Anime perdute

di HarryMacy2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di Marisol ***
Capitolo 2: *** La Profezia ***
Capitolo 3: *** La maledizione ***
Capitolo 4: *** Il Confronto ***
Capitolo 5: *** Il mea Culpa ***
Capitolo 6: *** Rivelazione ***
Capitolo 7: *** Il Trionfo dell'Amore ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di Marisol ***


Mel si stava abituando alla sua nuova vita allo SpaceSafeSeattle e soprattutto a gestire il Spellbound Botanica per conto di Katrina.

Pensare a lei, la rattristì. Era entrata nella sua vita come un uragano e aveva spazzato via tutte le sue certezze. Certo, durante il loro primo incontro, Katrina aveva da subito manifestato un interesse per l’occulto. D’altro canto gestiva un negozio chiamato “Spellbound Botanica”. Tuttavia, il loro incontro aveva indubbiamente lasciato il segno, soprattutto per Katrina.

Katrina non conosceva la magia, non aveva idea dell’esistenza delle streghe. Lei era una credente e basta. Fu Mel a capire che Katrina aveva il dono di parlare con gli spiriti. Un giorno, infatti, lei le aveva inviato un messaggio dicendole che sua madre Marisol – di cui non le aveva mai parlato – le consigliava di guardare nelle lenzuola, dove avrebbe trovato ciò che cercava.

Dopo quest’avvenimento, Katrina entrò in una profonda crisi. Pensò di essere pazza e di doversi far rinchiudere. Grazie a Mel, però, capì di non essere pazza solo perché sentiva delle voci. Lei era una medium; una medium davvero brava che non solo l’aveva aiutata a incontrare la Sentinella ma che indirettamente le aveva salvato la vita e le aveva permesso di capire la chiave per riavere i propri poteri di strega.

Eh già, perché ora Mel aveva riacquistato i suoi poteri, non proprio quelli di prima perché non era piu in grado di fermare il tempo. Ora lei poteva modificare le molecole. Sciogliere il ghiaccio o crearlo e lo stesso con il fuoco. Un gran passo di qualità che in parte sentiva di dovere a Katrina.

Katrina le aveva anche dato un’occupazione. Il negozio non era solo un incredibile fonte di materiali per le pozioni, ma era un modo per ricominciare a vivere. Aveva allontanato Katrina per non farle male, ma nel frattempo aveva capito che la sua vita – anche sentimentale – non poteva fermarsi così a causa della sua vita da strega e dei demoni.

Ora, in quel bel negozietto di Seattle, lei aveva una nuova occasione. Era di nuovo al comando della sua vita. Non si sentiva più messa in un angolo. Era stato cosi frustante sentirsi inutile e inerme dopo la vita che aveva a San Francisco ed essere stata a capo – in qualche modo – del mondo magico. Certo, quella responsabilità le era pesata e l’aveva assunta solo perché riteneva che nessun’altro, tanto meno le sue sorelle, la volessero. Tuttavia, le era anche piaciuto sentirsi tanto potente.

Ripensò all’ultima volta che l’aveva vista. Era stato proprio in quel negozio. Aveva dovuto rinunciare a lei, allontanarla per proteggerla dalla sua vita da strega e per mantenere la promessa di non avere relazioni. Ora non era piu così. Dopo gli ultimi avvenimenti con Helen, l’Angelo bianco e la sua parte di Angelo nero, aveva deciso che non poteva continuare a mettere la sua vita in stand by. Ed ecco che era arrivata Ruby. Una donna latino americana, dai folti capelli ricci e neri, l’energia contagiosa e un sorriso da lasciare senza fiato.

Presa dai suoi pensieri non si accorse che una giovane donna alta, slanciata e attraente era appena entrata dalla porta e la stava fissando. Di origine malesiana, aveva i capelli neri, raccolti in una coda. Indossava una tunica bianco azzurra e dei jeans attillati. Il suo sguardo era magnetico. La sua espressione era felice e nel contempo anche un po’ angosciata. Tutto in lei lasciava presagire l’arrivo dell’inaspettato.

“Mel”, disse la donna con voce appena udibile. Mel si volto di scatto. Assorta come era nei suoi pensieri, non le fu subito chiaro se si trattasse del frutto della sua immaginazione oppure di una persona in carne ed ossa. Restò immobile a fissarla.

“Mel”, ripeté la donna con voce piu dolce. “Sono io, Katrina”.

Dopo un primo momento di smarrimento, Mel le corse incontro senza pensarci e l’abbracciò forte. “Quanto tempo. Sei tornata”, le sussurrò Mel. “Ora leggi anche nel pensiero”, scherzò sorridendo.

Con riluttanza, Katrina la allontanò e fissandola negli occhi le disse: “Mi dispiace di essere piombata qui senza avvisarti ma devo parlarti assolutamente. Devo parlare con tutte voi, con te e le tue sorelle”.

****

La casa era silenziosa. Sia Mel che Maggie erano già uscite per andare ai rispettivi impieghi che si trovavano casualmente nello stesso posto, lo SpaceSafeSeattle.

“Loro un lavoro ce l’hanno”, sospirò tra se e se.

Restare senza far niente, la rendeva nervosa. Macy era abituata a lavorare e la carriera era sempre stato qualcosa di importante per lei. Sebbene fosse felice di stare con le proprie sorelle ed aiutare le altre streghe – nonostante tutti i pericoli- Macy si sentiva alienata dall’assenza di attvità scientifica nonché dall’assenza di prospettiva professionale.

Voleva ritrovare il suo spazio lavorativo ed era decisa a ricominiciare proprio quel giorno stesso. Era il giorno dei grandi propositi. Si era anche decisa a lasciarsi andare ai propri sentimenti. Quella sera stessa, comunque fosse andato il colloquio, avrebbe chiesto a qualcuno di speciale di partecipare con lei alla festa organizzata da Maggie allo SpaceSafeSeattle.

Quale occasione migliore per passare del tempo insieme, magari festeggiando anche un nuovo inizio, e lasciarsi finalmente andare. In un’atmosfera distesa e gioiosa, lei gli avrebbe infine rivelato quello che provava. Gli avrebbe confessato che colui che il suo cuore desiderava davvero, era lui.

Arrossì alla sola idea della scena che si era preparata e soprattutto pensando a lui, a loro finalmente insieme.

Cercò di concentrarsi nuovamente su quello che era intenta ad andare a fare. Oggi avrebbe avuto un colloquio di lavoro in un laboratorio che si occupa di biogenetica; il suo settore preferito. Poco importava se si trattava della ditta del suo ex ragazzo, Julian. La storia era finita in modo pacifico. In parte era stato per sua zia. Lei non approvava la loro relazione ed anche se Julian sembrava inizialmente immune a tali pressioni; alla fine la situazione era diventata insostenibile. Lei, che era cresciuta senza una famiglia e aveva da poco piu di un anno ritrovato le sue sorelle, poteva capire l’importanza di non deludere i propri cari, di fare quello che era giusto per la famiglia. Macy era cresciuta senza madre; ma era sicura che se lei non avesse approvato la persona che frequentava, non sarebbe riuscita a deluderla.

Così alla fine, a storia conclusa, Julian – che aveva sempre ammirato le conoscenze e le competente di Macy - le aveva proposto in segno di buona fede di farle fare un colloquio per una posizione di ricercatrice in uno dei suoi laboratori, piu precisamente nel laboratorio in cui si stava lavorando al progetto del giardino sottorraneo. Lui non poteva saperlo, ma Macy si era inizialmente avvicinata a lui, proprio per impedirgli di andare avanti con tale progetto. Se fosse diventata parte integrante dello stesso, la sua idea sarebbe stata di controllare meglio i progressi e se necessario indirizzare altrove i lavori.

D’altro canto, la storia non avrebbe comunque potuto funzionare a lungo dato che, volente o nolente, il cuore di Macy apparteneva a un altro. “Eh già”, sorrise tra sè e sè. Aveva provato a negarlo, a combattare questi suoi sentimenti. Senza contare la questione del gemello cattivo. Tuttavia, il suo cuore ora sapeva cosa voleva e sapeva anche che lui ricambiava. Era stato molto chiaro nel farglielo capire. Respirò profondamente. “Sarebbe andata bene”, si disse. Niente avrebbe più potuto separarli.

Si guardò allo speccho un’ultima volta. Aveva i capelli raccolti per sembrare più professionale. Un completo nero con una camicia bianca che faceva risaltare il colore della sua carnagione. Era pronta e stasera avrebbe festeggiato l’inizio di una nuova fase della sua vita.

Prima di uscire notò che sul tavolo della cucina c’era una tazza di thé con la teiera e alcune bustine sparse ed un bigliettino. Si avvicinò e lo aprÌ. Era di Harry. La sua calligrafia era particolarmente curata. Gli augurava in bocca al lupo per il suo colloquio. Sapeva che lei amava il thé. Era una loro passione e le aveva preparato diverse bustine con i suoi aromi preferiti. Non poté fare a meno di sorridere.

Dopo una squisita tazza di thé era pronta ad affrontare la giornata e qualsiasi altra cosa il futuro le avrebbe portato. Si sarebbe buttata senza guardare. Si’, l’avrebbe fatto anche se lei non ne era il tipo.

Mentre stava per uscire, suonò il cellulare. Macy però evitò di guardarlo. Non voleva problemi. Niente doveva distrarla dalla sua prossima missione.

****

“Dove lo metto”, disse Jordan a Maggie mentre spostava un tavolo. Maggie era intenta a decorare lo spazio comune del SpaceSafeSettle per la festa di stasera e aveva deciso di monopolizzare Jordan e Harry eleggendoli suoi aiutanti personali. Come Director Manager era suo compito organizzare attività ricreative e quella sera aveva deciso di organizzare una festa mascherata.

Il tema era “festa in maschera”. All’inizio voleva puntare su una festa stile veneziano, con abiti sontuosi e maschere dorate. Poi, anche per questioni organizzative, aveva optato per qualcosa di più generico. L’importante era indossare una maschera. Poi, a mezzanotte, ognuno di loro l’avrebbe tolta mostrando il proprio volto.

Le decorazioni rievocavano un po’ il Carnevale veneziano. Alla fine non ce l’aveva fatta proprio a rinunciare completamente all’idea. I tavoli rotondi sparsi per tutta la sala formavano una spirale. Le tovaglie color rosso, ben si abbinavano ai vari accessori color dorato. Al centro di ogni tavolo una piccola decorazione floreale, posata su un piatto rotondo con rifiniture dorate e una maschera al centro sempre color oro.

Indecisa se aggiungere alcuni palloncini, mirava la sala addobbata con ghirlande monocromatiche, stelle di carta, piccoli oggetti di vetro di varie forme e colori in tinta con il resto delle decorazioni nonché altri piccoli accessori ricercati di diverso tipo. Tutto era stato pensato e curato nei dettagli da Maggie. Nell’insieme era riuscita a dare alla sala un’atmosfera elegante, raffinata e dinamica. Sebbene tutto fosse al suo posto, Maggie continuò a guardarsi in torno con la sensazione che qualcosa mancasse.

A quel punto, ecco Jordan con una cassa piena di oggetti. Al suo interno, l’attenzione di Maggie venne attratta da due ampolle di vetro legate tra loro da un filo rosso. D’improvviso una sensazione di freddo la pervase, unita a un forte senso di angoscia, tradimento e oppressione. Gridando ordinò a Jordan di liberarsi della cassa. Jordan la guardò perplesso, ma decise di non contraddirla e di andarsene.

“Tutto bene, Maggie”, chiese Harry che nel frattempo si era avvicinato ed aveva assistito alla scena.

Maggie, come ritornata da un momento di trance, in tutta calma rispose: “Certo. Sono solo stressata per la festa. Voglio che sia perfetta. Deve essere perfetta. E niente lì dentro faceva al caso nostro”.

“Certamente”, gli risponde Harry non molto convinto. “Comunque sono venuto a dirti che ho ricevuto un messaggio da Mel. Chiede di vederci subito al centro di comando. Andiamo”.

“Ok. Avverto solo che vado via per un po’”, concluse Maggie.

Nel frattempo, Jordan ancora un po’ perplesso, ripose la cassa dove l’aveva trovata. Forse un po’ per l’agitazione, gli sfuggi di mano e una delle due ampolle si ruppe. Un po’ di fumo uscì dalla boccetta, unitamente a del liquido. Nel raccogliere i pezzi, però, si ferì a un dito.

“Accidenti”, gridò. Un attimo dopo tutto diventò nero.

Macy era raggiante. Aveva ottenuto il lavoro. Ora non restava che lanciarsi verso il futuro con positività e soprattutto in buona compagnia.

Guardò il telefono e si accorse che Mel l’avevano cercata, lasciandole un messaggio in cui le chiedeva di vedersi al centro di comando per discutere di una questione “magica” importante.

Con un po’ in agitazione si diresse subito al SpaceSafeSeattle. “Chissà cos’è successo?”, si chiese.

La sua mente iniziò a vagare ipotizzando diversi scenari. Prima di degenerare si obbligò a smetterla.

“No”, si disse. “Doveva restare positiva. Niente poteva andare storto. Aveva trovato il lavoro dei suoi sogni e stasera, finalmente, avrebbe detto all’uomo che amava cosa provava. Tutto sarebbe andato bene”.

Se si trattava di un’urgenza magica, l’avrebbero risolta in fretta e tutto avrebbe ripreso il suo corso.

Aveva già deciso come vestirsi. Avrebbe indossato un bel vestito rosso, attillato e senza maniche; che credeva sarebbe paciuto molto al suo Angelo. La maschera sarebbe stata dorata come consigliato da Maggie.

Arrivata al centro di comando però la sua sicurezza iniziò a vacillare. Mel e Maggie erano intente a parlare tra di loro; mentre Harry, girato di spalle, stava frugando tra i libri degli anziani con un fare nervoso, frenetico.

“Eccomi. Sono arrivata. Cosa succede?”, disse. In quel momento tutti la fissarono.

“Finalmente”, le disse Mel raggiungendola. “Ci sono delle novità; novità grosse. Mamma ci ha mandato un messaggio”.

A quell’affermazione, Macy restò di stucco, incerta se ciò fosse un bene o un male.

“Non siamo sicuri che sia un messaggio di vostra madre”, intervenne Harry guardando Macy. Per un attimo fu come se nient’altro esistesse. Si riprese subito; anche perché una voce di donna con tono deciso aggiunse. “È un messaggio di Marisol. A quante domande dovete ancora sottopormi prima di credermi”

“Ti crediamo”, aggiunse Mel avvicinandosi alla donna.

Macy si ricordava di averla già visto, sebbene della sua presenza nella stanza si era appena resa conto.

“Harry è un po’ protettivo nei nostri confronti e soprattutto è un uomo prudente. Ma lo sa che sei una medium e che ci hai già aiutate e non c’è alcun motivo per dubitare di te”; nel pronunciare queste ultime parole, Mel rivolse ad Harry uno sguardo ammonitore. Katrina non era ne’ una bugiarda, ne’ una persona malvagia. La diffidenza di Harry le sembrò inopportuna e glielo fece capire.

“Abbiamo nemici con facce amiche”, puntualizzò Harry quasi a giustificarsi. “Essere prudenti non è mai troppo. Di questi giorni.”

“Parli per esperienza?”, rispose un po’ pungente Katrina. “ Se hai altre domande da farmi. Fammele. Ma facciamola finita. Sono qui per comunicarvi qualcosa di importante.”

“Dice il vero”, aggiunse Maggie. “Sento che non sta mentendo. Perciò, Harry, se non vuoi credere a lei; fidati di me e del mio potere”. Harry non poté più ribattere e impettito, con il suo classico fare british, si appoggiò alla scrivania.

“Katrina. Tu sei Katrina, giusto”, chiese Macy come se fino a quel momento si fosse persa in non si sa bene quale pensiero.

“Sì, sono io. E se sono qui è perché vostra madre ha insistito perché vi portassi un messaggio molto importante. Ho voluto aspettarti Macy, anche perché tua madre crede che ciò possa riguardarti da vicino.”

Tremava, dentro di se’, la sicurezza che provava fino a qualche attimo prima, era svanita. La madre aveva un messaggio per loro, per lei. Di cosa mai poteva trattarsi?

“Ora sono qui” disse; cercando di mantenere un tono di voce il più neutrale possibile e non lasciar trasparire l’ansia che la stava assalendo. “Ora puoi parlare”.

“Vostra madre, Marisol, mi ha detto di avvertirvi di un imminente pericolo. Dove si trova gli animi sono molto agitati. Sembra che ci sia un’antica profezia che potrebbe presto realizzarsi. Anzi, forse dovrei dire una maledizione.”

“E’ venuta a trovarmi qualche giorno fa. Mi ha chiesto di recarmi da voi e di ripetervi queste parole: Quando colui che è a metà all’eletta dei due mondi si unirà, il destino del mondo nell’ombra cadrà. Mai legame più sfortunato sarà, se il nero dell’anima prevarrà.”

Per un attimo fu come se il tempo si fosse fermato e questo senza i poteri di Mel.

“Non so cosa significa e non mi ha detto nient’altro. Mi ha chiesto di riferirvi tutto parola per parola e che voi avreste capito. Ha anche detto che tu, Macy, più di tutte avresti potuto dare un senso a tali parole. Ha anche detto che il vostro angelo bianco avrebbe potuto fare il difficile e cosi è stato. Per questo mi ha dato qualche informazione che avreste potuto chiedermi per potervi fidare di me e del fatto che il messaggio fosse veramente di vostra madre.”

“Lei non è qui adesso”, chiese Harry. “No, ve l’ho già spiegato. Non sono io che vado a cercare le anime; sono loro che vengono da me. Non sono quel tipo di medium stile Ghost. O meglio, sono come il personaggio di Woopy Golberger quando si accorge di poter davvero parlare con i morti e che avrebbe fatto tanto a meno di incontrare Patrick Swayze.”

Mentre Mel e Maggie si guardavano, ignare di un qualsivoglia appiglio; il sangue di Macy si raggelò. Guardò Harry; il quale a sua volta incontrò il suo sguardo. Lei abbassò subito il suo. Aveva paura che tutto ciò che aveva tenuto per se fuoriscisse come un fiume in piena. Doveva respirare; restare calma e continuare a respirare.

Mel spezzò il silenzio. “Ma cosa significa? E perché nostra madre pensava a Macy?” nel formulare tale domanda, lei stessa si diede la risposta e di nuovo calò il silenzio più assoluto. Sia Mel che Maggie guardarono prima Macy e poi Harry e viceversa.

Macy aveva in sé il potere di una strega e il sangue di un demone. Chi era l’eletta dei due mondi se non lei?”

Questo Katrina non poteva saperlo; ma loro madre sì.

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Capitolo 2
*** La Profezia ***


LA PROFEZIA
“Quando colui che è a metà all’eletta dei due mondi si unirà, il destino del mondo nell’ombra cadrà. Mai legame più sfortunato sarà, se il nero dell’anima prevarrà.”
Non poteva fare a meno di ripetere le parole di Katrina. Sua madre aveva pensato a lei come l’eletta dei due mondi: metà strega e metà demone.
E l’uomo a metà … chi poteva essere? Chi diavolo poteva essere?
Non riusciva a pensarci, non riusciva a dar voce all’idea che subito - sin dalla prima volta in cui aveva sentito quelle parole – l’aveva investita come un treno in corsa. L’uomo era Harry . Chi altro? Lui che era un angelo bianco privato del suo lato oscuro, del suo angelo nero. Se ciò fosse stato vero, se la profezia o maledizione – come aveva detto Katrina – parlasse davvero di loro, allora non ci sarebbe mai potuto essere un “noi”. Lei non avrebbe mai potuto stare con Harry. La loro storia era proibita.
Buttò il cuscino contro la parete. Era così frustante. Dopo tanti tira e molla si era finalmente decisa a smetterla di reprimere i propri sentimenti e ora? Ora doveva rinunciarci ancora prima di averli vissuti.
Ed Harry? A quelle parole, lui non aveva detto niente. Per un attimo l’aveva guardata e poi basta. Si era limitato a dire che non era una profezia chiara e che non potevamo essere sicuri ne’ del significato ne’ del vero mandante del messaggio.
Dopodiché si era messo a cercare nuovamente nei libri degli anziani per capire di cosa si trattasse; come se non fosse abbastanza chiaro. Non sembrava tuttavia preoccupato; come se per lui fosse qualcosa di indifferente. Ma lui l’amava, giusto? Glielo aveva detto. La sicurezza della mattina iniziava pian piano a lasciare spazio a un tutt’altro sentimento.
Ripensò al giorno in cui, soli al centro di comando e prima che lui andasse da Abigail, lui le aveva parlato con una tale fermezza da destabilizzarla. Aveva detto : basta fingere. Lui provava dei sentimenti per lei. E proprio per questo voleva che lei potesse stare e avere chiunque il suo cuore desiderasse. Lui forse credeva fosse Julian, ma ormai lui era un ricordo lontano. Jimmy? Oh no, Jimmy era sempre stato solo un ripiego per lei. Una versione di Harry che pensava di meritare di piu in quanto imperfetto, demoniaco, come lei.
D’un tratto qualcosa si illuminò dentro di lei. Un’idea. E se l’anima a metà fosse Jimmy? In tal caso non sarebbe stato un problema. Lei non voleva stare con Jimmy. Lei voleva Harry.
Il suo primo istinto fu quello di correre da Harry, per parlarne con lui; ma qualcosa la frenò. Un’altra idea; un altro tarlo. E se si fosse sbagliata? Poteva forse andare contro la volontà della madre e mettere a rischio il mondo intero.
Mentre Macy si torturava con tutti questi pensieri, qualcuno bussò alla porta.
“Possiamo entrare? ”, dissero Mel e Maggie sul ciglio della porta. "Abbiamo un po’ di gelato e tanto affetto."
“Sei corsa via dal centro di comando così in fretta che non abbiamo neanche avuto il tempo di parlare.”
“E’ stata una notizia schock, questa di mamma”, disse Maggie. “Ma non è detto che riguardi davvero te e che possa avere a che fare con ….” Si fermò un attimo, indecisa sulle prossime parole da usare. A pensare che quella settimana, Macy era così felice per aver infine deciso di seguire il proprio cuore. Le aveva anche chiesto aiuto per scegliere il vestito adatto.
“Harry. Vuoi dire Harry, giusto”, disse Macy stizzita.
“Non sappiamo a chi si riferisse. Non è detto che l’eletta sia tu e …”, Mel non fece in tempo a finire la frase che Macy la interruppe.
“Sappiamo tutte e 3 di essere le elette ma l’unica che unisce due mondi sono io. O forse una di voi è diventata un demone?”, aggiunse retorica.
“Va bene. È probabile; ma anche se fosse, non puoi, non possiamo farci condizionare la vita da una profezia di cui comunque non sappiamo molto”, mentre diceva queste parole, Mel si alzò in piedi. “Faremo delle ricerche e cercheremo di capire meglio”.
“Stasera divertiamoci. C’è una festa e poi … a proposito, com’è andato il colloquio?”, chiese Maggie nella speranza di allegerire gli animi e distrarre entrambe le sorelle dai propri pensieri seri.
“Bene”, rispose Macy. “Ho ottenuto il lavoro”.
“Fantastico”, dissero all’unisono le sorelle.
“Questo è un ottimo motivo per festeggiare”, disse Maggie, “e sfoggiare il tuo bel vestito rosso. Domani è un altro giorno. Stasera festeggiamo e godiamoci la festa. Domani penseremo a maledizioni e altre cose da streghe”.
****
Maggie era intenta a guardarsi allo specchio. Il vestito verde smeraldo che aveva scelto le stava benissimo. Gli orecchini con un pendente verde a forma di sfera le allungavano il viso. Aveva raccolto i capelli in uno chignon e aveva infilato alcuni lustrini dorati tra i capelli. Il trucco era abbastanza accentuato. Soprattutto il rossetto rosso fuoco.
Stava proprio bene e la maschera dorata era il tocco di classe che non guastava.
D’un tratto si accorse di alcuni rumori in soffitta. Corse su e trovò Mel sola, intenta a guardare nelle scatole lasciate da mamma.
“Cosa stai facendo? Perché non sei ancora vestita?”, le chiese “Forza. Dobbiamo andare. Ho ancora alcune cose da sistemare e Jordan è diventato di botto irreperibile. Non posso lasciare fare tutto a Harry. E’ un gran bravo angelo bianco; ma ha un gusto un po’ troppo retrò e poco festoso per lasciarlo al comando”, precisò Maggie.
“Io non credo di riuscire a venire”, rispose Mel.
“Perché no? Devi venire. Dobbiamo restare unite. Hai visto Macy. Questa storia della profezia l’ha destabilizzata. Ha bisogno di noi”, la esortò Maggie.
“Non credo che Macy abbia bisogno di noi. Ha bisogno di risposte e soprattutto ha bisogno di poter amare chi vuole … se capisci cosa intendo.”
“Certo che capisco. Sono io l’empatica di famiglia. E credimi stare accanto a loro due a volte è più che destabilizzante; oltre che imbarazzante”, disse con un sorrisino sornione.
“Ecco. Proprio per questo devo restare a casa e cercare delle risposte. Katrina mi aiuterà. Inoltre lo sai che non sono un’amante delle feste in maschera.”
“Ah. Quindi resterai a casa da sola con Katrina. E Ruby lo sa?”, disse Maggie provocatoria.
“ Non vedo cosa c'entri ora Ruby”, rispose Mel infastidita.
“Davvero non lo sai?”, la schernì Maggie.
Mel era ben consapevole dell’allusione e soprattutto era cosciente dell’ambiguità della situazione che si era venuta a creare. Conosceva i sentimenti di Katrina per lei e, doveva ammetterlo, nel rivederla non poteva certo dirsi indifferente a sua volta. Tuttavia era inutile rivangare il passato e fasciarsi la testa per qualcosa che ora come ora non aveva importanza.
“Senti, Maggie. Katrina poteva essere qualcosa. Ma non era il momento giusto e ora c’è Ruby e sono felice con lei. Stiamo bene e nessuna delle due vuole un legame serio e complicato. Ci godiamo i momenti insieme e basta. Senza promesse, senza impegni. E’ questo che ho bisogno in questo momento. Con Katrina, invece, … “ lasciò la frase a metà. Era difficile spiegare ciò che la legava a lei; ma di sicuro lei non sarebbe mai potuta essere una di una notte o una con cui divertirsi e basta come Ruby.
“Ora però dobbiamo pensare al messaggio della mamma, a quello che ci ha chiesto e a nostra sorella. Magari mamma potrebbe decidere di apparire di nuovo e darci qualche indicazione in più”, concluse sperando che ciò distogliesse Maggie da lei e da Katrina e soprattutto nella speranza che ciò permettesse a lei di focalizzarsi sull’obiettivo. La presenza di Katrina non le era certo totalmente indifferente.
Ripensò a sua madre e si intristì. Parlare di lei era sempre un tasto dolente. Pensare che potessero rivederla, poi, era un sogno proibito di cui aver paura solo a pensarlo. Le aveva lasciate in modo cosi improvviso, con tanti segreti, e in circostanze cosi tragiche, tradita da una persona di cui si fidava.
“Senti, lo capisco. Questa notizia ha sconvolto tutti . Non credo però che mamma apparirà di nuovo a Katrina. L’avrebbe fatto in nostra presenza, no? Non credi che avrebbe voluto vederci e almeno parlare con noi?”, disse tutto d’un fiato, quasi sull’orlo delle lacrime.
“Hai ragione. Era solo un idea. Non so quello che dico.” Nel vedere la sorella così, Mel non riuscì a trattenersi. Non amava vederla triste; doveva fare qualcosa come aveva sempre fatto anche da piccola quando, delusa dall’assenza del padre, lei si inventava regali e biglietti da parte sua per farla star meglio.
“Senti. Ok. Ci ho pensato. Verrò. Ma un po’ più tardi. Prima cercherò qualcosa con Katrina. E comunque lei non ha alcun abito adatto per stasera”. Proprio in quel momento, Katrina tornò in soffitta.
Maggie si illuminò. “Non ti preoccupare”, le disse squadrando Katrina la quale restò perplessa nel vedersi passare ai raggi X da Maggie. “Macy ha sicuramente qualcosa per Katrina. Quando cercavamo il vestito per la serata ne ho visti un paio perfetti per lei”. E prendendone le misure mentalmente, aggiunse: “Hai anche la sua stessa taglia”.
Senza lasciare aggiungere nulla ne’ a Mel ne’ a Katrina, si diresse verso la stanza di Macy.
La trovò davanti allo specchio. Stava benissimo. I capelli erano raccolti lateralmente. Il vestito rosso con il top di pizzo e quella scollatura a V vertiginosa era un binomio perfetto di sensualità ed eleganza. La stola rossa le scendeva dietro la schiena. Attillato sulla vita, scendeva morbido lungo i fianchi; mettendo in risalto le forme sinuose di Macy. Era proprio bella. Avrebbe lasciato Harry a bocca aperta. Guai a lui se si fosse sottratto. Lei sentiva che entrambi si desideravano. “Accidenti a quella profezia. Non poteva riguardare loro”, pensò tra se. “Non doveva riguardare loro”.
Macy si accorse di Maggie e le fece segno di entrare.
“Scusami. Sono rimasta incantata dal tuo abito. Sei bellissima”.
“Grazie, Maggie. Sei troppo gentile. Anche tu sei fenomenale. Sei già in proncinto di andare? Mel è pronta?”
“Ecco a proposito di Mel. Ha detto che ci raggiungerà più tardi… con Katrina.”
Al suono del suo nome, lo sguardò di Macy si incupì. Non c’era bisogno di essere empatici per capire che stava pensando alla profezia e ad Harry.
“Ascolta. Lei non ha nulla da mettere e ho pensato che, se a te andasse bene, potresti prestargli l’abito nero e bianco.”
“Certo”, disse Macy riprendendo il controllo delle proprie emozioni. “Ho anche le scarpe abbinate. Se le va, è suo. Aspetta che vedo dove l’ho messo.”
“Ok, perfetto. Allora io ti aspetto di sotto e poi andiamo. Ho già ricevuto alcune chiamate dal party. Sembra che alcuni ospiti siano già arrivati e che ci siano ancora alcune cose da sistemare prima della grande affluenza.”
“Perfetto. Trovo il vestito, lo porto a Katrina e vengo con te così ti aiuto.”, concluse Macy.
****
Arrivate allo SpaceSafeSettle videro che alcune persone erano effettivamente già arrivate; sebbene la sala non fosse ancora completamente piena. Gli abiti erano molto belli. L’atmosfera era frizzante, la musica di sottofondo era ballabile e non troppo alta in modo da permettere agli invitati di intrattenersi in qualche convenevole. Il buffet era stato posizionato in fondo alla sala, vicino al bancone delle bibite. Li vicino, una ragazza dai tratti asiatici, stava gesticolando per attirare l’attenzione di Maggie.
Quello che era stato una volta il palco per il karaoke era stato sostituito con una zona foto e selfie per gli ospiti, munito di fotografo professionista.
“Scusa Macy. Mi stanno chiamando dal buffet e ciò non promette niente di buono. Devo andare a vedere cosa succede e magari capire dov’è finito Jordan. Aveva promesso che sarebbe arrivato prima proprio per risolvere eventuali urgenze in attesa del mio arrivo”.
“Non ti preoccupare”, la rassicurò Macy.” Ti aspetto qui”, disse guardandosi nervosamente in giro in cerca di qualcosa o forse sarebbe stato giusto dire di qualcuno.
“Harry è già qui. Mi ha scritto per chiedermi quando saremmo arrivate e avvisarmi che era in atto un piccolo dramma in zona buffet. Non lo vedo però. Starà forse sistemando le ultime decorazioni”.
Al suono del suo nome, un brivido pervase il corpo di Macy. Doverlo vedere, dovergli parlare, le provocava una grande agitazione.
“Sai Macy. So che hai paura, ma credo tu debba prendere coraggio e parlare direttamente con Harry, dirgli cosa provi e quali sono le tue vere paure. Un po’ come avevi già in mente di fare, giusto?”, le fece l’occhiolino, ricordandole i suoi buoni propositi della mattina e cercando di smorzare un po’ la tensione.
“Nella vita le paure vanno guardate dritte in faccia e affrontate. Se c’è qualcosa che la vita da strega mi ha insegnato è che non puoi mai aspettare che le cose succedano. Devi vivere oggi perché non puoi sapere quando qualcosa accadrà. E te lo dice una che come potere ha la preveggenza”, ridacchiò. “Magari lui ha già una soluzione?”, la esortò Maggie; cercando di infonderle coraggio.
“Soluzione?”, disse Macy innalzando leggermente il tono. Accortasi del suo stridulo commento cercò di calmarsi. Respirò profondamente e guardando la sorella negli occhi rispose: “Non lo so se un’amore proibito può avere una soluzione.”
“Macy non sappiamo il vero significato della profezia e non sappiamo neppure se si realizzerà”, cercò di tranquillizzarla Maggie. Era strano per lei essere quella lucida e razionale. Lei era una ragazza impulsiva ed anche incredibilmente romantica e fiduciosa che tutto potesse finire bene. Certo, la sua storia con Parker, non era finita nel migliore dei modi. Tuttavia, lui era un demone con una sorella davvero diabolica. Loro probabilmente non erano destinati; ciò non significava che tale fato fosse anche quello di sua sorella.
“Parlagli. Almeno promettimi che ci penserai”, le bisbigliò Maggie a un orecchio; prima di andarsene in direzione della ragazza che già da qualche minuto cercava di attirare la sua attenzione e, stanca di aspettare, si stava ormai dirigendo verso di loro.
“Ok. Ci penserò”, concluse Macy, “Ora però vai o alla tua amica verrà un infarto per come sta diventando rossa”.

 

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Capitolo 3
*** La maledizione ***


LA MALEDIZIONE

“Eccomi. Dimmi tutto”, esordì Maggie , arrivata quasi correndo dalla sua assistente. “Qual è il problema?”.

“Non hanno prodotti per celiaci. Come facciamo?”, esclamò la ragazza irritata. “Avevo specificato che dovevano esserci anche alimenti adatti”.

Maggie pensò che era un vero spreco non poter mangiare prodotti derivati dal grano o privi di glutine. Sul suo viso apparve un senso di disgusto alla sola idea. “Cosa facciamo?”, incalzò nuovamente la ragazza.

“Calmati. Chiama il ristorante qui vicino. Fornisce prodotti per persone intolleranti al glutine. Fatti portare alcuni stuzzichi. Inoltre, eccezion fatta per i prodotti che siamo sicuri non abbiano glutine, scriveremo che possono esservene tracce. Per farli sentire speciali e rabbonirli comunque offriremo loro un certo numero di bevande … preferibilmente alcoliche; così saranno più allegri. Ok?”

Sebbene non fosse mai stata una persona molto organizzata e previdente come le sue sorelle; quando si trattava di organizzare una festa, lei era la persona giusta. Una vita fa’, perché ormai la vita universitaria a San Francisco era un ricordo lontano, era la regina delle feste.

“Ma dov’è finito Jordan?”, continuò a chiedersi. Era dal pomeriggio che non lo sentiva. Dopo che le aveva risposto un po’ male e se ne era andato a riporre quella cassa; non l’aveva più ne’ visto ne’ sentito. Si chiese se forse se la fosse presa. Scacciò subito quel pensiero. Non era da Jordan prendersela per certe cose. In realtà, non era nemmeno da lei comportarsi come aveva fatto.

Mise a fuoco la scena nella mente per cercare di capire cosa fosse realmente successo e cosa avesse scatenato una sua così esagerata reazione. Maggie non era il tipo da essere scortese senza ragione. Lei era una ragazza allegra, positiva e socievole. Eppure, anche ora, ricordava bene quelle forti emozioni e la loro improvvisa e feroce intensità. Non si era proprio potuta trattenere.

“Sai dov’è Jordan?”, chiese infine Maggie come destata da un sogno ad occhi aperti.

“Si, l’ho visto prima. Sembrava un po’ spaesato. Gli ho ricordato che avrebbe dovuto andare a cambiarsi e che il suo vestito era stato portato dal fattorino e lasciato in palestra. Non ci crederai ma mi ha addiruttura chiesto dove fosse questa cosa chiamata palestra”, sogghignò celando malamente una punta di sarcasmo. “Ad ogni modo gliel’ho mostrata, insieme al vestito. Gli ho fatto presente di ricordarsi la maschera e mi ha guardato come se fossi un extra terrestre”, borbottò.

“Non ti dico poi che faccia ha fatto quando gli ho chiesto aiuto per il buffet … sai, non trovandoti …” disse quasi a giustificarsi ”Mi ha risposto che tali richieste erano delle corbellerie. Corbellerie, capisci?”. Restò un attimo in silenzio, titubante sull’aggiungere qualcosa. Poi si decise: “Ma poi cosa vuol dire corbellerie?”, sussurò quasi come se si vergognasse della sua mancanza di conoscenza. Poi riprese coraggio e con la sua solita voce squillante aggiunse. “Ma chi usa più questo termine. Mi sa che si è immedesimato un po’ troppo nel personaggio di un nobile dell’ottocento. D’altro canto, il vestito era calzante. Comunque poi ha iniziato a farneticare su una donna che doveva trovare e sul fatto che nessuno si sarebbe messo in mezzo questa volta. Comunque a te sembra avere senso? Per me non è proprio normale”. Con un gesto della mano scostò un ciuffo che le era caduto sul viso.

A quelle parole, il viso di Maggie si incupì. Fu assalita da uno strano presagio e si ricordò, per un attimo, di ciò che aveva provato quando Jordan le aveva fatto vedere il contenuto della cassa.

“Hai detto che era in palestra?”, si assicurò Maggie. “Lì è dove l’ho lasciato. Non credo si sia mosso.”, le rispose la ragazza stupita dalla domanda.

“Bene. Ascolta. Io mi devo assentare. Occupati tu di tutto. Ormai, problema buffet a parte, è tutto in ordine. I partecipanti arrivano piano piano. Andrà bene”, si affrettò a dire prima di correre verso la palestra alla ricerca di Jordan. Sentì delle voci in lontananza. La sua assistente non era molto contenta dell’incarico. Tuttavia non si fermò e andò dritta verso la palestra.

****

Quando lo trovò, non poté fare a meno di restare a bocca aperta. La giacca grigia con bottoni dorati e pantalone gli calzava alla perfezione. Non poté fare a meno di notare che il gilé verde era quasi dello stesso colore del suo abito e s’intonava bene con la camicia bianca. Aveva un’aria così elegante e di altri tempi. La sua figura, il modo di porsi le ricordava uno di quei personaggi usciti da un libro di Jane Austen. Restò lì ad ammirarlo finché lui non si accorse di lei e la guardò.

Il suo volto la colpì subito. C’era qualcosa di inspiegabilmente diverso in lui.

Inizialmente Maggie pensò che potesse essere a causa delle luci soffuse della stanza. Tuttavia qualcosa dentro di lei la mise in allarme. Sentiva chiaramente che qualcosa non quadrava, sebbene non le fosse chiaro di cosa si trattasse. Era come se emanasse un'aura oscura, un misto tra angoscia e rabbia che, come un getto, lo avvolgeva. Quella sensazione aveva qualcosa di familiare. L’aveva provata quello stesso giorno; anche qualche minuti prima nei suoi ricordi della giornata.

Uno strano formicolio iniziò a farsi strada dietro la nuca e questo non presagiva nulla di buono.

Fece per avvicinarsi per domandargli se stesse bene quando lui si alzò di scatto e si diresse verso di lei con fare sicuro. I suoi occhi scuri, così grandi, e il suo sguardo intenso e solitamente dolce aveva lasciato spazio a uno più cupo, più bramoso di possesso. Senti' la sua mano stringerle il braccio destro, in una morsa dolorosa. D’un tratto si sentì mancare, vide alcune immagini sconnesse. Il volto felice di un ragazzo dai capelli mori, corti, e vestito da cavallerizzo. Una radura con tanti alberi e un fiume. Una ragazza dai capelli raccolti in una cuffia, con abiti umili, che gli correva incontro. Un bacio appossionato che sapeva di proibito. Poi, d’un tratto, un uomo mascherato con un coltello. Il ragazzo a terra sanguinante e poi la ragazza su di lui piangente. Infine i loro due corpi a terra, mentre i loro spiriti fluttuanti venivano come risucchiati separatamente in due ampolle.

Capì subito. Aveva avuto una premonizione o meglio un ricordo del passato. Quell’uomo davanti a lei non era Jordan.

"Chi sei tu?" sibilò, dolorante. Lui la zittò con gesto della mano, toccandole lievemente le labbra con le dita e fissandole con voracità. Non era chiaro cosa volesse fare. Ora però Maggie poteva percepire con chiarezza un misto tra desiderio, brama e tristezza. L’intensità delle emozioni la spaventarono. Fece per indietreggiare, ma lui la bloccò, trattenendola dalle spalle.

"Finalmente sei arrivata. Tu sei la donna giusta.”

“Giusta per cosa?”, riuscì a dire con un filo di voce, stupita da quelle parole.

“Per la mia Maeve”, rispose dolcemente Jordan mentre la osservava attentamente studiando ogni suo lineamento. “Certo il tuo aspetto è ben diverso dal suo; ma che importa. Saremo di nuovo insieme”, sospirò sorridendo. “Ho atteso così a lungo questo momento. Inoltre, sembra che anche il cuore di questo ragazzo scalpiti chiaramente al pensiero di poter stare con te. Quale epilogo perfetto, allora. Il legame che vi unisce è intenso; questo corpo ti brama come io bramo la mia Maeve. Saremo tutti felici”

“Ma che stai dicendo?”, protestò Maggie, incapace di reagire, assalita da un turbinio di emozioni contrastanti che come una forza misteriosa le impedivano qualsiasi movimento. Era chiaro che il ragazzo della sua visione era lui e la donna di cui parlava doveva essere la ragazza che aveva visto con lui.Cercò di reagire ma senza successo. Si sentiva sempre più svuotata.

“Lo sai che è inutile porre resistenza. Per troppo tempo siamo stati divisi, non per nostra scelta. Ora è tempo per noi di stare di nuovo insieme e di vivere il nostro amore. "

Immobile, Maggie capì che non poteva farcela da sola. Sebbene sentisse che il ragazzo non volesse farle fisiacemente del male, era chiaro che il suo intento non fosse dei migliori. Sentì l’impulso di gridare e il desiderio di poter avvertire le sue sorelle. Tuttavia, non riuscì a fare nessuna delle due cose.

Il suo ultimo pensiero, prima di cadere svenuta tra le braccia dello sconosciuto, andò all'ampolla che questi teneva in mano, ricordandosi la sua visione. Quell’ampolla era la stessa che l'amico le aveva mostrato quel pomeriggio.

****

Mentre Mel frugava in soffitta tra le cose di sua madre, Katrina non poté fare a meno di osservarla. Mel era una ragazza dai capelli neri, lunghi fino alle spalle, leggermente mossi. Una carnagione abbronzata e delle belle labbra carnose. Le guardò, catturata da ogni sua linea, che ai suoi occhi perfetti.

Mel era una donna decisa, combattiva e dalla volontà di ferro; o almeno così l’aveva sempre vista lei. Sicura nei movimenti e appassionata in tutto quello che faceva.

L’intensità con cui cercava tra i vari oggetti alla ricerca di una risposta l’attraeva a se come non mai. Il suo fare a volte un po’ smarrito le faceva tenerezza. SI ricordò del loro primo incontro al negozio e a come da subito, questa ragazza venuta dal nulla che sercava di rubare nel suo negozio, fosse in realtà unanima buona in cerca di aiuto e di un posto.

Scacciò il ricordo. Mel era stata chiara sul fatto che non avevano futuro. Lei non voleva relazioni; anche se aveva sentito Maggie parlare di una certa Ruby.

“Hai trovato qualcosa?”, le chiese d’improvviso Mel, distogliendola dai suoi pensieri.

Cercò di non lasciar trasparire il proprio turbamento.

“No, non ancora”, rispose infine.

“Nemmeno io. Non so proprio dove altro guardare. Magari al centro di comando, tra i libri degli anziani, ci sarà qualcosa”; disse con tono ormai irritato. Si vedeva che era preoccupata per la profezia; ancora di più per sua sorella Macy. Aveva visto il turbamento di Macy nell’udire le sue parole e la stessa Marisol le aveva lasciato intendere che lei più di tutte sarebbe stata toccata dal suo messaggio.

Le piaceva il profondo legame che Mel aveva con le sorelle, il suo senso protettivo. Prima di rivederla non aveva idea di quanto le fosse mancata; di quanto l’avesse sempre desiderata.

“Katrina. Perdonami. Devo chiederti una cosa.”, le disse Mel con un tono quasi supplicante.

Il suo sguardo così intenso, così infuocato, la destabilizzò. Ebbe la sensazione di non poter dir di no. “Ho bisogno che tu mi faccia parlare con mia madre. Lei è l’unica che può aiutarci a capire. Ti prego”, enfatizzò quest’ultima parola, colpendo direttamente il cuore di Katrina.

Sebbene il suo primo istinto fu quello di rifiutarsi – ogni contatto con gli spiriti le lasciava spesso senza forze e con un grande senso di “violazione” – quello sguardo, quella voce, quella supplica non la lasciarono indifferente. Non riuscì a rispondere. Tutto il suo corpo le diceva di rifiutare ma l’unica cosa che riuscì a pronunciare fu “Non posso. Non so invocare gli spiriti. Sono loro a venire da me”.

“Per questo ci penso io. Ho trovato un incantesimo di invocazione nei libri di mia mamma che credo possa fare al caso nostro. Si chiama Richiamo di un anima perduta”.

Mel preparò l’occorrente. Katrina lesse l’incantesimo e sebbene fosse titubante si mise al centro del pentagono, pronta a decantarlo.

“Invoco la madre di colei che è maledetta. Che porti con se la verità sulla figlia prediletta. Che sciolga i dubbi e il sospetto. Degli atti oscuri che ha predetto.” Silenzio.

Poi d’improvvisò, una folata di vento spense tutte le candele; lasciando le ragazze al buio con la sola luce della luna a rischiarare la stanza. La temperatura nella stanza iniziò ad abbassarsi repentinamente. Un brivido di freddo pervase entrambe e fu come se il loro respirò, si ghiacciò. D’un tratto, ecco apparire una figura avvolta in un’aurea intensa, color bianco-azzurra, con indosso una tunica bianca. Si palesò dinanzi a Katrina e la fissò, lasciandola senza parole.

Sorpresa dell’apparizione, che anche lei riusciva a vedere, Mel la scrutò. “Mamma?” disse con un filo di voce.

Come se si fosse appena accorta della sua presenza, la donna si girò di scatto.

“Aiutatemi”, supplicò. “Mia figlia è pericolo. Devo salvarla”, disse d’un fiato con occhi pieni di preoccupazione. “Tutte le persone che amate potrebbero esserlo”, concluse infine.

Non era Marisol. Qualcosa non aveva funzionato.

****

Sia Mel sia Katrina rimasero in silenzio, incapaci di proferire parola. Per un attimo restarono immobili a fissare la donna.

“Quindi, giusto per ricapitolare. A causa di vostra figlia e del suo fidanzato, che ora potrebbero essere in pericolo, si aggira per la città un’orda di gente posseduta, arrabbiata e probabilmente fuori controllo, che ha come unico obiettivo quello di distruggersi?”; riassunse Mel in un misto tra incredulità per quanto appena sentito e delusione per aver invocato sì una madre, ma la madre sbagliata.

Katrina, immobile, la scrutò con uno sguardo tra il sollievo e lo sgomento. Per anni aveva creduto di essere pazza perché sentiva delle voci e percepiva delle presenze che solo lei poteva vedere. Oggi, per la prima volta, non si sentì più sola e capì ancora di più quanto Mel fosse speciale per lei.

“E’ complicato. Non c’è tempo. Sono stati liberati e questo ha innescato la liberazione degli spiriti dei loro familiari. Non sapevo. Non avevo capito. Quello che ho fatto va riparato. Devo andare da lei prima che tutto si ripeta”, farfugliò la donna in preda all’agitazione.

Questa signora, Marie, era stata una domestica in una famiglia benestante ai tempi della schiavitù. Sua figlia, Maeve, una ragazza dalla bellezza rara e candida si era innamorata del figlio del padrone che la ricambiava. Il loro amore fu subito osteggiato da ambo le famiglie. I giovani appartenevano a classi diverse, mondi diversi e la loro unione era un abominio. Tuttavia, i ragazzi si amavano di un amore sincero e puro ed era chiaro che separarli non sarebbe stato mai facile. Lei sapeva cosa poteva succedere a chi disubbidiva ai padroni; così in buona fede andò dall’unica altra donna che considerava tenesse ai ragazzi – o almeno a uno di essi – quanto lei. Andò dalla madre del giovane per cercare di trovare una soluzione.

“Fu una decisione nefasta”, mormorò Marie in tono sommesso. “Mi fidai del demonio”, incalzò mentre il suo volto diventò livido di rabbia.

“Aveva detto che ci avrebbe lasciato andare purché io e Marie fossimo partite il giorno dopo, senza dire a nessuno dove eravamo dirette. Mi diede anche dei soldi, ordinandomi di sparire e non farmi più vedere. Io avevo anche convinto Maeve o almeno lo credevo”, sogghignò.

“Invece lei mentiva. Non ci avrebbe mai lasciato libere”, urlò disperata in uno stato di disperazione e rabbia.

Secondo il racconto della donna, quella stessa notte, la madre del giovane assoldò un uomo per uccidere la sua Maeve. Il destino beffardo aveva però altri piani. Quella notte i due giovani avevano deciso di scappare insieme, probabilmente stanchi di combattere contro l’ignoranza e i pregiudizi. I ragazzi si recarono nel fienile e quella notte fu la loro ultima notte.

Accecata dal dolore usò un rito che la madre le aveva insegnato. Imprigionò lo spirito dei ragazzi in due ampolle con lo scopo di unirli nella morte come non aveva fatto nella vita. Non sapeva che ciò li avrebbe incantenati a vivere separati finché qualcuno non li avesse liberati per concedergli un lieto fine. Nel contempo maledì chi l’aveva ingannata e aveva portato alla morte dei ragazzi, senza pensare per un momento che anche il suo era stato un comportamento sbagliato. Giocando con forze a lei sconosciute, finì per maledire ambo le famiglie e far finire tutto in tragedia; incatenando gli spiriti dei suoi avi al destino dei ragazzi e condannandosi a vagare per l’eternità nell’oblio fino al momento in cui non avrebbe potuto fare ammenda e passare oltre per infine riposare in pace.

Ora doveva rimediare. Doveva chiedere scusa, aiutarli ad andare in pace e liberarli. Gli spiriti delle famiglie in guerra a seguito della morte dei giovani e della sua maledizione, ora, erano stati liberati. Chiunque fosse stato vicino al momento della riunione di ambo giovani avrebbe risentito dell’energia rabbiosa degli spiriti e ne sarebbe stato negativamente influenzato. Non era sicura dell’estensione delle conseguenze; ma era consapevole del fatto che il caos si sarebbe diffuso velocemente e in modo deleterio.

Katrina e Mel si guardarono e capirono che era loro compito intervenire. Senza più indugiare, Mel prese le chiavi dela macchina e si diresse in garage. Non sapendo bene cosa fare, prese qualche pozione. Inviò un messaggio a Maggie e Macy con la parola “SOS”. Nessuna risposta. La cosa l’agitò.

Con l’aiuto di Katrina seguirono lo spirito. Infatti, una volta uscita dal pentagono, per Mel era diventato impossibile vederlo. Arrivati a destinazione si accorsero che erano al SpaceSafeSeattle.

Mel impallidì vedendo il luogo. Maggie, Macy ed Harry erano lì e nessuno le aveva risposta al messaggio.

”Cosa gli sarà successo?”, iniziò ad avere paura. Poi il suo telefono squillò. Era Macy.

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Capitolo 4
*** Il Confronto ***


IL CONFRONTO

Restata sola al centro della sala, iniziò a sentirsi agitata. Ebbe l’impressione che qualcuno la stesse osservando.

Si voltò senza però riuscire a vedere nulla. Le varie luci e i fari – sebbene discreti - che illuminavano la sala di colori soft, non le permettevano di vedere chiaramente.

“Certo che Maggie aveva fatto proprio un bel lavoro”, pensò Macy orgogliosa di sua sorella. Nell’insieme la sala era stata ben decorata ed appariva elegante e per niente eccessiva. L’atmosfera tra i presenti era gioiosa; eccezion fatta per la ragazza accanto a sua sorella che sembrava davvero agitata.

Mentre la sua mente divagava, come un magnete, si sentì attrarre verso il lato opposto della stanza. Decise di seguire il suo istinto, lasciandosi trasportare attraverso il grande salone. D’un tratto, una volta riavuta una certa visuale, lo vide lì. Era vicino a un pilastro infondo alla stanza e la stava fissando con uno sguardo inebetito, un misto tra stupore e adorazione o almeno così le sembrava. Aveva la bocca semi aperta, come se volesse dirle qualcosa. Invece restò li fermo a fissarla.

Il viso di lui era disteso, gli occhi incollati alla sua figura. Più lei si avvicinava e più aveva l’impressione che stesse trattenendo il fiato.

Harry alzò leggermente il mento. Era l’unica cosa che riuscì a fare. Cercò di restare calmo, sebbene dentro di lui sentisse un fuoco divampargli dentro, un vortice continuo di diverse emozioni. Si ripeté di smettere di guardarla come un essere affamato al quale si è appena parato davanti un delizioso filetto di carne. L’effetto che aveva su di lui la sua sola visione, lo destabilizzava.

Si redarguì, ricordandosi che non poteva permettersi di lasciarsi offuscare dai suoi sentimenti e di perdere il controllo in qualsivoglia modo. Lei era una sua protetta e lui era il suo Angelo Bianco. Il suo unico compito era proteggerla e guidarla nella sua vita da strega.

A nulla valsero però i suoi sforzi, dato che continuò a tenere incollati i suoi occhi su di lei, come se avesse paura che a chiuderli, lei svanisse. Sebbene Macy fosse per lui la più splendida creatura al mondo, questo non lo autorizzava in alcun modo a comportarsi con così poco contegno. Certo che la desiderava; però era chiaro per lui che una loro unione era pura fantasia; una partita persa in partenza. Lei era un frutto inaccessibile che aveva altri interessi.

Quando furono a pochi passi l'una dall'altro, un imbarazzante silenzio calò, nonostante il frastuono dei partecipanti alla festa.

Per un attimo era come se il resto del mondo non esistesse più. C'erano soltanto loro due. Così vicini, eppure così lontani.

Harry voleva parlare con Macy; ne sentiva come un irrefrenabile bisogno. Dopo la rivelazione di Katrina, lei era letteralmente fuggita dal centro di comando, chiaramente turbata.

Quando Katrina pronunciò le parole dell’antica profezia, Harry non poté fare a meno di pensare a Macy come l’eletta dei due mondi, ed era sicuro che anche Macy l’avesse pensato.

Non voleva crederci, questo no, ma sicuramente molti elementi puntavano dritto a lei e lui sapeva come funzionava la mente di Macy, così razionale e basata sui fatti.


In merito all’uomo a metà che lei amava, un pensiero si era subito fatto strada e dalla reazione quasi sconvolta di Macy era chiaro che anche lei aveva qualcuno in mente; una persona che chiaramente desiderava e che, in caso di realizzazione della profezia, avrebbe rischiato di non poter avere se non rischiando di portare l’oscurità; cosa che conoscendola non avrebbe mai voluto.

Nel vederla fuggire, sopraffatta da una situazione più grande di lei, d’istinto avrebbe voluto correrle dietro per confortarla, dirle che avrebbero trovato una soluzione a qualsiasi problema. Quella profezia così enigmatica per certi versi, eppure così chiara per altri, era una possibile spada di Damocle sulla felicità di Macy e questo per lui era intollerabile.

Lei doveva sapere che lui ci sarebbe sempre stato per lei e che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere affinché lei potesse stare con chi veramente desiderava. Sentì un irrefrenabile voglia di toccarla, di stringerla forte a sé per rassicurarla.

Lei era un’anima pura che meritava la felicità. Niente e nessuno si sarebbe dovuto mettere in mezzo, nemmeno forze inspiegabili sotto forma di profezie. Lui si sarebbe adoperato in ogni modo per aiutarla; anche se ciò avesse comportato di aiutarla a stare con un altro uomo.

Mentre Harry, preso dai suoi pensieri, restava immobile; anche Macy non riusciva a decidersi sul da farsi.

“Devi parlargli. Promettimi che ci penserai”, Macy ripensò alle parole di Maggie.

Aveva ragione. Loro dovevano chiarirsi; anche solo per evitare di continuare a tormentarsi con i suoi mille dubbi. Sebbene Macy sentisse che era la cosa giusta, la paura la teneva incollata lì, titubante, insicura, terrorizzata all'idea di quello che poteva succedere.

Senza parlare, continuando a guardarsi, si avviarono verso il centro di controllo, ognuno intenzionato a modo suo a parlare con l’altro.

Una volta all'interno del comando, l'aria parve appesantirsi, rendendo difficile respirare.

Immobili si guardarono un momento per poi scostare entrambi lo sguardo, pervasi da un po’ di imbarazzo. Nessuno dei due riuscì a dire qualcosa. La sala era cosi silenziosa che quasi si potevano sentire il loro battiti accelerati. Il momento era importante.

Le parole della profezia tornarono prepotenti nella mente di Macy, facendo vacillare il suo già scarso coraggio. Macy era cosciente dell’importanza di chiarire la situazione con Harry. Infondo, a pensarci, quella mattina stessa si era preparata anche in vista di lui, piena di fiducia nel futuro. Certo, il suo discorso sarebbe stato ben diverso; ma questo ora non importava.

Fece un bel respiro per cercare di riordinare le idee e calmarsi. Era chiaro che senza un sincero confronto non ne sarebbe mai uscita. Lasciarsi torturare dai dubbi e dalle paure non l’avrebbe aiutata.

Se la profezia parlava di lei, di loro, pensò Macy, spettava a loro valutare e decidere il da farsi. Senza contare che forse i sentimenti di Harry nel frattempo erano cambiati e in tal caso la profezia non avrebbe avuto più importanza. Pensare troppo le stava facendo solo male. Su questo avevano ragione le sue sorelle. Era inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Nella vita a volte bisogna prima buttarsi e poi pensare.

Nel tentativo di trovare la forza, iniziò a pensare che sebbene non ne fosse per niente sicura, una soluzione c’era e l’avrebbero potuta cercare e se così non fosse, insieme avrebbero deciso di rinunciare al loro amore, sempre se ricambiato. Ormai, ora aveva dubbi anche su quello.

“Tutto questo però andava fatto insieme”, si ripeté Macy mentalmente più per autoconvincersi a rompere quel silenzio e trovare la forza di buttarsi nella conversazione, che per reale convinzione. Doveva rischiare.

"Vorrei parlarti." Riuscì infine a sussurrare Macy, prima che la voce le si smorzasse in gola.

"Certo”, rispose subito Harry. “Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno”, aggiunse abbozzando un sorriso imbarazzato.

Harry non era sicuro di niente in quel momento. Era abbastanza convinto che Macy volesse parlarle della profezia. Era possibile che le avrebbe chiesto aiuto.

Sebbene l’idea che lei stesse per domandargli di aiutarla a stare con Jimmy gli spezzasse il cuore, era pronto a farlo. Se lei glielo avesse chiesto, lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

D’un tratto, come un piccolo fiorellino spuntato dopo i primi caldi primaverili, un pensiero gli affiorò alla mente. Magari, se la profezia fosse stata vera e lei non avesse potuto stare con Jimmy, nel suo cuore, avrebbe potuto trovare anche un posto per lui che non era Jimmy ma aveva il suo volto. Magari i suoi sentimenti avrebbero potuto bastare per tutti e due e questo avrebbero potuto permetterle di essere comunque felice.

Subito scacciò quest’idea dalla mente, ritenendola una sciocca fantasia da uomo innamorato quale era. Pensò a quello che gli aveva detto il suo Darklighter, al fatto che in ogni caso lui non sarebbe mai stato abbastanza per lei. Lo avrebbe sempre rimpianto. Ricordò le parole di Macy nel descrivere Jimmy. Per lei era un uomo attraente. Le piaceva. Certo, Macy aveva anche aggiunto che Jimmy era comunque parte di Harry. Però, nonostante lui gli avesse detto cosa provava, lei non aveva mai lasciato intendere di ricambiare. Anzi. Non l’aveva mai illuso. Eppure, una vocina dentro di sé, forse solo una vana speranza, continuava a chiedersi … e se…

Ripensò a quel giorno in sala comando, quando le aveva urlato i suoi sentimenti. Si sentì sciocco all’idea, sebbene sapesse che era ciò che andava fatto. Non si poteva evitare per sempre l’elefante nella stanza. Ricordò il suo silenzio, dopo che l'aveva pregata di smetterla di giocare e le aveva ricordato che poteva avere chiunque il suo cuore desiderasse. Lei era stata zitta. L’aveva guardato negli occhi come solo lei sapeva fare. Gli sembrava che solo lei potesse leggergli dentro come nessuno; anche meglio di Maggie. L’intensità del suo sguardo era in grado di togliergli ogni certezza e di provocare in lui un incredibile e irrefrenabile voglia di baciarla che naturalmente aveva trattenuto. Aveva alzato impercettibilmente il sopracciglio come faceva quando era dubbiosa. Per un attimo, un minuscolo momento gli era anche parso che volesse dirgli qualcosa. Invece, lei era restata li, zitta, a fissarlo e poi se n'era andata con Julian.

"La profezia ..." per quanto si sforzasse, Macy non riusciva a parlare. Tremava e le doleva la testa.

"Parla di me ... Di chi altro sennò?", lo fissò quasi a cercare una conferma del fatto che si sbagliasse; ma sapeva bene che tutti gli elementi del caso, tutti i tasselli del puzzle, puntavano direttamente e inconfutabilmente a lei.

Tirò un sospiro di sollievo. Dirlo ad alta voce lo rendeva più reale, ma averlo fatto la faceva sentire più leggera, come liberata da un enorme peso. La verità, ai suoi occhi, era anche peggiore e insostenibile; ma perlomeno era lì sul tavolo.

Harry la guardò. Era arrivato il momento della verità e lui sarebbe stato pronto. Si era preparato un bel discorso di incoraggiamento.

"È una possibilità; ma non è necessariamente l’unica.” Harry tentò di essere più convincente possibile ma, effettivamente, anche lui lo aveva pensato all'istante. Insieme all'idea che quell'uomo a metà potesse essere Jimmy. Il dolore per quel pensiero, lo annientò. Sentì su di sé il peso di mille macigni.

Macy ruppe il loro legame visivo, un po’ stupita dalla sua affermazione, sebbene vedesse le buone intenzioni dell’angelo intento a rassicurarla. Provò insofferenza all’idea che si potesse negare l’evidenza e nel contempo tanta tristezza. Se la negazione era l’unico modo per affrontare la vicenda forse voleva dire che nemmeno lui credeva ci fosse una soluzione. Abbassò lo sguardo, travolta da un’incredibile ondata di emozioni contrastanti. Calde lacrime le bagnarono il viso arrossato. Una cosa credeva di averla capita, lui non credeva vi fosse una soluzione per vivere un legame maledetto.

"E quale altra possibilità ci sarebbe?”, lo schernì leggermente provocatoria. “Io sono una strega, una delle elette, e sicuramente sono l'unica che appartiene a due mondi." si alterò. “Ma se credi non sia io, chi allora … Abigail?”, concluse sarcastica.

Questo suo ottimismo o forse indifferenza la infastidivano e ferivano allo stesso tempo.

Il suo modo di parlargli così cinico lo colpirono quasi a destabilizzarlo. Non sapeva bene cosa rispondere. Sebbene fosse uno sforzo, cercò di restare calmo; eppure ebbe come la sensazione che più lui si sforzasse di mantenere una parvenza di tranquillità, più questo la innervosiva.

Ed era proprio cosi, perché Macy nel vedere l’assenza di reazione, provò ancora più rabbia.

Iniziò a farsi mille domande: I suoi sentimenti per lei erano quindi cambiati? Abigail lo aveva ormai portato lontano da lei?

“Era davvero troppo tardi?”, si disse nel profondo.

Se anche fosse, l'unica persona che poteva incolpare era sé stessa. Avrebbe dovuto lasciarsi andare al suo amore quando ancora c’era una speranza, avrebbe dovuto permettere alla verità di liberarle il cuore e la mente da tutte quelle sue paure, permettendo ad Harry di credere nella possibilità di un futuro insieme.

Invece le sue più grandi incertezze e i suoi timori di non meritare l'amore, l'avevano frenata, perdendo, forse per sempre, la possibilità di essere felice.

“Non è quello che intendevo, Macy”, cercò di dire Harry avvicinandosi per poi fermarsi subito nel vederla indietreggiare. “Quello che intendevo è che le profezie possono nascondere più significati. Hai ragione. Sono stato superficiale. Non posso negare che sentendola abbia pensato a te come l’eletta; ma questo non vuol dire che non vi sia nessuna via d’uscita.”

Finalmente lo ammetteva, pensò Macy. Questa confessione però la fecero comunque sentire incerta. Non era chiaro per lei se volesse solo infonderle coraggio o se pensasse davvero ciò che diceva. Se sapeva che era lei, allora … Non riuscì a completare il proprio pensiero che Harry continuò.

"Dobbiamo cercare altre informazioni su questa profezia, non possiamo fidarci delle poche indicazioni date dalla medium”. Harry era confuso, incapace di comprendere cosa Macy si aspettasse da lui. Lui cercava solo di confortarla, di aiutarla. Con questo ultimo tentativo cercò di farle capire che infondo Marisol poteva non conoscere tutti i tasselli del puzzle e Katrina poteva non aver detto tutto.

Aveva imparato a sue spese che gli anziani non sempre dicevano il vero, volenti o nolenti, sapevano tralasciare dati importanti che ritenevano irrilevanti ma che potevano essere invece di vitale importanza.

“Smettila. Smettila di cercare di trovare delle scuse. Smettila”, gridò Macy ormai al limite delle forze.

"Come puoi non capire … " Macy non riuscì a terminare, un nodo le serrava la gola, rischiando di farle versare altre lacrime. Cercando una calma che non le apparteneva, respirò a fondo e, puntando il dito verso di lui, lasciò che tutta la frustrazione, tutta la rabbia per un destino ingiusto, uscisse fuori.

"Come fai a non capire. Come fai a restare così calmo. Esiste una profezia secondo cui non potrò mai stare con l’uomo che amo e l’unica cosa che sai dirmi è che dobbiamo cercare informazione e che forse ma solo forse c’è una via d’uscita?”

Si, forse una soluzione c’è. Forse anche un'altra interpretazione. Ma come fai a non capire, che ora, per me, il mondo ha un altro significato. Non importa quello che potrebbe essere. A me importa sapere cosa ne pensi tu.”, disse tutto d’un fiato.

“È davvero possibile che questa profezia non ti provochi nessuna reazione? Allora erano tutte parole. Non era vero niente di quello che mi hai detto, di quello che provi.”

Era furiosa e non avrebbe finito di urlargli contro finché non si fosse liberata dall'opprimente sensazione di aver perso tutto. "Il mio amore potrebbe essere destinato a creare un mondo di malvagità e tenebre...eppure tu, te ne stai lì, calmo, come se niente fosse! Perché?"

“Quindi lo ami?’”, disse Harry con un filo di voce per poi fissarla negli occhi con innegabile sofferenza.

“Mi dispiace, Macy. Sono stato uno sciocco. Mi dispiace se non sono stato in grado di capire il tuo dolore. Non ho mai voluto sminuire i tuoi sentimenti. Io voglio aiutarti. La tua felicità è una delle cose più care ai miei occhi”, le disse dolcemente. “Certo che sei sconvolta all’idea che esiste una possibilità che i tuoi sentimenti per … “ esitò un attimo; pronunciare quel nome era per lui una pugnalata dritta al cuore “.. per Jimmy”, concluse con il cuore spezzato.

Come se le avessero appena tolto la sedia da sotto i piedi, Macy restò destabilizzata e a bocca aperta, incredula su quello che aveva appena sentito. Forse lei era finita in un universo parallelo senza accorgersene.

“Jimmy?”, disse, “Tu pensi che stia parlando di Jimmy?”, sbottò in un impeto di rabbia.

“E questo che credi? Che io provi qualcosa per lui e per questo sia sconvolta da quanto detto dalla profezia”, continuò indignata.

"No, Harry. Ti sbagli e di grosso. Quello che mi fa stare male è quello che provo per te”, precisò con tono deciso, guardandolo dritto negli occhi, rincuorata da una nuova energia, per poi continuare.

“Se amarti vuol dire far sprofondare il mondo intero all'inferno, io non so se potrò sopportarlo. Il mio desiderio di stare con te non può essere la causa del declino della vita, come la conosciamo." Ormai le lacrime erano scese, calde e inarrestabili.

"Cosa hai detto? "un lieve sussurro di Harry, immobile e incredulo. Non era sicuro di avere capito. La mente a volte gioca brutti scherzi.

"Ho detto che ho paura, che non lo so se ci sia davvero una soluzione e che se tutto questo fosse vero e irrimediabile, non potrò mai stare con te. "

Il cuore di Harry perse un battito. Destabilizzato nel profondo da ciò che aveva sentito e credeva di aver capito, restò immobile con la bocca semi aperta e uno sguardo frastornato; incerto sul da farsi non tanto per mancanza di idee ma per paura di svegliarsi da un sogno.

Per la prima volta, dopo tanto tempo, non volle scacciare la voce della speranza che ogni tanto faceva capolino nella sua mente. Al suono di quelle parole, per lui ancora fluttuanti nella sua mente, si sentì attraversato da una scarica di adrenalina. Elettrizzato, ma cauto, iniziò a ponderare la situazione e a meditare che forse, l’idea che teneva nel cassetto, la tanto ripudiata idea di una possibilità, non era poi così assurda. In un impeto di ottimismo arrivò anche a concludere che il suo amore poteva essere ricambiato. Infondo, se non se lo era immaginato, Macy aveva proprio detto che considerava la profezia come riferita a loro. Questo non poteva che significare che lei voleva stare con lui; concluse facendo appiglio al barlume di razionalità di cui ancora riusciva a far uso. Caricato da una gioia immensa si ritrovò a concludere che, per Macy, era lui il suo uomo a metà di cui parlava Katrina, non Jimmy.

Rinvigorito da una nuova prospettiva, fece per avvicinarsi a lei, intenzionato ad asciugarle il pianto con un bacio, prima di stringerla tra le braccia e rassicurarla che tutto sarebbe finito bene, quando un frastuono assordante calamitò l'attenzione di entrambi verso la sala grande del SafeSpaceSeattle.

"Che diamine sta succedendo là fuori?".

Sebbene volessero continuare il loro discorso, fu chiaro che quello non era più il momento giusto.

Perciò, seppur a malincuore, si precipitarono verso le scale.

****

Arrivati nel salone della festa, la scena che si prospettò non fu quella di una festa danzante ma piuttosto di uno scontro furioso tra persone che si aizzavano l’una contro l’altra proferendo parole irripetibile e diventando anche aggressivi.

Guardò Harry, il quale capì subito la preoccupazione negli occhi di Macy. “Maggie”,

A quella vista, infatti, la prima reazione di Macy fu quella di chiedersi dove fosse sua sorella e se fosse al sicuro.

D’un tratto la vide. Era all’inizio delle scale, da lì poteva vedere l’intera sala in subbuglio. Appariva disorientata ma calma. Al suo braccio c’era Jordan che la guardava languidamente, per poi spostare quasi a malincuore lo sguardo verso la sala. Sul volto, un’espressione smarrita come di qualcuno che non sa bene dove si trovi. Quella scena presentava qualcosa di fuori luogo. Non le quadrava.

Alla ricerca di una conferma sulle proprie impressioni, si voltò istintivamente verso Harry e incrociò il suo sguardo fissò su di lei. Le bastava guardarlo per sentirsi al sicuro e tranquillizzarsi. I suoi lineamenti, dolci, un mezzo sorriso fatto per rassicurarla, per farle capire che era accanto a lei. Bastava poco per capirsi.

Un fremito lungo la schiena la pervase. Sentì la gola secca e, sebbene la sua mente macchinosa stava già elaborando mille teorie e mille possibili scenari, con un lieve filo di voce riuscì solo a dire: “Maggie”.

Non finì la frase e non dovette nemmeno farlo. Lui l’aveva capita e la guardò. Le appoggiò una mano sulla spalla. Quell’innocente gesto mise nuovamente in subbuglio tutto il suo corpo che ne reclamava di più. Per una frazione di secondo, che le sembrò di più, chiuse gli occhi, quasi per poter catturare quel momento. Si sentì attratta e non poté fare a meno di seguire la sua mano. Poi con un gesto del capo, Harry le fece capire di aver inteso le sue preoccupazioni e di condividerle. L’intensità del momento ardeva dentro di lei come un fiume in pena. Lui, il suo essere semplicemente Harry era in grado di toglierle il fiato.

“Devo chiamare Mel”, aggiunse d’un fiato e nel dirlo tirò fuori il telefono. Si accorse del messaggio della sorella con scritto “SOS”. Guardò Harry. “Credo che ci sia un altro problema” e mostrò il messaggio di Mel.

“Chiamala. Vado io da Maggie. Tu raggiungici quando hai finito. Cercherò di allontanarli e portarli alla sala di comando per capire cosa succede”.

Nel dirlo si teletrasportò senza farsi vedere al piano di sopra. Una volta vicino, decise di fare un tentativo e li chiamò per nome. “Ehi, Maggie. Jordan.” Nessuno dei 2 ragazzi però si mosse ne’ fece cenno di girarsi. Allora decise di pararsi loro davanti, facendoli sobbalzare.

“Ciao Maggie.”, disse Harry con fare entusiasta. “Quanto mi sei mancata”, e l’abbracciò forte scatenando la gelosia del suo compagno che subito lo allontanò bruscamente.

“Come si permette di toccarla?”, gli gridò, impettito.

“Era solo un test”, rispose Harry con calma. Poi gli sorrise sornione e approfittando dello stupore dei ragazzi che si guardarono un attimo, si teletrasportò con loro nella sala di comando; ma non prima di avere dato una brave occhiata al luogo in cui aveva visto Macy l’ultima volta.

****

“Chi siete?”, chiese Harry a Jordan e Maggie. “Perché siete qui?”

“Sarei piuttosto io a doverle chiedere chi è lei, signore?”, lo interruppe Jordan “e come osate rinchiuderci in questo …”

Grazie a dei cristalli trovati nella sala comando, Harry era riuscito a imprigionare i due ragazzi dietro una barriera energetica in attesa del ritorno di Macy e Mel.

“Campo magnetico. Lo potete chiamare così, ed è per la vostra e nostra sicurezza. I Corpi che state occupando senza permesso non sono vostri e vorrei che li lasciaste liberi”.

“Liberi? Liberi?” sogghignò il ragazzo, con sguardo duro, facendo spallucce. “Mai parola fu più abusata di questa. Cos’è per voi sire questa libertà? Dite che abbiamo occupato il corpo di questi due giovani senza permesso; ma si è forse chiesto se è stata una nostra scelta? Se essere qui ora è quello che siamo stati liberi di scegliere?” Fece un passò in avanti, staccandosi dalla ragazza la quale per un attimo lo guardò smarrita come se l’assenza di tale contatto la lasciasse senza riferimenti, senza appigli in un mondo già di per se sconosciuto.

Impettito, ostentando tutta la sua rabbia per l’ingiustizia di cui veniva accusato, continuò nel suo monologo con fare sprezzante “Noi, qui oggi, siamo forse stati liberi di scegliere, liberi di amare, liberi di essere? Oh, Sire, lei che ci accusa di qualche crimine si pone come giudice in un processo di cui non conosce nulla. E` facile nel suo giudizio e meno nell’arte dell’umiltà e della comprensione. D’altro canto, cosa ci si può aspettare da un uomo con un linguaggio tanto pittoresco e un abbigliamento tanto privo di eleganza”, lo schernì Jordan.

Harry rimase impassibile. Il ragazzo, sempre più infervorato, era pronto a dargli le informazioni di cui aveva bisogno.

“Liberi? Volete questi giovani liberi? Allora liberateci dal nostro destino; un destino beffardo che non ci ha dato la libertà di scegliere chi amare e chi ha impedito di stare insieme nella vita per poi dividerci anche nella morte. Per anni i nostri spiriti sono stati rinchiusi in due ampolle; lontani l’uno dall’altra nello spirito e vicini nel cuore.” concluse Jordan sempre più alterato dalla situazione e innervosito da questo uomo dagli abiti strani che si permetteva di incolparlo e di precludergli ancora la libertà di cui parlava.

“In che epoca credete di essere?”, chiese Harry. Il ragazzo lo guardò stranito.

“Strana domanda la vostra. Siamo nel 1830; anche se tutto appare molto diverso qui.”

“Infatti non siamo più nel 1830. Siamo nel 2019”.

Alla notizia i ragazzi si guardarono stupiti e anche un po’ impauriti. Erano stati quindi rinchiusi per quasi un secolo. Non ricordavano niente di quanto successo. L’ultimo loro ricordo risaliva all’attacco dell’aggressore e alla loro morte.

“Com’è possibile?”, chiese il ragazzo. “Ricordo che eravamo nel fienile della mia proprietà e poi siamo stati attaccati. Dopodiché ho visto il mio corpo accanto a me, stava fluttuando e poi d’improvviso una forza sconosciuta mi ha attratto in un’ampolla e infine il nulla fino a qualche ora fa dove mi sono ritrovato in questo corpo”, chiese lui.

“Be’… se qualcuno è riuscito a imprigionare i vostri spiriti in delle ampolle, lo ha fatto al vostro tempo. Chi vi ha liberato però l’ha fatto al nostro tempo. Presumibilmente Jordan”, ne dedusse Harry.

“Questo può spiegarsi solo in un modo: Magia.”, e nel dire queste parole notò un fremito nella ragazza che stava in disparte.

“Sapete perché qualcuno abbia voluto farvi questo? Certamente la vostra liberazione è ciò che ha scatenato il caos al piano di sopra.”, aggiunse Harry un po’ tra sé e sé.

“No. Orbene, questo credo dovreste chiederlo a chi ci ha maledetto a una vita senza fine e senza amore; separandoci nella vita e nella morte.”

“Voi non sapete chi è stato?”, chiese Harry avvicinandosi al ragazzo.

“Sapere è un concetto sopravvalutato. Averne la certezza è un’illusione. Sicuramente è facile presumerlo. Coloro che più di tutti ci volevano separati: le nostre famiglie”, proferì infine.

“Il nostro amore non è o forse non era ben visto. Questa questione del tempo è difficile per me. Il fatto è che per loro noi eravamo troppo diversi” nel pronunciare quelle parole cercò la mano di lei che, in silenzio, era sempre stata al suo fianco.

Come se quel contatto le avesse ridato la stabilità, si avvicinò a sua volta e parlò per la prima volta sommessamente “Noi apparteniamo a mondi diversi.”, socchiuse gli occhi per un attimo, quasi come se non riuscisse a immaginare tale assurdità per poi riaprirli e immergersi in quelli di lui, quasi a volerne trarre il coraggio necessario a continuare.

Harry l’aveva osservata. Sebbene il suo volto fosse quello di Maggie, più la guardava e più era chiaro che lei non fosse la sua cara protetta. Il modo di porsi così timido e reverenziale nei confronti di tutto e tutti ma al tempo stesso fiero di essere chi era. Era così meno altezzosa e baldanzosa nei modi del ragazzo, titubante nel muoversi se non al braccio di lui, come se avesse paura di essere fuori luogo. Si rese conto che, sebbene indossasse un bellissimo vestito color smeraldo, i modi della ragazza erano goffi, semplici, come di qualcuno che non è abituato a tali sfarzi. Forse aveva capito. LA differenza di classe di cui parlavano. Lui doveva essere un nobil’uomo e lei una serva.

Prima di poter proferire parola in cerca di conferme, fu la stessa ragazza a dargliele.

“Noi non abbiamo mai voluto fare male a nessuno. Ho sempre saputo quale fosse il mio posto.”, disse stringendo le spalle, “Una serva non può pensare di essere più di questo per il proprio padrone.” In tono strozzato pronunciò l’ultima parola, girandosi a guardare lui che le strinse la mano per rassicurarla. Poi si rigirò verso Harry aggiungendo: “Ci siamo innamorati. È questa la nostra colpa”, lui le strinse più forte la mano e la fece girare verso di lui.

“Colpa? Non è una colpa amarsi, Maeve. Non lo era allora e non lo è neppure ora.” Lei abbassò lo sguardo e lui, con un gesto lieve della mano, la portò a guardarlo come a volergli dire che nel loro amore non c’era nulla di male.

La scena colpì dritto al cuore Harry. In particolare, l’intensità di quel sentimento così osteggiato eppure così forte da superare i confini del tempo, lo impressionò. Il trasporto con cui i loro sguardi si incontrarono come se ciò fosse per loro la linfa stessa della loro esistenza.

Il ragazzo si girò verso Harry, senza mai lasciare la mano di lei. “Sir …”, disse in attesa che Harry completasse la frase e così fece. Era riuscito a fare breccia nei ragazzi, pronto a cogliere ogni occasione per capirne di più.

“Harry. Il mio nome è Harry Greenwood”, non poté far a meno di fare un inchino nel dirlo che il ragazzo ricambiò.

“Il mio nome e sir Micheal di Von Beck e lei è Maeve, la mia amata, la mia futura sposa.” Si voltò a guardarla e lei arrossì lievemente, senza però mai abbassare lo sguardo.

“Non vogliamo fare male a questi ragazzi, ma abbiamo bisogno di loro”, aggiunse infine Maeve.

“In che senso?”, chiese istintivamente Harry.

“Non possiamo esistere fuori dalle ampolle”. Questa volta Maeve abbassò lo sguardo quasi come se si vergognasse. Micheal, invece, con fare baldanzoso aggiunse. ”Questi corpi ci hanno trovato e ora ci appartengono. È la nostra ricompensa per il torto subito”.

Sebbene il suono di quelle parole non prometteva niente di buono, Harry cercò di restare calmo. Aveva aperto una via di comunicazione e doveva approfittarne.

“Micheal, Maeve, vi prego raccontatemi la vostra storia. Forse possiamo aiutarvi a trovare un’altra via”. Nel pronunciare queste parole, Harry si ritrovò a pensare come fosse strana la vita a volte. Una giornata all’insegna della festa si era trasformata in una giornata di rivelazioni, anche positive, e soprattutto di ricerca di vie d’uscita a un destino già segnato, ma non per questo scritto in maniera indelebile nella pietra.

Rapito dall’epicità del momento, Harry non si accorse che qualcuno stava giungendo da loro. Erano Mel, Macy e … Katrina.

La prima a parlare fu Mel. “Abbiamo un problema di spiriti arrabbiati; spiriti amanti per l’esattezza di cui liberarsi. Dobbiamo trovarli prima che la situazione sopra degeneri completamente.”

Per un impercettibile istante, al suono della parola amanti, Harry non poté fare a meno di guardare Macy la quale spontaneamente ricambiò lo sguardo per poi abbassarlo immediatamente quasi imbarazzata, come se fosse stata colta a fare qualcosa di sbagliato.

Ripreso il pieno controllo di sé, Harry si spostò leggermente, permettendo alle 3 ragazze di vedere Jordan/Micheal e Maggie/Maeve dietro di lui.

“Non credo che trovarli sarà un problema. Per quanto riguarda la questione “liberazione”, il possesso è una questione delicata; ma ci stavo lavorando”; disse fiducioso guardando le 3 ragazze.

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Capitolo 5
*** Il mea Culpa ***


IL MEA CULPA
Entrata nella sala di comando, Katrina restò meravigliata di quel luogo dalle luci soffuse e l’atmosfera misteriosa. Per tutto il tempo che era stata allo SpaceSafeSeattle, mai aveva immaginato che dietro la porta della stanza tecnica, nei sotterranei, vi fosse qualcosa di simile.
Katrina vide Jordan e Maggie e capì che Harry aveva ragione. Riusciva a percepirne le auree sdoppiate, tipiche del possesso o almeno cosi si disse. Era comunque nuova di queste cose e quindi stava ancora imparando.
Fece per avvicinarsi; quando si accorse che qualcun altro li fissava, titubante sul da farsi.
“Non preoccuparti. Tua figlia, capirà”, mormorò sotto voce guardando accanto a sé. Harry la guardò per un attimo stranito e poi incrociò lo sguardo di Mel che con un cenno della testa gli fece capire di non preoccuparsi. Era una medium, infondo, e lui non dava certo l’impressione di essere digiuno di certi concetti mistici.
Mel le sfiorò lievemente il braccio quasi a volerla rassicurare che fosse tutto apposto e, poi, con un cenno della mano, le fece capire che doveva allontanarsi con Macy ed Harry per decidere cosa fare. Lentamente, si avvicinò ai ragazzi imprigionati, consapevole del desiderio dello spirito di poter parlare con sua figlia. Stette in silenzio; mentre i ragazzi la guardavano con sospetto.
Harry, sebbene un po’ riluttante, lasciò Katrina da sola con i ragazzi e raggiunse le sorelle in cerca di risposte. Era chiaro dal loro comportamento e soprattutto da quello di Katrina che sapevano molto sulla faccenda e magari insieme avrebbero potuto capire come comportarsi. Conosceva soltanto una parte della storia e sperava che Mel potesse colmare le lacune.
"Cosa sta succedendo? E perché Katrina è qui?" sospettava ci fosse un motivo più che valido per la sua presenza ed aveva bisogno di comprendere. “Cosa sapete su questi spiriti che hanno posseduto Maggie e Jordan?”.
"È una storia un po’ complicata, ma cercherò di riassumerla brevemente” iniziò Mel cercando di riordinare le idee.
“Eravamo in soffitta in cerca di altre informazioni riguardanti la profezia …” si interruppe un attimo e guardò sua sorella, preoccupata che il suono di quella parola potesse metterla nuovamente in agitazione. Non sapeva se Macy avesse avuto modo di parlare con Harry come consigliatole o cosa avesse deciso di fare. Le sembrava abbastanza pensierosa; mentre Harry era apparentemente il solito Harry.
Sentendosi osservata dal loro Angelo Bianco, divenuto quasi impaziente, si concentrò su quanto aveva da dire e continuò. ”… la profezia di cui ci ha parlato Katrina, quella di cui nostra madre ci ha voluto informare" spostò nuovamente gli occhi su sua sorella maggiore, un po’ apprensiva. "Non trovando niente ho pensato di usare un incantesimo di invocazione per chiedere a mamma qualcosa in più.” Stavolta si voltò verso Harry con l’aria tipica di una persona beccata con le mani nel vaso di marmellata.
“Un incantesimo di invocazione?”, la redarguì Harry, alzando un sopracciglio come a volerle fare capire che con certe forze mistiche non si scherza. Non lo sapeva che gli incantesimi di invocazione possono essere insidiosi? Se non si è esperti nel campo non si può mai sapere chi risponderà alla chiamata. Ed infatti era proprio quello che era successo. Qualcosa era andato storto e con il rituale avevano invocato lo spirito sbagliato. Harry sospirò come si fa di fronte a un bambino quando combina una marachella anche se sai che l’ha fatto con buone intenzioni.
Macy non aveva proferito alcuna parola; cosa che ad Harry non era certo sfuggita. A grandi linee, Mel l’aveva aggiornata mentre si stavano dirigendo al centro di comando e da quel momento era restata in silenzio, assorta nei suoi pensieri. Quella storia l’aveva colpita, lasciandola particolarmente inquieta e turbata. Si trattava di una faccenda seria, dalle conseguenze potenzialmente gravi.
Impensierita da ciò, si chiese come fosse possibile che alcune persone giocassero con leggerezza con le forze occulte. Era risaputa la loro pericolosità. Macy, poi, lo sapeva bene come sapeva che a intromettersi con il destino si potevano causare gravi danni a tutti.
Ripensò a quando era diventata la Sorgente e aveva voluto cambiare alcuni eventi della sua vita. Tremò al pensiero. Non era andata bene e si convinse ancor di più che bisognava fare attenzione e soprattutto agire con prudenza. Bisognava restare razionali.
Era la vita di Maggie ad essere in pericolo. Macy era agitata. Strinse le spalle e portò le mani al petto come a volersi estraniare da tutto per poter riflettere e nel contempo controllare quella strana agitazione che l’attanagliava. Alzò lo sguardo e incrociò quello dolce e rassicurante di Harry. Abbozzò un sorriso e cercò di darsi un contegno.
“Dunque”, disse Harry, guardando Mel "Chi avete invocato esattamente?”
"Si chiama Marie. Era una domestica in una famiglia benestante e aveva una figlia, il cui nome è Maeve.”
Al suono di quel nome, Harry non ebbe più dubbi sul fatto che tutto quanto stava accadendo in quel momento e quei due giovani spiriti avessero un legame.
“Sembra che la figlia, una bella e giovane schiava, si sia innamorata del figlio del padrone e che questo amore fosse fortemente ricambiato al punto da spingere i due giovani a voler lottare contro le convenzioni. Questo non era certo ben visto. E’ stato un amore caldamente osteggiato con un epilogo molto triste dato che i due ragazzi sono stati uccisi.”. Sospirò, abbassando lo sguardo.
"L’epoca in cui vivevano era diversa dalla nostra. A quei tempi, i matrimoni erano prevalentemente combinati e le distinzioni tra classi sociali erano forti. Lo spirito di Marie era molto agitato a causa della liberazione degli spiriti e delle possibili ripercussioni. Ha continuato a ripetere che aveva bisogno di andare dalla figlia, di chiedere perdono, prima che la storia si ripetesse.” Fece una pausa quasi come se stesse valutando come continuare.
Poi aggiunse: “Ho già detto quanto sono felice di vivere ai giorni nostri?"
Ricordando le sue parole, poche sere prima, sia Macy sia Harry si scambiarono un fugace sguardo rattristato.
"A dire dello spirito, è stata la sua padrona, la madre del ragazzo, ad assoldare il loro assassino; ma questo è un altro punto un po’ oscuro. Perché una madre dovrebbe volere la morte del suo unico figlio? Un errore, forse?”, ipotizzò Mel. Sin dall’inizio, appena aveva ascoltato la storia, Mel aveva notato delle incongruenze e aveva la netta sensazione che le sfuggisse qualcosa. Senza dilungarsi su questo punto, Mel continuò con il racconto.
“Marie sostiene di essere andata dalla sua signora, a parlare da madre a madre, e che lei le avesse promesso di lasciarla andare via con la figlia purché non si fossero mai più fatte vedere. Insomma è tutto un po’ confuso”, precisò Mel.
“Tutto questo come spiega il fatto che le anime dei ragazzi siano state imprigionate in due ampolle e che la loro liberazione abbia innescato uno strano effetto boomerang di odio e rancore tra gli ospiti al piano di sopra? Non credo che vi siano dubbi sul fatto che i due eventi siano collegati?”, chiese Harry quasi come se stesse parlando ad alta voce più che alle ragazze. Poi guardò prima Mel e poi Macy, la quale però gli sembrò quasi assente.
“Be… è stata Marie a imprigionare gli spiriti dei ragazzi nelle ampolle. Non è o era una strega esperta; ma conosceva qualche rituale. Ha trovato i ragazzi morti nel fienile ed ha deciso di agire, presa un po’ dai sensi di colpa e un po’ dalla speranza di poter rimediare al torto subito, permettendo magari un giorno ai ragazzi di stare insieme. O almeno cosi ha detto”.
“E’ chiaro che qualcosa è andato storto, comunque”, intervenne Harry cercando di smorzare l’atmosfera pesante che era venuta a crearsi.
“E ciò ha causato anche il caos al piano di sopra?”, chiese Macy che aveva seguito molto attentamente il racconto.
“Non proprio. Marie, dopo aver praticato il rito delle ampolle, ha lanciato una maledizione”, precisò Mel. “ Solo che come Harry ci dice sempre, la magia ha un prezzo”. Lo fissò per un istante in senso di approvazione. Harry sorrise orgoglioso del fatto che qualche volta lo ascoltassero.
“Una maledizione?”, ripeté Macy quasi incredula.
“Era arrabbiata. Voleva vendetta per la figlia e così ha lanciato un incantesimo contro la famiglia del ragazzo, maledicendoli affinché soffrissero mille pene e pagassero per la loro superbia. Cosi facendo però ha portato a una tragedia, dove i signori si sono scagliati contro gli schiavi che a loro volta si sono ribellati, portando con sé solo dolore e morte. Ecco cosa credo stia guidando le azioni dei partecipanti al piano di sopra. Una sorta di transfert cosmico dell’odio generato da quella tragedia.”, sentenziò.
Tutti erano in silenzio. L’atmosfera era divenuta ancora più pensante. Vedendo che nessuno diceva niente, cercò di alleggerire la situazione.
“Credo che, almeno per la parte delle ampolle, avesse buone intenzioni”, aggiunse quindi Mel con la speranza che ciò potesse calmare gli animi e soprattutto Macy “ma … non sempre le buone intenzioni bastano. E sicuramente ha sbagliato a maledire tutti”, chiarì Mel.
Quanto aveva appena sentito era surreale e inammissibile. Per lei era chiaro. La madre era stata avventata e poco lucida e quei ragazzi erano degli sprovveduti romantici, pensò Macy. Amarsi in un’epoca dove tutto lo impedisce. Sfidare le famiglie, sfidare il destino. Si incupì.
“Caos. Ecco cosa porta con se l’agire senza riflettere, guidata da sentimenti che sono effimeri, volubili”, disse non curante degli sguardi perplessi di Harry e Mel.
L’assalì una forte repulsione verso gesti così impulsivi e irresponsabili. “Agire senza riflettere ha portato ad imprigionare delle anime innocenti per molto tempo e ha causato un putiferio”, concluse tra sé e sé.
"Sprovveduti. Egoisti. Incoscienti.”, esclamò infine ad alta voce Macy, stringendo i pugni. “Sono stati tutti degli incredibili imprudenti”, aggiunse.
“Se avessero rispettato le regole? Se avessero dato ascolto a chi ne sapeva di più. Invece no. Hanno deciso di infischiarsene delle conseguenze?" sbottò Macy, turbata da quella storia, più̀ di quanto volesse ammettere.
Perplessa Mel la guardò. Non era sicura di capire di chi e con chi stesse parlando.
D’improvviso Macy s’illuminò. Quella storia, quella tragedia, le riportarono prepotentemente alla profezia che la madre aveva rivelato. Azione, reazione. Era la base della fisica infondo. Quella storia le mostrava come i sentimenti, l’amore, possono portare con sé tanto doloro. I ragazzi si amavano al di là delle convenzioni e avevano deciso di amarsi indipendentemente dalle conseguenze. L’amore di una madre, accecata dal dolore e dalla rabbia, aveva scatenato l’inferno. Risultato? Dolore, morte, maledizioni e distruzione. Ecco cosa succedeva a voler piegare le regole scritte o non scritte, a non voler ascoltare i moniti e trasgredire lasciandosi guidare dal cuore. Sentì una morsa attanagliarle il petto. Le mancò il respirò. Tutto questo era troppo. Basta. Aveva parlato quasi urlando, cedendo alla disperazione del momento.
"Amare qualcuno non può essere una colpa e non può seguire regole ferree e abusive come quelle dell’epoca". Harry conosceva le sue paure, sapeva a cosa stava pensando e ne era preoccupato. Voleva confortarla ma non sapeva come, né se lei glielo avrebbe permesso. Avevano bisogno di finire quel discorso, ora più che mai. Ne sentiva il bisogno, quasi fisico, doloroso.
"Erano innamorati, Macy, e giovani, in un tempo che non permetteva loro di scegliere. Cerca di capire." Mel tentò di calmarla, sentendo arrivare un uragano.
"Cosa dovrei capire? Che per loro era più importante stare insieme piuttosto che riflettere e comprendere quali disastrose conseguenze avrebbero avuto le loro azioni?" doveva darsi una calmata. Sbollire la rabbia o non sarebbe stata d'aiuto alla sorella. Doveva pensare a Maggie." Ho bisogno di un po' d'aria, vado a vedere come vanno le cose di sopra. "non lasciò il tempo a nessuno dei due di ribattere. Si voltò e prese le scale, uscì dal centro di comando.
Mel capiva il suo punto di vista ma, in quel momento, avevano necessità di trovare un punto d'incontro con gli spiriti dei ragazzi e lei non poteva essere utile. Meglio lasciarla andare.
Harry fece fatica a non seguirla, chiusi gli occhi cercando dentro di sé una forza che non era certo di avere e focalizzò la sua attenzione nuovamente su Mel. "Cos'è successo poi?"
"Questo è tutto quello che ci ha detto." fece spallucce, indicando Katrina. "Vediamo se ora hanno voglia di collaborare."
Katrina sorrise a Mel, vedendola sopraggiungere. "La donna chiede di poter parlare con sua figlia. Vuole sapere se posso concederle il mio corpo come tramite."
"È una tua scelta, Kat. Non possiamo obbligarti, anche se apprezzeremmo molto, se lo facessi. Maeve sarà certamente più propensa a parlare."
"Harry ha ragione. Decidi tu."
Katrina era felice della loro risposta e sussurrando allo spirito un lieve consenso, si preparò. Non le era mai capitato di essere usata come tramite da uno spirito, poco tempo fa neppure sapeva di averne la capacità ma da quando aveva conosciuto Mel, molte cose erano cambiate. Ora sapeva di non essere pazza ma di avere un dono.
Come attraversata da una scossa, il suo corpo trasalì per un istante. "Mia dolce Maeve", appoggiò una mano sulla barriera invisibile che la separava dalla figlia." Non puoi immaginare quanto sia bello per me poterti rivedere e parlare. "calde lacrime le rigarono il volto. “certo il tuo aspetto è diverso, come il mio del resto. Però so che sei tu. La mia bambina.”
Maeve riconobbe la voce di sua madre e, titubante, si scostò dall'amato, sovrapponendo, anche se soltanto nella sua mente, la mano a quella della donna." Mamma? "la tristezza le oscurò la vista, permettendo alle labbra di accennare un timido sorriso." Sei davvero tu? Com'è possibile? "
"Mi spiace così tanto, mio dolce tesoro. Non avrei mai voluto essere la causa del vostro male. Credevo di agire per il meglio, credevo di salvarti da una vita di sofferenze e invece …” la voce le si smorzò in gola.
“Di cosa stai parlando, madre?”, le chiese Maeve come se ciò non avesse senso per lei. Infondo era lei la figlia che le aveva mentito e che le aveva causato tanti problemi.
“Sono stata io, tesoro”, confessò con tono sommesso una verità che troppo a lungo l’aveva logorata. Marie sentì alleggerire il peso che fino a quel momento aveva portato sul cuore per una scelta avventata.
“Sei stata tu a fare cosa?”, continuò a chiederle.
“Io ho intrappolato i vostri spiriti nelle ampolle”.
A quella rivelazione Maeve indietreggiò, mentre Micheal si avvicinò sorreggendola. La notizia li aveva chiaramente scossi nel profondo. Che senso aveva? Non riuscivano a capacitarsi di tale gesto.
“Cercate di capire. Io dovevo fare qualcosa per rimediare. Volevo fare del bene. Darvi una seconda occasione. I vostri spiriti avrebbero dovuto essere liberati quando i tempi sarebbe stati migliori. So che non è una giustificazione”, abbassò lo sguardo. “Ora ho capito che mi sbagliavo. Tutti questi anni a vagare senza poter trovare pace mi hanno fatto capire che avrei dovuto lasciarvi andare. Per questo io vi chiedo perdono”, le lacrime scendevano lungo il viso di Katrina. Abbassò lo sguardo, stravolta dal sneso di vergogna che l’attanagliava. Il rimorso per quanto fatto era ancora molto forte e vedere la propria figlia fissarla con quello sguardo sgomento era come un pugno allo stomaco.
“Però”, disse rialzando lo sguardo. ”Non ho solo colpe.”, aggiunse con tono solenne. “Certo, sono stata una sciocca a fidarmi del fatto che una nobil donna mi avrebbe ascoltato”, sogghignò con disprezzo. “ma non sono io che ho ordinato la vostra morte.”,prosegui.
“Lei aveva promesso di lasciarci andare se ti avessi convinta a partire e invece… Quella donna mi ha ingannato” urlò in preda alla rabbia. Guardò il ragazzo e con un balzo cerco di avvicinarsi ma la barriera la respinse. “Tua madre, Micheal. Tua madre mi ha ingannato e ha portato alla vostra morte e io gliel’ho permesso", gridò.
"Serva, padrone, che importanza ha. Il cuore di una madre non dovrebbe essere uguale? Ho creduto davvero che potesse accettare la mia offerta… " non riuscì a terminare, il dolore era troppo forte, come se non fossero passati anni ma secondi da quella notte. "
" Ma cosa dite? Voi, donna, state mentendo?”, disse scattando sull’attenti. “Prima ci imporigionate per quasi un secolo e poi cercate di infangare il nome di mia madre?” Sebbene tale insinuazioni lo facessero infuriare, i dubbi attanagliavano il suo cuore. Maeve lo trattenne per un braccio e con lo sguardo gli chiese di lasciarla finire.
Ripreso il controllo delle sue emozioni, la madre di Maeve, continuò il suo racconto, permettendo a tutti di sapere la verità.
"Oh, signorino. Lo sapete anche voi com’era vostra madre. Eravate il suo unico figlio prediletto e per voi avrebbe venduto l’anima”, disse. Si fece coraggio, il suo sguardo si addolcì. Poteva capirlo. Continuò il suo racconto.
“Andai da vostra madre, Michael, con la speranza che, parlando, saremmo riuscite a trovare una soluzione, insieme. So qual è il posto di una serva. Lo so bene io e so cosa fanno a chi prova anche solo ad alzare il capo. La pregai di perdonare mia figlia per il suo atto avventato. Da ragazzi, si sa, si è particolarmente impulsivi.” Sorrise. “Le chiesi perdono e la supplicai di non punire la mia adorata figlia per aver ingenuamente pensato di potersi mischiare con i nostri padroni, per aver dimenticato qual era il suo posto, come schiava. Le ho proposto di andare via con Maeve in cambio della libertà”. Sospirò, guardando amorevolmente la figlia. “E tu Maeve, quella sera mi hai fatto credere che saresti venuta via con me; mentre invece avevi già deciso di scappare con lui”.
Per un attimo sembrò che Maeve volesse dirle qualcosa, ma tacque e così Marie continuò a raccontare.
“Aihmé, feci l’errore di fidarmi. Davvero credetti che ce lo avrebbe concesso”. Fece un’altra pausa. Le pesava ricordare, raccontare ciò che aveva fatto; ma sapeva che andava fatto e continuò.
“Non sapevo dei vostri piani di partire, di fuggire quella notte stessa. Non so se e come sua signoria l’abbia scoperto o se avesse sempre dall’inizio pensato di … “ Silenzio. L’atmosfera si era fatta opprimente, come se il peso di ciò che stava per dire aleggiasse su di loro. “.. di uccidere la mia Maeve”, disse in fine d’un fiato, mentre le lacrime le solcavano il viso.
I ragazzi si guardarono, perplessi.
“Voi non potevate saperlo, ma quella notte nel fienile, voi foste seguiti. Vidi un’ombra nel cortile sparire nel fienile. Ebbi un presagio e la seguii. Non feci in tempo ad entrare che arrivaste voi. Capì che mia figlia mi aveva mentito e che era vostra intenzione scappare. Non potevate certo immaginare che quello sarebbe stato il vostro ultimo giorno, il vostro ultimo respiro. Vostra madre, Micheal, che mi crediate o meno, è colei che ha assoldato quell’uomo che vi ha uccisi. Era lì solo per mia figlia; ma il destino è imprevedibile e gioca terribili scherzi. Non mi perdonerò mai per questo". Nuovamente il pianto la fermò.
"Quando sentii le vostre urla, mi precipitati, ma era troppo tardi ormai. Le vostre anime stavano già lasciando i vostri corpi, così ho agito d'istinto. Le intrappolai nelle ampolle, sentendomi in colpa per non avervi aiutato a vivere il vostro amore in questa vita e, con la mente ottenebrata dalla rabbia e dall'odio, scagliai sulla vostra famiglia una maledizione. Non avrebbero mai trovato pace" si vergognava di ciò che aveva fatto in quel momento ma loro meritavano di sapere la verità, affinché potessero essere finalmente liberi." Ho pregato di potervi un giorno liberare, in un tempo e un luogo in cui non avrebbe avuto importanza alcuna differenza. Sapevo che, se avessi tramandato le ampolle, quel giorno sarebbe arrivato e io avrei fatto ammenda, permettendovi di amarvi come meritavate. Sapere di aver causato, con le mie azioni sconsiderate, la disfatta anche della mia famiglia è un fardello che non so se potrò mai sopportare. “
Michael era pensieroso. Faticava ad accettare quanto appena scoperto, sebbene in cuor suo sapesse quanto la madre fosse contraria al suo amore per Maeve. Sapeva che non gli avrebbe mai permesso di sposarla e tanto meno di vivere felici insieme. Per questo aveva deciso di scappare. Sarebbero andati lontano, dove nessuno li conosceva, e avrebbero ricominciato da zero. L’avrebbe spostata contro tutto e tutti e, a cose fatte, quando si fossero sistemati e la situazione si fosse calmata, allora sarebbero tornati. Era difficile per lui immaginarla capace di ordire un piano per uccidere la donna che amava; ma non era poi cosi impossibile.
Harry si intromise riluttante. "Capisco che siate tutti sconvolti. E’ tanto da elaborare. Ma, fuori da qui, oltre quella porta" indicò l’uscita verso il SafeSpaceSeattle "ci sono persone che stanno impazzendo, possedute probabilmente dagli spiriti dei vostri parenti. Dobbiamo liberarli dalla maledizione. Tua madre, Maeve, crede che soltanto la verità, fare ammenda, possa liberarvi tutti. Io però, ritengo che come ogni maledizione che si rispetti, la soluzione richieda qualcosa in più. Di torti ne sono stati commessi molto e non solo a voi due.
La maledizione è nata da un atto di vendetta, di odio; ma è stata scagliata a seguito di un cuore di madre ferito. Il cuore va curato. Le colpe vanno espiate. Uno spirito tormentato può trovare pace solo facendo ammenda e tua madre, Maeve, e qui per farla. Qualcuno scrisse che “chi è privo di errori scagli la prima pietra “. Una storia ha sempre più versioni. Nulla è bianco o nero. Anch’io una volta ci credevo. Poi una cara amica, anzi una di famiglia che ora è qui davanti a me sebbene il suo spirito sia prigioniero da qualche parte” si fermò puntando Maggie” … mi ha detto che siamo fatti di grigi. La vita è piena di strati di grigio. Siamo umani e possiamo sbagliare.”
Al suono di quelle parole, i ragazzi si guardarono. Il volto di Maeve si raddolcì̀. A volte si può sbagliare anche per troppo amore o perché́ si è convinti che il cammino segnato da qualcuno sia l’unico.
Doveva essere stato doloroso amarsi e non ricevere alcun supporto dalle proprie famiglie, dalle persone a loro care. Un pensiero simile doveva aver attanagliato la mente e il cuore di Macy, convinta di non poter stare con l'uomo che amava, convinta di non poter stare con lui. Davvero era questo quello che desiderava? Le sue parole erano state così brusche e piene di sofferenza, eppure sentiva di poter sperare. Lei aveva detto di amarlo, avrebbero parlato e lui l'avrebbe aiutata a dissipare ogni suo dubbio, ogni sua paura. Insieme e con accanto le sue sorelle, non avrebbe dovuto sopportare un dolore simile al loro perché era certo che Mel e Maggie le sarebbero state accanto, qualunque decisione avrebbe preso.
Forte di questa convinzione, si congedò per trovarla e parlare finalmente con lei di ciò che più gli premeva. Il suo sentirsi a metà sarebbe svanito con lei accanto, niente più chiaro o scuro, buono o cattivo. Con Macy avrebbe avuto ogni sfumatura, sarebbe stato completo, e lui avrebbe completato lei, concedendole di credere di meritare la felicità. La profezia poteva anche riguardarlo ma lui non le avrebbe permesso di arrendersi, non ora.
La desiderava in modo quasi doloroso, come se lei fosse una parte di lui mancante che bramava di riunirsi. E non avrebbe rinunciato proprio ora.
Mel comprese i pensieri Harry e lasciò che l’uomo risolvesse i suoi problemi. Riportando l’attenzione sui ragazzi, li liberò dall’invisibile prigionia. “Per quanto possa aver sbagliato, tua madre, Maeve, voleva davvero aiutare. Credi di poterla perdonare? Così da spezzare la maledizione e liberare non solo voi stessi ma anche tutti gli altri? “
Senza l’impedimento della barriera, madre e figlia si abbracciarono di slancio. Poi fu il turno di Michael. Con reverenza, chinò il capo e strinse in un caldo abbraccio quella che sperava divenisse sua madre e suocera. Il perdono era stato concesso. Le azioni di tutti loro avevano portato del male. Era ora il momento per tutti di fare ammenda e concedere il giusto perdono.
Maeve prese parola rivolta alle persone che l’avevano aiutata. “Vi ringrazio, vi saremo riconoscenti in eterno per averci permesso di trovare la pace. Abbiamo sbagliato, credendo di agire nel giusto, scappando dalle nostre responsabilità. Quando si ama davvero, non si può̀ scappare ma bisogna affrontare le avversità, insieme. Ora lo sappiamo, grazie a voi. “sorrise illuminandosi in viso.
“Chiediamo perdono a voi per ogni accadimento e per lo scompiglio portato in casa vostra. “costernato, riprese a parlare. “L’uomo che mia madre assoldò per uccidere Maeve non sapeva fossi lì con lei quella sera. Quando le si scagliò contro con quel pugnale, non ebbi esitazioni, parandomi in sua difesa. Avrei fatto di tutto per lei. “unirono le ma i, intrecciando le dita.“ Lottammo e nella colluttazione lei fu mortalmente ferita. Tentai di colpirlo a mia volta ma non ero un suo pari. La lama mi trapassò il petto, lasciandomi a morire accanto alla mia amata. “sospirò, portandosi alla bocca la mano della ragazza e baciandola.
****
Il caos regnava al piano di sopra, pieno di persone che si gridavano contro ogni genere di insulto, si spintonavano e, in alcuni casi, si aggredivano fisicamente.
Macy riuscì a fermare appena in tempo una ragazza che stava per rompere una bottiglia in testa a un'altra. Tenere sotto controllo la situazione ed evitare spargimenti di sangue non sarebbe stato facile, da sola poi. Cercò di pensare velocemente. Qualsiasi cosa stessero facendo di sotto sperava che funzionasse al più presto.
Un’ondata di rabbia la pervase. Ecco cosa succede a fare di testa propria, infischiandosene delle conseguenze. Certi amori hanno un prezzo, pensò nuovamente. Il suo pensiero volò ad Harry e al suo profondo desiderio di stare con lui. S’intristì, rendendosi conto di come anche nel suo caso, una scelta avventata avrebbe potuto portare con sé serie ripercussioni.
Guardò la sala per capire se vi fosse un modo per arginare la situazione e si accorse che, tra tutte le persone presenti, una tra tutte appariva calma e fuori dai giochi, eppure intenta a studiare ogni persona come in cerca di qualcosa o di qualcuno. Emanava un’energia diversa dalle altre persone presenti in sala. Era come se lei, contrariamente agli altri partecipanti, fosse padrona delle proprie azioni.
Infondo alla stanza, questa donna dai capelli biondi, lunghi, indossava un vestito color porpora e una maschera dorata. La postura era elegante e i modi garbati. Eppure, sebbene il suo viso fosse coperto da una maschera, Macy intravide nello sguardo della donna e nel modo in cui si muoveva una certa agitazione, mista a tormento.
Un’illuminazione le arrivò all’improvviso. Decise di avvicinarsi. In qualche modo, quella donna doveva avere un ruolo in quella faccenda. Come le mancava il potere di Mel di fermare il tempo. In questo caso avrebbe davvero aiutato.
Si avvicinò senta farsi vedere. Doveva pensare a un piano e in fretta. Indossò la maschera, prese un bicchiere da un vassoio li vicino e decise di inscenare un’accidentale colluttazione per poi allontanarla dalla sala con la scusa di aiutarla a sistemarsi.
Doveva tenere conto, che se queste persone erano sotto la maledizione della schiava, anche la donna lo era. Doveva entrare nel personaggio di una donna dell’epoca. Non era esperta di storia; ma avrebbe potuto improvvisare, non proprio il suo forte per dirla tutta.
Si diresse verso la donna. Si scontrò con lei e fece rovesciare il bicchiere sull’abito della donna la quale stizzita, la guardò con sdegno.
“Cosa avete fatto?”, alzò la voce la donna chiaramente innervosita da quell’incidente. Subito dopo, accordati dell’eccesso d’ira, si diede un contegno.
Macy cercò di scusarsi e mettere in atto il proprio piano. Si tolse la maschera e improvvisamente la donna cambiò espressione. La scrutò da cima a piedi. Un misto di stupore e sdegno apparve sul suo volto; come se la sola sua vicinanza fosse una nota stonata e inaccettabile.
“Lasci che l’aiuti”. Non curante, Macy tornò all’attacco cercando di pulirle il vestito. Chiaramente infastidita da tale gesto, la donna subito la scansò bruscamente.
“Bell’abito”, disse guardandola con ostentata superiorità. “Un abito però non basta a cambiare chi si è e da dove si viene. I gesti vi tradiranno sempre” quel modo di fare da gran signora che si trova confrontata a una situazione inaspettata ma non sarà mai colta impreparata; sorrise con insofferenza e si allontanò.
Certo che quella scena aveva avuto qualcosa di surreale e quella donna era di un’antipatia incredibile. Cosa voleva dire con quella frase sul chi era e da dove veniva.
D’un tratto si ricordò che all’epoca in cui erano o meglio nell’epoca della maledizione, le persone di colore erano generalmente schiavi. Sebbene non fosse ignara della schiavitù e delle differenze sociali dell’epoca, vedere in che modo l’aveva trattata, la fece arrabbiare ancora di più. Mentre cercava di calmarsi si accorse di aver perso di vista la donna che si era già allontanata.
La cercò per tutta la sala senza successo. D’un tratto la riconobbe tra la folla e questa volta d’istinto si avvicinò per poi nascondersi.
La donna, sovrappensiero, iniziò un discorso tra sé e sé. Sebbene il suo tono di voce fosse relativamente pacato, Macy riuscì a sentirle dire: “Ma dove sono capitata. Che posto è mai questo? Dove sei figlio mio? So che sei qui. Ti sento. Sei vicino. Oh Micheal”.
Cercò di avvicinarsi un po’ di più. Non si era sbagliata. Aveva trovato il tassello mancante, pensò Macy.
Nel frattempo, la donna, alzando leggermente la voce, continuò. ”Sia maledetta quella schiava. Lei è stata la tua rovina. Questa volta però sarà diverso. Posso ancora salvarti. Stavolta mi occuperò personalmente della faccenda e non sbaglierò”, sbottò.
Nel guardarsi intorno non poté fare a meno di notare l’estraneità di quel luogo. Era chiaro che la magia c’entrasse qualcosa. Quella donna, dagli abiti sporchi e i modi di fare rozzi, l’aveva avvertita che ogni magia ha un prezzo. I ricordi dei suoi ultimi momenti nel suo palazzo, le grida, la gente impazzita, il sangue, il dolore e poi il buio. Tutte le tornò alla mente come tanti dipinti appesi alla parete della sua memoria. Un attimo, la fine ed ora era li. In un luogo dove tutto le appariva fuori luogo e nessuno sembrava più sapersi comportare.
Macy, da dietro una parete, pensò che quella fosse davvero una scoperta interessante che spiegava meglio la situazione.
Decise di tornare alla sala di comando per condividere tale scoperta con gli altri. Diretta verso la porta, fu però travolta da una donna che le cadde addosso, facendola cadere e provocandolo un forte dolore al polso sul quale era caduta. La donna si rialzò e iniziò ad arrabbiarsi con Macy, la quale ancora dolorante si era appena rialzata. Non fece in tempo a fare nulla quando si un tocco familiare al braccio. Era Harry e in men che non si dica, entrambi erano ormai lontani dalla folla e da quella donna furiosa.

 

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Capitolo 6
*** Rivelazione ***


RIVELAZIONE

Giunto al piano di sopra, cercò con lo sguardo Macy. Apparve felice di vederlo e non poté che rallegrarsene.

“Ho scoperto qualcosa che forse può aiutarci ad liberare Maggie e Jordan”, si precipitò a dire. Era contenta di poter finalmente venir a capo di quella storia.

“Perfetto”, rispose Harry. “Anch’io ho delle novità. Ecco perché sono venuto a cercarti. Ma ti prego dimmi cosa hai scoperto”. Il suo sguardò si addolcì. Le toccò lievemente il braccio con fare rassicurante. Quel contatto le diede una piacevole scossa; ma fece finta di nulla.

Macy l’aggiornò sulle sue ultime scoperte, raccontandogli per filo e per segno quanto aveva sentito dire dalla signora elegante e un po’ snob che aveva incontrato. Ultimò, dicendo: “Ha parlato di un ragazzo di nome Micheal. Credo sia la madre dello spirito che ha posseduto Jordan e non ha buone intenzioni riguardo a Maggie, o meglio allo spirito che abita attualmente mia sorella”

“Si, i loro nomi sono Micheal e Maeve”, precisò Harry. “Micheal e Mave”, ripeté Macy guardandolo.

“Io credo che possa essere collegata a tutto questo. Insomma non credo che la sua presenza qui sia un caso. Anche lei voleva separare i ragazzi. Vuole e secondo me voleva uccidere Maeve. Non so bene come, ma in tutto questo lei ha un ruolo. Non credo alle coincidenze. “ 

Harry l’ascoltò attento, incapace di smettere di fissarla. Era cosi bella con quell’ambito, l’aveva notato subito. Quando aveva incrociato il suo sguardo nella sala grande, il fiato gli era mancato nei polmoni, aveva percepito una fitta allo stomaco e non era riuscito a non rimanere a bocca aperta. Era splendida, seducente ma non volgare, si era distinta tra la folla, come una creatura eterea. Era cosciente di non poter perdere tempo con certi pensieri ma era pur sempre un uomo, un uomo perdutamente e irreparabilmente innamorato. 

Con queste nuove informazioni, la situazione poteva apparire sotto un'altra luce ed essere più complessa di quanto si credesse. Istintivamente appoggiò l’indice accanto alle labbra con fare pensoso. “si, Macy aveva ragione. Non era un caso se anche la madre di Micheal era li. Tuttavia, dato che le sue intenzioni non erano proprie pacifiche nei confronti di Maggie/Maeve, bisognava pensare a un piano su come farli incontrare senza ripercussioni. Non andava dimenticato che aveva assoldato un uomo per farle del male. Dovevano tornare di sotto e raccontare agli altri quanto scoperto. I guai non erano certo finiti. 

Giunti al centro di comando, ritrovarono Mel accanto a Katrina, mentre i ragazzi, ormai più tranquilli, se ne stavano l’uno accanto all’altra, sorridenti. 

“Di sopra c’è ancora molta confusione”. Esordì Harry, cercando di concentrarsi su qualcosa che non fosse la pelle vellutata della donna al suo fianco. 

“Ce l’aspettavamo. Né la madre ne i ragazzi riescono a passare oltre. Abbiamo anche provato con un incantesimo trovato nel libro degli anziani”, disse Mel impulsivamente. “Forse con il potere del trio… anche se con la situazione attuale di Maggie …”.

“Un altro incantesimo fatto in modo del tutto improvvisato?”, la bacchettò Harry , alzando il sopracciglio in senso di rimprovero e incrociando le braccia come a voler mettere il punto su quanto fosse contrario ad un uso impulsivo e compulsivo di magia e incantesimi. Era pur sempre il loro Angelo bianco e aveva il compito di proteggerle ma anche di istruirle sull’uso corretto della magia.

Mel fece spallucce e alzò gli occhi, sebbene sapesse che Harry aveva ragione. Se erano lì ora, era proprio per aver usato un incantesimo senza capirne appieno la portata.

Tuttavia, essere colta in fallo la infastidiva. Era pur sempre una donna adulta, una strega potente, e non aveva bisogno di chiedere il permesso per usare la magia. 

Mel sapeva che Harry le voleva bene e che i suoi commenti, anche se a volte non graditi, erano a fin di bene. Perciò si limitò a passarci sopra e continuò: “Non capisco. Avevo capito che una volta ammesse le proprie colpe e perdonati i torti potessero andare in pace. Infondo, loro sono d’accordo di passare oltre”, prese a spiegare Mel indicando Katrina, ancora posseduta dallo spirito. Era contrariata. Non capiva in cosa avessero sbagliato. 

A richiamarla dai suoi pensieri fu Macy. “Credo ci siano altri problemi da risolvere prima di sperare in un lieto fine.“ Il tono della voce di Macy era basso, nuovamente triste. “Ho incontrato una donna, credo fosse lo spirito di tua madre, Michael. Stava cercando Maeve e non aveva buone intenzioni. “ 

Il giovane, sentendo della presenza di sua madre, trasalì, stringendo a sé la sua amata. 

“Ti cercava e da quel che ho capito non credo abbia buone intenzioni, almeno con Maeve”.

“Mi cercava? Com’è possibile? Sa quindi che sono vivo”, rise sarcasticamente come per sdrammatizzare una situazione alquante irreale. 

“Lei è morta dopo di voi. E’ vero. Ma una madre certe cose le sente. Come io ho sentito la vostra presenza in questo momento, cosi la signora ha sentito la tua”, spiegò brevemente Marie.

“Certo, ora il suo amore materno per me si fa sentire. Dov’era quando ha ordinato la morte della mia amata e la mia”, chiese ironicamente con tono pungente.

Gli animi si stavano surriscaldando e questo non li avrebbe certo aiutati a risolvere la situazione.

“La maledizione va spezzata. Non tutti i torti sono stati ripagati. La gente al piano di sopra continua a litigare e la situazione rischia di degenerare in fretta. Nella misura in cui tua madre è coinvolta, dobbiamo parlare anche con lei. Michael, in questo caso, sei l’unico che lei vuole vedere.“ 

“Certo e dobbiamo anche scoprire in che modo esattamente sia legata agli avvenimenti di quella notte, oltre a quelli evidenti. “specificò Mel. “E se vuole uccidere Maeve, come pensa Macy, non dovresti farti vedere. Restate qui mentre noi cerchiamo un modo per risolvere tutto. “ 

“Io saprei riconoscerla, meglio che vada io. “si offrì Macy. 

“Meglio di no”, intervenne all’improvviso Jordan. “Mi perdoni, signora … so’ che volete aiutarci. Ho anche compreso che, non essendo nella nostra epoca, alcune cose sono cambiate. Ma mia madre no. Lei è una dama all’antica, convinta che il mondo funzioni in un certo modo, secondo certe regole, dove ognuno ha il suo … come dire …posto”, si schiarì la voce. “Non me ne voglia, signora ...” aggiunse titubante, comprendendo quanto sbagliate potessero apparire le sue parole. “Non fraintendermi, io ammiro la vostra persona e comprendo il vostro desiderio di aiutare ma... lei non vi vedrebbe come una sua pari e non vi parlerebbe … voi siete … 

“Una donna di colore?”, domandò sarcastica Macy, “una schiava, una persona inferiore”, completò Macy irritata, ma ben consapevole della fondatezza di tali osservazioni e dell’assenza di malizia. 

Pur comprendendo i suoi timori, Macy non accettò di tirarsi indietro. “Posso riuscirci, credimi. “ 

“E io andrò̀ con lei“, concluse Harry, senza darle il tempo di ribattere. Le prese la mano e si diresse con lei verso le scale. Riusciva a percepire un lieve formicolio partire dalla mano, stretta alla sua, fino al petto. Era una strana sensazione, ma piacevole. Non era da lui un simile comportamento, lo sapeva, ma sentiva che non poteva essere sbagliato, non con lei. Se Macy aveva bisogno di accettarsi per quello che era, metà strega metà demone, e se doveva aiutarla a convincersi di meritare l’amore, per prima cosa doveva convincersene lui. Avrebbe permesso al suo cuore di lasciarsi trasportare, liberandosi del suo modo ossessivo di fare sempre la cosa giusta, perché́ anche lasciarsi andare con la persona che si ama era giusto. Forte di questa nuova consapevolezza, strinse maggiormente la presa, con la speranza di trasmettere anche alla donna un po’ del suo ottimismo. 

Macy si lasciò trasportare dal momento, piacevolmente sorpresa dall’audacia dell’uomo. Sorrise più a sé stessa fissandogli le spalle larghe. Soltanto in quel momento notò il modo in cui era vestito. Molto simile ai suoi abiti abituali, di fatto, eppure diverso in qualcosa. Forse non erano gli abiti, lui era sempre stato molto elegante e ordinato, tipico del suo essere British e certamente anche legato ai suoi trascorsi. Ma le pareva diverso. Ai suoi occhi, in quel momento, lui era diverso. Non riuscì̀ a spiegarsi cosa non le quadrasse e non ne ebbe il tempo perché́, in un attimo, furono al centro della pista da ballo. 

Il caos regnava incontrastato. Come separati da un’invisibile barriera, era possibile notare due distinte fazioni intente a schernirsi, offendersi e, in più dei casi, darsi alle mani. Era chiaro che l’idea che si era fatta era corretta. Le persone presenti erano anch’esse possedute dai sentimenti che avevano animato le due famiglie quella notta, vittime innocenti di un modo di pensare retrogrado e ottuso. 

Non era pensabile intervenire. La situazione degenerava ogni minuto. Doveva trovare la donna e cercare di trovare una soluzione. Se lei era il tassello mancante andava trovata e fatta ragionare. 

La cercarono in tutta la sala. Le mani ancora giunte, come legate, in grado di donare ad entrambi un senso di appartenenza e di pace indescrivibile. 

Harry la vide per prima, oltre la massa dei presenti, accostata ad uno muro. 

Le fece cenno e controvoglia spezzarono il loro legame e si prepararono all’attacco. Decisero, senza neppure parlare, di arrivarle dai due lati, sperando di allontanarla dagli altri e avere così modo di confrontarsi. Fortunatamente era rimasta sola, avendo congedato, piuttosto bruscamente, il suo compagno. 

Soltanto in quel momento si resero conto di non conoscere il suo nome ma poco importava, a questo punto. Dovevano parlarle e trovare il modo di convincerla a spezzare la maledizione. 

“Milady,” la chiamò Macy, ma non riuscì ad aggiungere nulla perché la donna con sguardo di sdegno, le intimò di allontanarsi con un gesto della mano. 

“Ancora LEI”, disse, “Come osa avvicinarsi ancora a me e rivolgermi la parola con cotanta confidenza. Forse lei non sa chi sono io. Se ne vada subito. Torni al suo posto“, disse alterata, gettandole addosso tutto il suo disprezzo. “O dimentichi forse chi se, schiava!” 

Harry reagì̀ distinto, indignato e infuriato al contempo. ”Non osare mai più̀ rivolgerti a lei in quel modo! “aveva il cuore a mille. La mente si era annebbiata sentendola aggredire così Macy. Non le avrebbe permesso di mancarle di rispetto, nessuno poteva farlo, non in sua presenza. Si parò tra di loro con fare aggressivo. 

Macy gli posò dolcemente una mano sul braccio, intenzionata a calmarlo. Non lo aveva mai visto così adirato e fuori controllo. Ne era sorpresa e si sentiva lusingata. Era per lei, per difenderla che si stava comportando così impavidamente? 

Come se un incantesimo si fosse spezzato, al tocco della sua mano, Harry riprese il controllo di sé. Lasciò che il cuore riprendesse a battere regolarmente e, tirando un sospiro, cercò tutta la calma di cui aveva bisogno. 

“Abbiamo bisogno di parlarle e lei ci ascolterà”, disse con tono autoritario, destabilizzandola e facendo breccia nella corazza di sicurezza della donna. Restò in silenzio per un attimo a fissarla con uno sguardo da cui non poteva certo scappare. Il suo fare deciso ma nel contempo garbato ebbero infine l’effetto sperato. La donna gli stava finalmente prestando attenzione, senza proferir parola. Appariva calma, sebbene ancora un po’ a disagio dalla presenza di Macy. Ma non osò dire più nulla. 

Macy non riuscì̀ ad impedirsi di sorridere, di nuovo. Sentiva, in cuor suo, una nuova forza, un’energia rinnovata piena di speranza. Senza pensarci, l’aveva difesa a spada tratta. All’improvviso un senso di pace e di calma si impossessò di lei. Come d’incanto, stupita, si accorse di non avere più paura. Una nuova sensazione si stava insidiando nel suo cuore: una rinnovata fiducia nel futuro. In loro. Per la prima volta, dopo tanto tempo, sentiva che qualsiasi cosa sarebbe successo, loro avrebbero potuto affrontarlo purché insieme. Tutto sarebbe finito per il meglio. 

La profondità dei loro sentimenti, la forza dei loro gesti e la ritrovata fiducia nelle loro convinzioni li avrebbero condotti dove il loro cuore desiderava. Il destino, forse, alla fine era davvero nelle loro mani. 

Si sentì pervasa da un piacevole stato di benessere. Mai nella vita si era sentita cosi sicura, così perfetta con nessuno. Neppure con Galvin, sebbene lo avesse amato. Ci sono però amori più indissolubile degli altri e il suo per Harry lo era di certo. Era ancora spaventata, insicura sul da farsi; ma grazie a Harry, al suo modo di fare, di farla sentire, anche le paure più recondite si stavano dissipando. 

“Orbene, sire, vi decidete a dirmi cosa vi porta qui da me. Io non la conosco; mentre lei si comporta come se …” 

“Ci conoscessimo?”, concluse Harry. “No, madama, non ci conosciamo. Ma conosco qualcuno che il suo cuore ama. Suo figlio, Micheal.” Al suono del suo nome, la donna vacillò. “ed è venuto il momento che lei, signora, si interessi più alla sua felicità che al la sua classe sociale e al suo buon nome se non vuole che tutto finisca nuovamente in tragedia”.

Colse nel segno. Il volto della donna si rabbuiò. I pensieri tornarono a quella notte nefasta e a ciò̀ che ne era conseguito. “Parlate ordunque. “La postura rigida, il mento leggermente alzato per darsi un contegno. Stava per aggiungere qualcosa voltandosi verso Macy, ma Harry prontamente l’ammonì con un solo e intenso sguardo. 

“Vostro figlio è qui. Ma se ho capito come tutto questo funziona, credo che questo lo sappiate già”. Lei annuì. “Non è da solo. Con lui c’è la sua amata”, vivamente irritata da tale affermazione, sbuffò subito ripresa da un ulteriore sguardo.

“Come lei, anche i loro spiriti hanno preso possesso di corpi non loro”. Indicò il corpo che l’ospitava.

“Nel loro caso, loro hanno scelto i corpi di due nostri cari amici. Abbiamo bisogno di lei per liberarli e aiutare tutti voi.”

Dalla sua reazione capì che ciò non sarebbe bastato a rabbonirla e a portarla ad aiutarli. Era necessario toccare le corde giuste, avere la sensibilità e nel contempo la fermezza di dire e fare quanto necessario. Optò per far leva sul suo amore di madre e iniziò a raccontarle quanto accaduto. Infondo l’amore si sa può aprire tutte le porte. Di quello ne era convinto e, mentre lo pensava, non poté fare a meno di rivolgere un breve sguardo alla sua amata.

Le parlò con sincerità. Le disse di come suo figlio era morto per salvare la donna che amava per mano dell’uomo che lei stessa aveva assoldato, di come questo epilogo avrebbe potuto essere evitato se solo ognuno di loro avesse ascoltato di più, seguendo un po’ più il cuore, nonché di come la magia aveva richiesto un caro prezzo per tutti quanti. 

“Non ho mai voluto la morte di mio figlio. Lui era ... lui è tutto per me.” Si rattristò, cambiando leggermente postura, abbassando le spalle e chiudendo gli occhi. “Sono nata per essere una buona moglie e una buona madre. L’ho amato dal primo istante in cui l’ho visto e tutto ciò che ho fatto l’ho sempre fatto per lui, perché lo amavo e volevo fosse felice. Era mio compito proteggerlo, evitargli una vita di sofferenze e povertà; l’unica vita che avrebbe avuto al fianco di … “, s’interruppe un attimo. Poi con veemenza continuò “… di quella domestica. Se solo quella schiava non si fosse immischiata ... “ 

“E date la colpa a Maeve della morte di vostro figlio? Del dolore e della sofferenza che ne è seguita?” intervenne Macy d’improvviso. Era sconvolta. Quella donna davvero credeva di essere innocente e senza peccato? “Vi ricordo, signora, che siete stata voi ad ordire l’omicidio di quella schiava. Sono le vostre azioni che hanno portato alla morte di vostro figlio, le vostre. Sono le vostre mani ad essere sporche del sangue di vostro figlio”, sentenziò con foga.

Sebbene l’insolenza di quella donna dalla carnagione scura la irritasse. L’ombra di un dubbio, di un’incertezza si insinuò lentamente nel suo cuore. Quella semplice considerazione la fece riflettere e la verità la colpi per un attimo come un pugnale in pieno petto. 

Fu allora che Harry, notando uno spiraglio nel turbamento della donna, decise di agire sferrando il colpo finale. Si avvicinò lentamente, cercando di incuterle sicurezza e di calmarla. Era ora di portarla ad aprirsi. Con una mano sulla spalla, la sguardò con occhi pieni di comprensione. 

“Non è più tempo per l’odio, la vendetta e le differenze sociali. Quello che è stato è stato. Ora è tempo di raccontare cosa è successo realmente quella notte. Se davvero tiene a suo Micheal come dice e vuole ancora la sua felicità, ci aiuti a liberarlo, ci aiuti a liberarvi tutti. “Sperò di aver toccato i tasti giusti e così sembrò. Almeno all’iniziò. 

“Quella donna, sua madre, cercò di convincermi che l’avrebbe portata via ma mentì” Silenzio. Una scintilla di rabbia apparve nei suoi occhi, sebbene il suo volto era contrito dal dolore. 

“Uno dei miei uomini scoprì il loro piano di fuga ... quella domestica deve averlo convinto con l’inganno ad abbandonare la sua famiglia, il suo retaggio. “parlando si rivolse nuovamente a Macy, con sguardo crudo e accusatorio. “Certe persone dimenticano il loro posto e credono di poter avere ciò̀ che non spetta loro. “ 

Sforzandosi di non aggredirla di nuovo, respirò profondamente e cercò in Harry supporto. Lui le sorrise dolcemente, consapevole del suo senso di angoscia. Quella donna la stava ripetutamente insultando eppure riusciva a restare calma. Era orgoglioso di lei. 

“Cosa accadde?“ la incalzò nuovamente. 

“Il mio uomo li trovò al fienile, pronti a partire. “lasciò cadere le ultime parole, incupendosi. “I miei ordini erano quelli di uccidere la schiava, non lui. “Le lacrime accennarono a solcare il viso ma lei le ricacciò. “Feci quello che ritenevo giusto, per mio figlio.  E invece …“ singhiozzò “… e invece l’ho ucciso“. L’orribile verità si palesò chiaramente e la disperazione prese il sopravvento.

Era giusto non permettergli di stare con la persona che amava? Erano tempi diversi, lo sapeva per esperienza, ma non era facile comprendere tutti questi pregiudizi. 

“Comprendo le paure che possano averle indurito il cuore ma avrebbe dovuto pensare alla felicità di suo figlio, prima di tutto. I tempi possono essere cambiati ma ancora oggi ci sono difficoltà ad accettare chi è diverso, lo so. Questo non dovrebbe fermare nessuno dal voler essere felice però ed è questo che voleva suo figlio. Oltre ogni pregiudizio, paura e possibile conseguenza, Michael desiderava semplicemente essere felice, con la donna che amava. E non vedo come amare qualcuno possa essere un problema, in nessun tempo, in nessuna circostanza. “Harry si era rivolto alla donna ma il suo discorso era destinato anche alla giovane strega. Pregava che Macy trasse conforto e maggiore forza dalle sue parole. 

“Sono nata in una famiglia nobile. Il mio matrimonio è stato frutto di un accordo tra i nostri genitori. E’ sempre stato così.“ Macy sbuffò a quel pensiero assurdo. “Non pretendo che voi capiate. Sono stata educata con la convinzione che ogni cosa, ogni persona avesse un posto ed io sapevo bene qual era il mio e quello di mio figlio. La vita non è sempre facile, devi sopportare. Questo mi hanno insegnato. Poteva non piacermi ma era la mia vita. Ma uccidere mio figlio..“ si interruppe. 

“Sta cercando di giustificare le sue azioni incolpando altri? La società̀? Davvero?”. Macy, incalzò scatenando l’effetto opposto.

Ritrovando il controllo di sé, la guardò con disprezzo. “Ora basta. Dov’è mio figlio? “urlò. 

“È al sicuro dal suo scagnozzo, con Maeve. “ribatté l’angelo bianco, cercando di riprendere il controllo della situazione. “Se promette di non inveire contro di lei e di collaborare, la porteremo da lui. Sono incatenati ad una maledizione, come tutti i presenti a questa festa, e se non vorrà̀ aiutarci saremo tutti in pericolo.” 

“Maledizione”, chiese con fare incuriosito. Qualcosa scattò nella donna. “Quella notte ...” iniziò a raccontare, “... quando seppi che anche Michael era morto, mi recai contro ogni buon senso da una donna conosciuta nel villaggio come una “strega”. L’obbligai a usare le sue conoscenze di arti oscure per punire e maledire tutta la famiglia di quella ragazza. Mi sta dicendo che questa maledizione ha imprigionato mio figlio, causandogli sofferenze anche dopo la sua morte?”

“No, non è proprio così, ma credo sia per questo che siamo qui, ora... tutti. “, disse con solennità Harry

Queste donne che passano il tempo a maledirsi invece di accettarsi . Ci sono certi schemi che vanno spezzati. Guardò Macy per un momento. Voleva che capisse. L’odio, la rabbia, la paura possono essere dei gran cattivi consiglieri. Cercare di controllare il destinò, diimporre la propria visione non è mai la soluzione . Le scelte hanno un prezzo e se così deve essere, l’amore è la via. Solo l’amore può renderci liberi.

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Capitolo 7
*** Il Trionfo dell'Amore ***


IL TRIONFO DELL’AMORE

In sala di comando, l’atmosfera era rilassata.

Katrina, sempre posseduta dalla madre di Maeve, era seduta sulla poltrona di fronte a Maggie/Maeve e Jordan/Micheal che a loro volta si erano accomodati sul divano vicino alla libreria.

Una volta chiariti non era stato più necessario usare la barriera magica. Erano tutti sulla stessa barca. A vederli cosi, ridere e chiacchierare serenamente, liberi di raccontarsi senza barriere di sorta, nessuno avrebbe potuto credere che, prima di allora, vi fossero tante incomprensioni e ostacoli. Sembravano una famiglia unita.

Le loro intenzioni erano chiare. Gli spiriti erano pronti a lasciare i rispettivi corpi e lasciarsi condurre nella pace dell’eternità insieme; mentre lei, le sue sorelle e gli altri erano desiderosi di tornare alle loro vite.

Mel era agitata. Macy e Harry erano andati via già da un po’ e non vi era alcun segno di miglioramento.

Guardò l’orologio. Che fine avevano fatto?, si chiese un po’preoccupata.

Iniziò camminare avanti indietro nervosamente. Stare con le mani in mano non le piaceva.

La porta si aprì. Mel si fermò. Sospirò.

“Finalmente”, disse vedendo avvicinarsi Macy. “Avete trovato … “non riuscì a finire la frase che vide una donna bionda, con un lungo abito porpora camminare dietro di lei, al braccio di Harry.

Cadde il silenzio nella sala. I tre posseduti si alzarono all’unisono ma solo Micheal/Jordan osò avanzare.

Quando la donna lo vide, come era successo per la mamma di Maeve, lo riconobbe subito. Abbozzò un sorriso sincero e gli occhi le si inumidirono. Dritta, con grazia scese le scale e si diresse verso il figlio, il quale in uno slancio filiale l’abbracciò. Fu un abbraccio breve, ma intenso, di due anime familiari - quelli di una madre e figlio - che si erano ritrovate.

Lei si staccò e poggiò una mano sul viso del figlio, incredula di vederlo dinanzi a se – per cosi dire – vivo. Lo contemplò come solo una madre può fare. Poi si accorse delle due donne dietro di lui.

Il suo volto cambiò subito espressione. Fu un riflesso incondizionato.

“Madre”, le sussurrò Micheal ad un orecchio. “Ti prego non commettiamo gli stessi errori all’infinito”. 

Lo guardò e, forse per la prima volta in vita sua, si accorse che la persona davanti a lei non era più il suo bambino; quello che cercava ogni scusa per passare le sue giornate con lei, che amava ascoltare le sue storie e non dormiva se lei non le andava a rimboccare le coperte e non le dava il bacio della buona notte. Un sentimento agro dolce le pervase il petto.

Micheal era diventato un uomo. La sua postura dritta e sicura, i suoi modi educati e affettuosi, il suo sguardo dolce e fiero. Il suo cuore di madre non poteva traboccare di più orgoglio nel guardarlo.

Poi d’un tratto, il dolore. Intenso, profondo, insopportabile. Lui era il figlio che aveva perso. Per colpa di lei. Questa convinzione si fece spazio in un istante e in preda alla rabbia si scaraventò verso Maeve/Maggie. 

“Tu!”, gridò. Micheal, vicino a lei, la trattenne subito per un braccio e la fermò.

“Madre”, gridò.

La guardò con disappunto, allontanandosi leggermente da lei. 

“Come potete, dopo quanto successo, provare ad aggredirla?”, con uno sguardo di rimprovero la fissò. Lei gli tenne testa per un istante; posando gli occhi prima su di lui e poi su di lei un paio di volte. 

Immobile, Maeve la guardava con i suo grandi occhi neri, un po’ spaventati, ma privi di alcuna forma di risentimento. La madre, invece, che si era parata davanti alla figlia in segno di difesa la guardava con una punta di disprezzo. 

“Lei, una domestica, osava alzare lo sguardo verso una padrona con fare di sfida”, pensò. Un insofferenza si fece spazio alla vista di un tale comportamento. Cercò di calmarsi, ricordandosi perché era li e soprattutto concentrandosi su l’unica cosa davvero importante: il suo Micheal.

Micheal si staccò da lei, raggiungendo la sua amata. Sola, al centro degli sguardi di tutti, la sua sicurezza iniziò a vacillare.

“Siamo qui per aiutare”. Harry si avvicinò alla donna. “Ricordi. Non è più il tempo dell’odio; oggi è il tempo dell’amore. Non guardiamo più ciò che ci separa ma ciò che ci unisce. E’ tempo di parlare e trovare la pace”.

Sebbene riluttante, annuì e si rivolse alle due donne davanti a lei.

“Ha ragione. Sono qui in pace”, disse con fare solenne. Poi guardò il figlio che stringeva forte la mano della sua amata.

“E dovremmo crederle, signora?”, incalzò la madre di Maeve, sebbene un po’ in soggezione. Era sempre stata la sua padrone e una forma innata di reverenza le veniva naturale. 

Pensò alla figlia. L’immagine del suo corpo senza vita si palesò dinanzi ai suoi occhi, in modo indelebile. Come animata da una ritrovata forza aggiunse con tono d’accusa: “Lei ha ordinato la morte di mia figlia, nonostante mi avesse dato la sua parola che ci avrebbe lasciate libere. Pensa davvero bastino delle scuse come queste?”. 

Sebbene tale insolenza la infastidisse, cercò di mantenere la calma. Guardò suo figlio per ricordarsi il vero e unico motivo della sua presenza li.  

Ripensò a quanto dettole da quell’uomo dal fare cortese, l’abito scuro e il piglio deciso che al piano di sopra le aveva parlato con tanta veemenza, facendole capire però i suoi sbagli.

Sebbene le regole sociali fossero cosi ancorate in lei da infastidirla nel vedere una domestica rivolgerle la parola a quel modo, qualcosa si stava insinuando in lei, una nuova visione degli eventi. 

“Lo capisco”, continuò Michelle. “Ma anche voi mi avete mentito”, disse rivolgendosi a Marie; questa volta con un tono privo della sua ostentata superiorità.

“Avevate giurato di portarla lontano e invece, alle mie spalle, stavate organizzando la loro fuga. Sono stata una sciocca a fidarmi di una ...”, s’interruppe, consapevole dell’imminente errore di un’eventuale osservazione di classe. D’altronde certe idee sono intrinseche nel proprio modo di parlare.

“Mia madre non vi ha mentito, signora”, intervenne Maeve timidamente. Rassicurata dalla calda stretta di lui, Maeve sostenne lo sguardo della donna. 

“Io avevo deciso di partire con lei”, aggiunse d’un fiato, abbassando lo sguardo e vergognandosi del suo gesto. Lasciò la mano di Micheal ed evitò i suoi occhi, conscia di ciò che aveva detto e nel cuore un rimorso per aver pensato di poter voltare le spalle al loro amore.

Micheal la guardò, stupito. “Volevi andartene?”, le chiese.

“Mi dispiace. Volevo solo che tu fossi felice. Io sono solo una domestica. Tu un nobile. Io ..”, non riuscì a terminare la frase. Le lacrime sul volto sgorgarono senza remore, lasciando uscire un segreto mai confessato.

Lui le prese la mano, per niente arrabbiato. “Oh Maeve! Amore mio. Non mi sono mai importate le classi sociali e le convenzioni. Credi davvero che ti avrei lasciato andare?”, nel dirlo le sorrise. 

Lei si calmò e per un attimo si guardarono profondamente.

“Non capisco”, s’intromise Michelle, la madre di Micheal. “Se è vero che volevate andar via con vostra madre, perché alla fine avete deciso di scappare con mio figlio.”

“E’ stata una mia idea, madre”, dichiarò solennemente Micheal. “Ho preparato tutto, con l’aiuto di un domestico. Colui che ti ha avvertita, suppongo. Quella notte stessa volevo chiederla in sposa e andare via con lei. Solo che le cose non sono andate come speravo ...”.

“Quindi è stato tutto un grande equivoco. Se solo …”

“.. vi foste ascoltati e aveste parlato”, intervenne Macy con lo sguardo di qualcuno che ha appena realizzato che forse nella vita una soluzione ci può essere davvero se si prende qualche rischio in più e ci si lascia guidare più dal cuore che condizionare dalle regole o dalle istituzioni.

Tutti e 4 la guardarono, realizzando la profonda verità di quelle parole. C’erano state tante incomprensioni. Nella loro epoca non era usuale mettersi tutti a tavolino a discutere di come fare funzionare una situazione moralmente e socialmente controversa. Eppure, ora che tutti e 4 erano li, uno davanti all’altro, spogliati delle loro vite terrene, cosa avevano da perdere. Avevano già perso tutto.

Tutti e 4 iniziarono a capire come tutto ciò che li aveva portati lì in quel momento era stato frutto di pressioni esterne, convinzioni sbagliate e soprattutto una certa incapacità di saper vedere oltre il proprio naso. 

Michelle ripensò a come i suoi pregiudizi avessero potuto rovinare delle vite. Ora, in quel luogo, si rese conto di quando la sua cecità su quello che la circondava e la sua sordità al grido dell’amore dei giovani e soprattutto di suo figlio l’avesse condotta in errore. 

Sogghignò ricordando come anche lei, una volta da ragazza, aveva provato dei sentimenti contrastanti per un bel giovane inadatto a lei secondo la sua famiglia. Ricordò il suo matrimonio e capì che era tempo di andare oltre.

Marie, guardando la figlia e Micheal, cosi innamorati, si sentì sciocca ad aver potuto pensare di separarli a sua volta. D’altro canto lei era stata cresciuta in un certo modo, lottare contro le convenzioni sociali non era nella sua natura. Ripenso alI’uso improprio della magia che aveva fatto e a come ciò avesse portato delle serie conseguenze di cui si pentiva profondamente. Si pentì, si, perché era consapevole che tutto questo avrebbe potuto essere evitato. Nel guardare poi la sua ormai ex padrona, vide una madre che amava il proprio figlio, ma come lei era stata cresciuta con certe idee. Se solo avessero ascoltato di più i loro figli.

Maeve, immersa nello sguardo dolce di Micheal, si sentì capita e al sicuro; mentre Micheal realizzò di come avrebbe voluto capirla di più e soprattutto avrebbe voluto avere più coraggio e invece di scappare, avrebbe lottato a testa alta. Con Maeve avrebbe potuto fare tutto.

In quel momento tutto fu più chiaro. I 4 spiriti fecero i conti con il proprio passato e si raccontarono le proprie colpe e i propri torti per poi capire che solo il perdono li avrebbe liberati. Non fu facile per nessuno esprimere ciò che avevano da dire, ammettere i propri errori e ascoltare gli altri con apertura e senza pregiudizi.

Alla fine, però, ci riuscirono. Finalmente, ognuno di loro era in pace con sé stesso e con gli altri e come d’incanto, avvolti da una luce, i 4 corpi caddero a terra svenuti.

Gli spiriti avevano lasciato i loro corpi che piano piano si stavano riprendendo. Mel, Macy e Harry accorsero in loro aiuto.

Fu Katrina la prima a parlare, accortasi che gli spiriti erano ancora acconto a loro. Lei era l’unica a poterli vedere. Cosi ascoltò cosa avevano da dirle e lo ripeté. Prima di andarsene, ci tenevano a scusarli per il trambusto causato e ringraziarli dell’aiuto. Un ultimo saluto e sparirono nel nulla.

Maggie e Jordan erano ancora frastornati. Non avevano capito molto di ciò che era successo.

“Che diavolo sta succedendo”, disse Maggie tenendosi la testa. Si sentiva come dopo una sbronza epocale, eppure era ben sicura di non aver ancora bevuto un goccio d’alcol. 

Cercò di ricordare qualcosa, ma ricordava solamente di essere salita a cercare Jordan e di averlo trovato in palestra. D’un tratto si accorse che lui era proprio accanto a lei e le stava tenendo la mano. Imbarazzata, la ritrasse di stacco. Lui, ancora intontito, non fece opposizione.

All’improvviso, delle immagini le tornarono alla mente. Aveva avuto una premonizione prima di svenire. 

“Ragazze, forse abbiamo un problema. Ci sono degli spiriti in giro”, esclamò Maggie.

Tutti la guardarono e si misero a ridere, eccetto Jordan che come lei non ricordava nulla di quanto avvenuto dopo il possesso.

“Sì, certo. Ma sono già andati via”, rispose Mel. Notando lo sguardo perplesso di Maggie, aggiunse “Non preoccuparti. Vi spiegheremo tutto davanti a una bella birra ghiacciata”. 

Sebbene ciò non le fosse del tutto chiaro, decise di non fare ulteriori domande per il momento e si limitò a punzecchiare Mel. 

“Birra?”. “Anche se mi sento tutto lo stomaco in subbuglio, qui come minimo ci vuole un Margarita”. 

Scoppiarono a ridere.

“E Margarita sia”, rispose Mel.

“Mel”, Maggie la chiamò con tono preoccupato. Tutti si voltarono di scatto, pronti ad affrontare qualsivoglia nuovo pericolo.

“Il tuo abito. Non crederai di venire cosi alla mia festa!”, esclamò Maggie con uno sguardo seriamente scioccato. “Dov’è l’abito che avevamo scelto insieme?”, la rimproverò.

Mel pensò che sua sorella si era ripresa in fretta dall’esperienza della possessione. Tutto sommato, ne era felice.

Prima di risponderle, si voltò a guardare Harry.

“Che dici? Posso preparami una pozione per l’occasione, che soddisfi le richieste di look di mia sorella o, dopo l’esperienza traumatica subita, gliene devo dare un’altra?”, disse provocatoria Mel a Harry.

“Ehi, te la vuoi davvero giocare cosi? A colpi di senso di colpa? Hai imparato molto oggi”, la schernì lui. “Comunque, per Maggie … possiamo fare un eccezione”, Harry le rispose con un sorriso scherzoso.

Mentre Maggie era intenta a preparare la pozione per sé e Katrina; Macy aggiornò Jordan e Maggie su quanto successo.

Harry invece era salito al piano di sopra a controllare che tutto fosse in ordine. Eccezion fatta per alcune decorazioni rovinate, oggetti rotti e persone un po’ confuse; tutto era tornato alla normalità.

Dopo un po’, anche Maggie, Jordan, Katrina e Mel lo raggiunsero. Non poté fare a meno di notare però un’assenza; l’assenza più pesante di tutte.

***

Restata sola al centro di comando, Macy cercò di fare bilancio di quanto accaduto quel giorno. 

Era stata una giornata particolarmente intensa, piena di emozioni e di avvenimenti. Al risveglio era carica di energia e di buoni propositi; pronta ad affrontare un colloquio e decisa a prendere in mano la propria vita sia professionale che sentimentale. Ed ora …

In un attimo, tutto era cambiato. Aveva ottenuto un bel lavoro ma aveva anche scoperto l’esistenza di una profezia che la riguardava da vicino.

Nello stato di paura e sconforto in cui era caduta si era convinta di dover sacrificare il proprio cuore per un bene superiore; ma gli eventi della giornata le avevano permesso di guardare tutto da un'altra prospettiva.

Incontrare Maeve e Micheal, ascoltare la loro storia e quella delle loro famiglie, le aveva ridato speranza nel futuro e nelle proprie possibilità. L’amore poteva davvero vincere su tutto e tutti. Alla fine, nemmeno il tempo e le maledizioni avevano avuto la meglio. Certo, lei voleva evitare di dover morire per poi avere il suo lieto fine. La vita era fatta di scelte e lei poteva scegliere. Lei era viva ora e voleva vivere appieno la sua vita. Non era sola. 

Pensò ad Harry, a quanto le aveva detto e fatto. Il suo cuore era sicuro. Lui era il suo presente e il suo futuro. Insieme avrebbero affrontato ogni situazione.  

Sapeva di poter contare anche sul supporto delle sue sorelle, sul potere del trio. 

Respirò profondamente. Si sistemò il vestito e il trucco. Aveva già perso troppo tempo. Era ora di dare voce ai propri sentimenti e dare una possibilità al proprio amore. Con un ‘dea chiara in testa era tutto più facile. Mentalmente si preparò a quello che avrebbe detto e fatto. Programmare l’aiutava a restare calma. 

L’agitazione prese per un attimo il sopravvento. Non era poi cosi semplice farsi coraggio, scacciare i dubbi e i rimpianti, e buttarsi nell’incognito.

Conosceva i sentimenti di Harry. Lui era stato chiaro e anche oggi le aveva dimostrato in tanti piccoli modi quanto tenesse a lei. Certi gesti, certi sguardi. Il solo ricordo le diede un fremito. Una cosa era cristallina per lei, con lui, lei si sentiva a casa, al sicuro ed era soprattutto felice. 

“Forza Macy”, disse tra sé e sé. “E’ il momento”.

Prendendo un altro profondo respiro aspettò che il suo cuore riprendesse a battere regolarmente. Non fu un’impresa facile. Decisa, salì infine le scale diretta verso il suo futuro. 

Quando entrò nel salone, l’apparente calma iniziò a vacillare. Poi lo vide. Era li, appoggiato ad un pilone da parte alla pista gremita di persone allegre, intinte a ballare. Fu un attimo. Il cuore iniziò ad accelerare. Senti un calore crescere dentro di lei. Lui si stava guardando intorno finché il suo sguardo non fu calamitato su di lei come per magia.  

I dubbi erano svaniti. Senza altri indugi, lo raggiunse e si bloccò a pochi passi. 

Immobile, elettrizzata e fiduciosa. I loro occhi si trovarono e non persero il contatto neppure quando lei, titubante, prese parola. 

"Vuoi ballare?" le sussurrò ad un orecchio. Il suo fiato gli accarezzò l’orecchio, provocandogli un lieve brivido. Lui la guardò con intensità e desiderio. 

Le porse la mano e, senza esitare, la tirò a sé con uno gesto pieno di vigore. Lo spazio tra loro si assottigliò e, con fare garbato e deciso, la guidò nel lento danzare. 

Nel silenzio più totale, occhi negli occhi, un po’ di imbarazzo li colse all’improvviso. Macy abbassò brevemente lo sguardo e Harry la strinse di più a lui, lascando che poggiasse la sua testa sul suo pezzo e la sua folta chioma gli sfiorasse il mento. Poteva sentire il suo cuore. L’effetto di quel contatto fu potente dentro di lui.

Nessuno disse nulla. Assaporarono quel momento così intenso e profondo. La musica lenta li cullava e l’atmosfera magica e accogliente che si era venuta a creare rendeva tutto ancora più seducente. 

Lui le poggiò una mano sulla schiena e, nascondendo ancor di più il suo volto nell'incavo del suo collo, Macy percepì brividi di piacere lungo la schiena, gustandosi ogni singolo attimo. Chiuse gli occhi. Il suo respiro caldo contro l'orecchio, il profumo del suo dopobarba, ebbero su di lei un effetto magnetico. 

A fatica, in piacevole tensione per il momento vissuto, Harry tentò di contenere i propri pensieri e le proprie azioni; ricordandosi del luogo in cui erano. Esausto da tanto autocontrollo, dopo un tempo che parve infinito, fermò entrambi. La guardò e, con voce ferma, le chiese di tornare al centro di controllo. 

"Dobbiamo parlare. Abbiamo un discorso in sospeso noi due." Strinse impercettibilmente gli occhi, abbozzando un sorriso malizioso.

Lasciarono il party, ritrovandosi soli nella grande stanza di sotto. 

"Macy”, cominciò tossendo per darsi un contegno. Poi, i suoi occhi ora immersi nei suoi, continuò.

“So che hai paura." Lei gli sorrise, abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata.

 "La profezia parla di me, Harry. Lo sappiamo entrambi.”, spiegò quasi a giustificarsi.”

“E’ una possibilità”, aggiunse d’istinto Harry; ma Macy lo redarguì con uno sguardo e lui si limitò a sorridere impacciatamente.

“La profezia parla di me e … “ s’interruppe brevemente “ … e di te”, disse d’un fiato guardandolo negli occhi in cerca di conferma, non tanto sulla verità di quanto detto ma sulla reciprocità dei loro sentimenti.

“Questo mi terrorizza.", continuò, presa ormai dalla foga di liberarsi di un peso e di dire tutto quanto.  

La guardò con dolcezza e le prese mani nelle proprie per infonderle sicurezza e confortarla. 

"Lo so, ora lo so”, le sussurrò ancora incredulo della possibilità reale di un noi. 

“Sai. Ho sperato tanto in un momento così. Avevo paura a pensarlo, ma non potevo esimermi dal farlo. Sarà che sono un inguaribile romantico”, disse sorridendo un po’ imbarazzato. 

“Non ho certezze sul futuro. Non posso dirti cosa ci succederà. Ma una cosa, sì, te la posso dire ed è per me un’assoluta e incrollabile certezza. Quello che provo per te è reale, è sincero, e ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice. E’ l’unica cosa che voglio. La tua felicità".

A giudicare dall'intensità con cui la fissava, non sembrava affatto stupita dalle sue parole.

"Mi spiace così tanto di averci messo tutto questo tempo." 

Colpita dall’intensità del momento, non poté trattenere le lacrime. 

“Non piangere”, le sussurrò Harry, asciugandole il volto con un lento gesto della mano. Le sorrise come solo lui sapeva fare. "Il passato è passato. Non ha più importa. Io ora voglio pensare al presente”. Con una mano le accarezzò dolcemente il viso.

“So che la profezia ti spaventa come ti spaventa l’idea che noi potremmo essere la causa di un futuro ombroso. Una cosa che ho però capito nella vita è che non si può vivere perennemente nella paura. A volte bisogna fare un salto nel buio. E se tu volessi, io sono pronto a farlo con te”. Staccò la mano dal suo volto, lasciando Macy in uno stato di stupore e incertezza. Poi le prese ambo le mani portandole alla bocca e sfiorandole dolcemente con un bacio.

La guardò, intensamente, per un attimo che le sembrò un’eternità per poi riprendere il suo discorso. 

“Non avere paura dell'oscurità, ovunque essa sia. Lei ti aiuterà a trovare la luce, Macy. La notte rincorre sempre il giorno e viceversa. Ognuno di noi ha un sentiero da percorrere e in ogni momento può scegliere da che parte stare, quale strada intraprendere”.

“Ognuno di noi è capace di oscurità ma sono le nostre azioni a definirci. Le tue azioni descrivono un animo buono, capace d'amare e di essere amato. Tu non sei malvagia. Devi convincertene. Devi crederci o nulla avrà mai senso. Segui il tuo cuore, Macy, e non potrai mai sbagliare perché il tuo cuore è puro e io questo lo so.” 

Immobile, rapita da quelle parole, Macy si sentì invadere da una nuova consapevolezza. 

“Quindi... Non è troppo tardi?", gli sussurrò delicatamente senza mai staccare lo sguardo dal suo. 

" No, non lo è. Mai.", le rispose, seguendo i lineamenti del suo volto e soffermandosi brevemente all’altezza delle labbra per poi sfiorarle nuovamente il suo viso. 

Si lasciò cullare brevemente da quel tocco così gradevole e magico e con slanciò ritrovato annullò la distanza tra loro, indugiando quando la mano sfiorò il suo petto. 

Lasciò che le dita scorressero oltre il colletto aperto della camicia fino ad arrivare al collo, esposto. Delineò con un dito un immaginario sentiero lungo la sua pelle, formandosi alla mascella, contratta, tesa. 

Macy poteva percepire la risposta del corpo di lui al suo tocco e ciò le diede una scossa. I muscoli tesi, il fiato corto. Il cuore pulsante all'impazzata. 

"Macy", lo sentì supplicare con un filo di voce. Gli occhi di lui chiusi, bramosi di assaporare ogni istante di quella dolce e infinita tortura. 

Macy era estasiata dall'effetto che aveva su di lui il suo lieve tocco. Permise alle loro labbra di sfiorarsi appena, un leggero sussulto dell'uomo le confermò quanto la desiderasse. L’attesa, seppur dolorosa, aveva qualcosa di provocatoriamente piacevole per entrambi. 

Desiderava quel corpo come non mai. Lo amava e voleva stare con lui. Niente l'avrebbe più fermata dall'essere felice. Ne aveva il diritto. 

Accanto a lui, ogni dubbio si dissipò. La profezia non le faceva più paura. Insieme avrebbero affrontato ogni cosa. Insieme avrebbero scelto il loro destino. 

Incapace di sopportare oltre, l'uomo riaprì gli occhi e le cinse la schiena con le braccia, in una morsa possessiva. La guardò con trasporto in cerca di un suo assenso. Quando lei gli sorrise, mise fine a quel dolce tormento, coprendole la bocca con la propria e assaporando voracemente ogni parte di lei, privo di ogni controllo, mentre le sue mani si muovevano lentamente su e giù lungo la schiena.  

Il bacio s’intensificò, mentre i corpi premevano l'uno contro l'altro, quasi fossero desiderosi di fondersi in un solo essere. Le mani di Harry percorsero la schiena di Macy lasciandola gemente, salendo per cingerle la nuca per rendere il bacio ancora più profondo. Uniti, incapaci di pensare ad altro che non fosse quel momento , cosi atteso, cosi bramato, si ritrovarono trasportati nella camera di Harry. 

Non voleva altro che sentire la sua pelle sotto le dita, così le accarezzò la schiena arrivando alla cerniera dell'abito, lasciando che le sue dita la percorressero per tutta la lunghezza, poi tornò alle spalle facendo cadere le spalline del leggero abito che indossava, giù fino alla vita, indugiando per un tempo infinito sulle forme perfette del suo corpo, e poi oltre, a sfiorare le gambe tornite, fino al pavimento, dove Macy l'allontano' con un movimento del piede. Così, esposta, si sentì per un istante a disagio, sensazione che svanì quando lesse nei suoi occhi l'ammirazione, mista a reverenza. Era il turno di Harry di liberarsi dei vestiti e quello di lei di goderne. Cominciò sbottonandogli la camicia, con gesti lenti e calcolati. Sfilandola dai pantaloni con uno strattone, si ritrovò a ridere della sua audacia, mentre lui, in silenzio tentava di non muoversi. L'impulso era quello di liberarsi velocemente degli indumenti in modo frenetico ma non osava privarla di quel rituale, cosciente del piacere di lei nell'avere il controllo. Percepì le sue sottili dita trafficare con la cintura, impacciata, e decise di aiutarla. 

Finì di sbottonarsi e fece cadere a terra i pantaloni. I loro corpi, ora ancora più vicini, pulsavano di desiderio. Harry l'adagiò sul letto, facendola scivolare sotto di sé, puntando i gomiti per non pesarle addosso. Il desiderio era palpabile. Macy si aggrappò alle sue spalle continuando a baciarlo con cupidigia, lasciando segni sulla sua schiena. Harry sentì di essere arrivato al limite, non avrebbe potuto attendere oltre, aveva bisogno di sentirla totalmente. Prese a baciarla ancora, con più ardore e trasporto. 

Si staccò da lei riluttante, liberando entrambi dalla stoffa che ancora li separava, bisognoso di conferme, e quando percepi' che ormai era pronta, affondò in lei, prendendo un ritmo sempre più incalzante che lasciò entrambi esausti ma appagati.

 

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