Io che amo l'arte non mi sottraggo al mio destino

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Accuse ingiuste ***
Capitolo 2: *** Il tormento del talento ***
Capitolo 3: *** Lettere di un amico mai dimenticato... O forse no? ***
Capitolo 4: *** La decisione ***
Capitolo 5: *** Il giudizio di Dio ***



Capitolo 1
*** Accuse ingiuste ***


Le lacrime scorreva inesorabili sul suo viso sciupato mentre veniva condotto dinanzi al giudizio universale che lo avrebbe punito ingiustamente per sempre.
Un ragazzo dai capelli folti e da uno sguardo sincero e felice mentre la sua vita stava per essere stroncata da una moltitudine di sentimenti a dir poco angoscianti.
Questa era la breve visione di Sandro Botticelli mentre veniva rinchiuso ingiustamente in una delle fredde celle della cittadina lucchese dove aveva comprato casa nell’ultimo anno e dove lavorava come pittore di affreschi nelle case più ricche del territorio.
Il nefasto futuro lo stavano punendo per un crimine di cui era imputato.
Ma come poteva un umile servitore del Signore poter dimostrare la sua innocenza se la tua condanna a morte è già stata scritta ancora prima di cominciare.
L’isolamento servì al povero uomo per ricordare chi poteva averlo incastrato e per quale motivo, ma non riusciva a trovare nessun nesso.
Era solo una persona al servizio del prossimo. Chi poteva odiarlo così tanto da sbatterlo in prigione.
Nessuno credeva in lui, tranne un piccolo bambino che divideva la cella con il grande artista.
< Piccolo, tu per cosa sei stato incarcerato? >
< Rubavo dal banco della frutta per sfamare la mia famiglia e i miei fratelli. Stiamo continuamente morendo di fare e non riusciamo a trovare nessun lavoro degno che ci possa mantenere in questo mondo ingiusto. >
< Mi dispiace davvero tanto per la tua sorte, ragazzo > Fece Sandro con tono flebile < Se solo potessi fare qualcosa per te. >
< Non occorre. Anche tu hai i tuoi problemi da risolvere. >
< Su questo hai pienamente ragione. Ma se posso pensare anche agli altri, lo faccio molto volentieri… Però non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa assurda situazione. >
< Non sai chi ti vuole così male da poterti condannare? >
< Purtroppo no. Io qui a Lucca sono solo di passaggio. La mia vita terrena è a Firenze. Ma dopo questo fatto non cedo di tornarci più. >
< Ti hanno già condannato? >
< Ancora non lo so. Non vogliono dirmi che cosa sta succedendo… Io per non pensare a questa situazione disperata, cerco di pensare alla mia arte. Ma come faccio se rimango chiuso qui dentro? >
< Sei un pittore? >
< Sì. Il mio nome è Sandro Botticelli. Tu come ti chiami, ragazzo? >
< Alberto. Il cognome non me lo ricordo. >
< E non c’è nessun familiare che possa badare a te? >
< A quest’ora i miei genitori mi crederanno morto… E di conseguenza redo di non avere nessun’altro al mondo. >
< Questo non lo devi dire. Sono sicuro che c’è qualcuno che potrebbe volerti bene. >
< E chi? Forse sei tu visto che mi rivolgi la parola… E comunque nemmeno io ritornerò ad essere uno spirito libero come un tempo. Sono destinato a rimanere rinchiuso qui dentro per sempre… Senza dimenticare che potrebbero tagliarmi la testa dinanzi alla piazza principale di questa città. >
< Credi che ne sarebbero capaci? >
< Tutta le persone che abitano in questo mondo possono essere corrotti per un sacco di soldi. L’ho visto sulla mia pelle… Gente che per uccidere prendeva somme di denaro. E per cosa? Solo per fare un favore ad un vicino. Credi che sia normale tutto questo? >
< Sei molto intelligenti per un bambino della tua età. Quanti anni hai? >
< Non lo so nemmeno. Ma ne ho abbastanza per capire come funziona questo mondo corrotto… Gli uomini di chiesa che dovrebbero essere al servizio di noi povera gente non fanno altro che gettarci in mano alle forze dell’ordine per ripulire le città ed estirpare le nostre colpe in prigioni malsane come queste. Tu credi che questa sia la giustizia di Dio? Se Dio esiste veramente, dovrebbe far fuori tutte queste persone. >
< Hai pienamente ragione su tutto, Alberto. Ma Dio non uccide per il solo piacere di farlo. >
< Allora ci vorrebbe un’altra apocalisse per togliere di mezzo tutti questi criminali peccatori e corrotti. Così il mondo sarebbe diverso agli occhi di tutti. >
< Tu vorresti fare una rivoluzione, se non ho capito male. >
< Non so come si dice. Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di andare a scuola. >
< E’ un vero peccato. Se solo avessi alcuni libri di arte qui con me ti insegnerei a leggere. >
< E’ tutto tempo sprecato. Non mi rimane molto da vivere. Domani ci sarà il mio processo e da quel momento conoscerò il mio futuro. Anche se so benissimo quale sarà la sentenza… Mi uccideranno come tutti i ladri di questa città. Che fine nefasta per un povero bambino come me. >
< Tu hai gettato al vento la speranza > mormorò Sandro rivolgendosi al ragazzo con parole dure < Ma sono convinto che qualcuno ci potrà ancora salvare. >
< E chi? Hai qualche conoscente tra le guardie di questa città? Se è così, allora hai una possibilità. >
< No. ma ho un amico a Firenze che potrebbe intercedere per noi: il suo nome è Lorenzo De Medici ed è il Signore di Firenze. >
< Non ho mai sentito parlare di quest’uomo… Ma se è così importante come si dice ed è tuo amico, tu non dovresti essere qui. >
< Ho voluto allontanarmi da Firenze per cercare una nuova vita altrove. Qui voglio farmi una famiglia lontano dal caos e da quella gente fiorentina che non ha mai creduto in me… Avevo anche pensato di tornarci tra qualche anno, ma visto la mia situazione non credo che tutto ciò succederà. >
< Sai a cosa siamo accomunati noi due? Ad una fine indegna… Io, come te, credo di essere stato rinchiuso ingiustamente. Ma non potremmo mai provarlo a causa di quei dannati giudici corrotti. Per questo moriremo impunemente. >
< No. la nostra ora non è ancora giunta… Mi basterà mettermi in contatto con il mio amico Lorenzo e… >
< Nessuno può mettersi in contatto con le persone esterne. Fattene una ragione, Sandro. >
< Siamo condannati a rimanere al buio e al freddo di questa cella fino alla fine dei nostri giorni? >
< Certo che sì… Però come ti ho detto, non ci rimarremo per molto. I nostri giorni sono contati. >
< No. non può finire così. >
Sentendo la porta della cella aprirsi, un senso d’inquietudine s’impadronì di Sandro.
< Tu sei Sandro Botticelli? > gli domandò la guardia.
< Sì, sono io. Cosa volete da me? >
< Vieni. Il giudice che si occupa del tuo caso vorrebbe parlarti. >
Spaventato per quello che poteva accadergli, Sandro volle evitare di ritrovarsi dinanzi ad una persona che molto probabilmente l’avrebbe deriso e umiliato ancora una volta.
< Se non acconsentirai al volere del giudice, dovrò trascinartici con la forza. >
< Vai, Sandro. Rimanere qui peggiorerà solo le cose. >
< E tu? Che cosa farai? Non voglio lasciarti da solo. >
< Ci conosciamo da poco. Perché tieni così a me? >
< Perché come ti ho detto, voglio aiutare il prossimo. >
< Aiuta te stesso prima. Dammi retta. >
< Andiamo, razza di stolto criminale! > gridò la guardia trascinandolo fuori dalla sua cella < Non ho tutto il santo giorno da perdere con te. >
< Che voi siate maledetto. >
< I maledetti siete voi che marcirete all’inferno per sempre. Noi siamo dalla parte di Dio. >
< Non è vero. E’ Dio che è dalla parte dei misericordiosi. Proprio come me. >
< Adesso basta parlare. Hai una visita che ti attende. >
Appena Sandro fu trascinato nella stanza privata del giudice, non poteva credere a chi si trovò dinanzi.
< Non posso crederci… Girolamo Savonarola. >

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Capitolo 2
*** Il tormento del talento ***


< Sandro… E’ un vero piacere rivedervi > fece l’uomo con ghigno malefico.
Il giovane pittore, vedendo l’uomo di Dio dinanzi a lui, non poteva credere che anche l’altissimo gli avesse voltato le spalle.
< Siete voi il mio giudice? >
< Più che giudice, vorrei che mi ricordaste come un benefattore che aiuta i poveri disgraziati come voi. >
< L’unica mia disgrazia è stato essere accusato ingiustamente… E poi per cosa? Per aver rubato in casa di ricchi borghesi lucchesi? Questo è una vera ingiustizia. >
< Sandro, dovete capire che il mondo che conosciamo è pieno di ingiustizie… Guarda quei poveri mendicanti che girano per le città del nostro territorio. Purtroppo i poveri diventeranno sempre più pveri mentre i ricchi sempre più ricchi e potenti… E’ il corso della vita che non potremmo mai spezzare. Ma potremmo fare di tutto per rendere il nostro luogo un posto migliore. >
< Credo che la mia cella sia il posto peggiore del mondo… Perché devo subire tutto questo supplizio! Io sono innocente. >
< Presto ci sarà un processo e sarà lì che potrai dimostrare la tua libertà e i tuoi diritti. >
< E come faccio? Sono trattato come una creatura dimenticata da Dio. Con quali mezzi potrei difendermi? >
< Potrei aiutarvi io, Sandro. Però dovreste fare qualcosa per me. >
Sandro non capiva perché il giudice incaricato di seguire il suo caso, doveva fare di tutto per aiutarlo.
Che cosa poteva avere in mentre Girolamo Savonarola nella sua bontà nascosta dal male più profondo?
< Non vi capisco, giudice. Voi dovreste essere imparziale. >
< Lo so. Ma ho molto a cuore il vostro futuro e mi dispiacerebbe se foste condannato a morte. Per questo vorrei aiutarvi. >
< Sentiamo, che cosa dovrei fare per voi? >
< Dovreste pitturare tutta la facciata e l’interno della mia umile casa che si trova in uno dei quartieri più belli della città… Forse non lo sapete, ma sono sempre stato attratto dall’arte e dal tuo talento. Se riuscirai ad acconsentire al mio volere, riuscirò a liberarvi in pochissimo tempo. >
< Signor Giudice, io non so cosa dire… Che cosa dovrei dipingere per voi? >
< Non lo so. L’artista siete voi. Sorprendetemi. >
Fissando lo sguardo irriverente e sicuro di Sé di Girolamo, Sandro capì che c’era qualcosa che non quadrava nel volere del giudice, rendendolo alquanto spaventato e confuso.
< Vorrei pensarci se non vi dispiace. >
< Va bene, posso darti una notte per riflettere. Ma domani voglio una risposta da voi. Il mio desiderio non può aspettare oltre. >
< Giudice Savonarola, non capisco perché avete tutta questa fretta… >
< Non sono affari vostri, ragazzo mio. Se voglio farmi notare dai miei nemici, allora anch’io devo mostrarmi ricco e potente. Fare il giudice in questa tua udienza è la cosa migliore che mi sia mai capitata. A Firenze ero considerato solo come un povero prete predicatore, ma qui a Lucca è tutto diverso. Forse perché non mi conosce nessuno a parte voi… Ma non credo che sia un problema. Sandro, io ho fiducia in voi. Non mi deludete… Ah, e per rendere il vostro soggiorno nelle prigioni delle mura lucchesi, posso farvi spostare in un ambiente più consono alla mia persona. Vi potrebbe stare bene? >
< Voi siete molto gentile, giudice. >
< Chiamatemi semplicemente Girolamo, anche se il nominativo giudice mi fa sentire importante è giudizioso agli occhi di Dio… Hai forse una richiesta particolare che potrei esaudire? >
< Accetterò di buon grado la vostra proposta di farmi spostare in un ambiete più sano… Però vorrei con me il mio compagno di cella Alberto. >
< Volete dividere la vostra cella con un volgare ladro? Perché? >
< Perché mi aiuterebbe a riflettere in questa scelta. E poi è un mio grande amico. >
Pensando che non ci fosse niente che potesse ostacolare il suo piano, alla fine Girolamo acconsentì alla richiesta di Sandro.
< Molto bene. E sia come volete voi. >
< Domani mattina saprete il responso. Ve lo giuro. >
< Ne sono certo… Ah, Sandro? >
< Ditemi, Girolamo. Posso fare io adesso qualcosa per voi? >
< Non credo che sia importante dirvelo visto che dovrebbe essere sottinteso, ma se non acconsentireste al mio volere, il vostro futuro sarebbe molto cruento e nefasto. Non solo vi volterebbero tutti le spalle, ma cesserete di esistere prima ancora di aver sbocciato completamente il vostro talento di pittore. E devo dire che sarebbe un brutto peccato. >
< Voi fate leva sul mio talento per diventare una persona migliore agli occhi di tutti… Ma Dio non acconsentirebbe mai che un umile prete potesse avere così tanta lussuria. >
< Badate a come parlate, Sandro. Queste parole mferirebbero anche il più crudele dei vostri aiutanti. >
< Io non voglio essere aiutato… Voglio solo un po’ di giusitizia. E se credo in un futuro migliore, penso che in questo mondo corrotto ce ne sia ancora. >
< Voi vivete ancora nel mondo dei sogni, Sandro. La realtà è una cosa assai diversa. >
< Sognare non costa nulla, Girolamo… Mi dispiace avervi fatto perdere tsnto tempo con le mie umile chiacchere. Sarà meglio che vada a riflettere. >
< Sandro? >
< Ditemi, Girolamo. >
< Da quanto tempo è che non tocchi un pennello? >
< Da circa un mese, ormai. La mia sofferenza è inevitabile come la mia pazzia. >
< Seguite me. Sarò io che vi porterò nel vostro nuovo “Alloggio.” >
< Con immenso piacere di vostra Signoria, Girolamo. >
Sandro non era per niente convinto da tutte le parole che il suo giudice gli aveva inculcato nella sua mente.
Credeva che ci fosse una sorta di trappola ingannevole nei suoi modi di fare che non avrebbe potuto evitare in nessun modo.
Il giovane pittore riusciva a mascherare molto bene il suo timore agli occhi del suo presunto alleato giudice, ma per quanto tempo poteva andare avanti questa storia?
“Il male risiede dentro gli occhi di quel diavolo che si è ipossessato del corpo di un seguace di Dio. Ha voluto vendere la sua anima per la lussuria e la fama di diventare quello che non è e che non sarà mai… Il suo brusco risveglio sarà un grande dolore per lui, ma cosa potrebbe fare un umile pittore come me per giunta prigioniero di un sistema confuso e ignobile che getta in prigione dei poveri cristiani come me medesimo?”
< Ecco la vostra nuova cella, Sandro. Davanti a voi c’è una tavola in cui potete dar sfogo alla vostra pittura e alla vostra immaginazione. >
Per un momento lo sguardo di Sandro divenne più felice e disteso, ma la sua contentezza era molto lontana dalla sua liberazione.
< Vi ringrazio infinitamente, Girolamo. >
< Adesso non so se potrò intercedere per il vostro amico Alberto. Ma sta di fatto che avrà tutte le cure e i voleri necessari atti a renderlo salvo agli occhi di chi vuole fargli del male. >
< Solo perché è un ladro che ha cercato di sfamare la sua famiglia non vuol dire che deve essere peccatore per forza. >
< Purtroppo non seguo il suo provesso da vicino… Potrebbe essere già spacciato in partenza.>
< Come lo posso essere io? >
< Lo sai quale potrebbe essere il tuo destino, Sandro. Devi solo ascoltare le parole giuste. >
< Spero che Dio mi possa portare consiglio per una scelta migliore e decisiva. >
< Fidatevi Sandro. Anche se le vie del Signore sono imperscrutabili, il suo volere potrebbe far felice tutti e due… Adesso vi lascio riposare. Avete avuto una giornata molto difficile. Ci rivediamo domani. >
< A domani, Giudice Savonarola > disse infine Sandro prima di rimanere definitivamente solo.
“Dio, dammi la forza di andare avanti e di riuscire a cavarmela in questa situazione… Sul mio cammino ho incontrato un diavolo tentaore che vuole rovinare per sempre la mia esistenza, ma non mi farò ricattare in questo modo. Se c’è un po’ di giustizia come credo, allora sarà la divina provvidenza ad intercedere per me.
Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Amen.
E che la grazia e il giudizio di nostro Signore possa essere la luce del mio futuro e che offuschi per sempre la malvagità degli uomini corrotti.”
E dopo quest’ultimo pensiero che sapeva di preghiera, Sandro cercò di distrarsi dipingendo lemura della sua nuova stanza.
“Perché dipingere su olio su tela quando posso rendere questo posto più luminoso? In questo momento Spererei soltanto che Alberto possa avere più fortuna di me e che il buon Dio possa pregare per lui. Solo domani riuscirò a scoprire quale sarà davvero il mio futuro, anche se conto sempre sull’aiuto di un caro amico che non ho mai dimenticato.”

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Capitolo 3
*** Lettere di un amico mai dimenticato... O forse no? ***


La mente di Sandro Botticelli stava per essere completamente offuscata da una depressione che non gli stava dando tregua.
In una sola notte, il giovane pittore aveva dipinto tutte le mura della sua stanza con affreschi aggressivi che dipingevano il suo tormentato stato d’animo.
“Il rosso della mia rabbia e l’oscurità della mia tristezza… Mi sento così solo che non riesco a non pensare ad altro. La trappola è in agguato. Me lo sento.”
La luna e le stelle illuminavano quella notte oscura di una città benedetta dalla bellezza ma rovinata dal potere di molti sconosciuti.
Il povero Sandro non poteva fare molto nella sua posizione, ma davvero si doveva fidare?
“Ho bisogno di un consiglio da una persona di cui mi possa fidare… Ma chi? Lorenzo, perché mi hai voltato le spalle?”
Ma mentre la disperazione stava prendendo sempre di più il sopravvento, qualcuno bussò nella cella del giovane pittore.
Inizialmente preoccupato, alla fine si fece dire chi fosse senza alcun timore e andando incontro alle dovute conseguenze.
< Chi siete voi? >
< Sono un umile messaggero di Lorenzo De Medici. >
< Che cosa? dite sul serio? >
< Vi consegno una lettera da parte sua. È molto importante che voi la leggiate con cura. >
< Ma perché mi ha scritto una lettera? Ho bisogno della sua vicinanza adesso. >
< E’ tutto descritto in questa lettera… Sandro, dovete sapere che Lorenzo non vi ha mai voltato le spalle e sta lavorando dietro le quinte per riuscire a salvarvi da questo supplizio. >
Sentendo quelle parole, il sorriso di Sandro ritornò dipinto sulle labbra del giovane uomo.
< Sapevo che avevo ancora una possibilità di vita. Grazie. Grazie per tutto. >
< Adesso però dovete promettermi una cosa: non fidatevi di nessuno, soprattutto del giudice Savonarola. Non aspetta altro che pugnalarvi alle spalle per il suo subdolo dovere… Anche se non comprendo cosa possa volere lui da voi. >
< Vuole sentirsi importante e ricco e la mia sentenza gli sta dando questa possibilità. >
< Non badate a lui. Dovete lasciare andare il corso delle cose. >
< Forse non lo sapete, ma se gli rifiuto di acconsentire alle sue richieste, lui mi farà uccidere prima del dovuto. Il mio destino dipende da lui. >
< che cosa vi ha chiesto? >
< Di dipingere la sua nuova dimora. >
< E avete intenzione di accettare? >
< Non voglio stare al suo gioco… Anche se credo che abbia dei secondi fini di cui ignoro ancora. >
< Bravo, fate bene… E non temete: presto il vostro futuro vi sorriderà. >
< Vi ringrazio per queste belle parole. Mi state rendendo l’uomo più felice del mondo. >
< Lo credo… Adesso però mi sono dilungato fin troppo. Devo andarmene immediatamente. >
< Aspettate un momento. Devo rispondere alla lettera del mio Signore e sarete voi a porgergliela. >
< Non occorre una vostra risposta. L’importante è che leggiate cosa scrive di voi. >
< Sicuro? >
< Sì, nessun problema. Buona fortuna per tutto, Sandro Botticelli. Ne avrete bisogno > disse infine l’uomo misterioso con tono lieve prima di scomparire nel nulla. >
Rimanendo ancora solo nei suoi pensieri, adesso Sandro doveva pensare sul da farsi e leggere quelle parole di Lorenzo De Medici che non potevano far altro di imprimergli una fiducia sconfinata.
Ma la sua felicità si bloccò di colpo quando lesse le prime righe:



Caro Sandro,
Mi dispiace vederti imprigionato contro la tua volontà, ma persone che riescono ad essere più forti e più potenti di me stanno facendo in modo di distruggere per sempre la mia famiglia e i miei amici cominciando da te.
Non posso mai avvicinarmi alla città lucchese per paura di essere un bersaglio facile.
Ritengo adatto che tu non ti arrenderai molto facilmente, anche se sarebbe più saggio farlo.
Non ti uccideranno mai perché non sei tu che vogliono.
Quindi ti pregherei di acconsentire al volere dei criminali più efferati per avere una possibilità di uscire vivo da questa situazione.
Non ho parole per descrivere il mio scontento e la mia tristezza.
Appena sarà possibile, verrò a riprenderti mettendo a repentaglio anche la mia stessa vita.
Ti prego di non molare mai.
Con affetto
Lorenzo De Medici, Signore di Firenze




Sandro rilesse la lettera più volte.
Pensava che tutto questo fosse un orribile incubo.
Lorenzo che non l’avrebbe davvero aiutato pregandolo di arrendersi immediatamente.
“No, questo non è il vero Lorenzo… C’è qualcosa che non quadra nelle sue parole.”
Completamente frustato, Sandro si sfogò battendo i pugni come un forsennato sui muri e distruggendo tutto quello che aveva intorno a sé.
“Tutta questa ingiustizia deve finire! Non posso andare avanti in questo modo. Io… sto diventando pazzo. Me lo sento.”
Mettendo le mani dinanzi al suo viso sciupato, Sandro cercò di non pensare al suo futuro maledetto, strappando con eccessiva foga la lettera.
“La mia vita non finirà in questi giorni… Ho ancora molto da dare.”

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Capitolo 4
*** La decisione ***


Sandro aveva gli occhi rosso sangue per non aver dormito per tutta la notte.
Da lì a poco, avrebbe conosciuto il suo destino mediante la decisione del giudice Savonarola.
“Non mi farò ricattare. Ormai è questa la sua decisione.”
Mentre l’uomo pensava al suo futuro, non poteva fare altro che chiedersi che cos’era successo al suo amico Alberto.
Il bambino appena adolescente, aveva avuto una vita molto difficile causata dalla povertà e dalle ingiustizie, proprio come era successo a Sandro.
I due avevano molto in comune ed erano diventati ottimi amici.
Ma la loro amicizia non poteva durare in eterno.
“Non ci rivedremo più, Alberto. Perché non sei altrimenti qui con me? Anche se mi sento solo, pregherò per le anime di tutti e due. Io non dimentico mai chi mi rimane accanto.”
Il cuore gli batteva all’impazzata per la sua salute che stava diventando sempre più cagionevole.
Quelle quattro mura lo stavano facendo impazzire, ma come fare altrimenti?
Il suo migliore amico Lorenzo gli aveva voltato le spalle e non c’era nessuno influente come lui che l’avrebbe potuto aiutare.
“Stringere i denti servirà a molto poco, ma d’altronde non devo farmi vedere debole. Sarebbe un errore imperdonabile da parte mia.”
Oltre che alla mancanza di sonno, Sandro era come se fosse completamente isolato senza avere né cibo né acqua.
Ma questi erano gli ultimi suoi problemi-
Non poteva credere che la sua vita sarebbe stata spezzata da un momento all’altro a causa di un tentato tradimento da parte di un signorotto di Lucca e dai capricci di un giudice fiorentino che fino a poco tempo fa era un prete semplice come molti.
Il sentir bussare alla sua cella lo ridestò immediatamente ai suoi pensieri, credendo che fosse arrivato il momento del suo giudizio.
< Chi è là? >
Senza rispondere, l’uomo in questione entrò con lo sguardo che si dipingeva sul suo volto.
< Giudice Savonarola… Buongiorno. >
< Buongiorno, Sandro. Dormito bene? >
< Ho avuto momenti migliori. >
< Dai tuoi occhi intravedo che non hai riposato molto questa notte… Colpa dei pensieri che affollano la vostra mente? >
< E altrimenti perché? Voi come vi potreste sentire? >
< Non lo so. Non sono mai giunto a tale situazione. >
< Vi sentite molto fortunato, vero? >
< Direi più in pace con me stesso… Se anche voi avreste fatto lo stesso… >
< Io non ho fatto niente! È questo il punto! >
< Non alzare la voce. Non vi servirà a niente essere arrabbiato con il mondo. >
< Giudice, voi davvero mi ricattereste in questo modo? Solo per soddisfare i vostri desideri? >
< Vi ho chiesto di dipingere la mia nuova dimora di Lucca e voi siete il più indicato nel farlo. La mia ricompensa sarà la vostra libertà. Che cosa c’è di sbagliato in tutto questo? >
< Il modo in cui sono stato accusato ingiustamente non mi fa andare avanti nella vita… Voglio sapere chi mi odia così tanto e sono convinto che voi lo sapete- >
Nel sentire quelle parole, Girolamo gli voltò le spalle.
< Che cosa state nascondendo, giudice? >
< Sei un uomo molto sveglio, Sandro. Ma parlando d’altro, chi avete più a cuore in questo momento? >
< Che razza di domanda mi fate? >
< Rispondi e presto lo scoprirai. >
< Il mio amico Alberto che ho conosciuto in prigione. Perché? Gli avete fatto forse del male? >
< Sai la cosa che vi accomuna a tutti e due? Che siete due ribelli ignoranti della peggior specie. Lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua famiglia andando incontro alle istituzioni che governano questa benedetta città… Quando l’ho visto ieri notte dopo averti scortato qui, son ritornato nella tua vecchia cella per parlare di voi. E sai cosa mi ha detto? >
< No… >
< Che sei l’unica persona che l’ha capito veramente. Da quel momento ho pensato: perché due criminali devono rimanere in vita causando un sacco di problemi che possono diventare insostenibili? Mi dispiace Sandro, ma non ho potuto fare altro che questo. >
Richiamando alcune guardie vicino a lui, essi teneva in mano la testa mozzata del povero bambino mentre il dispiacere imperversava nella mente di Sandro.
< Come avete potuto fare questo? >
< Sandro, se voi siete un cristiano come me siete imposto a ripulire la vostra anima dei peccati, cosa che il povero Alberto non ha fatto… Lo sai perché io sono qui da voi, vero? Quale decisione hai preso questa notte? >
Sandro, completamente devastato dalla perdita, non riusciva a rispondere alla domanda del Giudice.
< Io sono dalla parte della libertà, Giudice… E non mi farò mai mettere i piedi in testa da un vile maledetto come voi. Nemmeno se diventassi il pittore più bravo del mondo. >
< Quindi rifiutata la mia offerta? >
< Ho espresso la mia risposta. Adesso fatemi fare la stessa fine del povero Alberto. Lo raggiungerò in paradiso appena possibile. >
< No, mio caro Sandro… Lo raggiungerai all’inferno. Riportatelo nella sua cella. >
< Fermatevi! > gridò Sandro con la voce che gli tremava in gola < Perché far scorrere del tempo inutile? Uccidetemi adesso. Così estirperete un problema per tutta la popolazione che non esiste. >
Sentendo quella richiesta Girolamo Savonarola scoppiò a ridere.
< Siete davvero pieno di sorprese, Sandro… Ma così sarebbe troppo facile. La vostra esecuzione ci sarà quest’oggi prima del tramonto dinanzi alla piazza principale della città. Tutti devono vedere che il grande Sandro Botticelli non è altro che un volgare ladro per rubare a noi ricchi. Adesso portatelo via da me. >
< No! Lasciatemi! Io non sono un ladro! Siete voi il demone in persona! >
< Badate a come parlate, dannato pittore. Anche se il vostro destino è deciso per sempre, non accetto nessuna offesa da voi. >
< Prima o poi la pagherete molto cara, giudice. Parola mia. >
< No, mio caro. Io non sono un criminale come voi. Ho profetizzato la parola di Dio fino a poco tempo fa’. Adesso che i miei poteri sono aumentati, ho un incarico molto importante da portare avanti: rendere questa città la più bella e protetta del mondo. E voi non farete niente per ostacolarmi. >
< Voi siete completamente pazzo > rispose Sandro con voce isterica prima di ricevere uno schiaffo proprio dal giudice.
< Sapete una cosa che nessuno ha mai fatto prima d’ora? Domani chiederò al boia di lasciarmi il suo oggetto di giustizia… Sarò io che porrò fine a tutti i vostri peccati lavando per sempre la vostra anima dannata. >
< Certo… Continuate pure di questo passo. Voi fate finta di non capire ma sapete bene quale è la vera situazione… Anzi, sto iniziando a pensare che siete stato voi ad incastrarmi per bene. Non siete mai andato d’accordo con me e con Lorenzo e di conseguenza state cercando di vendicarvi in qualche modo… Peccato per voi che Lorenzo è molto più potente di voi e di me… I morirò come un martire accusato di un crimine imperdonabile e mai provato. Forse stanotte potrete dormire serenamente, ma per quanto tempo potrà andare avanti questa storia? Non vi resta molto di vivere, Savonarola. E i vostri nemici sono molto più vicini di quello che credete. >
< Pensate di minacciarmi, Sandro? Io sono dalla parte della giustizia. Mettetevelo bene in testa. >
< Come no… Ma adesso basta parlare. Non sprecherò gli ultimi miei istanti in vostra compagnia. Voglio essere isolato da tutti fino al momento della mia esecuzione. Pensate di promettere tale mio desiderio? >
< Se questo è il vostro volere, io non farò nulla per contraddirvi. >
< Vi ringrazio. Siete molto gentile, giudice… Anzi, boia rincarnato nel demone terrestre. Ci vediamo al patibolo > disse infine l’uomo prima di essere ricondotto nella sua vecchia cella.

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Capitolo 5
*** Il giudizio di Dio ***


Il sole stava calando dietro l’orizzonte delle colline lucchesi.
il povero pittore non riusciva più a far cadere una lacrima dal suo viso a causa di tutto le sue sofferenze negli ultimi due giorni.
Era successo tutto così in fretta per Sandro Botticelli, da pittore affermato nelle corti fiorentine ad accusato di furto nelle case lucchesi più importanti.
Il tutto per un subdolo imbroglio di Girolamo Savonarola che non ha mai sopportato la sua amicizia con Lorenzo De Medici.
Sandro attendeva la sua ora cercando di ricordare quei brevi momenti avuti con il piccolo Alberto e tutto il suo coraggio e il suo pugno fermo contro la giustizia del Granducato di Lucca.
“Se Dio vorrà ricongiungerci, allora non farò niente per contrastarlo. Ho trovato in te un amico molto leale, anche se c’eravamo appena conosciuti.
Non m’importa delle conseguenze nefaste. Ormai credo di aver dato tutto in questa vita che si è rivoltata contro di me.”
I pensieri di Sandro erano efferati e molto diretti nei suoi ultimi momenti.
Ormai non poteva più aspettare: le campane delle cinque e mezzo avevano cominciato a suonare.
Il rumore di alcuni passi risuonarono nelle sue orecchie come se fosse la condanna in persona.
La morte stava venendo a prenderlo e non avrebbe potuto fare niente per fuggire.
< Sandro Botticelli. È ora > fece la guardia venendolo a prendere.
< Penavo che con voi venisse anche il giudice in persona. >
< Il giudice Savonarola vi sta aspettando nella piazza della città. Non vede l’ora di rivedervi un’ultima volta. >
< Certo. >
Senza dilungare ancora il suo dolore, Sandro seguì i soldati verso la sua condanna a morte.
Ritornando fuori dalle mura carcerarie, il pittore non avrebbe mai immaginato di poter respirare l’aria di libertà solo per pochi secondi.
La gente che si era radunata in quella piazza per vedere la sua esecuzione erano molti di più qi quello che poteva credere.
< Siete molto conosciuto in questa città, Botticelli > gli sussurrò la guardia mentre lo stava scortando < La vostra morte non verrà mai dimenticata. Come lo vostre opere. >
< Volevo solo una vita tranquilla e portare avanti il mio lavoro fino alla mia morte. Peccato che non riuscirò mai ad acconsentire tale mio desiderio. >
< Potrete dipingere per l’altissimo, se volete. Voi credete in Dio? >
< Più di qualsiasi altra cosa… Infatti il mio destino è legato solo a lui soltanto. >
< Vi dispiace morire così? >
< Che razza di domande mi fate? >
< Scusate. Non avrei dovuto chiedervelo… Stavo solo cercando di distrarvi dai vostri pensieri tristi. >
< Non vi preoccupate… Vi vorrei chiedere una cosa. >
< Ditemi pure. >
< Avete portato voi fino al patibolo il povero Alberto? >
< Sì. È toccato a me l’ingrato compito… Tutta la folla era contro di lui perché era solo un volgare ladro che si guadagnava da vivere pensando alla famiglia… Tutti sanno che rubare è sbagliato, ma il povero Alberto aveva una scelta secondo voi? >
< No. Assolutamente no. >
< Almeno quest’oggi nessuno impreca contro di voi. Perché vi rispettano. >
< Già. Però sono venuti a godersi lo spettacolo. Io non l’avrei mai fatto. >
< Queste esecuzioni richiamano molte persone. È come se la città si fermasse. >
< Davvero una brutta pubblicità, non c’è che dire. >
< Per cosa? >
< Per questa popolazione… Ma non è più un mio problema. Molto presto si godranno lo spettacolo che ha fatto interrompere momentaneamente la loro vita giornaliera. >
Una volta giunto sul patibolo, la guardia che l’aveva condotto gli sussurrò ancora che gli dispiaceva per l’ingrato compito.
< Non vi preoccupate. E che Dio possa avere pietà degli uomini cme voi. >
< La stessa cosa vale per voi, Sandro. >
< Non piangete. Non voglio più vedere una lacrima versata. Ormai quello che è deciso è deciso. >
Alla fine Sandro si ritrovò da solo faccia a faccia con Girolamo Savonarola che impugnava la sua arma mortale.
< Vi hanno voltato tutti le spalle, Botticelli. A cominciare da Lorenzo… Come vi sentite in questo momento? >
< Vi pregherei di non nominarlo. Non ne siete degno. >
< Pensavate davvero che un Signore famoso e influente come lui potesse aiutare un povero pittore come voi? >
< L’amicizia è molto importante per noi due… Ma se Lorenzo non ha voluto coinvolgersi in questa situazione, saprò prendere atto di tale scelta. >
< Ormai non si torna più indietro > rispose il giudice invitando il pittore a mettere il suo collo sul ceppo di legno in attesa di essere tagliato.
< Vuole chiedere una nuova preghiera a Dio? >
< No. Incontrerò Dio personalmente tra poco. E non finirò all’inferno come pensate voi, giudice. Al contrario mio, sarà qualcun’altro che prima o poi la pagherà. >
< Parola al vento e senza valore. Preparatevi Sandro Botticelli. Appena le campane della città suoneranno le sei, la vostra anima si staccherà per sempre dal vostro corpo. >
< L’attesa sarà molto lunga mentre il mio cuore non smetterà di battere all’impazzata fino a quando la mia ragione e il mio spirito andranno in un posto migliore… Perché aspettare? Non siete impaziente di togliermi di mezzo? >
< In fondo avete ragione… Perché aspettare? Addio? >
Ma prima che Girolamo Savonarola potesse dare il colpo di grazie a al povero pittore, un’orda di soldati provenienti da Firenze circondarono l’uomo disarmandolo all’istante.
< Che sta succedendo? >
< Girolamo Savonarola, siete in arresto per truffa e furto di gioielli appartenenti alla borghesia lucchese. Abbiamo trovato molti reperti che riconducono alle famiglie più importanti di questa città. >
< No, non è possibile. >
< Portatelo immediatamente via! >
mentre il giudice veniva scortato in mezzo alla folla inferocita lucchese, questi ultimi assalirono prima le guardie e poi il vecchio prete linciandolo e tagliandogli la testa come segno di vittoria contro il diavolo e l’oppressione.
Il soldato che si era incaricato di fermare l’esecuzione di Botticelli, non fece niente per placare la rabbia cittadina, emanando un grido di vittoria e di libertà che sapeva di rinascita.
< Non so come ringraziarvi, buon’uomo. Finalmente la giustizia ha trionfato. >
< Ringraziate Lorenzo il Magnifico. È lui che ha scoperto tutto il meccanismo di furti del giudice Savonarola. Vi ha salvato la vita. >
Sentendosi chiamato in causa, Lorenzo De Medici abbracciò il suo compagno nonché amico di una vita.
< Lorenzo! Credevo di non rivederti mai più > rispose il pittore con le lacrime agli occhi.
< Sono arrivato giusto in tempo per fermare tutta questa follia… non ho mai spesso di pensare a te, Sandro. Non meritavi una fine del genere. Ho pregato e impegnato tutte le mie forze per risalire alla verità e alla fine io e i miei soldati ce l’abbiamo fatto. >
< Ti sono infinitamente riconoscente, Lorenzo. >
< Adesso torniamo a casa. In questa città hai avuto fin troppi dispiaceri… Firenze ti riaccoglierà a braccia aperte come un trionfatore di guerra. >
< Lorenzo, voglio essere ricordato come un pittore, e non come un trionfatore. >
< Verrai ricordato come martire sopravvissuto. >
< D’accordo. Come vuoi tu. >

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