Mai più ... o forse no?

di Hikari_1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 - 15 Anni ***
Capitolo 2: *** Cap.2 -16 Anni ***
Capitolo 3: *** Cap.3 -17 Anni ***
Capitolo 4: *** Cap.4 -18 Anni ***
Capitolo 5: *** Cap.5 -22 Anni ***



Capitolo 1
*** Cap.1 - 15 Anni ***


Chuuya non si era mai immaginato che il suo primo bacio sarebbe stato così, per dire la verità non ci aveva mai pensato in generale, ma mai si sarebbe aspettato quello.

Mori aveva inviato lui e quello sgombro marcio di Dazai in una missione notturna per giustiziare una squadra di ribelli.

Era dicembre, faceva freddo, ed era stato costretto a restare fermo per ore nella stessa posizione per aspettare i bersagli.

Solitamente le esecuzioni non richiedevano grandi lotte, come gli aveva appuntato Dazai una quindicina di minuti al massimo e il porto si sarebbe tinto del rosso sangue dei ribelli.

Però, Mori si era scordato di avvisare i suoi sottoposti che tra i ribelli vi era una persona con un’abilità, nello specifico, con il fastidioso potere di manipolare l’acqua.

E quindi, eccolo lì, a mollo nell’oceano.

-CHUUYA-

Aveva sentito l’urlo di Dazai poco prima di percepire la spirale di acqua ghiacciata trascinarlo sul fondo della baia, annaspava cercando di raggiungere la superficie, ma si era formato un mulinello intorno al suo piede; l’acqua sembrava viva.

-Maledetto Dazai, muoviti ad ammazzare quel tipo- riuscì a pensare solo quello prima di perdere momentaneamente i sensi.

Aria.

Era ancora sott’acqua, ma riusciva a respirare.

Quando aprì gli occhi captò l’immagine sfocata del suo partner, le labbra sulle sue, mentre gli permetteva di respirare.

Le bende bagnate e allentate stavano rivelando l’occhio destro; slegandosi per perdersi nelle acque torbide.

Strinse una manica della giacca di Dazai per indicargli che si era ripreso, aprì le palpebre riuscendo ad intravedere il nocciola delle iridi del giovane mafioso; gli circondò la vita con un braccio e, senza allontanarsi iniziò piano la risalita.

-Chibi- sbuffò Dazai una volta emersi, aggrappandosi al pontile ligneo sudicio di alghe e fango –Mi devi un favore-

Chuuya annaspò all’improvvisa mancanza delle labbra di Dazai sulle sue, appoggiando la fronte sulla sua spalla sinistra –Odio quando hai ragione ammasso di bende- bofonchiò subito dopo tirandogli una striscia bagnata in testa.

Dazai levò le ultime bende zuppe dalla massa di capelli ricci ora grondanti d’acqua –Ricordami di non ripetere più l’esperienza, ew cos’hai mangiato per cena? Tofu andato a male? –

-Senti chi parla, bleah sashimi marcio- rispose prontamente Chuuya schizzandogli dell’acqua in volto.

Per tutta risposta sputò l’acqua commentando –è l’acqua dell’oceano, non darmi colpe che non ho; forse per Natale ti regalerò un dentifricio-

-Quella è la mia battuta-

Continuarono a battibeccare fino ai quartieri della Port Mafia, con un pensiero comune in testa.

-Mai più-

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Capitolo 2
*** Cap.2 -16 Anni ***


 

Evidentemente il destino si divertiva a giocare brutti scherzi.

Il giorno del sedicesimo compleanno di Chuuya, Dazai si era gentilmente autoinvitato nel suo appartamento per, ovviamente, dargli fastidio.

Dazai disprezzava enormemente Chuuya, quella era l’unica spiegazione possibile.

Era irrazionale, impulsivo, troppo emotivo, difficile da manipolare, esuberante e schifosamente fedele alla mafia.

O meglio, al Boss e a Koyou … non a lui; e questo lo imbestialiva.

Erano il duo nero, Mori era stato chiarissimo su questo fatto, lavoravano in coppia, Chuuya aveva fatto la sua prima missione con lui, avevano scommesso durante quell’indagine e, ovviamente, Chuuya aveva perso.

Quindi era il suo cane, non di Koyou; ma quel microbo di partner obbediva più a loro che a lui.

Quindi quella sensazione allo stomaco ogni qual volta Chuuya sorrideva e si sentiva fiero di sé ad un compito ben svolto nei confronti dei suoi mentori, era senza ombra di dubbio disgusto.

Si fece strada verso la camera da letto, il suo naso percepì l’inconfondibile odore di vino provenire dalla stanza; tutte le luci erano spente, Dazai aprì cautamente la porta scrutando la sala.

Avanzò lentamente –Chuuya? –

Un bicchierino di plastica cadde ai suoi piedi, Dazai guardò verso l’alto –Stiamo scherzando vero? –

Il ragazzo accese la luce, notando Chuuya che aveva attivato il suo potere e, palesemente ubriaco, stava abbracciando una bottiglia vuota … sul soffitto.

-Ohi nano, svegliati! –

Chuuya mugugnò aprendo leggermente le palpebre –Mh Dzai-

Dazai salì sul letto posizionandosi in corrispondenza del punto dove il collega stava fluttuando –Scendi-

La sua voce era ferma, non era una richiesta ma un ordine.

Per tutta risposta Chuuya gli fece la linguaccia.

-Chuuya, scendi- ripeté lui.

Chuuya mostrò un broncio gonfiando le guance ora arrossate a causa della sbronza; Dazai ricordò Elise parlare di una passata esperienza, secondo lei Chuuya aveva più versioni da brillo.

Versione 1- quella emotiva: consisteva praticamente nell’urlare o piangere lamentandosi principalmente di Dazai stesso.

Versione 2- il letargo: una volta raggiunto il limite sprofondava in un sonno profondo come un orso alle porte dell’inverno. 

Versione 3- fase “pucciosa”: secondo Elise era quella più tenera perché arrossiva fin sopra i capelli e si comportava come un bambino piccolo.

Evidentemente questa volta era toccato alla versione 3.

-Chuuya sto perdendo la pazienza- avvertì Dazai –Scendi subito-

-Perché dovrei ascoltarti? Cosa ci fai qui? Scommetto che vuoi deridermi come al solito o qualcosa del genere-

Dazai alzò un sopracciglio, da quando ragiona meglio da ubriaco?

-Lascia perdere perché sono qui, scendi, ora-

-No- ripeté lui.

Dazai sospirò –Lo hai voluto tu-

Davvero irritante, infantile ed estenuante pensava Dazai, mentre alzava un braccio e, dopo un piccolo salto, sfiorò una rossa ciocca di capelli.

Il suo potere “Lo Squalificato” agì subito, annullando la manipolazione di gravità, facendo atterrare Chuuya dritto su di lui.

Ciò che non si aspettava, però, fu la conseguenza; perché nella caduta si erano ritrovati entrambi stesi sul letto del neo sedicenne con le labbra unite.

Quel che è peggio, Chuuya si era addormentato di sasso, mugugnando nel sonno col risultato di muovere involontariamente le labbra ancora sovrapposte a quelle di Dazai.

Il prodigio della mafia rimase spiazzato, incapace di agire per qualche secondo; riuscendo poi a muovere Chuuya per farlo stendere come si deve sul letto.

Uscì dalla sala risentendo quella strana sensazione allo stomaco.

Disgusto e irritazione, non vi erano altre soluzioni … No?

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Capitolo 3
*** Cap.3 -17 Anni ***


-Chuuya non fare il bambino e vieni qui! –

Dazai stava rincorrendo Chuuya per tutta casa.

Da quando, sfortunatamente, Mori aveva deciso di farli abitare nello stesso appartamento per ragioni prettamente lavorative, Dazai era stato costretto a dividere la casa con quella lumaca rossa del suo partner.

Se c’era una cosa che aveva imparato dopo tutti questi anni, era che, durante il periodo vissuto nella sua precedente organizzazione, Chuuya non si era mai ammalato.

O meglio, faceva finta di non ammalarsi, prendendo sottogamba tutti i malesseri per continuare a dare il meglio di sé in quanto “Re delle pecore”.

Dazai proprio non lo capiva, si sforzava a rischio della sua stessa salute per il lavoro, negando l’evidente –Ovvero un’influenza- per continuare a lavorare.

Koyou li aveva segregati entrambi in casa, minacciandolo di non lasciar uscire il suo “prezioso pupillo” per nessuna ragione al mondo.

Ovviamente le minacce di morte con lui non servivano a niente, ma Koyou gli aveva gentilmente fatto presente che una scappatoia dalla sua noiosa e monotona vita non sarebbe stata indolore.

Dazai voleva morire, ma nel modo più indolore possibile.

Quindi ora stava cercando di far ragionare quel cocciuto di un partner a bere la sua medicina.

-Ti ho già detto che sto bene, non ho bisogno di ingurgitare quei miscugli creati da Mori- si lamentava Chuuya –Siamo sicuri che non sia del veleno? Secondo me ci vuole solo usare come cavie da laboratorio per i suoi studi medici-

-Chuuya di cavie ne ha quante ne vuole, inoltre Koyou lo farebbe a fette se solo cercasse di torcerti un singolo capello; arrenditi all’evidenza che hai la febbre e bevi questa pastiglia-

Chuuya adocchiava la piccola pillola rossa e bianca con disgusto.

Era così evidente che quel nanetto da giardino non era al massimo della forma,le guance in fiamme, e gli occhi erano pesanti –quasi languidi-.

Dazai scosse la testa scacciando quei pensieri dalla mente, avvicinandosi al partner con pastiglia e acqua.

-Su, bevi; domani starai meglio-

Chuuya indirizzò il perforante azzurro dei suo occhi verso Dazai commentando –Che ne sai te? Decido io se berla o no-

Dazai si stava esasperando, indurì lo sguardo ora rivolto verso Chuuya, schiacciato vicino al piano cottura mentre mordicchiava il labbro inferiore.

Sospirò sussurrando –Non ci credo che lo sto facendo di nuovo-

Prima che Chuuya potesse chiedergli “che cosa” vide il ragazzo posizionare la capsula sulla lingua e bere un abbondante sorso di acqua.

-No, fermo-

Dazia gli afferrò a forza il mento, usando il pollice per aprirgli la bocca e congiungere le labbra.

La mano destra era ancora ferma sul suo mento, mentre quella sinistra era ora tra i suoi capelli cercando di facilitare il lavoro.

Chuuya pensò che, forse, aveva veramente la febbre; si sentiva accaldato e le gambe minacciavano di cedere da un momento all’altro.

Ingoiò la pillola con qualche difficoltà per poi mordere il labbro inferiore di Dazai spingendolo ad allontanarsi.

Tossì un paio di volte coprendo la bocca mentre adocchiava il partner poco distante, lo vide passare il pollice sul labbro leccando il sangue causato dal morso –Chibikko, ora mordi anche come un cane-

-È colpa tua- cercò di giustificarsi Chuuya.

-A sì? Se mi avessi ascoltato, tutto questo non sarebbe successo- si lamentò Dazai –E ora fila a letto e vedi di non causarmi altri problemi-

Forse era la febbre, forse i sensi di colpa; ma Chuuya si ritrovò inspiegabilmente ad avanzare verso il partner, sfiorando cauto il morso.

-Ti … ti fa male? –

Dazai mosse sorpreso le palpebre al repentino cambio di umore del ragazzo; ora ancora vicinissimo a lui.

Percepì il tempore della pelle dei polpastrelli di Chuuya sul labbro arrossato e, all’improvviso intrappolò un dito tra i denti mordendolo.

Chuuya si allontanò subito –Ahi, che ho fatto ora? –

Dazai gli sorrise –Occhio per occhio, dente per dente-

Chuuya alzò gli occhi al cielo oltrepassando Dazai per dirigersi verso la camera da letto –Non starmi più vicino, credo mi si sia alzata la febbre-

-Se sei contagioso, sappi che ti sostituisco tutti i vini con dell’aceto-

Per tutta risposta, Chuuya sbatté la porta della camera urlando –Vai all’inferno! –

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Capitolo 4
*** Cap.4 -18 Anni ***


 

La Port Mafia era un’organizzazione che agiva nell’ombra; controllava i traffici illeciti cercando di primeggiare ed espandere i loro affari in ogni modo possibile.

Le armi costituivano una parte importante del traffico della Mafia, dunque, non erano nuovi i tentativi di novelline aziende criminali nel cercare stoltamente di sopraffarla.

Dazai tolse gli occhiali scuri per riporli nel taschino della camicia oltremare; Mori aveva inviato lui e Chuuya camuffati per cercare di scoprire chi era a capo di questa piccola attività.

-Ah dannazione mi bruciano gli occhi- si lamentò Dazai strofinando gli occhi.

Era stato costretto a indossare delle lenti a contatto colorate, rendendogli le iridi viola e, per sua immensa tristezza, era uscito senza bende.

L’occhio destro sensibile all’improvviso contatto con la luce e alla presenza della lente colorata.

-Almeno te non devi fingerti una donna- si lamentò Chuuya spostando una ciocca oltre le spalle –Questi tacchi mi stanno uccidendo-

-Koyou-ne si è divertita, ammettilo- ridacchiò Dazai.

-Ugh, non ricordarmelo- biascicò Chuuya seguendo il partner in un vicolo –è stato un incubo attaccare tutte queste extention-

Dazai si voltò verso Chuuya, camminava a fatica a causa degli stivaletti in pelle col tacco, per nascondere le forme non proprio femminili era stato costretto ad indossare una lunga gonna e un dolcevita, necessario a non far intravedere il pomo d’Adamo.

A Dazai era andata decisamente meglio, ciononostante non era particolarmente entusiasta di indossare abiti di Mori.

-Cerchiamo di finirla in fretta- disse Dazai avanzando nel vicolo.

In base alle informazioni ricevute, la base segreta usata per lo scambio di informazioni consisteva in un ristorante cinese vicino al porto.       

I due notarono la presenza di un gruppo di quattro persone intenti a parlare di fronte ad una porta di servizio; il primo era basso, tarchiato, il pizzetto brizzolato così come i capelli, continuava a gesticolare vicino ad un altro alto sul metro e 80 con una vistosa camicia hawaiana; l’unica donna era alta più o meno quanto Chuuya –Quindi molto bassa- pensò Dazai; i capelli lisci e neri lunghi fino al fondoschiena.
Estrasse un accendino e lo passò all’ultimo dei quattro, probabilmente il cuoco del ristorante data la divisa bianca e blu sporca di salsa di soia.

-La ragazza sta mostrando delle foto al tizio col pizzetto; mi sembrano armi- disse Chuuya.

-Uhm, la dovremo uccidere secondo te? – chiese Dazai.

-Che diamine di domande inutili fai? Ovvio, sta intralciando i nostri affari- ribatté Chuuya.

-Peccato, una bellezza come quella potrebbe essere disponibile a morire con me-

-Maniaco suicida cerca di non distrarti almeno per una volta in vita tua, se non raccogliamo sufficienti informazioni altro che suicidio; Mori ci farà fare la fine del precedente Boss- esplose il portatore dell’Arahabaki, non accorgendosi di aver urtato una lattina piena d’acqua abbandonata a terra.
La lattina cadde rovesciando il liquido e i mozziconi annacquati al suo interno generando un tintinnio.

-Chi c’è? – chiese l’uomo con la camicia hawaiana.

Dazai e Chuuya indietreggiarono.

Sentivano il rumore dei passi avvicinarsi, Dazai si guardò in giro per cercare una via d’uscita.

-Fai che ci sia un’alternativa-

Constatando l’assenza di una via di fuga, sospirò appoggiando le mani sulle spalle di Chuuya.

-Che c’è? –

-Sappi che è per il bene della missione-

Chuuya lo guardò confuso, fino a quando non percepì quella famigliare presenza sulle labbra.

Un bacio, era questo il piano ideato da quel cervello diabolico? Era uno scherzo?

Per quanto odiasse ammetterlo, non era una cattiva idea; se solo non fosse pietrificato e completamente in trance all’idea di stare, di nuovo, baciando Dazai.

-Calmo- sussurrò Dazai a fior di labbra –Stai al gioco-

Chuuya sentiva i passi aumentare d’intensità, chiuse gli occhi avvicinando il piede alla lattina che aveva urtato in precedenza, cercando di seguire le direttive di Dazai.
Sentì la mano sinistra del partner scostargli i capelli dietro l’orecchia, mentre quella destra intrecciava le affusolate dita con le sue.

-Oh è solo una coppia- sentì la voce di uno dei quattro uomini.

-Sicuro? Non staranno facendo finta? –

A quella domanda Chuuya decise di rischiare il tutto e per tutto, alzando una gamba a circondare il polpaccio di Dazai mentre agganciava la cravatta con la mano libera.
Sospirò involontariamente quando Dazai gli morse leggermente il labbro, capendo al volo le sue intenzioni inclinando il volto per approfondire il contatto.

-Direi di no- rispose la donna.

-Maledetti guardoni, ve ne andate o no? – si chiedeva Chuuya trovando sempre più difficile mantenere la concentrazione in quelle circostanze, sentiva le gambe cedere.
Sentì d’un colpo la mano di Dazai scendere dalla nuca sulla schiena sostenendo il peso del corpo.

Quando le voci dei criminali erano ormai lontane, Chuuya aprì gli occhi incrociando quelli di Dazai.

-Il pubblico se n’è andato? – chiese Dazai.

Chuuya annuì col capo, non riuscendo ancora a formulare una frase di senso compiuto senza balbettare.

Ormai erano al sicuro, perciò perché accidenti erano ancora avvinghiati in quel modo?

-Eh … Da-

Percepì la mano del ragazzo infiltrarsi nuovamente tra i suoi capelli.

-Dazai? –

-I capelli lunghi-

-Ah? –

-Stai bene-

Dunque sciolse l’abbraccio controllando un’ultima volta il retro del ristorante per poi prendere il telefono e chiamare Hirotsu.

Chuuya, nel frattempo, restava impalato, appoggiato al muro con una mano a sfiorare la bocca.

-Maledetto sgombro-

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Capitolo 5
*** Cap.5 -22 Anni ***


 

Chuuya era seduto sul proprio sofà, intento a sorseggiare il suo amato Petrus, adocchiando di tanto in tanto la scatola incartata con la velina pervinca sul tavolino da tè.

Qualcuno l’aveva recapitata quella mattina al quartier generale della Port Mafia e, con tutta sincerità, aveva la vaga idea di chi fosse il mittente.

La certezza arrivò poco dopo, quando notò il monitor vicino la porta segnalare che l’allarme era stato disattivato, seguito dal rumore del chiavistello della portafinestra nello studio.

Chuuya sospirò –Perché accidenti non entri dalla porta principale come un qualsiasi essere umano? –

Le braccia bendate gli circondarono le spalle dal dietro, sentì la risata del detective, grave, e divertita vicino all’orecchio.

-Non guardare i dettagli Chibikko, ti annoieresti senza di me-

-I quattro anni che ho passato senza ti te sono stati i migliori della mia vita- replicò acido.

-Buu, crudele- rispose Dazai prendendo il calice nelle mani di Chuuya per finirne il contenuto.

-Ehi! Il mio vino-

-Tranquillo chibi; stai bevendo ma sei ancora sobrio, dunque hai appena stappato la bottiglia, un calice in meno non ti cambia nulla-

-Tz, sei incorreggibile- sospirò il mafioso alzandosi per recuperare un secondo calice e la bottiglia.

-I tuoi colleghi ti hanno cacciato dall’agenzia? – chiese.

-Uhm, più che altro Atsushi è andato in corto circuito quando Kyouka gli ha regalato dei cioccolatini, i fratelli Tanizaki sono spariti da ieri sera, Ranpo ha trascinato Poe per fargli assaggiare tutti i dolci che ha acquistato, il presidente è fuori città e Kunikida continuava a sbraitare che il bilancio dell’agenzia minaccia di andare in rosso sotto le feste, ragion per cui Yosano e Kenji lo hanno obbligato a mangiare del cioccolato allo sherry facendolo ubriacare; dunque mi sentivo di troppo-

Chuuya era allibito.

-Voi non siete normali-

-A detta di Ranpo erano buonissimi, per la cronaca sono gli stessi che ho spedito a te-

Chuuya alzò gli occhi al cielo –Ad Ane-san è quasi venuto un infarto, la prossima volta dammeli li persona-

-Oohh- canticchiò Dazai sfoggiando quel suo solito ghigno saccente –Ci sarà una prossima volta? Non li hai neanche assaggiati, dovrei sentirmi offeso-

Il mafioso prese la confezione scartandola, osservando i piccoli quadratini ricoperti di cioccolato fondente con glasse e granelle –Ti stavo aspettando sgombro azzurro-

-Quanta maturità da parte di un moccioso che era solito ubriacarsi e farmi la linguaccia ad ogni provocazione- ridacchiò Dazai sporgendosi verso il giovane.

-Quindi lo ammetti che ti diverti a provocarmi? –

-Mai negato- sussurrò lui avvicinandosi alle labbra di Chuuya, non riuscendo nel suo intento perché il mafioso appoggiò un dolcetto sulla bocca del detective.

Gli occhi nocciola di Dazai si alzarono incrociando lo sguardo di sfida che gli stava lanciando, schiudendo le labbra mordicchiando la superficie glassata di cioccolato.

-Mangia questo per or- le parole gli morirono sulle labbra al sapore del cioccolato fondente.

Ridacchiò mordendo a sua volta il dolce insieme all’ex collega, avvicinandosi quando il cuore di sherry iniziò a colare, scivolandogli lungo la pelle fino al collare.

Dazai colse l’occasione gentilmente offertagli dallo sherry per tornare all’intento iniziale, assaporando la combo del cioccolato e del liquore sulle labbra di Chuuya.

-Bastardo- sussurrò Chuuya corrucciando le sopracciglia alla vista di Dazai che, sfacciatamente, si leccava i resti dell’amaro cacao dalle labbra.

-Vacci piano con gli insulti chibi, la scatola è ancora piena; sebbene tra Petrus e Sherry temo finirai ubriaco dopo il settimo cioccolatino-

-Ah? È una sfida? –

Dazai ghignò, consapevole di aver fatto breccia nell’orgoglio del ragazzo –Tu che ne dici? -

–Fatti sotto- esclamò prendendo il secondo cioccolatino e appoggiandolo sulla lingua.

Dazai sollevò il mento di Chuuya sussurrando –Agli ordini, Partner-

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