Il Risveglio dei Morti

di RyodaUshitoraITbis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evasione ***
Capitolo 2: *** La mattina del giorno dopo ***
Capitolo 3: *** Il laboratorio abbandonato ***
Capitolo 4: *** Una nuova minaccia ***
Capitolo 5: *** Bulli e atleti ***
Capitolo 6: *** La morte non può risvegliarsi ***
Capitolo 7: *** In trappola ***
Capitolo 8: *** Il primo amore non si scorda mai ***
Capitolo 9: *** Un ospite indesiderato ***
Capitolo 10: *** L'intervento dei federali ***
Capitolo 11: *** Emergenza ***
Capitolo 12: *** Ciò che il cuore desidera ***
Capitolo 13: *** Nella tana dei conigli ***
Capitolo 14: *** Una diversa prospettiva ***
Capitolo 15: *** Nuovi amici ***
Capitolo 16: *** Piano d'attacco ***
Capitolo 17: *** Scomparsi ***
Capitolo 18: *** Operazione di salvataggio ***
Capitolo 19: *** Ostaggi in pericolo ***
Capitolo 20: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 21: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 22: *** Conseguenze ***
Capitolo 23: *** Vent'anni dopo ***



Capitolo 1
*** Evasione ***


PROLOGO

Evasione

 

Carcere di Mountainside

 

La prigione di Mountainside si trovava a venticinque miglia a est di Zootropolis, incastonata tra le vette di una catena montuosa. Vi erano incarcerati assassini, boss mafiosi e altri elementi giudicati estremamente pericolosi per la società. Per questa ragione, il livello di sicurezza era al massimo grado e lo spazio aereo attorno al complesso carcerario era strettamente limitato.

Il carcere era divenuto ancor più celebre per un’altra ragione.

Ospitava gli ex cospiratori che erano stati fautori degli incidenti dei Mammiferi Selvaggi avvenuti diciannove anni prima.

Dawn Bellwether e Doug Ramses erano riusciti, in qualche modo, a sopravvivere fra le mura della prigione più dura di Zootropolis, ma soltanto perché erano detenuti in una sezione speciale, separata dagli altri prigionieri, dopo che la coppia aveva ricevuto numerosi attacchi da parte di questi ultimi.

I giorni della detenzione erano come confusi per Bellwether. Col tempo, la sua forza di volontà si era sgretolata, fino a renderla il guscio vuoto di sé stessa. Aveva pensato di farla finita, perché quella che stava vivendo non poteva affatto definirsi vita. Era stata punita per sempre a causa della superbia che aveva avvelenato la sua mente negli anni precedenti. Negli ultimi tempi, aveva persino iniziato a provare rimorso per le sue azioni criminali e per il suo desiderio di vendicarsi di Lionheart.

Al contrario, Doug Ramses non aveva provato alcun senso di colpa. Il suo unico rammarico era quello di essere stato colto con le zampe nel sacco. Aveva accolto la sua condanna con una certa indifferenza, sebbene potesse considerarsi fortunato a non essere stato condannato alla pena capitale.

La cosa che più lo faceva infuriare era che il suo lavoro, al quale aveva dedicato così tanto tempo, era ora nelle zampe di scienziati che avevano osato profanarne lo scopo per aiutare gli altri. A Doug non era mai importato di fare una cosa del genere. Tutto ciò che desiderava era intascare un cospicuo assegno. Non era certo colpa sua se le aziende per le quali aveva lavorato non erano riuscite a individuare il potenziale del Midnicampum Holicithias.

Quando Dawn Bellwether gli aveva proposto di collaborare, l’obiettivo era semplicemente quello di mettere l’allora sindaco Leodore Lionheart in cattiva luce agli occhi dei cittadini di Zootropolis. Lui l’aveva costantemente umiliata e voleva rendergli pan per focaccia. Tuttavia, quando Doug aveva ideato il piano che prevedeva l’utilizzo degli Ululatori Notturni, la pecora si ubriacò di potere e aveva deciso che tutti i predatori erano da considerare suoi nemici; soltanto lei meritava di tenere ben saldo il potere di controllarli.

Alla fine dei conti, tutto ciò che importava a Doug era il denaro.

Tutto questo l’aveva portato in un unico posto: una cella ampia, comoda e spoglia in un’ala della prigione progettata appositamente per tenere lontani i cospiratori che avevano ideato la congiura degli Ululatori Notturni dagli altri detenuti.

Doug aveva anche smesso da tempo di parlare con Dawn ogni volta che incrociavano i rispettivi sguardi.

A dire il vero, non gli importava più di provare a convincerla a fare qualsiasi altra cosa. Per quel che lo riguardava, non poteva più essergli utile in alcun modo.

******

La torre di guardia era situata in prossimità dell’ingresso occidentale della prigione.

Craig Howlinson ne era il responsabile, oltre che il poliziotto di grado più elevato presente nel complesso in quel momento. Il sole era già tramontato e Howlison era pronto a dare il cambio, in modo da poter tornare a casa da sua moglie e sua figlia e dormire un po’, anche se avrebbe dovuto aspettare almeno un’altra ora prima del cambio di turno.

Il radar che sorvegliava gli aerei che entravano nello spazio aereo del carcere rimaneva silenzioso, tranne quando segnalava la presenza di qualche mezzo di linea.

Howlinson si adagiò comodamente sulla sedia, convinto del fatto che quella sarebbe stata una notte come le altre.

Mentre era seduto, il radar cominciò a emettere segnali a un ritmo sempre più ravvicinato. Howlinson non ci badò all’inizio, pensando che si trattasse del transito di qualche altro aereo di linea.

Tuttavia, il segnale non si arrestò e l’agente penitenziario dovette sporgersi in avanti e assumere un’espressione accigliata.

Il segnale indicava l’avvicinamento di un aereo privato.

Howlinson si alzò e raccolse prontamente la radio.

“Voi a bordo di un mezzo non identificato, state entrando in uno spazio aereo sottoposto a rigida sorveglianza. Invertite la rotta oppure faremo decollare un elicottero che vi scorterà indietro. Se vi rifiutate, saremo autorizzati ad aprire il fuoco. Identificatevi immediatamente.”

Il segnale non cambiò frequenza e non arrivò alcuna notizia dalla radio.

“Questo è il nostro ultimo avvertimento. Fate ritorno nello spazio aereo destinato alle rotte commerciali oppure saremo costretti ad abbattervi.” ordinò l’agente Howlinson.

Ancora una volta, non ci fu risposta, ad eccezione del segnale di frequenza, il cui ritmo si faceva sempre più intenso. Howlison si stava apprestando a richiedere via radio l’intervento della squadra di supporto aereo, ma mentre lo faceva, un intenso fascio di luce investì la torre di controllo… poco prima che l’aereo non identificato si schiantasse su di essa, avvolgendola in un’esplosione.

******

Doug aveva corso per un lasso di tempo che gli era parso interminabile. Dietro di lui annaspava Dawn Bellwether; sebbene lo stesso Doug non sapesse spiegarsi il perché, aveva avuto pietà di lei e aveva deciso che non l’avrebbe lasciata alla mercé del proprio destino.

Comunque, la libertà per Doug ebbe vita breve. Non appena giunse sul ciglio di una strada di montagna, un furgone nero si fermò e diversi mammiferi, tutti predatori che indossavano abiti scuri, uscirono in formazione compatta con le armi pronte a far fuoco.

Doug alzò gli zoccoli in alto. Ma prima che potesse proferire parola, fu colpito. Notò l’impennaggio verde di un dardo tranquillante conficcato nella zampa, e quella fu l’ultima cosa che i suoi occhi riuscirono a vedere prima che venissero avvolti dall’oscurità.

******

“Qui è la Zootopia News Network. Sono Peter Moosebridge con le ultime notizie. Una serie di violente esplosioni ha investito il carcere di massima sicurezza di Mountainside dopo che un jet privato è precipitato dal cielo. Allo stato attuale, lo ZBI non è in grado di confermare se ci sono morti, feriti o evasi tra le fila dei detenuti presenti nella struttura al momento dell’accaduto.

Un comunicato è appena giunto in redazione. Lo ZBI ha confermato la notizia che due prigionieri mancano all’appello e si presume che siano in fuga. Dawn Bellwether e Doug Ramses, due dei cospiratori condannati al carcere a vita per aver preso parte attiva negli incidenti dei Mammiferi Selvaggi accaduti diciannove anni fa, sono attualmente in libertà. Lo ZBI ha rilasciato una dichiarazione con cui esorta l’intera cittadinanza di Zootropolis a collaborare nella ricerca dei fuggitivi. Se doveste notare la presenza di Dawn Bellwether o Doug Ramses, siete pregati di chiamare il numero dello ZBI che vedete ora sullo schermo. Lo ZBI ci esorta ad avvertirvi di non tentare in alcun modo di avvicinarvi o tentare di arrestare i due fuggitivi.”





Note dell’autore: Gentili amici lettori e amiche lettrici, rieccomi a voi con Il Risveglio dei Morti, il secondo capitolo del Ciclo della Riconciliazione.

Come avrete avuto modo di leggere dall’introduzione, questa storia è ambientata diciannove anni dopo gli eventi del film e un anno dopo le vicende raccontate ne La speranza non muore mai. Dopo essere tornato a Zootropolis per dare l’ultimo saluto a sua madre, Nick ha ripreso a lavorare nel corpo di polizia della città al fianco di Judy, in modo da rinsaldare definitivamente i rapporti con lei e il suo primogenito Nicholas. Nel frattempo, dovranno fronteggiare una nuova minaccia che rischia di gettare ancora una volta nel caos la metropoli in cui ogni mammifero – almeno in apparenza – può aspirare a diventare ciò che desidera.

In questo prologo, Doug Ramses e Doug Bellwether, ovvero le menti autrici della congiura degli Ululatori Notturni, sono riusciti a evadere di prigione, ma… saranno proprio loro i nemici che Nick e Judy dovranno affrontare in questa nuova avventura? Lo scoprirete nei prossimi capitoli!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Prologo di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-1-Prologue-691289881

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per l’attenzione e spero vivamente che anche questa storia da me tradotta in italiano possa incontrare il vostro gradimento. A presto!

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Capitolo 2
*** La mattina del giorno dopo ***


Capitolo I

La mattina del giorno dopo

 

(dal punto di vista di Nick)

 

Una delle abitudini che avevo ripreso da quando sono tornato a Zootropolis lo scorso anno è quella di dare sempre un’occhiata alle ultime notizie. Potrà sembrare una sciocchezza di poco conto, ma credo che sia il modo migliore per essere sempre aggiornati su quello che accade in città.

Perciò, era ovvio che fossi consapevole di quello che era accaduto la notte precedente, quando quel jet privato si era abbattuto sul carcere di Mountainside.

La notizia dell’evasione di Dawn Bellwether e Doug Ramses fu come un pugno allo stomaco. Io e Carotina li avevamo sistemati diciannove anni fa, e credevamo entrambi che la questione fosse morta e sepolta.

Quel che è peggio è che ora entrambi avevamo più da perdere rispetto all’ultima volta in cui quei due erano liberi di perpetrare i loro crimini ai danni della cittadinanza di Zootropolis, visto che sia io sia Judy abbiamo dei figli a carico.

Ora la possibilità che possano essere coinvolti è concreta. Ricordo le loro menti criminali abbastanza bene da intuire che entrambi non avrebbero certo esitato nel perseguire la vendetta.

Inutile aggiungere che sia io sia Judy teniamo gli occhi ben aperti. Il solo pensiero che potessero trovare me e Robin è stato più che sufficiente a tenermi sveglio tutta la notte.

Se mai dovesse succedere qualcosa a lui o a Nicholas, o anche a Judy, sento che impazzirei dalla rabbia. Se ciò dovesse accadere, non esiterei a dare la caccia a quei bastardi e a farmi giustizia da solo, naturalmente.

******

“Buongiorno, agente anziano!” esclamò Clawhauser con un cenno dalla reception. Nick rispose con un lieve sospiro e con un cenno della zampa mentre si dirigeva verso il suo ufficio.

Nick sbadigliò sonoramente mentre entrava. Trovò la sua sedia, situata nella parte posteriore della stanza, e vi si arrampicò sopra. Seduto alla sua destra c’era l’agente Tony Wolfovitz, uno dei poliziotti di maggiore esperienza del Distretto Uno.

Erano passati soltanto alcuni mesi da quando Nick aveva ripreso servizio nel distretto.

“Wilde.” annuì Wolfovitz.

“Wolfy.” replicò Nick con un cenno del capo e un sorriso compiaciuto, provocando l’esasperazione del collega.

“Sono passati diciannove anni e ancora non hai smesso con i soprannomi, Rosso.” affermò il lupo, “Anche se mi sono accorto che sei più rilassato quando sei in compagnia del tenente Hopps…”

Quell’affermazione cancellò il sorriso dal muso di Nick.

******

Volete sapere qual è una delle cose più imbarazzanti e fastidiose nell’essere tornato operativo nel Distretto Uno? Tutti sono venuti a conoscenza di quello che è successo fra me e Carotina e di che cosa l’avesse provocato. Accidenti, sono sicuro che almeno la metà degli agenti nella stanza ne ha parlato con Judy in più di un’occasione. La maggior parte dei miei colleghi è abbastanza discreta da non farne parola, ma quando capita l’occasione…

******

“Oh.” esclamò l’agente Wolfovitz notando l’espressione accigliata di Nick, “Mi dispiace.”

Nick fissò il collega per un momento. “Non fa niente.” disse infine, “È roba passata.”

“Ma, il modo in cui hai reagito…”

“Non ha più alcuna importanza. Il passato è passato. Io e Hopps lo abbiamo superato. È per questo che il passato si chiama così.”

Nick non aggiunse altro e Wolfovitz preferì non spingersi oltre.

La porta dell’ufficio si aprì di nuovo e Judy entrò. Sembrava visibilmente irritata.

“Wow.” esclamò Wolfovitz, “Non vedevo il tenente Hopps in quello stato da un bel pezzo.”

“Sì, ecco… beh, credo che la cosa le stia dando molto fastidio.” osservò Nick mentre si copriva il muso con la zampa.

“E per quanto riguarda te?” domandò Wolfovitz inarcando un sopracciglio.

“Mi sembra ovvio.” fu la risposta secca di Nick, “Come potrebbe non essere altrimenti? I diretti responsabili del disastro avvenuto diciannove anni fa sono in libertà e potrebbero riempirci di piombo in qualunque momento. È chiaro che la cosa mi infastidisce.”

“At-tenti!” esclamò l’agente Lupus, che aveva preso il posto di Higgins. La maggior parte degli agenti intonò una specie di canto gutturale mentre il capitano Fangmeyer entrava nella sala riunioni. Né Nick né Judy vollero unirsi al coro.

“Va bene, tornate ai vostri posti…” disse il nuovo capitano mentre prendeva posto sul podio, “Abbiamo alcuni punti all’ordine del giorno da affrontare prima dell’assegnazione degli incarichi. Il primo, nonché il più importante, è che abbiamo due soggetti pericolosi evasi dalla prigione di Mountainside.” Nick si lasciò sfuggire una smorfia di disappunto.

“Lo ZBI ci vuole fuori dalle zampe mentre è impegnato nella ricerca dei due ricercati.” continuò Fangmeyer, “Detto questo, se mai doveste individuare Doug Ramses o Dawn Bellwether, sapete cosa fare. Passiamo ora al punto successivo: voglio l’agente Wilde e il tenente Hopps nel mio ufficio al termine della riunione. Ora, incarichi. Agenti Delgato, Wolfovitz e Andersen: indagine sotto copertura nel Distretto di Savanna Central. Agenti McHorn, Rhinowitz e Higgins: servizio SWAT nel Distretto di Rainforest. Il resto di voi è di pattuglia. È tutto.”

“Ci vediamo, Wilde.” esclamò Wolfovitz mentre dava una lieve gomitata a Wilde prima di entrare in azione. Nick non poté fare a meno di brontolare nel vedere gli altri agenti uscire dalla stanza. Fangmeyer li vide allontanarsi mentre Nick e Judy restavano fermi ai loro posti. Una volta che tutti gli agenti se ne furono andati, il capitano ordinò ai due di seguirla nel suo ufficio come da istruzioni con un solo cenno del capo.

******

Beh, questo potrebbe soltanto finire bene.

Ho già un’idea del perché il nuovo capitano voglia vederci. Sicuramente ha a che vedere con quello che è successo la scorsa notte.

Mi capita di lanciare un’occhiata su Carotina. Sembra esausta quanto me. Non ho dubbi che abbia sentito le ultime notizie nello stesso momento in cui l’ho fatto io e deve essere rimasta in piedi tutta la notte senza poter chiudere occhio.

Saliamo entrambi le scale fino ad arrivare nell’ufficio del capitano all’ultimo piano, lo stesso occupato da Carotina fino all’anno scorso. Non è la prima volta che vengo chiamato in questo ufficio: quando Bogo era in carica, avreste potuto notare un barattolo pieno di denaro contrassegnato come ‘Visite di Wilde’ e lo avreste visto pieno fino al primo giorno del prossimo mese.

Lancio un’altra occhiata a Carotina mentre ci fermiamo davanti alla porta. C’è già qualcuno, ma il capitano Fangmeyer non è ancora arrivato.

Tuttavia non continuiamo ad aspettare, perché lo vediamo salire le scale e aprire la porta, facendoci così entrare. Il commissario Bogo è in piedi dietro la scrivania e ci guarda tenendo le zampe incrociate. Devo confessare che non ha perso il suo sguardo da duro. Ci sono due sedie sistemate davanti alla scrivania del capitano, così io e Carotina possiamo prendere posto.

******

Fangmeyer fissò i due sottoposti seduti davanti alla sua scrivania.

“Allora, come stanno i vostri figli?” domandò nel tentativo di alleviare un po’ la tensione.

“Stanno bene.” rispose Nick.

“È stato un anno difficile.” affermò Judy subito dopo.

Resisi conto che le loro erano state affermazioni contrastanti, Nick e Judy si scambiarono un’occhiata fugace.

“Wilde, mi fa piacere che tu sia ritornato fra noi.” esclamò Fangmeyer, “Le tue prestazioni da quando sei tornato al Distretto Uno tre mesi fa sono andate persino oltre le mie previsioni. Se continui così, potrai ricoprire il ruolo che avevi quando te ne sei andato l’ultima volta.”

Nick non disse una parola e il suo volto non trasmetteva alcuna emozione.

“Vi starete chiedendo perché vi abbia convocati qui.” disse il capitano.

“Sono certo che ha a che vedere con quello che è successo la scorsa notte.” esclamò Nick.

“Non ti sbagli, Wilde. Lo ZBI è alla ricerca dei due fuggitivi, ma sono a conoscenza del vostro… precedente coinvolgimento nel caso dei Mammiferi Selvaggi.”

“Voi dovrete starne fuori.” disse infine Bogo.

“Fuori?” protestò Judy, “Dopo quello che ci hanno fatto?”

“Il vostro coinvolgimento personale è proprio il motivo per cui lo ZBI non vuole avervi intorno.” affermò Fangmeyer rivolta a Judy, “Questo è l’unico avvertimento. Restate fuori da questo caso. Questo significa anche che non potrete investigare per conto vostro come avete fatto allora. Se non obbedirete, sarò costretta a sospendervi dal servizio. Tutto chiaro?”

“Sissignora.” esclamarono gli interessati all’unisono.

“Bene.” esclamò Bogo tenendo le zampe incrociate, “Perché ho un altro caso che richiede la vostra collaborazione.”

Fangmeyer posò un fascicolo sulla scrivania. Judy lo afferrò e lo aprì.

“Il Risveglio dei Morti?” domandò perplessa.

“È una potente droga che sta circolando per le strade della città.” rispose il capitano Fangmeyer, “Abbiamo arrestato alcuni mammiferi che la stavano trasportando, ma abbiamo intenzione di interrompere la fornitura. Perciò, vogliamo che voi due facciate squadra e che smuoviate un po’ le acque.”

Nick e Judy si guardarono per un istante.

“Proprio come ai vecchi tempi, eh?” esclamò Nick. Judy emise una risatina soffocata, sebbene Nick avesse percepito la mancanza di spirito dietro di essa. I vecchi tempi erano ormai andati.

“Allora devo dedurre che non ci saranno discussioni tra voi due.” commentò Fangmeyer.

“Niente affatto.” risposero entrambi.

“Bene.” disse Bogo, “Allora fuori di qui.”

******

Sto guardando il fascicolo mentre camminiamo. Qual è il primo vantaggio che abbiamo? Il nostro vecchio amico Duke Donnolesi. È stato in prigione fino a sei mesi fa. Non ho avuto ancora l’occasione di incontrarlo, perciò sarà senz’altro sorpreso nel rivedermi. Così sorpreso, infatti, che credo vorrà testare le mie abilità nella corsa.

Oh, non vi ancora parlato di me e Carotina, vero? Beh, siamo tornati ad essere amici. Non al punto in cui eravamo dopo aver risolto il caso dei Mammiferi Selvaggi, ma quasi. Abbiamo avuto le nostre… discussioni nell’anno appena trascorso. Sono piuttosto infastidito dal fatto che a volte Carotina abbia cercato di incolpare sé stessa per quello che è successo tanti anni fa, dato che eravamo entrambi nel torto. Ma stiamo provando ad andare avanti.

E per quanto riguarda i nostri figli?

Nicholas ha da poco iniziato le superiori, mentre Robin è al primo anno delle medie. Penso che Robin sia diventato un po’ più estroverso da quando ha iniziato a frequentare una scuola adeguata, sebbene abbia iniziato a sviluppare una fase di ribellione. Per quanto riguarda Nicholas… è ancora un ibrido e a volte fa ancora fatica ad accettarlo, ma si è fatto qualche amico.

In effetti, ha stretto un’ottima amicizia. Una lupa che, a quanto sembra, è la figlia di uno dei miei colleghi. O, per meglio dire, lo sarebbe stato, se non fosse stato ucciso in azione. Ma sembra che suo padre l’abbia tirata su bene perché Amy Wolfard non sembra preoccuparsi della natura ibrida di Nicholas.

Accidenti. Potrei aspettarmi dei nipotini a un certo punto? Sarà possibile?

Meglio lasciar perdere e tornare al presente. A Duke Donnolesi, il nostro primo obiettivo. Duke è un ladro piuttosto noto che conosce le strade di Zootropolis come le sue tasche, perciò se qualcuno sa qualcosa di questa nuova droga, quello è lui.

******

Judy guidò la macchina attraverso Savanna Central sulla strada di uno dei vecchi covi di Duke Donnolesi.

“Sai…” disse Nick, “La tua guida non è affatto migliorata, vero?”

Judy schiacciò il pedale del freno per scherzo, ma Nick era preparato a quella mossa e si aggrappò al cruscotto.

“Fregata!” esclamò la volpe, “Non puoi tirarmi sempre lo stesso tiro mancino, Carotina.”

Judy ripartì e sorrise compiaciuta a sé stessa.

“Allora… come va?” le domandò Nick.

Judy smise di sorridere e le sue orecchie iniziarono ad abbassarsi. “Sto bene.” rispose.

“Sei una gran bugiarda.” affermò Nick, “Vedo che hai le orecchie abbassate.”

“È solo che… sono arrabbiata, oltre che spaventata.” confessò Judy, “Sono arrabbiata perché è sfuggita alla giustizia. Ho paura… anzi, sono terrorizzata dal fatto che lei possa fare del male a me, a Nicholas… e a te.”

“Ricordati che non sei sola.” disse Nick, “Sono rimasto in piedi tutta la notte e ci ho riflettuto a lungo. Forse gli agenti dello ZBI hanno fatto bene a chiederci di non intrometterci.”

Judy lanciò un’occhiata a Nick.

“Non siamo più giovani come una volta e lo ZBI ha tutte le risorse necessarie per riportare sia Ramses sia Bellwether dietro le sbarre, dove è giusto che stiano.” ragionò Nick, “Non possiamo attirarli in trappola come abbiamo fatto l’ultima volta che li abbiamo affrontati. Penso che la cosa migliore che possiamo fare sia semplicemente andare avanti con il nostro lavoro e lasciare che quelli dello ZBI risolvano la situazione.”

“Non puoi dire sul serio.” replicò Judy tutt’altro che convinta.

“Pensi che ne sia felice? No, non lo sono.” ribadì Nick, “Ma lascerò che lo ZBI faccia il proprio lavoro? Sì, ci puoi scommettere.”

All’interno dell’abitacolo calò il silenzio, mentre Judy stringeva con più forza del solito le zampe sul volante.

“Eccolo lì.” esclamò Nick, individuando una donnola dall’aspetto familiare all’angolo della strada, con una bancarella che vendeva quelli che avevano tutta l’aria di essere film piratati.

******

Duke non sembra portare bene gli anni che mostra, vero? Ho visto suo padre lo scorso anno quando ho sistemato le questioni che mia madre aveva lasciato in sospeso dopo la sua morte, e vi assicuro che sembra più giovane del suo stesso figlio.

È chiaro che il suo periodo di detenzione, che è finito soltanto di recente, non gli ha giovato in alcun modo.

Tiro giù il finestrino della macchina.

******

“Guarda un po’ chi si rivede, il vecchio Duke!” gridò Nick. La donnola rimase immobile sul posto, mentre osservava Nick con gli occhi spalancati.

“Oh, dannazione.” esclamò Duke poco prima di girarsi di scatto e darsela a zampe levate.

“Tipico di lui.” commentò Nick, “A piedi o con la macchina?”

“Credi davvero di riuscire a tenere il suo passo con quelle zampe da vecchietto?” domandò Judy inarcando un sopracciglio.

“Sei pregata di non usare mai più quella frase, grazie.” replicò Nick mentre apriva lo sportello e balzava fuori per correre dietro a Duke.

******

Vi ho detto che ho cinquantun anni, vero? Nonostante abbia frequentato daccapo l’Accademia di Polizia, è chiaro che queste mie vecchie zampe non mi facciano più correre veloce come un tempo. Eppure, penso di potermela ancora cavare, anche se vedo Duke distanziarmi.

Ecco perché sono lieto di sentire un rumore di pneumatici che stridono sull’asfalto, seguito da un tonfo contro il metallo mentre Duke, che aveva gli occhi fissi su di me, sbatte contro la volante della polizia.

Ringrazio il Cielo che Carotina non abbia migliorato le sue abilità alla guida.

******

Nick rallentò la corsa fino a fermarsi, prima di afferrare Duke senza andare troppo per il sottile. Judy uscì dalla vettura e si fermò affianco al partner.

“È questo il modo di trattare un vecchio amico che ti ha soltanto salutato?” domandò Nick.

“Vecchio amico un corno!” esclamò Duke, “Mi stai alle calcagna fin dal giorno in cui hai iniziato a fare il poliziotto, Wilde. Ora per quale assurdo motivo devo sopportare la vista del tuo brutto muso per le strade?”

“Prima di tutto, perché mai dovresti scappare se non nascondessi qualcosa?” domandò la volpe.

“Non parlerò mai!” replicò seccamente la donnola.

“Oh, davvero? Eppure un uccellino mi ha riferito che sei stato in gattabuia fino a poco tempo fa. Sarebbe un vero peccato ritornarci per un reato così insignificante come la vendita illegale dell’ennesimo sequel di Floatzen.”

“… che accidenti vuoi, Wilde?”

“Hai mai sentito parlare di una droga nota come Il Risveglio dei Morti?” intervenne Judy facendo un passo verso il sospettato.

“Certo che sì!” rispose Duke, “Ma non ho intenzione di ritornare su questa faccenda! L’ultima volta che vi ho indicato la strada per una raffineria di droga, non ho rivisto la luce del giorno per un bel pezzo!”

“Quindi, sai qualcosa.” intuì Nick mentre Duke sbiancava di colpo.

“Non ti dirò nient’altro!” ribadì la donnola, “Ora che il tuo amico mr. Big ha tirato le cuoia, non c’è più nulla che tu possa farmi!”

“Oh, non ne sarei così sicuro…” rispose Nick, “Vuoi provvedere tu, tenente, o posso avere io l’onore?”

“Dacci dentro.” rispose Judy prima di incrociare le zampe e lanciare un’occhiataccia all’indisponente donnola.

“In tal caso… è un vero peccato che il tuo ritorno nelle strade sia stato di così breve durata.” sospirò Nick prima di afferrare un paio di manette dalla cintura d’ordinanza, “Duke Donnolesi, ti dichiaro in arresto per contraffazione illecita. Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai, potrà essere usata contro di te in tribunale. Hai diritto a un avvocato difensore.”

Duke non muoveva un muscolo, ma i suoi occhi schizzarono da una parte all’altra.

“Hai capito quali sono i tuoi diritti?” domandò Nick.

La donnola non proferì parola. Judy aprì la portiera posteriore della macchina e Nick si apprestò a gettarvi il sospettato senza osservare alcuna procedura.

“Va bene, va bene! Parlerò!” disse infine la donnola. Nick lo lasciò cadere a terra e incrociò le zampe.

“Accidenti, Wilde. Sono passati sedici anni e non hai ancora imparato come ammanettare un sospettato.” esclamò Duke massaggiandosi il collo.

“Cosa stavi dicendo a proposito della droga?” domandò Judy.

“Senti, non ho mai toccato quella roba!” rispose Duke, “Ma ho sentito che c’è un laboratorio che la produce nel distretto di Savanna Central, sotto Banyan Street. Non so altro!”

******

Lasciamo Duke su cauzione e ci dirigiamo verso Banyan Street. Questo mi rinfresca la memoria: è lì che abbiamo scoperto il laboratorio in cui Doug preparava il siero ricavato dagli Ululatori Notturni. Forse i mammiferi che lo gestivano devono aver ipotizzato che sarebbe stato idiota, da parte della polizia, assumere la gestione della stessa struttura adibita alla produzione del siero, e non sarebbero stati nel torto. Ci sono almeno un milione di siti simili sparsi per la città che avrebbero potuto essere più che adatti per nascondere una raffineria adibita alla produzione del Risveglio dei Morti.

L’ingresso effettivo a livello della superficie della stazione di Banyan Street è scomparso da tempo, dal momento che è stato abbattuto per fare posto a un chiosco all’aperto. Tuttavia, c’è una stazione della metropolitana che da Savanna Central avrebbe potuto condurci fino a quella che era la stazione di Banyan Street, anche se avrebbe richiesto un po’ di lavoro di zampe. Ci dirigiamo verso la stazione di Berry Lane.

Dopo una breve consultazione con gli agenti della polizia ferroviaria, utilizziamo i tunnel di servizio per raggiungere la vecchia stazione di Banyan Street. Una volta giunti sul posto…

Beh, non so come abbiano fatto, ma in qualche modo sono riusciti a trasportare un camper proprio qui, dove si trovava la vecchia stazione di Banyan Street. Mi sorprende che nessuno si sia accorto di nulla. Forse devono essere stati scambiati per semplici campeggiatori.

Io e Carotina non ci siamo fatti ingannare, però. Dopo esserci scambiati un cenno d’intesa, estraiamo entrambi le nostre pistole spara-tranquillanti.




Note dell’autore: Dopo il prologo, direi che posso dare ufficialmente inizio alle danze con il primo capitolo.

Vi ricordate quando Nick e Judy ricevono da Duke Donnolesi le informazioni utili per scoprire l’ubicazione del laboratorio in cui Doug creava i proiettili con il siero ottenuto dagli Ululatori Notturni? Ebbene, posso affermare che questo capitolo è un chiaro omaggio a quel ben preciso momento del film. Non siete d’accordo con il sottoscritto?

Infine, una piccola precisazione. Avete presente Trisha Fangmeyer, la sorella dell’agente Stan Fangmeyer menzionato nel secondo capitolo de La speranza non muore mai? Ebbene, ricopre il posto lasciato vacante da Judy come capitano del Distretto Uno, mentre la nostra cara coniglia ha ripreso a pattugliare le strade di Zootropolis insieme a Nick con il suo precedente grado di tenente.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo I di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-2-Morning-After-691290645

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Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!




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Capitolo 3
*** Il laboratorio abbandonato ***


Capitolo II

Il laboratorio abbandonato

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Non avrei mai pensato che oggi avrei fatto irruzione in una raffineria di droga.

Questa nuova droga chiamata ‘Risveglio dei Morti’ non mi piace per niente. Ho dato un’occhiata al fascicolo del caso per scoprire di cosa si trattasse esattamente. Non sono certo una scienziata, perciò non ho potuto comprendere tutti i termini scientifici presenti nella documentazione, ma da quanto ho potuto leggere, questa droga provoca una paralisi fisica temporanea. Puoi respirare, ma tutte le altre funzioni volontarie sono come inibite. Non sembra affatto piacevole e mi chiedo perché mai qualcuno voglia assumerla.

Questo fino a quando non ho scoperto il secondo componente. Ci credereste? Si tratta di qualcosa con cui ho avuto a che fare parecchie volte.

Esso viene ricavato dai fiori di Midnicampum Holicithias, il nome scientifico degli Ululatori Notturni.

Anni fa, quando scoppiava il caso dei Mammiferi Selvaggi, il siero ricavato dagli Ululatori Notturni si diffuse piuttosto rapidamente. Nella sua forma più diffusa, ti privava di tutte le inibizioni e ti portava sul punto di perdere il controllo, senza tuttavia offuscare interamente la tua coscienza, al contrario dell’estratto puro. Come risultato, rilasciava una scarica di adrenalina e dopamina in grado di dare dipendenza.

Da quello che sto leggendo, questa nuova droga è in grado di paralizzare il corpo, mentre il siero degli Ululatori Notturni rilascia una scarica di adrenalina e dopamina, come nella precedente versione. La paralisi fa sì che la scarica di adrenalina abbia un effetto maggiore: nulla causa un incremento dell’adrenalina nel corpo più della paralisi fisica.

Mi sorprende che questa sostanza non abbia ancora ucciso qualcuno, ma è solo questione di tempo prima che questo accada.

È per questo che sono qui insieme a Nick, nella vecchia stazione di Banyan Street, a indagare all’interno di un camper che non ha alcun motivo di essere qui. Come sono riusciti a portarlo fin quaggiù, tanto per cominciare? Possibile che nessuno abbia notato la presenza di un mezzo simile sulle rotaie della metropolitana? Non siamo in un videogioco, tanto per essere chiari.

Provo a chiamare rinforzi con la radio. Non c’è segnale. Grandioso. Eppure questi affari dovrebbero ricevere segnali anche sottoterra. Questo può significare una cosa sola: dev’esserci un disturbatore di frequenza nelle vicinanze.

Nick mi fa un cenno col capo ed entrambi tiriamo fuori le nostre pistole.

******

Mentre si avvicinavano lentamente, Nick e Judy puntarono le loro armi spara-tranquillanti in direzione del bersaglio. Nick avvertì che sarebbe andato a sinistra e Judy annuì con un cenno del capo. Si avvicinò con cautela, assicurandosi che l’area fosse libera prima di andare avanti. Nick spuntò dall’altra parte e indicò prima sé stesso e poi la porta più vicina a lui. Judy annuì mentre prendeva posizione accanto alla porta a lei più vicina. Catturò nuovamente l’attenzione del partner e sollevò una zampa con tre dita aperte. Fece il conto alla rovescia e, una volta stretto il pugno, fece irruzione.

“Polizia!” gridò mentre Nick irrompeva dall’altra parte.

Il camper era sicuramente stato convertito in una raffineria di droga. Al suo interno c’erano attrezzature sufficienti per produrre una modesta quantità di Risveglio dei Morti, oltre che un catino ricoperto di terra. Ma non c’era nessuno lì e i materiali erano ricoperti da uno strato di polvere, il che significava che la struttura era stata abbandonata da un po’ di tempo. Tuttavia, Judy sapeva bene che l’apparenza poteva trarre in inganno. Fece un cenno a Nick e setacciarono insieme il camper alla ricerca di prove, anche se non ci volle molto per abbandonare qualsiasi speranza di cogliere qualcuno nel sacco.

“Beh, questa sì che è una bella fregatura.” disse infine Nick mentre riponeva la pistola nel fodero.

“Dobbiamo comunque contattare la centrale.” dichiarò Judy dopo aver trovato un’unità di comando ancora in funzione su uno dei piani da lavoro.

“Questo è uno scanner in uso nella polizia.” osservò Nick, “Sembra una versione più recente rispetto a quella che io e Fin usavamo anni fa. Se non sbaglio… sì, il disturbatore di frequenza è ancora attivo.”

“Ora non più.” esclamò Judy mentre strappava il cavo che alimentava il dispositivo, facendolo disattivare. Nick afferrò la ricetrasmittente.

“Centrale, qui è l’agente Wilde.” disse Nick.

Qui centrale, agente Wilde!” esclamò Clawhauser con la sua voce squillante. Nick fece istintivamente una smorfia.

“Abbiamo bisogno di rinforzi nella vecchia stazione di Banyan Street.” spiegò Nick, “Abbiamo trovato una raffineria di droga abbandonata. Avvisa gli agenti disponibili che dovranno attraversare Berry Lane e prendere i tunnel di servizio per arrivare qui.”

10-4.” disse Clawhauser. Nick interruppe la comunicazione e guardò Judy.

“Adesso che facciamo?” le chiese.

“Aspettiamo.” rispose Judy.

Nick si appoggiò al bancone da lavoro.

“Allora…” azzardò, “Che ne diresti di parlare di quello che è successo?”

“Di che cosa dovremmo parlare, esattamente?” replicò Judy.

“Oh, non saprei… di quei due criminali in libertà, magari. Gli stessi che, anni fa, hanno provato a far passare come selvaggi tutti i predatori della città, uno dei quali ha provato a usarmi per farti fuori. So che la cosa ti preoccupa, perché preoccupa anche me.”

Judy lanciò uno sguardo truce a Nick per un istante, prima di distogliere lo sguardo e avvicinarsi al suo partner.

“Carotina, se non parli con me non potrò aiutarti.” confessò Nick.

******

Sono ancora piuttosto preoccupata per il fatto che Bellwether sia ancora in libertà. Mi chiedo come Nicholas possa reagire, dal momento che ha sempre e solo sentito parlare degli eventi successi in quel periodo. Non li ha mai vissuti sulla propria pelliccia, però, e sono preoccupata… anzi, terrorizzata all’idea che possa scoprire la verità.

Una volta ero soltanto un’ingenua coniglietta di campagna, ma ho imparato molte cose da quando sono arrivata a Zootropolis. So che ci sono altri ibridi in città e che avevano sofferto molto sotto i vari regimi politici del passato. Non capisco come funzioni la genetica e fino a quando non ho messo al mondo Nicholas, non avevo neppure mai visto un ibrido volpe/coniglio, ma ciò non significava che non ce ne fossero altri come lui.

L’evasione di Bellwether mi fa temere il peggio per la sicurezza di Nicholas, per non parlare di quello che potrebbe capitare a Nick e Robin. Non c’è dubbio che entrambi gli evasi vorranno vendicarsi di noi.

Nick fa del suo meglio per rassicurarmi, che non sarebbe trascorso molto tempo prima che lo ZBI riesca e spedire quei due nuovamente dietro le sbarre.

Ma non funziona.

Nick appoggia una zampa sulla mia spalla e mi irrigidisco un po’ al contatto. Mi rassicura che le cose sarebbero andate per il meglio e che avrebbe protetto sia me sia Nicholas.

Prima che potessimo ulteriormente approfondire la questione, arrivano i rinforzi richiesti; incontriamo l’agente Robert Johnson e il suo partner di pattuglia Shaun Woolton, gli agenti Samuel Snarlov e Henry Blackfoot, e infine l’agente Alistair Thompson e un novellino fresco di accademia alle sue dirette dipendenze, l’agente Roger Swinton.

******

“Con voi siamo a otto.” osservò Nick con un fischio, “Un po’ troppi per un laboratorio abbandonato, non credete?”

“Abbiamo appena ricevuto una segnalazione rivolta a tutti gli agenti presenti in Berry Street.” replicò l’agente Johnson.

“Per caso, Clawhauser vi ha detto che la raffineria era stata abbandonata?” domandò Judy inarcando un sopracciglio, mentre i sei poliziotti si guardavano imbarazzati.

“Questo significa no.” esclamò Nick scuotendo la testa, “Che ne pensi, Carotina?”

“Due agenti bastano e avanzano.” esclamò Judy, “Snarlov e Blackfoot, voi resterete qui. Tutti gli altri potranno tornare alle rispettive operazioni di pattugliamento.”

“Sissignora.” fu la risposta. Judy ebbe un tremito: nonostante fosse l’agente con il grado più elevato, non era abituata a dare ordini e a far valere la propria autorità. Gli agenti Johnson, Woolton, Thompson e Swinton si incamminarono verso il tunnel di servizio che li avrebbe ricondotti in Berry Street e lasciarono indietro Judy, Nick e gli agenti Snarlov e Blackfoot.

“Ti fai ancora chiamare ‘signora’?” domandò Nick.

“Chiudi il becco.” replicò Judy con un’occhiataccia.

“Sarà fatto… signora.” disse Nick con un ghigno stampato sul muso.

Judy gli rifilò una gomitata, ma non poté farsi sfuggire un sorrisetto.

“Snarlov, puoi annusare?” domandò all’orso polare, “Il tuo olfatto è il migliore fra quello di tutti noi.”

“Sai, anch’io ho un naso.” disse Nick.

“Per quanto trovi allettante l’idea di farti strisciare nella polvere, caro il mio drittone, potrei ancora aver bisogno di te al mio fianco.”

Ci fu un momento di silenzio fra i due mentre quelle parole facevano decollare la loro immaginazione.

“Un osservatore esterno potrebbe credere che tu stia flirtando con un sottoposto.” disse Nick prendendola in giro.

“Oh, accidenti, hai ragione!” esclamò Judy mentre le sue orecchie avvampavano per l’imbarazzo, “Non volevo dire nulla. Scusa, Nick…”

“Dici un po’ troppo spesso quella parola, Carotina.”

Le orecchie di Judy si abbassarono. “Mi dispiace.” disse.

“Non devi esserlo.” esclamò Nick, “Ti stavo solo tirando per le orecchie.”

Judy tenne gli occhi abbassati per un momento mentre pensava alle parole di Nick.

“Perché, tu…” riuscì a dire mentre gli tirava un pugno leggero sulla spalla.

******

Sentite, non intendevo di certo ammettere che le mie parole avrebbero potuto essere scambiate per un flirt. Come ho già detto, sento che quel treno è partito molto tempo fa, e poi Nick ha ragione: è di due gradi sotto di me e sarebbe del tutto inappropriato. Ma mi rallegra il fatto che Nick si senta abbastanza a suo agio da scherzare in mia presenza.

Inutile dire che l’agente Snarlov non trovò altro che odori sbiaditi che confermavano l’ipotesi secondo la quale il laboratorio era abbandonato da tempo.

Abbiamo chiamato altri rinforzi per rimuovere il camper e siamo stati obbligati ad attendere che le autorità competenti circa il trasporto pubblico della città chiudessero la linea, mentre il mezzo veniva riportato in superficie. Fu un processo lungo perché, in primo luogo, i tunnel della metropolitana erano abbastanza larghi da farlo scendere fin qui; inoltre, l’uscita più vicina ci aveva portato a pochi passi dal centro cittadino. Abbiamo dovuto trasportarlo via terra sulle rotaie e in seguito avevamo richiesto l’intervento di una gru per rimuoverlo da lì.

Il lavoro fu compiuto a metà pomeriggio, così io e Nick andammo a mangiare in un bar nelle vicinanze.

Naturalmente, le cose non potevano filare lisce troppo a lungo, perché il mio telefono aveva squillato. Poteva succedere soltanto per un numero molto limitato di motivi.

Rispondo e… sì, la chiamata arriva dalla St. Barks High School.

Cosa aveva fatto Nicholas questa volta? Si era comportato bene finora, ma so che aveva avuto alcuni… per così dire, screzi con uno o due dei suoi compagni di classe. Credo di sapere il motivo: Nicholas è un ibrido e persino di questi tempi, ci sono alcuni che mal sopportano l’esistenza degli ibridi solo perché sono considerati ‘innaturali’.

Mentre rispondo al telefono, sento la voce del direttore Skipps, la lepre del deserto a capo della scuola.

******

“Qui è il tenente Hopps.” disse Judy al telefono.

Signorina Hopps? Sono il direttore Skipps.” fu la risposta.

“Che cosa ha fatto?”

Ha litigato con un altro studente. È necessario che lei venga qui a scuola il prima possibile.

Judy inspirò profondamente dal naso.

“Sarò lì immediatamente.” concluse Judy prima di riagganciare e mettersi il telefonino in tasca.

“Junior?” domandò Nick alzando un sopracciglio.

“È rimasto coinvolto in una rissa.” spiegò Judy mentre scuoteva la testa.

“Ci sono sempre due versioni della stessa storia, Carotina.” replicò Nick mentre si alzava dalla sedia. “Ehi, possiamo portarlo via?” disse poi a voce alta rivolgendosi a uno dei camerieri.

“Lo so, Nick, e credo di sapere cosa abbia scatenato la rissa.” disse Judy, “Ma Nicholas si era tenuto alla larga dai guai per un anno.”

“Sistemeremo anche questa faccenda, Carotina.” dichiarò Nick mentre un cameriere gli porgeva gli avanzi del pasto chiusi in un pacchetto da portar via.

Judy emise un altro profondo respiro prima di alzarsi da tavola.

“Andiamo a scoprire di cosa si tratta.” esclamò Nick.



Note dell’autore: Eccoci arrivati al secondo capitolo.

La premiata ditta Judy Hopps & Nick Wilde sembra aver ritrovato l’affiatamento dei bei tempi andati, non credete? Peccato per loro che nel vagone ferroviario convertito in raffineria non ci fosse anima viva. Inoltre, la chiamata del direttore Skipps lascia intendere che Nicholas si sia nuovamente cacciato nei guai. Pertanto, Nick e Judy dovranno togliersi la divisa e rimettersi i panni dei genitori preoccupati per il futuro del loro turbolento primogenito. Tranquilli, scoprirete che cosa gli è capitato in uno dei prossimi capitoli!

Ah, permettetemi di aggiungere una piccola annotazione sugli agenti mandati di rinforzo nella metropolitana. Snarlov e Johnson sono rispettivamente un orso polare e un leone già attivi in polizia nel film. L’agente Alistair Thompson è un giaguaro melanico che, a questo punto della storia, è in servizio da tre anni. Tutti gli altri, invece, sono reclute uscite dall’accademia insieme a Nick alla fine del primo capitolo della saga. Shaun Woolton è una pecora, Henry Blackfoot un furetto dai piedi neri e Roger Swinton un maiale.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo II di Waking Death: https://www.deviantart.com/art/Waking-Death-3-Abandoned-Lab-Judy-692518856

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Colgo l’occasione per porgere a tutti voi lettori i miei più sinceri auguri di Buon Natale. Spero che possiate trascorrere questa festività in compagnia dei vostri cari, preferibilmente rimpinzandovi di tante leccornie e tenendovi alla larga dalle domande indiscrete di parenti e conoscenti. Tanti auguri e al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Una nuova minaccia ***


Capitolo III

Una nuova minaccia

 

Michael Clawford era un mammifero dall’aspetto decisamente insolito. Agli occhi di uno spettatore esterno poteva sembrare soltanto un lupo leggermente più basso rispetto alla media, ma in lui c’era molto di più di quanto si potesse vedere a occhio nudo.

Per prima cosa, era il capo di una banda criminale che operava nel distretto di Tundratown e che era salita alle luci della ribalta sulla scia dello scioglimento dell’impero criminale creato da Mr. Big. All’apparenza i delinquenti sotto il suo comando agivano nell’ombra. A Michael piaceva: aveva sempre evitato la luce dei riflettori prima di mettere su la banda che ora era sotto i suoi comandi.

Adesso, però, doveva perseguire un obiettivo più grande.

Soffriva fin da quando il caso dei Mammiferi Scomparsi – che aveva causato i successivi incidenti dei Mammiferi Selvaggi – aveva interessato Zootropolis quasi vent’anni fa. All’epoca aveva quindici anni e, ai suoi occhi, la città lo aveva deluso. L’intero sistema era fallito. Aveva anche perduto i suoi genitori, che erano stati assassinati in maniera spietata soltanto perché avevano osato pensare diversamente. Aveva dunque passato molti anni a pensare a come avrebbe potuto ottenere la sua vendetta.

Negli ultimi diciannove anni, Michael si era accorto che molte cose erano cambiate. La cosiddetta armonia che regnava in città, l’accettazione pubblica dei rapporti d’amicizia e d’amore tra prede e predatori…

Naturalmente, proprio quest’ultima è la seconda ragione per la quale Michael era considerato un tipo decisamente fuori dal comune.

Nonostante il suo aspetto ricordasse quello di un lupo sotto quasi tutti gli aspetti, Michael era il frutto di una storia d’amore tra preda e predatore. Sua madre era una lepre, mentre suo padre era un lupo grigio.

Come è facile intuire, essere il prodotto di una simile relazione aveva determinato alcune… stranezze nell’aspetto fisico di Michael. Per esempio, aveva ereditato da sua madre i denti da leporide e una serie di striature sulla faccia. Le sue orecchie erano lunghe, il muso più corto rispetto a quello di una comune lepre, la coda corta e tozza, mentre le proporzioni del corpo erano più vicini a quelle di un leporide rispetto a quelle di un canide.

La genetica degli ibridi era davvero un mistero: la stessa coppia poteva avere figli la cui inclinazione biologica poteva essere completamente diversa. Alcuni ereditavano caratteri comuni di entrambi i genitori, altri invece erano più simili a una determinata specie piuttosto che all’altra.

Sospirando tra sé e sé mentre cercava di dissipare quei pensieri, si alzò dal suo posto e camminò per la stanza in attesa dell’arrivo dei suoi ospiti. La stanza era scarsamente arredata, con pareti grigie e una scrivania – provvista di cassetti e scomparti per i libri – con sopra un computer. Michael non era solo in quel momento: c’era un orso polare che sembrava lieto di dargli un’occhiata. Mentre camminava, ripensò a quanto era accaduto.

Il jet che si era schiantato sul complesso carcerario di Mountainside era stato un contrattempo che Michael non aveva previsto. Il suo obiettivo principale era sempre stato quello di far evadere Doug Ramses, perché aveva bisogno della sua intelligenza. Certo, c’erano molti chimici in circolazione che avrebbero potuto svolgere il lavoro di cui Michael aveva bisogno, ma erano tutti degli scrupolosi osservanti della legge e questo sarebbe stato di ostacolo ai suoi progetti. Inoltre, l’ariete aveva sulle spalle anni di esperienza sul campo, anche se avrebbe potuto essersi arrugginito dopo diciannove anni di prigione; tuttavia, Michael era fiducioso circa il fatto di poter ottenere ciò di cui aveva bisogno. Quell’inconveniente aveva semplicemente dato una sterzata ai suoi piani. Aveva spedito i suoi scagnozzi nei pressi del carcere per osservare più da vicino i movimenti di poliziotti e prigionieri, con l’intenzione finale di far saltare tutto per aria, sebbene quella parte del piano avrebbe dovuto avere luogo solo a qualche mese di distanza. In quella notte era stata una fortuna che i mammiferi al servizio di Michael si fossero trovati nel posto giusto al momento giusto per raggiungere l’obiettivo prefissato.

“Portali dentro.” disse infine Michael all’orso polare. Il corpulento mammifero cacciò un grugnito e uscì dalla stanza, prima di rientrarvi trascinando le due pecore con sé.

Michael non sembrava affatto entusiasta che i suoi scagnozzi avessero prelevato anche Dawn Bellwether. Lei non poteva essergli di alcuna utilità. Che cosa poteva farsene di una politica corrotta e ormai decaduta di cui nessuno si sarebbe fidato?

L’orso polare lasciò cadere i due ostaggi di fronte a Michael, che li esaminò entrambi.

“Chi sei?” domandò Bellwether, “Che cosa vuoi da noi?”

Noi?” esclamò Michael inarcando un sopracciglio, “Che cosa ti ha fatto credere che volessi anche te, Dawn Bellwether?”

Bellwether si irrigidì mentre Michael le passava accanto e si fermava di fronte a Doug.

Tu, d’altro canto, sei proprio quello che stavo cercando.” disse Michael.

“Non mi interessa.” esclamò Doug, “Non voglio avere nulla da spartire con un brutto muso come te.”

“Vedo che diciannove anni passati in gattabuia non hanno minimamente intaccato il tuo modo di pensare, sebbene questo possa risultare sbagliato a metà per quelli della tua specie.” osservò Michael lasciando che un lieve sorriso si insinuasse nel suo muso, “Non importa. Vedi, ho una proposta per te.”

“Ti ho già detto che non mi interessa.” ribadì Doug con un ghigno.

“Oh, penso che presto cambierai idea.” affermò Michael mentre mostrava i denti in un sorriso che faceva rabbrividire, “Dopotutto, credo che tu sia in debito con me per averti fatto evadere… e per non averti fatto giustiziare. Dovresti essermi grato perché ho bisogno di te.”

“Ma che…? Che cosa vuoi?” si intromise Bellwether, notando i denti da coniglio di Michael prima che i suoi occhi si posassero sulle sue orecchie, insolitamente lunghe per un canide.

“Sai, non credo che esista un termine adatto a me.” continuò Michael, “Vedi, non esistono molti di noi al mondo; perlomeno, non molti di noi che possano essere ovvi agli occhi degli altri. Io sono il risultato di qualcosa che tu hai cercato di distruggere tempo fa: l’armonia fra prede e predatori.”

“Disgustoso.” ribadì Doug con uno sputo.

“Abbastanza.” sogghignò Michael, “Ma come ti ho già detto, sei in debito con me. Vedi, ti ho fatto uscire di prigione, tanto per cominciare. Questo è un punto in mio favore. In secondo luogo, sei in debito con me perché quello che hai fatto diciannove anni fa è costato la vita ai miei genitori. Tuttavia, non sono un tipo che fa semplicemente delle richieste per sé stesso. Posso aiutarti a ottenere ciò che vuoi. Se farai come ti dico, a lavoro compiuto ti lascerò andare, con tutti i soldi di cui potresti aver bisogno per sparire dalla circolazione e iniziare una nuova vita fatta di lusso e agiatezza, ben lontano da Zootropolis. Meglio ancora, ti aiuterò a ottenere la tua vendetta.”

Doug continuava a fissare Michael. “… che cosa vuoi?” gli chiese.

“Ho bisogno di ciò che tu sei in grado di fare meglio di chiunque altro.” rispose Michael, “Ho bisogno di una droga sintetizzata da poter adoperare come arma.”

L’ibrido tornò alla sua scrivania, aprì uno dei cassetti e tirò fuori una siringa piena di un liquido scuro. La fece vedere meglio al suo ospite.

“Non so se ne hai già sentito parlare, ma questa è una droga meravigliosa chiamata Latericius Valete Mortem.” spiegò Michael, “Viene comunemente definita ‘Risveglio dei Morti’ per via della paralisi fisica che provoca a chi la ingerisce, causando nel contempo l’arresto totale di tutte le funzioni nervose volontarie. Non ho mai avuto la tentazione di testarla su me stesso, ma da quello che ho potuto capire, contiene anche qualcosa che tu conosci molto bene. Questa è la sua magia ed è così che funziona: il siero ricavato dagli Ululatori Notturni contenuto al suo interno è abbastanza potente da causare una scarica di adrenalina, mentre l’agente paralizzante non fa altro che potenziarne gli effetti. In altre parole, provoca il massimo dello sballo che tu possa concepire. Io voglio che tu la trasformi in un’arma letale.”

“Dimostralo.” disse Doug, “Fammi vedere che questa sostanza provoca davvero tutti i sintomi che hai descritto.”

Michael sbuffò e mostrò nuovamente i denti in un sorriso malevolo. Annuì in direzione dell’orso polare, il quale afferrò Bellwether, e Michael le si avvicinò.

“Lasciami andare!” esclamò la pecora mentre tentava di sottrarsi alla presa dell’orso. Michael tolse il cappuccio di plastica dalla siringa e iniettò l’ago nel braccio di Bellwether. Per un momento, quest’ultima continuò a divincolarsi, ma presto smise di muoversi e divenne del tutto inerte; l’unica parte del suo corpo che continuava a muoversi era il suo petto. L’orso polare lasciò la presa e Bellwether si accasciò sul pavimento. Michael rimase in piedi vicino a lei e fece schioccare le dita vicino all’orecchio sinistro della sua cavia, dopodiché fece la stessa cosa presso l’orecchio destro. Agitò la zampa davanti agli occhi inerti di Bellwether e non ottenne da lei alcuna reazione.

“Interessante…” commentò Doug mentre osservava la scena.

“Mi hanno riferito che questa sostanza ti permette ancora di vedere e percepire i suoni. Puoi anche sentire gli odori.” disse Michael, “Ma questo è tutto. Ci vorrà circa un’ora prima che gli effetti di questa dose svaniscano. Nel frattempo, la sua verrà investita da una scarica di adrenalina. A quanto ho capito, è come se tu ti sentissi ‘intrappolato’ in un’esperienza sensoriale.”

“… che cosa vuoi che faccia?” domandò Doug a Michael.

“Voglio che tu trasformi questa droga in un’arma.” rispose l’ibrido, “È qualcosa che tu hai già fatto in passato. So che hai trasformato gli Ululatori Notturni, dei fiori i cui effetti durano soltanto pochi minuti, in un’arma potente in grado di rendere qualsiasi mammifero selvaggio per mesi. All’inizio, avevi convertito il siero in proiettili tondi da sparare su bersagli prefissati, ma se ben ricordo i dettagli del processo, stavi progettando di creare delle bombe da far esplodere nei sistemi di ventilazione presenti negli obiettivi che avevi individuato. È esattamente questo ciò che desidero: proiettili e bombe di Risveglio dei Morti da utilizzare per colpire obiettivi a lungo termine. Anche se non riesco a scorgere alcuna utilità nei proiettili, devo ammettere che trovo il progetto delle bombe particolarmente interessante per i miei scopi.”

“… che cosa ci guadagnerei in cambio?” chiese Doug.

“La tua libertà e, se dovessi avere successo, ti permetterò di condurre i tuoi esperimenti su chiunque vorrai.” disse Michael, “Scommetto che hai già in mente un paio di… obiettivi sensibili… sui quali vorresti testare quest’arma. Perciò, potresti ottenere da me la tua libertà e al tempo stesso vendicarti di Judy Hopps e Nick Wilde. Ti sembra allettante?”

Doug aveva osservato attentamente Michael prima di parlare nuovamente. “Che cosa riesci a vedere in tutto questo?” gli chiese.

“Riesco a vedere Zootropolis, la Città delle Menzogne, sprofondare in una fine lenta e dolorosa.” affermò Michael, “Ho intenzione di scatenare la mia droga su tutta la città e di lanciare un messaggio, semplice ed efficace, sull’unica e sola verità.”

“Di che messaggio si tratta?”

“Che l’unità può essere ottenuta solamente nella sofferenza e nella morte.”

Gli occhi di Michael guizzarono brevemente in direzione di Bellwether.

“Lei non mi è più di alcuna utilità. Portala fuori di qui.” disse Michael all’orso polare, “Non sprecare proiettili. Preferirei risparmiarli per qualcosa di più utile. Scaricala pure a Tundratown o a Sahara Square.”

Il corpulento mammifero afferrò Bellwether e la trascinò fuori dalla stanza.




Note dell’autore: Cari amici lettori, permettetemi di inaugurare il nuovo anno con un nuovo capitolo… e un nuovo antagonista.

Ebbene sì, fra le righe di questo capitolo ha fatto la sua apparizione Michael Clawford, un ibrido nato dall’unione fra una preda e un predatore, proprio come Nicholas. Tuttavia, al contrario di quest’ultimo, Michael è assolutamente determinato nel portare a compimento i suoi oscuri propositi non soltanto per vendicare l’assassinio dei suoi genitori, ma anche per dimostrare che la tanto decantata fratellanza fra erbivori e carnivori non è altro che mera propaganda. Per queste ragioni, ha stretto un’alleanza con Doug Ramses, in modo da sfruttare il talento e le competenze del montone nel creare delle armi talmente potenti da gettare l’intera Zootropolis nell’anarchia più completa.

In altre parole, Nick e Judy dovranno combattere con tutte le loro forze per tenere loro stessi, i propri figli e l’intera città ben lontani dalle grinfie di questi due efferati antagonisti.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo III di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-4-Clawford-692519649

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Approfitto dell’occasione per porgere nuovamente a tutti voi i miei più sinceri auguri di buon anno nuovo. Spero che il 2020 sia un anno migliore del precedente sotto ogni punto di vista. Tanti auguri e… al prossimo capitolo!





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Capitolo 5
*** Bulli e atleti ***


Capitolo IV

Bulli e atleti

 

(dal punto di vista di Nicholas)

 

Perché a me? Dico sul serio. Perché a me?

Dovrei essere seduto qui e provare vergogna per… cosa, esattamente? Per essere soltanto me stesso?

Lasciate che faccia un passo indietro. Un anno fa, ho fatto ritorno a scuola. Ho pensato che fosse il posto migliore per me. Non potevo restare da solo per sempre, perciò avrei dovuto guardare in faccia la realtà, prima o poi.

La maggior parte dei miei compagni di classe mi ha accolto con indifferenza; del tipo ‘Oh, ma guarda, lo scansafatiche si è degnato di farsi vivo per una volta’. Alcuni di loro si sono avvicinati a me spinti più dalla curiosità che per altro. In effetti, una delle mie compagne di classe – una lupa di nome Amy – mi si è avvicinata già il primo giorno. Stava aspettando i suoi amici fuori da scuola e, quando si è diretta verso di me, credevo che mi avrebbe insultato a causa del fatto che sono…

Qual è il termine che ha usato il signor Wilde? Ricordo che mi ha definito ‘incrocio’. Credo che sia un termine più educato di ‘ibrido’, almeno in apparenza.

Invece, tutto quello che ho ricevuto è stata un’offerta di amicizia. Non ci siamo neppure detti chissà che. Soltanto un saluto amichevole, davvero. Ma ho avuto come l’impressione che da me non avrebbe accettato un ‘no’ come risposta.

Quel giorno ho saputo che Amy è la figlia di Leroy Wolfard, uno degli ex colleghi di mia madre al Dipartimento di Polizia di Zootropolis morto qualche anno fa. Perciò, si potrebbe dire che fra noi si sia instaurata una sorta di connessione fin dall’inizio. Sembra che il signor Wolfard nutrisse una stima profonda per mia madre, al punto da considerarla un membro effettivo del ‘branco’.

Per questa ragione, io ed Amy siamo diventati amici. Buoni amici. Abbiamo fatto i compiti insieme in più di un’occasione a casa di mia madre e anch’io sono stato a casa della sua. Sembra che le abbia fatto una buona impressione, anche se temo che un giorno dovrò dimostrare di avere buone intenzioni, semmai le voci che circolano sul mio conto a scuola dovessero un giorno arrivare alle sue orecchie. E la mamma? Diciamo che ha preso Amy abbastanza in simpatia, anche se non posso fare a meno di chiedermi se nutre dei dubbi sul suo conto.

Certo, ho avuto qualche problema a scuola. Se così non fosse, non sarei seduto qui, fuori dall’ufficio del preside, ad aspettare con una sacca del ghiaccio sull’occhio.

C’è questo tipo, un lupo di nome Eugene Wolferson, che è la stella indiscussa della squadra che rappresenta la scuola. Sapete, è il classico spocchioso che si crede migliore di tutti gli altri soltanto perché è bravo nello sport. Si è comportato così con me fin da quando ho fatto ritorno a scuola. Penso che abbia un debole per Amy, ma mi ha anche fatto capire quanto disprezzi i mammiferi come me.

Con questo, ovviamente, intendo gli ibridi. Voglio dire, gli ‘incroci’.

Ho fatto del mio meglio per ignorarlo. Per evitare di avere a che fare con lui. Ma sembra che sappia sempre come raggiungermi, perciò può dirmi quanto pensa che io sia inutile, disgustoso, che non sarò mai nient’altro che uno scherzo della natura, eccetera… insomma, avete afferrato l’idea.

Oggi si è spinto oltre. Lui e qualche lecchino della sua cerchia di amici pensavano che avrebbero potuto tranquillamente mettermi all’angolo quando non c’era alcun insegnante nei paraggi.

Basti pensare che Eugene era convinto che avrebbe potuto mostrare il suo disprezzo nei miei confronti sul piano prettamente fisico.

Non si aspettava che avrei reagito.

Naturalmente, un insegnante è arrivato proprio nel momento in cui gli artigliavo la faccia dopo che lui mi aveva colpito all’occhio con un pugno.

Perciò eccomi qui, seduto fuori dall’ufficio del preside.

******

Nicholas fissò intensamente il muro mentre aspettava l’inevitabile: sua madre che entrava per ‘discutere’ con lui. Era stato separato dal suo aggressore e, mentre aspettava, teneva stretta la borsa del ghiaccio sull’occhio destro.

Sembrava che ci sarebbe voluta un’eternità, ma alla fine, la porta d’ingresso della segreteria si aprì e Judy entrò insieme a Nick.

“Che cosa hai fatto?” domandò Judy a suo figlio.

“Grazie per la dimostrazione di fiducia, mamma.” esclamò Nicholas in tono sprezzante.

Judy continuò a fissarlo mentre Nick posava una zampa sulla sua spalla.

“Carotina, smettila di fare il poliziotto.” disse Nick prima di rivolgere lo sguardo a Nicholas, “Ascoltiamo prima la sua versione della storia.”

Nicholas mantenne lo sguardo fisso su suo padre per un momento, prima di prendere un respiro profondo.

“Non è niente.” disse infine.

“Direi che una borsa del ghiaccio tenuta sull’occhio è ben lontana dall’essere niente.” commentò Judy stringendo i denti. Nick scosse lievemente la testa, mentre la coniglia si sottraeva alla sua presa. La volpe prese un altro bel respiro e si sedette accanto a suo figlio.

“Sai, anch’io sono stato coinvolto in un incidente simile quando avevo la tua età.” disse Nick, “C’era questa marmotta che mi bullizzava da anni. Quel giorno, però, si era spinta troppo oltre. Sapevo che gli insegnanti avrebbero creduto a qualsiasi cosa avesse detto. Mi avevano già dimostrato che non si sarebbero mai fidati della parola di una volpe. Perciò, quando aveva provato a convertire il suo odio per me sul piano fisico cercando di mettermi una museruola per la seconda volta, ho fatto l’unica cosa che dovevo fare: mi sono alzato in piedi da solo e ho reagito. Certo, allora le parole di una volpe valevano meno di uno sputo, perciò venni sospeso per aver ‘provocato’ una rissa.”

“Accidenti, ti ringrazio per avermi fatto sentire meglio.” ribatté Nicholas sarcasticamente.

“I tempi sono cambiati.” ribadì Nick, “Se ti sei solamente difeso, allora non c’è nulla da temere. Sia io sia tua madre…” Nick lanciò una breve occhiata a Judy, “… saremo al tuo fianco.”

Nicholas sostenne lo sguardo del padre ancora per un po’.

La porta dell’ufficio del direttore si aprì e il preside Matthew Skipps fece la sua apparizione. La lepre del deserto aveva poco più di sessant’anni e da circa due – da quando aveva assunto il controllo della scuola – aveva avviato un progetto didattico per contrastare il fenomeno del bullismo.

Inutile dire che Nicholas non ci aveva affatto creduto, non ultimo perché era caduto vittima dello stesso sistema che avrebbe dovuto proteggerlo.

“Signorina Hopps? Signor Wilde?” domandò il preside Skipps. Nick e Judy si alzarono in piedi ed entrarono nell’ufficio, con Nicholas dietro di loro. Il direttore dell’istituto chiuse la porta alle loro spalle e prese posto dietro la sua scrivania.

“Vorrei cogliere l’occasione per scusarmi con voi per avervi chiamato durante l’orario di lavoro.” disse Skipps.

“Che cosa è successo?” domandò Judy.

“C’è stato un alterco fra Nicholas e un altro studente che ha causato lesioni a entrambi.” spiegò il direttore della scuola, “Non tolleriamo le risse nel nostro istituto e…”

“Mi scusi un momento.” esclamò Nick sollevando una zampa, “Può almeno dirci perché stavano litigando?”

“Ha importanza?” ribadì Skipps mentre osservava la volpe, “Le regole della scuola proibiscono categoricamente le risse e…”

“Lasci che la interrompa di nuovo. Con chi avrebbe litigato Nicholas?”

“È irrilevante.”

“Davvero? Io avrei dei dubbi al riguardo. Perciò, lei è davvero convinto che non sia rilevante? Io non credo proprio.”

Il preside Skipps non riuscì a distogliere lo sguardo da Nick. “Un compagno di classe di nome Eugene Wolferson.” ammise dopo una lunga pausa.

“Non è lo stesso Eugene Wolferson che aveva già dato problemi a Nicholas, vero?” domandò Nick sollevando un sopracciglio, mentre il direttore Skipps non sapeva come sarebbero potute andare le cose.

“Posso assicurarle, signor Wilde, che in questa scuola vige la tolleranza zero nei confronti del bullismo…”

“Sì, riesco a vederlo.” ribadì Nick, “Infatti ha avuto il bisogno di convocare due poliziotti impegnati in un caso complesso per discutere della cosa. So che questo Eugene ha dato il tormento a mio figlio per mesi. So anche che la gestione della scuola nell’approcciare la situazione è stata tutt’altro che brillante.”

“Signor Wilde, per favore…”

“Allora mi dica… quest’altro studente è stato almeno punito?”

“Non devo rispondere a questa domanda.”

“Questo significa ‘no’, allora.” affermò Nick incrociando le zampe, “Lasci che le chieda una cosa. Il motivo per cui ha deliberatamente ignorato gli atti di bullismo che questo Wolferson ha compiuto su mio figlio ha forse a che vedere con il fatto che Nicholas è un incrocio?”

“Non ha nulla a che vedere con questo.” tentò di difendersi il preside Skipps.

“Ah, no? Allora mi dica se questa storia le suona familiare: un certo direttore assume le redini di quella che è considerata una delle migliori scuole del distretto e decide di avviare un progetto didattico per prevenire la piaga del bullismo, sperando di avere a che fare con un compito relativamente facile. Solo che… sorpresa! Fra gli studenti della suddetta scuola è presente un incrocio. E il progetto didattico che fine fa? Doppia sorpresa! A causa della sua natura, lo studente in questione è vittima di bullismo da parte di alcuni suoi compagni, il che rischia di ostacolare i piani del preside. Questo ci porta alla sorpresa numero tre: i genitori dello studente vittima di bullismo non sono soltanto dei comuni poliziotti, ma anche i primi delle rispettive specie ad essere entrati in polizia; dal momento che sono abituati a quel tipo di discriminazione, non avrebbero certo problemi ad affrontare la questione e far vedere a tutti che tipo di mammifero sia lei: un artista della messinscena. Ci dica… le sembra giusto?”

Skipps lanciò un’occhiataccia a Nick, ma non fu in grado di ribattere.

“Siamo nella stessa barca, ora?” disse la volpe inarcando un sopracciglio, “Parleremo con Nicholas. E lei farà meglio a ripensare a quello che ci ha detto e affrontare la realtà, ovvero che il bullismo e lo specismo sono presenti nella sua scuola. Ora, visto che la giornata sta volgendo al termine, immagino che abbiamo… finito qui, vero?”

Judy e Nicholas non poterono fare altro che fissare Nick, sbalorditi di fronte alla sua abilità oratoria.

“Sì, abbiamo finito.” esclamò Skipps con un sospiro rassegnato, “Ora andate via, per favore.”

Nick lasciò che un ghigno soddisfatto si insinuasse nella sua bocca mentre lasciava l’ufficio del direttore, seguito da Judy e Nicholas.

******

Wow. Posso solo dire… wow.

L’anno scorso ho fatto ciò che la mamma e nonna Viola mi avevano detto di fare: ho concesso una possibilità al signor Wilde.

Adesso lo vedo da una prospettiva completamente diversa. Avevo saputo dell’incidente della museruola che lo aveva coinvolto quando era solo un cucciolo – me lo aveva raccontato non molto tempo dopo il nostro primo incontro – ma non immaginavo che la questione del bullismo gli stesse tanto a cuore.

Riesce a sorprendermi ogni giorno che passa e l’idea che mi ero fatta su Nick Wilde è profondamente cambiata. Non è affatto il codardo che credevo che fosse.

******

Il ritorno fino all’appartamento di Judy procedette in relativo silenzio. Una volta arrivati a destinazione, Judy fece uscire Nicholas, ma mentre era voltato verso casa, sua madre uscì fuori dalla macchina.

“Ne riparleremo quando tornerò a casa più tardi.” disse la coniglia. Nicholas fissò sua madre con occhi confusi, poiché credeva di essere ancora nei guai, a giudicare dal tono della sua voce.

“Non essere così teso.” lo tranquillizzò Judy, “Non sei nei guai. Adesso, però, fila dentro. Se hai dei compiti da fare, falli. Saremo di ritorno fra un paio d’ore.”

Judy ritornò in macchina e si allontanò in direzione della centrale di polizia, mentre Nicholas rientrava in casa.




Note dell’autore: Rieccomi a voi con il quarto capitolo!

Pensavate che Nicholas fosse ricaduto nelle vecchie, cattive abitudini e si fosse cacciato nuovamente nei guai, vero? Invece, come avete avuto modo di leggere fra le righe, si è soltanto limitato a rispondere alle continue provocazioni del tipico bullo che si crede migliore degli altri. Tra l’altro, il suo aggressore ricorda il buzzurro osannato da compagni e compagne di scuola soltanto perché è il quarterback della squadra di football, come abbiamo visto più volte nelle classiche commedie americane di ambientazione scolastica. Non siete d’accordo?

Per sua fortuna, Nick ha subito capito come sono andate realmente le cose e non ha esitato a prendere le sue difese durante il colloquio con il preside, dando sfoggio della sua parlantina tagliente e guadagnandosi l’ammirazione del primogenito. Insomma, sembra proprio che il rapporto fra Nick e Nicholas si stia evolvendo nella giusta direzione.   

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

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Capitolo IV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-5-Jocks-And-Bullies-693362261

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!




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Capitolo 6
*** La morte non può risvegliarsi ***


Capitolo V

La morte non può risvegliarsi

 

(dal punto di vista di Nick)

 

Ammetto che c’è qualcosa di nuovo nel riprendere le vecchie abitudini. Da quando sono ritornato in polizia, credo di aver affinato le mie abilità in quest’arte:

Alzarsi presto la mattina.

Farsi la doccia.

Fare colazione.

Prepararsi per andare al lavoro.

Portare Robin a scuola.

Arrivare in centrale.

Prendere in giro Carotina per il fatto che arriva sempre dopo di me, sebbene abbia il vantaggio di vivere a pochi isolati dal nostro posto di lavoro.

Andare in ufficio e ricevere gli incarichi assegnati.

Oggi, però, mi sono accorto che Carotina mi ha battuto sul tempo, a giudicare dallo sguardo compiaciuto sul suo viso.

So che non dovrei sentirmi così, ma… diamine, mi ha sempre fatto impazzire lo sguardo che mi lancia quando, nelle rare occasioni, riesce a farla franca con me.

Nonostante abbia quarantatré anni, quello sguardo riesce ancora a farmi sussultare il cuore.

******

Judy si appoggiò alla porta d’ingresso dell’ufficio con un sorriso compiaciuto sul volto.

“Perché oggi ci hai messo così tanto ad arrivare, drittone?” domandò a Nick con fare scherzoso.

Nick sbuffò.

“Beh, è chiaro che stamattina sono un po’ a corto di energie; forse dovrei bere più caffè. Non tutti possono essere dei coniglietti iperattivi come te.” si giustificò Nick con un ghigno da simpatica canaglia impresso sul volto.

“Scemo.” ribadì Judy assestandogli un pugnetto sul braccio.

“Lo sai che lo adori.” continuò Nick.

“Non ci contare.” replicò Judy mentre si voltava verso il proprio posto. Nick la seguì e andò a sedersi al suo solito posto accanto all’agente Wolfovitz, mentre la coniglia si fermava.

“Nick?” lo chiamò, “Perché sei seduto lì? Guarda che non mordo.”

Nick era rimasto come impietrito proprio mentre stava prendendo posto e lanciò un’occhiata perplessa a Judy.

“Sono mesi che mi siedo qui, Carotina.” spiegò la volpe.

“Ma siamo partner.” replicò Judy, “Dovremmo almeno sederci alla stessa fila perché è probabile che oggi ci verrà ordinato di proseguire le indagini.”

******

Non avete idea di quanto mi abbiano reso felice quelle parole uscite dalla bocca di Judy.

Da quando ho ripreso a lavorare come poliziotto, mi sono sempre seduto accanto a Wolfovitz fra le ultime fila, perciò non sto cercando di evitare Carotina o chissà che altro – dopo tutto, ci incontriamo spesso per via di nostro figlio, e nei suoi momenti liberi si occupa di Robin mentre io sono impegnato col lavoro – ma non mi sembra… giusto… sedermi davanti, allo stesso posto che occupavo prima che me ne fossi andato.

Tuttavia, devo ammettere che Carotina non ha tutti i torti, perciò vado in prima fila e mi siedo accanto a lei. Wolfovitz mi lancia una strana occhiata, come se sapesse qualcosa di cui ignoro l’esistenza, ma faccio finta di nulla.

Naturalmente, tutte le sedie della prima fila – tranne una – sono occupate; al distretto non hanno mai voluto acquistare un paio di sedie per mammiferi di piccola taglia come Carotina e il sottoscritto, perciò non mi rimane altro da fare che condividere la stessa sedia con lei.

Proprio come ai vecchi tempi.

******

Proprio mentre Nick prendeva posto con Judy, l’agente Lupus scattò in piedi.

“At-tenti!” esclamò. Il capitano Fangmeyer fu accolta dai soliti colpi sui tavoli e dai consueti versi gutturali mentre entrava nella sala riunioni e prendeva posto dietro lo scranno per assegnare gli incarichi.

“Basta!” disse a voce alta; nella sala ritornò il silenzio e Fangmeyer poté riprendere la riunione, “Oggi ci sono pochissime novità all’ordine del giorno. I vostri incarichi sono sostanzialmente invariati. Hopps, Wilde. Ho bisogno che voi vi tratteniate qualche minuto una volta conclusa questa riunione.”

Nick e Judy si scambiarono un’occhiata nervosa.

“Bene, non c’è altro. Andate!” esclamò il capitano, mentre tutti gli agenti uscivano in fila dalla sala; soltanto Nick e Judy, come richiesto, rimasero al loro posto. La tigre a capo del dipartimento si avvicinò ai due con una cartella che aveva preso dallo scranno.

“Questo è avvenuto la scorsa notte.” esclamò Fangmeyer mentre apriva il fascicolo, “Riguarda l’indagine che state conducendo.”

Judy guardò i documenti contenuti nella cartella, mentre Nick si sporgeva in avanti.

******

Siamo entrambi coinvolti nel caso. Carotina guarda attentamente il contenuto della cartella. Qualcuno è stato ritrovato senza vita la notte scorsa. Un povero coniglio di nome John Leapson.

Scherzi a parte, perché i conigli portano cognomi che ricordano sempre le loro abilità fisiche? Hopps? Skipps? Leapson? Comunque sia, non è né il momento né il luogo per rifletterci sopra, perciò tengo per me questa curiosità mentre leggo attentamente il resoconto del caso.

Quel poveretto è morto per overdose di Latericius Valete Mortem, il nome scientifico dato al Risveglio dei Morti. A giudicare dal referto del medico legale, la droga rinvenuta nel suo corpo era pura. Non sono certo un esperto in queste cose, ma capisco quali sono gli effetti che provoca questa sostanza. Una paralisi fisica pressocché totale e una forte scarica di adrenalina. I conigli hanno un battito cardiaco più veloce rispetto agli altri mammiferi, perciò non sarebbe affatto sorprendente che una dose pura di questa droga possa bloccare per sempre il cuore di un coniglio.

******

“Okay… che cosa vuole che facciamo?” domandò Judy mentre alzava gli occhi dal documento.

“Dobbiamo sapere chi fa arrivare questa droga in città.” dichiarò Fangmeyer, “Occorre agire in fretta, se vogliamo evitare che muoia qualche altro mammifero.”

“Questo è senz’altro un caso di omicidio.” osservò Nick.

“Non dovrebbe essere la squadra di investigazione a occuparsene, considerate le cause del decesso?” domandò Judy.

“Sarebbe la procedura standard, in effetti.” ammise il capitano, “Vorremmo reclutare un membro del team di investigazione per assistervi nella risoluzione del caso, ma ho dovuto assegnare tutti i componenti ad altri casi. Tuttavia, credo che voi due abbiate tutte le carte in regola per scoprire gli altri fornitori e risalire al luogo in cui producono la droga.”

“Perciò, saremo da soli?” domandò Nick.

“Praticamente sì.” rispose Fangmeyer, “Mi dispiace.”

“Riusciremo a risolvere il caso.” esclamò Judy prima che Nick avesse anche solo la possibilità di far valere la sua opinione in merito, “Conti su di noi, capitano!”

Fangmeyer annuì convinta. “Potete andare.” affermò.

Il capitano uscì dalla sala riunioni, lasciando Nick e Judy al loro posto. I due agenti guardarono di nuovo i contenuti del fascicolo. Fra di essi, risaltava all’occhio un fermo immagine prelevato dalla registrazione di una telecamera di sorveglianza che mostrava la vittima diretta verso la propria abitazione.

“Possiamo ripercorrere all’indietro i suoi passi.” disse Nick, “In questo modo, potremmo scoprire chi gli ha venduto la dose letale.”

******

Così, ecco che ci ritroviamo a visionare la registrazione in cerca di prove che possano ricondurci all’identità dello spacciatore. Judy inizia ad analizzare diligentemente le registrazioni delle videocamere installate nei luoghi attraversati dalla vittima. Non ci vuole molto prima che lo vediamo lasciare un appartamento a Happytown. La cosa non mi sorprende affatto: quella discarica a cielo aperto attirerebbe qualunque spacciatore. Ho avuto modo di capirlo quando vivevo lì, molti anni fa.

Ecco, questo sì che mi fa sembrare una volpe decrepita, quando in realtà sono ancora un esemplare nel fiore degli anni. Sono sicuro che Carotina avrebbe qualcosa da ridire a riguardo, se dovessi pensarlo ad alta voce.

Accendo un altro computer e inizio a cercare in rete l’indirizzo dell’abitazione per risalire al proprietario. Il computer non ci mette tanto a darmi l’informazione che cerco. Il nome mi riconduce anche alla fedina penale del mammifero in questione.

Ed è qualcuno che conosco abbastanza bene.

******

A Nick fischiarono le orecchie quando l’esito della sua ricerca comparve sul monitor del computer.

“Cosa c’è?” domandò Judy facendo roteare la sedia verso Nick.

“Oh, niente.” rispose la volpe, “È solo la faccia di qualcuno che non vedevo da molto tempo.”

“Nick, ci sono un sacco di mammiferi che non vedi da molto tempo.” puntualizzò la coniglia, “Dovresti essere un po’ più specifico.”

Piuttosto che aprire bocca, Nick preferì alzarsi dalla sua postazione e spingere la sedia sulla quale era seduta Judy verso il computer.

“Ehi!” protestò la coniglia; tuttavia, lasciò correre e si sporse in avanti per meglio leggere le informazioni riportate sullo schermo:

 

Nome: Charles Monax

Specie: marmotta

Età: 51 anni (nato il 21/10/1984)

Gradi di parentela: Edward Monax (padre, deceduto), Susan Monax (madre, deceduta), nessun’altra parentela.

Capi d’imputazione: violenza, percosse, specismo illegale, adesione presso organizzazione illecita, possesso di sostanza soggetta a restrizione, compravendita non autorizzata di sostanza soggetta a restrizione.

 

“Come fai a conoscere questo tipo?” chiese Judy.

“Ricordi la storia che ho raccontato ieri a Nicholas, quando siamo stati convocati nell’ufficio del preside, e quella che ti ho raccontato dopo che ci siamo conosciuti?” replicò Nick prima che Judy annuisse, “Beh, per farla breve, lui è il tipo che mi aveva messo addosso quella museruola quando avevo nove anni, all’epoca in cui volevo essere uno Junior Scout Ranger, e che ci aveva riprovato quando ero adolescente. Non è cambiato di una virgola. Tutta la sua famiglia è marcia.”

“Come si può passare dallo specismo allo spaccio illegale di sostanze stupefacenti?” si chiese Judy perplessa.

“Se è per questo, conosco qualcuno che ha fatto carriera nei modi più impensabili, Carotina.” esclamò Nick stringendosi nelle spalle e indicando sé stesso, “Mi viene in mente un furfantello di strada che è diventato un onesto poliziotto, per poi diventare il direttore generale di una piccola compagnia di successo. Uno a zero per la volpe.”

“Molto divertente.” replicò Judy con una risata sarcastica e sollevando gli occhi al cielo, “Andiamo avanti, prima di perdere il controllo della situazione.”

“Sissignora.” affermò Nick mimando il saluto militare, meritandosi così una gomitata da parte di Judy.

******

Ci dirigiamo in quel dannato ginepraio e arriviamo all’appartamento in cui vive il nostro caro sospettato.

Una volta giunti a destinazione, Carotina mi chiede se sono disposto a fare gli onori di casa, a patto di metterlo agli arresti io stesso.

Per me sarebbe un vero piacere. Lo ammetto candidamente.

Lasciamo la nostra vettura e ci dirigiamo verso la porta d’ingresso non appena questa si apre.

******

Nick e Judy si piazzarono davanti alla marmotta, mentre quest’ultima era appena uscita dal suo appartamento e aveva chiuso la porta alle proprie spalle.

“Tu sei Charles Monax?” domandò Judy. Il sospettato rimase immobile sul posto, mentre osservava con attenzione i due agenti. Sembrava che volesse valutare se valesse o meno la pena tentare la fuga a zampe levate. Judy si limitò a posare le zampe sui fianchi e a lanciargli uno sguardo che sembrava volesse dire ‘provaci’.

“Salve, amico.” esclamò Nick con un cenno, mentre sulla sua faccia faceva capolino un ghigno privo di umorismo, “Come ci si sente a guardare le cose dall’altra parte della barricata?”

“… tu?!” sussurrò la marmotta incredula ai propri occhi.

“Già.” ribadì Nick mentre il suo ghigno si allargava, “Sono proprio io. Tu, invece, sei in arresto per omicidio.” la volpe si fece avanti e sganciò le manette dalla cintura, “Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai…”

******

Ah, certe volte sono proprio le piccole cose a regalarti le più grandi soddisfazioni nella vita. L’espressione scioccata sul suo volto è stata del tutto soddisfacente. Datemi pure del meschino, ma è passato tanto tempo e mi ha fatto piacere mettere le manette ai polsi del mio vecchio ‘amico’. Questo si chiama karma: colui che una volta aveva provato a incatenarmi è stato invece messo ai ferri dal sottoscritto.

Trasciniamo il nostro nuovo amico nella volante, fra le sue scontate dichiarazioni di innocenza, e lo portiamo dritto in centrale.

A causa del fatto che conosco il sospettato, con ogni probabilità non mi sarà permesso di entrare nella stanza degli interrogatori, ma lo lascerò volentieri alle cure di Carotina. Non credereste mai che una ‘tenera coniglietta’ possa essere spaventosa, ma l’ho già vista in azione durante gli interrogatori e dubito fortemente che la sua linea d’azione si sia ammorbidita nel corso degli anni.

Sarà sicuramente uno spettacolo da non perdere, potete contarci. Mi domando solo una cosa: serviranno i popcorn alla mensa della centrale?




Note dell’autore: Eccoci arrivati al quinto capitolo!

Come già accennato nei capitoli precedenti, questa nuova droga dagli effetti devastanti ha fatto la sua apparizione nelle strade della città e ha mietuto la prima vittima. Sebbene la risoluzione del caso sia ancora molto lontana, Nick ha colto l’occasione per prendersi la sua personale rivincita nei confronti di una sua vecchia conoscenza che lo aveva perseguitato in passato. Adesso il malcapitato dovrà fare i conti con la “tenera” Judy nella stanza degli interrogatori. Non vorrei essere nei suoi panni…

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

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Capitolo V di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-6-Death-Doesn-t-Wake-695555742

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!


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Capitolo 7
*** In trappola ***


Capitolo VI

In trappola

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Le stanze adibite agli interrogatori da parte della polizia di Zootropolis sono così misere e insignificanti che sembrano quasi succhiarti via l’anima.

Se io, che sono seduta al lato del tavolo riservato a chi detiene le regole del gioco, la penso così, posso soltanto immaginare cosa pensino di quelle stanze gli accusati che hanno la sfortuna di sedersi al lato sbagliato del tavolo.

Il mammifero sventurato di oggi non è altri che Charles Monax, la marmotta che abbiamo condotto qui in centrale con l’accusa di aver fornito la droga a John Leapson, morto per overdose.

Se devo essere onesta, il fatto che la vittima sia un coniglio è per me un tasto dolente. Sebbene ci siamo evoluti nel corso di migliaia di anni, una delle cose che non sono per nulla cambiate dai nostri tempi ancestrali è che il cuore di noi conigli batte più velocemente rispetto a quello degli altri mammiferi. Se sottoposti a uno stress troppo forte, rischiamo seriamente di morire per un arresto cardiaco. È una fortuna che questo non sia successo a me sedici anni fa…

No, ho ben altre cose a cui pensare.

Il caso. Il Risveglio dei Morti. Il sospettato.

Giusto.

Come stavo dicendo, il cuore di un coniglio può facilmente cedere se sottoposto a un forte stress. Lo stesso provocato da una scarica di adrenalina senza precedenti. Non conosco certo tutte le nozioni scientifiche che ci stanno dietro – sono una poliziotta, non un chimico – ma questa droga che circola per le strade della città è senz’altro una pessima notizia.

So che è stata questa marmotta a fornire la droga alla vittima.

So anche che è responsabile dello stato emotivo in cui versa Nick quando l’ho incontrato per la prima volta. Se solo lo avessi conosciuto anni fa, gli avrei senza dubbio dato una bella lezione. Sono anche abbastanza sicura che, se così fosse stato, sarei finita nei guai.

Monax appare nervoso. I suoi occhi si muovono ritmicamente da una parte all’altra, mentre entro nella stanza degli interrogatori per fargli uscire dalla bocca tutto quello che sa sulla morte del signor Leapson. Nick è in attesa nella sala delle registrazioni e riesco a immaginare il suo sorriso compiaciuto per quello che sta per accadere.

Ho condotto alcuni interrogatori ai vecchi tempi. Nessuno si aspetto che un coniglio sia in grado di fare qualcosa del genere, perciò tendono a tenere abbassata la guardia, pensando che una piccola mammifera mansueta come me non possa intimidire nessuno. Dopotutto, noi conigli siamo ‘troppo carini’ per fare paura. Monax, però appare un po’ troppo nervoso per poter pensare una cosa simile.

******

“L’interrogatorio è iniziato alle ore 11:30 di mercoledì 4 luglio 2035.” dichiarò Judy controllando l’orologio, “Il tenente Judy Hopps sottopone a interrogatorio il sospettato Charles Monax, arrestato con l’accusa di omicidio.”

Dopo aver registrato l’ora, la data, l’agente incaricato, il sospettato e il crimine, Judy iniziò a sfogliare il fascicolo che aveva di fronte, ignorando all’apparenza la marmotta in preda a brividi appena percettibili.

I due non si scambiarono neppure una parola per diversi minuti; Judy continuava a sfogliare il fascicolo, mentre Monax era sempre più agitato.

“Senta, agente, non so perché mi trovo qui.” disse infine Monax, interrompendo il silenzio, “Non so nulla di alcun omicidio…”

Judy lo interruppe alzando un solo dito, senza neppure distogliere lo sguardo dal documento. Alla fine, dopo averne concluso la visione, Monax aprì la bocca, pronto a rispondere ad alcune domande… ma Judy ricominciò a leggere il documento fin dalla prima pagina, mentre la marmotta riprendeva ad agitarsi seduto al suo posto.

A metà della lettura, Judy tirò fuori dal fascicolo una foto e la fece scivolare sul tavolo. Monax si sporse in avanti per guardarla meglio. La foto ritraeva la vittima, sdraiata sul tavolo dell’autopsia.

“Non lo conosco.” ribadì Monax.

Judy sorrise, consapevole di averlo in pugno.

“Potrei avere qualcosa che ti rinfrescherà la memoria.” replicò Judy mentre tirava fuori un’altra foto e la appoggiava sul tavolo. Era stata estratta dalla registrazione delle telecamere di sorveglianza e ritraeva Monax che passava qualcosa alla vittima.

“La vittima è stata trovata morta soltanto poche ore dopo il momento immortalato in questa foto.” disse Judy, “Abbiamo già eseguito degli esami ematici. Sono state riscontrate tracce di una forma concentrata di questa nuova sostanza chiamata ‘Risveglio dei Morti’. Quanto vogliamo scommettere che ne troveremo anche a casa tua?”

Judy rimise le due foto all’interno del fascicolo.

“Se quello che ho in mente è fondato, questa volta non te la caverai con qualche mese dietro le sbarre.” esclamò la coniglia mentre scorgeva l’orrore negli occhi dell’accusato, “Quella di omicidio è un’accusa molto seria e, dal momento che hai fornito alla vittima una dose di droga tale da ucciderlo, starai in prigione per anni. Scommetto che sarai una marmotta vecchia e tremolante quando prenderanno in considerazione l’idea di metterti in libertà vigilata.”

Monax non era affatto entusiasta alla prospettiva di essere tenuto in galera per così tanto tempo.

“D’accordo, ammetto che ho venduto la droga al coniglio.” esclamò, “Ma non volevo ucciderlo!”

“Gli hai rifilato una dose che avrebbe potuto ucciderlo senza difficoltà anche se non fosse stata pura!” ribadì Judy battendo un pugno contro il tavolo e guardando rabbiosamente la marmotta, che sobbalzò sulla sedia, “La tua ignoranza non ti sarà d’aiuto qui! Abbiamo prove schiaccianti contro di te e farò in modo che tu marcisca in galera per molto tempo!”

******

In verità, so bene che Monax non è altro che un pesce piccolo. Un banale spacciatore che non può in alcun modo essere il mio obiettivo primario. Ma se riesco a intimorirlo un altro po’, potrebbe essere disposto a darmi ulteriori informazioni.

Riconosco che provo una leggera… quasi primordiale gioia nel vedere quella marmotta dimenarsi in preda alla paura, sapendo che era responsabile dei guai che Nick aveva passato quando l’ho incontrato per la prima volta. Tuttavia, non posso permettere che i miei sentimenti personali influenzino il mio modo di condurre l’interrogatorio.

Non passa molto tempo prima che la mia strategia si dimostri efficace. Proprio mentre mi accingo a lasciare la stanza…

******

“Aspetta!” esclamò Monax mentre Judy stava lasciando la sala degli interrogatori. La coniglia si fermò senza voltarsi.

“Possiamo raggiungere una specie di accordo?” chiese l’accusato. Judy rimase immobile per un momento, prima di girarsi e riprendere posto vicino al tavolo. Estrasse un taccuino e la sua inconfondibile penna/registratore a forma di carota.

“Voglio dei nomi.” replicò Judy, “I nomi dei tuoi fornitori e gli indirizzi. Soltanto allora parleremo di eventuali accordi.”

“Prendo la droga soltanto in questo posto!” disse Monax, “Le cose che ottengo non sono come dovrebbero essere!”

“Non ti credo. Devi far sì che possa fidarmi di te, Monax.”

“Da qualche parte nella zona portuale!” confessò l’accusato, “Sono lì da mesi! Conosco uno degli arieti che gestiscono la raffineria. Tutto quello che è vendere ciò che esce da lì!”

“Qual è l’indirizzo esatto? Dovrai darmi quest’informazione, se vorrai arrivare a un accordo con me.”

“Se te la do, cosa mi offrirai in cambio?”

“Non sarai più accusato di possesso di sostanze stupefacenti, ma di spaccio.” spiegò Judy, “Così la tua pena detentiva sarà più breve e molto probabilmente non finirai i giorni della tua miserabile vita dietro le sbarre di una prigione.”

******

Una volta Nick mi ha detto che gli interrogatori non sono altro che una specie di frode legalizzata; con la forza della legge dalla tua parte, puoi permetterti di ottenere le informazioni che desideri per ingannare i criminali. Ho condotto abbastanza interrogatori da ammettere che ha assolutamente ragione: devi cercare di convincerli a darti delle informazioni fondamentali con il pretesto di voler giungere a una forma di accordo con loro.

Vedo che ci sta pensando seriamente, come sospettavo. Vedete, i mammiferi come lui sono bulli per natura: possono provocare quanto vogliono, ma a parti invertite si sciolgono come neve al sole.

Mi siedo e aspetto che Monax si decida a darmi l’informazione che voglio. So che ci vorrà poco; anche se vorrei poter dire che ho tutto il tempo di aspettare, voglio che questa droga sparisca dalle strade di Zootropolis il più presto possibile, prima che possa uccidere qualcun altro.

******

Judy non dovette attendere troppo per la risposta di Monax.

“Un vecchio capannone nella zona portuale.” ammise la marmotta, “Il Dolph’s End.”

Judy soppesò l’informazione per un momento.

“Okay.” affermò, “Verificheremo se quanto hai detto corrisponde a verità; in base a ciò, decideremo in merito alle accuse che ti sono state mosse. Nel frattempo, trascorrerai un po’ di tempo al fresco.”

“Ma io…”

“Considerati fortunato.” replicò la coniglia con tono deciso, “Non potrai sfuggire alla prigione, ma c’è la possibilità che ti venga scontato qualche annetto. Tutto dipenderà da quello che è uscito dalla tua bocca.”

Detto ciò, Judy aprì la porta che conduceva alla sala delle registrazioni, mentre l’agente Delgato si apprestava a portare di peso la marmotta in una delle celle situate nel seminterrato della centrale.

“Allora…” esordì Judy mentre guardava Nick.

“Beh, è un bugiardo matricolato, perciò dovremo verificare se la storia che ha raccontato è vera.” esclamò la volpe, “Tu sai che cosa significa, vero?”

“Sì.” replicò la coniglia sospirando, “Non è certo una delle cose che preferisco.”

******

Spinti dal senso del dovere, ci dirigiamo verso l’ufficio del capitano e riportiamo per filo e per segno tutto quello che è stato detto durante l’interrogatorio.

Il capitano Fangmeyer concorda con Nick sul fatto che non possiamo fidarci della parola di Monax, ma riconosce anche che non possiamo non considerare l’ipotesi.

Questo può significare una sola cosa: stare seduti in macchina per ore e ore a tenere d’occhio il magazzino.

Accidenti. Detesto gli appostamenti.

Dovremo andare con una macchina senza contrassegno nella zona portuale e controllare quello che succede in quel magazzino.

Questi incarichi sono così tediosi, per questo non li sopporto. L’unica cosa che detesto più degli appostamenti è sentire le parole ‘ausiliaria del traffico’ dopo il mio nome. Nonostante abbia il grado di tenente, a volte mi tocca ancora svolgere quell’incarico.

Comunque sia… io e Nick siamo diretti alla zona portuale, a bordo di un’auto della polizia non segnata. L’obiettivo è a pochi isolati da un posto che conosco molto bene: il ponte presso cui io e Nick avevamo fatto pace diciannove anni fa. Naturalmente, arrivare fin lì non è affatto facile, dal momento che ci sono molti cantieri aperti in vari punti della città per via dei nuovi piani d’intervento, atti a migliorare il sistema di controllo del clima che regola i diversi habitat dei distretti cittadini. Quello che so è che tutti questi lavori stanno creando non pochi inconvenienti a tutti i mammiferi che devono spostarsi – in macchina o coi mezzi pubblici – per svolgere le proprie attività quotidiane. Significa anche che i condotti del sistema sono visibili a occhio nudo, come nervi esposti. Per via della presente situazione, dobbiamo prendere più strade secondari e svincoli di quanto vorrei, perciò impieghiamo molto più tempo del previsto a raggiungere la nostra postazione nella zona del porto.

Una volta arrivati, spengo il motore e non possiamo fare altro che stare seduti in attesa che accada qualcosa. Se devo essere sincera, il mio umore si è in qualche modo inasprito durante il tragitto. Ho un sacco di pensieri che si accavallano nella mia testa e questa… questa sostanza è già costata la vita a qualcuno; inoltre, non posso certo affermare che i vari contrattempi lungo la strada siano stati d’aiuto.

Ovviamente, in passato gli avvistamenti sono stati un’ottima occasione per scambiare quattro chiacchiere. Con Nick al mio fianco, poi… non passa molto prima che dia libero sfogo alla sua parlantina. In tutta onestà, non sono tanto in vena di parlare o di fare battute.

******

“Dunque…” esordì Nick, “Credo proprio che dovremmo ammazzare il tempo prima che succeda qualcosa. C’è qualcosa di cui vorresti parlare?”

“Non proprio.” replicò Judy.

“Vuoi parlare del tempo? Della famiglia? O di che cosa vorresti mangiare a cena?”

“Concentriamoci solo sulla missione, va bene?” domandò Judy indispettita.

“C’è qualcosa che non va, Carotina?” le chiese Nick. La coniglia, tuttavia, digrignò i denti e non disse una parola.

“Judy?” disse la volpe chinandosi leggermente. Notando un cambiamento nel tono di voce del partner e il fatto che l’avesse chiamata col suo nome, Judy si voltò verso Nick. Sembrava davvero preoccupato.

“Scusami, Nick.” disse Judy, “Sta succedendo tutto così rapidamente. Mi sento come se…”

“Lo so.” esclamò Nick, “Pensavi che tutto fosse andato per il verso giusto. Avevamo preso il nostro sospettato e il caso sembrava chiuso definitivamente. Sei forse dispiaciuta perché la vittima era un coniglio?”

“Non è solo questo… è… complicato.”

“Judy… sono successe molte cose. L’evasione di Ramses e Bellwether, la scoperta di questa nuova droga, Nicholas bullizzato a scuola… e ora dobbiamo essere pronti a buttare giù questa raffineria dove stanno preparando una versione ancora più pericolosa di questa sostanza.”

Judy fissava Nick, incerta su come replicare.

“Senti… ti capisco.” sospirò la volpe, “Dico davvero. Vorrei aiutarti a mettere ordine nei tuoi sentimenti, anche perché non puoi farlo da sola. Sono qui, ricordi?”

Judy lasciò cadere lo sguardo, così come le sue orecchie. “Ho il diritto di chiedertelo?” domandò a Nick.

“Certo che ce l’hai.” replicò la volpe mentre allungava una zampa e la posava sulla spalla della coniglia. Judy si irrigidì leggermente al contatto, ma continuava a guardare il suo partner negli occhi.

“Ho paura, Nick.” ammise, “Sta succedendo tutto così in fretta, è solo… forse sto diventando paranoica.”

******

Le mie preoccupazioni sembrano così sciocche ora. Ho vissuto senza Nick al mio fianco per quindici anni e una parte di me stessa è ancora convinta che possa benissimo cavarmela da sola. Poi ricordo che è stata proprio quella parte di me a illudermi sul fatto che potessi fare a meno di lui.

Nick ritira la zampa dalla mia spalla e riprende a osservare quello che accade all’interno del magazzino. Non abbiamo più modo di parlare fra noi ed è una cosa positiva perché, poco tempo dopo, vediamo un camion fermarsi davanti alla struttura. Le porte si aprono e due montoni si dirigono verso il retro del mezzo, aprendone la parte posteriore. Rivolgo la mia attenzione sul versante anteriore del magazzino. Una porta laterale si apre e fa la sua comparsa un ariete dal manto nero.

Se non sbaglio, si chiama Woolter. Lo avevamo arrestato all’indomani della risoluzione del caso degli Ululatori Notturni, ma poiché nella vicenda non aveva rivestito altro che il ruolo dello scagnozzo, aveva ricevuto una condanna relativamente lieve rispetto a Doug Ramses, l’ideatore del siero che aveva trasformato degli innocenti predatori in belve selvagge, e Dawn Bellwether, la mente del complotto che aveva gettato Zootropolis nel caos.

Una parte di me spera che si tratti soltanto di una coincidenza, ma so per esperienza che le coincidenze non fanno parte del nostro lavoro e sento il mio stomaco sprofondare nel vuoto mentre lo vedo chiacchierare con gli altri suoi simili.

Non passa molto tempo prima che venga raggiunto da un secondo ariete.

È Jesse, un altro dei vecchi scagnozzi al servizio di Ramses.

La cosa sta cominciando a non piacermi affatto. Per lo meno, considerato il loro coinvolgimento nel caso degli Ululatori Notturni, sono convinta che non siano affatto all’altezza della situazione. L’apparizione del secondo tirapiedi alle dipendenze di Ramses scaccia la mia fugace speranza che tutto ciò sia una coincidenza.

Tuttavia, se questo è davvero uno dei posti in cui producono la droga, allora significa che sussiste un collegamento fra la nostra indagine e il caso dello ZBI.

C’è uno scambio di denaro e un gruppo di diversi mammiferi esce dal magazzino per scaricare qualcosa che si trovava all’interno del camion. Uno dei contenitori è trasparente e riesco a vedere un liquido scuro al suo interno.

Per quanto voglia osservare il prosieguo delle operazioni fino alla fine, ho un dovere da compiere. Prendo il cellulare e contatto la centrale.

******

Il telefono squillò per un paio di secondi prima che la comunicazione potesse essere avviata.

Qui Distretto Uno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis, parla Clawhauser!” fu la replica del ghepardo.

“Clawhauser, sono Hopps. Puoi metterci in comunicazione con il capitano?” disse Judy.

Sta succedendo qualcosa laggiù?

“Puoi dirlo forte. Per favore, è urgente.”

D’accordo. Datemi solo un istante…

C fu una breve pausa.

Hopps, Wilde… mi state contattando perché avete scoperto qualcosa d’importante, vero?” domandò il capitano Fangmeyer via telefono.

“Sissignora.” esclamò Judy, “Abbiamo individuato due soggetti interessanti. Sono gli ex scagnozzi di Doug Ramses.”

Ci fu un’altra pausa di breve durata.

Ne siete sicuri?” chiese il capitano.

“Affermativo.” dichiarò Judy digrignando i denti. Sapeva bene che cosa sarebbe successo dopo.

Hopps, Wilde. 10-19. Raggiungetemi nel mio ufficio non appena sarete arrivati in centrale.” furono gli ordini di Fangmeyer.

******

Così facciamo ritorno alla centrale come ordinato, il che è un compito non da poco dato che impieghiamo più tempo per tornare rispetto all’andata. Maledetti cantieri…

Quando alla fine riusciamo a tornare in centrale, parcheggio la volante e ci dirigiamo diligentemente verso l’ufficio del capitano. Io e Nick non ci scambiamo una parola: abbiamo entrambi dei sospetti su cosa sarebbe accaduto. Busso alla porta e, per un istante, non ricevo risposta, sebbene riesca a sentire due voci risuonare all’interno della stanza. Non appena piomba il silenzio, sento il capitano che ci invita a entrare.

Spingo la porta d’ingresso ed entriamo.

Il capitano ha davvero un ospite: una volpe vestita in giacca e cravatta che ci osserva attentamente seduta su una sedia.

Lancio una rapida occhiata a Nick e mi accorgo che sembra averlo riconosciuto. Ha già incontrato questa volpe da qualche parte. In realtà, a guardarla meglio mi ricorda Nick quando l’ho rivisto dopo quindici anni di lontananza, sebbene lui non abbia certo gli stessi occhi azzurri e lo sguardo d’acciaio.

Il capitano ci invita entrambi a sedere; non appena lo facciamo, quegli occhi azzurri ci fissano con intensità.

******

“Avete fatto un buon lavoro.” disse il capitano Fangmeyer ai suoi sottoposti.

“Ma noi… non abbiamo neppure iniziato.” ribadì Judy, “Almeno, non prima che lei ci abbia ordinato di tornare in centrale.”

“Avete arrestato Monax e questo vi ha portati presso un magazzino in cui, alla prova dei fatti, stanno producendo dosi di Risveglio dei Morti.” affermò la tigre al comando del dipartimento, “Presto questa faccenda verrà risolta.”

“Dallo ZBI, se ho ben capito.” si intromise Nick, lanciando un’occhiata in direzione della volpe seduta accanto a lui.

“Deduzione esatta.” affermò Fangmeyer, “Dopo che avete tirato fuori i nomi degli ex collaboratori di Ramses, ho dovuto informare l’agente dello ZBI incaricato alla conduzione dell’indagine. Ha intuito che i due casi fossero intrecciati fra loro, perciò il commissario Bogo ha concordato sul fatto che il vostro caso debba passare nelle loro zampe.”

“Lo ZBI desidera ringraziarvi per come avete preparato il terreno.” disse la volpe in giacca e cravatta con voce roca e profonda, “Partiremo da qui.”

Nick aprì bocca per controbattere, ma poi decise di lasciar perdere.

“È la soluzione migliore.” ribadì Fangmeyer, “Sapete benissimo che non siete nella posizione di poter fare luce su questo caso, considerati i precedenti.”

“Ora devo andare.” disse l’agente dello ZBI, prima di saltare giù dalla sedia e lasciare Nick e Judy in compagnia del loro diretto superiore.

“Prima che tu me lo chieda, Wilde, sappia che non ero a conoscenza del fatto che fosse un investigatore capo.” disse Fangmeyer, “Fino a questo punto, non era necessario che vi calpestaste le zampe a vicenda.”

“Beh, è proprio quello che è avvenuto.” considerò Nick con una nota di amarezza nel timbro della sua voce.

“Mi scusi…” s’intromise Judy alzando una zampa, “Sono convinta che manchi qualcosa qui.”

“Oh… beh, sono sicura che l’agente Wilde possa spiegarti tutto.” affermò Fangmeyer, rivolgendosi a Judy.

La coniglia rivolse la sua attenzione a Nick. “Che significa?” gli chiese.

La volpe emise un lungo sospiro di frustrazione. “Carotina, hai appena incontrato mio cugino, l’agente Jack Wilde.” disse infine.




Note dell’autore: E con questo siamo giunti al sesto capitolo!

Grazie alle sue doti investigative, unite all’esperienza maturata in anni di lavoro presso il Distretto Uno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis e al suo caratteristico senso di giustizia, Judy è riuscita a ottenere ulteriori informazioni che potrebbero essere utili per la risoluzione del caso, oltre che a far vedere i sorci verdi (passatemi il termine, per favore…) al mammifero che aveva tormentato Nick negli anni della sua giovinezza. Sfortunatamente per i nostri agenti in pelliccia, è appena entrato in scena un altro personaggio che potrebbe rendere le cose ancor più complicate di quanto già non lo siano…

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo VI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-7-Docked-697742824

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!


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Capitolo 8
*** Il primo amore non si scorda mai ***


Capitolo VII

Il primo amore non si scorda mai

 

(dal punto di vista di Robin)

 

Vivo a Zootropolis ormai da un anno ed è molto diversa da Città del Messigatto. Il numero delle specie di mammiferi che vi abitano è molto più variegato: a Città del Messigatto i predatori sono decisamente più numerosi delle prede.

Quando ci siamo trasferiti qui, papà mi ha iscritto in una scuola situata fra il Distretto di Rainforest e il centro cittadino. Ero un po’ nervoso il primo giorno, perché non mi trovo molto a mio agio in compagnia di estranei. Avevo sentito le storie di come papà sia stato bullizzato quando era un cucciolo soltanto perché era una volpe ed è successo proprio in questa città, perciò ho avuto paura che avrei potuto rivivere la stessa esperienza. Una piccola parte di me si aspettava che i miei compagni mi avrebbero messo una museruola non appena fossi entrato in classe.

Invece, sono stato inserito in una classe dove ci sono diversi predatori. Alcuni di loro mi si sono avvicinati per fare amicizia. Due di loro erano ‘volpi’, uno era un lupo e l’altro un licaone. All’inizio ero preoccupato, perché fino a quel momento non ero mai riuscito a fare amicizia con altri mammiferi della mia età, ma hanno insistito e alla fine abbiamo stretto un legame d’amicizia.

Dal momento che non ho altri amici, le cose non sono cambiate più di tanto, ma quelli che ho sono buoni amici. Marie e James Vulpez sono le due ‘volpi’, anche se non possono essere definite tali per una serie di motivi che sto per spiegare. Fanno parte di una cucciolata. Marie è un po’ strana, visto che la sua pelliccia è bianca e nera ed è più alta rispetto alla media. Non ha alcuna intenzione di tingersi la pelliccia. James sembra una tipica volpe rossa, sebbene le sue orecchie siano un po’ più piccole per essere quelle di una volpe. I loro genitori sono morti quando erano piccoli e per questo sono stati adottati. Poi ci sono Bob Mackenzie e Rachael Pictuson, rispettivamente un lupo grigio e un licaone.

 Sono rimasti stupefatti dal fatto che io sia uno dei figli di Nick Wilde, anche se i gemelli lo avevano capito prima di chiunque altro, nonostante io porti ancora il cognome di mia madre. Sembra che papà sia considerato una specie di eroe da queste parti, perché è stata la prima volpe ad essere entrato nella polizia di Zootropolis e aveva dimostrato che chiunque poteva essere ciò che voleva, indipendentemente dalla specie di appartenenza. Non sapevo che qui in passato le volpi venissero discriminate in modo così pesante, almeno fino a quando non l’avevo sentito dalla bocca dei miei compagni di classe e avevo effettuato qualche ricerca per conto mio. Stando a quanto ho appreso, diversi anni fa mio padre aveva contribuito a salvare la città da una folle pecora che voleva instaurare un regime retto unicamente dalle prede, trasformando i predatori in animali feroci.

Dal modo in cui papà ha reagito un paio di sere fa, quando aveva visto il telegiornale, ho intuito che quella pecora era riuscita a scappare di prigione.

Non lo avevo mai visto così teso prima di allora.

Inoltre… c’è qualcos’altro che non va. Sono passati solamente due anni dalla morte della mamma e solamente uno da quando ci siamo trasferiti a Zootropolis. Papà lavora nello stesso distretto della signorina Hopps e i due vanno d’accordo, nonostante tutti i problemi che hanno dovuto affrontare in passato. Certo, papà mi ha raccontato un po’ di quello che è successo sedici anni fa, ma so che non mi ha detto tutto. Ho avuto una risposta del tipo ‘Te lo dirò quando sarai più grande’.

Papà e la signorina Hopps trascorrono molto tempo insieme, sia al lavoro sia fuori. Papà mi dice che stanno cercando di ricostruire la loro amicizia, ma un piccolo angolo della mia mente mi suggerisce che la signorina Hopps stia cercando di prendere il posto di mia madre. È piuttosto gentile con me, ma sto iniziando a non voler averla vicino a me, al punto che, pur di evitarla, nelle ultime settimane non sono andato a casa sua. Proprio per questo motivo, ultimamente non ho visto il mio fratellastro Nicholas, anche se a volte viene a trovarci a casa nostra.

Nonostante non sia certo colpa sua, Nicholas mi ricorda che mia madre non è stata il primo amore di papà.

Ammetto che fa male.

******

La campanella annunciò la fine della giornata scolastica e Robin si alzò dal suo banco, fece scivolare i libri di testo nel suo zaino e filò dritto verso la porta.

“Non dimenticate che dovete consegnare i vostri compiti entro tre giorni!” annunciò l’insegnante – una femmina di ocelot – ai suoi allievi mentre questi ultimi si preparavano a lasciare l’aula.

“Ehi, aspetta, Rob!” esclamò James. Robin si fermò presso la porta e tornò sui suoi passi.

“Stai andando a casa?”

“Sì.” rispose Robin, “Ho delle cose da fare.”

“Tipo i compiti?” domandò Marie raggiungendo il duo. La volpe nutriva dei seri dubbi sulla sincerità delle parole di Robin.

“Già.” replicò quest’ultimo scrollandosi le spalle, “Se ho voglia di farli.”

I gemelli si sorrisero l’un l’altro, sapendo che quella era la classica risposta che il loro nuovo amico dava quando qualcuno lo punzecchiava a proposito dei compiti. Durante i primi mesi passati a Zootropolis, aveva studiato diligentemente, ma nell’ultimo paio di mesi Robin aveva iniziato a trascurare sempre più i compiti da fare, al punto da svolgerli solamente la sera prima della consegna.

“Probabilmente andrà alla sala giochi.” suggerì James a Marie con un gesto inequivocabile, guadagnandosi una leggera spinta da parte della sorella. La sala giochi in questione, situata lungo il confine che separava il distretto di Savanna Central da quello di Rainforest, si trovava all’interno di un centro commerciale, piccolo ma abbastanza fornito da soddisfare le esigenze dei mammiferi che vivevano in entrambi i distretti.

Robin sentì fischiargli le orecchie, ma preferì non controbattere e lasciò l’aula per dirigersi verso le porte d’ingresso della scuola.

Mentre la giovane volpe stava uscendo anche dal cortile dell’edificio scolastico, sentì il suo cellulare vibrargli in tasca. Lo tirò fuori e guardò la schermata. Era un messaggio da parte di Nick:

Ho avuto un contrattempo al lavoro. Tornerò a casa più tardi del solito. Cerca di non restare alzato fino a tardi. Ti voglio bene. Papà.

Robin alzò gli occhi al cielo. Sapeva benissimo che suo padre si tratteneva in centrale fino a tarda ora e che aveva iniziato a occuparsi di un nuovo caso, ma questo significava anche che Nick avrebbe trascorso più tempo in compagnia della signorina Hopps. Robin non era affatto entusiasta all’idea.

A Robin piaceva percorrere la strada lunga per tornare e casa; per lui, la strada lunga comportava una sosta prolungata alla sala giochi.

******

Ci sono due ragioni per le quali vado alla sala giochi. La prima è che così posso passare del tempo da solo, lontano da casa.

La seconda… sta camminando davanti ai miei occhi in questo momento.

Lyra Corsackton è una volpe delle steppe – o corsac – e ha tre anni più di me. So che cosa state pensando: è la classica mammifera irresistibile? Brava in ogni cosa che fa e adorata da tutti? Beh… non esattamente. Alcuni la definirebbero una tipa un po’ strana. Le piace indossare i jeans, porta un paio di occhiali rotondi che mi ricordano quelli del protagonista della saga di Harry Otter e ha un fiocco rosa legato alla coda, vicino alla punta. Per quanto riguarda il suo carattere… in realtà… è un po’ come l’ero immaginato: riservato e timoroso quando è in presenza di altri mammiferi.

L’ho incontrata per la prima volta qui circa due mesi fa, quando i miei nuovi amici mi hanno portato alla sala giochi un weekend per rilassarci un po’ dalle fatiche di scuola. Abbiamo giocato, tutti insieme e a turno, a un classico sparatutto, ma ammetto che non sono bravo quanto loro. La postazione di gioco ha due cabinati, perciò quando mi ero accorto che qualcun altro si era fatto avanti, avevo pensato che qualcuno dei miei amici avesse voluto concedermi la rivincita. È inutile aggiungere che ero stato umiliato. Quando sono saltato fuori, mi sono imbattuto in lei… che usciva dal cabinato accanto al mio. Sono rimasto di stucco, ma non quanto lei. Non si aspettava di aver giocato con un cucciolo, così mi aveva chiamato. Me la sono presa un po’ per quel commento, ma ammetto che lei mi aveva colpito. È un po’ più alta di me e la sua pelliccia è più chiara della mia, in quanto volpe delle steppe. Quando l’ho vista per la prima volta, non sono riuscito a spiccicare parola per un pezzo, come se avessi perduto la capacità di parlare.

Quando più tardi l’ho raccontato ai miei amici, mi hanno preso in giro per essermi preso una cotta per lei. Da allora non ne ho più fatto parola con nessuno. Sono sicuro che non ci avrei guadagnato nulla.

Vengo spesso qui. Lei a volte c’è e a volte non c’è, perciò non è l’unica ragione per la quale passo il tempo in questa sala giochi. È un buon posto per tenersi lontano da casa.

Lontano dal posto in cui nonna Viola ci ha lasciati lo scorso anno.

******

“C… ciao.” disse Robin timidamente mentre Lyra passava oltre. La corsac si fermò per un istante e lo guardò prima che la sua bocca si contraesse in quello che avrebbe dovuto sembrare un sorriso di rimando, prima che si dirigesse verso un cabinato posto sotto il portico. Robin la guardò allontanarsi prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione su un cabinato nel quale era installato un simulatore di guida in cui era abbastanza bravo. C’erano altri giocatori vicino a lui, intenti a divertirsi ai cabinati.

Robin inserì un gettone nella macchina e iniziò la partita, prendendo immediatamente il comando della corsa. Il gioco era ambientato in un circuito nel Distretto di Rainforest, il che offriva ai giocatori la difficoltà di disputare la corsa su una pista bagnata.

Non passò molto tempo prima che Robin terminasse la gara al secondo posto a causa di una collisione che aveva coinvolto la sua vettura con quella guidata dall’intelligenza artificiale del gioco. Robin si alzò e lanciò un’occhiata a una macchina del tiro a segno rimasta vacante. Sospirando tra sé e sé, la giovane volpe si girò di scatto pronta ad andarsene, ma andò a sbattere contro Lyra, che lasciò cadere qualcosa che teneva fra la zampa.

“Oh!” esclamò Robin, “Mi dispiace…”

“Attento.” disse Lyra, mentre Robin tentava di rimettersi in equilibrio sotto il suo sguardo incuriosito.

Robin notò che l’oggetto lasciato cadere da Lyra era una zampa-ghiaccio al gusto di lampone avvolta in un incarto di plastica. Si chinò per raccoglierla.

“Grazie.” esclamò Lyra, mentre scartava il ghiacciolo e se lo metteva in bocca.

“N… nessun problema.” disse Robin sentendosi avvampare fino alla punta delle orecchie.

I due mammiferi rimasero zitti a fissarsi per un bel po’.

“Beh… sarà meglio… che vada.” disse infine Robin.

“Oh.” esclamò Lyra, “Okay.”

“Io… ho dei compiti da fare.” rispose Robin quasi sussurrando. La bocca di Lyra abbozzò un sorriso e si toccò la montatura degli occhiali per avvicinarseli di più agli occhi.

“Buona fortuna, allora.” disse Lyra prima che fra i due piombasse nuovamente un silenzio gravido d’imbarazzo.

“Immagino che ti rivedrò da queste parti.” parlò nuovamente la giovane volpe delle steppe, prima di far ritorno alla sala giochi.

Mentre Robin usciva fuori, focalizzandosi sulla figura di Lyra in lontananza, incappò in una pecora. I due si scontrarono e la pecora lasciò cadere il bicchiere di caffè che teneva nella zampa. Il contenitore toccò terra, il coperchio volò via e il suo contenuto si sparse ovunque sul pavimento.

“Mi… mi dispiace!” esclamò Robin facendo un passo indietro.

“Guarda un po’ dove metti le zampe, predatore.” ribadì la pecora decisamente infastidita. Robin restò immobile sul posto, incerto su come replicare. La pecora si guardò le zampe e notò una chiazza di marrone scuro che gli aveva sporcato l’orlo dei pantaloni.

“Guarda che cosa hai combinato!” disse rabbiosamente l’ovino.

“Io… è stato un incidente!” ribadì il canide.

“Questi pantaloni mi sono costati un mucchio di soldi, idiota!” ringhiò la pecora, “Come avresti intenzione di ripagarmi? Eh?!”

La pecora si fece avanti e afferrò Robin per le spalle.

“Ti suggerisco di lasciarlo andare e di fare un passo indietro.” consigliò una profonda voce maschile. La pecora, colta di sorpresa, si guardò attorno per scoprire la fonte di quella voce. I suoi occhi guizzarono verso terra dove vide un piccolo fennec.

Robin aveva riconosciuto Finnick, ma non riusciva a capire perché si trovasse lì. La pecora, invece, non aveva la più pallida idea di chi fosse.

“Umpf. Il tuo paparino è venuto a salvarti la pelliccia, moccioso?” domandò l’ovino con un ghigno.

“A chi hai dato del moccioso?” ringhiò Finnick facendo indietreggiare l’erbivoro al punto da farlo cascare a terra, “Lascialo stare, se non vuoi che ti sbrani la faccia.”

La pecora sbiancò di paura prima di tirarsi su.

“Tsk! Chi se ne importa.” replicò con uno sputo prima di sparire dalla circolazione. Robin lo vide andar via, finché Finnick non lo tirò su per l’orlo della camicia.

“Tutto bene, figliolo?” domandò Finnick.

“Che cosa ci fai qui?” replicò Robin.

“Mi trovavo nei paraggi a vendere zampe-ghiaccio e tuo padre mi ha chiesto il favore di venirti a prendere e riportarti a casa.” rispose il fennec, “Sapevo che ti avrei trovato qui. Sono giorni che perdi tempo in questa sala giochi, invece di filare subito a casa dopo la scuola.”

“Come fa a sapere che…” domandò Robin socchiudendo gli occhi.

“Ti ha visto qui un paio di settimane fa, mentre era di pattuglia.” ammise Finnick stringendosi nelle spalle, “Conosce il gestore della sala giochi e gli ha confermato che passi molto tempo qui.”

“Grandioso.” esclamò Robin alzando le zampe, “Perciò papà ha degli spioni che mi tengono d’occhio!”

“Non esattamente.” replicò il fennec, “Questa città lo ha divorato e sputato fuori, quando aveva la tua età. Non vuole che ti succeda la stessa cosa. È compito di qualunque padre preoccuparsi dei figli. Ti sembra così brutto?”

         Robin non fu capace di rispondergli.

******

A un certo punto, ho capito cosa stava facendo papà. Ecco perché mi aveva fatto studiare a casa quando vivevamo a Città del Messigatto: voleva farmi evitare gli stessi problemi che lui aveva avuto quando era un cucciolo. Ma questo non significa che sia un bene che papà si intrometta nella mia vita in questo modo!

Finnick mi fa salire sul suo furgone e mi accomodo sul sedile del passeggero, tutt’altro che elettrizzato all’idea che papà abbia dei contatti che possono tenermi costantemente d’occhio. Non appena mi riporta a casa, filo dritto nella mia stanza e chiudo la porta. Mi abbandono sul letto senza muovere un muscolo.

Non ho idea di quanto tempo sia passato, ma alla fine sento la porta di casa aprirsi e chiudersi, mentre le voci di papà e Finnick si accavallano per un po’. Non ci faccio caso, ma presto la conversazione si interrompe e sento un rumore di zampe venire verso la mia camera. Sento bussare prima che la porta si apra.

******

“Ciao, figliolo.” disse Nick. Robin non volle rispondergli, perciò suo padre entrò nella stanza.

“Finnick mi ha raccontato quello che ti ha detto.” continuò Nick mentre si avvicinava al letto di Robin e si sedeva a lato di esso.

“Senti, capisco come debba sembrarti la cosa.”

“Davvero?” esclamò Robin, “Perché a me sembra che i tuoi amici mi stiano spiando.”

“Beh, non definirei amico il gestore della sala giochi…” si giustificò suo padre, “Il punto è che ti ho visto entrare lì dentro quando ero di pattuglia e ho chiesto al proprietario ogni quanto ci andavi. Ho scoperto che ci vai piuttosto di frequente. Ogni tanto ti incontri anche con una giovane volpe delle steppe.”

Robin sbuffò contrariato.

“Non voglio metterti in imbarazzo.” disse Nick chinandosi in avanti, “Sei mio figlio. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, anche di problemi di cuore. So di non essere tua madre, ma posso aiutarti se vorrai parlarmene.”

Robin non volle rispondere subito. Passò qualche minuto prima che si girasse per guardare suo padre negli occhi; mentre lo faceva, emise un sospiro.

“Papà, perché sei arrivato a casa così tardi oggi?” gli chiese Robin.

“Dovevo compilare un rapporto.” rispose Nick, “Il caso su cui stavamo investigando ci è stato tolto, ma volevano comunque i documenti. Tutta colpa dei federali…” concluse la volpe con una smorfia di disappunto mentre scuoteva la testa.

Entrambi sentirono bussare alla porta. Sebbene provasse ancora un certo fastidio per quanto aveva detto poco prima, si alzò dal letto e andò verso l’ingresso di casa. Suo figlio lo seguì, incuriosito da chi sarebbe comparso alla loro porta.

******

Papà apre la porta, rivelando la presenza di un’altra volpe in giacca e cravatta. Papà gli chiede perché si trovi qui e la volpe gli intima di starne fuori… di qualsiasi cosa si tratti. Papà gli suggerisce che farebbe meglio ad andarsene e chiude la porta. Non appena si gira, si accorge che sono stato dietro di lui per tutto il tempo. Non sembra affatto contento. Gli domando chi fosse quella volpe.

Papà mi confida che era suo cugino, Jack Wilde. Lavora per lo ZBI ed è colui che ha sostituito papà nelle indagini del caso su cui stava lavorando. Mi confessa anche che lui e Jack hanno avuto degli screzi in passato, ma interrompe bruscamente il racconto e mi dice che me ne avrebbe riparlato un’altra volta.

Papà sbadiglia e mi dice che deve svegliarsi presto; avremmo ripreso la discussione l’indomani. Non posso fare a meno di provare un certo fastidio mentre papà fa ritorno nella sua camera da letto, la stessa che aveva preso per sé l’anno scorso quando avevamo fatto visita a nonna Viola per la prima volta; mi ha appena detto che non avrei dovuto nascondergli nulla, ma non si può certo affermare che stia dando il buon esempio.

Tutto quello che posso fare è tornare nella mia stanza e aspettare che arrivi la mattina di domani, in modo che possa finalmente ottenere qualche risposta da lui. Faccio una rapida deviazione in soggiorno e rivolgo lo sguardo sull’urna che contiene le ceneri di mia madre, prima di fare ritorno nella mia camera.




Note dell’autore: Rieccoci qua con il settimo capitolo!

Dopo Nicholas, anche Robin sta provando sulla propria pelliccia le pulsioni delle cotte adolescenziali. Contrariamente alla prima storia, sembra che il secondogenito di Nick abbia abbandonato i panni del figlioletto perfettino e si stia barcamenando tra le prime turbe – sentimentali e non – dell’adolescenza. Inoltre, pare che inizi a nutrire una certa ostilità nei confronti di Judy perché teme possa diventare il surrogato di sua madre. Come biasimarlo…

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Capitolo VII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-8-Crushed-698571181

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Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!


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Capitolo 9
*** Un ospite indesiderato ***


Capitolo VIII

Un ospite indesiderato

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Non sono affatto di buon umore in questo momento.

Bellwether è in libertà. Ho lasciato il caso su cui stavo indagando nelle zampe dello ZBI. Tutto il lavoro che ho fatto finora non è servito a nulla. Quel che è peggio è che probabilmente io e Nick verremo messi da parte, presto o tardi.

La cosa non mi piace per niente. Neanche un po’.

Nick mi ha detto chi è questo Jack Wilde e sembra che i rapporti fra loro non possono certo definirsi idilliaci. Non mi ha detto granché a riguardo – Nick sa essere molto riservato a volte – ma mi ha confidato che erano passati ben venticinque anni da quando lui e Jack si sono parlati l’ultima volta, al tempo in cui Nick aveva incontrato Mr. Big per la prima volta. Jack Wilde stava per entrare nello ZBI e sembrava che Nick gli avesse raccontato una versione molto meno gentile del discorso che gli avevo fatto io sulla funivia nel Distretto di Rainforest tanti anni fa. Inutile aggiungere che Nick non si era affatto mostrato gentile con lui.

Non mi sento in colpa per aver fatto ciò che era giusto – informare il capitano sul possibile intreccio fra i due casi – ma… andiamo, l’agente Wilde si è semplicemente fatto vivo nel momento sbagliato.

Nick e io dovevamo restare dietro ai documenti da compilare, per il trasferimento delle prove del caso nella sede dello ZBI. Era un compito ingrato e insoddisfacente, reso ancora più penoso dalla presenza dell’agente Wilde, che ci stava col fiato sul collo come se volesse impressionarci tenendoci costantemente d’occhio da ora in poi. Per essere sicuro, aveva fatto visita sia a me sia a Nick nelle nostre rispettive abitazioni quella sera stessa per darci il suo avviso personalmente.

Che faccia di bronzo! Posso capire perché a Nick non piaccia! Venire fino a casa mia per dirmi di farmi da parte!

Questo… agente… non riesco proprio a provare rispetto per lui, perché mi sta trattando come se fossi ancora una cucciola incapace di intendere e di volere.

******

Passò una settimana da quando il caso ci era stato strappato da sotto gli occhi. In quel periodo, io e Nick eravamo stati separati ancora una volta, con Nick che aveva ripreso servizio affianco al suo primo partner, l’agente Wolfovitz. Io, invece, ero stata messa al comando della mia vecchia squadra, il che significava che non avrei potuto lavorare con Nick. Ciò mi sarebbe anche andato bene, ma durante gli orari di lavoro, il capitano ci assegnava incarichi in cui eravamo il più lontano possibile l’uno dall’altra, come se avessero paura che io e Nick avremmo unito le forze per mettere i bastoni fra le ruote allo ZBI.

Per evitare che ciò accadesse, lo ZBI ha fatto irruzione nel magazzino nella zona portuale in settimana. Non so altro; dopotutto, perché dovrebbero dirmi qualcosa in proposito? Adesso è il loro caso.

Per questa ragione sono rimasta di stucco quando il capitano Fangmeyer ha convocato me e Nick nel suo ufficio alla fine della settimana in questione.

******

Judy e Nick erano seduti sulla stessa sedia davanti alla scrivania di Fangmeyer. L’altra sedia era occupata da Jack Wilde, il cui sguardo era rivolto verso Judy e suo cugino.

Fangmeyer scosse la testa, mentre osservava l’agente Wilde.

“Beh, è il vostro caso.” disse la tigre a capo della polizia, “Spetta a te dirglielo.”

L’agente Wilde guardò Fangmeyer negli occhi per un istante, prima di riportare la sua attenzione su Nick e Judy.

“Prima di tutto, vi ringrazio per esservi tenuti fuori da questo caso.” disse Jack Wilde.

“Come se avessimo chissà quale altra scelta.” protestò Nick. Suo cugino inarcò un sopracciglio, ma non rispose a quella provocazione.

“Come certamente saprete, abbiamo effettuato una retata nel magazzino situato nella zona del porto e arrestato i mammiferi lì presenti.” continuò l’agente Wilde.

“Perché ci stai dicendo queste cose?” domandò Judy visibilmente scettica.

“Perché le informazioni che sono entrate in nostro possesso indicano che c’è un altro mammifero dietro questa faccenda.” dichiarò Jack Wilde, “Tutto quello che sappiamo è che il soggetto in questione si chiama Michael e sta pianificando qualcosa di losco con Doug Ramses, qualcosa che ha a che fare con il Risveglio dei Morti. Non sappiamo nient’altro e non abbiamo neppure l’identikit di questo mammifero.”

“Questo Michael… può aver richiesto la collaborazione di Ramses per la sua competenza nel convertire sostanze pericolose in armi.” teorizzò Nick. Suo cugino non lo diede a vedere, ma Nick sapeva che condivideva la sua ipotesi.

“Qual è il coinvolgimento di Dawn Bellwether in questa storia?” chiese Judy.

“Non c’è.” rispose l’agente Wilde, “Da quello che abbiamo scoperto, Michael voleva soltanto Ramses. I mammiferi che abbiamo arrestato non erano a conoscenza della sua esistenza.”

Judy si accigliò poco convinta.

“Perciò, il Risveglio dei Morti sta per essere trasformato in arma. E ora… che cosa accadrà? Ricordo che l’ultima volta in cui avevamo fatto i conti con una sostanza convertita in arma, lo ZBI non sapeva che pesci pigliare. Sei consapevole del fatto che questa versione del Risveglio dei Morti ha già causato la morte di un mammifero della nostra città?” concluse la coniglia, quasi con un ringhio.

“Abbiamo già messo sotto sequestro le scorte di Risveglio dei Morti che abbiamo trovato in quel magazzino.” replicò Jack Wilde, “Le abbiamo inviate presso i laboratori migliori della città per avere subito a disposizione un antidoto, nel caso in cui la sostanza venisse effettivamente trasformata in un’arma letale.”

Judy resistette a stento alla tentazione di stringere i denti. “Perché ci stai dando queste informazioni?” domandò la coniglia all’agente Wilde.

“Pensavo avreste dovuto sapere che… un’arma simile potrebbe essere potenzialmente mortale, se dovesse finire nelle zampe di qualcuno che desidera vendicarsi di voi.” affermò il cugino di Nick.

******

Io e Nick siamo in pericolo? Anche le nostre famiglie? L’agente Wilde non poteva dircelo, ma scommetto che sta lavorando sul presupposto che l’intera faccenda del Risveglio dei Morti nasconda qualcosa di molto più grosso della semplice vendetta, sebbene abbia voluto farci sapere che quell’arma sia effettivamente in possesso di qualcuno che voglia vendicarsi di noi.

Forse sono stata influenzata dal cinismo di Nick, ma non mi sento affatto tranquilla. È per questo che ho deciso di tenere una pistola spara-tranquillanti a casa, nel caso in cui qualche ospite sgradito decida di bussare alla mia porta.

******

Judy fece immediatamente ritorno nel suo appartamento, chiudendo la porta dietro di sé. Nicholas alzò lo sguardo dal tavolo posto dall’altra parte del soggiorno. Insieme a lui c’era Amy Wolfard, con una pila di libri e quaderni sul tavolo.

“Salve, signorina Hopps.” disse Amy quando sentì Judy avvicinarsi.

“Puoi benissimo darmi del tu.” rispose Judy prima che i suoi occhi si spostassero su Nicholas. Suo figlio la salutò alzando gli occhi dal tavolo.

“Papà mi ha sempre insegnato l’importanza della buona educazione.” replicò Amy.

“Tuo padre era un lupo saggio.” commentò Judy con un lieve sorriso sulle labbra, “Posso prendervi qualcosa da mettere sotto i denti?”

“No, grazie, signorina Hopps.” rispose la giovane lupa con un sorriso di cortesia.

Judy ricambiò e si diresse in cucina per prendere qualcosa da mangiare.

“Che cosa state studiando?” domandò la coniglia.

“Storia. L’unificazione delle contee dei conigli.” rispose Nicholas.

“Oh, giusto.” ribadì Judy, “Posso aiutarvi su qualche argomento? Magari sull’accettazione dei predatori e delle coppie non convenzionali?”

“No, mamma.” esclamò Nicholas scuotendo la testa. Judy non poté fare a meno di notare che le orecchie di suo figlio si erano leggermente arrossate subito dopo quell’affermazione imbarazzata.

******

La storia dell’unificazione delle contee dei conigli, eh? Questo argomento riesce a distogliere la mia mente dagli eventi degli ultimi giorni.

Conosco fin troppo bene entrambi gli argomenti che ho citato, soprattutto per quanto è successo a Bunnyburrow. Anni fa i miei genitori, i capi della nostra famiglia, si presero un bel rischio nel mezzo della crisi degli Ululatori Notturni collaborando con Gideon Grey, la volpe che, quando ero cucciola, mi aveva regalato le cicatrici nascoste dalla mia pelliccia sulla guancia sinistra. Avevano cambiato i loro atteggiamenti verso i predatori grazie a me, ma considerato il fatto che all’epoca avevo seminato zizzania fra questi ultimi e le prede per colpa delle mie parole incaute, penso che probabilmente questa convinzione fosse già insita in loro; avevano soltanto bisogno di qualcosa che consentisse loro di prenderne coscienza. Per quanto riguarda le ‘coppie non convenzionali’, per usare un termine politicamente corretto, non posso certo vantarmi di essere stata la prima ad aver fatto una cosa del genere a Bunnyburrow. Una delle mie amiche d’infanzia mi aveva battuto sul tempo: Sharla era fidanzata con Gideon da almeno un mese, prima che quel giorno avessi scoperto la verità sugli Ululatori Notturni, in gran parte grazie anche alle sue stesse parole. Almeno in apparenza, pochissimi si erano sentiti disgustati da quella relazione; erano rimasti più che altro sorpresi, considerato il fatto che ai tempi della scuola quei due sembravano non potersi sopportare. Gideon era stato piuttosto sgarbato con Sharla quando erano piccoli. In base alle regole della psicologia spicciola, a volte i maschi si comportano in modo perfido con la femmina di cui sono invaghiti; inoltre, Gideon era stato educato dai suoi genitori a credere che avrebbero dovuto piacergli soltanto le femmine della sua stessa specie, perciò si era sentito piuttosto confuso a riguardo. Questo è quanto mi ha riferito, in ogni caso.

Ora sto divagando, ma è bello avere qualcosa con cui distrarsi per non pensare alle cose che stanno accadendo ultimamente.

L’ho già detto prima, ma mi fa piacere vedere Nicholas fare amicizia. Amy è una mammifera adorabile. Capisco perché piaccia a Nicholas. Certo, l’ho sentito affermare distintamente che sono soltanto amici e che non la considera propriamente la sua fidanzata, ma sono pur sempre sua madre e certe cose le capisco al volo. Il modo in cui la guarda di nascosto. Il modo in cui cerca di sedersi il più vicino possibile a lei, sperando che nessuno se ne accorga. È molto carino con lei e sono piuttosto convinta che anche lei nutra dei sentimenti per lui. Dopotutto, ho maturato una certa esperienza nel campo delle relazioni con un canide, perciò so perfettamente di cosa sto parlando. Il fatto che spera che non mi sia accorta del modo in cui la guarda ne è una dimostrazione lampante.

******

Judy tirò fuori dell’insalata dal frigo, prese due piatti dalla credenza e iniziò a preparare la cena. Mentre andava a prendere gli insetti e il pesce che Nicholas avrebbe avuto da mangiare, qualcuno bussò alla porta. Le orecchie di Judy drizzarono sull’attenti. Amy e Nicholas rivolsero la propria attenzione alla porta d’ingresso, prima di guardarsi l’uno negli occhi dell’altra.

“Non può essere mia madre…” osservò Amy mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca, “Sa bene che le avrei mandato un messaggio quando avrei finito i compiti.”

“Dev’essere il signor Wilde.” ipotizzò Nicholas.

“Non si farebbe mai vivo senza preavviso.” replicò Judy. Amy si alzò e si diresse verso la porta, mentre annusava l’aria alla ricerca di odori.

“Questo non è l’odore tipico di una volpe.” esclamò la lupa, “Sembra più…” Amy annusò nuovamente l’aria, “Quello di una pecora.”

Judy sgranò gli occhi, mentre il suo respiro si faceva più accelerato.

“State indietro.” ordinò Judy ad Amy e Nicholas con un sussurro, mentre si precipitava immediatamente nella sua camera da letto per prendere la sua pistola spara-tranquillanti. Nicholas indicò la sua stanza ad Amy con un cenno; entrambi vi entrarono e chiusero la porta dietro di loro.

Mentre controllava che la sua pistola fosse caricata correttamente, Judy andò dritta verso l’ingresso. Tolse la sicura e puntò l’arma in avanti, all’altezza della figura che si trovava dall’altra parte della porta.

******

Era lei.

Dawn Bellwether.

Sembrava che avesse visto giorni migliori. Il suo manto era sporco e malmesso. Indossava una giacca che sembrava fosse stata gettata via da qualche parte e non si era neppure presa la briga di privarsi della divisa che indossava in prigione. I suoi occhi erano rossi e i suoi occhiali rotti, mentre una delle zampe era leggermente piegata.

I miei istinti di poliziotta competono con quelli di madre.

Bellwether è un’evasa e conosco la procedura da seguire in casi simili. Dovrei spararle un dardo e chiamare immediatamente rinforzi.

D’altra parte, Nicholas e Amy si trovano nel mio appartamento e avrei fatto qualsiasi cosa per proteggerli.

******

Judy gettò via il chiavistello dalla porta, si lanciò in avanti per afferrare Bellwether per il colletto e la trascinò sul pavimento fin dentro la propria abitazione, mentre le puntava la pistola al collo scoperto.

“Beh, mentirei a me stessa se dicessi che mi avresti accolta a zampe aperte, perciò…” disse Bellwether.

“Dammi solo una buona ragione per cui non dovrei spararti e gettarti nel fosso più vicino.” ringhiò Judy.

“Non sono tua nemica. Non questa volta.”

“Quindi non sei venuta qui per provare a farmi del male? Mi stai prendendo in giro? Vuoi farmi soffrire?” chiese la coniglia in tono forzatamente ironico, “Potrei anche crederti, se solo non mi avessi già dimostrato che sei una bugiarda.”

“Mi dispiace.” esclamò Bellwether irrigidendosi.

“Hai cercato di farmi uccidere da Nick subito dopo aver scoperto che volevi il potere per te stessa, insieme alla sottomissione di tutti i predatori della città. Mi dispiace che i tuoi piani non siano andati come volevi. Niente di quello che mi dirai riuscirà a farmi cambiare idea su di te.”

“Allora sparami e facciamola finita. Anche se questo non ti sarà di nessun aiuto quando Doug si sarà fatto strada fino a te.”

L’espressione di Judy cambiò visibilmente.

“Che cosa vorresti dire?” domandò scioccata, mentre allentava la sua presa sulla pistola.

“So tutto del Risveglio dei Morti.” confessò Bellwether, “So anche cosa Doug abbia intenzione di farci.”

Judy emise uno sbuffo mentre si alzava sulle zampe, consentendo a Bellwether di fare lo stesso. Tuttavia, la coniglia aveva ancora la pistola puntata contro la pecora.

“Parla, allora.” ordinò Judy perentoria.

“Io e Doug… siamo scappati. Quando la prigione è stata investita da quell’esplosione, anche il sistema che regolava la chiusura delle porte delle nostre celle saltò del tutto. Chiunque lo abbia progettato andrebbe licenziato, perché non era affatto costruito a norma.” disse Bellwether, “Comunque, non importa. Abbiamo attraversato la montagna e siamo arrivati sul ciglio di una strada, dove siamo stati intercettati da un furgone pieno di erbivori. Pensavo che erano venuti per vendicarsi di noi e che quella sarebbe stata la nostra fine, ma siamo stati caricati e portati… da qualche parte. Non so bene dove, perché ci hanno legati, bendati e messi dei paraorecchie in modo che non potessimo nemmeno intuire dove eravamo diretti.”

Le zampe di Bellwether tremarono. Judy fece un cenno in direzione del divano e la pecora intuì che la coniglia le aveva dato il permesso di sedersi, prima di riprendere il racconto.

“Siamo stati portati davanti a qualcuno di nome…”

“Michael.” la interruppe Judy, avendo intuito di cosa stesse parlando la pecora.

“Esatto!” esclamò Bellwether, “Michael voleva che Doug…”

“Aspetta un attimo.” disse Judy, “Dimmi di più di questo Michael. Ci siamo imbattuti nel Risveglio dei Morti ed è venuto fuori il suo nome. Tutto ciò che sappiamo di lui finora è il suo nome, dal momento che non sappiamo neppure di che specie sia.”

“Lui è… un ibrido.” confessò Bellwether, dopo aver guardato verso la camera di Nicholas e prima di aver rivolto nuovamente l’attenzione su Judy, “Sua madre era una lepre e suo padre un lupo, ma assomiglia molto di più a quest’ultimo.”

******

La sua descrizione si mescola a un ricordo, come se la mia mente avesse già registrato questa informazione in qualche altro modo, ma prima che potessi pensarci su ulteriormente, Bellwether riprende a parlare.

Mi dice che questo Michael vuole un’arma realizzata con il Risveglio dei Morti… il che non è certo una rivelazione, perché l’agente Wilde ce lo aveva detto molto prima di oggi.

Invece, quello che mi dice in seguito è a dir poco sconvolgente…

******

“Doug vuole te.” svelò Bellwether, “Era questa la condizione per la quale sarebbe stato disposto a collaborare con Michael. Lui voleva dimostrare che il Risveglio dei Morti…”

La pecora si tirò su la manica che le copriva la zampa sinistra, rivelando ciò che sembrava il segno di un ago.

“Sono stata la sua dimostrazione.” disse Bellwether con una smorfia, “Una volta che ebbe finito con me, Michael ordinò a uno dei suoi tirapiedi di abbandonarmi da qualche parte. Sono stata lasciata senza troppe cerimonie nel distretto di Sahara Square. Mi hanno lasciata lì a morire, Judy.”

“Loro… non avrebbero dovuto farlo.” esclamò Judy mentre scuoteva la testa in segno di disapprovazione, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione sulla pecora, “Dimmi che cosa stanno tramando Doug e questo Michael.”

“Bombe.” rivelò Bellwether senza mezzi termini, “Vogliono far esplodere delle bombe per rilasciare questa droga in tutta la città.”

******

Questo va ben oltre le mie più fosche previsioni. Questo è molto di più di un semplice proposito di vendetta da parte di Ramses.

Una delle mie orecchie si solleva al suono di una superficie di vetro che si rompe. Il mio istinto primario è quello di accovacciarmi; mentre lo faccio, qualcosa colpisce il punto in cui la mia testa si trovava fino a pochi secondi fa.

Qualunque cosa sia, colpisce invece Bellwether. I suoi occhi si spalancano per la sorpresa… poi, come una marionetta le cui corde sono state recise, Bellwether si accascia e cade dal divano, con il viso immobilizzato in un’espressione scioccata. Sento un altro sparo; mentre colgo l’occasione di dare un’occhiata in direzione del punto da cui è partito il proiettile, mi rendo conto che qualcuno ha appena sparato dalla finestra della mia cucina. Ritorno da Bellwether e la osservo rapidamente: il suo polso sta accelerando, ma respira ancora. Non c’è traccia di sangue, ma noto un livido nel punto in cui è stata colpita dal proiettile. Vedo una macchia scura.

Mentre la guardo, realizzo che quel proiettile era destinato a me.

Questo può significare una cosa sola: Doug Ramses è venuto per me.




Note dell’autore: E con questo siamo giunti all’ottavo capitolo!

Come vi avevo già anticipato, in questa storia non sarebbero mancati i momenti di tenerezza. Sebbene la città si trovi nuovamente sul filo del rasoio per colpa di Michael e del suo improbabile alleato, il giovane Nicholas riesce a trovare il tempo di provare a fare colpo sulla sua compagna di scuola Amy, anche se quest’ultimo è troppo orgoglioso per ammetterlo candidamente. Dopotutto, è pur sempre il degno figlio di Nick e Judy. Peccato che la comparsa di Bellwether sulla scena abbia rovinato il momento…

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

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Capitolo VIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-9-Unwelcome-Visitor-699579151

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!


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Capitolo 10
*** L'intervento dei federali ***


Capitolo IX

L’intervento dei federali

 

La sede principale dello ZBI a Zootropolis si trovava nel Distretto di Savanna Central, all’interno dei primi dieci piani del Twist, uno dei grattacieli più riconoscibili fra gli altri presenti nel centro cittadino.

La Tana – così era stata definita – si trovava al quinto piano. Le squadre degli agenti che lavoravano per lo ZBI erano suddivise per numero.

La Squadra Uno era composta da quattro agenti. Jack Wilde era il caposquadra e lavorava per l’agenzia da dieci anni. Il suo vice comandante era Anthony Cervozzo; a volte faceva innervosire il suo superiore per il suo atteggiamento da sciupafemmine incallito (o almeno, così gli piaceva pensare di sé stesso) e per la sua fissa di fare scherzi occasionali ai suoi colleghi agenti; ciò nonostante, Cervozzo rispettava profondamente Wilde. Gli altri agenti che facevano parte della squadra erano Josephine Catalan, una leonessa, e Linda Nivalis, una donnola.

Jack era seduto alla sua scrivania, scuotendo la testa mentre leggeva la cartella contenente le ultime documentazioni sul caso. La schermata del computer sulla sua postazione da lavoro faceva vedere continuamente le immagini riprese dalle telecamere che ritraevano i volti di Dawn Bellwether e Doug Ramses.

La scorsa settimana aveva organizzato un blitz dopo aver scoperto che in quel magazzino producevano il Risveglio dei Morti che fungeva da collegamento al caso di propria competenza. Avevano interrogato i sospettati e ottenuto informazioni che li avevano convinti sul fatto che un nuovo criminale misterioso avrebbe adoperato quella sostanza per uno scopo nefasto: un attentato terroristico che Zootropolis non vedeva dagli incidenti avvenuti diciannove anni prima, in seguito alla scoperta del caso degli Ululatori Notturni.

Tutto quello che sapevano era che il criminale in questione si chiamava Michael. Non sapevano neppure a quale specie appartenesse. Gli arrestati non avevano fornito altre informazioni utili.

Ciò significava che, al momento, erano giunti in un vicolo cieco, a meno che i loro obiettivi non fossero stati tanto incauti da uscire allo scoperto o uno dei mammiferi finiti agli arresti non avesse cambiato idea.

Tuttavia, ciò che aveva catturato l’attenzione di Jack era il fatto che, durante gli interrogatori, tutti avevano dichiarato che prendevano ordini soltanto da Ramses e che Bellwether non era coinvolta nella faccenda.

Per avere la conferma di tali affermazioni, l’agente Wilde aveva mandato Nivalis a tenere d’occhio la casa di suo cugino e Catalan a controllare ciò che accadeva presso l’abitazione di Judy Hopps. Nel frattempo, sperava di convincere la polizia di Zootropolis a essere più propensa a collaborare; perciò aveva svelato tutte le informazioni finora in suo possesso all’agente Hopps e a suo cugino, nella speranza che potessero agire come i suoi occhi e le sue orecchie.

Jack aveva raccolto abbastanza informazioni su Nick Wilde e Judy Hopps. Aveva osservato i profili di entrambi e aveva scoperto una storia molto interessante: in qualche modo, Judy Hopps aveva convinto Nick a condurre una vita più onesta. La cospirazione ordita da Bellwether non ha neppure bisogno di essere inclusa, dal momento che tutti sanno come era andata a finire. A un certo punto, quei due erano diventati amanti e sebbene non si fossero mai sposati, avevano consumato la loro relazione, il che portava alla nascita del loro primo figlio, un ibrido che portava lo stesso nome di suo padre. Jack aveva accumulato abbastanza esperienza nel suo lavoro da sapere che quelli come lui erano rari ma non insoliti. Tuttavia, Jack aveva saputo che Nick aveva lasciato la città e che era ritornato nella settimana in cui sua madre Viola era deceduta.

A quel tempo, Jack era impegnato in un incarico della massima importanza e, di conseguenza, non aveva potuto prendere parte al funerale, perciò non era stato lì per scoprire cosa fosse successo. Tuttavia, il modo in cui Nick era scomparso per poi riapparire aveva destato la sua curiosità. Perciò, aveva indagato a fondo sulla questione. Almeno in apparenza, Nick era riuscito a mettere a frutto le sue abilità di truffatore e si era creato una nuova identità in Messigatto, il che aveva portato al fallimento delle ricerche che Judy Hopps aveva effettuato per mesi dopo che Nick aveva lasciato Zootropolis. Jack non poté fare a meno di provare un riluttante senso di invidia verso suo cugino: sarebbe stato un ottimo agente sotto copertura. Non prestò attenzione alle motivazioni che avevano spinto Nick ad agire in quel modo; per quel che lo riguardava, quelli non erano affari suoi, a meno che non fossero stati necessari per la conduzione di un’indagine. A un certo punto, Nick aveva incontrato qualcun altro laggiù, una volpe di nome Anabel Skye, che aveva lavorato presso lo ZCIS, agenzia rivale dello ZBI; i due avevano intrapreso una relazione che aveva portato alla nascita di un altro figlio. Nick aveva svolto diversi lavori prima di intraprendere la sua carriera nel settore dell’intrattenimento che gli aveva permesso aprire una società che fatturava un notevole profitto in Messigatto. Anabel Skye era morta due anni fa in un incidente stradale. L’anno dopo, Nick si era dimesso dal ruolo di direttore generale della società che lui stesso aveva fondato e aveva venduto le sue azioni, prima di essere di nuovo arruolato fra i ranghi della polizia di Zootropolis. Aveva anche ripreso legalmente il suo cognome di nascita.

Il profilo di Judy Hopps era stato molto più semplice da tracciare. Aveva avuto successo nel suo lavoro, ma stando alla documentazione proveniente dall’archivio del dipartimento di polizia, aveva sofferto di una forma di depressione post partum dopo la nascita di suo figlio. Nell’arco di quindici anni era riuscita a diventare il capitano del Distretto Uno. Jack non aveva mai avuto la necessità di interagire con lei. Evidentemente doveva esserle successo qualcosa da quando Nick aveva fatto ritorno, poiché aveva rassegnato le dimissioni da capitano e aveva chiesto di essere retrocessa al grado di tenente. Fino a quel momento era apparsa un treno inarrestabile, ma sembrava non essere cosciente dei suoi limiti. I due erano ritornati a essere amici, ma da quello che Jack aveva potuto intuire, fra loro vi era un certo disagio che cercavano entrambi di superare.

Avendo giocato bene le proprie carte, non era stato difficile per Jack indirizzarli dove avrebbe voluto. Gli aveva detto che, se fosse finita nelle zampe di Doug Ramses, il Risveglio dei Morti sarebbe diventato un’arma terribile per la sua vendetta. Da lì, sapeva che sarebbero stati in allerta, in cerca di qualunque segnale da parte di Ramses e Bellwether.

Il telefono di Jack squillò. Era Catalan, l’agente incaricata di tenere sotto controllo l’abitazione di Judy Hopps.

“Qui parla Wilde.” rispose Jack.

Wilde, ho appena visto una pecora che indossa quelle che sembrano una tuta arancione e una giacca. Sembra che abbiamo trovato Bellwether… sta per entrare all’interno dell’edificio.

Jack digrignò i denti mentre si allontanava dalla sua scrivania.

“Continua a tenerla d’occhio, ma non intervenire a meno che non sia strettamente necessario. Ramses potrebbe esserle di supporto nei paraggi.” ordinò l’agente, prima di rivolgersi a Cervozzo.

“Prepariamoci.” gli disse Jack mentre ritornava alla sua scrivania per afferrare la pistola, il distintivo e le chiavi.

“Sembra che la nostra pecorella abbia smarrito la via.” osservò Cervozzo, guadagnandosi un rapido cenno d’intesa da parte del suo superiore.

******

Jack e Cervozzo erano quasi arrivati a destinazione, quando la radio crepitò.

Sono stati sparati dei colpi a Baobab Avenue. Un cecchino sospetto è presente in zona.” comunicò l’agente Catalan.

“Dannazione!” imprecò Jack quasi sbattendo le zampe contro il volante, mentre si stava avvicinando al marciapiede poco fuori l’appartamento in cui Hopps abitava.

L’agente Wilde balzò fuori dalla macchina, mentre estraeva la pistola dalla fondina. L’agente Catalan uscì fuori dall’edificio con la pistola nella zampa.

“Due colpi sono stati esplosi a ovest dal bersaglio.” riferì la leonessa, “Una delle finestre nell’appartamento dell’agente Hopps è andata in frantumi.”

“Ci sono state delle vittime?” domandò Jack.

“Bellwether è stata colpita, Hopps è in sua compagnia in stato cosciente. Non ci sono stati altri spari. Ho già setacciato il pavimento alla ricerca di indizi.”

“Cervozzo!” esclamò Jack rivolto al cervo, “Vai con Catalan e setaccia tutti gli appartamenti a ovest da qui. Io controllerò il luogo del delitto.”

“Ricevuto, capo.” annuì Cervozzo, mentre lui e Catalan obbedivano agli ordini e Jack si dirigeva verso il complesso abitativo. Tirò fuori l’arma d’ordinanza e salì al piano in cui si trovava l’appartamento dove abitavano Judy Hopps e suo figlio. Una volta giunto alla porta, la controllò e si accorse che era chiusa.

“ZBI! Aprite!” dichiarò Jack in tono perentorio. La porta si aprì dopo qualche minuto. Jack entrò con circospezione nell’appartamento, tenendo la pistola ben in vista. I suoi occhi si posarono su Judy Hopps, che si reggeva a fatica sulle zampe; più avanti c’era Dawn Bellwether, distesa immobile sul pavimento. La coniglia sembrava in preda al panico.

“Tutto bene, Hopps?” domandò l’agente Wilde mentre abbassava l’arma e si accovacciava accanto alla coniglia.

“Bellwether, lei…”

“È morta?”

“No, non credo.” disse Judy scuotendo la testa, “Ma credo sia stata colpita da un proiettile ricavato dal Risveglio dei Morti.”

Jack si chinò su Bellwether e le controllò il polso. Sebbene fosse accelerato, era di sicuro ancora viva. L’agente Wilde digrignò i denti, prima di tirare fuori il telefono e comporre un numero.

“C’è bisogno di un’ambulanza al 295 di Baobab Avenue.” disse al telefono, “Il ferito è una pecora di quarantanove anni, che è stata probabilmente avvelenata dal Risveglio dei Morti. A tutti gli agenti presenti, prestate la massima attenzione. Il cecchino potrebbe ancora essere nelle vicinanze.”

Jack interruppe la linea.

“Era venuta qui per dirmi…” iniziò Judy.

“Taglia corto, Hopps.” la interruppe Jack, “Può aspettare fino a quando non saremo fuori di qui.”

Il telefono di Jack squillò e l’agente rispose immediatamente.

“Qui parla Wilde.” disse.

Capo, abbiamo ripulito la zona.” riferì l’agente Cervozzo, “Una delle abitazioni aveva la porta aperta ed era vuota. Nessun segno del cecchino, ma alcuni testimoni hanno riferito di aver visto un ariete in fuga con una valigetta pochi istanti fa.

Jack digrignò i denti.

******

L’Ospedale Centrale di Zootropolis era sempre pieno. Jack vi era stato così tante volte da conoscerlo praticamente come le sue stesse tasche.

In quel momento si trovava nella sala d’attesa con Judy, mentre i dottori stavano valutando le condizioni di Bellwether in una stanza privata. Jack aveva mandato i suoi sottoposti alla ricerca dei possibili posti dove il cecchino avrebbe potuto nascondersi; nel frattempo, la polizia aveva prelevato il figlio di Judy e la sua amica e li aveva portati alla centrale. Andò a una delle macchinette automatiche e prese un caffè. Dopo essersi rivolto a Judy, prese un caffè anche per lei e vi si sedette accanto con entrambi i bicchieri nelle sue zampe.

“Ecco qui.” disse Jack mentre porgeva il bicchiere a Judy. La coniglia lo guardò sospettosa, prima di accettare il caffè.

“Grazie.” sussurrò Judy.

“Dimmi che cosa è successo.” chiese Jack.

“Non sarebbe meglio prenderlo come un interrogatorio in piena regola?”

“Ah… beh, in questo momento sei in stato di shock. Una semplice chiacchierata andrà benissimo. Sbrigheremo le scartoffie burocratiche del caso più avanti.”

Judy gli lanciò un’occhiata perplessa.

“Bellwether ha detto qualcosa prima che le sparassero?” domandò Jack.

“Lei… lei ha detto che questo Michael ha intenzione di colpire la città con delle bombe realizzate con il Risveglio dei Morti…”

“Beh, il metodo non è poi così importante.” affermò Jack, “Sappiamo soltanto che un imminente attacco terroristico sta per verificarsi proprio sotto il nostro muso. Che altro?”

“Comincio a pensare che chiunque abbia deciso di spararmi a casa mia risponderebbe più che volentieri a questa domanda.” commentò Judy in modo sprezzante. Jack ritenne opportuno non rischiare di contrariarla.

Le orecchie di Judy si alzarono nel sentire le porte della sala d’attesa aprirsi mentre Nick faceva il suo ingresso in ospedale, seguito dall’agente Nivalis. Jack lo guardò.

“Cosa ci fate qui?” domandò Nick, “Che cosa è successo? Ho sentito che ci sono stati degli spari e che qualcuno era stato ricoverato qui!”

“Nicholas…” disse Jack rivolgendosi al cugino.

“Carotina, come stai?” domandò Nick ignorando l’agente dello ZBI.

“Io…” si limitò a dire Judy, mentre stringeva le zampe che premevano sulle sue cosce.

“Nicholas, potresti lasciarci soli per un momento?” domandò Jack.

“Senti, so che stai solo svolgendo il tuo lavoro…” esclamò Nick con un ringhio, “Ma ho sentito dalla tua sottoposta, che peraltro sorvegliava casa mia, che non sarei dovuto venire a conoscenza del fatto che c’era stata una sparatoria!”

Jack fece una smorfia di disappunto. Significava che Nick era riuscito ad accorgersi della presenza di Nivalis fuori casa sua. Era sempre stato particolarmente attento in queste cose.

“Mi dispiace, Nicholas, ma ho pensato che non avvisarti degli agenti che ti monitoravano a casa tua sarebbe stato meno destabilizzante per te…”

Prima che Jack potesse proseguire, Nick lo aveva afferrato per il colletto della camicia e lo aveva spinto contro un muro. Diversi inservienti si precipitarono nel tentativo di placare gli animi.

“Nick!” esclamò Judy alzandosi dal suo posto. La volpe mostrò per un attimo le zanne prima di lasciare andare suo cugino. Si allontanò da lui e lo guardo di nuovo, prima di rivolgersi a Judy.

“Stai bene, Carotina?” chiese Nick.

“Sono solo un po’ scossa, Nick. Tutto qui. Te lo assicuro.” rispose Judy.

“Come sta Junior?”

“Lo hanno portato alla centrale di polizia. Sta bene.”

Nick non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.

“Dov’è Robin?” domandò Judy.

“Lui è con Finnick, adesso. Ma se né tu né Junior siete stati colpiti, allora chi…” Nick lanciò uno sguardo torvo verso suo cugino.

“Bellwether aveva pensato che avrebbe fatto meglio ad avvertire Hopps a casa sua.” rispose l’agente Wilde, mentre i peli della pelliccia di Nick drizzarono.

“Uno dei tuoi sottoposti sorvegliava la casa di Judy e hai comunque permesso a Bellwether di lasciarla entrare?” domandò Nick, mentre la sua rabbia nei confronti di Jack montava vertiginosamente.

“Lui… cosa?” domandò Judy accigliata.

“Esatto, ha piazzato degli agenti davanti alle nostre case.” esclamò Nick, “Anche se, alla prova dei fatti, gli standard di reclutamento dello ZBI devono essersi abbassati di parecchio, se un agente permette a un evaso in fuga di entrare nelle abitazioni altrui come se nulla fosse.”

“Non è proprio così che stanno le cose.” si difese Jack.

“Bellwether non mi ha fatto del male.” insistette Judy, “Lei… voleva soltanto parlarmi. Almeno credo.”

“Questo è tipico di lei.” ribadì Nick, “Sono sicuro che stia tramando qualcosa. Probabilmente era lì per metterti nella linea di tiro del proiettile.”

“Non possiamo escludere la possibilità che stia collaborando con Ramses.” concordò Jack.

“Io… non ne sono certa.” affermò Judy, mentre entrambe le volpi la guardavano. Prima che potesse essere ripreso il filo del discorso, le porte d’accesso alle sale operatorie si aprirono e un ocelot, che lavorava come medico presso la struttura, fece la sua apparizione.

“Agente Wilde.” disse l’ocelot mentre si avvicinava ai tre mammiferi.

“Che cosa può dirci, dottore?” gli domandò Jack.

“Non c’è dubbio che la signorina Bellwether sia stata colpita dalla sindrome del Risveglio dei Morti.” spiegò il medico, “Abbiamo mandato dei campioni di sangue in laboratorio per la conferma, ma siamo abbastanza sicuri dei sintomi. Il fatto preoccupante è che questi sintomi avrebbero dovuto iniziare a perdere di efficacia, ma sembra che questo non stia accadendo.”

“Questa è certamente opera di Doug.” osservò Nick.

“La ringrazio, dottore.” disse Jack. L’ocelot fece ritorno in sala operatoria, lasciando soli Jack, Judy e Nick.

“Adesso che cosa succederà?” domandò Judy.

“Ora… è chiaro che voi due siete degli obiettivi sensibili.” affermò Jack, “Significa che sarete ammessi al programma di protezione testimoni.”

“Significa che non potremo tornare al lavoro?” domandò nuovamente Judy, “Che cosa accadrà ai nostri figli?”

“Parlerò con il vostro capitano.” disse l’agente Wilde, “Non tornerete al vostro posto di lavoro finché non avremo risolto questo caso e arrestato Ramses.”

Nick digrignò i denti per la rabbia.

“Per quanto riguarda i vostri figli, mi assicurerò che i miei agenti li tengano sotto stretta sorveglianza ogni volta che andranno e torneranno da scuola.” ribadì Jack.

******

Ci vollero tre giorni per rendere di nuovo sicuro l’appartamento di Judy e altrettanti per convincere Nick e Judy a non lavorare nel Distretto Uno. Il capitano Fangmeyer non era affatto entusiasta all’idea di dover fare a meno di due agenti così validi, ma concordava sul fatto che la loro sicurezza personale venisse prima di ogni cosa, dato che, con ogni probabilità, Doug Ramses sarebbe ritornato alla carica.

Nel frattempo, gli esami del sangue di Bellwether risultarono positivi al Risveglio dei Morti, alla stessa concentrazione risultata dagli esami condotti dallo ZBI. Judy dovette ritenersi molto fortunata, perché quella dose l’avrebbe quasi certamente uccisa, e in tempi tutt’altro che rapidi. Per fortuna, i medici che lavoravano nei laboratori di ricerca stavano già preparando un antidoto; se avessero continuato così, sarebbe stato pronto entro la settimana successiva.

Jack aveva raccolto una deposizione completa da parte di Judy, ma alla fine si era scoperto che il figlio di Judy e la sua amica avevano registrato l’intera conversazione sui loro cellulari. Stando a ciò che la volpe aveva udito dalla registrazione, Bellwether aveva cercato di avvertire Judy e non di incastrarla. Tuttavia, una volta che la pecora si fosse ripresa, avrebbe fatto ritorno al carcere di Mountainside, dal momento che era ancora una fuggitiva.

Ora tutto ciò che Jack doveva fare era assicurare Doug Ramses alla giustizia, oltre che scoprire e disinnescare l’attacco che avrebbe gettato Zootropolis nel caos per colpa del Risveglio dei Morti. Per raggiungere i suoi scopi, l’agente Wilde aveva bisogno di scoprire come avrebbero agito quei criminali.

Era solo questione di tempo prima che venisse effettuata la mossa successiva e Jack era risoluto a non farsi cogliere impreparato.




Note dell’autore: Bene, eccoci al nono capitolo!

Beh, era ora che Jack Wilde e i suoi sottoposti iniziassero a scrollarsi un po’ di polvere di dosso e iniziassero a contribuire alla risoluzione del caso. Non vi pare?

A proposito, mi pare doveroso inserire una piccola precisazione riguardante l’agente Anthony Cervozzo, il vice di Jack Wilde. Nella versione originale della storia si chiama Anthony DeerNozzo ed è un palese riferimento all’agente speciale Anthony “Tony” DiNozzo, personaggio della serie televisiva statunitense NCIS – Unità anticrimine dalle palesi origini italiane. Ho così deciso di modificare leggermente il cognome originale in modo che poteste notare fin da subito questo particolare. In ogni caso, avrete modo di rivederlo in azione nei capitoli successivi. Vedrete!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo IX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-10-Agency-700503494

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!






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Capitolo 11
*** Emergenza ***


Capitolo X

Emergenza

 

(dal punto di vista di Nick)

 

C’è un ariete fuori di testa che vuole ucciderci. Ha già provato a far fuori Carotina. Il fatto che Bellwether sia stata colpita al posto suo non è importante. Invece, il fatto che Carotina sia stata presa di mira lo è eccome.

Questo mi fa impazzire di rabbia. Cosa stava combinando lo ZBI? Come hanno potuto permettere a Ramses o Bellwether di avvicinarsi così tanto a noi?

E se Doug l’avesse colpita? So che cosa è successo al coniglio che aveva assunto quella dose di Risveglio dei Morti; so anche che quella era stata una tragica fatalità. Un proiettile ricavato da quella roba l’avrebbe certamente uccisa.

Il solo pensiero è per me insopportabile. Ho già perso Carotina in due occasioni e non ho alcuna intenzione di perderla un’ultima, definitiva volta.

L’ho già detto prima: sono ancora innamorato di lei.

Per l’amor del Cielo, perché deve essere tutto così complicato? La amo ancora. Ho amato anche Anabel, ma lei non è più tra noi. Che cosa mi direbbe se fosse ancora viva?

Probabilmente mi avrebbe consigliato di valutare attentamente la mia situazione. Mi avrebbe chiesto: che cosa ti dice il cuore? Questa, in realtà, era una delle sue domande preferite. Un’altra delle cose che amava dirmi era che andava bene tornare ad amare dopo esserti smarrito.

C’è poi un problema piuttosto complesso riguardante il rapporto che Carotina potrebbe instaurare con Robin in futuro. Ho iniziato a sospettare che il suo progressivo allontanamento da lei e suo fratello possa dipendere dal fatto che lui pensi che stia cercando di prendere il posto di Anabel.

Non è così. Non lo farei mai. Conosco Carotina abbastanza bene da sapere che lei farebbe del suo meglio per rassicurarlo a proposito del fatto che non potrà mai rimpiazzare sua madre.

Ho pensato più volte alla posizione nella quale mi trovavo riguardo all’eventualità di instaurare con Judy una relazione più profonda. Ero convinto che ciò non sarebbe mai stato possibile a causa del divario che si è instaurato fra noi in tutti questi anni… ma ora che la sua vita era stata messa in pericolo, posso permettermi di non confessarle ciò che provo ancora per lei?

Non credo proprio. Non in questo momento.

Per quanto riguarda come Robin possa prendere la cosa, prometto che parlerò con lui. Deve capire che, per quanto io ami ancora Judy, lei non può e non potrà mai prendere il posto di sua madre Anabel.

C’è un’altra cosa… voglio essere coinvolto in questo caso, più di quanto lo sia stato prima. Voglio essere io ad arrestare Doug.

Non potrò mai farlo se mi ritrovo intrappolato dietro una scrivania.

Tante grazie per questo favore, Jack.

Se non altro, posso trascorrere un po’ di tempo con Carotina. Anche se questo vuol dire svolgere faccende noiose come occuparsi del lavoro d’ufficio.

******

“Odio le scartoffie.” esclamò Nick con una smorfia, mentre dava un’occhiata al rapporto su una rapina nel Distretto di Savanna Central. Stando a quanto riportato, alcuni giovani puma aveva avuto la brillante idea di fare irruzione in un negozio chiuso a chiave per vedere se c’era qualcosa che valesse la pena prendere ed erano stati presi e messi su cauzione. Anche se non era stato necessario fare altro, l’agente o gli agenti che erano intervenuti erano comunque obbligati a fare rapporto, il che significava altro lavoro per Nick.

“Sono almeno dieci giorni che non fai altro che ripetere la stessa cosa, drittone.” commentò Judy con una risatina, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte del suo partner.

“E tu l’hai pensato nell’ultima settimana, persino più di quanto io abbia detto.” replicò la volpe mentre si concedeva un sorrisetto sornione. Dopo che Judy ebbe fatto finta di cascare dalle nuvole, Nick sbuffò e ritornò a prestare attenzione al suo avvincente rapporto.

“Allora…” cominciò Nick prima che Judy si voltasse a guardarlo.

“Potresti dirmi che cosa è successo esattamente fra te e Bellwether prima che le sparassero?” domandò la volpe mentre la coniglia sospirava tra sé e sé.

“Nicholas e Amy stavano facendo i compiti a casa.” spiegò Judy, “A un certo punto ho sentito bussare alla porta. Amy mi aveva avvertito che quello che aveva sentito era l’odore di una pecora, così ho detto loro di stare indietro e ho tirato fuori la mia pistola spara-tranquillanti. Era Bellwether ed era sola. Perciò l’ho trascinata nel mio appartamento mentre le tenevo la pistola puntata al collo. Mi ha detto di premere il grilletto e di farla finita.”

“Presumo che tu le abbia detto qualcosa, prima.” osservò Nick mantenendo un’espressione scettica.

“Sì.” Judy annuì, “Le avevo detto che non le credevo, fino a quando non mi ha chiesto scusa.”

“Lei ha chiesto scusa?”

“Già. Non le credevo, ma ha iniziato a parlare del Risveglio dei Morti, di come Doug fosse coinvolto, di come sia stata usata come cavia prima di essere scaricata da qualche parte nel distretto di Sahara Square.”

“Accidenti. Se fosse successo a qualunque altro mammifero…”

“Sì, avresti provato compassione.” esclamò Judy, “Il fatto è che… per quanto desideri che Bellwether paghi per quello che ha fatto… non lo so. Sembrava così… abbattuta.”

Judy abbassò lo sguardo sulle sue zampe.

“Forse ha già pagato per i suoi crimini.” disse infine.

“È proprio per questo che si trovava in prigione.” sottolineò Nick.

“Non era questo che intendevo. Non sono una psichiatra, anche se mi è capitato di conoscerne una…” Judy fece una smorfia mentre pronunciava quelle parole che le facevano affiorare dei ricordi tutt’altro che piacevoli, “A volte, è proprio la tua mente a intrappolarti. Forse si è davvero pentita per ciò che ha fatto, anche se le conseguenze delle sue azioni rimangono orribili. Non so cosa sia successo nella sua mente negli ultimi diciannove anni, anche se non credo che abbia covato desideri di vendetta.”

“Beh, non possiamo certo chiederglielo direttamente.” pensò Nick tra sé e sé.

“So a cosa stai pensando, drittone.” disse Judy, “Fangmeyer me ne ha parlato proprio questa mattina.”

“Ah, quindi è per questo che il capitano voleva che andassi a vederla?”

“Sono io quella che è stata testimone del suo… beh, lo sai.” affermò Judy, “Secondo il capo, hanno già preparato un prototipo del siero e hanno intenzione di testarlo proprio su Bellwether. Se tutto dovesse andare secondo le previsioni, potrà riprendere conoscenza…”

 “Verrà rispedita a Mountainside, non c’è dubbio.” disse Nick, “Nel frattempo, io e te siamo incollati a questa scrivania o reclusi nel rifugio. Perciò, a meno che tu non riesca ad entrare nel carcere o a sfuggire al controllo degli agenti che ci scortano da e di ritorno dal lavoro, non saprai mai cosa sta succedendo nella testa di quella pecora.”

Judy sospirò. Alzò lo sguardo in direzione dell’orologio, che segnava le 17:02.

“Sembra che sia giunta l’ora di andare a casa, Nick.” esclamò la coniglia.

******

Così, ci aspetta la consueta routine di noi che aspettiamo l’agente dello ZBI nel parcheggio della centrale. Non ci è neppure concesso di uscire di casa da soli, perciò abbiamo dovuto dire addio alle pause pranzo che facevamo una volta nei locali della zona.

Oggi non sarebbe stato diverso. Potevo vedere una delle guardie della sicurezza, un montone che lavora al dipartimento di polizia da quando sono ritornato operativo, intento a conversare alla radio. L’ormai familiare berlina nera era ferma nel parcheggio, con l’agente Catalan appostata accanto ad essa.

Tutto quello che dovevamo fare era prendere posto sul sedile posteriore e rimanere in attesa fino all’arrivo nel rifugio.

Questo finché accade.

Questo finché accade.

Le mie orecchie hanno un fremito nel sentire una specie di schiocco. Anche l’agente Catalan lo sente e si gira di scatto, con la zampa pronta a estrarre la pistola. Lo stesso fa Judy, drizzando le orecchie in direzione della fonte di quel suono.

Il suono successivo è un sibilo seguito da uno stridio di qualcosa di umido che impatta sul metallo, in questo caso la portiera della berlina. Judy balza all’indietro per non farsi colpire, mentre Catalan punta la sua pistola spara-tranquillanti verso l’esterno della macchina.

Faccio appena in tempo a rendermi conto di ciò che è appena successo che mi accorgo che è stato il montone di prima ad attaccarci, prima che il suo zoccolo segua la traiettoria del salto di Carotina e faccia partire un altro colpo.

Il proiettile colpisce Carotina alla zampa. Catalan si mette al riparo dietro la macchina il più velocemente possibile mentre lascia partire un dardo tranquillante dalla sua pistola, ma i miei pensieri ricadono immediatamente su Judy.

È crollata a terra, ha gli occhi sbarrati e la bocca paralizzata per lo shock. Oddio… oddio… le ha sparato. Ha sparato a Carotina…

Mi accorgo che l’ariete ha perso il cappello, così posso vederlo dritto in faccia.

È lui.

Doug Ramses.

Mentre un ringhio mi sale in gola, sento l’agente Catalan far cadere la sua pistola spara-tranquillanti ed estrarre un’arma da fuoco. Sento appena i colpi esplodere, perché la mia attenzione è focalizzata su Carotina.

******

“Qui è l’agente Catalan!” gridò la leonessa alla ricetrasmittente, “10-00 nel parcheggio della centrale di polizia del Distretto Uno! Il sospetto sta fuggendo a piedi, è armato e pericoloso! Mandate immediatamente un’unità di soccorso medico!”

Catalan era riuscita a far esplodere un altro colpo, ferendo Doug alla zampa. L’ariete, tuttavia, non rallentò la sua corsa e scomparve rapidamente. Catalan gli fu alle calcagna, attraversando di corsa il parcheggio e dirigendosi verso l’uscita che Doug aveva preso. La sua arma era pronta a colpire, ma mentre prendeva quell’uscita non fece partire altri colpi.

Il suono delle sirene arrivò dall’altra parte del parcheggio; ben presto, le porte del parcheggio si aprirono e gli agenti vi si riversarono in risposta al rumore degli spari. Un’ambulanza si fermò presso la berlina e due paramedici scesero per prestare soccorso, portando una barella accanto a Judy e adagiandola con cautela su di essa. L’agente Catalan, dopo essere tornata sul luogo del misfatto, iniziò a lanciare una serie di imprecazioni mentre iniziava a impartire ordini a qualche agente presente sul posto.

******

Ciò che accade in seguito è come avvolto nella nebbia. Sono abbastanza sicuro di trovarmi con Carotina all’interno dell’ambulanza. Sono convinto che arriveremo presto in ospedale e che lei verrà portata immediatamente in sala operatoria. Sono più che convinto che verrò scaricato in sala d’attesa. Sono certo che l’intera squadra di Jack si unirà a me, con i miei figli al seguito.

A un certo punto, mi convinco del fatto che Jack mi dica di seguirlo da qualche parte.

******

“Nicholas…” disse Jack mentre chiudeva la porta di uno degli uffici riservati al personale medico. Nick lanciò un’occhiataccia per terra.

“Nicholas, guardami.” disse nuovamente l’agente Wilde. Solo allora Nick gli rivolse lo sguardo.

“Carotina potrebbe morire.” ringhiò Nick, “Che cosa vorresti dirmi? Perché ci sono molte cose che potrei dire io. Che ne dici dell’inadeguatezza che la tua squadra ha mostrato nel prevenire che Doug Ramses si infiltrasse nella polizia?”

“Sei in stato di shock.” affermò Jack, “Dovresti darti una calmata.”

“Allora mi calmerò dopo aver preso a pugni la tua faccia di bronzo.” lo minacciò Nick.

“Da quanto tempo hai scoperto di essere ancora innamorato di lei?” domandò Jack. Quella domanda indusse suo cugino a desistere dai suoi intenti bellicosi.

“Non sono affari tuoi.” rispose Nick.

“Senti, ti prometto che lo prenderemo.” disse Jack, “Prenderemo sia Ramses sia questo Michael e ci assicureremo che la giustizia faccia il suo corso. La cosa migliore che tu possa fare in questo momento è stare con la tua famiglia.”

******

A volte sono proprio coloro che non sopporti a darti i consigli migliori. Per questo, decido di dargli retta. Mi accomodo in sala d’attesa e aspetto notizie dai medici che si stanno prendendo cura di Judy. Sia Robin sia Nicholas saranno sconvolti, anche se penso che Robin sarebbe più turbato nel vedermi in questo stato. Dopo quella che sembra un’eternità, finalmente il dottore esce dalla sala operatoria.

******

Nick si alzò non appena vide giungere l’ocelot.

“Allora?” gli domandò la volpe con un tono di voce che tradiva più nervosismo di quanto intendesse. Il medico reagì senza fare una piega.

“La buona notizia è che l’antidoto ha funzionato.” spiegò l’ocelot, “Lo avevamo già somministrato all’altra paziente quest’oggi e si è già svegliata.”

“La ‘buona notizia’ implica che ce n’è anche una cattiva.” obiettò Nick con il cuore stretto in una morsa.

“Non esattamente.” affermò il dottore, “Durante il trattamento, il battito cardiaco della signorina Hopps è aumentato a livelli allarmanti, che siamo fortunatamente riusciti a mantenere sotto controllo. È in condizioni stabili e sta riposando, ma non potrà essere operativa per un bel po’ di tempo.”

Nick emise una risatina nervosa.

“Ah… lei potrebbe anche morire per lo stress di non poter lavorare da sola.” commentò la volpe mentre una lacrima si formava a un angolo del suo occhio.

“Ora sta riposando, ma può andare a farle visita.” dichiarò l’ocelot, “Cerchi soltanto di mantenere la calma.”

Nick annuì mentre il medico passava in mezzo al gruppo di agenti dello ZBI venuti a monitorare la situazione. Nick non badò affatto alla loro presenza e si diresse verso la sala operatoria. Dopo aver trovato la targhetta con impressi i caratteri che formavano il cognome ‘Hopps’, Nick aprì la porta ed entrò nella stanza.

Judy giaceva in un letto d’ospedale troppo grande per lei. Aveva una maschera respiratoria sul viso e una flebo attaccata alla zampa, mentre un monitor cardiaco registrava i battiti del suo cuore. Teneva gli occhi chiusi, mentre il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, seguendo il ritmo della respirazione.

******

Judy non mi è mai sembrata così fragile come oggi. Non l’avevo mai vista in quello stato, neppure quella volta sotto il ponte, neppure durante il nostro litigio circa il destino di Nicholas, nemmeno il giorno in cui avevamo deciso di perdonarci a vicenda.

L’ho quasi perduta. Di nuovo.

Tre volte sono troppe.

Mi sento crollare alla vista di Judy a letto. Mentre sento le forze mancarmi, avverto il tocco di due zampe sulla mia schiena: una appartiene a Nicholas e l’altra a Robin.

Nicholas suggerisce a Robin che dovrebbero concedermi un po’ di tempo da solo con Judy. Robin è d’accordo ed entrambi i miei figli lasciano la stanza, chiudendo la porta dietro di loro.

Quindi, eccomi qui. Un totale disastro di fronte a te, Carotina.

Judy.

Questo è ciò che sento.

Il mio autocontrollo finisce in mille pezzi.

******

“Non piangere.” sussurrò una flebile voce dal letto. Nick volse lo sguardo verso la fonte di quella voce; alla fine la volpe cedette. Mentre le sue zampe si aggrappavano al bordo del letto, chinò la testa per nascondere le lacrime che iniziavano a scorrergli dagli occhi.

“Ehi…” continuò Judy con un filo di voce, “Pensavo che mi avessi detto di non mostrare mai a nessuno le tue fragilità.”

“Già… questo vale… soltanto per me, però.” ammise Nick prima di asciugarsi il volto.

“Avevo deciso molto tempo fa che tu eri l’unica eccezione a questa regola. Nonostante tutto quello che è successo, non voglio che le cose cambino.” continuò la volpe scuotendo la testa.

“Guarda che razza di volpe ottusa che sono. Non ti ho ancora fatto nemmeno la più ovvia e scontata delle domande.” dichiarò infine lo stesso Nick.

“Mi sento come se fossi stata investita da una dozzina di camion.” replicò Judy, riuscendo a strappare una lieve risatina dallo sguardo corrucciato di Nick.

******

Lei è viva…

Starà bene…

Ma posso davvero concedermi un altro rischio come questo? Riuscirò a cavarmela un’altra volta? E se uno fra noi due dovesse davvero morire la prossima volta?

È una scelta che devo compiere in questa precisa frazione di secondo. Tutto quello che è successo… tutto quanto… impallidisce dinanzi a ciò che devo dire.

Ormai ho deciso: non posso più tergiversare.

Mentre prendo un respiro profondo…

******

“Che cosa ti turba, Nick?” domandò Judy.

La volpe guardò la coniglia negli occhi, mentre stringeva con le zampe il bordo del letto.

“Sei quasi morta…” disse Nick, “Sei quasi morta e io credevo che questa volta ti avrei perduto per sempre.”

“Ma non sono morta. Sono ancora qui.”

“E se dovesse succedere di nuovo? Che cosa potrebbe succedere la prossima volta? Non ho gestito bene le mie emozioni l’ultima volta in cui ti ho perso. Pensavo che non mi sarei più sentito come quella volta. Non voglio mai più trovarmi in quella situazione. E se…?”

“E se cosa, Nick?” domandò Judy mentre si tirava su, lentamente e con fatica.

Nick trasse un altro respiro profondo.

“E se non avessi più la possibilità di dirti che io sono ancora innamorato di te?” disse infine la volpe.

******

Ecco qua.

L’ho detto. Il gatto è uscito dal sacco, il pollo è fuggito dal pollaio, le carte sono state messe sul tavolo…

Carotina – che sia benedetta – sembra che sia stata completamente presa alla sprovvista dalle mie parole.

******

 “Che… che cosa hai detto?” domandò Judy.

“Judy, io sono ancora innamorato di te.” ripeté Nick, “È qualcosa che mi tengo dentro da quando ci siamo rincontrati un anno fa, ma soltanto ora mi sono reso conto che non avrei potuto sopportare l’idea di non avertelo potuto dire se fossi morta. So che è passata troppa acqua sotto i ponti perché noi possiamo tornare a essere una coppia; so anche che ho appena rischiato le risposte più imbarazzanti da parte tua, ma non potevo più permettermi di perderti senza aver avuto la possibilità di dirti quello che provo per te.”

Judy era come paralizzata, solo il suo muso si contraeva leggermente. Fra i due si venne a creare una coltre di silenzio.

“Per favore, Judy.” disse Nick, “Dì qualcosa.”

“Io… non so. Non so come rispondere. È solo che… non me l’aspettavo. Qualcuno…” riuscì a dire Judy, prima di tornare a sdraiarsi sul letto.

“Capisco.” replicò Nick, “Allora ti lascio riposare.”

Mentre stava per andarsene, sentì una zampa trattenerlo per l’orlo della camicia. Nick si fermò e tornò a guardare Judy, che lo fissava con occhi supplichevoli e velati di lacrime.

“No, Nick… è solo che…” ammise la coniglia mentre scuoteva la testa, “Se non mi avessero sparato, me lo avresti detto?”

“Il momento sarebbe arrivato, prima o poi.” ammise Nick senza troppi giri di parole.

“So come ti senti.” disse Judy, “Davvero.”

“Carotina…” esordì Nick, incerto su come interpretare le parole della coniglia.

“Anch’io mi sento così.” ammise Judy con un sospiro, “Ma non ho avuto il coraggio di prendermi il rischio. Abbiamo lavorato tanto per ricostruire il nostro rapporto e ho avuto paura. Temevo che avrei commesso un altro passo falso che avrebbe distrutto definitivamente tutto ciò per cui avevamo lavorato così duramente.”

“Allora voglio prendermi il rischio.” esclamò Nick, “Dico davvero, Judy.”

La coniglia non poté fare a meno di sorridere.

“Allora dirò la stessa cosa: io sono ancora innamorata di te, Nicholas Wilde.” disse Judy, “È buffo… è stato necessario che uno di noi due si fosse trovato a un passo dalla morte perché potessimo trovare il coraggio di confessarci ciò che proviamo l’uno per l’altra.”

Nella stanza ritornò il silenzio, prima che Nick riprendesse la parola.

“Come ne usciremo?” domandò la volpe, “Non sarà certo come prima. Siamo cambiati, questo lo sai anche tu. C’è poi il problema di come i nostri figli accoglieranno la cosa, se dovessimo tornare a essere una coppia.”

“Un passo alla volta, Nick.” rispose Judy appoggiandosi allo schienale del letto, “Le cose stanno così. So che ci sono delle regole che riguardano la regolamentazione dei rapporti fra colleghi nei ranghi della polizia, ma queste ti proibirebbero soltanto di essere il mio partner o di prestare servizio alle mie dipendenze. Tuttavia, sono convinta che il capitano abbia comunque l’intenzione di non essere così fiscale nei nostri confronti; se così non fosse, non avremmo mai potuto lavorare insieme al caso del Risveglio dei Morti. Per quanto riguarda i nostri figli…”

“Robin ti sta evitando e credo che pensi che io abbia l’intenzione di rimpiazzare sua madre.” ammise Nick, “Non so come Nicholas la prenderà…”

“La prenderò bene, grazie.” disse una voce alle spalle di Nick e Judy. Nicholas e Robin erano in piedi, sulla soglia della sala operatoria.

******

         Eccoli là. Da quanto tempo ci stavano ascoltando?

La faccia di Robin sembra non trasmettere alcuna emozione, ma sono sempre stato particolarmente abile a leggere nei pensieri degli altri mammiferi e posso affermare che, dietro quell’apparente neutralità, Robin stia ribollendo di rabbia.

Anche Nicholas appare piuttosto distaccato, ma a giudicare dal linguaggio del suo corpo, posso supporre che non sia del tutto entusiasta all’idea. In fondo, non mi sono ancora guadagnato completamente la sua fiducia. Forse mi sono soltanto fatto un’idea sbagliata.

Judy gli fa cenno di venire. Nicholas mi rivolge una breve occhiata e mi pare di scorgere il più breve dei suoi sorrisi, anche se non sono sicuro che sia sarcastico o se stia pensando a qualcosa prima che rivolga la sua attenzione alla madre. Robin, d’altro canto…

Accidenti… penso che dovrò scambiare quattro chiacchiere con lui in privato.

******

Nick fece accomodare Robin nella caffetteria che si trovava sullo stesso piano della sala operatoria. Gli aveva comprato una lattina di soda, mentre lui stesso stava sorseggiando una bevanda che sarebbe dovuta passare per caffè.

“Robin…” esordì Nick.

“Non dirmelo.” disse Robin mentre fissava la lattina.

“Devi capire.” continuò suo padre, “Devi capire che ho voluto bene a tua madre e che gliene voglio ancora. Il fatto che io ami Judy non cambierà la cosa.”

“Dici davvero?”

“Certo. Anabel… tua madre per te sarà per sempre qualcosa che Judy non potrà mai essere. Lei sarà sempre tua madre. Non ho alcuna intenzione di cambiare questa cosa o a farti dimenticare di lei. Nessuna potrà mai prendere il suo posto e non chiederei mai a Judy di fare una cosa simile. Ma io la amo e ho bisogno che tu capisca. La amo davvero, così come ho amato tua madre. Lei ha fatto qualcosa di veramente speciale per me, qualcosa che credevo non avrei mai più potuto fare: mi ha aiutato a imparare a sentire ciò che il mio cuore desidera. Non potrò mai ripagarla per questo. Ha fatto anche qualcos’altro che Judy non ha fatto: mi ha dato te. Certo, anche Nicholas è mio figlio e gli voglio bene, così come lo sei tu. Sappi che farò tutto quanto è in mio potere per far sì che tu possa essere felice. Ti voglio bene, figliolo.”

Lo sguardo di Robin si addolcì, mentre le lacrime iniziavano a scorrergli sulle guance.

“Ehi…” Nick si alzò dal tavolo e andò a sedersi accanto a Robin, abbracciandolo, “Va tutto bene…”

“Mi manca, papà…” disse Robin singhiozzando, “La mamma mi manca tanto e il fatto che non sia qui mi fa arrabbiare. Non posso fare a meno di pensare a come…”

“Lo so, lo so…” disse Nick in tono rassicurante, “Manca tanto anche a me. Ma lo sai che cosa avrebbe detto, giusto? Ti avrebbe detto di affrontare le tue paure. Diceva sempre a entrambi che andava bene tornare ad amare dopo esserti perduto.”

Robin tirò su col naso.

“Ti prometto che Judy non rimpiazzerà mai tua madre.” disse Nick, “So che lei non ha alcuna intenzione di farlo.”

Robin emise un altro singhiozzo soffocato.

“Mi dispiace, papà…” disse.

“Non c’è nulla per cui essere dispiaciuti, figliolo.” gli rispose Nick strofinandogli delicatamente la nuca, “A dire il vero, se fossi nei tuoi panni, penserei le stesse cose.”

Nick si staccò da suo figlio, posandogli una zampa sulla spalla.

******

Penso che Robin abbia almeno intenzione di concedere una possibilità a Judy. Facciamo entrambi ritorno nella sala operatoria per discutere con il medico. Judy sarà tenuta sotto osservazione durante la notte e le verranno somministrate delle medicine per tenere sotto controllo lo stress provocato dal Risveglio dei Morti.

Con ogni probabilità, non potrà occuparsi del nostro inutile e monotono lavoro d’ufficio per un bel pezzo.

Non sarà affatto entusiasta, ma la sua salute è decisamente più importante del suo tedio.

Da parte sua, Jack si scusa sinceramente e mi assicura che ha già parlato con il suo direttore e che avrebbe avuto più agenti a disposizione per rafforzare la sorveglianza su di noi.

I miei occhi fissano un televisore presente nella sala d’attesa. È un notiziario della ZNN.

Doug Ramses è ora in cima alla lista dei ricercati.

Ottimo.

Spero che lo prendano. Perché se non sarà così, sarò io stesso a infilargli una pallottola in testa… e che siano dannati i rifugi e tutti gli agenti della scorta.





Note dell’autore: Con questo siamo giunti al decimo capitolo!

Come era largamente pronosticabile, Doug Ramses è ritornato all’attacco. Gli anni trascorsi in gattabuia possono aver piegato lo spirito di Bellwether, ma non quello dell’ariete, il quale è quasi riuscito a prendersi la sua rivincita nei confronti di Judy. Grazie alla proverbiale dose di fortuna che accompagna i protagonisti di qualunque storia, la nostra coniglia è riuscita a salvarsi per il rotto della cuffia. Dall’altra parte, Nick è riuscito non soltanto a trovare il coraggio di dirle apertamente ciò che prova, ma anche a fare una quanto mai necessaria chiacchierata a cuore aperto con il suo secondogenito Robin. Insomma, non tutto il male viene per nuocere!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo X di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-11-Urgency-700825909

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!


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Capitolo 12
*** Ciò che il cuore desidera ***


Capitolo XI

Ciò che il cuore desidera

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Molto tempo fa, quando sono andata per la prima volta dai miei genitori per dirgli che mi ero innamorata di questa volpe ottusa, ero convinta che avrebbero cercato in ogni modo di dissuadermi. Invece, mi hanno recitato questo vecchio proverbio.

“Il cuore vuole ciò che il cuore desidera.”

Glielo avevo detto aspettandomi di sentire cose del tipo: Nick è una volpe e una relazione del genere non è affatto naturale… non può darti dei cuccioli… un artista della truffa rimane tale per tutta la vita… e via discorrendo. Invece, non mi avevano detto nulla del genere; al contrario, mi avevano dato il coraggio di cui avevo bisogno per chiedere a Nick di uscire insieme. Ricordo quell’appuntamento come se fosse successo ieri: avevamo visitato il Museo di storia naturale, pranzato in un bistrot, camminato nel parco che si trova nel centro cittadino, preso la funivia nel Distretto di Rainforest e infine osservato il tramonto dal punto panoramico più elevato dell’intera zona.

Ero stata molto attenta quando ho affrontato Nick e il discorso sulla nostra relazione passata. Avevo pensato che, dopo tutto quello che era accaduto fra noi, sarebbe stato impossibile ritornare a stare insieme come prima.

Ora, però, mi rendo conto che stavo sottostimando la forza dei miei sentimenti e supponendo che Nick non potesse più amarmi in quel modo.

Adesso sono pienamente consapevole degli effetti provocati dal Risveglio dei Morti. Non riuscivo a muovermi. Ero come paralizzata. Mi sentivo come se volessi scappare, come se la mia mente fosse nel panico più completo. Ero pienamente sveglia e cosciente, ma non sapevo cosa fare. Sembrava che il cuore dovesse esplodermi nel petto da un momento all’altro. Da quell’istante in poi, tutto divenne sfocato. Tutto ciò che ricordo è la faccia di Nick, sconvolta come non l’avevo vista da tanto tempo. Quell’espressione segnata dall’angoscia e dalla paura è praticamente tutto ciò che mi sia rimasto impresso nella mia mente dopo aver perso conoscenza. Ho rivisto quella stessa espressione nel momento in cui mi sono svegliata in ospedale e Nick è entrato nella mia stanza.

Fu allora che, dopo averlo rivisto, mi sono resa conto di essermi sbagliata. Non appena lo vidi crollare in quel modo, il mio cuore già ferito si era come spezzato.

Non appena mi rivolse quelle parole, mi sono resa conto di essermi sbagliata ancora una volta.

Volevo davvero ritornare insieme a Nick. Andare oltre la semplice amicizia.

So che non sarà facile. Siamo riusciti a ricostruire il nostro rapporto nell’ultimo anno, ma non sarà come prima, quando eravamo alle prese con sentimenti che non avevamo mai provato prima di allora.

Dopo che Nick se ne va insieme a Robin, presumibilmente per scambiare quattro chiacchiere con lui su quanto era appena accaduto, sono rimasta da sola con Nicholas.

******

Erano passati pochi minuti da quando Nick aveva lasciato la stanza per parlare con Robin. Nicholas era seduto sulla sedia accanto al letto di Judy.

“Allora…” iniziò Nicholas nel tentativo di infrangere quel silenzio carico di imbarazzi, “Tu e il signor Wilde…”

Judy lo guardò, in attesa di ulteriori parole.

“Senti, ho capito la situazione e non ho intenzione di crearti alcun fastidio.” disse il giovane ibrido alzando le zampe in alto, “Forse un anno fa, quando l’avevo appena conosciuto, le cose sarebbero andate diversamente, ma ora… quello che sto cercando di dire è… ah, diamine… non so proprio come dirtelo.”

“Lo so, figliolo.” esclamò Judy sorridendogli teneramente, “Lo so.”

“Voglio solo ciò che è meglio per te, mamma.” continuò Nicholas, “Sono tuo figlio, non il nonno. A proposito, non sarà affatto contento quando scoprirà la cosa.”

Judy ridacchiò a quella prospettiva, anche se quella risata la fece sussultare per il dolore al petto. Nicholas la fissò preoccupato, con le zampe arpionate ai braccioli della sedia, pronto a chiamare un’infermiera per ogni evenienza. Judy sollevò una zampa e riuscì a rassicurarlo.

“Sto bene.” ribadì la coniglia, “Anche se farei meglio ad andarci piano con le risate.”

“Starai via dal lavoro per un bel pezzo.” affermò Nicholas.

“Non me lo ricordare.” esclamò sua madre, rattristata all’idea, “Se Nick non sarà più fortunato, gli toccherà la stessa sorte.”

“Beh, immagino che così avrai più tempo a disposizione per rimetterti in salute nel migliore dei modi.” commentò Nicholas con un sopracciglio inarcato. Sua madre lo guardò, mentre un lieve rossore le comparve sulle orecchie e sulle guance. Nicholas le lanciò un breve sorriso imbarazzato.

“Ehi, il cuore vuole ciò che desidera, giusto?” esclamò il giovane mammifero, “È quello che dice sempre nonna Bonnie. Un anno fa, quando stavo… beh, non ero in pace con me stesso, mi sarei opposto all’idea di te e del signor Wilde insieme con tutte le mie forze. Credevo che fosse soltanto uno smidollato, ma mi sbagliavo. Perciò… chi sono io per giudicare?”

“Nicholas…”

“E poi è chiaro che tu lo ami ancora dopo tutto questo tempo. Altrimenti, per quale altro motivo mi avresti dato il suo nome?” puntualizzò Nicholas, “Inoltre, per quale altra ragione lo avresti perdonato per poi chiedergli di fare lo stesso, dopo tutto quello che è successo?”

Judy sorrise brevemente. Allargò gli arti superiori e si chinò in avanti. Nicholas non si fece pregare e lasciò che sua madre lo avvolgesse in un abbraccio.

“Cercherò di accettare la cosa.” promise il giovane mammifero, “Proverò a non renderti le cose più difficili di quanto già non lo siano.”

“Ti voglio bene, Nicholas.” disse Judy.

“Lo so, mamma.” replicò Nicholas, stringendola più forte a sé.

******

Nonostante le sue maniere un po’ ruvide, so che nel profondo Nicholas è un gran tenerone. Ha fatto passi da gigante rispetto a com’era fino all’anno scorso. È un vero peccato che quei progressi abbiano comportato un costo così elevato.

So bene che, in primo luogo, niente di tutto questo sarebbe mai accaduto se Nick non se ne fosse andato, ma non serve a nulla andare avanti per ipotesi. Se lo avessi fatto, avrei lasciato il corpo di polizia anni fa e sarei ritornata a Bunnyburrow con la coda fra le zampe; inoltre, avrei trascorso il resto dei miei giorni come coltivatrice di carote, Nicholas sarebbe cresciuto in un posto che non è ancora pronto ad accettare l’esistenza degli incroci come Zootropolis e io e Nick non ci saremmo mai più rivisti.

******

Il giorno dopo ricevo la visita del dottore, con Fangmeyer e Jack Wilde al seguito.

Il medico mi dice di aver già parlato con il capitano. Decide di andare dritto al sodo: ho avuto un attacco cardiaco a causa della sostanza con cui mi hanno colpito alla zampa. La mia forma fisica e l’età mi hanno aiutata, al pari della risposta immediata agli effetti della droga, ma il risultato non è stato meno traumatico. Potrei già tornare a casa oggi, ma il dottore mi dice che sarebbero occorse settimane prima che il mio recupero psico-fisico possa essere considerato completo; questo significa che il medico stesso, d’accordo con il capitano, è convinto che non abbia altra scelta se non suggerirmi un periodo di assoluto riposo di almeno due mesi, a patto che non sopraggiungano ulteriori complicazioni. Mi è anche stata raccomandata la massima cautela, perciò non potrò sostenere alcuna attività che comporti la benché minima fatica. Dovrò stare alla larga da tutte le fonti di stress.

Beh, credo che sarà piuttosto difficile seguire le indicazioni del medico, visto che lo stress è praticamente il mio pane quotidiano. Insomma, sto cercando di ricostruire la mia relazione con Nick, hanno tentato di uccidermi per ben due volte e trovo il fatto di non poter tornare immediatamente al lavoro già stressante di suo.

Forse potrei scrivere un libro dal titolo ‘Come allontanare il tuo compagno… per poi riconquistarlo’.

Capitolo 1: Come pugnalarlo alle spalle.

Capitolo 26: Come farsi sparare.

Sto scherzando, naturalmente, ma penso che Nick, nonostante il suo caratteristico stile, si chiederebbe se non ci fosse un pizzico di serietà nelle mie parole.

Certo, può succedere un’altra cosa che potrebbe indurmi allo stress. Quella cosa sta per accadere nel momento esatto in cui lascio la mia stanza d’ospedale…

******

“Judy!” esclamò Bonnie Hopps, madre di Judy nonché la matriarca della famiglia Hopps. Si precipitò dalla figlia non appena l’aveva vista uscire dalla stanza. Suo marito Stuart Hopps era con lei. Stu si prese un momento per lanciare occhiate poco amichevoli a Nick, che era seduto nella sala d’attesa con l’agente Cervozzo, Nicholas e Robin, prima di rivolgere la sua attenzione alla figlia.

“Mamma?” esclamò Judy, “Che cosa ci fai qui?”

“Che cosa ci faccio qui?!” ripeté Bonnie, “Sono venuta qui per vederti e per riportarti a casa, naturalmente.”

“Mamma, non posso tornare a casa, sono…” iniziò Judy.

“Certo che puoi.” la interruppe l’agente Wilde, con il capitano Fangmeyer alle sue spalle, “Mi sono già messo d’accordo con il tuo capo.” Lanciò un’occhiata d’intesa con la tigre, la quale non poté fare a meno di annuire, sebbene il suo volto non mostrasse alcuna felicità, “Non possiamo escludere la possibilità che Ramses ci riprovi.”

“C’è anche il fatto che la vita di città è tutt’altro che priva di stress.” sottolineò Bonnie, “Perciò siamo venuti qui per riportarti a casa. Cotton non vede l’ora di rivederti; anche Gideon e Sharla hanno chiesto di te.”

Judy brontolò. “Non ditemi che…”

“Già.” rispose suo padre, “Hanno appreso dalla televisione la notizia che eri stata portata in ospedale.”

“È solo che Nick ci ha chiamato la scorsa notte, quando sei stata ricoverata. Per questo motivo abbiamo appreso la notizia prima che venisse trasmessa stamattina.” continuò Bonnie, “Poi abbiamo ricevuto una telefonata dall’agente Wilde, che ci ha spiegato per filo e per segno cosa fosse successo.”

“Volpi…” commentò Stu, “Non ci si può fidare di nessuna di loro.”

“Basta così, Stu.” lo rimproverò Bonnie, “Te lo giuro, più passano gli anni e più ti comporti come mio padre.”

Stu brontolò tra sé e sé, lanciando un’altra occhiataccia a Nick. La volpe, dal canto suo, si limitò a rispondergli con un sorrisetto abbozzato.

“… se questo non dovesse funzionare, possiamo sempre trasferire il signor Wilde e la signorina Hopps altrove.” dichiarò l’agente Wilde, “Tuttavia, se così facessimo, non potremmo garantire l’incolumità di vostra figlia e non potreste più rivederla, considerata l’attuale situazione di pericolo.”

Bonnie diede una leggera spinta a Stu, il quale si limitò ad alzare le zampe in alto.

“No, non sarà necessario.” affermò l’anziana coniglia, “Possiamo occuparci di entrambi nella nostra casa.”

“Bene.” commentò l’agente Wilde, “Signorina Hopps, non posso fare altro che scusarmi per l’incompetenza mostrata dalla mia sottoposta. Stia tranquilla, ho già preso i dovuti provvedimenti nei suoi confronti. Le assegnerò l’agente Cervozzo fino a quando l’intera operazione non sarà terminata.”

“Spero che sia più competente della sua collega…” rimuginò Nick tra sé e sé. Stu gli lanciò un’altra occhiataccia, in parte infastidito dal fatto che la volpe avesse espresso quella considerazione prima di lui. Jack Wilde scelse di non farci caso.

Mentre osservava la scena davanti ai suoi occhi, Judy si rivolse al cugino di Nick.

“Agente Wilde?” gli chiese prima che la volpe le rivolgesse la dovuta attenzione, “Posso chiederle un favore?”

“Questo dipenderà solamente dal tipo di richiesta che vorrà farmi.” rispose l’agente Wilde.

“Io…” iniziò Judy, “Avrei bisogno di parlare con Dawn Bellwether prima di andare via.”

L’agente Wilde rimase a fissare la coniglia per un bel po’ di tempo.

“Che cosa avrebbe intenzione di dirle?” domandò.

“È che…” disse Judy prima di fermarsi ed emettere un sospiro, “Non so come rispondere. So soltanto che è una cosa che devo fare.”

******

L’agente Wilde mi fissa per un istante, quasi come se volesse scrutare fino nel profondo della mia anima. Poi acconsente.

Nick, mamma, papà… stanno tutti provando a tirarmi fuori da questa faccenda. Ma ieri è saltato fuori qualcosa che ha suscitato la mia curiosità. Devo averne la certezza.

Si alza per seguire sia me sia l’agente Wilde, ma gli faccio cenno di lasciar stare. Se ho davvero intenzione di andare fino in fondo, sarà meglio che lo faccia da sola.

******

Judy aprì la porta della stanza in cui Bellwether era ricoverata. La pecora era ammanettata a letto, ma per il resto era del tutto sveglia. Alzò lo sguardo verso il suo nuovo ospite e sgranò gli occhi per la sorpresa.

“Judy…” sussurrò quest’ultima.

“Signorina Bellwether…” rispose seccamente la coniglia.

Il silenziò piombò nella stanza, mentre le due mammifere si fissavano incerte su come continuare la discussione.

Poi Bellwether iniziò a crollare davanti agli occhi di Judy.

******

Questo è a dir poco surreale. Non avevo mai visto Bellwether piangere prima d’ora. So che un tempo è stata capace di recitare alla perfezione la parte della pecorella innocente, ma questo… ho appreso molte cose da quando ero soltanto un’ingenua coniglietta di campagna al suo primo incarico, perciò ho imparato a leggere meglio negli occhi degli altri mammiferi. Ecco perché non penso affatto che quelle che sta versando ora non siano lacrime di coccodrillo.

Mi avvicino al letto sul quale è distesa. È in uno stato pietoso, più di quanto lo fosse la notte in cui è venuta a casa mia.

Non so che cosa fare. Non intendo consolarla, ma sono venuta qui per ascoltarla.

Questo finché il cugino di Nick non prende la parola.

******

“Ha trascorso gran parte della giornata di ieri con uno psichiatra.” ammise l’agente Wilde, “Da quanto ha aperto gli occhi, non ha risposto alle domande dei medici. Le uniche parole uscite dalla sua bocca sono state ‘Ho sbagliato’.”

Judy tornò a guardare Bellwether.

“È possibile che, alla conclusione del caso, Bellwether non tornerà in carcere, ma sarà trasferita in un reparto psichiatrico.” continuò Jack Wilde, “Avrebbe avuto diritto alla libertà condizionale nel giro di un anno e si era tenuta relativamente pulita durante la detenzione a Mountainside, ma considerato tutto quello che è successo… probabilmente non saprai altro da lei.”

Judy sospirò tra sé e sé. Era arrivata fin qui, eppure sembrava che non avrebbe ricevuto altre informazioni da Bellwether, la quale ora non la degnava neppure di uno sguardo.

“Ho visto abbastanza.” dichiarò la coniglia, “Andiamocene.”

Si voltò con l’intenzione di abbandonare la stanza.

“Aspetta…” supplicò una flebile voce alle spalle di Judy, che si fermò sul posto.

“Judy…” disse nuovamente quella stessa voce, facendo voltare la coniglia. Bellwether la stava guardando con gli occhi gonfi di lacrime.

“Io…” iniziò Bellwether, “Avrei qualcosa da dire prima che… prima che decidano che cosa fare di me.”

Judy fissò la pecora mantenendo un’espressione neutra.

“Mi… mi dispiace per quello che ho fatto…” disse Bellwether.

“Te l’ho già detto.” replicò Judy, “Mi rincresce, ma non posso perdonarti. Hai provato a farmi uccidere da Nick.”

“Vorrei non aver mai fatto nulla di simile.” continuò la pecora, mentre il suo viso era solcato dalle lacrime, “Per Dio, ho passato anni a desiderare di poter rimediare ai miei sbagli…”

“Questo non è sufficiente.” esclamò Judy facendo un passo verso il letto, “Hai ordinato di colpire i predatori, in modo da renderli selvaggi; tutto questo soltanto per poter mantenere il potere che avevi ottenuto. Sai che cosa ho fatto quando gli altri mi hanno sottovalutata? Ho lavorato duramente per dimostrare che si sbagliavano e l’ho fatto nel modo più giusto, senza dover tentare di gettare un’intera città nel caos e soggiogare la comunità dei predatori.”

“Lo so…” replicò Bellwether, “Ti guardo e rivedo me stessa allo specchio… chissà che cosa sarebbe successo se avessi imboccato la strada giusta. Io… sono venuta a Zootropolis credendo di poter diventare chiunque volessi, proprio come te. Quando Lionheart mi aveva scelto per essere la sua nuova assistente, avevo pensato di aver trovato il modo giusto per cercare di rendere le cose migliori per tutti.” Bellwether emise un singhiozzo e si asciugò il viso, “Non stavo scherzando quando quella volta vi dissi che Lionheart mi vedeva soltanto come una segretaria glorificata. È stato crudele con me fin dal primo giorno. Non faceva altro che scaricare la sua mole di lavoro sulle mie spalle, mi tagliava fuori ogniqualvolta riteneva che fossi sulla sua strada, restava a guardare mentre io lottavo con tutte le mie forze per emergere…”

“La cosa più giusta da fare sarebbe stata…” la interruppe Judy.

“Qualsiasi cosa fosse stata diversa da ciò che ho fatto.” concluse Bellwether, “Lo so… ci sto pensando da tanto tempo… questa è la differenza fra noi due, Judy. Tu non hai mai vacillato nella tua convinzione che le cose potessero andare meglio, mentre io… sono diventata una codarda e ho cercato di farmi strada per ottenere il potere calpestando i corpi di coloro che non meritavano di essere trattati in quel modo… inclusi te e Nick…”

Bellwether continuò a singhiozzare.

“Hai tutto il diritto di non credermi, Judy, ma sono così… così dispiaciuta per quello che ho fatto.” ammise la pecora, “Non potrò mai tornare indietro e non farò finta di conoscere il tuo dolore… e non potrò mai aspettarmi che tu…”

“Non potrò mai dimenticare.” la interruppe Judy, mentre Bellwether la guardava, “Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto… ma… lo scorso anno ho imparato una preziosa lezione: non è mai un bene serbare odio nel tuo cuore. Non nutro più rancore nei tuoi confronti. In fondo, hai ragione: noi siamo lo specchio dell’altra. Io ti guardo e vedo che cosa sarebbe potuto andare storto, mentre tu mi guardi e vedi che cosa sarebbe successo se le cose fossero andate per il verso giusto.”

Judy sospirò, mentre si avvicinava al letto.

“Ti perdono.” disse la coniglia, mentre stendeva una zampa verso la pecora, che la guardava quasi incredula.

“Judy, io…” esordì Bellwether, incerta su cosa volesse dire Judy.

“Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto, ma… ti perdono.” ripeté la coniglia, “Se vorrai ottenere di più da me, dovrai dimostrarmi la veridicità delle tue parole.”

La pecora tossì, poi allungò una zampa e la strinse a quella di Judy.

“Io non merito questo…” ribadì Bellwether.

“Penso che tutti noi meritiamo una seconda possibilità…” osservò Judy, mentre Bellwether si lasciava andare. Fra le due ci fu un breve silenzio.

“Grazie, Judy…” sussurrò Bellwether.

“Ti lascio sola.” disse Judy, prima di voltarsi.

******

Mi dirigo con l’agente Wilde in sala d’attesa, dove mamma, papà, Nick, Nicholas e Robin mi stanno aspettando. L’agente Wilde si offre di accompagnarci personalmente fino a Bunnyburrow, ma naturalmente dobbiamo fare le valigie prima di andare.

Questo significa tornare innanzitutto al rifugio, poi nei nostri rispettivi appartamenti per mettere in valigia tutto ciò di cui avremmo bisogno.

Mentre prepariamo tutto l’occorrente nel mio appartamento, mamma e papà mi trascinano da parte per parlare in privato.

******

“Tesoro, dobbiamo parlarti di una cosa importante.” disse Bonnie, mentre suo marito annuiva convinto.

“Di che cosa, mamma?” domandò Judy.

“Di Nick.” rispose seccamente Stu. Sua figlia rise e alzò le zampe in alto.

“Sappiate che non intendo starvi a sentire.” ribadì Judy.

“Da quando voi due avete deciso di riprovarci?” domandò Bonnie. Judy le lanciò un’occhiata sorpresa, alla quale Bonnie sorrise bonariamente prima di continuare, “Sono tua madre e queste cose le capisco al volo.”

“… ieri sera, se proprio volete saperlo.” rispose Judy.

“Quindi, ti fai sparare e quella volpe decide che è interessato a te…” esclamò Stu, digrignando i denti.

“Non è così.” protestò sua figlia.

“Siamo solo preoccupati per te, ecco tutto.” s’intromise Bonnie, nel tentativo di evitare che la discussione degenerasse, “Io e tuo padre siamo… beh, siamo preoccupati che tu stia correndo troppo con questa storia. Che cosa ne pensa Nicholas?”

“Lui è d’accordo.” affermò Judy.

“Io non lo sono affatto.” borbottò suo padre.

“Mamma, papà… vi voglio bene con tutto il cuore, ma questa è la mia vita!” s’impuntò Judy, “Non sono più una cucciola! Ho quarantatré anni! Sono più che capace di prendere una decisione su questa faccenda da sola! Questa storia dei genitori iperprotettivi è diventata vecchia di anni!”

“Lui ti ha abbandonata, Judy.” ribadì il coniglio più anziano, “Non ha nemmeno provato a sistemare le cose con te prima di andarsene in Messigatto per farsi una nuova famiglia laggiù.”

“Okay, noi non affronteremo questa discussione adesso.” affermò Judy, tenendo una zampa alzata, “Pensi davvero che questo sia ciò di cui ho bisogno in questo momento? Perché se è così, tornerò immediatamente in ospedale e mi farò riattaccare a quei macchinari.”

Stu abbassò le orecchie e anche il suo sguardo per la vergogna.

“Mamma, una volta mi hai detto che il cuore vuole ciò che desidera.” ribadì Judy.

Bonnie inspirò.

“Sì, l’ho detto.” annuì l’anziana coniglia.

“Ebbene, questo è ciò che il mio cuore vuole.” disse sua figlia, “So bene che non sarà facile fra me e Nick – soprattutto dopo tutto quello che ci è capitato – ma devo almeno provarci o lo rimpiangerò per il resto della vita. Non sopporto l’idea di dover riesumare una canzone vecchia di quasi vent’anni, ma… bisogna provare di tutto.”

Ancora una volta, Bonnie sospirò profondamente.

“Non diremo altro a riguardo.” affermò prima di lanciare un’occhiata a suo marito, come a suggerirgli di non complicare ulteriormente le cose.

******

Sono felice che la mamma abbia deciso di lasciar cadere la questione, anche se papà non sembra particolarmente d’accordo a riguardo.

Finiamo di mettere in valigia le cose che ho intenzione di portare con me e l’agente Wilde ci indica le macchine che aspettano parcheggiate fuori dal mio appartamento. Il cugino di Nick sale su uno dei due mezzi, mentre noi restiamo in compagnia dell’agente Cervozzo. Quest’ultimo mi ricorda molto Nick, sotto certi aspetti – tranne quelli che contano davvero, naturalmente. Io, Nicholas e i mei genitori saliamo in macchina, dopodiché l’agente Cervozzo gira la chiave e mette in moto.

Destinazione: Bunnyburrow.

Spero vivamente che il resto della mia famiglia accolga il ritorno di Nick meglio di quanto abbiano fatto mamma e papà.





Note dell’autore: Eccoci arrivati all’undicesimo capitolo!

Se pensavate che la situazione non potesse complicarsi più di quanto non lo sia già di suo, allora non avete ancora fatto i conti con i genitori di Judy. Come potete ben immaginare, Bonnie e Stu Hopps hanno ben più di una ragione per dubitare delle intenzioni di Nick e non si può certo affermare che vedano di buon occhio il fatto che sia di nuovo vicino alla loro adorata figlia, ma per il momento non possono che fare buon viso a cattivo gioco. Quel che è certo è che Nick dovrà per forza di cose fare ritorno a Bunnyburrow dopo tanti anni… e vi garantisco che avrà ben più di una patata bollente tra le zampe!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-12-Heart-s-Want-702296106

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Nella tana dei conigli ***


Capitolo XII

Nella tana dei conigli

 

(dal punto di vista di Nick)

 

Eccoci arrivati a Carotaville. Nel paese delle fattorie. Nella terra dei campagnoli. Nel regno della proliferazione leporide senza controllo. Fra le colline rimbombano i versi di migliaia di conigli che si accoppiano fra loro…

Ahia. Judy mi dà un pugno sulla spalla. Non ho detto niente.

Ma sa perfettamente a cosa stessi pensando.

D’accordo… la smetto.

 Mentre aspettiamo di entrare nella proprietà della famiglia Hopps… l’agente Wilde sciorina un elenco di regole.

Innanzitutto, non possiamo lasciare Bunnyburrow per nessuna ragione. Se fosse stato necessario, avremmo dovuto inoltrare la nostra richiesta all’agente Cervozzo, il quale l’avrebbe a sua volta inviata al suo diretto superiore.

Non possiamo andare in giro per un lasso di tempo superiore alle due ore. Dobbiamo restare nelle zone principali di Bunnyburrow. Saremo sotto stretta sorveglianza in qualsiasi momento.

Se dovessimo notare qualcosa di sospetto, non potremmo di certo sbrigarcela da soli. Sì, è stato particolarmente insistente in proposito. Dopo tutto, non posso certo biasimare mio cugino: puoi spezzarle tutte le ossa, costringerla a muoversi su una sedia a rotelle, tenerla ancorata a quell’affare e legarle le zampe dietro la schiena, ma potete stare certi che Carotina farebbe tutto quanto è in suo potere per infrangere questa regola. Non penso affatto che un attacco di cuore possa cambiare questo suo modo di fare, nonostante le indicazioni del medico.

Che altro c’era? Oh, giusto.

Non parlare con gli sconosciuti.

A letto entro le otto di sera.

Va bene, ammetto di essermi inventato le ultime due regole, ma avete capito l’antifona.

Una volta che ha finito con noi, il vecchio cugino Jackie ci lascia alle ‘cure’ dell’agente Cervozzo.

In realtà, penso di poter andare d’accordo con lui, purché non si metta in mezzo. Se lo avessi conosciuto in circostanze migliori, probabilmente avrei offerto da bere a quel cervo.

A proposito di andare d’accordo… ammetto di essere un po’ teso all’idea di rimettere zampa in casa della famiglia Hopps. È chiaro che il vecchio Stu non mi sopporta e non posso certo biasimarlo per questo. Sono stato un vero stupido a scappare dai miei problemi. Per quanto riguarda Bonnie… sembra che la mia presenza non la turbi più di tanto, ma ho la sensazione che, se dovesse trovarsi da sola con me, non si farebbe scrupoli a riservare parole dure nei miei confronti.

******

Nick, Judy, Nicholas e Robin erano seduti in attesa in una delle innumerevoli stanze che costituivano la tenuta della famiglia Hopps. Nick e Judy erano seduti uno accanto all’altra a uno dei tavoli, con la volpe che stringeva la zampa della coniglia sotto il tavolo.

Nick lanciò un’occhiata a Robin, che sembrava piuttosto nervoso. Nick non poteva biasimarlo per il suo comportamento: era ancora restìo a conoscere altri mammiferi e doveva non soltanto avere a che fare con Tony Cervozzo, ma anche con gli innumerevoli parenti di Judy che vivevano nella tenuta.

D’altra parte, Nicholas sembrava preoccupato per una ragione ben diversa. Nick aveva già ascoltato le storie di come i suoi cugini lo prendevano in giro a causa della sua… origine insolita. Nick stesso ricordava che in passato, quando aveva stretto legami ben più amichevoli con il resto del clan Hopps, non tutti i parenti di Judy lo avevano accettato a causa della diffidenza verso le volpi in generale. Costituivano una ristretta minoranza, ma fin da quando aveva lasciato l’ospedale, Nick si domandava come sarebbe stato accolto dal resto della famiglia Hopps.

Per l’ennesima volta, Nick si domandava se non sarebbe stato meglio se il loro rifugio fosse stato stanziato altrove.

Bonnie entrò nella stanza. Suo marito non era con lei. Nick tirò un sospiro di sollievo dentro di sé.

“Okay, ora la maggior parte dei componenti della famiglia è fuori.” annunciò la matriarca della famiglia Hopps, “Cotton sta portando Gideon e Sharla da noi, perciò saranno qui fra pochi minuti.”

“Allora…” esordì Nick, “Quanti vivono ancora qui?”

“Beh…” iniziò Bonnie, aiutandosi nei calcoli con le dita delle proprie zampe, “La maggior parte dei fratelli e delle sorelle che hanno l’età di Judy si è ormai trasferita, ma almeno una trentina di loro vive ancora qui con noi, insieme ai loro cuccioli, perciò… sono circa quattrocento. Perché?”

Robin sussultò nel sentire quella cifra. Bonnie se ne accorse e mentre si rivolgeva a Nick, inarcò un sopracciglio.

“Robin è un po’ timido.” spiegò la volpe, “Non si trova molto a suo agio in presenza di sconosciuti.”

Bonnie esaminò attentamente il giovane Robin.

“Alcuni dei miei figli si comportavano come lui quando avevano la sua età.” disse l’anziana coniglia, mentre rifletteva sul da farsi, “Ti dirò che… una delle sorelle di Judy ha un figlio con cui Robin potrebbe andare d’accordo.”

Nick sembrava tutt’altro che convinto.

“Preferirei tenere d’occhio Robin di persona.” rimarcò la volpe, “Senza offesa.”

“Nessun problema.” rispose l’anziana coniglia, “Farò in modo che nessuno gli dia fastidio.”

Bonnie si guardò brevemente intorno.

“Allora… Nicholas…” iniziò Bonnie, facendo sì che sia Nick sia Nicholas le prestassero attenzione, “Wilde.” dovette specificare.

“Può chiamarmi Nick.” disse il diretto interpellato.

“Sì… beh…” ribadì Bonnie, “Nick… vorrei parlarti un momento.”

Nick rivolse un’occhiata a Robin, che gli rispose con uno sguardo perplesso. Poi guardò Judy.

“Vai, Nick.” lo incoraggiò quest’ultima, rivolgendogli uno sguardo comprensivo, “Ti avrebbero messo all’angolo prima o poi, perciò faresti meglio a risolvere la questione. Darò io un’occhiata a Robin…” Judy si accigliò per un momento, ricordando la sua reazione in ospedale, “… se a lui va bene.”

Nick si rivolse al proprio figlio, che lasciò intendere quanto provasse un lieve dispiacere nell’essere lasciato solo con Judy.

“Ricordi di cosa abbiamo parlato?” gli domandò Nick, alzando un sopracciglio. Robin sostenne lo sguardo di suo padre per qualche istante, prima di lasciar cadere la testa ed emettere un sospiro di rassegnazione.

“Lo so, papà.” esclamò Robin, “Ci proverò.”

“Bene.” sorrise Nick mentre arruffava le orecchie di suo figlio procurandogli un certo fastidio, a giudicare dal modo in cui Robin tentava di scacciare la zampa del padre.

******

Bonnie mi conduce in una stanza laterale e chiude la porta, anche se non la blocca dall’interno con la chiave. Poi si gira verso di me, mantenendo un’espressione neutra sul suo viso.

Come aveva detto Judy, dovrei già sapere cosa sta per accadere. Io e lei abbiamo discusso sulla probabile reazione della sua famiglia al mio ritorno; durante quelle conversazioni è emerso che, non molto tempo dopo la mia partenza, i genitori di Judy le avevano parlato con chiarezza e avevano espresso il loro disappunto per il modo in cui la loro figlia aveva gestito le cose. Da quello che Judy mi aveva detto, ci erano voluti mesi prima che quel senso di vergogna svanisse, anche se Bonnie e Stu non avevano fatto assolutamente nulla per farglielo pesare – erano convinti, in quel particolare momento della sua vita, che Judy fosse già abbastanza vulnerabile così com’era.

Ora so bene che anch’io dovrò prendere parte al famoso ‘discorsetto’. Anzi, è più che probabile che riceva ben più di semplici parole di disappunto.

******

Bonnie si sedette su una sedia, incrociò le zampe inferiori e appoggiò quelle superiori sul suo ginocchio.

“Innanzitutto, credo che tu sappia già di cosa ho intenzione di parlare con te, Nick.” esordì Bonnie, mantenendo un’espressione neutra.

“Ne ho una vaga idea, signora Hopps.” rispose Nick.

“Bene.” ribadì la madre di Judy, “Se ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda, allora le cose saranno molto più semplici.”

Bonnie fece un respiro profondo.

“Nicholas, per quale ragione hai abbandonato Judy?” domandò l’anziana coniglia, “Ho ascoltato la sua versione della storia e ora intendo sentire la tua.”

******

Sapevo che me l’avrebbe chiesto e so anche quali reazioni susciteranno le mie parole.

Non vado affatto fiero di ciò che ho fatto. Sono il primo ad ammettere che, per quanto Judy abbia fatto una sciocchezza nel non annunciarmi di essere incinta di Nicholas e nel decidere di voler abortire in preda al panico, anch’io ho commesso un gravissimo errore nel non aver parlato con lei con la dovuta calma, allontanandomi e rifiutandomi persino di vederla. Ho rovinato tutto lasciando la città, invece di restare e cercare di trovare fin dall’inizio una soluzione al problema. Ho rovinato tutto per non esserle stata vicino nei momenti più difficili. Ho rovinato tutto per non essere stato accanto a Nicholas nei primi anni della sua vita.

Insomma, ho rovinato tutto.

Il rimorso per quello che ho fatto rimarrà impresso nella mia memoria fino a quando avrò vita. Tuttavia, non posso permettere che il senso di colpa abbia la meglio su di me. Se lo facessi, finirebbe per divorarmi l’anima, così come ha già fatto la rabbia a suo tempo.

Naturalmente, racconto tutto questo a Bonnie, la quale si limita ad annuire senza proferire parola, mantenendo una faccia inespressiva che avrebbe fatto sprofondare dalla vergogna la mia espressione migliore da imbroglione navigato. Riesco a percepire il disappunto irradiarsi da lei e penetrarmi fin dentro le ossa, facendomi vergognare profondamente delle mie azioni, come se non l’avessi già fatto prima. O per meglio dire, fa riemergere la vergogna in superficie.

Nelle settimane immediatamente successive alla morte della mamma, mentre il dolore svaniva progressivamente, quel senso di vergogna per ciò che avevo fatto anni prima sembrò inabissarsi nelle profondità del mio animo. Avevo imparato a conviverci per il bene di tutto ciò che era avvenuto in seguito. Dopotutto, avevo appena venduto la mia compagnia ed ero tornato a Zootropolis, ce la stavo mettendo tutta per aggiustare il mio rapporto con Judy e allacciare un legame con Nicholas, oltre che per superare la fase di reinserimento nei ranghi del Dipartimento di Polizia di Zootropolis.

Ma ora quello stesso senso di vergogna sta tornando a perseguitarmi. Per tutto il tempo, gli occhi di Bonnie non fanno altro che osservarmi… quasi come se potesse vedere negli abissi più profondi della mia anima.

******

Bonnie lasciò andare le zampe inferiori e si sporse con il corpo in avanti.

“Non penso di dover ammettere quanto io sia rimasta profondamente amareggiata dalle tue azioni, Nicholas.” disse la matriarca della famiglia Hopps in tono uniforme, “Ti ho guardato fin dal momento in cui hai iniziato a parlare e mi è parso chiaro che tu provi una profonda vergogna per tutto quello che è successo. Avevo approvato la tua precedente relazione con Judy. Ci eravamo già conosciuti e pensavo di averti inquadrato abbastanza bene da credere che non l’avresti mai abbandonata, qualunque cosa potesse succedere.”

“Ho sbagliato a fare ciò che ho fatto.” ammise Nick, usando un tono rigido, “Potrei rimanere seduto qui tutto il giorno e dire che non intendevo assolutamente fare del male a Judy, o di come vorrei con tutto il cuore tornare indietro per cambiare le cose. Mi sono sentito ferito e non ho affatto considerato i sentimenti di Judy, lo ribadisco. Tuttavia, desiderare di poter cambiare le cose non ha alcun senso. Non si può cambiare il passato.”

Bonnie si alzò dalla sedia e si avvicinò a Nick.

“Apprezzo il fatto che tu abbia ammesso le tue responsabilità a proposito di ciò che hai fatto.” ribadì la madre di Judy, “Non farò finta di… comprendere del tutto i perché o i come di tutto quello che è successo, ma è evidente che, dal modo in cui ha preso le tue difese fin da quando la tua povera mamma è morta…” le orecchie di Nick si abbassarono ulteriormente, “… che Judy sia ancora innamorata di te. Considerato tutto, è evidente che anche tu la ami ancora. Quello che voglio sapere è… come possiamo fidarci di te?”

“Senta, signora Hopps… sarò franco con lei.” disse Nick, sporgendosi anch’egli in avanti e abbassando la fronte per poter guardare Bonnie negli occhi, “Potrei dire cose del tipo ‘Non le spezzerò mai più il cuore’ o ‘Le cose andranno per il meglio’, oppure dirle quanto io la ami. Potrei farlo. Ma non intendo sprecare fiato, perché non mi interessa sapere cosa pensa di me o se si fida della mia parola oppure no. Non sono qui per compiacerla, per placare la sua ira o quella di suo marito, oppure per implorare la sua benedizione. E poi, lei sa meglio di me che non potrà mai cambiare ciò che alberga nella mente o nel cuore di sua figlia. Nonostante quello che è successo, la disapprovazione e la vergogna che lei nutre nei miei confronti non potranno mai offuscare il disappunto che provo per me stesso. Vuole sapere una cosa? Ho imparato a conviverci e ho deciso che non intendo più fuggire da esso. Lo userò a mio vantaggio, per imparare dagli errori che ho commesso in passato. Lo farò anche per lei, per renderla felice al meglio delle mie possibilità. Questa è la verità.”

Bonnie fissò Nick a lungo. Poi si sporse nuovamente in avanti e adagiò una zampa sulla spalla della volpe.

“Sono contenta di non essermi del tutto sbagliata sul tuo conto.” ammise la madre di Judy, “Come ti ho già detto, ancora non riesco a capire bene perché Judy abbia scelto te, ma l’ha fatto. Non posso dire di essere del tutto contenta di te o di quello che voi avete fatto, ma… non mi metterò in mezzo.”

Nick sospirò lievemente. Eppure, quando guardò nuovamente Bonnie negli occhi, il respiro quasi gli morì in gola. Non aveva mai visto un’espressione apparentemente neutra farsi così minacciosa, neppure quando si era trovato al cospetto di Mr. Big.

“Ma se farai soffrire Judy ancora una volta… ti auguro vivamente che Stu riesca a prenderti prima che lo faccia io.” lo minacciò Bonnie, “Ci siamo capiti, Nicholas?”

“Perfettamente, signora Hopps. È stata cristallina.” deglutì Nick.

“Bene.” esclamò la coniglia, mentre gli sorrideva teneramente e gli dava una pacca sulla guancia, “Non preoccuparti per Stu. Gli parlerò.”

Nick tirò un sospiro di sollievo.

“Non credere che le cose andranno così lisce.” lo avvisò Bonnie, “Potrei aver anche compreso il tuo punto di vista dopo che mi sono fatta la mia opinione, ma troverai altri che non saranno altrettanto indulgenti con te.”

Nick deglutì leggermente.

“Io ti avverto: non essere sorpreso se dovessi ricevere parole aspre, uno schiaffo, un pugno o entrambi sulla tua strada.” esclamò Bonnie.

******

Ho sottovalutato Bonnie ed è stato un grosso errore. Ora capisco da chi Carotina abbia ereditato alcuni aspetti del suo carattere.

Bonnie mi riporta nella stanza dove Judy, Nicholas, Robin e l’agente Cervozzo attendevano il nostro ritorno. Il suono di uno scampanio risuona in tutta la sala – in base alle mie precedenti visite, so che quello è il suono del campanello, il quale è collegato agli altoparlanti montati in tutte le stanze della dimora, considerata la sua grandezza – e Bonnie osserva che i nostri ospiti sono arrivati. Lei ci lascia nella sala per andare ad accoglierli.

Judy mi si avvicina e chiede cosa mi abbia detto sua madre. Non ho intenzione di confessarle tutto, perciò mi limito a dirle che Bonnie ha lasciato trasparire la sua delusione per quello che ho fatto, ma che è anche disposta a metterci una pietra sopra. Insomma, le faccio un riassunto che dimentica convenientemente di menzionare il suo avvertimento.

Sembra che Robin stia bene, anche se sta fissando il pavimento. Judy mi confida che, sebbene non fosse particolarmente entusiasta all’idea di starle accanto, non ha creato alcun problema.

È molto più di quello che sono riuscito a ottenere dalla nostra ultima chiacchierata in ospedale, perciò sono fiero di lui. Per il momento, credo proprio che gli risparmierò un’affettuosa carezza in mezzo alle orecchie.

Mentre mi siedo, la porta d’ingresso si spalanca e vedo una giovane coniglia entrare a passo spedito. Non sembra affatto felice e si dirige dritta verso di me…

******

La coniglia aveva la pelliccia marrone chiaro, gli occhi verdi e indossava un vestito azzurro. Si avvicinò a Nick e gli assestò un violento ceffone a zampa aperta, dritto in faccia.

Nick incassò il colpo e ne rimase frastornato, sebbene non fosse abbastanza forte da non fare più che sbalzarlo lievemente dalla sedia. Robin e Nicholas assistettero sbalorditi alla scena. L’agente Cervozzo si era alzato ed era pronto a intervenire, ma Judy gli fece segno di tornare a sedersi.

“Cotton!” esclamò severa, rivolgendosi all’autrice del gesto nonché sua nipote.

Questo è per quello che hai fatto alla zia Judy.” disse quest’ultima, mentre digrignava i denti in preda alla rabbia. Nick si limitò a passarsi la zampa sul viso e a passarsi la lingua all’interno della bocca, alla ricerca di sangue. Non ne trovò traccia. La volpe si rivolse poi a Cotton.

“Continua pure, se la cosa ti fa sentire meglio.” le disse.

Cotton sbuffò dal naso senza dire o fare altro, ma mantenne un’espressione furiosa sul suo viso.

“Cotton!” ripeté Judy con tono più deciso. Alla fine, la nipote le diede retta e distolse lo sguardo da Nick.

******

Non so spiegare se mi abbia sorpreso di più il fatto che Cotton Hopps, la nipote di Judy, mi abbia schiaffeggiato oppure che sia abbastanza grande da averlo fatto. Aveva soltanto sette anni l’ultima volta che l’avevo vista – durante la mia ultima visita a Bunnyburrow – diciassette anni fa.

Mi sento vecchio.

Il suo sguardo torvo non è come quello di Judy, ma è chiaro che aveva preso le difese della sua zia preferita.

Cotton si dimentica della mia presenza per un momento e corre ad abbracciare Judy. A giudicare dal modo in cui ricambia l’affetto della nipote, mi viene quasi da pensare che sia Judy la più giovane delle due coniglie. In seguito Cotton si dirige verso Nicholas. Avevo sentito dire che in passato alcuni dei suoi cugini erano stati tutt’altro che… amichevoli con lui. Mi fa piacere vedere che Cotton, almeno, non gli riservi lo stesso trattamento. Sebbene il suo schiaffo faccia ancora male, devo ammettere che Cotton è molto simile a Judy sotto diversi aspetti.

La porta si apre di nuovo e altri due ospiti fanno la loro apparizione nella stanza. Uno è una volpe piuttosto tarchiata, avvolta in un largo cappotto, con due grossi ciuffi di pelliccia che gli cadono ai lati della testa. Zoppica vistosamente e si appoggia a un pastone stretto nella zampa destra.

In un modo che può apparire insolito, Gideon Grey e io abbiamo qualcosa in comune, a parte il fatto che siamo entrambi volpi: tutti e due abbiamo fatto del male a Judy e gli effetti delle nostre rispettive azioni si sono protratte su di lei per anni.

Non mi guarda certamente con affetto, ma il suo sguardo è meno astioso di quello che mi ha riservato Cotton.

Al suo fianco c’è una pecora dal manto nero, la quale è leggermente più bassa di Gideon. Esattamente come lui, Sharla mi rivolge uno sguardo tutt’altro che amichevole.

Immagino che presto dovrò sentire ciò che avranno da dirmi.

Il loro sguardo incontra presto quello di Judy, perciò riesco a trovare una breve via di fuga da quella situazione carica di tensione.

******

“Come va, Judy?” domandò Gideon, appoggiandosi al suo bastone.

“Sono stata meglio.” ammise Judy, “Ma sono ancora viva, ed è questo quello che conta.”

“Hai proprio ragione.” ribatté Sharla, mentre le si avvicinava e l’abbracciava con affetto.

Nick notò Robin allontanarsi timidamente dal piccolo gruppo per avvicinarsi a lui.

“Cerca di non farti prendere a ceffoni anche tu.” disse Nick, posando una zampa sulla spalla del figlio.

“Tutto bene, papà?” domandò Robin nel tentativo di distrarsi dal proprio disagio interiore, “Sembrava uno schiaffo piuttosto forte.”

“Ne ho ricevuto uno ben peggiore.” ammise suo padre, mentre ripensava a quanto accaduto anni prima, “In verità, mi aspettavo un gesto simile da parte di Cotton. Carotina avrebbe potuto… anzi, avrebbe dovuto darmelo quando ci siamo rivisti, ma non l’ha fatto, perciò…”

L’attenzione di Nick fu catturata dalla presenza di Gideon, che gli si era nel frattempo avvicinato.

“Beh, non mi aspettavo certo che saresti tornato da queste parti, Wilde.” osservò Gideon, mentre si sedeva accanto a Nick. Robin, dal canto suo, andò a sedersi in disparte, ma sempre dalla parte del tavolo in cui si trovava suo padre.

“E invece eccomi qui, Gideon.” esclamò Nick con una certa durezza.

“Te lo dirò in maniera molto chiara, Nick.” continuò Gideon, “Sono…”

“Deluso.” lo interruppe Nick, “Sì, lo so.”

“Sono il primo ad ammettere che in passato mi sono comportato da stronzo con Judy, ma non avrei mai osato fare quello che hai fatto tu.”

“Non è necessario che tu mi ricordi i miei errori. So benissimo cosa ho fatto e mi sono impegnato duramente per andare avanti e per migliorare le cose.”

“Le volpi dovrebbero restare insieme a coloro che amano per tutta la vita, Wilde.” affermò Gideon, ringhiando leggermente.

“Le volpi dovrebbero anche essere delle ladre subdole e astute, ma neppure questo corrisponde sempre a verità.” ribatté Nick, “Non tutte le volpi sono così tradizionaliste. Ammiro che tu voglia essere fedele a questo stile di vita, ma francamente ne ho avuto abbastanza di questi stereotipi sulle volpi.”

Gideon continuò a guardare Nick con un’espressione accigliata.

“Non potrai dire nulla di nuovo rispetto a quanto non abbia già sentito o pensato da solo.” continuò Nick, “Non sono venuto qui per litigare o discutere con nessuno.”

Gideon espirò lentamente dalle narici.

“Allora non ti causerò alcun problema, Wilde.” ribadì la volpe di campagna, “Ma sappi che dovrai riguadagnare la nostra fiducia.”

“Non avrei saputo dire di meglio.” ammise Nick.

“Dirò a Sharla di non darti il tormento su questa faccenda. Sono sicuro che presto dovrai sentire quello che i genitori di Judy avranno da dirti.”

Nick si lasciò andare a una risatina. Gideon, dal canto suo, intuì il significato che si celava dietro quel sorrisetto ironico.

“Bonnie ti ha già parlato, non è vero?” domandò Gideon, inarcando un sopracciglio.

“Acuta osservazione, Gideon.” rispose Nick.

******

Dopo quella chiacchierata, ricevo delle occhiate diffidenti da parte di Sharla e Cotton, ma nulla di più. L’agente Cervozzo, con gli occhi fissi sul monitor del suo portatile, ci spiega perché siamo tutti qui. Per farla breve, ci sono un montone pazzo e un incrocio altrettanto folle che hanno intenzione di uccidere sia me sia Carotina, oltre che colpire l’intera città con il Risveglio dei Morti.

Dopo ciò, che altro posso aggiungere? Presento Robin agli altri, anche se è ancora un po’ restìo a stringere amicizia con mammiferi appena conosciuti. Dopodiché, ascolto le storie che Cotton, Gideon e Sharla hanno da raccontare.

Come ho già detto, Cotton era molto piccola quando l’ho vista l’ultima volta. È cresciuta e ha fatto sua la filosofia di vita di Judy sul rendere il mondo un posto migliore, seppur in un modo leggermente diverso, visto che lavora come paramedico presso l’Unità di Soccorso Aereo dell’Ospedale Centrale di Zootropolis. Insomma, è una soccorritrice in piena regola. Nonostante senta ancora dolore per lo schiaffo ricevuto, nutro un senso di ammirazione per lei.

Poco dopo, è il turno di Gideon e Sharla. Qualche anno fa, Gideon è rimasto coinvolto in un incidente che da allora lo costringe a usare un bastone per poter continuare a camminare. Gestisce ancora la sua pasticceria, che nel frattempo si è ampliata al punto da aprire alcune filiali a Zootropolis. Sharla, invece, ha trascorso un po’ di tempo a lavorare come membro del personale di terra all’interno della NASA. Sapevo che desiderava diventare un’astronauta – dopo tutto, chiunque può essere ciò che vuole – fin da quando era piccola, ma racconta di aver sviluppato una forma di astrofobia che l’ha costretta a rinunciare al suo sogno. Dopodiché, ha iniziato a insegnare fisica agli studenti delle scuole locali. Hanno adottato un cucciolo di volpe di nome Joshua una decina di anni fa. Non è potuto venire qui perché era impegnato con la scuola.

Una volta che hanno finito di raccontare le rispettive storie di vita vissuta, tocca a me svuotare il sacco. So che non devo loro nulla, ma…

Gli racconto la verità o almeno una parte di essa, dal momento che le vecchie ferite riprendono a far male quando vengono riaperte, perciò decido di sorvolare sugli aspetti più dolorosi. Non voglio ripensare a quando sono morte Anabel o la mamma.

Se non altro, sembra che Gideon e Sharla abbiano deciso di essere più comprensivi nei miei confronti, ma mi accorgo che Cotton mi guarda ancora in cagnesco. Deve aver ereditato questo aspetto da suo nonno.

Finalmente, dopo che le presentazioni – o per meglio dire, le ripresentazioni – sono state fatte, tutti vanno per la propria strada, mentre Bonnie mostra a me e Robin la stanza per gli ospiti. Carotina e Nicholas dormiranno sullo stesso piano, perciò ho la certezza che almeno lei sarà vicina.

Spero proprio che la cattura di quei due criminali non richieda troppo tempo. Ho la netta sensazione che qui le cose non andranno proprio lisce, senza contare il fatto che i letti in questa casa sono un po’ piccoli. Mi mancherà il letto di casa mia.




Note dell’autore: Con questo siamo arrivati a quota dodici capitoli!

Come era largamente ipotizzabile, il ritorno di Nick a Bunnyburrow dopo anni di lontananza è stato tutt’altro che trionfale. Se all’ospedale di Zootropolis ha ricevuto una dimostrazione dell’ostilità che Stu nutre nei suoi confronti, nella tenuta della famiglia Hopps Nick ha dovuto fronteggiare dapprima la disapprovazione di Bonnie e in seguito la violenta reazione di Cotton, oltre che le occhiate e le parole anch’esse cariche di ostilità da parte di Gideon e Sharla. Non so voi, ma se fossi al posto di Nick io preferirei di gran lunga fronteggiare una coppia di criminali guidati dal desiderio di vedetta a viso aperto. Ad ogni buon conto, se siete ancora curiosi di sapere come si evolveranno le cose, non vi rimane altro da fare che attendere i prossimi capitoli!   

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-13-Burrowed-705594194

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true


Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 14
*** Una diversa prospettiva ***


Capitolo XIII

Una diversa prospettiva

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Se devo essere onesta, mi aspettavo di peggio quando tutti hanno rivisto Nick dopo che è passato così tanto tempo dall’ultima volta. Il fatto che lui abbia ricevuto solamente uno schiaffo da Cotton e scambiato quattro chiacchierate a viso aperto con la mamma e Gideon, oltre a dover fronteggiare alcuni sguardi taglienti, è stato in qualche modo… curioso. Ma sono state le parole che ho ricevuto più tardi quella stessa sera a imprimere una svolta promettente alle cose. Mentre mi salutava, Gideon aveva detto che, sebbene Nick avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia, era più che disposto a offrirgli quella possibilità. Più tardi, quando Cotton è venuta a trovarmi nella mia stanza, mi ha confidato che anche lei gli avrebbe dato una possibilità, sebbene fosse ancora arrabbiata con Nick.

So bene che in passato ci siamo fatti entrambi del male. So di essere stata colpevole del dolore che gli ho provocato, ma non sono stata la sola a essere stata ferita dalle azioni di Nick. All’inizio, tutti credevano che lui se ne fosse andato soltanto per potersi rinfrescare le idee. Quando non era più tornato, tutti si sono sentiti arrabbiati e amareggiati per quello che aveva fatto. Anch’io ero arrabbiata con lui – mi aveva lasciata sola a crescere un cucciolo senza che mi avesse lasciato spiegare per bene la situazione – ma la mia rabbia non era così aspra come pensavo. Dopo tutto, mi mancava terribilmente. L’anno scorso mi sono resa conto che provavo quella sensazione perché ero ancora innamorata di lui.

Nel corso degli anni, avevo imparato a farcela con le mie forze e la maggior parte dei miei amici aveva dovuto accettare il fatto che Nick se ne fosse andato. Quando sono tornata a casa, alcuni di loro si sono perfino rifiutati di parlarmi per molto tempo. Perdere Nick, pensare di aver perduto anche i miei amici e di essere stata persino allontanata dalla mia famiglia… mi aveva fatto più male di qualsiasi altra cosa.

Tutto questo, però, appartiene al passato. Non posso più guardare indietro, ma soltanto avanti.

A questo proposito, la mattina dopo decido di fare una piccola chiacchierata con i miei genitori in privato.

******

“Allora, di cosa volevi parlarci, tesoro?” domandò Bonnie.

“Di Nick.” rispose Judy con chiarezza. Bonnie e Stu si scambiarono un breve cenno d’intesa.

“Beh, ho fatto intendere ciò che penso di lui.” dichiarò Stu.

“Pensavo di aver fatto lo stesso.” ribadì Judy, “Sentite, so che le cose sono andate storte per un bel po’ di tempo. So anche come può sembrare, ma provate a considerare il suo punto di vista soltanto per un momento, va bene?”

“Come può sembrare…?” disse Stu incredulo, “Lui era forse qui quando stavi attraversando il momento peggiore della tua vita? No! Allora perché…”

Bonnie lo interruppe, posandogli una zampa sulla sua spalla.

“Se avete intenzione di essere arrabbiati con lui, allora dovreste esserlo anche con me.” affermò Judy con durezza, “Perché lui se n’è andato soltanto per colpa di quel che gli ho fatto io. Altrimenti, lasciate perdere. Anche Cotton può farlo. Esatto, non pensate che non mi sia accorta che tutto quello che ha fatto ieri è stato schiaffeggiare Nick e guardarlo storto. Pure Gideon mi ha confidato che desidera tornare a essere in buoni rapporti con Nick.”

“Puoi capire perché abbiamo le nostre preoccupazioni, cara.” disse Bonnie.

“Pensavo avessi detto che non avresti interferito.” osservò Judy.

“Judy, tuo padre e io abbiamo tutto il diritto di essere preoccupati per te, ma… non abbiamo intenzione di prendercela ulteriormente con Nick.” ribadì l’anziana coniglia, prima di rivolgersi a suo marito, “Non è vero, caro?”

Mentre Bonnie lo guardava in paziente attesa, Stu digrignò i denti.

“So che sei una coniglia fatta e cresciuta.” affermò il padre di Judy mentre scuoteva la testa, “Ma la cosa non mi piace. Per nulla.”

“Non vi sto obbligando a farvela piacere.” ribadì Judy, “Vi sto solo chiedendo di non rendere le cose più difficili. Potreste non fidarvi di Nick in questo momento, ma sicuramente potete fidarvi di me.”

Stu cedette dopo aver tirato un lungo sospiro.

“D’accordo. Tuttavia, mi assicurerò di tenerlo d’occhio per essere certo che non ti faccia mai più del male, perché in caso contrario…” l’anziano coniglio strinse il pugno per dare maggior credito ai suoi propositi.

Sua figlia scosse la testa, ma si accontentò e decise che era meglio non aggiungere altro.

******

Beh, almeno sono stati fatti dei passi avanti. Mamma e papà ritornano a occuparsi dei loro doveri nei campi e io mi ritrovo a girovagare nella nostra casa. Non è cambiata molto da quando me ne sono andata diciannove anni fa, quando ero una novellina appena uscita dall’Accademia di Polizia. Alcuni dei miei fratelli, quelli disposti a portare avanti il nome della famiglia, si sono sistemati qui con le rispettive famiglie.

Oggi ho ben poco da fare, a parte incontrare Nick e forse passare alla pasticceria di Gideon. Dopotutto, Bunnyburrow è sempre stato un posto tranquillo e in questi anni le cose non sono affatto cambiate.

Mentre mi dirigo verso la stanza degli ospiti, trovo Nicholas che parla con Robin. Non appena mi avvicino, entrambi smettono di chiacchierare, ma Nicholas dovrebbe sapere che le mie orecchie non sono delle semplici decorazioni, visto che ho potuto sentirlo tentare di convincere Robin a socializzare con alcuni residenti della nostra tenuta.

Rivolgo a Nicholas un sorriso di passaggio, mentre raggiungo la mia destinazione: la stanza degli ospiti.

Vederli insieme mi ha fatto venire in mente un’idea.

******

Judy bussò delicatamente alla porta della camera.

“Ehi, Carotina…” esclamò Nick senza neppure aprire la porta, “Lo sai che non c’è bisogno che bussi.”

“Non mi sembra giusto irrompere qui dentro.” disse Judy, aprendo la porta e facendo il suo ingresso nella stanza. Nick era seduto vicino alla piccola scrivania situata a un lato della camera, con un diario e una penna fra le zampe.

“La porta non ha una serratura e questa è la tenuta della tua famiglia, perciò…” esordì Nick, prima che un sorriso sornione facesse capolino sul suo volto, “… a meno che tu non voglia prenderti il rischio di intravedere qualcosa di più… naturale.”

Judy sorrise lievemente, anche se un rossore altrettanto lieve divenne visibile sulle sue orecchie.

“Nick, hai smesso di impressionarmi con quella battuta molto tempo fa.” osservò la coniglia.

“Non si sa mai.” replicò Nick con un sorriso untuoso. Judy controbatté dandogli un buffetto sulla spalla.

“Dunque…” continuò la coniglia, battendo quasi nervosamente il terreno con una zampa, “Staremo qui per un po’. Stavo pensando che… forse potremmo sfruttare le nostre due ore fuori per…”

Nick si lasciò sfuggire una risatina silenziosa.

“Sai, sei così carina quando…” cominciò la volpe, prima che Judy lo fermasse posandogli il dito sulle labbra.

“Non voglio essere quel tipo di mammifero…” affermò la coniglia, “Ma solo perché stiamo ricostruendo la nostra relazione su basi più salde, non significa che tu possa usare quella parola a tuo piacimento. Solo… cerca di andarci piano, d’accordo?”

Judy tolse il dito dalle labbra di Nick.

“Perciò, devo guadagnarmi la pagnotta, eh?” domandò Nick, alzando un sopracciglio.

“Beh, in parte.” rispose Judy, “Non voglio far sembrare che le cose fra noi stiano andando troppo in fretta. Abbiamo un sacco di lavoro da fare. Voglio che le cose funzionino, senza…”

“Senza che accadano di nuovo le stesse cose che sono successe in passato.” la interruppe la volpe, “Lo capisco, davvero. Ma noi non siamo più gli stessi di allora, Carotina. Non del tutto, almeno.”

Nick allungò una zampa e afferrò quella di Judy, mentre le sue dita le accarezzavano il polso della mano. Lei ricambiò con un sorriso caloroso.

“Allora, dove vorresti andare?” domandò Nick.

“Stavo pensando… alla pasticceria di Gideon.” disse Judy. Il sorriso di Nick si smorzò leggermente e anche le sue orecchie si abbassarono. Mentre lo osservava, Judy continuò, “Perché non ci portiamo dietro anche i nostri figli? Nicholas potrebbe presentare Joshua a Robin e poi, chissà…”

Nick ridacchiò.

“Coniglietta acuta…” esclamò la volpe, “Stai cercando di prendere più piccioni con una sola fava.”

******

Ero certa che Nick non avrebbe potuto ottenere da solo ciò che volevo realizzare qui, perciò non delude le mie aspettative. So che Gideon vuole che lui riconquisti la sua fiducia, perciò se presentiamo Robin a Joshua, il figlio adottivo di Gideon e Sharla, potrebbero trovare un’intesa e Robin potrebbe farsi un nuovo amico.

Nick chiude il suo diario e prende il cappotto. Chiamo sia Nicholas sia Robin e i due entrano nella stanza, anche se Robin lo fa con una certa riluttanza.

Nick svela a tutti noi il ‘piano’ di andare a trovare Gideon nella sua pasticceria. Nicholas esprime un certo disinteresse alla prospettiva di essere il terzo incomodo in quello che considera come un appuntamento, mentre Robin è tutt’altro che entusiasta. Prendo Nicholas da parte per un istante e gli dico che si tratta di una specie di messinscena per convincere Robin a incontrare Joshua. All’inizio sembra un po’ dubbioso in proposito, ma credo che sappia che Robin abbia bisogno di una spinta per rompere un po’ il ghiaccio. Forse avere al suo fianco un nuovo amico che possa accompagnarlo per le vie di Bunnyburrow non sarebbe una cattiva idea.

Credo che Nicholas abbia capito le mie intenzioni, perciò esprime il suo assenso. Robin alla fine cede, anche se non sembra affatto entusiasta.

Alla fine, noi quattro usciamo dalla tenuta della mia famiglia a piedi, con l’agente Cervozzo che ci segue a debita distanza.

Certo, avevo quasi dimenticato che non siamo qui in vacanza. La presenza di Cervozzo mi riporta alla cruda realtà. Eppure, ho tutte le intenzioni di cogliere questa opportunità nel miglior modo possibile.

La pasticceria di Gideon è situata nella piazza centrale di Bunnyburrow, perciò la raggiungiamo entro una decina di minuti. È un locale piuttosto piccolo rispetto alle filiali che portano il suo nome a Zootropolis, ma a differenza di questi ultimi, possiede un fascino che oserei definire… rustico.

******

Il campanello sopra la porta d’ingresso tintinnò, mentre Judy l’apriva ed entrava nella pasticceria, seguita da Nick, Nicholas e Robin.

“Ah, però.” osservò Nick, “Guarda un po’ come è cambiato questo posto.”

La pasticceria aveva rinnovato gli interni rispetto all’ultima volta in cui Nick era entrato molti anni prima. Ora assomigliava a uno di quei locali in vecchio stile, con mensole di legno attaccate alle pareti e cestini del medesimo materiale che contenevano ogni genere di prodotto da forno. Il bancone era rimasto praticamente lo stesso, sebbene alla base fosse stata applicata una finitura in legno. Dietro il bancone c’era una giovane volpe, poco più alta di Robin, dagli occhi color nocciola e un ciuffo di pelliccia a punta sulla sommità del capo. Indossava un grembiule a strisce. Non appena vide arrivare i suoi nuovi clienti, si diede un colpetto con le zampe e si avvicinò al bancone.

“Benvenuta, signorina Hopps.” esclamò il giovane canide, mantenendo un caratteristico tono campagnolo nelle sue parole, “Nicholas… avete portato degli amici con voi, oggi?”

“Hai indovinato.” annuì Judy, “Nick, Robin… lui è Joshua Grey, il figlio di Gideon e Sharla.”

“Piacere di conoscervi.” disse Joshua con un sorriso, prima di rivolgersi a Judy, “Il solito?”

“Per me e Nicholas, sì. Grazie, Joshua.” ribadì Judy, “Per Nick e Robin, invece…”

“Una fetta di crostata ai mirtilli e…” Nick guardò in basso, rivolto a suo figlio.

“Una…” esordì Robin mentre evitava il contatto visivo con Joshua, che lo osservava pazientemente, “F-fetta… di… torta di fragole.”

“È un po’ timido.” sussurrò Judy rivolta a Joshua, mentre quest’ultimo inarcava un sopracciglio.

“Bene. Dunque, abbiamo una fetta di torta alle carote, uno shortbread, una fetta di crostata ai mirtilli e una di torta di fragole.” disse Joshua, riassumendo l’ordine, “Volete mangiare qui?”

“Sì, certo.” annuì Judy, “Prenderemo un tavolo qui fuori.”

“Benissimo.” disse Joshua con un sorriso.

******

Joshua Grey era nato a Zootropolis, ma i suoi genitori si trasferirono a Bunnyburrow quando era molto piccolo. Gideon li conosceva da qualche anno e gli avevano confidato che desideravano da tempo trasferirsi in campagna, dopo che erano nati i loro figli. Quando Joshua aveva tre anni, i suoi genitori morirono quando qualcuno aveva dato fuoco alla loro casa. Il colpevole era una lepre fuori di testa, che era stata in seguito arrestata e condotta in un ospedale psichiatrico. Gideon ne discusse con Sharla e i due decisero che avrebbero adottato Joshua, dopo aver tentato senza successo di concepire un figlio tutto loro. Dovete sapere che concepire un ibrido non è una cosa… semplice. Dopo la nascita di Nicholas, avevo scoperto che le probabilità di concepire e portare a termine con successo la gravidanza di un incrocio erano di circa il dieci per cento. C’è poi l’intera questione delle diverse dimensioni… non sono una scienziata, per cui un sacco di queste nozioni sono uscite dalla mia testa non appena avevo finito di svolgere le mie ricerche.

Voglio ritornare al punto che voglio chiarire… ovvero che Joshua avrebbe potuto capire almeno un po’ il momento che Robin stava attraversando. Aveva perso entrambi i genitori in tenera età e ricordo che Gideon mi aveva detto in confidenza che, a volte, era sembrato che Joshua avesse accusato lui e Sharla di provare a rimpiazzare i suoi veri genitori.

Ecco perché ho scelto di venire qui oggi. Spero con tutto il cuore che Joshua possa aiutare Robin a superare ciò che gli sta capitando proprio in questi ultimi tempi.

Anche il fatto che Joshua prova una sincera ammirazione per Nick potrebbe essermi di grande aiuto. Sapeva chi fosse man mano che cresceva; d’altra parte, come poteva una giovane volpe non apprezzare il fatto che Nick, da squallido imbroglione che vendeva ghiaccioli prodotti illegalmente, fosse diventato la prima volpe a essere entrata in polizia? La sua era diventata una storia molto popolare tra le giovani volpi. Sapeva che Nick era l’incarnazione di ciò che io andavo raccontando anni prima, ovvero che qualunque mammifero poteva essere ciò che desiderava, che ciò che hai nel cuore è più importante della pelliccia che porti addosso.

******

“Ecco a voi, signorina Hopps.” annunciò Joshua mentre sistemava il piatto con la fetta di torta di carote davanti a Judy, quello con lo shortbread davanti a Nicholas, quello con la fetta di crostata ai mirtilli davanti a Nick e infine il piatto con la fetta di torta di fragole di fronte a Robin. Joshua rimase in piedi mentre fissava Nick. Quest’ultimo lo notò un attimo prima di mettere sotto i denti un boccone del dolce che aveva ordinato; mentre inclinava lievemente la testa, rivolse la parola alla giovane volpe.

“Ho qualcosa in faccia, per caso?” gli domandò Nick, tenendo un sopracciglio alzato.

“Oh, no.” rispose Joshua, “È solo che… non capita tutti i giorni di incontrare il proprio eroe.”

“Eroe, eh…” considerò Nick dubbioso.

“Sì, lei è stata la prima volpe a diventare poliziotto.” replicò il figlio adottivo di Gideon, mentre una lieve sfumatura rosa faceva capolino sulle sue orecchie, “La prima volpe ad aver dimostrato di saper andare oltre i pregiudizi altrui.”

Le orecchie di Nick si alzarono leggermente, nell’udire quelle parole colme di sincera ammirazione.

“Però, devo ammettere che trovo un po’ curioso pensare al fatto che lei sia padre…” confessò Joshua, “Non sapevo che lei avesse due figli.”

Nick si accorse che Joshua desiderava essere presentato. “Oh, lui è mio figlio Robin.” disse indicando il suo secondogenito, il quale persisteva nell’evitare di guardare Joshua negli occhi.

“Beh, ci siamo già presentati, ma… piacere, sono Joshua.” disse quest’ultimo, mentre porgeva una zampa nella direzione di Robin. La volpe più giovane lanciò un’occhiata nervosa a suo padre, il quale lo spronò a farsi avanti con un cenno.

“P-piacere… sono Robin.” disse il secondogenito di Nick, mentre stringeva tremante la zampa di Joshua.

“Ti faccio una proposta, Robin. Dal momento che sei nuovo di queste parti, che ne dici di farti vedere in giro con me?” propose Joshua con un sorriso amichevole, prima di rivolgersi a Nick, “Sempre che a lei non dispiaccia, naturalmente.”

“Non c’è problema.” affermò Nick dopo essersi scambiato un’occhiata d’intesa con Judy, “Potrebbe fargli bene stare in compagnia di qualcuno che sa come muoversi da queste parti.”

“Va… va bene.” disse Robin.

“Fantastico!” esclamò Joshua, “Papà!” gridò rivolto a Gideon.

“… sì?” disse una voce maschile dal retro del negozio.

“Porto un nuovo amico con me a fare un giro in città!” affermò Joshua.

Gideon emerse dal retro della pasticceria, appoggiandosi al suo bastone e osservando la scena dinanzi a sé con i suoi occhi blu.

“Va bene.” replicò quest’ultimo con un sorriso, “Cerca soltanto di non stare via troppo a lungo, perché hai ancora del lavoro da fare qui.”

“Non farò tardi, papà!” promise Joshua.

“Perché non vai con loro, Nicholas?” propose Judy al figlio, “Se non altro, Robin sarà in compagnia di qualcuno che già conosce.”

“Va bene, va bene. Non avevo comunque intenzione di essere il terzo incomodo a questo appuntamento.” replicò Nicholas, mentre si alzava e faceva comparire sul suo volto un sorriso volutamente malizioso.

“Fuori di qui.” ordinò scherzosamente Judy, trattenendo una risata. Joshua, Nicholas e Robin uscirono dal negozio, con il campanello che tintinnava mentre la porta d’ingresso si chiudeva.

“Beh, devo riconoscere che la tua è stata una bell’idea, Judy.” disse Gideon con un sorriso caloroso, poco prima di tornare serio quando si rivolse a Nick, “Sappi che io non ti odio, Nick. Hai voltato le spalle a Judy quando aveva più bisogno di te. Lo sai che le mie idee a proposito sono piuttosto tradizionaliste, ma hai ragione: non posso certo costringerti a tenere fede alle mie stesse convinzioni. Mi sono anche sentito… ferito… se è la parola giusta… dal fatto che tu non sia tornato. In un certo senso, avevo capito come ti fossi sentito e tutti noi avremmo potuto comprenderlo e restare in buoni rapporti con te. Questo non è successo e ci hai lasciati tutti nella polvere. Tuttavia, so che anche tu hai sofferto molto e so anche che, a volte, coloro che hanno sofferto tanto non sempre riescono a fare la cosa più giusta. Perciò, credo che dovremmo ricominciare daccapo. Senza rancori.” Gideon offrì la zampa aperta a Nick, in segno di buona fede.

Nick sembrò perplesso, ma alla fine sorrise e ricambiò quell’offerta di riappacificazione.

“Posso conviverci.” esclamò.





Note dell’autore: E con questo siamo giunti al tredicesimo capitolo!

I parenti, gli amici e i conoscenti di Judy rimasti a Bunnyburrow saranno anche dei campagnoli fortemente legati alle tradizioni, ma in questo capitolo hanno dimostrato di non essere così ottusi e retrogradi dal non volere neppure tentare di comprendere le ragioni che hanno spinto Nick ad andarsene all’estero. Insomma, perfino Stu è riuscito ad andare oltre i rancori personali e a concedere a Nick un’altra occasione, anche se non l’ha fatto certo con entusiasmo. Probabilmente Judy era stata un po’ troppo passiva nel capitolo precedente, ma in questo è riuscita a ideare un piano intelligente per far riavvicinare Nick al resto della sua famiglia senza creare ulteriori dissapori.

Prima di congedarmi, permettetemi di aggiungere una piccola nota di tipo gastronomico. Per chi non lo sapesse, lo shortbread è un biscotto tipico della cucina scozzese preparato con zucchero, burro e farina.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-14-Perspective-707802371

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Nuovi amici ***


Capitolo XIV

Nuovi amici

 

(dal punto di vista di Robin)

 

Timido… nervoso… okay, sono abbastanza sicuro che il mio stomaco stia provando a saltare fuori dal mio corpo, in questo momento. Sono in compagnia di questa strana volpe che ho appena conosciuto e che mi sta portando in giro per Bunnyburrow.

Ci ha già presentato come amici e lo fa ogni volta che arriva qualche coniglio a chiedergli chi io sia. Ebbene sì, molti conigli vivono qui, come suggerisce il nome stesso della cittadina, anche se Nicholas mi ha spiegato che, quando avevo visto per la prima volta il contatore della popolazione aggiornarsi continuamente, si trattava solamente di uno scherzo e che la sua famiglia non è poi così numerosa come dovrebbe essere.

È un bene che sia così, perché se esistessero davvero oltre novanta milioni di conigli, avrebbero già preso il controllo del mondo.

Nicholas dovette spiegarmi che all’interno della tenuta vivevano una trentina di famiglie, tutte appartenenti all’albero genealogico della famiglia Hopps, anche se neppure la metà di loro discendevano dalla nonna di Nicholas. Come ho avuto modo di capire, ciascun membro del clan Hopps si considera parte di esso e vede gli altri come ‘fratelli’ e ‘sorelle’, il che per me ha senso; dopotutto, se qualcuno avesse per davvero duecentosettantacinque cuccioli, come potrebbe mai ricordarsi tutti i loro nomi?

Non tutti i fratelli di sangue di Judy avevano il numero ‘tradizionale’ di figli – che corrisponde a un numero compreso tra le dieci e le venti unità, come mi dice Nicholas.

Eppure, almeno quattrocento conigli vivono nella casa presso la quale alloggiamo.

Quattro… cento… estranei…

Sono al limite. Non sopporto di essere circondato da sconosciuti e non sono mai stato bravo a fare amicizia.

Questo mi riporta subito alla realtà, con Joshua che mi porta in giro per la cittadina e cerca di fare conversazione. Nonostante non sia proprio di compagnia, non la smette un attimo di parlare.

******

Joshua, Robin e Nicholas si trovavano nella piazza centrale di Bunnyburrow, circondata da edifici costruiti in stile tradizionale; sebbene si trovasse a pochi isolati dalla pasticceria di Gideon, avevano impiegato circa dieci minuti per arrivarci a causa dell’insistenza di Joshua a voler salutare quasi tutti i passanti. Nicholas l’aveva trovato divertente.

“Dunque… eccoci arrivati in centro!” annunciò il figlio adottivo di Gideon allegramente, “Quello che vedete laggiù è il mercato di Bunnyburrow.” Joshua indicò un punto della piazza in cui erano state installate diverse bancarelle.

“A volte anche gli Hopps allestiscono lì la loro bancarella.” continuò Joshua, “Ma, a meno che non vogliate comprare prodotti freschi o qualche oggetto lavorato all’uncinetto, non c’è molto altro.” concluse con una risatina.

“Non c’è molto altro da vedere qui, vero?” domandò Joshua, “Immagino che Zootropolis abbia molto di più da offrire a un damerino di città.”

“Ecco… immagino che…” disse Robin timidamente.

“Tranquillo, Rob.” esclamò Joshua sorridendo, “Ti abituerai alla tranquilla vita di campagna nella cara, vecchia Bunnyburrow.”

Joshua non fece caso all’apparente dispiacere che Robin aveva provato per il nomignolo che gli aveva affibbiato e continuò a trascinarlo avanti e indietro, tenendogli ben stretto il braccio.

Robin lanciò un’occhiata a Nicholas, il quale si limitò a scrollare le spalle mentre lo seguiva a breve distanza.

“Dove… dove stiamo andando?” domandò il secondogenito di Nick.

“Oh, soltanto in un posticino oltre il centro della città dove mi piace passare il tempo libero.” rispose Joshua, “Ci vado ogni volta che desidero incontrarmi con gli amici.”

******

La cosa non mi tranquillizza affatto. Significa che ovunque Joshua andrà, ci saranno altri mammiferi ad attenderlo e io non mi sento proprio a mio agio in compagnia di estranei.

Il centro di Bunnyburrow è piuttosto piccolo, perciò lo attraversiamo rapidamente. Nicholas mi confida che ci erano voluti meno di cinque minuti e così ritorniamo nei campi, dove Joshua sta guidando me e Nicholas. Ci dice che il suo ‘punto d’incontro’, che si trova oltre il primo campo presente in questa parte della città, non è altro che un piccolo lago.

Mi sono abituato alla presenza di Joshua a questo punto, ma come dovrò comportarmi davanti agli altri suoi amici? Sto iniziando a voler desiderare di fare ritorno alla pasticceria, ma la presa di Joshua è così stretta da ricordarmi che, in questo particolare momento, non avrei avuto molta scelta in merito. Ancora una volta, mi volto in direzione di Nicholas e lui replica facendo spallucce per l’ennesima volta.

La camminata attraverso il campo richiede pochi minuti e quando arriviamo al laghetto dove Joshua aveva deciso di portarci, mi accorgo che non siamo soli.

Sento le mie spalle diventare umidicce per il sudore freddo. Joshua mi lascia finalmente andare, mentre si reca a parlare con uno dei conigli presenti in zona.

******

“Allora…” disse Nicholas, “Non credo di dover chiederti… cosa pensi esattamente del fatto che il signor Wilde… voglio dire, tuo padre e mia madre…”

“È anche tuo padre.” puntualizzò Robin.

“Riconosco che è riuscito a farmi ricredere sul suo conto, ma non mi sento ancora pronto a chiamarlo papà.” ammise Nicholas mentre scuoteva la testa, “Sai una cosa? Capisco come ti senti. Penso che stiano entrambi andando un po’ di fretta.” Nicholas si lasciò andare a una lieve risata di scherno, “Tuttavia, non è che la mamma fosse nota per essere una che ci va piano nell’affrontare le cose.”

“Non ti dà fastidio?” gli domandò Robin.

“Beh, in linea di massima… avrei potuto perdere la mamma per sempre.” ammise Nicholas scrollandosi le spalle, “Perciò, per quanto mi riguarda, il fatto che loro stiano tornando insieme non può nemmeno lontanamente essere messo allo stesso livello.”

Nicholas si guardò i piedi mentre teneva le orecchie abbassate. Robin gli mise una zampa sul suo braccio. Nicholas se ne accorse e si voltò.

“Su, vai a fare amicizia.” disse Nicholas, tenendosi a distanza.

Robin lasciò cadere la zampa sul suo fianco e fissò il gruppo di mammiferi con cui Joshua stava parlando. Prese un respiro profondo e cominciò a dirigersi verso di loro, ma si fermò.

“Ehi, Nick.” disse Robin. Nicholas si rivolse a lui, mentre la sua espressione tradiva il suo divertimento nell’essere stato chiamato con il nome abbreviato solitamente associato a suo padre.

“Mi dispiace per avervi estromesso dalla mia vita per tutto questo tempo.” ammise Robin, “Ho solo pensato… che…”

“Capisco.” rispose Nicholas, “Capisco, Rob.”

Il primogenito di Nick fece un passo avanti e posò una zampa sulla testa di Robin, arruffandogli la pelliccia.

“Dacci un taglio.” esclamò Robin con una mezza risata.

“Non posso.” ribadì Nicholas allo stesso modo, “Privilegio da fratello maggiore. Inoltre, voglio fartela pagare per avermi chiamato ‘Nick’.”

“Tu mi hai chiamato Rob.” protestò Robin.

“Un altro privilegio da fratello maggiore.” ribadì Nicholas, mentre continuava a scompigliare con vigore la pelliccia del fratellastro minore, “E poi, presto sarai più alto di me e voglio approfittarne finché sono ancora in tempo.”

“Ah, già… i geni di leporide…”

“Sì, non diventerò più alto di così. Comunque, almeno sono più alto di uno dei miei genitori.”

Quell’osservazione suscitò una risatina da parte di Robin.

“Ti dirò un’altra cosa…” disse Nicholas, “Sono dalla tua parte. So che Joshua ti fa sentire un po’ a disagio, te lo leggo in faccia. È solo il suo modo di fare.”

“Grazie.” disse Robin sollevato.

“Andiamo, ora.” esclamò Nicholas.

******

Quella chiacchierata con mio fratello maggiore mi ha fatto sentire meglio. Noi due raggiungiamo gli altri mammiferi intenti a parlare con Joshua, il quale si gira per presentarci.

I conigli sembrano piuttosto incuriositi dalla nostra presenza. Non sono da soli, però: ci sono anche una pecora bianca e un giaguaro.

Joshua si fa da parte dopo avermi presentato; sebbene mi senta ancora piuttosto nervoso, non è poi così male come temevo.

La prima a presentarsi è una coniglietta di nome Jessica Leaps. Ha più o meno la mia stessa età e sogna di andare a studiare danza a Zootropolis. È la prima di dieci fratelli, perciò la sua è una piccola famiglia, almeno secondo gli standard di Bunnyburrow.

Il prossimo è Hogarth Hopps. È più giovane di me di un anno ed è piuttosto… tranquillo. Borbotta parole che non riesco a comprendere. Poi è il turno del giaguaro; si chiama James ed è un po’ più grande di me. È il figlio di un attuario locale, ma vuole diventare uno sviluppatore di videogiochi. L’ultima a presentarsi è la pecora. Mi dice di chiamarsi Charlotte, anche se preferisce essere chiamata ‘Charlie’. Joshua puntualizza che Charlie è sua cugina da parte di madre, poiché suo padre è il fratello di Sharla.

A volte sembra che il mondo sia davvero piccolo, persino qui a Bunnyburrow.

******

“Allora, Robin…” disse Jessica facendosi avanti, mentre i suoi occhi celesti brillavano di eccitazione alla possibilità di farsi un nuovo amico, “Da dove vieni?”

“Dal M… Messigatto.” mormorò Robin di risposta, facendo del proprio meglio nel non cedere all’impulso di darsela a zampe levate.

“È abbastanza lontano.” osservò Jessica, “È un bel posto? Che cosa ti porta qui a Bunnyburrow?”

“È… okay, immagino… sono cresciuto lì, ma… io e mio padre ci siamo trasferiti a Zootropolis un anno fa e… ecco…” Robin continuò a balbettare, incerto su cosa avrebbe dovuto dire a proposito degli eventi che avevano visto coinvolta la sua famiglia, “Siamo qui soltanto… in visita.”

“Beh, la maggior parte di noi non ha mai messo zampa fuori da Bunnyburrow.” puntualizzò la coniglietta, “Perciò è bello avere un amico che è stato in altri posti. Ehi, forse se dovessimo un giorno visitare Zootropolis, potresti farci fare un giro in città. Che ne dici?”

“Ecco… sì, certo…” disse Robin.

******

Tutti gli altri sono un po’ più aperti con me. Si tratta di piccole cose e credo di sapere perché si stavano comportando così: Joshua doveva aver detto loro che sono un po’ timido e stavano facendo tutti del loro meglio per cercare di farmi mettere a mio agio.

Mi sorprende che la cosa funzioni per davvero.

Dopo che ci siamo presentati e aver scambiato quattro chiacchiere, ci salutiamo e vado via con Joshua e Nicholas. Mio fratello, tuttavia, dice che sarebbe andato avanti per incontrare papà e la signorina Hopps nella pasticceria di Gideon. Joshua lo saluta e rimaniamo da soli. Osservo Joshua e mi accorgo che il suo sorriso spensierato aveva lasciato il posto a uno sguardo serio.

Per quanto strano possa sembrare, quell’espressione mi lascia un senso di terrore.

******

“Allora…” iniziò Joshua, “Non abbiamo ancora avuto modo di parlare tra di noi, vero?”

Robin lo fissò negli occhi per un momento, prima di abbassare lo sguardo a terra.

“So essere molto amichevole e loquace quando ne ho voglia, ma non sono sempre stato così.” disse Joshua, “Papà mi ha detto che ero piuttosto introverso quando ero piccolo e immagino che sia vero. Ora… a volte posso sembrare un po’ troppo invadente ed energico, perciò se ti senti scoraggiato, sappi che non c’è ragione di esserlo.”

Ci fu una breve pausa.

“Senti, Rob…” continuò Joshua, “Papà mi ha parlato di… beh, di te e della signorina Hopps.”

Robin rimase in silenzio.

“Hai sentito che papà e mamma… cioè, Gideon e Sharla mi hanno adottato.” disse Joshua, “Avevo soltanto tre anni… quando i miei veri genitori… sono morti.”

“Mi dispiace…” sussurrò Robin, prima che Joshua gli rivolgesse un sorriso malinconico.

“Non devi esserlo. Ero molto piccolo. Ricordo… ben poco di loro… il modo in cui papà mi scompigliava la pelliccia fra le orecchie… il modo in cui la mamma mi sorrideva… non riesco a ricordare altro.” concluse Joshua con un sospiro pesante.

“Quando Gideon e Sharla… voglio dire, papà e mamma mi hanno adottato, non ero felice.” ammise Joshua, “Ero arrabbiato per aver perso i miei genitori biologici e avevo cercato qualcuno da incolpare per il fatto di averli perduti quando sono cresciuto… è successo circa tre anni fa. Dissi loro che avrei desiderato che fossero morti al posto dei miei veri genitori. In qualche modo, avevo dato la colpa a loro. Pensavo che stessero cercando di sostituirli.”

Non appena si rese conto del senso delle parole che Joshua aveva pronunciato, Robin non poté fare a meno di spalancare gli occhi.

Quelle sensazioni erano molto simili a quelle che Robin provava nei confronti di Judy.

“La signorina Hopps non potrebbe mai prendere il posto di tua madre.” disse Joshua, “La conosco abbastanza a lungo da essere sicuro che non oserebbe neppure concepire una cosa del genere.”

Robin continuò a guardarsi le punte dei piedi.

“So di essere soltanto un estraneo per te, anche se spero che noi due potremmo essere amici da ora in poi.” ribadì Joshua, “Se me lo dicessi apertamente, ne sarei felice.”

Robin aprì bocca per dire qualcosa, ma poi sembrò cambiare idea e preferì non dire nulla.

“Eccoti!” esclamò una voce proveniente dalle vicinanze. Robin alzò la testa e si accorse che Nick, Judy e Nicholas lo stavano aspettando fuori dalla pasticceria di Gideon.

******

Joshua mi saluta e rientra in negozio, mentre mio padre mi chiede come siano andate le cose. Gli rispondo che tutto è andato… bene, immagino. I miei pensieri mi riportano a tutto quello che mi ha detto Joshua. A proposito della signorina Hopps… è difficile. Dico sul serio. Non riesco a liberarmi così facilmente di tutto ciò che provo per lei, anche se vorrei farlo. Non è che io voglia rendere le cose difficili di proposito. Detesto vedere papà infelice. Mi aveva fatto male vederlo quella notte in ospedale, era davvero sconvolto per quello che era successo alla signorina Hopps.

Questo mi fa comprendere qualcosa d’importante: papà aveva sopportato molto dolore. Mi ha raccontato quello che era successo prima che arrivasse in Messigatto. Non proprio tutta la storia – mi dice sempre che lo farà quando sarò più grande – ma so che papà aveva avuto molte perdite nel corso della sua vita. Il nonno, quello che pensava dovesse essere il suo primo figlio, la mamma e poi la nonna. E poi, pensava che avrebbe perduto di nuovo la signorina Hopps.

Sono stato un egoista. Avevo provato un grande dolore quando era morta la mamma, ma non mi ero accorto che anche papà si fosse sentito così.

Per quanto riguarda Joshua… potrà sembrare un po’ invadente, ma penso che sia un tipo a posto. Non mi ha detto altro che cose che una piccola parte di me stesso mi aveva tenuto nascoste per tanto, troppo tempo.

Immagino che potrei chiamarlo ‘amico’.

Penso anche… che potrei essere capace di stringere nuove amicizie anche qui.





Note dell’autore: Bene, eccoci arrivati al quattordicesimo capitolo!

Se in quello precedente Judy si è data da fare per ricucire lo strappo che si era venuto a creare fra Nick e i parenti e gli amici di lei rimasti a Bunnyburrow, in questo capitolo il giovane Robin è riuscito a uscire almeno in parte dal suo guscio grazie all’empatia mostrata da Joshua e alla spinta del fratellastro Nicholas. Insomma, come si dice sempre in casi del genere… non tutto il male viene per nuocere. Non siete d’accordo?

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XIV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-15-New-Friends-714610956

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 16
*** Piano d'attacco ***


Capitolo XV

Piano d’attacco

 

Era passato un mese e mezzo da quando Michael aveva deciso di porre un freno alle iniziative di Doug. In maniera superficiale, l’ibrido si era lasciato sfuggire il montone non una, ma ben due volte. Fu solo quando il suo contatto, infiltratosi all’interno del Dipartimento di Polizia di Zootropolis, lo aveva informato che c’era stato un attentato alla vita di Judy Hopps, che Michael aveva finalmente compreso quello che Doug aveva intenzione di fare.

Inutile aggiungere che quei tentativi non autorizzati da parte di Doug di uccidere l’agente Hopps avevano rischiato di far saltare in aria tutto ciò per cui Michael aveva lavorato. Gli aveva anche fatto sorgere il dubbio se avesse davvero bisogno dell’aiuto dell’ariete; dopotutto, Doug aveva già trasformato il Risveglio dei Morti in un’arma letale. Sicuramente qualcun altro avrebbe potuto apportare le migliorie necessarie per portare a compimento i piani di Michael.

Ma avrebbe anche significato che tutti gli sforzi compiuti da Michael nell’organizzare il tutto, anche se la sua zampa era stata in qualche modo forzata, sarebbero andati sprecati. Se c’era una cosa che il vendicativo ibrido odiava, era proprio vedere le cose andare sprecate.

Pertanto, Michael aveva deciso che Doug doveva imparare una lezione che non avrebbe dimenticato tanto presto. Dopo che quello si era rivelato essere il secondo tentativo da parte di Doug di far fuori l’agente Hopps, Michael si era preso un rischio enorme, pur sapendo che lo ZBI aveva raccolto delle informazioni sul suo conto, per raccattare Doug prima che potesse farsi arrestare o sparare. Pur di recuperarlo, si era recato personalmente nel Distretto di Savanna Central, proprio sotto gli occhi di tutti. Non appena aveva riportato il montone alla base, Michael tirò fuori qualcosa che lo aveva sorpreso e inorridito al tempo stesso.

Era un collare elettrico modificato. Quei collari erano strumenti all’avanguardia che dovevano essere destinati a tutti i predatori di Zootropolis durante la fase finale del piano organizzato da Bellwether. L’intento era quello di rendere i carnivori incapaci di reagire alle emozioni negative, in modo che, agli occhi degli erbivori che li odiavano, non potessero più risultare una minaccia. Se chi lo indossava avesse provato rabbia o paura, il collare avrebbe rilasciato una scarica elettrica, con un’intensità variabile a seconda dell’intensità e della durata dell’emozione provata.

Una volta che il piano di Bellwether era stato sventato, i collari erano stati sequestrati dalla polizia, ma l’idea alla base del progetto aveva impressionato le autorità cittadine, le quali avevano deciso di testare i dispositivi sui prigionieri che erano detenuti in strutture di massima sicurezza, come il carcere di Mountainside. Doug aveva dovuto indossare uno di quei marchingegni fino al giorno della sua evasione, mentre Michael aveva fornito ai mammiferi al suo servizio gli strumenti necessari per disattivarlo, prima che avessero portato l’ariete al suo cospetto.

Invece che reagire alle emozioni di chi lo portava, il collare che Michael aveva messo al collo di Doug poteva essere controllato a lunghe distanze ed era provvisto di un sensore GPS, che permetteva a Michael di sapere esattamente dove si trovasse Doug in ogni momento. Inoltre, poiché sapeva quanto Doug fosse pieno di risorse, l’ibrido aveva fatto sì che il collare avrebbe rilasciato una scarica elettrica talmente potente da risultare fatale, semmai l’ariete avesse tentato di toglierselo di dosso.

******

“Non mi metterò mai quell’affare.” affermò Doug con disgusto.

“Capisco…” rispose Michael, mentre si allontanava e faceva scorrere il pollice lungo il bordo del collare. Annuì brevemente verso uno degli orsi polari presenti nella stanza, il quale afferrò il montone mentre l’ibrido gli metteva lo strumento al collo con la forza.

“Ora, tu sai che non mi piace dare spettacolo in pubblico, a meno che non sia strettamente necessario.” disse Michael, “Perciò, non ho affatto apprezzato il tiro mancino che hai provato a tirarmi.”

“Eravamo d’accordo che avrei potuto avere sia Hopps sia Wilde.” affermò Doug con una smorfia.

“Ma ho forse accettato che tu lo facessi in pieno giorno, prima ancora che il nostro piano fosse andato in porto?” ribadì Michael rivolgendosi all’ariete, mostrando un ghigno che mostrava la varietà canide e leporide dei denti all’interno della sua bocca.

Doug non disse una parola.

“È quello che pensavo…” continuò Michael, estraendo un piccolo telecomando dalla tasca, “Consentimi una piccola dimostrazione su ciò che ti succederà, se oserai sfidarmi di nuovo. Lascia che ti colpisca, affinché questa sia l’ultima volta.”

Detto questo, l’orso polare che teneva Doug fra le zampe lo lasciò andare. Michael aveva appena premuto un pulsante sul telecomando. La luce presente sul collare, che di solito era verde quando il mammifero che lo indossava era calmo, divenne rossa. Doug collassò sul pavimento, dopo che il suo corpo era stato investito da una scarica elettrica.

“Avrei dovuto dirti che, sebbene mi fossi sentito profondamente ferito, avevo impostato quell’aggeggio sul livello più basso.” disse Michael, accovacciatosi sul pavimento al livello di Doug.

“Mi sfiderai di nuovo, adesso?” domandò l’ibrido, dopo aver rimesso il telecomando in tasca.

Doug fissò nuovamente Michael negli occhi.

“No.” disse con un ringhio, mentre era ancora in preda al dolore.

“Molto bene.” esclamò Michael con un sorriso compiaciuto.

******

Doug aveva capito che Michael aveva valutato la possibilità di uccidere anche lui; dopotutto, Doug era direttamente coinvolto nel piano che aveva scatenato i disordini in città, nel corso dei quali i genitori di Michael avevano trovato la morte. Perciò Doug aveva installato un piccolo ‘chip di contrattazione’ sui dispositivi attaccati alle bombe che l’ibrido aveva dislocato in vari punti della città. Aveva anche impostato un codice PIN che soltanto lui conosceva. Lo aveva inserito nel suo smartwatch, mostrando ancora una volta il suo acume. Aveva programmato l’orologio in maniera tale che il codice venisse casualmente modificato in determinate circostanze, ad esempio se la frequenza cardiaca di Doug si fosse alzata in modo irregolare – come sarebbe certamente successo nel caso in cui fosse stato torturato per estorcergli informazioni – o se il suo dispositivo non fosse riuscito a rivelare il battito del suo cuore, nel caso in cui fosse morto o se lo smartwatch fosse stato rimosso dal suo polso. Doug aveva persino pensato di inserire uno speciale codice di ‘avvertimento’: se la carica della batteria fosse scesa al di sotto di una certa percentuale, sarebbe stato emesso un segnale acustico. Se l’orologio non fosse stato caricato e la batteria fosse scesa sotto quella soglia, sarebbe stato inviato un codice di modifica.

‘Oh, sì…’ pensò Michael, alquanto sorpreso da tutti quegli accorgimenti, ‘Doug ha giocato le sue carte in modo molto intelligente.’

Nel frattempo, gli agenti Hopps e Wilde avevano lasciato la città insieme ai loro marmocchi. Ovviamente, non era stato difficile intuire dove fossero andati dopo che Michael aveva parlato con le sue fonti che erano riuscite a infiltrarsi tra i ranghi della polizia. Sebbene i poliziotti del Distretto Uno fossero celebri per la loro incorruttibilità, lo stesso non poteva dirsi dei loro colleghi negli altri distretti. Era stato sufficiente usare un po’ di… persuasione… per riuscire a ottenere le informazioni di cui Michael aveva bisogno dal suo contatto nel Distretto Tre. Innanzitutto, aveva saputo che l’agente Hopps era rimasta coinvolta in due falliti attentati alla sua vita; inoltre, aveva ricevuto la conferma che lo ZBI aveva ritenuto opportuno che Hopps e Wilde lasciassero la città, poiché l’incolumità di entrambi sarebbe stata in pericolo, se fossero rimasti a Zootropolis. Non ci era voluto un genio per capire che si sarebbero andati a nascondere a Bunnyburrow; per un coniglio, sarebbe stato ridicolmente facile far perdere le proprie tracce in mezzo a una popolazione costituita da centinaia di migliaia di propri simili.

Michael aveva passato le ultime settimane ad aspettare, nonostante le informazioni ricevute. Il suo obiettivo era molto più importante e sapeva che, al momento opportuno, sarebbe stata proprio l’agente Hopps a venire da lui, poiché questa era proprio la sua intenzione.

All’ibrido non interessava minimamente che la sua fonte era stata catturata dallo ZBI, né che avrebbe svelato i suoi piani dopo gli inevitabili interrogatori. Era troppo tardi perché lo ZBI non potesse fare altro che assistere impotente all’inevitabile morte dell’intera città. A questo punto, tutti erano sacrificabili.

Michael finì di ispezionare il dispositivo attaccato alla grande bomba contenente una massiccia dose di Risveglio dei Morti modificato. Era stato installato in maniera appropriata e non doveva fare altro che inserire il codice che avrebbe dato inizio al conto alla rovescia, al termine del quale il contenuto della bomba sarebbe stato rilasciato nell’area designata; nel caso dell’ordigno in questione, corrispondeva al Distretto di Savanna Central. L’obiettivo era stato individuato nel grattacielo del City Centre Works, dove nel corso di un anno erano stati eseguiti i lavori di ristrutturazione necessari per il corretto funzionamento del nuovo Sistema di Controllo del Clima su cui le autorità cittadine avevano investito milioni di dollari.

Una volta che la bomba fosse stata piazzata, Michael sarebbe stato pronto a mettere in atto la parte finale del suo piano.

“È ora di andare.” disse quest’ultimo, mentre agitava la zampa verso i suoi scagnozzi, i quali iniziarono a sollevare il primo degli ordigni che sarebbero stati piazzati all’interno di grandi camion che li avrebbero condotti alle rispettive destinazioni. Michael fece un passo indietro e tornò a studiare il piano.

Cinque bombe per cinque obiettivi.

Il Sistema di distribuzione dell’acqua piovana nel Distretto di Rainforest.

Il Muro che regolava il clima caldo e secco nel Distretto di Sahara Square.

Il fiume che attraversa Tundratown.

Il quartiere di Little Rodentia.

L’ultimo obiettivo, nonché il più importante, era il grattacielo del City Centre Works.

Le bombe sarebbero esplose esattamente in quell’ordine. Michael voleva che tutti i mammiferi che abitavano nel centro della città vedessero coi propri occhi quello che sarebbe successo loro.

“Capo?” disse uno degli orsi polari al servizio di Michael con uno spiccato accento russo, “Siamo pronti. Le bombe sono state caricate nei camion e stanno per uscire.”

La bocca di Michael si contorse in quello che doveva essere un sorriso, ma che in realtà era più simile a un ghigno malefico.

“Bene. C’è bisogno di un ultimo pezzo per completare il puzzle.” affermò l’ibrido, “Voi due, dividetevi. Ray… tu…” Michael indicò uno degli orsi, “Andrai con la Squadra Due. Dopo che le bombe saranno state piazzate, resta in attesa di nuovi ordini presso l’obiettivo stabilito nel centro della città. Tu, invece…” Michael si rivolse all’orso rimasto, mentre Ray eseguiva l’ordine, “Andrai a Bunnyburrow. Non mi interessa come farai a portare Hopps da me, ma fallo e basta.”

L’orso polare si limitò ad annuire, prima di andare. Michael tornò ai veicoli.

“Distruggi tutto.” disse Michael, rivolgendosi all’ultimo orso polare che era stato lasciato a terra. Dopodiché salì sul primo camion, quello che trasportava l’ordigno che sarebbe stato fatto detonare nel Distretto di Savanna Central.

“Andiamo.” ordinò Michael.

L’intero convoglio di camion si mise in moto.





Note dell’autore: Eccoci alle prese con il quindicesimo capitolo!

Dopo una serie di capitoli incentrati sulle difficoltà incontrate da Judy e Nick a Bunnyburrow, eccone uno totalmente dedicato ai due antagonisti principali della storia: Michael Clawford e Doug Ramses. L’alleanza tra i due vendicativi mammiferi ha cominciato a mostrare le prime crepe, costringendo Michael a ricorrere all’espediente del collare elettrico – lo stesso che, secondo le intenzioni iniziali degli autori, avrebbe dovuto essere portato da tutti i predatori di Zootropolis – pur di riportare il suo indisciplinato alleato all’ordine e al tempo stesso attuare il suo piano di gettare nel caos l’intera città.  

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XV di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-16-Move-Out-723254456

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 17
*** Scomparsi ***


Capitolo XVI

Scomparsi

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Potreste pensare che abbiamo trascorso l’ultimo mese e mezzo a goderci il nostro tempo libero, se così può essere definito, in isolamento forzato.

Nulla di più lontano dalla verità.

È vero che io e Nick abbiamo avuto modo di confrontarci e che abbiamo trascorso molto tempo insieme nell’ultimo mese. Non che avessimo avuto chissà quale altra scelta, però. Siamo stati in un certo senso obbligati a rimanere insieme in modo che l’agente Cervozzo potesse tenerci entrambi d’occhio, anche se raramente gli abbiamo rivolto la parola. Ogni volta che eravamo fuori durante le due ore di libera uscita concesse, tendeva a restare in macchina, a meno che non ci fossimo diretti alla pasticceria di Gideon.

A parte questo, sia io sia Nick abbiamo cercato di capire cosa stesse succedendo. Cercare di convincere Cervozzo a rivelarci qualcosa è stato utile come cercare di spremere sangue da una roccia. Nick dice che suo cugino doveva aver trasmesso la sua testardaggine anche agli agenti sotto il suo comando.

Ecco perché passo tutte le mattine nell’ufficio dello sceriffo locale. Lo sceriffo Oates è un amico di vecchia data: anni fa lavorava come detective al Dipartimento di Polizia di Zootropolis, prima che gli avessero sparato a una coscia. Per sua fortuna il colpo non era risultato fatale. Bogo gli aveva concesso un periodo di congedo e lui lo trascorse qui nei Burrows. Quando ritornò a Zootropolis, aveva deciso di svolgere un incarico più tranquillo, sebbene i compiti meno gravosi fossero rari da trovare in città. L’unico che fosse disponibile nelle vicinanze era quello di sceriffo a Bunnyburrow, quindi lo accettò.

Anche se adesso lavora da queste parti, gli piace tenersi aggiornato su tutto ciò che accade a Zootropolis. A volte, i suoi vecchi colleghi gli telefonavano per fargli avere qualunque informazione desiderasse.

Di conseguenza, Oates mi deve alcuni favori ed è stato così gentile da sfruttarli per scoprire cosa stesse accadendo in città. Grazie a lui, adesso so lo ZBI è riuscito a catturare una talpa che si era infiltrata nel Distretto Tre e che aveva informato Michael che io e Nick avevamo lasciato Zootropolis. Sembra comunque che la talpa non fosse a conoscenza della nostra destinazione; in effetti, né Michael né Doug hanno fatto la loro apparizione qui a Bunnyburrow per farci secchi.

******

“Dobbiamo davvero continuare a venire qui?” domandò Nick, mentre lui e Judy si avvicinavano alla porta d’ingresso dell’ufficio dello sceriffo, situato nel centro della cittadina, “Sicuramente il vecchio Oates ci terrà informati in caso di novità.”

Il cielo era scuro e pioveva. L’agente Cervozzo aveva fermato la sua vettura a circa un isolato e mezzo di distanza; quando glielo avevano chiesto, aveva risposto che aveva parcheggiato abbastanza vicino da riuscire a tenerli d’occhio. Dal momento che l’ufficio dello sceriffo era piuttosto piccolo e dotato di una sola entrata e di una sola uscita, aveva ritenuto opportuno non trovarsi nello stesso edificio.

“Mi piace sentirmi al sicuro.” replicò Judy, “Inoltre, lo sappiamo tutti perché hai difficoltà a comprendere quello che dice.”

“Mi dispiace di non aver superato l’esame di cavallese quando ero più giovane.” disse Nick con il suo consueto tono sarcastico.

Judy ridacchiò mentre apriva la porta e si scuoteva le spalle.

“Hopps, Wilde, buongiorno.” disse Oates a Judy, dopo aver preso un sorso di caffè.

“Buongiorno, sceriffo Oates.” esclamò Judy con un sorriso.

******

Inizia la solita routine: io chiedo a Oates se ci sono novità e lui mi risponde di no… a modo suo. Oggi dice che nessuno vuole dare il fieno al cavallo.

Tuttavia, oggi non c’è posto per la routine quotidiana, perché Oates ci dice di avere il fieno.

******

“Che notizie hai per noi?” domandò Judy, sporgendosi in avanti.

“Beh, lo ZBI ha fatto irruzione in un edificio a Tundratown.” annunciò Oates, “La pista è piuttosto freddina, ma i federali sperano di scongelarla un po’ adesso che sanno come muoversi.”

Sappiamo già cosa intendono fare.” rispose Judy alzando gli occhi in alto, mentre ricordava la visita di Bellwether prima che Doug l’avesse colpita.

“In base a quello che mi ha riferito la mia fonte, hanno distrutto gran parte della loro attrezzatura.” proseguì Oates, “Questo può significare una cosa sola. Non sono un purosangue sul quale scommettere, ma sono convinto che i sospetti si trovano all’ultima curva prima del rettilineo finale.”

Judy s’incupì.

“Sono pronti.” esclamò la coniglia, sporgendosi nuovamente in avanti, “Per favore, dimmi che sanno almeno come e dove colpiranno.”

“Non mi hanno dato quello zuccherino.” rispose Oates, tenendo le orecchie basse.

“Questo non significa niente.” intervenne Nick, esibendo un’espressione pensierosa mentre si appoggiava sulle punte della zampa, “Questa è un’operazione diretta dallo ZBI e di certo non racconteranno tutto alla polizia. Ai federali piace tenere un basso profilo.”

Judy sospirò e si morse ansiosamente il labbro inferiore.

“Allora… dove dovremo farci trovare esattamente?” si chiese la coniglia, “Quand’è che verranno a stanarci?”

“Finché restiamo qui, siamo al sicuro.” sottolineò Nick, “Che cosa vorranno fare? Mettere a soqquadro Bunnyburrow per poi spararci?”

******

Non mi sento affatto tranquilla. Nonostante le rassicurazioni di Nick, lo conosco abbastanza bene da intuire che anche lui si sente a disagio.

Voglio dire, Nick non ha torto: qui siamo assolutamente al sicuro. Nicholas non passa inosservato, ma qui chiunque si accorgerebbe della presenza di un ibrido lupo-lepre con la pelliccia a strisce.

Allora, perché mi sento come se stessi per cadere nella sua trappola?

Il mio viso deve aver tradito ciò che sto pensando perché Nick appoggia delicatamente una sua zampa sulla mia schiena, mentre mi rivolge un sorriso premuroso tenendo gli occhi socchiusi.

Vuole rassicurarmi. Sono fortunata ad averlo al mio fianco. Perché non me n’ero accorta prima?

No… basta piangermi addosso.

Quello che devo fare ora è… qualcosa. Per quanto possiamo sentirci al sicuro, ho sempre detto che voglio rendere il mondo un posto migliore. Non è nel mio stile aspettare inerte mentre due folli terroristi circolano indisturbati a Zootropolis.

Nick saluta Oates per entrambi e usciamo fuori dal suo ufficio. Ho la netta sensazione che voglia dirmi qualcosa, perciò decido di prendere l’iniziativa.

******

“Non dirmelo.” esclamò Judy.

“Dirti cosa?” domandò Nick, tenendo un sopracciglio alzato.

“Io ti amo, Nick, ma per favore non dirmi che qui siamo al sicuro e che presto tutto avrà fine.”

“Mi ferisce il fatto che tu pensi che io penserei una cosa simile.” disse Nick, facendo finta di tenere il broncio. In seguito, però, assunse un’espressione seria, “Sai che penso che le cose potrebbero peggiorare prima che migliorino. È sempre così che vanno le cose. È la storia delle nostre vite.”

“Non hai tutti i torti, furbacchione.” esclamò Judy, scuotendo la testa e affondando un gomito nel fianco di Nick.

“So che non sopporti questa situazione. So anche che vorresti tornare a Zootropolis.” affermò Nick, “Anch’io lo vorrei. Non mi piace starmene seduto sulla coda senza far nulla.”

La volpe sospirò.

“Forse, prima che avessimo avuto dei figli, avrei fatto di tutto pur di tornare indietro e disobbedire agli ordini del capitano…” continuò Nick.

“Sei un pessimo bugiardo.” obiettò Judy con una risatina.

“Sono un ottimo bugiardo, tante grazie.” ribadì Nick.

“Sei sempre stato tu il più prudente tra noi due.” ammise la coniglia.

“Anni trascorsi a truffare chiunque a destra e a manca hanno fatto il loro dovere.” rispose la volpe, mentre i suoi occhi guizzavano brevemente da una parte all’altra come se ci fosse qualcos’altro da dire.

“Già, e poi…” cominciò Judy.

“Non farlo.” disse Nick, facendo eco alla sua precedente dichiarazione.

“Fare cosa?” domandò la coniglia sbattendo le palpebre.

“Dare di nuovo la colpa a te stessa.” sussurrò il canide a bassa voce, “Continui a farlo, ma ormai il passato è passato. Non c’è ragione che continui a tormentarti così, a meno che non ti piaccia farlo per qualche masochistico motivo.”

Judy sbuffò. In quel momento, il cellulare di Nick iniziò a squillare. La volpe lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni.

“Contatto sconosciuto.” osservò Nick, mentre Judy si riempì il cuore di terrore.

“Non rispondere.” disse quest’ultima. Nick rimase a fissare il dispositivo per qualche istante, dopodiché fece scorrere il dito sullo schermo e attivò la funzione dell’altoparlante.

“Chi parla? Come ha ottenuto questo numero?” domandò Nick immediatamente.

Sono io, Nikolaj.” disse una voce profonda con uno spiccato accento russo.

Nick si accigliò per un momento, come se stesse cercando di capire a chi appartenesse quella voce.

“… Raymond?” chiese la volpe.

******

Ho incontrato per la prima volta Raymond, uno degli orsi polari che erano al servizio di Mr. Big, molti anni fa durante la mia prima indagine a Zootropolis. Il nostro primo incontro non è stato propriamente amichevole. Tuttavia, Raymond è diventato più… empatico nei miei confronti dopo che Mr. Big aveva saputo che avevo salvato la vita a sua figlia Fru-Fru, anche se quell’orso non era mai stato un campione di empatia.

L’ultima volta che avevo sentito parlare di Raymond era stato in occasione del funerale di Mr. Big, perciò mi riempie di paura il fatto che stia chiamando proprio ora, soprattutto perché conosce il nuovo numero di cellulare di Nick.

******

La coniglia poliziotto è lì con te?” domandò Raymond.

Judy e Nick si scambiarono un’occhiata, chiedendosi cosa dovessero dire. Judy optò per la verità.

“Sì.” rispose la coniglia.

Bene. Ho un avvertimento per voi.” proseguì Raymond.

“Un avvertimento? A che proposito?” domandò Nick accigliandosi. Ci fu una breve pausa, nel corso della quale lui e Judy si guardarono di nuovo negli occhi, “Raymond… che cosa hai combinato?”

Non ha importanza.” rispose l’orso, “Pensavo che non sarebbe successo nulla di male, ma una volta aver saputo dell’esistenza delle bombe, ho capito che era troppo tardi per tirarsi indietro.

“… stai lavorando agli ordini di Michael?” gli domandò Nick.

Voi due siete in grave pericolo.” annunciò Raymond, evitando di rispondere alla domanda, “Lui sa dove vi trovate.

“Non può venire qui e mettere tutto a soqquadro.” esclamò Nick scrollandosi le spalle, “Lo ZBI è qui fuori, a proteggerci in uno spazio aperto.”

Non ha intenzione di fare una cosa simile.” rispose Raymond, “Vuole riportarvi a Zootropolis.

“E come intende farlo?” domandò Judy, “Entrambi vogliamo fare ritorno a casa e farla finita con tutto questo, ma non siamo così stupidi da esporci in questo modo.”

Ha mandato qualcuno a Bunnyburrow per farvi uscire dal vostro nascondiglio. Sarebbe dovuto toccare a me, ma sono riuscito a scambiarmi con un altro orso, in modo da potervi avvertire.

“In che modo?” gli domandò Nick, mentre la tensione cominciava progressivamente a farsi largo nel tono della sua voce, “In che modo Michael pensa di farci uscire allo scoperto?”

Prendendo qualcuno che amate.” rispose Raymond in modo criptico.

Judy sentì il sangue farsi di ghiaccio nelle vene.

******

Questo significa che non siamo affatto al sicuro qui. Michael intende rapire qualcuno che è ci caro. Dal momento che siamo insieme, nessuno di noi due è un probabile bersaglio per un rapimento.

Rapimento…

Il solo pensiero mi manda il cervello in agitazione. Se fossi un mammifero fuori di testa, come potrei colpire qualcuno senza fargli direttamente del male?

È un pensiero oscuro, ma… ho avuto a che fare con i criminali abbastanza a lungo da aver visto nefandezze di ogni genere.

Se qualcuno avesse giurato vendetta contro un altro mammifero, potrebbe farlo fuori dopo aver rapito qualcuno cui tiene, come un coniuge, un genitore oppure un…

No. Per l’amor di Dio, no…

Come un figlio.

******

Judy si portò una zampa alla bocca, mentre si tormentava al pensiero che le aveva attraversato la mente come un fulmine. Lanciò una breve occhiata a Nick.

“Grazie per la soffiata, Raymond.” esclamò la volpe in maniera quasi meccanica prima di riattaccare. Judy tirò fuori il cellulare dalla tasca. Nick iniziò a camminare in direzione del posto dove l’agente Cervozzo aveva parcheggiato la macchina. Judy lo seguì.

“Papà?” disse la coniglia al telefono.

Oh, ciao, Judy.” esclamò la voce di Stu, “Che succede? Hai già finito dallo sceriffo?

“Papà, dove sono Nicholas e Robin?” domandò sua figlia, cercando di tenere fuori il panico dalla sua voce.

L’ultima volta che li ho visti, stavano andando da Gideon.” rispose l’anziano coniglio, “Dovevano incontrarsi con Joshua.

Judy sapeva che sia Nicholas sia Robin dovevano per forza trovarsi all’aperto. Chi poteva prevedere che Michael avrebbe potuto rapirli?

C’è qualcosa che non va, Judy?” domandò Stu preoccupato.

“Ecco… io… non lo so, papà.” rispose Judy, “Io… ti richiamerò più tardi.”

Judy riattaccò e rimise il cellulare in tasca, quando raggiunsero la macchina.

“Che cosa succede?” domandò l’agente Cervozzo.

“Abbiamo appena ricevuto una soffiata secondo la quale Michael è sulle nostre tracce.” rispose Nick.

“Non so se ve ne siete accorti, ma ci sono più agenti a tenervi sotto controllo da quando siete arrivati qui.” ribadì l’agente dello ZBI, “Due dei nostri tengono sott’occhio tutto quello che succede nel Burrow e altri due stazionano in città. Se Michael fosse qui per voi, avrebbe dovuto eludere la nostra sorveglianza.”

“Ma non sarebbe stato necessario per arrivare ai nostri figli.” affermò Judy.

Cervozzo si sporse in avanti.

“Volete forse dirmi che sta cercando di farvi uscire allo scoperto?” domandò quest’ultimo.

“Sì!” ribadì Judy.

Cervozzo sibilò brevemente dal naso. Prese un walkie-talkie dal cruscotto e schiacciò il pulsante di avvio della chiamata.

“Agente Sanchez, qual è la tua posizione, passo?” disse Cervozzo al dispositivo.

Attualmente mi trovo fuori dalla pasticceria, passo.” fu la risposta.

“Hai notato qualche attività insolita?”

Finora è tutto tranquillo.” affermò l’agente Sanchez, “I cuccioli stanno uscendo dal negozio in questo istante.

“Ricevuto.” replicò Cervozzo, “Agente Ramiro, qual è la tua posizione?”

Sono all’ingresso della città sul lato orientale. Nulla da segnalare, a parte una coppia di orsi polari a bordo di un furgone Herd Ramsit diretto a Podunk.

“Ricevuto.” disse Cervozzo, mantenendo tuttavia un’espressione accigliata mentre giocherellava con l’antenna del walkie-talkie, “Devo ammettere che è strano. Perché mai due orsi polari dovrebbero andare in quella cittadina insignificante che è Podunk?”

Judy si sentiva come se le mancasse l’aria.

“La via più breve per arrivare a Podunk da Zootropolis…” iniziò.

“Non passa attraverso Bunnyburrow.” concluse Nick per lei, “Se ti immetti nell’entrata est, impiegheresti almeno un’ora e mezza prima di arrivare a destinazione.”

Cervozzo premette nuovamente il pulsante d’accensione del suo dispositivo.

“Agente Ramiro, riesci a individuare il numero di targa di quel furgone?” domandò al suo sottoposto.

Ehm… sì, certo… riesco a vederlo.” annunciò dopo una breve pausa, “Il numero di targa è 29THD03.

Nick e Judy si guardarono preoccupati. Sentire quella sigla aveva riportato a galla vecchi ricordi, specialmente se collegati alla chiacchierata avuta con Raymond pochi minuti prima.

“Quel numero di targa non appartiene al furgone.” affermò Judy, “Appartiene a una limousine nel Distretto di Tundratown.”

Cervozzo spalancò gli occhi.

“A tutti gli agenti, qui parla Cervozzo.” annunciò il cervo, “Dobbiamo fronteggiare un possibile attacco contro Hopps e Wilde. I sospetti sono a bordo di un furgone Herd Ramsit bianco, numero di targa 29THD03. La targa è rubata da una limousine. I sospetti sono da considerare armati e pericolosi.”

Cervozzo ricevette alcuni 10-4 di conferma da parte degli altri agenti, prima di tirare fuori il cellulare.

“Capo? Sono Tony.” disse il cervo al suo superiore, “Abbiamo un problema qui.”

******

Un problema? UN PROBLEMA?!

Li ho contati, i loro 10-4. Erano ben sei, e nessuno di essi mi aveva davvero rassicurato a proposito del fatto che lo ZBI avesse la situazione sotto controllo. Oh, santo cielo… dobbiamo raggiungere i nostri figli.

Non aspetterò che l’agente Cervozzo ci porti fin là. Comincio a correre verso l’ufficio dello sceriffo.

Bunnyburrow è piuttosto piccola, ma impiegherei comunque alcuni minuti per raggiungere la pasticceria di Gideon a piedi. Se seguissi la logica, Cervozzo potrebbe portarci lì più velocemente, ma in questo momento non riesco proprio a pensare con lucidità.

Le mie orecchie percepiscono il suono di qualcosa che assomiglia molto allo schianto di un oggetto metallico grande e molto pesante contro un altro oggetto simile. Poi sento rumori di spari e sono costretta a correre più velocemente. Mi fa male il petto, ma ora quasi dimentico di aver avuto un attacco di cuore non molto tempo fa.

Arriviamo da Gideon, ma mi accorgo che esce del fumo dall’auto dello ZBI parcheggiata all’esterno; la parte anteriore della vettura sembra essere stata colpita molto duramente. Nick mi afferra la spalla per impedirmi di correre verso il veicolo.

Questo è un bene per me, perché un proiettile mi manca di poco le zampe; guardo in direzione dello sparo.

Un furgone bianco. Un orso polare appoggiato al finestrino del passeggero con una pistola puntato contro di noi.

Il furgone accelera e mi precipito in avanti verso la macchina. Gli agenti dello ZBI sono fuori combattimento, coi dardi piantati in mezzo alle loro spalle. Ci sono delle schegge di vetro sparsi nell’abitacolo, il che significa che quegli orsi polari avevano a disposizione qualcosa di talmente resistente da riuscire a perforare quello che avrebbe dovuto essere un vetro resistente ai proiettili.

Mi guardo attorno e non ci sono tracce di Nicholas e Robin.

Questo significa una sola cosa.

Li hanno presi.

Mentre il furgone si allontana, noto qualcosa: un cellulare bruciato a buon mercato, caduto sul sedile del passeggero nell’auto dello ZBI. Mi avvicino e inizia a squillare. Le mie zampe tremano mentre lo afferro.

******

“Pronto?” disse Judy.

Metti in vivavoce.” esclamò una voce maschile dall’altro capo del telefono. Judy fece quanto le era stato detto.

“Cosa diavolo hai intenzione di fare ai nostri figli?” domandò Nick furente.

Innanzitutto, dovreste darvi una calmata.” fu la risposta, “La rabbia porta a compiere decisioni sbagliate. Penso proprio che tu, Nicholas Wilde, dovresti saperlo meglio di chiunque altro.

“Perché, tu…” esclamò la volpe, digrignando i denti.

“Basta, Nick!” disse Judy, mentre lo teneva a bada stringendogli una zampa.

Vi siete calmati, ora?” continuò la voce, “Adesso ascolterete quello che ho da dirvi. I vostri figli stanno venendo da me. Molto presto, metterò in atto il mio piano e la città di Zootropolis perirà.

“Perché stai facendo tutto questo?” domandò Judy.

Le tue azioni hanno portato la morte nella mia famiglia.” fu la risposta.

“Non so nemmeno chi sei!” dichiarò la coniglia.

BUGIARDA!” gridò la voce con veemenza, “Sono passati diciannove anni dai disordini che sono costati la vita ai miei genitori, soltanto perché erano diversi dagli altri. Erano un predatore e una preda che avevano avuto il coraggio di generare un ibrido. So che la notizia è stata insabbiata, ma so anche che tempo fa hai cercato delle risposte alle tue domande, che probabilmente riguardavano tuo figlio. Pensi che dovrei lasciarlo in vita, dopo che tutto quello che hai fatto ha portato i miei genitori alla morte?

Judy era letteralmente paralizzata; non sapeva se piangere o urlare.

Sei stata proprio tu a innescare la miccia che ha scatenato tre mesi di disordini in tutta la città.” continuò la voce, “Disordini che hanno consentito al più vile degli specisti di girovagare a piede libero. I miei genitori sono stati presi di mira perché mio padre era un lupo e mia madre una lepre. Avevano sperato di vivere in un mondo in cui predatori e prede potessero vivere insieme per davvero; per questa ragione, sono stati uccisi. Voglio che tu provi sulla tua pelliccia quello che ho sofferto io, prima di ucciderti e insegnare alla tua amata città che la vera unione risiede solamente nella morte. Mi troverai all’ultimo piano del City Centre Works. Non dubito che, non appena questa conversazione sarà terminata, rivelerai allo ZBI la mia posizione, ma non importa. Non appena si attiveranno per venirmi a cercare, il conto alla rovescia sarà già iniziato e sarà troppo tardi per interrompere la sequenza. Fatevi trovare qui entro la fine della giornata, altrimenti i mocciosi moriranno.

Subito dopo, si sentì un rumore che fece terminare la chiamata.

Judy emise un sussulto soffocato, mentre Nick respirava profondamente.

“La domanda giusta sarebbe su cosa dovremmo fare, ma credo che sappiamo entrambi cosa succederà.” ribadì Nick.

Detto ciò, la volpe tirò fuori il cellulare dalla tasca, mentre l’agente Cervozzo lo imitava, probabilmente allo scopo di contattare il suo diretto superiore. Judy si prese un momento per riflettere, prima di prendere anche lei il telefono per chiamare la centrale.

Qui è il Distretto Uno del Corpo di Polizia di Zootropolis, sono Benjamin Clawhauser.” fu la pimpante risposta del ghepardo che da anni ricopriva il ruolo di centralinista all’interno della centrale.

“Clawhauser… che bello sentire la tua voce.” disse Judy.

Ehilà, Judy…” replicò il corpulento felino, “Tutto bene? Mi sembri… preoccupata.

“Sto segnalando un 207 e un imminente 10-89 nell’edificio del City Centre Works” esclamò la coniglia, cercando di mantenere un tono che fosse professionale il più possibile.

Wow… come fai a sapere tutto questo se tu e Nick siete ancora a Bunnyburrow?

“Perché quel bastardo ha preso i miei figli!” gridò Judy esasperata.

… Junior e Robin?” Clawhauser non spiccicò parola per qualche istante, “Oh, per l’amor di… ti passo immediatamente il capitano, anche se credo che lo ZBI sia già al corrente della cosa.

“Credimi… lo sanno eccome.” replicò Judy, attirando su di sé l’attenzione dell’agente Cervozzo.

D’accordo…” Clawhauser non sembrava tanto convinto, “Te la passo.

Dopo un breve clic, Judy sentì la voce del capitano Fangmeyer al telefono.

Hopps…” disse la tigre, “Clawhauser mi ha riferito che stai segnalando un 207 e un 10-89.

“Esatto.” rispose Judy con fermezza, “Michael ha posizionato una bomba preparata con il Risveglio dei Morti all’interno del complesso del City Centre Works e ha catturato i miei figli per attirarci fin lì. Lo so perché… sto andando esattamente dove vuole che vada.”

Non devi avvicinarti a quell’edificio per nessuna ragione.” affermò Fangmeyer severamente, “Questo è un ordine.

“Consegnerò il distintivo e rassegnerò le mie dimissioni, se devo.” ribatté Judy, “Ma non mi siederò a zampe incrociate mentre quel maniaco tenta di uccidere i miei figli o di gettare l’intera città nel caos. Io andrò là, e lo farò come componente di una squadra d’assalto o da sola.”

Fangmeyer sospirò al telefono.

“Lo dirò forte e chiaro, tenente.” minacciò il capo della polizia, “Non devi avvicinarti al centro della città per nessun motivo al mondo. Mi metterò in contatto con lo ZBI e invierò la TUSK sul posto. Ti riporteremo i tuoi figli sani e salvi, ma per nessuno motivo…”

Judy chiuse improvvisamente la comunicazione, digrignando i denti per la rabbia.

“Anche il capo ritiene che faresti meglio a rimanere qui.” annunciò Cervozzo.

“E tu che ne pensi?” gli domandò Judy.

“Beh, ecco…” il cervo incrociò le zampe pensieroso, “Penso che faresti qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare. Non sarei affatto sorpreso se il capo lo sapesse già, ma mi ha già detto ciò che aveva da dire.”

“Quindi hai intenzione di aiutarci?” domandò Nick.

L’agente Cervozzo rimase in silenzio per qualche minuto.

“Sì.” dichiarò finalmente il cervo, voltandosi verso la macchina, “Il capo potrebbe avermi detto qualcosa, ma mi scuoierà vivo e appenderà le mie corna al muro se dovesse scoprire che mi sono fatto sfuggire voi due da sotto il muso.”

******

La decisione è stata presa. Cervozzo non dice altro e si limita a farci entrare nella sua auto. Mette in moto e imposta la destinazione finale del tragitto tracciato dal navigatore satellitare: il centro di Zootropolis.

Nicholas, Robin… tenete duro… stiamo arrivando.





Note dell’autore: Con questo siamo arrivati al sedicesimo capitolo!

Nonostante tutte le misure di sicurezza approntate dallo ZBI, gli scagnozzi agli ordini di Michael sono riusciti a prendere in ostaggio i poveri Nicholas e Robin. Ora Nick e Judy non possono fare altro che ritornare immediatamente a Zootropolis per salvare non soltanto le vite dei loro figli, ma anche quelle degli ignari abitanti della città.

Ecco a voi un elenco dei codici usati in questo capitolo:

10-20: posizione corrente;

10-4: messaggio ricevuto e compreso;

207: rapimento di minori;

10-89: allarme bomba.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XVI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-17-Missing-727462321

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e colgo l’occasione per farvi i miei auguri di buona Pasqua, nonostante il momento particolarmente delicato che tutti noi stiamo vivendo. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Operazione di salvataggio ***


Capitolo XVII

Operazione di salvataggio

 

(dal punto di vista di Nick)

 

Era passata un’ora e mezza da quando Michael aveva fatto rapire i nostri figli. Stiamo tornando a Zootropolis, seduti sul sedile posteriore dell’auto guidata dall’agente Cervozzo, che in questo momento sta attraversando il versante orientale dell’area dei Three Burrows.

Ad essere sincero, mi aspettavo quasi che ci avrebbe portati da qualche parte per poi chiuderci a chiave in una stanza.

Non si può proprio dire che, in questo momento, stiamo seguendo un piano preciso: sia io sia Carotina stiamo facendo affidamento sull’istinto.

A un certo punto, Cervozzo riceve una chiamata, presumibilmente dal mio caro cuginetto. Ci ha avvertito che sia lo ZBI sia il Corpo di Polizia di Zootropolis avevano allestito dei posti di blocco congiunti e che si stavano preparando per un assalto in grande stile all’edificio del City Centre Works.

A giudicare dal modo in cui Michael era finora riuscito – almeno in apparenza – a eludere la guardia sia dei federali sia dei nostri colleghi in polizia, non sarei affatto sorpreso se avesse preparato delle contromisure. Se fossi al suo posto, mi comporterei in questo modo. Non avrebbe mai potuto mettersi di sua volontà in una posizione tanto scomoda e così pericolosa, senza aver prima tenuto a portata di zampa un’altra carta da giocare.

******

Nick stringeva la zampa di Judy alla sua, avvolgendola in una stretta leggera, ma rassicurante al tempo stesso.

“Li riprenderemo. Nicholas e Robin… staranno bene.” disse Nick in un difficile tentativo di rassicurare Judy.

“Perciò…” iniziò Cervozzo, mentre osservava la strada dal suo specchietto retrovisore, “Qual è il vostro piano?”

“Cosa?” domandò Judy, distogliendo lo sguardo da Nick.

“Dovete pur avere in mente un piano, vero?” continuò l’agente Cervozzo, “Quel che è certo è che non potete entrare là dentro disarmati. Non potrò aiutarvi. Inoltre, dovreste superare la vigilanza della squadra TUSK che sarà presente sul posto al momento del nostro arrivo.”

“Per adesso… dirigiti a casa mia.” disse Judy, “Non ho ancora recuperato i dati che ho lasciato in memoria là dentro da quando siamo partiti per Bunnyburrow. Dopodiché… ci inventeremo qualcosa. Facciamo sempre così.”

“Gran bel piano.” esclamò Cervozzo in tono sarcastico, “Ma ho sentito dire che a volte persino le idee più folli possono funzionare.”

“Come ad esempio sequestrare un convoglio di camion per andare contro l’intero corpo di polizia…” dichiarò Judy, sbuffando brevemente.

Perché vuoi aiutarci?” domandò Nick.

“Wilde direbbe che questo significa infrangere la regola numero 10, secondo la quale non bisogna mai affrontare un caso nel quale si è direttamente coinvolti sul piano emotivo.” dichiarò Cervozzo, “Ma in questa evenienza, credo che la regola numero 24 abbia maggior valore.”

“Di che cosa stai parlando?” gli chiese Nick.

“Mai affrontare una mamma orsa che protegge i suoi cuccioli.” spiegò il cervo, “Dannazione, Wilde… questo sì che crea confusione…”

“So a chi ti stai riferendo.” affermò la volpe.

“Beh, tuo cugino ha una lunga lista di regole.”

“Questo rientra nel suo stile.” commentò Nick, facendo roteare gli occhi, “Quante di queste regole possono essere applicate alla situazione attuale?”

“Ecco, per quanto possa sembrare rigida, credo che la regola numero 12 abbia impedito a Michael di sfruttarvi appieno.”

“Fammi indovinare… questa regola impone di non avere figli?” azzardò Nick.

“Mai intraprendere una relazione con una collega di lavoro.” dichiarò alla lettera l’agente Cervozzo.

“Che regola assurda.” sbottò Judy, “Non puoi sapere in anticipo di chi ti innamorerai.”

“Non sono io a fare le regole.” si giustificò Cervozzo, “Ad ogni modo, Wilde è un fan della regola numero 16 nei casi di sequestro di mammifero. Tuttavia, non sempre funziona. ‘Se qualcuno pensa di averti in pugno, sfuggi alla sua presa’. Credo che… questo valga anche per la regola numero 36. ‘Se pensi di essere stato imbrogliato, è altamente probabile che sia così’. Giuro di averla sentita una volta in un film. Il punto è che tutti vivono seguendo un proprio codice d’onore. Comunque… qual è il piano?”

“Entreremo lì dentro. In un modo o nell’altro.” disse Judy con fermezza, “Non faremo irruzione disarmati. Se Michael spera di dividerci e farla franca…”

“Saremo ben felici di mandare a monte i suoi piani.” concluse Nick per lei.

“Beh… ‘È un lavoro molto difficile e l’unico modo per portarlo a termine è lavorare tutti insieme come una squadra. Questo significa che dovrete fare esattamente tutto quello che dico io’, così direbbe il grande Michael Cairn.” disse Cervozzo con un particolare accento cockney, “Lo so che è una battuta tratta da un film classico, ma dico sul serio. Non posso fornirvi armi o altro, ma vi porterò laggiù se mi darete retta.”

Il cellulare del cervo, appoggiato sul cruscotto, iniziò a squillare. Cervozzo toccò lo schermo.

Voglio un rapporto sulla situazione.” disse una voce familiare alle orecchie di Nick, facendogli digrignare i denti.

“L’obiettivo mi è sfuggito, capo.” rispose Cervozzo, mentre Nick e Judy si scambiavano un’occhiata confusa, “Che cosa sta succedendo laggiù?”

L’elicottero ha avvistato il loro furgone sulla riva occidentale del fiume che attraversa Bunnyburrow, vicino a un vecchio negozio di articoli da pesca abbandonato. La Guardia Costiera ha individuato gli obiettivi a bordo di una barca diretta verso i Canali. Non ci sfuggiranno.

“Qual è il piano?” domandò Cervozzo.

Abbiamo posizionato dei cecchini nella zona dei Canali.” affermò l’agente Wilde, “Ho ordinato agli agenti sull’elicottero di tenersi a debita distanza, perché gli obiettivi hanno un lanciagranate a portata di zampa. Gli agenti della Polizia di Zootropolis sono di guardia ai blocchi stradali, perciò gli obiettivi non potranno entrare in città via terra.

“Ehi, sembra una scena tratta dal film White Horse Down.” esclamò Cervozzo, ridacchiando fra sé e sé.

Ci fu un breve momento di silenzio. Il sorriso sul muso del cervo svanì e si allungò fino a darsi un colpetto sulla testa.

“Chiedo scusa, capo.” disse l’agente dello ZBI.

Cervozzo… ricordati la regola numero 6.” lo ammonì l’agente Wilde.

“Giusto. Comunque, sto tornando a Zootropolis. Sia Hopps sia Wilde sono con me.” annunciò Cervozzo prima di lanciare un breve sguardo sulla coniglia e sulla volpe seduti sul sedile posteriore della sua auto.

Tienimi aggiornato e fammi immediatamente sapere quando avrai fatto ritorno in città.” gli ordinò Jack Wilde.

“Lo farò, capo.” promise l’agente Cervozzo, prima di interrompere la comunicazione e rivolgere di nuovo l’attenzione a Nick e Judy.

“Perché hai mentito al tuo capo per noi?” domandò Judy.

“Se ci pensate, ve lo devo.” rispose Cervozzo.

“Che cosa vuoi dire?” gli chiese Nick.

“Jack è troppo orgoglioso per ammetterlo, ma siete stati proprio voi due ad averlo spinto ad arruolarsi nello ZBI.” ammise il cervo, “Se non lo avesse fatto, probabilmente anch’io sarei rimasto a lavorare come poliziotto nel Distretto Dieci.”

“Gli è sempre piaciuto girare con un distintivo in bella mostra e sentire il suono di una pistola.” disse Nick, prendendosi gioco di suo cugino.

******

So che cosa ha intenzione di fare Cervozzo. Sta cercando di distogliere la nostra attenzione da tutto ciò che sta succedendo, ma non funziona.

Per tutta la durata del viaggio, sto onestamente pensando di smembrare Michael un pezzo alla volta. Non sono una volpe violenta. Per la verità, ho sempre odiato dover ricorrere alla forza bruta, ma devi fare tutto quello che è necessario per proteggere la tua famiglia. Posso soltanto immaginare cosa stia pensando Judy in questo momento. Probabilmente qualcosa di molto simile… o forse anche di più violento. Chissà?

Imbocchiamo il tunnel che ci porterà a Zootropolis. È una strada dritta senza nessun altro veicolo in vista e impieghiamo circa venti minuti per attraversarlo. Percorriamo questa tappa del viaggio in silenzio, anche se sto ancora cercando di rassicurare Carotina senza dirle nulla. So che dire cose del tipo ‘andrà tutto bene’ non le sarebbe di alcun conforto in questo momento.

Non passa molto tempo prima che arriviamo dall’altra parte, emergendo nella parte meridionale del Distretto di Savanna Central; è allora che il cellulare riprende a squillare.

******

“Qui Cervozzo.” disse il cervo al telefono.

Vuoi sentire prima la notizia buona o quella cattiva?” gli domandò l’agente Wilde.

“Prima la buona.”

Abbiamo catturato quei sacchi d’immondizia.” annunciò l’agente Wilde, “I cecchini li hanno presi mentre stavano attraversando la zona dei Canali. Ora li abbiamo in custodia.

Nick e Judy si scambiarono un’occhiata d’intesa dopo aver sentito la notizia.

“Qual è la cattiva notizia?” domandò Cervozzo al suo capo, contenendo a fatica la sua preoccupazione.

Erano una dannata esca.” ringhiò l’agente Wilde, “I cuccioli presi in ostaggio non erano con loro.

Nick sentì Judy irrigidirsi accanto a sé, mentre lui stesso tratteneva una smorfia di disappunto.

Ho interrogato uno degli orsi e ci ha confessato che si trovavano a bordo di una seconda macchina guidata da una pecora. Le telecamere stradali hanno individuato il mezzo e abbiamo iniziato le ricerche. Ti invierò ulteriori informazioni subito dopo aver terminato questa chiamata; nel caso in cui ti dovesse capitare di vederla sulla strada del ritorno, contattami immediatamente. Nessuna parola da parte di Wilde e Hopps?

“Nessuna, capo.” mentì Cervozzo. Ci fu una breve pausa.

Ti manderò tutte le informazioni possibili. Nel frattempo, raggiungici al Distretto Uno, dove abbiamo installato una base temporanea. Stiamo per inchiodare quel pazzoide.” dichiarò l’agente Wilde, poco prima di interrompere la chiamata. Il cellulare di Cervozzo trillò, mentre lo passava nelle zampe di Nick e Judy. La coniglia toccò la schermata e apparve l’immagine di una Herd Foalcus Estate rossa fiammante. La fece mostrare subito a Nick.

******

Ingrandisco l’immagine inviata sul telefono e scorro verso il basso. È uno scatto proveniente da una delle telecamere stradali. Tutti i dettagli inerenti al conducente sono stati inseriti nel messaggio allegato, così riesco a riconoscerlo. In fin dei conti, in città conosco tutti… o perlomeno, li conoscevo.

Sebbene siano passati un paio di mesi da quando l’avevo visto caricare dosi di Risveglio dei Morti su uno dei camion, il manto di lana nero che lo ricopre lo rende inconfondibile.

È Woolter, uno degli arieti che avevano collaborato con Doug durante gli attacchi degli Ululatori Notturni avvenuti diciannove anni fa.

Ovviamente, anche lui è coinvolto. Michael si è circondato di tutti quei mammiferi che sono stati più che disposti ad aiutarlo nell’attuazione del suo folle piano o che avevano effettivamente avuto un ruolo negli incidenti degli Ululatori Notturni che avevano portato alla morte dei suoi stessi genitori. Non sarei affatto sorpreso se Michael avesse riservato un proiettile per ognuno di loro, considerato che non nutro alcun dubbio sul suo desiderio di ucciderli tutti.

Quel maledetto sta facendo di tutto per farci ribollire il sangue nelle vene.

******

“E adesso… che si fa?” domandò Cervozzo.

“Ci atteniamo al piano.” rispose Judy con fermezza.

“D’accordo, ve lo ripeto ancora una volta… qual è il piano?” sottolineò il sottoposto dell’agente Wilde, “Andare nel tuo appartamento e raccogliere tutti i dati disponibili non può essere definito piano.”

“Ho due pistole spara-tranquillanti a casa mia.” disse Judy, “Fin da quando sono stata promossa a capo della polizia. Per ogni evenienza.”

“E dopo… che cosa farete?” proseguì Cervozzo, “Avvicinarvi al sito e sgattaiolare sotto il muso di polizia e ZBI, per poi fare irruzione nell’edificio e dare il via alle danze? E poi? Non sapete nemmeno quanti mammiferi abbia Michael a disposizione.”

“… troveremo un modo.” ribadì Judy con piglio deciso, “Lo facciamo sempre.”

“Non sembra affatto allettante come prospettiva.” commentò Cervozzo, “Il capo non esiterebbe a far montare le mie corna in bella mostra sulla parete del suo ufficio, se sapesse che ho permesso a entrambi di fare di testa vostra.”

“… perciò non glielo diremo.” disse Judy. Nick la guardò incuriosito, mentre Cervozzo tratteneva a fatica una risata.

“Che cosa c’è?” domandò la coniglia, sbattendo perplessa le palpebre.

“Hai mai provato a mentire al mio capo?” domandò Cervozzo, “Posso assicurarti che non è una bella pensata. Posso ritenermi fortunato che non mi abbia fatto una lavata di capo quando mi ha chiamato, perché è altamente probabile che lui sapesse che ho mentito per coprire tutti e due.”

“Non posso che darti ragione su questo punto.” intervenne Nick, “È capace di fiutare l’odore della benché minima infrazione anche a un miglio di distanza.”

“Allora non fargli capire che stai mentendo.” suggerì Judy.

******

Non so per quale motivo Cervozzo voglia aiutarci, considerando il fatto che non abbiamo un vero e proprio piano in mente. Forse è solo un bravo mammifero, oppure tutto questo è soltanto una messinscena. Non appena arriveremo all’appartamento di Carotina, lui ci sbatterà dentro e chiuderà la porta a chiave fino a quando tutta questa storia non sarà finita.

A questo proposito, arriviamo davanti al portone d’ingresso e Cervozzo esce dalla macchina. Judy è la prossima a scendere, dopodiché entrambi entriamo nello stabile.

In piedi davanti alla porta dell’appartamento, con gli occhi di chi non sembra affatto entusiasta di vederci, c’è Jack Wilde, con indosso un giubbotto antiproiettile e un cappello con visiera ancorato alla testa, entrambi con la sigla ZBI in bella mostra.

******

“Te li sei lasciati sfuggire, vero?” disse Jack Wilde, rivolgendosi a Cervozzo. In seguito, rivolse la sua attenzione a Judy e Nick.

“Che cosa avreste intenzione di fare esattamente, voi due?” domandò l’agente dello ZBI, “Prenderete un paio di pistole spara-tranquillanti con la speranza di riuscire a superare indisturbati sia i cordoni di sicurezza sia gli scagnozzi di Michael?”

“Sembra che tu sappia che abbiamo questa intenzione.” rispose Judy.

“Non può che essere così.” sottolineò Nick.

“Ho avuto un’intuizione.” ammise Jack, “O per meglio dire, un’illuminazione.”

“Agente Wilde… hai dei figli?” gli domandò Judy.

“Sì.” rispose il cugino di Nick, mentre fissava intensamente la coniglia.

“Che cosa faresti se fossi nella mia posizione?” gli chiese nuovamente quest’ultima.

Cervozzo aprì la bocca, ma il suo superiore gli intimò di tacere con un’occhiata prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione a Judy.

******

Conoscevo la risposta che le avrebbe dato, perché già sapevo che si era trovato nella stessa situazione. Appena un anno dopo essere entrato in servizio nello ZBI, sua figlia venne rapita. Posso dire tutto quello che mi pare a proposito di Jack e di come mi stuzzichi sempre nel modo sbagliato, ma ha sempre agito per il bene di sua figlia.

Jack sta ripensando alle parole di Judy e non passa molto tempo prima che ci faccia sapere quale sia la sua opinione in merito.

******

“Dovrei tenervi sotto custodia cautelare in questo momento.” esclamò Jack.

“Ma non lo farai.” lo interruppe Nick, “Altrimenti l’avresti già fatto.”

“Vi porterò fin laggiù, ma una volta arrivati, sarete un problema del capitano Fangmeyer.” disse Jack, “Quello che farà con voi non sarà più una mia preoccupazione.”

Judy e Nick si scambiarono un breve cenno d’intesa mentre Jack li scavalcava, raggiungendo l’agente Cervozzo e fulminandolo con lo sguardo.

“Ecco, io… ho combinato un gran casino, capo.” si giustificò il cervo.

“Questo è certo.” si limitò a rispondergli Jack.

“Per favore, dicci…” disse Judy, “Avete catturato Woolter? Come stanno i nostri figli?”

Jack spostò lo sguardo verso Judy e, per il più breve dei momenti, sia lei sia Nick avrebbero potuto giurare che il suo sguardo si fosse ammorbidito.

“No.” rispose Jack scuotendo la testa, “Ha abbandonato la sua auto e si è rifugiato nel sistema fognario della città. Probabilmente l’ha fatto per raggiungere il grattacielo in cui si trova Michael senza farsi vedere.”

******

Perciò la posta in gioco rimane alta esattamente come tre ore fa, quando avevamo ricevuto quella telefonata da Michael.

Io e Carotina ritorniamo in macchina con Jack e l’agente Cervozzo. Non passa molto tempo prima che Jack, che aveva preso il volante, ci porti presso il grattacielo dove i nostri figli sono tenuti in ostaggio. Si trova esattamente nel centro cittadino, a pochi isolati di distanza sia dalla centrale di polizia, sia dall’appartamento di Carotina.

I veicoli del Dipartimento di Polizia di Zootropolis e dello ZBI sono schierati ovunque. Vedo il capitano Fangmeyer discutere con alcuni agenti. C’è anche una squadra di agenti della TUSK davanti all’ingresso recintato del grattacielo. Sono tutti armati di potenti fucili spara-tranquillati, fabbricati sullo stesso modello di quello adoperato da Doug Ramses diversi anni fa.

Sia mio cugino sia l’agente Cervozzo lasciano la macchina e, prima che tocchi a noi, la mia zampa si stringe attorno a quella di Carotina.

Dopodiché abbandoniamo anche noi l’abitacolo, giusto in tempo per andare in scena.

Il capitano non sembra affatto contento di vederci.

******

“Fra tutte le cose impulsive, sconsiderate e stupide che voi due avreste potuto fare…” iniziò il capitano Fangmeyer, “Avete deciso di disobbedire a un ordine diretto e di uscire fuori dalla custodia cautelare per venire direttamente qui, fra le zampe di quel maledetto.” concluse indicando con la testa l’edificio in cui Michael si era rintanato.

“Allora ci sbatta dietro le sbarre.” disse Judy con aria di sfida, “Ma farebbe meglio a rinchiuderci in qualche carcere dal quale non sia possibile uscire in alcun modo, perché combatterò per i miei figli con ogni fibra del mio corpo, anche se dovessi evadere da qualsiasi luogo nel quale vorrà rinchiuderci.”

Fangmeyer continuò a fissare la sua sottoposta. Nick, nel tentativo di sbrogliare la situazione, iniziò a parlare.

“Mi scusi, capitano, ma non crede che non sarebbe affatto una cattiva idea mandarci lì dentro – non da soli, naturalmente – per scoprire che cosa stia impedendo a Michael di farci fuori tutti qui e subito?” disse, “Non so un granché a proposito di esplosivi, ma ci sono volute tre ore per arrivare fin qui in macchina. Più altre tre prima che gli scagnozzi di Michael arrivassero a Bunnyburrow e rapissero i nostri figli. Fanno sei ore in totale. Un po’ troppe per posizionare gli ordini e far saltare tutto per aria. Perciò, perché non l’ha ancora fatto?”

Fangmeyer mantenne lo sguardo fisso sui due agenti.

“Ci mandi nell’edificio.” disse Judy, “Potrà rimproverarci o farci qualunque altra cosa desideri, dopo che avremo tratto in salvo i nostri figli. Ma non me ne starò qui in piedi senza fare nulla mentre loro sono in pericolo. Non lo farò mai.”

Fangmeyer sbuffò contrariata.

“Ho la netta sensazione che voi due mi disobbedirete, qualunque cosa io faccia o dica.” esclamò la tigre a capo della polizia, “Dimentichi che non sei più il capitano, Hopps. Perciò dammi una buona ragione, una soltanto, per la quale non dovrei sospenderti dal servizio per insubordinazione.”

Judy guardò il suo diretto superiore con occhi risoluti, come se osasse sfidarla a dare credito alla sua stessa minaccia.

******

Avete mai assistito allo spettacolo di una forza inarrestabile che si scontra contro un ostacolo inamovibile? Indovinate quale delle due corrisponde a Judy.

Avrebbero potuto restare così per tutto il giorno e, in circostanze normali, sarebbe passato molto tempo prima che una delle due avesse mostrato i primi segni di cedimento.

Questa, tuttavia, non è affatto una circostanza normale e, come se avesse lo scopo preciso di puntualizzarlo, il cellulare di Judy iniziò a squillare.

È di nuovo quel contatto sconosciuto e sappiamo entrambi che cosa significa.

Judy risponde e mette la chiamata in vivavoce.

******

Vedo che siete arrivati al cordone di sicurezza.” esclamò la voce di Michael.

“Dove sono?” domandò Judy con un ringhio minaccioso.

Quassù, insieme a me.

“Se oserai far loro del male…”

Non sei nella posizione di minacciarmi, Hopps.” disse Michael, “Neppure il tuo capo è in grado di tenerti in disparte. So che è lì con te e che sta facendo del suo meglio per impedirti di entrare. Per questa ragione, parlerò direttamente con lei, capitano… non interferisca.

Judy lanciò un’occhiata a Fangmeyer.

“Abbiamo circondato l’edificio.” dichiarò la tigre, “Non c’è via d’uscita. Quindi perché non rilasciate semplicemente gli ostaggi e vi arrendete?”

Non succederà.” rispose Michael, “Lei non è nella posizione di darmi alcun ordine. Lo sa che ho tutte le mie carte da giocare? La sola cosa che mi impedisce di far esplodere l’intera catena di bombe in questo preciso momento sono Hopps e Wilde e, fintanto che vorranno giocare con me, potreste effettivamente avere qualche possibilità di fermare i miei piani. Tuttavia, se ha intenzione di unirsi al gioco, dovrà rispettare le regole, capitano. Perciò ecco che cosa succederà. Ho ordinato ai miei mammiferi di non sparare né a Hopps né a Wilde. Dovranno raggiungere l’ottavo piano, da soli. I miei fidati sottoposti non faranno loro alcun male, ma sono determinati a impedire alla squadra TUSK di raggiungermi; immagino che anche loro faranno del loro meglio per… finire la partita. Non sono affatto un tipo irragionevole: avranno trenta minuti a disposizione per fermarmi. Se tenterete di fermarli, lo verrò a sapere e farò esplodere le bombe. Se non mi raggiungeranno entro il tempo stabilito, le farò esplodere ugualmente.

Ci fu una pausa gravida di tensione prima che Michael riprendesse il filo del discorso.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro.” concluse l’ibrido prima di chiudere la chiamata.

Fangmeyer lanciò un’occhiataccia al cellulare per un momento, prima di posare una zampa sulla fronte e sospirare rassegnata.

“Va bene.” disse infine la tigre, “Si faccia così. Andrete insieme alla Squadra Uno della TUSK, sotto il comando diretto di Rhinowitz. Obbedirete ai suoi ordini come se fossero i miei.”

******

Cos’altro possiamo fare? Non c’era mai stata un’alternativa vera e propria. Adesso il capitano se n’è resa conto.

Andiamo da Rhinowitz, il quale è piuttosto sorpreso di vederci, tanto per usare un eufemismo. Tutti sanno che cosa c’è in ballo adesso. Perciò, seppur dietro una coltre di polemico silenzio, Rhinowitz accetta di farci entrare nella sua squadra TUSK.

Ci vengono forniti giubbotti antiproiettile e nuove pistole spara-tranquillanti. Judy rimane silenziosa per tutto il tempo, ma riesco ad attirare la sua attenzione una o due volte e vedo la stessa determinazione che avevo visto in lei quando, tanti anni fa, mi aveva trascinato per tutta la città alla ricerca di prove sulla scomparsa del signor Otterton.

So cosa c’è in ballo qui. Io e Carotina siamo l’unica possibilità di salvezza per i nostri figli; se Michael ha davvero intenzione di lasciarci entrare, allora potremmo davvero avere la possibilità di fermare l’altro suo folle piano.

Vedo la squadra di agenti della polizia e dello ZBI, con Jack e Cervozzo che si preparano. Mio cugino mi guarda e annuisce brevemente, prima di afferrare un’arma e andare avanti. Mi ricordo di qualcosa che aveva detto prima Cervozzo.

La regola numero 36. È vero, Michael si è preso gioco di noi fin dall’inizio. Lo so e basta. In questo momento, stiamo ballando sulle note della sua versione della canzone di Gazelle.

Il capitano ci dice qual è il piano da seguire: la nostra squadra sarebbe entrata per prima, mentre la forza d’assalto dello ZBI ci avrebbe seguito. Non appena vediamo un’apertura, dovremo raggiungere l’ottavo piano e fermare Michael a tutti i costi.

Robin, Nicholas, aspettateci. Stiamo per arrivare.





Note dell’autore: Eccoci al diciassettesimo capitolo!

Michael Clawford è più determinato che mai a gettare l’intera città di Zootropolis nel caos e con i giovani Nicholas e Robin nelle sue grinfie, sembra avere tutte le carte in regola per portare a compimento i suoi folli propositi di vendetta. Sebbene Nick e Judy abbiano convinto il capitano Fangmeyer e l’agente Wilde a prendere attivamente parte all’operazione, dovranno fare ricorso a tutte le loro forze pur di salvare i loro figli in quella che sarà a tutti gli effetti una corsa contro il tempo, come in ogni thriller che si rispetti.

Prima di congedarmi, permettetemi di fare chiarezza su alcune citazioni uscite dalla bocca dell’agente Cervozzo. L’elenco di regole sciorinate in questo capitolo è un chiaro riferimento all’agente speciale Leroy Jethro Gibbs, il protagonista della serie NCIS – Unità anticrimine interpretato da Mark Harmon. La battuta, invece, prende spunto dal film Un colpo all'italiana del 1969, diretto da Peter Collinson e con l’attore londinese Michael Caine nei panni del protagonista. A proposito, il cockney è un termine riferito sia ai componenti del ceto proletario di Londra sia al peculiare dialetto parlato nella capitale britannica.

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XVII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-18-Rescue-Plan-730333509

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 19
*** Ostaggi in pericolo ***


Capitolo XVIII

Ostaggi in pericolo

 

(dal punto di vista di Nicholas)

 

Non sento alcun rumore. Non riesco a percepire nulla. È davvero come essere morti?

Non passa molto tempo prima che mi renda conto di essere ancora vivo, perché all’improvviso mi rendo conto di mentire su qualcosa. Questo significa che riesco vagamente a percepire quello che succede intorno a me. Cerco di muovermi per capire meglio su cosa stia mentendo, ma il mio corpo non vuole saperne. Neppure i miei occhi vogliono aprirsi.

Seppur lentamente, inizio a ricordare cosa è successo. Stamattina mi sono sicuramente alzato dal letto e sono andato con Robin alla pasticceria di Gideon. Ho incontrato Joshua, io e Robin siamo usciti fuori, e poi…

Niente. Non riesco a ricordare altro.

Oddio… sono stato colpito dal Risveglio dei Morti? No… non può essere. Ho sentito quali sono gli effetti di quella roba e sebbene confesso di sentirmi piuttosto spaventato in questo momento, sento di non aver perso il controllo di me stesso. Di certo non mi sento come se fossi diventato selvaggio. Sono altrettanto certo che ne sarei stato consapevole.

La mia mente intorpidita cerca di trovare una via di fuga, ma poi realizzo di… avere sonno? Perché mai dovrei essere assonnato?

Sento una voce. Non so a chi appartenga, ma mi sta esortando a darmi una svegliata.

All’improvviso, avverto il desiderio di non svegliarmi, ma quella stessa voce insiste affinché sia sveglio per vedere ciò che sta accadendo.

Lentamente, i miei occhi si aprono e sento tutte e quattro gli arti riprendere vigore. Una forte luce investe i miei occhi e per un breve istante mi sembra di essere stato accecato, ma la mia vista si abitua e lentamente riesce a mettere tutto quanto a fuoco. Con uno sforzo che mi sembra a dir poco titanico, mi metto seduto e mi guardo intorno. Avverto qualcosa di pesante attaccato a una delle mie zampe, ma al momento non riesco a capire di cosa si tratti. Desidero soltanto sapere dove mi trovo.

Scopro di essere in una specie di stanza piena di attrezzi utilizzati nel campo dell’edilizia. La mia schiena è contro qualcosa di freddo e duro. Cerco di muovere le braccia, ma mi accorgo che sono legate dietro la mia schiena. Tiro delicatamente per capire cosa mi impedisce di muovermi liberamente. La trama sembra spinosa, il che mi suggerisce che le mie braccia siano state legate con una fune. La mia attenzione viene infine attirata da quella cosa pesante attaccata alla mia gamba. C’è un’altra corda attorno alla mia caviglia e mi accorgo che sono stato legato accanto a… Robin? La corda è avvolta attorno anche alla sua caviglia.

Anche Robin inizia lentamente ad agitarsi. Mentre sollevo il collo, avverto un forte dolore. Considerando il tutto – il dolore al collo, tutto il tempo trascorso finora e questa persistente sensazione di sonnolenza – oserei intuire che non potevamo stare tranquilli in alcun modo.

Mi guardo di nuovo intorno e finalmente capisco a chi appartiene quella voce che mi aveva spinto a svegliarmi. Sembra un lupo dal pelo bianco, ma le sue orecchie… sono troppo lunghe. Mi accorgo anche che è un po’ troppo… basso per essere un comune lupo. La sua testa è segnata da alcune strisce grigie, simili a quelle che ho visto su altri conigli a Bunnyburrow. Indossa un completo bianco.

Tutto questo mi fa capire che mi trovo faccia a faccia con un altro incrocio.

******

“I figli di Judy Hopps e Nick Wilde…” disse l’incrocio.

Nicholas rimase in silenzio.

“Immagino che voi due sappiate già chi sono.” proseguì il mammifero in completo bianco.

“Sei la cosa che vuole la morte di mia madre.” ringhiò Nicholas.

“Mi piace questo termine.” commentò l’ibrido, “Ma se sono soltanto una ‘cosa’, allora tu che cosa saresti? Sei altrettanto… unico, proprio come me.”

“Che cosa vuoi da noi?” gli domandò Nicholas.

“L’ho già ottenuto.” rispose Michael, “Voi siete qui e non ho alcun dubbio che presto verranno anche i vostri genitori.”

“Ci stai usando come esca.” realizzò Nicholas, mentre Michael si lasciava sfuggire una risatina di compiacimento.

“Soltanto il figlio di due poliziotti poteva essere così perspicace…” puntualizzò l’ibrido, “Ebbene sì, sto usando entrambi per attirare i vostri genitori fin qui. Per la verità, voglio soltanto tua madre, ma sono legato da un vincolo di… alleanza, diciamo, e il mio alleato vuole anche tuo padre.”

“Alleato…” Nicholas ripeté il termine con palese disprezzo, “Intendi il mammifero che ha cercato di uccidere mia madre con quella droga.”

“Indovinato.” rispose Michael, “Beh, non posso certo ammettere che sia un alleato affidabile. Ho dovuto impartirgli una dura lezione dopo che aveva cercato di… affrettare l’inevitabile sorte di tua madre e mandare all’aria tutto ciò per cui, nel frattempo, avevo lavorato così duramente.”

L’ibrido si appoggiò a una catasta di assi di legno addossate contro una parete e incrociò gli arti superiori.

“Perché non ci uccidi e la fai subito finita?” gli chiese Nicholas.

“Oh, potrei farlo.” rispose Michael, “Sarebbe fin troppo facile per me. Ma, vedi… nel corso degli anni ho appreso alcune verità fondamentali. Una di queste è piuttosto semplice: puoi sconfiggere veramente il tuo nemico soltanto quando lo avrai totalmente distrutto. Ucciderti qui e ora distruggerebbe sì lo spirito di tua madre… ma sarebbe molto più doloroso per lei – oltre che più soddisfacente per me – privarla della speranza di salvarti a distanza di pochi piani piuttosto che a decine di miglia.”

Nicholas digrignò i denti.

******

Questo qui dev’essere il famoso ‘Michael’ di cui i miei genitori parlavano a voce sommessa, nella speranza che né io né Robin potessimo ascoltarli. Una cosa è certa: questo tizio è completamente folle. Dobbiamo uscire di qui, ma…

Ci sono altri mammiferi su questo piano. Lupi, orsi polari, lepri, pecore. In particolare, c’è un montone che mi sta fissando con un’espressione che sprizza odio. Sembra avere una cinquantina d’anni e indossa una polo rossa e un paio di pantaloni. Vedo una luce lampeggiare a lato del suo collo; indossa una specie di collare.

Riconosco questi affari, visto che fanno parte della storia di Zootropolis. Sono collari elettrificati.

Questo tipo è stato così crudele da averli fatti indossare ai suoi stessi scagnozzi!

Devo assolutamente inventarmi qualcosa che permetta a entrambi di uscire di qui, ma… come posso fare? Siamo circondati e ho le zampe legate dietro la schiena.

So come uscire da situazioni di questo genere, ma il trucco potrà funzionare solo se non sarò notato. La superficie alla quale sono legato è dura e fredda; non riesco ad avvertire la presenza di spigoli appuntiti, perciò non posso tagliare la corda in nessun modo. Le mie zampe non sono legate insieme, ma quella destra è legata alla sinistra di Robin.

Sto pensando a una cosa che mi aveva fatto vedere papà. Mi aveva convinto a legargli le zampe, ma era riuscito a liberarsi più rapidamente di quanto avessi pensato. Mi aveva anche insegnato il trucco, ma è molto più facile metterlo in atto quando sei cosciente mentre le tue zampe vengono legate.

Mentre rimugino su quanto ho appena detto, mi rendo conto di qualcosa.

Non mi riferivo più a lui come il ‘signor Wilde’.

Io… l’ho chiamato ‘papà’.

Non volevo farlo di proposito, ma… forse questo significa che è ora che lo accetti come…

Perché ci sto pensando proprio ora? Devo trovare il modo di scappare, piuttosto. Perciò, che cosa mi aveva insegnato il signor Wi… papà…?

Beh, la prima cosa che noto è questa: le nostre zampe sono state legate quando eravamo privi di sensi; se così non fosse stato, si sarebbero venuti a creare degli spazi fra i polsi e la corda. Questo mi permette di provare a liberare le mie zampe. Posso farlo, ma il trucco consiste nel fare movimenti lievi; se provassi a farlo con movimenti più ampi, le mie braccia si muoverebbero leggermente e questo potrebbe essere notato da chiunque mi tenga gli occhi addosso. Qualcuno intelligente come questo Michael potrebbe accorgersene immediatamente. Perciò il trucco è compiere dei movimenti lievi, quasi impercettibili.

Michael si allontana da noi e avverte il montone che ci guardava storto che deve fare una telefonata, quindi lascia la stanza e quello stesso ariete ci viene incontro. All’inizio pensavo che si trattasse soltanto della mia immaginazione, ma ora mi rendo conto che sta guardando sia me sia Robin con occhi carichi di odio; eppure, sono convinto che, sebbene rivolga il suo disprezzo a entrambi, gran parte della sua ira sia indirizzata a me.

******

“Che cosa stai guardando, mezzosangue?” domandò l’ariete, mentre fissava Nicholas con rabbia. Nicholas non gli rispose, ma assunse un’aria di sfida mentre sosteneva il suo sguardo. Il montone estrasse una pistola e la controllò, mentre inseriva una piccola capsula di colore blu scuro nella canna, che venne estratta dalla parte posteriore dell’arma, prima di rimetterla al suo posto e inclinarla.

“Sai, mi è stato detto di non ucciderti.” disse la pecora, “Ma non mi è stato detto nient’altro. Vuoi mettere alla prova la mia pazienza e vedere fino a che punto uno sporco mezzosangue come te può diventare selvaggio? Sono pronto a scommettere che il marmocchio legato con te sarebbe la prima vittima.”

“Tu sei malato.” gli disse Nicholas ringhiando.

“Non sono io il mostro innaturale fra noi due.” rispose l’ariete con un ghigno.

Un lupo picchiettò sulla spalla del montone, facendolo allontanare. Nicholas, approfittando dell’occasione, iniziò a muovere i polsi legati nella speranza di poter quantomeno allentare la stretta della corda.

******

Avverto quanto sia stretta questa dannata fune. Riesco appena a muovere i polsi, il che è un buon segno, sebbene sia fastidioso. Significa che i miei polsi non sono legati stretti come temevo. Riesco a rivolgere uno sguardo significativo a Robin, cercando di fargli capire di non dare ai nostri rapitori un pretesto per avvicinarsi, mentre cerco in tutti i modi di liberarmi.

Lui capisce, anche se è comprensibilmente spaventato. Riesco ad avvertire l’odore della sua paura. Dovrebbe aver percepito anche il mio, perché sebbene stia facendo del mio meglio per assumere un atteggiamento coraggioso e provocatorio, anch’io ho una paura tremenda.

Michael ritorna nella stanza e si avvicina di nuovo a noi. Si ferma di fronte a me e si inginocchia al mio stesso livello.

******

“Beh, visto che i tuoi genitori saranno qui fra poco, che ne diresti di ammazzare un po’ il tempo prima che ci raggiungano?” suggerì Michael.

“Te lo puoi scordare.” rispose Nicholas, mentre l’ibrido ridacchiava divertito.

“Sei così… combattivo.” osservò Michael, “Suppongo che abbia preso da tua madre… lei ti ha mai parlato degli eventi accaduti diciannove anni fa? Dei cosiddetti tumulti dei ‘predatori selvaggi’?”

Nicholas rimase in silenzio, mentre il suo rapitore tirava fuori il cellulare.

“Ci penso ogni giorno non appena mi sveglio.” ammise Michael, “Perché è stato proprio allora che ho perso la mia famiglia.”

“È questa la ragione per cui stai facendo tutto questo?” gli domandò Nicholas pieno di rabbia, “Che cosa ha a che fare con mia madre’”

“Lei è stato un ingranaggio molto importante all’interno della macchina che Dawn Bellwether aveva allestito in maniera così scrupolosa, con l’obiettivo di asservire e soggiogare tutti i predatori della città.” disse Michael.

“Mia madre l’ha fermata.” affermò Nicholas.

“Niente affatto, ha dato inizio a tutto. Ti è mai capitato di ascoltare il discorso da lei pronunciato durante quella conferenza stampa? Tutte quelle disgustose calunnie… ah, ma non ti farò un riassunto. Hai presente il detto ‘mostra, ma non racconta’? Ecco… guarda tu stesso.”

Michael pose il telefono davanti agli occhi di Nicholas mentre premeva il tasto d’avvio. Sullo schermo, il giovane ibrido poteva vedere Judy davanti a un leggio, quando era più giovane.

******

Sto osservando mia madre mentre diceva che il motivo per cui i predatori erano diventati selvaggi era da ricondurre a una motivazione di tipo biologico. Fa male vedere quel video perché so che se me l’avessero fatto vedere quando ero più… in collera con me stesso e gli altri… avrebbe inasprito i miei rapporti già abbastanza tesi con lei.

C’è solamente una cosa che mi impedisce di essere più turbato di quanto già non lo sia.

Mi dispiace deluderti, Michael, ma l’avevo già visto. La mamma me l’aveva mostrato quando aveva appreso che gli incidenti dei Predatori Selvaggi sarebbero stati trattati nella mia classe durante la lezione di Storia. Mi aveva detto che sarebbe stata la cosa migliore. Non ne era affatto orgogliosa, ma era convinta che dovessi saperlo in modo da comprendere meglio il ruolo che aveva avuto all’epoca, prima di ascoltare una versione distorta della storia che mi avrebbe attratto verso l’odio di qualcun altro. Inutile aggiungere che mi aveva fatto star male vedere quel video da solo la prima volta, quando avevo sentito quelle parole distorte uscire dalla bocca della coniglia che in seguito sarebbe diventata il capitano dello stesso Distretto che rappresentava quel giorno.

Adesso so che mia madre non pensava davvero quelle cose. Conosco la storia abbastanza bene da sapere che si è pentita amaramente per quello che aveva detto allora e che aveva fatto del proprio meglio per rimediare.

******

“Che cosa ne pensi?” domandò Michael.

“Credo che tu abbia perso del tempo prezioso nel mostrarmelo.” lo derise Nicholas, “L’avevo già visto.”

Michael sembrava essere rimasto colpito da quella risposta, ma riacquistò immediatamente il proprio autocontrollo.

“Lo sapevi che, subito dopo quella conferenza stampa, tuo padre si era allontanato da tua madre di propria iniziativa?” domandò nuovamente Michael, “Era rimasto profondamente scosso da ciò che lei aveva detto e che aveva fatto. Scommetto che non sai neppure che tua madre stava per colpirlo con uno spray repellente per volpi.”

Nicholas non disse nulla.

“Capisci dove voglio arrivare?” continuò Michael, “So che Nick Wilde ha lasciato Zootropolis sedici anni fa. Se dovessi tirare a indovinare, direi che se ne era andato per colpa di qualcosa che tua madre gli aveva detto o fatto. Lei lo aveva spinto tra le braccia di un’altra volpe e la prova di quanto ho appena affermato è legata a te in questo preciso momento.”

“Chiudi il becco.” ringhiò Nicholas, mentre il suo sequestratore sorrideva compiaciuto.

“Considera questo: tua madre fa sempre del male a tutti coloro cui dice di voler bene. Ha allontanato tuo padre per ben due volte e scommetto che ha fatto la stessa cosa con te quando era il capitano della polizia. La ferocia potrebbe non essere più presente nella biologia dei predatori, ma fare del male a tutti coloro che le vogliono bene fa sicuramente parte della sua natura. Pensaci un po’ su.” concluse Michael, prima di rialzarsi. Un montone dal manto nero si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio; nonostante Nicholas fosse abbastanza vicino da sentire distintamente ogni parola.

“Sono arrivati in città.” annunciò l’ariete a Michael.

“Sapete dove si trovano di preciso?” domandò quest’ultimo al suo sottoposto.

“Le telecamere del circuito stradale li hanno ripresi mentre si dirigevano verso l’appartamento di Hopps.”

“Questo significa che lei sta cercando di ottenere qualcosa che, almeno secondo i suoi piani, dovrebbe aiutarla.” osservò Michael, “Qual è la situazione all’esterno?”

“Le forze d’assalto congiunte dello ZBI e del Corpo di Polizia di Zootropolis si sono già riunite e stanno aspettando l’ordine di fare irruzione nell’edificio.”

“Spediteli dritti all’inferno.” ordinò Michael, “Ma se vedete Hopps e Wilde fra di loro… lasciateli passare. Mi occuperò di loro personalmente.”

La pecora nera uscì, mentre estraeva una pistola dalla cintura dei suoi pantaloni e la caricava. Michael ritornò dai suoi ostaggi.

“È arrivato il momento di entrare in scena.” disse.

******

È buffo quando ti rendi conto delle cose che pensi in questo genere di situazioni. È chiaro che questo pazzo desidera ucciderci tutti. I miei pensieri vanno a mamma e a papà, che stanno venendo a salvarci. Mi rendo conto che la sorpresa che ho provato quando l’ho chiamato papà è stata effimera. Lui è mio padre sotto tutti gli aspetti, anche se ho dovuto farmi rapire da un mammifero fuori di testa per capirlo una volta per tutte.

Spero davvero che riescano ad arrivare fin qui e che lo fermino… perché non voglio affatto morire.

Mentre lo penso, riesco a sentire la corda attorno ai miei polsi allentarsi; mentre Michael si allontana, tiro fuori una delle zampe.

Mamma e papà arriveranno a momenti… ma farò tutto il possibile per tirarci fuori di qui.





Note dell’autore: Con questo siamo giunti al diciottesimo capitolo!

Casomai qualcuno avesse ancora nutrito dei dubbi in proposito, in questo capitolo Nicholas ha dimostrato di essere il degno figlio di Judy e Nick. Non soltanto ha tenuto testa sia a Michael sia a Doug, ma ha anche fatto ricorso a uno dei trucchetti da artista della truffa di suo padre nel tentativo di liberarsi. Che altro aggiungere, ancora una volta Nicholas ha dato prova della sua tenacia e del suo coraggio. È proprio il caso di dirlo… tali genitori, tale figlio!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XVIII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-19-Hostage-Situation-732906090

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 20
*** Corsa contro il tempo ***


Capitolo XIX

Corsa contro il tempo

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Nick e io siamo pronti a riprenderci i nostri figli. Indossiamo entrambi delle protezioni a prova di proiettile sopra i nostri abiti civili, dal momento che non abbiamo avuto a disposizione né il tempo né tantomeno il luogo per poterci cambiare in modo appropriato. Nel mio caso, si tratta essenzialmente di una versione potenziata della divisa che indosso quando lavoro in polizia ed è costituita da un’armatura pettorale che copre anche la schiena, schinieri, ginocchiere e guanti di protezione. Siamo stati entrambi equipaggiati con pistole spara-tranquillanti; i fucili prodotti in serie della squadra d’assalto TUSK sono troppo grandi da imbracciare sia per me sia per Nick, poiché il più piccolo di essi è a misura di lupo.

Il piano che tutte le forze a disposizione dello ZBI e del Dipartimento di Polizia di Zootropolis devono seguire è fare irruzione nell’edificio da ingressi separati una volta aver occupato il primo piano; saremo noi ad andare avanti, ma solamente perché questo è un caso eccezionale. Di norma, nel corso delle operazioni congiunte le squadre della polizia e della TUSK intervengono in fase di copertura e non fanno da apripista, ma le richieste di Michael nei nostri confronti rendono impossibile eseguire la normale procedura. Per quanto possa sembrare completamente pazzo, dobbiamo agire supponendo che ucciderà i nostri figli se non prendiamo sul serio le sue minacce.

Nick e io ci troviamo uno accanto all’altra. Gli altri agenti della TUSK procedono a coppie, con Rhinowitz a capo della formazione. È un vero e proprio carro armato su due zampe.

Rhinowitz solleva uno zoccolo e lo fa ondeggiare avanti e indietro, ordinando a tutti noi di procedere raccolti in una singola colonna. Dopodiché si accovaccia e si scaglia contro la porta dell’edificio, usando il suo stesso corno come se fosse la testa metallica di un ariete. Con un potente schianto, abbatte la porta al suolo e rallenta la sua corsa, fermandosi nell’atrio dopo aver percorso pochi metri. Ancora una volta, alza lo zoccolo e lo sposta in avanti, indicandoci che dobbiamo seguirlo. Rivolgo un breve cenno a Nick e lo seguiamo, tenendo le armi ben in alto.

L’atrio è costituito da numerosi uffici che dobbiamo ripulire uno per uno. L’operazione richiede pochi minuti, il che è sorprendente. Alzo le zampe e ammetto candidamente di non essere un’esperta in fatto di strategie. Dopotutto, io sono la coniglia che anni addietro si era fiondata nel quartiere di Little Rodentia senza tener conto delle vite dei suoi abitanti soltanto per inseguire un ladruncolo da strapazzo, ma mi sembra strano che non ci sia alcun mammifero a darci un ‘benvenuto’ a base di piombo.

Rhinowitz ci ordina di andare dietro il bancone della reception subito dopo aver completamente sgomberato l’atrio. Eseguiamo e ci ritroviamo lì.

******

“Gli ascensori sono fuori servizio.” osservò Rhinowitz, “Perciò dovremo salire le scale e ripulire ogni singolo piano. Secondo i progettisti, hanno bloccato l’accesso alle scale su questo lato dell’edificio dal sesto piano in su, perciò dovremo dirigerci verso la rampa di scale situata sul versante sud. Dovrete agire in coppia. Nessuno dovrà essere lasciato solo.” Rhinowitz guardò Nick e Judy, “Tutto chiaro?”

“Sissignore.” risposero entrambi all’unisono.

“Bene.” ribadì Rhinowitz, “Allora muoviamoci. Capeson, con me.”

“Agli ordini.” esclamò un leone dalla criniera nera mentre si staccava dal resto del gruppo.

Rhinowitz si diresse verso le scale con Capeson al seguito. Nick e Judy lo seguirono, così come gli altri agenti della forza d’assalto. Salirono rapidamente le scale e proseguirono fino al secondo piano. In fila contro il muro, l’intera squadra aspettava gli ordini di Rhinowitz con le armi pronte all’uso.

“Capeson, apri la porta.” ordinò Rhinowitz. Il leone annuì e mentre si avvicinava, aprì la porta e puntò in avanti la sua pistola. Rhinowitz si staccò dal muro e fece irruzione.

Il secondo piano era un enorme spazio aperto costituito da scomparti adibiti a uffici, con stanze separate presenti su ambo i lati. Le finestre erano ricoperte da tavole di compensato e mancavano i pannelli dal soffitto, da cui facevano capolino diversi cavi e tubi scoperti. Annuendo al resto della squadra, Rhinowitz andò avanti seguito dagli altri agenti.

“Hopps, Wilde, occupate le stanze sul fianco sinistro.” ordinò il rinoceronte a capo della squadra d’assalto, “McHorn, Maneford, voi occupate quelle sul fianco destro. Voialtri, sparpagliatevi.”

Nick e Judy si scambiarono un cenno d’intesa mentre si dirigevano verso l’obiettivo. Le porte erano tutte chiuse e le persiane abbassate. Aprivano ogni porta con la dovuta cautela, facevano irruzione e liberavano ogni stanza prima di passare a quella successiva. Una volta aver eseguito il compito assegnato, si riunirono agli altri elementi della squadra in prossimità della tromba delle scale.

“Non abbiamo trovato nulla dalla nostra parte.” disse Maneford.

“Qui è tutto silenzioso come un gatto.” dichiarò Nick, attirandosi gli sguardi lievemente infastiditi dai felini del reparto d’assalto.

“Allora dobbiamo andare al terzo piano.” annunciò Rhinowitz, “Stessa procedura. Per prima cosa sgombereremo l’area principale, poi controlleremo stanza per stanza affinché non ci siano sgradite sorprese.”

******

Tutta questa quiete è decisamente strana. Mi sta mettendo alle corde, come se gli scagnozzi agli ordini di Michael dovessero saltare fuori dall’ombra da un momento all’altro. Ciò che è ancora più strano è che questa situazione si protrae anche nei quattro piani superiori. Tutto tace. Nessun segno di attività, a parte i lavori di costruzione ancora da ultimare.

Mentre saliamo le scale sul lato nord del sesto piano per accedere al settimo, inizio a pensare che Michael, dal momento che non riusciamo a scovarlo da nessuna parte, ci abbia preso in giro e la cosa mi fa ribollire il sangue dalla rabbia.

Arriviamo finalmente al settimo piano, quello che ci separa dal luogo in cui Michael, stando alle sue parole, ci avrebbe aspettato. Se succederà davvero qualcosa, questo sarebbe il momento più adatto.

Queste si rivelano le ultime parole famose; in fin dei conti, il destino spesso adora prendere i pesci all’amo.

******

Gli agenti della squadra TUSK stavano tutti per attraversare la porta, quando una violenta esplosione investì la rampa di scale.

“Siamo in trappola!” esclamò Nick.

Non appena Nick ebbe finito di parlare, qualcosa colpì uno dei lupi, facendolo crollare a terra. Si poteva notare una macchia scura sulla base del suo collo, mentre i suoi occhi spalancati fissavano il soffitto.

“A terra!” urlò Rhinowitz non appena un proiettile aveva sibilato a pochi centimetri dalla sua testa. Gli altri agenti si rifugiarono dietro le pareti divisorie, le cataste di assi di legno e qualsiasi altra cosa fosse abbastanza ampia per potersi nascondere. Lo stesso Rhinowitz trovò rifugio all’interno di uno degli uffici vuoti. Nick e Judy rimasero uno vicino all’altra, riparandosi dietro il muro divisorio più vicino.

“Fate fuoco!” ordinò Rhinowitz, mentre i suoi sottoposti caricavano le pistole spara-tranquillanti. Il rinoceronte, non potendo usarne una, si limitò a tenersi il più in basso possibile.

“Non vi colpiranno.” disse Rhinowitz a Judy e Nick, “Se andate avanti, sarà più facile per noi farli fuori dopo che saranno usciti allo scoperto.”

“Beh, non posso certo controbattere…” brontolò Nick.

“Aspetta…” lo interruppe Judy, “Cosa ti fa credere che Michael terrà fede alla sua parte dell’accordo? Per quanto ne sappiamo, potrebbero colpire anche noi!”

“Perché quel pazzoide vuole ucciderci con le sue stesse zampe!” affermò la volpe.

“Questo non gli ha impedito di lasciare campo libero a Doug!” ribatté la coniglia.

“Stiamo davvero discutendo di queste cose adesso, Carotina?”

“Andate!” ordinò Rhinowitz a entrambi.

******

Non abbiamo bisogno di farcelo ripetere due volte. Nick va per primo. Andiamo dritti verso l’obiettivo, mentre i lupi e i leoni ci forniscono copertura con i loro fucili spara-tranquillanti. Due dei mammiferi sotto il comando di Michael cadono a terra prima ancora di poter attraversare la stanza. Mentre passiamo davanti a un lupo intento a difendersi dietro una scrivania, lo colpisco con un dardo e crolla prontamente sul pavimento.

Se non ci spareranno, ci renderanno le cose più facili.

Nick abbatte un altro lupo nascosto dietro un pilastro e io mi accovaccio, mirando a una lepre dalla pelliccia a strisce intenta a ricaricare la propria arma.

Siamo dall’altra parte del piano, ma non appena arriviamo in prossimità della porta d’uscita, un proiettile si infrange contro il pavimento sotto le nostre zampe e schegge di legno duro schizzano in ogni direzione. Nick salta su un piede e per un attimo temo che sia stato colpito, ma poi continua ad avanzare. Un altro proiettile colpisce il pavimento, facendomi inciampare. Proprio mentre ci apprestiamo ad aprire la porta… una pecora dal manto nero esce dal suo nascondiglio, uno degli uffici situati nelle vicinanze della rampa di scale.

È Woolter e non sembra intenzionato a seguire l’ordine di Michael di non ucciderci, perché la sua pistola è puntata contro di noi.

Per un istante, sento la rabbia divampare dentro di me. Quel montone è coinvolto nel sequestro dei nostri figli per opera della banda di criminali che dobbiamo fermare a tutti i costi. Per un altro breve lasso di tempo, accarezzo l’idea di scaricargli addosso l’intero caricatore di dardi tranquillanti, ma non appena Nick si avvicina e sento la sua zampa stringermi la spalla, ritorno in me. Mi ci vogliono pochi secondi per realizzare che Woolter impugna un’arma da fuoco capace senza dubbio di abbatterci prima ancora che potessimo sparare abbastanza munizioni da farlo stramazzare a terra.

******

“Aveva ragione… alla fine siete venuti.” sogghignò Woolter, “Detesto ammetterlo, ma farete la fine di un gregge di agnelli al macello.”

“Togliti di mezzo.” disse Judy.

“Vedo che non siete così minacciosi quando il vostro nemico non vi dà le spalle.” osservò Woolter, “Oh, e non dimenticatevi di questa…” concluse chinando la testa verso la pistola tenuta ben salda nei suoi zoccoli.

“Non ci spareresti mai.” disse Nick, sebbene non fosse particolarmente sicuro delle sue stesse parole, “Se lo venissero a sapere, Michael e Doug pretenderebbero la tua lana su un piatto d’argento.”

“Sono bravo a mentire.” ribatté il montone, “Sapete come sono sfuggito all’arresto? Hanno preso Jesse, ma io sono riuscito a scappare e Clawford mi ha posto sotto la sua protezione, fintanto che obbedisco alle sue direttive. Ma voi… sarete una tragica fatalità. Dirò che la mia pistola ha avuto un malfunzionamento e che voi due vi siete messi in mezzo mentre stavo mirando a un altro agente.”

Detto questo, Woolter sollevò l’arma, ma prima che potesse premere il grilletto, la pistola scivolò via dai suoi zoccoli e andò a finire sul pavimento. Una macchia scura e bagnata si formò sopra di esso. Woolter si guardò rapidamente intorno prima di cadere lui stesso a terra, con la zampa ricoperta dalla stessa macchia scura presente sul pavimento.

******

Alziamo lo sguardo e c’è un orso polare che ci sovrasta, con uno di quei fucili che sparano proiettili a base di Risveglio dei Morti fra le sue enormi zampe.

L’orso indica la scala con la testa e noi seguiamo il suggerimento, correndo verso di essa. Mentre saliamo, Nick si gira e spara un dardo soporifero che finisce alla base del collo dell’orso polare, prima di… scendere. Nick si limita a scrollarsi le spalle, mentre raggiungiamo la porta che ci separa dall’ottavo piano dell’edificio. Non appena oltrepassiamo la soglia, sentiamo un bip provenire da sopra lo stipite della porta. Correndo con quanta forza abbiamo nelle zampe, arriviamo a pochi passi dalla porta nel preciso momento in cui un’altra esplosione ci taglia qualsiasi via di fuga.

Dovremo cavarcela da soli.

Annuendo a Nick, controlliamo entrambi le armi che abbiamo a disposizione. Ci basterebbe un singolo colpo indirizzato alla testa di Michael per finire gran parte del lavoro. La minaccia sarebbe sventata e i nostri figli sarebbero nuovamente al sicuro.

Sembrerebbe tutto così semplice, almeno a parole.

Mentre rivolgo un altro cenno d’intesa a Nick, procediamo con cautela su per le scale fino all’ottavo piano, cercando di fare il meno rumore possibile.

Prendiamo posizione vicino all’ingresso. Afferro la maniglia, apro la porta e la spingo delicatamente, sbirciando all’interno.

Proprio dalla parte opposta del piano, notiamo la presenza di una grande macchina con un computer collegato a essa. Ci sono cataste di assi di legno sparse ovunque, insieme a cavi e barili.

Non riesco a vedere Nicholas o Robin da nessuna parte.

Rivolgo un cenno a Nick e lui apre delicatamente la porta. Lancia una breve occhiata, prima di tirarsi indietro e darmi una serie complicata di segnali con la zampa.

Conosco Nick abbastanza a lungo da sapere che, a un occhio non allenato, quei gesti possono sembrare complicati e privi di senso. Tuttavia, ho imparato a riconoscerli.

Due dita in una direzione e due dall’altra indicano di procedere a piedi. Mi suggerisce di avanzare da due posizioni diverse.

Le dita rivolte dapprima verso i suoi occhi, poi verso i miei e infine nuovamente verso i suoi indicano di tenerci l’uno nella visuale dell’altra.

Un movimento a scatto fatto con due dita simboleggia una manovra a tenaglia.

I pugni chiusi e poi aperti mentre li tira indietro significano che dobbiamo tirare fuori da qui i nostri figli.

Annuisco e scivoliamo attraverso la porta. Il primo ad avanzare è Nick, con la pistola sollevata. Lui va a destra, mentre io vado a sinistra. Ci guardiamo a intervalli di tempo regolari mentre avanziamo verso l’altra estremità del piano, giungendo dinanzi a una specie di barriera fatta di materiale edilizio, piani di lavoro, cumuli di assi di legno e pile di tubi. Sebbene non riusciamo a vedere oltre, non passa molto tempo prima di raggiungere l’altra parte del piano.

Eccoli. Nicholas e Robin sono qui. Mentre Nick ci raggiunge, sembrano sorpresi di vederci.

È in questo momento che sento un lieve suono, come se qualcosa di molto piccolo avesse colpito una superficie legnosa. Sia io sia Nick ci giriamo. Notiamo una figura seduta su un piano di lavoro, accanto a una catasta di assi di legno che non avevo pensato di controllare prima di procedere.

Non può essere altri che Michael.

Le voci su di lui sono vere. È un incrocio, proprio come Nicholas. Assomiglia molto a un lupo, sebbene il suo muso sia più corto. Il suo naso è di colore rosa, mentre le sue orecchie sono decisamente più lunghe rispetto a quelle di qualunque canide. Ha degli strani segni sulla sua pelliccia candida; sembrano delle strisce che ho visto solo su conigli e lepri.

Il suo volto fa scattare qualcosa nei meandri della mia memoria. Sono sicura di averlo già visto da qualche parte.

Eppure, è quello che sta facendo ad aver attirato la mia attenzione.

In questo momento non ci sta neppure guardando. Al suo fianco c’è una scacchiera pronta all’uso.

******

“Sapete qual è la cosa che più mi affascina degli scacchi?” domandò Michael, “È il fatto che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di strategia. Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa avventata, in modo da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha più valore delle altre. Tutte hanno uno scopo ben preciso. E adesso…”

Michael spostò la regina nera nella fila dove si trovava il re bianco.

“Stallo.” annunciò l’ibrido con un ghigno di compiacimento. Si alzò dal suo posto e posò il suo sguardo su Judy, tenendo una pistola nella sua zampa, puntata verso di lei.





Note dell’autore: Eccoci arrivati al diciannovesimo capitolo!

Come vi avevo preannunciato, in questa fase della storia non sarebbero mancati né l’adrenalina né tantomeno l’azione e direi che questo capitolo ha mantenuto le promesse. Nonostante fossero guidati da un vero e proprio carro armato su due zampe come Rhinowitz, Nick e Judy si sono ritrovati a dover percorrere gli ultimi piani dell’edificio da soli, ma grazie alle loro capacità e a un pizzico di fortuna che in casi come questi non guasta mai, sono infine riusciti a raggiungere Michael. Se vi state domandando come andrà a finire lo scontro fra i due agenti e l’ibrido bramoso di vendetta, non vi resta altro da fare che attendere i prossimi capitoli!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

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Capitolo XIX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-20-Rescue-Attempt-737052734

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Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 21
*** Faccia a faccia ***


Capitolo XX

Faccia a faccia

 

(dal punto di vista di Nick)

 

Quando io e Carotina siamo arrivati qui e abbiamo avanzato fino ad arrivare dall’altra parte del piano, stavamo… correndo un po’ troppo speditamente, a mio parere. Forse è solo una mia impressione, ma mi considero un po’ più cauto rispetto a Judy, perciò mi sono preso la briga di liberare la zona nella quale mi trovavo il più rapidamente possibile. Cerco di non perderla di vista neanche per un secondo. Judy arriva per prima dall’altra parte del piano, mentre io le copro le spalle.

Una volta arrivati, la prima cosa di cui mi accorgo è che Nicholas e Robin sono legati insieme per le zampe. Riesco a vedere un piccolo segmento di corda dietro Nicholas…

Quel furbacchione… è riuscito a liberarsi. È rimasto seduto in maniera tale che soltanto io potessi vedere da dietro che non era legato, il che è piuttosto astuto. In fin dei conti, è pur sempre mio figlio.

Ma che cos’è quel gigantesco affare? Sono appoggiati contro un grande… macchinario. Sembra un’enorme vasca di metallo, alla quale sono collegati pannelli, pulsanti e indicatori di vario genere.

Posso solo immaginare che sia l’ordigno preparato con il Risveglio dei Morti con il quale Michael intende far precipitare l’intera città nel caos.

******

Nick arrivò dall’altra parte del piano in cui si trovavano non soltanto Nicholas e Robin, ma anche il famigerato dispositivo. Judy lo stava già aspettando ed era uscita dalla sua copertura, lanciando un’ultima occhiata alle sue spalle mentre Nick le si avvicinava.

Prima che la volpe potesse aprire bocca, la coniglia si voltò alla sua sinistra. Nick seguì lo sguardo di Judy e vide la sagoma di un mammifero, seduta su un piano da lavoro. Ciò che Nick poteva definire… insolito… era il fatto che il sopraccitato mammifero – sembrava una specie di lupo in miniatura, ma dalle orecchie molto più lunghe rispetto a quelle di qualsiasi altro canide – non li degnava di uno sguardo. Al contrario, era intento a osservare i pezzi disposti su una scacchiera.

“Sapete qual è la cosa che più mi affascina degli scacchi?” domandò la figura, “È il fatto che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di strategia. Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa avventata, in modo da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha più valore delle altre. Tutte hanno uno scopo ben preciso.”

******

Non posso che dare ragione a colui che non può essere altri che Michael. Gli scacchi sono davvero qualcosa di più complesso di una semplice battaglia in campo aperto. Esistono molti modi coi quali puoi spingere il tuo avversario a compiere una mossa sbagliata.

Eppure, mentre afferma che la nostra situazione è giunta in una fase di stallo, mi accorgo che non ha dichiarato lo scacco matto. Dev’essere convinto di avere l’intera situazione sotto controllo, di averci in pugno e che non ci sia niente che possiamo fare.

A meno che tu non abbia altre pedine a disposizione e non sia rimasto chiuso in un angolo, c’è quasi sempre una via d’uscita.

Michael non ha ancora vinto.

******

Nick e Judy tirarono fuori le armi.

“Michael Clawford, ti dichiaro in arresto per rapimento, terrorismo, atti intimidatori, tentato omicidio e innumerevoli altri reati, dannato criminale.” disse la volpe.

Michael rispose con una risata.

“Pensavate davvero che, una volta arrivati fin qui, mi avreste trovato da solo?” continuò l’ibrido, “Questo è tutto ciò che potete ottenere quando agite come genitori anziché come agenti di polizia.”

Michael schioccò le dita. Dalla tromba delle scale di fronte a quella da cui Nick e Judy erano saliti all’ottavo piano, emerse un montone con indosso un paio di pantaloni e una polo rossa. Teneva fra gli zoccoli un fucile, puntato in direzione di Nick.

******

Non appena vedo Doug, nella mia mente iniziano a delinearsi i contorni di un piano. Ho notato che quel montone indossa uno di quei collari elettrificati… il modo di agire di Michael è a dir poco crudele, ma sufficiente a farmi intendere il disprezzo che quest’ultimo nutre nei confronti di Doug, perciò…

So che Michael disprezza Carotina per essere stata la ‘portavoce’ degli incidenti che hanno causato la morte dei suoi genitori, ma… Doug era stato il braccio e Dawn la mente. Credo… anzi, sono certo che Michael sia altrettanto interessato a vedere morti anche loro.

Per quanto io desideri che Doug e Bellwether paghino per quello che hanno fatto anni fa, non voglio vederli morti. Inoltre… sfruttare l’astio che Michael nutre nei loro confronti potrebbe davvero… funzionare. Se riuscissimo a metterli l’uno contro l’altro, potremmo riuscire a fuggire con i nostri figli e avere così salva la vita. Certo… rimane ancora la questione della bomba da disinnescare. Ma che cosa posso fare, a parte giocarmi il tutto per tutto? Forse è un azzardo, e per giunta uno di quelli colossali, ma se riesco a mettere Michael e Doug l’uno contro l’altro, l’ordigno non verrà attivato.

Non ho modo di discutere di questo piano con Carotina, almeno non direttamente. Lei mi ha detto più volte che ho una lingua tagliente. È giunto il momento di scoprire se è davvero così.

******

“Credo che… dovremmo sapere per quale motivo stiamo per morire.” esclamò Nick.

“Morirete comunque, indipendentemente dal fatto che ti spari o no.” affermò Michael, “Doug potrebbe anche renderti più facile il tuo passaggio nell’aldilà. Per quanto riguarda la coniglia, invece… intendo farla soffrire il più a lungo possibile…”

“Proprio come lui?” domandò Nick, volgendo lo sguardo in direzione di Doug.

“Ho bisogno di Doug, ma non voglio nulla dalla coniglia, a parte vederla soffrire prima che muoia.”

“… ma che cosa accadrà a Doug quando avrai ottenuto ciò che vuoi?” ribadì Nick, “Non penso proprio che lo lascerai andare in piena libertà.”

Michael rimase interdetto per un istante.

“Voglio dire, sono certo che vuoi farla pagare cara a tutti i responsabili della morte dei tuoi genitori.” continuò Nick, “Il sangue e la sofferenza di una sola coniglia non potranno mai soddisfare il tuo desiderio di vendetta.”

“Nick, che stai facendo?” sibilò Judy incredula alle sue orecchie. Nick agitò una zampa sotto i suoi occhi, facendole intendere che doveva tenere la bocca chiusa.

“So esattamente come ti senti.” proseguì la volpe, “Avere tutto ciò che ti rende felice e vedertelo portare via sotto i tuoi occhi. Senti l’impulso irrefrenabile di sfogare la tua rabbia, di vendicarti del responsabile… ma nel tuo caso, sono stati più mammiferi ad aver causato la morte dei tuoi genitori, non è così?”

Michael sogghignò.

“Li schiaccerò tutti…” ribadì con un ringhio, “Tutti quanti. Bruceranno tra le fiamme dell’inferno. Ucciderò tutti i responsabili.”

Nick tornò a osservare Doug.

******

Ci siamo.

L’espressione gelida stampata sul volto di Doug conferma tutti i miei sospetti. Probabilmente sospettava da sempre che Michael lo avrebbe ucciso una volta finita tutta questa faccenda. Vedo la sua pistola girarsi leggermente, ma non verso di me o Carotina, bensì contro lo stesso Michael.

È in questo preciso istante che avverto il rumore e il sibilo di una pistola che ha appena fatto fuoco, mentre Carotina mi sbatte contro il pavimento senza andare troppo per il sottile.

******

“Vi ammazzo…” tuonò Michael con un ringhio, “Vi ammazzo tutti…”

Puntò la sua pistola contro Nick. Judy sollevò la sua e fece partire un dardo soporifero, facendo sì che Michael cercasse una copertura.

“Tutto bene, Nick?” domandò la coniglia.

“Sì, sto bene.” rispose la volpe, mentre impugnava la sua pistola e la puntava in direzione di Michael, “Porta i nostri figli via da qui.”

“Non ti lascio da solo. Ce ne andremo da qui insieme.” esclamò Judy.

“Lo sai che sono un tiratore migliore di te.” ribatté Nick.

“Sì, quando eri più giovane.” Judy represse un ghigno, “Lo sai che hai bisogno di me, furbacchione.”

“Anche i nostri figli.”

“Penso che se la caveranno benissimo da soli.” disse la coniglia, indicando un punto alle spalle del partner. Nick si voltò e vide che Nicholas era riuscito a liberarsi e stava raggiungendo la rampa di scale più vicina insieme a Robin.

Fu in quell’istante che Michael uscì da dietro un cumulo di assi di legno. Puntò la pistola contro Nicholas, ma prima che potesse aprire il fuoco contro i due giovani mammiferi in fuga, Nick sollevò la propria arma e sparò una raffica di dardi tale da costringere Michael a cercare un riparo per la seconda volta.

Mentre l’ibrido era costretto sulla difensiva, Nick notò che qualcosa di indefinito si stava avvicinando a Nicholas e Robin. Dando retta unicamente al proprio istinto, la volpe cambiò obiettivo e fece fuoco.

La figura crollò sul pavimento a metà percorso. Nick si accorse che si trattava di Doug.

******

Adesso è Michael a trovarsi in inferiorità numerica. Per colpa sua. Tira fuori la testa per un attimo, ma un dardo sparato dalla pistola di Carotina lo riporta sulla difensiva. Dopo averle rivolto un cenno d’intesa, avanziamo con le armi sollevate per prendere d’assalto la posizione in cui si trova Michael. Ora che ci siamo liberati della sua influenza, è tempo di porre fine alla partita.

******

Procedendo con la dovuta cautela, Nick e Judy stavano stringendo Michael in una morsa. Mentre si rivolgevano cenni d’intesa, raggiunsero rapidamente la catasta di assi di legno dietro la quale avevano visto Michael trovare riparo.

Eppure, lui non c’era.

“Dov’è?” chiese Judy, tenendo la propria arma ben salda fra le zampe.

La sua domanda trovò risposta non appena le sue orecchie colsero lo scalpiccio di zampe che si allontanavano dalla loro posizione. Mentre puntavano le armi verso la fonte di quel rumore, entrambi videro Michael dirigersi verso la macchina.

“Fermo dove sei!” esclamò Nick. Eppure, la volpe sapeva bene che se avesse sparato e mancato il bersaglio, il dardo avrebbe potuto colpire il macchinario e fatto partire il conto alla rovescia. Sapeva altrettanto bene che non poteva correre un rischio di quella portata. Sembrava che Michael lo avesse capito, perché ignorò deliberatamente l’ordine e raggiunse il dispositivo, attivando freneticamente i comandi che collegavano la macchina alla bomba.

In quello stesso istante, il dispositivo emise uno stridio lieve e acuto. Michael sembrava incredulo e provò ad azionare il macchinario una seconda volta, ma tutto ciò che ottenne fu il medesimo suono.

******

La bomba… non sta per esplodere? È impossibile che Michael abbia dimenticato la password di avviamento. A meno che…

Se mi fossi trovato al posto di Doug, avrei sospettato che il mio cosiddetto alleato non avrebbe esitato a eliminarmi, non appena tutto il lavoro che avevo svolto per lui fosse stato dichiarato concluso. Non avrei forse escogitato una via d’uscita, in modo tale da rimanere vivo il più a lungo possibile? Probabilmente avrei pensato a un modo di garantirmi che il dispositivo non potesse funzionare senza che me ne accorgessi.

Ritorno da Doug. Mi ero accorto che aveva addosso un paio di dispositivi elettronici, fin da quando si era mostrato per la prima volta. Uno era un collare elettrificato, l’altro una specie di orologio. E se… se fosse uno smartwatch collegato direttamente alla macchina? Mentre controllo il polso, noto che lo schermo, sebbene si sia rotto, riporta un messaggio.

C’è scritto ‘Frequenza cardiaca al di sotto della soglia indicata. Codice di ripristino inviato.’

Beh, che io sia dannato… Doug è riuscito a cambiare i termini di avviamento della detonazione quando era ancora sveglio, o quantomeno cosciente. Quando l’ho colpito con uno dei dardi, il suo battito cardiaco dev’essersi abbassato al punto da causare l’invio del codice che ha scongiurato la deflagrazione.

******

“No…” ringhiò Michael, “No… NO!”

Nick e Judy si voltarono ad affrontare il loro avversario furente di rabbia.

“Hai rovinato tutto!” gridò l’ibrido, “TUTTO! TUTTO QUANTO!”

Michael impugnò la pistola e iniziò a sparare. La sua mira era ottenebrata dalla collera e i colpi finirono col rimbalzare su una pila di tubi nelle sue vicinanze.     

“Quelli sono proiettili veri!” esclamò Judy, mentre si nascondeva dietro il riparo più vicino. Nick la imitò, andando a rifugiarsi dietro un piccolo serbatoio. La sua partner cercò di tirar fuori la testa, ma i proiettili sparati da Michael la convinsero a cambiare tattica.

Nick attirò l’attenzione di Judy e iniziò a muovere freneticamente la zampa nel tentativo di comunicarle una strategia d’azione. Indicò la coniglia prima di fare un ampio movimento con le altre dita e spostare la sua attenzione sulla rampa di scale verso la quale si erano diretti Nicholas e Robin.

Nick voleva che Judy scendesse le scale. Da sola. La coniglia scosse la testa, rifiutandosi di accettare tale richiesta.

Altri colpi di arma da fuoco costrinsero entrambi gli agenti a non lasciare le rispettive posizioni. Nick chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

******

Questa sarà sicuramente la cosa più stupida che io abbia mai pensato di dover fare… ma qui non sta succedendo nulla di buono, perciò… mentre Michael si avvicina, balzo fuori dal mio rifugio improvvisato e faccio fuoco. Michael, che si sta dirigendo in direzione di Judy, risponde allo stesso modo. Mi sposto dalla mia copertura tenendomi ben lontano dall’obiettivo e gli sparo da dietro una pila di tubi. Manco l’obiettivo e Michael punta la sua arma contro di me.

Non appena lo fa, mi chino in avanti e percorro di volata un breve tratto in direzione della prossima copertura…

Un dolore acuto e pungente alla gamba destra mi costringe a rotolare sul pavimento, mentre la pistola mi scivola dalla mano. Mi accovaccio con la schiena rivolta contro la catasta di assi di legno che avevo individuato come rifugio improvvisato. Guardo la gamba destra.

Sto perdendo sangue. Sono stato colpito.

Mi strappo un lembo della manica della mia camicia e ne faccio un laccio emostatico. Lo lego attorno alla gamba sanguinante e lo stringo più forte che posso. Mentre lo faccio, un sibilo sfugge dalle mie labbra.

Sento il lieve rumore di artigli che toccano il pavimento. Michael si sta avvicinando.

Provo a trascinarmi per prendere la pistola. È solo a pochi metri da me, ma per colpa di questa ferita… sembra che si trovi a chilometri di distanza.

Prima che riesca a raggiungerla, una zampa munita di artigli mi blocca il braccio, inchiodandomi a terra. Alzo lo sguardo e scorgo Michael, i cui lineamenti sono deformati da una furia omicida, puntarmi la sua pistola alla testa.

******

“Addio, Wilde.” ringhiò Michael. Tolse la sicura alla pistola e fu sul punto di premere il grilletto.

All’improvviso, barcollò in avanti e inciampò su Nick, finendo lui stesso a terra. In preda allo sconcerto, Nick voltò lo sguardo nel punto in cui si trovava il suo nemico.

Vide Nicholas che teneva fra le zampe un’asta di legno, mentre respirava affannosamente.

Michael si riprese rapidamente e puntò l’arma contro il giovane ibrido.

Nicholas rimase immobile, mentre i suoi occhi erano spalancati per via dello shock.

“Muori, piccolo…” sibilò Michael furibondo. Prima che potesse premere il grilletto, però, alcuni colpi fendettero l’aria e Michael cadde all’indietro. Nick e Nicholas voltarono la testa in direzione del punto da cui erano partiti i dardi. Judy era lì, con la sua pistola ben salda fra le zampe e un’espressione di ferrea determinazione stampata sul viso.

“Era davvero questo il tuo piano, Nick? Darsela a zampe levate?” domandò la coniglia mentre rinfoderava la pistola e si avvicinava ai due mammiferi.

Nick si sedette presso la scatola d’imballaggio più vicina.

“Come stai?” domandò Nicholas.

“Starò bene.” rispose Nick, “Grazie, figliolo.”

“Non c’è di che… papà.” esclamò il giovane ibrido.

Nick strabuzzò gli occhi per lo stupore. Guardò Judy, anch’essa spiazzata da quell’ultima affermazione.

“Mi hai appena chiamato…?” esclamò Nick.

“Lascia perdere.” affermò Nicholas facendo finta di niente.

“Dov’è tuo fratello?” gli chiese sua madre.

“È ancora sulla tromba delle scale. Gli ho detto di aspettare lì.”

“E pensare che sei uscito allo scoperto per affrontare da solo un sospetto armato…” Judy allungò una zampa e strinse l’orecchio sinistro di Nicholas, trascinandolo leggermente verso il basso.

“Ahi! Mi fai male, mamma!” si lamentò Nicholas.

“Hai una vaga idea del pericolo che hai corso, giovanotto?” lo rimproverò Judy, “E se ti avesse sparato?”

“Mi ha salvato la vita e io ho salvato la sua.” s’intromise Nick, “Dacci un taglio, per piacere!”

Judy si voltò verso di lui. “Risparmiami i tuoi deliri, Nick.” gli disse.

“E chi sta delirando?!” esclamò la volpe, “Potrei sentirmi un po’ stordito, ma…”

Judy sospirò, lasciò andare l’orecchio di suo figlio e dopo aver raccolto la pistola di Michael, estrasse il caricatore e lasciò cadere a terra i proiettili. Dopodiché, gli mise le manette ai polsi.

“Perché non gli metti anche una museruola?” domandò Nicholas. Judy rispose con una rapida occhiata verso Nick.

“Normalmente, ti direi che sai benissimo che cosa provo a riguardo…” disse Nick, “Ma, in fin dei conti… se c’è qualcuno che se lo merita…”

“Non mi hai mai detto nulla di simile, neppure di fronte al più efferato dei malviventi, Nick.” rispose Judy.

******

Forse sono davvero un po’ stordito perché in circostanze normali non prenderei neppure in considerazione l’idea di mettere la museruola addosso a un sospettato.

Michael, tuttavia, non è un semplice sospettato. Ha rapito i miei figli. Ha cercato di ucciderci. Ha provato a gettare Zootropolis tra le fiamme infernali per qualcosa di cui la città non aveva alcuna colpa.

Se c’è qualcuno che merita di ritrovarsi con quel dannato aggeggio addosso, quello è lui.

Ci pensa il timbro poderoso della voce di Rhinowitz a distogliermi dai miei pensieri. Naturalmente, lui e gli altri agenti della squadra d’assalto sono riusciti a sistemare gli scagnozzi di Michael al piano inferiore e hanno trovato il modo di arrivare fin quassù.

******

“Wilde? Hopps?” disse Rhinowitz ad alta voce.

“Siamo qui.” rispose Judy. Rhinowitz seguì il suono della sua voce, riuscendo a individuare Nick, Judy e Nicholas. Dopo essersi avvicinato, il rinoceronte diede loro una rapida occhiata e contattò la centrale tramite la sua radiotrasmittente.

“Qui è il comandante Rhinowitz.” esclamò, “Abbiamo un agente ferito all’ottavo piano. I sospetti sono stati arrestati e l’intero edificio è sgombro.” Rhinowitz riattaccò il dispositivo alla cintura. “Come stai, Wilde?”

“Sono dolorante, ma credo che me la caverò.” rispose la volpe.

“Bene.” affermò il rinoceronte. Guardò la scena che si presentava davanti ai suoi occhi: Michael era riverso a terra in manette, Nick era appoggiato a una scatola d’imballaggio con un laccio emostatico ricavato dalla manica della sua camicia attorno alla gamba ferita, Judy e Nicholas erano in piedi accanto a lui.

“Spero che quella non fosse la tua camicia preferita, Wilde.” grugnì Rhinowitz.

“Conosci Nick. Probabilmente ne avrà altre cinque identiche nell’armadio di casa sua.” scherzò Judy, riuscendo a far sorridere il possente mammifero.

“Ottimo lavoro.” proseguì Rhinowitz, “Da qui ci penseremo noi. Mandate giù l’ascensore.”

“Non erano stati disattivati?” domandò Judy.

“La squadra di terra è riuscita a trovare l’interruttore per riattivarli non appena abbiamo ripulito il settimo piano.” intervenne l’agente Capeson.

“Un momento…” proseguì Judy, “Robin ci sta ancora aspettando sulle scale, vero?”

“Sì.” rispose Nicholas, “Vado a prenderlo io.”

******

Judy mi aiuta a rialzarmi – in questo momento, perfino la benché minima pressione sulla gamba destra mi provoca un dolore insopportabile – e troviamo la strada per entrare nell’ascensore che ci porterà al primo piano dell’edificio. Mentre ce ne andiamo, i miei occhi cadono su Michael, che viene portato via da Capeson con la museruola addosso. Doug, invece, viene prelevato dall’agente Stripeton.

Robin e Nicholas sono dietro di noi e insieme scendiamo a destinazione. Il suono delle sirene ci viene incontro e siamo portati direttamente alle ambulanze in attesa. Guardando indietro verso le vetture della polizia e dello ZBI, riesco a intravedere Michael e Doug mentre sono presi in custodia dai federali. Jack e l’agente Cervozzo si fermano per salutarci con un breve cenno del capo, prima di salire sul furgone. Lo vedo andare via, con Michael e Doug in manette al suo interno.

Mentre cerco di ricordare ben altro, chiamo un agente della forza d’assalto per comunicargli quello che so: il codice di attivazione della bomba è collegato direttamente alla frequenza cardiaca di Doug e la deflagrazione non potrà avvenire. L’agente mi ringrazia e comunica prontamente le informazioni ricevute ai suoi colleghi.

La femmina di ocelot che lavora come paramedico esamina le mie condizioni. Controlla attentamente la ferita alla gamba destra. Per mia fortuna, il proiettile è passato da parte a parte, il che significa che dovranno soltanto disinfettare la ferita, ricucirla e tenerla fasciata per un po’.

Accidenti… questo significa un sacco di lavoro d’ufficio quando tornerò in servizio.

Mentre le porte dell’ambulanza si chiudono, un ultimo pensiero mi colpisce.

Michael aveva ragione: è stata una partita a scacchi.

E sono stato io a uscirne vincitore.





Note dell’autore: Con questo siamo giunti a quota venti capitoli!

Ancora una volta si può affermare che la giustizia ha trionfato. Il piano di Michael sembrava pressocché perfetto, ma già nei capitoli precedenti era emerso che l’alleanza che legava il vendicativo ibrido al montone Doug fosse tutt’altro che solida, tanto è vero che il primo non si era minimamente accorto delle modifiche effettuate dal secondo per impedire la deflagrazione degli ordini che avrebbero dovuto colpire la città. Per farla breve, Michael e Doug sono stati consegnati alle autorità, mentre Nick e Judy sono ritornati a essere i salvatori di Zootropolis a quasi vent’anni di distanza dagli eventi del film, anche se la volpe avrà dinanzi a sé un periodo di convalescenza che lo costringerà a dedicarsi al tanto detestato lavoro d’ufficio. Sapete, non lo invidio affatto!

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Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 22
*** Conseguenze ***


Capitolo XXI

Conseguenze

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Nick e io aspettavamo questa convocazione da tempo. Il capo ha tutte le intenzioni di farci un ‘discorsetto’ nel suo ufficio. Al momento stiamo soltanto aspettando che finisca di fare qualunque cosa la stia tenendo occupata prima che ci mandi a chiamare.

Sono passati quattro giorni da quando l’operazione di salvataggio/antiterrorismo si è conclusa. Dopo aver lasciato l’edificio, siamo stati ricoverati in ospedale per essere sottoposti a una serie di controlli. Nick se la caverà, per fortuna. Come preannunciato dal paramedico, il proiettile gli ha attraversato la gamba da parte a parte senza intaccare l’arteria femorale. In quanto alla sottoscritta… beh, sono stata visitata dallo stesso dottore che mi aveva tenuto sotto osservazione quando sono stata colpita dal Risveglio dei Morti. Non è stato troppo contento di conoscere i dettagli della mia… disavventura, ma sembra che sia stata fortunata, visto che non ho mostrato alcun segno di peggioramento delle condizioni di salute. Ciò nonostante, mi è stato caldamente raccomandato di non fare sforzi inutili nei giorni seguenti.

Nick ha dovuto ricorrere alle stampelle e gli è stato riferito che non potrà essere di pattuglia fino a quando non si sarà ristabilito completamente. Questo vuol dire che, al suo ritorno, dovrà lavorare dietro una scrivania e sappiamo tutti quanto Nick detesti il lavoro d’ufficio.

Per quanto riguarda Michael e Doug, l’agente Jack Wilde ha deciso di provvedere personalmente alle condizioni della loro detenzione. Immagino che non voglia correre ulteriori rischi con nessuno dei due, considerato l’elevato numero di buchi nell’acqua compiuti dallo ZBI nella risoluzione di questo caso. Credetemi, sono stati davvero tanti, dall’aver lasciato che Doug avesse attentato alla mia vita per ben due volte al non aver impedito che Michael avesse rapito Nicholas e Robin.

I cinque ordigni disseminati in tutta la città sono stati trovati e disinnescati, così come è stato reso inoffensivo il loro contenuto. Doug aveva programmato i dispositivi che dovevano far esplodere le bombe in maniera tale che doveva essere pienamente cosciente del codice che aveva fornito a Michael per far funzionare tutto. Se Doug si fosse trovato in stato di incoscienza, il codice sarebbe stato automaticamente modificato e soltanto lui avrebbe saputo come renderlo nuovamente attivo. È stata una mossa intelligente da parte sua; per fortuna Nick ha colpito lui per primo, mandando così in fumo il piano di Michael.

All’indomani dell’attacco, Nick e io ci siamo messi d’accordo sulla necessità di informare il capitano a proposito della nostra rinnovata relazione, anche se ciò avrebbe potuto significare l’essere divisi e assegnati a diversi distretti. Non c’è dubbio che oggi il capitano voglia parlare con noi proprio a proposito di ciò, oltre che delle probabili ripercussioni per aver disobbedito all’ordine di non intrometterci nella faccenda.

******

Nick e Judy erano seduti fuori dall’ufficio del capitano Fangmeyer. Nonostante l’età, Judy non poteva fare a meno di sentirsi come una studentessa mandata in punizione nell’ufficio del preside.

Nick era seduto accanto a lei, con la gamba fasciata e una stampella appoggiata a lato della sedia.

“Non preoccuparti, Carotina.” disse Nick, “Sono sicuro che non succederà nulla di male. Sono riuscito a far sì che tutto si risolvesse per il meglio.”

“E come avresti fatto, esattamente?” gli domandò Judy.

“Per cominciare, non eravamo proprio di servizio, quando tutto è cominciato.” sottolineò lo stesso Nick, “Correggimi se sbaglio, ma il capitano non può impartire ordini agli agenti non operativi.”

“Può farlo in una situazione di emergenza.” chiarì la coniglia, “Sicuramente abbiamo disobbedito ai suoi ordini, quando ci aveva detto di restare a Bunnyburrow.”

“Se volesse punirci soltanto per questo, lo avrebbe già fatto.” ipotizzò la volpe.

Judy stava per ribattere, quando il commissario Bogo uscì dalla porta dell’ufficio di Fangmeyer. Il possente bufalo volse lo sguardo verso Nick e Judy.

“Wilde, Hopps. Come state?” chiese Bogo a entrambi.

“Ecco, lo sapevo che da qualche parte sotto quelle corna si nascondeva un cuore d’oro.” sogghignò Nick, incapace di resistere alla tentazione di punzecchiare il suo vecchio capo.

“Non fatemi pentire di avervelo chiesto.” rispose Bogo, mentre le sue labbra si contraevano in una lieve smorfia.

“Stiamo… bene, direi.” intervenne Judy, lanciando un’occhiatina a Nick, “I nostri figli si stanno riprendendo da quello che hanno passato.”

“Mi fa piacere sentirvelo dire.” disse Bogo. “Hopps, Wilde. Sentite… so che cosa avete provato. Per molto tempo, le cose fra voi non sono andate come avreste voluto. Tuttavia, il corso degli eventi può cambiare… in meglio.” concluse il bufalo sospirando.

******

Quello che Bogo sta cercando di dire è che ha una certa esperienza nel campo delle relazioni… riavviate. Quando sono stata assegnata per la prima volta al Distretto Uno tanti anni fa, si era appena separato dalla moglie, il che spiega almeno in parte il suo atteggiamento scontroso. Effettivamente, sua moglie aveva lasciato la città con il figlio al seguito. Lei è rientrata nella sua vita circa sei anni più tardi, con l’intento di rimettere insieme i pezzi del loro matrimonio. Ci è voluto del tempo prima che la loro relazione riprendesse a funzionare e perfino quando Bogo aveva assunto il ruolo di commissario, ci furono delle… complicazioni. Tuttavia, il loro rapporto si è ricucito; suppongo che quello di commissario sia un incarico meno stressante di quello di capitano, sia per Bogo sia per sua moglie. In fin dei conti, posso assicurare che non è affatto facile essere a capo della polizia.

Non ho proprio idea di quello che succederà fra me e Nick. Non so se il tempo è davvero in grado di curare qualsiasi ferita, ma dobbiamo provarci. Questo è il succo del discorso di Bogo.

******

“Ha una vaga idea di ciò che ci dirà il capitano?” domandò Nick.

“Spetta soltanto a lei dirvi tutto, non a me.” rispose Bogo con il suo solito tono burbero, mentre si avviava verso le scale che lo avrebbero portato giù nell’atrio.

“E ti pareva…” commentò Nick scrollandosi le spalle, “Certe cose non cambiano proprio mai.”

Judy stava per replicare, quando la porta dell’ufficio del capitano Fangmeyer si aprì.

“Hopps. Wilde.” li chiamò quest’ultima. Judy e Nick si scambiarono un’occhiata prima di alzarsi – Nick dovette ricorrere alla stampella per ovvie ragioni – ed entrare immediatamente nell’ufficio della tigre a capo del Distretto Uno. Fangmeyer chiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la scrivania. Si sedette, prese un fascicolo e iniziò a leggerlo.

“Che significato ha il termine ‘insubordinazione’ per voi due?” domandò Fangmeyer. Judy deglutì a fatica e guardò Nick.

“Se posso…” iniziò la coniglia.

“Vi avevo dato l’ordine categorico di rimanere a Bunnyburrow oppure no?”

“Dovevo… anzi, dovevamo intervenire. Aveva rapito i nostri figli.”

“E quindi, avete contravvenuto al mio preciso ordine per venire direttamente qui in città a salvare i vostri figli oppure no?” la interruppe il capitano Fangmeyer.

Judy aprì bocca per controbattere, ma la richiuse e abbassò lo sguardo, come se si fosse appena resa conto che non aveva alcun valido motivo per protestare.

“Posso intervenire, capitano?” domandò Nick, alzando il braccio e attirando a sé l’attenzione del suo diretto superiore.

“Ti ascolto, Wilde.” affermò la tigre.

“Sì, abbiamo disobbedito al suo ordine.” continuò la volpe, “Siamo anche ritornati a Zootropolis e messo seriamente a rischio le nostre stesse vite. Eppure, ci sono solamente una o un paio di cosette che rendono questo ‘richiamo’ un po’ meno… urgente.”

Fangmeyer posò le zampe sulla scrivania e inclinò la testa.

“Continuate.” disse la tigre ai suoi due sottoposti.

“Innanzitutto, avrebbe potuto accettare il mio suggerimento e farci rinchiudere.” disse Judy in maniera audace, “Invece, ci avete messo agli ordini di Rhinowitz. Anche se non fossimo venuti, sono certa che lei sapeva che Michael avrebbe preteso la nostra presenza; altrimenti, avrebbe fatto esplodere le bombe. Inoltre, ci ha messo quattro giorni prima di ordinarci di fare ritorno in centrale.”

“È un bel po’ di tempo.” s’intromise Nick, “Soprattutto se si considera il fatto che Carotina è uscita pressocché incolume da questa faccenda. Potrebbe averlo fatto per far sì che potessi riposare in tutta tranquillità, ma in questi quattro giorni Carotina era più che pronta a tornare operativa.”

Fangmeyer continuò a tenere gli occhi fissi su Nick e Judy.

“Avete ascoltato la conversazione che ho avuto qui in ufficio con il commissario Bogo, per caso?” domandò la tigre, rivolta a Judy.

“No, signora.” rispose la coniglia.

Fangmeyer sospirò lentamente.

“Avete agito in modo impulsivo e sconsiderato,” proseguì, “ma devo riconoscere che siete riusciti a salvare la città ancora una volta. Se non vi fosse trovati lì, Michael avrebbe senza dubbio ordinato ai suoi sottoposti di far esplodere tutte le bombe. Il sindaco voleva porgervi il suo encomio personale.”

Sia Nick sia Judy si guardarono negli occhi, non sapendo cosa pensare.

“Gli ho detto che sarei stata io stessa a prendere i provvedimenti necessari riguardo il caso in questione.” dichiarò Fangmeyer, prima di rivolgersi a Nick.

“Wilde, quanto tempo ci vorrà prima che tu possa tornare pienamente operativo?”

“I medici hanno detto che ci vorranno almeno sei settimane.” rispose la volpe.

“Hopps, avrai diritto a sei settimane di ferie retribuite.” annunciò la tigre alla coniglia, “Non voglio vedervi qui fino a quando la gamba di Wilde non sarà guarita completamente.”

“Sissignora.” esclamò Judy.

“Spero che piaccia a entrambi il lavoro d’ufficio” continuò Fangmeyer, “Perché quando tornerete, sarete confinati dietro una scrivania fino a quando non sarete pronti a tornare operativi in qualità di… tenenti.”

******

Tenenti…?

Vuol dire che il capitano ha appena… promosso Nick?

Non posso certo definire la cosa inaudita. In fin dei conti, Bogo mi aveva promossa a tenente subito dopo la risoluzione del caso degli Ululatori Notturni. Ora che ci penso… la situazione è molto simile. Bogo mi aveva premiato e punito in un colpo solo, perché nonostante la promozione, mi aveva relegata dietro una scrivania per un paio di mesi come punizione per ciò che era accaduto in quell’occasione. Sapete, il sequestro del vagone ferroviario, l’esplosione e poche altre… cosucce… di questo tipo. Era stata la punizione più leggera che avesse potuto darmi, poiché sapeva perfettamente che qualunque altro provvedimento più severo avrebbe attirato le attenzioni della stampa e offerto una pessima pubblicità all’intero dipartimento, visto che i giornalisti mi avevano già definita ‘La tenera eroina della Città’.

Nonostante siano passati diciannove anni da allora, quel titolo mi fa ancora sentire in imbarazzo.

Certo, abbiamo disobbedito agli ordini del capitano, ma lei sa che abbiamo salvato la città dalle grinfie di Michael. Promuovere Nick e confinarlo subito dopo dietro una scrivania fino a quando non sarà di nuovo pienamente operativo rientra in quel genere di cose che Bogo avrebbe fatto… e che aveva già fatto.

Adesso capisco il perché della sua presenza. In passato, quando ero a capo del Distretto Uno, non avrei esitato a chiedere il parere di Bogo.

Concedermi del tempo libero per poi condannarmi al lavoro d’ufficio è una decisione che mi gratifica e mi punisce in egual misura, perché il capitano Fangmeyer sa perfettamente quanto detesti stare seduta dietro una scrivania.

Ma questa volta… tutto questo ci sarà utile, perché avremo modo di capire che cosa ci riserverà il futuro da adesso in poi.

Da colleghi, siamo diventati amanti. Da amanti, siamo diventati dei completi estranei. Dopodiché, siamo ritornati amici attraverso il dolore. Da amici siamo ritornati a essere colleghi… e poi di nuovo amanti. Mentirei a me stessa se dicessi che non temevo che questa specie di circolo vizioso si fermasse definitivamente.

Non voglio perdere Nick. Non di nuovo. Mai più.

******

“Carotina…?” disse Nick, distogliendo Judy dai suoi pensieri. La coniglia lo guardò.

“Sto bene, Nick.” rispose quest’ultima dopo una breve pausa, “Sono rimasta un po’ spiazzata, tutto qui.”

“Non sei l’unica.” ammise la volpe mentre le rivolgeva un sorriso caloroso.

“C’è un’ultima questione che deve essere sistemata.” affermò Fangmeyer, mentre Nick e Judy rivolgevano nuovamente l’attenzione su di lei.

“La nostra relazione.” intervenne Judy.

“Esattamente.” esclamò la tigre, “Innanzitutto, la vostra differenza di rango mi avrebbe costretta ad assegnare uno di voi a un altro distretto. Questa promozione vi permetterà di continuare a lavorare qui in coppia, ma sia ben chiara una cosa: se dovessi notare che la vostra relazione interferisce in qualche modo con il vostro lavoro, mi vedrò costretta a sospendere entrambi, in attesa di un’indagine a tutto campo. Ricordo abbastanza bene l’ultima volta in cui sono stata obbligata a prendere un simile provvedimento. Sono stata chiara?”

“Sissignora.” risposero Nick e Judy all’unisono. Fangmeyer si lasciò sfuggire un piccolo sorriso di compiacimento.

“Molto bene.” disse il capitano del Distretto Uno, “Allora, congratulazioni a entrambi. Ora fuori di qui. Non voglio vedere nessuno di voi due qui dentro finché Wilde non si sarà del tutto rimesso.”

******

Beh, direi che è andata bene…

Sì, è andata bene. Questo è tutto ciò che posso dire a riguardo.

Dopo aver salutato i nostri colleghi, incluso un Clawhauser letteralmente euforico, io e Nick facciamo ritorno nel nostro appartamento. Nicholas e Robin sono lì ad aspettarci; dal momento che lo ZBI ci ha fatto ufficialmente uscire dal programma di protezione testimoni da poco, non sono ancora tornati a scuola. Mi accorgo che Nicholas è in compagnia di Amy Wolfard, intenta a discutere animatamente con lui. Robin sembra un po’… fuori posto e mentre il mio sguardo cade sulle zampe di Nicholas e Amy, posso capire facilmente il perché, visto che sono unite in una stretta.

Che tenerezza! Chiamatelo pure istinto materno, ma sapevo che Nicholas aveva una cotta per Amy. Penso che siano proprio una bella coppia.

******

“Oh… salve, signorina Hopps.” disse Amy, rivolgendosi a Judy. Le sue orecchie tradirono un leggero rossore d’imbarazzo. “Salve, signor Wilde…”

“Puoi chiamarmi soltanto Nick.” disse la volpe sorridendole di risposta. Rivolse poi lo sguardo verso Nicholas, il quale ricambiò inarcando semplicemente un sopracciglio.

Robin si alzò in piedi e si avvicinò a Nick e Judy. Si voltò verso quest’ultima e poi, senza dire una sola parola, l’abbracciò.

Judy si irrigidì in uno stato di apparente imbarazzo, mentre il viso di Nick mostrava la medesima emozione. Nicholas e Amy si scambiarono un’occhiata, incerti su cosa pensare a proposito di quello che stavano vedendo. Judy, da parte sua, superò l’imbarazzo iniziale e ricambiò l’abbraccio.

******

Ammetto che questo abbraccio mi coglie di sorpresa. So bene quanto Robin sia stato contrario al fatto che io e Nick stessimo di nuovo insieme. Questo… questo è un grande passo nella giusta direzione.

Nonostante l’ostilità che Robin ha nutrito nei miei confronti, ha dimostrato di avere lo stesso cuore d’oro di suo padre.

Alla fine Robin si stacca da me. Sembra piuttosto in imbarazzo mentre mi guarda.

******

“Io… volevo soltanto dire che… mi dispiace.” disse Robin, mentre suo padre lo guardava affettuosamente, “Io… sono stato scortese… e poi…”

“Robin…” rispose Judy, “Non c’è ragione che ti scusi con me. So perché non mi avevi preso in… simpatia. Ti prometto che non proverò mai e poi mai a prendere il posto di tua madre.”

“Lo so…” replicò Robin, mentre le lacrime iniziavano a bagnargli gli occhi, “È che lei… mi manca tanto.”

Nick si fece avanti e lo avvolse in un abbraccio caloroso.

“Lo so.” disse quest’ultimo, mentre accarezzava delicatamente la nuca del figlioletto, “Lo so…”

“Penso che tu abbia ragione…” sussurrò Robin, “La mamma avrebbe detto che va bene tornare ad amare qualcuno che credevi di aver perduto per sempre.”

******

Come ho già detto in precedenza, non voglio che gli errori del passato si ripetano. Farò tutto ciò che è in mio potere per impedire che questo accada.

Questo segna la fine della minaccia del Risveglio dei Morti… e l’inizio di qualcosa di nuovo per me, Nick e i nostri figli.





Note dell’autore: Eccoci arrivati al ventunesimo e penultimo capitolo della storia!

Proprio come era successo nel film, Nick e Judy hanno dovuto percorrere un sentiero irto di ostacoli e fronteggiare un nemico particolarmente ostico per proteggere non soltanto le loro stesse vite, ma anche quelle dei loro figli e di tutti gli abitanti della città. Insomma, è stata dura, ma alla fine i due agenti ne sono usciti vincitori e sono stati giustamente ricompensati per i loro sforzi. In più, il giovanissimo Robin è finalmente riuscito ad accettare Judy nella sua vita. Tutto è bene quel che finisce bene, ma… non è tutto. Questa storia riserva ancora una sorpresa a Nick e Judy, perciò non perdetevi l’ultimo capitolo per scoprire di cosa si tratta, mi raccomando!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XXI di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-22-Aftermath-744431087

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 23
*** Vent'anni dopo ***


Capitolo XXII

Vent’anni dopo

 

(dal punto di vista di Nick)

 

È passato un anno da quando il caso del Risveglio dei Morti è stato chiuso nel migliore dei modi. In questo lasso di tempo, ci siamo riavvicinati. Certo, ci sono stati alcuni… problemi… tra me e Carotina che dovevano essere affrontati, a cominciare dal fatto che lei continuava a darsi la colpa per ciò che era successo anni fa. Pensavo che fossimo riusciti a gettarci tutto alle spalle, ma talvolta questi cattivi pensieri riescono a farsi strada nella sua testa. Ogni tanto, anch’io mi lascio abbattere dal senso di colpa per essere fuggito da Zootropolis. Tuttavia, abbiamo fatto quello che avremmo dovuto fare fin dal principio: abbiamo affrontato insieme le nostre paure.

Junior mi ha finalmente accettato come padre. Non avete idea di quanto ciò significhi per me, soprattutto perché avevamo iniziato decisamente con la zampa sbagliata. Robin ha accettato il fatto che io e Carotina siamo di nuovo insieme e che lei non avrebbe mai neppure tentato di rimpiazzare Anabel come sua madre. Adesso vanno d’accordo, ma mentirei se dicessi che non permane uno stato latente di conflitto su come Robin si sente riguardo alla situazione. La perdita di un genitore non è una cosa semplice da superare.

A proposito di Anabel, abbiamo sparso le sue ceneri sulle tombe dei suoi genitori. Non è stata una mia idea; è stato Robin a suggerire tale proposta una volta scoperto il luogo in cui riposavano i nonni materni. Tuttavia, mi è sembrato in qualche modo… giusto che Anabel ritornasse dai suoi genitori.

Oggi è un giorno speciale per me. Esattamente vent’anni fa, io e Carotina ci siamo incontrati per la prima volta. Mi ero spremuto a lungo le meningi per trovare il modo di celebrare più che degnamente questa occasione. La mia prima idea era stata quella di portare Carotina nella gelateria Jumbeaux, il luogo in cui l’avevo conosciuta la prima volta, ma avevo scoperto che è chiusa da anni e avevo perciò accantonato l’idea. Inoltre, non è certo il posto più… adatto allo scopo. Mentre continuavo a pensare dove avrei dato forma a ciò che sto pianificando, mi sono ricordato di un altro posto speciale per entrambi, in cui avevamo incominciato a vederci l’uno nel cuore dell’altra. Per me, quello era stato l’inizio del cammino che mi ha portato fin qui. So che ci eravamo separati dopo quel piccolo… incidente della conferenza stampa, ma Judy mi aveva cercato in lungo e in largo. Aveva bisogno del mio aiuto. Aveva bisogno di me. Le parole sincere con le quali Judy si era scusata con me vent’anni fa avevano rafforzato i sentimenti che provavo per lei. Quando le ho detto per la prima volta ‘lo sai che mi adori’… intendevo dire ‘lo sai che ti amo’. Certo, la strada che abbiamo percorso da allora è stata irta di ostacoli, ma se continueremo a percorrerla insieme, sono sicuro che riusciremo sempre a cavarcela.

Sono riuscito a non darla a bere finora comportandomi in modo pacato, sarcastico e a volte apparendo persino fastidioso… ma le apparenze ingannano; nonostante la mia calma esteriore, sento le farfalle svolazzarmi nello stomaco. Sono così nervoso al pensiero di ciò che sta per accadere. Pensereste che una volpe di cinquantadue anni non dovrebbe sentirsi in questo stato, eppure… è così che stanno le cose.

******

“Ecco che arriva.” disse Judy mentre una cabina si fermava presso la piattaforma. Entrambi salirono al suo interno, chiudendo la porta alle loro spalle. Nick e Judy si appoggiarono alla ringhiera anteriore, osservando il Distretto di Rainforest sotto i loro occhi.

“Tutto questo non ti fa ritornare in mente qualcosa?” domandò Nick.

“Eccome.” concordò Judy, posando delicatamente una zampa su quella di Nick. La volpe abbassò lo sguardo, ma invece di guardare altrove come aveva fatto vent’anni addietro, rivolse alla coniglia un sorriso caloroso.

Nick e Judy rimasero immobili per un tempo che pareva essersi fermato. Mentre la cabina proseguiva la sua tratta dopo aver lasciato il Distretto di Rainforest, Nick si tirò leggermente indietro. Hudy lo vide fermarsi nel mezzo dell’abitacolo, continuando a guardarsi l’uno negli occhi dell’altra.

“C’è qualcosa che ti turba, Nick?” domandò Judy.

“In effetti, sì.” ammise la volpe, “C’è qualcosa che non va, ma possiamo porvi rimedio insieme.”

Le orecchie di Judy si abbassarono leggermente.

“Lo sai che giorno è oggi, Carotina?” domandò Nick.

“Certo che lo so.” rispose Judy, “Esattamente vent’anni fa, abbiamo messo Lionheart agli arresti per il rapimento di tutti quei predatori.”

“Molto spiritosa.” replicò Nick in tono piatto, mentre Judy ridacchiava.

“In quello stesso giorno, inoltre, una certa volpe acuta ha preso le mie difese davanti a Bogo.” proseguì la coniglia, “Me lo ricordo perfettamente, Nick. Non potrei mai dimenticarmene.”

“Quel giorno imparai qualcosa di molto più importante.” intervenne Nick, “Esattamente vent’anni fa capii per la prima volta che mi stavo innamorando della coniglietta più risoluta e caparbia del mondo.”

La volpe infilò una zampa nella tasca dei pantaloni.

“Avrei dovuto farlo anni e anni fa.” ammise Nick, “Non sono altro che una volpe ottusa che ha capito di amare una coniglietta acuta. Anche se abbiamo incontrato i nostri… ostacoli… lungo il cammino, non ho mai veramente smesso di amarti. Questo è l’unico modo con cui penso di riuscire a dimostrarti senza ombra di dubbio quanto tu sia importante per me.”

Gli occhi di Judy iniziarono a riempirsi di lacrime, mentre Nick tirava fuori una scatolina dalla tasca. A quel punto, la coniglia guardò la volpe con una strana espressione.

“Che cosa c’è?” domandò Nick accigliandosi.

“È solo che…” iniziò Judy, mettendosi una zampa in tasca e tirando fuori un cofanetto, “avevo pensato di fare la stessa cosa che stai per fare tu.”

L’espressione sorpresa di Nick si trasformò rapidamente in un sorriso amorevole.

“Coniglietta acuta…” esclamò la volpe.

“Volpe ottusa.” replicò la coniglia con il medesimo tono, mentre si asciugava le lacrime.

“Beh, siamo arrivati fino a questo punto, perciò… Judith Laverne Hopps, mi concederesti l’onore di diventare mia moglie?” si propose Nick, subito dopo aver preso l’iniziativa e aver aperto la scatolina.

Judy rispose baciandolo con trasporto sulle labbra. Quando i due si staccarono, erano entrambi un po’ a corto di fiato.

“Non ho ancora sentito una risposta definitiva, Carotina.” scherzò Nick. La coniglia gli rispose con una lieve risata e un pugnetto sulla sua spalla.

“Sì, volpe ottusa che non sei altro! Era un modo che noi conigli abbiamo per dire di sì.” affermò Judy mentre abbracciava nuovamente Nick. Dopo essersi staccata da lui al termine di un lasso di tempo che pareva interminabile, si asciugò le lacrime di gioia sui suoi occhi e presentò la sua scatola agli occhi della volpe.

“Mi sembra giusto che lo faccia anch’io, furbone.” continuò Judy, “Ti ho detto di sì… so già quale sarà la tua risposta, ma… vuoi diventare mio marito?”

“Uhm… fammici pensare per un attimo.” affermò Nick, fingendo di volerci davvero rifletterci sopra.

“Quanto sei scemo.” esclamò Judy, ridendo di gusto.

“Lo sai che mi ami.” sussurrò Nick all’orecchio della coniglia.

“Lo so davvero? Sì, certo che lo so.”

“D’accordo, ho preso la mia decisione. Desidero davvero sposarti?” continuò Nick, “Sì. Certo che ti voglio sposare.”

******

È stato un percorso lungo e pieno di ostacoli, ma penso che ce la siamo cavata più che egregiamente. Non appena ci mettiamo i rispettivi anelli di fidanzamento al dito, sento di essere finalmente tornato a casa. Questa coniglia acuta mi ha appena reso la volpe ottusa più felice del mondo.

 

Fine






Note dell’autore: E questo, cari amici lettori e amiche lettrici, era il ventiduesimo e ultimo capitolo de Il Risveglio dei Morti!

In tutta onestà, non avrebbe potuto esserci una conclusione migliore dopo tutto quello che Judy e Nick hanno passato nel corso di vent’anni. Da mammiferi appartenenti a due specie nemiche dall’alba dei tempi sono diventati amici e colleghi in polizia per poi scoprirsi innamorati; tuttavia, a seguito di un evento del tutto inaspettato e affrontato senza la dovuta maturità emotiva, le loro strade si sono separate in un modo che pareva irreversibile. Dopo anni di lontananza, Nick è ritornato a Zootropolis per dare l’ultimo saluto alla madre morente e riallacciare i rapporti con Judy e con il figlio che credeva non fosse mai nato. Finalmente, dopo aver affrontato e assicurato alla giustizia due criminali desiderosi di vendetta, sono riusciti a far rivivere la fiamma del loro amore e ora possono andare incontro al futuro come membri di una nuova famiglia insieme ai loro figli. Una famiglia che, da questo momento in avanti, sarà più unita che mai!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XXII di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-23-The-Path-Onwards-744431166

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true

 

Questo è quanto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno seguito i capitoli di questa mia opera di traduzione, in particolare i fedelissimi Redferne, EnZo89 e Plando per le loro sempre graditissime recensioni. Senza falsa modestia, posso affermare che il mio lavoro è stato apprezzato e questo mi ha fatto tanto, tanto piacere. Grazie ancora per il tempo che mi avete dedicato e… alla prossima!


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