School

di AlexSgrilli97
(/viewuser.php?uid=1036354)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Trasferimento ***
Capitolo 2: *** 2- Scuola ***
Capitolo 3: *** 3- Club ***



Capitolo 1
*** 1- Trasferimento ***


1- Trasferimento

 

 

Scese dall'aereo.

Era appena arrivato sul suolo giapponese.

Si voltò, rivolgendosi ad una signora di circa cinquant'anni a lui molto simile. Stessi capelli biondi e stessi occhi azzurri, le differenze erano veramente minime. Persino l'altezza era simile.

La sola differenze sostanziale era che lei era una donna e lui un ragazzo.

-Vai a prendere le valigie, dai.- Lo intimò, mentre scendeva dal mezzo.

Mirko annuì.

Non era il primo aereo che prendeva, anzi... aveva iniziato a spostarsi sin da piccolo, da quando la madre aveva iniziato a lavorare spesso all'estero, era una traduttrice

Finalmente, però, la donna era riuscita a trovare lavoro come docente lì a Tokyo, potendosi fermare e Mirko avrebbe potuto, forse, smettere di viaggiare.

In tutti quegli anni in giro era finito anche col perrdere un anno di scuola, ritrovandosi indietro rispetto ai suoi coetanei. Sospirò. Non che avesse mai avuto molto modo di stringere delle amicizie veramente strette, con la vita che era costretto a fare.

-D'accordo.- Andò a prendere i bagliagi, raggiunto quasi subito dalla madre.

Dopo aver recuperato tutte le valigie uscirono dall'areoporto, quindi la donna chiamò un taxi.

Sarebbero andati a passare la notte in un hotel, il giorno dopo avrebbero potuto iniziare a vivere in un trilocale che la madre aveva affittato per iniziare la loro nuova vita lì.

Il taxi arrivò poco dopo e l'autista li aiutò a caricare tutte la valigie sul mezzo.

Durante il tragitto Mirko potè osservare le strade affollate, i negozi... erano in piena metropoli.

Sospirò di nuovo. Si sarebbe abituato alla nuova lingua molto rapidamente, aveva già studiato un poco di giapponese, anche se non aveva mai avuto modo di praticarlo sul serio.

Guardò il cellulare per quasi tutto il tragitto, scrollando i messaggi e guardando le nuove notifiche che aveva sui social.

Nonostante fosse abituato a viaggiare e apprendesse in fretta le lingue straniere detestava socializzare, tendeva molto alla solitudine.

-Amore, scendi!- Sua madre scese dall'auto e aprì la portiera del figlio, ancora al cellulare, prendendoglielo di mano.

-Dai, almeno a questo giro socializza un po'!- Alzò lo sguardo al cielo. Sospirò. Sua madre era il suo esatto opposto. Lei era una persona molto attiva, a cinquant'anni andava spesso in giro, si faceva tanti amici nel giro di poco tempo, andava persino a ballare... mentre lui tendeva a stare molto chiuso in casa, spesso al pc.

-Mamma... siamo in pubblico...- Le ricordò, parlando in inglese.

-In una metropoli a nessuno frega di nessuno, su!- Gli rispose, per poi indicargli l'hotel davanti a loro.

Era una struttura grande, un hotel a cinque stelle, a tre piani e provvisto di balconi.

Presero le valigie, sua madre pagò il taxista e quindi, entrarono nell'hotel.

Sua madre iniziò aparlare con la recepcion, in un giapponese abbastanza fluido. Mirko aveva preso d alei la capacità di imparare le lingue in poco tempo.

-Dai, andiamo!- Disse al figlio, quindi si diressero all'ascensore, lasciando le valigie al fattorino.

L'atrio era grande e provisto di un salone, Mirko poteva vedere il bar interno e l'entrata al ristorante. Nel salone vi erano varie poltrone etavoli, molte di queste ocupate da signori che discutevano.

-Terzo piano, numero 209!- Disse la madre, entusiasta.

Arrivarono al terzo piano, dove vi era un lungo corridoio, ed entrarono nella loro stanza. Il fattorino lasciò loro le valigie, quindi Mirko si buttò sul letto singolo, sfinito. Non diede neppure importanza alla stanza, mentre invece, la madre iniziò a sistemare gli abiti, entusiasta.

-Esattamente come appariva in foto.- Commentò, osservando il letto matrimoniale e il singolo dove il figlio già era disteso.

-Non vieni a fare un giro?- Gli chiese la madre e Mirko sospirò.

-Sono stanco...- Era solo annoiato e sua madre lo sapeva bene.

-D'accordo come vuoi. Io comunque sono giù al bar, va bene?- Mirko annuì. Da piccolo si era ritrovato costretto a partecipare a diverse feste, tentativo, vano, di sua madre, di renderlo maggiormente socevole. A volte era stato lasciato da alcune baby sitter o da sua nonna -quando era ancora viva- per poter permettere alla donna un attimo di svago, ormai andava per i diciotto... finalmente sua madre poteva divertirsi come una ragazza, mentre lui guardava il soffitto.

Tra una settimana avrebbe iniziato la scuola... si chiese se il suo non voler socializzare sarebbe stato visto male. Sapeva che lì in Giappone era pieno di clube d i iniziative, ma la sola idea lo destabilizzava.

Non amava molto la socialità in cui vi erano coinvolte più di tre persone e a volte anche quelle preferiva evitarle.

Sperò, comunque, di poterli evitare o quanto meno di trovarne uno tranquillo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2- Scuola ***


2- Scuola

 

Il trasferimento era completato.

Adesso vivevano nella nuova casa, raggiunta da ormai qualche giorno. Stavano ancora sistemando i vestiti e i vari oggetti, mentre dei professionisti si occuoavano dei mobili.

Era un appartamento abbastanza grande, vicino al centro e alla metropolitana, in una palazzina. L'università non era distante, così che anche per sua madre raggiungere il suo posto di lavoro non sarebbe stato difficile.

-Mirko? Domani inizi la scuola, giusto?- Chiese sua madre, mentre finivano di sistemare dei libri nella libreria del salotto.

La casa era su un unico piano, provvista di soggiorno, angolo cottura e due camere da letto.

-Sì.- Rispose il ragazzo.

-Senti, ti va se stasera ordino da asporto?- Propose la donna e il ragazzo annuì. Gli sarebbe andato bene di tutto, gli bastava finire di sistemare quella roba. Non ne poteva più.

-Quello che vuoi. Fai tu.- Le rispose.

Finirono a cenare poche ore dopo, a base di sushi, ormai i professionisti erano andati via.

-Comunque dovresti iscriverti a qualche club...- Iniziò la madre.

-Mamma...- Cercò di tagliare corto Mirko.

-Dico davvero. Va bene non essere molto socevoli, ma se ci stabilizziamo qui... dovresti farti degli amici...- Sospirò. Avrebbe finito per darle retta, già lo sapeva.

-D'accordo, ma cercherò qualcosa di tranquillo.- Sua madre sorrise, prima di tornare a mangiare.

Quella sera finì a leggere un libro, I viaggi di Guliver, mentre sua madre passò la serata al telefono con alcuni amici.

Si addormentò abbastanza presto, con la sveglia puntata alle sette.

Infatti, nove ore dopo, suonò e Mirko si svegliò di scatto.

Doveva andare a scuola, nella sua nuova scuola.

Scese dal letto e andò in cucina, trovando sua madre che già faceva colazione.

-Anche io inizio a lavorare oggi.- Gli spiegò,mentre lui si preparava un thè.

Sua madre andò in bagno, mentre lui faceva colazione col thè e dei biscotti.

Subito dopo colazione andò a vestirsi, indossando il suo miglior abito -ancora doveva arrivargli l'uniforme- e prendendo lo zaino.

Uscì di casa alle sette e mezza, lasciando sua madre che ancora finiva di prepararsi, per poi avviarsi alla metro.

Era abituato a prendere la metro, anche se non l'aveva quasi mai presa da solo.

Negli anni aveva sempre studiato da casa, si presentava nella scuola di turno solo per dimostrare che era pronto a passare all'anno successivo tramite dei test. Forse il suo carattere negli annie era peggiorato proprio per questo motivo.

Arrivò alla metro poco dopo -distava cinque minuti a piedi- usando google maps per sicurezza, e cercò il mezzo che lo avrebbe portato davanti a scuola.

Binario tre, sarebbe arrivato a breve.

Corse rapidamente a fare il biglietto. Purtroppo ancora non aveva il mensile.

Salì sulla metro appena in tempo, alle sette e quaranta.

Era pieno di gente, ma come al solito Mirko la calcolava poco o nulla, preferendo limitarsi a rimanere immerso nei suoi pensieri e osservare, di tanto in tando, il cellulare.

Il viaggio fu breve, dieci minuti, quindi scese, passando in mezzo a una moltitudine di persone, alcune dirette a lavoro, altre a scuola proprio come lui.

Attivò il mams e notò che la scuola si trovava a pochi minuti a piedi.

Era in città, quindi si ritrovò costretto a passare per strade molto affollate e trafficate.

Osservò la città. I grattaceli, i negozi... camminò mentre i suoi occhi si posavano sui vari negozi e alcuni ristoranti.

Improvvisamente, mentre camminava si ritrovò ad essere travolto da qualcosa, per poco non cadde per terra.

Era talmente sorpreso e concentrato sul non perdere l'equilibrio che non riuscì a tradurre ciò che la persona davanti a lui gli disse, recependo solo una strana parola incomprensibile.

Alzò lo sguardo e vide un ragazzo probabilmente della sua età, capelli corvini tenuti corti, occhi del medesimo colore, longilineo e sul metro e sessanta. Aspetto tipicamente orientale.

-Scusami!- Stavolta comprese.

-Fa' nulla...- Rispose Mirko, per poi sistemarsi meglio lo zaino sulle spalle.

-Senti... la scuola Suzuki è qui vicino, giusto?- Decise di chiedere informazioni per maggior sicurezza, visto che sembrava uno studente.

-Certo. Ci sto andando pure io. Sei nuovo?- Mirko annuì.

-Per favore, puoi parlare più lentamente?- Chiese, notando che il ragazzo parlava molto rapidamente e lui si trovava in difficoltà a tradurre.

-Certo. Sei nuovo? Ti sei trasferito da poco?- Sospirò. Aveva trovato un ragazzo davvero troppo loquace.

-Già.- Tagliò corto, mentre camminava con lui.

-Parli bene giapponese, per non essere di qui...- Mirko alzò gli occhi al cielo.

-Imparo in fretta.- Si strinse nelle spalle.

-Lo vedo.- Commentò.

E lui che credeva i giapponesi meno inclini ai grandi dialoghi...

-Di qua.- Gli disse, indicandogli alla loro destra.

Mirko lo seguì, entrando in una strada secondaria, per poi ritrovarsi, alla fine del vicolo, un edificio Alto e possente. Vi era un giardino esterno su quattro lati e si poteva vedere benissimo un campo da calcio e uno da tennis.

-Siamo arrivati!- Gli disse, indicandogli la struttura.

Il cancello era aperto e Mirko notò che davanti al portone vi erano già diversi ragazzi, probabilmente gli altri erano già dentro.

-Che classei sei?- Chiese il ragazzo e Mirko si strinse nelle spalle.

-Non lo so.- Comunque... grazie.- Si limitò a dirgli, entrando nell'edificio, sotto lo sguardo di alcuni dei ragazzi.

Fino a quel momento non ci aveva pensato molto, ma effettivamente era lo straniero.

Entrò nell'atrio, dove vide i cartolloni appesi con i nomi degli studenti e le classi.

Si avvicinò e cercò la sua aula.

Terza E, secondo piano.

Notò le scale che portano ai piani superiori e subito si avviò verso di esse, senza porre particolare attenzione al resto.

I corridoi erano puliti, lucidi. Notò tanti ragazzi alle macchinette, altri già in classe.

-Anche tu al secondo piano?- Si voltò e se lo ritrovò davanti.

Per poco non imprecò.

-Prima sei sparito molto rapidamente...- Esattamente... pensò, sospirando in modo appena visibile.

-Già... classe mia è qui.- Ammise e l'altro sorrise.

-Anche la mia. Comunque, piacere. Sono Kaito.- Allungò la mano e Mirko la strinse.

-Mirko.- Si limitò a dirgli, notando la stretta forte ed energica di Kaito, per poi guardarsi attorno.

-Ciao. Ci vediamo in giro.- Lo salutò, entrando in un'altra aula, la terza D, che era accanto a loro.

Troppo socevole, pensò Mirko.

La E era lì vicino, per fortuna.

Entrò in aula, notando i ragazzi già seduti e il docente già alla cattedra.

-Sei quello nuovo?- Chiese, parlandogli in un inglese stentato.

-Sì. Sono Mirko Vettori.- Rispose calmo. Era, forse per fortuna, privo di accento. Aveva viaggiato molto e questo gli aveva permesso di azzerare quasi del tutto ogni parvenza di accento straniero.

-Entra pure. Prima di sederti, per favore, presentati alla classe. Dì qualcosa di te.- Lo intimò e Mirko mise in piedi davanti alla classe.

Non aveva mai fatto una presentazione del genere.

-Sono Mirko Vettori.- Un attimo di silenzio e l'assenza di cose da dire, per poi sospira e riprendere a parlare.

-Mi sono trasferito da poco.- Spiegò e un ragazzo lo guardò curioso.

-Di che origini sei?- Chiese e Mirko si strinse nelle spalle.

-Sono nato in un paesino in Inghilterra e mia madre è italiana.- Spiegò calmo.

-Dai, siediti.- Il docente gli indicò un posto libero accanto ad una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi color nocciola, probabilmente sul metro e cinquantacinque, quindici centimetri in meno di Mirko.

-L'uniforme l'hai ordinata?- Chiese l'uomo, mentre Mirko si sedeva.

-Sì.- Si limitò a rispondere, tirando fuori il quaderno.

La lezione era di matematica, il docente era anche il coordinatore della classe.

Alle undici suonò la campanella della ricreazione e molti dei ragazzi uscirono fuori dall'aula.

-Io sono Maiko.- Si presentò la sua compagna di banco e Mirko le strinse la mano. Per fortuna la ragazza parlava in modo abbastanza scandito.

-Alla fine delle lezioni devi iscriverti per i turni di pulizia.- Aveva sentito pure questa... annuì.

-Va bene. Dove?- Chiese e Maiko indicò dei fogli appesi alla parete dell'aula.

-Lì. Metti il tuo nome. Poi, a seconda dei giorni tocca a un gruppo diverso pulire tutta l'aula e parte del corridoio, assieme a gruppi di altre classi.- Iniziò a spiegargli, tirando fuori una mela.

-Ti va un pezzo?- Chiese, notando che Mirko non aveva la merenda.

-Grazie.- Le rispose, prendendo il pezzo.

Sembrava gentile e tranquilla.

-Senti...- Magari lei non avrebbe iniziato a parlare a raffica... -Che club ci sono?- Chiese, a scopo informativo, mentre iniziava a mangiare.

-Tanti...- Iniziò, alzandosi e appoggiandosi al muro, -... club di tennis, di calcio, di nuoto... di lettatura, di teatro... di dipinto... io faccio parte di quello di dipinto. Quale ti interessa di più?- Chiese, morsicando la mela.

Mirko ci pensò su, mentre finiva di mangiare.

-Più o meno a club quante persone sono?- Altra domanda fondamentale per poter prendere una decisione definitiva.

-Dipende.... a calcio ci trovi tante persone, per lo più ragazzi. Saranno veramente una trentina. A nuoto saranno una decisa... quello con meno gente è dipinto, purtroppo. Siamo in cinque e considerando qualche assenza spesso siamo in quattro.- Ottimo. Certo, non era il nuovo Picasso o il nuovo Van gogh, ma poteva imparare e in fondo un poco se la cavava nel dipinto.

-Club ideale.- Rispose, alzandosi per sgranchirsi le gambe.

-Davvero?- Chiese sorpresa Maiko, sorridendo.

-Ottimo! Dopo le pulizie aspettami, che ti porto a iscriverti, se vuoi. Poi ti mostro la sede e ti dico tutto.- Disse, palesemnte entusiasta.

-Grazie mille.- Le rispose, per poi sentire la campanella della fine della ricreazione e tornare a sedere.

 

 

 

 

 

 

 


Maiko: Fanciulla danzante


Kaito:    Il grande carro che si emerge nel mare



Maiko in realtà è un nome usato spesso per indicare le giovani geishe, raramente è un nome proprio. Kaito, invece,è molto più comune.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3- Club ***


3- Club

 

Maiko lo aveva portato a iscriversi al club, mostrandogli la stanza dove si ritrovavano. Era piccola, provvista degli strumenti necessari per dipingere.

-Tutti i mercoledì pomeriggio e i venerdì dopo le quattro e mezza, fino alle sei e mezza.- Mirko alzò una mano.

-Parla più lentamente, per favore.- Doveva ancora abituarsi e Maiko aveva iniziato a parlare molto più rapidamente di quella mattina.

-Scusami... è che qua non si iscrive quasi nessuno, quindi sono felice.- Mirko le sorrise appena, guardando la stanza.

Alcuni dipinti erano appesi alla parete, i nomi dei membri erano scritti su un foglio.

Tra i vari nomi gli apparve un “Kaito” e per un attimo ripensò al ragazzo di quella mattina... sospirò, togliendoselo dalla mente. Sicuramente era qualcun altro, in fondo Kaito era un nome molto comune, no?

-Grazie. Io torno a casa.- Le disse, salutandola e uscendo dalla stanza.

Maiko lo seguì sin fuori dall'istituto, salutando alcuni ragazzi che Mirko non conosceva.

-A domani!- Gli disse, notando il passo veloce del ragazzo, che si limitò a salutarla con la mano.

Mirko si diresse verso la metro e si fermò a fare l'abbonamento, quindi, tornò a casa, raggiungendo l'appartamento poco dopo l'una. Il primo giorno l'orario delle lezioni era la metà, già dal giorno dopo avrebbe iniziato a uscire più tardi e a dover mangiare là.

Tornò a casa che sua madre non era ancora rientrata, quindi si mise a cucinarsi qualcosa di veloce, finendo di mangiare verso le due.

Dopo pranzo si chiuse in camera e iniziò a sfogliare un fumetto sopravvissuto al trasferimento.

Verso le tre e mezza sentì la porta di casa aprirsi.

-Mirko?- Sua madre lo chiamava.

-Ciao.- Uscì di stanza per salutarla.

-Com'è andata?- Gli chiese, mentre si toglieva la giacca e andava a preparsi un thè.

-Bene. Mi sono iscritto a un club.- La madre sorrise, girandosi verso il figlio.

-Ottimo. Quano li inizi?- Mirko sospirò.

-Mercoledì.- Fu in quel momento che realizzò che avrebbe iniziato nel ngiro di due giorni.

Alzò gli occhi al soffitto, mentre la madre finiva di preparava il thè.

-Molto, molto bene.- Quindi, si sedette a prendere il thè, indicando anche al figlio una sedia.

-Vuoi?- Mirko annuì, sedendosi davanti alla sua tazza

-Domani tornerò più tardi. Cucini tu?- Annuì, finendo il suo thè.

-Quando torni?- Chiese, mentre lavava la sua tazza.

-Penso di tornare dopo le sette.-

Il resto della giornata passò con sua madre che uscì verso le cinque per fare la spesa e lui che guardò la televisione.

 

Il girono dopo passò tranquillamente, i contatti con i suoi compagni di classe rimasero minimi, ogni tanto scambiava qualche parola con Maiko, ma anche con lei i dialoghi erano ridotti al minimo. Pranzò con lei e altri ragazzi.

Fu lì, mentre mangiavano, che si avvicinò a loro il ragazzo del giorno prima, Kaito.

-Ciao!- Quindi si conoscevano.

-Ciao, Kaito. Lui è nuovo.- Iniziò Maiko, indicando Mirko.

-Lo so. Ci siamo incontrati ieri.- Disse il ragazzo, mentre teneva il suo vassoio col cibo in mano.

-Quindi hai già conosciuto mio cugino?- Chiese Maiko a Mirko, il quale rimase sorpreso dalla parentela.

-Già...- Si limitò a rispondere.

-Anche lui fa parte del club di arte.- Spiegò Maiko.

Mirko alzò gli occhi al cielo.

Come temeva.

-Anche tu? Ottimo!- Disse Kaito.

Dopo due giorni la sua comprensione del giapponese era diventata più fluida, riusciva a star loro molto più dietro.

-Già...- si limitava ai monosillabi.

-Io faccio parte di più di un club. Anche quello di nuoto.- Ammise Kaito.

Come immaginava era molto socevole.

-Va beh, io vado.- Kaito si allontanò col suo vassoio e raggiunse altri ragazzi.

-Quindi siete cugini?- Si girò verso Maiko, la quale annuì, mentre finiva il suo riso.

-Sì. Sua madre è mia zia.- Spiegò.

Finirono di mangiare, quindi tornarono a lezione.

Il resto del pomeriggio passò velocemente e alla fine Mirko si avviò verso l'uscita, per prendere la metro.

-Ehi.- Si voltò evide Maiko seguirlo.

-Prendi la metro pure tu?- Chiese, infilandosi le mani in tasca.

-Oggi sì. Senti, ti ricordi che domani abbiamo l'inizio del club, vero?- Chiese Maiko e Mirko annuì.

-Sì, tranquilla. Ah, io prendo la metro al binario tre.- Disse Mirko e Maiko annuì.

-Io al sette. A domani.- Quindi, si salutarono.

 

 

Finì a cucinare un primo veloce, cercando di stare attento a non fare danni. Non aveva mai cucinato del riso e in casa vi era solo quello.

-Ciao tesoro!- Sua madre aprì la porta.

In casa parlavano sempre e solo inglese.

-Ciao.- Rispose il ragazzo, finendo di apparecchiare.

La donna si tolse la giacca e andò ad aiutare il figlio.

-Sabato sera non ci sarò.- Iniziò la madre.

-Va bene.- Fu la risposta del ragazzo, mentre iniziavano a mangiare.

-Com'è andata oggi?- Chiese la donna e Mirko si strinse nelle spalle.

-Bene.-

Dopo cena Mirko si chiuse in camera a controllare alcuni libri di testo.

Ringraziò il corso di lingua giapponese che la madre gli aveva fatto fare anni addietro e ringraziò che per un periodo la donna aveva frequentato un uomo giapponese, aveva potuto migliorare un po' la sua pronuncia, anche se quella relazione -come tante altre- non era durata.

Per Mirko vedere la madre con un uomo per più di sei mesi sarebbe stato strano, parecchio. Era abituato a vederla cambiare spesso e aparlare molto poco con loro.

Suo padre, Mirko, non sapeva ovviamente chi fosse, ma non si era mai fatto troppe domande in merito.

 

 

 

 

 

 

Mi scuso per il ritardo. :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3909823