My New World

di Ino_Nara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Era passato un po' di tempo da quando ero precipitata ad Eldarya e le cose stavano lentamente cambiando: alcune diventavano man mano più consuete, altre mi scappavano di mano. 
Ero riuscita a rendermi indispensabile, o almeno utile, seppur nelle cose più futili. Aiutavo spesso Karuto in cucina e finalmente cominciavamo a intenderci bene, così come Miiko apprezzava le mie pietanze senza più tenerlo nascosto.
Eldarya aveva tanto da imparare dal mio mondo quanto io dovevo imparare da lei.
Con il passare dei giorni mi ero accorta sempre di più che Eldarya non era quel luogo idilliaco e tutti rose e fiori che mi era parso, tutt'altro.
Cominciavo però ad abituarmici e a non sentire più troppo la mancanza di casa. Qui si stava bene e ora che cominciavo a sapermi difendere mi sentivo meno un peso per gli altri.
Mi stavo proprio allenando al ciliegio centenario con la mia arma, il martello consegnatomi da Jamon, quando una voce alle mie spalle mi bloccò.
“Sei in ritardo, come al solito. Ez', Valk' e io ti stavamo aspettando. Per fortuna sappiamo bene o male dove trovarti.”
“Si è già fatto così tardi? Accidenti!”
“Dai, muoviti, la mensa si starà pian piano riempiendo, e anche se i nostri posti sono tenuti liberi, non mi piace dovermi far spazio tra la gente.”
“Potremmo farci largo con il mio martello, sto imparando a maneggiarlo bene!”
Camminavamo uno affianco all'altro per le strade ormai deserte del Q.G., il coprifuoco, dopo essere stato tolto per un breve periodo, era rientrato in vigore, e io per sicurezza portavo sempre con me il mio bracciale di riconoscimento.
“Sai, sei davvero incredibile!”
Guardai Nevra con sospetto.
“Hai passato giornate intere a lamentarti della scelta dell'arma che Jamon ti aveva affidato, e ora non fai altro che allenarti con quel martello!”
Guardai un attimo a terra, poi per un secondo la lunga asta rosa del mio martello.
“Ho imparato a stare al mio posto Nevra, vedilo come un cambiamento dovuto alle missioni passate. Mi è stata affidata un'arma pesante, prima di giungere fin qui non sarei nemmeno mai riuscita a sollevarla. Avrei preferito ricevere un arco, avrei potuto attaccare da lontano, senza entrare in diretto conflitto con niente e nessuno, avrei visto la morte lontana dai miei occhi. È poi dai, Jamon ha avuto la gentilezza di darmi un martello ROSA, parliamone. Ma mi ci sono abituata e ci sto prendendo la mano, sento di diventare più forte ogni giorno che passa, ma potrebbe essere un'impressione.”
Alzai le spalle, poco mi importava, e tanto più sarebbe toccato a Valkyon giudicare i miei progressi.
Mentre parlavamo eravamo arrivati alla mensa e senza nemmeno chiedere nulla a Nevra mi ero avvicinata al nostro solito tavolo, raggiungendo Ezarel e Valkyon.
Appoggiai il martello a terra, vicino alla mia sedia e mi lasciai cadere su di essa.
“Ancora ti alleni? Non ti sei abituata alla tua inutilità, piccoletta?”
“Ez', lasciala in pace.”
“Certo papi, come vuoi.”
In quel momento ci raggiunse Nevra, che era stato trattenuto da alcune ragazze.
“Nevra, hai provato anche tu a dissuaderla dal combattere veramente con un martello rosa? Di cosa sarà fatto poi, perché lei riesca a collegarlo, gommapiuma?”
“EZAREL, TI HO DETTO DI PIANTARLA! O ti dai una calmata da solo, o ti faccio dimostrare la sua abilità con il martello. Pensa alle ragazze della tua guardia, che il massimo che abbiano mai fatto è essere usate da Nevra.”
Lo sguardo di Nevra passò rapido dal suo bicchiere agli occhi di Valkyon, per poi curvare di fuggire dall'ira di Ezarel.
“Ancora una della mia guardia?! Ma quando mai te la smetterai?! Vai a mordere le tue reclute, e non le mie, per carità!”
La serata stava andando a rotoli ed io ero stanca, stanca delle loro sciocchezze. Mi alzai da tavola e ringrazia i come al solito, di aver avuto riservato un posto al loro tavolo.
“Ma non hai ancora bevuto nulla, te ne vai già?”
“Si, si non preoccupatevi, ho solo bisogno di riposare.”
Uscii fa il mensa, raggiunse la sala delle porte e imboccai il corridoio.
Mi soffermai davanti alla sala del cristallo, sentivo strani rumori, d'un tratto la voce forte di Miiko; meglio andarsene.
Raggiunsi la mia camera ed entrai.
Doxa stava comodamente rannicchiato nel suo cantuccio, mentre Aletheia non era ancora tornata dall'esplorazione. 
Passai accanto al mio famiglio, toccandogli leggermente la testa, per poi raggiungere il mio beneamato materasso.
Avevo appena chiuso gli occhi quando sentii bussare alla porta.
Svogliatamente scesi dal letto e mi avvio di nella pelliccia che Valkyon mi aveva lasciato. Aprii la porta e fu proprio l'albino che mi trovai davanti.
“Ehm, Valkyon, che ci fai qui?”
Mi scostai dalla porta, per lasciarlo entrare, un secondo dopo la richiudevo alle mie spalle.
“Domani dobbiamo tornare in esplorazione nella foresta, Miiko ha avuto un presentimento e vorrebbe che verificassimo. Il tuo binomio dovrebbe essere Nevra, o forse Ezarel, no, no, è Chrome!”
Non sapeva quello che stava dicendo, lo guardai negli occhi.
“Valkyon, hai bevuto troppo. Il ritrovo è sempre alla grande porta per le quindici?”
“Esatto, si. E non ho bevuto troppo.”
“No? Il capo della mia guardia che conosco io non sarebbe mai stato così confuso, ha sempre le idee molto chiare.”
Proprio questo mi piaceva di più, era calmo, coerente e soprattutto sincero, non sprecata fiato per dare voce a parole in cui non credeva realmente.
“Conosci tanto bene il capo della tua guardia quanto poco conosci il vero Valkyon, sai?”
“Non credo proprio, sto imparando a conoscerti meglio in questo periodo, lo sai. E nonostante il capo sia alle volte molto più severo di Valkyon, le due personalità sono veramente simili.”
“Comunque ero venuto a dirti che vedo i tuoi progressi con il martello, e per quanto tu non abbia fiducia in te e non ne abbiano gli altri, io sono orgoglioso di averti nella mia guardia.”
“Soprattutto da quando uso un'arma pesante, no? Ricordo ancora cosa dissi quando ho dovuto superare il test per sapere chi si sarebbe occupato di me. Qualcosa tipo- presi fiato e cercai di imitare la sua voce- non entrerai mai nella mia guardia, non ti ci vedo proprio a portare un'arma!”
“E non ti ci vedo tutt'ora.”
“Ma hai appena detto che…”
“Il fatto che io non ti veda con un'arma non significa che tu non sia in grado di maneggiarla. Dico solo che da quando hai visto morire davanti a te l'hamadryade sono sempre più convinto che tu non possa passare oltre ad altre morti. Ma sai che non è stata colpa tua.”
“Non sopporto questo 'spreco' di vite, hai ragione, ma devo imparare a difendermi, mi hai già dovuto salvare troppe volte…”
“Non sono state tante.”
“Tre volte nel giro di pochi giorni Valkyon, e non ti ho nemmeno ringraziato abbastanza.”
“Non ne ho bisogno, lo sai. Ora ti lascio, hai bisogno di riposare e anche io. Buonanotte.”
Si sporse fino a darmi un bacio sulla guancia, e lasciò la mia stanza.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Alle quindici in punto mi presentai davanti alla grande porta, che era stata presa d'assalto da tutti i membri del Q.G.
Finalmente la porta venne aperta, e molti dei binomi uscirono in direzione della foresta.
Mi ritrovai sola nel cortile e le guardie sui bastioni mi guardavano incuriosite; avrei voluto urlare che non era colpa mia, che il mio binomio mi aveva abbandonato, che probabilmente non mi riteneva abbastanza per lui. Mi autoimposi una certa calma e respirai a fondo; mi stavo per dirigere da sola nella foresta quando mi sentii bloccata nei movimenti.
Ezarel aveva afferrato il mio martello.
“Non poteva capitarmi binomio peggiore, dannazione!”
“E smettila, so che mi adori piccoletta.” 
“Nei tuoi sogni Ezarel, e molla il mio martello!”
Lo lasciò andare all'improvviso, mentre ancora cercavo di portarmi avanti, facendomi cadere in avanti a terra.
“Ezarel, me la paghi!”
Senza una parola di più me ne andai verso la foresta e mi incamminai verso il cuore di essa. Ezarel mi camminava dietro, in silenzio, prendendo appunti sul suo taccuino.
“Quindi non mi parli?”
“Se non hai nulla di interessante da dirmi, no, non ti parlo.”
“Per niente?”
“Aiutami solo a cercare Cryllis, ho bisogno di parlare con lui.”
“Possibile che tu non sia in grado di trovarlo da solo con tutta l'aura che emana?”
“Non ho questi poteri, lo sai.”
“Per di là.”
Mi prese per un braccio e mi tirò fino a dove un tempo sorgeva l'albero di Yvoni; Cryllis era chinato a terra, stava piantando un nuovo albero.
Lo guardai, e nonostante non riuscissi a fare a meno di pensare che fosse un mostro e che avesse qualcosa che non andava, percepii la sua azione come qualcosa di estremamente nobile.
Mi inchinai di fianco a lui, posando una mano sulla sua enorme zampa.
Vedevo quel gesto come qualcosa di personale.
“Grazie…”
Cryllis si alzò, facendo imporre la sua figura sulla mia.
“Umana, che ci fai qui?”
“Quante volte devo dirti che sono mezza Faery? E poi chiamami Ghirsh dannazione! Sono venuta a chiederti qualcosa. Miiko ha un presentimento, ci ha mandato tutti in esplorazione, tu sai qualcosa?”
“Non a te, Ezarel seguimi.”
La sua voce cavernosa mi riportò ancora una volta alla realtà: nonostante fossi mezza Faery ero vista come una semplice umana, e per questo nessuno si sarebbe mai fidato di me, favoloso!
Ezarel seguì l'orso lontano dalla mia vista, dove non avrei potuto vederli ne tantomeno ascoltare ciò che avevano da dirsi.
Inizialmente mi sedetti a terra, ma più il tempo passava, più mi ripetevo che stavo perdendo tempo. Appoggiandomi al martello mi rialzai, per poi impugnarlo saldamente; presi a fendere l'aria così come Jamon mi aveva insegnato. 
Mi allenai per più di quanto avrei mai creduto, il sole cominciava a calare e di Ezarel ancora nessuna traccia. Cominciai a chiamarlo a gran voce, finché sentii una voce femminile pulsare all'interno della mia testa.
“Non è carino quello che stai facendo, anche noi hamadryadi abbiamo bisogno di riposare, taci!”
Non ne potevo davvero più di sentire queste voci, un giorno sarei scoppiata.
Cominciai a girovagare per la foresta nella direzione in cui Ezarel era andato via seguendo Cryllis. Al diavolo quelle stupide piante, lo avrei chiamato anche tutta la sera.
“EZAREL! EZAREL DANNAZIONE NON È UNO SCHERZO DIVERTENTE! SALTA FUORI! SUBITO!”
La foresta rimase silenziosa mentre la mia testa fu presa d'assalto da mille vocine petulanti che mi ripetevano di stare zitta.
“EZAREL!”
Un ultimo grido e fui colpita in pieno viso da un ramo.
“Dannata pianta, toccami un'altra volta…”
Mi portai una mano al volto, toccandomi dove l'hamadryade mi aveva colpito; di lì a poco avrei cominciato a sanguinare.
“EZAREL, SONO STUFA DEI TUOI GIOCHI, DOBBIAMO RIENTRARE!”
Venni colpita da un forte mal di testa, quelle stupide piante stavano urlando tutte in contemporanea nella mia mente.
“EZAREL, IL COPRIFUOCO!”
Un secondo dopo decine di rami mi furono addosso, fendevano l'aria per poi schioccare contro la mia pelle.
Ripresi controllo del martello e cominciai a muoverlo forte attorno al mio corpo, liberandomi da quel fastidioso legno che mi stava riempiendo di segni. Mi rialzai e corsi via, maledicendo Ezarel; raggiunse una radura isolata, senza piante e mi fermati a riprendere fiato, acasciata sulle ginocchia.
*Crick* 
Uno scricchiolio e di seguito un altro.
“Ezarel, sei tu?”
Nessuno rispose e mordendomi il labbro mi misi in posizione di difesa, il martello davanti a me.
Il secondo dopo un blackdog usciva dai cespugli e si scagliava contro di me.
Lo respinsi grazie alla lunga asta che sorreggeva la massa del martello, lanciandolo lontano da me; mi alzai velocemente, sbattendo poi l'arma a terra, come mi aveva insegnato Valkyon, per mettere paura alla bestia. Questa al contrario si si alzò e prese la carica per rivenirmi addosso. Corse nella mia direzione e io la aspettai pronta: all'ultimo momento chiusi gli occhi e colpii.
Tutto quello che percepii fu l'opposizione di forza che si infrangeva contro il mio martello e un guaito sofferente, poco dopo un tonfo, a peso morto.
Riaprii gli occhi guardando terrorizzata il blackdog che giaceva morto poco lontano dai miei piedi.
Presi a correre velocemente verso il Quartier Generale, passando tra gli alberi senza ritegno, calpestando tutto quello che era sulla mia strada: mi era stato spiegato che l'apparizione di quella bestia non lasciava presagire nulla di buono. Quando arrivai finalmente su per la collina, abbandonata alle mie spalle la foresta, la grande porta era chiusa.
Spaventata comincia a batterci i pugni contro e ad urlare. Finalmente una guardia si sporse dal torrione.
“Il coprifuoco è passato da un pezzo, cosa ci fate ancora in giro?”
“Io… oh cavolo! Ho bisogno di aiuto, aprite la porta! Devo parlare con Miiko!”
La guardia mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulle mie ferite, poi scosse la testa.
“Il regolamento è uguale per tutti, il Q.G. è chiuso, attenderai domani.”
“No, no, NO! EZAREL È SCOMPARSO!”
La guardia non si segnò nemmeno di guardarmi e scese di corsa ad aprire il portone.
“Muoviti Ghish.”
“Grazie!”
Sorpassai la porta, per poi lasciare cadere pesantemente il martello, creando un segno sul terreno. Cominciai a correre più forte che potevo e in poco tempo, stremata e ricoperta di sangue, con il fiato corto, entrai nella camera di Miiko, senza nemmeno bussare.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Dopo aver attentamente ascoltato i miei farneticamenti Miiko si alzò dal letto, vestendosi rapidamente. Si stava ancora infilando una scarpa quando mi trascinò nella sala del cristallo.
“Adesso datti una calmata, e spiegami tutto per filo e per segno.”
Si stringeva ancora la cintura quando improvvisamente suonò una campanella che non avevo mai notato.
A poco a poco arrivarono tutti: Nevra, Valkyon, Leiftan, Keroshane, Ykar, Alajea e pure Chrome. Karenn arrivò per ultima, strisciando i piedi.
Tutti mi guardavano con occhi pietosi. Lo sguardo di Valkyon mi trafiggeva alle spalle, Nevra voltava la testa, combatteva con sé stesso, doveva essere tutto il sangue a fargli effetto.
Presi fiato, e ancora ansimando raccontai tutto.
“Eravamo nella foresta quando ho chiesto a Ezarel di aiutarmi a trovare Cryllis, per chiedergli se lui avesse notato qualcosa. Cryllis voleva parlare con Ezarel e si sono allontanati da me. Io ho aspettato, ma è calata la notte. Lo stavo cercando, ma le hamadryadi mi hanno attaccato. Allora me ne sono andata in fretta, ma mi sono imbattuta in un blackdog.”
Nessuno però mi stava più ascoltando da un pezzo. Miiko mi guardava infuriata e anche senza il suo bastone, sprigionò più di una fiamma dalle sue mani.
“TU! Sei venuta fin qui è ci hai svegliati tutti per uno stupido scherzo di Ezarel?!”
“Ezarel è scomparso, non è uno scherzo!”
“Lo conosciamo tutti molto meglio di te, deve essere una delle sue trovate! Domani aiuterai Jamon a pulire le celle, magari ti passerà la voglia di credere a tutto quello che credi di vedere!”
Tutti intorno a Miiko parlottavano, erano bisbiglio di assenso. Ancora una volta nessuno era disposto a credermi; mi voltai verso Valkyon, cercando la sua approvazione, ma quando i miei occhi si scontrarono con i suoi lui girò la testa, non ricambiato la mia occhiata.
Sentii le lacrime farsi strada lentamente, andando a riempirli gli occhi. Con la vista offuscata presi coraggio.
“VOLETE ASCOLTARMI?! Non avete capito un alla parola di quello che ho detto?! Ezarel sarà anche l'elfo che tutti conosciamo, ma credete davvero che per un suo stupido scherzo avrebbe lasciato che mi facessero questo? E anche se fosse così…così, credete davvero che non sarebbe intervenuto quando sono stata assalita da un blackdog?!”
Miiko impallidì.
“Si Miiko, un blackdog. E con questo l'ho ripetuto tre volte, ma non vi degnate mai di ascoltarmi! Sono stufa di preoccuparmi per della gente che non si fida di me! Io adesso torno la fuori a cercarlo, voi fate quello che vi pare!”
Me ne andai quindi dalla sala, senza dire una parola di più. Le lacrime mi rigavano il volto e bruciavano a contatto con i tagli. Eweline cercò di bloccarsi in mezzo al corridoio, ma la schivai senza tanti complimenti.
“Hai bisogno di cure!”
“Ho qualcuno da salvare.”
Continuai a camminare fino alla porta, dove ripresi il mio martello, per poi uscire di nuovo in direzione della foresta.
Corsi fino alla radura di Yvoni, dove avevo perso le tracce di Ezarel l'ultima volta. Non ero mai stata nella foresta fino a tarda ora. Non da sola almeno.
Chiusi gli occhi e inspirai. Un attimo dopo Valkyon e Nevra erano al mio fianco.
“Potevo farcela da sola, potevate tornare ai vostri letti, se erano davvero più importanti di Ezarel.”
“Smettila Ghirsh.”
“Miiko ha svegliato tutto il Q.G. stiamo pattugliando l'intera foresta.”
“Oh…”
Un momento di silenzio imbarazzante. Mi passai una mano sul volto, asciugarmi lacrime sudore e sangue in un solo movimento.
“Nevra, lo senti il suo odore?”
“Che è, mi hai preso per un cane?”
“Non hai una sorta di super fiuto per il sangue?”
“In questo momento l'unico odore di sangue che sento è il tuo, messa come sei al momento. Comunque ho semplicemente dei sensi più acuti dei vostri, mica chissà quali superpoteri. Ma ho un buono spirito d'osservazione, e quei rami sono stati spezzati.”
“Sono stata io, quando quelle dannate piante mi hanno attaccato facendomi questo.”
“Maledette? Dobbiamo dare fuoco all'intera foresta?”
“Assonnate, ma guarda caso ora che ci siete anche voi non hanno nulla da dire.”
“Cerchiamo Ezarel. Nevra, vai per di là, io e Ghirsh setacciamo questa zona.”
“Valkyon, credo sia meglio dividerci in tre aree, sarà più efficace e rapido.”
“Ghirsh, tu sottostai ai miei ordini e ringrazia se non ti mando di volata in infermeria nelle condizioni in cui ti trovi. Devo poterti proteggere, lo sai.”
Sbuffai sonoramente, provocando una risatina in Nevra.
“Andiamo.”
Quest'ultimo si coprì il volto con il cappuccio, sfoderando un pugnale.
“Nevra.”
Valkyone lo richiamò indietro.
“Qualsiasi cosa sia, Miiko ha detto di non aver nessuna pietà.”
Con un segno del capo Nevra sparì tra le fronde degli alberi.
Seguii silenziosamente Valkyon ancora più profondamente nella foresta.
*Crack*
Ancora uno scricchiolio di foglie, questa volta più pesante.
“Valkyon, hai sentito?”
“Non è nulla, tranquilla.”
*Crick*
“Valkyon, questa volta?”
“Ghirsh, non stai entrando in paranoia?”
“FIDATI DI ME!”
Un susseguirsi rapido e improvviso di scricchiolii, vidi Valkyon farsi attento.  Un branco di blackdog ci fu addosso in un attimo.
“Ghirsh, dietro di me.”
Lo guardai un attimo negli occhi, per poi afferrare il mio martello.
Ci difendemmo al meglio. Era estenuante e i blackdog erano troppi.
Anche se l'ultima volta non era servito a nulla, decisic di riprovare: impugnato il martello a due mani, e con tutta la forza che avevo in corpo lo sbattei pesantemente a terra. Mi sembrò che il terreno vibrasse e un attimo dopo tutti i blackdog se ne stavano andando, con la coda tra le gambe.
Le ginocchia si portarono sotto il peso del mio stesso corpo, e caddi a terra violentemente, facendomi del male. Ero ancora aggrappata al martello, con le lacrime agli occhi e la mano di Valkyon sulla spalla, quando senti mo un gemito sommesso.
“Valk'…”
Lo guardai negli occhi dorati, dapprima preoccupata, poi con sempre più sollievo. Il ragazzo mi guardò preoccupato, probabilmente per il mio stato, ma subito dopo mi lasciò li in mezzo alla radura, per sparire tra le foglie. Tornò poco dopo con un Ezarel esausto tra le braccia.
“Chiama Nevra, per favore.”
“E come dovrei fare?”
“Vallo a cercare.”
“Valkyon, non riesco ad alzarmi.”
“Dannazione…”
Mi guardai le mani, erano sporche di sangue: le gambe non rispondevano più ai miei comandi, non le sentivo parte del mio corpo. Cosa si un taglio e vi passai le dita dentro, costringendolo a riprendere a sanguinare, urlando di dolore. L' eco dell'urlo fece il giro della foresta e ritornò a me: ora, oltre all'odore del sangue ormai secco di Ezarel, la radura aveva anche il mio, Nevra, soprattutto dopo il mio urlo, ci avrebbe ritrovati.
“Tu sei matta, matta da legare.”
“Per la missione…”
“Ghirsh, stai perdendo le forze? Rimani sveglia, ti prego.”
“Si…”
Valkyon si chinò su di me, baciandomi la fronte; un attimo dopo Nevra spuntava dalle fronde.
 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Mi risvegliati in infermeria, al fianco di Ezarel. Nella sala, rivolti di spalle dalla nostra prospettiva, stavano Eweline, Miiko, Valkyon e Nevra. Parlottavano fitto e non riuscivo a capire quello che dicevano.
“Miiko…”
Avrei voluto chiamare qualsiasi altro nome, avrei implorato Ezarel di farlo al posto mio se solo fosse stato sveglio.
Eweline si girò velocemente e costrinse tutti, Miiko compresa, ad uscire.
“Ghirsh, come ti senti?”
“Non mi sento le gambe, ma normale direi...”
“I tagli vanno meglio?”
“Pizzicano, ma non li sento, li hai curati come il calcio di Jamon?”
“Esatto, ti avevo detto che faceva sempre effetto.”
“E non puoi fare nulla per le mie gambe?”
“Posso, ma avevo bisogno che tu fossi sveglia e soprattutto ci ho messo tutta la notte a preparare questa opzione, data la mancanza di Ezarel. Sai, se non fossi tornata tu probabilmente sarebbe stato spacciato, oserei dire che i blackdog avrebbero bacchettato con il suo corpo.”
“Ma i blackdog non sono soliti stare lontani dalle persone?”
“Appunto, dobbiamo capire cosa sta succedendo nella foresta, e perché anche le hamadryadi hanno attaccato, e perché solo te.”
“Perché sono umana Ewe, prendiamoci sul serio, anche delle piante si sentono di avere più autorità di me, lo so.”
“Probabilmente si, hai ragione… Ma torniamo a noi! La pozione dovrebbe ristabilire il numero di manaa all'interno del tuo corpo, spero. Ma farà abbastanza male, purtroppo.”
“Non dovrebbe essere un problema, quello.”
Mi porge una opzione, che afferrai saldamente, per poi buttare giù tutta d'un fiato. Un formicolio, poi una grande fitta su tutte le gambe, insopportabile. Probabilmente la pozione Ossofast di Harry Potter sarebbe stata meno dolorosa.
Stringi le lenzuola tra le mani, cosi forte da farmi sbiancare le nocche, poi, improvvisamente, il dolore scomparve.
Provai a muovere un piede, rispondeva ai miei ordini.
“Grazie di tutto Eweline.”
Mi alzai dal letto, dirigendosi in fretta verso la sala del cristallo.
Tutti i ragazzi erano lì, era deprimente vederli tutti tranne Ezarel.
“Oh, accomodati Ghirsh.”
Nella sala non c'erano sedie e non mi sembrava consono appoggiarmi al cristallo, raggiunsi così i ragazzi, rifiutando l'invito di Miiko.
Sentii all'improvviso, mentre Miiko parlava, una mano passarmi lungo il fianco. Mi trattenni e non fossi nulla, Valkyon piegò la testa nella mia direzione.
“Puoi appoggiarmi se vuoi, credo che sarà lunga.”
Il discorso di Miiko, fu, come annunciato da Valkyon, decisamente lungo e non una sola parola di fece davvero spazio nella mia testa; diciamo piuttosto che entrarono da un orecchio per uscire subito dopo dall'altro. Ad un certo punto venni chiamata in causa.
“Questo è quello che abbiamo potuto dedurre dal rapporto di Valkyon, ma una cosa ci sfugge ancora: Ghirsh, come hai fatto a scuotere la terra?”
Allora il terreno aveva tremato davvero e non era stata solo una mia impressione. Ma non avevo idea di quello che era successo.
“GHIRSH, MI ASCOLTI?!”
“Io… io non lo so!”
Improvvisamente un rumore come di qualcosa che cadeva. Ci girammo tutti di scatto e ci trovammo faccia a faccia con l'Oracolo.
“Non è possibile…”
Miiko impallidiva, mentre i ragazzi si prostravano a terra. Rimasi immobile, impietrita, mentre l'Oracolo avanzava verso di me.
Allungò un braccio e dopo avermi sfiorato il viso indicò la mia persona, per poi dissolversi e lasciare cadere un frammento di cristallo.
Mi chiami a raccoglierlo, senza nemmeno pensarci.
“Perché lo stesso Oracolo del cristallo aveva un frammento? Non è un grandissimo controsenso?”
“Tu, deve esserci qualcosa dentro di te Ghirsh.”
Per un momento la paura che volessero sezionarmi si fece largo nella mia mente. Dov'era il mio martello quando ne avevo bisogno?
“Valkyon, il suo martello, dove l'hai lasciato?!”
Volevano anche disarmarmi, adesso?
Valkyon si allontanò da me, uscendo dalla sala per poi tornare con il mio martello tra le mani.
“Hai detto che era crepato, no?”
“Si, una crepa lungo il fianco.”
“Vai alla forgia e aprilo. Fai in fretta.”
Valkyon se ne andò senza dire un a parola; feci per seguirlo, quando le braccia di Nevra mi bloccarono.
“Non credo che dovresti andare, e dubito che Miiko ti lascerebbe farlo.”
Poco dopo Valkyon era di ritorno, il mio martello spezzato, tra le mani un frammento di cristallo.
“Miiko, c'era questo dentro.”
“Deve essere stata lei, per quello ha perduto manaa a sufficienza da non riuscire più a muoversi. Se è questo il suo potere, è un frammento di cristallo vivente.”
Senza segnare nessuno di uno sguardo uscii dalla sala, lasciando sbattere la porta. Giunsi fino in camera mia e chiusi la porta a chiave.
Mi buttai sul letto: respiravo a fatica, cercavo di trattenere le lacrime. Da quando ero arrivata, strappata brutalmente dalla tranquillità del mio mondo, avevo cercato di capire i loro problemi, di entrarvi dentro, avevo provato ad aiutare per trovare una soluzione. Quello che però ottenevo non era altro che entrare troppo nel problema, fino a diventarlo io stessa. Ero stufa, qualcuno avrebbe dovuto dimostrare il contrario di quello che pensavo, o costasse quel che costasse, avrei costretto Miiko ad aprire un portale, anche essendo a conoscenza di quello che le sarebbe costato. Volevo tornare a casa.
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


“Ghirsh…”
“Che ci fai tu qui? Io ho chiuso la porta a chiave.”
“E io ho la chiave.”
Tirai su col naso, per poi asciugarmi gli occhi dalle lacrime.
“Ghirsh, non hai fatto nulla di male, lo sai…”
Ributtai la faccia sul cuscino, mugugnando.
“Sul serio, non hai colpa…”
Un momento di silenzio, rotto dal mio respiro che si faceva pesante.
“Se non vuoi guardarmi Ghirsh, almeno parlami.”
“Devo parlarti?”
“Si, dimmi cosa c'è che non va.”
“Cosa c'è che non va? Ma lo vedi come mi trattate?
Da quando sono piombata qui, finendo nel vostro casino di mondo, non avete fatto altro che girarmi alla larga perché sono umana, e di me non ci si può fidare. Mi avete sbattuta in cella, poi mi avete costretta a sapere che in realtà non sono nemmeno umana. Non ho più una sola certezza, e nonostante ormai io sia una di voi, non mi accettate comunque. Mi mandate in missione con un ragazzino, famoso per la sua inaffidabilità, presso un popolo che nel mio mondo è conosciuto per le numerose uccisioni di uomini. Il ragazzino di cui sopra mi convince a bere una pozione che mi induce una mutazione che non va nemmeno a buon fine, perciò rischio di annegare. Vi fingete tutti carini e coccolosi, fino allo spiacevole inconveniente con quella…quella cosa, che cerca anch'essa di uccidermi. E poi, gentilmente Miiko mi affida come missione quella di ripulire i suoi resti. Oltre al danno la beffa.
Questa sera ancora una volta vengo attaccata, e vedo ben più di un blackdog, devo proprio essere maledetta! Inoltre, uno dei capi delle guardie scompare, ma nessuno mi vuole dare ascolto perché io sono umana, non capisco le cose di questo mondo, sono un'idiota e non ci si può fidare di me.
Poi guarda caso avevo ragione, ed è anche grazie a me che riusciamo a salvare Ezarel. Non a caso sono ricoperta di sangue da testa a piedi, e le mie gambe paiono rotte, ma nessuno che si preoccupi di chiedermi come mi sento. Nessuno. L'unico problema è capire come ha fatto un'umana a difendersi, poiché credete che sia una cosa impossibile. Poi appare quell'Oracolo, che non fa altro che peggiorare la situazione. Da umana divento una fabbrica di frammenti di cristallo che cammina. E mi chiedi cosa c'è che non va?
Da quando sono in questo mondo ne ho sentite dire di tutti i colori sul mio conto, mi è stato fatto buon viso a cattivo gioco, sempre, anche dalle poche persone che mi ritenevo vicine.
Ah, e non dimentichiamo il fatto che io non possa tornare a casa perché per voi aprire un portale sarebbe un rischio troppo grande. Io lo comprendo, davvero, ma allora smettete di trattarmi come se fossi qui per mio volere, per infastidirvi appositamente! Io qui ci sono piombata per sbaglio, potreste mostrare un po' di compassione per qualcuno che ha perso tutto quello che aveva!
Non chiedo tanto, vorrei solo poter scollarmi di dosso certe etichette. Non voglio essere un'umana, né una Faery, né tantomeno una sorta di congegno di cristallizzazione di manaa; voglio solo che in me voi vediate Ghirsh.”
“Io non so cosa vedo, non lo so ancora, ma vedo qualcosa che mi piace. Qualcosa che non è umana, né Faery, né cristallo. Qualcosa di cui semplicemente ci si può fidare.”
Si alza dal letto, e senza una parola, lasciandomi un bacio caldo sulla fronte, se ne va.
Mi ributto sul letto, noncurante di sapere se abbia richiuso o no la porta. Sospiro e inspiro profondamente, cercando di regolarizzare il mio cuore. Con le poche forze che mi rimangono in corpo mi slego il mantello, lanciandolo su una poltrona poco distante dal letto, tolgo la collana che appoggio sul comodino insieme ai braccialetti e vari anelli. Non ho forza di cambiarmi, ma la lana soffice del maglioncino e la pelle morbida dei pantaloni non mi incentivano neppure a farlo. Dormirò così e poco importa, non ho forza di sciogliere la pesante treccia in cui sono legati i miei capelli. Viva il torcicollo.
Mi ristendo sul letto, lasciandomi cadere a peso morto, chiudendo poi gli occhi.
Poco dopo una mano mi accarezza la schiena. Non ho bisogno di guardarlo per sapere che è Valkyon; un secondo di silenzio e mi sento afferrare i capelli. Toglie l'elastico e inizia a disfare la treccia: man mano che le ciocche mi ricadono sulla schiena mi sembra di sentir sparire ogni pensiero dalla testa. Quando la treccia è interamente sciolta mi prende di nuovo tutti i capelli, e beato lui che li riesce a tenere con una mano sola, perché l'altra la lascia scivolare tra di loro, come per pettinarli; li stringe e con qualche difficoltà riprende ad intrecciarli in una treccia classica, anche lasciata un po' lenta: l'ideale per dormire!
Si passa tra le dita le ciocche più corte, le sistema dietro al mio orecchio.
“Dovresti smettere di intrecciare delle trecce all'interno della treccia. Oltre a essere un tremendo trip è anche abbastanza pesante, ti ho detto che non è l'ideale per le missioni.”
“È comodo, li accorcia parecchio e sono più libera nei movimenti, ma grazie.”
Mi lascio rotolare sul fianco, posando gli occhi nel suo sguardo dorato, sorridendogli.
“Non saresti dovuta scappare via così, lo sai…”
“Piuttosto spero che tu abbia riparato il martello.”
“Non eri sicura che lo avrei fatto? Non lascio le mie reclute disarmate.”
“Ammetti anche che sono l'unica tra le reclute della tua guardia che senza un'arma non si saprebbe proteggere.”
“Armata o disarmate saresti sempre protetta, qualsiasi cosa succeda, tu sei la mia recluta, presa così per come sei.”
Rapidamente mi prende il viso tra le mani, poi si blocca a guardarmi attentamente. Stesa sul letto non posso vedere altro che lui, così vicino. Le sue mani grandi e calde, irruvidite dal troppo lavoro alla forgia, mi stringono il volto, facendomi sorridere istintivamente; alcuni dei suoi capelli mi solleticano il collo.
Storce il capo senza staccare gli occhi dai miei, sembra confuso: sposta lo sguardo sul mio sorriso, chiude gli occhi e si abbassa sulle mie labbra.
Inizialmente rimango ferma, sento tutto il corpo irrigidirsi, bloccarsi, morto; poi il caldo lo pervade, riprende vita e ho la forza di muovermi ancora: porto le braccia ad allacciarsi dietro al suo collo e ricambio il bacio.
Domani sarà una cosa sbagliata, mi eviterà per tutto il Quartier Generale, non mi rivolgerà parola per mesi, eviterà il mio sguardo, ma ho egoisticamente bisogno di sentirmi amata.
Lascia scivolare le sue mani dal mio viso fino a prendermi per la vita, per poi staccarsi dalle mie labbra.
“Scusami, non so che mi sia preso…”
Guarda dritto davanti a sé, il muro della mia stanza improvvisamente diventa irresistibile.
“Guardami…”
Appoggio una mano sulla sua coscia, arrossisce.
“Valkyon, guardami.”
Scuote impercettibilmente la testa, al ché allungo le mani fino al suo volto costringendolo a seguirmi fin sopra di me.
Sbatte le palpebre e mi fissa, i suoi occhi sembrano avere una luce nuova.
“Credo sia tardi, buonanotte.”
Ancora con le dita affondate nel suo viso mi tiro su, baciandolo sulla guancia, soffermandomici dolcemente. Sorride.
“Buonanotte, piccola recluta.”
Mi bacia la fronte e si alza dal letto, lasciandomi sola nella stanza.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Doveva essere da poco sorto il sole quando la porta della mia camera venne spalancata e io mi svegliai bruscamente, scattando seduta. Mi portai le mani al volto, coprendomi dalla luce fioca che entrava dalle mie finestre opacizzate. Non appena me ne fui abituata aprii gli occhi, voltandomi a guardare in direzione della porta. Nevra stava lì, sullo stipite, i vestiti indossati alla rinfusa, la sciarpa che gli ricadeva dalla spalla. Riprendeva fiato, doveva aver corso per tutto il corridoio.
"Si è svegliato!"
Senza bisogno di una sola parola di più portai la mano alla pesante coperta, scostandola in un solo movimento, ringraziando di non essermi spogliata la sera prima; misi un piede a terra, e mi piegai verso il basso, cercando gli stivali.
Nel frattempo Nevra continuava a ripetere tra sé e sé, quasi piu per convincimento personale: "Ezarel si è svegliato, è sveglio."
Afferrai il bicchiere di latte e miele appoggiato sul comodino, e lo buttai giu in un sorso, raggiungendo poi il ragazzo moro alla porta.
"Possiamo andare a vederlo?"
"Ti avrei chiamato? Muoviamoci."
Nonostante la strada dalla camera all'infermieria fosse ben poca, sembrò interminabile. Mi sentivo strana quella mattina, da quando avevo messo piede fuori dal letto, e non era solo per il repentino risveglio di Ezarel; la testa mi girava, non riuscivo ad essere concentrata, e uno strano malessere mi si stava dilagando nel petto, divorandomi, come solo un cattivo presentimento avrebbe saputo fare.
Quando arrivammo nella saletta, che era ancora impregnata dall'odore di disinfettanti e erbe curative, Ezarel era seduto sul suo letto, gli occhi chiusi. Nessuna traccia di Ewelein. Guardai per un attimo Nevra e lo tirai in disparte, dietro una colonna.
"Dove sono tutti gli altri? Possiamo parlargli prima dell'arrivo di Miiko?"
"Sono passata a chiamarla prima di svegliare te; stava parlando con Leiftan, ha detto che ci avrebbe raggiunto appena finito; in ogni caso non ho intenzione di aspettarla, adesso che Ezarel è sveglio!"
Si spostò velocemente, ritornando a guardare nella direzione del compagno.
"Ma sei sicuro che sia sveglio?"
Più lo fissavo e più mi sembrava immobile, freddo, statuario.
"Ma certo! Insomma, è un elfo, si, ma come potrebbe dormire in piedi?"
Ci avvicinammo ancora un po', esitanti, verso il ragazzo che ancora rimaneva seduto, ad occhi chiusi.
"'Ez"
Nevra lo scosse leggermente, toccandogli la spalla, lui non ebbe reazioni.
"Ezarel?"
Il mio tono risultava preoccupato, la voce tremante.
"Sto bene adesso, sto bene."
La voce di Ezarel era flebile, ma ferma e sicura di sé come al solito; ancora non apriva gli occhi.
Mentre ci rispondeva, Ewelein comparve da uno stanzino che si affacciava sull'infermeria. Si avvicinò al letto squadrandoci dalla testa ai piedi, ma senza dire una parola. La scena doveva apparire ridicola, Nevra era vestito alla rinfusa, i miei vestiti erano stropicciati come erano disordinati i miei capelli; entrambi stravolti, a parlare ad un corpo immobile.
Rimanemmo immobili a nostra volta vedendo che Ewelein puliva gli occhi di Ezarel da una strana sostanza, lasciando la sua pelle, già diafana, ricoperta di tagli e scorticature con i quali avevo avuto a che fare io stessa. Rabbrividii, distogliendo lo sguardo da Ezarel, per portarlo alle mie braccia e alle mie gambe, ricoperte degli stessi lividi.
Nella saletta giunse finalmente Miiko, che non parve affatto sorpresa dalla situazione di Ez.
"Come ti senti, ora?"
Nevra si piegò al mio orecchio, per sussurrarmi che Miiko era con lui, quando riprese conoscenza.
"Non riesco ancora a farti sapere quello che vuoi Miiko, non ricordo nulla dei luoghi in cui sono stato."
Forse non prestavo abbastanza attenzione alla situazione e alle parole di Ezarel, perché la mia mente fu catturata da altri pensieri; chissà cosa stava tentando di cucinare Karuto per infestare così l'aria con un tale odore, doveva aver bruciato tutto.
"Nessunissimo particolare? Basterebbe una piccolezza per mandare una squadra in esplorazione!"
"Ti ho già spiegato che le hamadryadi mi hanno colpito dal momento in cui mi sono ritrovato solo. Sentivo solo le urla di Ghirsh, ma non riuscivo a muovermi, mi avevano bloccato tra i loro rami. Persi conoscenza, ma un attimo prima mi sentii trascinare via. Quando mi svegliai non potevo capire dove fossi, non riuscivo a toccare nulla. Non so cosa dirti Miiko!"
La voce di Ezarel cominciava a panicare e Miiko chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro; lasciò uscire tutta l'aria in uno sbuffo.
"Va bene, scusami ancora."
Fece per andarsene, quando le sopracciglia di Ezarel si aggrottarono.
"Però, ricordo un forte odore acre e dei versi, profondi, gutturali."
Miiko stava per rispondere, quando mi intromisi, spinta dal dubbio.
"L'odore acre, potresti definirlo meglio?"
"Non sono mai stato bravo con i profumi."
"La più piccola cosa Ezarel..."
Nevra mi tirò per un braccio, "Non mi sembra il caso di insistere, Ghirsh."
"Ragazzi, è importante, voi non sentite niente? 'Ez, quell'odore può sembrare il tanfo che sprigiona dalla cucina di Karuto quando qualcosa va storto? Legna carbonizzata, carne putrefatta e bruciata qualcosa del genere?"
Improvvisamente la presa di Nevra sul mio braccio si allentò, e istintivamente guardai nella direzione di Miiko che mi stava osservando come stessi farneticando.
Nevra mi guardava, ma sembrava confuso, quasi come se mi stesse dando fiducia ma non potesse dirlo di fronte a Miiko.
In quel momento Valkyon irruppe nella sala, chiamando Miiko, che era richiesta da Leiftan alla Sala del Cristallo. Abbandonò la sala, e io e Nevra, dal canto nostro, dopo aver salutato Ezarel promettendogli che saremmo tornati a fargli visita, facemmo lo stesso.
Stavo percorrendo il corridoio quando Leiftan mi bloccò, convocandomi in riunione con tutti gli altri. Mi rifiutai di andare e lui trovò modo di insistere, riferendomi che l'Oracolo fosse sveglio e volesse parlarmi. Senza degnarlo di una risposta continuai sulla mia strada, arrivando davanti alla mia camera, dove trovai Jamon davanti alla porta.
"Jamon porta Ghirsh da Miiko."
"Jamon, non ho intenzione di entrare un'altra volta in quella sala per parlare con quel coso. Non ho più la pazienza necessaria per sentirmi dire chissà cos'altro. Spostati di lì e lasciami entrare."
"Ghirsh deve andare."
"Ma non ci andrò, ora lasciami stare."
Si mosse rapido, nonostante le sue dimensioni, e mi afferrò per la vita, appoggiandomi alla sua spalla, tenuta stretta dal suo braccio; mi dimenai e lo colpii con quanta potenza avevo in corpo, scalciando e tirando pugni, ma niente da fare, riuscì a trascinarmi fino al cospetto dell'Oracolo. Appena i miei piedi toccarono terra, questo mi si avvicinò, giungendo a sfiorarmi i capelli. Mi si fermò di fronte, e si mise a parlare in una lingua che non comprendevo; girai la testa, a destra e a sinistra, ma continuavo a vedere dipinto sul volto di tutti lo stesso sgomento. Miiko aveva assunto un colorito giallognolo e si teneva una mano alla fronte.
D'un tratto le mie narici vennero nuovamente invase da quello strano odore di bruciato, di marcio, di morto, esplose un gran boato e una voce profonda arrivò chiara alle orecchie di tutti, erano lamenti senza senso. L'Oracolo si guardò intorno, spaventato e tornò rapido all'interno del suo Cristallo.
Tutti i capi delle Guardie e tutti coloro che come me erano stati convocati all'assemblea ebbero un sussulto e poi, senza una sola parola, corremmo tutti fuori dal Q.G.
Ci trovavamo nei pressi del ciliegio quando un ennesimo forte scoppio fece oscurare il cielo, limpido fino ad un minuto fa. L'aria smise per un momento di tirare, poi soffiò un forte vento gelido. Il cielo era nero, l'odore acre si diffondeva, e una risata gutturale veniva trasportata dal vento. Miiko si guardò un attimo intorno, scrutando i volti di ognuno di noi.
"ALLE ARMI, PRESTO!"
Ci disperdemmo, chi a destra, chi a sinistra, la maggior parte di noi correva verso il Quartier Generale, e si affrettava a raggiungere le proprie stanze per recuperare il proprio equipaggiamento.
Quando arrivai in camera mia, piegata sulle ginocchia, stremata e con il fiato corto, il mio martello era lì, pronto, al centro della stanza, sorretto dall'uomo mascherato.
 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Mi guardava, nella penombra che entrava dai miei vetri mosaicati, gli occhi che brillavano alla luce proveniente dall'esterno della camera.
“Ashkore…”
“Ghirsh, stavi cercando questo?”
“Dammelo! Cosa sei venuto a fare qui?”
L'uomo mascherato reggeva il mio martello e lo rigirava tra le mani. Mi guardava, in silenzio, con un sorriso macabro sulle labbra.
"Vieni con me, prendi le tue armi e usciamo dal Quartier Generale. Non hai la minima idea di quello che sta per succedere."
"E perché tu invece sembri saperlo molto bene?"
"Non vuoi sapere cosa sta arrivando. Esci dal Q.G. seguimi o vattene da sola, non ha importanza, ma scappa di qua prima che sia troppo tardi."
"Permettimi almeno di avvisarli, dimmi di quale pericolo devo metterli al corrente."
"Dopo quello che hanno architettato contro di te, credi che possano meritare il tuo aiuto? Vuoi davvero permettere loro di salvarsi?"
"Se potessi punire l'Oracolo lo farei, ma loro non hanno colpe... Ma ora lasciami andare, devo aiutarli, prima che come dici tu, sia troppo tardi."
"Scegli bene le tue azioni, e calibra le tue parole ragazza, stai attenta e forse potremo rivederci."
Detto questo si ritirò nel buio della mia stanza, lasciando cadere il mio martello con un tonfo sordo e uscì dalla finestra; seguii il suo percorso tra gli alberi, ma ben presto mi fu impossibile riconoscerlo tra le fronde.
Uno strano presentimento, quello stesso presentimento che mi aveva afflitto quella mattina, mi invase. Forse, per una volta, avrei dovuto dare retta all'uomo mascherato. Doveva per forza esserci un motivo, doveva voler qualcosa da me, doveva sentirsi in dovere di farlo, perché mai una volta ciò che mi aveva detto si era rivelato sbagliato.
Mi avvicinai alla finestra e provai a richiamarlo, nonostante i miei occhi non fossero più in grado di vederlo.
"Vengo con te!"
Gridai a pieni polmoni, ma nulla sembrava riportarlo indietro. Mi sporsi un'ultima volta e cercai di ribadire il concetto, ma nuovamente quel nome uscì dalla mia bocca.
"Ashkore!"
Dopo un istante le corna nere della sua maschera erano sotto la mia finestra. 
"Vieni ragazzina, muoviti."
Aiutata dall'asta del martello riuscii a calarmi dalla finestra e seguirlo, correndo tra foglie e radici che si susseguivano sul terreno.
Improvvisamente qualcosa che brillava tra le sterpaglie attirò la mia attenzione. Mi accasciai a terra, piegata sulle ginocchia e prudente, scostai le foglie morte. Era un frammento del cristallo. 
Lo afferrai, e senza pensarci lo misi in borsa e ripresi a correre; lungo la strada mi fermai più e più volte a raccoglierne fino a quando, giunta davanti alla porta del Quartier Generale, non ne trovai uno considerevolmente più grande degli altri. La mia corsa si arrestò definitivamente. Non poteva continuare così. Stava succedendo qualcosa di enorme, mille volte più grande di me, ma non potevo abbandonare tutti gli altri. Guardai l'uomo mascherato, e senza una parola, gli voltai le spalle.
Corsi a perdifiato per rientrare al Q.G. più in fretta di quando pochi minuti prima lo avevo abbandonato, ma al mio ritorno la Sala del Cristallo era vuota, e Miiko praticamente introvabile: corsi per tutti gli scalini fino alle segrete, controllai la forgia, il laboratorio, la biblioteca, ebbi perfino in coraggio di cercarla in infermeria, ma di lei nessuna traccia.
Tenendo stretto tra le mani il mio martello, decisi di uscire in direzione del chiosco, che sarei arrivata fino alle porte per trovare almeno qualcuno; dovevo avvertire in qualsiasi modo i vertici della Guardia Scintillante della gravità della situazione.
Il cortile era inondato di voci che urlavano, chi dirigeva le operazioni di messa in sicurezza, chi chiamava a gran nome il figlio, altri che piangevano; tra gli altri rumori, era possibile distinguere il frastuono di un combattimento.
All’improvviso, il silenzio.
Al ciliegio centenario Nevra e Valkyon combattevano contro ombre nere, incorporee, inattaccabili: nuvole di pece, dall’odore acre, terribili, dai scintillanti occhi violacei. Poco importava quanto forte Valkyon colpisse i suoi nemici o quanto Nevra fosse più rapido di loro, ben presto furono accerchiati da un fumo denso e scuro, sconfitti, abbattuti, riversi a terra.
Senza riflettere un solo secondo mi gettai in mezzo a quella nebbia brandendo il mio martello, fendendo l’aria, come se essa fosse colpevole della disfatta dei ragazzi. Ben presto anche io fui accerchiata, i polmoni impossibilitati dal trovare ossigeno.
Un colpo, poi un secondo più forte del precedente, ma ancora non riuscivo a capire come quei mostri incorporei riuscissero ad attaccarmi, ne da quale direzione provenissero le sferzate che ricevevo.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, nel quale l’unica cosa che riuscivo a sentire erano le urla dei ragazzi, un colpo più forte dei precedenti, mi fece sperare che fosse finalmente tutto finito. Una forza estranea mi aveva invaso il petto, pugnalandomi il cuore, stringendolo in una morsa di ferro, arrestando per un secondo i miei battiti accelerati, attanagliando tutto il mio corpo, che sembrava non appartenermi più. Mi sentii svuotata, come se l’anima stesse abbandonando la mia persona, esalando l’ultimo respiro.
Improvvisamente i miei piedi persero il contatto con il terreno, il mio corpo morto sollevato da terra, librato in aria, ma sempre accerchiato dalle ombre e dal fumo, poi un grido estraneo alla mia stessa gola, portavoce del dolore indescrivibile che sentivo, mi scappò dalle labbra. In quel momento una folgorante luce blu squarciò le tenebre che mi opprimevano, costringendole a scappare, dileguarsi il più velocemente possibile: ripresa la concezione di tutto quello che mi stava attorno, vidi i combattimenti arrestarsi, i presenti abbassarsi e ripararsi il viso da quelli che sembravano frammenti del cristallo, apparentemente sprigionati da me. Il secondo successivo l’Oracolo interruppe la battaglia, palesandosi in mezzo a noi, avvicinandosi fino a quasi a sfiorarmi il viso, per poi darmi le spalle e chinarsi a raccogliere da terra un frammento di cristallo, poi un secondo e così fino a riempirsene le mani, fermandosi a fissare con sgaurdo perso quanto portava tra le mani.
“Fermati, ti prego, torna al sicuro!”
Nel cortile apparve Miiko, trafelata dalla corsa che aveva dovuto fare dalla sala del cristallo fino al grande ciliegio che troneggiava al centro del cortile.
“Lascia i frammenti, saremo noi a riportali al sicuro e a far tornare il Cristallo al suo antico splendore, fidati! Torna al sicuro, ti prego!”
Mai, dal momento del mio arrivo, avevo visto Miiko supplicare qualcuno in questo modo, in verità non l’avevo mai vista preoccuparsi per qualcuno di diverso da lei e dalla sua reputazione come capo della Guardia Scintillante.
Ma l’Oracolo, non curante di lei, continuava a fissare i rammenti che teneva tra le mani, per poi avvicinarsi ai capi delle guardie, che si trovavano poco lontani dal punto nel quale stavo fluttuando, ma immobili, come pietrificati dalla sua presenza. Prese i Cristalli a due a due e dopo averli fatti in qualche modo brillare della loro luce intrinseca, li avvicinò ai petti dei ragazzi che le stavano di fronte, esponendoli ai loro effetti, inglobandoli nei loro cuori. Poi si volse nella mia direzione, avvicinandosi a me, ma lasciando tra di noi la distanza di qualche metro; sollevò le braccia e guardandomi pronunciò qualcosa che per me risultava del tutto incomprensibile, poi, d’un tratto, come era apparsa, scomparve.
Sotto lo sguardo stupito di tutti, le decine di frammenti che erano rimasti a terra si librarono in aria, prendendo a vorticare freneticamente intorno al mio corpo, del quale continuavo a non avere ancora sensazione; giravano e giravano, sempre più forte, sempre più velocemente, facendomi scoppiare il cervello, accecandomi con la luce che sprigionavano.  Sentii in quell’istante gli ultimi manaa che mi tenevano cosciente scivolare via dal mio corpo, andando ad unirsi ai cristalli, che improvvisamente cambiarono la loro direzione, andando a dirigersi verso di me, con tutta la potenza che avevano accumulato dal loro frenetico vorticare. Chiusi gli occhi e sentii il mio corpo cadere, schiantarsi rovinosamente a terra, evitando un contatto più forte del dovuto solo grazie alle braccia dei ragazzi che erano accorsi a sorreggerla. Svuotata dai manaa, mi era impossibile fare un qualsiasi movimento, respirare sembrava impossibile e anche gli ultimi barlumi di conoscenza abbandonavano il mio corpo.
Buio.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Quando ripresi conoscenza mi trovai immersa nel buio.
Lentamente, molto più lentamente del normale, i miei occhi cominciarono ad adattarsi all’oscurità che mi circondava, ma nulla di quello che doveva essere al mio fianco finì per farmi capire dove realmente mi trovassi. Cercai allora di muovere un muscolo qualsiasi del mio corpo, ma oltre a richiedermi uno sforzo immane, nulla sembrò rispondere al mio comando. Improvvisamente avvertii freddo, e una particolare umidità che impregnava l’aria; tesi quindi le orecchie, alla ricerca del più piccolo rumore che potessi captare, del minimo spostamento d’aria che potesse indicarmi la presenza di qualcuno.
Mi sembrava di percepire un lieve rumore che andava e veniva, sempre sulla stessa tonalità, come una ninna nanna che ti culla, ti accompagna, e mi sentii rilassata, dovevo trovarmi vicino ad una fonte d’acqua. E allora perché il buio e il freddo, come mai il sole non mi baciava la pelle e i miei occhi parevano ciechi?
D’un tratto capii, e rimasi delusa dal mio stesso pensiero: ricominciava tutto da capo.
La Guardia Scintillante mi aveva di nuovo rinchiuso nelle prigioni, intrappolata in una cella sospesa sull’acqua per impedire la mia fuga. In quel momento sperai con tutto il cuore che Ashkore venisse a liberarmi, come aveva fatto al mio arrivo ad Eldarya, ma di lui nessun traccia: effettivamente sembrava come se mi avessero abbandonato al mio destino, in una fredda ed umida gabbia per uccelli.
Ed ecco che la mia testa prese a viaggiare nei ricordi, rivivendo le sensazioni del mio arrivo, sentendo l’acqua entrarmi nei polmoni poco prima di essere salvata dall’annegamento, il sapore del sale sulla mia pelle dopo essere stata trascinata in acqua da Colaia… Enthraa!
Cominciai a chiamarla a gran voce, e dopo numerosi richiami, sentii il suono delle acque venire mosse; un secondo dopo le luci soffuse della prigione si accesero, e dopo essermi abituata a quel fievole bagliore, la vidi apparire davanti alla mia cella.
“Enthraa, ti prego, fammi uscire!”
“Non posso, piccola umana, sono gli ordini di Miiko.”
“Apri la gabbia, ti prego, sai che di me ci si può fidare.”
“So che sei stata molto utile alla Guardia, ma non posso trasgredire agli ordini”
La guardai con lo sguardo di chi ne ha vissute tante e sperava di averle vissute tutte, con lo sguardo di chi non aveva più speranza, era stanco di tutto.
Entrhaa, visibilmente a disagio, riscomparve nelle acque scure che circondavano la mia cella e tutte le altre, fortunatamente vuote.
Ora che le luci erano state accese, riuscii a guardarmi intorno e impressi nuovamente nella mia mente le fattezze di quel luogo, ogni piccolo particolare, esaminando ogni angusto angolo: il tempo sembrava non passare mai.
Dopo quella che sembrò un'eternità, fui in grado di sentire dei passi scendere giù per gli scalini.
Il volto di Miiko era livido, arrivava a competere con la parte superiore del suo body, le fiamme ardenti fuoriuscivano dal suo bastone, le stingeva con la mano libera quasi a volerle soffocare.
Stava per esplodere.
Arrivò davanti alla mia cella, senza guardarmi nemmeno di sfuggita, ma comunque la testa alta. Faceva lunghi respiri, come a volersi calmare.
Il silenzio la faceva da padrone.
Riuscii a percepire altre due paia di piedi correre giù per gli scalini, molto più frenetici di quelli di Miiko.
Ben presto Nevra e Valkyon furono al suo fianco, ad un passo da lei, mantenendo il silenzio; le loro facce tradivano preoccupazione, ansia.
“Tiratela fuori di là una volta che avrò finito.”
L'ordine arrivò secco, fuoriuscito da labbra praticamente serrate.
“COSA DIAVOLO PENSAVI DI FARE?!”
Le fiamme si accesero ulteriormente, e nonostante l'umidità del luogo, riuscii a sentire caldo.
“Dopo quello che abbiamo scoperto, ora che sappiamo cosa sai fare, come ti è saltato in mente di buttarti in mezzo alla folla? Tu sai cristallizzare i manaa, tu, solo tu, sei in grado di salvare il cristallo. E cosa decidi di fare? BUTTARTI IN MEZZO AD UNA BATTAGLIA?! Ma ci pensi? Hai costretto l'Oracolo a comparire là fuori, hai messo in pericolo tutti noi!!! Sei un'irresponsabile!!! Meriteresti di marcire in questa prigione! Per sempre!”
Non mi importava un bel fico secco del loro Cristallo e del loro Oracolo, contro tutto quello che volevano farmi pensare ero come loro, e come loro avrei combattuto, in caso di pericolo, non sarei rimasta a guardare altre vite cessare.
Non solo nessuno si era preoccupato delle mie condizioni fisiche, non si erano nemmeno fatti scrupoli a lanciarmi dentro una cella, al freddo e al buio. Non ci vidi più dalla rabbia.
“Allora fammi tornare a casa! Avrai una cella libera in più, nel caso ti venisse voglia di gettarci dentro qualcun'altro!”
I ragazzi distolsero lo sguardo, ammirandosi i piedi, che dovevano essere diventati improvvisamente interessanti, Miiko continuò a guardare dritto, ma spostò gli occhi nella mia direzione, un luccichio strano al loro interno.
“Vuoi tornare a casa? Ebbene, sai che non è possibile. Non possiamo sprecare queste risorse solo per un tuo capriccio, sono troppo importanti per noi. E poi, il tuo ritorno sarebbe inutile.”
“Qualcuno mi aspetta, dall'altra parte; qualcuno che di sicuro si preoccupa per me più di quanto voi abbiate mai fatto in questo periodo.”
“Non più.”
“Cosa vuoi dire?!”
Sentii l'agitazione scorrere nelle mie vene, bloccarsi nel petto, all'altezza dei polmoni, il cuore farsi pesante.
Miiko si era improvvisamente ammutolita.
“Parala, cosa vuoi dire? Cosa avete fatto alla mia famiglia?”
“Stanno tutti bene, non dovresti preoccuparti per loro.”
La risposta fu secca, la più secca che Miiko potesse pronunciare, i ragazzi parvero singhiozzare, essere scossi da un fremito.
“Basta con tutte queste bugie, cos’altro avete escogitato per rovinarmi la vita?”
La Kitsune parve riflettere, poi il suo corpo si rilassò emettendo un sospiro.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, rispose: “Non sanno chi tu sia.”
Aggrottai le sopracciglia, mi era difficile capire e anche solo provare ad immaginare quello che erano riusciti ad inventarsi. Prima ancora di chiedere delucidazioni, lei riprese a parlare.
“Ti abbiamo ingannata, truffata o qualsiasi altro termine tu voglia utilizzare. Come al solito noi siamo stati brutti e cattivi, e tu la nostra povera vittima. Vuoi andarti a lamentare? Fallo pure, so di avere sbagliato se è questo che vuoi sentirti dire! Ma io agisco per il bene di Eldarya, della mia Guardia, di tutti coloro che sono sottoposti a me! Non posso permettermi, in queste condizioni, in questo contesto di mandarti a casa. E la soluzione migliore per non fare soffrire chi ti aspettava dall’altro lato, era eliminarti dai loro ricordi. Tu, nel tuo mondo, non sei mai esistita.”
Lo diceva con una tale semplicità da mettere i brividi.
Io ero morta.
Non costretta a rimanere nel loro mondo, ma indotta a volerci restare.
Nessuno mi aspettava più, nessuno mi amava più. Io ero il nulla.
Una domanda, una sola mi frullava nella testa.
“Come avete fatto?”
“Ti abbiamo fatto bere una pozione.”
 

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