Drugstore Sakurazuka

di SaWi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Tutto iniziò così... ***
Capitolo 2: *** Un compito speciale ***
Capitolo 3: *** La doujinshi ***
Capitolo 4: *** Sono... bassi! ***
Capitolo 5: *** Manifattura Elfica ***



Capitolo 1
*** Prologo: Tutto iniziò così... ***


Ok, questa storia è una completa pazzia. Non so se la continuerò, tutto dipende da voi lettori^^ se vedo che a qualcuno interessa, credo la continuerò, più che altro perchè mi diverto XD
È nato tutto oggi pomeriggio, quando ho letto la parola SFIGATO.







Prologo
Tutto iniziò così.







Lui, era un sfigato.
Non si poteva descrivere in modo migliore.
Sfigato.
Era giunto a questa conclusione dopo una mattinata veramente straziante.

Era uscito di casa per andare a scuola e aveva perso l’autobus per un soffio. Gli aveva sbraitato dietro, ma quello si era rifiutato di fermarsi. Allora aveva pensato “Andrò a piedi, tanto è ancora presto” e invece, guardando distrattamente l’orologio si era accorto che era maledettamente tardi. Aveva cominciato a correre a perdifiato, attraversando le strade come un pazzo, rischiando la pelle e rivolgendo sguardi truci a chiunque gli urlasse contro. E poi, era scivolato, come su una buccia di banana, cadendo faccia a terra.
Non poteva andare peggio, invece, aveva cominciato a piovere a dirotto, con tanto di fulmini e saette. Non si era portato l’ombrello.
Quindi, era giunto a scuola, bagnato fradicio, dolorante e col fiatone.
Cosa poteva accadere di più?
Il prof. della prima ora lo aveva messo in punizione per essere arrivato ritardo, all’ora seguente era stato interrogato in storia, su un evento di cui lui non sapeva nemmeno l’esistenza (meglio sorvolare il giudizio ottenuto) e poi, a pranzo, si era accorto di essersi scordato il cibo a casa.
Ma non era finita lì, appena era uscito da scuola, sospirando di sollievo, il suo cellulare aveva squillato.
Quando aveva visto chi lo stava cercando, aveva desiderato ardentemente di poter morire.
“SEISHIRO” c’era scritto con caratteri cubitali sul display del suo cellulare; e una chiamata da quell’uomo potevano significare solamente guai. Ma era il suo datore di lavoro (ma perché non aveva scelto un altro lavoro...!) e non aveva potuto fare altro se non rispondere.
L’uomo gli aveva ordinato: “Vieni subito al negozio, c’è una persona che devi conoscere.”. Dopo, gli aveva attaccato in faccia, ma era comunque riuscito a percepire una nota maliziosa nella voce dell’ uomo. Il che voleva dire guai, guai seri.
Era rimasto per lunghi istanti a fissare il suo cellulare, sperando che quel diavolo lo avesse richiamato per dirgli che era uno sciocco scherzo. Ma ovviamente non era successo nulla di tutto ciò.
Quindi, si era avviato a passo svelto verso il negozio, mentre nella sua testa si stampava a caratteri cubitali la parola SFIGATO.

Arrivò davanti al “Drugstore Sakurazuka”(1) dopo 10 minuti di camminata. Vi si fermò davanti, alzando lo sguardo verso l’insegna, sperando ardentemente che un incendio avesse raso al suolo l’intero negozio.
Entrò, e la campanella appesa alla porta avvertì del suo ingresso.
- Yo... -
- Le buone maniere non esistono, Kurogane-kun?. – lo rimbeccò pronto il demone.
Rabbrividì.
Come odiava quel kun. Gli sembrava di essere il suo giocattolo.
- Tsk. Oggi era il mio giorno libero... perché mi ha chiamato? – chiese, tentando di essere il più cortese possibile. Ma il risultato era decisamente pessimo.
- Oh, lo so bene. – rispose calmo Seishiro, avvicinandosi a lui – Ma vedi, dovevi assolutamente incontrare una persona. -
Kurogane lo squadrò, raggelandosi al suo ghigno maligno.
- E chi dovrei... -
- Hyuu ~! -
Kurogane si voltò.
Un giovane longilineo, dai lineamenti delicati, quasi femminili, era apparso dal nulla. Aveva lunghi capelli biondi e grandi occhi azzurri del color del cielo.
Che cavolo...?
Seishiro lo sorpassò, e andò accanto alla figura snella del nuovo ragazzo.
- Ti presento Fay-kun. Sarà assistente assieme a te di questo negozio. Fate amicizia, mi raccomando. -
Kurogane rimase a bocca aperta, come un ebete, incapace di muoversi.
Allora, il biondo si fece avanti.
- Tu devi essere Kuro-tan, giusto~ ? -
Non sarebbero mai diventati amici.



TO NEXT, maybe...





(1): citazione del “Drugstore Midori” di Lawful Drugstore =D








_______________________________________________________________________________
Beh, lo so, è corta... ma il seguito lo ho tutto nella testa, solo un po' confuso.
Posso solo dire, che se la continuerò, compariranno molti personaggi XD tra cui Shaoran, Sakura, Subaru, Kamui, Fuuma, Watanuki e Doumeki; ma forse anche Yuuko-san e Mokona! chissà... XD

commentate se vi è piaciuta, e se pensate che valga la pena che la continui^^

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Capitolo 2
*** Un compito speciale ***


Ciaossu!
Finalmente mi sono costretta davanti al pc e ho scritto questo obbrobbrio, strascurando il resto [infatti domani prenderò due alla verifica di matematica, ma sono cose che capitano... u.ù].
Diciamo che questo non è del tutto un primo capitolo, per metà è ancora introduttivo (infatti Fay lo ho trascurato ancora) ma dal prossimo, se coninuerò, lui sarà più che presente! XD


ringrazio anche tutti coloro che hanno commentato e i hanno spinto a continuare! **


@Ayla: per Watanuki e Doumeki dovrai aspettare ancora un po', in questo capitolo appaiono solo un istante XD
@naco chan: è sempre l'Hitsuzen XD Beh sì, il primo capitolo era un treno in corsa XD un po' comunque l'effetto era voluto, volevo dar l'idea degli avvenimenti che piombavano addosso a Kurogane XDD
@bonza corrotta: grazie dell'apprezzamento :D
@LadyKokatorimon; anche io adoro Seishiro e Subaru ** Subby apparirà in questo capitolo, ma non molto XD ma ho una mezza idea per il futuro...! XDD







E ora il capitolo! ^w^





Capitolo 1
Un compito speciale






La sveglia trillò, ma Kurogane decise di ignorarla.
Aveva sonno e voleva dormire ancora, era troppo stanco.
La giornata precedente era stato un vero inferno a causa di quello strano tipo, Fay. Non lo aveva lasciato stare un secondo: lo aveva tormentato, seviziato, non aveva smesso nemmeno un attimo di chiamarlo con orribili soprannomi, appellandolo come fosse un cane.
“Kuro-wanwan~!!” Bah.
E inoltre, quel demone di Seishiro aveva aggiunto il carico da 12 lasciandolo solo con quel tornado vivente.
Kurogane lo odiava. Odiava quell’uomo, perché sapeva che mentre lui rimaneva lì, al negozio, quello si andava a divertire con il suo “fidanzato”.
La sveglia trillò ancora, imperterrita.
Kurogane la buttò a terra con una manata.
Al diavolo la scuola. Infondo, mancavano poco alle vacanze primaverili, e in quel periodo non avevano compiti o verifiche. Tanto valeva starsene a casa, sotto le coperte a dormire.
Si girò da un lato, pronto a riprendere sonno.
Ma la sveglia trillò ancora, decisa a farsi rispettare.
Dannatissima sveglia.
Kurogane la avrebbe sfasciata sicuramente.
Si alzò, svogliato come sempre, e con andatura più simile a quella di uno zombie che a quella di un umano, si diresse al bagno.
Finiti i suoi... bisogni primari, si lavò e si vestì.
Appena finì di indossare la divisa scolastica si diresse in cucina così da prepararsi una lauta colazione. Di mattina, se non mangiava, aveva la luna storta per l’intera giornata.
Peccato che si accorse che erano già le 8 meno 10, e che quindi mancavano solo 10 minuti prima che la scuola aprisse. Lui ci metteva 20 minuti per arrivare a scuola, e questo solo se prendeva l’autobus.
Era spacciato.
Quella mattina aveva come prof. della prima ora la preside, e poteva solo immaginare che inferno che gli sarebbe toccato sopportare...!
Terrorizzato all’idea di una punizione ideata da quella donna –erano famose in tutta la scuola come “i nove gironi dell’Inferno(?)”- corse a perdifiato fuori di casa, rischiando di cadere per le scale (abitava al secondo piano di un piccolo palazzo). Giunto alla fermata, scorse l’autobus che si allontanava.
Lo aveva perso ancora una volta.
Forse c’era qualcuno, chissà dove, che lo odiava.
Sicuramente era così.
Cominciò a correre come un pazzo verso scuola.

***



Non poteva crederci, eppure era successo.
Era giunto a scuola con 3 minuti d’anticipo.
Mai, ripeto, MAI gli era capitato nulla di simile. Aveva corso come un campione olimpionico. Aveva saltato ragazzini, scansato vecchiette e aveva prontamente rischiato la vita attraversando la strada quando il semaforo lampeggiava rosso.
Eppure era ancora vivo, ed era appena giunto al cancello quando si sentì chiamare alle spalle. - Senpai!!(1) -
Si raggelò.
No, non poteva essere lui.
Si voltò.
Santiddio, era proprio lui!
- Senpai! – lo raggiunse il suo incubo col fiatone, piegandosi in due per riprendere fiato. – Senpai, menomale che ti ho trovato. Mi aiuti a matematica? –
Kurogane batté le palpebre.
- Kamui, lo sai che ne so quanto te sulla matematica. – gli rispose il più calmo possibile. - Ma no, io sono completamente negato! – piagnucolò l’esile ragazzo.
Su quello non vi erano dubbi. Kamui era veramente negato. Per lui la semplice addizione 2+2 era uguale a 5.
- Ti pregooo! – continuò a scongiurarlo il giovane, utilizzando la sua arma peggiore: i suoi occhioni sbrilluccicanti da micetto abbandonato.
Kurogane si maledisse: non riusciva a resistere a quegli occhi, e il ragazzino lo sapeva fin troppo bene. Infame di un Kohai(2)!
- E va bene, quando? – brontolò, arresosi.
- Questa sera alle 6 ti va bene? – un altro luccichio in quegli occhioni ametista.
- Ok. –
- Grazie! Allora ci vediamo qui all’istituto, ciao! – disse, e si allontanò correndo.
Ma avrà qualcun altro a cui rompere l’anima quel tipo?, pensò Kurogane mentre si avviava verso l’entrata della scuola.
Probabilmente no.
Proprio mentre camminava imperterrito in uno dei corridoi della scuola, passò davanti ad un’aula dalla quale provenivano le urla infuriate di un ragazzo.
- Possibile che debba sempre prepararti io il pranzo! E che sono, tuo schiavo?! -
- E non urlare. – gli rispose un’altra voce, decisamente calma. Al ché si scatenarono altre urla.
Bah.
Proseguì per la sua strada e in poco tempo arrivò in aula.
Fece appena in tempo ad entrare che un ragazzo lo investì saltandogli letteralmente al collo.
- Kurogane! – quasi gridò. – Perso l’autobus anche oggi? -
Kurogane lo fulminò con un’occhiataccia.
- Fuuma, cosa vuoi? -
- Chiacchierare con un amico? – gli rispose raggiante il ragazzo dagli occhi d’oro.
Già, amico, così lo si poteva considerare. Anche se, quel suo compagno aveva un’aria strana, come un’aura misteriosa che gli ruotava attorno. Kurogane era sempre all’erta quando c’era Fuuma nei paraggi.
- Buongiorno ragazzi! – esordì la voce squillante della preside alle loro spalle.
Ma alle loro spalle... c’era la finestra, non la porta.
Kurogane e Fuuma si voltarono interdetti.
Quella donna era entrata dalla finestra.(3)
- Buongiorno, Yuuko-sensei! – la classe gridò in coro.

***



La campanella suonò pigra l’ora del pranzo.
Tutti salutarono il prof. dell’ora, e il chiacchiericcio iniziò. Chi si alzava dal proprio banco per correre a comprare del cibo, chi invece rimaneva seduto, aprendo il proprio pranzo fatto in casa.
Kurogane, invece, rimase immobile, a fissare la lavagna davanti a sé.
Si era scordato il pranzo a casa, non aveva i soldi nemmeno per comprarsi una caramella e aveva una fame da lupi.
Sconsolato, fece per alzarsi, così da farsi una passeggiata, quando si sentì chiamare dalla voce del suo Kohai Kamui.
Come era possibile?! La campanella era appena suonata!
Ma non si era sbagliato, era proprio Kamui.
Con terrore crescente alzò lo sguardo verso l’entrata dell’aula.
Vide Kamui entrare.
Vide Kamui sbattere contro Fuuma.
Vide Kamui scusarsi con Fuuma, e lo osservò ammutolire e arrossire appena incontrò lo sguardo del più grande.
Ma vide anche il sorriso fin troppo malizioso che si spalmò in faccia a Fuuma.
Infine, osservò i due allontanarsi dall’aula.
Qualcosa disse a Kurogane che quella sera non avrebbe fatto da maestrino a Kamui.

***



Il cartellino appeso alla porta riportava la scritta “CLOSED”.
Kurogane pensò bene di ignorarlo, ed entrò sbuffando al “Drugstore Sakurazuka”.
- ‘Sera. – salutò, e le campanelline appese alla porta tintinnarono.
Desiderò di non essere entrato.
Il capo, quel demone di Seishiro, stava copulando con il suo amante. Sul bancone.
Nonostante il suo cervello gli intimasse di distogliere lo sguardo da quei due, i suoi occhi si rifiutavano di obbedirgli.
Per fortuna, prima che se li cavasse, Seishiro si scostò dall’altro.
- Kurogane-kun, sbaglio o sulla porta vi era scritto “chiuso”? – Lo fulminò... letteralmente.
Kurogane non fu in grado di ribattere in alcun modo.
- Ehm... -
Osservò poi Subaru, così si chiamava la sfortunata preda di quel maniaco, voltarsi verso di lui ed arrossire come non credeva fosse possibile (raggiunse le tonalità di un pomodoro maturo). Scattò giù dal bancone e si esibì in diversi inchini, borbottando un “ buona sera” appena percettibile.
Che tipo strano.
- Subaru-kun, non essere così formale. – lo richiamò Seishiro.
- M-ma Seishiro-san... – tentò di ribattere il ragazzo, ma rinunciò abbassando lo sguardo a terra. - Kurogane-kun, avrei un compito da affidarti, uno di quelli speciali.(4) – continuò Seishiro.
Oh no.
I suoi “compiti speciali” erano persino peggio delle punizioni della preside.
- Posso astenermi? -
- No. -
Kurogane si porto una mano sul volto con fare disperato.
- Di cosa si tratta? -
- Una mia cliente ha espresso il desiderio di avere tra le mani una doujinshi(5) molto rara in questo mondo. Dovresti raggiungere un’altra dimensione e impossessartene. Dopo basterà che tu faccia ritorno qui. -
Kurogane preferì ignorare cosa fosse una doujinshi.
Infondo, il lavoro questa volta sembrava piuttosto semplice.
Altre volte gli era capitato di dover cavalcare draghi e altre creature fantastiche per adempire al suo compito.
- Ti fornirò i dettagli appena sarà arrivato anche Fay-kun. -
E cosa centrava quel ti-. Oh no.
- Con lui non ci vado. – disse, come un bambino che fa i capricci.
- Invece credo di sì, Kurogane-kun. – rispose Seishiro maligno. – E Fay-kun è appena arrivato. – aggiunse, spostando lo sguardo sulla porta del negozio.
Dopo qualche istante, quella si spalancò, e ne emerse la figura del ragazzo effeminato.
- Kuro-taaan ~ -

***



- Allora, dobbiamo passare dietro questo palo. – cominciò incerto Kurogane, appena riuscì a decifrare la strana cartina che Seishiro gli aveva disegnato su un foglietto di carta.
- Ok! – rispose Fay, e passò dietro il palo.
- Ei, aspetta...! -
Ma Fay era già dall’altra parte, nell’altra dimensione.
Strano ma vero, se si passava tra un palo della luce e un muro si veniva catapultati in un’altra dimensione. Kurogane ci aveva messo del tempo per abituarsi a questa realtà.
Avevano tempo fino a sera per trovare quella... doujinshi. Sapeva solamente che doveva recarsi in una... non ricordava. Prese il foglietto e lesse il messaggio:
“Andate in una fumetteria e chiedere di una doujinshi su Tsubasa Reservoir Chronicles, una KuroFay. Vi capiranno.”
Non capendo una singola parola di quello ce vi era scritto sopra, si ficcò il foglio in tasca e passò dietro al palo.
Il suo istinto gli diceva che sarebbe stato un vero inferno.















Indice:
(?) Perdonate la mia ignoranza, ma in internet non ci ho capito nulla. Chi diceva 11, chi 7 e chi 9 gironi. A scuola non ho ancora iniziato la Divina Commedia, e le rimanenze delle medie le ho dimenticate. ._.
Se voi sapete quanti sono i gironi ditemelo così che possa correggere T_T
(1): Senpai è un termine giapponese che, in ambito scolastico, indica gli studenti più anziani. [da Wikipedia] (2): Kohai è l’esatto opposto di Senpai, e quindi indica studenti più giovani.
(3): La stessa cosa che accade nei CD Drama di Horitsuba Gakuen XD
(4): In Lawful Drugstore, i due protagonisti, oltre a svolgere il loro normale lavoro, si trovano coinvolti in strane avventure, commissionategli [che brutta parola o_ò] dal loro datore di lavoro.
(5): Le dōjinshi (同人誌, traslitterato anche come doujinshi) sono riviste giapponesi pubblicate in proprio. Il loro contenuto è generalmente collegato al mondo di anime e manga, ma esistono anche molte dōjinshi su videogiochi o telefilm (non necessariamente giapponesi). La maggior parte delle dōjinshi contengono brevi fumetti, cui seguono storie in prosa, illustrazioni e articoli. Le dōjinshi sono realizzate quasi unicamente da amatori, ma anche alcuni artisti professionisti vi partecipano, come mezzo per pubblicare materiale al di fuori dei normali canali dell'industria editoriale. [da Wikipedia]












___________________________________________________________________________________________________________
Bene, potete solamente immaginare che reazione avrà Kurogane appena scoprirà cosa sono le doujinshi che hanno come fandom il KuroFay. XD
E potete anche immaginare che tornado che sarà Fay XD Però, le cose potrebbero diventare anche serie.

PS: posso dire di aver sottolineato il lato deficiente di Kamui.
Ma non preoccuparti cucciolo, ti voglio ancora bene *w* *delira*




Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate
e quindi commentate!


*fugge prima di venire uccisa*


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Capitolo 3
*** La doujinshi ***


Ciaossu!
Sono riuscita a scrivere il secondo capitolo nel giro di una settimana, nonostante l'enorme valanga di compiti in classe e le numerose interrogazioni!
Dannata scuola!

alla fine del capitolo, ci sono le risposte ai vostri commenti ^w^ sono molto felice del vostro apprezzamento, pensavo che la storia fosse orrenda XDD




Comunque, ecco qui il secondo capitolo!






Capitolo 3
La doujinshi





- Ahh, Kuro-po...nh... fa m-male... -
- Taci. -
- M-ma... -
- Ho detto di tacere. Se ti decidi ad assecondarmi non farà più male. –
- Kuro-chu... Pe-però... Ah-... -
- ... -
- Kuro-wan, insomm- Ahi... mi stai staccando l’orecchio!! – stridette infine il mago piagnucolando come un marmocchio viziato.
Kurogane si voltò per osservare l’essere che aveva appena trascinato per una ventina di metri tenendolo per l’orecchio. Era stato praticamente costretto: quel deficiente si era messo a cinguettare appena aveva visto una pasticceria. Gli occhi avevano cominciato a sbrillucicargli, dei cuoricini si erano materializzati dal nulla, svolazzanti e appiccicosi, e aveva iniziato a pregarlo di entrare lì dentro.
Lui aveva ovviamente rifiutato.
L’altro aveva insistito, continuando a saltellargli attorno, tentando di trascinarlo per una manica.
Kurogane aveva nuovamente declinato.
L’altro si era quindi messo a piangere.
Kurogane era stato convinto... sicurissimo che le lacrime che rigavano il suo volto fossero state false, ma come convincere di ciò ogni singolo passante che si fermava attonito a fissare quel deficiente fare i capricci?
Quel che era stato peggiore, era che tutti passanti, appunto, prima osservavano Fay, con sguardi sconcertati e ricchi di pietà –pietà!-, e dopo si voltavano verso di lui, rivolgendogli occhiatacce truci e di disprezzo, come se volessero sgridarlo "Che crudele...non ci si comporta così con un povero ragazzo...”.
Kurogane, per risolvere la situazione, aveva prontamente deciso di eliminare il problema.
Aveva quindi preso Fay per un orecchio, e lo aveva trascinato via... e chi se ne importa dei passanti.
Ma la faccenda non si era conclusa lì, perché il ragazzo aveva cominciato a... gemere e mugolare e... Kurogane non volle ripensare a quel che gli era passato per la testa quando aveva udito quei... rumori.
Un brivido percorse la sua schiena al solo pensiero di quei “suoni”.
Comunque, ora, quel cretino, aveva smesso.
- Possiamo andare? – domandò, già al limite della sua pazienza.
- Kuro-rin è cattivo! – fu la risposta piagnucolosa del ragazzo, che però cominciò a seguirlo, mostrando un volto abbattuto e demoralizzato.
Kurogane non se ne curò affatto –se si era offeso, era solamente colpa sua-, e avanzò a passo svelto, diretto... diretto... ma dove?
Prese il foglietto scritto da Seishiro per rileggere il messaggio.
“Andate in una fumetteria...”
Una fumetteria.
Una.
Quale?!
Fissò quel foglio stropicciato, attendendo una risposta.
Come se potesse parlargli.
Preso dallo sconforto si voltò per chiedere a Fay se sapesse qualcosa riguardo le fumetterie –infondo, lui non sapeva nemmeno cosa fossero-, ma quando vide il volto del ragazzo in un cipiglio triste e malinconico, si immobilizzò.
Non lo aveva mai visto in quello stato. Era da due giorni che si conoscevano, d’accordo, ma su quel volto c’era sempre stata un’espressione raggiante e allegra.
Possibile che lo abbia veramente offeso?
Kurogane era sì un ragazzo brusco e scontroso, ma questo non escludeva il fatto che era anche un giovane molto sensibile. Anzi, la sensibilità era il suo punto debole.
Si commuoveva come una nonnetta ai finali dei film romantici o drammatici, piangeva quando qualcuno perdeva un proprio caro, e si impietosiva quando qualcuno soffriva per causa sua.
Proprio come ora, che si sentì molto turbato e in colpa nei confronti del suo “collega”.
- Senti... mi dispiace... sai io... – cominciò rivolgendosi a Fay, che però sembrò non ascoltarlo.
Kurogane non sapeva cosa fare.
Lui non sapeva tirar su di morale qualcuno.... non ne era assolutamente capace. Inoltre, a parole, era veramente una frana, e se poi si trattava di scusarsi, quello che solitamente riusciva a fare era grugnire qualcosa. Non una scusa, un grugnito.
Che fare?
- Pss! Guarda lì! – una voce bisbigliò alle sue spalle.
Si voltò.
- Sì!! Sono loro!! -
- Sì, non ci sono dubbi... sono dei cosplay fantastici! –
- Già! -
Tre ragazzine, dall’età compresa tra i quindici e i venti anni, stavano bisbigliando ad alta voce e... li stavano indicando. Sì, proprio a loro due, Kurogane ne era certo.
- Hai visto come è bello quello che fa Kurogane? – continuò la ragazza con i capelli più lunghi, biondi e lisci... veramente lunghissimi.
- Sì! Veramente un bel tipo. – rispose un’altra, la più alta delle tre. Aveva capelli neri e lunghi fin sotto le spalle. A prima vista, sembrava la più grande.
- Sì ma ragazze, avete visto quant’è carino quello che fa Fay? È adorabile! Mi viene voglia di spupazzarmelo tutto! – aggiunse infine la terza, di altezza media, capelli neri e lisci, lunghi fin sopra le spalle.
Kurogane le guardò allibito.
Perché conoscono i nostri nomi?
E poi cosa sono i cosplay?

Meglio allontanarsi.
- Oi, andiamoce-...-
- Buongiorno fanciulle ~! –
Una persona sana di mente si sarebbe allontanata, evitando così tre ragazze che bisbigliano sosptettose indicandoti... una persona sana. Fay non era compreso in questa categoria.
Quel cretino lo aveva sorpassato e aveva raggiunto saltellante le tre giovani.
Tutta la sua tristezza lo aveva immediatamente abbandonato. Persino i cuoricini erano riapparsi.
Kurogane si pentì anche solo di aver pensato di averlo offeso.
Quel tipo non aveva proprio vergogna.
- Ahh ~ Fay san sei così bello! – cinguettarono le tre giovani in coro.
Fay sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli. – Anche voi ragazze. –
Kurogane vide le giovani sciogliersi al sorriso del deficiente.
Cosa aveva di così particolare?
Era un ebete!
Quando le ragazze rinvennero dal loro momento di adorazione, una di loro chiese:
- Senti, Fay-san... possiamo farti una foto? – tirò fuori il proprio cellulare. - Insieme al tuo compagno Kurogane-san ovviamente! -
Kurogane sgranò gli occhi terrorizzato.
- Non ci penso proprio!- gridò, preso dal panico.
Odiava le foto, e per nessuna ragione al mondo ne avrebbe fatta una con quell’essere.
Aveva un certo orgoglio, diamine.
Nessuna foto, non con uno che ti acchiappa per le guance e te le tira per intimarti a sorridere.
Mai.
Le ragazze si voltarono verso di lui, un’espressione affranta sul viso.
- Sei proprio sicuro, Kurogane-san? – piagnucolarono.
- S-sì. – balbettò.
La mia sensibilità, la mia sensibilità...!
- Ma Kuro-taan ~! Queste giovani fanciulle sono così graziose... – esordì Fay, saltellando verso di lui. – forza ragazze, io lo tengo fermo, voi scattate la foto! Avanti ~ -
Kurogane non fece in tempo a fuggire, e si ritrovò il volto tra le mani del ragazzo.
- Kuro-wanwan... – iniziò quello.
- Non sono un CANE! -
- ...Fai cheeeeese!! – continuò il ragazzo tirandogli le guance e ignorando deliberatamente le proteste del fusto -si divertiva troppo a torturarlo così!
Le ragazze scattarono la foto.
Kurogane volle sotterrarsi.
Addio, orgoglio...
- Gyaah! Che carini che siete! – pigolarono le ragazze.
- Un’altra, un’altra! – esclamò una delle tre.
Fay annuì, e fissò Kurogane negli occhi. Una strana luce balenava in quei cieli azzurri.
Kurogane si passò la lingua le labbra secche, aveva un pessimo presentimento.
- Co-cosa vorresti fare? -
Fay sorrise malizioso, e avvicinò il volto a quello di Kurogane.
- Ma nulla, paparino! -
E gli leccò il naso.
Le ragazze scattarono la seconda foto.
Kurogane rimase paralizzato, il suo cervello che si rifiutava di analizzare la situazione.
Ma la reazione, sarebbe giunta a breve.
3...
2...
1...
- MALEDETTO BIONDINO! – sbraitò infuriato dopo qualche secondo di immobilità, agitando i pungi in aria per dare enfasi alle sue parole.(1)
Fay fu saggiò, e sfuggì dalle grinfie dell’altro ragazzo, cominciando a scappare, correndo a zigzag tra la gente, schivando i passanti che lo fissavano stralunati e saltando gli ostacoli agile e svelto come un vero gatto.
- Iihyaa!! Kuro-tan mi insegue ~! – miagolò.
- Se ti acchiappo!!! – ringhiò Kurogane, partendo all’inseguimento del felino.
Sembravano proprio “Il cane che insegue il gatto”.

Le ragazze, nel frattempo, analizzarono le foto appena scattate.
- Ma che pucci! -
- Sì, ma io ve lo avevo detto... Fay è seme, non ci sono dubbi! -
- Ma no! Fay è troppo dolce e depresso per essere un seme... è per forza uke. –
- Naa, io voto seme. –
- Io uke. Tu Chii, che ne dici? -
La ragazza interpellata si guardò attorno nervosa.
- Umh... u-uke? –(2)

***



- È tardi. -
- Se Kuro-wanko non si fosse arrabbiato... – borbottò Fay, trascinandosi avanti come uno zombie.
Kurogane preferì tacere, ormai non aveva più nemmeno la forza per parlare. Era tutto il giorno che correva, urlava e sbraitava per colpa di quel pazzo.
Prima c’era stato quel... quel... quel bacio sul suo naso. Dopo quell’ebete lo aveva trascinato a forza dentro un negozio che vendeva stupidi fronzoli, e lo aveva costretto ad indossare un... grembiule; infine, come se non bastasse, glielo aveva anche comprato, e insieme a quel coso che ovviamente non avrebbe mai indossato, aveva acquistato anche una valanga di oggetti del tutto inutili.
E ovviamente, gli innumerevoli pacchetti appena pagati gli erano stati prontamente ceduti, con la semplice ed innocente scusa: “Ma Kuro-chu è più robusto della mammina ~”.
Kurogane lo avrebbe volentieri ucciso, ma si era sentito troppo stanco, e aveva preferito assecondarlo, onde evitare un altro inseguimento.
Però, ora era tardissimo.
Era quasi sera, i negozi stavano per chiudere, non avevano chiesto indicazioni per trovare una fumetteria, erano distrutti e avevano fame.
- Kuro-chu, ho fame ~. -
Molta fame.
Kurogane, in particolare, pensava di avere un buco nero al posto dello stomaco. Quello si lamentava e si contorceva richiedendo cibo, minacciandolo di corrodergli le interiora con ogni brontolio.
Ma, anche così, sotto tali minacce, continuava a non trovare una soluzione alla situazione.
Ben preso, inoltre, sarebbero dovuti tornare al loro mondo originario, altrimenti sarebbero rimasti rinchiusi lì, per sempre, un quella dimensione.
E lui non voleva assolutamente che ciò accadesse. Avrebbe preferito di gran lunga subire l’ira di Seishiro –che si manifestava con una perfidia inaudita- per il resto dei suoi giorni, piuttosto che restare in quella dimensione con quell’ebete qualche minuto di più.
- Senti, ci convie-... -
Kurogane s’interruppe a metà frase, e fissò il cartello che aveva davanti.
Forse cominciava ad avere le allucinazioni, oppure quello era veramente un messaggio di Dio.

“Affamati di manga? Raggiungeteci a ! Siamo a duecento metri da cui!
Aperti fino a tardi.”


Kurogane batté le palpebre.
Su quell’indicazione c’era scritto “affamati” e “aperti fino a tardi”, non si era sbagliato.
Inoltre vi era disegnata una freccia rosso acceso con sotto l’indicazione “200m”.
Il cervello di Kurogane collegò le varie informazioni: Cibo + duecento metri = pancia piena in breve tempo.
- Oi, andiamo a mangiare in questo emporio. – disse, indicando il cartello.
- Waaaii! ~ Kuro-pippi ha proprio uno sguardo attento! – cinguettò il biondo, saltellando nella direzione indicata dalla freccia.
Ma dove la trova tutta questa energia?
Effettivamente, erano proprio pochi metri, perché in breve tempo si trovarono davanti a “L’emporio degli otaku”, luogo che sembrava adatto a tutto, fuorché a mangiare.
Senza parlare, entrarono nel negozio.
Quel che si ritrovarono davanti furono ben quattro file di scaffali, pieni zeppi di libricini dalle copertine illustrate con colori sgargianti, e un bancone, sotto il quale vie era una piccola vetrina, con all’interno numerosi oggetti di diverso tipo, da quelli che Kurogane riconobbe come portafogli, a piccoli ciondoli.
E il cibo?
- Buonasera. – li salutò la commessa, una giovane ragazza – Come posso aiuta-... wow! – esclamò, appena alzò lo sguardo sui clienti. – Che splendidi cosplay, complimenti! -
Era la seconda volta nel giro di poche ore che Kurogane udiva la parola cosplay, ed era anche la seconda volta che dei perfetti sconosciuti si complimentavano con loro.
Ma comunque, al momento la cosa più importante era una sola.
- Dov’è il cibo? -
- Ci-cibo? – chiese sconcertata la ragazza. – Mi spiace, questa è una fumetteria. –
Niente cibo.
Il suo stomaco protestò.
- Kuro-chi, è una fumetteria! – esclamò Fay tutto allegro.
Oh già, la fumetteria!
La commessa li guardò, quasi spaventata. Molto probabilmente li dava per pazzi.
Kurogane tentò di ricomporsi.
- Noi stavamo cercando... – iniziò; prese il foglietto di Seishiro dalla tasca, e lesse. – ...Una doujinshi si Tsubasa Reservoir Chronicles, su... KuroFay. Ne avete? -
- Oh ma certo! Sono laggiù, in quello scaffale, in basso. – rispose la ragazza, indicando uno degli scaffali.
- Scusa, potresti prenderla tu? Una qualunque, non importa. Andiamo un po’ di fretta. -
- Certo. -

***



- Avanti Kuro-wankooo ~! Voglio leggere quella doujinshi!! -
- Assolutamente NO.
- Ma Kuro-pi, hai visto che eravamo noi due in copertina? – insistette Fay tutto allegro.
- Appunto. –
Se quello fosse stato un libro normale, non gli sarebbe dispiaciuto se quell’essere avesse voluto leggerlo, ma il semplice fatto che in copertina c’erano disegnati loro due, e in una posizione –purtroppo dovette ammetterlo- decisamente ambigua, cambiava la situazione in maniera drastica.
Non voleva nemmeno aprirlo, aveva paura del suo contenuto.
E il suo istinto gli suggeriva che il suo timore era più che fondato.
- Nyaaah! Kuro-wanwan!! -
- Ti ripeto che non sono un CANE!! – protestò.
L’altro ne approfittò e gli tolse di mano la busta con dentro la doujinshi.
Maledizione.
- Non osare aprire quel coso! – urlò, tentando di fermarlo in tutti i modi, ma ormai, era troppo tardi. La doujinshi era stata aperta.
Kurogane rimase immobile a fissare Fay, che, mano a mano che sfogliava il libro, esibiva un’espressione sempre più compiaciuta.
Kurogane cominciò a preoccuparsi, quel volto non gli piaceva affatto.
Ma cosa poteva esserci scritto, o illustrato su quella... doujinshi?
- Kuro-tan, cosa ne dici di questa posizione qui? – esordì Fay all’improvviso, spalmando in faccia a Kurogane la doujinshi, aperta sulla pagina scelta dal biondo.
Kurogane afferrò il libricino e lo allontanò dai suoi occhi per osservarlo.
Lo fissò, basito.
- Allora? – chiese Fay raggiante.
Kurogane divenne pallido.
- Allora? – ripeté l’altro. - Non trovi sia una posizione eccezionale? Potremmo provarla! -
La doujinshi cadde a terra.
Kurogane rimase immobile, le mani nella posizione precedente, come se tenessero ancora il libro.
No... no. quello che aveva visto non era vero.
No, non poteva essere.
Quei... quei due...
Deglutì a vuoto.
Quei due tizi, nudi, sudati, ansimanti e avvinghiati l’uno all’altro non erano AFFATTO lui Fay.
Quando mai... lui avrebbe... baciato o... o fatto l’amore a quel modo... su... con...
Impossibile.
No.
- Kuro-chu... – Fay prese la doujinshi da terra. – E di questa cosa te ne pare? – cinguettò, avvinghiandosi a Kurogane, e riposizionando la doujinshi tra le mani del ragazzo.
- Stammi lontano! – strillò Kurogane con voce più acuta del solito, e fuggì via.
- Ma paparino, e normale fare questo genere di cose con la mammina! – esclamò Fay che cominciò a rincorrere il moro, saltellando come una lepre. I cuoricini ricomparvero attorno a lui.
- Taci, essere malefico!! -
- Guarda ~ anche questa qui non è male! -
Aiuto!

***



Il giorno seguente, nell’istituto CLAMP, prima superiore, sezione A.
Intervallo del pranzo.

- Ragazze, ragazze finalmente sono riuscita a prenderla! – urlò una ragazza appena entrata nell’aula. In mano sventolava un piccolo libricino.
- Finalmente Tomoyo-chan! – rispose una voce femminile.
- Che bello! Fa vedere, fa vedere. – aggiunse trepidante un’altra.
Tomoyo raggiunse con un sorriso raggiante le sue migliori amiche, Sakura e Himawari.
- Eccola qui! È veramente ben fatta. I disegni sono stupendi, e poi...! -
- Eheh, Tomoyo-chan sei proprio una pervertita! – constatò Himawari scherzando.
- Anche voi però, ragazze! -
Sakura ridacchiò. – Su, aprila! -
E la aprì.

- Emh, Sakura-chan... -
- Shh, Shaoran-kun, stiamo leggendo. – lo zittì Tomoyo, e ritornò alla sua occupazione.
Le tre ragazze, Tomoyo, Sakura e Himawari erano profondamente immerse nella lettura di qualcosa, qualcosa di evidentemente molto avvincente, poiché sembravano dimentiche del mondo attorno a loro. Ogni tanto scoppiavano in risolini acuti, oppure in esclamazioni di stupore.
Shaoran, incuriosito, sbirciò tra le teste chine delle tre ragazze.
Quando intravide ciò che stavano leggendo rimase impietrito, divenendo tutto rosso.
- Shaoran-kun, cosa è successo? – domandò un ragazzo con gli occhiali appena vide la reazione dell’amico. Vi si avvicinò, e come Shaoran sbirciò tra le ragazze, anch’esso attratto dai loro gridolini.
A differenza dell’amico però, lui divenne un cencio bianco.
- Oi, Watanuki, lo hai preparato il bento? –
Era talmente attonito, che non rispose nemmeno al suo amico acerrimo nemico.












Indice:
(1): Perché mi ricorda Watanuki? XD
(2): Le tre ragazze sono Chii, Yumi Oumura e Takako Shimizu, di Chobits.
















_____________________________________________________________________________________________________________
Finito!
Sinceramente, non mi piace affatto u_ù


Ora rispondo ai vostri commenti =D

@RenesmeeCurlyCullen: WOW! sono contentissima del tuo apprezzamento XD sono molto onorata^^ e grazie mille dei complimenti! XDD
Per quanto riguarda Kamui e Fuuma... eheh, potrei anche dedicarci un'appendice, ma non ce ne sarà bisognio *sorrisetto malizioso*
@naco chan: oddeo, nn avevo visto di aver scritto "infondo" attaccato, grazie dell'avviso! Per i numeri, li cambierò appena posso XDD
Beh, ecco svelata l'acquirente della doujinshi XD

@bonza corrotta: grazie del commento, ecco qui il capitolo! spero ti sia piaciuto^^





Questo è tutto!! alla prossima settimana, e commentate! XD

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Capitolo 4
*** Sono... bassi! ***


Vedui' il'er, Nae saian luume'!
Torno dopo molto tempo, e vi chiedo scusa!
è solo che ho avuto molto da fare, nonostante le vacanze ò_ò
Paradossalmente, ho meno tempo livbero di prima, dato che i miei hobby ora hanno maggior tempo, ho triplicato le cose da fare xD
Comunque, non sto qui ad annoiarvi più di tanto ^w^
Ecco a voi il 4 capitolo, che comincia a svelare i programmi futuri di Yuuko-san, e svela il complotto malefico di Tomoyo-chan e delle sue seguaci! XD
Più che un capitolo, è una pazzia, e personalmente non mi piace affatto, ma sono sicura che il prossimo capitolo [quando mai lo scriverò] sarò molto meglio u_ù
E ora, il capitolo!






Capitolo 4
Sono... bassi!





Lunedì, cinque del mattino.
Casa Monou.


Un piccolo fagotto dormiva rannicchiato in un caldo futon, le coperte fin sopra il volto, celato sotto di esse. - Kamui-chan. – sussurrò una voce nel dolce silenzio.
L’interpellato si rigirò tra le lenzuola, ma continuò a dormire.
- Kamui-chan... – mormorò ancora la voce, infrangendo la coltre silenziosa con più intensità.
Eppure, il fagotto non si destò dal mondo dei sogni, rimanendone caldamente avvolto.
- Kamui-chan, se non ti svegli potresti pentirtene. – chiamò nuovamente la voce, questa volta con una nota evidentemente maliziosa nel tono.
Il ragazzo nominato continuò a sognare, ignaro dell’avvertimento.
Ma l’essere dalla voce gentile sorrise serafico, e si insinuò felino sotto le coperte del futon. Si sfregò contro il corpo dell’addormentato e lo carezzò e lo saggiò finché quello non mugolò soddisfatto.
Però, finalmente, si destò.
- GYAAAAAAAAH! -



Lunedì, cinque del mattino.
Casa Kimihiro.


- TU!!! Maniaco, pervertito. DEVIATO! -
- Stavo controllando che fossi vivo. -
Watanuki volle ucciderlo. – E cosa ci fai a casa mia alle cinque del mattino?!? Perché mai dovrei essere morto?? Forse è questo il tuo desiderio, eh Doumeki?! – sbraitò il ragazzo, soffiando e rizzando i capelli come fosse un gatto in trappola. – E COME SEI ENTRATO? – Aggiunse furibondo.
- Con la chiave. – rispose tranquillo l’arciere, sventolando la suddetta davanti al naso dell’altro ragazzo.
Watanuki la fissò imbambolato.
Quella era davvero la chiave di casa sua, riconobbe subito il portachiavi a forma di spiritello che vi era attaccato.
- E dove la hai presa? – strepitò dopo qualche istante.
- Da te. -
- Da ME? -
- Sì. -
- E perché mai do—... -
- Eri ubriaco. – lo interruppe flemmatico Doumeki.
U—ubriaco?
E quando mi sarei ubri—

Ricordò tutto, e si sentì svenire.
Se Himawari-chan non l’avesse invitato...
- Co—... Quanto tempo sei rimasto qui? – balbettò.
- Tutta la notte. -
Watanuki sbiancò.
Terribili immagini affiorarono alla sua mente: due uomini avvinghiati, ansimanti e sudati che si baciavano, si mordevano, si saggiavano e che danzavano uno sopra l’altro. Le immagini -che aveva visto qualche giorno prima in classe, disegnate su quel libricino sconcio- gli suggerirono quello che, quella notte, potrebbe essere accaduto tra lui e Doumeki.
- Co—co... – deglutì, tentando di calmarsi.
Invece, collassò.

***



Istituto CLAMP, mezzo giorno.
Classe III, sezione A.


- Allora, ragazzi, avete portato con voi un cerotto? -
Gli alunni si guardarono attorno sconcertati dalla domanda.
- E cosa dovremmo farcene, Yuuko-sensei? – domandò Fuuma all’insegnante, senza troppi problemi.
- Sciocco, - fui la risposta della donna. - un cerotto può essere sempre utile! – riferì con enfasi, come se le parole appena pronunciate fossero la realtà più vera, e quindi inattaccabile. - Non si sa mai quel che potrebbe accadere... – continuò. – Se non si ha con sé un cerotto. – e nel pronunciare queste ultime parole, ricolme di verità come pietre di saggezza, l’insegnante posò il suo sguardo attento su Kurogane. Per qualche istante di troppo.
Il ragazzo raggelò sotto l’occhiata di pura malizia.
Non avrebbe avuto una reazione simile, se la donna ad averlo osservato a tal modo non fosse stata Yuuko-san.
Quella donna, -ma che donna, era una strega!- era troppo maligna: con tutti quei misteri, con tutti quegli intrighi... e con il suo dannatissimo Hitsuzen!
E ora ci si metteva anche “il cerotto”.
Era sicuro... assolutamente convinto che quella domanda “avete portato con voi un cerotto”, apparentemente sciocca, aveva qualche significato nascosto e profondo, e che la verità che celava sarebbe stata, ovviamente, molto spiacevole per lui. Infatti, aveva già un pessimo presentimento.
Si scervellò, tentando di venire a capo del dilemma del cerotto, ma l’unica frase che si formava nella sua testa era una domanda.
Che diavolo dovrei farci con un cerotto?!
- Bene! – esordì la strega all’improvviso. – Oggi interroghiamo. -
Nella classe calò il silenzio più totale, e Kurogane volle scomparire.
Ovviamente, non aveva studiato. Ma come avrebbe potuto? Aveva passato l’intero weekend appresso a quello scemo di Fay! Dopo quella... quella doujinshi, lo aveva dovuto sopportare per due giornate intere, con tanto di proposte da depravato e cuoricini svolazzanti. Tutto per colpa del demonio, conosciuto anche con il nome di Seishiro.
Agitò il capo.
I problemi ora erano altri: sfuggire all’interrogazione, ed evitare di prendere un altro due.
Con lo sguardo basso, tentando in tutti i modi di sembrare il più sciolto possibile, osservò la professoressa scorrere lo sguardo sul registro.
Poi, la donna fermò il dito.
Il nome del condannato stava per essere dichiarato.
- Monou Fuuma, interrogato. -
- Professoressa... – cominciò il ragazzo con voce indecisa, ma la donna lo interruppe.
- Bene, impreparato. – disse secca.
Fuuma sbatté la testa sul banco. (1)


La campanella trillò, segnando pigra la fine della lezione –o dell’inferno, dipendeva dai punti di vista- e l’inizio della tanto attesa pausa pranzo.
- Ragazzi, - chiamò Yuuko. - ricordatevi i preparativi per la festa. E ... – la vecchia strega si voltò verso Kurogane, fissandolo. – Non scordatevi il cerotto! – Detto questo uscì dall’aula, ovviamente, dalla finestra.
Tutti i ragazzi, ormai abituati ai modi “particolari” della loro professoressa, non ci fecero caso, e iniziarono a pranzare. Tutti, tranne Kurogane, raggelato per la seconda volta dall’occhiata maligna della strega.
Rimase seduto al proprio banco, inquieto per la faccenda del cerotto e terrorizzato dal pessimo presentimento che aveva addosso.
Si accasciò sfinito sul banco, prendendolo a testate.
- Tutto bene? – domandò Fuuma all’amico, alzando un sopracciglio.
- No. -
Come poteva andar bene?
Per prima cosa si era beccato un impreparato, e la sua missione “sfuggire al due” aveva miseramente fallito, e per giunta non avrebbe mai recuperato quell’insufficienza.
Secondo, la loro professoressa li aveva avvertiti, con l’allegria propria di un ubriaco, che avrebbero organizzato una festa durante l’Hanami, ovvero durante le vacanze primaverili. Quindi, normalmente, questo tipo di “festa” non sarebbe stata obbligatoria, perché fuori dall’orario e dal periodo scolastico. Eppure, Kurogane, e anche tutti gli altri alunni, volenti o non volenti, sarebbero stati costretti a parteciparvi, perché sotto minaccia dalla strega. E, le minacce della donna, andavano prese seriamente.
Infatti, si narra che, anni fa, quando Kurogane doveva ancora nascere, una giovane ragazza rifiutò di presentarsi ad una festa organizzata dalla donna. Non lo avesse mai fatto. Quella povera giovane fu infatti perseguitata dalla sfortuna, dalla sfiga più immane, fino alla fine dei suoi giorni. Dovette affrontare terribili malattie, varicella, morbillo, e dovette anche sconfiggere numerosi mostri, come cani affamati o gatti nevrotici. Cadde più volte dalla scale, fece esplodere numerose provette durante le lezioni di scienze, incendiò l’aula di educazione domestica e si ruppe numerose ossa durante educazione fisica. Ovviamente, la ragazza non pensò mai alla minaccia di Yuuko, finché la donna non la ammoni: “Ecco cosa succede se non si viene alle gite da me organizzate.”
Beh, ovviamente questa è una semplice leggenda della scuola, una favola, perché se fosse stata vera Yuuko avrebbe avuto più di 70 anni, ma comunque Kurogane, come anche tutti gli altri alunni, vi credevano, portando grande rispetto alla donna per evitare di ricevere anche loro il malocchio.
Ritornando ai motivi dello sfinimento del nostro Kurogane, come terzo punto, e non meno importante, il ragazzo non aveva con sé un cerotto, e in quel momento il fatto lo turbava non poco, data la seconda occhiata maliziosa della professoressa.
In conclusione, quella mattina non sarebbe potuta andare peggio.
- Kurogane-senpai!-
Mai pensare che non possa andare peggio...!
Kurogane non volle nemmeno alzare il viso dal banco, infatti aveva riconosciuto la voce.
Come non riconoscerla?
- Kurogane-senpai... – ripeté ancora la voce, ormai vicina al moro.
Kurogane alzò il volto dal banco, sfoggiando un’espressione che avrebbe fatto invidia ad uno zombie.
- Cosa c’è, Kamui? – sbiascicò scontroso.
L’interpellato rimase stupito dall’atteggiamento del senpai, e dopo qualche istante si decise a rispondere, sfoggiando i suoi occhioni da bambi.
- Emh... volevo scusarmi... –
Kurogane lo osservò senza capire, ed evidentemente, la sua faccia era talmente da idiota, da spingere Kamui ad aggiungere:
- Ricordi? – se quella era una domanda, per Kurogane la risposta era no. - L’altra volta ti avevo chiesto aiuto per matematica, però alla fine no mi sono presenta—... – il giovane s’interruppe bruscamente: delle braccia avevano avvolto la sua vita da dietro.
Il giovane degludì, e voltò la testa.
E Kurogane lo osservò inorridire.
- Kamui-chan ~ - salutò Fuuma raggiante, ricordando a Kurogane i modi di fare di qualcuno, di qualcuno dai capelli biondi. - Non riuscivi ad aspetta—...-
Kamui interruppe prontamente il ragazzo più grande, tappandogli la bocca con una mano e fulminandolo con uno sguardo truce ed accusatorio.
Sguardo che però non sorbì gli effetti desiderati. Infatti, l’altro gli sorrise serafico, tolse la mano di Kamui dalla sua bocca e si chinò per baciare il più piccolo sulla fronte.
Kurogane trattenne a stento la sua sorpresa.
Non se lo aspettava da Fuuma.
Ma evidentemente, nemmeno Kamui.
Infatti gli occhi ametista si sgranarono.
Fuuma invece, la calma in persona, rise pacato mentre, ancora una volta, avvolgeva la vita del ragazzo.
- Kurogane, ti dispiace se porto via questo piccoletto? –
Il moro batté le palpebre.
- Puoi farne quello che ti pare. –
Una seccatura in meno.
- Ku—Kurogane-senpai! – cercò aiuto Kamui, tentando di liberarsi dalla presa del ragazzo, senza però successo.
- Grazie, amico. – disse Fuuma, che afferrò Kamui e lo trascinò fuori dall’aula.
- A—aspetta! – lo fermò Kamui. – Kurogane-senpai, tieni. – si riferì al moro, porgendogli un fazzoletto di stoffa ricamato. – L’altro giorno una ragazza mi aveva chiesto di restituirte— Waah aiuto! – Non fece in tempo a finire la frase, e fu trascinato fuori dall’aula da un Fuuma decisamente impaziente.
Kurogane non si curò di salvare il giovane dall’attenzioni dell’amico, e si concentrò sull’oggetto appena consegnatogli. Un fazzoletto ricamato.
Non era suo.
Ma di chi era? E perché lo avevano consegnato proprio a Kamui, e non direttamente a lui?
Bah.
Fuori dall’aula si sentirono altre grida:
- Fu—Fuuma..! Mollami! –
- E perché? -
- Perché... Ahhh! Maledetto maniaco!- strepitò Kamui mettendogli il broncio. - Mica mi sono scordato quello che mi hai fatto questa mattina! –
- Ma erano solo un po’ di coccole, cucciolo. -

***



- Ridammi le chiavi. – l’ordine.
- No. – la risposta.
- Come “NO”?!? – strillò Watanuki. - Sono le mie! –
- Mi è stato detto di non restituirtele. – rispose Doumeki, sempre impassibile.
- Ti è sta—... Come pretendi che ti lasci le mie chiavi?! –
L’arciere non rispose.
Watanuki cambiò tattica, con quel deficiente, bisognava essere astuti.
- Chi ti ha detto di non restituirmele?! –
Doumeki tacque ancora.
Il giovane munito d’occhiali stava per ribattere, quando finalmente l’altro si decise a rispondere:
- Dov’è il bento? –
- NON SONO IL TUO CUOCO! – urlò Watanuki, esasperato.

***



- Ehi, Tomoyo-chan! – chiamò una voce di ragazza.
- Ah, Himawari-chan! –
Le due amiche si salutarono allegramente, e di soppiatto, si allontanarono in un luogo dove non potevano essere udite: nella stanza della “fotocopiatrice abbandonata”, così soprannominata perché rotta da moltissimi anni.
- Allora... – cominciò Himawari, sussurrando. - Come è andato il piano “furetto”? -
- Oh, meravigliosamente! – rispose Tomoyo allegra. – È riuscito alla perfezione. Il venerdì scorso ho consegnato il fazzoletto ricamato a Kamui, e lo ho pregato di consegnarlo a Kurogane. Poverino, è talmente innocente che ci è cascato subito! Infatti, appena era suonata la campanella del pranzo era corso nell’aula di Kurogane. – ridacchiò. – Fuuma lo aveva adocchiato subito tanto che il piccoletto si era completamente scordato del fazzoletto. - (2)
- Ihih, poveretto...! -
- E a te, Himawari-chan, com’è andato il piano “spiritello”? –
- Oh, benissimo! – rispose prontamente la ragazza, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più solari. – Sono riuscita a far ubriacare Watanuki-kun, e ho consegnato le chiavi di casa sua a Doumeki-kun, chiedendogli di prendersi cura di lui. Quel ragazzo è talmente cotto di lui che ha accettato subito...! Peccato che non lo ammetterà mai. -
- Ci siamo noi, per questo. – intervenne maliziosa Tomoyo, e le due scoppiarono a ridere.
- E a Sakura-chan... – cominciò Tomoyo appena si fu calmata un attimo. – Come sta andando il piano “mago”? -
- Credo lo stia attuando proprio in questo momento...


Kurogane uscì dalla propria aula a testa bassa, pensando ancora al fazzoletto, senza scordarsi però del famigerato “cerotto” nominato dalla preside. Infatti, il brutto presentimento non lo aveva abbandonato affatto, anzi, si era fatto persino più pesante ed opprimente di prima, divenendo quasi un incubo. Qualcosa, però, gli suggerì che presto avrebbe scoperto a quale scopo gli sarebbe servito un cerotto.
Talmente era assorto nei suo pensieri, che, mentre camminava con passo svelto a testa bassa, non si accorse di travolgere una giovane ragazza, con tale violenza da farla cadere atterra. Assieme a lei, i libri che portava con sé subirono la stessa sorte, sparpagliandosi a terra.
Kurogane, si affrettò a scusarsi e si chinò per aiutare la ragazza.
- Scusa, non ti avevo visto. -
- No, n—non preoccuparti. – gli rispose la giovane, arrossendo visibilmente. Senza guardarlo negli occhi, cominciò a raccogliere i propri libri.
- Aspetta, ti aiuto. –
Kurogane cominciò a raccogliere i libri della ragazza, che appariva visibilmente agitata.
Sarà molto timida...
- Tsk...! – Qualcosa di affilato lo graffiò sul polpastrello dell’indice proprio mentre afferrava un libro. Del sangue cremisi spillò dalla ferita. Stava per afferrare il libro che lo aveva ferito, quando fu preceduto dalla ragazza, che prendendolo, si alzò, lo ringraziò con un live inchino, e si allontanò correndo senza che lui potesse fermarla.
Tornò a guardarsi l’indice.
Ho un pessimo presentimento.

***



Ed eccolo lì, ancora una volta davanti l’insegna del “Drugstore Sakurazuka”. Un altro giorno, un altro pomeriggio d’inferno.
Entrò, e le solite campanelle avvisarono il suo ingresso.
- Oi. -
- Kuro-wanwan ~! – Lo salutò Fay raggiante, saltandogli addosso e atterrandolo.
- Scollati di dosso! – sbraitò contro il giovane, tentando di allontanarselo.
- Uhh...! – esclamò il biondo guardando la mano destra di Kurogane. – Kuro-chu si è ferito ~. -
Kurogane sgranò gli occhi.
Oddio, il cerotto, il cerotto!
Fay afferrò la mano del moro, e esaminò più da vicino la ferita. Kurogane, rimase incantato dai movimenti lenti dell’altro, dal suo sguardo lussurioso e improvvisamente... sensuale. Con calma gli carezzava la mano, provocandogli brividi per la spina dorsale.
Gli occhi azzurri erano fissi sull’indice ferito.
Lo afferrò.
Poi, se lo mise in bocca, e leccò.
La mascella di Kurogane si spalancò.
Il cervello si spense.
- Kuro-rin ha un ottimo sapore! –
E ci mise del tempo per riprendersi.
- De—depravato! – strillò con voce acuta.
- Ragazzi, - parlò Seishiro giunto alle loro spalle. - invece di pomiciare... –
- Non stavamo—... -
- Invece di pomiciare, - insistette il Diavolo con un ghigno. – alzatevi e seguitemi. Ho un nuovo lavoro per voi. –

***



- E ora... dove siamo finiti? – sbuffò Kurogane al cielo azzurro.
- Kuro-chuu ~ sei sempre così rozzo! Non vedi che bel paesaggio? – cinguettò allegro il biondo, spaziando con lo sguardo sulle colline verdeggianti che li circondavano.
Kurogane si concesse una veloce occhiata.
Beh, effettivamente, il paesaggio attorno a loro era stupendo.
Erano circondati da lievi colline, e l’erba brillava e oscillava come un grande mare nella leggera brezza; il sole generoso riscaldava i verdi steli, sfiorandoli con i suoi raggi tenui. Un piccolo ruscello gorgogliava allegro poco distante, e orgogliosi pesci vi nuotavano, esibendosi in grandi salti. Uno spaventapasseri, stufo del suo lavoro, stava immobile fornendo riposo a qualche volatile coraggioso. I campi di grano brillavano splendenti come il sole, simili a gioiell—
Aspetta un attimo, si disse Kurogane, fissando il suo sguardo sugli steli ondeggianti del grano. Quello è grano... c’è uno spaventapasseri... questo posto...
- Fay, questo luogo deve essere abitato. -
Kurogane si voltò verso Fay... o perlomeno verso il posto dove quell’essere stava fino a qualche minuto prima.
- Fay! – vociò, cercando il biondo, deciso a strozzarlo quando lo avesse trovato.
- Nyaaah! Kuro-tanpu vieni qui, guarda che bella vista! – La voce squillante dell’esile ragazzo giunse alle sue spalle, e Kurogane si voltò.
L’idiota si era inerpicato sopra un colle piuttosto ripido, e osservava soddisfatto il paesaggio sottostante.
Il moro si affrettò a raggiungerlo, borbottando.
- Senti, tu sta fermo e seguimi, così ce ne andia—... -
Si ammutolì.
Sotto di loro, vi era un villaggio, anzi, una vera e propria cittadella in fermento.
Una via di ciottoli serpeggiava tra le colline. Individui scalzi si affrettavano per i campi e per le vie, chiacchierando, mangiando, trascinandosi dietro pigri maiali o capre capricciose.
Le abitazioni erano costruite dentro le colline, sulla cui cima sbucavano comignoli fumanti. I giardini erano rigogliosi e ricchi di colori, ma non troppo curati. Infatti, la natura sembrava condividere gli spazi in perfetta armonia con tutto il resto.
- Kuro-chu, forse è questo il posto che cercavamo! -
- Seishiro aveva parlato di gente ba—... –
- Chi siete voi? -
Una voce inquisitoria giunse alle loro spalle, e i due si voltarono.
Davanti a loro, un ragazzo li scrutava. Aveva capelli castani, raggruppati in numerosi boccoli che incorniciavano con dolcezza il volto giovanile. Gli occhi erano di un blu intenso e profondo, le guance leggermente rosate. I suoi piedi erano scalzi, grandi e... pelosi.
Ed era basso.
Forse un metro e venti.
Di fronte a loro, vi era uno Hobbit.(3)












Indice:
(1): Beh, questo è quello che succede in classe mia quando la professoressa di geometria decide molto allegramente di interrogare.
(2): Per chi non ricordasse [tutti] e per chi non capisse [tutti, e non per colpa vostra, ma per colpa mia] riepilogo un po': Kamui, si era recato urlante in classe di Kurogane per consegnargli il fazzoletto che Tomoyo gli aveva chiesto di portare a Kurogane. lui quindi vi si era gentilmente recato, però Fuuma lo aveva avvistato... e beh, lo ha trascinato via, e Kamui si era completamente scordato del fazzoletto.
Ovviamente, Tomoyo non aveva il minimo interesse per il fazzoletto, la sua idea era quella di far incontrare Kamui e Fuuma. e ci è riuscita direi XD
(3): Per chi non lo sapesse, gli Hobbit sono una razza inventata dallo scrittore J. R. R. Tolkien, lo scrittore de "Il Signore degli Anelli" [de "Lo Hobbite" e de "Il Silmarillion"]. La cittadina descritta è Hobbiville, anche se non mi sono attenuta alla configurazione geografica del libro [infatti non ricordo ci fosse un ruscello vicino].














_____________________________________________________________________________________________________________ Questo capitolo non mi garba affatto, sarà che non lo ho praticamente riletto? XD
Abbiate venia, ogni volta che tentavo di rileggerlo, la mia mente cominciava a fantasticare... il mio cervello mi sta abbandonando ._.

Comunque, il prossimo capitolo dovrebbe essere movimentato... credo... non lo so. Si scrivono loro, e dipenderà dalla volontà del nostro Nobil Hobbit e dall'altro Hobbit che si presenterà nel prossimo capitolo XD
Se ualcuno ha indovinato chi è quello di questo capitolo, forse intuirà anche chi sarà il prossimo ^^


Ora i commenti ** vi ringrazio di cuore per l'apprezzamento che avete dimostrato nel precedente capitolo, i commenti mi hanno reso veramente felice, e anchei l numero totale delle letture mi ha rallegrato moltissimo **
spero dunque che continuerete a leggere =D

@LawlietPhoenix: sono felice che la mia idea si considerata "geniale" XD io pensavo fosse idiota *rotola*
@AyLa: Ciò che ha visto Watanuki è meglio che rimanga oscuro a tutti! XD
@naco chan: Fecilissima di averti divertita a tal punto! XDDD e no, non sei malata, tranquilla!
Grazie per il consiglio, tenterò di stare più attenta in seguito ^w^
@Yusaki: grazie mille del tuo commento ** mi ha quasi commossa, per non dire che mi hai fatto morire con l'espresisone "oh per gli dei celesti"! XDD non so perchè, ma mi ha fatto ridere moltissimo XD [non badare alla mia malattia mentale u_ù]
@bonza corrotta: contentissima che ti sia piaciuto, scusa dell'attesa per il seguito [che è anche brutto u_ù]!
@Roy4ever: eh sì, fay è decisamente malizioso... è un vero pervertito XD
@eliala: wow, sono considerata geniale! *saltella allegra* grazie mille per l'apprezzamento ** Comunque sì, Kurogane lo ucciderà prima o poi.. specialmente quandi finirenno ammanettati assieme *coff*... io non ho detto nulla eh... *coffcoff*



Bene, e con questo chiudo e vado a leggere il mio adorato libro, a presto! e vi prego, continuate a commentare, anche uno schifo va bene, così capisco dove sbaglio! **
May the moon guide your path!


Chuu~

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Capitolo 5
*** Manifattura Elfica ***


Salve salvino, torno da due settimane di mare con un capitolo nuovo e più brutto degli altri XD
Almeno per me, ma se vuoi apprezzerete, tanto meglio** almeno vi sarete divertite XD
Comunque, oltre a questi deliramenti, ripeto che apprezzo moltissimo i vostri commenti, mi rendono così felice **
Salto per tutta casa XDDD




Ora, ecco qui il capitolo, buona lettura =D
Tutto quanto avviene prima dell’inizio del viaggio dell’Anello. Ma Frodo lo ha già, poiché Bilbo è già partito per Gran burrone. Sam non sa nulla.






Capitolo 5
Manifattura Elfica





“Me lo diceva sempre il Gaffiere...” borbottò un giovane Hobbit fra sé, mentre svelto si avviava su per una bella via lastricata “...Ogni volta che usi la tua testa per pensare combini solamente guai! E aveva ragione, eccome se aveva ragione! Povero me, povero me! Il signor Frodo mi sgriderà sicuramente! È quasi mezzodì ormai. Sono in ritardo!” e con uno sbuffo si affettò per la via, i grandi piedi che sfioravano appena il sentiero di ciottoli.
Infine giunse all’abitazione del suo padrone, sulla sommità della collina.
Sì, il padrone abitava proprio lì, sopra una lieve collina, in via Saccoforino, la via più importante di tutta Hobbiville. La dimora era, come ogni casa Hobbit che si rispetti, costruita sotto la terra della collina, perfettamente in armonia con il paesaggio. La porta principale era circolare e di legno asciutto e resistente; le finestre erano simili a piccoli oblò e si affacciavano ai lati della porta. Poco sopra l’abitazione facevano capolino le radici di un possente albero, situato proprio in cima alla collina; le sue fronde frusciavano al vento, come una lieve ed incessante cascata.
Con il fiato corto e le guance arrossate, il paffuto Hobbit si apprestò a bussare alla porta, attendendo paziente che il padrone giungesse per sgridarlo e urlargli contro. Infondo, se lo meritava. Aveva fatto tardi.
Ma non accadde.
Nessun padrone arrabbiato e nessun suono di passi che si avvicinavano alla porta.
Il giovane bussò nuovamente, ma quando le sue nocche toccarono la superficie lignea, la porta si aprì silenziosa verso l’esterno. Evidentemente, non era stata chiusa bene. Poteva succedere. Lì, ad Hobbiville, nessuno chiudeva la propria porta a chiave. Ogni Hobbit era sempre pronto ad accogliere ospiti e a ricevere regali.
Eppure, l’inquietudine si fece spazio nella mente del giovanotto, che aprì ulteriormente la porta e tese le orecchie verso l’interno, immobile e silenzioso, pronto a captare anche il minimo rumore.
Silenzio.
Silenzio, ma poi, un rumore.
Una voce.
Più voci, voci sconosciute ed estranee.
Il giovane si spaventò, ma la sua paura durò poco, presto rimpiazzata da un grande coraggio e da una ferrea lealtà.
Il padrone poteva essere in pericolo!
Senza riflettere, si lanciò nell’abitazione, seguendo le voci, sempre più vicine, vicinissime, finché non giunse in salone... dove il suo padrone stava seduto su una sedia, tranquillo e rilassato, a parlare con due individui sconosciuti e loschi. Erano infatti due della Gente Alta, non vi erano dubbi.
Questi, e il suo padrone, interruppero la conversazione e si voltarono verso lo Hobbit appena entrato – molto bruscamente.
“Sam!” esclamò il padrone di casa. “Sam, giovanotto, cosa è successo?”
“Signor Frodo” balbettò il giovane tra gli affanni, lo sguardo che passava velocemente dal padrone agli Uomini, dagli Uomini al padrone. “Padron Frodo, signore... non è successo nulla, nulla che non riguardi la mia zucca da Troll, se mi intendete signore.”
Frodo sorrise, e i suoi occhi blu si illuminarono. “E dunque, cosa accadde nella tua mente di tanto preoccupante? Sei tutto affannato e rosso come un pomodoro maturo, Sam.”
“Ecco signore, io...” Il giovane si guardò attorno imbarazzato. “Padrone, pensavo che foste in pericolo. Bussai alla porta ma non rispose nessuno signore... e poi udii delle voci, signore, ma non vi era la vostra tra quelle e, signore, pensai vi fosse accaduto qualcosa di male. La porta della casa si aprì persino, signore.”
“Sam, oh Sam!” Esclamò Frodo ridendo. “Sei proprio una testa di Troll! Questi due Uomini sono miei ospiti, nulla di male mi accadde – e la porta, evidentemente, la scordai aperta. Giungono da un paese lontano, e sono in cerca di un oggetto, che tutt’ora non mi hanno rivelato. Li incontrai su una collina vicino Hobbiville, al lato sud, mi parvero spaesati e meravigliati, quindi li invitai nella mia dimora.” Detto ciò si volto verso i due uomini. “Il signore è Kurogane,” fece un cenno all’individuo moro e robusto, scomodamente seduto su uno sgabello. Era troppo grande per le sedie Hobbit, e pareva come un cane robusto e nero, appollaiato su un albero. “mentre il signore accanto è Fay.” Continuò Frodo, indicando l’Uomo biondo accanto a Kurogane. Era gracile e più basso, e a differenza del compagno stava perfettamente seduto sullo sgabello, comodo e aggraziato. Come un gatto su un albero.
Sam batté le palpebre, stupito dalla tanta fiducia del padrone ma allo stesso tempo incredulo davanti a così tanta ingenuità. E se si fossero dimostrati individui loschi? La Gente Alta era una strana razza, e a quei tempi era poco saggio fidarsi degli estranei. Giravano strane voci sulle terre ai confini della Contea...
Ma comunque non ribatté, la decisione era del padrone. Però si impose di tenere d’occhio quegli individui. Eccome se lo avrebbe fatto, fosse stata l’ultima azione di Samvise Gamgee!
“Ora Sam caro...” Frodo interruppe i suoi pensieri. “ti dispiacerebbe lasciarci soli? Abbiamo molto di cui parlare, e tra poco sarà l’ora del pranzo. Perché non prepari il pasto, per favore? Se lo desideri, puoi mangiare anche tu con noi.” “Certamente signor Frodo, accetto con piacere il vostro invito. Preparerò in vostro piatto preferito, se lo desiderate, signore”
Gli occhi di Frodo si illuminarono. “Oh Sam, certo che lo desidero.” Disse, e incatenò il suo sguardo a quello di Sam. “Adoro le salsicce.” Sussurrò malizioso. (1)
Sam arrossì profondamente, e si allontanò impacciato verso la cucina.

***



Kurogane e Fay erano stati mandati a riposare nella stanza degli ospiti, evidentemente per tradizione degli Hobbit. La stanza, come ogni altro ambiente di quella casa, era tondeggiante e piccola. I mobili non facevano eccezione: un armadio in legno scuro poggiato contro la parete, due sedie, sempre in legno, con cuscino in stoffa ricamata, un comodino e un letto, non troppo piccolo e sicuramente molto grande agli occhi di uno Hobbit.
Sembrava un’abitazione costruita in scala uno a tre.
Kurogane si sedette sul letto, affondando in un soffice materasso. Fay fece lo stesso, sistemandosi accanto, stranamente silenzioso.
Ma il moro non aveva la forza di preoccuparsene, aveva lo stomaco troppo pieno.
Ma non era tanto per dire, era veramente pieno, gonfio e teso, tanto che non vi sarebbe entrata nemmeno una nocciolina, neanche la più piccola.
Ma forse, non vi era spazio nemmeno per una punta di spillo.
Neanche per un...
Insomma, gli Hobbit lo avevano fatto rimpinzare!
E lui che si era imposto di non mangiare troppo.
Non si fidava di quei tipi, non così tanto.
Sotto quel velo di gentilezza, potevano essere maligni.
Avrebbero potuto avvelenare il cibo. Forse lo avevano fatto.
Ormai poco importava.
Era ancora deliziato dal pranzo appena fatto.
All’inizio era stato restio nel mangiare, nonostante i profumi che tentavano il suo palato. Però il padrone di casa, Frodo, aveva tanto insistito nel farlo mangiare, era stato gentile e garbato, e infine Kurogane aveva ceduto.
Quello Hobbit, Sam, cucinava davvero squisitamente. Non aveva mai mangiato così bene.
Il cibo aveva fatto tacere persino Fay, che non chiudeva mai bocca.
Forse era davvero avvelenato il cibo.
“Oi” biascicò, rivolto a Fay. “Stai bene?”
Il cibo era decisamente avvelenato. Si stava persino preoccupando dell’essere biondo.
“Certo Kuro-chu!” rispose raggiante il ragazzo. “Kuro-rin, e tu? Come mai ti preoccupi per me?” aggiunse malizioso, troppo malizioso.
Colto nel sacco. Kurogane distolse lo sguardo, trattenendo il rossore delle sue guance.
“Kuro-tan è arrossito!” cinguettò Fay.
“Non sono rosso.” Borbottò l’altro.
“Si che lo sei!”
Kurogane preferì tacere. Era fin troppo conscio delle sue guance rosse.
“Kuro-wanko è rosso!” esclamò Fay alzandosi dal letto e cominciando a saltellare attorno esso. “Kuro-tanko è rosso! Kuro-wanwan è rosso!”
“Non sono un CANE!” sbraitò il moro, voltandosi verso Fay.
Il biondo sorrise raggiante.
“Visto? Sei rosso ~!”
Kurogane si portò una mano al volto.
Aiuto!
Non era mai abbastanza. Veniva sballottato in mondi sconosciuti, oscuri e pericolosi – ok, non poi così tanto pericolosi – per l’unico scopo di trovare, raccogliere o farsi consegnare un qualche strano oggetto da riportare indietro per un cliente che lui nemmeno conosceva! Perlomeno, prima in questi viaggi vi andava solo, senza nessun peso. Aveva più tempo per riflettere sul da farsi ed era decisamente più cauto.
Ma con quell’esserino biondo era impossibile ragionare!
Per esempio, appena aveva visto lo Hobbit, quella mattina, aveva cominciato a saltellare come un idiota, e cinguettando lo aveva costretto a seguire lo Hobbit nella sua dimora.
Per fortuna che non sembrava pericoloso... altrimenti, cosa gli sarebbe successo?
Meglio non pensarci.
Ora l’unica cosa importante era riuscire a trovare l’oggetto richiesto...

“Il lavoro consiste, come sempre, nel ritiro di un oggetto. In questo caso si tratta di un “affarino” molto prezioso, richiesto da un cliente... fidato. Anche questa volta, dovrete andare in un’altra dimensione.” Seishiro li osservò. “E di cosa si tratta?” chiese scocciato Kurogane.
“È un anello.” Seishiro evitò di commentare la faccia di Kurogane e proseguì. “L’Unico anello.”
“Come lo troveremo questo... anello?”
“Quando giungerete nell’altro mondo vi basterà cercare una città chiamata Hobbiville, abitata da Hobbit – sono individui bassi con piedi pelosi. Sono come bambini. Una volta lì chiedete di un signore chiamato Bilbo Baggins, e quando lo avrete trovato domandategli dell’anello. Se non ve lo darà di spontanea volontà, potrete anche derubarlo. Basta che portiate qui quell’Anello.
Siate cauti, e non dite a nessuno la vostra missione. Potreste fingere di essere viaggiatori giunti da lontano. Ma non nominate l’Anello.
Mai.”


Così aveva concluso il demone, e non aveva voluto aggiungere altro.
Kurogane aveva tentato di chiedergli ulteriori informazioni, infondo, sarebbero finiti in un altro mondo pieni di bambini – ma non c’erano state altre parole oltre a “L’Anello” e “L’unico Anello”.
Ne una descrizione, ne un accenno a chi fosse Bilbo Baggins.
Non lo sapevano tutt’ora.
Infatti, appena giunti a Hobbiville erano stati ospitati da Frodo, che non aveva fatto domande e li aveva accolti come vecchi amici.
E loro non avevano ancora accennato alla loro missione.
Dovevano essere cauti.
Spero solo che Fay non se ne esca co—
“Kuro-chu a cosa stai pensando?” cinguettò Fay, seduto lì accanto. Era da un po’ che osservava il moro.
“A nulla.”
“Nyaah! Kuro-tan non vuole dirmi a cosa stava pensando. Kuro-chan è cattivo.” Borbottò triste, e mise il broncio. I suoi cambiamenti d’umore erano sbalorditivi.
Ma ovviamente, era tutta una recita. Che grande attore.
Però il moro era un po’... tardo in certe cose.
“E ora sarei anche CHAN!?” sbraitò infatti.
“Sì.” Fu la risposta capricciosa del biondo, e il broncio si fece più marcato. “Kuro-chan però è brutto e cattivo, mi tratta sembra male. Mi urla sempre contro. Crudele!”
Gli occhi azzurri si illuminarono.
La—lacrime?
“E—ehi, non piangere.”
Il biondo tirò su col naso, e si asciugò una goccia salata dalla guancia.
Però, altre due fecero capolino dai suoi occhi zaffiro.
Kurogane si paralizzò, sentendosi un vecchio, grosso e brutto burbero.
Però non sapeva come comportarsi, lui... lui...
Io sono un negato in queste cose!
Immobile, osservava il biondo, incapace di qualsiasi movimento.
Cosa fare?
“Scusa.” Borbottò piano, così piano che credette che il biondo non lo avesse udito.
Ma... oh sì che lo aveva udito!
“Kuro-tatto si è scusato! Che dolce ~”
E gli fu addosso.
Il cagnone si ritrovò steso sul letto, con il micio in preda ad un attacco di fusa sopra di lui. Le zampotte saldamente aggrappate attorno alle spalle del cane.
Un cane, che era nel panico più totale.
Un cane, che tentava in tutti i modi di non pensare.
Non doveva pensare al biondo sopra di lui, non al fatto che stava su un letto, non a quel dolce tepore che stava facendo capolino sul suo bassoventre.
Cosa?
Ba—bassoventre?
Oddio!
Kurogane serrò gli occhi.
Non pensare, non pensare... no...! non farlo!

Fu così che rimasero per molto tempo in quella posizione, con il moro che si struggeva nei suoi pensieri... poco ortodossi, e con Fay che faceva le fusa sul petto dell’altro.
Questo finché Fay...
“Paparino...”
Pa—paparino?
“Ti sei eccitato?”
Eh...?
...finché Fay non espresse i suoi “pensieri” ad alta voce.
Pensieri che lasciarono Kurogane semplicemente shockato.
Paralizzato persino.
E il biondo, non udendo risposta si avvinghiò maggiormente a lui.
“Kuro-pippin è un vero sporcaccione!” e gli soffio sulle labbra.
Il cibo era avvelenato.


Nel frattempo, in un’altra stanza di casa Baggins...

“Signor Frodo, potrebbero essere servitori del nemico!”
“Suvvia Sam, come puoi dirlo?”
“Ecco...” il giovane hobbit esitò. “Sì signore, insomma... infondo sono due individui sospetti di principio, padrone. Sono della Gente Alta. E la Gente Alta non viene qui nella Contea, signore.”
“E Gandalf(2)?” domandò Frodo, fissandolo.
“Ma padrone! Gandalf... Gandalf...” lo hobbit dai capelli rossi cominciò ad agitarsi.
“Gandalf?” insistette l’altro.
“Ecco... Gandalf è Gandalf, signore, se capisce cosa intendo.”
Frodo sorrise e i suoi occhi blu brillarono. “Oh Sam, sì, comprendo. Sono stato sciocco a paragonare della normale Gente Alta con Gandalf. Ma devi capire che la Contea non è un luogo fuori dalla Terra di Mezzo.” Guardò Sam, il quale stava per ribattere, quando proseguì. “La nostra terra potrebbe essere oggetto di studi stranieri e, inoltre, a qualche giorno di cammino, a est, vi è Brea(3). Questi miei ospiti, potrebbero venire da lì, non credi?”
No, Sam non credeva. Affatto.
Aveva uno strano presentimento, come se qualcosa di grande e importante sarebbe accaduto se quei due individui fossero rimasti.
Eppure non sapeva dire se quel presentimento fosse nefasto o meno.
“Padron Frodo...” cominciò esitante. “Sono d’accordo con lei. Potrebbero essere visitatori, signore. Però, se posso esprimere la mia umile opinione, signore, non credo che lei debba accoglierli a tal modo. Intendo dire...non sa da dove vengono ne cosa cercano. O mi sto sbagliando, signore?”
“No Sam, non stai sbagliando. Non so da dove vengono né cosa vanno cercando. Apprezzo la tua preoccupazione, Ma non vi è motivo che tu stia così in pena. Ho avuto dei contatti con una persona...” lo hobbit si guardò attorno furtivo, e per qualche istante non proseguì. “... e so che non corro alcun pericolo.”
“Però—...”
“Però.” Frodo interruppe nuovamente il giovane giardiniere, soppesando le seguenti parole. “Però ho un’idea...”

***



Quella sera, sul tardi...

“Non ci credo.”
Kurogane era incredulo.

“Yuui-chan è cattivo, mi vuole soffocare...! Kuro-tan aiutami—“
“Assolutamente. Non è possibile”
Kurogane era sull’orlo di un collasso.

“Nyah Kuro-po fai male—e. N—non lì, non mordere... mh”
“No.”
O forse era sull’orlo di una crisi nervosa?

“Aah Kuro-ta—“
Ma che diavolo sta sognando questo... questo... questo essere?!

Kurogane giaceva immobile sul materasso, supino, con Fay avvinghiato contro che gemeva e mugolava e sospirava parole incomprensibili.
Il biondo, contro il suo petto, si agitava continuamente, borbottando frasi e suoni sconci che facevano rabbrividire il povero Kurogane, nonostante il caldo corpo che aveva saldamente avvinghiato contro.
Avrebbe dovuto dormire anche lui, ma veramente, non vedeva come.
Erano LEGATI.
I polsi, sì legati, da una corda. Una corda Elfica, per la precisione. Una maledetta corda Elfica che non voleva rompersi.
Perché Kurogane ci aveva provato, a romperla.
Eccome, se ci aveva provato.
Ma era stato tutto inutile.
Anche lo Hobbit glielo aveva detto.
Già... lo Hobbit.
Se lo acchiappava, lo avrebbe ucciso.
Lo avrebbe strozzato.
Li aveva fatti legare, dal suo giardiniere.

“Poiché non conosco il luogo da cui provenite, e non comprendo ancora le vostre intenzioni, e il mio caro giardiniere è preoccupato, ho deciso di mettervi alla prova. Se per tre giorni farete quel che vi dirò, vi lascerò liberi e vi aiuterò nel vostro compito. Perché so di potervi aiutare.”

Quelle parole, gli sembravano così lontane, come un sogno.
Eppure erano vere, verissime.
Frodo gli aveva fatto quella proposta.
Fay aveva accettato.
E quindi anche Kurogane.
E ora erano legati.
Legati da quella cortissima corda, così corta che la sua mano si sfiorava con quella del biondo.
Ma poi, perché erano stati legati?
Cosa aveva fatto, lui, Si male?
Non voleva pensarci.
Avrebbe pensato a tutto la mattina seguente.
Adesso, doveva dormire.
...
Vi riuscì.


“Kuro-chu?” Fay parlò.
Una premessa assonnata, giunta ovattata nel buio della notte.
“Nh.” Kurogane rispose, scontroso.
Ignaro di quello che lo attendeva.
Ci fu silenzio.
Finalmente il biondo parlò.
Era malizioso.
Troppo.
“...Devo andare in bagno” (4)

O_O


***



Quella stessa notte, in casa Kimihiro...

Watanuki, nascosto sotto le coperte del suo futon, osservava il buio attorno a sé.
Stava cercando qualcosa.
Cercava quei due occhi marroni.
Quegli occhi penetranti e perennemente impassibili.
Sapeva che erano lì, accanto a lui, che lo osservavano, al buio.
Finalmente li scorse, un leggero luccichio.
Quell’idiota era ancora sveglio.
“Cretino di un’idiota! DORMI! E poi, cosa diavolo guardi?!” sbraitò improvvisamente.
“Te.”
Watanuki divenne rosso per la rabbia.
O forse era qualcos’altro?
“No—non riesco a dormire se mi fissi così, scemo! E poi cosa diavolo ci fai qui, EHH?? È casa mia,ed è notte, e ho SONNO!” agitò le braccia.
“Allora dormi.”
“GRRRRRR!”
Watanuki si seppellì sotto il futon, ringhiando.
Stupido arciere.
E tacque.
C’era silenzio.
“Sei un IDIOTA.” Borbottò scontroso.
Non ricevette risposta.
“Fa freddo.” Borbottò, ancora.
Non sopportava il silenzio.
“Umh.” Fu la risposta monosillabica dell’altro.
Era come se lo sguardo dell’arciere si rafforzasse e passasse tra le coperte.
“Non avrai mica intenzione di stare tutta la notte sveglio a fissarmi, VERO?”
Silenzio.
Era un sì.
Watanuki si sentì improvvisamente avvampare.
“Fa freddo.” Ripeté.
Non sapeva cosa dire.
“Ti porto una coperta?” chiese l’altro.
“NO!” Watanuki urlò improvvisamente, uscendo dalle coperte del futon.
Doumeki lo fissò.
Era sorpreso.
“Vo—volevo dire, no. Non... non sai dove si trovano.” Borbottò.
“Umh.”
“Senti, SENTI! Fa freddo ho sonno e VOGLIO dormire e con te che mi fissi come... come... come l’ebete che sei non ci riesco. VA BENE?”
“Sì?”
“AHHHH. Entra nel futon e basta!” urlò.
Doumeki batté le palpebre.
“Nel futon?”
Watanuki si sorprese della nota differente nella voce dell’arciere.
“Sì, nel... nel futon! Nel MIO futon, a casa MIA!” sbraitò, ma poi aggiunse sottovoce. “Ti ripeto che fa freddo.”
“Umh”
E con ciò, Doumeki fu sotto le coperte del futon, accanto a Watanuki.
“Bu—buona notte.” Mugugnò il più gracile dei due, voltando le spalle all’arciere.
Si risvegliarono abbracciati.
Doumeki si sarebbe tenuto strette le chiavi di casa Kimihiro.





To nexT --->

"Mh mh... ah! Cosa? È scivolato su una saponetta? Nella doccia!? è MORTO?!?!?"








Indice:
(1): Bene, ovviamente la frase va intesa malissimo. È tutta colpa di una fanfiction su Frodo e Sam che lessi secoli addietro, e beh, c’erano le salsicce per “dessert”.
(2): Gandalf è uno stregone che si interessa alla cultura degli gli Hobbit. È amico di Bilbo Baggins e Frodo Baggins.
(3): Brea è una città a Est della contea. È abitata da Umani, ma anche da Hobbit.
(4): Quella frase "Devo andare in bagno" è di un'altra fanfiction, una su Harry Potter intitolata "Tra me e te, solo una sottile catena.." di Naife.
Quando lessi quel pezzo risi per 20 minuti di fila, e quindi ho deciso di metterla, creditandola. Spero non dia fastidio e_è








____________________________________________________________________________
Ordunque, anche questa pazzia si è conclusa in un nuovo capitolo XD
Volevo solo precisare la differenza di linguaggio tra gli hobbit e gli umani: poichè sono due razze differenti ho deciso di differenziare un po' il loro modo di parlare.


E ora i commenti^^
grazie, grazie di cuore <3

@naco chan: LOL sono felice che ti abbia fatto ridere così tanto XDD e no non sei una rompiscatole, anzi **
a volte i consigli sono cento volte meglio degli elogi u_ù
quindi continua a "rompere", non preoccuparti XD
@LawlietPhoenix: eheh, ottima deduzione per i due Hobbit XDD Felicissima del tuo commento ** spero che il capitolo ti abbia soddisfatto XD
@yua: Allora, quando ho scritto il capitolo precedente stavo iniziando "Il Ritorno del Re", ormai lo ho quasi finito. purtroppo ci sto mettendo tanto a leggerlo perchè stando al mare ho avuto poco tempo, ormai sono giunta al capitolo "Molte separazioni" che non ho il coraggio di leggere. so già che sarò una fontana XD
Sono conteta sia piaciuta l'idea di ficcarci gli Hobbit in questa storia che ormai sta diventando un delirio, ma vabbè! XD
@eliala: LOL perchè Fuuma "diventqa quasi apprezzabile"? povero XDD Comunque, sono onorata che tu abbia aggiunto il capitolo all'mp3, che grande onore, davvero *si inchina*
Beh, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento **




Allora, per chi se lo stesse domandando, la frase dopo la scritta "To Next" è quella che potrebbe presentarsi nel prossimo capitolo.
Ma non vi dico nè chi parla, ne chi è morto.
vi do solo un indizio: è completamente assurdo. LOL

Si accettano deduzioni!




Beh, direi che è tutto u_ù
commentate e giudicate e_è

Bye Bye! al prossio aggiornamento, che credo sarà per settembre, spero T_T
Ja ne ~

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