Elizabeth Potter e il Mistero del Fratello Scomparso di Mary Evans (/viewuser.php?uid=86518)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Notizie e Binario 9 e 3/4 ***
Capitolo 3: *** Arrivo ad Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Nuovi Incontri e Maledizioni Senza Perdono ***
Capitolo 5: *** Esercitazione e James Potter ***
Capitolo 6: *** Conseguenze ***
Capitolo 7: *** DNA e ??? ***
Capitolo 8: *** La Prima Prova del Torneo Tremaghi ***
Capitolo 9: *** Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 10: *** Pozioni e Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Pugni e Verità ***
Capitolo 12: *** Dimensione bianca ***
Capitolo 13: *** La Terza Prova Tremaghi o Anche Quando Gli Va Male Poi Gli Va Bene ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
Il
cancello
cigolò appena quando lo apri, ma James Potter non lo
senti.
La
sua mano bianca sfilò la bacchetta da sotto il
mantello e la puntò verso la porta, che si
spalancò.
Aveva
varcato la soglia quando James arrivò di corsa
nell'ingresso.
Facile,
troppo facile, non aveva nemmeno preso la bacchetta...
«Lily,
prendi Harry e Beth e corri! è lui! Vai! Scappa! Io lo
trattengo...»
Trattenerlo,
senza una bacchetta in mano!... Rise prima di scagliare la
maledizione...
«Avada
Kedavra!»
La
luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina
contro la
parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini.
James
Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i
fili...
La
senti urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva
sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere... Salì
le scale, ascoltando
divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro... nemmeno lei aveva la
bacchetta... quanto erano stupidi, e fiduciosi a riporre la loro
salvezza negli
amici, ad abbandonare le armi anche solo per qualche
istante...
Forzò
la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole
frettolosamente
accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, i
bambini
in braccio. Nel vederlo, depose i piccoli nel lettino alle sue spalle e
aprí le
braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendoli
sperasse di
poter essere scelta al loro posto...
«No!
Harry e Beth no, ti prego!»
«Spostati,
stupida... spostati...»
«Harry
e Beth no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non
loro...»
«È
il mio ultimo avvertimento...»
«Non
i miei bambini! Ti prego... Per favore... loro no! Harry e Beth no!
Per favore... farò qualunque cosa...»
«Spostati...
spostati, ragazza...»
Avrebbe
potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che
fosse
più prudente finirli tutti...
La
luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il
marito. In tutto
questo tempo i bambini non aveva mai pianto: stavano in piedi,
aggrappati alle
sbarre del lettino, e guardavano l'intruso in faccia con una sorta di
vivo
interesse, come se pensassero che sotto il mantello fosse nascosto loro
padre,
pronto a fare altre lucine divertenti, e che la loro mamma sarebbe
tornata su
da un momento all'altro, ridendo...
Puntò
la bacchetta attentamente contro i volti dei due bambini: voleva
vederla bene, la distruzione di quegli unici, inesplicabili pericoli.
Il
bambino scoppiò a piangere, e la sorellina con lui. In un
istinto di protezione
spinse la sorellina a sedere sul lettino e si mise davanti a lei come
per
proteggerla: si era accorto che non era James.
Non
gli piaceva che piangessero, non aveva mai sopportato i bambini che
frignavano all'orfanotrofio...
«Avada
Kedavra!»
E
poi esplose: non era più nulla, null'altro che dolore e
terrore, e
doveva nascondersi, non lì tra le macerie della casa
distrutta, dove i bambini
erano intrappolati e urlavano, ma lontano...
lontano…
E
mentre il Signore Oscuro cercava riparo, un’altra figura
avvolta in un
mantello nero comparve d’improvviso nel salotto dei
Potter.
Si
avvicinò a James Potter, ancora riverso a terra, e vi si
inginocchió
con un sorriso.
Il
suo tempismo era stato perfetto.
Mise
una mano sul petto dell’uomo, e come per magia egli riprese a
respirare.
Si
alzó da terra, sapendo che avrebbe dormito per almeno tre
ore, e si
diresse al piano superiore.
I
bambini piangevano, continuando a guardare il corpo immobile della
madre
davanti a loro, con una ferita insanguinata a forma di saetta che
spiccava
sulle loro fronti.
Alla
vista della figura incappucciata il maschietto smise
all’istante.
Ella
si avvicinó al corpo della giovane donna e, come prima aveva
fatto
con il marito, la fece tornare a respirare.
Le
lasció un bacio sui capelli ramati prima di alzarsi e
rivolgere la sua
attenzione ai due bambini nella culla, che adesso lo fissavano
incuriositi nel
più totale silenzio.
In
qualche modo avevano capito che non rappresentava una
minaccia.
La
figura si rivolse prima alla bambina e le fece una carezza, sfiorando
appena la sua cicatrice.
«Ah,
piccola Beth, mi dispiace doverti privare del tuo fratellino, ma
sappi che un giorno vi rincontrerete quindi porta
pazienza.»
quindi
si rivolse al maschietto «Harry saluta tua sorella, tra poco
ce ne
andremo.»
Sì
sentì quasi stupida nel rivolgersi ad un bambino di un anno
con quelle
parole, come se in qualche modo lui potesse capirla, ma si riprese in
fretta.
Lasció
ai due gemelli qualche altro minuto da trascorrere insieme, poi
prese il maschietto in braccio e con la bacchetta tracció
una runa sopra il
lettino, proprio nel punto in cui prima c’era Harry.
La
copertina si annerí, come colpita da una maledizione, e la
figura si
smaterializzó con il piccolo Potter in braccio.
Il
giorno dopo, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva
in segreto e levava i calici per brindare ‘a Elizabeth
Potter, la bambina che è
sopravvissuta’, mentre pochi intimi piangevano per la
scomparsa di Harry
Potter.
XXXXXXXXXXXXXX
Salve
a tutti, questa è una storia scritta a quattro mani da me e
fenice
cremesi. L’inizio del prologo è tratto dai libri
di Harry Potter e non
appartengono a noi ma a J.K.Rowling. Stesso dicasi per altre parti dei
libri
nei prossimi capitoli, se dovessero esserci. Tutti i personaggi,
esclusa
Elizabeth, non appartengono a noi ma a J.K.Rowling.
Sperando
che la storia vi piaccia, vi auguriamo una buona lettura.
Mary
Evans e fenice cremesi
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Capitolo 2 *** Notizie e Binario 9 e 3/4 ***
Harry
Pov
Avevo
iniziato
da poco il mio allenamento mattutino quando sentii la voce di mio padre
chiamarmi.
Con
uno sbuffo uscii dal bosco e gli andai
incontro, a passo lento, con quell’andatura arrogante che
tanto mi distingueva
dagli altri ragazzi del villaggio.
Vidi
mio padre incrociare le braccia al petto e guardarmi con
rimprovero.
«Dovresti
tagliarti i capelli, lo sai?» mi disse contrariato.
Alzai
gli occhi al cielo.
Avevo
deciso da qualche mese di portare i capelli piú lunghi
rispetto al
taglio corto a cui mi aveva abituato mio padre. Adesso quando li
bagnavo mi
arrivavano alle spalle, ma poiché avevo dei capelli
indomabili alla fine
sembravano sempre più corti di quello che erano in
realtá, quindi tutto quel
fastidio da parte sua secondo me era davvero ingiustificato.
Alzai
la mano destra e me li scompigliai, ghignando alla vista della sua
smorfia.
«Mi
hai chiamato solo per questo?» gli domandai un po’
scocciato, e lo
vidi immediatamente cambiare espressione.
Mi
mise un braccio intorno alle spalle e ci incamminammo insieme verso
casa.
«Andiamo
nello studio che dobbiamo parlare.» mi disse con espressione
seria, e lo seguii senza replicare.
Conoscevo
quel suo modo di fare, lo assumeva sempre quando stava per dirmi
qualcosa di importante.
Giunti
nel suo studio personale, vidi sulla scrivania un mucchio di carte
sulle quali spiccava una busta da lettere vergata con inchiostro verde
e un
timbro recante l’immagine di un leone, un serpente, un corvo
e un tasso.
Ci
sedemmo ai due lati della scrivania proprio davanti a quelle carte, e
aspettai che mio padre si decidesse finalmente a parlare prima di
iniziare a
coltivare false speranze.
Lo
vidi sospirare e incrociare le mani davanti a lui, e inconsciamente
trattenni il fiato.
«Figliolo,
ormai hai quattordici anni. Come ben sai, fin dalla tua nascita
ti sono stato accanto per permetterti di migliorare e adempiere a
quella
dannata profezia che é stata scritta per te senza rimetterci
la pelle. Adesso
hai un fisico forte e atletico, molto piú di quello dei tuoi
coetanei, sai
tramare pozioni di livello Auror, sei abile in Trasfigurazione e
Incantesimi,
capace in Erbologia, e sei bravissimo nei duelli con la bacchetta e nei
combattimenti corpo a corpo.
Sei
un ottimo mago, e un’ottima persona e puoi soltanto
migliorare. Sono
orgoglioso di averti come figlio. Ed é proprio
perché ho fiducia in te che ho
deciso di farti frequentare, da quest’anno, la Scuola di
Magia e Stregoneria di
Hogwarts, approfittando del fatto che dovró andare in
missione…»
Non
lo lasciai finire e mi buttai addosso a lui stringendolo in un
abbraccio soffocante sussurrando un «Grazie
papá» prima di staccarmi da lui e
correre nella mia stanza.
Da
un cassetto con il doppio fondo cacciai una foto molto vecchia che si
muoveva.
Ritraeva
un uomo che somigliava a me, solo che indossava degli occhiali
rotondi, e una donna dai lunghi capelli rossi con i miei occhi verdi.
In
braccio avevano due neonati dagli occhi verdi, solo che uno aveva dei
ciuffetti
neri, e l’altro, che era una bambina, aveva dei ciuffetti
rossi al posto dei
capelli.
Sorrisi,
accarezzando con un pollice la figura della bambina.
Andando
ad Hogwarts, forse avrei potuto riunirmi finalmente con la mia
gemella.
Elizabeth
Pov
«Elizabeth
Lilian Potter! Scendi immediatamente!»
La
voce di mia madre mi riscosse dal torpore in cui ero caduta.
Mi
ero appisolata sui compiti delle vacanze… di nuovo. Dovevano
proprio
smetterla di farli così noiosi…
«Arrivo,
Mamma!»
Scesi
le scale lentamente, cercando di ricordare cosa avessi potuto fare
di così terribile da farla arrabbiare.
La
vidi in cucina con le mani sui fianchi, e subito misi su la mia
migliore espressione da cucciolo bastonato.
«Non
credere di fregarmi, ragazzina, mi sembrava di averti detto che
non potevi giocare a Quidditch in giardino finché non avevi
finito i compiti
delle vacanze! Credevi davvero che non me ne sarei
accorta?!»
«Ma,
mamma, abbiamo il campionato! Come possiamo vincere se non mi
alleno!» cercai di protestare.
Immediatamente
vidi comparire sul suo volto un sorrisetto che non
prometteva niente di buono, almeno per me.
«Non
credo che dovrai preoccuparti del Campionato di Quidditch
quest’anno,
quindi hai tutto il tempo per studiare, tesoro.»
Si
allontanó ridendo della mia espressione esterrefatta ed io
iniziai a
rincorrerla.
«Cosa
vuoi dire che non dovró preoccuparmi del Campionato?
Mammaaaaaaa!!»
Il
Binario 9 ¾ era affollatissimo, come tutti gli anni. Gli
studenti piú
grandi non sopportavano tutta quella confusione, ma tra loro ce
n’era uno che
la trovava affascinante.
Un
ragazzo di quattordici anni dagli stupefacenti occhi verdi.
Camminava
tra la gente incurante degli sguardi sorpresi che gli venivano
rivolti al suo passaggio, soprattutto femminili.
Salì
subito sul treno, come gli aveva suggerito di fare suo padre, e si
mise a cercare uno scompartimento vuoto per non essere
disturbato.
Indossó
immediatamente l’uniforme scolastica e sistemó il
baule prima di
sedersi e rilassarsi contro il finestrino.
Gli
era dispiaciuto che suo padre non fosse riuscito ad accompagnarlo, ma
si rendeva conto che la sua missione segreta aveva la precedenza. Ci
era solo
rimasto male del fatto che si fosse rifiutato di condividere con lui i
dettagli
di quella missione, ma sapeva che sarebbe riuscito a cavargli qualche
informazione
prima o poi, quindi doveva solo portare pazienza.
Il
treno inizió a muoversi, e l’euforia per quella
nuova avventura,
Hogwarts, lasció presto il posto alla sonnolenza.
Non
era riuscito a dormire per l’eccitazione.
Aveva
insistito tanto per poter andare ad Hogwarts, e adesso finalmente il
suo sogno si era realizzato…
Si
era reso conto fin da subito che mettersi a cercare la sorella gemella
in mezzo a quel caos sarebbe stata un’impresa impossibile,
quindi aveva
preferito salire sul treno e aspettare il suo arrivo ad Hogwarts per
far
partire la ricerca.
Distrattamente,
vide passare fuori il suo scompartimento una ragazzina
bionda con indosso un paio di occhiali strani, e ringrazió
mentalmente suo
padre per le rune che gli aveva insegnato, che tra le altre cose gli
permettevano di avere una vista perfetta.
Ricordando
gli avvertimenti del suo vecchio riguardo la sua cicatrice,
evocó su di sé un fascino che la nascose agli
altri, e per sicurezza scompiglió
i capelli in modo da fargli coprire la fronte.
Il
Mondo Magico avrebbe dovuto prepararsi perché Harry Evans
stava per
arrivare... uno sbadiglio interruppe le sue riflessioni e si
sistemò
meglio nel mantello della divisa… ma poiché un
mago stanco é un mago morto, era
meglio riposarsi un po’.
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Capitolo 3 *** Arrivo ad Hogwarts ***
Harry
Pov
L'arrivo
ad Hogwarts era stato
interessante.
Alla stazione di Hogsmeade ero stato prelevato insieme agli altri
primini da un
mezzogigante di nome Hagrid.
Ero salito su una delle barche insieme a lui, e mi ero fatto spiegare
in cosa consisteva
lo smistamento, visto che mio padre aveva preferito non
dirmelo.
Avevo sentito dire dagli altri primini che per smistarti ti facevano
combattere
contro un drago creato da un incantesimo… e questa era solo
una delle tante
sciocchezze che avevo sentito.
Hagrid mi rassicuró che si trattava solo di indossare un
cappello, e che
sarebbe stato quello a smistarci.
Mio padre mi aveva raccontato che lui era appartenuto alla casata di
Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore.
Le altre casa erano Serpeverde, dove venivano smistati gli ambizioni e
quelli
che desideravano il potere, Corvonero, dove si riunivano i cervelloni,
e
Tassorosso, la casa dei lavoratori.
Entrati nel castello, venimmo accolti da una strega vestita di verde,
che dalla
descrizione di mio padre non poteva che essere la professoressa
McGranitt.
Dopo averci spiegato in cosa consisteva lo smistamento ci fece
accomodare in
Sala Grande.
Io aprivo la fila dei primini, e iniziai sentire su di me gli sguardi
incuriositi di tutta la scuola non appena iniziammo a sfilare fino al
tavolo
degli insegnanti, davanti al quale c'era uno sgabello con un vecchio
cappello
sopra.
La Professoressa McGranitt prese di nuovo parola.
«Quest'anno, uno studente accederá direttamente al
quarto anno, ragion per cui
verrà smistato per primo. Harry Evans!»
Avanzai a testa alta, e dopo qualche passo mi scompigliai i capelli
prima di
sedermi sullo sgabello.
Ebbi una breve visione dei quattro tavoli prima che il Cappello
Parlante mi
oscurasse la vista.
«Ah, signor Potter. Mi chiedevo quand'è che
l'avrei conosciuta»
Strabuzzai gli occhi.
«E tu come fai a saperlo?!»
Sentii il cappello ridacchiare.
«Sono un cappello magico, signor Potter. Non si preoccupi, in
ogni caso, non è
mio compito svelare i segreti degli studenti che smisto. Allora, cosa
abbiamo
qui: vedo un’ intelligenza fuori dal comune, Cosetta sarebbe
lieta di averla
nella sua casa… è pari solo a quella di Merlino
alla sua etá… certo, lui non ha
mai avuto bisogno di sfruttare il potere delle rune per diventare
più forte.
Degno di un Serpeverde, quello di sfruttare ogni mezzo a disposizione
per
ottenere il potere… e la tua lealtà verso le
persone a te care è encomiabile,
Tosca ne sarebbe orgogliosa, ma sei talmente coraggioso,
cosí tanto simile al
giovane Godric nel carattere, che la scelta finale puó
essere solo una.
GRIFONDORO!!!-
Il tavolo dei Grifondoro inizia ad applaudirmi, ed io dopo aver
riconsegnato il
cappello alla McGranitt mi dirigo verso di loro.
Vedo due gemelli dai capelli rossi farmi spazio sulla panca e mi siedo
lí,
trovandomi davanti una ragazza castana dai capelli crespi.
«Ciao Harry…»
«… noi siamo Fred…»
«… e George
Weasley…»
«… è un piacere
conoscerti!»
Li guardai un po' stranito, perché quel loro modo di
completarsi le frasi a
vicenda mi aveva lasciato confuso, ma prima che potessi rispondere e
presentarmi a mia volta, anche se ovviamente il mio nome lo conoscevano
già,
intervenne la ragazza di fronte a me.
«Dopo un po' ci farai l'abitudine, fanno sempre
cosí. Io mi chiamo
Hermione Granger, i due gemelli sono Fred e George,» mi disse
indicando a turno
i due rossi al mio fianco «mentre loro due- aggiunse
indicando il ragazzo alla
sua sinistra e la ragazza alla sua destra, anche loro con i capelli
rossi- sono
Ron ed Elizabeth. I gemelli sono del sesto anno mentre noi tre siamo
del
quarto, quindi frequenteremo le lezioni insieme. Per qualunque cosa non
esitare
a rivolgerti a noi.»
Fece quel monologo tutto d'un fiato, e a stento trattenni un sorriso
divertito.
Gli altri ragazzi, invece, scoppiarono direttamente a ridere.
«’Mione prendi fiato.» le disse tra le
risa quello che doveva essere
Fred.
Hermione mise il broncio e inizió a bisticciare con lui,
ignorando chiunque
altro.
In tutto questo, io non avevo ancora aperto bocca.
«Non far caso a loro.» mi suggerì
Elizabeth, la ragazza alla destra di
Hermione. «Fanno sempre così. Benvenuto a
Grifondoro, Harry.»
Mi rivolse un sorriso dolcissimo che io ricambiai.
«Grazie mille… Elizabeth, giusto? Non sono molto
bravo con i nomi... E qui ci sono
così tante persone!»
«Nella tua vecchia scuola eravate in pochi, vero? Deve essere
difficile
ambientarsi in questi casi, anche perché Hogwarts
è enorme, ma puoi contare su
di me se ti servisse aiuto.»
Stavo per risponderle quando d'improvviso comparvero delle pietanze nei
piatti
e strabuzzai gli occhi.
«Ma cos…?»
«È la magia degli elfi domestici di
Hogwarts!» mi disse quello che se non
ricordavo male doveva chiamarsi Ron.
Aveva giá una coscia di pollo in bocca e il piatto
strapieno.
«Non parlare con la bocca piena, Ronald, è
disgustoso!» lo riprese Hermione, e
in effetti non potei che darle ragione in silenzio.
«È davvero fantastico! Comunque, Elizabeth, io non
sono andato in un'altra
scuola prima di Hogwarts… mio padre mi ha addestrato
personalmente in casa, è
per questo non sono abituato a vedere così tanti ragazzi
della mia età tutti
insieme.»
La ragazza mi guardó con uno sguardo incuriosito ma non
commentó, cosa che
apprezzai.
Intorno a me anche gli altri si erano attardati ad ascoltare la nostra
conversazione.
Immaginai che fosse raro che uno studente iniziasse la scuola dal
quarto anno,
e probabilmente sarei stato al centro delle attenzioni di tutti
finché non
fosse passata la moda del nuovo arrivato.
Il pasto proseguì con poche interruzioni, e quando anche i
dolci furono
demoliti, e le ultime briciole furono svanite dai piatti, lasciandoli
lustri e
puliti, Albus Silente si alzò.
Il chiacchiericcio che riempiva la Sala s'interruppe quasi all'istante,
tanto
da lasciar udire solo l'ululato del vento e il picchiettio
della
pioggia.
«Dunque!» esordì Silente, sorridendo a
tutti quanti. «Ora che siamo tutti sazi
e dissetati devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su
alcuni
avvisi.
Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di
oggetti
proibiti dentro le mura del castello quest'anno è stata
estesa agli Yo-yo
Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai Boomerang Rimbalzatutto. La lista
completa
comprende qualcosa come quattrocentotrentasette oggetti, credo, e
può essere consultata nell'ufficio di Mastro Gazza,
se qualcuno volesse
controllare».
Gli angoli della bocca di Silente si arricciarono.
«Come sempre, vorrei ricordare a tutti voi che la Foresta
compresa entro i
confini del parco della scuola è proibita agli studenti,
come lo è il villaggio
di Hogsmeade a tutti coloro che non sono ancora al terzo anno.
È altresì mio doloroso dovere informarvi che la
Coppa del Quidditch quest'anno
non avrà luogo».
«Che cosa?» esclamò Elizabeth senza
fiato. La vidi cercare con lo sguardo Fred
e George: aprivano e chiudevano la bocca senza emettere alcun
suono, in
apparenza troppo sconvolti per parlare.
Da quel che sembrava, il Quidditch in quella scuola doveva essere molto
importante, dal momento che anche altri ragazzi ebbero la loro stessa
reazione.
Silente riprese: «Ciò è dovuto a un
evento che prenderà il via in ottobre e
continuerà per tutto l'anno scolastico, impegnando molto del
tempo e delle
energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti
enormemente.
Ho l'immenso piacere di annunciare che quest'anno a
Hogwarts...»
Ma in quel momento risuonò un tuono assordante e le porte
della Sala Grande si
spalancarono.
Sulla soglia c'era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un
mantello nero da viaggio.
L'uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di
lunghi capelli
brizzolati, e poi prese ad avanzare verso il tavolo degli
insegnanti.
Quando un lampo attraversò il soffitto, tutti trattennero il
respiro alla vista
del suo aspetto, tranne me, che avevo riconosciuto subito
l'uomo.
Lo vidi tendere una mano coperta di cicatrici quanto il volto, e
Silente la
strinse, mormorando parole che non riuscii a
cogliere.
Poi si sedette, scosse via la chioma grigio scuro e trasse a
sé un piatto di
salsicce. L'occhio normale era fisso sulle salsicce, ma quello blu
sfrecciava
ancora irrequieto tra le palpebre, abbracciando la Sala e gli
studenti.
Ghignai.
Sarebbe stato un anno divertente con quell'uomo.
«Vorrei presentarvi il nostro nuovo insegnante di Difesa
contro le Arti Oscure»
disse allegro Silente, rompendo il silenzio.
«Il professor Moody».
Fui l'unico a battere le mani a parte Silente e Hagrid. Tutti gli altri
sembravano troppo esterrefatti dalla bizzarra apparizione di Moody per
riuscire
a far altro che fissarlo.
«Moody?» Sentii mormorare Elizabeth rivolta a Ron.
«Malocchio Moody? Quello che
tuo padre è corso ad aiutare stamattina?»
«Dev'essere lui» disse Ron con voce bassa e
timorosa.
«Che cosa gli è successo?» sentii
sussurrare Hermione. «Che cosa è successo
alla sua faccia?»
«È un cacciatore di maghi oscuri.» le
risposi a voce bassa e trattenendo a
stento l'eccitazione.
«Nel suo mestiere è ancora il migliore, nonostante
nell'ultimo periodo sia
diventato un po' paranoico. Immagino che quelle ferite le sia procurate
sul
campo… riconosco sul suo viso i segni di tortura di
una nota banda di
Cacciatori di Tesori di venti anni fa. Erano maghi oscuri che
uccidevano
babbani vendendo loro false mappe di tesori nascosti, per poi ucciderli
con la
magia e rivenderne gli organi intatti nel commercio illegale babbano.
Avevo
sentito dire che torturavano i maghi che cercavano di catturarli con
l'acido
prima di ucciderli, e nessuno è mai sopravvissuto dopo un
confronto con loro…
beh, nessuno tranne Moody. È stato lui a catturarli e questo
gli ha permesso di
guadagnare un Ordine di Merlino per i servizi resi alla
comunità, oltre che,
ovviamete, la carica di capo Auror. Ma davvero non lo
sapevate?»
Tutti mi guardavano con gli occhi strabuzzati, anche se quello davvero
scioccato
ero io.
Ma cosa insegnavano in quella scuola?
Silente si schiarì di nuovo la voce.
«Come stavo dicendo» disse, sorridendo alla marea
di studenti davanti a lui,
tutti con gli occhi ancora puntati su Malocchio Moody, «nei
prossimi mesi
avremo l'onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che
non ha
luogo da più di un secolo. È con grandissimo
piacere che vi informo che il
Torneo Tremaghi quest'anno si terrà a
Hogwarts».
«Sta SCHERZANDO!» disse Fred Weasley ad alta
voce.
La tensione che aveva riempito la Sala dall'arrivo di Moody si ruppe
all'improvviso.
Quasi tutti scoppiarono a ridere, e Silente ridacchiò in
tono
soddisfatto.
«Non sto scherzando, signor Weasley» disse,
«anche se, ora che me l'ha
ricordato, quest'estate me ne hanno raccontata una niente male su un
troll, una
megera e un Lepricano che vanno insieme al
bar...»
La professoressa McGranitt tossicchiò sonoramente.
«Ehm... ma forse non è questo il momento...
no...» disse Silente.
Io ridacchiai.
«Dov'ero rimasto? Ah, sì, il Torneo Tremaghi...
be', alcuni di voi forse non
sanno di che si tratta, quindi spero che quelli di voi che lo
sanno mi
perdoneranno questa breve spiegazione, e sono liberi di pensare a
quello che
vogliono.
Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento
anni fa, come
competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia:
Hogwarts,
Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione
per rappresentare
ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre
imprese magiche. Le
scuole si alternavano nell'ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti
convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra
giovani
streghe e maghi di diverse nazionalità... almeno fino a
quando il tributo di
morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere
il Torneo».
«Il tributo di morti?» sussurrò
Hermione, preoccupata.
Ma la sua agitazione non pareva condivisa dalla maggior parte degli
studenti in
sala; molti di loro parlottavano eccitati, e mi chiesi fra me e me se
lo
fossero stati altrettanto sapendo che durante l'ultima edizione due
studenti si
erano maledetti a vicenda per aumentare le possibilitá di
vittoria ed erano
finiti per ridursi allo stato di vegetali a vita.
«Ci furono parecchi tentativi nel corso dei secoli di
riportare in auge il
Torneo» continuò Silente, «nessuno dei
quali ebbe molto successo. Comunque, i
nostri Uffici per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi
e gli
Sport Magici hanno deciso che i tempi sono maturi per un
nuovo tentativo.
Abbiamo lavorato molto nel corso dell'estate per far sì
chequesta volta nessun
campione o nessuna campionessa si trovi in
pericolo mortale.
I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la
loro
squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti
avverrà a
Halloween. Un giudice imparziale deciderà quali studenti
saranno più degni di
gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e
un premio
personale in denaro pari a mille galeoni».
«Io ci sto!» sibilò Fred Weasley, il
viso acceso d'entusiasmo alla prospettiva
di tanta gloria e ricchezza. E non era il solo a immaginarsi
campione di
Hogwarts: ai tavoli di ciascuna Casa, vidi ragazzi e ragazze che
guardavano
rapiti verso Silente o confabulavano con i vicini.
Ma in quel momento Silente parlò di nuovo, e la Sala si
zittì un'altra
volta.
«Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare
a Hogwarts la
Coppa Tremaghi» disse, «i Presidi delle scuole
partecipanti, assieme al
Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite
d'etá per gli
sfidanti di quest'anno. Solo gli studenti dell'età giusta -
cioè
da diciassette anni in su - potranno proporsi per la
selezione. Questa»
Silente alzò un po' la voce, perché una rumorosa
protesta si scatenò a quelle
parole, e i gemelli Weasley all'improvviso divennero furibondi
«è
una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove
del Torneo
saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le
precauzioni che
prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al
di sotto del sesto e
del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi
assicurerò personalmente che
nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice
imparziale e lo
induca a nominarlo campione di Hogwarts. Pertanto vi prego di non
perdere tempo
a iscrivervi se avete meno di diciassette anni. Le delegazioni di
Beauxbatons e
Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior
parte
dell'anno. So che tutti voi tratterete con la massima
gentilezza i nostri
ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero
sostegno
al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata.
E ora è tardi e so
quanto è importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e
riposato quando
comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza,
veloci!»
Silente si risedette e si voltò a parlare con Malocchio
Moody.
Ci fu un gran fracasso di sedie spostate e colpi secchi mentre tutti
gli
studenti si alzavano e sciamavano nella Sala d'Ingresso attraverso le
doppie
porte.
Io mi fermai con il gruppo di Grifondoro che avevo appena conosciuto
ancora al
tavolo, sia perché non sapevo dove si trovava la
sala comune di Grifondoro
e non mi andava di seguire i primini, sia perché tutta
quella loro indignazione
mi divertiva enormemente.
A dirla tutta, io non avevo alcun bisogno di uno stupido torneo per
dimostrare
di essere superiore ai mie coetanei e non, sarebbero bastate le lezioni
scolastiche. Di soldi ne avevo a sufficienza, quindi vedevo il
torneosolo come
uno svago ulteriore in quella nuova avventura che avevo
intrapreso.
«Non possono farlo!» esclamò George
Weasley, «Compiamo diciassette anni in
aprile, perché non possiamo provarci?»
«Non riusciranno a impedirmi di partecipare» disse
Fred cocciuto, scrutando
accigliato il tavolo degli insegnanti. «I campioni faranno un
sacco di cose che
normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di
mille galeoni!»
«Si» disse Ron, lo sguardo remoto.
«Sì, mille galeoni...»
«Fossi in voi cambierei idea» dissi io intervenendo
nella conversazione. «Il
denaro non mi sembra un motivo sufficiente per rischiare la vita, o
peggio. Se
non erro, il giudice imparziale che sceglierá i campioni
sará un calice magico
secolare difficile da ingannare… e se i presidi non
rischierebbero mai la vita
degli studenti mettendo intorno al calice incantesimi eccessivamente
offensivi,
chi puó dire se i creatori del calice siano stati meno
magnanimi nel costruirlo
aggiungendo incantesimi che portano alla pazzia a chi cerca di
fregarlo?
Francamente, per come la vedo io, il gioco non vale la
candela.-
Avevo detto quelle parole con la massima semplicitá e questo
li aveva lasciati
interdetti al punto da non riuscire a rispondermi con rabbia.
Probabilmente avrebbero desistito a qualunque cosa gli sarebbe venuto
in mente,
e questo era sufficiente dal momento che era proprio quello il mio
scopo.
Non mi andava di avere qualcuno sulla coscienza se potevo
evitarlo.
Rimanemmo a fissarci in silenzio per qualche minuto, e mi resi conto di
aver
attirato anche molti sguardi da parte degli insegnanti con
quel mio
discorso, quando finalmente qualcuno si schiarí la voce
spezzando il momento di
tensione che si era venuto a creare.
«Andiamo» disse Hermione, «saremo gli
ultimi se non ci muoviamo».
Iniziammo ad incamminarci tutti verso le scale, e nel frattempo che i
ragazzi
avevano ripreso a discutere del torneo Elizabeth mi si
avvicinó appena in tempo
per trattenermi dal calpestare un gradino truccato.
«Devi stare attento. Alcuni gradini sono truccati e
scompaiono appena metti un
piede sopra. Di solito si tratta degli ultimi due o tre quindi fossi in
te li
salterei per ogni evenienza, nel caso fossi solo.» mi
spiegó, ed io la
ringraziai appuntandomi mentalmente di utilizzare una runa per vedere i
malocchi sulle scale alla prima occasione.
Salimmo fino all'ingresso della Torre di Grifondoro, che era nascosta
dietro un
grande ritratto di una signora grassa vestita di seta rosa.
«Parola d'ordine?» disse lei al loro
arrivo.
«Guazzabuglio» disse George, «me l'ha
detta un Prefetto giù di sotto».
Il ritratto si apri come una porta rivelando un'apertura nel muro, che
attraversammo tutti.
Un fuoco scoppiettante riscaldava la sala comune circolare, piena di
tavoli e
poltrone soffici.
Era stupenda, ma non ebbi nemmeno il tempo di godermela che Hermione ed
Elizabeth diedero a tutti la buonanotte e sparirono nel corridoio a
destra.
I gemelli sparirono in quello a sinistra, e dopo un poco li seguimmo
anche io e
Ron.
Mi spiegó che alle scale che portavano al dormitorio delle
ragazze era applicato
un incantesimo che non consentiva ai ragazzi di accedervi, e che quindi
era
meglio se non sbagliavo corridoio nel tornare al dormitorio.
Ci fermammo davanti ad una porta che recava la scritta 'Quarto Anno'
con sotto
i nomi degli occupanti: Ron Weasley, Neville Paciock, Dean Thomas,
Seamus
Finnigan e Harry Evans.
Appena entrato vidi che vi erano cinque letti a baldacchino con tende
di un
intenso rosso cremisi disposti lungo le pareti, ciascuno con
il baule del
proprietario ai piedi.
Gli altri tre ragazzi erano già pronti per dormire, ma
nonostante questo si
presentarono e mi fecero sentire il benvenuto offrendomi delle gelatine
tutti
gusti +1.
Decisi che avrei scritto l'indomani a mio padre, quindi infilai il
pigiama e mi
misi letto. Qualcuno - un elfo domestico, senza dubbio - aveva
sistemato degli
scaldini tra le lenzuola, ed era molto piacevole, star li distesi sotto
le
coperte ad ascoltare la tempesta che infuriava di fuori.
Il giorno seguente sarebbe stato il mio primo giorno di lezioni ad
Hogwarts, e
non sapevo davvero cosa aspettarmi, anche se non ero
preoccupato.
Mi ero giá informato sugli orari ed avevo scoperto che la
colazione iniziava
dalle sette e le lezioni alle nove del mattino.
Considerato che la mia sveglia era alle cinque per gli allenamenti,
avrei avuto
tutto il tempo di trovare quella famosa Stanza delle
Necessitá di cui mi aveva
tanto parlato mio padre, fare il mio allenamento mattutino e
iniziare a
leggermi i libri di testo, giusto per avere qualche idea di cosa
avremmo affrontato
il primo giorno di lezioni, e poi recarmi in Sala Grande per la
colazione.
In particolare mi incuriosivano le lezioni di Alastor Moody.
Era noto per la sua imprevedibilitá, quindi dubitavo sarebbe
stato fedele ai
normali programmi di studio.
Forse, se mi giocavo bene le mie carte, sarei riuscito a convincerlo a
battersi
con me…
Sarebbe stato fantastico.
XXXXXXXXXXXXXXX
Salve
a tutti e buon giorno di festa.
Allora, che dire, Harry è arrivato ad Hogwarts e
già ha dimostrato di saperne
di più dei suoi compagni. Naturalmente gran parte del
capitolo è tratto dal
libro, e preferisco ripeterlo una volta in più che in meno
visto che l’ultima
volta ho avuto dei casini che gradirei non
ripetere…
Ritornando al capitolo... Harry sa di essere un Potter, e sa che la sua
cicatrice è stata creata da Voldemort.
NON sa ancora che Elizabeth è sua sorella dal momento che 1)
Non sa che fa di
cognome Potter 2)Insomma chi di voi da maschio sarebbe in grado di
riconoscere
una sorella gemella avendola vista solo in foto
all’età di un anno? Lo scoprirà
presto, comunque, non temete.
Beh, non so che altro dire, se non grazie per l’attenzione a
queste note post
capitolo.
Baci,
Mary Evans
|
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Capitolo 4 *** Nuovi Incontri e Maledizioni Senza Perdono ***
Harry
Pov
Il
risveglio del mio primo giorno ad Hogwarts fu davvero illuminante.
Il
castello al mattino presto era ancora più magico del solito,
e grazie al
fatto che non ci fosse ancora nessuno sveglio ero riuscito ad
individuare il
settimo piano e la parete della Stanza delle Necessità quasi
al primo
tentativo.
La
Stanza mi fornì tutto ció di cui avevo bisogno, e
quando si fece l'ora
di andare a fare colazione in Sala Grande ebbi persino
l'opportunitá di farmi
una doccia veloce.
Ripetei
l'incanto del fascino per nascondere la cicatrice, presi la borsa
alla quale avevo applicato un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile
per
portarmi appresso i libri di tutte le materie e mi avviai, sicuro che a
quell'ora sarei stato l'unico della tavolata di Grifondoro ad essere
sveglio.
I
fatti mi diedero ragione, infatti oltre a me era presente solo un'altra
ragazza dai capelli rossi, seduta al tavolo dei Tassorosso.
Dopo
essermi chiesto quante persone in quella scuola avessero quel colore
di capelli, dal momento che ne avevo conosciute già quattro
(ed era più di
quante ne avessi mai incontrate prima), decisi di sedermi al tavolo con
lei.
Era
di spalle, quindi sobbalzó quando le diedi il buongiorno,
rovesciando
la tazza di tè che stava bevendo.
«Scusa,
non volevo spaventarti.» le dissi, rimediando al guaio che
avevo
causato con un rapido movimento di bacchetta.
«Mi
chiedevo se potevo sedermi accanto a te, dal momento che siamo gli
unici svegli a quest'ora.»
La
vidi guardarmi a bocca aperta per qualche secondo, e la sua espressione
fu talmente buffa che dovetti trattenermi dallo scoppiarle a ridere in
faccia.
Poi
si riscosse e mi fece segno di sedermi accanto a lei, arrossendo dopo
essersi resa conto della reazione che aveva avuto.
«Prego,
siediti pure. Mi chiamo Susan, Susan Bones, tu devi essere Harry Evans,
il nuovo arrivato, giusto?»
Feci
una breve risata, iniziando a servirmi delle leccornie che erano
comparse magicamente davanti a me.
«Mi
dichiaro colpevole. Immagino che dovró abituarmi a questo
appellativo
per un po'.»
La
vidi arrossire ancora, e pensai inconsciamente che fosse proprio carina
in imbarazzo.
«Come
mai giá alzata? Da quel che vedo ad Hogwarts non
è abitudine di
nessuno essere mattinieri.» commentai sorridendo, cercando di
prendere in mano
le redini della conversazione.
La
vidi esitare.
«Beh,
potrei farti la stessa domanda.»
«Touché.»
risposi sorridendo.
Non
avevo alcuna intenzione di rivelarle quello che facevo, e lei a quanto
pare era dello stesso avviso.
Davvero
interessante la ragazza.
Restammo
in silenzio per tutto il tempo finché la Sala Grande non
inizió a
popolarsi, e con l'arrivo dei professori mi alzai per andare a prendere
l'orario dalla mia capocasa.
«Erbologia
con i Tassorosso e Cura delle Creature Magiche con i
Serpeverde.
Due ore di Artimanzia nel pomeriggio.» mormorai sottovoce,
quindi salutai Susan e mi incamminai verso la Guferia per mandare una
lettera a
mio padre, dal momento che erano appena le sette e mezzo.
Ci
misi poco a trovarla, dopotutto bastava seguire i disegni base delle
costruzioni degli edifici del 993 d.c. per riuscire ad orientarsi, e
non
dovetti usare nemmeno l'incanto Quattro Punti.
Ci
misi poco a scriverla e il risultato mi lasció soddisfatto.
Ciao
pà,
Spero
che questa lettera non ti crei problemi nella tua missione.
Saró
breve, dal momento che fra poco devo andare a lezione.
Primo
giorno, Erbologia, Cura delle Creature Magiche e Artimanzia.
Speriamo
che dicano qualcosa che non so.
Ho
conosciuto molti ragazzi della mia etá, e per la maggior
parte hanno i
capelli rossi.
Mai
visti così tanti, sembra quasi che Hogwarts ne sia infestata.
La
Stanza delle Necessitá è fantastica a proposito.
Per
il resto tutto ok.
Ho
Alastor Moody come insegnante di Difesa, e quest'anno c'è
anche il
Torneo Tremaghi.
Divertente,
se non fosse che è riservato ai maggiorenni.
Spero
che la tua missione proceda bene, di qualunque cosa si tratti.
Con
affetto,
Tuo
figlio Harry
Ps.
Sono Grifondoro.
Lasciai
la missiva ad un gufo bruno della scuola e mi avviai verso le
serre.
Non
avevo mentito a mio padre, speravo davvero che a lezione gli insegnanti
dicessero qualcosa di cui io non ero a conoscenza.
Certamente
nella sua risposta alla mia lettera avrei avuto una ramanzina
circa la mia arroganza, ma come avevo previsto leggendo il piano di
studi di
ogni materia, le nozioni che avrebbero trattato quell'anno erano
davvero
elementari.
Alle
serre dovetti affrontare la strizzatura dei bubotuberi per la raccolta
del pus con la professoressa Sprite (Procedimento davvero schifoso che
avevo
giá affrontato a dieci anni), ma nel bosco mi ritrovai ad
entusiasmarmi davanti
ad un allevamento di Schiopodi Sparacoda appena usciti dall'uovo con il
mezzogigante Hagrid, o meglio professor Hagrid.
Era
la prima volta che allevavo degli Schiopodi in prima persona, anche se
conoscevo la teoria.
Di
solito mi ero sempre limitato ad ucciderli (in uno dei tanti
allenamenti
proposti da mio padre), ma la veritá era che li trovavo
davvero affascinanti,
nonostante gli altri li trovassero rivoltanti.
Francamente
preferivo quel tipo di lezione al disegnare asticelli.
Vedendo
che il professore non ne sapeva molto, mi fece piacere condividere
con lui quello che sapevo sull'alimentazione degli Schiopodi (sotto lo
sguardo
sbalordito di tutti), e lui ne fu talmente entusiasta da invitarmi per
un tè
non appena avessi avuto un pomeriggio libero.
Artimanzia,
nonostante lo scetticismo iniziale, fu davvero affascinante
spiegata dal professor Vector, perché si vedeva che amava
quella materia e
riusciva a coinvolgerti nei suoi discorsi senza problemi.
Fu
per di piú un ripasso, in realtá, ma mi piacque
notare come il
professore mettesse a disposizione anche i suoi tomi personali, colmi
di
nozioni extracurriculari che avrebbero sicuramente incrementato la mia
conoscenza della materia.
In
tutte queste ore di lezione mi ero tenuto quasi a distanza dagli altri
ragazzi, aggregandomi a loro solo quando me lo chiedevano.
Non
era per maleducazione o indifferenza nei loro confronti (dopotutto i
Grifondoro si erano dimostrati molto gentili e ospitali con me),
semplicemente
avevo altro per la testa durante quel primo giorno.
Artimanzia
con Hermione fu divertente peró.
La
riccia era una ragazza studiosa e si vedeva, ma si limitava ad imparare
senza apprezzare il fascino di ció che studiava.
Al
contrario delle mie aspettative, tuttavia, non era priva di senso
dell'humor, e fu divertente sentire i suoi aneddoti scolastici mentre
ci
riunivamo con gli altri suoi amici, Ron ed Elizabeth.
«Maledetta
vecchia pipistrella» disse Ron amaramente, mentre ci univamo
alla folla che scendeva le scale diretta alla Sala Grande.
«Ci
vorrà tutto il fine settimana, ci
vorrà...»
Da
quel che mi aveva detto Hermione, loro due avevano preferito seguire
Divinazione invece di Artimanzia.
«Tanti
compiti?» disse Hermione in tono vivace, raggiungendoli.
«Il
professor Vector a noi non ne ha dato nemmeno uno!»
«Be',
urrà per il professor Vector» disse Ron
imbronciato, e trattenni a
stento un sorrisetto.
Raggiungemmo
l'Ingresso, che era affollato di ragazzi in coda per la cena,
e ci eravamo appena messi in fila quando alle nostre spalle
risuonò una voce.
«Weasley!
Ehi, Weasley!»
Ci
voltammo tutti e vidi tre tizi di Serpeverde che parevano gongolare per
qualcosa.
Dalle
espressioni che vidi sui volti degli altri non mi sembrava fossero in
buoni rapporti.
«Cosa
c'è?» disse Ron asciutto.
«Tuo
padre è sul giornale, Weasley!» disse il biondino,
brandendo una copia
della Gazzetta del Profeta e parlando a voce molto alta,
cosí che lo sentissero
tutti nell'Ingresso gremito.
«Ascolta
un po'!»
ALTRI
ERRORI AL MINISTERO DELLA MAGIA
Pare
che i guai del Ministero della Magia non siano ancora finiti, scrive
Rita
Skeeter, inviato speciale. Recentemente sotto accusa per lo scarso
controllo
alla Coppa del Mondo di Quidditch, e ancora incapace di giustificare la
sparizione di una delle sue streghe, il Ministero è
sprofondato di nuovo
nell'imbarazzo ieri a opera di Arnold Weasley, dell'Ufficio per l'Uso
Improprio
dei Manufatti dei Babbani. Arnold Weasley, che due anni fa fu accusato
di
possesso di un'auto volante, ieri è stato coinvolto in una
zuffa con parecchi
protettori della legge babbani ('poliziotti') a causa di alcuni bidoni
della
spazzatura altamente aggressivi. Pare che il signor Weasley sia
intervenuto in
aiuto di Malocchio Moody, l'anziano ex Auror che è andato in
pensione dal
Ministero quando non è stato più in grado di
distinguere fra una stretta di
mano e un tentato omicidio. Com'era prevedibile, il signor Weasley,
all'arrivo
presso la casa strettamente sorvegliata del signor Moody, ha scoperto
che
quest'ultimo aveva ancora una volta dato un falso allarme. Il signor
Weasley è
stato costretto a modificare parecchie memorie prima di riuscire a
sfuggire ai
poliziotti, ma si è rifiutato di rispondere alle domande
della Gazzetta del
Profeta sul perché abbia coinvolto il Ministero in una scena
tanto indegna e
potenzialmente imbarazzante.
«Figuriamoci,
non sono nemmeno riusciti a dare il nome giusto, Weaasley: è
come se fosse una completa nullità, vero? E c'è
anche la foto!» disse Malfoy,
raddrizzando il giornale e reggendolo in alto. «Una foto dei
tuoi genitori a
casa loro, sempre che si possa chiamarla casa! Tua madre potrebbe anche
perdere
qualche chilo, no?»
Vidi
che Ron tremava di rabbia.
Gli
occhi di tutti erano puntati su di lui.
«Vai
al diavolo, Malfoy» disse Elizabeth. «Andiamo,
Ron...»
«Oh,
certo, sei stata da loro quest'estate, vero, Potter?»
sogghignò
Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero
così cicciona, o è solo la foto?»
«Hai
presente tua madre, Malfoy?» disse Elizabeth, che con
Hermione
tratteneva Ron per i vestiti, per impedirgli di scagliarsi su Malfoy.
Io
ero rimasto indietro, dal momento che non erano questioni che mi
riguardavano, ma per qualche ragione in quella situazione i miei sensi
si
allertarono.
Cercai
di capire cosa mi stesse sfuggendo, e nel frattempo prestai
più
attenzione a quello che stava accadendo davanti ai miei occhi.
«Quella
faccia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l'ha
sempre avuta o è solo perché era con
te?»
Il
volto pallido di Malfoy arrossì appena, ed io trattenni a
stento una
risata per l'ottima risposta.
«Non
osare insultare mia madre,Potter!».
«Tieni
la tua boccaccia chiusa, allora» disse Elizabeth, voltandosi.
Vidi
il biondino estrarre la bacchetta e lanciarle un incantesimo alle
spalle, e d'istinto evocai un Protego appena prima che un ruggito
echeggiò per
tutta la Sala d'Ingresso.
«OH
NO CHE NON LO FAI, RAGAZZO!»
Mi
voltai di scatto.
Alastor
Moody scendeva zoppicando la scalinata di marmo. Aveva estratto la
bacchetta e la puntava su un furetto di un bianco immacolato, che
tremava sul
pavimento di pietra, esattamente
nel
punto in cui prima c'era Malfoy.
Nell'Ingresso
calò un silenzio terrorizzato.
Nessuno
mosse un muscolo tranne Moody, che si voltò per guardarmi -
o
meglio, il suo occhio normale mi guardava, l'altro era rivolto verso
l'interno
della testa.
Sembrava
abbastanza compiaciuto.
«Bei
riflessi.» mi ringhió.
La
sua voce era bassa e rauca.
«Grazie,
Harry» mi disse invece Elizabeth, ed io le sorrisi
distogliendo
per un attimo lo sguardo dal professore.
«LASCIALO!»
gridò Moody.
«Lasciare...
che cosa?» chiese Ron, esterrefatto.
«Non
tu, lui!» ringhiò Moody, puntando il pollice sopra
la spalla per
indicare uno degli scagnozzi di quel Malfoy che si era appena
immobilizzato sul
punto di prendere in braccio il furetto bianco.
Moody
prese a zoppicare verso o due ragazzi e il furetto, che emise uno
squittio spaventato e scattò via, filandosela verso i
sotterranei.
«Non
credo proprio!» ruggì ancora il professore,
puntando la bacchetta di
nuovo verso il furetto, che volò in aria a tre metri di
altezza, cadde con un
tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.
«Non
mi piace chi attacca quando l'avversario gli volta le spalle»
disse Moody,
mentre il furetto rimbalzava sempre più in alto e squittiva
di dolore. «È una
cosa sporca, vile e infima...»
Il
furetto volò per aria, le zampe e la coda che si agitavano
invano.
Era
brutto dirlo, dal momento che si trattava pur sempre di uno studente,
ma mi stavo decisamente godendo lo spettacolo visto quello che aveva
fatto poco
prima quel ragazzino.
«Non
- farlo - mai - più» disse Moody, pronunciando
ogni parola man mano
che il furetto colpiva il pavimento di pietra e rimbalzava di nuovo.
«Professor
Moody!» disse una voce stupefatta.
La
professoressa McGranitt scendeva la scalinata di marmo con le braccia
cariche di libri.
Trattenni
un sorriso.
Adesso
ne avremmo viste delle belle.
«Salute,
professoressa McGranitt» disse Moody tranquillamente,
spedendo il
furetto ancora più su.
«Che
cosa... che cosa sta facendo?» chiese la professoressa
McGranitt, gli
occhi che seguivano l'ascesa del furetto.
«Insegno»
rispose Moody.
«Insegna...
Moody, quello è uno studente?» strillò
la professoressa
McGranitt
mentre i libri le cadevano a terra.
«Già»
rispose Moody.
«No!»
urlò la professoressa McGranitt, scendendo la scala di corsa
ed
estraendo la bacchetta; un attimo dopo, con un forte schiocco,
ricomparve il
biondastro di prima, accasciato a terra, i lisci capelli biondi che
coprivano
la faccia rossa come un papavero.
Lo
vidi rialzarsi tremante.
«Moody,
noi non usiamo mai la Trasfigurazione per punire!» disse
debolmente
la professoressa McGranitt.
«Il
professor Silente deve averglielo detto di sicuro!»
«È
possibile che me l'abbia accennato, sì» disse
Moody grattandosi il
mento, tutt'altro che preoccupato, «ma ho pensato che un
bello spavento coi
fiocchi...»
«Noi
diamo dei castighi, Moody! O parliamo con il direttore della Casa del
colpevole!»
«Allora
farò così» disse Moody, fissando Malfoy
con enorme disgusto.
Malfoy,
i cui pallidi occhi lacrimavano ancora dal dolore e
dall'umiliazione, scoccò uno sguardo malevolo di sotto in su
verso Moody e
borbottò qualcosa in cui si distinsero le parole 'mio padre
lo verrá a sapere'.
«Ah
davvero?» disse Moody piano, zoppicando in avanti di qualche
passo, il
secco clunk della gamba di legno che echeggiava nell'ingresso.
«Be', conosco
tuo padre da molto tempo, ragazzo... digli che Moody tiene d'occhio suo
figlio
come si deve... digli questo da parte mia... ora, il direttore della
tua Casa è
Piton, vero?»
«Sì»
rispose Malfoy pieno di rancore.
«Un
altro vecchio amico» ringhiò Moody.
«Avevo proprio voglia di fare una
bella chiacchierata col vecchio Piton... vieni, tu...»
E
preso Malfoy per il braccio, lo trasse in piedi senza tanti complimenti
e
lo condusse verso i sotterranei, sotto lo sguardo giustamente
preoccupato della
professoressa McGranitt.
Moody
era una leggenda, mio padre ne parlava spesso.
Avevo
la certezza che le sue lezioni sarebbero state interessanti,
perché
lui era il primo ad esserlo, ed io avrei fatto di tutto per renderle
ancora piú
istruttive.
Sapevo
di certo che non ci avrebbe fatto lavorare sui libri di testo, e
quando il giorno della sua prima lezione arrivó
piú in fretta di quanto mi
aspettassi e lo sentii borbottare un 'potete metterli via' riferito ai
libri di
testo che avevano cacciato tutti tranne me, seppi di avere avuto
ragione.
«Allora,
cominciamo subito. Le maledizioni. Assumono forze e forme diverse.
Ora, secondo il Ministero della Magia dovrei insegnarvi le
contromaledizioni e
fermarmi lì. Non dovrei mostrarvi come sono fatti gli
Anatemi Oscuri illegali
prima del sesto anno. Si ritiene che non siate grandi abbastanza da
affrontarli
fino ad allora. Ma il professor Silente ha un'opinione più
alta dei vostri
nervi, pensa che possiate farcela, e prima sapete che cosa dovrete
fronteggiare
meglio è, dico io. Come potete difendervi da qualcosa che
non avete mai visto?
Un mago che sta per scagliarvi contro un anatema illegale non vi
dirà cosa ha
intenzione di fare. Non ha intenzione di comportarsi lealmente. Dovete
essere
preparati. Dovete essere vigili e attenti.
Quindi...
qualcuno di voi sa a quali maledizioni corrispondono le pene
più
gravi secondo la legge magica?»
Vidi
parecchie mani che si alzarono esitanti, comprese quelle di Ron e di
Hermione.
Io
rimasi fermo al mio posto, anche se sentii l'occhio magico di Moody
perforarmi.
Lo
vidi indicare Ron, anche se il suo occhio magico era ancora puntato su
di me.
«Ehm»
esordì Ron esitante, «papà me ne ha
spiegato una... si chiama la
Maledizione Imperius, mi pare?»
«Ah,
sì» disse Moody in tono di lode. «Tuo
padre dovrebbe conoscerla. Ha
procurato al Ministero un sacco di guai tutti insieme, la Maledizione
Imperius».
Moody
si alzò pesantemente sui piedi scompagnati, aprì
il cassetto della
scrivania ed estrasse un barattolo di vetro.
Dentro
zampettavano tre grossi ragni neri.
Moody
pescò nel barattolo, prese uno dei ragni e lo tenne nel
palmo della
mano in modo che tutti lo vedessero.
Poi
puntò la bacchetta contro di lui e borbottò:
«Imperio!»
Il
ragno si calò con un balzo dalla mano di Moody appeso a un
sottile filo
di seta, e prese a dondolarsi avanti e indietro come su un trapezio.
Tese
le zampe rigidamente, poi fece un salto all'indietro, spezzando il
filo e atterrando sulla scrivania, dove cominciò a fare la
ruota in cerchio.
Moody agitò la bacchetta, e il ragno si alzò su
due delle zampe posteriori e si
esibì in quello che era un inconfondibile passo di tip tap.
Tutti
risero: tutti tranne me e Moody.
«Vi
sembra divertente, eh?» ringhiò. «Vi
piacerebbe, eh, se lo facessi a
voi?»
Le
risate si spensero quasi all'istante ed io sorrisi.
Avrebbero
imparato qualcosa da quella lezione.
«Controllo
totale» disse Moody piano, mentre il ragno si appallottolava
e
cominciava a rotolare.
«Potrei
costringerlo a saltare fuori dalla finestra, ad affogarsi, a
ficcarsi giù per la gola di uno di voi... Anni fa, c'erano
un sacco di maghi e
streghe controllati dalla Maledizione Imperius» disse Moody,
ed io seppi che
alludeva ai giorni di massima potenza di Voldemort.
«Un
bel lavoretto per il Ministero, cercare di stabilire chi era costretto
a fare certe cose e chi le faceva di sua spontanea volontà.
La Maledizione
Imperius può essere contrastata, e io vi
insegnerò come, ma ciò richiede una
gran forza di carattere, e non tutti ce l'hanno. Meglio evitare di
esserne
vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!» abbaiò, e
tutti sussultarono.
Moody
raccolse il ragno sobbalzante e lo rimise nel barattolo.
«Qualcun
altro ne sa una? Un'altra maledizione illegale?»
La
mano di Hermione scattò di nuovo, e salí anche,
con mia grande sorpresa,
quella di Neville, il ragazzino impacciato con cui condividevo il
dormitorio.
«Sì?»
disse Moody, l'occhio magico che roteava per fissarsi su Neville.
«Ce
n'è una... la Maledizione Cruciatus» disse
Neville, con la sua vocetta
acuta ma ben chiara.
Moody
guardò molto attentamente Neville, questa volta con entrambi
gli
occhi.
«Tu
sei Paciock?» disse, l'occhio magico che roteava in
giù per consultare
di nuovo il registro.
Neville
annuì nervoso, ma Moody non indagò oltre.
Ricordai
che verso la fine della Prima Guerra Magica c'erano stati due
coniugi torturati fino alla pazzia dalla Maledizione Cruciatus.
Lanciai
uno sguardo verso Neville.
Sembrava
terrorizzato.
Ricordai
che quella coppia faceva di nome Paciock, e mentalmente mi
ripromisi di andarci piú piano con i giudizi con quel
ragazzo.
Rivolto
a tutta la classe, Moody afferrò il secondo ragno nel
barattolo e
lo mise sulla cattedra, dove rimase immobile, in apparenza troppo
spaventato
per muoversi.
«La
Maledizione Cruciatus» disse Moody. «Dev'essere un
po' più grosso
perché possiate capire» disse, puntando la
bacchetta contro il ragno.
«Engorgio!»
Il
ragno si gonfiò. Ora era più grosso di una
tarantola.
Moody
alzò di nuovo la bacchetta, la puntò contro il
ragno e mormorò:«Crucio!»
D'un
tratto, le zampe del ragno si piegarono sotto il suo corpo; l'animale
si rovesciò e prese a contorcersi orribilmente, dondolando
da una parte
all'altra. Moody non spostò la bacchetta, e il ragno
cominciò a sobbalzare e ad
agitarsi più violentemente...
«Basta!»
esclamò Hermione con voce stridula.
Mi
voltai verso di lei e vidi che stava guardando non il ragno ma Neville,
e seguendo il suo sguardo vidi che le mani di Neville stringevano il
bordo del
banco, le nocche bianche, gli occhi spalancati e stravolti.
Moody
alzò la bacchetta e immediamente le zampe del ragno si
rilassarono,
pur continuando a contorcersi.
«Reducio»
mormorò Moody, e il ragno rimpicciolì fino a
tornare della sua
misura normale.
Moody
lo rimise nel barattolo.
«Dolore»
disse Moody dolcemente. «Non c'è bisogno di pinze
schiacciapollici
o coltelli per torturare qualcuno se sapete scagliare la Maledizione
Cruciatus... anche quella era molto popolare, una volta. Bene...
qualcuno ne
conosce altre?»
Vidi
che la mano di Hermione tremò appena mentre la alzava per la
terza
volta, ed io seppi in anticipo cosa stava per succedere.
Mi
avvicinai discretamente a Neville, che stava guardando ancora sconvolto
il professore, e gli dissi di abbassare gli occhi.
«Sì?»
disse Moody, guardandola.
«Avada
Kedavra» sussurrò Hermione.
«Ah»
disse Moody, un altro vago sorriso che gli torceva la bocca storta.
«Sì,
l'ultimo, e il peggiore. Avada Kedavra... l'Anatema che
uccide».
Infilò
la mano nel barattolo di vetro, e come se intuisse che cosa stava per
succedere, il terzo ragno corse freneticamente sul fondo del barattolo,
cercando di sfuggire alle dita di Moody, ma lui lo afferrò e
lo depose sulla
cattedra.
Il
ragno prese a zampettare affannosamente sulla superficie di legno.
«Avada
Kedavra!» ruggì Moody.
Ci
furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se
un'entità enorme e invisibile galleggiasse nell'aria: il
ragno si rovesciò
sulla schiena all'istante, intatto ma inequivocabilmente morto.
Moody
spazzò via il ragno morto dalla cattedra, mentre tutti gli
studenti
si lasciavano andare ad esclamazioni di orrore.
«Non
è bello» disse tranquillamente. «Non
è piacevole. E non c'è
contromaledizione. Non c'è modo di fermarlo. Solo una
persona, che si sappia, è
mai sopravvissuta, e questa persona è seduta qui di fronte a
me».
Io
ero rimasto impassibile durante tutta la dimostrazione, dal momento che
ero stato istruito alle maledizioni tempo prima, ma a quelle parole
spostai lo
sguardo verso Elizabeth, trovandola arrossita per le troppe attenzioni.
Nella
mia memoria improvvisamente comparve un lampo di luce verde e
aggrottai le sopracciglia, prendendomi del tempo per osservare
piú attentamente
Elizabeth.
Capelli
rossi e occhi verdi come i miei.
Mio
padre mi aveva detto che io e la mia gemella eravamo sopravvissuti
all'anatema che uccide scagliato da Lord Voldemort quando avevamo
appena un
anno. I miei genitori erano sopravvissuti per miracolo ed io ero stato
rapito
da alcuni seguaci del Lord scomparso che avevano fatto degli
esperimento su di
me stravolgendo il mio nucleo magico e rendendomi un pericolo per me e
per gli
altri.
Mi
aveva trovato lui per caso, in mezzo ai cadaveri dei miei rapitori
uccisi da un mio scoppio di magia, e mi aveva allevato come figlio suo
perché
nelle condizioni in cui mi aveva trovato sapeva che era un rischio
affidarmi
alle autoritá magiche che probabilmente mi avrebbero
rinchiuso da qualche parte
nel tentativo di farmi tornare normale.
Ero
riuscito a ricostruire la mia storia dopo anni, perché prima
del mio
tredicesimo compleanno avevamo viaggiato in giro per il mondo e solo
quando
eravamo ritornati in Inghilterra mio padre era riuscito a scoprire
qualcosa su
chi veramente io fossi, e addirittura rimediare una fotografia della
mia
famiglia biologica.
Non
avrei mai rinnegato il mio padre adottivo perché per me era
lui la mia
famiglia, e probabilmente la notizia di avere dei genitori ancora in
vita mi
avrebbe lasciato indifferente se non fosse stato per la scoperta di
avere una
sorella gemella.
Avevo
scoperto anche che il mio vero nome era Harry James Potter.
Ed
Elizabeth… era stata apostrofata da Malfoy con quel
cognome...
Cercando
di tenere sotto controllo la moltitudine di emozioni che stavo
provando, mi concentrai sulla voce di Alastor Moody.
«Avada
Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta
da un
grande potere magico: potreste estrarre tutti le vostre bacchette
adesso,
puntarle contro di me, e pronunciare le parole, e dubito che mi fareste
uscire
anche solo il sangue dal naso. Ma questo non ha importanza. Non sono
qui per
insegnarvi come si fa.
Ora,
se non esiste contromaledizione, perché ve l'ho mostrata?
Perché
dovete sapere. Dovete capire che cos'è il peggio. Non dovete
trovarvi in una
situazione in cui dobbiate affrontarlo. Vigilanza costante!»
ruggì, e tutta
quanta la classe sobbalzò di nuovo.
«Ora...
questi tre anatemi - Avada Kedavra, Imperius e Cruciatus - sono
noti come le Maledizioni Senza Perdono. L'uso su un essere umano basta
a
meritare una condanna a vita ad Azkaban. È questo che dovete
combattere.
È
questo che devo insegnarvi a contrastare. Avete bisogno di
preparazione.
Avete bisogno di essere attrezzati. Ma soprattutto, avete bisogno di
esercitare
una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne...
ricopiate...»
Passammo
il resto della lezione a prendere appunti su ciascuna delle
maledizioni senza perdono, nonostante la mia mente fosse decisamente
altrove, e
nessuno parlò finché non suonò la
campana.
Quando
Moody ci congedó tutti si riversarono nel corridoio per
commentare
la lezione appena trascorsa.
Prima
che potessi seguirli, tuttavia, il professore mi chiamó
facendomi
segno di avvicinarmi alla cattedra.
Quando
la porta si chiuse dietro di me lasciandoci soli in aula, i miei
sensi si allertarono nuovamente, anche se non seppi spiegarne la
ragione.
«Hai
avuto ottimi riflessi l'altro giorno, con quel Malfoy. E il livello
del tuo Protego non è certo quello di un normale
quattordicenne… mi chiedo,
dunque, da chi tu sia stato allenato…»
Mi
ritrovai a irrigidire la mascella, osservando il modo in cui entrambi
gli occhi di Moody fissavano il punto il cui il fascino nascondeva la
cicatrice.
La
mia mano si strinse inconsciamente sulla bacchetta e Moody lo
notó.
Fece
un sorriso strano e cacció velocemente dal suo pantalone una
fiaschetta dalla quale bevve un sorso, senza smettere di guardarmi.
«È
stato mio padre ad allenarmi.» dissi con voce dura.
Moody
sorrise ancora.
«E
immagino dunque che persino le maledizioni non ti siano
nuove.»
La
sua sembrava più un'affermazione che una domanda.
Irrigidii
ancora la mascella per l'atmosfera che si era venuta a creare.
«Infatti,
signore. Mio padre mi ha insegnato a contrastare la maledizione
Imperius a dodici anni. E sono stato allenato a sopportare le torture
della
Cruciatus.»
Per
un attimo vidi un lampo di sorpresa balenare nello sguardo di Moody,
subito seguito da un ghigno di sfida.
«Vediamo
quanto questo corrisponde al vero! Imperio!»
ringhió al mio
indirizzo puntandomi contro la bacchetta, e immediatamente mi preparai
all'attacco mentale.
Era
da tanto che non venivo sottoposto all'Imperio e, dopo tutti i pensieri
che avevo avuto durante la lezione, fu una sensazione davvero
straordinaria.
Ebbi
l'impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le
preoccupazioni dentro la mia testa venissero dolcemente cancellati,
lasciando
nient'altro che una vaga, indefinibile felicità.
Rimasi
lì, infinitamente rilassato, per qualche secondo prima di
respingere
brutalmente l'assalto mentale del mio professore, senza permettergli
neanche di
accedere ai miei pensieri e con una forza tale da farlo sbattere contro
la
scrivania.
Un
secondo prima di respingerlo, avevo sentito la sua voce nella mia testa
che diceva 'Dimmi cosa nascondi', e ne fui cosí sconvolto
che non aspettai che
si riprendesse ed uscii in fretta e furia dall'aula.
L'ultima
cosa che sentii, nel corridoio deserto, fu la voce di Moody.
«Ti
tengo d'occhio, ragazzo! Ricordatelo!»
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Capitolo 5 *** Esercitazione e James Potter ***
Harry
Pov
Pochi
giorni dopo la prima lezione con Moody mi arrivó la risposta
da parte
di mio padre.
Caro
Harry,
La
mia missione procede bene, anche se devo ammettere che il gufo che mi
hai inviato mi ha causato qualche problema.
Credo
che non potremmo sentirci fino a Natale altrimenti la mia copertura
potrebbe saltare.
Per
le emergenze inviami un patronus precisae, e risponderó allo
stesso
modo.
Non
arrabbiarti, lo sai che il lavoro è lavoro.
Per
natale ti porteró un regalo fantastico per farmi perdonare.
Sì,
in effetti avevo sentito qualcosa riguardo la riorganizzazione del
torneo Tremaghi ad Hogwarts ma non ho voluto anticiparti niente per non
rovinarti la sorpresa.
So
anche del limite di età e la cosa devo ammettere che mi
rassicura.
So
perfettamente che saresti in grado di affrontare le prove del torneo
senza problemi (modestia a parte ti ho allenato io), ma francamente
sarei stato
in pensiero piú di adesso nel saperti da solo in una scuola
in balia di tutto e
di tutti senza poterti vigilare… okok adesso la smetto di
essere sdolcinato e
iperprotettivo.
Riguardo
Alastor Moody stai attento… il suo occhio magico
probabilmente
riuscirá a vedere la tua cicatrice al di sotto del fascino e
ti terrá sotto
controllo. VIGILANZA COSTANTE!
Riguardo
i tuoi amici rossi probabilmente saranno Weasley per la maggior
parte. Sono sei fratelli e una sorella e tutti Grifondoro fino al
midollo,
quindi suppongo che almeno i piú giovani li avrai
giá conosciuti.
Sono
contento che tu sia Grifondoro, ma sappi che anche se fossi stato
smistato in un'altra casa per me non avrebbe fatto alcuna differenza.
Non
essere cosí severo con i tuoi professori e non fare troppo
l'arrogante!
A nessuno piacciono i so-tutto-io e i tuoi coetanei sanno essere
davvero crudeli,
anche se so che saresti in grado di cavartela anche se odiato
dall'intera
scuola.
Ti
voglio bene.
Tuo
padre
Quella
lettera arrivó appena dopo un litigio con un Corvonero che
aveva
avuto da ridire sul fatto che avevo interrotto la lezione del professor
Vitius
con nozioni supplementari mettendolo in difficoltá.
Naturalmente
lo avevo ignorato, anche se la cosa mi aveva dato fastidio, e
pur non capendo la ragione di tante rimostranze per del lavoro in
piú avevo
deciso di seguire il consiglio di mio padre ed attenermi ai programmi
delle
lezioni senza dare piú fastidio né ai professori
né ad altri.
Questi
buoni propositi, tuttavia, svanirono durante la seconda lezione di
Difesa contro le Arti Oscure.
Il
professor Moody aveva appena annunciato che avrebbe scagliato la
Maledizione Imperius su ciascuno di noi a turno, per dimostrare il suo
potere e
per vedere se riuscivamo a resistere ai suoi effetti.
Chiamò
gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno la
Maledizione
Imperius.
Rimasi
a guardare i miei compagni di classe con gli occhi di chi sapeva che
il peggio doveva ancora venire mentre, uno dopo l'altro, venivano
obbligati a
fare le cose più straordinarie e nessuno di loro parve in
grado di opporsi.
Vidi
Elizabeth riuscire a respingere a fatica l'intrusione mentale e fui
orgoglioso di lei, ma Moody dovette cogliere il mio sguardo fin troppo
soddisfatto perché immediatamente interruppe l'esercitazione
per avvicinarsi a
me tanto velocemente quanto lo permetteva la sua gamba di legno.
«Evans»
ringhiò Moody, «Visto che tu sai giá
respingere la mapedizione
Imperius avevo pensato ad un test alternativo per te, ti va? Come
difendersi
dalle maledizioni in battaglia… dici di avere una
preparazione superiore ai
tuoi compagni… questa sarebbe una buona occasione per
dimostrarlo non trovi?»
Alzai
un sopracciglio all'indirizzo del professore e lanciai uno sguardo
distratto ai miei compagni di lezione.
I
Serpeverde ghignavano come pazzi, e vidi anche alcuni miei compagni di
Grifondoro
sorridere maligni con la speranza che il professor Moody mi facesse
abbassare
un po' la cresta.
Solo
Elizabeth, Ron, Hermione sembravano preoccupati per la mia sorte.
Avanzai
fino al centro della classe, nello spazio che Moody aveva creato
per lasciare spazio all'esercitazione.
Ghignai.
«Solo
se sono esentato da punizioni nel caso vinca, e se sará
lecito ogni
mezzo nello scontro… ovviamente questa postilla vale per
entrambi. Se per lei
va bene, per me possiamo cominciare.»
Sentii
delle risatine di scherno e fischi da parte degli altri ma il mio
sguardo era fisso sul professor Moody che sembró ghignare al
mio stesso modo.
Ci
avvicinammo lentamente, entrambi con lo sguardo di chi si sente
superiore al suo avversario, e mentre mettavamo le bacchette in
posizione
sentii Hermione trattenere il respiro.
«Ma
non doveva essere un'esercitazione?» la sentii sussurrare
ansiosa ad
Elizabeth, che aveva la sua stessa espressione preoccupata.
L'intera
aula era piombata nel silenzio quando il professore levò la
bacchetta, la puntò su di me e si preparó a
lanciarmi contro una maledizione.
«Uno,
due…»
Al
due Alastor Moody lanció la maledizione obscuro su di me, ed
io immediatamente
reagii.
«Protego!»
Sorprendentemente,
mi resi conto di non essere stato l'unico ad evocare lo
scudo protettivo.
Un'altra
voce aveva aggiunto potere al mio incanto e d'improvviso la
maledizione si infranse contro lo scudo.
Mi
voltai verso la porta e vidi un uomo sui trent'anni straordinariamente
simile a quello della foto in mio possesso.
Solo
che invece dell'espressione dolce riservata alla sua famiglia adesso
ne aveva una severa e combattiva al tempo stesso.
«Te
la prendi ancora con i ragazzini, Alastor? Pensavo fossi cresciuto per
queste cose...» lo prese in giro James Potter.
Alastor
Moody fece una smorfia e ripose la bacchetta.
«In
mancanza di te e Black devo pur arrangiarmi. Il mio ufficio
è ancora
intero o lo avete fatto saltare con uno dei vostri scherzi
idioti?» lo sentii
borbottare trattenendo a stento una smorfia di disgusto appena
percettibile.
Vidi
James Potter sorridere a mezza bocca.
«Spiacente
di deluderti, Alastor, ma quello ormai è diventato il mio
ufficio da quando sei andato in pensione, e mi sento libero di farne
quel che
mi pare.»
Moody
sembró infastidito da quell'uscita e James Potter -non me la
sentivo
affatto di chiamarlo papá, nemmeno nella mia testa-
sogghignó soddisfatto prima
di indirizzarmi un'occhiata incuriosita.
Immaginai
fosse sorpreso dalla sottile, se pur evidente somiglianza tra noi
due, nonostante io avessi il fisico piú sviluppato, i
capelli piú lunghi e non
portassi gli occhiali.
Sorprendentemente,
peró, non fece commenti sul mio aspetto e mi chiese solo
se stessi bene.
«Certamente,
signore, anche se non credo fosse necessario il suo
intervento, sarei riuscito a duellare con il professor Moody senza
problemi. La
nostra era una semplice esercitazione.»
Dissi
tutto questo a testa alta e con un pizzico di arroganza, ma
contrariamente alla ramanzina che mi aspettavo da lui James Potter mi
guardó
sorpreso per un attimo prima di scoppiare sonoramente a ridere.
Vedendo
il mio sguardo offeso e un po' arrabbiato si affrettó a
spiegarsi.
«Mi
ricordi tanto me alla tua etá, ragazzo.» disse
infine con un sorriso,
prima di rivolgersi nuovamente al professor Moody.
«Posso
rubarti mia figlia, Alastor? Tanto la lezione è quasi
finita.»
Al
cenno di assenso di Moody vidi Elizabeth correre tra le braccia del
padre e scoccargli un bacio sulla guancia prima di uscire con lui.
Dopo
qualche secondo suonó la campanella, ed io non mi fermai
né per
parlare con Moody né per aspettare qualcuno.
L'unica
cosa che volevo, era sfogarmi di tutte le emozioni che avevo
accumulato nell'ultima ora.
Elizabeth
Pov
Vedere
mio padre era stato bellissimo.
Non
lo vedevo dalla Coppa del Mondo di Quidditch perché dopo
l'attacco dei
mangiamorte era dovuto partire subito in missione come Auror operativo
e non
era riuscito a tornare a casa nemmeno per accompagnarmi a King Cross il
1°Settembre.
Gli
avevo raccontato tutto quello che mi era successo, come erano le
lezioni con Moody, come ero riuscita a contrastare la maledizione
Imperius (e
lì lo avevo visto davvero impallidire nonostante fosse
orgogliosissimo di me),
il Torneo Tremaghi che ci sarebbe stato al posto del Campionato di
Quidditch (
e lì lo rimbeccai per non avermi avvisata e avermi costretta
ad allenare fino
allo stremo per tutta l'estate), ma soprattutto avevamo parlato molto
di quel
nuovo alunno, Harry Evans.
Papá
era rimasto molto incuriosito da lui, e sinceramente vedendoli insieme
ero rimasta anche io molto sorpresa.
A
casa avevo visto molte foto dei miei genitori ai tempi di Hogwarts, ma
fino all'ultimo non avevo affatto notato la somiglianza di Harry con
mio padre.
Certo,
Harry non portava gli occhiali e aveva i capelli piú lunghi,
ma la
sua corporatura era molto simile a quello di mio padre adesso che
faceva
l'auror e si era irrobustito, piuttosto che alla figura mingherlina di
lui alla
sua etá.
Per
un attimo ero rimasta scioccata dalla somiglianza, e anche mio padre mi
ero resa conto che aveva avuto la stessa mia reazione.
Gli
dissi tutto quello che sapevo di lui, ed era poco, prima di lasciarmi
prendere dall'entusiasmo ed iniziare a parlare del Torneo Tremaghi e di
come
Fred e George volessero partecipare nonostante il limite di
etá e gli
ammonimenti di Harry.
Quando
mio padre se ne andó, ero cosí felice da non
notare come un paio di
occhi, di cui uno finto, mi seguissero senza perdermi di vista un
attimo.
James
Pov
Ero
riuscito a trattenermi a malapena davanti ad Elizabeth, ma le mie
emozioni divennero evidenti quando mi smaterializzai in casa con un
sonoro Pop
che fece sobbalzare Lily, alle prese con una delle sue pozioni
sperimentali.
«James,
non puoi entrare dalla porta come le persone normali?! Mi hai fatto
sbagliare la pozio… ma cosa ti è
successo?»
La
vidi accorrere immediatamente e tastarmi in viso con entrambe le mani,
per cercare di capire se il mio stato di chock fosse dovuto da una
ferita o
altro.
«Elizabeth
sta bene? Cosa è successo, James!»
Io
non risposi facendola preoccupare ancora di piú.
Iniziai
a tremare leggermente e presi ad avanzare verso il primo piano
della nostra villa.
Agitai
la bacchetta contro il muro di fianco la stanza della mia
principessa e feci comparire una porta disillusa con la scritta 'Stanza
di
Harry e Elizabeth'.
La
stanza che aveva ospitato i miei due gemelli per un anno si
manifestó a
me cosí come l'avevamo lasciata tredici anni prima dopo la
scomparsa del mio
Harry.
Accarezzai
la foto dei miei due gemelli in fasce con Elizabeth che
stringeva la manina di Harry.
La
mia principessa non sapeva di avere un fratello gemello e
così doveva
essere.
Vedendo
Harry neonato che spalancava due occhi dello stesso verde della
sorella iniziai ad avere una delle miei crisi isteriche e presi ad
urlare
accasciandomi a terra, sotto lo sguardo preoccupato di Lily stravolto
da
un'unica lacrima.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Ciao
ragazzi!
Allora
ecco a voi l'incontro di James con Harry dal quale scopriamo tante
cose.
Elizabeth
non sa di avere un fratello gemello.
James
soffre di crisi isteriche a causa della scomparsa del figlio che si
presentano ogni volta che prova emozioni forti che lo riguardano.
Ovviamente
James non sa che Harry Evans è il suo Harry semplicemente
vedendolo ha immaginato che Harry sarebbe potuto essere come lui se non
fosse
scomparso e l'emozione lo ha sopraffatto perché dopo 13 anni
e piú da auror
l'unico caso che non è riuscito a risolvere è
quello della scomparsa del figlio
e questo non gli permette di superare il trauma della sua perdita.
Lily
lavora nel dipartimento di Pozioni ma si diletta nel creare pozioni
sperimentali di ogni tipo per difesa offesa o ambito medico. Gestisce
meglio le
sue emozioni rispetto al marito anche se anche lei soffre per la
perdita di
Harry ed ha imparato a gestire le crisi del marito quando si presentano.
Nel
prossimo capitolo compariranno anche Sirius e Remus.
Baci,
Mary
Evans
|
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Capitolo 6 *** Conseguenze ***
«Remus,
tu non lo hai visto, sembra impazzito! È come all'inizio
che…»
Lily
si interruppe e irrigidì la sua espressione, ma il suo
migliore amico
capì comunque e sopirò, abbassando sul tavolo la
tazzina da tè.
«Lily
non so che dirti… lo sai che di solito è Sirius
quello in grado di
calmare i colpi di testa di James, e al momento lui è in
missione segreta e non
puó avere contatti con nessuno. Potremmo provare a farlo
ragionare… ma se non
ci sei riuscita tu fino ad oggi non credo che la mia presenza cambi
qualcosa.
Sul serio non so cosa consigliarti.»
Lily
sbatté le mani sul tavolo facendo tintinnare la sua tazzina
intatta e
il suo amico alzó un sopracciglio.
Era
raro vedere Lily Evans Potter perdere il controllo.
«Mia
figlia non ha messo il suo nome in quel Calice, chiaro?! Il mondo
magico potrá anche pensarla diversamente ma io la conosco, e
per quanto sia in
gamba non è abbastanza potente per raggirare un calice
secolare, e non è
nemmeno così stupida dal voler rischiare la vita in uno
stupido torneo, sapendo
che ai minorenni è vietato partecipare, per soldi e gloria
dal momento che ne
ha più che a sufficienza! Ha sconfitto Voldemort, per l'amor
del cielo, e
questo le garantirá fama, gloria e guai per una vita intera!
Non possono
costringerla a partecipare! È solo una bambina! È
la mia bambina…»
Vedendo
che l'amica stava per crollare, Remus Lupin le fece bere
immediatamente una fialetta di sonno senza sogni che da quando era
scomparso
Harry portava sempre appresso.
La
vide accasciarsi sulla sedia e la fece levitare fino al divano.
Sospirò
ancora.
L'ultima
volta che l'aveva vista così era stato tredici anni
prima…
E
non osava immaginare come stesse James.
Già
dopo l'ultima visita ad Hogwarts era cambiato.
Continuava
a dire che un nuovo studente della scuola fosse suo figlio, e
aveva ingaggiato un maginvestigatore per scoprire la veritá
su quel ragazzo.
Lily
non aveva avuto il coraggio di fermarlo.
Capiva
la necessitá del marito di rendersi attivo nella ricerca di
Harry,
ma era pronta ad intervenire nel caso suo marito esasperasse
più del normale
questi suoi pensieri.
Poi
c'era stata la notizia bomba dell'estrazione della sua figlioccia dal
Calice di Fuoco, e lì la situazione era precipitata.
James
e Lily non volevano rischiare di perdere un altro figlio, e avevano
provato di tutto per evitare che Beth fosse invischiata in questo
torneo, ma le
regole erano chiare: chi viene estratto dal Calice ha stretto un
contratto
magico vincolante con il suddetto ed è costretto a
partecipare al Torneo
Tremaghi.
E
adesso Elizabeth aveva anche tutta la scuola contro!
Lo
scontro con i Corvonero che era stato denunciato al preside ne era
l'esempio.
Tutti
sapevano che Silente aveva una predilezione per i Grifondoro, e per
Beth in particolare, e la sua partecipazione al torneo era stata vista
come
l'ennesima concessione alla bambina sopravvissuta.
Persino
la Gazzetta del Profeta ne parlava.
Remus
sospiró.
Che
lo volesse o meno, avrebbe dovuto fare due chiacchiere con uno dei suoi
migliori amici.
Sirius
capí nell'istante in cui lo specchietto si era attivato che
era
successo qualcosa di grave, e l'immagine che lo specchietto gli
restituì gli
diede ragione.
Il
suo migliore amico sembrava un invasato, i capelli erano ancora
più
sparati in aria del solito, e gli occhi sembravano avere quel pizzico
di pazzia
che di solito vedeva in sua cugina Bellatrix ad Azkaban.
Gli
disse che aveva trovato suo figlio, che ne era sicuro.
Sirius
non sapeva se fosse vero o meno, sapeva solo che il suo migliore
amico aveva bisogno di lui, quindi non ci pensó due volte
prima di
smaterializzarsi a casa sua, missione auror o meno.
La
famiglia prima di tutto, era solito ripetersi, a dimostrazione che
anche
i Black possono amare.
Elizabeth
Pov
Tutta
la scuola sembrava odiarmi.
Non
sapevo più come dirlo che non avevo messo io il mio nome nel
Calice di
Fuoco.
Ron
non mi parlava più, anche se sapevo che era solo questione
di tempo
prima che si ricredesse, ma almeno Hermione era dalla mia parte.
E
anche Harry.
Eravamo
diventati molto amici, e in seguito al casino con il Calice si era
offerto di allenarmi.
Ovviamente
Hermione si era unita a noi dal momento che amava imparare
qualcosa di nuovo, e comunque anche a lei stava a cuore la mia
sopravvivenza
nel Torneo quindi si era offerta di andare in biblioteca per trovare
incantesimi che potevano essermi utili.
Avevo
appena ricevuto una lettera dal mio padrino, nonché una
visita dei
miei genitori…
Dopotutto
ero fortunata.
Se
le persone che amavo credevano in me, sarebbe andato tutto bene.
|
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Capitolo 7 *** DNA e ??? ***
«James,
ti prego, dimmi che stai scherzando.»
Sirius
Black scioccato non era una cosa che si vedeva
tutti i giorni, e Remus lo fissò con la mascella contratta.
Se
anche Sirius, che aveva un senso dell’humor molto
vivace, pensava che suo fratello avesse fatto una follia, allora erano
messi
proprio male.
Rimasero
per qualche secondo immobili sul divano,
inermi davanti ad un James Potter che sembrava aver perso del tutto il
lume
della ragione, mentre sua moglie Lily guardava assente la scena con un
bicchiere di Wisky Incendiario in mano.
Aveva
perso un figlio, sua figlia era in pericolo e
suo marito era impazzito.
Per
quanto avesse un carattere forte non ce l’avrebbe
mai fatta a cavarsela da sola in quella situazione.
«Ragazzi
é identico a me! Quanti altri ragazzi
conoscete che vi somiglino tanto senza essere imparentati con
voi?!»
James
Potter era fermo nelle sue convinzioni, e quando
si metteva in testa qualcosa era difficile fargli cambiare idea,
perché
difficilmente era nel torto.
Sirius
e Remus si scambiarono un’occhiata,
preoccupati, senza idee sul come riuscire a gestire quella situazione.
Fu
Lily Evans Potter a riuscirci, dimostrando di
essere ancora in grado di badare alla sua famiglia, nonostante tutto.
Si
alzò con un cipiglio battagliero e si avvicinò al
marito.
Per
qualche secondo i due coniugi si fissarono senza
dire niente, poi Lily stupí tutti schiaffeggiando
l’amore della sua vita con
talmente tanta forza da farlo barcollare.
I
tre malandrini la guardarono stupiti.
«Sto
tramando la pozione del riconoscimento del DNA.
Il 24 novembre, il giorno della prima prova, la faremo bere al ragazzo
cosí tu
avrai le tue risposte. Ma, adesso, devi ritornare in te,
perché nostra figlia é
in pericolo e io non posso affrontare tutto questo da sola.»
Senza
aspettare una risposta la donna si rintanò nel
suo laboratorio di pozioni, mentre ancora una volta i tre malandrini si
ritrovarono a pensare che solo lei poteva essere la moglie di James
Potter.
Harry
Pov
Da
quando avevo iniziato a dare lezioni private ad Elizabeth ed Hermione
stavo iniziando a stupirmi sempre di più dello scarso
livello di preparazione
di Hogwarts.
Ero
dovuto partire dall’allenamento base, ma almeno
dopo un mese i risultati si erano visti ed ero certo che sarebbe
riuscita a
superare la prima prova.
Draghi.
Non
potei fare a meno di sogghignare.
Io
avevo affrontato il mio primo grugnocorto svedese a
dodici anni, Elizabeth non avrebbe avuto problemi nemmeno con lo
spinato…
almeno non dopo gli incanti che le avevo insegnato…
Dopotutto
era mia sorella.
Avevo
avuto le certezze di cui necessitavo e adesso avevo
scoperto i tasselli mancanti del mio passato, tuttavia avevo scoperto
anche che
oltre al piacere di avere una sorella, io avevo già un
padre, che era la mia
famiglia, e che nonostante tutto mi aveva allevato come fossi stato
figlio suo
e che non mi aveva fatto mancare nulla.
Anche
se James e Lily Potter erano coloro che mi
avevano messo al mondo, qualunque fossero state le circostanze
impreviste che
non ci avevano permesso di vivere insieme, non sentivo affatto il
desiderio e
la necessità di allontanarmi da quella che era la mia
famiglia non di sangue.
Non
desideravo sconvolgere Elizabeth con la notizia
della nostra parentela in un momento così critico come la
sua partecipazione al
torneo Tremaghi.
Inoltre
non ero per niente intenzionato a stare al
centro dei pettegolezzi della scuola più di quanto
già non fossi per essermi
schierato dalla parte di Elizabeth.
Almeno
gli altri studenti avevano avuto il buon senso
di non tentare rappresaglie nei miei confronti.
Ero
un po’ deluso dal comportamento di alcuni di
quelli che dovevano essere gli amici di mia sorella.
Ron
Weasley, così come tutti gli altri studenti di
Grifondoro e non, esclusi Hermione, i gemelli Weasley, la
più piccola dei
Weasley, Ginevra, e Luna Lovegood di Corvonero, sembrava credere che
Elizabeth
fosse riuscita ad eludere la sicurezza del calice per iscriversi al
Torneo con
la complicità del preside Silente che, da quanto sembrava,
aveva dato prova di
leggeri favoritismi nei suoi confronti durante gli anni precedenti.
Davvero
non riuscivo a credere che degli adolescenti
potessero essere tanto stupidi.
Ah,
e poi c’era Susan.
L’avevo
vista difendere mia sorella da alcuni suoi
compagni di casa, eppure avevo avuto la conferma da Elizabeth che si
erano
parlate sì e no cinque volte in quattro anni, e quindi tutta
quella foga per
una quasi sconosciuta mi sembrava quasi fuori luogo.
Era
davvero interessante quella ragazzina, una
Tassorosso abbastanza anomala…
Mio
padre mi avrebbe preso sicuramente in giro per
questi pensieri.
Non
lo sentivo da quasi un mese, e non avevo avuto
emergenze tali da contattarlo e mettere a rischio la sua copertura.
Mi
mancava davvero tanto, e speravo solo che non ci
fossero state complicazioni di alcun tipo e che lui stesse bene
??
Pov
La prima prova si sarebbe svolta il 24 novembre.
Sapevo
i piani che la famiglia Potter aveva in mente
ma era ancora troppo presto.
La
verità sarebbe uscita fuori dopo la terza prova,
l’avevo già deciso.
Buffo,
sapere il giorno della propria morte e non
esserne spaventato.
Avevo
già distrutto la coppa di Tassorosso e l’anello
dei Gaunt, sapevo che il diario era stato già reso
inoffensivo da Elizabeth al
suo secondo anno, ed ero riuscito ad avvicinarmi a Nagini abbastanza da
farla
fuori e sostituirla con un corpo morto, in modo da far credere al Lord
Oscuro
che la sua morte era stato un incidente. Le ferite di Basilisco
sarebbero
bastate per convincerlo di questa teoria.
Mancavano
ancora il medaglione di Serpeverde, il
diadema di Corvonero e Harry.
Harry.
Probabilmente
la verità lo avrebbe sconvolto, ma era
davvero l’unica soluzione.
Avrei
aspettato il giorno della prima prova per
introdurmi a Grimmuld Place e farmi dare il medaglione da Kreacher.
Per
il diadema di Corvonero avrei aspettato la seconda
prova.
Sarebbe
andato tutto secondo i piani.
Avevo
vissuto fin troppo a lungo.
|
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Capitolo 8 *** La Prima Prova del Torneo Tremaghi ***
Elizabeth
Pov
Era
il 24 Novembre, il giorno della prima prova.
Da quando avevo avuto la conferma che sarei stata costretta a
partecipare al
torneo Tremaghi avevo pensato che mi sarei sentita sopraffatta
dall’ansia
quando avrei dovuto affrontare le prove del torneo dinnanzi agli
studenti di
tre scuole di magia, e invece mi sentivo stranamente isolata da tutti,
sia che
mi augurassero buona fortuna sia che sibilassero «Teniamo
pronta una scatola di
fazzoletti, Potter» al mio passaggio.
Grazie
ad Harry mi sentivo pronta ad affrontare quel drago, che con la sfiga
che mi
portavo appresso ero sicura si sarebbe trattato sicuramente dello
Spinato.
Il
pensiero ritornò immediatamente alla scena che avevo visto
in compagnia di
Hagrid e rabbrividii.
FLASHBACK
Qualche
settimana prima della prima prova mentre camminavo per i corridoi vidi
Hagrid
che, dopo essersi guardato intorno circospetto, mi si
avvicinò e mi disse in un
sussurro cosí sommesso che riuscii a sentirlo appena
«Beth, ci vediamo stanotte
a mezzanotte alla mia capanna. Mettiti il mantello».
Quella sera alle undici e mezzo feci finta di andare a dormire presto,
indossai
il Mantello dell'Invisibilità, sgattaiolai fuori la sala
comune e attraversai
il castello.
Il
parco era molto buio cosí percorsi il prato in discesa
puntando alle luci che
brillavano nella capanna di Hagrid.
Bussai
due volte.
«Sei
tu, Elizabeth?» sussurrò Hagrid, aprendo la porta
e guardandosi attorno.
«Sì» risposi, scivolando all'interno
dell’abitazione e sfilandomi il mantello
dell’invisibilità di dosso. «Che cosa
succede?»
«C'è
una cosa che devo farti vedere» disse Hagrid.
Era
terribilmente agitato. All'occhiello esibiva un fiore che assomigliava
a un
enorme carciofo. Sembrava che avesse smesso di usare la morchia, ma
evidentemente aveva cercato di pettinarsi, perché distinsi i
denti spezzati del
pettine impigliati nella sua chioma.
«Vieni
con me, fai pianino e stai coperta» disse Hagrid uscendo
dalla capanna e
addentrandosi nella notte «Non portiamo Thor, a lui non ci
piacerebbe...»
Mi affrettai a seguirlo scomparendo nuovamente sotto il mantello e, con
mia
grande sorpresa, scoprii che Hagrid mi guidava verso la carrozza di
Beauxbatons.
«Hagrid,
che cosa...?»
«Sssst!» disse Hagrid, e bussò tre volte
alla porta effigiata con le bacchette
d'oro incrociate.
Fu Madame Maxime ad aprire.
Attorno
alle spalle massicce portava uno scialle di seta.
Sorrise
quando vide Hagrid.
«Ah.
Agrìd... è ora?»
«Bonsuàr»
disse Hagrid con un sorriso radioso, e le porse la mano per aiutarla a
scendere
i gradini d'oro. Madame Maxime si richiuse la porta alle spalle, Hagrid
le
offrí il braccio e i due si incamminarono costeggiando lo
steccato che ospitava
i cavalli alati giganti di Madame Maxime, mentre io, completamente
sbalordita,
correvo per tenere il loro passo.
Hagrid
aveva voluto mostrarmi Madame Maxime? Potevo vederla tutte le sante
volte che
volevo... non era proprio difficile da individuare... Ma pareva che ci
fosse
una sorpresa anche per Madame Maxime, perché dopo un po'
disse in tono giocoso:
«Dove mi stai portondo, Hagrid?»
«Ti
piacerà» rispose Hagrid burbero. «Ne
vale la pena, credimi. Solo che non devi
dire a nessuno che te li ho fatti vedere, d'accordo? Non dovresti
saperlo».
«Certo che no» disse Madame Maxime sbattendo le
lunghe ciglia nere.
Proseguirono, ed io diventai sempre più sbalordita
mentre trotterellavo
dietro di loro. Finalmente, dopo esserci allontanati lungo i confini
della
Foresta al punto che il castello e il lago non erano più
visibili -
sentii qualcosa. C'erano degli uomini che gridavano
laggiù... poi si udì
un ruggito assordante, da spaccare i timpani... Hagrid guidò
Madame Maxime
oltre una macchia di alberi e si arrestò.
Mi
affrettai ad affiancarli - per un istante credetti di vedere dei
falò, e degli
uomini che correvano tutto intorno - e poi rimasi a bocca spalancata.
Draghi.
Una
consapevolezza mi investí in pieno e mi paralizzai sul posto.
Erano
la prima prova.
FINE
FLASHBACK
Naturalmente,
non ci avevo pensato due prima di avvertire Cedric della nuova
scoperta. Avevo
dato per scontato che, poiché Madame Maxime e Karkaroff, che
avevo visto in
giro nei pressi dei draghi, erano a conoscenza della prova non
avrebbero
esitato a dirlo anche ai loro campioni, per cui mi sembrava corretto
che anche
Cedric ne fosse informato, cosí almeno saremmo partiti tutti
con le stesse
possibilità di vittoria.
La
mattinata proseguí tranquilla, anche se Hermione fece di
tutto per alimentare
la mia ansia ripetendomi tutti gli incantesimi che avevamo imparato
insieme che
sarebbero potuti tornarmi utili per affrontare il drago, nel caso il
piano
originale fosse andato storto.
Grazie
agli allenamenti con Harry eravamo diventate entrambe piú
agili e forti, anche
se il nostro nucleo magico non si era ancora sviluppato del tutto.
Da
come Harry ci aveva spiegato, se fosse stato lui a dover affrontare il
drago,
poiché aveva avuto un addestramento fisico e mentale ed il
suo nucleo magico
era molto piú potente del nostro, avrebbe potuto
semplicemente attivare uno
scudo superiore intorno a lui che lo avrebbe difeso dalle fiamme e
dagli
attacchi fisici del drago nel mentre si accingeva ad impadronirsi
dell’uovo.
Nel
mio caso, invece, non ero abbastanza forte per attivare uno scudo tale
da
proteggermi sia dalle fiamme che dagli attacchi del drago, quindi avrei
dovuto
optare per uno scudo meno potente che mi avrebbe protetta dalle fiamme,
e nel
mentre appellare la mia scopa e conquistare l’uovo grazie
alla mia bravura nel
Quidditch.
Un
piano semplice e lineare, senza troppi fronzoli.
Ci
avevo messo parecchie settimane per perfezionare lo scudo superiore in
quanto,
come mi disse in seguito Harry, era da livello indicibile, ma dopo
numerosi
tentativi ero riuscita finalmente ad uscire indenne dalle fiamme create
da lui,
e dopo imparare l’incantesimo di appello fu davvero molto
facile.
Sapevo
che avrei visto i miei genitori dopo la prima prova, e non vedevo
l’ora di
vedere le loro espressioni stupefatte dopo la dimostrazione del mio
livello di
abilità magico con il drago. Anche se ero piú
curiosa della faccia di mio padre
di fronte ai risultati dei nostri allenamenti estivi con la scopa.
Mi
avevano già mandato i loro ‘in bocca a
Remus’ (questo papà, la mamma mi aveva
detto di dare forfait se le cose si mettevano male), e mi avevano
assicurato
che anche Remus e Sirius sarebbero stati presenti.
Avevo
ricevuto dei ‘buona fortuna’ anche da parte loro,
naturalmente, però dalle
lettere mi erano sembrati preoccupati per qualcos’altro
piú che per la mia
incolumità, quindi sperai solo che non fosse successo nulla
di grave.
A
pranzo mi ritrovai circondata, come sempre negli ultimi tempi
d’altronde, da
Harry ed Hermione, mentre i gemelli, posizionati davanti a me, si
stavano
esibendo nel loro repertorio migliori di battute per distrarmi dal
pensiero
della prima prova.
Stavo
ancora ridendo quando vidi la professoressa McGranitt che mi correva
incontro
nella Sala Grande, ed un po’ d’ansia
iniziò a salirmi a quel punto.
«Potter,
i campioni devono venire giù nel parco adesso... dovete
prepararvi per la prima
prova».
«Va
bene» dissi alzandomi, mentre la forchetta cadeva nel piatto
con un tintinnio.
«Buona fortuna, Elizabeth » sussurrò
Hermione, esprimendo preoccupazione
nonostante tutto. «Andrà tutto bene!»
«Ne
sono certo anch'io.» intervenne Harry, e il suo commento mi
diede una carica
che mi rassicurò piú delle parole di Hermione.
Uscii
dalla Sala Grande assieme alla professoressa McGranitt, e vidi che
quasi non
sembrava lei; in effetti, era preoccupata quasi quanto Hermione.
Mentre
mi scortava giù per i gradini di pietra mi posò
una mano sulla spalla.
«Ora, non farti prendere dal panico» disse,
«cerca di restare distaccata...
abbiamo maghi a disposizione per controllare la situazione se sfugge di
mano...
la cosa più importante è che tu faccia meglio che
puoi, e nessuno penserà male
di te... ti senti bene?»
«Si.»
mi sentii rispondere «Sono pronta a tutto, non si preoccupi
professoressa.»
Eppure
quelle parole invece di tranquillizzarla sembrano agitarla ancora di
piú.
Mi
stava guidando verso il luogo in cui si trovavano i draghi, lungo il
limitare
della Foresta, ma quando ci avvicinammo alla macchia di alberi oltre la
quale
vi era la recinzione che li conteva potei vedere che era stata eretta
una tenda
per nasconderli.
«Devi entrare là con gli altri campioni»
disse la professoressa McGranitt con
voce piuttosto tremante, «e aspettare il tuo turno, Potter.
Il signor Bagman è
là dentro... ti spiegherà la... la procedura...
buona fortuna».
«Grazie»
dissi con voce sorda e distante, l’agitazione che iniziava a
farsi sentire.
Lei
mi lasciò all'ingresso della tenda ed io entrai.
Fleur Delacour era seduta in un angolo su un basso sgabello di legno.
Non
sembrava affatto calma come al solito, ma era pallida e sudaticcia.
Viktor
Krum sembrava anche più arcigno del solito, ma io supposi
che fosse il suo modo
di manifestare la tensione.
Cedric
camminava avanti e indietro.
Al
mio ingresso mi rivolse un sorrisetto, che ricambiai.
«Elizabeth!
Ehilà!» disse Bagman allegro, voltandosi a
guardarmi. «Entra, entra, mettiti
comoda! Be', ora che ci siamo tutti è giunto il momento di
informarvi!» disse
Bagman in un tono vivace che mi fece alzare un sopracciglio per quanto
fosse
inopportuno.
«Quando
il pubblico avrà preso posto, vi consegnerò
questa borsa» - mostrò un sacchetto
di seta viola e lo scosse - «da cui estrarrete a turno un
modellino della cosa
che state per affrontare! Ce ne sono diversi - ehm - tipi, sapete. E
devo dirvi
anche qualcos'altro... ah, sì... il vostro compito e
impadronirvi dell'uovo
d'oro!»
E
in un attimo, si udirono centinaia e centinaia di paia di piedi al di
là della
tenda, mentre i loro proprietari parlavano eccitati, ridevano,
scherzavano...
Dopo
qualche secondo, Bagman aprì il sacchetto di seta viola e lo
porse a Fleur
Delacour. La ragazza infilò una mano tremante nel sacchetto
ed estrasse un
minuscolo, perfetto modellino di drago: un Gallese Verde. Attorno al
collo
aveva appeso il numero due. Ed io seppi, dal fatto che Fleur non diede
segno di
sorpresa, che avevo avuto ragione: Madame Maxime le aveva detto che
cosa la
aspettava.
La
stessa cosa valse per Krum. Lui estrasse il Petardo Cinese. Aveva il
numero tre
attorno al collo. Krum non batté ciglio, si
limitò a fissare il terreno.
Cednc infilò la mano nel sacchetto e ne uscì il
Grugnocorto Svedese blugrigio,
col numero uno appeso al collo.
Sapendo
che cosa era rimasto, misi la mano nel sacchetto di seta con
determinata
rassegnazione ed estrassi l'Ungaro Spinato, il numero quattro.
Mentre
lo guardavo, quello spalancò le ali e scoprì le
minuscole zanne.
«Bene, ci siamo!» disse Bagman, sempre con quel
tono allegro che mi stava dando
sui nervi. «Ciascuno di voi ha estratto il drago che
dovrà affrontare, e i
numeri si riferiscono all'ordine in cui li sfiderete, capito? Ora, fra
un
attimo vi devo lasciare, perché farò la
telecronaca. Signor Diggory, lei è il
primo, non deve far altro che entrare nel recinto quando sente un
fischio,
d'accordo? Ora... Elizabeth... posso dirti due parole? Fuori?»
«Ehm... sì» dissi confusa, ed uscii
dalla tenda con Bagman che mi condusse poco
distante, tra gli alberi, e mi si rivolse con fare paterno.
«Ti
senti bene, Elizabeth? C'è qualcosa che posso farti
avere?»
Strabuzzai
di poco gli occhi.
«Che
cosa? Io... no, niente».
«Hai
un piano?» mi chiese Bagman, abbassando la voce in tono
cospiratorio. «Perché
non mi dispiace darti qualche consiglio, se ti va, insomma. Voglio
dire»
continuò Bagman, a voce ancora più bassa,
«tu sei quella messa peggio qui,
Elizabeth ... se posso fare qualcosa per aiutarti...»
«No»
risposi decisa. Dove stava andando a parare quella conversazione non mi
piaceva
per niente. «No... io… ho già deciso
che cosa fare, grazie».
«Non
lo verrebbe a sapere nessuno, Elizabeth.» disse Bagman con
una strizzatina
d'occhio.
«No,
sto bene» dissi seccamente, chiedendomi perché
continuavo a ripeterlo a tutti.
Stavo
per affrontare un DRAGO, dannazione, ovvio che non stavo bene! Mi
chiedevo
davvero cosa si aspettassero gli dicessi…
Da qualche parte risuonò un fischio.
«Oh
cielo, devo correre!» esclamò Bagman allarmato e
filò via, mentre io tornai
verso la tenda vedendone uscirne un Cedric più verde che mai.
Gli
augurai buona fortuna mentre passava, prima di ritornare dentro da
Fleur e
Krum.
Qualche
secondo più tardi, udimmo il ruggito della folla, a indicare
che Cedric era
entrato nello steccato e si trovava faccia a faccia con l'equivalente
in carne
e ossa del suo modellino...
Fu peggio di quanto avessi mai potuto immaginare, star lì
seduta ad ascoltare.
La
folla urlò... strillò... trattenne il respiro
come una sola entità dotata di
molte teste, mentre Cedric s'ingegnava a superare il Grugnocorto
Svedese.
Krum
continuava a fissare a terra.
Fleur
ripercorreva i passi di Cedric, intorno alla tenda.
E
la cronaca di Bagman rendeva tutto molto, molto peggiore creando nelle
nostre
teste immagini pericolose…
Prima
di poter perdere il controllo di me stessa, mi sedetti per terra a
gambe
incrociate sotto gli sguardi straniti degli altri due campioni.
Chiusi
gli occhi ed iniziai a respirare profondamente, con la voce di Bagman
che nella
mia testa si affievoliva sempre di piú… Sentii
distrattamente prima Fleur e poi
Krum uscire fuori dalla tenda per il loro turno, e la mia
tranquillità si
interruppe solamente quando, dopo l’uscita del terzo
campione, sentii la voce
di Bagman esclamare:«Sta dimostrando un bel coraggio... e...
sì, ha preso
l'uovo!»
Gli
applausi incrinarono l'aria invernale tesa come un vetro.
Krum
aveva finito, a momenti sarebbe toccato a me.
Mi
alzai, notando vagamente che le mie gambe sembravano fatte di zucchero
filato.
Nonostante
tutto l’allenamento con Harry, mi sentivo molto
più consapevole del solito di
possedere un corpo: molto consapevole del mio cuore che batteva forte,
e delle
mie dita che formicolavano di paura...
Attesi. E poi sentii il fischietto suonare.
Uscii
dall'ingresso della tenda con il panico crescente dentro di me, mentre
nella
mia testa mi ripetevo ciò che dovevo fare e cercavo di
tranquillizzarmi.
Ed
ecco che oltrepassai gli alberi entrando nello steccato attraverso
un'apertura.
C'erano
centinaia e centinaia di facce che mi fissavano da tribune che erano
state
erette per magia dall'ultima volta che ero stata lí.
E
c'era lo Spinato, all'altro capo del recinto, accoccolato sulla sua
covata, le
ali ripiegate a metà e i malvagi occhi gialli fissi su di me.
La
folla faceva un gran frastuono, ma io non me ne curai.
Era
ora di fare ciò che doveva fare... di concentrare la mente,
totalmente e
assolutamente, sulla cosa che era la mia sola possibilità...
Levai la
bacchetta.
«Accio
Firebolt!» urlai, e ben presto la sentii sfrecciare nell'aria
alle mie spalle.
Voltandomi,
vidi la mia preziosa Firebolt costeggiare il recinto e immobilizzarsi a
mezz'aria accanto a me, in attesa che la cavalcassi.
Gettai
la gamba oltre la scopa e decollai, tra l’esultanza della
folla.
Immediatamente
attivai lo scudo superiore su di me inglobando anche la scopa, ed un
istante
dopo, accadde qualcosa di miracoloso...
Mentre mi alzavo in volo, mentre il vento mi soffiava nei capelli,
mentre sotto
di me i volti del pubblico esultante diventavano semplici punte di
spillo color
carne e lo Spinato rimpiccioliva diventando delle dimensioni di un
cane, capii
che non mi ero lasciata indietro solo il suolo, ma anche la mia
paura... Ero
tornata nel mio elemento... Quella era solo un'altra partita a
Quidditch, e lo
Spinato era solo un'altra brutta squadra avversaria... Guardai
giù il mucchio
di uova, e riconobbi quello d'oro, che brillava contro i compagni color
granito, tutti ammucchiati al sicuro tra le zampe davanti del drago.
«Ok»
mi dissi, «tattica diversiva...andiamo...»
E
mi tuffai.
Il
muso dello Spinato mi seguì, ma io conoscevo le sue
intenzioni.
Scartai
dalla picchiata appena prima che un getto di fuoco mi investisse ma non
vi feci
caso: era esattamente come evitare un Bolide...
Mi
levai più su, in cerchio.
Lo
Spinato stava ancora seguendo la mia avanzata, e scesi a picco proprio
mentre
lo Spinato spalancava la bocca.
Venni
investita dalle fiamme ed udii degli strilli dalla folla, ma lo scudo
superiore
aveva funzionato.
Uscii
illesa dalle fiamme tra l’esultanza di tutti, ed iniziai a
girare intorno al
drago per spostare la sua attenzione lontano dalle uova. Sembrava che
il fatto
che le sue fiamme non mi avessero uccisa lo avesse distratto parecchio,
e
infatti mi seguí spostandosi nella mia direzione.
Non
appena vidi che aveva lasciato scoperte le uova, prima che capisse cosa
stava
succedendo, sfrecciai verso il suolo a velocità massima ed
afferrai l'uovo
d'oro.
Con
un’enorme accelerata in su mi ritrovai a galleggiare sopra le
tribune e fu come
se qualcuno avesse appena rialzato il volume: per la prima volta mi
accorsi del
fragore della folla, che urlava e applaudiva forte come i tifosi
irlandesi alla
Coppa del Mondo…
«Santo
cielo, questo è volare! Ma guardate un po'! La nostra
campionessa più giovane è
stata la più veloce a prendere l'uovo! Bene, ciò
abbasserà le quote sulla
signorina Potter!»
Vidi
i guardiani accorrere per domare lo Spinato, e, all'ingresso del
recinto, la
professoressa McGranitt, i miei genitori, Sirius e Remus che mi
correvano
incontro e mi facevano tutti segno di avvicinarmi, i sorrisi ben
visibili anche
a quella distanza. Tornai a volare sulle tribune, mentre il frastuono
della
folla mi pulsava nelle orecchie, ed atterrai dolcemente, il cuore
più leggero
di quanto non fosse stato da settimane... avevo superato la prima
prova…
«Ottimo,
Potter!» urlò la professoressa McGranitt mentre
scendevo dalla Firebolt tutta
sorridente: detto da lei era un complimento insolito.
Immediatamente
mi sentii abbracciare da mia madre talmente forte che credetti di
smettere di
respirare.
Ricambiai
il suo abbraccio cercando di rassicurarla mentre lei mi sussurrava
all’orecchio
frasi come «Ho avuto tanta paura» e «Sei
stata bravissima».
Dopo
fu il turno di mio padre che mi abbracciò se possibile
piú forte di mia madre,
ma quando si staccò potei vedere che aveva gli occhi pieni
di orgoglio, ed io
gli sorrisi perché capii che non si aspettava usassi la
scopa per oltrepassare
un drago, quando nemmeno un giocatore professionista del calibro di
Krum aveva
pensato a quell’eventualità.
«Ottima
tattica diversiva, Beth.» commentò infatti, appena
prima che Sirius mi prendesse
in braccio e mi facesse volare in aria come quando ero bambina.
Urlai
divertita e feci cadere la scopa per terra.
«E
brava! Lo sai che mi hai fatto morire di paura?! E quando hai imparato
ad
evocare uno scudo superiore, me lo spieghi?!»
esclamò sorridendo prima di
mettermi per terra e lasciarmi un bacio sulla testa.
«Sono
piena di sorprese.» gli risposi con un sorriso, mentre Remus
mi stringeva forte
a lui dicendo che gli avevo fatto perdere almeno dieci anni di vita.
Prima
che potessi dire qualcosa vidi Hermione e Ron in lontananza e mi
staccai in
fretta dal mio padrino.
Lanciai
un’occhiata a mio padre e lui capí al volo.
Subito
inventò una scusa e si allontanò trascinandosi
dietro tutti gli adulti, appena
prima che io venissa investita dall’abbraccio di Hermione.
«Beth,
sei stata eccezionale!» mi disse con voce roca. C'erano
graffi sul suo viso,
nei punti in cui aveva affondato le unghie per la paura. «Sei
stata
straordinaria! Davvero!»
Ma
io stavo guardando Ron, appena dietro di lei, che era molto pallido, e
mi
fissava come
se fossi un fantasma.
«Beth»
disse in tono molto serio, «chiunque abbia messo il tuo nome
in quel Calice...
io... io credo che stiano cercando di farti fuori!» Era come
se le ultime
settimane non fossero mai passate, come incontrassi Ron per la prima
volta
appena dopo essere stata designata quarto campione di Hogwarts.
«Ci
sei arrivato, eh?» commentai freddamente. «Ci hai
messo un bel po'».
Hermione
stava in mezzo a noi due, tesa, guardando dall'uno all'altra.
Vidi
Ron aprire la bocca, incerto, e capendo che stava per scusarsi
all'improvviso
sentii che non avevo bisogno di ascoltarlo.
«È
tutto ok» dissi, prima che Ron potesse spiccicar parola.
«Lascia perdere».
«No» disse Ron. «Non avrei
dovuto...»
«Lascia
perdere» ripetei di nuovo.
Ron
mi sorrise, imbarazzato, ed io ricambiai il sorriso.
Mi
abbassai per prendere la mia Firebolt per terra, e quando mi rialzai
Ron era
tornato il solito e mi stava aggiornando sulle prove degli altri
campioni
parlando in fretta, prima che mi dessero il punteggio.
«Sei
stata la migliore, davvero, non c'è paragone. Cedric ha
fatto una cosa strana,
ha trasfigurato una pietra per terra... l'ha trasformata in un cane...
voleva
che il drago lo inseguisse. Be', è stata una gran bella
Trasfigurazione, e ha
funzionato, in un certo senso, perché ha preso l'uovo, ma si
è anche bruciato:
il drago ha cambiato idea a metà strada e ha deciso che
preferiva acchiappare
lui, se l'è cavata per un pelo. E quella Fleur ha tentato
una specie di
incantesimo, credo che volesse ipnotizzarlo o roba del genere; be', ha
funzionato, un po', almeno, il drago era tutto insonnolito, ma poi ha
sbuffato,
ed è venuto fuori un gran getto di fuoco, e la sua gonna ha
preso fuoco: l'ha
spenta facendo uscire dalla bacchetta un po' d'acqua. E Krum - non ci
crederai,
ma non gli è nemmeno venuto in mente di volare!
Probabilmente è stato il
migliore dopo di te, comunque. L'ha beccato nell'occhio con un
incantesimo.
Solo che quello si è messo a calpestare tutto dal dolore e
ha schiacciato metà
delle uova vere; gli hanno tolto dei punti, non doveva
danneggiarle».
Ron
riprese fiato e si voltò verso le postazioni dei cinque
giudici.
«Ciascuno
può dare al massimo dieci» disse Ron, ed io,
strizzando gli occhi per vedere
dall'altra parte del campo, vidi il primo giudice Madame Maxime -
levare per
aria la bacchetta. Ne sfuggì quello che parve un lungo
nastro d'argento, che si
curvò in un grande nove.
«Non
male!» esclamò Ron tra gli applausi della folla.
Poi
toccò al signor Crouch, che sparò in aria un bel
dieci.
«Sta
andando bene!» strillò Ron, dandomi dei gran colpi
nella schiena mentre
Hermione mi stritolava il braccio.
Poi Silente. Dieci.
La
folla applaudiva più forte che mai.
Ludo Bagman. Dieci.
E
poi Karkaroff levò la bacchetta. Si fermò un
attimo, e poi anche dalla sua
bacchetta filò fuori un numero: quattro.
«Cosa?»
tuonò Ron infuriato. «Quattro? Tu, sporca canaglia
parziale, a Krum hai dato
dieci!»
Ma
a me non importava, non mi sarebbe importato nemmeno se Karkaroff mi
avesse
dato zero: l'indignazione di Ron valeva almeno cento punti per me.
E
non era solo Ron... non erano solo i Grifondoro quelli che applaudivano
nella
folla. Quando si era arrivati al dunque, quando avevano visto che cosa
dovevo
affrontare, gran parte dei ragazzi della scuola si erano schierati
dalla mia
parte, come da quella di Cedric.
«Sei
al primo posto, Elizabeth! Ottimo lavoro!» disse Charlie
Weasley, il fratello
di Ron domatore di draghi, affrettandosi a raggiungerci mentre
tornavamo a
scuola. «Senti, devo correre, devo mandare un gufo a mamma,
le ho giurato di
dirle che cosa succedeva - ma è stato incredibile! Oh,
sí - e devi restare qui
ancora qualche minuto... Bagman vuole parlarti nella tenda dei
campioni».
Ron
ed Hermione dissero che mi avrebbero aspettato, così tornai
nella tenda.
Fleur, Cedric e Krum entrarono insieme.
Un
lato del viso di Cedric era coperto da una densa pasta arancione, che
presumibilmente stava curando la sua scottatura.
Mi
sorrise quando mi vide.
«Bel
colpo, Elizabeth».
«Anche
il tuo» gli dissi restituendogli il sorriso.
«Ben
fatto, tutti quanti!» esclamò Ludo Bagman,
entrando saltellando nella tenda,
soddisfatto come se fosse stato lui a superare un drago.
«Ora, solo due parole
veloci. Avete una bella pausa lunga prima della seconda prova, che
avrà luogo
la mattina del 24 febbraio alle nove e mezza, ma nel frattempo vi diamo
qualcosa a cui pensare! Se guardate le uova d'oro che tenete in mano,
vedrete
che si aprono... vedete il segno? Dovete risolvere l'indovinello che
c'è nel
vostro uovo, perché vi dirà qual è la
seconda prova, e vi permetterà di
prepararvi! È tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete
andare!»
Uscii
in fretta dalla tenda con l’uovo e la Firebolt sotto il
braccio e raggiunsi Ron
e Hermione.
Insieme
ci incamminammo lungo il limitare della Foresta, e solo allora mi venne
in
mente un particolare che mi fece bloccare sul posto.
I
miei amici mi guardarono straniti.
«Ragazzi,
ma dov’é Harry?»
Harry
Pov
Elizabeth
era stata grandiosa.
Mi
avevano detto che era brava a volare ma quel che avevo visto, il modo
in cui
aveva acciuffato l’uovo, mi avevano persuaso che anche senza
il mio aiuto
sarebbe riuscita a superare la prima prova alla grande.
Ero
molto orgoglioso di averla come sorella.
Appena
dopo la fine della sua prova, proprio quando Ron ed Hermione si stavano
allontanando dalle tribune per andarle incontro, sentii la runa del
richiamo
bruciare.
Con
una scusa mi allontanai da loro, e corsi veloce verso la nostra Sala
Comune
fino a farmi bruciare i polmoni.
Quando
arrivai, il volto di mio padre era già nel caminetto.
Sorrisi.
Avevamo
molto di cui parlare.
James
Pov
Sbattei
la porta d’ingresso con forza.
Mio
figlio non si era fatto vedere, e Lily non era riuscita a
somministrargli la
pozione per rivelare la nostra parentela.
Remus
e Sirius non capivano.
Harry
Evans era mio figlio, ed io lo avrei dimostrato a qualunque costo.
??
Pov
Entrare
a Grimmuld Place numero 12 era stato piú facile del previsto.
Avevo
silenziato il quadro della vecchia Walburga, addormentato Krecher e
sostituito
il medaglione vero con una copia.
Quel
luogo sembrava disabitato da anni, quindi supposi che dopo averla
abbandonata a
sedici anni Sirius non ci avesse più rimesso piede,
nonostante fosse a tutti
gli effetti l’unico erede dopo la morte dei suoi genitori e
di suo fratello.
Appena
uscito dalla casa, annullai gli incanti sul quadro e
sull’elfo domestico.
Mi
smaterializzai direttamente nel mio studio ed aprii la teca dove avevo
conservato i resti di Nagini, della coppa di Tassorosso e
dell’anello dei
Gaunt.
Posizionai
al centro il medaglione ed evocai l’ardemonio.
Stava
andando tutto secondo i piani.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Allora
eccomi tornata.
Come potete vedere gran parte del pezzo del capitolo é stato
tratto dal libro,
e stesso dicasi per altri capitoli.
Lo ripeto perché meglio una volta in piú che in
meno.
Ho ricevuto molte ipotesi su chi fosse il misterioso ?? E credo che con
questo
capitolo ho svelato abbastanza da far capire che non é
Regulus.
Mi scuso per la formattazione perché sto scrivendo i
capitoli con il cellulare
e non so come creare un HTML decente con i siti online. Non so nemmeno
se
esiste un'app Android che si occupa di questo quindi se avete qualche
suggerimento da darmi é ben accetto.
Elizabeth é al primo posto, rispetto al libro,
perché ho pensato che, non
essendosi ferita al braccio grazie allo scudo ed avendo totalizzato un
tempo
inferiore a quello di tutti gli altri campioni sarebbe stato strano il
contrario.
I Potter non sono riusciti a far bere ad Harry la pozione per svelare
la sua
parentela con loro, e Remus e Sirius per certi versi ne sono piuttosto
sollevati.
Probabilmente hanno paura che il loro amico possa essere ritenuto un
pazzo non
solo da loro ma anche dal resto della comunità.
Provvidenziale Runa del Richiamo.
Sarà stato un caso?
Tanti baci e al prossimo capitolo.
Mary Evans
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Capitolo 9 *** Il Ballo del Ceppo ***
Un
giovedì dopo la prima
prova, a pochi minuti dalla fine della lezione di Trasfigurazione, la
McGranitt
interruppe la sua lezione prima del tempo e prese un respiro profondo,
come se
fare quella cosa le costasse uno sforzo enorme.
«Si
avvicina il
Ballo del Ceppo: un evento tradizionale nell'ambito del Torneo Tremaghi
e
un'opportunità per noi di socializzare con i nostri ospiti
stranieri. Il
ballo sarà aperto solo a quelli dal quarto anno in su -
anche se potete
invitare una studentessa più giovane, se volete -
è di rigore l'abito da
cerimonia, comincerà alle otto della sera di Natale e
finirà a
mezzanotte, nella Sala Grande. Ora...»
La
professoressa McGranitt scrutò la
classe con aria eloquente.
«Naturalmente
in occasione del Ballo del Ceppo tutte
noi possiamo ehm - sciogliere i capelli. Ma questo NON
significa» continuò la
professoressa McGranitt «che saranno ammesse eccezioni alle
regole di
comportamento richieste agli studenti di Hogwarts. Sarò
profondamente rammaricata
se uno studente di Grifondoro metterà in imbarazzo la
scuola, in qualunque
maniera».
Suonò
la campana, e ci fu la
solita confusione di sedie smosse e preparativi vari.
La
professoressa
McGranitt disse, sovrastando il rumore: «Potter... devo
parlarti, se non ti
dispiace» e attese che il resto della classe se ne fosse
andato prima di
prender parola.
«Potter,
i campioni e i loro
partner per tradizione aprono le danze.»
«Ma...
io non...»
«Tu
sei una
campionessa di Hogwarts, e farai quello che ci si aspetta da te come
rappresentante della scuola. Quindi fai in modo di procurarti un
cavaliere, Potter.
» disse la professoressa McGranitt in tono definitivo.
Il
problema di
trovare un partner per il ballo sembrava aver afflitto tutta Hogwarts.
O
meglio, quelli
dal quarto anno in su.
D'un
tratto
sembrava che i ragazzi si fossero accorti che ad Hogwarts ci fossero
delle
ragazze, e le ragazze non facevano altro che andare in giro tutte
imbellettate
per cercare di essere invitate da quelli più carini.
C'erano
delle
eccezioni, ovviamente, che prendevano il nome di Elizabeth Potter e
Hermione
Granger.
Loro
due, infatti,
sembravano essere immuni da quell'ansia pre-invito perché
entrambe avevano già
scelto come partner di ballo i gemelli Weasley.
Quando
se l'erano
confidato, erano scoppiate a ridere.
Elizabeth
aveva
invitato George appena dopo la chiacchierata con la McGranitt.
La
sfacciataggine
dei Potter le era servita, ma era arrossita lo stesso quando George era
scoppiato a riderle in faccia, poco dopo averla guardata con uno
sguardo pieno
di sorpresa.
Prima
che potesse
prenderlo a calci per l'indignazione, tuttavia, lui l'aveva colta di
sorpresa
dandole un bacio veloce sulle labbra.
«Questa
volta mi
hai anticipato di poco, ma la prossima lascia l'invito a me e fammi
fare
l'uomo.»
Ad
Hermione non
andò tanto diversamente.
Nel
bel mezzo della
Sala Grande, durante lo svolgimento di un esercizio di pozioni, l'aveva
colpita
un bigliettino appallottolato.
Alzando
lo sguardo,
e vedendo che proveniva da Fred, lo aprì in fretta.
«VUOI
VENIRE AL
BALLO CON ME?» C'era scritto a grandi lettere,
e dopo che lei ebbe
accettato annuendo Fred si alzò in piedi, il sorriso a
trentadue denti, e la
raggiunse per stamparle un dolcissimo bacio a stampo davanti a tutta
Hogwarts.
Inutile
dire che si
beccó una bella punizione da Piton per il comportamento
inappropriato, e una
fattura da Hermione per la sfacciataggine, ma il sí era
stato dato e da allora
quei due facevano coppia fissa piú del solito.
L'unico
ad avere
difficoltà nel trovare un'accompagnatrice sembrava essere
Ron, e più le
settimane passavano più Elizabeth iniziava a preoccuparsi
davvero che il suo
amico sarebbe stato l'unico del suo anno a non avere una dama.
Neville
lo aveva
chiesto a Ginny e lei aveva accettato, dal momento che essendo del
terzo anno
non avrebbe potuto partecipare altrimenti.
Seamus
ci andava
con Lavanda Brown, Dean con Calí Patil, e persino Harry
Evans, che si credeva
avrebbe avuto più difficoltà nel trovare una dama
dal momento che non sembrava essere
amico di molti ad Hogwarts, aveva stupito tutti invitando Susan Bones,
una
Tassorosso del quarto anno, che aveva accettato l'invito con molto
entusiasmo.
La
scena era stata
epica dal momento che, pur non volendo, Harry si era ritrovato a fare
l'invito
a Susan davanti a mezza scuola, ed era stata anche così
maledettamente
romantica che dopo quello i ragazzi ebbero difficoltà a
trovare un modo
altrettanto bello per invitare le loro dame al ballo senza risultare
stupidi o
noiosi.
Elizabeth
decise di
prendere la situazione in mano dopo aver visto il tentato invito di Ron
a Fleur
Delacour, e la sera stessa si presentó da Ron con buone
nuove.
Sarebbe
andato al
ballo con Padma Patil, la sorella Corvonero di Calí.
Ron
dopo quella
notizia riprese a sorridere, e anche se per un po' fece del suo meglio
per
evitare Fleur Delacour nei corridoi, lo si poteva vedere di nuovo
camminare
tutto baldanzoso portando i libri alla sua nuova
conquista.
Elizabeth
aveva
deciso di accantonare l'indizio celato dietro l'uovo per un po', e dal
momento
che nessuno le dava fastidio come prima della prima prova
poté godersi con
tranquillità i giorni che precedettero il Ballo del Ceppo.
Agli
allenamenti
con Harry oltre a lei e Hermione adesso partecipava anche Ron, ed
iniziò
davvero a credere che tutto sarebbe andato per il meglio.
Ancora
una volta
tuttavia, avrebbe scoperto a sue spese quanto si sbagliasse.
Harry
Pov
Il
Ballo del Ceppo
sembrava aver cambiato Hogwarts.
Letteralmente.
Con
l'avvento del
Natale i professori sembravano esser decisi nel dare il meglio di loro
con le
decorazioni, e il castello divenne più magico che mai.
Nonostante
le mie
intenzioni nel voler tornare a casa per Natale, mio padre mi aveva
comunicato
che sarei dovuto rimanere ad Hogwarts perché la sua missione
non gli avrebbe
permesso di allontanarsi.
Non
era la prima
volta che succedeva quindi non feci problemi, ma dal momento che avrei
dovuto
partecipare al Ballo del Ceppo trovami una dama era d'obbligo, e la mia
scelta
non poté non ricadere su Susan Bones, ovviamente.
Quel
ballo sarebbe
stato una vera piaga, ma almeno con lei non mi sarei annoiato di
sicuro.
Lily
Pov
Mio
marito era
impazzito.
Da
quando il
tentativo di somministrare la pozione a quell' Harry Evans era fallito,
l'unico
suo scopo sembrava essere quello di scoprire tutto il possibile su di
lui e
organizzare piani per poterlo smascherare.
Neanche
nominare
nostra figlia aveva avuto il potere di distrarlo dalla sua paranoia.
Presi
la lettera di
Elizabeth dal tavolo e mi scappó un sorriso nel vedere la
foto che si era
premurata di inviarmi l'altro giorno, che ritraeva lei e i suoi amici
con le
rispettive dame e cavalieri al Ballo del Ceppo nel parco di Hogwarts.
Mia
figlia era
bellissima al fianco di George Weasley, nel suo abito blu elettrico, e
anche
Hermione lo era di fianco a Fred, ritratta nel suo abito rosa.
Ron
lo era un po'
meno nel suo vestito a merletti, ed anche la sua dama sembrava pensarlo
nella
foto, in effetti...
Tuttavia,
c'era un
ragazzo quasi nell'ombra dell'albero che pareva volersi nascondere dal
resto del
gruppo e che aveva l’aria di soffocare nel suo abito da
cerimonia.
Al
suo fianco vi
era una ragazza che sarebbe stata invisibile se non fosse stato per i
suoi
capelli rossi e per il suo vestito nero con brillantini piccolissimi
che
riflettevano la luce della luna.
Le
loro espressioni
erano serie, e si discostavano talmente da quelle degli altri che non
si poteva
fare a meno di fissarli.
Si
guardavano negli
occhi, e sembravano così grandi rispetto al resto del gruppo
che per un momento
rabbrividii.
Erano
bellissimi.
D'un
tratto mi
ricordai di una foto che scattarono a tradimento a me e a James durante
un
LumaParty al nostro ultimo anno.
La
appellai con la bacchetta
e immediatamente misi a confronto i due scatti.
Le
due ragazze
erano diverse ovviamente, ma se non fosse stato per la corporatura
più robusta
del ragazzo nella foto di mia figlia lui e mio marito sarebbero potuti
passare
tranquillamente per gemelli.
Rimasi
per un
attimo senza parole, finché il ragazzo nella foto di Beth
non mi restituí lo
sguardo e i miei occhi verdi si specchiarono in un altro paio dello
stesso
identico colore.
Caddi
in ginocchio
sul pavimento.
Un
urlo muto che
usciva dalla mia bocca e la bacchetta a pochi passi da me.
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Capitolo 10 *** Pozioni e Rivelazioni ***
Harry Pov
«Avevi detto che avevi già risolto l'indovinello dell'uovo!» sentii esclamare da Hermione alle mie spalle.
Immediatamente rizzai le orecchie.
«Parla più piano!» sibilò mia sorella. «Ho solo bisogno di... perfezionarlo, va
bene?»
Scossi la testa con un movimento impercettibile.
Lei, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un tavolo tutto per loro. Quel giorno dovevano esercitarsi nell'opposto dell'Incantesimo di Appello: l'Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti incidenti con gli oggetti che continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a ciascuno una pila di cuscini con cui fare esercizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione.
Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché.
La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.
Io mi ero messo davanti a loro e, avendo concluso il mio esercizio persino con un' incantesimo non verbale, il professore mi aveva chiesto di aiutare gli altri in difficoltà... Indicando solo Neville, ovviamente, dal momento che gli altri se la stavano cavando egregiamente.
I professori di Hogwarts erano davvero spassosi.
In ogni caso mi ero prestato a questo arduo compito, eppure non avevo perso di vista il trio dorato (come dicevano spesso i Serpeverde) e l'esclamazione di Hermione aveva decisamente catturato la mia attenzione.
Sospirai.
Avevo l'impressione da tempo che Elizabeth mi stesse mentendo riguardo all'uovo... Era davvero una fortuna per lei che io avessi capito il modo per accedere all'indizio già dopo la prima prova.
Sirene. Erano la seconda prova.
Quando avevo otto anni mio padre mi fece assistere ad un'interrogatorio con una maride, accusata di irretire e uccidere babbani.
In quell'occasione lanciò l'incantesimo testabolla su entrambi e ci immergemmo nelle acque gelide della Scozia.
La maride era legata da funi invisibili, e anche se la voce mi sembrava melodiosa non capii praticamente nulla. Mi indispettii talmente che alla fine costrinsi mio padre a darmi delle lezioni di Maridese, e ad insegnarmi a distinguere i versi delle Sirene, da quelli dei Tritoni che differivano nettamente dai versi degli Avvincini.
Inoltre mi spiegò il motivo per cui eravamo dovuti andare sott'acqua.
A differenza di quello che credevo, i Maridi potevano parlare anche in superficie, ma il suono usciva graffiante, quasi come un grido, e semplicemente mio padre non voleva darmi una brutto ricordo di quell'esperienza.
Il grido uscito dall'uovo d'oro era sicuramente quello di una Sirena, e per ascoltare l'indizio bisognava immergerlo sott'acqua.
Riportai la mia attenzione su Neville, che aveva enunciato nuovamente l'incanto.
Questa volta il suo cuscino, con gran sorpresa di tutti, volò attraverso la stanza e atterrò con precisione sul mio.
Lily Pov
Mio figlio era ad Hogwarts.
Mio figlio era ad Hogwarts con mia figlia, la sua gemella.
Mio figlio era Harry Evans.
'James aveva ragione', pensai con un sospiro continuando a camminare.
Non avrei potuto ancora dirglielo, ovviamente, altrimenti si sarebbe precipitato ad Hogwarts immediatamente, ed io lo avrei seguito a ruota senza pensarci due volte, ma le cose dovevano essere fatte un passo alla volta e la fretta non è mai buona consigliera in questi casi.
Strinsi convulsamente la fialetta nella mia tasca.
Mi guardai intorno e vidi che lui era già arrivato.
Trattenendo a stento il disgusto che la sua figura mi provocava non dissi nulla e gli porsi la fialetta.
«Harry Evans» dissi solo, prima di smaterializzarmi.
Severus Piton rimase immobile per qualche secondo, prima di smaterializzarsi a sua volta.
Harry Pov
Avevo un brutto presentimento.
Pessimo. Orrendo.
E il mio sesto senso non sbagliava mai.
Mi sentivo braccato, eppure era assurdo dal momento che mi trovavo ad Hogwarts, il luogo più sicuro al mondo...
Forse era solo perché mi stavo facendo condizionare da Moody.
Quell'uomo sapeva chi ero... E la cosa era pericolosa.
La verità sarebbe potuta venire fuori in qualsiasi momento, ed io non avrei potuto fare nulla per impedire che si abbattesse su Elizabeth con tutte le conseguenze del caso.
E poi c'erano i miei genitori naturali...
Dio mio che casino.
Bevvi un sorso di succo di zucca ed uscii dalla Sala Grande, inconsapevole di essere osservato da due occhi neri come la pece.
Moody Pov
Elizabeth Potter. Harry Potter.
I bambini sopravvissuti.
E chi lo avrebbe mai detto che quell'occhio magico sarebbe servito a qualcosa di utile?
Mi leccai le labbra febbrilmente, e riuscii a bloccare il mio tic solo dopo aver bevuto un sorso dalla mia fiaschetta.
Sorrisi, guardando il baule ai miei piedi.
Il mio signore sarebbe stato soddisfatto.
Era solo questione di tempo.
Lily Pov
Stavo aspettando in cucina con la mia pozione davanti quando finalmente arrivò il patronus di Severus con un calice in bocca.
Immediatamente preparai il tavolo: posizionai una pergamena al centro, bevvi la pozione e sputai sopra il foglio.
Rimossi dal calice parte della saliva secca rimasta sul bordo e con la bacchetta la feci levitare sulla pergamena.
«Familiam Revelio»
La pergamena si illuminò e immediatamente iniziarono a formarsi delle lettere.
Chiusi gli occhi per qualche secondo, e quando li riaprii ero pronta a tutto.
Il primo nome, vergato in rosa, era il mio.
Lily Marie Evans Potter.
Il secondo, vergato in blu, era quello di mio figlio.
Harry James Potter.
Presi in mano la pergamena, con il braccio che tremava appena.
In quel momento entrò mio marito ed io ne approfittai per serrare nuovamente gli occhi.
«Lily, che è successo?» mi domandò James preoccupato.
Riaprii gli occhi di scatto con nuova determinazione e lo afferrai per un braccio iniziando a trascinarlo verso il camino.
«Ci andiamo a riprendere nostro figlio, James.»
XXXXXXXXXXXXX
Capitolo breve e mi scuso. Francamente trovavo noioso scrivere come nel libro seguendo passo passo, quindi poiché i momenti cool verranno alla seconda prova ho pensato di velocizzare i tempi... Beh, che ne pensate? Al prossimo capitolo ci sarà la seconda prova e beh ci saranno un bel po' di colpi di scena.
Moody ovviamente con il suo occhio magico ha visto la cicatrice di Harry che si nasconde dietro al suo fascino e non ci ha messo molto a fare due più due.
Se ne vedranno delle belle questo ve lo assicuro.
Lily odia ancora Piton perché ha scoperto che non ci avrebbe pensato due volte a far morire suo marito e i suoi figli solo perché lei si salvasse. Lo odia ma ha bisogno del suo aiuto.
La pozione di cui ho scritto praticamente serve ad indicare il grado di parentela e se Harry non fosse stato il figlio di Lily il nome sarebbe uscito scritto in rosso.
Beh, buon anno a tutti e che questo 2018 porti più capitoli di sempre XD
Scusate il format lo aggiusteró al più presto.
Baci, Mary Evans
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Capitolo 11 *** Pugni e Verità ***
Pov
Lily
Io
e mio marito arrivammo con la metropolvere
nello studio di Silente.
Albus era lì, ovviamente, e da come ci guardava avevo quasi
l'impressione che
sapesse il motivo per il quale eravamo atterrati nel suo studio in
così tarda
sera.
«Siete qui per Harry, vero?» disse infatti, ed io e
mio marito ci fissammo per
qualche secondo.
Sapendo che se James avesse iniziato a parlare sarebbero partiti gli
incantesimi presi io parola.
«Tu sapevi che Harry Evans era nostro figlio,
Albus?»
Vidi Silente sospirare e alzarsi in piedi, avanzando verso di noi.
«Sí, lo sapevo, Lily. Ma vedi, se non ve l'ho
detto é stato solo per il bene
superior...»
Prima di rendermene conto, avevo dato un pugno alla babbana a quello
che un
tempo era stato l'uomo per cui avevo avuto più rispetto al
mondo.
Al mago più potente del mondo.
Mi voltai, e vidi che mio marito mi stava guardando a bocca aperta e
con una
luce particolare negli occhi.
«Andiamo, James»
Con la mano dolorante, afferrai mio marito e uscimmo insieme
dall'ufficio del
preside.
Pov
Harry
Mio
padre mi aveva finalmente contattato.
Dopo un silenzio di mesi era riuscito a completare la sua missione ed
era
venuto di persona per farsi perdonare.
Hogsmeade,
ore 23:00
Ecco
quello che diceva il messaggio.
Avrei infranto mille regole della scuola ma poco mi
interessava.
Eludere la sorveglianza di Hogwarts fu molto facile, e prima di
rendermene
conto ero davanti al pub Testa di Porco di Aberforth Silente.
Abbassai il cappuccio e mi avviai verso le stanze superiori, come mi
aveva
indicato mio padre.
Aberforth non disse nulla. Probabilmente era stato avvisato.
Stanza 113.
La porta si aprí prima che potessi bussare, e prima di
rendermene mi ritrovai
di nuovo tra le braccia di mio padre.
Elizabeth Pov
Era
il giorno della seconda prova ed Harry era
scomparso da tre giorni.
Avevamo trovato un biglietto in cui diceva che non si sarebbe
presentato a
lezione per un po', di avvertire il preside che si era trattato di
un'emergenza, e che al suo ritorno avrebbe scontato la punizione per il
suo
comportamento.
A parte, aveva scritto una lettera per me.
Mi aveva spiegato in cosa consisteva la seconda prova.
Avevo un'ora di tempo per recuperare una persona a me cara nelle
profondità del
lago nero.
Mi aveva detto di esercitarmi nell'incanto testabolla per respirare
sott'acqua.
In caso di difficoltà, aveva aggiunto, sotto il suo letto
avrei trovato
dell'algabranchia, che mi avrebbe permesso di respirare sott'acqua
esattamente
per un'ora.
Diceva però che si fidava di me, e che era sicuro sarei
riuscita a
padroneggiare l'incanto alla perfezione in tempo per la prima
prova.
Non avevo alcuna intenzione di deluderlo, quindi mi ero impegnata al
massimo
delle mie potenzialità e dopo due giorni ero riuscita ad
eseguire l'incanto
alla perfezione.
Avevo anche incontrato i miei genitori, la sera della sparizione di
Harry.
Erano strani. E cercavano lui, non me.
Non mi convinsero affatto nelle loro spiegazioni, ma per il momento
avevo
deciso di lasciar correre.
Li vidi da lontano guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno, e mi
distrassi
al punto da non sentire il segnale d'inizio della prova.
Saltai in acqua un secondo dopo gli altri campioni, e una volta in
acqua non
ebbi il tempo di pensare più a niente.
Eseguii l'incanto testabolla e mi immersi nelle profondità
dell'abisso.
??? Pov
Camminai
avanti e indietro per tre volte davanti
alla parete, e la Stanza delle Necessità si
presentò davanti ai miei
occhi.
Andai dritto dritto verso il Diadema di Corvonero ed uscii dalla
stanza, ma
prima di andarmene trattenendo un sorriso mi diressi verso l'aula di
pozioni.
Erano tutti ad assistere alla prima prova, quindi non ebbi paura che
qualcuno
potesse vedermi, e mi lasciai trasportare per un attimo dalla
malinconia che
solo quelle mura sapevano trasmettermi.
Mi diressi verso l'armadietto degli ingredienti e aprendolo cercai tra
i libri
lì presenti quello che cercavo.
Finalmente lo vidi. Era il più consumato.
Questo
libro é di proprietà del Principe Mezzosangue.
Sorrisi.
Uscii in fretta da Hogwarts e mi smaterializzai alla Testa di Porco.
Remus Pov
James
e Lily erano decisi a dire ad Elizabeth
dell'esistenza di suo fratello gemello.
Lily mi aveva raccontato della pozione che aveva fatto somministrare a
quell'Harry
Evans, ed io e Sirius eravamo rimasti shockati oltre ogni
dire.
Ancora una volta, James Potter ci aveva visto giusto.
Purtroppo però Harry sembrava essere scomparso da giorni, ma
poiché l'assenza
sembrava essere volontaria non c'erano le basi per radunare gli
Aurors.
James e Lily avevano deciso di aspettare la fine della seconda prova
per
parlare con la mia figlioccia, anche se io sospettavo che lei
già avesse capito
che qualcosa stava succedendo.
Era riuscita a tirar fuori dall'acqua il suo fidanzato prima di tutti
ed era la
prima in classifica.
Aveva rimandato i festeggiamenti con i suoi amici perché
aveva detto di volerci
parlare, quindi ci eravamo avviati tutti verso la Stanza delle
Necessità per
stare un po' tranquilli.
Lily aveva rifiutato la proposta di Silente di andare nel suo studio a
parlare... L'ira di Lily Evans era fatale, ma quella di Lily Evans
Potter era
pericolosa, in particolar modo quando c'erano di mezzo i suoi
figli.
Il vecchio preside si era messo in guai grossi senza nemmeno rendersene
conto...
Elizabeth camminó avanti e indietro per tre volte davanti a
quella parete che
noi Malandrini conoscevamo bene, ed entrando ci trovammo davanti ad una
tavola
rotonda che ricordava tanto quella di Re Artù.
Trattenni a stento un sorriso e mi sedetti di fianco a lei.
Elizabeth
Pov
Avevo
il mio padrino alla mia destra e zio Sirius
alla mia sinistra.
I miei genitori erano davanti a me.
«Voglio sapere cosa sta succedendo.»
Dissi senza tanti giri di parole.
Li vidi guardarsi per qualche secondo, poi la Stanza fece comparire un
vecchio
numero della Gazzetta del Profeta datato 1 Novembre 1981 proprio
davanti a me.
'Attacco
a Godric' s Hollow!
Colui-che-non-deve-essere-Nominato é finalmente sparito
dalla circolazione!
Il
noto Signore Oscuro che da anni seminava il
panico nella comunità magica é finalmente
scomparso! E tutto questo grazie ai
gemelli di James e Lily Potter, Harry ed Elizabeth, che nonostante la
loro età
di un anno sono riusciti insieme a sconfiggere Colui che da tempo
immemore creava
caos, distruzione e morte.
I genitori dei due bambini hanno riportato solo lievi ferite dovute
allo
scontro con il Lord Oscuro, ma non hanno voluto rilasciare interviste
in quanto
preoccupati per la scomparsa di uno dei gemelli, Harry, sparito proprio
durante
lo scontro avvenuto con Colui-che-non-deve-essere-nominato.
Non si hanno notizie del piccolo, e i signori Potter si dicono disposti
a
pagare qualsiasi cifra per avere informazioni sul loro bambino.
Elizabeth Potter, in assenza del fratello, al momento risulta essere
l'unico
essere vivente che sia mai sopravvissuto all'anatema che
uccide.
Non si sa bene cosa sia successo ieri sera a Godric's Hollow, e forse
non lo
sapremo mai, ma finalmente il Mondo Magico e Babbano potranno avere
sogni
tranquilli d'ora in poi, e tutto questo grazie ad Elizabeth Potter, la
bambina
ché é sopravvissuta.
Per altri dettagli sulle imprese di Colui-che-non-deve-essere-nominato
p 5
Per info su James e Lily Potter p 7
Per info sulla cicatrice di Elizabeth Potter p 9
Per info sulle ricerche di Harry Potter p 11 '
Rimasi
spiazzata per un attimo, poi lessi chi
aveva scritto l' articolo:Rita Skeeter.
Scoppiai in una risata nervosa.
«Questa Skeeter inventa sempre un mucchio di sciocchezze! Un
fratello gemello!
Io!»
Scoppiai a ridere nuovamente, ma i miei zii e i miei genitori tenevano
lo
sguardo basso.
Mia madre quasi piangeva. E Lily Potter non piangeva mai.
La consapevolezza di essere cresciuta in una bugia iniziò a
farsi strada in
me.
Insieme ad un ricordo.
Io
e un bambino dai capelli neri sparati in aria e i miei
stessi occhi verdi che giocavamo insieme.
Sentivo gli adulti parlare senza prestarci attenzione, e vidi il
bambino alzare
la manina paffutella e far levitare un dolcetto dritto dritto contro
zio Sirus,
sporcandogli la faccia.
Tutti scoppiarono a ridere e corsero dritti verso di noi quando
capirono che
era stato Harry a fare quello scherzo.
Io e lui iniziammo a ridere e vidi zio Sirius prendere mio fratello in
braccio.
«Questo é il mio figlioccio, gente! Un vero
Malandrino!»
Il ricordo si interruppe ed io ritornai al presente.
«Ho un fratello gemello.» sussurrai sotto voce, in
stato di shock.
Mia madre a quel punto prese parola.
«Abbiamo cercato tuo fratello per anni, con tutte le risorse
a disposizione del
Ministero, ma non siamo mai riusciti a trovarlo. Non volevamo recarti
del
dolore per una persona che non ricordavi e che forse era morta, quindi
abbiamo
preferito tenere il silenzio, e mentirti quando mostravi di ricordare
qualcosa
di lui.»
Si interruppe per qualche secondo, e a quel punto prese parola mio
padre.
«Per anni non ci siamo dati pace per la scomparsa di tuo
fratello... Ma adesso
le cose sono cambiate. Finalmente lo abbiamo ritrovato.»
Sentii il mio padrino stringermi il braccio e capii che il peggio stava
per
arrivare.
«Tua madre gli ha somministrato una delle sue pozioni per il
riconoscimento
parentale e adesso ne abbiamo la certezza. Tuo fratello é
Harry Evans.»
Tuo fratello é Harry Evans.
Tuo fratello é Harry Evans.
Tuo fratello é Harry Evans.
Quelle parole continuavano a rimbombarmi nella testa come un
eco.
Tutti i tasselli a quel punto andarono al loro posto.
Tutti i momenti passati insieme, le strane occhiate che mi lanciava...
Harry
sapeva di essere mio fratello!
Improvvisamente una fitta alla testa mi costrinse ad accasciarmi sul
pavimento.
Sentii la mia magia circondarmi in una bolla e chiusi per un attimo gli
occhi a
causa dello sforzo.
Quando li riaprii, non ero più nella Stanza delle
Necessità.
Ero in un luogo interamente bianco, mi sentivo come se fossi tra le
nuvole.
E non c'era niente in quel luogo, se non una persona.
Mio fratello.
Harry Potter.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Scusate
di nuovo il format del capitolo ma sto
aggiornando dal cellulare e gli HTML generati online fanno davvero
cagare...
allora. Silente è il solito vecchio manipolatore, che sapeva
persino che Harry
Evans è Harry Potter ma che se ne è fregato
perchè a lui frega poco di Lily e
James ma molto del bene superiore. Spero vi sia piaciuta la scena del
pugno di
Lily a Silente tanto quanto è piaciuto a me scriverla. Non
me ne volete, so che
è vecchio e tutto, ma secondo me Silente si è
sempre preso troppe libertà e in
questo caso ha davvero esagerato. Mai mettersi contro una famiglia e
una madre
in particolare. Coooomunque.... Credo che adesso abbiate capito chi
è il famoso
?? vero? è il padre di Harry ovviamente. Da questo capitolo
si evince che lui
sappia persino del Principe Mezzosangue e questo suppongo vi abbia
fatto
nascere nuove domande... Elizabeth finalmente conosce la
verità su suo fratello
e nel prossimo capitolo ci sarà il confronto tra i due. Vi
chiedo ancora scusa
per il format del capitolo. Alla prossima. Baci, Mary Evans
|
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Capitolo 12 *** Dimensione bianca ***
Pov
Harry
Stavo
parlando con mio padre quando una bolla di magia mi aveva
circondato, materializzandomi in un altro luogo.
Era
tutto bianco, sembrava di stare sulle nuvole.
Ebbi
appena il tempo di formulare questo pensiero che davanti a me
comparve Elizabeth.
Piangeva,
era sconvolta.
Mi
bastò sondarle la mente un secondo per scoprire che sapeva
tutto.
Che
era a conoscenza di chi io fossi realmente.
Ci
corremmo incontro e il nostro abbraccio durò
un'eternità.
Finalmente
eravamo di nuovo uniti, e tutti i ricordi di noi insieme come
per magia si sbloccarono.
Piangemmo
tanto, per il tempo perduto, per esserci ritrovati... E ridemmo
anche tanto, accennando ai nostri giorni da neonati, che per
chissà quale
ragione riuscivamo a ricordare come se fossero successi ieri.
Verso
la fine parlammo anche della sua infanzia, della mia, di mio padre e
dei suoi genitori che erano anche i miei...
Restammo
abbracciati tutto il tempo.
I
gemelli Potter erano di nuovo insieme, e questa volta nessuno sarebbe
riuscito a separarli.
Pov
Lily
Mia
figlia era scomparsa da tre giorni, mio figlio da cinque giorni, mio
marito era impazzito e Sirius e Remus pure.
'Ok.
Possiamo iniziare da qui.' pensai con un sospiro, facendo un
riepilogo degli ultimi eventi.
Quando
mia figlia era scomparsa, risucchiata dalla sua stessa magia,
avevamo dato tutti di matto.
Poi
mi ero ricordata che i miei figli da piccoli erano soliti sparire
quando li tenevamo separati, e che riapparivano insieme dopo qualche
tempo,
quindi mi ero leggermente tranquillizzata e mi ero data da fare per
risolvere
le altre questioni.
Sirius
e Remus, dopo che James ebbe raccontato loro del mio pugno a
Silente e delle motivazioni che mi avevano spinta ad agire in quel
modo, erano
rimasti senza parole.
Allo
shock era subentrata la rabbia.
Da
quello alla decisione di uscire dall'Ordine della Fenice era stato un
passo.
Mio
marito aveva detto che non poteva seguire gli ordini di una persona
per la quale non provava più né fiducia,
né rispetto, e Sirius e Remus erano
stati d'accordo.
Albus
Silente aveva giocato fin troppo con la nostra famiglia, quindi
capivo quello che provavano, ma in quel momento le priorità
erano altre.
Li
convinsi a rimandare la loro decisione di uscire dall'Ordine a quando
sarebbero ricomparsi i ragazzi, e loro per fortuna
acconsentirono.
Un
problema in meno.
Ci
eravamo accampati nella Stanza delle Necessità, in quanto
nessuno di
noi aveva alcuna intenzione di affrontare qualcuno della scuola,
Silente in
primis.
Quando
iniziammo ad avere fame, poiché per la legge di Gamp era
impossibile trasfigurare il cibo, la Stanza fece apparire un passaggio
che ci
condusse dritti dritti alla Testa di Porco, il pub di Aberforth
Silente, il fratello
di Albus, e da lì dopo aver scambiato due chiacchiere con il
vecchio oste ed
aver mangiato qualcosa ci materializzammo direttamente a casa.
Immediatamente
mi diedi da fare.
Salii
al piano di sopra e feci ricomparire la stanza dei miei figli di
quando erano neonati.
Rimpicciolii
tutte le cose non adatte ad un quattordicenne spedendole in
cantina, e con qualche colpo di bacchetta la stanza divenne
perfetta.
Quando
uscii, mi voltai un attimo per ammirare la targa sulla porta.
'Stanza
di Harry'
Sarebbe
andato tutto bene.
Pov
???
Adesso
che gli Horcrux erano stati tutti distrutti restava solo
Harry.
Non
avevo avuto il coraggio di lanciargli un' Avada, così gli
avevo
somministrato la pozione spezz'anima e dopo poco l'anima di Voldemort
era stata
espulsa dal corpo di mio figlio.
Per
fortuna, ero riuscito a far passare la causa di quel vomito nero per
qualcosa che aveva mangiato (soprattutto grazie ad un potente
confundus) e
tutto si era risolto per il meglio.
D'improvviso,
tuttavia, mentre stavamo parlando del recente trattato che
ero riuscito a stipulare con i vampiri Harry era sparito, inglobato
dalla sua
stessa magia.
Avvertii
il suo nucleo magico in un'altra dimensione, insieme a quello di
Elizabeth, e mi tranquillizzai capendo che probabilmente quella era una
capacità dei gemelli di cui non ero a conoscenza.
Bevendo
il mio bicchiere di firewhisky, lo sguardo mi cadde sulla
cicatrice sul dorso della mia mano destra: Non devo dire bugie.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
E
no, non sono morta.
Mi
scuso davvero tanto per
la lunga assenza ma ho avuto qualche mese di blocco dello scrittore,
poi quando
ho avuto pronto il capitolo la mia controparte ha iniziato a non
rispondere ai
messaggi e non sapendo come comportarmi né chi contattare mi
sono limitata ad
aspettare… adesso tuttavia è passato quasi un
mese, e poiché la lo svolgimento
della storia lo avevamo già deciso precedentemente e mi
serviva solo l’approvazione
per la stesura dei capitoli ho deciso a malincuore di farne a meno e di
proseguire da sola.
A
dirla tutta, siamo quasi
alla fine e semplicemente mi scocciava lasciare la storia incompleta
quindi
ecco qui il capitolo.
Non
spoliero niente perché immagino
già vi stiate facendo un’idea vostra, il finale
è veramente chiarificatore, e spero
davvero che ci sia ancora qualcuno a seguirmi e che non rimanga deluso
dal
finale.
Baci,
Mary Evans
|
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Capitolo 13 *** La Terza Prova Tremaghi o Anche Quando Gli Va Male Poi Gli Va Bene ***
Susan
Pov
Stavo
facendo colazione.
Erano le sette e mezza del mattino. Non mi ero mai svegliata
così tardi ma
l’agitazione per l’assenza di Harry si era
protratta fino a notte fonda e avevo
fatto fatica a svegliarmi al mio solito orario. Ormai erano mesi che
andavo
avanti così.
Gettai
uno sguardo alla
tavolata di Grifondoro, dove George Weasley si limitava a fissare la
sua tazza
di caffè come se non la vedesse davvero, invece di bere il
suo contenuto.
Il
suo gemello lo guardava
preoccupato insieme ad Hermione Granger e sua sorella Ginny, e anche
Ronald
Weasley era angosciato al punto di prestare pochissima attenzione al
piatto pieno
di cibo che aveva davanti, il che era tutto dire.
Riportai
l’attenzione al mio
caffè con un’espressione sconsolata, e avevo
appena fatto un sorso quando la
porta della Sala Grande si spalancò con un tonfo. Tutti ci
voltammo verso l’ingresso,
e potemmo così assistere all’entrata trionfale di
Harry ed Elizabeth mano nella
mano, come se nulla fosse.
Come
se non fossero spariti
per mesi senza lasciare traccia.
Loro
si sorridevano, mentre
io e gli altri non facevamo altro che fissarli come se non riuscissimo
ancora a
renderci conto che effettivamente fossero lì, fossero reali.
Mi
alzai come in trance, e
mentre i Grifondoro si alzarono di colpo per abbracciare i due io
raggiunsi
Harry, che mi sorrise, felice di vedermi, e gli diedi uno schiaffo
talmente
forte da farmi male la mano.
Improvvisamente
scese il
silenzio.
A
causa del colpo forte la
testa di Harry si era girata, il sorriso congelato sul suo volto, ma io
la afferrai
subito voltandola verso di me e baciandolo con passione, come quella
famosa
notte al Ballo del Ceppo. Lui ci mise poco a ricambiare il bacio, e
quando ci
staccammo per riprendere fiato lo guardai con tutta la
serietà del mondo.
«Prova
ancora a farmi
preoccupare in questo modo, Potter, e avrai da pentirtene per il resto
dei tuoi
giorni.» gli sibilai a un centimetro dalla faccia, prima di
vedere il
sorrisetto malizioso sul suo volto ed essere baciata come se non ci
fosse un
domani.
Poi
si staccò e mi guardò
con aria perplessa.
«Aspetta
un attimo, ma come
fai a sapere che il mio vero cognome è Potter?»
Sorrisi
divertita.
«Abbiamo
molto di cui
parlare.» mi limitai a dirgli, prima di rivolgermi ad
Elizabeth e abbracciarla
con affetto.
«Sei
arrivata appena in
tempo, Elizabeth, la terza prova inizierà tra due ore circa,
credo faresti
meglio a prepararti mentalmente a quello che dovrai
affrontare.»
Vidi
la rossa impallidire e
rivolgere uno sguardo impanicato al gemello, prima che io stessa
trascinassi
entrambi verso il tavolo dei Grifondore, sotto lo sguardo allibito dei
membri
della famiglia Weasley e della Granger.
Tendevano
sempre a
sottovalutare troppo i Tassorosso!
Harry
Pov
Ero
senza parole.
Nel
tempo in cui io e
Elizabeth eravamo scomparsi era successo davvero di tutto: in primis si
era
diffusa a macchia d’olio la notizia della mia appartenenza
alla famiglia
Potter, e solo quello era bastato a creare scompiglio; i miei genitori
biologici, James e Lily Potter, avevano avviato un procedimento legale
contro
colui che supponevano mi avesse rapito quando ero un infante, senza
però
riuscire a trovare effettivamente quello che, in ogni caso, io reputavo
mio
padre; inoltre era stata avviata anche una causa contro Albus Silente,
colpevole di aver nascosto informazioni finalizzate al mio ritrovamento
come
unica scusante del bene superiore, qualunque cosa volesse significare.
Insomma,
erano successi gran
casini da quando eravamo scomparsi mesi prima.
La
terza prova sarebbe
iniziata tra poco, e se Elizabeth non si fosse presentata sarebbe stata
immediatamente squalificata.
Per
fortuna in quei mesi
nell’altra dimensione avevo avuto tutto il tempo per
concludere il suo
allenamento, così che era perfettamente preparata a
qualsiasi cosa i professori
avessero preparato per i campioni tremaghi.
Le
spiegazioni di Susan ci
erano state date nella Stanza delle Necessità per non essere
disturbati da
nessuno, e avevamo presto perso il conto del tempo che passava, al
punto che
quando ci rendemmo conto che mancavano dieci minuti alla terza prova
iniziammo
a correre a perdifiato verso il campo da Quidditch sperando di riuscire
ad
arrivare in tempo.
Il
nostro arrivo fece
scalpore, ovviamente, ma giungemmo appena in tempo per evitare
l’esclusione di
Elizabeth dalla gara.
La
vedemmo praticamente
essere buttata nel labirinto dal professor Moody, dopo essere stata
informata a
malapena della coppa tremaghi da ritrovare tra le siepi, e mentre le
stesse
iniziarono a richiudersi dietro di lei io e gli altri decidemmo di
accomodarci
sugli spalti.
Ero
l’ultimo della fila e
stavo guardando distrattamente le schiene di quelli che ormai potevo
considerare miei amici, quando improvvisamente venni afferrato da
qualcuno e
prima che riuscissi a reagire in alcun modo sentii il familiare strappo
della
smaterializzazione.
Quando
aprii gli occhi ero
in un cimitero, circondato da lapidi, e davanti a me c’era
mio padre.
Pov
???
«Ciao
figliolo!» ebbi la
forza di sorridergli, nonostante tutto. Sarebbe stata
l’ultima volta in cui
saremmo stati insieme e volevo che serbasse un bel ricordo di me.
Mi
guardò stranito per un
attimo prima di sorridermi divertito.
«Avresti
potuto avvisare
invece di rapirmi, sai?»
Sorrisi
a mia volta, prima
di diventare serio di colpo.
«Harry,
abbiamo poco tempo
prima che la coppa tremaghi tramutata in passaporta porti qui tua
sorella, e
molte cose di cui parlare, quindi sarebbe meglio che tu non mi
interrompessi. In ogni caso, troverai le risposte a tutte le tue domande
nel mio
diario personale, nel cassetto in basso a destra della mia scrivania.
La
password la puoi immaginare. Adesso ho bisogno che tu mi ascolti molto
attentamente. Il mio nome… il mio nome è Harry,
Harry James Potter, e provengo
da un futuro alternativo a questo. Ho perso molte, troppe persone,
prima di
prendere la decisione di utilizzare un cerchio di rune per andare
indietro nel
tempo e cambiare lo stato delle cose. Fanny mi aveva avvisato che mi
sarei
ritrovato a vivere in una dimensione dove le cose potevano non essere
andate
nel modo in cui le conoscevo io, ma nonostante tutto ho deciso di
portare
avanti la mia decisione, che mi ha catapultato a Godric’s
Hollow dieci giorni
prima dell’attacco di Voldemort nella casa dei tuoi
genitori… ho scoperto che
il me di questa dimensione aveva una sorella gemella, ma ho dovuto
ugualmente
elaborare un piano per toglierti ai tuoi genitori, dopo averti permesso
di
sconfiggere temporaneamente Voldemort, al fine di darti una
preparazione
adeguata che ti permettesse di essere preparato al fine della sua
sconfitta
totale. Il resto lo sai. Ho dovuto inventare delle scuse con te,
ovviamente, ma
voglio che tu sappia che era necessario per la tua sopravvivenza. Spero
che un
giorno tu riesca a perdonarmi.»
Vidi
Harry boccheggiare per
un attimo, ma riprese velocemente il controllo di se stesso e quindi mi
sentii
libero di continuare.
«Voldemort,
per sopperire
alla sua paura di morire, aveva creato 7 horcrux: il diadema di Cosetta
Corvonero, il medaglione di Salazar Serpeverde, la coppa Tosca
Tassorosso, il suo
diario di quando era adolescente, l’anello di Orvoloson
Gaunt, suo nonno, il
serpente Nagini… e tu. Tu sei stato l’horcrux che
non avrebbe mai voluto
creare, e che ha reso la sua anima ancora più instabile di
quanto già non
fosse. Quando ci siamo visti l’ultima volta, alla Testa di
Porco, ti ho
somministrato la pozione spezz’anima, e quanto agli altri
horcrux me n’ero già
occupato in precedenza. Adesso la tua anima è tua, e tua
soltanto. E Voldemort
è tornato di nuovo mortale.
Ci
troviamo in questo cimitero
perché quando avevo la tua età e fui invischiato
mio malgrado in questo torneo,
la coppa Tremaghi venne trasformata in passaporta da un mangiamorte che
si era
travestito da Alastor Moody tramite polisucco. Essa
trasportò me e Cedric
Diggory in questo cimitero, visto che decidemmo di prenderla insieme, e
in
questo luogo Cedric… venne assassinato, e Voldemort
risorse… non mi dilungherò
oltre, in ogni caso troverai tutta la mia storia nei miei diari, sappi
solo che
siamo qui per evitare che quello che è successo a me capiti
di nuovo. Sarà
Voldemort a morire questa notte, e io… io morirò
con lui.»
«Aspetta,
cosa? Io non
voglio che tu muoia. Dovrai aver pur elaborato una strategia alternativa in tutti
questi
anni!» escalmò Harry con il terrore negli occhi,
afferrandomi per le spalle. Mi
specchiai nei miei stessi occhi con affetto.
«È
giunto il momento che tu
ti ricongiunga ai tuoi genitori e a tua sorella, Harry. Vivi la vita
con loro
che io non ho mai avuto l’opportunità di vivere.
Quanto a me, ho vissuto fin
troppo senza la mia Ginny, Ron e Hermione. Il mio sacrificio tramite
rune farà
sì che il corpo e lo spirito di Voldemort non possano
più tornare in vita tramite
alcun rituale, e la mia scomparsa stabilizzerà questa
dimensione. Solo tu
continuerai a conservare i ricordi della tua vita finora. Per gli altri
sarà
come tu non fossi mai scomparso: tu e tua sorella quella notte del 31
ottobre
avete sconfitto Voldemort, siete cresciuti insieme ai vostri genitori,
a undici
anni siete andati a Hogwarts e siete stati smistati in Grifondoro. I
ricordi di
tutti gli abitanti del mondo magico verranno alterati. In questo torneo
siete
stati scelti tu e tua sorella, non Cedric Diggory, che
nell’istante in cui
morirò scomparirà e si ritroverà sugli
spalti a guardare il torneo con suo padre.
Aspetta la sua scomparsa prima di afferrare la coppa con Elizabeth. Mi
raccomando, è molto importante.»
Harry
ormai mi guardava
spaurito, primo di tutta la sicurezza che lo aveva sempre
contraddistinto.
Annuì piano, prima di buttarsi tra le mie braccia.
«Ti
voglio bene… papà.»
Abbracciai
con forza la
versione più giovane di me stesso con le lacrime agli occhi.
Era stato davvero
come un figlio per me in questi anni.
Improvvisamente
la
passaporta tremaghi fece apparire Elizabeth e Cedric nel cimitero ed io
e Harry
ci staccammo. Gli feci segno di nascondersi con quei due, e lui
entrò
immediatamente in modalità auror eseguendo
l’ordine, se pur con un’esitazione
iniziale dovuta alla nostra separazione.
Disilluse
tutti e tre e
avvertii il loro posizionarsi dietro una delle statue più
grosse.
Quando
vidi arrivare
Codaliscia con un fagotto in mano, lo sentii discutere sulla mancata
presenza
di Elizabeth.
«La
coppa è qui, trova la
ragazza, Codaliscia.» gli sibilò Voldemort.
Prima
che potesse dire o
fare altro, mi mostrai a loro, facendoli bloccare sul posto.
«Cosa
succede, Codaliscia?
Perché ti sei fermato? Cosa sta succedendo?» gli
sibilò contro il signore
oscuro. Peter Minus, infatti, si era bloccato alla vista della copia di
James
Potter, che non vedeva di persona dal giorno del suo tradimento, e
aveva
iniziato a tremare di fronte all’espressione feroce del suo
ex amico e ai suoi
sensi di colpa, che tornarono prepotenti a farsi sentire.
«James…
James…» iniziò a
piagnucolare il ratto.
«Pagherai
per quello che hai
fatto alla mia famiglia.» sentenziò
l’Harry proveniente dal futuro prima di
lanciargli un’Avada Kedavra dritto in petto.
E
fu così che morì Peter
Minus.
Il
corpo di Voldemort cadde
a terra con un leggero tonfo, e tra i lamenti il signore oscuro vide
piombare
su di sé un’ombra.
«Chi
sei?» sibilò il lord,
non riuscendo a distinguere bene la figura sopra di lui.
Improvvisamente, però,
la luce della luna illuminò il volto del giovane, e Tom
Orvoloson Riddle ebbe
un fremito di paura. Perché l’uomo che gli stava
davanti era l’incarnazione
stessa della morte, tramite le sembianze di un uomo che lui era
convinto di
avere ucciso ma con gli occhi di una donna che lo aveva affrontato a
testa alta
fino alla fine.
«Sono
Harry James Potter, il
prescelto della profezia, venuto qui da un’altra dimensione
per porre fine alla
tua esistenza, Tom Riddle.»
E
fu in quel momento che
Voldemort iniziò a sentire il gelo della morte scendere su
di lui. Vide l’uomo
tracciare delle rune in cerchio, al cui centro posizionò
entrambi. Lo vide iniziare
a cantare una formula antica in runico, e quando il cerchio
iniziò ad
illuminarsi iniziò a percepire sempre meno il suo corpo.
E
fu così che morì Tom
Orvoloson Riddle.
Harry
Pov
Vidi
mio padre scomparire
per sempre davanti ai miei occhi insieme a Voldemort, e
d’improvviso ci fu uno
scoppio di magia proveniente dal cerchio di rune così forte
da far cadere me,
Elizabeth e Cedric.
Cedric
scomparve appena
toccò terra, e vidi l’espressione di Elizabeth
farsi vacua per un momento.
Trattenendo
a stento le
lacrime, le afferrai una mano e appellai la coppa Tremaghi, che ci
riportò
immediatamente ad Hogwarts.
Tra
gli applausi di tutti,
fummo proclamati Campioni Tremaghi a pari merito. I miei genitori
biologici mi
vennero incontro e abbracciarono me e mia sorella come se niente fosse,
fieri
di noi, come se non mi fossi mai allontanato veramente dalle loro vite.
Harry
Evans non esisteva già
più. Ero Harry Potter. Harry James Potter. E piansi.
Dimensione
???
Mi
ritrovai in quella che
sembrava essere la stazione di Kings Cross, solo molto più
bianca e pulita. Dal
fondo del binario vidi venirmi incontro delle figure, e quando capii
chi
fossero i miei occhi si riempirono di lacrime.
Ron,
Hermione, Ginny, Remus, Sirius, James e Lily erano proprio davanti a me e mi
sorridevano.
‘In
fin dei conti, per una
mente ben organizzata la morte non è che una nuova, grande
avventura,’ non
potei fare a meno di pensare con un sorriso, correndo con le persone
che amavo
lungo il binario e scomparendo con loro in una luce bianca.
Sarebbe
andato tutto bene.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
E
finalmente è finita! Mi
spiace di averci messo così tanto tempo per scrivere il
finale, ma la voglia di
scrivere era davvero a zero. In ogni caso non mi sembrava corretto non
concludere la storia e quindi eccoci qui per l’ultimo
capitolo! Spero che non
abbia deluso nessuno, in ogni caso, specie dopo tutto il tempo
aspettato. Vi
mando un bacione forte, con affetto, Mary Evans
|
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