Il Risveglio dei Morti di RyodaUshitoraITbis (/viewuser.php?uid=1119582)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evasione ***
Capitolo 2: *** La mattina del giorno dopo ***
Capitolo 3: *** Il laboratorio abbandonato ***
Capitolo 4: *** Una nuova minaccia ***
Capitolo 5: *** Bulli e atleti ***
Capitolo 6: *** La morte non può risvegliarsi ***
Capitolo 7: *** In trappola ***
Capitolo 8: *** Il primo amore non si scorda mai ***
Capitolo 9: *** Un ospite indesiderato ***
Capitolo 10: *** L'intervento dei federali ***
Capitolo 11: *** Emergenza ***
Capitolo 12: *** Ciò che il cuore desidera ***
Capitolo 13: *** Nella tana dei conigli ***
Capitolo 14: *** Una diversa prospettiva ***
Capitolo 15: *** Nuovi amici ***
Capitolo 16: *** Piano d'attacco ***
Capitolo 17: *** Scomparsi ***
Capitolo 18: *** Operazione di salvataggio ***
Capitolo 19: *** Ostaggi in pericolo ***
Capitolo 20: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 21: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 22: *** Conseguenze ***
Capitolo 23: *** Vent'anni dopo ***
Capitolo 1 *** Evasione ***
PROLOGO
Evasione
Carcere
di Mountainside
La
prigione di Mountainside si trovava a venticinque miglia a est di
Zootropolis,
incastonata tra le vette di una catena montuosa. Vi erano incarcerati
assassini, boss mafiosi e altri elementi giudicati estremamente
pericolosi per
la società. Per questa ragione, il livello di sicurezza era al massimo
grado e
lo spazio aereo attorno al complesso carcerario era strettamente
limitato.
Il
carcere era divenuto ancor più celebre per un’altra ragione.
Ospitava
gli ex cospiratori che erano stati fautori degli incidenti dei
Mammiferi
Selvaggi avvenuti diciannove anni prima.
Dawn
Bellwether e Doug Ramses erano riusciti, in qualche modo, a
sopravvivere fra le
mura della prigione più dura di Zootropolis, ma soltanto perché erano
detenuti
in una sezione speciale, separata dagli altri prigionieri, dopo che la
coppia
aveva ricevuto numerosi attacchi da parte di questi ultimi.
I
giorni della detenzione erano come confusi per Bellwether. Col tempo,
la sua
forza di volontà si era sgretolata, fino a renderla il guscio vuoto di
sé
stessa. Aveva pensato di farla finita, perché quella che stava vivendo
non poteva
affatto definirsi vita. Era stata punita per sempre a causa della
superbia che
aveva avvelenato la sua mente negli anni precedenti. Negli ultimi
tempi, aveva
persino iniziato a provare rimorso per le sue azioni criminali e per il
suo
desiderio di vendicarsi di Lionheart.
Al
contrario, Doug Ramses non aveva provato alcun senso di colpa. Il suo
unico
rammarico era quello di essere stato colto con le zampe nel sacco.
Aveva
accolto la sua condanna con una certa indifferenza, sebbene potesse
considerarsi fortunato a non essere stato condannato alla pena capitale.
La
cosa che più lo faceva infuriare era che il suo lavoro, al quale aveva
dedicato
così tanto tempo, era ora nelle zampe di scienziati che avevano osato
profanarne lo scopo per aiutare gli altri. A Doug non era mai importato
di fare
una cosa del genere. Tutto ciò che desiderava era intascare un cospicuo
assegno.
Non era certo colpa sua se le aziende per le quali aveva
lavorato non
erano riuscite a individuare il potenziale del Midnicampum
Holicithias.
Quando
Dawn Bellwether gli aveva proposto di collaborare, l’obiettivo era
semplicemente quello di mettere l’allora sindaco Leodore Lionheart in
cattiva
luce agli occhi dei cittadini di Zootropolis. Lui l’aveva costantemente
umiliata e voleva rendergli pan per focaccia. Tuttavia, quando Doug
aveva
ideato il piano che prevedeva l’utilizzo degli Ululatori Notturni, la
pecora si
ubriacò di potere e aveva deciso che tutti i predatori erano da
considerare
suoi nemici; soltanto lei meritava di tenere ben saldo il potere di
controllarli.
Alla
fine dei conti, tutto ciò che importava a Doug era il denaro.
Tutto
questo l’aveva portato in un unico posto: una cella ampia, comoda e
spoglia in
un’ala della prigione progettata appositamente per tenere lontani i
cospiratori
che avevano ideato la congiura degli Ululatori Notturni dagli altri
detenuti.
Doug
aveva anche smesso da tempo di parlare con Dawn ogni volta che
incrociavano i
rispettivi sguardi.
A
dire il vero, non gli importava più di provare a convincerla a fare
qualsiasi
altra cosa. Per quel che lo riguardava, non poteva più essergli utile
in alcun
modo.
******
La
torre di guardia era situata in prossimità dell’ingresso occidentale
della
prigione.
Craig
Howlinson ne era il responsabile, oltre che il poliziotto di grado più
elevato
presente nel complesso in quel momento. Il sole era già tramontato e
Howlison
era pronto a dare il cambio, in modo da poter tornare a casa da sua
moglie e
sua figlia e dormire un po’, anche se avrebbe dovuto aspettare almeno
un’altra
ora prima del cambio di turno.
Il
radar che sorvegliava gli aerei che entravano nello spazio aereo del
carcere
rimaneva silenzioso, tranne quando segnalava la presenza di qualche
mezzo di
linea.
Howlinson
si adagiò comodamente sulla sedia, convinto del fatto che quella
sarebbe stata
una notte come le altre.
Mentre
era seduto, il radar cominciò a emettere segnali a un ritmo sempre più
ravvicinato.
Howlinson non ci badò all’inizio, pensando che si trattasse del
transito di
qualche altro aereo di linea.
Tuttavia,
il segnale non si arrestò e l’agente penitenziario dovette sporgersi in
avanti
e assumere un’espressione accigliata.
Il
segnale indicava l’avvicinamento di un aereo privato.
Howlinson
si alzò e raccolse prontamente la radio.
“Voi
a bordo di un mezzo non identificato, state entrando in uno spazio
aereo
sottoposto a rigida sorveglianza. Invertite la rotta oppure faremo
decollare un
elicottero che vi scorterà indietro. Se vi rifiutate, saremo
autorizzati ad
aprire il fuoco. Identificatevi immediatamente.”
Il
segnale non cambiò frequenza e non arrivò alcuna notizia dalla radio.
“Questo
è il nostro ultimo avvertimento. Fate ritorno nello spazio aereo
destinato alle
rotte commerciali oppure saremo costretti ad abbattervi.” ordinò
l’agente
Howlinson.
Ancora
una volta, non ci fu risposta, ad eccezione del segnale di frequenza,
il cui
ritmo si faceva sempre più intenso. Howlison si stava apprestando a
richiedere
via radio l’intervento della squadra di supporto aereo, ma mentre lo
faceva, un
intenso fascio di luce investì la torre di controllo… poco prima che
l’aereo
non identificato si schiantasse su di essa, avvolgendola in
un’esplosione.
******
Doug
aveva corso per un lasso di tempo che gli era parso interminabile.
Dietro di
lui annaspava Dawn Bellwether; sebbene lo stesso Doug non sapesse
spiegarsi il perché,
aveva avuto pietà di lei e aveva deciso che non l’avrebbe lasciata alla
mercé
del proprio destino.
Comunque,
la libertà per Doug ebbe vita breve. Non appena giunse sul ciglio di
una strada
di montagna, un furgone nero si fermò e diversi mammiferi, tutti
predatori che
indossavano abiti scuri, uscirono in formazione compatta con le armi
pronte a
far fuoco.
Doug
alzò gli zoccoli in alto. Ma prima che potesse proferire parola, fu
colpito.
Notò l’impennaggio verde di un dardo tranquillante conficcato nella
zampa, e
quella fu l’ultima cosa che i suoi occhi riuscirono a vedere prima che
venissero avvolti dall’oscurità.
******
“Qui
è la Zootopia News Network. Sono Peter Moosebridge con le ultime
notizie. Una
serie di violente esplosioni ha investito il carcere di massima
sicurezza di
Mountainside dopo che un jet privato è precipitato dal cielo. Allo
stato
attuale, lo ZBI non è in grado di confermare se ci sono morti, feriti o
evasi tra
le fila dei detenuti presenti nella struttura al momento dell’accaduto.
…
Un
comunicato è appena giunto in redazione. Lo ZBI ha confermato la
notizia che
due prigionieri mancano all’appello e si presume che siano in fuga.
Dawn
Bellwether e Doug Ramses, due dei cospiratori condannati al carcere a
vita per
aver preso parte attiva negli incidenti dei Mammiferi Selvaggi accaduti
diciannove anni fa, sono attualmente in libertà. Lo ZBI ha rilasciato
una
dichiarazione con cui esorta l’intera cittadinanza di Zootropolis a
collaborare
nella ricerca dei fuggitivi. Se doveste notare la presenza di Dawn
Bellwether o
Doug Ramses, siete pregati di chiamare il numero dello ZBI che vedete
ora sullo
schermo. Lo ZBI ci esorta ad avvertirvi di non tentare in alcun modo di
avvicinarvi o tentare di arrestare i due fuggitivi.”
Note
dell’autore: Gentili
amici lettori e amiche lettrici,
rieccomi a voi con Il Risveglio dei Morti, il secondo capitolo
del Ciclo
della Riconciliazione.
Come
avrete avuto modo di leggere dall’introduzione, questa storia è
ambientata diciannove
anni dopo gli eventi del film e un anno dopo le vicende raccontate ne La
speranza non muore mai. Dopo essere tornato a Zootropolis per dare
l’ultimo
saluto a sua madre, Nick ha ripreso a lavorare nel corpo di polizia
della città
al fianco di Judy, in modo da rinsaldare definitivamente i rapporti con
lei e
il suo primogenito Nicholas. Nel frattempo, dovranno fronteggiare una
nuova
minaccia che rischia di gettare ancora una volta nel caos la metropoli
in cui
ogni mammifero – almeno in apparenza – può aspirare a diventare ciò che
desidera.
In
questo prologo, Doug Ramses e Doug Bellwether, ovvero le menti autrici
della congiura
degli Ululatori Notturni, sono riusciti a evadere di prigione, ma…
saranno proprio
loro i nemici che Nick e Judy dovranno affrontare in questa nuova
avventura? Lo
scoprirete nei prossimi capitoli!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Prologo
di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-1-Prologue-691289881
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per l’attenzione e spero vivamente che anche questa storia da
me
tradotta in italiano possa incontrare il vostro gradimento. A presto!
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Capitolo 2 *** La mattina del giorno dopo ***
Capitolo
I
La
mattina del giorno dopo
(dal
punto di vista di Nick)
Una
delle abitudini che avevo ripreso da quando sono tornato a Zootropolis
lo
scorso anno è quella di dare sempre un’occhiata alle ultime notizie.
Potrà
sembrare una sciocchezza di poco conto, ma credo che sia il modo
migliore per
essere sempre aggiornati su quello che accade in città.
Perciò,
era ovvio che fossi consapevole di quello che era accaduto la notte
precedente,
quando quel jet privato si era abbattuto sul carcere di Mountainside.
La
notizia dell’evasione di Dawn Bellwether e Doug Ramses fu come un pugno
allo
stomaco. Io e Carotina li avevamo sistemati diciannove anni fa, e
credevamo
entrambi che la questione fosse morta e sepolta.
Quel
che è peggio è che ora entrambi avevamo più da perdere rispetto
all’ultima
volta in cui quei due erano liberi di perpetrare i loro crimini ai
danni della
cittadinanza di Zootropolis, visto che sia io sia Judy abbiamo dei
figli a
carico.
Ora
la possibilità che possano essere coinvolti è concreta. Ricordo le loro
menti
criminali abbastanza bene da intuire che entrambi non avrebbero certo
esitato
nel perseguire la vendetta.
Inutile
aggiungere che sia io sia Judy teniamo gli occhi ben aperti. Il solo
pensiero
che potessero trovare me e Robin è stato più che sufficiente a tenermi
sveglio
tutta la notte.
Se
mai dovesse succedere qualcosa a lui o a Nicholas, o anche a Judy,
sento che
impazzirei dalla rabbia. Se ciò dovesse accadere, non esiterei a dare
la caccia
a quei bastardi e a farmi giustizia da solo, naturalmente.
******
“Buongiorno,
agente anziano!” esclamò Clawhauser con un cenno dalla reception. Nick
rispose
con un lieve sospiro e con un cenno della zampa mentre si dirigeva
verso il suo
ufficio.
Nick
sbadigliò sonoramente mentre entrava. Trovò la sua sedia, situata nella
parte
posteriore della stanza, e vi si arrampicò sopra. Seduto alla sua
destra c’era
l’agente Tony Wolfovitz, uno dei poliziotti di maggiore esperienza del
Distretto Uno.
Erano
passati soltanto alcuni mesi da quando Nick aveva ripreso servizio nel
distretto.
“Wilde.”
annuì Wolfovitz.
“Wolfy.”
replicò Nick con un cenno del capo e un sorriso compiaciuto, provocando
l’esasperazione del collega.
“Sono
passati diciannove anni e ancora non hai smesso con i
soprannomi,
Rosso.” affermò il lupo, “Anche se mi sono accorto che sei più
rilassato quando
sei in compagnia del tenente Hopps…”
Quell’affermazione
cancellò il sorriso dal muso di Nick.
******
Volete
sapere qual è una delle cose più imbarazzanti e fastidiose nell’essere
tornato
operativo nel Distretto Uno? Tutti sono venuti a conoscenza di quello
che è
successo fra me e Carotina e di che cosa l’avesse provocato. Accidenti,
sono
sicuro che almeno la metà degli agenti nella stanza ne ha parlato con
Judy in
più di un’occasione. La maggior parte dei miei colleghi è abbastanza
discreta
da non farne parola, ma quando capita l’occasione…
******
“Oh.”
esclamò l’agente Wolfovitz notando l’espressione accigliata di Nick,
“Mi
dispiace.”
Nick
fissò il collega per un momento. “Non fa niente.” disse infine, “È roba
passata.”
“Ma,
il modo in cui hai reagito…”
“Non
ha più alcuna importanza. Il passato è passato. Io e Hopps lo abbiamo
superato.
È per questo che il passato si chiama così.”
Nick
non aggiunse altro e Wolfovitz preferì non spingersi oltre.
La
porta dell’ufficio si aprì di nuovo e Judy entrò. Sembrava visibilmente
irritata.
“Wow.”
esclamò Wolfovitz, “Non vedevo il tenente Hopps in quello stato da un
bel
pezzo.”
“Sì,
ecco… beh, credo che la cosa le stia dando molto fastidio.” osservò
Nick mentre
si copriva il muso con la zampa.
“E
per quanto riguarda te?” domandò Wolfovitz inarcando un sopracciglio.
“Mi
sembra ovvio.” fu la risposta secca di Nick, “Come potrebbe non essere
altrimenti? I diretti responsabili del disastro avvenuto diciannove
anni fa
sono in libertà e potrebbero riempirci di piombo in qualunque momento.
È chiaro
che la cosa mi infastidisce.”
“At-tenti!”
esclamò l’agente Lupus, che aveva preso il posto di Higgins. La maggior
parte
degli agenti intonò una specie di canto gutturale mentre il capitano
Fangmeyer
entrava nella sala riunioni. Né Nick né Judy vollero unirsi al coro.
“Va
bene, tornate ai vostri posti…” disse il nuovo capitano mentre prendeva
posto
sul podio, “Abbiamo alcuni punti all’ordine del giorno da affrontare
prima
dell’assegnazione degli incarichi. Il primo, nonché il più importante,
è che
abbiamo due soggetti pericolosi evasi dalla prigione di Mountainside.”
Nick si
lasciò sfuggire una smorfia di disappunto.
“Lo
ZBI ci vuole fuori dalle zampe mentre è impegnato nella ricerca dei due
ricercati.” continuò Fangmeyer, “Detto questo, se mai doveste
individuare Doug
Ramses o Dawn Bellwether, sapete cosa fare. Passiamo ora al punto
successivo:
voglio l’agente Wilde e il tenente Hopps nel mio ufficio al termine
della
riunione. Ora, incarichi. Agenti Delgato, Wolfovitz e Andersen:
indagine sotto
copertura nel Distretto di Savanna Central. Agenti McHorn, Rhinowitz e
Higgins:
servizio SWAT nel Distretto di Rainforest. Il resto di voi è di
pattuglia. È
tutto.”
“Ci
vediamo, Wilde.” esclamò Wolfovitz mentre dava una lieve gomitata a
Wilde prima
di entrare in azione. Nick non poté fare a meno di brontolare nel
vedere gli
altri agenti uscire dalla stanza. Fangmeyer li vide allontanarsi mentre
Nick e
Judy restavano fermi ai loro posti. Una volta che tutti gli agenti se
ne furono
andati, il capitano ordinò ai due di seguirla nel suo ufficio come da
istruzioni con un solo cenno del capo.
******
Beh,
questo potrebbe soltanto finire bene.
Ho
già un’idea del perché il nuovo capitano voglia vederci. Sicuramente ha
a che
vedere con quello che è successo la scorsa notte.
Mi
capita di lanciare un’occhiata su Carotina. Sembra esausta quanto me.
Non ho
dubbi che abbia sentito le ultime notizie nello stesso momento in cui
l’ho
fatto io e deve essere rimasta in piedi tutta la notte senza poter
chiudere
occhio.
Saliamo
entrambi le scale fino ad arrivare nell’ufficio del capitano all’ultimo
piano,
lo stesso occupato da Carotina fino all’anno scorso. Non è la prima
volta che
vengo chiamato in questo ufficio: quando Bogo era in carica, avreste
potuto
notare un barattolo pieno di denaro contrassegnato come ‘Visite di
Wilde’ e lo
avreste visto pieno fino al primo giorno del prossimo mese.
Lancio
un’altra occhiata a Carotina mentre ci fermiamo davanti alla porta. C’è
già
qualcuno, ma il capitano Fangmeyer non è ancora arrivato.
Tuttavia
non continuiamo ad aspettare, perché lo vediamo salire le scale e
aprire la
porta, facendoci così entrare. Il commissario Bogo è in piedi dietro la
scrivania e ci guarda tenendo le zampe incrociate. Devo confessare che
non ha
perso il suo sguardo da duro. Ci sono due sedie sistemate davanti alla
scrivania del capitano, così io e Carotina possiamo prendere posto.
******
Fangmeyer
fissò i due sottoposti seduti davanti alla sua scrivania.
“Allora,
come stanno i vostri figli?” domandò nel tentativo di alleviare un po’
la
tensione.
“Stanno
bene.” rispose Nick.
“È
stato un anno difficile.” affermò Judy subito dopo.
Resisi
conto che le loro erano state affermazioni contrastanti, Nick e Judy si
scambiarono un’occhiata fugace.
“Wilde,
mi fa piacere che tu sia ritornato fra noi.” esclamò Fangmeyer, “Le tue
prestazioni da quando sei tornato al Distretto Uno tre mesi fa sono
andate
persino oltre le mie previsioni. Se continui così, potrai ricoprire il
ruolo
che avevi quando te ne sei andato l’ultima volta.”
Nick
non disse una parola e il suo volto non trasmetteva alcuna emozione.
“Vi
starete chiedendo perché vi abbia convocati qui.” disse il capitano.
“Sono
certo che ha a che vedere con quello che è successo la scorsa notte.”
esclamò
Nick.
“Non
ti sbagli, Wilde. Lo ZBI è alla ricerca dei due fuggitivi, ma sono a
conoscenza
del vostro… precedente coinvolgimento nel caso dei Mammiferi Selvaggi.”
“Voi
dovrete starne fuori.” disse infine Bogo.
“Fuori?”
protestò Judy, “Dopo quello che ci hanno fatto?”
“Il
vostro coinvolgimento personale è proprio il motivo per cui lo ZBI non
vuole
avervi intorno.” affermò Fangmeyer rivolta a Judy, “Questo è l’unico
avvertimento. Restate fuori da questo caso. Questo significa anche che
non
potrete investigare per conto vostro come avete fatto allora. Se non
obbedirete, sarò costretta a sospendervi dal servizio. Tutto chiaro?”
“Sissignora.”
esclamarono gli interessati all’unisono.
“Bene.”
esclamò Bogo tenendo le zampe incrociate, “Perché ho un altro caso che
richiede
la vostra collaborazione.”
Fangmeyer
posò un fascicolo sulla scrivania. Judy lo afferrò e lo aprì.
“Il
Risveglio dei Morti?” domandò perplessa.
“È
una potente droga che sta circolando per le strade della città.”
rispose il
capitano Fangmeyer, “Abbiamo arrestato alcuni mammiferi che la stavano
trasportando, ma abbiamo intenzione di interrompere la fornitura.
Perciò,
vogliamo che voi due facciate squadra e che smuoviate un po’ le acque.”
Nick
e Judy si guardarono per un istante.
“Proprio
come ai vecchi tempi, eh?” esclamò Nick. Judy emise una risatina
soffocata,
sebbene Nick avesse percepito la mancanza di spirito dietro di essa. I
vecchi tempi
erano ormai andati.
“Allora
devo dedurre che non ci saranno discussioni tra voi due.” commentò
Fangmeyer.
“Niente
affatto.” risposero entrambi.
“Bene.”
disse Bogo, “Allora fuori di qui.”
******
Sto
guardando il fascicolo mentre camminiamo. Qual è il primo vantaggio che
abbiamo? Il nostro vecchio amico Duke Donnolesi. È stato in prigione
fino a sei
mesi fa. Non ho avuto ancora l’occasione di incontrarlo, perciò sarà
senz’altro
sorpreso nel rivedermi. Così sorpreso, infatti, che credo vorrà testare
le mie
abilità nella corsa.
Oh,
non vi ancora parlato di me e Carotina, vero? Beh, siamo tornati ad
essere
amici. Non al punto in cui eravamo dopo aver risolto il caso dei
Mammiferi
Selvaggi, ma quasi. Abbiamo avuto le nostre… discussioni nell’anno
appena
trascorso. Sono piuttosto infastidito dal fatto che a volte Carotina
abbia
cercato di incolpare sé stessa per quello che è successo tanti anni fa,
dato
che eravamo entrambi nel torto. Ma stiamo provando ad andare avanti.
E
per quanto riguarda i nostri figli?
Nicholas
ha da poco iniziato le superiori, mentre Robin è al primo anno delle
medie.
Penso che Robin sia diventato un po’ più estroverso da quando ha
iniziato a
frequentare una scuola adeguata, sebbene abbia iniziato a sviluppare
una fase
di ribellione. Per quanto riguarda Nicholas… è ancora un ibrido e a
volte fa
ancora fatica ad accettarlo, ma si è fatto qualche amico.
In
effetti, ha stretto un’ottima
amicizia. Una lupa che, a
quanto sembra, è la figlia di uno dei miei colleghi. O, per meglio
dire, lo
sarebbe stato, se non fosse stato ucciso in azione. Ma sembra che suo
padre
l’abbia tirata su bene perché Amy Wolfard non sembra preoccuparsi della
natura
ibrida di Nicholas.
Accidenti.
Potrei aspettarmi dei nipotini a un certo punto? Sarà possibile?
Meglio
lasciar perdere e tornare al presente. A Duke Donnolesi, il nostro
primo
obiettivo. Duke è un ladro piuttosto noto che conosce le strade di
Zootropolis
come le sue tasche, perciò se qualcuno sa qualcosa di questa nuova
droga,
quello è lui.
******
Judy
guidò la macchina attraverso Savanna Central sulla strada di uno dei
vecchi
covi di Duke Donnolesi.
“Sai…”
disse Nick, “La tua guida non è affatto migliorata, vero?”
Judy
schiacciò il pedale del freno per scherzo, ma Nick era preparato a
quella mossa
e si aggrappò al cruscotto.
“Fregata!”
esclamò la volpe, “Non puoi tirarmi sempre lo stesso tiro mancino,
Carotina.”
Judy
ripartì e sorrise compiaciuta a sé stessa.
“Allora…
come va?” le domandò Nick.
Judy
smise di sorridere e le sue orecchie iniziarono ad abbassarsi. “Sto
bene.”
rispose.
“Sei
una gran bugiarda.” affermò Nick, “Vedo che hai le orecchie abbassate.”
“È
solo che… sono arrabbiata, oltre che spaventata.” confessò Judy, “Sono
arrabbiata perché è sfuggita alla giustizia. Ho paura… anzi, sono
terrorizzata
dal fatto che lei possa fare del male a me, a Nicholas… e a te.”
“Ricordati
che non sei sola.” disse Nick, “Sono rimasto in piedi tutta la notte e
ci ho
riflettuto a lungo. Forse gli agenti dello ZBI hanno fatto bene a
chiederci di
non intrometterci.”
Judy
lanciò un’occhiata a Nick.
“Non
siamo più giovani come una volta e lo ZBI ha tutte le risorse
necessarie per
riportare sia Ramses sia Bellwether dietro le sbarre, dove è giusto che
stiano.” ragionò Nick, “Non possiamo attirarli in trappola come abbiamo
fatto
l’ultima volta che li abbiamo affrontati. Penso che la cosa migliore
che
possiamo fare sia semplicemente andare avanti con il nostro lavoro e
lasciare
che quelli dello ZBI risolvano la situazione.”
“Non
puoi dire sul serio.” replicò Judy tutt’altro che convinta.
“Pensi
che ne sia felice? No, non lo sono.” ribadì Nick, “Ma lascerò che lo
ZBI faccia
il proprio lavoro? Sì, ci puoi scommettere.”
All’interno
dell’abitacolo calò il silenzio, mentre Judy stringeva con più forza
del solito
le zampe sul volante.
“Eccolo
lì.” esclamò Nick, individuando una donnola dall’aspetto familiare
all’angolo
della strada, con una bancarella che vendeva quelli che avevano tutta
l’aria di
essere film piratati.
******
Duke
non sembra portare bene gli anni che mostra, vero? Ho visto suo padre
lo scorso
anno quando ho sistemato le questioni che mia madre aveva lasciato in
sospeso
dopo la sua morte, e vi assicuro che sembra più giovane del suo stesso
figlio.
È
chiaro che il suo periodo di detenzione, che è finito soltanto di
recente, non
gli ha giovato in alcun modo.
Tiro
giù il finestrino della macchina.
******
“Guarda
un po’ chi si rivede, il vecchio Duke!” gridò Nick. La donnola rimase
immobile
sul posto, mentre osservava Nick con gli occhi spalancati.
“Oh,
dannazione.” esclamò Duke poco prima di girarsi di scatto e darsela a
zampe
levate.
“Tipico
di lui.” commentò Nick, “A piedi o con la macchina?”
“Credi
davvero di riuscire a tenere il suo passo con quelle zampe da
vecchietto?”
domandò Judy inarcando un sopracciglio.
“Sei
pregata di non usare mai più quella frase, grazie.” replicò Nick mentre
apriva
lo sportello e balzava fuori per correre dietro a Duke.
******
Vi
ho detto che ho cinquantun anni, vero? Nonostante abbia frequentato
daccapo
l’Accademia di Polizia, è chiaro che queste mie vecchie zampe non mi
facciano
più correre veloce come un tempo. Eppure, penso di potermela ancora
cavare,
anche se vedo Duke distanziarmi.
Ecco
perché sono lieto di sentire un rumore di pneumatici che stridono
sull’asfalto,
seguito da un tonfo contro il metallo mentre Duke, che aveva gli occhi
fissi su
di me, sbatte contro la volante della polizia.
Ringrazio
il Cielo che Carotina non abbia migliorato le sue abilità alla guida.
******
Nick
rallentò la corsa fino a fermarsi, prima di afferrare Duke senza andare
troppo
per il sottile. Judy uscì dalla vettura e si fermò affianco al partner.
“È
questo il modo di trattare un vecchio amico che ti ha soltanto
salutato?”
domandò Nick.
“Vecchio
amico un corno!” esclamò Duke, “Mi stai alle calcagna fin dal giorno in
cui hai
iniziato a fare il poliziotto, Wilde. Ora per quale assurdo motivo devo
sopportare la vista del tuo brutto muso per le strade?”
“Prima
di tutto, perché mai dovresti scappare se non nascondessi qualcosa?”
domandò la
volpe.
“Non
parlerò mai!” replicò seccamente la donnola.
“Oh,
davvero? Eppure un uccellino mi ha riferito che sei stato in gattabuia
fino a
poco tempo fa. Sarebbe un vero peccato ritornarci per un reato così
insignificante come la vendita illegale dell’ennesimo sequel di
Floatzen.”
“…
che accidenti vuoi, Wilde?”
“Hai
mai sentito parlare di una droga nota come Il Risveglio dei Morti?”
intervenne Judy facendo un passo verso il sospettato.
“Certo
che sì!” rispose Duke, “Ma non ho intenzione di ritornare su questa
faccenda!
L’ultima volta che vi ho indicato la strada per una raffineria di
droga, non ho
rivisto la luce del giorno per un bel pezzo!”
“Quindi,
sai qualcosa.” intuì Nick mentre Duke sbiancava di colpo.
“Non
ti dirò nient’altro!” ribadì la donnola, “Ora che il tuo amico mr. Big
ha
tirato le cuoia, non c’è più nulla che tu possa farmi!”
“Oh,
non ne sarei così sicuro…” rispose Nick, “Vuoi provvedere tu, tenente,
o posso
avere io l’onore?”
“Dacci
dentro.” rispose Judy prima di incrociare le zampe e lanciare
un’occhiataccia
all’indisponente donnola.
“In
tal caso… è un vero peccato che il tuo ritorno nelle strade sia stato
di così
breve durata.” sospirò Nick prima di afferrare un paio di manette dalla
cintura
d’ordinanza, “Duke Donnolesi, ti dichiaro in arresto per contraffazione
illecita. Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai,
potrà
essere usata contro di te in tribunale. Hai diritto a un avvocato
difensore.”
Duke
non muoveva un muscolo, ma i suoi occhi schizzarono da una parte
all’altra.
“Hai
capito quali sono i tuoi diritti?” domandò Nick.
La
donnola non proferì parola. Judy aprì la portiera posteriore della
macchina e
Nick si apprestò a gettarvi il sospettato senza osservare alcuna
procedura.
“Va
bene, va bene! Parlerò!” disse infine la donnola. Nick lo lasciò cadere
a terra
e incrociò le zampe.
“Accidenti,
Wilde. Sono passati sedici anni e non hai ancora imparato come
ammanettare un
sospettato.” esclamò Duke massaggiandosi il collo.
“Cosa
stavi dicendo a proposito della droga?” domandò Judy.
“Senti,
non ho mai toccato quella roba!” rispose Duke, “Ma ho sentito che c’è
un
laboratorio che la produce nel distretto di Savanna Central, sotto
Banyan
Street. Non so altro!”
******
Lasciamo
Duke su cauzione e ci dirigiamo verso Banyan Street. Questo mi
rinfresca la
memoria: è lì che abbiamo scoperto il laboratorio in cui Doug preparava
il
siero ricavato dagli Ululatori Notturni. Forse i mammiferi che lo
gestivano
devono aver ipotizzato che sarebbe stato idiota, da parte della
polizia, assumere
la gestione della stessa struttura adibita alla produzione del siero, e
non
sarebbero stati nel torto. Ci sono almeno un milione di siti simili
sparsi per
la città che avrebbero potuto essere più che adatti per nascondere una
raffineria adibita alla produzione del Risveglio dei Morti.
L’ingresso
effettivo a livello della superficie della stazione di Banyan Street è
scomparso da tempo, dal momento che è stato abbattuto per fare posto a
un
chiosco all’aperto. Tuttavia, c’è una stazione della metropolitana che
da
Savanna Central avrebbe potuto condurci fino a quella che era la
stazione di
Banyan Street, anche se avrebbe richiesto un po’ di lavoro di zampe. Ci
dirigiamo verso la stazione di Berry Lane.
Dopo
una breve consultazione con gli agenti della polizia ferroviaria,
utilizziamo i
tunnel di servizio per raggiungere la vecchia stazione di Banyan
Street. Una
volta giunti sul posto…
Beh,
non so come abbiano fatto, ma in qualche modo sono riusciti a
trasportare un
camper proprio qui, dove si trovava la vecchia stazione di Banyan
Street. Mi
sorprende che nessuno si sia accorto di nulla. Forse devono essere
stati
scambiati per semplici campeggiatori.
Io
e Carotina non ci siamo fatti ingannare, però. Dopo esserci scambiati
un cenno
d’intesa, estraiamo entrambi le nostre pistole spara-tranquillanti.
Note
dell’autore: Dopo
il prologo, direi che posso dare ufficialmente
inizio alle danze con il primo capitolo.
Vi
ricordate quando Nick e Judy ricevono da Duke Donnolesi le informazioni
utili per
scoprire l’ubicazione del laboratorio in cui Doug creava i proiettili
con il
siero ottenuto dagli Ululatori Notturni? Ebbene, posso affermare che
questo
capitolo è un chiaro omaggio a quel ben preciso momento del film. Non
siete d’accordo
con il sottoscritto?
Infine,
una piccola precisazione. Avete presente Trisha Fangmeyer, la sorella
dell’agente
Stan Fangmeyer menzionato nel secondo capitolo de La speranza non
muore mai?
Ebbene, ricopre il posto lasciato vacante da Judy come capitano del
Distretto
Uno, mentre la nostra cara coniglia ha ripreso a pattugliare le strade
di
Zootropolis insieme a Nick con il suo precedente grado di tenente.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
I di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-2-Morning-After-691290645
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 3 *** Il laboratorio abbandonato ***
Capitolo
II
Il
laboratorio abbandonato
(dal
punto di vista di Judy)
Non
avrei mai pensato che oggi avrei fatto irruzione in una raffineria di
droga.
Questa
nuova droga chiamata ‘Risveglio dei Morti’ non mi piace per niente. Ho
dato
un’occhiata al fascicolo del caso per scoprire di cosa si trattasse
esattamente. Non sono certo una scienziata, perciò non ho potuto
comprendere
tutti i termini scientifici presenti nella documentazione, ma da quanto
ho
potuto leggere, questa droga provoca una paralisi fisica temporanea.
Puoi
respirare, ma tutte le altre funzioni volontarie sono come inibite. Non
sembra
affatto piacevole e mi chiedo perché mai qualcuno voglia assumerla.
Questo
fino a quando non ho scoperto il secondo componente. Ci credereste? Si
tratta
di qualcosa con cui ho avuto a che fare parecchie volte.
Esso
viene ricavato dai fiori di Midnicampum Holicithias, il nome
scientifico degli
Ululatori Notturni.
Anni
fa, quando scoppiava il caso dei Mammiferi Selvaggi, il siero ricavato
dagli
Ululatori Notturni si diffuse piuttosto rapidamente. Nella sua forma
più
diffusa, ti privava di tutte le inibizioni e ti portava sul punto di
perdere il
controllo, senza tuttavia offuscare interamente la tua coscienza, al
contrario
dell’estratto puro. Come risultato, rilasciava una scarica di
adrenalina e
dopamina in grado di dare dipendenza.
Da
quello che sto leggendo, questa nuova droga è in grado di paralizzare
il corpo,
mentre il siero degli Ululatori Notturni rilascia una scarica di
adrenalina e
dopamina, come nella precedente versione. La paralisi fa sì che la
scarica di
adrenalina abbia un effetto maggiore: nulla causa un incremento
dell’adrenalina
nel corpo più della paralisi fisica.
Mi
sorprende che questa sostanza non abbia ancora ucciso qualcuno, ma è
solo
questione di tempo prima che questo accada.
È
per questo che sono qui insieme a Nick, nella vecchia stazione di
Banyan
Street, a indagare all’interno di un camper che non ha alcun motivo di
essere
qui. Come sono riusciti a portarlo fin quaggiù, tanto per cominciare?
Possibile
che nessuno abbia notato la presenza di un mezzo simile sulle rotaie
della
metropolitana? Non siamo in un videogioco, tanto per essere chiari.
Provo
a chiamare rinforzi con la radio. Non c’è segnale. Grandioso. Eppure
questi
affari dovrebbero ricevere segnali anche sottoterra. Questo può
significare una
cosa sola: dev’esserci un disturbatore di frequenza nelle vicinanze.
Nick
mi fa un cenno col capo ed entrambi tiriamo fuori le nostre pistole.
******
Mentre
si avvicinavano lentamente, Nick e Judy puntarono le loro armi
spara-tranquillanti
in direzione del bersaglio. Nick avvertì che sarebbe andato a sinistra
e Judy
annuì con un cenno del capo. Si avvicinò con cautela, assicurandosi che
l’area
fosse libera prima di andare avanti. Nick spuntò dall’altra parte e
indicò
prima sé stesso e poi la porta più vicina a lui. Judy annuì mentre
prendeva
posizione accanto alla porta a lei più vicina. Catturò nuovamente
l’attenzione
del partner e sollevò una zampa con tre dita aperte. Fece il conto alla
rovescia e, una volta stretto il pugno, fece irruzione.
“Polizia!”
gridò mentre Nick irrompeva dall’altra parte.
Il
camper era sicuramente stato convertito in una raffineria di droga. Al
suo
interno c’erano attrezzature sufficienti per produrre una modesta
quantità di
Risveglio dei Morti, oltre che un catino ricoperto di terra. Ma non
c’era
nessuno lì e i materiali erano ricoperti da uno strato di polvere, il
che
significava che la struttura era stata abbandonata da un po’ di tempo.
Tuttavia, Judy sapeva bene che l’apparenza poteva trarre in inganno.
Fece un
cenno a Nick e setacciarono insieme il camper alla ricerca di prove,
anche se
non ci volle molto per abbandonare qualsiasi speranza di cogliere
qualcuno nel
sacco.
“Beh,
questa sì che è una bella fregatura.” disse infine Nick mentre riponeva
la pistola
nel fodero.
“Dobbiamo
comunque contattare la centrale.” dichiarò Judy dopo aver trovato
un’unità di
comando ancora in funzione su uno dei piani da lavoro.
“Questo
è uno scanner in uso nella polizia.” osservò Nick, “Sembra una versione
più
recente rispetto a quella che io e Fin usavamo anni fa. Se non sbaglio…
sì, il
disturbatore di frequenza è ancora attivo.”
“Ora
non più.” esclamò Judy mentre strappava il cavo che alimentava il
dispositivo,
facendolo disattivare. Nick afferrò la ricetrasmittente.
“Centrale,
qui è l’agente Wilde.” disse Nick.
“Qui
centrale, agente Wilde!” esclamò Clawhauser con la sua voce
squillante.
Nick fece istintivamente una smorfia.
“Abbiamo
bisogno di rinforzi nella vecchia stazione di Banyan Street.” spiegò
Nick,
“Abbiamo trovato una raffineria di droga abbandonata. Avvisa gli agenti
disponibili che dovranno attraversare Berry Lane e prendere i tunnel di
servizio per arrivare qui.”
“10-4.”
disse Clawhauser. Nick interruppe la comunicazione e guardò Judy.
“Adesso
che facciamo?” le chiese.
“Aspettiamo.”
rispose Judy.
Nick
si appoggiò al bancone da lavoro.
“Allora…”
azzardò, “Che ne diresti di parlare di quello che è successo?”
“Di
che cosa dovremmo parlare, esattamente?” replicò Judy.
“Oh,
non saprei… di quei due criminali in libertà, magari. Gli stessi che,
anni fa,
hanno provato a far passare come selvaggi tutti i predatori della
città, uno
dei quali ha provato a usarmi per farti fuori. So che la cosa ti
preoccupa,
perché preoccupa anche me.”
Judy
lanciò uno sguardo truce a Nick per un istante, prima di distogliere lo
sguardo
e avvicinarsi al suo partner.
“Carotina,
se non parli con me non potrò aiutarti.” confessò Nick.
******
Sono
ancora piuttosto preoccupata per il fatto che Bellwether sia ancora in
libertà.
Mi chiedo come Nicholas possa reagire, dal momento che ha sempre e solo
sentito
parlare degli eventi successi in quel periodo. Non li ha mai vissuti
sulla
propria pelliccia, però, e sono preoccupata… anzi, terrorizzata
all’idea che
possa scoprire la verità.
Una
volta ero soltanto un’ingenua coniglietta di campagna, ma ho imparato
molte
cose da quando sono arrivata a Zootropolis. So che ci sono altri ibridi
in
città e che avevano sofferto molto sotto i vari regimi politici del
passato.
Non capisco come funzioni la genetica e fino a quando non ho messo al
mondo
Nicholas, non avevo neppure mai visto un ibrido volpe/coniglio, ma ciò
non
significava che non ce ne fossero altri come lui.
L’evasione
di Bellwether mi fa temere il peggio per la sicurezza di Nicholas, per
non
parlare di quello che potrebbe capitare a Nick e Robin. Non c’è dubbio
che
entrambi gli evasi vorranno vendicarsi di noi.
Nick
fa del suo meglio per rassicurarmi, che non sarebbe trascorso molto
tempo prima
che lo ZBI riesca e spedire quei due nuovamente dietro le sbarre.
Ma
non funziona.
Nick
appoggia una zampa sulla mia spalla e mi irrigidisco un po’ al
contatto. Mi
rassicura che le cose sarebbero andate per il meglio e che avrebbe
protetto sia
me sia Nicholas.
Prima
che potessimo ulteriormente approfondire la questione, arrivano i
rinforzi
richiesti; incontriamo l’agente Robert Johnson e il suo partner di
pattuglia
Shaun Woolton, gli agenti Samuel Snarlov e Henry Blackfoot, e infine
l’agente
Alistair Thompson e un novellino fresco di accademia alle sue dirette
dipendenze, l’agente Roger Swinton.
******
“Con
voi siamo a otto.” osservò Nick con un fischio, “Un po’ troppi per un
laboratorio abbandonato, non credete?”
“Abbiamo
appena ricevuto una segnalazione rivolta a tutti gli agenti presenti in
Berry
Street.” replicò l’agente Johnson.
“Per
caso, Clawhauser vi ha detto che la raffineria era stata abbandonata?”
domandò
Judy inarcando un sopracciglio, mentre i sei poliziotti si guardavano
imbarazzati.
“Questo
significa no.” esclamò Nick scuotendo la testa, “Che ne pensi,
Carotina?”
“Due
agenti bastano e avanzano.” esclamò Judy, “Snarlov e Blackfoot, voi
resterete
qui. Tutti gli altri potranno tornare alle rispettive operazioni di
pattugliamento.”
“Sissignora.”
fu la risposta. Judy ebbe un tremito: nonostante fosse l’agente con il
grado
più elevato, non era abituata a dare ordini e a far valere la propria
autorità.
Gli agenti Johnson, Woolton, Thompson e Swinton si incamminarono verso
il
tunnel di servizio che li avrebbe ricondotti in Berry Street e
lasciarono
indietro Judy, Nick e gli agenti Snarlov e Blackfoot.
“Ti
fai ancora chiamare ‘signora’?” domandò Nick.
“Chiudi
il becco.” replicò Judy con un’occhiataccia.
“Sarà
fatto… signora.” disse Nick con un ghigno stampato sul muso.
Judy
gli rifilò una gomitata, ma non poté farsi sfuggire un sorrisetto.
“Snarlov,
puoi annusare?” domandò all’orso polare, “Il tuo olfatto è il migliore
fra
quello di tutti noi.”
“Sai,
anch’io ho un naso.” disse Nick.
“Per
quanto trovi allettante l’idea di farti strisciare nella polvere, caro
il mio
drittone, potrei ancora aver bisogno di te al mio fianco.”
Ci
fu un momento di silenzio fra i due mentre quelle parole facevano
decollare la
loro immaginazione.
“Un
osservatore esterno potrebbe credere che tu stia flirtando con un
sottoposto.”
disse Nick prendendola in giro.
“Oh,
accidenti, hai ragione!” esclamò Judy mentre le sue orecchie
avvampavano per
l’imbarazzo, “Non volevo dire nulla. Scusa, Nick…”
“Dici
un po’ troppo spesso quella parola, Carotina.”
Le
orecchie di Judy si abbassarono. “Mi dispiace.” disse.
“Non
devi esserlo.” esclamò Nick, “Ti stavo solo tirando per le orecchie.”
Judy
tenne gli occhi abbassati per un momento mentre pensava alle parole di
Nick.
“Perché,
tu…” riuscì a dire mentre gli tirava un pugno leggero sulla spalla.
******
Sentite,
non intendevo di certo ammettere che le mie parole avrebbero potuto
essere
scambiate per un flirt. Come ho già detto, sento che quel treno è
partito molto
tempo fa, e poi Nick ha ragione: è di due gradi sotto di me e sarebbe
del tutto
inappropriato. Ma mi rallegra il fatto che Nick si senta abbastanza a
suo agio
da scherzare in mia presenza.
Inutile
dire che l’agente Snarlov non trovò altro che odori sbiaditi che
confermavano
l’ipotesi secondo la quale il laboratorio era abbandonato da tempo.
Abbiamo
chiamato altri rinforzi per rimuovere il camper e siamo stati obbligati
ad
attendere che le autorità competenti circa il trasporto pubblico della
città
chiudessero la linea, mentre il mezzo veniva riportato in superficie.
Fu un
processo lungo perché, in primo luogo, i tunnel della metropolitana
erano
abbastanza larghi da farlo scendere fin qui; inoltre, l’uscita più
vicina ci aveva
portato a pochi passi dal centro cittadino. Abbiamo dovuto trasportarlo
via
terra sulle rotaie e in seguito avevamo richiesto l’intervento di una
gru per
rimuoverlo da lì.
Il
lavoro fu compiuto a metà pomeriggio, così io e Nick andammo a mangiare
in un bar
nelle vicinanze.
Naturalmente,
le cose non potevano filare lisce troppo a lungo, perché il mio
telefono aveva
squillato. Poteva succedere soltanto per un numero molto limitato di
motivi.
Rispondo
e… sì, la chiamata arriva dalla St. Barks High School.
Cosa
aveva fatto Nicholas questa volta? Si era comportato bene finora, ma so
che
aveva avuto alcuni… per così dire, screzi con uno o due dei suoi
compagni di
classe. Credo di sapere il motivo: Nicholas è un ibrido e persino di
questi
tempi, ci sono alcuni che mal sopportano l’esistenza degli ibridi solo
perché
sono considerati ‘innaturali’.
Mentre
rispondo al telefono, sento la voce del direttore Skipps, la lepre del
deserto
a capo della scuola.
******
“Qui
è il tenente Hopps.” disse Judy al telefono.
“Signorina
Hopps? Sono il direttore Skipps.” fu la risposta.
“Che
cosa ha fatto?”
“Ha
litigato con un altro studente. È necessario che lei venga qui a scuola
il
prima possibile.”
Judy
inspirò profondamente dal naso.
“Sarò
lì immediatamente.” concluse Judy prima di riagganciare e mettersi il
telefonino in tasca.
“Junior?”
domandò Nick alzando un sopracciglio.
“È
rimasto coinvolto in una rissa.” spiegò Judy mentre scuoteva la testa.
“Ci
sono sempre due versioni della stessa storia, Carotina.” replicò Nick
mentre si
alzava dalla sedia. “Ehi, possiamo portarlo via?” disse poi a voce alta
rivolgendosi a uno dei camerieri.
“Lo
so, Nick, e credo di sapere cosa abbia scatenato la rissa.” disse Judy,
“Ma
Nicholas si era tenuto alla larga dai guai per un anno.”
“Sistemeremo
anche questa faccenda, Carotina.” dichiarò Nick mentre un cameriere gli
porgeva
gli avanzi del pasto chiusi in un pacchetto da portar via.
Judy
emise un altro profondo respiro prima di alzarsi da tavola.
“Andiamo
a scoprire di
cosa si tratta.” esclamò Nick.
Note
dell’autore: Eccoci
arrivati al secondo capitolo.
La
premiata ditta Judy Hopps & Nick Wilde sembra aver ritrovato
l’affiatamento
dei bei tempi andati, non credete? Peccato per loro che nel vagone
ferroviario
convertito in raffineria non ci fosse anima viva. Inoltre, la chiamata
del
direttore Skipps lascia intendere che Nicholas si sia nuovamente
cacciato nei
guai. Pertanto, Nick e Judy dovranno togliersi la divisa e rimettersi i
panni
dei genitori preoccupati per il futuro del loro turbolento primogenito.
Tranquilli,
scoprirete che cosa gli è capitato in uno dei prossimi capitoli!
Ah,
permettetemi di aggiungere una piccola annotazione sugli agenti mandati
di rinforzo
nella metropolitana. Snarlov e Johnson sono rispettivamente un orso
polare e un
leone già attivi in polizia nel film. L’agente Alistair Thompson è un
giaguaro
melanico che, a questo punto della storia, è in servizio da tre anni.
Tutti gli
altri, invece, sono reclute uscite dall’accademia insieme a Nick alla
fine del
primo capitolo della saga. Shaun Woolton è una pecora, Henry Blackfoot
un
furetto dai piedi neri e Roger Swinton un maiale.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
II di Waking Death: https://www.deviantart.com/art/Waking-Death-3-Abandoned-Lab-Judy-692518856
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Colgo l’occasione per porgere a tutti voi lettori i miei più
sinceri
auguri di Buon Natale. Spero che possiate trascorrere questa festività
in
compagnia dei vostri cari, preferibilmente rimpinzandovi di tante
leccornie e tenendovi
alla larga dalle domande indiscrete di parenti e conoscenti. Tanti
auguri e al
prossimo capitolo!
|
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Capitolo 4 *** Una nuova minaccia ***
Capitolo
III
Una
nuova minaccia
Michael
Clawford era un mammifero dall’aspetto decisamente insolito. Agli occhi
di uno
spettatore esterno poteva sembrare soltanto un lupo leggermente più
basso
rispetto alla media, ma in lui c’era molto di più di quanto si potesse
vedere a
occhio nudo.
Per
prima cosa, era il capo di una banda criminale che operava nel
distretto di
Tundratown e che era salita alle luci della ribalta sulla scia dello
scioglimento dell’impero criminale creato da Mr. Big. All’apparenza i
delinquenti sotto il suo comando agivano nell’ombra. A Michael piaceva:
aveva
sempre evitato la luce dei riflettori prima di mettere su la banda che
ora era
sotto i suoi comandi.
Adesso,
però, doveva perseguire un obiettivo più grande.
Soffriva
fin da quando il caso dei Mammiferi Scomparsi – che aveva causato i
successivi
incidenti dei Mammiferi Selvaggi – aveva interessato Zootropolis quasi
vent’anni fa. All’epoca aveva quindici anni e, ai suoi occhi, la città
lo aveva
deluso. L’intero sistema era fallito. Aveva anche perduto i suoi
genitori, che
erano stati assassinati in maniera spietata soltanto perché avevano
osato
pensare diversamente. Aveva dunque passato molti anni a pensare
a come
avrebbe potuto ottenere la sua vendetta.
Negli
ultimi diciannove anni, Michael si era accorto che molte cose erano
cambiate.
La cosiddetta armonia che regnava in città, l’accettazione
pubblica dei
rapporti d’amicizia e d’amore tra prede e predatori…
Naturalmente,
proprio quest’ultima è la seconda ragione per la quale Michael era
considerato un
tipo decisamente fuori dal comune.
Nonostante
il suo aspetto ricordasse quello di un lupo sotto quasi tutti gli
aspetti,
Michael era il frutto di una storia d’amore tra preda e predatore. Sua
madre
era una lepre, mentre suo padre era un lupo grigio.
Come
è facile intuire, essere il prodotto di una simile relazione aveva
determinato
alcune… stranezze nell’aspetto fisico di Michael. Per esempio, aveva
ereditato
da sua madre i denti da leporide e una serie di striature sulla faccia.
Le sue
orecchie erano lunghe, il muso più corto rispetto a quello di una
comune lepre,
la coda corta e tozza, mentre le proporzioni del corpo erano più vicini
a
quelle di un leporide rispetto a quelle di un canide.
La
genetica degli ibridi era davvero un mistero: la stessa coppia poteva
avere
figli la cui inclinazione biologica poteva essere completamente
diversa. Alcuni
ereditavano caratteri comuni di entrambi i genitori, altri invece erano
più
simili a una determinata specie piuttosto che all’altra.
Sospirando
tra sé e sé mentre cercava di dissipare quei pensieri, si alzò dal suo
posto e
camminò per la stanza in attesa dell’arrivo dei suoi ospiti. La stanza
era
scarsamente arredata, con pareti grigie e una scrivania – provvista di
cassetti
e scomparti per i libri – con sopra un computer. Michael non era solo
in quel
momento: c’era un orso polare che sembrava lieto di dargli un’occhiata.
Mentre
camminava, ripensò a quanto era accaduto.
Il
jet che si era schiantato sul complesso carcerario di Mountainside era
stato un
contrattempo che Michael non aveva previsto. Il suo obiettivo
principale era
sempre stato quello di far evadere Doug Ramses, perché aveva bisogno
della sua
intelligenza. Certo, c’erano molti chimici in circolazione che
avrebbero potuto
svolgere il lavoro di cui Michael aveva bisogno, ma erano tutti degli
scrupolosi osservanti della legge e questo sarebbe stato di ostacolo ai
suoi
progetti. Inoltre, l’ariete aveva sulle spalle anni di esperienza sul
campo,
anche se avrebbe potuto essersi arrugginito dopo diciannove anni di
prigione;
tuttavia, Michael era fiducioso circa il fatto di poter ottenere ciò di
cui
aveva bisogno. Quell’inconveniente aveva semplicemente dato una
sterzata ai
suoi piani. Aveva spedito i suoi
scagnozzi nei pressi del carcere per osservare più da vicino i
movimenti di
poliziotti e prigionieri, con l’intenzione finale di far saltare tutto
per
aria, sebbene quella parte del piano avrebbe dovuto avere luogo solo a
qualche
mese di distanza. In quella notte era stata una fortuna che i mammiferi
al
servizio di Michael si fossero trovati nel posto giusto al momento
giusto per
raggiungere l’obiettivo prefissato.
“Portali
dentro.” disse infine Michael all’orso polare. Il corpulento mammifero
cacciò
un grugnito e uscì dalla stanza, prima di rientrarvi trascinando le due
pecore
con sé.
Michael
non sembrava affatto entusiasta che i suoi scagnozzi avessero prelevato
anche
Dawn Bellwether. Lei non poteva essergli di alcuna utilità. Che cosa
poteva
farsene di una politica corrotta e ormai decaduta di cui nessuno si
sarebbe
fidato?
L’orso
polare lasciò cadere i due ostaggi di fronte a Michael, che li esaminò
entrambi.
“Chi
sei?” domandò Bellwether, “Che cosa vuoi da noi?”
“Noi?”
esclamò Michael inarcando un sopracciglio, “Che cosa ti ha fatto
credere che
volessi anche te, Dawn Bellwether?”
Bellwether
si irrigidì mentre Michael le passava accanto e si fermava di fronte a
Doug.
“Tu,
d’altro canto, sei proprio quello che stavo cercando.” disse Michael.
“Non
mi interessa.” esclamò Doug, “Non voglio avere nulla da spartire con un
brutto
muso come te.”
“Vedo
che diciannove anni passati in gattabuia non hanno minimamente
intaccato il tuo
modo di pensare, sebbene questo possa risultare sbagliato a metà per
quelli
della tua specie.” osservò Michael lasciando che un lieve sorriso si
insinuasse
nel suo muso, “Non importa. Vedi, ho una proposta per te.”
“Ti
ho già detto che non mi interessa.” ribadì Doug con un ghigno.
“Oh,
penso che presto cambierai idea.” affermò Michael mentre
mostrava i
denti in un sorriso che faceva rabbrividire, “Dopotutto, credo che tu
sia in
debito con me per averti fatto evadere… e per non averti fatto
giustiziare.
Dovresti essermi grato perché ho bisogno di te.”
“Ma
che…? Che cosa vuoi?” si intromise Bellwether, notando i denti da
coniglio di
Michael prima che i suoi occhi si posassero sulle sue orecchie,
insolitamente
lunghe per un canide.
“Sai,
non credo che esista un termine adatto a me.” continuò Michael, “Vedi,
non
esistono molti di noi al mondo; perlomeno, non molti di noi che possano
essere ovvi
agli occhi degli altri. Io sono il risultato di qualcosa che tu hai
cercato di
distruggere tempo fa: l’armonia fra prede e predatori.”
“Disgustoso.”
ribadì Doug con uno sputo.
“Abbastanza.”
sogghignò Michael, “Ma come ti ho già detto, sei in debito con
me. Vedi,
ti ho fatto uscire di prigione, tanto per cominciare. Questo è un punto
in mio
favore. In secondo luogo, sei in debito con me perché quello che hai
fatto
diciannove anni fa è costato la vita ai miei genitori. Tuttavia, non
sono un
tipo che fa semplicemente delle richieste per sé stesso. Posso aiutarti
a
ottenere ciò che vuoi. Se farai come ti dico, a lavoro compiuto ti
lascerò
andare, con tutti i soldi di cui potresti aver bisogno per sparire
dalla
circolazione e iniziare una nuova vita fatta di lusso e agiatezza, ben
lontano
da Zootropolis. Meglio ancora, ti aiuterò a ottenere la tua vendetta.”
Doug
continuava a fissare Michael. “… che cosa vuoi?” gli chiese.
“Ho
bisogno di ciò che tu sei in grado di fare meglio di chiunque altro.”
rispose
Michael, “Ho bisogno di una droga sintetizzata da poter adoperare come
arma.”
L’ibrido
tornò alla sua scrivania, aprì uno dei cassetti e tirò fuori una
siringa piena
di un liquido scuro. La fece vedere meglio al suo ospite.
“Non
so se ne hai già sentito parlare, ma questa è una droga meravigliosa
chiamata Latericius
Valete Mortem.” spiegò Michael, “Viene comunemente definita
‘Risveglio dei
Morti’ per via della paralisi fisica che provoca a chi la ingerisce,
causando
nel contempo l’arresto totale di tutte le funzioni nervose volontarie.
Non ho
mai avuto la tentazione di testarla su me stesso, ma da quello che ho
potuto
capire, contiene anche qualcosa che tu conosci molto bene. Questa è la
sua
magia ed è così che funziona: il siero ricavato dagli Ululatori
Notturni
contenuto al suo interno è abbastanza potente da causare una scarica di
adrenalina, mentre l’agente paralizzante non fa altro che potenziarne
gli
effetti. In altre parole, provoca il massimo dello sballo che tu possa
concepire. Io voglio che tu la trasformi in un’arma letale.”
“Dimostralo.”
disse Doug, “Fammi vedere che questa sostanza provoca davvero tutti i
sintomi
che hai descritto.”
Michael
sbuffò e mostrò nuovamente i denti in un sorriso malevolo. Annuì in
direzione
dell’orso polare, il quale afferrò Bellwether, e Michael le si avvicinò.
“Lasciami
andare!” esclamò la pecora mentre tentava di sottrarsi alla presa
dell’orso.
Michael tolse il cappuccio di plastica dalla siringa e iniettò l’ago
nel
braccio di Bellwether. Per un momento, quest’ultima continuò a
divincolarsi, ma
presto smise di muoversi e divenne del tutto inerte; l’unica parte del
suo
corpo che continuava a muoversi era il suo petto. L’orso polare lasciò
la presa
e Bellwether si accasciò sul pavimento. Michael rimase in piedi vicino
a lei e
fece schioccare le dita vicino all’orecchio sinistro della sua cavia,
dopodiché
fece la stessa cosa presso l’orecchio destro. Agitò la zampa davanti
agli occhi
inerti di Bellwether e non ottenne da lei alcuna reazione.
“Interessante…”
commentò Doug mentre osservava la scena.
“Mi
hanno riferito che questa sostanza ti permette ancora di vedere e
percepire i suoni.
Puoi anche sentire gli odori.” disse Michael, “Ma questo è tutto. Ci
vorrà
circa un’ora prima che gli effetti di questa dose svaniscano. Nel
frattempo, la
sua verrà investita da una scarica di adrenalina. A quanto ho capito, è
come se
tu ti sentissi ‘intrappolato’ in un’esperienza sensoriale.”
“…
che cosa vuoi che faccia?” domandò Doug a Michael.
“Voglio
che tu trasformi questa droga in un’arma.” rispose l’ibrido, “È
qualcosa che tu
hai già fatto in passato. So che hai trasformato gli Ululatori
Notturni, dei
fiori i cui effetti durano soltanto pochi minuti, in un’arma potente in
grado
di rendere qualsiasi mammifero selvaggio per mesi. All’inizio, avevi
convertito
il siero in proiettili tondi da sparare su bersagli prefissati, ma se
ben
ricordo i dettagli del processo, stavi progettando di creare delle
bombe da far
esplodere nei sistemi di ventilazione presenti negli obiettivi che
avevi
individuato. È esattamente questo ciò che desidero: proiettili e bombe
di
Risveglio dei Morti da utilizzare per colpire obiettivi a lungo
termine. Anche
se non riesco a scorgere alcuna utilità nei proiettili, devo ammettere
che
trovo il progetto delle bombe particolarmente interessante per i miei
scopi.”
“…
che cosa ci guadagnerei in cambio?” chiese Doug.
“La
tua libertà e, se dovessi avere successo, ti permetterò di condurre i
tuoi
esperimenti su chiunque vorrai.” disse Michael, “Scommetto che hai già
in mente
un paio di… obiettivi sensibili… sui quali vorresti testare quest’arma.
Perciò,
potresti ottenere da me la tua libertà e al tempo stesso vendicarti di
Judy
Hopps e Nick Wilde. Ti sembra allettante?”
Doug
aveva osservato attentamente Michael prima di parlare nuovamente. “Che
cosa
riesci a vedere in tutto questo?” gli chiese.
“Riesco
a vedere Zootropolis, la Città delle Menzogne, sprofondare in una fine
lenta e
dolorosa.” affermò Michael, “Ho intenzione di scatenare la mia droga su
tutta
la città e di lanciare un messaggio, semplice ed efficace, sull’unica e
sola
verità.”
“Di
che messaggio si tratta?”
“Che
l’unità può essere ottenuta solamente nella sofferenza e nella morte.”
Gli
occhi di Michael guizzarono brevemente in direzione di Bellwether.
“Lei
non mi è più di alcuna utilità. Portala fuori di qui.” disse Michael
all’orso
polare, “Non sprecare proiettili. Preferirei risparmiarli per qualcosa
di più
utile. Scaricala pure a Tundratown o a Sahara Square.”
Il
corpulento mammifero afferrò Bellwether e la trascinò fuori dalla
stanza.
Note
dell’autore: Cari
amici lettori, permettetemi di inaugurare
il nuovo anno con un nuovo capitolo… e un nuovo antagonista.
Ebbene
sì, fra le righe di questo capitolo ha fatto la sua apparizione Michael
Clawford, un ibrido nato dall’unione fra una preda e un predatore,
proprio come
Nicholas. Tuttavia, al contrario di quest’ultimo, Michael è
assolutamente determinato
nel portare a compimento i suoi oscuri propositi non soltanto per
vendicare l’assassinio
dei suoi genitori, ma anche per dimostrare che la tanto decantata
fratellanza
fra erbivori e carnivori non è altro che mera propaganda. Per queste
ragioni,
ha stretto un’alleanza con Doug Ramses, in modo da sfruttare il talento
e le competenze
del montone nel creare delle armi talmente potenti da gettare l’intera
Zootropolis nell’anarchia più completa.
In
altre parole, Nick e Judy dovranno combattere con tutte le loro forze
per
tenere loro stessi, i propri figli e l’intera città ben lontani dalle
grinfie
di questi due efferati antagonisti.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
III di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-4-Clawford-692519649
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Approfitto dell’occasione per porgere nuovamente a tutti voi
i miei
più sinceri auguri di buon anno nuovo. Spero che il 2020 sia un anno
migliore
del precedente sotto ogni punto di vista. Tanti auguri e… al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Bulli e atleti ***
Capitolo
IV
Bulli
e atleti
(dal
punto di vista di Nicholas)
Perché
a me? Dico sul serio. Perché a me?
Dovrei
essere seduto qui e provare vergogna per… cosa, esattamente? Per essere
soltanto
me stesso?
Lasciate
che faccia un passo indietro. Un anno fa, ho fatto ritorno a scuola. Ho
pensato
che fosse il posto migliore per me. Non potevo restare da solo per
sempre,
perciò avrei dovuto guardare in faccia la realtà, prima o poi.
La
maggior parte dei miei compagni di classe mi ha accolto con
indifferenza; del
tipo ‘Oh, ma guarda, lo scansafatiche si è degnato di farsi vivo per
una
volta’. Alcuni di loro si sono avvicinati a me spinti più dalla
curiosità che
per altro. In effetti, una delle mie compagne di classe – una lupa di
nome Amy
– mi si è avvicinata già il primo giorno. Stava aspettando i suoi amici
fuori
da scuola e, quando si è diretta verso di me, credevo che mi avrebbe
insultato
a causa del fatto che sono…
Qual
è il termine che ha usato il signor Wilde? Ricordo che mi ha definito
‘incrocio’. Credo che sia un termine più educato di ‘ibrido’, almeno in
apparenza.
Invece,
tutto quello che ho ricevuto è stata un’offerta di amicizia. Non ci
siamo
neppure detti chissà che. Soltanto un saluto amichevole, davvero. Ma ho
avuto
come l’impressione che da me non avrebbe accettato un ‘no’ come
risposta.
Quel
giorno ho saputo che Amy è la figlia di Leroy Wolfard, uno degli ex
colleghi di
mia madre al Dipartimento di Polizia di Zootropolis morto qualche anno
fa.
Perciò, si potrebbe dire che fra noi si sia instaurata una sorta di
connessione
fin dall’inizio. Sembra che il signor Wolfard nutrisse una stima
profonda per
mia madre, al punto da considerarla un membro effettivo del ‘branco’.
Per
questa ragione, io ed Amy siamo diventati amici. Buoni amici. Abbiamo
fatto i
compiti insieme in più di un’occasione a casa di mia madre e anch’io
sono stato
a casa della sua. Sembra che le abbia fatto una buona impressione,
anche se
temo che un giorno dovrò dimostrare di avere buone intenzioni, semmai
le voci
che circolano sul mio conto a scuola dovessero un giorno arrivare alle
sue
orecchie. E la mamma? Diciamo che ha preso Amy abbastanza in simpatia,
anche se
non posso fare a meno di chiedermi se nutre dei dubbi sul suo conto.
Certo,
ho avuto qualche problema a scuola. Se così non fosse, non sarei seduto
qui,
fuori dall’ufficio del preside, ad aspettare con una sacca del ghiaccio
sull’occhio.
C’è
questo tipo, un lupo di nome Eugene Wolferson, che è la stella
indiscussa della
squadra che rappresenta la scuola. Sapete, è il classico spocchioso che
si
crede migliore di tutti gli altri soltanto perché è bravo nello sport.
Si è
comportato così con me fin da quando ho fatto ritorno a scuola. Penso
che abbia
un debole per Amy, ma mi ha anche fatto capire quanto disprezzi i
mammiferi
come me.
Con
questo, ovviamente, intendo gli ibridi. Voglio dire, gli ‘incroci’.
Ho
fatto del mio meglio per ignorarlo. Per evitare di avere a che fare con
lui. Ma
sembra che sappia sempre come raggiungermi, perciò può dirmi quanto
pensa che
io sia inutile, disgustoso, che non sarò mai nient’altro che uno
scherzo della
natura, eccetera… insomma, avete afferrato l’idea.
Oggi
si è spinto oltre. Lui e qualche lecchino della sua cerchia di amici
pensavano
che avrebbero potuto tranquillamente mettermi all’angolo quando non
c’era alcun
insegnante nei paraggi.
Basti
pensare che Eugene era convinto che avrebbe potuto mostrare il suo
disprezzo
nei miei confronti sul piano prettamente fisico.
Non
si aspettava che avrei reagito.
Naturalmente,
un insegnante è arrivato proprio nel momento in cui gli artigliavo la
faccia
dopo che lui mi aveva colpito all’occhio con un pugno.
Perciò
eccomi qui, seduto fuori dall’ufficio del preside.
******
Nicholas
fissò intensamente il muro mentre aspettava l’inevitabile: sua madre
che
entrava per ‘discutere’ con lui. Era stato separato dal suo aggressore
e,
mentre aspettava, teneva stretta la borsa del ghiaccio sull’occhio
destro.
Sembrava
che ci sarebbe voluta un’eternità, ma alla fine, la porta d’ingresso
della
segreteria si aprì e Judy entrò insieme a Nick.
“Che
cosa hai fatto?” domandò Judy a suo figlio.
“Grazie
per la dimostrazione di fiducia, mamma.” esclamò Nicholas in tono
sprezzante.
Judy
continuò a fissarlo mentre Nick posava una zampa sulla sua spalla.
“Carotina,
smettila di fare il poliziotto.” disse Nick prima di rivolgere lo
sguardo a
Nicholas, “Ascoltiamo prima la sua versione della storia.”
Nicholas
mantenne lo sguardo fisso su suo padre per un momento, prima di
prendere un
respiro profondo.
“Non
è niente.” disse infine.
“Direi
che una borsa del ghiaccio tenuta sull’occhio è ben lontana dall’essere
niente.”
commentò Judy stringendo i denti. Nick scosse lievemente la testa,
mentre la
coniglia si sottraeva alla sua presa. La volpe prese un altro bel
respiro e si
sedette accanto a suo figlio.
“Sai,
anch’io sono stato coinvolto in un incidente simile quando avevo la tua
età.”
disse Nick, “C’era questa marmotta che mi bullizzava da anni. Quel
giorno,
però, si era spinta troppo oltre. Sapevo che gli insegnanti avrebbero
creduto a
qualsiasi cosa avesse detto. Mi avevano già dimostrato che non si
sarebbero mai
fidati della parola di una volpe. Perciò, quando aveva provato a
convertire il
suo odio per me sul piano fisico cercando di mettermi una museruola per
la
seconda volta, ho fatto l’unica cosa che dovevo fare: mi sono alzato in
piedi
da solo e ho reagito. Certo, allora le parole di una volpe valevano
meno di uno
sputo, perciò venni sospeso per aver ‘provocato’ una rissa.”
“Accidenti,
ti ringrazio per avermi fatto sentire meglio.” ribatté Nicholas
sarcasticamente.
“I
tempi sono cambiati.” ribadì Nick, “Se ti sei solamente difeso, allora
non c’è
nulla da temere. Sia io sia tua madre…” Nick lanciò una breve occhiata
a Judy,
“… saremo al tuo fianco.”
Nicholas
sostenne lo sguardo del padre ancora per un po’.
La
porta dell’ufficio del direttore si aprì e il preside Matthew Skipps
fece la
sua apparizione. La lepre del deserto aveva poco più di sessant’anni e
da circa
due – da quando aveva assunto il controllo della scuola – aveva avviato
un
progetto didattico per contrastare il fenomeno del bullismo.
Inutile
dire che Nicholas non ci aveva affatto creduto, non ultimo perché era
caduto
vittima dello stesso sistema che avrebbe dovuto proteggerlo.
“Signorina
Hopps? Signor Wilde?” domandò il preside Skipps. Nick e Judy si
alzarono in
piedi ed entrarono nell’ufficio, con Nicholas dietro di loro. Il
direttore
dell’istituto chiuse la porta alle loro spalle e prese posto dietro la
sua
scrivania.
“Vorrei
cogliere l’occasione per scusarmi con voi per avervi chiamato durante
l’orario
di lavoro.” disse Skipps.
“Che
cosa è successo?” domandò Judy.
“C’è
stato un alterco fra Nicholas e un altro studente che ha causato
lesioni a entrambi.”
spiegò il direttore della scuola, “Non tolleriamo le risse nel nostro
istituto
e…”
“Mi
scusi un momento.” esclamò Nick sollevando una zampa, “Può almeno dirci
perché
stavano litigando?”
“Ha
importanza?” ribadì Skipps mentre osservava la volpe, “Le regole della
scuola
proibiscono categoricamente le risse e…”
“Lasci
che la interrompa di nuovo. Con chi avrebbe litigato Nicholas?”
“È
irrilevante.”
“Davvero?
Io avrei dei dubbi al riguardo. Perciò, lei è davvero convinto che non
sia
rilevante? Io non credo proprio.”
Il
preside Skipps non riuscì a distogliere lo sguardo da Nick. “Un
compagno di
classe di nome Eugene Wolferson.” ammise dopo una lunga pausa.
“Non
è lo stesso Eugene Wolferson che aveva già dato problemi a Nicholas,
vero?”
domandò Nick sollevando un sopracciglio, mentre il direttore Skipps non
sapeva
come sarebbero potute andare le cose.
“Posso
assicurarle, signor Wilde, che in questa scuola vige la tolleranza zero
nei
confronti del bullismo…”
“Sì,
riesco a vederlo.” ribadì Nick, “Infatti ha avuto il bisogno di
convocare due
poliziotti impegnati in un caso complesso per discutere della cosa. So
che
questo Eugene ha dato il tormento a mio figlio per mesi. So anche che
la
gestione della scuola nell’approcciare la situazione è stata tutt’altro
che
brillante.”
“Signor
Wilde, per favore…”
“Allora
mi dica… quest’altro studente è stato almeno punito?”
“Non
devo rispondere a questa domanda.”
“Questo
significa ‘no’, allora.” affermò Nick incrociando le zampe, “Lasci che
le
chieda una cosa. Il motivo per cui ha deliberatamente ignorato gli atti
di
bullismo che questo Wolferson ha compiuto su mio figlio ha forse a che
vedere
con il fatto che Nicholas è un incrocio?”
“Non
ha nulla a che vedere con questo.” tentò di difendersi il preside
Skipps.
“Ah,
no? Allora mi dica se questa storia le suona familiare: un certo
direttore
assume le redini di quella che è considerata una delle migliori scuole
del
distretto e decide di avviare un progetto didattico per prevenire la
piaga del
bullismo, sperando di avere a che fare con un compito relativamente
facile.
Solo che… sorpresa! Fra gli studenti della suddetta scuola è presente
un
incrocio. E il progetto didattico che fine fa? Doppia sorpresa! A causa
della
sua natura, lo studente in questione è vittima di bullismo da parte di
alcuni
suoi compagni, il che rischia di ostacolare i piani del preside. Questo
ci
porta alla sorpresa numero tre: i genitori dello studente vittima di
bullismo
non sono soltanto dei comuni poliziotti, ma anche i primi delle
rispettive
specie ad essere entrati in polizia; dal momento che sono abituati a
quel tipo
di discriminazione, non avrebbero certo problemi ad affrontare la
questione e far
vedere a tutti che tipo di mammifero sia lei: un artista della
messinscena. Ci
dica… le sembra giusto?”
Skipps
lanciò un’occhiataccia a Nick, ma non fu in grado di ribattere.
“Siamo
nella stessa barca, ora?” disse la volpe inarcando un sopracciglio, “Parleremo
con Nicholas. E lei farà meglio a ripensare a quello che
ci ha detto
e affrontare la realtà, ovvero che il bullismo e lo specismo sono
presenti
nella sua scuola. Ora, visto che la giornata sta volgendo al termine,
immagino
che abbiamo… finito qui, vero?”
Judy
e Nicholas non poterono fare altro che fissare Nick, sbalorditi di
fronte alla
sua abilità oratoria.
“Sì,
abbiamo finito.” esclamò Skipps con un sospiro rassegnato, “Ora andate
via, per
favore.”
Nick
lasciò che un ghigno soddisfatto si insinuasse nella sua bocca mentre
lasciava
l’ufficio del direttore, seguito da Judy e Nicholas.
******
Wow.
Posso solo dire… wow.
L’anno
scorso ho fatto ciò che la mamma e nonna Viola mi avevano detto di
fare: ho
concesso una possibilità al signor Wilde.
Adesso
lo vedo da una prospettiva completamente diversa. Avevo saputo
dell’incidente
della museruola che lo aveva coinvolto quando era solo un cucciolo – me
lo
aveva raccontato non molto tempo dopo il nostro primo incontro – ma non
immaginavo che la questione del bullismo gli stesse tanto a cuore.
Riesce
a sorprendermi ogni giorno che passa e l’idea che mi ero fatta su Nick
Wilde è
profondamente cambiata. Non è affatto il codardo che credevo che fosse.
******
Il
ritorno fino all’appartamento di Judy procedette in relativo silenzio.
Una
volta arrivati a destinazione, Judy fece uscire Nicholas, ma mentre era
voltato
verso casa, sua madre uscì fuori dalla macchina.
“Ne
riparleremo quando tornerò a casa più tardi.” disse la coniglia.
Nicholas fissò
sua madre con occhi confusi, poiché credeva di essere ancora nei guai,
a
giudicare dal tono della sua voce.
“Non
essere così teso.” lo tranquillizzò Judy, “Non sei nei guai. Adesso,
però, fila
dentro. Se hai dei compiti da fare, falli. Saremo di ritorno fra un
paio
d’ore.”
Judy
ritornò in macchina e si allontanò in direzione della centrale di
polizia,
mentre Nicholas rientrava in casa.
Note
dell’autore: Rieccomi
a voi con il quarto capitolo!
Pensavate
che Nicholas fosse ricaduto nelle vecchie, cattive abitudini e si fosse
cacciato nuovamente nei guai, vero? Invece, come avete avuto modo di
leggere
fra le righe, si è soltanto limitato a rispondere alle continue
provocazioni
del tipico bullo che si crede migliore degli altri. Tra l’altro, il suo
aggressore ricorda il buzzurro osannato da compagni e compagne di
scuola
soltanto perché è il quarterback della squadra di football, come
abbiamo visto più
volte nelle classiche commedie americane di ambientazione scolastica.
Non siete
d’accordo?
Per
sua fortuna, Nick ha subito capito come sono andate realmente le cose e
non ha
esitato a prendere le sue difese durante il colloquio con il preside,
dando
sfoggio della sua parlantina tagliente e guadagnandosi l’ammirazione
del
primogenito. Insomma, sembra proprio che il rapporto fra Nick e
Nicholas si
stia evolvendo nella giusta direzione.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
IV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-5-Jocks-And-Bullies-693362261
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 6 *** La morte non può risvegliarsi ***
Capitolo
V
La
morte non può risvegliarsi
(dal
punto di vista di Nick)
Ammetto
che c’è qualcosa di nuovo nel riprendere le vecchie abitudini. Da
quando sono
ritornato in polizia, credo di aver affinato le mie abilità in
quest’arte:
Alzarsi
presto la mattina.
Farsi
la doccia.
Fare
colazione.
Prepararsi
per andare al lavoro.
Portare
Robin a scuola.
Arrivare
in centrale.
Prendere
in giro Carotina per il fatto che arriva sempre dopo di me, sebbene
abbia il
vantaggio di vivere a pochi isolati dal nostro posto di lavoro.
Andare
in ufficio e ricevere gli incarichi assegnati.
Oggi,
però, mi sono accorto che Carotina mi ha battuto sul tempo, a giudicare
dallo
sguardo compiaciuto sul suo viso.
So
che non dovrei sentirmi così, ma… diamine, mi ha sempre fatto impazzire
lo
sguardo che mi lancia quando, nelle rare occasioni, riesce a farla
franca con
me.
Nonostante
abbia quarantatré anni, quello sguardo riesce ancora a farmi sussultare
il
cuore.
******
Judy
si appoggiò alla porta d’ingresso dell’ufficio con un sorriso
compiaciuto sul
volto.
“Perché
oggi ci hai messo così tanto ad arrivare, drittone?” domandò a Nick con
fare
scherzoso.
Nick
sbuffò.
“Beh,
è chiaro che stamattina sono un po’ a corto di energie; forse dovrei
bere più
caffè. Non tutti possono essere dei coniglietti iperattivi come te.” si
giustificò Nick con un ghigno da simpatica canaglia impresso sul volto.
“Scemo.”
ribadì Judy assestandogli un pugnetto sul braccio.
“Lo
sai che lo adori.” continuò Nick.
“Non
ci contare.” replicò Judy mentre si voltava verso il proprio posto.
Nick la
seguì e andò a sedersi al suo solito posto accanto all’agente
Wolfovitz, mentre
la coniglia si fermava.
“Nick?”
lo chiamò, “Perché sei seduto lì? Guarda che non mordo.”
Nick
era rimasto come impietrito proprio mentre stava prendendo posto e
lanciò
un’occhiata perplessa a Judy.
“Sono
mesi che mi siedo qui, Carotina.” spiegò la volpe.
“Ma
siamo partner.” replicò Judy, “Dovremmo almeno sederci alla stessa fila
perché
è probabile che oggi ci verrà ordinato di proseguire le indagini.”
******
Non
avete idea di quanto mi abbiano reso felice quelle parole uscite dalla
bocca di
Judy.
Da
quando ho ripreso a lavorare come poliziotto, mi sono sempre seduto
accanto a
Wolfovitz fra le ultime fila, perciò non sto cercando di evitare
Carotina o
chissà che altro – dopo tutto, ci incontriamo spesso per via di nostro
figlio,
e nei suoi momenti liberi si occupa di Robin mentre io sono impegnato
col
lavoro – ma non mi sembra… giusto… sedermi davanti, allo stesso posto
che
occupavo prima che me ne fossi andato.
Tuttavia,
devo ammettere che Carotina non ha tutti i torti, perciò vado in prima
fila e
mi siedo accanto a lei. Wolfovitz mi lancia una strana occhiata, come
se
sapesse qualcosa di cui ignoro l’esistenza, ma faccio finta di nulla.
Naturalmente,
tutte le sedie della prima fila – tranne una – sono occupate; al
distretto non
hanno mai voluto acquistare un paio di sedie per mammiferi di piccola
taglia
come Carotina e il sottoscritto, perciò non mi rimane altro da fare che
condividere la stessa sedia con lei.
Proprio
come ai vecchi tempi.
******
Proprio
mentre Nick prendeva posto con Judy, l’agente Lupus scattò in piedi.
“At-tenti!”
esclamò. Il capitano Fangmeyer fu accolta dai soliti colpi sui tavoli e
dai
consueti versi gutturali mentre entrava nella sala riunioni e prendeva
posto
dietro lo scranno per assegnare gli incarichi.
“Basta!”
disse a voce alta; nella sala ritornò il silenzio e Fangmeyer poté
riprendere
la riunione, “Oggi ci sono pochissime novità all’ordine del giorno. I
vostri
incarichi sono sostanzialmente invariati. Hopps, Wilde. Ho bisogno che
voi vi
tratteniate qualche minuto una volta conclusa questa riunione.”
Nick
e Judy si scambiarono un’occhiata nervosa.
“Bene,
non c’è altro. Andate!” esclamò il capitano, mentre tutti gli agenti
uscivano
in fila dalla sala; soltanto Nick e Judy, come richiesto, rimasero al
loro
posto. La tigre a capo del dipartimento si avvicinò ai due con una
cartella che
aveva preso dallo scranno.
“Questo
è avvenuto la scorsa notte.” esclamò Fangmeyer mentre apriva il
fascicolo,
“Riguarda l’indagine che state conducendo.”
Judy
guardò i documenti contenuti nella cartella, mentre Nick si sporgeva in
avanti.
******
Siamo
entrambi coinvolti nel caso. Carotina guarda attentamente il contenuto
della
cartella. Qualcuno è stato ritrovato senza vita la notte scorsa. Un
povero
coniglio di nome John Leapson.
Scherzi
a parte, perché i conigli portano cognomi che ricordano sempre le loro
abilità
fisiche? Hopps? Skipps? Leapson? Comunque sia, non è né il momento né
il luogo
per rifletterci sopra, perciò tengo per me questa curiosità mentre
leggo
attentamente il resoconto del caso.
Quel
poveretto è morto per overdose di Latericius Valete Mortem, il nome
scientifico
dato al Risveglio dei Morti. A giudicare dal referto del medico legale,
la
droga rinvenuta nel suo corpo era pura. Non sono certo un esperto in
queste
cose, ma capisco quali sono gli effetti che provoca questa sostanza.
Una
paralisi fisica pressocché totale e una forte scarica di adrenalina. I
conigli
hanno un battito cardiaco più veloce rispetto agli altri mammiferi,
perciò non
sarebbe affatto sorprendente che una dose pura di questa droga possa
bloccare
per sempre il cuore di un coniglio.
******
“Okay…
che cosa vuole che facciamo?” domandò Judy mentre alzava gli occhi dal
documento.
“Dobbiamo
sapere chi fa arrivare questa droga in città.” dichiarò Fangmeyer,
“Occorre
agire in fretta, se vogliamo evitare che muoia qualche altro mammifero.”
“Questo
è senz’altro un caso di omicidio.” osservò Nick.
“Non
dovrebbe essere la squadra di investigazione a occuparsene, considerate
le
cause del decesso?” domandò Judy.
“Sarebbe
la procedura standard, in effetti.” ammise il capitano, “Vorremmo
reclutare un
membro del team di investigazione per assistervi nella risoluzione del
caso, ma
ho dovuto assegnare tutti i componenti ad altri casi. Tuttavia, credo
che voi
due abbiate tutte le carte in regola per scoprire gli altri fornitori e
risalire al luogo in cui producono la droga.”
“Perciò,
saremo da soli?” domandò Nick.
“Praticamente
sì.” rispose Fangmeyer, “Mi dispiace.”
“Riusciremo
a risolvere il caso.” esclamò Judy prima che Nick avesse anche solo la
possibilità di far valere la sua opinione in merito, “Conti su di noi,
capitano!”
Fangmeyer
annuì convinta. “Potete andare.” affermò.
Il
capitano uscì dalla sala riunioni, lasciando Nick e Judy al loro posto.
I due
agenti guardarono di nuovo i contenuti del fascicolo. Fra di essi,
risaltava
all’occhio un fermo immagine prelevato dalla registrazione di una
telecamera di
sorveglianza che mostrava la vittima diretta verso la propria
abitazione.
“Possiamo
ripercorrere all’indietro i suoi passi.” disse Nick, “In questo modo,
potremmo
scoprire chi gli ha venduto la dose letale.”
******
Così,
ecco che ci ritroviamo a visionare la registrazione in cerca di prove
che
possano ricondurci all’identità dello spacciatore. Judy inizia ad
analizzare
diligentemente le registrazioni delle videocamere installate nei luoghi
attraversati dalla vittima. Non ci vuole molto prima che lo vediamo
lasciare un
appartamento a Happytown. La cosa non mi sorprende affatto: quella
discarica a
cielo aperto attirerebbe qualunque spacciatore. Ho avuto modo di
capirlo quando
vivevo lì, molti anni fa.
Ecco,
questo sì che mi fa sembrare una volpe decrepita, quando in realtà sono
ancora
un esemplare nel fiore degli anni. Sono sicuro che Carotina avrebbe
qualcosa da
ridire a riguardo, se dovessi pensarlo ad alta voce.
Accendo
un altro computer e inizio a cercare in rete l’indirizzo
dell’abitazione per
risalire al proprietario. Il computer non ci mette tanto a darmi
l’informazione
che cerco. Il nome mi riconduce anche alla fedina penale del mammifero
in
questione.
Ed
è qualcuno che conosco abbastanza bene.
******
A
Nick fischiarono le orecchie quando l’esito della sua ricerca comparve
sul
monitor del computer.
“Cosa
c’è?” domandò Judy facendo roteare la sedia verso Nick.
“Oh,
niente.” rispose la volpe, “È solo la faccia di qualcuno che non vedevo
da
molto tempo.”
“Nick,
ci sono un sacco di mammiferi che non vedi da molto tempo.” puntualizzò
la
coniglia, “Dovresti essere un po’ più specifico.”
Piuttosto
che aprire bocca, Nick preferì alzarsi dalla sua postazione e spingere
la sedia
sulla quale era seduta Judy verso il computer.
“Ehi!”
protestò la coniglia; tuttavia, lasciò correre e si sporse in avanti
per meglio
leggere le informazioni riportate sullo schermo:
Nome:
Charles Monax
Specie:
marmotta
Età:
51 anni (nato il 21/10/1984)
Gradi
di parentela: Edward Monax (padre, deceduto), Susan Monax (madre,
deceduta),
nessun’altra parentela.
Capi
d’imputazione: violenza, percosse, specismo illegale, adesione presso
organizzazione illecita, possesso di sostanza soggetta a restrizione,
compravendita non autorizzata di sostanza soggetta a restrizione.
“Come
fai a conoscere questo tipo?” chiese Judy.
“Ricordi
la storia che ho raccontato ieri a Nicholas, quando siamo stati
convocati
nell’ufficio del preside, e quella che ti ho raccontato dopo che ci
siamo
conosciuti?” replicò Nick prima che Judy annuisse, “Beh, per farla
breve, lui è
il tipo che mi aveva messo addosso quella museruola quando avevo nove
anni,
all’epoca in cui volevo essere uno Junior Scout Ranger, e che ci aveva
riprovato quando ero adolescente. Non è cambiato di una virgola. Tutta
la sua
famiglia è marcia.”
“Come
si può passare dallo specismo allo spaccio illegale di sostanze
stupefacenti?”
si chiese Judy perplessa.
“Se
è per questo, conosco qualcuno che ha fatto carriera nei modi più
impensabili, Carotina.”
esclamò Nick stringendosi nelle spalle e indicando sé stesso, “Mi viene
in
mente un furfantello di strada che è diventato un onesto poliziotto,
per poi
diventare il direttore generale di una piccola compagnia di successo.
Uno a
zero per la volpe.”
“Molto
divertente.” replicò Judy con una risata sarcastica e sollevando gli
occhi al
cielo, “Andiamo avanti, prima di perdere il controllo della situazione.”
“Sissignora.”
affermò Nick mimando il saluto militare, meritandosi così una gomitata
da parte
di Judy.
******
Ci
dirigiamo in quel dannato ginepraio e arriviamo all’appartamento in cui
vive il
nostro caro sospettato.
Una
volta giunti a destinazione, Carotina mi chiede se sono disposto a fare
gli
onori di casa, a patto di metterlo agli arresti io stesso.
Per
me sarebbe un vero piacere. Lo ammetto candidamente.
Lasciamo
la nostra vettura e ci dirigiamo verso la porta d’ingresso non appena
questa si
apre.
******
Nick
e Judy si piazzarono davanti alla marmotta, mentre quest’ultima era
appena
uscita dal suo appartamento e aveva chiuso la porta alle proprie spalle.
“Tu
sei Charles Monax?” domandò Judy. Il sospettato rimase immobile sul
posto,
mentre osservava con attenzione i due agenti. Sembrava che volesse
valutare se
valesse o meno la pena tentare la fuga a zampe levate. Judy si limitò a
posare
le zampe sui fianchi e a lanciargli uno sguardo che sembrava volesse
dire
‘provaci’.
“Salve,
amico.” esclamò Nick con un cenno, mentre sulla sua faccia faceva
capolino un
ghigno privo di umorismo, “Come ci si sente a guardare le cose
dall’altra parte
della barricata?”
“…
tu?!” sussurrò la marmotta incredula ai propri occhi.
“Già.”
ribadì Nick mentre il suo ghigno si allargava, “Sono proprio io. Tu,
invece, sei in arresto per omicidio.” la volpe si fece avanti e sganciò
le
manette dalla cintura, “Hai il diritto di rimanere in silenzio.
Qualunque cosa
dirai…”
******
Ah,
certe volte sono proprio le piccole cose a regalarti le più grandi
soddisfazioni nella vita. L’espressione scioccata sul suo volto è stata
del
tutto soddisfacente. Datemi pure del meschino, ma è passato tanto tempo
e mi ha
fatto piacere mettere le manette ai polsi del mio vecchio ‘amico’.
Questo si
chiama karma: colui che una volta aveva provato a incatenarmi è stato
invece
messo ai ferri dal sottoscritto.
Trasciniamo
il nostro nuovo amico nella volante, fra le sue scontate dichiarazioni
di
innocenza, e lo portiamo dritto in centrale.
A
causa del fatto che conosco il sospettato, con ogni probabilità non mi
sarà
permesso di entrare nella stanza degli interrogatori, ma lo lascerò
volentieri
alle cure di Carotina. Non credereste mai che una ‘tenera coniglietta’
possa
essere spaventosa, ma l’ho già vista in azione durante gli
interrogatori e
dubito fortemente che la sua linea d’azione si sia ammorbidita nel
corso degli
anni.
Sarà
sicuramente uno spettacolo da non perdere, potete contarci. Mi domando
solo una
cosa: serviranno i popcorn alla mensa della centrale?
Note
dell’autore: Eccoci
arrivati al quinto capitolo!
Come
già accennato nei capitoli precedenti, questa nuova droga dagli effetti
devastanti ha fatto la sua apparizione nelle strade della città e ha
mietuto la
prima vittima. Sebbene la risoluzione del caso sia ancora molto
lontana, Nick
ha colto l’occasione per prendersi la sua personale rivincita nei
confronti di
una sua vecchia conoscenza che lo aveva perseguitato in passato. Adesso
il
malcapitato dovrà fare i conti con la “tenera” Judy nella stanza degli
interrogatori. Non vorrei essere nei suoi panni…
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
V di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-6-Death-Doesn-t-Wake-695555742
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 7 *** In trappola ***
Capitolo
VI
In
trappola
(dal
punto di vista di Judy)
Le
stanze adibite agli interrogatori da parte della polizia di Zootropolis
sono
così misere e insignificanti che sembrano quasi succhiarti via l’anima.
Se
io, che sono seduta al lato del tavolo riservato a chi detiene le
regole del
gioco, la penso così, posso soltanto immaginare cosa pensino di quelle
stanze
gli accusati che hanno la sfortuna di sedersi al lato sbagliato del
tavolo.
Il
mammifero sventurato di oggi non è altri che Charles Monax, la marmotta
che
abbiamo condotto qui in centrale con l’accusa di aver fornito la droga
a John
Leapson, morto per overdose.
Se
devo essere onesta, il fatto che la vittima sia un coniglio è per me un
tasto
dolente. Sebbene ci siamo evoluti nel corso di migliaia di anni, una
delle cose
che non sono per nulla cambiate dai nostri tempi ancestrali è che il
cuore di
noi conigli batte più velocemente rispetto a quello degli altri
mammiferi. Se
sottoposti a uno stress troppo forte, rischiamo seriamente di morire
per un
arresto cardiaco. È una fortuna che questo non sia successo a me sedici
anni fa…
No,
ho ben altre cose a cui pensare.
Il
caso. Il Risveglio dei Morti. Il sospettato.
Giusto.
Come
stavo dicendo, il cuore di un coniglio può facilmente cedere se
sottoposto a un
forte stress. Lo stesso provocato da una scarica di adrenalina senza
precedenti.
Non conosco certo tutte le nozioni scientifiche che ci stanno dietro –
sono una
poliziotta, non un chimico – ma questa droga che circola per le strade
della
città è senz’altro una pessima notizia.
So
che è stata questa marmotta a fornire la droga alla vittima.
So
anche che è responsabile dello stato emotivo in cui versa Nick quando
l’ho
incontrato per la prima volta. Se solo lo avessi conosciuto anni fa,
gli avrei
senza dubbio dato una bella lezione. Sono anche abbastanza sicura che,
se così
fosse stato, sarei finita nei guai.
Monax
appare nervoso. I suoi occhi si muovono ritmicamente da una parte
all’altra,
mentre entro nella stanza degli interrogatori per fargli uscire dalla
bocca
tutto quello che sa sulla morte del signor Leapson. Nick è in attesa
nella sala
delle registrazioni e riesco a immaginare il suo sorriso compiaciuto
per quello
che sta per accadere.
Ho
condotto alcuni interrogatori ai vecchi tempi. Nessuno si aspetto che
un
coniglio sia in grado di fare qualcosa del genere, perciò tendono a
tenere
abbassata la guardia, pensando che una piccola mammifera mansueta come
me non
possa intimidire nessuno. Dopotutto, noi conigli siamo ‘troppo carini’
per fare
paura. Monax, però appare un po’ troppo nervoso per poter pensare una
cosa
simile.
******
“L’interrogatorio
è iniziato alle ore 11:30 di mercoledì 4 luglio 2035.” dichiarò Judy
controllando l’orologio, “Il tenente Judy Hopps sottopone a
interrogatorio il
sospettato Charles Monax, arrestato con l’accusa di omicidio.”
Dopo
aver registrato l’ora, la data, l’agente incaricato, il sospettato e il
crimine, Judy iniziò a sfogliare il fascicolo che aveva di fronte,
ignorando
all’apparenza la marmotta in preda a brividi appena percettibili.
I
due non si scambiarono neppure una parola per diversi minuti; Judy
continuava a
sfogliare il fascicolo, mentre Monax era sempre più agitato.
“Senta,
agente, non so perché mi trovo qui.” disse infine Monax, interrompendo
il
silenzio, “Non so nulla di alcun omicidio…”
Judy
lo interruppe alzando un solo dito, senza neppure distogliere lo
sguardo dal
documento. Alla fine, dopo averne concluso la visione, Monax aprì la
bocca,
pronto a rispondere ad alcune domande… ma Judy ricominciò a leggere il
documento fin dalla prima pagina, mentre la marmotta riprendeva ad
agitarsi
seduto al suo posto.
A
metà della lettura, Judy tirò fuori dal fascicolo una foto e la fece
scivolare
sul tavolo. Monax si sporse in avanti per guardarla meglio. La foto
ritraeva la
vittima, sdraiata sul tavolo dell’autopsia.
“Non
lo conosco.” ribadì Monax.
Judy
sorrise, consapevole di averlo in pugno.
“Potrei
avere qualcosa che ti rinfrescherà la memoria.” replicò Judy mentre
tirava
fuori un’altra foto e la appoggiava sul tavolo. Era stata estratta
dalla
registrazione delle telecamere di sorveglianza e ritraeva Monax che
passava
qualcosa alla vittima.
“La
vittima è stata trovata morta soltanto poche ore dopo il momento
immortalato in
questa foto.” disse Judy, “Abbiamo già eseguito degli esami ematici.
Sono state
riscontrate tracce di una forma concentrata di questa nuova sostanza
chiamata
‘Risveglio dei Morti’. Quanto vogliamo scommettere che ne troveremo
anche a
casa tua?”
Judy
rimise le due foto all’interno del fascicolo.
“Se
quello che ho in mente è fondato, questa volta non te la caverai con
qualche
mese dietro le sbarre.” esclamò la coniglia mentre scorgeva l’orrore
negli
occhi dell’accusato, “Quella di omicidio è un’accusa molto seria e, dal
momento
che hai fornito alla vittima una dose di droga tale da ucciderlo,
starai in
prigione per anni. Scommetto che sarai una marmotta vecchia e
tremolante quando
prenderanno in considerazione l’idea di metterti in libertà vigilata.”
Monax
non era affatto entusiasta alla prospettiva di essere tenuto in galera
per così
tanto tempo.
“D’accordo,
ammetto che ho venduto la droga al coniglio.” esclamò, “Ma non volevo
ucciderlo!”
“Gli
hai rifilato una dose che avrebbe potuto ucciderlo senza difficoltà
anche se
non fosse stata pura!” ribadì Judy battendo un pugno contro il tavolo e
guardando rabbiosamente la marmotta, che sobbalzò sulla sedia, “La tua
ignoranza non ti sarà d’aiuto qui! Abbiamo prove schiaccianti contro di
te e
farò in modo che tu marcisca in galera per molto tempo!”
******
In
verità, so bene che Monax non è altro che un pesce piccolo. Un banale
spacciatore che non può in alcun modo essere il mio obiettivo primario.
Ma se
riesco a intimorirlo un altro po’, potrebbe essere disposto a darmi
ulteriori
informazioni.
Riconosco
che provo una leggera… quasi primordiale gioia nel vedere quella
marmotta
dimenarsi in preda alla paura, sapendo che era responsabile dei guai
che Nick
aveva passato quando l’ho incontrato per la prima volta. Tuttavia, non
posso
permettere che i miei sentimenti personali influenzino il mio modo di
condurre
l’interrogatorio.
Non
passa molto tempo prima che la mia strategia si dimostri efficace.
Proprio
mentre mi accingo a lasciare la stanza…
******
“Aspetta!”
esclamò Monax mentre Judy stava lasciando la sala degli interrogatori.
La
coniglia si fermò senza voltarsi.
“Possiamo
raggiungere una specie di accordo?” chiese l’accusato. Judy rimase
immobile per
un momento, prima di girarsi e riprendere posto vicino al tavolo.
Estrasse un
taccuino e la sua inconfondibile penna/registratore a forma di carota.
“Voglio
dei nomi.” replicò Judy, “I nomi dei tuoi fornitori e gli indirizzi.
Soltanto
allora parleremo di eventuali accordi.”
“Prendo
la droga soltanto in questo posto!” disse Monax, “Le cose che ottengo
non sono
come dovrebbero essere!”
“Non
ti credo. Devi far sì che possa fidarmi di te, Monax.”
“Da
qualche parte nella zona portuale!” confessò l’accusato, “Sono lì da
mesi! Conosco
uno degli arieti che gestiscono la raffineria. Tutto quello che è
vendere ciò
che esce da lì!”
“Qual
è l’indirizzo esatto? Dovrai darmi quest’informazione, se vorrai
arrivare a un
accordo con me.”
“Se
te la do, cosa mi offrirai in cambio?”
“Non
sarai più accusato di possesso di sostanze stupefacenti, ma di
spaccio.” spiegò
Judy, “Così la tua pena detentiva sarà più breve e molto probabilmente
non
finirai i giorni della tua miserabile vita dietro le sbarre di una
prigione.”
******
Una
volta Nick mi ha detto che gli interrogatori non sono altro che una
specie di
frode legalizzata; con la forza della legge dalla tua parte, puoi
permetterti
di ottenere le informazioni che desideri per ingannare i criminali. Ho
condotto
abbastanza interrogatori da ammettere che ha assolutamente ragione:
devi
cercare di convincerli a darti delle informazioni fondamentali con il
pretesto
di voler giungere a una forma di accordo con loro.
Vedo
che ci sta pensando seriamente, come sospettavo. Vedete, i mammiferi
come lui
sono bulli per natura: possono provocare quanto vogliono, ma a parti
invertite
si sciolgono come neve al sole.
Mi
siedo e aspetto che Monax si decida a darmi l’informazione che voglio.
So che
ci vorrà poco; anche se vorrei poter dire che ho tutto il tempo di
aspettare,
voglio che questa droga sparisca dalle strade di Zootropolis il più
presto
possibile, prima che possa uccidere qualcun altro.
******
Judy
non dovette attendere troppo per la risposta di Monax.
“Un
vecchio capannone nella zona portuale.” ammise la marmotta, “Il Dolph’s
End.”
Judy
soppesò l’informazione per un momento.
“Okay.”
affermò, “Verificheremo se quanto hai detto corrisponde a verità; in
base a
ciò, decideremo in merito alle accuse che ti sono state mosse. Nel
frattempo,
trascorrerai un po’ di tempo al fresco.”
“Ma
io…”
“Considerati
fortunato.” replicò la coniglia con tono deciso, “Non potrai sfuggire
alla
prigione, ma c’è la possibilità che ti venga scontato qualche annetto.
Tutto
dipenderà da quello che è uscito dalla tua bocca.”
Detto
ciò, Judy aprì la porta che conduceva alla sala delle registrazioni,
mentre
l’agente Delgato si apprestava a portare di peso la marmotta in una
delle celle
situate nel seminterrato della centrale.
“Allora…”
esordì Judy mentre guardava Nick.
“Beh,
è un bugiardo matricolato, perciò dovremo verificare se la storia che
ha
raccontato è vera.” esclamò la volpe, “Tu sai che cosa significa, vero?”
“Sì.”
replicò la coniglia sospirando, “Non è certo una delle cose che
preferisco.”
******
Spinti
dal senso del dovere, ci dirigiamo verso l’ufficio del capitano e
riportiamo
per filo e per segno tutto quello che è stato detto durante
l’interrogatorio.
Il
capitano Fangmeyer concorda con Nick sul fatto che non possiamo fidarci
della
parola di Monax, ma riconosce anche che non possiamo non considerare
l’ipotesi.
Questo
può significare una sola cosa: stare seduti in macchina per ore e ore a
tenere
d’occhio il magazzino.
Accidenti.
Detesto gli appostamenti.
Dovremo
andare con una macchina senza contrassegno nella zona portuale e
controllare
quello che succede in quel magazzino.
Questi
incarichi sono così tediosi, per questo non li sopporto. L’unica cosa
che
detesto più degli appostamenti è sentire le parole ‘ausiliaria del
traffico’
dopo il mio nome. Nonostante abbia il grado di tenente, a volte mi
tocca ancora
svolgere quell’incarico.
Comunque
sia… io e Nick siamo diretti alla zona portuale, a bordo di un’auto
della
polizia non segnata. L’obiettivo è a pochi isolati da un posto che
conosco
molto bene: il ponte presso cui io e Nick avevamo fatto pace diciannove
anni
fa. Naturalmente, arrivare fin lì non è affatto facile, dal momento che
ci sono
molti cantieri aperti in vari punti della città per via dei nuovi piani
d’intervento, atti a migliorare il sistema di controllo del clima che
regola i
diversi habitat dei distretti cittadini. Quello che so è che tutti
questi
lavori stanno creando non pochi inconvenienti a tutti i mammiferi che
devono
spostarsi – in macchina o coi mezzi pubblici – per svolgere le proprie
attività
quotidiane. Significa anche che i condotti del sistema sono visibili a
occhio
nudo, come nervi esposti. Per via della presente situazione, dobbiamo
prendere
più strade secondari e svincoli di quanto vorrei, perciò impieghiamo
molto più
tempo del previsto a raggiungere la nostra postazione nella zona del
porto.
Una
volta arrivati, spengo il motore e non possiamo fare altro che stare
seduti in
attesa che accada qualcosa. Se devo essere sincera, il mio umore si è
in
qualche modo inasprito durante il tragitto. Ho un sacco di pensieri che
si
accavallano nella mia testa e questa… questa sostanza è già costata la
vita a
qualcuno; inoltre, non posso certo affermare che i vari contrattempi
lungo la
strada siano stati d’aiuto.
Ovviamente,
in passato gli avvistamenti sono stati un’ottima occasione per
scambiare
quattro chiacchiere. Con Nick al mio fianco, poi… non passa molto prima
che dia
libero sfogo alla sua parlantina. In tutta onestà, non sono tanto in
vena di
parlare o di fare battute.
******
“Dunque…”
esordì Nick, “Credo proprio che dovremmo ammazzare il tempo prima che
succeda
qualcosa. C’è qualcosa di cui vorresti parlare?”
“Non
proprio.” replicò Judy.
“Vuoi
parlare del tempo? Della famiglia? O di che cosa vorresti mangiare a
cena?”
“Concentriamoci
solo sulla missione, va bene?” domandò Judy indispettita.
“C’è
qualcosa che non va, Carotina?” le chiese Nick. La coniglia, tuttavia,
digrignò
i denti e non disse una parola.
“Judy?”
disse la volpe chinandosi leggermente. Notando un cambiamento nel tono
di voce
del partner e il fatto che l’avesse chiamata col suo nome, Judy si
voltò verso
Nick. Sembrava davvero preoccupato.
“Scusami,
Nick.” disse Judy, “Sta succedendo tutto così rapidamente. Mi sento
come se…”
“Lo
so.” esclamò Nick, “Pensavi che tutto fosse andato per il verso giusto.
Avevamo
preso il nostro sospettato e il caso sembrava chiuso definitivamente.
Sei forse
dispiaciuta perché la vittima era un coniglio?”
“Non
è solo questo… è… complicato.”
“Judy…
sono successe molte cose. L’evasione di Ramses e Bellwether, la
scoperta di
questa nuova droga, Nicholas bullizzato a scuola… e ora dobbiamo essere
pronti
a buttare giù questa raffineria dove stanno preparando una versione
ancora più
pericolosa di questa sostanza.”
Judy
fissava Nick, incerta su come replicare.
“Senti…
ti capisco.” sospirò la volpe, “Dico davvero. Vorrei aiutarti a mettere
ordine
nei tuoi sentimenti, anche perché non puoi farlo da sola. Sono qui,
ricordi?”
Judy
lasciò cadere lo sguardo, così come le sue orecchie. “Ho il diritto di
chiedertelo?” domandò a Nick.
“Certo
che ce l’hai.” replicò la volpe mentre allungava una zampa e la posava
sulla
spalla della coniglia. Judy si irrigidì leggermente al contatto, ma
continuava
a guardare il suo partner negli occhi.
“Ho
paura, Nick.” ammise, “Sta succedendo tutto così in fretta, è solo…
forse sto
diventando paranoica.”
******
Le
mie preoccupazioni sembrano così sciocche ora. Ho vissuto senza Nick al
mio
fianco per quindici anni e una parte di me stessa è ancora convinta che
possa benissimo
cavarmela da sola. Poi ricordo che è stata proprio quella parte di me a
illudermi sul fatto che potessi fare a meno di lui.
Nick
ritira la zampa dalla mia spalla e riprende a osservare quello che
accade
all’interno del magazzino. Non abbiamo più modo di parlare fra noi ed è
una
cosa positiva perché, poco tempo dopo, vediamo un camion fermarsi
davanti alla
struttura. Le porte si aprono e due montoni si dirigono verso il retro
del
mezzo, aprendone la parte posteriore. Rivolgo la mia attenzione sul
versante
anteriore del magazzino. Una porta laterale si apre e fa la sua
comparsa un
ariete dal manto nero.
Se
non sbaglio, si chiama Woolter. Lo avevamo arrestato all’indomani della
risoluzione del caso degli Ululatori Notturni, ma poiché nella vicenda
non aveva
rivestito altro che il ruolo dello scagnozzo, aveva ricevuto una
condanna
relativamente lieve rispetto a Doug Ramses, l’ideatore del siero che
aveva
trasformato degli innocenti predatori in belve selvagge, e Dawn
Bellwether, la
mente del complotto che aveva gettato Zootropolis nel caos.
Una
parte di me spera che si tratti soltanto di una coincidenza, ma so per
esperienza che le coincidenze non fanno parte del nostro lavoro e sento
il mio
stomaco sprofondare nel vuoto mentre lo vedo chiacchierare con gli
altri suoi
simili.
Non
passa molto tempo prima che venga raggiunto da un secondo ariete.
È
Jesse, un altro dei vecchi scagnozzi al servizio di Ramses.
La
cosa sta cominciando a non piacermi affatto. Per lo meno, considerato
il loro
coinvolgimento nel caso degli Ululatori Notturni, sono convinta che non
siano
affatto all’altezza della situazione. L’apparizione del secondo
tirapiedi alle
dipendenze di Ramses scaccia la mia fugace speranza che tutto ciò sia
una
coincidenza.
Tuttavia,
se questo è davvero uno dei posti in cui producono la droga, allora
significa
che sussiste un collegamento fra la nostra indagine e il caso dello ZBI.
C’è
uno scambio di denaro e un gruppo di diversi mammiferi esce dal
magazzino per
scaricare qualcosa che si trovava all’interno del camion. Uno dei
contenitori è
trasparente e riesco a vedere un liquido scuro al suo interno.
Per
quanto voglia osservare il prosieguo delle operazioni fino alla fine,
ho un
dovere da compiere. Prendo il cellulare e contatto la centrale.
******
Il
telefono squillò per un paio di secondi prima che la comunicazione
potesse
essere avviata.
“Qui
Distretto Uno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis, parla
Clawhauser!”
fu la replica del ghepardo.
“Clawhauser,
sono Hopps. Puoi metterci in comunicazione con il capitano?” disse Judy.
“Sta
succedendo qualcosa laggiù?”
“Puoi
dirlo forte. Per favore, è urgente.”
“D’accordo.
Datemi solo un istante…”
C
fu una breve pausa.
“Hopps,
Wilde… mi state contattando perché avete scoperto qualcosa
d’importante, vero?”
domandò il capitano Fangmeyer via telefono.
“Sissignora.”
esclamò Judy, “Abbiamo individuato due soggetti interessanti. Sono gli
ex
scagnozzi di Doug Ramses.”
Ci
fu un’altra pausa di breve durata.
“Ne
siete sicuri?” chiese il capitano.
“Affermativo.”
dichiarò Judy digrignando i denti. Sapeva bene che cosa sarebbe
successo dopo.
“Hopps,
Wilde. 10-19. Raggiungetemi nel mio ufficio non appena sarete arrivati
in centrale.”
furono gli ordini di Fangmeyer.
******
Così
facciamo ritorno alla centrale come ordinato, il che è un compito non
da poco
dato che impieghiamo più tempo per tornare rispetto all’andata.
Maledetti cantieri…
Quando
alla fine riusciamo a tornare in centrale, parcheggio la volante e ci
dirigiamo
diligentemente verso l’ufficio del capitano. Io e Nick non ci scambiamo
una
parola: abbiamo entrambi dei sospetti su cosa sarebbe accaduto. Busso
alla
porta e, per un istante, non ricevo risposta, sebbene riesca a sentire
due voci
risuonare all’interno della stanza. Non appena piomba il silenzio,
sento il
capitano che ci invita a entrare.
Spingo
la porta d’ingresso ed entriamo.
Il
capitano ha davvero un ospite: una volpe vestita in giacca e cravatta
che ci
osserva attentamente seduta su una sedia.
Lancio
una rapida occhiata a Nick e mi accorgo che sembra averlo riconosciuto.
Ha già
incontrato questa volpe da qualche parte. In realtà, a guardarla meglio
mi
ricorda Nick quando l’ho rivisto dopo quindici anni di lontananza,
sebbene lui
non abbia certo gli stessi occhi azzurri e lo sguardo d’acciaio.
Il
capitano ci invita entrambi a sedere; non appena lo facciamo, quegli
occhi
azzurri ci fissano con intensità.
******
“Avete
fatto un buon lavoro.” disse il capitano Fangmeyer ai suoi sottoposti.
“Ma
noi… non abbiamo neppure iniziato.” ribadì Judy, “Almeno, non prima che
lei ci
abbia ordinato di tornare in centrale.”
“Avete
arrestato Monax e questo vi ha portati presso un magazzino in cui, alla
prova
dei fatti, stanno producendo dosi di Risveglio dei Morti.” affermò la
tigre al
comando del dipartimento, “Presto questa faccenda verrà risolta.”
“Dallo
ZBI, se ho ben capito.” si intromise Nick, lanciando un’occhiata in
direzione della
volpe seduta accanto a lui.
“Deduzione
esatta.” affermò Fangmeyer, “Dopo che avete tirato fuori i nomi degli
ex
collaboratori di Ramses, ho dovuto informare l’agente dello ZBI
incaricato alla
conduzione dell’indagine. Ha intuito che i due casi fossero intrecciati
fra
loro, perciò il commissario Bogo ha concordato sul fatto che il vostro
caso
debba passare nelle loro zampe.”
“Lo
ZBI desidera ringraziarvi per come avete preparato il terreno.” disse
la volpe
in giacca e cravatta con voce roca e profonda, “Partiremo da qui.”
Nick
aprì bocca per controbattere, ma poi decise di lasciar perdere.
“È
la soluzione migliore.” ribadì Fangmeyer, “Sapete benissimo che non
siete nella
posizione di poter fare luce su questo caso, considerati i precedenti.”
“Ora
devo andare.” disse l’agente dello ZBI, prima di saltare giù dalla
sedia e
lasciare Nick e Judy in compagnia del loro diretto superiore.
“Prima
che tu me lo chieda, Wilde, sappia che non ero a conoscenza del fatto
che fosse
un investigatore capo.” disse Fangmeyer, “Fino a questo punto, non era
necessario che vi calpestaste le zampe a vicenda.”
“Beh,
è proprio quello che è avvenuto.” considerò Nick con una nota di
amarezza nel
timbro della sua voce.
“Mi
scusi…” s’intromise Judy alzando una zampa, “Sono convinta che manchi
qualcosa
qui.”
“Oh…
beh, sono sicura che l’agente Wilde possa spiegarti tutto.” affermò
Fangmeyer,
rivolgendosi a Judy.
La
coniglia rivolse la sua attenzione a Nick. “Che significa?” gli chiese.
La
volpe emise un lungo sospiro di frustrazione. “Carotina, hai appena
incontrato
mio cugino, l’agente Jack Wilde.” disse infine.
Note
dell’autore: E
con questo siamo giunti al sesto
capitolo!
Grazie
alle sue doti investigative, unite all’esperienza maturata in anni di
lavoro
presso il Distretto Uno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis e al
suo
caratteristico senso di giustizia, Judy è riuscita a ottenere ulteriori
informazioni che potrebbero essere utili per la risoluzione del caso,
oltre che
a far vedere i sorci verdi (passatemi il termine, per favore…) al
mammifero che
aveva tormentato Nick negli anni della sua giovinezza. Sfortunatamente
per i
nostri agenti in pelliccia, è appena entrato in scena un altro
personaggio che
potrebbe rendere le cose ancor più complicate di quanto già non lo
siano…
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
VI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-7-Docked-697742824
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 8 *** Il primo amore non si scorda mai ***
Capitolo
VII
Il
primo amore non si scorda mai
(dal
punto di vista di Robin)
Vivo
a Zootropolis ormai da un anno ed è molto diversa da Città del
Messigatto. Il
numero delle specie di mammiferi che vi abitano è molto più variegato:
a Città
del Messigatto i predatori sono decisamente più numerosi delle prede.
Quando
ci siamo trasferiti qui, papà mi ha iscritto in una scuola situata fra
il
Distretto di Rainforest e il centro cittadino. Ero un po’ nervoso il
primo
giorno, perché non mi trovo molto a mio agio in compagnia di estranei.
Avevo
sentito le storie di come papà sia stato bullizzato quando era un
cucciolo
soltanto perché era una volpe ed è successo proprio in questa città,
perciò ho
avuto paura che avrei potuto rivivere la stessa esperienza. Una piccola
parte
di me si aspettava che i miei compagni mi avrebbero messo una museruola
non
appena fossi entrato in classe.
Invece,
sono stato inserito in una classe dove ci sono diversi predatori.
Alcuni di
loro mi si sono avvicinati per fare amicizia. Due di loro erano
‘volpi’, uno
era un lupo e l’altro un licaone. All’inizio ero preoccupato, perché
fino a
quel momento non ero mai riuscito a fare amicizia con altri mammiferi
della mia
età, ma hanno insistito e alla fine abbiamo stretto un legame
d’amicizia.
Dal
momento che non ho altri amici, le cose non sono cambiate più di tanto,
ma
quelli che ho sono buoni amici. Marie e James Vulpez sono le due
‘volpi’, anche
se non possono essere definite tali per una serie di motivi che sto per
spiegare. Fanno parte di una cucciolata. Marie è un po’ strana, visto
che la
sua pelliccia è bianca e nera ed è più alta rispetto alla media. Non ha
alcuna
intenzione di tingersi la pelliccia. James sembra una tipica volpe
rossa,
sebbene le sue orecchie siano un po’ più piccole per essere quelle di
una
volpe. I loro genitori sono morti quando erano piccoli e per questo
sono stati
adottati. Poi ci sono Bob Mackenzie e Rachael Pictuson, rispettivamente
un lupo
grigio e un licaone.
Sono rimasti stupefatti dal fatto che io sia
uno dei figli di Nick Wilde, anche se i gemelli lo avevano capito prima
di
chiunque altro, nonostante io porti ancora il cognome di mia madre.
Sembra che
papà sia considerato una specie di eroe da queste parti, perché è stata
la
prima volpe ad essere entrato nella polizia di Zootropolis e aveva
dimostrato
che chiunque poteva essere ciò che voleva, indipendentemente dalla
specie di
appartenenza. Non sapevo che qui in passato le volpi venissero
discriminate in
modo così pesante, almeno fino a quando non l’avevo sentito dalla bocca
dei
miei compagni di classe e avevo effettuato qualche ricerca per conto
mio.
Stando a quanto ho appreso, diversi anni fa mio padre aveva contribuito
a
salvare la città da una folle pecora che voleva instaurare un regime
retto
unicamente dalle prede, trasformando i predatori in animali feroci.
Dal
modo in cui papà ha reagito un paio di sere fa, quando aveva visto il
telegiornale, ho intuito che quella pecora era riuscita a scappare di
prigione.
Non
lo avevo mai visto così teso prima di allora.
Inoltre…
c’è qualcos’altro che non va. Sono passati solamente due anni dalla
morte della
mamma e solamente uno da quando ci siamo trasferiti a Zootropolis. Papà
lavora
nello stesso distretto della signorina Hopps e i due vanno d’accordo,
nonostante tutti i problemi che hanno dovuto affrontare in passato.
Certo, papà
mi ha raccontato un po’ di quello che è successo sedici anni fa, ma so
che non
mi ha detto tutto. Ho avuto una risposta del tipo ‘Te lo dirò quando
sarai più
grande’.
Papà
e la signorina Hopps trascorrono molto tempo insieme, sia al lavoro sia
fuori.
Papà mi dice che stanno cercando di ricostruire la loro amicizia, ma un
piccolo
angolo della mia mente mi suggerisce che la signorina Hopps stia
cercando di
prendere il posto di mia madre. È piuttosto gentile con me, ma sto
iniziando a
non voler averla vicino a me, al punto che, pur di evitarla, nelle
ultime
settimane non sono andato a casa sua. Proprio per questo motivo,
ultimamente
non ho visto il mio fratellastro Nicholas, anche se a volte viene a
trovarci a
casa nostra.
Nonostante
non sia certo colpa sua, Nicholas mi ricorda che mia madre non è stata
il primo
amore di papà.
Ammetto
che fa male.
******
La
campanella annunciò la fine della giornata scolastica e Robin si alzò
dal suo
banco, fece scivolare i libri di testo nel suo zaino e filò dritto
verso la
porta.
“Non
dimenticate che dovete consegnare i vostri compiti entro tre giorni!”
annunciò
l’insegnante – una femmina di ocelot – ai suoi allievi mentre questi
ultimi si
preparavano a lasciare l’aula.
“Ehi,
aspetta, Rob!” esclamò James. Robin si fermò presso la porta e tornò
sui suoi
passi.
“Stai
andando a casa?”
“Sì.”
rispose Robin, “Ho delle cose da fare.”
“Tipo
i compiti?” domandò Marie raggiungendo il duo. La volpe nutriva dei
seri dubbi sulla
sincerità delle parole di Robin.
“Già.”
replicò quest’ultimo scrollandosi le spalle, “Se ho voglia di farli.”
I
gemelli si sorrisero l’un l’altro, sapendo che quella era la classica
risposta
che il loro nuovo amico dava quando qualcuno lo punzecchiava a
proposito dei
compiti. Durante i primi mesi passati a Zootropolis, aveva studiato
diligentemente, ma nell’ultimo paio di mesi Robin aveva iniziato a
trascurare
sempre più i compiti da fare, al punto da svolgerli solamente la sera
prima
della consegna.
“Probabilmente
andrà alla sala giochi.” suggerì James a Marie con un gesto
inequivocabile,
guadagnandosi una leggera spinta da parte della sorella. La sala giochi
in
questione, situata lungo il confine che separava il distretto di
Savanna
Central da quello di Rainforest, si trovava all’interno di un centro
commerciale, piccolo ma abbastanza fornito da soddisfare le esigenze
dei
mammiferi che vivevano in entrambi i distretti.
Robin
sentì fischiargli le orecchie, ma preferì non controbattere e lasciò
l’aula per
dirigersi verso le porte d’ingresso della scuola.
Mentre
la giovane volpe stava uscendo anche dal cortile dell’edificio
scolastico,
sentì il suo cellulare vibrargli in tasca. Lo tirò fuori e guardò la
schermata.
Era un messaggio da parte di Nick:
‘Ho
avuto un contrattempo al lavoro. Tornerò a casa più tardi del solito.
Cerca di
non restare alzato fino a tardi. Ti voglio bene. Papà.’
Robin
alzò gli occhi al cielo. Sapeva benissimo che suo padre si tratteneva
in
centrale fino a tarda ora e che aveva iniziato a occuparsi di un nuovo
caso, ma
questo significava anche che Nick avrebbe trascorso più tempo in
compagnia
della signorina Hopps. Robin non era affatto entusiasta all’idea.
A
Robin piaceva percorrere la strada lunga per tornare e casa; per lui,
la strada
lunga comportava una sosta prolungata alla sala giochi.
******
Ci
sono due ragioni per le quali vado alla sala giochi. La prima è che
così posso
passare del tempo da solo, lontano da casa.
La
seconda… sta camminando davanti ai miei occhi in questo momento.
Lyra
Corsackton è una volpe delle steppe – o corsac – e ha tre anni più di
me. So
che cosa state pensando: è la classica mammifera irresistibile? Brava
in ogni
cosa che fa e adorata da tutti? Beh… non esattamente. Alcuni la
definirebbero
una tipa un po’ strana. Le piace indossare i jeans, porta un paio di
occhiali
rotondi che mi ricordano quelli del protagonista della saga di Harry
Otter e ha
un fiocco rosa legato alla coda, vicino alla punta. Per quanto riguarda
il suo
carattere… in realtà… è un po’ come l’ero immaginato: riservato e
timoroso
quando è in presenza di altri mammiferi.
L’ho
incontrata per la prima volta qui circa due mesi fa, quando i miei
nuovi amici
mi hanno portato alla sala giochi un weekend per rilassarci un po’
dalle
fatiche di scuola. Abbiamo giocato, tutti insieme e a turno, a un
classico
sparatutto, ma ammetto che non sono bravo quanto loro. La postazione di
gioco
ha due cabinati, perciò quando mi ero accorto che qualcun altro si era
fatto
avanti, avevo pensato che qualcuno dei miei amici avesse voluto
concedermi la
rivincita. È inutile aggiungere che ero stato umiliato. Quando sono
saltato
fuori, mi sono imbattuto in lei… che usciva dal cabinato accanto al
mio. Sono
rimasto di stucco, ma non quanto lei. Non si aspettava di aver giocato
con un
cucciolo, così mi aveva chiamato. Me la sono presa un po’ per quel
commento, ma
ammetto che lei mi aveva colpito. È un po’ più alta di me e la sua
pelliccia è
più chiara della mia, in quanto volpe delle steppe. Quando l’ho vista
per la
prima volta, non sono riuscito a spiccicare parola per un pezzo, come
se avessi
perduto la capacità di parlare.
Quando
più tardi l’ho raccontato ai miei amici, mi hanno preso in giro per
essermi
preso una cotta per lei. Da allora non ne ho più fatto parola con
nessuno. Sono
sicuro che non ci avrei guadagnato nulla.
Vengo
spesso qui. Lei a volte c’è e a volte non c’è, perciò non è l’unica
ragione per
la quale passo il tempo in questa sala giochi. È un buon posto per
tenersi
lontano da casa.
Lontano
dal posto in cui nonna Viola ci ha lasciati lo scorso anno.
******
“C…
ciao.” disse Robin timidamente mentre Lyra passava oltre. La corsac si
fermò
per un istante e lo guardò prima che la sua bocca si contraesse in
quello che
avrebbe dovuto sembrare un sorriso di rimando, prima che si dirigesse
verso un
cabinato posto sotto il portico. Robin la guardò allontanarsi prima di
rivolgere nuovamente la sua attenzione su un cabinato nel quale era
installato
un simulatore di guida in cui era abbastanza bravo. C’erano altri
giocatori
vicino a lui, intenti a divertirsi ai cabinati.
Robin
inserì un gettone nella macchina e iniziò la partita, prendendo
immediatamente
il comando della corsa. Il gioco era ambientato in un circuito nel
Distretto di
Rainforest, il che offriva ai giocatori la difficoltà di disputare la
corsa su
una pista bagnata.
Non
passò molto tempo prima che Robin terminasse la gara al secondo posto a
causa
di una collisione che aveva coinvolto la sua vettura con quella guidata
dall’intelligenza artificiale del gioco. Robin si alzò e lanciò
un’occhiata a
una macchina del tiro a segno rimasta vacante. Sospirando tra sé e sé,
la
giovane volpe si girò di scatto pronta ad andarsene, ma andò a sbattere
contro
Lyra, che lasciò cadere qualcosa che teneva fra la zampa.
“Oh!”
esclamò Robin, “Mi dispiace…”
“Attento.”
disse Lyra, mentre Robin tentava di rimettersi in equilibrio sotto il
suo
sguardo incuriosito.
Robin
notò che l’oggetto lasciato cadere da Lyra era una zampa-ghiaccio al
gusto di
lampone avvolta in un incarto di plastica. Si chinò per raccoglierla.
“Grazie.”
esclamò Lyra, mentre scartava il ghiacciolo e se lo metteva in bocca.
“N…
nessun problema.” disse Robin sentendosi avvampare fino alla punta
delle
orecchie.
I
due mammiferi rimasero zitti a fissarsi per un bel po’.
“Beh…
sarà meglio… che vada.” disse infine Robin.
“Oh.”
esclamò Lyra, “Okay.”
“Io…
ho dei compiti da fare.” rispose Robin quasi sussurrando. La bocca di
Lyra abbozzò
un sorriso e si toccò la montatura degli occhiali per avvicinarseli di
più agli
occhi.
“Buona
fortuna, allora.” disse Lyra prima che fra i due piombasse nuovamente
un
silenzio gravido d’imbarazzo.
“Immagino
che ti rivedrò da queste parti.” parlò nuovamente la giovane volpe
delle
steppe, prima di far ritorno alla sala giochi.
Mentre
Robin usciva fuori, focalizzandosi sulla figura di Lyra in lontananza,
incappò
in una pecora. I due si scontrarono e la pecora lasciò cadere il
bicchiere di
caffè che teneva nella zampa. Il contenitore toccò terra, il coperchio
volò via
e il suo contenuto si sparse ovunque sul pavimento.
“Mi…
mi dispiace!” esclamò Robin facendo un passo indietro.
“Guarda
un po’ dove metti le zampe, predatore.” ribadì la pecora
decisamente
infastidita. Robin restò immobile sul posto, incerto su come replicare.
La
pecora si guardò le zampe e notò una chiazza di marrone scuro che gli
aveva
sporcato l’orlo dei pantaloni.
“Guarda
che cosa hai combinato!” disse rabbiosamente l’ovino.
“Io…
è stato un incidente!” ribadì il canide.
“Questi
pantaloni mi sono costati un mucchio di soldi, idiota!” ringhiò la
pecora,
“Come avresti intenzione di ripagarmi? Eh?!”
La
pecora si fece avanti e afferrò Robin per le spalle.
“Ti
suggerisco di lasciarlo andare e di fare un passo indietro.” consigliò
una
profonda voce maschile. La pecora, colta di sorpresa, si guardò attorno
per
scoprire la fonte di quella voce. I suoi occhi guizzarono verso terra
dove vide
un piccolo fennec.
Robin
aveva riconosciuto Finnick, ma non riusciva a capire perché si trovasse
lì. La
pecora, invece, non aveva la più pallida idea di chi fosse.
“Umpf.
Il tuo paparino è venuto a salvarti la pelliccia, moccioso?” domandò
l’ovino
con un ghigno.
“A
chi hai dato del moccioso?” ringhiò Finnick facendo indietreggiare
l’erbivoro al
punto da farlo cascare a terra, “Lascialo stare, se non vuoi che ti
sbrani la
faccia.”
La
pecora sbiancò di paura prima di tirarsi su.
“Tsk!
Chi se ne importa.” replicò con uno sputo prima di sparire dalla
circolazione.
Robin lo vide andar via, finché Finnick non lo tirò su per l’orlo della
camicia.
“Tutto
bene, figliolo?” domandò Finnick.
“Che
cosa ci fai qui?” replicò Robin.
“Mi
trovavo nei paraggi a vendere zampe-ghiaccio e tuo padre mi ha chiesto
il
favore di venirti a prendere e riportarti a casa.” rispose il fennec,
“Sapevo
che ti avrei trovato qui. Sono giorni che perdi tempo in questa sala
giochi,
invece di filare subito a casa dopo la scuola.”
“Come
fa a sapere che…” domandò Robin socchiudendo gli occhi.
“Ti
ha visto qui un paio di settimane fa, mentre era di pattuglia.” ammise
Finnick
stringendosi nelle spalle, “Conosce il gestore della sala giochi e gli
ha
confermato che passi molto tempo qui.”
“Grandioso.”
esclamò Robin alzando le zampe, “Perciò papà ha degli spioni che mi
tengono
d’occhio!”
“Non
esattamente.” replicò il fennec, “Questa città lo ha divorato e sputato
fuori,
quando aveva la tua età. Non vuole che ti succeda la stessa cosa. È
compito di
qualunque padre preoccuparsi dei figli. Ti sembra così brutto?”
Robin
non fu capace di rispondergli.
******
A
un certo punto, ho capito cosa stava facendo papà. Ecco perché mi aveva
fatto
studiare a casa quando vivevamo a Città del Messigatto: voleva farmi
evitare
gli stessi problemi che lui aveva avuto quando era un cucciolo. Ma
questo non
significa che sia un bene che papà si intrometta nella mia vita in
questo modo!
Finnick
mi fa salire sul suo furgone e mi accomodo sul sedile del passeggero,
tutt’altro che elettrizzato all’idea che papà abbia dei contatti che
possono
tenermi costantemente d’occhio. Non appena mi riporta a casa, filo
dritto nella
mia stanza e chiudo la porta. Mi abbandono sul letto senza muovere un
muscolo.
Non
ho idea di quanto tempo sia passato, ma alla fine sento la porta di
casa
aprirsi e chiudersi, mentre le voci di papà e Finnick si accavallano
per un
po’. Non ci faccio caso, ma presto la conversazione si interrompe e
sento un
rumore di zampe venire verso la mia camera. Sento bussare prima che la
porta si
apra.
******
“Ciao,
figliolo.” disse Nick. Robin non volle rispondergli, perciò suo padre
entrò
nella stanza.
“Finnick
mi ha raccontato quello che ti ha detto.” continuò Nick mentre si
avvicinava al
letto di Robin e si sedeva a lato di esso.
“Senti,
capisco come debba sembrarti la cosa.”
“Davvero?”
esclamò Robin, “Perché a me sembra che i tuoi amici mi stiano spiando.”
“Beh,
non definirei amico il gestore della sala giochi…” si giustificò suo
padre, “Il
punto è che ti ho visto entrare lì dentro quando ero di pattuglia e ho
chiesto
al proprietario ogni quanto ci andavi. Ho scoperto che ci vai piuttosto
di
frequente. Ogni tanto ti incontri anche con una giovane volpe delle
steppe.”
Robin
sbuffò contrariato.
“Non
voglio metterti in imbarazzo.” disse Nick chinandosi in avanti, “Sei
mio
figlio. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, anche di problemi di cuore. So
di non
essere tua madre, ma posso aiutarti se vorrai parlarmene.”
Robin
non volle rispondere subito. Passò qualche minuto prima che si girasse
per
guardare suo padre negli occhi; mentre lo faceva, emise un sospiro.
“Papà,
perché sei arrivato a casa così tardi oggi?” gli chiese Robin.
“Dovevo
compilare un rapporto.” rispose Nick, “Il caso su cui stavamo
investigando ci è
stato tolto, ma volevano comunque i documenti. Tutta colpa dei
federali…”
concluse la volpe con una smorfia di disappunto mentre scuoteva la
testa.
Entrambi
sentirono bussare alla porta. Sebbene provasse ancora un certo fastidio
per
quanto aveva detto poco prima, si alzò dal letto e andò verso
l’ingresso di
casa. Suo figlio lo seguì, incuriosito da chi sarebbe comparso alla
loro porta.
******
Papà
apre la porta, rivelando la presenza di un’altra volpe in giacca e
cravatta.
Papà gli chiede perché si trovi qui e la volpe gli intima di starne
fuori… di
qualsiasi cosa si tratti. Papà gli suggerisce che farebbe meglio ad
andarsene e
chiude la porta. Non appena si gira, si accorge che sono stato dietro
di lui
per tutto il tempo. Non sembra affatto contento. Gli domando chi fosse
quella
volpe.
Papà
mi confida che era suo cugino, Jack Wilde. Lavora per lo ZBI ed è colui
che ha
sostituito papà nelle indagini del caso su cui stava lavorando. Mi
confessa
anche che lui e Jack hanno avuto degli screzi in passato, ma interrompe
bruscamente il racconto e mi dice che me ne avrebbe riparlato un’altra
volta.
Papà
sbadiglia e mi dice che deve svegliarsi presto; avremmo ripreso la
discussione
l’indomani. Non posso fare a meno di provare un certo fastidio mentre
papà fa
ritorno nella sua camera da letto, la stessa che aveva preso per sé
l’anno
scorso quando avevamo fatto visita a nonna Viola per la prima volta; mi
ha
appena detto che non avrei dovuto nascondergli nulla, ma non si può
certo
affermare che stia dando il buon esempio.
Tutto
quello che posso fare è tornare nella mia stanza e aspettare che arrivi
la
mattina di domani, in modo che possa finalmente ottenere qualche
risposta da
lui. Faccio una rapida deviazione in soggiorno e rivolgo lo sguardo
sull’urna
che contiene le ceneri di mia madre, prima di fare ritorno nella mia
camera.
Note
dell’autore: Rieccoci
qua con il settimo capitolo!
Dopo
Nicholas, anche Robin sta provando sulla propria pelliccia le pulsioni
delle
cotte adolescenziali. Contrariamente alla prima storia, sembra che il
secondogenito di Nick abbia abbandonato i panni del figlioletto
perfettino e si
stia barcamenando tra le prime turbe – sentimentali e non –
dell’adolescenza.
Inoltre, pare che inizi a nutrire una certa ostilità nei confronti di
Judy
perché teme possa diventare il surrogato di sua madre. Come biasimarlo…
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
VII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-8-Crushed-698571181
Storia
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Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 9 *** Un ospite indesiderato ***
Capitolo
VIII
Un
ospite indesiderato
(dal
punto di vista di Judy)
Non
sono affatto di buon umore in questo momento.
Bellwether
è in libertà. Ho lasciato il caso su cui stavo indagando nelle zampe
dello ZBI.
Tutto il lavoro che ho fatto finora non è servito a nulla. Quel che è
peggio è
che probabilmente io e Nick verremo messi da parte, presto o tardi.
La
cosa non mi piace per niente. Neanche un po’.
Nick
mi ha detto chi è questo Jack Wilde e sembra che i rapporti fra loro
non
possono certo definirsi idilliaci. Non mi ha detto granché a riguardo –
Nick sa
essere molto riservato a volte – ma mi ha confidato che erano passati
ben
venticinque anni da quando lui e Jack si sono parlati l’ultima volta,
al tempo
in cui Nick aveva incontrato Mr. Big per la prima volta. Jack Wilde
stava per
entrare nello ZBI e sembrava che Nick gli avesse raccontato una
versione molto
meno gentile del discorso che gli avevo fatto io sulla funivia nel
Distretto di
Rainforest tanti anni fa. Inutile aggiungere che Nick non si era
affatto
mostrato gentile con lui.
Non
mi sento in colpa per aver fatto ciò che era giusto – informare il
capitano sul
possibile intreccio fra i due casi – ma… andiamo, l’agente Wilde si è
semplicemente fatto vivo nel momento sbagliato.
Nick
e io dovevamo restare dietro ai documenti da compilare, per il
trasferimento
delle prove del caso nella sede dello ZBI. Era un compito ingrato e
insoddisfacente, reso ancora più penoso dalla presenza dell’agente
Wilde, che
ci stava col fiato sul collo come se volesse impressionarci tenendoci
costantemente d’occhio da ora in poi. Per essere sicuro, aveva fatto
visita sia
a me sia a Nick nelle nostre rispettive abitazioni quella sera stessa
per darci
il suo avviso personalmente.
Che
faccia di bronzo! Posso capire perché a Nick non piaccia! Venire fino a
casa
mia per dirmi di farmi da parte!
Questo…
agente… non riesco proprio a provare rispetto per lui, perché mi sta
trattando
come se fossi ancora una cucciola incapace di intendere e di volere.
******
Passò
una settimana da quando il caso ci era stato strappato da sotto gli
occhi. In
quel periodo, io e Nick eravamo stati separati ancora una volta, con
Nick che
aveva ripreso servizio affianco al suo primo partner, l’agente
Wolfovitz. Io,
invece, ero stata messa al comando della mia vecchia squadra, il che
significava che non avrei potuto lavorare con Nick. Ciò mi sarebbe
anche andato
bene, ma durante gli orari di lavoro, il capitano ci assegnava
incarichi in cui
eravamo il più lontano possibile l’uno dall’altra, come se avessero
paura che
io e Nick avremmo unito le forze per mettere i bastoni fra le ruote
allo ZBI.
Per
evitare che ciò accadesse, lo ZBI ha fatto irruzione nel magazzino
nella zona
portuale in settimana. Non so altro; dopotutto, perché dovrebbero dirmi
qualcosa in proposito? Adesso è il loro caso.
Per
questa ragione sono rimasta di stucco quando il capitano Fangmeyer ha
convocato
me e Nick nel suo ufficio alla fine della settimana in questione.
******
Judy
e Nick erano seduti sulla stessa sedia davanti alla scrivania di
Fangmeyer.
L’altra sedia era occupata da Jack Wilde, il cui sguardo era rivolto
verso Judy
e suo cugino.
Fangmeyer
scosse la testa, mentre osservava l’agente Wilde.
“Beh,
è il vostro caso.” disse la tigre a capo della polizia,
“Spetta a te
dirglielo.”
L’agente
Wilde guardò Fangmeyer negli occhi per un istante, prima di riportare
la sua
attenzione su Nick e Judy.
“Prima
di tutto, vi ringrazio per esservi tenuti fuori da questo caso.” disse
Jack
Wilde.
“Come
se avessimo chissà quale altra scelta.” protestò Nick. Suo cugino
inarcò un
sopracciglio, ma non rispose a quella provocazione.
“Come
certamente saprete, abbiamo effettuato una retata nel magazzino situato
nella
zona del porto e arrestato i mammiferi lì presenti.” continuò l’agente
Wilde.
“Perché
ci stai dicendo queste cose?” domandò Judy visibilmente scettica.
“Perché
le informazioni che sono entrate in nostro possesso indicano che c’è un
altro
mammifero dietro questa faccenda.” dichiarò Jack Wilde, “Tutto quello
che
sappiamo è che il soggetto in questione si chiama Michael e sta
pianificando
qualcosa di losco con Doug Ramses, qualcosa che ha a che fare con il
Risveglio
dei Morti. Non sappiamo nient’altro e non abbiamo neppure l’identikit
di questo
mammifero.”
“Questo
Michael… può aver richiesto la collaborazione di Ramses per la sua
competenza
nel convertire sostanze pericolose in armi.” teorizzò Nick. Suo cugino
non lo
diede a vedere, ma Nick sapeva che condivideva la sua ipotesi.
“Qual
è il coinvolgimento di Dawn Bellwether in questa storia?” chiese Judy.
“Non
c’è.” rispose l’agente Wilde, “Da quello che abbiamo scoperto, Michael
voleva
soltanto Ramses. I mammiferi che abbiamo arrestato non erano a
conoscenza della
sua esistenza.”
Judy
si accigliò poco convinta.
“Perciò,
il Risveglio dei Morti sta per essere trasformato in arma. E ora… che
cosa
accadrà? Ricordo che l’ultima volta in cui avevamo fatto i conti con
una
sostanza convertita in arma, lo ZBI non sapeva che pesci pigliare. Sei
consapevole del fatto che questa versione del Risveglio dei Morti ha
già
causato la morte di un mammifero della nostra città?” concluse la
coniglia,
quasi con un ringhio.
“Abbiamo
già messo sotto sequestro le scorte di Risveglio dei Morti che abbiamo
trovato
in quel magazzino.” replicò Jack Wilde, “Le abbiamo inviate presso i
laboratori
migliori della città per avere subito a disposizione un antidoto, nel
caso in
cui la sostanza venisse effettivamente trasformata in un’arma letale.”
Judy
resistette a stento alla tentazione di stringere i denti. “Perché ci
stai dando
queste informazioni?” domandò la coniglia all’agente Wilde.
“Pensavo
avreste dovuto sapere che… un’arma simile potrebbe essere
potenzialmente
mortale, se dovesse finire nelle zampe di qualcuno che desidera
vendicarsi di
voi.” affermò il cugino di Nick.
******
Io
e Nick siamo in pericolo? Anche le nostre famiglie? L’agente Wilde non
poteva
dircelo, ma scommetto che sta lavorando sul presupposto che l’intera
faccenda
del Risveglio dei Morti nasconda qualcosa di molto più grosso della
semplice
vendetta, sebbene abbia voluto farci sapere che quell’arma sia
effettivamente
in possesso di qualcuno che voglia vendicarsi di noi.
Forse
sono stata influenzata dal cinismo di Nick, ma non mi sento affatto
tranquilla.
È per questo che ho deciso di tenere una pistola spara-tranquillanti a
casa, nel
caso in cui qualche ospite sgradito decida di bussare alla mia porta.
******
Judy
fece immediatamente ritorno nel suo appartamento, chiudendo la porta
dietro di
sé. Nicholas alzò lo sguardo dal tavolo posto dall’altra parte del
soggiorno.
Insieme a lui c’era Amy Wolfard, con una pila di libri e quaderni sul
tavolo.
“Salve,
signorina Hopps.” disse Amy quando sentì Judy avvicinarsi.
“Puoi
benissimo darmi del tu.” rispose Judy prima che i suoi occhi si
spostassero su
Nicholas. Suo figlio la salutò alzando gli occhi dal tavolo.
“Papà
mi ha sempre insegnato l’importanza della buona educazione.” replicò
Amy.
“Tuo
padre era un lupo saggio.” commentò Judy con un lieve sorriso sulle
labbra,
“Posso prendervi qualcosa da mettere sotto i denti?”
“No,
grazie, signorina Hopps.” rispose la giovane lupa con un sorriso di
cortesia.
Judy
ricambiò e si diresse in cucina per prendere qualcosa da mangiare.
“Che
cosa state studiando?” domandò la coniglia.
“Storia.
L’unificazione delle contee dei conigli.” rispose Nicholas.
“Oh,
giusto.” ribadì Judy, “Posso aiutarvi su qualche argomento? Magari
sull’accettazione dei predatori e delle coppie non convenzionali?”
“No,
mamma.” esclamò Nicholas scuotendo la testa. Judy non poté fare a meno
di
notare che le orecchie di suo figlio si erano leggermente arrossate
subito dopo
quell’affermazione imbarazzata.
******
La
storia dell’unificazione delle contee dei conigli, eh? Questo argomento
riesce
a distogliere la mia mente dagli eventi degli ultimi giorni.
Conosco
fin troppo bene entrambi gli argomenti che ho citato, soprattutto per
quanto è
successo a Bunnyburrow. Anni fa i miei genitori, i capi della nostra
famiglia,
si presero un bel rischio nel mezzo della crisi degli Ululatori
Notturni
collaborando con Gideon Grey, la volpe che, quando ero cucciola, mi
aveva
regalato le cicatrici nascoste dalla mia pelliccia sulla guancia
sinistra.
Avevano cambiato i loro atteggiamenti verso i predatori grazie a me, ma
considerato il fatto che all’epoca avevo seminato zizzania fra questi
ultimi e
le prede per colpa delle mie parole incaute, penso che probabilmente
questa
convinzione fosse già insita in loro; avevano soltanto bisogno di
qualcosa che
consentisse loro di prenderne coscienza. Per quanto riguarda le ‘coppie
non
convenzionali’, per usare un termine politicamente corretto, non posso
certo
vantarmi di essere stata la prima ad aver fatto una cosa del genere a
Bunnyburrow. Una delle mie amiche d’infanzia mi aveva battuto sul
tempo: Sharla
era fidanzata con Gideon da almeno un mese, prima che quel giorno
avessi
scoperto la verità sugli Ululatori Notturni, in gran parte grazie anche
alle
sue stesse parole. Almeno in apparenza, pochissimi si erano sentiti
disgustati
da quella relazione; erano rimasti più che altro sorpresi, considerato
il fatto
che ai tempi della scuola quei due sembravano non potersi sopportare.
Gideon
era stato piuttosto sgarbato con Sharla quando erano piccoli. In base
alle
regole della psicologia spicciola, a volte i maschi si comportano in
modo
perfido con la femmina di cui sono invaghiti; inoltre, Gideon era stato
educato
dai suoi genitori a credere che avrebbero dovuto piacergli soltanto le
femmine
della sua stessa specie, perciò si era sentito piuttosto confuso a
riguardo.
Questo è quanto mi ha riferito, in ogni caso.
Ora
sto divagando, ma è bello avere qualcosa con cui distrarsi per non
pensare alle
cose che stanno accadendo ultimamente.
L’ho
già detto prima, ma mi fa piacere vedere Nicholas fare amicizia. Amy è
una
mammifera adorabile. Capisco perché piaccia a Nicholas. Certo, l’ho
sentito
affermare distintamente che sono soltanto amici e che non la considera
propriamente la sua fidanzata, ma sono pur sempre sua madre e certe
cose le
capisco al volo. Il modo in cui la guarda di nascosto. Il modo in cui
cerca di sedersi
il più vicino possibile a lei, sperando che nessuno se ne accorga. È
molto
carino con lei e sono piuttosto convinta che anche lei nutra dei
sentimenti per
lui. Dopotutto, ho maturato una certa esperienza nel campo delle
relazioni con
un canide, perciò so perfettamente di cosa sto parlando. Il fatto che
spera che
non mi sia accorta del modo in cui la guarda ne è una dimostrazione
lampante.
******
Judy
tirò fuori dell’insalata dal frigo, prese due piatti dalla credenza e
iniziò a
preparare la cena. Mentre andava a prendere gli insetti e il pesce che
Nicholas
avrebbe avuto da mangiare, qualcuno bussò alla porta. Le orecchie di
Judy
drizzarono sull’attenti. Amy e Nicholas rivolsero la propria attenzione
alla
porta d’ingresso, prima di guardarsi l’uno negli occhi dell’altra.
“Non
può essere mia madre…” osservò Amy mentre tirava fuori il cellulare
dalla
tasca, “Sa bene che le avrei mandato un messaggio quando avrei finito i
compiti.”
“Dev’essere
il signor Wilde.” ipotizzò Nicholas.
“Non
si farebbe mai vivo senza preavviso.” replicò Judy. Amy si alzò
e si
diresse verso la porta, mentre annusava l’aria alla ricerca di odori.
“Questo
non è l’odore tipico di una volpe.” esclamò la lupa, “Sembra più…” Amy
annusò
nuovamente l’aria, “Quello di una pecora.”
Judy
sgranò gli occhi, mentre il suo respiro si faceva più accelerato.
“State
indietro.” ordinò Judy ad Amy e Nicholas con un sussurro, mentre si
precipitava
immediatamente nella sua camera da letto per prendere la sua pistola
spara-tranquillanti. Nicholas indicò la sua stanza ad Amy con un cenno;
entrambi vi entrarono e chiusero la porta dietro di loro.
Mentre
controllava che la sua pistola fosse caricata correttamente, Judy andò
dritta
verso l’ingresso. Tolse la sicura e puntò l’arma in avanti, all’altezza
della figura
che si trovava dall’altra parte della porta.
******
Era
lei.
Dawn
Bellwether.
Sembrava
che avesse visto giorni migliori. Il suo manto era sporco e malmesso.
Indossava
una giacca che sembrava fosse stata gettata via da qualche parte e non
si era neppure
presa la briga di privarsi della divisa che indossava in prigione. I
suoi occhi
erano rossi e i suoi occhiali rotti, mentre una delle zampe era
leggermente
piegata.
I
miei istinti di poliziotta competono con quelli di madre.
Bellwether
è un’evasa e conosco la procedura da seguire in casi simili. Dovrei
spararle un
dardo e chiamare immediatamente rinforzi.
D’altra
parte, Nicholas e Amy si trovano nel mio appartamento e avrei fatto
qualsiasi
cosa per proteggerli.
******
Judy
gettò via il chiavistello dalla porta, si lanciò in avanti per
afferrare
Bellwether per il colletto e la trascinò sul pavimento fin dentro la
propria
abitazione, mentre le puntava la pistola al collo scoperto.
“Beh,
mentirei a me stessa se dicessi che mi avresti accolta a zampe aperte,
perciò…”
disse Bellwether.
“Dammi
solo una buona ragione per cui non dovrei spararti e gettarti nel fosso
più
vicino.” ringhiò Judy.
“Non
sono tua nemica. Non questa volta.”
“Quindi
non sei venuta qui per provare a farmi del male? Mi stai prendendo in
giro?
Vuoi farmi soffrire?” chiese la coniglia in tono forzatamente ironico,
“Potrei
anche crederti, se solo non mi avessi già dimostrato che sei una
bugiarda.”
“Mi
dispiace.” esclamò Bellwether irrigidendosi.
“Hai
cercato di farmi uccidere da Nick subito dopo aver scoperto che volevi
il
potere per te stessa, insieme alla sottomissione di tutti i predatori
della
città. Mi dispiace che i tuoi piani non siano andati come volevi.
Niente di
quello che mi dirai riuscirà a farmi cambiare idea su di te.”
“Allora
sparami e facciamola finita. Anche se questo non ti sarà di nessun
aiuto quando
Doug si sarà fatto strada fino a te.”
L’espressione
di Judy cambiò visibilmente.
“Che
cosa vorresti dire?” domandò scioccata, mentre allentava la sua presa
sulla pistola.
“So
tutto del Risveglio dei Morti.” confessò Bellwether, “So anche cosa
Doug abbia
intenzione di farci.”
Judy
emise uno sbuffo mentre si alzava sulle zampe, consentendo a Bellwether
di fare
lo stesso. Tuttavia, la coniglia aveva ancora la pistola puntata contro
la
pecora.
“Parla,
allora.” ordinò Judy perentoria.
“Io
e Doug… siamo scappati. Quando la prigione è stata investita da
quell’esplosione, anche il sistema che regolava la chiusura delle porte
delle
nostre celle saltò del tutto. Chiunque lo abbia progettato andrebbe
licenziato,
perché non era affatto costruito a norma.” disse Bellwether, “Comunque,
non
importa. Abbiamo attraversato la montagna e siamo arrivati sul ciglio
di una
strada, dove siamo stati intercettati da un furgone pieno di erbivori.
Pensavo
che erano venuti per vendicarsi di noi e che quella sarebbe stata la
nostra
fine, ma siamo stati caricati e portati… da qualche parte. Non so bene
dove,
perché ci hanno legati, bendati e messi dei paraorecchie in modo che
non
potessimo nemmeno intuire dove eravamo diretti.”
Le
zampe di Bellwether tremarono. Judy fece un cenno in direzione del
divano e la
pecora intuì che la coniglia le aveva dato il permesso di sedersi,
prima di
riprendere il racconto.
“Siamo
stati portati davanti a qualcuno di nome…”
“Michael.”
la interruppe Judy, avendo intuito di cosa stesse parlando la pecora.
“Esatto!”
esclamò Bellwether, “Michael voleva che Doug…”
“Aspetta
un attimo.” disse Judy, “Dimmi di più di questo Michael. Ci siamo
imbattuti nel
Risveglio dei Morti ed è venuto fuori il suo nome. Tutto ciò che
sappiamo di
lui finora è il suo nome, dal momento che non sappiamo neppure di che
specie
sia.”
“Lui
è… un ibrido.” confessò Bellwether, dopo aver guardato verso la camera
di
Nicholas e prima di aver rivolto nuovamente l’attenzione su Judy, “Sua
madre
era una lepre e suo padre un lupo, ma assomiglia molto di più a
quest’ultimo.”
******
La
sua descrizione si mescola a un ricordo, come se la mia mente avesse
già
registrato questa informazione in qualche altro modo, ma prima che
potessi
pensarci su ulteriormente, Bellwether riprende a parlare.
Mi
dice che questo Michael vuole un’arma realizzata con il Risveglio dei
Morti… il
che non è certo una rivelazione, perché l’agente Wilde ce lo aveva
detto molto
prima di oggi.
Invece,
quello che mi dice in seguito è a dir poco sconvolgente…
******
“Doug
vuole te.” svelò Bellwether, “Era questa la condizione per la quale
sarebbe
stato disposto a collaborare con Michael. Lui voleva dimostrare che il
Risveglio dei Morti…”
La
pecora si tirò su la manica che le copriva la zampa sinistra, rivelando
ciò che
sembrava il segno di un ago.
“Sono
stata la sua dimostrazione.” disse Bellwether con una smorfia, “Una
volta che
ebbe finito con me, Michael ordinò a uno dei suoi tirapiedi di
abbandonarmi da
qualche parte. Sono stata lasciata senza troppe cerimonie nel distretto
di
Sahara Square. Mi hanno lasciata lì a morire, Judy.”
“Loro…
non avrebbero dovuto farlo.” esclamò Judy mentre scuoteva la testa in
segno di
disapprovazione, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione sulla
pecora,
“Dimmi che cosa stanno tramando Doug e questo Michael.”
“Bombe.”
rivelò Bellwether senza mezzi termini, “Vogliono far esplodere delle
bombe per
rilasciare questa droga in tutta la città.”
******
Questo
va ben oltre le mie più fosche previsioni. Questo è molto di più di un
semplice
proposito di vendetta da parte di Ramses.
Una
delle mie orecchie si solleva al suono di una superficie di vetro che
si rompe.
Il mio istinto primario è quello di accovacciarmi; mentre lo faccio,
qualcosa
colpisce il punto in cui la mia testa si trovava fino a pochi secondi
fa.
Qualunque
cosa sia, colpisce invece Bellwether. I suoi occhi si spalancano per la
sorpresa… poi, come una marionetta le cui corde sono state recise,
Bellwether si
accascia e cade dal divano, con il viso immobilizzato in un’espressione
scioccata. Sento un altro sparo; mentre colgo l’occasione di dare
un’occhiata
in direzione del punto da cui è partito il proiettile, mi rendo conto
che
qualcuno ha appena sparato dalla finestra della mia cucina. Ritorno da
Bellwether e la osservo rapidamente: il suo polso sta accelerando, ma
respira
ancora. Non c’è traccia di sangue, ma noto un livido nel punto in cui è
stata
colpita dal proiettile. Vedo una macchia scura.
Mentre
la guardo, realizzo che quel proiettile era destinato a me.
Questo
può significare una cosa sola: Doug Ramses è venuto per me.
Note
dell’autore: E
con questo siamo giunti all’ottavo
capitolo!
Come
vi avevo già anticipato, in questa storia non sarebbero mancati i
momenti di
tenerezza. Sebbene la città si trovi nuovamente sul filo del rasoio per
colpa
di Michael e del suo improbabile alleato, il giovane Nicholas riesce a
trovare
il tempo di provare a fare colpo sulla sua compagna di scuola Amy,
anche se
quest’ultimo è troppo orgoglioso per ammetterlo candidamente.
Dopotutto, è pur
sempre il degno figlio di Nick e Judy. Peccato che la comparsa di
Bellwether
sulla scena abbia rovinato il momento…
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
VIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-9-Unwelcome-Visitor-699579151
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 10 *** L'intervento dei federali ***
Capitolo
IX
L’intervento
dei federali
La
sede principale dello ZBI a Zootropolis si trovava nel Distretto di
Savanna
Central, all’interno dei primi dieci piani del Twist, uno dei
grattacieli più
riconoscibili fra gli altri presenti nel centro cittadino.
La
Tana – così era stata definita – si trovava al quinto piano. Le squadre
degli agenti
che lavoravano per lo ZBI erano suddivise per numero.
La
Squadra Uno era composta da quattro agenti. Jack Wilde era il
caposquadra e
lavorava per l’agenzia da dieci anni. Il suo vice comandante era
Anthony
Cervozzo; a volte faceva innervosire il suo superiore per il suo
atteggiamento
da sciupafemmine incallito (o almeno, così gli piaceva pensare di sé
stesso) e
per la sua fissa di fare scherzi occasionali ai suoi colleghi agenti;
ciò
nonostante, Cervozzo rispettava profondamente Wilde. Gli altri agenti
che
facevano parte della squadra erano Josephine Catalan, una leonessa, e
Linda
Nivalis, una donnola.
Jack
era seduto alla sua scrivania, scuotendo la testa mentre leggeva la
cartella
contenente le ultime documentazioni sul caso. La schermata del computer
sulla
sua postazione da lavoro faceva vedere continuamente le immagini
riprese dalle
telecamere che ritraevano i volti di Dawn Bellwether e Doug Ramses.
La
scorsa settimana aveva organizzato un blitz dopo aver scoperto che in
quel
magazzino producevano il Risveglio dei Morti che fungeva da
collegamento al
caso di propria competenza. Avevano interrogato i sospettati e ottenuto
informazioni che li avevano convinti sul fatto che un nuovo criminale
misterioso avrebbe adoperato quella sostanza per uno scopo nefasto: un
attentato terroristico che Zootropolis non vedeva dagli incidenti
avvenuti
diciannove anni prima, in seguito alla scoperta del caso degli
Ululatori
Notturni.
Tutto
quello che sapevano era che il criminale in questione si chiamava
Michael. Non
sapevano neppure a quale specie appartenesse. Gli arrestati non avevano
fornito
altre informazioni utili.
Ciò
significava che, al momento, erano giunti in un vicolo cieco, a meno
che i loro
obiettivi non fossero stati tanto incauti da uscire allo scoperto o uno
dei mammiferi
finiti agli arresti non avesse cambiato idea.
Tuttavia,
ciò che aveva catturato l’attenzione di Jack era il fatto che, durante
gli
interrogatori, tutti avevano dichiarato che prendevano ordini soltanto
da Ramses
e che Bellwether non era coinvolta nella faccenda.
Per
avere la conferma di tali affermazioni, l’agente Wilde aveva mandato
Nivalis a
tenere d’occhio la casa di suo cugino e Catalan a controllare ciò che
accadeva
presso l’abitazione di Judy Hopps. Nel frattempo, sperava di convincere
la
polizia di Zootropolis a essere più propensa a collaborare; perciò
aveva
svelato tutte le informazioni finora in suo possesso all’agente Hopps e
a suo
cugino, nella speranza che potessero agire come i suoi occhi e le sue
orecchie.
Jack
aveva raccolto abbastanza informazioni su Nick Wilde e Judy Hopps.
Aveva
osservato i profili di entrambi e aveva scoperto una storia molto
interessante:
in qualche modo, Judy Hopps aveva convinto Nick a condurre una vita più
onesta.
La cospirazione ordita da Bellwether non ha neppure bisogno di essere
inclusa,
dal momento che tutti sanno come era andata a finire. A un certo punto,
quei
due erano diventati amanti e sebbene non si fossero mai sposati,
avevano
consumato la loro relazione, il che portava alla nascita del loro primo
figlio,
un ibrido che portava lo stesso nome di suo padre. Jack aveva
accumulato
abbastanza esperienza nel suo lavoro da sapere che quelli come lui
erano rari
ma non insoliti. Tuttavia, Jack aveva saputo che Nick aveva lasciato la
città e
che era ritornato nella settimana in cui sua madre Viola era deceduta.
A
quel tempo, Jack era impegnato in un incarico della massima importanza
e, di
conseguenza, non aveva potuto prendere parte al funerale, perciò non
era stato
lì per scoprire cosa fosse successo. Tuttavia, il modo in cui Nick era
scomparso per poi riapparire aveva destato la sua curiosità. Perciò,
aveva
indagato a fondo sulla questione. Almeno in apparenza, Nick era
riuscito a
mettere a frutto le sue abilità di truffatore e si era creato una nuova
identità in Messigatto, il che aveva portato al fallimento delle
ricerche che
Judy Hopps aveva effettuato per mesi dopo che Nick aveva lasciato
Zootropolis.
Jack non poté fare a meno di provare un riluttante senso di invidia
verso suo
cugino: sarebbe stato un ottimo agente sotto copertura. Non prestò
attenzione
alle motivazioni che avevano spinto Nick ad agire in quel modo; per
quel che lo
riguardava, quelli non erano affari suoi, a meno che non fossero stati
necessari per la conduzione di un’indagine. A un certo punto, Nick
aveva
incontrato qualcun altro laggiù, una volpe di nome Anabel Skye, che
aveva
lavorato presso lo ZCIS, agenzia rivale dello ZBI; i due avevano
intrapreso una
relazione che aveva portato alla nascita di un altro figlio. Nick aveva
svolto
diversi lavori prima di intraprendere la sua carriera nel settore
dell’intrattenimento che gli aveva permesso aprire una società che
fatturava un
notevole profitto in Messigatto. Anabel Skye era morta due anni fa in
un incidente
stradale. L’anno dopo, Nick si era dimesso dal ruolo di direttore
generale
della società che lui stesso aveva fondato e aveva venduto le sue
azioni, prima
di essere di nuovo arruolato fra i ranghi della polizia di Zootropolis.
Aveva
anche ripreso legalmente il suo cognome di nascita.
Il
profilo di Judy Hopps era stato molto più semplice da tracciare. Aveva
avuto
successo nel suo lavoro, ma stando alla documentazione proveniente
dall’archivio del dipartimento di polizia, aveva sofferto di una forma
di depressione
post partum dopo la nascita di suo figlio. Nell’arco di quindici anni
era
riuscita a diventare il capitano del Distretto Uno. Jack non aveva mai
avuto la
necessità di interagire con lei. Evidentemente doveva esserle successo
qualcosa
da quando Nick aveva fatto ritorno, poiché aveva rassegnato le
dimissioni da
capitano e aveva chiesto di essere retrocessa al grado di tenente. Fino
a quel
momento era apparsa un treno inarrestabile, ma sembrava non essere
cosciente
dei suoi limiti. I due erano ritornati a essere amici, ma da quello che
Jack
aveva potuto intuire, fra loro vi era un certo disagio che cercavano
entrambi
di superare.
Avendo
giocato bene le proprie carte, non era stato difficile per Jack
indirizzarli
dove avrebbe voluto. Gli aveva detto che, se fosse finita nelle zampe
di Doug
Ramses, il Risveglio dei Morti sarebbe diventato un’arma terribile per
la sua
vendetta. Da lì, sapeva che sarebbero stati in allerta, in cerca di
qualunque
segnale da parte di Ramses e Bellwether.
Il
telefono di Jack squillò. Era Catalan, l’agente incaricata di tenere
sotto
controllo l’abitazione di Judy Hopps.
“Qui
parla Wilde.” rispose Jack.
“Wilde,
ho appena visto una pecora che indossa quelle che sembrano una tuta
arancione e
una giacca. Sembra che abbiamo trovato Bellwether… sta per entrare
all’interno
dell’edificio.”
Jack
digrignò i denti mentre si allontanava dalla sua scrivania.
“Continua
a tenerla d’occhio, ma non intervenire a meno che non sia strettamente
necessario. Ramses potrebbe esserle di supporto nei paraggi.” ordinò
l’agente,
prima di rivolgersi a Cervozzo.
“Prepariamoci.”
gli disse Jack mentre ritornava alla sua scrivania per afferrare la
pistola, il
distintivo e le chiavi.
“Sembra
che la nostra pecorella abbia smarrito la via.” osservò Cervozzo,
guadagnandosi
un rapido cenno d’intesa da parte del suo superiore.
******
Jack
e Cervozzo erano quasi arrivati a destinazione, quando la radio crepitò.
“Sono
stati sparati dei colpi a Baobab Avenue. Un cecchino sospetto è
presente in
zona.” comunicò l’agente Catalan.
“Dannazione!”
imprecò Jack quasi sbattendo le zampe contro il volante, mentre si
stava
avvicinando al marciapiede poco fuori l’appartamento in cui Hopps
abitava.
L’agente
Wilde balzò fuori dalla macchina, mentre estraeva la pistola dalla
fondina. L’agente
Catalan uscì fuori dall’edificio con la pistola nella zampa.
“Due
colpi sono stati esplosi a ovest dal bersaglio.” riferì la leonessa,
“Una delle
finestre nell’appartamento dell’agente Hopps è andata in frantumi.”
“Ci
sono state delle vittime?” domandò Jack.
“Bellwether
è stata colpita, Hopps è in sua compagnia in stato cosciente. Non ci
sono stati
altri spari. Ho già setacciato il pavimento alla ricerca di indizi.”
“Cervozzo!”
esclamò Jack rivolto al cervo, “Vai con Catalan e setaccia tutti gli
appartamenti
a ovest da qui. Io controllerò il luogo del delitto.”
“Ricevuto,
capo.” annuì Cervozzo, mentre lui e Catalan obbedivano agli ordini e
Jack si
dirigeva verso il complesso abitativo. Tirò fuori l’arma d’ordinanza e
salì al
piano in cui si trovava l’appartamento dove abitavano Judy Hopps e suo
figlio.
Una volta giunto alla porta, la controllò e si accorse che era chiusa.
“ZBI!
Aprite!” dichiarò Jack in tono perentorio. La porta si aprì dopo
qualche minuto.
Jack entrò con circospezione nell’appartamento, tenendo la pistola ben
in
vista. I suoi occhi si posarono su Judy Hopps, che si reggeva a fatica
sulle
zampe; più avanti c’era Dawn Bellwether, distesa immobile sul
pavimento. La
coniglia sembrava in preda al panico.
“Tutto
bene, Hopps?” domandò l’agente Wilde mentre abbassava l’arma e si
accovacciava
accanto alla coniglia.
“Bellwether,
lei…”
“È
morta?”
“No,
non credo.” disse Judy scuotendo la testa, “Ma credo sia stata colpita
da un
proiettile ricavato dal Risveglio dei Morti.”
Jack
si chinò su Bellwether e le controllò il polso. Sebbene fosse
accelerato, era
di sicuro ancora viva. L’agente Wilde digrignò i denti, prima di tirare
fuori
il telefono e comporre un numero.
“C’è
bisogno di un’ambulanza al 295 di Baobab Avenue.” disse al telefono,
“Il ferito
è una pecora di quarantanove anni, che è stata probabilmente avvelenata
dal
Risveglio dei Morti. A tutti gli agenti presenti, prestate la massima
attenzione. Il cecchino potrebbe ancora essere nelle vicinanze.”
Jack
interruppe la linea.
“Era
venuta qui per dirmi…” iniziò Judy.
“Taglia
corto, Hopps.” la interruppe Jack, “Può aspettare fino a quando non
saremo
fuori di qui.”
Il
telefono di Jack squillò e l’agente rispose immediatamente.
“Qui
parla Wilde.” disse.
“Capo,
abbiamo ripulito la zona.” riferì l’agente Cervozzo, “Una delle
abitazioni aveva la porta aperta ed era vuota. Nessun segno del
cecchino, ma
alcuni testimoni hanno riferito di aver visto un ariete in fuga con una
valigetta pochi istanti fa.”
Jack
digrignò i denti.
******
L’Ospedale
Centrale di Zootropolis era sempre pieno. Jack vi era stato così tante
volte da
conoscerlo praticamente come le sue stesse tasche.
In
quel momento si trovava nella sala d’attesa con Judy, mentre i dottori
stavano
valutando le condizioni di Bellwether in una stanza privata. Jack aveva
mandato
i suoi sottoposti alla ricerca dei possibili posti dove il cecchino
avrebbe
potuto nascondersi; nel frattempo, la polizia aveva prelevato il figlio
di Judy
e la sua amica e li aveva portati alla centrale. Andò a una delle
macchinette
automatiche e prese un caffè. Dopo essersi rivolto a Judy, prese un
caffè anche
per lei e vi si sedette accanto con entrambi i bicchieri nelle sue
zampe.
“Ecco
qui.” disse Jack mentre porgeva il bicchiere a Judy. La coniglia lo
guardò
sospettosa, prima di accettare il caffè.
“Grazie.”
sussurrò Judy.
“Dimmi
che cosa è successo.” chiese Jack.
“Non
sarebbe meglio prenderlo come un interrogatorio in piena regola?”
“Ah…
beh, in questo momento sei in stato di shock. Una semplice
chiacchierata andrà
benissimo. Sbrigheremo le scartoffie burocratiche del caso più avanti.”
Judy
gli lanciò un’occhiata perplessa.
“Bellwether
ha detto qualcosa prima che le sparassero?” domandò Jack.
“Lei…
lei ha detto che questo Michael ha intenzione di colpire la città con
delle
bombe realizzate con il Risveglio dei Morti…”
“Beh,
il metodo non è poi così importante.” affermò Jack, “Sappiamo soltanto
che un
imminente attacco terroristico sta per verificarsi proprio sotto il
nostro
muso. Che altro?”
“Comincio
a pensare che chiunque abbia deciso di spararmi a casa mia
risponderebbe più
che volentieri a questa domanda.” commentò Judy in modo sprezzante.
Jack
ritenne opportuno non rischiare di contrariarla.
Le
orecchie di Judy si alzarono nel sentire le porte della sala d’attesa
aprirsi
mentre Nick faceva il suo ingresso in ospedale, seguito dall’agente
Nivalis.
Jack lo guardò.
“Cosa
ci fate qui?” domandò Nick, “Che cosa è successo? Ho sentito che ci
sono stati
degli spari e che qualcuno era stato ricoverato qui!”
“Nicholas…”
disse Jack rivolgendosi al cugino.
“Carotina,
come stai?” domandò Nick ignorando l’agente dello ZBI.
“Io…”
si limitò a dire Judy, mentre stringeva le zampe che premevano sulle
sue cosce.
“Nicholas,
potresti lasciarci soli per un momento?” domandò Jack.
“Senti,
so che stai solo svolgendo il tuo lavoro…” esclamò Nick con un ringhio,
“Ma ho
sentito dalla tua sottoposta, che peraltro sorvegliava casa mia, che
non sarei
dovuto venire a conoscenza del fatto che c’era stata una sparatoria!”
Jack
fece una smorfia di disappunto. Significava che Nick era riuscito ad
accorgersi
della presenza di Nivalis fuori casa sua. Era sempre stato
particolarmente
attento in queste cose.
“Mi
dispiace, Nicholas, ma ho pensato che non avvisarti degli agenti che ti
monitoravano a casa tua sarebbe stato meno destabilizzante per te…”
Prima
che Jack potesse proseguire, Nick lo aveva afferrato per il colletto
della
camicia e lo aveva spinto contro un muro. Diversi inservienti si
precipitarono
nel tentativo di placare gli animi.
“Nick!”
esclamò Judy alzandosi dal suo posto. La volpe mostrò per un attimo le
zanne
prima di lasciare andare suo cugino. Si allontanò da lui e lo guardo di
nuovo,
prima di rivolgersi a Judy.
“Stai
bene, Carotina?” chiese Nick.
“Sono
solo un po’ scossa, Nick. Tutto qui. Te lo assicuro.” rispose Judy.
“Come
sta Junior?”
“Lo
hanno portato alla centrale di polizia. Sta bene.”
Nick
non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
“Dov’è
Robin?” domandò Judy.
“Lui
è con Finnick, adesso. Ma se né tu né Junior siete stati colpiti,
allora chi…”
Nick lanciò uno sguardo torvo verso suo cugino.
“Bellwether
aveva pensato che avrebbe fatto meglio ad avvertire Hopps a casa sua.”
rispose
l’agente Wilde, mentre i peli della pelliccia di Nick drizzarono.
“Uno
dei tuoi sottoposti sorvegliava la casa di Judy e hai comunque permesso
a
Bellwether di lasciarla entrare?” domandò Nick, mentre la sua rabbia
nei
confronti di Jack montava vertiginosamente.
“Lui…
cosa?” domandò Judy accigliata.
“Esatto,
ha piazzato degli agenti davanti alle nostre case.” esclamò Nick,
“Anche se,
alla prova dei fatti, gli standard di reclutamento dello ZBI devono
essersi abbassati
di parecchio, se un agente permette a un evaso in fuga di entrare nelle
abitazioni altrui come se nulla fosse.”
“Non
è proprio così che stanno le cose.” si difese Jack.
“Bellwether
non mi ha fatto del male.” insistette Judy, “Lei… voleva soltanto
parlarmi.
Almeno credo.”
“Questo
è tipico di lei.” ribadì Nick, “Sono sicuro che stia tramando qualcosa.
Probabilmente era lì per metterti nella linea di tiro del proiettile.”
“Non
possiamo escludere la possibilità che stia collaborando con Ramses.”
concordò
Jack.
“Io…
non ne sono certa.” affermò Judy, mentre entrambe le volpi la
guardavano. Prima
che potesse essere ripreso il filo del discorso, le porte d’accesso
alle sale
operatorie si aprirono e un ocelot, che lavorava come medico presso la
struttura,
fece la sua apparizione.
“Agente
Wilde.” disse l’ocelot mentre si avvicinava ai tre mammiferi.
“Che
cosa può dirci, dottore?” gli domandò Jack.
“Non
c’è dubbio che la signorina Bellwether sia stata colpita dalla sindrome
del
Risveglio dei Morti.” spiegò il medico, “Abbiamo mandato dei campioni
di sangue
in laboratorio per la conferma, ma siamo abbastanza sicuri dei sintomi.
Il
fatto preoccupante è che questi sintomi avrebbero dovuto iniziare a
perdere di
efficacia, ma sembra che questo non stia accadendo.”
“Questa
è certamente opera di Doug.” osservò Nick.
“La
ringrazio, dottore.” disse Jack. L’ocelot fece ritorno in sala
operatoria,
lasciando soli Jack, Judy e Nick.
“Adesso
che cosa succederà?” domandò Judy.
“Ora…
è chiaro che voi due siete degli obiettivi sensibili.” affermò Jack,
“Significa
che sarete ammessi al programma di protezione testimoni.”
“Significa
che non potremo tornare al lavoro?” domandò nuovamente Judy, “Che cosa
accadrà
ai nostri figli?”
“Parlerò
con il vostro capitano.” disse l’agente Wilde, “Non tornerete al vostro
posto
di lavoro finché non avremo risolto questo caso e arrestato Ramses.”
Nick
digrignò i denti per la rabbia.
“Per
quanto riguarda i vostri figli, mi assicurerò che i miei agenti li
tengano
sotto stretta sorveglianza ogni volta che andranno e torneranno da
scuola.”
ribadì Jack.
******
Ci
vollero tre giorni per rendere di nuovo sicuro l’appartamento di Judy e
altrettanti per convincere Nick e Judy a non lavorare nel Distretto
Uno. Il
capitano Fangmeyer non era affatto entusiasta all’idea di dover fare a
meno di
due agenti così validi, ma concordava sul fatto che la loro sicurezza
personale
venisse prima di ogni cosa, dato che, con ogni probabilità, Doug Ramses
sarebbe
ritornato alla carica.
Nel
frattempo, gli esami del sangue di Bellwether risultarono positivi al
Risveglio
dei Morti, alla stessa concentrazione risultata dagli esami condotti
dallo ZBI.
Judy dovette ritenersi molto fortunata, perché quella dose l’avrebbe
quasi
certamente uccisa, e in tempi tutt’altro che rapidi. Per fortuna, i
medici che
lavoravano nei laboratori di ricerca stavano già preparando un
antidoto; se
avessero continuato così, sarebbe stato pronto entro la settimana
successiva.
Jack
aveva raccolto una deposizione completa da parte di Judy, ma alla fine
si era
scoperto che il figlio di Judy e la sua amica avevano registrato
l’intera
conversazione sui loro cellulari. Stando a ciò che la volpe aveva udito
dalla registrazione,
Bellwether aveva cercato di avvertire Judy e non di incastrarla.
Tuttavia, una
volta che la pecora si fosse ripresa, avrebbe fatto ritorno al carcere
di
Mountainside, dal momento che era ancora una fuggitiva.
Ora
tutto ciò che Jack doveva fare era assicurare Doug Ramses alla
giustizia, oltre
che scoprire e disinnescare l’attacco che avrebbe gettato Zootropolis
nel caos
per colpa del Risveglio dei Morti. Per raggiungere i suoi scopi,
l’agente Wilde
aveva bisogno di scoprire come avrebbero agito quei criminali.
Era
solo questione di tempo prima che venisse effettuata la mossa
successiva e Jack
era risoluto a non farsi cogliere impreparato.
Note
dell’autore: Bene,
eccoci al nono capitolo!
Beh,
era ora che Jack Wilde e i suoi sottoposti iniziassero a scrollarsi un
po’ di
polvere di dosso e iniziassero a contribuire alla risoluzione del caso.
Non vi
pare?
A
proposito, mi pare doveroso inserire una piccola precisazione
riguardante l’agente
Anthony Cervozzo, il vice di Jack Wilde. Nella versione originale della
storia
si chiama Anthony DeerNozzo ed è un palese riferimento all’agente
speciale Anthony
“Tony” DiNozzo, personaggio della serie televisiva statunitense NCIS
–
Unità anticrimine dalle palesi origini italiane. Ho così deciso
di
modificare leggermente il cognome originale in modo che poteste notare
fin da
subito questo particolare. In ogni caso, avrete modo di rivederlo in
azione nei
capitoli successivi. Vedrete!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
IX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-10-Agency-700503494
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 11 *** Emergenza ***
Capitolo
X
Emergenza
(dal
punto di vista di Nick)
C’è
un ariete fuori di testa che vuole ucciderci. Ha già provato a far
fuori Carotina.
Il fatto che Bellwether sia stata colpita al posto suo non è
importante.
Invece, il fatto che Carotina sia stata presa di mira lo è eccome.
Questo
mi fa impazzire di rabbia. Cosa stava combinando lo ZBI? Come hanno
potuto permettere
a Ramses o Bellwether di avvicinarsi così tanto a noi?
E
se Doug l’avesse colpita? So che cosa è successo al coniglio che aveva
assunto
quella dose di Risveglio dei Morti; so anche che quella era stata una
tragica
fatalità. Un proiettile ricavato da quella roba l’avrebbe certamente
uccisa.
Il
solo pensiero è per me insopportabile. Ho già perso Carotina in due
occasioni e
non ho alcuna intenzione di perderla un’ultima, definitiva volta.
L’ho
già detto prima: sono ancora innamorato di lei.
Per
l’amor del Cielo, perché deve essere tutto così complicato? La amo
ancora. Ho
amato anche Anabel, ma lei non è più tra noi. Che cosa mi direbbe se
fosse
ancora viva?
Probabilmente
mi avrebbe consigliato di valutare attentamente la mia situazione. Mi
avrebbe
chiesto: che cosa ti dice il cuore? Questa, in realtà, era una delle
sue
domande preferite. Un’altra delle cose che amava dirmi era che andava
bene
tornare ad amare dopo esserti smarrito.
C’è
poi un problema piuttosto complesso riguardante il rapporto che
Carotina
potrebbe instaurare con Robin in futuro. Ho iniziato a sospettare che
il suo
progressivo allontanamento da lei e suo fratello possa dipendere dal
fatto che
lui pensi che stia cercando di prendere il posto di Anabel.
Non
è così. Non lo farei mai. Conosco Carotina abbastanza bene da sapere
che lei
farebbe del suo meglio per rassicurarlo a proposito del fatto che non
potrà mai
rimpiazzare sua madre.
Ho
pensato più volte alla posizione nella quale mi trovavo riguardo
all’eventualità di instaurare con Judy una relazione più profonda. Ero
convinto
che ciò non sarebbe mai stato possibile a causa del divario che si è
instaurato
fra noi in tutti questi anni… ma ora che la sua vita era stata messa in
pericolo,
posso permettermi di non confessarle ciò che provo ancora per lei?
Non
credo proprio. Non in questo momento.
Per
quanto riguarda come Robin possa prendere la cosa, prometto che parlerò
con
lui. Deve capire che, per quanto io ami ancora Judy, lei non può e non
potrà
mai prendere il posto di sua madre Anabel.
C’è
un’altra cosa… voglio essere coinvolto in questo caso, più di quanto lo
sia
stato prima. Voglio essere io ad arrestare Doug.
Non
potrò mai farlo se mi ritrovo intrappolato dietro una scrivania.
Tante
grazie per questo favore, Jack.
Se
non altro, posso trascorrere un po’ di tempo con Carotina. Anche se
questo vuol
dire svolgere faccende noiose come occuparsi del lavoro d’ufficio.
******
“Odio
le scartoffie.” esclamò Nick con una smorfia, mentre dava un’occhiata
al
rapporto su una rapina nel Distretto di Savanna Central. Stando a
quanto
riportato, alcuni giovani puma aveva avuto la brillante idea di fare
irruzione
in un negozio chiuso a chiave per vedere se c’era qualcosa che valesse
la pena
prendere ed erano stati presi e messi su cauzione. Anche se non era
stato
necessario fare altro, l’agente o gli agenti che erano intervenuti
erano
comunque obbligati a fare rapporto, il che significava altro lavoro per
Nick.
“Sono
almeno dieci giorni che non fai altro che ripetere la stessa cosa,
drittone.”
commentò Judy con una risatina, guadagnandosi un’occhiata perplessa da
parte
del suo partner.
“E
tu l’hai pensato nell’ultima settimana, persino più di quanto io abbia
detto.”
replicò la volpe mentre si concedeva un sorrisetto sornione. Dopo che
Judy ebbe
fatto finta di cascare dalle nuvole, Nick sbuffò e ritornò a prestare
attenzione al suo avvincente rapporto.
“Allora…”
cominciò Nick prima che Judy si voltasse a guardarlo.
“Potresti
dirmi che cosa è successo esattamente fra te e Bellwether prima che le
sparassero?” domandò la volpe mentre la coniglia sospirava tra sé e sé.
“Nicholas
e Amy stavano facendo i compiti a casa.” spiegò Judy, “A un certo punto
ho
sentito bussare alla porta. Amy mi aveva avvertito che quello che aveva
sentito
era l’odore di una pecora, così ho detto loro di stare indietro e ho
tirato
fuori la mia pistola spara-tranquillanti. Era Bellwether ed era sola.
Perciò
l’ho trascinata nel mio appartamento mentre le tenevo la pistola
puntata al
collo. Mi ha detto di premere il grilletto e di farla finita.”
“Presumo
che tu le abbia detto qualcosa, prima.” osservò Nick mantenendo
un’espressione
scettica.
“Sì.”
Judy annuì, “Le avevo detto che non le credevo, fino a quando non mi ha
chiesto
scusa.”
“Lei
ha chiesto scusa?”
“Già.
Non le credevo, ma ha iniziato a parlare del Risveglio dei Morti, di
come Doug
fosse coinvolto, di come sia stata usata come cavia prima di essere
scaricata
da qualche parte nel distretto di Sahara Square.”
“Accidenti.
Se fosse successo a qualunque altro mammifero…”
“Sì,
avresti provato compassione.” esclamò Judy, “Il fatto è che… per quanto
desideri che Bellwether paghi per quello che ha fatto… non lo so.
Sembrava
così… abbattuta.”
Judy
abbassò lo sguardo sulle sue zampe.
“Forse
ha già pagato per i suoi crimini.” disse infine.
“È
proprio per questo che si trovava in prigione.” sottolineò Nick.
“Non
era questo che intendevo. Non sono una psichiatra, anche se mi è
capitato di
conoscerne una…” Judy fece una smorfia mentre pronunciava quelle parole
che le
facevano affiorare dei ricordi tutt’altro che piacevoli, “A volte, è
proprio la
tua mente a intrappolarti. Forse si è davvero pentita per ciò
che ha
fatto, anche se le conseguenze delle sue azioni rimangono orribili. Non
so cosa
sia successo nella sua mente negli ultimi diciannove anni, anche se non
credo
che abbia covato desideri di vendetta.”
“Beh,
non possiamo certo chiederglielo direttamente.” pensò Nick tra sé e sé.
“So
a cosa stai pensando, drittone.” disse Judy, “Fangmeyer me ne ha
parlato
proprio questa mattina.”
“Ah,
quindi è per questo che il capitano voleva che andassi a
vederla?”
“Sono
io quella che è stata testimone del suo… beh, lo sai.” affermò Judy,
“Secondo
il capo, hanno già preparato un prototipo del siero e hanno intenzione
di
testarlo proprio su Bellwether. Se tutto dovesse andare secondo le
previsioni,
potrà riprendere conoscenza…”
“Verrà rispedita a Mountainside, non c’è
dubbio.” disse Nick, “Nel frattempo, io e te siamo incollati a questa
scrivania
o reclusi nel rifugio. Perciò, a meno che tu non riesca ad entrare nel
carcere
o a sfuggire al controllo degli agenti che ci scortano da e di ritorno
dal
lavoro, non saprai mai cosa sta succedendo nella testa di quella
pecora.”
Judy
sospirò. Alzò lo sguardo in direzione dell’orologio, che segnava le
17:02.
“Sembra
che sia giunta l’ora di andare a casa, Nick.” esclamò la coniglia.
******
Così,
ci aspetta la consueta routine di noi che aspettiamo l’agente dello ZBI
nel parcheggio
della centrale. Non ci è neppure concesso di uscire di casa da soli,
perciò
abbiamo dovuto dire addio alle pause pranzo che facevamo una volta nei
locali
della zona.
Oggi
non sarebbe stato diverso. Potevo vedere una delle guardie della
sicurezza, un
montone che lavora al dipartimento di polizia da quando sono ritornato
operativo, intento a conversare alla radio. L’ormai familiare berlina
nera era
ferma nel parcheggio, con l’agente Catalan appostata accanto ad essa.
Tutto
quello che dovevamo fare era prendere posto sul sedile posteriore e
rimanere in
attesa fino all’arrivo nel rifugio.
Questo
finché accade.
Questo
finché accade.
Le
mie orecchie hanno un fremito nel sentire una specie di schiocco. Anche
l’agente Catalan lo sente e si gira di scatto, con la zampa pronta a
estrarre
la pistola. Lo stesso fa Judy, drizzando le orecchie in direzione della
fonte di
quel suono.
Il
suono successivo è un sibilo seguito da uno stridio di qualcosa di
umido che
impatta sul metallo, in questo caso la portiera della berlina. Judy
balza
all’indietro per non farsi colpire, mentre Catalan punta la sua pistola
spara-tranquillanti verso l’esterno della macchina.
Faccio
appena in tempo a rendermi conto di ciò che è appena successo che mi
accorgo
che è stato il montone di prima ad attaccarci, prima che il suo zoccolo
segua
la traiettoria del salto di Carotina e faccia partire un altro colpo.
Il
proiettile colpisce Carotina alla zampa. Catalan si mette al riparo
dietro la
macchina il più velocemente possibile mentre lascia partire un dardo
tranquillante dalla sua pistola, ma i miei pensieri ricadono
immediatamente su
Judy.
È
crollata a terra, ha gli occhi sbarrati e la bocca paralizzata per lo
shock.
Oddio… oddio… le ha sparato. Ha sparato a Carotina…
Mi
accorgo che l’ariete ha perso il cappello, così posso vederlo dritto in
faccia.
È
lui.
Doug
Ramses.
Mentre
un ringhio mi sale in gola, sento l’agente Catalan far cadere la sua
pistola
spara-tranquillanti ed estrarre un’arma da fuoco. Sento appena i colpi
esplodere, perché la mia attenzione è focalizzata su Carotina.
******
“Qui
è l’agente Catalan!” gridò la leonessa alla ricetrasmittente, “10-00
nel
parcheggio della centrale di polizia del Distretto Uno! Il sospetto sta
fuggendo a piedi, è armato e pericoloso! Mandate immediatamente
un’unità di
soccorso medico!”
Catalan
era riuscita a far esplodere un altro colpo, ferendo Doug alla zampa.
L’ariete,
tuttavia, non rallentò la sua corsa e scomparve rapidamente. Catalan
gli fu
alle calcagna, attraversando di corsa il parcheggio e dirigendosi verso
l’uscita che Doug aveva preso. La sua arma era pronta a colpire, ma
mentre
prendeva quell’uscita non fece partire altri colpi.
Il
suono delle sirene arrivò dall’altra parte del parcheggio; ben presto,
le porte
del parcheggio si aprirono e gli agenti vi si riversarono in risposta
al rumore
degli spari. Un’ambulanza si fermò presso la berlina e due paramedici
scesero
per prestare soccorso, portando una barella accanto a Judy e
adagiandola con
cautela su di essa. L’agente Catalan, dopo essere tornata sul luogo del
misfatto, iniziò a lanciare una serie di imprecazioni mentre iniziava a
impartire
ordini a qualche agente presente sul posto.
******
Ciò
che accade in seguito è come avvolto nella nebbia. Sono abbastanza
sicuro di
trovarmi con Carotina all’interno dell’ambulanza. Sono convinto che
arriveremo
presto in ospedale e che lei verrà portata immediatamente in sala
operatoria.
Sono più che convinto che verrò scaricato in sala d’attesa. Sono certo
che
l’intera squadra di Jack si unirà a me, con i miei figli al seguito.
A
un certo punto, mi convinco del fatto che Jack mi dica di seguirlo da
qualche
parte.
******
“Nicholas…”
disse Jack mentre chiudeva la porta di uno degli uffici riservati al
personale
medico. Nick lanciò un’occhiataccia per terra.
“Nicholas,
guardami.” disse nuovamente l’agente Wilde. Solo allora Nick gli
rivolse lo
sguardo.
“Carotina
potrebbe morire.” ringhiò Nick, “Che cosa vorresti dirmi?
Perché ci sono
molte cose che potrei dire io. Che ne dici dell’inadeguatezza che la tua
squadra ha mostrato nel prevenire che Doug Ramses si infiltrasse
nella
polizia?”
“Sei
in stato di shock.” affermò Jack, “Dovresti darti una calmata.”
“Allora
mi calmerò dopo aver preso a pugni la tua faccia di bronzo.” lo
minacciò Nick.
“Da
quanto tempo hai scoperto di essere ancora innamorato di lei?” domandò
Jack.
Quella domanda indusse suo cugino a desistere dai suoi intenti
bellicosi.
“Non
sono affari tuoi.” rispose Nick.
“Senti,
ti prometto che lo prenderemo.” disse Jack, “Prenderemo sia Ramses sia
questo
Michael e ci assicureremo che la giustizia faccia il suo corso. La cosa
migliore che tu possa fare in questo momento è stare con la tua
famiglia.”
******
A
volte sono proprio coloro che non sopporti a darti i consigli migliori.
Per
questo, decido di dargli retta. Mi accomodo in sala d’attesa e aspetto
notizie
dai medici che si stanno prendendo cura di Judy. Sia Robin sia Nicholas
saranno
sconvolti, anche se penso che Robin sarebbe più turbato nel vedermi in
questo
stato. Dopo quella che sembra un’eternità, finalmente il dottore esce
dalla
sala operatoria.
******
Nick
si alzò non appena vide giungere l’ocelot.
“Allora?”
gli domandò la volpe con un tono di voce che tradiva più nervosismo di
quanto
intendesse. Il medico reagì senza fare una piega.
“La
buona notizia è che l’antidoto ha funzionato.” spiegò l’ocelot, “Lo
avevamo già
somministrato all’altra paziente quest’oggi e si è già svegliata.”
“La
‘buona notizia’ implica che ce n’è anche una cattiva.” obiettò Nick con
il
cuore stretto in una morsa.
“Non
esattamente.” affermò il dottore, “Durante il trattamento, il battito
cardiaco
della signorina Hopps è aumentato a livelli allarmanti, che siamo
fortunatamente riusciti a mantenere sotto controllo. È in condizioni
stabili e
sta riposando, ma non potrà essere operativa per un bel po’ di tempo.”
Nick
emise una risatina nervosa.
“Ah…
lei potrebbe anche morire per lo stress di non poter lavorare da sola.”
commentò la volpe mentre una lacrima si formava a un angolo del suo
occhio.
“Ora
sta riposando, ma può andare a farle visita.” dichiarò l’ocelot,
“Cerchi
soltanto di mantenere la calma.”
Nick
annuì mentre il medico passava in mezzo al gruppo di agenti dello ZBI
venuti a
monitorare la situazione. Nick non badò affatto alla loro presenza e si
diresse
verso la sala operatoria. Dopo aver trovato la targhetta con impressi i
caratteri che formavano il cognome ‘Hopps’, Nick aprì la porta ed entrò
nella
stanza.
Judy
giaceva in un letto d’ospedale troppo grande per lei. Aveva una
maschera
respiratoria sul viso e una flebo attaccata alla zampa, mentre un
monitor
cardiaco registrava i battiti del suo cuore. Teneva gli occhi chiusi,
mentre il
suo petto si alzava e si abbassava lentamente, seguendo il ritmo della
respirazione.
******
Judy
non mi è mai sembrata così fragile come oggi. Non l’avevo mai vista in
quello
stato, neppure quella volta sotto il ponte, neppure durante il nostro
litigio
circa il destino di Nicholas, nemmeno il giorno in cui avevamo deciso
di
perdonarci a vicenda.
L’ho
quasi perduta. Di nuovo.
Tre
volte sono troppe.
Mi
sento crollare alla vista di Judy a letto. Mentre sento le forze
mancarmi,
avverto il tocco di due zampe sulla mia schiena: una appartiene a
Nicholas e
l’altra a Robin.
Nicholas
suggerisce a Robin che dovrebbero concedermi un po’ di tempo da solo
con Judy.
Robin è d’accordo ed entrambi i miei figli lasciano la stanza,
chiudendo la
porta dietro di loro.
Quindi,
eccomi qui. Un totale disastro di fronte a te, Carotina.
Judy.
Questo
è ciò che sento.
Il
mio autocontrollo finisce in mille pezzi.
******
“Non
piangere.” sussurrò una flebile voce dal letto. Nick volse lo sguardo
verso la
fonte di quella voce; alla fine la volpe cedette. Mentre le sue zampe
si
aggrappavano al bordo del letto, chinò la testa per nascondere le
lacrime che
iniziavano a scorrergli dagli occhi.
“Ehi…”
continuò Judy con un filo di voce, “Pensavo che mi avessi detto di non
mostrare
mai a nessuno le tue fragilità.”
“Già…
questo vale… soltanto per me, però.” ammise Nick prima di asciugarsi il
volto.
“Avevo
deciso molto tempo fa che tu eri l’unica eccezione a questa regola.
Nonostante
tutto quello che è successo, non voglio che le cose cambino.” continuò
la volpe
scuotendo la testa.
“Guarda
che razza di volpe ottusa che sono. Non ti ho ancora fatto nemmeno la
più ovvia
e scontata delle domande.” dichiarò infine lo stesso Nick.
“Mi
sento come se fossi stata investita da una dozzina di camion.” replicò
Judy,
riuscendo a strappare una lieve risatina dallo sguardo corrucciato di
Nick.
******
Lei
è viva…
Starà
bene…
Ma
posso davvero concedermi un altro rischio come questo? Riuscirò a
cavarmela
un’altra volta? E se uno fra noi due dovesse davvero morire la prossima
volta?
È
una scelta che devo compiere in questa precisa frazione di secondo.
Tutto
quello che è successo… tutto quanto… impallidisce dinanzi a ciò che
devo dire.
Ormai
ho deciso: non posso più tergiversare.
Mentre
prendo un respiro profondo…
******
“Che
cosa ti turba, Nick?” domandò Judy.
La
volpe guardò la coniglia negli occhi, mentre stringeva con le zampe il
bordo
del letto.
“Sei
quasi morta…” disse Nick, “Sei quasi morta e io credevo che questa
volta ti
avrei perduto per sempre.”
“Ma
non sono morta. Sono ancora qui.”
“E
se dovesse succedere di nuovo? Che cosa potrebbe succedere la prossima
volta?
Non ho gestito bene le mie emozioni l’ultima volta in cui ti ho perso.
Pensavo
che non mi sarei più sentito come quella volta. Non voglio mai più
trovarmi in
quella situazione. E se…?”
“E
se cosa, Nick?” domandò Judy mentre si tirava su, lentamente e con
fatica.
Nick
trasse un altro respiro profondo.
“E
se non avessi più la possibilità di dirti che io sono ancora innamorato
di te?”
disse infine la volpe.
******
Ecco
qua.
L’ho
detto. Il gatto è uscito dal sacco, il pollo è fuggito dal pollaio, le
carte
sono state messe sul tavolo…
Carotina
– che sia benedetta – sembra che sia stata completamente presa alla
sprovvista
dalle mie parole.
******
“Che… che cosa hai detto?” domandò Judy.
“Judy,
io sono ancora innamorato di te.” ripeté Nick, “È qualcosa che mi tengo
dentro
da quando ci siamo rincontrati un anno fa, ma soltanto ora mi sono reso
conto
che non avrei potuto sopportare l’idea di non avertelo potuto dire se
fossi morta.
So che è passata troppa acqua sotto i ponti perché noi possiamo tornare
a
essere una coppia; so anche che ho appena rischiato le risposte più
imbarazzanti da parte tua, ma non potevo più permettermi di perderti
senza aver
avuto la possibilità di dirti quello che provo per te.”
Judy
era come paralizzata, solo il suo muso si contraeva leggermente. Fra i
due si
venne a creare una coltre di silenzio.
“Per
favore, Judy.” disse Nick, “Dì qualcosa.”
“Io…
non so. Non so come rispondere. È solo che… non me l’aspettavo.
Qualcuno…”
riuscì a dire Judy, prima di tornare a sdraiarsi sul letto.
“Capisco.”
replicò Nick, “Allora ti lascio riposare.”
Mentre
stava per andarsene, sentì una zampa trattenerlo per l’orlo della
camicia. Nick
si fermò e tornò a guardare Judy, che lo fissava con occhi
supplichevoli e
velati di lacrime.
“No,
Nick… è solo che…” ammise la coniglia mentre scuoteva la testa, “Se non
mi
avessero sparato, me lo avresti detto?”
“Il
momento sarebbe arrivato, prima o poi.” ammise Nick senza troppi giri
di
parole.
“So
come ti senti.” disse Judy, “Davvero.”
“Carotina…”
esordì Nick, incerto su come interpretare le parole della coniglia.
“Anch’io
mi sento così.” ammise Judy con un sospiro, “Ma non ho avuto il
coraggio di
prendermi il rischio. Abbiamo lavorato tanto per ricostruire il nostro
rapporto
e ho avuto paura. Temevo che avrei commesso un altro passo falso che
avrebbe distrutto
definitivamente tutto ciò per cui avevamo lavorato così duramente.”
“Allora
voglio prendermi il rischio.” esclamò Nick, “Dico davvero, Judy.”
La
coniglia non poté fare a meno di sorridere.
“Allora
dirò la stessa cosa: io sono ancora innamorata di te, Nicholas Wilde.”
disse
Judy, “È buffo… è stato necessario che uno di noi due si fosse trovato
a un
passo dalla morte perché potessimo trovare il coraggio di confessarci
ciò che
proviamo l’uno per l’altra.”
Nella
stanza ritornò il silenzio, prima che Nick riprendesse la parola.
“Come
ne usciremo?” domandò la volpe, “Non sarà certo come prima. Siamo
cambiati,
questo lo sai anche tu. C’è poi il problema di come i nostri figli
accoglieranno la cosa, se dovessimo tornare a essere una coppia.”
“Un
passo alla volta, Nick.” rispose Judy appoggiandosi allo schienale del
letto,
“Le cose stanno così. So che ci sono delle regole che riguardano la
regolamentazione dei rapporti fra colleghi nei ranghi della polizia, ma
queste
ti proibirebbero soltanto di essere il mio partner o di prestare
servizio alle
mie dipendenze. Tuttavia, sono convinta che il capitano abbia comunque
l’intenzione di non essere così fiscale nei nostri confronti; se così
non fosse,
non avremmo mai potuto lavorare insieme al caso del Risveglio dei
Morti. Per
quanto riguarda i nostri figli…”
“Robin
ti sta evitando e credo che pensi che io abbia l’intenzione di
rimpiazzare sua
madre.” ammise Nick, “Non so come Nicholas la prenderà…”
“La
prenderò bene, grazie.” disse una voce alle spalle di Nick e Judy.
Nicholas e
Robin erano in piedi, sulla soglia della sala operatoria.
******
Eccoli
là. Da quanto tempo ci stavano ascoltando?
La
faccia di Robin sembra non trasmettere alcuna emozione, ma sono sempre
stato
particolarmente abile a leggere nei pensieri degli altri mammiferi e
posso
affermare che, dietro quell’apparente neutralità, Robin stia ribollendo
di
rabbia.
Anche
Nicholas appare piuttosto distaccato, ma a giudicare dal linguaggio del
suo
corpo, posso supporre che non sia del tutto entusiasta all’idea. In
fondo, non
mi sono ancora guadagnato completamente la sua fiducia. Forse mi sono
soltanto
fatto un’idea sbagliata.
Judy
gli fa cenno di venire. Nicholas mi rivolge una breve occhiata e mi
pare di
scorgere il più breve dei suoi sorrisi, anche se non sono sicuro che
sia
sarcastico o se stia pensando a qualcosa prima che rivolga la sua
attenzione
alla madre. Robin, d’altro canto…
Accidenti…
penso che dovrò scambiare quattro chiacchiere con lui in privato.
******
Nick
fece accomodare Robin nella caffetteria che si trovava sullo stesso
piano della
sala operatoria. Gli aveva comprato una lattina di soda, mentre lui
stesso
stava sorseggiando una bevanda che sarebbe dovuta passare per caffè.
“Robin…”
esordì Nick.
“Non
dirmelo.” disse Robin mentre fissava la lattina.
“Devi
capire.” continuò suo padre, “Devi capire che ho voluto bene a tua
madre e che
gliene voglio ancora. Il fatto che io ami Judy non cambierà la cosa.”
“Dici
davvero?”
“Certo.
Anabel… tua madre per te sarà per sempre qualcosa che Judy non potrà
mai
essere. Lei sarà sempre tua madre. Non ho alcuna intenzione di cambiare
questa
cosa o a farti dimenticare di lei. Nessuna potrà mai prendere il suo
posto e
non chiederei mai a Judy di fare una cosa simile. Ma io la amo e ho
bisogno che
tu capisca. La amo davvero, così come ho amato tua madre. Lei ha fatto
qualcosa
di veramente speciale per me, qualcosa che credevo non avrei mai più
potuto fare:
mi ha aiutato a imparare a sentire ciò che il mio cuore desidera. Non
potrò mai
ripagarla per questo. Ha fatto anche qualcos’altro che Judy non ha
fatto: mi ha
dato te. Certo, anche Nicholas è mio figlio e gli voglio bene, così
come lo sei
tu. Sappi che farò tutto quanto è in mio potere per far sì che tu possa
essere
felice. Ti voglio bene, figliolo.”
Lo
sguardo di Robin si addolcì, mentre le lacrime iniziavano a scorrergli
sulle
guance.
“Ehi…”
Nick si alzò dal tavolo e andò a sedersi accanto a Robin,
abbracciandolo, “Va
tutto bene…”
“Mi
manca, papà…” disse Robin singhiozzando, “La mamma mi manca tanto e il
fatto
che non sia qui mi fa arrabbiare. Non posso fare a meno di pensare a
come…”
“Lo
so, lo so…” disse Nick in tono rassicurante, “Manca tanto anche a me.
Ma lo sai
che cosa avrebbe detto, giusto? Ti avrebbe detto di affrontare le tue
paure.
Diceva sempre a entrambi che andava bene tornare ad amare dopo esserti
perduto.”
Robin
tirò su col naso.
“Ti
prometto che Judy non rimpiazzerà mai tua madre.” disse Nick, “So che
lei non
ha alcuna intenzione di farlo.”
Robin
emise un altro singhiozzo soffocato.
“Mi
dispiace, papà…” disse.
“Non
c’è nulla per cui essere dispiaciuti, figliolo.” gli rispose Nick
strofinandogli delicatamente la nuca, “A dire il vero, se fossi nei
tuoi panni,
penserei le stesse cose.”
Nick
si staccò da suo figlio, posandogli una zampa sulla spalla.
******
Penso
che Robin abbia almeno intenzione di concedere una possibilità a Judy.
Facciamo
entrambi ritorno nella sala operatoria per discutere con il medico.
Judy sarà
tenuta sotto osservazione durante la notte e le verranno somministrate
delle
medicine per tenere sotto controllo lo stress provocato dal Risveglio
dei
Morti.
Con
ogni probabilità, non potrà occuparsi del nostro inutile e monotono
lavoro
d’ufficio per un bel pezzo.
Non
sarà affatto entusiasta, ma la sua salute è decisamente più importante del suo
tedio.
Da
parte sua, Jack si scusa sinceramente e mi assicura che ha già parlato
con il
suo direttore e che avrebbe avuto più agenti a disposizione per
rafforzare la
sorveglianza su di noi.
I
miei occhi fissano un televisore presente nella sala d’attesa. È un
notiziario
della ZNN.
Doug
Ramses è ora in cima alla lista dei ricercati.
Ottimo.
Spero
che lo prendano. Perché se non sarà così, sarò io stesso a infilargli
una
pallottola in testa… e che siano dannati i rifugi e tutti gli agenti
della
scorta.
Note
dell’autore: Con
questo siamo giunti al decimo capitolo!
Come
era largamente pronosticabile, Doug Ramses è ritornato all’attacco. Gli
anni trascorsi
in gattabuia possono aver piegato lo spirito di Bellwether, ma non
quello dell’ariete,
il quale è quasi riuscito a prendersi la sua rivincita nei confronti di
Judy. Grazie
alla proverbiale dose di fortuna che accompagna i protagonisti di
qualunque
storia, la nostra coniglia è riuscita a salvarsi per il rotto della
cuffia.
Dall’altra parte, Nick è riuscito non soltanto a trovare il coraggio di
dirle
apertamente ciò che prova, ma anche a fare una quanto mai necessaria
chiacchierata
a cuore aperto con il suo secondogenito Robin. Insomma, non tutto il
male viene
per nuocere!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
X di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-11-Urgency-700825909
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 12 *** Ciò che il cuore desidera ***
Capitolo
XI
Ciò
che il cuore desidera
(dal
punto di vista di Judy)
Molto
tempo fa, quando sono andata per la prima volta dai miei genitori per
dirgli
che mi ero innamorata di questa volpe ottusa, ero convinta che
avrebbero
cercato in ogni modo di dissuadermi. Invece, mi hanno recitato questo
vecchio
proverbio.
“Il
cuore vuole ciò che il cuore desidera.”
Glielo
avevo detto aspettandomi di sentire cose del tipo: Nick è una volpe e
una
relazione del genere non è affatto naturale… non può darti dei
cuccioli… un
artista della truffa rimane tale per tutta la vita… e via discorrendo.
Invece,
non mi avevano detto nulla del genere; al contrario, mi avevano dato il
coraggio di cui avevo bisogno per chiedere a Nick di uscire insieme.
Ricordo
quell’appuntamento come se fosse successo ieri: avevamo visitato il
Museo di storia
naturale, pranzato in un bistrot, camminato nel parco che si trova nel
centro
cittadino, preso la funivia nel Distretto di Rainforest e infine
osservato il
tramonto dal punto panoramico più elevato dell’intera zona.
Ero
stata molto attenta quando ho affrontato Nick e il discorso sulla
nostra
relazione passata. Avevo pensato che, dopo tutto quello che era
accaduto fra
noi, sarebbe stato impossibile ritornare a stare insieme come prima.
Ora,
però, mi rendo conto che stavo sottostimando la forza dei miei
sentimenti e
supponendo che Nick non potesse più amarmi in quel modo.
Adesso
sono pienamente consapevole degli effetti provocati dal Risveglio dei
Morti.
Non riuscivo a muovermi. Ero come paralizzata. Mi sentivo come se
volessi
scappare, come se la mia mente fosse nel panico più completo. Ero
pienamente
sveglia e cosciente, ma non sapevo cosa fare. Sembrava che il cuore
dovesse
esplodermi nel petto da un momento all’altro. Da quell’istante in poi,
tutto
divenne sfocato. Tutto ciò che ricordo è la faccia di Nick, sconvolta
come non
l’avevo vista da tanto tempo. Quell’espressione segnata dall’angoscia e
dalla
paura è praticamente tutto ciò che mi sia rimasto impresso nella mia
mente dopo
aver perso conoscenza. Ho rivisto quella stessa espressione nel momento
in cui
mi sono svegliata in ospedale e Nick è entrato nella mia stanza.
Fu
allora che, dopo averlo rivisto, mi sono resa conto di essermi
sbagliata. Non
appena lo vidi crollare in quel modo, il mio cuore già ferito si era
come
spezzato.
Non
appena mi rivolse quelle parole, mi sono resa conto di essermi
sbagliata ancora
una volta.
Volevo
davvero ritornare insieme a Nick. Andare oltre la semplice amicizia.
So
che non sarà facile. Siamo riusciti a ricostruire il nostro rapporto
nell’ultimo anno, ma non sarà come prima, quando eravamo alle prese con
sentimenti che non avevamo mai provato prima di allora.
Dopo
che Nick se ne va insieme a Robin, presumibilmente per scambiare
quattro
chiacchiere con lui su quanto era appena accaduto, sono rimasta da sola
con
Nicholas.
******
Erano
passati pochi minuti da quando Nick aveva lasciato la stanza per
parlare con
Robin. Nicholas era seduto sulla sedia accanto al letto di Judy.
“Allora…”
iniziò Nicholas nel tentativo di infrangere quel silenzio carico di
imbarazzi,
“Tu e il signor Wilde…”
Judy
lo guardò, in attesa di ulteriori parole.
“Senti,
ho capito la situazione e non ho intenzione di crearti alcun fastidio.”
disse
il giovane ibrido alzando le zampe in alto, “Forse un anno fa, quando
l’avevo
appena conosciuto, le cose sarebbero andate diversamente, ma ora…
quello che
sto cercando di dire è… ah, diamine… non so proprio come dirtelo.”
“Lo
so, figliolo.” esclamò Judy sorridendogli teneramente, “Lo so.”
“Voglio
solo ciò che è meglio per te, mamma.” continuò Nicholas, “Sono tuo
figlio, non
il nonno. A proposito, non sarà affatto contento quando scoprirà la
cosa.”
Judy
ridacchiò a quella prospettiva, anche se quella risata la fece
sussultare per
il dolore al petto. Nicholas la fissò preoccupato, con le zampe
arpionate ai
braccioli della sedia, pronto a chiamare un’infermiera per ogni
evenienza. Judy
sollevò una zampa e riuscì a rassicurarlo.
“Sto
bene.” ribadì la coniglia, “Anche se farei meglio ad andarci piano con
le
risate.”
“Starai
via dal lavoro per un bel pezzo.” affermò Nicholas.
“Non
me lo ricordare.” esclamò sua madre, rattristata all’idea, “Se Nick non
sarà
più fortunato, gli toccherà la stessa sorte.”
“Beh,
immagino che così avrai più tempo a disposizione per rimetterti in
salute nel
migliore dei modi.” commentò Nicholas con un sopracciglio inarcato. Sua
madre
lo guardò, mentre un lieve rossore le comparve sulle orecchie e sulle
guance.
Nicholas le lanciò un breve sorriso imbarazzato.
“Ehi,
il cuore vuole ciò che desidera, giusto?” esclamò il giovane mammifero,
“È
quello che dice sempre nonna Bonnie. Un anno fa, quando stavo… beh, non
ero in
pace con me stesso, mi sarei opposto all’idea di te e del signor Wilde
insieme
con tutte le mie forze. Credevo che fosse soltanto uno smidollato, ma
mi
sbagliavo. Perciò… chi sono io per giudicare?”
“Nicholas…”
“E
poi è chiaro che tu lo ami ancora dopo tutto questo tempo. Altrimenti,
per
quale altro motivo mi avresti dato il suo nome?” puntualizzò Nicholas,
“Inoltre, per quale altra ragione lo avresti perdonato per poi
chiedergli di
fare lo stesso, dopo tutto quello che è successo?”
Judy
sorrise brevemente. Allargò gli arti superiori e si chinò in avanti.
Nicholas
non si fece pregare e lasciò che sua madre lo avvolgesse in un
abbraccio.
“Cercherò
di accettare la cosa.” promise il giovane mammifero, “Proverò a non
renderti le
cose più difficili di quanto già non lo siano.”
“Ti
voglio bene, Nicholas.” disse Judy.
“Lo
so, mamma.” replicò Nicholas, stringendola più forte a sé.
******
Nonostante
le sue maniere un po’ ruvide, so che nel profondo Nicholas è un gran
tenerone.
Ha fatto passi da gigante rispetto a com’era fino all’anno scorso. È un
vero
peccato che quei progressi abbiano comportato un costo così elevato.
So
bene che, in primo luogo, niente di tutto questo sarebbe mai accaduto
se Nick
non se ne fosse andato, ma non serve a nulla andare avanti per ipotesi.
Se lo
avessi fatto, avrei lasciato il corpo di polizia anni fa e sarei
ritornata a
Bunnyburrow con la coda fra le zampe; inoltre, avrei trascorso il resto
dei
miei giorni come coltivatrice di carote, Nicholas sarebbe cresciuto in
un posto
che non è ancora pronto ad accettare l’esistenza degli incroci come
Zootropolis
e io e Nick non ci saremmo mai più rivisti.
******
Il
giorno dopo ricevo la visita del dottore, con Fangmeyer e Jack Wilde al
seguito.
Il
medico mi dice di aver già parlato con il capitano. Decide di andare
dritto al
sodo: ho avuto un attacco cardiaco a causa della sostanza con cui mi
hanno
colpito alla zampa. La mia forma fisica e l’età mi hanno aiutata, al
pari della
risposta immediata agli effetti della droga, ma il risultato non è
stato meno
traumatico. Potrei già tornare a casa oggi, ma il dottore mi dice che
sarebbero
occorse settimane prima che il mio recupero psico-fisico possa essere
considerato completo; questo significa che il medico stesso, d’accordo
con il
capitano, è convinto che non abbia altra scelta se non suggerirmi un
periodo di
assoluto riposo di almeno due mesi, a patto che non sopraggiungano
ulteriori
complicazioni. Mi è anche stata raccomandata la massima cautela, perciò
non
potrò sostenere alcuna attività che comporti la benché minima fatica.
Dovrò
stare alla larga da tutte le fonti di stress.
Beh,
credo che sarà piuttosto difficile seguire le indicazioni del medico,
visto che
lo stress è praticamente il mio pane quotidiano. Insomma, sto cercando
di
ricostruire la mia relazione con Nick, hanno tentato di uccidermi per
ben due
volte e trovo il fatto di non poter tornare immediatamente al lavoro
già
stressante di suo.
Forse
potrei scrivere un libro dal titolo ‘Come allontanare il tuo compagno…
per poi
riconquistarlo’.
Capitolo
1: Come pugnalarlo alle spalle.
Capitolo
26: Come farsi sparare.
Sto
scherzando, naturalmente, ma penso che Nick, nonostante il suo
caratteristico stile,
si chiederebbe se non ci fosse un pizzico di serietà nelle mie parole.
Certo,
può succedere un’altra cosa che potrebbe indurmi allo stress. Quella
cosa sta
per accadere nel momento esatto in cui lascio la mia stanza d’ospedale…
******
“Judy!”
esclamò Bonnie Hopps, madre di Judy nonché la matriarca della famiglia
Hopps.
Si precipitò dalla figlia non appena l’aveva vista uscire dalla stanza.
Suo
marito Stuart Hopps era con lei. Stu si prese un momento per lanciare
occhiate
poco amichevoli a Nick, che era seduto nella sala d’attesa con l’agente
Cervozzo, Nicholas e Robin, prima di rivolgere la sua attenzione alla
figlia.
“Mamma?”
esclamò Judy, “Che cosa ci fai qui?”
“Che
cosa ci faccio qui?!” ripeté Bonnie, “Sono venuta qui per vederti e per
riportarti a casa, naturalmente.”
“Mamma,
non posso tornare a casa, sono…” iniziò Judy.
“Certo
che puoi.” la interruppe l’agente Wilde, con il capitano Fangmeyer alle
sue
spalle, “Mi sono già messo d’accordo con il tuo capo.” Lanciò
un’occhiata
d’intesa con la tigre, la quale non poté fare a meno di annuire,
sebbene il suo
volto non mostrasse alcuna felicità, “Non possiamo escludere la
possibilità che
Ramses ci riprovi.”
“C’è
anche il fatto che la vita di città è tutt’altro che priva di stress.”
sottolineò Bonnie, “Perciò siamo venuti qui per riportarti a casa.
Cotton non
vede l’ora di rivederti; anche Gideon e Sharla hanno chiesto di te.”
Judy
brontolò. “Non ditemi che…”
“Già.”
rispose suo padre, “Hanno appreso dalla televisione la notizia che eri
stata
portata in ospedale.”
“È
solo che Nick ci ha chiamato la scorsa notte, quando sei stata
ricoverata. Per
questo motivo abbiamo appreso la notizia prima che venisse trasmessa
stamattina.” continuò Bonnie, “Poi abbiamo ricevuto una telefonata
dall’agente
Wilde, che ci ha spiegato per filo e per segno cosa fosse successo.”
“Volpi…”
commentò Stu, “Non ci si può fidare di nessuna di loro.”
“Basta
così, Stu.” lo rimproverò Bonnie, “Te lo giuro, più passano gli anni e
più ti
comporti come mio padre.”
Stu
brontolò tra sé e sé, lanciando un’altra occhiataccia a Nick. La volpe,
dal
canto suo, si limitò a rispondergli con un sorrisetto abbozzato.
“…
se questo non dovesse funzionare, possiamo sempre trasferire il signor
Wilde e
la signorina Hopps altrove.” dichiarò l’agente Wilde, “Tuttavia, se
così
facessimo, non potremmo garantire l’incolumità di vostra figlia e non
potreste
più rivederla, considerata l’attuale situazione di pericolo.”
Bonnie
diede una leggera spinta a Stu, il quale si limitò ad alzare le zampe
in alto.
“No,
non sarà necessario.” affermò l’anziana coniglia, “Possiamo occuparci
di
entrambi nella nostra casa.”
“Bene.”
commentò l’agente Wilde, “Signorina Hopps, non posso fare altro che
scusarmi
per l’incompetenza mostrata dalla mia sottoposta. Stia tranquilla, ho
già preso
i dovuti provvedimenti nei suoi confronti. Le assegnerò l’agente
Cervozzo fino
a quando l’intera operazione non sarà terminata.”
“Spero
che sia più competente della sua collega…” rimuginò Nick tra sé e sé.
Stu gli
lanciò un’altra occhiataccia, in parte infastidito dal fatto che la
volpe
avesse espresso quella considerazione prima di lui. Jack Wilde scelse
di non farci
caso.
Mentre
osservava la scena davanti ai suoi occhi, Judy si rivolse al cugino di
Nick.
“Agente
Wilde?” gli chiese prima che la volpe le rivolgesse la dovuta
attenzione,
“Posso chiederle un favore?”
“Questo
dipenderà solamente dal tipo di richiesta che vorrà farmi.” rispose
l’agente
Wilde.
“Io…”
iniziò Judy, “Avrei bisogno di parlare con Dawn Bellwether prima di
andare
via.”
L’agente
Wilde rimase a fissare la coniglia per un bel po’ di tempo.
“Che
cosa avrebbe intenzione di dirle?” domandò.
“È
che…” disse Judy prima di fermarsi ed emettere un sospiro, “Non so come
rispondere. So soltanto che è una cosa che devo fare.”
******
L’agente
Wilde mi fissa per un istante, quasi come se volesse scrutare fino nel
profondo
della mia anima. Poi acconsente.
Nick,
mamma, papà… stanno tutti provando a tirarmi fuori da questa faccenda.
Ma ieri
è saltato fuori qualcosa che ha suscitato la mia curiosità. Devo averne
la
certezza.
Si
alza per seguire sia me sia l’agente Wilde, ma gli faccio cenno di
lasciar
stare. Se ho davvero intenzione di andare fino in fondo, sarà meglio
che lo
faccia da sola.
******
Judy
aprì la porta della stanza in cui Bellwether era ricoverata. La pecora
era
ammanettata a letto, ma per il resto era del tutto sveglia. Alzò lo
sguardo
verso il suo nuovo ospite e sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Judy…”
sussurrò quest’ultima.
“Signorina
Bellwether…” rispose seccamente la coniglia.
Il
silenziò piombò nella stanza, mentre le due mammifere si fissavano
incerte su
come continuare la discussione.
Poi
Bellwether iniziò a crollare davanti agli occhi di Judy.
******
Questo
è a dir poco surreale. Non avevo mai visto Bellwether piangere prima
d’ora. So
che un tempo è stata capace di recitare alla perfezione la parte della
pecorella innocente, ma questo… ho appreso molte cose da quando ero
soltanto
un’ingenua coniglietta di campagna al suo primo incarico, perciò ho
imparato a
leggere meglio negli occhi degli altri mammiferi. Ecco perché non penso
affatto
che quelle che sta versando ora non siano lacrime di coccodrillo.
Mi
avvicino al letto sul quale è distesa. È in uno stato pietoso, più di
quanto lo
fosse la notte in cui è venuta a casa mia.
Non
so che cosa fare. Non intendo consolarla, ma sono venuta qui per
ascoltarla.
Questo
finché il cugino di Nick non prende la parola.
******
“Ha
trascorso gran parte della giornata di ieri con uno psichiatra.” ammise
l’agente Wilde, “Da quanto ha aperto gli occhi, non ha risposto alle
domande
dei medici. Le uniche parole uscite dalla sua bocca sono state ‘Ho
sbagliato’.”
Judy
tornò a guardare Bellwether.
“È
possibile che, alla conclusione del caso, Bellwether non tornerà in
carcere, ma
sarà trasferita in un reparto psichiatrico.” continuò Jack Wilde,
“Avrebbe
avuto diritto alla libertà condizionale nel giro di un anno e si era
tenuta
relativamente pulita durante la detenzione a Mountainside, ma
considerato tutto
quello che è successo… probabilmente non saprai altro da lei.”
Judy
sospirò tra sé e sé. Era arrivata fin qui, eppure sembrava che non
avrebbe
ricevuto altre informazioni da Bellwether, la quale ora non la degnava
neppure
di uno sguardo.
“Ho
visto abbastanza.” dichiarò la coniglia, “Andiamocene.”
Si
voltò con l’intenzione di abbandonare la stanza.
“Aspetta…”
supplicò una flebile voce alle spalle di Judy, che si fermò sul posto.
“Judy…”
disse nuovamente quella stessa voce, facendo voltare la coniglia.
Bellwether la
stava guardando con gli occhi gonfi di lacrime.
“Io…”
iniziò Bellwether, “Avrei qualcosa da dire prima che… prima che
decidano che
cosa fare di me.”
Judy
fissò la pecora mantenendo un’espressione neutra.
“Mi…
mi dispiace per quello che ho fatto…” disse Bellwether.
“Te
l’ho già detto.” replicò Judy, “Mi rincresce, ma non posso perdonarti.
Hai
provato a farmi uccidere da Nick.”
“Vorrei
non aver mai fatto nulla di simile.” continuò la pecora, mentre il suo
viso era
solcato dalle lacrime, “Per Dio, ho passato anni a desiderare di poter
rimediare ai miei sbagli…”
“Questo
non è sufficiente.” esclamò Judy facendo un passo verso il letto, “Hai
ordinato
di colpire i predatori, in modo da renderli selvaggi; tutto
questo
soltanto per poter mantenere il potere che avevi ottenuto. Sai che cosa
ho
fatto quando gli altri mi hanno sottovalutata? Ho lavorato duramente
per
dimostrare che si sbagliavano e l’ho fatto nel modo più giusto, senza
dover
tentare di gettare un’intera città nel caos e soggiogare la comunità
dei
predatori.”
“Lo
so…” replicò Bellwether, “Ti guardo e rivedo me stessa allo specchio…
chissà
che cosa sarebbe successo se avessi imboccato la strada giusta. Io…
sono venuta
a Zootropolis credendo di poter diventare chiunque volessi, proprio
come te.
Quando Lionheart mi aveva scelto per essere la sua nuova assistente,
avevo
pensato di aver trovato il modo giusto per cercare di rendere le cose
migliori
per tutti.” Bellwether emise un singhiozzo e si asciugò il viso, “Non
stavo
scherzando quando quella volta vi dissi che Lionheart mi vedeva
soltanto come
una segretaria glorificata. È stato crudele con me fin dal primo
giorno. Non
faceva altro che scaricare la sua mole di lavoro sulle mie spalle, mi
tagliava
fuori ogniqualvolta riteneva che fossi sulla sua strada, restava a
guardare
mentre io lottavo con tutte le mie forze per emergere…”
“La
cosa più giusta da fare sarebbe stata…” la interruppe Judy.
“Qualsiasi
cosa fosse stata diversa da ciò che ho fatto.” concluse Bellwether, “Lo
so… ci
sto pensando da tanto tempo… questa è la differenza fra noi due, Judy.
Tu non
hai mai vacillato nella tua convinzione che le cose potessero andare
meglio,
mentre io… sono diventata una codarda e ho cercato di farmi strada per
ottenere
il potere calpestando i corpi di coloro che non meritavano di essere
trattati
in quel modo… inclusi te e Nick…”
Bellwether
continuò a singhiozzare.
“Hai
tutto il diritto di non credermi, Judy, ma sono così… così dispiaciuta
per
quello che ho fatto.” ammise la pecora, “Non potrò mai tornare indietro
e non
farò finta di conoscere il tuo dolore… e non potrò mai aspettarmi che
tu…”
“Non
potrò mai dimenticare.” la interruppe Judy, mentre Bellwether la
guardava, “Non
potrò mai dimenticare quello che hai fatto… ma… lo scorso anno ho
imparato una
preziosa lezione: non è mai un bene serbare odio nel tuo cuore. Non
nutro più
rancore nei tuoi confronti. In fondo, hai ragione: noi siamo lo
specchio
dell’altra. Io ti guardo e vedo che cosa sarebbe potuto andare storto,
mentre
tu mi guardi e vedi che cosa sarebbe successo se le cose fossero andate
per il
verso giusto.”
Judy
sospirò, mentre si avvicinava al letto.
“Ti
perdono.” disse la coniglia, mentre stendeva una zampa verso la pecora,
che la
guardava quasi incredula.
“Judy,
io…” esordì Bellwether, incerta su cosa volesse dire Judy.
“Non
potrò mai dimenticare quello che hai fatto, ma… ti perdono.” ripeté la
coniglia, “Se vorrai ottenere di più da me, dovrai dimostrarmi la
veridicità
delle tue parole.”
La
pecora tossì, poi allungò una zampa e la strinse a quella di Judy.
“Io
non merito questo…” ribadì Bellwether.
“Penso
che tutti noi meritiamo una seconda possibilità…” osservò Judy, mentre
Bellwether si lasciava andare. Fra le due ci fu un breve silenzio.
“Grazie,
Judy…” sussurrò Bellwether.
“Ti
lascio sola.” disse Judy, prima di voltarsi.
******
Mi
dirigo con l’agente Wilde in sala d’attesa, dove mamma, papà, Nick,
Nicholas e
Robin mi stanno aspettando. L’agente Wilde si offre di accompagnarci
personalmente fino a Bunnyburrow, ma naturalmente dobbiamo fare le
valigie
prima di andare.
Questo
significa tornare innanzitutto al rifugio, poi nei nostri rispettivi
appartamenti per mettere in valigia tutto ciò di cui avremmo bisogno.
Mentre
prepariamo tutto l’occorrente nel mio appartamento, mamma e papà mi
trascinano
da parte per parlare in privato.
******
“Tesoro,
dobbiamo parlarti di una cosa importante.” disse Bonnie, mentre suo
marito
annuiva convinto.
“Di
che cosa, mamma?” domandò Judy.
“Di
Nick.” rispose seccamente Stu. Sua figlia rise e alzò le zampe in alto.
“Sappiate
che non intendo starvi a sentire.” ribadì Judy.
“Da
quando voi due avete deciso di riprovarci?” domandò Bonnie. Judy le
lanciò
un’occhiata sorpresa, alla quale Bonnie sorrise bonariamente prima di
continuare, “Sono tua madre e queste cose le capisco al volo.”
“…
ieri sera, se proprio volete saperlo.” rispose Judy.
“Quindi,
ti fai sparare e quella volpe decide che è interessato a te…”
esclamò
Stu, digrignando i denti.
“Non
è così.” protestò sua figlia.
“Siamo
solo preoccupati per te, ecco tutto.” s’intromise Bonnie, nel tentativo
di
evitare che la discussione degenerasse, “Io e tuo padre siamo… beh,
siamo
preoccupati che tu stia correndo troppo con questa storia. Che cosa ne
pensa
Nicholas?”
“Lui
è d’accordo.” affermò Judy.
“Io
non lo sono affatto.” borbottò suo padre.
“Mamma,
papà… vi voglio bene con tutto il cuore, ma questa è la mia vita!”
s’impuntò
Judy, “Non sono più una cucciola! Ho quarantatré anni! Sono più che
capace di
prendere una decisione su questa faccenda da sola! Questa storia dei
genitori
iperprotettivi è diventata vecchia di anni!”
“Lui
ti ha abbandonata, Judy.” ribadì il coniglio più anziano, “Non ha
nemmeno
provato a sistemare le cose con te prima di andarsene in Messigatto per
farsi
una nuova famiglia laggiù.”
“Okay,
noi non affronteremo questa discussione adesso.” affermò Judy,
tenendo
una zampa alzata, “Pensi davvero che questo sia ciò di cui ho bisogno
in questo
momento? Perché se è così, tornerò immediatamente in ospedale e mi farò
riattaccare a quei macchinari.”
Stu
abbassò le orecchie e anche il suo sguardo per la vergogna.
“Mamma,
una volta mi hai detto che il cuore vuole ciò che desidera.” ribadì
Judy.
Bonnie
inspirò.
“Sì,
l’ho detto.” annuì l’anziana coniglia.
“Ebbene,
questo è ciò che il mio cuore vuole.” disse sua figlia, “So bene che
non sarà
facile fra me e Nick – soprattutto dopo tutto quello che ci è capitato
– ma
devo almeno provarci o lo rimpiangerò per il resto della vita. Non
sopporto
l’idea di dover riesumare una canzone vecchia di quasi vent’anni, ma…
bisogna
provare di tutto.”
Ancora
una volta, Bonnie sospirò profondamente.
“Non
diremo altro a riguardo.” affermò prima di lanciare un’occhiata a suo
marito,
come a suggerirgli di non complicare ulteriormente le cose.
******
Sono
felice che la mamma abbia deciso di lasciar cadere la questione, anche
se papà
non sembra particolarmente d’accordo a riguardo.
Finiamo
di mettere in valigia le cose che ho intenzione di portare con me e
l’agente
Wilde ci indica le macchine che aspettano parcheggiate fuori dal mio
appartamento. Il cugino di Nick sale su uno dei due mezzi, mentre noi
restiamo
in compagnia dell’agente Cervozzo. Quest’ultimo mi ricorda molto Nick,
sotto
certi aspetti – tranne quelli che contano davvero, naturalmente. Io,
Nicholas e
i mei genitori saliamo in macchina, dopodiché l’agente Cervozzo gira la
chiave
e mette in moto.
Destinazione:
Bunnyburrow.
Spero
vivamente che il resto della mia famiglia accolga il ritorno di Nick
meglio di
quanto abbiano fatto mamma e papà.
Note
dell’autore: Eccoci
arrivati all’undicesimo capitolo!
Se
pensavate che la situazione non potesse complicarsi più di quanto non
lo sia
già di suo, allora non avete ancora fatto i conti con i genitori di
Judy. Come
potete ben immaginare, Bonnie e Stu Hopps hanno ben più di una ragione
per
dubitare delle intenzioni di Nick e non si può certo affermare che
vedano di
buon occhio il fatto che sia di nuovo vicino alla loro adorata figlia,
ma per
il momento non possono che fare buon viso a cattivo gioco. Quel che è
certo è
che Nick dovrà per forza di cose fare ritorno a Bunnyburrow dopo tanti
anni… e
vi garantisco che avrà ben più di una patata bollente tra le zampe!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-12-Heart-s-Want-702296106
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 13 *** Nella tana dei conigli ***
Capitolo
XII
Nella
tana dei conigli
(dal
punto di vista di Nick)
Eccoci
arrivati a Carotaville. Nel paese delle fattorie. Nella terra dei
campagnoli.
Nel regno della proliferazione leporide senza controllo. Fra le colline
rimbombano i versi di migliaia di conigli che si accoppiano fra loro…
Ahia.
Judy mi dà un pugno sulla spalla. Non ho detto niente.
Ma
sa perfettamente a cosa stessi pensando.
D’accordo…
la smetto.
Mentre aspettiamo di entrare nella proprietà
della famiglia Hopps… l’agente Wilde sciorina un elenco di regole.
Innanzitutto,
non possiamo lasciare Bunnyburrow per nessuna ragione. Se fosse stato
necessario, avremmo dovuto inoltrare la nostra richiesta all’agente
Cervozzo,
il quale l’avrebbe a sua volta inviata al suo diretto superiore.
Non
possiamo andare in giro per un lasso di tempo superiore alle due ore.
Dobbiamo
restare nelle zone principali di Bunnyburrow. Saremo sotto stretta
sorveglianza
in qualsiasi momento.
Se
dovessimo notare qualcosa di sospetto, non potremmo di certo
sbrigarcela da
soli. Sì, è stato particolarmente insistente in proposito. Dopo tutto,
non
posso certo biasimare mio cugino: puoi spezzarle tutte le ossa,
costringerla a
muoversi su una sedia a rotelle, tenerla ancorata a quell’affare e
legarle le
zampe dietro la schiena, ma potete stare certi che Carotina farebbe
tutto
quanto è in suo potere per infrangere questa regola. Non penso affatto
che un
attacco di cuore possa cambiare questo suo modo di fare, nonostante le
indicazioni
del medico.
Che
altro c’era? Oh, giusto.
Non
parlare con gli sconosciuti.
A
letto entro le otto di sera.
Va
bene, ammetto di essermi inventato le ultime due regole, ma avete
capito
l’antifona.
Una
volta che ha finito con noi, il vecchio cugino Jackie ci lascia alle
‘cure’
dell’agente Cervozzo.
In
realtà, penso di poter andare d’accordo con lui, purché non si metta in
mezzo.
Se lo avessi conosciuto in circostanze migliori, probabilmente avrei
offerto da
bere a quel cervo.
A
proposito di andare d’accordo… ammetto di essere un po’ teso all’idea
di rimettere
zampa in casa della famiglia Hopps. È chiaro che il vecchio Stu non mi
sopporta
e non posso certo biasimarlo per questo. Sono stato un vero stupido a
scappare
dai miei problemi. Per quanto riguarda Bonnie… sembra che la mia
presenza non
la turbi più di tanto, ma ho la sensazione che, se dovesse trovarsi da
sola con
me, non si farebbe scrupoli a riservare parole dure nei miei confronti.
******
Nick,
Judy, Nicholas e Robin erano seduti in attesa in una delle innumerevoli
stanze
che costituivano la tenuta della famiglia Hopps. Nick e Judy erano
seduti uno
accanto all’altra a uno dei tavoli, con la volpe che stringeva la zampa
della
coniglia sotto il tavolo.
Nick
lanciò un’occhiata a Robin, che sembrava piuttosto nervoso. Nick non
poteva
biasimarlo per il suo comportamento: era ancora restìo a conoscere
altri
mammiferi e doveva non soltanto avere a che fare con Tony Cervozzo, ma
anche
con gli innumerevoli parenti di Judy che vivevano nella tenuta.
D’altra
parte, Nicholas sembrava preoccupato per una ragione ben diversa. Nick
aveva
già ascoltato le storie di come i suoi cugini lo prendevano in giro a
causa
della sua… origine insolita. Nick stesso ricordava che in passato,
quando aveva
stretto legami ben più amichevoli con il resto del clan Hopps, non
tutti i
parenti di Judy lo avevano accettato a causa della diffidenza verso le
volpi in
generale. Costituivano una ristretta minoranza, ma fin da quando aveva
lasciato
l’ospedale, Nick si domandava come sarebbe stato accolto dal resto
della
famiglia Hopps.
Per
l’ennesima volta, Nick si domandava se non sarebbe stato meglio se il
loro
rifugio fosse stato stanziato altrove.
Bonnie
entrò nella stanza. Suo marito non era con lei. Nick tirò un sospiro di
sollievo dentro di sé.
“Okay,
ora la maggior parte dei componenti della famiglia è fuori.” annunciò
la
matriarca della famiglia Hopps, “Cotton sta portando Gideon e Sharla da
noi,
perciò saranno qui fra pochi minuti.”
“Allora…”
esordì Nick, “Quanti vivono ancora qui?”
“Beh…”
iniziò Bonnie, aiutandosi nei calcoli con le dita delle proprie zampe,
“La
maggior parte dei fratelli e delle sorelle che hanno l’età di Judy si è
ormai
trasferita, ma almeno una trentina di loro vive ancora qui con noi,
insieme ai
loro cuccioli, perciò… sono circa quattrocento. Perché?”
Robin
sussultò nel sentire quella cifra. Bonnie se ne accorse e mentre si
rivolgeva a
Nick, inarcò un sopracciglio.
“Robin
è un po’ timido.” spiegò la volpe, “Non si trova molto a suo agio in
presenza
di sconosciuti.”
Bonnie
esaminò attentamente il giovane Robin.
“Alcuni
dei miei figli si comportavano come lui quando avevano la sua età.”
disse
l’anziana coniglia, mentre rifletteva sul da farsi, “Ti dirò che… una
delle
sorelle di Judy ha un figlio con cui Robin potrebbe andare d’accordo.”
Nick
sembrava tutt’altro che convinto.
“Preferirei
tenere d’occhio Robin di persona.” rimarcò la volpe, “Senza offesa.”
“Nessun
problema.” rispose l’anziana coniglia, “Farò in modo che nessuno gli
dia
fastidio.”
Bonnie
si guardò brevemente intorno.
“Allora…
Nicholas…” iniziò Bonnie, facendo sì che sia Nick sia Nicholas le
prestassero
attenzione, “Wilde.” dovette specificare.
“Può
chiamarmi Nick.” disse il diretto interpellato.
“Sì…
beh…” ribadì Bonnie, “Nick… vorrei parlarti un momento.”
Nick
rivolse un’occhiata a Robin, che gli rispose con uno sguardo perplesso.
Poi
guardò Judy.
“Vai,
Nick.” lo incoraggiò quest’ultima, rivolgendogli uno sguardo
comprensivo, “Ti
avrebbero messo all’angolo prima o poi, perciò faresti meglio a
risolvere la
questione. Darò io un’occhiata a Robin…” Judy si accigliò per un
momento,
ricordando la sua reazione in ospedale, “… se a lui va bene.”
Nick
si rivolse al proprio figlio, che lasciò intendere quanto provasse un
lieve
dispiacere nell’essere lasciato solo con Judy.
“Ricordi
di cosa abbiamo parlato?” gli domandò Nick, alzando un sopracciglio.
Robin
sostenne lo sguardo di suo padre per qualche istante, prima di lasciar
cadere
la testa ed emettere un sospiro di rassegnazione.
“Lo
so, papà.” esclamò Robin, “Ci proverò.”
“Bene.”
sorrise Nick mentre arruffava le orecchie di suo figlio procurandogli
un certo
fastidio, a giudicare dal modo in cui Robin tentava di scacciare la
zampa del
padre.
******
Bonnie
mi conduce in una stanza laterale e chiude la porta, anche se non la
blocca
dall’interno con la chiave. Poi si gira verso di me, mantenendo
un’espressione
neutra sul suo viso.
Come
aveva detto Judy, dovrei già sapere cosa sta per accadere. Io e lei
abbiamo
discusso sulla probabile reazione della sua famiglia al mio ritorno;
durante
quelle conversazioni è emerso che, non molto tempo dopo la mia
partenza, i
genitori di Judy le avevano parlato con chiarezza e avevano espresso il
loro
disappunto per il modo in cui la loro figlia aveva gestito le cose. Da
quello
che Judy mi aveva detto, ci erano voluti mesi prima che quel senso di
vergogna
svanisse, anche se Bonnie e Stu non avevano fatto assolutamente nulla
per
farglielo pesare – erano convinti, in quel particolare momento della
sua vita, che
Judy fosse già abbastanza vulnerabile così com’era.
Ora
so bene che anch’io dovrò prendere parte al famoso ‘discorsetto’. Anzi,
è più
che probabile che riceva ben più di semplici parole di disappunto.
******
Bonnie
si sedette su una sedia, incrociò le zampe inferiori e appoggiò quelle
superiori
sul suo ginocchio.
“Innanzitutto,
credo che tu sappia già di cosa ho intenzione di parlare con te, Nick.”
esordì
Bonnie, mantenendo un’espressione neutra.
“Ne
ho una vaga idea, signora Hopps.” rispose Nick.
“Bene.”
ribadì la madre di Judy, “Se ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda,
allora
le cose saranno molto più semplici.”
Bonnie
fece un respiro profondo.
“Nicholas,
per quale ragione hai abbandonato Judy?” domandò l’anziana coniglia,
“Ho
ascoltato la sua versione della storia e ora intendo sentire la tua.”
******
Sapevo
che me l’avrebbe chiesto e so anche quali reazioni susciteranno le mie
parole.
Non
vado affatto fiero di ciò che ho fatto. Sono il primo ad ammettere che,
per
quanto Judy abbia fatto una sciocchezza nel non annunciarmi di essere
incinta
di Nicholas e nel decidere di voler abortire in preda al panico,
anch’io ho
commesso un gravissimo errore nel non aver parlato con lei con la
dovuta calma,
allontanandomi e rifiutandomi persino di vederla. Ho rovinato tutto
lasciando
la città, invece di restare e cercare di trovare fin dall’inizio una
soluzione
al problema. Ho rovinato tutto per non esserle stata vicino nei momenti
più
difficili. Ho rovinato tutto per non essere stato accanto a Nicholas
nei primi
anni della sua vita.
Insomma,
ho rovinato tutto.
Il
rimorso per quello che ho fatto rimarrà impresso nella mia memoria fino
a
quando avrò vita. Tuttavia, non posso permettere che il senso di colpa
abbia la
meglio su di me. Se lo facessi, finirebbe per divorarmi l’anima, così
come ha
già fatto la rabbia a suo tempo.
Naturalmente,
racconto tutto questo a Bonnie, la quale si limita ad annuire senza
proferire
parola, mantenendo una faccia inespressiva che avrebbe fatto
sprofondare dalla
vergogna la mia espressione migliore da imbroglione navigato. Riesco a
percepire il disappunto irradiarsi da lei e penetrarmi fin dentro le
ossa,
facendomi vergognare profondamente delle mie azioni, come se non
l’avessi già
fatto prima. O per meglio dire, fa riemergere la vergogna in superficie.
Nelle
settimane immediatamente successive alla morte della mamma, mentre il
dolore
svaniva progressivamente, quel senso di vergogna per ciò che avevo
fatto anni
prima sembrò inabissarsi nelle profondità del mio animo. Avevo imparato
a conviverci
per il bene di tutto ciò che era avvenuto in seguito. Dopotutto, avevo
appena
venduto la mia compagnia ed ero tornato a Zootropolis, ce la stavo
mettendo
tutta per aggiustare il mio rapporto con Judy e allacciare un legame
con
Nicholas, oltre che per superare la fase di reinserimento nei ranghi
del
Dipartimento di Polizia di Zootropolis.
Ma
ora quello stesso senso di vergogna sta tornando a perseguitarmi. Per
tutto il
tempo, gli occhi di Bonnie non fanno altro che osservarmi… quasi come
se potesse
vedere negli abissi più profondi della mia anima.
******
Bonnie
lasciò andare le zampe inferiori e si sporse con il corpo in avanti.
“Non
penso di dover ammettere quanto io sia rimasta profondamente
amareggiata dalle
tue azioni, Nicholas.” disse la matriarca della famiglia Hopps in tono
uniforme,
“Ti ho guardato fin dal momento in cui hai iniziato a parlare e mi è
parso
chiaro che tu provi una profonda vergogna per tutto quello che è
successo.
Avevo approvato la tua precedente relazione con Judy. Ci eravamo già
conosciuti
e pensavo di averti inquadrato abbastanza bene da credere che non
l’avresti mai
abbandonata, qualunque cosa potesse succedere.”
“Ho
sbagliato a fare ciò che ho fatto.” ammise Nick, usando un tono rigido,
“Potrei
rimanere seduto qui tutto il giorno e dire che non intendevo
assolutamente fare
del male a Judy, o di come vorrei con tutto il cuore tornare indietro
per
cambiare le cose. Mi sono sentito ferito e non ho affatto considerato i
sentimenti di Judy, lo ribadisco. Tuttavia, desiderare di poter
cambiare le
cose non ha alcun senso. Non si può cambiare il passato.”
Bonnie
si alzò dalla sedia e si avvicinò a Nick.
“Apprezzo
il fatto che tu abbia ammesso le tue responsabilità a proposito di ciò
che hai
fatto.” ribadì la madre di Judy, “Non farò finta di… comprendere del
tutto i
perché o i come di tutto quello che è successo, ma è evidente che, dal
modo in
cui ha preso le tue difese fin da quando la tua povera mamma è morta…”
le
orecchie di Nick si abbassarono ulteriormente, “… che Judy sia ancora
innamorata di te. Considerato tutto, è evidente che anche tu la ami
ancora.
Quello che voglio sapere è… come possiamo fidarci di te?”
“Senta,
signora Hopps… sarò franco con lei.” disse Nick, sporgendosi anch’egli
in
avanti e abbassando la fronte per poter guardare Bonnie negli occhi,
“Potrei
dire cose del tipo ‘Non le spezzerò mai più il cuore’ o ‘Le cose
andranno per
il meglio’, oppure dirle quanto io la ami. Potrei farlo. Ma non intendo
sprecare fiato, perché non mi interessa sapere cosa pensa di me
o se si
fida della mia parola oppure no. Non sono qui per compiacerla, per
placare la
sua ira o quella di suo marito, oppure per implorare la sua
benedizione. E poi,
lei sa meglio di me che non potrà mai cambiare ciò che alberga nella
mente o
nel cuore di sua figlia. Nonostante quello che è successo, la
disapprovazione e
la vergogna che lei nutre nei miei confronti non potranno mai offuscare
il
disappunto che provo per me stesso. Vuole sapere una cosa? Ho
imparato a
conviverci e ho deciso che non intendo più fuggire da esso. Lo userò
a
mio vantaggio, per imparare dagli errori che ho commesso in passato. Lo
farò
anche per lei, per renderla felice al meglio delle mie possibilità.
Questa è la
verità.”
Bonnie
fissò Nick a lungo. Poi si sporse nuovamente in avanti e adagiò una
zampa sulla
spalla della volpe.
“Sono
contenta di non essermi del tutto sbagliata sul tuo conto.” ammise la
madre di
Judy, “Come ti ho già detto, ancora non riesco a capire bene perché
Judy abbia
scelto te, ma l’ha fatto. Non posso dire di essere del tutto contenta
di te o
di quello che voi avete fatto, ma… non mi metterò in mezzo.”
Nick
sospirò lievemente. Eppure, quando guardò nuovamente Bonnie negli
occhi, il
respiro quasi gli morì in gola. Non aveva mai visto un’espressione
apparentemente
neutra farsi così minacciosa, neppure quando si era trovato al cospetto
di Mr.
Big.
“Ma
se farai soffrire Judy ancora una volta… ti auguro vivamente che Stu
riesca a
prenderti prima che lo faccia io.” lo minacciò Bonnie, “Ci siamo
capiti,
Nicholas?”
“Perfettamente,
signora Hopps. È stata cristallina.” deglutì Nick.
“Bene.”
esclamò la coniglia, mentre gli sorrideva teneramente e gli dava una
pacca
sulla guancia, “Non preoccuparti per Stu. Gli parlerò.”
Nick
tirò un sospiro di sollievo.
“Non
credere che le cose andranno così lisce.” lo avvisò Bonnie, “Potrei
aver anche
compreso il tuo punto di vista dopo che mi sono fatta la mia opinione,
ma
troverai altri che non saranno altrettanto indulgenti con te.”
Nick
deglutì leggermente.
“Io
ti avverto: non essere sorpreso se dovessi ricevere parole aspre, uno
schiaffo,
un pugno o entrambi sulla tua strada.” esclamò Bonnie.
******
Ho
sottovalutato Bonnie ed è stato un grosso errore. Ora capisco da chi
Carotina
abbia ereditato alcuni aspetti del suo carattere.
Bonnie
mi riporta nella stanza dove Judy, Nicholas, Robin e l’agente Cervozzo
attendevano il nostro ritorno. Il suono di uno scampanio risuona in
tutta la
sala – in base alle mie precedenti visite, so che quello è il suono del
campanello, il quale è collegato agli altoparlanti montati in tutte le
stanze della
dimora, considerata la sua grandezza – e Bonnie osserva che i nostri
ospiti
sono arrivati. Lei ci lascia nella sala per andare ad accoglierli.
Judy
mi si avvicina e chiede cosa mi abbia detto sua madre. Non ho
intenzione di
confessarle tutto, perciò mi limito a dirle che Bonnie ha lasciato
trasparire
la sua delusione per quello che ho fatto, ma che è anche disposta a
metterci
una pietra sopra. Insomma, le faccio un riassunto che dimentica
convenientemente di menzionare il suo avvertimento.
Sembra
che Robin stia bene, anche se sta fissando il pavimento. Judy mi
confida che,
sebbene non fosse particolarmente entusiasta all’idea di starle
accanto, non ha
creato alcun problema.
È
molto più di quello che sono riuscito a ottenere dalla nostra ultima
chiacchierata
in ospedale, perciò sono fiero di lui. Per il momento, credo proprio
che gli
risparmierò un’affettuosa carezza in mezzo alle orecchie.
Mentre
mi siedo, la porta d’ingresso si spalanca e vedo una giovane coniglia
entrare a
passo spedito. Non sembra affatto felice e si dirige dritta verso di me…
******
La
coniglia aveva la pelliccia marrone chiaro, gli occhi verdi e indossava
un
vestito azzurro. Si avvicinò a Nick e gli assestò un violento ceffone a
zampa
aperta, dritto in faccia.
Nick
incassò il colpo e ne rimase frastornato, sebbene non fosse abbastanza
forte da
non fare più che sbalzarlo lievemente dalla sedia. Robin e Nicholas
assistettero sbalorditi alla scena. L’agente Cervozzo si era alzato ed
era
pronto a intervenire, ma Judy gli fece segno di tornare a sedersi.
“Cotton!”
esclamò severa, rivolgendosi all’autrice del gesto nonché sua nipote.
“Questo
è per quello che hai fatto alla zia Judy.” disse quest’ultima,
mentre
digrignava i denti in preda alla rabbia. Nick si limitò a passarsi la
zampa sul
viso e a passarsi la lingua all’interno della bocca, alla ricerca di
sangue.
Non ne trovò traccia. La volpe si rivolse poi a Cotton.
“Continua
pure, se la cosa ti fa sentire meglio.” le disse.
Cotton
sbuffò dal naso senza dire o fare altro, ma mantenne un’espressione
furiosa sul
suo viso.
“Cotton!”
ripeté Judy con tono più deciso. Alla fine, la nipote le diede retta e
distolse
lo sguardo da Nick.
******
Non
so spiegare se mi abbia sorpreso di più il fatto che Cotton Hopps, la
nipote di
Judy, mi abbia schiaffeggiato oppure che sia abbastanza grande da
averlo fatto.
Aveva soltanto sette anni l’ultima volta che l’avevo vista – durante la
mia
ultima visita a Bunnyburrow – diciassette anni fa.
Mi
sento vecchio.
Il
suo sguardo torvo non è come quello di Judy, ma è chiaro che aveva
preso le
difese della sua zia preferita.
Cotton
si dimentica della mia presenza per un momento e corre ad abbracciare
Judy. A
giudicare dal modo in cui ricambia l’affetto della nipote, mi viene
quasi da
pensare che sia Judy la più giovane delle due coniglie. In seguito
Cotton si dirige
verso Nicholas. Avevo sentito dire che in passato alcuni dei suoi
cugini erano
stati tutt’altro che… amichevoli con lui. Mi fa piacere vedere che
Cotton,
almeno, non gli riservi lo stesso trattamento. Sebbene il suo schiaffo
faccia
ancora male, devo ammettere che Cotton è molto simile a Judy sotto
diversi
aspetti.
La
porta si apre di nuovo e altri due ospiti fanno la loro apparizione
nella
stanza. Uno è una volpe piuttosto tarchiata, avvolta in un largo
cappotto, con
due grossi ciuffi di pelliccia che gli cadono ai lati della testa.
Zoppica
vistosamente e si appoggia a un pastone stretto nella zampa destra.
In
un modo che può apparire insolito, Gideon Grey e io abbiamo qualcosa in
comune,
a parte il fatto che siamo entrambi volpi: tutti e due abbiamo fatto
del male a
Judy e gli effetti delle nostre rispettive azioni si sono protratte su
di lei
per anni.
Non
mi guarda certamente con affetto, ma il suo sguardo è meno astioso di
quello
che mi ha riservato Cotton.
Al
suo fianco c’è una pecora dal manto nero, la quale è leggermente più
bassa di
Gideon. Esattamente come lui, Sharla mi rivolge uno sguardo tutt’altro
che
amichevole.
Immagino
che presto dovrò sentire ciò che avranno da dirmi.
Il
loro sguardo incontra presto quello di Judy, perciò riesco a trovare
una breve
via di fuga da quella situazione carica di tensione.
******
“Come
va, Judy?” domandò Gideon, appoggiandosi al suo bastone.
“Sono
stata meglio.” ammise Judy, “Ma sono ancora viva, ed è questo quello
che
conta.”
“Hai
proprio ragione.” ribatté Sharla, mentre le si avvicinava e
l’abbracciava con
affetto.
Nick
notò Robin allontanarsi timidamente dal piccolo gruppo per avvicinarsi
a lui.
“Cerca
di non farti prendere a ceffoni anche tu.” disse Nick, posando una
zampa sulla
spalla del figlio.
“Tutto
bene, papà?” domandò Robin nel tentativo di distrarsi dal proprio
disagio
interiore, “Sembrava uno schiaffo piuttosto forte.”
“Ne
ho ricevuto uno ben peggiore.” ammise suo padre, mentre ripensava a
quanto
accaduto anni prima, “In verità, mi aspettavo un gesto simile da parte
di
Cotton. Carotina avrebbe potuto… anzi, avrebbe dovuto darmelo quando ci
siamo
rivisti, ma non l’ha fatto, perciò…”
L’attenzione
di Nick fu catturata dalla presenza di Gideon, che gli si era nel
frattempo
avvicinato.
“Beh,
non mi aspettavo certo che saresti tornato da queste parti, Wilde.”
osservò
Gideon, mentre si sedeva accanto a Nick. Robin, dal canto suo, andò a
sedersi
in disparte, ma sempre dalla parte del tavolo in cui si trovava suo
padre.
“E
invece eccomi qui, Gideon.” esclamò Nick con una certa durezza.
“Te
lo dirò in maniera molto chiara, Nick.” continuò Gideon, “Sono…”
“Deluso.”
lo interruppe Nick, “Sì, lo so.”
“Sono
il primo ad ammettere che in passato mi sono comportato da stronzo con
Judy, ma
non avrei mai osato fare quello che hai fatto tu.”
“Non
è necessario che tu mi ricordi i miei errori. So benissimo cosa ho
fatto e mi
sono impegnato duramente per andare avanti e per migliorare le cose.”
“Le
volpi dovrebbero restare insieme a coloro che amano per tutta la
vita,
Wilde.” affermò Gideon, ringhiando leggermente.
“Le
volpi dovrebbero anche essere delle ladre subdole e astute, ma neppure
questo
corrisponde sempre a verità.” ribatté Nick, “Non tutte le volpi sono
così
tradizionaliste. Ammiro che tu voglia essere fedele a questo stile di
vita, ma
francamente ne ho avuto abbastanza di questi stereotipi sulle volpi.”
Gideon
continuò a guardare Nick con un’espressione accigliata.
“Non
potrai dire nulla di nuovo rispetto a quanto non abbia già sentito o
pensato da
solo.” continuò Nick, “Non sono venuto qui per litigare o discutere con
nessuno.”
Gideon
espirò lentamente dalle narici.
“Allora
non ti causerò alcun problema, Wilde.” ribadì la volpe di campagna, “Ma
sappi
che dovrai riguadagnare la nostra fiducia.”
“Non
avrei saputo dire di meglio.” ammise Nick.
“Dirò
a Sharla di non darti il tormento su questa faccenda. Sono sicuro che
presto
dovrai sentire quello che i genitori di Judy avranno da dirti.”
Nick
si lasciò andare a una risatina. Gideon, dal canto suo, intuì il
significato
che si celava dietro quel sorrisetto ironico.
“Bonnie
ti ha già parlato, non è vero?” domandò Gideon, inarcando un
sopracciglio.
“Acuta
osservazione, Gideon.” rispose Nick.
******
Dopo
quella chiacchierata, ricevo delle occhiate diffidenti da parte di
Sharla e
Cotton, ma nulla di più. L’agente Cervozzo, con gli occhi fissi sul
monitor del
suo portatile, ci spiega perché siamo tutti qui. Per farla breve, ci
sono un
montone pazzo e un incrocio altrettanto folle che hanno intenzione di
uccidere
sia me sia Carotina, oltre che colpire l’intera città con il Risveglio
dei
Morti.
Dopo
ciò, che altro posso aggiungere? Presento Robin agli altri, anche se è
ancora
un po’ restìo a stringere amicizia con mammiferi appena conosciuti.
Dopodiché,
ascolto le storie che Cotton, Gideon e Sharla hanno da raccontare.
Come
ho già detto, Cotton era molto piccola quando l’ho vista l’ultima
volta. È
cresciuta e ha fatto sua la filosofia di vita di Judy sul rendere il
mondo un
posto migliore, seppur in un modo leggermente diverso, visto che lavora
come
paramedico presso l’Unità di Soccorso Aereo dell’Ospedale Centrale di
Zootropolis. Insomma, è una soccorritrice in piena regola. Nonostante
senta
ancora dolore per lo schiaffo ricevuto, nutro un senso di ammirazione
per lei.
Poco
dopo, è il turno di Gideon e Sharla. Qualche anno fa, Gideon è rimasto
coinvolto in un incidente che da allora lo costringe a usare un bastone
per
poter continuare a camminare. Gestisce ancora la sua pasticceria, che
nel
frattempo si è ampliata al punto da aprire alcune filiali a
Zootropolis.
Sharla, invece, ha trascorso un po’ di tempo a lavorare come membro del
personale di terra all’interno della NASA. Sapevo che desiderava
diventare
un’astronauta – dopo tutto, chiunque può essere ciò che vuole – fin da
quando
era piccola, ma racconta di aver sviluppato una forma di astrofobia che
l’ha
costretta a rinunciare al suo sogno. Dopodiché, ha iniziato a insegnare
fisica
agli studenti delle scuole locali. Hanno adottato un cucciolo di volpe
di nome
Joshua una decina di anni fa. Non è potuto venire qui perché era
impegnato con
la scuola.
Una
volta che hanno finito di raccontare le rispettive storie di vita
vissuta,
tocca a me svuotare il sacco. So che non devo loro nulla, ma…
Gli
racconto la verità o almeno una parte di essa, dal momento che le
vecchie
ferite riprendono a far male quando vengono riaperte, perciò decido di
sorvolare sugli aspetti più dolorosi. Non voglio ripensare a quando
sono morte
Anabel o la mamma.
Se
non altro, sembra che Gideon e Sharla abbiano deciso di essere più
comprensivi
nei miei confronti, ma mi accorgo che Cotton mi guarda ancora in
cagnesco. Deve
aver ereditato questo aspetto da suo nonno.
Finalmente,
dopo che le presentazioni – o per meglio dire, le ripresentazioni –
sono state
fatte, tutti vanno per la propria strada, mentre Bonnie mostra a me e
Robin la
stanza per gli ospiti. Carotina e Nicholas dormiranno sullo stesso
piano,
perciò ho la certezza che almeno lei sarà vicina.
Spero
proprio che la cattura di quei due criminali non richieda troppo tempo.
Ho la
netta sensazione che qui le cose non andranno proprio lisce, senza
contare il
fatto che i letti in questa casa sono un po’ piccoli. Mi mancherà il
letto di
casa mia.
Note
dell’autore: Con
questo siamo arrivati a quota dodici
capitoli!
Come
era largamente ipotizzabile, il ritorno di Nick a Bunnyburrow dopo anni
di
lontananza è stato tutt’altro che trionfale. Se all’ospedale di
Zootropolis ha ricevuto
una dimostrazione dell’ostilità che Stu nutre nei suoi confronti, nella
tenuta della
famiglia Hopps Nick ha dovuto fronteggiare dapprima la disapprovazione
di
Bonnie e in seguito la violenta reazione di Cotton, oltre che le
occhiate e le
parole anch’esse cariche di ostilità da parte di Gideon e Sharla. Non
so voi,
ma se fossi al posto di Nick io preferirei di gran lunga fronteggiare
una
coppia di criminali guidati dal desiderio di vedetta a viso aperto. Ad
ogni buon
conto, se siete ancora curiosi di sapere come si evolveranno le cose,
non vi
rimane altro da fare che attendere i prossimi capitoli!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-13-Burrowed-705594194
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 14 *** Una diversa prospettiva ***
Capitolo
XIII
Una
diversa prospettiva
(dal
punto di vista di Judy)
Se
devo essere onesta, mi aspettavo di peggio quando tutti hanno rivisto
Nick dopo
che è passato così tanto tempo dall’ultima volta. Il fatto che lui
abbia
ricevuto solamente uno schiaffo da Cotton e scambiato quattro
chiacchierate a
viso aperto con la mamma e Gideon, oltre a dover fronteggiare alcuni
sguardi
taglienti, è stato in qualche modo… curioso. Ma sono state le parole
che ho
ricevuto più tardi quella stessa sera a imprimere una svolta
promettente alle
cose. Mentre mi salutava, Gideon aveva detto che, sebbene Nick avrebbe
dovuto
guadagnarsi la sua fiducia, era più che disposto a offrirgli quella
possibilità. Più tardi, quando Cotton è venuta a trovarmi nella mia
stanza, mi
ha confidato che anche lei gli avrebbe dato una possibilità, sebbene
fosse
ancora arrabbiata con Nick.
So
bene che in passato ci siamo fatti entrambi del male. So di essere
stata
colpevole del dolore che gli ho provocato, ma non sono stata la sola a
essere
stata ferita dalle azioni di Nick. All’inizio, tutti credevano che lui
se ne
fosse andato soltanto per potersi rinfrescare le idee. Quando non era
più
tornato, tutti si sono sentiti arrabbiati e amareggiati per quello che
aveva
fatto. Anch’io ero arrabbiata con lui – mi aveva lasciata sola a
crescere un
cucciolo senza che mi avesse lasciato spiegare per bene la situazione –
ma la
mia rabbia non era così aspra come pensavo. Dopo tutto, mi mancava
terribilmente. L’anno scorso mi sono resa conto che provavo quella
sensazione
perché ero ancora innamorata di lui.
Nel
corso degli anni, avevo imparato a farcela con le mie forze e la
maggior parte
dei miei amici aveva dovuto accettare il fatto che Nick se ne fosse
andato.
Quando sono tornata a casa, alcuni di loro si sono perfino rifiutati di
parlarmi per molto tempo. Perdere Nick, pensare di aver perduto anche i
miei
amici e di essere stata persino allontanata dalla mia famiglia… mi
aveva fatto
più male di qualsiasi altra cosa.
Tutto
questo, però, appartiene al passato. Non posso più guardare indietro,
ma soltanto
avanti.
A
questo proposito, la mattina dopo decido di fare una piccola
chiacchierata con
i miei genitori in privato.
******
“Allora,
di cosa volevi parlarci, tesoro?” domandò Bonnie.
“Di
Nick.” rispose Judy con chiarezza. Bonnie e Stu si scambiarono un breve
cenno
d’intesa.
“Beh,
ho fatto intendere ciò che penso di lui.” dichiarò Stu.
“Pensavo
di aver fatto lo stesso.” ribadì Judy, “Sentite, so che le cose sono
andate
storte per un bel po’ di tempo. So anche come può sembrare, ma
provate a
considerare il suo punto di vista soltanto per un momento, va bene?”
“Come
può sembrare…?” disse Stu incredulo, “Lui era forse qui quando
stavi
attraversando il momento peggiore della tua vita? No! Allora perché…”
Bonnie
lo interruppe, posandogli una zampa sulla sua spalla.
“Se
avete intenzione di essere arrabbiati con lui, allora dovreste esserlo
anche
con me.” affermò Judy con durezza, “Perché lui se n’è andato soltanto
per colpa
di quel che gli ho fatto io. Altrimenti, lasciate perdere.
Anche Cotton
può farlo. Esatto, non pensate che non mi sia accorta che tutto
quello che
ha fatto ieri è stato schiaffeggiare Nick e guardarlo storto. Pure
Gideon
mi ha confidato che desidera tornare a essere in buoni rapporti con
Nick.”
“Puoi
capire perché abbiamo le nostre preoccupazioni, cara.” disse Bonnie.
“Pensavo
avessi detto che non avresti interferito.” osservò Judy.
“Judy,
tuo padre e io abbiamo tutto il diritto di essere preoccupati per te,
ma… non
abbiamo intenzione di prendercela ulteriormente con Nick.” ribadì
l’anziana coniglia,
prima di rivolgersi a suo marito, “Non è vero, caro?”
Mentre
Bonnie lo guardava in paziente attesa, Stu digrignò i denti.
“So
che sei una coniglia fatta e cresciuta.” affermò il padre di Judy
mentre
scuoteva la testa, “Ma la cosa non mi piace. Per nulla.”
“Non
vi sto obbligando a farvela piacere.” ribadì Judy, “Vi sto solo
chiedendo di
non rendere le cose più difficili. Potreste non fidarvi di Nick in
questo
momento, ma sicuramente potete fidarvi di me.”
Stu
cedette dopo aver tirato un lungo sospiro.
“D’accordo.
Tuttavia, mi assicurerò di tenerlo d’occhio per essere certo che non ti
faccia
mai più del male, perché in caso contrario…” l’anziano coniglio strinse
il
pugno per dare maggior credito ai suoi propositi.
Sua
figlia scosse la testa, ma si accontentò e decise che era meglio non
aggiungere
altro.
******
Beh,
almeno sono stati fatti dei passi avanti. Mamma e papà ritornano a
occuparsi
dei loro doveri nei campi e io mi ritrovo a girovagare nella nostra
casa. Non è
cambiata molto da quando me ne sono andata diciannove anni fa, quando
ero una
novellina appena uscita dall’Accademia di Polizia. Alcuni dei miei
fratelli,
quelli disposti a portare avanti il nome della famiglia, si sono
sistemati qui
con le rispettive famiglie.
Oggi
ho ben poco da fare, a parte incontrare Nick e forse passare alla
pasticceria
di Gideon. Dopotutto, Bunnyburrow è sempre stato un posto tranquillo e
in
questi anni le cose non sono affatto cambiate.
Mentre
mi dirigo verso la stanza degli ospiti, trovo Nicholas che parla con
Robin. Non
appena mi avvicino, entrambi smettono di chiacchierare, ma Nicholas
dovrebbe
sapere che le mie orecchie non sono delle semplici decorazioni, visto
che ho
potuto sentirlo tentare di convincere Robin a socializzare con alcuni
residenti
della nostra tenuta.
Rivolgo
a Nicholas un sorriso di passaggio, mentre raggiungo la mia
destinazione: la
stanza degli ospiti.
Vederli
insieme mi ha fatto venire in mente un’idea.
******
Judy
bussò delicatamente alla porta della camera.
“Ehi,
Carotina…” esclamò Nick senza neppure aprire la porta, “Lo sai che non
c’è
bisogno che bussi.”
“Non
mi sembra giusto irrompere qui dentro.” disse Judy, aprendo la porta e
facendo
il suo ingresso nella stanza. Nick era seduto vicino alla piccola
scrivania
situata a un lato della camera, con un diario e una penna fra le zampe.
“La
porta non ha una serratura e questa è la tenuta della tua
famiglia,
perciò…” esordì Nick, prima che un sorriso sornione facesse capolino
sul suo
volto, “… a meno che tu non voglia prenderti il rischio di intravedere
qualcosa
di più… naturale.”
Judy
sorrise lievemente, anche se un rossore altrettanto lieve divenne
visibile
sulle sue orecchie.
“Nick,
hai smesso di impressionarmi con quella battuta molto tempo
fa.” osservò
la coniglia.
“Non
si sa mai.” replicò Nick con un sorriso untuoso. Judy controbatté
dandogli un
buffetto sulla spalla.
“Dunque…”
continuò la coniglia, battendo quasi nervosamente il terreno con una
zampa, “Staremo
qui per un po’. Stavo pensando che… forse potremmo sfruttare le nostre
due ore
fuori per…”
Nick
si lasciò sfuggire una risatina silenziosa.
“Sai,
sei così carina quando…” cominciò la volpe, prima che Judy lo fermasse
posandogli
il dito sulle labbra.
“Non
voglio essere quel tipo di mammifero…” affermò la coniglia, “Ma
solo
perché stiamo ricostruendo la nostra relazione su basi più salde, non
significa
che tu possa usare quella parola a tuo piacimento. Solo… cerca di
andarci
piano, d’accordo?”
Judy
tolse il dito dalle labbra di Nick.
“Perciò,
devo guadagnarmi la pagnotta, eh?” domandò Nick, alzando un
sopracciglio.
“Beh,
in parte.” rispose Judy, “Non voglio far sembrare che le cose fra noi
stiano
andando troppo in fretta. Abbiamo un sacco di lavoro da fare. Voglio
che le
cose funzionino, senza…”
“Senza
che accadano di nuovo le stesse cose che sono successe in passato.” la
interruppe la volpe, “Lo capisco, davvero. Ma noi non siamo più gli
stessi di
allora, Carotina. Non del tutto, almeno.”
Nick
allungò una zampa e afferrò quella di Judy, mentre le sue dita le
accarezzavano
il polso della mano. Lei ricambiò con un sorriso caloroso.
“Allora,
dove vorresti andare?” domandò Nick.
“Stavo
pensando… alla pasticceria di Gideon.” disse Judy. Il sorriso di Nick
si smorzò
leggermente e anche le sue orecchie si abbassarono. Mentre lo
osservava, Judy
continuò, “Perché non ci portiamo dietro anche i nostri figli? Nicholas
potrebbe presentare Joshua a Robin e poi, chissà…”
Nick
ridacchiò.
“Coniglietta
acuta…” esclamò la volpe, “Stai cercando di prendere più piccioni con
una sola
fava.”
******
Ero
certa che Nick non avrebbe potuto ottenere da solo ciò che volevo
realizzare
qui, perciò non delude le mie aspettative. So che Gideon vuole che lui
riconquisti la sua fiducia, perciò se presentiamo Robin a Joshua, il
figlio
adottivo di Gideon e Sharla, potrebbero trovare un’intesa e Robin
potrebbe
farsi un nuovo amico.
Nick
chiude il suo diario e prende il cappotto. Chiamo sia Nicholas sia
Robin e i
due entrano nella stanza, anche se Robin lo fa con una certa riluttanza.
Nick
svela a tutti noi il ‘piano’ di andare a trovare Gideon nella sua
pasticceria.
Nicholas esprime un certo disinteresse alla prospettiva di essere il
terzo
incomodo in quello che considera come un appuntamento, mentre Robin è
tutt’altro che entusiasta. Prendo Nicholas da parte per un istante e
gli dico
che si tratta di una specie di messinscena per convincere Robin a
incontrare
Joshua. All’inizio sembra un po’ dubbioso in proposito, ma credo che
sappia che
Robin abbia bisogno di una spinta per rompere un po’ il ghiaccio. Forse
avere
al suo fianco un nuovo amico che possa accompagnarlo per le vie di
Bunnyburrow
non sarebbe una cattiva idea.
Credo
che Nicholas abbia capito le mie intenzioni, perciò esprime il suo
assenso.
Robin alla fine cede, anche se non sembra affatto entusiasta.
Alla
fine, noi quattro usciamo dalla tenuta della mia famiglia a piedi, con
l’agente
Cervozzo che ci segue a debita distanza.
Certo,
avevo quasi dimenticato che non siamo qui in vacanza. La presenza di
Cervozzo
mi riporta alla cruda realtà. Eppure, ho tutte le intenzioni di
cogliere questa
opportunità nel miglior modo possibile.
La
pasticceria di Gideon è situata nella piazza centrale di Bunnyburrow,
perciò la
raggiungiamo entro una decina di minuti. È un locale piuttosto piccolo
rispetto
alle filiali che portano il suo nome a Zootropolis, ma a differenza di
questi
ultimi, possiede un fascino che oserei definire… rustico.
******
Il
campanello sopra la porta d’ingresso tintinnò, mentre Judy l’apriva ed
entrava
nella pasticceria, seguita da Nick, Nicholas e Robin.
“Ah,
però.” osservò Nick, “Guarda un po’ come è cambiato questo posto.”
La
pasticceria aveva rinnovato gli interni rispetto all’ultima volta in
cui Nick
era entrato molti anni prima. Ora assomigliava a uno di quei locali in
vecchio
stile, con mensole di legno attaccate alle pareti e cestini del
medesimo materiale
che contenevano ogni genere di prodotto da forno. Il bancone era
rimasto
praticamente lo stesso, sebbene alla base fosse stata applicata una
finitura in
legno. Dietro il bancone c’era una giovane volpe, poco più alta di
Robin, dagli
occhi color nocciola e un ciuffo di pelliccia a punta sulla sommità del
capo.
Indossava un grembiule a strisce. Non appena vide arrivare i suoi nuovi
clienti,
si diede un colpetto con le zampe e si avvicinò al bancone.
“Benvenuta,
signorina Hopps.” esclamò il giovane canide, mantenendo un
caratteristico tono
campagnolo nelle sue parole, “Nicholas… avete portato degli amici con
voi,
oggi?”
“Hai
indovinato.” annuì Judy, “Nick, Robin… lui è Joshua Grey, il figlio di
Gideon e
Sharla.”
“Piacere
di conoscervi.” disse Joshua con un sorriso, prima di rivolgersi a
Judy, “Il
solito?”
“Per
me e Nicholas, sì. Grazie, Joshua.” ribadì Judy, “Per Nick e Robin,
invece…”
“Una
fetta di crostata ai mirtilli e…” Nick guardò in basso, rivolto a suo
figlio.
“Una…”
esordì Robin mentre evitava il contatto visivo con Joshua, che lo
osservava
pazientemente, “F-fetta… di… torta di fragole.”
“È
un po’ timido.” sussurrò Judy rivolta a Joshua, mentre quest’ultimo
inarcava un
sopracciglio.
“Bene.
Dunque, abbiamo una fetta di torta alle carote, uno shortbread, una
fetta di
crostata ai mirtilli e una di torta di fragole.” disse Joshua,
riassumendo
l’ordine, “Volete mangiare qui?”
“Sì,
certo.” annuì Judy, “Prenderemo un tavolo qui fuori.”
“Benissimo.”
disse Joshua con un sorriso.
******
Joshua
Grey era nato a Zootropolis, ma i suoi genitori si trasferirono a
Bunnyburrow
quando era molto piccolo. Gideon li conosceva da qualche anno e gli
avevano
confidato che desideravano da tempo trasferirsi in campagna, dopo che
erano nati
i loro figli. Quando Joshua aveva tre anni, i suoi genitori morirono
quando
qualcuno aveva dato fuoco alla loro casa. Il colpevole era una lepre
fuori di
testa, che era stata in seguito arrestata e condotta in un ospedale
psichiatrico. Gideon ne discusse con Sharla e i due decisero che
avrebbero
adottato Joshua, dopo aver tentato senza successo di concepire un
figlio tutto
loro. Dovete sapere che concepire un ibrido non è una cosa… semplice.
Dopo la
nascita di Nicholas, avevo scoperto che le probabilità di concepire e
portare a
termine con successo la gravidanza di un incrocio erano di circa il
dieci per
cento. C’è poi l’intera questione delle diverse dimensioni… non sono
una
scienziata, per cui un sacco di queste nozioni sono uscite dalla mia
testa non
appena avevo finito di svolgere le mie ricerche.
Voglio
ritornare al punto che voglio chiarire… ovvero che Joshua avrebbe
potuto capire
almeno un po’ il momento che Robin stava attraversando. Aveva perso
entrambi i
genitori in tenera età e ricordo che Gideon mi aveva detto in
confidenza che, a
volte, era sembrato che Joshua avesse accusato lui e Sharla di provare
a
rimpiazzare i suoi veri genitori.
Ecco
perché ho scelto di venire qui oggi. Spero con tutto il cuore che
Joshua possa
aiutare Robin a superare ciò che gli sta capitando proprio in questi
ultimi
tempi.
Anche
il fatto che Joshua prova una sincera ammirazione per Nick potrebbe
essermi di
grande aiuto. Sapeva chi fosse man mano che cresceva; d’altra parte,
come
poteva una giovane volpe non apprezzare il fatto che Nick, da squallido
imbroglione
che vendeva ghiaccioli prodotti illegalmente, fosse diventato la prima
volpe a
essere entrata in polizia? La sua era diventata una storia molto
popolare tra
le giovani volpi. Sapeva che Nick era l’incarnazione di ciò che io
andavo
raccontando anni prima, ovvero che qualunque mammifero poteva essere
ciò che
desiderava, che ciò che hai nel cuore è più importante della pelliccia
che
porti addosso.
******
“Ecco
a voi, signorina Hopps.” annunciò Joshua mentre sistemava il piatto con
la
fetta di torta di carote davanti a Judy, quello con lo shortbread
davanti a
Nicholas, quello con la fetta di crostata ai mirtilli davanti a Nick e
infine
il piatto con la fetta di torta di fragole di fronte a Robin. Joshua
rimase in
piedi mentre fissava Nick. Quest’ultimo lo notò un attimo prima di
mettere sotto
i denti un boccone del dolce che aveva ordinato; mentre inclinava
lievemente la
testa, rivolse la parola alla giovane volpe.
“Ho
qualcosa in faccia, per caso?” gli domandò Nick, tenendo un
sopracciglio
alzato.
“Oh,
no.” rispose Joshua, “È solo che… non capita tutti i giorni di
incontrare il
proprio eroe.”
“Eroe,
eh…” considerò Nick dubbioso.
“Sì,
lei è stata la prima volpe a diventare poliziotto.” replicò il figlio
adottivo
di Gideon, mentre una lieve sfumatura rosa faceva capolino sulle sue
orecchie,
“La prima volpe ad aver dimostrato di saper andare oltre i pregiudizi
altrui.”
Le
orecchie di Nick si alzarono leggermente, nell’udire quelle parole
colme di
sincera ammirazione.
“Però,
devo ammettere che trovo un po’ curioso pensare al fatto che lei sia
padre…”
confessò Joshua, “Non sapevo che lei avesse due figli.”
Nick
si accorse che Joshua desiderava essere presentato. “Oh, lui è mio
figlio
Robin.” disse indicando il suo secondogenito, il quale persisteva
nell’evitare
di guardare Joshua negli occhi.
“Beh,
ci siamo già presentati, ma… piacere, sono Joshua.” disse quest’ultimo,
mentre
porgeva una zampa nella direzione di Robin. La volpe più giovane lanciò
un’occhiata nervosa a suo padre, il quale lo spronò a farsi avanti con
un
cenno.
“P-piacere…
sono Robin.” disse il secondogenito di Nick, mentre stringeva tremante
la zampa
di Joshua.
“Ti
faccio una proposta, Robin. Dal momento che sei nuovo di queste parti,
che ne
dici di farti vedere in giro con me?” propose Joshua con un sorriso
amichevole,
prima di rivolgersi a Nick, “Sempre che a lei non dispiaccia,
naturalmente.”
“Non
c’è problema.” affermò Nick dopo essersi scambiato un’occhiata d’intesa
con
Judy, “Potrebbe fargli bene stare in compagnia di qualcuno che sa come
muoversi
da queste parti.”
“Va…
va bene.” disse Robin.
“Fantastico!”
esclamò Joshua, “Papà!” gridò rivolto a Gideon.
“…
sì?” disse una voce maschile dal retro del negozio.
“Porto
un nuovo amico con me a fare un giro in città!” affermò Joshua.
Gideon
emerse dal retro della pasticceria, appoggiandosi al suo bastone e
osservando
la scena dinanzi a sé con i suoi occhi blu.
“Va
bene.” replicò quest’ultimo con un sorriso, “Cerca soltanto di non
stare via
troppo a lungo, perché hai ancora del lavoro da fare qui.”
“Non
farò tardi, papà!” promise Joshua.
“Perché
non vai con loro, Nicholas?” propose Judy al figlio, “Se non altro,
Robin sarà
in compagnia di qualcuno che già conosce.”
“Va
bene, va bene. Non avevo comunque intenzione di essere il terzo
incomodo a
questo appuntamento.” replicò Nicholas, mentre si alzava e faceva
comparire sul
suo volto un sorriso volutamente malizioso.
“Fuori
di qui.” ordinò scherzosamente Judy, trattenendo una risata. Joshua,
Nicholas e
Robin uscirono dal negozio, con il campanello che tintinnava mentre la
porta
d’ingresso si chiudeva.
“Beh,
devo riconoscere che la tua è stata una bell’idea, Judy.” disse Gideon
con un
sorriso caloroso, poco prima di tornare serio quando si rivolse a Nick,
“Sappi
che io non ti odio, Nick. Hai voltato le spalle a Judy quando aveva più
bisogno
di te. Lo sai che le mie idee a proposito sono piuttosto
tradizionaliste, ma
hai ragione: non posso certo costringerti a tenere fede alle mie stesse
convinzioni. Mi sono anche sentito… ferito… se è la parola giusta… dal
fatto
che tu non sia tornato. In un certo senso, avevo capito come ti fossi
sentito e
tutti noi avremmo potuto comprenderlo e restare in buoni rapporti con
te.
Questo non è successo e ci hai lasciati tutti nella polvere. Tuttavia,
so che
anche tu hai sofferto molto e so anche che, a volte, coloro che hanno
sofferto
tanto non sempre riescono a fare la cosa più giusta. Perciò, credo che
dovremmo
ricominciare daccapo. Senza rancori.” Gideon offrì la zampa aperta a
Nick, in
segno di buona fede.
Nick
sembrò perplesso, ma alla fine sorrise e ricambiò quell’offerta di
riappacificazione.
“Posso
conviverci.” esclamò.
Note
dell’autore: E
con questo siamo giunti al tredicesimo
capitolo!
I
parenti, gli amici e i conoscenti di Judy rimasti a Bunnyburrow saranno
anche
dei campagnoli fortemente legati alle tradizioni, ma in questo capitolo
hanno
dimostrato di non essere così ottusi e retrogradi dal non volere
neppure tentare
di comprendere le ragioni che hanno spinto Nick ad andarsene
all’estero.
Insomma, perfino Stu è riuscito ad andare oltre i rancori personali e a
concedere
a Nick un’altra occasione, anche se non l’ha fatto certo con
entusiasmo.
Probabilmente Judy era stata un po’ troppo passiva nel capitolo
precedente, ma
in questo è riuscita a ideare un piano intelligente per far
riavvicinare Nick
al resto della sua famiglia senza creare ulteriori dissapori.
Prima
di congedarmi, permettetemi di aggiungere una piccola nota di tipo
gastronomico.
Per chi non lo sapesse, lo shortbread è un biscotto tipico
della cucina
scozzese preparato con zucchero, burro e farina.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-14-Perspective-707802371
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 15 *** Nuovi amici ***
Capitolo
XIV
Nuovi
amici
(dal
punto di vista di Robin)
Timido…
nervoso… okay, sono abbastanza sicuro che il mio stomaco stia provando
a
saltare fuori dal mio corpo, in questo momento. Sono in compagnia di
questa
strana volpe che ho appena conosciuto e che mi sta portando in giro per
Bunnyburrow.
Ci
ha già presentato come amici e lo fa ogni volta che arriva qualche
coniglio a
chiedergli chi io sia. Ebbene sì, molti conigli vivono qui, come
suggerisce il
nome stesso della cittadina, anche se Nicholas mi ha spiegato che,
quando avevo
visto per la prima volta il contatore della popolazione aggiornarsi
continuamente, si trattava solamente di uno scherzo e che la sua
famiglia non è
poi così numerosa come dovrebbe essere.
È
un bene che sia così, perché se esistessero davvero oltre novanta
milioni di
conigli, avrebbero già preso il controllo del mondo.
Nicholas
dovette spiegarmi che all’interno della tenuta vivevano una trentina di
famiglie, tutte appartenenti all’albero genealogico della famiglia
Hopps, anche
se neppure la metà di loro discendevano dalla nonna di Nicholas. Come
ho avuto
modo di capire, ciascun membro del clan Hopps si considera parte di
esso e vede
gli altri come ‘fratelli’ e ‘sorelle’, il che per me ha senso;
dopotutto, se
qualcuno avesse per davvero duecentosettantacinque cuccioli, come
potrebbe mai
ricordarsi tutti i loro nomi?
Non
tutti i fratelli di sangue di Judy avevano il numero ‘tradizionale’ di
figli –
che corrisponde a un numero compreso tra le dieci e le venti unità,
come mi
dice Nicholas.
Eppure,
almeno quattrocento conigli vivono nella casa presso la quale
alloggiamo.
Quattro…
cento… estranei…
Sono
al limite. Non sopporto di essere circondato da sconosciuti e non sono
mai
stato bravo a fare amicizia.
Questo
mi riporta subito alla realtà, con Joshua che mi porta in giro per la
cittadina
e cerca di fare conversazione. Nonostante non sia proprio di compagnia,
non la
smette un attimo di parlare.
******
Joshua,
Robin e Nicholas si trovavano nella piazza centrale di Bunnyburrow,
circondata
da edifici costruiti in stile tradizionale; sebbene si trovasse a pochi
isolati
dalla pasticceria di Gideon, avevano impiegato circa dieci minuti per
arrivarci
a causa dell’insistenza di Joshua a voler salutare quasi tutti i
passanti.
Nicholas l’aveva trovato divertente.
“Dunque…
eccoci arrivati in centro!” annunciò il figlio adottivo di Gideon
allegramente,
“Quello che vedete laggiù è il mercato di Bunnyburrow.” Joshua indicò
un punto
della piazza in cui erano state installate diverse bancarelle.
“A
volte anche gli Hopps allestiscono lì la loro bancarella.” continuò
Joshua,
“Ma, a meno che non vogliate comprare prodotti freschi o qualche
oggetto
lavorato all’uncinetto, non c’è molto altro.” concluse con una risatina.
“Non
c’è molto altro da vedere qui, vero?” domandò Joshua, “Immagino che
Zootropolis
abbia molto di più da offrire a un damerino di città.”
“Ecco…
immagino che…” disse Robin timidamente.
“Tranquillo,
Rob.” esclamò Joshua sorridendo, “Ti abituerai alla tranquilla vita di
campagna
nella cara, vecchia Bunnyburrow.”
Joshua
non fece caso all’apparente dispiacere che Robin aveva provato per il
nomignolo
che gli aveva affibbiato e continuò a trascinarlo avanti e indietro,
tenendogli
ben stretto il braccio.
Robin
lanciò un’occhiata a Nicholas, il quale si limitò a scrollare le spalle
mentre
lo seguiva a breve distanza.
“Dove…
dove stiamo andando?” domandò il secondogenito di Nick.
“Oh,
soltanto in un posticino oltre il centro della città dove mi piace
passare il
tempo libero.” rispose Joshua, “Ci vado ogni volta che desidero
incontrarmi con
gli amici.”
******
La
cosa non mi tranquillizza affatto. Significa che ovunque Joshua andrà,
ci
saranno altri mammiferi ad attenderlo e io non mi sento proprio a mio
agio in
compagnia di estranei.
Il
centro di Bunnyburrow è piuttosto piccolo, perciò lo attraversiamo
rapidamente.
Nicholas mi confida che ci erano voluti meno di cinque minuti e così
ritorniamo
nei campi, dove Joshua sta guidando me e Nicholas. Ci dice che il suo
‘punto
d’incontro’, che si trova oltre il primo campo presente in questa parte
della
città, non è altro che un piccolo lago.
Mi
sono abituato alla presenza di Joshua a questo punto, ma come dovrò
comportarmi
davanti agli altri suoi amici? Sto iniziando a voler desiderare di fare
ritorno
alla pasticceria, ma la presa di Joshua è così stretta da ricordarmi
che, in
questo particolare momento, non avrei avuto molta scelta in merito.
Ancora una
volta, mi volto in direzione di Nicholas e lui replica facendo
spallucce per
l’ennesima volta.
La
camminata attraverso il campo richiede pochi minuti e quando arriviamo
al
laghetto dove Joshua aveva deciso di portarci, mi accorgo che non siamo
soli.
Sento
le mie spalle diventare umidicce per il sudore freddo. Joshua mi lascia
finalmente andare, mentre si reca a parlare con uno dei conigli
presenti in
zona.
******
“Allora…”
disse Nicholas, “Non credo di dover chiederti… cosa pensi esattamente
del fatto
che il signor Wilde… voglio dire, tuo padre e mia madre…”
“È
anche tuo padre.” puntualizzò Robin.
“Riconosco
che è riuscito a farmi ricredere sul suo conto, ma non mi sento ancora
pronto a
chiamarlo papà.” ammise Nicholas mentre scuoteva la testa, “Sai una
cosa?
Capisco come ti senti. Penso che stiano entrambi andando un po’ di
fretta.”
Nicholas si lasciò andare a una lieve risata di scherno, “Tuttavia, non
è che
la mamma fosse nota per essere una che ci va piano nell’affrontare le
cose.”
“Non
ti dà fastidio?” gli domandò Robin.
“Beh,
in linea di massima… avrei potuto perdere la mamma per sempre.” ammise
Nicholas
scrollandosi le spalle, “Perciò, per quanto mi riguarda, il fatto che
loro
stiano tornando insieme non può nemmeno lontanamente essere messo allo
stesso
livello.”
Nicholas
si guardò i piedi mentre teneva le orecchie abbassate. Robin gli mise
una zampa
sul suo braccio. Nicholas se ne accorse e si voltò.
“Su,
vai a fare amicizia.” disse Nicholas, tenendosi a distanza.
Robin
lasciò cadere la zampa sul suo fianco e fissò il gruppo di mammiferi
con cui
Joshua stava parlando. Prese un respiro profondo e cominciò a dirigersi
verso
di loro, ma si fermò.
“Ehi,
Nick.” disse Robin. Nicholas si rivolse a lui, mentre la sua
espressione
tradiva il suo divertimento nell’essere stato chiamato con il nome
abbreviato
solitamente associato a suo padre.
“Mi
dispiace per avervi estromesso dalla mia vita per tutto questo tempo.”
ammise
Robin, “Ho solo pensato… che…”
“Capisco.”
rispose Nicholas, “Capisco, Rob.”
Il
primogenito di Nick fece un passo avanti e posò una zampa sulla testa
di Robin,
arruffandogli la pelliccia.
“Dacci
un taglio.” esclamò Robin con una mezza risata.
“Non
posso.” ribadì Nicholas allo stesso modo, “Privilegio da fratello
maggiore.
Inoltre, voglio fartela pagare per avermi chiamato ‘Nick’.”
“Tu
mi hai chiamato Rob.” protestò Robin.
“Un
altro privilegio da fratello maggiore.” ribadì Nicholas, mentre
continuava a
scompigliare con vigore la pelliccia del fratellastro minore, “E poi,
presto
sarai più alto di me e voglio approfittarne finché sono ancora in
tempo.”
“Ah,
già… i geni di leporide…”
“Sì,
non diventerò più alto di così. Comunque, almeno sono più alto di uno
dei miei
genitori.”
Quell’osservazione
suscitò una risatina da parte di Robin.
“Ti
dirò un’altra cosa…” disse Nicholas, “Sono dalla tua parte. So che
Joshua ti fa
sentire un po’ a disagio, te lo leggo in faccia. È solo il suo modo di
fare.”
“Grazie.”
disse Robin sollevato.
“Andiamo,
ora.” esclamò Nicholas.
******
Quella
chiacchierata con mio fratello maggiore mi ha fatto sentire meglio. Noi
due
raggiungiamo gli altri mammiferi intenti a parlare con Joshua, il quale
si gira
per presentarci.
I
conigli sembrano piuttosto incuriositi dalla nostra presenza. Non sono
da soli,
però: ci sono anche una pecora bianca e un giaguaro.
Joshua
si fa da parte dopo avermi presentato; sebbene mi senta ancora
piuttosto
nervoso, non è poi così male come temevo.
La
prima a presentarsi è una coniglietta di nome Jessica Leaps. Ha più o
meno la
mia stessa età e sogna di andare a studiare danza a Zootropolis. È la
prima di
dieci fratelli, perciò la sua è una piccola famiglia, almeno secondo
gli
standard di Bunnyburrow.
Il
prossimo è Hogarth Hopps. È più giovane di me di un anno ed è
piuttosto…
tranquillo. Borbotta parole che non riesco a comprendere. Poi è il
turno del
giaguaro; si chiama James ed è un po’ più grande di me. È il figlio di
un
attuario locale, ma vuole diventare uno sviluppatore di videogiochi.
L’ultima a
presentarsi è la pecora. Mi dice di chiamarsi Charlotte, anche se
preferisce
essere chiamata ‘Charlie’. Joshua puntualizza che Charlie è sua cugina
da parte
di madre, poiché suo padre è il fratello di Sharla.
A
volte sembra che il mondo sia davvero piccolo, persino qui a
Bunnyburrow.
******
“Allora,
Robin…” disse Jessica facendosi avanti, mentre i suoi occhi celesti
brillavano
di eccitazione alla possibilità di farsi un nuovo amico, “Da dove
vieni?”
“Dal
M… Messigatto.” mormorò Robin di risposta, facendo del proprio meglio
nel non
cedere all’impulso di darsela a zampe levate.
“È
abbastanza lontano.” osservò Jessica, “È un bel posto? Che cosa ti
porta qui a
Bunnyburrow?”
“È…
okay, immagino… sono cresciuto lì, ma… io e mio padre ci siamo
trasferiti a
Zootropolis un anno fa e… ecco…” Robin continuò a balbettare, incerto
su cosa
avrebbe dovuto dire a proposito degli eventi che avevano visto
coinvolta la sua
famiglia, “Siamo qui soltanto… in visita.”
“Beh,
la maggior parte di noi non ha mai messo zampa fuori da Bunnyburrow.”
puntualizzò la coniglietta, “Perciò è bello avere un amico che è stato
in altri
posti. Ehi, forse se dovessimo un giorno visitare Zootropolis, potresti
farci
fare un giro in città. Che ne dici?”
“Ecco…
sì, certo…” disse Robin.
******
Tutti
gli altri sono un po’ più aperti con me. Si tratta di piccole cose e
credo di
sapere perché si stavano comportando così: Joshua doveva aver detto
loro che
sono un po’ timido e stavano facendo tutti del loro meglio per cercare
di farmi
mettere a mio agio.
Mi
sorprende che la cosa funzioni per davvero.
Dopo
che ci siamo presentati e aver scambiato quattro chiacchiere, ci
salutiamo e
vado via con Joshua e Nicholas. Mio fratello, tuttavia, dice che
sarebbe andato
avanti per incontrare papà e la signorina Hopps nella pasticceria di
Gideon.
Joshua lo saluta e rimaniamo da soli. Osservo Joshua e mi accorgo che
il suo
sorriso spensierato aveva lasciato il posto a uno sguardo serio.
Per
quanto strano possa sembrare, quell’espressione mi lascia un senso di
terrore.
******
“Allora…”
iniziò Joshua, “Non abbiamo ancora avuto modo di parlare tra di noi,
vero?”
Robin
lo fissò negli occhi per un momento, prima di abbassare lo sguardo a
terra.
“So
essere molto amichevole e loquace quando ne ho voglia, ma non sono
sempre stato
così.” disse Joshua, “Papà mi ha detto che ero piuttosto introverso
quando ero
piccolo e immagino che sia vero. Ora… a volte posso sembrare un po’
troppo
invadente ed energico, perciò se ti senti scoraggiato, sappi che non
c’è ragione
di esserlo.”
Ci
fu una breve pausa.
“Senti,
Rob…” continuò Joshua, “Papà mi ha parlato di… beh, di te e della
signorina
Hopps.”
Robin
rimase in silenzio.
“Hai
sentito che papà e mamma… cioè, Gideon e Sharla mi hanno adottato.”
disse
Joshua, “Avevo soltanto tre anni… quando i miei veri genitori… sono
morti.”
“Mi
dispiace…” sussurrò Robin, prima che Joshua gli rivolgesse un sorriso
malinconico.
“Non
devi esserlo. Ero molto piccolo. Ricordo… ben poco di loro… il modo in
cui papà
mi scompigliava la pelliccia fra le orecchie… il modo in cui la mamma
mi
sorrideva… non riesco a ricordare altro.” concluse Joshua con un
sospiro
pesante.
“Quando
Gideon e Sharla… voglio dire, papà e mamma mi hanno adottato, non ero
felice.”
ammise Joshua, “Ero arrabbiato per aver perso i miei genitori biologici
e avevo
cercato qualcuno da incolpare per il fatto di averli perduti quando
sono
cresciuto… è successo circa tre anni fa. Dissi loro che avrei
desiderato che
fossero morti al posto dei miei veri genitori. In qualche modo, avevo
dato la
colpa a loro. Pensavo che stessero cercando di sostituirli.”
Non
appena si rese conto del senso delle parole che Joshua aveva
pronunciato, Robin
non poté fare a meno di spalancare gli occhi.
Quelle
sensazioni erano molto simili a quelle che Robin provava nei confronti
di Judy.
“La
signorina Hopps non potrebbe mai prendere il posto di tua madre.” disse
Joshua,
“La conosco abbastanza a lungo da essere sicuro che non oserebbe
neppure
concepire una cosa del genere.”
Robin
continuò a guardarsi le punte dei piedi.
“So
di essere soltanto un estraneo per te, anche se spero che noi due
potremmo
essere amici da ora in poi.” ribadì Joshua, “Se me lo dicessi
apertamente, ne
sarei felice.”
Robin
aprì bocca per dire qualcosa, ma poi sembrò cambiare idea e preferì non
dire
nulla.
“Eccoti!”
esclamò una voce proveniente dalle vicinanze. Robin alzò la testa e si
accorse
che Nick, Judy e Nicholas lo stavano aspettando fuori dalla pasticceria
di
Gideon.
******
Joshua
mi saluta e rientra in negozio, mentre mio padre mi chiede come siano
andate le
cose. Gli rispondo che tutto è andato… bene, immagino. I miei pensieri
mi
riportano a tutto quello che mi ha detto Joshua. A proposito della
signorina
Hopps… è difficile. Dico sul serio. Non riesco a liberarmi così
facilmente di
tutto ciò che provo per lei, anche se vorrei farlo. Non è che io voglia
rendere
le cose difficili di proposito. Detesto vedere papà infelice. Mi aveva
fatto
male vederlo quella notte in ospedale, era davvero sconvolto per quello
che era
successo alla signorina Hopps.
Questo
mi fa comprendere qualcosa d’importante: papà aveva sopportato molto
dolore. Mi
ha raccontato quello che era successo prima che arrivasse in
Messigatto. Non
proprio tutta la storia – mi dice sempre che lo farà quando sarò più
grande –
ma so che papà aveva avuto molte perdite nel corso della sua vita. Il
nonno,
quello che pensava dovesse essere il suo primo figlio, la mamma e poi
la nonna.
E poi, pensava che avrebbe perduto di nuovo la signorina Hopps.
Sono
stato un egoista. Avevo provato un grande dolore quando era morta la
mamma, ma
non mi ero accorto che anche papà si fosse sentito così.
Per
quanto riguarda Joshua… potrà sembrare un po’ invadente, ma penso che
sia un
tipo a posto. Non mi ha detto altro che cose che una piccola parte di
me stesso
mi aveva tenuto nascoste per tanto, troppo tempo.
Immagino
che potrei chiamarlo ‘amico’.
Penso
anche… che potrei essere capace di stringere nuove amicizie anche qui.
Note
dell’autore: Bene,
eccoci arrivati al quattordicesimo
capitolo!
Se
in quello precedente Judy si è data da fare per ricucire lo strappo che
si era
venuto a creare fra Nick e i parenti e gli amici di lei rimasti a
Bunnyburrow,
in questo capitolo il giovane Robin è riuscito a uscire almeno in parte
dal suo
guscio grazie all’empatia mostrata da Joshua e alla spinta del
fratellastro
Nicholas. Insomma, come si dice sempre in casi del genere… non tutto il
male
viene per nuocere. Non siete d’accordo?
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XIV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-15-New-Friends-714610956
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 16 *** Piano d'attacco ***
Capitolo
XV
Piano
d’attacco
Era
passato un mese e mezzo da quando Michael aveva deciso di porre un
freno alle
iniziative di Doug. In maniera superficiale, l’ibrido si era lasciato
sfuggire
il montone non una, ma ben due volte. Fu solo quando il suo contatto,
infiltratosi all’interno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis, lo
aveva
informato che c’era stato un attentato alla vita di Judy Hopps, che
Michael
aveva finalmente compreso quello che Doug aveva intenzione di fare.
Inutile
aggiungere che quei tentativi non autorizzati da parte di Doug di
uccidere
l’agente Hopps avevano rischiato di far saltare in aria tutto ciò per
cui
Michael aveva lavorato. Gli aveva anche fatto sorgere il dubbio se
avesse
davvero bisogno dell’aiuto dell’ariete; dopotutto, Doug aveva già
trasformato
il Risveglio dei Morti in un’arma letale. Sicuramente qualcun altro
avrebbe
potuto apportare le migliorie necessarie per portare a compimento i
piani di
Michael.
Ma
avrebbe anche significato che tutti gli sforzi compiuti da Michael
nell’organizzare il tutto, anche se la sua zampa era stata in qualche
modo
forzata, sarebbero andati sprecati. Se c’era una cosa che il
vendicativo ibrido
odiava, era proprio vedere le cose andare sprecate.
Pertanto,
Michael aveva deciso che Doug doveva imparare una lezione che non
avrebbe
dimenticato tanto presto. Dopo che quello si era rivelato essere il
secondo
tentativo da parte di Doug di far fuori l’agente Hopps, Michael si era
preso un
rischio enorme, pur sapendo che lo ZBI aveva raccolto delle
informazioni sul
suo conto, per raccattare Doug prima che potesse farsi arrestare o
sparare. Pur
di recuperarlo, si era recato personalmente nel Distretto di Savanna
Central,
proprio sotto gli occhi di tutti. Non appena aveva riportato il montone
alla
base, Michael tirò fuori qualcosa che lo aveva sorpreso e inorridito al
tempo
stesso.
Era
un collare elettrico modificato. Quei collari erano strumenti
all’avanguardia
che dovevano essere destinati a tutti i predatori di Zootropolis
durante la
fase finale del piano organizzato da Bellwether. L’intento era quello
di
rendere i carnivori incapaci di reagire alle emozioni negative, in modo
che,
agli occhi degli erbivori che li odiavano, non potessero più risultare
una
minaccia. Se chi lo indossava avesse provato rabbia o paura, il collare
avrebbe
rilasciato una scarica elettrica, con un’intensità variabile a seconda
dell’intensità
e della durata dell’emozione provata.
Una
volta che il piano di Bellwether era stato sventato, i collari erano
stati
sequestrati dalla polizia, ma l’idea alla base del progetto aveva
impressionato
le autorità cittadine, le quali avevano deciso di testare i dispositivi
sui
prigionieri che erano detenuti in strutture di massima sicurezza, come
il
carcere di Mountainside. Doug aveva dovuto indossare uno di quei
marchingegni
fino al giorno della sua evasione, mentre Michael aveva fornito ai
mammiferi al
suo servizio gli strumenti necessari per disattivarlo, prima che
avessero portato
l’ariete al suo cospetto.
Invece
che reagire alle emozioni di chi lo portava, il collare che Michael
aveva messo
al collo di Doug poteva essere controllato a lunghe distanze ed era
provvisto
di un sensore GPS, che permetteva a Michael di sapere esattamente dove
si
trovasse Doug in ogni momento. Inoltre, poiché sapeva quanto Doug fosse
pieno
di risorse, l’ibrido aveva fatto sì che il collare avrebbe rilasciato
una
scarica elettrica talmente potente da risultare fatale, semmai l’ariete
avesse
tentato di toglierselo di dosso.
******
“Non
mi metterò mai quell’affare.” affermò Doug con disgusto.
“Capisco…”
rispose Michael, mentre si allontanava e faceva scorrere il pollice
lungo il
bordo del collare. Annuì brevemente verso uno degli orsi polari
presenti nella
stanza, il quale afferrò il montone mentre l’ibrido gli metteva lo
strumento al
collo con la forza.
“Ora,
tu sai che non mi piace dare spettacolo in pubblico, a meno che non sia
strettamente necessario.” disse Michael, “Perciò, non ho affatto
apprezzato il
tiro mancino che hai provato a tirarmi.”
“Eravamo
d’accordo che avrei potuto avere sia Hopps sia Wilde.” affermò Doug con
una
smorfia.
“Ma
ho forse accettato che tu lo facessi in pieno giorno, prima ancora che
il nostro
piano fosse andato in porto?” ribadì Michael rivolgendosi all’ariete,
mostrando
un ghigno che mostrava la varietà canide e leporide dei denti
all’interno della
sua bocca.
Doug
non disse una parola.
“È
quello che pensavo…” continuò Michael, estraendo un piccolo telecomando
dalla
tasca, “Consentimi una piccola dimostrazione su ciò che ti succederà,
se oserai
sfidarmi di nuovo. Lascia che ti colpisca, affinché questa sia l’ultima
volta.”
Detto
questo, l’orso polare che teneva Doug fra le zampe lo lasciò andare.
Michael
aveva appena premuto un pulsante sul telecomando. La luce presente sul
collare,
che di solito era verde quando il mammifero che lo indossava era calmo,
divenne
rossa. Doug collassò sul pavimento, dopo che il suo corpo era stato
investito
da una scarica elettrica.
“Avrei
dovuto dirti che, sebbene mi fossi sentito profondamente ferito, avevo
impostato quell’aggeggio sul livello più basso.” disse Michael,
accovacciatosi
sul pavimento al livello di Doug.
“Mi
sfiderai di nuovo, adesso?” domandò l’ibrido, dopo aver rimesso il
telecomando
in tasca.
Doug
fissò nuovamente Michael negli occhi.
“No.”
disse con un ringhio, mentre era ancora in preda al dolore.
“Molto
bene.” esclamò Michael con un sorriso compiaciuto.
******
Doug
aveva capito che Michael aveva valutato la possibilità di uccidere
anche lui;
dopotutto, Doug era direttamente coinvolto nel piano che aveva
scatenato i
disordini in città, nel corso dei quali i genitori di Michael avevano
trovato
la morte. Perciò Doug aveva installato un piccolo ‘chip di
contrattazione’ sui
dispositivi attaccati alle bombe che l’ibrido aveva dislocato in vari
punti
della città. Aveva anche impostato un codice PIN che soltanto lui
conosceva. Lo
aveva inserito nel suo smartwatch, mostrando ancora una volta il suo
acume.
Aveva programmato l’orologio in maniera tale che il codice venisse
casualmente
modificato in determinate circostanze, ad esempio se la frequenza
cardiaca di
Doug si fosse alzata in modo irregolare – come sarebbe certamente
successo nel
caso in cui fosse stato torturato per estorcergli informazioni – o se
il suo
dispositivo non fosse riuscito a rivelare il battito del suo cuore, nel
caso in
cui fosse morto o se lo smartwatch fosse stato rimosso dal suo polso.
Doug
aveva persino pensato di inserire uno speciale codice di
‘avvertimento’: se la
carica della batteria fosse scesa al di sotto di una certa percentuale,
sarebbe
stato emesso un segnale acustico. Se l’orologio non fosse stato
caricato e la
batteria fosse scesa sotto quella soglia, sarebbe stato inviato un
codice di
modifica.
‘Oh,
sì…’
pensò Michael, alquanto sorpreso da tutti quegli accorgimenti, ‘Doug
ha
giocato le sue carte in modo molto intelligente.’
Nel
frattempo, gli agenti Hopps e Wilde avevano lasciato la città insieme
ai loro
marmocchi. Ovviamente, non era stato difficile intuire dove fossero
andati dopo
che Michael aveva parlato con le sue fonti che erano riuscite a
infiltrarsi tra
i ranghi della polizia. Sebbene i poliziotti del Distretto Uno fossero
celebri
per la loro incorruttibilità, lo stesso non poteva dirsi dei loro
colleghi
negli altri distretti. Era stato sufficiente usare un po’ di…
persuasione… per
riuscire a ottenere le informazioni di cui Michael aveva bisogno dal
suo
contatto nel Distretto Tre. Innanzitutto, aveva saputo che l’agente
Hopps era
rimasta coinvolta in due falliti attentati alla sua vita; inoltre,
aveva
ricevuto la conferma che lo ZBI aveva ritenuto opportuno che Hopps e
Wilde
lasciassero la città, poiché l’incolumità di entrambi sarebbe stata in
pericolo, se fossero rimasti a Zootropolis. Non ci era voluto un genio
per
capire che si sarebbero andati a nascondere a Bunnyburrow; per un
coniglio,
sarebbe stato ridicolmente facile far perdere le proprie tracce in
mezzo a una
popolazione costituita da centinaia di migliaia di propri simili.
Michael
aveva passato le ultime settimane ad aspettare, nonostante le
informazioni
ricevute. Il suo obiettivo era molto più importante e sapeva che, al
momento
opportuno, sarebbe stata proprio l’agente Hopps a venire da lui, poiché
questa
era proprio la sua intenzione.
All’ibrido
non interessava minimamente che la sua fonte era stata catturata dallo
ZBI, né
che avrebbe svelato i suoi piani dopo gli inevitabili interrogatori.
Era troppo
tardi perché lo ZBI non potesse fare altro che assistere impotente
all’inevitabile morte dell’intera città. A questo punto, tutti
erano
sacrificabili.
Michael
finì di ispezionare il dispositivo attaccato alla grande bomba
contenente una
massiccia dose di Risveglio dei Morti modificato. Era stato installato
in
maniera appropriata e non doveva fare altro che inserire il codice che
avrebbe
dato inizio al conto alla rovescia, al termine del quale il contenuto
della
bomba sarebbe stato rilasciato nell’area designata; nel caso
dell’ordigno in
questione, corrispondeva al Distretto di Savanna Central. L’obiettivo
era stato
individuato nel grattacielo del City Centre Works, dove nel corso di un
anno
erano stati eseguiti i lavori di ristrutturazione necessari per il
corretto
funzionamento del nuovo Sistema di Controllo del Clima su cui le
autorità
cittadine avevano investito milioni di dollari.
Una
volta che la bomba fosse stata piazzata, Michael sarebbe stato pronto a
mettere
in atto la parte finale del suo piano.
“È
ora di andare.” disse quest’ultimo, mentre agitava la zampa verso i
suoi
scagnozzi, i quali iniziarono a sollevare il primo degli ordigni che
sarebbero
stati piazzati all’interno di grandi camion che li avrebbero condotti
alle
rispettive destinazioni. Michael fece un passo indietro e tornò a
studiare il
piano.
Cinque
bombe per cinque obiettivi.
Il
Sistema di distribuzione dell’acqua piovana nel Distretto di Rainforest.
Il
Muro che regolava il clima caldo e secco nel Distretto di Sahara Square.
Il
fiume che attraversa Tundratown.
Il
quartiere di Little Rodentia.
L’ultimo
obiettivo, nonché il più importante, era il grattacielo del City Centre
Works.
Le
bombe sarebbero esplose esattamente in quell’ordine. Michael voleva che
tutti i
mammiferi che abitavano nel centro della città vedessero coi propri
occhi
quello che sarebbe successo loro.
“Capo?”
disse uno degli orsi polari al servizio di Michael con uno spiccato
accento
russo, “Siamo pronti. Le bombe sono state caricate nei camion e stanno
per
uscire.”
La
bocca di Michael si contorse in quello che doveva essere un sorriso, ma
che in
realtà era più simile a un ghigno malefico.
“Bene.
C’è bisogno di un ultimo pezzo per completare il puzzle.” affermò
l’ibrido, “Voi
due, dividetevi. Ray… tu…” Michael indicò uno degli orsi, “Andrai con
la
Squadra Due. Dopo che le bombe saranno state piazzate, resta in attesa
di nuovi
ordini presso l’obiettivo stabilito nel centro della città. Tu,
invece…”
Michael si rivolse all’orso rimasto, mentre Ray eseguiva l’ordine,
“Andrai a
Bunnyburrow. Non mi interessa come farai a portare Hopps da me, ma
fallo e
basta.”
L’orso
polare si limitò ad annuire, prima di andare. Michael tornò ai veicoli.
“Distruggi
tutto.” disse Michael, rivolgendosi all’ultimo orso polare che era
stato
lasciato a terra. Dopodiché salì sul primo camion, quello che
trasportava
l’ordigno che sarebbe stato fatto detonare nel Distretto di Savanna
Central.
“Andiamo.”
ordinò Michael.
L’intero
convoglio di camion si mise in moto.
Note
dell’autore: Eccoci
alle prese con il quindicesimo
capitolo!
Dopo
una serie di capitoli incentrati sulle difficoltà incontrate da Judy e
Nick a
Bunnyburrow, eccone uno totalmente dedicato ai due antagonisti
principali della
storia: Michael Clawford e Doug Ramses. L’alleanza tra i due
vendicativi
mammiferi ha cominciato a mostrare le prime crepe, costringendo Michael
a ricorrere
all’espediente del collare elettrico – lo stesso che, secondo le
intenzioni
iniziali degli autori, avrebbe dovuto essere portato da tutti i
predatori di
Zootropolis – pur di riportare il suo indisciplinato alleato all’ordine
e al
tempo stesso attuare il suo piano di gettare nel caos l’intera città.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-16-Move-Out-723254456
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio
per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 17 *** Scomparsi ***
Capitolo
XVI
Scomparsi
(dal
punto di vista di Judy)
Potreste
pensare che abbiamo trascorso l’ultimo mese e mezzo a goderci il nostro
tempo
libero, se così può essere definito, in isolamento forzato.
Nulla
di più lontano dalla verità.
È
vero che io e Nick abbiamo avuto modo di confrontarci e che abbiamo
trascorso
molto tempo insieme nell’ultimo mese. Non che avessimo avuto chissà
quale altra
scelta, però. Siamo stati in un certo senso obbligati a rimanere
insieme in
modo che l’agente Cervozzo potesse tenerci entrambi d’occhio, anche se
raramente gli abbiamo rivolto la parola. Ogni volta che eravamo fuori
durante
le due ore di libera uscita concesse, tendeva a restare in macchina, a
meno che
non ci fossimo diretti alla pasticceria di Gideon.
A
parte questo, sia io sia Nick abbiamo cercato di capire cosa stesse
succedendo.
Cercare di convincere Cervozzo a rivelarci qualcosa è stato utile come
cercare
di spremere sangue da una roccia. Nick dice che suo cugino doveva aver
trasmesso la sua testardaggine anche agli agenti sotto il suo comando.
Ecco
perché passo tutte le mattine nell’ufficio dello sceriffo locale. Lo
sceriffo
Oates è un amico di vecchia data: anni fa lavorava come detective al
Dipartimento di Polizia di Zootropolis, prima che gli avessero sparato
a una
coscia. Per sua fortuna il colpo non era risultato fatale. Bogo gli
aveva
concesso un periodo di congedo e lui lo trascorse qui nei Burrows.
Quando
ritornò a Zootropolis, aveva deciso di svolgere un incarico più
tranquillo,
sebbene i compiti meno gravosi fossero rari da trovare in città.
L’unico che
fosse disponibile nelle vicinanze era quello di sceriffo a Bunnyburrow,
quindi
lo accettò.
Anche
se adesso lavora da queste parti, gli piace tenersi aggiornato su tutto
ciò che
accade a Zootropolis. A volte, i suoi vecchi colleghi gli telefonavano
per
fargli avere qualunque informazione desiderasse.
Di
conseguenza, Oates mi deve alcuni favori ed è stato così gentile da
sfruttarli
per scoprire cosa stesse accadendo in città. Grazie a lui, adesso so lo
ZBI è
riuscito a catturare una talpa che si era infiltrata nel Distretto Tre
e che
aveva informato Michael che io e Nick avevamo lasciato Zootropolis.
Sembra
comunque che la talpa non fosse a conoscenza della nostra destinazione;
in
effetti, né Michael né Doug hanno fatto la loro apparizione qui a
Bunnyburrow
per farci secchi.
******
“Dobbiamo
davvero continuare a venire qui?” domandò Nick, mentre lui e Judy si
avvicinavano
alla porta d’ingresso dell’ufficio dello sceriffo, situato nel centro
della
cittadina, “Sicuramente il vecchio Oates ci terrà informati in caso di
novità.”
Il
cielo era scuro e pioveva. L’agente Cervozzo aveva fermato la sua
vettura a
circa un isolato e mezzo di distanza; quando glielo avevano chiesto,
aveva
risposto che aveva parcheggiato abbastanza vicino da riuscire a tenerli
d’occhio. Dal momento che l’ufficio dello sceriffo era piuttosto
piccolo e
dotato di una sola entrata e di una sola uscita, aveva ritenuto
opportuno non
trovarsi nello stesso edificio.
“Mi
piace sentirmi al sicuro.” replicò Judy, “Inoltre, lo sappiamo tutti
perché hai
difficoltà a comprendere quello che dice.”
“Mi
dispiace di non aver superato l’esame di cavallese quando ero
più
giovane.” disse Nick con il suo consueto tono sarcastico.
Judy
ridacchiò mentre apriva la porta e si scuoteva le spalle.
“Hopps,
Wilde, buongiorno.” disse Oates a Judy, dopo aver preso un sorso di
caffè.
“Buongiorno,
sceriffo Oates.” esclamò Judy con un sorriso.
******
Inizia
la solita routine: io chiedo a Oates se ci sono novità e lui mi
risponde di no…
a modo suo. Oggi dice che nessuno vuole dare il fieno al cavallo.
Tuttavia,
oggi non c’è posto per la routine quotidiana, perché Oates ci dice di
avere il
fieno.
******
“Che
notizie hai per noi?” domandò Judy, sporgendosi in avanti.
“Beh,
lo ZBI ha fatto irruzione in un edificio a Tundratown.” annunciò Oates,
“La
pista è piuttosto freddina, ma i federali sperano di scongelarla un po’
adesso
che sanno come muoversi.”
“Sappiamo
già cosa intendono fare.” rispose Judy alzando gli occhi in alto,
mentre
ricordava la visita di Bellwether prima che Doug l’avesse colpita.
“In
base a quello che mi ha riferito la mia fonte, hanno distrutto gran
parte della
loro attrezzatura.” proseguì Oates, “Questo può significare una cosa
sola. Non
sono un purosangue sul quale scommettere, ma sono convinto che i
sospetti si
trovano all’ultima curva prima del rettilineo finale.”
Judy
s’incupì.
“Sono
pronti.” esclamò la coniglia, sporgendosi nuovamente in avanti, “Per
favore,
dimmi che sanno almeno come e dove colpiranno.”
“Non
mi hanno dato quello zuccherino.” rispose Oates, tenendo le orecchie
basse.
“Questo
non significa niente.” intervenne Nick, esibendo un’espressione
pensierosa
mentre si appoggiava sulle punte della zampa, “Questa è un’operazione
diretta
dallo ZBI e di certo non racconteranno tutto alla polizia. Ai federali
piace
tenere un basso profilo.”
Judy
sospirò e si morse ansiosamente il labbro inferiore.
“Allora…
dove dovremo farci trovare esattamente?” si chiese la coniglia,
“Quand’è che
verranno a stanarci?”
“Finché
restiamo qui, siamo al sicuro.” sottolineò Nick, “Che cosa vorranno
fare?
Mettere a soqquadro Bunnyburrow per poi spararci?”
******
Non
mi sento affatto tranquilla. Nonostante le rassicurazioni di Nick, lo
conosco
abbastanza bene da intuire che anche lui si sente a disagio.
Voglio
dire, Nick non ha torto: qui siamo assolutamente al sicuro. Nicholas
non passa
inosservato, ma qui chiunque si accorgerebbe della presenza di un
ibrido
lupo-lepre con la pelliccia a strisce.
Allora,
perché mi sento come se stessi per cadere nella sua trappola?
Il
mio viso deve aver tradito ciò che sto pensando perché Nick appoggia
delicatamente una sua zampa sulla mia schiena, mentre mi rivolge un
sorriso
premuroso tenendo gli occhi socchiusi.
Vuole
rassicurarmi. Sono fortunata ad averlo al mio fianco. Perché non me
n’ero
accorta prima?
No…
basta piangermi addosso.
Quello
che devo fare ora è… qualcosa. Per quanto possiamo sentirci al sicuro,
ho
sempre detto che voglio rendere il mondo un posto migliore. Non è nel
mio stile
aspettare inerte mentre due folli terroristi circolano indisturbati a
Zootropolis.
Nick
saluta Oates per entrambi e usciamo fuori dal suo ufficio. Ho la netta
sensazione che voglia dirmi qualcosa, perciò decido di prendere
l’iniziativa.
******
“Non
dirmelo.” esclamò Judy.
“Dirti
cosa?” domandò Nick, tenendo un sopracciglio alzato.
“Io
ti amo, Nick, ma per favore non dirmi che qui siamo al sicuro e che
presto
tutto avrà fine.”
“Mi
ferisce il fatto che tu pensi che io penserei una cosa simile.” disse
Nick,
facendo finta di tenere il broncio. In seguito, però, assunse
un’espressione
seria, “Sai che penso che le cose potrebbero peggiorare prima che
migliorino. È
sempre così che vanno le cose. È la storia delle nostre vite.”
“Non
hai tutti i torti, furbacchione.” esclamò Judy, scuotendo la testa e
affondando
un gomito nel fianco di Nick.
“So
che non sopporti questa situazione. So anche che vorresti tornare a
Zootropolis.” affermò Nick, “Anch’io lo vorrei. Non mi piace starmene
seduto
sulla coda senza far nulla.”
La
volpe sospirò.
“Forse,
prima che avessimo avuto dei figli, avrei fatto di tutto pur di tornare
indietro e disobbedire agli ordini del capitano…” continuò Nick.
“Sei
un pessimo bugiardo.” obiettò Judy con una risatina.
“Sono
un ottimo bugiardo, tante grazie.” ribadì Nick.
“Sei
sempre stato tu il più prudente tra noi due.” ammise la coniglia.
“Anni
trascorsi a truffare chiunque a destra e a manca hanno fatto il loro
dovere.”
rispose la volpe, mentre i suoi occhi guizzavano brevemente da una
parte
all’altra come se ci fosse qualcos’altro da dire.
“Già,
e poi…” cominciò Judy.
“Non
farlo.” disse Nick, facendo eco alla sua precedente dichiarazione.
“Fare
cosa?” domandò la coniglia sbattendo le palpebre.
“Dare
di nuovo la colpa a te stessa.” sussurrò il canide a bassa voce,
“Continui a
farlo, ma ormai il passato è passato. Non c’è ragione che continui a
tormentarti così, a meno che non ti piaccia farlo per qualche
masochistico
motivo.”
Judy
sbuffò. In quel momento, il cellulare di Nick iniziò a squillare. La
volpe lo
tirò fuori dalla tasca dei pantaloni.
“Contatto
sconosciuto.” osservò Nick, mentre Judy si riempì il cuore di terrore.
“Non
rispondere.” disse quest’ultima. Nick rimase a fissare il dispositivo
per
qualche istante, dopodiché fece scorrere il dito sullo schermo e attivò
la
funzione dell’altoparlante.
“Chi
parla? Come ha ottenuto questo numero?” domandò Nick immediatamente.
“Sono
io, Nikolaj.” disse una voce profonda con uno spiccato accento
russo.
Nick
si accigliò per un momento, come se stesse cercando di capire a chi
appartenesse quella voce.
“…
Raymond?” chiese la volpe.
******
Ho
incontrato per la prima volta Raymond, uno degli orsi polari che erano
al
servizio di Mr. Big, molti anni fa durante la mia prima indagine a
Zootropolis.
Il nostro primo incontro non è stato propriamente amichevole. Tuttavia,
Raymond
è diventato più… empatico nei miei confronti dopo che Mr. Big aveva
saputo che
avevo salvato la vita a sua figlia Fru-Fru, anche se quell’orso non era
mai
stato un campione di empatia.
L’ultima
volta che avevo sentito parlare di Raymond era stato in occasione del
funerale di
Mr. Big, perciò mi riempie di paura il fatto che stia chiamando proprio
ora,
soprattutto perché conosce il nuovo numero di cellulare di Nick.
******
“La
coniglia poliziotto è lì con te?” domandò Raymond.
Judy
e Nick si scambiarono un’occhiata, chiedendosi cosa dovessero dire.
Judy optò
per la verità.
“Sì.”
rispose la coniglia.
“Bene.
Ho un avvertimento per voi.” proseguì Raymond.
“Un
avvertimento? A che proposito?” domandò Nick accigliandosi. Ci fu una
breve
pausa, nel corso della quale lui e Judy si guardarono di nuovo negli
occhi,
“Raymond… che cosa hai combinato?”
“Non
ha importanza.” rispose l’orso, “Pensavo che non sarebbe
successo nulla
di male, ma una volta aver saputo dell’esistenza delle bombe, ho capito
che era
troppo tardi per tirarsi indietro.”
“…
stai lavorando agli ordini di Michael?” gli domandò Nick.
“Voi
due siete in grave pericolo.” annunciò Raymond, evitando di
rispondere alla
domanda, “Lui sa dove vi trovate.”
“Non
può venire qui e mettere tutto a soqquadro.” esclamò Nick scrollandosi
le
spalle, “Lo ZBI è qui fuori, a proteggerci in uno spazio aperto.”
“Non
ha intenzione di fare una cosa simile.” rispose Raymond, “Vuole
riportarvi a Zootropolis.”
“E
come intende farlo?” domandò Judy, “Entrambi vogliamo fare ritorno a
casa e
farla finita con tutto questo, ma non siamo così stupidi da esporci in
questo
modo.”
“Ha
mandato qualcuno a Bunnyburrow per farvi uscire dal vostro
nascondiglio.
Sarebbe dovuto toccare a me, ma sono riuscito a scambiarmi con un altro
orso,
in modo da potervi avvertire.”
“In
che modo?” gli domandò Nick, mentre la tensione cominciava
progressivamente a
farsi largo nel tono della sua voce, “In che modo Michael pensa di
farci uscire
allo scoperto?”
“Prendendo
qualcuno che amate.” rispose Raymond in modo criptico.
Judy
sentì il sangue farsi di ghiaccio nelle vene.
******
Questo
significa che non siamo affatto al sicuro qui. Michael intende rapire
qualcuno
che è ci caro. Dal momento che siamo insieme, nessuno di noi due è un
probabile
bersaglio per un rapimento.
Rapimento…
Il
solo pensiero mi manda il cervello in agitazione. Se fossi un mammifero
fuori
di testa, come potrei colpire qualcuno senza fargli direttamente del
male?
È
un pensiero oscuro, ma… ho avuto a che fare con i criminali abbastanza
a lungo
da aver visto nefandezze di ogni genere.
Se
qualcuno avesse giurato vendetta contro un altro mammifero, potrebbe
farlo
fuori dopo aver rapito qualcuno cui tiene, come un coniuge, un genitore
oppure
un…
No.
Per l’amor di Dio, no…
Come
un figlio.
******
Judy
si portò una zampa alla bocca, mentre si tormentava al pensiero che le
aveva
attraversato la mente come un fulmine. Lanciò una breve occhiata a Nick.
“Grazie
per la soffiata, Raymond.” esclamò la volpe in maniera quasi meccanica
prima di
riattaccare. Judy tirò fuori il cellulare dalla tasca. Nick iniziò a
camminare
in direzione del posto dove l’agente Cervozzo aveva parcheggiato la
macchina.
Judy lo seguì.
“Papà?”
disse la coniglia al telefono.
“Oh,
ciao, Judy.” esclamò la voce di Stu, “Che succede? Hai già
finito dallo
sceriffo?”
“Papà,
dove sono Nicholas e Robin?” domandò sua figlia, cercando di tenere
fuori il
panico dalla sua voce.
“L’ultima
volta che li ho visti, stavano andando da Gideon.” rispose
l’anziano
coniglio, “Dovevano incontrarsi con Joshua.”
Judy
sapeva che sia Nicholas sia Robin dovevano per forza trovarsi
all’aperto. Chi
poteva prevedere che Michael avrebbe potuto rapirli?
“C’è
qualcosa che non va, Judy?” domandò Stu preoccupato.
“Ecco…
io… non lo so, papà.” rispose Judy, “Io… ti richiamerò più tardi.”
Judy
riattaccò e rimise il cellulare in tasca, quando raggiunsero la
macchina.
“Che
cosa succede?” domandò l’agente Cervozzo.
“Abbiamo
appena ricevuto una soffiata secondo la quale Michael è sulle nostre
tracce.”
rispose Nick.
“Non
so se ve ne siete accorti, ma ci sono più agenti a tenervi sotto
controllo da
quando siete arrivati qui.” ribadì l’agente dello ZBI, “Due dei nostri
tengono
sott’occhio tutto quello che succede nel Burrow e altri due stazionano
in
città. Se Michael fosse qui per voi, avrebbe dovuto eludere la nostra
sorveglianza.”
“Ma
non sarebbe stato necessario per arrivare ai nostri figli.” affermò
Judy.
Cervozzo
si sporse in avanti.
“Volete
forse dirmi che sta cercando di farvi uscire allo scoperto?” domandò
quest’ultimo.
“Sì!”
ribadì Judy.
Cervozzo
sibilò brevemente dal naso. Prese un walkie-talkie
dal cruscotto e schiacciò il pulsante di avvio della chiamata.
“Agente
Sanchez, qual è la tua posizione, passo?” disse Cervozzo al dispositivo.
“Attualmente
mi trovo fuori dalla pasticceria, passo.” fu la risposta.
“Hai
notato qualche attività insolita?”
“Finora
è tutto tranquillo.” affermò l’agente Sanchez, “I cuccioli
stanno
uscendo dal negozio in questo istante.”
“Ricevuto.”
replicò Cervozzo, “Agente Ramiro, qual è la tua posizione?”
“Sono
all’ingresso della città sul lato orientale. Nulla da segnalare, a
parte una
coppia di orsi polari a bordo di un furgone Herd Ramsit diretto a
Podunk.”
“Ricevuto.”
disse Cervozzo, mantenendo tuttavia un’espressione accigliata mentre
giocherellava con l’antenna del walkie-talkie, “Devo ammettere che è
strano.
Perché mai due orsi polari dovrebbero andare in quella cittadina
insignificante
che è Podunk?”
Judy
si sentiva come se le mancasse l’aria.
“La
via più breve per arrivare a Podunk da Zootropolis…” iniziò.
“Non
passa attraverso Bunnyburrow.” concluse Nick per lei, “Se ti immetti
nell’entrata est, impiegheresti almeno un’ora e mezza prima di arrivare
a
destinazione.”
Cervozzo
premette nuovamente il pulsante d’accensione del suo dispositivo.
“Agente
Ramiro, riesci a individuare il numero di targa di quel furgone?”
domandò al
suo sottoposto.
“Ehm…
sì, certo… riesco a vederlo.” annunciò dopo una breve pausa, “Il
numero
di targa è 29THD03.”
Nick
e Judy si guardarono preoccupati. Sentire quella sigla aveva riportato
a galla
vecchi ricordi, specialmente se collegati alla chiacchierata avuta con
Raymond
pochi minuti prima.
“Quel
numero di targa non appartiene al furgone.” affermò Judy, “Appartiene a
una
limousine nel Distretto di Tundratown.”
Cervozzo
spalancò gli occhi.
“A
tutti gli agenti, qui parla Cervozzo.” annunciò il cervo, “Dobbiamo
fronteggiare un possibile attacco contro Hopps e Wilde. I sospetti sono
a bordo
di un furgone Herd Ramsit bianco, numero di targa 29THD03. La targa è
rubata da
una limousine. I sospetti sono da considerare armati e pericolosi.”
Cervozzo
ricevette alcuni 10-4 di conferma da parte degli altri agenti, prima di
tirare
fuori il cellulare.
“Capo?
Sono Tony.” disse il cervo al suo superiore, “Abbiamo un problema qui.”
******
Un
problema? UN PROBLEMA?!
Li
ho contati, i loro 10-4. Erano ben sei, e nessuno di essi mi aveva
davvero
rassicurato a proposito del fatto che lo ZBI avesse la situazione sotto
controllo. Oh, santo cielo… dobbiamo raggiungere i nostri figli.
Non
aspetterò che l’agente Cervozzo ci porti fin là. Comincio a correre
verso
l’ufficio dello sceriffo.
Bunnyburrow
è piuttosto piccola, ma impiegherei comunque alcuni minuti per
raggiungere la
pasticceria di Gideon a piedi. Se seguissi la logica, Cervozzo potrebbe
portarci lì più velocemente, ma in questo momento non riesco proprio a
pensare
con lucidità.
Le
mie orecchie percepiscono il suono di qualcosa che assomiglia molto
allo
schianto di un oggetto metallico grande e molto pesante contro un altro
oggetto
simile. Poi sento rumori di spari e sono costretta a correre più
velocemente.
Mi fa male il petto, ma ora quasi dimentico di aver avuto un attacco di
cuore
non molto tempo fa.
Arriviamo
da Gideon, ma mi accorgo che esce del fumo dall’auto dello ZBI
parcheggiata
all’esterno; la parte anteriore della vettura sembra essere stata
colpita molto
duramente. Nick mi afferra la spalla per impedirmi di correre verso il
veicolo.
Questo
è un bene per me, perché un proiettile mi manca di poco le zampe;
guardo in
direzione dello sparo.
Un
furgone bianco. Un orso polare appoggiato al finestrino del passeggero
con una
pistola puntato contro di noi.
Il
furgone accelera e mi precipito in avanti verso la macchina. Gli agenti
dello
ZBI sono fuori combattimento, coi dardi piantati in mezzo alle loro
spalle. Ci
sono delle schegge di vetro sparsi nell’abitacolo, il che significa che
quegli
orsi polari avevano a disposizione qualcosa di talmente resistente da
riuscire
a perforare quello che avrebbe dovuto essere un vetro resistente ai
proiettili.
Mi
guardo attorno e non ci sono tracce di Nicholas e Robin.
Questo
significa una sola cosa.
Li
hanno presi.
Mentre
il furgone si allontana, noto qualcosa: un cellulare bruciato a buon
mercato,
caduto sul sedile del passeggero nell’auto dello ZBI. Mi avvicino e
inizia a
squillare. Le mie zampe tremano mentre lo afferro.
******
“Pronto?”
disse Judy.
“Metti
in vivavoce.” esclamò una voce maschile dall’altro capo del
telefono. Judy
fece quanto le era stato detto.
“Cosa
diavolo hai intenzione di fare ai nostri figli?” domandò Nick furente.
“Innanzitutto,
dovreste darvi una calmata.” fu la risposta, “La rabbia porta a
compiere
decisioni sbagliate. Penso proprio che tu, Nicholas Wilde, dovresti
saperlo
meglio di chiunque altro.”
“Perché,
tu…” esclamò la volpe, digrignando i denti.
“Basta,
Nick!” disse Judy, mentre lo teneva a bada stringendogli una zampa.
“Vi
siete calmati, ora?” continuò la voce, “Adesso ascolterete
quello che ho
da dirvi. I vostri figli stanno venendo da me. Molto presto, metterò in
atto il
mio piano e la città di Zootropolis perirà.”
“Perché
stai facendo tutto questo?” domandò Judy.
“Le
tue azioni hanno portato la morte nella mia famiglia.” fu la
risposta.
“Non
so nemmeno chi sei!” dichiarò la coniglia.
“BUGIARDA!”
gridò la voce con veemenza, “Sono passati diciannove anni dai
disordini che
sono costati la vita ai miei genitori, soltanto perché erano diversi
dagli
altri. Erano un predatore e una preda che avevano avuto il coraggio di
generare
un ibrido. So che la notizia è stata insabbiata, ma so anche che tempo
fa hai
cercato delle risposte alle tue domande, che probabilmente riguardavano
tuo
figlio. Pensi che dovrei lasciarlo in vita, dopo che tutto quello che
hai fatto
ha portato i miei genitori alla morte?”
Judy
era letteralmente paralizzata; non sapeva se piangere o urlare.
“Sei
stata proprio tu a innescare la miccia che ha scatenato tre mesi di
disordini
in tutta la città.” continuò la voce, “Disordini che hanno
consentito al
più vile degli specisti di girovagare a piede libero. I miei genitori
sono
stati presi di mira perché mio padre era un lupo e mia madre una lepre.
Avevano
sperato di vivere in un mondo in cui predatori e prede potessero vivere
insieme
per davvero; per questa ragione, sono stati uccisi. Voglio che tu provi
sulla
tua pelliccia quello che ho sofferto io, prima di ucciderti e insegnare
alla
tua amata città che la vera unione risiede solamente nella morte. Mi
troverai
all’ultimo piano del City Centre Works. Non dubito che, non appena
questa conversazione
sarà terminata, rivelerai allo ZBI la mia posizione, ma non importa.
Non appena
si attiveranno per venirmi a cercare, il conto alla rovescia sarà già
iniziato
e sarà troppo tardi per interrompere la sequenza. Fatevi trovare qui
entro la
fine della giornata, altrimenti i mocciosi moriranno.”
Subito
dopo, si sentì un rumore che fece terminare la chiamata.
Judy
emise un sussulto soffocato, mentre Nick respirava profondamente.
“La
domanda giusta sarebbe su cosa dovremmo fare, ma credo che sappiamo
entrambi
cosa succederà.” ribadì Nick.
Detto
ciò, la volpe tirò fuori il cellulare dalla tasca, mentre l’agente
Cervozzo lo
imitava, probabilmente allo scopo di contattare il suo diretto
superiore. Judy
si prese un momento per riflettere, prima di prendere anche lei il
telefono per
chiamare la centrale.
“Qui
è il Distretto Uno del Corpo di Polizia di Zootropolis, sono Benjamin
Clawhauser.” fu la pimpante risposta del ghepardo che da anni
ricopriva il
ruolo di centralinista all’interno della centrale.
“Clawhauser…
che bello sentire la tua voce.” disse Judy.
“Ehilà,
Judy…” replicò il corpulento felino, “Tutto bene? Mi sembri…
preoccupata.”
“Sto
segnalando un 207 e un imminente 10-89 nell’edificio del City Centre
Works”
esclamò la coniglia, cercando di mantenere un tono che fosse
professionale il
più possibile.
“Wow…
come fai a sapere tutto questo se tu e Nick siete ancora a Bunnyburrow?”
“Perché
quel bastardo ha preso i miei figli!” gridò Judy esasperata.
“…
Junior e Robin?” Clawhauser non spiccicò parola per qualche
istante, “Oh,
per l’amor di… ti passo immediatamente il capitano, anche se credo che
lo ZBI
sia già al corrente della cosa.”
“Credimi…
lo sanno eccome.” replicò Judy, attirando su di sé l’attenzione
dell’agente Cervozzo.
“D’accordo…”
Clawhauser non sembrava tanto convinto, “Te la passo.”
Dopo
un breve clic, Judy sentì la voce del capitano Fangmeyer al telefono.
“Hopps…”
disse la tigre, “Clawhauser mi ha riferito che stai segnalando un
207 e un
10-89.”
“Esatto.”
rispose Judy con fermezza, “Michael ha posizionato una bomba preparata
con il
Risveglio dei Morti all’interno del complesso del City Centre Works e
ha
catturato i miei figli per attirarci fin lì. Lo so perché… sto andando
esattamente dove vuole che vada.”
“Non
devi avvicinarti a quell’edificio per nessuna ragione.” affermò
Fangmeyer
severamente, “Questo è un ordine.”
“Consegnerò
il distintivo e rassegnerò le mie dimissioni, se devo.” ribatté Judy,
“Ma non
mi siederò a zampe incrociate mentre quel maniaco tenta di uccidere i
miei
figli o di gettare l’intera città nel caos. Io andrò là, e lo farò come
componente di una squadra d’assalto o da sola.”
Fangmeyer
sospirò al telefono.
“Lo
dirò forte e chiaro, tenente.” minacciò il capo della polizia, “Non
devi
avvicinarti al centro della città per nessun motivo al mondo. Mi
metterò in
contatto con lo ZBI e invierò la TUSK sul posto. Ti riporteremo i tuoi
figli
sani e salvi, ma per nessuno motivo…”
Judy
chiuse improvvisamente la comunicazione, digrignando i denti per la
rabbia.
“Anche
il capo ritiene che faresti meglio a rimanere qui.” annunciò Cervozzo.
“E
tu che ne pensi?” gli domandò Judy.
“Beh,
ecco…” il cervo incrociò le zampe pensieroso, “Penso che faresti
qualsiasi cosa
tu abbia intenzione di fare. Non sarei affatto sorpreso se il capo lo
sapesse
già, ma mi ha già detto ciò che aveva da dire.”
“Quindi
hai intenzione di aiutarci?” domandò Nick.
L’agente
Cervozzo rimase in silenzio per qualche minuto.
“Sì.”
dichiarò finalmente il cervo, voltandosi verso la macchina, “Il capo
potrebbe
avermi detto qualcosa, ma mi scuoierà vivo e appenderà le mie corna al
muro se
dovesse scoprire che mi sono fatto sfuggire voi due da sotto il muso.”
******
La
decisione è stata presa. Cervozzo non dice altro e si limita a farci
entrare
nella sua auto. Mette in moto e imposta la destinazione finale del
tragitto
tracciato dal navigatore satellitare: il centro di Zootropolis.
Nicholas,
Robin… tenete duro… stiamo arrivando.
Note
dell’autore: Con
questo siamo arrivati al sedicesimo
capitolo!
Nonostante
tutte le misure di sicurezza approntate dallo ZBI, gli scagnozzi agli
ordini di
Michael sono riusciti a prendere in ostaggio i poveri Nicholas e Robin.
Ora
Nick e Judy non possono fare altro che ritornare immediatamente a
Zootropolis
per salvare non soltanto le vite dei loro figli, ma anche quelle degli
ignari
abitanti della città.
Ecco
a voi un elenco dei codici usati in questo capitolo:
10-20:
posizione corrente;
10-4:
messaggio ricevuto e compreso;
207:
rapimento di minori;
10-89:
allarme bomba.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XVI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-17-Missing-727462321
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione e colgo l’occasione per
farvi i miei
auguri di buona Pasqua, nonostante il momento particolarmente delicato
che
tutti noi stiamo vivendo. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 18 *** Operazione di salvataggio ***
Capitolo
XVII
Operazione
di salvataggio
(dal
punto di vista di Nick)
Era
passata un’ora e mezza da quando Michael aveva fatto rapire i nostri
figli.
Stiamo tornando a Zootropolis, seduti sul sedile posteriore dell’auto
guidata
dall’agente Cervozzo, che in questo momento sta attraversando il
versante
orientale dell’area dei Three Burrows.
Ad
essere sincero, mi aspettavo quasi che ci avrebbe portati da qualche
parte per
poi chiuderci a chiave in una stanza.
Non
si può proprio dire che, in questo momento, stiamo seguendo un piano
preciso:
sia io sia Carotina stiamo facendo affidamento sull’istinto.
A
un certo punto, Cervozzo riceve una chiamata, presumibilmente dal mio
caro
cuginetto. Ci ha avvertito che sia lo ZBI sia il Corpo di Polizia di
Zootropolis avevano allestito dei posti di blocco congiunti e che si
stavano
preparando per un assalto in grande stile all’edificio del City Centre
Works.
A
giudicare dal modo in cui Michael era finora riuscito – almeno in
apparenza – a
eludere la guardia sia dei federali sia dei nostri colleghi in polizia,
non
sarei affatto sorpreso se avesse preparato delle contromisure. Se fossi
al suo
posto, mi comporterei in questo modo. Non avrebbe mai potuto mettersi
di sua
volontà in una posizione tanto scomoda e così pericolosa, senza aver
prima
tenuto a portata di zampa un’altra carta da giocare.
******
Nick
stringeva la zampa di Judy alla sua, avvolgendola in una stretta
leggera, ma
rassicurante al tempo stesso.
“Li
riprenderemo. Nicholas e Robin… staranno bene.” disse Nick in un
difficile
tentativo di rassicurare Judy.
“Perciò…”
iniziò Cervozzo, mentre osservava la strada dal suo specchietto
retrovisore,
“Qual è il vostro piano?”
“Cosa?”
domandò Judy, distogliendo lo sguardo da Nick.
“Dovete
pur avere in mente un piano, vero?” continuò l’agente Cervozzo, “Quel
che è
certo è che non potete entrare là dentro disarmati. Non potrò aiutarvi.
Inoltre, dovreste superare la vigilanza della squadra TUSK che sarà
presente
sul posto al momento del nostro arrivo.”
“Per
adesso… dirigiti a casa mia.” disse Judy, “Non ho ancora recuperato i
dati che
ho lasciato in memoria là dentro da quando siamo partiti per
Bunnyburrow.
Dopodiché… ci inventeremo qualcosa. Facciamo sempre così.”
“Gran
bel piano.” esclamò Cervozzo in tono sarcastico, “Ma ho sentito dire
che a
volte persino le idee più folli possono funzionare.”
“Come
ad esempio sequestrare un convoglio di camion per andare contro
l’intero corpo
di polizia…” dichiarò Judy, sbuffando brevemente.
“Perché
vuoi aiutarci?” domandò Nick.
“Wilde
direbbe che questo significa infrangere la regola numero 10, secondo la
quale
non bisogna mai affrontare un caso nel quale si è direttamente
coinvolti sul
piano emotivo.” dichiarò Cervozzo, “Ma in questa evenienza, credo che
la regola
numero 24 abbia maggior valore.”
“Di
che cosa stai parlando?” gli chiese Nick.
“Mai
affrontare una mamma orsa che protegge i suoi cuccioli.” spiegò il
cervo,
“Dannazione, Wilde… questo sì che crea confusione…”
“So
a chi ti stai riferendo.” affermò la volpe.
“Beh,
tuo cugino ha una lunga lista di regole.”
“Questo
rientra nel suo stile.” commentò Nick, facendo roteare gli occhi,
“Quante di
queste regole possono essere applicate alla situazione attuale?”
“Ecco,
per quanto possa sembrare rigida, credo che la regola numero 12 abbia
impedito
a Michael di sfruttarvi appieno.”
“Fammi
indovinare… questa regola impone di non avere figli?” azzardò Nick.
“Mai
intraprendere una relazione con una collega di lavoro.” dichiarò alla
lettera
l’agente Cervozzo.
“Che
regola assurda.” sbottò Judy, “Non puoi sapere in anticipo di chi ti
innamorerai.”
“Non
sono io a fare le regole.” si giustificò Cervozzo, “Ad ogni modo, Wilde
è un
fan della regola numero 16 nei casi di sequestro di mammifero.
Tuttavia, non
sempre funziona. ‘Se qualcuno pensa di averti in pugno, sfuggi alla sua
presa’.
Credo che… questo valga anche per la regola numero 36. ‘Se pensi di
essere
stato imbrogliato, è altamente probabile che sia così’. Giuro di averla
sentita
una volta in un film. Il punto è che tutti vivono seguendo un proprio
codice
d’onore. Comunque… qual è il piano?”
“Entreremo
lì dentro. In un modo o nell’altro.” disse Judy con fermezza, “Non
faremo
irruzione disarmati. Se Michael spera di dividerci e farla franca…”
“Saremo
ben felici di mandare a monte i suoi piani.” concluse Nick per lei.
“Beh…
‘È un lavoro molto difficile e l’unico modo per portarlo a termine è
lavorare
tutti insieme come una squadra. Questo significa che dovrete fare
esattamente
tutto quello che dico io’, così direbbe il grande Michael Cairn.” disse
Cervozzo con un particolare accento cockney, “Lo so che è una battuta
tratta da
un film classico, ma dico sul serio. Non posso fornirvi armi o altro,
ma vi
porterò laggiù se mi darete retta.”
Il
cellulare del cervo, appoggiato sul cruscotto, iniziò a squillare.
Cervozzo
toccò lo schermo.
“Voglio
un rapporto sulla situazione.” disse una voce familiare alle
orecchie di
Nick, facendogli digrignare i denti.
“L’obiettivo
mi è sfuggito, capo.” rispose Cervozzo, mentre Nick e Judy si
scambiavano
un’occhiata confusa, “Che cosa sta succedendo laggiù?”
“L’elicottero
ha avvistato il loro furgone sulla riva occidentale del fiume che
attraversa
Bunnyburrow, vicino a un vecchio negozio di articoli da pesca
abbandonato. La
Guardia Costiera ha individuato gli obiettivi a bordo di una barca
diretta
verso i Canali. Non ci sfuggiranno.”
“Qual
è il piano?” domandò Cervozzo.
“Abbiamo
posizionato dei cecchini nella zona dei Canali.” affermò l’agente
Wilde, “Ho
ordinato agli agenti sull’elicottero di tenersi a debita distanza,
perché gli
obiettivi hanno un lanciagranate a portata di zampa. Gli agenti della
Polizia
di Zootropolis sono di guardia ai blocchi stradali, perciò gli
obiettivi non
potranno entrare in città via terra.”
“Ehi,
sembra una scena tratta dal film White Horse Down.” esclamò Cervozzo,
ridacchiando fra sé e sé.
Ci
fu un breve momento di silenzio. Il sorriso sul muso del cervo svanì e
si
allungò fino a darsi un colpetto sulla testa.
“Chiedo
scusa, capo.” disse l’agente dello ZBI.
“Cervozzo…
ricordati la regola numero 6.” lo ammonì l’agente Wilde.
“Giusto.
Comunque, sto tornando a Zootropolis. Sia Hopps sia Wilde sono con me.”
annunciò Cervozzo prima di lanciare un breve sguardo sulla coniglia e
sulla
volpe seduti sul sedile posteriore della sua auto.
“Tienimi
aggiornato e fammi immediatamente sapere quando avrai fatto ritorno in
città.”
gli ordinò Jack Wilde.
“Lo
farò, capo.” promise l’agente Cervozzo, prima di interrompere la
comunicazione
e rivolgere di nuovo l’attenzione a Nick e Judy.
“Perché
hai mentito al tuo capo per noi?” domandò Judy.
“Se
ci pensate, ve lo devo.” rispose Cervozzo.
“Che
cosa vuoi dire?” gli chiese Nick.
“Jack
è troppo orgoglioso per ammetterlo, ma siete stati proprio voi due ad
averlo
spinto ad arruolarsi nello ZBI.” ammise il cervo, “Se non lo avesse
fatto,
probabilmente anch’io sarei rimasto a lavorare come poliziotto nel
Distretto
Dieci.”
“Gli
è sempre piaciuto girare con un distintivo in bella mostra e sentire il
suono
di una pistola.” disse Nick, prendendosi gioco di suo cugino.
******
So
che cosa ha intenzione di fare Cervozzo. Sta cercando di distogliere la
nostra
attenzione da tutto ciò che sta succedendo, ma non funziona.
Per
tutta la durata del viaggio, sto onestamente pensando di smembrare
Michael un
pezzo alla volta. Non sono una volpe violenta. Per la verità, ho sempre
odiato
dover ricorrere alla forza bruta, ma devi fare tutto quello che è
necessario
per proteggere la tua famiglia. Posso soltanto immaginare cosa stia
pensando
Judy in questo momento. Probabilmente qualcosa di molto simile… o forse
anche di
più violento. Chissà?
Imbocchiamo
il tunnel che ci porterà a Zootropolis. È una strada dritta senza
nessun altro
veicolo in vista e impieghiamo circa venti minuti per attraversarlo.
Percorriamo questa tappa del viaggio in silenzio, anche se sto ancora
cercando
di rassicurare Carotina senza dirle nulla. So che dire cose del tipo
‘andrà
tutto bene’ non le sarebbe di alcun conforto in questo momento.
Non
passa molto tempo prima che arriviamo dall’altra parte, emergendo nella
parte
meridionale del Distretto di Savanna Central; è allora che il cellulare
riprende a squillare.
******
“Qui
Cervozzo.” disse il cervo al telefono.
“Vuoi
sentire prima la notizia buona o quella cattiva?” gli domandò
l’agente
Wilde.
“Prima
la buona.”
“Abbiamo
catturato quei sacchi d’immondizia.” annunciò l’agente Wilde, “I
cecchini li hanno presi mentre stavano attraversando la zona dei
Canali. Ora li
abbiamo in custodia.”
Nick
e Judy si scambiarono un’occhiata d’intesa dopo aver sentito la notizia.
“Qual
è la cattiva notizia?” domandò Cervozzo al suo capo, contenendo a
fatica la sua
preoccupazione.
“Erano
una dannata esca.” ringhiò l’agente Wilde, “I cuccioli presi in
ostaggio
non erano con loro.”
Nick
sentì Judy irrigidirsi accanto a sé, mentre lui stesso tratteneva una
smorfia
di disappunto.
“Ho
interrogato uno degli orsi e ci ha confessato che si trovavano a bordo
di una
seconda macchina guidata da una pecora. Le telecamere stradali hanno
individuato il mezzo e abbiamo iniziato le ricerche. Ti invierò
ulteriori
informazioni subito dopo aver terminato questa chiamata; nel caso in
cui ti
dovesse capitare di vederla sulla strada del ritorno, contattami
immediatamente. Nessuna parola da parte di Wilde e Hopps?”
“Nessuna,
capo.” mentì Cervozzo. Ci fu una breve pausa.
“Ti
manderò tutte le informazioni possibili. Nel frattempo, raggiungici al
Distretto Uno, dove abbiamo installato una base temporanea. Stiamo per
inchiodare quel pazzoide.” dichiarò l’agente Wilde, poco prima di
interrompere la chiamata. Il cellulare di Cervozzo trillò, mentre lo
passava
nelle zampe di Nick e Judy. La coniglia toccò la schermata e apparve
l’immagine
di una Herd Foalcus Estate rossa fiammante. La fece mostrare subito a
Nick.
******
Ingrandisco
l’immagine inviata sul telefono e scorro verso il basso. È uno scatto
proveniente da una delle telecamere stradali. Tutti i dettagli inerenti
al
conducente sono stati inseriti nel messaggio allegato, così riesco a
riconoscerlo. In fin dei conti, in città conosco tutti… o perlomeno, li
conoscevo.
Sebbene
siano passati un paio di mesi da quando l’avevo visto caricare dosi di
Risveglio dei Morti su uno dei camion, il manto di lana nero che lo
ricopre lo
rende inconfondibile.
È
Woolter, uno degli arieti che avevano collaborato con Doug durante gli
attacchi
degli Ululatori Notturni avvenuti diciannove anni fa.
Ovviamente,
anche lui è coinvolto. Michael si è circondato di tutti quei mammiferi
che sono
stati più che disposti ad aiutarlo nell’attuazione del suo folle piano
o che
avevano effettivamente avuto un ruolo negli incidenti degli Ululatori
Notturni
che avevano portato alla morte dei suoi stessi genitori. Non sarei
affatto
sorpreso se Michael avesse riservato un proiettile per ognuno di loro,
considerato che non nutro alcun dubbio sul suo desiderio di ucciderli
tutti.
Quel
maledetto sta facendo di tutto per farci ribollire il sangue nelle vene.
******
“E
adesso… che si fa?” domandò Cervozzo.
“Ci
atteniamo al piano.” rispose Judy con fermezza.
“D’accordo,
ve lo ripeto ancora una volta… qual è il piano?” sottolineò il
sottoposto dell’agente Wilde, “Andare nel tuo appartamento e
raccogliere tutti
i dati disponibili non può essere definito piano.”
“Ho
due pistole spara-tranquillanti a casa mia.” disse Judy, “Fin da quando
sono
stata promossa a capo della polizia. Per ogni evenienza.”
“E
dopo… che cosa farete?” proseguì Cervozzo, “Avvicinarvi al sito e
sgattaiolare
sotto il muso di polizia e ZBI, per poi fare irruzione nell’edificio e
dare il
via alle danze? E poi? Non sapete nemmeno quanti mammiferi abbia
Michael a
disposizione.”
“…
troveremo un modo.” ribadì Judy con piglio deciso, “Lo facciamo sempre.”
“Non
sembra affatto allettante come prospettiva.” commentò Cervozzo, “Il
capo non
esiterebbe a far montare le mie corna in bella mostra sulla parete del
suo
ufficio, se sapesse che ho permesso a entrambi di fare di testa vostra.”
“…
perciò non glielo diremo.” disse Judy. Nick la guardò incuriosito,
mentre
Cervozzo tratteneva a fatica una risata.
“Che
cosa c’è?” domandò la coniglia, sbattendo perplessa le palpebre.
“Hai
mai provato a mentire al mio capo?” domandò Cervozzo, “Posso
assicurarti che
non è una bella pensata. Posso ritenermi fortunato che non mi abbia
fatto una
lavata di capo quando mi ha chiamato, perché è altamente probabile che
lui
sapesse che ho mentito per coprire tutti e due.”
“Non
posso che darti ragione su questo punto.” intervenne Nick, “È capace di
fiutare
l’odore della benché minima infrazione anche a un miglio di distanza.”
“Allora
non fargli capire che stai mentendo.” suggerì Judy.
******
Non
so per quale motivo Cervozzo voglia aiutarci, considerando il fatto che
non
abbiamo un vero e proprio piano in mente. Forse è solo un bravo
mammifero,
oppure tutto questo è soltanto una messinscena. Non appena arriveremo
all’appartamento di Carotina, lui ci sbatterà dentro e chiuderà la
porta a
chiave fino a quando tutta questa storia non sarà finita.
A
questo proposito, arriviamo davanti al portone d’ingresso e Cervozzo
esce dalla
macchina. Judy è la prossima a scendere, dopodiché entrambi entriamo
nello
stabile.
In
piedi davanti alla porta dell’appartamento, con gli occhi di chi non
sembra
affatto entusiasta di vederci, c’è Jack Wilde, con indosso un giubbotto
antiproiettile e un cappello con visiera ancorato alla testa, entrambi
con la
sigla ZBI in bella mostra.
******
“Te
li sei lasciati sfuggire, vero?” disse Jack Wilde, rivolgendosi a
Cervozzo. In
seguito, rivolse la sua attenzione a Judy e Nick.
“Che
cosa avreste intenzione di fare esattamente, voi due?” domandò l’agente
dello
ZBI, “Prenderete un paio di pistole spara-tranquillanti con la speranza
di
riuscire a superare indisturbati sia i cordoni di sicurezza sia gli
scagnozzi
di Michael?”
“Sembra
che tu sappia che abbiamo questa intenzione.” rispose Judy.
“Non
può che essere così.” sottolineò Nick.
“Ho
avuto un’intuizione.” ammise Jack, “O per meglio dire,
un’illuminazione.”
“Agente
Wilde… hai dei figli?” gli domandò Judy.
“Sì.”
rispose il cugino di Nick, mentre fissava intensamente la coniglia.
“Che
cosa faresti se fossi nella mia posizione?” gli chiese nuovamente
quest’ultima.
Cervozzo
aprì la bocca, ma il suo superiore gli intimò di tacere con un’occhiata
prima
di rivolgere nuovamente la sua attenzione a Judy.
******
Conoscevo
la risposta che le avrebbe dato, perché già sapevo che si era trovato
nella
stessa situazione. Appena un anno dopo essere entrato in servizio nello
ZBI,
sua figlia venne rapita. Posso dire tutto quello che mi pare a
proposito di
Jack e di come mi stuzzichi sempre nel modo sbagliato, ma ha sempre
agito per
il bene di sua figlia.
Jack
sta ripensando alle parole di Judy e non passa molto tempo prima che ci
faccia
sapere quale sia la sua opinione in merito.
******
“Dovrei
tenervi sotto custodia cautelare in questo momento.” esclamò Jack.
“Ma
non lo farai.” lo interruppe Nick, “Altrimenti l’avresti già fatto.”
“Vi
porterò fin laggiù, ma una volta arrivati, sarete un problema del
capitano
Fangmeyer.” disse Jack, “Quello che farà con voi non sarà più una mia
preoccupazione.”
Judy
e Nick si scambiarono un breve cenno d’intesa mentre Jack li
scavalcava,
raggiungendo l’agente Cervozzo e fulminandolo con lo sguardo.
“Ecco,
io… ho combinato un gran casino, capo.” si giustificò il cervo.
“Questo
è certo.” si limitò a rispondergli Jack.
“Per
favore, dicci…” disse Judy, “Avete catturato Woolter? Come stanno i
nostri
figli?”
Jack
spostò lo sguardo verso Judy e, per il più breve dei momenti, sia lei
sia Nick
avrebbero potuto giurare che il suo sguardo si fosse ammorbidito.
“No.”
rispose Jack scuotendo la testa, “Ha abbandonato la sua auto e si è
rifugiato
nel sistema fognario della città. Probabilmente l’ha fatto per
raggiungere il
grattacielo in cui si trova Michael senza farsi vedere.”
******
Perciò
la posta in gioco rimane alta esattamente come tre ore fa, quando
avevamo
ricevuto quella telefonata da Michael.
Io
e Carotina ritorniamo in macchina con Jack e l’agente Cervozzo. Non
passa molto
tempo prima che Jack, che aveva preso il volante, ci porti presso il
grattacielo dove i nostri figli sono tenuti in ostaggio. Si trova
esattamente
nel centro cittadino, a pochi isolati di distanza sia dalla centrale di
polizia, sia dall’appartamento di Carotina.
I
veicoli del Dipartimento di Polizia di Zootropolis e dello ZBI sono
schierati
ovunque. Vedo il capitano Fangmeyer discutere con alcuni agenti. C’è
anche una
squadra di agenti della TUSK davanti all’ingresso recintato del
grattacielo.
Sono tutti armati di potenti fucili spara-tranquillati, fabbricati
sullo stesso
modello di quello adoperato da Doug Ramses diversi anni fa.
Sia
mio cugino sia l’agente Cervozzo lasciano la macchina e, prima che
tocchi a
noi, la mia zampa si stringe attorno a quella di Carotina.
Dopodiché
abbandoniamo anche noi l’abitacolo, giusto in tempo per andare in scena.
Il
capitano non sembra affatto contento di vederci.
******
“Fra
tutte le cose impulsive, sconsiderate e stupide che voi due avreste
potuto
fare…” iniziò il capitano Fangmeyer, “Avete deciso di disobbedire a un ordine
diretto e di uscire fuori dalla custodia cautelare per venire
direttamente
qui, fra le zampe di quel maledetto.” concluse indicando con la testa
l’edificio in cui Michael si era rintanato.
“Allora
ci sbatta dietro le sbarre.” disse Judy con aria di sfida, “Ma farebbe
meglio a
rinchiuderci in qualche carcere dal quale non sia possibile uscire in
alcun
modo, perché combatterò per i miei figli con ogni fibra del mio corpo,
anche se
dovessi evadere da qualsiasi luogo nel quale vorrà rinchiuderci.”
Fangmeyer
continuò a fissare la sua sottoposta. Nick, nel tentativo di sbrogliare
la
situazione, iniziò a parlare.
“Mi
scusi, capitano, ma non crede che non sarebbe affatto una cattiva idea
mandarci
lì dentro – non da soli, naturalmente – per scoprire che cosa stia
impedendo a
Michael di farci fuori tutti qui e subito?” disse, “Non so un granché a
proposito di esplosivi, ma ci sono volute tre ore per arrivare fin qui
in
macchina. Più altre tre prima che gli scagnozzi di Michael arrivassero
a
Bunnyburrow e rapissero i nostri figli. Fanno sei ore in totale. Un po’
troppe
per posizionare gli ordini e far saltare tutto per aria. Perciò, perché
non
l’ha ancora fatto?”
Fangmeyer
mantenne lo sguardo fisso sui due agenti.
“Ci
mandi nell’edificio.” disse Judy, “Potrà rimproverarci o farci
qualunque altra
cosa desideri, dopo che avremo tratto in salvo i nostri figli. Ma non
me ne starò
qui in piedi senza fare nulla mentre loro sono in pericolo. Non lo farò
mai.”
Fangmeyer
sbuffò contrariata.
“Ho
la netta sensazione che voi due mi disobbedirete, qualunque cosa io
faccia o
dica.” esclamò la tigre a capo della polizia, “Dimentichi che non sei
più il
capitano, Hopps. Perciò dammi una buona ragione, una soltanto, per la
quale non
dovrei sospenderti dal servizio per insubordinazione.”
Judy
guardò il suo diretto superiore con occhi risoluti, come se osasse
sfidarla a
dare credito alla sua stessa minaccia.
******
Avete
mai assistito allo spettacolo di una forza inarrestabile che si scontra
contro
un ostacolo inamovibile? Indovinate quale delle due corrisponde a Judy.
Avrebbero
potuto restare così per tutto il giorno e, in circostanze normali,
sarebbe
passato molto tempo prima che una delle due avesse mostrato i primi
segni di
cedimento.
Questa,
tuttavia, non è affatto una circostanza normale e, come se avesse lo
scopo
preciso di puntualizzarlo, il cellulare di Judy iniziò a squillare.
È
di nuovo quel contatto sconosciuto e sappiamo entrambi che cosa
significa.
Judy
risponde e mette la chiamata in vivavoce.
******
“Vedo
che siete arrivati al cordone di sicurezza.” esclamò la voce di
Michael.
“Dove
sono?” domandò Judy con un ringhio minaccioso.
“Quassù,
insieme a me.”
“Se
oserai far loro del male…”
“Non
sei nella posizione di minacciarmi, Hopps.” disse Michael, “Neppure
il
tuo capo è in grado di tenerti in disparte. So che è lì con te e che
sta
facendo del suo meglio per impedirti di entrare. Per questa ragione,
parlerò
direttamente con lei, capitano… non interferisca.”
Judy
lanciò un’occhiata a Fangmeyer.
“Abbiamo
circondato l’edificio.” dichiarò la tigre, “Non c’è via d’uscita.
Quindi perché
non rilasciate semplicemente gli ostaggi e vi arrendete?”
“Non
succederà.” rispose Michael, “Lei non è nella posizione di darmi
alcun
ordine. Lo sa che ho tutte le mie carte da giocare? La sola cosa che mi
impedisce di far esplodere l’intera catena di bombe in questo preciso
momento
sono Hopps e Wilde e, fintanto che vorranno giocare con me, potreste
effettivamente avere qualche possibilità di fermare i miei piani.
Tuttavia, se
ha intenzione di unirsi al gioco, dovrà rispettare le regole, capitano.
Perciò
ecco che cosa succederà. Ho ordinato ai miei mammiferi di non sparare
né a
Hopps né a Wilde. Dovranno raggiungere l’ottavo piano, da soli. I miei
fidati
sottoposti non faranno loro alcun male, ma sono determinati a impedire
alla
squadra TUSK di raggiungermi; immagino che anche loro faranno del loro
meglio
per… finire la partita. Non sono affatto un tipo irragionevole: avranno
trenta
minuti a disposizione per fermarmi. Se tenterete di fermarli, lo verrò
a sapere
e farò esplodere le bombe. Se non mi raggiungeranno entro il tempo
stabilito,
le farò esplodere ugualmente.”
Ci
fu una pausa gravida di tensione prima che Michael riprendesse il filo
del
discorso.
“Spero
di essere stato sufficientemente chiaro.” concluse l’ibrido prima
di
chiudere la chiamata.
Fangmeyer
lanciò un’occhiataccia al cellulare per un momento, prima di posare una
zampa
sulla fronte e sospirare rassegnata.
“Va
bene.” disse infine la tigre, “Si faccia così. Andrete insieme alla
Squadra Uno
della TUSK, sotto il comando diretto di Rhinowitz. Obbedirete ai suoi
ordini
come se fossero i miei.”
******
Cos’altro
possiamo fare? Non c’era mai stata un’alternativa vera e propria.
Adesso il
capitano se n’è resa conto.
Andiamo
da Rhinowitz, il quale è piuttosto sorpreso di vederci, tanto per usare
un
eufemismo. Tutti sanno che cosa c’è in ballo adesso. Perciò, seppur
dietro una
coltre di polemico silenzio, Rhinowitz accetta di farci entrare nella
sua
squadra TUSK.
Ci
vengono forniti giubbotti antiproiettile e nuove pistole
spara-tranquillanti.
Judy rimane silenziosa per tutto il tempo, ma riesco ad attirare la sua
attenzione una o due volte e vedo la stessa determinazione che avevo
visto in
lei quando, tanti anni fa, mi aveva trascinato per tutta la città alla
ricerca
di prove sulla scomparsa del signor Otterton.
So
cosa c’è in ballo qui. Io e Carotina siamo l’unica possibilità di
salvezza per
i nostri figli; se Michael ha davvero intenzione di lasciarci entrare,
allora
potremmo davvero avere la possibilità di fermare l’altro suo folle
piano.
Vedo
la squadra di agenti della polizia e dello ZBI, con Jack e Cervozzo che
si
preparano. Mio cugino mi guarda e annuisce brevemente, prima di
afferrare
un’arma e andare avanti. Mi ricordo di qualcosa che aveva detto prima
Cervozzo.
La
regola numero 36. È vero, Michael si è preso gioco di noi fin
dall’inizio. Lo
so e basta. In questo momento, stiamo ballando sulle note della sua
versione della canzone di Gazelle.
Il
capitano ci dice qual è il piano da seguire: la nostra squadra sarebbe
entrata
per prima, mentre la forza d’assalto dello ZBI ci avrebbe seguito. Non
appena
vediamo un’apertura, dovremo raggiungere l’ottavo piano e fermare
Michael a
tutti i costi.
Robin,
Nicholas, aspettateci. Stiamo per arrivare.
Note
dell’autore: Eccoci
al diciassettesimo capitolo!
Michael
Clawford è più determinato che mai a gettare l’intera città di
Zootropolis nel
caos e con i giovani Nicholas e Robin nelle sue grinfie, sembra avere
tutte le
carte in regola per portare a compimento i suoi folli propositi di
vendetta.
Sebbene Nick e Judy abbiano convinto il capitano Fangmeyer e l’agente
Wilde a
prendere attivamente parte all’operazione, dovranno fare ricorso a
tutte le
loro forze pur di salvare i loro figli in quella che sarà a tutti gli
effetti
una corsa contro il tempo, come in ogni thriller che si rispetti.
Prima
di congedarmi, permettetemi di fare chiarezza su alcune citazioni
uscite dalla
bocca dell’agente Cervozzo. L’elenco di regole sciorinate in questo
capitolo è
un chiaro riferimento all’agente speciale Leroy Jethro Gibbs, il
protagonista
della serie NCIS – Unità anticrimine interpretato da
Mark Harmon.
La battuta, invece, prende spunto dal film Un colpo all'italiana
del 1969, diretto da Peter Collinson e con l’attore londinese Michael
Caine nei
panni del protagonista. A proposito, il cockney è un termine
riferito
sia ai componenti del ceto proletario di Londra sia al peculiare
dialetto
parlato nella capitale britannica.
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XVII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-18-Rescue-Plan-730333509
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio
per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 19 *** Ostaggi in pericolo ***
Capitolo
XVIII
Ostaggi
in pericolo
(dal
punto di vista di Nicholas)
Non
sento alcun rumore. Non riesco a percepire nulla. È davvero come essere
morti?
Non
passa molto tempo prima che mi renda conto di essere ancora vivo,
perché
all’improvviso mi rendo conto di mentire su qualcosa. Questo significa
che
riesco vagamente a percepire quello che succede intorno a me. Cerco di
muovermi
per capire meglio su cosa stia mentendo, ma il mio corpo non vuole
saperne.
Neppure i miei occhi vogliono aprirsi.
Seppur
lentamente, inizio a ricordare cosa è successo. Stamattina mi sono
sicuramente
alzato dal letto e sono andato con Robin alla pasticceria di Gideon. Ho
incontrato
Joshua, io e Robin siamo usciti fuori, e poi…
Niente.
Non riesco a ricordare altro.
Oddio…
sono stato colpito dal Risveglio dei Morti? No… non può essere. Ho
sentito
quali sono gli effetti di quella roba e sebbene confesso di sentirmi
piuttosto spaventato
in questo momento, sento di non aver perso il controllo di me stesso.
Di certo
non mi sento come se fossi diventato selvaggio. Sono altrettanto certo
che ne
sarei stato consapevole.
La
mia mente intorpidita cerca di trovare una via di fuga, ma poi realizzo
di…
avere sonno? Perché mai dovrei essere assonnato?
Sento
una voce. Non so a chi appartenga, ma mi sta esortando a darmi una
svegliata.
All’improvviso,
avverto il desiderio di non svegliarmi, ma quella stessa voce insiste
affinché
sia sveglio per vedere ciò che sta accadendo.
Lentamente,
i miei occhi si aprono e sento tutte e quattro gli arti riprendere
vigore. Una
forte luce investe i miei occhi e per un breve istante mi sembra di
essere
stato accecato, ma la mia vista si abitua e lentamente riesce a mettere
tutto
quanto a fuoco. Con uno sforzo che mi sembra a dir poco titanico, mi
metto seduto
e mi guardo intorno. Avverto qualcosa di pesante attaccato a una delle
mie
zampe, ma al momento non riesco a capire di cosa si tratti. Desidero
soltanto
sapere dove mi trovo.
Scopro
di essere in una specie di stanza piena di attrezzi utilizzati nel
campo
dell’edilizia. La mia schiena è contro qualcosa di freddo e duro. Cerco
di
muovere le braccia, ma mi accorgo che sono legate dietro la mia
schiena. Tiro
delicatamente per capire cosa mi impedisce di muovermi liberamente. La
trama
sembra spinosa, il che mi suggerisce che le mie braccia siano state
legate con
una fune. La mia attenzione viene infine attirata da quella cosa
pesante
attaccata alla mia gamba. C’è un’altra corda attorno alla mia caviglia
e mi
accorgo che sono stato legato accanto a… Robin? La corda è avvolta
attorno
anche alla sua caviglia.
Anche
Robin inizia lentamente ad agitarsi. Mentre sollevo il collo, avverto
un forte
dolore. Considerando il tutto – il dolore al collo, tutto il tempo
trascorso
finora e questa persistente sensazione di sonnolenza – oserei intuire
che non potevamo
stare tranquilli in alcun modo.
Mi
guardo di nuovo intorno e finalmente capisco a chi appartiene quella
voce che
mi aveva spinto a svegliarmi. Sembra un lupo dal pelo bianco, ma le sue
orecchie… sono troppo lunghe. Mi accorgo anche che è un po’ troppo…
basso per
essere un comune lupo. La sua testa è segnata da alcune strisce grigie,
simili
a quelle che ho visto su altri conigli a Bunnyburrow. Indossa un
completo
bianco.
Tutto
questo mi fa capire che mi trovo faccia a faccia con un altro incrocio.
******
“I
figli di Judy Hopps e Nick Wilde…” disse l’incrocio.
Nicholas
rimase in silenzio.
“Immagino
che voi due sappiate già chi sono.” proseguì il mammifero in completo
bianco.
“Sei
la cosa che vuole la morte di mia madre.” ringhiò Nicholas.
“Mi
piace questo termine.” commentò l’ibrido, “Ma se sono soltanto una
‘cosa’,
allora tu che cosa saresti? Sei altrettanto… unico, proprio come me.”
“Che
cosa vuoi da noi?” gli domandò Nicholas.
“L’ho
già ottenuto.” rispose Michael, “Voi siete qui e non ho alcun dubbio
che presto
verranno anche i vostri genitori.”
“Ci
stai usando come esca.” realizzò Nicholas, mentre Michael si lasciava
sfuggire
una risatina di compiacimento.
“Soltanto
il figlio di due poliziotti poteva essere così perspicace…” puntualizzò
l’ibrido, “Ebbene sì, sto usando entrambi per attirare i vostri
genitori fin
qui. Per la verità, voglio soltanto tua madre, ma sono legato da un
vincolo di…
alleanza, diciamo, e il mio alleato vuole anche tuo padre.”
“Alleato…”
Nicholas ripeté il termine con palese disprezzo, “Intendi il mammifero
che ha
cercato di uccidere mia madre con quella droga.”
“Indovinato.”
rispose Michael, “Beh, non posso certo ammettere che sia un alleato
affidabile.
Ho dovuto impartirgli una dura lezione dopo che aveva cercato di…
affrettare
l’inevitabile sorte di tua madre e mandare all’aria tutto ciò per cui,
nel
frattempo, avevo lavorato così duramente.”
L’ibrido
si appoggiò a una catasta di assi di legno addossate contro una parete
e
incrociò gli arti superiori.
“Perché
non ci uccidi e la fai subito finita?” gli chiese Nicholas.
“Oh,
potrei farlo.” rispose Michael, “Sarebbe fin troppo facile per me. Ma,
vedi…
nel corso degli anni ho appreso alcune verità fondamentali. Una di
queste è
piuttosto semplice: puoi sconfiggere veramente il tuo nemico soltanto
quando lo
avrai totalmente distrutto. Ucciderti qui e ora distruggerebbe sì lo
spirito di
tua madre… ma sarebbe molto più doloroso per lei – oltre che più
soddisfacente
per me – privarla della speranza di salvarti a distanza di pochi piani
piuttosto che a decine di miglia.”
Nicholas
digrignò i denti.
******
Questo
qui dev’essere il famoso ‘Michael’ di cui i miei genitori parlavano a
voce
sommessa, nella speranza che né io né Robin potessimo ascoltarli. Una
cosa è
certa: questo tizio è completamente folle. Dobbiamo uscire di qui, ma…
Ci
sono altri mammiferi su questo piano. Lupi, orsi polari, lepri, pecore.
In
particolare, c’è un montone che mi sta fissando con un’espressione che
sprizza
odio. Sembra avere una cinquantina d’anni e indossa una polo rossa e un
paio di
pantaloni. Vedo una luce lampeggiare a lato del suo collo; indossa una
specie
di collare.
Riconosco
questi affari, visto che fanno parte della storia di Zootropolis. Sono
collari elettrificati.
Questo
tipo è stato così crudele da averli fatti indossare ai suoi stessi
scagnozzi!
Devo
assolutamente inventarmi qualcosa che permetta a entrambi di uscire di
qui, ma…
come posso fare? Siamo circondati e ho le zampe legate dietro la
schiena.
So
come uscire da situazioni di questo genere, ma il trucco potrà
funzionare solo
se non sarò notato. La superficie alla quale sono legato è dura e
fredda; non
riesco ad avvertire la presenza di spigoli appuntiti, perciò non posso
tagliare
la corda in nessun modo. Le mie zampe non sono legate insieme, ma
quella destra
è legata alla sinistra di Robin.
Sto
pensando a una cosa che mi aveva fatto vedere papà. Mi aveva convinto a
legargli le zampe, ma era riuscito a liberarsi più rapidamente di
quanto avessi
pensato. Mi aveva anche insegnato il trucco, ma è molto più facile
metterlo in
atto quando sei cosciente mentre le tue zampe vengono legate.
Mentre
rimugino su quanto ho appena detto, mi rendo conto di qualcosa.
Non
mi riferivo più a lui come il ‘signor Wilde’.
Io…
l’ho chiamato ‘papà’.
Non
volevo farlo di proposito, ma… forse questo significa che è ora che lo
accetti
come…
Perché
ci sto pensando proprio ora? Devo trovare il modo di scappare,
piuttosto.
Perciò, che cosa mi aveva insegnato il signor Wi… papà…?
Beh,
la prima cosa che noto è questa: le nostre zampe sono state legate
quando
eravamo privi di sensi; se così non fosse stato, si sarebbero venuti a
creare
degli spazi fra i polsi e la corda. Questo mi permette di provare a
liberare le
mie zampe. Posso farlo, ma il trucco consiste nel fare movimenti lievi;
se
provassi a farlo con movimenti più ampi, le mie braccia si muoverebbero
leggermente e questo potrebbe essere notato da chiunque mi tenga gli
occhi
addosso. Qualcuno intelligente come questo Michael potrebbe
accorgersene
immediatamente. Perciò il trucco è compiere dei movimenti lievi, quasi
impercettibili.
Michael
si allontana da noi e avverte il montone che ci guardava storto che
deve fare
una telefonata, quindi lascia la stanza e quello stesso ariete ci viene
incontro. All’inizio pensavo che si trattasse soltanto della mia
immaginazione,
ma ora mi rendo conto che sta guardando sia me sia Robin con occhi
carichi di
odio; eppure, sono convinto che, sebbene rivolga il suo disprezzo a
entrambi,
gran parte della sua ira sia indirizzata a me.
******
“Che
cosa stai guardando, mezzosangue?” domandò l’ariete,
mentre
fissava Nicholas con rabbia. Nicholas non gli rispose, ma assunse
un’aria di
sfida mentre sosteneva il suo sguardo. Il montone estrasse una pistola
e la
controllò, mentre inseriva una piccola capsula di colore blu scuro
nella canna,
che venne estratta dalla parte posteriore dell’arma, prima di
rimetterla al suo
posto e inclinarla.
“Sai,
mi è stato detto di non ucciderti.” disse la pecora, “Ma non mi è stato
detto
nient’altro. Vuoi mettere alla prova la mia pazienza e vedere fino a
che punto
uno sporco mezzosangue come te può diventare selvaggio? Sono pronto a
scommettere che il marmocchio legato con te sarebbe la prima vittima.”
“Tu
sei malato.” gli disse Nicholas ringhiando.
“Non
sono io il mostro innaturale fra noi due.” rispose l’ariete con
un
ghigno.
Un
lupo picchiettò sulla spalla del montone, facendolo allontanare.
Nicholas,
approfittando dell’occasione, iniziò a muovere i polsi legati nella
speranza di
poter quantomeno allentare la stretta della corda.
******
Avverto
quanto sia stretta questa dannata fune. Riesco appena a muovere i
polsi, il che
è un buon segno, sebbene sia fastidioso. Significa che i miei polsi non
sono
legati stretti come temevo. Riesco a rivolgere uno sguardo
significativo a
Robin, cercando di fargli capire di non dare ai nostri rapitori un
pretesto per
avvicinarsi, mentre cerco in tutti i modi di liberarmi.
Lui
capisce, anche se è comprensibilmente spaventato. Riesco ad avvertire
l’odore
della sua paura. Dovrebbe aver percepito anche il mio, perché sebbene
stia
facendo del mio meglio per assumere un atteggiamento coraggioso e
provocatorio,
anch’io ho una paura tremenda.
Michael
ritorna nella stanza e si avvicina di nuovo a noi. Si ferma di fronte a
me e si
inginocchia al mio stesso livello.
******
“Beh,
visto che i tuoi genitori saranno qui fra poco, che ne diresti di
ammazzare un
po’ il tempo prima che ci raggiungano?” suggerì Michael.
“Te
lo puoi scordare.” rispose Nicholas, mentre l’ibrido ridacchiava
divertito.
“Sei
così… combattivo.” osservò Michael, “Suppongo che abbia preso da tua
madre… lei
ti ha mai parlato degli eventi accaduti diciannove anni fa? Dei
cosiddetti
tumulti dei ‘predatori selvaggi’?”
Nicholas
rimase in silenzio, mentre il suo rapitore tirava fuori il cellulare.
“Ci
penso ogni giorno non appena mi sveglio.” ammise Michael, “Perché è
stato
proprio allora che ho perso la mia famiglia.”
“È
questa la ragione per cui stai facendo tutto questo?” gli domandò
Nicholas
pieno di rabbia, “Che cosa ha a che fare con mia madre’”
“Lei
è stato un ingranaggio molto importante all’interno della macchina che
Dawn
Bellwether aveva allestito in maniera così scrupolosa, con l’obiettivo
di
asservire e soggiogare tutti i predatori della città.” disse Michael.
“Mia
madre l’ha fermata.” affermò Nicholas.
“Niente
affatto, ha dato inizio a tutto. Ti è mai capitato di ascoltare
il
discorso da lei pronunciato durante quella conferenza stampa? Tutte
quelle
disgustose calunnie… ah, ma non ti farò un riassunto. Hai presente il
detto
‘mostra, ma non racconta’? Ecco… guarda tu stesso.”
Michael
pose il telefono davanti agli occhi di Nicholas mentre premeva il tasto
d’avvio. Sullo schermo, il giovane ibrido poteva vedere Judy davanti a
un
leggio, quando era più giovane.
******
Sto
osservando mia madre mentre diceva che il motivo per cui i predatori
erano
diventati selvaggi era da ricondurre a una motivazione di tipo
biologico. Fa
male vedere quel video perché so che se me l’avessero fatto vedere
quando ero
più… in collera con me stesso e gli altri… avrebbe inasprito i miei
rapporti
già abbastanza tesi con lei.
C’è
solamente una cosa che mi impedisce di essere più turbato di quanto già
non lo
sia.
Mi
dispiace deluderti, Michael, ma l’avevo già visto. La mamma me l’aveva
mostrato
quando aveva appreso che gli incidenti dei Predatori Selvaggi sarebbero
stati
trattati nella mia classe durante la lezione di Storia. Mi aveva detto
che
sarebbe stata la cosa migliore. Non ne era affatto orgogliosa, ma era
convinta
che dovessi saperlo in modo da comprendere meglio il ruolo che aveva
avuto
all’epoca, prima di ascoltare una versione distorta della storia che mi
avrebbe
attratto verso l’odio di qualcun altro. Inutile aggiungere che mi aveva
fatto
star male vedere quel video da solo la prima volta, quando avevo
sentito quelle
parole distorte uscire dalla bocca della coniglia che in seguito
sarebbe
diventata il capitano dello stesso Distretto che rappresentava quel
giorno.
Adesso
so che mia madre non pensava davvero quelle cose. Conosco la storia
abbastanza
bene da sapere che si è pentita amaramente per quello che aveva detto
allora e
che aveva fatto del proprio meglio per rimediare.
******
“Che
cosa ne pensi?” domandò Michael.
“Credo
che tu abbia perso del tempo prezioso nel mostrarmelo.” lo derise
Nicholas,
“L’avevo già visto.”
Michael
sembrava essere rimasto colpito da quella risposta, ma riacquistò
immediatamente il proprio autocontrollo.
“Lo
sapevi che, subito dopo quella conferenza stampa, tuo padre si era
allontanato
da tua madre di propria iniziativa?” domandò nuovamente Michael, “Era
rimasto
profondamente scosso da ciò che lei aveva detto e che aveva fatto.
Scommetto
che non sai neppure che tua madre stava per colpirlo con uno spray
repellente
per volpi.”
Nicholas
non disse nulla.
“Capisci
dove voglio arrivare?” continuò Michael, “So che Nick Wilde ha lasciato
Zootropolis sedici anni fa. Se dovessi tirare a indovinare, direi che
se ne era
andato per colpa di qualcosa che tua madre gli aveva detto o fatto. Lei
lo
aveva spinto tra le braccia di un’altra volpe e la prova di quanto ho
appena
affermato è legata a te in questo preciso momento.”
“Chiudi
il becco.” ringhiò Nicholas, mentre il suo sequestratore sorrideva
compiaciuto.
“Considera
questo: tua madre fa sempre del male a tutti coloro cui dice di voler
bene. Ha
allontanato tuo padre per ben due volte e scommetto che ha fatto la
stessa cosa
con te quando era il capitano della polizia. La ferocia potrebbe non
essere più
presente nella biologia dei predatori, ma fare del male a tutti coloro
che le
vogliono bene fa sicuramente parte della sua natura. Pensaci un po’
su.”
concluse Michael, prima di rialzarsi. Un montone dal manto nero si
avvicinò e
gli sussurrò qualcosa all’orecchio; nonostante Nicholas fosse
abbastanza vicino
da sentire distintamente ogni parola.
“Sono
arrivati in città.” annunciò l’ariete a Michael.
“Sapete
dove si trovano di preciso?” domandò quest’ultimo al suo sottoposto.
“Le
telecamere del circuito stradale li hanno ripresi mentre si dirigevano
verso
l’appartamento di Hopps.”
“Questo
significa che lei sta cercando di ottenere qualcosa che, almeno secondo
i suoi
piani, dovrebbe aiutarla.” osservò Michael, “Qual è la situazione
all’esterno?”
“Le
forze d’assalto congiunte dello ZBI e del Corpo di Polizia di
Zootropolis si
sono già riunite e stanno aspettando l’ordine di fare irruzione
nell’edificio.”
“Spediteli
dritti all’inferno.” ordinò Michael, “Ma se vedete Hopps e Wilde fra di
loro…
lasciateli passare. Mi occuperò di loro personalmente.”
La
pecora nera uscì, mentre estraeva una pistola dalla cintura dei suoi
pantaloni
e la caricava. Michael ritornò dai suoi ostaggi.
“È
arrivato il momento di entrare in scena.” disse.
******
È
buffo quando ti rendi conto delle cose che pensi in questo genere di
situazioni. È chiaro che questo pazzo desidera ucciderci tutti. I miei
pensieri
vanno a mamma e a papà, che stanno venendo a salvarci. Mi rendo conto
che la
sorpresa che ho provato quando l’ho chiamato papà è stata effimera. Lui
è mio
padre sotto tutti gli aspetti, anche se ho dovuto farmi rapire da un
mammifero
fuori di testa per capirlo una volta per tutte.
Spero
davvero che riescano ad arrivare fin qui e che lo fermino… perché non
voglio affatto
morire.
Mentre
lo penso, riesco a sentire la corda attorno ai miei polsi allentarsi;
mentre
Michael si allontana, tiro fuori una delle zampe.
Mamma
e papà arriveranno a momenti… ma farò tutto il possibile per tirarci
fuori di
qui.
Note
dell’autore: Con
questo siamo giunti al diciottesimo
capitolo!
Casomai
qualcuno avesse ancora nutrito dei dubbi in proposito, in questo
capitolo
Nicholas ha dimostrato di essere il degno figlio di Judy e Nick. Non
soltanto ha
tenuto testa sia a Michael sia a Doug, ma ha anche fatto ricorso a uno
dei
trucchetti da artista della truffa di suo padre nel tentativo di
liberarsi. Che
altro aggiungere, ancora una volta Nicholas ha dato prova della sua
tenacia e
del suo coraggio. È proprio il caso di dirlo… tali genitori, tale
figlio!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XVIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-19-Hostage-Situation-732906090
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 20 *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo
XIX
Corsa
contro il tempo
(dal
punto di vista di Judy)
Nick
e io siamo pronti a riprenderci i nostri figli. Indossiamo entrambi
delle
protezioni a prova di proiettile sopra i nostri abiti civili, dal
momento che
non abbiamo avuto a disposizione né il tempo né tantomeno il luogo per
poterci
cambiare in modo appropriato. Nel mio caso, si tratta essenzialmente di
una
versione potenziata della divisa che indosso quando lavoro in polizia
ed è
costituita da un’armatura pettorale che copre anche la schiena,
schinieri,
ginocchiere e guanti di protezione. Siamo stati entrambi equipaggiati
con
pistole spara-tranquillanti; i fucili prodotti in serie della squadra
d’assalto
TUSK sono troppo grandi da imbracciare sia per me sia per Nick, poiché
il più
piccolo di essi è a misura di lupo.
Il
piano che tutte le forze a disposizione dello ZBI e del Dipartimento di
Polizia
di Zootropolis devono seguire è fare irruzione nell’edificio da
ingressi
separati una volta aver occupato il primo piano; saremo noi ad andare
avanti,
ma solamente perché questo è un caso eccezionale. Di norma, nel corso
delle
operazioni congiunte le squadre della polizia e della TUSK intervengono
in fase
di copertura e non fanno da apripista, ma le richieste di Michael nei
nostri
confronti rendono impossibile eseguire la normale procedura. Per quanto
possa
sembrare completamente pazzo, dobbiamo agire supponendo che ucciderà i
nostri
figli se non prendiamo sul serio le sue minacce.
Nick
e io ci troviamo uno accanto all’altra. Gli altri agenti della TUSK
procedono a
coppie, con Rhinowitz a capo della formazione. È un vero e proprio
carro armato
su due zampe.
Rhinowitz
solleva uno zoccolo e lo fa ondeggiare avanti e indietro, ordinando a
tutti noi
di procedere raccolti in una singola colonna. Dopodiché si accovaccia e
si
scaglia contro la porta dell’edificio, usando il suo stesso corno come
se fosse
la testa metallica di un ariete. Con un potente schianto, abbatte la
porta al
suolo e rallenta la sua corsa, fermandosi nell’atrio dopo aver percorso
pochi
metri. Ancora una volta, alza lo zoccolo e lo sposta in avanti,
indicandoci che
dobbiamo seguirlo. Rivolgo un breve cenno a Nick e lo seguiamo, tenendo
le armi
ben in alto.
L’atrio
è costituito da numerosi uffici che dobbiamo ripulire uno per uno.
L’operazione
richiede pochi minuti, il che è sorprendente. Alzo le zampe e ammetto
candidamente di non essere un’esperta in fatto di strategie. Dopotutto,
io sono
la coniglia che anni addietro si era fiondata nel quartiere di Little
Rodentia
senza tener conto delle vite dei suoi abitanti soltanto per inseguire
un
ladruncolo da strapazzo, ma mi sembra strano che non ci sia alcun
mammifero a
darci un ‘benvenuto’ a base di piombo.
Rhinowitz
ci ordina di andare dietro il bancone della reception subito dopo aver
completamente sgomberato l’atrio. Eseguiamo e ci ritroviamo lì.
******
“Gli
ascensori sono fuori servizio.” osservò Rhinowitz, “Perciò dovremo
salire le
scale e ripulire ogni singolo piano. Secondo i progettisti, hanno
bloccato
l’accesso alle scale su questo lato dell’edificio dal sesto piano in
su, perciò
dovremo dirigerci verso la rampa di scale situata sul versante sud.
Dovrete
agire in coppia. Nessuno dovrà essere lasciato solo.” Rhinowitz guardò
Nick e
Judy, “Tutto chiaro?”
“Sissignore.”
risposero entrambi all’unisono.
“Bene.”
ribadì Rhinowitz, “Allora muoviamoci. Capeson, con me.”
“Agli
ordini.” esclamò un leone dalla criniera nera mentre si staccava dal
resto del
gruppo.
Rhinowitz
si diresse verso le scale con Capeson al seguito. Nick e Judy lo
seguirono,
così come gli altri agenti della forza d’assalto. Salirono rapidamente
le scale
e proseguirono fino al secondo piano. In fila contro il muro, l’intera
squadra
aspettava gli ordini di Rhinowitz con le armi pronte all’uso.
“Capeson,
apri la porta.” ordinò Rhinowitz. Il leone annuì e mentre si
avvicinava, aprì
la porta e puntò in avanti la sua pistola. Rhinowitz si staccò dal muro
e fece
irruzione.
Il
secondo piano era un enorme spazio aperto costituito da scomparti
adibiti a
uffici, con stanze separate presenti su ambo i lati. Le finestre erano
ricoperte da tavole di compensato e mancavano i pannelli dal soffitto,
da cui
facevano capolino diversi cavi e tubi scoperti. Annuendo al resto della
squadra, Rhinowitz andò avanti seguito dagli altri agenti.
“Hopps,
Wilde, occupate le stanze sul fianco sinistro.” ordinò il rinoceronte a
capo
della squadra d’assalto, “McHorn, Maneford, voi occupate quelle sul
fianco
destro. Voialtri, sparpagliatevi.”
Nick
e Judy si scambiarono un cenno d’intesa mentre si dirigevano verso
l’obiettivo.
Le porte erano tutte chiuse e le persiane abbassate. Aprivano ogni
porta con la
dovuta cautela, facevano irruzione e liberavano ogni stanza prima di
passare a
quella successiva. Una volta aver eseguito il compito assegnato, si
riunirono
agli altri elementi della squadra in prossimità della tromba delle
scale.
“Non
abbiamo trovato nulla dalla nostra parte.” disse Maneford.
“Qui
è tutto silenzioso come un gatto.” dichiarò Nick, attirandosi gli
sguardi
lievemente infastiditi dai felini del reparto d’assalto.
“Allora
dobbiamo andare al terzo piano.” annunciò Rhinowitz, “Stessa procedura.
Per
prima cosa sgombereremo l’area principale, poi controlleremo stanza per
stanza
affinché non ci siano sgradite sorprese.”
******
Tutta
questa quiete è decisamente strana. Mi sta mettendo alle corde, come se
gli
scagnozzi agli ordini di Michael dovessero saltare fuori dall’ombra da
un
momento all’altro. Ciò che è ancora più strano è che questa situazione
si
protrae anche nei quattro piani superiori. Tutto tace. Nessun segno di
attività, a parte i lavori di costruzione ancora da ultimare.
Mentre
saliamo le scale sul lato nord del sesto piano per accedere al settimo,
inizio
a pensare che Michael, dal momento che non riusciamo a scovarlo da
nessuna parte,
ci abbia preso in giro e la cosa mi fa ribollire il sangue dalla rabbia.
Arriviamo
finalmente al settimo piano, quello che ci separa dal luogo in cui
Michael,
stando alle sue parole, ci avrebbe aspettato. Se succederà davvero
qualcosa,
questo sarebbe il momento più adatto.
Queste
si rivelano le ultime parole famose; in fin dei conti, il destino
spesso adora
prendere i pesci all’amo.
******
Gli
agenti della squadra TUSK stavano tutti per attraversare la porta,
quando una
violenta esplosione investì la rampa di scale.
“Siamo
in trappola!” esclamò Nick.
Non
appena Nick ebbe finito di parlare, qualcosa colpì uno dei lupi,
facendolo
crollare a terra. Si poteva notare una macchia scura sulla base del suo
collo,
mentre i suoi occhi spalancati fissavano il soffitto.
“A
terra!” urlò Rhinowitz non appena un proiettile aveva sibilato a pochi
centimetri dalla sua testa. Gli altri agenti si rifugiarono dietro le
pareti
divisorie, le cataste di assi di legno e qualsiasi altra cosa fosse
abbastanza
ampia per potersi nascondere. Lo stesso Rhinowitz trovò rifugio
all’interno di
uno degli uffici vuoti. Nick e Judy rimasero uno vicino all’altra,
riparandosi
dietro il muro divisorio più vicino.
“Fate
fuoco!” ordinò Rhinowitz, mentre i suoi sottoposti caricavano le
pistole
spara-tranquillanti. Il rinoceronte, non potendo usarne una, si limitò
a
tenersi il più in basso possibile.
“Non
vi colpiranno.” disse Rhinowitz a Judy e Nick, “Se andate avanti, sarà
più
facile per noi farli fuori dopo che saranno usciti allo scoperto.”
“Beh,
non posso certo controbattere…” brontolò Nick.
“Aspetta…”
lo interruppe Judy, “Cosa ti fa credere che Michael terrà fede alla sua
parte
dell’accordo? Per quanto ne sappiamo, potrebbero colpire anche noi!”
“Perché
quel pazzoide vuole ucciderci con le sue stesse zampe!” affermò la
volpe.
“Questo
non gli ha impedito di lasciare campo libero a Doug!” ribatté la
coniglia.
“Stiamo
davvero discutendo di queste cose adesso, Carotina?”
“Andate!”
ordinò Rhinowitz a entrambi.
******
Non
abbiamo bisogno di farcelo ripetere due volte. Nick va per primo.
Andiamo
dritti verso l’obiettivo, mentre i lupi e i leoni ci forniscono
copertura con i
loro fucili spara-tranquillanti. Due dei mammiferi sotto il comando di
Michael
cadono a terra prima ancora di poter attraversare la stanza. Mentre
passiamo
davanti a un lupo intento a difendersi dietro una scrivania, lo
colpisco con un
dardo e crolla prontamente sul pavimento.
Se
non ci spareranno, ci renderanno le cose più facili.
Nick
abbatte un altro lupo nascosto dietro un pilastro e io mi accovaccio,
mirando a
una lepre dalla pelliccia a strisce intenta a ricaricare la propria
arma.
Siamo
dall’altra parte del piano, ma non appena arriviamo in prossimità della
porta
d’uscita, un proiettile si infrange contro il pavimento sotto le nostre
zampe e
schegge di legno duro schizzano in ogni direzione. Nick salta su un
piede e per
un attimo temo che sia stato colpito, ma poi continua ad avanzare. Un
altro
proiettile colpisce il pavimento, facendomi inciampare. Proprio mentre
ci
apprestiamo ad aprire la porta… una pecora dal manto nero esce dal suo
nascondiglio, uno degli uffici situati nelle vicinanze della rampa di
scale.
È
Woolter e non sembra intenzionato a seguire l’ordine di Michael di non
ucciderci, perché la sua pistola è puntata contro di noi.
Per
un istante, sento la rabbia divampare dentro di me. Quel montone è
coinvolto
nel sequestro dei nostri figli per opera della banda di criminali che
dobbiamo
fermare a tutti i costi. Per un altro breve lasso di tempo, accarezzo
l’idea di
scaricargli addosso l’intero caricatore di dardi tranquillanti, ma non
appena
Nick si avvicina e sento la sua zampa stringermi la spalla, ritorno in
me. Mi
ci vogliono pochi secondi per realizzare che Woolter impugna un’arma da
fuoco capace
senza dubbio di abbatterci prima ancora che potessimo sparare
abbastanza
munizioni da farlo stramazzare a terra.
******
“Aveva
ragione… alla fine siete venuti.” sogghignò Woolter, “Detesto
ammetterlo, ma
farete la fine di un gregge di agnelli al macello.”
“Togliti
di mezzo.” disse Judy.
“Vedo
che non siete così minacciosi quando il vostro nemico non vi dà le
spalle.”
osservò Woolter, “Oh, e non dimenticatevi di questa…” concluse chinando
la
testa verso la pistola tenuta ben salda nei suoi zoccoli.
“Non
ci spareresti mai.” disse Nick, sebbene non fosse particolarmente
sicuro delle
sue stesse parole, “Se lo venissero a sapere, Michael e Doug
pretenderebbero la
tua lana su un piatto d’argento.”
“Sono
bravo a mentire.” ribatté il montone, “Sapete come sono sfuggito
all’arresto?
Hanno preso Jesse, ma io sono riuscito a scappare e Clawford mi ha
posto sotto
la sua protezione, fintanto che obbedisco alle sue direttive. Ma voi…
sarete
una tragica fatalità. Dirò che la mia pistola ha avuto un
malfunzionamento e che
voi due vi siete messi in mezzo mentre stavo mirando a un altro agente.”
Detto
questo, Woolter sollevò l’arma, ma prima che potesse premere il
grilletto, la
pistola scivolò via dai suoi zoccoli e andò a finire sul pavimento. Una
macchia
scura e bagnata si formò sopra di esso. Woolter si guardò rapidamente
intorno
prima di cadere lui stesso a terra, con la zampa ricoperta dalla stessa
macchia
scura presente sul pavimento.
******
Alziamo
lo sguardo e c’è un orso polare che ci sovrasta, con uno di quei fucili
che
sparano proiettili a base di Risveglio dei Morti fra le sue enormi
zampe.
L’orso
indica la scala con la testa e noi seguiamo il suggerimento, correndo
verso di
essa. Mentre saliamo, Nick si gira e spara un dardo soporifero che
finisce alla
base del collo dell’orso polare, prima di… scendere. Nick si limita a
scrollarsi le spalle, mentre raggiungiamo la porta che ci separa
dall’ottavo
piano dell’edificio. Non appena oltrepassiamo la soglia, sentiamo un
bip
provenire da sopra lo stipite della porta. Correndo con quanta forza
abbiamo
nelle zampe, arriviamo a pochi passi dalla porta nel preciso momento in
cui
un’altra esplosione ci taglia qualsiasi via di fuga.
Dovremo
cavarcela da soli.
Annuendo
a Nick, controlliamo entrambi le armi che abbiamo a disposizione. Ci
basterebbe
un singolo colpo indirizzato alla testa di Michael per finire gran
parte del
lavoro. La minaccia sarebbe sventata e i nostri figli sarebbero
nuovamente al
sicuro.
Sembrerebbe
tutto così semplice, almeno a parole.
Mentre
rivolgo un altro cenno d’intesa a Nick, procediamo con cautela su per
le scale
fino all’ottavo piano, cercando di fare il meno rumore possibile.
Prendiamo
posizione vicino all’ingresso. Afferro la maniglia, apro la porta e la
spingo
delicatamente, sbirciando all’interno.
Proprio
dalla parte opposta del piano, notiamo la presenza di una grande
macchina con
un computer collegato a essa. Ci sono cataste di assi di legno sparse
ovunque,
insieme a cavi e barili.
Non
riesco a vedere Nicholas o Robin da nessuna parte.
Rivolgo
un cenno a Nick e lui apre delicatamente la porta. Lancia una breve
occhiata,
prima di tirarsi indietro e darmi una serie complicata di segnali con
la zampa.
Conosco
Nick abbastanza a lungo da sapere che, a un occhio non allenato, quei
gesti
possono sembrare complicati e privi di senso. Tuttavia, ho imparato a
riconoscerli.
Due
dita in una direzione e due dall’altra indicano di procedere a piedi.
Mi
suggerisce di avanzare da due posizioni diverse.
Le
dita rivolte dapprima verso i suoi occhi, poi verso i miei e infine
nuovamente
verso i suoi indicano di tenerci l’uno nella visuale dell’altra.
Un
movimento a scatto fatto con due dita simboleggia una manovra a
tenaglia.
I
pugni chiusi e poi aperti mentre li tira indietro significano che
dobbiamo
tirare fuori da qui i nostri figli.
Annuisco
e scivoliamo attraverso la porta. Il primo ad avanzare è Nick, con la
pistola
sollevata. Lui va a destra, mentre io vado a sinistra. Ci guardiamo a
intervalli di tempo regolari mentre avanziamo verso l’altra estremità
del
piano, giungendo dinanzi a una specie di barriera fatta di materiale
edilizio,
piani di lavoro, cumuli di assi di legno e pile di tubi. Sebbene non
riusciamo
a vedere oltre, non passa molto tempo prima di raggiungere l’altra
parte del
piano.
Eccoli.
Nicholas e Robin sono qui. Mentre Nick ci raggiunge, sembrano sorpresi
di
vederci.
È
in questo momento che sento un lieve suono, come se qualcosa di molto
piccolo
avesse colpito una superficie legnosa. Sia io sia Nick ci giriamo.
Notiamo una
figura seduta su un piano di lavoro, accanto a una catasta di assi di
legno che
non avevo pensato di controllare prima di procedere.
Non
può essere altri che Michael.
Le
voci su di lui sono vere. È un incrocio, proprio come Nicholas.
Assomiglia
molto a un lupo, sebbene il suo muso sia più corto. Il suo naso è di
colore
rosa, mentre le sue orecchie sono decisamente più lunghe rispetto a
quelle di
qualunque canide. Ha degli strani segni sulla sua pelliccia candida;
sembrano
delle strisce che ho visto solo su conigli e lepri.
Il
suo volto fa scattare qualcosa nei meandri della mia memoria. Sono
sicura di
averlo già visto da qualche parte.
Eppure,
è quello che sta facendo ad aver attirato la mia attenzione.
In
questo momento non ci sta neppure guardando. Al suo fianco c’è una
scacchiera
pronta all’uso.
******
“Sapete
qual è la cosa che più mi affascina degli
scacchi?”
domandò Michael, “È il fatto
che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di
strategia.
Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa avventata,
in modo
da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha più valore delle
altre.
Tutte hanno uno scopo ben preciso. E adesso…”
Michael
spostò la regina nera nella fila dove si trovava il re bianco.
“Stallo.”
annunciò l’ibrido con un ghigno di compiacimento. Si alzò dal suo posto
e posò
il suo sguardo su Judy, tenendo una pistola nella sua zampa, puntata
verso di
lei.
Note
dell’autore: Eccoci
arrivati al diciannovesimo capitolo!
Come
vi avevo preannunciato, in questa fase della storia non sarebbero
mancati né
l’adrenalina né tantomeno l’azione e direi che questo capitolo ha
mantenuto le
promesse. Nonostante fossero guidati da un vero e proprio carro armato
su due
zampe come Rhinowitz, Nick e Judy si sono ritrovati a dover percorrere
gli
ultimi piani dell’edificio da soli, ma grazie alle loro capacità e a un
pizzico
di fortuna che in casi come questi non guasta mai, sono infine riusciti
a raggiungere
Michael. Se vi state domandando come andrà a finire lo scontro fra i
due agenti
e l’ibrido bramoso di vendetta, non vi resta altro da fare che
attendere i
prossimi capitoli!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XIX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-20-Rescue-Attempt-737052734
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 21 *** Faccia a faccia ***
Capitolo
XX
Faccia
a faccia
(dal
punto di vista di Nick)
Quando
io e Carotina siamo arrivati qui e abbiamo avanzato fino ad arrivare
dall’altra
parte del piano, stavamo… correndo un po’ troppo speditamente, a mio
parere.
Forse è solo una mia impressione, ma mi considero un po’ più cauto
rispetto a
Judy, perciò mi sono preso la briga di liberare la zona nella quale mi
trovavo
il più rapidamente possibile. Cerco di non perderla di vista neanche
per un
secondo. Judy arriva per prima dall’altra parte del piano, mentre io le
copro
le spalle.
Una
volta arrivati, la prima cosa di cui mi accorgo è che Nicholas e Robin
sono
legati insieme per le zampe. Riesco a vedere un piccolo segmento di
corda
dietro Nicholas…
Quel
furbacchione… è riuscito a liberarsi. È rimasto seduto in maniera tale
che
soltanto io potessi vedere da dietro che non era legato, il che è
piuttosto
astuto. In fin dei conti, è pur sempre mio figlio.
Ma
che cos’è quel gigantesco affare? Sono appoggiati contro un grande…
macchinario. Sembra un’enorme vasca di metallo, alla quale sono
collegati
pannelli, pulsanti e indicatori di vario genere.
Posso
solo immaginare che sia l’ordigno preparato con il Risveglio dei Morti
con il
quale Michael intende far precipitare l’intera città nel caos.
******
Nick
arrivò dall’altra parte del piano in cui si trovavano non soltanto
Nicholas e
Robin, ma anche il famigerato dispositivo. Judy lo stava già aspettando
ed era
uscita dalla sua copertura, lanciando un’ultima occhiata alle sue
spalle mentre
Nick le si avvicinava.
Prima
che la volpe potesse aprire bocca, la coniglia si voltò alla sua
sinistra. Nick
seguì lo sguardo di Judy e vide la sagoma di un mammifero, seduta su un
piano
da lavoro. Ciò che Nick poteva definire… insolito… era il fatto che il
sopraccitato mammifero – sembrava una specie di lupo in miniatura, ma
dalle
orecchie molto più lunghe rispetto a quelle di qualsiasi altro canide –
non li
degnava di uno sguardo. Al contrario, era intento a osservare i pezzi
disposti
su una scacchiera.
“Sapete
qual è la cosa che più mi affascina degli scacchi?” domandò la figura,
“È il
fatto che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di
strategia. Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa
avventata, in modo da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha
più valore
delle altre. Tutte hanno uno scopo ben preciso.”
******
Non
posso che dare ragione a colui che non può essere altri che Michael.
Gli
scacchi sono davvero qualcosa di più complesso di una semplice
battaglia in
campo aperto. Esistono molti modi coi quali puoi spingere il tuo
avversario a
compiere una mossa sbagliata.
Eppure,
mentre afferma che la nostra situazione è giunta in una fase di stallo,
mi
accorgo che non ha dichiarato lo scacco matto. Dev’essere convinto di
avere
l’intera situazione sotto controllo, di averci in pugno e che non ci
sia niente
che possiamo fare.
A
meno che tu non abbia altre pedine a disposizione e non sia rimasto
chiuso in
un angolo, c’è quasi sempre una via d’uscita.
Michael
non ha ancora vinto.
******
Nick
e Judy tirarono fuori le armi.
“Michael
Clawford, ti dichiaro in arresto per rapimento, terrorismo, atti
intimidatori,
tentato omicidio e innumerevoli altri reati, dannato criminale.” disse
la
volpe.
Michael
rispose con una risata.
“Pensavate
davvero che, una volta arrivati fin qui, mi avreste trovato da solo?”
continuò
l’ibrido, “Questo è tutto ciò che potete ottenere quando agite come
genitori anziché
come agenti di polizia.”
Michael
schioccò le dita. Dalla tromba delle scale di fronte a quella da cui
Nick e Judy
erano saliti all’ottavo piano, emerse un montone con indosso un paio di
pantaloni e una polo rossa. Teneva fra gli zoccoli un fucile, puntato
in
direzione di Nick.
******
Non
appena vedo Doug, nella mia mente iniziano a delinearsi i contorni di
un piano.
Ho notato che quel montone indossa uno di quei collari elettrificati…
il modo
di agire di Michael è a dir poco crudele, ma sufficiente a farmi
intendere il
disprezzo che quest’ultimo nutre nei confronti di Doug, perciò…
So
che Michael disprezza Carotina per essere stata la ‘portavoce’ degli
incidenti
che hanno causato la morte dei suoi genitori, ma… Doug era stato il
braccio e
Dawn la mente. Credo… anzi, sono certo che Michael sia altrettanto
interessato
a vedere morti anche loro.
Per
quanto io desideri che Doug e Bellwether paghino per quello che hanno
fatto
anni fa, non voglio vederli morti. Inoltre… sfruttare l’astio che
Michael nutre
nei loro confronti potrebbe davvero… funzionare. Se riuscissimo a
metterli
l’uno contro l’altro, potremmo riuscire a fuggire con i nostri figli e
avere
così salva la vita. Certo… rimane ancora la questione della bomba da
disinnescare. Ma che cosa posso fare, a parte giocarmi il tutto per
tutto?
Forse è un azzardo, e per giunta uno di quelli colossali, ma se riesco
a mettere
Michael e Doug l’uno contro l’altro, l’ordigno non verrà attivato.
Non
ho modo di discutere di questo piano con Carotina, almeno non
direttamente. Lei
mi ha detto più volte che ho una lingua tagliente. È giunto il momento
di
scoprire se è davvero così.
******
“Credo
che… dovremmo sapere per quale motivo stiamo per morire.” esclamò Nick.
“Morirete
comunque, indipendentemente dal fatto che ti spari o no.” affermò
Michael,
“Doug potrebbe anche renderti più facile il tuo passaggio nell’aldilà.
Per
quanto riguarda la coniglia, invece… intendo farla soffrire il più a
lungo possibile…”
“Proprio
come lui?” domandò Nick, volgendo lo sguardo in direzione di Doug.
“Ho
bisogno di Doug, ma non voglio nulla dalla coniglia, a parte vederla
soffrire
prima che muoia.”
“…
ma che cosa accadrà a Doug quando avrai ottenuto ciò che vuoi?” ribadì
Nick,
“Non penso proprio che lo lascerai andare in piena libertà.”
Michael
rimase interdetto per un istante.
“Voglio
dire, sono certo che vuoi farla pagare cara a tutti i responsabili
della morte
dei tuoi genitori.” continuò Nick, “Il sangue e la sofferenza di una
sola
coniglia non potranno mai soddisfare il tuo desiderio di vendetta.”
“Nick,
che stai facendo?” sibilò Judy incredula alle sue orecchie. Nick agitò
una
zampa sotto i suoi occhi, facendole intendere che doveva tenere la
bocca
chiusa.
“So
esattamente come ti senti.” proseguì la volpe, “Avere tutto ciò che ti
rende
felice e vedertelo portare via sotto i tuoi occhi. Senti l’impulso
irrefrenabile di sfogare la tua rabbia, di vendicarti del responsabile…
ma nel
tuo caso, sono stati più mammiferi ad aver causato la morte dei tuoi
genitori,
non è così?”
Michael
sogghignò.
“Li
schiaccerò tutti…” ribadì con un ringhio, “Tutti quanti. Bruceranno tra
le
fiamme dell’inferno. Ucciderò tutti i responsabili.”
Nick
tornò a osservare Doug.
******
Ci
siamo.
L’espressione
gelida stampata sul volto di Doug conferma tutti i miei sospetti.
Probabilmente
sospettava da sempre che Michael lo avrebbe ucciso una volta finita
tutta
questa faccenda. Vedo la sua pistola girarsi leggermente, ma non verso
di me o
Carotina, bensì contro lo stesso Michael.
È
in questo preciso istante che avverto il rumore e il sibilo di una
pistola che
ha appena fatto fuoco, mentre Carotina mi sbatte contro il pavimento
senza
andare troppo per il sottile.
******
“Vi
ammazzo…” tuonò Michael con un ringhio, “Vi ammazzo tutti…”
Puntò
la sua pistola contro Nick. Judy sollevò la sua e fece partire un dardo
soporifero, facendo sì che Michael cercasse una copertura.
“Tutto
bene, Nick?” domandò la coniglia.
“Sì,
sto bene.” rispose la volpe, mentre impugnava la sua pistola e la
puntava in
direzione di Michael, “Porta i nostri figli via da qui.”
“Non
ti lascio da solo. Ce ne andremo da qui insieme.” esclamò Judy.
“Lo
sai che sono un tiratore migliore di te.” ribatté Nick.
“Sì,
quando eri più giovane.” Judy represse un ghigno, “Lo sai che
hai
bisogno di me, furbacchione.”
“Anche
i nostri figli.”
“Penso
che se la caveranno benissimo da soli.” disse la coniglia, indicando un
punto
alle spalle del partner. Nick si voltò e vide che Nicholas era riuscito
a
liberarsi e stava raggiungendo la rampa di scale più vicina insieme a
Robin.
Fu
in quell’istante che Michael uscì da dietro un cumulo di assi di legno.
Puntò
la pistola contro Nicholas, ma prima che potesse aprire il fuoco contro
i due
giovani mammiferi in fuga, Nick sollevò la propria arma e sparò una
raffica di
dardi tale da costringere Michael a cercare un riparo per la seconda
volta.
Mentre
l’ibrido era costretto sulla difensiva, Nick notò che qualcosa di
indefinito si
stava avvicinando a Nicholas e Robin. Dando retta unicamente al proprio
istinto, la volpe cambiò obiettivo e fece fuoco.
La
figura crollò sul pavimento a metà percorso. Nick si accorse che si
trattava di
Doug.
******
Adesso
è Michael a trovarsi in inferiorità numerica. Per colpa sua. Tira fuori
la
testa per un attimo, ma un dardo sparato dalla pistola di Carotina lo
riporta
sulla difensiva. Dopo averle rivolto un cenno d’intesa, avanziamo con
le armi
sollevate per prendere d’assalto la posizione in cui si trova Michael.
Ora che
ci siamo liberati della sua influenza, è tempo di porre fine alla
partita.
******
Procedendo
con la dovuta cautela, Nick e Judy stavano stringendo Michael in una
morsa.
Mentre si rivolgevano cenni d’intesa, raggiunsero rapidamente la
catasta di
assi di legno dietro la quale avevano visto Michael trovare riparo.
Eppure,
lui non c’era.
“Dov’è?”
chiese Judy, tenendo la propria arma ben salda fra le zampe.
La
sua domanda trovò risposta non appena le sue orecchie colsero lo
scalpiccio di
zampe che si allontanavano dalla loro posizione. Mentre puntavano le
armi verso
la fonte di quel rumore, entrambi videro Michael dirigersi verso la
macchina.
“Fermo
dove sei!” esclamò Nick. Eppure, la volpe sapeva bene che se avesse
sparato e
mancato il bersaglio, il dardo avrebbe potuto colpire il macchinario e
fatto
partire il conto alla rovescia. Sapeva altrettanto bene che non poteva
correre
un rischio di quella portata. Sembrava che Michael lo avesse capito,
perché
ignorò deliberatamente l’ordine e raggiunse il dispositivo, attivando
freneticamente i comandi che collegavano la macchina alla bomba.
In
quello stesso istante, il dispositivo emise uno stridio lieve e acuto.
Michael
sembrava incredulo e provò ad azionare il macchinario una seconda
volta, ma
tutto ciò che ottenne fu il medesimo suono.
******
La
bomba… non sta per esplodere? È impossibile che Michael abbia
dimenticato la
password di avviamento. A meno che…
Se
mi fossi trovato al posto di Doug, avrei sospettato che il mio
cosiddetto
alleato non avrebbe esitato a eliminarmi, non appena tutto il lavoro
che avevo
svolto per lui fosse stato dichiarato concluso. Non avrei forse
escogitato una
via d’uscita, in modo tale da rimanere vivo il più a lungo possibile?
Probabilmente avrei pensato a un modo di garantirmi che il dispositivo
non
potesse funzionare senza che me ne accorgessi.
Ritorno
da Doug. Mi ero accorto che aveva addosso un paio di dispositivi
elettronici,
fin da quando si era mostrato per la prima volta. Uno era un collare
elettrificato, l’altro una specie di orologio. E se… se fosse uno
smartwatch
collegato direttamente alla macchina? Mentre controllo il polso, noto
che lo
schermo, sebbene si sia rotto, riporta un messaggio.
C’è
scritto ‘Frequenza cardiaca al di sotto della soglia indicata. Codice
di
ripristino inviato.’
Beh,
che io sia dannato… Doug è riuscito a cambiare i termini di avviamento
della
detonazione quando era ancora sveglio, o quantomeno cosciente. Quando
l’ho
colpito con uno dei dardi, il suo battito cardiaco dev’essersi
abbassato al
punto da causare l’invio del codice che ha scongiurato la deflagrazione.
******
“No…”
ringhiò Michael, “No… NO!”
Nick
e Judy si voltarono ad affrontare il loro avversario furente di rabbia.
“Hai
rovinato tutto!” gridò l’ibrido, “TUTTO! TUTTO QUANTO!”
Michael
impugnò la pistola e iniziò a sparare. La sua mira era ottenebrata
dalla
collera e i colpi finirono col rimbalzare su una pila di tubi nelle sue
vicinanze.
“Quelli
sono proiettili veri!” esclamò Judy, mentre si nascondeva dietro il
riparo più
vicino. Nick la imitò, andando a rifugiarsi dietro un piccolo
serbatoio. La sua
partner cercò di tirar fuori la testa, ma i proiettili sparati da
Michael la
convinsero a cambiare tattica.
Nick
attirò l’attenzione di Judy e iniziò a muovere freneticamente la zampa
nel
tentativo di comunicarle una strategia d’azione. Indicò la coniglia
prima di
fare un ampio movimento con le altre dita e spostare la sua attenzione
sulla
rampa di scale verso la quale si erano diretti Nicholas e Robin.
Nick
voleva che Judy scendesse le scale. Da sola. La coniglia scosse la
testa,
rifiutandosi di accettare tale richiesta.
Altri
colpi di arma da fuoco costrinsero entrambi gli agenti a non lasciare
le
rispettive posizioni. Nick chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
******
Questa
sarà sicuramente la cosa più stupida che io abbia mai pensato di dover
fare… ma
qui non sta succedendo nulla di buono, perciò… mentre Michael si
avvicina,
balzo fuori dal mio rifugio improvvisato e faccio fuoco. Michael, che
si sta
dirigendo in direzione di Judy, risponde allo stesso modo. Mi sposto
dalla mia
copertura tenendomi ben lontano dall’obiettivo e gli sparo da dietro
una pila
di tubi. Manco l’obiettivo e Michael punta la sua arma contro di me.
Non
appena lo fa, mi chino in avanti e percorro di volata un breve tratto
in
direzione della prossima copertura…
Un
dolore acuto e pungente alla gamba destra mi costringe a rotolare sul
pavimento, mentre la pistola mi scivola dalla mano. Mi accovaccio con
la
schiena rivolta contro la catasta di assi di legno che avevo
individuato come
rifugio improvvisato. Guardo la gamba destra.
Sto
perdendo sangue. Sono stato colpito.
Mi
strappo un lembo della manica della mia camicia e ne faccio un laccio
emostatico. Lo lego attorno alla gamba sanguinante e lo stringo più
forte che
posso. Mentre lo faccio, un sibilo sfugge dalle mie labbra.
Sento
il lieve rumore di artigli che toccano il pavimento. Michael si sta
avvicinando.
Provo
a trascinarmi per prendere la pistola. È solo a pochi metri da me, ma
per colpa
di questa ferita… sembra che si trovi a chilometri di distanza.
Prima
che riesca a raggiungerla, una zampa munita di artigli mi blocca il
braccio,
inchiodandomi a terra. Alzo lo sguardo e scorgo Michael, i cui
lineamenti sono
deformati da una furia omicida, puntarmi la sua pistola alla testa.
******
“Addio,
Wilde.” ringhiò Michael. Tolse la sicura alla pistola e fu sul punto di
premere
il grilletto.
All’improvviso,
barcollò in avanti e inciampò su Nick, finendo lui stesso a terra. In
preda
allo sconcerto, Nick voltò lo sguardo nel punto in cui si trovava il
suo
nemico.
Vide
Nicholas che teneva fra le zampe un’asta di legno, mentre respirava
affannosamente.
Michael
si riprese rapidamente e puntò l’arma contro il giovane ibrido.
Nicholas
rimase immobile, mentre i suoi occhi erano spalancati per via dello
shock.
“Muori,
piccolo…” sibilò Michael furibondo. Prima che potesse premere il
grilletto,
però, alcuni colpi fendettero l’aria e Michael cadde all’indietro. Nick
e
Nicholas voltarono la testa in direzione del punto da cui erano partiti
i
dardi. Judy era lì, con la sua pistola ben salda fra le zampe e
un’espressione
di ferrea determinazione stampata sul viso.
“Era
davvero questo il tuo piano, Nick? Darsela a zampe levate?” domandò la
coniglia
mentre rinfoderava la pistola e si avvicinava ai due mammiferi.
Nick
si sedette presso la scatola d’imballaggio più vicina.
“Come
stai?” domandò Nicholas.
“Starò
bene.” rispose Nick, “Grazie, figliolo.”
“Non
c’è di che… papà.” esclamò il giovane ibrido.
Nick
strabuzzò gli occhi per lo stupore. Guardò Judy, anch’essa spiazzata da
quell’ultima affermazione.
“Mi
hai appena chiamato…?” esclamò Nick.
“Lascia
perdere.” affermò Nicholas facendo finta di niente.
“Dov’è
tuo fratello?” gli chiese sua madre.
“È
ancora sulla tromba delle scale. Gli ho detto di aspettare lì.”
“E
pensare che sei uscito allo scoperto per affrontare da solo un sospetto
armato…” Judy allungò una zampa e strinse l’orecchio sinistro di
Nicholas,
trascinandolo leggermente verso il basso.
“Ahi!
Mi fai male, mamma!” si lamentò Nicholas.
“Hai
una vaga idea del pericolo che hai corso, giovanotto?” lo rimproverò
Judy, “E
se ti avesse sparato?”
“Mi
ha salvato la vita e io ho salvato la sua.” s’intromise Nick, “Dacci un
taglio,
per piacere!”
Judy
si voltò verso di lui. “Risparmiami i tuoi deliri, Nick.” gli disse.
“E
chi sta delirando?!” esclamò la volpe, “Potrei sentirmi un po’
stordito, ma…”
Judy
sospirò, lasciò andare l’orecchio di suo figlio e dopo aver raccolto la
pistola
di Michael, estrasse il caricatore e lasciò cadere a terra i
proiettili.
Dopodiché, gli mise le manette ai polsi.
“Perché
non gli metti anche una museruola?” domandò Nicholas. Judy rispose con
una
rapida occhiata verso Nick.
“Normalmente,
ti direi che sai benissimo che cosa provo a riguardo…” disse Nick, “Ma,
in fin
dei conti… se c’è qualcuno che se lo merita…”
“Non
mi hai mai detto nulla di simile, neppure di fronte al più efferato dei
malviventi, Nick.” rispose Judy.
******
Forse
sono
davvero un po’ stordito perché in circostanze normali non prenderei
neppure
in considerazione l’idea di mettere la museruola addosso a un
sospettato.
Michael,
tuttavia, non è un semplice
sospettato. Ha rapito i miei
figli. Ha cercato di ucciderci. Ha provato a gettare Zootropolis tra le
fiamme
infernali per qualcosa di cui la città non aveva alcuna colpa.
Se
c’è qualcuno che merita di ritrovarsi con quel dannato aggeggio
addosso, quello
è lui.
Ci
pensa il timbro poderoso della voce di Rhinowitz a distogliermi dai
miei
pensieri. Naturalmente, lui e gli altri agenti della squadra d’assalto
sono
riusciti a sistemare gli scagnozzi di Michael al piano inferiore e
hanno
trovato il modo di arrivare fin quassù.
******
“Wilde?
Hopps?” disse Rhinowitz ad alta voce.
“Siamo
qui.” rispose Judy. Rhinowitz seguì il suono della sua voce, riuscendo
a
individuare Nick, Judy e Nicholas. Dopo essersi avvicinato, il
rinoceronte
diede loro una rapida occhiata e contattò la centrale tramite la sua
radiotrasmittente.
“Qui
è il comandante Rhinowitz.” esclamò, “Abbiamo un agente ferito
all’ottavo
piano. I sospetti sono stati arrestati e l’intero edificio è sgombro.”
Rhinowitz
riattaccò il dispositivo alla cintura. “Come stai, Wilde?”
“Sono
dolorante, ma credo che me la caverò.” rispose la volpe.
“Bene.”
affermò il rinoceronte. Guardò la scena che si presentava davanti ai
suoi
occhi: Michael era riverso a terra in manette, Nick era appoggiato a
una
scatola d’imballaggio con un laccio emostatico ricavato dalla manica
della sua
camicia attorno alla gamba ferita, Judy e Nicholas erano in piedi
accanto a
lui.
“Spero
che quella non fosse la tua camicia preferita, Wilde.” grugnì Rhinowitz.
“Conosci
Nick. Probabilmente ne avrà altre cinque identiche nell’armadio di casa
sua.”
scherzò Judy, riuscendo a far sorridere il possente mammifero.
“Ottimo
lavoro.” proseguì Rhinowitz, “Da qui ci penseremo noi. Mandate giù
l’ascensore.”
“Non
erano stati disattivati?” domandò Judy.
“La
squadra di terra è riuscita a trovare l’interruttore per riattivarli
non appena
abbiamo ripulito il settimo piano.” intervenne l’agente Capeson.
“Un
momento…” proseguì Judy, “Robin ci sta ancora aspettando sulle scale,
vero?”
“Sì.”
rispose Nicholas, “Vado a prenderlo io.”
******
Judy
mi aiuta a rialzarmi – in questo momento, perfino la benché minima
pressione
sulla gamba destra mi provoca un dolore insopportabile – e troviamo la
strada
per entrare nell’ascensore che ci porterà al primo piano dell’edificio.
Mentre
ce ne andiamo, i miei occhi cadono su Michael, che viene portato via da
Capeson
con la museruola addosso. Doug, invece, viene prelevato dall’agente
Stripeton.
Robin
e Nicholas sono dietro di noi e insieme scendiamo a destinazione. Il
suono
delle sirene ci viene incontro e siamo portati direttamente alle
ambulanze in
attesa. Guardando indietro verso le vetture della polizia e dello ZBI,
riesco a
intravedere Michael e Doug mentre sono presi in custodia dai federali.
Jack e
l’agente Cervozzo si fermano per salutarci con un breve cenno del capo,
prima
di salire sul furgone. Lo vedo andare via, con Michael e Doug in
manette al suo
interno.
Mentre
cerco di ricordare ben altro, chiamo un agente della forza d’assalto
per
comunicargli quello che so: il codice di attivazione della bomba è
collegato
direttamente alla frequenza cardiaca di Doug e la deflagrazione non
potrà
avvenire. L’agente mi ringrazia e comunica prontamente le informazioni
ricevute
ai suoi colleghi.
La
femmina di ocelot che lavora come paramedico esamina le mie condizioni.
Controlla attentamente la ferita alla gamba destra. Per mia fortuna, il
proiettile è passato da parte a parte, il che significa che dovranno
soltanto
disinfettare la ferita, ricucirla e tenerla fasciata per un po’.
Accidenti…
questo significa un sacco di lavoro d’ufficio quando tornerò in
servizio.
Mentre
le porte dell’ambulanza si chiudono, un ultimo pensiero mi colpisce.
Michael
aveva ragione: è stata una partita a scacchi.
E
sono stato io a uscirne vincitore.
Note
dell’autore: Con
questo siamo giunti a quota venti
capitoli!
Ancora
una volta si può affermare che la giustizia ha trionfato. Il piano di
Michael
sembrava pressocché perfetto, ma già nei capitoli precedenti era emerso
che
l’alleanza che legava il vendicativo ibrido al montone Doug fosse
tutt’altro
che solida, tanto è vero che il primo non si era minimamente accorto
delle
modifiche effettuate dal secondo per impedire la deflagrazione degli
ordini che
avrebbero dovuto colpire la città. Per farla breve, Michael e Doug sono
stati
consegnati alle autorità, mentre Nick e Judy sono ritornati a essere i
salvatori di Zootropolis a quasi vent’anni di distanza dagli eventi del
film,
anche se la volpe avrà dinanzi a sé un periodo di convalescenza che lo
costringerà a dedicarsi al tanto detestato lavoro d’ufficio. Sapete,
non lo
invidio affatto!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-21-Confrontation-741731665
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 22 *** Conseguenze ***
Capitolo
XXI
Conseguenze
(dal
punto di vista di Judy)
Nick
e io aspettavamo questa convocazione da tempo. Il capo ha tutte le
intenzioni
di farci un ‘discorsetto’ nel suo ufficio. Al momento stiamo soltanto
aspettando che finisca di fare qualunque cosa la stia tenendo occupata
prima
che ci mandi a chiamare.
Sono
passati quattro giorni da quando l’operazione di
salvataggio/antiterrorismo si
è conclusa. Dopo aver lasciato l’edificio, siamo stati ricoverati in
ospedale
per essere sottoposti a una serie di controlli. Nick se la caverà, per
fortuna.
Come preannunciato dal paramedico, il proiettile gli ha attraversato la
gamba
da parte a parte senza intaccare l’arteria femorale. In quanto alla
sottoscritta… beh, sono stata visitata dallo stesso dottore che mi
aveva tenuto
sotto osservazione quando sono stata colpita dal Risveglio dei Morti.
Non è
stato troppo contento di conoscere i dettagli della mia… disavventura,
ma
sembra che sia stata fortunata, visto che non ho mostrato alcun segno
di peggioramento
delle condizioni di salute. Ciò nonostante, mi è stato caldamente
raccomandato
di non fare sforzi inutili nei giorni seguenti.
Nick
ha dovuto ricorrere alle stampelle e gli è stato riferito che non potrà
essere
di pattuglia fino a quando non si sarà ristabilito completamente.
Questo vuol
dire che, al suo ritorno, dovrà lavorare dietro una scrivania e
sappiamo tutti
quanto Nick detesti il lavoro d’ufficio.
Per
quanto riguarda Michael e Doug, l’agente Jack Wilde ha deciso di
provvedere
personalmente alle condizioni della loro detenzione. Immagino che non
voglia
correre ulteriori rischi con nessuno dei due, considerato l’elevato
numero di
buchi nell’acqua compiuti dallo ZBI nella risoluzione di questo caso.
Credetemi, sono stati davvero tanti,
dall’aver
lasciato che Doug avesse attentato alla mia vita per ben due volte al
non aver
impedito che Michael avesse rapito Nicholas e Robin.
I
cinque ordigni disseminati in tutta la città sono stati trovati e
disinnescati,
così come è stato reso inoffensivo il loro contenuto. Doug aveva
programmato i
dispositivi che dovevano far esplodere le bombe in maniera tale che
doveva
essere pienamente cosciente del codice che aveva fornito a Michael per
far
funzionare tutto. Se Doug si fosse trovato in stato di incoscienza, il
codice
sarebbe stato automaticamente modificato e soltanto lui avrebbe saputo
come
renderlo nuovamente attivo. È stata una mossa intelligente da parte
sua; per
fortuna Nick ha colpito lui per primo, mandando così in fumo il piano
di
Michael.
All’indomani
dell’attacco, Nick e io ci siamo messi d’accordo sulla necessità di
informare
il capitano a proposito della nostra rinnovata relazione, anche se ciò
avrebbe
potuto significare l’essere divisi e assegnati a diversi distretti. Non
c’è
dubbio che oggi il capitano voglia parlare con noi proprio a proposito
di ciò,
oltre che delle probabili ripercussioni per aver disobbedito all’ordine
di non
intrometterci nella faccenda.
******
Nick
e Judy erano seduti fuori dall’ufficio del capitano Fangmeyer.
Nonostante
l’età, Judy non poteva fare a meno di sentirsi come una studentessa
mandata in
punizione nell’ufficio del preside.
Nick
era seduto accanto a lei, con la gamba fasciata e una stampella
appoggiata a
lato della sedia.
“Non
preoccuparti, Carotina.” disse Nick, “Sono sicuro che non succederà
nulla di
male. Sono riuscito a far sì che tutto si risolvesse per il meglio.”
“E
come avresti fatto, esattamente?” gli domandò Judy.
“Per
cominciare, non eravamo proprio di servizio, quando tutto è
cominciato.”
sottolineò lo stesso Nick, “Correggimi se sbaglio, ma il capitano non
può
impartire ordini agli agenti non operativi.”
“Può
farlo in una situazione di emergenza.” chiarì la coniglia, “Sicuramente
abbiamo
disobbedito ai suoi ordini, quando ci aveva detto di restare a
Bunnyburrow.”
“Se
volesse punirci soltanto per questo, lo avrebbe già fatto.” ipotizzò la
volpe.
Judy
stava per ribattere, quando il commissario Bogo uscì dalla porta
dell’ufficio
di Fangmeyer. Il possente bufalo volse lo sguardo verso Nick e Judy.
“Wilde,
Hopps. Come state?” chiese Bogo a entrambi.
“Ecco,
lo sapevo che da qualche parte sotto quelle corna si nascondeva un
cuore
d’oro.” sogghignò Nick, incapace di resistere alla tentazione di
punzecchiare
il suo vecchio capo.
“Non
fatemi pentire di avervelo chiesto.” rispose Bogo, mentre le sue labbra
si
contraevano in una lieve smorfia.
“Stiamo…
bene, direi.” intervenne Judy, lanciando un’occhiatina a Nick, “I
nostri figli
si stanno riprendendo da quello che hanno passato.”
“Mi
fa piacere sentirvelo dire.” disse Bogo. “Hopps, Wilde. Sentite… so che
cosa
avete provato. Per molto tempo, le cose fra voi non sono andate come
avreste
voluto. Tuttavia, il corso degli eventi può cambiare… in meglio.”
concluse il
bufalo sospirando.
******
Quello
che Bogo sta cercando di dire è che ha una certa esperienza nel campo
delle
relazioni… riavviate. Quando sono stata assegnata per la prima volta al
Distretto Uno tanti anni fa, si era appena separato dalla moglie, il
che spiega
almeno in parte il suo atteggiamento scontroso. Effettivamente, sua
moglie
aveva lasciato la città con il figlio al seguito. Lei è rientrata nella
sua
vita circa sei anni più tardi, con l’intento di rimettere insieme i
pezzi del
loro matrimonio. Ci è voluto del tempo prima che la loro relazione
riprendesse
a funzionare e perfino quando Bogo aveva assunto il ruolo di
commissario, ci
furono delle… complicazioni. Tuttavia, il loro rapporto si è ricucito;
suppongo
che quello di commissario sia un incarico meno stressante di quello di
capitano, sia per Bogo sia per sua moglie. In fin dei conti, posso
assicurare
che non è affatto facile essere a capo della polizia.
Non
ho proprio idea di quello che succederà fra me e Nick. Non so se il
tempo è
davvero in grado di curare qualsiasi ferita, ma dobbiamo provarci.
Questo è il
succo del discorso di Bogo.
******
“Ha
una vaga idea di ciò che ci dirà il capitano?” domandò Nick.
“Spetta
soltanto a lei dirvi tutto, non a me.” rispose Bogo con il suo solito
tono
burbero, mentre si avviava verso le scale che lo avrebbero portato giù
nell’atrio.
“E
ti pareva…” commentò Nick scrollandosi le spalle, “Certe cose non
cambiano
proprio mai.”
Judy
stava per replicare, quando la porta dell’ufficio del capitano
Fangmeyer si
aprì.
“Hopps.
Wilde.” li chiamò quest’ultima. Judy e Nick si scambiarono un’occhiata
prima di
alzarsi – Nick dovette ricorrere alla stampella per ovvie ragioni – ed
entrare
immediatamente nell’ufficio della tigre a capo del Distretto Uno.
Fangmeyer
chiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la scrivania. Si
sedette,
prese un fascicolo e iniziò a leggerlo.
“Che
significato ha il termine ‘insubordinazione’ per voi due?” domandò
Fangmeyer.
Judy deglutì a fatica e guardò Nick.
“Se
posso…” iniziò la coniglia.
“Vi
avevo dato l’ordine categorico di rimanere a Bunnyburrow oppure no?”
“Dovevo…
anzi, dovevamo intervenire. Aveva rapito i nostri figli.”
“E
quindi, avete contravvenuto al mio preciso ordine per venire
direttamente qui
in città a salvare i vostri figli oppure no?” la interruppe il capitano
Fangmeyer.
Judy
aprì bocca per controbattere, ma la richiuse e abbassò lo sguardo, come
se si
fosse appena resa conto che non aveva alcun valido motivo per
protestare.
“Posso
intervenire, capitano?” domandò Nick, alzando il braccio e attirando a
sé
l’attenzione del suo diretto superiore.
“Ti
ascolto, Wilde.” affermò la tigre.
“Sì,
abbiamo disobbedito al suo ordine.” continuò la volpe, “Siamo anche
ritornati a
Zootropolis e messo seriamente a rischio le nostre stesse vite. Eppure,
ci sono
solamente una o un paio di cosette che rendono questo ‘richiamo’ un po’
meno…
urgente.”
Fangmeyer
posò le zampe sulla scrivania e inclinò la testa.
“Continuate.”
disse la tigre ai suoi due sottoposti.
“Innanzitutto,
avrebbe potuto accettare il mio suggerimento e farci rinchiudere.”
disse Judy
in maniera audace, “Invece, ci avete messo agli ordini di Rhinowitz.
Anche se
non fossimo venuti, sono certa che lei sapeva che Michael
avrebbe
preteso la nostra presenza; altrimenti, avrebbe fatto esplodere le
bombe.
Inoltre, ci ha messo quattro giorni prima di ordinarci di fare ritorno
in
centrale.”
“È
un bel po’ di tempo.” s’intromise Nick, “Soprattutto se si considera il
fatto
che Carotina è uscita pressocché incolume da questa faccenda. Potrebbe
averlo
fatto per far sì che potessi riposare in tutta tranquillità, ma in
questi
quattro giorni Carotina era più che pronta a tornare operativa.”
Fangmeyer
continuò a tenere gli occhi fissi su Nick e Judy.
“Avete
ascoltato la conversazione che ho avuto qui in ufficio con il
commissario Bogo,
per caso?” domandò la tigre, rivolta a Judy.
“No,
signora.” rispose la coniglia.
Fangmeyer
sospirò lentamente.
“Avete
agito in modo impulsivo e sconsiderato,” proseguì, “ma devo riconoscere
che
siete riusciti a salvare la città ancora una volta. Se non vi fosse
trovati lì,
Michael avrebbe senza dubbio ordinato ai suoi sottoposti di far
esplodere tutte
le bombe. Il sindaco voleva porgervi il suo encomio personale.”
Sia
Nick sia Judy si guardarono negli occhi, non sapendo cosa pensare.
“Gli
ho detto che sarei stata io stessa a prendere i provvedimenti necessari
riguardo il caso in questione.” dichiarò Fangmeyer, prima di rivolgersi
a Nick.
“Wilde,
quanto tempo ci vorrà prima che tu possa tornare pienamente operativo?”
“I
medici hanno detto che ci vorranno almeno sei settimane.” rispose la
volpe.
“Hopps,
avrai diritto a sei settimane di ferie retribuite.” annunciò la tigre
alla
coniglia, “Non voglio vedervi qui fino a quando la gamba di Wilde non
sarà
guarita completamente.”
“Sissignora.”
esclamò Judy.
“Spero
che piaccia a entrambi il lavoro d’ufficio” continuò Fangmeyer, “Perché
quando
tornerete, sarete confinati dietro una scrivania fino a quando non
sarete
pronti a tornare operativi in qualità di… tenenti.”
******
Tenenti…?
Vuol
dire che il capitano ha appena… promosso Nick?
Non
posso certo definire la cosa inaudita. In fin dei conti, Bogo mi aveva
promossa
a tenente subito dopo la risoluzione del caso degli Ululatori Notturni.
Ora che
ci penso… la situazione è molto simile. Bogo mi aveva premiato e punito
in un
colpo solo, perché nonostante la promozione, mi aveva relegata dietro
una
scrivania per un paio di mesi come punizione per ciò che era accaduto
in
quell’occasione. Sapete, il sequestro del vagone ferroviario,
l’esplosione e
poche altre… cosucce… di questo tipo. Era stata la punizione più
leggera che
avesse potuto darmi, poiché sapeva perfettamente che qualunque altro
provvedimento più severo avrebbe attirato le attenzioni della stampa e
offerto
una pessima pubblicità all’intero dipartimento, visto che i giornalisti
mi
avevano già definita ‘La tenera eroina della Città’.
Nonostante
siano passati diciannove anni da allora, quel titolo mi fa ancora
sentire in imbarazzo.
Certo,
abbiamo disobbedito agli ordini del capitano, ma lei sa che abbiamo
salvato la
città dalle grinfie di Michael. Promuovere Nick e confinarlo subito
dopo dietro
una scrivania fino a quando non sarà di nuovo pienamente operativo
rientra in
quel genere di cose che Bogo avrebbe fatto… e che aveva già fatto.
Adesso
capisco il perché della sua presenza. In passato, quando ero a capo del
Distretto Uno, non avrei esitato a chiedere il parere di Bogo.
Concedermi
del tempo libero per poi condannarmi al lavoro d’ufficio è una
decisione che mi
gratifica e mi punisce in egual misura, perché il capitano Fangmeyer sa
perfettamente quanto detesti stare seduta dietro una scrivania.
Ma
questa volta… tutto questo ci sarà utile, perché avremo modo di capire
che cosa
ci riserverà il futuro da adesso in poi.
Da
colleghi, siamo diventati amanti. Da amanti, siamo diventati dei
completi estranei.
Dopodiché, siamo ritornati amici attraverso il dolore. Da amici siamo
ritornati
a essere colleghi… e poi di nuovo amanti. Mentirei a me stessa se
dicessi che
non temevo che questa specie di circolo vizioso si fermasse
definitivamente.
Non
voglio perdere Nick. Non di nuovo. Mai più.
******
“Carotina…?”
disse Nick, distogliendo Judy dai suoi pensieri. La coniglia lo guardò.
“Sto
bene, Nick.” rispose quest’ultima dopo una breve pausa, “Sono rimasta
un po’
spiazzata, tutto qui.”
“Non
sei l’unica.” ammise la volpe mentre le rivolgeva un sorriso caloroso.
“C’è
un’ultima questione che deve essere sistemata.” affermò Fangmeyer,
mentre Nick
e Judy rivolgevano nuovamente l’attenzione su di lei.
“La
nostra relazione.” intervenne Judy.
“Esattamente.”
esclamò la tigre, “Innanzitutto, la vostra differenza di rango mi
avrebbe
costretta ad assegnare uno di voi a un altro distretto. Questa
promozione vi
permetterà di continuare a lavorare qui in coppia, ma sia ben chiara
una cosa:
se dovessi notare che la vostra relazione interferisce in qualche modo
con il
vostro lavoro, mi vedrò costretta a sospendere entrambi, in attesa di
un’indagine a tutto campo. Ricordo abbastanza bene l’ultima volta in
cui sono
stata obbligata a prendere un simile provvedimento. Sono stata chiara?”
“Sissignora.”
risposero Nick e Judy all’unisono. Fangmeyer si lasciò sfuggire un
piccolo
sorriso di compiacimento.
“Molto
bene.” disse il capitano del Distretto Uno, “Allora, congratulazioni a
entrambi. Ora fuori di qui. Non voglio vedere nessuno di voi due qui
dentro
finché Wilde non si sarà del tutto rimesso.”
******
Beh,
direi che è andata bene…
Sì,
è andata bene. Questo è tutto ciò che posso dire a riguardo.
Dopo
aver salutato i nostri colleghi, incluso un Clawhauser letteralmente
euforico,
io e Nick facciamo ritorno nel nostro appartamento. Nicholas e Robin
sono lì ad
aspettarci; dal momento che lo ZBI ci ha fatto ufficialmente uscire dal
programma di protezione testimoni da poco, non sono ancora tornati a
scuola. Mi
accorgo che Nicholas è in compagnia di Amy Wolfard, intenta a discutere
animatamente con lui. Robin sembra un po’… fuori posto e mentre il mio
sguardo
cade sulle zampe di Nicholas e Amy, posso capire facilmente il perché,
visto
che sono unite in una stretta.
Che
tenerezza! Chiamatelo pure istinto materno, ma sapevo che Nicholas
aveva una
cotta per Amy. Penso che siano proprio una bella coppia.
******
“Oh…
salve, signorina Hopps.” disse Amy, rivolgendosi a Judy. Le sue
orecchie
tradirono un leggero rossore d’imbarazzo. “Salve, signor Wilde…”
“Puoi
chiamarmi soltanto Nick.” disse la volpe sorridendole di risposta.
Rivolse poi
lo sguardo verso Nicholas, il quale ricambiò inarcando semplicemente un
sopracciglio.
Robin
si alzò in piedi e si avvicinò a Nick e Judy. Si voltò verso
quest’ultima e
poi, senza dire una sola parola, l’abbracciò.
Judy
si irrigidì in uno stato di apparente imbarazzo, mentre il viso di Nick
mostrava la medesima emozione. Nicholas e Amy si scambiarono
un’occhiata,
incerti su cosa pensare a proposito di quello che stavano vedendo.
Judy, da
parte sua, superò l’imbarazzo iniziale e ricambiò l’abbraccio.
******
Ammetto
che questo abbraccio mi coglie di sorpresa. So bene quanto Robin sia
stato
contrario al fatto che io e Nick stessimo di nuovo insieme. Questo…
questo è un
grande passo nella giusta direzione.
Nonostante
l’ostilità che Robin ha nutrito nei miei confronti, ha dimostrato di
avere lo
stesso cuore d’oro di suo padre.
Alla
fine Robin si stacca da me. Sembra piuttosto in imbarazzo mentre mi
guarda.
******
“Io…
volevo soltanto dire che… mi dispiace.” disse Robin, mentre suo padre
lo
guardava affettuosamente, “Io… sono stato scortese… e poi…”
“Robin…”
rispose Judy, “Non c’è ragione che ti scusi con me. So perché non mi
avevi
preso in… simpatia. Ti prometto che non proverò mai e poi mai a
prendere il
posto di tua madre.”
“Lo
so…” replicò Robin, mentre le lacrime iniziavano a bagnargli gli occhi,
“È che
lei… mi manca tanto.”
Nick
si fece avanti e lo avvolse in un abbraccio caloroso.
“Lo
so.” disse quest’ultimo, mentre accarezzava delicatamente la nuca del
figlioletto, “Lo so…”
“Penso
che tu abbia ragione…” sussurrò Robin, “La mamma avrebbe detto
che va
bene tornare ad amare qualcuno che credevi di aver perduto per sempre.”
******
Come
ho già detto in precedenza, non voglio che gli errori del passato si
ripetano.
Farò tutto ciò che è in mio potere per impedire che questo accada.
Questo
segna la fine della minaccia del Risveglio dei Morti… e l’inizio di
qualcosa di
nuovo per me, Nick e i nostri figli.
Note
dell’autore:
Eccoci arrivati al ventunesimo e
penultimo capitolo della storia!
Proprio
come era successo nel film, Nick e Judy hanno dovuto percorrere un
sentiero
irto di ostacoli e fronteggiare un nemico particolarmente ostico per
proteggere
non soltanto le loro stesse vite, ma anche quelle dei loro figli e di
tutti gli
abitanti della città. Insomma, è stata dura, ma alla fine i due agenti
ne sono
usciti vincitori e sono stati giustamente ricompensati per i loro
sforzi. In
più, il giovanissimo Robin è finalmente riuscito ad accettare Judy
nella sua
vita. Tutto è bene quel che finisce bene, ma… non è tutto. Questa
storia riserva
ancora una sorpresa a Nick e Judy, perciò non perdetevi l’ultimo
capitolo per
scoprire di cosa si tratta, mi raccomando!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XXI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-22-Aftermath-744431087
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo
capitolo!
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Capitolo 23 *** Vent'anni dopo ***
Capitolo
XXII
Vent’anni
dopo
(dal
punto di vista di Nick)
È
passato un anno da quando il caso del Risveglio dei Morti è stato
chiuso nel
migliore dei modi. In questo lasso di tempo, ci siamo riavvicinati.
Certo, ci
sono stati alcuni… problemi… tra me e Carotina che dovevano essere
affrontati,
a cominciare dal fatto che lei continuava a darsi la colpa per ciò che
era
successo anni fa. Pensavo che fossimo riusciti a gettarci tutto alle
spalle, ma
talvolta questi cattivi pensieri riescono a farsi strada nella sua
testa. Ogni
tanto, anch’io mi lascio abbattere dal senso di colpa per essere
fuggito da
Zootropolis. Tuttavia, abbiamo fatto quello che avremmo dovuto fare fin
dal
principio: abbiamo affrontato insieme le nostre paure.
Junior
mi ha finalmente accettato come padre. Non avete idea di quanto ciò
significhi
per me, soprattutto perché avevamo iniziato decisamente con la zampa
sbagliata.
Robin ha accettato il fatto che io e Carotina siamo di nuovo insieme e
che lei
non avrebbe mai neppure tentato di rimpiazzare Anabel come sua madre.
Adesso
vanno d’accordo, ma mentirei se dicessi che non permane uno stato
latente di
conflitto su come Robin si sente riguardo alla situazione. La perdita
di un
genitore non è una cosa semplice da superare.
A
proposito di Anabel, abbiamo sparso le sue ceneri sulle tombe dei suoi
genitori. Non è stata una mia idea; è stato Robin a suggerire tale
proposta una
volta scoperto il luogo in cui riposavano i nonni materni. Tuttavia, mi
è
sembrato in qualche modo… giusto che Anabel ritornasse dai suoi
genitori.
Oggi
è un giorno speciale per me. Esattamente vent’anni fa, io e Carotina ci
siamo incontrati
per la prima volta. Mi ero spremuto a lungo le meningi per trovare il
modo di
celebrare più che degnamente questa occasione. La mia prima idea era
stata
quella di portare Carotina nella gelateria Jumbeaux, il luogo in cui
l’avevo
conosciuta la prima volta, ma avevo scoperto che è chiusa da anni e
avevo
perciò accantonato l’idea. Inoltre, non è certo il posto più… adatto
allo
scopo. Mentre continuavo a pensare dove avrei dato forma a ciò che sto
pianificando, mi sono ricordato di un altro posto speciale per
entrambi, in cui
avevamo incominciato a vederci l’uno nel cuore dell’altra. Per me,
quello era
stato l’inizio del cammino che mi ha portato fin qui. So che ci eravamo
separati dopo quel piccolo… incidente della conferenza stampa, ma Judy
mi aveva
cercato in lungo e in largo. Aveva bisogno del mio aiuto. Aveva bisogno
di me.
Le parole sincere con le quali Judy si era scusata con me vent’anni fa
avevano
rafforzato i sentimenti che provavo per lei. Quando le ho detto per la
prima
volta ‘lo sai che mi adori’… intendevo dire ‘lo sai che ti amo’. Certo,
la
strada che abbiamo percorso da allora è stata irta di ostacoli, ma se
continueremo a percorrerla insieme, sono sicuro che riusciremo sempre a
cavarcela.
Sono
riuscito a non darla a bere finora comportandomi in modo pacato,
sarcastico e a
volte apparendo persino fastidioso… ma le apparenze ingannano;
nonostante la
mia calma esteriore, sento le farfalle svolazzarmi nello stomaco. Sono
così
nervoso al pensiero di ciò che sta per accadere. Pensereste che una
volpe di
cinquantadue anni non dovrebbe sentirsi in questo stato, eppure… è così
che
stanno le cose.
******
“Ecco
che arriva.” disse Judy mentre una cabina si fermava presso la
piattaforma.
Entrambi salirono al suo interno, chiudendo la porta alle loro spalle.
Nick e
Judy si appoggiarono alla ringhiera anteriore, osservando il Distretto
di
Rainforest sotto i loro occhi.
“Tutto
questo non ti fa ritornare in mente qualcosa?” domandò Nick.
“Eccome.”
concordò Judy, posando delicatamente una zampa su quella di Nick. La
volpe
abbassò lo sguardo, ma invece di guardare altrove come aveva fatto
vent’anni
addietro, rivolse alla coniglia un sorriso caloroso.
Nick
e Judy rimasero immobili per un tempo che pareva essersi fermato.
Mentre la
cabina proseguiva la sua tratta dopo aver lasciato il Distretto di
Rainforest,
Nick si tirò leggermente indietro. Hudy lo vide fermarsi nel mezzo
dell’abitacolo, continuando a guardarsi l’uno negli occhi dell’altra.
“C’è
qualcosa che ti turba, Nick?” domandò Judy.
“In
effetti, sì.” ammise la volpe, “C’è qualcosa che non va, ma possiamo
porvi
rimedio insieme.”
Le
orecchie di Judy si abbassarono leggermente.
“Lo
sai che giorno è oggi, Carotina?” domandò Nick.
“Certo
che lo so.” rispose Judy, “Esattamente vent’anni fa, abbiamo messo
Lionheart
agli arresti per il rapimento di tutti quei predatori.”
“Molto
spiritosa.” replicò Nick in tono piatto, mentre Judy ridacchiava.
“In
quello stesso giorno, inoltre, una certa volpe acuta ha preso le mie
difese
davanti a Bogo.” proseguì la coniglia, “Me lo ricordo perfettamente,
Nick. Non
potrei mai dimenticarmene.”
“Quel
giorno imparai qualcosa di molto più importante.” intervenne Nick,
“Esattamente
vent’anni fa capii per la prima volta che mi stavo innamorando della
coniglietta più risoluta e caparbia del mondo.”
La
volpe infilò una zampa nella tasca dei pantaloni.
“Avrei
dovuto farlo anni e anni fa.” ammise Nick, “Non sono altro che una
volpe ottusa
che ha capito di amare una coniglietta acuta. Anche se abbiamo
incontrato i
nostri… ostacoli… lungo il cammino, non ho mai veramente smesso di
amarti.
Questo è l’unico modo con cui penso di riuscire a dimostrarti senza
ombra di
dubbio quanto tu sia importante per me.”
Gli
occhi di Judy iniziarono a riempirsi di lacrime, mentre Nick tirava
fuori una
scatolina dalla tasca. A quel punto, la coniglia guardò la volpe con
una strana
espressione.
“Che
cosa c’è?” domandò Nick accigliandosi.
“È
solo che…” iniziò Judy, mettendosi una zampa in tasca e tirando fuori
un
cofanetto, “avevo pensato di fare la stessa cosa che stai per fare tu.”
L’espressione
sorpresa di Nick si trasformò rapidamente in un sorriso amorevole.
“Coniglietta
acuta…” esclamò la volpe.
“Volpe
ottusa.” replicò la coniglia con il medesimo tono, mentre si asciugava
le
lacrime.
“Beh,
siamo arrivati fino a questo punto, perciò… Judith Laverne Hopps, mi
concederesti l’onore di diventare mia moglie?” si propose Nick, subito
dopo
aver preso l’iniziativa e aver aperto la scatolina.
Judy
rispose baciandolo con trasporto sulle labbra. Quando i due si
staccarono,
erano entrambi un po’ a corto di fiato.
“Non
ho ancora sentito una risposta definitiva, Carotina.” scherzò Nick. La
coniglia
gli rispose con una lieve risata e un pugnetto sulla sua spalla.
“Sì,
volpe ottusa che non sei altro! Era un modo che noi conigli abbiamo per
dire di
sì.” affermò Judy mentre abbracciava nuovamente Nick. Dopo essersi
staccata da
lui al termine di un lasso di tempo che pareva interminabile, si
asciugò le
lacrime di gioia sui suoi occhi e presentò la sua scatola agli occhi
della
volpe.
“Mi
sembra giusto che lo faccia anch’io, furbone.” continuò Judy, “Ti ho
detto di
sì… so già quale sarà la tua risposta, ma… vuoi diventare mio marito?”
“Uhm…
fammici pensare per un attimo.” affermò Nick, fingendo di volerci
davvero
rifletterci sopra.
“Quanto
sei scemo.” esclamò Judy, ridendo di gusto.
“Lo
sai che mi ami.” sussurrò Nick all’orecchio della coniglia.
“Lo
so davvero? Sì, certo che lo so.”
“D’accordo,
ho preso la mia decisione. Desidero davvero sposarti?” continuò Nick,
“Sì.
Certo che ti voglio sposare.”
******
È
stato un percorso lungo e pieno di ostacoli, ma penso che ce la siamo
cavata
più che egregiamente. Non appena ci mettiamo i rispettivi anelli di
fidanzamento
al dito, sento di essere finalmente tornato a casa. Questa coniglia
acuta mi ha
appena reso la volpe ottusa più felice del mondo.
Fine
Note
dell’autore:
E questo, cari amici lettori e amiche
lettrici, era il ventiduesimo e ultimo capitolo de Il Risveglio dei
Morti!
In
tutta onestà, non avrebbe potuto esserci una conclusione migliore dopo
tutto
quello che Judy e Nick hanno passato nel corso di vent’anni. Da
mammiferi
appartenenti a due specie nemiche dall’alba dei tempi sono diventati
amici e
colleghi in polizia per poi scoprirsi innamorati; tuttavia, a seguito
di un
evento del tutto inaspettato e affrontato senza la dovuta maturità
emotiva, le
loro strade si sono separate in un modo che pareva irreversibile. Dopo
anni di
lontananza, Nick è ritornato a Zootropolis per dare l’ultimo saluto
alla madre
morente e riallacciare i rapporti con Judy e con il figlio che credeva
non fosse
mai nato. Finalmente, dopo aver affrontato e assicurato alla giustizia
due
criminali desiderosi di vendetta, sono riusciti a far rivivere la
fiamma del
loro amore e ora possono andare incontro al futuro come membri di una
nuova famiglia
insieme ai loro figli. Una famiglia che, da questo momento in avanti,
sarà più
unita che mai!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XXII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-23-The-Path-Onwards-744431166
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo
è quanto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno
seguito i
capitoli di questa mia opera di traduzione, in particolare i
fedelissimi Redferne,
EnZo89 e Plando per le loro sempre graditissime
recensioni. Senza
falsa modestia, posso affermare che il mio lavoro è stato apprezzato e
questo
mi ha fatto tanto, tanto piacere. Grazie ancora per il tempo che mi
avete
dedicato e… alla prossima!
|
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