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di hillies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

Primo giorno di college. Di nuovo. Forse è stato uno sbaglio cambiare, forse sarebbe stato meglio se avessi continuato a studiare economia. Oramai è troppo tardi, non si torna più indietro.
-Elizabeth muoviti o giuro che ti lascio qui!- mi urla Harry dal finestrino della sua macchina mentre chiudo la porta di casa. Non solo sto per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, (sperando che questa volta sia quello giusto) ma ho pure scelto lo stesso college in cui va mio fratello. Il che è un bene dato che almeno ho un passaggio ogni mattina. D’altra parte è come se stessi rubando qualcosa a lui. Ho sempre pensato che ognuno di noi debba avere il proprio spazio, le proprie esperienze, le proprie amicizie. E ora è come se avessi preso tutto ciò e lo avessi buttato nel bidone dell’umido. Sento come se stessi invadendo il suo spazio. E non sono ancora nemmeno entrata in macchina, questo si che è un buon inizio.
-È già abbastanza stressante vivere nello stesso appartamento con te, ora devo subirti anche a scuola?- scherza Harry mentre metto la cintura.
Al momento mi sono trasferita nel suo appartamento, solo fino a che non troverò un alloggio, non voglio vivere con mio fratello  né tantomeno lui vuole vivere con me. è da quando ha iniziato il college, quindi più o meno un anno fa, che Harry vive in quell’appartamento da solo e ad un certo punto sono arrivata io a rompergli l’equilibrio. Ma non lo avrei mai fatto se non lo avesse suggerito lui per primo quando avevo detto che non sarei riuscita a trovare un appartamento in tempo. Ovviamente avevo obiettato ma Harry aveva detto: “Che razza di fratello maggiore sarei se ti lasciassi senza casa?”
Quindi eccomi qua, una settimana dopo, che sto per iniziare nuovamente il mio primo anno di college.
Parcheggiamo e scendiamo entrambi dalla macchina, avviandoci verso l’entrata dell’edificio. Per fortuna so già dove andare, qualche giorno fa sono stata qua per farmi dare l’orario e per cercare di capire dove fossero le aule principali.
Faccio un bel respiro e saluto Harry.
-Buona fortuna, ci vediamo a pranzo.- mi saluta lui e le nostre strade si dividono.
La prima lezione della giornata è storia e dovrebbe essere nell’aula 45. La trovo dopo poco ed entro.
L’aula è quasi vuota, ci sono due ragazze sedute in prima fila che parlano animatamente e un ragazzo nell’angolo in fondo alla classe completamente immerso nel suo cellulare.
Nessuno sembra notare il mio ingresso e decido di sedermi più o meno nel mezzo della classe.
Pochi minuti dopo l’aula è quasi completamente piena. I banchi sono da due persone ed entrambi i banchi di fianco al io sono vuoti. Solo un altro paio di banchi in prima fila sono ancora vuoti e mi chiedo se la gente stia evitando di sedersi di fianco a me solo perché sono quella nuova.
Mentre penso a questo, una ragazza dai capelli rossi si siede nel banco alla mia destra. Lei si gira a guardarmi, non dice niente e mi sorride. Ok, forse non mi stanno evitando.
Poco dopo la professoressa entra in classe e la lezione comincia.
Sono due ore piuttosto noiose, e nonostante io sia un mese indietro col programma, non ho fatto per niente fatica a seguire ciò che la professoressa spiegava.
Conclusa la lezione di storia, è ora di quella di lettere moderne nell’aula 89.
Esco dalla classe e cerco di capire da che parte dovrei andare guardandomi intorno.
-Hai bisogno di aiuto?- mi chiede qualcuno.
Alzo la testa e vedo che è la ragazza dai capelli rossi che era seduta nel banco accanto al mio.
Le sorrido:-Si grazie. Cerco l’aula 86.-
-Sei nuova, vero? Non ti ho mai vista qui.- mi chiede lei -Io sono Samantha, ma chiamami pure Sam.- e mi porge la mano. Gliela stringo e mi presento a ma volta
-Elizabeth, piacere. Si sono nuova, oggi è il mio primo giorno.- le dico.
-Ah ben arrivata allora!- dice Samantha. Poi si offre di accompagnarmi all’aula 86 dicendo che lei ha lezione nell’aula 88 e che quindi è di strada.
Scambiamo due parole nel tragitto:-Io sto studiando archeologia, non so se sia il progetto giusto per me ma per ora sembra andare bene, mi sta piacendo. Tu invece che cosa studi?- Sam a quanto pare è una ragazza che socializza molto, sembra gentile.
-Io arrivo da Economia, non era per niente la mia strada. Fortunatamente me ne sono accorta in tempo e ora ho deciso di studiare Lettere e Filosofia.- rispondo.
-Wow, da un estremo all’altro!-  non ha tutti i torti. Non so come mai ho fatto questa scelta, ma la sento già più giusta rispetto ad Economia. -Comunque eccoci qua, aula 86.- dice Sam fermandosi proprio davanti alla porta.
La ringrazio e ci salutiamo, promettendo di trovarci in giro.
Entro nell’aula, anche questa quasi vuota. A quanto pare sto arrivando più che in orario per il mio primo giorno, molto bene.
Anche qua mi siedo circa a metà aula in un banco vuoto. Appoggio lo zaino e tiro fuori il telefono. Ho un messaggio da Harry. Come sta andando? Ci vediamo a pranzo, ti aspetto fuori dalla caffetteria.
Rispondo che per ora va tutto bene e gli do appuntamento a più tardi.
Metto via il telefono e un ragazzo moro e con la giacca di pelle si avvicina al mio banco. Mentre penso che non vedo l’ora che sia ora di pranzo, questo ragazzo si siede accanto a me.
-Ciao, piacere sono Oliver.- si presenta mentre lascia cadere lo zaino accanto a se.
-Elizabeth.- dico sorridendogli.
-Ti ho vista a storia, prima. Sei nuova, vero? Non ti ho mai vista.- domanda Oliver.
Ok, non pensavo che in una scuola così grande e solo dopo un mese e mezzo dall’inizio già due persone hanno notato che sono nuova.
-Si, oggi è il mio primo giorno.- dico.
Lui annuisce e cominciamo a parlare. Scopro che lui ama le lezioni di storia e mi rassicura che quella di stamattina è stato solo un caso che fosse noiosa, dice che di solito sono molto più interessanti. Devo dire che la cosa un po’ mi rassicura, non so se riuscirei a reggere un intero anno scolastico con delle lezioni di storia così noiose.
La lezione comincia e altre due ore volano, tra prendere appunti e varie chiacchiere con Oliver.
 
È ora di pranzo. Mentre ritiro il mio quaderno nello zaino, Oliver mi dice che sta andando a pranzo con dei suoi amici, che prima deve passare in segreteria a prendere un foglio e che se voglio posso unirmi a loro.
Lo ringrazio ma rifiuto l’offerta, spiegando che ho già appuntamento a pranzo con mio fratello. Lui comprende e mi saluta:-Ci vediamo più  tardi allora.- e così ci congediamo.
Mi ci vuole un po’ prima di trovare la strada per la caffetteria e quando arrivo, trovo Harry che mi aspetta fuori.
-Ehi, ce ne hai messo di tempo!- mi rimprovera -Muoviti che ho fame.-
-Ciao anche a te, fratellino caro.- rispondo io, prendendolo in giro.
-Ciao Liz, scusami ma davvero ho troppa fame. Vieni, io e i miei amici abbiamo già preso un tavolo per sederci.- mi spiega mentre entriamo nella caffetteria.
Prima di sederci andiamo al bancone e ordiniamo da mangiare, dopodichè, con i nostri vassoi, ci avviamo verso la fine della caffetteria, dove due ragazzi sono seduti ad un tavolo e fanno cenno ad Harry. Devono essere i suoi amici.
Appoggiamo entrambi il nostro vassoio sul tavolo ed Harry fa gli onori di casa.
-Ragazzi, lei è Elizabeth, mia sorella.- poi, girandosi verso di me:-Liz, loro sono i miei amici.
Il primo è un ragazzo biondino dagli occhi scuri, indossa una polo azzurra e ha una faccia molto simpatica.-Lui è Andrew.- ci presenta Harry, ed entrambi ci scambiamo un “ciao”.
Quando sposto gli occhi sul secondo ragazzo, sono sorpresa.
-Lui invece è Jack.- dice Harry. Ma le sue presentazioni non servono, io e Jack ci conosciamo già.
-Si lo conosco.- dico, ed Harry sembra sorpreso.
Jack è il migliore amico di mio fratello da ormai qualche anno.
Nonostante io ed Harry non abbiamo mai avuto amici in comune, Jack lo conosco bene.
Harry mi guarda sorpreso, così spiego: -Non ti ricordi? Avevate iniziato ad uscire poco prima che andassi in collegio, ci conosciamo.- e detto questo, posso chiaramente vedere i pensieri di Harry che si sforza per ricordare.
Intanto Jack mi saluta:-Ehi Lizzie come stai?- domanda.
-Lizzie?- Harry è stranito. Come dargli torto, Jack è l’unico che mi abbia mai chiamata Lizzie.
-Aspettate, voi due vi conoscete?- domanda Andrew, che sembra non capire ciò che sta succedendo.
-Si, ho conosciuto Jack prima di andare in collegio.- rispondo io.
E Jack aggiunge:- Oh si io e Lizzie eravamo…- lo blocco subito.
-Amici!- esclamo. Il che non è del tutto sbagliato. Eravamo amici. Poi le cose sono andate un po’ oltre. Ma era due anni fa, oramai non c’è più nulla. E soprattutto Harry non ha mai saputo che tra me e il suo migliore amico c’è stato qualcosa, e non lo verrà di certo a sapere adesso.
Andrew sembra non voler approfondire troppo, così mi domanda del collegio.
-Ho fatto due anni di collegio, si. Semplicemente perché aveva un programma scolastico migliore e anche se era a due ore da casa, mi ha davvero aiutato con lo studio.- spiego -Tornavo a casa quasi ogni week end, non è così brutto come sembra.
Andrew poi mi chiede come è stata la mia prima mattinata in questa nuova scuola.
Dico brevemente che lezioni ho seguito e come mi sono sembrate, dopodichè comincio a mangiare.
-Ah, tra poco dovrebbe raggiungerci un altro nostro amico.- aggiunge Harry, che poi si fionda anche lui a capofitto sul suo piatto.
-Cavolo Lizzie è un sacco che non ci vediamo, l’ultima volta che ti ho vista avevi i capelli neri come la pece, che strano! Comunque, come stai?- mi domanda Jack.
È esattamente come me lo ricordavo, con gli stessi capelli biondo cenere che gli cadono sulla fronte e gli stessi occhi verdi, solo che prima erano “coperti” dagli occhiali, mentre ora ha il viso libero.
-Tutto bene. E ho smesso di farmi le tinte.- dico per rispondere alla sua domanda. Ora ho il mio colore naturale, un castano chiaro. -Tu, piuttosto, che fine hanno fatto gli occhiali?- gli chiedo.
-Avevi gli occhiali?- domanda Andrew.
Jack risponde di si, e che ora porta le lenti a contatto perché non sopportava più il fatto di dover pulirsi le lenti degli occhiali otto volte al giorno.
Mentre parliamo, qualcun altro si siede accanto ad Harry.
-Elizabeth, lui è l’amico che ti dicevo che stavamo aspettando.- mi volto a guardarlo e noto Oliver, lo stesso ragazzo con la giacca di pelle che era seduto a fianco a me a Lettere Moderne.
-Liz, lui è…- interrompo subito Harry e dico:-Oliver, conosco anche lui.-
Noto che lo stupore sulla faccia di Harry è anche su quelle di Jack e Andrew, così spiego:-Abbiamo fatto le stesse lezioni questa mattina.
Tutti annuiscono in segno di comprensione e Oliver si gira a guardarmi:-Ah quindi lui è tuo fratello?- chiede, indicando Harry.
Rispondo di si e Oliver dice che gli dispiace per questa disgrazia, e subito dopo gli arriva un pugno amichevole sulla spalla da parte di Harry.
Bene, il primo pranzo con gli amici di Harry direi che è andato abbastanza bene, un ragazzo che fa un sacco di domande, il ragazzo con cui uscivo qualche anno fa e il ragazzo che ho conosciuto a lezione. Ok strano è strano, quante probabilità c’erano? Manca solo che anche la ragazza con i capelli rossi, Samantha, faccia parte del gruppo e direi che posso tranquillamente far parte di un film per adolescenti.
 
Anche il pranzo è finito ed è ora della penultima lezione della giornata: Scienze Umanistiche, aula 71. Realizzo che il giro che ho fatto qualche giorno fa per orientarmi nella scuola è stato piuttosto inutile e che quindi non ho la più pallida idea di dove sia questa fantomatica classe.
Mentre i ragazzi stanno uscendo dalla caffetteria domando:-Qualcuno di voi sa dove si trova l’aula 71 per caso?-
Oliver fa segno di seguirlo e mentre mi avvio, qualcuno mi tocca il braccio. È Jack.
-Lizzie scusa non voglio farti perdere tempo, ma volevo solo dirti che mi ha fatto veramente piacere rivederti, sono contento che tu sia qui.- mi dice Jack e io rispondo che anche per me è lo stesso, sono davvero contenta di averlo ritrovato. Forse tra noi le cose non sono andate bene ma è comunque un ragazzo fantastico e davvero un grande amico.
Oliver è poco più avanti che mi aspetta, così saluto tutti e lo seguo.
-In che aula vai tu?- domando.
-Aula 71.- risponde lui. Evidentemente devo aver fatto una faccia strana perché poi aggiunge:-Non hai ancora capito che stiamo entrambi frequentando gli stessi corsi? Anche io studio Lettere e Filosofia.
In effetti ha perfettamente senso, voglio dire, tre corsi su tre è più di una coincidenza.
Entriamo in aula e ci sediamo in banco assieme.
Bene, è il primo giorno e mi sono già fatta un amico.
 
Quando usciamo dall’aula, l’ultima lezione è quella di Filosofia, nell’aula 44, e so dove si trova. Un punto in più per me, yeee.
-Io Filosofia oggi la salto, non posso reggere.- mi comunica Oliver mentre usciamo dalla classe. -L’aula 44 è di fianco all’aula di Storia, ti ricordi come arrivarci?-
Rispondo di si e mi saluta. Mentre cammino per il corridoio, trovo Jack.
-Lizzie dove vai?- mi chiede.
Rispondo e Jack si offre di accompagnarmi dicendo che deve andare nell’aula 40.
-Sai, l’anno scorso avevo tutte le classi una vicino all’altra, mentre quest’anno sono tutte sballate. Prendi adesso per esempio: ho appena fatto una lezione nell’aula 68 e ora devo andare nella 40. Cose da pazzi.- si lamenta Jack.
-Davvero? Anche io sono piuttosto lontana, avevo lezione nella 71.- rispondo
-Ah, allora mi sa che ci vedremo parecchio.- dice lui, sorridendo.
Nel tragitto mi chiede del perché io abbia deciso di cambiare facoltà e dice che secondo lui ho fatto bene a non sprecare tempo se non era la cosa giusta per me.
Arrivo all’aula 44 e ci salutiamo.
Entro in classe e vedo in una delle prime file Samantha, la ragazza di stamattina. Mi saluta e mi fa cenno di sedermi accanto a lei.
Accetto e, scambiati i convenevoli, le chiedo cosa c’entri Filosofia con il suo percorso di studi.
-Credevo che studiassi Archeologia. Come mai sei in questo corso?-
-Oh, è solo per i crediti extra. E poi adoro questa materia!- risponde lei.
Poi, quasi imbarazzata, mi chiede:-Ho visto che parlavi con Jack Smith fuori dalla caffetteria. Eri tu, vero?
-Si, ero io, perché?- domando.
Sam sembra stupita:-Come conosci Smith?-
-Emm… in realtà siamo usciti insieme qualche anno fa.- rispondo abbassando la voce, non voglio che lo sappia tutto l’edificio.
La ragazza è ancora più stupita ma, prima che possa dire qualcosa, il professore entra in aula, la lezione comincia e Sam mi fa cenno di non parlare e mi fa capire che il professore ti sbatte fuori se ti becca.
Quando usciamo dalla classe, commento con Sam il problema di dover recuperare un mese e mezzo di programma di Filosofia, e lei si offre di darmi ripetizoni.
Stiamo uscendo dall’edificio quando ci stiamo scambiando i numeri, e noto mio fratello poco lontano da noi appoggiato alla sua macchina.
-Allora ci vediamo domani, Sam- la saluto e mi avvio verso Harry, che mi sorride. Entriamo in macchina e mi chiede com’è andata la mia giornata.
Rispondo raccontando più o meno quello che mi è successo e quando finisco siamo già davanti a casa.
Entro e ancora non mi sono abituata a questo nuovo mondo e a tutto questo spazio. In collegio avevo solo una stanza, nulla di più, mentre quando studiavo Economia ero in casa con altre quattro ragazze e gli spazi erano limitati.
Qua invece appena entro trovo un salotto piuttosto grande, con due divani e un super televisore e accanto una cucina completa con tanto di tavolo da pranzo. Ovviamente l’arredamento non lo ha scelto Harry, altrimenti non avremmo nemmeno le sedie.
Salgo le scale per andare al piano di sopra dove si trova la mia camera, quella di Harry e un bagno.
Entro nella mia stanza, lascio cadere lo zaino per terra, tolgo le scarpe e mi butto sul letto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
Sono in macchina con Harry, pronta per il mio secondo giorno di scuola. Oggi dovrebbe essere un po’ più tranquilla come giornata, ho solo 2 materie: Letteratura e Filosofia.
Parcheggiamo ed entriamo. Anche questa volta non so dove si trovi l’aula di Letteratura.
-Aula 15, di qua.- sento una voce e subito dopo vedo Oliver passarmi davanti. Lo seguo e allungo il passo per raggiungerlo. -Buongiorno Elizabeth, come stai?
-Non c’è male, tu?- chiedo a mia volta.
-Ho dormito un po’ male, ma c’è Letteratura apposta. – dice e mi fa l’occhiolino.
Entriamo nell’aula 15 e mentre io mi dirigo verso un banco libero nella metà della classe, Oliver mi prende un braccio e mi tira verso l’ultimo banco nell’angolo.
-Cosa fai?- gli domando.
-Ti ho detto che ho dormito male, ora recupero. Non posso mica mettermi a dormire al primo banco, no?- risponde Oliver e io sono scioccata. Non sono mai stata una secchiona né tantomeno una che segue rigidamente le regole, ma dormire in classe l’ho sempre trovata una mancanza di rispetto. Me evidentemente Oliver non la pensa come me.
Ci sediamo, lui appoggia lo zaino al centro del banco, lo schiaccia un po’ ai lati per poi usarlo come cuscino.
-Chiamami quando la lezione finisce.- e una volta dette queste parole, Oliver chiude gli occhi e non lo sento più per tutta la lezione.
È il momento di svegliare Oliver, ma niente sembra smuoverlo. L’ho chiamato, l’ho scosso, ho fatto tutto il possibile ma è ancora addormentato.
Decido quindi di dargli un pizzicotto sulla guancia e finalmente apre un occhio.
-Buongiorno bella addormentata.- gli dico mentre lui mi guarda storto.
Gli ci vuole qualche secondo per riprendersi e poi senza dire una parola recupera il suo zaino e si alza.
-Hai dormito bene, fiorellino?- gli domando, e lui risponde che avrebbe volentieri continuato a dormire. Quasi vicini all’aula di Filosofia, Oliver si congeda per andare in bagno.
Io entro in classe e mi siedo. Non vedo Sam in giro, ma sono sicura che arriverà presto. Non faccio in tempo a pensarlo ed ecco che la ragazza dai capelli rossi si siede a fianco a me.
Ci salutiamo e iniziamo a sistemare quaderni e cose varie per prendere appunti. Sam mi dice che ne avrò molto bisogno se voglio passare questo corso.
Mentre le chiedo quando è libera per potermi dare qualche ripetizione, Oliver entra in classe e mi viene vicino:-Mi hai abbandonata, vergogna.- mi dice scherzando alludendo al fatto che io sia seduta vicino a Sam, che mi guarda interrogativa.
-Seguiamo lo stesso percorso di studi.- le spiego.
-Cavolo, sei uscita con Jack Smith, sei nello stesso corso di Oliver Pills… tutta la scuola ti invidierà.
Io la guardo interrogativa. Cosa c’è da invidiare? Davvero non capisco.
 Prima che possa fare qualche domanda, la lezione inizia e io mi butto a capofitto nel prendere appunti cercando di non perdermi nemmeno una vocale di ciò che dice l’insegnante.
 
Finita la lezione di Filosofia, Sam mi chiede quale sia il corso che seguo per i crediti.
-Quale corso per i crediti?- domando confusa.
-Si, tutti devono fare un corso per ottenere più crediti. Io appunto ho scelto Filosofia.- mi spiega Sam e io sono nel panico.
Non ne sapevo nulla, e se ne sapevo qualcosa, me lo sono completamente dimenticato.
-Ti conviene andare ad iscriverti subito, finchè sei in tempo. Puoi scegliere quello che vuoi, non deve c’entrare con il tuo percorso di studi.- Sam è una manna dal cielo, sono molto felice di averla conosciuta.
La ringrazio e corro verso la segreteria per iscrivermi il prima possibile.
Intanto mando un messaggio ad Harry, avvisandolo che tarderò un po’ a pranzo.
In segreteria mi comunicano che i corsi rimasti sono il corso di Psicologia, il corso di Diritto Civile e quello di Filosofia.
Dato che l’ultimo lo sto già frequentando è un no, mentre di Diritto Civile non ne voglio proprio sentire parlare. Mi rimane solo Psicologia. Poteva andarmi peggio, dai…
Il primo corso è oggi pomeriggio, un’ora dopo pranzo. Me lo segno e corro verso la caffetteria, sono affamata. A quanto pare oggi c’è la pizza, bene.
Mi guardo intorno per cercare mio fratello e vedo Andrew che si sbraccia facendomi segno di avvicinarmi.
Saluto tutti e mi siedo di fianco a Harry. Di fronte a me ho Andrew che ha 4 fette di pizza davanti a sé e le sbrana tutte come se non toccasse cibo da un mese.
-Allora Liz, come mai ci hai messo tanto?- mi domanda Harry, e spiego a lui e agli altri che ho dovuto scegliere il corsi per i crediti.
-Ti ho cercata finita Filosofia ma tu eri scomparsa!- mi dice Oliver.
-Allora che corso hai scelto?- Andrew parla e mastica allo stesso tempo. Rischio di ricevere un pezzetto di cibo addosso. Promemoria: non sedersi più di fronte ad Andrew.
-Psicologia, era l’ultimo rimasto.- comunico, e vedo che Jack, fino a quel momento abbastanza silenzioso, si gira di colpo verso di me.
-Anche io ho scelto Psicologia quest’anno.- mi dice Jack. Bene, almeno non sarò completamente sola.
-Questo pomeriggio, giusto?- chiedo conferma, e lui annuisce.
Finiamo poi tutti di mangiare tra chiacchiere varie ed evitando gli sputi di Andrew.
Jack mi dice: -Allora, la lezione è tra un’ora, ti va di fare un giro?
Rispondo di si e ci avviamo verso l’esterno della caffetteria.  C’è un bel prato con dei tavolini e una stradina che fa tutto il giro dell’istituto.
-Cosa mi racconti di bello, che è successo in questi anni che non ci siamo visti?- gli chiedo.
-Oh, niente di che, ho tenuto d’occhio tuo fratello per te.- sorride –E poi niente di emozionante, in realtà. Tu piuttosto?-
-Io? Io sono tornata qua per darti il cambio a tenere d’occhio mio fratello.- dico ed entrambi ci mettiamo a ridere.
Intanto che passeggiamo commentiamo il fatto di come sia strano che dopo tutto questo tempo ci ritroviamo proprio in università.
-Tu segui lo stesso corso di Oliver, giusto?- mi domanda Jack, che sembra un po’ preoccupato.
-Si, a quanto pare. È molto simpatico, quando non dorme.- dico, e Jack dice che è tipico di Oliver dormire in classe.
Continuiamo a chiacchierare e a passeggiare fino a quando non siamo tornati al punto di partenza, ovvero l’esterno della caffetteria. Guardiamo l’ora ed è il momento di andare in classe.
Io e Jack ovviamente ci sediamo vicini e guardandomi intorno noto la diversità di ragazzi in questa classe. Vanno da tutte le età, dal primo anno come me a quelli dell’ultimo anno.
Chiedo informazioni a Jack e mi spiega che i corsi per i crediti sono così, non hanno un’età specifica e chiunque può accedervi.
-Ma a Filosofia non ho notato tutta questa gente- obietto cercando di ricordare se ci fossero studenti più grandi nel mio corso.
-Questo perché nessuno, se non quelli del primo anno o chi è obbligato sceglie Filosofia.- mi risponde Jack, e in effetti ha senso. Se non fosse stato nel mio percorso di studi non l’avrei mai scelta come materia. E questo spiega anche il perché avesse ancora dei posti liberi.
Per tutta la lezione, nessuno dei due presta attenzione a quello che l’insegante sta spiegando. Ridiamo, scherziamo e ricordiamo i tempi passati, come quella volta che ci siamo nascosti dietro il divano di casa dei miei aspettando che Harry arrivasse a casa per spaventarlo e dopo un’ora abbiamo scoperto che era in camera sua a dormire.
Non mi ricordavo quanto Jack fosse simpatico ed effettivamente in questi anni mi è mancato.
Finita la lezione, del quale non ricordo assolutamente nulla, ci avviamo verso l’entrata dell’edificio. Manca ancora un po’ prima che Harry finisca la sua giornata, quindi io e Jack decidiamo di sederci su una delle panchine che si trovano nell’area verde all’entrata.
-Non è per sembrare smielato ma, mi sei mancata, sai?- dice Jack una volta seduto. Poi aggiunge:-Non pensare male, mi sei mancata come amica, non sto cercando di riparare niente. C’è un motivo se non ha funzionato.
-Anche tu mi sei mancato, ho bisogno di un Jack nella mia vita. Sai, fare scherzi ad Harry non è tanto divertente senza di te.- rispondo io, cercando di evitare il discorso “non ha funzionato”.
Jack mi guarda:-Non è vero, fare scherzi ad Harry è sempre divertente.- mi corregge ed ha ragione.
Ad un tratto sento una voce dietro di noi e riconosco subito che si tratta di Harry:-Ehi voi due! Non state mica tramando qualcosa, spero. Non sono pronto per i vostri scherzi!- esclama.
A quanto pare nella notte deve essersi ricordato di quando io, lui e Jack eravamo sempre insieme. Non è durato per molto, ma ieri sembrava essersene completamente dimenticato.
Entrambi lo salutiamo e ci dirigiamo verso il parcheggio. Harry e Jack si salutano e si danno appuntamento per la sera, mentre quando ci salutiamo io e Jack, viene istintivo un abbraccio.
Non è strano, almeno non credo. Forse dopo così tanto tempo può sembrare strano ma è bello riabbracciare un grande amico come Jack.
 
Dopo cena, mi metto sul divano a leggere un po’, quando sento il campanello suonare. Strano. Non sapevo nemmeno che questa casa avesse un campanello.
Mi alzo e vado ad aprire, e davanti mi trovo Andrew, Jack e Oliver. Deduco che siano qua per Harry, così lo chiamo e in risposta dice che scende tra poco.
Faccio entrare i ragazzi. Andrew mi saluta e si butta sul divano, Jack mi abbraccia e Oliver esclama:-Ehi la mia compagna di corso! – come se  mi avesse vista per la prima volta. È un po’ strano che dopo solo un paio di giorni che ci conosciamo, Oliver abbia preso così tanta confidenza, ma nessuno sembra farci caso perciò deduco che sia il suo modo di fare.
Harry scende le scale e noto che è vestito meglio del solito. Ha la camicia buona che gli ha regalato la mamma per Natale e i suoi capelli sono pettinati. Negli ultimi anni ha deciso di farsi crescere i capelli fino alle spalle ma non credo di averlo mai visto pettinato nella mia vita. Non penso nemmeno che possieda una spazzola. Sicuramente ha usato la mia.
Mi giro a guardare gli altri ragazzi e, anche se prima non ci avevo fatto caso, anche loro sono vestiti bene. Sono tutti incamiciati, profumati e pettinati. Beh, diciamo che Jack ha provato a pettinarsi e Oliver ha comunque la sua giacca di pelle con le borchie. L’unico veramente elegante è Andrew, con una camicia azzurra e una giacca blu. Ok forse è un po’ troppo elegante.
-Liz io esco, a domani ciao.- mi dice Harry prima di darmi un bacio sulla guancia per poi dirigersi verso la porta.
-Ma perché non vieni anche tu, Elizabeth?- è Andrew a fare la domanda, ed Harry, che fino a quel momento pensava di averla evitata, è visibilmente irritato.
-Non saprei…- dico facendo la vaga. Non voglio rovinare la loro serata, soprattutto se non mi vogliono.
-Si dai, Lizzie, perché no?- mi dice Jack.
-Già ci divertiremo un po’, perché no?- aggiunge Oliver.
Tre su quattro, mi sembra buono. Guardo Harry che mi fa spallucce in segno di arresa.
-Datemi solo qualche minuto che mi cambio.- dico. Poveri illusi, non sarà mai qualche minuto.
-Perché, non puoi venire così?- domanda Andrew.
Io guardo giù verso i miei pantaloni del pigiama con i Pokemon disegnati sopra. -Ci vorranno solo un paio di minuti.- e mi dirigo verso camera mia.
Venti minuti dopo scendo dalle scale. -Ce ne hai messo di tempo!- esclama Jack, ma lo ignoro.
Ho optato per un paio di jeans e, visto che sono tutti incamiciati, ho pensato di mettermi anche io una camicia, ma rossa e con un nodo in vita.
-Sembri un semaforo- mi canzona Harry. Io per risposta gli faccio una linguaccia e usciamo tutti di casa.
Mentre saliamo in macchina di Andrew realizzo che non so nemmeno dove stiamo andando. Per quanto ne so potremmo star andando ad una partita di tennis, o magari stiamo andando ad un torneo di Briscola. Ok, forse non così esagerato.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Siamo tutti seduti al tavolo e tutti abbiamo davanti una birra. La serata sta procedendo bene. I ragazzi mi hanno portata in un pub, ed è pieno di gente. Stiamo ridendo e io sto iniziando a conoscere un po’ di più i ragazzi. Andrew per esempio è un pozzo senza fondo, siamo qua da poco meno di un’ora e si è già mangiato due panini. Oliver invece è piuttosto silenzioso ma quando interviene, coinvolge tutti.
Ad un certo punto Oliver si alza, si mette il suo giacchetto di pelle e chiede:-Qualcuno mi accompagna a fumare?-
Tutti declinano l’offerta ma io accetto e mi alzo. Seguo Oliver fuori dal pub e lui si appoggia al muro accanto alla porta. Tira fuori dalla tasca una sigaretta e la accende.
Non sapevo che Oliver fumasse, non ho mai sentito puzza di fumo in questi giorni né l’ho mai visto fumare.
Così glielo chiedo:-Fumi spesso?-
Lui mi guarda e annuisce. Mi spiega che sta cercando di smettere ma dice che quando esce è più difficile.
-Ti capisco.- confesso. -Anche io fumavo, ho smesso qualche mese fa, ma non nego che ogni tanto qualche sigaretta me la faccio ancora.
Oliver mi guarda e sembra mi stia squadrando. Gli chiedo perché mi sta guardando in questo modo.
-Ah, non lo avrei mai detto…- dice solo.
-Si beh non lo sbandiero al mondo, soprattutto non davanti a Harry, se lo sapesse mi ucciderebbe.- dico, ma non faccio nemmeno in tempo a finire a frase che Oliver sta già ridendo.
-Scherzi? Harry è una ciminiera! Non so come abbia fatto a nascondertelo, fuma giorno e notte.- e continua a ridere, forse colpito dal fatto che io non lo sapessi.
Sono colpita anche io, in effetti. Si, sapevo che ogni tanto Harry fumasse qualche sigaretta ma non pensavo che fosse un’abitudine.
-Sai cosa? Dammi una sigaretta.- chiedo. Oliver tira fuori il pacchetto di sigarette, me ne offre una e poi mi porge l’accendino.
-L’ultima sigaretta è stata poco prima di trasferirmi da Harry.- dico, facendo poi un tiro.
Oliver fa cenno di capire con la testa e butta fuori il fumo dall’ultimo tiro della sua sigaretta, che butta poi nel posacenere accanto alla porta.
Finisco la mia sigaretta ed entrambi rientriamo.
Mi risiedo accanto a Jack e noto che davanti a me c’è una birra piena.
-Ti ho preso un’altra birra.- mi dice Jack e lo ringrazio.
Lui si avvicina un po’ mentre mi guarda sospettoso e poi mi domanda all’orecchio:-Hai fumato?
Facco segno di si con la testa e poi gli faccio l’occhiolino. Lui mi si riavvicina all’orecchio.- Tuo fratello è una ciminiera.
Io scoppio a ridere. È la stessa cosa che ha detto Oliver. In più ho sempre apprezzato che Jack mi svelasse i “segreti” di Harry così che potessi usarli a mio favore.
Mi avvicino a mia volta e sussurro.- Lo so- dopodichè bevo un sorso della mia birra.
 
Per fortuna sono riuscita ad arrivare in classe in tempo, anzi, anche leggermente in anticipo. Questa mattina ho dormito un po’ di più e Harry mi ha svegliata all’ultimo.
Entro nell’aula di Storia e mi siedo. Sono ancora mezza addormentata, è chiaro che non sono più abituata ad uscire. E non abbiamo nemmeno fatto eccessivamente tardi, alle due ero già nel mio letto a dormire.
Vedo arrivare Oliver quasi correndo e si precipita a sedersi di fianco a me.
-Sei rimasto addormentato anche tu?- domando, mentre Oliver sta ricominciando a respirare normalmente e non da affannato. Annuisce e si appoggia allo schienale della sedia.
Nel frattempo arriva anche Sam che mi saluta mentre passa per andare a sedersi. Ricambio il saluto e tiro fuori il quaderno per prendere appunti.
La lezione incomincia e dopo poco Oliver comincia a sbuffare. Lo ignoro. Poi comincia a sbattere la penna sul banco e infine clicca il meccanismo della penna a scatto a ripetizione.
Sfinita, mi giro:-Che c’è?
Lui alza le spalle:-Mi annoio.
Io gli suggerisco di giocare col telefono, ma a quanto pare l’idea non lo soddisfa.
-Mi stavo chiedendo…- dice ad un certo punto, con il tono di chi vuole sapere qualcosa.
-Mi stavo chiedendo una cosa e tu potrai colmare il mio dubbio.
-Io?- chiedo. Cosa mai potrà volere da me, un’altra penna da sbattere sul banco?
-Si, tu. Ma dimmi dimmi, tu e Jack…?- e alza le sopracciglia per ammiccare.
-Io e Jack cosa?-
-Cosa c’è tra di voi?- chiede alla fine. Io rispondo che tra di noi non c’è niente e lui si appoggia completamente al banco guardandomi come se stessi mentendo. Tecnicamente è la verità.
Lo guardo a mia volta mettendomi nella stessa posizione sua. Lui si rimette a sedere bene e mette un braccio attorno alle mie spalle.
-Liz, Liz, Liz. Non puoi rubare al ladro.- e questo cosa dovrebbe significarmi? Lo guardo interrogativa.
-Vi ho visti ieri sera, sembravate delle calamite. Vi parlavate all’orecchio, i vostri risolini tra di voi… tesoro non sono nato ieri.- dice poi con fare tutto fiero.
Io gli prendo la mano e gli tolgo il braccio dalle mie spalle:-Dovresti farti più furbo tesoro- e mi giro per evitare il suo sguardo o gli scoppierei a ridere in faccia.
Oliver è confuso, gli si legge in faccia che era convito di ciò che stava dicendo e che voleva aver ragione.
-Perciò tu mi stai dicendo che se io per caso chiedessi a Jack se tra voi due c’è qualcosa…
-La sua risposta sarebbe negativa.- lo interrompo io -Fai pure se può farti sentire più sicuro.
La sua espressione mi fa capire che lo farà, e poi finalmente si mette l’anima in pace e posso quindi seguire la lezione in pace.
Durante la lezione successiva capita la stessa cosa: Oliver comincia a stressarsi ma questa volta si gira e chiede subito:- Quindi tu e Jack non state insieme?
-No.- mi sento piuttosto ripetitiva.
-Perché ieri sera eravate piuttosto uniti…- dice dandomi piccole gomitate e facendomi l’occhiolino.
-NO. E ora smettila stai diventando noioso.- esclamo – Se ti annoi e non hai giochi sul telefono ti presto il mio ma ti prego, sono indietro, ho bisogno di seguire queste stupide lezioni.
Per fortuna Oliver tira fuori il suo telefono e si mette a giocare fino a fine lezione.
All’ora di pranzo ci avviamo entrambi verso la caffetteria.
E di nuovo Oliver mi mette un braccio attorno alle spalle:-Ma lui ti chiama Lizzie, nemmeno tuo fratello ti chiama Lizzie.- sembra quasi eccitato dal fatto di aver capito qualcosa. Peccato che questo qualcosa non c’è.
-Smettilaaaa- gli dico io, e questa volta metto il mio braccio attorno alla sua vita e gli dico.-Ascoltami bene, Sherlock. Rilassati perché fra di me e Jack al momento non c’è nulla, perciò frena le investigazioni.
Siamo arrivati in caffetteria. Lo lascio per prendermi da mangiare.
-Ehi cosa vuol dire “al momento”?- domanda ancora Oliver ma mi rifiuto di rispondere e mi guardo intorno per cercare Andrew, Jack o Harry.
Non vedo nessuno così mi siedo in un tavolo libero e Oliver mi segue a ruota.
Mentre Oliver mi pressa ancora chiedendo informazioni, accanto a me arriva proprio Jack. Lo salutiamo e ci comunica che Harry non verrà a pranzo, dato che ha un compito da preparare per la lezione dopo pranzo che ovviamente non aveva ancora fatto, mentre Andrew non è venuto a scuola oggi.
A Oliver si illuminano gli occhi quando vede Jack.
-Jack devo farti una domanda, ma devi essere sincero con me, d’accordo?- esordisce Oliver e io stento a crederci. Mi guarda con aria di sfida, come per dire che lui mi batterà in questa sfida. Peccato che stia partecipando solo lui. Anche se devo ammettere che è divertente da guardare.
Jack risponde che sarà sincero e Oliver fa la domanda di fuoco:-Tu ed Elizabeth state insieme?
A Jack scappa una risatina e risponde di no.
-Quindi mi vuoi dire che tra di voi non c’è niente?- Oliver chiede conferma, si sta arrampicando sugli specchi.
-No, perché?- Oliver può vedere che Jack è sincero e si può leggere un po’ di delusione sulla sua faccia.
Io gli rivolgo il mio miglior te lo avevo detto sguardo e, proprio mentre sono all’apice del mio sorrisetto malefico, Jack decide di trasformare la mia vittoria in sconfita.
-Beh però un paio di anni fa uscivamo insieme, se può interessarti.
Il mio sorriso svanisce mentre quello di Oliver compare.
-Lo sapevo, io lo sapevo!- e Oliver a questa esclamazione aggiunge pure qualche battito di mani. -Te l’ho detto tesoro, non puoi rubare al ladro! Io queste cose le so, le capisco.
Jack mi guarda interrogativo ma io lo ignoro.
-Ok Sherlock, sei contento adesso?- chiedo. -Però adesso ascoltami bene: si, io e Jack siamo stati insieme. Sì, era un paio di anni fa ed ora siamo solo amici. Ma Harry non lo deve sapere, ok? Se lo viene a sapere ti asfalto. Ci siamo capiti?
-Ci siamo capiti.- Oliver sembra aver capito, ma ha ancora un’ultima domanda:-Perché. Harry non lo sa?
-No, all’inizio non era niente di che e non volevamo rovinare il nostro gruppo. Poi dopo la cosa si è fatta più seria e proprio quando volevamo dirglielo io sono partita per il collegio e Harry e Jack sono diventati migliori amici. Questo è sempre stato il nostro piccolo segreto.
-Sei contento ora?- ho concluso.
Oliver sembra abbastanza soddisfatto  e Jack continua ad essere un po’ confuso.
 
La giornata scolastica è conclusa e mentre esco dall’istituto, Sam mi blocca.
-Ehi Elizabeth!- mi saluta e mi affianca, così continuiamo a camminare insieme.
-Ehi Sam, ascolta, chiamami pure Liz.- non sono molte le persone che mi chiamano Elizabeth oltre ai miei genitori, di solito vado per Liz.
-Liz, per le ripetizioni di Filosofia, possiamo fare anche domani sera, ti va?- mi chiede Sam, e io accetto volentieri.
-Ti scrivo domani allora!- esclama e ci salutiamo, mentre io vado verso mio fratello che mi aspetta appoggiato alla sua macchina.
Appena lo raggiungo, mi apre la portiera, mi fa entrare in macchina e mi richiude la portiera. Ok, questo è strano.
-Cosa stai tramando?- gli chiedo appena entra in macchina.
-Io? Nulla…- risponde lui, con un’aria da finto innocente che farebbe capire che sta mentendo anche se lo avessi conosciuto due minuti fa.
-Non mi hai mai aperto la portiera. C’è qualcosa sotto.
Harry si limita a stare zitto e a mettere in moto la macchina.
-D’accordo, su chi vuoi fare colpo?- lo guardo accusatoria.
-Ti pare che farei mai una cosa del genere, io?- mi domanda Harry retorico, occhi fissi sulla strada.
-Sono tua sorella, non credi che prima o poi tutta la scuola lo saprà?- chiedo, quando realizzo che il gesto che ha fatto è stato davvero per fare colpo su qualche ragazza.
-Ma fino ad allora, tutte penseranno che sono un gentiluomo!- e ora ha un sorriso da orecchio a orecchio. Non capisco, è la giornata dei geni oggi?
-Peccato che tutte penseranno anche che tu sia impegnato.- ho trovato la falla nel suo piano.
Un sorrisino compare sul suo viso:-Questa cosa non mi ha mai fermato, tu non preoccuparti.
E qui decido di concludere la conversazione, quindi mi metto a guardare il cellulare. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
Lezione di Filosofia. Il mio compagno di banco mi ha abbandonata. Penso che questa mattina non si sia svegliato in tempo.
Per fortuna c’è Sam che appena entra in classe e mi vede mi raggiunge.
Abbiamo ancora qualche minuto prima che la lezione inizi così chiacchieriamo un po’.
-Allora questa sera facciamo alle 9 da me?- le chiedo, e lei è d’accordo.
-Ascolta, vorrei chiederti una cosa.- esordisce. -So che probabilmente sono un po’ invadente e se vuoi puoi evitare di rispondere, capirò.
-Dimmi pure.- le dico io, e non capisco cosa potrebbe chiedermi da non volermi nemmeno farmi rispondere.
-So che ti ho già chiesto di Smith e anche di Pills e so che non sono affari miei ma…- spero che non cominci anche lei come Oliver ieri, altrimenti giuro che imazzisco. -Che cosa mi dici di Miller?
-Miller?- davvero non capisco, cosa vuole sapere su di me? oh, magari si riferisce ad Harry…
-Si Harry Miller.- appunto.
-Che cosa vuoi sapere?- domando io, pronta a rispondere a tutto, dal colore delle sue mutande preferite a 7 anni al suo numero preferito.
-Tu e lui…?
Io la guardo per un secondo e quando realizzo cosa mi sta chiedendo, quasi voglio vomitare.
-OMMIODDIO NO! Assolutamente no, è mio fratello!- dico poi quasi ridendo, divertita dal fatto che qualcuno possa pensare che io e mio fratello possiamo stare insieme.
-Tuo fratello?- mi domanda Sam, un po’ scioccata.
-Lascia che mi presenti di nuovo. Elizabeth Anne Miller, piacere.- le dico porgendole la mano e ridendo.
-Che figura… sai, frequenti i suoi amici, siete tutti al tavolo insieme in caffetteria, e in più ieri quado ti ho salutata ho visto che andavi verso la sua macchina e lui ti ha perfino aperto la portiera.
Maledetto Harry, il trucco della portiera ha funzionato.
-Oh la portiera, si ecco, Harry… ha perso una scommessa e quindi dovrà farlo per un po’- dico per coprirlo. Non posso certo dire che Harry sta usando sua sorella per rimorchiare. Suonerebbe male, no?
-Scusami davvero…- Sam sembra mortificata, così la rassicuro dicendole che non è successo nulla e che in realtà è stato divertente.
 
Finita la lezione, è ora di pranzo e questa volta cammino da sola verso la caffetteria.
Prendo da mangiare e mi avvicino al tavolo dove è seduto Jack. Lui mi dice che anche oggi mio fratello non ci degnerà della sua presenza a pranzo.
Cerco con lo sguardo Andrew, ma Jack mi dice che ha la febbre.
-Tu non hai idea di cosa mi è successo questa mattina a Filosofia!- esclamo, per poi raccontare prima l’idea malsana di Harry di usare me per rimorchiare, e poi che Sam pensava che noi stessimo insieme.
Jack scoppia a ridere, poi è come se gli venisse un’illuminazione:- Ehi ma non c’è Oliver!
Sembra quasi… felice?
-No, ha mancato entrambe le lezioni questa mattina…- rispondo io.
-Di solito quando manca al mattino è perché ha fatto festa la sera prima. Da quanto ne so io è da un po’ che non ci racconta le sue avventure con… beh le ragazze. Magari questa è stata la notte del nuovo inizio.
Mi metto una mano sulla fronte e comunico a Jack che non avevo bisogno di sentire tutto questo.
Al pomeriggio abbiamo Psicologia insieme, ma prima ne approfittiamo per andare in biblioteca, in modo che io possa portarmi leggermente avanti con lo studio, dto che al momento sono indietro rispetto alla media della mia facoltà.
In biblioteca, anche se più che una biblioteca è un’aula studio con dei libri, Jack mi dà una mano a riguardare i concetti di Letteratura.
Quando usciamo dalla biblioteca/aula studio, ci accorgiamo di essere in super ritardo per la lezione di Psicologia. Abbiamo poco più di un minuto per arrivare in aula o il professore non ci farà entrare, queste sono le sue regole. Dice. O arrivi in orario o non arrivi.
Jack mi prende la mano e iniziamo a correre. Beh lui corre. Io mi sto letteralmente facendo trascinare da lui, ma comunque.
Arriviamo esattamente due secondi prima che il professore entri in aula e mentre lui comincia a spiegare, io e Jack cerchiamo un banco dove sederci e respirare.
Abbiamo il respiro un po’ affannato, ma d’altro canto ci siamo fatti mezza scuola correndo.
-Secondo me siamo fuori forma- dico, dato che per una piccola corsetta sembra che abbiamo corso una maratona.
-Sai cosa dovremmo fare? – suggerisce Jack -Dovremmo andare a correre!
Lo guardo interrogativa e lui continua:- Si, dovremmo andare a correre! Anzi no, meglio! Tu vai a correre, e io ti aspetto a casa mentre mi bevo una birra. Che ne dici?
Io rido e Jack aggiunge:-Ma ti pare che mi metto a correre per divertimento? Io?
In effetti Jack Smith è la persona più pigra che conosca. L’unico sport che abbia davvero praticato è freccette, e solo al bar quando può vincere una birra.
Gli do un piccolo schiaffo sul braccio per prenderlo in giro e rispondo:- Oh è unna bellissima idea, soprattutto la parte della birra. Ecco cosa dovremmo fare! Prenderci una birra.
-Che ne dici di stasera?
-Stasera?
-Sì, per la birra.
Purtroppo devo rifiutare. Stasera ho le ripetizioni con Sam. Ma non voglio deludere Jack, non voglio che pensi che non voglio uscire con lui da sola. Perciò propongo per domani.
Jack accetta e il discorso vira sulle mie ripetizioni di Filosofia e su chi me le darà.
-Samantha, la ragazza con i capelli rossi che studia Archeologia.
E quando gli spiego, sembra che nella sua testa gli si accenda una lampadina.
-E stasera ti darà ripetizioni?- mi chiede Jack e io annuisco. -A casa tua?
-No, in discoteca. Certo a casa mia, dove se no?- rispondo sarcastica e per tutta risposta lui mi fa la linguaccia.
 
Quando usciamo da scuola e troviamo Harry, io e Jack ci salutiamo con un abbraccio e poi succede qualcosa di strano. Harry e Jack iniziano a scambiarsi strani gesti che non comprendo fino in fondo. Capisco solo che Jack chiamerà Harry più tardi, probabilmente per spiegargli qualcosa che io appunto non ho capito.
Harry fa il suo teatrino di aprirmi la portiera della macchina e quando sale anche lui e mette in moto, gli racconto che una mia compagna di corso questa mattina ci aveva creduto e che forse il suo piano che all’inizio sembrava tanto stupido stava funzionando. Forse.
Per tutto il tragitto Harry non dice una parola e una volta arrivati a casa gli chiedo se vada tutto bene. Lui risponde di si ed entrambi ci rintaniamo ognuno nella propria stanza fino all’ora di cena.
In certi momenti mi spavento di quanto io ed Harry siamo “connessi”. Anche quando eravamo a casa con mamma e papà capitava parecchio che ci vestissimo uguali, o volessimo fare le stesse cose che faceva l’altro senza saperlo. E oggi è ricapitato di nuovo. Entrambi abbiamo i pantaloni grigi della tuta e una maglietta a maniche corte bianca. 
-L’abbiamo fatto di nuovo!- esclama Harry quando se ne accorge.
Io rido mentre decido di cucinare una frittata. Nonostante lui sia un anno più grande, perciò dovrebbe prendersi cura della sua sorellina più piccola, si è rifiutato di cucinare perché diceva che quello era compito mio. Certo, io sono nettamente migliore a cucinare, ma alla fine abbiamo trovato un accordo e abbiamo deciso che si fa un giorno a testa. Vedremo quanto durerà questa cosa. Sento che presto Harry troverà una scusa per non cucinare più e allora lì sarò fregata.
Il lato positivo di cucinare, è che non è il tuo turno di lavare i piatti, perciò mentre Harry lava quelle quattro stoviglie che abbiamo sporcato, io comincio a preparare quello che mi servirà per la mia lezione.
-Harry, tra poco arriverà questa ragazza che mi aiuta per Filosofia. Ti prego non disturbarci, ne ho bisogno.- gli dico, e lui sembra accettare senza troppi sforzi e va dritto verso la sua stanza.
Alle nove precise, il campanello suona. Mi alzo e ovviamente alla porta trovo Sam.
La faccio entrare, le offro qualcosa da bere dopodichè ci mettiamo sul tavolo e cominciamo a studiare.
Circa mezz’ora dopo l’arrivo di Sam, Harry fa il suo ingresso in cucina… a petto nudo.
Va verso il frigo, prende una bottiglia d’acqua dalla quale beve a canna, rimette la bottiglia nel frigo e passa davanti a moi.
Una scena raccapricciante, soprattutto perché Sam non ha staccato gli occhi di dosso a mio fratello nemmeno per un secondo.
-Oh, scusate se vi ho interrotte ragazze.- dice Harry, fintamente imbarazzato.
Lo fulmino con lo sguardo:- Figurati Harry, era solo l’unica cosa che ti avevo chiesto di non fare.
Lui però non mi sta ascoltando, è impegnato a fare i sorrisini a Sam.
-Harry, lei è Samantha, Sam, lui è mio fratello Harry che se ne stava andando. Giusto?- bene, ho fatto le presentazioni, ora voglio l’uomo a petto nudo lontano dai miei occhi.
-Piacere di conoscerti, Sam.- dice Harry, passandosi una mano tra i capelli, per poi tornarsene da dove è arrivato.
Guardo Sam. È già tanto che non sta sbavando.
-Tu vivi con tuo fratello?- domanda lei. Annuisco. -Potevi dirmelo, mi sarei vestita meglio!
Ed eccoci qua. Ecco qua il motivo per cui non ho amiche femmine da tanto tempo. Perché stavano tutte dietro ad Harry. Tutte mi “usavano” solo per arrivare a lui.
-Non pensavo avesse anche la tartaruga.- commenta Sam e penso che vomiterò da un momento all’altro.
Se non fosse che Sam si era offerta di aiutarmi sin dal primo giorno, prima ancora che sapesse che Harry ed io siamo fratelli e fino a un minuto fa non sapeva nemmeno che viviamo insieme, l’avrei fatta uscire subito, perché avrei pensato che mi voleva solo usare.
Ma Sam è carina, sembra molto sincera. Forse se lo è meritata di aver visto mio fratello mezzo nudo, alla fine è la sua paga per aiutarmi a studiare. Ok sto delirando.
Ripresa dallo shock, io e Sam continuiamo a studiare e devo dire che mi sta aiutando veramente tanto.
Quando finiamo sono le dieci e mezza. Ci salutiamo e quando salgo in camera, mentre passo davanti alla stanza di mio fratello dico:-Sei un cretino.- riferendomi a lui che fa lo sbruffone senza maglietta.
-Ha funzionato?- chiede dal suo letto e io, mentre sto entrando in camera mia, mi limito a ripetere la parola “cretino” prima di chiudere la porta e andare a dormire.
 
Venerdì, finalmente.
Entro nell’aula di Lettere Moderne e lì trovo Oliver ad aspettarmi.
-Che fine hai fatto ieri?- è la prima cosa che gli dico appena lo vedo. -Non mi abbandonare mai più, chiaro? Letteratura è stata una palla.
-Lo so, lo so. Ora sono qui, tesoro.- scherza lui, e poi mi abbraccia.
È strano, sono in questa scuola da una settimana e sono successe così tante cose.
Se una settimana fa mi avessero detto: “vedi quel tipo con i capelli alla David Tennant e il giubbotto di pelle con le borchie? Ecco, tra una settimana lo abbraccerai perché ti è mancato il tuo compagno di banco” non ci avrei mai creduto.
Eppure eccomi qua, che sto abbracciando Oliver perché mi è mancato. Che strano il mondo a volte.
La giornata procede come al solito. Ancora non c’è traccia di Andrew, a quanto pare ha ancora la febbre, e Harry dopo due giorni finalmente si degna di pranzare di nuovo con noi.
A fine scuola, Jack mi si avvicina e dice:-Allora questa sera birra?
-Certo, mi passi a prendere tu?- chiedo io. Ci diamo appuntamento per le 9 e mezza e ci salutiamo.
Harry entra in macchina e io faccio lo stesso. Mi ci vuole qualche secondo per capire che non i ha aperto la portiera e quando glielo faccio notare aggiungo:-Peccato, stava iniziando a piacermi.
La sua risposta è semplicemente:-Ha funzionato su chi doveva funzionare, non mi servi più.
Prego figurati.
-Ah, questa sera io non ci sono, esco con Oliver.- dice ad un certo punto Harry. -Di solito il giovedì è la nostra serata ma questa settimana abbiamo dovuto posticipare per motivi vari.
Ne parla come se fosse un appuntamento dal parrucchiere.
-Nessun problema, - annuncio io -io esco con Jack.
Nessuna reazione qui. Dovrei preoccuparmi o dovrei esserne felice? Voglio dire, di solito ogni volta che esco con un ragazzo, amico o non, Harry mi fa sempre il terzo grado. Ma forse dato che Jack è il suo migliore amico non c’è bisogno.
A casa, mi butto sul letto senza nemmeno togliere le scarpe. È ancora presto, ho parecchie ore prima che Jack passi a prendermi, così decido di chiudere gli occhi per qualche minuto.
Mi risveglio quando Harry urla:-Liz, puoi andare tu alla porta?
Mi alzo dal letto e scendo le scale, senza rendermi conto di quanto tempo sia passato.
Apro la porta e trovo Oliver, che mi guarda interrogativo:-Ciao Liz, stai… stai bene?
Sono ancora abbastanza addormentata, perciò non dico una parola e lo faccio entrare.
Mentre mi verso un bicchiere d’acqua, cercando di svegliarmi un po’, Harry scende le scale, tutto vestito e profumato. Mi viene un dubbio: quanto ho dormito? Guardo l’orologio: le nove e un quarto.
-Ho dormito tantissimo!- esclamo. Poi mi giro verso Harry: -Non mi hai chiamata per cena?
Harry alza le spalle:- Ci ho provato, ti sei girata dall’altra parte.- a Oliver scappa una risata, e io mi rendo conto che mi devo ancora lavare, vestire e truccare.
Saluto velocemente i due ragazzi e corro sotto la doccia. Il mio vantaggio è che, se conosco anche solo un pochino Jack, sarà sicuramente in ritardo, perciò posso recuperare un po’ di tempo.
Quando il campanello suona, manca un quarto alle 10.
-Sapevo di poter contare sul tuo ritardo!- dico mentre apro la porta a Jack, che si scusa appunto per il ritardo.
Usciamo e ci mettiamo in macchina. È un percorso breve e quando scendo dalla macchina, mi trovo davanti al pub dell’altro giorno, quando siamo usciti tutti insieme.
Entriamo e ci sediamo ad un tavolino. Il locale è molto più pieno rispetto a qualche giorno fa.
-Si, il venerdì e il sabato puoi trovare chiunque. Se cerchi una persona, vieni qui nel week end e la trovi sicuramente.- dice Jack guardandosi intorno. Dopodichè si alza per andare a prendere da bere.
Torna poco dopo con due birre e un sorrisino stampato in faccia:-Per fortuna il barista è mio amico o avrei dovuto aspettare anni per queste birre.- e poi comincia a raccontare di come lui e il barista una volta avessero quasi rotto un dei tavoli del pub per una scommessa.
La serata continua tra ricordi e racconti divertenti, fino a quando i miei occhi non scorgono qualcosa di molto interessante.
-Prima quando hai detto che qui puoi trovare chiunque, non mi aspettavo che fosse davvero così.- dico, indicando un gruppetto indistinto di persone accanto al bancone.
Jack si gira per vedere chi sto indicando e ride. -Si, è il loro posto preferito per rimorchiare.
Vicino al bancone si distinguono chiaramente due figure maschili e due femminili. Le due ragazze, poco vestite per il clima di metà ottobre, sembrano ridere un po’ troppo spesso. I ragazzi, d’altra parte, sembrano molto seri, come se parlassero di vita vissuta.
-Allora è questo che fanno mio fratello e il suo amico quando escono?- chiedo retorica, sempre guardando Harry, Oliver e le due ragazze.
-Sai che io pensavo si ritrovassero a guardare High School Musical? A quanto pare mi sbagliavo…- scherza Jack.
-Smettila, sicuramente il più delle volte anche tu sei vicino a quei due a fare il serio- dico io.
-Quasi. Il più delle volte io sono vicino ad Andrew a fare quelli che non si fila nessuno- dice scherzando, ma credo ci fosse una nota di tristezza nella sua voce.
-In questo caso allora Andrew sarebbe molto fortunato.- e Jack sorride.
-Ho un’idea.- esclamo- Io e le ragazze del mio dormitorio lo facevamo sempre in collegio con i ragazzi. Stai a guardare.- e mi alzo sotto lo sguardo curioso di Jack.
Mi avvicino al bancone, proprio dove Harry e Oliver stanno cercando di fare colpo su quelle povere ochette.
Devo solo decidere chi sarà la mia preda, Harry o Oliver? Deciderò sul momento.
Mentre mi avvicino sempre di più cerco di ripensare a tutto ciò che ho imparato quando facevo teatro in quarta elementare. Mi rendo conto che è tutto inutile e a questo punto sono davanti al gruppo.
Prendo il più vicino, che è Oliver, e comincio il mio show.
-Olly? Olly sei davvero tu?- dico avvicinandomi un po’ di più, facendomi spazio tra le ragazze, che non fanno troppo caso a me.
-Avevi detto che saresti rimasto a casa questa sera!- inizio ad alzare il tono della voce. -Ma io lo sapevo, lo sapevo che mi avevi mentito!
A questo punto ho la piena attenzione delle ragazze. Harry mi guarda con un sorriso, probabilmente sollevato dal fatto che io abbia preso di mira Oliver e non lui.
-Elizabeth, tutto bene?- mi chiede Oliver, che non sta capendo.
-Adesso mi chiami Elizabeth? Che n’è successo di cucciola o crostatina? Ti sei già dimenticato di me? – lo show continua. -Io ti amo e tu sei solo uno stronzo!
Oliver mi guarda interrogativo, le ragazze anche. Oliver sposta poi lo sguardo sulle ragazze e cerca di spiegarsi:-Io davvero non so di cosa stia parlando…
-Non sai di cosa sto parlando?- alzo un po’ la voce ma non troppo. Voglio divertirmi, ma non voglio che l’intero pub senta la mia finta scenata. -Olly tu avevi detto di amarmi!
Il mio sguardo cade sul tavolo dove è seduto Jack, che osserva tutto come si guarda l’ultimo episodio dell’ultima stagione della tua serie preferita.
Le ragazze sono ancora lì, ferme, si vede chiaramente che non hanno la minima idea di come reagire.
Decido di sganciare la bomba:-Avevi detto che mi volevi sposare!- dico cercando di essere il più arrabbiata e triste allo stesso tempo. Per concludere mi giro verso Harry:- E tu che amico sei? Non mi hai detto nulla, io mi fidavo di te!
Dopodichè esco di scena. Esco letteralmente dal locale.
Aspetto un minuto ed ecco Jack uscire:-Le ragazze li hanno bidonati. Entrambi. Avresti dovuto vedere le loro facce!- sembra quasi più eccitato di me. -Sei stata fantastica!- e mi batte il cinque.
Subito dopo dalla porta del pub escono Harry e Oliver. Appena mi vedono, mi vengono incontro ma non sembrano troppo felici.
Io già rido mentre si avvicinano e Harry batte le mani:-Complimenti, quell’anno di teatro in quarta elementare ti è davvero servito. Certo che potevi evitare di mettere in mezzo anche me…
-Non volevo farti sentire escluso- scherzo io, mentre Oliver continua a guardarmi senza dire una parola.
-Non te la sarai mica presa, vero?- gli chiedo, quando mi accorgo che continua a non muovere un muscolo.
-Tesoro, non me la sono presa, sono scioccato. Non pensavo potessi essere un’attrice così brava.- dice finalmente Oliver -Ma ti prego non farlo più, quelle ragazze erano…- e non completa la frase perché mio fratello gli tira uno scappellotto.
-Non davanti a mia sorella.- si limita a dire Harry, che subito dopo si offre di pagare il prossimo giro.
Harry entra e Jack lo segue a ruota. Mi sto avviando anche io verso l’entrata del locale ma Oliver mi ferma, porgendomi qualcosa.
-Te la sei meritata, complimenti.- dice mentre prendo la sigaretta che mi sta offrendo.
-Sai, il tuo giochino potrebbe tornare utile ogni tanto. -esordisce Oliver.
Lo guardo interrogativa, buttando fuori il fumo.
-Nel caso una ragazza indesiderata si avvicini.- gli chiedo di spiegarsi meglio perché ancora non ho capito molto bene cosa intende. – Se per esempio tu sei tranquilla e beata e un ragazzo molesto ti si avvicina, cerchi in tutti i modi di liberartene, giusto?
-Ecco, immagina questa situazione ma per noi maschi. Sarebbe fantastico avere qualcuno che finga di essere la tua ragazza e ti salvi dalle ragazze indesiderate.
Mi sembra un’idea stupida ma allo stesso tempo geniale.
-Quando ti servirà una mano chiama.
-Lo farò. Ma ti prego non chiamarmi mai più Olly. È stato raccapricciante.
-D’accordo… Olly.- dico facendogli un dispetto, e lui mi spinge con la spalla.
Rientriamo poco dopo e al tavolo dove ero seduta prima, ci sono Jack e Harry che ci aspettano.
Mi siedo vicino a Jack e sembra ripetersi la stessa scena di qualche giorno prima. Lui mi si avvicina e sussurra:-Hai fumato di nuovo?
-Può essere.- rispondo io.
-Se ti scopre ti ammazza.- dice Jack alludendo a mio fratello.
-Chi, la ciminiera?- chiedo e Jack ride.
Finita la birra gentilmente offerta da Harry, lui e Oliver decidono che è l’ora di andare a rimorchiare in discoteca.
-Volete venire anche voi?- ci chiede Harry.
-A loro non serve rimorchiare, sono come una vecchia coppia noiosa.- dice Oliver e io lo fulmino con lo sguardo.
-Per quanto mi piacerebbe davvero tanto vedere voi due che ci provate con le ragazzine che vi daranno palo, per questa volta passo.- dico io, e Jack fa lo stesso.
Ci salutiamo e io e Jack ci avviamo verso casa.
In macchina ripenso a questa serata, era da parecchio tempo che non mi divertivo così con qualcuno.
Arrivati davanti casa, Jack si ferma davanti al vialetto. Scambiamo qualche parola riguardo alla serata e a quanto ci siamo divertiti.
Prima di scendere dalla macchina ci diamo un abbraccio. Mi allontano per scendere ma Jack mi prende il viso e si avvicina. Io faccio lo stesso e in pochissimo la distanza tra di noi diventa minima. Restiamo per quello che è un lunghissimo attimo fermi immobili a pochi centimetri di distanza.
Posso sentire il mio cuore battere forte e lui passa il suo pollice sulla mia guancia.
Dopo quell’interminabile secondo finalmente la distanza che c’era scopare e ci baciamo.
È un bacio dolce, dove sembra che gli anni passati separati non siano ma accaduti. Sembra tutto come qualche anno fa, forse un po’ meglio.
Ci stacchiamo e lo guardo negli occhi.
-Allora ciao.- mi dice Jack. -Si, ciao,- lo saluto io, ma anziché scendere dalla macchina, mi avvicino di nuovo a lui e lo ribacio.

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