A Hogwarts Mystery Tale: “Si è giovani streghe una volta sola nella vita!” - Anno I (1984-1985)

di Kathleen B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sul treno per Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Lo Smistamento ***
Capitolo 3: *** Lezioni, ragazzi e un nuovo sarto… ***
Capitolo 4: *** Halloween ad Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Un compleanno in grande stile ***
Capitolo 6: *** Un Natale con i fiocchi ***
Capitolo 7: *** La nobile arte del duello ***
Capitolo 8: *** Corridoi segreti e primi baci ***
Capitolo 9: *** Alla ricerca della Sala Maledetta ***
Capitolo 10: *** Appuntamento al lago ***



Capitolo 1
*** Sul treno per Hogwarts ***


Il viaggio sul treno per Hogwarts non sarebbe potuto andare meglio.

Avevo appena salutato i miei, che erano tristi per la mia partenza ma orgogliosi e speranzosi che potessi finalmente riscattare il nome dei Birchgrove tra quelle mura dopo la fuga di mio fratello e la sua scomparsa dal mondo magico, quando intravidi fra la folla del binario 9 e ¾ qualcuno di noto.

Rowen Khanna, che avevo conosciuto qualche giorno prima a Diagon Alley facendo shopping, era in compagnia di altri primini incontrati per caso al deposito dei bauli: una ragazza bionda davvero molto carina e di un ragazzo timido che non osava dire quasi una parola.  Conobbi così Penny Haywood e Ben Copper, due ragazzi che non avrebbero potuto essere più diversi…

Penny durante tutto il viaggio non smise di parlare e di informarci di chi passava davanti al nostro scompartimento, salutando e sorridendo senza vergogna a tutti i maschi che incrociavano il suo sguardo, mentre Ben, rannicchiato in un angolo, cercava di farsi notare il meno possibile. Rowan da parte sua continuava a leggere imperterrita “Storia di Hogwarts” e ci bersagliava di curiosità che riteneva indispensabili per la nostra cultura. Io ridevo e scherzavo con tutti: mi sembrava così sorprendente che nessuno fosse interessato a Jacob Birchgrove e alla sua sordida scomparsa... e che invece tutti quanti fossero semplicemente contenti di conoscere Kathleen. Purtroppo avevo appena deciso di potermi rilassare e godere il viaggio con i miei nuovi amici senza pensare al mio fratellone, che una voce antipatica risuonò nel nostro scompartimento.

“Abbiamo sentito dire che qui dentro è seduta la sorella di Jacob Birchgrove, lo studente Mangiamorte! Vogliamo congratularci con lei per il coraggio che dimostra nel presentarsi al castello dopo i casini che sono successi” esclamò una mora bassina con aria indisponente, mentre una ragazza più alta con un velo di capelli unti davanti alla faccia la spalleggiava muta.  Mi alzai in piedi per guardare la mora negli occhi, supportata da Penny che mi stava alle spalle, e ribattei “Sicuramente nessuno qui dentro vuole avere niente a che fare con degli schifosi sostenitori di Tu-sai-chi!  E nessuno di noi è imparentato con un mangiamorte, a meno che tu non ti sia confusa specchiandoti nel finestrino!”, avendo infatti riconosciuto nella ragazza la figlia di una coppia di noti sostenitori di Colui-che-non-deve-essere-nominato apparsi anche sulla Gazzetta del Profeta, una tal Merula Snyde.  Lei sbiancò e indietreggiò appena, andando a sbattere contro un bel ragazzo moro con gli occhi verdi che nel frattempo si era avvicinato alle due.

“Merula, lasciala in pace... mi sembra che, oltre ad un gran bel corpo, abbia anche un bel caratterino questa qui!” disse, facendomi l’occhiolino. Io arrossii: ero cresciuta quell’estate e il mio fisico era diventato un più da donna, con le curve che si andavano a delineare nei posti giusti, ma non potevo dirmi già abituata ai complimenti dei ragazzi. “A proposito, io sono Barnaby, Barnaby Lee… e tu sei?“ mi chiese lui spostando Merula da una parte e allungandomi la mano intanto che continuava a squadrarmi da capo a piedi. “Kathleen Birchgrove…“ sussurrai, poggiando la mia mano un attimo nella sua. Barnaby sorrise e trascinando via le due antipatiche disse “Un nome bello come te. Non vedo l’ora di conoscerti meglio… molto meglio!”.

Rossa di felicità mi ributtai a sedere di fianco a Penny, che mi afferrò entrambe le mani e ridendo contenta commentò “Fantastico Kathleen, faremo strage di cuori quest’anno insieme! E da quello che vedo, abbiamo gusti così diversi che dubito litigheremo mai per un ragazzo…”. Nel mentre, Rowan stava alzando finalmente gli occhi dal libro infastidita dal rumore chiedendo “Ma cosa cavolo succede qui? Non si può nemmeno leggere in santa pace su questo caspita di treno??” e Ben, tremando nel suo angolino, le rispondeva “Credo che ci siamo fatti una nemica… “.

Così, nel giro di un solo viaggio in treno avevo guadagnato tre amici, una nemica e… un ammiratore?!

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Capitolo 2
*** Lo Smistamento ***


Una volta arrivati alla stazione del paesino di Hogsmeade (“L’unico in tutto il Regno Unito ad essere abitato solo da maghi!”, come ci ricordò gentilmente Rowan), noi primini ci radunammo tutti sul binario in attesa di qualcuno che ci mostrasse la strada verso il castello. Per fortuna, dopo pochi minuti di attesa una voce forte risuonò sopra il vociare dei ragazzi più grandi che recuperavano i loro bauli e gli animali da compagnia: “Primo anno… Primo anno da questa parte!”. Una testa barbuta e pelosa sovrastava tutti gli altri e, sbracciandosi, il suo proprietario faceva capire a noi ragazzini di spostarsi dal binario in fretta. “Sono Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts. Il mio compito è di condurvi al castello!” disse l’omone, condendo la frase con un gran sorriso che ci rivelava fosse molto più gentile di quanto la mole potesse far intuire.

Con l’aiuto del custode, seguii Penny in una barchetta traballante insieme ad un ragazzo dai capelli fulvi e gli occhi azzurri come il cielo, che sembrava già padroneggiare la situazione, ed a un ragazzo di colore con gli occhi penetranti che rimase sulle sue, appollaiato sul bordo della nostra imbarcazione. Durante la lunga traversata del Lago Nero io e Penny non facemmo altro che ridacchiare insieme al rosso, un certo Charlie Weasley, che raccontava delle imprese compiute insieme ai suoi fratelli e non vedeva l’ora di raggiungere il fratellone in Grifondoro, e prendere un po’ in giro Ben che su un’altra barca sembrava sul punto di vomitare. Finalmente Hogwarts era in vista e noi stavamo per arrivare!

Una volta riuniti con gli altri ragazzi nell’ingresso del castello, una professoressa dall’aria severa – Prof. McGonagall –  ci mostrò la strada per la Sala Grande, dove avrebbe avuto luogo la cerimonia dello smistamento. Personalmente non avevo avuto grosse pressioni sulla casa in cui sarei stata assegnata dai miei: mio padre era stato da giovane un Tassorosso, mentre mia madre era una Corvonero. Mio fratello all’epoca era stato smistato in Grifondoro e a casa mi erano sembrati tutti ugualmente contenti. L’unica cosa in cui davvero speravo era di non essere smistata insieme alla Snyde e che Rowan e Penny fossero invece con me.

Quando il cappello finì di cantare la canzone inaugurale dell’anno (sì, il cappello cantava ed enunciava le caratteristiche principali delle varie case… il modo giusto di stupire i ragazzi cresciuti con i babbani!), io fui una delle prime a cui toccò sedersi davanti a tutti ed indossare il cappello. Nonostante sapessi cosa aspettarmi quando una voce sottile mi sussurrò nell’orecchio ebbi un piccolo brivido: “Un’altra Birchgrove… fantastico! Spero che tu possa aiutarci a sistemare il pasticcio provocato da tua fratello! “ . “Ehm …” risposi intelligentemente io. “Non dire una parola in più" continuò il cappello “Qui vedo tutta l’intelligenza e l’astuzia che ti serviranno nell’impresa, ma non mancano nemmeno una profonda lealtà verso gli amici e certo… un grande coraggio per affrontare tutti i pericoli che sono legati alle Sale Maledette!”. “Sale maledette? Cosa intendi dire? Quale impresa mi dovrebbe aspettare?” pensai io, ma il cappello non mi considerò affatto mentre continuava a bofonchiare fra sé: “Qui potrebbe andare bene qualsiasi casa… Per Godric, erano secoli che non capitava! Beh, tenuto conto di tutte le variabili del caso... Meglio GRIFONDORO!”.

Fui la prima ad essere smistata in Grifondoro e un grande applauso mi seguì fino al tavolo dove i miei nuovi compagni mi stavano aspettando. Mi accasciai felice sulla prima sedia a disposizione, vicino ad un ragazzo più grande che assomigliava molto al rosso che avevo conosciuto sulla barca, che mi salutò subito sorridendo “Ciao, sono Bill Weasley, ben arrivata fra noi!”. “Grazie, ho appena conosciuto tuo fratello!“ gli risposi io ridacchiando “Oddio, mi sento veramente a pezzi. Non pensavo che indossare un cappello potesse essere tanto stancante!”. Bill mi guardò e poi disse “Non capita tutti i giorni di vedere un Testurbante così... il cappello ci ha messo davvero un secolo a smistarti! Sono sicura che ti rivelerai una vera scoperta!”. Prima che potessi chiedergli cosa intendesse dire fu distratto dai suoi compagni e io tornai a guardare lo smistamento dei miei amici, un po’ meno sollevata e decisamente più confusa di prima.

Tra i miei nuovi amici, Ben mi raggiunse presto con mia e – soprattutto – sua grande sorpresa. Anche Rowan si unì a noi, mentre Penny finì fra i Tassorosso… inizialmente triste, ma subito rallegrata da un bel ragazzo di origine italiana o spagnola che le fece un baciamano di benvenuto. Il ragazzo dall’aria solitaria in barca con noi venne smistato in Corvonero, mentre Charlie si sedette di fronte a me al tavolo di Grifondoro, vicino a suo fratello Bill. Come mio fratello ed io, anche loro erano stati smistati nella stessa casa. Con mia grande gioia Merula invece finì in Serpeverde (“E dove altro era possibile?” bisbigliai a Rowan), insieme alla ragazza alta che era con lei e a Barnaby, che intanto che andava a sedersi mi cercò con lo sguardo facendo spallucce e mi mandò un altro occhiolino. Io ovviamente, come una scema, arrossii e distolsi lo sguardo, mentre Rowan iniziava a prendermi in giro così platealmente che perfino Charlie si girò a guardare verso i Serpeverde.

Finito il fantastico banchetto e una volta ascoltate le raccomandazioni del Preside Silente, Angelica (una dei nostri prefetti) ci fece strada fino ad una torre nell’ala ovest del castello. Ci fermammo davanti ad un ritratto, dove una signora un po’ abbondante ci guardava sorridendo: “Bentrovati cari! Io sono la Signora Grassa e custodisco l’ingresso della vostra sala comune! La parola d’ordine per entrare è “Pizzicotto”!”. Finito di parlare il quadro si girò sui cardini, rivelando una porticina che conduceva ai dormitori. Iniziammo tutti a salire, ma la ressa era notevole e una volta uscita dal buco dall’altra parte non riuscii a resistere alle spinte e finii per terra a faccia in giù. Anzi, pure peggio: finii proprio addosso a Charlie Weasley che si era appena girato per vedere chi spingeva così tanto. Per cercare di tenere l’equilibrio Charlie si aggrappò alla mia vita, ma il peso di entrambi ci fece cadere e mi trovai quindi spalmata su di lui. È inutile dire che io diventai fucsia dalla vergogna, mentre lui sembrava compiaciuto della situazione, mentre attorno a noi tutti i ragazzi si misero a fischiare o fare doppi sensi. “Mi pare che quel tale di Serpeverde debba stare attento” mi disse nell’orecchio “Non sei una che perde tempo tu!”. Per sdrammatizzare la situazione e considerato che anche Charlie era un gran figo gli sussurrai in risposta “Non mi pare di avere ancora l’anello al dito … “. Lui aiutandomi a rialzarmi mi disse: “La caccia è aperta quindi, dovrai stare attenta!”. “Dipende chi sarà il cacciatore e chi la preda, caro mio” risposi io. E con un veloce bacio sulla guancia lo lasciai attonito sulle soglie della sala comune, mentre andavo a raggiungere Rowan nel dormitorio femminile del primo anno.

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Capitolo 3
*** Lezioni, ragazzi e un nuovo sarto… ***


Arrivata in dormitorio avevo scoperto chi erano tutti i miei nuovi compagni di casa. Io e Rowan dividevamo la stanza con Marina Sanchez (una bella ragazza di origini del sud Europa che mi dava l’impressione di tirarsela un po’ troppo) e Jane Doe (una brunetta che seguiva la Sanchez come la sua ombra e che faticava a ritagliarsi un qualsiasi momento di attenzione). Oltre a Charlie e Ben erano stati smistati con noi anche un simpaticissimo tipo di origine coreana chiamato Jae Kim, un ragazzo chiamato Thorin Oakenshield che amava starsene da solo (a detta degli altri maschi) e un biondino slavato poco interessante, di cui sbagliavo sempre il nome (James, John, Jordan… Smith). Purtroppo noi ragazze eravamo in minoranza, ma frequentavamo un sacco di lezioni con i Tassorosso per cui spessissimo Penny era con noi e potevamo spettegolare insieme senza grossi problemi. Penny ci presentò subito ad una sua compagna di stanza, Nymphadora Tonks, una super tosta dai capelli cortissimi e rosa che si pettinava a spunzoni come i ragazzi: le invidiai subito il colore (avrei dovuto implorare mia madre l’estate successiva per averlo anche io), molto meno il taglio… Facemmo anche presto conoscenza con Diego Caplan, un Tassorosso del primo anno tra i più quotati del nostro anno: possedeva effettivamente tutto il fascino di un latin lover e fin dalla prima sera sembrava aver messo Penny in cima alle sue priorità!

Fra Tassorosso e Grifondoro avevamo formato proprio un bel gruppetto, che si distingueva dal resto degli altri del primo anno che tendevano invece a stare fra quelli della propria casata: io, Rowan, Charlie, Ben e Jae per i grifoni, mentre per i tassi Penny, Tonks e Diego. Non pensavo che avrei potuto fare amicizia così alla svelta, ma ci eravamo sentiti subito in sintonia e le nostre diversità contribuivano a rendere il gruppo ancora più coeso… facevamo sempre i compiti insieme dopo le lezioni e giocavamo spessissimo a gobbiglie nel cortile: avevo fatto un po’ fatica ad insegnare a Ben (Nato-Babbano) le regole, ma era fondamentale che tutti sapessero giocare per il torneo che avevamo organizzato…

Le lezioni ci tenevano ovviamente abbondantemente impegnati: le mie preferite erano quelle di incantesimi e volo, le peggiori di Pozioni tenute dal prof. Piton, anche se Penny si dimostrò fin da subito un‘abilissima pozionista ed essere una delle sue migliori amiche si rivelò ottimale anche per i miei voti! Purtroppo il fatto che non fossi così scarsa con le pozioni non mi aiutò molto, né con il professore (che mi riteneva della stessa pasta di mio fratello Jacob e non perdeva occasione di guardarmi male o di farmi notare le gravi mancanze del mio comportamento), né con la Snyde, visto che Pozioni era una materia che frequentavamo solamente con i Serpeverde.

Tutte le frecciatine che Merula però mi lanciava erano compensate dai sorrisi e gli sguardi che il suo compagno di casa Barnaby mi lanciava. Questo suo atteggiamento, estrememente amichevole nei miei confronti, incominciava ad infastidire Charlie che sembrava essersi auto-eletto mio spasimante ufficiale. Forse ero un po’ superficiale, ma non riuscivo a decidere chi dei due preferivo, così continuavo a incoraggiare entrambi con sorrisi, sguardi ammiccanti e toccatine fugaci alle loro spalle e braccia. Per giustificarmi posso solo dire che era la prima volta che mi capitava di suscitare tutto questo entusiasmo in due ragazzi così carini e che ne ero felicissima… Oltretutto farsi notare dai ragazzi era molto meglio che farsi notare perché sorella di un sospetto mangiamorte e speravo quindi che la mia fama a scuola risultasse più legata al mio successo con il genere maschile piuttosto che alla mia famiglia. Delle mie amiche solo Penny era incoraggiante e anzi mi spingeva a divertirmi più che potevo, così come stava facendo lei, mentre Tonks se ne fregava dei maschi e Rowan era perennemente infastidita dall’attenzione che io e Penny sembravamo provocare nei nostri compagni.

Era quasi passata la metà di ottobre quando un pomeriggio Penny mi trascinò dentro la stanza dei Manufatti a pianterreno: era un po’ il nostro rifugio segreto, da usare per nasconderci semplicemente a chiacchierare oppure per pianificare qualche guaio più interessante (e qui entrava in gioco soprattutto Tonks). Aveva appena scoperto un utilissimo incantesimo (Vestis dispono) che le ragazze più grandi utilizzavano per portare la divisa al meglio e far risaltare le curve! “Kathleen, dobbiamo assolutamente impararlo!” mi disse concitata “Ultimamente Diego non fa altro che parlare della cacciatrice più giovane della nostra squadra di quidditch e devo fare qualcosa… non posso farmelo fregare così!”. “Calmati Penny, figurati se quella ti può soffiare Diego… lo sanno tutti che ha occhi solo per te!” le risposi cercando di tranquillizzarla. “Mmm… potrei averci un po’ provato con Jae all’ultima lezione di volo però. Non vorrei che avesse deciso di puntare altrove” confessò Penny abbassando gli occhi. “Ahhh, ora ho capito! Va bene dai tentiamo! Se riusciamo ad impararlo ci sarà sempre utile” le dissi abbracciandola. L’incantesimo si rivelò più complicato del previsto da padroneggiare (un movimento di bacchetta piuttosto complicato per due primine e una concentrazione assoluta sul risultato da ottenere difficile da mantenere), ma dopo svariati tentativi ci riuscimmo! La gonna si accorciò di svariati centimetri e cambiò leggermente forma per diventare un po’ più sbarazzina e meno seriosa. La cravatta si assottigliò, diventando più alla moda, mentre la camicia e il maglione si tesero subito intorno al petto, creando degli scolli più pronunciati che andarono a mettere in evidenza il seno. L’insieme era fantastico, molto più femminile e sexy. Non potevamo ancora truccarci (vietato dal regolamento e dalle mamme fino ai 15 anni), ma era già tutta un’altra divisa!
Uscimmo ridacchiando dal nostro rifugio e fummo subito ricompensate dagli sguardi dei ragazzi che erano radunati in corridoio nell’attesa della cena. Non solo i primini ci guardavano, ma anche qualcuno dei ragazzi del III e IV anno che non ci avevano mai considerate… un vero successo! Penny si accostò subito ai Tassorosso guadagnandosi la totale attenzione di Caplan che troncò di netto la conversazione che stava facendo con la povera cacciatrice del II anno: missione eseguita!

Soddisfatta per la riuscita dell’impresa iniziai a guardarmi attorno per trovare i miei amici, quando una mano mi afferrò per un polso e mi trascinò un po’ in disparte. Era Bill, il fratello maggiore di Charlie, che mi guardava dall’alto con uno sguardo un po’ rapace. “Kathleen, so che sarebbe mio dovere farti notare quanto quella divisa sia totalmente irregolare e che dovrei dirlo ad Angelica in modo da farti capire che bisogna portare la divisa regolamentare…” disse, continuando a studiarmi tutto il corpo e soffermandosi in particolare sulla scollatura “Ma se fossi io il prefetto ti darei 20 punti solo per come le tue gambe e il culo risaltano con quella mini e starei ad aspettare che le tette facciano saltare i bottoni della camicia per dartene altrettanti…”. Non mi aspettavo assolutamente qualcosa del genere da parte di Bill, che oltre tutto non mi considerava dall’inizio della scuola, così divenni violetta e balbettai qualcosa di inintelligibile in risposta. “Se non sai tenere testa a un comportamento del genere, forse ti converrebbe non addobbarti in questo modo…” continuò lasciandomi il polso e sfiorandomi la clavicola con un dito, per poi scendere giù fino ad arrivare al bordo dello scollo. “Solo perché piaci a mio fratello…“ mi sussurrò prima di andarsene.

Abbastanza sconvolta, tornai nella mischia e mi aggrappai al braccio di Rowan per entrare in Sala Grande: forse mi ero cacciata in qualcosa più grande di me.

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Capitolo 4
*** Halloween ad Hogwarts ***


Il comportamento di Bill mi aveva fatto sentire un po’ a disagio, per cui nei giorni successivi cercai di mantenere un profilo più basso, con sconcerto di Penny (che invece si pavoneggiava con la divisa modificata) e gran dispiacere di Charlie, che - con modi più gentili di Bill -  mi aveva fatto capire quanto avesse apprezzato la mia fugace apparizione con la divisa più succinta.

Nel castello intanto fervevano le preparazioni per il party di Halloween, che, a detta dei più grandi, era sempre organizzato in grande stile. Stavo preparando con grande attenzione il mio costume e, ispirata dai racconti sulle feste no-mag fatti da Penny e Tonks (entrambe avevano infatti il papà cresciuto dai babbani), avevo deciso di vestirmi da strega cattiva delle fiabe babbane. Il mio vestito era nero con cuciture bianche a contrasto che lasciavano bande di pelle scoperta e una gonna alle ginocchia asimmetrica che lasciava intravedere un pochino di coscia (Penny non aveva voluto sentire ragioni ed effettivamente mi stava molto bene) e decorato da ragnetti per dare un’aria più “malefica”. Il tutto doveva essere completato da una pettinatura cotonata che avremmo creato con un incantesimo apposito suggerito dalla mamma di Rowan.

La notte della festa la Sala Grande era “spaventevole”! Hagrid aveva coltivato delle zucche gigantesche così grandi che ci si poteva star seduti dentro attorno al fuoco e decorazioni con pipistrelli e ragni pendevano da ogni fiaccola. I tavoli delle case erano stati spostati lungo i muri e usati per il buffet, così c’era perfino spazio per ballare!

La festa era iniziata da poco quando si sentirono dei rumori e delle grida risuonare in sala Grande: subito pensammo a “effetti speciali” per il party, ma la faccia preoccupata dei prof chiarì subito che era in corso qualcosa di molto più grave! Si vociferava di un attacco di lupi mannari… proprio ironico nel giorno di Halloween! Per dimostrare che dei Birchgrove ci si poteva fidare e che non avevamo nulla a che fare con la magia oscura, convinsi Penny e Rowan ad indagare insieme a me (Tonks invece era troppo interessata al buffet dei dolci per darmi ascolto). In giro per il castello incontrammo anche lo zio di Barnaby, che lavorava per la task force del ministero per i lupi mannari: quindi era proprio vero, dei lupi mannari erano entrati nei territori del castello! Sembrava che i lupi avessero attaccato nel cortile della scuola una nostra compagna, Chiara Lobosca, una Tassorosso del primo anno che nemmeno Penny conosceva molto bene, visto che era stata spesso ricoverata in Infermeria dall’inizio della scuola. Anche se quel giorno non c’era luna piena il loro morso poteva comunque essere pericoloso… la faccenda era un territorio ancora inesplorato per la medicina magica. Chiara se l’era scampata bella!

Intanto che cercavamo di rassicurare Chiara un latrato risuonò sotto il porticato della scuola: alzammo le bacchette, ma presto fu chiaro che non avevamo di che preoccuparci! Un lupetto saltò al di sopra del muretto che divideva il cortile dal porticato… “È solo Borf” disse Chiara “Per questo Grayback è entrato nella scuola: vuole prendermi Borf e educarlo a essere cattivo!”. “Borf? Cosa c’entra Borf con i lupi mannari?” domandò Penny. “Beh, l’ho trovato nella foresta proibita un mese fa e si è affezionato molto a me… così ho deciso di tenerlo” iniziò a spiegare Chiara. “Vedete, se due lupi mannari trasformati... insomma… lo fanno” continuò lei… “Fanno cosa?” chiese Rowan interrompendola. “Oddio Rowan… sei proprio ingenua! Fanno quello… cioè fanno sesso! O si accoppiano, non so quale termine sia migliore in questo caso... Chiara vai pure avanti!” dissi io, con Penny che ci dava sotto in risatine. “Sì, esatto. Beh, quando lo fanno da trasformati se la lupa resta incinta, il figlio nascerà solamente durante la luna piena e sarà un lupetto del tutto innocuo! Per questo purtroppo vengono tipicamente abbandonati dalla madre e recuperati solamente se si dimostrano capaci di sopravvivere da soli in modo da essere utili al branco. E il branco di Greyback è noto per la sua malvagità e il suo supporto al Signore Oscuro!” concluse Chiara. “Ma è terribile!” esclamammo in coro io e Penny. “Capite perché non voglio che Greyback e i suoi se lo riprendano?” ci chiese concitata Chiara. “Certamente! Faremo di tutto per aiutarti!” rispondemmo convinte.

Aiutare Chiara a difendere il piccolo Borf non fu per niente facile, ma alla fine la task force guidata dal Sig. Lee riuscì a scacciare il clan di Greyback dalla scuola e proteggere il lupetto, anche un po' grazie al nostro aiuto. Potevamo quindi tornare in Sala Grande a festeggiare l’avvenimento, trascinandoci dietro Chiara che sembrava non volere mischiarsi mai con i compagni. Mentre le altre andavano a cercare i nostri amici per metterli al corrente delle novità, io mi appartai con Chiara in una delle mega-zucche di Hagrid, cercando di convincerla ad aprirsi un po’ di più. “Chiara, sei stata meravigliosa oggi… ma come fai a sapere tutte quelle cose sui lupi mannari? E come mai quei mannari sembravano conoscerti? Non l’ho fatto notare alle altre, ma mi è sembrato abbastanza evidente…“ le chiesi. “Veramente dici? Oddio… non so se… però sì, insomma… oggi hai dimostrato un grande cuore e mi stai aiutando davvero tacendo quelle cose… sì, credo di poterti fidare di te.” mi disse lei. “Io sono stata morsa da piccola da Grayback.” confessò. “Sei un lupo mannaro? E riesci a frequentare Hogwarts??” esclamai io. “Sì, il prof. Silente ha assicurato ai miei che durante le trasformazioni mi avrebbero portato in un luogo sicuro e che con la pozione Anti-lupo preparata dal prof. Piton tutti sarebbero stati al sicuro… Io non sono come quelli del clan Grayback e non voglio contagiare nessun altro!” continuò Chiara. “Capisco… è per quello che sei così spesso ammalata” mi resi conto io. “Povera, mi spiace tanto… non ti preoccupare! Il tuo segreto sarà al sicuro con me!”. Dicendo così provai ad allungarmi per abbracciarla, ma lei sgusciò via e disse “Detto questo, non è molto sicuro essere mia amica.” e con un sorriso triste si allontanò fuori dalla zucca.

Ero rimasta tutta sola davanti al fuoco a riflettere sulle parole di Chiara, ma ben presto venni raggiunta da Charlie, che si strinse sulla panca vicino a me, allungando il braccio sullo schienale. “Penny mi ha raccontato cosa avete fatto questa sera” iniziò, abbracciandomi e tirandomi verso di sé “e io che pensavo che volessi nasconderti da me!”. “Charlie, dai… non dire stupidate!” gli dissi, cercando di allontanarmi un po’. “Stupidate? Queste non sono stupidate… e nemmeno quello che hai fatto stasera! Tu sei intelligente, bellissima e coraggiosa, una vera Grifondoro! E io vorrei tanto che tu fossi solo mia.” mi sussurrò nell’orecchio, intanto che con le dita della mano libera tracciava un percorso dal ginocchio fin su alla fine dello spacco. “Io… insomma Charlie, non so… è troppo presto, io sono troppo piccola… mi piace l’idea, ma non so se voglio davvero un ragazzo…” balbettai io, cercando ancora di allontanarlo debolmente. “Troppo piccola? Io non direi proprio.” ridacchiò lui “Tutti i ragazzi fino al terzo anno ucciderebbero per essere qui al mio posto… e questo privilegio me lo tengo ben stretto. Se tu adesso non te la senti di stare con me non voglio certo starti troppo addosso. Solo voglio che tu sappia che aspetterò… almeno per qualche tempo!” concluse, baciandomi sull’angolo delle labbra. “Charlie…“ iniziai a parlare toccandomi la bocca su cui sentivo ancora il calore della sua, ma prima che potessi formulare una qualsiasi risposta venni interrotta dalla furia di Tonks che piombò su di me e mi trascinò in mezzo alla folla per ballare insieme.

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Capitolo 5
*** Un compleanno in grande stile ***


Novembre era ormai terminato quando una mattina mi soprese una convocazione del preside: la mia cattiva coscienza mi suggeriva che forse potesse centrare quello scherzetto fatto a Merula e alla sua amica Ismelda insieme a Tonks e Jae… l’idea geniale di sostituire la maniglia della porta con una mordi-mano alla fine della lezione di Difesa contro le Arti Oscure era stata di Jae (tanto quell’addormentato del prof non se ne era nemmeno accorto!), mentre io e Tonks avevamo dovuto semplicemente trattenere tutti i compagni per evitare danni accidentali!

Così, con un po’ di preoccupazione, mi recai nello studio del preside prima di andare a dormire (parola d’ordine: “Pizza e fichi”), ma scoprii presto che tutti miei timori erano infondati. “Non si preoccupi signorina Birchgrove” mi disse il prof Silente “non l’ho chiamata qui per discutere di maniglie e morsi, ma per chiedere una mano a lei e ai suoi amici per festeggiare il sessantesimo compleanno di Hagrid che sarà fra pochi giorni. Ho pensato che evidentemente voi sapete ancora come divertirvi! Vede, uno degli animali di Hagrid è scappato e lui è piuttosto giù… Ho bisogno quindi di professionisti della risata”. Stupita da quella introduzione (sembrava quasi che il preside mi leggesse nella mente…), mi affrettai ad assicurare a Silente che ci saremmo fatti in quattro per garantire ad Hagrid il miglior compleanno possibile!

Radunai quindi tutto il solito gruppetto per discutere del problema. Charlie, grande appassionato di animali magici, suggerì subito come regalo un animale nuovo e si offrì di cercarne qualcuno adatto. Tonks e Jae si sarebbero occupati dell’intrattenimento, con la raccomandazione di non esagerare come al solito. Ben e Rowan avrebbero dovuto occuparsi del cibo e della torta per la festa, Penny della decorazione della Sala Grande e io avrei pensato agli inviti. Sembrava che il mio compito fosse uno dei più facili, sarei dovuta passare solo dai vari docenti per assicurarmi della loro presenza in Sala Grande la sera del 6 dicembre per la festa, ma ben presto capii che probabilmente mi ero scelta il compito peggiore… sigh! Ogni prof aveva un’incombenza improrogabile che avrebbero dovuto fare e se volevo essere certa che si presentassero avrei dovuto pensarci io: che furboni!

Tra cura di scope riottose, ricerca di ingredienti per pozioni e medicamenti, ripassi di incantesimi con studenti in difficoltà e baby-sitting di animali passarono un po’ di giorni molto intensi. Finalmente arrivò il giorno della festa e mi trovai con Charlie per discutere del regalo. Aveva scritto ad amici dei genitori e aveva trovato un fiammagranchio, un purvincolo o un porlock che avevano bisogno di una nuova casa. “Io direi, se sei d’accordo Kathleen, che un fiammagranchio è perfetto per Hagrid” disse Charlie fissando le lettere davanti a sé “Non solo emette fuoco proprio come un drago, ma è anche il più vicino a noi. I suoi attuali padroni sono a Hogsmeade e se ci facciamo dare un permesso speciale dal preside possiamo andare insieme a prenderlo… Che ne dici?”. “Che ne dico? Mi sembra fantastico! Una gita fuori programma ad Hogsmeade! Meraviglioso! E anche il granchio di fuoco è perfetto per Hagrid, dice sempre che vorrebbe un drago vero…” gli risposi entusiasta. “Ah, come lo capisco…” sospirò Charlie “i draghi sono gli animali più belli che esistano al mondo! Beh, ci accontenteremo di un granchio di fuoco… e di un appuntamento a Mielandia!”.

Non avevo realizzato che effettivamente quello sembrava proprio un appuntamento e dopo quello che mi aveva detto Charlie ad Halloween la faccenda stava prendendo una piega che non mi aspettavo… Non mi ero ancora chiarita su quello che pensavo dell’argomento “ragazzi”: certo, mi piacevano e mi piaceva essere ammirata da Charlie e Barnaby… mi dava fastidio però essere trattata come una bambolina che non aveva niente da dire come a volte sembrava fare il moro e sicuramente non volevo essere considerata una facile. Pensando a queste cose scesi in silenzio la strada verso il villaggio, affiancata da Charlie che invece chiacchierava emozionatissimo e volevo a tutti i costi portarmi nel suo posto preferito: il negozio di dolci di Mielandia!

Fatta scorta di caramelle “Tutti i Gusti +1” appena preparate ci dirigemmo piano verso i margini del paese, nella direzione della casa della famiglia che voleva dare via il granchio di fuoco. Ci fermammo ad una panchina un po’ appartata in un boschetto a scaldarci un po’ al tenue sole invernale e a provare le caramelle. Iniziammo subito una gara di coraggio per vedere chi osava assaggiare le caramelle dai colori più improbabili e ridendo come pazzi quando l’altro trovava i gusti più assurdi (cipolla, aringa, cavolo… per non dire cerume, caccole e carbone!). Scoprii che chiacchierare con Charlie era facile, parlammo di quidditch e di lezioni, di draghi e di animali, persino dei nostri fratelli (e per me questo non era affatto un argomento facile!).

Cominciavo a pensare che se era questo che voleva dire uscire con un ragazzo allora non era molto diverso che stare con un’amica intima quando le nostre mani si sfiorarono all’interno del sacchetto e io ritirai rossa la mia, come se avessi toccato del fuoco. Gli occhi azzurri di Charlie si fissarono nei miei e lui sussurrò “Volevi questa? Te la passo io…”, appoggiando tra le mie labbra la caramella rosso fuoco. Deglutii visibilmente e aprii un po’ più le labbra per afferrare meglio la caramella, toccando però in questo modo anche le sue dita con le mie labbra. Inghiottito il dolcetto (all’innocua fragola), cercai un altro gusto tranquillo per imboccarlo a mia volta. Questa volta fu la sua lingua a sfiorare la punta delle mie dita e non riuscii a reprimere un brivido che mi percorse tutta. Continuammo in questo modo fino alla fine del sacchetto di caramelle, quando mi rimase solo dello zucchero sulle mani. Charlie sollevò la mia mano sinistra e sempre fissandomi negli occhi leccò una per una ognuna delle dita… facendomi di nuovo provare cose a cui non sapevo nemmeno dare un nome. Decisamente questa non era un’uscita con un amico!

Un rumore ci soprese all’improvviso rompendo l’incantesimo che si era creato… finalmente riuscivo a distogliere lo sguardo da lui e a muovermi da quella panchina! “Oddio Charlie, siamo in ritardissimo… presto, corriamo a prendere il granchio di fuoco!” gridai, intanto che correvo lontano da lui… “Certo, Kathleen… Da quella parte però!” disse lui ridendo, trascinandomi nella direzione corretta.

Solo una volta recuperato l’animale (impacchettato per bene in una scatola areata) e rientrati ad Hogwarts mi concessi di guardarlo: mi stava guardando a sua volta, ridacchiando. “Ho promesso che sarei stato bravo, è vero… Ma tu sei molto più dolce e tentatrice di un sacchetto di dolcetti! Spero che questo pomeriggio ti sia piaciuto quanto a me… se non fosse così dimmelo e non ti darò più fastidio” mi disse. “No, no Charlie…” risposi “è stato fantastico… se questo era un appuntamento allora è stato il migliore primo appuntamento che potessi desiderare! Grazie! Però…”. “Però?” fece lui. “Però non mi sento ancora pronta a darti una risposta…” conclusi io e gli sorrisi per scusarmi. “Non importa, per ora… sono ancora capace di aspettare! Non mi fare attendere una vita comunque…” aggiunse, allontanandosi con il pacco per Hagrid in mano.

Dopo tutti quei preparativi la festa di compleanno andò benissimo e Hagrid fu molto felice del suo nuovo animaletto. Avevamo dimostrato di nuovo che con il lavoro di squadra anche dei primini come noi potevano raggiungere buoni risultati e io speravo di aver fatto dimenticare a qualcuno in più che il cognome Birchgrove fosse legato solo a pettegolezzi maligni e disgrazie. Sicuramente, almeno per Charlie da ora sarebbe stato legato a qualcosa molto più… dolce!
 

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Capitolo 6
*** Un Natale con i fiocchi ***


Natale si stava velocemente avvicinando: dopo il compleanno di Hagrid il castello si era risvegliato coperto di neve e nei corridoi della scuola si respirava aria di festa. Il preside aveva chiesto aiuto a noi studenti per trovare qualche volontario che collaborasse con i prof per addobbare il castello e noi ragazze avevamo aderito volentieri… era un modo perfetto per stare in compagnia fra noi e vivere le feste insieme! Ero inoltre segretamente contenta che tra i ragazzi più grandi ci fosse anche Bill, il quale sembrava evitarmi come la peste da dopo il suo exploit autunnale e stava rendendo la sua freddezza sempre più evidente anche a Charlie, che si domandava se avessimo avuto qualche incomprensione, visto che suo fratello maggiore di solito era interessato a conoscere i suoi amici. Volevo quindi approfittare della situazione e chiarire le cose fra noi in modo da diventare amici. Anche Rowan sembrava condividere la mia voglia di conoscere meglio il maggiore dei Weasley e ronzava sempre intorno a noi con aria timida tutte le volte che cercavo di iniziare una conversazione, senza - purtroppo - molto successo.

Dopo un paio di giorni di quello strano comportamento le chiesi esplicitamente cosa pensasse di Bill e mi rispose freneticamente: “Bill? Bill Weasley? Perché me lo chiedi? Pensi che mi piaccia? Ma figurati se mi piace qualcuno… E poi lui è troppo grande, troppo intelligente, troppo bravo, troppo sportivo, troppo bello… insomma troppo tutto per me! Figurati se mi interessa Bill Weasley!”. Bene, avevo appurato che anche Rowan era fatta di carne dopotutto. Non le dissi quello che effettivamente pensavo, cioè che sembrava anche a me che Bill fosse fuori dalla sua portata, e accettai in silenzio le sue affermazioni per non farla soffrire ancora più del necessario. Dovevo stare ancora più attenta però: non solo Charlie non doveva sapere dell’”incidente” avvenuto con Bill, ma non potevo nemmeno parlarne davanti a Rowan.

Dopo una settimana di ulteriore indifferenza da parte del Weasely più grande, decisi di osare qualcosa in più per attirare nuovamente la sua attenzione: rispolverai il famoso incantesimo per sistemare la divisa, stando però attenta questa volta a non esagerare. Presi in prestito da Emily, una ragazza del III, un paio di calze parigine a mezza coscia e feci in modo che la lunghezza della gonna arrivasse a sfiorare il bordo delle calze in un vedo/non vedo che mi sembrava sensuale ma non volgare. Lasciai il resto della divisa inalterata per evitare l’effetto bordello. Un pomeriggio verso metà dicembre feci in modo di essere assegnata insieme a Bill alla decorazione degli alberi dei ballatoi dell’ala ovest del castello. Non ci volle molto per beccarlo a guardarmi le gambe e il sedere e quindi a farglielo notare. “Vedo che non hai capito il punto ragazzina! Il mio discorso allora non è servito a niente.” mi disse guardandomi da sotto in su (ero in piedi sulla scala a pioli) e schiarendosi la gola un paio di volte. “Il punto l’ho capito benissimo grazie! Per tua informazione volevo attirare la tua attenzione in modo da farti parlare con me almeno una volta! Sembra che non ci siano altri mezzi per farmi considerare da te… E scusami tanto, ma oggi penso di non aver esagerato e di essermi vestita in modo meno volgare di quella volta” gli risposi piccata girandomi verso di lui. “Effettivamente sei vestita meno… beh, meno da puttanella se mi passi il termine…  però sei una gran tentazione lo stesso e devo costantemente ricordarmi che mio fratello ti adora per evitare di allungare le mani in questo momento.” ribatté lui poggiando le mani ai bordi della scala. “Se fossi quel gran bravo ragazzo che tutti credano che tu sia non le allungheresti comunque, indipendentemente dai miei vestiti. Invece io so che tu sei…“ mi interruppi quando Bill salì all’improvviso un paio di gradini portando il viso all’altezza del mio. “Io sono?” disse incalzandomi, “Tu sei esattamente come tutti i maschi che conosco, un vero pervertito!” gli sussurrai in risposta. “Vero, ma tu sai benissimo come eccitarci tutti quanti, cara la mia santerellina! Lo sai quanti maschi della scuola ti vogliono?” mi provocò, scoccandomi un bacio sotto l’orecchio sinistro facendomi ansimare lievemente per poi saltare giù dalla scala. “Cosa vuoi da me Kathleen?” mi chiese ancora. “Che tu non mi eviti, che mi parli, che possiamo conoscerci davvero, che… che diventiamo amici insomma. Charlie continua a domandarsi se sia successo qualcosa fra noi e io…” dissi arrossendo e non sapendo più come continuare. “Mi sembra che tu voglia un sacco di cose… o forse che tu sia semplicemente confusa fra due fratelli! Comunque… se io smetto di evitarti di proposito tu smetterai di provocarmi?” propose Bill e io annuii sollevata. “Va bene ragazzina, tregua firmata! Però non voglio responsabilità con mio fratello, se ci rimane male la colpa è soltanto tua…” rispose lui passandomi altre decorazioni per terminare l’albero e iniziando a chiacchierare di altre cose.

Finito il mio turno con le decorazioni e sentendomi felice per aver (forse) risolto le cose con Bill decisi di fare una passeggiata per i corridoi ormai pronti per il Natale e godermi il castello a festa. Feci poco caso a dove stavo passando finché un fischio non mi fece girare: era Barnaby, che stava uscendo in cortile. “Bellissima, vuoi venire con me a fare una passeggiata? Così ci godiamo la neve…” mi propose contento di avermi trovata da sola. “Certo, prendo solo mantello e sciarpa… arrivo subito!” risposi, volando in dormitorio per recuperare il tutto. Quando tornai giù, trovai Barnaby che mi aspettava davanti al portone principale appoggiato ad una colonna: ebbi tutto il tempo per studiarmelo prima che lui si accorgesse di me. Era davvero un bel ragazzo e dall’inizio della scuola sembrava essere diventato ancora più alto. Non era maturo come Bill e nemmeno dolce come Charlie, però emanava un che di animalesco, sicuramente in grado di smuovermi qualcosa dentro.  Avevo avuto poche possibilità di parlare a lungo con lui, visto che i Serpeverde del I anno si muovevano spesso in branco compatto, dunque mi faceva piacere trascorrere un po’ di tempo da soli.

Stupendomi Barnaby mi portò fuori verso il lago, lungo un sentiero innevato che pareva uscito da una fiaba. Era una situazione molto romantica e non mi sarei mai aspettata che lui potesse essere così dolce e tranquillo. Lo stavo improvvisamente rivalutando, avevo sempre pensato che fosse un tipo un po’ rozzo, che puntava a colpire con la sua forza fisica. “Speravo di incontrarti da sola prima di Natale Kath” mi disse lui facendomi fermare in un angolino quieto da dove si poteva vedere il castello in tutto il suo splendore. “Sì? Come mai?” gli risposi io, girandomi a guardarlo un po’ rossa in volto. “Volevo darti il mio regalo senza che nessuno ci vedesse o ci sentisse” continuò, spostandomi i capelli dal viso. Mi stavo psicologicamente preparando a ricevere il mio primo bacio, cercando di domandarmi se volevo davvero farmi baciare da lui o se invece preferissi aspettare qualcun’altro… L’immagine di Charlie invase la mia mente, facendomi pensare fosse lui quello che mi piaceva veramente, quando Barnaby mi fece svegliare dalle mie fantasie tirando fuori un pacchettino minuscolo dalla tasca e mettendomelo fra le mani. “Oh, ok! Ma perché non me lo volevi dare insieme agli altri alla festa prima delle vacanze? Io non li ho ancora preparati e…“ mi bloccai cercando di capire cosa fosse la cosa che avevo fra le mani – un tripudio di pizzo nero...  “Perché speravo che tu potessi indossarlo per la festa questo!” mi disse ridendo sguaiatamente “Sono delle brasiliane, Kathleen… con quelle calze che indossi oggi ci stanno proprio alla perfezione!” continuò, facendo scorrere lo sguardo sulle gambe in modo provocatorio e scatenandomi un brivido nel basso ventre. Barnaby mi… eccitava, credo… ma la mia idea di relazione probabilmente era diversissima dalla sua. Mi ricordai delle parole di Bill, su come i maschi “mi volessero” e mi allontanai di scatto: “Ma che? Sei scemo? Non stiamo neanche insieme e mi regali delle mutandine? Te lo scordi il regalo questo Natale!”. Corsi via lontano da lui gettandogli il regalo inopportuno addosso e maledicendomi per la mia ingenuità, intanto che dei lacrimoni iniziavano a scendere dagli occhi.

Tornai di corsa al castello e nei giorni successivi cercai di restare solamente con i miei amici, cercando di far passare al Serpeverde il concetto che non fosse più gradito… Intanto si era fatto ormai Natale e lo scambio dei regali prima della partenza per casa era arrivato! Per fortuna mi ero ricordata in tempo che il compleanno di Charlie era appena passato e così avevo fatto uno strappo alla regola che ci eravamo dati fra amici di non spendere molto per i regali di Natale: avevo ordinato dalla libreria “Il Ghirigoro” a Diagon Alley un libro sulle specie di draghi nel mondo, data la passione smodata del mio amico per quegli animali, e non vedevo l’ora di darglielo! Purtroppo si stava avvicinando il momento di salire sull’espresso per Londra e io non lo avevo ancora trovato… Stavo per perdere ogni speranza quando lo vidi in cortile compagnia di Bill e spiccai una corsa per raggiungerlo: peccato che mi accorsi solo troppo tardi che i due ragazzi erano in compagnia dei genitori… grosso imprevisto!

“Ehi, Kathleen… ciao! Che bella sorpresa… è tutto il giorno che ti cerco, volevo darti… questo!” mi disse Charlie, trascinandomi dietro una colonna del porticato del cortile e porgendomi un pacchetto. “Anch’io ti cercavo per darti una cosa… ecco!” gli risposi, arrossendo e scambiando il mio regalo con il suo. Aprii alla svelta il dono e scoprii che conteneva un dolcissimo draghetto di pezza rossa che sembrava dormire acciambellato. “Ti piace? L’ho cucito io e poi ho chiesto ad Angelica, che è fantastica in trasfigurazione, di animarlo… Quando ne avrà voglia si muoverà!” esclamò Charlie, con aria un po’ preoccupata… “Se mi piace? Lo adoro!! E’ semplicemente magnifico!” conclusi, stringendomi il draghetto al petto, che si iniziò a divincolare... “Per bloccarlo devi pronunciare il mio nome!” sogghignò Charlie “così sarai obbligata a pensarmi ogni tanto!”. Lo osservai bene mentre scartava la carta che avvolgeva il libro e sospirai sollevata quando vidi il suo sguardo illuminarsi! “Kathleen, grazie mille! Desideravo da impazzire questo libro sui draghi, ma non potevo permettermi di ordinarlo…  sei stata a lezione di divinazione per caso?!” disse ridendo e avvicinandosi per darmi un bacio sulla guancia “Tu sei matta comunque! Avrai speso un patrimonio”. “Vale sia per il compleanno che per Natale, Charlie! 12 anni non si compiono mica tutti i giorni! Tanti auguri” gli sussurrai in risposta dandogli intanto anche io un bacio sulla guancia, felice che il regalo gli fosse piaciuto. “Grazie, grazie ancora Kathleen!” mi rispose “Allora ti devo un regalo di compleanno… il tuo è già passato vero?”. “Esatto… sono più grande di te e mi devi rispetto, signorino!” ridacchiai “Sono nata il giorno dell’equinozio d’autunno… credo di essere la più vecchia del nostro anno!”. Riflettei ancora una volta quanto i nati-babbani si fossero stupiti che ad Hogwarts gli studenti potessero accedere solo dopo il compimento dell’undicesimo anno: io e Charlie avevamo faticato parecchio a convincere Ben che non ci avessero mai bocciato… “Ti ricordi di quando Ben pensava che ci avessero fatto ripetere l’anno?” cominciai, quando un urlo ci distrasse dalla conversazione.

“Charlieeeeee! Dove sei? Dobbiamo andare a casa!” lo richiamò la signora Weasley. “Vieni Kathleen, ti presento i miei…” fece Charlie trascinandomi di peso davanti alla coppia senza darmi la possibilità di rifiutare. “Mamma, papà! Lei è Kathleen, Kathleen Birchgrove! Guardate che bel regalo di compleanno-barra-Natale mi ha fatto” esclamò lui tutto di un fiato. “Ma che bella ragazza… Charlie, insomma! Non mi avevi detto che avevi una fidanzata! Lo dobbiamo venire a scoprire così per caso? E se non fossimo passati a prendervi?” disse la mamma di Charlie guardandomi curiosa e scrutando i regali nelle nostre mani. In imbarazzo, sentendo gli occhi di Bill su di me che aspettavano di conoscere la mia risposta, mi affrettai a negare in modo deciso, sostenendo di essere “un’amica, solo un’amica”, compagna di corso e di casata, ma non mi sfuggì lo sguardo deluso di Charlie. Sentendomi sempre più in colpa mi allontanai con una scusa dal gruppo e mi diressi al dormitorio per raccogliere le mie cose per il ritorno a casa.

Mi assegnai un compito supplementare per le vacanze: avrei dovuto passare qualche giorno cercando di capire meglio chi e cosa volessi davvero da una storia, continuando così avrei solo rischiato di allontanare le persone a cui piacevo veramente.

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Capitolo 7
*** La nobile arte del duello ***


Tornati dalle vacanze di Natale il tempo sembrava accelerato e non in senso positivo: le lezioni erano sempre più impegnative, Charlie era sulle sue e sembrava non fargli troppo piacere trovarmi a ogni tanto a chiacchierare con Bill agli angoli dei corridoi, mentre Merula era diventata ancora più fastidiosa del solito. La Serpeverde sembrava quasi che avesse deciso di farmi scappare da Hogwarts con una serie di colpi bassi più o meno pericolosi (da banalità che miravano a farmi arrivare in ritardo a lezione per farmi perdere punti a manomissione di pozioni e perfino incontri con piante pericolose nelle serre avanzate…): ero ormai arrivata alla conclusione che l’unico modo per chiarire la questione fosse diventato utilizzare la forza anche io. Non volevo abbassarmi al suo livello, ma avevo deciso di imparare almeno a difendermi da lei tramite la nobile arte del duello, come la chiamava sempre Diego Caplan.

Imparare a duellare non era affatto una cosa banale: per ragazzini come noi il Club di duello era ufficialmente off-limits, così come ogni attività magica non autorizzata fuori dai corridoi. Dopo essermi consultata con Rowan decisi che avrei chiesto a Penny di intercedere con Caplan per farmi dare delle lezioni di nascosto: si diceva infatti che Diego fosse un abile duellante e che fosse stato ammesso addirittura al Club della scuola per intercessione dell’insegnante di incantesimi, il prof. Flitwick, che era anche il responsabile del club, nonché ex gloria di duelli magici.

Diego si mostrò entusiasta di insegnarmi a duellare e mi diede appuntamento negli spogliatoi dietro il campo da quidditch, posto poco frequentato lontano dalle partite e dagli allenamenti delle squadre. “Allora Kathleen… vieni ad imparare dal migliore, eh?!” mi disse accogliendomi con un abbraccio un po’ troppo intimo. “Certo Diego” gli risposi con un sospiro “Devo assolutamente imparare a difendermi da Merula, sta diventando impossibile da gestire…”. “Quella lì secondo me la potresti gestire in modo completamente diverso, ma non perdo certo l’occasione di allenarmi con una delle ragazze più belle della scuola!” ribatté lui. “Attento a quello che dici Casanova… Penny potrebbe rimanerci male!” gli dissi dandogli una piccola spinta. “Non mi sembra che ci sia qualcun altro qui attorno e comunque ho detto una delle più belle, non la più bella!” ridacchiò lui. “E oltretutto… cosa potrei fare di diverso? Le ho provate tutte…“ sospirai di nuovo sconsolata. “Anche a farti mettere la lingua in bocca e una mano sotto la gonna?” ammiccò Diego allungando una mano per farmi solletico su di un fianco. “Diego… smettila! Che dici dai!” esclamai. “Su, Kath! Non fare l’ingenua che non ti si addice proprio… Se non è lesbica quella, io sono Ser Cadogan!” mi pungolò lui. “Non so se sia così fin dall’inizio, ma è evidentissimo che sia gelosa dei maschi che ti ronzano attorno e che non sa come comportarsi… forse avrà paura di ammettere di essere attratta da te”. “Non so… dici? Non ci avevo assolutamente pensato. Mmm… Merula lesbica?” mi bloccai un attimo per riflettere “Beh, se anche fosse… Non mi importa del suo orientamento, non è questo il problema! Perché comunque non cambia la sostanza della cosa… mi minaccia sempre e io devo difendermi. Devo assolutamente imparare a duellare!”.

Iniziai quindi una serie di allenamenti sfiancanti con Diego, che però si dimostrava troppo forte per essere battuto. Forse ero io che ero negata o forse lui che come insegnante non era proprio portato, sembrando più interessato a dimostrarmi di essere il migliore piuttosto che ad assicurarsi che io imparassi. Avevo dato fondo a tutte le mie risorse: avevo letto tutti i libri sui duelli per principianti che avevo trovato in biblioteca e chiesto perfino lumi a Flitwick, cercando di mascherare – senza molto successo – il motivo per cui chiedevo informazioni sui duelli.

Sembrava che Diego fosse sul punto di perdere ogni speranza di vedermi vincere, quando durante un allenamento gli venne un’idea che gli fece brillare gli occhi maliziosamente. “Secondo me, nonostante quello che dici, sei poco motivata! Alziamo la posta in gioco!” mi disse sorridendomi con aria un po’ rapace “Ad ogni attacco che mi fai passare ti posso incantare i vestiti!”. “Come? Cosa?” risposi io lenta a capire. “Così!” esclamò lui, colpendomi con un Flipendo ben assestato e subito dopo facendomi evanescere il golfino. Il marpione voleva solamente approfittarsi delle scarse capacità di duello o veramente la riteneva una buona idea?

Il duello andava sempre peggio per me ed ero sempre più rossa dalla vergogna… Ben presto, mi trovai pure senza scarpe e calze ringraziando il cielo di portare anche una cravatta, mentre ero riuscita solamente a far scomparire il gilet di Diego. Mi risollevai dopo il colpo successivo – un Sonno stregato che mi aveva lasciato imbambolata per un attimo – senza la camicia: quello stronzo aveva saltato la cravatta e stava rimirando le mie tette messe in bella mostra dal reggiseno a balconcino. “Che vista fantastica Kath! Non vedo l’ora di vincere questo incontro…“ sogghignò felice muovendo rapidamente la bacchetta e lasciandomi anche senza la gonna della divisa, con solo l’intimo addosso (per fortuna almeno quel giorno mi ero messa un completo balconcino-coulotte coprente, con i colori della mia casa) e la cravatta che pendeva tra i miei seni. “Sei un vero splendore! Ha ragione Charlie a sbavarti dietro… Come ci rimarrà male quando saprà che spettacolo ha perso!”.

All’idea che Charlie avrebbe saputo della mia umiliazione e non volendo che pensasse che ero una solo una facile che si spogliava davanti al primo che passava, andai su tutte le furie e divenni improvvisamente più lucida. Diego mi stava totalmente sottovalutando non ritenendomi un pericolo, inoltre era molto distratto dal mio corpo e pensava che ormai l’incontro fosse concluso. Iniziò ad attaccare in modo prevedibile con l’idea di sbrigarsi, ma inanellando una serie di mosse ben piazzate (Protego, Protego, Rictusempra ed Expelliarmus) lo portai alla svelta in boxer. Sia io che lui diventammo bordò quando notai una protuberanza sospetta che sporgeva con prepotenza dalla sua biancheria: borbottai veloce un Flipendo che lo mandò a terra. Ammetto che non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo corpo: capivo Penny benissimo… aveva delle braccia forti, un petto possente e lì sotto… non potevo fare paragoni, ma da quello che si intuiva sotto la stoffa mi sembrava veramente ben dotato! D’altra parte mi sentivo pessima a continuare a studiarlo così, Penny e Charlie non si meritavano questo. Non potevo farci niente però: uno strano formicolio era comparso tra le mie gambe e i miei capezzoli spuntavano ormai più che visibili dalla stoffa del reggiseno. “Vedo che non sono l’unico eccitato qui!” sussurrò Diego, facendomi risvegliare dalla trance.

 Scuotendo la testa mi girai e iniziai velocemente a rivestirmi, facendogli segno di fare altrettanto. Una volta vestita osai rigirarmi e lo vidi che mi osservava compiaciuto: “Avevo ragione, avevi bisogno di uno stimolo più forte! La prossima volta che combatterai pensa di nuovo che potresti finire svestita davanti all’avversario e sono certo che non avrai problemi!”. “Mi è sembrato un metodo un po’ troppo eccessivo. Per non dire perverso!” gli risposi tesa. “Per Tosca, sono un maledetto genio!” ribatté lui “Non solo ti ho insegnato a trovare la giusta concentrazione, ma mi sono anche procurato un bel po’ di materiale che mi terrà occupato nelle prossime notti!”. “Questa faccenda resta solo fra noi due Caplan! Hai capito? Se sento qualche voce in giro … beh, potrei sempre raccontare che non sei poi così dotato… sia come duellante che in altri ambiti…” lo minacciai. “Kath, stai tranquilla. Non ti farei mai una cosa del genere e non vorrei nemmeno litigare con i miei amici. Io sono un gentiluomo: quello che succede in camera da letto rimane lì… e lo stesso vale per gli spogliatoi di quidditch! Ti ho detto quelle cose solo per darti un obiettivo! Anche perché so che altrimenti perderei ogni occasione per farti spogliare di nuovo davanti a me… e magari per tua volontà!” mi disse uscendo dalla porta.

L’allenamento intensivo e i metodi poco ortodossi di Diego avevano funzionato: nel giro di poco più di un mese ero diventata capace di focalizzarmi sui punti deboli dell’avversario e sfruttarli per vincere. Mi allenai con altri amici in maniera ossessiva per un’altra settimana per essere certa di non fallire alla prima occasione di scontro con la Serpeverde.  Un pomeriggio io e Ben stavamo giocando a gobbiglie in cortile ridendo come due pazzi quando il liquido delle biglie schizzava uno dei due, circondati dalle ragazze che pigramente si riposavano al sole sulla fontana quando Merula decise che ci stavamo godendo troppo la pausa fra le lezioni. Iniziò ad insultare Ben, dicendogli che era troppo codardo per essere un Grifondoro, che non meritasse nemmeno di essere lì ad Hogwarts visto le origini dei suoi genitori e che nemmeno tutta l’acqua del mondo avrebbe potuto lavare via l’onta dal suo sangue. Non osò pronunciare l’insulto, forse per paura che qualche professore la sentisse, ma quella parola (“Sanguesporco”) rimase aleggiante nell’aria attorno a noi.
 
A questo punto non avevo più scuse, Merula non poteva passarla liscia dopo un affronto di quel genere: la sfidai pubblicamente ad un duello, insinuando che fosse lei quella codarda che se la prendeva con le persone che pensava non avrebbero risposto alle sue offese maligne. “Birchgrove, ma davvero? Sei caduta così in basso da dover accettare le attenzioni di questo qui?” mi rispose lei con un sorrisino tirato “Già i Weasley non sono questo granchè come partito, visto che sono dei poveracci, ma almeno sono purosangue…”. A questi ennesimi insulti rivolti alle famiglie dei miei amici vidi rosso e iniziai a scagliare una serie di insulti contro quella serpe. Attorno a noi intanto cominciavano ad arrivare sempre più persone attratte dal casino e dal passaparola: la Birchgrove avrebbe sfidato la Snyde per difendere Copper e i Weasley!

Con la coda dell’occhio vidi arrivare di corsa Charlie con Diego e Jae, seguiti a breve distanza da Bill. Le ragazze aggiornarono rapidamente gli altri amici su quello che era successo e Diego dovette faticare parecchio a trattenere i due fratelli dall’attaccare Merula. “Forza Kath! Puoi batterla senza problemi questa stronza!” mi incitò, facendo poi partire il tifo delle due fazioni attorno a noi. Io ero carichissima, mentre vedevo che Merula nonostante tutte le sue vanterie sulle sue abilità di combattente era abbastanza a disagio.  Una serie di colpi classificati come difensivi mi permise di rispondere agilmente agli attacchi prevedibili della ragazza e con un ultimo finale Expelliarmus la mandai con il culo a terra. “Non osare mai più insultare me ed i miei amici, né darmi fastidio! Ora sai che sono in grado di difendermi senza problemi… “ le dissi, poi mentre uscivo dal cortile con i miei amici girandomi e guardandola da sopra la spalla conclusi “Se non ci darai fastidio, noi non te ne daremo. Noi non siamo come te.”

Intanto che salivo in dormitorio per evitare il casino che si era creato a causa del duello, Diego mi intercettò con lo sguardo facendomi deviare verso un corridoio poco frequentato e con un movimento della bacchetta mi sfilò la cravatta dal collo: “Un ricordo del migliore allenamento immaginabile…” disse, mimando un bacio con le labbra. Arrancai verso la torre dei Grifondoro con la testa per aria e un certo formicolio di nuovo fra le gambe… Il mio proposito di inizio anno di cercare di comportarmi meglio con i ragazzi non stava andando molto bene.

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Capitolo 8
*** Corridoi segreti e primi baci ***


Dopo la faccenda del duello Merula sembrava aver deciso di leccarsi le ferite in silenzio e questo mi permise di dedicarmi ad una faccenda che avevo trascurato in maniera ignobile… Avevo sentito per caso il custode Filch parlare con Piton di una cripta segreta e avevano anche fatto il nome di mio fratello: dovevo indagare per scoprire qualcosa di più. Io non ritenevo possibile che Jacob fosse legato a Colui-che-non-deve-essere-nominato, ma dovevo avere le prove per dimostrare il contrario a tutti quelli che come Merula sostenevano che il mio fratellone fosse un sostenitore del mago oscuro.

Iniziai quindi a vagare con Rowan e Penny nella zona del castello in cui avevo sentito Piton e il custode parlare della sala maledetta nella speranza di rincontrali ancora o di trovare qualche indizio concreto su questa fantomatica stanza. Questa ricerca comportava però un sacco di tempi morti e non c’era modo migliore per ammazzare il tempo che chiacchierare… Penny era quella con più novità: essendosi messa ufficialmente con Caplan poteva raccontarci cosa volesse dire avere per davvero un ragazzo, come fosse baciarsi e come lui si comportasse quando erano soli. Sembrava che Diego fosse un bravo baciatore, ma che cercasse di allungare spesso le mani quando si trovavano in luoghi appartati e Penny, nonostante si vergognasse un po’, ammise che le piaceva essere accarezzata da lui. Cercava di non dargli troppa corda e non permettergli di indagare troppo sotto i vestiti, visto che non si sentiva proprio pronta però in fondo credo che le piacesse sentirsi desiderata da lui e che questo la facesse sentire più grande.  Io, che avevo tenuta nascosta con tutte la parentesi avvenuta durante gli allenamenti di duello, ero contenta che il ragazzo si fosse dato una mossa e avesse deciso di dedicarsi solamente a Penny: mi sentivo un po’ in colpa per non averle raccontato nulla, ma in fondo non era successo niente e loro sembravano ora molto felici. Rowan invece ci confessò della sua cotta inarrivabile per Bill, di cui io sospettavo già da Natale: sembrava rassegnata al fatto che lui non la considerasse e si accontentava di guardarlo da lontano. “Sei fortunata Kath!” mi disse, “Tu parli con lui e sembra che ti tratti come le sue compagne! Come vorrei essere anche io una delle sue amiche… mi accontenterei di questo! Ti invidio un casino!”. Effettivamente da dopo Natale sembrava che Bill mi considerasse degna della sua attenzione: si fermava a parlare con me fra una lezione e l’altra se mi incrociava in corridoio, scherzava e mi prendeva in giro come faceva con le ragazze più grandi sue amiche… Certo, ogni tanto una battuta più spinta veniva fuori, ma in fondo il ragazzo era più grande di me e avevo capito che Bill non si sarebbe preso più libertà di quelle che gli avrei concesso io, anche solo per evitare motivi di eccessivo attrito con il fratello. Ero quindi contenta di questa situazione, anche se la cosa, oltre a creare un po’ di invidia in Rowan, sembrava inoltre innervosire Charlie che dal canto suo si stava facendo sempre più freddo con me, evidentemente rassegnato dalle mie dichiarazioni natalizie di essere solo una sua amica.

Non volevo sbottonarmi troppo con le mie amiche su tutto quello che era successo dall’inizio dell’anno: erano successe cose che le avrebbero intristite anche se da parte mia non avevo (troppe) colpe ed inoltre sentire raccontare da Penny di come fosse stare con Diego mi aveva fatto riflettere parecchio. Non avrei voluto attirare attenzioni troppo esplicite, ma sembrava invece che per molti ragazzi (Lee, Caplan, perfino lo stesso Bill…) fossi solo un bell’oggetto da guardare e toccare (o cercare di toccare) a piacimento. L’unico che mi trattava in maniera diversa era Charlie: il suo modo di fare era diretto e sincero, coraggioso e leale come un vero Grifondoro, dolce ma non stucchevole, non mi aveva mai trattato da troia e riusciva sempre a farmi sentire speciale. Ero ormai convinta che fosse lui il ragazzo a cui volevo dare il mio primo bacio e quello con cui volevo stare, ma dopo lo scambio di Natale davanti ai suoi Charlie sembrava scoraggiato e non mi aveva più fatto proposte dirette trattandomi solo come una amica. Decisi quindi di confidarmi con loro su questo fatto, cercando di capire cosa avrei dovuto fare per recuperare le sue attenzioni. Secondo Penny c’era un’unica cosa da fare: avrei dovuto trovare il coraggio di dirgli quello che provavo e avrei dovuto farlo alla svelta. C’erano molte ragazze a cui piaceva tra le varie case e lui poteva aver cambiato idea su di me dopo il mio rifiuto.

Dopo qualche giorno di ronda e di chiacchiere ci accorgemmo di un corridoio non lontano dalla torre del nostro dormitorio dove la gatta di Filch, Mrs Norris, teneva la guardia praticamente tutto il giorno. Era sicuramente quello il posto che cercavamo! A questo punto potevamo abbandonare la ricerca e impegnarci ad inventare un piano per sbarazzarci dell’animale per qualche tempo in modo da esplorare meglio il corridoio… l’accesso alla sala doveva essere sicuramente lì. Intanto che ci consultavamo fra noi per cercare di capire come procedere un rumore lontano ci fece voltare e vedemmo con la coda dell’occhio Merula che si stava lanciando in una corsa per evitare di essere bloccata da Mrs. Norris. Ridemmo, contente che la nostra cara compagna fosse finita nei casini e sperando che si beccasse qualche giorno di punizione dal custode, senza dare molto peso a quell’episodio...

Nel frattempo, durante le nostre esplorazioni la primavera era iniziata perfino nel nord della Scozia e finalmente le lezioni di volo erano ritornate piacevoli. Intendiamoci, volare mi piaceva da impazzire ma tutta la pioggia e la neve che ci eravamo presi quell’inverno ne bastavano per dieci! Con il caldo potevamo fare pratica per tutta la lezione, invece che ascoltare le lezioni teoriche che inevitabilmente seguivano la mezzoretta di volo nel freddo invernale. Oltretutto anche Charlie amava molto volare ed era veramente bravissimo (continuava a dire che l’anno successivo avrebbe fatto i provini per la squadra) … le lezioni erano un’ottima occasione per stare vicino a lui e passare un po’ di tempo insieme senza pressioni.
Oltre al volo in sé, che adoravo sin da bambina, e alla possibilità di provare insieme a Charlie pratiche adatte al quidditch la cosa bella delle lezioni di Madama Hooch era che tutte le case le seguivano contemporaneamente… fatto rarissimo per noi del primo anno! La cura della scopa era quindi un momento fantastico per aggiornarsi fra amiche e spettegolare sulle novità occhieggiando i ragazzi.

Un pomeriggio di fine aprile ero appoggiata sul bancone con i gomiti e stavo ascoltando Tonks che mi raccontava dell’ultimo scherzo fatto a Ben quando sentii qualcosa di lungo scivolare in mezzo alle gambe appena sotto il culo. Mi voltai e vidi Barnaby sghignazzare con i suoi amici con un manico di scopa in mano: lo stava facendo scorrere avanti e indietro tra le mie cosce dicendo “Se non fossimo a lezione altro che la scopa… Che dite ragazzi…? Sembra che qualcuno l’abbia abituata bene! Mi spiace solo di non poter dire che me la sono già sbattuta… probabilmente sarà stato Weasley!”. “Ma il grande o il piccolo?!” gli chiesero di rimando quei dementi dei suoi amici Serpeverde. “Bella domanda… e chi lo sa? Entrambi?!” propose lui con un ghigno malefico.

Io, sconvolta dalla situazione, non riuscii a far altro che strappargli la scopa di mano e gettargliela a terra, urlando a Barnaby di allontanarsi da me, lui e la sua banda di decerebrati. Il casino aveva però allertato anche Charlie che, incazzato nero, si mise a spintonare Lee in mezzo al campo di allenamento. La situazione non ci mise molto a degenerare in rissa, in cui il mio difensore stava avendo la meglio nonostante qualche colpo ben piazzato del Serpeverde. Il fischio della prof interruppe la lotta fra i due ragazzi: “Cosa vi è saltato in mente?! Punizione per entrambi e 25 punti in meno per …”. Madama Hooch fu fermata da praticamente tutto il corso prima che togliesse punti a Charlie ingiustamente e la situazione fu spiegata. “Beh, considerando la spiacevole situazione in cui si è trovata Birchgrove, direi che Serpeverde perderà punti per entrambe le case... 50 punti in meno per Lee, che verrà con me dal Preside per una chiacchierata. La punizione di Weasley però rimane: devi capire, ragazzo, che le situazioni si possono risolvere in modi diversi che usando le mani!” proclamò la prof. “Ma prof…” intervenni io. “Birchgrove, che ti vuole evidentemente ringraziare Weasley, ti aiuterà a sistemare il campo dopo la lezione.” concluse la Hooch sorridendomi.

Aspettai la fine lezione con trepidazione: il sole stava tramontando quando finalmente la prof fece cenno a tutti di allontanarsi dal campo e io e Charlie rimanemmo finalmente da soli. Era da più di un mese che lui mi evitava e finalmente potevo parlargli e cercare di spiegarmi. “Charlie io… ti volevo ringraziare! Tu sei sempre fantastico con me… e io sono stata un po’ una stronza.” Charlie mi guardò un po’ ironico e io continuai “Va bene, molto stronza. Non riuscivo a capire cosa fare e ho paura di averti fatto soffrire...” dissi osservando Charlie che sistemava uno dei banconi da lavoro per evitare di guardarmi in faccia. “Kathleen, non so se voglio sapere dove vuoi andare a parare… se mi devi dare una stangata fallo in fretta! Lo sai che quello che provo per te, te l’ho dimostrato spesso. Anche oggi...” mi rispose, alzando la testa e guardandomi finalmente negli occhi. Il cuore mi sembrava scoppiare in petto: aveva parlato di provare qualcosa per me! Allora non avevo perso troppo tempo! “No, io…“ balbettai arrossendo “io volevo dirti che ho capito. Ho capito che non mi piace chi vuole disporre di me e del mio corpo come gli pare senza chiedere il permesso e ho capito che essere dolce e coraggioso, gentile e leale è tutto quello che voglio in un ragazzo…”. “Spero che non guasti essere un mago del volo ed avere i capelli rossi con gli occhi azzurri per questo tuo fidanzato ideale” ribatté lui ridendo e avvicinandosi a me. “E molte lentiggini!” aggiunsi sollevando una mano per accarezzargli il naso felicissima di come le cose si fossero risolte.

“Andiamo a fare un giro” mi sussurrò nell’orecchio Charlie facendomi sedere su una scopa davanti a lui. Con un balzo la scopa balzò in aria e filò veloce verso il castello: appoggiata con la schiena a Charlie non mi ero mai sentita così al sicuro e felice, mentre lui ci depositava con facilità sulla terrazza della torre di astronomia. Un tramonto bellissimo stava calando sul lago e la luce si rifletteva sui miei occhi ambrati facendoli brillare con riflessi dorati. “Ho immaginato a lungo questo momento” mi disse Charlie cingendomi la vita con un braccio e attirandomi verso di lui. “Non pensavo quasi più che sarebbe accaduto” continuò lui accarezzandomi il viso e sollevandolo verso il suo in modo che potessi guardarlo dritto negli occhi. “I tuoi occhi… sembrano delle stelle! Sei bellissima...” mi disse lui con un tono dolce. “Charlie non potrei desiderare nessuno più di te in questo momento, io…“ venni interrotta dal bacio che finalmente Charlie mi diede.

Le sue labbra erano gentili sulle mie e la sua lingua faceva capolino fra le mie labbra con delicatezza. Una delle sue mani mi stringeva sulla vita e l’altra era immersa nei miei capelli biondo cenere per tenermi il più vicina possibile a lui. Finalmente era successo: il mio primo bacio! Per tutta l’ora seguente continuammo a baciarci con urgenza, spinti da un bisogno quasi insaziabile di esplorarci. Il suo sapore era meraviglioso e le sue mani che mi stringevano con forza erano calde e grandi. Non potevo essere più felice di così: il cuore ormai aveva preso il volo ed ero immersa in un mare di sensazioni incredibili. Mentre il mondo attorno a noi si scuriva, mi sembrava di aver finalmente trovato il mio posto nel mondo ed era esattamente contro il petto di Charlie, stretta dalle sue braccia. Nessun problema in quel momento poteva toccarmi, Charlie ed io avevamo trovato un nuovo equilibrio e speravo che questo momento di pace potesse durare il più possibile.

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Capitolo 9
*** Alla ricerca della Sala Maledetta ***


La notizia che Kathleen Birchgrove e Charlie Weasley si erano messi insieme corse veloce fra i corridoi di Hogwarts, anche perché noi facevamo ben poco per passare inosservati: ogni occasione era buona per appartarci a pomiciare e ormai mi sembrava di impossibile pensare di stare senza di lui.

Mentre gli amici erano molto contenti per noi, sembrava che per Lee le cose fossero un po’ diverse: nonostante gli avessi fatto capire chiaramente che il suo atteggiamento mi infastidiva apparentemente il ragazzo non aveva capito le possibili conseguenze della cosa. Mi vennero riportate voci di affermazioni un po’ spaccone fatte dal Serpeverde, che si concretizzarono un pomeriggio in cui Barnaby mi trovò da sola verso l’ingresso della mia sala comune, di ritorno da un salto in biblioteca. “Ti lascio volentieri al lui per queste bambinate che sembrano tanto interessarti ora.” sibilò, intanto che mi teneva bloccata per un polso, “Quando vorrai qualcosa di più maturo e avrai bisogno di un vero uomo sai dove trovarmi!”. Scollandomelo di dosso, gli ribattei che l’immaturo era solamente lui e corsi ad infilarmi al riparo dietro il quadro della Signora Grassa.

Anche Bill aveva fatto in modo di farmi sapere cosa pensava della faccenda durante una partita particolarmente accesa di gobbiglie fra Charlie e Tonks. Mentre tutti erano concentrati sulle mosse o sul tifo, Bill mi si avvicinò da dietro e infilando un dito tra la camicia e la vita della gonna mi trascinò lontano dal cerchio del campo da gioco. “E così ti sei decisa ragazzina?” mi disse, guardandomi fissa negli occhi. “Certo, Charlie è il miglior ragazzo che potessi avere…” gli risposi. “Al primo anno! Spero per mio fratello che la vostra storia duri e io non mi metterò mai in mezzo… soprattutto finché sei così piccola. Divertitevi, ma non troppo. CBCR Kathleen!” concluse lui con una risatina lasciandomi lì ad interrogarmi sul significato della sua ultima uscita.
Mi lasciai presto alle spalle le inquietudini provocate dalle attenzioni, più o meno gradite, degli altri ragazzi concentrandomi solamente su Charlie: avevo messo al corrente il mio moroso della faccenda della sala, ma anche il problema di come fare ad avere campo libero per la ricerca dell’ingresso aveva lasciato il posto a serate tranquille passate vicino al lago a baciarci. Mi ero data una regola che cercavo di far rispettare a Charlie il più possibile: non me la sentivo ancora di bruciare le tappe e quindi le mani dovevano rigorosamente stare sopra i vestiti. Aiutava un po’ il povero ragazzo che fosse ormai finito maggio e il tempo fosse caldo: quindi le calze erano scomparse e le gonne più corte. In una delle nostre sessioni di pomiciamento (poco avanzato, almeno a sentire le ragazze più grandi) ero seduta in grembo a Charlie con le gambe che si incrociavano dietro la sua schiena: le sue mani dapprima posate sulle mie cosce presero a risalire sotto la gonna fino a palpare il mio sedere. Mugolando in un misto di desiderio e fastidio, mi allontanai dalla bocca del mio ragazzo e iniziai a lamentarmi: “Insomma Charlie! Cosa ti avevo detto? Per ora mani sopra i vestiti… Tira via le tue zampacce dal mio culo!”. “Kathy, uf… non ce la faccio più! Dammi il permesso per favore… o per lo meno fammi sbirciare qualcosa!” mi implorò lui, iniziando a farmi il solletico sulle gambe nude. “Se ti risolvo un problema facciamo un patto?” propose. “Dipende…“ gli risposi un po’ sospettosa. “Se ti dico come arrivare aggirare Mrs. Norris mi fai vedere le tette!” ghignò lui. Arrossii, un po’ per la sua proposta così diretta, un po’ ricordando che per poco Diego non aveva già avuto quel privilegio. “Di vedermi nuda te lo scordi per ora… se sarà un buon piano potrei forse sbottonarmi un po’ la camicia della divisa!” gli dissi, allontanandomi un po’ dalle sue mani pericolose. “Lo sarà!” mi disse con gli occhi che luccicavano dal desiderio. “E’ da un po’ che ci penso e credo di aver organizzato tutto… Dunque, ci sono 3 ostacoli mi pare: Piton, Finch e Mrs. Norris. Oltre la sala, ovviamente. Da sola o anche in poche persone non ce la farai mai. Dobbiamo mettere tutti bene al corrente della situazione e dobbiamo coinvolgerli nell’impresa per avere successo! Avevo pensato di dividerci in 4 gruppi. Con Piton ce la vedremo io e Caplan: faremo finta di litigare nei corridoi davanti a Pozioni per l’ultima partita del campionato delle Case e il giorno che Piton ci metterà in punizione sarà quello prescelto per colpire. Direi che Jae e Tonks possono occuparsi di Finch con uno dei loro soliti scherzi, lo faranno infuriare a tal punto che si metterà a rincorrerli per tutta la scuola… Resta solo Mrs. Norris, che sarà lo scoglio più difficile visto che non si può distrarla facilmente dalla guardia al corriodio… Avevo pensato che Penny potrebbe somministrarle una bella pozione del sonno: non sono pozioni facili, credo che solo lei possa pensarci. A questo punto tu, Rowan e Ben avrete campo libero per cercare la sala… credo che con il tuo coraggio, le conoscenze di Rowan e l’abilità negli incantesimi di Ben potreste avere una possibilità!” concluse soddisfatto il mio ragazzone. Lo guardai con tanto d’occhi: era un piano veramente perfetto! Forse ce la potevamo fare veramente… “Direi che ti sei meritato il tuo premio Mr. Weasley, ma solo dopo la nostra gita nella sala!” esclamai io soddisfatta dandogli un bacio veloce prima di correre dagli altri.

Avevamo quindi riunito il gruppo e spiegato la storia della sala, di mio fratello e il piano formulato da Charlie: tutti si mostrarono entusiasti del mistero e pronti a fare la loro parte per aiutarmi a capire qualcosa di più sulla scomparsa di mio fratello… tutti eccetto Ben, che sembrava volesse smarcarsi dall’impresa. “Copper, dai” lo spronò Diego “Dimostraci che il cappello aveva una buona ragione per mandarti a Grifondoro! Non vorrai farti bagnare il naso dai Tassorosso!”. Anche se poco convinto, Ben promise che sarebbe venuto, certo l’orgoglio di noi Grifondoro non poteva essere toccato!

Rowan però ci costrinse ad aspettare qualche settimana ad attuare il piano: prima dovevamo affrontare (e si spera superare) gli esami del primo anno! Per quanto avessi brontolato un po’ mordendo il freno, effettivamente non era un’idea malvagia ascoltare la più saggia fra noi, concentrandoci sulla scuola e sui voti per un po’… Penny inoltre aveva bisogno di tempo per mettere a punto la sua pozione!  Passammo quindi le poche settimane che ci separavano dagli esami a studiare e (per noi fidanzate) a spupazzarci i nostri ragazzi, finché la sera dopo l’ultimo esame (Pozioni … il mio decotto Corroborante aveva un colore un po’ troppo violaceo, ma non ero riuscita a correggere il tiro prima della campanella) decidemmo di dare via al piano.
Come previsto, Diego e Charlie presero a litigare a voce sempre più alta per l’ultima partita tra le nostre case, che aveva relegato Grifondoro al terzo posto nella graduatoria… quei falli non fischiati sulla nostra cercatrice erano stati proprio brutti e l’avevano lasciata un po’ stordita effettivamente! Non ci volle molto che Piton si innervosisse per il rumore e li sbattesse in punizione il pomeriggio dopo a risistemare la sua aula dopo l’esame del secondo anno. Ora avevamo stabilito il momento per partire con il resto del piano. Tonks e Jae organizzarono un fantastico scherzo estivo per il loro bersaglio preferito: riempirono una tinozza piena di acqua ghiacciata e con un Wingardium Leviosa ben piazzato la misero a lievitare sopra la porta dell’ufficio del povero Finch, che una volta uscito per controllare i corridoi durante la pausa pranzo si trovò bagnato come un pulcino! Le urla del custode si sentivano perfino dal corridoio della sala! Mancava solo la pozione di Penny: un piattino pieno di invitante liquido perlaceo venne spinto davanti a Mrs. Norris che, dopo due leccate, piombò in un sonno profondissimo. “Resto qui io con lei” ci disse Penny “voglio controllare il dosaggio… se si risveglia gliene faccio bere ancora!”.

Ci avventurammo nel corridoio fino ad arrivare ad una porta chiusa a chiave, che riuscii ad aprire lanciando un perfetto Alohomora. Stavamo radunando il coraggio prima di varcare la soglia quando sentimmo dei rumori dal fondo e Penny gridare “Sta arrivando Merula!”. Accidenti, quello era l’ostacolo che non avevamo previsto! Ecco cosa stava facendo nei corridoi quella volta che era quasi stata beccata da Finch: ci spiava! “Pensavi di aver imbrogliato tutti eh Birchgrove con la tua scenetta da oca con molte tette e poco cervello?” mi disse lei squadrandomi con molta arroganza. “I tuoi siparietti da svampita avranno imbrogliato tutti, ma non me. Non mi sono lasciata distrarre dai tuoi atteggiamenti svenevoli e ora sono qui per superarti! Sarò io la prima ad entrare nella sala maledetta!” continuò, spingendomi addosso Ben ed entrando di corsa nella stanza.

Il tempo di rimetterci entrambi in piedi aiutati da Rowan bastò a Merula per mettersi nei guai: la seguimmo esitanti attraverso la porta e ci trovavamo in un lungo corridoio adornate con statue di cavalieri in armatura che culminava in un portone scintillante. Tutto intorno a noi intanto stava diventando sempre più freddo e bianco: del ghiaccio incantato stava ricoprendo le superfici, compresa la porta d’ingresso. Merula stessa era bloccata da un blocco di ghiaccio che la avvolgeva fino quasi alla testa. Bisognava trovare il modo per liberare quella stronza e liberare anche noi. Ma come? “Dobbiamo rompere il ghiaccio ragazzi! Merula può morire lì dentro… Idee?” chiesi nervosamente guardandomi in giro. “Bisognerebbe scioglierlo” disse Rowan, mentre Ben scuotendo la testa le rispose “Incendio non è un incantesimo del primo anno… però Kathleen ha ragione, qualcosa va fatto… Si può romperlo con Flipendo!”. “Ben, sei sicuro? Non è che viene giù tutto il corridoio vero?” si interrogò Rowan. “No, se sei abbastanza precisa nel lancio. Kathleen si è addestrata a fondo per i duelli e, da quello che ho visto, ha una buona mira. Io… beh, Flitwick dice sempre che sono il migliore della classe… non dovrei avere problemi. Se hai paura, fatti da parte!” terminò deciso lui, iniziando a scagliare incantesimi contro la porta per togliere il ghiaccio che ostacolava l’uscita. Guarda, guarda… il Grifondoro che era in lui si era finalmente risvegliato!

Mentre lui si dedicava a liberare la nostra via di fuga, io mi concentrai sul blocco di ghiaccio che teneva prigioniera quella serpe di Merula. “Rowan, vieni!” le urlai, mentre la mia amica era intenta a fissare un muro poco lontano dallo scalone in fondo al corridoio. “Lì c’è scritto qualcosa… ma è un codice che non avevo mai visto… Guarda, me lo sono segnato sulla mano!” mi comunicò ritornando di corsa indietro. Liberata Merula, Rowan mi aiutò a trasportarla fino alla porta, che Ben nel frattempo aveva decongelato, e tutti insieme uscimmo da quel posto pericoloso.

Una volta fuori scoprimmo che il preside ci aspettava con pazienza insieme a Penny, che continuava ad accarezzare una Mrs. Norris ancora addormentata. “Kathleen… sapeva già tutto… mi dispiace” mi disse la mia amica guardandomi sconsolata. “Non fa niente Pen!” le risposi e continuai “E’ tutta colpa mia professore, li ho convinti io ad aiutarmi! Non posso sopportare di non sapere dove sia finito mio fratello e nemmeno quello che la gente dice su di lui! Lui non è cattivo! Non può essere un mangiamorte! Non può averci abbandonato di sua spontanea volontà, non può…”. “Nemmeno io lo credo signorina Birchgrove, come non penso che lei si debba vergognare di quello che è successo questo pomeriggio… Certo, non avrebbe dovuto coinvolgere quella che sembra un’intera squadra di attacco nel suo piano e indurre i suoi amici a rompere così tante regole contemporaneamente… ma sembra che lei abbia compiuto un vero atto di eroismo disinteressato a salvare questa sua compagna dall’incantesimo del Cavaliere di Ghiaccio! Per questa volta chiuderò un occhio se lei mi promette che gli anni prossimi rispetterà maggiormente i regolamenti della scuola e … 100 punti a Grifondoro e 40 a Tassorosso per la vostra impresa!” disse Silente, lasciandoci tutti a bocca spalancata.

La fortuna sfacciata che avevamo avuto nel non essere espulsi ed aver guadagnato così tanti punti per la nostra casa (con Penny rassegnata che commentava il terzo posto assicurato di Tassorosso e Merula indignata per tutto l’accaduto) ci sostenne fino al rientro nella nostra sala comune che avvenne senza altri incontri, dove mi rifugiai di corsa fra le braccia di Charlie per raccontargli tutto l’accaduto. Avevo molto su cui riflettere, comprese le parole di Silente sul Cavaliere che con ogni probabilità era a guardia del portone scintillante in fondo al corridoio segreto. Chissà se il codice che aveva scoperto Rowan sulla parete poteva aiutarci a svelare qualche mistero… Beh, l’unica cosa che avrei svelato in breve tempo sarebbero state le mie grazie: Charlie si meritava una bella ricompensa!


 

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Capitolo 10
*** Appuntamento al lago ***


Dare a Charlie la ricompensa che si meritava era più facile a dirsi che a farsi… Quello che avevo accettato di fare mi spaventava e ripetere a me stessa che già Caplan mi aveva visto in biancheria non mi aiutava: quella volta non mi ero spogliata volontariamente davanti a lui e non avevo avuto tempo per pensarci. Forse l’attesa della cosa e le aspettative su quello che sarebbe seguito mi spaventavano più del gesto di spogliarmi. E se a Charlie non fossi piaciuta? Mi sembrava di essermi ingrossata molto nell’ultimo periodo… E se poi si fosse aspettato qualcosa di più che non ero pronta a dargli? Sicuramente non mi sarei spogliata del tutto, questo era certo!

Chiamai a raccolta le mie amiche nel nostro dormitorio, dopo aver cacciato le altre ragazze Grifondoro del nostro anno, per spiegare il mio problema. Il resto della squadra capì subito che avevo bisogno di essere confortata e iniziarono ad elencarmi le doti per cui Charlie avrebbe spalancato gli occhi e la bocca. “Ma Kathleen…” disse Penny “ma come fai a preoccuparti?”. “Già” continuò Rowan sospirando “sei la più sviluppata tra di noi! Se ti fai tu queste paranoie”. “Guarda che tette che hai! Mica come le mie!” terminò Tonks e mi fece subito vedere quello che vedeva lei: il suo seno cominciò a cambiare forma ed a ingrossarsi di un paio di taglie (Tonks infatti era una metamorphomagus, in grado di modificare il suo aspetto fisico a piacimento). Io ero più grande di Rowan e Tonks di quasi un anno e, come Penny, avevo già avuto il primo ciclo prima di arrivare ad Hogwarts… questo effettivamente comportava che io e Penny avessimo un aspetto più cresciuto di quello delle nostre amiche, ma lei però era magra e carina… io mi sentivo solamente grassa, non sexy!

“Ma ragazze, guardate!” mi spogliai rimanendo in mutande e reggiseno e ribattei “Sono grassissima!”. “Non è vero, non dire stupidate!” mi interruppe Rowan “Sei morbida nei punti giusti e stop!”. Tonks ridendo si spogliò pure lei e cominciò a trasformarsi per diventare come me “Guardati, non sei grassa Kath!”. Era una sensazione strana vedermi dal vivo e non specchiata, mentre giravo intorno a Tonks per vedermi da tutte le parti… “Ma come? Guardate il culo, sembra gigantesco!” piagnucolai io, “Stasera niente torta a cena!” mi ripromisi. Intanto anche Rowan si era svestita, sbuffando “Ma guarda il mio per vedere un sedere brutto!”, così come Penny che ridacchiando come al solito commentava fra sé “Se ci vedessero i maschi impazzirebbero!”. Tonks stava intanto imitando tutte una dopo l’altra, quando finalmente tornò sé stessa e disse portandoci davanti ad uno specchio “Secondo me siamo tutte bellissime anche se in modi diversi!”. “Sì, Dora! Hai ragione!” le risposi facendo una voce in falsetto e le mandai un bacio attraverso lo specchio. Lei sbuffò all’utilizzo del suo nome (preferiva mille volte il cognome), ma con quella chiusa un po’ sdolcinata se lo era meritata. Intanto continuavo a guardarci davanti allo specchio: Penny era la classica bionda con gli occhi azzurri super carina e popolare, senza un filo di grasso e con curve poco accennate, Rowan aveva ancora un corpo da bambina e grandi occhiali da gufo, ma ero sicura che la tonalità color cioccolato della pelle e i lunghi capelli neri avrebbero portato l’anatroccolo a diventare un cigno al momento giusto, Tonks era ancora un maschiaccio tutt’ossa, ma il suo talento magico l’avrebbe potuta far diventare come una modella babbana anche all’istante. Io, coi miei capelli lunghi e mossi di quel biondo cenere così chiaro e gli occhi ambrati, e le mie odiate-amate curve prorompenti, mi sentivo troppo appariscente e troppo poco canonica rispetto le mie amiche.

“Va bene, siamo tutte bellissime e io non sono grassa” dissi borbottando “ma come faccio con Charlie?”. Penny mi trascinò sul mio letto a baldacchino e disse “Se ti sembra troppo intimo rimanere in mutande davanti a lui perché non ti metti in costume?”. “Uhm... in costume? Ma se fossimo nel castello mi sembrerebbe strano uguale. Però… se andassimo al lago… sarebbe normale!” mi illuminai io felice di aver trovato una quasi soluzione. “Ottimo allora! Facci vedere i tuoi costumi prima di cambiare idea.” intervenne Rowan “Così poi possiamo tornare giù in cortile a giocare a gobbiglie!”.

Lo spoglio dei pochi costumi che avevo non portò risultati positivi: ero ingrassata troppo rispetto l’estate precedente (“Ti sono cresciute le tette e il culo Kath, non sei affatto grassa!” mi sgridò di nuovo Penny”) e i miei costumi da bambina non andavano più bene. Insieme alle altre sfogliai il catalogo per corrispondenza del negozio di Madama Malkin a Diagon Alley per trovare qualcosa che potesse andare bene. Trovammo un bikini a triangolo (mia mamma mi avrebbe ammazzato!), perfetto per l’occasione: era decorato con draghi animati e colorati che si rincorrevano su tutta la superfice bianca del costume. Il mio fanatico di draghi avrebbe adorato il tema e si spera anche il contenuto! Lo ordinammo subito, mandando le misure richieste per il seno e i fianchi: teoricamente ci sarebbe voluta una settimana per avere il capo pronto, così avrei potuto organizzare l’appuntamento con Charlie per bene.

Visto che il tempo rimaneva dalla nostra parte (era giugno anche in Scozia in fondo) lo avrei portato ad un pic-nic serale in una zona appartata del lago Nero, nascosta dal castello e abbastanza isolata perché potessimo pensare di essere mille miglia lontani da chiunque. Programmai la nostra giornata speciale il giorno dell’ultima partita di campionato (Corvonero contro Tassorosso): poco importante dal punto di vista della classifica visto che Serpeverde aveva dominato quell’anno, così Charlie non si sarebbe lamentato troppo, ma un evento sufficiente ad assicurarci che praticamente tutta la scuola sarebbe stata dal lato opposto del parco! Dovevo solo procurarmi un costume per Charlie (poi trovato in prestito da Jae), un paio di asciugamani grossi e un cesto dalle cucine perché il nostro appuntamento fosse perfettamente organizzato.

Il giorno della partita ero super-nervosa e quando filai verso il punto del parco dove avevo dato appuntamento al mio Charlie le gambe mi reggevano a malapena… lui invece era tutto tranquillo e sembrava ridesse sotto i baffi mentre passeggiavamo lungo il lago mano nella mano: sicuramente si stava pregustando il suo premio! Quando arrivammo alla spiaggetta segreta il cuore mi batteva così forte da sembrare quasi in gola… non dovevo farmi prendere dal panico! Feci stendere a Charlie i due asciugamani e poi senza stare a pensarci più sopra lo spinsi a sedere sopra un telo, lui ridacchiò e mi disse: “Comincia lo spettacolo?!”. Io, guardandolo negli occhi, gli risposi: “Sono pronta a darti una parte del tuo premio, ma non so sei sarai soddisfatto… non me la sento di spogliarmi del tutto, non ancora almeno. Forse questo non vale la perdita della partita…” conclusi abbassando gli occhi. “Ma tu sei pazza!” esclamò lui mangiandomi con gli occhi “Sta bene essere ossessionato dal quidditch ma tu sei infinitamente meglio! Non ti voglio mettere fretta, ma tu devi capirmi… sono un maschio di 13 anni e tu sei la mia ragazza, sei fantastica e ti voglio. Non posso fare finta di che sia così! Io ti rispetto e starò ai tuoi ritmi, ma sappi che io sarò pronto sempre per quello che tu vorrai fare… qui tesoro sei tu che decidi i tempi!”.

Sospirando e sorridendo timida annuii in risposta a Charlie e iniziai a togliermi lentamente la divisa partendo dalla cravatta che gli lanciai addosso. Lui mi fece ridere prendendosela in bocca e sporgendosi verso di me ancora di più. A quel punto iniziai a sbottonarmi un bottone per volta della camicia, lasciandola poi aperta in un vedo non vedo (“Tu mi vuoi uccidere Kathy!”) per passare alla gonna che cadde velocemente ai miei piedi (un grosso sospiro arrivò dal pubblico). Prima di togliermi la camicia voltai le spalle a Charlie e poi mi tolsi lentamente una manica per volta: solo a quel punto mi voltai a sbirciare e vidi il mio ragazzo che mi faceva segno di avvicinarmi.

Il tempo di arrivare vicino a lui e praticamente mi fu addosso: iniziammo a baciarci furiosamente, sentivo ogni parte di lui vicino a me (e quando dico ogni parte intendo veramente ogni parte), ma c’erano troppi vestiti in mezzo! In fondo eravamo al lago giusto? Lo scostai appena e gli chiesi se pensava di seguirmi in acqua… mi alzai e lo aspettai al bordo del lago. Charlie dopo un momento di confusione capì cosa volevo e si iniziò a spogliare più veloce della luce: già da quella distanza si vedeva l’erezione che avevo sentito contro i miei fianchi. Arrossii, ma non distolsi lo sguardo da quel punto intanto che il mio bel ragazzo si avvicinava: in fondo lui era mio e potevo guardarlo quanto mi pareva.

“Guarda che effetto interessante ha creato l’acqua fredda…” mi sussurrò Charlie arrivando vicino a me: i miei capezzoli avevano infatti reagito all’acqua del lago e si ero inturgiditi, diventando molto visibili sul costume bianco. “Streghetta che sei” continuò lui “volevi proprio che non ti staccassi gli occhi di dosso!”. Io arrossii rendendomi conto di quanto fossi esposta e poi ansimai quando con un dito iniziò a seguire il volo dei draghi sulla superficie del costume: “Come sono fortunati questi draghi…” sospirò Charlie e mettendomi un braccio attorno alla vita mi attirò vicino a lui. Riprendemmo a baciarci ed accarezzarci: stare nell’acqua sembrava avermi sbloccato i freni inibitori, forse perché mi sentivo nascosta e meno imbarazzata dal mio corpo. Charlie inoltre sembrava apprezzare molto le mie curve, proprio come avevano previsto le ragazze… continuava a sussurrare quanto ero bella, intanto che mi spingeva contro uno scoglio liscio per fare aderire il suo corpo contro al mio. Sentivo la sua erezione premere contro di me, era una sensazione strana ed emozionante sapere che avevo provocato io quella reazione in lui. Mi sembrava quasi di impazzire, le labbra mi formicolavano e sentivo dei brividi nel basso ventre che mi spingevano a volere cose che non sapevo come nominare… sicuramente però non volevo perdere il controllo e Charlie sapeva che non poteva spingersi più in là di così, avevamo tutto il tempo del mondo per esplorarci con calma.

Dopo quello che sembrava un secolo uscimmo dal lago e andammo ad asciugarci sui teli: l’estate così a nord era fresca e presto mi infilai la camicia, che lasciai però mezza sbottonata per non togliere tutta la vista a Charlie.  “Ti vedo rilassata ora” commentò lui, mangiando un pasticcio di carne del nostro pic-nic (gentilmente offerto dagli elfi delle cucine). “Ero preoccupata di non piacerti” ammisi guardando verso il basso per non incrociare il suo sguardo. Un suo dito sotto il mento mi fece puntare i miei occhi nell’azzurro dei suoi. “Sono sempre più convinto che tu sia pazza… ma come faresti a non piacermi? Sei la persona migliore che potessi desiderare per me: la strega più bella, coraggiosa e talentuosa del nostro anno!” mi confessò lui, dandomi poi un bacio dolce sulle labbra. “Facciamoci una foto dai!!” concluse, tirando fuori una macchina fotografica scassata e attirandomi fra le sue braccia. “Ma come, così?! Sono tutta in disordine!” mi ribellai, ma avevo già capitolato ridendo: avevo una massa di capelli disordinati, la camicia mezza aperta, niente gonna, ma accoccolata contro il suo petto nudo mi sentivo la persona più felice e fortunata del mondo. Sentii uno scatto e prima del secondo alzai il viso per baciarlo. Stavamo immortalando un appuntamento perfetto e la gioia che emanavamo sarebbe sicuramente emersa anche dalla foto.

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