Evenstar

di Manuel Lanhart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Parla Elrond ***
Capitolo 3: *** Parla Arwen ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione A volte bisogna trovare il coraggio di porsi davanti a una scelta. Occorre seguire una strada, ignorando le altre e non sapendo cosa ci attende in questa. A volte dobbiamo agire sulla scia dei nostri sogni, e chi è tanto folle da inseguirli…si può definire un saggio. I rischi del futuro esistono, e sono imprevedibili, ma l’ansia di ciò che accadrà non ci deve spezzare le ali. Spiccare il volo è la magia più bella, ma si cade anche giù. E allora il vuoto invade l’anima: le chimere ti sbeffeggiano all’orizzonte, irraggiungibili, e chini il capo a terra abbassandoti alla vita: come osare alzare lo sguardo e guardare in faccia la verità? Piangi lacrime di sogni infranti, di illusioni cocenti e tra le mani non resta che la rabbia di aver perso. Gridi “perché?”, ma la sola risposta che sai darti è: sei un folle sognatore. Io mi reputerei grato, se sentissi da me una cosa del genere, e per quanto la tristezza mi possa riempire, negherei spazio al rimorso, poiché ho fatto ogni salto possibile per volare. A volte siamo mossi da quell’infinito dentro noi che si traduce in emozioni e passione, ascrivendosi a quanto di più profondo raggiunga l’animo umano. Dall’abisso di pulsioni interiori siamo innalzati alla gloria di noi, trovando la forza di vivere ciò che il cuore ci comanda. I pensieri sono il segnale che conduce alla verità, ma le emozioni giungono laddove altrimenti vi sarebbe il nulla se non fossimo in grado, se non volessimo portarci lì. Le nostre scelte sono l’esito di una lotta intrinseca all’io, l’uscita dal labirinto dell’indecisione. E talvolta, unendo la sensibilità al rifiuto della ragione, apriamo le porte a immensa felicità. Siamo orgogliosi di aver penetrato un mondo sospirato, a lungo cercato e infine trovato. Nell’istante sublime del volo, la percezione si annulla e ad occhi chiusi ci ritroviamo ad osservare un mondo inesauribile che scaturisce da noi. E’ la scelta giusta, il coraggio di averla effettuata. Il futuro è un passo più vicino, pur sempre ignoto, ma il futuro è carico di luce.

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Capitolo 2
*** Parla Elrond ***


Parla Elrond Sei destinata a giorni immortali, figlia, e vedrai le ere scivolare sul tuo viso senza osare toccarti. Lentamente la tua vita si protenderà verso una non-fine, quando perderai il conto degli anni, e allora sarai pronta ad un nuovo inizio. Conterai ancora e ancora le gocce del tempo, finchè ogni secondo si dileguerà nel passato e nel successivo, e tu non smarrirai il retto sentiero delle età. Ma i tuoi ricordi, figlia mia, resteranno verdi al di là del Mare, lontano dal sussulto di un uomo mortale. La speranza è giunta oltre il confine più remoto, e a te non resterà che veleggiare via dal buio, quando l’ombra coprirà persino il volto di Earendil. Dove credi di aggirarti, sotto cieli che non ti appartengono? Dove credi di vivere su questa sponda, se dall’Orodruin sprizzerà un nuovo moto di violenza? Dove credi di adagiarti, in vallate solitarie che piangono la partenza dei tuoi, la partenza di noi? Sento la tua luce affievolirsi col freddo dell’inverno, ma devi solo desiderare la vita, perché questa torni a scorrere per sempre nelle tue vene. Per un Anello le esistenze del mondo vengono sconvolte, anche quelle delle creature più piccole, che al pari dei Grandi soccomberanno all’avanzata di Sauron. Quella che ti mostro, Arwen, non è viltà, ma il coraggio di ammettere la Fine. Dopo che i Tre avranno cessato di essere, avremo un unico porto di salvezza, laggiù da Cirdan, ma sai che gli Elfi non hanno mai voltato il capo all’onore e alla lealtà. Siamo sempre stati pronti a impugnare l’arco, e lo siamo tuttora, benché le speranze siano riposte nelle esili spalle di un Hobbit, troppo gravose. Sai che molto probabilmente la morte è al varco per Frodo, e lui vi si sta dirigendo in rappresentanza di una razza ignara del Male, fatta eccezione per pochi, in nome di una terra accomunata dal pericolo. Io stesso ho riposto la fiducia negli Uomini, che si sono indeboliti, essendo cresciuta la brama d’immortalità e ridotta la durata delle loro vite. Gli Uomini di Numenor rimasti, in esilio, senza palazzo né confine, seguiranno la sorte dei loro avi, e Aragorn appartiene a loro. Se rifiuta di seguire la strada che il destino gl’impone, striscerà nelle tenebre, prima che il pugno di Sauron lo scovi e lo colpisca. Credo però che saprà riconoscere i sentieri delle Terre Selvagge che lo condurranno sul trono di Gondor, per quanto il viaggio sia irto d’insidie. Non esiste limite all’Occidente, se Sauron verrà abbattuto, se non la morte. E anche quando questa remota eventualità si avveri, che posto avremo, noi Elfi? Non conosciamo tutta la verità riguardo i Tre, non sappiamo se continueranno a brillare dopo il crollo di Mordor, e nonostante ci sia un’esile speranza di vittoria, non ci riguarda. Ben presto la Terra di Mezzo ci sarà preclusa, e calcheremo la sabbia di spiagge lontane… Se resti qui per amore di un mortale, taglierai la sorte che ci unisce, e cosa lascerai nel cuore di tuo padre, eccetto dolore e nostalgia eterna? Hai tua madre, ad Eressea, scruta l’orizzonte, in attesa che Arwen Undomiel illumini di grazia i nostri Padri. Non vuoi riabbracciarla? Verso chi hai indirizzato il tuo amore? Se resterai qui, figlia mia, tu non sosterrai il peso degli anni a venire. Lui si ergerà sulla gloria degli antichi Re, e il suo nome verrà accostato a quello di Elendil, mentre tu vivrai di gioia e di attesa di un fato ineluttabile. Anche nei momenti più felici un’ombra oscurerà il tuo sorriso, perché penserai che la morte è ogni istante più vicina. Siederai sul trono degli Uomini e accanto a te, emblema di una razza rinata, Aragorn ti stringerà con vigore la mano, finchè non diventerà troppo debole. A testa alta affronterà i perigli mortali, e fieramente giacerà nella tomba. E tu, piangendo, gridando invano il suo nome, fisserai gli occhi chiusi di colui che hai amato, spererai di sentire un alito di vita che si è invece dissipato, e chiusa nel tuo dolore ti aggirerai nei boschi abbandonati. T’inginocchierai sulle foglie ingiallite e pregherai di raggiungerlo. I tuoi piedi si muoveranno in un’ultima danza su musiche non suonate, su versi silenziosi. E ti accorgerai che nemmeno gli uccelli ti stanno ammirando e ti sdraierai su un colle avvizzito, circondato dalle stelle della notte più cupa. Tu morirai, Arwen, in nome di un amore che ti avrà accompagnato per tutta la vita, ed io piangerò senza fine.

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Capitolo 3
*** Parla Arwen ***


Parla Arwen La speranza, padre, è la sola guida a cui potremo affidarci in questi giorni di crepuscolo. Se ogni via è sbarrata, dobbiamo riporre fiducia e sperare, sperare che il sole torni a brillare. Il Male non soggiogherà quanto di buono abbiamo procurato a questa terra. Questa non è la fine, è l’inizio. La vita forse abbandonerà le spiagge mortali, e noi con essa, passando ad ovest, come un ricordo dei Tempi Remoti che lentamente sbiadisce, finchè di esso non sopravvivrà che una pallida eco. E quando questo accadrà, per me allora giungerà la vera sconfitta, essere costretta a guardare dalla poppa di una nave colui che amo con tutto il cuore e che tristemente si affannerà implorando i venti di non portarmi via da lui, camminando nella Terra di Mezzo da solo, perso nella memoria di anni che mai più torneranno. Ma non andrà così. U i vethed na i onnad. Non è la fine, è l’inizio. Forse la Sorte degli Uomini mi apparirà meno cupa di una qualunque vita nella luce al di là del Mare più lontano, insieme a lui. Il destino di tutti noi è riposto nella forza di una grigia compagnia, e di colui che trascina il suo Fardello. Hai ragione, padre: comunque la guerra si concluda, per gli Elfi il tempo dei canti è finito, sotto le foglie degli alberi che ingialliscono. Eppure non voglio andarmene. Voglio condividere il destino di Aragorn. Arriva il momento di scegliere quale strada intraprendere: io scelgo quella della mortalità. Che i miei anni cessino pure di essere eterni e che la saggezza accumulata lungo le stagioni di questo mondo si spezzi al sopraggiungere della vecchiaia. Io non partirò. Che tristezza, padre. Per cosa abbiamo lottato, se i giorni verranno obliati, se il tempo in cui abbiamo vissuto qui sarà sale vuote e rovine coperte di erba, se svaniremo con la nostra storia? Quale aspetto assumerà la terra, privata della magia di note arcane e di leggende vicine, dopo che, una da una, le memorie di una razza si spegneranno agli occhi dei mortali? A volte credo che il senso di una vita si esaurisca prima della morte stessa, e a parte rimpianto e illusioni, hai il nulla dentro. A volte capisco che, mortale o immortale, un’esistenza non penetrerà mai le nebbie che circondano i nostri sogni, e altrettanta durata avrà il dolore. Possiamo nutrire la speranza in cuore, è di noi farla sopravvivere, perché se morirà, ogni scopo sarà vano. Io ti amo, padre. Giungeranno sino ad Aman le note di una canzone mortale, note di mancanza e di desiderio inappagato? Ascolterai l’amore di una figlia? Si, ne sono certa. E lì, separato da me da acque non navigabili per tua figlia, stringerai le mani della madre e verserai lacrime, canterete tristezza, ma anche gioia, saprete che sono felice. Tu non resterai qui, per quanto lo speri intensamente. Andrai e volterai il capo verso di me dall’orizzonte. Un cenno della mano, un sorriso, e saremo divisi. Dobbiamo avere forza per sconfiggere il buio, per vincere noi. Si boe u-dhanna. Estelio han, estelio veleth. Ora è necessario che tu non cada. Credi in questo, credi nell’amore. Esso ti aiuterà a sopportare gli abissi, lasciati prendere per mano dall’amore che provi per me, e custodisci il ricordo di una figlia felice, non da sola. Sussurra dolcemente all’orecchio della madre l’affetto dell’eternità mutata in ineluttabilità, la riconoscenza di una figlia divenuta mortale. Guardami negli occhi, da sotto le vele della nave, e sorridimi, padre, e ti avvolgerà una dolce malinconia. Guardami, e non piangere. La morte non è la fine, ma il coronamento di un sogno vissuto fino in fondo. Guarda come tua figlia diviene donna, innamorata di un Uomo, per il quale non affronterà da sola le ere del mondo. Le brume del tramonto ti offuscheranno, e ciò che avrò di te sarà un flusso di ricordi, l’immagine di un Grande che crede nella libertà e mi ha dato fiducia, mi ha donato la speranza di amare. Ti amo, padre. Abbracciami, e trasmetti vita al mio cuore. Nota Le frasi in corsivo sono in Sindarin e sono tratte dalla canzone Evenstar, interpretata da Isabel Bayrakdarian (Colonna Sonora delle Due Torri, traccia numero 8).

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