Ice Cream Box

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelato Bigusto ***
Capitolo 2: *** Gelato Biscotto ***
Capitolo 3: *** Torta Gelato ***



Capitolo 1
*** Gelato Bigusto ***


Storia partecipante al 3Days of Pride (giorno 1: orientamenti sessuali e/o romantici) del FairyPieceForum e al Pride ♥ June di Piume d'Ottone

 

    
 

 

Ice Cream Box



#Gelato Bigusto:



-Dobbiamo parlare-
I sensi di ragno di Ace schizzarono oltre la soglia di allarme massimo, facendolo sussultare da capo a piedi.
Ecco, lo sapeva.
Ogni azione buona non restava impunita, e quella era l’ora dei conti.
Con poca convinzione e meno coraggio, stoppò il videogioco sparatutto che martellava sulla play da un paio d’ore, alzandosi dal divano dell’appartamento ed emigrando nella cucina dove si sedette davanti alla coinquilina più pericolosa con cui l’intera terra avesse mai avuto la disgrazia di convivere: Jewerly SeMangiQualcosaDiMioTiAmmazzo Bonney.
La peggior cameriera di pizzeria che la città avesse mai visto, che ti obbligava a finire anche la crosta della tua ordinazione se non volevi guai.
Dal carattere impossibile, lingua tagliente e lessico colorito più di un arcobaleno, la salvava solamente la bella presenza, la bontà che dimostrava con chi le stava a cuore e la quiete che regnava nel mondo quando dormiva.
Almeno così pensava Ace all'inizio della loro convivenza, necessaria per sbarcare il lunario di ventenni.
Dividere l’appartamento con qualcuno che numera le scatole dei biscotti ed elenca il contenuto del frigo, non era una novità per Ace: avere Luffy per fratello forse era stato un training del destino per la sua vita fuori dalla casa parentale.
Ma vivere con Bonney andava ben oltre le sue precedenti esperienze con Luffy e Sabo.
E non parlava del disordine caotico con cui la rosa conquistava stanza dopo stanza il locale al quarto piano del condominio, né della fame chimica che l’assaliva prima, durante e post il ciclo mestruale o quando tornava da lavoro, né tantomeno della sua tendenza viscerale all’essere manesca e prevaricatrice con tutti, con una nota accentuata di maschiaccio livello ottantasette e la dannata mania di girare senza jeans per casa.
No, Ace a tutto questo era pronto.
Era pronto ad ogni lotta per il cibo e parolaccia nuova inventata quotidianamente, ma non era davvero pronto ad averla come rivale in amore nel conquistare la delicata, dolce, tenace e deliziosa Isuka, loro vicina di casa.
Il moro aveva impiegato un paio di giorni per capire, e informarsi, che Bonney fosse bisessuale: provava attrazione per ambo i generi, e aveva avuto relazioni sia con ragazzi che con ragazze nella sua vita.
E sapeva bene come flirtare, conquistare e vezzeggiare chiunque attirasse la sua attenzione, Isuka compresa.
Ma Ace non era da meno.
Le sue lentiggini spruzzate come raggi di sole in una mattina d’estate, le ciocche ondulate e nere, il sorriso dirompente e una buona dose di sfacciataggine che aveva elargito con sufficiente savoir-faire e avance spregiudicate alla composta e bella vicina.
A lui Isuka piaceva davvero, e anche a Bonney.
La battaglia per conquistare la ragazza era stata infernale.
Lotte di richieste di appuntamenti su appuntamenti alla bella rossa che imbarazzata non sapeva declinare, mazzi di fiori bruciati, cioccolatini mezzi mangiati,  inviti ai cinema a cui puntualmente il terzo incomodo si presentava, cene casalinghe al lume di candela sabotate con maestria, bagni occupati con resistenza dall’avversario in tempi tattici, zuffe sanguinolenti per ogni sano e non motivo e altri mille, mille e ancora mille dispetti con cui entrambi avevano provato a sabotare la corte spregiudicata del coinquilino verso la dirimpettaia.
Era stata una guerra.
Guerra in cui Ace aveva scoperto non solo quanto stronza fosse la sua coinquilina, ma quanto anche fosse astuta, furba, bastarda e dolce, gentile, materna e amica.
Bonney era bisessuale, era la sua rivale in amore, ma soprattutto era una bellissima persona, che Ace si era appena scoperto di apprezzare se non di più.
Ma non per questo, la temeva meno.
Si sedette con cautela al tavolo della cucina che troppo spesso era stata luogo di litigate e scontri quasi assassini tra loro, omicidi evitati semplicemente perchè l’affitto da solo Ace non sarebbe stato in grado di pagare.
Al centro del sacro tavolo da pasti -pranzo era troppo riduttivo per i gusti di Bonney- faceva capolino una vaschetta di gelato bigusto fragola e limone.
A lato un solo, ed unico cucchiaino.
Brutto, bruttissimo segno: se Bonney non condivideva il cibo, dopo il cameratismo d’amore e odio che li aveva uniti e divisi per conquistare Isuka, la faccenda era seria.
L’aveva scoperto, ne era certo.
-Bonney- deglutì agitato ma la rosa si sedette a peso morto sulla sedia opposta a quella che il moro si prestava ad occupare, mugugnando un scarso invito gentile.
-Dobbiamo… parlare- si ripeté, mentre Ace si sedeva e la fissava atono.
Con un sospiro, Bonney aprì la confezione del gelato, afferrando la posata abbandonata sulla tavola, e dopo essersela rigirata tra le dita un paio di volte, la offrì al moro.
-Devo dirti una cosa- ondeggiò il cucchiaio verso Ace, che lo studiava ad occhi spalancati incapace di afferrarlo.
Fu costretta a metterglielo in mano con un grugnito, prima di continuare.
-E non è una cosa bella-
-Mi stai offrendo del gelato- parlò confuso Ace -E tu non hai un cucchiaino per te: credimi Bon, se queste sono le premesse, non è una brutta cosa: è orribile!-
Le labbra della ragazza emisero un sbuffo infastidito, prima di mordere un velato invito a farsi fottere e ritrovare la calma per parlare.
-Riguarda- prese un respiro profondo -Isuka-
Ace sgranò gli occhi e tentennò dall’affondare il cucchiaino nella fragola gelata della vaschetta.
-Isuka?- chiese conferma alla coinquilina che annuì energicamente, mordendosi un labbro e unendo le mani tra le cosce.
Ahia, pessimo segnale: la posa del “mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace”.
Deglutì e si imboccò rapido.
-Isuka-mugunò a bocca piena, degustando la cucchiaiata di fragola che si scioglieva nel palato -Vi siete messe assieme?- tentò.
In fin dei conti era quello che sperava, quando aveva deciso di rinunciare di conquistare la vicina: Bonney meritava di essere felice.
Aveva rinunciato, senza dispiacere si era accorto, ad Isuka, felice di sapere Bonney con lei.
Certo, il tutto era un segreto inconfessabile e che mai la rosa avrebbe dovuto scoprire: vincere per ritiro spontaneo dell'avversario non era nemmeno pensabile per Bonney.
Preferiva uccidere il rivale a morsi, che vincere così facilmente.
Ma Ace era stato ben felice di fare un passo indietro per la sua felicità, e per vederle arricciare il nasino quando sorrideva con serenità.
Non infossato e corrugato come in quel momento, mentre grugniva infastidita.
-Insieme?! Ma no quando mai!- sbottò acida picchiandogli la mano disarmata di posata, prima di pentirsene e afferrarla con le sue.
Non era il momento di litigare!
-Ecco, no, lei non sta con me ma- deglutì, ancora e ancora, costringendo Ace a fermarsi nel mangiare il gelato.
-Bonney, inizio a preoccuparmi- le strinse la mano posando il cucchiaino.
La rosa si morse il labbro, sollevando gli occhi e prendendo un profondo respiro.
Ecco, era il momento di svuotare il sacco e le faceva un gran male al petto.
Perchè cavolo si era proposta per quell'ingrato compito? Perchè?!?
Ah si, Ace era diventato un amico, un caro amico, anche qualcosa di più, e non voleva che ci stesse male, che soffrisse, che scoprisse per caso che, che…
-Isuka esce con Deuce- vomitò tutto d’un fiato, stringendo le mano di Ace ad occhi chiusi.
Li riaprì con lentezza, non allentando la presa, fissando il volto misto efelidi rossicce tutte da numerare di baci del suo coinquilino.
-Mi… dispiace- sussurrò -So che ti piace molto, e so che Deuce è tuo amico, ma non volevo che lo scoprissi da lui: sarebbe stato strano no?-
Si mosse a disagio sulla sedia, sporgendosi verso di lui.
Era stato orribile scoprire che la cotta di Ace usciva con qualcuno che non fosse appunto il suo Ace.
Dannazione, ma cosa vedeva in Deuce Isuka?!
Non vedeva quanto Ace fosse tenero, gentile, altruista e incredibilmente speciale?!
Perché non aveva scelto lui?! Perché?!?!
Lei lo avrebbe fatto: Bonney avrebbe sempre scelto Ace.
Anche nelle brutte occasioni come rivelargli che un suo amico uscita con la sua cotta.
-Isuka l’ha incrociato spesso quando veniva qui a trovarti. Una cosa tira l’altra e… mi spiace davvero Ace, so quanto lei ti piaccia! Non volevo che la mia corte impedisse la tua, io non-
-Veramente non mi piace più- bloccò il suo fiume in piena di parole, imboccandosi di limone -Da un pò anche- aggiunse affondando il cucchiaino nel limone, ma venendo scippato dalle dita leste di Bonney.
-E me lo dici così?!?- sibilò picchiandolo sulle nocche con la posata unta.
-Ahi! E come avrei dovuto dirtelo?!- protestò gonfiando le guance.
-A colazione, a pranzo, a cena… in qualsiasi ora del giorno!- strinse con violenza la mano del moro -E poi che vuol dire che non ti piace più?!?-
-Vuol dire che ora mi piace un’altra- rise dell’indignazione della rosa, accarezzandole il dorso della mano che stringeva -Isuka è bella si, ma questa ragazza ha… ha un sorriso-
-Tsk- ruotò gli occhi al cielo -Il sorriso certo: dimmi piuttosto che ha un bel davanzale!-
La rosa era certa che chiunque essa fosse, non avrebbe avuto vita facile contor di lei: voleva essere l'unica ad avere il privilegio di poter abbandonare le dita tra le ciocche di ossidiana di Ace.
-Si ha anche quello- abbassò gli occhi il moro alla canotta scollata di Bonney, riportando veloce gli occhi ai suoi violacei.
Per quello ci sarebbe stato tempo.
-E tu?- le sorrise, vedendola sbuffare e spostare la confezione di gelato verso di sé -Tu come stai? Isuka piaceva anche a te-
Bonney scrollò le spalle e, arcuato un dito, lo affondò nel gelato, portandoselo poi alle labbra.
-Cotta passata- decretò lapidaria -Ora… ora mi piace un altro-
-A si?- corrugò la fronte Ace, non smettendo di accarezzarle la mano e riappropriandosi del cucchiaino.
Non temeva alcun rivale: il più tosto di tutti era ora il suo obiettivo da conquistare.
Lei e il suo splendido sorriso.
Sembrava che l'allarme fosse svanito, venendo rapidamente sostituito da una strana calma intima che li abbracciava.
-Si sai, lo conosco da… da un pò- sorrise felina, accavallando le gambe, nude come di consueto notò Ace.
-Me lo presenterai?- schioccò la lingua contro il palato il moro, la mente già arroventata di mille modi in cui già liberarsene.
-Forse, un giorno- prese un’altra ditata di gelato, assaporandola prima di posare il polpastrello umidiccio contro una lentiggine scura sulla guancia di Ace, avvicinandosi pericolosamente.
-Sono certa che ti piaceranno le sue efelidi-
-Le sue cosa?-
Bonney rise in una scala dolce di cristalli.
E continuò a ridere e mangiare il gelato, condividendolo con il suo coinquilino, che mai aveva assaggiato bigusto più buono, con una mai così dolce compagnia.



 

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Capitolo 2
*** Gelato Biscotto ***


NdA: Il comportamento di Raizo è da intendersi in buona fede: il ninja prova ad intervenire per il bene di Kiku, ma nel peggiore dei modi ahimè. Almeno ci ha provato.
 

~z~

Storia partecipante al 3Days of Pride (giorno 2: identià di genere) del FairyPieceForum e al Pride ♥ June di Piume d'Ottone
 



 



#Gelato Biscotto:
 


Raizo era un ninja esperto, eppure le profondità del mare gli erano ancora sconosciute.
Raggiungere Onigashima a bordo della Polar Tang dei pirati Heart aveva colmato la sua lacuna, mostrandogli le bellezze marine che i mari tortuosi e spesso innavigabili della sua terra celavano sotto le onde violente.
L’oblò a cui si affacciava mostrava pesci, alghe di mille sfumature, barche distrutte diventate abitazioni di molluschi e colorate di coralli mai visti prima, che pazientemente Shachi-san indicava diligente e sapiente a lui e ai suoi compagni.
Soprattutto a uno dei suoi compagni.
Quello a cui avrebbe dovuto stare lontano.
-Se vuoi, Kikuchan, un giorno ti porterò a Fisher Island, e lì ti condurrò al Mermeid Cafè dove prenderemo un delizioso gelato biscotto-
-Un cosa Shachi kun?-
Raizo si voltò rapido verso il pirata, a cui la sua compagna samurai si inchinava per colmare la differenza di altezza, conquistata dalle sue proposte sconosciute.
-Un gelato biscotto- ribadì il rosso, annuendo energico e rischiando di perdere il copricapo -È un biscotto che però dentro è gelato, quindi è gelato biscotto, non biscotto gelato- cercò di spiegarsi agitando con enfasi le mani a formare rettangoli  e creme immaginarie.
-Però essendo dentro gelato, vuole esserlo anche fuori, quindi si scioglie e scappa ed esce e il biscotto diventa molliccio e gelato, quindi è più gelato che biscotto che non biscotto gelato e… è buono e dolce come te Kikuchan davvero!-
La samurai rise divertita, annuendo curiosa di quel strano dolciume inusuale del suo paese natio.
Il dolce, certo, scosse il capo Raizo, avvicinandosi guardingo.
Il biscotto gelato era strano, non di certo un samurai nato uomo ma con cuore di donna che si vestiva come una donna, si truccava come una donna, si dava del lei come a una donna, che parlava come una donna, che si muoveva come una donna e che provava sentimenti da donna.
Donna, nel cuore, ma non nel corpo purtroppo.
Kiku, alla nascita Kikunojo, ma che il ninja aveva visto crescere e abbellirsi come una fanciulla delle più aggraziate e tenere di tutta Wano Kuni,  non era una donna.
Biologicamente parlando, e con alquante lacune nel tema doveva aggiungere con dispiacere Raizo.
Da bravo padre adottivo, come si era dichiarato con Kin’emon dopo la partenza di Izo con il loro signor Oden, aveva affrontato con serietà il discorso della transessualità di Kiku.
Era nato uomo, ma con cuore di donna. Era nata donna, ma con corpo di uomo.
Era stato un argomento arduo da capire, da sviscerare, da rielaborare per poter essere pronti ad aiutare Kiku nella sua vita.
Non era stato facile: Raizo era uomo di mondo, per quanto mondo potesse essere Wano Kuni, conosceva l’amore e conosceva il rifiuto, e conosceva la gente della sua nazione e quanto difficile fosse poter accettare e capire Kiku, è il suo semplice sentirsi donna seppur con un corpo che dichiarava l’esatto contrario.
E non tutti capivano, non tutti accettavano, non tutti dopo averla trattata da dolce e tenera fanciulla, vedevano ancora tale creatura femminea in lei quando ella decideva di essere sincera.
Quanti pianti, quante amicizie perdute, quanti amori erano sbocciati nel petto della piccola Kiku, per poi essere soffocati da sguardi maligni e giudizi ignoranti.
Troppi, erano sempre convenuti lui e Kin’emon, troppi per sopportare ancora di veder soffrire la loro figlioccia non potendo intervenire.
Avevano provato, grezzamente, con poco tatto e ancor meno conoscenza ad aiutarla, ma non ne erano sempre stati in grado.
E poi, nel fiore dei suoi anni, nello sbocciare della vera creatura muliebre, era arrivato Kaido e con esso la fine di un’adolescenza armoniosa.
Da quei primi profumi di femminilità negata, erano passati anni, ma Raizo ne portava il peso di ognuno di loro, e non avrebbe permesso a nessuno di involare altri pianti alla ragazza, nè di intaccare il suo femmineo cuore.
Nessun uomo avrebbe avuto tale permesso: nè pirata, nè alleato.
E sebbene fosse ancora grezzo e illetterato nell’argomento, compensava egregiamente con l’affetto che provava per la ragazza che aveva avuto l’onore di crescere.
Pochi passi, e con abilità del suo campo, si accostò a Shachi e Kiku, frapponendosi tra loro.
-...alberi con radici che risalgono dalla profondità del mare e, Raizo!- sussultò il rosso, sotto gli occhi severi del ninja.
-Permetti uno scambio di vedute Shachi-dono?- alzò due dita davanti al mento unendo anulare e mignolo al pollice piegato al palmo.
-Raizo san tutto bene?- si incurvò su di lui curiosa Kiku, che ricevette una carezza paterna dall’anziano.
-Solo poche parole- spinse Shachi pochi metri di distanza da lei, ignorando le proteste del pirata.
-Raizo!- sbuffava -Stavo raccontando a Kikuchan delle meraviglie di Saboudy! Non possiamo rimandare? È così urgente?-
-Di vitale valore!- lo zittì brusco -E che i tuoi avi abbiano pietà del tuo carcame se non mi darai ascolto!-
Shachi sbattè le palpebre incerto su quanto appena sentito, ma non ebbe modo di chiedere un rewind di quanto detto dal ninja, che il suo Kunai gli si presentò alla gola.
Ora la minaccia era molto più chiara.
-Kiku è un uomo, d’armi nevvero, ma pur sempre uomo: è nato maschio seppur con cuore di donna! Se cerchi un qualche sollazzo voluttuoso con il suo segreto femmineo, non nè troverai- si fece più vicino, premendo la punta accuiminata dell’arma sulla pelle del pirata  -Nè ti concederò l’occasione di rincorrere tale desiderio, intaccando così il delicato fior di cuore della mia figlioccia!-
Shachi deglutì disarmato in ogni contesto, zigzagando con gli occhi da Raizo a Kiku, seduta accanto all’oblò da cui ammirava le bellezze marine.
Il ninja non aveva usato mezzi termini e se aveva ben capito, e Shachi aveva ben capito!, la dolce Kiku era nata uomo in ogni sua parte biologicamente definibile tale e, date le conoscenze mediche di Wano Kuni dove l’olio di rospo era ritenuto un unguento di guarigione portentoso, non credeva fosse stato possibile ancora permetterle di far combaciare la donna che viveva in lei, con il corpo che muoveva.
E, cosa ancor più ben sottolineata da Raizo, a lui non era nemmeno concesso il permesso di avanzare idee carnali sulla bella Kiku per quel suo stato attuale di donna rinchiusa in un uomo.
In altre parole, il segreto sotto la cinta di Kiku era zona off limits per il pirata Heart.
Il naso aquilino di Shachi vibrò nervosamente, e quando i suoi occhi si riposarono su Raizo, il ninja era certo di avere dinanzi un uomo pronto a scappare ed evitare la sua piccola Kiku, schifato e indignato per la sua reale natura.
Sarebbe stato un viaggio meno convittuale per la samurai, ma il suo cuore e le sue lacrime erano salve.
Forse era stato duro, inopportuno nevvero come compagno e come padre adottivo, ma era certo di aver fatto la cosa giusta per proteggere il delicato cuore di Kiku da altre crepe e sanguinolenti dolori.
Shachi sarebbe stato lontano da lei, bifolco e cieco come i suoi predecessori, e Kiku non avrebbe versato una sola lacrima.
O almeno così credeva Raizo, sorpreso nel vedersi contro gli occhi dardeggianti del pirata.
-Tu devi essere stata una persona molto sola!- l’additò furioso -Pensare che io volessi solo approfittarmi di Kikuchan, come se fossi un mascalzone: non siamo tutti così! Io non sono così!- berciò a voce trattenuta per non farsi sentire da chi li accerchiava.
-Credi davvero che io volessi, che io… Kiku è una ragazza così dolce e tenera! Come puoi pensare che volessi portarmela a letto?!?!? Si ok, lo ammetto- si massaggiò la nuca in un ritrovo d’imbarazzo -Ci ho pensato, e non è che scoprire il suo sesso biologico mi faccia cambiare idea- scosse il capo con guance rosse -Ma prima di tutto io voglio conoscere Kiku, scoprirla e volerle bene! Come puoi pensare che volessi solo… solo… non si trattano così le ragazze!-
Raizo spalancò gli occhi confuso.
-Tu… tu…- lo indicò con il Kunai -Tu non provi animosità per la natura di Kiku?-
Shachi lo guardò serio e scrollò le spalle.
-Sarei ipocrita se lo facessi: ho visto e conosciuto così tante persone di razze e tribù differenti, ognuna con la sua caratteristica e straordinarietà. Se ho accettato loro, perché non dovrei farlo con Kiku?- riportò gli occhi sulla samurai.
-Lei è solo una ragazza, una dolce ragazza- ondeggiò sulle gambe -Così affettuosa e cara e gentile e graziosa e bella e a modo, non come Ikkaku che mi picchia!, e così aggraziata e-
-Ragazzo ho compreso!- ripose con una risata sommessa l’arma Raizo.
-Ritengo dunque che non devo temere alcun male per lei da tua parte- cercò ancora conferma, pronto a riarmarsi.
-Non alzerò un sol dito su di lei!- scattò sull’attenti il pirata, annuendo -Desidero solo conoscerla e mostrale il mondo-
Raizo annuì e con un cenno deciso, concesse al pirata di zampettare felice di nuovo da Kiku.
Non era certo dell’esito della guerra che si preparava ad affrontare, ma era certo che aveva lasciato la piccola Kiku in buone mani.
-Tutto bene con Raizo san?- chiese dolce Kiku, lasciandosi prendere le mani da Shachi, mentre si sedeva accanto a lei sotto un oblò.
-Tutto apposto- annuì felice il rosso, che incalzato dallo sguardo marino della ragazza continuò -Abbiamo solo parlato di, di… gelati biscotto. Credo che mi abbia dato il permesso di offrirtene uno-




 

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Capitolo 3
*** Torta Gelato ***


Storia partecipante al 3Days of Pride (giorno 3: spettro aro/ace) del FairyPieceForum e al Pride ♥ June di Piume d'Ottone
Storia su una coppia richiesta da Lady R of Rage per il
#4FanFcitionChallange - la sua era la 5°: bonus

 




#Torta Gelato:

Ci sono urla e grida di gioia.
Ci sono canti, pianti, ululati di felicità.
Sono nel fuori.
Le sente ovattate assieme ad esplosioni e risate.
Ma sono appunto nel fuori e ciò che è fuori non gli riguarda.
Lui deve stare lì.
Lavorare, sperimentare, provare, riprovare, evincere, formulare, piegare le leggi della chimica alle sue necessità e creare, si, creare ciò che serve.

-Devi completare i tuoi studi: devi! Un patto è un patto Ceasar. Non osare deludermi: le conseguenze potrebbero non essere così dolci-

Il pallone che regge con le ultime due dita della mano oscilla troppo, rece quasi il suo contenuto in un conato di vomito gorgogliante, scatenando micro esplosione con l’aria quando l’accarezza.
Lo scienziato sussulta, trema, cerca con occhi accecati dal buiore del laboratorio di evitare un nuovo fallimento, una nuova punizione, un nuovo assalto.
Si ricorda in tempo di avere due mani, per il momento, e sorregge la pancia dello strumento da laboratorio prima di farselo sfuggire di mano, nel richiamo cristallino per il suo aguzzino.
Un patto è un patto, gli aveva ricordato Lilin.
E ogni patto ha il suo costo.

-...ratorio è uguale la tuo a Punk Harazd: lavora e non accadrà nulla, sbaglia e un biscotto ti verrà tolto-

Il bunsen è l’unica fonte di luce: blu e fredda. Ghiaccio che illumina.
Fuori c’è il sole a riscaldare le terre di Tottoland, dentro è buio.
Fuori esplodono ancora urla e grida di gioia che non sa motivare, dentro non ti puoi fidare del silenzio: lui si nasconde lì.
Scivola tra gli alambicchi, non fa oscillare un solo cilindro, gioca a nascondino tra le provette.
È piccolo, non più lungo del suo avambraccio.
Era un pupazzo, ora è vivo.
Ora è affamato.

-Il Ministro delle Caramelle in persona sarà sempre a tua disposizione: non ne sei contento Ceasar? dovresti esserne onorato: è il mio primo figlio. È il tuo primo carceriere. So che andrete d’accordo, con lui e con l’amichetto che ti ho lasciato, maaah ah ah ah!-

Ceasar non dorme, non mangia.
Lavora al siero giorno -se esiste ancora- e notte- quella buia e ricolma di silenzio che lo circonda.
Non può permettersi errori, non può distrarsi ascoltando le grida eccitate del popolo variopinto di Tottland.
Urlano di gioia, urlano un bentornati, urlano di una Regina caduta in terre proibite e minacciose, ma che hanno sconfitto una Regina e un Re con le corna.
Imperatori caduti, dittatori scivolati nella vergogna, giganti che tramontano e si infrangono al suolo, come il beuta che gli scivola dalle dita -le poche rimaste- e si infrange al suolo.
L’eco dello schianto è l’unico suono che precede il suo arrivo.

-Commetti un errore e lui arriverà, fallisci nel tuo obiettivo e lui arriverà, ritarda e lui arriverà. Un patto è un patto Ceasar, e ha il suo costo: crea, realizza il mio sogno, e forse tornerai alla tua vita di bordelli e piacere presto. Intero, dipende da te maaah ah ah ah!-

Resta fermo, immobile al tavolo da lavoro.
Ha spento la centrifuga per poterlo sentir arrivare, ma non ha mai funzionato.
Prova allora a contare i secondi prima dell’ennesima amputazione: ne conta cinque, ne conta dieci, ne conta trenta.
Ma a lui piace giocare.
Si abbandona al buio quindi, come sempre fa, e ai ricordi di una vita di agi e cose belle: Smiley, Punk Hazard, la sua libertà, carezze e baci di un tempo in cui poteva permetterseli.
Un sorriso gli solca le labbra tagliate e sa che lui non apprezza, che non gli piace vederlo sorridere, ma nel buio Ceasar sorride immerso nei ricordi.
Il sesso l’ha sempre ingolosito e soddisfatto: carnale, lussurioso, soddisfacente.
Il sesso.
All’amore non ha mai dato peso: per lui amore vuol dire fiducia, vuol dire legame, vuol dire combinare due elementi chimici che insieme non si destabilizzano ma si miscelano a creare composti superiori e perfetti.
Un amore così non lo trovi per mare.
Essere demiromantico non è mai stato un problema: ha evitato perdite emotive e si è concesso il lusso di una vita lasciva senza troppe complicazioni.
D’altra parte non ha mai potuto creare dei legami profondi per poter provare romanticismo per dei partner: i pirati non stringono rapporti emotivi e duraturi.
Il tradimento è parte stessa dell’accordo.
Gli scienziati i legami li creano in laboratorio, non in un bordello.

-Ma così non proverai mai l’emozione dell’amore!!!- aveva riso in faccia a Baby, nelle sue rare visite a Punk Hazard.
-Ma io amo! Amo la chimica, amo i miei lavori, amo Smiley-
-Ma le persone? Non ti sei mai sciolto per una persona?-
-Sono gas, bambinetta! Non mi sciolgo! Non sono una torta gelato lasciata al sole!-


Lui non era una torta gelato.
E se anche lo fosse stato, non sarebbe stata una torta che si scioglieva per chiunque: voleva decidere lui per chi sciogliersi!
Ma in quel laboratorio, lontano dalla luce, dalla libertà, da ogni persona con cui fare sesso, non c’è nessuno per cui squagliarsi dolcemente.
O, per lo meno, non c’è nel momento in cui l’ombra si acquatta tra gli alambicchi pronto a punire
Lui è lontano, chissà dove.
È partito giorni prima con Linlin e non sa se tornerà: non ha voluto dirglielo.
Lui che un legame, glicosidico, con lo scienziato lo aveva.
Come fruttosio e glucosio, a creare saccarosio.
Polisaccaridi delizioso, ma che non tutti apprezzano: l’altro lui preferisce la carne.

Aveva dato il primo prototipo di siero del Gigantismo a venti ore dalla sua ricattura da parte dei pirati di Big Mom, dopo il disastroso Tea Party con Cappello di Paglia come ospite a sorpresa.
Ricordava a menadito le caramelle che usava sulle cavie umane di Punk Hazard, e ricrearla non era stato difficile.
L’aveva testato su un homing, un fiore dalle canzoni sdolcinate e oscene, che si era gonfiato, era cresciuto, aveva toccato il soffitto della sala dove aveva dato prova della sua parola, prima di esplodere fragorosamente davanti agli occhi dell’Imperatrice e del suo primo figlio.
Il fallimento non poteva essere stato più eclatante.
Gli occhi di Linlin si erano posati su di lui e il pupazzo dello Squalo Stampa Biscotti si era animato, nuotando nell’aria con grazia e docilità.
-Un patto è un patto, Ceasar: ti verrà tolto un biscotto-
Il pupazzo si era avvicinato, aveva nuotato con eleganza attorno a lui e poi aveva sorriso, mostrando le fauci e i denti seghettati che avevano brillato prima di strappare un medaglione di carne dal braccio dello scienziato
Il sangue aveva iniziato a colare a terra, le urla di Ceasar si erano levate al cielo.


Sussulta e nel riaprire gli occhi, riemergendo dal suo angolo di paradiso mentale, nota appena un bagliore malandrino attorno ai suoi piedi.
Poi lo strappo, un lembo di carne gli viene rubata, la caviglia che gli cede, cade a terra come l’Imperatrice a Wano, perde sangue e muscolo, perde lacrime, perde se stesso a ogni errore.
Letteralmente.

Il secondo serio non fa esplodere l’homing ma non diventa sufficientemente gigante per i gusti della Regina di Cuori.
L’homing pupazzo prende un morso di biscotto direttamente dal palmo destro.
Il terzo ingigantisce il frammento di anima dell’Imperatrice ma lo rende anche incapace di muoversi.
Un biscotto sul polpaccio, un altro gli strappa un corno intero per l’insolenza di aver osato insinuare che gli Homing non sono le cavie giuste.
Il quarto serio precede di poco il quinto.
Un dito della mano sparisce assieme a un’altra intera falange in poche ore.
Alle punizioni dinanzi all’Imperatrice, se ne  aggiungono anche di personali dello squalo animato: ha preso gusto e adora sentire urlare di dolore lo scienziato.
Adora cibarsene.


Se si addormenta si risveglia col sangue che cola su tutto il volto: la fronte non ha più pelle.
A ogni strumento andato in frantumi per errore, per il buio, per disperazione, la schiena di Cesar perde peso, perde carne, guadagna ossa esposte come corone candide.
Al primo tentativo di fuga, il tallone gli viene dilaniato nella corsa dannata per la libertà.
Ora zoppica, ha il passo di una capra, con una sola corna, con la chioma di neri crini a coprire un corpo di solo anima e non carne.
Si sta sciogliendo.
Come torta gelato lasciata la sole a decomporsi per puro desiderio di tortura.
Si sta sciogliendo.
Come torta gelato prelibata ma gettata alle bestie per gioco, per divertimento di satanassi che dilaniano ogni cosa.
Si sta sciogliendo.
A ogni suo arrivo, a ogni sua cura, a ogni carezza e bacio.

-Prova ancora- lo sprona mentre allontana lo squalo. Ha paura di lui.
Teme il primo figlio della sua signora.
-Fa male Peros- singhiozza con il sangue che sgorga dal petto: l’ha addentato sopra all’ombelico, in cerca delle interiora morbide e succulente.
Aveva fame o solo voglia di punirlo per una bestemmia contro la sua creatrice.
-Sono qui- lo culla, tampona la ferita, a rimargina con zucchero caldo per cicatrizzare e addolcire la pena.
Non scappa per il tanfo della carne in cancrena laddove è mutilata, nè per i muscoli esposti all'aria che sanguinano abbondantemente.
-Prova ancora mia Hitsuji*- gli accarezza la chioma nera e lercia di sangue -Prova ancora e sarai libero- si abbassa a posare le labbra sulle sue, secche, graffiate, morse a morte -Poi ti porterò via-


Gli è rimasta solo l’anima, e lo trova ironco: la Regina delle anime, che gli lascia la sua.
E ora quell’anima, quel cuore, quello spirito appartiene a un figlio che vorrebbe spodestare la madre, aprire le terre che comanda.
Vorrebbe liberarlo e curarlo come si deve.
Ceasar si alza da terra, il dolore si ramifica dalla caviglia al cranio in un’ondata diretta, mentre arranca e si sdraia sul tavolo da lavoro.
Le bende che lo vestono sono impregnate di sangue e caramello, e le ama, le odora, le stringe al petto.
Gli mancano le sue visite.
Gli manca accoccolarsi tra le sue braccia al sicuro.
Gli manca il suo profumo zuccherato e smielato.
Gli manca sciogliersi per lui.

-Stiamo partendo- l’ha avvisato -Verrà anche Mama: sappiamo dov’è Cappello di Paglia-
Tampona un morso alla gola, grato che l’homing abbia evitato -forse rimandando per un secondo tentativo- la carotide.
-Partiremo tutti-
-Tutti? Anche…-
-Si-
Si guardano e non servono parole. Ma Ceasar le vuole dire comunque.
-Sarò solo!- accusa -Solo con quel maledetto!-
-Tornerò presto e nel mentre pregherò Mama di liberarti: te lo prometto!-
Lo scansa e si rimette al lavoro.
Lo scansa e si maledice per aver scelto di chi essere la torta gelato.
Lo lascia partire e si chiede se, quella fetta del suo cuore che gli appartiene, potrà mai più riprendere forma.
Oramai è liquida e basta.


Non sa quanto è passato dalla partenza di Perospero.
Dal suo ultimo sorriso, dall’ultima sua caramella che ha mangiato.
Non sa nemmeno da quanto non dorme o da quanto quel maledetto squalo stampa biscotti è appollaiato sotto il ripiano su cui sanguina, in attesa di cibarsi del tutto di lui.
Il sangue cola da non sa che ferita, e ogni arto che gli resta urla di pauroso dolore.
Non sa se lo squalo lo attaccherà ancora.
Non sa nemmeno per quanto quegli idioti là fuori continueranno a ridere e festeggiare.
Per cosa poi?
Non c’è nulla di cui rallegrarsi: è prigioniero, è mutilato, è carne ai pesci, è solo.
È innamorato.
È torta gelato sciolta e immangiabile.
Amara.
Da gettare.
Ceasar chiude gli occhi: non gli va più di provare.
Se è torta gelato sciolta, che lo gettino.
L’homing non aspetta altro.

-Hitsuji non temere
-Mia Hitsuji prova ancora
-Hitsuji andremo per mare e cercheremo tesori
-Ma Hitsuji sei bello anche con un solo corno!
-Hitsuji! Sono qui!

-Hitsuji, Hitsuji… Ceasar!!!

È il tramonto.
Sente il caldo dell’ultimo sole bruciargli la carne esposta all’aria.
Il pavimento del corridoio del palazzo è piacevolmente freddo .
-...nde, servono bende! Ceasar, Ceasar rispondi? Hitsuji?-
È il tramonto.
Le grida e le urla di gioia per il ritorno dei figli di Big Mom ma non della matriarca, echeggiano in ogni angolo di Tottland.
Apre un occhio, l’unico che ha ancora una palpebra, e sorride nel vedere una lunga lingua ordinare cure e medicazioni per lui.
È il tramonto.
È caldo e dolce, come caramello appena fuso su una glassa morbida e fredda, che orna una torta gelato pronta da gustare.
-Sono tornato, sono qui-
È il tramonto.
Si raggomitola tra e braccia di carne e zucchero di Perospero e si sente libero e amato.
Il legame che li unisce è ancora lì, lo sente solido e resistente nei loro petti.
È il tramonto.
È l’orario perfetto per sciogliere anche l’ultima fetta di torta gelato
.

 

 



NdA: Alcune delucidazioni d'obbligo:
*Hitsuji, Pecra/Pecorella in giapponese, usato da Perospero come nomignolo per Cesar per l'Headcanon per il quale vede lo scienzaito similare all'animale (le corna, i lunghi capelli, la risata che ricorda il belare dell'animale etc)

Lo Squalo Stampa Biscotti esiste davvero e davvero morde a tradimento le sue prede, lasciandole in vita e assaggiandole solo. Ogni riferimeto a BarbaScuraX e ZooSparkle non è casuale.

Storia ambientata post Wano Kuni, con un'ipotetica Big Mom socnfitta ma non morta (con amnesia forse, dato che gli Homing contnuano a esistere)e lasciata a Wano perchè si. Ora liberi, i figli possono fare quel che vogliono.

Primo tentativo di Hurt&Comfort: attendo i vostri commenti e consigli per migliorare.

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