Miroku per salutare Kohaku.
«Sei certa di non voler venire?»
«Sì Kagome, preferisco vedere Kohaku un’altra volta.»
«Se è ciò che vuoi.»
«Salutalo da parte mia e digli che presto andrò a trovarlo.»
Quella giornata era stata abbastanza stancante per non parlare della rivelazione sui bambini.
Dopo aver sistemato lei e Sesshomaru si misero al letto, era sempre confortante stare abbracciata a lui, sentire le sue braccia che la stringevano.
«Come li chiameremo?» chiese il demone all’improvviso.
«Non sappiamo nemmeno se saranno maschio o femmina.»
«Non importa, possiamo comunque decidere i nomi e poi ci farà bene pensare ad altro.»
Aveva ragione, pensare ai nomi le avrebbe fatto dimenticare per un po’ sua madre.
«Se non fossero dei maschi?» chiese Rin, sapeva quanto al demone sarebbe piaciuto.
«Ti ho già detto che non ha importanza le amerò lo stesso» le disse Sesshomaru prima di baciarla.
«Quale nome ti piacerebbe se fossero due femmine?»
«A te?»
«Ne ho pensati molti a dire il vero» rispose Rin sorridendogli per la prima volta da giorni.
«Sono curioso.»
«Asuka, Eiko, Setsuna e anche Shiori.»
«Sono tutti nomi bellissimi, sarà difficile scegliere.»
«Tocca a te ora.»
«Di quelli che hai detto tu Setsuna e Asuka sono i miei preferiti.»
«Tu non hai detto nessun nome però.»
«Quelli sono già perfetti, non trovi?» domandò fissandola negli occhi.
Era vero, infondo eternità e profumo del domani erano davvero nomi perfetti.
«E se fossero due maschi?» domandò Rin.
«Dimmi se ti piace qualche nome allora; Akihiko, Hjime, Katashi, Kazuki, Yuudai»
«Oh, ognuno di questi nomi è bello a modo suo.»
«Quale ti piace di più?»
Sorrie ancora stringendosi al petto del demone.
«Hijime e Kazuki.»
«Inizio e speranza luminosa, bene ora non resta che aspettare i nostri principi.»
«Non credo che saranno due bambine» disse Rin osservando il futuro marito.
«No?»
«No quindi dovremo scegliere ancora tra questi nomi quando sarà il momento.»
Rimasero abbracciati in silenzio per un po’.
«Lo avevi già sentito vero?»
«Sì il mio udito è diverso dal tuo.»
«Sarebbe bello poterlo sentire così tanto spesso, è il suono più bello che abbia mai sentito» disse Rin ripensando al regalo che Kagome le aveva fatto.
I loro piccolo cuori che battono sono davvero il suono più bello di questo mondo - pensò la ragazza.
«Credo che li sentirai ancora, Kagome vorrà visitarti prima che nascano.»
«Sì è vero. Cosa ne pensi se i loro nomi fossero Setsuna e Hijime? Suonano bene insieme» disse lei posando l’altra mano sulla pancia.
«Molto bene» rispose il demone mettendo la sua mano sopra a quella di Rin.








 

*
Asuka - il profumo del domani
Eiko - bambina dalla lunga vita
Masuyo - che da benefici al mondo
Setsuna - Eternità
Shiori - Poesia/intreccio
Yasu - bambina decisa

Akihiko - principe luminoso
Hjime - inizio
Katashi - fermezza
Kazuki - speranza luminosa
Yuudai - grande eroe







 

Questo è un capitolo un po' filler ma vi assicuro che il prossimo vi riaccenderà l'hype perché **rullo di tamburi** matrimonio con sorpresa!
Bene come sempre grazie a tutti e fatemi sapere se vi piace!
Finalmente sembra che anche l'anime (il sequel) si stia sbloccando, come sapete ero incerta se tenere i gemelli o solo Setsuna ebben ho deciso che anche in questa FF saranno dei gemelli con la sola eccezione che non ci sarà Towa personaggio che detsto abbastanza nell'anime... 

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Capitolo 35
*** TRENTACINQUE ***


TRENTACINQUE






Passarono altri giorni da quando Rin aveva potuto sentire i cuori dei figli che battevano assieme al suo e spesso ripensava a quel suono, quel suono che significava vita e speranza per il futuro il suo futuro con Sesshomaru.
Aveva iniziato a non pensare più tanto spesso a sua madre e alle parole che il demone le aveva rivolto, ora tutti i suoi pensieri dovevano riguardare i suoi bambini, Sesshomaru e coloro che amava di più.
«Voglio andare al fiume» disse dopo aver finito di togliere le ciotole con il cibo.
Sesshomaru non sempre mangiava ma si sforzava di farlo per far compagnia a Rin che ultimamente sembrava più tranquilla.
«Bene, erano giorni che non ti sentivo chiedere di uscire.»
«Perdonami so di non essermi comportata bene, io… ero solo preoccupata.»
«Lo so» rispose il demone alzandosi e stringendola a sé.
«So quanti detesti le persone deboli e ultimamente mi sento costantemente così.»
«Tu non sei affatto debole Rin, una persona debole non avrebbe sfidato i Tengu» le ricordò il demone cane spostandole i capelli dal volto e baciandola.
Sorrise incrociando il suo sguardo e non ebbe dubbi che il demone fosse sincero, Sesshomaru non mentiva mai non era nella sua natura a volte poteva essere duro o sembrare freddo a chi non lo conosceva bene ma non sarebbe rimasto certo di fianco a lei se l’avesse ritenuta debole o peggio patetica.
«Andiamo prima che faccia troppo freddo.»
«Sì.»
Fuori il sole non scaldava molto nonostante fosse alto in cielo, le nuvole lo coprivano e soffiava il vento ma a Rin non importava voleva solo godere una bella giornata assieme a Sesshomaru ora che se la sentiva, e poco le importava degli abitanti del villaggio che ancora la additavano e parlavano di lei ogni volta che la vedevano passeggiare con lui.
Da quando si era trasferito a Musashi nessun demone piccolo o grande aveva più osato toccare il villaggio, la sua presenza era un dono per ogni abitante e detestava il modo in cui li guardavano per quanto quando serviva non riusciva a non aiutare, a rimanere a guardare le persone che soffrivano.
Sesshomaru era rigido lo percepiva dalla stretta della sua mano, dal braccio teso e gli occhi stretti che fissavano quelle piccole persone che lavoravano nei campi.
«Non farci caso prima o poi smetteranno» disse Rin cercando di richiamare la sua attenzione.
«Non sopporto i loro sguardi.»
«Lo so ma per loro è ancora strano che tu viva qui e soprattutto che viviamo insieme.»
Il principe sorrise ma fu un sorriso di scherno verso quei miserabili umani.
«Di certo non dovrebbe importare a loro.»
Continuarono la passeggiata ma poco prima di arrivare al fiume il loro cammino incrociò quello di Kohaku e di Kirara.
«Rin! Signor Sesshomaru!» chiamò Kohaku agitando la mano.
Era cresciuto anche lui constatò Sesshomaru, si era alzato e le spalle si erano leggermente allargate come il suo torace, i capelli erano sempre gli stessi ma sul suo volto c’era una pace che non gli aveva mai visto da quando lo aveva conosciuto.
Era libero, libero e in pace e di questo il demone ne fu immensamente felice per quanto non lo esprimesse a parole.
«Kohaku» salutò lui avvicinandosi assieme a Rin.
«Non mi aspettavo di trovarvi qui, a dire il vero volevo passare a salutarvi ma non sapevo…»
«Sarai sempre il benvenuto a casa nostra» rispose Sesshomaru.
«Kohaku sono felice di vederti, perdonami se non sono venuta prima a salutarti ma non sono stata molto bene ultimamente» confessò Rin avvicinandosi a lui timorosa.
Come doveva salutarlo? Era giusto abbracciarlo? Infondo erano amici e stringergli solo la mano le sembrava un gesto troppo freddo dopo le avventore trascorse insieme ma poi fu Kohaku a fare il primo passo, si avvicinò di più e la abbracciò.
«Lo so Sango me lo ha detto, ora stai bene però vero?» domandò preoccupato.
«Sì mi sento meglio» rispose sorridendogli.
Poi Sesshomaru li raggiunse, era giusto che quel momento fosse solo loro erano amici da quando erano bambini e lui li aveva protetti entrambi era stato qualcosa di profondo a farglielo fare, non bontà non era certo di provarne e soprattutto di provarne per chiunque ma chissà come si era rivisto in parte in entrambi quei bambini.
Rin sola e Kohaku controllato da Naraku.
In passato anche lui era stato solo almeno finché Jaken non aveva scelto di servirlo ed era anche stato controllato da sua madre per molto tempo.
«Congratulazioni a entrambi.»
«Kohaku…»
«Non preoccuparti per me Rin sto bene e ora so cosa voglio fare e con il tempo ce la farò. Per il momento continuerò a cacciare demoni.»
«Diventerai un grande sterminatore ne sono certo, tua sorella è ancora molto famosa ma credo che un giorno tu lo sarai ancora di più.»
«Credo che mi stiate sopravvalutando signor Sesshomaru, sono bravo ma non bravo quanto Sango ho ancora molto da imparare ma mi allenerò ogni giorno per raggiungere quel livello.»
«Non ho alcun dubbio. Spero non sia troppo chiedertelo ma per noi sarebbe bello se accettassi di partecipare alle nozze.»
Rin osservò prima Sesshomaru e poi Kohaku che era rimasto silenzioso.
«Ci sarò, tengo a entrambi e desidero che siate felici.»
«Grazie» rispose il demone.
«Sono io a dovervi ringraziare, senza di voi non sarei sopravvissuto.»
«Te la saresti cavata anche da solo io non ho fatto poi molto è stata Kikyo a restituirti la vita e ora ciò che devi fare è preservarla il più a lungo possibile e realizzare i tuoi sogni.»
«Per voi e per la venerabile Kikyo giuro che lo farò.»
Kirara reclamò un po’ di attenzione strusciandosi addosso a Rin che subito la prese in braccio.
«Kirara mi sei mancata molto anche tu amica mia, mi raccomando prenditi cura di Kohaku» le disse facendole una carezza.
«Devo andare ora ma ci rivedremo presto» disse il giovane sterminatore di demoni salutando Rin e Sesshomaru, poi Kirara saltò a terra e se ne andò assieme a uno dei suoi padroni.

 


 

I mesi passarono in fretta e giunse così il giorno delle nozze.
La sera prima Rin aveva salutato Sesshomaru e aveva scelto di restare a casa di Kagome, non sarebbe stato saggio condividere anche quella notte con lui e in ogni caso di notti da trascorrere insieme ne avrebbero avute e molte.
«A domani» le sussurrò Sesshomaru dopo averla baciata.
Rin si strinse a lui un’ultima volta prima di diventare sua moglie, lo guardò in viso e gli passò una ma tra i capelli argentati.
«A domani.»
Il demone si chinò a baciare anche la sua pancia che in quei mesi era decisamente cresciuta ma non sembrava che gli dispiacesse.
I bambini stavano bene almeno secondo lui e Kagome, quando li sentiva agitarsi si tranquillizzava e presto, tra qualche mese sarebbero stati con loro a tutti gli effetti.
«E’ meglio che vada ora.»
Kagome, Inuyasha e Kikyo la aspettavano dentro alla loro casa con il fuoco che ardeva e il cibo che stava cuocendo.
«Posso aiutarti Kagome?»
«Assolutamente no, pensa solo a riposare domani ti aspetta una lunga giornata.»
«Non vedo l’ora.»
«Il tuo abito è sopra al letto. Domani ci sveglieremo presto e ti sistemeremo come si deve, anche Kaede verrà per aiutarci.»
«Credi che le sia passata?»
«Tsk Kaede è una vecchia brontolona ma ti vuole bene» disse Inuyasha sorprendendo entrambe dato che solitamente non era bravo con i sentimenti altrui.
«E’ vero» rispose Rin al cognato poco prima di prendere per mano Kikyo che stava cercando di camminare verso di lei.
«Sai già camminare» constatò la zia.
«Sì, il tempo sembra volare» rispose Kagome osservando la scena.
Poi mangiarono e i due sposi insistettero per cedere il grande letto che Sesshomaru aveva donato loro a Rin.
«No dormirò nel futon.»
«Non se ne parla, lì starai più comoda e poi per una notte non succederà nulla vero Inuyasha?»
«Io nemmeno lo volevo questo letto» disse il mezzo demone.
«Grazie.»
Si mise sotto alle coperte e i cognati con la bambina dentro al futon.
Ma non riuscì a dormire agitata come era per le nozze, desiderava così tanto sposare Sesshomaru, lo voleva da quando anni fa aveva iniziato a osservarlo in modo diverso e non come faceva da bambina per quanto la fiducia in lui non fosse di certo cambiata.
«A domani amore mio» sussurrò nel buio della stanza.
E il domani arrivò, all’alba Kagome la svegliò e la aiutò a lavarsi e quando arrivarono anche Sango e Kaede iniziarono a vestirla con il suo nuovo iroucikake che il demone cane aveva comprato qualche giorno prima per lei e che anche se diverso da quello passato era comunque bellissimo, rosso con dei fiori disegnati sopra bianchi come le nuvole in una giornata calda.
Poi toccò ai capelli, Sango era davvero brava a fare le acconciature si era esercitata negli anni con le gemelle che volevano sempre i capelli in modo diverso.
«Oh mia cara sei davvero bellissima» le disse Kaede porgendole un piccolo contenitore.
Era un rossetto.
«Mia sorella Kikyo ne possedeva alcuni anche se non li usava mai, solo una volta l’ho vista truccarsi ma non era uno dei suoi» disse l’anziana ma poi quando Kagome tornò nella stanza non proseguì «sarebbe felice se qualcuno li usasse, sono ancora buoni.»
Rin lo aprì con cura e il colore rosso e intenso era ancora intatto, sarebbe stato bello avere con sé anche qualcosa della nobile Kikyo.
«Grazie Kaede, davvero.»
«Non piangere ora o tutto il lavoro fatto sarà stato inutile.»
Cercò di trattenere le lacrime anche se vedere Kaede, Sango e Kagome che la aiutavano a prepararsi per le nozze la faceva commuovere di continuo quasi.
«Kaede» la chiamò Rin e la donna si sedette di fianco a lei «io ricordo poco i miei genitori ma tu sei stata come una madre per me in questi anni, grazie.»
«Sciocca ragazza» rispose l’anziana sacerdotessa per poi stringer le mani della giovane sposa «per me sei come una figlia Rin, ho scelto di non sposarmi e non avere figli dopo ciò che era accaduto alla mia povera sorella ma poi sei arrivata tu, desidero solo la tua felicità.»
«Lo so.»
«Rin sei pronta?» domandò Kagome che era rimasta a guardare lei e Kaede.
«Sì» rispose senza esitazione la giovane fanciulla.




 

Sesshomaru era già lì ad aspettarla, Miroku avrebbe officiato la cerimonia ma nel frattempo le due gemelle correvano ovunque, si gettavano a terra incuranti dei loro abiti nuovi e puliti.
Sono libere e felici - pensò Sesshomaru osservandole - anche i miei figli lo saranno.
«Ci siamo, io ora mi allontanerò e tu verrai avanti per primo» disse Miroku raggiungendo il demone cane, «bambine prendete il cesto con i fiori come ha chiesto zia Kagome e mettetevi dove vi ho fatto vedere prima.»
«Sì!» dissero all’unisono e poi prendendo il cesto una per parte si misero di fronte a Sesshomaru, in breve tempo avevano iniziato a giocare con lui e a chiamarlo zio cosa che al demone infondo non dispiaceva.
Quando Miroku iniziò a vedere arrivare Sango con in braccio il figlio seguita da Kohaku, Kaede, Kagome con Kikyo e Inuyasha diede il segnale alle bambine di gettare i fiori a terra e di camminare verso di lui.
Sesshomaru poco dopo fece lo stesso e raggiunse Miroku.
Aspettava impaziente di vederla arrivare finché alla fine eccola lì, nel suo abito da sposa rosso con i fiori bianchi, i capelli raccolti e intrecciati con dei fiori veri e il sorriso che illuminava più del sole il suo volto truccato.
«Rin» sussurrò il demone mentre le veniva incontro.
Miroku si inchinò e chiamò i nomi dei due sposi che avevano smesso di fissarsi per rivolgere a lui tutte le attenzioni, poi le gemelle portarono la prima tazza da cui avrebbero dovuto bere come futuri sposi, acqua poiché Rin era incinta e Kagome aveva sconsigliato di bere alcolici.
Dovettero bere per tre volte in totale, iniziò e finì Rin e quando quel rito fu concluso Sesshomaru la prese per mano e la fissò negli occhi dimenticandosi quasi dei presenti.
«Rin non sono molto bravo con le parole ma giuro di fronte a tutti che ti amerò e sarò al tuo fianco fino alla fine, avrò cura di te, dei nostri figli e di coloro che ho imparato ad amare» disse il demone posando lo sguardo sui familiari, amici e i nipoti.
«Non amerò mai nessuno quanto amo te, forse con una sola eccezione» si corresse il demone «farò in modo che tu sia felice ma se dovessi fare qualcosa di sbagliato, se non comprendessi qualche mia parola o gesto dovrai dirmelo. Non voglio dover stare a chiedermi perché non riesco a rendere felice mia moglie.»
Non potè fare a meno di sorridergli e stringergli le mani, voleva baciarlo e sperò che Miroku concludesse in fretta, così finalmente il monaco si decise a concludere e loro fecero i tre inchini e battettero le mani.
Sesshomaru si era allontanato di poco da lei ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione, qualcosa che improvvisamente senza alcuna ragione la attrasse a sé fino a risucchiarla, sentì la sua voce gridare il nome del marito prima di essere presa del tutto da quel buco che si era aperto prendendola con sé.






 

Come state? Io non molto bene però ecco a voi il nuovo capitolo con una piccola anticipazione dato che mi sono portata avanti scrivendo capitoli a cui penso letteralmente da mesi, in realtà ho in mente anche una ff su Setsuna! Ma prima devo concludere questa e tornare ad aggiornare altre storie...


«Che posto è questo?»
«Il luogo in cui i demoni, mezzi demoni e tutti coloro che hanno sangue demoniaco finiranno un giorno dopo la loro morte. Non sono uno spettro se è questo che pensi, è solo la mia essenza o meglio ciò che è rimasto.»
«Siamo nel mondo dei morti?» chiese Rin sconvolta.
Certo il cielo rosso, la terra arida e scura non promettevano nulla di buono ma quello…

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Capitolo 36
*** TRENTASEI ***


TRENTASEI







Era accaduto tutto così in fretta, troppo in fretta anche per lui che era un demone velocissimo.
Si era allontanato da Rin di pochi passi mentre lei era rimasta ancora lì a osservare tutti i loro amici e parenti che quel giorno erano venuti per loro, per il loro matrimonio.
Inuyasha con Kagome e Kikyo, Miroku e Sango e i bambini, Kohaku e la sacerdotessa Kaede e altre persone del villaggio che volevano bene a Rin.
Poi all’improvviso la sentì gridare il suo nome mentre Inuyasha sgranava gli occhi incredulo.
«Sesshomaru!»
Ma era già troppo tardi perché quando si voltò vide una sorta di buco che la stava risucchiando trascinandola con sé.
Così sparì.
Rin, sua moglie, era stata risucchiata da una sorta di voragine apparsa dal nulla.
Era svanito nel nulla d’avanti ai suoi occhi e il demone cane impotente era rimasto a fissare quel vuoto per qualche istante finché alla fine ripresosi dallo shock corse verso quel buco.
«Rin!»
«Fermati Sesshomaru!» disse Inuyasha afferrando il fratello per un braccio, era la prima volta che faceva una cosa simile.
«Lasciami!» ordinò lui a denti stretti.
«Rin…» chiamò Kaede avvicinandosi a loro, anche lei come tutti del resto sconvolta da quella sparizione.
«Lasciami andare!»
«Non sappiamo dove porti quel portale, se entri…»
«Mia mogli è lì e ovunque porti io la ritroverò.»
«Sesshomaru, Inuyasha ha ragione non sappiamo nulla nemmeno come potreste uscirne» disse Kagome.
«Non importa troverò un modo o lo troverete voi, ora lasciami andare» ripetè il demone a denti stretti.
Inuyasha lasciò la presa e Sesshomaru volò dentro al portale senza voltarsi indietro.





Era precipitata, non sapeva come o perché ma era precipitata.
Quando riaprì gli occhi la testa le pulsò, aveva le mani scorticate e sentì qualcosa di caldo e bagnato colarle dalla testa.
Alzò cautamente il braccio che le faceva male e si toccò, quando lo abbassò ebbe la conferma che era sangue.
Quel luogo era strano, il cielo era di un rosso infuocato come alcuni tramonti che aveva visto nel corso della sua vita, c’era una sorta di sole che brillava ma era cupo e l’aria era rarefatta.
Con grande fatica si tirò su a sedere, cercò di capire se i bambini stessero bene e sperò con tutta se stessa di sì o altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
«Dove mi trovo?» sussurrò ma la sua voce sembrò amplificarsi, intorno a sé solo terra dura e calda, alcune sporgenze di roccia e poco altro.
Si alzò e cercò di orientarsi ma non era mai stata in un posto simile, così inospitale così poco pieno di vita e non solo vita umana ma anche vegetativa.
Camminò per un po’ senza trovare nulla a parte la solita terra calda e dura ma si sentiva osservata, il braccio sinistro le faceva male e anche un po’ il piede ma era viva e i bambini erano vivi dato che poco dopo li aveva sentiti muoversi.
«Andrà tutto bene» disse cercando di convincere più sé stessa che loro.
All’improvviso due figure si pararono di fronte a lei, non erano umani ormai era brava nel riconoscere i demoni.
Cercò di indietreggiare ma non c’era nulla contro cui ripararsi o nascondersi.
«Bene bene bene, cosa abbiamo qui?» chiese quello più alto e muscoloso.
«Senti il suo odore fratello!» disse l’altro annusando l’aria in un modo che spaventò Rin.
«Oh ma questa ragazza… è umana ed è viva.»
«Chi siete?» trovò il coraggio di chiedere lei.
«Che importanza ha ragazzina umana? Tra non molto sarai morta» rispose il primo.
«Non ti avvicinare!»
«Altrimenti? Cosa pensi di fare? Sei sola e ferita e il tuo sangue… ah sì sarai un pasto molto buono!»
«Mai» rispose determinata lei anche se non sapeva da dove le venisse quel coraggio visto che stava tremando.
«L’hai sentita fratello?»
«Vedremo come ci sfuggirai ragazzina umana.»
Rin si piegò e nonostante la pancia fosse decisamente di intralcio riuscì in tempo ad afferrare un piccolo pugnale che Sesshomaru le aveva regalato mesi prima, un piccolo pugnale che portava sempre con sé per precauzione e così quando il demone più piccolo cercò di avventarsi contro di lei, Rin lo lanciò e il pugnale lo colpì dritto al cuore facendo diventare una piccola montagna di cenere.
«No! Fratello! Maledetta come hai osato?!» urlò il demone rimasto che ora osservava Rin in modo diverso, oh sì, si sarebbe decisamente divertito a torturarla prima di mangiarla.
«Indietro o ti-»
Non riuscì a concludere la frase perché quel demone le si avventò contro facendole cadere il pugnale dalla mano che si era quasi girata su se stessa, poi l’aveva scagliata a terra e presa per i capelli.
Sentì le sue stessa urla mentre pregava che Sesshomaru venisse a salvarla, non avrebbe resistito ancora per molto non in quelle condizioni.
No non posso morire, non ora - pensò lei.
«Lasciala andare» disse la voce di qualcuno che non conosceva.
«Tu? Come osi venire a disturbarmi! Avevamo un patto noi due!»
«Ti ho detto di lasciarla andare.»
«Tsk lei ha ucciso mio fratello!»
«Si è solo difesa» lo corresse la voce, era così esausta che faticava a tenere gli occhi aperti e comunque le immagini erano un po’ sfocate.
«Vattene è una mia preda!»
«Se non la lasci andare» proseguì la voce avvicinandosi a lei, era autoritaria e decisa «ti assicuro che diventerai un mucchio di cenere come tuo fratello e tale resterai per i prossimi cinquant’anni.»
Rin intravide una coda.
«Sesshomaru…» sussurrò, era arrivato alla fine.
Ma se era lui allora perché non riconosceva la sua voce? C’era qualcosa di diverso in quel demone, non era Sesshomaru.
Il demone si voltò subito verso di lei e quando l’altro scappò lasciandola cadere la afferrò prima che potesse toccare terra.
Tutto divenne nuovamente buio per un po’ ma quando si svegliò era ancora lì il demone che l’aveva salvata, le sedeva accanto con calma.
«Piano» le disse per poi aiutarla a sedersi «vuoi bere?» chiese.
Lei annuì e lui le porse una piccola borraccia con dell’acqua, era davvero assetata perché la finì quasi tutta sentendosi subito in colpa.
«Grazie» disse al demone fissandolo.
«Sei stata fortunata, come sei arrivata qui?»
«Io… oh devo trovare Sesshomaru» disse cercando di alzarsi.
Il demone incrociò il suo sguardo e vide i suoi occhi quasi brillare quando pronunciò il nome del marito.
«Anche lui è qui?»
«Io credo di sì.»
«Se è qui non tarderà ad arrivare.»
Infatti Sesshomaru non tardò, quando sentì l’odore del suo sangue evitò tutti gli altri odori e corse subito verso di lei, era ferita gravemente?
La paura prese il sopravvento.
Sorvolò posti aridi e inutili, sporgenze di roccia e fiumi di fuoco, il fumo denso gli copriva la visuale e quell’aria…
«Miasma» disse.
Rin non avrebbe retto per molto.
«Rin!» iniziò a chiamarla ma non ebbe risposte, continuò così volando e chiamandola finché non sentì una risposta.
Guardò in ogni direzione possibile e alla fine la trovò.
Era a terra tra delle rocce scure come l’inchiostro, scese senza pensare o vedere altro.
«Sesshomaru!» chiamò lei quasi in lacrime e poi con la velocità che il suo corpo le permetteva gli corse incontro, il demone fu più veloce e dimezzò il tempo che sarebbe occorso a lei, la strinse forte sussurrando il suo nome.
«Sei ferita» constatò tristemente.
L’abito da sposa era rotto e sporco di terra e sangue e altro sangue ormai quasi asciutto le macchiava il volto, i capelli sfatti ma era viva.
Il suo cuore batteva e anche quello dei figli constatò con gioia.
La gamba era ferita anche quella e la mano aveva qualcosa di strano.
«Perdonami sarei dovuto arrivare prima» disse osservando la moglie ferita a quel modo.
«Ora sei qui» rispose stringendosi più forte a lui e poi scoppiò in lacrime.
«Non so ancora come ma usciremo da questo posto te lo prometto.»
Lei annuì senza rispondere, poi si ricordò che non erano soli perché quel demone era rimasto con lei anche dopo che si era un po’ ripresa.
«Forse qualcuno può aiutarci.»
«Chi?»
«E’ un demone mi ha salvata» disse, poi si voltò verso il suo salvatore e prendendo per mano Sesshomaru cercò di farlo avanzare ma il demone rimase come impietrito.
«Sesshomaru?»
«No, non può essere.»
«Cosa?» chiese Rin sempre più confusa.
«Come è possibile? Tu sei morto.»
«Lo sono Sesshomaru ciò che è impossibile è che voi siate qui, voi che non apparente a questo posto.»
«Che posto è questo?»
«Il luogo in cui i demoni, mezzi demoni e tutti coloro che hanno sangue demoniaco finiranno un giorno dopo la loro morte. Non sono uno spettro se è questo che pensi, è solo la mia essenza o meglio ciò che è rimasto.»
«Siamo nel mondo dei morti?» chiese Rin sconvolta.
Certo il cielo rosso, la terra arida e scura non promettevano nulla di buono ma quello…
«Sì credo si possa chiamare così» rispose l’altro demone.
«Come facciamo ad andarcene?»
«Non ho una risposta da darti, questo luogo è fatto per chi è destinato a rimanerci non per i vivi» rispose il demone avvicinandosi.
Guardandolo meglio c’erano somiglianze tra i due, la coda tanto per iniziare anche se era diversa da quella di Sesshomaru, i capelli e anche gli occhi.
«Sesshomaru tu lo conosci?»
Il principe dei demoni spostò lo sguardo sulla moglie e poi posò nuovamente lo sguardo sul suo salvatore.
«Rin lui è mio padre, Inu No Taisho. Padre lei è mia moglie, Rin» disse Sesshomaru senza smettere di fissare ancora incredulo il Generale Cane.




 

«Credi che troverà Rin? Accidenti perché è successo? Perché non possono avere un po’ di felicità?!» disse Kagome mentre lei, Inuyasha e Sango e Miroku si erano riuniti per trovare un modo per aiutare i nuovi sposi.
«La troverà Kagome» rispose Miroku.
«Però resta ancora il fatto che non sappiamo dove li abbia condotti quel portale e nemmeno di come ne usciranno» aggiunse Sango.
«Immagino che tocchi a me allora» disse Inuyasha prendendo in mano Tessaiga.
«Non agire subito Inuyasha dobbiamo ancora capire dove siano.»
«E come facciamo? Il portale si è richiuso Miroku» gli fece notare il mezzo demone, infatti subito dopo che anche Sesshomaru lo aveva attraversato il portale era scomparso.
«Ecco non lo so ancora ma-»
«Nessun ma so già cosa fare.»
«Cosa?» chiese Kagome preoccupata, le idee del marito spesso la spaventavano.
«Se è un portale che serve per tirarli fuori allora ne creerò uno. Userò il Meido Zangetsuha.»
«Potrebbe essere rischioso.»
«Anche restare ad aspettare potrebbe esserlo Miroku. Il Meido Zangetsuha già una volta mi ha aiutato in passato a ritrovare Kagome forse mi aiuterà a ritrovare anche Sesshomaru e Rin.»
«Sì forse è l’unica cosa che può aiutarci» disse Kagome.
Poi lo sguardo si posò sulla figlia, se Inuyasha fosse andato a cercarli lei lo avrebbe seguito.
«Sango, Miroku-»
«Non serve che tu dica altro Kagome, ce ne prenderemo cura noi» la anticipò Sango.
«Allora è deciso, domani useremo il Meido per creare un portale e li andremo a cercare.»
Kirara che fino a poco prima era rimasta silenziosa vicino a Sango, si alzò e si strusciò contro Inuyasha, in quell’impresa non sarebbero stati di certo soli.

 



 

 

Ho deciso di aggiornare prima che esca la puntata di domani, non vedo l'ora che esca la 18 (dice che si vedrà scene belle di Sesshomaru!) vi ringrazio come sempre e vi lascio una piccola anticipazione dato che sono mooolto avanti con i capitoli ** 

 

La testa pulsava ancora, allungò una mano per toccarsi la ferita ma non sanguinava più.
«Sei stata coraggiosa» le disse il generale cane porgendole una scodella di riso.
Era un riso diverso, più scuro ma le sembrò comunque commestibile.
«Mi sono solo difesa, prima ero più brava.»
«Lo sei ancora» la rassicurò il marito.
Sorrise debolmente e poi iniziò a mangiare.
«Non è come quello del vostro mondo ma è comunque cibo.»
«E voi?» domandò Rin preoccupata.
«A noi non serve» la rassicurò Izayoi porgendole anche da bere «mangiamo solo per tradizione, per non dimenticare le vecchie abitudini. Ne vuoi un po’  Sesshomaru?»
«No non mi serve, dalle anche la mia parte.»

 

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Capitolo 37
*** TRENTASETTE ***


TRENTASETTE








Non solo erano nel regno dei defunti o almeno in quello destinato ai demoni ma colui che l’aveva salvata era niente di meno che il padre di Sesshomaru!
«Lui è tuo padre?» domandò Rin ancora incredula.
«Sì» confermò Sesshomaru guardando la moglie.
«Io… non lo sapevo» disse voltandosi verso il demone a cui doveva la vita.
«L’hai salvata.»
«Il mio nome qui conta ancora qualcosa» rispose lui forse un po’ duramente, infondo tale padre tale figlio.
Sesshomaru continuò a guardarsi in torno cercando una via di fuga, un portale o qualunque altra cosa che avesse potuto condurli via da lì.
«Te l’ho detto, non c’è modo di andarsene da questo posto.»
«Deve esserci.»
Rin iniziò a sentire gli occhi pesanti e anche la testa, qualcosa non andava.
«Sesshomaru» sussurrò stringendo il braccio del marito.
«Rin che succede?» chiese il demone preoccupata.
Ma Rin non rispose, il corpo cedette alla stanchezza e alle dure prove che aveva affrontato quel giorno, inoltre stava facendo fatica a respirare.
«Rin! Dannazione!» esclamò, Inuyasha lo aveva contaminato con i suoi improperi.
«E’ l’aria, ha resistito molto più di quanto mi aspettassi.»
Sesshomaru guardò suo padre, erano oltre cento anni che non lo vedeva per quanto bene ricordasse il suo volto e la sua voce e con lo sguardo lo supplicò di aiutarlo.
«Seguimi il luogo in cui vivo ha un’aria migliore per quanto anche quella sia contaminata.»
Non se lo fece ripetere due volte, prese Rin in braccio e iniziò a seguire il padre.
Durante il cammino si concentrò sui sui battiti e su quelli dei bambini, erano più deboli ma battevano e presto con un’aria migliore e un po’ d’acqua sarebbe stata bene.
«Resisti ancora un po’» le disse mentre proseguiva.
«Non manca molto ma prima c’è una cosa che devi sapere» disse il padre accostandosi al figlio.
«Ti ascolto.»
«In questo luogo non sono solo, Izayoi è qui con me.»
«Hai detto che solo i demoni-»
«E’ vero» lo fermò il padre «ma lei mi ha trovato lo stesso e ora vive qui con me. Ti aiuterò e aiuterò anche questa ragazza.»
«Padre» lo chiamò il demone fermandosi per un’istante «ho molto di cui doverti chiedere perdono.»
Il generale cane sorrise al figlio, non c’era durezza in quel sorriso o rancore, lo aveva perdonato.
«Ora dobbiamo pensare a lei e poi quando starà bene io e te parleremo di tutto quello che vorrai.»
Sesshomaru annuì, aveva ragione prima Rin e poi il resto e infondo aveva aspettato per oltre cento anni, qualche minuto cosa sarebbe stato mai a confronto?
Si iniziò a intravedere una tenda chiara e già da poco prima l’aria aveva subito un cambiamento, un cambiamento in meglio e quel meglio avrebbe aiutato Rin a riprendersi.
«Ci siamo» le disse anche se non poteva sentirlo.
«Aspetta un momento.»
Il generale cane entrò in quella che da anni era la sua casa e trovò Izayoi intenta a preparare del cibo, a loro non serviva ma era un modo per non dimenticare le piccole abitudini.
«Mio caro sei tornato presto oggi.»
«Sì, Izayoi abbiamo degli ospiti.»
«Ospiti?» chiese lei sorpresa e provò una strana sensazione se solo avesse avuto un cuore probabilmente le sarebbe balzato fuori dal petto «Inuyasha?» domandò speranzosa e spaventata allo stesso tempo.
«No non lui, non ancora almeno» le rispose il marito comprensivo poi si voltò verso l’ingresso e disse: «entra.»
Sesshomaru varcò quella soglia con Rin in braccio ancora svenuta, Izayoi si alzò in piedi e raggiunse il generale cane.
«Sesshomaru.»
«Mia cara questa ragazza ha bisogno di cure è ferita.»
«Certo» rispose lei posando lo sguardo sulla giovane fanciulla che teneva in braccio Sesshomaru «posala qui» gli disse indicando un futon steso a terra.
Delicatamente Sesshomaru la adagiò sul futon posando prima la testa e poi il resto del corpo.
«Prendi l’unguento» le disse Inu No Taisho e lei obbedì, tornò poco dopo con un piccolo recipiente.
«Cos’è?» chiese il figlio.
«E’ per i veleni se somministrato in tempo starà bene.»
«Non mi avevi detto che il demone-»
«Non occorreva allarmarti, ecco fatto» rispose dopo averlo messo nei punti dove era stata colpita.
«Ci penso io ora» rispose la donna prendendo il posto del demone mentre in una piccola bacinella aveva dell’acqua e un panno.
«Siediti sarai stanco, viaggiare in un altro mondo non è una passeggiata Sesshomaru nemmeno per un demone forte come te.»
«Io sto bene mi importa solo di Rin» rispose senza distogliere lo sguardo dalla moglie che veniva accudita dalla sua matrigna.
Dopo che Izayoi ebbe finito si ricompose e si sedette di fianco al marito.
«Ho pulito le sue ferite.»
«Grazie.»
Sia il generale che la donna rimasero sconcertati, Sesshomaru aveva davvero detto grazie?
Li fissò per un po’ senza capire il perché di quel silenzio.
«E’ la prima volta che ti sento ringraziare qualcuno.»
«Sono cambiate molte cose padre.»
«Sì questo lo vedo» rispose lui osservando l’umana che riposava nel suo futon.
«Prima hai detto che avremmo parlato.»
«Se vuoi dirmi qualcosa ti ascolto figlio.»
«Non sono stato un buon figlio ero accecato dalla rabbia, non capivo e mia madre alimentava quella rabbia so che questa non è una scusa per il mio comportamento ma ora so perché hai agito come hai agito.»
«Tua madre non è mai stata facile da comprendere, anche io come padre ho da chiederti perdono e di certo non volevo che tu arrivassi in questo luogo prima del tempo.»
«Devo delle scuse anche a te Izayoi, per lungo tempo ti ho incolpata per la sua morte e per un centinaio di anni ho odiato gli umani e i mezzo demoni. Non era tua la colpa per la morte di mio padre e nemmeno di Inuyasha.»
Izayoi gli sorrise e gli teste la mano, quando era in vita l’aveva davvero odiata e disprezzata, aveva desiderato la sua more e quella del fratello e quando lei era morta aveva voltato le spalle a Inuyasha lasciandolo solo al suo destino.
«Sta a te vivere o morire ora» ricordò di aver detto al fratello mezzo demone una volta quando ancora era un bambino.
Inuyasha lo aveva guardato senza capire, era rimasto totalmente solo al mondo e a lui non era mai importato.
Dopo qualche istante di incertezza afferrò la sua mano era piccola e fredda.
«Sia io che tuo padre ti abbiamo perdonato da molto Sesshomaru. Ma ho bisogno di sapere… Inuyasha, lui è qui?» chiese quasi con le lacrime agli occhi.
«No lui è ancora vivo.»
«E’ vivo?» domandò suo padre e nella sua voce c’era stupore.
«Sì.»
«Come è possibile? I mezzo demoni vivono più a lungo degli umani questo è vero ma…»
«Per oltre cinquant’anni Inuyasha è stato sigillato a un albero dalla freccia di una sacerdotessa e in quel lasso di tempo per lui non è cambiato nulla è come se avesse dormito.»
«Sta bene?»
«Sì Izayoi sta bene. Inuyasha si è sposato con un’altra sacerdotessa di nome Kagome.»
«Mmh, Kagome» disse una voce flebile, Rin si era svegliata e anche se vedeva ancora un po’ sfuocato la testa aveva smesso di farle male e anche le altre ferite bruciavano meno.
Ma dove era? Non c’era più la terra scura e il cielo rosso.
Si guardò attorno e si calmò solo quando vide Sesshomaru venirle incontro.
«Rin!»
Cercò di tirarsi su ma da sola era difficile, così fu costretta ad aspettare che il marito la aiutasse.
«Dove siamo?» chiese una volta che fu nuovamente a sedere.
«In un luogo più sicuro ma sempre lì.»
Sesshomaru le aveva dato la conferma che non se ne erano affatto andati.
«Kagome?»
«Non è qui Rin, ricordi?»
«Ma poco fa…»
«Raccontavo a mio padre di lei e di Inuyasha.»
Il suo sguardo andò oltre il marito e riconobbe subito il demone che le fece un sorriso e accanto a lui c’era una donna bellissima e giovane, rimase incantata dalla sua bellezza.
Voleva alzarsi ma non se la sentiva.
«Per quanto tempo ho dormito?»
«Non molto» la rassicurò il marito.
«Sono felice che tu sia sveglia» le disse la donna bellissima.
«Grazie signora.»
«Chiamami Izayoi ti prego.»
«Izayoi? Ho già sentito questo nome» disse e provò a ricordare, lo aveva sentito era vero, ma dove? Perché non riusciva a ricordarlo?
«Lei è la madre di Inuyasha.»
«Oh. Ma certo Kagome mi aveva parlato di lei.»
Il ricordo arrivò all’improvviso.
«Hai fame?» le chiese gentilmente la madre di Inuyasha.
«Un po’» affermò.
La testa pulsava ancora, allungò una mano per toccarsi la ferita ma non sanguinava più.
«Sei stata coraggiosa» le disse il generale cane porgendole una scodella di riso.
Era un riso diverso, più scuro ma le sembrò comunque commestibile.
«Mi sono solo difesa, prima ero più brava.»
«Lo sei ancora» la rassicurò il marito.
Sorrise debolmente e poi iniziò a mangiare.
«Non è come quello del vostro mondo ma è comunque cibo.»
«E voi?» domandò Rin preoccupata.
«A noi non serve» la rassicurò Izayoi porgendole anche da bere «mangiamo solo per tradizione, per non dimenticare le vecchie abitudini. Ne vuoi un po’ Sesshomaru?»
«No non mi serve, dalle anche la mia parte.»
«C’è abbastanza cibo per tutti se vuoi prendilo» disse il padre riempiendo un’altra scodella, Sesshomaru tese la mano e la prese e la posò vicino a Rin.
«Dovresti mangiarla.»
«Non mi serve Rin ma a te sì, troverò da solo del cibo.»
Scrutò il marito e non lo trovò eccessivamente turbato da quell’incontro inaspettato anche se sapeva per quanto cercasse di nasconderglielo che era agitato.
«La mangerò più tardi» rispose finendo il riso che aveva nella ciotola.
«Hai davvero stretto un patto con questi demoni?»
«Una specie, sanno bene che se venissero colpiti resterebbero cenere per molti molti anni e ancora infondo mi temono.»
«Anche nel nostro mondo qualcuno la teme ancora» disse Rin poggiandosi a Sesshomaru.
«Davvero? Chi?»
«Alcuni umani ricordano ancora chi eravate.»
«Anche i demoni non hanno dimenticato il tuo nome» disse Sesshomaru spostando lo sguardo sul padre.
«Sesshomaru, Rin, potreste parlarmi di Inuyasha?» chiese Izayoi.
Uno spettro può piangere? - si domandò Rin, perché quella donna sembrava sul punto di farlo.
«Cosa posso dirti? Sai già che è stato sigillato.»
«Chi ha spezzato il sigillo?» chiese il padre.
«Kagome. Lei viene da un tempo diverso e quando è arrivata nel nostro lo ha risvegliato. Sono accadute molte cose, abbiamo dato la caccia a un mezzo demone molto potente di nome Naraku e dopo che abbiamo vinto Kagome se ne è andata per anni finché alla fine non ha trovato il modo di tornare ed è rimata a Musashi con Inuyasha.»
«Sono molto felici insieme» disse Rin pensando ai cognati e a Kikyo.
«Oh hai dimenticato Kikyo.»
«No non l’ho dimenticata.»
«Kikyo? Chi è?»
«Izayoi, padre, Kikyo è vostra nipote.»
«Inuyasha ha una figlia?» chiese Izayoi stringendo la mano del marito.
«Sì, è una bambina splendida e molto amata e poi lei e Sesshomaru hanno uno stretto legame» disse Rin sorridendo al marito.
Nonostante la situazione e il luogo parlare di Kikyo e ricordarla la fece sentire meglio, viva e lontana da lì.
«Una nipote» disse il generale cane «e un altro in arrivo» aggiunse guardando Rin e Sesshomaru.
«Due» lo corresse il demone, «lo abbiamo scoperto da poco e grazie a Kagome.»
«Tre nipoti e entrambi i miei figli stanno bene, cosa potrei volere di più? Hai fatto la scelta giusta Sesshomaru e tu devi essere davvero speciale se mio figlio ti ha scelta.»
«Io non ho nulla di speciale signore» balbettò Rin non aspettandosi quei complimenti.
«E’ coraggiosa e gentile a volte anche troppo, anche con chi lo merita.»
«E' vero che sei coraggiosa, ti ho vista lottare contro quei demoni.»
«Sono una sterminatrice, più o meno.»
«Direi che le domande possono bastare per ora. Riposatevi un po’.»
Sesshomaru aiutò Rin a stendersi di nuovo, il battito era tornato quasi normale ma era ancora preoccupato anche lì presto non sarebbe stata più bene.
Inuyasha fa presto.










 

Ho deciso di aggiornare prima dell'episodio di Yashahime di domani sperando sempre che sia un bell'episodio! Vi ringrazio come sempre e vi lascio con una piccola anticipazione, ormai questa storia sta per giungere alla fine devo solo scrivere l'ultimo capitolo e ammetto che mi dispiace molto. 


 

«Basta così mio caro, ha sofferto già abbastanza senza doverlo ricordare ancora.»
«Hai ragione tu Izayoi, perdonami volevo solo sapere.»
«Sesshomaru mi ha riportata in vita usando la sua spada, il suo volto è stata la prima cosa che ho visto quando mi sono risvegliata.»
«Non mi sono mai pentito di averlo fatto» disse il demone che era entrato nella tenda in quel momento.
Rin si ricompose e gli sorrise.
«Tenseiga e questa ragazza ti hanno davvero cambiato e ne sono felice. Sesshomaru sai che ora se accadesse qualcosa Tenseiga non la riporterebbe più in vita?»
«Lo so, lo abbiamo scoperto a caro prezzo.»

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Capitolo 38
*** TRENTOTTO ***


TRENTOTTO




La notte di Rin non passò tranquilla, rivedeva quel buco che la aveva risucchiata, si agitava mentre dormiva poggiata su Sesshomaru e coperta dalla sua coda, sentiva le ferite pulsare e il fatto di essere in quel luogo di certo non aiutava.
Pensò al marito, al cognato, alla nipote e ai suoi figli che presto sarebbero nati e non potè credere che un giorno sarebbero finiti tutti lì.
In quel luogo così poco inospitabile, così privo di vita.
Si svegliò urlante e sudata, il kimono che Izayoi le aveva dato in prestito era tutto sudato.
«Rin, va tutto bene» le disse Sesshomaru stringendola a sé.
Affondò il volto nella sua coda e cercò di respirare ma sembrava impossibile, l’aria non voleva saperne di entrare nel suo corpo e il demone se ne accorse quasi subito, la aiutò a tirarsi su e poi piano piano la sua umana tornò a respirare.
Izayoi le aveva messo dell’acqua in una piccola coppa, non era fresca e buona come quella del mondo dei vivi ma era pur sempre acqua.
«Seshomaru.»
«Va tutto bene» ripetè il demone accarezzandole i capelli scuri.
«No» rispose lei in lacrime.
«Presto ce ne andremo.»
«Non posso pensare che un giorno finirai qui» disse guardandosi attorno, certo la casa che il generale cane aveva costruito non era così male ma fuori di lì… «e anche Inuyasha, Kikyo e i nostri bambini. No.»
«Rin guardami.»
Alzò lo sguardo, come poteva suo marito essere così tranquillo?
«Accadrà tra molto molto tempo e in ogni caso non sarà così terribile se saremo insieme. Guarda questo posto, nonostante tutto non è brutto come fuori.»
Si asciugò le lacrime e si strinse nuovamente al marito, certo lì non era brutto ma fuori?
Il cielo rosso, la terra nera, niente vita.
Era orribile.
«Prova a dormire un altro po’» disse il demone cane cercando di tranquillizzarla.
«Non voglio perderti.»
«Non mi perderai Rin, te lo giuro.»
A forza di piangere e anche per via della lunga giornata la ragazza si addormentò di nuovo tra le braccia del marito.
Sesshomaru guardò il suo volto ferito e bagnato dalle lacrime, l’aveva davvero condannata a un’esistenza simile? Aveva condannato altre creature a finire in quel luogo un giorno? Era stato egoista a volerlo?
«Riposa un po’ la veglierò io» disse gentilmente Izayoi avvicinandosi a Rin.
«Posso resistere ancora.»
«Dalle ascolto, là fuori sarà difficile Sesshomaru.»
Guardò Rin che aveva ancora il volto contratto e le sue mani che erano attaccate a lui.
«Dormirà fino al mattino» disse il padre.
«Ne sembri convinto.»
«Ho messo delle erbe nella sua acqua, erbe che la aiuteranno a dormire.»
«Esiste davvero un luogo vivo in questo posto?»
«Esiste per chi sà dove cercare, le farà bene riposare e farà bene anche a te Sesshomaru.»
Alla fine la stanchezza di quel giorno ebbe la meglio anche su un demone potente come Sesshomaru che si addormentò poco dopo aver controllato nuovamente Rin.
La sua notte passò tranquilla i suoi sensi per quanto lì fossero al sicuro con il padre e Izayoi erano rimasti all’erta, quando si svegliò un tenue bagliore rosso filtrava dalla tenda.
Si tirò su, sua moglie dormiva ancora accanto a lui, il volto era sempre un po’ teso ma meno.
«Sei sveglio» disse il padre porgendogli una ciotola con l’acqua.
«Sì, appena Rin si sarà svegliata uscirò a cercare un portale che riconduca a casa.»
«Verrò con te» disse il generale cane.
«Non sei costretto a farlo.»
«Nessuno mi sta costringendo Sesshomaru. Tu non conosci questo luogo mentre io sì e in due sarà più facile a meno che tu non voglia portarla con te.»
«No» rispose subito il demone «sai che non resisterebbe là fuori.»
«Allora è deciso» ribatté il padre fissando il figlio.
Era così cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto, era più gentile e si preoccupava per gli altri, aveva sposato una ragazza umana.
Rin si svegliò poco dopo e Izayoi la aiutò a cambiarsi, i suoi gesti erano così materni che la commossero.
«Grazie.»
«Ti senti meglio?» chiese Sesshomaru preoccupato.
«Un po’.»
«Rin tra poco uscirò per cercare un portale.»
«Sta attento questo posto è pericoloso se è vero che qui ci sono tutti i demoni allora potrebbero esserci anche demoni che hai ucciso in passato e non sono pochi.»
«Starò attento e tu cerca di riposare» le disse facendole una carezza.
«E se qui ci fosse anche Narku? Se si fosse riformato?»
«Non lo temevo quando era in vita e non lo temo nemmeno ora.»
«Non gli accadrà nulla te lo assicuro» intervenne il generale cercando di tranquillizzare Rin.
Lei annuì poi prese il cibo che Izayoi le stava offrendo.
«Posso mangiare tutto?»
«Certo è per te» le rispose lei.
Rin si sentiva in debito con loro per l’aiuto ricevuto.
Poco dopo guardò il marito sparire oltre la tenda, fuori in quella terra nera e desolata e l’ultima cosa che vide di lui fa la sua coda.


«Da dove iniziamo?»
«Seguimi.»
Sesshomaru seguì il padre fino a una piccola montagna che volarono per raggiungerla.
«Guarda, da qui vedrai com’è fatto questo mondo. Se esiste un portale io non l’ho mai trovato e ho girato in lungo e in largo.»
Osservò tutto ciò che c’era attorno, terra scura e lava ma poi il padre gli indicò un posto così aguzzò la vista e vide un piccolo spazio verde, era lì che aveva trovato le erbe per Rin?
«Deve esserci.»
«Se c’è lo troveremo.»
Sentì dei rumori provenire da dietro, la meno scattò sull’elsa della spada ma il padre lo bloccò.
«Gliel’ho detto io di venire qui, non mi fido di nessuno a parte loro.»
Cinque figure emersero alla luce, prima le loro ombre e poi ciò che restava del loro aspetto.
«Due di loro sono di guardia alla tenda mentre noi invece cercheremo il modo di farvi andare via.»
«Generale siamo ai tuoi ordini.»
Il generale sorrise e poi posò una mano sulla spalla del figlio.
«Lui è mio figlio Sesshomaru e come potrete capire da soli è vivo, non appartiene a questo posto e sto cercando un modo per farlo tornare indietro. Ho bisogno del vostro aiuto.»
Uno alla volta i cinque demoni si inchinarono di fronte al generale cane.
«Tu ci hai salvati sia da vivi che da morti e ora noi siamo tuoi servitori.»
«Non siete servitori ma chiedo comunque il vostro aiuto.»
«Lo hai» rispose il terzo demone prima di tirarsi su.
Spiegarono cosa stavano cercando così disperatamente e poi i cinque demoni si dispersero iniziando le ricerche.


Quelle ricerche durarono giorni, erano già al terzo e ancora non avevano trovato nulla.
«Maledizione!» urlò Sesshomaru in preda alla rabbia, come mai non c’era nessun portale?
«Raccontamelo ancora.»
«E’ la decima volta che te lo dico.»
«Ancora» lo intimò il padre.
«Ero distante e stavo per prendere Kikyo in braccio quando ho sentito Rin urlare il mio nome, mi sono voltato e in quel momento qualcosa la stava risucchiando. Inuyasha e Kagome hanno provato a fermarmi ma mi sono gettato dentro. Il resto lo conosci.»
«Sono sempre più convinto che non troveremo nulla qui che possa ricondurvi a casa.»
«Padre-»
«Ci ho pensato a lungo Sesshomaru e se è stato un portale a risucchiarvi l’unica possibilità che avete è di crearne un altro.»
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Qualcuno ha creato quel portale non è stato un caso.»
Certo ci aveva pensato anche lui ma non voleva crederci, non poteva.
«Inuyasha non l’avrebbe mai fatto e non solo perché Rin è sempre stata buona con tutti ma anche perché Kagome non lo avrebbe mai perdonato, non era il Meido.»
«Non stavo pensando al Meido» rispose il padre posando lo sguardo sul figlio, «Sesshomaru sai cos’è la Pietra dell’al di là?»
«Sì.»
«Allora sai anche chi la possiede.»
«No non avrebbe osato arrivare a tanto» rispose Sesshomaru reprimendo un moto di rabbia.
«Chi altri potrebbe creare un portale per questo mondo? Hai già detto che non può essere stato tuo fratello.»
«Madre!»
Il padre lo lasciò lì a riflettere su quella verità alla quale era giunto già da un po’ e fece ritorno alla tenda dove Izyoi e Rin li stavano aspettando.
Congedò il demone che era di guardia ed entrò.
«Sei già tornato?» chiese la moglie andandogli incontro.
Rin era seduta sul futon mentre guardava con attenzione e affetto alcuni piccoli abiti.
«Dov’è Sesshomaru?» domandò preoccupata.
«Sta bene, arriverà presto» la rassicurò ma lo sguardo di lei rimase a fissare comunque l’entrata per qualche secondo.
«Avete trovato qualcosa?»
«In un certo senso sì ed è qualcosa che a mio figlio non piace.»
«Devo preoccuparmi?»
«Rin sappiamo chi è stato a mandarvi in questo mondo.»
«Chi?» domandò con freddezza.
«La madre di Sesshomaru, deve aver usato la Pietra che tanto tempo fa le avevo lasciato in dono.»
«La Pietra?»
«Sì ha un potere particolare-»
«Lo so, può riportare in vita chi è morto e aprire varchi. Come ho fatto a non pensarci prima?»
Izayoi si andò a sedere accanto a lei e la abbracciò.
«Mi odia così tanto da spedire anche Sesshomaru in questo posto!»
«Non prendertela lei è fatta così, lo è sempre stata. Se lo ha fatto è perché era certa che Sesshomaru avrebbe trovato il modo di uscire.»
«Non sarei mai dovuta andare a cercarlo, ora non sarebbe bloccato qui.»
«Non incolparti per questo» le disse Izayoi.
«Mio figlio ti ama, non credevo possibile che Sesshomaru potesse amare qualcuno all’infuori del potere e di se stesso. Per anni ho tentato di cambiarlo senza successo ma tu e Tenseiga siete riusciti in ciò in cui io ho fallito.»
«La mia vita era finita anni fa se Sesshomaru non mi avesse salvata ora sarei morta da oltre dieci anni.»
«Ha usato Tenseiga su di te?» domandò con un po’ di curiosità il generale cane.
«Sì, all’epoca ero una bambina. Sesshomaru si stava riprendendo in una radura vicino al mio villaggio, ero così curiosa non avevo mai visto nessuno come lui. Gli portavo cibo ma non lo mangiava, credevo che non mi vedesse nemmeno ma a differenza degli altri si era accorto delle mie ferite» disse ricordando quei momenti, «poi un giorno il mio villaggio è stato assalito dai demoni lupo, hanno ucciso tutti senza distinzioni o pietà.»
«Demoni lupo?»
«La tribù Yoro, il loro giovane capo si chiama Koga» disse Rin e nonostante il tempo trascorso sentì un brivido nel pronunciare quel nome «Koga è molto cambiato da allora ma anni prima era un demone sanguinario. Stavo correndo verso la radura quando i lupi…»
Non riuscì a proseguire.
Il buio, il freddo, la paura… e poi c’era stato il volto di Sesshomaru.
«Ti hanno uccisa.»
Rin annuì mentre Izayoi la stringeva a sé e le asciugava le lacrime.
«Basta così mio caro, ha sofferto già abbastanza senza doverlo ricordare ancora.»
«Hai ragione tu Izayoi, perdonami volevo solo sapere.»
«Sesshomaru mi ha riportata in vita usando la sua spada, il suo volto è stata la prima cosa che ho visto quando mi sono risvegliata.»
«Non mi sono mai pentito di averlo fatto» disse il demone che era entrato nella tenda in quel momento.
Rin si ricompose e gli sorrise.
«Tenseiga e questa ragazza ti hanno davvero cambiato e ne sono felice. Sesshomaru sai che ora se accadesse qualcosa Tenseiga non la riporterebbe più in vita?»
«Lo so, lo abbiamo scoperto a caro prezzo.»
Il figlio raccontò al padre cosa era accaduto, il ciondolo della madre, il segugio, la seconda morte di Rin e sua madre che grazie a Jaken aveva capito che il figlio stava soffrendo.
«Non le ho mai detto di farti affrontare una prova tanto crudele.»
«Ti credo ma a mia madre piace essere crudele, il fatto che siamo qui lo dimostra.»
«No» rispose Rin «lei non voleva farti finire qui, ero io il suo obiettivo Sesshomaru non tu.»
«Colpire te è colpire me e questo lei lo sa bene.»
«Non volevo questo.»
«Rin non è tua la colpa» disse Sesshomaru inginocchiandosi di fronte alla moglie.
«Sei entrato in quel portale per me.»
«Sei mia moglie cosa avrei dovuto fare?»
«Se è stato un portale a farci arrivare allora…»
Sesshomaru annuì.
«Inuyasha troverà il modo di tirarci fuori, lui e Kagome ce la faranno. Non penserai che siano rimasti con le mani in mano vero?»
«No ma non voglio mettere nessun’altro in pericolo» rispose fissando il marito.








 

Ieri ho scritto l'ultimo capitolo di questa storia che sarà il numero 41, intanto abbiamo ancora un po' di capitoli e tempo da passare iniseme e inoltre credo proprio che scriverà una FF con Setsuna come protagonista ;) vi lascio una piccola anticipazione!


 

«Perché Tenseiga?»
«Perché era ciò che ti serviva, Tenseiga ti ha aiutato a diventare il demone che sei oggi e senza Tenseiga la tua umana ora sarebbe morta» disse il generale senza smettere di scrutare il cielo rosso come il sangue «Inuyasha aveva bisogno di più protezione e poi ero certo che un giorno avresti trovato la tua spada anche senza il mio aiuto.»
«Rin e Kikyo sono le persone a cui tengo di più.»
«Per il momento» rispose sorridendogli leggermente.
«Sì» disse ma non aggiunse altro.

 

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Capitolo 39
*** TRENTANOVE ***


TRENTANOVE








Nonostante non potesse fare nulla ogni giorno Sesshomaru usciva per cercare un modo per condurre lui e Rin fuori da quel luogo il prima possibile.
Il volto di Rin era sempre più pallido e i suoi battiti erano diventati strani, quell’aria non era più adatta a lei e stava soffrendo per quanto tentasse di non darlo a vedere per non farlo preoccupare.
«Rin? Potrei fare una cosa per me quando tu e Sesshomaru sarete tornati indietro?» domandò Izayoi dopo essersi seduta accanto a lei.
Il generale cane era uscito con Sesshomaru, ogni volta che il figlio usciva lui lo seguiva infondo non rimaneva molto tempo da poter passare con lui.
«Certo, farò tutto ciò che posso per sdebitarmi.»
Izyoi le sorrise, era davvero bellissima e aveva un aspetto nobile.
Inuyasha aveva preso poco da lei sicuramente non la sua innata gentilezza.
«Vorrei che dessi questi a mia nipote, non potrò mai conoscerla ma sarà un modo per starle accanto» le disse posandole in braccio dei kimono.
«Sono davvero bellissimi, lo farò e un giorno racconterò a Kikyo che sei stata tu a donarglieli.»
«Grazie.»
«Non devi ringraziarmi, io e Sesshomaru stiamo bene grazie al vostro aiuto.»
«Con me non serve fingere, se vuoi riposare…»
«Preferisco restare sveglia… quando dormo i miei sogni non sono belli» ammise Rin osservando quei vestitini, erano di varie grandezze così Kikyo avrebbe potuto usarli anche quando fosse cresciuta.
«Ho fatto anche questi. Non so se avrete dei maschi o delle femmine così…»
«Oh!» esclamò lei sorpresa «Izayoi io…»
«Tienili e portali con te se vorrai. Non sono la madre di Sesshomaru ma questi bambini sono in un certo senso anche miei nipoti.»
Rin le sorrise e poi la abbracciò, quella donna era davvero la madre che Sesshomaru avrebbe dovuto avere.






«Dobbiamo andarcene presto da qui, Rin non resisterà per molto.»
«Me ne sono accorto anch’io» disse il padre.
«Odio non poter fare nulla.»
«Lo so Sesshomaru ma se hai ragione presto qualcuno arriverà» disse il padre guardando il figlio negli occhi.
«E se mi fossi sbagliato? Se Inuyasha e Kagome non riuscissero a trovarci? Non voglio far preoccupare ancora di più Rin ma ci ho pensato molto in questi giorni.»
«Vedrai arriveranno.»
«Padre» lo chiamò Sesshomaru dopo che il generale si era avviato verso una duna di sabbia scura e bollente, «avrei voluto averti compreso prima ma ero così accecato dal potere. Ancora oggi non capisco perché hai lasciato a me Tenseiga.»
«Odiavi tutto e tutti, non era facile farmi comprendere da te Sesshomaru.»
«Perché Tenseiga?»
«Perché era ciò che ti serviva, Tenseiga ti ha aiutato a diventare il demone che sei oggi e senza Tenseiga la tua umana ora sarebbe morta» disse il generale senza smettere di scrutare il cielo rosso come il sangue «Inuyasha aveva bisogno di più protezione e poi ero certo che un giorno avresti trovato la tua spada anche senza il mio aiuto.»
«Rin e Kikyo sono le persone a cui tengo di più.»
«Per il momento» rispose sorridendogli leggermente.
«Sì» disse ma non aggiunse altro.
Nel cielo non si vedeva nulla e l’aria era cocente e perfino a lui, uno dei demoni più potenti stava iniziando a dare fastidio.
«Cosa ti preoccupa?»
«Rin.»
«Una volta che sarete fuori da qui starà bene, è l’aria-»
«No padre non mi riferisco a questo. A volte la guardo e mi chiedo se ce la farà, se sarà abbastanza forte e se non dovesse farcela… Tenseiga non potrebbe riportarla da me, niente e nessuno potrebbe farlo.»
«La stai sottovalutando non è così debole come dici, l’ho osservata combattere e nonostante il suo stato è stata coraggiosa.»
«Coraggiosa sì e incauta a volte ma questo non è sufficiente, alcune donne del villaggio sono morte di parto. Se accadesse non so cosa farei.»
«Non accadrà» disse il padre posando una mano sulla spalla del figlio «la tua Rin è forte e determinata, Sesshomaru andrà tutto bene.»
«E se invece non fosse così?»
«In quel caso dovrai andare avanti per i tuoi figli, lei vivrà in loro. Scaccia questi brutti pensieri ora.»
Se morisse come potrei affrontare tutto da solo?





Trascorsero altri due giorni, ormai erano più di sei che si trovavano lì.
Rin non aveva più le forze nemmeno per sedersi, il suo volto stava assumendo un colorito giallognolo che lo preoccupava, il cuore batteva più lento.
«Rin» disse facendole una carezza e la mano di lei anche se debole strinse la sua.
Aprì gli occhi per vedere il volto del marito chino su di lei le accarezzava il volto.
«Sesshomaru.»
«Non sforzarti, resisti ancora un po’ ti prego.»
Annuì ma si sentiva sempre più debole, si sentiva scivolare via come quando i lupi l’avevano attaccata, come quando i Tengu l’aveva imprigionata in quella visione bellissima e terribile al tempo stesso ma ora era diverso, ora c’erano i bambini e se si fosse arresa a quella lenta stanchezza anche loro sarebbero morti.
No - pensò - devo sopravvivere per loro e per Sesshomaru.
Ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò ancora.
«Devo uscire» disse Sesshomaru lasciando controvoglia la mano di Rin e cedette il posto a Izayoi che le si era avvicinata per rinfrescarla un po’.
«Andiamo» disse il padre ma vide quanto il figlio stesse lottando con se stesso, anche lui in passato aveva lottato a quel modo ma l’amore per Izayoi era stato più grande di tutto.
Sesshomaru la guardò un’ultima volta e uscì seguito da suo padre.

 

«Che posto è mai questo?» domandò Kagome stringendosi alla vita del marito.
«Non lo so ma è il peggiore che abbiamo visto da quando siamo entrati nel Meido.»
«Inuyasha credi che siano qui?» chiese Kagome preoccupata guardando quel cielo rosso fuoco come il sangue e le vennero i brividi.
«Forse» rispose il marito scrutando il basso per poi chiedere a Kirara di abbassarsi un po’.
«Kagome ho sentito l’odore di Sesshomaru!»
«Ne sei certo?»
«E’ la prima traccia che abbiamo da giorni.»
«Sì ma se sono davvero qui… Rin…»
«Starà bene, Sesshomaru non avrebbe permesso di certo che le venisse fatto del male.»
Continuarono a seguire quell’odore ma non si vedeva nulla se non il cielo rosso fuoco, terra nera e lava.
«Ah dannazione Sesshomaru!» urlò Inuyasha ormai esausto.
Avevano viaggiato molto in quei giorni senza quasi mai fermarsi per riposare se non lo stretto indispensabile ma ancora non si vedeva nulla.


 

 

Un eco, ecco cosa sentì il principe dei demoni.
Era reale? Quel posto lo stava forse facendo impazzire riproducendo la voce di Inuyasha?
«Padre hai sentito anche tu?»
«Sì, chiunque sia è vicino.»
Sesshomaru si alzò in volo per cercare di farsi vedere, il vento bollente che soffiava in quel luogo di morte gli portò anche se in maniera diversa l’odore del fratello, Inuyasha era davvero lì allora!
E Kagome, c’era anche il suo odore confuso con quello del fratello mezzo demone.
Poi li vide, volavano più in alto di lui ma li vide, li chiamò cercando di attirare la loro attenzione e quella di Kirara e poi quando finalmente lo videro si decise a toccare terra.
«Sesshomaru!» gridò Kagome e non appena Kirara toccò terra saltò giù e corse dal cognato e per la prima volta da quando lo aveva conosciuto lo abbracciò cosa che sorprese entrambi e anche Inuyasha ma fu davvero felice di quell’abbraccio.
«Meno male ti abbiamo trovato! Dov’è Rin? Sta bene?» chiese Kagome preoccupata guardandosi attorno.
«Finalmente! Ti abbiamo cercato in così tanti spazi che credevo che non ti avremmo più trovato. Dannazione ma che posto è mai questo?» disse Inuyasha guardandosi attorno.
Lo sguardo di Kagome si era fissato sul demone poco distante da Sesshomaru ma che in realtà gli somigliava così tanto!
«Siete arrivati giusto in tempo. Kagome, Rin è al sicuro ma non sta bene.»
«Cos’ha?» chiese riportando subito l’attenzione sul cognato.
«E’ l’aria di questo posto è contaminata.»
«Allora va a prenderla e andiamo via di qui» disse Inuyasha posando la mano su Tessaiga, quel luogo lo faceva sentire vulnerabile e inquieto come quando era bambino, come durante le notti in cui perdeva i suoi poteri.
«Sì ma prima… Inuyasha devo presentarti qualcuno.»
«Ma dico ti sembra il momento?»
«E’ l’unico momento che avrai quindi sì. Per una volta fa quello che ti chiedo» disse Sesshomaru avvicinandosi all’altro demone.
«E va bene ma poi ce ne andiamo.»
Sesshomaru strinse le labbra.
«Inuyasha lui è nostro padre.»
La mano del mezzo demone lasciò Tessaiga e gli occhi si posarono su quel misterioso demone che era rimasto in silenzio al fianco di Sesshomaru.
«Che stai dicendo Sesshomaru?»
«Inuyasha sapevo che saresti venuto, tuo fratello l’aveva detto.»
«C’è un’altra cosa che devi sapere» continuò Sesshomaru «anche tua madre, Izayoi, è qui.»
«A che gioco stai giocando dannato?! Già una volta mi hai fatto credere che fosse in vita e-»
«Sto dicendo la verità questa volta» rispose Sesshomaru fermando il fratello.
«Non sta mentendo, tua madre è qui con me e desidera molto rivederti.»
«Dobbiamo sbrigarci a Rin non rimane molto tempo se continuiamo a restare qui.»
«Portaci da lei» disse Kagome «possiamo sistemare tutto una volta lì. Inuyasha ti prego!»
La voce di Kagome sembrò persuadere il marito che salì nuovamente su Kirara senza dire una parola e poi tutti volarono verso la tenda del generale cane dove una giovane ragazza stava lottando per sopravvivere.
«Ci siamo» disse il generale scendendo e posando i piedi a terra «aspettate un momento.»
Entrò e trovò Izayoi ancora al capezzale di Rin.
«Izayoi mia cara c’è qualcuno che devi vedere.»
Izayoi si tirò su e si avvicinò al marito e quando la tenda si scostò entrò Sesshomaru seguito da Kagome con in braccio Kirara e poi Inuyasha.
«Inuyasha?» domandò facendo cadere il panno con il quale aveva cercato di dare sollievo a Rin.
«Madre? Sei davvero tu?» disse lui avvicinandosi a lei.
«Oh figlio mio!»
La donna gli si avvicinò e lo abbracciò stretto a sé.
«Madre» disse ricambiando la stretta della madre «Kagome…»
«Sono felice di conoscerla» disse Kagome sorridendo a Izayoi, le due donne si abbracciarono e poi Kagome dopo aver posato Kirara a terra si avvicinò a Rin che era ancora addormentata nel futon.
«Rin! Rin sono io, sono Kagome» la chiamò lei.
Piano piano Rin aprì gli occhi.
Era pallida, le labbra screpolate e il battito debole.
«Kagome?»
«Sì, sta tranquilla adesso ti portiamo via da qui.»
«Mmh» disse e poi le sue palpebre si abbassarono di nuovo.
«Rin!»
«E’ inutile non riesce a rimanere cosciente per più tempo di così» disse Sesshomaru.
«Questo non va bene. Inuyasha dobbiamo portarla via da qui.»
«Sì, ha bisogno di aria buona» disse Izayoi osservandola.
«Ha resistito molto ma temo che più di così…» aggiunse il generale cane.
«Mi dispiace» disse Kagome, suo marito aveva appena ritrovato la madre e conosciuto il padre.
Inuyasha osservò suo padre, era davvero maestoso come diceva il vecchio Myoga e incuteva un certo rispetto, la sua coda era simile a quella di Sesshomaru ma divisa in due.
«Rin e Sesshomaru ci hanno raccontato molte cose, vorrei che ci fosse più tempo per parlare ma non c’è» disse il generale cane guardando a sua volta la moglie del figlio maggiore che si stava lentamente spengendo per causa dell’aria di quel posto.
«Padre anche io vorrei avere più tempo, ho così tante domande.»
«Lo so» rispose lui posandogli una mano sulla spalla «ma ora dovete andare, un giorno Inuyasha parleremo di tutto ciò che vorrai.»
«Rin dobbiamo andare» disse Sesshomaru prendendola in braccio.
Riaprì gli occhi quando stavano per lasciare la tenda.
«Aspetta» sussurrò debolmente al marito «Izayoi.»
La sua voce era troppo bassa perché la donna potesse sentirla così Sesshomaru la chiamò per lei.
«Rin andrà tutto bene» le disse dolcemente.
«I vestiti, l’ho promesso» rispose, poi vinta dalla stanchezza posò nuovamente la testa sulla spalla del marito.
Izayoi si avvicinò al futon e poi raggiunse il gruppo pronto a partire.
«Sono per Kikyo» disse lei «non potrò conoscerla ma almeno avrà qualcosa di sua nonna e questi» aggiunse osservando Sesshomaru «sono per i vostri bambini, non ho dubbi che saranno bellissimi.»
Kagome fece un passo avanti e li prese commossa.
«Madre, Kikyo saprà di te, di entrambi.»
Inuyasha abbracciò la madre e per la prima volta anche il padre, poi tirò fuori Tessaiga e aprì un portale che li riportò a casa.












 

Ciao a tutti! -2 alla fine della mia storia è stato bello condividere tutot ciò con voi fan, capite meglio di chiunque l'affetto per questi personaggi! Anche se non sempre vi rispondo sappiate che leggo ogni commento che viene lasciato e sono felice di constatare che ormai siete arrivati fin qui con me <3. 
Vi lascio una piccola anticipazione del capitolo 40


 

«Ci penserò io a Kagome e a Sango e a chiunque altro proverà a cacciarmi via, altrimenti ti rapirò.»
«Ah sì? E dove mi porterai?» chiese curiosa la moglie con un po’ di malizia.
«Alla nostra radura, quello è il nostro posto.»
«Il nostro posto» sussurrò guardando il cielo scuro e le stelle che splendevano così lontane da loro, sentì i bambini scalciare e sorrise felice a suo marito.
«Fa male?» chiese infine Sesshomaru, non sopportava l’idea che soffrisse anche se sapeva bene che sarebbe accaduto, ma questo non sembrava spaventare la moglie.
Come può essere tanto calma mentre io ho così paura? - si chiese il demone osservando Rin coccolata dalla sua coda.

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Capitolo 40
*** QUARANTA ***


QUARANTA








Rin restò incosciente per alcuni giorni, giorni che per Sesshomaru trascorsero pieni di ansia e di tensione, giorni che passava al suo capezzale finché la cognata, Sango o Kaede non venivano a trovarla e solo in quei momenti il demone usciva anche se per poco tempo.
Il battito era tornato più regolare e il volto giallognolo aveva ripreso un colorito roseo ma ancora non si era svegliata.
Spesso si concentrava anche sul battito dei figli che come quello di Rin sembrava essere tornato quasi nella norma per quanto il cuore di un mezzo demone possa esserlo.
Molti anni prima mentre lottava contro Inuyasha per Tessaiga all’interno del corpo del padre aveva detto che non voleva nemmeno posare gli occhi su un abominio come lui, che non capiva perché amasse e proteggesse gli umani.
Erano cambiate così tante cose da allora, lui era cambiato.
C’erano altre vite che avevano valore ora per il demone cane oltre a quella di Rin e di Jaken, quella di sua nipote Kikyo era una delle più preziose per Sesshomaru, il suo pupillo e promettente sterminatore Kohuaku, la cognata e anche il fratello dopo tutto, le figlie del monaco e della sterminatrice.
Avrebbe difeso ognuno di loro se fosse stato necessario e tra non molto a quella lista si sarebbero aggiunte altre due persone.
«Presto» mormorò il demone stringendo la mano della moglie nella sua, «presto li conosceremo.»






Il sesto giorno Rin si svegliò, era l’alba di una mattina piovosa e fredda.
Sesshomaru era al suo fianco come sempre quando la sentì muoversi.
«Rin?» la chiamò il demone.
La giovane fanciulla impiegò qualche minuto a svegliarsi del tutto ma quando lo fece il volto di Sesshomaru fu la prima cosa che vide.
«Ciao» disse lei sorridendogli.
«Sei sveglia finalmente» rispose il demone per poi baciarla delicatamente.
«Quanto ho dormito?»
«Sei giorni ma ora sei sveglia.»
«Sei giorni?» chiese quasi sconvolta.
«Ne avevi bisogno.»
Intuendo che voleva tirarsi su la aiutò piano piano a mettersi seduta, poi la fece appoggiare contro il suo petto per farla stare più comoda.
«Dov’è Izayoi? E tuo padre?»
Era confusa, forse non ricordava?
«Siamo tornati a casa.»
«Oh io… non li ho salutati.»
Sesshomaru sorrise, Rin continuava ancora ad essere così ingenua e spontanea come la bambina che era in passato.
«Non devi preoccuparti di questo, non ora.»
«Gli abiti! Avevo promesso a Izayoi che-»
«Li ha presi Kagome e quelli» disse indicando una piccola pila di vestiti di varie grandezze e colori che si trovavano vicino al loro letto «sono per loro.»
Sesshomaru posò la mano sulla pancia di Rin, mancava sempre meno e la sua paura andava di pari passo con la voglia di conoscere quei figli.
«Non ho potuto darle nulla.»
«Le hai dato più di quanto pensi, le hai detto ciò che voleva sapere e ora il suo spirito sarà più tranquillo.»
«Non posso pensare che quel posto orribile esista davvero» rispose quasi con le lacrime agli occhi e nascondendo il volto nella spalla del marito.
«Allora non pensarci, abbiamo ancora tante cose da fare insieme.»
Lei annuì asciugandosi le lacrime, poi Sesshomaru chiamò Jaken che non appena vide Rin sveglia il suo voltò si colmò di felicità.
«Jaken va a dire a Kagome e gli altri che Rin si è svegliata e sta bene.»
«Con estrema gioia padron Sesshomaru» rispose il kappa sorridendo a Rin, poi uscì dalla loro casa per andare a chiamare Kagome e tutti gli altri che volevano bene a quella coppia.






La notte il principe dei demoni non riusciva a dormire.
Osservava la moglie che di tanto in tanto si girava nel letto sussurrando frasi che non capiva del tutto, osservava la sua pancia ormai così grande che conteneva i loro bambini e di tanto in tanto vedeva i figli muoversi e si chiedeva se non sentisse male ma Rin non si lamentava mai.
Era uscito fuori a osservare la luna, sua madre aveva tentato di avvicinarlo di nuovo ma non aveva voluto saperne ma forse un giorno, be’ forse un giorno avrebbe potuto parlarle ancora ma non per il momento di certo.
Voleva andare da lei e punirla ma Rin non aveva voluto, era sua madre ed era la nonna dei loro figli.
La luna era quasi piena e alta nel cielo, le stelle erano ben visibili e le nuvole sembravano starsene lontane quella notte dal villaggio di Musashi.
Respirò l’aria cercando di non pensare a ciò che li aspettava a breve, un demone poteva avere tanta paura per una cosa così naturale?
Se fosse accaduto il peggio avrebbe potuto amare quei bambini?
La risposta era scontata: .
Loro sarebbero stati la sua unica ragione di vita se Rin…
Un rumore lo distrasse dai suoi pensieri, piccoli piedi che calpestavano l’erba umida della notte, non si voltò ma aspettò in silenzio che lei lo raggiungesse.
Rin non disse nulla si limitò a prendere la sua mano e a stringerla nella sua e ancora una volta si chiese come avesse fatto quell’umana e il suo calore a farlo capitolare?
Come era stato possibile che quella bambina a cui aveva salvato la vita dieci anni prima ora fosse diventata tutto per lui?
Certo Rin da quel momento era sempre stata importante tanto che persino Naraku si era servito di lei per cercare di sconfiggerlo ma questo… no questo non lo aveva mai ritenuto possibile.
«A cosa pensi?»
«A te» rispose Sesshomaru senza smettere di osservare le stelle.
Sentì Rin sorridere.
«Avresti potuto farlo restando al caldo però.»
«Mi serviva un po’ d’aria fresca. Non saresti dovuta uscire» rispose per poi avvolgerle intorno al corpo la coda.
Sentì la mano libera di Rin stringerla a sé.
«Ho paura per te» disse infine il demone.
«Non devi, starò bene» rispose cercando di essere il più possibile convincente «ho assistito a molti parti so cosa aspettarmi e poi Kagome e Sango saranno con me.»
«Anch’io.»
Sorrise ancora, «non puoi per quanto lo vorrei.»
«Credi davvero che qualche stupida usanza mi impedirà di starti accanto?»
«Non è solo per quello» disse Rin cercando lo sguardo del marito.
«Per cosa?»
«Non voglio che tu mi veda in quel modo, so che il tuo udito è più fine di quello umano e che sentirai comunque ma-»
«Sciocca qualche urlo non mi farà scappare di certo via da te.»
«Sarà più di qualche urlo» ammise lei, non voleva che Sesshomaru la sentisse urlare, che la vedesse tutta sudata e stanca ma al tempo stesso desiderava ardentemente che il marito restasse con lei.
«Non me ne andrò lo stesso Rin.»
«Kagome-»
«Ci penserò io a Kagome e a Sango e a chiunque altro proverà a cacciarmi via, altrimenti ti rapirò.»
«Ah sì? E dove mi porterai?» chiese curiosa la moglie con un po’ di malizia.
«Alla nostra radura, quello è il nostro posto.»
«Il nostro posto» sussurrò guardando il cielo scuro e le stelle che splendevano così lontane da loro, sentì i bambini scalciare e sorrise felice a suo marito.
«Fa male?» chiese infine Sesshomaru, non sopportava l’idea che soffrisse anche se sapeva bene che sarebbe accaduto, ma questo non sembrava spaventare la moglie.
Come può essere tanto calma mentre io ho così paura? - si chiese il demone osservando Rin coccolata dalla sua coda.
«No non proprio, non so come spiegarlo. E' come sentire un piccolo vuoto inizialmente e poi a volte qualche calcio ma non fa male» rispose sorridendogli, «in realtà quando non li sento muovere… preferisco che si agitino un po’.»
«Voglio solo che stiate bene Rin.»
«Lo so e ti prometto» disse fissando negli occhi il marito «che staremo bene tutti e tre.»





Era un pomeriggio come tanti altri, Sesshomaru era uscito per allenarsi su insistenza della moglie e Kagome era andata da lei assieme alla nipote.
Aveva preso Kikyo in braccio e anche se caminava ormai le piaceva essere coccolata, quando all’improvviso sentì una fitta fortissima che le tolse quasi il fiato.
«Rin?» la chiamò Kagome preoccupata poi prese subito Kikyo.
«Kagome i bambini-» ma non riuscì a terminare la frase, il dolore era troppo intenso, non aveva mai sperimentato nulla del genere.
Sì aveva assistito a innumerevoli parti ma sentirlo… no nemmeno l’aggressione die lupi era stata tanto dolorosa.
Con le mani strinse forte la stoffa del kimono.
Kagome posò la figlia a terra lontana dall'entrata e senza perderla di vista preparò un futon per Rin e solo quando lo ebbe disteso bene aiutò la cognata a sdraiarsi lì.
«Rin guardami andrà tutto bene, adesso riporto Kikyo a casa il più veloce possibile e torno qui. D’accordo?»
«Sì» rispose Rin quando finalmente il dolore si calmò.
Kagome prese la figlia in braccio e camminando il più veloce possibile si avviò verso casa.
«Resisti» disse pensando alla cognata che ora era sola.
Quando fu a metà strada incrociò Sesshomaru e gli corse subito incontro.
«Sesshomaru!»
«Kagome che succede? La bambina sta male?» domandò il demone vedendola così agitata mentre gli correva incontro con la nipote in braccio.
«No ma Rin… devo tornare da lei, porta Kikyo da Inuyasha e di a Sango di raggiungermi.»
Per qualche istante il demone impallidì e il suo sguardo sembrò diventato di pietra.
Dunque era il momento? I suoi figli stavano davvero per nascere?
«Sesshomaru!»
«Dammela» disse allungando le braccia e prendendo la nipote e senza aggiungere altro si librò in aria stringendo Kikyo a sé.
Rin - quello era il suo unico pensiero, il nome della persona che amava di più anche più della sua stessa vita.
Volò veloce per quanto possibile, non voleva che la nipote si ammalasse o avesse paura lei sembrava tranquilla anzi quasi divertita da quel cambiamento, agitava le piccole mani paffute cercando di afferrare le nuvole o gli uccelli e emetteva gridolini di gioia per qualcosa che Sesshomaru non comprendeva.
«Quando sarai più grande ti piacerà ancora di più» disse dimenticando per un momento ciò che stava accadendo.
Scese piano, entrò in casa di Inuyasha spiegando velocemente la situazione e gli diede Kikyo dopo averle dato un bacio poi volò da Sango che stava riposando su un prato con il figlio più piccolo in braccio mentre le gemelle correvano da ogni parte.
«Sango» la chiamò il demone facendola sussultare.
«Sesshomaru cosa fai qui?»
«Rin sta per partorire, Kagome vuole che tu la raggiunga.»
«Oh! Aspetta solo un momento, lascio i bambini a Miroku e andiamo subito da lei.»
In effetti la sterminatrice fu veloce, il monaco la sostituì e non sembrò dispiacergli.
Sango si incamminò ma Sesshomaru la prese e volò nuovamente via verso la sua casa, verso Kagome e Rin che in quel momento lo stava aspettando.








 

Penultimo capitolo della mia storia! Ma non temete perché appena finita tornerò con una nuova storia sulla Sessrin ma soprattutto su Setsuna la mia gemella preferita! Se vorrete seguirmi tenete d'occhio la mia pagina EFP, per ora ho già buttato giù quasi tre capitoli!
Vi ringrazio ancora e vi lascio con una piccola anticipazione.


[...] 
Vide il suo volto pallido e i capelli scuri come quelli di Rin, era una bambina perfetta come poteva non vivere?
Se qualcuno doveva essere punito quello era lui non sua figlia.
Il suo sguardo si posò sull'altra figlia, si concentrò sul suo cuore, come poteva quella benedizione essere diventata una maledizione? Come poteva rinunciare così all'altra bambina?
Assottigliò lo sguardo dorato.
«Forza piccolina so che puoi farcela» disse Kagome.
Non pianse infondo non lo aveva mai fatto, nemmeno quando Rin era morta per la seconda volta anche se il suore era a pezzi il grande Sesshomaru non piangeva
[....]

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Capitolo 41
*** QUARANTUNO ***


QUARANTUNO





Trovò Rin distesa nel futon con Kagome al suo fianco, la coperta tirata su.
Kagome si spostò per fargli spazio mentre Sango entrava subito dietro di lui.
Aveva perso il colorito roseo riacquistato negli ultimi giorni, il suo cuore batteva molto veloce - notò il demone - e il suo volto era sudato.
«Rin.»
«Va tutto bene» disse sorridendogli, anche in quella situazione era lei a cercare di dare conforto a lui, poi il suo volto si contrasse e un piccolo grido le sfuggì di bocca.
«Sesshomaru dovresti andare» disse Sango mentre Kagome tirava giù la coperta e alzava la veste di Rin fin sopra alla vita.
«Non me ne andrò» rispose lui.
«Non puoi rimenare.»
Il demone non rispose si limitò a fissare Rin che da una parte desiderava ardentemente che lui rimanesse ma dall’altra sapeva anche che non era giusto farlo rimanere, permettergli di vedere la sua sofferenza, non voleva.
«Vai» sussurrò lei.
«Te l’ho già detto non ho intenzione di lasciarti.»
Rin gli sorrise nonostante le terribili fitte di dolore che provava, era come se una lama la trafiggesse sempre più a fondo e sempre più spesso.
«Ma-»
«Sango è inutile» disse la cognata «se vuoi rimanere allora mettiti dietro di lei.»
Sango aiutò Rin a tirarsi su il tanto che bastava a Sesshomaru per sedersi e poi lei si appoggiò a lui.
«Adesso togliamo questo» le disse Kagome aiutandola a togliere del tutto la veste, poi tirò fuori da uno zaino che aveva lasciato a casa loro qualcosa di molto strano che si agganciava d'avanti sul seno e aiutò Rin a indossarlo.
Ormai Sesshomaru non si domandava nemmeno più cosa fossero le cose che la cognata riportava dai suoi viaggi nella sua epoca ma sapeva quanto quegli oggetti spesso fossero utili come il macchinario che aveva usato per far sentire a Rin il battito dei gemelli.
Rin strinse le mani di Sesshomaru e fece un profondo respiro, sarebbe stata abbastanza forte?
Sango le passò un panno fresco sul volto per rinfrescarla, sapeva che li avrebbe attesi una lunga notte.
Il travaglio di Rin durò molte ore, ore in cui lei a volte si alzava per camminare su insistenza di Kagome che diceva che la avrebbe aiutata, ore in cui gemeva, ore in cui si stringeva al marito e cercava di rassicurarlo nonostante il dolore.
Stava passeggiando per la stanza quando all’improvviso per poco non si accasciò a terra, Kagome e Sango la presero prima che cadesse e ancora prima che lui potesse muoversi, la sentì urlare, urla vere e non gemiti come poco prima, urla che lo spaventarono.
«Rin guardami, va tutto bene» le disse Kagome mentre la sosteneva, poi piano piano assieme a Sango la aiutarono a stendersi nuovamente sul futon.
«I bambini…»
«Sì, ci siamo» le rispose Sango stringendole la mano e sorridendole.
I figli a cui per tanti mesi avevano pensato ora stavano per nascere davvero, sarebbero stati reali, presto li avrebbe conosciuti.
«Quando senti il bisogno di spingere inizia, piano piano» disse Kagome.
Rin annuì e piano piano come aveva detto Kagome iniziò a spingere, ogni tanto il cuore accelerava i battiti facendo sussultare quello di Sesshomaru ma sapeva che era la pura, il dolore e anche il desiderio a far battere forte in quel modo il cuore della moglie.
«Ahhhhh!»
Quello fu uno di quegli urli che Sesshomaru fu certo avrebbe ricordato per il resto dei suoi giorni, le nocche delle sue mani divennero quasi bianche per il troppo stringere, anche il viso sembrò svuotarsi di ogni colore, ansimò e urlò ancora e spinse.
«Rin stai andando bene, continua così» la incoraggiò Kagome.
Sì sarebbe stata decisamente una notte molto lunga quella.
«Adesso non spingere finché non te lo dico io.»
Lei annuì, spostò lo sguardo sul demone che ricambiò lo sguardo.
Avrebbe voluto combattere quella battaglia per lei prendere parte di quel dolore che la stava straziando ma non poteva, quella era la sua battaglia.
«Stai andando bene» disse lui dandole un bacio sulla fronte bagnata di sudore.
Ma il suo sguardo mutò in fretta si stava trattenendo ma non resisteva, il suo corpo le imponeva di spingere, spingere e spingere per espellere quella piccola creatura.
«Kagome!»
«Ci sono.»
Rin spinse ancora urlò e poco dopo si accasciò contro Sesshomaru respirando sempre con più affanno ma l’attenzione del demone venne rapita da un altro battito, un battito diverso ma forte, il primo bambino era nato.
Il suo pianto echeggiò per tutta la casa facendo sorridere i genitori nonostante la paura e la stanchezza.
Kagome si occupò del nuovo nato, lo pulì un po’ e lo avvolse in una coperta e poi lo passò a Sango.
I due sposi aspettavano impazienti di conoscere il figlio, Rin tese le braccia verso Sagno e con cura e amore posò il bambino tra le braccia tese della madre.
«E’ una bellissima bambina» disse Kagome sorridente.
Sesshomaru le prese la mano che era così piccola, sua figlia somigliava a lui nell’aspetto e come lui aveva i capelli quasi argentei ma gli occhi non aveva dubbi che sarebbero stati come quelli di Rin.
«E’ perfetta» disse lei baciandola.
Subito dopo Sango la aiutò a slacciarsi quella cosa che Kagome le aveva fatto indossare e la figlia iniziò ad attaccarsi al seno di Rin a mangiare e la allattò finché non tornò nuovamente il dolore, resistette il più a lungo possibile ma alla fine cedette e la lasciò alle cure di Sango.
«Adesso tocca a lui o lei» disse una zia orgogliosa mentre Sango faceva fare il ruttino alla bambina.
«Sei stata brava» disse il demone.
«Grazie per essere rimasto» rispose lei posando per qualche istante la testa sulla sua spalla, reprimendo il grido di dolore che aveva in gola.
Come per la prima bambina iniziò a spingere piano piano ma il dolore era molto di più e si sentiva inquieta.
Non passò molto tempo che l’espressione di Kagome si incupì.
«Cosa succede?» chiese Sesshomaru.
«Kagome…»
«D’accordo ascoltatemi… il fatto è che il bambino non è nella giusta posizione e non posso più fargliela cambiare.»
«Non capisco» disse Sesshomaru.
«La prima parte ad uscire di un bambino è la testa solitamente ma vostro figlio non è nella giusta posizione, è-»
«Podalico» disse Rin a bassa voce.
La cognata annuì.
«Andrà tutto bene ma adesso devo farti cambiare posizione, questo aiuterà te e aiuterà lui.»
Kagome fece alzare Rin, la aiutò a mettersi in ginocchio mentre Sesshomaru restava seduto stringendola a sé.
I capelli ormai sfuggiti dalla coda che le avevano fatto Sango e Kagome le si appiccicarono sul volto sudato e pallido come la neve.
Le urla ripresero e furono più forti di prima, il dolore sembrava triplicato, ecco un’altra contrazione e un’altra ancora. L’aria gli veniva sempre meno e faceva un po’ fatica a respirare.
Urlò incapace di trattenere oltre il dolore.
«Bene è quasi fuori» disse Kagome incoraggiando Rin «ancora qualche spinta Rin.»
Rin ansimò, Sesshomaru sentiva quanta poca aria entrasse in lei e temette che il suo cuore potesse cedere.
«Puoi farcela, ci sei quasi» le sussurrò scostandole i capelli dal volto.
Li avevano aspettati per così tanto tempo e ora mancava davvero poco.
«Non ce la faccio» disse lei in lacrime, era davvero esausta.
«Sì invece, guardami.»
Rin alzò il volto e fissò il marito pallido quanto lei.
«Ci sei quasi» le disse nuovamente.
Rin si aggrappò a lui, alla sua immagine distorta dalle lacrime e il sudore, si aggrappò alla sua voce profonda e emettendo un ultimo grido spinse con tutte le sue forze finché non sentì il figlio uscire del tutto dal suo corpo.
Sango aveva posato l’altra bambina ed era corsa da Rin per aiutarla a stendersi ma qualcosa non andava e il demone lo capì ancora prima di sua moglie e forse prima ancora di Kagome.
Non lo sentiva, non sentiva il cuore, non c’era quel battito che avrebbe dovuto esserci.
Kagome li guardò per qualche istante poi chiamò Sango e le chiese di avvicinarle lo zaino.
«C-cosa succede?» chiese Rin con un filo di voce.
Kagome e Sango erano troppo impegnate per risponderle così Sesshomaru la strinse a sé e poi glielo disse.
«No, no non può essere. Kagome! Sango!»
Kagome alzò il volto, il cuore del bambino ancora non batteva.
«Starà bene te lo giuro» disse Sesshomaru.
In un modo o in un altro suo figlio sarebbe vissuto e se sua cognata e le cose della sua epoca non potevano salvarlo allora lo avrebbe salvato Tenseiga, alzandosi vide chiaramente gli spettri dell’al di là sul suo piccolo corpo.
«Kagome posalo.»
«Cosa vuoi fare Sesshomaru?»
«Userò Tenseiga» rispose risoluto sentendo la spada pulsare proprio come quando anni fa aveva salvato la sua umana.
Rin piangeva sopraffatta dal dolore.
«Fermati, lasciami tentare ancora e se non funzionerà allora mi farò da parte.»
Lui annuì lasciando alla cognata ancora qualche tentativo che sapeva bene essere inutile.
Nel frattempo aveva impugnato Tenseiga e si era avvicinato a loro.
Vide il suo volto pallido e i capelli scuri come quelli di Rin, era una bambina perfetta come poteva non vivere?
Se qualcuno doveva essere punito quello era lui non sua figlia.
Il suo sguardo si posò sull'altra figlia, si concentrò sul suo cuore, come poteva quella benedizione essere diventata una maledizione? Come poteva rinunciare così all'altra bambina?
Assottigliò lo sguardo dorato.
«Forza piccolina so che puoi farcela» disse Kagome.
Non pianse infondo non lo aveva mai fatto, nemmeno quando Rin era morta per la seconda volta anche se il suore era a pezzi il grande Sesshomaru non piangeva, non era nella sua natura di demone e in ogni caso non sarebbe stato di aiuto a lei e tanto meno alle figlie.
Vide le mani di lei comprimerle il petto più volte, guardò Rin che piangeva stringendosi al futon ancora dolorante, vide il sangue sotto di lei e non potè più guardare, odiava sentirsi così impotente e così inutile lui che era sempre in azione, lui che si era sempre precipitato a salvare Rin ogni volta che aveva pronunciato il suo nome, lui che non era stato capace di starle lontano nonostante la promessa fatta a Kaede.
Un gelo avvolse il suo cuore un tempo duro e insensibile alle sofferenze umane, i lamenti di sua moglie erano come coltellate al cuore.
E poi un suono, uno dei suoni più belli che avesse mai sentito in tutta la sua lunga vita.
Il cuore di sua figlia stava battendo, sua figlia era viva e i servi dell’al di là erano scomparsi.
Lasciò cadere Tenseiga e andò dritto verso di lei, Kagome senza dire nulla la avvolse in una coperta come aveva fatto per la sorella e la diede a Sesshomaru e la bambina subito dopo iniziò a piangere lui la strinse a sè la baciò con dolcezza e poi la diede a Rin che senza smettere di piangere iniziò ad abbracciarla e baciarla.
Mentre Sango e Kagome finivano di sistemarla Rin coccolò e allattò le figlie, sorrideva al marito, piangeva e le baciava grata che entrambe fossero vive.
«Puoi spostarla ora al futon penseremo noi.»
Quando ebbero finito Sesshomaru la prese in braccio e la mise a letto.
«Avete scelto i nomi?» chiese Kagome cullando la bambina a cui aveva appena salvato la vita.
Rin annuì.
«Asuka» disse posando lo sguardo sulla bambina che teneva in braccio Sango «e Setsuna.»
«Sono dei nomi bellissimi» rispose Kagome dando un bacio alla nipote.




Riposò per tutto il giorno seguente ma di tanto in tanto allattava le bambine o si lasciava coccolare dal marito ma la notte non riuscì a dormire, se si fosse addormentata e Asuka o Setsuna avessero iniziato a non respirare?
Era dolorante ma scese comunque dal letto, doveva controllarle.
Sesshomaru la sentì ma aspettò a raggiungerla, doveva convincersi da sola che stavano bene.
Si sedette sul pavimento e accarezzò le bambine che dormivano tranquille nella culla ignare della paura di Rin, ignare anche della paura che per settimane aveva attanagliato anche il demone più forte.
Senza dire nulla Sesshomaru le fece scivolare una coperta sulle spalle e poi ce la avvolse.
«Guardale sono perfette» disse Rin poi baciò suo marito come non aveva fatto da quando si era sentita male.
«Stanno bene e staranno bene» rispose lui.
«Lo so ma… ho comunque paura. Se accadesse qualcosa e non me ne accorgessi? Se-»
«Rin non permetterò che gli accada nulla di male e nemmeno a te.»
Sua moglie sorrise, certo lo sapeva ma la paura di perdere le figlie dopo la quasi morte di Setsuna era grande.
«Credo proprio che Setsuna assomiglierà a te» disse accarezzandole i capelli scuri come i suoi e subito dopo quelli dell’altra figlia argentei come quelli del padre, «Asuka invece assomiglierà più a me.»
«Spero invece che entrambe siano come te, che siano buone e gentili ma anche forti e determinate.»
«Lo saranno e quando saranno più grandi loro due e Kikyo saranno indivisibili. So che forse avresti preferito un maschio.»
«Credi che una femmina non possa essere forte quanto un maschio? Tu sei forte e lo saranno anche loro, ho tutto ciò che desidero, qualcosa a cui prima mai avevo pensato» disse il demone baciando sua moglie.
«Anche io. Ho te e ho loro» rispose sorridendogli.
«Dobbiamo essere grati di questo. Ti giuro» disse lui guardandola negli occhi «che farò di tutto affinché siano felici e al sicuro, non importa cosa dovrò fare. Rin voi siete tutto per me. Tu, Asuka, Setsuna e Kikyo.»
«Lo so e ora che il peggio è passato dobbiamo concentrarci su di loro ma anche su di noi» rispose stringendosi al marito, l’amore per quel demone non sarebbe mai svanito e lei si sentiva così fortunata per averlo meritato senza neppure sapere come, si sentiva così grata per le figlie che aveva avuto da lui, due bambine sane e perfette che avrebbe amato incondizionatamente per il resto dei suoi giorni.
Sesshomaru dal canto suo ancora non comprendeva come quella creatura fosse diventata con il tempo il fulcro di tutto per lui, come fosse passato dall'odiare gli umani ad amare la sua umana, dal disprezzare il fratello mezzo demone all'avere due bellissime figlie che per metà erano diverse da lui che per metà erano come Rin, umane.
Marito e moglie rimasero così, seduti a terra nella loro casa a guardare le figlie appena nate dormire serene tenendosi per mano, Rin guardò ancora una volta suo marito quel possente demone che più di dieci anni prima le aveva restituito la vita.
I lupi di Koga gliel'avevano strappata nel più crudele dei modi e ora a distanza di tutti quegli anni lei era passata dal perdere la vita a dare la vita attraverso le sue figlie, due bambine perfette e bellissime.
Sesshomaru le aveva salvato la vita e insieme ne avevano costruita una nuova.







 

Ci siamo questa è la fine della mia storia su Rin e Sesshomaru, come già anticipato ho deciso alla fine di tenere le gemelle ma di cambiare il nome e il cartattere di quella che dovrebbe essere Towa.
Vi anticipo che domani caricherò il primo capitolo della ff su Setsuna come protagonista anche se di tanto in tanto ci sarnno pensieri e momenti di altri personaggi. 
Per incuriosirvi un pochino vi lascio una piccola anticipazione. 
Vi ringrazio per avermi seguita fino alla fine e ringrazio una ragazza di twitter che mi ha permesso di prendere una cosa scritta da lei per concludere questa mia storia.


 

[...]
Sento Hisui irrigidirsi dietro di me, Hiraikotsu pronto a essere scagliato così mi volto e il mio sguardo è sufficiente a farlo desistere.
Hiusi… vorrei che tu ti liberassi della mia presenza e dei tuoi sentimenti io non posso averne per te e nemmeno per altri.
«Se solo lo avessi voluto davvero ora sareste morti entrambi» rispondo mettendoci tutta la durezza possibile in quelle parole.
Lei mi fissa per un qualche istante e poi va a nascondersi dietro a mio padre.
«Cosa vuoi da me?» mi chiede infine il grande demone.
«Una tua zanna.»
Sorride forse divertito dalla mia richiesta ma io non ho tempo da perdere se non avrò quella zanna Asuka morirà.
«Vattene se non vuoi morire.»
[...]

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