Jojo Bizzare’s Adventure: Furious Cry

di Jason Gaming
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ferreo e ardente: Arriva Giorgio Metallo ***
Capitolo 2: *** Noi siamo GioGio ***



Capitolo 1
*** Ferreo e ardente: Arriva Giorgio Metallo ***


A giorno d’oggi nessuno riesce davvero a combinare nulla da solo. L’unico modo per avere successo, soprattutto nel sud d’Italia, è farsi aiutare da chi è venuto prima di noi...

Tuttavia... ci sono giovani che hanno guardato in faccia la morte sorridendo e sono stati ricompensati, quando hanno rischiato di morire per via di quell’anormale coltello, quando hanno rischiato di perdere i loro giorni a causa di un semplice taglio... quando stavano per morire per colpa della loro incapacità... di incarnare uno stand.

 

La Maddalena, Nord Sardegna, 15 Luglio 2020

 

Una delle più calde giornate dell’anno in quella minuscola isola nel bel mezzo del nulla, in quella zona il clima è tutto meno che coerente:

Si può passare da un sole battente capace di frantumare il granito, ad un vento invernale che ibernava i tendini, nonostante fosse estate. Un giovane ragazzo si trovava seduto dinnanzi ad una banchina, con un fiato che sembrava quello di uno stallone appena ritornato da una corsa, ed una pelle umida e sudata come quella di un rospo appena tornato da un lago, si grattava la testa sudata ormai da un ora, attendendo che il suo più caro amico lo raggiungesse, di solito era lui il ritardatario, basti pensare a quante lavate di testa fosse stato sottoposto, ed in effetti se le andava a cercare. A lui non dispiaceva tanto la solitudine, più che altro aveva paura di trovare qualche bullo che lo andasse a tormentare, non era mai stato visto di buon occhio dai ragazzi, era sempre stato visto come la parodia di un giullare, con quelle lunghe ciocche di un castano che a tratti si trasformava in un metallico color oro, che adornavano il viso che passava da avere una forma appuntita fino al mento in cui diventava quasi rettangolare. Il ragazzo asciugò il sudore che stava arrivando alle sue occhiaie, per evitare che sembrassero lacrime, i suoi occhi da cerbiatto avevano fatto credere a molti che dietro quel volto dall’aria perversa e poco rassicurante ci fosse un bambino spaventato e privo di ogni forza di spirito, altra ragione per cui stava antipatico a molti suoi coetanei.

Passarono altri venti minuti, ed il ragazzo iniziò ad essere sospettoso, il suo amico era uno che non attirava mai troppo l’attenzione, gli piaceva starsene per i fatti propri, insieme a qualche amico stretto ed un bel panino con prosciutto ed un freschissimo formaggio mozzarella, ma quello era un giorno importante per il ragazzo, un giorno che lui stesso si promise avrebbe ricordato per sempre, il giorno in cui sia lui che il suo amico avrebbero smesso di nascondersi e di farsi unicamente i fatti propri. Ho detto che senza l’aiuto di chi è venuto prima i giovani d’oggi non riescono a fare nulla, peccato che coloro che abbiano ricevuto la benedizione del coltello abbiano avuto un dono: surclassare i limiti dell’impossibile, e mostrare al mondo cosa vuol vernante dire la parola “bizzarro”... perché quando un giovane riceve la benedizione del coltello, intraprende la strada per governare il mondo...

“Ehi Giorgio. Giorgio. Giorgio. Giorgio. Giorgio.”, eccoli la, quei deficienti che ti chiamano semplicemente per farti paura, per poi riderti in faccia con chissà quale squallida battuta, ecco quale era il suo nome: Giorgio, “Si?” Rispose il povero tormentato dai capelli biondi, “Ma lo sai che non sei per niente simpatico?”, disse con un tono provocatorio il deficiente che gli stava davanti “Be sicuramente più di quanto non lo sia tu. Idiota.”, rispose sarcasticamente il ragazzo, cercando di rimanere calmo, ma l’unica risposta che ricevette furono delle urla dagli sgherri di quel bulletto “OOOOOOOOOH! AJO FATTO A BEFFA SEI STATO!”. Branco di idioti, pensava Giorgio, provavano a parlare qualcosa che somigliasse ad un dialetto Sardo solo per sentirsi integrati nella moda popolare, il dialetto per il biondo era qualcosa di serio, era un modo per distinguere la cultura predominante e le varie tradizioni regionali... ma fosse stato solo quello, il dettaglio più importante del dialetto era che identificava il luogo di provenienza di un Italiano, ed indicava il luogo che un Italiano poteva chiamare casa, un luogo in cui si sentiva pere di un qualcosa di più grande addirittura di una famiglia. Infatti Giorgio non parlava mai dialetti, parlava solo qualche volta una o due parole in romanesco a causa dell’ambiente in cui era cresciuto, a casa sua si parlava prevalentemente quello. O perlomeno quello che i suoi genitori chiamavano casa, perché per Giorgio quella non era altro che una mosse scatola con persone con cui si condivideva il sangue, lui non aveva mai considerato i suoi genitori o i suoi parenti come parte di quel qualcosa che è più grande di una famiglia, con loro non aveva mai voluto avere un legame, e mai lo vorrà avere, per un semplice motivo: lui lo aveva già trovato. Lui aveva trovato una persona con cui condividere un legame superiore a quello della famiglia, e mai avrebbe lasciato andare quella persona, ci rimettesse la vita.

Tuttavia non era tempo per rifletter su questo, dal momento che la versione adolescente di un troglodita ,dinnanzi a Giorgio, stava tastando i limiti della sua pazienza.

“Uhè uhè! Mi che ti pisto eh?” in quel momento quel ragazzo stava parlando a Giorgio nello stesso modo in cui un genitore parlava ad un figlio sotto i nove anni che stava facendo un po’ troppo il fenomeno. Ma la risposta di Giorgio fu tutto meno che prevedibile, “Cosa aspetti inutile rifiuto umano?”, di certo non era la prima volta che il biondo rispondeva a tono, ma mai si era permesso di dare a qualcuno del rifiuto, era sempre stato uno che badava ai sentimenti altrui, non importa quanto questi potesse essere stato odiato da Giorgio, aveva sempre la opportunità d’accaparrarsi le sue grazie. Ma da quel giorno il signorino con le profonde occhiaie non avrebbe più badato a gentilezze e cerimonie con quel branco di stupidi, “Eh purtroppo non posso perché m’arrestano...” disse con tono sempre più provocatorio il ragazzo. Alla fine andava sempre così, le loro discussioni funzionavano in questo modo: Giorgio rispondeva a tono, e i bulli facevano i deficienti per dargli fastidio. Ed alla fine succedeva che Giorgio se ne andava via, non per paura di venir picchiato o altro, ma perché non ne poteva più di esser trattato come uno stupido, ma oggi no. Oggi Giorgio aveva fatto una cosa che non si era mai permesso di fare prima, aveva dato uno schiaffo a quel ragazzo, era stato velocissimo. Nonostante il biondo avesse una corporatura piuttosto minuta aveva le mani particolarmente pesanti, tanto che lasciò l’abbozzo di un segno sulla guancia del bullo, che si infuriò subito tentando di dare un pugno al biondo; questi si spostò velocemente per poi allungare una gamba verso quella dell’altro ragazzo, facendolo cadere con uno sgambetto. L’istante dopo a Giorgio venne dato un forte cazzotto in pancia da parte di uno degli amici del bullo, e poi venne tenuto fermo da lui e da un altro ragazzo, sempre amico del bullo. Dopo poco si sentì una sghignazzata “Allora ti sei dimenticato chi sono... Io sono Adriano, Luca Adriano! Non puoi certo pretendere anche solo di sfiorarmi e poi di farla franca no?” continuò il bullo, tirando poi fuori un coltellino svizzero. Questo era uno di quei momenti, uno di quei momenti in cui si sfiorava l’orlo del mondo umano, l’orlo della vita del mondo umano e l’orlo del concetto di umanità. Quando si sfiorava questo orlo, questo limite, il cervello affrontava un terrore che non importa quante volte si possa provare, sarà sempre ed ugualmente terribile e terrorizzante, “Quindi ora inizi a parlare un italiano corretto. Ma con il coltellino svizzero ti tradisci da solo...idiota” peccato che Giorgio questo orlo lo abbia già raggiunto... e anche oltrepassato. 

Il biondo guardò Adriano con uno sguardo di sfida a dir poco spavaldo, come dirgli che poteva anche provare a tagliarli qualcosa, come un’orecchio o anche la lingua, sarebbe servito a poco se l’intenzione era quella di spaventarlo, ed ammesso che ci sarebbe riuscito... il ragazzo con il coltello si fece avanti con sguardo furioso, estrasse la punta del coltellino e... venne scaraventato in acqua un istante dopo, e la zona di mare in cui si trovava quella banchina era tutto meno che pulita. I ragazzi che tenevano il biondo rimasero immediatamente sconvolti, in quanto non comprendevano l’accaduto, e come potevano. Giorgio approfittò di quel momento di scoperta per assestare due gomitate nelle pance di entrambi, anche queste non si vedette da dove vennero, terrorizzando sempre di più gli ultimi due ragazzi rimasti: un maschio ed una femmina, in altre parole il giullare e la puttana del gruppo. Il biondo iniziò una calma e lenta risata, senza aprire la bocca, con un tono profondo e terrorizzante “Non va bene!Ve la siete presa con il tipo sbagliato...- si sistemò i capelli prima di continuare, e poi iniziò fare subito più caldo- vedete io ho gli occhi per vedere idioti!”, continuò il biondo sotto gli increduli occhi dei due, “S-Si si! Tu puoi vedere! Tu puoi vedere tutto!” Disse il ragazzo sperando di compiacerlo, era l’unica cosa che sapeva fare bene, compiacere chi gli è superiore sperando di entrare nelle sue grazie, ma non tutti hanno un ego così smisurato purtroppo, o almeno per quell’idiota. “Un momento!” Disse di scatto Giorgio, facendo spaventare i due ragazzi, “Sapete che giorno è oggi?- disse retoricamente il ragazzo per sottolineare i suoi stessi pensieri- Oggi è... il mio compleanno!” Ebbene sì, Giorgio in quel giorno compiva i suoi quindici anni, ed è anche il giorno dell’inizio della sua nuova vita, il biondo e colui con cui condivideva il legame superiore alla famiglia si erano ripromessi, dopo aver varcato l’orlo dell’umanità, che dopo il quindicesimo compleanno di tutti e due, avrebbero cambiato completamente vita, raggiungendo l’altro lato dell’orlo. “Avanti ripetete dopo di me: Buon Compleanno!” Disse il biondo, prendendo un po’ in giro i suoi falliti assalitori, “BUON COMPLEANNO!” Gridarono i due all’unisono, a causa di tutta la paura, ma Giorgio non parve soddisfatto “Io non capisco perché non lasciate in pace nessuno...-disse abbassando lo sguardo- Voi siete dei “sottoposti” di Cocco dico bene?” Ed a quelle parole i due mostrarono negli occhi un terrore che a confronto la paura per Giorgio la si poteva definire ammirazione, “Come immaginavo...” rispose poi il biondo, “Allora riportategli questo messaggio da parte mia:

Se voi teste di cazzo pensate di poter controllare La Maddalena... se pensate di poter controllare addirittura la Sardegna... o se anche solo pensare che mai e poi mai nessuno proverà ad opporsi al vostro egoismo ed alla vostra ipocrisia...- disse appoggiandosi una mano sulla fronte- Sappiate che non siete i soli ad aver varcato l’orlo dell’umanità...” parola dopo parola i due ragazzi erano sempre più terrorizzati da Giorgio, inconsci di quello in qui si erano andati a cacciare, “Ah ed un ultima cosa.” il biondo nuovamente parlò di scatto e spaventò quei due cretini. Ma se loro avessero potuto vedere l’aura dal color fiammeggiante che abbracciava il biondo, avrebbero dovuto rivalutare il concetto stesso di terrore, “Il mio nome è...- si sistemò un ultima volta i capelli per poi finire- Giorgio Metallo!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore

 

Preavviso che non so se continuerò o meno questa storia, e ci tengo a precisare che è la prima volta che scrivo di Jojo.

So che come idea può sembrare abbastanza scontata, ambientato in una delle isole meno considerare del Sud d’Italia ed io fino a poco fa neppure sapevo che esistesse pensate un po’ XD. So bene che la scrittura non è delle migliori, lo stesso vale per la presentazione di Giorgio, di cui non si sa nemmeno il potere Stand. Ed inoltre già il preavviso dell’esistenza di altri due personaggi non è proprio l’ideale se li vuole dare un idea di base oltre che incuriosire. Be spero vivamente che la storia vi abbia incuriosito, o almeno fatto sperare in uno sviluppo interessante. P.S. Ci tengo a precisare che i nomi sono totalmente di mia invenzione stessa cosa per date e tutto quanto quindi se qualcuno si sentisse incluso in qualcosa gli chiedo subito scusa ma non lo ho fatto mica apposta XD.

Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo (se ci sarà e spero di sì)

 

Un saluto da parte di me stesso Jason

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Capitolo 2
*** Noi siamo GioGio ***


Affila le zanne come fa un lupo, squadra le sue vittime come si fa con degli agnellini... distrugge tutto ciò che gli si para davanti, tutto ciò che osa sporcare il suo orgoglio, tutto ciò che lo aveva anche solo minimamente ferito, tutto ciò che aveva deriso la sua debolezza e... tutto ciò che gli aveva strappato lacrime furiose. In questo caso il signorino Metallo aveva una gran bella lista di persone da mandare a quel “bel paesino”, a cominciare da tutti quei deficienti che avevano scambiato i neuroni con soldi per pagare l’estetista. Per carità divina, Giorgio non disprezzava le persone di bell’aspetto, neppure lui era così orrendo alla fine della fiera. Ma aveva sempre odiato coloro che si vantavano di esser nati con un bel faccino. Che se andavano in giro a molestare le ragazze, con sorrisi maliziosi ed un invadenza a dir poco perversa. In quel contesto ci avrebbe poi potuto aggiungere il fatto che quelle ragazze si comportassero ,non da battone, ma da battone incoerenti. Tuttavia quello era un altro discorso, i ragazzi non centravano nulla con gli atteggiamenti che le ragazze potessero assumere nei loro confronti, ed in effetti non è che i ragazzi fossero tanto meglio: nella ristretta cerchia delle persone che Giorgio chiamava “amiche”, quasi tutti i maschi erano dei disperati che si mettevano a fare i leccapiedi con ogni ragazza che avesse un petto anche solo un minimo voluttuoso. Miseria, lo facevano incazzare come una iena ogni volta, basti pensare che spesso ci perdevano anche qualche soldo.
Maledizione che fine ha fatto Maggio?”, rifletteva il biondo mentre camminava per la banchina, maledizione di solito era lui quello ritardatario, e per di più Maggio era sempre almeno quindici minuti d’orologio in anticipo, doveva essere successo qualcosa. E purtroppo ogni carabiniere, poliziotto o qualunque tipo di agente federale erano occupati a controllare cosa fosse successo a Luca Adriano ed ai suoi “scagnozzi”. Forse era il caso che anche Giorgio levasse le tende, non aveva voglia di inimicarsi qualche poliziotto... ancora. Avrebbe inviato un messaggio a Maggio, per avvertirlo di un cambio di luogo d’incontro, sperando che arrivasse puntuale stavolta, cominciava a domandarsi se fosse successo qualcosa al suo amico moro.
Giorgio spostò il luogo dell’appuntamento in una paninoteca, più nello specifico la preferita di entrambi, era quasi ora di pranzo ,e sinceramente, per quanto il moro fosse tirchio, ed il biondo preferisse mangiare a casa propria, era meglio mangiare il prima possibile, con la pancia piena di sta di certo meglio. Giorgio prese un tavolo con un paio di posti ordinando due panini con prosciutto e mozzarella, prese un paio di coca-cole dal frigorifero della paninoteca e ne aprì subito una, per poi aspettare che si stemperasse un po’, gli fosse preso un accidenti proprio quel giorno sarebbe stata una disgrazia. Il sudore che gli colava dalle mani si mescolava con l’acqua che usciva dal gelido alluminio della lattina a contatto col calore, sotto i perplessi occhi del biondo che con lo sguardo si faceva strada fra le proprie ciocche sperando di intravedere la figura del suo migliore amico. “Attenzione abbiamo un soggetto pericolosamente molesto qui al tavolo senza numero.”, parole accusatorie pronunciate con un tono fra il serio ed il sarcastico, ma con una simpatia senza eguali. Un ragazzo dai folti e scuri riccioli, con dei piccoli e chiari peli che gli adornavano il volto, che ,come quello di Giorgio, passava da una forma triangolare a partire dagli zigomi, fino ad una chiusura rettangolare sul mento. Occhiali rotondi che si appoggiavano sulle guance lentigginose, uno sguardo spendo ma vispo allo stesso tempo. Maglia bianca che con le maniche corte lasciava vedere le braccia robuste ma sottili, con un largo jeans che ricopriva le gambe e faceva intravedere solo una parte degli scarponcini marroni, Dio solo sa come riuscisse a metterli con quel caldo. “Brutto stronzo... sei in ritardo. Due volte per giunta!”, disse un Giorgio sorridente, eccolo la il suo amico, con quell’aria da impunito e quello stile poco appariscente, eccolo la: Maggio Ombra
“Adesso vorrei proprio un gran bel-“ Maggio non poté finire di parlare che immediatamente il capellone biondo scattò con un “Ne ho già ordinato due...”, per poi passare l’altra Coca-Cola, ancora chiusa, al suo amico, che in quel momento stava sudando letteralmente come un maiale. “Maledizione... fa un caldo soffocante...” disse il moro aprendo la lattina e prendendone subito un sorso, “Se te ne vieni con gli scarponi non dovresti sorprenderti sai fratello?” Controbatté Giorgio con un tono scherzoso, era incredibilmente raro sentire un tono così da parte del biondo, soprattutto se non era rivolto ad una vittima da sbeffeggiare. “Senti io ho i miei macchini quindi sei pregato di assecondarmi in quanto mio futuro marito.”, ribatté a sua volta il moro, lasciando Giorgio a dir poco basito “Maggio... ma io e te... non siamo già sposati?”, rispose con sufficienza poi, “Ah giusto è vero. Sai la mia memoria non è delle migliori.” rispose il signorino Ombra per poi scoppiare a ridere, seguito poi dall’amico. “Arriverà il giorno in cui riusciremo ad avere una conversazione seria vecchio mio?”, intervenì il ragazzo con le occhiaie a placare l’esilarante momento, domandando all’amico “Be una volta ce la abbiamo fatta... Anche se dubito enormemente che riusciremo a replicare un discorso simile a quello.” Rispose , sempre con un tono scherzoso, l’occhialuto, ricevendo un cenno d’affermazione dall’amico.
Dopo un altro minuto arrivarono i due panini, anche se non durarono molto dinnanzi alla fame dei due ragazzi, boccone dopo boccone Giorgio aveva spazzolato ogni venatura del prosciutto, divorandosi anche tutta la mozzarella. E Maggio non era minimamente inferiore all’amico, frantumando ogni briciola di pane con una voracità degna di un cinghiale, ma con una discrezione allucinante, tanto che la cameriera neppure si accorse che lo aveva finito in così poco tempo.
Delizioso ,e come sempre d’altronde”, si complimentò Maggio, ricevendo il concordo dell’amico “Be qui utilizzano un pane fantastico, e poi la mozzarella proviene da un allevamento che non sbaglia mai un colpo. Non c’è da stupirsi se fanno solo panini buoni.”, aggiunse poi Giorgio. Un istante dopo aver finito la sua Coca-Cola però ,Maggio intravide due figure passare dalla porta principale: un uomo e una donna. Lei era di bell’aspetto, truccata, orecchini penzolanti, almeno tre bracciali ed un anello ad entrambi gli anulari e i medi, un rossetto cremisi che faceva risaltare la pelle candida, e degli scurissimi occhiali da sole che non lasciavano neppure intravedere gli occhi. Un abbigliamento a dir poco provocante, con una canottiera che risaltava le curve ,e l’ombelico scoperto e con piercing, un paio di short jeans che facevano vedere fino alla fine della coscia, tutto terminava con dei tacchi alti. Il maschio, non troppo diverso, indossava larghissimi jeans, simili a quelli di Maggio, ed una maglia arancione altrettanto larga. Dei capelli rasati ai lati e di un rosso acceso, probabilmente tinti, occhiali da sole di uno scurissimo rosso, le sue orecchie sembravano degli alberi di Natale per tutti gli accessori che avevano, così come le mani, c’era un anello quasi per ogni dito. I nuovi arrivati si diressero al tavolo dei due inappetenti, togliendosi gli occhiali da sole immediatamente arrivati a destinazione. “Oh.”, disse il maschio, non badante del fatto che Giorgio stava ancora finendo di bere la sua Coca-Cola, “OH! MI CHE TI HA PARLATO!”, sbraitò la femmina come se il biondo avesse commesso un reato capitale, dandogli però un colpo sulla schiena, facendogli rovesciare la bibita su tutta la maglietta, per poi far scoppiare a ridere l’amico per l’accaduto, “Che imbecille...” disse poi l’amico della ragazza scuotendo la testa, come se lo stupido o il maleducato fosse Giorgio fra di loro. “Sentite fatemi il favore e tornate a tradirvi a vicenda idioti !”, intervenì Maggio in difesa dell’amico, prendendosi poi però un ceffone dal ragazzo, “Non osà più da dea mignotta a mi sorella. Capito coglione?”, intanto doveva imparare a parlare bene, e poi gli unici coglioni li erano loro due. “Comunque noi semu cercando du tizi... che so uguali a voi!”, ma allora non erano stupidi... erano l’incarnazione dell’ignoranza, cosa credevano? Di essere in un film o in qualche Anime? Che se la potevano prendere con tutti coloro che somigliavano a quelli che erano effettivamente cercati, per poi fare la classica scena da “Oh cavolo sono quelli sbagliati!”, replicando una delle più comuni gag? Fino a prova contraria loro non erano nulla di più che un paio di adolescenti, esattamente come loro. “Stamo a cercà quello c’ha inzuppato Adriano e quello che ha fatto il culo alla unità che ci stava ai traghetti!” Disse con un tono minaccioso la ragazza. Bene. Come non detto a quanto pare, e questo spiega anche che fine aveva fatto Maggio con molta probabilità. “Giorgio...” lo chiamò il ricciolo moro, con iridi che tralasciavano una nonchalance quasi scocciata, se quei due avessero anche solo provato a mandare avanti quel discorso avrebbero dovuto prenotare qualche lettino d’ospedale. Ma quello dall’aria minacciosa era il signorino Metallo, glielo doveva dire lui. Giorgio finì quel poco di Coca-Cola che gli era rimasto, giusto per bagnarsi la gola in modo da poter essere il più chiaro possibile, si asciugò quella che si era rovesciato addosso a causa di quella ragazza, e squadrò il ragazzo con gli occhi più cattivi che aveva “Senti un po’ Sfera Ebbasta dei poveri... io ed il mio amico siamo diversi da chiunque voi abbiate mai visto.- appena aveva iniziato a parlare si erano messi entrambi a ridere, non gli importava assolutamente nulla di quel che Giorgio stava dicendo- Se vi scansate da qui eviterò di rompervi il muso- a quel punto il maschio si abbassò gli occhiali, con in volto una faccia che diceva palesemente “Ma fammi il piacere”. E Giorgio aveva capito che a quel punto tanto valeva dirglielo- Eh va bene. Sono stato io a buttare Luca Adriano in acqua alla banchina.” Un istante dopo i due smisero di ridere, e dalla ragazza iniziò ad proliferare un aura celeste. Una festa di scariche elettriche e minuscoli fulmini vaganti si manifestano nella paninoteca, per poi avvolgersi in determinato punto fino a formare un oggetto “solido”, una trave di legno con una palla di metallo si formò alla sua estremità, alla base della trave si formarono dei bulloni che la tenevano attaccata ad un altra trave che a sua volta era collegiata ad una gabbia di legno che culminava con una sbarra di ferro attaccata al terreno, un istante dopo si formarono anche altre due travi collegate dal lato opposto della gabbia, ed una maschera di ferro si formò al suo centro, con i buchi per gli occhi che emettevano una fosforescente luce celeste. Questo era un imprevisto che aveva fatto rabbrividire Giorgio, lei era un portatore di stand, e non aveva l’aria di essere uno spiritello da due soldi, ma bensì di qualcosa di anche abbastanza potente. “Lei con il suo Tesla mo vi spacca il culo.” Ah bene, a quanto pare anche il crestino ne possedeva uno, dal momento che aveva visto lo stand della sorella, dicendone anche il nome. In effetti c’era da aspettarselo in ogni caso, è molto più probabile che sia un maschio piuttosto che una femmina ad ereditare la capacità di generare uno stand, per tal ragione se lei ne possedeva uno, era logico pensare che anche il fratello ne possedesse uno. “Senti Gionata... tiralo fori anche te...” disse la ragazza rivolgendosi al fratello, “Come vuoi te Giulia. Ma, non ghe ne sarà bisogno.”, una microscopica frazione di secondo e da Gionata incominciò ad uscire un’aura argentata, però,a differenza di quella della sorella che ci mise un piccolo quantitativo di tempo per accumularsi e poi materializzare lo stand, l’aura d’argento formò direttamente una figura simile a quella umana, perlomeno la sagoma. Infatti quello era pressoché un mostro, interamente composto da gioielli di ogni tipo: braccialetti, collane, catenelle, anelli e qualunque altro ornamento immaginabile, su quella che pareva esser i volto erano sfoggiati due grandi occhialoni da sole con montatura di uno scuro verde, e, infine, sulle nocche erano piazzate due scritte: “RICH” sulla destra ed “EVER” sulla sinistra. “Er mio stand se chiama Rich forever, ma voi imbecilli mica potete capì...”, questo è quello che credeva, e Maggio pensava che fosse il caso di farglielo credere ancora per un po’, almeno per vedere quali potessero essere i loro completi poteri.
Maledizione...” sussurrò Giorgio prima di rovesciare il tavolo, e nascondersi lì dietro insieme a Maggio. “USCITE FUORI IMBECILLI!” reagì il portatore di Rich Forever, innervosito da un comportamento, dal suo punto di vista, codardo. “Imbecille lo dici a tua sorella.” ribatté il moro con la sua proverbiale naturalezza, i suoi atteggiamenti nelle situazioni anche più serie erano da ammirare, incarnavano il concetto stesso di spavalderia... di orgoglio, poiché quegli atteggiamenti cantavano a gran voce: “Si peccato che non me ne freghi un cazzo idiota”. La più grande forza del signorino Ombra era questa: non aveva paura di nessuno, e chiunque pensasse di ergersi sopra lui veniva deriso direttamente in faccia. “RICH FOREVER!” Chiamò Gionata per utilizzare il potere dello spirito dell’Amon, in quell’istante dall’ingresso della cucina iniziarono a volare fuori posate di ogni tipo, fra cui anche coltelli affilati e forche di varie dimensioni. Nessuno colpì i due dietro al tavolo, ma ci manco veramente poco, infatti Giorgio aveva dovuto salutare un paio di capelli, un pochino più a destra e sarebbe stato trafitto ,probabilmente a morte. A Maggio sfuggì l’abbozzo di una risata, confondendo l’amico, che il funerale della ciocca bionda fosse stato di suo gradimento? “I miei capelli hanno fatto del loro meglio... eroi della patria !”, scherzò il ragazzo dalle violacee palpebre, conscio del fatto che i due avversari non costituissero un effettiva minaccia. “I tuoi capelli verranno ricordati con onore, ma non è per quello- rispose il moro prima di sistemarsi i riccioli- Il fatto è che prima lo hai chiamato Sfera Ebbasta dei poveri... ed il suo stand ha il nome di una sua canzone tradotto in inglese.” Quell’abbozzo divenne una vera e propria risata in un istante, più che comico era ironico. “Non voglio andare per stereotipi... ma non penso che quello la ascolti altro, o anche solo conosca qualche altra canzone. Anzi, mi stupisce che lo abbia tradotto in inglese...” non che il signorino Metallo non apprezzasse quel genere di musica, anzi se non fosse per i testi un po’ esagerati la ascolterebbe anche spesso vista la base di sottofondo. Il problema sono quelli che ascoltano quel genere di musica, Giorgio odiava andare per stereotipi, nonostante il suo attaccamento all’identificazione tramite il dialetto, ma era difficile, e sostanzialmente impossibile, trovare qualcuno che ascoltasse quel genere di musica, e che non fosse esagerato come Gionata o qualcosa di simile. “Ti dirò a me non dispiace minimamente... in realtà la trovo anche apprezzabile.” Come non detto. “Stai scherzando spero...” rispose repentino il biondo, conosceva Maggio da anni, e mai gli aveva anche solo accennato qualcosa di simile, “Be io preferisco le canzoni in italiano. E preferisco i sottofondi musicali attuali in confronto a quelli più vecchi, perciò...” rispose Maggio con linguaggio che non rivelava alcuna forma di sarcasmo o simili. “Ora che ci penso... Maledizione! BRUTTO BASTARDO OGGI È IL MIO COMPLEANNO E TU NEPPURE MI FAI GLI AUGURI! E poi scusa mi spieghi cosa è successo ai traghetti?!” sbraitò Giorgio, riferendosi infine a quel che Giulia e Gionata gli avevano spiegato in precedenza, e i riccioli neri rispose subito “Più o meno quel che è capitato a te. Un branco di idioti è venuto a rompere e... il resto puoi immaginarlo.” terminò ghignando, ricevendo però un broncio da parte dell’amico, “Tesla!” Intervenì Giulia scatenando, grazie al proprio stand, una scarica elettrica, che si riversò in alte posate raccolte da Rich Forever. “Giorgio questo ci fa male.” Comprese il pericolo, stavolta effettivo, il moro, ma l’amico non ritrasse il broncio, neppure quando le posate distrussero il tavolo, “E...” disse solo il ragazzo, aspettando che Maggio capisse cosa voleva sentire, questo lo guardò negli occhi, sorrise, e poi disse “Buon compleanno! “, ecco, questo è quello che il biondo voleva sentire davvero, “Ma festeggeremo più tardi- incominciò il biondo -Ho capito il funzionamento dei loro stand- continuò- Fa quello che faccio io.” Finì.
I due si misero le mani dietro la testa, e uscirono da quello che, oramai, non poteva esser definito un riparo, “Eh mo vi arrendete imbecilli!” Disse Giulia, ordinando poi a fratello di radunare tutti i coltelli, “Ci volete seccare giusto?” domando un ovvietà Giorgio, senza però ricevere alcuna risposta, “Non volete sapere che noti scrivere sulle nostre lapidi?”, disse poi, confondendo i due fratelli con la sua calma, che però annuirono. “Il mio nome è Giorgio Metallo.” Incominciò quest’ultimo, “Io invece sono Maggio Ombra.” Termino l’altro, facendo sghignazzare la ragazza “Bei nomi di merda che avete! Maggio, Giorgio!- il tono della ragazza divenne improvvisamente più basso- Maggio e Giorgio... -fino addirittura a smettere di ridere- Mag... gio. Gior... gio...- i suoi occhi e il suo respiro finirono per trapelare paura- Gio... gio! GIONATA UCCIDILI SUBITO!” il fulmine passò per la testa della ragazza, quei due non erano dei comuni definenti. Pur non capendo, il possessore di Rich Forever scaglio un coltello verso Giorgio, da questi in un istante cominciò a fluire un intensa aura dal colore fiammeggiante. Il biondo alzò velocemente un braccio ed urlò “IRA!” scagliando un pugno contro il coltello deviandone la traiettoria. “idioti... ve lo avevo detto che eravamo diversi...” l’aura fiammeggiante di Giorgio incomincio ad accumularsi per poi andare a formare un fosforescente corpo muscoloso, sviluppandosi poi verso il basso creando gambe che sembravano zampe di una qualche bestia della giungla, ed è probabile che lo fosse davvero, poiché spuntò anche una coda che culminava con una palla di pelo, anch’essa fosforescente.Il volto, non ancora formato, era incorniciato con una cremisi criniera che pareva esser fatta di una carta pesta in fiamme, ed il volto poi si creò formando un sorriso a trentadue denti e due vuoti occhi, un istante dopo tutto la massa dello stand assunse il colore de sole, eccetto la criniera e la coda. Quello spirito dell’Amon sembrava in tutto e per tutto uno di quei leoni infuriati della tradizione cinese.
“Tira fuori il tuo stand Maggio... ora ci divertiremo io, te...- disse infine appoggiandosi una mano sulla fronte- ed il mio The Wrath!”, Maggio a quelle parole ghignò, “Immagino che tu lo abbia capito ragazzina...- disse appoggiando il suo gomito sulla spalla dell’amico,- Noi siamo GioGio.”



Angolo dell’autore

Stavolta l’angolo lo ho messo un pochino più vicino perché onestamente avevo paura che nessuno lo leggesse XD.
Alla fine ho deciso di continuare (almeno un po’) la storia, sperando che possa piacervi con il passare del tempo.
Parlando del capitolo abbiamo visto i primi due portatori di stand, diciamo, non amichevoli. Ma sappiamo anche che il signorino Metallo ha anche lui uno spirito di tutto rispetto, e che anche Maggio, che oltre ad essere il più caro amico del nostro protagonista ed aver scoperto il perché del suo ritardo, abbiamo scoperto essere anch’esso un portatore di stand, ed anche conosciuto fra l’altro.
Per evitare di farvi ulteriori spoiler preferisco salutarvi qui e lasciarvi alle vostre teorie ed opinioni. Detto questo al prossimo capitolo.
Un saluto da parte di me stesso Jason

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