C'era una volta... un Pirata e il suo Coccodrillo

di Miss Loki_Riddle Gold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando i cattivi amano ***
Capitolo 2: *** Quando si feriscono si guariscono anche ***
Capitolo 3: *** Quando le anime gemelle si incontrano, ma non si riconoscono ***
Capitolo 4: *** Quando le anime gemelle si incontrano, ma non si riconoscono (Parte 2) ***



Capitolo 1
*** Quando i cattivi amano ***


Questa serie l'ho creata e la continuerò di volta in volta. Credo che sarà una di quelle più pubblicate (ho davvero troppo su di loro lasciato allo sbando). Inizio con questa storia che anche se del 2019 è forse la più lunga.
Buon Divertimento,

Loki


 

Hook/Rumple: Beauty&TheBeast!AU (Dichiarazione d’amore + Promessa)


 
Hook aveva mandato la sua ciurma a saccheggiare l’ennesimo villaggio, fino a lì le cose erano normali, niente di cui effettivamente ci si dovesse lamentare. Erano pirati, faceva parte dei loro compiti derubare le persone, per quanto tentassero sempre di mirare ai tesori più preziosi e agli uomini di maggior potere per poter sradicare l’ennesimo personaggio pubblico.
Il problema fu nel fatto che nessuno di loro si fosse davvero accorto di aver scelto la città sbagliata, in quella regnava l’Oscuro. Il Capitano non lo aveva mai conosciuto se non di fama, ma lo temeva come chiunque altro. Sull’Oscuro si sapeva che fosse una creatura che viveva di notte, desiderosa di mangiare carne umana, con un corpo che assomigliava di più a quello di un demone che a un mortale qualsiasi, si diceva pure che vivesse da sempre e che nessuno che avesse udito il suo nome fosse vissuto abbastanza per raccontarlo. Ma tutte quelle erano solo storie, esagerazioni create dall’immaginazione del popolo.
Di certo non aveva una buona nomea da portare avanti, in ogni caso.
Qualche ora dopo che la ciurma fosse scesa sulla città tornò solo Spugna a mani vuote.
Stava correndo disperato.
Una volta salito a bordo si diresse subito dal Capitano, per comunicare la notizia della scomparsa del resto della ciurma, che erano stati, tutti, ad eccezione sua rapiti dall’Oscuro.
- Mi ha lasciato andare soltanto perché dovevo portare il messaggio che se lei, Capitano, si fosse offerto volontario di fargli da servitore per il resto della sua vita lascerà andare il resto degli uomini. Altrimenti dovrò tornare da lui, ma lei potrà essere libero.-
Qui c’erano due punti focali su tutto quella comunicazione, forse Capitan Uncino non aveva mai incontrato l’Oscuro di persona, ma era vero che un tempo, tanti anni prima aveva preso la moglie di un certo Rumpelstitskin.
Aveva perso sia moglie che mano in un combattimento contro l’uomo stesso, divenuto il Coccodrillo.
Quindi Uncino non era al momento consapevole che l’Oscuro era lo stesso uomo di cui aveva preso la moglie.
L’altro punto era che seppur Uncino fosse un uomo abbastanza egoista, non lo era così tanto da lasciare i propri uomini, tutti loro, nelle mani di un mostro quando avrebbe potuto liberarli. Non se aveva anche solo una speranza di poterli in futuro salvare.
Fu per questi due motivi combinati che invece di fuggire e tentare di mettere più leghe possibili fra se e il Coccodrillo come avrebbe fatto un pirata coscienzioso, annuì, guardò Spugna e mormorò:
- Conducimi, andiamo a liberare gli altri uomini. Ricordati di cercare Bealfire, sarà lui a divenire Capitano dopo di me.- Poi la sua voce divenne più pericolosa:- Spero di essere stato chiaro, se dovessi scoprire che così non è chiederò all’Oscuro di tramutarvi in oggetti.-
Spugna annuì, tutto convinto.
***
Erano arrivati davanti al grande Castello Nero, le sue porte si aprirono cigolando. Il caldo odore stantio di chiuso sembrò fuoriuscire per salutarli. Hook era così abituato alla nave e al mare aperto che per quanto largo potesse essere quel posto sentì le viscere contorcersi e un senso di claustrofobia andarsi a stabilire nel suo essere. Fece un paio di passi in avanti, storcendo la bocca.
Quel posto non gli piaceva. L’edificio era vuoto e per quanto potesse volgere il suo sguardo non vedeva null’altro che un palazzo riccamente decorato, ma… vuoto.
Per un attimo si chiese se sarebbe stato così per sempre.
- Spugna dove..?- Ma fu interrotto da una voce squillante.
- Oh, my dearie!-
Riconosceva quella voce, Merda!
Si volse a guardare indietro e aprì la bocca, forse l’altro aveva la pelle squamosa e verdognola, l’abito di pelle, un sorriso affilato e gli occhi da rettile, ma era decisamente lui, non lo aveva dimenticato….
- Coccodrillo!- Il suo volto si fece duro, mentre l’altro sogghignava.
- Benvenuto nel mio Palazzo, Pirata!-
Merda!
***
Uncino aveva dovuto sopportare tutte le stranezze dell’Oscuro e si era dovuto occupare di pulirgli casa ogni singolo giorno.
Non gli era stato concesso, però, di preparargli il cibo e il primo boccone di ogni pietanza da doveva assumere lui, quindi dovevano mangiare assieme, ogni singolo giorno.
l’Oscuro non si curava quasi mai di lui, anche se delle volte aveva lasciato delle armi in bella vista in modo tale che Uncino potesse tentare di ucciderlo, per lo più passava il giorno a filare oro.
Se all’inizio il Capitano lo aveva visto solo come un nemico e aveva tentato di ucciderlo più volte ora lo vedeva per quello che era: un uomo maledetto, infelice e troppo potente per il suo bene, ma soprattutto “un povero vecchietto solo”.
Per la prima volta il Capitano non voleva ferire il Coccodrillo, anzi desiderava alleviarlo un po’ dai suoi pesi. Fu per questo che gli preparò una tazza di tea, con dei biscotti e glieli porse mentre l’altro stava leggendo. Era l’altra attività con cui occupava il suo tempo. L’Oscuro gli sorrise:- Se stai cercando di avvelenarmi sappi che lo scoprirò e… non funzionerà.-
Prese la tazza in mano, prima di prendere un sorso, sgranando gli occhi sorpreso nello scoprire che era normale tea, nessuna cattiveria a circondarlo. Sollevò gli occhi verso l’uomo che un tempo era suo nemico. Uncino gli sorrise, strafottente, come se quel gesto non significasse nulla, mentre alzava lo sguardo alle tende, per cambiare argomento.
- Dovremmo cambiarle, in questa stanza c’è troppa oscurità ed è una così bella giornata..-
Il Coccodrillo non gli aveva levato gli occhi di dosso.
- Se vuoi farlo sappi che non ti aiuterò.- Mormorò, prima di tornare a fingere di leggere il libro, posando la tazza e mangiando un biscotto, per una volta neanche quello era stato avvelenato.
Strano.
 
***
 
C’era qualcosa che aveva sempre voluto chiedere all’Oscuro, era curioso di sapere perché filasse così tanto e perché Bealfire, l’ultima volta che lo aveva visto, fosse convinto che suo padre fosse stato ucciso dall’Oscuro. Non lo capiva, ma aveva visto un ragazzo mangiato dal desiderio di vendetta e non aveva senso considerando che l’Oscuro era suo padre.
Ma non poteva chiederglielo, non così.
Così osservò Rumpelstitskin filare, l’oro che scivolava fra le sue dita, senza parlare.
Ad un certo punto il Mago sollevò gli occhi sul Pirata guardandolo perplesso.
- A cosa stai pensando, Dearie?- Chiese, divertito.
Hook scosse la testa.
- Mi chiedevo solo perché mi tienevate in vita, quando sappiamo entrambi che il vostro desiderio più grande è vendicarvi di me.- Disse.
- Perché, cosa credevi che stessi facendo?- Chiese, allargando le mani. – Ti ho reso in schiavitù. Il tuo scopo nella vita è servirmi, non hai più possedimenti e, infine, sai che non potrai mai andartene. Potrei scegliere di ucciderti in qualsiasi momento.- Spiegò, come se fosse normale.
Hook lo guardò:- Certo, è quello che mi avete detto, ma sappiamo entrambi che se all’inizio facevate di tutto per umiliarmi ora… le cose sembrano essere cambiate. Mi avete persino concesso una camera da letto tutta per me e non più una cella, e non mi fustigate più se a volte vi manco di rispetto. Non capisco come mai.-
- Desideri che ricominci?- Chiese l’altro. Hook scosse la testa, ma smise di parlare, osservando il Coccodrillo. Sembrava più rilassato in sua presenza rispetto all’inizio e anche lui lo era.
***
Non avevano più parlato per molto tempo e Hook si era dedicato solamente all’osservazione e alla pulizia della casa, se all’inizio era stato un disastro, abituato a farsi servire piuttosto che a servire, adesso le cose erano diverse. Una notte trovò Rumpelstitskin in piedi, ancora a filare. Si sedette al suo fianco, allungando una mano e prendendo con la mano sana una dell’altro. Già sentiva la maledizione che lo stava per colpire mentre gli occhi dello Stregone si concentravano su di lui.
- Non riuscite a dormire?- Chiese, la mano non si era mossa, anche se sapeva che sarebbe stato punito.
- Non credo che la cosa vi riguardo.
- Sì, Maestro.- Mormorò, era la prima volta che lo chiamava così, lo sguardo di Rumpelstitskin si fece più sorpreso, ma non alzò lo sguardo per incontrarlo. – Speravo solo di alleviarvi le pene.- Mormorò, a bassa voce. Poi lasciò la mano e tornò a letto.
***
La primavera si stava facendo spazio sulla Foresta Incantata, la giornata era davvero bella, a sufficienza da convincere Hook a levare le maledette tende nere che oscuravano ogni luogo.
Aveva trovato una scala pochi giorni dopo aver avvertito l’Oscuro della sua risoluzione, quindi ci salì per cambiare le tende, purtroppo erano maledettamente pesanti e grandi, molto di più di quanto si fosse aspettato. Sembrava che fossero stati appesi dai gatti alle estremità. Avere un uncino al posto di una mano non aiutava. Diede un primo strattone, ma non funzionò, ne diede un altro, decisamente più forte e questa volta ci riuscì, ma solo perdendo l’ecquilibrio e cadendo dalla scala stessa. Chiuse gli occhi, già sentendo il colpo alla testa e alla schiena e la derisione dello Stregone. Invece atterrò sul morbido, due braccia gli attutirono la caduta. Aprì gli occhi, ritrovandosi ad affacciarsi su due stupendi occhi di giada. Era un bel marrone. Sorrise, ricevendo lo stesso segno.
- Coccodrillo.- Sussurrò e… il momento era rotto. Rumpelstitskin lo rimise a terra, in piedi.
- Stai più attento la prossima volta, dearie!- Disse, muovendo una mano, come un folletto.
Uncino non potè fare a meno di guardarlo con affetto.
 
***
 
Era un giorno particolare, quello. Hook aveva trovato il mantello di Bealfire, ma non disse nulla, lo lasciò dov’era. Anche se i suoi occhi erano tristi, stava pensando al ragazzo, non a Milah, solo al ragazzo. Se il suo mantello era ancora qui significava che Rumpelstitskin ci stava ancora pensando? Che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto dirgli dove si trovava? Si sarebbe arrabbiato alla scoperta che sapeva esattamente dove fosse, che lo avesse visto e che non glielo aveva detto subito? Lo avrebbe cacciato con tutta probabilità e… non lo voleva, non voleva andarsene. Certo, a volte gli mancava ancora il mare, la sua ciurma e la sua Jolly Rogers, a volte desiderava solo andare a passeggiare fuori per poter respirare nell’aria aperta. Ma lasciare l’Oscuro lì? Quelle erano tutt’altro paia di maniche. No, non voleva lasciarlo. La consapevolezza lo sconvolse. Non voleva, voleva stare con lui… fino a quando lo avesse voluto.
Cos’era quello? Non ne aveva idea.
Quindi, come agire? Dirglielo e farlo arrabbiare subito o attendere consapevole che le conseguenze sarebbero peggiorate? Sperò con tutto se stesso che la punizione potesse essere non troppo dura. Glielo avrebbe detto quella sera stessa.
Giunse la sera e… Hook non sapeva come iniziare la conversazione, uscì dalla stanza, tornando con il mantello e posandolo sul tavolo.
- So che vi manca, Coccodrillo.- Mormorò.
L’Oscuro sollevò lo sguardo, rivolgendo lo sguardo totalmente all’oggetto davanti a lui.
- Non chiamarmi Coccodrillo, Pirata.- Poi si corrucciò. – Dove lo avete preso?- Era passato al voi. Male.
- So che non avrei dovuto toccarlo, ma…-
-Avreste dovuto seguire il vostro pensiero.- Hook la vedeva la rabbia prendere il controllo del suo volto, non si lasciò intimidire.
- …Credo di sapere dove si trova.- A quelle parole lo sguardo dell’altro si fece più acuto e si rivolse a lui.
– Come?- Chiese.
- Ho mandato i miei uomini a prenderlo, prima di venire qui.-
Rumpelstitskin si alzò in piedi, arrabbiato come mai lo aveva visto, neanche nei loro momenti peggiori e lo prese per il collo, sbattendolo contro la parete.
- TU! Come osi toccare mio figlio? Che cosa hai fatto a Bae?- Stava sputando saliva ad ogni parola, mentre la stretta sul collo si stringeva. Hook si ritrovò incapace di fare altro che prendere quelle dita con le sue.
- Se hanno seguito i miei ordini al momento sarà il loro Capitano.- Mormorò, cercando di non ritrovarsi strangolato, anche se avrebbe di certo preferito che vedere così tanto odio tornare su quel volto che aveva così difficilmente imparato ad amare… No! Non poteva amare il Coccodrillo, doveva essere qualcos’altro. Gli aveva tagliato una mano, ucciso la donna e rapito. Affetto, forse. Gli occhi di Rumpelstitskin si restrinsero ancora di più a quelle parole.
- Prendi le tue robe e vattene. Quando torno non ti voglio più vedere- Gli alitò in faccia, prima di guardarlo con disgusto poi...
Rumpelstitskin lo lasciò andare, facendolo cadere in una pozza disordinata. Si allontanò, prendendo il mantello ed allontanandosi. Uscì dalla stanza, senza rivolgergli un altro sguardo.
Per la prima volta Uncino si sentiva un oggetto rotto, molto di più di quando aveva perso la propria mano. Se avesse avuto meno orgoglio o se fosse stato una donna probabilmente sarebbe scoppiato in lacrime. Invece fece forza su se stesso e si alzò avviandosi per uscire. Non ebbe neanche la forza di tornare in camera e prendere le proprie cose.
***
Lo aveva mandato via, aveva sentito la voglia di punirlo, possederlo ed invece lo aveva mandato via. Era così arrabbiato che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. All’inizio aveva pensato che volessero usare il suo ragazzo come mezzo di scambio al suo posto. Poi aveva capito e le parole del Pirata non avevano fatto altro che confermare le sue paure. Il suo Bae il Capitano di una dannatissima nave? Il suo Bae un Pirata? Non ci voleva credere. Da una parte sarebbe dovuto essere orgoglioso di lui, ma dall’altra i pirati erano stati gli stessi che gli avevano rubato Milah. No, l’uomo che aveva davanti gli aveva rubato Milah e Bealfire, ora. Lo odiava. Avrebbe dovuto ucciderlo, perché non lo aveva fatto prima? Ancora… non poteva, semplicemente non poteva.
Il solo pensiero del suo Pirata morto gli stringeva il cuore. Aveva ragione, stava diventando troppo morbido, ma non poteva… non lui, non l’uomo che amava… No! Non poteva amare il nemico! Quindi lo aveva guardato disgustato e lo aveva lasciato andare.
Dannazione! Non sarebbe più tornato, solo uno stupido sarebbe potuto tornare.
Tornò al filatoio.
***
Il Castello sembrava maledettamente vuoto senza quel maledetto Pirata. Doveva trovarlo. Andò in camera sua e sorrise, il letto non era stato fatto. Ovviamente, non ci si poteva aspettare anche quello. Si stese al suo interno, cercando di ritrovare il suo profumo, qualsiasi cosa che gli desse abbastanza forza per cercarlo. Se fosse stato più felice senza di lui? Doveva trovarlo per assicurarsene. Vide l’armadio, l’anta aperta e lì, appesi, gli abiti con il quale Uncino era arrivato. Si alzò ed andò a prenderli. Li strinse a se, tuffandoci dentro il naso.
Pochi minuti dopo creò un cerchio, per cercarlo, trovandolo accucciato in mezzo a un vicolo, la mano stretta contro la maglia. Più davanti, nello stesso vicolo un gruppo di uomini lo stavano cercando con sguardo predatore, lo stavano circondando come lupi. Non poteva sentire le loro voci, ma il modo in cui si toccavano fra le gambe era inequivocabile. Hook non aveva più il suo uncino, caduto da qualche parte o venduto. La cosa che lo fece sentire male, però, fu la sua magrezza. Per fortuna era ancora nella sua città, sotto la sua amministrazione. Scomparve.
 
***
 
Uncino stava perdendo, erano tre giorni che era iniziato quella caccia all’uomo, purtroppo questa volta era lui l’uomo. Sentiva la voce degli uomini dall’altra parte delle scatole che lo cercavano, avvicinandosi sempre più al vicolo dove si era nascosto, come una fottuta donna. Si sarebbe fatto schifo da solo, se al momento non avesse avuto problemi più grandi Aveva cercato la sua ciurma per giorni, ma non l’aveva trovata. Forse erano in un altro mare, probabilmente erano andati avanti. Non aveva soldi, quindi aveva pensato di procurarseli, ma non incuteva la paura referenziale che di solito faceva, non senza i suoi vestiti da pirata e la sua spada. Se solo ne avesse trovata una al momento non sarebbe in quella situazione, invece aveva cercato di derubare un uomo, non era molto grosso, purtroppo aveva degli amici molto grossi e muscolosi. In altri momenti non sarebbe caduto così in basso, ma quello era stato un caso particolare. Un cane gli era stato addosso prima che se ne accorgesse, strappandogli via l’uncino e facendogli comprendere che era troppo tempo che non si addestrava. Era arrugginito. Dannazione! Quindi era scappato via ed ora era lì, un branco di uomini che lo stava pian piano circondando, ridendo alle parole “Capitano, sappiamo che sei la puttana dell’Oscuro, perché non lo succhi anche a noi?” “Lasciati fottere, proietta!”. Aveva pregato ogni cosa che il Coccodrillo per una volta venisse in suo aiuto. Artigliò con una mano quella maglia che indossava, gliela aveva data il suo Coccodrillo. Per un attimo si sentì in pace.
***
Arrivò appena in tempo, trasformando quegli uomini in cani con una pozione. Al momento non gli interessava che prezzo avrebbe dovuto pagare per quella magia. Solo lui poteva toccare Hook, questo doveva essere chiaro a tutti. Una volta che quei cani furono fuggiti si avvicinò agli scatoloni poggiati a terra e li superò. Il suo pirata stava ancora tremando.
- Sei troppo magro.- Disse, storcendo le labbra.
Hook volse lo sguardo a Rumpelstitskin e sorrise.
- Coccodrillo, sei venuto!- Lo stregone lo prese fra le braccia appena in tempo, prima che svenisse. Si smaterializzò di nuovo.
- Stupido pirata.- Sussurrò, mentre lo depositava su una sedia, le labbra arricciate in un sorrisetto. Si sarebbe lasciato andare ad una carezza sul suo volto, invece non lo fece. Lo lasciò solo lì, andando a cucinare qualcosa
 
***
Hook guardava Rumpelstitskin, erano passati alcuni giorni da quando lo aveva salvato. Era strano, ma Hook non poteva impedirsi di esserne felice. Continuava ad osservarlo, sentendosi una fanciulla in pericolo con il proprio salvatore. Quanto era ironico che lui e quell’uomo si odiavano non meno di un anno prima? Le cose erano cambiate e tanto anche.
- Credo di doverti le mie scuse.- Mormorò, dopo un po’.
Rumpelstitskin si volse a guardarlo, la confusione nei suoi occhi.
- Non devi scusarti, ti ho cacciato io.- Disse.
- Non per quello… ma per…- Gli occhi di Hook si abbassarono. – …Quello che ti ho fatto. So che non vuoi sentirlo, ma… quando Milah giunse da me… io ho creduto a tutte le sue parole, anche le sue bugie su un marito violento, una vita indesiderata e… quando ti ho deriso sulla mia nave… non avrei dovuto. Avrei dovuto accorgermi che eri in minoranza, volevo solo divertirmi un po’. Non mi rendevo conto che erano solo bugie, tutte loro. Non mi accorgevo del tuo coraggio, eri un uomo di famiglia andato a riprendersi la madre di tuo figlio, per…- Si interruppe, senza osare dire il nome del ragazzo.
- Puoi dirlo, “Bealfire.”- Disse l’altro, divertito, ma anche decisamente scosso. Gli stava davvero chiedendo scusa per la stessa cosa per il quale avevano iniziato ad odiarsi? Non lo sapeva.
Hook gli sorrise a sua volta.
- Sei stato coraggioso con quegli uomini, grazie.- Concluse.
Rumpelstitskn non sapeva davvero cosa dire, quindi rimasero così a fissarsi.
***
La ciurma di Uncino era finalmente pronta per riprendersi il proprio Capitano da quel mostro dell’Oscuro, capeggiati dal Capitano Neal, era così che voleva farsi chiamare e nessuno glielo avrebbe negato. Il giorno giusto era arrivato, uno dei pirati aveva anche trovato l’uncino del loro precedente Capitano in una bettola abbandonata della città, al suo interno c’erano solo un gruppo di cani e dei topi. Niente di cui avere paura.
Era la sera giusta per attaccare il Castello. Bealfire era deciso, avrebbe sottomesso l’Oscuro, l’uomo che aveva ucciso suo padre. Avrebbe pagato. Sapeva che un tempo anche suo padre era stato l’Oscuro, ma aveva sentito le voci girare di come si era andato a creare un nuovo Oscuro, un vero mostro con anche la coda. Lo odiava.
Si erano procurati delle protezioni magiche per poter entrare nel Castello Oscuro, senza essere notati dalla magia e quindi attaccati.
Era polvere fatata direttamente da Neverland, a sufficienza per tutti.
Appena divenne abbastanza buio attaccarono, tutta la ciurma, tranne un piccolo gruppo che era rimasto sulla nave a protezione della stessa.
Entrarono dalla finestra aperta e Bealfire cercò il pugnale con l’ultima scintilla di magia. Era buio, ma non impediva alla magia di Peter Pan di fare il suo dovere. Trovò l’oggetto e lo prese in mano, per fortuna non era troppo lontano, nascosto certo, ma lo trovò. Si unì al resto della Ciurma nel salotto. L’Oscuro doveva essersi accorto che qualcosa non andava, perché trovarono solo Hook in piedi, con degli abiti marroni. Li guardò perplesso, passando da uno all’altro. La sua barba non era fatta. Capitano Uncino sbuffò.
-Cosa ci fate qui?- Chiese.
I suoi uomini lo guardarono, stupiti.
- Siamo venuti qui per liberarvi, Capitano.
- Grazie, ma non ce n’era bisogno.-
Dal buio venne un’altra voce, grave.
- Io credo di sì. Capitano Hook, sei libero.- I vestiti di Uncino si trovarono in un attimo piegati su una sedia davanti a lui.
- No…- Iniziò Hook.
- Vai.- Disse l’Oscuro, nessuno se ne stava accorgendo in quel momento, ma Rumpelstitskin sapeva che sarebbero arrivati. Per questo aveva fatto trovare il pugnale in camera sua, per questo aveva tenuto la finestra aperta, sperando che suo figlio Bea lo trovasse. Un chiaro segno di amore e per questo ora stava liberando Uncino. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Solo una volta che se ne furono tutti andati si affacciò alla finestra.
- Addio, Capitano.- Mormorò, fingendo di non avere il cuore spezzato. Non poteva amarlo, non poteva e lo sentiva dentro di se che Bealfire e Hook si sarebbero protetti l’un l’altro. Era meglio così, lontano da lui.
Non sentì lo sguardo di Uncino verso il Castello Oscuro, non vide i suoi occhi bagnati di lacrime non versate.
Non vide il suo volto contorcersi e una maschera di freddezza depositarsi su quel cuore. Non ci sarebbe stata una dichiarazione d’amore fra loro, nessuna promessa di vita insieme. Solo due cuori infranti che si sarebbero cercati per sempre, solo due metà della stessa medaglia.

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Capitolo 2
*** Quando si feriscono si guariscono anche ***


Queste mini storie le ho scritte per un event di Hurt/Confort su Facebook. 

Grazie per essere passati (le recensioni non le rifiuto, eh!)

Miss Loki_Riddle Gold

 

 

 

Vendetta

Conficcare l'uncino nel petto del proprio Coccodrillo non era stata una buona idea. Ora si sentiva in dovere di prendersi cura di lui. Non poteva lasciarlo morire. Era il suo Coccodrillo, d'altronde.

 

 

Orgoglio

Rumpelstitskin si sentiva ferito nell'orgoglio nel vedere perduta la moglie - e madre di Bea - a causa di uno stupido, inutile Pirata. Anche dopo anni la ferita restava uguale, però le braccia di Killian erano un posto confortante dove nascondersi mentre guariva. 

 

 

Perdono AU! In cui Rumple e Hook si ritrovano sposati dopo la fine della Maledizione

Era colpa di Regina se dopo la Maledizione si erano ritrovati sposati, ma non potevano cancellare ventisette anni con un colpo di spugna. Molte delle cose e delle situazioni in cui si erano trovati erano vere. Era arrivato il momento di perdonarsi per una colpa che non avevano mai avuto. Era colpa di Milah. 

 

 

Incantesimo

Era stato uno stupido incantesimo che aveva separato Killian da sua figlia, era stato suo compito aiutarlo, proteggerlo, salvarlo non solo dall'Incantesimo, ma anche dalla sua stessa ombra. Avrebbe dato tutto per confortare il Pirata. Anche la sua stessa vita.

 

 

Alberomaestro

Stando in piedi sulla sua nave, appoggiato all'alberomaestro, la mano sana che stringeva il mancherino appena formato dal taglio della propria mano, il Capitano Killian se lo chiese se ci sarebbe mai stato un momento in cui il conforto di uno non fosse stato dipeso dalla ferita dell'altro. Avrebbero mai potuto confortarsi a vicenda e perdonarsi? Per ora il suo conforto sarebbe stato lì, sulla sua nave, appoggiato all'alberomaestro, guardando il più lontano possibile. 

 

 

Ferita

Erano due creature ferite dal mondo che si confortavano a vicenda. Erano il Coccodrillo e il suo Pirata vivevano in una guerra che li confortava a vicenda. Mai nessuno avrebbe capito come si dimostrassero affetto fra loro. 

 

 

Tazza

Rumple aveva sempre avuto una tazza scheggiata e un cuore spezzato. Almeno fino a quando non era giunto il suo Pirata ad aggiustarli entrambi e poco alla volta la tazza era stata sostituita da un barattolo con una mano all'interno. 

 

 

Parte

Ciascuno aveva una propria parte da giocare, in un mondo fatto da favole dovevano essere nemici giurati. Era passato troppo tempo da quando avevano scelto le proprie parti, ma questo non significava che non si tenessero sott'occhio l'un l'altro. Anzi, per questo sapevano sempre quando arrivare per confortarsi con la sola presenza.

 

 

Carta AU! In cui Rumple e Hook si ritrovano sposati dopo la fine della maledizione

Era una ferita nell'orgoglio quello che diceva la carta che era loro arrivata. A quanto pareva si erano sposati cinque anni dopo l'inizio della Maledizione. Sulla carta erano marito e marito. Erano sposati con il proprio peggior nemico, alla ricerca di un conforto che non si sarebbero dovuti dare. 

 

 

Dente

Nessuno poteva ferire Killian. Solo Rumpelstitskin ne aveva il diritto, Hook era il suo Pirata. Nemmeno quel dente avrebbe dovuto, ecco perché si sarebbe preso cura di lui. 

 

 

Cintura post-p0rn

La stretta della la cintura gli aveva lasciato piccole ferite sui polsi. Killian si era ribellato alla presa, anche se ben sapeva che non avrebbe dovuto. Tutto per essere curato dal suo Coccodrillo. Amava quei momenti.

 

 

Pezza

Una pezza sudicia ricopriva il moncherino della mano appena tagliata, un piccolo pezzo di stoffa stracciato dalla propria camicia, ma il Pirata sorrideva, disinteressato alla morte dell'amore della propria vita, Milah. Aveva portato a termine una piccola parte del proprio piano, aveva confortato l'Oscuro nel momento di maggior bisogno. 

 

 

Cuore

Avere il cuore del suo Pirata in mano non era più solamente metaforico, il battito pulsante di questo era una sensazione meravigliosa, lo avrebbe sempre tenuto lì se fosse dipeso da lui, per ricordargli che tutto andava bene ed erano entrambi vivi.

 

 

Orgoglio

Quando Hook gli aveva detto che aveva incontrato Bea e che era diventato un ottimo pirata, Rumpelstitskin si era subito sentito orgoglioso del figlio da lungo tempo perduto. 

 

 

Salvami

Salvami, lo aveva pregato Killian e lui, anche dopo tutte le ferite che gli aveva portato, non aveva potuto rifiutarsi aiutandolo anche a costo della vita. Non avrebbe mai lasciato che il suo Pirata soffrisse per mani altrui.

 

 

Respiro

Per fortuna Killian aveva visto Rumple perdere il fiato e cadere a terra nel negozio di pegni ed era corso a soccorrerlo. Per fortuna era giunto in tempo per risvegliarlo.

 

 

Freccia

L'Oscuro aveva messo in bella mostra una freccia magica capace di uccidere chiunque nel proprio Castello in attesa che Killian la prendesse, ma quando il Pirata si avvicinó con l'intento di vendicarsi si ferì, costringendo il Coccodrillo a prendersi cura di lui. 

 

 

Drenaggio

Mentre i suoi uomini drenavano il veleno dalle ferite riportate da Neverland Killian pensava a una nuova maniera per vendicarsi del proprio Coccodrillo. 

 

 

Cappotto

Il cappotto era intriso di sangue quando Killian tirò fuori dalle rovine della Casa Rosa Rumpelstitskin, per fortuna era vivo e lui lo avrebbe curato.

 

 

Lama

Esisteva solo una lama che potesse sconfiggere l'Oscuro, questo Killian lo sapeva per questo quando la trovó e la prese pensó bene di comandare il suo peggior nemico, solo per comprendere quanto lo avesse ferito nel tempo e decidere di aiutare entrambi. 

 

 

Ombra (Ambientata durante il loro viaggio a Neverland)

L'Ombra di Neverland oscurava il volto di entrambi mentre si avvicinava, l'ombra di una lama in mano e l'ombra dell'Oscuro fra le braccia, quando lo pugnalò Rumple si accasciò solo per ritrovarsi fra le braccia del suo Pirata.

 

 

Gioco

Il loro era un gioco pericoloso che uccideva e distruggeva chiunque fosse vicino a loro, un gioco che sarebbe durato per l'eternitá, si distruggevano e rimettevano a posto a vicenda. 

 

 

Forma

Killian non poteva davvero dimenticare l'uomo, il padre di famiglia, dalla gamba spezzata che gli implorava di lasciare andare sua moglie, non poteva dimenticare il folletto dalla pelle dorata neanche mentre guardava e uncinava il petto dell'uomo d'affari zoppo che era nel nuovo mondo, quello era e sarebbe sempre stato il suo Coccodrillo, qualsiasi forma avesse avuto, per questo sapeva che lo avrebbero curato. 

 

 

Ustione AU!Rumple e Hook sono sposati durante la Maledizione

Killian era una creatura d'acqua, magari di vento, ma certo non di fuoco, per questo quando Rumpelstitskin tornó a casa e trovò il Pirata ai fornelli si preoccupò ed andó a prendere il set di pronto soccorso. Non si stupì che si fosse ustionato.

 

 

Potere

Rumple si sentiva più potente quando poteva stringere a sé Killian e curarlo piuttosto di quando lo feriva, anche se doveva ammettere che erano due piaceri diversi, Killian avrebbe dovuto imparare che un Coccodrillo molla difficilmente la presa sulla propria preda. 

 

 

Sesso

Killian ringhiava, mentre cercava di sfuggire dalle frustrate magiche del suo Coccodrillo, il sangue zampillava dalle piccole ferite. Tratteneva il fiato mentre l'Oscuro leccava via il dolore dalle sue ferite, era dannatamente eccitante. 

 

 

Paura

Quant'era strano che all'inizio avesse avuto paura di trovarsi davanti l'Oscuro mentre ora temeva di perderlo? 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Quando le anime gemelle si incontrano, ma non si riconoscono ***


Ciao, ecco il terzo capitolo. Passiamo ai Soulmates e presto avrete un continuo di questa stessa storia.



Hook/Rumple: Soulmates!AU Durante il loro incontro sulla nave di Hook, scoprono di avere lo stesso tatuaggio sul polso. (Soulmates AU! + Smettila di dirmi che stai bene)

E’ normale avere un Soulmate, la prima volta che Rumpelstitskin ne venne a conoscenza era solo un bambino, aveva questo strano simbolo sul polso come un uncino che va a scontrarsi con un raggio di magia oscura. Erano in posizione di combattimento, ma Rumpelstitskin non poteva fare a meno di amarlo, significava che a qualcuno importava di lui là fuori.
Quando suo padre Malcolm se ne andò, il bambino non potè fare a meno di aggrapparsi con tutte le sue forze a quell’idea. Aveva un Soulmate. Lui, ne aveva uno. Questo lo rendeva un po’ più stabile, mentre imparava a filare. Questo lo compensava mentre cercava un tatuaggio simile fra tanti. A qualcuno sarebbe importato di lui.
Un giorno entrò nella sua esistenza Milah, non poteva aspettare ancora. Non quando era certo che il suo Soulmate non era nessuno che conosceva. Non sarebbe arrivato a salvarlo, doveva farcela con i suoi stessi denti, quindi perché non accettare una donna, anche se aveva un tatuaggio diverso? Non era più un bambino e la sua fede aveva iniziato ad incresparsi.
Aveva una famiglia, ormai, non badò più al suo tatuaggio, non lo cercò neanche nei momenti difficili, fu solo felice quando seppe che sua moglie era rimasta incinta. Milah era incinta di lui, avrebbe avuto un figlio.
La sua gioia era tanta che lo spinse a commettere una serie di errori indescrivibili, ascoltare una veggente fu il primo, distruggersi una gamba il secondo e tornare a casa come un vigliacco il terzo, ma non dimenticò mai suo figlio Bealfire, era la luce dei suoi occhi, anche prima di nascere. Suo figlio. Non poteva davvero aver avuto tanta fortuna. Lo amò più di qualsiasi cosa.
Per anni credette che le cose si sarebbero aggiustate con sua moglie, rimase sconvolto alla scoperta che lo stava tradendo. Odiò l’uomo prima di averlo conosciuto, prima di aver potuto vedere il suo tatuaggio. L’odiò con tutto se stesso.
Fu così che Milah se ne andò, fu così che Bealfire rimase senza madre e lui senza moglie. Non era stato in grado di battersi contro quel pirata.
Fu decisamente anni dopo che scoprì il nome del pirata, Killian Jones. Fu anni dopo che commise l’ennesimo errore, rubò un pugnale e con questo uccise un uomo, la magia venne da lui, corrompendo leggermente il suo simbolo dell’anima, mentre bruciava con lentezza la sua stessa anima, ma Rumpelstitskin era forte. Odiò tutto quello, ma protesse suo figlio, era quello l’importante. Bealfire non sarebbe morto in battaglia. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Bea, tranne una. Fu quell’unica cosa che un giorno gli fu chiesto di fare, andarsene, lasciare tutto e ricominciare da zero, la stessa cosa che un tempo aveva lui stesso chiesto a suo padre. Non ci riuscì, rimase ancorato a terra, non riuscì ad andarsene, fallendo in tutto. Aveva fallito come eroe, come combattente, come soulmate, come marito e come padre. Iniziò un periodo di depressione, in cui si circondò di odio, desiderio di vendetta ed oscurità. La malvagità gli corrose l’anima.
Lo guardò mentre lasciava che il suo marchio d’anima venisse piano piano corroso, significava solo che la sua anima stava soccombendo, ma non gli importava.
Qualche anno dopo rivide Milah e Jones, quel maledetto pirata che aveva rovinato tutto.
Li attaccò ed uccise la donna, rubando una mano all’uomo, non la mano dell’anima, per fortuna.
La mise in un vaso, in sicurezza, per ricordarsi che nessuno poteva batterlo, non più.
Solo a quel punto diresse lo sguardo verso il proprio marchio dell’anima. Avrebbe finalmente cercato il suo soulmate, prima che fosse tardi.

***

Quando era piccolo Killian non capiva cosa fosse un segno dell’anima, non gli interessava di avere un Soulmate, non lo voleva. Quando era piccolo a Killian sarebbero bastati suo fratello e suo padre, non voleva altri, il suo mondo si riduceva a loro con totale gioia. Faceva di tutto per nascondere quel maledetto tatuaggio, se avesse potuto l’avrebbe fatto sparire. Suo fratello ne aveva uno diverso e lo prendeva spesso in giro sul fatto che i suoi simboli, un uncino e un raggio di magia oscura, sembrassero star combattendo. Killian detestava tutto quanto. 
La prima cosa che imparò di tali simboli era che non si potevano levare, se ti avessero tagliato il polso sarebbe comparso da qualche altra parte, a meno che non stessi morendo o la tua anima non fosse in pericolo. Killian lo aveva trovato stupido che solo un pericolo così grande potesse eliminare un tatuaggio simile e poi c’era mai stato davvero qualcuno che aveva perso l’anima?
Odioso, ecco cos’era.
Aveva imparato ad apprezzarlo davvero quando aveva perso suo padre. Aveva ancora suo fratello, era vero, ma il colpo era stato fin troppo forte. Gli aveva fatto capire che anche l’altro sarebbe potuto morire. Poi chi gli sarebbe rimasto? Aveva ancora la sua soulmate, lei l’avrebbe apprezzato. Si era già da un po’ di tempo convinto che fosse una donna, per quanto avessero continuato a spiegargli che non faceva differenza fra maschi e femmine. La soulmate di Liam era una donna, quindi perché non avrebbe dovuto averne una anche lui?
Il colpo più duro fu quando perse anche Liam, combattè, lottò come l’eroe che era, ma morì. Killian si rese conto di non avere più nulla, fu a quel punto che iniziò davvero ad apprezzare quel segno. Qualcuno lì fuori c’era per lui e lo avrebbe trovato, qualsiasi cosa sarebbe successa lui avrebbe trovato la propria anima gemella e non gli importava se fosse un maschio o una femmina, sapeva solo che l’avrebbe dovuto proteggere da qualsiasi cosa, in qualsiasi circostanza.
Iniziò a lavorare per la Marina Britannica, ma scoprì nella stessa maniera che erano stati traditi. Riuscì a portare gli uomini dalla sua parte, pirati. Era una bella parola, almeno nella loro connotazione, avrebbero protetto i più deboli, avrebbe trovato il o la sua soulmate, sarebbe salita sulla sua nave e avrebbero vissuto una bella esistenza lì.
Quello era il piano, andò piano piano distruggendosi, ogni giorno Killian guardava il suo marchio dell’anima per assicurarsi che la sua metà non corresse rischi mortali. Almeno era sempre limpido.
Non doveva preoccuparsi davvero per ora.
Finirono in Wonderland e ne fecero ritorno, nuovamente in Neverland e riuscirono a scapparne, poi incapparono in altre terre sconosciute, fece persino amicizia con una sirena, Ariel, che aveva trovato il suo soulmate e l’aiutò.
Finalmente incappò nella Foresta Incantata e conobbe Milah. Sul suo polso aveva lo stesso simbolo, non aveva mai visto una donna simile. Purtroppo era sposata. Odiò istantaneamente l’uomo che gli aveva rubato la sua soulmate. Come aveva osato?
Non sapeva che Milah aveva scoperto come modificare il proprio segno dell’anima, non sapeva che era solo un inganno. Odiò il marito di lei -un tale “Rumpelstitskin”, un nome più assurdo non si poteva sentire- prima di conoscerlo, istantaneamente.
Si ripromise di portare via la sua metà, non sarebbe rimasta in un matrimonio infelice, non se lui poteva farci qualcosa.
Fu così che, senza neanche sapere di Bealfire, combattè per lei.
Combettè contro un padre di famiglia che voleva solo proteggere coloro che amava, proteggere suo figlio. Fu così che finì per combattere colui che aveva giurato di proteggere, fu così che lo sconfisse, lo spezzò definitivamente senza neanche dover alzare la propria spada, deridendolo.
Se solo avesse saputo, ma venne a conoscenza che qualcosa non andava solo quando il suo marchio dell’anima iniziò a corrodersi lentamente, ma ormai era nella rete di Milah, ormai non gli importava davvero più. Ci misero anni per incontrare nuovamente la Creatura, quel Padre di famiglia che ormai aveva perduto tutto, trasformandosi in una bestia assetata di sangue e vendetta.
Fu così che conobbe il Coccodrillo, il suo Coccodrillo e quello stesso giorno perse una mano e la propria amata.
Se ne andò appena in tempo per non morire, mettendosi con ironia un uncino, proprio come segnava il proprio simbolo, in ricordo di Milah, ma quando guardò l’altro polso, sicuro di aver perduto la propria soulmate un uncino e un raggio nero fecero bella mostra di se, quasi deridendolo.
Erano corrosi, quasi sbiaditi, ma c’erano ancora, il che significava che non aveva perso il suo soulmate. Era stato ingannato. Ringhiò quasi, decidendo di incolpare il Coccodrillo anche di quello. Era colpa del Coccodrillo, sempre. Convinto che fosse un inganno cercò di cancellare quella magia, tornando a Neverland e chiedendo aiuto a Peter Pan, ma gli fu risposto che non c’era alcun incantesimo sul suo polso.
Sgranò gli occhi, ora sicuro di una cosa, il o la sua soulmate stava male, stava soffrendo, stava morendo, lentamente o almeno la sua anima era stata bruciata e si sarebbe distrutta se non avesse fatto qualcosa. Doveva cercarlo, doveva trovarlo e curarlo.
In tutto questo conobbe Bealfire, il figlio di Milah ed iniziò ad aiutarlo. A volte fissava quel simbolo, ma non lo commentava, come se lo attirasse in un qualche modo.
Un giorno fece solo una domanda:
- Killian, perché il tuo marchio fa così? Insomma, sta sparendo.- Spiegò, indicandolo.
- I marchi non spariscono mai, a meno che la propria anima gemella non muoia o non sia in pericolo di vita. E’ questo quello che faremo una volta liberi, cercheremo chi porta lo stesso simbolo e lo salveremo, ti va?- Chiese, scompigliandogli i capelli.
Il ragazzino guardò nuovamente il simbolo.
- Pan ha detto che se mi lasciate qui vi lascerà andare, giusto?- Killian lo guardò sconvolto, ma non potè dire altro, prima che Bealfire parlasse nuovamente. – Killian, io resto, ma tu promettimi che lo accetterai, chiunque sia.- Disse, indicando il simbolo.
Capitan Uncino scosse la testa, sconvolto, non avrebbe lasciato un bambino lì, soprattutto non il figlio di Milah.
- Non ti lasceremo qui.- Sentenziò.
- Mi verrete a prendere, una volta che avrai salvato chiunque porti questo.- Ribattè il ragazzino, prima di tuffarsi in mare e mettersi a nuotare verso riva.
- Te lo prometto, ragazzino, ti verremo a riprendere e… accetterò chiunque sia.- Mormorò, un po’ commosso, prima di gridare ai suoi uomini di levare le ancore.

***

Quando si incontrarono quella volta entrambi avevano i loro simboli addosso, il mago portava con se l’oscurità e il pirata l’uncino. Eppure quando Capitan Uncino rivide il suo Coccodrillo non si rese subito conto di averlo ritrovato e quando l’Oscuro rivide il suo Pirata non lo riconobbe come colui che stava cercando ovunque, come il suo Soulmate. Il marchio dell’anima si vedeva sempre meno, ancora un paio d’anni e sarebbe potuto sparire, ma ne l’uno ne l’altro si diedero per vinti.
Si attaccarono, combattendosi invece di comprendersi. La nave tornò ad essere il loro campo di battaglia, ma questa volta l’Oscuro era decisamente più forte. Bloccò facilmente i polsi di Killian contro l’albero mastro, sogghignando ed avvicinandosi. Poi sgranò gli occhi, non appena incontrò il simbolo. No, non poteva essere.
-No, no, no! Questo è impossibile, dearie!- Borbottò, gli occhi incollati sul suo nemico. Cosa avrebbe dovuto fare esattamente? Fu a quel punto che Killian prese l’attimo di sorpresa per riuscire a liberarsi e lanciarsi sul Coccodrillo, ritrovandosi a cavalcioni sulla sua vita.
- Non lo farei se fossi in te, dearie!- Lo derise il Coccodrillo, ma Killian doveva vedere, se quello che immaginava era corretto, lui non… ma Bealfire glielo aveva fatto promettere. Rumpelstitskin non lo stava più attaccando e, in realtà non stava neanche più proteggendosi. Lo fissava solo.
Il Pirata sollevò la manica che copriva il polso dell’anima con l’uncino e guardò.
Lì, un simbolo corroso di un uncino e un raggio oscuro faceva bella mostra di se.
Come immaginava, adesso capiva la preoccupazione di Bealfire.
- Sei tu… sei sempre stato tu.- Guardò l’uomo con sgomento, l’altro fece solo un ghigno.
- Temo di dover davvero andare via, ora.-
- No, non te ne andrai.- Ribattè.
- Credi forse di potermi fermare, pirata?- Chiese, disgustato.
- No, ma il tuo segno dell’anima sta sparendo… mi preoccupa.-
Il Coccodrillo avrebbe voluto ringhiare, urlargli contro, qualsiasi cosa.
- Non ho bisogno della tua preoccupazione, io sto bene.-
- Smettila di dirmi che stai bene! Anche Bealfire si è spaventato quando lo ha visto! E’ stato lui a mandarmi a prenderti!-
Si bloccò tutto per qualche secondo, Rumpelstitskin lo fissò:
- Mio figlio?- Non sapeva se mandarlo via o rasserenarsi, significava che stava bene.
- Gli ho promesso di proteggere il mio soulmate ed è quello che intendo fare.- Ribattè, senza aggiungere che se lo era anche ripromesso.
Rumpelstitskin scoppiò a ridere, ma una parte di lui sembrava essersi rianimata:- Tu che proteggi me?-
- Sì, Coccodrillo. - Confermò. –Ti ho cercato da anni, forse da secoli. Ora che ti ho trovato non ti lascerò andartene.- Distolse lo sguardo, mentre ammetteva: - Credevo che fosse Milah, mi sbagliavo.- Era un duro colpo e l’Oscuro sarebbe potuto sparire e non farsi più trovare, si fissarono per qualche secondo, prima che il Pirata aggiungesse:- Se deciderai di restare faremo rotta verso Netherland, per salvare tuo figlio. Ci stai?- Così si sollevò in piedi, facendo un paio di passi indietro, il tempo di corteggiarlo ci sarebbe sempre stato, ma non era quello. Rumpelstitskin si sollevò a sua volta, osservando il proprio soulmate e peggior nemico, considerando come comportarsi, anche lui lo stava cercando, anche se non lo avesse mai ammesso e voleva ritrovare Bealfire, ma avrebbe dovuto affrontare suo padre, Peter Pan e non gli sembrava una buona idea, ma non avrebbe lasciato suo figlio da quel mostro di Malcolm, mai. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Bealfire, anche lasciarsi proteggere da quello stesso Pirata che gli aveva distrutto la famiglia.
 - D’accordo. Andiamo a riprenderci mio figlio.- Mormorò, deciso. Osservò Killian Jones, attirandolo poi a se, prima di sussurrargli all’orecchio:- Sappi che tu sei mio.-
Killian potè giurare di aver appena sentito un brivido lungo la schiena e il proprio membro contrarsi. Sarebbe stato un lungo viaggio, quello.

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Capitolo 4
*** Quando le anime gemelle si incontrano, ma non si riconoscono (Parte 2) ***


Salve, vi avevo lasciato con Rumple e Hook che scoprono di essere Soulmate. Qualcuno, ergo la mia socia Luana, con la quale sto scrivendo una storia a quattro mani (Incontri TenTENNANTi) che consiglio a chiunque ami Tennant, mi ha richiesto una storia un po' particolare che ho voluto legare al capitolo scorso.
Quindi siete pregati di leggere il capitolo scorso prima di leggere questo capitolo.

Hook-Rumple trovano un modo di tornare indietro e salvare Beilfair ... e nel mentre scatta l'amour


Rumpelstitskin non si sentiva a suo agio su quella nave. Non gli piacevano i pirati e non gli erano mai piaciuti. Non pensava che un giorno avrebbe potuto amarli e, se non avesse avuto i suoi poteri, avrebbe con tutta probabilità riversato tutti i pasti in fondo al mare. Per fortuna lui era l’Oscuro e come tale non poteva certo permettersi di mostrarsi debole, doveva però ammettere che sperava sempre di più di arrivare a Neverland per quanto la sola idea lo terrorizzasse. Lo innervosiva la consapevolezza che dovesse dimostrare al Pirata di essere forte anche in un luogo in cui, in effetti, lui non era forte. No, lo poteva ammettere almeno con se stesso, era terrorizzato, aveva paura di rivedere suo padre, di affrontarlo di nuovo. La prima volta era fuggito per un puro colpo di fortuna, questa volta non sarebbe andata meglio, ma lo doveva fare, per Bea.
Solo che ora era lì, intrappolato in una nave pirata, legato al suo peggior nemico e non del tutto sicuro di come affrontare la propria stessa situazione. Si stavano beatamente ignorando a vicenda, ma presto avrebbero dovuto affrontare la realtà dei fatti, quella che era stata loro messa di fronte, nero sul bianco dei loro polsi.
Ironico come per una volta non fosse del tutto sicuro di cosa volesse. A volte, quando erano entrambi sul ponte seguiva con lo sguardo il Pirata, il suo Pirata, mentre svolgeva i suoi compiti di Capitano, rimuginando su quanto il fato potesse deriderlo a volte legandolo all’unico essere in tutto l’universo che odiava solo un po’ meno del proprio padre. Eppure seguiva con lo sguardo il Pirata beandosi della sua sola vista. A volte gli veniva voglia di prenderlo e sbatterlo contro qualche parete fregandosene che fosse il Capitano, soprattutto quando si piegava e mostrava il fondoschiena nella sua direzione cosa che faceva piuttosto spesso ultimamente.
Era in cabina, Rumpelstitskin ne aveva ricevuta una solo per sé, proprio attaccata a quella del Pirata, non tanto perché i marinai fossero desiderosi di compiacerlo, ma piuttosto perché era l’Oscuro e nessuno lo voleva davvero al proprio fianco. Lo temevano. Il Capitano era, sorprendentemente, l’unica creatura capace di tenergli testa forse proprio perché si odiavano così tanto. Quindi eccoli lì, in cabina. L’Oscuro tornò ad osservare il proprio simbolo di anima, era strano come si stesse andando progressivamente riformando anche se non aveva perduto i propri poteri.
Non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma si stava rafforzando un po’ di più ogni giorno, adesso il suo simbolo era solo una metà, ma andava meglio di prima, come se la corrosione della sua anima si fosse rallentata, come se non desiderasse davvero più affondare.
Fu con questi pensieri che decise di bussare all’altra cabina, sapeva che il Capitano c’era entrato qualche ora prima e non ne era ancora uscito.
La risposta non si fece attendere molto. Killian aprì la porta seppur fosse a petto nudo e i propri pantaloni fossero stati messi di fretta. Rumpelstitskin lo fissò qualche secondo, lasciando vagare lo sguardo sul suo petto. Le goccioline che stavano ancora scendendo da questi sembravano essere state messe apposta per indicare cosa stesse facendo.
- Oscuro, a cosa devo questa visita?- Chiese ghignando il Pirata, ma Rumpelstitskin non gli era più davanti.
 - Quindi, dearie, ti fai il bagno invece di studiare la maniera migliore per andarci a riprendere mio figlio?- Chiese divertito.
Killian si volse a guardarlo sorpreso che fosse comparso all’interno come se fosse il proprietario del luogo.
-Ci siamo quasi, Peter Pan non sarà facile da affrontare e… volevo che tu fossi pronto. Il marchio non è ancora nitido.- Rispose.
-Mio padre non può farmi nulla che non mi sia già fatto da solo. - Rimuginò l’altro senza farsi sentire dal Pirata, ma una mano andò a posarsi sul suo stesso marchio, prima di continuare. – Cos’è questo? Un tentativo di prendersi cura di me, dearie?- Lo derise a voce alta.
Killian si avvicinò a lui a grandi falcate.
- Non mi prendo cura di te, Coccodrillo. Non voglio davvero che la mia ciurma venga distrutta a causa della tua anima.- Mentì, cercando di riguadagnare terreno, dannazione erano nel suo di territorio, non in quello di quella creatura dorata. Quel mostriciattolo non sarebbe dovuto essere il suo Soulmate per cominciare e non avrebbe dovuto certo desiderarlo.
Si astenne al guardare il proprio letto e quanto sarebbe stato bello una creatura d’oro fra quelle lenzuola nere. Dio, lo desiderava steso lì… no, che diamine stava pensando?
- Fingerò di crederti, Pirata.- Sussurrò Rumpelstitskin lo sguardo che si perdeva su quelle labbra arricciate un attimo prima di scomparire.
Hook si volse a guardare la stanza ormai rimasta vuota, prima di tornare a guardare il marchio. Non se ne sarebbe accorto se non fosse stato sempre tanto attento, ma poteva quasi dire con certezza che si era fatto leggermente più nitido da pochi minuti prima come se la loro conversazione avesse avuto qualche conseguenza nella riuscita del suo piano.
Forse era quella la chiave, se la loro vicinanza aveva aiutato il suo Soulmate sarebbe stato quello che gli avrebbe dato.
Forse se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto guadagnarsi anche un alleato.
 
***
 
Bealfire era rimasto a Neverland per permettere a loro di riunirsi. Bealfire, suo figlio, si era sacrificato per far sì che quel pirata da strapazzo arrivasse da lui e gli mostrasse che erano Soulmates. Rumpelstitskin non poteva certo lasciare suo figlio, il suo bambino nelle mani di suo padre. Malcolm lo avrebbe di sicuro usato, non era mai stato un buon padre, non c’era da aspettarsi che diventasse tutto d’un tratto un buon nonno. In più era legato lì, con il Pirata che si era rivelato essere la sua stessa anima gemella. Lo stesso uomo che gli aveva rovinato la vita, che gli aveva rubato Milah, che aveva distrutto la sua famiglia. Non poteva davvero andarsene, non prima di essersi ripreso Bea. Il suo bambino era davvero tutto ciò che importava in quel momento, avrebbe potuto fare di tutto per saperlo al sicuro, avrebbe certamente preferito distruggersi l’anima o morire se questo fosse andato a significare che Bea era salvo e al sicuro, ma quel pirata da strapazzo aveva avuto un’idea ben diversa e ora toccava a lui riparare ai danni subiti. Lanciò uno sguardo irritato ad Hook, irritato da lui, dal suo atteggiamento pomposo, dal suo essere sempre così dannatamente altezzoso.
Anche il Pirata lo stava guardando, anche se per ben altri motivi. Si chiedeva cosa stesse pensando il suo ospite e perché fosse rimasto ben due ore a fissare il vuoto, senza muoversi. Probabilmente l’Oscuro si rendeva conto che erano destinati a stare insieme. Erano Soulmates, per le giubbe dei dannati! Solo che non si poteva certo superare tutto il loro trascorso in nome di un tatuaggio impresso nel profondo della propria pelle. Si osservò l’interno polso, fissando nuovamente come stessero le loro anime. Il simbolo non si era ancora rimarginato, anche se erano passati giorni – quanti? Non ne era sicuro – da quando avevano scoperto il loro significato. Doveva prendersi cura del suo peggior nemico, del suo… cos’erano? Due uomini che si erano spezzati il cuore a vicenda, non riconoscendosi per davvero. Due uomini soli in un mare di persone, legati fra loro contro la propria volontà, destinati a combattersi, ma a non volersi far del male. Tornò a guardare il mare, stringendo a sè il timone, girandolo leggermente. Aveva dato il cambio al timoniere affinché restassero soli sul ponte, mentre gli altri erano andati tutti a mangiare.
Voleva avvicinarsi, era stata una tentazione forte, ma se lo era impedito. Come si fa ad avvicinarsi al proprio nemico mortale e ad imbastire una conversazione che non sfociasse in un litigio o, peggio, in un combattimento? Forse il Coccodrillo sembrava una creatura innocua in quel momento, ma lui e il moncone della sua mano sapevano bene quanto lo fosse.
Era un Coccodrillo in attesa di balzare sulla propria preda ed era lui la preda, solo uno stolto si sarebbe avvicinato a un Coccodrillo credendo di poterlo rabbonire solamente con la propria presenza. Quindi era meglio starci lontano e liberarsi della bestia feroce non appena ce ne fosse stata la possibilità. Probabilmente si sarebbero incontrati nuovamente, ma per ora Bealfire e suo padre sarebbero stati bene ed insieme. Quella era l’unica cosa che gli importava non lo stava facendo per se stesso. Beh, non del tutto per lo meno.
Era sorprendente come anche il Coccodrillo potesse amare Bealfire, ora che si rendeva conto di quante menzogne gli aveva raccontato Milah poteva dire che l’Oscuro era un ottimo padre e sarebbe potuto anche essere un buon Soulmate se solo non si fossero odiati fino al giorno stesso in cui si erano resi conto di appartenersi. Sapeva che Peter Pan lo avrebbe sicuramente usato contro di loro.
Fu solo quando arrivò il timoniere che si decise ad avvicinarsi all’Oscuro, era rimasto per tutto il tempo ad osservare il mare.
- E’ bello, vero?- Chiese, cercando di fare attenzione a non iniziare un litigio.
Rumpelstitskin sembrò riscuotersi dai propri pensieri e si volse a guardarlo.
- Il mare, intendo.- Specificò, come se parlare del mare con il proprio peggior nemico fosse normale, ma era anche il suo Soulmate quindi andava bene, no?
- Scommetto ti piaccia, Pirata.- Lo derise, volgendo nuovamente lo sguardo all’acqua che li circondava. – Come arriveremo..?- Chiese, senza un vero desiderio di parlare del luogo in cui stavano andando.
- Navigando, ovviamente. Hai mai preso un timone in mano?- Chiese il Capitano, cercando di alleviare la tensione fra loro.
Il Coccodrillo si volse a guardarlo sollevando un sopracciglio.
- E’ così che ci provi con tutti o è un tentativo appena inventato, dearie?- Chiese, prendendolo in giro, per lo meno lo aveva distratto. Anche il Pirata sorrise.
- Non mi dire che non ha funzionato!- scherzò a sua volta.
- Affatto, dearie, dovresti affinare certe arti.- Bene, si stava divertendo il che era particolarmente strano, non succedeva spesso e di certo non sarebbe dovuto succedere con lui.
La conversazione non ebbe modo di proseguire perché pochi minuti dopo uno dei mozzi finì per far insorgere un piccolo litigio fra pirati.
Il sorriso del Pirata continuò ad esserci per tutto il giorno, mentre l’Oscuro rivolse questa volta la totale attenzione al Capitano di quella nave, distogliendo per qualche momento la mente da suo figlio e da Peter Pan.

***

C’era riuscito, Rumpelstitskin si chiedeva come fosse possibile, ma il Pirata c’era riuscito.
Come diamine fosse arrivato a tenere in mano quel timone con il suo peggior nemico alle proprie spalle che gli dava le dritte non lo sapeva neanche lui.
Bene, era iniziato tutto dal giorno in cui si erano visti nella cabina del Capitano. Dal giorno dopo ad essere precisi. Quel Pirata da strapazzo aveva iniziato qualcosa di cui non intendeva dare un nome.
Era stato delicato, all’inizio, avvicinandosi più spesso, ma allontanandosi non appena si rendeva conto di non essere più accettato. Aveva tentato di non toccare mai i tasti sulla famiglia dell’Oscuro, aveva tentato di non parlare di Bealfire, Peter Pan o Milah anche se il tutto era non poco complicato.
Le prime volte e i suoi “Oggi è una giornata particolarmente limpida” o i “Guarda in quella direzione, se fai attenzione potresti vedere dei delfini” se li ricordava ancora.
All’inizio aveva tentato di non ascoltarlo, di maltrattarlo, ma è difficile maltrattare qualcuno che parla di qualcosa relativamente innocente come le nuvole o i delfini.
Si era reso conto di cosa stesse facendo, era l’approccio che si sarebbe potuto tenere con un animale particolarmente pericoloso, ma ferito.
Avvicinandosi, tentando di dargli compagnia, per poi allontanarsi prima che questi ti potesse sbranare. Agli occhi del Pirata era questo, un animale particolarmente pericoloso, un Coccodrillo.
Solo accorgendosene aveva potuto cambiare qualcosa, aveva deciso che se non lo lasciava in pace con le cattive tanto valeva giocare con lui, quindi aveva risposto a quelle specie di flirt innocenti.
Quella mattina stessa Hook gli aveva parlato tranquillamente.
- Ricordi che ti avevo proposto di insegnarti a guidare una nave? Ti andrebbe ancora?-
Da quando si parlavano con quella tranquillità? Non si era accorto dei mutamenti.
Aveva accettato, anche se non era sicuro per quale assurdo motivo lo avesse fatto, solo una settimana prima lo avrebbe maledetto. Ora provava solo curiosità.
- Vorrei davvero che prima di scendere accettassi di darmi una possibilità, una sola cena, Coccodrillo. Siamo Soulmates e forse se combattessimo insieme potremmo davvero riprenderci B…tuo figlio senza che nessuno si faccia male.- Gli sussurrò all’orecchio, nella stessa maniera in cui aveva fatto lui con un quantitativo esuberante di ragazze.
- Ti stai prendendo cura di me, Pirata?- Chiese, divertito, volgendo il  timone a sinistra, ripetendo le stesse identiche parole che tempo prima gli aveva detto in cabina.
- Ne hai bisogno, Coccodrillo?- Chiese a sua volta, la voce leggermente più roca, il respiro più pesante. Se si fosse spinto all’indietro probabilmente avrebbe anche potuto sentire una certa durezza contro la propria gamba. Non lo fece.
- Non dovresti eccitarti stringendo semplicemente qualcuno, dearie!- Lo reguardì. Killian lo lasciò andare leggermente schifato.
- Oh, andate al diavolo, Coccodrillo!- Mormorò finendo inevitabilmente sul voi per poter creare una certa distanza fra loro, prima di ritrovarsi gli occhi del suo stesso Soulmate puntati addosso, un sogghigno su quelle labbra.
Lo prese per il colletto, attirandolo a sé, scambiando le loro posizioni, ora era il capitano della nave ad avere il timone contro la propria schiena. Si impadronì delle sue labbra in un morso.
- Magari potrebbe piacermi portarti con me.- Mormorò, lasciandolo leggermente andare.
Killian non potè fare a meno di mordersi le labbra.
- Potrei volerci venire.- Mormorò, continuando a fissargli le labbra come se fossero la cosa più allettante al mondo.
Rumpelstitskin ghignò divertito, continuando a stringerlo lì fra lui e il timone.
- Accetto, Capitano.- Sorrise, portando una mano alla sua nuca e portandolo a baciarsi nuovamente, solo brevemente prima di scomparire, senza rendersi conto di aver lasciato un pirata boccheggiante, che continuava a mordersi le labbra pensando a quanto fosse appena successo.

***

Il tavolo dov’erano seduti quella sera era una lastra di legno appoggiato su quattro barili a far da gambe. Non una nuvola in cielo oscurava la luna salita qualche ora prima, le stelle facevano capolino tutto attorno. I due occupanti di quella cena messa su in fretta e furia non potevano dire di essersi accorti di come fosse bello fuori da quel piccolo cerchio di sguardi che si lanciavano in ogni momento. Se anche ci fosse stata una tempesta in corso probabilmente in quel momento non se ne sarebbero accorti. Solo i lumi delle candele illuminavano i loro volti. Uno dei due aveva una barba disfatta da giorni di un nero pece che gli copriva gli zigomi, i capelli erano leggermente mossi dal vento, ma non abbastanza lunghi da dargli fastidio.
Una delle due mani era costituita da un uncino che al momento era appoggiato sul tavolo, mentre l’altra era stretta alla forchetta. Persino i suoi vestiti di pelle lasciavano trapelare la sua natura marittima.
L’altro era decisamente più elegante, i capelli erano stretti in una specie di codino ed il volto era glabro, ma di uno strano colore d’oro. I suoi abiti come ogni parte di lui raccontavano una storia di ricchezza e di potere. Anche lui indossava abiti di pelle, ma decisamente più eleganti del primo.
Era sorprendente come stessero bene con il proprio peggior nemico seduto di fronte a sé.
Il pasto sarebbe stato rudimentale, solo del pesce appena pescato poteva essere mangiato quella sera, ma non sembrava interessare nessuno dei due. Fu Killian ad iniziare l’argomento della serata.
- Credo di doverti ripetere le mie scuse, sei decisamente un uomo pieno di risorse, Coccodrillo. Non sei un vigliacco. - Mormorò.
- Mi irrita di più il fatto che hai rubato la madre di mio figlio al fatto che mi hai dato del vigliacco.- Ammise qualche secondo di silenzio dopo l’Oscuro.
- Avevo promesso di proteggere il mio Soulmate.- La voce di Killian si fece più bassa, ma non a sufficienza affinché Rumpelstitskin non lo sentisse. – …Invece ti ho ferito.-
- I segni dell’anima sono per i bambini, Capitano, non certo per noi.- lo stregone si portò il bicchiere alle labbra, senza distogliere gli occhi da quello che era a tutti gli effetti il suo Soulmate.
- Ti capirei se una volta salvato Bealfire dovessi decidere di andartene.- Killian si portò un pezzo di pesce alle labbra prima di iniziare a masticare in silenzio.
- Era quello il mio intento… ma credo che potremmo restare, se Bea dovesse preferire così.- Sorrise, pensando a suo figlio. – Pensavo che mi avrebbe odiato, ma ti ha mandato…- lasciò la frase a disperdersi nell’aria.
- Bealfire è un ragazzo meraviglioso e sarei felice se decideste di restare qui.- Non finì la frase. Il “con me” successivo rimase a mezz’aria assieme al resto delle parole, delle maledizioni e delle urla che avrebbero voluto dirsi, ma non lo stavano facendo. Rumpelstitskin osservò l’altro uomo semplicemente.
- Perché stai facendo tutto questo, Killian?- Chiese, a metà del pasto, guardandosi attorno. Era la prima volta che lo chiamava per nome e di questo era ben consapevole.
- Perché… - Si fermò, avrebbe potuto dire di averlo promesso a un ragazzino, avrebbe potuto dire che era la cosa giusta da fare o che doveva mantenere una promessa che si era posto molto tempo prima, ma non lo disse. Sembravano tutte delle bugie e non poteva mentire, non quando l’Oscuro lo chiamava per nome. Non in quel caso. Ghignò solo, lasciando che il pasto finisse senza una vera risposta.
Quando dopo cena Killian Jones e Rumpelstitskin furono nelle proprie cabine e si guardarono i polsi del segno poterono notare come lo scontro della magia oscura e quella dell’uncino fosse tornato ad essere intero, anche se sfocato.
Erano pronti a scendere a terra.

***

Finalmente Neverland era in vista. L’Isola che non c’è sembrava sorridere loro, quasi come se fosse innocua anche se i due uomini sapevano bene quanti e quali pericoli nascondesse. Rumpelstitskin si era cambiato con i suoi abiti migliori per andare a caccia di suo figlio e riprenderselo. Killian si era lavato ed indossava i suoi migliori abiti da pirata, aveva dato ordine di andarsene non appena ci fossero riusciti anche se lui e l’Oscuro fossero stati a terra. Erano gli unici che sarebbero scesi.
Un ragazzino biondo dagli abiti verdi svolazzò attorno a loro, scendendo con tranquillità non appena misero piede a terra. Quello era Peter Pan, il padrone di quello stesso mondo e di quella isola.
- Bentornato Killian, vedo che hai riportato a casa mio figlio. Ottimo lavoro.- Lo derise, apparendo davanti a loro.
Rumpelstitskin avrebbe anche creduto alle parole paterne in un’altra vita, ma non lì, non in quel momento, non quando Bea era in pericolo.
- Beh, sì. Eccomi padre.- Rispose, senza dare al suo soulmate il tempo di ribattere. –Lascia andare Bea e potrai avere me.-
- No, no, no! Non credi che sia leggermente troppo facile così?- Chiese il ragazzo divertito.
Killian si guardò attorno ben consapevole che qualcosa li avrebbe potuti colpire prima o poi.
- Non ti serve quindi lascialo andare.- Ripetè l’Oscuro che avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa per suo figlio.
- Invece sì, mi serve affinché la famiglia sia ricostruita.-
- No!- Fu l’unica parola che riuscì finalmente a dire il Pirata. – Non prenderai il Coccodrillo da me e non terrai Bealfire!-
- Il Coccodrillo? Oh, quindi il tuo famoso Coccodrillo è mio figlio, vedo. Ti ha detto chi era prima di questo incontro?- Lo prese nuovamente in giro.
Killian a volte avrebbe davvero voluto avere la magia dalla sua, desiderava che Bealfire e l’Oscuro restassero protetti, guardò fra i due.
- Sì, cosa vuoi in cambio?- Domandò.
- Niente, solo fare un piccolo gioco con voi. Chi trova per primo Bealfire lo tiene.- li derise.
Killian e Rumpelstitskin si guardarono, se stavano per giocare a nascondino poteva forse significare che neanche Peter Pan conosceva l’edificazione del ragazzo? Quando si voltarono, però, il proprietario di quel pianeta era scomparso.
- Dannazione!- Borbottò Killian, ma poi ghignò. – Credo che questo significhi che faremo squadra insieme.-
A Rumpelstitskin l’idea non piaceva certo.

***

Doveva ammettere che fare squadra con il Pirata non era poi così male. Bene, il fatto era semplice: lui conosceva Peter Pan, sapeva come suo padre giocava, ma il Pirata conosceva il luogo e sapeva riconoscere le illusioni. Più volte lo strappò dall’illusione di Bealfire, più volte lo attrasse a sé mentre stava per seguire il Pirata sbagliato. Forse non aveva la magia, ma era davvero bravo a saperne sfruttare il potenziale, stava decisamente guardandolo in modo diverso questa volta.
Anche Killian doveva ammettere che come squadra erano davvero bravi e il desiderio di baciare l’altro ogni volta che lo attirava a sè si stava facendo ogni volta più prepotente.
Da quanto tempo si trovavano su quell’isola? Sembravano mesi, ma probabilmente erano solo poche ore. Fu in quel modo che giunsero a un particolare ponte. L’avrebbero potuto attraversare e trovare Bealfire solo se avessero detto il loro segreto più profondo.
Fu Rumpelstitskin ad attraversarlo per primo. Per quanto odiasse pensarci stava per dirlo ad alta voce, quel segreto che non avrebbe ammesso neanche a se stesso se avesse potuto.
- Quando ero un bambino mio padre, Malcolm mi abbandonò per diventare Peter Pan e ho sempre temuto di diventare come lui. Per questo mi sono azzoppato, per tornare a casa da mio figlio e da mia moglie. Solo che non è bastato. Ho tradito la fiducia di mio figlio Bea. Ho scelto la magia al suo posto. Per quanto lo abbia cercato ovunque…io non me lo perdonerò di averlo abbandonato come ha fatto mio padre con me!- Disse e la sua voce si propagandò creando echi attorno a sé, ma questo gli permise di attraversare il passaggio incolume.
Killian avanzò a sua volta, volgendosi poi a guardare l’Oscuro.
- Credo che avrei dovuto dirtelo in un altro modo, in un altro momento… ma quando ero un bambino non volevo avere un Soulmate, non sapevo che cosa farmene. Se solo avessi saputo… da ragazzo ero convinto che potesse essere solo una donna, per questo non mi feci tanti problemi con Milah. L’ho amata, davvero con tutto me stesso. Finchè non…- si guardò l’uncino prima di continuare -.. Finchè non mi sono accorto che il mio Soulmate stava soffrendo, la sua anima stava morendo. Quando l’hai uccisa mi sono reso conto che non poteva essere lei, il segno dell’anima c’era ancora. Così ho iniziato a cercarlo… a cercarti. Non volevo credere che l’uomo che odiavo fosse l’uomo che mi era destinato. Rumpelstitskin, Oscuro, io… la verità è che ho imparato ad amarvi.- Concluse, quel segreto che avrebbe voluto trattenere a sé il più a lungo possibile, probabilmente per l’eternità. Strappato via come un velo per poter sopravvivere.
L’uomo che un tempo era stato Rumpelstitskin lo avrebbe deriso e anche il Mago Oscuro lo avrebbe fatto, ma la creatura che era andata a riprendersi suo figlio, quella che aveva accettato di farsi aiutare dal suo peggior nemico, lui non rispose, lasciò solo che il suo sguardo rimanesse posato sul Capitano della nave che lo aveva condotto lì.
Probabilmente Bealfire non aveva sentito o aveva ignorato volutamente le parole di Hook, perché prese quel preciso momento per correre in avanti, le lacrime agli per occhi.
- Papà, papà! Sono qui, sono qui!-
L’Oscuro sorrise, voltandosi a guardare suo figlio. Per un attimo sicuro che non potesse che essere un allucinazione, ma quando il ragazzino lo strinse in un abbraccio forte si rese conto che non poteva che essere reale.
Killian sorrise a quella vista, lanciò uno sguardo al proprio simbolo dell’anima, finalmente intatta del tutto e rimase in disparte, senza osare avvicinarsi ai due. Non poteva spezzare quel momento di gioia assoluta.
- Ora.. come torniamo indietro?- Chiese Rumpelstitskin, stringendo a sé il suo Bea e lanciando ogni tanto occhiate a quello che era stato il suo peggior nemico e che ora poteva definire non solo come il suo Soulmate, ma, forse anche come l’uomo che amava. Sempre se avesse deciso di dirglielo.





Ultime Note:
Sì, Bealfire già conosce il metodo per tornare a casa quindi torneranno tutti felici e contenti. Almeno Bea e Rumple (quanto è difficile scrivere il suo nome completo ogni volta?). Per quanto riguarda Hook.. beh, probabilmente ci sarà anche lui nella famiglia. Bealfire non ha fatto tutto questo per nulla!

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