Scoprire la verità

di ATeufel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi sono ***
Capitolo 2: *** Riflessioni ***
Capitolo 3: *** Distratta ***
Capitolo 4: *** Leggerezza ***
Capitolo 5: *** Un appuntamento ancora ***
Capitolo 6: *** Una cena ***
Capitolo 7: *** Sensazioni ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Sorpresa ***
Capitolo 10: *** Letteralmente ***
Capitolo 11: *** Sorrisi ***
Capitolo 12: *** Bruciare ***
Capitolo 13: *** Nove Giorni ***
Capitolo 14: *** Ti porto nella mia vita ***
Capitolo 15: *** Più leggera ***



Capitolo 1
*** Chi sono ***


Stavi lí.
Seduta sul mio letto a guardare il panorama dalla finestra.
È stata la prima cosa che mi ha colpito di questa casa. E piace anche a te.
Hai una treccia scomposta che si abbandona sulla tua spalla. Vorrei farlo anche io.
È così surreale averti qui.
"Laura" ti giri "devo dirti una cosa"
Fai un cenno con la testa per invitarmi a continuare
"Non sono mai stata con una donna"
"Mi hai mentito?"
Abbasso lo sguardo. È vero, ti ho mentito.
"Si, e mi dispiace per questo, ma non volevo che pensassi a me come una che voleva solo provare qualcosa di nuovo"
"Perché io Giulia?"
"Il tuo sguardo" è l'unica verità che posso dirti ora "e quella foto su instagram, una tua foto"
"Ahhhhhhhhh, mi hai stalkerato per bene sui social eh?"
"Io?......Nooooooo" scoppiamo a ridere entrambe.
Ho portato altre persone in questa camera , in questa casa, uomini ovviamente, e mi sono sempre sentita perfettamente padrona della situazione, di me stessa. Ma con te... È diverso.
Il tuo odore riempie l'aria.
"Quindi, quel bacio l'altra sera, è stato il tuo primo bacio?"
"Con una donna, si"
"Wow". Ridi.
"Non ridere "
Calma Giulia, non ti sta attaccando.
"Non ti arrabbiare piccola verginella". Scoppi di nuovo a ridere. Ed io invece mi innervosisco.
Tu ti mordi il labbro inferiore. Lo sapevo, mi stai solo provocando.
Ad un passo da te .Ti fisso negli occhi.
Le tue labbra mi stanno urlando contro.
Ed allora le ascolto, si, poso piano un bacio a sfiorarle, approfondendo il bacio lentamente. La tua bocca si schiude, tocco la tua lingua con la mia, ci giro intorno. Poggio una mano sul tuo fianco destro e l'altra finisce tra i tuoi capelli. Ho chiuso gli occhi, ed anche la ragione, probabilmente. Ti ho assaporato.
"Non voglio portarti a letto" te lo dico sussurando, fronte contro fronte
"Direi che un invito nella tua camera dice proprio il contrario"
Non ti rispondo, però ti abbraccio. In silenzio.
Ti prendo la mano e mi stendo sul letto. Tu mi segui, togliendoti le scarpe.
"Bei calzini" sghignazzi
"Perché cosa hanno di strano i miei calzini?"
"Sono di batman" dici sorridendo.
 Siamo così vicine. Sento il tuo respiro. Mi confondi Laura. Mi hai decisamente spiazzato.
Giri lo sguardo dall'altro lato, verso quell'orizzonte che si staglia dalla finestra. Le luci del tramonto sono bellissime in questa camera, le ho sempre adorate.
"Cosa sei Giulia?"
"Che vuoi dire?"
"Eri solo annoiata dagli uomini ed hai deciso di provare ad iscriverti in quel sito di incontri, hai bisogno di adrenalina, cosa sei Giulia? cosa vuoi?"
"Non è così Laura"
"E allora cosa?"
"Io non lo so...davvero". Silenzio. "Non è che gli uomini non mi piacciono più, mentirei se ti dicessi il contrario, e che ho iniziato a provare delle cose nei confronti delle donne che non avevo mai provato prima, delle cose nuove, e non so nemmeno io come definirle, come definirmi"
"Stai solo giocando" lo dici seriamente.
"Laura" le dico lentamente" girati, guardami". Con riluttanza, lo fai.
"Non sto giocando, è vero non so cosa c é nella mia testa, ma di una cosa puoi stare certa, sono qui con te perché è quello che volevo, volevo vederti, parlarti. Questo lo so"
Hai ascoltato tutto in silenzio. Sfiori piano una mia mano e ti avvicini. Poggi solamente le tue labbra sulle mie. Mi perdo nei tuoi occhi e ti abbraccio.
 

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Capitolo 2
*** Riflessioni ***


Nota dell'autore: questo capitolo è ambientato tre giorni prima del precedente




Tre Giorni prima…
Si può smettere di essere sé stessi? Si può, per una volta provare a fare qualcosa che non avresti mai pensato di fare? Davvero sto organizzando un appuntamento con una ragazza? Continuo a chiedermi incessantemente questa cosa, mentre ti scrivo un messaggio per invitarti, mentre mi accendo una sigaretta nella speranza che possa tranquillizzarmi, mentre Giorgia mi parla al telefono della sua nuova fiamma. Ma il pensiero costante che , io , Giulia, nel pieno delle mie " facoltà mentali", ti ho invitata ad un vero appuntamento mi attanaglia. Sarebbe la nostra seconda uscita, se proprio vogliamo formalizzarci. Niente ristoranti, niente pub, niente luoghi troppo pubblici.
E allora che mi invento? Una di quelle cose che se me l'avessero raccontata avrei riso per un bel pezzo. Ti porto in un parco per bambini, all'aperto, quelli con le altalene e il verde, e tutto il resto. Una cazzata esorbitante. Ma d'altronde dopo essermi iscritta a quel sito di incontri e averti chiesto di incontrarci, direi che rivederti è proprio il minimo.
È sbagliato? Continuo a chiedermelo da giorni ormai. Cazzo. Perché dovrebbe esserlo? Ho voglia di vederti, cosa che non ammetteró mai, ma è cosí. Quando sono in laboratorio, e per un attimo riesco a guardare il cellulare e c é un tuo messaggio io sorrido. È terribile questa cosa. Ci conosciamo da dieci giorni, forse. Non li conto, non lo so.
Ti ho detto che saremmo andate in un posto a piedi. È Maggio. Roma è, se possibile, ancora più bella in questo periodo. E tu sei bella. Ed io ho l'ansia? Riderei di me stessa, tanto.
"Ciao Sarda" sorridi
"Ciao" lo dici con la bocca e con gli occhi.
Ti chiedo come è andata la giornata, mi rifai la stessa domanda. Mentre iniziamo a camminare sento che quel piccolo nodo si sta sciogliendo.
"Dove stiamo andando?"
"Quanta impazienza"
Ridi.
So cosí poco di te, ma quando ridi sei luminosa.
Quando ad un certo punto mi fermo, ti guardi intorno cercando l'insegna di qualche pub. Se fossimo in un cartone animato avresti un punto interrogativo sulla testa
"Ho pensato che potevamo prendere questo parco in affitto, pensalo come un pub all'aperto" e tiro fuori 2 bottiglie di birra dalla borsa.
Mi guardi. Scuoti la testa. E ti vai a sedere su una delle altalene. Allora forse non ho fatto la scelta sbagliata.
"É una cosa romantica" non è una domanda, lo stai affermando.
"Direi che romantica non è proprio il termine che mi si addice, anzi se mi dovessi definire direi cinica"
"Abbiamo tutti delle debolezze"
Parliamo io e Laura, di un sacco di cose, di una miriade di questioni. Vive a Roma da 8 anni, come me. Lavora in uno studio finanziario, che non so nemmeno cosa voglia dire.
Io le racconto di neurobiologia, del mio amore per la scienza. Superficiali, le domande e le risposte sono superficiali. Lo so, è così che funziona. È solare, si vede. Laura é sexy. Dannatamente. Ha un paio di jeans che le fasciano le gambe, un maglioncino bordeaux che lascia scoperta una spalla da dove sbuca un tatuaggio old school. Li conosco bene. Le sue mani sono piene di anelli. I capelli, tendenti al rosso ricadono liberi sulle sue spalle.
Lo sto facendo, sono uscita con te, per 2 volte, e stiamo parlando, ed io mi sento a mio agio. È possibile.
Sai spezzare i silenzi nella conversazione, cosa che io non ho mai imparato a fare. Adoro il silenzio, ci sguazzo al suo interno.
Quando distrattamente guardo il mio cellulare, mi accorgo che si è davvero fatto tardi.
"Cazzo, sono le 3"
"Merda”
Ci solleviamo dalle altalene nello stesso momento, ritrovandoci molto, troppo vicine. Io lo so che vorrei e dovrei farlo. Ma fa paura. E forse anche a te.
Ma nonostante tutto, questa volta vince l'istinto. Ti sfioro una mano, risalendo verso il braccio, fino a toccare la tua guancia. Mi guardi negli occhi. Mi stai guardando negli occhi così forte che fa quasi male. E allora chiudo questa distanza che ci separa, e chiudo la ragione in un fottutissimo angolo della mia testa. E le tue labbra sono morbide, carnose. Sai di birra, e sigarette. Ma sei buona. Ecco se ti dovessi definire direi che sei buona. È uno sfiorarsi, così leggero all'inizio. È un maledetto bel bacio. La tua bocca che piano si apre, la mia lingua che solletica la tua. Il tuo sapore. Il mio sapore. Le nostre bocche. Dura poco. Poi ci sorridiamo, teneramente.
Solo quando sono a casa da sola mi rendo conto di una terribile verità, ho baciato una ragazza e mi è piaciuto. Cazzo se mi è piaciuto baciare Laura.
Un tuo messaggio mi suggerisce che forse non sono la sola a cui questa serata ha dato qualcosa.
Ci rivedremo. E forse questa è la verità ancora più sconcertante.
 
 

Nota dell'autore: il famoso bacio di cui si parla nel primo capitolo è questo

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Capitolo 3
*** Distratta ***


Giorgia sta parlando da circa mezz’ora, ma quanto chiacchiera. Chissà poi cosa avrà detto. Avrò ascoltato si e no quattro parole in croce. Sono distratta. Profondamente.
“quindi Giu secondo te ci devo uscire o no?”
“eh?? Con chi?”
“Giulia ma che problema hai? é mezz’ora che ti parlo di Alessandro”
“si Alessandro certo”
“ma hai bevuto?”
“ma no, sono le tre di pomeriggio”
“ma che ne so Giu sei strana”
è vero, ha ragione Giorgia, sono strana.
Laura.
Maledetta ragazza.
Razionalmente parlando credo che io stia attraversando una di quelle crisi che definiscono esistenziali. Stronzate. Sinceramente credo semplicemente che sto scoprendo un nuovo lato del mio carattere. Ho 26 anni, almeno 10 passati a frequentare uomini. Poi una mattina mi sveglio e penso che quell’attrice mi piace. Ma non perché recita bene, fondamentale chi se ne frega, no no quell’attrice mi piace proprio. Poi scopro che hanno creato un fandom su quella attrice e la sua coprotagonista in quel telefilm, perché i fans le credono perfette per stare insieme. A quel punto scopro che qualcuno ha pensato bene di scriverci fanfiction. Su due donne. E ti appassioni. E guardandomi intorno mi rendo conto che qualcosa sta cambiando. Devi capire, hai bisogno di capire. Ma come si fa a cambiare la propria sessualità a 26 anni, ti chiedi costantemente. Allora cosa pensi bene di fare? Di studiare la situazione. Figurati. Così mi inizio ad informare sull’amore omosessuale, sulle coppie omosessuali. Sui libri che raccontano la storia di due donne. Tutto questo senza parlarne con nessuno, né con Giorgia , né con nessun altra delle tue amiche. D’altronde meglio risolversi i problemi da sola, no? Che testa dura.
Mi imbattos in un libro. Racconta la storia di due donne che si sono conosciute su un sito di incontri per sole donne. Wow. Che si fa adesso? Bisogna installare l’applicazione. Ovvio. Sempre tenendo il resto del mondo all’oscuro di tutto. All’inizio è imbarazzante sfogliare le foto di tutte quelle donne, poi inizia a diventare divertente quasi. Lì nessuno ti conosce, nessuno ti può giudicare. Devo farmi un profilo. Metto alcune mie foto. Qualcuna mi inizia a scrivere. Non rispondo…. No no. Poi inizio a rispondere. Non è imbarazzante. Anzi con alcune è quasi piacevole parlare. Poi un giorno scorrendo tra le foto hai visto il tatuaggio di Laura. Hai riconosciuto lo stile. Ti fermi a guardare il suo profilo. Ci pensi per tre giorni prima di scriverle un semplice messaggino. Ma come si fa? Come si fa ad attaccare bottone su una chat? Che difficoltà. Quasi  è più facile studiare neurobiologia. Le scrivi ciao, poi cancelli, poi le scrivi old school riferendoti al tatuaggio, poi cancelli, non hai ancora inviato il messaggio. Poi le scrivi la verità “ma come si fa ad attaccare bottone su questa chat?”. Laura ti risponde dopo due giorni.
Iniziate a parlare. Il resto del mondo continua ad essere all’oscuro di tutto.
Poi Giorgia ti chiede se sei strana, ma come cazzo faccio a non essere strana. Sta succedendo una grandinata di dimensioni epiche nella mia vita. Non so più chi sono. E devo parlarne con qualcuno prima di iniziare a fare come mio solito.
Ma non sono pronta.
“no Gio sono solo stanca, dai, lo sai il tirocinio in lab sta diventando faticoso”
“si vabbè”
“si dai , senti secondo me devi uscirci con Alessandro, quando è stasera?”
“si è stasera”
“allora rispondi subito, che te la stai a tirà?”
“ma che dici, ah ah ah, ma soprattutto nemmeno lo sai parlare il romano”
“si si vabbè scrivi o no questa risposta?”
Forse sono riuscita ad evitarmi altre domande da Giorgia. Guardo distrattamente il cellulare, c è un messaggio di Laura, ma non posso leggerlo ora. Cazzo.
“inviato”
“olleee”
“scema, dai, tu che farai stasera?”
“pizza e birra davanti la tv”
“che asociale Giu”
Ho appena mentito alla mia migliore amica. In realtà le ho detto una mezza verità. Vorrei chiedere a Laura di venire da me per una pizza e birra.
Non mi piace dire bugie. Perché non posso semplicemente dirle la verità? Ma che problema ho?




 

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Capitolo 4
*** Leggerezza ***


La situazione è questa. Tu hai un vestito corto, forse troppo corto? Direi di si. Delle calze velate. Nere. Quindi ho detto bye bye al mio buon senso appena ti ho aperto la porta di casa. Maledetta ragazza. Mi hai anche salutata con un bacio sulla guancia. All’angolo della bocca. Ora io non sono mai stata una santa nella mia vita eterosessuale, chiamiamola così. Ed ho provato delle sensazioni, varie volte. La passione come tutti la chiamano. La chimica. Ma con te sembra che i miei istinti siano potenziati. Quindi oltre a non capire come sia possibile che dopo anni di testosterone adesso io abbia deciso, anzi no, il mio corpo abbia deciso che preferisco gli estrogeni, devo anche combattere questo dannata sensazione alla bocca dello stomaco. O a tutto lo stomaco. La serata non promette niente di buono.
“sei silenziosa stasera”
“ma con quel vestito ci vai anche al lavoro?”
scoppi in una fragorosa risata.
“non ti piace?”
“no no, figurati”
continui a ridere. Come sei bella. Abbiamo ordinato la pizza e nell’attesa stiamo bevendo un po' della birra che hai portato sedute davanti alla tv. Mi prendi una mano, l’accarezzi piano, hai ancora il sorriso sulle labbra.
“il mio vestito ti ha tagliato la lingua?”
adesso sono io che rido, ma sei sempre più bella tu.
“no, oggi sono un po' distratta ”
“a che pensi?”
“come mai eri su quel sito?”
“diretta eh”
“è solo una curiosità, non credo tu abbia bisogno di una chat per single per trovare una ragazza, o comunque qualcuno con cui uscire”
“ volevo solo un po' di leggerezza, credo”
“leggerezza?” ho alzato un sopracciglio mentre ho ricalcato questa parola, non credo di aver capito cosa volessi intendere.
“no aspetta, non leggerezza intesa come il voler svolazzare da un letto all’altro”
“e cosa vuol dire allora?”
“non lo so, conoscere qualcuno senza pippe mentali, con estrema tranquillità”
“pensa poi hai incontrato me”
scoppiamo a ridere entrambe
“e tu che ci facevi allora su quella chat?”
“una ricerca scientifica”
“ma va Giu, ma che dici”
“davvero, cercavo di testare la validità della mia vena omosessuale”
“pensa  poi hai incontrato me”
“oh mica mi è andata male”
ti ho imbarazzato, perché sei diventata leggermente rossa. Ti accarezzo una guancia. E ti stampo un piccolo bacio, proprio mentre sentiamo il citofono.
La serata trascorre tranquilla, mangiamo la pizza sedute sul divano.
Mi hai preso in giro perché non so nuotare.
Certo sono cresciuta in un piccolo paesino, di montagna oltretutto, figurati se mi sono mai posta il problema di imparare a nuotare. Tu la fai facile, vieni da una delle isole più belle al mondo, il mare ce lo hai nel sangue.
Mi racconti di una caduta con la bici. Non riesco a capire come mi sento. Bene, sicuramente. Tranquilla. A mio agio. Quanto mi spaventa questa cosa. Ci conosciamo da tre settimane, ma io mi sento bene con te. Forse aiuta anche il fatto che sei seduta a gambe incrociate e il tuo vestito si è sollevato. Ed io ho capito di avere un debole per le calze nere. Velate.
Le tue mani sono così delicate. Sembrano così piccole quando le metti sulle mie.
Laura. Maledetta ragazza.
“forse dovrei andare” te lo sento dire mentre mi sono persa un attimo tra i miei confusionari intrecci mentali. “è tardi”.
Ti sollevi dal divano dandomi una meravigliosa visuale delle tue gambe. Mi sento un’affamata. Ma che problema ho.
Mi alzo anche io, per accompagnarti alla porta.
“hai parcheggiato vicino?”
“si tranquilla Giu”
mi prendi la mano, mi avvicini a te, ma sono io ad annullare la distanza tra le nostre bocche e darti un bacio. All’inizio a fior di labbra. Poi il tuo sapore è così buono, cerco di approfondire quel bacio. Tu me lo lasci fare. Poso la mano libera dietro la tua schiena. Stringendoti sempre più vicino a me. Il bacio continua. Ebbene si. O purtroppo dovrei dire. Hai posato la tua mano sulla mia guancia. Quando mi tocchi è così bello. Maledetta ragazza. Ci stacchiamo un attimo, fronte contro fronte.
“Buona notte Giulia” fai un bel respiro
“grazie per la serata” faccio un bel respiro
mi stampi un altro bacio e vai via
“vai piano” l’ho detto senza pensarci. Ti giri e mi sorridi mentre scendi le scale.

Questa ragazza mi stravolgerà la mia vita, farei meglio a prendere la via della fuga.


 

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Capitolo 5
*** Un appuntamento ancora ***


Non ho dormito benissimo.
Non riesco a vivermi questa esperienza serenamente. Laura è così bella, così sexy. C ‘è qualcosa in lei che mi calamita nella sua direzione, ma poi ci sono io che mi sforzo di andare nella direzione opposta. Dovrei fuggire ora, che sono ancora in tempo. Non scriverle, non sentirla più. Dille che ci ho ripensato, che non è vero che le donne mi smuovono l’ormone, che non è vero che lei mi smuove l’ormone. Ma non è vero. Maledetta ragazza. Non è per niente vero.
E non basta. C è un altro grandissimo problema, nessuno sa niente. Nessuno. Nemmeno Giorgia. Questo lo rende meno reale, forse. Poi c è la questione dei miei genitori, riuscirò un giorno a dirglielo? Ho dei seri dubbi.
Fondamentalmente non voglio legarmi a lei, ma mentre lo sto pensando so già dove vorrei portarla per il prossimo appuntamento. Credo che io la stia corteggiando. Cazzo.
E visto che il declino non è mai troppo, e questa volta ho deciso di agire di istinto, le invio un bel messaggino per invitarla domani sera ad una mostra.
Quanto fa ridere questa cosa? Sono proprio una persona noiosa. L’ho invitata ad una mostra, di carattere scientifico. Cioè se mi dice di si le stampo un limone esagerato.
Il bello è che la sua risposta nemmeno si fa attendere, e contro ogni pronostico mi dice di si. Oh però sono brava nel corteggiamento, mi ha detto di si subito. Forse le piaccio. Oddio . Questo è anche vero. Spero.
Ci accordiamo per vederci domani pomeriggio. La mostra è a piazza della Repubblica, una delle piazze più belle qui. D’altronde Roma è bella tutta, nonostante i vari disagi cittadini quotidiani, Roma è bella. Punto.

Giorgia oggi si è autoinvitata a pranzo. Già immagino i racconti della sua serata con Alessandro. E infatti inizia a parlare quando arriva e non smette più. Io penso che abbia tipo una riserva di ossigeno innata, perché a volte non prende nemmeno fiato. Io la ascolto, tendenzialmente. Tranne quando mi squilla il cellulare. È un messaggio di Laura. Sorrido. Per fortuna Giorgia è girata e non si accorge di niente. Devo parlarle prima o poi. Non voglio farle le cose alle spalle. Voglio potermi sfogare con lei. Poterle raccontare come sta viaggiando la mia testa nei pensieri confusi intorno a questa ragazza. Le parlerò. Vediamo come va l’uscita della mostra e dopo le parlo.  Me lo devo imporre.
Quando Giorgia va via io mi incollo davanti ad una serie tv, ovviamente quelle che piacciono a me non si trovano su Netflix. Ovviamente. Per fortuna domani devo andare in laboratorio, almeno non penserò per tutto il giorno all’uscita con Laura. Non avrò molto tempo. Nei laboratori di ricerca c ‘è una regola non scritta su noi tesisti, devono fare la gavetta. Quindi le loro giornate sono piene di cose da imparare e da fare. Che nella maggior parte dei casi è un’ottima cosa. Soprattutto per me una come me che quando non lavora si annoia, e inizia a pensare troppo, a troppe cose.


Il giorno dopo.
Quando arrivo a piazza della Repubblica mancano 5 minuti alle 18. Chiamo Laura che mi dice che sta parcheggiando. Arriva dopo dieci minuti, bella come sempre. Io vorrei stamparle un bel bacio qui, davanti a tutta la piazza, ma non credo di averne ancora il coraggio. Così decido solo di poggiare le mie labbra sulla sua guancia. Lei me lo lascia fare. Devo capire qual è il suo profumo. Si si qua bisogna capire quali sono le armi del nemico.
La mostra è spettacolare, almeno per me che ho sempre studiato queste cose. Laura la vedo curiosa. Ad un certo punto si ferma ad osservare uno schermo che manda delle slide sulla costituzione del DNA. La vedo attenta. Mi avvicino a lei da dietro. Le poggio la testa sulla spalla
“Che guardi?”
“Mmm ho capito che si tratta di DNA, ma non molto altro”
Sorrido. Lei ha il fiato corto. Sono io a farle questo effetto? Probabile.
“Aspetta ti spiego” Poggio la mia mano sulla sua cercando di muovere il cursore. Lei gira la testa verso di me e mi fissa negli occhi. Ecco appunto, io non credo proprio sia appropriato che tu mi guardi in questo modo, cara Laura. Perché se tu mi guardi, con questi occhi nocciola, io mi perdo. E non mi ricordo nemmeno di cosa stavamo parlando. E vorrei solo sbatterti al muro. C ‘è troppa tensione sessuale. Troppa.
Allora prima di dare spettacolo davanti a tutte queste persone, decido di fare una grande cazzata. La prendo per mano e la trascino in bagno. Chiudo la porta dietro di noi, mi assicuro che non ci sia nessun, sempre tenendola per mano e poi  mi giro. È solo un attimo che il mio sguardo si posa su di lei, un solo attimo. Poi le stampo un bacio quasi arrabbiato. In fondo è vero sono un po' arrabbiata. Non mi piace che lei mi faccia provare queste cose. Non mi piace per niente. Laura risponde al mio bacio. Apre la bocca, vuole approfondire. Stringe le sue mani intorno al mio volto. Io la stringo a me, allungando le mani dietro la sua schiena. Per un attimo rifletto sulla possibilità di toccarle il sedere. Cioè vorrei tanto . Anche il suo sedere è bello, tanto. Però forse non è il caso. Laura ansima leggermente quando le mordo il lato del labbro inferiore. Troppa tensione sessuale. Troppa.
Adesso le opzioni sono due: o davvero non ci fermiamo, oppure davvero non ci fermiamo ad un bacio. Od anche veniamo interrotte. Ecco forse è meglio di finire nude in un bagno di un museo. Laura tossisce per darsi un contegno. Io sghignazzo. La signora ci osserva in un mix di emozioni, passando dalla curiosità alla perplessità. Usciamo fuori dal bagno, come due ladre colpite sul punto di rubare la refurtiva. Ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere. Di gusto. È quasi come liberare tutta quella tensione che si era accumulata in quel bagno.
“fammi capire, la mostra era una scusa?”
“ahahhahaha ma no, io volevo davvero visitare la mostra”
“per ora abbiamo visitato solo il bagno”
“tutta colpa tua” e scoppiamo di nuovo a ridere.


Forse è meglio mantenere una distanza di sicurezza in luoghi pubblici.



 

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Capitolo 6
*** Una cena ***


“Posso invitarti ufficialmente domani sera ad una cena a casa mia?”
questo è il messaggio che è appena arrivato sul mio cellulare. Ora il mittente è chiaramente Laura. Il destinatario, che poi sarei io è un attimo in apnea. Principalmente per due motivi: innanzitutto ho ancora chiara e vivida la sensazione, la tensione di due giorni fa nel bagno del museo, e in secondo luogo se Laura mi invita a casa sua mi devo preoccupare? cioè sta diventando una cosa seria?. Non che io abbia intenzione di visitare altre camere da letto, o altre belle signorine, assolutamente non sono il tipo. Certo è che ancora sto cercando di capire l’effetto che Laura sta avendo sulla mia, già non poco tribolante vita.
Però d’altro canto non ho proprio nessuna intenzione di rifiutare. No no. Proprio no.
Quindi accetto. Si , le rispondo.  E fondamentalmente sono contenta. Dell’invito, di aver accettato. Di Laura. Nonostante tutto.
Adesso bisogna pensare a cosa portare, io opterei per il vino, così nel dubbio, metti che la serata si fa imbarazzante l’alcool può solo che aiutare la causa, giusto?
Si si è deciso, compro del vino. Anzi prenderò una bottiglia di bianco e una di nero, perché non so che cucina, quindi così me la cavo. Stasera per fortuna lavoro alla fiera. Manca poco e potrò lasciare anche questo lavoro. Una volta arrivata la laurea finalmente avrò uno stipendio, certo uno stipendio da fame, ma almeno non dovrò più sbattermi di qua e di là per campare.  E poi farò il dottorato, quindi potrò continuare a fare ciò che adesso faccio gratuitamente in laboratorio ma con uno stipendio. Manca solo l’ultimo esame. E poi è finita. Davvero non vedo l’ora. Dopo tutti questi anni, dopo tutto questi lavori, per poter vivere in questa grande città, per poter studiare. Mi sembra quasi surreale che sia quasi finita. Tornassi indietro sicuramente rifarei tutto ciò che ho fatto fino ad ora. I miei genitori sono stati meravigliosi, nelle loro possibilità mi hanno aiutato a realizzare i miei sogni e per questo non smetterò mai di ringraziarli. Ma vivere  a Roma costa, ed anche io ho dovuto fare la mia parte. Con molto piacere. Non mi sono mai tirata indietro. Ho fatto mille lavori, babysitter, pulizie, animatrice, cameriera, qualsiasi cosa servisse all’obiettivo. Manca solo un esame. Uno.
Quando rientro dopo il lavoro alla fiera sono così stremata che non faccio in tempo ad appoggiarmi. Però Laura mi ha scritto la buonanotte. Io penso di avere una cotta. È questo l’ultimo pensiero prima di andare  a dormire.  Anche perché domani c è il laboratorio, la tesi sicuramente non si farà da sola. Quindi bisogna fare gli esperimenti, e sono già le due.
Ed in effetti quando la mattina dopo suona la sveglia non sono per niente pronta ad affrontare la giornata. Però il pensiero della colazione mi da la forza giusta per alzarmi ed uccidermi di biscotti. Adesso si che possiamo iniziare la giornata.


Ore dopo.


Sono le 6 di pomeriggio, sono appena tornata dal laboratorio, questa giornata è stata infinita. Lunghissima. Io sono stremata. Però stasera vedo Laura, quindi adesso mi faccio una doccia “a dovere” e vado a prendere la metro. Ma devo vestirmi bene? Ci penso per un attimo. Ma non sono il tipo. Credo che i jeans ed una camicetta andranno benissimo. Si.
L’appuntamento era per le 20 a casa di Laura, sono le 20.10 ed io sto uscendo dalla metro. Che si era bloccata ovviamente. Ma Roma è bella, assolutamente. Nonostante la metro. Poi io odio il ritardo, profondamente. Per fortuna che lei abita non lontano dalla metro. Prima di suonare il citofono faccio un bel respiro. Le ho preso anche un regalo, che ho nascosto nello zainetto, insieme ad uno spazzolino, non si sa come andrà questa serata, però nel dubbio uno spazzolino per la notte l’ho portato.
Laura mi apre la porta scalza, con un vestito blu troppo corto, davvero tanto corto. Adesso  non è che io voglia rompere le palle, ma giusto per capire ha solo mini vestiti nel suo armadio o cosa?
Ha una treccia, come una delle prime volte che ci siamo viste. Forse dovrei dirle ciao e smettere di farle la radiografia.
“ciao signorina”
“ciao Giu”
mi avvicino per darle un bacio. È un attimo.
“Tieni” Le do le due bottiglie di vino
“Entra” mi dice. Secondo me è un po' tesa anche lei.
Per fortuna ha preparato l’aperitivo, vedo un bel bicchiere con uno spritz dentro, su un tavolino davanti al divano. Casa di Laura le assomiglia. Ha una cucina a vista, rossa, un piccolo angolo con un divano e una tv. Poi ci sono altre tre porte. Una sarà la camera da letto, immagino, l’altra il bagno e la terza? Boh. Intanto mi siedo sul divano e inizio ad addentare gli stuzzichini.
“che fame” le dico.
Laura si siede accanto a me sul divano, brindiamo alla serata. La vedo mordersi il labbro.
“Laura smettila”
“eh?”
“smettila di farlo”
“di fare cosa?”
“come se non lo sapessi”
“Giu ma che dici?”    davvero non lo sa?
“smettila di morderti quel labbro altrimenti l’aperitivo lo faccio con te” oddio l’ho detto ad alta voce.
Scoppia a ridere. Di gusto. Posa il bicchiere sul tavolo, si avvicina verso di me. Io mi allontano. Che fifona.
“non mordo” mi sussurra.
“non ne sono così sicura” le rispondo. Ed è vero. Prima faccio la figa con la battuta a sfondo sessuale e poi mi nascondo. Complimenti, brava Giulia.
La fisso negli occhi, e forse non avrei dovuto farlo, perché lo vedo nei suoi occhi che mi vuole. Ebbene si lei vuole me. Ed io voglio lei. Mi prende una mano, dopo avermi accarezzato tutto il braccio. È una leonessa stasera. Ed io sono la sua preda. Poi posa l’altra mano sulla mia guancia. Non mi sta solo guardando, e no. Mi sta proprio osservando dentro. Mi bacia. E mi stringe a se. E mi sfiora la schiena. Io la bacio, la stringo, le sfioro i fianchi. Gioca con la mia lingua. Mi assapora. Io non sento più niente che non siano le sue mani. Non so perché adesso siamo in piedi. Metto una mano dietro la sua nuca, e la spingo al muro. Le sto leccando quel maledettissimo labbro inferiore. Finalmente. E geme. Poggia le mani sui bottoni della mia camicetta, ne sbottona uno. Si ferma. Mi da il tempo di abituarmi. Ne sbottona un altro. Un altro. Adesso con la mano accarezza il mio reggiseno. Infila un mano dentro. Questa volta sono io ad ansimare.
E forse è quello che mi rida la razionalità, o il fatto che una mia mano , inconsciamente, o forse no, si è posizionata sul suo sedere, ma di colpo mi allontano.
“Laura” glielo dico ad un centimetro dalle sue labbra
“Giulia” prende un bel respiro.
Faccio un bel respiro anche io. “Forse dovremmo cenare” ma che cazzo ho nella testa, adesso da dove mi è uscita questa frase non si sa. Vedo un’ombra che le attraversa lo sguardo, è solo un attimo. Si stacca dal muro, io assecondo i suoi movimenti. Mi fa un mezzo sorriso. Sono  proprio un immenso disagio. Davvero. Credo che Laura ci sia rimasta un po' male.
“Laura…aspetta” le prendo un braccio mentre si stava già dirigendo verso la cucina
“che c ‘è Giu non sono brava come un uomo a baciarti?”
Ma no, oddio, cosa sta pensando. No no.
“No no, ma che pensi, assolutamente no, per favore non le pensare mai più queste cose”
“non fa niente Giu, andiamo a mangiare che si fredda”
Resto un attimo a fissare il muro. Era una serata iniziata benissimo…


 
To be continued…

 

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Capitolo 7
*** Sensazioni ***


La seguo, mentre va in cucina. Quanto è bella questa ragazza. E che bel sedere. Oddio ma perché penso costantemente queste cose, non lo so. Credo che ci sia rimasta un po' male del fatto che mi sono allontanata. Fermata. Forse si è sentita rifiutata. Non lo so. Non capisco un cavolo. Le donne sono così difficili. Maledetta ragazza.
Sta mettendo a cuocere la pasta. Mi da le spalle. Ne approffitto per prendere il regalo e posarlo sulla sua sedia. Adesso è diventata silenziosa. Mi avvicino a lei e le do un bacio sulla guancia.
“scusami, non so che dire”
“non fa niente giu”
“non voglio rovinare la serata”
“non lo hai fatto” questo lo dice con un mezzo sorriso. Secondo me non è così vero.
“la pasta è pronta, siediti” mi dice.
Quando porta i piatti in tavola si accorge del regalo. Adesso sorride, quel bel sorriso che sto imparando a conoscere. Quel bel sorriso che mi sta fregando. Letteralmente.
“e questo da dove viene fuori?”
“sorpresa”
la scarta piano, non strappando la  carta come sicuramente avrei fatto io.
“che bella Giu”
“ti piace davvero?”
“si” e si avvicina per sfiorare le mie labbra.
io non la lascio andare via. Le accarrezzo una guancia. Voglio che mi guardi negli occhi e capisca che non la stavo rifiutando, che mi fa ribollire il sangue il suo corpo, ma anche io ho paura. Forse di non essere all’altezza. Ma tutte queste parole non escono dalla mia bocca. Riuscissi mai ad esprimere un sentimento. Non sia mai.
“sei bellissima” questo si, questo glielo dico.
“anche tu te la cavi” scoppiamo a ridere. Forse la tensione si è un po' allentata.
Posa il regalo e si siede al tavolo.
“i colori di quella foto mi ricordano te”
“perché?”
“Perché c ‘è la luna accessa delle notti profonde, ma i colori invece sembrano essere quelli del tramonto…è così particolare”
Mi fissi. Hai gli occhi spalancati. Un mix tra paura e, felicità e c ‘è dell’altro. Non capisco cosa sia. Ti sporgi sul tavolo a darmi un bacio
“grazie”
“è un piacere bella donzella” ti dico ghignando.
“mangia adesso che lo vedo che stai morendo di fame”
“oh dio ti ringrazio”
Mentre ceniamo mi chiedi come è andata la giornata, ti chiedo come è andata al lavoro. Parlare con te è sempre così naturale che a volte ho paura anche di dire cose che non dovrei dire.
“di la verità volevi farmi scoppiare?”
“ma non è vero”
“penso che potrei tranquillamente rotolare dopo tutto ciò che mi hai fatto mangiare”
“anche io”
ci siamo spostate sul divano dopo la cena. Bevo un sorso del bicchiere di vino. Tu sei scalza. Hai tirato su le gambe sul divano. Io ho poggiato una mano sulla tua coscia. L’altra è tra le tue mani.
Non so nemmeno che ore sono, perché per quanto mi riguarda potremmo rimanere in questa posizione per molto tempo. Guardo solo un attimo l’orologio ed infatti
“cazzo, è tardissimo”
“ti accompagno io se la metro è chiusa”
“no no scherzi, non mi va che esci a quest’ora, prenderò un enjoy”
“resta qui”
oh cazzo. Non so se lo ha detto lei oppure se il piccolo portapranzo che ho al posto del cervello lo ha solo immaginato. Ma Laura mi sta osservando, quindi forse vuole una risposta.
“dormi qui” rincasa la dose “prometto di non farti del male”
questo lo dici tu, mia cara signorina. ma penso che siamo già andate oltre. Lo vedi l’effetto che mi fai. Non riesco nemmeno a rispondere ad un invito. Non è proprio da me questo comportamento. Io che sono sempre così sicura, così padrona di queste situazioni. In altre situazioni. Con te è tutta un’altra storia. Ti poggio una mano sulla guancia
“va bene”. L’ho detto. Ho detto che dormirò qui. Bene, è stato bello avere una sanità mentale fino ad oggi.
Restiamo a guardarci, semplicemente, per pochi minuti, o forse di più. I suoi occhi sono così maledettamente belli.
La aiuto un po' a mettere in ordine dopodiché mi rituffo sul divano. Questa cena mi ha distrutto, emotivamente e fisicamente. O forse ho solo mangiato troppo. Sento Laura entrare in bagno, il rumore dell’acqua, mi sto quasi addormentando. Apro gli occhi solo quando la sento accarrezzarmi un braccio. Ha indossato il pigiama. Ecco io adesso non è che vorrei tornare sempre sul solito punto, però questo pigiama è diciamo così un pò stretto, quindi il suobellissimosedere mi sta dicendo di toccarlo. O per lo meno questo è quello che ho capito. Laura mi bacia. Io rispondo al bacio. È piegata verso di me. Metto una mano dietro la sua coscia.
“dovrai prestarmi un pigiama”
“non penso proprio
“e come dormo?”
“in intimo”
“Laura”
scoppiamo a ridere. Mia cara signorina io te lo strapperei invece quel pigiama. Ma proprio con tutte le forze che ho.
Dopo che ha finalmente deciso che era meglio prestarmi un suo pigiama, che tra le altre cose sa proprio di lei, è questo è un fottutissimo problema, la trovo in camera a leggere sul letto. Mi avvicino a lei dandole un bacio sulla guancia. Lo so che stasera non succederà niente tra di noi, però voglio comunque mettere un punto a quello che è successo prima. L’abbraccio. Laura si stringe a me. Io non riesco a descrivere quello che sento, ma è così forte. Alla bocca dello stomaco.
“non sei più arrabbiata con me?”
“perché dovrei esserlo?”
“per prima”
“no Giu, tranquilla”
“mi dispiace…lo sai l’effetto che mi fai…forse ho solo bisogno di un po' di tempo Laura, per abituarmi al fatto di provare questa attrazione, per te” mi fermi
“che sono una donna” ha terminato lei la frase
“appunto”
“Lo capisco Giu, davvero, io ho fatto i conti con la mia omosessualità molto tempo fa”
Ha ragione. Io non ho ancora fatto i conti con la mia sessualità. Mi prendo queste sensazioni che lei mi da senza capirle. Ma non è abbastanza se vogliamo andare oltre.
Mi addormento con lei stretta accanto a me. Ed una terribile consapevolezza, che averla qui al mio fianco è ciò che voglio.

 

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Capitolo 8
*** Rivelazioni ***


Sto tornando a casa. Ho passato la notte con Laura. Non in quel senso. Però è stato così bello. Sta succedendo qualcosa, qualcosa di così grande dentro di me che non riesco nemmeno a capire come mi chiamo a volte. Ho bisogno di parlarne con qualcuno. E quel qualcuno si chiama Giorgia. Devo farlo. È il momento. Il fatto di non averne ancora parlato con nessuno mi tarpa. Non mi sento libera. È come se stessi vivendo tutto nella mia testa. Ma Laura è così reale invece. È così reale il modo in cui mi guarda. Il modo in cui la guardo. È così reale il tocco delle sue mani sulle mie. Quelle piccole mani. Perché io abbia tanta paura di parlarne con una delle mie migliori amiche è surreale, invece. Non potrebbe mai giudicarmi, o si? D’altronde devo ammetterlo, sono stata la prima a giudicarmi.
Conosco Giorgia da quando sono arrivata a Roma. Abbiamo fatto l’università insieme. È una seconda famiglia, sicuramente. Devo parlarle. Le scrivo un messaggino per darle appuntamento questa sera. Abbiamo un pub, vicino casa mia, che frequentiamo spesso, per una birra, come porto sicuro dove ai tempi portavo gli uomini alle prime uscite. Anche lei lo fa. Un pub dove raccontarci quello che succede, e ridere o piangere, se serve. Speriamo nella prima per stasera.
Quando arrivo a casa mi arriva un messaggio da Laura, con allegata la foto di dove ha appeso il mio regalo. Io sono estremamente consapevole che mi farò del male, perché è inevitabile che accadrà. Maledetta ragazza.


…qualche ora dopo.

L’appuntamento con Giorgia al pub è per le 21.30. Sono le 21.15 ed io sono già qui davanti. Ad aspettarla e camminare avanti e indietro sul marciapiede, credendo che questo mi aiuterà a placare l’inquietudine. Sono inquieta. Uno perché devo raccontare alla mia amica che la Giulia eterosessuale forse non esiste più. Due perché non voglio provare delle cose. Odio provare queste sensazioni nei confronti di Laura. Sono inquieta perché non mi sento a mio agio nel sentire. Per niente.
Quando Giorgia arriva cerco di mantenere la calma all’inizio. Entriamo nel pub e ci sediamo al solito tavolo nell’angolo. Ormai  il proprietario ci conosce e sa che quel tavolo ci piace particolarmente, è piuttosto isolato rispetto agli altri e ci permette di avere una certa “intimità” nel chiacchierare.
“hai cenato?” chiedo a Giorgia
“no infatti ho una certa fame”
“a chi lo dici, ma prima di ogni cosa vorrei una birra, anzi consiglio anche a te di iniziare a bere”
“che hai combinato?”
ecco mi conosce abbastanza bene direi.
“ho conosciuto una persona” ok prima verità.
“spero che sia successo ieri altrimenti quando cazzo me lo volevi dì?”
partiamo bene
“è un po' più di un mese, circa” adesso si è arrabbiata. Glielo leggo in faccia.
Per fortuna a salvarmi arriva la cameriera, prende le nostre ordinazioni e va via molto rapidamente, anche lei ha capito che non è aria.
“cioè fammi capire bene, è un mese che stai frequentando uno , anzi più di un mese a quanto pare ed io non ne so assolutamente un cazzo?”
“appunto è proprio questo il problema”
“cioè, spiegati perché qui l’unico problema fino ad ora è che mi hai mentito”
“non ti ho mentito, ho ommesso di raccontarti una cosa”
“si certo la puoi girare come vuoi la frittata, ma la domanda è chi cazzo è questo che deve essere così nascosto?”
“diciamo che sto frequentando una persona in maniera non convenzionale”
“oddio Giu è sposato?”
“ma che dici, no no assolutamente no”
“ecco almeno non sei diventata tutta stupida. Allora cosa vuol dire non convenzionale?”
“cosa vuol dire per te?”
“devo indovinare?”
“eddai Gio, già è difficile”
“ma che c’è di così difficile nel dire, sto frequentando questo tizio “
“perché non è un tizio, ma è una tizia”
“ah”
è l’unica parola che esce dalla sua bocca
“appunto, non convenzionale”
Giorgia resta in silenzio, abbassa lo sguardo un attimo. Poi lo rialza. Io osservo i suoi movimenti, per capire a cosa sta pensando. Come l’ha presa? Proprio mentre la vedo che sta per iniziare la conversazione arriva la cameriera con le nostre birre.
“senza parole?”
“non lo so Giu, hai sganciato una bella bomba”
“lo so, lo è anche per me”
“chi è lei?”
“l’ho conosciuta su un sito di incontri, per sole donne”
“annamo bene, ma da quando frequenti questi siti di incontri?”
“da quando dovevo capire che stava succedendo nella mia vita”
“e parlarne con me, con Francesca, no?”
“hai ragione, ma lo sai come sono fatta no”
“che sta succedendo allora nella tua vita?”
“non lo so Gio, non lo so proprio. Laura mi piace, tanto, è questo è un problema”
“e perché sarebbe un problema?”
“perché è una donna, e perché non mi piace provare queste cose, lo sai dai, mi conosci da dieci anni”
“senti Giu, sinceramente non me ne frega un cazzo che sia una donna, in questo momento sono solo arrabbiata con te perché non mi hai permesso di aiutarti in questa fase della tua vita così altalenante, ma a questo possiamo rimediare”
“si ma…”
“si ma un cazzo, fammi finire”
“ok” abbasso la testa, sono stata cazziata giustamente, non posso darle torto
“poi fammi capire una cosa, sono anni che non ti sento dire che ti piace qualcuno, ed adesso che invece qualcuno ti piace che fai? Te la stai facendo sotto? hai paura”
“ma lo vedi anche tu quanto è complicato questa cosa”
“vi siete baciate?”
“si” credo di essere arrossita
“ci sei andata a letto?”
“no, ci ho dormito insieme ieri notte, ma non abbiamo fatto niente”
“lo hai frenato tu”
si dopo questa ultima frase sono estremamente convinta che Giorgia mi conosca molto bene. È vero, tutto ciò che ha detto è vero. Che sono anni che non mi piace seriamente qualcuno, che il mio sport preferito è scappare dalle relazioni.
Ad un certo punto della serata mi chiede di farle vedere una foto di Laura. La sento fischiare come apprezzamento alla foto. Che disagio di amiche che ho. Mi obbliga a raccontarle tutto. Della chat. Del primo appuntamento fino all’ultimo di ieri sera. Giorgia mi ha detto una frase che ha placato anche la mia irrequietezza circa la mia presunta o vera omosessualità, mi ha detto che non devo focalizzarmi sul fatto che Laura sia una donna, ma sul fatto che mi piace lei, come persona, e quella persona è nel corpo di una donna. Sti gran cazzi del contorno. In realtà poi le ho detto che mi sento un’affamata vicino a Laura, che mi smuove tutto il sistema ormonale. Giorgia ha riso tanto. Io ho riso tanto. Come non facevo da tempo, da quando tutto questo trambusto è iniziato nella mia vita. Dopo la quarta birra le ho anche raccontato che voglio costantemente toccarle il sedere. Qui mi ha preso in giro, tanto.
“allora qual è la prossima mossa per conquistare questa bella signorina?” mi chiede ad un certo punto della serata
“ma che ne so Gio, in questo momento e dopo tutta questa birra non lo so proprio”
“organizza un weekend”
ci rifletto un po'. Forse ha ragione, un weekend. È il momento giusto? o è troppo presto?
Devo pensarci con più lucidità, domani.
Stasera sono felice, come non ero da molto tempo. Stasera.


 

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Capitolo 9
*** Sorpresa ***


“No per la settordicesima volta non ti dirò dove andiamo”
“ma che vestiti devo portare allora?”
“non portarli”
scoppi a ridere. Io invece arrossisco.
“adesso ti decidi a mettere due cose in questa valigia così partiamo, dai Laura sono solo due giorni”
E’ venerdì sera. Ho preparato una piccola sorpresa per Laura. In realtà è una cavolata, due giorni alle terme, qui vicino  Roma. Due giorni, due notti. Ecco questo è quello che mi crea più ansia? Forse.
Laura ovviamente non sa niente, le ho solo chiesto un’ora fa di preparare un mini bagaglio, ma siamo ancora qui a guardare un trolley vuoto. Dopo un’altra mezz’oretta finalmente è pronta a partire.
“il costume serve?”
“davvero me lo stai chiedendo?”
“perché?”
“perché è l’unica cosa che dovevi mettere in valigia, te l’ho detto un’ora fa”
alzo gli occhi al cielo, povera me e quando ho deciso che dovevano piacermi le donne. Laura sghignazza, poi si avvicina a me, mi stampa un bacio all’improvviso. La sensazione delle sue labbra sulle mie. Non lo so che mi succede, ma quando lei mi bacia io non capisco più niente, sento solo il suo tocco. La sua lingua.
“mi farò perdonare” mi dice allontanandosi un pochino dal mio volto, e accompagna la frase con un occhiolino. Ecco io adesso non è che voglio sembrare una pazza, ma questa ragazza mi provoca, pesantemente, quindi se non la smette subito penso che annullo la prenotazione e la chiudo in questa casa. Con me.
Lei non è dello stesso parere perché è arrivata già alla porta di ingresso, e fa segno con il dito sull’orologio. Va a finire che adesso sono io quella che è in ritardo.
“se tu guidi, allora la musica la scelgo io” mi dice, una volta salita in macchina, in realtà la macchina è la sua, ma dato che la destinazione la conosco io, guiderò io.
Parte una canzone inglese che non conosco minimante, però il ritmo mi piace. Siamo così diverse anche sulla musica che ascoltiamo. Io ascolto solo musica italiana, lei per niente.
Laura mi racconta della sua giornata al lavoro, non le ho ancora detto che ho parlato a Giorgia di lei.
“Ho visto Giorgia un po' di gironi fa”
“la tua amica?”
“si, e le ho parlato di te”
“scusaaaaa?”
“le ho raccontato tutto”
“oddio come l’ha presa?”
“apparte qualche insulto per non averglielo detto prima abbastanza bene, ha anche fatto un fischio di apprezzamento quando le ho fatto vedere la tua foto”
Laura arrossisce un po', io la guardo con la coda dell’occhio.
Vorrei solo una cosa da questi due giorni, non avere pensieri negativi che mi accompagnano. Sentire la sua vicinanza, assaporare il suo contatto. Lasciare per un po' la mia irrequietezza qui a Roma, lontano da me, lontano da noi. Non avere paura di provare. Di sentire. Raccontare a Laura un po' di più di me, della mia famiglia, quello che non riesco mai a fare. Ho sempre costruito muri, intorno a me, lontano dalle persone. Non ho molti amici. Se devo scegliere preferisco stare da sola, a casa, leggere un libro. Da quando c’è Laura invece vorrei trascorrere tutto il tempo possibile con lei. E questo mi fa una paura fottuta. Una paura fottuta di sentire per questa ragazza qualcosa che non mi ha mai sfiorato. Non si tratta di attrazione, non è solo quello. Laura intanto si è addormentata. Lo sento dal respiro. Io mi sono persa nei meandri dei miei pensieri. Come al solito…


Quando arriviamo all’hotel è quasi il tramonto. Sveglio Laura che ci mette qualche secondo a capire chi è, dove si trova, chi sono io, poi le vedo spalancare gli occhi
“Terme??????”
“Yes” mi abbraccia
“mi piacciono le terme”
“non avevo dubbi” ti dico sorridendo
Più che altro ho sperato le piacessero, per quanto mi riguarda non è che proprio mi fanno impazzire, però mica le sdegno. Poi insieme a lei.
Prendiamo le valigie ed entriamo nell’hotel, mi avvicino alla reception per fare le operazioni di check-in. L’hotel si trova anche sul mare, l’ho scelto per questo.
La nostra camera è bella, ha dei colori tenui, un letto matrimoniale enorme, che continuo a guardare. Ci sono le tende tirate alle finestre, Laura sposta un lembo e restiamo a bocca spalancata. Una distesa azzurra, placida, calma, si dirama davanti ai nostri occhi. Un colore rosso accesso crea un enorme contrasto con l’azzurro dell’acqua. È spettacolare.
Laura si gira verso di me, mi tende la mano, mi tira a sè, mi abbraccia, sussurrandomi un grazie all’orecchio, prima di darmi un bacio delicato, leggero. A fior di labbra. Ecco fosse per me non uscirei da questa camera, se non fra due giorni quando sarà il momento di andare via, ma il mio stomaco non è dello stesso parere perché inizia a brontolare. Laura ride
“è ora di cena?”
“ho una fame”
“l’ho sentito”
“doccia veloce e pizza?” le propongo
annuisce
“però la doccia la faccio da sola” mi dice con un ghigno. Io metto il broncio.
“no no mia cara, non attacca” prende le sue cose e si chiude in bagno
“sei una perfida persona” le urlo  dietro la porta
“sto iniziando a togliermi i vestiti”
“gne gne”
Questa ragazza mi provoca, mi farà diventare pazza.
Sento il rumore dell’acqua della doccia, mi avvicino alla finestra ed osservo il mare. Vorrei imparare a nuotare, il mare mi mette una calma addosso.
Quando Laura esce dal bagno indossa un paio di jeans molto stretti, che le fasciano le gambe ed ovviamente il suobellissimoculo in maniera esemplare.
Mi avvicino per darle un bacio, ed anche una palpatina, visto che ne ho tutto il diritto dato che mi ha provocato.
“che stai facendo?”
“mi vendico, dato che non l’ho potuto vedere, almeno posso toccarlo”
Lei scoppia a ridere.
“dai su su doccia che ho fame anche io”
“agli ordini”


Mezz’oretta dopo stiamo uscendo dall’hotel per andare in una pizzeria, su suggerimento della receptionist a cui secondo me piace Laura.  Non vorrei sbagliarmi ma le ha guardato il sedere, infatti glielo dico
“secondo me ti ha guardato il sedere”
“ma chi?”
“quella in reception”
“ma che dici, quello lo fai tu”
“invece si e comunque mica ti guardo sempre il sedere”
“quasi sempre, che pensi che non me ne sia accorta?”
beccata
“ e poi sei gelosa?”
“chi io? no no”
“ mi sembrava”
ti vedo che stai sghignazzando. Te la stai proprio ridendo alle mie spalle.
Forse è uno dei miei più grandi difetti, la gelosia, ne sono consapevole. Non sono brava a sentirmi a mio agio con questo sentimento. Forse perché non sono una persona che si fida molto. Non lo so. Però è vero, di Laura sono molto gelosa.
Nonostante il suggerimento sia venuto dalla receptionist che ha guardato il bellissimoculo di Laura, la pizza è molto buona.
Laura stasera è più eloquente del solito, mi sta raccontando della sua famiglia. Ha un fratello che vive con i suoi, più grande. Io come al solito ascolto. Lei mi dice che non le racconto mai niente di me. è vero. Sono fatta così. Sono sbagliata? Ha una particolarità nel raccontare le cose, sto lì le ore ad ascoltarla. Come un ebete. A cui piace una gran gnocca. Questo possiamo dirlo. Laura è una gran gnocca. Durante la cena ogni tanto le prendo la mano, non sono brava con le manifestazioni pubbliche, aggiungici pure che siamo due donne e la difficoltà è diventata due punto zero.
“adesso ci vuole un bel tiramisù” le dico
“mmmm oddio non so se ce la faccio”
“diviso due?”
“ci sto”
Forse ho fatto un maledetto errore ad ordinare il dolce, perché non so se lei lo stia facendo appositamente, o se sono io che ormai vedo tutto come una provocazione perché i miei ormoni sono a palla, però la signorina qui di fronte sta leccando il suo cucchiaino, che poi sarebbe condiviso in realtà, e mi sta fissando. Si che mi sta fissando.
“Laura” le dico tra i denti ”smettila”
“di fare?”
“Laura”
Lei continua imperterrita, si si, a leccare quel maledetto cucchiaino.
“la smetti o devo portarti in camera?”
“la seconda”
oh porca puttana. Questa ragazza mi farà impazzire. Uscire di senno. Non ragiono più, sto solo pensando al momento in cui le toglierò quel maledetto jeans. Che situazione. In circa tre secondi paghiamo il conto e siamo in macchina. Sono consapevole che se la sfiorassi solamente potrei esplodere, letteralmente. Anche lei è silenziosa, forse non sono la sola a cui questa maledetta tensione sessuale fa quasi male. Devo averla. Devo sentirla. Non ne posso più fare a meno.
Lascio la macchina nel parcheggio dell’hotel, con la coda dell’occhio guardo in reception, non mi sembra ci sia nessuno, meglio così. Solo quando siamo in ascensore mi permetto il lusso di guardarla. Anche lei lo fa. Ed è proprio questa la mia fine. Mi avvento sulle sue labbra. È un bacio rabbioso. Sono arrabbiata perché mi fa provare queste sensazioni. E lo so benissimo che non si tratta solo di attrazione sessuale. Ed è questa la gravità.

 

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Capitolo 10
*** Letteralmente ***


Ti sei addormentata…
ti sei appena addormentata qui, accanto a me.
Sento il tuo corpo caldo, il tuo respiro regolare. In questa stanza abbiamo appena fatto l’amore. È quello a cui continuo a pensare. Al tuo seno che sfiora il mio. Alla tua lingua Laura, oh maledetta ragazza.
Al momento in cui sei venuta. Al momento in cui sono venuta. Il tuo corpo nudo ha preso a schiaffi le mie remore, il tuo corpo nudo ha saputo accogliere le mie malinconie, il tuo corpo nudo ha avvolto i miei brutti pensieri. Il tuo corpo nudo mi ha nutrito. Ha nutrito la fame che avevo di te. La fame che avevo di noi. Continuo a ripensare ai tuoi occhi che volevano solo me. Alle mie mani che sentivo bruciare su di te, mentre toccavano ogni minimo, fottutissimo centimetro di te. Non so quanto tempo sia passato, sono persa ancora nella vivida sensazione che mi ha lasciato assaporarti. La mia prima volta con una donna. Che bomba!!!!
“non dormi?” ti sei svegliata
“non ancora” ti accarezzo il volto
“cosa macina questo?” mi tocchi le tempie
“ahahhahaha, sinceramente niente di così concreto a quest’ora”
“vuoi fuggire?” lo dici sorridendo, ma lo so che non è una vera e propria battuta.
“da te?”
“da questo”
“non voglio fuggire”
mi fissi negli occhi, sei ancora nuda. Sento perfettamente le forme del tuo corpo.
“ti credo” mi abbasso per darti un bacio. Delicato. All’inizio.
Poi sento la tua lingua, e il delicato non esiste più. Ti stringo più forte, ti bacio come se fossi aria. Tu metti una mano dietro la mia schiena, io metto una mano sul tuo sedere. Poi entrambe.
“bentrovato bellissimo” lo dico fra le tue labbra. Scoppi a ridere, di gusto. Il lenzuolo si abbassa dal tuo seno, che adesso è scoperto. Maledettamente scoperto. E credo proprio richieda le mie attenzioni. Che non gli negherò per niente. Prendo un tuo capezzolo tra le labbra. È gia duro. Lo lecco, lo succhio.
Con la mano gioco con l’altro capezzolo. Tu ansimi. Passi una mano dietro la mia schiena. Prendi il mio viso e mi dai un bacio affamato, quasi arrabbiato. La tua lingua gioca con la mia. Ho messo una gamba tra le tue. Sei già bagnata. Maledetta ragazza. Mi farai uscire fuori di senno. Tu e il tuo calore. Riprendo a baciare un tuo capezzolo. Con l’altra mano sfioro il tuo bellissimo culo, poi faccio vagare la mia mano fino a dove so che vorrei arrivare. Dove vuoi che io arrivi. Ma non è ancora il momento. Dal capezzolo passo la lingua sul tuo addome, fino all’altro seno. Succhio per un po'. Tu continui ad ansimare e a muoverti come una gatta sinuosa. Maledetta ragazza. Sei tremendamente sexy. Maledettamente sexy. Adesso è il turno del tuo collo. Passo prima la lingua, poi piccoli baci a fior di labbra. Piccoli morsi. Tu stai ansimando. Lo so che vorresti che ti toccassi. Lo faccio. Piano la mia mano scivola su un tuo seno, lo stringo, ansimi, poi l’altro, lo stringo più forte, ansimi più forte. Scendo piano. Tu mi osservi. Io ti fisso. Ti fisso anche mentre sfioro il tuo clitoride, tu trattieni il fiato. Quando infilo il primo dito dentro di te ti sento buttar fuori il respiro. Come se non stessi aspettando che questo. Sei così calda. Dentro e fuori. Infilo un secondo dito. Oh come ansimi. Mia cara ragazza. Con l’altro dito inizio a fare dei movimenti circolari sul tuo clitoride, ti vedo chiudere gli occhi, poi riaprirli. Io continuo a muovermi dentro di te. Prendo di nuovo in bocca un tuo seno, questa volta con più foga. Tu ansimi più forte. Non smetto di muovermi sul tuo clitoride, che si gonfia. Sei così bella mentre ti vedo che stai scalando la montagna del piacere. Sei così bella mentre mi implori con gli occhi di non fermarmi, mentre ti guardo di sottecchi mordendoti un capezzolo, mentre ansimi, mentre stai per venire. Sei così bella mentre tiri fuori tutta l’aria e raccolgo il tuo piacere baciandoti profondamente. Sei così bella mentre piano il tuo respiro torna regolare. Mentre ti appoggi sul mio seno. Mentre con una mano sfiori l’altro mio seno. Sei così bella mentre mi guardi con la faccia da furba. Mentre mi dai un bacio veloce, troppo veloce. Mentre prendi in bocca un mio seno in un lampo. Ansimo. Continui a muoverti come una gatta su di me. Non servirà molto per farmi venire, considerando che solo vederti godere mi ha fatto già molto effetto. Mi sento già così bagnata. Sei così bella, ma anche così maledettamente sexy mentre con la bocca scendi verso il mio ombelico, una mano continua a toccare i miei seni. Passi la lingua dentro il mio ombelico. Poi continui a scendere. Io ho smesso di ragionare molto tempo fa. Quando sollevi piano le mie gambe, quando mi guardi con quello sguardo, una leonessa che sta per assaggiare la sua preda. Io mi sento la tua preda. Sfiori con le labbra le mie cosce. Poi ti avvicini sempre più. Continui a lasciare dei piccoli baci umidi. Fino a quando la tua lingua non tocca il mio clitoride. Istintivamente penso di aver detto un porco cazzo tra le labbra. Ma se qualcuno me lo chiedesse, in questo esatto momento, non so nemmeno quanti anni ho. La tua lingua sa perfettamente dove colpire. Dove succhiare. Ho chiuso gli occhi. Quando li riapro sento un calore avvolgermi, parte dal punto preciso in cui stai giocando con il mio clitoride, questa visione, queste sensazioni, sono così maledettamente amplificate. Quando raggiungo l’orgasmo non mi trattengo, urlo di piacere. Non ho definizioni, non so come definirlo. Sento che mi dai un bacio sulla guancia. Io mi sento in una bolla.
“tu e la tua lingua mi avete ucciso”
“ma smettila scema” mi sorridi.
No mia cara Laura non sto scherzando, davvero tu e la tua lingua mi avete ucciso. Letteralmente. questa volta mi addormento velocemente, solo una frase rimbomba tra i miei pensieri “oh porco cazzo”.

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Capitolo 11
*** Sorrisi ***


Ho una fame assurda. Forse sono state le sessioni di sesso. Ho forse è dovuto al fatto che ho sempre fame. Prima o poi lo so anche il mio metabolismo mi dirà addio. Laura sta ancora dormendo. Avrà dormito tremila ore. Sono io la sfigata che dorme poco. Ma che cavolo. Però adesso ho fame, quindi deve svegliarsi anche lei e dobbiamo andare a fare colazione.
“dormigliona”
“mmmm”
“ho fame”
“mmmm”
“sai dire altro?”
“russi”
“scusa?”
“è vero, russi, come un draghetto”
“ma che dici”
“si Giu, russi eccome” questa volta hai aperto gli occhi. Ed io ho perso già lucidità.
“ho fame”
ti do un bacio a fior di labbra. Sei bella anche appena sveglia, con il segno del cuscino sul volto. Sembriamo così indifese adesso.
In questo momento, mentre ti guardo sollevarti dal letto, è un’altra fame ad assalirmi. Quella di averti. Mi smuovi tutti gli ormoni, tutti. Tutti insieme. Non fai in tempo ad aprire la porta del bagno che sono dietro di te.
“vorrei fare la doccia con te” ti sussurro mentre faccio scivolare una mano sul tuo fianco. A sfiorare il tuo sedere.
“tu hai un’ossessione per il mio sedere” ridi
“puoi biasimarmi?” ti dico prima di prendere il tuo labbro inferiore e iniziare a succhiarlo. Tu ansimi.
Maledetta ragazza mi fai impazzire. Mi fai diventare un ammasso di ormoni impazziti.
 
Un’ora dopo siamo fuori dalla camera. E la mia fame, quella per il cibo è triplicata.
“voglio almeno un mega cornetto”
“non è stata colpa mia se abbiamo fatto tardi”
“ah no? Ci hai messo mezz’ora a decidere un paio di jeans”
“bugiarda”
scoppio a ridere.

Decidiamo di andare a fare colazione in un bar non lontano, che ha una terrazza sulla spiaggia. C ‘è un bel sole. Quasi da farsi il bagno. Mentre camminiamo le nostre mani si sfiorano. Chissà se sarò mai pronta per darti la mano in pubblico. Non credo proprio. Ogni tanto ti giri e mi sorridi. Non vedo i tuoi occhi coperti dagli occhiali da sole. Forse è meglio. Mi distraggono sempre.  Il bar non è molto affollato. Riusciamo a sederci e ad ordinare finalmente una mega colazione, che è quasi un pranzo per l’orario.
“è stato bello, molto” me lo dici così, dopo aver preso un sorso del tuo cappuccino
“il cappuccino?”
“no, idiota” sbuffi
oddio non avevo capito, forse intendi stanotte. Credo di essere arrossita. Tu te ne accorgi. Hai capito che ho capito finalmente.
“anche per me” e direi che è già un grande passo dirlo ad alta voce. Forse se mi impegno sono capace di esprimere qualche sentimento… non credo. Mi sfiori una mano.
“in effetti ti ho portato qui per quello” devo alleggerirmi un po'.
“ah non per vedere il mio sedere?”
“anche”
Lo sai che sto scherzando.
Decidiamo di fare una passeggiata prima di tornare in albergo.
Ti faccio una delle domande che mi porto dietro da un po', le ex. Lo so che non si dovrebbe chiedere, lo so che non sono affari miei. Ma vorrei sapere.
Mi racconti della tua ultima storia. Lei non si è per niente comportata bene con te. Ma tu l’hai amata, tanto. Lo percepisco. Un po' mi fa male. Credo che ormai tu l’abbia superata. Lo vedo. Ma questo non aiuta il mio già di per sé basso livello di fiducia.
Mentre rientriamo in albergo ci fermiamo a mangiare una piadina, giusto perché ho di nuovo fame. Certo è che non sono l’unica a mangiare, visto che la tua piadina è piena di roba.
“mi hai fatto consumare tante energie” così mi rispondi, quando ti prendo in giro perché non riesci nemmeno ad addentarla.
Quando rientriamo decidiamo di andare a fare un po' di piscina termale, in realtà qui hanno anche la vasca kneipp, che non so assolutamente che cosa sia. Tu invece si, ovviamente.
Il tuo costume mi sta provocando, lo vedo. Non riesco a smetterlo di guardare. Purtroppo o per fortuna non siamo sole in piscina sennò avremmo dato spettacolo. Io sicuramente si. Divento impaziente quando ci sei tu. Impaziente di toccarti, di sfiorarti.
Forse queste terme funzionano davvero perché sei molto serena da quando siamo qui, non smetti di sorridere. Ed il tuo sorriso mi ha stregato.
Oggi non smetti nemmeno di parlare, mi racconti un po' della tua infanzia. Dei giochi che facevi da bambina, ti racconto della quantità di cavallette che ho raccolto e analizzato. Mi dai della pazza. Probabilmente hai ragione, altrimenti non avrei scelto di fare la biologa.
“ma cosa vuol dire che le analizzavi, parliamone?”
“daiiiii ma ero piccola”
“appunto parliamone” ridi, di un sorriso aperto, di quelli che si fanno quando finalmente pensi che quel giorno sia un bel giorno. Una giornata buona.
non c’è silenzio tra di noi. Ci pensi tu, e i tuoi racconti, pieni di parole. Tante parole. A volte troppe. Fai finta di arrabbiarti quando te lo dico. Io vorrei solo abbracciarti.
“stasera andiamo a cena sul mare?”
“è un invito?”
“ufficiale, si”
“oddio non so se sono pronta”
“ma se tu mi hai portato qui, io almeno posso offrirti una cena romantica”
“gggghhhh”
“che c ‘è  adesso? la parola romantica non ti piace?”
“bleeeeee”
“sai dire altre parole oltre ai versi?”
“mmmmmm” tu sbuffi. Io rido
“vabbè quando ti tornerà l’uso della parola scegliamo un ristorante”
“ohhhhhhhhh qualcuno offre la cena, sceglierò il ristorante più costoso”
“ah ah ah fai pure”





 

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Capitolo 12
*** Bruciare ***


“Laura smettila”
“si si…altrimenti?”
“ti lego”
“mmmmm potrebbe essere interessante”
e scoppi a ridere. Siamo qui, sul tuo letto, semplicemente una di fianco all’altra. A rilassarci, una delle cose che so fare meno, direi. Mi squilla il cellulare.
“non rispondi?”
“non mi vaaaaa”
“da Giu potrebbe essere importante”
“non è vero”
“invece si, tieni” mi passa il  cellulare. “è Andrea” lo dice con innocenza
Io per un attimo resto immobile. Andrea, il suo nome continua ancora oggi a farmi ribollire il sangue, di rabbia.
“vado di la” ti sussurro mentre rispondo al telefono.
So che questa telefonata cambierà il mio umore.
Andrea è il solito, non cambierà mai. Mi chiede come sto, come vanno le cose. Io gli chiedo di lei. Sono in crisi(guarda che novità). Non si lasceranno anche questa volta(guarda che novità). È proprio un senza palle (guarda che novità). Gli ho voluto bene, e forse, purtroppo, gliene voglio ancora adesso. Ma ho perso la stima per lui molto tempo fa. Non gli racconto di Laura. Gli dico solo che c è qualcuno nella mia vita. Lui è deluso. Come al solito. Secondo lui io sto qui ad aspettare il momento in cui lei, la sua fidanzata da dieci anni,  lo lascerà, altrimenti potrei fare l’amante. Io ed Andrea siamo cresciuti insieme, le nostre famiglie si conoscono molto bene. Noi ci conosciamo molto bene. Forse troppo. Quando aveva deciso che voleva lei l’ho aiutato. Io ho avuto le mie storie, lui era sempre accanto a me a ridere e scherzarci su. Poi un giorno tutto è cambiato. Ci siamo baciati. Poi di nuovo. Poi siamo andati a letto insieme. Lui ha continuato la sua storia senza problemi. Mi ha detto che ero la donna della sua vita, per un attimo ci ho creduto, poi mi ha chiesto di fargli da amante. Quello è stato il punto di non ritorno. È stato lì che ho capito che chi avevo davanti non era più quel ragazzo carino, gentile, appassionato con cui ero cresciuto. No. Davanti a me avevo una persona diversa, una persona che non volevo nella mia vita. La nostra telefonata si conclude quando mi dice che non troverò mai nessuno con cui condividere quello che avevamo noi. Se fosse qui davanti a me lo prenderei a pugni. Letteralmente. Gli rispondo semplicemente con un vaffanculo.
Prendo un bel respiro. Dovrei calmarmi prima di rientrare in camera. Lei mi sorride mentre apro la porta. Ed io muoio un po'. Andrea riesce a rovinarmi ancora le giornate. E non si tratta di sentimenti. Assolutamente no. Non provo più niente per lui. E ad oggi, non credo potrò mai più provare qualcosa per un uomo. È una questione di fiducia. Mi fidavo di Andrea, mi fidavo del bene che aveva nei miei confronti, prima del sesso, prima del desiderio c era il bene. Poi è sparito tutto.
“tutto ok?” mi chiedi.
annuisco. Mi stendo accanto a te. Ti abbraccio. Voglio solo sentire il tuo odore. Che ho scoperto che mi calma.
“chi è Andrea?” lecita la  tua domanda
“un mio amico”
“avete litigato?”
“è più complicato di così”
“parlamene”
“non c è niente di così bello da raccontare”
“ti ha ferito?”
“si”
“provi qualcosa per lui?”
“non più”
“però questa chiamata ha cambiato il tuo umore, quindi qualcosa c è”
“no no, ti posso assicurare che è una storia vecchia, non preoccuparti”
“come faccio Giu? dimmelo tu come cazzo faccio?”
stai alzando la voce “come faccio a non preoccuparmi? “ mi fissi negli occhi
“è stata una persona importante nella mia vita, ma è una persona che appartiene al passato”
“non vuol dire che non provi più niente per lui, non vuol dire che non ci sia più niente”
“non è così Laura” ti guardo anche io negli occhi
“sai solo dire no non è così, non avevo nemmeno mai sentito parlare di questo Andrea, non dici mai niente di te”
Ha ragione. Ecco il problema
“io mi apro con te, ti ho raccontato tante cose, voglio che tu mi conosca anche attraverso il mio passato, ma cosa so di te?...a volte penso che sei quasi una sconosciuta”
“lo sai che sono fatta così”
“non è una motivazione”
“non mi piace raccontare la mia vita a tutti, non che ci sia così tanto da dire”
“cazzo Giulia ma io non credo di poter essere paragonata a tutti” hai di nuovo urlato. Ti sei anche alzata da letto. Allontanata da me.
“certo che non sei come gli altri, mi devi solo dare del tempo”
“tempo per cosa?  Tempo per essere ammessa nella tua vita?” me lo dici così, con una faccia disgustata
“ma no, del tempo per imparare a fidarmi”
“sai qual e il tuo problema Giulia? il tuo fottutissimo problema è che non lo sai nemmeno tu cosa vuoi, se mi vuoi nella tua vita, se vuoi che io faccia parte della tua vita”
“certo che ti voglio nella mia vita Laura” cerco di avvicinarmi, ma tu mi fermi
“si questo è quello che dici, ma sai ciò che fai? Non conosco nessuno dei tuoi amici, nemmeno Giorgia sei riuscita a presentarmi”
ha ragione. Lo so benissimo che ha ragione. Prima che abbia anche il tempo di risponderle Laura riprende a parlare. Ha le lacrime agli occhi.
“Pensi che io stia giocando con te? Pensi che vada in giro a scopare con tutta la gente che conosco su quella cazzo di app? vattene via” le ultime parole le hai urlate talmente forte che ti sento affannata dopo.
cerco di avvicinarmi di nuovo.
“non ti avvicinare”
“Laura non ti sto prendendo in giro”
“vattene ti ho detto, vai via da casa mia”
“Laura…..per favore” quanto mi spezza vederti piangere.
“lasciami da sola, per favore” mi stai supplicando. Non posso costringerti ad ascoltarmi. Forse hai ragione, è meglio che vada via.
Ti guardo un’ultima volta prima di lasciare questa camera. Stai piangendo. Quanto mi uccide vederti così. Quando chiudo la porta di casa tua vorrei solo urlare la mia frustrazione. Sono una fottuta stronza. Non sono capace a relazionarmi.
scrivo un messaggio a Giorgia mentre torno a casa “mi ha chiamato Andrea, ho litigato con Laura, sono una cogliona, e voglio tanto alcool”


Il suo volto, i suoi occhi che piangevano, per colpa mia. Le sue lacrime hanno scavato una bella linea di fuoco dentro di me. Continua a bruciare. Ho bisogno di qualcosa che bruci ancora di più.


 

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Capitolo 13
*** Nove Giorni ***


Sono passati due giorni…
Solamente due giorni che non sento Laura. Da quando mi ha urlato di andare via da casa sua. Ho provato a scriverle un semplice mi dispiace. Non mi ha risposto. Quello che non volevo sta accadendo. La sua assenza mi fa male. Io non voglio.
Sono passati pochi mesi, da quando ti ho incontrato la prima volta e tu cosa fai? Mi rendi debole.
Giorgia ieri ha avuto l’ardire di dire che mi sto innamorando di te. Non voglio nemmeno pronunciare questa frase. Non voglio provare.
Tre Giorni…
Non ti ho più cercata. Non mi hai risposto tre giorni fa. Cosa dovrei dirti?
Quattro giorni…
Non ricordo chi mi ha accompagnato a casa ieri sera. Forse Giorgia. Ho sbagliato a bere così tanto. È stato infantile. Lo so benissimo. Anche perché stamattina comunque ho la mia vita da portare avanti.
Cinque giorni…
Stanotte ho sognato che qualcuno mi seguiva, io cercavo di correre ma di non riuscivo a farlo, come se le gambe fossero troppo pesanti per poter anche fare un semplice passo. Mi sono svegliata di soprassalto.
Sei giorni…
Forse lei si aspetta che sia io a parlarne.
Sette giorni…
Ho trovato una tua t-shirt nel mio armadio.
Otto giorni…
Domani ho il mio ultimo esame… ultimo! Studiare in questi giorni è stato più faticoso del solito. Ma è l’ultimo. Devo stringere i denti. Ho lavorato tanto per arrivare fino a qui. Non mollerò.
Nove giorni…
Mi sveglio presto. Il cellulare lampeggia. È sicuramente Giorgia. Non è la sola. Anche tu mi hai scritto. Un semplice “in bocca al lupo”. Ti sei ricordata. Forse non mi odi quanto mi odio io. O quanto mi odierò se non riuscirò a parlarti apertamente. Prima l’esame.


Tre ore dopo sono finalmente libera. È questa la prima sensazione che ho provato. Quel senso di libertà. Quella libertà conquistata. Chiamo i miei, è grazie a loro se tutto ciò è accaduto. Mia madre si commuove. Io cerco di trattenermi. Sono ancora qui davanti l’ingresso dell’università.
Vorrei chiamare anche te. Ti scrivo un messaggio invece “mi manchi”. È vero. È questa l’unica e sola verità, mi manchi Laura.
“come è andato l’esame?...sono a casa”.
Non perdo altro tempo, devo vederti. Ora.
Nel tragitto chiamo Giorgia, anche lei piange per il mio esame, sa benissimo quanto ci è voluto per arrivare fino a qui. Poi le dico che sto venendo da te.
“fai la cosa giusta, aprile uno spiraglio, non precluderti questa possibilità”. Ha ragione, lo so.


Quando arrivo davanti casa tua ho il fiatone, ho fatto l’ultimo pezzo di strada quasi correndo. Suono.
Mi apri. Hai ancora il pigiama.
“perché non sei al lavoro, sei malata?”
“ciao anche a te Giulia”
oddio ma quanto sono stupida, davvero la prima frase che mi è venuta in mente è stato chiederle perché non è al lavoro.
“scusa, mi sono solo preoccupata”
stai sorridendo perché sai che è la verità, mi sono preoccupata.
“rinnovo ufficio, lavoro da casa” mi sorridi ancora. Io mi avvicino.
Lo so che hai mille domande da farmi ed io ho mille risposte da darti. Lo so che le cose non sono risolte tra di noi. Ma quello che adesso voglio fare è semplicemente risentire il tuo sapore.
Continuo ad avvicinarmi. Tu mi fissi. Ma non mi fermi, ti prendo delicatamente una mano, te la stringo. Con l’altra mano accarezzo il tuo volto. Tu chiudi gli occhi. Io ne approfitto per appoggiare le mie labbra sulle tue. È come tornare in superficie dopo un’apnea.

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Capitolo 14
*** Ti porto nella mia vita ***


Mi sono addormentata. Dopo che abbiamo fatto l’amore mi sono addormentata. Ero davvero stanca. L’adrenalina dell’esame ha sicuramente avuto la sua parte. Ma l’adrenalina di vedere te anche. Non sei a letto però. Fuori penso sia primo pomeriggio. Forse stai lavorando. Non abbiamo ancora parlato. Ti trovo in cucina. Direi che quel pantaloncino che indossi non sia per niente decente. Ho davvero un serio problema a staccare gli occhi dal tuo sedere. Forse il mio sguardo è così insistente che ti giri.
“Sei sveglia” mi sorridi appena. C è qualcosa che non va.
mi avvicino, sotto il tuo sguardo fisso.
“Laura che hai?” te lo dico sussurrando, come se qualcuno potesse sentirci, come se le parole potessero solo rovinarci. Cerco di prenderti una mano. Tu ti allontani.
“non puoi fare così, non puoi fare come ti pare”
“mi dispiace, parliamo….per favore”
“perché non lo fai tu?” mi guardi negli occhi. Faccio un bel respiro e poi lo dico “ti voglio nella mia vita… voglio organizzare le mie serate con te, guardarti mentre cucini una cena per noi, addormentarmi sulle tue gambe mentre guardiamo un film sul divano” mi sento come se mi fossi liberata da un peso. Tu stai iniziando a piangere. Mi avvicino. Questa volta me lo lasci fare. Ti sorrido mentre con la mano asciugo una tua lacrima.
“ma soprattutto voglio poterti toccare il tuobellissimosedere” scoppi a ridere, dandomi uno schiaffetto sul braccio
“tu hai un problema”
“però ti ho fatto ridere”
ti abbraccio, sento il profumo dei tuoi capelli, la morbidezza delle tue forme che aderiscono al mio corpo. Quanto sei bella ragazza. Quanto maledettamente sei bella.
“adesso pranziamo?.....ho fame”
questa volta sono io a prenderti in giro dicendoti che hai un problema. Ti stacchi dall’abbraccio piano    “allora preparo il pranzo solo per me”
“noooooooooooooooooooo ti pregooooo”
“mmmm adesso ci  rifletto”
“eddaiiii, sono una povera ragazza stanca e priva di energie”
“solo perché oggi hai dato il tuo ultimo esame ci sarà il pranzo anche per te”
ti stampo un bacio per ringraziarti.
“forse non sono brava con le relazioni Laura, però ti prometto che mi impegnerò…con te”
questa volta sei tu a stamparmi un bacio.
se potessi afferrare questa sensazione ora, la sensazione delle tue labbra che si posano sorridendo sulle mie la conserverei come un amuleto.


 
Qualche ora dopo tu hai ripreso a lavorare, controvoglia ovviamente, ma ti ho costretto dicendoti che stasera ho una sorpresa per te per cena.
Voglio presentarti Giorgia. Le ho scritto se stasera possiamo vederci al solito pub e che ci sarai anche tu. Giorgia mi ha risposto con una gif con un corgi circondato dai cuori. Mi prende in giro. Che belle amiche.
L’appuntamento è per le 9.
Laura entra in camera, io sono sul letto a leggere un libro.
“hai finito di lavorare?”
“quale è la mia sorpresa?”
“devi aspettare”
“quando?”
“stasera”
“mi devo vestire bene?”
“mica ti porto a teatro”
“e allora dove?”
“Laura”
“daiiiiiii”
“non ti dico niente”
“sei cattiva”
fai per sollevarti dal letto
“possiamo fare una doccia intanto” ti dico abbracciandoti da dietro, poggiando il viso sulla tua schiena.
“mmmm”
Sei così calda, profondamente calda. Caldi sono i tuoi baci, calde sono le tue braccia che mi stringono. Calda è la sensazione che mi avvolge quando ti tolgo piano questo maledetto pantaloncino inutile che indossi. Caldo è il tuo seno. Ci perdiamo nei nostri sapori che si mescolano. Mi sei mancata.
Ovviamente facciamo tardi. Tu e il tuobellissimosedere non mi fate  capire più niente.


Quando stiamo per arrivare davanti al pub, vedo Giorgia che ci aspettando. Tu stai parlando non ti sei resa conto. Mi fermo un attimo prima che anche lei ci veda.
“Laura ti ho portato qui, per un motivo…….vorrei farti conoscere un po' del mio mondo, come lo chiami tu, quindi iniziamo da Giorgia, che non è la parte più normale, ma almeno è un inizio”
tu mi guardi, cercando di capire se sto scherzando o meno “davvero?”
“si guarda ci sta aspettando davanti al pub”
ti giri a guardare nella direzione che ti ho indicato. Anche lei si gira e ci vede. Ci saluta, ti stringo la mano un attimo e faccio un bel respiro.
E non so come, non so davvero come fai, ma nonostante lo vedo  che sei nervosa,  chiacchieri con Giorgia tranquillamente. Ridiamo, Giorgia per la maggior parte del tempo mi prende in giro, poi ci racconta della sua ultima fiamma, che ha quanto pare sta diventando un bel falò. Ogni tanto sfioro la tua mano sotto al tavolo. Lei mi sorride quando lo faccio. Al momento dei saluti Giorgia fa una battuta a Laura “mi raccomando sarda, ci tengo a mia sorella” io scoppio a ridere. Solitamente non è così esplicitamente gelosa.
Laura arrossisce, terribilmente. Ma riesce a cavarsela con un “tranquilla, anche io ci tengo” ed un occhiolino finale rivolto nella mia direzione.


“è vero?” le chiedo quando rimaniamo da sole
“è vero cosa?”
“che tieni a me”
“tu che dici?”
“che ne so, lo hai detto tu”
“giulia, sul serio me lo stai chiedendo? Sul serio non ti rendi conto che non smetto un attimo di cercarti, che quando sto con te vorrei solo baciarti e quando non ci sei mi manchi?”
La guardo. La sua sincerità mi spiazza a volte. La stringo forte a me e fregandomene di essere in strada, tra la gente, poso le mie labbra sulle sue. Ed è bellissimo.

 

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Capitolo 15
*** Più leggera ***


Oddio che mal di testa, non riesco nemmeno ad aprire gli occhi. Staranno costruendo un centro commerciale nella mia testa. Sento qualcuno al mio fianco. Apro piano solo un occhio, oddio è Laura menomale. Che il mio cervello  registra bella anche con la bocca mezza aperta tutta addormentata. Ma quanto abbiamo bevuto ieri sera? Io sicuramente troppo…
ODDIO MI SONO LAUREATA. Ecco perché ho bevuto così tanto.
La testa continua a battere, però sono felice, questa sensazione di libertà!!!!
Sono venuti anche i miei genitori. Ovviamente hanno visto Laura, mia madre ha sicuramente capito tutto. Figurati se le sfugge qualcosa. Mio padre non credo.  Oddio mi sono laureata. Ancora faccio fatica a crederci. Questa frase mi rimbomba nel cervello tra una fitta ed un’altra. Forse potrei dormire un altro po', sono ancora le nove…mi giro dall’altro lato, faccio una carezza sul viso a Laura e mi riaddormento.
Qualche ora dopo mi sveglio pensando che per fortuna il mal di testa si è un po' accentuata, Laura è già sveglia, mi sta guardando
“buongiorno dottoressa” mi dice sorridendomi
io allungo un braccio e la stringo a me.
“mmmmm” è l’unico suono che riesco a mettere insieme
“mal di testa?”
“non ho più l’età ed il fisico per bere fino a tardi”
“però è stato divertentissimo vederti ubriaca”
“oddio che ho fatto?”
“mah in realtà niente di così grave, cantare a squarciagola al karaoke, oppure dirmi che sono la donna della tua vita”
“mi sto autocommiserando”
Laura ride “non ti ho presa sul serio tranquilla”
Forse dovresti, è quello che penso e non dico.
“che ore sono?” invece le chiedo
“quasi le 12”
“oddio è tardissimo, dovrei andare a pranzo con i miei prima che ripartono…. Vieni anche tu?”
Laura spalanca gli occhi che aveva richiuso, io sghignazzo un po'.
“non dobbiamo fare coming, tranquilla, anche se penso che mia madre abbia capito tutto”
“davvero?”
“non l’hai vista come ci guardava?”
“no che sei scema, mi vergognavo troppo”
inizio a ridere guardando la faccia di Laura che sembra terrorizzata
“non capisco cosa ci sia da ridere”
la stringo più vicino a me, “dai allora vieni a pranzo?”
“mmmm”
“prometto di non metterti in imbarazzo”
“hai promesso”
le sfioro le labbra per suggellare questa piccola promessa.
Il mio cellulare è pieno di messaggi di auguri, soprattutto di parenti simpaticissimi, devo dire, che molto probabilmente non hanno mai capito nemmeno cosa studio in verità. Va bene così, ringrazio e stop. Chissenefrega.
Un’ora dopo stiamo raggiungendo i miei a casa mia, che ho lasciato a loro ed a mio fratello e la ragazza.
Laura è ancora un po' agitata. Le stringo la mano prima di salire le scale.
Mia madre ci accoglie con un mega sorriso, che in realtà è rivolto più a Laura che a me.  Sto iniziando ad ingelosirmi. Mio fratello mi dice che non ha capito niente della mia discussione di laurea, ma secondo lui sono stata bravissima. I miei ripartiranno oggi pomeriggio, mentre io li raggiungerò nel fine settimana, ci tengono che ci sia una cena di festeggiamenti con la famiglia, anche se io non ero così d’accordo. Ho accettato solo per far piacere a loro, le persone con cui mi interessa festeggiare sono tutte in questa casa e poche altre più.
Sono nel mood niente discussioni e quindi ho detto si.

Quando i miei ripartono io e Laura ci stendiamo sul divano, mia madre come al solito ci ha riempito di cibo.
“allora come ti senti?” mi chiede mentre mi accarezza piano la testa
“libera”
“ahahhahhah è una bella sensazione?”
“molto, è come se fossi più leggera”
“sei stata bravissima” mi dice mentre mi solleva il mento e mi bacia, un bacio delicato all’inizio, poi piano piano un bacio voglioso.
“ho una sorpresa per te”
“un’altra?” le dico cercando di non staccare troppo la mia bocca dalle sue labbra, dal suo viso, dal suo corpo.
Laura si alza dal divano, si sfila prima i jeans lentamente, mentre io ho solo la forza di restare a bocca aperta.
Ha un completino intimo nuovo, che non avevo mai visto, che lascia poco e niente all’immaginazione, che mi fa avvampare e desiderare di imprimere l’immagine del suo corpo nella mia testa. L’immagine di questa meravigliosa dea, così sensuale, così sinuosa, che si avvicina a me. Come se io fossi la sua preda. Ho perso la ragione alla parola sorpresa. Perdo la lucidità quando Laura mi sfila i jeans e si abbassa tra le mie gambe accarezzandomi lentamente.

 

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