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di Shiida the BlackLightning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.0 La Creazione ***
Capitolo 2: *** 1.1 L'incendio ***
Capitolo 3: *** 1.2 Ferite ***



Capitolo 1
*** 1.0 La Creazione ***


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Capitolo primo: La Creazione



Nel principio Dio creò i cieli e la terra.

La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.

I Cieli erano il luogo più alto del creato ed erano ricoperti dalla grazia di Dio e dalla luce degli angeli che il Signore vi aveva posto.


<< Gabriel >>

<< Dimmi Samael >>

<< Perché il Signore ha creato questa... questa terra se ci sono già i Cieli per noi? >>

L'arcangelo sorrise rivolgendosi verso il giovane angelo che gli stava di fronte.

<< Dio ha dei piani meravigliosi: ha intenzione di creare una creatura a sua immagine per potergli donare la sua grazia >>

Samael storse il naso.

<< Il Padre non ha bisogno di questa creatura, ci siamo già noi! >>

Gabriel gli pose amorevolmente una mano sulla testa.

<< Il Signore nostro Dio non vuole sostituirci, non temere, il suo amore per te non cambierà, Samael >>

L'angelo sorrise di rimando notando che le altre creature celesti iniziavano ad avvicinarsi per vedere Dio che creava la terra sotto di loro.


Poi Dio disse: “ Sia luce! ”.

E luce fu.

Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre.

Dio chiamò la luce “ giorno ” e le tenebre “ notte ”.


Samael non poteva credere ai suoi occhi: era bellissimo.

Era la cosa più bella che avesse mai visto.

La creazione, quella luce nascere da quell'abisso di tenebre. Per un secondo invidiò quella creatura che avrebbe dovuto abitare su quella terra. Poi alzando il capo incontrò il volto raggiante di Gabriel e gli sorrise. Una mano forte e lucente gli si posò sulla testa.

<< Ti piace la terra Samael? >> domandò una voce risonante.

<< Si, è bellissima >> rispose l'angelo senza spostare lo sguardo. Improvvisamente però sentì Gabriel irrigidirsi guardando l'angelo alle sue spalle.

<< Non trovi che sia davvero splendida... Gabriel? >> chiese quello con tono lascivo.

<< Ti riferisci alla creazione della terra, non è vero Lucifero? >> mormorò l'arcangelo.

Lucifero sorrise compiaciuto avvicinando il volto lucente verso Samael, sfiorandone una guancia.

<< E a cosa sennò? >>


Dio creò le acque, il cielo e la terra ferma; creò la vegetazione; creò le stagioni; creò le bestie delle acque e delle terre: tutto in soli sei giorni.

Dio vide tutto quello che era fatto, ed ecco, era molto buono.

I serafini cantavano e suonavano celestiali melodie per Dio e per la sua opera di creazione.

<< Mahasiah! >> lo chiamò una voce squillante.

<< Samael? Cosa ci fai tu qui, non dovresti essere con Gabriel? >> domandò il serafino.

Il giovane angelo scosse la testa sorridendo.

<< Dio mi ha chiamato a se, mi ha detto che aveva in mente un grande progetto per me!! >>

Il serafino non riuscì a trattenere un grido di gioia.

<< Lo sai che tu sei uno dei suoi preferiti, no? >> lo canzonò sorridendo.

Samael non riusciva a trattenere la gioia che aveva dentro e Mahasiah non era da meno.

<< Ma che dici... >> mormorò sentendosi d'un tratto importante.

<< E dimmi, Samael, cosa ti ha detto il Padre? >>

<< Ha detto che il mio compitò d'ora in poi sarà quello di osservare le opere umane: sarò per loro la giustizia divina >>

<< Ma è meraviglioso! Dio ti ha benedetto grandemente questo giorno Samael, vieni con me, andiamo a lodare l'Altissimo Re dei Cieli >>

Tutte le creature celesti si riunirono al cospetto di Dio e lo adorarono impazienti di incontrare per la prima volta la creatura che avrebbe dovuto abitare sulla terra.


Poi Dio disse: “ Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra ”

Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina


Samael dispiegò le sue bianche ali e scese sulla terra accompagnata dai suoi fratelli arcangeli.

Entrambe le creature ebbero timore di loro, ma la voce di Dio li confortò.

<< Uomini >> parlò l'arcangelo Raphael. << Voi che avete il dominio della terra, ecco, Dio l'eccelso re del creato vi ha donato la vita e questo meraviglioso giardino chiamato Eden >>

<< Vi ha dato la supremazia sulle bestie e su ogni cosa del giardino >> affermò Michael estraendo la sua spada lucente dal fodero. << Poiché

possiate vivere sereni e senza timore di nient'altro all'infuori del Signore, vostro Dio >>

Le creature annuirono e si avvicinarono agli angeli.

<< Chi sei tu? >> chiese la femmina rivolgendo lo sguardo verso Samael, vedendola più simile a lei.

<< Il mio nome è Samael, sono l'angelo della vita >> disse quello rivolgendo un sorriso luminoso verso di lei. << e dimmi, qual'è il tuo nome uomo? >>

<< Lilith >> disse la femmina << Questo è il nome che Dio mi ha posto; lui invece è stato chiamato Adamo ed è mio >>

Uriel non riuscì a trattenere una risata.

<< Contegno Uriel, un arcangelo come te non dovrebbe ridere per certe frivolezze! >> lo rimproverò Cassiel.

L'arcangelo, imbarazzato, si tappò la bocca cercando di riacquistare la serietà.

<< Ha davvero un bel caratterino per essere una femmina, non trovi Samael? >> domandò Lucifero rivolgendosi verso il giovane angelo.

<< Lucifero >> lo richiamò Gabriel mettendosi fra di lui e Samael.

<< Non mi è più permesso di esprimermi fratello? >> chiese lui lanciando all'arcangelo un'occhiata furente.

<< Non in questi termini Lucifero, lo sai quale è il volere di Dio a proposito... >> l'ammonì Michael difendendo Gabriel.

<< Dimenticate che io sono l'angelo di luce, il più splendente fra di voi io sono Lucifero colui che è primo fra le grazie di Dio >> esclamò lui fiero.

<< Ma tu non sei Dio, Lucifero >> mormorò Cassiel lanciandogli un'occhiata punitiva che lo fece zittire. Gli uomini guardarono la scena con timore, anche Lilith, come Adamo, si nascose dietro Samael, eppure non riusciva a non guardare Lucifero con ammirazione.

<< Torniamo nei cieli fratelli >> disse Gabriel spiegando le sue sei ali di luce.

Samael annuì e cercò la mano del fratello, però qualcosa la trattenne a terra. Qualcosa le si era impigliata per la veste: quel qualcosa era la mano di Lilith.

<< Resta con me ancora un po' angelo >> disse la femmina guardandola con adorazione << Raccontami di ogni cosa che il Signore ha creato, raccontami di Lui e dei suoi angeli, tuoi fratelli >>

Samael sorrise amorevolmente e con un semplice sguardo supplichevole chiese al fratello il permesso di restare.

<< Resta pure Samael, che Dio ti benedica grandemente per tutto ciò che fai nel suo nome >>


Mentre Samael, angelo del Signore, trascorreva con Lilith il suo tempo parlandole e diventando con lei intima come non lo era mai stata con nessuno dei suoi fratelli; Lucifero nei cieli dichiarò che lui, l'angelo della luce era al pari di Dio e che gli altri angeli dovevano adorarlo perché lui solo poteva renderli liberi da quella schiavitù e prigionia chiamata Cieli. Lucifero disse che avrebbe donato loro la terra e il dominio sugli uomini e su ogni cosa loro volessero se solo lo avessero seguito e adorato come sovrano, sopra ogni cosa, al di sopra di Dio. Il Signore vide il male in Lucifero e se ne dispiacque molto, così per proteggere gli altri angeli lo cacciò dai Cieli costringendolo ad abbandonare le sue ali ed a vivere come una creatura fatta di materia corporea sulla terra. Era ancora giorno quando Samael tornò nei Cieli e seppe dell'accaduto. L'angelo pianse per la perdita del fratello ma si consolò sapendo che avrebbe sempre potuto incontrarlo nel giardino dell'Eden per l'eternità.



Lilith tornò da Adamo con un'espressione indecifrabile sul volto.

<< Samael mi ha detto che Dio ti ha parlato Adamo >>

<< Si Lilith >>

La donna era agitata e si liberò dall'abbraccio.

<< Perché non ha parlato con me? Chi sei tu sopra di me, non sei forse un uomo come me? >>

<< Sono uomo, ma tu sei femmina e Dio ha detto che parlerà con me perché sono maschio >>

<< Poteva creare maschio anche me allora, così che non fossi al di sotto di nessun altro se non lui >> sbottò Lilith.

<< Tu sei stata creata per essere la mia compagna, per darmi una progenie Lilith >> le spiegò Adamo.

La femmina sembrò rimanere di stucco. Poi un'ondata di collera la pervase facendola scontrare con l'uomo.

<< Io non sarò di nessuno se non di me stessa, se vuoi una compagna chiedi a Dio per un essere inferiore: e non per un uomo come me, superiore a te! >>


Lucifero vide che Lilith serbava rancore per Adamo ma soprattutto per Dio, pensando che l'aveva creata inferiore rispetto ad Adamo mentre lei pretendeva di esserne superiore, proprietaria. L'angelo caduto la corruppe promettendogli il potere che lei desiderava, in cambio lei avrebbe dovuto solo portare agli altri angeli il suo messaggio.


<< Adamo... >>

<<... >>

<< Adamo mi ami? >>

<< Si >>

<< Adamo... dimmi, mi proveresti il tuo amore se te lo chiedessi? >>

<< … >>

<< Mi ami vero? >>

<< Si, lo farei >>

<< Qualsiasi cosa Adamo? >>

<<... qualsiasi... Lilith >>

<< Portami all'albero della vita >>

Adamo la guardò titubante ma lei gli si strinse al petto come in cerca di calore e protezione e lui non riuscì a respingerla vedendola per la prima volta una fragile creatura. Lilith mangiò del frutto e quando un angelo discese sulla terra riferì a lui il messaggio di Lucifero così che potesse darlo agli altri suoi fratelli.


Quando Dio sentì quali erano le intenzioni di Lucifero: ossia regnare sul creato al suo posto, non solo lo cacciò dal giardino ma lo scaraventò nelle profondità della terra insieme a quegli angeli che volevano seguirlo. Il Signore seppe che Lilith aveva collaborato ai piani maligni di Lucifero e per questo decise di procurarle la morte per il suo tradimento. Ma la femmina non poteva morire perché aveva mangiato dall'albero della vita, come Lucifero le aveva detto di fare, così Dio la cacciò dall'Eden e la scaraventò insieme agli altri angeli caduti nelle profondità della terra che chiamò “ inferno ”.

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Capitolo 2
*** 1.1 L'incendio ***


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Capitolo secondo: L'incendio


L'auto della pattuglia percorse la strada per tutta la sua lunghezza a tutta velocità e sirene spiegate. Girò all'improvviso, rischiando quasi di ribaltarsi ma colpì un secchio dell'immondizia che fortunatamente la rimise in carreggiata.

Le luci dei lampioni facevano da unica luce in quella notte senza stelle.

<< Ci mancava solo la pioggia >> esclamò il poliziotto seduto di fianco al conducente. L'uomo afferrò con la mancina il radio-comunicatore e si sintonizzò sul canale della centrale di polizia.

<< Siamo sulla settantanovesima allo svincolo tra St. Road ed il Silver Palace >> disse premendo la levetta sul margine dell'apparecchio.

Appoggiò accuratamente l'orecchio sull'altoparlante e solo dopo qualche secondo chiuse la comunicazione riagganciando la radio al suo posto.

Un'ambulanza li sorpassò in quel medesimo istante fermandosi poi di colpo ad una decina di metri da loro.

<< Merda >> abbaiò il poliziotto estraendo l'arma d'ordinanza dalla guaina in pelle.

<< Tu resta qui ragazzo, non vorrei che ti cacciassi nei guai >> ordinò rivolgendo uno sguardo severo verso il giovane agente che si trovava alla guida.

<< Ma io posso aiutarla!! >> ribatté lui aprendo la portiera della macchina e uscendo dal veicolo.

<< Tom, per una volta, ascolta tuo padre >> lo supplicò l'uomo.

<< Papà, non sono più un bambino >> urlò lui sprezzante del pericolo.

<< Lo so, ma rimani pur sempre mio figlio >> mormorò afferrando la pistola del ragazzo e mettendosela nel proprio fodero.

<< resta qui, e non farmi pentire di averti portato con me oggi >>

Il poliziotto si allontano in direzione del palazzo dove si era propagato l'incendio.

Una pompa di benzina aveva preso fuoco, ed ormai due dei palazzi vicini erano devastati dalle fiamme. L'aria era irrespirabile e la coltre di fumo era ormai ad altezza d'uomo. Una ventina di ambulanze si erano fermate poco distanti dagli edifici, ma erano state costrette ad allontanarsi: un paio di volte erano persino state colpite da vampate di fuoco improvvise.

Tom batté entrambe le mani sul cofano dell'auto prima di estrarre una pistola nascosta sotto il pantalone, all'altezza del polpaccio sinistro.

Si precipitò davanti all'edificio con la sua calibro 22 stretta salda fra le mani ma un'altra vampata di fuoco uscì dal palazzo costringendolo ad abbassarsi.

<< Via da qui!! >> urlò un'agente svuotando il suo caricatore sulla portone dell'edificio in fiamme. L'uomo in preda al panico lanciò l'arma contro la porta e si mise a correre nella sua direzione.

Altri agenti,pompieri e civili uscirono gridano dall'edificio, come se qualcuno stesse correndo verso di loro.

Tom non riuscì a credere ai suoi occhi quando un'enorme lingua di fuoco munita di artigli incandescente si fece spazio fra gli stipiti del portone del palazzo in fiamme. Un enorme creatura fiammeggiante ghermì ululando quante più persone poté e se le cacciò fra le fauci infuocare, macchiando di sangue e carne l'asfalto sotto di se.

Il ragazzo rimase pietrificato, persino la pistola iniziò quasi a scivolargli dalle mani quanto erano sudate.

L'autopompa dei vigili del fuoco lanciò un getto d'acqua contro il mostro ma quello invece di scappare, si fece bagnare per benino rivelando la sua vera forma.

Una creatura imponete, ricoperta di un materiale nero melmoso, simile al petrolio con un paio di occhi rossi come tizzoni ardenti.

<< Tom!! >> urlò suo padre correndogli in contro.

Il giovane poliziotto ritornò alla realtà e prese la mira per colpire il mostro.

<< Fermati Tom, non farlo, rischierai solo di farti ammazzare >> tuonò il padre afferrandolo per un braccio ed impedendogli di sparare.

<< Ci sono dei civili laggiù!! >> gridò il ragazzo fulminando l'uomo con la sguardo.

<< Non possiamo fare nulla, non lo capisci?? >>

<< Ti sbagli, qualcosa possiamo fare >> disse lanciandosi contro la creatura sparando.

La belva lasciò cadere i resti dell'uomo che teneva fra gli artigli e si rivolse nella direzione degli spari. I suoi occhi infuocati gli oltrepassarono la carne e le ossa lanciandogli una terribile fitta al cervello.

Tom si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi per l'improvviso dolore.

Il mostro si lanciò verso di lui atterrandogli proprio sopra. Il ragazzo sparò a casaccio contro la massa informe della creatura senza alcun risultato. Cercò di strisciare lontano un artiglio acuminato lo agguantò per un braccio trascinandolo indietro.

Tom gridò di dolore quando la melma nera incandescente gli colò sul braccio ferito.

<< lascialo stare!!! >> urlò il padre sparando contro la bestia. Ma quella gli sputò addosso una lingua di fuoco che per poco non lo colpì in pieno.

Una pallottola argentata perforò la spalla del mostro proprio quando quello stava per infierire nuovamente sul ragazzo. Due uomini con degli abiti cremisi, iniziarono a sparare contro la creatura mentre un terzo lo afferrò per la maglia tirandolo via da li.

<< Stattene buono qui ok? >> ordinò rivolgendogli un mezzo sorriso.

L'uomo afferrò con entrambe le mani l'enorme croce bianca che teneva legata alla schiena e pronunciando una serie di parole a lui incomprensibili si lanciò contro la belva. La croce si illuminò poco prima dell'impatto con la pelle melmosa dell'avversario mutando in una specie di lama la parte più lunga dell'oggetto: come fosse una spada.

La lama luminosa si scontrò con il liquame nero che prese fuoco; ma recise comunque l'arto al mostro. Quello ululò di dolore e cercò di colpire l'uomo ma quello con un balzo si portò indietro. Uno degli altri due uomini vestiti di cremisi rimasti in disparte aveva estratto una nuova pistola argentata; mentre l'altro era entrato nell'edificio in fiamme con un libro fra le mani.

La croce si abbatté nuovamente sulla bestia colpendola al petto e costringendola a voltarsi per battere in ritirata; ma quando si voltò si trovò di fronte l'uomo con la pistola.

Il tizio gli sparò un'altra pallottola argentata nella fronte, proprio in mezzo agli occhi infuocati spappolandogli la testa melmosa. Lo spadaccino con aria annoiata gli piantò la croce nel petto mentre il terzo uomo uscì dall'edificio che come per magia non era più in fiamme.

<< Amen >> esclamò recuperando l'arma e facendo evaporare la bestia.

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Capitolo 3
*** 1.2 Ferite ***


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Capitolo terzo: Ferite



<< Tieni fermo quel braccio, ragazzo >> ordinò il poliziotto mentre un medico del pronto soccorso cercava di ricucirgli la ferita.

Tom si morse il labbro inferiore a sangue quando sentì il primo di chissà quanti punti, necessari per tappare quello squarcio che gli deturpava la spalla, ferirgli la carne.

<< E' stato fortunato >> disse il medico prendendo un batuffolo di cotone per disinfettare la parte più esterna della ferita. << La scapola non è stata toccata per miracolo >>

A Tom quasi non scappò un sorriso sarcastico ma l'intensa fitta di dolore lo costrinse a soffocare il suo umorismo in un rantolo sommesso.

<< Ma non gli può dare qualcosa per il dolore? >> chiese il padre vedendo il figlio in difficoltà.

<< Mi dispiace, abbiamo finito tutti gli antidolorifici, oggi è stata una giornataccia >>

<< A c-chi lo dice.. >> mormorò il ragazzo con un sorriso tirato sul viso.

<< Guarda che è colpa tua se sei ridotto ad un colabrodo >> scherzò l'agente arruffando amorevolmente i capelli biondi del figlio.

<>

<< Fortunatamente avevo la giacca ignifuga >>

<< Fortunatamente hai sempre quello che serve al momento giusto >>

L'uomo rise di gusto: sollevato dal fatto che il buon umore del figlio non fosse svanito nemmeno dopo un'esperienza traumatica come quella.

<< Papà... >>

<< Mmm? >>

<< Chi erano quei tizi? >>

<< Credo fossero degli agenti dell'Inquisizione >> disse sospirando.

Tom storse il naso.

Non che quegli uomini gli stessero particolarmente antipatici, ma si mormoravano cose a riguardo dell'Inquisizione.

Per la maggior parte erano fandonie, storie esageratamente ingigantite dalla gente; eppure dentro quelle false verità ci doveva per forza essere qualcosa di reale.

Reale, fino a qualche anno fa avrebbe perfettamente saputo distinguere l'immaginario dal reale ma ora... ora non più.

Era vero, quello era il primo demone che vedeva in carne e ossa ma erano anni che si parlava di strane creature infernali che, spuntate da non so dove, avevano portato distruzione e morte in qualche città oltre oceano.

<< Non pensavo che sarebbero arrivati fino a Green Valley >> mormorò suo padre guardando fuori dalla finestra con aria imperscrutabile.

<< Hai già chiamato a casa? >>

<< Si, le ragazze stanno benone >> rispose il poliziotto grattandosi la nuca.

<< Mi aspetta una ramanzina a casa? >> chiese il ragazzo alzando gli occhi al cielo. Ma il padre non rispose, fece semplicemente finta di non sentire, infondo era semplicemente felice di averlo ancora li, vivo.


L'uomo scaricò con rabbia l'enorme croce bianca sul primo tavolino d'acciaio che si trovò vicino.

<< Maledizione Raul!! E' la terza volta in questa settimana che la riduci ad un ammasso di fumante poltiglia informe!! >> urlò stizzito un ometto con degli arruffati capelli bianchi.

<< mi dispiace vecchio, davvero, ma la situazione lo richiedeva >> spiegò lui togliendosi il pesante impermeabile cremisi.

<< Maledizione figliolo!! Mi ci vorrà la notte per... per ridarle almeno una forma!! Maledizione! >>

<< Vecchio, sbaglio o non ti è concesso imprecare? >>

<< Sono un prete, posso imprecare quanto voglio, maledizione! >>

<< Su, su, lo sanno tutti che Raul ha la mano pesante >> ridacchiò una voce alle sue spalle. L'uomo con la pistola d'argento diede una poderosa pacca all'amico togliendosi il cappello rossastro dalla testa. Scosse il capo facendo ballare i fluenti capelli ricci.

<< Benji!! >> pigolò una voce melodiosa alle sue spalle.

<< ecco la mia principessa >> esclamò dolcemente l'uomo mentre una bambina gli saltò alla gola rischiando di farlo cadere a terra.

Benji sorrise liberandosi anche lui dell'impermeabile.

<< Raul, non trovi che Alice sia sempre più bella? >> scherzò lui alzando la piccola in alto e facendola ridere di gusto.

Lo spadaccino scrollò le spalle mentre il terzo uomo vestito di cremisi entro nella stanza.

Calò il silenzio e tutti i presenti non poterono fare a meno di distogliere lo sguardo da lui.

<< Tutto bene amico? >> domandò Benji poggiando la bambina a terra.

Quello semplicemente annuì e si sedette su di una sedia sgangherata, vicino alla finestra.

<< Questo era bello tosto >> aggiunse Raul riferendosi al demone melmoso che avevano eliminato poche ore prima.

<< Era uno del terzo livello... ma del penultimo girone >> preciso l'uomo seduto. Gli altri due rimasero come di stucco deglutendo rumorosamente.

<< Cazzo Benji, la prima genesis che gli hai sparato non l'ha nemmeno sentita >> confermò Raul incrociando le braccia al petto.

<< Quante genesis gli hai sparato Benjamin? >> chiese il vecchietto sistemandosi gli occhiali spessi come un fondo di bottiglia sul naso aquilino.

<< solo due >>

<< Tre >> lo corresse Raul << l'hai mancato una volta >>

<< E dici che i miei proiettili genesis, fatti d'argento finissimo con un concentrato di acqua santa e polveri del letto del fiume Giordano, gli hanno fatto il solletico? >> ripeté il vecchio allarmato.

<< la prima si >> confermò l'uomo estraendo il caricatore dalla pistola e porgendolo al vecchio.

<< Quella che gli ho ficcato tra gli occhi però l'ha steso! >>

Il vecchio imprecò fra se e se ma prese i proiettili e uscì dalla stanza evidentemente alterato.

<< Benji!! >> lo chiamò la piccola sorridendo, l'uomo la prese sulle spalle, salutò i colleghi e uscì saltellando dalla stanza.

Raul si chinò per raccogliere da uno scaffale in basso una boccia ripiena di un liquido denso e scuro. Si avvicinò a testa bassa verso l'altro uomo che se ne stava seduto sotto la finestra e gliela posò fra le mani.

<< Non farne una dramma >> mormorò appoggiandosi al muro di fianco a lui.

<< perché non dovrei? >> ripeté l'altro rigirandosi il contenitore sulle gambe.

<< Eravamo impreparati questa volta ok? Non ci aspettavamo che colpissero in una zona così centrale e soprattutto non così tante persone insieme >>

<< Questo era stato evocato Raul >> spiegò l'uomo togliendosi il cappello cremisi ancora fradicio per la pioggia. I capelli neri come la pece gli scesero lungo le spalle elegantemente.

<< E il bastardo che fine ha fatto? >>

<< probabilmente è fuggito appena ha visto che stupida cazzata aveva fatto >>

Raul sorrise immaginandosi la faccia di quel criminale.

<< Niente professionista questa volta quindi? >>

<< Qui? No... un satanista che si rispetti non avrebbe davvero richiamato un demone di così alto girone... almeno non senza precauzioni adeguate >> proferì lanciando uno sguardo d'intesa verso l'amico. << Sarà stato un emulatore >>

<< Belle cazzate fatto i ragazzi d'oggi >> abbaiò Raul alzando lo sguardo al cielo in modo lievemente amareggiato.

<< L'ho sentito gioire quando ha ferito quel ragazzo >> sussurrò stringendo le dita diafane sulla boccia stracolma di sangue scuro.

<< L'hai notato anche tu allora? >> domandò Raul sorridendo.

Il moro socchiuse gli occhi color ametista.

<< Non preoccuparti Morgan, la prossima volta andrà meglio... è sempre così all'inizio, pensi che forse avresti potuto fare di più.. avresti potuto salvarli >>

Lo spadaccino posò amorevolmente una mano sulla nuca del ragazzo lasciandolo solo nella stanza.

<> mormorò portandosi la boccia fino alle labbra mentre finalmente la pioggia cessò di cadere.




 

 

 

 

-+ Angolo autrice +-


Salve a tutti!!!!! Eccomi finalmente tornata con un nuovo capitolo di

C2tA ” ( Close to the Apocalipse)

Che dire, la storia inizia deve ancora evolversi per bene: infatti deve ancora comparire la protagonista femminile ma.... non vi anticipo nulla!!!

Spero davvero che questa storia sia piaciuta a chi l'ha letta!! e spero che continuerà a seguirla e a commentare... forse sembro pallosa, una delle tante, ma i commenti motivano davvero un sacco!!!

Cmq volevo davvero ringraziare LadyHellfire per il suo commento!!!

Grazieeeeeeeeeeeeeeeee!! se non ci fossi stata tu credo che mi sarei demoralizzata e avrei anche cancellato la fic...

Un bacione a tutti i lettori!!! by Shiida

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