Tales

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to Storybrooke ***
Capitolo 2: *** Friends ***
Capitolo 3: *** L'accordo ***
Capitolo 4: *** Cambiare ***
Capitolo 5: *** 5 - Dritto all'Inferno ***
Capitolo 6: *** 6 - Più potere ***
Capitolo 7: *** 7 - Di amore e potere ***
Capitolo 8: *** 8 - Tales ***



Capitolo 1
*** Welcome to Storybrooke ***


1 - Welcome to Storybrooke


Il compito di un angelo sulla terra era quello di fermare il male, di portare gli umani a compiere buone azioni, di diffondere pace, amore e speranza. Il compito di un demone, al contrario, era portare caos e distruzione. Per tal motivo, molto spesso Crowley e Aziraphale non si trovavano d’accordo. Soprattutto quando l’angelo cercava di convincere il demone ad aiutarlo a compiere qualche buona azione.
Non si era mai visto un demone compiere una buona azione, anche se in effetti Crowley come demone era un po’ atipico.
«Te lo puoi dimenticare», proferì infatti a braccia conserte. «Non sono affari che mi riguardano. E non dovrebbero riguardare anche te.»
Aziraphale sollevò sorpreso lo sguardo verso Crowley. Alle volte lo trovava proprio adorabile quando incrociava le braccia al petto e si poneva con quel modo quasi infantile.
«Ma Crowley, io sono un angelo, non posso ignorare l’oscurità.»
«Sì, ma… dall’altra parte del mondo? Non possono mandarci qualcun altro? Insomma, non sei l’unico angelo, perché proprio te?» si lamentò.
«Beh… in effetti potrei anche lasciare il compito a qualcun altro, però…»
Però in effetti l’idea di andare in un posto che non aveva mai visitato per sconfiggere l’oscurità lo entusiasmava non poco. Per quanto amasse la tranquillità della vita di tutti i giorni, doveva ammettere che ogni tanto era bello anche variare.
«Però vuoi andarci comunque! Lo sapevo, tutti quei libri ti hanno dato alla testa. E se è pericoloso? E se non torni più?»
Quel suo modo di preoccuparsi era dolce e Aziraphale se ne sentì lusingato, in effetti arrossì anche a quelle sue parole.
«Infatti è per questo che stavo pensando che… beh… potresti venire con me», tentò. Era azzardata come richiesta, ma Aziraphale non avrebbe voluto accanto nessun altro se non proprio lui.
«Venire con te? Ma io non posso aiutarti a compiere buone azioni, non è… da me?» tentò.
Oh, ma cosa esattamente non era da lui? Quell’angelo tirava fuori la sua parte buon, quella che non credeva nemmeno di possedere.
«Se non vuoi, posso sempre andare da solo…»
«Ho detto che non posso compiere buone azioni, non che non posso venire con te!» si corresse subito. «E poi io sono un demone, nessuno percepisce l’oscurità meglio di me e… se andassi da solo ti cacceresti in qualche guaio.»
Oh sì, era questo, non il fatto che non volesse averlo lontano nemmeno per un giorno.
Aziraphale sorrise, più tranquillo.
«Grazie, Crowley. Sono certo che non ci impiegheremo tanto. E poi è molto che non torno in America.»
«Sì, sì, come vuoi. Piuttosto, com’è che si chiama questo posto in cui dobbiamo andare?» sbuffò Crowley.
«Storybrooke. Si chiama Storybrooke», sussurrò Aziraphale, trovandolo un nome molto, molto curioso.
Sicuramente sarebbe stato un posto pieno di sorprese.
 
Ci vollero due giorni appena per organizzare il tutto. Crowley aveva spiegato che quella per lui non sarebbe stata affatto una vacanza di piacere, quindi non aveva intenzione né di prendere un aereo né di fare chissà quante ore di volo, quando poteva benissimo teletrasportarsi. Certo, da un paese all’altro in quel modo sarebbe stato un po’ stancante, ma sempre meglio che perdere tempo, stava già accontentando abbastanza Aziraphale (ed anche se stesso). D’altro canto, l’angelo non aveva protestato troppo. Non avrebbero perso troppo tempo e contavano di tornare a Londra il giorno stesso.
«Spero di arrivare nel punto giusto. È tanto che non mi teletrasporto ad una distanza così alta. Magari ci perdiamo qualche pezzo per strada», sorrise il demone divertito.
«Crowley, non dire queste cose neanche per scherzo», sbuffò l’angelo, prendendolo sottobraccio e salutando con una mano i suoi libri. «Torniamo presto!»
Crowley alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal fargli il verso.
Che piagnucolasse poco, era stata sua l’idea di andare a fare l’eroe in luoghi sconosciuti. E lui, stupidamente innamorato per com’era, ovviamente gli stava andando dietro.
«E va bene, ora concentrati. Ci impiegheremo qualche secondo», sussurrò, chiudendo gli occhi e adorando silenziosamente il fatto che l’angelo si fosse aggrappato al suo braccio. Dopo qualche istante, la libreria e i libri iniziarono a svanire. Una’altra manciata di secondi dopo e con un violento impatto, Aziraphale e Crowley si ritrovarono da tutt’altra parte, su un strada asfaltata in mezzo agli alberi.
«Ah!» esclamò l’angelo aggrappandosi più saldamente e sentendo la testa girare. «Ce l’abbiamo fatta?»
Il demone strabuzzò gli occhi, togliendosi un attimo gli occhiali e leggendo chiaramente un cartello con la scritta “Welcome to Storybrooke”.
«Io direi di sì. Ebbene, tutta questa fatica per un posto così desolato? Ma dove mi hai portato?»
«Tecnicamente sei tu che ci hai portato qui», Aziraphale si schiarì la voce. «Forse dovremmo provare ad entrare. Avverto un’energia strana.»
Crowley non avrebbe potuto dargli torto, perché in effetti c’era un’aura particolare che avvolgeva quella piccola e insignificante cittadina, non avrebbe saputo dire cosa. I due decisero di attraversare il confine, entrando ufficialmente a  Storybrooke. Andando avanti, poterono constatare che non fosse poi un luogo così desolato come pensavano. Anzi, era molto viva e gli abitanti sembravano tranquilli e cordiali, questa era l’impressione che aveva subito avuto Aziraphale. Addirittura pensò che sarebbe stato un luogo carino in cui vivere, ma ovviamente Crowley non era stato dello stesso avviso.
«Mah… qui la gente mi pare felice e contenta, sei proprio sicuro che siamo nel posto giusto?» si lamentò, camminando stancamente con le mani dentro le tasche.
«Ma certo che siamo nel posto giusto, lo senti anche tu che c’è qualcosa di strano. Solo che non capisco cosa…» rifletté Aziraphale, facendo poi spallucce. «Beh, al massimo ci fermeremo qui per qualche giorno…»
Nel sentire quelle parole, Crowley lo afferrò per un braccio, fermandolo.
«Eh no, angelo, te lo scordi. Io non mi fermerò in questa città delle bambole, mi innervosisce, io rivoglio la mia città, la mia auto e il casino!»
«Beh, caro, al massimo puoi sempre tornartene a casa da solo…» dichiarò lui, guardandosi intorno e scorgendo qualcosa che aveva attirato la sua attenzione. «Ma guarda, una biblioteca!»
«Aziraphale, non pensarci neanche, questa non è una visita di piacere. Magari posso chiedere a qualcuno…»
Assottigliò lo sguardo. Le sue attenzioni caddero subito su un ragazzino, appena adolescente, che se ne stava a mangiare un gelato. Era perfetto, i ragazzini lo adoravano, come tutti del resto. Quindi gli si avvicinò, sotto lo sguardo confuso di Aziraphale che gli domandò un sonoro: “Crowley, ma che fai?”, a cui non avrebbe trovato risposta.
Henry Mills era molto giovane, ma sicuramente non si stupiva più tanto facilmente. Per questo se ne rimase tranquillo, quando vide quello strano tipo avvicinarsi.
«Ehi, ragazzino. Hai per caso visto o sentito qualcosa di strano?» gli domandò Crowley, sottovoce. «Qualcosa di oscuro e pericoloso?»
Henry parve pensarci un po’ su.
«Dipende cosa intendi. Qui c’è molto spesso qualcosa di oscuro o pericoloso.»
Crowley fu molto sorpreso da quella risposta, tanto che si voltò a guardare Aziraphale.
«Mi sta per caso prendendo in giro? Senti, siamo qui per risolvere un problema. Però… qual è il problema?!» domandò Crowley, sentendosi stupido, effettivamente stanavo cercando che cosa?!
Henry lo osservò interessato.
«Voi non siete di qui. Da quale storia provenite?»
Sì, indubbiamente li stava prendendo in giro.
«Ma che vuol dire da quale storia proveniamo? Aziraphale, ho beccato un ragazzino pazzo»
L’angelo gli fece segno di moderarsi. Era sempre un ragazzino, per Dio. Perché gli aveva permesso di parlargli?
«Amh… Crowley avanti, torna qui…» lo pregò.
Nel frattempo un maggiolino giallo si era posteggiato vicino al marciapiede e ne venne fuori una donna bionda che subito aveva puntato Crowley.
«Ehi tu, qualche problema con mio figlio?» domandò la donna raggiungendo il ragazzino e portandogli un braccio intorno al collo.
«Ah, questo è tuo figlio?» domandò Crowley. «Bene, perché non dovrebbe prendere in giro gli estranei.»
Disastro. Erano arrivati da pochi minuti e stava già andando tutto malissimo.
Quindi Aziraphale decise di intervenire.
«C-chiedo scusa, signorina. Lo perdoni, è che Crowley non sa gestire i rapporti sociali.»
«Io non so gestire che cosa?!»
La donna, nonché sceriffo di Storybrooke, alzò gli occhi al cielo.
«È da quando siete entrati in città che vi seguo, mi sembrate troppo sospetti…» affermò attenta. Aziraphale sgranò gli occhi. Sospetti loro? Erano solo un demone e un angelo venuti lì per scovare e sconfiggere l’oscurità, che modi!
«Sospetti? Oh, no… noi siamo… amh… una coppia in vacanza!»
«Una coppia?!» esclamò Crowley rosso in viso. Si dava però il caso che lo sceriffo Emma Swan avesse il super potere di capire quando una persona stava o meno mentendo. E in quel caso, quei due stavano mentendo di certo.
«E va bene, d’accordo, siete decisamente sospetti. Vi dispiace seguirmi in centrale?»
«Ci dispiace eccome!» esclamò Crowley, offeso. «Noi non siamo criminali, siamo delle brave persone. Cioè, lui è una brava persona, io no e… ma che cavolo sto dicendo?!»
Ad Emma quel tipo parve sinceramente un po’ fuori di testa. Gli afferrò il polso, dimostrando una forza notevole per una semplice umana.
«La prego, non mi renda le cose più difficili.»
Crowley era a dir poco indignato. Come osava trattarlo come uno sporco criminale? Di cose illegali ne aveva fatte nel corso della sua vita, ma non era quello il caso!
«E va bene, adesso vedrai cosa succede nel mettersi contro di me!» schioccò le dita, se fosse scomparito non avrebbe potuto arrestarlo. Ma di fatto non accadde niente.
Niente di niente.
Gli ci volle poco per capire che i suoi poteri da demone lì non funzionavano, sebbene non capisse perché.
«I miei poteri non funzionano. Perché i miei poteri non funzionano, Aziraphale? In quale buco infernale mi hai portato?!»
«Ma io… io non lo so!» esclamò l’angelo esasperato. Questo non era mai successo.
Indisturbata, Emma costrinse Crowley contro il proprio maggiolino, ammanettandolo.
«Mi spiace, sappi che non avrei voluto.»
«Avresti voluto eccome, invece!» ringhiò il demone, furioso. «Se scopro chi c’è dietro, giuro che lo faccio fuori!»
Aziraphale era a dir poco sconvolto. Ma quell’evento servì a fargli capire che probabilmente in quello strano posto doveva esserci qualcosa che non avevano mai affrontato.
«Allora?» Emma lo guardò. «Vuole entrare da solo o devo ammanettare anche lei?»
Per il momento era meglio non cacciarsi in ulteriori guai. Anche se si sentiva piuttosto indignato.
«No, non sarà necessario.»
Henry, che nel frattempo aveva finito il suo gelato, si sentì in dovere di dire qualcosa.
«Non si preoccupi, mia mamma non è cattiva.»
Aziraphale apprezzò il suo tentativo di consolarlo, ma una domanda gli attraversò la mente: “E se fosse stata cattiva, cosa ci avrebbe fatto?”
 
 
 Nota dell'autrice
Io lo sapevo che prima o poi doveva succedere. Ci sono un sacco di idee per crossover che ho e la prima che ho il coraggio di pubblicare è questa. Ho mescolato due delle mie serie tv della vita, spero sia un'idea simpatica/divertente, anche per gli ineffabili saranno affiancati da un'altra coppia del mondo di OUAT (Mi chiedo proprio chi sia questa coppia, mah). Non mi sono ispirata a nessuna stagione in particolare, anche perché sarebbe stato veramente difficile far quadrare tutto. Quindi Aziraphale e Crowley sono arrivati a Storybrooke, hanno perso i poteri e sono stati arrestati da Emma, un'accoglienza che io definirei perfetta. 
Spero venga fuori qualcosa di carino, perché scriverò la storia mano a mano (se aspettavo ancora un po' andava a finire che non la pubblicavo mai e poi mai), quindi vediamo che succede e fatemi sapere, se volete, cosa ne pensate.
Infine ringrazio Shimba per averla letta in anteprima, sappi che mi hai convinto tu.
Spero di aggiornare in tempi quanto meno decenti. Inoltre, io ho pensato questa storia come una minilong, ma non mi fido di me stessa.
 
 

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Capitolo 2
*** Friends ***


2 – Friends
 
Chiuso in una cella come uno sporco criminale quale sicuramente non era, non poteva crederci.
Crowley camminava nervosamente in quella cella, mentre Aziraphale invece se ne stava seduto. Non era così che sarebbe dovuta andare. Senza poteri, in una città dove non conoscevano nessuno.
«Ve ne pentirete, tutti voi», Crowley indicò Emma, la quale se ne stava seduta oltre la scrivania a bere la sua cioccolata. «Nessuno mi ha mai trattato in questo modo, ringrazia che non ho più i miei poteri», dopodiché guardò Aziraphale. «È tutta colpa tua!»
«Crowley, l’hai già detto cinque volte, ho capito!» sospirò l’angelo esasperato. Ma insomma, come poteva sapere che sarebbe finita così?
Emma si alzò, avvicinandosi a braccia conserte.
«Chiedo scusa per questo trattamento, ma è per precauzione, considerando tutti i problemi che abbiamo avuto. E poi tu hai cominciato a dare di matto.»
«Io non do di matto, è questa città ad essere strana. Ma chi me l’ha fatto fare? Dovevo rimanermene lì a Londra!», sbottò Crowley, sedendosi.
«Londra? Venite da così lontano?» chiese Emma inarcando un sopracciglio.
Aziraphale capì che sarebbe stato meglio prendere la parola, il demone era fin troppo nervoso.
«Credo che sia colpa mia», sussurrò. «Sono stato mandato qui per via della forte oscurità che permea la città.»
Emma sembrò ad un tratto interessata.
«E chi ti ha mandato?»
Crowley si lasciò andare ad una risata isterica.
«Certo, Aziraphale. Mi raccomando, adesso cerca di spiegare che tu sei un angelo e che io sono un demone e che ti ho accompagnato in questa folle missione suicida!»
L’angelo gli fece – troppo tardi – il segno di tacere. Adesso sicuramente non sarebbero più usciti di prigione, poco ma sicuro, anzi, sarebbero stati mandati in un manicomio. Emma però li guardò, annuendo.
«Io vi credo.»
«Hai sentito? Ha… eh? Ci credi?» Crowley era sconvolto. Com’era possibile che una semplice umana credesse ad una storia del genere senza battere ciglio? «Ma com’è possibile?»
«Diciamo che ho una sorta di super potere che mi permette di capire se qualcuno sta mentendo o meno. E voi non state mentendo. D’altro canto questa non sarebbe la cosa più incredibile.»
Emma prese le chiavi per aprire la cella, adesso che si era accertata della loro non-pericolosità, li avrebbe ascoltati ben volentieri. 
«Cosa… cosa intendi con questo?» sussurrò Aziraphale, venendo timidamente fuori, ora molto più a suo agio.
La donna tornò a sedersi. Quel tipo – l’angelo – aveva parlato di oscurità e ciò le interessava parecchio. Ma era necessario prima che loro sapessero.
«Vi consiglio di sedervi, è una storia lunga.»
Crowley alzò gli occhi al cielo. Forse adesso la cella non gli sarebbe risultata tanto scomoda.



Dopo appena un’ora e un caffè zuccherato lasciato a metà, Aziraphale poteva affermare di essere in preda ad un mal di testa atroce. Emma aveva accuratamente raccontato loro di cosa fosse effettivamente Storybrooke: un luogo in cui vivevano i personaggi delle fiabe – proprio le fiabe che lui conosceva così bene – in seguito ad un sortilegio che una Regina Cattiva aveva lanciato oramai tanti anni prima. E poi aveva appreso che Emma fosse niente meno la Salvatrice – così si era definita – che aveva spezzato tale maledizione e restituito la memoria agli abitanti di Storybrooke.
«Insomma, questo è il succo del discorso», sospirò Emma. «È per questo che mi eravate sospetti. Siamo abituati ad essere attaccati continuamente e pensavamo fosse anche questo il caso.»
Crowley si portò le mani sulle tempie, massaggiandole. Era ovvio che Emma li avesse creduti subito, in confronto a quella storia, la loro era una barzelletta. 
«Perfetto, siamo finiti in un covo di matti…» sussurrò il demone, ma Emma lo sentì chiaramente.
«Non è un covo di matti. Lo so, anche per me all’inizio non è stato facile crederci. Quello che non capisco è perché siete stati mandati qui. Insomma, io possiedo la magia bianca.»
«Non so, cara. Forse questa volta ti serviva un aiuto», disse Aziraphale gentilmente. Quella donna infine si era dimostrata essere molto più piacevole e simpatica di quanto avesse creduto all’inizio.
Crowley si sistemò sulla sedia, scomodo.
«Beh, allora che facciamo? Cerchiamo la fonte di questa oscurità e risolviamo il problema?»
«Dimentichi una cosa. Non abbiamo i nostri poteri», sospirò Aziraphale. «Sono abituato a vivere come un essere umano, ma in questo caso mi sarebbero stati utili.»
Emma annuì.
«Forse la magia annulla in qualche modo i vostri poteri, è l’unica opzione che mi viene in mente. Ad ogni modo, in quanto Salvatrice - e momentaneamente l’unica con qualche potere – credo che questa cosa dovremmo risolverla insieme.»
Bene, magnifico – si ritrovò a pensare Crowley – da duo si erano trasformati in un allegro trio.
Aziraphale invece sembrava molto più entusiasta.
«Sarebbe magnifico se tu ci aiutassi. Anche perché in queste condizioni non sapremmo come fare.»
«D’accordo allora. Cercheremo di capirci qualcosa. Nel frattempo potete andare girare per la città come volete. È un bel posto…»
Oh certo – pensò ancor Crowley – non vedeva l’ora di andarsene in giro a conoscere degli strampalati personaggi provenienti dalle fiabe più disperate, assurdo, ridicolo!
«Darling, eccomi, sono arr-che succede?!»
Killian Jones – alias Capitan Uncino – si soffermò sulla porta sconvolto nel vedere la sua Emma parlare con due strani tipi.
«Ah, fantastico», sbottò Crowley. «A giudicare dalla mano immagino che questo sia Capitan Uncino.»
«Uncino?! Quello di Peter Pan?!» Aziraphale saltò su. «È un vero piacere conoscerla, è diverso da come mi immaginavo!»
Indubbiamente molto più giovane e affascinante. Killian rispose con un sorriso, guardando poi Emma con fare confuso.
«Darling, che succede?» domandò.
«Amh, Killian… loro sono Aziraphale e Crowley, sono arrivati oggi in città per una… questione di cui penso proprio dovrò parlarti. E ragazzi lui è Killian, il mio fidanzato e…»
«Fidanzato?!» Aziraphale era molto su di giri, aveva un debole per le coppiette innamorate. «Siete adorabili.»
«Oh beh, grazie amico, anche tu sei adorabile», Killian sembrava averlo preso in simpatia. E Crowley invece mise il pirata in cima alla sua lista nera. Non gli piaceva, ed il fatto che fosse indubbiamente un bell’uomo lo rendeva ai suoi occhi solo più antipatico.
«D’accordo, adesso potete lasciarci liberi per  un po’? Siamo chiusi qui da ore!» si lamentò.



E finalmente, le sue lamentele furono ascoltate. Era un inizio pessimo, a dir poco pessimo, perché mai Aziraphale era sembrato così entusiasta? Prima di dedicarsi alla loro missione, aveva infatti insistito per visitare quella biblioteca che tanto aveva attirato la sua attenzione. Dove c’erano libri, doveva esserci lui, fine della storia.
«Se non vuoi venire, puoi sempre aspettarmi da qualche parte. Emma non sarà libera prima di qualche ora, quindi tanto vale passare il tempo», dichiarò l’angelo.
Certo, come no, ogni scusa era buona. Crowley voleva già tornare a casa, non stava per niente andando come pensava.
«E va bene. Troverò qualcosa da fare. Ma non ti cacciare nei guai.»
«Caro, è più probabile che finirai tu col cacciarti tu nei guai», controbatté Aziraphale, ma con uno sguardo così dolce che non avrebbe potuto mai e poi mai arrabbiarsi.
Fregato, ecco che cos’era. Un demone che andava in quel modo dietro ad un angelo, incredibile. Quando si furono separati, Crowley desiderò ardentemente qualcosa da bere, in quel posto dimenticato da Dio doveva esserci qualcosa che faceva al caso suo.
Finì in un posto chiamato Granny’s e quando entrò lo fece senza guardare nessuno, andando poi a sedersi sullo sgabello e rivolgendosi all’anziana proprietaria.
«Ehi nonna, fammi un drink.»
La donna sgranò gli occhi, allibita.
«Questa è una tavola calda, non uno squallido pub da quattro soldi!»
Bene, niente alcol. Ottimo così.
«Io ti consiglio di provare la cioccolata alla cannella. È la mia preferita.»
Crowley riconobbe immediatamente la voce del ragazzino accanto a sé, si trattava niente meno che di Henry.
Di bene in meglio.
«Ah, sei ancora tu», borbottò annoiato. «Gira a largo, ragazzino. Non è giornata.»
«Andiamo, non trattarmi male. Io mi chiamo Henry. Tu sei Crowley, vero? Me l’ha detto mia mamma. Mi ha detto anche che siete qui per aiutarci. Non avevo mai visto un demone, non hai le corna né tanto meno la coda. Ma l’inferno com’è?»
Assurdo, come osava quel ragazzino fargli tutte quelle domande? Aveva appena detto che non era giornata!
«Ehi, ehi! Frena», sbottò. «No, non ho la coda né le corna e l’Inferno non è tutto fuoco e fiamme come si vede nei film. Ma tu non ce l’hai un passatempo?»
«In realtà mia mamma mi ha chiesto di tenerti d’occhio.»
Tenerlo d’occhio? Perché non tenerli d’occhio? Non aveva bisogno di un ragazzino come baby-sitter. Stavano continuando ad offenderlo.
«Non ho nemmeno i miei poteri, cosa che vuoi che faccia? Tutta colpa di questa maledetta magia!» si lamentò poi.
E dopodiché sentì un’altra voce sconosciuta, proveniente da un tavolo poco distante.
«Suvvia, la magia non è poi così male.»
Ad aver parlato era stato un uomo elegante e da cui proveniva una forte energia, anche piuttosto oscura in realtà. Crowley lo guardò, togliendosi gli occhiali e rivelando per la prima volta i suoi occhi. Quel tipo sembrava diverso dagli altri, più simile a lui.
«Ah, ma davvero? Beh, perché fin ora mi ha causato solo guai. E tu da quale specie di favola dovresti venire?» .
Il Signor Gold, questo era il suo nome, si rivolse ad Henry.
«Puoi andare, ragazzo. Terrò d’occhio io il nuovo arrivato.»
«Okay, nonno» asserì il ragazzino, facendo spallucce.
Nonno? Va bene, non chiederò chiarimenti sulle varie parentele, sento che è meglio così.
Crowley si voltò per guardarlo meglio, aveva i lineamenti duri e affilati e una grande sicurezza di sé, sicuramente doveva essere un  tipo importante.
«Ebbene? Senti, dammi tregua, è da quando sono arrivato che nessuno mi lascia in pace.»
«Oh, non si preoccupi», parlando in tono formale, Gold tirò fuori dalla propria giacca quella che era una boccetta contenente ciò che a Crowley in quel momento parve oro liquido: whiskey!
«Voglio solo scambiare quattro chiacchiere.»
«Ah sì? Bene, mi hai convinto.»



Aziraphale entrò nella silenziosa biblioteca, cercando di rimettere a posto le idee. I personaggi delle fiabe, ciò era incredibile anche per un angelo. Chi sarebbe stato il prossimo che avrebbe incontrato?
Aziraphale, non perdere di vista l’obiettivo, accidenti!
Ma come si fa? È tutto troppo entusiasmante!
Quella biblioteca era sicuramente ben fornita, ma silenziosa. Non c’era nemmeno un bibliotecario, o cose così?
«Se loro sono personaggi delle fiabe, che leggeranno?» si domandò giustamente. Si avvicinò ad uno scaffale, accarezzando la copertina rigida di un tomo. Poi, nel silenzio, avvertì dei piccoli passi sul pavimento in legno. Rimase in allerta, sentendosi terribilmente inquieto. E se fosse stato qualcuno di pericoloso? Era senza poteri, dannazione!
Compì qualche passo e poi, da dietro uno scaffale, apparve una ragazza e i due si ritrovarono a urlare nello stesso momento.
«Ah, mi dispiace! Non mi ero neanche accorta che fosse entrato qualcuno!»
È una ragazza. Aziraphale, contegno.
«Eh? No, dispiace a me, io.. pensavo non ci fosse nessuno», sospirò Aziraphale, respirando poi profondamente. «È che ero curioso di entrare, sono appena arrivato.»
«Ah, un nuovo arrivato?» domandò lei, sorridendo. «Io sono Belle, la bibliotecaria.»
«Piacere, io sono Aziraphale e… Belle?» domandò mentre le stringeva la mano. «Intendi la Belle de La bella e la bestia? Quella Belle?»
«C-cosa?» balbettò lei, arrossendo, stretta nella sua morsa. «Beh, sì, immagino di sì!»
L’angelo si accorse troppo tardi di essersi fatto prendere di nuovo, dall’entusiasmo, così finalmente si decise a lasciare andare la sua mano.
«Mi dispiace, di nuovo! È che io… io ho letto la fiaba ed è una delle mie preferite. E conosco anche te. So che ti piacciono i libri - come me - che sei buona - come me - e che sei sposata ad un bellissimo principe come… com’è giusto che sia!»
Belle lo aveva già preso in simpatia, sembravano avere molto in comune, anche a livello caratteriale.
«Bellissimo principe? Sì, più o meno sì. Cos’è che ti ha portato qui?»
«Credimi, è una storia lunga…»
«Ed io ho abbastanza tempo libero», lo rassicurò.
 
Adesso che aveva un po’ di alcol in corpo, andava sicuramente meglio, due sorsi di whisky e tutti i suoi problemi erano scivolati via. E si era ritrovato anche molto più propenso ad ascoltare Gold, uomo con cui in un certo senso aveva feeling.
«Ah, quindi tu sei uno forte, sei la bestia che è diventato uomo per amore. A dir poco affascinante, direi» Crowley si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre rosso in viso si versava dell’altro whiskey. Gold lo guardò e dovette ammettere di rivedersi molto in quel demone dai capelli rossi e dagli occhi dorati. Anche i suoi erano stati di quel colore, un tempo.
«Che dirle, signor Crowley. L’amore cambia le persone in meglio», continuò a parlare lui con tono mellifluo. «E mi dica, è venuto qui da solo?»
Crowley si ritrovò a scuotere il capo. 
«Sono venuto qui con Aziraphale. Lui è un angelo ed è qui per ripulire questa strana città dall’oscurità. Ed io mi sono offerto di aiutarlo. Un demone che vuole sconfiggere l’oscurità immagino sia piuttosto ironico», borbottò. Gold sembrava molto interessato a lui, gli dava l’idea di essere uno di quelli in grado di intimorire chiunque, ma non lui di certo.
«Nel corso della mia lunga vita ne ho visti di tutti i tipi. Ma un demone vero e proprio, questa è la prima volta.»
«Sì, beh, effettivamente me l’hanno detto in molti.»
Crowley si alzò a fatica, sentendo tutto girare. Ah, se solo avesse avuto i suoi poteri avrebbe potuto smaltire la sbornia più facilmente. «Sentirla parlare di lei e del suo passato da Signore Oscuro è stato molto edificante, ma adesso, se non le spiace, vado a recuperare il mio angelo… voglio dire, vado a recuperare Aziraphale!»
Gold sorrise.
«D’accordo. Io ho un negozio di antiquariato e ho anche una grande conoscenza della magia. Se mai dovesse servirle, può venire a trovarmi.»
«Sì, magnifico, sicuramente se vorrò fare un corso di magia, la terrò in considerazione», Crowley camminò barcollando fino all’uscita.
E Gold sapeva che quel demone sarebbe venuto presto da lui.



Aziraphale e Belle avevano finito per bere tè e parlare come se fossero amici di vecchia data. La ragazza era molto intelligente e dall’indole romantica. Per non parlare poi della sua entusiasmante storia d’amore. L’angelo l’aveva ascoltata con fare sognante per tutto il tempo.
«Oh, mio Dio. Tuo marito era il Signore Oscuro e ha rinunciato all’oscurità per amore. È la cosa più dolce e romantica che io abbia mai sentito!» esclamò tenendo la tazzina sospesa a mezz’aria. Belle arrossì, Aziraphale era veramente angelico con quei suoi modi di fare gentili ed educati.
«Ammetto che non sempre è stato tutto rosa e fiori. Io e Tremotino ci siamo persi e lasciati molte volte.»
«Come me e Crowley, del resto», Aziraphale alzò gli occhi al cielo nel ripensarlo. Aveva accennato poco prima a Belle della loro missione e di chi fosse Crowley, ma era più che certo che quella ragazza avesse percepito anche altro.
«Già, a proposito. Seimila anni, wow, una storia d’amore lunghissima e…»
«S-storia d’amore? Io e lui? Oh no, noi non stiamo insieme, questo è assolutamente ridicolo.»
No, sei ridicolo tu ad esserti agitato come una ragazzina inesperta.
Belle non poté fare a meno di ridere.
«Mi dispiace, ma sono capace di riconoscere una persona innamorata quando la vedo e tu sei decisamente innamorato!»
Aziraphale cercò di non farsi andare di traverso il tè.
Messo alle strette da Belle.
«Il fatto è che… va bene, probabilmente hai ragione tu e sono innamorato di lui, è che… è così difficile. Io sono un angelo, non lo so come funzionano queste cose, mi agitano.»
«Credimi, agitano anche gli umani. Per piacerti così tanto, Crowley deve essere speciale.»
Lo speciale entrò poco dopo borbottando parole incomprensibili e con addosso un forte odore di alcol.
«Crowley, ma sei già qui!» sussultò l’angelo. «Ma cosa… dove hai trovato dell’alcol a quest’ora?»
«Ho trovato un tipo gentile che mi ha offerto da bere», Crowley rise, provando ad appoggiarsi al bancone, senza però riuscirci. «Credo si trattasse di suo marito… sempre che tu sia Belle»
«Eh… sì, sono io. E tu sei Crowley. Aspetta, Tremotino ti ha offerto da bere?»
«Ma che meraviglia, vedo che ci siamo conosciuti tutti», Aziraphale, nervoso, afferrò Crowley per un polso. «È stato un vero piacere Belle, ma adesso noi dobbiamo andare, abbiamo tante e tante cose a cui pensare, andiamo Crowley, saluta!»
«Ciao, ciao», boccheggiò stancamente.
Belle rimase ad osservarli a bocca aperta. Davvero l’opposto l’uno dell’altro.
Beh, come lei e Tremotino d’altronde.



«Emma, ti prego. Dimmi che è uno scherzo.»
Regina Mills, sindaco di Storybrooke, era stata categorica. Non voleva né poteva credere che Emma l’avesse fatta venire in centrale per dirle che aveva deciso di aiutare un angelo e un demone nella ricerca contro un male.
Anche se effettivamente era proprio lei da una cosa del genere.
«Qual è il problema? Vogliono aiutarci, ben venga, no?»
«Emma, sono un angelo e un demone!»
«E tu sei la matrigna cattiva di Biancaneve, eppure non mi pare che qui nessuno stia dicendo niente!»
Regina fece per dire qualcosa, ma in effetti non ci sarebbe stato nulla da aggiungere. Non era proprio nella posizione di potersi sorprendere. Killian, seduto ad una distanza di sicurezza, osservò le due donne parlare.
«Almeno siamo certi che siano chi dicono di essere?» chiese poi Regina.
Emma fece spallucce.
«Se vuoi chiedo loro di mostrarci le ali, posso farlo.»
Regina stava per darle un’altra cattiva risposta, quando finalmente Aziraphale e Crowley tornarono.
«Eccoci! Scusate, non ci siamo resi conto del tempo che passava!» esclamò l’angelo, annaspando per la fatica. Regina sollevò lo sopracciglia, sorpresa.
«E quindi sarebbero loro?»
«Crowley e Aziraphale», aggiunse Emma. Il sindaco si avvicinò ai due, squadrandoli. Il tipetto biondo e inoffensivo sembrava timido ed educato, mentre quello rosso e con gli occhiali puzzava di alcol.
«Non somigliate ad un angelo e un demone.»
«È quello che ho pensato anche io», commentò Killian, ma subito Crowley gli puntò il dito contro.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere pirata da strapazzo.»
«Oh, il tipo qui non è niente male», disse Regina. «Emma ci ha detto che siete venuti qui per darci una mano con questa… strana fonte di oscurità.»
Aziraphale sorrise nervosamente, quella donna aveva una personalità forte.
«Lei è…»
«Regina Mills, il sindaco. Sì, la persona di cui ti ho parlato, quella che ci odiava, che ci ha lanciato un maleficio spedendoci in questo mondo senza magia, quella che…»
«Emma, il concetto è abbastanza chiaro, grazie!» la donna la frenò, con le guance lievemente arrossate, ma con un invidiabile contegno. «Allora, volete aiutarci sì o no?»
«Sì, ma.. amh… c’è un piccolissimo problema di cui non avevamo tenuto conto» sussurrò Aziraphale. «Noi abbiamo perduto i nostri poteri e non ho idea del perché»
A quelle parole Regina assunse un’espressione sorpresa.
«Oh, magnifico, abbiamo un angelo e un demone totalmente inutili.»
«Ehi! Attenta a come parli, non ho paura di te!»
Crowley fece per andargli incontro, dimenticandosi che non avrebbe avuto modo di affrontarla. Regina invece controllava il fuoco e ben presto dalla sua mano comparve proprio una fiamma.
«Attento, piccolo demone. Non farei passi falsi, se fossi in te.»
Umiliato. Umiliato davanti ad Aziraphale soprattutto. Quella dannata strega.
«Va bene ragazzi, calma okay? Dobbiamo cercare di andare d’accordo» Emma cercò di calmare gli spiriti. «E poi oramai si è fatto tardi, sarà meglio cominciare da domani, siamo tutti molto stanchi e provati.»
Aziraphale sorrise nervosamente ad Emma, dando poi una gomitata a Crowley e pregandolo silenziosamente di comportarsi bene.



Gold entrò in biblioteca che era quasi l’ora di chiusura. Vide di spalle la sua dolce metà, Belle, sistemare gli ultimi libri. Quest’ultima si voltò a guardarlo, con un sorriso radioso.
«Tremotino, ho quasi finito qui. Mi sono intrattenuta a parlare, ma so che hai già avuto modo di conoscere uno dei due nuovi arrivati.»
«Sì, in effetti è vero. E anche tu, immagino», disse con leggera apprensione che fece sorridere Belle.
«Aziraphale è un angelo ed è anche molto simile a me, penso che potremmo diventare amici. Allora, andiamo?» 
Belle si avvicinò, stampandogli un bacio sulla guancia a Gold si fece prendere sottobraccio.
Quello era stato veramente un incontro fortuito.
 

Nota dell'autrice
Direi che Aziraphale si sta ambientando bene, Crowley un po' meno, ma almeno ha fatto amicizia con Tremotino (che ovviamente va SEMPRE tenuto d'occhio), perché sembra così interessato al demone? Aziraphale e Belle invece si sono trovati subito. Chiedo scusa alle fan di Killian, ma io proprio non lo sopporto (come come non sopporto la Capitan Swan, però sono canon, se dovevo separarli era troppo complicato), infatti è per questo che Crowley è così poco gentile nei suoi confronti, mi sfogo così (non sarò troppo cattiva lol). Ah, e ovviamente c'è pure la magnifica, bellissima, adorata Regina che ha dato del filo da torcere a Crowley. Scrivere questo capitolo è stato divertente, spero vi sia piaciuto ;)

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Capitolo 3
*** L'accordo ***


3 – L’accordo
 
Aziraphale doveva ammettere che forse se ne stava un po’ approfittando. Storybrooke gli piaceva, e poi l’idea di trovarsi in mezzo ai personaggi delle fiabe lo entusiasmava troppo, voleva conoscerli tutti. Crowley non era dello stesso avviso e ciò lo aveva capito nel momento in cui aveva visto come quest’ultimo si approcciava un po’ a tutti, in particolare a Regina e Killian. Aziraphale si sarebbe fatto perdonare una volta tornati a Londra, ma per adesso aveva altro per la testa. L’angelo fu a dir poco entusiasta quando Emma lo portò a conoscere i suoi genitori, niente meno che Biancaneve e il Principe Azzurro. Certo era strano, erano così giovani, probabilmente coetanei della figlia.
«È un vero piacere fare la vostra conoscenza, ma lo sapete che siete davvero una bellissima coppia?» con entusiasmo l’angelo di risolve a Mary Margaret. Era più forte di lui, non poteva trattenersi di fronte a delle coppiette innamorate.
«Oh, grazie. Sei… un angelo molto gentile!» esclamò la donna arrossendo. «Anche voi siete una bella coppia.»
Crowley sgranò gli occhi, arrossendo.
Questo era veramente troppo, glielo facevano a posta, poco ma sicuro.
«Noi non siamo una coppia! Siamo solo amici.»
«Davvero? Avrei dato per scontato che foste sposati», confidò Mery Margaret e a quel punto fu Aziraphale ad arrossire.
Emma si massaggiò le tempie. Oh sì, aveva avuto proprio una bella idea a portarli lì, non tanto per Aziraphale, quanto più per il caratteraccio di Crowley che sicuramente avrebbe dato sui nervi anche ad una tipa pacifica come Mary Margaret.
«D’accordo, tutto ciò è entusiasmante. Ad ogni modo, mi spiace tanto dovervi lasciare, purtroppo ho promesso a Ruby che staremmo saremmo uscite. Nonostante la cosa non mi vada per niente»
Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma Ruby le diceva sempre che passava troppo tempo al lavoro e poco tempo a divertirsi e quindi l’aveva accontentata.
«Davvero? E dove andate, cosa farete?» domandò Aziraphale curioso.
Emma inarcò un sopracciglio, guardandolo a braccia conserte.
«Credo che  usciremo a bere qualcosa, niente di che. Per caso vuoi unirti a noi? Perché a me farebbe piacere.»
«Ci sono!» esclamò Mery Margaret. «Possiamo organizzare una serata tra ragazze. Cioè, circa. È tanto che non lo facciamo!»
Crowley non riusciva a credere alle sue orecchie. Perché stava andando a finire in quel modo? Aziraphale lo stava scaricando!
«Andate pure se volete, ad Henry ci penso io», disse gentilmente David ed allora Aziraphale guardò Crowley.
«Caro, tu non vuoi venire?»
Per l’amor di Satana, no. Sarebbe stata la cosa più fuori luogo del mondo.
«Ti ringrazio dell’offerta, ma no, angelo. Starò qui con il signor Principe Azzurro e il ragazzino.»
Non esattamente la sua idea di serata perfetta, ma almeno David sembrava simpatico. Aziraphale invece era molto contento. Era tanto che non usciva alla sera e non aveva mai avuto una comitiva di amici e… adesso ne aveva addirittura una formata dai personaggi delle fiabe, incredibile.
«Va bene, allora… sarà divertente» concluse l’angelo.
 
Mary Margaret aveva fatto un giro di telefonate. Aveva chiamato Regina, non molto felice di prendere parte a tale uscita, ma ovviamente era stata trascinata lì, ed anche Belle. L’appuntamento era al Robbit Hole, l’unico locale notturno di Storybrooke, luogo abbastanza tranquillo, ma dove potersi godere una serata in compagnia. Ecco, forse sarebbe stato luogo più gradito da Crowley, chissà perché il demone si era rifiutato di andare con lui? Che fosse ancora arrabbiato? Per cosa poi? Alla fine le cose stavano andando bene. Non poteva struggersi d’amore, non era il momento né il luogo giusto.
«Bene, allora propongo un brindisi alla nostra uscita e al nostro nuovo amico angelico!», Ruby – Cappuccetto Rosso – era una ragazza che amava indossare abiti succinti e che con l’alcol ci andava giù pesante, sicuramente con Crowley sarebbe andata d’accordo.
«Amh, grazie, ma non è necessario…!» Aziraphale arrossì, sperando silenziosamente che l’alcol non gli desse alla testa, non avrebbe avuto modo di liberarsi della sbornia in tempi brevi. Emma, Ruby e Regina mandarono giù subito il loro drink, Belle lo bevve più lentamente. Mary Margaret, dopo averlo mandato giù, sembrava già brilla a giudicare dalle guance arrossate.
«Allora, Aziraphale… vogliamo sapere tutto di te e degli angeli. Come funzionate? Avete le ali? Puoi mostrarcele?»
«Mamma, ti prego!» borbottò Emma. «Scusala Aziraphale, avevo dimenticata che è pessima a reggere l’alcol!»
«N-non fa niente!» la tranquillizzò subito l’angelo. «In realtà non c’è molto da dire, essere un angelo è molto simile a… sì, ad essere impiegato in un ufficio.»
«Wow, forte, questo rompe ogni stereotipo!» fece Ruby, mandando giù un altro drink. Belle tossì appena, sentendo la gola bruciare.
«Come mai Crowley non è qui? Pensavo lui fosse solito frequentare questo tipo di posti…»
«Giusto, Crowley!» rise Mary Margaret. «A proposito, in che rapporti siete voi due? E non provare a mentirmi.»
«D’accordo, adesso stai diventando molesta», la rimproverò di nuovo Emma. Regina, che fino a quel momento se n’era rimasta in silenzio, parve interessata a quel gossip.
«Io voglio sapere.»
Aziraphale sgranò gli occhi, guardando Belle, l’unica che effettivamente sapeva.
«Io, ecco… veramente non lo so…»
Ruby gli porse un altro bicchierino.
«Coraggio, siamo tra amiche. Manda un sorso e dicci tutto!»
Fu tentato dal farlo. Dopotutto non aveva mai avuto degli amici con cui confidarsi. Certo, aveva Crowley, ma non poteva parlare con lui… di lui!
Decise che si sarebbe lasciato andare.
 
Crowley si ritrovò a pensare che forse non era stata una buona idea. Neal, il figlio più piccolo di Mary Margaret e David, era solo un bambino e di conseguenza piangeva e aveva bisogno di attenzioni.
«Ti avverto, non guardarmi in questo modo, cosetto strano», borbottò il demone guardando il bimbo seduto sul pavimento che mordicchiava un giocattolo.
«Tu gli piaci, Crowley», disse David affacciando la testa della cucina.
Certo, come no! Lui i bambini non li poteva soffrire, non sapeva mai di cosa avevano bisogno.
«Che gioia», si lamentò, a braccia conserte. «Credi che ti dispiacerebbe se andassi a fare un giro? Niente di losco.»
«Posso venire con te?» domandò prontamente Henry. Crowley fece per rispondergli malamente, ma per fortuna intervenne David.
«Mi spiace Henry, ma Emma e Regina sono state chiare, niente uscite in notturna.»
Il demone esultò silenziosamente, quel principe gli stava proprio simpatico.
Fu così che poté uscire da casa per prendere una boccata d’aria. Forse da parte sua era un po’ incosciente, considerando che era da solo e senza poteri, ma non aveva intenzione di cacciarsi nei guai. Piuttosto, gli vennero in mente le parole di Gold e la sua proposta di andare a trovarlo. Quell’uomo era simile a lui e per tal motivo Crowley avvertiva una certa affinità. E sicuramente sarebbe stato un modo per non pensare ad Aziraphale. Aveva sperato che con quel viaggio avrebbero potuto avvicinarsi, ma adesso che ci pensava, perché sarebbe dovuta andare così? Perché Aziraphale avrebbe dovuto amare lui, un demone? Lui era l’oscurità, era il male, era ovvio che un angelo tanto buono, gentile e perfetto come Aziraphale non avrebbe mai amato uno come lui. E il solo pensiero lo faceva deprimere, lo costringeva ad ingoiare il magone ogni dannata volta.
Non fu difficile trovare il negozio di Gold. Nonostante l’ora tarda, lui era ancora lì, come se lo avesse aspettato. Ed in effetti era così. Tremotino era stato sicuro fin dall’inizio che quel demone sarebbe tornato da lui, aveva scorto da subito il suo animo innamorato e tormentato. Crowley avrebbe avuto bisogno di lui, ma non lo sapeva ancora.
«Oh, salve Crowley. Allora vedo che infine sei venuto davvero a trovarmi.»
Il demone mugugnò qualcosa di incomprensibile, guardandosi intorno: un negozio d’antiquariato ben fornito e pieno di strani oggetti.
«Aziraphale mi ha scaricato per uscire. Credo ci fosse anche tua moglie, in mezzo.»
«Sì, in effetti Belle mi aveva accennato. Loro vanno molto d’accordo… sono simili. Come noi d’altronde.»
Gold parlava da dietro il bancone e Crowley gli si avvicinò, poggiandosi a quest’ultimo.
«Simili? Forse un po’, ma solo fino ad un certo punto. Tu eri cattivo, ma poi hai trovato l’amore. Io invece… bah, sono così.»
Sapeva che l’avrebbe detto. Tremotino sorrise.
«Buono e cattivo sono termini molto riduttivi. Cosa intendi con “sono così?”»
Il demone sbuffò. Non aveva voglia di lasciarsi andare ad un piagnisteo, ma in fondo non aveva mai avuto occasione di parlarne con nessuno.
«Che uno come me non potrà mai essere amato. Tantomeno da un angelo…» soffiò.
Bene, stavano andando proprio in quella direzione.
«Uno come te? Oh, suvvia. Hai visto me, no? Ti ho raccontato la mia storia.»
«Non è la stessa cosa. Tu hai smesso di essere il Signore Oscuro, io non posso scegliere di non essere più un demone.»
Il problema era quello. Probabilmente, se la sua natura fosse stata un’altra, Aziraphale avrebbe potuto amarlo, non sarebbero stati nemici naturali, costretti a starsi accanto, eppure così inevitabilmente lontani.
«Magari un modo c’è…» sussurrò appena Gold, ma Crowley lo sentì chiaramente.
«E-Ehi, che cosa vorresti dire? Una cosa del genere non è possibile.»
«Ma come? Certo che lo è. La magia può risolvere la maggior parte dei problemi.»
Crowley – che di solito tentava – si ritrovò tentato dalle sue parole e apparve ad un tratto interessato.
«E in che modo la magia potrebbe aiutarmi, in questo caso?»
Tremotino sapeva bene che una persona poteva arrivare a fare e a rinunciare a qualsiasi cosa per amore.
«Noi potremmo fare un accordo. Tu dai a me la tua essenza da demone e io ti do la magia oscura.»
Crowley non poté credere alle sue orecchie. Che razza di accordo era quello? Rinunciare ad essere un demone per avere la magia?
«Intendi… la tua? Ma non avevi rin-oh, non mi dire, hai mentito, vero?»
«Finché il pugnale rimane a me, sono ancora io il Signore Oscuro. Ma se lo passo a te, cambia tutto. Pensaci, è conveniente per entrambi. Tu non saresti più un demone, ma avresti comunque dei grandi poteri. E io in questo modo mi libererei definitivamente del mio passato.»
Il demone scosse il capo, intontito da tutte quelle parole. Come aveva anche solo potuto pensare di fidarsi di lui? Eppure avrebbe dovuto immaginarlo, considerando che gli aveva raccontato tutta la storia. Fare uno scambio di ruoli? No, questo era a dir poco assurdo.
«Questo è ridicolo, io non lo farò mai. No, non esiste, mi rifiuto.»
Gold non si scompose più di tanto. Si era immaginato una reazione del genere, ma sapeva anche di aver insinuato il dubbio in Crowley.
«Allora temo che dovrai accontentarti di rimanere un demone. E dopotutto si sa, gli angeli non possono amare i demoni.»
Se solo avesse avuto i suoi poteri, Crowley avrebbe fatto qualcosa di inconsulto. Ma non c’era niente che poteva fare, era vittima della rabbia, perché in fondo Gold aveva ragione.
 
Aziraphale si era sciolto facilmente dopo aver ingerito un po’ di sano alcol. E lui e le altre avevano preso a parlare come se fossero sue amici da sempre. Si era lasciato andare parecchio anche in chiacchiere.
«Vedete, io non so come farglielo capire. Non sono neanche sicuro che sia giusto amare un demone…» biascicò, con il viso poggiato ad una mano.
«Oh, Aziraphale. Guarda, io ho sposato il Signore Oscuro, quindi forse anche per te è possibile», lo rassicurò Belle, leggermente brilla.
«Infatti! E io dico che devi sedurlo!» esclamò Ruby. «Insomma, il sesso fra creature sovrannaturali deve essere qualcosa di ancestrale.»
«Per l’amor di Dio», si lamentò Emma. «Aziraphale, ti prego, non darle retta.»
«E cosa dovrebbe fare? Attendere ancora? Ha aspettato per seimila anni!» ribatté l’amica.
«Mi duole dirlo Swan, ma Ruby ha ragione», singhiozzò Regina. «È bene… agire, tu concordi con me, Mary Margaret?»
Quest’ultima però era semi-accasciata sul tavolo.
«Sì… evviva», disse debolmente, sollevando un braccio. Nonostante fosse brillo, Aziraphale era abbastanza lucido da capire che avevano ragione, tutte loro. Il massimo che poteva ricevere era un rifiuto, non sarebbe stata una tragedia.
«Oh, guarda. C’è Crowley», annunciò ad un tratto Emma.
«Quello è Crowley?» chiese Ruby, assumendo poi un’espressione maliziosa. «Ah, adesso capisco perché ti piace, è figo.»
«C-Crowley?» balbettò l’angelo alzandosi goffamente. Già, in effetti il demone era appena entrato al Rabbit Hole, puntandolo. Gli sembrava un po’ sconvolto, per quanto riuscisse a capire con tutto quell’alcol in corpo. Gli si avvicinò piano, attento a non cadere.
«Oh, caro. Hai deciso di unirti a noi?»
«No, è che non… sapevo dove andare…» disse vago. «Ma si può sapere cos’hai combinato? Tu non reggi l’alcol.»
«Lo so bene, però mi sento così bene e oh… non essere arrabbiato, okay?»
Arrabbiato con lui? Non avrebbe mai potuto. Aziraphale si strinse ai suoi vestiti, guardandolo negli occhi. Forse le ragazze avevano ragione? Doveva lasciarsi andare e parlare? Avrebbe tanto voluto, ma la paura lo bloccava, nonostante l’alcol ingerito.
«Crowley, io…»
«Cosa, angelo?» domandò, incatenando gli occhi ai suoi. Aziraphale prese un respiro profondo. Avrebbe così voluto, così voluto, eppure quel maledetto qualcosa era sempre lì, ad impedirgli di parlare.
«Amh, volevo solo dirti grazie per avermi accompagnato. Non so come avrei fatto senza di te…»
Si sentì stupido e Crowley  avvertì un profondo senso di delusione. Che cosa si aspettava? Di ricevere una splendida dichiarazione d’amore? Era stupido sì, decisamente.
Perché Aziraphale era un angelo e lui invece un demone.
«Si beh… prego, non c’è di che», sospirò, staccandosi appena. «Ero solo passato perché… per vedere come stavi. Non esagerare e non fare tardi.»
Quando Crowley scivolò via dalla sua stretta, Aziraphale si sentì svuotato. E si sentì anche maledettamente stupido. Tornò dalle ragazze, con un’espressione stravolta.
«Ha detto che è venuto qui per vedere come stavo.»
«Ah, com’è romantico», Belle si portò una mano sul petto. «E tu che gli hai detto?»
Lui scosse il capo.
«Niente, sono uno stupido.»
 
Cowley non poteva essere tentato dalla proposta di Gold. Non solo non aveva senso, ma non poteva neanche immaginare quali sarebbero state le conseguenze. Ma doveva ammettere, però, che l’idea di perdere la sua natura da demone, pur avendo comunque poteri illimitati, lo allettava non poco. Ma doveva esserci una fregatura. Era troppo, troppo conveniente. Ma che motivo aveva Gold di fregarlo?
E che se ne farebbe dei miei poteri demoniaci? Saranno diversi dai suoi?
Mille domande gli affollavano la mente. Era sicuro che Gold fosse ancora in negozio. Malgrado avesse rifiutato, forse avrebbe potuto chiedere qualche informazione.
In verità stette a rimuginarci per un bel po’, fino a quando non decise di smettere di pensare. Gold lo attendeva, lo sapeva, una persona per amore poteva arrivare  a fare tutto. E il demone tornò al suo negozio dopo un po’.
«Ah, chissà perché mi aspettavo che saresti tornato.»
«E va bene. Ora stammi bene a sentire», Crowley gli si avvicinò, con il dito puntato contro. «Non so cos’hai in mente, ma sembri molto simile a me. E sì, hai capito bene, io sono innamorato di Aziraphale. Così com’è  vero che per lui farei di tutto. Come funziona questa cosa?»
Bingo.
Gold sorrise gentilmente come sempre.
«Non è nulla di difficile o doloroso. Io prendo il tuo potere e tu prendi il mio.»
A quel punto l’uomo tirò fuori il pugnale che teneva sotto il bancone. Crowley lesse subito il suo nome e in un primo momento fu tentato di indietreggiare.
«Ah, non preoccuparti, non voglio farti male. Vedi, questo è il mio pugnale, appartiene al Signore Oscuro. Ma se adesso lo cedo a te, diventerà tuo. Avrai il mio potere, E hai visto anche tu che non è poco.»
Le pupille di Crowley si dilatarono. Effettivamente quel pugnale emanava un potere simile al suo ma anche profondamente diverso, lo tentava. Allungò una mano come per afferrarlo, ma Tremotino lo spostò.
«E io avrò il tuo.»
Crowley parve ritornare in sé.
«E cosa faresti con il mio potere? Diventeresti un demone.»
«Avevo promesso a Belle che mi sarei liberato di questo pugnale. Ma… come puoi ben comprendere, liberarsene non è facile. È sempre lì… pronto a tentarmi. Belle non sarebbe felice di saperlo. In questo caso vinciamo tutti. Tu smetti di essere un demone e io mi libero del pugnale. E per quanto riguarda il tuo potere… saprò come usarlo.»
Crowley respirò profondamente. Tutto quadrava. Ancora c’era qualcosa che non lo convinceva del tutto, ma Gold aveva la capacità di essere molto convincente.
«Forse… lo farei anche, però… i miei poteri… credo di averli persi quando sono arrivato qui.»
Gold allor si fece più vicino. Probabilmente la magia in qualche modo contrastava il potere di una creatura demoniaca, ma dubitava che fosse scomparso. Di fatti gli bastò avvicinarsi per capire che il suo potere era intatto.
«È ancora qui, non devi preoccuparti. Allora, Crowley? Sei disposto a questo? Devi sapere che la magia ha sempre un prezzo.»
Il demone incatenò gli occhi ai suoi. Qualsiasi prezzo, avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di essere felice. Anche a rinunciare alla sua essenza.
«E sia. Facciamo questo scambio», dichiarò.
Soddisfatto, Gold poggiò una mano sul suo petto. Aveva un grande potere, tanto quanto il suo, anzi, probabilmente era maggiore, e soprattutto era diverso. Crowley ben presto capì che l’altro stava prosciugando il suo potere demoniaco, la sua essenza, tutto ciò che fino a quel momento era stato. E improvvisamente si sentì debole, tanto da non riuscire a stare in piedi. Se ne sarebbe accorto in seguito, ma anche i suoi occhi dorati mutarono, divenendo più umani, di un castano
con sfumature durate. D’altro canto, Gold si sentiva invece invincibile. Aveva assimilato il potere di un demone, una creatura sovrannaturale.
«Davvero affascinante…» constatò.
«D’accordo, ma adesso dammi il pugnale…» boccheggiò, capendo quanto odiasse sentirsi debole. Gold glielo concesse subito, oramai non avrebbe avuto più motivo di tenerlo. Anche se evitò di dirgli una certa cosa molto importante.
«D’accordo, Crowley. Il pugnale adesso è tuo. Adesso sei tu il Signore Oscuro.»
Lo prese in mano e immediatamente la forza iniziò a fluire in lui. Una forza sì potente, ma molto diversa da quella di prima. E, soprattutto, il nome di Tremotino scomparve e apparve il suo, lì sul pugnale.
Lo tenne stretto con una mano, guardando poi Tremotino. I suoi occhi erano di un colore diverso, di un rosso simile a quello del sangue.
«È… è….» sussurrò, stupito.
«Questo è il nostro accordo, Crowley. Lo scambio dei nostri ruoli… in nome delle persone che amiamo» affermò Tremotino, con tono amabile.
La magia aveva sempre un prezzo, proprio così.
 
Nota dell’autrice
Allora, lo so, tutto questo è molto WTF, ma giuro che nella mia testa ha un senso. Sappiamo tutti che Tremotino è leggermente dipendente dalla magia oscura e che per questo mente spesso a Belle. E Crowley invece, pensa che se non fosse un demone, le cose andrebbero bene. Forse sarà stato ingenuo, ma Gold ha ragione a dire che per amore si fa di tutto. Il loro non è stato solo uno scambio di poteri. Di fatto Crowley non è più un demone e Gold non è più il Signore Oscuro, uno scambio di ruoli in tutto e per tutto. Il fatto è che Gold ha omesso una piccola cosa, tipo il fatto che la magia, non solo ha sempre un prezzo, ma ti consuma anche (specie quell’oscura). E si è pure dimenticato a dire che Crowley potrebbe essere controllato attraverso il pugnale. Insomma, al solito suo.
Il momento trash tra Aziraphale e le altre ragazze dovevo metterlo, per me sarebbe troppo canon, così com’è canon il fatto che l’unico che sta simpatico a Crowley è proprio David, ma come si fa a non amarlo?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto :)

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Capitolo 4
*** Cambiare ***


4 – Cambiare
 
Forse Aziraphale aveva giusto un po’ esagerato. Ma si era sentito troppo stupido per non lasciarsi andare all’alcol e alle chiacchiere con le sue nuove amiche. Quella che era partita come una missione da portare a termine, si era trasformata ben presto nel suo tentativo di far pace con il cuore e anche con la mente. Temeva un rifiuto di Crowley, era il massimo che poteva succedere, ma ciò non voleva dire che fosse poco. Non avrebbe compromesso la loro amicizia millenaria solo perché si era lasciato andare a dei sentimenti umani.
Oh, che razza di sciocco. Lui oramai era un essere umano in tutto e per tutto, non aveva nemmeno più i suoi poteri. Quanto gli sarebbe piaciuto riaverli, si sarebbe sentito meglio. Ed invece era costretto a dover sopportare la sbornia. Era quello che si era ridotto peggio, insieme a Mary Margaret. Regina era stata costretta ad accompagnare Emma, poiché i due, momentaneamente fuori uso, non riuscivano nemmeno a camminare.
«Non credo sia stata la migliore delle idee», rifletté la bionda ad alta voce, cercando di trascinarsi dietro Aziraphale. «Angelo, dovresti collaborare!»
«Angelo? Crowley, sei tu?» domandò, alzando il capo con gli occhi ancora chiusi. Regina scosse il capo, stringendo Mary Margaret. Nemmeno lei era perfettamente lucida, forse si era lasciata andare un pochino.
«D’accordo, così non andiamo da nessuna parte. Voglio provare a usare la magia, spero di non finire nel posto sbagliato»
Regina si concentrò e facendo uso della sua magia materializzò se stessa e gli altri tre a casa di Emma. David, Henry e il piccolo Neal dovevano già star dormendo, considerando l’orario tardo.
«Mettiamoli qui. Accidenti!» si lamentò Emma, facendo adagiare Aziraphale sul divano. «Beh, dai. Almeno si sono divertiti.»
«Divertiti? Aziraphale è depresso, guardalo!» esclamò Regina. «E lui dovrebbe essere quello che ci darà una mano?»
Un piagnucolante Aziraphale si aggrappò ad una Mary Margaret semi svenuta.
«Mi manca il mio Crowley.»
«Ecco, svelato l’arcano, gli manca Crowely. A proposito, ma dove se n’è andato a quest’ora?»
L’ormai ex demone, ora Signore Oscuro, comparve in quel momento alle loro spalle, senza far rumore.
«Chi è che mi ha chiamato?» domandò. Emma e Regina si voltarono a guardarlo, piuttosto stupite.
«Ma quando sei arrivato? Non ti abbiamo sentito entrare», Emma lo guardò con attenzione. C’era qualcosa di diverso in lui, non solo dall’aura che emanava, ma anche dagli occhi. Non erano più dorati come prima, adesso sembrava più normali.
«Sono sempre stato qui», mentì. «Potreste lasciarmi da solo con Aziraphale? Mi prenderò io cura di lui», affermò piuttosto autoritario, con più sicurezza del solito. Regina e Emma si lanciarono un’occhiata, senza però protestare. Dopotutto quei due dovevano avere le loro questioni da risolvere.
«E va bene, lo lasciamo alle tue amorevoli cure, io e Regina mettiamo mia madre a letto», affermò la Salvatrice.
Crowley rimase in attesa che le tre se ne andassero, osservando Aziraphale seduto sul divano, che lo guardava con le guance arrossate e gli occhi lucidi.
«Crowley, caro… ti trovo diverso… che hai fatto?»
L’altro si fece più vicino, accarezzandogli il viso con dolcezza. Era come se avesse acquistato una nuova forma di sicurezza grazie alla sua nuova natura magica.
«Ti spiegherò tutto dopo. Intanto devo liberarti da questa brutta sbornia.»
Agitò una mano davanti ai suoi occhi, anche per testare il funzionamento effettivo o meno dei suoi poteri. E funzionò: Aziraphale si sentì subito meglio.
«Oh… cosa… mi sento meglio» constatò, battendo le palpebre.
«Non c’è di che», rispose Crowley sorridendo.
Lo aveva aiutato a liberarsi della sbornia, com’era possibile? Che avesse riacquistato i suoi poteri?
«Tu hai…? Non capisco, hai di nuovo i tuoi poteri? Ma come hai…?» domandò confuso.
Crowley si sistemò meglio sul divano, guardandolo negli occhi. Sì, avere il potere rendeva tutto decisamente migliore. E soprattutto, non era più un demone, possedeva la magia, che lo avrebbe reso comunque invincibile e immortale. A conti fatti non aveva perso niente.
«Diciamo che un accordo conveniente mi ha fatto acquistare dei poteri molto… particolati.»
Aziraphale si portò una mano sulla testa,  sentendola ancora più dolorante. Stava sognando o Crowley gli sembrava estremamente languido e dolce?
«C-credo di aver esagerato con l’alcol… ma ero così depresso», confidò, senza nemmeno guardarlo negli occhi. Crowley allora si fece più vicino, così tanto da poter sentire il suo respiro, il suo calore.
«Depresso per cosa?»
L’angelo alzò lo sguardo. Gli occhi di Crowley non erano dorati, sembravano più sul castano, più umani. Eppure senza dubbio erano i suoi.
«Io… ecco… per stasera. Ti ho lasciato andare senza neanche dirti ciò che volevo dirti e… e….»
Lo trovò a dir poco adorabile. Gli afferrò il mento con due dita e lo avvicinò a sé. Ora non aveva niente da temere. Non erano di natura diametralmente opposta, non avevano motivo per non stare insieme.
«Perché non me lo dici adesso?» sussurrò sulle sue labbra. Aziraphale chiusegli occhi, sentendosi quasi mancare. Crowley lo irretiva, ma in modo diverso dal solito. Non capiva cosa fosse, né perché, però la sensazione del suo respiro addosso, le sue mani sul viso, era bellissimo, meraviglioso e ne voleva di più.
«Crowley…?» sussurrò ancora e poi infine accadde ciò che naturalmente doveva succedere. Le loro labbra si incontrarono. Timidamente da parte dell’angelo, più passionalmente da parte di Crowley, che però non mancò di essere delicato. Il suo sapore angelico annullò totalmente la sua ragione e in quel momento capì di aver fatto bene a rinunciare alla sua natura. Per lui avrebbe rinunciato a tutto.
 
Per non disturbare  i due – sicuramente impegnati nelle loro faccende – Emma accompagnò Regina sul retro.
«Beh, sicuramente è stata una giornata diversa», ammise, ma l’altra sembrava piuttosto pensierosa.
«Non hai notato qualcosa di diverso in Crowley? Era lui, ma allo stesso tempo non era lui.
«Umh… sì, in effetti mi ha fatto un’impressione strana. Che stia combinando qualcosa? Ah, ma non lo farebbe mai. L’ho capito subito, sarà un demone ma non è affatto cattivo.»
«Lui no, ma qualcun altro forse sì…» disse seria.
«Che intendi?» chiese lei. Regina non rispose.  In Crowley avvertiva qualcosa di familiare e sarebbe stata solo una la persona che avrebbe potuto confermare o meno i suoi dubbi.
«Credo che domani mattina farò una visita a Gold.»
 
Anche Belle, dopo una serata movimentata, se n’era tornata a casa. Tremotino non era ancora rientrato, cosa piuttosto strana, ma a causa del troppo alcol ingerito, non sarebbe stata in grado di ragionare comunque. Raggiunta la camera da letto, si lasciò andare alla stanchezza. Tremotino rientrò poco dopo, senza fare rumore. Rimase a guardare la sua dolce metà che dormiva beata. Era sempre stato eternamente combattuto tra potere e amore, motivo per cui lui e Belle avevano finito con l’allontanarsi e ritrovarsi tante volte. Ma lei era sempre stata in grado di andare oltre e ogni volta l’aveva perdonato. Tremotino l’amava, eppure le aveva mentito anche questa volta. Non aveva rinunciato al potere, semplicemente ne aveva acquisito uno diverso, dando a Crowey il peso del pugnale  e tutto ciò che ne conseguiva.
Senza potere e senza oscurità non riusciva proprio a vivere, ma nemmeno senza Belle.
Le si avvicinò e, dopo averle accarezzato i capelli, la baciò a fior di labbra. Belle reagì a quel contatto e quando aprì gli occhi, si ritrovò davanti a dalle iridi di colore rosso che non aveva mai visto. Eppure era stato Tremotino a sfiorarla, quindi – nonostante un primo momento di smarrimento – non si agitò più di tanto.
«Tremotino? Ma sei tu? Dove sei stato, è tardissimo…»
Fece per alzarsi, ma lui glielo impedì e dolcemente la sovrastò, impedendole di muoversi.
«Ah! Tesoro, ma cosa ti prende?» domandò, rosso in viso, piacevolmente sorpresa. C’era qualcosa di leggermente diverso in lui, non solo per il colore degli occhi diversi, ma per il potere che emanava. Ma il sonno mischiato alla sbornia non ancora del tutto passata, non ebbe né modo né voglia di indagare. Semplicemente si lasciò andare.
 
Quando il mattino seguente Aziraphale si svegliò, ebbe l’impressione di aver passato la notte più dolce della sua vita. Il primo pensiero che gli attraversò la mente, appena sveglio, fu il bacio con Crowley. Era successo davvero o lo aveva semplicemente sognato? E soprattutto, perché si era addormentato sul divano?
«Ah, buongiorno!» esclamò Emma. L’angelo fu attratto subito da un invitante profumo di pancake che la ragazza, assieme a David, stava preparando.
«Ah… buongiorno. Cosa… sono un po’ confuso», confidò mettendosi seduto.
«Ti sei preso una bella sbornia ieri sera, immaginavo che non reggessi l’alcol. Dovresti mangiare», gentilmente Emma gli si avvicinò, posandogli davanti il piatto di pancake. E, incredibile ma vero, ma Aziraphale non se la sentiva proprio di mangiare, anzi, aveva lo stomaco chiuso.
«Amh… per caso avete visto Crowley?» domandò. Henry, seduto al tavolo, fu il primo a rispondere.
«Credo che sia uscito, è andato a fare una passeggiata nel bosco. Volevo andare con lui, ma non ha voluto», disse facendo spallucce.
Cosa andava a fare lì da solo nel bosco? Non aveva nemmeno i suoi poteri… o sì?
Era così confuso, ricordava poco o niente della sera precedente.
Si alzò, ancora un po’ stordito.
«Umh, penso che andrò a cercarlo.»
«Ma come, non mangi?» chiese David.
«M-magari dopo!« disse frettoloso, scontrandosi quasi con Mary Margaret, la quale era appena tornata dal mondo dei sogni.
«Io amh… non ricordo più niente. Non ho fatto niente di imbarazzante, vero?» sussurrò, massaggiandosi la testa dolorante. Emma preferì non rispondere.
 
Per testare i suoi nuovi potere, Crowley aveva avuto bisogno di un posto dove nessuno potesse disturbarlo, e il bosco attorno a Storybrooke si era rivelato perfetto. In fin dei conti si era reso conto che poco differenziassero dai suoi poteri da demone, ma doveva ammettere che la magia aveva un qualcosa di affascinante e intrigante. E soprattutto, adesso con quegli occhi sembrava molto più un umano. La sua natura da demone gli aveva sempre imposto certi modi di pensare e comportarsi e molto spesso non vi si era ritrovato. Ma adesso che era semplicemente il Signore Oscuro, poteva fare quello che voleva, senza dove risponderne a nessuno. Il pugnale lo portava con sé, sebbene non sapesse quale fosse la sua effettiva funziona, a parte essere il simbolo del suo potere. Forse c’erano delle cose che Tremotino non gli aveva detto, ma sicuramente avrebbe chiesto. Poteva sentire la magia che gli scorreva nelle vene e ciò era entusiasmante. Aziraphale, dal canto suo, non era proprio a suo agio al pensiero di dover camminare in mezzo al bosco senza i suoi poteri. Aveva fatto una fatica immane, ma finalmente ad un certo punto lo aveva trovato. Crowley aveva appena dato fuoco ad un albero.
«Crowley!» esclamò.
«Angelo!» rispose lui, smettendo immediatamente. «Non stavo maltrattando l’albero, ora lo faccio tornare come prima.»
Non era tanto quello ad averlo stupito, quanto più il fatto che forse tutto ciò che era successo la sera prima, era successo veramente, ricordava più o meno ciò che gli aveva detto Crowley, per non parlare poi del loro bellissimo, magnifico bacio. Si avvicinò cautamente. Era lui, ma non era lui.
«Che significa tutto ciò? Voglio dire, come fai ad avere i tuoi poteri? Ieri sera mi hai accennato qualcosa su uno scambio… ma non sono sicuro di ricordare bene.»
«E invece ricordi benissimo» dichiarò Crowley, sicuro di sé. «Gold è molto potente e mi ha… dato dei nuovi poteri un po’… diversi dai miei…»
«Che cosa vuol dire diversi?» domandò, un po’ intimorito, ma solo perché era anche terribilmente eccitato ed emozionato. Crowley gli poggiò le mani sulle spalle.
«Sono sempre io, Aziraphale. Però sono anche diverso. L’hai capito ieri quando ti ho baciato ieri, vero?»
«Io non…. Oh…È successo veramente, allora», si ritrovò a riflettere ad alta voce. Eccome, se era successo davvero. Finalmente anni e anni dii barriere erano crollate con così poco. Crowley si avvicinò ancora.
«Certamente, avevi dubbi?»
«Crowley, ma cos’è successo ai tuoi occhi? Sono… diversi… sembrano… meno dorati…»
«Sembrano meno demoniaci», e dicendo ciò catturò le sue labbra con le proprie, baciandolo di nuovo. Adesso che lo aveva veramente, non voleva rinunciare, né rischiare. Per averlo vicino a sé, per trovare quel coraggio, aveva dovuto rinunciare a se stesso, e lo avrebbe fatto ancora, se solo fosse stato necessario.
 
Regina Mills manteneva sempre la parola data. Aveva l’impressione che in quella faccenda c’entrasse Gold, anzi, ne era quasi sicura. Era stata sua allieva per tanto tempo, avrebbe riconosciuto ovunque quel tipo di magia. Ma voleva capire cosa lui avesse in mente. Gold non si poteva definire totalmente buono, ma nemmeno totalmente cattivo. Ultimamente se n’era stato tranquillo, ma chi poteva sapere quanto sarebbe durata? Per tal motivo, Regina era andata al suo negozio per cercare di capirci qualcosa, dopotutto lei era il sindaco, in primis doveva preoccuparsi della sicurezza di Storybrooke. Una volta arrivata ed entrata nel negozio di Tremotino, fu accolta dagli occhi rossi del non più Signore Oscuro.
«Regina, non ti vedo da un po’. Tutto a posto?» domandò, gentile ma anche insopportabile. Detestava quel suo modo di fare, pareva sempre volerti prendere in giro.
«Sì, direi di sì», avvolta nel suo elegante cappotto, si avvicinò, seria. «E sono qui perché ho la sensazione che sia successo qualcosa fra te e Crowley. E direi che tale sensazione è cresciuta dal momento che ho visto i tuoi occhi. Ebbene, che succede?»
«Per rispondere alla tua domanda, diciamo che io e Crowley abbiamo fatto un accordo che sarà utile ad entrambi. Aveva bisogno di una mano con il suo innamorato e io l’ho aiutato.»
Regina però non ci credette così facilmente. O per meglio dire, Tremotino stava dicendo la verità, ma stava anche nascondendo dell’altro.
«Fammi indovinare. L’accordo c’entra con il fatto che tu sei diventato un demone al posto suo? E che lui ha preso il tuo posto come Signore Oscuro? Sono stata tua allieva per anni, riconoscerei la tua magia ovunque. Che cos’hai in mente di fare?»
Gold assunse un’espressione fintamente offesa.
«Non ti fidi di me? Questo mi offende oltremodo…»
«No, non mi fido. Insomma, Belle lo sai cosa ti passa per la mente? Ah, che domanda. Chiaramente no. Dovevo immaginare che… oh…» Regina assunse un’espressione accigliata. «Adesso capisco… certo, che idiota a non averlo capito. La grande oscurità da affrontare… sei  tu!»
«Mia cara, posso assicurarti che non intendo fare del male a nessuno. Adesso che sono un demone, questa città non mi interessa più.»
Ancora una volta, Tremotino sembrava sincero. Regina lo guardò, pensierosa.
«E allora che cosa vuoi?»
«Se non ti spiace, questi sono ancora affari miei. Non preoccuparti, non ti creerò problemi.»
Questa volta Regina non gli credette. I problemi, in un modo o nell’altro, arrivavano sempre. E lei doveva assolutamente parlare con Emma e soprattutto con quello stupido di Crowley. Gliene avrebbe cantate quattro.
 
I due soggetti dei suoi pensieri, intanto, erano usciti dal bosco. Ma mano nella mano. Aziraphale non lo avrebbe mai pensato, ma si stavano comportando come una coppia. Lo erano? Non c’era stata alcuna proposta in effetti, ma gli veniva naturale pensare che oramai fossero oltre l’amicizia.
«Che genere di accordo hai fatto con Tremotino? domandò l’angelo, dopo aver ascoltato Crowley che gli aveva detto qualcosa. Era rimasto molto sul vago, Aziraphale non lo avrebbe mai accettato se gli avesse detto che aveva rinunciato ad essere un demone. Sicuramente si sarebbe preoccupato e ciò non lo voleva.
«Beh… diciamo che mi ha reso forte in modo diverso. Forte anche nei tuoi confronti», si fermò un attimo, guardandolo. «Aziraphale… ti fidi di me, non è vero?»
«Certo che mi fido! È solo che sono così preoccupato. Tu non… insomma… non sei più tu. E poi che vuol dire che ti ha reso più forte in modo diverso?»
Crowley sospirò, infilando una mano dentro la giacca e tirando fuori il pugnale con su il suo nome.
«Se sei amico di Belle, immagino lei ti abbia raccontato la loro storia, vero?»
«Eh? Sì, ma… Perché hai il pugnale di Tremotino? E perché c’è il  tuo nome? Non dirmi che…»
In quel momento tutto assunse finalmente un significato, all’incirca. Se sul pugnale c’era il suo nome, allora voleva dire che in qualche modo Crowley aveva preso il posto di Tremotino.
«Sì. Adesso il Signore Oscuro sono io. So che non ha senso, ma sappi che tutto questo l’ho fatto per noi.»
Aziraphale indietreggiò, piuttosto confuso in realtà. In che senso l’aveva fatto per loro? Per lui? Perché?
«Ma… ma io non capisco… cosa vuol dire?»
«Vuol dire che adesso potremo stare insieme e che non sarà più la mia natura ad impedirmelo. Perché tu sei un angelo, Aziraphale. Sei la creatura più pura e candida che possa esistere, e quelli come te non possono stare con quelli come me. Ma adesso che non lo sono più, non ci sarà più alcun problema.»
Da come parlava, Crowley sembrava essere diventato pazzo e Aziraphale dal canto suo si sentì malissimo. Come aveva potuto quello sciocco rinunciare alla sua natura per cosa, per lui? Questo era quanto più di sbagliato potesse esserci. Provò a parlare, senza in verità riuscirci. E in quel momento i due scorsero Regina camminare nella loro direzione con fare piuttosto furioso.
«Regina?» domandò l’angelo. La donna si avvicinò a Crowley, afferrandolo con violenza.
«Giusto te! Dimmi un po’, quanto puoi essere stupido e idiota per aver fatto una cosa del genere?»
«Ehi, attenta! Adesso posso ricambiare con gli interessi!»
L’impulso da attaccarlo, da parte di Regina, era veramente tanta, ma per adesso aveva altro a cui pensare.
«Ah, lascia stare! Ti rendi conto di quello che hai fatto?!»
«Perché, cos’ha fatto?» Aziraphale lo chiese, ma in verità trovo subito dopo la risposta. Se Crowley era diventato il Signore Oscuro, allora chiaramente Tremotino era diventato un demone. «Oh, no. Non posso crederci.»
«Ma si può sapere qual è la cosa che vi sconvolge tanto? Mi sembra uno scambio equo il nostro!»
Regina si lasciò andare ad una risata amara e sarcastica.
«Non c’è niente di equo e tu sei stato un ingenuo. Hai dato il tuo potere demoniaco ad un uomo che è ossessionato dal potere, bella mossa!»
Aziraphale batté le palpebre, sentendosi un attimo mancare. C’era stato uno scambio e ciò avrebbe portato a delle conseguenze.
«Oh, no. No, questo non va bene… non va assolutamente bene», si agitò, facendo aggrottare la fronte a Crowley. Cosa sarebbe dovuto succedere?
«Se Tremotino avesse voluto far qualcosa, lo avrebbe fatto anche solo con la magia. Non è così diverso dall’essere un demone, tranne per il fatto che… amh…» volle mordersi la lingua nel momento in cui si rese conto che no, non era esattamente uguale.
«Cosa? Avanti, parla», intimò Regina, spazientita. Crowley distolse lo sguardo, un po’ seccato.
«Beh… un demone è praticamente immortale, a meno che non venga sfiorato dall’acqua santa. E poi ovviamente può andare all’Inferno, se lo desidera.»
«Oh, delle differenze da niente, oserei dire!» lo rimproverò Regina. «Ti ha fregato. La magia prende il controllo, può fonderti il cervello. E il pugnale che ti ha condannato, se finisce nelle mani sbagliate, potrebbe controllarti…»
Stanco di sentirla parlare, Crowley la afferrò, dando per la prima volta a loro prova della sua forza fisica. Regina poté avvertire chiaramente il potere oscuro scorrergli nelle vene. Non aveva mai provato timore nei suoi confronti, poiché non bisognava essere dei geni per capire che nonostante la sua natura demoniaca, Crowley non era cattivo. Ma quel potere era troppo per lui.
«Crowley, no!» lo fermò Aziraphale, sentendosi impotente, dopotutto era ancora privo dei suoi poteri. Regina e Crowley si guardavano occhi negli occhi.
Nessuno poteva comprendere fino in fondo perché aveva in tal modo. Regina aveva tremato, ma si ricompose poco dopo.
«Tremotino è stato il mio maestro, ti consiglio di non sfidarmi», affermò freddamente. «Non mi fido di lui, ma visto che il problema l’hai creato tu, adesso andiamo da lui e gli dici che vuoi  tornare ad essere un demone.»
Sarebbe stato difficile. Quando Tremotino sanciva un accordo, raramente tornava sui suoi passi.
«Non vedo perché dovrei», sibilò Crowley.
«Perché la magia ha sempre un prezzo. E perché se non sei con noi, allora sei contro di noi.»
Regina si staccò dalla sua presa, guardando poi anche l’angelo, il quale appariva preoccupato. Crowley iniziava già apparire diverso, non solo dalla forza che emanava, ma anche per come agiva.
Era per lui che aveva scelto di essere diverso? Perché? Perché l’aveva fatto?
Un profondo senso di colpa iniziò a farsi spazio in lui. Doveva assolutamente andare da Tremotino. Ma non sapeva che quando sarebbe arrivato, non lo avrebbe trovato.
 
 Nota dell'autrice
Crowley si è reso conto (in realtà non se n'è reso conto ancora al cento per cento), che forse la sua non è stata la più geniale delle mosse. Detto ciò, che intenzioni ha l'ormai ex signore oscuro? E che effetto avrà la magia oscura su Crowley? E come reagirà Belle? (che domande, male ovviamente).
Alla prossima settimana :)

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Capitolo 5
*** 5 - Dritto all'Inferno ***


5 – Dritto all’Inferno
 
Adesso che aveva un potere spropositato, Tremotino poteva ambire a molto più di quanto avesse mai fatto. Quell’insulso luogo non gli era mai bastato, troppo poco per uno come lui, abituato a comandare, abituato ad avere tutto.  La prima cosa che fece, su spiegare le sue nuove ali, morbide  e nere come ebano. Avrebbe potuto volare su tutto e tutti, cosa che non aveva mai sperato quando era semplicemente il Signore Oscuro. L’Inferno lo attendeva, era quello il posto per lui. L’Inferno, il luogo dove le anime dei dannati finivano. Sarebbe stato così divertente far loro una visita, magari lo avrebbe fatto davvero.
«Tremotino, ma sei lì dentro? È tutto a posto?»
Udì la voce di Belle. Poteva avere un’idea di come avrebbe reagito e non sarebbe stato piacevole. Prima che lei potesse entrare, Tremotino fece scomparire le proprie ali e andò ad aprire. Non era ancora andato al negozio e ciò aveva dato da pensare a Belle. Quest’ultima voleva ulteriori spiegazioni, poiché Tremotino, la mattina stessa, aveva abilmente evitato il discorso. Ma i suoi occhi rossi non mentivano.
«Ah, eccoti qui. Tutto bene?» domandò Belle, gentile come sempre.
«Assolutamente», rispose Tremotino, entrambi avevano l’espressione di qualcuno che aveva un bisogno assoluto di dire qualcosa. Belle entrò e si sedette sul letto, puntandogli gli occhi addosso.
«Amh, allora… hai intenzione di dirmi cos’è successo? Perché è piuttosto evidente che c’è qualcosa di diverso in te.»
Tremotino gli si avvicinò, sorridendole abilmente.
«Temo tu abbia ragione. In me c’è qualcosa di diverso. Te lo spiegherò in maniera semplice: non sono più il Signore Oscuro.»
Belle assunse un’espressione sorpresa, per lei stava dicendo un’ovvietà.
«Sì, lo so. Hai rinunciato al potere oscuro oramai da tempo… vero?»
Di lui si era sempre fidata. Nonostante le bugie, nonostante tutto, gli aveva sempre dato una seconda possibilità, aveva bisogno di vedere il buono in lui, in nome dell’amore che provava. Eppure in quel momento il dubbio si era insinuato in lei.
«Non esattamente» fu infatti la sua risposta. «Ho sempre tenuto il pugnale con me. Non potevo lasciarlo e…»
Non potevo nasconderlo perché non sono in grado di resistere al suo richiamo, avrebbe voluto aggiungere, ma non ce ne fu bisogno. Belle adesso sembrava delusa, mentre si mordeva con nervosismo il labbro.
«… Perché me lo stai dicendo?»
«Perché le cose sono cambiate, adesso. Io e il nuovo arrivato Crowley abbiamo fatto uno scambio. Lui ha preso la mia magia, io il suo potere e la sua essenza da demone. Ci siamo scambiati.»
Belle avvertì un brivido. Suo marito, un demone? Ecco cos’era quell’aura diversa che avvertiva, ecco perché i suoi occhi erano rossi come il sangue. Da Signore Oscuro a demone.
«Ma…questo non è… non è possibile», sussurrò. Tremotino si aspettava quella sua affermazione, motivo per cui, molto lentamente, spiegò di nuovo le sue ali.
«Lo è, invece»
Erano ali quelle sulla sua schiena. In tanti libri Belle aveva letto di angeli e di demoni, rispettivamente dalle ali bianche e nere, ma non avrebbe mai pensato di vederne un paio. Non su di lui, soprattutto. Si alzò, e un po’ tremante accarezzò le sue piume, affascinata e al contempo spaventata. Ora non poteva avere dubbi, tutto in Tremotino aveva qualcosa di demoniaco. Retrasse la mano subito dopo, come scossa da un brivido.
«Non capisco… perché l’hai fatto?»
«Crowley voleva liberarsi della sua natura demoniaca, io della magia oscura. Ho aiutato entrambi in questo modo.»
Belle però non era convinta. Anche se si sforzava di vedere il bene in ogni cosa, non era ingenua e conosceva suo marito.
«Non riesci proprio a vivere come una persona normale, non è vero? Cosa ti manca?»
«Oh, Belle», Tremotino aveva assunto il suo tono languido, quello che usava per apparire convincente. «È troppo tempo oramai che non vivo da persona normale, forse è vero che non sono in grado. Ma non capisci? Con questi poteri potrò fare molto di più. Non ci sarà mai niente in grado di uccidermi e poi…»
«E poi cosa?» domandò Belle. Perché sapeva bene che ci fosse un poi.
«Il posto di un demone è l’inferno. Posso andare e tornare di lì come mi pare. Tu sai chi ci sta lì? Tutti i coloro che mi hanno fatto del male, che mi hanno reso ciò che sono. Adesso che sono un demone posso andare da loro.»
«Quindi è questa la questione? Vuoi approfittare dei tuoi poteri demoniaci per vendicarti? Questo è veramente ridicolo, dovevo immaginare che ci fosse qualcosa sotto!»
«Oh Belle, ma quelle persone sono già morte, cos’hai da preoccuparti tanto?»
«Mi preoccupo del fatto che tu sei… un demone! E che hai dato a qualcun altro il fardello della magia oscura. Povero Aziraphale…» si portò una mano sul viso, sconsolata. Avere a che fare con qualcuno che possedeva la magia oscura non era facile, nessuno meglio di lei poteva saperlo.
«Ti preoccupi per quell’angelo? Se la caverà.» Belle serrò le labbra, furiosa e puntandogli il dito contro.
«Aziraphale è mio amico e tu devi assolutamente annullare questo scambio. Tu non puoi… non puoi essere un demone, non puoi!»
Tremotino le afferrò i polsi, guardandola negli occhi e facendola tremare.
«Non farò del male a nessuno su questa Terra.»
Possibile che non capisse mai? Le aveva mentito di nuovo, proprio quando pensava che tutto stesse andando bene, Tremotino aveva ceduto alla prima buona occasione. Di nuovo, per l’ennesima volta.
«È a me che hai fatto male. No, io non ti lascerò andare all’Inferno, piuttosto verrò con te per cercare di fermarti»
«Temo che questo non sia possibile, sei un essere umana, non puoi.»
Dicendo ciò si scostò. Era di fatto inarrivabile, erano tutti umani lì, fatta eccezione per quell’angelo momentaneamente fuori uso.
Belle strinse i pugni, ferita.
«Tremotino! Sai cosa? Non è la magia a corromperti. Il fatto è che sei tu. Tu non riesci a non sentirti potente, superiore a tutti. È più forte di te. Pensavo fossi diventato più forte…» e dicendo ciò abbassò lo sguardo. Lui le dava le spalle e non si voltò. Non se ne sorprendeva, sapeva che Belle non avrebbe capito. Ma perché, si era sempre chiesto, perché scegliere tra l’amore e il potere quando poteva avere entrambi? Quando poteva essere quasi un dio?
«Ma io sono più forte…» sibilò infine. Spiegò le ali, muovendole e facendo agitare l’aria.
«Tremotino, aspetta!» Belle cercò di fermarlo, ma invano. Cosa poteva fare lei? Misera, stupida essere umana che non era altro, era inutile in quel momento. Inutile e con il cuore a pezzi, per l’ennesima volta. Perché, ancora una volta, lui aveva scelto il potere a lei.
 
«Apri immediatamente, traditore, non costringermi ad usare la magia!» Regina batté con forza il pugno contro la porta. Gold non si trovava al suo negozio, magari si trovava proprio in casa. O magari Belle ne sapeva qualcosa.
«Vi dico che vi state preoccupando inutilmente», borbottò Crowley a braccia conserte, ma subito la donna gli lanciò uno sguardo in grado di raggelarlo.
«Hai perso il diritto di dire la tua nel momento in cui hai fatto lo scambio con Tremotino. Traditore anche tu!»
«Ehi, io non sono un traditore. Diglielo anche tu, Aziraphale!»
L’angelo però non parlava. Silenzioso e pensieroso, non riusciva a credere che fosse finita così. Avrebbe dovuto capirlo prima, l’oscurità che avrebbero dovuto affrontare era Tremotino. O tecnicamente, ora era Crowley? No, si disse, questo non era possibile, lui non si sarebbe fatto dominare dalla magia. Regina, spazientita, indietreggiò.
«E va bene, adesso apro», decise. Avrebbe potuto far sciogliere la porta con il suo potere di fuoco, ma in realtà non ce ne fu motivo. Belle aprì poco dopo, con un’espressione stravolta e gli occhi lucidi.
«Regina… voi…?» sussurrò. Lei allora sospirò.
«Ti prego, dimmi che non siamo arrivai troppo tardi.»
Belle li fece entrare, cercando di spiegare loro, più o meno, cosa fosse successo. Tremotino aveva parlato di vendetta, di voler andare all’Inferno e lei non aveva avuto fermarlo in alcun modo.
«Se n’è andato qualche istante fa e non ho idea di cosa possa combinare.»
«Oh… questo è un problema… questo è un grosso problema», rifletté Aziraphale, non riuscendo a stare fermo per i nervi a fior di pelle. «All’Inferno potrebbero arrabbiarsi parecchio…»
«Fortunatamente non è più un mio problema», Crowley alzò gli occhi al cielo, seccato. Non capiva, Gold stava semplicemente facendo cose da demone, che c’era di strano? Belle lo guardò, riconoscendo in Crowley lo stesso sguardo e la stessa energia che era sempre appartenuta a suo marito.
«Perché hai accettato uno scambio del genere? So che Tremotino sa irretire chiunque con le sue parole. Come ti ha convinto?»
L’ex demone si irrigidì. Dirlo ad Aziraphale era un conto, ma pronunciarlo così ad alta voce era difficile.
«… Da demone non sarei mai potuto stare con Aziraphale…»
«Oh, ridicolo», sbottò subito Regina.
«Sono serio!» esclamò lui, guardandola negli occhi. «Angeli e demoni non possono stare insieme.»
«E questo chi lo dice? Non mi sembri uno molto rispettoso delle regole, sai?» Regina si alzò, affrontandolo.
«Vi prego, non mi sembra il momento», sospirò Aziraphale, il quale si sentiva sì deluso, ma anche profondamente arrabbiato, sentimento che in genere non gli apparteneva. Piuttosto si dedicò a Belle, l’unica che poteva capirla davvero.
«Ti ha detto che cosa andava a fare all’Inferno?»
Belle si massaggiò la testa, sentendosi ancora confusa e stordita.
«Ha iniziato a parlare di… voler prendersi ciò che gli spettava in quanto demone e poi… di volersi vendicare di tutti coloro che gli avevano fatto del male e che sicuramente devono trovarsi lì… non lo so, ma conoscendolo sono certo che non si fermerà.»
Crowley sbuffò, alzandosi.
«Senti, senza offesa, ma questa cosa non mi riguarda. Lu mi ha proposto lo scambio e io ho accettato. Essere un demone non è poi tanto difficile, al massimo tenterà qualcuno e... porterà un po’ di caos e… amh…»
«Già, ti sei risposto da solo, Crowley», proferì Regina severa. «Se prima era pericoloso, adesso che gli hai dato tutto questo potere è ancora peggio. Devo avvertire Emma…»
«E io cosa posso fare? Nessuno può andare a riprenderlo?» chiese Belle, quasi supplicante. Aziraphale le afferrò una mano per tranquillizzarla.
«Io sono un angelo, potrei andare…»
«Non hai nemmeno i tuoi poteri, come pensi di andare?» cercò di farlo ragionare Crowley. E poi, non lo avrebbe lasciato andare comunque, u angelo da solo all’inferno? Lo avrebbero mangiato vivo!
Aziraphale però lo guardò in un modo in cui non lo aveva mai guardato e quasi, per la prima volta, ne ebbe timore.
«Crowley… io e te dobbiamo parlare, subito.»
Lasciarono Belle da sola mentre Regina andava ad avvertire Emma e gli altri di quanto successo. Aziraphale e Crowley rimasero soli, in quella Storybrooke che appariva troppo silenziosa e tetra rispetto a quando erano arrivati.
«Di cosa esattamente dobbiamo parlare?» chiese Crowley.
«Magari dello scambio che hai fatto. Come hai potuto?» sussurrò, scuotendo il capo. Beh, era arrivato il momento di affrontarlo, Aziraphale sembrava aver superato il momento di shock.
«Te l’ho spiegato, angelo… l’ho fatto per te, per noi.»
«Per me? Non provare a darmi una responsabilità del genere. Io non te l’ho chiesto. Non te l’avrei mai chiesto!»
Crowley non aveva mai visto Aziraphale arrabbiato e nemmeno lui, d’altro canto, tendeva ad arrabbiarsi spesso, non con il suo angelo almeno. Ma da quando aveva fatto suo il potere del Signore Oscuro, si sentiva un po’ fuori controllo.
«E io l’ho fatto comunque! Perché Aziraphale io… io ti amo! Non saremmo mai potuti stare insieme, lo sai che non è possibile!»
Aziraphale alzò gli occhi al cielo. Stupido, era uno stupido, come aveva osato rinunciare a sé stesso per lui? Non aveva mai voluto questo.
«Beh, chi se ne importa?!» esclamò. «Ti amo anche io, ma ti amo per quello che sei. Pensi davvero che ti avrei voluto diverso? O che questo avrebbe cambiato le cose?»
In verità Crowley adesso non sapeva più niente. Stava iniziando a dubitare di sé stesso e ciò non era un bene.
«Tu sei la luce, angelo. Ed io ero l’oscurità.»
«Tu sei ancora l’oscurità. Io… io… io ti rivoglio com’eri Crowley, non voglio che tu sia diverso da com’eri!»
Aziraphale si sentiva in colpa. Forse c’era stato qualcosa nei suoi atteggiamenti e nei suoi modi di parlare, che aveva fatto pensare a Crowley di non essere degno. Il solo pensiero lo faceva star malissimo e quella sua goffa ed emotiva reazione era il tentativo di fargli capire quanto gli dispiacesse. L’ex demone si accorse del luccichio negli occhi dell’angelo, percepì qualcosa nel suo tono di voce spezzato. Si sentì male, ma allo stesso tempo non poteva tornare indietro oramai. O forse non voleva?
«Io… non credo… si possa, oramai…» sussurrò. Tremotino non avrebbe mai annullato lo scambio. E d’altronde perché avrebbe dovuto rinunciare alla magia? La magia era bella, molto più dignitosa dell’essere un demone che portava caos e tentava gli esseri umani.
Aziraphale corrugò la fronte.
«Questo lo vedremo. Coraggio Crowley, trova un modo per ridarmi i miei poteri.»
«Io… io non so come si fa… E anche se lo sapessi, non lo farei comunque, non ti lascio andare da solo.»
«Dannazione, Crowley! Smettila di essere così protettivo, ce la posso fare!» sbottò, oramai non riusciva più a controllare la rabbia. «Fallo!»
«Ho detto di no!»
Mosse un braccio con violenza e a quel punto il pugnale che tanto custodiva con attenzione cadde contro l’asfalto e i due rimasero ad osservarlo per qualche istante. Ad entrambi vennero in mente le parole di Regina sul pugnale, sul fatto che se quest’ultimo fosse capitato nelle mani sbagliate avrebbe potuto esercitare un controllo su Crowley. Questo Tremotino non gliel’aveva detto. Perché non gliel’aveva detto?
«Angelo…?» mormorò Crowley. Aziraphale sapeva che di quel gesto inconsulto si sarebbe pentito. Gli avrebbe chiesto perdono in seguito, ma doveva farlo. Veloce afferrò il pugnale, puntandoglielo contro.
«Angelo, cosa fai?»
«Crowley… perdonami… perdonami, mi dispiace, ma devo farlo. È per il bene di tutti. Io ti… ti ordino di ridarmi il mio potere angelico e di lasciarmi andare. E ti ordino di non provare a fermarmi.»
Era orribile tutto ciò. Chiunque poteva avere controllo sulle azioni del suo Crowley, non osava immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno come Tremotino avesse avuto in mano il pugnale. Crowley lo guardò, stupito e affranto. Di fatto non riusciva più a controllarsi, la sua volontà rispondeva solo al pugnale e alle parole di Aziraphale. Si avvicinò e con un sospiro gli poggiò una mano sul cuore.
«Non andare, angelo… non andare…»
«Io devo farlo. Tornerò presto, riporterò Tremotino qui e la faremo finita. So già come affrontare un demone», dopotutto accanto ad un demone c’era già stato per seimila anni. Crowley chiuse gli occhi e riuscì a percepire in Aziraphale il potere che in quei giorni era rimasto sopito. Doveva farlo venire fuori e sebbene non sapesse come fare, bastò seguire l’istinto. L’angelo stesso, al suo toccò, senti la forza tornare a fluire in sé.  Si sentì di nuovo sé stesso e ciò lo portò a sospirare, quando capì che Crowley ce l’aveva fatta.
«Ho di nuovo i miei poteri», sussurrò, guardando Crowley che però non era affatto felice. Eppure non poteva nemmeno provare a fermalo.
«Aziraphale…»
Aziraphale si infilò il pugnale dentro la giacca.
«È meglio se lo tengo io.»
Crowley corrugò la fronte. Si sentiva nervoso, molto più del solito da quando aveva accolto in sé la magia, forse era una sorta di effetto collaterale?
«E va bene, va, va pure!» sbottò. Che andasse pure, comunque non avrebbe risolto nulla. Aziraphale sospirò nel vederlo, lui così uguale, ma anche così diverso e non solo per l’aspetto fisico. Gli diede le spalle. Doveva assolutamente riportare Tremotino indietro dall’Inferno.
 
Tremotino si era immaginato l’Inferno in maniera diverso, un luogo tutto fiamme e cenere a dirla tutta, ma aveva imparato ormai da tempo che niente era come sembrava. Camminava fiero e perfettamente a suo agio, nonostante avesse addosso gli occhi curiosi e diffidenti di quei demoni, che dovevano starsi chiedendo chi diavolo fosse quello lì. Tremotino doveva assolutamente parlare con qualcuno, con il capo, quello che fosse.
«Scusate, gentili signori. Mi servirebbe parlare con il vostro superiore», disse amabile, ma sempre in grado di mettere in soggezione chiunque. I due demoni si guardarono, confusi.
«Vuoi parlare con Belzebù? Perché? Nessuno vuole mai parlare con lei.»
«Belzebù», ripeté. «Ah… nulla di troppo importante…»
Grazie alle sue ottime capacità persuasive, Tremotino riuscì a convincere i due demoni a portarla dal loro superiore. Belzebù aveva troppo a cui pensare, e le era sfuggito quel piccolo e insignificante scambio avvenuto nel mondo degli umani. Per questo, quando vide Tremotino fece una smorfia.
«Ebbene, tu saresti?»
«Lord Belzebù, chiedo scusa, ma è… è un nuovo arrivato e…» rispose uno dei suoi sottoposti. Tutti la temevano sempre, ma Tremotino sorrideva tranquillo. Quella donna era quindi Belzebù?
«Oh, salve.»
«Mh? E tu chi sei? Non ti ho mai visto. Né sapevo del tuo arrivo, da dove vieni?»
«Dal mondo degli umani ovviamente…. sono diventato un demone da poco.»
Belzebù a quel punto parve interessata e si alzò, girandogli attorno con fare circospetto. Occhi rossi come il sangue, occhi da demone in tutto e per tutto.
«Che cosa vuol dire che sei diventato un demone da poco?»
«Beh… diciamo che potrei avere fatto uno scambio con un demone… Crowley ti dice niente?»
Belzebù sgranò gli occhi. Per tutti i demoni, ma perché c’era sempre lui in mezzo?
«Quel… che cos’ha combinato quell’idiota? Lo punirò a dovere.»
«Non credo sia necessario… my lord», disse languido. «Lui non è più un demone oramai. Ho preso il suo posto e quindi eccomi qui, nel posto che mi appartiene.»
Belzebù lo fissò attentamente, come a volerlo studiare. Non era stato un essere umano comune, al contrario, se si trovava lì era evidente che ci fosse qualcosa sotto. Doveva procedere con estrema calma.
«Dimmi qualcosa di più su questo scambio.»
 
«E così l’angelo è andato, vero? Non preoccuparti, se la caverà, l’ho capito sin da subito che è uno in gamba.»
Crowley giurò a sé stesso che se Killian avesse parlato un’altra volta, gli avrebbe cucito la bocca per sempre. Aziraphale si era preso il suo pugnale e quella mancanza di fiducia nei suoi confronti lo aveva ferito non poco.  Perché gli veniva così difficile fidarsi adesso che aveva la magia? Era tutto perfettamente sotto controllo.
«Non avrei dovuto lasciarlo andare, l’Inferno non è posto per gli angeli, io lo so bene», sibilò. Killian a quel punto versò il rum che si portava sempre dietro nella sua fiaschetta e in una tazza e glielo porse.
«Hai la faccia di uno di cui ne ha bisogno.» Crowley fece una smorfia, anche se quel pirata gli stava antipatico, stava pur sempre cercando di tirargli su il morale. Quindi prese la tazza ricolma di rum e ne bevve un sorso che gli bruciò la gola.
«Non capisco perché qualsiasi cosa faccia sembri sbagliata. Adesso che non sono più un demone, Aziraphale sembra disgustato, impaurito da me… non era così che volevo andasse…» disse debolmente. Aveva pensato che una volta ottenuta la magia oscura, tutto sarebbe stato più facile, inoltre iniziava a risentirne fisicamente e mentalmente.
«Amico, non preoccuparti, la situazione si risolverà, a tutti capita di commettere errori. Io facevo parte dei cattivi, una volta, adesso eccomi qui.»
«Sì, ma tu sei un umano. Io sono un demone… devo essere cattivo per definizione. Per legge della natura o chissà per cos’altro, io e Aziraphale dovremmo detestarci.»
«… Però vi amate…» affermò Killian dopo qualche istante di silenzio. «Penso si sia trattato solo di pessimo tempismo. Credo che all’angelo piaci tu… e intendo tu come sei, non come non sei. Cavolo, sono proprio bravo a dare consigli, non pensavo»
Il pirata si compiacque e Crowley non disse nulla. Dopotutto Killian aveva detto qualcosa di giusto. Emma entrò in quel momento, con le mani nelle tasche.
«Bene, vedo che andate d’amore e d’accordo. Mi fa piacere, ma non possiamo distrarci. Nel momento in cui Aziraphale riuscirà a riportare qui Gold – perché sono certa che lo farà – dovremo cercare di convincerlo ad annullare lo scambio. E poiché dubito che con le buone ci riusciremo…»
«Affrontare un demone? Oh no. Non fraintendermi Salvatrice, tu sei forte, ma non abbastanza», affermò Crowley, sentendosi ristorato. «E non sono nemmeno sicuro che il sottoscritto possa fare qualcosa.»
«Sì, ma…» tentò Killian. «Tu sei il Signore Oscuro. In quanto tale, devi necessariamente essere più furbo.»
 
Belzebù si stava ritrovando a camminare e ad ascoltare il nuovo arrivato con interesse, ma anche con una punta di diffidenza. Nella natura c’era un ordine che non poteva essere sovvertito in questo modo. Anche se Tremotino era un demone, tecnicamente non era nato come demone.
Beh, in realtà come tutti loro. L’inferno era grigio, oscuro e c’era un odore sgradevole, demoni che si accalcavano e poi c’erano le varie celle dove venivano rinchiusi gli esseri umani considerati troppo cattivi per finire in paradiso. Era quello a cui Tremotino mirava e in verità non ne aveva fatto segreto con Belzebù.
«Non creerò problemi, voglio solo comportarmi da demone e prendermi qualche rivincita personale.»
Belzebù gli credette, ma in verità non del tutto. Aveva ascoltato Tremotino, aveva scorto subito la forte sete di potere nei suoi occhi, l’ambizione bruciante di chi è disposto a fare qualsiasi cosa per raggiungere i propri obiettivi.
«D’accordo… teoricamente non c’è alcun problema se rimani qui, questa è la casa di tutti i demoni. Ma io non mi fido di nessuno. Quindi ti terrò d’occhio. E per quanto riguarda i condannati, non divertirti troppo altrimenti impazziranno prima del tempo.»
Tremotino sorrise rassicurante. Oh, non avrebbe fatto niente di che. Fu Belzebù stessa a condurla nella cella dove erano stati rinchiusi insieme un uomo ed una donna. Lui li riconobbe subito, la causa principale di tutti i suoi mali, i genitori che l’avevano abbandonato. Malcom e Fiona se ne stavano accovacciati con lo sguardo basso e avevano tremato quando avevano sentito qualcuno arrivare.
«Sono loro?» domandò Belzebù. Tremotino li fissò, per poi annuire.
«Assolutamente.»
 
 
Quando arrivò all’Inferno, Aziraphale si sentì frastornato. Quello non era posto per gli angeli, Crowley aveva ragione, ma lui aveva una missione da compiere, trascinare con sé Tremotino nel mondo dei vivi e costringerlo ad annullare lo scambio. Era sempre stato un angelo calmo e ragionevole, ma se in mezzo veniva messo Crowley, allora tutto si annullava. Sospirò e si fece coraggio in quel luogo che non gli apparteneva e che lo inquietava.
«E va bene. Facciamo questa cosa.»
 
Nota dell'autrice
Sono consapevole che in OUAT esiste un aldilà canon, con il purgatorio uguale a Storybrooke e l'Inferno dominato da Ade, il fatto è che a me quella versione non è mai piaciuta (cioè, seriamente il purgatorio è Storybrooke con l'effetto seppia? EMH NO), quindi in questo crossover ho preferito rendere canon, appunto, l'Inferno di Good Omens. Quindi sì, niente traghetti per arrivare nell'aldilà, bisogna essere delle creature sovrannaturali. Personalmente non ho mai sopportato nemmeno i genitori di Tremotino (Fiona in particolare), perché sì, molti dei suoi mali dipendono pure da loro, quindi niente, una visitina del figlio molto tranquilla. Spero vi sia piaciuto :)

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Capitolo 6
*** 6 - Più potere ***


Tremotino era rimasto ad osservare con astio le figure dei suoi genitori. Erano esattamente come li ricordava. Ah, loro erano stati la prima causa dei suoi mali, l’Inferno era esattamente il posto in cui meritavano di stare. Fiona sollevò lo sguardo, strabuzzando gli occhi incredula.
«Tremotino…? Sei mio figlio…?» domandò. I suoi polsi erano incatenati e la cella dove lei e il marito erano rinchiusi era buia e sporca.
«Alla fine ci siamo rivisti all’Inferno, madre», Tremotino la guardò, sorridendo in maniera amara. Suo padre invece lo guardava con una certa rabbia, disgusto e anche paura.
«Come puoi essere qui? Sei morto?» domandò diffidente, senza osare avvicinarsi, al contrario di Fiona, che invece si era alzata dal pavimento per farsi vicina al figlio.
«Mi sottovaluti padre, come sempre del resto. Non sono qui perché sono morto, ma perché sono un demone, adesso.»
Sua madre poggiò le mani le mani sulle sbarre gelide e vide i suoi occhi rossi.
«I tuoi occhi», sussurrò. Allungò una mano, accarezzandogli il viso. Tremotino in un primo momento si lasciò sfiorare, godendo di quel calore materno, ma poi l’allontanò bruscamente.
«Sono gli occhi di un essere potente, molto più di quanto non fossi prima», e dicendo ciò guardò Belzebù. «Mi permetti di entrare?»
Belzebù alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alla cella.
«Ma devo rimanere», lo avvertì. A Tremotino sarebbe andata bene qualsiasi condizione in realtà.
 
Dopo aver compiuto un respiro profondo,  Aziraphale iniziò ad incamminarsi. Sarebbe stato stupido sperare di non incontrare sul suo cammino nemmeno un demone. Quei tipi non erano molto gentili con gli angeli e sarebbero stati in numero maggiore.
«Come faccio a trovarlo in questo postaccio?» domandò. Lì c’era un cattivo odore, ed era tutto troppo sporco, stretto, quasi claustrofobico. Poiché era facilmente riconoscibile, i demoni si resero subito contro della presenza di un estraneo. Nessuno lo attaccò o lo disturbò, ma Aziraphale veniva guardato come se fosse stato un estraneo, cosa che di fatto era.
«Amh… s-scusate, io qui sono solo di passaggio, solo di passaggio», ripeté, intimidito. Poi ad un tratto si vide circondato. L’unico demone che non temeva era Crowley, ma con gli altri non riusciva proprio a farcela.
«Ehi, ma noi ti conosciamo. Tu non sei l’amichetto di Crowley?» domandò uno di loro, puntandogli il dito contro.
«Sì, è vero!» rispose l’altro. «Sei quello dell’Apocalisse. Com’è che ti chiamo? Zira-qualcosa.»
«Aziraphale!» disse lui, lisciandosi la giacca. «Amh… emh… salve, miei cari amici demoni. Ecco, sono venuto qui per recuperare… qualcuno.»
«Oh, ma che tenero. L’avete sentito? Ci ha chiamati miei cari amici», il primo che aveva parlato gli girava ora attorno con fare inquietante. «Sai, a noi gli angeli non piacciono e non è stato saggio venire qui da solo. Crowley ti ha lasciato andare?»
L’angelo chiuse gli occhi, sentendosi nervoso. Era per Crowley che era venuto fin lì, per cercare di sistemare le cose.
«Statemi bene a sentire, voialtri. Crowley ha un grosso problema ed io sono qui per aiutarlo. Non è che per caso è arrivato un nuovo demone di recente?»
All’improvviso i suoi nemici naturali sembrarono d’un tratto interessati alle sue parole.
«In realtà sì. Un tipo strano, non so da dove sia spuntato. Con gli occhi rossi. Non mi piace, troppo arrogante e presuntuoso perfino per un demone.»
«Tremotino», mormorò. «Non è che sapete dirmi dove si trova?»
I demoni si guardarono tra loro e poi il suo solito interlocutore gli si avvicinò con fare più amichevole, ma al contempo inquietante.
«Te lo diciamo a patto che lo riporti da chissà quale diavolo di posto viene. Lui non ci piace e non ci da una bella sensazione.»
Aziraphale indietreggiò appena, tuttavia non ebbe paura. I demoni non avevano torto, in fondo.
«Affare fatto.»
 
Belzebù era rimasta a guardare Tremotino con fare attonito e anche un po’ distratto. Quel nuovo demone nato da uno scambio con Crowley era estremamente potente e incattivito a giudicare dal modo in cui si poneva verso i suoi genitori. Non che provasse orrore o pietà, ma era chiaro che quel tipo avesse avuto una vita piena di oscurità e dolore. Ma stava di fatto che lui non avrebbe dovuto trovarsi lì e che quello stupido di Crowley aveva commesso un errore. Doveva ancora capire come comportarsi, era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Tremotino era fiero, ed anche soddisfatto nell’avere istillato il terrore negli occhi dei suoi genitori. Fiona e Malcom erano adesso contro la parete della cella sporca a chiedere pietà. La violenza di Tremotino era più psicologica che fisica e ciò era anche peggio.
«Come vi sentite ad essere tormentati dal figlio che avete abbandonato? Piuttosto ironico, non è vero? Farete bene ad abituarvi, perché potrò andare avanti così per tutta l’eternità.»
«Tremotino… ti prego… fermo… perdonaci», sussurrò Fiona, spaventata e raggomitolata su se stessa.
«Val al diavolo», sibilò invece suo padre, facendolo sorridere.
«Troppo tardi per questo. Beh, adesso non ci sarà più nessuno che potrà abbandonarmi.»
Belzebù sbuffò, schioccando le dita.
«Va bene, adesso basta, ti avevo detto che non dovevi esagerare. Hai fatto uno scambio con quell’idiota di Crowley solo per questo?»
Tremotino guardò qualche istante le figure dei suoi genitori, senza provare il minimo rimorso o pietà e solo dopo si degnò di guardare il Principe Infernale.
«Non solo. Adesso che sono qui mi rendo conto che è questo il mio posto. Voglio essere potente.»
«La più potente, dopo Lucifero, qui sono io», lo interruppe subito Belzebù, che teneva alla sua posizione. «C’è una gerarchia e se proprio vuoi scalarla dovrai comportarti bene. Anzi, male.»
«Ah sì? E cosa bisogna fare?» domandò Tremotino interessato.
«Fare cose da demone. Tentare gli esseri umani, portare alla distruzione, questo. Ma ad ogni modo non so se puoi farlo. Non nasci come demone, ma come umano. Sarebbe meglio se tornassi a casa. Non hai una famiglia o una cosa del genere?» cercò di dissuaderlo.
Tremotino pensò a Belle. Le aveva promesso che sarebbe tornato. Ma in fondo quante promesse le aveva fatto, che non aveva mai mantenuto?
«La mia famiglia capirà. Allora, se il mio compito da demone è portare caos nel mondo e tentare gli esseri umani, posso benissimo farlo…» dopodiché sorrise in maniera gelida in direzione di Belzebù. «Sarà un immenso piacere lavorare con te.»
Belzebù non rispose al sorriso. Tremotino era un po’ diverso dagli altri, non solo perché effettivamente non nasceva come demone. La sua sete di potere era inquietante anche per una come lei. Doveva trovare il modo di mettersi in contatto con Crowley, solo lui poteva darle qualche spiegazione in più. E soprattutto, doveva tenere d’occhio lui.
«Prima di fare qualsiasi cosa, devi chiedere a me», puntualizzò Belzebù, infine.
 
Aziraphale doveva ricordarsi delle sue capacità di convincere i demoni, in futuro. Quest’ultimi non cercavano di bruciarlo con il fuoco infernale, anzi, in un certo senso sembravano ben felici di averlo lì, visto che era venuto per portare via con sé il nuovo arrivato, l’estraneo. Certo, l’angelo si sentiva sempre un po’ a disagio, voleva tornare sulla terra il più presto possibile, ma era già un grande passo in avanti. I demoni lo condussero nel lato dell’inferno dove Belzebù risedeva. Aziraphale era sempre stato abbastanza intimorito da lei, per tal motivo prese un respiro profondo, anche e soprattutto quando vide la sua sagoma seduta al buio.
«Ehi, capo, guarda un po’ chi è venuto a farci visita!» esclamò uno dei demoni che lo aveva condotto lì, dandogli una sonora pacca su una spalla. Aziraphale si lisciò per l’ennesima volta la giacca.
«Amh… s-salve, Belzebù»
Quest’ultima si sollevò, guardandolo. Non proprio la persona che si aspettava di vedere, ma poteva fare comunque al caso suo.
«Principato Aziraphale, un angelo non dovrebbe trovarsi in un posto come questo.»
Non era l’unico che non avrebbe dovuto trovarsi lì, si ritrovò a pensare.
Tossì appena.
«Credo tu sappia perché mi trovo qui. Si tratta del nuovo arrivato. Il demone Tremotino.»
Belzebù fu immediatamente più interessata.
«Giusto, mi ero quasi dimenticata. Tu e Crowley siete praticamente inseparabili, è chiaro che ne sai qualcosa»
Aziraphale sospirò stancamente. Era impossibile non sentirsi colpevole, in quel caso.
«Sicuramente lui ti avrà detto dello scambio fatto con Crowley. Tremotino è un demone e lui adesso è… il Signore Oscuro. Una specie… di stregone molto potente che usa la magia.»
Belzebù assunse un’espressione sorpresa. Di magia ne aveva sentito parlare, dopotutto era un demone e quelle cose rientravano un po’ nella sua sfera, ma in verità non ci aveva mai creduto, anche se poteva sembrare paradossale.
«Mi chiedo perché abbia fatto una cosa così stupida. Dovrei punirlo pesantemente, dare il suo potere di demone ad uno stregone, incredibile!»
«Ah, ti prego… non punirlo. Io… temo che in parte la colpa sia mia», mormorò. «Lui l’ha fatto per me. Credeva che diventando qualcun altro, sarebbe stato più facile stare con me visto che… le nostre nature così diverse, almeno in teoria, ci impediscono di stare insieme. Ma io adesso temo che questo possa avere qualche influenza negativa su di lui», come stava già accadendo tra l’altro. «E poi…. Non mi fiderei di Tremotino, se fossi in te.»
«Che vuoi dire?» domandò Belzebù, piccata ma anche curiosa.
«Tremotino è uno che vuole tutto e subito. Non si accontenta e adesso che è qui… non credo che gli basterà essere un semplice demone. Potrebbe anche tentare di prendere il tuo posto…»
Nel sentire quelle parole il demone gli fece segno di tacere. In effetti era un timore che aveva avuto anche lei, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa.
«Non dire una parola di più. Nessuno usurpa il mio posto e se quel tipo  è venuto qui con l’intento di scacciarmi, ha sbagliato grosso», poi lo guardò. «Crowley è un idiota. Tutto ciò solo perché si è innamorato, è così orribilmente umano.»
Aziraphale ripensò al suo Crowley, rimasto a Storybrooke. Sì, era così umano, lo erano entrambi in realtà.
«Ad ogni modo, adesso richiamo a me quell’impostore. Qualcuno mi porti il nuovo arrivato!» esclamò e la sua voce risuonò a causa dell’eco. Qualche stante dopo un demone si avvicinò, un po’ intimorito.
«Amh, my lord… il nuovo arrivato non è più qui. È andato sulla terra.»
«CHE COSA?!» esclamò. «Come ha osato disubbidire ai miei ordini?!»
Aziraphale avrebbe voluto dirle che era stata ingenua a credere che Tremotino le ubbidisse, ma evitò, visto che non voleva morire. Alla fine quello si era rivelato un viaggio a vuoto. Anzi, una cosa l’aveva ottenuta, e cioè l’alleanza del principe infernale.
«Forse devo tornare a Storybrooke», rifletté ad alta voce.
«Non da solo, angelo. Io vengo con te.»
 
 
Crowley si sentiva frustrato. Non poteva credere di non combinarne mai una giusta. Lui voleva soltanto essere diverso e poter stare con Aziraphale senza alcun problema, non voleva causare tutto quel casino. Non sarebbe mai dovuto venire lì, tanto per cominciare. Aveva lasciato la centrale di polizia, nonostante le raccomandazioni di Emma e Regina. Si sentiva troppo nervoso e sentiva anche che la magia sfuggiva al suo controllo. Per questo se n’era andato, non voleva fare male a nessuno. Voleva sparire di lì, ma non sarebbe andato da nessuna parte senza il suo angelo.
Belle aveva silenziosamente deciso di seguirlo. Rivedeva molto in lui di Tremotino, entrambi soffrivano, entrambi avevano l’indole da cattivo, ma la realtà era molto più complessa. Lo raggiunse nel bosco dove Crowley stava andando, senza alcuna paura, dopotutto era abituato a quello. L’ex demone si fermò, sentendo le mani formicolare. Tremotino lo aveva ingannato e lui era stato così stupido a lasciarsi raggirare, lo avrebbe ucciso quando sarebbe tornato.
«Crowley…» sussurrò Belle. Lui si volse  a guardarlo. Era quella donna, la moglie di Tremotino, quella donna che era così simile ad Aziraphale nelle sue passioni e nel suo modo di essere.
«Faresti meglio a tornare indietro… io sono pericoloso.»
«Ti ricordo che sono sposata al vero Signore Oscuro, so cosa rischio», e dicendo ciò compì un altro passo.
«Non importa. Dovresti odiarmi e basta, sono io che ho combinato tutto questo casino», sospirò, chiudendo gli occhi. Non voleva neanche guardarla, gli ricordava troppo lui, aveva lo stesso sguardo pieno di dolcezza per il prossimo. E come l’angelo, Belle era coraggiosa, troppo per non avvicinarsi a lui.
«Però il motivo che ti ha mosso a farlo era nobile. Ma sono sicura che Aziraphale non ti vuole diverso. Lui ti ama perché sei tu.»
«Io sono… ero un demone. Ma anche adesso, non ne faccio mai una giusta.»
Il respiro divenne affannoso, controllarsi era difficile. Quando era demone non aveva problemi a gestire la sua forza, perché adesso sembrava invece non avere alcuna volontà su se stesso? Essere il Signore Oscuro era diverso. Certo che era diverso, Crowley era stato uno stupido a credere il contrario. Belle percepì il suo sgomento, la sua angoscia e gli poggiò una mano su una spalla.
«So che hai perdonato Tremotino tante volte per averti mentito e tradito. Pensi che allora io sarò perdonabile?» domandò. Belle annuì.
«Lo sei. Ma devi liberarti di questo potere. Non ti appartiene.»
«Non so se posso riuscirci», sospirò lui. Si sentiva troppo debole. Anzi, probabilmente debole lo era sempre stato, semplicemente non se n’era mai reso conto fino a quel momento. Belle fece per dirgli, qualcosa, avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi, uscirsene con una delle sue solite frasi del tipo: l’amore vince sempre su tutto o cose così. Ma un groppo in gola le impedì di parlare e quando il sole fu coperto da una nuvola grigia che preannunciava pioggia fu scossa da un brivido. E Crowley, dal canto suo, aveva vissuto abbastanza a lungo da sapere che la pioggia arrivava sempre prima di qualche sventura.
«Ma che succede?» sussurrò Belle.
«È molto probabile che Tremotino sia tornato e che non abbia buone intenzioni.»
 
L’ex Signore Oscuro non era l’unico ad essere tornato a Storybrooke. Anche Aziraphale aveva potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo adesso che si ritrovava circondato d’aria fresca e pulita. Accanto a lui, c’era anche il Principe infernale, che sembrava molto meno felice di trovarsi lì.
«Quindi quell’idiota di Gabriel ti ha mandato qui per eliminare l’oscurità, vero? Temo di sapere quale sia l’oscurità, ironico il fatto che voi abbiate peggiorato le cose. Dio ha sempre avuto uno strano senso dell’umorismo.»
Belzebù stava rigirando il coltello nella piaga, ma ciò che premeva ad Aziraphale era contattare Crowley. Prese quindi il pugnale che aveva accuratamente nascosto.
«E quello cos’è? C’è scritto il nome di Crowley», lesse Belzebù.
«So che non dovrei approfittarne, che Dio mi perdoni», sospirò l’angelo. «Signore Oscuro, io ti ordino di venire qui, adesso.»
Qualche istante dopo, Crowely si smaterializzò con violenza tale da quasi perderci l’equilibrio.
«Maledizione, angelo! C’era veramente bisogno di farlo? Sarei venuto da solo!»
Belzebù sgranò gli occhi, sorpresa.
«Caspita, dovrai prestarmelo prima o poi quell’affare.»
«Che cosa ci fa lei qui?» sospirò l’ex demone, ricomponendosi.
«Beh, la questione è molto semplice. Tremotino ha deciso di essere un demone a tutti gli effetti. Quindi siamo abbastanza certi che sia venuto qui a tentare gli esseri umani, a portare morte, dolore e distruzione, e… tutte quelle cose lì.»
Belzebù andò incontro al demone, furiosa.
«Già, e la colpa è solamente tua! Non ci bastava un traditore, ci voleva un traditore IDIOTA che dà il suo potere in mano a qualcuno. L’amore ti ha reso folle?»
Crowley distolse lo sguardo, arrossendo.
«Lo sanno proprio tutti, eh?»
Aziraphale decise allora di intervenire.
«Non abbiamo tempo per questo, dobbiamo andare a cercarlo!»
 
Regina guardava la sua tazza di caffè senza riuscire a berne un sorso. Avrebbe dovuto sapere che ci sarebbero stati dei guai, non aveva tenuto di conto che in mezzo ci sarebbe stato Tremotino. E aveva sbagliato, perché lui in un modo o nell’altro centrava sempre.
«Non c’è niente che possiamo fare?» domandò.
«Se davvero Tremotino è andato all’Inferno, siamo bloccati così. Non possiamo agire finché Aziraphale non torna con lui», Emma invece stava bevendo tranquillamente la sua cioccolata. «Non preoccuparti, Regina. Ce l’abbiamo sempre fatta e poi abbiamo Aziraphale e Crowley dalla nostra parte.»
«È Crowley a preoccuparmi. Lui non è abituato alla magia oscura, e ha un cuore troppo buono», Regina se ne sorprese. Un demone dal cuore buono? Un umano che poteva essere più cattivo di un demone? Nulla era mai come sembrava. «Temo che la cosa possa andargli contro.»
«Sei preoccupata per lui?» domandò sorpresa. Sapeva che Regina non aveva preso subito in simpatia Crowley per via del suo caratteraccio.
«Beh, un po’ mi ricorda me, devo ammetterlo. Ma lui è decisamente più sdolcinato», affermò, arrossendo. Il Granny’s era vuoto quel pomeriggio e fuori stava iniziando a piovere. Le due donne alzarono lo sguardo in contemporanea, quando poi sussultarono poiché Killian era entrato, fradicio d’acqua.
«Darling, credo che abbiamo un problema», ansimò. Emma e Regina si guardarono e poi uscirono in strada. Bastò loro poco per rendersi conto che il caos era dilaniato e che la tranquillità di Storybrooke era stata spezzata: ovunque si giravano, gli abitanti litigano tra loro, anche piuttosto violentemente, strepitavano ed erano violenti gli uni con gli altri.
«Ma cosa diamine è successo qui?! Sembra di essere all’inferno» si lamentò Regina. «Chi è stato?»
«Secondo te? Solo il diavolo in persona può portare a tutto questo», dichiarò Killian.
 
E il pirata infatti non aveva torto. Tremotino si era sempre divertito a portare malcontento, era soddisfacente. Ma adesso la sua essenza consisteva solo e soltanto in questo. Se per arrivare in alto doveva soltanto rendere infelici gli esseri umani, lo avrebbe fatto  senz’altro. Essere un demone, essere il re dell’Inferno era sicuramente meglio che essere solo il Signore Oscuro. Oh, Crowley era stato così sciocco a non aspirare così in alto, alla fine entrambi avevano avuto ciò che meritavano. Se ne stava soddisfatto e indisturbato sotto la pioggia a guardare gli umani che litigavano, che si insultavano  e si lasciavano dominare dall’ira. Forse avrebbe potuto portare anche a far scoppiare una guerra, sarebbe stato interessante. Non aveva conosciuto il vero potere fino  a quel momento, ma una domanda lo torturava da quando era andato all’Inferno: che cosa avrebbe pensato Belle? Questa volta l’avrebbe persa per sempre? Non avrebbe potuto biasimarla, aveva mentito e tradito un numero considerevole di volte e adesso aveva rinunciato anche all’ultimo briciolo di oscurità. Sollevò lo sguardo verso quella Storybrooke grigia, mossa da un vento gelido.
Gli altri avrebbero cercato di fermarlo, ma oramai non c’era più nessuno che poteva controllarlo. Il peso del pugnale era ora di Crowley, non lo riguardava più.
 
Belle era uscita dal bosco e aveva sgranato gli occhi quando si era ritrovata davanti a tutto quel caos. Non sembrava più Storybrooke! Si strinse nel suo cappotto, raggiungendo il municipio. La prima cosa che poté vedere fu Emma che cercava di fermare David e Mary Margaret che litigavano furiosamente. Proprio loro, ma com’era possibile?
«Cosa... ma che succede qui?!» esclamò la ragazza, ma la Salvatrice sembrava un po’occupata.
«Mamma, papà, trattenetevi, accidenti! È Tremotino che vi tenta, non potete litigare a causa sua!»
«E chi è che litiga? Noi stiamo solo discutendo!» esclamò Mery Margaret acida, della dolce e buona Biancaneve sembrava essere rimasto poco.
«Non è vero, stiamo litigando», aggiunse David, anche lui irriconoscibile. Regina sbottò presto, era quello l’Inferno per lei e quando vie Belle le si rivolse in maniera poco carina.
«Ringrazia tuo marito per tutto questo! Adesso è un vero e proprio demone!»
Belle non riuscì nemmeno a rispondere. Cos’avrebbe dovuto dire? Era compito dei demoni tentare, portare distruzione… ed era quello che Tremotino stava facendo. Era furiosa con lui, ma doveva cercare di trovarlo, fermarlo, a qualsiasi costo.
«Aziraphale è tornato», annunciò Killian sollevando l’uncino in direzione dell’angelo. Quest’ultimo era in compagni di Crowley e di Belzebù.
«Amh… spero che non siamo arrivati tardi», sussurrò Aziraphale.
«Ha già combinato tutto questo casino? Tremotino ha talento, purtroppo lo devo ammettere», commentò lei guardandosi intorno. Regina lo raggiunse  a grandi falcare, agitata.
«Che cos’hai fatto? Dovevi riportarlo qui!»
«Mi dispiace, ma è stato più veloce di noi. Non preoccuparti, non siamo soli!» dicendo ciò le indicò Belzebù, la quale guardò Regina per la prima volta.
«E lei sarebbe?» chiese infatti la donna.
«Belzebù, Principe Infernale, il demone più potente dell’Inferno dopo Lucifero.»
«Ah. Ed io sono Regina Mills, anche detta Regina Cattiva»
«Mh. Lei mi sta simpatica», decise infine Belzebù.
«Va bene!» intervenne Emma. «Tutto ciò è molto affascinante, ma dovremmo trovare Tremotino e cercare di porre fine a questa cosa!»
Aveva ragione lei. Tremotino sapeva di sicuro che loro lo stavano cercando, quindi cercava di nascondersi.
«Andate un attimo avanti, ragazzi, vi raggiungo subito», sussurrò Aziraphale, guardando Crowley. I due avevano qualcosa da dirsi, era chiaro.
Quando rimasero soli, l’ex demone incrociò le braccia al petto, nervoso.
«Bene, hai fatto quello che dovevi. Sei soddisfatto, ora?»
«Soddisfatto? Crowley, noi eravamo venuti qui per combattere l’oscurità. Non avrei mai pensato che l’oscurità… la causassi tu», sussurrò abbassando lo sguardo. L’altro si sentì offeso da quelle parole.
«Evidentemente non avrei dovuto fare nulla, per noi. Beh, io non intendo rinunciare alla magia. Mi fa stare bene e almeno non sono più un demone.»
«Come sarebbe  dire che non vuoi? Non ci aiuterai?»
Crowley non rispose per qualche istante. Non voleva e non poteva. Più che forte, si sentiva debole dinnanzi quella magia così potente e diversa da ciò a cui era abituato.
«No. E adesso ridammi subito il pugnale, è mio.»
Aziraphale indietreggiò. Gli si spezzava il cuore a vederlo così. Quello non era Crowley, la magia oscura su di lui aveva un effetto strano. Prese il pugnale e nonostante si fosse ripromesso di non usarlo più, agi, di nuovo.
«Signore Oscuro, stammi lontano. Non… non toccarmi…» sussurrò, spaventato e addolorato. Crowley fu costretto a fermarsi e allora si lasciò andare ad una risatina ironica.
«Quindi è così? Mi temi e mi controlli con quel pugnale? Pensavo avessi detto di amarmi.»
«Infatti… è così. Ma questo non sei tu e se non vuoi aiutarmi, allora lo farò da solo. Ma sta lontano da me», ordinò infine. Era arrabbiato e ferito.
Aziraphale doveva riportarlo indietro, che lo volesse oppure no.
 

Nota dell'autrice
Bene, ora posso affermare che mancano ben due capitoli alla fine della storia. Penso sia abbastanza canon il fatto che Tremotino, giunto all'inferno, non si accontenti di essere un demone come un altro. Si sa, lui vuole sempre di più, questo Aziraphale l'ha capito e infatti si allea con Belzebù che poveretta voleva solo starsene tranquilla. Comunque mi son oappena nate le brotp Belzebù-Regina e Crowley-Belle, così a caso. Al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 7
*** 7 - Di amore e potere ***


Tremotino attendeva, piuttosto soddisfatto di ciò che aveva fatto. Sapeva che gli altri sarebbero venuti a cercarlo e lui li avrebbe affrontati senza alcun tipo di problema. Dopotutto era un demone, era più forte. Se ne sarebbe tornato all’Inferno, ne sarebbe diventato il capo, sarebbe tornato a tormentare tutti i coloro che riteneva meritevoli di punizione.
Praticamente il suo mondo perfetto. Se solo non fosse stato per…
«Tremotino.»
Riconobbe subito la voce di Belle alle sue spalle. Belle che nonostante tutto non aveva mollato, che similmente ad Aziraphale, anche se era arrabbiata continuava ad amarlo e a sperare che potesse tornare indietro, sui suoi passi. Lui non si voltò nemmeno a guardare. Sapeva di averla ferita, di averla ferita sempre. Quella donna era l’unica in grado di fargli provare quel sentimento che era il senso di colpa. Ma era più forte  di lui. Tremotino era e sarebbe stato sempre combattuto tra amore e potere.
E il potere demoniaco era troppo affascinante per potervi resistere.
«Belle…» sussurrò, dopo qualche istante di silenzio. «Cosa sei venuta  a fare qui?»
«Un tentativo disperato di farti ragionare. Perché hai dovuto fare una cosa del genere? Eri già potente, avevi già tutto. O almeno così speravo…»
Belle era delusa. Pensava di bastargli, era triste pensare che il proprio rivale in amore fosse il potere oscuro.
«Non capisci, Belle. In questo modo posso avere quello che non ho mai avuto neanche da Signore Oscuro. Un posto tutto mio, dove potrò stabilire le mie regole. Ed è così a portata di mano.»
Sarebbe stato facile prendere il posto di Belzebù, forse di Lucifero stesso? Non lo sapeva, ma doveva provare, doveva riuscire.
«E sei disposto a vivere senza di me?» domandò seria. Quando lo aveva sposato sapeva che non sarebbe stato facile, ma non voleva credere che non l’amasse abbastanza da rinunciare al potere.
«Lo sai che non posso vivere senza di te. Né senza di te né senza il potere.»
E allora Belle rise, amara.
«Ebbene?»
Tremotino finalmente si decise a voltarsi e a raggiungerla.
«Magari possiamo trovare un modo per portarti lì. Così non dovrò vivere senza di te.»
Il solito egoista. Non pensava a lei, ai suoi sentimenti, pensava solo a ciò che era più conveniente per lui. Si staccò dalle sue carezze, arrabbiata.
«Chi ha detto che voglio venire con te all’Inferno? Non ci penso proprio! Io voglio stare qui, nel mondo degli umani e continuare  fare ciò che ho sempre fatto!»
«Belle, ti prego, non costringermi a…»
«A fare cosa? A portarmi lì con la forza? Sappiamo benissimo che saresti in grado di farlo. Beh, sappi che io sono dalla parte di coloro che vogliono fermarti. E sappi che voglio fermarti proprio perché ci tengo a te», dichiarò, frustrata ed anche con gli occhi lucidi. Era emotiva Belle, non riusciva a parlare senza scoppiare in lacrime. Tremotino sollevò lo sguardo e dietro di lei vide arrivare l’angelo in compagnia di Belle, con Emma, Regina e Killian.
«Bene, guarda un po’ chi è arrivato», commentò. Aziraphale ebbe come primo istinto quello di colpirlo, sebbene non fosse da lui, ma Regina, avvertendo questo suo desiderio, lo fermò.
«Niente mosse avventate angelo, vogliamo evitare scontri superflui.»
Fu la Salvatrice la prima a farsi avanti.
«Va bene, Gold. Direi che questo gioco è durato anche troppo. Vogliamo rimettere le cose a posto o no?»
«Beh, signorina Swan, tutto ciò mi pare superfluo. Non vedo cosa possa interessarvi quello che faccio o meno della tua vita.»
«Ci interessa dal momento che hai portato casini qui a Storybrooke. Il mondo non può essere un posto tranquillo con un demone come te in giro», borbottò Regina. Belzebù alzò gli occhi al cielo, stufa.
«Va bene, adesso basta. La colpa è anche mia, non avrei dovuto lasciarti campo libero. Senti, Tremotino, tu non puoi stare all’Inferno né puoi ambire ad avere il mio posto. Perché non sei demone. Ti sei solo preso una vita che non è la tua.»
Dicendo ciò Belzebù raggiunse l’ex signore oscuro, incatenando gli occhi ai suoi così rossi, facendolo sorridere.
«Oh, sei proprio sicura che non posso avere il  tuo posto? Eppure hai detto benissimo che è possibile», rispose languido. Belle li guardò e si sentì stupida quando avvertì una morsa di gelosia. Quella donna, Belzebù, era come Crowley… cioè, come Tremotino.
«Chi sei tu?» sussurrò.
«Io sono il Principe Infernale e il tuo uomo ha fatto i conti male. Non posso permetterti di tornare all’Inferno.»
«Quindi annulla lo scambio con Crowley», Aziraphale si era stufato di aspettare. Era venuto lì per eliminare l’oscurità da Storybrooke, voleva che tutto tornasse alla normalità e voleva tornare a Londra con il suo demone.
«Questo è offensivo, io non l’ho costretto a fare nulla. Lui ha accettato per te, angelo», l’ex Signore Oscuro lo indicò. «Lui ti ama così tanto e ha così sofferto, un demone non potrebbe stare con un angelo, dico bene? Ha rinunciato a se stesso per poter stare con te, non la trovi una cosa romantica?»
Regina guardò Aziraphale. Tremotino lo stava tentando, stava tentando un angelo per farlo cadere nella rabbia e ci stava riuscendo.
«Aziraphale, calma.»
«Non devi dire una parola su di lui. Non devi dirlo. Tu gli hai dato un peso terribile! La magia oscura.. non sa controllarla. E il potere che quel pugnale ha… è terribile», iniziò a dire, parlando lento, in preda al senso di colpa.
«Sarà terribile, però non hai esitato ad usarlo per ben due volte.»
Aveva ragione. Aziraphale non era forse migliore di lui o di tutti lui.
«Ora piantala, coccodrillo», intervenne Killian. «Accettalo, tu non sei un demone.»
Tremotino posò gli occhi rossi su di lui.
«Ed è qui che ti sbagli. Io lo sono eccome.»
Schiuse le sue ali, di piume e nere come ebano, segno che non avrebbe ceduto tanto facilmente. Belle indietreggiò, spaventata.
«E va bene, le buone non hanno funzionato», disse Emma. «Saremo costretti a farlo con le cattive.»
Belzebù schiuse le ali a sua volta. Tremotino era forte, sì, ma lei era pur sempre il principe dell’Inferno.
Tremotino sorrise, per nulla spaventato.
«Come volete.»
 
Crowley si sentiva offeso e ferito. Aziraphale gli aveva ordinato di rimanersene lontano da lui con il pugnale e questo lo aveva fatto rimanere malissimo. Non poteva credere che fosse arrivato  tanto! Forse anche lui aveva le sue colpe. Forse non avrebbe dovuto mandare tutto all’aria credendo che quella fosse la via più  facile. Mentre lui se ne stava forzatamente lì, Aziraphale rischiava di farsi male e questo non lo poteva permettere.
«Dannazione…!» sibilò stringendo un pugno. Si era rifugiato a casa di Emma, non avendo idea di dove altro andare. David lo osservò e per niente intimorito dalla sua aura oscura e nervosa gli si avvicinò.
«I problemi di coppia capitano a tutti», iniziò a dire per stemperare l’atmosfera. Se fosse stato qualcun altro, Crowley lo avrebbe incenerito, ma David aveva conquistato sin da subito la sua simpatia.
«Sì, ma almeno tu non hai rinunciato ad essere un demone perché convinto che fosse la cosa più giusta.»
«No, infatti. Ma, anche se sembra incredibile, avvolte anche io e Mary litighiamo», David teneva in mano una tazza di cioccolata alla cannella. Sebbene avesse capito che l’ex demone preferiva qualcosa di più amaro, gliela porse comunque, la cioccolata aiutava sempre.
«In effetti è piuttosto incredibile», borbottò senza prendere in mano la tazza. «Ho combinato un casino, David. Aziraphale adesso mi detesta. E come biasimarlo? Io ho causato tutto questo, sono stato ingenuo e stupido e… aaah, mi prenderei a pugni! Non posso neanche raggiungerlo. Mi ha imposto di rimanergli lontano, e non posso disubbidire al volere del pugnale!»
Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Non era giusto che Aziraphale risolvesse da solo i casini che lui aveva combinato.
«Sono sicuro che Aziraphale non ti odia affatto, e che anzi si sente molto in colpa. Non vi preoccupate, due come voi si ritroveranno sempre.»
Oh, David aveva un’anima romantica e positiva tanto quanto sua moglie, ma Crowley doveva ammettere di apprezzarlo molto. Prese finalmente la tazza dalle sue mani e mandò giù un sorso di cioccolata. Non era troppo dolce come aveva temuto e poi si sentì istantaneamente meglio. Poco dopo arrivò Henry. Il ragazzino era stato raccomandato dalle sue due madri di rimanersene al sicuro, ma come al solito il richiamo dell’avventura era troppo grande.
«Aziraphale ti chiederà di venire da lui, puoi starne certo.»
«Mh? Mi sembri molto sicuro di te, ragazzino.»
«Perché sei tu il Signore Oscuro, adesso. Di fatto sei tu quello può annullare lo scambio. Facendone un altro, ovviamente.»
Crowley incrociò le braccia al petto. Quindi avrebbero avuto bisogno di lui? Sollevò lo sguardo verso l’adolescente, in fondo era simpatico e sapeva il fatto suo.
«Se davvero sarà così, allora verrai con me. Tu non hai niente da obiettare, vero David?»
Il Principe Azzurro si limitò a fare spallucce.
«Dirò a Mary Margaret che non vi ho visti uscire.»
 
Tremotino era forte. Era un demone appena nato, dopotutto. E in fondo era tranquillo. Un demone era quasi del tutto immortale, al massimo si sarebbe discorporato. Oh, imparava così in fretta. Con facilità aveva respinto gli attacchi di Emma e Regina, in quel caso nemmeno la Salvatrice poteva fare nulla. Aziraphale e Belzebù erano stati più difficili da gestire, ma più che ferirlo non potevano farlo.
«Ma insomma, che razza di gioco perverso è questo?» si lamentò Killian che intanto si era preoccupato di soccorrere Emma. «Non c’è un modo per fermarlo?»
«Se ci fosse un modo per fermare i demoni non saremmo demoni, appunto», lo rimbeccò Belzebù. «L’unica cosa che può fermare un demone è l’acqua santa. Vuoi davvero portarci a questo, Tremotino? Perché posso assicurarti che con l’acqua santa non rimarrà niente della tua anima.»
Aziraphale era un angelo, gli sarebbe bastato prendere dell’acqua e benedirla per poi buttargliela addosso, ma arrivare a tanto… dopotutto lui era innamorato di un demone, sapeva cosa significava. Quando Belle li sentì parlare in quel modo, decise di intervenire.
«Aspettate, vi prego. Non fate questo, non lo uccidete.»
«Beh, mi sorprende che tu lo difenda ancora, dopo tutto quello che sta combinando!» si lamentò Belzebù. «Che problemi avete voi esseri umani?»
Il problema degli esseri umani era l’amore. Belle era innamorata di Tremotino, nonostante tutto. E Aziraphale poteva capirla benissimo, perché se fosse stata al suo posto, allora avrebbe difeso Crowley allo stesso modo.
«Ragiona Belle, Gold non vuole collaborare», tentò di farla ragionare Regina. «E comunque sia non merita la tua protezione!»
Tremotino sorrise, per nulla offeso da tale affermazione. Dopotutto Regina aveva ragione, non meritava protezione da parte di Belle. Non meritava lei. La sfiorò, poiché la ragazza gli si era parata davanti come a fare da scudo.
«Ha ragione lei, Belle. Io non merito la tua protezione, non più. Ad ogni modo, siete degli stolti se pensate che mi lascerò gettare l’acqua santa addosso così facilmente», e sollevò lo sguardo verso il suo nemico naturale. «Se l’acqua uccide un demone, allora, per logica, il fuoco può uccidere un angelo.»
Regina strinse i pugni, furiosa.
«Non ose-»
Per quanto forte fosse, non poteva competere con il potere demonico di Tremotino. Quest’ultimo aveva creato il fuoco dalle sue stesse mani. E pensare che voleva solo rimanersene tranquillo a fare cose da demone, ma non glielo avevano permesso.
«I demoni e gli angeli non possono andare d’accordo,  vero?»
Belle si voltò, inorridendo. Lei lo proteggeva e lui provava ad attaccare Aziraphale? Quest’ultimo però, che avevo poco prima poggiato la mano sul pugnale dentro la giacca, lo afferrò subito e fece ciò che l’istinto gli disse: richiamò a sé Crowley.
«Signore Oscuro, vieni subito qui!» esclamò.
E poi accadde. Tutto in modo molto più veloce di quanto avesse pensato. Crowley comparve dal nulla, tra lui e Tremotino. Ed insieme a lui c’era anche Herny, dopotutto una promessa era una promessa.
«Henry!» esclamò Emma. «Che cosa ci fai tu qui? Ti avevo detto di rimanere al sicuro!»
«Scusa, Emma. Temo sia colpa mia, non punirlo», Crowley si era eretto come un muro tra Tremotino e Aziraphale i suoi occhi castani di  qualche sfumatura dorata brillavano.
«Grazie per avermi chiamato, angelo…»
«Crowley», lui sorrise, irrimediabilmente innamorato. In quel momento ai suoi occhi era semplicemente il suo eroe, il suo cavaliere dall’armatura dorata.
«Crowley», chiamò Tremotino con tono gentile. «Temo che ci sia stato un piccolo disguido. Puoi convincere gli altri che non vuoi fare alcuno scambio con il sottoscritto?»
L’ex demone teneva gli occhi fissi su di lui. Il peso della magia oscura era difficile da sostenere. Dava una dipendenza simile all’alcol, Crowley sapeva di non poterla sostenere, eppure da un lato era difficile liberarsene. Non avrebbe dovuto importargli niente di cosa Tremotino faceva, del caos che portava. Ma in verità lui non era mai stato un demone cattivo, era stato una creatura troppo buona per la sua natura.
«Io credo… credo che abbiamo sbagliato tutto. Credo che io ho sbagliato tutto. Dovevo accettare di essere ciò che eroe  tu dovevi trovare la forza di liberarti della magia oscuro. Così ci siamo solo scambiati i ruoli», si ritrovò a sospirare e poi lo guardò, con astio. «Non mi hai detto del pugnale, non mi hai detto che la magia avrebbe avuto quest’effetto su di me. Mi sento un folle…»
«Semplice, mio chiaro. Tu non me l’hai chiesto e io non ero tenuto a dirti nulla. Il pugnale adesso è tuo, c’è il tuo nome.»
Tremotino non era sorpreso. Sapeva che Crowley non sarebbe stato bravo a resistere, dopotutto era buono, molto più di quando lo fosse lui. Aziraphale si avvicinò a Crowley, sussurrandogli qualcosa.
«Temo che dovremo ricorrere alla violenza. Sai quanto non mi piaccia.»
«Beh, io sono il Signore Oscuro adesso, penso che qualcosa potrò fare», dopodiché guardò Belle. Sembrava starle promettendo che avrebbe cercato di non ucciderlo, se non fosse stato necessario. «Belle… credo che tu, Henry e il pirata fareste meglio a mettervi da parte. La situazione sta per scaldarsi parecchio.»
Tremotino rise.
«Allora sei proprio deciso a ritornare indietro sui tuoi passi»
Belle non esitò. Sapeva di non poter fare nulla e che doveva lasciare a loro la situazione in mano.
«D’accordo, facciamo questa cosa», si lamentò Belzebù. «Ma quando questa cosa sarà finita, Crowley, faremo i conti.»
Quest’ultimo non temeva una strigliata da parte del suo capo, anzi, se la meritava. Avrebbe cercato di metterli in pericolo il meno possibile. Il guaio l’aveva combinato lui.
«Sì, facciamo questa cosa», sibilò guardando gli occhi rossi di Tremotino. Gli mancava non poter lottare, ma questo non gli impedì di farlo comunque. Poteva smaterializzarsi e respingerlo, colpirlo con quel flusso di magia che gli scorreva dalle dita. Poté contare anche su Emma e Regina che si erano unite nel tentativo di darle una mano. Non dovevano ucciderlo, ma potevano almeno fargli male, tramortirlo . Tremotino si ritrovò contro cinque persone che volevano convincerlo a desistere. E sorprendentemente si ritrovò un po’ in difficoltà,  il potere di Crowley era un po’ instabile ma si vedeva che doveva essersi impegnato, poiché lo stava mettendo non poco in difficoltà.
Crowley era furioso, guidato da un sentimento molto più forte dell’ambizione e della vendetta. Era innamorato di quell’angelo e voleva dimostrargli che era in grado di essere migliore di quanto non fosse stato fin ora.
Che sciocco, anche lui ci aveva provato spesso, senza alcun risultato, forse non era abbastanza forte.  Avrebbe perso Belle, di nuovo e la colpa sarebbe stata solo e soltanto sua. Belzebù, agile, riuscì ad afferrarlo da dietro, a bloccarlo, portandolo a muovere le ali per cercare di dimenarsi e liberarsi.
«Ehi, ce l’ho! Fate qualcosa, altrimenti giuro che provo ad ammazzarlo!» sibilò il demone. Emma e Regina si avvicinarono più cautamente, a differenza di Aziraphale e Crowley. Quest’ultimo era potente e per la prima volta stava godendo a pieno del suo potere.
«Allora, vogliamo fare questo scambio sì oppure no?»
Stretto nella morsa soffocante di Belzebù, Tremotino lo guardò negli occhi, sentendo la rabbia montare.
«Tu non sei adatto a fare il demone. Lo sono molto più io di quanto possa esserlo tu.»
Crowley chinò la testa di lato. Forse davvero non era un demone comune, ma almeno era lui. Almeno Aziraphale lo aveva amato e avrebbe continuato a farlo.
«Infatti io ero un angelo una volta. E sono sicuro che anche tu fossi una persona diversa, prima.»
Tremotino aveva omesso a Crowley quella parte della sua storia. Prima era stato un codardo, un debole. Da quel momento in poi non si era più fermato, aveva perseguito il potere, tanto da diventare schiavo. E adesso che poteva essere un demone, una creatura al di sopra di tutti gli esseri umani, perché avrebbe dovuto rinunciarvi? Ma Crowley era determinato, potente. In quel momento lo era più di tutti. C’era solo una cosa che poteva fare.
«Oh Crowley», disse gentilmente. «Sei così ingenuo. Ma dopotutto sei il signore oscuro da troppo poco tempo per sapere come funziona.»
In un impeto, Tremotino riuscì a liberarsi di Belzebù. Puntò Aziraphale e Crowley si mise subito in mezz, non gli avrebbe permesso di toccarlo. Non era però all’angelo che mirava, bensì al suo pugnale. E Tremotino fu veloce, troppo veloce affinché Aziraphale potesse vederlo. Il pugnale era adesso tra le mani dell’ex signore oscuro.
«Oh no. No, no! Ha preso il pugnale! Che cosa vuoi fare?»
Aizrpphale in realtà poteva immaginarlo, e proprio per questo ne ebbe paura.
Se il pugnale cadeva nelle mani sbagliate, allora…
«Crowley… attacca l’angelo», dichiarò lui con una freddezza disarmante. Crowley sgranò gli occhi. Irrigidendosi per cercare di trattenersi. Quel bastardo, avrebbe dovuto immaginare che sarebbe finita così, chi meglio poteva conoscere il potere del pugnale se non proprio lui? E poteva usarlo a suo piacimento come voleva.
«No… non farlo! Non farmelo fare!» lo pregò, avvicinandosi ad Aziraphale, il quale però non si mosse. Vedere Crowley in quelle condizioni, incapace di rispondere a se stesso, era terribile. Ma non si mosse, non si sarebbe spostato.
«Va bene, Crowley. Non preoccuparti, questo non mi ucciderà!»
«Che vuoi che me ne importi?!» lo afferrò, così forte e violentemente come non avrebbe mai voluto fare. «Io non volevo questo, io volevo solo poter stare insieme. Non volevo… essere questo! E non volevo che tu avessi paura di me!»
Il suo sguardo era addolorato, ma Azirphale non sembrava arrabbiato o deluso. C’era dolcezza nei suoi occhi e nonostante Crowley gli stesse arrecando dolore, trovò comunque la forza di accarezzargli il viso.
«Non ho paura di te, Crowley», lo rassicurò, mentre la debolezza iniziava a prendere il sopravvento, forse stava prendendo di nuovo il su potere?
«Ora basta», dichiarò Belzebù. «Le buone maniere con lui servono a poco.»
Belle però le si parò davanti, congiungendo le mani.
«Aspetta, ti prego, non ucciderlo!»
Il demone però sbuffò infastidita. Tutta quella pena per lui che l’aveva abbandonata senza troppi problemi.
«Senti, tuo marito ci ha già causati troppi problemi e non penso che..» la guardò. Ma certo, che stupida a non averci pensato prima. Se davvero Tremotino l’amava non avrebbe mai lasciato che le accadesse qualcosa.
«Ti chiedo perdono per quello che sto per fare», dichiarò e poi la afferrò, bloccandola. «Ehi, ex signore oscuro!»
Tremotino sollevò lo sguardo, sgranando gli occhi. Quando Belzebù aveva preso Belle, la quale appariva non poco spaventata nell’aver vicino un demone.
«Belle!» esclamò. «Lasciala stare, lei non ha nulla a che fare con questo!»
Approfittando di quel momento di distrazione, Crowley indietreggiò da Aziraphale, il quale finalmente poté tornare a respirare.
«Crowley?» chiamò. Ma quest’ultimo, furioso, si era fiondato su Tremotino, stringendogli il collo. Poco importava di tutto oramai, era furioso.
«Non avresti dovuto portarmi a fare del male all’amore della mia vita!»
Tremotino sentì solo per qualche istante l’aria mancargli.
«Crowley, lasciami immediatamente!»
Ma l’ex demone stava ora sorridendo.
«Pensi davvero che Belle ti amerà di più, così? Ti sbagli, guarda un po’ me.  Non è questo il potere che ti serve. Io sono il Signore Oscuro e io annullerò lo scambio», sussurrò. Iniziava a sentirsi debole e non capiva perché, forse il suo corpo non era più in grado di sostenere la magia oscura, forse lo stava consumando.
«Non fare…» sussurrò Tremotino, che per la prima volta si ritrovò a provare timore. Per Crowley fu difficile, ma doveva riprendersi il suo potere, il suo vero io. Ad un tratto avvertì male dolore, e le forze vennero meno. Chiuse gli occhi, accasciandosi. E fu il silenzio più totale.

Nota dell'autrice
Povero, povero Crowley, in un modo o nell'altro soffre sempre, ma fortunatamente c'è anche sempre il lieto fine e scopriremo come si evolvono gli eventi nel prossimo e ultimo capitolo, se tutto effettivamente tornerà a posto o meno. Alla prossima settimana :)
 

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Capitolo 8
*** 8 - Tales ***


8 - Tales

Crowley perse i sensi e cadde, mentre allo stesso modo Tremotino si accasciava al suolo. Per Aziraphale fu naturale raggiungerlo immediatamente. Non era più un demone, quindi non era poi così immortale.
«Crowley! Crowley, sveglia!» esclamò subito, sollevandogli appena la testa. Si era molto indebolito e di fatto non riusciva più a svegliarsi, sebbene potesse sentire la voce dell’angelo che lo richiamava. Aveva forzato lo scambio e c’era stato un attimo, un brevissimo in cui Crowley non era stato né un demone né un Signore Oscuro, ma un misero essere senza poteri e che era crollato.
«Che succede? Non si sveglia?» domandò Regina, chinandosi. Che sciocca, non poteva fare a meno di preoccuparsi e pensare che Crowley non le stava neanche simpatico.
«Io non capisco… è molto indebolito», constatò Aziraphale. «Coraggio, svegliati, è finita adesso. Dobbiamo tornare a Londra. Andiamo! Giuro che non sarò più arrabbiato con te per quello che hai combinato!»
Vederlo così gli spezzava il cuore. E se fosse morto veramente? A che pro? Non poteva di certo pensare di abbandonarlo in questo modo, non esisteva fatto. Henry si avvicinò, era solo un ragazzino, ma aveva sempre l’idea pronta per tutto.
«Umh… non so se nel vostro caso può funzionare, ma che ne pensi del bacio del Vero Amore?»
Aziraphale sollevò lo sguardo verso di lui. Non avrebbe chiesto cosa significasse, sapeva bene cosa rappresentava il bacio del vero amore in una fiaba. Ma quella non era una fiaba, quella era la vita reale, poteva sperare che funzionasse?
«Io… io non so se…»
«Il Bacio ci ha salvati tante volte», confermò Emma poco dopo. «È un tipo di magia molto potente. Magari puoi provare.»
Aziraphale li guardò stravolto e poi guardò Crowley. Lui nel vero amore ci credeva, credeva che il loro fosse vero amore e sapeva che in un modo o nell’altro si sarebbero sempre salvati. Gli accarezzò il viso e le palpebre, pensando che probabilmente il demone avrebbe trovato una cosa del genere così sdolcinata.
Gli venne da sorridere.
Dai, Crowley. Torniamo a casa insieme.
Il loro sentimento era così forte? Chiuse gli occhi e si chinò su di lui. Questo era piuttosto ironico. Aveva letto tanti libri in cui una principessa riceveva il bacio del vero amore, risvegliandosi dal sonno o dalla morte. E adesso c’erano loro lì. Le labbra dell’angelo si posarono su quelle di Crowley e gli altri intorno a loro percepirono un movimento d’aria. Passarono pochi istanti di nulla, vuoto, attesa, in cui Aziraphale temette il peggio. Ma qualche istante dopo ecco che le iridi, ora finalmente dorate, del suo Crowley si spalancarono.
Tossì e respirò come se fosse stato in apnea per tutto il tempo. Guardò il cielo sopra le sue teste e poi guardò Aziraphale.
«Angelo… tu mi hai salvato…»
Lui sorrise, commosso. Aveva sempre creduto che l’amore fosse più forte anche della morte e di qualsiasi altra cosa. E aveva avuto ragione.
«Io ti salverò sempre!» esclamò, abbracciandolo forte, ma con delicatezza, mentre Emma sospirava, per poi sorridere.
«Ah, il vero amore… non delude mai!»
Crowley non aveva più la magia in sé. Non era più il signore oscuro e mentre Aziraphale lo stringeva tra le braccia capì che andava bene così, che era così che doveva essere. Belle invece si era fatta vicina a Tremotino, il quale si era appena rialzato a fatica. In qualche modo il demone aveva annullato lo scambio, si sentiva di nuovo il vecchio sé stesso. Niente più ali, niente più possibilità di andare all’inferno, punire i colpevoli, divenire il re. Per Belle era stato istintivo avvicinarsi. Dopotutto lei e Tremotino – un po’ come Aziraphale e Crowley – erano legati dal filo invisibile del vero amore.
Anche se era ancora furiosa con lui per il suo comportamento.
«Tremotino… stai bene?» domandò. Il Signore Oscuro guardò l’angelo e il demone, stranamente non sentendo alcun tipo di odio, soltanto rassegnazione. Ci aveva provato ancora, ad ergersi in alto.  E adesso infine eccolo lì, forse non era poi così diverso da tutti loro, per quanto gli costasse ammetterlo.
«Io non lo so…» sussurrò. Era vero, Tremotino non sapeva come fosse più opportuno sentirsi. Il potere demoniaco gli era stato tolto con la stessa facilità con cui gli era stato concesso. Ci aveva provato, era stato ad un passo dall’essere invincibile e onnipotente quasi come un dio. Ma forse il vero Dio aveva in mente altro per lui. Aveva perso quella possibilità, però Belle era ancora lì e guardando Aziraphale e Crowley che adesso si abbracciavano, si rese conto che erano davvero più simili di quanto pensassero. E allora sospirò, deluso, ma in un certo senso rassicurato.
 
Passò un giorno e tutto pareva star tornando al suo posto. Niente caos portati dai demoni e Crowley si era ripreso abbastanza da non sentirsi orribilmente fragile, quel cambio continuo di potere l’aveva destabilizzato non poco. Per quanto riguardava Tremotino, non si era fatto vedere da nessuno, pensava fosse meglio così, si sentiva troppo umiliato e di cattivo umore.
Era arrivato il momento per Aziraphale e Crowley di tornare a casa, nonostante il poco tempo rimasto lì, gli si erano affezionati tutti e la cosa era ampiamente ricambiata, anche dal demone che si fingeva – senza troppi risultati – indifferente.
Prima di saluti strappalacrime e quant’altro, Crowley però sapeva di dover scambiare due chiacchiere con quello che era stato un rivale, la quasi causa della sua rovina. Tremotino non era molto diverso da lui, forse anche per quel motivo lo scambio era stato possibile. Per ciò, quella mattina prima della partenza Tremotino si presentò al suo negozio, trovandolo vuoto. Incrociò le braccia al petto.
«Oh, andiamo. So benissimo che sei qui, non farti pregare. Devo tornare a Londra, ma sentivo che prima dovevo venire qui.»
Tremotino si fece attendere per qualche istante, ma alla fine gli concesse di farsi vedere. Dopotutto Crowley era ammirevole e per molti versi più forte di lui.
«Sei venuto a porgermi i tuoi saluti? Non era necessario», affermò il Signore Oscuro, comparendo dalla retrobottega.
«In effetti hai ragione, considerando che per colpa tua abbiamo quasi perso tutto e… va bene, colpa di entrambi, io ci ho messo il mio!» borbottò. «Nessun rancore?»
Tremotino inarcò un sopracciglio, divertito.
«Non pensavo che un demone potesse essere capace di perdonare.»
«Sì, ma io sono un demone che è innamorato di un angelo, in qualche modo mi influenzerà, no? Siamo uomini fortunati, noi…»
Nonostante tutto, Crowley aveva capito che il legame che univa Tremotino a Belle era autentico quanto quello che univa lui e Aziraphale. Il Signore Oscuro distolse lo sguardo.
«Io e te, infine, siamo davvero uguali. Tutti e due eravamo qualcosa di diverso e poi siamo cambiati, tutti e due amiamo qualcuno. Ma tu sei decisamente più forte, per quanto mi duoli ammetterlo. E non mi riferisco solo al potere.»
Poteva anche essere il Signore Oscuro e saper usare la magia come meglio voleva, m quando si trattava di scegliere, diventava debole. Pensava che Belle se ne sarebbe andata, invece era rimasta, ma anche lì, non aveva il coraggio di parlare con lei.
Crowley si fece più vicino, oramai con una consapevolezza tutta nuova, quella che poco cambiava cosa fosse una persona.
L’amore andava oltre, sempre.
«Oh, andiamo. Queste sono fiabe. Non può finire male.»
Tremotino lo guardò, piuttosto sorpreso. Quel demone era uno di quelli che avrebbe quasi potuto definire un amico, poiché un po’ ci si rivedeva.
«Beh, mi auguro che tu abbia ragione. Buon viaggio di ritorno a Londra.»
 
Si erano riuniti tutti all’ingresso di Storybrooke, compresa Belzebù che appariva un po’ nervosa.
«Tu sei ben consapevole che dovrei punirti, non è vero?» borbottò contro Crowley. «Fare uno scambio? È la cosa più stupida che potessi fare!»
«L’amore fa fare sempre cose folli», sospirò Regina. «Ma tu non sei tipo il secondo demone più forte dell’inferno? Non puoi fare un’eccezione? Voglio dire, hanno risolto la situazione.»
«E infatti ho detto che dovrei punirli, non ho detto che lo farò», disse subito dopo il demone, senza nemmeno guardarli in viso.
«Davvero?» sussurrò Belle. «Grazie, grazie di cuore.»
«Pff, non c’è di che. Ma lo faccio solo perché anche io sono impegnata con un angelo e… Questo però non dite che l’ho detto», raccomandò, e Regina e Belle ovviamente si lanciarono un’occhiata complice.
Aziraphale sentiva già la mancanza dei suoi nuovi amici, ma aveva promesso loro che sarebbero tornati, magari per una vacanza un po’ più lunga. Salutò con affetto Mary Margaret e David, che aveva scoperto essersi legato molto a Crowley, Emma e Killian, Henry e ovviamente Belle.
«Cara, vienimi pure a trovare quando vuoi. Nella mia libreria ho molti libri antichi che credo potrebbero piacerti», si permise di tentarla.
«Mi piacerebbe tantissimo venire a trovarvi», sorrise a lui e anche a Crowley. «Magari anche per un matrimonio?»
Crowley arrossì. Un matrimonio, certo. Perché no?
«B-beh, in caso saresti la prima a saperlo», borbottò il demone.
«Posso venire anche io?» domandò Henry, alzando la mano. In fin dei conti quel ragazzino era simpatico. Tutta Storybrooke era molto meglio di quanto pensasse all’inizio.
«Sarai il benvenuto, ragazzino. Puoi portare anche il pirata se vuoi, ma non dirgli che l’ho detto, non mi lascerebbe più in pace», si raccomandò, facendolo ridere. Infine salutarono Emma e Regina, quest’ultima in particolare si era ricreduta non poco su Crowley.
«Beh, che dire. Di demoni e angeli non ne avevamo mai incontrati, direi che adesso siamo al completo», disse Regina. «In veste di sindaco di Storybrooke, vi ringraziamo per averci aiutato. E vi ringrazio anche in veste di amica.»
«Ah, adesso amici», sorrise Crowley. «Mi piace questo. Sapete, Storybrooke non è poi così male. Se qualcuno viene a darvi fastidio, potete anche chiamarci.»
Ciò soprese non poco Aziraphale. Crowley era cambiato in fretta, era molto fiero di lui, di loro e di ciò che erano e che sarebbero potuti diventare. Infine, entrambi attraversarono il confine, leggendo il cartello con scritto “Leaving Storybrooke”. Sentivano già la mancanza di quella strana cittadina e dei suoi strani abitanti.
«E così sono andati», Killian interruppe il silenzio. «Mi mancheranno quei due, Crowley può essere un buon compagno di bevute.»
«E Aziraphale un buon compagno di letture», sospirò Belle, un po’ malinconica. Ma sarebbe andato presto a trovarlo, dopotutto uno dei suoi sogni era anche viaggiare.
Avvertì uno spostamento d’aria accanto a sé e senza neanche voltarsi capì immediatamente di chi si trattasse.
«Sono andati, eh?» chiese Tremotino. Belle annuì.
«Pensavo non saresti venuto. Non sei tipo da saluti strappalacrime.»
«Crowley era già venuto a salutarmi. Quel demone… non posso non dire che lo ammiro parecchio», ammise, guadagnandosi un’occhiata sorpresa di Belle. Tremotino gli appariva diverso, non sapeva perché.
«Sai che ci vorrà un po’ affinché torni a fidarmi di te, vero?»
Il Signore Oscuro annuì.
«Non una promessa uscirà dalla mia bocca, sappiamo entrambi che è inutile.»
A Belle quello sarebbe andato bene, voleva fatti, non parole.
«Sappi che ti preferisco come Signore Oscuro che come demone. Non saresti tu», si limitò a dire. Certamente, Tremotino non avrebbe smesso di essere il Signore Oscuro da un giorno all’altro. Ma intanto aveva iniziato lasciando a casa il pugnale che di solito amava portarsi sempre dietro. Questa Belle non poteva saperlo, ma per lui era già un passo importante.
 
 
Quando Aziraphale si ritrovò nella sua libreria, respirò a fondo quel profumo di libri, di casa. Quella era stata un’esperienza che non avrebbe dimenticato; l’avrebbe ricordata sempre come ciò che aveva fatto avvicinare lui e Crowley. E adesso sapevano entrambi cosa volevano: stare insieme, nonostante le loro nature diverse. Si volevano così, per ciò che erano.
«Mh, sai… Il ragazzino mi aveva fatto vedere un libro, Once Upon a Time, il libro delle fiabe in cui erano narrate le loro storie. Volevo chiedergli di darmelo, ma credo che non lo avrebbe mollato così facilmente. Peccato, ci sarebbe stato bene nella tua collezione di libri.»
Aziraphale scoppiò a ridere.
«Hai ragione, ma penso sia meglio che lo tenga Henry, quel libro. Mi mancheranno tutti loro. È stata un’avventura.»
«Sì, beh… pensi che potresti essere pronto per un’altra avventura?» domandò Crowley arrossendo. Non aggiunse altro, non ce ne sarebbe stato bisogno, perché Aziraphale aveva già capito. E lui sì, lo era, era pronto da una vita, ma se ne rendeva conto solo adesso.
«Pronto.»

Nota dell'autrice
Quanto era scontato che dovesse finire bene? Dopotutto sono fiabe, appunto, ma ammetto che conoscendo la mia vena angst è stato difficile mantenersi sul leggero. Io non scrivo mai crossover, ma spero comunque che abbiate apprezzato questa breve storia :)

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