Nuova X

di Dubhe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .Road District. ***
Capitolo 2: *** .Garden District. ***
Capitolo 3: *** .Road District. ***
Capitolo 4: *** .Garden District. ***
Capitolo 5: *** .15UW. ***
Capitolo 6: *** .Road District. ***



Capitolo 1
*** .Road District. ***


Autore: .Dubhe..

Titolo: Nuova X

Oggetti: Carillon, Chiave, Libro

Rating: Verde

Genere: AU, Azione, Romantico

Introduzione: In un mondo dove le macchine hanno preso il sopravvento, dove gli uomini sono schiavi del denaro, una sola persona può salvare un’intera città da una catastrofe imminente. Una persona che conserva dentro di sé la magia.

Una storia che parla di uno scontro tra la nuova tecnologia e la magia antica, in un mondo molto simile al nostro.

Note dell'Autore: questo racconto inizierà come una Song Fic (Linkin Park-New Divide), per poi continuare in una Long Fic

 

Partecipante al concorso I Tre Oggetti [seconda edizione del contest Magical Tales

 

 

 http://img515.imageshack.us/img515/4936/35mp6y0.jpg

 

 

Nuova X

 

 

.ROAD DISTRICT.

 

I remembered black skies

The lightning all around me 





Una moto sfrecciava per le vie deserte del Road District, il quartiere povero di Nuova X.

Dietro di lei un’altra moto, bianca con strisce blu sui fianchi e una sirena accesa sul manubrio, la inseguiva.

Era notte fonda, eppure qualcuno era ancora sveglio. Quei pochi che lo erano si sporsero dalle finestre delle proprie abitazioni che cadevano a pezzi per vedere chi causava tutto quel baccano, ma non osarono urlare delle proteste quando riconobbero la moto del tenente Walker, Jonathan Walker, il più temibile fra i poliziotti del Garden District nel fare il suo lavoro: catturare chiunque tentasse di oltrepassare il muro che separava i due quartieri e i vari teppisti del Road che compivano furti nel distretto dei ricchi.

Riconobbero la BMW 650 S Enduro di Walker e la Kawasaki Ninja nera di uno dei ragazzi più popolari del Road, sia tra i cittadini sia fra la polizia.

Era uno spettacolo al quale assistevano quasi tutte le sere, il teppista che fuggiva dal poliziotto. Per ora, il teppista era sempre riuscito a cavarsela, ma nessuno sapeva dire fino a quando sarebbe riuscito a farlo se avesse continuato a provocare le forse dell’ordine.

Quella sera c’era il temporale, ma non pioveva. Nel cielo scuro come la pece, privo di nuvole, si disegnavano dei lampi abbaglianti che risuonavano dopo qualche secondo sull’intero quartiere facendo vibrare persino i muri. Era un panorama meraviglioso, in particolar modo se osservato dal molo a sud del quartiere, dove i lampi si riflettevano sulla superficie dell’acqua rendendo visibili per un secondo i pescherecci al largo. 

 

I remembered each flash

as time began to blur

 

Il teppista continuava a guidare senza voltarsi, gli bastava sentire il rombo di quella moto della polizia che ormai conosceva benissimo. Walker non lo mollava, il ragazzo sentiva che quella sera la corsa sarebbe stata più difficile del solito. S’infilò all’improvviso in un vicolo a sinistra, ma il poliziotto lo seguì. Girò a destra, poi subito a sinistra, poi destra e ancora a destra, tornando sulla strada principale. Conosceva quei vicoli a memoria, ci aveva passato la sua infanzia.  Si fermò, non sentendo più la moto di Walker alle spalle.

Nel cielo i lampi disegnavano delle crepe bianche e a intervalli regolari il rombo del tuono riempiva l’aria tutt’intorno.

L’umidità iniziava ad alzarsi creando una nebbiolina opaca.

Il ragazzo sorrise. In quel modo avrebbe avuto qualche vantaggio per sfuggire a Walker.

Un tuono si fece sentire più presto, più forte e imprevisto dei precedenti.

«Carter!»

 

Like a startling sign

That fate had finally found me 

 

Il ragazzo si voltò e si bloccò. Walker era dietro di lui, che lo fissava con scherno da dietro la visiera del casco. Fece per dirigere la moto nel vicolo da cui era uscito, ma vide altre moto della polizia circondarlo. Si lasciò sfuggire un ringhio.

«E’ inutile che provi a scappare, la tua corsa è ufficialmente finita, Carter.»

Il ragazzo non disse nulla, mentre il cervello era in subbuglio per trovare una soluzione a quel guaio. Eppure, non ne vedeva proprio, di soluzioni. Chiuse gli occhi nel vano tentativo di calmarsi e ragionare.

 

And your voice was all I heard 
That I get what I deserve

 

Vai.

Il teppista riaprì gli occhi. Aveva sentito la voce di una ragazza nella testa, ma intorno a lui c’erano soltanto poliziotti. Gli era apparsa l’immagine vaga di una sagoma.

Ma chi diavolo…

Vai.

Il ragazzo richiuse gli occhi, trovandosi di fronte una ragazza dai lunghi capelli castani lunghissimi che ricadevano lisci sull’abito bianco, stretto in vita, le maniche a campana trasparenti lasciavano vedere le esili braccia. Dal collo pendeva una chiave d’oro. Chi sei?

Vuoi essere libero o finire in prigione, Zane? La sua voce era soffice ma nello stesso tempo priva d’emozioni.

Come sai il mio nome?

Lei esitò. Io so tutto di tutti.

Mi posso fidare davvero di te?

La scelta è tua.

Lui tacque.

«Allora, Carter, vieni qua tu o lo devo fare io?»

Il ragazzo fulminò Jonathan Walker con lo sguardo. D’accordo.

Cogliendo di sorpresa tutti i poliziotti presenti, il teppista accelerò. I poliziotti non si spostavano, uno era proprio in mezzo all’entrata del vicolo impedendogli di passargli oltre. Il ragazzo pregò affinché avesse preso la decisione giusta. Difatti, un fulmine cadde a un millimetro di distanza dalla moto dell’agente, facendolo ruzzolare a terra.

La Kawasaki del teppista lo raggirò, e lui alzò una mano per salutare Walker che stava urlando qualcosa simile a «Inseguitelo!»

Quando i cittadini del Road sentirono il rombo della moto percorrere la strada nel senso opposto a quello da cui era arrivata, pensarono che probabilmente il giorno in cui Jonathan Walker sarebbe riuscito a catturare Zane Carter era ancora lontano.

 

 

************

Nonostante la posizione ribadisco che me si ritiene soddisfatta così ^.^

Ringrazio Niobe per avermi fatta partecipare xD

Thanks,

Dubhe

Ps: pubblicherò un capitolo a settimana, buona lettura!

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** .Garden District. ***


Il seguito, accompagnato ancora dalle parole di New Divide..

Buona Lettura, e mi raccomando, recensite!

Grazie

************

 

 

.GARDEN DISTRICT.

 

So give me reason

To prove me wrong

To wash this memory clean 

 

Ivy Gray osservava la tempesta di fulmini che infuriava fuori dall’enorme villa nella quale abitava.

Quasi tutte le sere il cielo faceva tremare gli abitanti di Nuova X, sia del Garden sia del Road District. Di fronte alle forze della natura tutti erano uguali.

«Ivy.»

«Doug. La riunione è finita?»

«Sì.»

Douglas Gray, suo fratello maggiore e proprietario di quell’immensa villa ereditata dai loro genitori, defunti qualche anno prima in apparenti circostanze misteriose. Ivy sapeva che era tutto un piano di suo fratello e del precedente tutore dei ragazzi, Derian Cox, per impadronirsi dell’intero regno del grande senatore Byron Gray, loro padre.

Douglas non sospettava minimamente che la sorella fosse a conoscenza di ogni cosa, e lei faceva di tutto perché suo fratello non lo venisse a sapere.

Perché c’era un segreto che dovevano mantenere tale se non volevano essere esclusi dalla vita sociale di Nuova X.

«Com’è andata?»

«Le solite storie, i soldi sono al sicuro e non rischiamo la banca rotta.» rispose lui ironico.

Ivy annuì. «Bene.»

Douglas osservò lo stesso panorama che si parava davanti agli occhi della sorella, in silenzio.

«Doug…»

«La stiamo ancora cercando, Ivy. Te l’ho detto, appena ci sono novità te le farò sapere.»

Ivy guardò il fratello, più alto di lei di parecchie spanne. «Sei stato un grandissimo idiota, Douglas.»

Erano rare le volte in cui Ivy chiamava il fratello con il suo nome intero, e tutte le volte significava che era davvero arrabbiata. Douglas ricambiò lo sguardo, notando per l’ennesima volta che avevano lo stesso colore degli occhi: verde smeraldo, gene del loro defunto padre.

«Perché l’hai lasciata andare?»

«Se n’è andata da sola, io non ho fatto nulla.»

«Appunto! Se l’avessi fermata, adesso lei sarebbe al sicuro…»

Douglas lasciò che la sorella fosse assalita dai ricordi. Sapeva di chi stava parlando, colei che era la migliore amica di Ivy. Douglas provava da sempre un debole verso di lei, ma le origini dell’altra ragazza lo avevano costretto a lasciarla andare per la sua strada. Il Garden District non faceva per lei, uno spirito libero. Probabilmente ora si trovava nel Road District, a casa sua.

 

Let the floods cross

The distance in your eyes

 

Douglas si limitò a poggiare una mano sulla spalla della sorella, senza guardarla negli occhi. Sapeva che se lo avesse fatto la sua sicurezza sarebbe crollata, guardando quelle pietre commosse. «Mi dispiace, Ivy. Farò del mio meglio per trovarla.»

Ivy annuì, nella sua ingenuità si affidava completamente al fratello, convinta che un giorno potesse redimersi da ciò che aveva fatto ai loro genitori.

 

Give me reason

to fill this hole

 

«Mi manca tanto, Doug. La rivoglio qui…»

Per Ivy, la ragazza era come una sorella. Erano cresciute insieme, sotto lo stesso tetto, eppure avevano due caratteri completamente differenti. Entrambe avevano la stessa età e la passione per la magia. Douglas, un ragazzo realistico e con i piedi ben piantati a terra, non credeva a quelle sciocchezze. Ivy diceva che l’altra ragazza riusciva a compiere dei piccoli incantesimi: una volta, Douglas era entrato di soppiatto in camera della sorella e aveva visto la ragazza seduta sul pavimento, a gambe incrociate e occhi chiusi, sotto lo sguardo ammirato di Ivy. Intorno a lei aleggiava un’aura bianca, e sollevati da terra c’erano alcune matite e pagine di quaderni. Aveva richiuso piano la porta, strabuzzando gli occhi, e quando aveva dato un’altra sbirciata la ragazza aveva riaperto gli occhi, le matite e le pagine perfettamente in ordine sulla scrivania.

Poi, quella sera, la ragazza se n’era andata. I sogni di Ivy erano crollati, facendola rinchiudere in un mondo tutto suo. Dopo qualche giorno, però, aveva capito che rivoleva a tutti i costi quell’amica che non sarebbe più tornata da lei.

 

Connect the space between 
Let it be enough to reach the truth that lies

 

Douglas non poteva fare altro che assecondare la sorella per evitare che impazzisse.

Era per il suo bene, non poteva permettere che i pezzi grossi del Garden District scoprissero che la minore della famiglia Gray aveva perso il senno per l’abbandono improvviso di una ragazza del Road.

I primi tempi aveva davvero cercato la ragazza, eppure sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscito. A meno che la ragazza si sarebbe voluta far trovare. Se mai avesse dovuto rincontrarla, di certo l’avrebbe punita per aver troncato in modo così brusco il rapporto con sua sorella, facendo sfumare i progetti futuri per lei.

La ragazza, però, non avrebbe avuto un futuro nel Garden District. Doveva averlo di certo capito, per quel motivo se n’era andata.

 

Across this new divide

 

Aveva preferito dividere le loro strade per non arrivare al limite e far assistere Ivy alla sua disfatta.

La ragazza era nata nel Road District, e in quel luogo doveva restare.

Seppur lui stesso dovesse ammettere con rammarico, Shaylee Murray aveva preso la decisione migliore per tutti.

 

 

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Capitolo 3
*** .Road District. ***


.ROAD DISTRICT.

 

There was nothing in sight

But memories left abandoned

 

Zane Carter parcheggiò la sua moto nel punto in cui l’asfalto lasciava spazio alla sabbia. Si tolse il casco, lasciando che l’aria di tempesta gli scompigliasse i capelli corvini.

Sulla spiaggia, illuminata a intermittenza dai fulmini, c’era una sagoma seduta voltata verso il mare.

Dalla lunghezza anormale dei capelli immaginò si trattasse di una ragazza.

Scese cautamente dalla Kawasaki, gli occhi blu fissi su di lei, ma esitò.

In quel posto, pochi mesi prima aveva conosciuto una ragazza. Si trattava della cugina del suo migliore amico, Lance Murray, il miglior hacker che ci fosse in tutta Nuova X. Superava persino gli esperti del Garden District. Nel tempo libero si dilettava a costruire aggeggi elettronici con le funzioni più assurde.

Zane era rimasto fin da subito colpito dalla ragazza, dal suo atteggiamento e dal suo aspetto.

Il ragazzo credeva di non aver mai visto nessun essere vivente caratterizzato da tanta bellezza.

Ora che ci pensava, la ragazza che lo aveva aiutato aveva qualcosa che le ricordava la cugina di Lance.

Sempre più confuso, decise di andare incontro alla figura seduta sulla spiaggia.

 

There was nowhere to hide

 

«Ehi

Lei rispose senza voltarsi. «Qui c’è una vista meravigliosa, non credi?»

Era la sua voce. Calda e fredda, partecipe e distratta. Zane non aveva più dubbi.

Si sedette al suo fianco, guardando i fulmini nel cielo che sembravano vicinissimi.

«Eri tu?»

«Uh?»

«Poco fa, con Walker.»

«Ti dà ancora la caccia?»

«Non fingere di non sapere. Tu sai tutto di tutti, no?»

La ragazza lo guardò accennando un sorriso. «Dunque lo hai capito.»

«Posso sapere come fai?»

«No.»

«Perché?»

«Perché di no. E’ meglio che non ti coinvolga.»

«Visto che mi hai salvato da Walker, penso di doverti qualcosa.»

«Non ho bisogno di aiuto, se è questo che intendi.»

L’occhio di Zane cadde sul collo di lei. Come ormai aveva già scoperto, portava una collana con un ciondolo a forma di chiave dorata. Lei seguì lo sguardo del ragazzo, e strinse la chiave con una mano. «E’ questa che mi ha permesso di aiutarti. Senza di essa, non riuscirei a entrare nella dimensione parallela e vedere il mondo con altri occhi.»

L’espressione di Zane era vacua. «Non capisco…»

La ragazza gli tese una mano. «Non si può capire fino a quando non lo si prova sulla propria pelle.»

Per un attimo, Zane avrebbe voluto perdersi in quelle due profondità d’ambra che lo osservavano, poi si riscosse e strinse la piccola mano di lei. Era gelata.

 

The ashes fell like snow 
And the ground caved in

Between where we were standing

 

Volavano sopra Nuova X.

Eppure, non era la città che conoscevano. Vedevano uomini che combattevano ai piedi della muraglia che separava i due quartieri, entrambi avvolti dalle fiamme. Il cielo plumbeo, dal quale cadeva una fitta neve, non rendeva l’atmosfera più tranquilla. Era uno spettacolo con un contrasto terrificante.

«Che cosa sta succedendo?» chiese Zane.

«Il futuro, se non faremo qualcosa per cambiarlo.» rispose la ragazza. Lo teneva per mano, la chiave sul suo petto brillava di un rosso rubino.

«Noi?»

«Ormai ci sei dentro anche tu. E non possiamo di certo dire in giro che abbiamo visto il futuro. Non ci crederebbe nessuno.»

«Lance sì.»

«Insieme a noi, siamo in tre contro due.»

«Contro due?»

«Douglas Gray e Derian Cox.»

All’improvviso, la Nuova X del futuro fu attraversata da una violenta scossa, che fece crollare quei pochi edifici che erano riusciti a stare in piedi fino a quel momento.

La ragazza chiuse gli occhi, e lentamente l’immagine della città svanì insieme alle grida di dolore degli abitanti. Una luce accecante li avvolse, e dopo la sensazione di muoversi in modo circolatorio, tanto veloce da sembrare di essere fermi, fecero ritorno alla spiaggia.

 

And your voice was all I heard 
That I get what I deserve

 

«Capisci che dobbiamo farlo?»

Zane annuì. Lance glielo aveva detto, sua cugina era strana. Faceva delle cose che nessuno riusciva a compiere. Nonostante tutto, si sentiva attratto come una calamita a lei. «Ti aiuterò.»

La ragazza si alzò. «Vieni con me, ti porto a casa mia.»

Lui strabuzzò gli occhi. «A casa tua?»

«Sì. Devo mostrarti alcune cose, così capirai tutto.»

Confuso, Zane si alzò e la seguì. «Andiamo con la mia moto.»

Lei fu d’accordo.

Quando salì sul sellino del passeggero Zane non se ne accorse, talmente era leggera. Sentì la sua presenza solo quando gli cinse la vita con le braccia, e il ragazzo ebbe la percezione che i loro corpi aderissero perfettamente. Avviò la moto, seguendo le indicazioni che la ragazza gli dava.

Abitava in una piccola baracca a pochi metri dalla spiaggia, una costruzione tipica del Road District. L’interno era costituito da una sola stanza, dove c’era un divano marrone consunto, un piccolo tavolo in legno con un paio di sedie, un televisore spento poggiato su di un piccolo comodino di fronte al divano. Un lato della casupola era occupato da un fornelletto elettrico e un frigorifero in miniatura. Sparsi per la casa c’erano vecchi libri e fogli vaganti di appunti.

La ragazza fece cenno a Zane di sedersi su una delle sedie, e gli si piazzò di fronte mettendogli sotto gli occhi un carillon. Era un cofanetto rosso con dei ricami bianchi, e quando lo aprì una ballerina iniziò a girare su se stessa sulle note di una dolce melodia.

«Questo, me lo ha regalato Douglas.»

«Douglas Gray?»

«Proprio lui.»

Zane alzò un sopracciglio.

«Ti starai domandando come faccio a conoscere Douglas…bè, ho vissuto con lui.»

Il ragazzo fissò Shaylee Murray, la ragazza che possedeva doti soprannaturali. La ragazza gli parlò del suo passato nella villa dei Gray, del suo rapporto di amicizia-ammirazione con Ivy, e della sua fuga da quel mondo che non le apparteneva. «Il motivo principale per cui sono tornata è per compiere il mio destino.»

«Cambiare il futuro di Nuova X.»

«Se continuiamo così finirà per scoppiare una sanguinosa guerra inutile che porterà alla distruzione della città.»

«Allora cosa possiamo fare?»

Shaylee mise sul tavolo la chiave che portava al collo, accanto al carillon. «Douglas non lo sapeva, ma il dono che mi ha fatto è speciale.» fece una pausa. Indicò la chiave. «Questa mi permette avere delle visioni riguardo al passato, presente o futuro. Questo» passò a indicare il carillon. «di per sé è inutile, ma se inserisco la chiave nella serratura, crea delle interferenze con la macchina che sta costruendo Douglas per destabilizzare l’equilibrio di Nuova X.»

«Douglas ha in mente questo?»

Il suo sguardo si rabbuiò. «Purtroppo sì. Da quello che sono riuscita a scoprire, la macchina diffonderà un’ondata di radiazioni nucleari. Queste radiazioni causeranno malattie, morte e fame. Quelli del Road District accuseranno quelli del Garden e viceversa. A questo punto, scoppierà la guerra.»

«Quindi come faremo per fermare Douglas?»

«Entreremo nella sua casa, troveremo la macchina e la distruggeremo con questi oggetti. Lance ci darà una mano, entrerà nel sistema di sicurezza di casa Gray e la troverà.»

«E noi come faremo a entrare?»

Shaylee cercò tra la pigna di fogli sul tavolo qualcosa, poi porse sorridendo al ragazzo due biglietti. «Con questi. Sono degli inviti per una festa in maschera organizzata da Douglas per l’imminente compleanno di Ivy. Li aveva fatti stampare tempo fa, gliene ho soffiati un paio quando vivevo ancora con loro.»

Zane se li rigirò tra le mani. «E’ un piano perfetto, ma non capisco una cosa.»

La ragazza lo guardò in attesa.

«Se possiedi tutti gli oggetti per distruggere la macchina di Douglas, perché non lo fai da qui?»

«Primo perché l’energia non arriva fino a là, non sono così potente. Secondo, perché bisogna utilizzare un libro d’incantesimi che possiedono loro. Dopo aver recuperato quello, ci dirigeremo alla macchina.»

Zane annuì, ridandole i biglietti. Shaylee poteva anche essere la ragazza più strana di tutte, eppure la sua stranezza la rendeva una pericolosa minaccia per chi se la metteva contro. «Quando sarà questa festa?»

«Domani sera.»

Zane s’irrigidì. «Ma io non ho un abito adatto per una festa in maschera.»

«Non preoccuparti, penso a tutto io. Tu presentati qui domani pomeriggio alle cinque.»

 

 

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Capitolo 4
*** .Garden District. ***


  .GARDEN DISTRICT.

 

Ivy Gray osservava la gente presente nel vasto salone.

Quella sera il cielo era sereno, il sole non era ancora tramontato e i suoi raggi illuminavano l’intera stanza. Coppie continuavano ad attraversare l’alta volta posta all’ingresso, gli strascichi dei vestiti delle donne strisciavano sul pavimento così lucido in cui ci si poteva specchiare. Tre delle quattro pareti erano composte da alte vetrate che davano su enormi balconi che davano sul mare.

Ivy sentì la presenza di suo fratello accanto a lei, ma gli occhi della ragazza restavano fissi sull’ingresso. La sua ultima speranza era che Shaylee comparisse e le andasse incontro chiedendole scusa per il suo comportamento. Sapeva però che l’amica non era quel genere di ragazza, se aveva lasciato la casa era perché ne era convinta, non le avrebbe mai chiesto scusa.

Forse, nemmeno sarebbe venuta.

Sfilò una coppia, marito e moglie, i visi coperti dalle maschere che però non celavano le rughe della vecchiaia. Dietro di loro, due giovani. Stavano bene insieme, una a braccetto dell’altro. Lui, alto e ben piazzato, i capelli corvini disordinati al punto giusto, indossava un abito elegante scuro con una maschera altrettanto nera. Lei aveva i capelli lunghi di un castano quercia, lisci come spaghetti, una maschera rossa le copriva il viso bianco come il latte e un abito in tinta con la maschera, senza maniche e con un piccolo strascico. Portava dei guanti cremisi lunghi oltre i gomiti.

Per un istante a Ivy sembrò che la ragazza la stesse guardando, poi riportò la sua attenzione sul suo cavaliere.

«Quando sarà abbastanza buio ci sarà una sorpresa per te, sorellina.» disse Douglas.

Ivy annuì, seguendo con lo sguardo la coppietta che si dirigeva verso i balconi all’esterno.

 

 

«Finora è andato tutto bene.» sospirò Zane, facendo per togliersi la maschera.

Shaylee lo fermò, poggiando delicatamente una mano su quella di lui. «Vuoi che Douglas o qualcun altro ti riconosca?» sussurrò.

Il ragazzo rinunciò, spostando gli occhi blu sul mare di fronte a loro. Il sole stava per sparire al di là delle montagne, sull’acqua brillava il riflesso della luce dorata abbagliante. Non poté fare a meno di pensare che quel colore assomigliava tanto alle iridi di Shaylee.

Quella sera si era messa un paio di lenti a contatto nere, così che i suoi occhi assumessero una tonalità marrone scuro. Non poteva tornare nella villa dei Gray incautamente: se Douglas, Ivy o Derian si fossero avvicinati a lei e l’avessero guardata negli occhi, l’avrebbero riconosciuta.

In un gesto involontario, o forse nemmeno troppo, Zane strinse piano la mano della ragazza poggiata sulla sua. Lei non si ritrasse, accettò quel contatto.

«Ho sentito che quando farà buio ci saranno dei fuochi d’artificio. Approfitteremo di quel momento per allontanarci: io mi recherò in biblioteca per cercare il libro, tu chiamerai Lance e ti farai dire le combinazioni delle porte.» Lo guardò. «Pensi di riuscirci?»

Zane sogghignò. «Stai parlando con Zane Carter, colui che è riuscito a evadere dalle prigioni del Garden District. Sarà un giochetto da ragazzi, questo.»

Shaylee annuì poco convinta.

Lance era già stato di grande aiuto: una sua conoscenza lavorava tra i camerieri di villa Gray, così l’aveva convinta a fargli un piccolo favore. Le aveva spedito un pacchetto contenente la chiave, il carillon, e tutto l’occorrente per la missione dicendole di nasconderli in biblioteca. Shaylee non sapeva cos’avesse promesso suo cugino per sdebitarsi e preferiva non saperlo.

Un inserviente venne da loro porgendo un vassoio sul quale c’erano dei bicchieri di cristallo contenenti spumante. Zane ne prese due, facendo un cenno di ringraziamento all’uomo che si allontanò. Ne porse poi uno a Shaylee. Il ragazzo lo sollevò. «Al tuo piano.»

I loro bicchieri si scontrarono con un debole suono. «Che possa riuscire.»

I loro sguardi s’incatenarono, ma dopo qualche secondo Shaylee non riuscì a reggere oltre e spostò le iridi sul mare. «Sai, lo sapevo che mi avresti aiutata.»

Io so tutto di tutti. «Non ti si può far sfuggire niente.»

«Proprio niente no.»

Zane stava per aprire bocca, quando qualcuno si avvicinò a loro.

«Buonasera.»

Shaylee cercò di mostrarsi il più naturale possibile mentre si voltava in direzione della voce che aveva riconosciuto. «Salve, signor Gray.» salutò.

Zane Carter squadrò Douglas Gray, che a sua volta squadrava Shaylee. Per un attimo temette che l’avesse riconosciuta.

Era un ragazzo della sua età, pochi centimetri in meno di lui, le spalle esili di chi è abituato al lusso. I capelli biondi erano corti e ben ordinati, spazzolati da un lato. Indossava un completo bianco, una camicia verde chiaro che ricordava il colore degli occhi.

«Credo di non avervi mai visto in giro, posso sapere con chi ho l’onore di parlare?» chiese Douglas.

Zane non si scompose. Era tutto programmato, entrambi si erano preparati a una domanda del genere. «Matt Lorenz, nipote del signor Lorenz, proprietario della casa edile omonima. Mi sono trasferito qui l’altro giorno per far visita a mio zio.»

Douglas sembrava convinto. «Il famoso nipote che Hans non ha mai voluto portare a Nuova X, è un piacere conoscerti.» gli tese una mano, che Zane strinse tranquillamente. Douglas tornò a guardare Shaylee. «E questa meraviglia con te?»

«Cynthia Seidel, una mia cara amica. Ha voluto accompagnarmi in questo viaggio.» presentò Zane.

Shaylee sorrise teatralmente e tese la mano a Douglas, che la prese e se la portò alle labbra.

«Sono onorato di ospitarti in casa mia, Cynthia. Visto che sei solo una cara amica di Matt, potrei rubarti per qualche minuto?» domandò rivolto a Zane, facendo un cenno all’interno, nel salone, dove la banda aveva iniziato a suonare un tango.

Zane guardò Shaylee, che dopo aver appoggiato il bicchiere sulla ringhiera di marmo del balcone, annuì debolmente col capo. «Se Cynthia ha piacere, non voglio negarglielo.» rispose pacato Zane.

«Sagge parole. A più tardi, Matt.»

Douglas si allontanò, porgendo un braccio alla ragazza. Shaylee lo prese, lanciando un’ultima occhiata a Zane, quasi volesse rassicurarlo. Il ragazzo forzò un sorriso, mentre fissava Shaylee e Douglas confondersi con la folla.

 

 

Nel tango è compito dell’uomo guidare la donna. I passi erano frutto della loro improvvisazione, Shaylee seguiva Douglas senza problemi. Una perfetta sconosciuta forse si sarebbe trovata in difficoltà, ma lei no.

Una prova che lei non era del tutto una perfetta sconosciuta.

Non era agitata, non doveva piangere sul latte versato. Douglas avrebbe fatto qualche battuta se l’avesse dovuta riconoscere.

La canzone finì, per lasciare il turno ad un valzer.

Qui, nessuno dei due guidava l’altro, si muovevano come se non fosse la prima volta che danzavano insieme.

In effetti, non lo era.

Douglas la guardò, anche gli occhi di lei guardavano da un’altra parte. Avvicinò il viso al suo orecchio. «E’ bello rivederti.» le sussurrò.

Sentì che la schiena della ragazza s’irrigidiva. Non osò voltarsi. «Come hai fatto?»

«Shaylee, ti conosco da quando hai imparato ad andare sul vasino. Hai pensato davvero di riuscire a nascondermi la tua vera identità?»

Non c’era rimprovero nella voce di Douglas, né di rabbia o rancore. Era perfettamente calmo.

Lui non sapeva del suo piano, quindi non doveva mostrarsi preoccupata più del dovuto. Anche se era stata smascherata, non doveva permettere che scoprisse anche le sue reali intenzioni.

«Perché sei venuta solo oggi?» chiese Douglas.

«E’ il diciottesimo compleanno di Ivy, no?»

«Sì, ma perché non vai da lei?»

La ragazza esitò. Non voleva coinvolgere Ivy. «Non mi sembra giusto. E’ meglio che sparisca del tutto dalla vostra vita, dopo questa sera non mi vedrete mai più.»

Douglas sentì l’amarezza nella voce di Shaylee. «Come vuoi. Ma ci manchi tanto, Shaylee…mi manchi tanto.»

La ragazza si separò bruscamente da lui. «Mi dispiace, Doug. Lo capisci meglio di me che non posso rimanere oltre.» Girò sui tacchi e si diresse verso il balcone.

Immaginava da chi stava andando. Da quell’ipotetico Matt Lorenz, ma a quel punto non credeva che fosse il vero Matt Lorenz. La sua voce gli ricordava qualcuno, eppure non riusciva a collegare la voce di quel ragazzo a un volto.

I suoi pensieri vennero interrotti da una mano che si poggiava sulla sua spalla. Voltandosi, Douglas si trovò il volto scarno di Derian Cox. «Douglas, gli uomini addetti ai fuochi d’artificio sono pronti.»

«Chiama mia sorella e dille di raggiungermi. Poi annuncia a tutti di recarsi sui balconi per lo spettacolo.» ordinò.

Il suo ex tutore annuì. «Provvedo subito.»

«Derian.»

«Sì?»

«Lei è qui.»

L’uomo assunse un’espressione prima interdetta, poi stupita. «Shaylee?»

«Non voglio che mia sorella lo sappia, ma che teniate d’occhio il compagno di Lee.»

Derian cercò la ragazza, e la trovò accanto ad un ragazzo molto più alto di lei, quasi quanto Douglas. «Il morettino?»

«Dice di chiamarsi Matt Lorenz, nipote di Hans, ma non è lui. Da quanto so, Matt si è sposato pochi giorni fa in segreto.»

«Indagheremo.»

«Discrezione, Derian. Non voglio problemi.»

«Non si preoccupi.» Derian si diresse veloce verso Ivy, accompagnandola dal fratello.

Quando dagli altoparlanti risuonò la voce dell’uomo che invitava i presenti a uscire, Douglas cercò di mantenere l’attenzione di Ivy sul mare. Però, quando Douglas fece andare gli occhi su tutto il balcone, non riuscì a vedere né Shaylee né il suo misterioso accompagnatore.

 

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Capitolo 5
*** .15UW. ***


.15UW.

 

«Come ha fatto a scoprirti?»

«Sono stata una sciocca a non pensarci e non prendere più precauzioni. In più non ho con me la chiave, e i miei poteri sono più deboli.» disse Shaylee, mentre trascinava Zane per i corridoi silenziosi di villa Gray. Si fermò davanti ad una porta identica alle altre e lo guardò. «Ricordi tutto quello che devi fare?»

Zane annuì togliendosi la maschera. «Mi tolgo queste cose fastidiose di dosso e contatto Lance mentre tu cerchi il libro.»

Shaylee sorrise, la penombra rendeva il suo sorriso era ancora più bello, allungò una mano e gli accarezzò una guancia. «Promettimi di non pensare a me. Ogni pensiero può distrarti, quindi non devi pensare a nient’altro che a quello che devi fare.»

Tu però sei una grande distrazione, pensò Zane.

«Tu però sei un grande distrazione.» disse senza rendersi conto di quello che stava dicendo.

Tutto ciò che vide in seguito fu Shaylee che si alzava in punta di piedi e avvicinava il volto a quello di lui. Dopo, sentiva le loro labbra unirsi per pochi istanti. Entrambi avrebbero voluto che quel momento durasse di più, molto di più, perché la ragazza si separò troppo presto. «Quando entreremo qui non potremmo più parlare.» sussurrò.

«Va bene.» rispose Zane.

Shaylee aprì la porta, tenendo per mano il ragazzo, e la stanza in cui si ritrovarono era circa la metà del salone dove si stava svolgendo la festa in onore di Ivy Gray. Davanti a loro c’erano infiniti scaffali colmi di libri. Zane si chiese se Shaylee conoscesse il luogo dove stava il libro che cercava, altrimenti il loro piano sarebbe saltato. La guardò ed espresse la tacita domanda attraverso gli occhi. Lei abbozzò un sorriso e fece un cenno d’assenso col capo.

Shaylee lo guidò verso un tavolino basso all’ingresso, intorno al quale c’erano delle basse ma larghe poltrone in pelle. S’inginocchiò, tastando la parte sotto del tavolino. Poco dopo la ragazza tirò fuori una scatola semiaperta.

Quando le loro mani si sciolsero, Shaylee si sentì quasi abbandonata. Soffocando le sue emozioni aprì la scatola, estraendo i vestiti di cambio di Zane, più comodi per il suo compito. Shaylee aveva deciso di restare vestita com’era, così in caso avesse incrociato qualcuno per i corridoi avrebbe usato la scusa che stava cercando il bagno. Zane prese i vestiti e andò dietro allo scaffale più vicino per cambiarsi. Shaylee trovò i suoi oggetti, la chiave e il carillon. La prima era già pronta inserita nella serratura. Se la mise sottobraccio, e Zane uscì vestito come un ragazzo qualunque. Una tuta da motociclista, pantaloni blu scuro stretti infilati in stivali marroni scuro, una maglietta nera e una giacca corta dello stesso colore dei pantaloni. Le mani erano ricoperte da guanti scuri a mezze dita. Sistemata nella cintura e nascosta dalla giacca, aveva una pistola, anche se sperava di non doverla usare.

Zane buttò i vestiti eleganti della festa nella scatola, ora sentendosi a proprio agio. Vide Shaylee in procinto di sparire nel buio degli scaffali e le andò incontro, abbracciandola. Non le disse nulla, anche perché se avesse potuto non avrebbe saputo cosa dirle. Sentì che lei ricambiava l’abbraccio, affondando il viso nel suo petto.

Restarono immobili, ascoltando i battiti dei loro cuori rimbombare nella silenziosa biblioteca.

Si separarono, sapendo che era giunto il momento del dovere. Shaylee gli donò un altro breve e fugace bacio, dopo di che sparì tra i scaffali.

Sperando di non inciampare in qualcosa, Zane uscì dalla biblioteca mettendosi il microfono. Richiuse la porta piano, controllando che non ci fosse nessuno. «Lance, ci sei?»

La voce dell’amico risuonò nell’orecchio di Zane. «Era ora, fratello. Tutto bene?»

«Per ora sì. Avanti, dimmi dov’è quella macchina.» mormorò.

«Vai sempre dritto e gira al primo corridoio a sinistra. Il laboratorio di Gray è sott’acqua.»

«Sott’acqua?»

«Già. Sono riuscito a copiare i codici, anche se ci è voluto un po’. Sai, il tuo amico è molto intelligente, ha immesso un programma che cambia i codici ogni ora.»

«Non siamo amici da tempo, Lance.» disse Zane, più a sé stesso che all’altro. Con passo svelto raggiunse la svolta, ma davanti a lui si parò un muro. «Ma che diavolo…»

«Aspetta, ti apro.»

Detto fatto, il muro bianco si aprì in due, come un portone mimetizzato con la parete. Zane lo attraversò.

«Proseguì stando attaccato al muro di destra, è l’unico punto cieco del corridoio. Devi stare attento, è pieno di telecamere.»

«D’accordo.» Zane fece come gli era stato indicato. Schiacciando la schiena contro la parete e proseguendo cercando di non far rumore con gli stivali.

«Mia cugina?»

«Stava cercando il libro. Il piano era che io le aprivo la strada mentre lei si procurava l’ultimo oggetto che serve per distruggere quella macchina.»

Lance non parlò per qualche secondo. «Sai, Zane, tu sei il primo ragazzo del Road che non le ha dato della pazza. Credo che abbia scelto te per questo.»

«Ho solo pensato che fosse strana, ma non pazza. Se Shaylee ha dei poteri particolari non bisogna fargliene una colpa. Potresti averceli avuti tu al suo posto, oppure io.»

«Si vede che te ne sei innamorato.»

Promettimi di non pensare a me. Ogni pensiero può distrarti, quindi non devi pensare a nient’altro che a quello che devi fare. «Rimandiamo il discorso a un altro momento, sono un po’ impegnato al momento.» sbottò Zane.

«Ok, ok.»

Gli sembrava di essere finito in un corridoio che non aveva mai fine, quando vide in lontananza una porta grigia con una tastiera i numeri di fianco.

«Quello è l’ascensore che ti porta al laboratorio. Sei pronto? 19618210. Ripeto: 19618210. Scritto?»

Le porte dell’ascensore si aprirono senza far alcun rumore, e Zane ci entrò. «Sì. A che piano devo andare?»

«Sul tasto dovrebbe essere segnato con 15UW.»

Zane lo trovò e lo premette. «UW?»

«Penso significhi Under Water, sott’acqua.»

L’ascensore scendeva lentamente, era una scatola d’alluminio con maniglie che percorrevano tre lati.

Zane si ritrovò a pensare a cosa potesse star facendo Shaylee in quel momento…aveva già trovato il libro?

Promettimi di non pensare a me.

Il ragazzo chiuse e riaprì gli occhi. «Una volta arrivato cosa dovrò fare?»

«Ti ritroverai nella sala principale. Non ci sarà nessuno, il poliziotto di guardia ha avuto dei problemini allo stomaco e si è dovuto assentare per qualche ora.» La sua voce era divertita.

«La macchina?»

«Si staglierà proprio di fronte a te, la riconoscerai subito.» Da allegro, Lance si era fatto improvvisamente cupo.

«Tu la vedi?»

«Sì. Preparati, amico, è una cosa maestosa ma terrificante. Mi chiedo come abbiano fatto dei mortali a costruire un’opera simile.»

«Va bene.»

Alcuni istanti dopo, le porte dell’ascensore si aprirono.

 

 

Quando Zane uscì dalla biblioteca, Shaylee si affrettò a cercare il libro. Douglas lo teneva nel reparto dei libri che riguardavano gli argomenti soprannaturali, come la divinazione o racconti di vampiri e streghe. Per Douglas erano libri che avrebbe potuto buttare tranquillamente, ma Ivy doveva averlo convinto a lasciarli dov’erano. Forse perché in un certo modo le ricordavano Shaylee.

La ragazza trovò il libro nello scaffale rasoterra, il posto più buio, e lo estrasse.

Era un libro antico, con i fogli di pergamena sottilissimi da maneggiare con estrema cautela. La copertina era spessa e morbida, di un bordeaux scuro. Al centro, in rilievo, erano raffigurati un occhio e gli altri due oggetti in possesso di Shaylee: la chiave e il carillon.

Senza fermarsi troppo, la ragazza si rialzò, controllando di avere tutto, poi uscì.

Il corridoio era silenzioso, e anche se guardò alle sue spalle non vide  e né sentì nessuno. Percorse la stessa strada che aveva fatto Zane poco prima, trovando la porta nella parete già aperta. Al suo passaggio si richiuse, segno che Lance si era accorto della sua presenza grazie ai sensori che aveva piazzato chissà come.

Shaylee proseguì stando sulla parte destra, perché già sapeva delle telecamere. Non aveva passato sedici anni della sua vita in quella casa per niente. Eppure, non era mai stata nel laboratorio.

Una volta arrivata all’ascensore, chiuse gli occhi. Poggiò una mano sulla tastiera e con l’altra strinse la chiave. Il suo corpo venne avvolto da un’aura bianca, la mente si separò dal corpo e volò indietro nel tempo. Pochi minuti, fino a quando trovò quello che cercava: Zane che digitava il codice.

19618210.

19618210.

Continuò a ripeterselo mentalmente fino a quando la mente si riunì al corpo, e l’aura intorno a lei svanì.

19618210.

Digitò i numeri, e i portelli dell’ascensore si aprirono. Lanciando inutilmente un’occhiata alle spalle, entrò.

Sapeva qual’era il piano, l’ultimo sotto terra, o sott’acqua, e premette il pulsante.

La discesa le sembrò durare un tempo interminabile, ma alla fine la lucina si fermò sul 15UW e le porte si riaprirono.

Il laboratorio al 15UW aveva il tetto composto da vetrate che lasciavano una meravigliosa visuale del fondo dell’oceano. Si riuscivano a vedere banchi di pesci colorati che nuotavano in tutte le direzioni, stelle marine attaccate alle vetrate, e meduse che salivano verso la superficie con la loro andatura flemmatica. Verso il centro del laboratorio il soffitto si alzava in un’alta cupola per far spazio a una macchina simile a una torre, costruita con il metallo, la cui parte finale era una specie di mano aperta. Sopra il palmo di quella mano stava una sfera di energia, probabilmente quell’energia carica di radiazioni che avrebbe sconvolto l’equilibrio di Nuova X.

 L’occhio le cadde subito su Zane, girato di spalle e immobile di fronte a quella cosa enorme. La ragazza sorrise, sollevata nel vedere che stava bene, ma non appena fece un passo lui si voltò.

Aveva un’espressione allarmata, come se volesse dirle qualcosa ma non poteva.

Shaylee rallentò il passo, e quando guardò di lato vide degli uomini armati uscire dall’ombra.

Si fermò, e Douglas avanzò tra i suoi uomini. «Credevo fossi tornata per Ivy. Invece ti trovo quaggiù in compagnia di un ricercato.» squadrò Zane dall’alto al basso. «Una mia vecchia conoscenza, per di più.»

«Cosa?»

Zane sostenne lo sguardo di sfida di Douglas. «Cosa ti prende, Gray, ti vergogni ad ammettere la verità?»

Douglas ringhiò. «Maledetto…»

«Su, Doug, dillo a tutti. Di che Ivy è la tua sorellastra, che tua madre era del Road District e non potendoti mantenere ti ha lasciato davanti alla villa di Byron Gray, tuo padre!»

Il silenzio calò nel laboratorio, solo Zane aveva la forza per sogghignare. «Ovviamente non puoi rivelare questo piccolo particolare, altrimenti i pezzi grossi ti rispediranno dalla tua mamma, dico bene?»

«Zitto, Carter.»

«Peccato che qualcuno tra gli amici di Byron Gray aveva scoperto questa sua…scappatella, e lo aveva minacciato di rivelare tutto a meno che il re dei soldi del Garden avesse spedito il figlio da dove veniva. Byron mandò in segreto Douglas nel Road, per evitare di rovinare la sua reputazione.» continuò Zane.

«Quando tuo padre ha detto di volerti mandare in esercito…?» ricordò Shaylee.

Douglas annuì.

«Ed è stato in quel periodo che ci siamo conosciuti. Dei tizi lo avevano preso di mira, ho dovuto tirarlo fuori dai guai.» proseguì Zane. «In un certo senso, si può dire che eravamo amici.

«Dopo alcuni mesi, il signorino Gray ha deciso di rivelare la sua vera natura. Mi tradì per tornare nella sua ricca villa, ingannandomi e usandomi come scudo. Finii in prigione per colpa sua.»

Shaylee fece andare gli occhi da Douglas a Zane. Nel frattempo, quest’ultimo veniva ammanettato da due uomini, che gli puntarono le loro pistole alle tempie.

Douglas gli lanciò un’ultima occhiata minacciosa, poi spostò l’attenzione su Shaylee, ancora scossa dalla rivelazione. «Se non mi dirai quello che voglio sapere, Zane Carter verrà portato nelle prigioni, e non credo che questa volta riuscirà a fuggire.»

La ragazza spostò lo sguardo su di lui. «Finirà ancora in prigione per colpa tua, eh?» commentò, riprendendosi. «Sai che la tua invenzione porterà alla distruzione di Nuova X?»

«Certo che lo so. Il Road District verrà spazzato via, e noi ricostruiremo il Garden più bello e ricco di quello che già è.»

«Quindi è questo il tuo piano?»

«Esatto.»

«Ma non hai pensato che così facendo avresti ucciso anche me? E tua madre?»

Douglas avanzò, sollevandole il mento con due dita. «Quanto a mia madre, sono davvero addolorato per lei. Quanto a te…non sarei mai riuscito a farlo. Avevo intenzione di trovarti prima di attivare la macchina e portarti via con noi.»

«Tu sei pazzo.» ringhiò lei, indietreggiando e sottraendosi dal contatto con Douglas. Era in quei momenti che stava vedendo il vero Douglas Gray, quello che aveva conosciuto in quegli ultimi sedici anni era solo un falso.

«Può darsi. Ma ora ti lascio una scelta, Lee.»

«Ossia?»

Douglas indicò Zane. «Se scegli lui, ti lasceremo tornare a casa ma il tuo caro amico verrà fatto giustiziare.»

Shaylee deglutì e guardò Zane. Il suo volto era impassibile.

«Oppure, potrai restare qui e Carter verrà riaccompagnato al Road District come se non lo avessimo mai visto.»

La ragazza restò in silenzio per qualche istante. «Non gli farete del male?»

«Shaylee, torna al Road!» intervenne Zane, cercando di divincolarsi dalla presa dei poliziotti. Ce ne vollero quattro per trattenerlo.

«No.» rispose Douglas.

La ragazza fece finta di non sentire Zane. «Se io decido di restare dovrete cancellargli la fedina penale. Né Walker né qualcun altro poliziotto dovrà dargli la caccia.»

Douglas annuì.

«Se scopro che hai infranto il patto me ne andrò.»

«Shaylee, è una trappola!»

«Va bene, Lee.» Douglas sorrise. «Bentornata in casa Gray.»

Shaylee restò impassibile, cercando di trattenere le lacrime mentre guardava i poliziotti portar fuori uno Zane che si dimenava e continuava a urlare il suo nome.

L’ultima immagine che ebbe di lui, fu Zane che riusciva a liberarsi degli agenti, ma le porte dell’ascensore lo intrappolavano all’interno. I suoi occhi blu erano disperati, e sparirono dietro uno sportello grigio.

Shaylee non riuscì a trattenere una lacrima.

 

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Capitolo 6
*** .Road District. ***


.ROAD DISTRICT.

 

«Bevi.»

Zane Carter osservò con sguardo vacuo il bicchiere che Lance Murray gli mise davanti.

Non aveva sete, non aveva fame. Voleva solo tornare da Gray e riprendersi Shaylee.

Lance sospirò e si sedette su una sedia sul lato opposto a quello dell’altro. «Ci inventeremo qualcosa, Zane. Mi piace quanto a te che Lee si trovi nelle grinfie di quel verme.»

«Lo ha fatto solo per lasciarmi in vita. Sinceramente, avrei preferito che lasciassero andare lei e uccidessero me piuttosto che trovarmi con la fedina penale pulita.»

«In questo modo siete vivi tutti e due. Cerca di capirla, era l’unica scelta che potesse prendere.»

Zane aveva ancora addosso il microfono durante la conversazione di Douglas e Shaylee, Lance aveva sentito tutto ma, come lui, non aveva potuto fare nulla.

«Probabilmente ora Gray sospetterà che tenteremo di portarla via e l’avrà messa sotto sorveglianza. Sarà un’impresa riuscire a entrare in quella villa una seconda volta.» disse Zane.

«Non sottovalutarmi, amico, vedrai che ce la faremo. Dimentichi che Lance Murray ha conoscenze dappertutto.» disse in tono allegro, per cercare di sdrammatizzare la situazione.

Ottenne l’abbozzo di un sorriso da parte dell’altro. «Hai già in mente qualcosa?»

Lance incrociò le braccia al petto. «Ci sto lavorando. Gray si aspetta un piano complesso ed elaborato, invece noi ne penseremo uno classico e banale.»

«E gliela faremo sotto il naso.»

«Esattamente. Il problema è che non ho ancora elaborato una strategia per uscire di scena.»

«Ricorda che, dopo aver trovato Lee, dovremmo distruggere la macchina. Non avremo altre occasioni. E poi, ora che Gray è riuscito a riprendersela attiverà presto la macchina.»

Lance sbuffò, roteando i suoi occhi neri come l’onice. «Perché Lee si deve cacciare sempre in grossi guai?»

«Perché gliel’ho permesso io.» ribatté Zane atono.

«Non è colpa tua, smettila di piangerti addosso. L’idea è stata sua, tu non c’entri.»

«Ma io ho accettato di aiutarla, perciò ero responsabile di lei.»

«Come lei lo era verso di te. Per questo ha scelto Gray per permetterti di vivere.»

Zane tacque, stringendo la mano in un pugno. Poi gli si accese una lampadina nella mente e guardò Lance. «Il laboratorio è sott’acqua, giusto?»

Lance alzò un sopracciglio. «Sì.»

«Entriamo nella villa, troviamo Lee e la portiamo alla macchina. Lei la distrugge, poi facciamo un buco nella parete e ce ne andiamo.»

«E poi morite perché non avrete abbastanza fiato per risalire in superficie.»

«Tua cugina ha dei poteri particolari, o no? Penso che non abbia problemi nel trovare un modo per fornirci più ossigeno.»

Lance rifletté, poi annuì col capo. «In ogni caso è sempre meglio avere un piano di riserva.»

Zane guardò fuori dalla piccola finestra che dava sul quartiere. Lance aveva un piccolo monolocale in disordine come quello della cugina, probabilmente era un gene di famiglia, all’ultimo piano di un condominio in rovina come tutti gli altri.

Ormai la missione era finita, quindi poteva pensare a Shaylee liberamente senza che la sua voce gli risuonasse nella mente ogni qualvolta il suo viso gli compariva davanti.

Un rumore di carta interruppe il silenzio dei due ragazzi, ed entrambi videro una busta bianca entrare dalla fessura della porta.

 

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