Capitan America-The Winter Soldier

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Ultimo capitolo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


Era passato un anno da quello che era successo a New York, ma Mia, Steve e Natasha continuavano a lavorare per piccole missioni con lo S.H.I.E.L.D.
Mia cercava di adeguarsi alle abitudini umane e anche Steve si comportava nel modo più normale possibile, anche se era nato negli anni ’30.
Quando non lavorava, faceva jogging o visitava la città.
In quel particolare pomeriggio, il Capitano correva intorno all’obelisco di Wasinghton, seguito da un curioso uomo dalla pelle scura che a lui piaceva prendere in giro.
Essendo un super soldato, correva molto più velocemente di un uomo normale.
-Ti diverti eh?- commentò l’uomo col fiatone. –Sam Wilson.-
-Steve Rogers.-
-Cerchi di integrarti con la società?- chiese l’altro con una ridarella.
-Si, ci sto provando. Vado in giro, uso internet..internet è molto utile, navigo tantissimo.- rispose Steve.
Fu in quel momento che giunsero Mia e Natasha, a bordo di una lussuosa macchina.
-Scusatemi, bei fusti, avremmo un pò da fare.- esclamò Natasha.
 
Fury gli aveva assegnato una missione: dei mercenari francesi avevano preso in assalto una nave dello S.H.I.E.L.D.
Steve, Mia e Natasha giunsero su un aereo al di sopra della nave, mentre il soldato Rumlow li aggiornava sugli ostaggi da salvare.
-Gli ostaggi sono sia uomini che donne e a tenerli dentro è questo mercenario di nome Georges Batroc. Tra di loro c’è un importante imprenditore dello S.H.I.E.L.D. Jasper Sitwell. - spiegò Rumlow, facendogli vedere delle foto per riconoscerli.
Natasha era alla guida dall’aereo, mentre Steve indossava la tuta e Mia si metteva i pugnali dentro gli stivali.
-Hai da fare domani? Sai, dovrebbe essere giorno di ferie e io vorrei godermelo con qualcuno.- disse Steve a Mia.
-Va bene Capitano.- rispose Mia, con sorriso timido.
-Ci siamo!- esclamò Natasha.
Erano giunti al di sopra della nave e il portellone si stava aprendo.
-Mi dirigo subito dagli ostaggi.- continuò Mia, avviandosi all’uscita.
-Aspetta, dobbiamo organizzare un piano d’attacco!- continuò Steve.
-Io ho un piano..- ribatté la Dea. –Attacco.-
Detto questo, salto giù dall’aereo e con del ghiaccio si creò un percorso e ci corse sopra, fino ad arrivare sopra la nave.
Ghiacciò alcune guardie, fin che non giunse anche Steve con il suo scudo insieme a Natasha e Rumlow.
-Romanoff vai al timone e cerca di non far partire questa nave, Mia congela la porta e qualsiasi uomo ci sia dietro.- ordinò Steve.
Mia congelò la porta principale per poi sfondarla con un calcio e fare la stessa cosa con tutti i mercenari che vide.
Ma mentre Steve liberava gli ostaggi da manette e corde, si udì una sirena: la nave stava partendo.
Era Natasha che si doveva occupare di fermarla, ma a quanto pare non aveva eseguito gli ordini.
Steve e Mia si diressero da lei, quando si ritrovarono davanti Georges Batroc.
-Ci penso io a lui.- esclamò Steve.
Mia alzò un sopracciglio e poi un dito, che congelò il mercenario in un attimo.
-Non fare sempre il paladino della giustizia, stanca.- commentò Mia.
Steve alzò gli occhi al cielo mentre si dirigevano da Natasha: la donna era davanti a dei monitor e inserì una pennetta dello S.H.I.E.L.D. nel computer.
-Dovresti essere al timone, ma che combini?!- le chiese il Capitano.
Mia si guardò intorno e capì.- Copi tutti i loro file.-
-Il nostro compito è quello di liberare ostaggi.- esclamò Steve.
-No, quello è il vostro compito e ci siete riusciti egregiamente. Il mio compito era questo, me lo ha chiesto Fury.- spiegò la Romanoff.
Improvvisamente, Mia vide lanciare nella stanza una granata e per proteggere tutti e tre creò una spessa lastra di ghiaccio che fece come scudo durante l’esplosione.
Mia riprese fiato per lo spavento e si poggiò sul pavimento, ma quando lo fece, quasi tutto il pavimento si ghiacciò senza che lei avesse fatto nulla.

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


Furiosi che Fury non gli avesse detto del vero scopo della missione, Mia e Steve si recarono nel suo ufficio per chiedere spiegazioni.
-Tu non ti fidi proprio di nessuno, eh?- commentò Mia.
-L’ultima volta che mi sono fidato, ho perso un occhio.- rispose Nick. –Il compito dell’agente Romanoff era quello di recuperare dei dati, il vostro di salvare ostaggi. Qual è il problema?-
-Il problema è che non mi dici mai niente, nonostante io sia qui da un bel po di tempo.- ribatté la donna.
-E ti stupisci? Dopo tutto quello che hai fatto alla Terra?- continuò Fury.
In quel preciso istante, Mia divenne ancora più pallida in viso di quanto già non fosse, intristendosi a quelle parole.
-Tu non ti sei mai fidato di me.- mormorò, con le lacrime agli occhi per poi voltarsi e andarsene.
-Ricordate tutte quelle astronavi che avete scoperto l’anno scorso? Quello è il progetto Insight e manca pochissimo alla sua apertura.-
Steve venne fuori dal suo angoletto.- Non pensare che io aderisca a questo tuo folle piano di spaventare la Terra. Perché questo non è proteggerla, è mettergli paura.- disse Steve.
Seguì poi Mia negli spogliatoi della base dello S.H.I.E.L.D., vedendola piangere su una panchina.
-Mi dispiace.- le disse, sedendosi accanto a lei.
-Non avevo mai fatto parte di qualcosa in vita mia e mi piaceva essere parte del gruppo.- singhiozzò Mia, asciugandosi il volto.
-Adesso cerca di non pensarci: ti porto in un posto, ti va?-
-Uhm, qualcosa del 21esimo secolo o degli anni ’40?- domandò Mia, sorridendo.
Steve non rispose e le tese la mano che lei strinse con piacere.
 
Quel pomeriggio, Steve portò Mia in un museo che parlava esclusivamente di Capitan America.
La Dea scoppiò a ridere.- Stai scherzando?-
-Beh, tu mi hai detto tutto di te, è il momento che io ti dica qualcosa su di me.- le disse Steve, timidamente.
Entrambi si misero una felpa e un cappello per non essere riconosciuti dagli abitanti in visita.
Mia vide alcune immagini di come fosse Steve prima di esser sottoposto al siero del supersoldato: ovvero un piccolo uomo pelle e ossa, alto almeno un metro e sessanta.
Su un muro vi era un affresco con Steve insieme alla sua squadra che a quei tempi combatteva contro l’HYDRA.
Mia era affascinata e la divertiva il fatto che venisse idolatrato da centinaia di bambini.
Vi era una stanzetta in cui davano dei filmati: in particolare, uno che raccontava di Bucky Barnes, un uomo dai capelli castani,  deceduto in una loro missione.
La Dea notò che Steve si incupì molto quando rivide il suo volto.
-Mi dispiace.- gli disse, accarezzandogli la mano.
-Era il mio migliore amico.- commentò l’altro, tristemente.
-Io non ho mai avuto amici.. A parte Loki, ovviamente.- continuò Mia.
-Adesso hai noi...- le disse l’altro, guardandola negli occhi. –Hai me.-
Lei fece un leggero sorriso e le loro mani si strinsero, mentre nemmeno si accorsero che i loro volti si stavano avvicinando.
Le loro labbra si stavano per incontrare, quando partì un altro filmato: una donna dai capelli mossi che sembrava conoscere Steve piuttosto bene.
Non appena lui la rivide, sorrise pienamente e per un attimo si scordò di Mia.
Notando come la guardava, la Dea uscì fuori dal museo imbarazzata.
Steve la seguì. –Dove stai andando?-
-Lei chi è?- chiese Mia.
-Una mia vecchia amica, probabilmente adesso avrà 80 anni.- rispose l’altro, con sorriso malinconico.
-L’amavi?-
Ci fu un attimo di silenzio, fin che Steve non annuì. –Ma lei è il mio passato, adesso devo pensare al mio futuro.- continuò, avvicinandosi a lei.
-E qual è il tuo futuro?-
-Tu.- sussurrò lui.
Le loro labbra si incontrarono in un dolce bacio.
Ripresero a baciarsi solo quando tornarono nel palazzo in cui vivevano: avevano due appartamenti l’uno accanto all’altro.
Steve l’afferrò e la prese in braccio mentre salivano le scale, ma fu in quel momento che udirono qualcosa dalla casa del soldato.
Sentivano della musica.
-Hai lasciato lo stereo acceso?- domandò Mia, confusa.
-No…- rispose Steve: a quanto pare, qualcuno era entrato senza permesso. –Io entro dalla finestra.- mormorò, consegnandole le chiavi.
Mia aprì lentamente la porta, mentre Steve scese giù dalla finestra, afferrando il suo scudo.
Entrambi si tranquillizzarono quando notarono Nick Fury, seduto su una poltrona, al buio.
-Non ricordo di averti dato le chiavi.- gli disse Steve.
-Non ne ho bisogno. Mia moglie mi ha cacciato.- disse Nick.
-Non sapevo fossi sposato.-
Quando Mia accese la luce, notò che l’uomo era ferito e sanguinava dal naso e dalla testa.
Nick gli fece cenno di fare silenzio: spense la luce e scrisse qualcosa sul suo telefono.
Orecchie ovunque.
SHIELD compromesso.
-Chi altro sa di tua moglie?- chiese Steve, ancora più stranito di prima.
-Non l’ho detto a nessuno.- rispose l’altro, scrivendo ancora sul telefono.
Solo noi.
Prima che potessero continuare a parlare, improvvisamente qualcuno sparò dalla finestra e colpì Fury con alcuni proiettili.
-Chiama il 911!- esclamò Steve, per poi prendere lo scudo e rincorrere l’aggressore.
Quindi saltò dalla finestra e lo seguì fra i tetti dei palazzi: gli lanciò lo scudo per fermarlo, ma lui l’afferrò subito con un braccio di metallo.
Tutto ciò spaventò Steve, era più forte di quanto immaginasse, ma non era riuscito a vedere il suo volto.

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


Fury venne subito portato in ospedale e operato per estrarre i proiettili.
Mia, Steve e Natasha potevano vedere, oltre il vetro della sala operatoria , che i proiettili avevano perforato la maggior parte degli organi.
L’uomo aveva avuto un arresto cardiaco e non ce l’aveva fatta.
Natasha era molto dispiaciuta e arrabbiata di non sapere il motivo per cui era morto.
Tutti e tre gli diedero un ultimo saluto prima che venisse portato all’obitorio.
-Perché era venuto da voi?- domandò lei.
-Non lo sappiamo.- rispose Steve.
-Era già lì quando siamo arrivati.- aggiunse Mia.
Natasha li guardò dalla testa ai piedi. –Non siete capaci a mentire.- esclamò, per poi andarsene.
Mia prese Steve da una parte per parlargli di nascosto.
-Mentre tu inseguivi l’aggressore, Fury mi ha dato questa.- gli sussurrò, mostrandogli la pennetta che Natasha aveva usato quella sera sulla nave. –E mi ha detto di non fidarmi di nessuno.-
-Ancora non sappiamo chi e perché lo hanno aggredito, da questo momento in poi siamo solo io e te. Guardiamoci le spalle.- commentò Steve.
Sul posto giunse Rumlow, che li scoprì parlare silenziosamente. –Capitano, ti vogliono allo S.H.I.E.L.D.- gli disse, per poi lasciarli soli.
-Non possiamo tornare allo S.H.I.E.L.D. con la pennetta.- continuò Mia.
Steve diede un’occhiata al distributore che stavano riempiendo in quel momento. –So io dove metterla.-
 
Quindi, Steve venne scortato alla base dello S.H.I.E.L.D.  nell’ufficio del segretario generale Alexander Pierce, uno dei tanti superiori di Nick Fury.
Un uomo sulla sessantina, dagli occhi azzurri e piani futuristici.
-Reclutai Nick quando era molto giovane: lo definivo abbastanza spietato per nominarlo co-capitano dello S.H.I.E.L.D.- spiegò Pierce. –Mi dispiace che sia morto, ma cosa ci faceva nel suo appartamento?-
-Non lo so, mi ha detto di non fidarmi di nessuno.- rispose Steve e così avrebbe fatto.
-E la pennetta con tutti i dati?-
Steve sapeva di dover mentire per scoprire chi aveva ucciso Fury. –Non so dove sia.-
-Sapeva che Nick aveva messo delle cimici nel suo appartamento?-
-Si.-
-E che era stato lui a metterle? O che la sua vicina era un agente dello S.H.I.E.L.D.?- continuò Pierce, che poi accese un monitor che raffigurava Georges Batroc, una volta scongelato. –Lo hanno arrestato ieri sera, ha detto che era stato sotto pagato da un agente dello S.H.I.E.L.D. per fermare Captain America.-
-Intende insinuare che sia stato Fury ha ingaggiare i pirati?-
-Qualcuno ha ucciso il mio amico e io scoprirò chi è stato, ma tutto questo non le sembra sospetto?-
Steve era confuso e sapeva che doveva scoprire assolutamente cosa ci fosse su quella pennetta.
Uscì dall’ufficio e dopo aver trovato Mia, le raccontò tutto.
Entrarono in ascensore, diretti all’ospedale per riprendere la pennetta.
Ma mentre scendevano i piani, gli agenti dello S.H.I.E.L.D entravano pian piano in ascensore ed erano tutti armati: non sembravano per niente amichevoli.
Persino le persone in giacca e cravatta avevano una pistola, tra cui Rumlow.
Mia e Steve si lanciarono un’occhiata, che fossero venuti lì per loro?
-Nessuno di voi ha caldo?- domandò Mia, con le mani già pronte per ghiacciare qualcuno.
-Prima di cominciare, qualcuno vuole scendere?-
Tutti intorno a loro cercarono di colpirli con pistole e pugni, ma Steve era ovviamente più forte.
Fin che non usarono un teaser contro di lui e si ritrovò debole.
Nel vederlo così, Mia non esitò a ghiacciare gli uomini che li stavano colpendo insieme a tutto l’ascensore.
Esso iniziò a precipitare: Steve afferrò Mia e con lo scudo ruppe il vetro, lanciando entrambi fuori dall’edificio.
Corsero alla moto e mentre altri soldati gli sparavano, fuggirono via verso l’ospedale.
 
Sfortunatamente, qualcuno aveva preso la pennetta, ma non una persona qualsiasi.
Natasha era appena riuscita a trovare il nascondiglio e Steve era arrabbiato anche con lei, forse non doveva fidarsi nemmeno di quella sua amica.
Sia Steve che Mia indossarono un cappello e una felpa per non essere riconosciuti e presero Natasha da una parte.
-Che cosa c’è su quella pennetta?!- le chiese Steve.
-Non lo so.- rispose Natasha.
-Non mentirmi!-
-Faccio solo finta di sapere tutto, Steve! L’ho fatto solo perché me l’ha chiesto Fury.- esclamò la donna.
-Pierce crede che sia stato Fury ad ingaggiare i pirati.- continuò lui.
Natasha ci pensò un pò su. –Ha senso.-
-Come facciamo a leggere quello che c’è sulla pennetta?- domandò Mia.
-Ci ho provato, ma è criptata. Dovete trovare un computer e scoprire da dove viene il file: andate in un centro commerciale, trovate un negozio di pc, ma dovete farlo di nascosto. Non fatevi vedere e non parlate con nessuno.- spiegò la Vedova Nera.
-Tu non vieni con noi?- continuò Steve.
-No, sarò la prima persona che collegheranno a voi. Adesso sapranno tutti i vostri movimenti, qualsiasi tweet, qualsiasi messaggio.- rispose lei. – Forse so chi ha ucciso Fury. Qualche anno fa, in una missione, venimmo attaccati da un uomo con una maschera e un braccio di ferro che mi sparò: gli agenti lo chiamavano il Soldato D’inverno. Non dargli la caccia, non ci riuscirai.-

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


Dopo aver ringraziato Natasha per le informazioni, Steve e Mia si diressero in un centro commerciale e poi in un Apple Store per cercare di localizzare la provenienza della pennetta.
Ovviamente non dovevano essere scoperti e Steve aveva indossato persino degli occhiali: una volta inserita la pennetta, avevano 9 minuti di tempo prima che essa si collegasse ai computer dello S.H.I.E.L.D.
Ad un certo punto, un addetto del negozio venne verso di loro e sembrava che li avesse riconosciuti.
-Serve aiuto?- domandò egli.
-Oh no, non si preoccupi, io e il mio fidanzato stiamo cercando una destinazione per la luna di miele!- esclamò Mia, cercando di fare un sorriso convincente.
-Oh, congratulazioni! E che cosa avete scelto?-
Steve lesse sullo schermo che la pennetta proveniva dal New Jersey. –New Jersey.- rispose.
-Beh, se avete bisogno, sapete dove trovarmi.-
Steve cercò di sembrare convincente nel suo ruolo, ma il sorriso scomparve quando lesse la città in questione.
-La conosci? Ci sei stato?- domandò Mia.
-Si.-
Mentre uscivano dal negozio, sulle scale mobili, entrambi notarono che Rumlow e altri agenti li avevano raggiunti.
Stavano venendo verso di loro.
-Baciami.- disse improvvisamente Mia.
-Cosa?-
-Ho imparato che scambi di affetto in pubblico mettono in imbarazzo la gente.- spiegò Mia.
Prima che Runlow li notasse, i due presero a baciarsi in modo appassionato e quasi il Capitano non arrossì.
 
Steve riuscì a rubare una macchina e i due si diressero subito lì.
-Dove ha imparato Capitan America come rubare un’auto?- chiese Mia, con un sorrisetto divertito.
-Nel 1941 rubavo i carri armati.-
Mia scoppiò a ridere. –E…ieri sera, quello era il tuo primo bacio dal 1941?-
 –So di essere fuori allenamento.-
-Non ho detto questo, tu sei perfetto in tutto, l’ho sempre pensato.- commentò Mia, che ripensando a se, al fatto di essere imperfetta, si incupì.
-Che c’è?- domandò lui, vedendo che il suo umore era calato.
-E’ successa una cosa sulla nave, quella sera: ho congelato una cosa senza volerlo.- rispose Mia, pensierosa. –Ho servito lo S.H.I.E.L.D. per tre anni e tutto questo mi ha scombussolato. E’ come se i miei poteri non fossero pronti a questa…questa tempesta.-
-Forse non sei pronta, ma ci sono io qui con te.- le disse Steve, stringendole la mano.
Verso sera, giunsero in quello che sembrava un accampamento militare: per questo Steve lo conosceva, era lì che era stato addestrato.
Il soldato condusse la Dea in un edificio sospetto: infatti, quando accesero la luce, notarono che si trattava di una base antica dello S.H.I.E.L.D.
Sul muro c’era il suo simbolo, l’aquila con le ali spiegate e alcuni quadri degli agenti che avevano creato l’organizzazione, tra cui il padre di Tony Stark.
Curiosando qua e là, Steve trovò una stanza dove vi era una fila di computer e una fessura per U.S.B.
-E’ un attrezzatura antica, è impossibile che la pennetta sia venuta da qui.- commentò Mia, premendo il tasto di accensione.
I monitor si accesero e si udì una voce con accento tedesco parlare.
-Rogers Steve, nato a Brooklyn nel 1918. O’Neil Mia, nata a Johtuneim in data imprecisa.- disse essa.
-Lo conosco, è Zola, uno scienziato tedesco e braccio destro di Teschio Rosso. E’ morto anni fa.- continuò Steve.
-Primo errore, io sono svizzero. Secondo errore, io non sono mai stato più vivo di così, guardatevi intorno.- ribatté Zola. –Quando il regno di Teschio Rosso cadde, lo S.H.I.E.L.D. mi reclutò e così L’HYDRA cresceva sempre di più all’interno dell’organizzazione.-
-Impossibile, lo S.H.I.E.L.D. vi avrebbe scoperti.- commentò Mia.
-Lo S.H.I.E.L.D. era d’accordo: con il passare degli anni ci sarebbero state inspiegabili morti e complotti.- continuò Zola, mostrando le immagini di Award Stark e di Nick Fury.
Improvvisamente, si udì il suono di pale in movimento: c’era un aereo sopra di loro.
-Che cosa è il progetto Insight?!- chiese Steve.
-Purtroppo non avremmo il tempo di parlarne, un missile è diretto verso di voi.- rispose Zola. –Non l’ha ancora capito Capitano? Siamo entrambi fuori tempo.-
Mia afferrò Steve in fretta in furia ed in un secondo creò intorno a loro una spessa lastra di ghiaccio che gli fece come scudo.
Il missile colpì l’edificio, facendo esplodere tutto, ma fortunatamente Steve era illeso e Mia sembrava svenuta.
Il soldato si fece strada tra le macerie con la donna in braccio e la portò fuori, scuotendola per svegliarla.
In quei secondi che Mia non dava segno di vita, Steve si spaventò a morte.
La Dea  tossì un pò di polvere, ma si riprese quasi subito.
Non sapendo dove andare, Steve decise di fare una visita ad un amico.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


Steve bussò alla porta di Sam Wilson, l’uomo conosciuto mentre faceva jogging.
-Mi dispiace disturbarti, mi chiedevo se potessi ospitarci per un pò.- gli disse Steve.
-Tutti quelli che conosciamo ci vogliono morti.- continuò Mia.
-Non tutti.- disse Sam, facendoli entrare. –Ripulitevi e riposatevi un pò.-
Mia si fece una doccia e Steve si rinfrescò il viso.
-Non posso credere che l’HYDRA si sia infiltrata nello S.H.I.E.L.D. così a fondo.- commentò Mia. –E mi dispiace anche che tu sia morto per niente.-
Steve ridacchiò. –Non fa niente, dopotutto sono ancora qui.- disse Steve, prendendole poi la mano.
-Come hai fatto a capire che potevi fidarti di me?- chiese lei.
-L’ho capito poco fa. Per un attimo, ho avuto paura di perderti.- spiegò Steve. –Ho sentito che non potevo fare senza di te.-
-Ma Steve..tu sei Ca..-
-Lo so cosa sono, ho comunque avuto paura.-
Mia fece un leggero sorriso e lo baciò dolcemente sulle labbra, quando sentirono Sam schiarirsi la voce.
-La colazione è pronta.- gli disse.
Tutti e tre si misero a tavolo per mangiare.
-Chi può avervi mandato quel missile?- chiese Sam.
Steve ci pensò su. –Pierce: ha il potere e le capacità per farlo.-
-Dovremmo fermarlo, ma abbiamo bisogno d’aiuto.- continuò Mia.
-Posso darvi una mano.- intervenne Sam.
-Non posso chiedertelo Sam, potrebbe essere pericoloso.- ribatté Steve.
-Ho anche io i miei segreti, Capitano.-
Sam gli consegnò un fascicolo di se stesso quando lavorava in marina: con se aveva uno zaino contenenti delle ali metalliche.
-Fantastico, ma dobbiamo farci dire da qualcuno cos’è questo progetto Insight e chi paga per tutte quelle astronavi.- intervenne Mia.
-Jasper Sitwell, ecco perché ce lo hanno fatto salvare.- esclamò Steve.
-Bene, troviamolo e facciamoci dire tutte le informazioni. Ma sappi che ci sarà anche lui..-
-Mia..-
-Ci sarà il Soldato d’Inverno e proprio perché si chiama così, mi occuperò io di lui.-
-Mia..-
-Cosa?-
Steve posò gli occhi sulla sua tazza, facendole notare che era completamente ghiacciata.
Mia sobbalzò all’indietro: ancora una volta aveva fatto qualcosa senza volerlo.
-Sicura di stare bene?- le chiese Steve, per sicurezza.
-Si, tutto bene, vogliamo andare?-
 
Avevano localizzato Jasper Sitwell, anche lui dell’HYDRA,  fuori da un hotel ed erano riusciti ad avere il suo numero di telefono per contattarlo e parlargli in assoluta discrezione.
-Pronto?-
-Tutta quella recita per niente.- rispose Sam.
-Chi parla?- chiese l’altro, accigliato.
-Il bel fusto con gli occhiali da sole alle tue ore dieci.-
Sitwell si guardò intorno e vide Sam ad un tavolino di un chiosco.
-Esatto, obiettivo centrato. Adesso ti porterò da dei miei amici e ci parlerai del progetto Insight.- continuò Sam.
-Cosa ti fa credere che riuscirai a convincermi?-
-Beh, quella cravatta che hai sembra molto costosa e non voglio rovinarla.- continuò Sam, facendo notare che Jasper era stato preso di mira e rischiava di essere ucciso.
Per spaventarlo, Mia e Steve condussero Sitwell su un tetto di un edificio.
-Cos’è il progetto Insight?- gli chiese il soldato.
-Il futuro, Rogers. Zola ci ha mostrato tutto.- rispose, con un sorrisetto soddisfatto mentre veniva spinto sulla ringhiera. –Non mi butterai giù, non è da te.-
-Hai ragione, non è da me, ma è da lei.- esclamò Steve, riferendosi a Mia.
La donna gli diede un calcio in pieno petto e l’uomo volò giù dal palazzo.
Ovviamente non potevano ucciderlo, così Sam lo afferrò volando grazie alle sue ali e lo riportò sul tetto.
-Va bene, va bene! Zola ha progettato un algoritmo su tre Helicarrer che individuerà chiunque in futuro potrebbe fermare l’HYDRA.- spiegò Sitwell, spaventato. –Migliaia di persone.-
 
Steve e Mia sapevano che gli Helicarrer erano situati alla base dello S.H.I.E.L.D. e dovevano fare qualcosa per fermare il lancio.
Ma mentre si muovevano in auto, sentirono qualcuno saltare sul parabrezza.
Ruppe il vetro e la macchina sbandò.
Steve usò lo scudo per rompere un portellone e far uscire tutti, notando poi che l’aggressore era il Soldato D’inverno.
Aveva con se fucili e altri soldati.
Steve, Mia e Sam si divisero per far sparpagliare i soldati e ucciderli meglio, mentre il Soldato inseguiva la Dea in corsa.
La donna gli lanciò ghiaccioli appuntiti come fossero proiettili, ma non gli fecero nulla.
-Scappate! Andate via!- urlava ai civili.
Quando tutte le persone fuggirono, Mia lanciò una macchina addosso all’uomo, ma il suo braccio di ferro era più forte di quanto pensasse.
Le afferrò il collo e per difendersi, lei gli diede un calcio sul viso, facendogli saltare via la maschera che gli ricopriva dal naso in giù.
Lo riconobbe subito, si trattava di Bucky, il migliore amico di Steve.
In fretta e in furia gli congelò le gambe per ottenere tempo e avvisare Steve che dovevano andarsene subito di lì, non voleva che scoprisse che l’aggressore di Fury era un uomo a cui teneva.
Steve si stava proteggendo dagli spari con lo scudo e condusse Mia dietro un autobus.
-Steve, dobbiamo andarcene, subito!- esclamò.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


-Ci sto provando! Che cosa è successo?!- gridò Steve.
-Non ha importanza, ma dobbiamo andarcene!-
Fu in quel momento che entrambi notarono che i soldati avevano appena piazzato un bazooka dritto verso di loro.
L’autobus esplose e i due furono costretti a separarsi di nuovo.
Steve corse a destra verso i soldati, Sam gli stava dando una mano.
Mia corse a sinistra e si ritrovò davanti Bucky con un fucile pronto: gli lanciò i propri pugnali, ma lui li evitò.
La donna urlò il nome di Steve e il soldato corse verso di lei in suo aiuto.
Fu in quel preciso istante che Bucky la colpì con quattro proiettili e Mia cadde a terra.
Il capitano si avventò sul Soldato d’Inverno e con un calcio gli tolse l’arma di mano: lo guardò negli occhi e lo riconobbe.
-Bucky..-
-Chi diamine è Bucky?- esclamò l’altro.
Sembrava non riconoscesse Steve.
I soldati ebbero il sopravvento e catturarono tutti e tre, mettendoli in un furgone con due agenti mascherati.
Mia sanguinava, ma si stava rigenerando lentamente.
-Mi ha guardato negli occhi: era Bucky, ma non mi ha riconosciuto.- mormorò Steve tra se e se.
-Ma come è possibile? Dovrebbe essere morto.- commentò Sam.
-Zola: gli hanno fatto degli esperimenti.- continuò l’altro. –Tu lo sapevi?- chiese a Mia, con fare duro.
-Gli ho tolto io la maschera.- rispose lei.
-E non me lo hai detto?!-
-Non saresti stato più lucido.-
-Stavo per ucciderlo! Non decidi tu chi sono i miei nemici!- esclamò Steve.
-Steve, vacci piano.- intervenne Sam. –Ha bisogno di un medico!- disse poi alle due guardie.
Improvvisamente, una di loro usò un teaser dalla divisa per stordire l’altra.
Togliendosi il casco, i tre notarono che si trattava di Natasha.
Grazie a lei, evasero senza che nessuno se ne accorgesse e la Vedova Nera li condusse ad una base postata sotto quella che sembrava una caverna.
Dei medici gli vennero in contro.
-4 proiettili in petto, qualcuno li estragga!- gli disse Natasha. –Ma prima, vorrà vedere lui.-
La donna li condusse dietro una tenda che nascondeva un lettino da ospedale: steso lì, vi era Nick Fury, che ancora respirava.
Sia Mia che Steve furono sorpresi di vederlo.
-Non è possibile, eri morto davanti a miei occhi.- commentò Mia, mentre veniva curata.
-Dovevano pensare che fossi morto così da continuare i loro piani.- disse Fury. –Ho comunque due costole rotte e un polmone perforato.-
-C’è Pierce dietro tutto questo, vero?- domandò Steve.
-Si e sappiamo come fermarlo, ma ci servivate voi.- rispose Nick.
Natasha prese una valigetta dentro al quale c’erano tre chip di controllo.
-Dovete salire sugli Helicarrer e sostituire i loro chip di controllo con i nostri. Questo impedirà alle astronavi di uccidere persone e si distruggeranno a vicenda.- spiegò Fury.
-Non possiamo metterne uno solo, servirà inserirli tutti e tre.- continuò Natasha.
-Bene, faremo un Helicarrer a testa.- intervenne Mia.
-No, tu resti a terra. Ci penseremo io e Falcon.- disse Steve.
-Perché?! Sai che sono brava, posso farcela!- ribatté lei.
-Ho detto che resti a terra con Natasha, impedisci che Pierce mandi le sue difese.-
Nonostante fosse arrabbiata, Mia si andò a preparare, mentre Sam si avvicinò a Steve.
-Falcon?-
-Mi è venuto in mente sul momento.-
-Mi piace.-

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


Steve, Mia, Natasha e Falcon giunsero sul posto con un elicottero e mentre il Soldato e il Falco si sarebbero occupati degli Helicarrer, la Vedova Nera e la Dea entrarono nell’ufficio di Alexander Pierce.
Per Sam fu facile sostituire i chip di controllo, visto che aveva le ali.
Ma per Steve fu alquanto difficile, soprattutto perché a bloccarlo c’era Bucky.
Il Capitano stava per inserire il chip, quando notò una presenza alle proprie spalle.
Il Soldato D’inverno era dietro di lui e aveva con se un’arma.
Steve gli lanciò lo scudo, ma ancora una volta egli lo afferrò con il pugno di ferro.
A quel punto, i due si guardarono negli occhi: era guerra.
Intanto, mentre Mia puntava una pistola contro Pierce, Natasha era al computer per disattivare le difese dell’edificio: ovvero comandare ai soldati di non attaccare il Capitano Rogers.
-Non riuscirete mai ad accedere al database, ci vogliono le password di due membri alfa.- disse Pierce.
-Oh, non preoccuparti, abbiamo ospiti.- gli disse Mia.
In quel momento, ecco entrare dalla porta Fury: anche Pierce sembrava sorpreso di vederlo.
-Ti credevo morto.- commentò il segretario.
-Ci vuole molto di più per uccidermi.-
-Abbiamo cancellato il tuo account alfa quando sei morto.- continuò l’altro, mentre Mia lo spingeva a scrivere la propria password sul monitor.
-Lo so benissimo, ma caro amico mio, se vuoi starmi sempre un passo avanti, devi aprire bene gli occhi.- esclamò Nick, che usò l’impronta del bulbo oculare dell’occhio bendato per entrare nel proprio account.
-Non convincerete i soldati che fanno già parte dell’HYDRA, noi costruiremo un mondo nuovo e loro lo sanno.-
Mia sapeva che Pierce aveva ragione: si avvicinò al microfono per parlare a tutti gli agenti presenti nell’edificio. –Mi ricevete? Sono Mia O’Neil e sto contro il segretario Alexander Pierce. L’HYDRA ha preso possesso dello S.H.I.E.L.D. e quello che ne verrà saranno solo morti di innocenti. Credetemi se vi dico che non funzionerà, nasceranno nuove popolazioni che decideranno che l’HYDRA è solo una fanatica fantasia distruttiva. Quindi, quest’oggi combattete con noi, combattete al nostro fianco perché noi.. io.. combatto al fianco di Captain America.-
Improvvisamente, Pierce prese una piccola pistola da dietro i pantaloni e la puntò contro Mia: stava per sparare, ma Fury lo colpì per primo.
Prima di morire, l’uomo sussurrò  il saluto dell’HYDRA.
 
Molto presto, alcuni dei soldati presenti nella base si ribellarono e cercarono in qualsiasi modo di aiutare Steve.
Il Capitano si trovava sull’ultimo Helicarrer, ma veniva contrastato da Bucky, che, fuori di senno, non gli consentiva di mettere l’ultimo chip.
-Ti chiami Bucky Barnes, sei nato nel 1917 e sei mio amico!- gli diceva Steve, per cercare di fargli ricordare. –Per favore, non farmelo fare…-
Si andarono in contro e iniziarono a prendersi a pugni e calci.
 
 
 
-Non voglio combattere con te.- sussurrò poi, lasciando cadere il proprio scudo.
Nonostante gli avessero fatto il lavaggio del cervello, Bucky sembrava iniziare ad avere dei ricordi di Steve: era indeciso.
Gli andò in contro e con un calcio lo stese a terra: il Capitano si lasciò colpire. -Tu sei la mia missione!- gridò, iniziando a prenderlo a pugni.
-Allora completa la tua missione..- balbettò Steve, ormai pieno di sangue.
Natasha, Mia e Fury erano in volo su un elicottero per vedere meglio la situazione.
Mia notò che il Capitano era in difficoltà.
-Devo aiutarlo!- esclamò.
-Lui non vuole coinvolgerti!- intervenne Natasha.
-Non mi importa!-
Mia saltò dal portellone dell’elicottero fino all’Helicarrer, postandosi dietro a Bucky silenziosamente.
Steve le lanciò il chip prima che il Soldato D’inverno la vedesse e la Dea corse velocemente a sostituirlo.
Bucky ringhiò e andò verso di lei.
-Non è lei il tuo nemico, sono io!- lo bloccò Steve.
Ora che i tre chip erano stati inseriti, Natasha avrebbe dato l’ordine: gli Helicarrer si sarebbe distrutti a vicenda.
-Mia, va.- continuò il Capitano.
-Ma Steve, se non te ne vai ora..-
-Ho detto va!- ripeté l’altro.
Per una volta, Mia non ascoltò affatto il capitano e usò uno dei suoi coltelli e pugnalò Bucky.
Intanto, le astronavi stavano precipitando e Natasha era in cerca di Sam.
Falcon era ad uno dei palazzi più alti della base dello S.H.I.E.L.D. , a prendere a pugni Rumlow.
I due iniziarono a correre via quando una delle astronavi iniziò a precipitare proprio verso il palazzo.
Avendo le ali rotte, Sam fu costretto a saltare dal palazzo fino all’elicottero, con successo.
Bucky cadde a terra ferito, mentre Steve era a terra stremato.
Ma improvvisamente, il Soldato d’Inverno si tolse il coltello dal petto e lo usò per rompere il vetro che sorreggeva Steve.
 

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Capitolo 8
*** Ultimo capitolo. ***


L’uomo cadde giù verso l’asfalto e Mia non ci pensò due volte a saltare e afferrarlo.
Puntò la mano verso l’asfalto e creò una fossa di neve spessa: l’atterraggio non fu dei migliori, ma più morbido di quanto sarebbe stato se non l’avesse fatto.
Mia controllò che Steve respirasse ancora, quando aprì gli occhi.
-Non credere che questo cambi qualcosa.- balbettò Steve.
Mia si incupì, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, non l’aveva ancora perdonata.
E allora perché continuare a essere un’eroina se non aveva una ragione per farlo?
Per quell’attimo si ricordò chi era in precedenza, quando vide Bucky a pochi passi da loro, illeso.
Il suo sguardo era strano, come se avesse ricordato qualcosa.
 
Gli Helicarrer erano distrutti e L’HYDRA spezzata, anche se forse, non per sempre.
Steve fu portato in ospedale e ne uscì guarito pochi giorni dopo.
Steve, Mia, Fury e Sam si riunirono in un cimitero, in mezzo alla foresta, dove vi era la tomba di Nick.
-Per tutti quanti io sono morto.- disse Fury.
-Il tuo segreto è al sicuro con noi.- disse Steve.
-Sicuro di non volerti unire a noi? Ci serve uno come te.- disse Nick a Sam.
-Io faccio quello che fa il Capitano, solo più lento.- rispose l’altro.
-Beh, buona fortuna.- continuò l’uomo. –E a te, buon viaggio.- disse a Mia, dandole un bacio sulla fronte.
-Te ne vai?- le chiese il Capitano, abbastanza confuso.
I due raggiunsero un posto desolato della foresta. –Si, devo tornare ad Asgard.- rispose Mia.
In quel momento, dal cielo giunse Thor, come un fulmine caduto.
Steve sembrava poco interessato. –Fa come vuoi.-
Mia si sentì ancora più ferita che non le importasse e gli diede una spallata, affiancandosi a Thor.
Visto che il Bifrost era distrutto, solo lui poteva riportarla indietro.
-Aveva ragione Capitano, io non sono pronta per la tempesta..- gli disse, stringendosi al Dio. –Io sono la tempesta.-
 
CONTINUA…
 
Mia e Thor tornarono ad Asgard e la donna si ritrovò davanti ad Haimdall.
-Ciao Mia.- le disse.
-Ciao Haimdall, non ti sono mancata?- gli chiese lei, con una ridarella mentre con uno schiocco di dita, rindossava di nuovo il suo abito nero.
-In un certo senso.- rispose l’altro.
-Beh, abituatici.- continuò Mia, guardandolo con un sorrisetto. –Sono tornata.-

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