Rivali

di Miharu_phos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Dodici ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Quattordici ***



Capitolo 1
*** Uno ***


 

 

 

-Presto Silvia prepara un bagno caldo!-

 

-Mark! Che succede?!-

 

Gli occhi della donna si spalancarono quando il marito entrò in casa come un razzo, stringendo fra le braccia un bambino piccolissimo di circa tre anni, che piangeva a perdifiato.

 

-Stava patendo il freddo sotto la pioggia- spiegò preoccupatissimo, per poi adagiarlo sul divano davanti al camino e sfilargli il giubbino completamente zuppo d'acqua, mentre il piccolino scottante di febbre non smetteva di piangere disperato.

 

-Bisogna portarlo in ospedale!- 

 

-Non penso sia una buona idea tesoro- rispose prontamente il marito avvolgendo il piccolino nell'asciugamano che gli porgeva la moglie, per poi dirigersi verso il bagno.

 

Silvia cominciò a far scorrere l'acqua affinché diventasse calda, poi insieme cominciarono a lavare il piccolino tutto infreddolito e sporco di fango.

 

-Mi vuoi spiegare dove l'hai trovato? Perché non l'hai portato in ospedale??-

 

-Adesso ti spiego tutto tesoro ma prima dobbiamo dargli qualcosa per la febbre, scotta da morire-

 

Il piccolo singhiozzava a squarciagola, attirando così l'attenzione dei due piccoli Evans che erano stati messi a letto da poco dalla madre.

 

-Che succede mamma chi è questo bimbo?- domandò il grande, aggrappandosi al grembiule della donna.

 

-Tornate a letto! Chi vi ha dato il permesso di alzarvi?!- li rimproverò lei facendoli ridacchiare.

 

I due bambini continuarono a spiare verso l'interno del bagno mentre la madre asciugava il bambino col phon e il padre misurava la giusta dose di antibiotico da somministrargli.

 

-Ancora non capisco perché tu non l'abbia portato in ospedale- osservò la donna pettinando delicatamente i capelli color nocciola del piccolo, che lentamente, forse riconoscendo in lei una figura materna, aveva attenuato il suo pianto.

 

Mark chiuse con delicatezza la porta per far sì che i due bambini non sentissero e tornò dalla moglie, porgendo ad Arion il pupazzetto che suo figlio Victor usava per il bagnetto.

 

-Credo che i suoi genitori siano invischiati nella malavita- spiegò, e la moglie sobbalzò spaventata.

 

-Mark! Lo hai rapito!- gridò, ma lui le fece cenno di fare silenzio e tornò a raccontare.

 

-Ho sentito i suoi genitori litigare con alcuni uomini, mi trovavo in periferia per quelle partite di calcio che organizzo con i bambini con famiglie disagiate, sai. Lo avevano chiuso fuori casa e discutevano a voce molto forte, lui piangeva disperato, pioveva, ed ho pensato che solo un mostro avrebbe potuto lasciare il proprio bambino fuori sotto la pioggia.

Poi però ho sentito uno sparo provenire dall'interno della casa, e la donna ha gridato, supplicando i tizi di non farle del male. Loro minacciavano di prendere anche il bambino ma lei si è messa contro la porta per impedirgli di passare, così ho sentito un altro sparo e poi uno dei due trafficare contro la porta.

Non ci ho pensato neanche un attimo, l'ho preso e sono scappato, sono salito in macchina più veloce che ho potuto ed ho cominciato a guidare senza guardarmi indietro-

 

Silvia si copriva la bocca terrorizzata e stringeva il piccolino fra le braccia, che ormai si era calmato del tutto e giocava con il pupazzetto, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche singhiozzo.

 

-Mio Dio Mark è terribile! Sei sicuro che non ti abbiano seguito?-

 

-Non ne sono sicuro ma mi sembra di no. Non sapevo cosa fare, portarlo a casa mi è sembrata la cosa più logica, ho pensato che in ospedale o in qualsiasi altro luogo pubblico avrebbero potuto trovarlo-

 

-Si hai ragione. Hai fatto bene Mark. Adesso però come facciamo? Non possiamo tenerci un bambino illegalmente, dovremmo almeno dichiarare il tutto e adottarlo- spiegò prontamente la moglie, facendo sorridere intenerito il marito che le accarezzò il viso più innamorato che mai.

 

-Davvero lo adotteresti?-

 

-Non credo ci sia altra soluzione- ammise la donna un po' titubante, portando poi una mano al bel faccino paffuto del piccolino che la guardava con i suoi occhioni azzurri.

 

-In qualche modo faremo, troveremo una soluzione. La cosa importante è che rimanga con noi-

 

-Si, sarà nostro- sorrise la donna ormai convinta ed il marito la baciò estremamente contento, per poi accarezzare il bambino.

 

-Vieni piccolo, per fortuna ho conservato i vestitini di Victor. Tu gli cucineresti un brodino? Sono sicura che muore di fame questo poveretto- disse la donna prendendo in braccio il bimbo avvolto ancora nell'asciugamano.

 

-Okay io vado a cucinargli qualcosa, tu vestilo- si raccomandò il marito baciando dolcemente la testa del piccolo.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Due ***


 

 

 I due bambini spiavano incuriositi davanti alla camera dei genitori intimandosi l'un l'altro di fare silenzio.

 

-Bimbi venite a tavola la colazione è pronta!- chiamò Silvia dalla cucina, non notando però nessuno dei due arrivare, così decise di andare a controllare o avrebbero fatto tardi per la scuola.

 

Vladimir si stava addentrando con passo incerto nella stanza di Mark e Silvia, dove dormiva serenamente il piccolino arrivato a casa Evans la sera prima.

 

Mark era ancora addormentato e al suo fianco, proprio al centro del lettone riposava il bimbo.

 

Victor, pur essendo curioso quanto il fratello più grande, non intendeva avvicinarsi a quell'impostore che aveva rubato i suoi genitori per tutta la notte, e a causa del quale i due fratelli si erano beccati una sgridata.

 

-Dai Victor vieni!-

 

-No! Io non ci vengo da quello lì!-

 

-Vieni è più piccolo di te!-

 

-Non me ne importa io lo odio!- aveva protestato il più piccolo, e Silvia gli si era piegata di fianco così da avvicinarsi alla sua altezza.

 

-Perché sei arrabbiato con lui? Vuoi venire a conoscerlo?-

 

Vladimir aveva risposto al posto del fratellino e aveva battuto le mani contento.

 

-Si mamma vogliamo conoscerlo! È un nuovo fratellino?- aveva domandato e Silvia gli aveva sorriso annuendo intenerita.

 

-Adesso venite così lo svegliamo- aveva proposto, ma Victor gli si era attaccato alla gamba per non farla camminare e aveva protestato.

 

-Mamma tu sei solo mia io non lo voglio un fratellino!- aveva piagnucolato.

 

-Sono sicura che cambierai idea tesoro, perché non vieni a vederlo almeno?-

 

-Perché mi sta antipatico!- aveva detto il blu, facendo ridacchiare la madre.

 

Mark era stato svegliato dalla loro conversazione ed anche il nuovo arrivato aveva cominciato a schiudere gli occhietti, cercando subito attorno a se una figura familiare.

 

Mark lo aveva accarezzato delicatamente per fargli capire che era lì ed il bimbo si era intristito, cominciando a chiamare la sua mamma.

 

Silvia aveva dovuto lasciare i suoi bambini ed era corsa dal piccolo per provare a rasserenarlo.

 

-Ciao piccolino! Come ti chiami? Io mi chiamo Silvia- gli aveva detto scandendo lentamente le parole, ma il bambino aveva cominciato a guardarsi attorno spaesato.

 

-Mamma!- aveva piagnucolato con i lacrimoni agli occhi, mentre la boccuccia cominciava a tremargli preannunciando un forte pianto.

 

-Mark per favore pensaci tu ai bambini, io provo a calmarlo- aveva detto al marito, e Mark aveva ubbidito per poi prendere i due figli in braccio uno dopo l'altro e portarli in cucina.

 

Victor continuava a fissare la porta della stanza da sulla spalla del padre ed il suo odio verso quel bambino cresceva sempre di più.

 

Silvia lo cullò a lungo cantandogli delle canzoncine divertenti e provando a distrarlo con alcuni giocattoli, così ben presto il piccolino aveva smesso di piangere e anche se aveva ancora le guanciotte arrossate e bagnate dalle lacrime aveva cominciato a ridacchiare, grazie alle abilità di Silvia con i bambini.

 

La donna si era poi diretta in cucina dove il resto della famiglia faceva colazione e subito gli occhi dei due bambini si erano posati sul bimbo aggrappato alla madre con la testolina adagiata sul seno.

 

-Come si chiama?- aveva domandato curioso Vladimir e Silvia aveva guardato il bimbo accarezzandogli la schiena, senza smettere di cullarlo.

 

-Questo non lo sappiamo ancora, ma possiamo chiederglielo. Come ti chiami piccolino?- gli domandò, ed il bimbo per la vergogna nascose il faccino contro il seno della donna, facendo ingelosire ulteriormente Victor.

 

-Gli darò io un nome, si chiamerà brutto mostro!- gridò arrabbiato, e subito Mark lo fulminò con lo sguardo mentre lo riprendeva chiamando il suo nome.

 

-Ma no Mark lascialo stare è comprensibile- aveva detto Silvia avvicinandosi a Victor con il bimbo fra le braccia.

 

-Io sono Silvia, lui è Victor, lui Vladimir e lui Mark. Tu vuoi dirci qual è il tuo nome?- domandò ancora una volta, ma il bimbo nascose nuovamente il faccino facendo ridere tutti tranne Victor che lo detestava sempre di più.

 

-Mostriciattolo cattivo- gli disse arrabbiato, tirandogli un pizzicotto sulla gamba, facendo scoppiare il bimbo in lacrime.

 

-Adesso basta Victor stai esagerando!- lo rimproverò il padre, facendo scoppiare a piangere anche il blu che corse via dalla cucina gridando quanto odiasse il nuovo fratellino.

 

Silvia lo cullava, sospirando per il comportamento del figlio minore e guardò Mark chiedendogli aiuto con lo sguardo.

 

-Vieni qui, dallo a me, tu vacci a parlare- disse il castano alla moglie, per poi prendere il bimbo in braccio, il quale subito guardò verso Silvia sconsolato.

 

-Allora piccolino ce lo dici il tuo nome? Io sono Mark-

 

-E io sono Vladimir!- era intervenuto il maggiore dei figli provando a giocare con una sua manina.

 

Il piccolo castano aveva provato a nascondere il viso sul petto di Mark ma non trovando un appoggio morbido aveva solo appoggiato una guancia, stringendosi alla figura adulta che continuava ad accarezzargli la schiena.

 

-Tu come ti chiami?- aveva domandato nuovamente Mark e finalmente il bimbo aveva parlato.

 

-Arion- aveva detto con la sua adorabile vocina, pronunciando alla perfezione il proprio nome.

 

-E quanti anni hai Arion?- aveva chiesto poi, così il bimbo aveva fatto il segno del tre con le minuscole dita e Mark aveva sorriso soddisfatto.

 

-Dov'è mamma?- aveva poi chiesto Arion rivolto verso Mark e lui aveva sospirato, baciandogli la testolina.

 

-Arriva presto amore. Arriva presto- gli aveva detto, consapevole di mentire.

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Capitolo 3
*** Tre ***


 

 

 

 

 

 

 

Silvia sorrideva soddisfatta mentre ammirava Arion seduto sul tappeto con Vladimir accanto, che gli mostrava tutti i suoi giocattoli per guadagnarsi la sua fiducia.

 

Il piccolino era a casa Evans soltanto da una settimana ma Vladimir gli si era già affezionato moltissimo, così com'era successo quando il fratellino appena nato era stato portato a casa dopo la sua nascita.

 

Spesso aveva chiesto alla mamma di poterlo prendere in braccio nonostante la sua fragilità, e Silvia aveva già notato come spesso volesse fare la stessa cosa con Arion, che avendo già tre anni non era di certo leggero come un neonato.

 

Victor invece, che di anni ne aveva già cinque, stava avvinghiato alla madre e sembrava essere tornato un neonato: non faceva che piangere per ogni minima sciocchezza ed aveva addirittura ripreso a fare la pipì a letto, spinto dalla ricerca d'attenzioni verso i propri genitori.

 

Silvia aveva notato come il suo figlio minore avesse cominciato a regredire da quando Arion era arrivato in casa ed aveva tentato di tutto pur di convincere il bambino ad accettare il nuovo fratellino, ma non si stava rivelando per niente un compito facile.

 

Mark poi non rendeva di certo le cose più semplici, perché appena tornava a casa da lavoro cominciava a chiedere di Arion e coccolava soltanto lui, dimenticandosi completamente degli altri due bambini.

 

In un clima simile, dove tutti, persino il fratello maggiore -che aveva sempre usato le migliori cure con il più piccolo- non facevano che prestare attenzioni ad Arion, fu facile per Victor cominciare a nutrire un odio profondo per quel bambino che di colpo lo aveva spodestato dal suo ruolo di principino di casa, ed era diventato tutto ad un tratto il preferito.

 

Victor lo guardava con astio mentre si aggrappava alla mamma, impedendole di fare praticamente qualsiasi cosa, e scoppiando in lacrime ogni qual volta Silvia andava a preoccuparsi per Arion e per i suoi bisogni.

 

Bisognava trovare una soluzione al più presto, qualcosa che facesse legare i tre bambini, e non che li facesse odiare fra loro.

 

L'indomani sarebbe stata finalmente domenica e Silvia aveva chiesto al marito di poter portare tutti i bambini fuori per un picnic, così da farli giocare un po' all'aria aperta e, sperava, riuscire ad organizzare qualche giochino di squadra per farli legare.

 

Quando il piccolo Arion aprì gli occhietti al mattino quello che si trovò davanti fu un minaccioso sguardo giallo da gatto, che lo fissava con rabbia aspettando che si svegliasse.

 

Mark era ancora addormentato e non si era accorto di nulla, mentre Silvia era già in cucina a preparare le portate per il picnic.

 

Vladimir si accorse subito dell'assenza del fratellino in camera e cominciò ad aggirarsi per casa, notando la sua figura minuscola accucciata sul letto proprio accanto al piccolo Arion.

 

Entrò di soppiatto e non poté trattenere il suo stupore quando notò come Arion sorrideva contento davanti a Victor, giocando con i suoi adorabili riccioli sulle guance.

 

Victor non reagiva e fissava il piccolo con aria stranita, non capendo bene dove volesse arrivare, mentre Arion ridacchiava contento e sorrideva senza motivo, facendo brillare i suoi grossi occhi color cielo.

 

-Ehy mamma vieni a vedere!- aveva gridato Vladimir contento, e Victor aveva sobbalzato, allontanandosi subito dal più piccolo e riassumendo la sua solita espressione arrabbiata.

 

-Che cosa succede?- aveva domandato Silvia accorrendo, e quando aveva visto così vicini i due più piccoli si era spaventata, ma poi aveva visto Arion riavvicinarsi a gattoni verso Victor e tornare a tirargli i riccioletti.

 

Aveva sorriso intenerita ed aveva accarezzato il faccino di Vladimir che la guardava soddisfatto, il tutto sotto al naso di Mark che ancora sonnecchiava beato, ignaro di tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Più tardi l'intera famiglia si era ritrovata al campo al fiume dove Mark spesso portava ad allevarsi la squadra a cui insegnava.

 

Silvia aveva steso la tovaglia sul prato, a pochi metri dall'argine del fiume, e aveva cominciato a riempirla con tutte le prelibatezze che aveva preparato.

 

Mark invece giocava a calcio con i suoi bambini, ed il piccolo Arion nel tentativo di imitarli correva impacciato, non capendo bene come funzionasse quel gioco, che trovava però molto divertente.

 

Victor si divertiva a tirare lievi pallonate al più piccolo, ricevendo spesso dei rimproveri dal padre; quando però a causa di uno dei suoi colpi Arion era caduto per terra rovinosamente, il mondo di Victor si era fermato ed i suoi grandi occhi color ambra si erano spalancati per il terrore.

 

-Arion!- aveva gridato Vladimir spaventato, correndo in soccorso del nuovo fratellino, ma Mark lo aveva bloccato, prevedendo subito come le cose sarebbero andate.

 

Arion non aveva pianto, ma piuttosto si era rialzato da solo con il sorriso, pronto a calciare di nuovo la palla in direzione di Victor.

 

Il blu aveva tirato un sospiro di sollievo e si era sentito così in colpa per quello che aveva fatto che da quel momento decise di non tirare più la palla con forza, ma di passarla gentilmente al più piccolo, per non rischiare più di fargli male come prima.

 

Mark aveva lanciato uno sguardo complice alla moglie ed entrambi avevano sorriso soddisfatti, continuando a seguire i piccoli passaggi che i tre bambini stavano continuando a fare.

 

-Adesso basta giocare, facciamo una piccola pausa pranzo d'accordo bambini?- aveva gridato Silvia, e i due più grandi avevano esultato correndo verso le appetitose pietanze, lasciando Arion al centro del campo con la palla, completamente da solo.

 

-Andiamo piccolino?- aveva domandato Mark dolcemente, e lui aveva fatto cenno di voler salire in braccio, così il castano lo aveva preso e gli aveva baciato d'istinto la testa, stringendolo forte a se mentre raggiungeva il resto della famiglia, pronta per pranzare insieme sotto i raggi del sole.

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Capitolo 4
*** Quattro ***


 

 

La famiglia aveva cominciato a riunirsi spesso al campo al fiume per giocare a calcio, trovando che fosse un ottimo modo per far legare i tre bambini fra di loro.

 

Ormai Arion faceva a tutti gli effetti parte della famiglia Evans, perché Mark e Silvia erano riusciti ad adottarlo grazie all'intermediazione dell'orfanotrofio gestito da un loro vecchio amico, il quale aveva accettato il bambino fingendo che avesse origini sconosciute, e poi lo aveva fatto adottare legalmente alla coppia, tenendo segreto quello che Mark gli aveva raccontato.

 

In questo modo nessuna notizia era trapelata ed Arion era stato considerato come un bambino orfano e privo di identità.

 

Niente però avrebbe potuto cancellare dalla memoria del piccolino i ricordi dei suoi veri genitori, e nonostante i mesi stessero passando in fretta uno dopo l'altro, il povero piccolino spesso si svegliava ancora nel cuore della notte in preda a delle forti crisi di pianto in cui chiamava disperato i propri genitori.

 

Mark e Silvia stavano facendo del loro meglio per compensare gli affetti che gli erano stati strappato via, ma avevano deciso di non fare alcuna pressione sul bambino in modo che potesse cominciare a chiamarli mamma e papà solo quando si sarebbe sentito pronto.

 

Lui spesso sembrava triste, a volte si isolava spontaneamente e quando Silvia provava ad avvicinarlo sembrava che il povero piccino avesse fatto dei passi indietro con lei e che non la volesse più; in altri momenti invece tornava giocoso e riusciva a distrarsi, anche grazie alle attenzioni dei fratellini.

 

Victor conservava ancora parecchia gelosia nei suoi confronti, nonostante gli sforzi di Silvia nel non fare troppe distinzioni; Mark invece era molto disattento ed ormai la sua preferenza per il nuovo arrivato era più che palese, tanto che Arion si era affezionato in modo molto particolare proprio a lui, ed ogni tanto lo aveva distrattamente chiamato papà.

 

Come quel giorno al campo, in cui Arion aveva gridato quella parola per richiamare l'attenzione del padre mentre cercava di convincerlo a passargli la palla.

 

Il bambino sembrava dimostrarsi sempre più affezionato al vecchio pallone che Mark gli aveva regalato, quel pallone che aveva conservato per anni e che ormai era completamente rovinato, ma che ad Arion piaceva moltissimo, molto di più dei palloni più nuovi che invece i fratelli più grandi usavano per i loro allenamenti.

 

Insomma, il pallone da calcio di certo a casa Evans non mancava, ma Arion preferiva proprio quello perché era stato il suo affezionato Mark a regalarglielo, e lo custodiva gelosamente.

 

Durante i loro allenamenti si ostinava ad imporne l'uso su tutta la famiglia e gli altri componenti -fatta eccezione per Victor che metteva il muso ogni due per tre- si dimostravano accondiscendenti verso le sue pretese.

 

E proprio a causa di questa continua gelosia nei confronti delle attenzioni rivolte al più piccolo, Victor quel giorno aveva davvero raggiunto il limite della rabbia e si era rifiutato di continuare a giocare perché accusava il padre di far vincere Arion di proposito.

 

Si sentiva ripetere sempre la stessa frase: è più piccolo; lui quella frase la detestava proprio, perché fino a pochi mesi prima era stato lui quello che veniva sempre accontentato e da quando c'era Arion invece nessuno sembrava più considerare le sue richieste, troppo concentrati sull'esaudire ogni suo minimo desiderio.

 

Victor si era offeso e si era avvicinato all'argine del fiume cominciando a tirare dei calci ai sassolini mentre teneva le manine nelle piccole tasche.

 

Borbottava su quanto non sopportasse il fratellino minore, e quando i genitori provarono a richiamarlo affinché si allontanasse da lì, lui per dispetto vi si avvicinò ancora di più.

 

-Victor ti ho detto di tornare subito qui!- aveva detto la madre irritata, e lui aveva alzato il mento orgoglioso ed aveva detto di no, incrociando le braccine sul petto.

 

Allora Arion gli era corso incontro con il pallone fra le manine e aveva chiamato il suo nome, uno dei primi che aveva imparato.

 

-Andiamo a giocare!- aveva detto con la piccola vocina squillante, porgendo il pallone al fratello, che per tutta risposta glielo aveva tolto dalle manine per lanciarlo nel fiume.

 

Prima che i genitori potessero anche solo dire qualcosa Arion si sporse verso l'acqua cominciando a piagnucolare mentre allungava le piccole braccia in direzione dell'oggetto che ormai stava galleggiando via.

 

-Arion!- aveva gridato la donna correndo verso il bambino spaventata, gesto che Vladimir e Mark imitarono subito in preda al panico.

 

-Victor prendilo!- gridò Mark temendo che il piccolino potesse cadere in acqua, ma purtroppo prima che i genitori riuscissero ad acciuffarlo Arion perse l'equilibrio venendo immediatamente avvolto dall'acqua del fiume che scorreva veloce.

 

Silvia gridò di terrore sporgendosi sull'argine del fiume e Mark si tuffò al seguito del bimbo che nel frattempo annaspava in acqua in preda al panico.

 

Il castano afferrò il bambino che subito si aggrappò a lui istintivamente graffiandolo con le unghiette che gli si conficcavano nella pelle a causa dell'impeto con cui stava cercando di salvarsi.

 

Mark aveva raggiunto la riva con il piccolino urlante fra le braccia e subito Silvia lo aveva avvolto nel suo soprabito stringendolo forte a se nel tentativo di riscaldarlo.

 

-Victor che cosa hai fatto! Cosa ti è saltato in mente!- lo rimproverò Mark fuori di sé dalla rabbia per il gesto sconsiderato che aveva commesso il bambino, e lui era scoppiato a piangere correndo subito alle gambe del padre alle quali si aggrappò disperato.

 

-Mark- lo rimproverò la moglie e lui sbuffò mentre si stringeva nelle braccia tremando per il freddo.

 

-Ti prenderai una polmonite così, sbrighiamoci e torniamo a casa- aveva ordinato Silvia cominciando a camminare con Vladimir al seguito che non faceva che domandare come stesse il più piccolo, il quale seppure ancora molto spaventato, aveva cominciato a calmarsi grazie alle coccole della donna.

 

Victor invece aveva seguito il padre piangendo con fare supplicante ma Mark, ancora troppo arrabbiato, lo aveva ignorato e con tutta la famiglia era salito a bordo dell'auto, impaziente di tornare a casa per farsi un bagno caldo.

 

Arion ormai si era calmato del tutto ma non si staccava dalle braccia di Silvia, rabbrividendo per il freddo; non appena arrivarono a casa quindi Mark prese il bambino ed insieme fecero un bagno caldo, durante il quale Victor non smise di spiarli in preda alla gelosia.

 

Mark ed il bimbo ridevano nella vasca grazie ai mille giochini che il padre faceva per intrattenere il figlio e nel frattempo Victor singhiozzava con il cuoricino spezzato, osservando la scena attraverso la porta socchiusa.

 

Vladimir si intristì nel trovare il fratellino minore in quelle condizioni e subito gli si avvicinò provando a prenderlo in braccio per consolarlo, cosa che Victor gli lasciò fare perché molto bisognoso d'affetto.

 

-Tu non mi odi vero Vlad?- aveva domandato il minore in singhiozzi, facendo sorridere di tenerezza il più grande che gli aveva accarezzato la testolina con una guancia per poi rimetterlo giù a causa del peso, non indifferente rispetto al proprio.

 

-Lo so che è stato solo un incidente non ti preoccupare- lo aveva rassicurato il maggiore, poi gli aveva asciugato via tutte le lacrime e gli aveva preso la manina per invitarlo a giocare. 

 

Silvia aveva sorriso quando aveva visto i due fratelli tenersi per mano e li aveva ascoltati mentre parlavano, raggiungendo la loro cameretta.

 

-Tu devi preferire sempre me okay Vlad?- aveva detto il minore con la voce ancora incrinata per i singhiozzi.

 

A Silvia aveva fatto così tanta pena che era stata tentata dal prendere il figlio e giurargli che lui e Vladimir sarebbero sempre stati al primo posto, ma la frase che il figlio maggiore disse al più piccolo la fece riflettere.

 

-Tu per me se uguale a lui Vic, nessuno è il preferito e voglio che per te sia lo stesso: devi volere bene ad Arion come ne vuoi a me perché lui adesso è nostro fratello-

 

Victor aveva pestato il piedino per terra ed aveva spinto il più grande, deluso dalle sue parole.

 

-Lo sapevo tu vuoi più bene a lui! Io ti odio, odio tutti voi!- aveva gridato poi, correndo via per la delusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cinque ***


 

 

 

Silvia sfilò delicatamente il termometro dal maglione del piccolo Arion che sonnecchiava tranquillo nonostante la febbre.

 

La temperatura era alta anche quel giorno, così la donna preparò lo sciroppo sul comodino e con dolcezza svegliò il piccolo che subito le sorrise non appena riaprì gli occhietti azzurri, in contrasto con il colorito rossastro che gli invadeva il piccolo viso bollente.

 

-Buongiorno amore, devi prendere la medicina, va bene?- aveva domandato Silvia ed il piccolo aveva perso il sorriso, spaventato dal brutto sapore che già aveva dovuto subire la sera prima.

 

-Non lo voglio!- aveva mugolato con la sua vocina squillante, così la donna lo aveva preso sul grembo e aveva cominciato ad accarezzarlo per tentare di convincerlo, per poi accorgersi dopo qualche secondo dei due occhioni ambra che la fissavano sbucando dietro la porta.

 

-Amore che ci fai qui? Devi prepararti per l'asilo- aveva mormorato gentilmente la donna e Victor aveva abbassato lo sguardo rattristato, facendo intenerire la madre che subito si avvicinò a lui con il più piccolo in braccio.

 

-Vorresti aiutarmi a dare la medicina al fratellino?- gli aveva domandato dolcemente e lui l'aveva guardata quasi offeso, per poi rivolgere uno sguardo di fastidio al bimbo che invece gli sorrideva, contento della sua presenza.

 

-Sono sicura che se gliela darai tu lui non farà storie per accettarla, si fida molto di te- aveva osservato Silvia, così Victor aveva alzato il visetto nella sua direzione, meravigliato da quella frase.

 

-E se lo sputa?- aveva domandato preoccupato, ma la mamma gli aveva accarezzato una guancia.

 

-Arion lo butterà giù, vero piccolino?-

 

Il bimbo aveva messo il broncio poco convinto e Victor lo aveva guardato con aria severa.

 

-Se non lo prendi non guarirai e non potremo più giocare a calcio!- lo aveva avvisato, così Arion si era intristito e lo aveva guardato rassegnato, mettendo su degli adorabili occhioni da cucciolo.

 

-Dai, proviamoci. Vieni sul letto con noi tesoro- aveva detto Silvia, e Victor si era arrampicato sul lettone, andando a sedersi davanti al fratellino che lo guardava un po' spaventato.

 

Silvia aveva riempito il cucchiaino di sciroppo e aveva guidato le manine tremolanti di Victor mentre insieme lo offrivano ad Arion, che stringendo gli occhietti aprì la bocca e poi buttò giù tutto con un solo colpo.

 

-Bravissimo Arion!- aveva esultato il maggiore, facendo sorridere soddisfatto il più piccolo che aveva battuto le manine contento.

 

-Siete stati bravissimi tutti e due- aveva commentato Silvia, accarezzando le testoline dei più piccoli che ormai si sorridevano a vicenda vittoriosi.

 

-Amore che cosa ne dici di restare a casa per badare ad Arion oggi? Sei suo fratello maggiore, devi tenerlo d'occhio visto che ha la febbre- 

 

Victor aveva guardato la mamma stupito per la richiesta e subito dopo Arion aveva cominciato ad esultare contento.

 

-Si resta con me!- aveva pregato il fratello, rimbalzando sul letto come un coniglietto, e Victor aveva riso convinto.

 

-Okay resto con te- aveva acconsentito ed il fratellino gli era saltato addosso in preda alla felicità, abbracciandolo con forza.

 

Victor era scoppiato a ridere ricambiando l'abbraccio e Silvia aveva tirato un sospiro di sollievo: finalmente li vedeva vicini senza che nessuno dei due mettesse il broncio, e sperava di riuscire a mantenere quell'atmosfera pacifica il più a lungo possibile.

 

Vladimir era andato a salutare la mamma ormai pronto per andare a scuola e subito aveva notato che Victor invece non era ancora pronto, ma piuttosto era intento a giocare con il più piccolo, ed aveva chiesto alla mamma come mai lui potesse rimanere a casa.

 

-Devo badare ad Arion!- aveva spiegato con fierezza il minore, così Vladimir aveva sorriso comprensivo e non aveva protestato oltre.

 

-Va bene allora prenditi cura di lui, così guarirà presto dalla febbre- lo aveva incaricato il più grande e Victor aveva annuito stringendo i pugni con determinazione.

 

Aveva dato un bacetto ad entrambi i fratellini, poi aveva raggiunto il padre che lo aspettava in salotto per accompagnarlo alla scuola elementare ed insieme erano usciti di casa.

 

-Io vado a preparare la colazione per voi tesoro, mi raccomando fai attenzione che il tuo fratellino non si faccia male va bene?-

 

-Non ti preoccupare mamma ci penso io- aveva mormorato deciso, e non appena Silvia era uscita dalla stanza i due bambini avevano cominciato ad arrampicarsi attaccati al materasso per scendere dal lettone e ritornare con i piedini per terra.

 

Arion aveva paura, perché per lui l'altezza era eccessiva, così aveva piagnucolato aggrappato alle coperte con le manine strette in due pugni ed i piedini che si muovevano nel vuoto, a pochi centimetri dal pavimento; in preda al panico aveva chiesto l'aiuto del più grande che invece era riuscito a scendere senza problemi.

 

-Victor ho paura!- aveva biascicato il bimbo con i lacrimoni agli occhi, facendo spaventare il maggiore che subito lo afferrò per la vita, tirandolo a sé, ma finendo per cadere all'indietro con una forte testata contro il pavimento ed il fratellino addosso.

 

Arion non si era fatto niente, ma Victor aveva subito sentito l'impulso di piangere per il dolore, e così il più piccolo lo aveva guardato preoccupato e gli aveva accarezzato la testolina con premura.

 

-Ti sei fatto male fratellone?- aveva domandato dispiaciuto.

 

Victor, sentendo il peso della responsabilità verso il minore che la mamma gli aveva affidato aveva sopportato il dolore e gli aveva detto di no.

 

-Non ti preoccupare non è niente, tu stai bene?-

 

Arion aveva annuito e per consolare il maggiore gli aveva baciato la testa, convinto che in quel modo il dolore sarebbe passato, ed anche se effettivamente non era cambiato nulla, Victor si sentì già molto meglio dopo quel gesto d'affetto.

 

-Dammi la manina andiamo dalla mamma- aveva ordinato, e subito il piccolo aveva ubbidito porgendo la mano al maggiore e seguendolo verso la cucina dove Silvia li accolse con un caldo sorriso.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sei ***


 

 

 

 

Per la famiglia Evans quello sarebbe stato un giorno importante: Arion avrebbe finalmente cominciato la prima elementare.

 

Il bambino era molto agitato, Victor gli aveva raccontato cose terrificanti sulla scuola e per spaventarlo aveva anche esagerato un po' nel descrivere l'aspetto delle maestre.

 

Arion stringeva lo zainetto sulle spalle e camminava lentamente mentre Mark guidava i tre bambini verso la propria auto.

 

-Imbocca al lupo amore, vedrai che ti divertirai tantissimo- gli aveva detto Silvia lasciandogli un caldo bacio sulla fronte ed il piccolo aveva finto un sorriso per non dare dispiacere alla madre, ma non appena era salito a bordo del suo seggiolino da viaggio aveva cominciato a singhiozzare in silenzio.

 

Vladimir, che quel giorno cominciava l'ultimo anno delle elementari, era seduto accanto al padre al posto del passeggero mentre Victor, il quale ormai avrebbe dovuto frequentare la terza elementare, stava accanto al fratellino minore e cercava di non sentirsi in colpa per tutte le frottole terrificanti che gli aveva raccontato.

 

-Sei proprio un fifone- gli disse altezzoso, tirandogli un piccolo pugno sulla gamba.

 

Arion si coprì il visino per nascondere il pianto e Mark non si accorse di nulla finché giunto davanti alla scuola elementare non trovò il figlio minore rannicchiato a piangere nel seggiolino, deciso a non scendere per nessun motivo al mondo dalla macchina.

 

-Amore che succede? Avevi detto di essere contento di cominciare la scuola- mormorò il castano con voce calda e rassicurante.

 

Arion era scoppiato a piangere ancora più forte e così Mark lo aveva liberato dalla cintura per prenderlo in braccio e rasserenarlo.

 

-Tesoro non c'è niente di cui aver paura- gli aveva sussurrato, mentre il piccolo gli si avvinghiava con forza senza la minima intenzione di lasciarlo andare. 

 

-Ma papà io non so leggere!- aveva spiegato il bambino disperato, facendo sorridere il padre per la tenerezza.

 

Victor strinse le manine per la gelosia: non sopportava il fatto che Arion chiamasse in quel modo il suo papà, Mark era solo suo, così come Silvia.

 

-Imparerai a leggere quest'anno come tutti i tuoi compagni amore, la scuola elementare serve a questo- mormorò dolcemente, ed il bimbo tirò su col naso guardando il padre con un'espressione poco convinta sul visino.

 

-Ma Victor mi ha detto che mi bocceranno quando scopriranno che non so leggere- spiegò terrorizzato, e Mark rivolse uno sguardo indispettito al blu che guardava la scena con le guance completamente arrossate.

 

-Victor...- mormorò con tono di rimprovero, facendo abbassare il faccino del figlio con fare colpevole.

 

-Adesso Victor ti spiegherà come andranno veramente le cose, non è vero?- domandò autorevolmente verso il blu e lui incrociò le braccia sul petto, ormai rassegnato.

 

Mark lasciò andare il più piccolo verso il fratello, in attesa di una spiegazione e Victor senza guardarlo gli raccontò la verità.

 

-Ti ho detto delle bugie, brutto credulone. Non ti bocciano!- spiegò infastidito, e così Arion si asciugò le lacrime sollevato.

 

-E se scoprono che non so leggere?-

 

-Te lo insegneranno loro, testone! La prima elementare è facile! Vedrai quanto sarà difficile invece la seconda!- gli disse facendolo spaventare ancora di più.

 

-Adesso basta Victor, sarà impegnativo, questo bisogna ammetterlo. Ma te la caverai amore perché a te piace impegnarti, non è vero?- gli domandò accarezzandogli una guancia e Arion annuì con determinazione.

 

-Okay, adesso tutti a scuola!-

 

-Aspettate, voglio accompagnarvi anch'io- intervenne Vladimir venendo giù dall'auto per poi prendere per mano i due fratellini più piccoli.

 

Tutti e quattro varcarono l'ingresso della scuola, e da quel giorno per il piccolo Arion cominciò una nuova vita.

 

Tutto gli sembrava di dimensioni giganti, le classi gli parvero immense e austere con tutti quei banchi messi in fila e la lavagna nera al centro della parete; appena conobbe la prima maestra si fece piccolo piccolo nel banco, temendo subito che lo avrebbe bocciato come Victor gli aveva raccontato, o che gli chiedesse se fosse in grado di leggere o scrivere.

 

La giornata però andò molto diversamente da come l'aveva immaginata: gli insegnanti si rivelarono uno più gentile dell'altro ed il primo giorno fu dedicato alle presentazioni, così che i bambini potessero conoscersi meglio fra di loro e fare amicizia.

 

Gli unici compiti che gli vennero assegnati furono quelli di disegnare la nuova classe con i compagni, e Arion si sentì molto sollevato perché tutto ad un tratto la prima elementare gli sembrava molto simile all'asilo.

 

Quando al termine delle lezioni tutti i bambini vennero condotti in fila, fuori dalle proprie classi, Arion si sentì estremamente emozionato nel riconoscere Victor nella fila affianco e con il cuore che gli batteva forte lo salutò energicamente, raccontando a tutti i suoi compagni che quello era il suo fratellone.

 

All'improvviso Victor si sentì geloso, ma era una gelosia diversa da quella provata qualche ora prima nei confronti di Mark: vedere il fratellino che parlava con così tanta confidenza ad altri bambini gli scatenò dentro una rabbia incontenibile, tanto che voleva andare da quei nanerottoli ad intimargli di non parlare con suo fratello.

 

Silvia comparve davanti alla porta in vetro dove i genitori si apprestavano per prendere i loro figli, e quando Victor la notò avvisò la sua maestra e uscendo dalla fila andò di prepotenza a prendere Arion, per strapparlo via ai compagni che continuavano a parlargli.

 

Arion inizialmente non capì cosa stesse accadendo ma quando vide Silvia piegarsi verso il basso con le braccia aperte, lasciò la mano di Victor e gli corse incontro felice.

 

-Mamma!- gridò contento mentre la donna lo stringeva a sé orgogliosa.

 

-Com'è andata amore? Ti sei divertito?-

 

-Si è stato bellissimo!- esclamò il piccolo facendo innervosire ulteriormente Victor che lanciò un'altra occhiata infuocata ai suoi compagni di classe.

 

-E tu tesoro? Ti sei divertito?- domandò poi baciando la fronte a Victor mentre teneva Arion in braccio.

 

-Il solito...- biascicò scocciato, poi cominciò a camminare da solo lungo le scale esterne, seguito lentamente da Silvia che camminava a fatica a causa del bimbo che teneva fra le braccia.

 

Salirono tutti a bordo e si diressero verso la scuola media frequentata dal fratello più grande.

 

Vladimir aspettava di vedere l'auto della sua famiglia davanti a scuola, e quando individuò il faccino di Arion fare capolino dal finestrino posteriore si precipitò verso la macchina di Silvia.

 

-Ciao piccolino! Allora, ti è piaciuta la scuola??- gli domandò sedendosi affianco al seggiolino sul quale era bloccato il fratellino minore.

 

Victor assottigliò gli occhi per il fastidio. Lo irritava tantissimo vedere qualcuno che dava attenzioni ad Arion, in particolare se si trattava dei suoi familiari: non trovarsi più al centro del mondo era stato difficile, e lo era ancora, anche se dall'arrivo del fratellino erano passati ben tre anni.

 

In un certo senso riusciva a star bene con Arion soltanto se si trovavano soli: in quei momenti lui diventava il punto di riferimento del più piccolo, ed era solo Victor a decretare la sua felicità o la sua delusione.

 

Quando però qualcun altro rivolgeva al fratellino le proprie attenzioni lui sentiva di perdere valore, sia agli occhi della persona interessata, ma sia e soprattutto agli occhi di Arion, che in quelle occasioni diventava quasi un suo pari.

 

Lui amava essere venerato da Arion, e per questo si dimostrava con lui così severo, per riuscire a mantenere questa sua dedizione.

 

-Arion, quando torniamo a casa ti devo insegnare alcune tecniche per il calcio- mormorò con sufficienza interrompendo le coccole che il minore stava ricevendo da Vladimir.

 

-Che bello!!!- aveva esclamato allora il più piccolo, concentrando lo sguardo colmo di ammirazione verso Victor, nonostante si trovasse in braccio a Vladimir, il quale osservava la scena intenerito.

 

 

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Capitolo 7
*** Sette ***


 

 

 

Victor era furente per la rabbia.

 

Arion aveva portato a casa alcuni amichetti di scuola, e tutti insieme stavano riuniti sul tappeto del salotto a giocare con vari giocattoli che Silvia aveva messo a loro disposizione, il tutto mentre il fratellino maggiore osservava la scena appollaiato sul divano, con due occhiacci colmi di fastidio rivolti al piccolo gruppetto.

 

Vladimir, diventato ad un tratto il baby sitter della situazione, si assicurava di mantenere l'ordine e sotto lo sguardo intenerito di Silvia badava ai numerosi bambini, mentre la mamma preparava la merenda per tutti.

 

-Chi vuole un po' di gelato?- aveva domandato la donna raggiungendo il salotto con un vassoio colmo di leccornie, che fecero brillare gli occhi di tutti i compagni di Arion.

 

Il piccolo castano attese educatamente il proprio turno mentre la madre scartava uno ad uno i gelati per i bambini, e quando gli porse finalmente il suo, il bimbo prese la propria merenda e andò ad offrirla al fratello che lo fissava sul divano con aria offesa.

 

-Tieni Vic!- aveva detto con la sua adorabile vocina ed il blu lo aveva guardato con astio, per poi venire giù dal divano con un salto e superarlo.

 

Sotto gli occhi confusi di Silvia il figlio era uscito fuori per andare in giardino, e subito Arion aveva guardato la mamma sentendosi in colpa, convinto di aver sbagliato qualcosa.

 

-Mamma perché Vicky è arrabbiato con me?- aveva domandato con gli occhi colmi di delusione.

 

-Amore ma no, sicuramente voleva solo prendere una boccata d'aria non ti preoccupare- lo aveva rassicurato la donna, invitandolo poi a mangiare la propria merenda.

 

Aveva guardato Vladimir ed il figlio aveva capito, lasciando i bambini sotto la supervisione della madre per andare a controllare il fratellino minore.

 

Lo aveva trovato mentre con forza calciava il pallone contro l'albero in giardino, gridando con tutta la rabbia che aveva in corpo.

 

Se c'era una cosa che Victor proprio non sopportava era quando qualcuno che non fosse lui attirava le attenzioni di Arion, e quel giorno il fratellino più piccolo non lo aveva proprio considerato, troppo preso dalla presenza dei compagni di classe.

 

Soprattutto quel Fey, il bambino con i capelli verde acqua che stringeva sempre al petto il suo prezioso coniglietto, lui era decisamente il più odioso di tutti.

 

Stava sempre a tirare la maglia di Arion, mugolando piccoli lamenti come se non fosse capace di parlare; sembrava molto timido ed impaurito, ed il castano dedicava a lui particolari attenzioni, regalandogli sempre un trattamento di riguardo, scoccandogli stupidi bacini sulle guance ogni due per tre e abbracciandolo anche senza motivo.

 

Si, quel Fey non lo sopportava per niente. Se voleva un fratellino doveva cercarsene un altro, e non rubare quelli degli altri.

 

Questo pensava Victor mentre con violenza calciava il pallone da calcio, lo stesso col quale Arion ogni giorno andava a supplicare il blu di allenarsi, facendo tanto piacere al maggiore che ogni volta si faceva supplicare di proposito prima di cedere, perché adorava il modo in cui il più piccolo lo idoleggiasse, prendendolo sempre come punto di riferimento.

 

Eppure quel giorno Arion sembrava essersi completamente dimenticato, sia del calcio che di Victor.

 

Odiava quei bambini, odiava quel Fey e soprattutto odiava Arion. Lo odiava perché non gli dava attenzioni, perché quel giorno non gli era saltato addosso senza motivo neanche una volta, perché non gli aveva tirato con aria supplicante il maglione chiedendogli di giocare con lui.

 

A Victor ormai stavano cadendo delle lacrime di frustrazione dagli occhioni ambra, e la cosa non era passata inosservata all'attenzione di Vladimir che gli si era avvicinato per rubargli il pallone e provare a farlo distrarre.

 

Victor si era velocemente asciugato le lacrime ed aveva sorriso al maggiore, cominciando subito a rincorrerlo per riprendere il possesso della palla, e presto era riuscito a dimenticarsi di Arion e di quella terribile sensazione di nostalgia che gli faceva venire il magone alla gola.

 

Si passavano solo cinque anni, eppure Vladimir era un ragazzino molto maturo, pur avendo ancora tredici anni; riuscì a far distrarre il fratellino ed infine lo prese in braccio cominciando a fargli il solletico, sentendo finalmente il dolce suono della sua risata.

 

Si erano seduti sugli scalini della veranda e Vlad aveva preso a coccolare il più piccolo nel tentativo di farlo sfogare, ma Victor non aveva sputato il rospo finché Vladimir non gli aveva confessato di essere un po' ingelosito dalla presenza dei nuovi amici di Arion; non era affatto vero, quei bimbi erano talmente piccoli da fargli soltanto tenerezza, ma sapeva che quello sarebbe stato l'unico modo per strappare fuori la medesima confessione al più piccolo, ed in effetti funzionò all'istante.

 

-Anche io li odio! Li vorrei prendere tutti a pallonate quei mocciosi! Se vogliono un fratellino perché non se lo fanno fare dai loro genitori?! Arion è nostro, è vero Vlad?!- aveva detto cercando approvazione nel maggiore che aveva sorriso per la tenerezza.

 

-Si, è solo nostro- gli aveva detto con un dolce sorriso, e Victor aveva commentato con "ecco!" per poi mettere su un broncio offeso e calciare un sassolino.

 

-Perché non provi a spiegare ad Arion che ti senti escluso?- aveva domandato il maggiore accarezzando la schiena al più piccolo, e Victor era arrossito perché la sola idea di umiliarsi in quella maniera davanti al minore lo riempiva di imbarazzo.

 

-Se lui non mi vuole più è solo un monello, non gli dirò proprio niente!-

 

Vladimir aveva dovuto trattenere una forte risata, il comportamento geloso di Victor era a dir poco esilarante e ancora di più lo erano i suoi tentativi di mascherarlo.

 

Aveva ascoltato tutte le sue lamentele, e quando aveva cominciato ad imbrunire una grossa auto si era fermata davanti al cancello di casa Evans, attirando l'attenzione su di se con il clacson.

 

Dopo pochi minuti Silvia aveva accompagnato i bambini facendoli tenere per mano, e Arion li aveva salutati uno ad uno con un abbraccio, in particolare Fey che aveva stretto molto forte e al quale aveva dato anche dei baci sulle guance.

 

Quello che, a giudicare dalla somiglianza, sembrava essere il padre di Fey era rimasto visibilmente colpito dall'affetto che il castano aveva mostrato al suo bambino e lo aveva salutato con una veloce carezza alla testa, ringraziandolo poi per l'ospitalità.

 

Arion aveva continuato a salutare con la manina i suoi amici affacciati al finestrino e poi assieme a Silvia si era diretta verso i due fratelli, che da lontanano avevano osservato tutta la scena.

 

Arion sembrava molto triste, i suoi amici gli mancavano tanto, in particolare Fey, e quando aveva posto una domanda strana a Silvia, a Victor si erano drizzate le orecchie.

 

-Mamma puoi diventare la mamma anche di Fey per favore?- le aveva domandato, facendo tremare il cuore della donna.

 

Lei aveva preso in braccio il piccolo, intenerita dalla domanda e lo aveva baciato sulla testa.

 

-Lasciamo che sia il suo papà a scegliere una nuova mamma per lui, okay amore?-

 

Arion aveva annuito, e Victor aveva ascoltato tutto in preda allo stupore, domandando poi al maggiore perché mai Fey non avesse la mamma.

 

Vladimir non aveva saputo rispondere e così Victor aveva deciso di andare da Arion e scusarsi per il comportamento di qualche ora prima, approfittandone così per chiedere informazioni su Fey.

 

Il bimbo raccoglieva pazientemente i giocattoli dal tappeto e quando notò la figura del fratellino maggiore che cominciava ad aiutarlo ne restò sorpreso.

 

-Ehy Vicky ti sei arrabbiato con me?-

 

Il blu aveva messo il muso continuando a raccogliere i giocattoli in silenzio e così Arion gli si era avvicinato, porgendogli il mignolino come aveva imparato a fare all'asilo.

 

Victor si era sentito incredibilmente in colpa e lo aveva abbracciato. 

 

-Viglio che coccoli anche me come fai con Fey- aveva ammesso, e Arion aveva schiuso le labbra sorpreso, ma poi si era stretto al petto del maggiore e aveva sorriso.

 

-Mi hai ignorato per tutto il giorno. Non ci siamo nemmeno allenati!- protestò il blu, e Arion gli scoccò un bacetto sulle labbra per farsi perdonare.

 

-Perché l'hai fatto?- aveva domandato sorpreso il più grande e Arion gli aveva sorriso caldamente.

 

-A Fey do dei bacini sulle guance quindi a te l'ho dato sulla bocca, così capisci che tu sei più importante- aveva spiegato.

 

Victor era arrossito ed aveva abbassato il capo per l'imbarazzo.

 

-Okay ma non diciamolo a mamma e papà e nemmeno a Vlad- aveva messo in chiaro, senza sapere che Silvia stesse osservando tutta la scena profondamente intenerita.

 

La questione di Fey era passata in secondo piano e Victor aveva preferito non chiedere più nulla perché aver fatto pace con Arion lo aveva riempito di gioia.

 

Il nodo che aveva alla gola era quasi scomparso, e per la prima volta non gli era dispiaciuto sentirsi al pari con il fratellino più piccolo, tanto che invece di rimettere a posto i giocattoli cominciarono a giocarci loro stessi.

 

Victor fingeva segretamente di essere un compagno di classe di Arion, fingeva di essere Fey; avrebbe voluto non essere suo fratello ed essere un suo amico, magari proprio il suo compagno di banco. 

 

Voleva essere speciale per Arion, essere al primo posto, e sapeva che essere semplicemente suo fratello non sarebbe bastato, perché aveva l'impressione che Arion tenesse particolarmente ai suoi compagni di classe, anche se con il bacio sulle labbra aveva provato a dimostrargli il contrario.

 

Si sentiva insignificante, messo da parte. Quel peso alla gola si ripresentò, cominciò a fargli molto male. Provava rabbia, rabbia verso chiunque volesse rivolgere la parola a suo fratello.

 

Desiderava che Arion fosse completamente solo, che non avesse amici e che fosse Victor la persona più importante per lui.

 

Osservava il fratellino mentre faceva versi per accompagnare i suoi giochi e sentiva di voler piangere disperatamente.

 

-Arion mi abbracci di nuovo?- gli aveva domandato supplicante, ed il castano non se l'era fatto ripetere due volte.

 

-Giurami che mi vuoi più bene di quanto ne vuoi a Fey- gli aveva detto con la voce incrinata mentre il più piccolo lo stringeva.

 

-Si Vic ti voglio più bene di tutti- lo aveva rassicurato ancora una volta Arion, e Victor lo aveva stretto forte, per niente convinto dalle sue parole.

 

Aveva premuto il viso contro una spalla del fratellino ed aveva nascosto il pianto che ormai non riusciva più a trattenere.

 

Qualcosa in lui gli diceva che presto avrebbe perso il suo prezioso fratellino.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Otto ***


 

 

 

 

 

-Mamma quando si sbriga a tornare Arion?! Voglio fargli vedere la sorpresa!-

 

Il piccolo Victor era euforico: era da tempo che lui e Arion avevano chiesto di poter dormire nella stessa stanza, e dato che Vladimir aveva ormai quindici anni era giunto il momento che avesse la propria privacy, e che smettesse quindi di condividere la cameretta con il fratello più piccolo.

 

Di conseguenza Victor e tutte le sue cose si sarebbero spostate nella stanzetta di Arion, così da lasciare più spazio al fratello maggiore.

 

Arion non sapeva nulla, quel pomeriggio era stato invitato all'ottavo compleanno del suo migliore amico Fey e quindi per tutto il pomeriggio era rimasto fuori casa, permettendo così a Silvia e Victor di ultimare la sorpresa.

 

-Vedrai sarà felicissimo, ha sempre detestato dormire da solo- aveva detto la madre ammirando con orgoglio la stanzetta, perfetta in ogni minimo particolare.

 

-Spero solo che non voglia prendersi il letto sopra, perché quello è mio!- aveva messo in chiaro Victor posando le mani sui fianchi con aria severa.

 

-Sono sicura che il letto di sotto andrà benissimo per lui, non preoccuparti- lo aveva rassicurato Silvia, e lui aveva sorriso per poi fissare con impazienza l'orologio, chiedendosi quando sarebbero arrivate le sette di sera.

 

Quando però la mamma aveva ricevuto una chiamata mentre preparava la cena, Victor aveva avuto un pessimo presentimento.

 

-Ma certo, infondo domani è domenica e non c'è scuola. Spero solo che non senta troppo la mancanza di casa- aveva detto preoccupata contro il proprio cellulare.

 

Victor aveva sentito il petto stringersi per l'angoscia.

 

Si era aggrappato al grembiule della madre con aria supplicante e l'aveva guardata negli occhi quasi sconvolto.

 

-Ma certo, allora vi aspettiamo per domani sera. Buona serata-

 

Silvia aveva messo giù il telefono e subito Victor l'aveva fissata con gli occhi lucidi.

 

-Mamma chi era? Dov'è Arion?!-

 

-Resterà a dormire da Fey per stanotte amore- aveva spiegato la madre accarezzandogli velocemente la testa, per poi tornare a prestare attenzione ai fornelli.

 

Victor si era sentito sprofondare il cuore nel petto, si sentiva così invisibile e insignificante che sarebbe scoppiato a piangere se non fosse stato per il suo grande orgoglio.

 

-Amore mi aiuteresti ad apparecchiare?- aveva domandato Silvia porgendo delle posate al bambino, il quale le aveva prese e si era diretto verso il tavolo, cominciando a sistemarle ai quattro lati.

 

Il posto di Arion, proprio vicino al suo, sarebbe rimasto vuoto; proprio in quel punto Arion aveva seduto dapprima su di un seggiolone, poi su uno sgabello più alto e piano piano era passato alle sedie normali, anche se ancora non riusciva perfettamente ad arrivare al tavolo a causa della sua scarsa altezza, e quindi si aiutava sempre con un paio di cuscini sotto al sedere.

 

Quella sera però per la prima volta da quando Arion era con loro il suo posto a tavola restava vuoto; Arion aveva preferito il suo amichetto, avrebbe cenato con lui e poi ci avrebbe addirittura dormito.

 

Victor aveva il cuore in gola per l'angoscia e si tratteneva a stento con le lacrime, attendendo pazientemente almeno il ritorno di Vladimir e di Mark.

 

Il fratello maggiore in effetti rientrò poco dopo, e subito dopo di lui arrivò anche Mark.

 

-Dov'è il principino di casa?- aveva domandato a gran voce dando parecchie occhiate in giro; di solito appena metteva piede a casa Arion gli correva incontro come una furia e gli saltava in braccio, poi lui e Victor litigavano per chi dovesse abbracciarlo di più.

 

Quella sera però la presenza frizzante e fresca di Arion in casa non c'era, e la sua assenza era talmente pesante da far sprofondare l'intera abitazione nel silenzio.

 

-Arion resta a dormire da Asley- lo aveva informato Silvia per poi salutare il marito con un bacio.

 

Mark si era subito rattristato e si era guardato attorno desolato, notando solo allora che neanche Victor era andato a salutarlo.

 

-E tu non mi dai neanche un bacio topolino?-

 

-Tu vuoi solo Arion- lo aveva accusato il blu mettendo il  broncio, e Mark aveva sorriso, intenerito dalla sua gelosia, poi lo aveva preso in braccio cominciando a fargli il solletico e finalmente Victor aveva riso.

 

-Lasciamiii!!!- aveva gridato mentre Mark lo stendeva sul divano per torturarlo meglio con le sue mani ed in quel momento Vladimir era uscito dalla sua stanza già in pigiama, per andare a baciare il padre sulla guancia.

 

Silvia sorrise, adorava vedere la propria famiglia così unita e affiatata, eppure la mancanza di Arion era quasi opprimente.

 

Quella notte Victor aveva chiesto al maggiore di poter dormire con lui, nonostante avesse cambiato stanza; finalmente, una volta rimasto solo col fratello, aveva dato sfogo alle lacrime.

 

-Vedrai che domani torna, perché piangi così Vic? Vuole solo stare un po' con il suo amico-

 

-E se decide di non essere più nostro fratello e diventare il suo? Se Asley lo adotta? Come facciamo?-

 

Vladimir era scoppiato a ridere e aveva baciato la testa del fratellino minore, toccato profondamente dalle sue paure.

 

-Non capisco perché quando Arion è qui lo maltratti, e poi quando va via ti metti a piangere- aveva osservato Vladimir divertito, ed il minore gli aveva dato una piccola spinta sul petto per poi asciugarsi le lacrime con il polso.

 

-Ti manca eh?-

 

Victor aveva annuito con la bocca tremante per il pianto e Vlad lo aveva stretto forte per poi baciargli la fronte.

 

-Dormi, vedrai che domani arriva presto. Non piangere più Vic- gli aveva sussurrato, e Victor si era lasciato stringere dal più grande, sforzandosi di riuscire a dormire.

 

Il giorno dopo era stato interminabile; non faceva che domandare a che ora sarebbe tornato Arion, e andava a ricontrollare infinite volte nella cameretta per accertarsi che ogni cosa fosse al suo posto.

 

Aveva anche lavato il pallone di Arion e lo aveva posizionato sul suo cuscino per fargli capire che il suo posto sarebbe stato quello, e proprio mente per l'ennesima volta ammirava il suo capolavoro finalmente il campanello di casa suonò.

 

Mark andò subito ad  abbracciare il piccolo prendendolo in braccio; Arion non faceva che blaterare una cosa dopo l'altra, raccontando a raffica tutte le cose bellissime che erano accadute a casa del suo amichetto.

 

Victor osservava tutto in disparte colto dalla gelosia, e fissava il palloncino verde acqua fluttuante in aria quasi con odio.

 

Sul palloncino c'era scritto il nome di Fey, e Arion sembrava tenerci moltissimo.

 

Mark non faceva che baciarlo sul viso mentre ascoltava con aria interessata i suoi racconti, e Silvia andò a prendere Victor, rimasto in corridoio ad osservare la scena.

 

-Amore Arion è arrivato, non sei contento?-

 

Victor aveva messo il muso e guardava la madre con fare arrabbiato.

 

-Non me ne importa niente, che se ne torni da Fey se vuole parlare soltanto di lui!- aveva detto pestando un piede per terra.

 

Poi era andato a chiudersi nella nuova cameretta e per dispetto si era appropriato del letto di Arion, lanciando via il suo pallone.

 

Arion era andato a salutare Vladimir ed il maggiore gli aveva lasciato un bacio sulla fronte, distogliendo per un momento l'attenzione dai libri.

 

-Ti sei divertito?- aveva domandato prendendo sulle ginocchia il più piccolo, e Arion aveva cominciato a raccontare anche a lui ogni cosa, mentre Vlad gli carezzava i capelli affettuosamente.

 

-Senti Vlad dov'è Vicky? Gli ho portato un palloncino!- spiegò, guardandosi attorno, sorpreso dalla mancanza del letto di Victor.

 

-Non hai ancora visto la tua nuova stanza? Victor ti ha preparato una sorpresa- lo aveva informato il più grande, e Arion era rimasto a bocca aperta, incuriosito da quell'affermazione.

 

-Vai a vederla, è in camera tua-

 

Arion era sceso giù dalle ginocchia di Vladimir trascinando con se il palloncino e si era fiondato nella sua stanza, scoprendo che al posto del suo vecchio letto c'era ormai un letto a castello.

 

-Che bello Vic! Quando l'avete fatto?!- aveva detto entusiasta il più piccolo.

 

Victor lo aveva guardato arrabbiato ed era sceso dal letto, scansando il corpo del fratellino per uscire dalla stanza.

 

-Aspetta Vic, ti ho portato un palloncino!- aveva detto Arion sperando di fermarlo, e Victor aveva afferrato lo spago al quale il palloncino era appeso, per poi prenderlo forte fra le mani e scoppiarlo.

 

Arion era scoppiato a piangere per lo spavento e subito Silvia era andata a controllare, trovando il piccolo inginocchiato per terra con i resti del gioco ormai rotto fra le mani.

 

Victor era andato a sfogarsi in giardino come al solito, e quando Silvia gli aveva ordinato con Arion in braccio, di chiedergli scusa, lui aveva gridato "no!!!" prima di calciare con forza il suo pallone contro l'albero.

 

La donna aveva scosso la testa rassegnata ed aveva lasciato Arion in braccio a Mark, che era stato ben felice di consolarlo.

 

-Mi spieghi perché gli hai rotto il palloncino? Lo aveva portato per te-

 

-Beh io non lo voglio! Non voglio né il palloncino né lui, io lo odio!-

 

-E perché lo odieresti sentiamo? Ieri piangevi perché ti mancava, perché non vai a dirglielo invece di trattarlo così ingiustamente?-

 

Victor aveva incrociato le braccia sul petto con fare altezzoso e aveva distolto lo sguardo, facendo sospirare la madre.

 

-E va bene. Significa che la cameretta dovrà condividerla con Vlad, visto che lo odi. Non puoi dormire con qualcuno che non sopporti- aveva concluso, e Victor l'aveva afferrata per la gonna, impedendole di andare via.

 

-No mamma aspetta! Voglio lo stesso condividere la stanza con lui, non fa niente!-

 

-Si ma lui sta piangendo, ci è rimasto malissimo. Non credi che dovresti almeno chiedergli scusa?-

 

Victor aveva sbuffato e si era diretto a grandi falcate verso l'interno della casa, dove aveva trovato Arion accoccolato fra le braccia di Mark.

 

-Arion vieni in camera, dobbiamo parlare- aveva ordinato ed il piccolo era sceso dalle gambe del padre per seguire il maggiore, seppur a testa bassa.

 

-Mi dispiace se ti ho rotto il palloncino okay? È che io Fey non lo sopporto proprio! Mi fai arrabbiare quando stai sempre con lui!-

 

Arion fissava il pavimento con aria colpevole, evitando lo sguardo del fratello.

 

-Ma lui è il mio migliore amico...-

 

-Si ma io sono tuo fratello, chi è più importante?!-

 

-Tu...-

 

Victor aveva trattenuto un sorriso davanti a quella risposta, poi aveva messo le mani sui fianchi e con aria indignata aveva continuato a rimproverare il più piccolo.

 

-Non so se posso farti stare in questa stanza adesso.-

 

-Perché?- aveva domandato ferito il castano e Victor aveva chiuso gli occhi indignato.

 

-Perché ti sei comportato male.-

 

-Scusami...se ti do un bacio facciamo pace?-

 

-Non basta, stavolta dovrai darmene almeno dieci- mise in chiaro il maggiore e Arion strinse i pugni determinato, avvicinandosi subito al fratello maggiore.

 

-Allora te ne darò uno di quelli speciali- aveva mormorato dolcemente il più piccolo, e poi aveva accarezzato le labbra di Victor con le proprie, facendolo arrossire.

 

-Adesso mi perdoni?-

 

-Okay...- aveva biascicato il blu distogliendo lo sguardo colmo di imbarazzo.

 

-E comunque il letto di sopra è mio!-

 

-Va bene, prenderò quello di sotto- aveva acconsentito Arion, per poi uscire dalla nuova cameretta mano nella mano con il fratello.

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Capitolo 9
*** Nove ***


 

 

 

Arion si stringeva su se stesso sotto le coperte, provando ad addormentarsi senza risultato.

 

Era difficile riposare senza aver prima fatto una lunga chiacchierata con Victor, una di quelle che finivano con il fratello che gli diceva di stare zitto e mettersi a dormire.

 

Arion si era sempre addormentato col sorriso da quando aveva cominciato a condividere la camera con il blu, e ci aveva fatto talmente tanto l'abitudine che quando per la prima volta Victor mancò da casa per una gita scolastica, per lui fu impossibile addormentarsi.

 

Victor ormai era grande, andava in prima media e cominciava a tutti i costi a pretendere un po' di indipendenza dai genitori, nonostante questi ultimi non fossero per nulla d'accordo; Arion era stato felice quando dopo tante suppliche il blu aveva avuto il permesso di andare in gita, ma non immaginava che sarebbe stato così terribile stare senza di lui.

 

La giornata era stata interminabile, e doveva ancora sopportarne un'altra e aspettare fino a domenica mattina affinché il fratello ritornasse finalmente a casa.

 

In quel momento capì perché Victor se la prendesse tanto quando Arion restava a dormire da Fey: stare senza il proprio fratello era angosciante, e la gola gli faceva talmente male per la nostalgia da farlo letteralmente soffrire di dolore.

 

Non riusciva a sciogliere quel nodo, anche se provava a deglutire più volte; sentiva di voler piangere, ma non capiva perché, infondo Victor lo trattava sempre male e non gli dava mai neanche un bacio, quindi perché gli mancava così tanto?

 

Si alzò dal letto per andare in cucina e trovò il fratello più grande ancora alzato per studiare.

 

-Vlady perché sei ancora sveglio?- aveva domandato, alleviato subito dalla figura del maggiore che gli aveva sorriso intenerito.

 

Il più piccolo portava un adorabile pigiama intero, di quelli che coprono anche i piedi come le tutine per neonati; sulle spalle ricadeva un cappuccio con le orecchie ed il muso da orsetto.

 

Victor lo prendeva sempre in giro per quel genere di indumenti e lo minacciava sempre che se lo avesse fatto arrabbiare avrebbe raccontato ai suoi compagni che dormiva ancora con quei cosi.

 

-Devo studiare. E tu invece che ci fai in piedi? Non riesci a dormire?-

 

Arion aveva fatto spallucce abbassando il visetto paffuto, e Vladimir aveva intuito quale fosse il problema.

 

-Certo che tu e Victor siete proprio uguali eh- 

 

-Che cosa c'entra Victor scusa...!-

 

-Ti manca, non è così? Non riesci a dormire perché lui non c'è-

 

Arion aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime quando Vladimir aveva pronunciato quella frase ed il magone in gola si era fatto ancora più doloroso, fino a farlo singhiozzare sotto gli occhi commossi del fratello.

 

-Cucciolo non piangere...dai vieni qui da me- gli aveva detto il blu allargando le braccia, e Arion era andato a sedersi sulle sue ginocchia accucciandosi subito contro il suo petto.

 

-Sicuramente anche lui sta pensando a te adesso- gli aveva detto accarezzandogli dolcemente i capelli, e Arion aveva sorriso speranzoso, mentre provava a calmare il pianto.

 

-Senti io sono stanco di studiare, mi alzerò presto domattina per finire. Che ne dici quindi se andiamo a dormire insieme?-

 

Arion aveva guardato il fratello con un'espressione sollevata sul viso e aveva tirato su col naso.

 

-Ma hai solo un letto Vlad-

 

-E allora? Ci stringeremo. Non vuoi dormire con me?-

 

-Certo che voglio- aveva sorriso il minore, ed era sceso dalle gambe del più grande per poi farsi prendere per mano e farsi guidare fino alla sua stanza.

 

Vladimir aveva sempre saputo che Victor avesse nei confronti di Arion un particolare attaccamento, ma non immaginava che fosse lo stesso anche per il castano; non poteva fare a meno di domandarsi se qualcuno dei due avrebbe reagito in quel modo qualora lui fosse rimasto a dormire fuori per una notte.

 

Mentre consolava il minore fra le braccia si sentiva un po' emarginato ed escluso dal loro rapporto così stretto. Forse non avrebbe mai dovuto lasciar andare Victor nella stanza di Arion, perché in questo modo aveva finito per farli allontanare entrambi da se, e anche se non lo dava a vedere ne soffriva molto.

 

Loro due si passavano soltanto due anni mentre la differenza con Vladimir, soprattutto rispetto ad Arion, era quasi abissale. 

 

Si sentiva più come un genitore per loro due, e sapere di non poter far parte dei loro giochi era avvilente.

 

Cercò di godersi la presenza di Arion per quella notte e con il buon profumo dei suoi capelli ondulati si addormentò anche lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno seguente venne fuori che Arion si era preso la febbre; Silvia ormai era abituata, il più piccolo si ammalava ogni due per tre e certamente il tutto era dovuto alla scarsa cura che i suoi genitori gli avevano dedicato nei suoi primi anni di vita.

 

Arion piangeva per il mal di testa e Mark lo teneva in braccio cercando di calmarlo mentre Silvia preparava una borsa termica con del ghiaccio da mettergli sulla fronte.

 

-Mamma se vuoi posso restare a casa per dare una mano- si era offerto Vladimir ma Silvia lo aveva baciato sulla fronte con riconoscenza e lo aveva tranquillizzato.

 

-Non ti preoccupare amore vai a scuola, me la caverò benissimo da sola- gli aveva detto, per poi porgergli il cofanetto con la merenda che aveva preparato per lui.

 

-Okay allora vado, papà mi accompagni?-

 

Mark a malincuore aveva lasciato il bambino alla madre che a fatica l'aveva preso in braccio; Arion aveva già nove anni, e pur essendo piccolo di statura aveva pur sempre il suo bel peso.

 

-Vedrai che adesso passa amore, non piangere- gli aveva sussurrato Mark prima di baciargli dolcemente la fronte. Poi aveva baciato sua moglie sulle labbra ed insieme al figlio maggiore era uscito di casa, lasciando Silvia alle prese con il pianto isterico di Arion.

 

-Di un po', non è solo per il mal di testa non è vero?- aveva domandato dolcemente al bambino andando verso la camera da letto con lui avvinghiato fra le braccia.

 

-Si è solo per quello!- aveva singhiozzato il castano, e Silvia aveva sorriso, adagiando il bambino nel suo letto per poi somministrargli il farmaco adatto.

 

-Prova a dormire un po' amore, vedrai che quando ti sveglierai sarà tutto passato okay?-

 

Silvia accarezzava il dolce faccino di Arion solcato da numerose lacrime e gli manteneva la borsa termica sulla fronte, assicurandosi di staccarla ogni tanto per non fargli sentire troppo freddo.

 

-Mammina ma tu non resti con me?- gli aveva domandato guardandola con i suoi occhioni bagnati.

 

La donna si era intenerita e allora si era stesa accanto al figlio, ammirando il suo bel viso arrossato.

 

-Vuoi dormire con la mamma?-

 

-Si...- aveva biascicato il bambino speranzoso e lei gli aveva sorriso con dolcezza per poi abbracciarlo delicatamente.

 

Arion aveva appoggiato la testa sul suo seno come amava fare fin da bambino e si era sentito leggermente meglio; certo, se ci fosse stato Victor molto probabilmente gli avrebbe fatto passare addirittura la febbre, ma per il momento la mamma andava più che bene, e con i suoi baci e le sue coccole il bambino riuscì ad addormentarsi.

 

La giornata trascorse lenta e quella notte Arion domandò di poter dormire in mezzo ai genitori come faceva quando era più piccolo.

 

Mark ovviamente era felicissimo, perché era letteralmente innamorato di quel bambino e per tutta la notte non fecero che infastidire Silvia perché non la smettevano di ridere.

 

Era ormai domenica mattina, e la moglie di Mark aveva deciso di andare a prendere Victor al posto di suo marito, che dormiva troppo beatamente abbracciato ad Arion.

 

Silvia non voleva disturbarli, sapeva quanto facesse piacere ad entrambi stare insieme, e quindi prese l'auto e andò al punto in cui il bus avrebbe lasciato i bambini al termine della gita scolastica.

 

Quando mamma e figlio tornarono a casa, nell'abitazione regnava un silenzio tombale; Victor andò subito in camera a lasciare la valigia, e trovare il letto vuoto di Arion per lui fu come ricevere una coltellata nel fianco.

 

-Mami dov'è Arion?- aveva domandato ansiosamente a Silvia, che già intenta a preparare la colazione, stava apparecchiando.

 

-Sta dormendo con papà- gli aveva detto lei -ti è mancato eh?-

 

-Niente affatto- aveva biascicato Victor arrossendo e Silvia aveva sorriso, porgendogli poi una tazza di latte caldo.

 

-Tieni, perché non porti questa a papà e ne approfitti per svegliarli?-

 

Victor non se lo era lasciato ripetere ed era andato a smuovere il padre che lo aveva salutato con un sorriso assonnato.

 

-Amore sei tornato- aveva sussurrato per poi sbadigliare, e il figlio gli aveva dato la tazza che Mark aveva subito accettato.

 

-Vieni, siediti qui vicino ad Ari, non faceva che piangere mentre non c'eri-

 

-Per me?- aveva domandato stupito il blu, e Mark aveva annuito, bevendo caldi sorsi di latte uno dopo l'altro.

 

-Gli è anche venuta la febbre-

 

-Poverino...-

 

Victor si sentiva un po' in colpa per aver abbandonato il fratellino in quel momento, e si era steso affianco a lui, mettendosi a guardare il suo viso assopito.

 

-Speriamo che gli sia passata- aveva detto Vladimir facendo ingresso in camera per andare a controllare il più piccolo, e Victor gli era saltato fra le braccia per salutarlo.

 

-Fratellino! Com'è andata la gita, ti sei divertito? Arion non ha fatto che piangere- aveva ridacchiato, e Victor era arrossito ancora, provando a mascherare il tutto mentre tirava dei piccoli pugni al fratello più grande.

 

Arion a causa del chiacchierio si era lentamente svegliato e quando aveva intravisto Victor con la vista ancora appannata aveva creduto di sognare.

 

-Vicky!- aveva gridato contento, e il blu gli aveva sorriso fingendosi poco interessato mentre il più piccolo gli saltava in braccio per abbracciarlo.

 

Tutti quanti erano scoppiati a ridere e in quel momento Silvia era entrata in camera con un vassoio pieno di pancake.

 

-Ho capito, oggi faremo colazione sul mio letto- aveva detto rassegnata, e tutti i bambini avevano sorriso contenti mentre Silvia posava il vassoio sulle lenzuola e dava il buongiorno al marito con un caloroso bacio.

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Capitolo 10
*** Dieci ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arion e Victor quel giorno erano tornati a casa a piedi, mano nella mano.

 

Silvia e Mark non era andato a prenderli a scuola e lo stesso era successo con Vladimir, che quando era ritornato a casa aveva trovato i due fratellini più piccoli a giocare in giardino.

 

Arion si allenava con i tiri mentre Victor stava in porta, davanti alla rete giocattolo che i genitori avevano comprato per loro; il blu spronava il più piccolo, utilizzando spesso parole offensive con l'intenzione di spingerlo a fare meglio e questo suo metodo sembrava funzionare, perché il castano faceva di tutto per dimostrare al più grande di non essere un incapace.

 

-Avanti pappamolle, questo è il meglio che sai fare? Riuscirebbe a pararla persino un bambino!-

 

-Adesso ti dimostrerò di cosa sono capace!- aveva gridato Arion, prendendo la rincorsa per poi calciare il pallone con tutta la sua forza e prendere in pieno il volto del fratello.

 

-Oh no Vic! Ti ho fatto male!- aveva gridato allarmato avvicinandosi a lui, ma il blu aveva sdrammatizzato, assicurandogli che non si era fatto proprio niente.

 

-Pensi che basti questo per farmi male? Sei proprio uno scarsone-

 

-Io non sono uno scarsone!-

 

-Ragazzi- li aveva chiamati la voce di Vladimir mentre varcava il cancello di casa -ma dove sono mamma e papà? Sto provando a chiamarli da un'ora ma sono spariti, sono dovuto tornare a casa a piedi-

 

-Siamo tornati a casa a piedi anche noi Vlad- aveva spiegato Victor preoccupato, ed il maggiore aveva subito sentito un brutto presentimento.

 

-Dove sono mamma e papi?- aveva domandato allora Arion allarmato, e Vladimir lo aveva preso in braccio per poi baciargli la testolina.

 

-Non ti preoccupare Ari, magari sono solo impegnati- gli aveva detto per poi fare strada fino alla porta di casa e prendere le chiavi dal nascondiglio.

 

Vladimir aveva cucinato per i suoi fratellini ed aveva fatto del suo meglio per farli distrarre, anche se di tanto in tanto si chiudeva in camera sua per provare a richiamare i genitori di nascosto, seppur senza risultati.

 

Victor però si accorgeva di tutto, ed anche se continuava a far finta di nulla per non far piangere Arion, sentiva anche lui un bruttissimo presentimento.

 

I due piccoli stavano guardando la tv; Victor aveva ormai dodici anni e Arion dieci, ma guardava volentieri i cartoni animati col fratellino per riuscire a tenerlo occupato.

 

Vladimir di tanto in tanto li raggiungeva e si inventava dei giochi per catturare l'attenzione dei fratellini, oppure si offriva di aiutarli nei compiti scolastici.

 

Era ormai buio, e di Silvia e Mark non avevano ricevuto alcuna notizia; quando squillò il telefono di casa quindi, Vladimir si precipitò a rispondere, ed un doloroso brivido lo pervase nello scoprire che la telefonata proveniva dall'ospedale, nel quale i suoi genitori erano stati ricoverati in seguito ad un violento incidente stradale.

 

Vladimir aveva cominciato a tremare, rispondendo a monosillabi alla donna che gli chiedeva se avessero bisogno di aiuto, e che presto un amico dei genitori sarebbe arrivato per occuparsi di loro.

 

Quando il ragazzo aveva chiuso la telefonata si era voltato, trovando Victor e Arion dietro di lui che lo guardavano impazienti.

 

-Dove sono mamma e papà!- aveva gridato Arion impaziente, e Vladimir si era piegato davanti a lui, facendolo preoccupare ancora di più.

 

-Venite, avvicinatevi. Devo dirvi una cosa bambini- aveva detto il blu accarezzando le schiene dei fratellini, e gli occhi di Arion si erano già fatti lucidi, mentre invece Victor si ostinava a mantenere un atteggiamento freddo e calmo.

 

-Sono morti?- aveva singhiozzato addolorato Arion, e Vladimir aveva sorriso intenerito, baciandogli la fronte.

 

-No, non sono morti stai tranquillo. Sono in ospedale, hanno avuto un incidente in macchina ma stanno bene. Solo che dovranno restare lì per un po', okay? Okay Vic?- aveva domandato poi al fratellino più grande, e lui aveva annuito senza far trasparire la minima emozione.

 

Arion stava piangendo disperato e si strofinava gli occhi con le manine strette in due pugni, così Vladimir lo aveva preso in braccio e lo aveva coccolato come facevano sempre i loro genitori.

 

-Ari stai tranquillo, vedrai che stanno bene non c'è niente di cui preoccuparsi. Torneranno presto-

 

-Ma quan-do- aveva singhiozzato il piccolo con il volto arrossato per il pianto, e Vladimir non aveva saputo rispondere.

 

-Smettila di piagnucolare! Sei il solito moccioso Arion! Ti ha detto che stanno bene, finiscila di rompere!-

 

-Vic!- lo aveva rimproverato il fratello, e così Victor era andato a chiudersi in camera sua mettendo su un'espressione annoiata, ma quando era rimasto solo aveva finalmente dato sfogo alle lacrime anche lui.

 

Vladimir aveva preparato la cena, e aveva fatto del suo meglio per convincere Arion a mangiare, cucinandogli le pietanze che di solito gli facevano tornare l'appetito.

 

Dopo cena Vlad aveva aiutato il fratellino a lavarsi e aveva domandato a Victor se anche lui volesse andare a dormire insieme a loro nel lettone dei genitori.

 

-Siete proprio dei poppanti, io dormo da solo- aveva detto indignato, e così Vlad aveva accompagnato Arion nella stanza di Silvia e Mark, tenendolo per la manina.

 

Mentre stavano a letto Arion ricominciò a piangere e così Vladimir prese a raccontargli delle storielle divertenti per farlo rilassare; proprio quando stava per addormentarsi però la porta della stanza si aprì, e Victor con il visino inondato di lacrime si avvicinò al letto nel buio.

 

-Vlad, posso stare qui...?-

 

-Ma certo tesoro- aveva risposto prontamente il maggiore, e Victor si era infilato nel letto, andando subito ad abbracciare Arion che a sua volta era abbracciato a Vlad.

 

Il più grande allungò le braccia fino ad accarezzare la schiena di Victor e lui lo guardò rattristato, trasmettendogli tutta la propria angoscia.

 

-Vedrai che tornano presto- gli aveva detto sotto voce-

 

-E se muoiono?- aveva domandato Victor singhiozzando, facendo rabbrividire Vladimir al solo pensiero.

 

-Mamma e papà moriranno- aveva detto allora Arion piangendo, e i due fratelli lo avevano abbracciato cercando di consolarlo.

 

-Vic non dovevi dirlo...- 

 

-Non ti preoccupare Ari non muoiono- aveva detto allora Victor baciando la testa del fratellino, tenuto in caldo dai loro corpi che lo avvolgevano da una parte all'altra.

 

-Non muoiono vero Vlad?- aveva domandato poi al maggiore in conferma e lui aveva sorriso ad entrambi dolcemente.

 

-Ma certo che no, vedrete che stanno bene, vogliono solo farci preoccupare quei due mattacchioni-

 

-E allora perché non ci c-chiamano?- aveva domandato Arion in lacrime.

 

-Ci stanno facendo sicuramente uno scherzo- aveva detto Vladimir per tranquillizzare il piccolo, e Victor anche se non credeva per niente che tutto ciò fosse uno scherzo si sforzò di far finta di averci creduto e si adagiò con la testa contro i capelli del minore.

 

-Adesso dormi Ari, vedrai che domani tornano- aveva sussurrato accarezzando il pancino del castano, che aveva premuto la testa contro il petto del più grande e si era rannicchiato in mezzo ai suoi due fratelli.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Undici ***


 

 

 

 

 

I tre fratelli stavano appiccicati l'uno all'altro, intimoriti dalle due figure che quella mattina si erano presentate a casa Evans.

 

-Allora bambini, come vi chiamate? Io sono Kevin, tanto piacere- aveva detto l'uomo più alto, porgendo la mano al maggiore dei tre.

 

-Io sono Vladimir e loro sono Victor e Arion- aveva spiegato, mentre i due più piccoli stavano nascosti dietro la sua schiena e fissavano i due nuovi arrivati.

 

-Io invece mi chiamo Axel- aveva spiegato il ragazzo più giovane, guardando con sguardo amichevole i tre fratelli.

 

Vladimir era subito stato catturato dallo sguardo intrigante del biondo e gli aveva stretto la mano, poi aveva visto il ragazzo piegarsi davanti ai più piccoli per salutarli, e mentre Victor nascondeva il viso contro la schiena del più grande, Arion gli aveva sorriso e gli si era avvicinato senza paura.

 

-Io sono Arion!- aveva detto entusiasta -ti piace il calcio?!-

 

-Sei proprio come tuo padre- aveva ridacchiato lui, facendogli venire le guanciotte rosse.

 

Axel gli aveva sorriso intenerito e gli aveva smosso i capelli sulla testa, per poi rimettersi in piedi e puntare lo sguardo su Vladimir.

 

-I vostri genitori stanno bene, se volete possiamo accompagnarvi da loro- aveva spiegato, e Vladimir aveva annuito senza dire nulla.

 

-Per oggi siete autorizzati a non andare a scuola, quindi vi porteremo prima di tutto a fare colazione e poi andremo a trovare i vostri genitori, va bene?- aveva domandato Kevin contornando la vita del biondo con un braccio.

 

Vladimir aveva subito notato quel gesto e poi aveva fissato Axel che aveva ricambiato lo sguardo, leggermente imbarazzato.

 

Aveva tolto la mano del suo ragazzo dal proprio fianco e aveva ripreso a spiegare ai ragazzi i piani per i giorni successivi; sarebbero andati a scuola normalmente, fatta eccezione per quel giorno, e avrebbero dovuto seguire le loro normali attività quotidiane.

 

-Ci penseremo noi ad accompagnarvi dove volete, non dovete preoccuparvi di niente- aveva detto Kevin sorridendo con fare rassicurante ai tre fratelli, e loro, seppur titubanti avevano annuito.

 

-Adesso forza, andate a vestirvi e poi tutti a fare colazione- aveva detto invece Axel battendo le mani, ed i bambini avevano eseguito gli ordini.

 

Non appena erano andati a chiudersi nelle proprie stanze Victor aveva sbattuto la porta ed aveva preso a piangere in modo isterico; Arion, che invece era contento di aver conosciuto un nuovo amico, era rimasto sorpreso dalla reazione del fratello e gli si era avvicinato preoccupato, toccandogli affettuosamente un braccio per consolarlo.

 

-Lasciami!- aveva gridato lui spingendo via il fratellino, ed il povero Arion era caduto col sedere per terra, scoppiando subito a piangere per il dolore.

 

Victor gli si era avvicinato allarmato e si era asciugato velocemente le lacrime, piegandosi accanto al corpo del fratellino che si era rannicchiato per terra, già turbato dalla mancanza dei genitori, e ulteriormente provato dalla sgarbatezza del fratello.

 

-Scusa! Dai Arion non piangere, ti prego smettila!-

 

-Sei cattivo!- aveva singhiozzato il castano chiudendosi maggiormente in se stesso, e allora Victor lo aveva abbracciato forte, sperando di riuscire a farlo smettere di piangere.

 

-Ti prego scusami Ari ho sbagliato- gli aveva detto dispiaciuto -ti prego non lo dire a Vlad!-

 

Il più piccolo si era strofinato gli occhi ed aveva messo su un adorabile broncio, guardando il più grande con aria offesa.

 

-Che succede? Perché Arion sta piangendo! Vic cosa gli hai fatto?!-

 

Vladimir era entrato nella cameretta dei due più piccoli ed aveva spinto Victor via dal minore, guardandolo con gli occhi colmi di rabbia.

 

-Guarda che adesso che non ci sono mamma e papà non ti puoi comportare così hai capito?! Io non posso badare a tutti e due, non posso starvi dietro per ogni cosa che combinate!- aveva detto, mentre i suoi occhi erano palesemente lucidi ed arrossati da un pianto che tratteneva chissà da quanto tempo.

 

Arion aveva ripreso silenziosamente a singhiozzare ed anche a Victor era venuto di nuovo da piangere, ma aveva stretto i pugni e si era sforzato di ignorare il doloroso groppo in gola che lo stava tormentando da quando aveva aperto gli occhi.

 

-Baderò io ad Arion- aveva detto allora con il viso abbassato per il rammarico -giuro che non lo farò piangere più Vlad. Non arrabbiarti con me- aveva detto tremante, e Vladimir aveva subito preso a tremare, senza più riuscire a trattenere le lacrime.

 

-Scusami- aveva detto in un singhiozzo, attirando Victor in un abbraccio, facendo unire poi anche il piccolo Arion.

 

-Scusatemi tutti e due, non volevo sgridarvi. Però vi dovete comportare bene, perché adesso siamo soli, mamma e papà non possono pensare a noi okay?- aveva domandato con un filo di voce.

 

-Dai Vlad non piangere, i nostri nuovi amici ci aiuteranno- aveva detto Arion tirando su col naso, e Vladimir aveva sorriso intenerito, mentre si lasciava sfuggire un altro singhiozzo.

 

Erano rimasti a coccolarsi a lungo, e quando finalmente avevano finito di prepararsi, Vladimir era andato in salotto per avvisare i due ragazzi, trovandoli uno vicino all'altro mentre i loro visi si sfioravano.

 

Kevin teneva il volto di Axel in due mani e gli sussurrava parole dolci a pochi millimetri dalla sua bocca, mentre Axel stava aggrappato ai suoi fianchi e guardava quello che sembrava essere il suo ragazzo con uno sguardo colmo d'amore e ammirazione.

 

Vladimir non seppe spiegarsi perché, ma quella scena lo turbò profondamente.

 

Sapeva dell'esistenza di orientamenti sessuali diversi dal suo, eppure non gli era mai capitato di vedere dal vivo una coppia gay; una strana sensazione gli strinse lo stomaco in una morsa, ed una profonda gelosia lo assalì, anche se non era interessato a nessuno dei due ragazzi.

 

Era invidioso del loro legame, invidioso di quella vicinanza, di quel rapporto che sembrava dolce e delicato come lui non avrebbe mai potuto averne.

 

Si sentì così triste e solo che restò a fissarli a lungo senza rendersene conto, finché non furono i due fidanzati a voltarsi nella sua direzione e staccarsi di colpo, come se avrebbero voluto nascondere la loro relazione.

 

-Scusatemi, ecco io-

 

-Ma no Vladimir scusaci tu- lo aveva interrotto Axel -siete pronti?-

 

-Si possiamo andare- aveva detto il più grande, mentre le voci dei due piccoli riempivano il corridoio, segno che anche loro fossero già pronti per uscire.

 

-Benissimo, allora si parte- aveva detto Kevin, facendo cenno verso la porta.

 

Vladimir mentre teneva le mani ai suoi fratelli cominciò ad osservare i due amici del padre, in particolare Axel.

 

Non aveva mai visto un ragazzo così ben curato, raramente gli uomini che aveva conosciuto portavano i capelli così lunghi, e soprattutto quasi nessuno possedeva un così bel viso.

 

-Quanti anni hai Axel?- aveva domandato il piccolo Arion al biondo, e lui gli aveva sorriso mentre Vladimir ringraziava mentalmente il fratellino per quella domanda.

 

-Ne ho ventitré, e tu?-

 

-Io ne ho dieci-

 

-Che ometto- aveva commentato Kevin -io invece ne ho ventinove, e tu Victor?-

 

-Dodici.- aveva risposto freddamente il ragazzino, fulminando con lo sguardo entrambi i ragazzi.

 

-Manchi solo tu Vlad. Quanti anni hai?- aveva domandato Axel al ragazzino, facendolo arrossire di colpo.

 

-S-sedici- aveva detto, e Arion era scattato sul posto, rimproverando il fratello.

 

-Ehy Vlad non barare ne hai quindici!-

 

-Si ma ne compio sedici il mese prossimo e allora?- aveva detto il blu con il viso completamente invaso dal rossore, e Axel lo aveva guardato con uno strano sorrisetto intenerito, poi si era morso il labbro e aveva distolto lo sguardo.

 

Vladimir non sapeva perché in quel momento avesse sentito il bisogno di mentire, ma si rese conto di aver fatto una figuraccia pessima soprattutto per colpa di Arion e se ne vergognò molto. Perché stava cercando di fare colpo su Axel? Non si stava mica prendendo una cotta per lui, no?

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Capitolo 12
*** Dodici ***


 

 

 

 

Vladimir si rigirava continuamente nel letto dei genitori, senza riuscire ad addormentarsi.

 

Era stata una giornata piena, durante la quale lui e i suoi fratellini avevano potuto rivedere i propri genitori, anche se questi ultimi erano ridotti parecchio male a causa dell'incidente stradale che li aveva coinvolti.

 

Nella testa del blu risuonava ancora il pianto del fratellino più piccolo, che nel vedere Silvia e Mark allettati e ricoperti di cerotti e fasciature varie si era molto spaventato.

 

Victor invece era rimasto serio per tutto il tempo, e ai suoi genitori aveva dato solo un bacetto sulla guancia, per poi appoggiarsi al muro con le braccia conserte e l'aria imbronciata.

 

Mark aveva spiegato ai suoi figli che Axel e Kevin sarebbero rimasti a casa con loro per circa tre settimane, così che i due genitori potessero rimettersi del tutto in salute; il castano aveva raccontato che Kevin era stato un suo amico d'infanzia mentre Axel un tempo era stato un suo allievo.

 

Vladimir ricordava bene le uscite imbarazzanti di Arion mentre domandava al padre se Axel e Kevin fossero marito e moglie, spiegando a tutti di averli visti baciarsi; né lui né Silvia avevano mai avuto l'occasione di spiegare ad Arion dell'esistenza dei vari tipi di coppie, quindi davanti ai due fidanzati cercarono di trovare le parole giuste per spiegare al loro bambino la situazione, senza mettere in imbarazzo nessuno.

 

-Vedi Arion certe volte può accadere che un ragazzo voglia così tanto bene ad un suo amico da volerlo sposare, proprio come ho fatto io con la mamma. All'inizio eravamo amici anche noi, poi però abbiamo deciso di stare insieme per sempre perché abbiamo capito di amarci, e quindi ci siamo sposati- aveva raccontato Mark, mentre Axel e Kevin si stringevano la mano inteneriti.

 

-Per questo Axel e Kevin si sono baciati, si vorrebbero sposare perché si amano e si vogliono tanto bene- aveva aggiunto Silvia.

 

Arion aveva recepito immediatamente il messaggio, anzi aveva detto qualcosa che aveva molto sorpreso tutti i presenti.

 

-Ho capito, Axel e Kevin sono come me e Victor! Quindi anche noi da grandi ci sposeremo, vero Vic?-

 

Il ragazzino era arrossito di colpo ed aveva tirato uno spintone al fratellino per poi urlargli contro.

 

-Brutto scemo che cavolo dici?! Sei stupido per caso?! Noi siamo fratelli! Mi fai proprio incazzare!-

 

-Victor!- lo aveva rimproverato Silvia, ed il ragazzino era uscito dalla stanza infuriato, sotto lo sguardo sorpreso del resto della famiglia.

 

Tutti erano scoppiati a ridere, tutti tranne Vladimir, che aveva guardato la scena con aria ferita, ricordando la strana abitudine di Arion e Victor di baciarsi sulle labbra invece che sulla guancia.

 

Era sempre stato geloso del loro legame, e più di una volta avrebbe voluto rimproverarli per quel loro modo di mostrarsi affetto, però aveva sempre preferito mantenere la sua buona fede e non pensare in modo malizioso.

 

Dopo la frase di Arion però il suo cuore si era incrinato; si sentiva ancora più solo del solito, come se non fosse abbastanza importante per nessuno.

 

Quella notte aveva lasciato i due fratellini nel letto dei genitori e si era alzato in piedi, individuando nell'ombra le due figure abbracciate di Arion e Victor.

 

Di giorno non facevano che litigare, poi però di notte diventavano appiccicosi l'uno con l'altro; era una cosa che a Vladimir stava cominciando a dare non poco fastidio, anche se fino a poco tempo prima l'aveva sempre trovata tenera.

 

Cominciò a camminare in punta di piedi fino alla cucina, dove aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa da stuzzicare, giusto per passare il tempo; non aveva notato la figura di Axel seduto al bancone, così quando il biondo chiamò il suo nome, il blu sussultò.

 

-Scusami non volevo spaventarti!-

 

-Sta tranquillo- aveva detto subito Vladimir cercando di riprendere fiato.

 

-Neanche tu riesci a dormire eh? Sei preoccupato per i tuoi genitori?-

 

-Già...- aveva risposto il ragazzino, e Axel aveva fatto cenno alla sua tazza di latte, piena di palline al cacao.

 

-Ti faccio un po' di latte caldo, aiuta a far venire sonno- aveva spiegato.

 

Vladimir aveva osservato la sua figura a torso nudo dirigersi verso il forno a microonde, all'interno del quale aveva messo una tazza per il blu.

 

-E tu come mai non riesci a dormire?-

 

-Pensieri- aveva detto soltanto il biondo, sorridendo di sbieco al ragazzino che anche a causa della scarsa illuminazione, aveva trovato il più grande ancora più affascinante.

 

-Posso farti una domanda?-

 

-Certo dimmi pure- aveva risposto Axel, porgendo al minore il suo latte caldo.

 

-Come fai a stare con un ragazzo? Cioè, come hai fatto a capire che i maschi facessero per te? Spero di non essere troppo indiscreto- aveva detto subito, senza riuscire a controllare il rossore sulle sue guance.

 

-Nessun problema, non ti preoccupare. Avevo la tua età quando mi sono innamorato di Kevin, lui era un'amico di tuo padre che aveva finito gli studi da poco, e Mark lo aveva affiancato a se per insegnargli il mestiere. È stato lui ad approcciarsi per primo a me, e a me è piaciuto, semplice. Da allora non ci siamo più lasciati-

 

-Ma non è un po'...vecchio per te?-

 

La domanda di Vladimir aveva fatto sorridere il biondo che lo aveva guardato con aria sognante.

 

-Penso che sia stato proprio quello ad attrarmi di lui- aveva ammesso.

 

"Ti capisco" pensò il ragazzino, senza però avere il coraggio di dirlo a voce.

 

Axel gli sorrise, poi continuò a bere il proprio latte e Vladimir imitò il suo gesto, facendo scorrere lo sguardo sul torace tonico dell'altro ragazzo.

 

L'unica cosa che riusciva a pensare era quanto uno come Kevin non meritasse la bellezza di Axel.

 

Kevin aveva fascino okay, gli piaceva perché era più grande. Ma non era bello quanto lui, e questo era innegabile; per quanto i due potessero amarsi, niente avrebbe cancellato la convinzione che Axel meritasse qualcuno che fosse esteticamente alla sua altezza.

 

Non che Vladimir si considerasse bello, certamente no, ma sicuramente Kevin non lo era, almeno non ai suoi occhi.

 

Trovava ingiusta la loro relazione, così come il legame stretto fra Arion e Victor; ancora una volta lui era l'escluso, quello solo, quello che nessuno sceglieva.

 

-E tu? C'è qualche ragazza che ti piace?-

 

Vladimir aveva alzato nuovamente lo sguardo sul biondo e aveva deglutito.

 

-Si, una...-

 

-Oh. Com'è fatta?-

 

Vladimir si era morso il labbro ed aveva rivolto lo sguardo altrove. Non c'era nessuna ragazza in realtà, ma qualcuno che gli piaceva c'era davvero, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo in faccia.

 

-Scusami, sono proprio un impiccione. Beh, ad ogni modo spero che ti vada bene con quella ragazza. Adesso io vado a letto, buonanotte e grazie per la chiacchierata- aveva detto il più grande scendendo giù dallo sgabello.

 

Vladimir lo aveva guardato mentre si allontanava ed aveva concentrato lo sguardo sulla sua vita stretta e abbronzata, ammirando la pelle liscia e curata che scompariva sotto il tessuto del suo pigiama.

 

Le sue spalle riuscivano ad attrarlo come mai nessun corpo aveva fatto prima di allora; erano larghe ma asciutte, ed i capelli biondi gli accarezzavano il collo, cadendo morbidamente lungo le clavicole.

 

Quel ragazzo era tremendamente bello, a dir poco perfetto, tanto che avrebbe fatto dubitare qualsiasi ragazzo della propria sessualità; il blu si sentì inevitabilmente vuoto una volta che la sua bella figura fu scomparsa nel buio, e restò ancora in cucina almeno per un'ora, accarezzando la tazza dalla quale lui aveva bevuto.

 

"Axel" ripeté a bassa voce, deliziandosi della dolcezza di quel nome sulle proprie labbra.

 

Si, non c'era dubbio, era proprio cotto a puntino.

 

 

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Capitolo 13
*** Tredici ***


 

 

 

 

I giorni trascorrevano ormai tranquilli a casa Evans. 

I bambini nel pomeriggio bazzicavano spesso nell'ospedale in cui erano ricoverati i genitori, e per il resto del tempo per lo più facevano i compiti insieme ad Axel o si allevano in giardino con Kevin.

 

I due piccoli ormai si erano abituati, anche se di notte ancora qualche lacrima scendeva ad entrambi. Vladimir da bravo fratello maggiore però cercava di rimediare come poteva all'assenza dei genitori, dedicando ai fratellini tutte le attenzioni possibili e stando attento ad ogni loro necessità.

 

La mancanza delle figure genitoriali però opprimeva la mente del ragazzino; aveva quasi sedici anni, ma era egli stesso ancora un bambino bisognoso d'attenzioni, anche se aveva dovuto improvvisarsi adulto da un giorno all'altro.

 

La stanchezza, così come l'angoscia di dover pensare a tutto, lo opprimeva e anche se c'erano altri due adulti in casa con loro, lui non riusciva a togliersi di dosso il peso della responsabilità.

 

Il ragazzo era in cucina assieme ad Axel e Arion, mentre Victor era in salotto a giocare con Kevin.

 

Arion non faceva che sbuffare per la noia, nonostante il biondo ce la stesse mettendo tutta per fargli trovare i compiti interessanti.

 

-Uffa non ci capisco niente, voglio andare a giocare!-

 

-Arion...- lo aveva rimproverato Vladimir infastidito, e Axel gli aveva fatto cenno di fare silenzio.

 

-Ti prego ti prego ti prego! Sono stanco!- aveva piagnucolato, così Vladimir aveva sospirato in preda all'esasperazione e lo aveva guardato con rabbia.

 

-Ho capito, me ne vado in camera- aveva detto, e Arion aveva abbassato il faccino rattristato.

 

-Ari, sai che tuo fratello ha bisogno di silenzio per riuscire a studiare- aveva detto amorevolmente Axel e il bambino aveva messo il broncio a causa del rammarico.

 

-È che mi annoio, voglio giocare con Victor e Kevin- aveva detto con la sua adorabile vocina.

 

-E va bene, per oggi allora faremo un'eccezione. Prima però devi fare merenda okay?- aveva domandato il biondo, e il bambino aveva annuito contento.

 

Axel gli aveva riempito un grosso bicchiere con del succo d'arancia e gli aveva sbucciato della frutta, che il bambino aveva guardato subito disgustato.

 

-La mamma mi da sempre la cioccolata- aveva protestato e lui aveva ridacchiato accarezzandogli i capelli.

 

-Allora sarà contenta di vedere che hai cambiato abitudini quando tornerà- gli aveva detto, con un sorriso talmente incoraggiante che Arion si lasciò convincere e mangiò tutta la frutta. 

Poi buttò giù anche tutto il succo, facendo quasi scomparire il suo minuscolo faccino dietro al grosso bicchiere, accompagnando il tutto con il dondolio assiduo dei dei suoi piedini sulla sedia.

 

-Adesso posso andare?!- domandò con impazienza.

 

-Vai, vai- aveva sospirato Axel rassegnato.

 

Kevin lo aveva preso in braccio non appena lui gli era corso incontro e con Victor al seguito i due più piccoli erano andati a giocare a calcio in giardino.

 

Axel aveva preso una barretta di cioccolato ed era andato a bussare alla porta di Vladimir che aveva risposto con un mugolio.

 

-Dosturbo? Volevo portarti la merenda- aveva spiegato, e Vladimir era arrossito subito.

 

-G-grazie...-

 

-Hai bisogno d'aiuto?- gli aveva domandato, e Vladimir aveva deglutito nervosamente, così Axel si era seduto sul letto accanto a lui e aveva osservato i suoi libri.

 

-Perché non usi la scrivania? È più comoda-

 

-Sto bene sul letto...-

 

-Già hai ragione, forse è il letto ad essere più comodo- aveva osservato Axel, per poi stendersi sulla coperta del ragazzino e incrociare le braccia sotto la testa.

 

Aveva tenuto gli occhi chiusi per un po', permettendo a Vladimir di ammirarlo e quando poi li aveva riaperti lo aveva sorpreso a fissarlo.

 

-Perché mi guardi così?-

 

-Non ti stavo guardando...-

 

-Ti ho visto- aveva ridacchiato Axel mettendosi a sedere, stuzzicando poi il più piccolo con un pizzicotto sul braccio.

 

Axel aveva una camicia semitrasparente largamente sbottonata sul petto, con le maniche tirate fino ai gomiti ed i lembi inferiori conficcati all'interno di un paio di stretti pantaloni chiari che gli coprivano le gambe snelle.

 

-Hai proprio una bella stanza- aveva detto sollevando il mento all'insù; Vladimir ne aveva approfittato per guardare il suo collo sottile, che all'apparenza sembrava liscissimo.

 

Aveva diversi succhiotti su tutta la gola ed anche sul petto, ben in vista; quando Arion gli aveva domandato cosa fossero lui aveva mentito, spiegando che si era procurato dei lividi con una sciarpa, e Arion ci aveva creduto.

 

-Giuro che quando torna l'inverno non userò più le sciarpe- aveva detto il piccolo quando era successo, e tutti erano scoppiati a ridere divertiti.

 

Vladimir pensava all'avvenimento ed era talmente assorto in quel ricordo, che non si era per nulla reso conto che Axel aveva abbassato la testa e lo stava guardando, mentre il più piccolo gli fissava il petto.

 

-Ne hai mai fatto uno?- gli aveva domandato, facendolo rinvenire dai suoi pensieri.

 

-Di cosa parli?-

 

-Sai di cosa parlo, me li stai guardando come se volessi assaggiarli- aveva detto Axel con una smorfia compiaciuta sul viso.

 

Vladimir era arrossito ancora più di prima ed aveva abbassato il volto verso le proprie gambe, così Axel gli aveva alzato il mento e lo aveva guardato con desiderio.

 

-Non mi hai risposto. Ne hai mai fatto uno?-

 

-No- aveva detto Vladimir accompagnando la sua risposta con una scossa del capo.

 

-Vorresti imparare?-

 

-I-io-

 

-Dammi il braccio. Ti faccio vedere come si fa-

 

Vladimir gli aveva ceduto un braccio tremante e il più grande lo aveva subito afferrato con delicatezza.

 

-Ci r-riesci anche s-sul braccio?-

 

-È semplice da fare in ogni parte del corpo con la pelle un po' più delicata, ecco tipo qui- gli aveva mostrato, andando poi a bagnare con le labbra un punto interno del braccio, dove la pelle di Vladimir era particolarmente chiara e sottile.

 

Vladimir aveva sussultato quando la bocca calda di Axel lo aveva inumidito e lo aveva osservato mentre lui cominciava a succhiare con ardore, mantenendo i suoi occhi chiusi in un gesto estremamente sensuale e lascivo.

 

Il ragazzo sentiva chiaramente la lingua del biondo sulla propria pelle ed inevitabilmente quella sensazione lo stava facendo eccitare non poco.

 

Era chiaro che quel ragazzo avesse fatto diverse volte quel che stava facendo sul braccio di Vlad, ma certamente in posti più intimi o sensibili, e ovviamente lo aveva fatto a Kevin, così come era chiaro che il rosa amasse fare lo stesso con il proprio ragazzo.

 

Axel succhiava quel punto quasi come un vampiro succhia la gola della propria preda per portarne via tutto il sangue; quando si staccò, mostrò al più piccolo il suo lavoro, asciugando delicatamente con le dita il punto arrossato.

 

-C'è bisogno che ti spieghi o hai capito?-

 

-P-penso di aver capito- aveva risposto impacciato il blu, e Axel gli si era avvicinato, offrendogli la gola.

 

-Ma n-no cosa fai!-

 

-Kevin se ne accorgerà se me lo fai in un altro punto, lui mi spoglia ogni notte- aveva detto languidamente al più piccolo -fammelo qui, dove ci sono i suoi. Se ti viene male potrai ingannarmi e prenderti il merito di uno di quelli di Kevin- aveva ghignato maliziosamente, e Vladimir aveva preso a respirare a fatica per la forte eccitazione unita all'imbarazzo.

 

Provò ad avvicinarsi ma Axel gli prese le mani e se le sistemò addosso, posizionandone una sulla gola ed una sul braccio.

 

-Ecco, così. Appoggiati bene. Dai comincia fifone- lo aveva sfidato, e dopo aver deglutito Vladimir aveva posato le labbra sul collo del biondo, venendo così travolto dal suo sensuale profumo maschile.

 

-Vlady vieni a vedere, Victor ha fatto una...-

 

I due si erano staccati quando il piccolo Arion era entrato nella stanza del maggiore come una furia.

 

Aveva guardato i due ragazzi confuso e Axel era subito venuto giù dal letto per prendere il bambino in braccio.

 

-Che stavi dicendo, cos'ha fatto Victor?-

 

Arion si era ammutolito e guardava il fratello confuso; Axel cominciò a preoccuparsi e si avvicinò al letto per prendere la barretta di cioccolato che aveva portato a Vladimir, ancora sigillata.

 

-Ti andrebbe un po' di questo, Arion?-

 

Il castano aveva annuito con la bocca schiusa e Axel gli aveva dato un bacio sulla guancia -bravo bambino. Allora non dovrai dire a nessuno quello che hai visto qui dentro, va bene?-

 

-Ma che stavate facendo?- aveva domandato il bambino e Vladimir aveva sentito l'istinto di piangere, così Axel si era affrettato a trovare una scusa.

 

-Ti ricordi la mia sciarpa che provoca i lividi? Ecco Vlad mi stava dando dei bacetti per farli passare, voleva guarirmi-

 

-Ma i baci non guariscono le ferite, guarda che sono tutte bugie- aveva protestato Arion e Vladimir si era coperto il viso, desiderando di sprofondare.

 

-È vero, allora dovremo raccontarti la verità- aveva detto sconfitto il biondo, e Vladimir lo aveva guardato preoccupato.

 

-Axel- lo aveva supplicato, ed il biondo lo aveva guardato con decisione.

 

-Però devi giurare di non dirlo a nessuno. Okay?-

 

Arion aveva annuito ed aveva osservato attentamente il più grande, aspettando di sentirlo parlare.

 

-Hai presente i vampiri? Ti hanno sempre fatto credere che fossero storie inventate, non è vero?-

 

-Non esistono!- aveva detto prontamente Arion, e Axel lo aveva guardato mettendo su un'espressione estremamente seria.

 

-In realtà esistono. Vlad è uno di loro-

 

-Non è vero! Vlad non è cattivo!-

 

-Axel...- lo aveva fermato Vladimir alzandosi in piedi e Arion lo aveva guardato preoccupato.

 

-Lo sei veramente Vlad?- aveva domandato ferito.

 

-Non ti preoccupare, tuo fratello è uno di quelli buoni. Non devi avere paura-

 

-Ma se ha morso te morderà tutti gli altri- aveva detto il bambino poco convinto, così Vladimir lo aveva preso dalle braccia di Axel e lo aveva stretto forte a se.

 

-Ti prego Arion non lo devi dire a nessuno. Promettimelo- lo aveva pregato.

 

Arion senza fare ulteriori domande aveva annuito e aveva abbracciato forte il fratello maggiore.

 

-Tu però devi giurare di non mordere mai Victor, e neanche mamma e papà!- aveva messo in chiaro; poi era tornato per terra e Axel si era offerto di riportarlo in giardino.

 

Quando era rimasto finalmente solo, Vladimir si era buttato sul letto con un tonfo e si era lasciato sfuggire un lungo sospiro frustrato.

 

Poi però si era guardato il braccio e involontariamente aveva sorriso, mordendosi il labbro di fronte al marchio lasciato da Axel del quale ormai, era inutile negarlo, era completamente innamorato.

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Capitolo 14
*** Quattordici ***


 

 

 

 

-Mammina quando tornerete a casa?- aveva chiesto Arion, con il visino imbronciato e appoggiato sul letto d'ospedale di Silvia.

 

-Tra una settimana amore, in tempo per il compleanno di Vlad. Sono solo pochi giorni, vedrai che passano in fretta- lo aveva rassicurato la donna accarezzandogli i capelli sulla fronte.

 

Il bambino aveva sospirato scoraggiato e aveva poi chiuso gli occhi per godersi le carezze della madre, ma la voce fastidiosa dell'infermiera li aveva disturbati.

 

-L'orario delle visite per oggi è finito- aveva sentenziato acidamente, cominciando a risistemare le sedie all'interno della stanza.

 

-Può concederci ancora altri cinque minuti? Sono i miei figli...-

 

-Mi dispiace signora, sono stata già abbastanza clemente, le regole sono le stesse per tutti-

 

Vladimir aveva baciato entrambi i genitori sulla guancia e così aveva fatto anche Victor, mentre invece Arion si era aggrappato alla mano di Silvia senza dare alcun segno di volerla lasciar andare.

 

-Viglio ammalarmi anch'io, così rimango con voi!- aveva piagnucolato, e Mark si era alzato a fatica dal suo letto per andare a prendere in braccio il figlio più piccolo.

 

-Amore vedrai che torniamo presto, una settimana passa velocissima- gli aveva detto dolcemente.

 

"Una settimana"

 

Vladimir ascoltava quelle parole e sentiva già la nostalgia dolergli in gola.

 

Gli rimaneva soltanto una settimana da passare ancora insieme ad Axel, dopodiché i suoi genitori sarebbero tornati a casa e chissà se lui avrebbe mai più potuto rivederlo.

 

Dopotutto Axel e Kevin erano amici di Mark, e di sicuro lui avrebbe continuato a vederli anche dopo la guarigione. Vladimir però no.

 

Quella consapevolezza lo faceva soffrire, ormai contava i giorni che gli restavano da vivere con lui e già si struggeva per quelli che li avrebbero seguiti, dopo il ritorno a casa di Mark e Silvia.

 

-Oggi Kevin vi porta in piscina, non sei contento piccolino? Potrete giocare tutto il giorno- aveva detto Mark cercando di essere convincente.

 

-Non mi importa di giocare, io voglio stare con voi!- aveva insistito il bambino ormai con i lacrimoni agli occhi.

 

-Sei proprio un poppante- lo aveva preso in giro Victor, e Arion per la prima volta gli aveva risposto male, sconvolgendo tutta la famiglia.

 

-Tu stai zitto!- gli aveva gridato, scoppiando poi in un pianto isterico.

 

L'infermiera aveva sospirato intenerita e aveva alzato gli occhi al cielo.

 

-E va bene, lui può restare. Ma solo per questa volta, il resto fuori. E ovviamente al prossimo orario di visita dovrà andare via- aveva messo in chiaro, facendo sorridere con riconoscenza i due genitori.

 

Mark era andato sul letto di sua moglie con il bambino e lo avevano fatto mettere al centro come quando era piccolo, godendosi finalmente la presenza del loro figlioletto.

 

-Allora noi andiamo mamma, veniamo a riprenderlo più tardi- aveva detto Vladimir visibilmente nervoso.

 

Il pensiero di andare in piscina con Axel lo stava facendo morire di paura, ma allo stesso tempo lo entusiasmava ed anche se si vergognava a morte del proprio fisico, non vedeva l'ora.

 

-Ti odio- aveva detto Victor ad Arion mentre andava a salutare i genitori.

 

Arion lo aveva guardato male e si era voltato dal lato opposto, accucciandosi sul petto di Silvia e i due genitori avevano ridacchiato.

 

-Vedete di fare pace voi due- aveva detto Mark con fare perentorio, ma Victor si era allontanato con aria di sufficienza, ripromettendosi di prendere in giro il fratellino per il resto dei suoi giorni.

 

Vladimir invece quasi sembrava non notare tutti quei piccoli battibecchi familiari. Pensava solo ad Axel, alla piscina, al tempo che avrebbero trascorso insieme.

 

Erano giorni che voleva chiedergli di finire quello che avevano cominciato quel giorno in camera sua, ma Axel sembrava quasi averlo dimenticato e di certo Vladimir non avrebbe mai avuto il coraggio di ricordarglielo.

 

"Solo una settimana" continuava a ripetersi malinconico "solo una settimana e non ti vedrò più".

 

Kevin guidava, ridendo a crepapelle per il racconto di Victor riguardo a quello che era successo con Arion, Axel invece teneva gli occhi chiusi, con il capo appoggiato al sedile del passeggero ed il sole che gli baciava il viso abbronzato.

 

Portava gli occhiali da sole, fra i quali i capelli scompigliati dal vento non facevano che infiltrarsi, rendendo la sua figura ancora più perfetta ed angelica.

 

Non parlava, sembrava quasi che dormisse, eppure con le dita appoggiate sulla fessura del finestrino tirato giù, teneva il ritmo della canzone che passavano alla radio.

 

Vladimir non faceva che ammirarlo nel riflesso dello specchietto retrovisore, ringraziando il fratello più piccolo per essere così loquace e riuscire a tenere completamente catturata su di se l'attenzione di Kevin.

 

Vladimir sognava, guardava la pelle liscia del ragazzo più grande e volava con l'immaginazione.

 

Sognava di accarezzarlo, di baciargli la gola, il petto. Sognava di riempirlo egli stesso di succhiotti dove ormai quelli di Kevin stavano scomparendo.

 

Per una frazione di secondo Axel aprì gli occhi e lo guardò fisso nello specchietto; sembrava quasi che sapesse perfettamente dove guardare per incrociare lo sguardo di Vladimir, il quale lo aveva sostenuto con insistenza per quei brevi attimi, prima che Axel richiudesse con incuranza le proprie palpebre.

 

Il ragazzino soffriva, ogni singolo sguardo del biondo lo colpiva dritto al cuore e lo faceva sentire una nullità.

 

Doveva dirglielo, si non ce la faceva più; Axel doveva saperlo, anche se magari il tutto si sarebbe rivelato inutile a causa del rifiuto quasi certo del più grande.

 

Ma non poteva resistere oltre, tenersi dentro quel segreto era logorante, pensava ad Axel notte e giorno ed ogni singolo secondo passato con lui, per Vladimir era vita pura, vibrante, intensa.

 

Amava Axel in ogni sua sfaccettatura, ne era del tutto rapito; quella che era nata solo come un'attrazione si stava trasformando in una vera e propria cotta catastrofica, una di quelle che ti fanno sognare ad occhi aperti, dedicando ogni tuo pensiero soltanto alla persona amata. 

 

Quando finalmente erano giunti in piscina, Axel aveva completamente ignorato Vladimir, almeno inizialmente. In presenza di Kevin lui diventava diverso, tornava serio, silenzioso, concentrato.

 

Perché rideva soltanto quando erano solo lui e Vladimir? Perché gli parlava solamente se non c'era qualcun altro con loro?

 

Aveva dato la mano al suo ragazzo e aveva guardato Vladimir soltanto di sfuggita, per un attimo quasi impercettibile. Il rosa chiacchierava amabilmente con Victor che ormai sembrava aver fatto del più grande un vero e proprio mentore; insieme si trovavano benissimo, e puntualmente se c'era Kevin, Victor snobbava sia Vlad che Arion.

 

A Vladimir non importava, a lui interessava soltanto Axel. Ma erano fidanzati, quei due erano inseparabili e lo capiva da quelle due mani strette che dondolavano davanti a lui, leggiadre come farfalle ma dolorose come una pugnalata al cuore.

 

Voleva dirglielo, forse avrebbe avuto una speranza, anche se era stupido pensare ad una cosa del genere. Ma credeva che tenersi dentro tutto quanto sarebbe stato mille volte più devastante di ricevere un rifiuto.

 

Tanto lo sapeva, era troppo piccolo per lui e oltre a ciò lui aveva già un ragazzo. Ma continuare a far finta di niente sarebbe stato anche peggio di ricevere un no, perché quantomeno si sarebbe liberato di tutto.

 

Eppure il racconto di Axel riguardo al suo innamoramento con Kevin in un certo senso lo incoraggiava. Il biondo era solo un ragazzino quando si erano messi insieme e Kevin era il suo allenatore; era stato lo stesso Axel a dirgli che la differenza d'età per lui non era mai stata un ostacolo, di conseguenza a Vladimir piaceva fantasticare su quella piccola speranza, incoraggiato da quelle sue frasi.

 

Axel aveva subito raggiunto l'acqua cristallina della piscina, non appena vi avevano fatto ingresso; c'era molta gente, eppure Vlad non perdeva d'occhio nemmeno per un secondo la figura veloce e guizzante del biondo, che come una creatura marina scivolava nella distesa azzurra con eleganza.

 

Come al solito Kevin e Victor si erano messi a giocare con la palla anche in acqua, Vladimir invece se ne stava in disparte, seduto sul bordo con i piedi immersi in acqua.

 

Solo quando Kevin si era diretto verso il bar con il più piccolo, Axel si era avvicinato al ragazzino.

 

-Non ti fai il bagno?- aveva domandato.

 

Aveva portato i lunghi capelli bagnati all'indietro sulla testa ed il viso gocciolante quasi brillava sotto la luce del sole.

 

-Non mi va...- aveva risposto Vladimir per fare un po' l'escluso. Sapeva che Axel adorava spronarlo praticamente per qualsiasi cosa, e quindi era stato lieto di vedere che in quella maniera fosse riuscito ad attirare la sua attenzione.

 

-Dai, è così bello. Dì la verità non sai nuotare- lo aveva stuzzicato, ma Vladimir aveva sorriso imbarazzato e aveva scosso la testa.

 

-Non è quello, so nuotare ma non è esattamente il mio ambiente questo- aveva detto soltanto.

 

Axel gli si era avvicinato, posizionandosi fra le sue gambe e prendendo ad accarezzargli le caviglie celate dall'acqua.

 

Vladimir aveva rabbrividito ed aveva guardato intensamente il maggiore, il quale aveva ricambiato il suo sguardo.

 

Era uno sguardo strano però quello di Axel; voleva avvicinarsi a Vladimir ma aveva paura, voleva parlargli, stare con lui. Qualcosa però lo intimoriva, lo frenava.

 

Aveva deglutito e aveva poi lasciato le sue gambe per allontanarsi e tornare a nuotare.

 

Vladimir aveva sospirato pesantemente. Il cuore gli batteva nel petto all'impazzata, avrebbe potuto esplodere se solo quel contatto col maggiore fosse continuato.

 

Kevin non tornava ancora, così Vladimir decise di buttarsi ed immergersi in acqua. Nuotò fino ad Axel che si era appoggiato a bordo piscina, confondendosi con le altre persone; Vlad però non aveva perso di vista il suo corpo neanche per un secondo, quindi lo raggiunse senza problemi.

 

-Alla fine ti sei tuffato- aveva commentato Axel.

 

Vladimir aveva abbassato lo sguardo mordendosi il labbro inferiore, poi lo aveva guardato nuovamente, del tutto incantato dal suo viso.

 

-Facciamo una gara?-

 

-Okay- aveva risposto il minore, poi aveva seguito il biondo ed avevano cominciato a nuotare.

 

Nel frattempo Kevin era tornato e aveva chiamato i due ragazzi per mangiare insieme lo spuntino che aveva preso al bar.

 

Vladimir in quel momento odiò profondamente il rosa; aveva rovinato un momento bellissimo, erano stati soltanto lui ed Axel per pochi minuti e tutto era stato distrutto dal ragazzo più grande.

 

Solo in quel momento, mentre stuzzicava gli spiedini nel suo piatto, aveva notato lo sguardo perso del fratellino minore.

 

Guardava nel vuoto, masticando in modo svogliato.

 

-Che hai?- gli aveva domandato.

 

-Mi mancano mamma e papà- aveva mentito il ragazzino, e Vladimir aveva subito sorriso, perché ormai abilissimo nel leggere le emozioni del fratello.

 

-Ma certo, mamma e papà. È Arion che ti manca, non è vero?-

 

-Ma che dici! Neanche per sogno, io non lo sopporto quel moccioso anzi sono felice che sia rimasto con mamma!-

 

Poi si era alzato in piedi per andare a gettare il piattino e se n'era andato lontano, con le braccia conserte sul ventre.

 

-Che permaloso- aveva osservato Axel, ma il suo ragazzo si era preoccupato e si era affrettato a mettersi in piedi per andare a recuperarlo.

 

Erano di nuovo lui ed Axel soli adesso, e puntualmente il biondo aveva ripreso a guardare il minore.

 

-Continuiamo la gara?-

 

-No, ho appena mangiato quindi voglio riposarmi- aveva spiegato il più grande annoiato.

 

Si era steso sulla sedia a sdraio ed aveva incrociato le braccia sotto al collo, chiudendo gli occhi contro la luce del sole.

 

Vladimir era rimasto a fissarlo dall'acqua per tutto il tempo, ammirando il suo corpo che si asciugava ed il suo ventre che si alzava ed abbassava per il respiro.

 

Invidiava il suo fisico, lui era sempre stato troppo magro nonostante avesse un'altezza non indifferente.

 

Restò ad ammirarlo fino al ritorno di Kevin, che per convincere il piccolo a tornare gli aveva comprato un gelato.

 

Si era poi piegato verso il suo fidanzato e gli aveva baciato le labbra, accarezzandogli con le mani larghe e ruvide il ventre scolpito.

 

-Mi fai impazzire se ti metti così e lo sai, mi stai provocando eh? Appena torniamo a casa mi vendico- gli aveva detto a bassa voce.

 

Vlad però aveva ascoltato tutto e si era sentito morire. Cosa avrebbero fatto? Se lo sarebbe portato a letto come minimo.

 

Vladimir aveva sentito l'istinto di piangere e si era allontanato con uno scatto, tornando a nuotare ma più lontano; Axel lo aveva guardato ed aveva respinto il fidanzato.

 

-Non in pubblico, scemo- gli aveva detto per poi girarsi su di un fianco e chiudere gli occhi.

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