Reine du monde

di Miss_MaD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1:Senza leggi nè padroni ***
Capitolo 2: *** Cap.2- Non è così male ***
Capitolo 3: *** Cap.3 - Di già ***
Capitolo 4: *** Cap.4-inaspettato ***
Capitolo 5: *** Cap.5-La festa ***
Capitolo 6: *** Cap.6- un invito speciale ***
Capitolo 7: *** Cap.7- vicina a una rosa ***
Capitolo 8: *** 8- una pinta ***



Capitolo 1
*** Cap.1:Senza leggi nè padroni ***


Nonostante i suoi diciassette anni, Luna era la serva più fidata della famiglia Montecchi.
Ogni mattina aveva il compito di aiutare la cuoca nella preparazione dei pasti e rassettare tutte le stanze da letto, in particolare quelle di Benvolio e Romeo, rispettivamente nipote e figlio del conte Montecchi e della sua consorte.
 
Quella mattina, dopo aver lasciato la camera di Benvolio, aveva attraversato il grande corridoio del primo piano, arrivando dalla parte opposta, ovvero davanti alla porta della camera di Romeo.
Dopo aver bussato, era entrata e si era stupita di aver trovato il ragazzo già in piedi.
 
《Buongiorno Romeo, dormito bene?》domandò, raccogliendo la camicia del giorno prima del ragazzo, e lasciandogliene una nuova.
《No, aspetta, non rispondere: ho la sensazione che il nostro piccolo Montecchi sia andato a dormire tardi, ieri sera... Allora, com' era la festa?》chiese, iniziando a rifare il letto mentre lui indossava la camicia pulita.
《Bellissima, Luna. Ho conosciuto il più bel fiore di Verona, le ho parlato e...》 Il ragazzo si era buttato di nuovo sul letto, a pancia in su, e dopo un sospiro aveva aggiunto:《Mi sono innamorato.》
La ragazza sorrise leggermente, sprimacciando il cuscino《Devo dedurre, quindi, che la tua bella Rosalina tu l' abbia già dimenticata, vero? E sentiamo, chi sarebbe questa ragazza?》Domandò incrociando le braccia.
《Ecco...》 cominciò lui 《La figlia di Enrico Capuleti, la bella Giulietta.》Sospirò poi, in risposta.
 
A quelle parole Luna non era riuscita a reggere il secondo cuscino del letto, facendolo cadere.
《Romeo, sei pazzo? Una Capuleti? Sai che tua madre ne soffrirebbe! 》esclamò, a voce forse un po' troppo alta.
《Ti prego, non gridare. Nessuno, a parte Benvolio, sa di questa storia...》la supplicò, inginocchiandosi, e ricevendo in risposta uno sguardo carico di rassegnazione, poi continuò:
《...E questa mattina alle dieci devo incontrare la sua balia.》
 
Alla ragazza balenò una semplice domanda: perché Romeo avrebbe dovuto incontrare la balia di Giulietta?
《Mancano pochi minuti alle dieci, Romeo.》al sentire quelle parole, lui era scattato in piedi ed era corso in camera del cugino:
《Benvolio, sbrigati, siamo in ritardo e Mercuzio ci aspetta!》
《Chi?》Aveva chiesto lei, una volta tornato in camera.
《Mercuzio, un nostro amico. È il nipote del principe di Verona, è arrivato ieri sera da Villafranca e si è unito insieme a noi alla festa...》aveva spiegato, correndo per la stanza come un dannato, poi si era bloccato improvvisamente:
《Luna?》la chiamò《Io... Mi chiedevo se... avessi voglia di accompagnarmi... Prometto che ti spiegherò tutto ma ora ho bisogno che tu sia lì, sei la mia migliore amica.》 aveva pregata.
Lei ci pensò su, poi chiese, in un sospiro:
《Dove?》
《Nella piazza del mercato》spiegò lui.
Dopo un profondo sospiro gli si era avvicinata per legargli l' ultimo laccio della camicia, e intanto aveva sorriso:
《Mi farò mandare da tua madre al mercato, così starò con te. Va bene?》
Lui l' aveva abbracciata, scoccandole un bacio sulla guancia.
《Grazie, Luna!》aveva esclamato, tutto contento, tra le risate della ragazza.
La stava ancora abbracciando quando Benvolio aprì la porta:
《Cugino, sei pronto?》aveva domandato, e poi si era bloccato, vedendo la scena, mentre i due erano scoppiati a ridere.
《Dai, andate, o farete tardi.》 li salutò Luna, asciugandosi le lacrime, mentre Benvolio la salutava con un bacio sulla guancia.
《Ci vediamo tra una decina di minuti.》
 Aveva concluso.
 
Una volta finito di rassettare la camera si era diretta a passo spedito verso la cucina, dove aveva afferrato un cesto di vimini, era uscita in cortile e, proprio come si aspettava, la madre di Romeo era lì, sotto il grande tiglio del giardino, che ricamava insieme alla sua dama di compagnia.
Si era avvicinata alla donna timidamente, come al solito, nonostante le confidenze che le aveva concesso la donna sin da quando era piccola, e le aveva domandato il permesso di andare a comperare qualche cosa al mercato per il pranzo, sotto ordine della cuoca.
Pochi minuti dopo, eccola svoltare verso la piazza della chiesa, ed ecco Romeo e Benvolio, con tutti i loro amici.
 
《Ehi!》li aveva chiamati, e Romeo si era come illuminato:
《Luna, come sono contento! Allora mia madre ti ha lasciata venire!》le sorrise, abbracciandola.
《Ehi, calmo. Ci siamo visti letteralmente dieci minuti fa.》 rise lei, nell' abbraccio, ricambiando con la mano il saluto di Benvolio, alzatosi dai gradini della chiesa per salutarla con un cenno della testa.
《Lo so, ma sono molto felice che tu sia qui con me.》 le aveva sussurrato all' orecchio, segno evidente che gli altri non avevano idea di chi fosse in procinto di arrivare.
 
《Allora, Romeo, non ci presenti la tua donna?》 aveva detto una voce, maschile ma piuttosto acuta, che con quelle parole aveva scatenato le risate di tutti i ragazzi presenti.
《Senz' altro voi dovete essere Mercuzio!》aveva detto lei tra le risate, piegandosi all' indietro e appoggiando una mano sulla pancia coperta dal rigido bustino.
《Esatto, da cosa lo avete capito? 》domandò lui.
 《Prima di tutto conosco tutti i presenti da quando sono nata, e secondariamente solo un nuovo arrivato può aver pensato che io sia "la sua donna": Romeo è mio fratello!》 Aveva concluso lei, appoggiando una mano sul suo fianco, e l' altra sulla spalla del giovane.
《Non vi... Assomigliate molto...》rispose Mercuzio, perplesso.
Lei sorrise semplicemente:
《Ragazzi, vi prego, spiegateglielo voi.》esclamò, scuotendo la testa.
Benvolio si fece avanti:
《Vedi, qui siamo tutti fratelli, l' uno dell' altro. Apparteniamo a diverse famiglie e diverse "condizioni sociali", è vero, ma ci vogliamo bene e ci copriamo a vicenda nel caso qualcuno di noi abbia fatto qualche diavoleria.》
Mercuzio, per tutta risposta sorrise, dicendo: 《Forte...》 
 《Che Dio vi dia il buongiorno messeri. 》si era fatta avanti una voce e tutti i presenti, Romeo in primis, si erano girati, constatando che a parlare era stata una donna non molto giovane, il turbante in testa e il vestito purpureo, che andava in cerca proprio del figlio del Conte Montecchi.
 
In una frazione di secondo, gli occhi di Mercuzio si accesero di follia, si avvicinò alla donna e iniziò a canzonarla, fino a che lei non lo colpì con un ventaglio.
A quel punto era intervenuto Benvolio a dare man forte all' amico: 《Una vecchia putta puzza!》 aveva gridato, e subito gli altri lo avevano assecondato: 《Una vecchia putta pazza! Se la putta tanto puzza l' appetito non s' aguzza... È pietanza che t' impazza!》avevano concluso tutti i ragazzi e, inevitabilmente, Luna era scoppiata a ridere, e poi si era calmata di colpo, con un ghigno sul viso mascherato da sorriso:
 《Via, via, ragazzi. Eppure, da gentiluomini quali siete dovreste sapere come si tratta una donna!》aveva detto, e tutti i presenti, ad eccezione di Mercuzio, avevano capito che aveva in mente qualcosa, così le avevano retto il gioco.
《Grazie, bambina.》 Si riprese la donna, sbuffando《Piuttosto, voi non dovreste essere qui con loro, sono dei brutti ceffi, dei balordi!》
A quelle parole, Luna parve ghignare più profondamente:《Oh, lo so bene! Sfortunatamente per voi... IO SONO UNA DI LORO!》aveva gridato, tirando il turbante della donna e allontanandosi ridendo insieme a tutti gli altri, mentre l' altra iniziava a urlare e a scalpitare.
La presero in giro ancora per un po' fino a che la stanchezza non prese il sopravvento, e tutti quanti si sedettero sugli scalini.
 
Fu allora che la donna domandò chi di quei giovani fosse il giovane Romeo.
Appena il gruppo di ragazzi capì che ciò di cui i due dovevano parlare era segreto, finse di dileguarsi, restando nei paraggi, con le orecchie ben tese.
 
 Appena udirono parole riguardanti un certo matrimonio che andava celebrato, tutti quanti iniziarono a ciarlare come comari, ma finsero bene di non esserne minimamente interessati.
 
Al termine della piccola riunione, congedata la donna, che altri non era che la nutrice di Giulietta Capuleti, Romeo si sentì tirare una manica:
《Forse è meglio se torniamo a casa...》 lo sguardo torvo di Luna gli fece capire che stava per tirare aria di guai.
I due salutarono in fretta tutti i giovani, dando appuntamento a Benvolio per quello stesso pomeriggio.

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Capitolo 2
*** Cap.2- Non è così male ***


《TI SPOSI? E QUANDO PENSAVI DI DIRMELO, EH? Sono tua sorella, Romeo, ti conosco persino meglio di tua madre, e non ti sei nemmeno preoccupato di dirmi una cosa così importante?!》
Gli occhi di Luna sparavano scintille, era arrabbiata, si, ma soprattutto offesa.

Si erano fermati in mezzo ad una strada secondaria, senza case nè negozi, Luna aveva fatto cadere il cestino a terra per la rabbia, sparpagliando qua e là alcune verdure e un uovo che, nella caduta, si ruppe a metà.
Romeo si era chinato per aiutarla, ma lei lo aveva respinto con una mano in pieno petto, spingendolo:《Non ho bisogno del tuo aiuto! Vai, torna giù in città!》gli disse, quasi urlando, con le lacrime agli occhi, un po' per la rabbia del danno e un po' per ciò che aveva scoperto da Romeo.
Lui le prese un polso e, mentre lei cercava di liberarsi le afferrò l' altro:
《Calmati! Almeno prova ad ascoltarmi!》le disse, secco.
Quando lei si fu calmata, iniziò a spiegare:
《Ti ho chiesto di venire oggi perchè lo sapessi, gli altri non ne hanno la minima idea, nemmeno Benvolio, altrimenti con molta probabilità sarei già a pancia in giù in una pozza di sangue... Per  ora lo sappiamo solo io e te, Giulietta e la sua balia 》concluse, mentre lei nemmeno lo guardava.


《Non sto dicendo che ti perdono,》Disse lei, ancora alterata, qualche minuto dopo, davanti al cancello del giardino di Palazzo Montecchi《ma voglio provare a credere che questa tua grande menzogna e questa idea che ti sei messo in testa valgano la pena》concluse.
《Mi dispiace di non averti avvisato, ma non sapevo davvero come dirtelo.
Quanto a lei, Giulietta è una ragazza fantastica, la vedrai oggi pomeriggio.》le disse Romeo, gli occhi che imploravano perdono: Luna era tutto per lui, non solo una migliore amica, ma sua sorella, la sua confidente, una mamma, una balia, un porto sicuro.
Erano cresciuti insieme tra le stanze del palazzo, e quando Maria, la mamma di Luna, era rimasta vedova, la figlia aveva preso il suo posto, in modo che lei potesse occuparsi della casa. L' ultima cosa che voleva era deluderla o farle del male.
Lei, dal canto suo, aveva sbollito la rabbia praticamente subito: odiava ammetterlo, ma non riusciva a restare arrabbiata con Romeo; fingeva sempre più rabbia del previsto, ma in fondo lo perdonava sempre, anche troppo, probabilmente.
 《Abbracciami, dai》 aveva detto, a braccia aperte, dopo averlo guardato negli occhi. Le loro litigate finivano sempre con un abbraccio, e questa non sarebbe stata da meno.
 Una volta sciolto l' abbraccio, Romeo si era diretto verso le stalle, dove aveva ordinato di far sellare il suo cavallo Ermes, con il quale sarebbe andato, poco dopo, verso casa Capuleti per prendere Giulietta.
Luna, invece, si era diretta a passo spedito verso le cucine, dove aveva svuotato il contenuto del suo cestino, arraffando, in cambio, una focaccia alle verdure, e poi era corsa su per la scala di pietra, verso quella che poteva definire la sua camera: sua mamma abitava fuori dalla città, perciò tornava a casa solamente in poche occasioni, e quella stanza era, ormai da anni, il suo alloggio fisso.
Non era molto grande, nel piano sopra a quello dove erano la stanza di Benvolio e quella di Romeo, ed era arredata in modo semplice: uno scrittoio che fungeva anche da toeletta, un letto e un piccolo mobile. Poche cose, che però Luna non avrebbe mai potuto possedere al di fuori di quella casa.
Si lasciò cadere a pancia in su sul materasso, gli occhi chiusi e le braccia lunghe sopra alla testa che si arrovellava in mezzo a molti pensieri, così tanto che non si accorse di essersi addormentata.
Al suo risveglio, di fianco a lei era sdraiato Benvolio che, appena si accorse che era sveglia, esclamò:

《Ah, alla buon' ora! Il pranzo è già stato servito, mia zia ha chiesto il motivo della tua assenza e ho dovuto inventare una scusa, è appena partita, quindi se ti sbrighi riusciamo a non fare tardi all' appuntamento!》 Un'ora dopo i due ragazzi stavano percorrendo a cavallo una strada polverosa, e già Luna immaginava la beatitudine dell' acqua fresca e cristallina del fiume.
 Quando Benvolio la avvisò che erano arrivati a destinazione, scese immediatamente da cavallo, correndo verso il corso d'acqua felice come una bambina, e scatenando nel ragazzo una forte risata.
《Cosa c'è?》 Domandò lei
Lui scosse la testa in risposta: 《Niente, sei...Sei raggiante》le disse, ma non fece in tempo ad aggiungere altro perché Luna cambiò espressione:
《E voi che ci fate qui?》Domandò, rivolta a Mercuzio che, sorridendo, era sceso da cavallo guardandosi intorno.

《Cosa ci fa lui qui?》aveva domandato a Benvolio, dando volontariamente le spalle al giovane Della Scala. 《Dovremmo esserci solo noi quattro.》
《Ha insistito per venire con noi, Luna, non potevo dire di no: è nostro amico.》
Luna guardò i due ragazzi con sguardo torvo, fece per parlare ma venne bloccata da uno scalpiccio di zoccoli alle sue spalle: era Romeo, che con un agile gesto era sceso da cavallo, andando a salutare i due ragazzi.
Dietro di lui era scesa una ragazzina, avrà avuto si e no quattordici anni, il viso fresco, i capelli chiari e le vesti rosa, con una leggera sopragonna colore del sangue;  "color de' Capuleti ", avrebbero detto i Montecchi e i loro fedeli.

Nonostante le presentazioni inizialmente imbarazzanti, i cinque ragazzi riuscirono a passare un bel pomeriggio, a ridere in mezzo agli spruzzi d' acqua e a parlare.
Luna non lo avrebbe mai ammesso ma quella Giulia, o Giulietta come la chiamava Romeo, non era così male, e tanto meno lo era Mercuzio, quel ragazzo così strano con i ricci color miele e gli occhi che ridevano ogni volta che lui sorrideva.
Non solo non era male ma, anzi, era anche divertente.

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Capitolo 3
*** Cap.3 - Di già ***


《Mercuzio...》Sospirò Luna.

In un caldo e tardo pomeriggio di agosto quale migliore passatempo se non ritrovarsi tutti insieme a ridere e scherzare?
 L' oggetto delle risate era una giovane, bella ma poco intelligente spasimante del ragazzo che pochi minuti prima non aveva perso occasione per rendersi ridicola davanti al gruppo di giovani veronesi per il modo in cui aveva cercato di guadagnarsi le attenzioni del biondo.

Era bastato uno sguardo tra il ragazzo e Luna, che dopo la giornata al fiume erano diventati molto amici, per dare il via alla scenetta dalle allusioni poco perbene che avevano allestito.
 《Ditemi...》 continuò lui assecondandola. 
 《Sposatemi, vi prego, sono l' unica zitella tra le mie amiche e non ho assolutamente idea di come sia fatto un uomo...》 Aveva concluso lei, fingendo di svenire in braccio a due ragazzi, che la spinsero nuovamente in piedi mentre lei si sventolava con la mano.
《Se continuate così, temo che non ci sarà né tempo né motivo per un matrimonio.》
Terminò il ragazzo, stringendola contro di se è muovendo i fianchi in maniera piuttosto esplicita.

 Così facendo avevano scatenato le risate generali, che avevano fatto eco nella piazza semideserta.

 Dopo parecchi minuti di risate ed allusioni che le donne più anziane non avrebbero giudicato adatte per le orecchie delle signorine perbene, era calato il silenzio, che piano piano era stato rotto dai saluti di chi iniziava a prendere la strada di casa.
 《E ora che facciamo?》domandò Mercuzio ai quattro amici,《è troppo presto per tornare a casa... Andiamo all' osteria?》
《Mercuzio...》lo redarguì Romeo, indicando con un cenno impercettibile Luna, che però se ne accorse:
《 State scherzando, spero! Secondo voi mi lasciò intimidire da un covo di ubriachi? 》chiese lei, ricevendo come risposta un collettivo 《si!》

 Alla fine, dopo varie discussioni, decisero di partire alla volta del castello degli scaligeri, sotto invito di Mercuzio.
Il palazzo si trovava alle porte della città, ma un ampio giardino lo faceva sembrare una tenuta di campagna.
 Anche da lontano si intuiva che quella fosse la dimora di un nobile: il ponte elevatoio ancora alto era riccamente decorato e portava lo stemma della famiglia Della Scala.
Una volta entrati, si doveva percorrere un viale in ghiaia rosa, che continuava fin oltre il pesante portone in legno, e si allargava a formare una piazzetta piuttosto ampia, dove i tre cavalli dei giovani vennero fermati da uno stalliere e sistemati davanti ad una mangiatoia.

 《Beh, benvenuti nel castello di mio zio, ragazzi.》Aveva detto Mercuzio con un ampio gesto delle braccia una volta entrato nel salone.
Gli sguardi dei tre amici si spostarono sull' alto ed ampio soffitto decorato:
《Mercuzio, è una meraviglia...》esclamò Luna, portando alla vita i pensieri degli altri.
《Tremendamente vero.》tuonò una voce bassa e profonda: il principe stava scendendo dalla doppia scala di marmo in fondo alla sala e, lentamente, si era avvicinato ai quattro ragazzi che si erano inchinati in segno di saluto.
 《Buonasera zio》gli sorrise Mercuzio, mentre lui domandava:
《E questi chi sono? Anzi, no, due di loro purtroppo li conosco: Romeo e Benvolio Montecchi, o sbaglio?》
 《Dite bene, sire》 sorrise Benvolio inclinando leggermente la testa.《Lei invece è Luna. È una nostra carissima amica.》
 Continuò, suscitando la curiosità del principe:《Non siete una Montecchi, vero mia cara?》
《Esatto, maestà》confermò lei, con lo sguardo basso.
 
《E dunque, a che famiglia appartenete? Non mi pare di avervi mai vista alle mie feste...》le domandò, squadrandola da capo a piedi, e lasciando tutti stupiti per quella vena di dolcezza.

《Io, ehm...》balbettò, cercando gli amici con lo sguardo 《 La mia famiglia non ha mai partecipato, viviamo fuori dalla città e...》cercò di spiegare ma venne interrotta dalla voce bassa dell' uomo:
《Ho capito. Bè la prossima volta farò in modo che riceviate un invito anche voi.》Sorrise.

《Siete troppo gentile, sire!》 Disse, a voce bassa, facendo un lieve inchino, prima che tutti insieme si congedassero e proseguissero verso il salone e il giardino adiacente.

 La sala grande solitamente ospitava i balli e i banchetti degli scaligeri, ed era finemente affrescata sul soffitto, illuminato di giorno da quattro lucernari posti in alto sulle pareti.
Il pavimento in marmo era lucido e al centro della sala riportava il disegno di un grande fiore, i cui petali si allungavano verso le estremità della sala e, al centro della corolla, vi era riportato lo stemma dei Della Scala in mosaico.
 Su una parete vi era un portone di ferro nero, che conduceva al giardino.

Una volta aperto si entrava in un pergolato di rose che, nonostante fosse luglio, si stagliavano là, ai lati del sentiero: rosa, gialle e striate erano quelle più comuni, ma non era raro vedere anche rose bianche, fucsia o rosse, qui e lì.
Percorrendo il pergolato, si arrivava al giardino vero e proprio, che comprendeva un grande prato, un' intera, piccola collina, ai cui piedi vi era uno stagno e due immensi salici, e alle spalle vi era un bosco, non molto ampio ma ugualmente bellissimo.
 《Mercuzio è... Favoloso!》esclamò Luna, ferma al termine del pergolato: andare avanti significava rovinare un paradiso degno di un re.
 《Lo so, è bellissimo. Mia zia ha davvero buon gusto.》sorrise.
 《Possiamo?》Aveva domandato Benvolio che desiderava ardentemente entrare in quello che sembrava un quadro d'autore.
Mercuzio si limitó a un cenno della testa e ad un sorriso, dopodiché i due Montecchi iniziarono a correre verso il laghetto, non sapendo più dove guardare.
《Dici che dovremmo intervenire?》 Aveva domandato a Luna, sorridendo, senza staccare gli occhi dalla scena.
《Non credo》aveva detto lei con un risolino《Penso che sia la terza volta in vita loro che corrono su un prato.》 
Mercuzio l' aveva guardata stupito e con un cenno della testa le aveva fatto segno di andare avanti, verso un punto ombreggiato del giardino, dove si erano messi a parlare.

Senza che nessuno se ne accorgesse, erano passate alcune ore, tanto che le zanzare iniziavano a farsi sentire, e il gruppetto, riunitosi a parlare, decise di rientrare.
《Arrivederci》 salutarono tutti, mentre si avviavano verso casa, lasciandosi alle spalle Mercuzio che li salutava.

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Capitolo 4
*** Cap.4-inaspettato ***


Il giorno seguente Luna non riuscì a smettere di sorridere: mentre andava al mercato insieme alla cuoca per acquistare le ultime cose necessarie per la festa che i Montecchi avrebbero dato la sera successiva, ogni cosa le parve migliore, tanto che quando la donna la rimproverò di essere troppo distratta, lei la liquidó con una risata cristallina.
Il pomeriggio fu brillante, nonostante fosse costretta nel salone dei ricevimenti a pulire e fare avanti e indietro dal pozzo riempiendo secchi d' acqua mentre Romeo, Benvolio, Giulia e Mercuzio erano al fiume a divertirsi insieme.

Al vedere la sua allegria, Romeo e Benvolio,nel frattempo tornati, si scambiarono uno sguardo interrogativo, promettendosi di chiederle delucidazioni la sera stessa.

Mano a mano che terminavano i loro compiti, le donne si avviarono a letto, lasciando, a tarda notte, solo Luna a controllare che ogni cosa fosse perfetta.

Nonostante fosse praticamente nata in mezzo al lusso di ricevimenti e banchetti, questa sarebbe stata la prima festa alla quale avrebbe partecipato: di solito veniva chiamata nelle cucine, o doveva tornare a casa con sua mamma, ma questa volta Benvolio e Romeo avevano esplicitamente richiesto la sua presenza, e al suo rifiuto l' avevano amichevolmente minacciata di trascinarla con la forza se avesse rifiutato ancora.
 Il fatto di partecipare ad una festa la metteva in ansia: come si sarebbe dovuta comportare? Cosa avrebbe dovuto dire? Nel formulare queste domande entrò Benvolio, che interruppe i suoi pensieri dalla porta della sala:
《In ansia?》le chiese, ottenendo un si con la testa.《Non dovresti esserlo》Continuò, avvicinandosi.

《Nessuno sa che sarò alla festa, nemmeno tua zia, come farò a nascondermi?》 domandò lei.
Per tutta risposta Benvolio scoppiò a ridere 《È una festa in maschera, probabilmente non ci riconosceremo nemmeno tra di noi!》
A quelle parole Luna iniziò ad agitarsi: non aveva pensato al vestito! Ne avrebbe dovuto indossare uno nuovo, elegante e colorato, e lei non aveva altro che i vestiti che aveva addosso e un' altra camicia.
In più si sarebbe dovuta procurare anche una maschera o qualcosa di simile...
《Ci sarà Giulietta?》domandò, nella speranza di poterle chiedere in prestito qualcosa, sebbene le loro misure fossero molto diverse.
Il ragazzo scosse la testa e poi continuò: 《Se è per un vestito ho già provveduto io.》
A quelle parole Luna sgranò gli occhi, certa di non aver capito: 《Come, scusa?》 Gli chiese, mentre lui le rispondeva con un occhiolino.
《In cambio, però, devi promettermi che il primo ballo lo farai con me.》 Le sorrise, e lei ricambiò con un abbraccio.
In quel momento entrò Romeo che, nel vederli abbracciati e sorrieenti domandò, scherzosamente:《Interrompo qualcosa?》 Facendo ridere i due.
Quando le risate si calmarono, i due ragazzi si fecero un cenno, e iniziarono a domandare a Luna ciò che avevano in mente dal mattino, cioè il perché di tanta allegria.
Lei, per tutta risposta, si mise a ridere distrattamente mentre concentrava la sua attenzione nello spostare un portacandela:
《È stata semplicemente una bella giornata》disse, facendo spallucce.
《Solamente?》 Romeo inarcò un sopracciglio, mentre Benvolio si limitó a scuotere la testa e sorridere, incrociando le braccia.
《Si, sapete quelle giornate che vi sembrano belle per motivi a voi sconosciuti? Ecco, è esattamente così.》
《Quindi non devi dirci niente...》domandò Romeo, in un modo che parve quasi un' esclamazione.
《A parte il fatto che sono in ansia per la festa di domani, perchè non ho idea di come comportarmi e come ballare? Assolutamente no.》rispose lei.
《Aspetta, non sai ballare?》 La interruppe Romeo, stupito.
Allo scuotere la testa in risposta di Luna, Romeo si rese conto di quanto stupida fosse la domanda: le voleva talmente bene che non aveva mai pensato effettivamente alla differenza sociale che avevano.
Si riscosse subito:
《Va bene, allora le insegneremo noi, madamigella.》 disse, mentre Benvolio si avvicinava a Luna, porgendole la mano e accennando un inchino:
《Potrei avere l' onore, signorina?》 Le domandò.
Luna, per tutta risposta, iniziò a ridere, annuendo.
《In realtà non c'e molto da spiegare: alza la mano destra e mettila contro la sua.》 le spiegò Romeo mentre lei eseguiva ciò che le veniva detto《Ora, andando a tempo, devi fare due passi indietro, uno in avanti e poi staccare le mani mantenendo uniti i polsi, incrociarle e unirle di nuovo, ci sei?》 Le domandò con un sorriso.
《Credo di si?》rispose lei, incerta, mentre già si muovevano a ritmo di una musica immaginaria.
《Per essere la prima volta, te la cavi bene.》le sorrise Benvolio, mentre lei rispondeva chinando la testa:
《Merito di due bravi insegnanti.》

Risero e ballarono per un paio di ore, finché la stanchezza non ebbe il sopravvento e Luna si diresse verso la sua stanza, mentre i due rimasero ancora un po' a parlare:
《Sai che ti dico, cugino bello?》domandò Benvolio, appoggiando la mano alla spalla del ragazzo, stringendola leggermente.
《Cosa?》
《È così ovvio cosa abbia Luna: è innamorata.》spiegò.
《E di chi?》 Domandò Romeo, stupito.
《Questo dovremo scoprirlo, e probabilmente il momento giusto arriverà a breve.》 rise, tirandogli una gomitata nel fianco.

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Capitolo 5
*** Cap.5-La festa ***


《Ma dove si sarà cacciata Luna?》Benvolio si tormentava le mani, che spostavano in continuazione la maschera da coniglio che gli copriva il viso, mentre parlava a Romeo.

D' un tratto una figura familiare scese dalle scale, e gli occhi dei due ragazzi non poterono fare a meno di posarsi su di lei: i capelli erano sciolti e poche, minuscole trecce sparse reggevano dei fiori di campo; 
il vestito verde le stava divinamente, aveva una scollatura ampia, si stringeva in vita con un bustino più scuro, decorato con ricami dorati e si allargava nuovamente sui fianchi, dove scendeva morbido in tanti strati. Era lungo e semplice, ma di grande effetto. La maschera era azzurra e ai lati era piena di piume colorate che ricordavano un pavone.
《Luna, sei...》 Nè Benvolio nè Romeo avevano parole per descriverla, se non fosse stato per il vestito che le avevano regalato, forse non l' avrebbero riconosciuta.
《In imbarazzo, ecco cosa sono!》 Spiegò la ragazza, tirando su la scollatura del vestito《Queste cose non fanno per me, mi sento una sciocca e mi guardano tutti...》si lamentó guardandosi intorno.
《Forse lo fanno perché sei bellissima.》 le disse Benvolio, prendendole la mano e inchinandosi, facendola arrossire. Lei lo congedò con un gesto rapido della mano, ma Romeo lo assecondò:
《In effetti, Luna, sei stupenda, non mi meraviglio che ti stiano guardando tutti...》
Lei, poco convinta, si limitó a sorridere, e cambiare discorso:
《Allora, mi spiegate cone funziona una festa? 》
Benvolio rise:
《Non cè molto da spiegare, Di solito il padrone di casa fa un discorso di ringraziamento accompagnato da un brindisi, e poi si inizia a ballare, si parla, si mangia, si guardano le coppie alticcie muoversi in modo imbarazzante, le cose che facciamo di solito, insomma...》 le spiegò ridacchiando.《Signorina, a voi, prego.》
Romeo le porse un bicchiere di vino, giusto in tempo per il discorso del conte Montecchi, che ringraziò tutti gli invitati e brindó alla loro salute, per poi dare il via alle danze.
Le coppie che ballavano al centro della sala erano perfettamente coordinate, non solo nei vestiti, ma anche nei movimenti, a Luna sembrava che ogni cosa venisse loro naturale, e si sentì subito più a disagio di quanto già non fosse. Persa nei suoi pensieri, non si accorse che Romeo se ne era andato, e Benvolio la stava invitando a ballare.
《Non sono sicura che sia una buona idea...》si lamentò lei, imbarazzata
《E dai Luna, me lo avevi promesso!》le disse, trascinandola verso il centro della sala.
I due ballarono per molto tempo, finché non decisero di fermarsi a prendere fiato, ma Benvolio venne presto allontanato da alcuni suoi amici che lo costrinsero a passare qualche minuto con loro.
Luna rimase quindi sola, e ne approfittò per guardare la sala, rimanendo quasi stordita e in qualche modo disgustata dallo sfarzo e dal lusso che veniva sfoggiato dai presenti.
"Quante anime vuote, piene di oro, che pensano di essere felici con le loro ricchezze..." pensò.

《Affascinante, no? Tutti a mettersi in mostra per qualcosa che nemmeno loro sanno...》 disse Romeo, interrompendo i suoi pensieri. 
《Già...》si limitò a dire
《Ti va di uscire fuori?》le chiese, e lei non poté far altro che annuire.

Era quasi agosto, e fuori l' aria era calda. Si sedettero per terra, in silenzio, finché Romeo non le fece una domanda:
《Sei innamorata, vero?》
A quelle parole Luna arrossì violentemente, ma negò tutto.
《Perché devi nasconderlo? È una cosa così bella.》La rassicurò. 
《Non se la persona non ti ricambia...》Commentò lei.
《Lui lo sa?》le chiese, e per tutta risposta lei scosse la testa.
《E allora come fai a dirlo?》la riprese, giocando con la sua mano.
《Lo vedo da come mi guarda, Romeo, come se non ci fossi, se fossi strana, una pazza. Non è bello.》Luna si stava pian piano intristendo.
Lui allargò le braccia, e lei vi si tuffò dentro come se fosse l' ultimo appiglio. Forse lo era davvero.
《Non devi pensarlo, Luna: sei una ragazza meravigliosa, e lo sai: sei dolce, allegra, simpatica, e non lo devi dimenticare.》 Le disse, serio.
Lei storse il naso, sbuffando a mò di risata:
《La gente non si innamora del carattere.》
《Cosa vorresti dire?》Romeo la scostò, pareva non aver capito, eppure era così ovvio, almeno per lei: "se non sei bella nessuno ti vorrà mai" era ciò che veniva ripetuto in continuazione alle bambine sin dalla più tenera età, e così l' ideale di bellezza si stampava letteralmente nelle menti fresche di tutte le ragazze che, convinte di ciò, crescevano con l' idea che agghindarsi e mettersi in mostra fosse l' unico modo per farsi notare, essere scelte ed arrivare all' obiettivo finale: essere mogli e madri felici. A lei non era mai interessato, preferiva essere più che apparire.
《Niente, niente》lo liquidó alla fine, spiegargli tutto quanto non sarebbe stato semplice, e forse non sarebbe nemmeno riuscito a capire.
《Il momento arriva per tutti, Luna, magari il tuo è proprio dietro l' angolo che ti aspetta, ma se continui a nasconderti non lo saprai mai.》la rassicurò, accarezzandole la testa.

Dopo qualche minuto, Luna ruppe il silenzio:
《Giulietta è davvero fortunata, Romeo, lo sai?》
Lui rispose con una risata, per poi continuare: 《Meno male che non è qui, stasera, chissà che idea si farebbe di noi.》commentò distrattamente.
《Probabilmente l' idea che ho avuto anche io all' inizio.》li interruppe una voce cristallina che scherzò:《Piccioncini, che fate qui fuori da soli?》
《Mercuzio!》Romeo e Luna lo dissero all' unisono, riconoscendo la voce del giovane nonostante la maschera, una fascia blu e grigia che gli copriva gli occhi e due orecchie da gatto.
《Allora sei riuscito a venire!》disse Romeo, scattando in piedi come una molla per abbracciare l' amico.
《Non me la sarei persa per niente al mondo! A proposito, bella maschera!》rise alludendo al travestimento poco virile del giovane.
《Vogliamo parlare della tua?》 Rise Romeo di rimando. 
《In effetti》commentò Luna con una risata,《non so chi dei due sia meglio.》
《Io, come sempre!》si intromise Benvolio.
I tre ragazzi si salutarono come se non si vedessero da giorni, lasciando Luna in un angolo a giocare con le pieghe del vestito.

 《Signorina, mi concederebbe un ballo?》
Il ragazzo dai ricci color miele si era fatto avanti, dopo parecchi minuti di risate, solo quando Romeo e Benvolio si furono allontanati.
《Perché non invita a ballare i suoi amici, signore?》gli rispose Luna, con un sorriso ironico: la serata non stava procedendo come previsto.
Touché. Mi scuso per non averti considerata. Va meglio?》
La ragazza non parve molto convinta, ma si lasciò comunque trascinare verso la sala, pronta a ballare.
Mentre erano persi tra passi e piroette, lui si avvicinò al suo viso e le sussurrò:
《E comunque stai molto bene stasera.》
Dopo quel commento la testa di Luna smise di funzionare, continuava a sorridere, ballare e quando fu ora di congedarsi, lo fece a malincuore.
Nel frattempo Benvolio e Romeo erano spariti dalla sala, ma a lei sembrava non importare.
Salì le scale verso la sua stanza quando una voce attirò la sua attenzione:
《Dimmi che stai scherzando! Non puoi! È nostra sorella, Benvolio!》 Era Romeo.
《Lo so benissimo, e so anche che non siamo parenti di sangue, cugino.》 Benvolio parlava con voce strascicata, come se fosse ubriaco.
《Non c'entra, è come se lo fossimo! Sei pazzo se pensi-》
L' altro lo interruppe:
《Se penso di portarmela a letto? Saranno anche i pensieri di uno che ha alzato un po' il gomito, Romeo, ma ammettilo che quando stasera è scesa dalle scale con quel vestito anche tu hai pensato che fosse di troppo! È cambiata un sacco da quando era piccola, ora solo a guardarla non so che le farei... 》rise il ragazzo, alzando la voce.
《BENVOLIO, FINISCILA, SEI UBRIACO! Ti dico solo due cose: vai fuori, prenditi una boccata d' aria e rinfrescati le idee, perché mi stai dando la nausea, cugino, BUONANOTTE!》 I passi che seguirono erano molto pesanti, e Luna corse a perdifiato verso la sua camera, sbattendosi la porta alle spalle e crollando a terra contro di essa appena in tempo per sentire i passi di Benvolio nel lungo corridoio.
Nel suo cuore provava mille emozioni: era felice per la serata appena trascorsa, frastornata per ciò che aveva appena sentito e impaurita per come si era comportato Benvolio.
Aveva paura di lui.

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Capitolo 6
*** Cap.6- un invito speciale ***


Dopo la festa, Luna era scesa dalla sua stanza alle prime luci dell' alba, aveva rassettato e svolto le sue mansioni, aiutando dove possibile a mettere in ordine ciò che era servito per l' evento, e poi era tornata a casa a passo svelto, dopodiché aveva fatto perdere le sue tracce:
Nei giorni successivi  nessuno la vide, nemmeno al mercato a fare compere o a parlare con gli amici sugli scalini della chiesa, era come se si fosse volatilizzata.

Una settimana dopo, in una mattina calda ed afosa, qualcuno bussò alla porta della casetta dove la ragazza viveva con sua mamma:
《Luna, hai visite.》Maria la chiamò a gran voce.
Quando finalmente, dopo alcuni minuti, arrivò alla porta, vide davanti a sè Benvolio, Romeo e Mercuzio che, preoccupati, erano andati a trovarla.
《Non dovreste essere qui.》 disse ai ragazzi, passandosi nervosamente un fazzoletto bianco sulle mani per pulirle dalla terra scura.
《Nemmeno tu, visto che dovresti essere al Palazzo...》rispose Romeo, i cui occhi lasciavano trasparire, oltre ad una certa rabbia, anche una grande preoccupazione.
《Oh, finiscila!》 Lo interruppe facendo schioccare il fazzoletto.《Tua madre sa che non vado per qualche giorno, mia mamma aveva bisogno di una mano qui e io la devo aiutare. Ora andatevene!》 Disse lei, convinta.
 《Ma non-》provò a dire Benvolio, ma venne interrotto:《Ho detto via di qui, soprattutto tu Benvolio! Fuori da casa mia! 》disse a muso duro.
《Certe volte ti comporti proprio come le ragazzine che tanto disdegni...》Rispose secco Romeo, arrabbiato, scuotendo la testa e voltandole le spalle insieme al cugino.
Mercuzio, benché li avesse accompagnati, non disse una parola per tutto l' incontro, e quando lei li cacciò, rimase a guardarla per qualche secondo, per poi voltarsi e seguire i due amici.

 Nel pomeriggio bussarono nuovamente alla porta.
Con sua grande sorpresa, Luna si ritrovò davanti Mercuzio:
 《Posso... Potrei entrare?》 Domandò di getto ancora prima che lei potesse salutarlo.
La ragazza scosse la testa come per risvegliarsi e si scostò dall' ingresso, facendolo passare:
《Certamente. Vieni, prego.》
Mentre i due si accomodarono nell' unica stanza della casa, che fungeva da sala da pranzo, camera da letto e cucina, Luna si scusò: 《Mi dispiace ma non ho molto da offrirti, stamattina ho tirato l' acqua dal pozzo, se vuoi.》
Mercuzio parve perplesso, mentre si guardava intorno: sapeva che non tutti vantavano condizioni agiate come la sua e quelle dei suoi amici, ma mai si era aspettato una situazione tanto misera.
《Non ti disturbare, Luna, mi trattengo per poco, volevo solo darti questo.》le disse, porgendole una pergamena scritta in modo elegante, che lei si rigirò tra le mani:
《Cos'è?》domandò, curiosa.
《Un albero, a te cosa sembra?》le rispose lui sarcastico, facendole un cenno con il mento.
Lei aprì la busta fingendo una risata e iniziò a decifrare la scrittura elegante che le si srotolava davanti agli occhi:
《Si-siete... i-n-vi-ta...ti...》lesse ad alta voce, sillabando: non aveva mai avuto l' occasione per imparare a leggere, aveva imparato l' alfabeto grazie a Romeo, ma ancora faceva fatica a riconoscere le parole in modo fluido, e Mercuzio se ne accorse: non aveva pensato a questa eventualità, e questo lo fece vergognare.
《E quindi?》domandò lei, terminato di leggere.
《Sei stata molto simpatica a mio zio, il che è strano, perchè lui odia quasi tutti, e in casa sua ci sarà una festa per pochi intimi, ho domandato se potessi portare qualcuno e lui ha accettato. Quando gli ho detto che avrei chiesto a te, era molto contento.》
Luna rimase di sasso, e dovette chiedere a Mercuzio di ripetere quello che aveva detto.
《Te l' ho detto, Luna, sei invitata a una festa da mio zio.》le sorrise un sorriso a trentadue denti.
La ragazza non aveva parole, ma mille pensieri le frullavano in testa:
 Mercuzio  avrebbe potuto invitare qualcuno più avvezzo alle feste, qualcuno come Romeo, Benvolio, o altri ragazzi della piazza, nobili o benestanti e quindi abituati ad andare agli eventi, eppure aveva scelto lei.
《Grazie!》gli saltò letteralmente al collo.
《Per il vestito non devi preoccuparti 》la rassicurò, anticipando ciò che aveva intenzione di dire, facendole un occhiolino che la face sciogliere《ti daremo un vestito di mia zia, saranno un po' grandi ma bene o male dovrebbero andare bene per te, e passerai la notte al castello, ho detto che i tuoi non ci sono e non puoi tornare a casa.》
《Io... sono senza parole, non so che dire 》
  esclamò lei, felice come una Pasqua.
《Dimmi solo che verrai》le sorrise, alzando le spalle.
《Certo che verrò! Oh, come sono felice!》
Lui alzò un sopracciglio, ridendo:《Ammettilo che ora vorresti baciarmi, eh?》.
La riposta gli venne data con una risata:
《Purtroppo devo deluderti: no!》

 

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Capitolo 7
*** Cap.7- vicina a una rosa ***


Si diedero appuntamento per il giorno seguente nel tardo pomeriggio.
Man mano che attraversavano il viale di pietre rosate, Luna avvertì una strana sensazione allo stomaco: si sentiva osservata e in qualche modo giudicata dalle guardie che stavano di vedetta, eppure quando era stata lì con Romeo e Benvolio era sicura di essere passata inosservata, o forse era stato il gruppo di gente che non aveva attirato l'attenzione, mentre ora il nipote del principe che si accompagnava con una ragazza sola verso il castello, poteva far pensare a molte cose. Relegò quella senzazione in un angolo remoto di sè quando, una volta dentro, vennero accolti da un servitore anziano, un certo Tobia, che le sorrise dolcemente, rassicurandola:
《Buonasera, signorina.》
Dopodichè il ragazzo accompagnò Luna verso la sua stanza.

《Qui c'è la tua camera per la notte, c'è una sala da bagno con l' acqua già calda, sentiti come a casa tua.》le disse, congedandosi.
Appena varcata la soglia, la ragazza venne accolta da una stanza in pietra non molto ampia ma ben arredata: c'era un letto a due piazze, qualche baule, un séparé e una piccola toeletta.
Attraversata una porta alla sinistra della stanza, si ritrovò nella sala da bagno, anch' essa in pietra, con una grande vasca scavata nel pavimento, alta abbastanza perché ci si potesse camminare dentro, con un grande scalino ai lati per sedersi e, accanto, un mobile pieno di teli.

Luna era immersa ormai da una decina di minuti nell' acqua tiepida, quando una porta che non aveva notato in fondo alla stanza si aprì leggermente, lasciando entrare Mercuzio:
《Ah, dimenticavo, la tua stanza comunica con la mia》le disse, con un sorriso sghembo.
《Grazie per l' informazione》gli sorrise, sarcastica《Ora POTRESTI ANDARE VIA?》domandò alterata, cercando di coprirsi.
Per tutta risposta lui rise: 《Come se fosse la prima volta che vedo una ragazza nuda.》disse, canzonandola, mentre lo stomaco di Luna si stringeva in una morsa di gelosia.
《Ad ogni modo, sul tuo letto c'è il vestito, quando sei pronta avvisami.》

Quasi un' ora dopo, la ragazza bussò alla porta di Mercuzio, che aprì.
《Luna sei... un angelo.》 Le prese la mano, e la fece girare su se stessa. Indossava un vestito nero, con ricami dorati sul bustino, la scollatura ampia ma non profonda e le pieghe interne delle maniche e della gonna di color giallo acceso. I capelli scuri erano acconciati in una treccia insieme ad un laccio dorato《di questo passo dovrò farti da guardia del corpo》le sorrise, sincero, per poi invitarla a fare un giro per il castello, cosa che lei accettò di buon grado.
Durante la visita, Luna sperava di incontrare il principe, o per lo meno la zia di Mercuzio, per poterli ringraziare, ma la fortuna non fu dalla sua parte, in quel senso.

《È tutto meraviglioso, ma il giardino resta la mia parte preferita》commentò Luna, dopo aver trascorso un' ora buona a girare per le stanze.
《Allora, se la signorina vuole seguirmi...》le fece cenno Mercuzio, mentre apriva il portone nero che conduceva al giardino.
I due passeggiarono per qualche minuto sotto al roseto, finché Luna non prese coraggio e gli chiese il motivo per cui non erano stati invitati anche Romeo e Benvolio.
Lui per tutta risposta fece spallucce:
《In realtà dovevano esserci, ma visto come ti hanno trattata ieri mattina ho cambiato idea all' ultimo minuto...》
Luna sorrise timidamente:《Be', grazie》
《Potrei sapere cosa è successo? Di solito voi tre siete così uniti...》domandò Mercuzio in preda alla curiosità.
Lei rispose con un sospiro e gli raccontò tutto ciò che era successo dopo la festa.
《È per questo che te ne sei andata?》 chiese il giovane, e lei annuì.

Gli attimi di silenzio tra i due vennero spezzati dalla voce del principe:
《Cosa ci fate voi due fuori da soli?》 Domandò con un sopracciglio alzato.
《Dubitate forse del vostro nipote preferito, zio? Luna mi stava semplicemente raccontando una storia accaduta dai Montecchi》 sorrise ruffiano Mercuzio.
《Sempre insieme, tu e quei delinquenti, eh? 》le domandò con un sorriso bonario《E si, nipote, dubito di te in ogni tua azione. Ti avviso, se dovesse succederle qualcosa ti riterrò pienamente responsabile, intesi?》 Ordinò, un dito alzato e lo sguardo severo, tanto che il ragazzo si ritrovò a chinare il capo, ma con un sorriso: 
《Sissignore!》disse, ridacchiando con Luna.

L'uomo li guardò ridere per qualche secondo, prendendosi le mani dietro la schiena in un atteggiamento di pace improvvisa, concentrandosi poi su una rosa:
《Luna?》 La chiamò
《Si, Vostra maestà?》 La ragazza si fece subito seria.
《Quanto ti avvicineresti a una rosa per ammirarla al meglio?》 Domandò il Principe, lasciandola spaesata per qualche secondo.
《Bè, abbastanza, sire, anche a costo di pungermi: le rose sono il mio fiore preferito.》

L' uomo annui in silenzio, per poi concludere:
《Hai ragione, le rose sono fiori complicati, ma se riesci a non farti spaventare dalle tante spine, si rivelano dei piccoli tesori...》

Luna e Mercuzio si guardarono negli occhi, senza capire dove volesse arrivare il discorso dell'uomo che, d' un tratto, annunciò:
《Sarà il caso che voi entriate, inizia a fare fresco e la gente sta arrivando.》
《Certo, Zio》 annuì Mercuzio alzandosi dal piccolo gazebo e porgendo la mano a Luna per aiutarla ad alzarsi, mentre lei rispondeva con un sorriso.
《Fai attenzione, Luna, a non farti pungere, e ti ritroverai con una rosa meravigliosa tra le mani.》
Mentre gli passava accanto, il Principe le mormorò questa frase.
Non capiva cosa intendesse, né il motivo per cui continuava a tirare in ballo le rose, ma dopotutto era il Principe, e lei era ospite nel suo castello, quindi chinò  il capo, mormorando a sua volta:《sissignore》 e, sotobraccio a Mercuzio, entrò nel castello, pronta per la festa.

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Capitolo 8
*** 8- una pinta ***


Erano ormai passate ore dall' inizio della festa, ore che Luna e Mercuzio avevano trascorso a ballare, prendere in giro la gente di nascosto, sorseggiare vino e ridere di assurdità. Stufi della folla sudata e appiccicosa, decisero di trasferirsi in una stanza più isolata di quella in cui si stava tenendo il ricevimento.

Con un gesto elegante, il ragazzo scostò una tenda rossa al lato della sala, rivelando una stanza secondaria molto simile all' altra, ma più piccola e riccamente decorata con arredi e cimeli di ogni tipo.
《È bellissima, Mercuzio》 Luna era affascinata, aveva il naso per aria, tanto che si scontrò con il ragazzo, i loro volti a pochi centimetri.
《Adesso lo ammetti?》
《Cosa?》sorrise lei, arrossendo.
《Ammetti che muori dalla voglia di baciarmi.》
Lei esitò.
《Se non lo fai tu, dovrò farlo io, allora!》concluse Mercuzio, rimanendo però fermo a guardarla.
《Oh, al diavolo!》sbottò lei, prendendogli la camicia e buttandosi a capofitto sulle labbra del giovane.
《Ho vinto la scommessa...》ridacchiò tra sé e sé.
《Quale?》
《Ho scommesso con i ragazzi che ti avrei convinta a baciarmi, mi devono una pinta.》rise, scatenando in Luna una furia.
《Tu! Brutto... Come hai potuto? Dopo quello che ti ho detto! Come?》si scagliò contro di lui, prendendolo a pugni sul petto. Lui rise ancora di più:
《Luna, calmati! Stavo scherzando, calma! 》le prese i polsi, guardandola negli occhi.
In un secondo la sua bocca era di nuovo su quella di Luna, in quello che non aveva niente a che fare con il bacio precedente: questo era morbido, dolce, sapeva di loro, sapeva di vino e di follia, e Luna lo adorava.

Il bacio dolce si trasformò, diventando piano piano più caldo, mentre le labbra del ragazzo si spostavano verso la mandibola, e poi sul lato del collo chiaro e su, verso la bocca, di nuovo, ad assaporare quelle labbra che aveva scoperto essere così indispensabili per lui.

Si staccarono per prendere fiato, e Luna si rese conto di essere rossa come le vesti dei Capuleti e piena di una nuova sensazione che le prendeva il basso ventre e le attorcigliava gli organi.

Mercuzio si spostò verso l' orecchio:《Andiamo via da qui.》le sussurrò sorridente, e lei annuì leggermente, deglutendo, gli occhi ancora chiusi, recuperando quel minimo di buon senso che aveva iniziato a scivolare via tra i baci del ragazzo.
Non sapeva se fosse stato il vino a farli agire così, ma dovette ammettere che quelle sensazioni non erano affatto male, e decise di lasciarsi andare, per una volta essere libera da regole ed etichette, e seguire l' unica cosa che faceva rumore dentro di lei, il suo cuore.

Seguì  Mercuzio verso il piano superiore, tra risate e qualche bacio rubato contro ai muri delle scale, fino ad arrivare sull' ampio balcone che dava sul retro del castello.

Ricominciarono a baciarsi con più foga di prima, le labbra di lui si concentrarono in un punto sul collo e un mugolío uscì dalla sua bocca.
《Ti piace, direi.》commentò sarcastico.
Lei sbuffò, ma dovette ammettere che si, evidentemente le piaceva.
Le piaceva quella sensazione di leggerezza in cui la stava portando, le piacevano i suoi baci e l'odore della sua pelle.

Lo prese per la nuca, riportandolo sulle sue labbra, facendo scivolare, poi, una mano in mezzo alle scapole, nella sua camicia.
《Rientriamo?》
《Ma dentro ci possono vedere》protestò  lei. 
《Dipende dove andiamo》le sorrise.
Lei sbuffò, ma decise di seguirlo verso quel posto che si rivelò essere la sua camera. Luna esitò un attimo, e Mercuzio se ne accorse, perchè le appoggiò la mano sulla curva della schiena e le sussurrò all' orecchio:
《Ti giuro che farò il bravo...》
Lei sospirò, ma si convinse ad entrare. Era una stanza grande e ricca, con molti bauli colmi di vestiti, un letto a baldacchino, persino il camino!
Si sedettero sul letto, lei ai piedi, lui sul lato a sinistra. Erano in silenzio, la foga di poco prima sembrava come svanita e ora si mancavano l' un l' altra senza avere il coraggio di ammetterlo.

《Luna?》
《Hm?》rispose, fissando un punto nel pavimento.
《Non avere paura.》lei provò a negare, ma lui la interruppe:《Sei tesa, lo vedo.》le disse, in ginocchio dietro di lei, mentre accarezzava la testa e scendeva fino alle spalle, abbassando di poco le maniche del vestito, dandole un bacio in fronte mentre lei abbandonava la testa all' indietro, sul suo petto.
《Potrei non stancarmi mai di questa vista》commentò il ragazzo, alludendo allo scollo della ragazza che, prontamente, gli tirò uno schiaffetto sulla gamba, scatenando le sue risate.

Mercuzio si chinò contro al suo orecchio, dove le sussurrò《Rilassati》.
Diceva benem lui! Luna non era mai stata così tesa, e non aiutava di certo Mercuzio, intento a solleticarle il collo con il naso e le labbra e scendere poi fino alla curva della spalla dove la pelle era tenera, un paradiso da baciare, mordere e tirare.

《Non sai quanto mi piaci...》le disse, appoggiando il mento sulla sua spalla, mentre le circondava la vita con le braccia.
Lei sorrise, abbassando lo sguardo:
《È solo il vino a farti parlare》
《Sarà, ma lo pensavo anche prima di bere》le sorrise distrattamente, mentre le lasciava qui e lì dei baci sulla spalla, poi si fermò di colpo:《Ti fidi di me ?》
《Devo proprio?》 
《Temo di si》la guardò negli occhi e le sorrise.
 Lei gli sorrise di rimando, accarezzandogli la guancia, ma si irrigidi nel momento esatto in cui lui iniziò a sciogliere i nastri che legavano la gonna.
《Ma che fai?》 Domandò, senza ricevere risposta.
La spinse leggermente per farla alzare in modo che la gonna scivolasse a terra, poi la attirò nuovamente a sé, facendola accomodare di nuovo sul letto, mentre le slacciava il bustino. 
Le tirò indietro il viso per darle un altro bacio, si staccò e si sdraiò sul letto.
《Non sopportavo più di vederti in quei vestiti pesanti...ora stai meglio.》le confidò, abbracciandola e facendole posare la testa sul suo petto.

I baci continuarono per ore, interrompendosi solo per prendete fiato, o per perdersi con il volto rivolto al soffitto.
Stavano così bene, l' una tra le braccia dell' altro, che si addormentarono così, abbracciati stretti, con le labbra tese in due sorrisi.

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