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Introduzione: In un mondo dove le macchine hanno preso il
sopravvento, dove gli uomini sono schiavi del denaro, una sola persona può
salvare un’intera città da una catastrofe imminente. Una persona che conserva
dentro di sé la magia.
Una storia che parla di uno scontro tra
la nuova tecnologia e la magia antica, in un mondo molto simile al nostro.
Note dell'Autore: questo racconto inizierà come una Song Fic (Linkin
Park-New Divide), per poi continuare in una Long Fic
Partecipante al concorso I Tre Oggetti [seconda edizione
del contest MagicalTales]
Una moto sfrecciava per le vie deserte del
Road District, il quartiere povero di Nuova X.
Dietro di lei un’altra moto, bianca con
strisce blu sui fianchi e una sirena accesa sul manubrio, la inseguiva.
Era notte fonda, eppure qualcuno era
ancora sveglio. Quei pochi che lo erano si sporsero dalle finestre delle
proprie abitazioni che cadevano a pezzi per vedere chi causava tutto quel
baccano, ma non osarono urlare delle proteste quando riconobbero la moto del
tenente Walker, Jonathan Walker, il più temibile fra i poliziotti del Garden
District nel fare il suo lavoro: catturare chiunque tentasse di oltrepassare il
muro che separava i due quartieri e i vari teppisti del Road che compivano
furti nel distretto dei ricchi.
Riconobbero la BMW 650 S Enduro di Walker
e la Kawasaki Ninja nera di uno dei ragazzi più popolari del Road, sia tra i
cittadini sia fra la polizia.
Era uno spettacolo al quale assistevano
quasi tutte le sere, il teppista che fuggiva dal poliziotto. Per ora, il
teppista era sempre riuscito a cavarsela, ma nessuno sapeva dire fino a quando
sarebbe riuscito a farlo se avesse continuato a provocare le forse dell’ordine.
Quella sera c’era il temporale, ma non
pioveva. Nel cielo scuro come la pece, privo di nuvole, si disegnavano dei
lampi abbaglianti che risuonavano dopo qualche secondo sull’intero quartiere
facendo vibrare persino i muri. Era un panorama meraviglioso, in particolar
modo se osservato dal molo a sud del quartiere, dove i lampi si riflettevano
sulla superficie dell’acqua rendendo visibili per un secondo i pescherecci al
largo.
I remembered each
flash
as time began to blur
Il teppista continuava a guidare senza
voltarsi, gli bastava sentire il rombo di quella moto della polizia che ormai
conosceva benissimo. Walker non lo mollava, il ragazzo sentiva che quella sera
la corsa sarebbe stata più difficile del solito. S’infilò all’improvviso in un
vicolo a sinistra, ma il poliziotto lo seguì. Girò a destra, poi subito asinistra,
poi destra e ancora a destra, tornando sulla strada principale. Conosceva quei
vicoli a memoria, ci aveva passato la sua infanzia. Si fermò, non
sentendo più la moto di Walker alle spalle.
Nel cielo i lampi disegnavano delle crepe
bianche e a intervalli regolari il rombo del tuono riempiva l’aria
tutt’intorno.
L’umidità iniziava ad alzarsi creando una
nebbiolina opaca.
Il ragazzo sorrise. In quel modo avrebbe
avuto qualche vantaggio per sfuggire a Walker.
Un tuono si fece sentire più presto, più
forte e imprevisto dei precedenti.
«Carter!»
Like a startling sign
That fate had finally found me
Il ragazzo si voltò e si bloccò. Walker
era dietro di lui, che lo fissava con scherno da dietro la visiera del casco.
Fece per dirigere la moto nel vicolo da cui era uscito, ma vide altre moto
della polizia circondarlo. Si lasciò sfuggire un ringhio.
«E’ inutile che provi a scappare, la tua
corsa è ufficialmente finita, Carter.»
Il ragazzo non disse nulla, mentre il
cervello era in subbuglio per trovare una soluzione a quel guaio. Eppure, non
ne vedeva proprio, di soluzioni. Chiuse gli occhi nel vano tentativo di
calmarsi e ragionare.
And your voice was all I heard
That I get what I deserve
Vai.
Il teppista riaprì gli occhi. Aveva
sentito la voce di una ragazza nella testa, ma intorno a lui c’erano soltanto
poliziotti. Gli era apparsa l’immagine vaga di una sagoma.
Ma chi diavolo…
Vai.
Il ragazzo richiuse gli occhi, trovandosi
di fronte una ragazza dai lunghi capelli castani lunghissimi che ricadevano
lisci sull’abito bianco, stretto in vita, le maniche a campana trasparenti
lasciavano vedere le esili braccia. Dal collo pendeva una chiave d’oro. Chi
sei?
Vuoi essere libero o finire in prigione,
Zane? La sua voce era soffice ma nello stesso
tempo priva d’emozioni.
Come sai il mio nome?
Lei esitò. Io so tutto di tutti.
Mi posso fidare davvero di te?
La scelta è tua.
Lui tacque.
«Allora, Carter, vieni qua tu o lo devo
fare io?»
Il ragazzo fulminò Jonathan Walker con lo
sguardo. D’accordo.
Cogliendo di sorpresa tutti i poliziotti
presenti, il teppista accelerò. I poliziotti non si spostavano, uno era proprio
in mezzo all’entrata del vicolo impedendogli di passargli oltre. Il ragazzo
pregò affinché avesse preso la decisione giusta. Difatti, un fulmine cadde a un
millimetro di distanza dalla moto dell’agente, facendolo ruzzolare a terra.
La Kawasaki del teppista lo raggirò, e lui
alzò una mano per salutare Walker che stava urlando qualcosa simile a
«Inseguitelo!»
Quando i cittadini del Road sentirono il
rombo della moto percorrere la strada nel senso opposto a quello da cui era
arrivata, pensarono che probabilmente il giorno in cui Jonathan Walker sarebbe
riuscito a catturare Zane Carter era ancora lontano.
************
Nonostante la posizione ribadisco che me si ritiene
soddisfatta così ^.^
Ringrazio Niobe per
avermi fatta partecipare xD
Thanks,
Dubhe
Ps:
pubblicherò un capitolo a settimana, buona lettura!
Il
seguito, accompagnato ancora dalle parole di New Divide..
Buona
Lettura, e mi raccomando, recensite!
Grazie
************
.GARDEN
DISTRICT.
So give me
reason
To prove me
wrong
To wash this
memory clean
Ivy Gray
osservava la tempesta di fulmini che infuriava fuori dall’enorme villa nella
quale abitava.
Quasi
tutte le sere il cielo faceva tremare gli abitanti di Nuova X, sia del Garden
sia del Road District. Di fronte alle forze della natura tutti erano uguali.
«Ivy.»
«Doug.
La riunione è finita?»
«Sì.»
Douglas
Gray, suo fratello maggiore e proprietario di quell’immensa villa ereditata dai
loro genitori, defunti qualche anno prima in apparenti circostanze misteriose.
Ivy sapeva che era tutto un piano di suo fratello e del precedente tutore dei
ragazzi, Derian Cox, per impadronirsi dell’intero regno del grande senatore
Byron Gray, loro padre.
Douglas
non sospettava minimamente che la sorella fosse a conoscenza di ogni cosa, e
lei faceva di tutto perché suo fratello non lo venisse a sapere.
Perché
c’era un segreto che dovevano mantenere tale se non volevano essere esclusi
dalla vita sociale di Nuova X.
«Com’è
andata?»
«Le
solite storie, i soldi sono al sicuro e non rischiamo la banca rotta.» rispose
lui ironico.
Ivy
annuì. «Bene.»
Douglas
osservò lo stesso panorama che si parava davanti agli occhi della sorella, in
silenzio.
«Doug…»
«La
stiamo ancora cercando, Ivy. Te l’ho detto, appena ci sono novità te le farò
sapere.»
Ivy
guardò il fratello, più alto di lei di parecchie spanne. «Sei stato un
grandissimo idiota, Douglas.»
Erano
rare le volte in cui Ivy chiamava il fratello con il suo nome intero, e tutte
le volte significava che era davvero arrabbiata. Douglas ricambiò lo sguardo, notando
per l’ennesima volta che avevano lo stesso colore degli occhi: verde smeraldo,
gene del loro defunto padre.
«Perché
l’hai lasciata andare?»
«Se
n’è andata da sola, io non ho fatto nulla.»
«Appunto!
Se l’avessi fermata, adesso lei sarebbe al sicuro…»
Douglas
lasciò che la sorella fosse assalita dai ricordi. Sapeva di chi stava parlando,
colei che era la migliore amica di Ivy. Douglas provava da sempre un debole
verso di lei, ma le origini dell’altra ragazza lo avevano costretto a lasciarla
andare per la sua strada. Il Garden District non faceva per lei, uno spirito
libero. Probabilmente ora si trovava nel Road District, a casa sua.
Let the floods
cross
The distance in
your eyes
Douglas
si limitò a poggiare una mano sulla spalla della sorella, senza guardarla negli
occhi. Sapeva che se lo avesse fatto la sua sicurezza sarebbe crollata,
guardando quelle pietre commosse. «Mi dispiace, Ivy. Farò del mio meglio per
trovarla.»
Ivy
annuì, nella sua ingenuità si affidava completamente al fratello, convinta che
un giorno potesse redimersi da ciò che aveva fatto ai loro genitori.
Give me reason
to fill this
hole
«Mi
manca tanto, Doug. La rivoglio qui…»
Per
Ivy, la ragazza era come una sorella. Erano cresciute insieme, sotto lo stesso
tetto, eppure avevano due caratteri completamente differenti. Entrambe avevano
la stessa età e la passione per la magia. Douglas, un ragazzo realistico e con
i piedi ben piantati a terra, non credeva a quelle sciocchezze. Ivy diceva che
l’altra ragazza riusciva a compiere dei piccoli incantesimi: una volta, Douglas
era entrato di soppiatto in camera della sorella e aveva visto la ragazza
seduta sul pavimento, a gambe incrociate e occhi chiusi, sotto lo sguardo
ammirato di Ivy. Intorno a lei aleggiava un’aura bianca, e sollevati da terra
c’erano alcune matite e pagine di quaderni. Aveva richiuso piano la porta,
strabuzzando gli occhi, e quando aveva dato un’altra sbirciata la ragazza aveva
riaperto gli occhi, le matite e le pagine perfettamente in ordine sulla
scrivania.
Poi,
quella sera, la ragazza se n’era andata. I sogni di Ivy erano crollati,
facendola rinchiudere in un mondo tutto suo. Dopo qualche giorno, però, aveva
capito che rivoleva a tutti i costi quell’amica che non sarebbe più tornata da
lei.
Connect the
space between Let it be enough to reach the truth that lies
Douglas
non poteva fare altro che assecondare la sorella per evitare che impazzisse.
Era
per il suo bene, non poteva permettere che i pezzi grossi del Garden District
scoprissero che la minore della famiglia Gray aveva perso il senno per
l’abbandono improvviso di una ragazza del Road.
I
primi tempi aveva davvero cercato la ragazza, eppure sapeva benissimo che non
ci sarebbe riuscito. A meno che la ragazza si sarebbe voluta far trovare. Se
mai avesse dovuto rincontrarla, di certo l’avrebbe punita per aver troncato in
modo così brusco il rapporto con sua sorella, facendo sfumare i progetti futuri
per lei.
La
ragazza, però, non avrebbe avuto un futuro nel Garden District. Doveva averlo
di certo capito, per quel motivo se n’era andata.
Acrossthisnew divide
Aveva
preferito dividere le loro strade per non arrivare al limite e far assistere
Ivy alla sua disfatta.
La
ragazza era nata nel Road District, e in quel luogo doveva restare.
Seppur
lui stesso dovesse ammettere con rammarico, Shaylee Murray aveva preso la
decisione migliore per tutti.
Zane
Carter parcheggiò la sua moto nel punto in cui l’asfalto lasciava spazio alla
sabbia. Si tolse il casco, lasciando che l’aria di tempesta gli scompigliasse i
capelli corvini.
Sulla
spiaggia, illuminata a intermittenza dai fulmini, c’era una sagoma seduta
voltata verso il mare.
Dalla
lunghezza anormale dei capelli immaginò si trattasse di una ragazza.
Scese
cautamente dalla Kawasaki, gli occhi blu fissi su di lei, ma esitò.
In
quel posto, pochi mesi prima aveva conosciuto una ragazza. Si trattava della
cugina del suo migliore amico, Lance Murray, il miglior hacker che ci fosse in
tutta Nuova X. Superava persino gli esperti del Garden District. Nel tempo
libero si dilettava a costruire aggeggi elettronici con le funzioni più
assurde.
Zane
era rimasto fin da subito colpito dalla ragazza, dal suo atteggiamento e dal
suo aspetto.
Il
ragazzo credeva di non aver mai visto nessun essere vivente caratterizzato da
tanta bellezza.
Ora
che ci pensava, la ragazza che lo aveva aiutato aveva qualcosa che le ricordava
la cugina di Lance.
Sempre
più confuso, decise di andare incontro alla figura seduta sulla spiaggia.
There was
nowhere to hide
«Ehi.»
Lei
rispose senza voltarsi. «Qui c’è una vista meravigliosa, non credi?»
Era
la sua voce. Calda e fredda, partecipe e distratta. Zane non aveva più dubbi.
Si
sedette al suo fianco, guardando i fulmini nel cielo che sembravano
vicinissimi.
«Eri
tu?»
«Uh?»
«Poco
fa, con Walker.»
«Ti
dà ancora la caccia?»
«Non
fingere di non sapere. Tu sai tutto di
tutti, no?»
La
ragazza lo guardò accennando un sorriso. «Dunque lo hai capito.»
«Posso
sapere come fai?»
«No.»
«Perché?»
«Perché
di no. E’ meglio che non ti coinvolga.»
«Visto
che mi hai salvato da Walker, penso di doverti qualcosa.»
«Non
ho bisogno di aiuto, se è questo che intendi.»
L’occhio
di Zane cadde sul collo di lei. Come ormai aveva già scoperto, portava una
collana con un ciondolo a forma di chiave dorata. Lei seguì lo sguardo del
ragazzo, e strinse la chiave con una mano. «E’ questa che mi ha permesso di
aiutarti. Senza di essa, non riuscirei a entrare nella dimensione parallela e
vedere il mondo con altri occhi.»
L’espressione
di Zane era vacua. «Non capisco…»
La
ragazza gli tese una mano. «Non si può capire fino a quando non lo si prova
sulla propria pelle.»
Per
un attimo, Zane avrebbe voluto perdersi in quelle due profondità d’ambra che lo
osservavano, poi si riscosse e strinse la piccola mano di lei. Era gelata.
The ashes fell like snow And the ground caved in
Between where
we were standing
Volavanosopra Nuova X.
Eppure,
non era la città che conoscevano. Vedevano uomini che combattevano ai piedi
della muraglia che separava i due quartieri, entrambi avvolti dalle fiamme. Il
cielo plumbeo, dal quale cadeva una fitta neve, non rendeva l’atmosfera più
tranquilla. Era uno spettacolo con un contrasto terrificante.
«Che
cosa sta succedendo?» chiese Zane.
«Il
futuro, se non faremo qualcosa per cambiarlo.» rispose la ragazza. Lo teneva
per mano, la chiave sul suo petto brillava di un rosso rubino.
«Noi?»
«Ormai
ci sei dentro anche tu. E non possiamo di certo dire in giro che abbiamo visto
il futuro. Non ci crederebbe nessuno.»
«Lance
sì.»
«Insieme
a noi, siamo in tre contro due.»
«Contro
due?»
«Douglas
Gray e Derian Cox.»
All’improvviso,
la Nuova X del futuro fu attraversata da una violenta scossa, che fece crollare
quei pochi edifici che erano riusciti a stare in piedi fino a quel momento.
La
ragazza chiuse gli occhi, e lentamente l’immagine della città svanì insieme
alle grida di dolore degli abitanti. Una luce accecante li avvolse, e dopo la
sensazione di muoversi in modo circolatorio, tanto veloce da sembrare di essere
fermi, fecero ritorno alla spiaggia.
And your voice
was all I heard That I get what I deserve
«Capisci
che dobbiamo farlo?»
Zane
annuì. Lance glielo aveva detto, sua cugina era strana. Faceva delle cose che
nessuno riusciva a compiere. Nonostante tutto, si sentiva attratto come una
calamita a lei. «Ti aiuterò.»
La
ragazza si alzò. «Vieni con me, ti porto a casa mia.»
Lui
strabuzzò gli occhi. «A casa tua?»
«Sì.
Devo mostrarti alcune cose, così capirai tutto.»
Confuso,
Zane si alzò e la seguì. «Andiamo con la mia moto.»
Lei
fu d’accordo.
Quando
salì sul sellino del passeggero Zane non se ne accorse, talmente era leggera.
Sentì la sua presenza solo quando gli cinse la vita con le braccia, e il
ragazzo ebbe la percezione che i loro corpi aderissero perfettamente. Avviò la
moto, seguendo le indicazioni che la ragazza gli dava.
Abitava
in una piccola baracca a pochi metri dalla spiaggia, una costruzione tipica del
Road District. L’interno era costituito da una sola stanza, dove c’era un
divano marrone consunto, un piccolo tavolo in legno con un paio di sedie, un
televisore spento poggiato su di un piccolo comodino di fronte al divano. Un
lato della casupola era occupato da un fornelletto elettrico e un frigorifero
in miniatura. Sparsi per la casa c’erano vecchi libri e fogli vaganti di
appunti.
La
ragazza fece cenno a Zane di sedersi su una delle sedie, e gli si piazzò di
fronte mettendogli sotto gli occhi un carillon. Era un cofanetto rosso con dei
ricami bianchi, e quando lo aprì una ballerina iniziò a girare su se stessa
sulle note di una dolce melodia.
«Questo,
me lo ha regalato Douglas.»
«Douglas
Gray?»
«Proprio
lui.»
Zane
alzò un sopracciglio.
«Ti
starai domandando come faccio a conoscere Douglas…bè, ho vissuto con lui.»
Il
ragazzo fissò Shaylee Murray, la ragazza che possedeva doti soprannaturali. La
ragazza gli parlò del suo passato nella villa dei Gray, del suo rapporto di
amicizia-ammirazione con Ivy, e della sua fuga da quel mondo che non le
apparteneva. «Il motivo principale per cui sono tornata è per compiere il mio
destino.»
«Cambiare
il futuro di Nuova X.»
«Se
continuiamo così finirà per scoppiare una sanguinosa guerra inutile che porterà
alla distruzione della città.»
«Allora
cosa possiamo fare?»
Shaylee
mise sul tavolo la chiave che portava al collo, accanto al carillon. «Douglas
non lo sapeva, ma il dono che mi ha fatto è speciale.» fece una pausa. Indicò
la chiave. «Questa mi permette avere delle visioni riguardo al passato,
presente o futuro. Questo» passò a indicare il carillon. «di per sé è inutile,
ma se inserisco la chiave nella serratura, crea delle interferenze con la
macchina che sta costruendo Douglas per destabilizzare l’equilibrio di Nuova
X.»
«Douglas
ha in mente questo?»
Il
suo sguardo si rabbuiò. «Purtroppo sì. Da quello che sono riuscita a scoprire,
la macchina diffonderà un’ondata di radiazioni nucleari. Queste radiazioni
causeranno malattie, morte e fame. Quelli del Road District accuseranno quelli
del Garden e viceversa. A questo punto, scoppierà la guerra.»
«Quindi
come faremo per fermare Douglas?»
«Entreremo
nella sua casa, troveremo la macchina e la distruggeremo con questi oggetti.
Lance ci darà una mano, entrerà nel sistema di sicurezza di casa Gray e la troverà.»
«E
noi come faremo a entrare?»
Shaylee
cercò tra la pigna di fogli sul tavolo qualcosa, poi porse sorridendo al
ragazzo due biglietti. «Con questi. Sono degli inviti per una festa in maschera
organizzata da Douglas per l’imminente compleanno di Ivy. Li aveva fatti
stampare tempo fa, gliene ho soffiati un paio quando vivevo ancora con loro.»
Zane
se li rigirò tra le mani. «E’ un piano perfetto, ma non capisco una cosa.»
La
ragazza lo guardò in attesa.
«Se
possiedi tutti gli oggetti per distruggere la macchina di Douglas, perché non
lo fai da qui?»
«Primo
perché l’energia non arriva fino a là, non sono così potente. Secondo, perché
bisogna utilizzare un libro d’incantesimi che possiedono loro. Dopo aver
recuperato quello, ci dirigeremo alla macchina.»
Zane
annuì, ridandole i biglietti. Shaylee poteva anche essere la ragazza più strana
di tutte, eppure la sua stranezza la rendeva una pericolosa minaccia per chi se
la metteva contro. «Quando sarà questa festa?»
«Domani
sera.»
Zane
s’irrigidì. «Ma io non ho un abito adatto per una festa in maschera.»
«Non
preoccuparti, penso a tutto io. Tu presentati qui domani pomeriggio alle
cinque.»
Ivy
Gray osservava la gente presente nel vasto salone.
Quella
sera il cielo era sereno, il sole non era ancora tramontato e i suoi raggi
illuminavano l’intera stanza. Coppie continuavano ad attraversare l’alta volta posta
all’ingresso, gli strascichi dei vestiti delle donne strisciavano sul pavimento
così lucido in cui ci si poteva specchiare. Tre delle quattro pareti erano
composte da alte vetrate che davano su enormi balconi che davano sul mare.
Ivy
sentì la presenza di suo fratello accanto a lei, ma gli occhi della ragazza
restavano fissi sull’ingresso. La sua ultima speranza era che Shaylee
comparisse e le andasse incontro chiedendole scusa per il suo comportamento.
Sapeva però che l’amica non era quel genere di ragazza, se aveva lasciato la
casa era perché ne era convinta, non le avrebbe mai chiesto scusa.
Forse,
nemmeno sarebbe venuta.
Sfilò
una coppia, marito e moglie, i visi coperti dalle maschere che però non
celavano le rughe della vecchiaia. Dietro di loro, due giovani. Stavano bene
insieme, una a braccetto dell’altro. Lui, alto e ben piazzato, i capelli
corvini disordinati al punto giusto, indossava un abito elegante scuro con una
maschera altrettanto nera. Lei aveva i capelli lunghi di un castano quercia, lisci
come spaghetti, una maschera rossa le copriva il viso bianco come il latte e un
abito in tinta con la maschera, senza maniche e con un piccolo strascico.
Portava dei guanti cremisi lunghi oltre i gomiti.
Per
un istante a Ivy sembrò che la ragazza la stesse guardando, poi riportò la sua
attenzione sul suo cavaliere.
«Quando
sarà abbastanza buio ci sarà una sorpresa per te, sorellina.» disse Douglas.
Ivy
annuì, seguendo con lo sguardo la coppietta che si dirigeva verso i balconi
all’esterno.
«Finora
è andato tutto bene.» sospirò Zane, facendo per togliersi la maschera.
Shaylee
lo fermò, poggiando delicatamente una mano su quella di lui. «Vuoi che Douglas
o qualcun altro ti riconosca?» sussurrò.
Il
ragazzo rinunciò, spostando gli occhi blu sul mare di fronte a loro. Il sole
stava per sparire al di là delle montagne, sull’acqua brillava il riflesso
della luce dorata abbagliante. Non poté fare a meno di pensare che quel colore
assomigliava tanto alle iridi di Shaylee.
Quella
sera si era messa un paio di lenti a contatto nere, così che i suoi occhi
assumessero una tonalità marrone scuro. Non poteva tornare nella villa dei Gray
incautamente: se Douglas, Ivy o Derian si fossero avvicinati a lei e l’avessero
guardata negli occhi, l’avrebbero riconosciuta.
In
un gesto involontario, o forse nemmeno troppo, Zane strinse piano la mano della
ragazza poggiata sulla sua. Lei non si ritrasse, accettò quel contatto.
«Ho
sentito che quando farà buio ci saranno dei fuochi d’artificio. Approfitteremo
di quel momento per allontanarci: io mi recherò in biblioteca per cercare il
libro, tu chiamerai Lance e ti farai dire le combinazioni delle porte.» Lo
guardò. «Pensi di riuscirci?»
Zane
sogghignò. «Stai parlando con Zane Carter, colui che è riuscito a evadere dalle
prigioni del Garden District. Sarà un giochetto da ragazzi, questo.»
Shaylee
annuì poco convinta.
Lance
era già stato di grande aiuto: una sua conoscenza lavorava tra i camerieri di
villa Gray, così l’aveva convinta a fargli un piccolo favore. Le aveva spedito
un pacchetto contenente la chiave, il carillon, e tutto l’occorrente per la
missione dicendole di nasconderli in biblioteca. Shaylee non sapeva cos’avesse
promesso suo cugino per sdebitarsi e preferiva non saperlo.
Un
inserviente venne da loro porgendo un vassoio sul quale c’erano dei bicchieri
di cristallo contenenti spumante. Zane ne prese due, facendo un cenno di
ringraziamento all’uomo che si allontanò. Ne porse poi uno a Shaylee. Il
ragazzo lo sollevò. «Al tuo piano.»
I
loro bicchieri si scontrarono con un debole suono. «Che possa riuscire.»
I
loro sguardi s’incatenarono, ma dopo qualche secondo Shaylee non riuscì a
reggere oltre e spostò le iridi sul mare. «Sai, lo sapevo che mi avresti
aiutata.»
Io so tutto di tutti. «Non ti si può far
sfuggire niente.»
«Proprio
niente no.»
Zane
stava per aprire bocca, quando qualcuno si avvicinò a loro.
«Buonasera.»
Shaylee
cercò di mostrarsi il più naturale possibile mentre si voltava in direzione
della voce che aveva riconosciuto. «Salve, signor
Gray.» salutò.
Zane
Carter squadrò Douglas Gray, che a sua volta squadrava Shaylee. Per un attimo
temette che l’avesse riconosciuta.
Era
un ragazzo della sua età, pochi centimetri in meno di lui, le spalle esili di
chi è abituato al lusso. I capelli biondi erano corti e ben ordinati,
spazzolati da un lato. Indossava un completo bianco, una camicia verde chiaro
che ricordava il colore degli occhi.
«Credo
di non avervi mai visto in giro, posso sapere con chi ho l’onore di parlare?»
chiese Douglas.
Zane
non si scompose. Era tutto programmato, entrambi si erano preparati a una
domanda del genere. «Matt Lorenz, nipote del signor Lorenz, proprietario della
casa edile omonima. Mi sono trasferito qui l’altro giorno per far visita a mio
zio.»
Douglas
sembrava convinto. «Il famoso nipote che Hans non ha mai voluto portare a Nuova
X, è un piacere conoscerti.» gli tese una mano, che Zane strinse
tranquillamente. Douglas tornò a guardare Shaylee. «E questa meraviglia con
te?»
«Cynthia
Seidel, una mia cara amica. Ha voluto accompagnarmi in questo viaggio.»
presentò Zane.
Shaylee
sorrise teatralmente e tese la mano a Douglas, che la prese e se la portò alle
labbra.
«Sono
onorato di ospitarti in casa mia, Cynthia. Visto che sei solo una cara amica di
Matt, potrei rubarti per qualche minuto?» domandò rivolto a Zane, facendo un
cenno all’interno, nel salone, dove la banda aveva iniziato a suonare un tango.
Zane
guardò Shaylee, che dopo aver appoggiato il bicchiere sulla ringhiera di marmo
del balcone, annuì debolmente col capo. «Se Cynthia ha piacere, non voglio
negarglielo.» rispose pacato Zane.
«Sagge
parole. A più tardi, Matt.»
Douglas
si allontanò, porgendo un braccio alla ragazza. Shaylee lo prese, lanciando
un’ultima occhiata a Zane, quasi volesse rassicurarlo. Il ragazzo forzò un
sorriso, mentre fissava Shaylee e Douglas confondersi con la folla.
Nel
tango è compito dell’uomo guidare la donna. I passi erano frutto della loro
improvvisazione, Shaylee seguiva Douglas senza problemi. Una perfetta
sconosciuta forse si sarebbe trovata in difficoltà, ma lei no.
Una
prova che lei non era del tutto una perfetta sconosciuta.
Non
era agitata, non doveva piangere sul latte versato. Douglas avrebbe fatto
qualche battuta se l’avesse dovuta riconoscere.
La
canzone finì, per lasciare il turno ad un valzer.
Qui,
nessuno dei due guidava l’altro, si muovevano come se non fosse la prima volta
che danzavano insieme.
In
effetti, non lo era.
Douglas
la guardò, anche gli occhi di lei guardavano da un’altra parte. Avvicinò il
viso al suo orecchio. «E’ bello rivederti.» le sussurrò.
Sentì
che la schiena della ragazza s’irrigidiva. Non osò voltarsi. «Come hai fatto?»
«Shaylee,
ti conosco da quando hai imparato ad andare sul vasino. Hai pensato davvero di
riuscire a nascondermi la tua vera identità?»
Non
c’era rimprovero nella voce di Douglas, né di rabbia o rancore. Era
perfettamente calmo.
Lui
non sapeva del suo piano, quindi non doveva mostrarsi preoccupata più del
dovuto. Anche se era stata smascherata, non doveva permettere che scoprisse
anche le sue reali intenzioni.
«Perché
sei venuta solo oggi?» chiese Douglas.
«E’
il diciottesimo compleanno di Ivy, no?»
«Sì,
ma perché non vai da lei?»
La
ragazza esitò. Non voleva coinvolgere Ivy. «Non mi sembra giusto. E’ meglio che
sparisca del tutto dalla vostra vita, dopo questa sera non mi vedrete mai più.»
Douglas
sentì l’amarezza nella voce di Shaylee. «Come vuoi. Ma ci manchi tanto,
Shaylee…mi manchi tanto.»
La
ragazza si separò bruscamente da lui. «Mi dispiace, Doug. Lo capisci meglio di me
che non posso rimanere oltre.» Girò sui tacchi e si diresse verso il balcone.
Immaginava
da chi stava andando. Da quell’ipotetico Matt Lorenz, ma a quel punto non
credeva che fosse il vero Matt Lorenz. La sua voce gli ricordava qualcuno,
eppure non riusciva a collegare la voce di quel ragazzo a un volto.
I
suoi pensieri vennero interrotti da una mano che si poggiava sulla sua spalla.
Voltandosi, Douglas si trovò il volto scarno di Derian Cox. «Douglas, gli
uomini addetti ai fuochi d’artificio sono pronti.»
«Chiama
mia sorella e dille di raggiungermi. Poi annuncia a tutti di recarsi sui
balconi per lo spettacolo.» ordinò.
Il
suo ex tutore annuì. «Provvedo subito.»
«Derian.»
«Sì?»
«Lei
è qui.»
L’uomo
assunse un’espressione prima interdetta, poi stupita. «Shaylee?»
«Non
voglio che mia sorella lo sappia, ma che teniate d’occhio il compagno di Lee.»
Derian
cercò la ragazza, e la trovò accanto ad un ragazzo molto più alto di lei, quasi
quanto Douglas. «Il morettino?»
«Dice
di chiamarsi Matt Lorenz, nipote di Hans, ma non è lui. Da quanto so, Matt si è
sposato pochi giorni fa in segreto.»
«Indagheremo.»
«Discrezione,
Derian. Non voglio problemi.»
«Non
si preoccupi.»
Derian si diresse veloce verso Ivy, accompagnandola dal fratello.
Quando
dagli altoparlanti risuonò la voce dell’uomo che invitava i presenti a uscire,
Douglas cercò di mantenere l’attenzione di Ivy sul mare. Però, quando Douglas
fece andare gli occhi su tutto il balcone, non riuscì a vedere né Shaylee né il
suo misterioso accompagnatore.
«Sono
stata una sciocca a non pensarci e non prendere più precauzioni. In più non ho
con me la chiave, e i miei poteri sono più deboli.» disse Shaylee, mentre
trascinava Zane per i corridoi silenziosi di villa Gray. Si fermò davanti ad una
porta identica alle altre e lo guardò. «Ricordi tutto quello che devi fare?»
Zane
annuì togliendosi la maschera. «Mi tolgo queste cose fastidiose di dosso e
contatto Lance mentre tu cerchi il libro.»
Shaylee
sorrise, la penombra rendeva il suo sorriso era ancora più bello, allungò una
mano e gli accarezzò una guancia. «Promettimi di non pensare a me. Ogni
pensiero può distrarti, quindi non devi pensare a nient’altro che a quello che
devi fare.»
Tu però sei una grande distrazione, pensò Zane.
«Tu
però sei un grande distrazione.» disse senza rendersi conto di quello che stava
dicendo.
Tutto
ciò che vide in seguito fu Shaylee che si alzava in punta di piedi e avvicinava
il volto a quello di lui. Dopo, sentiva le loro labbra unirsi per pochi
istanti. Entrambi avrebbero voluto che quel momento durasse di più, molto di
più, perché la ragazza si separò troppo presto. «Quando entreremo qui non
potremmo più parlare.» sussurrò.
«Va
bene.» rispose Zane.
Shaylee
aprì la porta, tenendo per mano il ragazzo, e la stanza in cui si ritrovarono
era circa la metà del salone dove si stava svolgendo la festa in onore di Ivy
Gray. Davanti a loro c’erano infiniti scaffali colmi di libri. Zane si chiese
se Shaylee conoscesse il luogo dove stava il libro che cercava, altrimenti il
loro piano sarebbe saltato. La guardò ed espresse la tacita domanda attraverso
gli occhi. Lei abbozzò un sorriso e fece un cenno d’assenso col capo.
Shaylee
lo guidò verso un tavolino basso all’ingresso, intorno al quale c’erano delle
basse ma larghe poltrone in pelle. S’inginocchiò, tastando la parte sotto del
tavolino. Poco dopo la ragazza tirò fuori una scatola semiaperta.
Quando
le loro mani si sciolsero, Shaylee si sentì quasi abbandonata. Soffocando le
sue emozioni aprì la scatola, estraendo i vestiti di cambio di Zane, più comodi
per il suo compito. Shaylee aveva deciso di restare vestita com’era, così in
caso avesse incrociato qualcuno per i corridoi avrebbe usato la scusa che stava
cercando il bagno. Zane prese i vestiti e andò dietro allo scaffale più vicino
per cambiarsi. Shaylee trovò i suoi oggetti, la chiave e il carillon. La prima
era già pronta inserita nella serratura. Se la mise sottobraccio, e Zane uscì
vestito come un ragazzo qualunque. Una tuta da motociclista, pantaloni blu
scuro stretti infilati in stivali marroni scuro, una maglietta nera e una
giacca corta dello stesso colore dei pantaloni. Le mani erano ricoperte da
guanti scuri a mezze dita. Sistemata nella cintura e nascosta dalla giacca,
aveva una pistola, anche se sperava di non doverla usare.
Zane
buttò i vestiti eleganti della festa nella scatola, ora sentendosi a proprio
agio. Vide Shaylee in procinto di sparire nel buio degli scaffali e le andò
incontro, abbracciandola. Non le disse nulla, anche perché se avesse potuto non
avrebbe saputo cosa dirle. Sentì che lei ricambiava l’abbraccio, affondando il
viso nel suo petto.
Restarono
immobili, ascoltando i battiti dei loro cuori rimbombare nella silenziosa
biblioteca.
Si
separarono, sapendo che era giunto il momento del dovere. Shaylee gli donò un
altro breve e fugace bacio, dopo di che sparì tra i scaffali.
Sperando
di non inciampare in qualcosa, Zane uscì dalla biblioteca mettendosi il
microfono. Richiuse la porta piano, controllando che non ci fosse nessuno.
«Lance, ci sei?»
La
voce dell’amico risuonò nell’orecchio di Zane. «Era ora, fratello. Tutto bene?»
«Per
ora sì. Avanti, dimmi dov’è quella macchina.» mormorò.
«Vai
sempre dritto e gira al primo corridoio a sinistra. Il laboratorio di Gray è
sott’acqua.»
«Sott’acqua?»
«Già.
Sono riuscito a copiare i codici, anche se ci è voluto un po’. Sai, il tuo
amico è molto intelligente, ha immesso un programma che cambia i codici ogni
ora.»
«Non
siamo amici da tempo, Lance.» disse Zane, più a sé stesso che all’altro. Con
passo svelto raggiunse la svolta, ma davanti a lui si parò un muro. «Ma che
diavolo…»
«Aspetta,
ti apro.»
Detto
fatto, il muro bianco si aprì in due, come un portone mimetizzato con la
parete. Zane lo attraversò.
«Proseguì
stando attaccato al muro di destra, è l’unico punto cieco del corridoio. Devi
stare attento, è pieno di telecamere.»
«D’accordo.»
Zane fece come gli era stato indicato. Schiacciando la schiena contro la parete
e proseguendo cercando di non far rumore con gli stivali.
«Mia
cugina?»
«Stava
cercando il libro. Il piano era che io le aprivo la strada mentre lei si
procurava l’ultimo oggetto che serve per distruggere quella macchina.»
Lance
non parlò per qualche secondo. «Sai, Zane, tu sei il primo ragazzo del Road che
non le ha dato della pazza. Credo che abbia scelto te per questo.»
«Ho
solo pensato che fosse strana, ma non pazza. Se Shaylee ha dei poteri
particolari non bisogna fargliene una colpa. Potresti averceli avuti tu al suo
posto, oppure io.»
«Si
vede che te ne sei innamorato.»
Promettimi di non pensare a me. Ogni pensiero può
distrarti, quindi non devi pensare a nient’altro che a quello che devi fare. «Rimandiamo il discorso a un altro
momento, sono un po’ impegnato al momento.» sbottò Zane.
«Ok,
ok.»
Gli
sembrava di essere finito in un corridoio che non aveva mai fine, quando vide
in lontananza una porta grigia con una tastiera i numeri di fianco.
«Quello
è l’ascensore che ti porta al laboratorio. Sei pronto? 19618210. Ripeto: 19618210.
Scritto?»
Le
porte dell’ascensore si aprirono senza far alcun rumore, e Zane ci entrò. «Sì.
A che piano devo andare?»
«Sul
tasto dovrebbe essere segnato con 15UW.»
Zane
lo trovò e lo premette. «UW?»
«Penso
significhi Under Water, sott’acqua.»
L’ascensore
scendeva lentamente, era una scatola d’alluminio con maniglie che percorrevano
tre lati.
Zane
si ritrovò a pensare a cosa potesse star facendo Shaylee in quel momento…aveva
già trovato il libro?
Promettimi di non pensare a me.
Il
ragazzo chiuse e riaprì gli occhi. «Una volta arrivato cosa dovrò fare?»
«Ti ritroverai
nella sala principale. Non ci sarà nessuno, il poliziotto di guardia ha avuto
dei problemini allo stomaco e si è dovuto assentare per qualche ora.» La sua
voce era divertita.
«La
macchina?»
«Si
staglierà proprio di fronte a te, la riconoscerai subito.» Da allegro, Lance si
era fatto improvvisamente cupo.
«Tu
la vedi?»
«Sì.
Preparati, amico, è una cosa maestosa ma terrificante. Mi chiedo come abbiano
fatto dei mortali a costruire un’opera simile.»
«Va
bene.»
Alcuni
istanti dopo, le porte dell’ascensore si aprirono.
Quando
Zane uscì dalla biblioteca, Shaylee si affrettò a cercare il libro. Douglas lo
teneva nel reparto dei libri che riguardavano gli argomenti soprannaturali,
come la divinazione o racconti di vampiri e streghe. Per Douglas erano libri
che avrebbe potuto buttare tranquillamente, ma Ivy doveva averlo convinto a
lasciarli dov’erano. Forse perché in un certo modo le ricordavano Shaylee.
La
ragazza trovò il libro nello scaffale rasoterra, il posto più buio, e lo
estrasse.
Era
un libro antico, con i fogli di pergamena sottilissimi da maneggiare con
estrema cautela. La copertina era spessa e morbida, di un bordeaux scuro. Al
centro, in rilievo, erano raffigurati un occhio e gli altri due oggetti in
possesso di Shaylee: la chiave e il carillon.
Senza
fermarsi troppo, la ragazza si rialzò, controllando di avere tutto, poi uscì.
Il
corridoio era silenzioso, e anche se guardò alle sue spalle non videe né sentì nessuno. Percorse la stessa strada
che aveva fatto Zane poco prima, trovando la porta nella parete già aperta. Al
suo passaggio si richiuse, segno che Lance si era accorto della sua presenza
grazie ai sensori che aveva piazzato chissà come.
Shaylee
proseguì stando sulla parte destra, perché già sapeva delle telecamere. Non
aveva passato sedici anni della sua vita in quella casa per niente. Eppure, non
era mai stata nel laboratorio.
Una
volta arrivata all’ascensore, chiuse gli occhi. Poggiò una mano sulla tastiera
e con l’altra strinse la chiave. Il suo corpo venne avvolto da un’aura bianca,
la mente si separò dal corpo e volò indietro nel tempo. Pochi minuti, fino a
quando trovò quello che cercava: Zane che digitava il codice.
19618210.
19618210.
Continuò
a ripeterselo mentalmente fino a quando la mente si riunì al corpo, e l’aura
intorno a lei svanì.
19618210.
Digitò
i numeri, e i portelli dell’ascensore si aprirono. Lanciando inutilmente
un’occhiata alle spalle, entrò.
Sapeva
qual’era il piano, l’ultimo sotto terra, o sott’acqua, e premette il pulsante.
La
discesa le sembrò durare un tempo interminabile, ma alla fine la lucina si
fermò sul 15UW e le porte si riaprirono.
Il
laboratorio al 15UW aveva il tetto composto da vetrate che lasciavano una
meravigliosa visuale del fondo dell’oceano. Si riuscivano a vedere banchi di
pesci colorati che nuotavano in tutte le direzioni, stelle marine attaccate
alle vetrate, e meduse che salivano verso la superficie con la loro andatura
flemmatica. Verso il centro del laboratorio il soffitto si alzava in un’alta
cupola per far spazio a una macchina simile a una torre, costruita con il
metallo, la cui parte finale era una specie di mano aperta. Sopra il palmo di
quella mano stava una sfera di energia, probabilmente quell’energia carica di
radiazioni che avrebbe sconvolto l’equilibrio di Nuova X.
L’occhio le cadde subito su Zane, girato di
spalle e immobile di fronte a quella cosa enorme. La ragazza sorrise, sollevata
nel vedere che stava bene, ma non appena fece un passo lui si voltò.
Aveva
un’espressione allarmata, come se volesse dirle qualcosa ma non poteva.
Shaylee
rallentò il passo, e quando guardò di lato vide degli uomini armati uscire
dall’ombra.
Si fermò,
e Douglas avanzò tra i suoi uomini. «Credevo fossi tornata per Ivy. Invece ti
trovo quaggiù in compagnia di un ricercato.» squadrò Zane dall’alto al basso.
«Una mia vecchia conoscenza, per di più.»
«Cosa?»
Zane
sostenne lo sguardo di sfida di Douglas. «Cosa ti prende, Gray, ti vergogni ad
ammettere la verità?»
Douglas
ringhiò. «Maledetto…»
«Su, Doug, dillo a tutti. Di che Ivy è la tua
sorellastra, che tua madre era del Road District e non potendoti mantenere ti
ha lasciato davanti alla villa di Byron Gray, tuo padre!»
Il
silenzio calò nel laboratorio, solo Zane aveva la forza per sogghignare.
«Ovviamente non puoi rivelare questo piccolo particolare, altrimenti i pezzi
grossi ti rispediranno dalla tua mamma, dico bene?»
«Zitto,
Carter.»
«Peccato
che qualcuno tra gli amici di Byron Gray aveva scoperto questa sua…scappatella, e lo aveva minacciato di
rivelare tutto a meno che il re dei soldi del Garden avesse spedito il figlio
da dove veniva. Byron mandò in segreto Douglas nel Road, per evitare di rovinare
la sua reputazione.» continuò Zane.
«Quando
tuo padre ha detto di volerti mandare in esercito…?» ricordò Shaylee.
Douglas
annuì.
«Ed è
stato in quel periodo che ci siamo conosciuti. Dei tizi lo avevano preso di
mira, ho dovuto tirarlo fuori dai guai.» proseguì Zane. «In un certo senso, si
può dire che eravamo amici.
«Dopo
alcuni mesi, il signorino Gray ha deciso di rivelare la sua vera natura. Mi
tradì per tornare nella sua ricca villa, ingannandomi e usandomi come scudo.
Finii in prigione per colpa sua.»
Shaylee
fece andare gli occhi da Douglas a Zane. Nel frattempo, quest’ultimo veniva ammanettato
da due uomini, che gli puntarono le loro pistole alle tempie.
Douglas
gli lanciò un’ultima occhiata minacciosa, poi spostò l’attenzione su Shaylee,
ancora scossa dalla rivelazione. «Se non mi dirai quello che voglio sapere,
Zane Carter verrà portato nelle prigioni, e non credo che questa volta riuscirà
a fuggire.»
La
ragazza spostò lo sguardo su di lui. «Finirà ancora in prigione per colpa tua,
eh?» commentò, riprendendosi. «Sai che la tua invenzione porterà alla
distruzione di Nuova X?»
«Certo
che lo so. Il Road District verrà spazzato via, e noi ricostruiremo il Garden
più bello e ricco di quello che già è.»
«Quindi
è questo il tuo piano?»
«Esatto.»
«Ma
non hai pensato che così facendo avresti ucciso anche me? E tua madre?»
Douglas
avanzò, sollevandole il mento con due dita. «Quanto a mia madre, sono davvero
addolorato per lei. Quanto a te…non sarei mai riuscito a farlo. Avevo
intenzione di trovarti prima di attivare la macchina e portarti via con noi.»
«Tu
sei pazzo.» ringhiò lei, indietreggiando e sottraendosi dal contatto con
Douglas. Era in quei momenti che stava vedendo il vero Douglas Gray, quello che
aveva conosciuto in quegli ultimi sedici anni era solo un falso.
«Può
darsi. Ma ora ti lascio una scelta, Lee.»
«Ossia?»
Douglas
indicò Zane. «Se scegli lui, ti lasceremo tornare a casa ma il tuo caro amico
verrà fatto giustiziare.»
Shaylee
deglutì e guardò Zane. Il suo volto era impassibile.
«Oppure,
potrai restare qui e Carter verrà riaccompagnato al Road District come se non
lo avessimo mai visto.»
La
ragazza restò in silenzio per qualche istante. «Non gli farete del male?»
«Shaylee,
torna al Road!» intervenne Zane, cercando di divincolarsi dalla presa dei
poliziotti. Ce ne vollero quattro per trattenerlo.
«No.»
rispose Douglas.
La
ragazza fece finta di non sentire Zane. «Se io decido di restare dovrete
cancellargli la fedina penale. Né Walker né qualcun altro poliziotto dovrà dargli
la caccia.»
Douglas
annuì.
«Se
scopro che hai infranto il patto me ne andrò.»
«Shaylee,
è una trappola!»
«Va
bene, Lee.» Douglas sorrise. «Bentornata in casa Gray.»
Shaylee
restò impassibile, cercando di trattenere le lacrime mentre guardava i
poliziotti portar fuori uno Zane che si dimenava e continuava a urlare il suo
nome.
L’ultima
immagine che ebbe di lui, fu Zane che riusciva a liberarsi degli agenti, ma le
porte dell’ascensore lo intrappolavano all’interno. I suoi occhi blu erano
disperati, e sparirono dietro uno sportello grigio.
Zane
Carter osservò con sguardo vacuo il bicchiere che Lance Murray gli mise
davanti.
Non
aveva sete, non aveva fame. Voleva solo tornare da Gray e riprendersi Shaylee.
Lance
sospirò e si sedette su una sedia sul lato opposto a quello dell’altro. «Ci
inventeremo qualcosa, Zane. Mi piace quanto a te che Lee si trovi nelle grinfie
di quel verme.»
«Lo
ha fatto solo per lasciarmi in vita. Sinceramente, avrei preferito che
lasciassero andare lei e uccidessero me piuttosto che trovarmi con la fedina
penale pulita.»
«In
questo modo siete vivi tutti e due. Cerca di capirla, era l’unica scelta che
potesse prendere.»
Zane
aveva ancora addosso il microfono durante la conversazione di Douglas e
Shaylee, Lance aveva sentito tutto ma, come lui, non aveva potuto fare nulla.
«Probabilmente
ora Gray sospetterà che tenteremo di portarla via e l’avrà messa sotto
sorveglianza. Sarà un’impresa riuscire a entrare in quella villa una seconda
volta.» disse Zane.
«Non
sottovalutarmi, amico, vedrai che ce la faremo. Dimentichi che Lance Murray ha
conoscenze dappertutto.» disse in tono allegro, per cercare di sdrammatizzare
la situazione.
Ottenne
l’abbozzo di un sorriso da parte dell’altro. «Hai già in mente qualcosa?»
Lance
incrociò le braccia al petto. «Ci sto lavorando. Gray si aspetta un piano
complesso ed elaborato, invece noi ne penseremo uno classico e banale.»
«E
gliela faremo sotto il naso.»
«Esattamente.
Il problema è che non ho ancora elaborato una strategia per uscire di scena.»
«Ricorda
che, dopo aver trovato Lee, dovremmo distruggere la macchina. Non avremo altre
occasioni. E poi, ora che Gray è riuscito a riprendersela attiverà presto la
macchina.»
Lance
sbuffò, roteando i suoi occhi neri come l’onice. «Perché Lee si deve cacciare
sempre in grossi guai?»
«Non
è colpa tua, smettila di piangerti addosso. L’idea è stata sua, tu non
c’entri.»
«Ma
io ho accettato di aiutarla, perciò ero responsabile di lei.»
«Come
lei lo era verso di te. Per questo ha scelto Gray per permetterti di vivere.»
Zane
tacque, stringendo la mano in un pugno. Poi gli si accese una lampadina nella
mente e guardò Lance. «Il laboratorio è sott’acqua, giusto?»
Lance
alzò un sopracciglio. «Sì.»
«Entriamo
nella villa, troviamo Lee e la portiamo alla macchina. Lei la distrugge, poi
facciamo un buco nella parete e ce ne andiamo.»
«E
poi morite perché non avrete abbastanza fiato per risalire in superficie.»
«Tua
cugina ha dei poteri particolari, o no? Penso che non abbia problemi nel
trovare un modo per fornirci più ossigeno.»
Lance
rifletté, poi annuì col capo. «In ogni caso è sempre meglio avere un piano di
riserva.»
Zane
guardò fuori dalla piccola finestra che dava sul quartiere. Lance aveva un
piccolo monolocale in disordine come quello della cugina, probabilmente era un
gene di famiglia, all’ultimo piano di un condominio in rovina come tutti gli
altri.
Ormai
la missione era finita, quindi poteva pensare a Shaylee liberamente senza che
la sua voce gli risuonasse nella mente ogni qualvolta il suo viso gli compariva
davanti.
Un
rumore di carta interruppe il silenzio dei due ragazzi, ed entrambi videro una
busta bianca entrare dalla fessura della porta.