L'apprendista

di Haru Paradise
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scampagnata ***
Capitolo 3: *** Assistente medico ***
Capitolo 4: *** Incubo ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** L'apprendista ***
Capitolo 7: *** Addestramento sul campo ***
Capitolo 8: *** L'incidente ***
Capitolo 9: *** Qualcosa di nuovo ***
Capitolo 10: *** Dolce tramonto ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti. Questa non è la mia prima storia, ma è la più grande, un progetto a cui tengo molto. E’ per questo motivo che vi chiedo delle recensioni, per poter conoscere pareri, sia positivi che negativi, o leggere critiche costruttive. Detto ciò, non vi tratterrò oltre. Buona lettura.


 
Prologo
 
 
La storia. Un concetto astratto quando ne sentiamo parlare, o ne leggiamo negli scritti. Un concetto concreto quando i nostri cuori battono e le nostre anime fremono allo stesso ritmo di chi visse quei fatti, quando cerchiamo di immaginarne l’importanza. Un flusso di eventi che scorre inesorabile nell’immensità del tempo. Eventi positivi e negativi, ma che hanno un punto di incontro: il presente. Ognuno di questi avvenimenti ha plasmato un percorso (non solo per l’umanità) in continuo sviluppo e mutamento, che non si fermerà mai. Almeno fino a quando esisterà qualcuno in grado di ricordare.
C’era un tempo, un’epoca  che fu differente dalle altre che la precedettero e da quelle che la seguirono. Un periodo in cui un qualcosa o un qualcuno si riscosse e, dopo un sonno durato secoli, ritornò a muoversi sotto i raggi del sole e le ombre della notte. Quello fu un momento nella storia, un momento in cui i fatti e gli avvenimenti accaduti, verranno visti e narrati, in futuro, come miti e leggende.
Nessuno sapeva da dove venisse, dove fosse rimasta sopita per tutto quel tempo. Nessuno sapeva quando era nata; si pensava che lei fosse sempre stata presente, sin da quando la prima forma di vita si mostrò su questo nostro giovane mondo. Su una cosa c’era comune certezza: amava le persone. Erano degli ottimi vettori attraverso i quali ella poteva assumere forma e prendere corpo, riuscendo così a plasmare direttamente la realtà, piegandola a suo volere in un modo tale per cui, chi vi assistiva, ne riconosceva, rispettava e temeva la potenza. Fu in quel periodo, però, che si comportò in modo strano.
Ella era presente ovunque, ma non in chiunque. Sceglieva chi sarebbe stato capace e degno di condividere la sua esistenza con lei. Eppure, allora, si concentrò in un luogo preciso, per uno specifico obiettivo. Aveva scoperto che in quelle terre, un giorno sarebbe nato colui, che era destinato a diventare il corpo perfetto, la sua completa rappresentazione fisica. Decise, quindi di “serpeggiare” e mettere radici forti e profonde in quel paese, che hai giorni nostri presenta un differente nome, ma che allora si chiamava Albione.

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Capitolo 2
*** Scampagnata ***


Scampagnata
 
Era una giornata serena; il sole brillava alto nel cielo plumbeo, indicando il tempo perfetto per una scampagnata. Già, semplicemente una normale scampagnata. Niente banditi, grifoni, maghi oscuri o pericoli di qualsivoglia natura. E ciò, non poteva che rendermi felice. Artù sarebbe andato a fare una gita con lady Morgana e Gwen, mentre io, sarei potuto rimanere nelle mie stanze a studiare tutto il giorno sui libri di magia. Certo, Gaius avrebbe potuto affibiarmi qualche lavoretto, come pulire le vasche delle sanguisughe, riordinare le erbe o roba simile. Sorrisi ottimista. Comunque fosse andata, avrei finalmente trascorso una giornata tranquilla, senza rischiare la mia incolumità. Ne ero così convinto, giuro, così tanto, che appena Artù spalancò la porta del laboratorio con un << Merlino preparati, partiamo per una battuta di caccia>> . Rimasi pietrificato dall’orrore, sincero orrore. Cominciai a pensare che Artù avesse un sesto senso che percepisse quando ero sereno e tranquillo, per poi arrivare e mettere tutto a soqquadro.
 
Era davvero una bella giornata, anche se mi trovavo sdraiato tra le foglie ed il fango, con un bastone per stanare gli animali nella mano ed il mio adorato padrone al fianco. << Spiegatemelo di nuovo, perché penso di non aver capito >> << Ti sembrerà incredibile Merlino, ma la cosa non mi sorprende affatto >> << Non avevate un impegno oggi? Per quale motivo siamo a caccia? Perché io- >> << Merlino, silenzio >> Artù mi mollò uno sberlotto sulla testa. << Morgana e Gwen sono già in viaggio verso il luogo pattuito. E siamo ad una battuta di caccia perché almeno così ho qualcosa da fare per rilassarmi, prima della grande noia di una scampagnata con le dame >> << Pensavo che vi sarebbe piaciuto avere del tempo da trascorrere in tranquillità con Gwen >> Artù mi fulminò con lo sguardo per poi guardare di sottecchi le guardie che ci avevano accompagnati, poco distanti da noi << Certi commenti tieniteli per te, se non vuoi che al nostro ritorno ti metta alla gogna >> << Sarà fatto >> << Anziché fare andare la bocca, dovresti pensare a sbrigarti a stanare la preda o intendi far aspettare le signore?>>
 
Nonostante la battuta di caccia, non fosse durata chissà quanto, mi sentivo ugualmente distrutto. Alla fine ero riuscito a stanare la preda. Ovviamente, che fortuna. Un cinghiale enorme. Per correttezza di eventi è stato lui a trovare me, ma la storia la narrano i vincitori, quindi…
Mi aveva caricato con violenza, evidentemente non dovevo essergli stato particolarmente simpatico. Per evitarlo mi ero dovuto tuffare in un cespuglio, fortunatamente senza spine, ma con rami duri ed appuntiti, come scoprì in seguito. Poi Artù fece il suo solito; apparve, diede il colpo di grazia e si prese la gloria.
Ero ancora sconsolato, quando raggiungemmo con i cavalli uno spiazzo d’erba, poco al di fuori del bosco. Appena smontai da cavallo venni accolto da delle voci familiari << Artù, Merlino, finalmente siete giunti >> , era la voce di lady Morgana, con al suo seguito Gwen. Indossavano entrambe due lunghi abiti. Morgana vestiva un abito verde brillante, in accostamento al colore dei suoi occhi. Quello di Gwen era di varie sfumature di viola, ma comunque di pregevole fattura. D'altronde era la serva della pupilla del re, quindi… aspetta… allora perché io non ho... ( rammentai la divisa per le grandi occasioni che Artù mi fece indossare una volta. Ricordai l’imbarazzo) vanno bene i miei soliti vestiti, pensai, non voglio ripetere una simile esperienza. Dopo aver scaricato le borse mie e di Artù dai cavalli, andai a sedermi su di un ceppo, sdraiato sull’erba,  per prendermi un attimo di respiro e riposarmi. << Merlino sembri distrutto, che cosa ti è capitato? >> << Ah, tranquilla Gwen. Semplicemente il nostro fantastico principe ha voluto che io incontrassi un bel cinghiale, armato solo di un semplice bastone >> << Seconde me, l’ha fatto perché si fida di te e delle tue capacità. Anche se non te lo dimostra apertamente >> poi continuò, con la voce più bassa, quasi stesse parlando tra sé << Il principe non è sempre sincero con sé stesso a proposito dei suoi sentimenti >> Gwen per poco non saltò sul posto, quasi come se un ape l’avesse punta, dopo essersi resa conto di quello che aveva detto; imbarazzata fece finta di nulla << Ehm, e comunque tieni alto il morale e non lasciarti abbattere, vedrai che te uscirai più forte da queste disavventure >> << Ti ringrazio Gwen, ammetto che ora mi sento meglio, quasi più forte di come mi ero svegliato stamane >> sorrisi, trattenendo una risata divertita << magari la prossima volta non avrò neppure bisogno di un bastone per stanare la preda >>. Una mano calò con forza sulla mia spalla << Bravo Merlino, così si parla. Vedi che stai diventano più coraggioso, dovresti essermi grato >> << Certo Artù, vi devo questo ed altro >> gli dissi con un sorriso tirato << Sempre detto >>, commentò ostentando piena sicurezza di sé, per poi allontanarsi, verso il suo cavallo. Io e Gwen ci mettemmo a ridere per la situazione tragicomica, poi mi salutò, dirigendosi verso un telo posto sull’erba, probabilmente ove avremmo mangiato, terminando di preparare il tutto.
Mi guardai attorno, spaziando col lo sguardo sulla radura gli alberi ed il cielo. Assaporai la sensazione di calore datami dal sole ed i profumi della natura, anche se questi ultimi furono intaccati dall’odore di selvaggina sul fuoco. << Merlino. E’ un piacere constatare che la battuta di caccia sia andata a buon fine >> << Oh, lady Morgana è un piacere vederla. Ehm, il vestito le sta d’incanto >> << Oh, ti ringrazio, sei molto gentile >> Morgana si piegò il vestito con le mani dietro le gambe, per potersi sedere sul ceppo, al mio fianco. << Mylady, così rischiate di sporcarvi. Se desidera la posso accompagnare verso il telo >> << Tranquillo Merlino, se si dovesse sporcare me lo laveranno o addirittura confezioneranno uno nuovo, il bello di essere nella famiglia reale, non credi? >> << Molto comodo, davvero >> concordai << Inoltre voglio evitare di stare tra i piedi a Gwen e lasciarle preparare tutto in santa pace… >> fece una pausa guardandomi con uno sguardo divertito << … e magari lasciarle passare qualche minuto con sua altezza >> << Oh, se ne è resa conto >> << Suvvia Merlino, solo un cieco non si sarebbe accorto che qualcosa bolle in pentola tra quei due. Per quanto purtroppo sia un amore senza futuro. Almeno per il momento. Mi fa sorridere di piacere che la donna in grado di far battere il cuore di quel testone di Artù, sia proprio Ginevra >> << Già, concordo pienamente con lei. Ma cosa intende quando dice “per il momento”? >> << Il re non permetterà mai che suo figlio frequenti una serva, ma quando Artù diverrà re, sarà lui a dettare legge. Potrebbe andare a modificare o addirittura cancellare leggi troppo vecchie o scomode >> << Sarebbe molto bello >> commentai speranzoso. << E anche molto romantico, se ci pensi. Resistere ed attendere il momento in cui mostrare a tutto il mondo il tuo amore, senza timore o vergogna>>. Sorrisi, pensando a quel possibile futuro, e a quanto sarebbero stati felici. Quella sensazione mi scaldò il cuore, riaccendendo in me la voglia di guidare Artù verso una Camelot migliore. << Ma tralasciando i romanticismi… volevo chiederti una cortesia; potresti parlarmi della battuta di caccia? >> << Davvero vi interessa? >> << Certo, perché te lo avrei chiesto, altrimenti? >> disse ridendo. Vedendola ridere così da vicino, mi sentii leggermente a disagio. Non perché non mi piacesse stare in sua presenza, ma perché mi ricordavo quanto fosse bella, ed era l’imbarazzo a farmi sentire in quel modo. Fin dal primo giorno in cui l’avevo incontrata a corte ero rimasto colpito dal suo viso: gli occhi verdi come smeraldi, la pelle bianca sulla quale risaltavano le labbra scarlatte e-DANNAZIONE MERLINO, MA A COSA VAI A PENSARE?
Mi diedi uno schiaffo mentale, cercando di allontanare quei pensieri dalla mia testa. Guardai Morgana: aveva distolto lo sguardo e rivolto la sua attenzione al falò dove si trovavano le guardie ed Artù. << Non me ne ha mai parlato. Non me ne ha mai raccontato. Dice che sono cose che non mi riguardano, ma secondo me è ingiusto >> si voltò verso di me << Non dovrei essere io a scegliere cosa possa interessarmi o incuriosirmi? Sei d’accordo con me? >> << Ehm certamente milady. Non so se sono molto bravo a raccontare, ma vedrò di fare del meglio >>.
 
Mentre parlavo e descrivevo, Morgana mi guardava interessata assimilando ogni informazione che le snocciolavo, almeno fino a quando non perse la sua compostezza, mettendosi a ridere, mentre arrivavo alla parte in cui incontravo la bestia. Cercai di narrare il tutto facendola apparire il più terrificante possibile, ma lei continuava a ridere, rendendo vano il tentativo di appesantire l’accaduto; ad essere sincero la cosa non mi diede per niente fastidio.  << Ahah, mi dispiace, che tu debba sempre incorrere in queste disavventure con Artù >> << Non dovete dispiacervene mia signora, anzi io ne sono contento; alla fine continuare a salvare il principe mi porterà ad essere più sicuro di me >> << E’ bello vedere che siete diventati così amici >>
Amici, pensai. Non sarebbe stato male. << Sembrerebbe che quel cespuglio ti abbia lasciato un ricordo >> << Come? Non si preoccupi, è solo un graffio >> << No, non intendevo quello… aspetta un momento, stai fermo >> detto questo mi mise una mano sul capo, si spinse in avanti sfiorandomi la fronte con il mento, ed iniziando a passarmi le dita dell’altra mano tra i capelli. Quella sensazione lanciò brividi lungo la mia schiena. Cercai di mantenere gli occhi fissi verso il basso, in modo tale da non rischiare che mi cadesse  l’occhio nello scollo; sarebbe stato alquanto disdicevole. Altro che gogna. Dopo pochi secondi si scostò, mostrandomi un rametto. << Ti si era impigliato nei capelli, dovresti prestare più cura al tuo aspetto, soprattutto dinnanzi ad una lady >> << Oh, mi dispiace mia signora, io- >> << MERLINO! >> disse con veemenza Morgana, assumendo poi, un’aria corrucciata << Non c’è bisogno che tu sia così rigoroso quando parliamo. Certo è normale quando altri sono presenti, ma almeno quando chiacchieriamo vorrei che ti rivolgessi a me come…ad un’amica. Cerco di farlo capire anche a Gwen, per quanto mi renda conto che  quello che chiedo non sia così semplice >> << Beh, farò del mio meglio per la sua richiesta mia-Morgana>> Morgana sorrise compiaciuta << Mi fa molto piacere, davvero. Oramai è da quasi due anni che sei con noi a corte e secondo me, credo che anche ad Artù non vada molto a genio questo distacco tra padrone e servo. Non è rispettoso per la vostra persona, soprattutto visto il fatto che ci fidiamo di voi >> << Siete davvero molto gentile e di buon cuore, Morgana>>. Una leggera sfumatura rosata colorò le sue guance, ed il suo sorriso mi comunicò una piacevole sensazione. Proprio in quel momento sopraggiunse Gwen a comunicarci che era tutto pronto per il pranzo; potevamo accomodarci. Mentre ci incamminavamo, si mise a controllare il retro del vestito di Morgana, nonostante le sue lamentele.
 
Il pranzo fu piacevole, sia per il cibo, il clima che la compagnia. Certo, nonostante la spocchiosa, se pur sporadica, presenza di Artù, che talvolta emergeva tramite battute e vanterie delle proprie gesta con le guardie. Praticamente pendevano dalle sue labbra. Quando tornò da noi, Morgana gli chiese << Perché non racconti anche a noi delle tue incredibili gesta? Sembrerebbe quasi che tu preferisca pavoneggiarti davanti ai tuoi uomini, anziché condividere la mia compagnia e quella della servitù >> concluse, guardando di sottecchi me e Gwen, quasi a chiedere scusa per averci indicato come semplici servi.
<< Non credevo che ti interessasse la mia compagnia Morgana >> << Dammi la possibilità di dimostrarti il contrario >>. Artù, aprì la bocca per controbattere, ma non gli uscì alcun suono. La richiuse, pensando un attimo prima di rispondere. << Diciamo che i miei racconti non sono per lei, mia signora >> << Per me? >> << Non proprio per lei, lei, ma in quanto donna >>. Mi trattenni dallo schiaffarmi le mani sul viso per evitare di assistere alla figuraccia che stava facendo. Artù guardò per un attimo Gwen e lei lo fulminò con lo sguardo, facendolo voltare nuovamente verso Morgana in tutta fretta.<< Pensi davvero che una donna non potrebbe interessarsi a tali attività, o “addirittura” voler partecipare ad una battuta di caccia o ad un combattimento? >> << Beh, non sono le cose che fai di solito. Tu fai le cose che… che fanno le ragazze nel loro tempo libero >> Oddio Artù. Gwen si alzò per mettere a posto e nel farlo gli passò a fianco, facendo trasparire l’astio che stava provando, vista l’espressione di angoscia che assunse Artù, dopo il suo passaggio.
Morgana si accigliò << Lo sai che per volere del re, anche io sono stata educata all’arte del combattimento per essere in grado di difendermi da sola >> << Questo lo so, ma non credo sia proprio lo stesso >> << Tu credi? >> Morgana si alzò in piedi << Guardia! >> Una delle guardie giunse richiamata << Gwen, un aiutino, per favore >> << Ne è sicura sua altezza? >> << Certamente >> le sorrise solare. Gwen allora iniziò ad aiutarla a… spogliarsi??? Le slacciò i laccetti sulla schiena, dopodichè lei iniziò a farsi scivolare il vestito di dosso. Io, Artù e la guardia facemmo per girarci, per evitare di vedere… Morgana in camicia e pantaloni. << Avevo già in programma di allenarmi all’aperto oggi; in questo modo si risparmia tempo >> Si voltò verso la guardia << La spada, per favore >> L’uomo si slacciò il fodero dal fianco e glielo porse con riverenza. Morgana afferrò l’elsa e lentamente sguainò l’arma. Inclinò il polso facendo baluginare la lama ai raggi del sole. Fendette l’aria un paio di volte per carpire il peso e l’equilibrio dell’arma, poi si mise meccanicamente, con assoluta precisione, in posa, pronta per il combattimento. La stessa posa che avevo visto assumere ad Artù, tante volte, prima di ogni suo scontro a cui io abbia assistito. Artù non nascose lo stupore e con un sorriso compiaciuto sulle labbra compì le medesime movenze. << Sei sicura, mia signora? >> << Sì, mio signore >> << Cavolo, non avrei mai sperato di avere l’occasione di->> non riuscì a finire di parlare, visto che Morgana scattò in avanti abbassando la lama verso di lui. Artù mise la spada di traverso parando l’affondo. Lo scontrarsi delle lame produsse alcune scintille. << Non mi sembra molto onorevole attaccare mentre sto ancora parlando >> << Questo è come un combattimento vero, mio signore. Nessun saluto od inchino, come nei tuoi bei tornei >> dissero, entrambi a denti stretti. Artù la spinse, allontanandola da sé, e stavolta prese lui l’iniziativa attaccando. I colpi si susseguirono rapidi, venendo sistematicamente parati o deviati. Le spade si incrociarono di nuovo. Morgana non aveva alcuna intenzione di arrendersi, ma Artù era più prestante: la spada di lei compì un semicerchio discendente, fino a quando la punta della lama non toccò il terreno. Morgana tentò di opporvisi con tutte le sue energie, ma all’improvviso Artù smise di imprimere forza. La spada di Morgana risalì velocemente, il principe incrociò l’elsa della propria spada con la sua e torse il polso costringendola a mollare la presa, facendo letteralmente volare l’arma per aria. Io e la guardia ne seguimmo la traiettoria con lo sguardo, pregando che non precipitasse verso di noi, mentre Morgana, presa dallo slancio cadde a terra a gattoni. Artù rise per la propria vittoria, ma lei non demorse, tirando un calcio all’indietro, colpendolo alla gamba. Il principe cadde in avanti, proprio come un albero abbattuto. Morgana, invece sgattaiolò fino a recuperare la spada. Strinse l’elsa con forza, si rialzò ruotando con il corpo, per frapporre la lama tra sé ed il suo avversario. L’eccitazione della battaglia negli occhi di Morgana si spense, appena la spada di Artù comparve nel suo campo visivo, respingendo la sua e ponendosi fermamente a pochi centimetri dal suo petto. << Ho vinto >> esultò Artù, cercando di nascondere che il combattimento lo avesse impegnato più del dovuto. Morgana infilò la spada nel terreno e si avviò ad ampie falcate sotto l’ombra di un albero, lasciandosi cadere a terra. Gwen le porse uno panno per tergersi dal sudore e pulirsi dalla polvere. Mentre la guardia avanzò titubante per recuperare la sua arma Artù si avvicino alle due dame << E’ stato un bel combattimento, lo ammetto. Un peccato che non ti alleni quanto me. Nel caso forse potresti arrivare al mio livello >> << Forse? >> Artù ci pensò su un attimo << Forse >> ribadì sorridendo, dandole un buffetto sul braccio. Morgana gli sorrise malignamente. << E’ stato davvero un bel combattimento >> dissi complimentandomi con Artù << Ti ringrazio Merlino >> << E lei Morgana è stata fantastica >> << Grazie Merlino >> << Ehi aspetta un attimo, a me non hai detto che sono stato fantastico >>. Lo guardai stranito, mentre Morgana  e Gwen ridevano << Ma pensa un pò te se il mio servitore si deve andare a congratulare con l’avversario, davanti al suo padrone. Dove andremo a finire di questi tempi, dico io? >> Mi misi a ridere anche io << Oh, le prendo immediatamente le sue vesti mia signora >> disse Gwen andando a raccogliere il mucchietto di tessuto verde, a pochi metri da loro. << Merlino >> mi chiamò Morgana, allungando le braccia verso di me. Le strinsi le mani, aiutandola a rialzarsi. Per poco non inciampò finendomi addosso, ma da quella vicinanza non potei evitare di guardarla dritta negli occhi: potevo ammirare le sfumature delle sue iridi, perdermici e… le stai ancora tenendo le mani, scemo! Dannazione. Mi affrettai a lasciare la presa. << Mi dispiace, non so cosa mi sia preso >> << E di cosa ti dispiaci, non hai fatto nulla di male >> disse mentre rigirava le mani, aprendo e chiudendo le dita.
Il ritorno a Camelot fu tranquillo, ma all’imbrunire, dopo la mia giornata di lavoro, nella tranquillità della mia camera, non riuscivo a stare sereno nel mio letto. Trovavo difficile prendere sonno; non riuscivo a smettere di pensare a quegli occhi di smeraldo.

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Capitolo 3
*** Assistente medico ***


Ci tenevo a rassicurarvi a proposito del completamento della storia. Sarà una storia completa, con un inizio ed una fine, difatti mi manca poco per terminarla. Dovrò solo rileggere i vari capitoli, rivisitarli o corregerli. La pubblicazione dei capitoli sarà a cadenza settimanale. Buona lettura.


 
Assistente medico

 
 
Il tempo passò in modo differente da ciò che qualcuno di normale ed assennato, si augurerebbe. Tra fate, non morti, assassini, veleni… e salva Artù e proteggi Artù e rischia la sua vita per lui. Diciamo che tutto andò come al solito, per me, purtroppo. Ma quel giorno ci fu un risvolto. Mi trovavo nel laboratorio, intento a preparare delle piante per le pozioni di Gaius, mentre lui era occupato nel visitare pazienti nella città bassa, quando la porta si aprì. Normale no? E’ così che funzionano le porte. Quando vidi Morgana attraversare la soglia, però, cercai di minimizzare la felice sorpresa. << Salve Morgana, a cosa devo questa visita? >>. Lei mi rivolse uno sguardo pregno di una cosa, che raramente avevo osservato nei suoi occhi: paura. Ora che lo notavo, vidi che il suo viso era più chiaro del solito e le sue mani tremavano leggermente. Capì che c’era qualcosa che non andava e divenni serio << E’ successo qualcosa? >> << Niente di grave, Merlino tranquillo, è solo che stanotte ho avuto i miei soliti incubi e, quando mi sono svegliata ho fatto cadere il candelabro vicino al letto… >> aggiunse con mestizia << Gwen è entrata tutta trafelata a spegnere le fiammelle con un panno e raccogliere i frammenti delle candele >>. Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi a lei << Vi siete fatta male? >>, Morgana scosse la testa, con un sorriso triste << Ti sono grata per le tue preoccupazioni, ma sto bene… fisicamente, almeno. Sono solo venuta perché mi sono resa conto di aver terminato il preparato che mi aiuta a dormire >> << Non si preoccupi, Gaius ora non è qui, ma appena sarà di ritorno glielo preparerà al più presto possibile >> A quelle parole, Morgana sembrò sollevata << Grazie Merlino, davvero. Scusa per il disturbo >> << Per lei ogni cosa, mia signora >> lo dissi di proposito. Lei, inizialmente sorpresa, mi sorrise caldamente, salutandomi e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Appena Gaius fu di ritorno, gli comunicai la richiesta di Morgana. << Sarà pronta entro stasera, ma sarai tu a doverti subire l’incombenza di consegnargliela, Merlino >> << Portargliela, io? Nelle sue stanze? >> << Sì, perché, qualche problema al riguardo?>>. Non sarebbe stata la prima volta per me; ero già stato nelle sue stanze, ma sempre di nascosto, per motivi legati a disavventure passate. E Gwen mi aveva sistematicamente scoperto ogni volta, costringendomi ad inventare scuse e panzane per giustificare la mia presenza. Mi sovvenne in mente quando Morgana, la quale era dietro un separè, mi scambiò per Gwen e mi chiese di passarle un abito di cambio, mentre si… stava… spogl… ian… do << Merlino, tutto bene? Hai un colorito strano >>, stavo scuotendo la testa con forza per tornare in me, ricacciando indietro quei ricordi << Va bene Gaius, ma stasera sarò distrutto, vista la mole di compiti che devo svolgere per conto di Artù. Non è che l’indomani potrebbe alleggerirmi il mio carico di lavoro qui, in laboratorio? >> chiesi innocentemente. Gaius mi guardò divertito << Non pensare di cavartela così facilmente, Merlino. A differenza mia, sei un ragazzo giovane, in salute e nel pieno delle sue forze. Sono certo che sarai abbastanza forte per fare tutto ciò che ti è stato affibiato e molto di più >> << Ehm, grazie della fiducia? >> Gaius rispose con una risata a cui io mi aggiunsi quasi subito. Tornata la calma gli chiesi << Come mai Gwen non può portare il preparato a Morgana? >> << Gwen è malata, ha la febbre >> lo guardai preoccupato, ma prima di poter parlare, Gaius mi precedette << Stai tranquillo, Merlino. Si tratta semplicemente di una banale influenza, abbastanza da metterla fuori combattimento, ma non sarà per molto. Un paio di giorni e tornerà la solita forte e volenterosa Gwen >>. Pensai a lei, malata e sola in casa. Mi si strinse il cuore. << Dopo che avrò terminato i miei doveri, potrei andare a trovarla >> << Per me va bene Merlino, ma ricorda di chiedere anche ad Artù >> << E’ davvero necessario? >> Gaius, mi fisso alzando un sopracciglio << Va bene, va bene; scherzavo. Me ne rammenterò >>.
 
<< Avanti…Merlino? >> << Sembrate sorpreso di vedermi maestà, eppure vi sveglio ogni mattina >> << Oh, ma certamente come potrei scordare il tuo bellissimo volto. La prima cosa che vedo ogni giorno. Meraviglioso >> << Mi mettete in imbarazzo sire- >> << Merlino! Zitto… Piuttosto cosa vuoi? >> << Devo per forza volere qualcosa per venirla a trovare? >> << Venirmi a trovare? Ma cosa…sei il mio servitore >> << E quindi? >> Artù mi guardò spazientito << E quindi come tale dovresti sempre stare al mio diretto servizio, tranne quando è necessario per Gaius che tu lo aiuti >> aggiunse poi mugugnando << quale aiuto, poi, tu possa fornirgli, non riesco davvero ad immaginarmelo >> << Come? >> << Ho detto: ho capito che volevi qualcosa perché hai bussato alla porta >> << Lo avete capito solo da questo? >> << Non lo fai mai Merlino >> << Mai, davvero? >> feci con un tono di finta sorpresa << Già >> << Oh, beh, sì, vorrei chiedere se posso terminare i miei servigi presso la sua persona, prima del solito, semplicemente >> << E perché di grazia? Se posso chiedertelo, ovviamente >> << Vorrei andare a trovare Gwen, si è ammalata e… >> notando la preoccupazione negli occhi di Artù, mi affrettai ad aggiungere << nulla di grave una semplice influenza. Volevo andare a trovarla, perché ho pensato che non debba essere piacevole stare da sola in casa, con problemi di salute, seppur lievi >> << Conoscendola, starà sicuramente eseguendo delle faccende di casa o lavoretti vari, nonostante tutto >> << Possibile, da quando poi suo padre è morto… >> << Hai il mio permesso Merlino. Ti libero dei tuoi servigi quotidiani anche subito. Vai e prenditi cura di lei. Se potessi verrei anche io,ma… >> Artù si mise a guardare nel vuoto rimanendo in silenzio per alcuni secondi. Intuivo cosa gli stesse passando per la testa, poi riprese la parola << …sono troppo impegnato >> << Certamente maestà, grazie >> Uscii dalla porta contento e mi lanciai nel corridoio, dimenticandomi di accompagnarla nel chiuderla. La porta sbattè con forza, e la mia discesa per le scale fu accompagnato dal solito ed inimitabile << Merlinoooooooo!!! >>.

Quando aprì la porta della casa di Gwen, mi trattenni a stento dall’alzare la voce, a causa di quello che vidi: Gwen, intenta a pulire e riordinare. << Cosa stai facendo? >> << Merlino, ciao. Stavo solo- >> << Sei malata dovresti riposarti, non stancarti ulteriormente >> Gwen cercò di controbattere, ma capì che sarebbe stato inutile << Scusa Merlino, lo sai che fatico a stare ferma con le mani in mano. Mi rende irrequieta >> Abbandonai l’aria di uno che fa prediche, cosa che non mi si addice proprio, e cercai di essere comprensivo << Lo so Gwen, cosa credi, che non ci stessi pensando che, molto probabilmente, ti avrei trovata così, anziché nel tuo letto? >> << Mi conosci fin troppo bene, allora >> << Esatto… >> dissi portandomi dietro di lei e mettendole le mani sulle spalle << … e adesso andrai a riposarti >> feci spingendola, leggermente verso il suo letto. Gwen tentò di opporsi debolmente, per poi mettersi a ridere e lasciarsi sospingere. La aiutai a mettersi comoda, presi una sedia, la portai davanti a lei e mi ci sedetti << Ora tu starai qui, mentre io mi occuperò delle faccende di casa, o qualunque cosa tu stessi facendo prima del mio arrivo >> << Davvero potrò vedere all’opera Merlino, il famoso servitore di sua maestà, il principe Artù? >> Aprì le braccia, con fare teatrale << Certamente mia signora, sarà uno spettacolo e, magari, potrete anche imparare qualcosa in più del mestiere >> Gwen rise << Non vedo l’ora, maestro >> << Allora, quali sono le incombenze di cui dovrei occuparmi? >> Gwen ci pensò su un po’, dopodichè mi diede una lista da seguire << Ci sarebbe da spazzare il pavimento, pulire le stoviglie e…ah, già. Ci sarebbero anche un paio di consegne da fare >> << Consegne? Che tipo di consegne? >> << Alcune commissioni come fabbro, so bene di non esserlo, ma ho imparato qualcosina da mio padre e cerco di essere utile alla gente. In questo modo ci supportiamo nella vita quotidiana vicendevolmente >> << Ottimo, allora penso che inizierò subito con le consegne, per non far attendere nessuno >> << Va bene >>. Mentre stavo per uscire, mi sovvenne un dubbio << Gwen, mi confermi che mentre sarò fuori non ti metterei a fare niente giusto? >> << Sì, certo Merlino per chi mi hai preso?! >> Le lanciai un’occhiata obliqua a cui lei rispose con un sorriso.
 Quando rincasai, fui sollevato che si trovasse ancora dove l’avevo lasciata << Vedi Gwen, non è poi così male fermarsi un attimo e riposare >> << Lo ammetto, non è affatto spiacevole >> << Sai, credevo che sarebbe stato più difficile convincerti >> << Tranquillo Merlino, sono così stanca che… cosa mai avrei potuto fare? Alzarmi mentre tu eri fuori, spazzare, pulire e riordinare per poi sporcare ed incasinare tutto nuovamente per non fartelo notare? >> Mi misi a ridere, ma poi mi fermai, tornando serio. Il dubbio che quello che dicesse ironicamente, corrispondesse alla verità, si insinuò nella mia testa. << Aspetta Gwen, davvero hai- >> << Merlino stavo scherzando >>.
Terminare i compiti in casa fu una passeggiata; oramai ero abituato al peggio con Artù. Questo in confronto era quasi un inezia. Gwen era seduta al tavolo, non nascondendo la sorpresa nel volto davanti alla cena da me cucinata. << Merlino sa cucinare. Sto davvero imparando molte cose su di te, oggi >> << Non sarò un cuoco provetto, ma almeno dei piatti basilari sono in grado di preparali, sai, nel caso Gaius rincasi dalle sue visite tardi, almeno gli faccio trovare tutto già pronto >> << Gaius è fortunato ad averti al suo fianco… e anche io >> << Gwen, così mi metti in imbarazzo >> << Davvero Merlino, ti ringrazio. Dopo la morte di mio padre, mi sentivo perduta, come se non avessi più nulla per cui dover resistere contro le varie avversità e continuare a vivere. Tu, Gaius, lady Morgana ed Artù, mi siete rimasti vicino, mi avete supportato nel mio momento più buio e di maggior difficoltà. Ve ne sarò per sempre grata >> alcune lacrime scesero lungo le sue guance << Gwen… >> . Si riscosse, tamponandosi il volto con il tovagliolo << Oh, che disastro che sono. Cercherò di essere più positiva; il passato è passato ed io non vedo l’ora di vivere il futuro. Ed è anche meglio che smetta di parlare, o farò raffreddare questa leccornia cucinata personalmente da un mio caro amico >>.
La notte era ormai calata mentre mi lasciavo alle spalle il portone di ingresso della cittadella. Gwen si era prodigata di complimenti verso la mia cucina dicendo che se mi fossi impegnato maggiormente sarei potuto essere un buon partito per qualsiasi dama. Ovviamente aveva aggiunto subito dopo, che ciò non significava che provasse certi sentimenti per me. Sorrisi al ricordo. Chissà se un giorno Gwen sarebbe stata capace di complimentarsi con un uomo senza paura di doppi sensi. L’avevo salutata, promettendole che sarei tornata a visitarla e a farle compagnia nei prossimi giorni, fino al momento della sua completa guarigione.

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Capitolo 4
*** Incubo ***


Incubo
 

<< Sei tornato Merlino. Come sta Gwen? >> << Sta bene, solo un po’ testarda, ma per quello, purtroppo, non vi è alcuna cura. Le ho fatto compagnia  e abbiamo mangiato insieme. Se potrò, le ho promesso di ritornare a trovarla >> << Bravo, ottimo lavoro. Ora prendi questo >> Gaius, si voltò verso il bancone del laboratorio prendendo una boccetta << Ecco, questo è il preparato che devi portare a lady Morgana. Nel caso sia troppo affaticata aiutala a berlo, mi raccomando; io ora vado a dormire. Non fare troppo rumore quando torni >>. Presi il flacone, salutai Gaius con un cenno e mi avviai lungo il corridoio. Salì le scale di pietra rapidamente; le torce gettavo ombre danzanti ovunque, in contrasto con la rigorosa immobilità delle guardie. Parevano quasi delle statue. Non mi dissero nulla, tranne per il fatto di seguirmi con lo sguardo per pochi secondi: essere il servitore del principe mi esentava da sospetti, una rogna in meno a cui pensare.
Finalmente giunsi dinnanzi alla camera di lady Morgana. Diedi dei colpetti alla porta << Lady Morgana, sono Merlino. Le ho portato la pozione per il sonno >>. Nessuna risposta. Ripetei l’azione, ma il risultato rimase invariato. Mi guardai intorno, non c’era nessuno. Misi la mano sul pomo della porta e spinsi lentamente, deglutendo a fatica. La stanza era al buio, fatta eccezione per la debole luce emessa da un candelabro, sul comodino a fianco al letto. Dannazione è già andata a dormire. Pensai al da farsi ed, alla fine, decisi di optare per lasciare la boccetta sul comodino. Se si fosse destata dal sonno avrebbe avuto il rimedio subito a portata di mano. Dal letto a baldacchino sentì provenire un rumore di coperte smosse, mugugni e gemiti. Mi avvicinai lentamente e, alla luce del candelabro, vidi il volto di Morgana, tirato nella sofferenza. Misi la pozione sul comodino, cercando di pensare a cosa poter fare per aiutarla, quando all’improvviso si tirò su, urlando. Visto che ero vicino, mi si aggrappò, mentre lo specchio dinnanzi al letto esplose in frantumi. La strinsi con forza, come a proteggerla, con il cuore che batteva rapidamente nel petto. Non solo per lo spavento che avevo preso, oppure perché, abbracciando Morgana in veste da notte, dato il sottile tessuto, percepivo le sue forme, premute contro di me. Soprattutto il mio nervosismo era dovuto al fatto che, poco prima dell’esplosione dello specchio, i suoi occhi si erano illuminati di una luce che conoscevo molto bene. L’avevo percepita, seppur debole. Aveva usato la magia.
Voltai leggermente la testa verso la porta, per cercare di notare se qualcuno stesse accorrendo per vedere cosa fosse accaduto. Nessuno. Probabilmente le guardie di stanza in quest’ala del castello erano abituate a questo tipo di “risveglio” notturno.
Riportai la mia attenzione su di lei. Aveva il respiro affannato, ma con il passare del tempo, iniziò a calmarsi, respirando in modo, via, via, più regolare. Mi scaldava; era davvero una bella sensazione stringerla tra le mie braccia.
Ad un certo punto mi giunse all’orecchio la sua flebile voce. Debole, non perché si sentisse male, ma molto probabilmente perché aveva il viso premuto contro il mio petto << MerlInO? >> << Morgana! >> esclamai, allontanandomi in tutta fretta. << Mi dispiace, forse ho esagerato >> Lei sorrideva, anche se tracce di paura permeavano ancora il suo viso << Tranquillo, non devi proprio scusarti di nulla. Sono io, piuttosto, che dovrei scusarmi per lo spettacolo disdicevole a cui hai dovuto assistere. Solitamente è Gwen che si occupa di me, che mi vede in queste condizioni >> . Ero triste per lei e non ero sicuro di cosa poterle dire per farla sentire meglio. << Ma… >> la guardai << … ti voglio ringraziare per avermi tranquillizzato e protetto, ed evitato che mi facessi male >> terminò, voltandosi, mentre scostava una ciocca di capelli dietro l‘orecchio. Il mio cuore palpitò forte; era stupenda, davvero bellissima. Non era, però, il momento per perdersi in questi pensieri, non ora che Morgana era così fragile. << Morgana, potreste parlarmi dei vostri sogni, incubi o qualunque cosa essi siano? >> Resomi poi, conto dell’orario, mi affrettai ad aggiungere << Sì, beh, non per forza ora, magari domani mattina, quando sarete più riposata >> Feci per andarmene, ma la sua mano prese la mia, fermandomi << Ti prego, vorrei ancora la tua compagnia per tranquillizzarmi; parlarne, poi, mi farà bene >> << Certamente >> dissi, riprendendo il mio posto. Morgana parlò a lungo dei suoi incubi, di quello che vedeva o viveva quasi ogni notte dopo che si coricava. Solo la pozione di Gaius le permetteva di riposarsi, in un sonno senza sogni. Essere costretta a non poter sognare, per poter dormire; suonava quasi come una condanna, una maledizione. << …non erano incubi normali, sembravano assomigliare a fatti che avvenivano da lì a pochi giorni. Temo di essere impazzita >>  << Sono sicuramente delle coincidenze incredibili >> << Già, lo so. Sembrano quasi come delle premonizioni o- >> Morgana sbiancò << Oh mio dio >> Le mani iniziarono a tremarle. Gliele strinsi. Lei mi guardò spaventata. << Morgana, non dovete aver paura o correre a conclusioni affrettate, terremo tutto questo tra di noi. Va bene? >> Lei mosse la testa in un gesto d’assenso. Pensai. << Domani! >> dissi con forza, sorprendendola << Domani … >> più piano << …appena vi sarà possibile, potreste raggiungermi al laboratorio, e lì, potremmo analizzare a mente fredda ciò che vi è successo, e trovare un’eventuale soluzione. E se di premonizioni, quindi di magia,  si tratta, dovremmo trovare un modo per controllarle. Sì, può funzionare >> dissi più a me stesso che a lei. << Ma come faremo? Come farai? >> << Sono o non sono una persona dalle mille qualità, beh … >> continuai meno convinto << …abbastanza qualità sviluppate durante i viaggi con Artù. Per salvare il suo regale fondoschiena, ovviamente >>. Riuscì a strapparle una risata. Sembrava più tranquilla, adesso. << Fidatevi di me >> terminai, guardandola con intensità. Rimanemmo fermi per alcuni secondi, guardandoci negli occhi. Per un attimo, mi sembrò di scorgere qualcosa smuoversi, nei suoi. Di scatto Morgana ritrasse le mani, si voltò e tornò sotto le coperte. Con leggero nervosismo, fece uscire il braccio, allungandolo verso il comodino. Prese cautamente la boccetta, la stappò, poggiò delicatamente le labbra sull’imboccatura, bevendo parte del suo contenuto. << Merlino un’ultima richiesta, anzi no, due >> mi disse, mentre inseriva il piccolo tappo di sughero nel contenitore di vetro, rimettendo tutto al suo posto << Certamente, mi dica >>. Morgana iniziò perentoria << Innanzitutto sono contenta che tu mi chiami per nome, ma mi sono stancata di sentirti darmi del lei. D’ora in avanti dammi del tu, sono stata abbastanza chiara? >> << Ehm,certamente. Promesso. E la seconda richiesta? >>. Morgana sembrò leggermente a disagio… no… in imbarazzo? << Potresti rimanere qui, fino a quando non mi assopisco? >> Sorrisi dolcemente << Certo, chiudi gli occhi e riposati, io rimarrò qui con te. Almeno fino a quando non ti sentirò russare >> << Ehi, io non russo, almeno credo >> Ne ridemmo entrambi e dopo una decina di minuti, mentre chiudevo lentamente la porta della sua stanza, alle mie spalle, sussurrai << Buonanotte, Morgana >>.

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni

 
 
Artù non riuscì a nascondere la sua sorpresa e confusione quando, l’indomani, Morgana bussò alla sua porta per “chiedermi in prestito”.  Ascoltai divertito la conversazione, mentre sistemavo i vestiti del principe << Per cosa mai ti potrebbe essere d’aiuto Merlino? >> << Era già da un pò di giorni, che volevo sfruttare il tempo libero a mia disposizione per arricchire la mia cultura. Ho trovato genuino interesse nei confronti dello studio delle erbe e dei rudimenti della medicina >> << Sono contento per te Morgana, ma Gaius non sarebbe forse più indicato nel compito di insegnate? >> << Probabilmente, non lo metto in dubbio, ma Gaius è occupato a salvare vite e consigliare al re, quando viene chiesto il suo aiuto. Non vorrei che la mia richiesta gli impedisse di continuare ad ottemperare tali attività. Merlino è suo allievo, quindi almeno le basi di tali argomenti, dovrebbe essere in grado di insegnarmele o almeno aiutarmi alla loro introduzione >>. Artù pensò alla proposta  << Merlino che insegna qualcosa…ma sì,perché no? >> disse ridendo << L’idea mi diverte. Acconsento a lasciarti il mio servo per queste “lezioni”, ma sempre dopo che avrà terminato i suoi compiti mattutini >> << Ti ringrazio Artù, farò in modo che la soddisfazione della mia richiesta non ti crei alcun problema o fastidio >>. Morgana si chinò leggermente con il capo e, mentre stava uscendo, Artù si voltò verso di me << Mi raccomando Merlino, questo compito non dovrà distrarti dai tuoi doveri. E vedi di tornare per i pasti. I piatti non si serviranno da soli >> << Potreste mangiare di meno >> << Stai forse insinuando che io sia, grasso? >> << No, assolutamente >> << Ah, ecco >> << Grasso proprio non direi. Robusto, già, robusto vi si addice maggiormente >>. L’occhiata che mi lanciò fu eloquente più di mille parole. << Ehm , credo di aver terminato i miei compiti. Vado da lady Morgana >> << Fai bene Merlino, per caso vuoi che ti dia una mano? >> Ero confuso da queste sue parole, ma appena Artù si alzò, allontanandosi dalla sua scrivania, verso di me, con aria minacciosa, scattai verso la porta. Mentre uscivo, credetti di aver sentito uno spostamento d‘aria mancarmi di pochi centimetri, il mio povero fondoschiena.
 
<< E’ davvero… “rustico” , qui dentro. Sono venuta così tante volte a fare visita a Gaius, eppure non mi sono mai guardata attorno >> Spaziò dalle boccette di vari colori, alle piante essiccate, ai libri ed i vari scritti sparsi qua e là. << Sai, ho usato lo studio di tutto ciò come scusa, ma forse ripensandoci, potrebbe interessarmi per davvero >>. Mi sedetti sulla panca, vicino al tavolo, pronto a parlarle, ma lei era ancora intenta ad esplorare la stanza, così curiosa da elementi a cui non aveva mai dato importanza. Mosse dei fogli osservandone i disegni a mano e gli appunti scritti sopra, prese i libri leggendone i titoli e tastando le copertine, salì gli scalini mettendo la mano sulla maniglia…la mia maniglia!!! << Aspetta, lì dentro è meglio di no >> << Oh scusami, in effetti non è molto educato da parte mia ficcare il naso in giro in questo modo >> << Non ti devi preoccupare Morgana, puoi curiosare dove vuoi, solo che quella è la mia stanza, e non credo ci sia molto di interessante da vedere >> << Oh >> Morgana arrossì lievemente, allontanandosi dalla porta << Capisco >>, si affrettò poi a cambiare discorso << E la camera di Gaius? Non mi sembra di vedere altre stanze collegate a questa >> << Beh era quella >> Indicai la porta da cui si era allontanata << Ma da quando sono qui io, me l’ha ceduta. Ora è questa la sua stanza >> dissi spaziando con le braccia fino ad indicare un letto messo di lato contro la parete. Morgana guardò dove dormiva il medico di corte, con una punta di apprensione in viso. << Un pò mi spiace >> << Anche a me >> << Però è un bel segno d’amore. Ti ha dato la sua stanza ed ora dorme qui, nel laboratorio >> << Non penso francamente che per lui sia una scomodità, però sì, è un bel gesto >>. Morgana prese posto al mio fianco. << Allora >> Aprì dei libri sul tavolo, sparsi dei fogli e per concludere in bellezza, misi una matita al centro. << Questi a cosa ci serviranno? >> << A niente >> << Ah >> << Semplicemente, nel caso entrasse qualcuno, questa… >> dissi indicando il disordine che avevo creato davanti a noi << …sarà la nostra difesa >> << Capisco >> << Ma ora la cosa più importante: ci ho pensato a lungo dopo ieri notte, di quello che è successo e ha proposito di quello che mi hai detto >> << Anche io stamattina ci ho pensato. Molti dei miei incubi hanno avuto risvolto nella realtà. Tutte le volte che ho visto in sogno qualcuno correre un pericolo o una minaccia per l’incolumità del regno >> << Mmm, la vostra non è di sicuro suggestione… >> feci un pausa per sottolineare l’importanza di ciò che stavo per dirle << …ma è una forma di magia: si tratta di preveggenza. Inoltre avete pure rotto lo specchio, quindi siete pienamente in grado di usare la magia, non solo per vedere eventi futuri >> << Una volta ho fatto cadere un candelabro, incendiando parte del baldacchino del mio letto, ed un’altra, ho incrinato il vetro di una delle finestre. Entrambe le volte ho fatto venire uno spavento alla povera Gwen. Io non voglio spaventare nessuno, Merlino >> << Quindi sospettavate già della vostra condizione? >> << Sì, da anni. Ho sempre cercato di convincermi che mi stessi spaventando per nulla, ma con il passare del tempo, la possibilità che si trattasse di magia, mi martellava sempre con più intensità nella testa. Sono stata terrorizzata dalla possibilità che qualcuno sospettasse; ho temuto di essere vista come un mostro e di suscitare l’odio del re, di Artù, dei miei amici, di Camelot >> le coprì le mani, con le mie << Siete stata molto coraggiosa, Morgana, a sopportare per tutto questo tempo >> << Ma io non voglio essere coraggiosa. Io voglio essere solo me stessa >> disse, con una punta di disperazione e gli occhi lucidi. Vedendola in quelle condizioni e sentendole pronunciare quelle parole, ogni dubbio che potevo aver avuto, scomparve. << E lo sarete. Io vi aiuterò >> << Merlino, io mi fido di te e queste tue parole mi rincuorano, ma come? Come puoi tu aiutarmi in questo o guidarmi nelle conoscenze della magia- >> Morgana si interruppe, liberando le mani e allontanandole << Aspetta un attimo… come facevi ad essere così certo che la mia fosse magia? Come fai a sapere tutto questo a tal proposito? >> Le porsi un fazzoletto per asciugarsi le lacrime che avevano fatto capolino durante il suo discorso precedente. Lei fece per prenderlo, ma i suoi occhi strabuzzarono quando si rese conto che le mie mani erano ancora poggiate sul tavolo, mentre quel semplice quadrato bianco di tessuto si trovava a mezz’aria. Lentamente avvicinò la mano; al tocco lieve delle sue dita, il fazzoletto si afflosciò su di esse. << In realtà la cosa a cui ho pensato maggiormente è stato se rivelarvi o meno un mio piccolo segreto. Ho deciso che è giusto farlo >>. Morgana era impietrita.
<< Sono un mago >> le annunciai con orgoglio.
Il suo viso espresse in breve tempo una moltitudini di emozioni.
Prima spalancò la bocca per lo stupore poi, mentre cercava di coprirsela, le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Che fossero di gioia o tristezza od altro, non riuscì a capirlo.
Provò a muovere la mano che stringeva, quasi convulsamente, il fazzoletto, per asciugarsi gli occhi, ma venne scossa da un attacco di ridarella.
Morgana si alzò con passo incerto; provai ad aiutarla, ma lei mi allontanò con un gesto.
<< Ha torto >> disse con un senso di realizzazione, dopo alcuni minuti. << Chi? >> le chiesi confuso. << Il re. Pensa che chi pratichi la magia sia un pericolo, un mostro degno di essere braccato e cacciato come un animale. Individui che vanno immediatamente giustiziati, senza nemmeno un’ombra di un equo processo. Ho temuto per tanto tempo di essere uno di quei mostri di cui andava tanto vaneggiando, ma ora che so che anche tu…tu non sei il male Merlino, sei educato, gentile e sempre disponibile per chi ha bisogno di aiuto. Sei l’esempio vivente che la magia può albergare anche nelle brave persone >> disse Morgana con gioia, iniziando ad accettare quella nuova realtà che si era appena affacciata nella sua mente << La magia non è malvagia…non siamo noi a sceglierla, ma è lei a scegliere noi…anche io sono buona, ne sono certa…vero? >> concluse corrucciata. Le allungai la mano. Inizialmente titubante, la accettò, e con un sorriso incerto riprese posto sulla panca. Con calma, la rincuorai << Sì Morgana, tu sei buona; sei una delle persone più gentili, altruiste e di buon cuore che abbia mai conosciuto. Per quanto riguarda la magia, in parte hai ragione: non è malvagia, ma non è nemmeno buona. La magia è un’energia neutrale che permea il mondo: gli animali, le piante, la terra, l’acqua, l’aria e tanto altro ancora. Sono gli uomini e le donne che la usano, che riflettono in essa ciò che alberga nel loro cuore >> << Quindi noi non siamo diversi, abbiamo solo…solo un… >> << …un dono >> completai. Morgana congiunse le mani al grembo, chiuse gli occhi per alcuni secondi e, quando li riaprì, apparve più…serena? << Sono libera, Merlino. Libera da quel peso che mi opprimeva al petto. Ora posso, forse, sperare di essere finalmente me stessa >> Il mio sorriso si smorzò. << Beh, non subito, purtroppo >>. La luce di speranza ed eccitazione che arricchiva i suoi occhi smeraldini, calò d’intensità. << Morgana, io nascondo chi sono davvero, a tutti, da quando sono qui a corte. Purtroppo le tue paure nei riguardi del re sono più che fondate. Ci farebbe giustiziare se scoprisse la verità >> << Già, hai ragione. Probabilmente visto che sono la sua “pupilla”… >> disse con ironia << …mi terrebbe segregata nelle prigioni, per il resto dei miei giorni. E sarebbe peggio della morte, vivere da sola, in catene, nel buio >> Strinsi i pugni, a quell’evenienza, e di istinto le coprì nuovamente le mani con le mie, riscuotendola dal torpore dato dallo sconforto. << Nascondersi è difficile, vero. Senza l’amicizia ed il supporto di Gaius, Gwen, per quanto sia incredibile, anche quello di Artù, ed il tuo… >> contrassi la mano per evidenziare quest’ultima parte << …non so cosa avrei fatto o cosa mi sarebbe successo. Vado avanti, grazie anche all’amore per mia madre, per amore di un futuro migliore, dove non dovremmo più nasconderci, ma camminare a testa alta, nella normalità e nell’uguaglianza >> Morgana assorbì le mie parole. << Il futuro che descrivi è così bello ed allettante, ma come potrà mai essere possibile? >> << Artù >> << Artù? >> << Artù sarà un re più giusto di suo padre. Correggerà la visione che tutti hanno della magia e di chi è in grado di praticarla. Saremo così liberi di operare alla luce del sole, aiutare gli altri, rendere il regno un posto migliore e magari, insieme, portare addirittura un periodo di pace e serenità su tutta Albione >> << Dovremmo aspettare chissà quanto per l’avvento del periodo che vai declamando, davvero ne sei certo? >> < > << Non so se io possa avere la tua forza di volontà >> << Io so che sei una donna forte Morgana e che insieme potremo farcela >> << A non impazzire, nel mentre >> << Anche >> Morgana si lasciò andare ad un sincero sorriso, dopo il quale mi guardò dritto negli occhi, con serietà << Non voglio che tu possa pensare  male di me Merlino- >> << Non potrei mai farlo >> Morgana sorrise compiaciuta da quelle parole, per nulla infastidita dalla mia interruzione << Ma vorrei farti una domanda… >> notando che rimanevo in silenzio ad attendere il suo quesito, continuò << Perché proteggi il re? Hai detto che saresti pronto a combattere per questo futuro; non hai mai davvero pensato…di… >> << Ucciderlo? >> Morgana sobbalzò. Sospirai. << Mentirei se ti dicessi di non averci pensato. Sì, ne ho avuto la tentazione, ma il suo regno volgerà al termine senza il mio intervento. Il mio destino è proteggere Artù fino ad allora e, quando diverrà re, aiutarlo e consigliarlo nel momento del bisogno. Inoltre per quanto non nutra particolare simpatia nei confronti del re, non potrei mai fare del male ad Artù, nemmeno indirettamente >> << Capisco. Anche io in fondo, in fondo…molto infondo >> rise << voglio bene ad Artù. Sono contenta che tu sia stato così sincero con me. Che tu ti sia fidato di me. Ti dimostrerò che la tua fiducia nei miei riguardi non è mal riposta >> chiuse la mia mano tra le sue << Manterrò il tuo segreto e ti aiuterò, se possibile, quando ne avrai bisogno >> << Lo stesso vale per me >>. Solo allora ci rendemmo conto di quanto fossimo vicini; i miei occhi, fissi sui suoi, si spostarono verso le sue labbra. Rosse ed invitanti. Il suo labbro inferiore si mosse all’indietro, umettandosi. Risalii al volto. Quando i nostri sguardi si incrociarono, Morgana non era in imbarazzo per come la stavo fissando, anzi, le sue pupille si dilatarono. Aveva capito. Mi mossi tentennando; lei rimase ferma, socchiudendo le palpebre. Percepivo il suo respiro caldo sul mio viso, il suo profumo, il suo- la porta del laboratorio si spalancò all’improvviso. Entrambi cercammo di mascherare l’imbarazzo ed il nervosismo causato dall’interruzione. << Oh salve Gaius, che piacere vederla qui…nel suo laboratorio…già >>  << Merlino, lady Morgana, cosa ci fate qui? >> << Le stavo mostrando delle letture leggere che illustrano le basi della botanica: per voi va bene se le prende in prestito per qualche giorno? >> << Sì, certamente, nessun problema al riguardo. Mi raccomando, quando avrete terminato… >> << Mi prodigherò a riportarvele immediatamente >> << Non c’è bisogno che vi scomodiate in prima persona milady, ma apprezzo la vostra gentilezza e disponibilità >>. Morgana raccolse i libri, impilandoli uno sull’altro. Fece per uscire, fermandosi un attimo sull’uscio. Si voltò regalandomi il più dolce sorriso che avessi mai visto.

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Capitolo 6
*** L'apprendista ***


L’apprendista
 

La settimana successiva ci incontrammo nuovamente in laboratorio. Durante la “lezione” Morgana mi parlò a proposito, di ciò che aveva appreso dalle letture, che le avevo lasciato in precedenza; dimostrò inoltre un coinvolgimento, sia verso quelle tematiche usate come scusa per permetterci di incontrarci, sia nei confronti della magia. Ero contento del suo genuino interesse confermandole che, in fin dei conti, la botanica sarebbe stata utile da apprendere in quanto d’aiuto per chi praticava incantesimi: è una buona cosa essere a conoscenza delle proprietà delle piante per adoperarle nella sinterizzazione di pozioni o usufruirne per supportare o potenziare gli effetti di alcune magie in ambito medico. Decisi, poi, di parlarle a proposito delle basi della magia, almeno per darle un’infarinatura sul suo funzionamento. << E’ difficile e complicato definire l’essenza della magia; essa può essere vista come un’energia o una forza che alberga dentro coloro in grado di utilizzarla. Noi, possiamo attingere da questa energia ed usarla a nostro piacimento. La magia può essere usata anche in modo istintivo, come quella notte, in seguito all’incubo che hai avuto >> << Davvero? Cioè, sì perché, l’ho vissuto diverse volte, ma credevo inizialmente che bisognasse recitare degli incantesimi o qualcosa di simile >> << Recitare gli incantesimi permette, tramite l’uso della parola, di convogliare in modo controllato l’energia per compiere la magia desiderata. Potenza e durata dell’incantesimo, ovviamente, vanno a dipendere dall’abilità di chi usa la magia. Come ulteriore aiuto, si può ricorrere al supporto di alcuni oggetti >> << Come i bastoni magici? >> Morgana arrossì subito dopo averlo detto << Va bene, forse ho esagerato. E’ che ne avevo sentito parlare nelle favole…che mi leggevano…da piccola >> disse con una voce sempre più flebile. << Tranquilla, non hai torto. E’ vero i bastoni sono l’oggetto più comune che i maghi usano, ma non sono l’unica tipologia >> Morgana fu visibilmente sollevata dalle mie parole << Ma la magia può anche essere rilasciata in modo istintivo; dalle mie esperienze personali, ciò avviene a causa di situazioni di forte stress che possono culminare in emozioni intense come la rabbia o la paura. E’ per questa ragione che riuscivi a spostare o “colpire” degli oggetti senza pronunciare incantesimi di alcun genere. Anche a me è successo, ma vedrai che migliorando la concentrazione ed il controllo, questi episodi diminuiranno fino a scomparire del tutto. Per quanto riguarda i tuoi sogni, come ti avevo già detto si tratta di preveggenza; durante il sonno predici avvenimenti futuri, che abbiano un collegamento diretto o meno con la tua persona >> << Però nessuno degli eventi che avevo sognat- visto si è mai realizzato. Ovviamente ne sono contenta, ma perché non è mai accaduto nulla? Inoltre ogni volta che vedevo Artù in pericolo, non vedevo mai te al suo fianco; era sempre da solo >> << Mmm, probabilmente le tue premonizioni si basavano sulle informazioni in tuo possesso >> Morgana si accigliò << Quindi io vedevo quegli eventi perché non sapevo che tu eri un mago. Se lo avessi saputo, in teoria, non avrei avuto predizioni riguardanti eventi che, con il tuo intervento, non si sarebbero mai realizzati >> << Possibile. Bisogna però tenere a mente un paio di cose riguardanti le premonizioni. Alcune sono così potenti da divenire delle profezie: esse sono liberamente interpretabili, ma qualsiasi cosa qualcuno compia od accada, la premonizione diverrà realtà, in un modo o nell’altro, o almeno, così è sempre stato. Altre, invece, predicono eventi possibili, ma non assoluti. Ironicamente la loro realizzazione può non avvenire, se si fa finta di non saperne nulla. Anzi, questo è ciò che ho difficilmente appreso e che mi sento di consigliarti caldamente: impedisci alle premonizioni di controllare il corso della tua vita. E’ difficile far finta di niente, ma sempre meglio che farsi condizionare modificando il nostro comportamento o le nostre attitudini, solo per aver visto qualcosa il cui accadimento sia probabile, ma non certo. Nessuno è onnisciente >> .
<< Grazie Merlino, questo discorso è stato davvero utile ed interessante. E visto che hai parlato di farmi migliorare la concentrazione ed il controllo, colgo l’occasione per dirti che già ieri stavo pensando al riguardo e, dopo ora, ne sono certa: addestrami, alleniamoci insieme. Voglio sentire cosa si prova ad usare la magia di mia spontanea volontà, e non solo a causa di meri spaventi notturni. Voglio poter sfogarmi, dopo tutto questo tempo a nascondere la vera me. Tu come facevi ad usare la magia? Senza farti scoprire, intendo >> << Beh, mi esercito solitamente in camera mia o qui, nel laboratorio >> << Oh >> << Sembri delusa >> ridacchiai. << Mi immaginavo che di notte, ad orari dove solo gli animali notturni e… gli spiriti… vagassero, tu  ti rifugiasti nei sotterranei o uscissi dal castello per andare nei boschi >>  << Un pò losco, non trovi? >> << Sì, ma per fare qualcosa di nascosto sarebbe perfetto >> << Nelle avventure con Artù lo aiuto segretamente negli scontri o a superare ostacoli di ogni genere >> << E lui non se ne è mai accorto? Che tonto >> rise divertita. << Comunque, secondo me, sarebbe meglio continuare a rimanere qui dove potrai imparare le basi in tutta sicurezza e tranquillità. Basterà parlarne con Gaius, e le nostre lezioni di “botanica” saranno cosa fatta; anche se alla lunga potremmo sentirci un pò stretti, sai, occlusi tra  queste quattro mura >> << Dici in camera tua? >> iniziai a boccheggiare, preso alla sprovvista dalle sue parole << No, no, no, intendevo qui nel laboratorio, non mi permetterei mai di- >> Morgana alzò le mani ridendo << Merlino stavo scherzando, davvero. Non hai bisogno di agitarti così tanto >> << Sì sì, certo. Però se continui a scherzare in questo modo, prima o poi mi verrà un colpo >> Ritrovata la calma cercai di riassumere la mia poco credibile aria da insegnante << Se sei d’accordo con me, nel tempo che abbiamo ancora a disposizione, cercherò di farti ottenere un controllo basilare sulla tua magia. Allora…. >> Mi guardai intorno, cercando un oggetto utile allo scopo che avevo in mente. Alla fine optai per una candela leggermente consumata dall’uso. La presi, posizionandola , sul tavolo davanti a Morgana. << Cosa devo fare? >> mi chiese, pronta a qualsiasi cosa << Tendi il braccio, con cui ti senti più comoda, verso la candela, mantenendo la mano aperta >> Morgana fece ciò che le avevo detto, ponendo la mano destra dinnanzi alla candela << Ora devi concentrarti, chiudi gli occhi se pensi che ti possa essere utile, e pronuncia con sicurezza queste parole: “Eoch bora” >> Morgana guardò la candela e pronunciò le parole << Eoch bora >>, ma non accadde nulla. Abbassò il braccio, pensandoci su un attimo, poi lo rialzò e stavolta chiuse gli occhi, concentrandosi prima di ritentare << Eoch bora >>. Lentamente dischiuse  l’occhio sinistro per vedere il risultato, ma nulla: lo stoppino era ancora freddo ed inerte. Morgana sbuffò infastidita ed io le fui subito al suo fianco, mettendo una mano sulla spalla. << Tranquilla, non innervosirti, è normale, è la prima volta che stai provando ad usare la magia di tua spontanea volontà. Sii calma e concentrati. Respira piano, percepisci ciò che si cela dentro di te ed usa le parole per farlo uscire allo scoperto >> cercai di farle recepire la fiducia che riponevo in lei. Morgana si voltò leggermente incrociando il mio sguardo: lo notò. Riportò la sua attenzione verso la candela, inspirò ed espirò profondamente, scandendo un ritmo regolare e rimase ferma con la palma aperta. I secondi divennero minuti. Mi parve di percepire qualcosa, un energia magica inizialmente debole, ma che stava mano a mano andando ad aumentare d’intensità. Notai la sua mano tremare leggermente. Sorrisi. La mano si fermò e Morgana spalancò gli occhi brillanti << Eoch bora! >> Dalla candela partì una fiammata alta più di un metro. Entrambi ci portammo al riparo sotto il tavolo, colti alla sprovvista dall’intensità del fuoco. Lentamente , alzammo la testa oltre il tavolo per osservare il risultato: la candela era visibilmente più piccola, consumata dall’intenso calore, ma sullo stoppino baluginava una fiammella. Ci alzammo in piedi sbalorditi, poi Morgana ruppe il silenzio. << C’è l’ho fatta, ci sono riuscita >> disse euforica. << Ho acceso la candela Merlino, hai visto? >> << Sì, bisognerà lavorare un po’ sulla potenza, ma direi che è un inizio… un’ inizio fiammeggiante >>. Il sorriso di Morgana si storse leggermente << Merlino, hai rovinato il momento >> << Mi dispiace, è stato più forte di me, però se ci pensi, fiammeggiante… fuoco… era divertente, no? >> Morgana mi si mise davanti prendendomi le mani << Io mi dovrò allenare nella magia, e tu farai meglio ad affinare la tua ironia >> << Già. Ci proverò >> dissi sconfortato. Morgana mi sorrise, alzandosi leggermente e dandomi un bacio sulla guancia << Grazie, Merlino >>. Mi ci volle tutta la mia forza di volontà, per mantenermi calmo e posato, rispondendo al suo gesto con un semplice sorriso.
 
Iniziò così l’addestramento. Insegnai a Morgana tutto ciò che avevo appreso dai libri datimi da Gaius; nonostante la fatica iniziale, in breve tempo, grazie al suo essere decisa e perseverante, iniziò a migliorare a vista d’occhio. Ogni volta che usava la magia percepivo provenire da lei un’energia sempre più forte e luminosa.
 
Era trascorso ormai un mese, da quando mi ero rivelato a Morgana. Kilgarrah me lo faceva pesare quasi ogni notte; prima o poi avrei dovuto affrontare il discorso con lui.
Quel pomeriggio, ero seduto su una sedia davanti al banco delle pozioni: stavo leggendo un libro che avevo  “preso in prestito” dall’ala segreta della biblioteca di corte. Era stupefacente che in tutti quegli anni nessuno avesse mai scoperto quell’area dove erano tenuti, diversi testi di magia ed alcuni manufatti. Solo Gaius ne sapeva l’ubicazione ed il modo per accedervi; adesso anche io, visto che mi aveva ritenuto pronto per saperlo. Tendevo a dimenticare, data la mia natura, l’essere Emrys, il prescelto dalla magia, di avere nozioni ed incantesimi di cui ignoravo l’esistenza; non attendevano altro di essere studiati ed appresi. Ogni volta che ne scoprivo di nuovi, rimanevo sempre, piacevolmente sorpreso. Provai a sintetizzare una delle pozioni spiegate nel paragrafo che stavo spulciando. Mentre ero intento a preparare le erbe, mi voltai leggermente < Scusa se ti disturbo, ma potresti riscaldarmi l’acqua? > chiesi mentalmente, indicando la brocca piena al mio fianco < Va bene, ma stai attento; capisco che lo fai per allenarmi, ma a furia di far fare a me tutte le magie in questa stanza finirai per perderci la mano >  < Sì, si, tranquilla > risposi ridendo < Ah, io te l’ho detto > << Onhaet tha waeter! >> dei fili di vapore iniziarono a salire dalla bocca della brocca  < Grazie >.
Morgana era seduta al tavolo a fare esercizi. Davanti a lei dieci candele, messe in fila. << Eoch bora! >> la candela al centro, sulla quale aveva riposto la sua attenzione, si accese. Mosse il braccio verso destra, sulla prima candela della fila e, muovendolo fino a sinistra << Bael onbryne! >> tutte le candele vennero adornate da piccole fiammelle. Morgana si accigliò, concentrandosi << Intende lich! >>, alte fiamme si innalzarono stabili dagli stoppini, riscaldando leggermente la stanza. Chiuse la mano, riportando le fiamme alla loro normale intensità poi, riaprendola, la passò da sinistra verso destra << Luftsto! >>, un soffio leggero spense tutte le fiammelle. Morgana tese le braccia stiracchiandosi, sospirando soddisfatta; io, nel mentre avevo finito di mischiare le erbe, ed avevo messo il tutto da parte per aspettare che il preparato si raffreddasse. << Sai Merlino, stavo pensando, che magari potremmo provare, uno di questi giorni, ad organizzarci per uscire fuori, non solo da qui, ma intendo dal castello. La magia è una forza della natura, credo che sarebbe interessante, quantomeno utile per me provare ad esercitarmi all’aperto, in mezzo a prati e alberi >> Ci pensai su << Non è una cattiva idea, solo problematica, in quanto difficile da realizzare. Bisogna trovare un posto all’aperto, ma al contempo lontano da occhi indiscreti… >> schioccai le dita. Morgana mi guardò, confusa << Hai qualcosa in mente? >> girai la sedia, per poterla vedere << Non lontano da Camelot, nel bosco, nascosta a ridosso di una collina, c’è come una piccola grotta, un rifugio per pellegrini o maghi per nascondersi momentaneamente… >> vidi il suo sguardo << … e no, non sto consigliando di passare da un luogo chiuso all’altro. Potremmo adoperarlo come un nascondiglio, lasciando lì le nostre cose mentre magheggiamo >> << Meglio di niente, credo… aspetta, maghe-cosa? >> << Magheggiare, dai. Fare magie e… va bene la smetto >> << Grazie. Sono sicura che tu possa fare di meglio >> << Magari scoprirò qualcosa, tipo una pozione per rendermi un ottimo giullare >> << Sarebbe una grande scoperta; interessante, e tremendamente divertente >> disse ridendo. Un tonfo proveniente dalla porta ci fece quasi saltare sul posto. Dopo alcuni secondi, una voce ruppe il silenzio << Merlino, sono io Gaius, potreste aprirmi, per favore? >> Ci guardammo sospirando sollevati. Falso allarme. Feci un cenno col capo verso la porta e Morgana si mise a sbuffare << Sì, maestro. Torspringe! >> la porta si aprì. Gaius entrò con il suo classico sopracciglio alzato << Grazie >>. Mise giù la sua borsa e la svuotò, tirando fuori e riordinando tutto ciò che vi era dentro. << Allora, come va oggi lady Morgana? >> << Molto bene Gaius, grazie del pensiero. Credo di avere ottenuto il pieno controllo, inoltre, grazie a questi esercizi, mi sono abituata a percepire la magia dentro di me ed in ciò che mi circonda. Adesso non ho più alcun incubo, anzi, dormo serenamente facendo anche dei sogni piacevoli >> << Ciò mi rallegra >> << Se devo proprio essere sincera, l’unico problema è il mio maestro… >> si voltò verso di me, sorridendo sorniona << … è davvero pedante >> << Questo mi sorprende non poco, mia signora >> << Comunque, è il momento che io mi congeda. Tra poco sarà ora di cena ed i piatti non arriveranno da soli alla tavola di Artù, vero maestro? >> accusai il colpo << Potrebbero, ma rischierei di farmi scoprire >> << Giusto un poco >> rispose Morgana. Si alzò, salutò Gaius, e si avviò verso il corridoio; la seguì, accompagnandola. Socchiusi la porta alle mie spalle << Ti assicuro che parlerò al re per convincerlo a permettermi (e permetterti) di uscire uno di questi giorni, così potrai mostrarmi il rifugio di cui mi hai parlato >> << Stai attenta mi raccomando >> << Tranquillo Merlino, nascondo facilmente l’odio per le sue azioni e nei suoi confronti quando sono al suo fianco, da anni; sarà facile chiedergli semplicemente di uscire un giorno, senza rischiare di risultare insistente o sospetta. So che stenti a crederlo, ma sono discretamente brava a mentire e mantenere i segreti >> accompagnò le sue ultime parole, ponendo l’indice sulle labbra, dischiuse in un sorriso provocante. Deglutì a fatica e cercai di far finta di nulla. Morgana parve notarlo. << Ehi, non c’è bisogno di preoccuparsi così tanto >> << No, tranquilla; stavo solo pensando a quel giorno e… agli esercizi che ti farò fare >>  Morgana si mise una mano al petto, aprendo la bocca in un espressione esterefatta << Sei un despota >>. Vedendola atteggiarsi in quel modo non potei evitare di scoppiare a ridere, e lei mi seguì a ruota.
<< A dopo >> disse salutandomi. La seguì con lo sguardo  fino a quando non scomparve dietro  l’angolo, e poi rientrai, con un sorrisetto stupido in volto. Non potevo vedermi, ma lo sapevo. Appena mi voltai dopo aver chiuso la porta, Gaius, mi stava guardando con cipiglio severo, poi scosse la testa lasciandosi andare ad un leggero sorriso, commentando divertito << Il maestro >>. Già, ora era più sereno, rispetto a quando gli avevo detto di Morgana.
 
3 settimane prima.
 
<< Gaius, vi prego non agitatevi >> << E tu cerca di capirmi, Merlino. Più persone sanno chi sei o cosa sei in grado di fare, maggiori saranno i rischi che correrai ed aumenteranno le probabilità di essere scoperto >>  << L’ho detto a Morgana, non alla prima guardia che passava. Di lei mi fido. Perché non riuscite a farlo anche voi? >> << Non si tratta di mancanza di fiducia. Sono semplicemente preoccupato, sia per te che per lei >> << Per Morgana? >> Gaius si lasciò cadere sulla sedia, come se una grande stanchezza avesse preso il sopravvento, all’improvviso. << Mi sono preso cura della salute di Artù, sin da quando è venuto alla luce, e di Morgana da quando era poco più che una bambina. Sono affezionato a loro Merlino. Artù adesso è in grado di badare a sé stesso- >> diedi leggeri colpi di tosse << … con il tuo aiuto, certo >> << Grazie >> << Ma Morgana… con lei è  differente. Sono a conoscenza da anni dei suoi poteri; non le ho mai detto nulla per proteggerla. Forse ho sbagliato, forse è colpa della mia decisione se è cresciuta nella paura di sé >> << Gaius, io non sono nessuno per giudicare le scelte che avete preso, ma quella notte, quando mi ha abbracciato spaventata… e la mattina seguente, mentre mi parlava delle sue paure, non ho potuto resistere: dovevo darle speranza >> Gaius sospirò rumorosamente << Forse la tua decisione è stata più saggia della mia, forse tu, puoi davvero aiutarla. Promettimi di prenderti cura di lei, Merlino. Io, nel mentre, cercherò di fare il possibile per esservi d’aiuto >> << Ve lo prometto >>.
 
Presente.
 
Gaius aveva supportato l’interesse dello studio di Morgana con il re, garantendo e dando la sua parola, che sarei stato all’altezza del mio ruolo da istruttore. Ci concedeva di ritrovarci presso il laboratorio dove, in tutta sicurezza, potevamo imparare e migliorarci. Sorrisi divertito al ricordo della promessa che gli avevo fatto. Non avrei mai abbandonato Morgana, ma prendermi cura di lei? Con le sue reali potenzialità, che emergevano ogni giorno di più, cominciavo a capacitarmi del fatto che fosse benissimo in grado di badare a sé stessa.

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Capitolo 7
*** Addestramento sul campo ***


Addestramento sul campo

 
 
Il giorno successivo, quando ci incontrammo Morgana era raggiante << Merlino, c’è l’ho fatta. E’ bastato che esternassi il più possibile il mio desiderio di uscire, dettato dalla passione di questi studi e dalla stupenda esperienza di osservare le piante e le nozioni imparate direttamente sul campo, all’aria aperta; potrei anche aver accennato che passare del tempo fuori dalle mura, nella natura incontaminata possa giovarmi dopo le mie notti insonni ed i miei incubi >> << Ma tu dormi bene da… ah >> << Modestamente. Te lo avevo detto che me la sarei cavata >> << Bene. Visto che abbiamo il permesso, mi occuperò io di preparare le vettovaglie, i libri e la strumentazione da portare >> << Fantastico, non vedo l’ora >> disse gioiosa. << Penso che, se tu sei d’accordo, sarebbe il caso di sospendere le lezioni per oggi. Cercherò di stare al fianco di Artù tutto il giorno, così, forse, sarà più incline a sopportare la mia mancanza, l’indomani >> << Hai ragione. Va bene. Ci ritroveremo nel cortile domani mattina, ma per il momento ti auguro una buona giornata ed una buona fortuna con sua altezza >> Mi piegai leggermente in un inchino; appena rialzai il capo, Morgana si portò in avanti, schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi accomiatarsi in tutta fretta, lasciandomi lì imbambolato.
 
Stavo raccogliendo dal pavimento i vestiti di Artù, e ancora non riuscivo a togliermi dalla testa il bacio che Morgana mi aveva dato. Era stato semplicemente un saluto, non dovevo darci così tanta importanza, ma mi risultava particolarmente difficile. Riposi ogni indumento nella cesta di vimini e la poggiai vicino alla porta; dopo sarei andato a lavare ed asciugare il tutto. Passai davanti alla scrivania dove Artù stava studiando delle carte… E se… no non è possibile. Lo ammetto, quando l’ho incontrata per la prima volta il mio cuore era come impazzito ed aveva praticamente conquistato la mia assoluta attenzione, ma questo è successo tanto tempo fa. Ora siamo amici; solo amici. Questo era ciò che pensavo, ma una parte di me non mi trovava abbastanza convincente. Aprì una finestra per fare entrare un po’ d’aria. Mi appoggiai, godendo del panorama e cercando di trovare un momento di calma interiore. Già solo il fatto che risultassi non del tutto sincero e poco convincente, a me stesso, era un brutto segno, abbastanza strano almeno. Stavo forse impazzendo? O forse ero troppo stanco o- << Merlino >> << Ah, sì, sì, cosa, cosa c’è?... mio signore >> << Ah, ma allora sei davvero in questa stanza. Sai, non sentendo volare una mosca ho pensato di essere solo. Anzi, visto il tuo silenzio pensi che dovrei preoccuparmi della tua salute? Per caso stai male? >> << No, Artù, io- >> << Perché nel caso credo di avere il diritto di sapere se sia contagioso >> << Sto bene >> conclusi laconico. << Bene, allora, adesso che mi sono accertato, che tu sia qui con me ed in salute, dimmi >> << Cosa? >> feci stranito, non capendo dove volesse arrivare. << Parlami di cosa affligga la tua piccola testolina, perché è abbastanza evidente che ci sia un problema. Da quando ti conosco non sei mai stato così pensoso o silenzioso, poi, essere entrambe queste cose contemporaneamente, non è da te >> << Mi fa piacere, che vi stiate preoccupando per me, ma davvero non è niente. Stavo… stavo solo pensando a come continuare a far conciliare i miei studi con lady Morgana con i miei doveri da servitore. Tutto qui >> Artù mugugnò poco convinto e lasciò cadere la discussione, o almeno così pensavo.
Ero intento ad osservare soddisfatto il completo riordinamento della stanza (lavorare mi aveva rilassato più di quello che avessi sperato), quando Artù calò come un fulmine a ciel sereno << Non dirmi che ti sei innamorato di Morgana? >> Sentii tutti i muscoli del corpo irrigidirsi, non riuscivo a muovermi ne a proferire alcuna parola. Ero stato colto di sorpresa. Odiavo ammetterlo, ma Artù era davvero un ottimo guerriero; sapeva perfettamente dove e quando colpire, per essere il più efficace possibile. << Sai, pensavo che avessi la testa tra le nuvole perché stessi pensando a domani, visto che “qualcuno” è venuto stamane a chiedere a mio padre il permesso di uscire; ovviamente accompagnato da te. >> Con un grande sforzo riuscì a sbloccarmi   << Ma cosa andate a pensare? Io e Morgana siamo amici, ed abbiamo degli interessi in comune, ma innamorarmici…mi sembra che siate completamente fuori strada. Sono un servitore e lei, beh, lei è un membro della famiglia reale. >> Artù si alzò dalla sedia. Lentamente e con un’aria seria, che gli vedevo assumere di rado, si portò davanti a me. << Merlino, voglio solo che tu capisca la tua posizione…la vostra posizione, a dirla tutta. L’amore può nascere tra chiunque, anche tra individui di classi sociali differenti. In questo caso però, quel sentimento non ha futuro, ed io so cosa significa. Sia chiaro non ti sto parlando da padrone a servo, ma da ami…da pari, anche se questa cosa è meglio che la teniamo per noi >> disse poggiandomi la mano sulla spalla << Certamente, altrimenti, la gogna giusto? >> dissi sorridendo tutto denti, indicando fuori dalla finestra con il pollice. << Mi fa piacere vedere che tu abbia imparato >>. Artù tornò alla sua scrivania. Stavolta fui io a fare una domanda scomoda << E a voi va davvero bene? >> << Come? >> << Avere la libertà di innamorarsi, ma vedere i propri sogni e desideri andare in frantumi per delle regole antiche, legate a sciocche tradizioni? >> << Merlino, sono le regole e non chiamarle più “sciocche” >> << Come potrei chiamare altrimenti, qualcosa che rende le persone infelici, che rende Voi infelice >> Artù, parve scosso dalle mie parole. Mi affrettai a cercare di porre un rimedio a ciò che avevo detto; forse avevo esagerato. << Artù mi dispiace, io- >> << Merlino! >> chiusi la bocca di scatto << Potresti lasciarmi solo, per favore? >> Mi inchinai, raccolsi il cesto di vimini ed uscì dalla stanza, sentendo affiorare i primi sensi di colpa. Il grande Emrys, come no. A volto sono davvero uno stupido.
                                                                                                                                        
Erano trascorse ore, da quando avevo sparlato delle tradizioni reali di Camelot, ma Artù era ancora pensoso. Aveva assunto un’aria ombrosa per tutta la durata dei suoi allenamenti, nonostante vi eccellesse, come al suo solito. Iniziavo a preoccuparmi. Sapevo di aver toccato un tasto dolente, è solo che, sentendomi punto sul vivo dalle sue preoccupazioni in mattinata, avevo cercato di fargli notare che lui innanzitutto, sarebbe dovuto essere d’accordo con me. Sospirai sconsolato; ottimo lavoro Merlino.
Ero intento a spogliarlo della sua armatura, quando decise di rompere il silenzio << Hai ragione >> << Come? >> Artù mi guardò storto << Hai capito, non mi metterò a ripeterlo un’altra volta >>
Sospirò sonoramente << Sei l’unico a sapere cosa io provi realmente per Ginevra. All’inizio credevo fosse una cotta per una serva particolarmente bella, che sarebbe passata col tempo. Invece, non sono mai riuscito a togliermela dalla testa. Ogni ragazza della nobiltà che mi veniva presentata come partito, non era minimamente al suo livello, e le giornate che passavo senza vederla erano più buie del normale. Il mio sentimento è così forte che sarei pronto a lasciare tutto per lei, ma ho dei doveri, prima nei confronti del regno e del popolo, e so per certo che anche lei me lo direbbe. Ma le leggi sono leggi, solo un re può abrogarle >> << Se non sbaglio, voi lo diventerete >> Artù parve quasi sorpreso, come se si fosse appena reso conto di essere il principe ereditario. Sorrise all’idea << Già, un giorno, e poi, chissà >> << Prometto che starò al vostro fianco fino a quel giorno ed oltre >>, mi guardò stupito, per poi sollevare leggermente un angolo della bocca. << Va bene, prima che questa situazione rischi di diventare imbarazzante, direi di chiuderla qui >> << Concordo >> dissi ridendo. Ero contento che ci fossimo chiariti. Artù era un testone, vero, ma pur sempre un mio caro amico.
 
La mattina dopo, mi alzai presto, di buona lena. Ero forse eccitato più del dovuto per la giornata che andava a prospettarsi, ma non potevo farne a meno. Sarei uscito a fare magie, non solo per raccogliere erbe o preparare pozioni e simili, e sì, sarei anche stato in compagnia di Morgana, ma questa era una cosa secondaria. Già, già. Sorrisi e mi diedi subito un buffetto sulla faccia; non devo fare lo stupido, cercherò di evitare di dire o fare cose di cui mi possa pentire. Sì, andrà tutto bene.
 
Poco dopo mi trovavo nello spiazzo davanti all’entrata della cittadella, stavo controllando i cavalli ed assicurando le borse ai loro fianchi. << Merlino, ciao. E’ tutto pronto? >> mi voltai; era Morgana. Indossava un paio di stivali di cuoio, dei pantaloni neri ed una mantella verde, chiusa da un fermaglio d’orato che rappresentava un drago rampante. Portava i capelli corvini, in una lunga treccia e notando il mio sguardo incuriosito verso ciò che aveva tra le mani, mi mostrò due spade infoderate << Andremo in una zona sicura, ma per evitare di portarci appresso delle guardie ho dovuto promettere di partire preparata. Si fida delle mie capacità e, come ulteriore sicurezza, mi sono vista costretta ad armare anche te, anche se sei perfettamente in grado di cavartela senza, no? >> disse strizzandomi l’occhio. << Già, ma non si sa mai. La prudenza non è mai troppa >> Allungai la mano. Morgana mi consegnò la mia spada, si assicurò la sua al fianco e si avviò verso il suo cavallo. Partimmo al galoppo, lasciandoci la città alle spalle, il più velocemente possibile, felici di quella piccola libertà che stavamo vivendo.
 
Legai i cavalli su dei rami bassi, davanti a quello che sarebbe divenuto il nostro piccolo accampamento. Scaricai ciò che ci eravamo portati appresso, iniziando a preparare la mia borsa. Nel mentre Morgana era tutta intenta ad esplorare la zona. Si avvicinò al nascondiglio di cui le avevo parlato: con una leggera pressione della mano, la porta di legno si aprì facilmente senza emettere cigolii o rumori di ogni sorta, poi si sporse all’interno dell’antro, varcandone la soglia e volgendosi verso destra. Si mise a descrivermi mentalmente ciò che vedeva < E’ spazioso, di sicuro più di quanto mi fossi immaginata. Ti dirò, è grande quasi quanto le mie stanze > mentre posizionavo tra le boccette all’interno della borsa, un libro di botanica, le mie labbra si sollevarono in un leggero sorriso, sentendo quelle parole < Hai assolutamente ragione, anche se mi sembrava di ricordare che le tue stanze fossero più pulite, luminose e meno…umide > avvertì una sensazione simile ad un solletico, o almeno era questo che mi pareva di sentire quando percepivo la sua risata mentale. Morgana continuò la sua osservazione < Ci sono dei vasi incrinati ed alcuni cocci e delle mensole malmesse. Di là, invece… > la vidi passare, dirigendosi a sinistra <…mmm, in quest’angolo il pavimento è annerito, probabilmente vi è stato acceso un fuoco, diverse volte. Nell’altro angolo un bellissimo letto, almeno credo > < In che senso? > < Ad essere sincera, è un semplice giaciglio di paglia, ricoperto da panni e stracci di colori ignoti; è un po’ buio e lo scorrere del tempo li ha sbiaditi. > Dopo aver terminato la sua osservazione, uscì battendosi le mani << Non male, pensavo peggio da come me ne avevi accennato, ma in fin dei conti basterà una spolverata e potrebbe diventare molto accogliente >> . Andò vicino agli alberi dove si trovavano i cavalli e spaziò con la vista, mettendosi la mano sopra gli occhi per osservare meglio il perimetro. Io avevo appena finito di armeggiare con libri, boccette, e cibarie. Decisi che era il momento di attuare ciò a cui avevo pensato e studiato la sera prima: chiusi gli occhi per percepire l’area in cui ci saremmo mossi ed intonai quello che sarebbe stato il nostro asso nella manica, la nostra protezione da occhi indiscreti << Erindringlen enkennen! >>.
Ci volle un grande sforzo per coprire l’intera zona, ma così avremmo potuto allenarci senza incorrere nel rischio di ricevere visite inaspettate. Dopo aver lanciato l’incantesimo, sentii un forte calo di energie; mi abbassai sulla mia borsa semiaperta, misi rapidamente la mano all’interno cercando e trovando ciò che mi serviva: estrassi un panino e me lo ficcai voracemente in bocca. Sentendo del movimento dietro di sé, Morgana si voltò con un’aria interrogativa << Cofa fè? >> provai a chiederle << Mangi già a quest’ora, appena arrivati? >> << Ho lanfiato un incantefi- >> mandai giù il boccone, tossicchiando leggermente << Stavo dicendo… >> mentre recuperai la borraccia e bevvi un sorso << …ho lanciato un incantesimo che mi avvertirà nel caso qualcuno si avvicinasse a questa zona. Ricoprire tutta la radura e questa parte del bosco richiede un grande sforzo e mangiare mi aiuterà a recuperare più in fretta le forze. Infatti mi sento già molto meglio >> dissi mostrandole con positività, il pollice alzato. Soprattutto volevo convincerla che non avevo appena rischiato di strozzarmi con un panino come un idiota. Nient’affatto. << Complimenti, davvero un’ottima pensata >> Morgana si accigliò un attimo, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, brillarono di una luce dorata << Erindringlen enkennen! >> percepì un ondata di energia irradiarsi da lei. Rimasi per alcuni secondi fermo, sorpreso dalla sua iniziativa << Non c’era bisogno che lo facessi anche tu >> Mi si avvicinò porgendomi la mano e guardano con insistenza il mio panino << Cosa- >> << Per favore >> chiese rapida. Glielo porsi. Ne strappo avidamente un boccone e poi mi prese la borraccia ed ingollò un paio di sorsi. Soddisfatta mi ridiede il tutto << Non mi va che tu sial’unico a sobbarcarti lo sforzo. Inoltre sono o non sono qui per imparare? >> detto ciò si sporse dietro di me, spalancando gli occhi sorpresa << Stavi scaricando e preparando il tutto per il rifugio e l’addestramento! Scusami, se non ti stavo aiutando, è che ero così presa dalla possibilità di godermi il paesaggio senza nessuna guardia appresso, che mi assillasse. Avresti dovuto dirmelo. Rimedio subito >> si portò le dita alla fibbia d’oro della mantella; con un fluido movimento se la tolse, andando a riporla sulla sella del suo cavallo per poi, mettersi a raccogliere dei sassi e riporli attorno alla zona bruciacchiata del pavimento. Solo ora potei notare che sotto la mantella aveva la stessa armatura che aveva indossato precedentemente, quando venne al mio villaggio, durante il primo anno di permanenza a Camelot, per aiutare me, Artù e la popolazione a difenderlo dai briganti: indossava una maglia ad anelli, un paio di bracciali di ferro chiusi da lacci di cuoio che le proteggevano gli avambracci ed un’armatura a scaglie che le cingeva la vita. Sembrava davvero una prode guerriera. Mi sentivo più sicuro a saperla al mio fianco.
Avendo capito le sue intenzioni, raccolsi dei rami da terra e dei ciocchi di legno, usandoli per riempire lo spazio vuoto nel cerchio di sassi. Mi prostrai verso il risultato del nostro lavoro, con la mano sinistra aperta << Baerne! >> Delle fiamme vivaci, incominciarono a fare capolino, lambendo sinuosamente il legno. Morgana si complimentò per entrambi << Ottimo, in questo modo quando vi torneremo sarà più calda ed asciutta, inoltre… >> disse guardando verso il soffitto << …il fumo uscirà dalle crepe, così che non incorreremo nel rischio di affumicarci. Quando piove deve essere davvero umido qua dentro >> . Ne convenni con lei.
Dopo aver riassettato un attimo il rifugio, tornammo all’aria aperta, e Morgana si assicurò che nessuno provasse ad entrarci, senza il nostro permesso; << Torspringe! >>, formulò con un semplice cenno del capo, in direzione della porta . Ci mettemmo le borse in spalla, iniziando ad incamminarci nel bosco. Sfruttai la mattinata per mostrare a Morgana come raccogliere le piante senza danneggiare le parti importanti per la sintesi di pozioni o decotti. La osservai riconoscere, con o senza il mio aiuto, le varie forme di vegetazione che avevamo utilizzato in laboratorio, nel loro ambiente naturale. Per la pausa pranzo, facemmo ritorno al rifugio: appena vi entrammo ci rendemmo conto che fosse più caldo ed accogliente rispetto a come lo avevamo lasciato. Dopo essere entrato allungai la mano a Morgana per fammi dare la sua borsa; vi ci avrei messo tutto ciò che avevamo raccolto e classificato. Nel mentre, le passai degli spiedini di carne e verdure, cosicchè potesse metterli già a cuocere. Appena furono pronti ci sedemmo attorno al fuoco; Morgana si tolse i guanti, prendendo uno spiedino e mangiandolo velocemente. << Ehi, con calma. Non te lo rubo mica. Giuro >> mandò giù il boccone e rispose << E’ che non vedo l’ora di finire di mangiare per andare ad allenarci; non che lavorare sulla botanica sia noioso, ma penso che fare incantesimi sia semplicemente più eccitante >> le sorrisi << Ti capisco perfettamente >>.
Terminato il pranzo, Morgana si alzò in piedi, infilando i guanti nelle tasche dei pantaloni, ed uscendo ad ampie falcate, fuori dalla porta << Forza Merlino muoviti. Non è bene far aspettare una donna, soprattutto se di sangue reale >>. Prendendomi il mio tempo, chiusi la mia borsa, presi la sua, che aveva lasciato a terra, me le misi entrambe in spalla, uscì e chiusi la porta. Mi avviai verso il cavalli, assicurando la borsa contenete le erbe al fianco di uno dei due. Lei nel frattempo mi stava guardando battendo ritmicamente il piede per terra << Fatto? >> mi chiese quando ebbi finito. Sciolsi le briglie dei cavalli e ne presi una, offrendole l’altra << Certamente, bisogna saper prendersi il giusto tempo per fare le cose. Inoltre io sono il maestro e tu l’allieva. Sei tu che dovresti aspettarmi >> Morgana inclinò la testa stupita << Ah sì? >> si avvicinò, portandosi dinnazi a me sorniona, per poi fermarsi << Maestro deve essere più accorto quando gioca con il fuoco; dovrebbe sapere che ci si rischia di bruciare >> disse prendendo di scatto la briglia dell’altro cavallo e voltandosi, facendomi strada. << Sai, per un attimo pensavo che stessi parlando sul serio >> commentai, appena riuscì a raggiungerla << Merlino, mi offendi. Io sono sempre seria >> disse continuando a camminare. Un brivido di paura mi percorse la schiena, ma scacciai subito la sensazione. In fin dei conti me l’ero cercata.
 
Dopo alcuni minuti di cammino, giungemmo in un punto in cui gli alberi andavano diradandosi, lasciando spazio ad una radura. << Direi che qui andrà più che bene >> dissi, soffermandomi ad osservare l’area. Poggiai la borsa a ridosso del tronco di uno degli alberi al limitare del prato, al quale legammo anche i cavalli. Morgana si sfregò le mani impaziente << Allora, da cosa iniziamo? >> << Pensavo a qualcosa di semplice, tanto per farti riscaldare, vediamo… come te la cavi con il controllo e la concentrazione >> Mi mossi verso un grosso ramo caduto << Telein frier! >>, al mio comando il ramo si divise in quattro parti, più o meno cilindriche. Mi allontanai di qualche passo, sia dai ceppi di legno che da Morgana lasciandole un po’ di spazio << Forza ora, impilali l’uno sull’altro >> << Va bene, sarà una passeggiata >>, disse mettendosi in posizione. Gli occhi brillarono d’oro << Fleoge lit! >> uno dei ceppi si mosse posizionandosi verticalmente sul terreno. Morgana ripetè il processo con gli altri tre, formando in breve tempo una piccola torre. << Visto? >> << Complimenti, direi che in questo sei diventata molto brava >> mi guardai in girò fino a quando non trovai un sasso abbastanza appuntito. Mi avvicinai ad un tronco spezzato, ma ancora ben piantato nel terreno e vi iniziai ad incidere sulla corteccia. Dopo alcuni secondi, mi allontanai, mostrandole un grezzo bersaglio. << Adesso, prendi un ramo, sollevalo e lancialo, vediamo quanti punti sarai in grado di fare >> << Cos’è? Una sfida? >> << Perché no? >>. I suoi occhi brillarono, ma non di magia. Trasformare sul momento un esercizio in sfida, l’avrebbe sicuramente reso più…stimolante. Dalla sua reazione capì di averci visto giusto. << Fleoge lit! >> pronunciò con una punta di gioia, sollevando un ramo. Si voltò verso il bersaglio, prendendo posizione come se dovesse scagliarlo fisicamente. << Scheudern fling! >> Il ramo saettò verso il tronco, andando ad infilarcisi a pochi centimetri dal centro << Posso fare di meglio. Ora tocca a te , maestro >> disse inchinandosi ed invitandomi a cimentarmi, con un gesto del braccio.
La sfida non durò a lungo; sia per fare i gradassi sia perché ci stavamo divertendo, usammo rami troppo grandi lanciati con forse più energia di quella richiesta, finendo per ridurre in frantumi il nostro bersaglio. << Beh , direi che è finita in pareggio >> << In realtà maestro, il secondo ramo che ho lanciato era un pò più verso il centro del vostro, quindi ho fatto più punti >> << Certo, allora il mio quinto tiro? Era praticamente centro >> << Forse, se non avesse sfondato il tronco, lo avremmo saputo… >> Morgana si finse sorpresa << …non dirmi che lo hai distrutto perché sapevi di poter perdere? >> << No, no non iniziare ad accampare scuse. Anche se mi fossi solo appoggiato lo avrei abbattuto visto come lo avevi ridotto tu con i tuoi tiri >> Finimmo per guardarci in cagnesco, ma alla fine Morgana non riuscì a resistere e scoppio a ridire. All’inizio ridacchiai anche io, ma smisi quasi subito, occupato come ero a contemplarla: era una ragazza bellissima, ma era quando rideva o sorrideva che brillava di luce propria, con un fascino magnetico. Mi riscossi, per quanto questa operazione mi risultasse ardua, prima che potesse accorgersene, pensando velocemente alla prossimo esercizio.  << Va bene, allora, ritornando a quella bella torre che hai costruito… sollevane i pezzi in aria e muovili come ti dirò >>. I ceppi galleggiarono in mezzo alla radura, ruotando in senso orario ed antiorario, o in formazioni varie che mi sovvennero in mente. Ogni volta che li muoveva, un moto di orgoglio mi gonfiava il petto. Non ero tanto sicuro di me da affermare che era divenuta così brava grazie al mio aiuto, anzi, credo che dentro di sé fin da subito avesse sempre avuto un abilità particolarmente spiccata per la magia. Sarebbe divenuta molto potente, ed era bastato solo che le dessi una piccola spinta.
Il tempo proseguì tra incantesimi, basati sul fuoco, l’acqua, l’aria, la percezione, la concentrazione…praticamente fino a quando esaurii tutto ciò che avevo in mente. << Sei stata perfetta, i miei complimenti. Basterà che ti alleni con regolarità, per quanto sarà possibile in segreto, e potrai diventare una grande maga >> << Lo pensi veramente? >> Feci un cenno di assenso con la testa << Fantastico, ma cosa altro mi farai fare ora? >> << Cosa?  Hai ancora voglia di allenarti? >> << Merlino devo recuperare anni in cui non sono stata libera di fare ciò che desideravo e, sì, recuperare tutto oggi è impossibile, ma mi sento in grado di poter continuare fino a notte fonda, se potessimo stare fuori così a lungo >> . << E’ il tuo cuore che parla… >> dissi muovendomi verso i cavalli  << …, ma il tuo corpo potrebbe non essere d’accordo se ti sforzi più del dovuto. Vieni mangia qualcosa >> .  Seppur all’inizio contro voglia, appena addentò la mela che le avevo porto, la fame si vece vedere. Dopo il veloce spuntino, era nuovamente entusiasta e pronta ad essere messa alla prova.

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Capitolo 8
*** L'incidente ***


L’incidente

 
                
Camminai avanti ed indietro cercando di pensare a qualcosa che potesse essere una vera e propria sfida, per le sue capacità…schioccai le dita << Ma certo! >> << Cosa? Hai pensato al prossimo incantesimo da farmi fare? >> << Mi attaccherai >> << C-come scusa? >> << Mi lancerai un incantesimo offensivo, io ovviamente non mi lascerò colpire come se nulla fosse; tenterò al mio meglio di difendermi. Il tuo obiettivo: farmi vacillare, arretrare o perdere posizione >> << Merlino davvero? Non penso che sia molto sicuro >> << Ehi,  non ti fidi delle mie capacità? >> << Non è questo, è che non mi va di farti del male >> << Non me lo farai, promesso. So difendermi tranquilla. Servirà a preparati all’ottica di combattere contro qualcosa di diverso da tronchi o rocce varie. Inoltre potresti essere in grado di capire il tuo limite di energie o di potenza. Figurarti nella mente cosa sei in grado di fare >> . Detto ciò mi allontanai di una decina di passi da lei.
<< Va bene, serve solo per preparami all’evenienza di difendermi da sola >> disse parlando più a sé stessa per tranquillizzarsi, ma quando portò lo sguardo su di me, notò la mia sicurezza. Quell’aria di titubanza abbandonò il suo volto. << Mi fido di te. Sei la persona di cui mi fidi di più al mondo >> L’impatto di quelle parole, rischiò di farmi vacillare e perdere la mia compostezza. A stento resistetti. Mi diedero una sensazione piacevole << Grazie, mi rendi felice ed onorato, con queste parole. Ora, attaccami. >>
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Chiusi gli occhi, stringendo i pugni. Non mi piaceva tutto questo, ma ne capiva il significato. Portai il gomito, all’indietro come se mi dovessi preparare per dare una forte spinta. Poi, di scatto, stesi il braccio destro, spalancando la mano << Hleap on baec! >>. La placida calma che regnava nella radura, venne rapidamente eliminata da una folata di aria che crebbe rapidamente di intensità, quasi come una piccola tempesta. Solo allora, mi decisi ad aprire poco a poco gli occhi; avevo paura di ciò che avrei potuto vedere. Merlino ferito? Volato per metri e metri prima di cadere brutalmente a terra? Non sarei mai riuscita a perdonarmelo. Lui è importante per me: mi ha aiutato nel momento del bisogno, a rialzarmi dall’oscurità dove mi trovavo, dandomi una luminosa prospettiva per il futuro. Mi ha guidata nella scoperta di me stessa, assicurandosi che ricevessi un’educazione alla magia simile alla sua. Ironicamente è il mio maestro, ma anche il mio punto di riferimento, il mio più caro amico…
Spalancai gli occhi per la sorpresa: Merlino stava ritto in piedi con il braccio sinistro teso verso di me e gli occhi d’orati. Sorrideva e stava benissimo. Le spiacevoli sensazioni che si erano mosse nel mio petto, scomparvero. << Niente male, davvero. Con questa intensità sarai in grado di avere a che fare con qualsiasi nemico umano, ma per essere sicuri a proposito di creature magiche e simili, ti chiederei se riesci a spingere ancora di più >> << Non ho la minima idea di come tu riesca a difenderti così facilmente. Non ti ho nemmeno sentito pronunciare un incantesimo difensivo. Sia chiaro, non sono delusa dal non essere stata un problema per te, ma davvero solo ora mi capacito di quanto tu sia realmente potente; l’idea che tu sia solo un servitore è quasi tristemente divertente, ma mi auguro di riuscire a divenire come te, un giorno >> << Dimostrami che puoi raggiungermi, allora. Più forte. >>.
Feci fluire maggiore energia, stesi anche l’altro braccio e la forza dell’incantesimo crebbe d’intensità.
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Sentii le punte delle dita tremarmi, per l’impatto. Ottimo, era in grado di andare ancora oltre.
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Notai che nonostante l’impegno, il risultato non cambiava. Cercai di concentrarmi e di trovare dentro di me, ancora più energia. Provai a pensare a tutto quello che mi aveva insegnato Merlino, alle nozioni della magia di cui ero a conoscenza, ma poi notai qualcosa di strano. Mano a mano che scavavo dentro di me percepivo una sensazione fredda artigliarmi il petto, che diveniva sempre più sgradevole. Sentivo il mio cuore contrarsi, nel dolore; ero confusa, non capivo cosa mi stesse accadendo. Poi, all’improvviso, cambiò tutto, non mi era mai capitata prima. Davanti a me non vedevo più Merlino, ma una serie di visioni…del passato. Rivissi tutti gli incubi che avevo avuto, rividi tutte le persone che erano state condannate a morte dal re solo perché in grado di usare la magia. Riprovai il senso di impotenza nel non poterle salvare, l’odio per ciò che aveva fatto a uomini, donne e bambini innocenti. Quelle visioni mi stavano dominando e le sensazioni che mi causavano crescevano, aumentavano di intensità, fino ad andare a formare un'unica grande emozione… L’ODIO PER QUELLO CHE AVEVA FATTO ALLA MIA GENTE.
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Iniziai a percepire qualcosa di diverso. Qualcosa di oscuro, che avevo già sentito solo quando mi scontravo contro le creazioni di Nimuè. Qualcosa di freddo iniziò ad artigliarmi al petto: paura. << Morgana! >> gridai con una punta di apprensione nella mia voce, << Morgana, ti prego, basta, smettila >>.
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Sentivo una voce chiamarmi indistinta. Cercai di scorgere qualcuno in quella marea di immagini brutali. Poi riuscì a cogliere la sua immagine. Il re. Mi parlava e mi chiamava a sé, con amore ed affetto. Falsità. Lui. Un essere simile, che aveva fatto soffrire così tanti, non poteva provare quelle emozioni; era solo un mostro senza cuore.
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Morgana era ferma come una statua, sembrava non sentirmi. Non potevo muovermi, visto che mi trovavo costretto a difendermi. Cercai di pensare ad una soluzione, ma ad un certo punto il suo viso si contrasse in quella che mi parve una smorfia di pura rabbia. Sembrò solo allora notarmi, e a quel punto lanciò un grido acuto, con una tale intensità da farmi dolere le orecchie. Un ondata di energia mi sommerse completamente, cogliendomi alla sprovvista. L’attimo successivo, davanti ai  miei occhi, il terreno e le fronde degli alberi si alternarono velocemente. Cercai di pensare a come fermarmi, ma il mio flusso di pensieri venne interrotto da un impatto che mi tolse l’aria dai polmoni.
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Crollai a terra, in ginocchio, completamente esausta. La testa non mi aveva mai fatto così male in vita mia; cosa mi era successo? Cercai di inquadrare la situazione guardandomi attorno: mi trovavo ancora nella radura e Merlino…aspetta un secondo, dove è Merlino? Guardai davanti a me cercandolo con lo sguardo. Quando notai la suola dei suoi stivali spuntare dall’erba, il mio cuore perse un battito e portai una mano alla bocca per trattenere un gemito. Cercai di costringermi ad alzarmi. Rischiai di cadere un paio di volte, ma riuscì a rimanere in piedi. Attraversai quei dieci passi di distanza che ci separavano come se fosse un viaggio , apparentemente, senza fine. Quando giunsi davanti al suo corpo, caddi nuovamente in ginocchio, al suo fianco, stringendo le mani quasi convulsamente e sentendo le lacrime  iniziare a scendermi lungo le guance. Cosa avevo fatto?
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Aprì leggermente le palpebre. L’incantesimo aveva funzionato. Mi sentivo la schiena  dolente, ma a parte quello stavo bene, solo fortemente rimbambito. Feci per tirarmi su sui gomiti, ma mi bloccai a metà del movimento, soffiando a denti stretti a causa di una stilettata di dolore improvvisa. Cosa diamine era successo? Sentì un rumore in sottofondo e mi voltai nella sua direzione: al mio fianco, Morgana in lacrime << Ehi, perché stai- >> Appena emisi alcuni vocaboli i suoi occhi si aprirono sorpresi, e l’attimo successivo si gettò su di me abbracciandomi. << Sei vivo Merlino, sei vivo >>. Nonostante il mio volto fosse compresso contro l’armatura, riuscivo a sentire il calore del suo petto ed il suo cuore che batteva all’impazzata. << Morgana davvero sto bene, mi hai preso alla sprovvista. Cavolo sapevo che eri forte, ma hai proprio superato le mie aspettative >> Alle mie parole Morgana si sciolse dall’abbraccio discostandosi. Mi tirai su seduto. Due linee bagnate le andavano dagli occhi al mento; non piangeva più, ma sembrava arrabbiata con me << Come puoi farmi i complimenti se ti ho fatto del male, Merlino?! >> << Ehi, è stata colpa mia, ti ho sottovalutato e ho finito per fare una figuraccia >>  << Piantala!!! >> tuonò. Mi zittì. << Ti ho attaccato con il desiderio di farti del male… >> Abbassò lo sguardo, verso il terreno, portandosi le mani alla testa << …cioè non proprio a te, ma al re. Ho cercato dentro di me la forza per superare le tue difese, e mi sono trovata scendere in una spirale di rabbia, odio e tristezza, che mi ha portato dinnanzi a lui. Devo averlo sovrapposto alla tua figura e- >> la sua voce venne rotta dal pianto. Questa volta fui io ad accoglierla tra le mie braccia. All’inizio provò ad allontanarsi, ma io mantenni salda la presa ed alla fine abbandonò il volto contro il mio petto. La lasciai sfogarsi e quando sembrò essersi placata iniziai a parlarle. << Ehi, guardami >> Lentamente Morgana si allontanò quando bastava con il volto, per fissare i suoi occhi arrossati sui miei << Non devi sentirti in colpa. Nessuno si è fatto male alla fine, ed un bene che tu ti si sfogata ora, con me. Prima o poi tutti devono affrontare l’oscurità che si annida nel proprio cuore, tutti, anche le persone rette come me e te. Come ti avevo detto, ci sono stati dei momenti dove ho odiato così tanto il re da volerlo lasciare al suo fato. Se lo meritava. Delle volte ho anche pensato di abbandonare Artù al suo.>> << Davvero? >> << Sì >> << Però tu non hai mai fatto volare in aria nessuno >> << Ognuno affronta le proprie battaglie a modo suo. Il tuo è stato un momento intenso e potente. Ma adesso è passato, è finito. Questo è l’importante. Ora, come ti senti? >> Morgana fissò il suo sguardo in un punto indefinito per alcuni secondi, prima di rispondere << Vuota >> << E’ un bene, vuol dire che ti sei liberata di tutto l’odio che avevi, o almeno della gran parte di esso. Ora resta solo a te decidere come riempire quel vuoto. Con qualcosa di positivo ti consiglio >> terminai sorridendole. Tirai su la manica destra con le dita e la usai per tamponarle le guance. << Non so te, ma direi che possiamo fermarci qui, per oggi. Adesso mangerai tutto quello che ci è rimasto, poi saliremo sui cavalli e torneremo a casa. Che ne dici? >> << Dico che è un ottimo piano >>.
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Ci alzammo insieme aiutandoci; io perché ero stanca e Merlino perchè gli doleva la schiena. Nessuno si era fatto male è?
Le sue parole mi avevano salvato un'altra volta. Ero davvero fortunata ad averlo al mio fianco.
Dopo mangiato, ci dirigemmo verso i cavalli. Nonostante non ne avessi bisogno mi aiutò a salire. Dopo che si fu voltato per raggiungere la sua cavalcatura, sentii qualcosa di diverso dentro di me mentre lo guardavo; come se lo vedessi per la prima volta.

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Capitolo 9
*** Qualcosa di nuovo ***


Qualcosa di nuovo


Erano trascorsi alcuni giorni dall’addestramento nel bosco. Morgana non era più venuta a sostenere le lezioni. Inizialmente pensavo che mi stesse evitando; quando ci incontravamo mi salutava distrattamente, al massimo scambiavamo poche parole di cortesia e poi se ne andava. Gaius diceva che probabilmente era semplicemente occupata e che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Dal canto suo, Gwen mi aveva confermato questa versione, anche se non aveva voluto addentrarsi nei dettagli. Non ne capì il motivo. Iniziai a credere che l’incidente che era accaduto quel pomeriggio, l’avesse segnata nel profondo, più di quanto avessi pensato. Avevo cercato di rassicurarla, ma purtroppo non ero io a trovarmi nella situazione di superare e metabolizzare ciò che era accaduto in quell’episodio. Avrà bisogno del suo tempo, di rifletterci su o, non so. L’unica cosa di cui ero certo era che mi mancava. Le giornate senza di lei erano più grigie e noiose, ma avevo deciso che avrei atteso, fin quando fosse stato necessario per lei. Ammetto però, che sarei volentieri, voluto andare nelle sue stanze a chiederle come si sentisse, in qualsiasi momento.
Andai a sedermi davanti al tavolo del laboratorio, sconsolato. Il lavoro al fianco di Artù mi aveva aiutato a tenere la mente impegnata, ma non mi bastava. Oramai era da giorni che andavo avanti in questo modo: lavoro, combattere briganti, lavoro, sciogliere maledizioni ed ancora lavoro. Gaius mi diceva di prendermela con calma, ed io gli rispondeva sempre, che non doveva preoccuparsi, di stare tranquillo e che si trattava semplicemente dei miei doveri, in quanto servitore dell’erede al trono ed aiutante del medico di corte.
Qualsiasi cosa mi andava bene, l’importante è che mi tenesse occupato e mi distraesse dai miei pensieri.
Ero intento a sintetizzare una cura per i mal di pancia; mi serviva solo, un determinato ingrediente. L’occhio mi cadde su di una boccetta. Conteneva una delle erbe preparate da Morgana. La presi in mano lentamente, rigirandomela tra le dita come se fosse una preziosa reliquia. E prima che me ne rendessi conto, il suo viso tornò a tormentare la mia mente.
La depressione che stavo provando, non durò a lungo.
La porta si aprì e qualcuno varcò la soglia. Una figura femminile con un lungo abito celeste, i capelli cadevano lisci dietro la schiena ed il capo era adornato da una tiara bianca, con pietre brillanti.
Morgana.
La boccetta mi saltò di mano come se scottasse. La osservai volteggiare per aria. Mi alzai rapidamente, rischiando di far cadere la sedia, cercando di prenderla al volo. Più semplice a dirsi che a farsi. Continuava a sfuggirmi ed a roteare, nemmeno fossi divenuto una qualche sorta di giocoliere. Proprio appena stavo per perdere il ritmo, di questo stupido giochetto che mi ero auto inflitto… << Stationar! >>. La boccetta si fermò a mezz’aria. Mi voltai lentamente sorridendo imbarazzato << Grazie >> << Di nulla >>.
Presi la boccetta e la rimisi sul tavolo. << A cosa devo la tua visita? >> Morgana entrò, muovendosi verso una delle librerie, con passi lenti ed aggraziati. Posò una mano sui libri e la fece scorrere lungo il ripiano ove erano posizionati; si fermò su uno di essi, non so secondo quale criterio, mettendosi poi a rimirarlo << In questi giorni il re ha conseguito un armistizio con il regno adiacente. Grazie all’aumento della sicurezza interna al territorio con la firma di questo accordo, ho riproposto di studiare nuovamente sul campo e di poter affiancare, in futuro, Gaius nelle sue attività, nel mio tempo libero, potendo così raggiungere il livello del suo assistente. Ovviamente senza disturbarlo od essere un peso per lui >> << Quindi, questo vuol dire… >> << Domani ci troveremo all’entrata della cittadella. Presentati solo con i tuoi strumenti, farò già trovare due cavalli pronti e carichi di vettovaglie ed altro >> concluse riponendo il libro, al suo posto. Sollevò con le mani leggermente il vestito, mentre faceva un inchino << A domani >>. Ero rimasto così sorpreso dalla notizia, che ci misi un pò a fare l’inchino di commiato. << Certamente, mia signora >>.

Come la prima volta, l’indomani partimmo in mattinata verso la stessa zona boschiva. Stavamo galoppando in totale silenzio, l’uno a fianco all’altra, quando Morgana si decise a parlare << Ti chiedo scusa per esserti stata lontana in questi giorni. E’ stato scortese da parte mia, ma non ho potuto farne a meno >> << Ti capisco, dopo quello che è accaduto nel bosco…dovevi pensarci su >> << Non è solo per quello. Sì, ammetto di averci pensato; in fondo accettare il proprio lato oscuro non è molto facile, ma ciò che mi dicesti allora, aveva già compiuto metà del lavoro. Inoltre, non ho fatto solo quello, ho anche cercato di tenermi occupata in vari modi. Ho convinto Gwen ad accompagnarmi in città, in questi giorni. Anche nella parte bassa. Volevo stare vicino al popolo di Camelot, per vedere come vivevano o cosa pensassero, ma la gente mi riconosceva e ciò risultava problematico e controproducente. Così da lì in poi mi sono…travestita >> << Davvero? >> chiesi sinceramente sorpreso dalla cosa << Sì, è stato semplice o forse non era un grande travestimento, ma bastava. Vestiti comuni e per nulla lontanamente vicini al lusso di quelli che indosso solitamente ed il classico cappuccio calato sul volto >> concluse sorridendo al ricordo << Mi sarebbe piaciuto vederti >> << Non avresti mai potuto, perché non mi avresti riconosciuto >> fece sicura di sé. Risi a quella possibile, seppur poco probabile, evenienza << Ho finito per dare una mano a Gwen nelle consegne che fa solitamente per conto delle persone bisognose…aiutare ed essere utile agli altri, mi ha fatto star bene perché mi facevano provare cosa significasse fare la differenza. Quindi sì, mi è stata davvero utile come esperienza. Mi ha avvicinato di più alla mia gente. Quando Artù sarà re, voglio essere al suo fianco, per poterlo aiutare a rendere queste terre un posto migliore, dove la magia non sia più temuta, le persone possano vivere in pace ed i bambini crescere godendosi la loro infanzia, senza preoccuparsi di quello che il domani avrà in serbo per loro. >> << Mi fa piacere che tu sia riuscita a trovarti una sorta di pace interiore…e di averti convertito al mio credo per Artù >> << Ammetto di essere stata scettica all’inizio, ma quei lati positivi che hai potuto vedere in lui grazie all’amicizia che vi lega, li ho notati anche io, ogni tanto, in tutti questi anni che lo conosco. Nonostante sia una boriosa testa di fagiolo… >> alzai il sopracciglio sorpreso, sentendola rivolgersi ad Artù con quel epiteto << …so che è una brava persona, e che ha tutte le carte in regola per diventare un re giusto e migliore dei suoi predecessori. Inoltre, c’è anche un’altra ragione, per la quale ho iniziato a relazionarmi con le persone. Volevo assicurarmi che ciò che era accaduto nel bosco, non fossi io, ma una parte di me. Ho iniziato egoisticamente per provare a me stessa di non essere una persona cattiva, ma qualcuno in grado di empatizzare, aiutare e supportare. Non avrò incominciato con il più nobile degli intenti, ma non me ne vergogno >>.
<< Avresti potuto parlarmene. Ti avrei aiutato volentieri >> << Lo so, Merlino, ma volevo riuscire a fare chiarezza dentro di me, da sola >> << Già, però sai, mi è mancato passare le giornate ad addestrarti >> << Anche tu mi sei mancato >> disse guardandomi negli occhi con intensità. Le sorrisi nervoso,<< “Testa di fagiolo”, eh? >> Morgana sorrise, divertita del fatto che lo avessi notato << Sì, che c’è di male? E’ normale per un apprendista ripetere citazioni del suo saggio maestro >> Ne ridemmo ed io ero contento di poterla nuovamente sentire ridere. Era un suono stupendo. Per il resto del viaggio, raccontammo tutti gli annedoti che ci erano accaduti in quel periodo, mentre continuavamo a galoppare, verso la meta.

Legammo i cavalli nello stesso punto della volta scorsa. << Oggi, propongo di invertire i ruoli. Sarai tu a doverti difendere. Che ne dici, sei pronta? >> << Certo >>. Ci mettemmo in posizione. << Hleap on baec! >> annunciai, << Bacainn funnimh! >> rispose rapida Morgana resistendo all’impatto, anche se digrignando i denti per lo sforzo.
Decisi di imporre maggior potenza.
Il suo viso si corrucciò nel cercare di mantenere alte le proprie difese. Chiuse gli occhi per concentrarsi e rispose avanzando di un passo con aria decisa, resistendo ancora. Sorrisi orgoglioso, mentre scioglievo l’incantesimo. << Bravissima, per caso ti sei esercitata in questi giorni? >> << Molto meno di quanto avrei voluto >> << Immagino…va bene, vediamo cosa possiamo fare adesso >> << Aspetta un attimo Merlino, vorrei proporre io un esercizio, stavolta >> Mi trovai sorpreso ed incuriosito dalla sua proposta << Va bene, dimmi pure >> << Sarà un esercizio per te >> << Davvero? >> << Sì, vedilo anche come un ringraziamento per quello che hai fatto per me. Mi hai aiutata molto, in diverse occasioni, e quindi ti farò l’onore… >> disse incamminandosi verso i cavalli, mentre indossava i guanti di cuoio << …di avere me come insegnante, almeno per questa volta >> concluse passandomi al volo una delle due spade infoderate. Morgana estrasse la sua gettando il fodero per terra, facendola poi volteggiare un paio di volte << Non credo che ce ne sia il bisogno >> commentai, poco convinto dalla sua proposta << Mi hai insegnato che per lanciare un incantesimo c’è bisogno di tempo e concentrazione, Merlino; magari in un’imboscata, trovandoti in una momentanea posizione di svantaggio, avresti la necessità di deviare un paio di colpi prima di rispondere con la magia >> vedendomi ancora incerto, incalzò << Probabilmente questo discorso varrebbe più per un novizio e non per un mago potente come te, ma pensa solo a quante volte ti potrebbe capitare di incrociare la lama con un avversario, anche solo per dover mantenere segrete le tue reali capacità >> ripensai a tutti i combattimenti sostenuti fianco a fianco di Artù, nel corso delle nostre disavventure << In effetti mi è già capitato in diverse occasioni, in passato >> ammisi mestamente << Per l’appunto. Allenarti con la spada, male non ti farà; magari potresti anche iniziare a pensare di diventare un grande spadaccino, oltre che un grande mago. Per il momento le mie intenzioni sono di mantenerti allenato e darti qualche dritta in modo tale da poter assumere una corretta postura in uno scontro, sapere come evitare di perder posizione, farsi aggirare o disarmare >>. Messa in questa modo, la sua idea mi piaceva; mi aveva proprio convinto << Conto su di te, allora >>.
Morgana mi massacrò. Non mi sembrava di ricordare che nemmeno Artù mi avesse spedito a terra, gambe all’aria, così tante volte. << Forza Merlino, più salde le gambe, concentrarti. No, non arretrare mantieni la posizione ed affronta l’avversario senza timore o remore. Se proprio devi cadere in continuazione, cerca almeno di rotolare di lato, provare a prendere lo slancio per rialzarti ed essere immediatamente pronto all’ingaggio >>. Mi faceva male tutto il corpo, nemmeno allenarmi con la magia mi aveva mai stancato così tanto. Forse fu proprio a causa della stanchezza che mi lasciai sfuggire un << Sei davvero una maestra spietata >>. Per tutta risposta lei mi fulminò con lo sguardo. Forse avevo parlato troppo ed a sproposito. Morgana mi si avventò contro, letteralmente, con una serie di attacchi repentini. Io riuscì a fatica a pararli ed a deviarli, usando il mio istinto, senza alcuna parvenza di tecnica, almeno fino a quando non finì con la schiena contro un tronco. Ero arretrato troppo, ed ora ero in trappola. Resistetti il più possibile, ma dopo pochi colpi, mi vidi costretto a capitolare; mi aveva disarmato. << Spietata >> ripetè << Vedrò di prenderlo come un complimento >> disse infilzando la spada nel terreno. Sospirai rumorosamente, lasciandomi cadere alla base dell’albero, ansimando per la fatica. Alzai lo sguardo verso di lei e la prima cosa che notai nel mio campo visivo, fu la sua mano guantata protesa verso di me. << Grazie >> dissi afferrandola. Mi rimisi in piedi, battendomi i vestiti dalla polvere. Fu lì che sentì le sue dita sul mio viso. Mi bloccai sorpreso, fissando i miei occhi nei suoi. Il color verde delle sue pupille era più luminoso del solito, o almeno così mi parve. Mi rilassai credendo di aver capito la situazione << Cosa c’è? Per caso ho ancora qualcosa tra i capelli? >> le chiesi sorridente. Appena terminai la frase, le sue mani mi presero il viso con fermezza, mentre lei avvicinò il suo. Rimasi pietrificato dallo stupore. Morgana aveva gli occhi chiusi mentre le sue labbra morbide e calde erano premute contro le mie. Dopo alcuni istanti si staccò, osservando la mia reazione, mettendosi poi a ridere. << Cosa… >> tentai di formulare con un filo di voce << Niente, è solo che la tua faccia- >> si interruppe ancora preda della ridarella << -meriterebbe di essere ritratta su di un quadro. Non pensavo che sarei stata così tremenda nel dare il mio primo bacio >> << Ti a- >> dissi, riuscendo a fatica a frenarmi dal completare ciò che mi era sfuggito dalla bocca. Morgana smise di ridere ed io mi affrettai a prenderle le mani, prima che fosse in grado di rendersi conto delle parole importanti che le avevo quasi rivolto. In quel momento dentro di me, stavano vorticando un turbinio di emozioni. La mia mente cercò di trovare un filo logico all’interno di quel guazzabuglio, per poter convertire , finalmente, a parole quello che stavo provando. Feci un respiro profondo e, dopo aver placato il mio animo, tentai di esprimerle i miei sentimenti << Morgana, io tengo molto a te, e questo..non mi sono mai sentito così vivo come in questo momento, come mai nella mia vita. Nemmeno quando uso la magia >>. Le sue guance si colorarono, alle mie parole, di un leggero rossore << Anche per me vale lo stesso >>. Ci guardammo intensamente, notando una luce nello sguardo di ognuno, nuova ed attraente. Mi mise le braccia al collo, mentre io, con iniziale esitazione, la cinsi in un abbraccio. Lentamente ci baciammo ed io stavolta, anziché rimanere fermo come una statua, risposi con passione. Percepimmo ancora più i nostri sentimenti e la dolcezza di quel contatto. Il ritmo divenne sempre più veloce come se fosse divenuta, per noi, una necessità. La pressione tra le labbra ed i nostri corpi aumentò così come il calore che percepivamo provenire da essi. Non avevo mai provato prima d’ora una sensazione così potente, e adesso che la avevo assaggiata, sapevo che non avrei mai più potuto farne a meno. Era così magica ed intensa, che mi parve di vedere le foglie cadute sollevarsi in aria e vorticare attorno a noi, lentamente. Chissà se stava accadendo realmente o era tutto frutto delle sensazioni di quel momento. Francamente non seppì neanche come ci ritrovammo all’interno del rifugio, di come ci spostammo senza inciampare, fino al giaciglio. Di una cosa ero certo: avrei tenuto dentro il mio cuore, come un prezioso ricordo, ciò che avvenne dopo che ci lasciammo cadere su quell’improvvisato, letto di paglia.

Respirai.
Fu un respiro profondo.
Aria umida e calda riempì i miei polmoni, ma per me fu come una boccata d’aria fresca. Come se ora fossi rinato per la seconda volta. Come se mi trovassi a percepire il mondo che mi circondava, nuovamente, osservandolo ora sotto una luce diversa. Mi sentivo…felice. Sorrisi. “Felice”. Trovavo divertente che una semplice parole potesse riassumere perfettamente il mio stato d’animo in quel momento, soprattutto dopo il mare di emozioni e sensazioni che avevano precedentemente percorso le mie membra. Mi sentivo come quando ci si sveglia da un bel sogno, con l’unica differenza che non percepivo quella piacevole realtà scivolare via dalla mia mente. No. Era concreta, calda, morbida e viva. Ed era a fianco a me. Le sue braccia mi cingevano, le sue mani mi carezzavano, la sua chioma corvina mi sfiorava il corpo ed il suo respiro mi solleticava la pelle. Mi voltai con il capo, per poterla rimirare: sorrideva, muovendo dolcemente il viso contro il mio petto << Vorrei rimanere così per sempre >> << In fondo cosa ci impedisce di non farlo? >> dissi baciandole delicatamente la fronte. Morgana mugolò di piacere, aprendo poi gli occhi divertita << Non saprei, hai ragione. In effetti non abbiamo mica un regno da supportare e guidare verso il suo “grande” futuro. Inoltre, non c’è nessun tiranno arroccato dietro le mura di un castello pronto a sguinzagliare plotoni di guardie, se io non rientrassi prima del tramonto >> << Infatti, nessun problema >> . Lei sorrise arricciando le labbra divertita, protendendosi verso di me e baciandomi dolcemente. << Sai che ti dico? Hai ragione. Perché dovremmo tornare? Potremmo andarcene, senza guardarci indietro >> Alzai entrambe le sopracciglia, sorpreso dalle sue parole. Non tornare a Camelot, da Artù…rinunciare al mio destino, per poter vivere con lei alla luce del sole…
Morgana doveva aver notato che qualcosa non andava e si affrettò ad aggiungere << Ehi, Merlino, non crucciarti inutilmente. Era così per dire. Pensavo che- >> << Che avrei scelto subito Camelot per poi provare a convincerti a rimanere, anzichè scegliere immediatamente te? >> << Mi dispiace, non volevo metterti nell’ottica di pormi su di una bilancia con il regno, davvero. Non ti chiederei mai seriamente di scegliere. So cosa desideri e sarò al tuo fianco, ovunque questo ci porterà >> La guardai e non riuscì ad impedirmi di sorriderle << Ah, questi occhi, questi tuoi stupendi e bellissimi occhi >> dissi baciandoglieli, mentre lei cercava di sottrarsi ridendo.
<< Non devi dispiacerti. Pormi questa domanda a me stesso, pensare a questa eventualità… mi fa solo capire quanto tu significhi per me. Quanto io sia un uomo fortunato ad averti al mio fianco >> .
Mi abbracciò forte, nascondendo il volto contro il mio collo. Rimanemmo in un silenzio calmo e sereno. Ci godemmo quegli istanti di pace, conditi dai battiti dei nostri cuori.
Morgana inspirò ed espirò sonoramente.
<< Forza, dobbiamo andare >> << Ma come? Avevi detto che volevi stare qui per sempre >> << Si, ma purtroppo o per fortuna abbiamo dei nobili doveri >> << Non so se voglio ancora perseguirli, per oggi. Magari domani o… >> le dissi, facendo finta di lamentarmi. << Scommettiamo? >> disse, alzando il sopracciglio con aria di sfida. Prima che potessi rendermene conto, prese le “coperte” e le gettò via. Mentre lei si alzò tranquilla, io saltellai tremando fino a raggiungere i miei vestiti << Freddo, freddo. Sei sleale >> << Ah-ah. Spietata >> mi canzonò.
Rivestirsi fu un azione che richiese più tempo del previsto: non la smettevamo di lanciarci delle occhiate sbirciandoci, e allungando lascivamente le mani l’una verso l’altro, ma alla fine riuscimmo a trovarci fuori con abbastanza tempo per tornare a Camelot, entro l’orario limite. Uscimmo dal rifugio, borse in spalla, incamminandoci verso le nostre cavalcature. Morgana mi diede un colpetto con la spalla << Quando lo hai capito? Che provavi dei sentimenti per me? >> Sorrisi, tornando subito con la mente, a quei ricordi << E’ stata la prima sera trascorsa a corte. Quando ti vidi entrare nella sala grande. Non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso. Dopo quella volta, cercai di lasciar perdere; in fin dei conti ero semplicemente un servitore. Non ho mai smesso, però, di provare affetto per te e, da quando hai incominciato a venire a studiare botanica e magia, quella sciocca ed infantile speranza di un amore impossibile si è riaccesa. Dapprima, timidamente, ma poi come una fiamma sempre più viva. Lavorare con te, conoscerti meglio, non ha fatto altro che rafforzare i miei sentimenti: sei una persona di buon cuore, intelligente e coraggiosa. Quando prima mi hai baciato… >> << Immagino che dopo quel gesto completamente privo di senso ed importanza, il cuore abbia voluto essere più sincero del suo padrone. Almeno così suppongo >> << Supponi bene, allora. E tu invece? Tocca a te adesso parlarne >> << Non ho mai detto che lo avrei fatto >> << Cosa? Ehi aspetta, ma prima- >> << Ti ho fatto una domanda, la quale non implicava che io… >> Morgana scoppiò a ridere, guardando la mia reazione alle sue parole << Va bene va bene. Sei troppo tenero quando ti corrucci. Allora, se non ricordo male, ti notai anche io quella sera >> << Uao, non pensavo di poter risaltare tra tutti >> << In realtà fu facile notarti: eri un ragazzo che non avevo mai visto prima a corte e mi stavi fissando a bocca aperta >> << Cosa? Non è vero, non ho mai fatto nulla di simile >> << Hai ragione, mi sbagliavo >> << Infatti >> << Dire che avevi la bocca aperta non rende l’idea, affatto…avevi la bocca spalancata, sembrava che stesse per caderti la mandibola. Dopo che ti passai davanti, mi voltai giusto in tempo per vedere Gaius riprenderti. “Carino” pensai. >> A quelle parole gonfiai il petto << Per essere un servitore >> accusai la frecciatina, perdendo la mia postura orgogliosa << Con il passare del tempo notai che eri educato, rispettoso, gentile e quando mi aiutasti a far fuggire il bambino druido, mi resi conto che eri diverso dagli altri. Eri degno della mia fiducia; in pochi lo sono. Per questo motivo, quando seppi che Artù voleva andare, contro gli ordini di suo padre, a proteggere il tuo villaggio dai banditi, mi unì anche io. Per ricambiare, perché sapevo che avresti fatto lo stesso per me, perché eravamo amici e ti volevo bene. E’ stato, poi educativo imparare così tanto al tuo fianco e trascorrere del tempo insieme. Dopo l’incidente nel bosco, non solo mi resi conto che mi avevi salvato la vita praticamente una seconda volta, ma iniziai a vederti sotto una luce diversa. Ammetto che fu uno dei motivi per i quali mi tenni a distanza nei giorni seguenti; volevo fare chiarezza nel mo cuore, capire cosa provavo realmente per te. Per questo ho proposto nuovamente un’uscita direttamente sul campo: per avere l’occasione di parlarti e…direi che è andata bene >>, sorrise dolcemente.
Arrivati, presso i cavalli, mi assicurai delle loro condizioni, ma mentre controllavo le borse mi fermai, mugugnando pensieroso. Morgana lo notò e mi si avvicinò << Ehi, tutto bene? Hai un espressione così triste >> << Scusami, non voglio rovinare questa giornata, ma mi sono ritrovato a pensare, tutto qui >> il suo silenzio mi invitava a parlare << E’ solo che…pensavo al fatto che ora probabilmente sarà ancora peggio di prima vivere a Camelot con i miei segreti >> << Perché dici così? >> << Perché ora dovrò nascondere anche ciò che provo nei tuoi confronti >> Morgana fece un sorriso triste e mi abbracciò. Mi capiva. << Evitare di far notare ad Artù che sono un mago è un conto, ma non essere libero di toccarti, baciarti, guardarti…ecco guarda, sto già male al solo pensiero >> Un leggero riso interruppe la mia depressione << Non sei solo. Sarà un fardello che porteremo assieme. E magari riusciremo a ritagliarci dei momenti per noi, chi lo sa? >> << Nel castello? >> << Beh, sì. Sarà interessante…dico, incontrarci in segreto >> Concluse mordicchiandosi il labbro inferiore, con fare sensuale. Risposi al suo abbraccio baciandola con ardore e sentendo le sue labbra che si dispiegavano sorridenti contro le mie.
Per quanto fosse arduo, riuscimmo a scioglierci dal nostro piacevole contatto. Salimmo sui cavalli galoppando il più velocemente possibile.

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Capitolo 10
*** Dolce tramonto ***


Dolce tramonto

 
 
Quando fummo in vista delle mura della città ci eravamo entrambi irrigiditi; avevamo scoperto i nostri sentimenti poche ore prima eppure, ora, osservavamo con tristezza il luogo in cui avremmo dovuto nasconderli e reprimerli il più possibile. Eravamo così tesi da non riuscire a parlare < Anche se a quella distanza nessuno può ancora vederci chiaramente, mi sento come se debba già iniziare a fingere > risuonò mesta Morgana, nella mia mente. < Ti capisco; stiamo tornando a casa, eppure Camelot mi sembra così grigia…forse sto solo esagerando. Andrà bene vedrai. Iniziamo solo a prepararci > Cercai di infonderle sicurezza condividendo con lei le sensazioni ottimiste con le quali cercavo a mia volta di farmi forza. Ottenni l’effetto sperato, quando la vidi risollevarsi, anche se leggermente < Grazie > .
Quando giungemmo alla cittadella, mi sembrò tutto normale. Muovevo la testa guardingo, osservando l’area dinnanzi a noi: le guardie camminavano rigide mentre facevano la ronda, la servitù lavorava. Nessuno ci guardava in modo strano, solo cenni del capo e saluti verso di me ed ossequi ed inchini per Morgana. Tutto normale. Fu quando giungemmo alla scalinata di ingresso, mentre lo stalliere si apprestava a prendeva le briglie dei cavalli, che notai Gaius venirci incontro salutandoci…Gaius!!! Scesi rigidamente dal cavallo, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi. Dovevo essere naturale < Merlino sei troppo rigido > < Lo so, ma tranquilla. Vedrai che saprò cavarmela, almeno spero >>. Ci chiese come era andata la giornata, mentre prendeva subito la borsa contenente le erbe che avevamo raccolto per lui. Si complimentò sia per aver rispettato la sua richiesta sia per la qualità del raccolto. Anche Gwen sopraggiunse dicendo a Morgana che le aveva preparato un bel bagno caldo per lavarsi dalla polvere. Nessuno parlò del fatto che fossimo tornati con un leggero ritardo o del fatto che Morgana avesse i capelli raccolti in una semplice coda e non con nella treccia che Gwen le aveva fatto in mattinata. Mi incamminai dietro Gaius e solo allora, da quando eravamo giunti al castello, mi voltai per guardarla. Avrei voluto stringerla a me, ma non ci restò altro da fare che salutarci con gli occhi ed incamminarci verso le rispettive stanze.
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Il bagno era stato un vero toccasana. Avrei tanto voluto che Merlino fosse con me, ma sapevo che non era possibile. A cena non lo avevo nemmeno potuto vedere; Artù era rimasto a mangiare nelle sue stanze, mentre compiva delle ricerche su di una creatura che portava scompiglio nei villaggi vicini e Merlino era rimasto con lui, per ovvie ragioni. Scossi la testa. Non riuscivo a togliermelo di mente. I suoi occhi, le sue mani, il- << Mia signora, vi serve altro? >> chiese Gwen a tradimento facendomi quasi sobbalzare. Recuperai in fretta l’autocontrollo << No Gwen, tranquilla. Ti ringrazio per i tuoi servigi, il bagno è stato particolarmente piacevole stasera. Ti sollevo dai tuoi incarichi per oggi. Buon ritorno a casa e buonanotte >> << Grazie mia signora, siete troppo gentile. Vi auguro una buonanotte e sogni d’oro >> rispose cortesemente Gwen prima di accomiatarsi. Dopo che rimasi da sola, presi una sedia e la posizionai davanti ad una finestra. Da lì potevo avere una bella vista sulla città bassa , incorniciata da un cielo stellato. Mi sedetti ammirando la vista notturna e crogiolandomi nei miei sentimenti. Preferivo mettermi a ricordare con piacere il pomeriggio trascorso e pensare a possibili sotterfugi per incontrarci in futuro, al riparo da occhi indiscreti, piuttosto che lasciarmi andare alla tristezza ed allo sconforto.
No, non sarebbe successo.
Non ora che avevo trovato finalmente la felicità.
Ora che avevo trovato qualcuno in grado di darmi una ragione per godermi la vita.
Ora che avevo trovato l’amore.
“Amore”. Mi trovai a gongolare come una ragazzina.
Lasciai vagare lo sguardo dalle luci delle case a quelle delle stelle presenti nel cielo notturno. Chissà cosa avrebbe avuto in serbo per noi il futuro.
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Chiusi la porta della mia stanze alle spalle, appoggiandomi contro e tirando un sospiro di sollievo. Gaius non aveva fatto ulteriori domande sulla giornata che avevamo trascorso nei boschi, anche se ogni tanto lo scoprivo a lanciarmi degli sguardi di sottecchi e, quando lo notavo, sorrideva sornione, come se sapesse qualcosa che lo divertiva, ma che io ignoravo. Sbuffai. Mi spinsi in avanti trascinandomi stancamente, verso il mio letto ove mi lasciai cadere sdraiato.  Molto meglio del pagliericcio nel rifugio. Un sorriso a trentadue denti mi comparve prima che potessi rendermene conto. La mia mente  tornò a quel momento riportandomi vivide come all’ora le sensazioni che provai; le sue labbra, i suoi capelli, il suo profumo…
La tristezza che avevo temuto di provare al ritorno era scomparsa; sì, è vero, mi sentivo vicino ed al contempo lontano da lei, nonostante fossimo sotto lo “stesso tetto”, ma il sentimento caldo e piacevole che mi vorticava nel cuore, mi faceva stare bene. Sapere che l’indomani, quando l’avessi rivista, avrei scorto nei suoi occhi, una traccia non solo della segreto magico che nascondevamo da settimane, ma anche di un segreto di cui solo noi due eravamo a conoscenza…il nostro << …amore >>. Mi misi una mano davanti alla bocca. Avevo dovuto dirlo. Anzi avrei voluto urlarlo al mondo intero.
Io amo Morgana.
Io la amo.
Mi misi a fissare il soffitto: seguì con lo sguardo le venature delle travi di legno fino ai loro nodi ed  osservai le crepe nell’intonaco…che di lì a poco mi sarebbe caduto addosso se non avessi fatto qualcosa al riguardo. Ridacchiai.
In questo momento della mia vita sto vivendo appieno il senso della parola felicità: nessun timore o paura si annidano più nel mio cuore. Adesso guardo al futuro con serenità e gioia, sapendo che se mai accadrà qualcosa al regno, avrò qualcuno al mio fianco. Sempre.
Per quanto l’eccitazione me lo impedisse, mi costrinsi a cercare di assopirmi. Mentre scivolavo nel sonno percepì ancora la sua voce. Era rabbiosa e perentoria.
Mi chiamava a sé; lo faceva dal giorno in cui mi ero rivelato a lei.
Non sapeva arrendersi, glielo devo concedere.
Già, dovevo proprio riposarmi, visto che avrei avuto bisogno di tutte le mie forze per discutere con lui.
Riuscì ad allontanarlo dalla mia mente e, di lì a poco, mi addormentai.

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Salve a tutti. Inizio chiedendovi scusa per il giorno di ritardo nella pubblicazione, e continuo ringrazioandovi di cuore. Vi sono grato per il vostro supporto, diretto ed indiretto, per i vostri complimenti e le vostre critiche. E' stata davvero una bella esperienza. Mi sono sinceramente divertito a scrivere questa storia e ad interagire con voi durante la sua pubblicazione, settimana dopo settimana. Detto questo, mi fermo qui con le smancerie e vi lascio alla conclusione di questa parentesi nella vita di un giovane mago.

 
EPILOGO

 
 
Trascorsi la giornata seguente impegnandomi nelle faccende e nei compiti affidatimi da Artù e Gaius. Comunicai mentalmente con Morgana, scusandomi con lei per la mia “assenza”, soprattutto dopo ciò che ci eravamo detti ieri. Mi giustificai dicendo che ero particolarmente oberato, promettendole che l’indomani sarebbe stato diverso.
Volevo tenermi abbastanza indaffarato, per evitare di pensare troppo al fatto che, stanotte, avrei dovuto parlargli, dopo così tanto tempo passato a rimandare. Ero arrivato a temere che sarebbe volato direttamente sul castello, rischiando nuovamente un conflitto, solo per discutere con me. Speravo, inoltre, che più commissioni avrei svolto per Gaius, meno ne avrei avute l’indomani, così da prendermela più comoda, e magari Artù avrebbe perdonato eventuali ritardi mattutini, visto che stanotte sarei andato a dormire più tardi del solito e mi sarei svegliato abbastanza stanco. Speranze probabilmente vane, ma sempre di speranza si trattava.
Il tempo passò veloce, per mia fortuna; prima che me ne rendessi conto,i caldi raggi del sole avevano lasciato posto ad una fresca brezza notturna. Guardai il cielo, dalla finestra del laboratorio; le nuvole coprivano parzialmente la luna, sarebbe stato più semplice uscire senza essere notati. Avevo salutato un Artù fiero, che per una volta avessi fatto il buon servitore ed augurato la notte ad un Gaius felice, per il mio operato in laboratorio e nello studio.
Aspettai nel buio quasi totale della mia stanza, tranne che per la timida fiammella di una candela, seduto sul letto, concentrandomi per trovare la calma e prepararmi a ciò che mi stavo apprestando a fare.
Dopo quasi un’ora, mi alzai. Era giunto il momento.
Spensi la candela e lentamente aprì la porta della mia stanza. La richiusi facendo il minimo rumore possibile, discesi gli scalini che cigolarono al mio passaggio. Una parte di me si innervosiva a sentire quei flebili rumori che, nella mia testa, risuonavano molto più intensi di quanto fossero, ma sapevo anche che Gaius aveva un sonno pesante ed il suo russare copriva quasi totalmente tutti gli altri suoni. Come avevo fatto diverse volte in precedenza, attraversai la stanza, aprì la porta verso il corridoio e mi dileguai nell’ombra salutando il bell’addormentato con un cenno del capo, prima di chiudermela alle spalle. Giunto ai cancelli della cittadella mi diressi verso un passaggio segreto. Avevo ricavato le informazioni della sua esistenza e di altri, presenti all’interno del castello, da antichi scritti, che Gaius mi aveva mostrato, per poter uscire di nascosto o per fuggire, se necessario. Come ulteriore aiuto per potermi muovere in totale sicurezza ricorsi alla magia << Nebel og! >> una cortina di nebbia si formò al mio comando, seguendomi e coprendo così i miei movimenti a sguardi indiscreti. Dopo tutte le volte che avevo adoperato quel trucco, le guardie solevano parlottare di spiriti dispettosi che ogni tanto, la notte, sollevavano un velo nebbioso, il quale rendeva difficoltoso il loro compito. Il mistero si infittiva, dato che nell’aria, prima della sua comparsa, non ci fosse abbastanza umidità per giustificarne la formazione. Uscì all’esterno sorridendo al ricordo di quelle loro teorie, ed apprestandomi a sciogliere l’incantesimo. Probabilmente non avrebbero mai scoperto la verità.
 
Avevo appena raggiunto i primi alberi, quando una voce risuonò flebile e preoccupata nella mia mente “Merlino, dove ti trovi? ti percepisco con difficoltà” “Sono fuori dalle mura, vicino ai boschi” “A quest’ora della notte. Dove stai andando” sospirai “Devo incontrare un amico, è importante” “Un amico?” “ Se non te ne ho ancora parlato è perché prima volevo sistemare delle questioni in sospeso con lui, ma ti prometto che ti spiegherò tutto quando ci vedremo domani, promesso” ci fu una pausa, poi Morgana tornò a risuonare “Stai attento”. Le comunicai un senso di sicurezza ed iniziai ad incamminarmi.
Le nuvole avevano coperto la luna; mi ricordavo il percorso da fare, ma al buio sarebbe stato più complicato. Mi fermai stizzito dopo aver sbattuto la testa contro un ramo, mimetizzato nell’oscurità. << Leoht! >> un globo luminoso si formò nel palmo della mia mano. In questo modo riuscì a raggiungere sano e salvo, l’ampio prato dove soleva atterrare. Chiusi le dita, estinguendo la luce, inclinai la testa al cielo e lasciai che la magia e l’istinto mi facessero pronunciare correttamente il richiamo << Drakon, e male so ftengometta tesd’hup’anankes! >> calò il silenzio nel bosco. Sembrava come se tutti gli esseri viventi si fossero zittiti per timore e rispetto di chi stava per giungere. L’ultimo di una nobile stirpe di creature magiche, portate futilmente all’estinzione: un drago. Mano a mano che si avvicinava l’aria spostata dall’abbassarsi e dal sollevarsi delle sue ali, mi investì in pieno; cercai di schermarmi gli occhi con le mani, per proteggermi dalla polvere sollevata. Attraverso le dita, lo guardai posare le zampe sull’erba per poi ripiegare le grandi ali lungo la schiena. Si portò più vicino, abbassando il collo ed avvicinando la grande testa, guardandomi con i suoi occhi: avevano il colore del fuoco, ed ora ardevano come le fiamme che bruciarono parte della città, quando lo avevo liberato. Capì che non era di buonumore.
<< E’ un piacere vederti Merlino >> disse con voce greve, ma tremante, come se stesse cercando di mascherare determinate emozioni << Anche per me Kilgarrah >> << Davvero? Mi stupiscono queste tue parole, eppure è da giorni che ti chiamo… >> disse per poi alzare la voce << …e tu non solo non mi rispondi, ma mi allontani dalla tua mente schermandoti da me! >> << Ero…ero occupato, stavo- >> La sua voce mi interruppe, forte come un rombo di tuono << Come hai potuto Merlino!!! Ti avevo dato un avvertimento. Guardati da Morgana. Lei è l’oscurità della tua luce. L’odio al tuo amore. Tu non sei come lei e lei non è come te. Tante volte ti ho messo in guardia, e mi hai sempre, sistematicamente, ignorato. Nonostante ogni volta, ogni singola volta, tu scendessi gli scalini verso la mia prigione con aria colpevole e dispiaciuta, promettendomi che sarebbe andata diversamente. Che mi avresti ascoltato. Se solo lo avessi fatto il futuro sarebbe stato differente: il regno di Artù sarebbe giunto prima e tu avresti avuto meno difficoltà e corso meno pericoli. Ma no, ora non solo, fraternizzi con la strega, non solo ti mostri a lei per ciò che sei realmente, ma arrivi addirittura a donarle il tuo cuore?! >> si fermò investendomi con il suo respiro caldo. Sapeva di zolfo. Le sue parole mi rimbombavano forti nelle orecchie. Non aveva ancora finito. Quando riprese però non sembrava più adirato, solo…stanco?  << Almeno ignora che tu sia Emrys, sempre che ciò conti qualcosa ormai >> Kilgarrah appariva deluso e sconsolato da quello che avevo fatto. Mi presi alcuni secondi per pensare a cosa potergli dire, ma non mi veniva in mente nulla. Quando capì che il silenzio stava durando da troppo, aprì la bocca senza pensarci su, cercando di parlargli direttamente con il cuore << Mi dispiace. Mi dispiace seriamente che tu la pensi in questo modo. Sai, io non ti ho mai temuto, nemmeno la prima volta che ci incontrammo; ti ammiravo, riconoscevo la tua forza nel resistere e vivere, nonostante tutto quello che ti fosse accaduto. Non ti ho mai odiato, nemmeno quando attaccasti Camelot, dopo che ti ebbi liberato, onorando la promessa che ti avevo fatto. Probabilmente una parte di me già sapeva cosa avresti fatto, ma non mi pento di aver distrutto le catene che ti confinavano nella caverna, sotto il castello; di averti ridato la libertà e la possibilità di volare libero nel cielo. Capivo il tuo odio e la tua frustrazione per quello che tu e i tuoi simili avevate ingiustamente subito. Fui costretto ad usare il potere dei signori dei draghi per placarti perché eri accecato dalla vendetta, e ti cacciai perché pensavo che avessi tradito la mia fiducia >> Kilgarrah mi interruppe << Merlino, io non ti avrei mai tradito >> << Lo so. Però, allora, ero arrabbiato con te, ma con il tempo ti compresi >> Lasciai volutamente un attimo di pausa per comunicargli la benevolenza che provavo nei suoi confronti << E’ per tutto questo, che mi rattrista molto sentirti dire queste parole. Sì, non ho mai seguito i consigli che mi davi quando eri ancora imprigionato, ma lo facevo perché andavano contro i miei principi e contro il mio essere. Quando mi dicesti di non fidarmi di Morgana , di pensare a lei come un nemico alla stabilità ed al futuro di Camelot, semplicemete non potevo. Era mia amica e le volevo bene. Conoscevo il suo carattere, sapevo era una donna gentile e di buon cuore. Forte, ma anche fragile, al tempo stesso. Non avrei mai potuto esemirmi dal porgerle la mano, aiutandola nel maggior momento del bisogno, confusione, sconforto e paura. Non avrei mai potuto negarle ciò che avevo avuto io. Qualcuno che potesse supportarla per non farla sentire sola o diversa ed aiutarla per trovare e capire appieno sé stessa. Non oso nemmeno immaginare cosa le sarebbe potuto succedere o cosa avrebbe potuto provare se io non mi fossi fatto avanti. Se io non potessi praticare la magia, preferirei morire. >>  Kilgarrah si mosse sul posto innervosito da ciò che andavo dicendo << E’ anche vero che non  la pratico nemmeno io con libertà, lo faccio principalmente di nascosto. E’ per questo motivo che sono grato a Gaius  per quello che ha fatto per me; avermi dato un luogo sicuro ed assumendo il ruolo di qualcuno con cui poter agire liberamente ed esprimere me stesso. Per questo motivo ho voluto dare lo stesso anche a lei >> assunsi un tono più dolce come di qualcuno che parla, figurandosi nella mente un piacevole ricordo << Sai, volevo esserle amico, diventare per lei un mentore, saggio e maturo. Volevo aiutarla, tutto qui. Poi questi sentimenti che credevo inutili perché impossibili e capaci solo di farmi soffrire per la loro irrealizzazione, sono tornati più forti che mai, e sono stati corrisposti >> conclusi con fare meravigliato, perché non riuscivo ancora a credere alla bellezza di quello che mi fosse accaduto. Mi battei forte la mano sul petto << Io la amo, Kilgaraah. Io la amo >> dissi sorridendo e sentendo gli occhi pizzicare per la gioia. << Ora lei è parte della mia vita, ed io sono parte della sua. Se prima i nostri destini erano legati, ora lo sono anche i nostri cuori. Le predizioni mostrano una realtà possibile. La realtà che sto vivendo ora è la migliore che potrei mai augurarmi, e sono sicuro che anche per lei significhi lo stesso. Io voglio condividere la mia vita con lei, stringerle la mano per poterci incamminare insieme verso un futuro brillante; io e lei, Artù, Gwen , Gaius, tutta Camelot, ...tu. >> Dissi indicandolo con un ceno del capo << Quando quel momento arriverà…Le future generazioni canteranno leggende su quello che compiremo >>.
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Kilgarrah inclinò la testa aprendo il più possibile i suoi grandi occhi, come se forse la prima volta che lo vedesse in vita sua. Quel piccolo ragazzo, che era disceso nel suo antro dopo essere sto richiamato all’improvviso nel cuore della notte, poco più di un anno fa, era cambiato. Una sensazione calda e piacevole si espanse  nel suo petto. Era stato predetto che avrebbe aiutato il prescelto, Emrys, a divenire ciò che era destinato ad essere, ma non era stato predetto che si sarebbe affezionato tanto a quello scricciolo. Quasi come ad un figlio . Aveva sempre invidiato ed , al contempo, odiato quella sua visione ottimistica del mondo, ma nonostante ciò si era sempre dimostrato degno e capace. Non seppe se quella notte, mentre le fiamme che aveva soffiato bruciavano la città, fosse stata la magia del signore dei draghi a placarlo o qualcos’altro. Un senso di rispetto, di affetto che covava nel profondo. Nonostante tutto era orgoglioso di lui.
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<< Merlino, sai che non condivido quello che hai fatto, ma lo comprendo. Sarà perché tra noi due, sono quello più realista, semplcemente io mi preoccupo seriamente per quello che ti potrebbe accadere. >> I suoi occhi brillarono di una luce, che avevo visto di rado provenire da lui. Mi sembrava…affetto? << Le parole che hai detto non sono solo quello, “parole”, ma sono parte di te, della tua anima. Per questo eviterò di continuare a provare a portarti dalla mia parte e convincerti del mio parere. L’intensità e la forza delle tue emozioni e delle tue convinzioni che mi hai comunicato…forse c’è davvero la possibilità per il futuro a cui tu aneli e che tanto declami. Per il tuo bene e per la tua felicità mi auguro che sia così >> Kilgarrah stirò le ali aprendole e muovendole con i potenti muscoli. Sferzate d’aria mi investirono, ma stavolta non mi coprì il viso; volevo guardarlo. << In fondo, nel corso degli eventi ognuno di noi non rappresenta altro che una storia. Resta a noi, e solo a noi, con le nostre azioni e convinzioni, far si che la nostra storia meriti di essere narrata nei tempi a venrie. Io credo che tu non sarai semplicemente una storia che verrà per sempre ricordata. No. Tu sarai molto di più. Ho fiducia in te, giovane mago >> Il suo corpo si sollevò, innalzandosi dapprima lentamente, poi sempre con maggior velocità, volando alto nel cielo e scomparendo alla mia vista.
 
Mi parve di impiegare meno tempo ad attraversare i boschi, rispetto all’andata. Forse perché era una sensazione normale o perché sentivo il mio cuore più leggero. Quando uscì dalla boscaglia, mi concessi alcuni secondi a rimirare il profilo di Camelot, illuminato dalla luna.
Mi mossi nelle ombre, ormai abituato a nascondermi, pensai con un moto di orgoglio ed una leggera amarezza, raggiungendo, finalmente il laboratorio ed il mio letto. Appena percepì la morbidezza del materasso sentì la stanchezza cascarmi addosso. Crollai addormentato, sapendo che avrei dovuto godermi al massimo le poche ore di sonno rimaste.
Sognai Morgana.

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