Una questione di Coraggio

di Biblioteca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo invito ***
Capitolo 2: *** Il secondo invito ***
Capitolo 3: *** L'altro invito ***



Capitolo 1
*** Il primo invito ***


(ATTENZIONE: Da lettrice di Harry Potter e da lettrice di fanfiction di Harry Potter sono consapevole che su questo sito sono già presenti alcune storie che trattano la tematica dell'invito al ballo di Hermione da parte di Krum e di Neville, tuttavia è un missing moment che mi ha sempre molto appiassionato, anche perchè Neville e Hermione sono i miei personaggi preferiti, quindi ci tenevo troppo a scrivere anche una mia versione dei fatti, mettendo tutti i personaggi - anche Ginny, il "ripiego" di Neville - e raccontandoli dal punto di vista di Hermione, tenendo conto che seguirò la versione del libro e che voglio restare in ambito canon, quindi accenno solo alla coppia Hermione/Krum e in modo soft toalmente canon. Il solo tema di questa storia sarà quello del titolo ovvero il Coraggio. Di dire di sì, di dire di no, di chiedere, di accettare un rifiuto e così via. A tutti coloro che hanno scritto su questo tema, no, vi assicuro che non ho voluto rubarvi l'idea e invito coloro che come me sono stati affascinati da questo missing moment di scriverci anche se vedranno la mia storia. Avrei voluto scrivere tanto tempo fa, ma non ero ancora abbastanza matura. Ora so quanto coraggio ci vuole quando si usano le parole e dunque il momento è arrivato. La storia è divisa in tre parti e conto di riuscire a concluderla in settimana. Buona lettura!)

Seduta da sola nella biblioteca Hermione provò a concentrarsi sul libro.
Era la prima volta che doveva fare uno sforzo per riuscire a stare con la testa sulle parole. Il motivo di questa “mancanza” era tutt’altro che spiacevole.
Tutto era iniziato quella mattina…
 
Era andata in biblioteca subito dopo la lezione di trasfigurazione. Non c’era nessuno, tranne Viktor Krum che stava seduto isolato a leggere, con evidente difficoltà, un libro di pozioni.
“Starà sicuramente studiando in previsione della terza prova.” Pensò la ragazza.
Stranamente non si vedevano in giro le solite ammiratrici che gli giravano attorno. Hermione si era andata a sedere al solito posto, quello che sceglieva sempre quando era sola, in mezzo a due librerie. Protetta, indisturbata.
All’improvviso aveva sentito i passi di Krum avvicinarsi sempre di più. Per un po’ non ci aveva badato molto, anche perché aveva notato un piccolo errore di battitura nel suo libro di testo; o almeno era sicura che fosse un errore visto che sapeva che oltre alla verbena esisteva anche la vermena. Tempo che ragionava sulla possibilità che si rese conto che i passi di Krum non si sentivano più.
Alzò la testa e se lo trovò, con grande sorpresa, di fronte a lei.
Non lo aveva mai visto così da vicino.
Era veramente molto alto, con delle spalle grandi e gli occhi penetranti. La osservava immobile, senza una chiara espressione. Le sue mani erano dietro la schiena e tale era il silenzio nella biblioteca (ancora deserta a parte loro), che Hermione sentì chiaramente lo strofinarsi nervoso delle dita nascoste. Quando incrociò lo sguardo di Krum, lo vide dondolarsi leggermente.
Non serviva aver studiato il linguaggio non verbale (cosa che comunque Hermione aveva fatto) per capire che Krum, nonostante l’apparente freddezza, era in realtà molto nervoso.
E anche Hermione iniziò a provare un certo disagio. Anche perché il ragazzo la fissava senza dire nulla.
“Ehm… Buongiorno.” Disse lei.
Lui fece un colpo di tosse come a schiarirsi la voce. Poi replicò con un “buongiorno” fortemente accentato. Prese un profondo respiro e disse: “È molto bello. Qui.”
“Ah sì, abbiamo una biblioteca molto fornita!” fece Hermione. Stava per decantare le lodi dei numerosi volumi rari custoditi al suo interno che potevano essere consultati da chiunque. Ma si trattenne. Sentiva che Krum non era lì per saperne di più sulla biblioteca.
Per un po’ entrambi rimasero in silenzio.
Krum sembrava non volersene andare. E questo mise Hermione ancora più a disagio.
“Posso aiutarti in qualche modo?”
Di nuovo Krum si schiarì la voce. Poi prese un profondo respiro.
Infine…
“Hermuni, voglio invitarti io al ballo.”
Pausa.
“Ehm…. Non ho capito puoi ripetere?” Immediatamente Hermione si pentì: possibile che proprio lei avesse fatto una domanda così stupida? Sì. Assolutamente sì. Non aveva creduto alle sue orecchie. Dopotutto Krum era bulgaro, forse aveva tradotto male…
“Hermuni, voglio invitarti io al ballo. Vieni con me.”
Il tono era fermo e deciso, come per la prima frase. Un po’ robotico, tipico di chi impara perfettamente a memoria qualcosa e lo ripete poi a “pappagallo” al suo interlocutore.
In effetti, a parte la pronuncia sbagliata del suo nome, che Hermione non aveva avuto il coraggio di correggere, per quanto tentata, tutte le altre parole erano perfettamente pronunciate e ordinate. Neanche una svista.
“Ho aspettato tanto. Qui in biblioteca. Ogni giorno. Mai avuto coraggio tranne oggi.”
Già, in effetti Hermione lo aveva già notato altre volte in biblioteca, sempre più spesso. Ed effettivamente, proprio negli stessi giorni in cui andava lei.
A volte arrivava seguito da un nugolo di ragazze, quando lei stava già studiando. Altre volte entrava proprio quando entrava lei.
Allora era stato tutto fatto solo per invitarla? Solo per quel momento?
“Io voglio tu venga al ballo con me, tanto.” Si era sciolto e così anche la sua parlata era tornata claudicante e accentata.
Nel silenzio che seguì quella frase, Hermione rimase come sospesa nel vuoto.
Non sapeva cosa dire.
La sua mente però partì subito con il ragionamento analitico: era uno scherzo? No. Krum era solo. E troppo nervoso, la sua ansia era chiaramente autentica, così come evidente era lo sforzo per pronunciare bene la frase di invito. E poi a che pro fare del male a lei con cui non aveva mai nemmeno parlato? Perché sapeva che era amica di Harry? Krum era di certo competitivo, ma non si era mai mostrato apertamente sleale con nessuno dei suoi rivali; o almeno così le era sembrato e Harry non aveva mai parlato troppo male di lui.
E poi chi altro avrebbe potuto orchestrare uno scherzo simile? Di certo non Ron, che di scherzi ne aveva subiti anche troppi dai suoi fratelli gemelli e di sicuro non li avrebbe mai aiutati a fare uno scherzo del genere contro di lei. E comunque neanche loro sarebbero mai arrivati a quel punto, avevano un modus operandi diverso.
Allora, c’era una buona probabilità che fosse tutto vero.
Ma perché proprio lei con tutte le ragazze che aveva a disposizione e gli andavano dietro?
“Un momento, che sto facendo? Perché continuo a fare domande stupide anche a me stessa? No, non è il momento di chiedere è il momento di rispondere!” pensò Hermione colta da un improvviso fuoco, forse nato dal fatto che il cuore aveva preso a martellare il petto talmente forte da poterlo quasi sfondare.
 
“Sì! Sì, io ci vengo al ballo con te!” esclamò Hermione, con un tono secco e deciso, come quello che usava per rispondere alle domande in classe.
Lei stessa si stupì di aver trovato tanto coraggio per rispondere a una tale domanda. Ma, dopotutto, era una Grifondoro, no?
 
Krum rimase immobile. I suoi occhi però si illuminarono di gioia. Un’espressione che mai Hermione gli aveva visto, neanche durante le prove, quando aveva vinto.
Il ragazzo a quel punto, sempre rigidissimo, eseguì un lungo inchino, arrivando quasi a sbattere contro il tavolo e pronunciò la parola “Blagodarija” che significava “grazie” in bulgaro (una delle poche cose che Hermione non sapeva, ma che intuì facilmente associando tono di voce, situazione e atteggiamento del parlante).
Infine disse “Manderò gufo per quando vederci sera del ballo. Presto.” Si girò e se ne andò, uscendo anche dalla biblioteca.
“Probabilmente voleva dire ‘A presto’.” Pensò Hermione, ancora stupita.
 
Ci mise un po’ a riprendersi completamente. La biblioteca aveva intanto iniziato a riempirsi e ora c’era il basso vociare di molti ragazzi seduti a studiare e fare i compiti.
Da che era arrivata la notizia del Ballo del Ceppo il vociare era considerevolmente aumentato.
Ma Hermione era sempre stata brava a passarci sopra, lasciando viaggiare la mente nei libri. Ma quel giorno proprio non ci riusciva.
Provava un’emozione nuova e potente, un senso di orgoglio che mai aveva sentito così tanto per se stessa e di cui non riusciva a vergognarsi.
Aveva chiesto a lei, proprio a lei, di andare al ballo!
Lui che poteva chiederlo a chiunque, aveva chiesto a lei. E da come lo aveva fatto aveva dimostrato che non l’aveva fatto assolutamente dando per scontato che avrebbe avuto un sì come risposta. Questo, se possibile, la faceva sentire ancora meglio! Sapeva di non essere una persona “scontata”, ma era felice che qualcun altro se ne fosse accorto. Qualcuno fuori dal suo gruppo di amici, si intende.
“Credo che ormai sia andata. Non posso più studiare. Oddio che strano pensare così, non ci credo che lo sto facendo devo preoccuparmi?” pensò Hermione radunando goffamente i libri “Ma no che non devo, adesso vado a mandare un gufo ai miei, devo raccontare questa cosa a qualcuno altrimenti sì che ci sarà da preoccuparsi… anzi, forse devo solo fare una passeggiata… no, mi metterò a leggere, ecco che farò! La letteratura magica vanta tanti romanzi, terrò allenata la mente e al tempo stesso riuscirò a rilassarmi abbastanza da ridimensionare la cosa. Devo solo spostarmi al reparto ‘narrativa magica’ e andrà tutto bene.”
 
Ma le sorprese, quel giorno, non erano finite.

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Capitolo 2
*** Il secondo invito ***


Mentre cercava tra i libri, Hermione si rese conto che non riusciva a smettere di pensare a quanto appena accaduto. Soprattutto non riusciva a smettere di domandarsi se in realtà non avesse sognato ogni cosa.
Fin da quando era arrivata ad Hogwarts era stata testimone delle cotte delle ragazze più grandi e lei stessa era stata vittima di cupido al secondo anno. Anche se a ripensarci con la maturità acquisita, si era trattato di più di una sbandata dovuta la grande fascino di Allock, niente di realmente serio. Ma dopo ciò, forse anche per la profonda delusione dell’aver scoperto che si trattava di un truffatore, aveva lasciato in un cassetto la questione “ragazzi”. Forse anche perché una parte di lei aveva incominciato a suggerirle che in fondo non avrebbe mai potuto aspirare a tanto.
Era sempre stata troppo timida per approcciarsi in modo personale a qualcuno. E troppo intelligente per risultare interessante.
Fin dal primo anno, tutte le avevano detto che la sua intelligenza metteva a disagio le persone. In qualche modo glielo avevano fatto capire anche Harry e Ron.
Eppure proprio lei, la ragazza scocciante, noiosa, insopportabile, e ogni altro epiteto che si era sentita sussurrare alle spalle, era stata invitata al ballo da Victor Krum.
“Perché? Perché io?”
Ora che aveva risposto di sì, aveva tutto il tempo per domandarselo. Istintivamente si portò una mano alla bocca.
“Se non mi fossi accorciata di più i denti all’inizio dell’anno, rimettendoli apposto, mi avrebbe comunque invitato?”
Scosse la testa.
“Non dovrei pensare a queste cose. Dovrei solo essere contenta e rilassarmi con un buon libro.”
“Hermione?”
Hermione sobbalzò. Era talmente concentrata su quelle domande che non si era accorta che alle sue spalle era apparso Neville Paciock. Da un po’ di tempo lo aiutava nei compiti, in particolare di trasfigurazione.
Lo avrebbe fatto dal primo anno, ma lui ai tempi era troppo timido per rivolgersi a lei, come a chiunque. Poi si era gradualmente avvicinato e anche se Hermione non poteva davvero definirlo un amico, trovava che fosse comunque un bravo ragazzo. E spesso nei compiti si dimostrava più bravo che in classe.
Neville non era uno stupido, ma non riusciva a esprimere al meglio l’intelligenza che pure possedeva. Hermione non riusciva a capire perché. E come tutti nella scuola, alla fine si diceva che non poteva fare da balia a una persona così impacciata.
Aiutarlo a fare i compiti era un modo per ripassare. E poi a una cosa del genere per lei era difficile dire di no. Anche se a volte avrebbe proprio voluto farlo con Ron.
“Ti… Ti ho spaventata?” chiese Neville.
“No, ero solo sovrappensiero. Cosa c’è Neville?”
“Volevo farti vedere questo. È il compito per oggi di Storia della Magia. Ricordi?”
“Certo che ricordo, fammi vedere, andiamo a sederci in fondo staremo più tranquilli.”
Il professor Ruf aveva assegnato un piccolo tema da una pagina sulla storia della Gringot, la banca dei maghi. Di solito i compiti di storia di Neville erano semplici e un po’ “sciatti” nel contenuto.
Invece Hermione si stupì a vedere che Neville aveva fatto un buon lavoro.
Non era eccellente, ma si capiva l’impegno messo per raccontare tutto in poco spazio e per dire al meglio quello che aveva studiato.
Ricontrollando le informazioni sul libro (e nella sua memoria) Hermione vide che anche quelle coincidevano tutte.
“Hai fatto un buon compito, Neville.”
Gli occhi di Neville si illuminarono.
“Davvero?”
“Sì. Mi hai piacevolmente sorpresa! Hai fatto un buon lavoro, non cambiare nulla o…” rischierai di peggiorarlo, stava per dire, ma si trattenne.
“Bene! Mi fa piacere! Ci tenevo a… A fare bella figura.”
“E la farai sicuro. Il professor Ruf sarà contento.”
Hermione tornò a radunare i suoi libri, pronta ormai a lasciare la biblioteca. Aiutare Neville con i compiti le aveva permesso di distrarsi e ritrovare la sua lucidità: se era stata invitata al ballo doveva prepararsi nel modo migliore per partecipare, a cominciare dal decidere come acconciarsi i capelli.
“Sì… Grazie…. Ma io in realtà, non la volevo fare con il professor Ruf.”
Hermione guardò Neville e vide che era diventato rosso come un peperone, mentre stava in piedi immobile con i pugni stretti.
“Hermione…. Senti…. Io voglio… cioè vorrei… cioè….”
Iniziò a farfugliare in modo incomprensibile al punto che Hermione, sorpresa, si lasciò sfuggire un “cosa hai detto?” dopo un po’.
Neville si interruppe. Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi stretti stretti.
“Voglio invitarti al ballo con me!” disse tutto d’un fiato con un tono leggermente più alto del solito.
Nessuno però dai tavoli, troppo lontani, si era girato per guardarli. “Ecco, l’ho detto.”
Riaprì gli occhi respirando affannosamente.
Era evidente che quell’invito gli era costato molto chiederlo. Un atto di coraggio non da poco per uno come Neville.
Hermione stava in piedi pietrificata.
Non solo perché aveva ricevuto due inviti nello stesso giorno, ma anche perché quegli inviti erano arrivati del tutto inaspettati e da due persone completamente diverse.
“Sei sempre stata gentile con me… quando mi aiuti a fare i compiti… siamo amici… credo… e allora…”
“Neville… è bellissimo che tu mi abbia invitato. Sono davvero onorata, ma io ho già avuto un invito e ho già detto di sì. Mi spiace.”
Conoscendo Neville, Hermione si era preparata a vedere una brutta reazione da parte del ragazzo. Invece lui dopo un’iniziale smarrimento aveva sospirato e annuito. Quasi si fosse sempre aspettato un rifiuto.
“Va bene allora. Sono contento. È stato Ron, vero?”
Hermione scoppiò a ridere.
“Ma no! Ron? Ma figurati!”
“Allora… Harry.”
“No Neville. E… Ti dirò, vorrei tenere per me chi è stato a invitarmi. Almeno fino al giorno del ballo.”
“Capisco. Va bene allora. Grazie per i compiti.”
Più che deluso e amareggiato, Neville appariva rassegnato nel rifiuto ricevuto.
Hermione lo osservò mentre si allontanava e sentì, inaspettatamente, un dispiacere enorme. Era stato, obiettivamente, perfino più coraggioso di Harry e Ron, ed era stata la sua unica conoscenza maschile a pensare a lei per prima.
Sapeva che non l’aveva fatto pensando a lei come un ripiego, era abbastanza evidente.
E lei gli aveva detto di no.
Pensandoci, se lui fosse arrivato prima di Krum, come gli avrebbe risposto? Sicuramente insieme alla sorpresa ci sarebbe stato il disagio. Ma gli avrebbe davvero detto di no? Probabilmente sì, perché doveva ammettere che in cuor suo si sarebbe vergognata di andare a ballare con uno come Neville.
“Forse, in questo, non sono poi così diversa da Malfoy… anche io classifico chi mi sta intorno.” Pensò. E decise che le cose non dovevano finire in quel modo.

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Capitolo 3
*** L'altro invito ***


Seguì Neville fuori dalla biblioteca.
Voleva raggiungerlo, anche perché era convinta che sarebbe andato al dormitorio a piangere. Invece, con sua grande sorpresa, capì che si era avviato a raggiungere l’aula di Incantesimi.
“Ma oggi non c’è lezione!” pensò Hermione.
Infatti Neville si fermò fuori dalla porta a poca distanza. Iniziò a fare avanti e indietro, evidentemente nervoso. Hermione lo osservava da dietro l’angolo.
Stava aspettando qualcuno.
Forse voleva chiedere a qualcun altro di andare al ballo?
Ma chi?
Hermione quasi si stupì a sentirsi un po’… gelosa? No, non era di gelosia che si trattava. In fondo sicuramente tutti i ragazzi avevano previsto una seconda scelta in caso di rifiuto.
Probabilmente anche Viktor Krum.
“Chi sarebbe stata la sua seconda scelta? Oh, che domanda stupida! Possibile che oggi sono così… così strana?”
La porta dell’aula di incantesimi si spalancò e uscirono Tassorosso e Grifondoro del terzo anno.
Immediatamente Hermione riconobbe Ginny Weasley che camminava leggendo una pergamena.
“Ginny!” la chiamò all’improvviso Neville con un tono di voce stranamente alto.
“Ah, ciao Neville.” Lo salutò lei un po’ distrattamente fermandosi “Cerchi Ron?”
“Chi? No. Volevo parlare con te veramente.”
Alcune ragazze della stessa età di Ginny si fermarono a osservarli, ma lei fece loro un cenno, come a dire “dopo vi raggiungo”. Quelle se ne andarono, incrociando Hermione, che cercò di far finta di nulla tirando fuori un libro e fingendo di leggerlo.
Appena il gruppo passò oltre, si sporse nuovamente.
“Ascolta Ginny, volevo chiederti una cosa.”
“Ok sta andando bene.” Pensò Hermione.
“Ti ascolto.” Rispose la ragazza mettendo via la pergamena.
Neville cominciò a colorarsi di rosso.
“oh no! No Neville non rovinare tutto!” pensò Hermione sentendo il cuore che le batteva forte. Si stupì nuovamente di se stessa, e di quanto provasse pena e paura allo stesso tempo per Neville. Si immaginava che avrebbe urlato oppure incespicato, balbettato, o ancora…
“Vorrei che tu venissi al ballo del ceppo con me, Ginny Weasley.”
Neville parlò chiaro, rosso fuoco ma guardandola negli occhi. Non un’esitazione, non un balbettio. La sua voce non era stata né troppo acuta né troppo bassa.
Anche se aveva fatto uno sforzo enorme, Neville era riuscito a tirare fuori il meglio di sé. Era stato anche più bravo di quando aveva tentato con Hermione.
Anche Ginny era evidentemente colpita. Sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo in silenzio con la bocca aperta.
Poi, molto piano, disse: “Ok…”
Neville barcollò leggermente. “Ok? Insomma, va bene? È andata?”
Ecco, era tornato quello di sempre, perdendo tutta la grazia che per un attimo aveva acquistato.
Un brusco ritorno alla realtà anche per Ginny, che però ormai non poteva più tirarsi indietro.
“Sì. Ho detto ok. Andremo al ballo insieme.” Disse la ragazza.
Neville provò a ritornare dritto e immobile, respirando affondo.
“Allora ci vediamo… Alla sera del ballo… e comunque anche prima. Ciao.” Disse. Quando si girò per andarsene, per poco non inciampò sui suoi stessi piedi.
La sua camminata, che cercava di essere solenne, appariva invece goffa e impacciata.
Ma appena superato l’angolo del corridoio (senza notare Hermione), iniziò a correre, fuggendo via come una lepre.
“Troppe emozioni forti… e vale anche per me…” pensò Hermione.
“Ah! Hermione!” Ginny era sbucata anche lei dall’angolo, facendola sobbalzare “Da quanto sei qui?”
“Ehm… sono appena arrivata.”
“Oggi hai lezione?”
“No, volevo chiedere una cosa al professore.”
“È andato già via, si è smaterializzato davanti a noi. Una riunione importante per i preparativi del ballo del ceppo. A proposito, ricordi quando ti dicevo che mi sarebbe tanto piaciuto andarci?”
“Sì.”
“Il mio desiderio si è avverato, anche se nel più strano dei modi: Neville Paciock mi ha invitata.”
“Ah! Che bello! Cioè, sei contenta no?”
“Beh tu conosci Neville, Hermione.”
Forse no. Hermione ci pensò e si rese conto che forse non conosceva Neville così bene. Non si sarebbe mai aspettata che lui trovasse il coraggio di invitare qualcuno al ballo. E per ben due volte di fila.
“Non vuol dire nulla. Magari sa ballare.” Disse allora Hermione.
“Non ha importanza. Ci vado e mi basta. Anche perché, comunque, poche persone dei primi tre anni sono state invitate, per quanto ne so.”
Le due ragazze passeggiarono in silenzio per un po’.
“E tu Hermione?”
“Io? Ah beh, non so se ti dispiacerà o meno ma… anche a me Neville ha chiesto di andare al ballo.”
“Davvero!?”
“Sì. Ma è arrivato tardi. Mi avevano già invitato.”
“Cosa?! Chi?!”
“Non devi dirlo a nessuno.” Hermione lo disse e sapeva che con Ginny era una richiesta che avrebbe rispettato. L’avrebbe detto solo a lei, perché sapeva che solo lei era affidabile.
“Promesso!” fece la ragazza.
Hermione le sussurrò il nome all’orecchio.
Ginny sgranò di nuovo gli occhi per lo stupore.
“Beh, meno male che Neville ha tardato allora!”
Hermione non rispose. Non le sembrò giusto nei confronti di Neville.
 
***
Voleva scrivere ai suoi genitori.
Iniziò la lettera con “carissimi, non ci crederete mai, ma sono stata invitata al ballo del ceppo!” e si rese subito conto di aver sbagliato.
Era lei a non crederci.
I suoi genitori le avevano sempre detto che era una bella ragazza e che aveva tutto il necessario per farsi apprezzare dalla persona giusta: intelligenza, simpatia, carisma…
Hermione invece non si era mai sentita così, e si era sempre convinta che per gli altri fosse lo stesso. Intelligente sì, ma non simpatica, né tanto meno bella.
Aveva, anzi, sempre odiato molto del suo corpo; forse anche per questo non se ne era mai curata troppo. Non l’aveva considerato importante come fattore personale. E non vi aveva mai riposto stima o fiducia. Ed era sempre stata convinta di essersi, in fondo, accettata per quello che era.
E invece, non era vero. Anche perché altrimenti non si sarebbe fatta rimpicciolire i denti.
E pensandoci poi, quando avevano parlato di “quello giusto” si riferivano proprio a Krum?
Probabilmente no. E lei? Lei ci aveva mai pensato a chi sarebbe stato giusto per lei?
No. Non lo aveva ritenuto importante.
E probabilmente non si sarebbe mai posta il problema se Krum non l’avesse mai invitata.
Si era già preparata, nella sua mente, a passare la serata del ballo del Ceppo nella sala comune di Grifondoro, dove anzi credeva che Ginny avrebbe potuto farle compagnia.
E invece non solo sarebbe andata al ballo, ma ci sarebbe andata con un campione del torneo e tutti l’avrebbero vista!
Una specie di riscatto per una nata babbana!
“Che pensiero vile!” si disse Hermione arrivata a quel punto.
L’invito di Krum l’aveva però lusingata, resa felice e addirittura intrigata.
Forse aveva pensato male a vedere quel ragazzo come “tutto muscoli e niente cervello”. Che forse, era meglio non avere un cervello che averne uno come quello di Ron, che sapeva ragionare, ma sbagliava sempre.
Mentre appallottolava la pergamena e riprendeva a scrivere, le tornò in mente Neville.
Lei si era sempre giudicata, e sentita giudicata, in molti modi che le avevano fatto male. Ma alla fine, aveva fatto lo stesso con Neville.
Anche lui, forse, si comportava così perché non sentiva stima con se stesso, perché, come lei, aveva una gran paura del mondo fuori.
Ma mentre lei aveva usato l’intelligenza come scudo (e qualche volta anche come spada), Neville aveva scelto di affrontare il mondo praticamente disarmato.
Una scelta, sotto molti aspetti, assai coraggiosa.
Chissà quanto coraggio ancora nascosto scorreva dentro Neville. Era pauroso, ma, come dimostrato varie volte, non un vile. Era pasticcione. Ma quello dipendeva sicuramente dalla sua insicurezza. Chissà se un giorno sarebbe stato capace di tirare fuori quella compostezza e quel coraggio che aveva avuto con Ginny Weasley.
Hermione scosse la testa e riprese a scrivere.
 
Carissimi,
Oggi è stata una giornata straordinaria. Viktor Krum, uno dei campioni del Torneo di cui vi ho parlato nell’altra lettera, mi ha invitato al Ballo del Ceppo! Sono felicissima, perché almeno potrò usare l’abito che abbiamo preso insieme prima dell’inizio della scuola! Passerò una bellissima serata e vi prometto di dirvi di più su Viktor al più presto! Ora però sono ancora molto emozionata, devo elaborare bene la cosa. Vi riscriverò presto, Vi voglio bene.
 
Firmò e uscì per andare alla torre dei gufi.
Nei corridoi incrociò Neville, che anche se solo, sorrideva.
Sorrise sotto i baffi anche lei.
Si sentiva molto felice.
 
FINE

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