When Hope Is Gone

di angel_deux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Once So Much To Each Other ***
Capitolo 3: *** Now They Were As A Strangers ***
Capitolo 4: *** I Offer Myself To You Again ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


La prima volta che Brienne Tarth rivide il volto di Jaime Lannister dopo due anni fu in una foto tra le mani di Sansa Stark.

Beh, forse così era un po’ eccessiva. Ne aveva ancora una nella galleria del suo cellulare. Probabilmente era proprio quello il motivo per il quale continuava a rimandare l’acquisto di uno nuovo: scaricare nuovamente la foto sarebbe stato un atto intenzionale, ma continuava ad avere una in archivio era semplicemente un caso, no?  Ma quello che aveva davanti gli occhi era nuovo, uno che non aveva mai visto in precedenza. Si sentiva come se fosse la prima volta che lo rivedesse da anni. Si era fatto crescere la barba e i suoi capelli biondi erano più lunghi di quanto ricordasse e gli arrivavano quasi a livello delle spalle.

“Cielo, guarda qui,” le disse Sansa. “Non posso credere che tornerà qui questa stagione. Non pensavo che sarebbe voluto tornare dopo aver perso la mano. Immagino che la nostra clientela sarà entusiasta di averlo qui.”

Francamente, nemmeno Brienne riusciva a credere che sarebbe tornato. Le era bastato un solo sguardo per far seccare la sua bocca, ma non riusciva a decidere se si trattasse di una conseguenza del fatto che lui continuasse ad essere l’uomo più bello che avesse mai visto o perché fosse spaventata al pensiero di vederlo nuovamente.

“Probabilmente è in debito di qualche favore con tua madre,” suggerì.

Abbassò lo sguardo sui suoi appunti e si rese conto che, distrattamente, aveva scritto il nome di Jaime, seguito da diversi punti interrogativi ben calcati con la penna blu, come se volesse provare a trasmettere l’intensa quantità di sentimenti che stava provando.

“Forse,” rispose Sansa. “L’ho visto in quello spettacolo scritto da suo fratello. È abbastanza bravo.”

Brienne mormorò qualcosa di molto vago per concordare con lei. Aveva inviato un messaggio a Tyrion solamente due mesi prima per congratularsi con lui per l’enorme successo. Jaime aveva passato anni ad interpretare sempre la parte del belloccio cattivo senza però avere una vera consistenza, mentre il progetto dove suo fratello lo aveva scelto come protagonista era stato un importante passo avanti per le carriere di entrambi. Le recensioni erano tutte entusiaste della sua interpretazioni.

Brienne aveva preso in considerazione l’idea di nascondersi in fondo al teatro, ma non era riuscita a correre quel rischio.  

“Dirò a Jaime che lo saluti,” le aveva scritto Tyrion, ma ovviamente lei non gli aveva risposto.

Glielo diceva ogni volta che si sentivano, ma dubitava che avesse mai menzionato a suo fratello delle loro conversazioni. In fondo, anche se lo avesse fatto, non le avrebbe mai inviato nessun saluto.  

“E’ un bravo attore,” disse, cercando di non sembrare infelice come si sentiva in quel momento.

Le tornò in mente come l’aveva guardata a quella fottutissima cena, l’ultima volta in cui avevano parlato. Il modo con cui, nervosamente, aveva continuato ad afferrare la forchetta per poi posarla, asciugandosi il palmo delle mani sopra i jeans.

“Ed è anche così sexy. Dai, sul serio, guardalo. Com’è possibile che sia diventato ancora più sexy?”

Sansa girò l’immagine e Brienne dovette soffocare un sospiro mentre l’afferrava dalle mani della sua amica. Non era colpa di Sansa se non aveva mai visto lei e Jaime interagire oltre quelle che erano le interazioni superficiali che avevano avuto ogni anno dietro alle quinte di Austenland. Cat aveva sempre considerato quel luogo come un’impresa d famiglia, ma aveva tenuto i suoi figli al di fuori di essa fino a quando non erano diventati abbastanza grandi, senza eccezioni. Specialmente Sansa; lei era davvero troppo romantica ed era esattamente quel tipo di persona che avrebbe potuto ingarbugliarsi in quel tipo di cose. Iniziava a sentirsi troppo coinvolta. A prenderla troppo a cuore.

Proprio come Jaime.  

“Sembra molto serio qui,” osservò Brienne.

Notò che i capelli sulle tempie erano diventati leggermente brizzolati. Gli davano un’aria più distinta, ma non eliminavano la bellezza folgorante della quale si lamentava sempre, sostenendo che gli costasse diversi ruoli.

“Mamma mi ha raccontato che voi due eravate amici,” disse Sansa, come se stesse parlando del più e del meno.

Riprese l’immagine e la guardò nuovamente con attenzione. Brienne sentì una strana sensazione di… qualcosa. Che si trattasse di protezione? Ma nei confronti di Sansa o di Jaime?

“Abbiamo condiviso lo stesso appartamento durante la bassa stagione,” spiegò, con voce molto rauca.

Abbassò lo sguardo e si fissò le mani. Perché  Tyrion non l’aveva informata che Jaime sarebbe tornato? Avrebbe dovuto avvertirla.

“Che cos’è successo?” Le chiese Sansa.

Brienne non poté fare a meno di rivedere nella sua mente lo sguardo che aveva in volto Jaime quando gli aveva detto “Questo è esattamente ciò che tua sorella aveva detto che sarebbe successo”. Scioccato, come se lo avesse appena preso a pugni.

“Le nostre strade si sono divise,” rispose, cercando di mantenere un tono di voce spensierato. Scrollò le spalle. “Sai come funzionano queste cose.”

“Mmm,” mormorò saggiamente Sansa. Nascose la foto di Jaime sotto il resto dei suoi fogli. “Come me e Jeyne.”

Il modo in cui lui aveva sbattuto la porta quando se n’era andato.

Il messaggio che le aveva inviato Tyrion

Che cos’è successo? Sta andando fuori di testa.

La risposta che lei gli aveva scritto.
 

Nulla. Va tutto bene. Io sto bene. Digli che va tutto bene. Non è colpa sua.


Il silenzio di Tyrion.

La graduale realizzazione durante le settimane seguenti che Jaime non sarebbe più tornato.

“Giusto,” rispose, cercando di sforzarsi di sorridere. Improvvisamente, la sua guancia sfregiata iniziò a pruderle, costringendola a ricordare. “Proprio come te e Jeyne.”

 



Ciao a tutti!

È la prima volta che traduco una storia di angel_deux  e spero proprio che vi piaceranno le sue opere tanto quanto a me. Per chi volesse qui  troverete la storia in lingua originale.

Ringrazio infinitamente la mia cara pampa98  per aver betato questa storia.

A presto,

JodieGraham 

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Capitolo 2
*** Once So Much To Each Other ***



ONCE SO MUCH TO EACH OTHER

 




La prima cosa che Jaime Lannister le avesse mai detto fu, “Ma che cazzo, sei una donna”.

In quel momento lei si trovava nelle stalle, inginocchiata nel fieno e con addosso anche la sua uniforme da autista. Di solito lei rimaneva rigorosamente dietro le quinte il più possibile, ma a volte Catelyn aveva bisogno che lei si occupasse anche di altre mansioni e quella di autista era la sua preferita. Sempre meglio di doversi infilarsi quegli stupidi abiti d’epoca e recitare la parte di qualche cugina zitella di brutto aspetto. Invece riteneva che quella divisa le stesse bene. Le sue linee morbide completavano la sua figura e le piaceva la fattezza dei pantaloni e la lucentezza degli stivali.

Ovviamente in quel momento nulla di tutto ciò era pulito. Era tutto spiegazzato e schizzato di fango a causa del lavoro che stava svolgendo. Conficcando il forcone nel fieno, si fermò per osservare il bellissimo nuovo attore che avevano assunto per unirsi alla compagnia. Lo aveva intravisto prima mentre guidava verso la struttura, con gli ospiti della settimana seduti sul retro della sua carrozza. Le era sembrato uno di quei bei tipi che, solitamente, si dimostravano essere molto pericolosi e il respiro le si era fermato in gola. La sua più grande vergogna era proprio avere un debole da sempre per gli uomini belli. Molte altre persone si sarebbero fatte avanti, ma non lei. Che cosa avrebbero detto gli altri di lei? Che cosa avrebbero pensato se avessero saputo che bramava uomini troppo belli per poterla notare? Non che avesse mai sperato che anche loro la ricambiassero, ma sapeva anche che la cosa non avrebbe avuto importanza. Questo sembrava ancora più patetico.

In quel momento Jaime non le sembrava bello come prima, ma le stava dando l’impressione che la stesse giudicando. Nel suo sguardo c’era un’espressione d’incredulità mentre osservava il suo seno quasi piatto. Poco prima che lui arrivasse si era sbottonata la giacca per affrontare quel caldo soffocante e tutto quello che indossava al di sotto era una sottilissima canotta bianca che lasciava trasparire visibilmente il suo reggiseno a pois rosa e verde acqua. Si alzò in piedi, felice di notare che, grazie agli stivali, troneggiava su di lui. Jaime la guardò, ancora sorridendo.

“Cielo, sei enorme,” le disse. “Mi chiedevo chi fosse quell’autista gigante. Sei ancora più grande vista da vicino.”

“Avevi bisogno di qualcosa?” Chiese Brienne.

La sua mascella era serrata e le spalle tese. Sapeva che Catelyn aveva lavorato duramente per portare via quello stronzo così assurdamente carino dalla compagnia di rievocazione storica di suo padre e non voleva essere certamente lei la ragione per la quale avrebbe cambiato idea, anche se stava facendo il cretino senza alcun apparente motivo.

“Cat mi ha chiesto di accompagnarti al suo ufficio,” rispose Jaime. “Ha detto che dovremmo conoscerci. Dovresti farmi da assistente personale fino a quando non riuscirò a prendere bene la mano con questo posto.”

Il suo sorriso diventò ancora più sfavillante. Probabilmente si era reso conto che lei già lo odiava.

Brienne iniziò a riabbottonarsi la giacca. Non le interessava che cosa potesse dirle, non le importava che cosa facesse, ma non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.

 

 

******************************

 

 

Trascorsero dieci minuti interi prima che gli urlasse in faccia che era un idiota. Lui le sorrise e le sembrò come se stesse guardando l’acqua del mare intorno a casa di suo padre a Tarth. Le ricordava le onde scintillanti del mattino, dorate e bellissime. Le tornò alla mente la mattina in cui Galladon era morto e da allora non si era fidata della bellezza del mare. In quel momento, si sentiva allo stesso modo anche con Jaime.

Era viziato esattamente come pensava che fosse. Aveva lavorato con suo padre per tutta la sua vita da adulto e non aveva proprio idea di come funzionasse il mondo reale. In un certo senso, era la persona giusta per Austen. Sembrava come se fosse giunto da qualche epoca passata e non conosceva nulla del mondo moderno, come ad esempio l’affitto e le bollette da pagare. Diventava stranamente nervoso ogni volta che si allontanavano dal maniero, come se si aspettasse sempre che qualcosa andasse storto.

Aveva anche dei bisogni particolari. Gli piaceva prenderla in giro, ma, ogni volta che cercava di seminarlo, lui continuava a seguirla, sconcertato dal fatto che lei volesse scappare via. Quindi lei iniziava ad essere brutalmente cattiva con lui, nel vano tentativo di cacciarlo via, ma la cosa sembrava solamente fargli piacere. Le faceva sempre l’occhiolino alle spalle delle clienti che avrebbe dovuto corteggiare. Si intrufolava nelle stalle per chiacchierare con lei quando invece avrebbe dovuto interpretare la sua parte. In più parlava costantemente di lei con Catelyn.

“Perché lo hai assunto?” Chiese Brienne dopo qualche giorno così esasperante. “E’ veramente un disastro.”

“E’ una persona rispettabile,” rispose Catelyn. “Una volta che è riuscito a liberarsi dalla morsa della sua famiglia. Mia sorella… beh, ci sono stati degli attriti. Ho visto un’opportunità per riconciliarmi con lui e Jaime trovare una via d’uscita per liberarsi dalla morsa di suo padre, quindi gliel’ho data.”

Brienne aspettò fino a tarda notte, nascosta sotto le coperte del suo letto negli alloggi del personale, per cercare di capire che cosa volesse dirle Catelyn. Sembrava che persone come i Lannisters non facessero qualcosa in pubblico senza che venissero scritti un paio di articoli, ma era stato ancora più facile trovare materiale su di loro di quanto avesse immaginato. Lysa Arryn, la sorella di Cat, aveva scontato una pena detentiva in carcere dopo che si era scoperto che la morte di suo marito era stata opera sua e del suo amante, un loro amico d’infanzia di nome Petyr Baelish. Alla fine erano stati incriminati grazie a delle registrazioni audio delle loro telefonate, dopo che erano quasi riusciti ad incastrate con successo i due bellissimi gemelli Lannister per l’omicidio.

Jaime sembrava più giovane nelle foto che aveva trovato online. Aveva uno sguardo feroce, simile a quello di uno squalo, e il suo sorriso affilato come un coltello. Lui e sua sorella sembrava due gocce d’acqua. Lei era più morbida in alcuni punti del suo corpo e aveva il tipico sorriso da politico, ma i suoi occhi erano famelici e di un verde brillante che le illuminavano lo splendido viso. Lysa e Petyr avevano messo in giro la voce che i due avessero una relazione in modo da far credere che i sospetti su di loro fossero ancora più fondati. Lysa aveva confessato che Jon Arryn aveva scoperto il loro segreto ed era per questo motivo che era stato assassinato. Ovviamente l’opinione pubblica le aveva creduto. Come avrebbero potuto non farlo? Jaime aveva già una terribile reputazione dopo aver picchiato a morte uno dei soci in affari di suo padre durante una lite. Erano ricchi e bellissimi. Cersei Lannister era sposata con Robert Baratheon, una stella nascente nel mondo della politica. Lo scandalo arrivò nel momento perfetto. Tutti volevano vedere i Lannister andare in rovina.

Fu Tywin Lannister a fornire alla stampa le intercettazioni delle telefonate tra la Arryn e Baelish. Ovviamente non lo fece in maniera ufficiale, ma sembrava che tutti sapessero che ci fosse lui dietro. Tywin non aveva preso alla leggera le minacce che avrebbero potuto mandare in cenere la reputazione della sua famiglia e aveva abbastanza soldi per corrompere il numero sufficiente di persone in grado di trovare qualcosa di utile.

Qualche attrito. Brienne quasi scoppiò a ridere mentre leggeva dal suo cellulare un articolo che aveva trovato su una pagina internet complottista dall’interfaccia a basso costo, quando ormai era ben oltre la mezzanotte. Catelyn aveva davvero sottovalutato la questione. L’unica cosa che l’aveva veramente sorpresa era che Jaime non avesse riso in faccia a Cat quando gli aveva offerto quel lavoro.

 

 

 ******************************

 

 

Brienne si era lasciata guidare dal suo cuore fino all’Austenland tre anni prima di incontrare Jaime, quando era innamorata persa del suo amico Renly, anche se sapeva da sempre che lui fosse gay. Non lo aveva seguito perché sperava che cambiasse idea sui suoi gusti sessuali o per qualche altro motivo del genere. Semplicemente non sapeva che altro avrebbe potuto fare; lui era l’unico amico che aveva. Renly stava lasciando la sua compagnia teatrale per recarsi a Austenland, un luogo dove clienti facoltosi, nella maggior parte dei casi donne, pagavano una quantità sproporzionata di denaro per essere corteggiati da uomini con indosso abiti d’epoca. Questi corteggiamenti erano completati con tragici retroscena e personalità create su misura per far sentire per una settimana ogni donna come se stesse vivendo in una delle sue fantasie ispirate dalle opere di Jane Austen. Brienne pensava che tutta quell’intera faccenda fosse estremamente imbarazzante e che neanche il più profondo tra i suoi desideri più privati sarebbe stato sufficiente per farle rischiare di mettersi in ridicolo, cosa che sicuramente sarebbe accaduta se avesse mai pagato qualcuno per fingere di corteggiarla. L’idea che qualcuno fosse costretto a fingere di volerla, così come lei era, la divertiva e interessava allo stesso tempo. Odiava il suo aspetto, si sentiva come un totale abominio. Era terrorizzata al pensiero di che cosa la gente avrebbe pensato di lei, ma seguì comunque Renly.

Era ormai da diverso tempo che era giunta alla conclusione che non tutte le persone erano state fatte per essere amate. Ovviamente aveva incluso anche se stessa in questo gruppo. Quando era un’adolescente ed ancora un po’ ingenua su certe cose, pensava che, prima o poi, il vero amore l’avrebbe trovata perché era una persona veramente romantica. Lei amava il concetto di amore. Adorava sia i libri sia i film romantici. Ma il tempo passò e lei ebbe alcune terribili esperienze con dei ragazzi, arrivando così a credere che le persone come lei non erano state pensate per essere amate. Forse valeva come per gli sport: potresti amarne uno, guardarlo costantemente e conoscerne ogni segreto, ma questo non significa che sei portato per praticarlo. Forse alcune persone dovevano solamente rimanere in disparte a guardare.

Quindi aveva seguito Renly a causa di una sua idea dell’amore completamente errata, ma vi era rimasta per Catelyn Stark. La proprietaria di Austenland era una donna severa, ma amorevole, che non l’aveva mai guardata dall’alto in basso per nessun motivo. A Brienne era sempre piaciuto rendersi utile e questo Catelyn lo aveva molto apprezzato. Comprendeva i suoi punti di forza e li sapeva valorizzare al meglio. Aveva iniziato a fare affidamento su Brienne come sua assistente, ruolo per il quale lei non si era mai sentita portata. Era sempre stata abituata a mettere a servizio degli altri la propria forza, i suoi muscoli e le spalle larghe e non le avevano mai chiesto di utilizzare la sua mente.

Era proprio una qualità di Catelyn quella di riuscire a guardare oltre la scorza esterna di un uomo come Jaime e trovarvi al di sotto un cuore che batteva.

 

 

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Forse era proprio per la fiducia che Brienne nutriva per Catelyn Stark, ma, per qualche motivo, si era resa conto di iniziare ad apprezzare maggiormente la compagnia di Jaime ora che sapeva il motivo per il quale era stato assunto. Ridacchiava per i suoi insulti, comprendendo che si trattava solamente di battute. I loro diverbi si erano trasformati in uno scambio di sfottò. Aveva iniziato ad aiutarla nelle stalle per un tempo maggiore di quello che gli era concesso, andando entrambi contro le regole di Catelyn nei riguardi delle interazioni tra dipendenti che gli ospiti avrebbero potuto vedere. Ovviamente non smetteva di essere bello e troppo acuto per lei. Ma vi era una certa tenerezza dentro di lui che iniziò lentamente a mostrare, con molta esitazione. Brienne lo capiva, sapendo di non essere l’unica persona al mondo ad essersi fatta del male fidandosi troppo presto di qualcuno. Jaime le ricordava sempre un animale maltrattato che l’osservava mentre gli allungava una mano, indeciso se rimanere immobile o cercare di fidarsi che lei non l’avrebbe ferito. Era una strana sensazione sapere di poter fare male a qualcuno non a causa della sua forza fisica. Ma in realtà Jaime non era un tipo da nascondere i suoi punti deboli, infatti lei riusciva a scovarli con facilità ed era sempre gentile con loro. Trattava la sua fiducia per il grande dono che era.

Le altre persone avevano iniziato a vederli come un duo, come facevano con lei e Renly prima che lui iniziasse ad uscire con Loras e il loro rapporto si sfaldasse. Probabilmente credevano che fosse innamorata di Jaime, perché è così che di solito vanno le cose quando una persona brutta è tanto legata a qualcuno di così bello, ma non era questo il caso. O almeno non era così all’inizio. Naturalmente pensava che fosse attraente e non aveva problemi a dirglielo ad alta voce perché la sua era una di quei tipi di bellezza davvero oggettiva e che non si può non riconoscere. Sarebbe stato più strano se avesse finto che non fosse così. Era molto più facile ammetterlo e prenderlo in giro perché era una cosa che davvero odiava. Lo faceva sentire a disagio. Una volta che furono diventati amici, lui faceva battutine sull’aspetto di lei, ma non faceva mai osservazioni quando era Brienne a farle; si limitava ad alzare gli occhi al cielo e a cambiare argomento.

Lavorarono insieme per due stagioni prima di trovare un appartamento insieme, dal momento che lui trascorreva tutte le serate nel minuscolo buco di Brienne, addormentandosi sopra il divano davvero troppo piccolo quando si era fatto troppo tardi per andar via. Fu Jaime quello che trovò l’abitazione e l’affitto era davvero ragionevole, anche se insistette per pagare lui più della metà.

Vivere insieme era stato molto più facile che vivere separati e tutti i loro amici iniziarono ad odiare questa cosa. Il loro scambio di battute era diventato più veloce, più sfacciato, come se si trattasse di una danza della quale solamente loro conoscevano i passi.

La prima volta che Brienne aveva incontrato suo fratello Tyrion in occasione di uno spettacolo di Jaime, lui l’aveva guardata con uno sguardo carico di stupore. Lei aveva preso in giro Jaime per le sue scelte recitative e lui l’aveva beffeggiata per la risata fragorosa che aveva fatto quando, per sbaglio, lui aveva fatto cadere un oggetto sul palco. La testa di Tyrion si era mossa avanti e indietro tra di loro e poi aveva detto a Brienne che lei era la cosa migliore che fosse mai capitata a suo fratello.

Anche lei iniziò a pensare che Jaime era la cosa migliore che le fosse mai capitata. Era ancora scortese, un privilegiato e ignorava molte cose, ma era suo amico. Il suo migliore amico. Non era come con Renly, dove aveva solo lui e nessun altro. Adesso aveva diversi veri amici, ma Jaime rimaneva in cima alla lista. Era divertente ed esasperante e lei non era innamorata di lui. Di questo poteva essere certo. Era troppo bello perché lei potesse innamorarsi di lui.

Ma poi Jaime perse una mano.

Non che questa perdita lo rendesse più difficile d’amare o gli impedisse di essere ancora il suo migliore amico o lo facesse sembrare meno bello. Ma fu davvero difficile per lei continuare a circoscrivere i suoi sentimenti nell’ambito dell’amicizia quando aveva vissuto qualcosa di così terrificante insieme a lui, soprattutto dopo aver dovuto affrontare la possibilità di perderlo e aver capito quanto le facesse male vederlo in quello stato.

Dell’accaduto ricordava solamente dei flash.

Ricordava che avevano salutato Tyrion ed erano usciti insieme dal bar dove si trovavano. Ricordava il peso di Jaime contro il suo fianco. Lui aveva il braccio avvolto intorno alla sua vita mentre lei gli stringeva il collo con il gomito, stringendolo a sé. Barcollava sui suoi tacchi quindici che lui l’aveva persuasa ad indossare in modo che riuscisse a troneggiare su Bronn, un amico di Tyrion, in modo da ‘farlo stare al suo posto’. In realtà questa strategia non aveva molto funzionato, anche perché questo aveva trascorso l’intera serata a raccontarle quanto gli piacessero le donne alte, tanto che Jaime praticamente si era messo a sedere sopra il grembo di lei per reclamarne il possesso, così da cacciare via l’altro uomo. Ma la sua nuova altezza aveva fatto sì che Jaime fosse più gentile, docile e coccoloso e le piaceva il modo in cui lui si rannicchiava contro il suo fianco, assonnato, ubriaco e felice di aiutarla a reggersi su quelle scarpe che la facevano sentire incerta e barcollante.

“Hai davvero gli occhi più belli che io abbia mai visto,” le disse facendo praticamente le fusa.

In quel momento le ricordava più un gatto che un golden retriver, animale a cui di solito lo paragonava per prenderlo in giro. Scoppiò a ridere.

In quel momento sentì qualcosa che la strappò via dalla presa di Jaime, bloccandole il proprio braccio dietro la schiena. Questo lo ricordava.

Ricordava di essere stata spinta in avanti. Ricordava le urla di Jaime. Non aveva mai saputo quanti uomini vi erano in quel vicolo che la stavano strattonando, ma, un po’ per il panico e un po’ per l’alcol che aveva ingerito, le sembravano un centinaio. Inciampò quando la spinsero nuovamente, facendola andare a sbattere contro lo spigolo dell’edificio di fonte a lei. Sentì un uomo stringere le mani intorno alla parte posteriore della sua testa e intrecciare le dita tra i suoi capelli, impedendole così di vedere che cosa stessero facendo a Jaime. Gridò anche lei quando la spinsero con ancora più forza, facendole graffiare il viso contro la pietra che formava il muro dell’edificio.

La sua pelle era lacerata e il sangue e il dolore avevano eliminato completamente ogni traccia di quel piacevole fermento che aveva provato fino a pochi attimi prima. Jaime stava gridando il suo nome. Riusciva a sentire che lo stavano picchiando.

Loro però commisero un errore tipico di tutti gli uomini credendo che la più grande minaccia fosse Jaime. Infatti avevano lasciato una persona sola a trattenerla ferma e non impiegò molto tempo prima di sopraffarlo. Sentiva Jaime supplicare di lasciarla andare, offrendo loro in cambio denaro e qualsiasi altra cosa desiderassero. E poi ci fu quel suono orribile e lui iniziò a gridare.

Brienne non ricordava con esattezza come avesse affrontato gli uomini che in quel momento accerchiavano Jaime, ma sapeva di averlo fatto. Ricordava di aver preso un mattone e di averlo usato per colpire un uomo in faccia. Ricordava di aver morso un altro quando la sua mano le si era avvicinata troppo al livello della gola. Ricevette un pugno sulla guancia ferita e iniziò a piangere, ma non si arrese. Li combatté anche con i suoi tacchi. Sembrava come se ogni terminazione nervosa del suo corpo, qualunque muscolo avesse mai utilizzato, si unisse insieme e, mettendo da parte la paura e l’alcol che le scorrevano nelle vene, combatté contro di loro.

Quando finalmente quegli uomini scapparono via, aveva il pugno e il viso che sanguinavano. Sapeva di avere un aspetto orribile, perché le tre persone che si erano fermate ad aiutare Jaime e avevano chiamato la polizia sussultarono per l’orrore quando la videro avvicinarsi. Jaime la stava guardando. Il suo viso sembrava stordito dal dolore, poco vigile. Vi era del vomito a terra accanto a lui. Della sua mano era rimasta una poltiglia sanguinante.

“Brienne,” singhiozzò. “Brienne.”

E Brienne s'innamorò di lui.

 

 

 ******************************

 

 

Brienne rimase in ospedale con Jaime per giorni dopo essere stata dimessa per la sua guancia lacerata. Era state capace di insultare pesantemente le infermiere quando erano troppo brusche con lui. Si era rifiutata ostinatamente a lasciare il suo capezzale e Tyrion le aveva in qualche modo convinte, o forse le aveva semplicemente corrotte, a lasciarla stare. Jaime era scoraggiato. Depresso. Il danno alla sua mano era troppo esteso. L’uomo che gliela aveva schiacciata con una mazza da baseball aveva fatto un lavoro davvero accurata. Avrebbero dovuta amputargliela e lui singhiozzava ogni volta si svegliava ed era abbastanza presente con la mente per ricordarlo, perché la foschia causata dagli antidolorifici impediva ad alcune informazioni di fissarsi permanentemente nella sua mente.

Tyrion vanne a fargli visita e così anche Bronn. Catelyn era lì a giorni alterni.

Suo padre, invece, andò da lui una volta sola.

Jaime si era appena addormentato quando lui era arrivato e Tywin aveva lanciato uno sguardo di disprezzo così penetrate in direzione di Brienne, che se ne stava seduta sulla sedia accanto al letto d’ospedale, che lei riuscì a sentirlo dentro di sé ancora per giorni, come se si fosse annidato lì e avesse iniziato a svuotarla.

Anche Cersei gli fece visita una volta soltanto.

La gemella di Jaime era una persona molto educata, ma il disprezzo che stava scarsamente nascondendo era così visibile che Brienne ebbe quasi voglia di scoppiare a ridere. Era un peccato che una donna bella come Cersei non riuscisse a capire come una persona brutta come lei potesse essere vissuta per così tanto tempo nel mondo. Brienne preferì lasciarla da sola con il fratello appena le fu possibile e trovò un motivo per indugiare un po’ più a lungo in caffetteria fino a quando non la vide lasciare l’ospedale.

Quando tornò nella sua stanza, vide che Jaime stava nuovamente piangendo.

Fu quella la notte in cui le raccontò ogni cosa. Gli confessò sussurrando la sua relazione con Cersei. Del motivo per il quale aveva attaccato Aerys Targaryen. Tutto quanto. Brienne aveva provato una serie di emozioni che andava dall’essere disgusta, all’impietosita, fino al terrorizzata. Nel frattempo l’amore che provava per lui stava crescendo, occupando tutto lo spazio all’interno del suo petto. Avrebbe dovuto andarsene. Avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che le aveva raccontato. Sentiva il senso di colpa che fuoriusciva dalla sua voce, sentiva la vergogna che provava e il modo in cui si incolpava per le scelte che aveva fatto fin da quando era bambino e il modo in cui si era sentito di non poter avere altre scelte fin da allora. Brienne ebbe la sensazione che lui si aspettasse che lei scappasse via. Ogni parola che sussurrava per lui era come un addio febbrile e triste.

Sì, lei si sentiva disgustata, ma non voleva correre via. Sentì dentro di sé insediarsi un senso di rassegnazione. Non se ne sarebbe andata.

“Non ha voluto nemmeno guardarlo,” le raccontò Jaime. “Già non mi voleva più e ora non riesce più a guardarmi.”

Era esausto quando le disse queste ultime parole, riuscendo finalmente a prendere sonno. La sua voce era diventata roca, di quel tipo che arriva sempre quando si ha pianto troppo.

In quel momento Brienne prese il suo moncone bendato delicatamente tra le mani.

Ti voglio, pensò. Gli dei mi perdonino, ma ti voglio ancora.

 

 

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Quando venne dimesso dall’ospedale, Jaime divenne davvero impossibile. Era sempre arrabbiato e triste e cercava ogni volta di scacciarla perché si sentiva in colpa per aver tanto bisogno di aiuto in quel momento. Ovviamente di questo Brienne ne era consapevole. Di certo lei non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Quando l’uomo era di cattivo umore e se la prendeva con lei, lo fissava fino a quando la vergogna non prendeva il sopravvento su di lui e lo costringeva a scusarsi. Quando aggiunse varie comodità all’interno del loro appartamento, spostando diverse cose in modo che lui potesse muoversi al meglio con una mano sola, cercò in malo modo di nascondere quanto questo gesto fosse importante per lui. Quando era troppo gentile, lui si infuriava. Quando Jaime provava a fare qualcosa con il braccio mutilato e si ricordava di non poterlo fare, era molto probabile che entrasse in uno stato dissociativo, i suoi occhi diventavano vitrei e distanti, trasmettendo una tristezza che lacerava Brienne. Era difficile relazionarsi con lui, ma lo amava. Qualche volta lei era certa che lui la odiasse perché gli impediva di piangersi addosso, ma lei lo amava. Alcuni giorni, quando si trovavano sul divano, lui appoggiava la testa sul suo grembo e le permetteva di accarezzargli i capelli fino a quando non si addormentava, con il braccio stretto contro il suo petto e lei lo amava.

La cicatrice sulla guancia di Brienne non sarebbe guarita completamente senza l’aiuto della chirurgia plastica, ma si rifiutò di sentire qualsiasi medico che glielo consigliasse. Non l’avrebbe mai detto a Jaime, perché sapeva che si sarebbe odiato ancora di più, ma non avrebbe fatto nulla per quella cicatrice fino a quando lui non avrebbe potuto avere una mano nuova. Le sembrava una cosa giusta. E comunque, a che cosa le serviva quell’intervento? Non era mai stata bella.

A Jaime era stata data una protesi mioelettrica che gli consentiva di mantenere certe funzionalità, anche se doveva recarsi da uno specialista per imparare come usarla e ritornava sempre da quelle sessioni frustrato e arrabbiato per quanto lentamente procedevano le cose. Tuttavia, lei riusciva a vedere dei barlumi di speranza che questo avrebbe potuto portare nella vita dell’uomo, come la possibilità di avere una certa indipendenza.

Brienne lo amava ferocemente. Amava tutto di lui. Lo aiutava in tutti i modi in cui lui glielo permetteva e continuava ad amarlo per tutto il tempo.

 

 

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Cersei si presentò un giorno in cui Jaime si trovava a pranzo fuori con Tyrion. Brienne non capì mai se sapeva che suo fratello non ci sarebbe stato o no. Le disse che voleva vedere i progressi che stava facendo con la mano che gli aveva comprato e lei la fece accomodare. Ovviamente aveva inviato un messaggio a Jaime per fargli sapere che sua sorella lo stava aspettando.

La bella Cersei, che si rifiutava di fargli visita, ma che aveva speso una fortuna per acquistargli la migliore protesi possibile. Brienne era certa che Jaime preferisse avere accanto le persona a cui teneva più di ricevere regali costosi, ma quella spesa così eccessiva la faceva sentire comunque inadeguata. Cersei poteva offrire a lui la sua bellezza, il suo corpo, i suoi soldi  e anni di amore, anche se in una forma tale che Brienne non avrebbe mai compreso. Tutto quello che invece lei poteva offrirgli era la sua devozione e il suo sostegno, ma sapeva di non poter essere alla sua altezza come invece avrebbe potuto essere lei. In fondo stava facendo tutto questo per lui perché Cersei non voleva farlo.

Cersei si accomodò sul divano, osservando l’arredamento della stanza con un’espressione lievemente divertita in volto. Brienne si mise a sedere lentamente su una sedia. Sapeva che qualcosa stava per accadere, ma non sapeva cosa.

Sai tutto di noi, non è vero?” Le chiese finalmente l’altra donna, con gli occhi fissi su di lei.

La sua espressione era completamente vuota, come quella che assumeva Jaime ogni volta che cercava di fingere di non essere arrabbiato.

“Sì,” ammise Brienne. “Jaime aveva preso troppi antidolorifici e non era proprio in sé. Non lo ha raccontato a nessun altro.”

Cersei annuì, come se si trattasse di un gesto di riconoscenza.

“E’ straordinario che sia rimasta segreta per così tanto tempo,” disse. “Jaime non è molto bravo a tenere a freno la lingua. Beh…” Lanciò uno sguardo pungente in direzione di Brienne, che non poté fare a meno di assumere una smorfia di disgusto. Cersei sorrise maggiormente. “Ti disgustiamo. La cosa non mi sorprende. Ma è un rapporto che ha accompagnato le nostre intere esistenze e non ne ho mai parlato con nessun’altra anima viva prima. È così elettrizzante poterlo finalmente fare. Mi dispiace però, perché so che lo ami.”

Brienne sentì come se il proprio volto si sciogliesse e, come risposta, il sorriso dell’altra donna si attenuò leggermente.

Vi era della pietà nel suo sguardo.

“Io…” balbettò debolmente Brienne. Il suo pensiero si concentrò su Cersei che, dopo aver dovuto tener nascosta la relazione che aveva con suo fratello per anni, ora stava facendo delle battute orribili solamente perché era nella condizione di poterle fare. Jaime la aveva detto che sua sorella era crudele e Tyrion aveva utilizzato delle parole ancora più colorite per descriverla, ma non credeva che in quel momento fosse crudele. Non di proposito. Non per amore della crudeltà. Era crudele perché le cose che avrebbe detto le avrebbero fatto del male e di questo ne era consapevole. A Cersei non interessava particolarmente se l’avrebbe veramente ferita, ma la cosa non era intenzionale. “Sì,” ammise, non riuscendo a fermare quella parola in gola. “Ma non sono un’idiota. Non mi aspetto nulla.”

Cersei si rilassò leggermente, sorrise e si sporse in avanti per raggiungere la mano di Brienne, che l’allungò in modo che potesse stringerla.

“In tutta la nostra vita, non c’è mai stato nessun altro,” spiegò. “Nemmeno il nostro matrimonio si è messo in mezzo tra di noi. E’ qualcosa che ho dovuto sopportare, ma non ho mai amato Robert. Ho amato sempre e solo Jaime e lui ha sempre amato solo me. Non sei la prima donna che si è inutilmente innamorata di lui. Ma Jaime ti ha davvero tanto a cuore.”

“Sì,” rispose Brienne. Non riuscì proprio a sopportare la vista di quella dolce espressione di tristezza dipinta sul volto di Cersei. “Lo so.”

“Sento di essere in debito con te, Brienne. Sei stata al fianco di mio fratello quando io non potevo sopportarlo. Sei stata davvero una santa. Sei stata indispensabile per lui, più di quanto io non sia mai stata. Ma io sono la sua metà e lui tornerà sempre da me.”

Brienne avrebbe tanto voluto fare una scenata. Avrebbe tanto voluto strapparle la mano. Avrebbe voluto chiederle davvero di andarsene. Ma perché reagiva così? Che cosa voleva dimostrare? In fondo Cersei non stava dicendo nulla che non fosse vero.

“Sì,” concordò. “Ne sono consapevole anch’io.”

“Se questo fosse un film, una di quelle frivole commedie romantiche dell’era moderna, a un certo punto lui si renderebbe conto di non essere mai stato innamorato di me. Ovviamente, noi non saremmo imparentati perché questo non farebbe incassare molti soldi. Io sarei la ragazza carina, ma tremenda e cattiva, e tu saresti l’amica bruttina segretamente innamorata di lui. Alla fine lui si renderebbe conto che eri tu la persona giusta per lui fin dall’inizio, non è vero?”

“Lo so che la vita non è un film,” rispose Brienne. “Ti ho detto che non mi aspettavo nulla. È esattamente quello che intendevo. Sono semplicemente una sua amica ed è tutto quello che mai sarò per lui.”

“Oh, tesoro. Non volevo fare la persona cattiva,” spiegò Cersei. “E non ti sto accusando proprio di nulla. So perfettamente che sei consapevole di qual’è il tuo posto.”

Qualcosa dentro Brienne subì uno scossone. Il suo posto? Il suo posto era al fianco di Jaime, dove lui voleva che lei si trovasse e dove lei voleva stare. Ma Cersei non aveva torto. C’era una malvagità nascosta, qualcosa di orribile, nel suo sguardo, ma non aveva torto.

“Allora di che cosa si tratta?” Chiese debolmente. “Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“Jaime adora quel genere di film,” spiegò Cersei. “Gli piace pensare di essere un eroe uscito da qualche vecchia storia. Un cavaliere o una specie di supereroe dei fumetti, che si lancia in picchiata per salvare una fanciulla in pericolo. È il tipico protagonista di ogni storia d’amore e tu sei la ragazza brutta che ha bisogno di dimostrare la sua bellezza. Sei l’amica a cui deve tutto. Quando gli ho detto che avremmo dovuto mettere fine alla nostra relazione, ha trovato qualcuno a cui potersi appoggiare e tu hai fatto per lui più di quanto io abbia mai immaginato di fare. Non ho alcun dubbio che anche lui, a modo suo, ti ami. Ti è in debito anche per il ruolo che stai avendo come sua infermiera domestica e come supporto emotivo. Conosco bene il suo modo di pensare. Conosco bene il suo modo di fare. Si convincerà che anche lui è innamorato di te.”

Brienne ritirò la mano da quella presa, sapendo perfettamente che in quel momento il suo viso doveva apparire davvero spossato.

“Non lo farà,” disse.

“Invece sì” Cersei era tranquilla, con il corpo proteso in avanti. I suoi occhi catturarono lo sguardo di Brienne con la stessa facilità con cui ci riuscivano quelli di Jaime. “E’ quello che fa sempre. Jaime è alla disperata ricerca di qualcuno che lo ami. È la sua più grande debolezza. È per questo che è sempre stato lui a prendersi cura di Tyrion. È per questo che ha fatto così tante cose orribili per me. Voleva semplicemente approvazione, amore e compagnia ed è una persona davvero facile da sfruttare. In questo momento, io non lo voglio intorno. Gliel’ho anche detto. La nostra relazione non è salutare per me più di quanto non lo sia per lui e quindi ho cercato di… mettermi sulla buona strada. A questo punto, però, conosco troppo bene entrambi.” Il sorriso sulle sue labbra era leggermente triste, ma Brienne riusciva ancora a vedere un barlume di falsità, qualcosa di crudele. Ma il fatto che si stesse divertendo troppo in quel momento, non significava che non ci fosse un briciolo di verità. “Crederà di essere innamorato di te, perché sarebbe la cosa onorevole da fare e perché ricambierai i suoi sentimenti. Tu gli darai quello che desidera più di ogni altra cosa, ma poi, tra un anno o due, lo rivoglio indietro. Gli dirò che lo desidero ancora e lui tornerà da me. Tutte le illusioni che avrà avuto fino a quel momento si dissolveranno e lui ne sarà consapevole. Non importerà che cosa penserà di doverti. Non importerà se tu lo amerai. Non importerà neanche se nutrirà dei veri sentimenti per te. Tutto ciò che conta siamo io e lui.”

Quindi si alzò in piedi e sorrise in direzione di Brienne. Era un sorriso allo stesso tempo sia dolce che triste. Vi era un’espressione vuota nei suoi occhi mentre metteva una mano sopra la spalla dell’altra donna.

“Cerca di trovare un modo per proteggerti, mia cara,” disse. “Perché mio fratello crede di essere un cavaliere dall’armatura splendente, ma non si rende conto di quanto sia facile trasformarsi nel cattivo della storia.”

 

 

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Quando Jaime tornò a casa, era sul punto d’avere un attacco di panico.

“Che cosa ti ha detto?” Le chiese. “Che cos’ha fatto?”

“Nulla,” rispose automaticamente Brienne. Era piombata in uno stato di apatia da quando Cersei se n’era andata. Quelle parole finali erano penetrate nelle sue orecchie come un monito. Un promemoria. Un promemoria di cui non aveva davvero bisogno. Intanto l’uomo aveva iniziato a fissarla con uno sguardo carico di terrore. “Nulla,” disse nuovamente. “Voleva solamente vedere la mano.”

“Brienne, so che ti ha detto qualcosa,” spiegò Jaime. “Altrimenti non sarebbe stata così compiaciuta. Mi ha raccontato che ha parlato con te.”

“Oh, ti ha trovato?” Chiese lei, costringendosi a parlare. “E’ riuscita a vedere la tua nuova mano in azione?”

In pochi secondi, il volto di Jaime mutò, apparendo devastato, come se gli avessero appena rotto il cuore. Si avvicinò alla donna.

“Brienne,” sussurrò. “Per favore, dimmelo. Qualunque cosa ti abbia detto, posso fare in modo di sistemare le cose.”

“Mi ha detto che sono brutta e mi ha ringraziato per essermi presa cura di te per lei,” rispose Brienne. Cercò di sembrare il più tranquilla possibile, di essere per giunta simpatica. “Non è stata molto gentile, ma non penso che sarà l’ultima volta che, comunque, ci incontreremo. Non è stato un grande problema.”

Jaime continuava a guardarla in quel modo, come faceva quando lei aveva quasi paura di lui, perché sicuramente riusciva a vederlo. La guardava con quell’espressione così penetrante.

“Mi dispiace,” si scusò. “Per qualsiasi cosa ti abbia detto.”

“Sì,” rispose Brienne. “Lo so.”

 

 

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Le parole di Cersei continuarono a tormentarla.

Sapeva che Jaime aveva un costante bisogno di affetto. Sapeva che gli piaceva essere amato. Tutto questo si era amplificato dopo l’incidente. Lo aveva sempre al suo fianco, desideroso di acquistare qualunque cosa di cui avesse bisogno per compensare tutto il tempo che impiegava per prendersi cura di lui. Le era sempre vicino, desiderando sempre di più.

Non cercava di liberarsi di lui. Non cercava di allontanarlo. Non lo affrontava neanche. Semplicemente… notava.

Notava come lui si precipitava sempre a fare qualcosa per lei che sapeva di essere in grado di fare: lavare I piatti dopo aver mangiato, fare piccole commissioni, tirare fuori il gelato dal congelatore. Aveva iniziato a sedersi sul divano più vicino a lei rispetto al solito. Poggiava la testa sul suo grembo più del solito. Si applicava nei suoi esercizi per riabilitare le mani con più dedizione del solito, come se avesse qualcosa da dimostrarle. Le chiedeva continuamente delle rassicurazioni.

Le diceva che le era veramente grato. Le diceva che era la sua migliore amica. Le diceva che era il mondo per lui.

Lo stomaco di Brienne non faceva altro che contorcersi su se stesso.

Catelyn arrivò un giorno con qualche piatto preparato in casa, perché nessuno dei due era stato molto bravo a prendersi cura di loro ultimamente, e lei non poté fare a meno di comportarsi come una madre. Jaime doveva andare ad una seduta di terapia riabilitativa e aveva baciato Brienne sulla guancia come aveva iniziato a fare già da qualche giorno. Dopo aver bevuto un caffè insieme ed aver pianificato alcuni dettagli per la prossima stagione, Catelyn si schiarì la gola.

“Jaime sembra più felice,” constatò. “Più equilibrato. Presumo che ti debba ringraziare per questo.”

“E’ lui che sta facendo tutto il vero lavoro,” spiegò Brienne. “Io lo sto semplicemente sostenendo.”

“Sembra molto… affezionato.” Quando l’altra donna si limitò a fissarla, senza dire una parola, Catelyn sorrise e allungò una mano per stringere le sue sopra il tavolo. “Come se provasse dei sentimenti per te. Il modo in cui ti ha guardata…”Ma si ritrasse quando vide lo sguardo dipinto sul volto dell’altra. “Almeno che non sia quello che tu desideri?”

“No…io…” balbettò Brienne. Non aveva mai voluto raccontare a qualcuno di qualcosa di così malsano per la sua vita. Se c’era una persona che avrebbe potuto darle un consiglio che effettivamente avrebbe ascoltato, quella era proprio Catelyn. Ma non poteva. I segreti che avrebbe dovuto raccontare non erano i suoi. “Cersei mi ha parlato di lui. Del modo in cui… reagisce. So perfettamente che lei ha ragione, ma è difficile da venirci a patti.”

“Che cosa intendi?” Le chiese Catelyn.

Brienne si fece strada con attenzione all’interno della conversazione. Non mentì a Catelyn, ma non poté raccontare tutta la verità. Le raccontò le cose importanti, come il desiderio di Jaime di essere amato e di avere compagnia e di come Cersei le avesse predetto che tutto questo si sarebbe amplificato.

“Lei lo conosce meglio di chiunque altro,” aggiunse quando finì tutto il discorso. “Sicuramente dovrebbe sapere bene queste cose.”

Catelyn sospirò. Si concesse qualche momento per rimanere in silenzio a pensare e Brienne cercò di non sembrare troppo disperata. Voleva davvero che le dicesse che fosse un’idiota a fidarsi di Cersei. Voleva davvero che le dicesse di seguire il suo cuore. Forse non era il consiglio migliore, ma era quello che desiderava ricevere in quel momento.  

“Forse sei tu quella che lo conosce meglio,” disse finalmente Catelyn. “O forse pensa semplicemente che sia così. So che loro due sono stati lontani per un po’ e so che quando non erano… Jaime ha sempre dimostrato di avere un cuore più grande rispetto a quello che suo padre e sua sorella volevano dare a vedere. Quando pensi di guardarti in uno specchio per tutta la vita, probabilmente è difficile vedere quando il riflesso inizia a cambiare senza di te. Ho visto Jaime sbocciare più in questo periodo di quanto non lo avesse fatto prima. Lo so che fa anche parte del suo lavoro. Ama recitare. Ama fingersi innamorato. Ma so che parte di questo cambiamento è operato tua. Ma hai ragione. Non lo conosco bene come te. Non lo conosco bene come Cersei. L’importante è che tu trovi un modo per proteggerti. Se questa cosa non ti sembra giusta, diglielo. Fagli domande. Cercate di avere una conversazione. So che all’iniziò potrà sembrare imbarazzante, ma è la cosa migliore da fare se non sei del tutto sicura.”

 

 

 ******************************

 

 

Adesso le parole di  Catelyn e di Cersei combaciavano. 

Proteggiti.

 

 

 ******************************

 

 

Brienne tornò a lavorare a Austenland per l’ultima settimana della stagione. Lasciare Jaime da solo per sette interi giorni così presto le sembrava un’idea terribile, ma si scambiarono messaggi per tutto il tempo e Tyrion la teneva costantemente informata. Jaime era infastidito per il fatto che lo trattassero come un bambino, ma sembrava sempre sollevato quando lei lo chiamava a fine giornata. Ovviamente lui non aveva bisogno di lavorare, aveva dei soldi provenienti dal suo fondo fiduciario e da degli investimenti che aveva fatto nel corso degli anni, ma Brienne si sentì sollevata quando iniziò a collaborare nella palestra dove faceva le sue sedute di terapia. In questo modo aveva qualcosa da fare e sembrava anche piacergli.

Quando Brienne torno nel loro appartamento dopo una settimana, si rese conto che le luci in cucina erano fioche. Vi erano delle candele sul tavolo.

Jaime era in piedi davanti al forno, con indosso un grembiule. Aveva un cucchiaio di legno ricoperto di salsa legato al moncone e la stava fissando con occhi sgranati e sguardo colpevole.

“Merda,” esclamò. “Sei tornata in anticipo.”

Brienne lo fissò a sua volta. Jaime strappò freneticamente via il nastro, lasciando così il cucchiaio di legno. Si tolse il grembiule, passandosi poi la mano tra i capelli.

“Merda,” disse nuovamente. “Io… Sorpresa! Volevo prepararti la cena.”

Le sorrise, imbarazzato e bellissimo. Con la mano stringeva il grembiule al petto. Le sue guance erano leggermente arrossate per l’imbarazzo. Brienne si costrinse a sorridere. Si costrinse ad abbracciarlo.

Dentro di sé, si sentì morire.

Questo era esattamente quello che Cersei le aveva detto che sarebbe successo.

Gli spaghetti di Jaime erano buoni. Non erano eccezionali, ma comunque ci aveva provato, e Brienne li mangiò tranquillamente, temendo per quello che sarebbe potuto succedere dopo la cena. Lui era nervoso: continuava ad afferrare la forchetta, lasciarla nuovamente sul tavolo e pulirsi il palmo della mano sopra i jeans. Aveva cercato di iniziare una conversazione, per poi bloccarsi, ben tre volte. 

Per favore, pensò Brienne. Non dirlo.

Aveva appena messo in bocca una forchettata di spaghetti quando Jaime si lasciò sfuggire un, “Sono innamorato di te,” seguito da, “Merda” e “Scusami” e “Stavo cercando di trovare un modo carino per dirtelo”.

Brienne si prese tutto il tempo necessario per masticare e deglutire la pasta, in modo da poter pensare attentamente alle giuste parole da usare. Evitò lo sguardo di Jaime il più lungo possibile, ma quando tornò a concentrarsi sul suo volto, notò che i suoi occhi erano sgranati e carichi di terrore e, più di ogni altra cosa, provò dispiacere per lui. Ripensò al tono sprezzante che aveva utilizzato Cersei quando era venuta a parlare, come se il bisogno d’amore e affetto che provava suo fratello fosse una qualche forma di stranezza che non riuscisse proprio a capire. Brienne lo amava. Brienne gli avrebbe donato tutto l’affetto che desiderava. Avrebbe voluto amarlo completamente. Sarebbe stato tutto più facile, se solamente non avesse conosciuto la verità.

Purtroppo, però, ne era a conoscenza ed era consapevole che sarebbe bastata una sola chiamata di Cersei per farlo tornare di corsa da lei. Come avrebbe potuto competere con lei?

“Jaime,” disse infine, cercando di essere il più delicata possibile. “Jaime, io penso che… non credo che tu sappia veramente quello che stai dicendo.”

L’uomo la fissò ancora per qualche momento. Il terrore sul suo volto era diventato ancora più intenso.

“Che cosa” le chiese.

“Penso che tu… non so come dirtelo… abbia fatto una… proiezione?”

“Proiezione?”

“Su di me. Perché sono qui. Perché vuoi che qualcuno ti ami e io sono qui. Questo è esattamente quello che tua sorella mi ha detto che sarebbe successo.”

“Brienne,” disse Jaime, inorridito.

“Mi ha spiegato che è questo ciò che avresti fatto. Ha anche aggiunto che avresti ingannato te stesso nel pensare che…”

“Cersei ti avrebbe raccontato qualsiasi cosa per assicurarsi che tu…”

“Jaime. Lei ha ragione.”

Jaime si bloccò. La sua bocca era mezza aperta come se stesse per aggiungere qualcosa, ma si limitò a scuotere la testa e abbassare lo sguardo sul suo piatto.

“E’ gelosa,” disse infine. “Di te. Le ho detto che provavo dei sentimenti per te. Credevo che te lo avesse raccontato quando è venuta qui qualche settimana fa, ma, ovviamente, ha fatto qualcosa di molto peggio.”

“Voleva avvertirmi,” spiegò Brienne. L’uomo sembrava davvero ferito, come se lo avessero appena preso a calci, quindi si sporse in avanti e, allungando una mano per coprire il moncone, aggiunse, “Sapeva che ti saresti sentito in debito con me, perché io sono qui e lei no, e perché credevi che questo significasse che dovevi innamorarti di me. Ma non è così, Jaime. Sei il mio migliore amico. Non ho bisogno di nient’altro da te.”

“Non ne hai bisogno o non vuoi?” Le chiese Jaime.

Brienne evitò la domanda, agitando la mano libera in aria come se la questione non avesse importanza.

“Ti ha detto che in questo momento non ti vuole, quindi pensi di aver bisogno di qualcun altro accanto. Ma alla fine lei ti rivorrà nuovamente indietro, come fa sempre, e ti accorgerai di aver fatto un errore. In realtà, tu non mi vuoi affatto.”

Jaime le allontanò il braccio e si portò il moncone al petto, come se lo avesse ferito.

Brienne— come un’idiota, ma a questo ci avrebbe pensato più tardi — continuò a parlare. La sua voce era ferma, calma e razionale. Pensava che in questo modo avrebbe potuto creare una specie di contatto con lui.

“So che non è intenzionale. So che non puoi farci nulla. Non è che io abbia mai avuto molti amici nella mia vita come te, ma immagino che tu ti stia sbagliando e scambi questi sentimenti per amore.”

“Io non sto sbagliando nulla,” rispose Jaime.

Brienne rimase sorpresa per tutto il veleno che c’era nella sua voce. Immaginava che si dovesse sentire imbarazzato. Immaginava che avrebbe colto l’occasione per lasciare la stanza e andare a letto presto. Sarebbe tornato da lei l’indomani, con la coda tra le gambe, e avrebbe ammesso che lei aveva ragione.

“Jaime,” disse.

“No. Io non… tu non mi stai ascoltando. Cersei ti ha mentito, Brienne. Ti ha detto quelle cose perché sapeva che avrei fatto qualcosa del genere e non voleva che tu pensassi che io avrei mai… Brienne, guardami. Per favore. Se tu ti fidassi di me, se mi credessi, quale sarebbe la tua risposta? Mi diresti di sì?”

“Non lo so,” rispose Brienne. Questa era una bugia. Forse quella era la prima volta che gli aveva mentito. Riuscì chiaramente a vedere tutta la delusione che provava. “Voglio dire… Jaime, è qualcosa impossibile da dire. Cersei…”

“Per favore, smetti di pronunciare il suo nome,” sbottò Jaime. Si portò la mano in fronte, massaggiandosi la zona tra le sopracciglia. “Per i sette inferi, Brienne. Come puoi… come puoi pensare che io…”

“Non credo che tu lo stia facendo apposta,” gli ricordò lei. “Penso solamente che tu ne abbia passate davvero tante. Tutto questo ha senso. Anche io dovrei esserti sembrata attraente quando tu…”

“Anche tu?” La interruppe lui. La guardò con uno sguardo che sembrava volesse incenerirla. “Che cosa significa ‘anche tu’ ?”

“Sai che cosa significa.”

“Sto cercando di dirti che ti amo e pensi che non posso farlo perché ti ritieni brutta?”

Jaime sembrò stranamente sollevato, come se pensasse che quello fosse un ostacolo che poteva superare tranquillamente, sebbene nulla stava andando come dovesse. Brienne iniziò a sentirsi davvero in colpa, quasi si odiò per tutto questo. Non voleva che fosse così complicato. Jaime allungò il braccio mutilato come se volesse accarezzarle il viso, come se stesse cercando di farle capire che loro due erano uguali, perché la cicatrice che lei aveva sulla guancia e il suo moncone li rendevano ‘ugualmente brutti’ o qualcosa del genere e questo lei non poteva proprio sopportarlo. Quindi si tirò indietro.

“So che non mi ami perché sono consapevole che sei innamorato di quella tua fottutissima sorella,” ringhiò lei.

Quella risposta era figlia del panico che stava provando e proveniva da un luogo nascosto nel profondo di lei. Un istinto animale. Jaime la fissò. Il suo moncone era ancora sospeso a mezz’aria, sopra il tavolo che si frapponeva tra loro. Brienne piegò il corpo in modo da aumentare la distanza tra di loro. L’uomo abbassò lentamente il braccio e sul suo viso comparve nuovamente quello sguardo velato e vacuo, che già diverse volte aveva assunto.

“Oh,” disse.

“Jaime,”

“Mi dispiace,”

“No, Jaime. Va tutto bene, davvero.”

“Capisco,” rispose lui. La fissò, ma lei non riuscì a muoversi. L’uomo si alzò lentamente. “Io… penso che starò da Tyrion per un po’. Non credo che sia giusto che io rimanga qui.”

“Ok,” rispose Brienne, disperata. “Ok. Va tutto bene. Pulirò tutto io qui. Solo… avviserò Tyrion per fargli sapere che stai andando da lui. Ti chiamo un taxi o…”

“Per favore, non farlo,” la interruppe Jaime. Un’espressione di debole disgusto comparve sul suo volto. “Smettila di essere così fottutamente gentile. Capisco.”

Brienne non era sicura di che cosa stesse comprendendo in quel momento. Si alzò per cercare di seguirlo, ma lui allungò il moncone per allontanarla.

“Vado a preparare i bagagli,” le spiegò.

“OK. Jaime, mi dispiace. Non volevo ferirti.”

“Sei stata semplicemente onesta,” rispose Jaime. “Non è colpa tua se… ho fatto quello che ho fatto.”

“Ok,”

Quindi Jaime percorse il corridoio per giungere nella sua stanza. Brienne desiderava scusarsi nuovamente, ma ora si sentiva più leggera. Ora tutto aveva più senso. Lui aveva visto la verità dietro le sue parole e ora si sentiva imbarazzato. umiliato, forse. Non doveva essere così dura nel ricordargli che non poteva amarla. Che amava sua sorella come le aveva raccontato Cersei, in un modo che qualsiasi altra relazione romantica sarebbe stata impossibile, messa in secondo piano. Avrebbe dovuto cercare di consigliarlo nel trovare un modo per allontanarsi da quel rapporto, solo in un modo meno tossico che cercare di convincersi e convincerla che fosse innamorato di lei. Invece lei glielo aveva rinfacciato. Non avrebbe dovuto farlo, ma non doveva lasciarsi troppo influenzare da lui. Doveva essere forte.

Decise di mettere in ordine la cucina e sistemò gli avanzi in frigo. Jaime uscì dalla sua camera con una valigia piena di vestiti. Non le rivolse neanche uno sguardo.

“Jaime,” provò a chiamarlo. “Solo… scrivimi, ok? Così saprò che stai bene.”

Finalmente la guardò e l’espressione dipinta sul suo viso era ancora così distante. Sembrava allo stesso tempo stanco, divertito, adirato con sé stesso e tante altre emozioni miste insieme. Le sue labbra si piegarono in quel ghigno che lei aveva sempre avuto così tanta paura di vedere.

“Addio, Brienne,” le disse.

 

 

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Brienne impiegò circa tre settimane per capire che Jaime non sarebbe più tornato. Aveva lasciato tutte le sue cose lì, quindi o si era intrufolato in casa per riprendere i suoi vestiti mentre lei dormiva o stava vivendo con il contenuto di quell’unica valigia che aveva preparato in preda al panico. Oppure aveva comprato tutto l’occorrente per iniziare una vita completamente nuova, da qualche parte lontano da lei. Gli aveva scritto cinque volte senza ottenere mai risposta prima di arrendersi e chiamare Tyrion.

“Sta bene?” Chiese non appena le rispose.

“Non proprio. Pensi che gli parlerai?”

“Ho provato a mandargli dei messaggi, ma non mi ha mai risposto.”

Dall’altra parte della linea, Tyrion rimase in silenzio.

“Suppongo che mio fratello stesse esagerando quando mi ha detto che non volevi più avere nulla a che fare con lui.”

“Che cosa? Io non ho mai detto questo.” Solo in quel momento si rese conto di essere davvero arrabbiata. “Abbiamo litigato ed è andato via. Non c’è stato neanche un vero litigio! È stata una discussione, non lo so, semplicemente un po’ più tosta! Credevo che avesse solamente bisogno di un po’ di tempo per sbollire.”

“Beh, Jaime sembra pensarla diversamente. Sta cercando un nuovo appartamento.”

Brienne sentì il respiro bloccarsi in gola. La rabbia iniziò ad accumularsi dentro di lei. Aveva messo in evidenza una verità scomoda. Si era protetta. Aveva fatto del suo meglio per evitare di fargli del male, ma non aveva permesso a lui di fare del male a lei ed invece che cos’era successo? Aveva comunque perso un’amicizia. Il suo migliore amico.

“Digli che non ce n’è bisogno,” disse. “Mi sto trasferendo.”

“Che cosa? Davvero?” Chiese Tyrion.

Sospirò, come se non riuscisse veramente a credere che lei e Jaime si stavano comportando nello stesso momento in un modo così ridicolo.

“Non posso permettermi l’affitto senza di lui,” spiegò Brienne. “E comunque lui ha sempre pagato di più. Me ne andrò entro la fine della settimana.”

“Jaime possiede l’edificio,” le rispose Tyrion. “Ha accettato i tuoi soldi per l’affitto solamente perché hai tanto insistito per pagarlo. Puoi restarci per tutto il tempo che vuoi.”

La furia continuò a crescere dentro Brienne, arrivando fino al punto che iniziò a tremare. Quella rabbia che provava iniziava ad essere dolorosa e a farla sentire ferita e confusa.

“Me ne andrò entro la fine della settimana,” ripeté.

 

 

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Brienne lasciò la sua chiave sul bancone della cucina. Quella stupida chiave era uno scherzo che le aveva fatto Jaime, con una fantasia a macchia di leopardo di colore viola brillante.

 

 

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Brienne rimase a Austenland per una settimana, anche se era un periodo di chiusura e lei era una delle poche persone presenti in struttura. Le sue cose erano conservare con cura in una stanza vuota fino a quando la figlia di Catelyn, Sansa, si offrì di dividere un appartamento con lei mentre terminava gli studi universitari. Brienne ovviamente fu d’accordo. Qualche settimana dopo Tyrion le scrisse che Jaime era tornato nel loro vecchio appartamento.

Buon per lui!, gli aveva risposto.

 

 

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Jaime non la contattò mai. Non le chiese nulla. Di tanto in tanto la contattava Tyrion di punto in bianco per avere sue notizie e lei non perdeva occasione per chiedere come stesse Jaime. I due anni trascorsi erano riusciti ad attenuare la sua rabbia e trasformarla in senso di colpa. Il tempo le aveva permesso di ricordare certi particolari con maggior chiarezza, come la malizia che aveva percepito dietro la presunta visita altruistica di Cersei o l’espressione ferita e confusa negli occhi di Jaime quando si era rifiutata di credergli.

“Se ti fidassi di me,” le aveva detto durante quella conversazione e le tornava sempre in mente nei momenti più strani, rammaricandosi di non averlo rassicurato rispondendogli di sì. Lei si fidava completamente di lui, ma era così sicura di conoscere il proprio cuore meglio di lui. Dopo due anni era riuscita finalmente a comprendere perché lui fosse così arrabbiato con lei, così tanto da smettere di parlarle, di chiedere di lei, di andarsene e allontanarla completamente dalla sua vita.

La rabbia si trasformò in dolore, che tramutò in senso di colpa. Quel sentimento rimase dentro di lei, continuando ad accrescere perché quella situazione era davvero terribile e perché aveva iniziato a pensare che, se la loro amicizia aveva significato qualcosa per Jaime tanto quanto per lei, avrebbe combattuto più duramente per salvaguardarla. Ma Sansa era una buona coinquilina, anche se era molto più giovane di lei. Le ragazze giovani e carine come lei l’avevano sempre sconcertata visto che lei non era mai stata carina neanche quando era più giovane e ora si ritrovava con un rimorso due volte maggiore di tutta l’intera esistenza di Sansa.

Non che Jaime l’avesse lasciata mai del tutto, ma se n’era andato. Non poteva cancellare quello che aveva fatto, non poteva rimangiarsi quello che aveva detto. Poteva solamente conviverci.

E adesso, a quanto sembrava, stava tornando.

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Capitolo 3
*** Now They Were As A Strangers ***


NOW THEY WERE AS STRANGERS

 

 



La prima volta che Brienne rivide Jaime in carne ed ossa dopo più di due anni fu il primo giorno in cui l’uomo tornò alla tenuta per l’inizio della stagione successiva. Appena lo vide, si nascose e lo spiò dalla finestra - cercando senza riuscirci di non sentirsi così inquietante per quello che stava facendo - mentre lui salutava Catelyn lungo il viale d’ingresso. Catelyn abbracciò Jaime non come se fosse qualcuno che non vedeva da anni, ma come se fosse un amico che sentiva regolarmente, e Brienne non poté fare a meno di sentire una punta di gelosia. Era una reazione davvero irrazionale, anche perché sapeva perfettamente che loro due erano ancora in contatto. Era sempre stata molto attenta a parlare della fine della sua amicizia con l’uomo in modo da non creare troppe pressioni sull’altra donna ed era certa che Jaime si comportasse nello stesso modo. Non avrebbe dovuto sentirsi tradita da Catelyn per avergli chiesto di tornare. Non avrebbe dovuto sentirsi tradita da Catelyn se aveva continuato ad essere amica di Jaime per tutto quel tempo.

Aveva avuto la possibilità di sistemare le cose, di mitigare le conseguenze di quello che era accaduto. Sarebbe potuta andare a casa di Tyrion per vedere Jaime. Avrebbe potuto provare ad insistere fino a quando lui non le avrebbe parlato. Avrebbe potuto provare a spiegare meglio il suo punto di vista, ma non lo aveva fatto. Aveva fatto passare troppo tempo a ribollire per la rabbia e, quando questa era svanita, era ormai troppo tardi.

Era ancora troppo tardi. Se lo ripeté più di una volta mentre li osservava. Non permise nemmeno ad una scintilla di speranza di brillare dentro di lei perché sapeva perfettamente quanto potesse essere pericolosa. 

Scese al piano di sotto ed entrò nella sala da pranzo principale, dove tutti i membri del cast stavano aspettando che lei e Catelyn iniziassero la loro prima riunione della stagione. Si mise a sedere a capotavola e sorrise in direzione di Sansa, che rispose con un piccolo cenno sfacciato. In quel momento la porta si aprì e Catelyn entrò nella stanza. Era regale, nonostante indossasse un semplice paio di jeans e un maglione verde. Jaime la seguì.

Lanciò uno sguardo in direzione di Brienne. Ma si trattò semplicemente di uno sguardo.

Era davvero bravo a fingere. Si mise a sedere intorno al tavolo e guardò con lo stesso vago disinteressa che aveva mostrato all’inizio Catelyn che si avvicinava a Brienne. La donna era molto materna con lei, ma Brienne si rifiutò di reagire. Non lo avrebbe fatto se non l’avesse fatto anche lui. Due anni di sensi di colpa furono immediatamente cancellati via, lasciando nuovamente spazio alla rabbia.

Se può fingere lui, posso farlo anch’io.

“Vai avanti,” le disse Catelyn, dandole il coraggio per continuare.

Brienne si alzò in piedi e sorrise. Non si sarebbe messa in ridicolo.

Fece la stessa cosa che faceva ogni inizio di stagione: si presentò ai nuovi componenti del personale e ricordò loro che potevano recarsi da lei per qualsiasi problema avessero avuto durante la settimana. Raccontò brevemente la storia dei vari personaggi che avrebbero interpretato loro e i clienti. Spiegò che lei e Catelyn avrebbero assegnato ad ogni uomo un cliente una volta aver deciso basandosi sulla base della loro personalità e dei personaggi che gli ospiti avrebbero deciso di interpretare. Parlò di tutti i punti che aveva nell’ordine del giorno, senza mai divagare.

“E infine, diamo il bentornato a Jaime Lannister,” si sforzò a dire. “Che è tornato da noi dopo una lunga assenza.”

“Dopo che è successo questo,” rispose Jaime senza mezzi termini e senza un sorriso, limitandosi ad alzare il moncone.

Brienne desiderò potergli chiedere perché non stesse indossando la sua protesi, ma non lo avrebbe fatto. Invece, si voltò verso Sansa, sollevata di poter distogliere finalmente lo sguardo.

“E diamo un benvenuto anche a Sansa Stark, che sta per iniziare la sua prima stagione qui a Austenland. Con lei stiamo provando a fare qualcosa di leggermente nuovo, cercando di creare un nuovo ruolo. Questa sera ci lascerà per andare a infiltrarsi all’interno del gruppo Tyrell-Westerling che si terrà in hotel. Ha insistito per dare al suo ruolo il nome di cliente segreto ed è esattamente così che, quindi, lo chiameremo.” Sorrise in direzione di Sansa, che ricambiò il gesto mentre alzava un pollice in su. “Sansa interpreterà la parte di una cliente per una settimana. Il suo ruolo sarà prezioso per tenere d’occhio i clienti e per comprendere quali sono le loro emozioni legate a quest’esperienza. La tratterete nello stesso modo in cui trattereste un normale cliente e farà riferimento direttamente a me per tutto quanto.”

“Uh, io avrei una domanda” disse Robb, alzando la mano. “Non dovrò fingere di flirtare con mia sorella, vero?”

“No,” rispose Brienne, ridacchiando.

“E i cugini?” Chiese Jon. “La Austen probabilmente non avrebbe problemi a mettere insieme due cugini, ma non credo di poter provarci con Sansa senza scoppiare a riderle in faccia.”

“Così mi spezzate il cuore,” ansimò la ragazza. “Ma, che ci crediate o no, non voglio fingere di svenire dietro a uno di voi due.”

“Non credo che mi sentirei totalmente a mio agio in questa situazione durante la mia prima settimana di ritorno,” disse Jaime, guardando direttamente Brienne.

La donna si rese conto che si poteva benissimo trattare di un bellissimo estraneo qualsiasi. Qualcuno che non aveva mai incontrato prima. Poteva trattarsi di chiunque. Incontrò i suoi occhi e non vi vide nulla. Si sentì come scivolare nella rassegnazione. Il nervosismo si dissipò. La preoccupazione si dissipò. L’unica cosa che poteva aspettarsi di trovare era solamente indifferenza.

Jaime sapeva che lei e Cersei avevano ragione. Era imbarazzato. Lo aveva ferito  quando l’aveva respinto e rimandato tra le braccia di Cersei. Finalmente si era reso conto che non l’aveva mai amata realmente, ma era umiliato per la conversazione che avevano avuto.

Oppure… lui l’aveva amata veramente. Provava ogni parola che le aveva detto. E lei lo aveva respinto. Non si era fidata di lui. Gli aveva fatto del male.

Di qualsiasi cosa si trattasse, due anni erano bastati per mandare in fumo qualsiasi sentimento d’affetto che avesse provato per lei. Tutto questo aveva senso. Si sentì quasi sollevata nel saperlo.

“Fortunatamente per voi tre, Theon si è offerto volontario per fingere di corteggiare Sansa,” rispose, incontrando lo sguardo di Jaime per un lasso di tempo necessario affinché nessuno se ne accorgesse.

Poi tornò a guardare Sansa e, ridacchiando per l’espressioni esagerate che la giovane stava facendo con il volto, la riunione terminò.

 

 

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Margaery Tyrell era l’ospite per quella settimana. Il soggiorno a Austenland era stato un regalo di compleanno da parte di sua nonna, che aveva acquistato per lei il pacchetto più costoso. Avrebbe avuto la stanza più bella e il pretendente più cortese. Avrebbe avuto maggior tempo per rimanere da sola con lui. Il cibo migliore. Tutti gli ospiti venivano trattati bene ad Austenland, ma chi acquistava quella tipologia di pacchetto aveva maggiori vantaggi. In realtà, era stato proprio Jaime a suggerirlo.

“Pagheranno di più se avranno più vantaggi,” aveva spiegato mentre parlava del tipo di clientela che era solita spendere cifre irresponsabilmente elevate nel maniero di suo padre, una struttura molto più seria e storicamente accurata che aveva meno a che fare con il romanticismo e più con le gite fuori porta per scuole altamente d’elite. “A loro non interessa sapere neanche quali sono. Pagheranno solamente per averli e quei soldi puoi utilizzarli per pagare i tuoi dipendenti.”

Ovviamente aveva avuto ragione e Austenland non aveva più avuto problemi economici da quel momento. Nonostante continuasse a mortificarsi per non essere intelligente come Tyrion o spietato come Tywin o astuto come Cersei, Jaime era sempre stato più brillante di quanto pensasse.

 

 

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Brienne aveva incontrato Margaery diverse volte, sempre e solo per caso, perché era la sorella di Loras Tyrell, il marito di Renly. Era sempre stata simpatica nel modo indecifrabile che sono solite avere le ragazze belle e benestanti, soprattutto quando sono giovani. Aveva lo stesso carattere affidabile di Loras, ma suo fratello sapeva nascondere alcune opinioni piuttosto brutali dietro a un sorriso dall’aspetto ingenuo, quindi Brienne si sentì di supporre che fosse la stessa cosa per lei. Il suo istinto naturale di nascondersi quando le situazioni si facevano difficili non le era certo d’aiuto. Non poteva aiutare nemmeno la sua decisione inconscia e immediata di evitarla per il maggior tempo possibile. Le donne come Margaery— come Cersei, le suggerì la sua mente — la terrorizzavano.

Un tempo non lo facevano, ricordò a se stessa, prima di riuscire a zittire la sua mente e smettere di pensare alla ragione per cui avevano iniziato a farlo.

Renly ovviamente era stato assegnato a suo marito, ma il resto delle coppie venne deciso dopo che Catelyn abbia incontrato gli ospiti e Brienne li ebbe osservati in silenzio e ascoltato le loro conversazioni mentre interpretava il suo ruolo d’autista. Margaery e Sansa sembravano aver fatto amicizia velocemente, mentre se ne stavano sedute insieme sul retro della carrozza lungo la strada che portava al maniero. Margaery aveva trascorso la maggior parte del viaggio accarezzando i capelli di Sansa e dicendole quanto fosse carina, tutto questo utilizzando un linguaggio che si adattasse a quello dell’epoca e con la giusta dose di drammaticità. Se ci fosse stato un premio per la miglior interpretazione da parte di una cliente, Margaery sarebbe stata in cima alla lista dei contendenti. Loras, di certo, sarebbe stato il suo primo avversario. Aveva trascorso l’intero viaggio fino alla casa fingendo di tenere il broncio e dire con accento forzato che “Non ci sarà niente in questo maniero che potrà interessarmi” mentre, ovviamente, scrutava la strada alla ricerca di qualche segno della presenza di suo marito.

Le altre ragazze che si trovavano nella carrozza — due soltanto, questa volta— erano più tranquille e quindi più difficili da studiare, ma Brienne non se ne preoccupò troppo. Catelyn sembrava sempre sapere esattamente quale pretendente abbinare a quale ospite. Nonostante fosse una persona pratica, aveva un cuore romantico.

Dopo che la prima mezza giornata fu conclusa e tutti i clienti si erano tranquillamente sistemati nelle proprie stanze, Catelyn si allentò il vestito, sciolse l’acconciatura elaborata e versò del whiskey in due bicchieri per lei e Brienne, mettendosi quindi a sedere dietro la sua scrivania in ufficio, l’unica stanza a Winterfell  fornita di tutti i comfort moderni. Sembrava davvero appartenere a quel mondo, anche con addosso il suo abito d’epoca, anche con gli occhiali da lettura con la montatura nera appoggiati sopra il naso mentre si sporgeva in avanti per leggere nuovamente le schede dei vari personaggi dal suo portatile. Le preoccupazioni di Brienne per quella settimana sembravano ormai lontane anni luce. Finché aveva accanto a sé Catelyn, poteva fare qualsiasi cosa.

Solitamente lei non beveva, soprattutto durante la stagione, ma sorseggiò comunque il suo whiskey mentre sistemava le foto delle loro clienti e dei potenziali uomini che le avrebbero corteggiate. Graffettò automaticamente quelle di Loras e Renly insieme e le mise da parte. Quindi mise quella di Sansa con quella di Theon.

“Jeyne sembra dolce,” spiegò Catelyn. “L’ho incontrata la settimana scorsa per la sua intervista preliminare ed era molto nervosa. Sua madre è… autoritaria.” Nel suo dizionario, molto probabilmente, questo significava che era odiosa. “Penso che le farebbe bene un po’ di diverimento.”

“Robb,” suggerì Brienne, visto che sembrava essere la risposta più ovvia.

Catelyn annuì e prese un altro sorso dal suo bicchiere.

“Lui le piacerà,”

Brienne sbuffò.

“A tutti piace Robb,” osservò.

“Questo perché il mio ragazzo è meraviglioso. Ora, passiamo a Gilly. Lei è molto tranquilla. Ho avuto qualche problema ad inquadrare la sua personalità.”

“Non ha parlato molto durante il viaggio. Sansa dice che è carina, ma quasi troppo cauta. Forse è timida. Penso che questo sia un regalo di qualche parente benestante. Sembra un po’ sopraffatta. Che ne pensi di abbinarla con Jon?”

“Gli dirò che può mettere da parte il personaggio con lei nel caso ce ne fosse bisogno. Assicuriamoci che almeno si trovi a suo agio,” concordò Catelyn. “E voglio Jaime in coppia con Margaery Tyrell. Mi sembra un’ottima soluzione. Jaime è il miglior attore che abbiamo e Margaery sembra molto calata nella parte.”

“Sicuramente sarà la leader del resto del gruppo,” osservò Brienne. Quindi mise le loro foto da parte, sentendo gli occhi di Catelyn indugiare su di lei. “Sto bene,” disse.

“Sembra che tu stia reagendo molto bene.”

“Perché è così.”

“Giusto,” sbuffò Catelyn.

Brienne non poté evitare d’infastidirsi.

“Se pensavi che non avrei reagito bene, perché lo hai riassunto?”

“Perché è il nostro miglior attore e perché voleva tornare. E fino a quando non ho visto lo sguardo che avevi in volto quando è entrato, pensavo che almeno aveste mantenuto dei rapporti cordiali. Ho dovuto chiamare Tyrion per scoprire la verità.”

“Dimmi che non l’hai fatto veramente,” gemette Brienne.

“Sì, ed aveva anche molte cose da raccontarmi.”

“Questo perché Tyrion è una carogna,” rispose. “Se Jaime non ha problemi, non li ho neanch’io. Credimi. Posso farcela, Catelyn.”

“Sì, lo so. Non è questo che mi preoccupa. È come tu ti senti che mi preoccupa. Sei sempre stata molto competente, non ti avrei mai assunto se non fosse così. Ora però non ti sto parlando come il tuo capo, ma come tua amica e come amica sua. Voi due eravate molto vicini e siete veramente tristi l’uno senza l’altra. Non nego di aver sperato che riunirvi nella stessa stanza vi avrebbe aiutato a rendervene conto, ma voi siete determinati a continuare a studiarvi a vicenda come se stesse giocando a poker.”

“Ho fatto quello che mi hai detto di fare,” le ricordò Brienne. “Mi sono protetta. Ho fatto una scelta e lui ha reagito. Penso che entrambi abbiamo reagito in modo esagerato, in verità, ma è successo. Sono trascorsi due anni e siamo andati tutti e due avanti. Siamo entrambi due professionisti. Staremo bene.”

Catelyn alzò le mani in segno di resa, anche se c’era qualcosa a metà strada tra il rimprovero e la delusione dipinta nel suo sguardo. Brienne sapeva che si aspettava di più da lei. Anche lei voleva di più da se stessa. Solo… non riusciva a farlo. Forse Catelyn aveva ragione. Forse Jaime le mancava. Ma non ne era sicura ed era certa che il suo cuore non potesse permettersi il rischio.

È esattamente quello che ha rovinato le cose tra di loro l’ultima volta: la riluttanza a fidarsi. Forse in due anni non era cambiata così tanto come aveva sperato.

 

 

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Quella notte ebbe uno strano sogno su Jaime. Lui stava cercando di trovarla all’interno di questa caverna buia e tortuosa nel sottosuolo. La stava chiamando, cercando di non lasciarsi prendere dal panico, mentre continuava ad andare sempre più in profondità, ma lei si limitò solamente a seguirlo, guardarlo, senza mai rispondergli.

 

 

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Guardare Jaime lavorare era sempre stato doloroso.

Era sempre stato bello, ma il suo aspetto era particolarmente convincente con addosso i costumi che indossava per interpretare per corteggiare in stile Mr Darcy qualche donna ricca che poteva permettersi le sue attenzioni. Faceva male guardarlo soprattutto perché sembrava così serio. Anche a inizio settimana, quando doveva essere pungente e distaccato — così la sua cliente si sentirà come se avesse vinto un premio quando alla fine lui si innamorerà del suo fascino — i suoi occhi indugiarono sulla donna che avrebbe dovuto corteggiare con uno sguardo che Brienne aveva visto abbastanza spesso nell’appartamento che avevano condiviso: affetto e divertimento.

Davvero, avrebbe tanto voluto chiedergli. È così sorprendente che avrei dei problemi a capire che cosa ci sia di reale in te?

A volte si chiedeva — ovviamente in una parte molto remota nella sua mente— come sarebbe stato essere al centro delle sue attenzioni. Se non fosse mai andata a lavorare lì e avesse invece superato le sue paure abbastanza da acquistare un pacchetto per una settimana per poter essere bloccata da quello sguardo. Come si sarebbe sentita? Anche sapendo che non era reale, anche sapendo che non sarebbe durato.

Avevi avuto la possibilità di saperlo, ma tu, invece, hai scelto di proteggerti.

Le faceva male vederlo lavorare, quindi preferì evitarlo. In un modo studiato nei minimi dettagli, in un modo totalitario. Sapeva così bene come funzionava Austenland dietro le quinte che non dovette fare nessuno sforzo per evitarlo. In più, ricordava perfettamente le sue abitudini. Lo schivava prima delle riunioni mattutine alzandosi presto per evitare il suo viaggio dell’ultimo minuto in cucina per prendere il caffè. Trascorreva il maggior tempo possibile nelle stalle perché Jaime sapeva che era il suo luogo preferito per lavorare e quindi lo avrebbe evitato il più possibile. Non si avvicinava mai ai camerini per i costumi, perché ricordava bene che lui era sempre lì costantemente a controllare e mettere in ordine i suoi costumi perché ci teneva molto al modo in cui gli calzavano. Passava più tempo possibile con Robb e Jon e gli attori che interpretavano i ruoli dei servi in modo che ci fossero sempre in giro una o più persone che avrebbero potuto fare da cuscinetto, così da non rischiare di dover sopportare un silenzio che tra lei e Jaime sarebbe potuto diventare troppo acuto. Accettava di fare ogni commissione che Cat le chiedeva e correva da un posto all’altro come se fosse eccezionalmente occupata, anche se, in realtà, non lo era. Teneva sempre lo sguardo fisso davanti a lei. Non lo lasciava vagare alla ricerca di Jaime, nonostante riuscisse sempre a percepirlo quando era vicino, proprio come accadeva prima.

Averlo intorno era più doloroso di quanto immaginasse, anche se non doveva per forza vederlo. Le bastava sapere che lui si trovasse lì per farla stare male. Le ricordava come sbucasse fuori da dietro ogni angolo, pronto a stuzzicarla per i suoi acuti strilli di sorpresa; quando si appoggiava al muro accanto a lei e iniziava a prenderla in giro per la sua posizione mentre sistemava il fieno. Le tornava in mente persino il modo in cui guardava il sole che tramontava, con dipinta nei suoi occhi un espressione tenera e malinconica.

Rimanere lì due anni senza di lui non era stato semplice, ma era stato più facile di così. Quella situazione sembrava solamente crudele.

So di aver fatto un errore, avrebbe tanto voluto dire agli Dei, come se loro non avessero di meglio da fare che stare ad ascoltare lei. So di avergli fatto del male. Sto già pagando per questo. Ora, però, lasciatemi in pace.

Se Jaime avesse avuto qualche reazione a questo suo comportamento, non lo aveva dato comunque a vedere. Comunque lui la evitava con altrettanta cura. Focalizzava tutte le sue attenzioni su Margaery Tyrell, come esattamente doveva fare. Flirtava con lei, incantandola e facendola ridacchiare con paroline che le sussurrava all’orecchio. Brienne cercò di non pensare a come faceva ridere lei.

 

 

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Sansa non poteva essere più felice per il suo ruolo e Brienne era davvero divertita e felice per la sua amica, anche se non era riuscita a scuoterla del tutto dalla sua svogliatezza. Era così orgogliosa della sua recitazione e per come le aveva riportato ogni cosa che aveva scoperto, che non poteva non sentirsi in colpa per essere stata così triste.

In verità, Sansa era davvero utile. Era abbastanza gentile da essere in buoni rapporti con tutte le ragazze, anche con Gilly, entro la fine del secondo giorno. Era sempre allegra e felice e continuava a vantarsi che, in qualche modo, nessuno aveva capito che fosse imparentata con Catelyn, anche se sembravano così simili nonostante si fosse temporaneamente tinta i capelli di un colore più scuro. Di sicuro le rendeva le cose più facili e, sicuramente, il suo ruolo di cliente segreta lo avrebbe mantenuto anche per le prossime stagioni. Ma le piaceva soprattutto perché la presenza della ragazza in un po’ tutti i momenti e nelle varie situazioni, le permetteva di non trovarsi lì lei di persona.

Sansa trascorreva la maggior parte del suo tempo con Margaery, Theon e Jaime, il che significava che poteva riferirle tutto quello che facevano. Le raccontava sempre di Margaery e di quanto fosse dolce, simpatica e divertente, oltre di quanto lei e Theon sembravano divertirsi ad interpretare la loro finta storia d’amore.

Il problema era che le parlava anche molto di Jaime. Non faceva altro che dire quanto fosse gentile e cavalleresco e di quanto desiderasse che avesse voluto flirtare con lei perché, anche se non fosse stato reale, sarebbe stato così adorabile ed esasperante avere le sue attenzioni. Non riusciva però a capire perché loro due non avessero ancora fatto pace. Continuava a farle domande a cui lei si rifiutava di rispondere.

Questo non faceva che preoccupare Brienne. Sapeva quanto fosse facile innamorarsi di un uomo come lui e sapeva anche che Sansa non aveva ancora conosciuto il vero Jaime. Quello che vedeva era solamente il Jaime attore, il cui fascino è impossibile, meraviglioso e sempre impeccabile. Era lo charm che avevano pensato appositamente per Margaery e Sansa era sempre stata una grande romanticona. Sarebbe stato così semplice per lei affezionarsi a lui senza rendersi conto che il Jaime attore non fosse affatto come il vero Jaime.

Era facile per Brienne dire a se stessa che fosse preoccupata per Sansa e dire a se stessa che fosse una cosa ragionevole esserlo.  Era altrettanto facile anche ricordare a se stessa che, se mai lo avesse detto ad alta voce, sarebbe sembrata rancorosa e gelosa e tutte altre cose che probabilmente già gli altri pensavano di lei.

Sansa non l’avrebbe mai presa in giro per questo. Non l’avrebbe mai derisa. L’avrebbe guardata con quella solita simpatia di chi è giovane e bella ed era quasi certa che non lo avrebbe potuto sopportare.

Si chiese che cosa avrebbe fatto Sansa se si fosse trovata nell’appartamento quel giorno che arrivò Cersei. L’avrebbe ascoltata? O avrebbe ascoltato  Jaime, trovando che fosse romantico che le avesse preparato un pasto fatto in casa? Evidentemente l’amava perché non era riuscito a pensare a un modo migliore per dirglielo. Sansa avrebbe permesso alle sue paure di trattenerla dal cercare d’avere qualcosa che desiderava?

Brienne conosceva perfettamente la risposta e questa, ovviamente, era la parte peggiore.

 

 

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Faceva del suo meglio per non far capire agli altri che stesse evitando Jaime, ma i due ragazzi che lavorano con lei nelle stalle sembravano essersi resi conto che c’era qualcosa che non andava. Podrick si trovava in qualche modo sempre nei paraggi quando gli attori si dirigevano verso le scuderie con le loro clienti e le veniva incontro sempre facendole un certo tipo di avvertimento che le indica che avrebbe preferito non trovarsi lì quando sarebbero arrivati. Hodor, invece, che non si faceva coinvolgere se non per dire il proprio nome a nuove persone e poi tornava ad occuparsi dei cavalli, aveva bloccato fisicamente Jaime e Margaery all’entrata della stalla una mattina sul presto. Brienne si era affrettata fuori per un rapido controllo dei cavalli, con l’intenzione di trovarsi ben lontana nel momento in cui gli ospiti si sarebbero alzati, quando, all’improvviso, si era ritrovata intrappolata. Ancora non sapeva neanche che si trattasse di Jaime; inoltre era davvero imbarazzata perché indossava ancora il suo pigiama — un paio di pantaloncini e una canottiera con sopra la giacca del suo costume.

“Hodor,” disse Hodor ad alta voce, vagamente in preda al panico. “Hodor!”

Brienne sentì la voce di Jaime chiedere a Hodor che cosa ci fosse che non andava e decise di non perdere tempo. Non pensò che la cosa più imbarazzante che potesse accaderle fosse essere scoperta mentre cercava di nascondersi. Salì sul soppalco e si sdraiò dietro a qualche vecchia balla di fieno, distendendosi sulla schiena e rimanendo perfettamente immobile. Non avrebbe dovuto vederla nessuno, a meno che non fossero saliti lungo la scala. In più, essendo quello un posto famoso dove andare a schiacciare un riposino, se Jaime avesse fatto capolino lì, avrebbe fatto finta di dormire.

Sicuramente non le avrebbe mai creduto.

Per favore, dei, non fatelo salire qua sopra.  

Un volta che Jaime riuscì a convincere Hodor a farli entrare, condusse Margaery verso il box dove si trovava il cavallo che le era stato assegnato — il cavallo migliore. Lui non sarebbe dovuto stare veramente da solo con lei, senza qualcun altro che li accompagnasse, ma, a giudicare dalle voci che si sentivano, Sansa e Theon non dovevano trovarsi molto lontano. Comunque quella era una di quelle regole che le clienti amavano infrangere. Si trattava di un semplice assaggio di ribellione e loro desideravano assaggiarne un po’. Ovviamente Jaime queste cose le sapeva perfettamente.

Brienne lo sentì mentre sellava il cavallo. Non aveva idea del perché Hodor non lo stesse aiutando, ma il gigante non era nemmeno entrato nella stalla. Forse era troppo nervoso per farlo, sapendo che lei si trovava lì da qualche parte. Le sue mani si strinsero in un pugno quando si rese conto che Jaime aveva qualche difficoltà. Non era facile farlo con una mano sola. Avrebbe davvero desiderato che lui, prima o poi, si convincesse ad usare una mano di legno. A quanto sembrava, Catelyn glielo aveva suggerito, ma lui si era rifiutato. Non voleva utilizzare nulla. Gli piaceva l’idea di poter interpretare la parte di un affascinate capitano di una nave che era rimasto ferito in mare, quindi non avrebbe nascosto il suo moncone.

Brienne si sentì imbarazzata al ricordo di quanta emozione aveva provato quando lo aveva saputo. Apparentemente, quei due anni avevano fatto un gran bene all’autostima dell’uomo.

“Hai bisogno di un aiuto?” Chiese improvvisamente Margaery. “Non so molto sui cavalli, ma se mi dici cosa bisogna fare…”

“Va tutto bene,” rispose Jaime. La sua voce impostata per recitare era leggera e spensierata in un modo che non era mai stata prima, quando aveva dovuto sforzarsi. Brienne si chiese se in quel momento stesse recitando o se davvero non gli dispiaceva. Ogni volta che lei aveva cercato di aiutarlo, all’inizio, si era sempre infuriato. Le sbraitava qualcosa di crudele e poi, improvvisamente, tornava sui suoi passi e le chiedeva scusa. Improvvisamente iniziò a pensare a lui nel loro appartamento mezzo vuoto. Era costretto a fare tutto da solo o magari con l’aiuto di Tyrion perché lei non era lì con lui, e non poté fare a meno di sentirsi nuovamente in colpa. Sa che lui può farlo. Sa che lui si è abituato, ma la colpa non smetterà di tormentarla. L’uomo aggiunse, “Sono abituato ad avere maggiore mobilità, ma riuscirò a trovare un modo per riuscirci.”

“Immagino che sia piuttosto difficile, considerata la tua solita…”

“Protesi?” Chiese Jaime divertito. “Puoi dirlo forte.”

“Beh, non vorrei infrangere nessuna regola parlando di comodità moderne,” rispose Margaery ridacchiando.

“Hodor non dirà nulla. Vero, Hodor?”

“Hodor,” concordò solennemente l’altro uomo, trovandosi ancora all’esterno.

“Solo che quella che hai è davvero incredibile. La dimostrazione che ci hai fatto l’anno scorso alla festa di tuo padre…”

“Deve essere incredibile visto tutti i soldi che mio padre e mia sorella hanno speso per acquistarla,” spiegò Jaime.

Brienne sapeva che non fosse giusto che si sentisse arrabbiata nello scoprire che loro due si conoscessero già, solamente era qualcosa che non si aspettava. Il modo in cui si comportavano l’uno con l’altra dava l’impressione che fossero due perfetti estranei. Una volta conosceva Jaime così bene che lo avrebbe capito di sicuro, ma era chiaro che ora non fosse più così. Forse quello era l’unico motivo per il quale fosse arrabbiata, ma lo dubitava. Si conosceva abbastanza bene per sapere che si trattava di una gelosia futile ed inetta. Se Jaime era stato sincero riguardo ai sentimenti che provava due anni prima o no, di sicuro ora erano scomparsi. Non aveva nessuna pretesa su di lui. Non aveva nessun diritto per essere arrabbiata, eppure lo stomaco le si contorceva comunque.

“Sì, posso immaginare che sia stata molto costosa! Tuo fratello ha detto che è stato anche difficile imparare ad utilizzarla. Seriamente, Jaime, complimenti per esserci riuscito.”

L’uomo ridacchiò e Brienne chiuse gli occhi, cercando di non reagire a quel suono. Cielo, tutto questo era peggio di quanto pensasse.

“E’ utile, questo te lo posso concedere, ma non puoi immaginare quanto possa essere dolorosa. In realtà preferisco di gran lunga lasciare il moncone nudo. In questo modo si possono conoscere le vere reazioni che hanno le persone quando lo vedono.”

Brienne spalancò gli occhi.

Se fosse stata una donna più coraggiosa, sarebbe scesa al piano di sotto e gli avrebbe chiesto, “Pensi che sia questo il motivo per cui sono scappata?”

Ma no, non tutti quegli aspri sospiri e le dure parole riguardavano lei. Ricordava bene come fosse devastato Jaime in quella stanza d’ospedale dopo che sua sorella era andata via. Il modo in cui aveva reagito nel sapere che lei non lo voleva più, anche perché non era riuscita neanche a guardarlo. Forse quel commento stava semplicemente ad indicare che in due anni le cose non erano cambiate in nulla, nonostante le cupe previsioni di Cersei.

Forse si trattava solamente di un commento. Forse doveva smettere di cercare d’interpretare tutto quello che diceva.

Intanto Margaery, al piano di sotto, si avvicinò a Jaime. Brienne non riusciva a vederlo, ma poteva immaginarlo dal fruscio della gonna e dal modo in cui la voce della giovane fosse diventata bassa e rassicurante, come se stesse flirtando.

“Sai,” disse, mentre Brienne si rese conto che lui non stava più lottando con la sella “non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha raccontato tuo fratello, di come sei stato ferito.”

“E’ stato tanto tempo fa,” rispose Jaime.

“Due anni non sono tanti. All’epoca lavoravi qui, vero?”

“Miss Tyrell.”

La voce di Jaime era bassa ed irritata. Se fosse stata nella ragazza, Brienne avrebbe smesso di parlare. Nonostante fosse davvero carina, Margaery era davvero una tipa tosta; continuò, come se fosse infastidita.

“Oh, so che è sciocco da parte mia essere così presa da questa storia, ma ovviamente Tyrion mi ha parlato della donna che era con te in quel momento.” Brienne si morse l’interno della guancia mentre tutti i muscoli del suo corpo erano in allerta. “Della cicatrice che si è procurata in viso, di come ha combattuto contro i tuoi aggressori e forse ti ha salvato la vita.”

“Non sei brava nelle sottigliezze come pensi di essere,” constatò Jaime seccato.

Brienne si sentì male. Sapeva perfettamente dove Margaery volesse arrivare ed era certa che non sarebbe riuscita a sentirlo. Non sarebbe riuscita a sentire che cosa avesse da dire lui su di lei. Però non poteva nemmeno muoversi. Sarebbe stato il momento più umiliante della sua vita se l’avessero scoperta lì.

“Di sicuro non si trattava di tua sorella, no,” disse dolcemente Margaery.

Brienne si rallegrò. Stava alludendo a...?

“No,” rispose Jaime. “Affatto.”

“Quindi, ovviamente, ho ragione a pensare che sia una donna grossa e brutta con una cicatrice.”

“Forse dovremmo seguire le regole. Non sappiamo quando Hodor potrebbe decidere di fare la spia.”

“Hodor,” protestò Hodor all’esterno.

“La sottigliezza potrebbe non essere il mio punto di forza, ma dammi un po’ di corda, Jaime. Dal modo in cui voi due chiaramente vi evitate è ovvio che non siete solamente due estranei. Sembrate due cuccioli che, dopo essere stati presi a calci, si sentono in colpa. Avresti potuto nascondere meglio qualsiasi tuo punto debole per il tempo in cui ero qui.”

Jaime ridacchiò. Sembrava severo e un po’ freddo.

“Avrei dovuto, hai ragione,” rispose. “La grande donna con la cicatrice non è un tuo problema.”

“Apparentemente, non è nemmeno un tuo.”

“Sicuramente anche tu hai perso un amico o due nella vita, nonostante tutto il tuo fascino.”

“Hai perso un’amica ed hai sofferto in modo lancinante. Tuo fratello dice…”

“Ci sono cose che mio fratello non sa,” la interruppe Jaime.

In quel momento la sua voce sembrava ancora più minacciosa, tanto che Brienne chiuse gli occhi, come se in questo modo potesse nascondersi ulteriormente. Il tono di Margaery sembrava invece ancora calmo. Era molto coraggiosa o non si stava rendendo conto della situazione. Forse entrambi.

“Non dirglielo mai. Quel povero uomo ne sarebbe devastato. Comunque, non è vero. Tuo fratello sa parecchie cose.”

“Come te, a quanto pare.”

“Jaime.” La voce della ragazza sembrava più morbida, ma Brienne poteva sentirla avvicinarsi ulteriormente. Il suo tono era sempre più basso. Brienne strinse ancor di più gli occhi. Era una tale idiota. Non sarebbe mai dovuta andare nella stalla. Era stata una vera sciocca. “Tua sorella è una donna orribile e crudele. Sono consapevole che sai che la mia opinione su di lei non è cambiata nel corso degli anni. Ma tu non sei lei e non farei mai nulla per ferirti, soprattutto grazie all’affetto che provo per  Tyrion. Il tuo segreto è al sicuro con me.”

“Non c’è nessun segreto,” insistette Jaime.

“Certo che no,” disse Margaery. Sembrava ancora così tranquilla, gentile e perfetta. “Non più. Non per anni, vero?”

“Tyrion non sa tutto quanto,” ripetè Jaime. “E nemmeno tu.” In realtà sembrava sconvolto. Brienne sentì nuovamente il vecchio impulso a proteggerlo. Sentiva il desiderio di piombare tra di loro e allontanare Margaery da lui. Ma loro non erano più amici e certamente c’era una parte di lei che non voleva sentire la fine di quella conversazione, anche se sapeva che la ragazza stesse intercedendo per lei, nonostante non avesse dovuto. “Brienne ed io eravamo coinquilini, sì. Era la donna di cui sono certo che Tyrion ti abbia parlato all’infinito, perché gli piace deridermi quando provo un’emozione troppo intensa.”

“Non ti stava prendendo in giro. Era preoccupato per te.”

“Ed è questo che stai facendo in questo momento? Ti stai preoccupando per me?” Chiese Jaime. In quel momento sembrava di più l’uomo che Brienne ricordava. Passionale e teso. Non c’era nulla di diverso in lui. Era un promemoria, soprattutto, di com’era quando parlava con lei e di quanto fosse diverso ora che non provava più nulla per lei. “O stai semplicemente cercando un punto in cui scavare i tuoi artigli? Perché non funzionerà. Due anni sono tanti. Quello che ho provato, quello che Tyrion ti ha raccontato… è passato molto tempo fa. Quei sentimenti che mi hanno sconsigliato di provare, ormai sono scomparsi. Mio fratello non sa tutto e mia sorella ancora meno. Qualsiasi cosa tu stia cercando o minacciando di sapere, temo che dovrai impegnarti un po’ di più per provare di scoprirlo. Non c’è nulla qui per te, Miss Tyrell, eccetto quello che hai pagato per sperimentare.”

Margaery rimase in silenzio e una parte di Brienne fu tentata di sporgersi oltre il bordo per vedere l’espressione che aveva in viso. Purtroppo, aveva ancora troppa paura di muoversi, anche perché, in quel momento, riusciva a malapena a respirare, tanto era forte il dolore che provava.

Era quasi sorpresa di sentirsi così ferita. Era certa di essersi rassegnata, ormai sicura di aver capito esattamente come sarebbe stato. Ma tutto questo, in qualche modo, le faceva ancora male. Aveva ascoltato quelle parole che erano destinate alle orecchie di qualcun altro. Sapeva che Jaime non aveva idea che si trovasse lì, quindi non aveva cercato di utilizzare parole per alleggerire la conversazione o per ferirla intenzionalmente. Si trattava semplicemente della pura onestà. Non era stato nemmeno troppo cattivo, non l’aveva neanche denigrata, ma aveva semplicemente detto come si sentiva.

Sansa e Theon si stavano avvicinando. Brienne li sentiva nel cortile mentre fingevano di flirtare tra di loro.

“Va bene, Capitano Lannister,” disse Margaery, amichevole come sempre. “Se insisti.”

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Capitolo 4
*** I Offer Myself To You Again ***


 I OFFER MYSELF TO YOU AGAIN

 

 

 

Jaime continuò a comportarsi in modo professionale dopo quella conversazione nelle stalle, ma vi era sempre della tensione ogni volta che interagiva con Margaery. La Tyrell probabilmente era un’attrice migliore di lui perché non sembrava che fosse cambiato qualcosa per lei. Aveva sempre un sorriso dipinto in volto e trascorreva la maggior parte del suo tempo facendo amicizia con Sansa, ma non evitava Jaime. Lo trattava come il falso fidanzato che doveva interpretare. Dal suo canto Brienne si nascondeva in disparte e cercava di rimanere il più lontana possibile.

Pensava continuamente a quella conversazione. Era certa che il suo cuore si fosse spezzato. O, comunque, rotto nuovamente. O, forse, non era mai guarito ed ora aveva una nuova ferita aperta.

Se lo era chiesto nei due anni trascorsi da quella cena disastrosa. Era successo di rado e con una specie di rifiuto disperato di accettarlo veramente, ma…

Ovviamente in tutto quel periodo, ad un certo punto, aveva dovuto riconoscere che forse si sbagliava. Se non avesse pensato che ci potesse essere una possibilità, non si sarebbe sentita così in colpa. Non sembrava possibile, quindi come poteva esserlo? Jaime Lannister era l’uomo più attraente che avesse mai incontrato. Era sempre stato affettuoso con lei quando erano amici perché si sentiva al sicuro, dato che non si sarebbe mai immaginata che un uomo come lui fosse sincero nell’ammettere il suo vero interesse per una donna come lei. Cersei aveva ragione quando le aveva detto che Jaime stava cercando qualcuno che lo amasse e che si sarebbe convinto di essere innamorato di lei e avrebbe iniziato ad immaginarsi nelle vesti di un eroe.

Cersei aveva ragione anche quando le aveva detto che, alla fine, Jaime sarebbe tornato da lei e che Brienne sarebbe rimasta di sasso e si sarebbe resa conto che era stata una vera sciocca a rinunciare a quella speranza segreta.

Cersei aveva ragione. Tutto quanto aveva senso. Tutto aveva molto più senso dell’idea assolutamente assurda che Jaime Lannister, tra tutte le persone che vi erano al mondo, potesse essere davvero innamorato di lei.

Ma… due anni le avevano dato tutto il tempo per considerare le varie alternative. Beh, in verità, soprattutto un’alternativa: Jaime aveva ragione e il discorso di Cersei era stato solamente un modo per vendicarsi di suo fratello per aver avuto il coraggio di dirle che provava dei sentimenti per un’altra donna.

Aveva ripercorso tutta quella storia così tante volte e avrebbe continuato sicuramente a farlo fino a quando non avrebbe ottenuto una risposta definitiva. Adesso, però, che aveva sentito quello che Jaime aveva detto a Margaery, si sentiva sempre più vicina alla verità.

Ripensava spesso, soprattutto in quel momento, a come lui se ne fosse andato via dal loro appartamento così all’improvviso quella sera. Aveva cercato di fargli capire che fosse innamorato di sua sorella e aveva allontanato il suo moncone quando aveva cercato di toccarla. Cosa lo aveva spinto a superare il limite? Era il disgusto che aveva sentito nella sua voce quando gli aveva ricordato che era stato coinvolto in una relazione incestuosa? Era la repulsione che aveva visto sul suo volto quando lo aveva allontanato? Non provava repulsione per il suo moncone e il disgusto per la sua relazione con Cersei era , ma era sepolto sotto tutto l’amore e la comprensione che provava per lui e il desiderio che fuggisse via da qualcosa che non era mai stato sano ed ora era diventato meno sano che mai. Era stata arrabbiata, disperata per mettere fine a quella che lui vedeva come una sua proiezione. Aveva voluto così tanto che fosse tutto vero e il fatto che avesse creduto che non lo fosse era davvero troppo doloroso.

Le insicurezze di Jaime erano diverse dalle sue e, dopo due anni, sapeva che lui aveva visto qualcosa sul suo volto. Aveva raccontato a Tyrion che lei non voleva avere nulla a che fare con lui. In quel momento pensava che stesse esagerando, ma forse non era così, vero? Pensava che lei volesse che se ne andasse. Smettila di essere così fottutamente gentile, aveva detto Jaime, lasciandola veramente confusa. Credeva che lei si e no lo tollerasse. Credeva che lei provasse pena per lui e per questo se ne era andato. E lei si era così infuriata per un piccolo malinteso da rifiutarsi di avere un dialogo con lui. Aveva deciso di lasciare l’appartamento. Ognuno di loro pensava di aver capito che cosa volesse l’altro. Ognuno di loro pensava di sapere che cosa ci fosse nel cuore dell’altro e hanno fatto delle scelte basandosi su quelle idee sbagliate che erano proliferate senza controllo in loro durante quei due anni.

Jaime avrebbe potuto mandarle un messaggio. Avrebbe potuto spiegarle il motivo per il quale era arrabbiato.

Brienne si rendeva conto che fossero entrambi da incolpare, ma era certa che avrebbe potuto annullare tutte le sue paure e insicurezze e gli avrebbe confessato i suoi sentimenti se avesse saputo che non avrebbe reagito disgustato. Che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe bloccata? Avrebbe aspettato che lui si spiegasse?

Era quasi certa di no. Anche lei sarebbe scappata via.

 

 

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Dopo aver ascoltato la conversazione di Jaime con Margaery e del modo rassegnato con cui parlava della loro precedente amicizia, Brienne dovette finalmente accettare che la parte di lei che si sentiva colpevole aveva sempre avuto ragione. Lui provava davvero qualcosa per lei. Era sincero. Era difficile dire se Cersei avesse ragione sull’origine di quei sentimenti, ma pensava anche che lui fosse almeno abbastanza cosciente che se le parole di lei fossero state quelle giuste, non avrebbe etichettato troppo il problema sentimenti profondi ora, dopo due anni.

No, se fosse stato onesto con Margaery— e lei ricordava ancora piuttosto bene il suono della sua voce quando si metteva sulla difensiva anche dopo due anni che non si erano visti, quindi era quasi certa che fosse stato onesto— allora lei avrebbe dovuto accettare che lui provasse dei sentimenti per lei in quel momento, come avrebbe dovuto accettare che quegli stessi sentimenti fossero spariti.

Era come se provasse un doloroso senso di fine, anche se in realtà non faceva male come si aspettava. C’era qualcosa di quasi liberatorio nel sapere che due anni prima, per proteggersi, aveva fatto la scelta sbagliata. Almeno ora non ne era più all’oscuro. Pensare di aver fatto un errore e sapere di aver fatto un errore erano due sentimenti molto diversi e il secondo dava proprio un senso di chiusura.

Sì, aveva preso la scelta sbagliata. Sì, aveva ferito l’uomo che amava. Il suo migliore amico. Sì, aveva deciso di proteggersi invece di fidarsi di lui e credere ai suoi sentimenti, ma non poteva tornare indietro e cambiare le cose.

Almeno adesso sapeva che, per un breve periodo, un uomo come Jaime Lannister l’aveva amata. Non era certamente abbastanza, ma meglio di niente.

 

 

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A quanto sembrava il gruppo Tyrell si trovava così bene a Austenland che Olenna Tyrell arrivò due giorni prima della fine del soggiorno per annunciare che avrebbe pagato per prolungarlo di un’altra settimana, anche per le ragazze che erano arrivate da sole. Gilly sembrò un po’ sopraffatta quando ricevette la notizia, ma, rossa in volto, concordò dopo che Jon propose che avrebbero potuto fare una passeggiata nei giardini —Brienne aveva saputo da Jon che Gilly adorava trascorrere il tempo con il giardiniere, Sam, e, visto che aveva un animo romantico, sperò che avrebbe approfittato della settimana aggiuntiva. Jeyne era in estasi e, mentre se ne stava aggrappata al braccio di Robb, esclamò che quelle due settimane era stato il periodo massimo che era stata lontana da sua madre, come se le fosse stata concessa una sospensione da un’esecuzione. Jaime sembrava leggermente esausto e Brienne dovette distogliere lo sguardo quando si rese conto di sentire il bisogno di guardarlo con commiserazione, come avrebbe fatto anni prima. Scambiarsi sguardi, occhiolini e piccole risate. Era così facile ricadere in quelle abitudini con lui, tranne per il fatto che per lui non era lo stesso.

Una volta che fu fatto l’annuncio e le clienti furono andate tutte a prepararsi, Catelyn si rivolse verso Brienne con un’espressione cupa dipinta in volto e quella che era la situazione reale venne finalmente compresa.

“Oh, merda,” disse Brienne, prendendo un lungo respiro. “Merda. Ok.”

“So che ti sto chiedendo molto,” si scusò Catelyn.

“No, va bene. Posso farcela a gestirlo,”

“Gestire cose?” Chiese Sansa.

“Il ballo,” spiegò Brienne, estraendo il cellulare dalla tasca della giacca. “Solitamente è l’ultimo giorno della vacanza. Ho già fatto quasi tutti gli ordini.” Si girò e scrutò la stanza, notando Sam che stava fingendo di guardare malinconicamente Gilly da fuori la finestra mentre passeggiava. “Sam,” disse, prendendolo alla sprovvista. “Ho bisogno che chiami il tuo fioraio. Potrebbe essere troppo tardi per un rimborso completo, ma…”

“Lo faccio io,” disse Jaime. Brienne rimase così sorpresa nell’udire la sua voce che smise di parlare. La stava fissando in un modo strano, come se si fosse appena ricordato chi fosse. “Io e Addam siamo amici. Parlerò io con lui.”

“Grazie, Jaime,” rispose, ancora leggermente sconvolta.

L’espressione sul volto dell’uomo vacillò leggermente.

“Se hai bisogno di altro, chiedi pure,” le disse, prima di chiudersi nuovamente in sé stesso e uscire dalla stanza.

Brienne impiegò qualche momento per riprendersi, ignorando l’espressione visibilmente preoccupata di Catelyn.

“Va bene,” disse. “Gendry. Potresti chiamare il catering…”

 

 

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Cancellare gli ordini per la festa che avrebbe dovuto esserci alla fine della permanenza a Austenland fu una grande impresa. Brienne non era mai stata molto brava ad essere ferma al telefono, ma riuscì a farsi garantire almeno un rimborso parziale per tutto, tranne il noleggio dei mobili. I Frey erano sempre stati dei venditori testardi e provavano una sorta di rancore nei confronti di Catelyn, quindi non si sorprese quando finsero di avere le mani legate. Aveva sottolineato che il catering era riuscito a ridarle parte della caparra e il cibo rischia di più di deperirsi rispetto a dei fottuti tavoli e sedie. Il proprietario, prevedibilmente, rimase impassibile.

Più tardi, mentre faceva la somma dei danni, quando arrivò a parlare di Frey, Catelyn la stoppò.

“Se ne è occupato Jaime,” le spiegò.

Ci volle uno sforzo sovrumano per non sembrare compiaciuta come desiderava, ma sorrise leggermente.

“Che cos’è successo?” Chiese Brienne.

“A nessuno di noi Walder Frey è molto simpatico,” rispose Catelyn. “Ma, per fortuna, a Westeros esiste una persona che Walder Frey pensa che valga la pensa stupire: Tywin Lannister. Jaime è riuscito ad ottenere un rimborso completo.”

Era stata una giornata lunga e impegnativa, piena di discussioni con le persone al telefono e di corse forsennate in giro, tanto che era riuscita a mettere a malapena qualcosa sotto i denti, quindi Brienne si perdonò quando, uscendo dall’ufficio di Catelyn, lasciò che qualche lacrima le rigasse le guance mentre si dirigeva verso la cucina.

Quando entrò nella stanza, trovò Arya e Gendry che si stavano prendendo in giro a vicenda e Jaime e Sansa che chiacchieravano intorno al tavolo. Tutti rimasero in silenzio quando varcò la soglia, quindi fece finta di prendere semplicemente qualcosa mentre saliva di corsa in camera, anche se aveva programmato di mettersi a sedere e rimpinzarsi di cibo per attenuare lo stress fino a quando non sarebbe stata più in grado di muoversi.

“Grazie per l’aiuto di oggi,” disse mentre usciva dalla porta, stringendo tra le mani un piattino con degli avanzi. Esitò qualche istante, per poi voltarsi in direzione di Jaime. L’uomo anche la stava guardando, ma non riuscì a leggere l’espressione dipinta sul suo viso. “Catelyn mi ha raccontato che hai parlato con Frey.” Jaime annuì. Brienne cercò d’ingoiare tutte le scuse che stavano per uscirle dalla bocca. “Sei stato una manna dal cielo,” invece disse.

Un angolo della bocca di Jaime si alzò, formando un mezzo sorriso.

 

 

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“Beh, va bene,” rispose Renly quando Brienne praticamente vomitò una quantità spropositata di parole per raccontare tutta la storia il mattino dopo mentre si stavano rilassando nella stanza che divideva con suo marito.

“Molto adulto,” concordò Loras. “Non credo che nessuna volta in cui ho rotto un’amicizia sia andata a finire così bene. Ci sono sempre state delle pugnalate alle spalle e odio silenzioso che hanno messo tutti i nostri amici in comune l’uno contro l’altro.”

“Scioccante,” rispose Renly, alzando gli occhi in maniera teatrale in direzione della donna. “Tyrell,” sussurrò.

Brienne sorrise, ma era chiaro che non lo stesse facendo con il cuore, quindi Loras e Renly si avvicinarono a lei. La conoscevano abbastanza bene per rendersene conto.

“Che succede?” Chiese Renly, punzecchiandola. “Che cosa c’è che non va? Dai, diccelo.”

Brienne si rese conto che le era particolarmente difficile parlare con lui perché la loro situazione era esattamente l’opposto di quella con Jaime. Aveva avuto una enorme cotta per Renly e questo aveva quasi rovinato la loro amicizia perché aveva iniziato a mantenere una certa distanza tra di loro, pensando che questo avrebbe potuto aiutare. Ovviamente lui se n’era a malapena reso conto. Erano stati amici, certo, ma non a quel livello a cui Brienne aveva immaginato potessero essere. Un giorno, però, si rese conto di essere andata semplicemente… oltre. Si preoccupava ancora per lui e ne era anche un po’ infatuata, ma quello era davvero difficile da smettere visto che era bello e affascinate. Ma non era più innamorata e non aveva neanche più una cotta.

Con Jaime, la distanza forzata non aveva assolutamente cambiato le cose. Lui era ancora troppo bello per lei. A volte era ancora spiritoso, con un certo briciolo di crudeltà, anche se non si rivolgeva mai a lei. Era ancora il miglior amico che lei avesse mai avuto. Ma lei non lo amava certamente di meno. Due anni non avevano cambiato quasi nulla.

“Penso,” rispose lei con attenzione. “Preferirei quasi che lui non fosse un adulto razionale. Io non lo sono. Sono brave a fingere di esserlo. Sono brava a farlo credere, ma non lo sono mai stata. Jaime è sempre stato così…”

“Odioso?” Chiese Renly.

Rumoroso, emotivamente parlando?” Cercò d’indovinare Loras.

“Non è capace di nascondere nulla,” rispose Brienne. “E’ sempre stato un libro aperto. Quindi quando mi ha guardata e ho visto che non c’era nulla nel suo sguardo e sembrava del tutto normale, mi sono resa conto che era così perché non provava nulla.”

“Ti è mai venuto in mente che forse è più bravo a nascondere i suoi sentimenti di quanto tu immagini?” Le chiese Loras.

Il suo tono era vagamente allusivo come quello che aveva utilizzato Margaery  quando aveva parlato con Jaime. Come se forse sapesse qualcosa riguardo a lui.

“No,” rispose, sebbene Loras avevesse ragione; Jaime era riuscito a mantenere segreta la sua relazione incestuosa per quasi tutta la vita. Naturalmente era capace di nascondere i suoi sentimenti quando voleva. “No, non è per questo. È ovvio.”

“Penso che è ovvio. È questo quello che ho detto,” brontolò Loras, agitando una mano verso di lei come se fosse una seccatura.

“Penso di sapere che cosa voglia dire,” spiegò Renly. “Com’è che si dice? Che l’indifferenza è l’opposto dell’amore? Mi sembra che sia qualcosa del genere. Se la odiasse, almeno sarebbe certa che ancora gli freghi qualcosa di lei.”

“Esatto,” rispose Brienne, sollevata. “Sì! Quando lui mi guarda in modo così inespressivo, mi fa solamente tornare alla memoria tutti gli errori che ho fatto.”

“E quando tu  guardi lui in modo inespressivo, che cosa credi che pensi?” Chiese Loras.

Brienne rimase sorpresa da quella domanda. Quando Loras faceva qualche domanda, solitamente significava che per lui la conversazione era terminata, ma, chiaramente, questa volta non era così. improvvisamente, le ricordò davvero tanto sua sorella. Aveva uno sguardo penetrante, quasi furbo. Considerò attentamente le parole che le aveva appena detto.

“Non lo so,” rispose.

“Infatti,” disse Loras, pazientemente. “Perché tu non sai che cosa sta pensando visto che non leggi la mente degli altri per professione.”

“Loras,” disse gentilmente Renly.

“Non sto cercando di essere cattivo,” spiegò Loras. “Ma dici che l’ultima volta il problema era che pensavi di conoscere i sentimenti di Jaime e ora stai dicendo di essere consapevole che si trattasse di un errore, ma lo stai facendo di nuovo. Proprio ora. Stai dando per scontato che sia indifferente perché finge di esserlo, ma quell’uomo è un Lannister, Brienne. Potrei anche pensare che sia un pallone gonfiato, ma ha dovuto letteralmente crescere all’interno della tana di un leone. In posti del genere impari a nascondere le tue emozioni molto presto quando cresci.”

 

 

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Brienne ripensò a quelle parole più tardi. Nel petto provò un misto di tristezza e dolore, perché non poté fare a meno di ricordare quando lei e Jaime erano amici e le sembrò impossibile che lui fosse capace di nascondere qualcosa. Sembrava sempre un libro aperto. Vivace. Lei era abituata a nascondersi dietro a spessi muri in modo che gli altri non pensassero che stesse superando il limite o non l’avrebbero derisa perché occupava troppo spazio o non l’avrebbero notata affatto. Jaime sembrava essere l’opposto e aveva pensato che, essendo ricco e ignaro dei problemi che affliggevano il resto delle persone, non aveva affatto questo tipo di problemi; aveva sempre ottenuto tutto facilmente nella vita, allora perché doveva nascondere qualcosa?

Ma aveva visto anche quella vulnerabilità che c’era in lui. Era leggermente nascosta, ma era comunque riuscita a vederla. L’aveva riconosciuta, quando si stavano conoscendo per la prima volta. Perché aveva creduto che fosse l’unica in grado di nascondersi? Ancora una volta, la sua mente andò al senso di sorpresa che aveva provato quando aveva capito di essere in grado di ferire gli altri senza dover far ricorso alla sua sola forza fisica. Era abituata ad essere lei quella che si sentiva ferita, veniva presa in giro e derisa. A volte dimenticava di dover fare spazio al dolore emotivo che provavano gli altri. Non lo faceva consapevolmente, solo… inconsapevolmente.

Loras aveva ragione. Non sapeva se questo la facesse sentire meglio o solamente più ansiosa, ma aveva iniziato a chiedersi quali fossero le vere emozioni che Jaime stava nascondendo dietro quella maschera d’indifferenza.

 

 

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Verso la fine della seconda settimana, proprio quando Brienne sembrò aver trovato una sorta di normalità dopo aver ricontattato tutti i fornitori, Sansa la raggiunse.

“Ho una domanda da farti,” disse dolcemente.

Sembrava così fuori posto lì nelle stalle. Probabilmente lo sarebbe sembrata anche senza indossare quegli abiti così delicati e ricamati. Le dispiaceva che l’orlo del vestito fosse cosparso di fieno, ma Sansa lo notò a malapena mentre si appoggiava al recinto accanto a lei per guardarla mentre si lavava le mani.

“Riguardo cosa?” Chiese Brienne, un po’ diffidente nei confronti di quel tono così eccessivamente innocente.

“Riguardo Jaime,” rispose la giovane.

Brienne fece del suo meglio per non irrigidirsi o sembrare sospettosa o sconvolta o qualcosa del genere.

“Che cosa vuoi sapere?”

“Semplicemente… sembra un uomo eccezionale. Una brava persona.”

“Lo è.” Rispose di riflesso, rimanendo quasi sulla difensiva. Cercò di tenere a bada tutto l’imbarazzo che stava provando. “Perché?”

“Perché non sei più sua amica se è un brava persona?” Chiese Sansa. Brienne sospirò e, infine, si voltò, guardando la sua amica con una diffidenza che non avrebbe mai voluto provare. Perché voleva saperlo? Perché glielo stava chiedendo? Improvvisamente si sentì in trappola, ferita e, cosa quasi assurda, abbandonata. La ragazza doveva aver visto la riluttanza riflessa sul suo viso, perché disse, “Te lo chiedo perché sei una delle persone migliori che conosco e, se non ti piace qualcuno, di solito hai sempre un’ottima ragione per farlo.”

“E’ una lunga storia,” rispose Brienne. “Ma non è nulla a che fare con il tipo di persona che lui è. Jaime è… si porta dietro più fardelli di chiunque io abbia mai incontrato. Ci sono diverse questioni che lo rendono… complicato. È difficile preoccuparsene. Forse non difficile, semplicemente… pericoloso. Io, invece, ho scelto di proteggere me stessa.”

“Oh,” rispose Sansa, appoggiandosi al recinto mentre continuava a meditarci su. “Mi spiace. Non pensavo si trattasse di qualcosa di così doloroso.”

“Non lo è,” insistette Brienne. Quindi si corresse, “Ormai ci sono abituata. Veramente. Non è più così doloroso.”

“Quindi, è davvero così carino come sembra?”

“Sansa…” sospirò Brienne. Si morse il labbro, cercando di pensare bene a che cosa dire, perché, davvero, non sapeva come rispondere senza sembrare gelosa. Anche se la sua amica questo non poteva saperlo e, comunque, sarebbe stata davvero gentile con lei e non sapeva se questo potesse anche essere peggio. “Semplicemente, fa attenzione,” disse. “Penso che sia un po’ grande per te. Non credo che tua madre approverebbe, soprattutto per i suoi fardelli.”

Sansa ridacchiò, allungando la mano per dare qualche pacca di conforto sull’avambraccio dell’amica.

“Oh, Brienne,” disse, alzando gli occhi al cielo.

Quindi andò via, lasciando Brienne leggermente sorpresa e stupefatta.

 

 

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Meno di un’ora dopo, Brienne venne informata da Pod che Catelyn voleva parlare nel suo ufficio. Immaginò che la conversazione avrebbe avuto come argomento la cotta sconsiderata che la figlia della sua datrice di lavoro sembrava avere per il suo ex coinquilino.

Quando entrò nel suo ufficio, si rese conto che Catelyn aveva preparato il tè per entrambe e se ne stava seduta sorseggiando dalla sua tazza.

“Brienne,” disse l’altra donna con attenzione. “So che questa è una situazione davvero delicata, per questo motivo volevo parlarti prima di prendere un’ulteriore decisione, ma… ti senti a tuo agio?”

“Che cosa?” Chiese Brienne sorpresa. “A mio agio con cosa?”

“Jaime Lannister,” rispose Catelyn.

Brienne non voleva dire nulla senza essere certa che dietro ci fosse Sansa, quindi cercò di fingere di non sapere di che cosa stesse parlando. Non era certa fosse una buona idea.

“Cosa vuoi sapere di Jaime?” chiese.

“So che non ti ho consultata per decidere se farlo tornare e ho sentito che… avrei dovuto parlarne con te. Ho pensato che sarebbe andato tutto bene, ma ultimamente ti ho vista distante e sono preoccupata che le mie decisioni ti abbiano resa infelice. Quindi, prima di rinnovare il suo contratto per tutto il resto della stagione, volevo confrontarmi con te.”

“E’ il tuo migliore attore,” le ricordò Brienne, scioccata dal fatto che Catelyn lo stesse persino suggerendo.

“Eppure in questi due anni siamo andati alla grande anche senza di lui. Mi interessa di più garantire la serenità alla mia dipendente leale. E sì, Brienne, considero tra loro anche i miei figli.” Catelyn sorrise leggermente, intuendo che l’altra donna si sentisse sopraffatta. “Non mi perdonerebbe mai per avertelo detto, quindi tienilo segreto nel caso voi due tornerete nuovamente a parlare, ma è stato lui a ricordarmi che avrei dovuto pensarci bene. Nel caso, può trovare qualcos’altro. Basta che tu dica una parola. Se vuoi che lui se ne vada…”

“No,” rispose Brienne. “No. Grazie. Io… ti sono grata per avermelo chiesto, ma no. Va tutto bene. Sto bene.”

“Ne sei sicura?”

“Sì. Non penso che… è tutto diverso ora. Parliamo a malapena. Ci guardiamo a malapena. Siamo andati entrambi avanti. Non è piacevole, ma… posso sopportarlo.”

Catelyn sorrise tristemente, prendendo un sorso di tè mentre pensava a che cosa dire.

“Due anni fa,” iniziò a dire. “Ho parlato con te nel vostro appartamento. Ti ho detto che pensavo di aver percepito un po’ di attaccamento da parte di Jaime per te e tu mi hai raccontato della conversazione che avevi avuto con sua sorella. Mi hai detto che aveva bisogno di affetto da parte di chiunque e che aveva iniziato a proiettare questo suo bisogno su di te. Sembravi molto incerta e ti ho detto di proteggerti. Di fare la scelta giusta per te stessa. A giudicare dal modo in cui la vostra amicizia è finita così improvvisamente, ho sempre pensato che fosse esattamente quello che era successo. Avrei voluto dirti che ero orgogliosa di te per aver fatto la scelta giusta, anche se faceva male.”

Brienne sorrise. Avere l’approvazione di Catelyn una volta per lei avrebbe significato il mondo e, in un certo senso, era ancora così. Le faceva piacere sentire che fosse orgogliosa di lei. Le faceva piacere sentire che aveva fatto la scelta giusta. Ma…

“Non credo di aver scelto quello che fosse giusto per me,” ammise. “Penso di aver scelto di percorrere la strada più sicura. Quella a cui ero abituata. Non credevo che Jaime si preoccupasse veramente di me. Come avrei potuto crederlo? Nessuno si era mai preoccupato per me prima. Non come ha fatto lui. Cersei mi aveva preparata per quello che sarebbe successo, ma non sono certa che gli avrei creduto anche se non avessi parlato con lei. Ero abituata a pensare di essere troppo brutta per essere amata.”

“Oh, Brienne,” sospirò Catelyn,  ma Brienne scosse la testa.

“Va tutto bene,” rispose. “Penso di aver compreso meglio le cose ora. Immagino che sia possibile che Cersei avesse ragione e che Jaime fosse troppo orgoglioso per ammetterlo, ma… non lo so. Ora mi guardo indietro e ricordo quanto fosse nervoso e il modo in cui io l’ho respinto. Credo che, se fossi stata abbastanza coraggiosa da correre il rischio… non lo so. Anche se probabilmente alla fine mi avrebbe lasciata, tornando in sé e trovando qualcun’altra, una più bella. Almeno avrei fatto quello che volevo fare. Avrei preso un rischio in modo da essere orgogliosa di me stessa. Non si può essere orgogliosi di se stessi quando si scappa via, nemmeno quando si pensa di farlo per una buona ragione. Lo amavo. Forse non ho mai smesso di farlo, ma ormai non lo conosco più. È un estraneo e questa è solamente colpa mia. Avrei dovuto combattere di più. Contro Cersei ho i miei dubbi che avrei potuto vincere, ma avrei potuto combattere, se non altro, per la sua amicizia. Pensavo che fosse imbarazzato e mi evitasse, quindi mi sono arrabbiata e ho smesso di cercare di capirlo. Ormai sono trascorsi due anni e vi è uno spazio nel mio cuore ancora occupato da lui e non vi è nessun altro posto dove spostarlo. Proteggermi potrebbe essere sembrata una scelta coraggiosa dall’esterno, ma non è così. Avevo troppa paura di fidarmi di lui e ho rovinato tutto.”

Catelyn sospirò e si sporse in avanti sulla scrivania per afferrare la mano dell’altra donna.

“Mi spiace, Brienne,” disse.

Brienne si rifiutò di scoppiare a piangere.

“Adesso è finita,” spiegò. “Siamo persone diverse. Si tratta semplicemente di… un rimpianto, suppongo. Sono abbastanza fortunata di non averne troppi. Uno o due non mi uccideranno.”

 

 

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Quando si avvicinò alla porta dell’ufficio, si rese conto che Catelyn non aveva detto nulla riguardante Sansa. Beh, se la ragazza non aveva detto nulla a sua madre, non sarebbe stata certamente lei a farlo. Aprì la porta e… vide Jaime. Stava aspettando dall’altra parte del corridoio e la fissava.

Sentì il suo viso arrossire velocemente e cercò nel volto dell’uomo qualche indizio che le facesse capire che aveva ascoltato la conversazione. Il suo sguardo era vuoto come sempre, forse con un cenno di sorpresa nel vederla, ma distolse rapidamente gli occhi.

Il respiro di Brienne si fece più lento. Bene. Non aveva udito nulla.

Si affrettò a superarlo con un rapido cenno di riconoscimento del capo, che probabilmente lui non aveva notato visto che aveva gli occhi fissi sui propri piedi. Mantenne un passo sostenuto e costante, cercando di respirare sempre con la stessa frequenza. Fu solo quando girò l’angolo e si diresse verso le scale che si permise di prendere un sospiro di sollievo. Grazie al cielo non ci ha sentite.

Scendendo le scale, passò accanto a Sansa e Margaery, che si stavano sussurrando l’un l’altra qualcosa in una nicchietta accanto alla finestra. Margaery si voltò e sussultò quando la vide, arrossendo leggermente. Ridacchiò, facendole un segno di saluto, a cui Brienne rispose annuendo nel modo più adeguato che in quel momento riuscisse a gestire. Si girò un’altra volta indietro e vide Margaery che lanciava nuovamente un’occhiata al corridoio, come se stesse cercando Jaime. Sansa mise una mano sul braccio dell’altra ragazza e lo scosse per attirare la sua attenzione, facendo sentire Brienne ancora più leggera. Doveva essere Margaery a provare dei sentimenti per Jaime. Dopo tutto, già si conoscevano e sembravano fatti l’uno per l’altra. Probabilmente Sansa era solamente preoccupata per la persona a cui era più affezionata e voleva sapere come fosse Jaime al di fuori di quel gioco di ruolo. Quindi si sentì ancor più sollevata. Erano giorni che non si sentiva così libera.

Quel senso di leggerezza continuò quando si diresse verso la sala da ballo per assicurarsi che Gendry, Lommy e gli altri fossero a buon punto con le decorazioni. Sarebbe stato più semplice sopportare il pensiero di Jaime insieme a Margaery, soprattutto perché non avrebbe dovuta vederla tutti i giorni. Se si fosse trattato di Sansa, probabilmente sarebbe stato più difficile. Avrebbe dovuto trovare un modo per sopportarlo e cercare di stare lontana da loro quando erano insieme. O forse, invece, sarebbe scappata via ed avrebbe iniziato ad evitare anche Sansa, preferendo ancora una volta proteggere il proprio cuore. Avrebbe allontanato per la seconda volta una persona così cara per lei, ferendola per evitare il più possibile di soffrire lei stessa.

I preparativi nella sala da ballo procedevano bene. A lei erano sempre piaciute le decorazioni per quel genere di eventi. Ogni anno, l’ultima sera in cui gli ospiti soggiornavano in struttura, Catelyn organizzava un enorme ballo. Invitava tutti gli amici dei suoi figli e le compagnie di teatro della città e tutti si vestivano con abiti d’epoca e ballavano tra loro. Tutti loro facevano quasi da scenografia in modo da lasciare spazio alle ospiti accompagnate dall’uomo che le aveva corteggiate per tutta la settimana. Comunque a lei era sempre piaciuto far parte della scenografia. Non partecipava sempre a tutti i balli, ma a volte era costretta a farlo, soprattutto se, all’ultimo minuto, vi era carenza di partecipanti. L’ultimo anno in cui Jaime aveva lavorato lì, era stata presentata agli ospiti come una cugina un po’ sciocca di Ms. Stark e lui aveva provato in tutti i modi a ballare con lei. Continuava a ripeterle che la cliente che gli era stata assegnata si divertiva a danzare con tutti gli uomini disponibili e cui lui voleva ballare con qualcuno con cui desiderasse veramente farlo. Non gli interessava che lei lo avrebbe sovrastato e che sarebbe sembrata ridicola con quell’abito troppo corto. Le fece i complimenti per come ballava, che poteva collocarsi benissimo ad un livello medio, e per il suo aspetto, che non era di certo il peggiore. Improvvisamente iniziò a capire come si sentivano le donne quando ricevevano un complimento. Come ci si sentiva a credere, almeno per qualche ora, che un uomo così bello ti desiderasse.

Fu solamente dopo che aveva perso la mano che si era resa conto di amarlo, ma, sicuramente, provava qualcosa per lui già in quel momento. Ricordava come le battesse forte il cuore quando lui la guardava. Ricordava come gli occhi di lui brillavano di allegria mentre scherzavano, chiacchieravano o ballavano insieme fino a quando lei non ci fece più caso, godendosi semplicemente la sua compagnia. Come aveva fatto a non rendersi conto di essere innamorata di lui già da allora?

Una volta che si fu assicurata che la sala da ballo fosse in buone mani, si diresse verso le scuderie, felice di scoprire che Hodor e Podrick, in sua assenza, si fossero presi cura di tutto quanto. Avrebbe potuto rientrare in casa ed aiutare i ragazzi con le decorazioni, ma preferì prendersi qualche minuto solo per sé stessa, quindi sellò la sua cavalla preferita.

Il sole stava iniziando a tramontare quando partì, ma il cielo si annuvolò mentre cavalcava. Non che la cosa le dispiacesse. Il vento contro la sua pelle la faceva sentire bene, come se fosse lontana da tutto il resto del mondo. Anche quando iniziò a piovigginare, non voleva in alcun modo tornare indietro, anche se sapeva perfettamente che fosse meglio farlo. L’uniforme che stava indossando avrebbe dovuto metterla anche l’indomani, probabilmente, e non voleva certamente che si sporcasse tutta.

 

 

 ******************************

 

 

Quando tornò nelle scuderie, il sole era veramente tramontato e stava piovendo copiosamente. Ridacchiò quando si rese conto che la giumenta era davvero impaziente di tornare nel suo box. Quindi tolse il cappotto da sopra il suo costume e lo appese ad asciugare, per poi concedersi qualche momento per strofinare la cavalla, mormorandole parole di conforto e ringraziandola per la bella cavalcata.

Quando finalmente fu pronta per andar via, uscì dal box solo per scoprire che Jaime era oltre la porta della stalla. Indossava ancora il suo ridicolissimo costume ed era bagnato fradicio. Brienne lo fissò. Se avesse tremato un po’ meno, poteva benissimo trattarsi dell’inizio di qualche sordida fantasia, ma no, era tutto vero. Lui era lì. Le sue labbra erano leggermente blu.

“Che cosa stai facendo?” Gli chiese incredula.

Si allungò in modo da infilare la mano nel cesto degli asciugamani puliti, ne afferrò uno e corse verso di lui per avvolgerglielo intorno.

“Ti stavo cercando,” le rispose.

Non era esattamente la prima cosa che le diceva in due anni, ma, in un certo senso, era come se lo  fosse. Il modo in cui la stava guardando… fu costretta a distogliere lo sguardo. Si strofinò le mani sopra le braccia, ma si sentì quasi subito una sciocca, quindi avvolse l’uomo con la coperta e indietreggiò di qualche passo.

“Sono andata a fare una cavalcata,” spiegò.

“Lo vedo,” rispose Jaime.

Brienne abbassò lo sguardo sulla sua camicetta bianca e vide come si era attaccata alla sua pelle. Ricordava come la sua canottiera bianca aveva messo bene in mostra il suo reggiseno con quella stupida fantasia la prima volta che si erano incontrati, quindi questa situazione le sembrava davvero azzeccata. Alzò gli occhi al cielo e lui sorrise. Andava quasi tutto bene.

“Di cosa hai bisogno?”

Il sorriso sul volto di Jaime scomparì lentamente. Continuava a guardarla mentre sembrava che stesse cercando di trovare le parole giuste per dirle ciò di cui aveva bisogno.

“Ti ho sentita,” rispose infine.

Brienne chiuse gli occhi

“Oh,”

“Nell’ufficio di Cat.”

“Sì, lo avevo capito,” disse lei, aprendo nuovamente gli occhi.

Jaime si era fatto più vicino e la stava guardando dal basso.

“Pensavo che mi odiassi,” spiegò l’uomo.

Brienne aggrottò maggiormente le sopracciglia.

“Che cosa? Perché avrei dovuto odiarti?”

“Quando ti ho detto che ti amavo…”

“Jaime…”

“Ho provato ad accarezzarti il volto e tu…”

“Non era per la mano, Jaime,” insistette lei.

“Beh, buono a sapersi, ma pensavo che si trattasse di qualcosa di più di quello che ti ho raccontato su me e Cersei.”

Brienne annuì, quasi sollevata di sapere quale fosse stata la causa che lo aveva portato ad allontanarsi in quel modo.

“L’unica cosa che volevo dire era che non credevo che tu potessi essere innamorato di me,” spiegò.

“Adesso lo so. Ti ho sentita all’interno dell’ufficio di Cat e… tutto quanto aveva senso. Pensavo che tu fossi… pensavo di averti disgustata e che ti eri bloccata solamente perché ti dispiaceva per me.”

No!” Insistette Brienne. “Cielo! Ecco perché avresti dovuto rispondere al telefono! Ti avrei spiegato tutto quanto.”

“E avrei pensato che si trattasse solamente di un gesto di pietà nei confronti del tuo povero amico mutilato che si era innamorato di una persona che lo riteneva disgustoso,” rispose Jaime ironico. Ridacchiò leggermente. Era ancora molto vicino. “Pensavo che due anni fossero un tempo piuttosto lungo. Pensavo che, rivedendoti, mi sarei accorto che era sparito tutto quanto. Tutta la brama e il desiderio. Sono stato un fottuto idiota. Ti ho rivista ed è stato come se qualcuno mi avesse appena dato un pugno in pieno petto.”

“Hai fatto davvero un ottimo lavoro nel nasconderlo,” disse Brienne.

Riuscì a malapena a credere a quello che aveva ascoltato, ma voleva smettere di non fidarsi di lui. Non dopo tutto il dolore che aveva causato l’ultima volta.

“Davvero? Mi sembrava di affogare.”

“Pensavo che fossi andato avanti. Pensavo di aver rovinato tutto quanto. Ero certa che non fosse rimasto nessun sentimento per me dentro di te, se non l’indifferenza.”

“L’ho desiderato. Non sai quante volte ho voluto smettere di preoccuparmi per te, ma non ci sono mai riuscito. Tutte le notti che tu ho sognata. Tutte quelle volte che ti ho quasi mandato un messaggio, solamente per sapere come stavi. Invece ho convinto Tyrion a farlo. Continuava a dirmi che mi sbagliavo, che a te importava di me, ma lui quella sera non c’era. Non aveva visto il tuo volto. Non aveva visto quello che io credevo di aver visto nella tua espressione. Non sarei mai dovuto tornare qui, ma volevo vederti di nuovo. Ho cercato di fare un elenco di motivi per i quali fosse giusto che tornassi, perché desiderassi farlo, ma tutti sapevano che eri tu il vero motivo. Anche Tyrion e Cat. Tutti quanti. Non ho parlato con Cersei per oltre due anni, Brienne. Ho scambiato con lei solamente qualche frase di cortesia quando ci siamo incontrati a qualche evento. Non è cambiato nulla per me. Ti amo come non ho mai fatto prima e non so proprio cosa fare perché tu mi creda.”

“Io ti credo.” Non vi aveva mai pensato prima, ma, ora che quelle parole avevano lasciato la sua bocca, si era resa conto che si trattava della verità. “Ti credo e ti amo tanto quanto ti amavo due anni fa.”

Jaime non ebbe bisogno di altre rassicurazioni. Annullò la distanza tra di loro e si alzò sulla punta dei piedi, in modo da poterla baciare. Le sue labbra e la sua pelle erano fredde, ma Brienne portò comunque le mani sopra le sue guance e approfondì quel bacio. L’uomo sorrise e lei era quasi certa di star facendo la stessa cosa quando lui si sbilanciò e la fece andare a sbattere con la schiena contro il muro alle sue spalle. Ridacchiò quando lui si rifiutò di spezzare quel bacio, seguendo i movimenti che faceva con la testa tanto da lasciar cadere la coperta pur di afferrarla per la camicia.

“Jaime!” Ridacchiò la donna, avvolgendo le braccia intorno al corpo di lui. “Hai davvero bisogno di tornare dentro.”

“Solo se verrai nella mia stanza,” rispose lui.

Brienne non poté fare a meno di rimanere senza parole. Era così vicino a lei e la stava guardando. Le guance di lui erano leggermente arrossate e i suoi occhi erano spalancati e pieni di speranza. Non aveva mai sperato o anche semplicemente immaginato qualcosa di simile a quello che stava realmente accadendo.

“Va bene,” rispose, senza quasi fiato.

In quel momento, si udì un suono ovattato provenire da sopra le loro teste. Era come una specie di cigolio. Jaime non sembrava averlo sentito, visto che provò a baciarla nuovamente, afferrandole la mascella mentre lei alzava lo sguardo, socchiudendo gli occhi. Non era passato molto tempo dall’ultima volta che era stata lei ad utilizzare il soppalco come nascondiglio.

“Che cosa succede?” Chiese Jaime.

La sua voce era soffocata contro la gola di lei mentre cercava d’interpretare il motivo della sua disattenzione.

“C’è qualcuno di sopra,” rispose Brienne.

Vi fu qualche attimo di silenzio, seguito da una risatina familiare.

“Non fermatevi per colpa nostra,” disse Margaery Tyrell.

“Dannazione,” mormorò Jaime, allontanandosi riluttante da Brienne mentre lei allungava la mano verso la scala per dare una controllata al soppalco.

Margaery e Sansa le stavano sorridendo e avevano entrambe i capelli scompigliati e le labbra gonfie per i baci scambiati. Sansa sembra sentirsi leggermente in colpa, ma Margaery la stava guardando con orgoglio, appoggiandosi sui gomiti mentre sollevava le sopracciglia.

“Allora… uh,” cercò di dire Sansa. “Ho raccontato a Margaery la storia del cliente segreto… tipo… subito e… uh. Mi ha chiesto di uscire e… ci siamo messe insieme…e… oh cielo!

“Abbiamo cercato di prepararti,” aggiunse Margaery felicemente.

“Sì, esatto,” ammise Sansa.

“Avevamo elaborato anche un piano elaborato per convincere Jaime a fare la sua mossa al ballo. A quanto pare non ce n’è bisogno. Sei andata a farti un giro sotto la pioggia e sei tornata tutta gocciolante e sexy e anche Jaime era tutto gocciolante e sexy…”

“Sì, grazie. Era presente quando è successo,” sottolineò Brienne con impazienza. “Non riesco ancora a capire. Sansa, perché…?”

“Mamma mi ha raccontato qualcosa su voi due e continuavi a dire cose come oh, eravamo coinquilini con uno sguardo così tormentato dipinto in faccia! Sai che non riesco a resistere a questo genere di cose, Brienne! Aveva a che fare con un mistero una storia d’amore!”

E, fortunatamente per lei,  grazie alla grande boccaccia di Tyrion, avevo molte informazioni in più. Quindi abbiamo iniziato a preparare il nostro complotto e a scopare. Onestamente, abbiamo principalmente scopato. Forse saremmo riuscite a inventarci qualcosa per voi due più velocemente se fossimo state in grado di tenere le mani a posto, ma è andata così.”

“Come se fossimo in Genitori in trappola,” disse Jaime dal piano di sotto, portandosi le mani sui fianchi.

“Beh, sì,” ammise Sansa. “E’ esattamente quello che abbiamo detto anche noi.”

“Eccetto che voi non siete I nostri genitori e non siamo sicuramente sorelle,” sottolineò Margaery. “Anche se qualche persona non avrebbe comunque problemi.”

Jaime sospirò pesantemente al piano di sotto e Brienne si voltò verso di lui con sguardo triste.

“Mi dispiace davvero tanto,” disse piano Sansa, cercando di sembrare il più innocente possibile.

“Sì, lo vedo,” rispose Brienne.

“Stavamo cercando di facilitare il vero amore,” spiegò alterata Margaery.

“Stavate scopando in una stalla,” gridò Jaime.

“Anche mamma era coinvolta,” disse Sansa.

 

 

 ******************************

 

 

“So che sei arrabbiata con loro,” disse Jaime, goffamente, mentre si asciugava i capelli con un asciugamano.

Brienne non riusciva a smettere di guardarlo. Sembrava fare ancora un po’ di fatica a svolgere le azioni quotidiane con una mano sola, ma era molto più coordinato di prima. Si sentiva quasi in colpa per aver perso così tanto, un misto tra profonda tristezza e malinconia per non essergli stata accanto.

“Sono semplicemente un po’ seccata,” ammise.

Era ormai da un po’ che indossava i suoi comodi pantaloni di flanella e una canottiera, sentendosi contemporaneamente esposta e a suo agio nel grande letto di Jaime. Sarebbe scoppiato uno scandalo enorme se fossero stati scoperti, ma lui aveva chiuso la porta a chiave e, per ogni evenienza aveva puntato una sedia contro il pomello della porta come se fossero in un film. Nessuno dei due si fidava che Margaery, per amor del dramma, non inviasse qualcuno a disturbarli e, a quel punto della settimana, nessuno dei due voleva scrivere una qualche stupida sottotrama su un amore infedele.

“Dovremmo almeno consolarci del fatto che non ne avevamo bisogno,” notò Jaime, cadendo a pancia in giù sopra le coperte accanto a lei, senza maglietta e ancora gocciolando a causa della doccia che aveva appena fatto.

Brienne allungò una mano, perché ora aveva il permesso di farlo, e tracciò il contorno familiare della sua mascella con le dita. L’uomo chiuse gli occhi e si appoggiò contro di lei. Inclinò la testa e le baciò il palmo. Non sapeva il motivo, ma Brienne voleva davvero scoppiare a piangere.

“Io invece penso che ne avessimo bisogno,” sottolineò lei.  “Sansa ha detto che anche Cat era coinvolta. Deve aver fatto in modo che tu fossi fuori dalla sua porta mentre noi stavamo parlando. Mi avresti detto qualcosa se non avessi sentito quella conversazione?”

“Oh, sicuramente,” rispose Jaime. Lei lo guardò dubbiosa, quindi scoppiò a ridere. “Ero davvero vicino dal farlo. Probabilmente lo avrei fatto per le ultime due settimane della stagione.”

Brienne era tentata di chiamarlo bugiardo, ma, anche se stava scherzando, sembrava troppo presto per quello. Invece, si sporse in avanti e lo baciò. Lui ricambiò il gesto entusiasta e sorridendo contro le sue labbra. Lei gli aveva detto che voleva procedere con calma, almeno sul piano fisico, ma questo non le dispiaceva.

Brienne afferrò il suo moncone e lui smise di baciarla, rimanendo a fissarla.

“Penso che dovremmo trovare un modo per iniziare a fidarci l’uno dell’altra,” spiegò.

Quindi iniziò a baciargli il polso, per poi passare sopra il tessuto cicatriziale.

Jaime non riuscì proprio a nascondere le sue emozioni.

“Non dubiterò mai più di te,” disse, come se fosse il gentiluomo che interpretava ogni volta.

Brienne sentì dentro di sé crescere una sensazione di pace.

“E io non dubiterò mai più di te,” promise.

Sapeva, però, che quello non era il genere di cose che lei poteva davvero promettere. Nel corso degli anni erano stati troppi i motivi per i quali doveva diffidare anche dalle persone a cui voleva bene. Ma quella era comunque una promessa che voleva fare e quei due anni di distanza da Jaime l’avevano fatto capire che qualche volta doveva comunque provarci.

 

 

 ******************************

 

 

Brienne certamente avrebbe dovuto saperlo che Jaime avrebbe provato a fare qualcosa di assurdo.

Anche mentre questo stava accedendo, anche se si sentiva mortificata, aveva continuato a pensare Avrei dovuto immaginarlo. E lei… beh, si sentiva mortificata, ma si sentiva anche molto sollevata per due motivi diversi, perché le sarebbe servito da promemoria e perché era la prova che lui ancora la conosceva bene. Perché, seriamente, quello era esattamente quello che Jaime avrebbe fatto.

Catelyn le aveva detto che quell’anno c’era bisogno che anche lei partecipasse al ballo, anche se le avrebbe fatto indossare un bel cappotto blu scuro con delle belle rifiniture bianche e dei pantaloni kaki che a Brienne piaceva molto. Il cappotto, le aveva rivelato Catelyn, era stato appositamente studiato da Sansa per lei, in modo che avrebbe potuto interpretare lo Stalliere di Winterfell. Ovviamente questo non era propriamente un titolo o una parte che lei era solita interpretare.

Ancora un volta, avrebbe potuto fare delle obiezioni, ma non lo fece. Forse Jaime era la causa di questo, perché aveva utilizzato ogni momento che avevano a disposizione per compensare la mancanza di comunicazione tra di loro in quegli ultimi due anni e aveva trovato ogni opportunità e scusa per spingerla da parte, baciandola e raccontandole come stava andando la sua giornata, trovando ogni volta un angolo buio della tenuta che lei non sapeva neanche che esistesse.

Quando la festa iniziò, sembrava tutto normale. Brienne se ne stava da una parte con Sam, che continuava a fissare Gilly mentre ballava con Jon. Robb e Jeyne sembravano avere una conversazione estremamente seria vicino alla biblioteca, il che significava che presto lui si sarebbe dichiarato. Loras e Renly stavano ballando con due donne diverse mentre si scambiavano sguardi e cercavano di non scoppiare a ridere. Jaime e Margaery stavano ballando e chiacchierando, mentre Sansa e Theon se ne stavano l’uno accanto all’altra, mangiucchiando e dando l’apparenza che stessero facendo commenti sulla danza degli altri partecipanti. Catelyn troneggiava su tutti loro, con un aspetto bello e solenne mentre si trovava accanto a Olenna Tyrell, che per l’evento aveva indossato anche lei il costume e sembrava trovarsi molto a suo agio nel ruolo dell’Ospite d’Onore.

All’improvviso, Sam le diede una gomitata sul fianco.

“Uhm? Brienne? Questo era nel programma?”

Brienne alzò lo sguardo, anche se era praticamente certa che si trattava di qualcosa che aveva a che fare con Jaime.

In un primo momento ebbe qualche problema a capire che cosa stesse accadendo. Margaery e Jaime sembrava che stessero litigando, ma non si riusciva a sentire cosa stessero dicendo. Dal modo come parlavano, sembrava quasi di assistere a un cartone animato. C’erano tanti movimenti con le mani e sussurri aspri. Sembrò che Margaery stesse cercando di baciarlo e che Jaime si stesse allontanando. Le altre persone avevano iniziato a notarlo. Brienne guardò in direzione di Catelyn e notò che aveva un’espressione divertita mentre li osservava. Attirò la sua attenzione e il sorriso sul suo volto diventò ancora più ampio. In quel momento dei campanelli di allarme iniziarono a suonare nella mente di Brienne.

“Io lo uccido,” decise.

“Uh oh,” rispose Sam, alzando un dito.

Brienne spostò lo sguardo e vide Jaime che si avvicinava verso di lei. Margaery stava fingendo di singhiozzare. Sansa si mise al suo fianco e l’abbracciò. Il sorriso di Jaime diventò sempre più ampio quando notò lo sguardo d’avvertimento sul viso della donna.

“Lady Brienne,” disse.

“Stalliere Brienne,” lo corresse. “Che cazzo stai facendo?”

“Che linguaggio poco appropriato per una lady,” rispose Jaime con un sorriso compiaciuto mentre fingeva di essere scontento. “Forse è per questo che non riesco a smettere di pensarvi.”

In quel momento avevano tutti gli occhi su di loro. La gran parte di loro era confusa. Alcuni sembravano essere deliziati. Sam stava battendo piano le mani, sembrando così leggero mentre rimbalzava sulle punte dei piedi come un bambino. Brienne si sentì improvvisamente confusa, come se si fosse separata dal suo corpo. Che cosa pensava esattamente di fare? Avevano ammesso di amarsi l’un l’altra. Avevano anche deciso di concedersi un’occasione. Non era certamente una persona che chiedeva grandi gesti come quello. Ovviamente li aveva desiderati, ma questo non significava che ne avesse bisogno.

“Che cosa stai facendo?” Chiese dolcemente.

Jaime le sorrise semplicemente.

“Nelle ultime settimane, mentre stavo corteggiando Miss Tyrell, tutto quello a cui riuscivo a pensare eravate voi e le estati che abbiamo condiviso qui anni fa, prima che fossimo separati dal nostro ceto e situazione sociale.”

“Questo è ridicolo,” rispose Brienne.

“Ma non ho mai smesso di prendermi cura di voi. Non ho mai smesso di amarvi. Anche il vostro tocco più innocente mentre sellavi il mio cavallo per me…”

“Io ti ucciderò.”

“… è stato abbastanza per riportarmi ai giorni più innocenti. In passato ho dato troppa importanza a quello che la mia famiglia pensava di me, di noi, e credo che voi abbiate fatto la stessa cosa.” Jaime inarcò un sopracciglio, guardandola. Brienne alzò gli occhi al cielo e lui, uscendo leggermente dal personaggio, soffocò una risata. “So che la mia famiglia e quella di Miss Tyrell si aspettano che io faccia il mio dovere chiedendole la sua mano. In questo modo uniremo le nostre famiglie, ma non sono mai stato una creatura molto razionale. Sono una creatura fatta d’amore e ti amo.”

Jaime si mise in ginocchio e Brienne trascorse qualche momento di panico totale. Che cosa cazzo stava facendo? Ma la mise subito a suo agio con un piccolo sorriso. La guardò nuovamente negli occhi. Ti fidi di me? Le chiese con lo sguardo. Lei annuì.

La scatola che Jaime tirò fuori dalla sua tasca era più grande di quella per un anello e questo la mise a suo agio, anche se si sentiva ancora tesa per la confusione nella sua mente e per la sensazione che provava nell’avere tutti gli occhi su do lei. Fortunatamente non si trattava di tutti i presenti alla festa, ma vi erano tutti quelli che si trovavano nelle loro immediate vicinanze e lei si chiese cosa riuscissero a vedere. Le persone esterne alla struttura sicuramente stavano pensando che si trattasse di parte della sceneggiatura. Ma i loro colleghi, quelli che conoscevano ormai da tempo lei e Jaime, cosa stavano pensando? Guardavano entrambi e vedevano qualcosa di impossibile in loro? O, per loro che li conoscevano meglio, la lora storia aveva senso?

Jaime aprì la scatolina e Brienne ridacchiò, sorpresa nel vedere che cosa ci fosse all’interno. Gli occhi le si riempirono di lacrime, consapevole che sarebbe stata molto imbarazzata per quella situazione più tardi.

Sulla superficie in seta color avorio c’era una chiave malconcia, quella con la stampa leopardata viola che lui le aveva preso per scherzo anni prima.

“Torna a casa, Brienne. Per favore,” disse Jaime.

Le sorrise, troppo felice per essere riuscito a farcela.

Brienne prese la chiave dalla scatola e la strinse tra le dita. Era qualcosa di familiare e dovette ammettere che le era mancata.

“Sì,” rispose.

Mentre la sua vista si annebbiava a causa delle lacrime che le riempirono gli occhi, rimase ancora una volta colpita dalla forza del sorriso di Jaime.

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