Incubo funesto

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Questa fanfiction è una traduzione di una storia dal francese. I dettagli della fanfiction e dell'autore originale sono subito qui sotto. Nel caso voleste leggere la storia originale, sappiate che sul portale Mokkori Hunter è necessario essere registrati.

 

Titolo storia originale: Cauchemar funeste

Link storia originale: http://mokkorihunter.free.fr/viewfic.php?id=1277&f=212&c=1&action=read

Link autore originale: http://mokkorihunter.free.fr/profil.php?m=1277&action=consulter

Salve a tutti ^^ questa volta vi propongo una long breve (4 capitoli) - se pensate che il titolo faccia presagire una storia angosciante e sul drammatico, avete indovinato! C'è una bella dose di tristezza e sconforto, ma fidatevi della zia Mary ^^ è inoltre narrata in prima persona da Kaori, scelta che normalmente non mi fa impazzire, ma in questo caso l'ho trovata ben realizzata - altrimenti non l'avrei tradotta :D 
Buona lettura!


 




Il vento soffia in forti raffiche, facendomi vacillare e testando la mia presa sulla ringhiera. Sono sospesa sul parapetto del gigantesco Rainbow Bridge, curiosamente deserto, che si affaccia sulla baia di Tokyo, sono dalla parte sbagliata della barriera, esposta alla caduta. Sotto di me, a cinquanta metri, c'è un vuoto vertiginoso che mi attrae irresistibilmente, volendo catturarmi.

Salta, Kaori, soffia il vento violento, indebolendo il mio sostegno. Vieni tra le mie braccia, ti aspetto, mormora il fiume Sumida, cinquanta metri più in basso.

No, mi difendo mollemente, aggrappandomi alla vita, lottando ancora contro una morte certa. Non salterò. Ryo...

Ryo Saeba ride della tua vita, ride della tua morte, sussurrano i gabbiani che girano intorno a me con grazia. Non hai nulla da poter sperare da lui. Se ti volesse davvero con sé, non ti lascerebbe in questa aspettativa che ti consuma.

È vero, ammetto senza volerlo, un dolore violento mi comprime il cuore, ma...

In ogni caso si farà uccidere prima o poi, canticchia una lucertola che passa sopra il cemento del parapetto. Forse per colpa tua. È quello che vuoi?

N...no, dico, scoppiando in lacrime. Io...non voglia che muoia. E ancora meno per causa mia. Lo amo così tanto.

Ma lui non ti ama, frusciano le foglie sollevate dal vento che turbinano ai miei piedi. Se ti amasse, non ti farebbe soffrire così. Ti dà qualche briciola di affetto, poi corre dietro ad altre donne e ti tratta come la sua domestica. Un uomo che si comporta così non prova amore.

Il mio cuore, già ben testato, si spezza di più. Tutto ciò che temo, tutto ciò che non voglio vedere da tanti anni...

Ti tiene con sé solo per la promessa fatta a tuo fratello, ulula ancora il vento insidioso, assestandomi il colpo di grazia. Ai suoi occhi non sei altro che un fardello.

Allora crollo. Non ce la faccio più...non posso più sopportare tutto questo...

Ho resistito otto anni, a negare la mia vita e i miei sentimenti, a fare sempre del mio meglio, a sorridere, incassare, lasciare che il mio cuore fosse calpestato, accontendandomi di brevi e troppo rari momenti di complicità. Non ce la faccio più. Sto morendo lentamente. Tanto vale finirla in una volta.

Faccio un profondo respiro e salto. La sensazione è indescribile.

Due o tre secondi prima dell'impatto fatale.

Ryo...tu occupi tutti i miei pensieri. Cosa farai ora? Ti mancherò un po'? Il fiume è solo a tre metri di distanza...

Ti amo, Ryo...due metri...

Ti ho sempre amato...un metro...

E tu, mi hai amato anche solo per un momento?

 

 

Poco prima dell'urto, mi sveglio urlando e mi raddrizzo nel letto. Sono madida e ansimo come se avessi corso, e le lenzuola sono intrise di sudore e pieghe. Di nuovo questo orribile incubo...

Sono passate due settimane da quando ho sempre lo stesso incubo, nei rari momenti in cui riesco finalmente ad addormentarmi. Avrò dormito una dozzina di ore a dire tanto da quando è cominciata, e sono al limite. Sono sfinita, fisicamente ma soprattutto moralmente. Non ce la faccio più...

"Kaori?" dice Ryo, irrompendo nella mia stanza, ancora vestito del suo lungo spolverino e odorando di alcool e dell'inebriante profumo delle conigliette del Kabuki-cho, riuscendo ad assestare il colpo finale al mio morale. "Tutto bene? Ti ho sentita urlare"

"Ho fatto un incubo" borbotto, depressa. "Non è niente"

"Hai già gridato nel sonno tre giorni fa, e anche otto giorni fa" osserva, preoccupato. "Sei sicura di stare bene?"

Per quello che ti riguarda, ho voglia di replicare, ma mi trattengo. Perché, non lo so. In effetti sì, lo so. Per paura della sua codardia o del rifiuto. Ci sono sfortunatamente abituata, ma ora non posso più incassare senza piangere tutte le lacrime che ho in corpo. Sono stanca, in tutti i sensi del termine. E non posso più aspettare un gesto dal più vigliacco degli sweeper che mi trovo di fronte, chiaramente a disagio. Quindi mi alzo e dico, afferrando qualche vestito, notando l'ora:

"Sto bene, grazie per la tua preoccupazione. Vado a farmi una doccia, sono tutta sudata, poi vado a preparare la colazione. Sono le sette. Sei rientrato tardi"

"Già le sette?" dice come se lo scoprisse adesso, cercando di far finta di niente e assumendo un'aria ebete che mi fa venire voglia di schiaffeggiarlo. "Beh, io vado a dormire"

"Il servizio verrà offerto una sola volta" dico con calma, chiudendomi la porta dietro.

In tempi normali sarei stata furiosa, nervosa al massimo, maledicendo il mio partner idiota e mettendolo alla gogna, ma ora c'è il vuoto. Il mio cervello è avvolto nella nebbia, il mio cuore atrofizzato è come se fosse prosciugato dopo aver perso troppo sangue. Non sento più niente. C'è il vuoto. Come quello del Rainbow Bridge...

Cerco di riprendermi sotto il getto bruciante della doccia che mi fa sentire bene e riporta un po' di calore nel mio corpo congelato. Non ho mai avuto pensieri suicidi prima e questo incubo che si ripete ogni notte mi preoccupa e mi consuma. Non voglio parlarne con Ryo, mi prenderebbe in giro. Non voglio preoccupare Sayuri a New York, è così lontana. Non voglio annoiare le mie amiche Miki ed Eriko con uno stupido incubo. In effetti, l'unica persona con cui vorrei...avrei bisogno di parlare...

"Mi manchi, fratello" sussurro, le lacrime si dissolvono nella pioggia che mi lava. "Mi manchi così tanto!" Con mio sgomento, finisco raggomitolata sotto la doccia, singhiozzando con tutte le mie forze. Non mi sono mai sentita così abbattuta in tutta la mia vita. Eriko me l'ha detto l'ultima volta che ci siamo viste, mi trovava depressa, ma non le ho dato troppa importanza, preoccupata per il nostro ultimo caso. Ma oggi, mi chiedo...

Dei colpi secchi alla porta mi tirano fuori dalla mia disperazione. Spero che Ryo non mi abbia sentito piangere...

"Kaori, hai finito? Vorrei fare la doccia anch'io prima della colazione, se resta dell'acqua calda"

"Un minuto" gracchio malamente, alzandomi e chiudendo l'acqua, per fortuna ancora calda.

Mi aspetto una risposta tagliente, un commento sarcastico dal mio caro partner ma, sorprendentemente, non arriva nulla. Che abbia notato il mio triste stato? Spero di no. Non fa quasi mai caso a me e ai miei umori, perché oggi dovrebbe cambiare?

Mi alzo, esco dalla doccia e mi asciugo in fretta. Non si fa aspettare il signor Saeba. Finisco di prepararmi il più rapidamente possibile, provo a coprire i miei occhi rossi spruzzandoli con acqua fredda, quindi apro la porta. Ryo è di fronte a me, appoggiato al muro del corridoio, e il suo sguardo è fisso su di me.

È strano. Sono passate settimane da quando non ha incrociato il mio sguardo. Dal matrimonio di Miki e Falcon e la sua mezza dichiarazione sei mesi fa, non si è mosso di un'unghia. Come se avesse paura del futuro. Come se titubasse ancora. E questa esitazione mi sta uccidendo.

Senza dire una parola gli passo davanti, evitando i suoi occhi grigi che mi fanno sempre un certo effetto, ma questa volta sono accompagnata da un gusto particolarmente amaro in fondo alla gola. Il sapore della sconfitta. Hai vinto, Ryo. Hai voluto mantenere il nostro status quo a tutti i costi. E io non ho più la forza di lottare contro tutto questo. Contro di te.

"Kaori..." inizia, la voce instabile.

Ma io non mi fermo. Perché, poi? Per sentire cosa? Delle scuse? Non sono da lui. Rimorsi? Nemmeno. In effetti, forse sì. Ma non saprei. Non rivela quasi mai i suoi veri sentimenti. E per me, che sono trasparente come il vetro di una finestra a tal proposito, e non solo in quel frangente, è inconcepibile. Provo a capirlo, mi metto nei suoi panni, e quando lo faccio il mio cuore sanguina da morire. Ha sofferto così tanto.

Ma non ce la faccio più. Ho accettato la sua vita, il suo passato, il suo lavoro pericoloso, ho sopportato i suoi difetti e le sue bravate durante tutti questi anni, al punto da cancellarmi completamente. Faccio parte della mobilia per lui, sono un punto acquisito. A volte la partner di City Hunter, più spesso Kaori, la domestica che si fa sgridare e che, troppo gelosa, maneggia martelli in continuazione. Ma i miei martelli sono nell'armadio da settimane. A che pro? Lui non cambierà mai. Mi sono rassegnata. Mi ci sono voluti otto anni.

Ho pensato di andarmene, di fare le valigie e sbattermi la porta alle spalle, ma non ci riesco. Mi ucciderebbe. Lo amo troppo. E anche l'illusoria aspettativa di un suo gesto mi uccide, più lentamente. Alla fine, muoio dolcemente, e avrei la possibilità di una morte più rapida. Non è un'ottima scelta.

Eppure, ho fatto un passo verso di lui, andando oltre me stessa e la mia timidezza patologica. Una sera, un mese dopo il matrimonio dei nostri amici, ho servito la cena a Ryo, mi sono seduta di fronte a lui e gli ho confessato i miei sentimenti. E dopo un lungo silenzio, lui non ha detto altro che "Mi dispiace, Kaori, ma non sono pronto". E non è pronto da cinque mesi. Cinque mesi, aggiunti a tutti i giorni dalla morte di mio fratello durante i quali ho sperato in qualcosa.

Ma inseguo una chimera, adesso lo so. Questo incubo ne è la prova. Sarà la soluzione definitiva? Persa nei miei pensieri, cucinando meccanicamente, non lo sento arrivare.

"Kaori..."

Sobbalzo, e quasi ribalto la pentola. Di solito mi evita e non mi parla quasi da quella famosa sera, tranne quando abbiamo un caso in corso. E la sera non c'è mai. Torna a casa ubriaco al mattino, più o meno a seconda delle sue finanze, e si sveglia quando si degna di farlo. Non vado più a svegliarlo. Fa troppo male.

"Kaori, dobbiamo parlare"

Sempre rivolgendogli la schiena, alzo le spalle, le mie emozioni si confondono e ho il cuore sul bordo delle labbra. Cosa vuole dirmi?

"Vuoi ascoltarmi?"

La sua dolcezza e pazienza mi sorprendono. Non è da lui. Ora ho davvero paura. Mi tremano le gambe e mi tengo come posso ai fornelli. Alla fine mi risponderà, e la sua risposta mi piacerà?

"Ho una missione per Saeko. Una missione sotto copertura, ben pagata e in contanti, te l'assicuro. Ma devo assentarmi per qualche giorno. Quattro o cinque, una settimana al massimo. È pericoloso, ma andrà bene. I tizi che devono intrappolare non sono pesci piccoli, ma criminali seri. Sarò a Tokyo, ma nei bassi fondi. Quindi non potrò rientrare durante questi giorni. Volevo avvisarti in modo da non farti preoccupare"

Farmi preoccupare. Allora non mi conosce proprio. Se mi conoscesse, saprebbe che non farò che preoccuparmi. Mi farò il sangue amaro finché non varcherà la soglia di casa, più o meno malconcio. E se non tornasse...

"Quando parti?" domando con una voce spenta che sorprende anche me per il suo tono monocorde.

"Aspetto una telefonata da Saeko nei prossimi giorni" mi risponde alzandosi. "Non dovrebbe tardare a darmi il via"

Annuisco, sapendo che mi vedrà. Cosa posso rispondere? Saeko l'ha rifatto, e lei, a differenza di me, ha abbastanza fascino da soggiogare Ryo e fargli fare quello che vuole. Non posso lottare. Non ho mai potuto farlo.

Si avvicina alla mia schiena e si ferma a trenta centimetri da me. Sento il suo calore irradiarsi verso di me, come fuoco di una fiamma per un'anima errante e gelata. Mi piacerebbe tanto accoccolarmi a lui! Rifugiarmi tra le sue potenti braccia che sanno abbracciare così teneramente! Ma non posso, perché lui non vuole. Vorrei lasciar scappare il mio gemito di sofferenza, ma stringo i denti. Sono già troppo debole ai suoi occhi.

"Kaori, io...ho un'altra cosa da dirti" dice con tono un po' meno sicuro. "Ma dovrà aspettare il mio ritorno. Io..."

La suoneria del telefono lo interrompe, e lui va a rispondere mentre il terrore si impadronisce di me. Il tono della sua voce...se deve aspettare il suo ritorno, significa che ha bisogno di tempo. E perché ne avrebbe bisogno? L'unica spiegazione che mi viene in mente è che gli serve tempo per aiutarmi a spostare le mie cose. Mi manderà via. Se volesse che stessimo insieme, gli basterebbe una parola.

Affondando nella disperazione, cercando di reprimere le lacrime che lottano per uscire, sento a malapena la sua breve conversazione con Saeko. Deve partire, immediatamente. E se ne va senza di me. Potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo. E il dolore che mi procura questo pensiero mi lacera i polmoni e mi spezza il cuore. Riattacca e non riesco più a trattenere le lacrime. Ma gli volto sempre le spalle, nonostante sappia che non si faccia ingannare.

"Devo andare, Kao" dice, avvicinandosi a me posandomi leggermente la mano sul braccio. "Ne parliamo tra qualche giorno. Fino ad allora, stai attenta, ok?"

Alla fine alzo la testa e mi giro per guardarlo. La sua espressione è neutra come al solito, tuttavia i suoi occhi, per una volta, lasciano intravedere il suo tormento. Non fa che confermare le mie peggiori paure. Forse non è l'ultima volta che lo vedo, ma una delle ultime sicuramente sì.

"Va bene" riesco a rispondere in un soffio. Mi sorride vagamente, mi stringe brevemente il braccio, poi si affretta a lasciare l'appartamento. Il silenzio mi colpisce, mi afferra e mi consuma. Sono sola. Più sola di quanto sia mai stata. E l'uomo che amo di un amore senza speranza e senza ritorno è partito per una pericolosa missione nella quale non posso intervenire.

Rimango prostrata davanti ai fornelli, reagendo solo quando il contenuto della pentola trabocca dappertutto, e pulisco tutto rapidamente. Poi metto via, sistemo e finalmente mi siedo sul divano come un automa.

Sono passate già tre ore da quando Ryo è partito. Ne mancano al massimo centosessantacinque, se dice il vero. Possono succederne, di cose, in centosessantacinque ore...

E poi, cos'è questa missione sotto copertura? Cosa implica? Spalleggiare gli yazuka? Degli assassini? Commettere dei crimini? Sedurre delle donne? Andarci a letto?

Le domande e la rabbia mi sovrastano. Odio Saeko e i suoi lavori rischiosi e mai pagati. E anche se Ryo mi ha detto che questa volta lei metterà le mani al portafoglio, non ci credo. La conosco troppo bene, la volpe del commissariato. Contorta e manipolatrice come solo le sorelle Nogami sanno essere, una confraternita tanto astuta quanto scaltra i cui metodi mi ripugnano.

Afferrò la mia rabbia con entrambe le mani e chiamo Saeko. Voglio dei dettagli.

"Buongiorno Kaori" dice con una voce mielosa che mi fa rizzare i capelli. "Cosa posso fare per te?"

"Voglio sapere in cosa consiste la missione di Ryo" dico bruscamente.

La risposta tarda un po' e sento di aver destabilizzato la mia interlocutrice. Ma oggi non ho né il tempo né la voglia di essere diplomatica. Voglio delle risposte.

"Mi dispiace, Kaori, ma non posso dirti nulla" soffia finalmente. "E non dipende da me. Ryo mi ha chiesto di non dirti niente in modo che tu non corra pericoli sconsiderati. Ma ti assicuro che lui non rischia nulla. Un commando di forze d'élite è in suo rinforzo e interverrà nel momento opportuno. Quindi non devi preoccuparti"

Non serve a niente, penso riattaccando, scoppiando di nuovo in lacrime. Ora non sono più nemmeno la sua partner, dal momento che non vuole più dirmi nulla e si muove da solo.

Quando emergo dalla mia nebbia salata, inzuppata dalle mie lacrime e da un'emicrania pulsante che mi torce la testa, la notte è già scesa su Tokyo. Dove sei, Ryo? Sei vivo? Ti rivedrò? Mi manderai via?

Affondo di nuovo in lacrime. Non ce la faccio più. Sono sfinita dalla mancanza di sonno, dall'incubo che mi perseguita giorno e notte, dalla freddezza del mio partner nei miei confronti, dalla gelosia verso le altre donne che corteggia, dalla sofferenza nel mio amore non ricambiato, dalla commedia che devo recitare di fronte agli altri per far credere che tutto va bene nel paese di City Hunter. Non sto bene e ho l'impressione che a nessuno importi. Soprattutto non a Ryo.

Mi alzo dal divano e vado direttamente a letto. Non ho mangiato niente tutto il giorno, ma non ho fame. Voglio solo dormire. Dormire qualche ora di un sonno senza sogni, dove finalmente potrei trovare un po' di riposo e di tregua.

Mi sdraio sotto il piumone e chiudo gli occhi. Ma l'immagine di Ryo ferito e morente danza davanti alle mie palpebre abbassate. Voglio urlare. No, ho bisogno di urlare. Ed è un bene, lui non c'è. Nessuno, per qualche giorno o per sempre, sarà in questo edificio per sorprendermi. Quindi urlo. Il mio cuscino riceve la violenza dei miei tormenti e i sussulti dei miei singhiozzi. Mi rompo la voce per quelle che sembrano ore, poi, svuotata, finisco per addormentarmi.

 

 

Il Rainbow Bridge, ancora una volta, è deserto. Il sole al tramonto è magnifico. Sono di nuovo attaccata alla ringhiera, pronta a saltare. Ma questa volta, il filo che mi trattiene alla vita è molto sottile. Non ho più la forza...

Salta, Kaori, mormora il fiume Sumida in basso. Ti aspetto. Ti ho preparato un nido accogliente per il tuo eterno riposo.

E io salto, senza esitazione questa volta. Niente mi trattiene più qui.

 

 

Quando mi sveglio di soprassalto, il respiro corto e tutta sudata, noto che ho dormito solo per due miserabili ore. Ho paura. Sono terrorizzata. Ho davvero così tanta voglia di morire? Sono pronta a fare il grande passo del mio incubo e farla finita una volta per tutte?

La Kaori che ero non si sarebbe mai fatta sfiorare da un'idea così assudrda. La vibrante e ottimista Kaori che ero non avrebbe mai potuto arrendersi. Mai. Ma la Kaori di prima è scomparsa. Dov'è, quella Kaori? Dov'è sparita? È Ryo che la fa sparire? O la sua fuga era inevitabile?

Non ho una risposta a tutte queste domande. Mi alzo, cambio di nuovo le lenzuola e mi faccio un bagno. L'acqua calda non mi riscalda. Il silenzio nell'appartamento è opprimente. Dove sei, Ryo?

Esco rapidamente e mi asciugo vigorosamente, quindi decido di chiamare Sayuri. Con il fuso orario, è ancora pomeriggio a New York.

"Hello!"

"Ciao Sayuri. Sono Kaori"

"Kaori? Come sono contenta che mi chiami! Ma non è un po' presto da te?"

"Non dormivo, non preoccuparti. Come stai?"

"Un po' stanca, lo ammetto. Sono su una serie di reportage che occupano tutto il mio tempo. E tu stai bene?"

"Sì, tutto bene, grazie"

Non devo essere stata abbastanza convincente, perché lei chiede con voce turbata:

"Non sembra andare così bene, Kaori. Che succede? È per Ryo? Cos'ha fatto ancora?"

"No, no, ti sbagli, Sayuri. Ryo non ha fatto nulla. Proprio nulla"

Ed è qui il problema, aggiungo interormente. Lui non fa nulla e io ne muoio. Ma non posso dirlo a Sayuri. In effetti, anche se adoro parlare con lei, rimpiango già di aver telefonato. Non avrei mai dovuto farlo. Non voglio che si angosci per me. Fingerò e interromperò la conversazione.

"Comunque hai una voce strana, Kaori. Posso provare a liberarmi e venire a trovarti, se vuoi?"

"No, ti assicuro che va tutto bene, Sayuri" dico con una voce che spero giocosa. "Sto aspettando Ryo sul piede di battaglia, perché è uscito di nascosto e gli preparo un martellone dalla mia scorta speciale. E sono di cattivo umore perché ho un brutto raffreddore"

"Ah, ecco perché" dice Sayuri, tranquillizzata. "Beh, non schiacciarlo troppo. Può ancora servirti"

"Proverò a lasciarlo in vita" dico con tono sprezzante che la fa ridere. "Ah ecco, penso che lo scarafaggio notturno stia tornando nella sua tana"

"Buona fortuna, allora! E non esitare a chiamarmi, Kaori. Ci sono sempre per te"

"Sei gentile, Sayuri" dico, un po' commossa. "Ti devo lasciare"

"Buonanotte, Kaori"

Metto giù, con i nervi a fior di pelle. Non c'è Ryo che si intrufola. Eppure, questa volta, mi piacerebbe che fosse qui. Anche ubriaco e urlando a squarciagola rumorose canzoni, anche con l'uniforme da coniglietta sotto il braccio (sì, l'ha già fatto), anche ferito, vorrei che tornasse. Dove sei, Ryo?

Mi giro, guardandomi intorno. Tutto è pulito e perfettamente ordinato. Colpa delle troppe notti insonni. Cosa farò ora? Mi manchi, Ryo. Anche se non ci parliamo più, anche se non ci guardiamo nemmeno più, anche se le missioni da sei mesi sono rare e lavorare fianco a fianco è difficile, mi manchi.

Ho tanto bisogno di te. Ti amo. Dove sei, Ryo?

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Trascorro il resto della notte in coma davanti alla televisione. Quando il sole sorge su un nuovo giorno, mi sento peggio che mai. Dove sei, Ryo? Tornerai da me solo per farmi partire? Lo sopporterò?

Mi alzo, spengo la scatola della distrazione usata come sfondo per i miei pensieri oscuri e mi dirigo in cucina. Ingoio un avanzo di riso e salsa senza nemmeno riscaldarlo, non importa. Il mio stomaco si sente meglio, non il mio cuore. Indosso degli abiti larghi e comodi che mi fanno sentire sicura. Se Ryo fosse qui, mi darebbe del travestito, come al solito. Ma lui non c'è. Sono davvero un travestito? Sono ancora una donna? Perché tutte le donne lo attraggono tranne me?

Scuoto la testa. Inutile ripassare queste domande senza risposta. Non prova che indifferenza per me, forse persino disgusto per il mio corpo. È normale che non mi ami. Sono ancora in lacrime. E il mio ego non è ancora totalmente morto. E il mio stupido cuore batte ancora, contro ogni buon senso, per quell'imbecille. Sono davvero una dannata masochista.

Pulisco meccanicamente le superfici immacolate dell'appartamento, poi esco per andare alla lavagna. Bisogna guadagnarsi da vivere e il nostro conto sarà presto a secco. La situazione non è ancora critica, ma non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi con il prossimo lavoro, che sia un cliente uomo per Ryo o una cliente donna per me.

La lavagna è irrimediabilmente vuota, e non mi attardo. Ho già abbastanza il morale sotto i piedi. Torno a casa, evitando la mia visita al Cat's Eye che aumenterebbe di dieci volte il mio disagio sotto il fuoco rombante delle domande curiose di Miki. Voglio rientrare, ma...allo stesso tempo, voglio andarmene. Lontano da qui, lontano da tutto, lontano da lui. Mi sentirei meglio se partissi? Lui si sentirebbe meglio se me ne andassi dalla sua vita?

Sento una presenza alle mie spalle. Una presenza ostile, che non mi augura del bene. Qualcuno è alle mie calcagna. E Ryo non c'è. Non farò nulla, lasciando che il destino agisca. Se lui non c'è, non potrà incolparsi se mi succede qualcosa. Ma le grida indignate di una donna riecheggiano improvvisamente:

"Ma insomma, lasciami andare, sporco pervertito! Non voglio uscire con te! Maniaco!"

Sospiro, di sollievo e di stanchezza. La presenza ostile è scomparsa rapidamente com'è arrivata. Ora si gioca a testa o croce. O Ryo è uscito dalla sua copertura apposta con me (altamente improbabile), o ha già terminato la sua missione (poco probabile, comunque), oppure è il suo gemello pervertito (molto probabile). E infatti:

"Mia Kaori adorataaaa! Abbracciami, tesoro!"

Il mio vecchio riflesso di tirare fuori un martello è un po' smussato, e soprattutto non ne ho voglia. Quindi mi limito a fare un passo di lato quando il proiettile americano è sul punto di atterrarmi addosso, e lui si schianta a terra.

"Ma insomma, Kaori?! Stai bene? Potrei essermi rotto il naso?!"

"Buongiorno anche a te, Mick" dico con tono indifferente, troppo abituata alle moine dei due più grandi pervertiti della galassia.

L'ex sweeper balza in piedi, sistemandosi il completo, riprendendo un'aria seria, e il suo sguardo azzurro si posa su di me, sembra che mi legga come in un libro aperto.

"Come stai, mia bella?"

"Bene, Mick, grazie"

"Non con me, Kaori" dice, agitando il dito indice sotto il mio naso. "Forse Ryo può bersi le tue balle, ma non io. Non va bene, lo vedo. E non vieni al Cat's Eye da tre giorni. Allora, racconta"

Rabbrividisco. Mick è percettivo ed è anche un ottimo amico. Sono il suo primo amore, e anche se provo solo affetto per lui, è sempre stato un caro amico e un confidente per me. Ho davvero voglia di dirgli tutto, ma temo che ne possa approfittare per provare a sedurmi, benché ami Kazue di un amore sincero. E soprattutto, temo che ripeterà qualcosa a Ryo, o anche che si batta con lui per fargliela pagare.

Allora mi defilo:

"Non ora, Mick, per favore. Io...ho bisogno di riflettere"

"Sai che puoi dirmi tutto, vero tesoro?"

"Sì" annuisco, un po' confortata dalla sua apparente preoccupazione nei miei confronti. "Lo so, Mick. Ma prima devo chiarirmi da sola"

"Come desideri" dice con il suo sorriso accattivante e gli occhi brillanti. "Ma se hai voglia di parlare, sai dove trovarmi!"

Faccio di sì con la testa, poi mi metto in marcia. Con disinvoltura, lui mi accompagna in silenzio, e sospetto che mi stia proteggendo discretamente. Per una buona ragione, dal momento che qualcuno mi sta seguendo.

"Mick," chiedo con calma, "hai notato?"

"Notato cosa?" mente sfacciatamente.

"Non con me" lo imito con tono beffardo prima di tornare seria. "L'hai sentito, come me. E secondo me, è fuggito perché sei arrivato tu"

"Lo penso anch'io" ammette volentieri, lo sguardo duro. "Ma non so chi sia o cosa voglia da te. Mi informerò"

"È stato Ryo a chiederti di proteggermi?"

"No, no, è solo una coincidenza, te lo assicuro"

Ma Mick non ha fortuna, i suoi occhi lo tradiscono. Su questo punto è molto inferiore a Ryo e alla sua espressione impassibile in tutte le circostanze. Naturalmente il mio caro partner gli ha chiesto di proteggermi. Quindi Ryo mi ignora, mi lascia esangue ma mi mette sotto una campana, perché non mi succeda niente e io possa morire molto tranquillamente lontana da ogni pericolo.

Ho voglia di dare di matto, immediatamente, ma mi trattengo. Non voglio far preoccupare Mick, né che il mio comportamento imprevedibile arrivi alle orecchie di Ryo. Posso aspettare qualche minuto.

Arriviamo ai piedi dell'edificio e Mick mi apre la porta.

"Vuoi che ti tenga compagnia?" mi offre gentilmente.

"No, grazie, Mick. Preferisco stare un po' sola"

"Come desideri, mia bella. Faccio il giro dei miei informatori e ti terrò aggiornata. Chiuditi in casa e attiva le trappole"

"Non lo dimenticherò" gli assicuro.

"Ci vediamo, tesoro"

Entro, Mick chiude la porta dietro di me e faccio come mi ha detto. Salgo al quinto piano, chiudo la porta con doppia mandata e attivo tutte le trappole anti-visita notturna di Ryo. Dovrei essere tranquilla. Nessuno a parte il mio partner imbecille sopravvivrebbe.

Vado in cucina e guardo l'orologio a muro. Le dieci e trentacinque. La giornata sarà lunga. Preparo uno spuntino veloce, lo butto giù senza piacere, poi vado in salotto. La tv è diventata la mia migliore amica. Mi stordisco un po', poi scivolo nel sonno senza accorgermene.

Un improvviso colpo alla porta mi strappa dalle braccia di Morfeo. Alzandomi, disorientata, noto che sono le sette e mezza. Ho dormito quasi nove ore di fila e senza incubi. Mi ha fatto bene. Dovrei dormire più spesso sul divano.

Estraendo il mio revolver dalla borsa, lo afferro saldamente e mi dirigo alla porta. Chiedo:

"Chi è?"

"Sono io, Kaori" dice Mick. "Mi apri?"

"Un secondo"

Premo il pulsante sul telecomando e disattivo le trappole, quindi sblocco la porta. L'ex sweeper è in piedi, il viso serio. Sento l'ansia prendermi le viscere. È successo qualcosa a Ryo?

"Mick..."

"Posso entrare, Kaori?"

Mi faccio da parte e lui entra in salotto. Si siede direttamente sul divano e io prendo posto accanto a lui, torcendomi le mani. Se gli fosse successo qualcosa io...

"Non è per Ryo che sono qui" dice, interrompendo i miei pensieri e innescandomi un sospiro di sollievo. "Non so dove sia o cosa faccia. No, sono qui per te, Kaori. Per quello che ti segue"

"Sai chi è?"

"No, non ancora" ammette con aria delusa, "ma so che vuole raggiungerti per arrivare a Ryo tramite te"

"Niente di nuovo sotto il sole" dico, scrollando le spalle. "Non ha importanza"

"Sì, ne ha" dice Mick, accigliato. "Non esiste che quel rifiuto ti tocchi un solo capello"

"Non preoccuparti, Mick. Non uscirò fino a quando Ryo non tornerà. Ho fatto la spesa due giorni fa, non ho bisogno di niente"

"Ma Kaori..."

"Non ti preoccupare. Andrà bene"

Provo a sorridergli, ma i muscoli delle mie guance fanno fatica a funzionare correttamente. È da così tanto tempo che non sorrido?

"Kaori, non posso fare a meno di preoccuparmi per te" confessa con sguardo turbato. "Non ti ho mai vista così. Davvero non vuoi parlarmene?"

Esito solo una frazione di secondo. Non voglio causargli ulteriori preoccupazioni. So già che si occuperà del mio pedinatore.

"No, Mick. Ma ti dirò tutto molto presto, te lo prometto"

"Ho la tua parola" dice con un sorriso caloroso che mi fa stare bene. "Beh, devo lasciarti, Kazue mi aspetta"

"Grazie per essere passato, Mick" dico, accompagnandolo. "Buona serata e saluta Kazue"

"Promesso. Buonanotte, mia bella"

Mick se ne va e io mi barrico di nuovo, poi vago per l'appartamento. Decido di strofinare nuovamente i sanitari, quindi inizio a svuotare tutti gli armadi e li pulisco a fondo. L'operazione dura fino a mezzanotte e alla fine sono soddisfatta. Mi sento rinvigorita e lo sforzo fisico, rilasciando dopamina, mi ha sollevato il morale. Ma poi il silenzio mi assale di nuovo e sento la depressione rimontare in me. Voglio scuotermi, scacciare le idee oscure, ma non è così facile. Non ho nulla a cui aggrapparmi. Nessuno. Sono così sola. Dove sei, Ryo?

Aggravo ulteriormente la mia situazione razziando tutte le ciambelle alla mela che riesco a trovare in casa. Ryo le adora e le nasconde ovunque, a volte dimenticandole. Ma, stantie o no, mi riempio fino a quando il disgusto mi costringe a mettere giù la quattordicesima. So che pagherò a caro prezzo questa orgia di zucchero con una crisi depressiva ancora più grave domani mattina, perché questo dannato zucchero è peggio di una droga, ma non ho potuto farne a meno. È il mio 'comfort food' e ne avevo un bisogno vitale.

Quasi all'una del mattino, dopo essermi sbarazzata delle briciole e degli imballaggi vuoti, già rimpiangendo il mio eccesso, vado nella mia stanza. Non mi sembra più accogliente come una volta, nonostante le mie cose siano ben sistemate. Dormirei nella camera di Ryo, nelle sue lenzuola sature del suo profumo che mi rassicurerebbe e mi lenirebbe, ma temo che arrivi inaspettatamente, e allo stesso tempo lo spero molto. L'attesa mi farà impazzire.

Mi metto a letto, fissando il soffitto, le luci della città e le pareti per lunghe ore prima di immergermi nell'abisso del sonno, pregando che questa notte sia pacifica.

 

 

Salta, Kaori, mi incoraggia il fiume Sumida. Ti sto aspettando. Vieni tra le mie braccia.

Ryo! Chiamo con tutte le mie forze, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Sono muta. Ryo!, urlo nella mia testa, in lacrime. Ryo, ho bisogno di te!

Ryo Saeba non verrà, sussurra un serpente che scivola ai miei piedi. È impegnato in missione. E le missioni verranno sempre prima di te.

Piango, ho i polmoni lacerati, l'anima in frantumi, il cuore sanguinante, e salto.

 

 

Aspiro un grande sorso d'aria quando apro improvvisamente gli occhi e il grido mi sfugge senza che io sia in grado di trattenerlo.

"Noooooo! Ryooooooo!"

Ma Ryo non è tornato. Nell'appartamento c'è un silenzio mortale. Un brivido mi attraversa spiacevolmente la schiena, consulto l'orologio. Sei e ventisette. Ho dormito solo due ore. Perché questo incubo mi perseguita? Sono davvero depressa? Sono sul punto di volermi buttare dal Rainbow Bridge?

Getto via la trapunta e mi alzo. Vado a prepararmi un the, poi lo sorseggio davanti a documentari soporiferi che mi fanno rimbambire. Sono così stanca.

La luce del giorno mi fa emergere a fatica e mi raddrizzo con un gemito. Sono sull'orlo del torcicollo, ma un buon bagno dovrebbe risolvere il problema. Sono sorpresa di scoprire che l'orologio sulla parete mostra le diciassette e quarantatrè. Ho dormito per dodici ore! E mi ha fatto bene.

Sul divano dormo un sonno senza sogni, e nel mio letto ho un incubo orribile ogni notte che mi esaurisce e distrugge il mio morale. Dov'è la falla? Sgranocchio qualcosa, poi mi rifugio in bagno. L'acqua calda mi rilassa, ma la mia mente rimane tormentata, malgrado tutti i miei sforzi. Non posso impedire ai miei pensieri di vagare verso Ryo. È sano e salvo? Tornerà presto? E cosa vuole dirmi?

Con i nervi a fior di pelle e le lacrime che minacciano di rifluire, oscillo tra la tristezza più profonda e la rabbia più oscura per non essere in grado di uscire da questo stato depressivo che mi fa impazzire. Odio questa sensazione di abbattimento senza fondo e di totale impotenza. Forse dovrei parlarne con qualcuno.

Sono quasi le otto quando qualcuno bussa di nuovo alla porta. Sento la voce di Mick dall'altra parte.

"Sono io, Kaori. Mi apri?"

Mi affretto a farlo entrare, e come ieri prende posto sul divano. Servo un caffè per tutti e due che lui accetta con piacere.

"Sono venuto a vedere come stai" dice con un mezzo sorriso, lo sguardo sincero.

"Sto meglio, Mick, grazie" dico, franca a metà. "Oggi ho dormito una dozzina di ore sul divano. Mi ha fatto davvero bene"

"Sì, hai un'aria un po' più vivace" ammette, "Ma hai ancora enormi occhiaie viola, Kaori, e il tuo sguardo non brilla come prima. Che ti succede, tesoro?"

Non sono sicura del perché, ma in questo momento cado a pezzi come un castello di carte. È il dolore che mi rode, forse. La solitudine, certamente. E la preoccupazione, senza dubbio. Tra i singhiozzi riesco a spiegare la situazione a un Mick teso dal mio desolante spettacolo: la mia dichiarazione a Ryo non ricambiata, l'interminabile attesa di una qualsiasi risposta dal mio partner, l'incubo che mi perseguita, le notti insonni a ripetizione, il mio sconforto di fronte alla situazione e la mia ansia per l'assenza di Ryo.

Quando taccio, ancora ansimando e provando a prendere il sopravvento sul mio malessere, lui rimane in silenzio per un minuto buono, contemplandomi con aria pensierosa. Poi all'improvviso mi chiede:

"Quando è iniziato questo incubo?"

"Circa due settimane fa" dico, riflettendo, il mio cervello recalcitrante non è in grado di darmi una risposta più precisa.

"Ed è arrivato all'improvviso?"

"Sì, credo. Io...non sono più sicura di niente, Mick"

"Prendi delle medicine?" mi chiede di punto in bianco, cogliendomi di sorpresa.

Rispondo con un cenno di rifiuto. Non sono ancora a quel punto, anche se un sonnifero di tanto in tanto non mi danneggerebbe.

"Mmh. È strano" emette alla fine, sprofondando sullo schienale del divano. "Sei una persona perfettamente equilibrata, Kaori, in tempi normali. E anche se la situazione con Ryo è molto dolorosa per te, cosa che posso capire, il tuo incubo non è normale e neanche il tuo stato attuale"

"Che vuoi dire?" chiedo, stupita.

"Sei uno straccio" dice semplicemente, senza alcuna visibile intenzione di volermi offendere, affermando solo un fatto. "Non dormi quasi più, non mangi o comunque molto poco dato che i vestiti ti galleggiano addosso, fuggi dalle persone che hai intorno, compresi i tuoi migliori amici che si preoccupano tantissimo per te. Non parli più con Ryo, non metti più piede fuori se non in caso di assoluta necessità, e per finire, sei terrorizzata da questo incubo che si ripete ogni notte"

"È un buon riassunto, lo ammetto. Ma come fai a sapere che non parlo più con Ryo?"

"Me l'ha detto lui" mi annuncia tranquillamente, è la sincerità incarnata. "Sulla strada per la sua missione sotto copertura. Come puoi immaginare, mi ha chiesto di vegliare su di te, cosa che avrei fatto comunque, ma è molto preoccupato per te. Vede che non stai bene. E anche se in parte è colpa sua, e non mancherò di dargli una bella strigliata, la sua codardia non spiega la tua condizione, Kaori. Secondo me, questo incubo è il nocciolo del problema"

"Non controllo i miei sogni" sospiro scontenta. "Se solo potessi!"

"Tutti firmeremmo per un sonno tranquillo" afferma Mick con calma, e subito penso a Ryo e ai tormenti che nasconde così bene. Anche lui deve avere il sonno disturbato, anche se lo cela con cura.

"Ma cosa posso fare?" chiedo ad alta voce. "Pensi che Miki..."

"In questo caso l'ipnosi è inutile" dice Mick alzandosi, con aria seria. "Penserò al problema, Kaori. Fino ad allora, niente imprudenze, ok?"

"Va bene" concordo volentieri, rassegnata.

"Non scoraggiarti" sospira Mick, chinandosi su di me e accarezzandomi la guancia. "Penso che questa missione arrivi nel momento sbagliato, ma hai fatto bene a sbloccarti, mia bella. Ryo tornerà presto e non è pronto a lasciarti andare"

Una speranza folle nasce nel mio cuore a queste parole, ma mi affretto a stroncarla sul nascere. Il gatto scottato teme l'acqua fredda. Ho già creduto in precedenza che le cose si sarebbero evolute con il mio partner, per essere delusa meglio ogni volta. Non posso fidarmi della parole di Mick perché non può garantire sul comportamento di Ryo. Nessuno può farlo. Lui è sfuggente come il vento.

"Bene, ti lascio" dice Mick. "Starai bene?"

"Sì, grazie, Mick. E grazie per avermi ascoltata"

"Tanto meglio se ti fa stare bene. Tutto si sistemerà, mia cara, vedrai"

Vorrei avere la tua fiducia nel futuro, Mick, penso seguendolo con gli occhi mentre torna nel suo appartamento. Mi piacerebbe tanto credere in un futuro migliore! Ma non ne sono capace. Il Rainbow Bridge mi ossessiona.

Come ieri, mi do da fare per strofinare superfici già lucide, quindi decido di decorare un po' l'appartamento per Natale. Di solito avrei fatto l'albero, coperto tutte le mensole di ghirlande e fatto shopping frenetico per trovare regali adatti ai miei amici molto tempo fa. Ma quest'anno, non ho cuore di fare niente. Non voglio festeggiare il Natale. L'unica persona con cui voglio passarlo è in missione sotto copertura, e molto probabilmente non ci sarà domani. Quindi a che serve?

Sono le quattro del mattino quando decido di andare a letto. E come previsto, faccio il grande tuffo dalla cima del Rainbow Bridge nel fiume Sumida. Non mi sveglio più urlando. Sono sconvolta ma quasi rassegnata. Forse questo è il mio destino?

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


La giornata passa, interminabile. Preparo un dolce e degli antipasti per la notte di San Silvestro, con la vaga speranza che Ryo torni a godersela, anche se parlerà terribilmente della mia cucina immangiabile. Senza accorgermene piango ancora. A poco a poco mi trasformo in Maria Maddalena. Non ce la faccio più.

Alle tre del pomeriggio, le pareti dell'appartamento sembrano avvicinarsi un po' troppo a me, prendo in fretta il cappotto e mi precipito fuori dall'edificio. Ho bisogno di aria e spazio, e tanto peggio per il mio pedinatore. Cosa può farmi di più di quello che già sento?

In strada, un vento freddo e pungente mi frusta le guance, facendomi rimpiangere di aver dimenticato il mio spesso berretto di lana. Ma sono uscita senza controllare il meteo e ora la pagherò. Nuvole bianche, spesse e basse offuscano il cielo, preannunciando la tanto attesa nevicata di fine anno. Intorno a me, i passanti si affrettano ingombri di pacchi, sui volti il fastidio e l'aria esausta di chi cerca all'ultimo minuto, di chi aspetta l'ultimo momento per comprare i regali mancanti da posizionare ai piedi dell'albero. Bambini che ridono, meravigliati, indicano le vetrine decorate e le ghirlande luminose, questa visione mi appaga.

Non potrò mai avere figli. Lo so da molto tempo. E l'uomo che amo tanto non ama i bambini, per sua stessa ammissione. Eppure sa essere così bravo con loro, quando vuole. Ma nel nostro mondo sotterraneo, è davvero rischioso dare la vita. Sebbene sia certamente possibile, a condizione che i genitori offrano una protezione impeccabile per la loro prole. A condizione che vogliano farlo.

I miei passi mi conducono al parco di Shinjuku, dove altri bambini corrono e si inseguono lungo le stradine, urlando e ridendo, e il cuore mi duole in modo lancinante. Mi sento così male e così sola. Dove sei, Ryo?

Sto soffocando. Sto soffocando in mezzo a questa folla allegra e serena, io che non sono in sintonia con la festa. Scappo a tutta velocità, i miei occhi umidi e la brezza gelida che congela tracce di lacrime sulle mie guance maltrattate. Non sono nessuno in mezzo a questa folla. Non sono nessuno agli occhi della mia ragione di vita.

Torno all'appartamento, ma nel corridoio mi sento a disagio. Forse sto diventando claustrofobica, ma le pareti sembrano avvicinarsi per rinchiudermi e schiacciarmi. Allora corro in garage, salto in macchina, metto in moto e mi affretto a lasciare Shinjuku. Voglio partire lontano da qui. Lontano da ciò che mi fa così male. Lontano da ciò che mi sta uccidendo.

Guido per ore, lasciando Tokyo ben lontana da me. Affianco la costa, cercando conforto alla vista del mare, infido e indomito come può essere il mio partner, ma nulla mi allevia.

Ad un certo punto, parcheggio lungo una spiaggia deserta, esco dalla macchina e inizio una lunga passeggiata sulla sabbia bagnata. Le onde della marea crescente vengono a lambirmi le suole, ma non me ne curo. Il suono della risacca è rilassante, l'aria iodata mi aiuta a respirare profondamente. Se solo il buco nero nel mio cuore potesse chiudersi! Ho l'impressione che cresca a ogni minuto che passa, risucchiando tutto il mio essere e la mia volontà di vivere nel nulla.

Sarei capace di farla finita?, mi chiedo seriamente, osservando distrattamente il balletto aereo dei gabbiani alla ricerca del loro prossimo pasto. È davvero inevitabile?

La mia mente razionale si ribella un po' contro quest'idea, ma la rassegnazione e soprattutto il mio cuore in cenere la zittiscono rapidamente. Devo affrontare la realtà. Non ho alcun possibile futuro a due con Ryo e lo amo troppo per poter sperare di riprendermi da questo amore a senso unico che provo ancora per lui.

Quindi cosa mi resta, se non la morte?

Trascorro metà della notte seduta sulla sabbia, insensibile al freddo. Dico addio a questa vita. Non vedo l'ora di ritrovarmi presto con mio fratello. Verso qualche lacrima per i bambini dell'orfanotrofio che non mi vedranno più, altre più numerose per i miei amici che non capiranno il mio gesto, tranne forse Mick, e un torrente di lacrime amare per i miei rimpianti e il lutto del mio amore per Ryo.

"Ti libero dalla tua promessa, Ryo" dico ad alta voce, sperando che il vento lo porti al mio partner. "Grazie per aver vegliato su di me per tutti questi anni. E scusami per aver reso la tua vita impossibile. D'ora in poi potrai vivere come meglio credi, senza la furia con il martello a infastidirti o ingombrarti"

Mi alzo, tolgo la polvere dai miei vestiti, poi torno in macchina. L'alba arriverà tra poche ore, è il 25 dicembre. Un nuovo giorno, il mio ultimo. La mia decisione è presa.

Torno a Tokyo e guido fino al Rainbow Bridge. Ho vissuto lì la mia fine così tante volte che non provo alcuna paura. Almeno avrò una bella visuale per la mia caduta, penso con calma. Parcheggio, metto in tasca le chiavi e cammino piano verso il ponte. So che devo essere veloce. Se Ryo ha saputo della mia scomparsa di ventiquattro ore, mi starà cercando e mi individuerà rapidamente grazie al trasmettitore nascosto nei miei vestiti. Avrei dovuto rimuoverlo, ma non ci ho pensato prima.

Arrivo al centro del ponte. Il traffico è fluido perché rado e non vedo passanti all'orizzonte. Dovrei riuscire a compiere il grande salto senza essere disturbata da un automobilista troppo attento.

Contemplo un'ultima volta la magnifica vista che mi viene offerta. La baia di Tokyo è così bella sotto la luce soffusa e il colore opalescente del sole nascente! Una lacrima solitaria rotola giù per la mia guancia. Devo essere forte.

Dimenticando la vita intorno a me, mi aggrappo alla ringhiera. Mi concedo un altro minuto di respirazione calma, il cervello come anestetizzato per la fine che è vicina, e salgo sulla prima sbarra.

Ma prima che possa passare dall'altra parte, una mano ferma e possente mi tiene per la spalla e una voce strozzata dai singhiozzi mi raggiunge da molto lontano.

"Non farlo, Kaori, ti prego!"

Completamente destabilizzata, mi giro, il cuore sulle labbra e come compresso da una mano ghiacciata. Ryo! È la voce di Ryo!

Ed eccolo qui, in carne ed ossa, in piedi davanti a me, la sua mano ancora mi stringe la spalla e il viso devastato dalle lacrime. Sembra così perso, così infelice che nonostante tutte le mie risoluzioni voglio ancora consolarlo, dissipare il suo dolore, alleviarlo, violando me stessa.

"Ryo" esalo, stordita, la mia voce senza timbro risuona stranamente alle mie orecchie.

"Ti supplico, Kaori, non farlo!" dice con voce rotta e scossa dai singhiozzi, gli occhi arrossati e le guance fradicie. "Ti chiedo perdono. Ti chiedo perdono!"

E improvvisamente mi ritrovo nella morsa delle sue braccia e lui piange senza ritegno sulla mia spalla. Sono stupefatta, inebetita dalla svolta degli eventi. Ero sull'orlo della morte ed eccomi qui tra le braccia di Ryo che sembra infelicissimo e che chiede il mio perdono.

Allora vado in tilt. Penso che il mio cervello faccia saltare una miccia per proteggermi, perché sento che sto collassando mentre un velo nero cade davanti ai miei occhi. Ryo mi afferra tra le sue braccia forti e muscolose e riesco ancora a sentirlo urlare "Kaori!" prima di svenire.

 

 

Un frastuono di voci mi allontana dal mio letargo. Non distinguo le parole, ma riconosco la voce di Ryo, anche se non conoscevo questo timbro spaventato. I miei occhi rimangono chiusi, nonostante tutti i miei sforzi. Sono ancora nel calore benefico delle sue braccia, la testa contro il suo torso muscoloso, e sento i battiti disordinati del suo cuore. Allora si preoccupa per me. Potrebbe essere un buon segno, ma non promette niente. Altre voci sorgono intorno a noi, e finalmente distinguo le parole pronunciate:

"Portala qui, Ryo!" ordina il Professore. "La visiterò. Che cosa è successo?"

"Lei...le ho impedito di buttarsi dal Rainbow Bridge"

"Cosa?" improvvisamente risuona la voce ansiosa di Kazue. "Ma perché? Voleva suicidarsi?"

"Penso di sì" ammette Ryo con riluttanza, facendomi trasalire nella fretta.

"E tu sai perché?" chiede il Professore.

"In parte, ma..."

Si ferma e cerca di mettermi su quella che sembra una barella, ma io resisto. Mi aggrappo a lui come un koala contro ogni buon senso. Non voglio ma più separarmi da lui. Se mi lascia, morirò. E ora so che se non posso vivere senza di lui, non posso nemmeno morire lontano da lui.

Può sminuirmi, calpestare il mio amore e la mia autostima sotto i piedi, avere tutte le scappatelle che i suoi desideri primari gli infonderanno, non potrò vivere senza essere al suo fianco. Non riuscirò mai a smettere di amarlo. Un amore stupidamente tragico e unilaterale. Che stupida idiota che sono! Sono decisamente masochista. Dovrei punire me stessa con i miei martelli.

Ma dal momento che mi è di nuovo vicino, mi sento rianimata. Come se la sua sola presenza fosse la boccata d'aria salvatrice dopo un'apnea quasi fatale. La sua assenza mi stava uccidendo; essere tra le sue braccia mi restituisce la forza che mi mancava, facendo volare via tutti i miei pensieri suicidi. Sono patetica.

"Kaori?" chiede Ryo dolcemente, smettendo di chinarsi e tenendomi fermamente contro di lui. "Mi senti?"

"Non...non...lasciarmi" sussurro, la voce mi sfugge debolmente dalle labbra, parlare diventa un compito sovrumano. "Ti prego...non...lasciarmi"

"Mai più" dice dolcemente ma chiaramente, stringendomi di più. "Te lo prometto, Kaori. Non ti lascerò più. Tu sei la mia partner"

Sento le mie labbra allungarsi leggermente in un piccolo sorriso mentre la mia testa inizia a girare sempre più velocemente, e mi tuffo di nuovo nel nulla.

 

 

Quando riemergo, sono stesa su un letto abbastanza comodo e familiare, che riconosco rapidamente come il mio. Quindi sono tornata a casa. Mi va perfettamente bene. Dopotutto non sono malata. Insomma, forse il mio cervello lo è. Volersi suicidare non è una cosa da niente. Ma me ne preoccuperò più tardi.

Apro gli occhi. La mia stanza è come l'ho lasciata, ad eccezione di Ryo seduto su una sedia al mio fianco e che mi fissa senza battere ciglio con lo sguardo più dolce che abbia mai visto e un sorriso sulle sue labbra.

"Buongiorno, Kaori. Come ti senti?"

Cavoli! Io che mi aspettavo una sfuriata monumentale. Ma mi piace il Ryo gentile e attento che ho di fronte a me. Purché duri, anche se ne dubito seriamente.

"Buongiorno Ryo. Io...penso che vada bene, grazie. E tu?"

"Sto meglio da dieci secondi" ammette senza deviazioni. "E sono immensamente sollevato rispetto a ieri mattina"

"Ieri mattina?"

"Quando ti ho...trattenuta sul ponte"

Quindi è passata un'intera giornata? Sono sorpresa, ma solo in parte. Mi sento più riposata rispetto alle ultime due settimane e mi sento davvero bene. Il mio cervello può finalmente lavorare a pieno regime.

"Ti chiedo scusa" dico io distogliendo lo sguardo, con vergogna. "Non intendevo...causarti problemi..."

"No, Sugar" mi interrompe gentilmente mentre si alza. "Se c'è una persona qui che deve chiedere perdono, sono io"

Poi si inginocchia ai piedi del mio letto e si inchina profondamente. Sono rossa per l'imbarazzo e muta per lo stupore. Non sta scherzando, a differenza di tutte le volte in cui cercava di evitare un martello. Rimane in silenzio, umilmente piegato, poi dice con voce carica di emozione:

"Ti chiedo perdono, Kaori. Perdono"

"Ryo, io..." inizio, confusa. "Non...non vedo perché..."

"Se dovessi elencare tutti i motivi per cui chiederti scusa, saremmo ancora qui il prossimo Natale" mi interrompe con calma, il tono lacrimoso. "Sappi solo che sono in gran parte responsabile del tuo stato attuale e che sono così arrabbiato con me stesso, a un punto che non puoi immaginare"

"Ryo" dico un po' più fermamente. "Alzati, per favore"

Ma non si muove di un centimetro. Quindi mi alzo dal letto e voglio sollevarmi per farlo alzare, perché questa situazione mi imbarazza, ma vacillo violentemente. Sento il terreno barcollare, ma Ryo mi prende in extremis, sempre in ginocchio.

"Ehi, Sugar, piano! Hai dormito più di ventiquattro ore di fila. Non è prudente alzarsi così bruscamente"

Si alza e mi aiuta a sdraiarmi. Colgo l'occasione per afferrargli la mano e tenerla contro di me in modo da costringerlo a sedersi sul letto, per evitare che ritorni a terra. Non piange più, ma i suoi lineamenti regolari portano le stimmate delle sue lacrime. Questa vista mi spezza il cuore. Non sopporto la sua sofferenza.

"Ryo, non avercela con te stesso. Io...non avrei mai dovuto avere pensieri così negativi. Non sei il responsabile di qualsiasi cosa mi passi per la testa"

"Non rivendico l'intera responsabilità del tuo gesto" dice dolorosamente, "ma a causa mia eri in uno stato di stress sufficiente per prevederlo"

"Ma io..."

"Ti prego, Kao, ascoltami" mi supplica, gli occhi tormentati. "Oggi sei qui perché io sono solo un codardo. Mi hai dichiarato il tuo amore con sincerità cinque mesi fa e ne sono rimasto così sbalordito da averti lasciata senza risposta. E ti ho mentito. Ti ho detto che non ero pronto. Non era vero. Ero pronto. Ma ero spaventato a morte. Avevo paura di avanzare con te. Avevo paura di cambiare la nostra relazione a favore dell'ignoto e di esporla a tutti, in particolare al nostro ambiente. Sapevo che era inevitabile, perché lotto con i miei sentimenti da tutti questi anni, e diventava sempre più difficile, ma ho voluto guadagnare un po' più di tempo. E intanto tu hai aspettato soffrendo in silenzio. Capisci, Sugar? A causa della mia sconfinata vigliaccheria, ti ho fatto soffrire a un punto che il mio egoismo non poteva neanche immaginare. Ti ho sempre vista forte, coraggiosa, e piena di abnegazione. Ti ho sempre ammirata per questo. Ma lasciandoti senza risposta, ti ho colpita. L'ho capito solo due settimane fa, quando sono iniziati i tuoi incubi. Non eri che l'ombra di te stessa, Kao. Me ne sono accorto, ma era troppo tardi. Ho provato a parlarti diverse volte, ma non mi hai nemmeno calcolato. È stato un contraccolpo ed è stato violento per me. Mi sono reso conto di quello con cui ti avevo fatto vivere per tutti questi anni e sono andato fuori di testa. Come hai fatto a sopportarmi? Come sei riuscita a rimanere? E ho capito fino a che punto mi amavi. Perché solo un amore senza limiti può averti permesso di sopportare tutto in silenzio e senza crollare. Sono molto fortunato ad essere amato così, ne sono finalmente consapevole. Era ora, dirai tu, giustamente. Spero solo che non sia troppo tardi. Perché se volevi farla finita, Sugar, è per colpa mia e della mia codardia. E l'idea che tu possa ucciderti a causa mia è troppo orribile, mi fa male! Non so se potrai mai perdonarmi un giorno. Ma prenderò tutto quello che vorrai darmi. Non posso vivere senza di te al mio fianco, Kaori. Sei la mia luce, la mia ragione di vita, ciò che mi spinge a combattere per rimanere vivo in questo mondo di morte. Ma ho esagerato. Ho giocato troppo con i tuoi sentimenti. Quindi farò quello che vorrai. Se non mi vuoi più, me ne andrò. Se sei ancora più forte e amorevole di quanto io possa immaginare e rimarrai con me, sarò il più felice degli uomini. Decidi tu, Kao. Ti amo. Avrei dovuto dirtelo otto anni fa. Perdonami per aver tergiversato così tanto tempo. Ti amo, Kaori"

Durante tutto il suo discorso, non gli ho mai tolto gli occhi di dosso. Sono inchiodata al suo sguardo, perché solo i suoi occhi possono riflettere i suoi pensieri profondi. E ho visto la sua sincerità, il suo intenso rimorso e la sua sofferenza. Mi sento male per aver dovuto sopportare tutti questi anni di rifiuto, denigrazione e i tormenti delle ultime settimane fino al mio tentativo di suicidio perché alla fine si aprisse con me e mi confessasse tutto. Non si può dire che l'affidabilità sia stata il suo cavallo di battaglia! E so che ce l'avrò con lui per molto tempo a riguardo. Ma d'altra parte gioca a carte scoperte. Era ora, in effetti! Aspetto questo momento da così tanto tempo! E capisco che mi ama davvero. Tuttavia non sono in condizioni normali. La notizia del mio amore ricambiato dovrebbe darmi gioia. Ma non sento niente. Nada. Come se le mie emozioni fossero paralizzate. Cosa mi sta succedendo?

Mi rendo conto che Ryo sta aspettando che io parli. Sembra preoccupato. Forse lo è. In tempi normali, l'avrei già schiacciato sotto il mio martello più grosso per essersi preso gioco di me così a lungo. Ma la Kaori innamorata avrebbe dovuto accogliere la sua dichiarazione con delizia e gioia. Insomma, la mia assenza di reazione è un bel problema. Devo dirglielo. Ho bisogno del suo aiuto.

"Ryo, io...non so cosa dirti"

"Cosa?" dice, sorpreso. "Tu..."

"Non reagisco" dico in tono neutro, turbata dalla mia calma. "Non sento niente. Dovrei provare delle emozioni. Dovrei piangere, gridare, insultarmi, buttarmi tra le tue braccia o tirare fuori un martello. Ma mi sento paralizzata. Ryo, io...ho bisogno di aiuto. Aiutami, per favore!"

Lui resta a guardarmi con un'aria sciocca per alcuni secondi, poi si alza, si avvicina al mio comodino e recupera il modello di aereo che ci ha regalato qualche tempo fa la nostra ex cliente Shoko Amano, pilota, inviandocelo. Ryo non l'ha voluto, quindi l'ho tenuto io. Me lo mostra.

"Ecco il perché, Kao. Questo modello non è stato inviato da Shoko. Un bastardo voleva distruggerci: all'interno c'è un walkie-talkie molto elaborato, che ha permesso a questo tipo di ascoltare il tuo sonno, quello che dicevi nella tua stanza, poi due settimane fa ha iniziato a suggerirti pensieri negativi. È a causa sua che hai cominciato ad avere incubi. È stato lui a ispirarti a saltare dal Rainbow Bridge. Ha dovuto soltanto fare affidamento sulle tue pene d'amore e minare la fiducia che riponevi in me per spingerti al suicidio. E ci è quasi riuscito"

Esamino l'aereo in miniatura. In effetti, nella carlinga si nasconde un dispositivo che ha ascoltato tutta la mia vita privata sussurrandomi quelle idee oscure. Una scintilla di rabbia nasce in me, non abbastanza per farmi reagire, ma spero sia la premessa per sentimenti più forti.

"Come l'hai saputo?" chiedo, sempre distaccata.

"Mick" spiega semplicemente, traspirando riconoscenza. "Quando ho finito con la mia missione nel pomeriggio del 24, mi ha beccato mentre tornavo a casa. Mi ha chiamato con tutti gli epiteti e io ho subito. Ma quando mi ha descritto le tue condizioni e i tuoi incubi e poi il tuo pedinatore dall'aura ostile, ho capito cosa stava succedendo. Anche Mick aveva indovinato e ha trovato il talkie nell'aeroplanino. Ci siamo spaventati quando abbiamo notato che eri scomparsa. Ho provato a rintracciare il segnale del tuo trasmettitore, ma non eri più a Tokyo. Ho pregato perché tu tornassi e perché io potessi..."

Si interrompe, con aria di vergogna e piena di rimorso, e so che non vuole rimettere in gioco il mio tentativo di suicidio. Ma continua:

"Sono stato così sollevato di essere arrivato in tempo, Sugar! Ma ora dobbiamo occuparci di questo tipo e soprattutto aiutarti a tornare te stessa. Il bastardo ti ha condizionato per bene. Spero che Miki possa aiutarti"

"Sai chi è?"

"No, Mick è sulle sue tracce e Falcon sta scuotendo tutti i bassi fondi per avere informazioni. Passeranno nel pomeriggio"

"Non riesco nemmeno a indignarmi" dico, abbastanza turbata. "Ryo..."

"Miki dovrebbe arrivare presto" mi assicura sedendosi accanto a me e prendendomi la mano. "Kaori, io...mi dispiace tanto"

"Voglio solo fargliela pagare" dico freddamente, ripensando a tutto ciò che ho vissuto nelle ultime due settimane. "Soffrirà"

"Lo faremo insieme, se vuoi"

Lancio un'occhiata consapevole al mio partner che abbozza un sogghigno. So che la fiducia si ripristinerà presto tra di noi. E regolare i conti con l'essere spregevole che ha osato ricorrere a tali metodi per raggiungere City Hunter sarà un bene per me, credo. Voglio andare avanti. E spero di riuscire a tornare me stessa. Ho delle cose da sistemare con Ryo dopo.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Quando Miki se ne va, due ore dopo l'inizio del decondizionamento, non mi sento affatto bene. Deve aver scavato a fondo nel mio inconscio per farmi sbarazzare della stretta di chi mi ha spinto a suicidarmi. E non vi si è ancorato a caso. Ha fatto affidamento sulle mie paure, i miei dubbi e le mie emozioni a fior di pelle. Sulla sensazione che, nonostante tutto quello che è successo tra di noi, Ryo non mi ami davvero.

Miki è riuscita a distruggere tutto ciò che quel vile criminale ha costruito in me, ma sono rimasta segnata. I miei dubbi non si dissiperanno così facilmente. E sebbene Ryo sia stato molto esplicito con i suoi sentimenti e rimorsi, sebbene mi fidi di lui più di chiunque altro, non posso fare a meno di dubitare. È troppo bello. Chi mi dice che non lo sta facendo solo per tranquillizzarmi e poi si tirerà indietro di nuovo?

Il pensiero mi spezza il cuore. Mi gira la testa e ho la nausea. Esco dalla mia stanza il più velocemente possibile e vado dritta in bagno. Non ho niente da vomitare a parte la bile amara che mi brucia la gola, ma il mio stomaco si solleva finché non ce la faccio più.

"Kaori? Tutto bene?"

Dall'altro lato della porta, Ryo sembra preoccupato, ma sono incapace di rispondergli. Non ho più forze. Crollo in ginocchio, poi mi sento cadere di lato. La mia spalla urta contro il muro e scivolo all'indietro senza riuscire a trattenermi. Improvvisamente sento la presa di Ryo fermare la mia caduta e mi ritrovo contro il suo ampio petto.

"Kaori? Che ti succede? Kaori? Rispondimi!"

Sono stufa di essere così debole. Sono stufa di essere il giocattolo degli altri. Sono stufa che i miei sentimenti vengano calpestati da uomini senza scrupoli, compreso il mio partner. Devo ribellarmi. Devo cambiare tutto questo. E per iniziare, troverò il bastardo che ha osato rendermi così pietosa per fargli trascorrere un bel quarto d'ora. Sarà meglio che Ryo non intervenga.

"Ti riporto a letto"

Mi sento sollevata da terra. Tra le braccia dell'uomo che amo, mi concedo cinque secondi di benessere, poi dico con tono più fermo possibile:
"No. Mettimi giù Ryo, per favore"

"Ma, Kao..."

"Mettimi giù, Ryo"
Deve aver sentito la determinazione nella mia voce, perché mi lascia delicatamente in piedi. Il suolo barcolla un po', ma mi tengo stretta al suo braccio. So di cosa ho bisogno.

"Portami in cucina, per favore"
Lui obbedisce senza discutere. Non l'ho ancora guardato. Raduno il mio coraggio. So che mi servirà.

Una volta in cucina, lo dirigo verso l'armadietto, tiro fuori la sua bottiglia di whisky e ne bevo un lungo sorso, direttamente dal collo. L'alcool mi fa tossire e mi brucia l'esofago, ma le mie idee si schiariscono e soprattutto il mio stomaco si calma. Mi sento un po' meglio.

"Tutto bene, Sugar?" mi chiede gentilmente Ryo.

"Vorrei sedermi"
Mi conduce al tavolo e mi aiuta a sedermi, poi si sistema accanto a me. Finalmente lo guardo, osservandolo attentamente per la prima volta da quando mi ha salvato. I suoi lineamenti sono tirati e pallidi, e i suoi occhi espressivi non nascondono nulla della sua preoccupazione. È cambiato. È davvero cambiato. Ma voglio esserne sicura. Quindi tendo la mano sul tavolo. Aspetto che risponda, senza costringerlo a fare nulla.

Quasi immediatamente lui la prende, la stringe delicatamente, poi la porta alle labbra, senza distogliere lo sguardo da me. I suoi occhi grigi si addolciscono e assumono una luce sconosciuta, che mi smuove le viscere. Sento che non mi sta prendendo in giro. Ho l'impressione che non si tirerà indietro. In ogni caso, se lo farà, questa volta non sopravvivrò. Il mio cuore martoriato non resisterà.

"Come ti senti?" mi chiede, posando la mia mano ma senza lasciarla andare.

"Non bene" ammetto senza mezzi termini, "ma si sistemerà. Ryo, voglio regolare i conti con questo tipo subito"
"Mick e Falcon non tarderanno" dice alzandosi. "E nel frattempo, ho quello che ti serve per ravvivarti, Sugar"

Mi bacia la mano un'ultima volta prima di lasciarla, va verso il frigo e tira fuori un piatto coperto di alluminio. Lo riporta sul tavolo, lo rivela e io posso solo salivare. Yakiniku*! Sa che ne vado matta e di solito non esita a prendere in giro la mia propensione a ingozzarmi più di quanto dovrei. Ma questa volta si limita a impilare tutto su un piatto e infilarlo in microonde. Quando mi rimette il piatto davanti, divoro tutto in un boccone.

Mentre mangio, lo osservo guardarmi, mi dettaglia da tutte le angolazioni. Sono un po' imbarazzata e sento che le mie guance si stanno cuocendo, ma allo stesso tempo apprezzo l'attenzione. Per la prima volta mi ammira a lungo, senza commenti sgradevoli, senza disprezzo nei suoi occhi, e mi piace molto. Mi sento davvero meglio.

Lui spizzica qualche spiedino e ne scalda degli altri, e in un batter d'occhio svuotiamo il piatto. È passato molto tempo dall'ultima volta che abbiamo condiviso un pasto e devo ammettere che mi è mancato molto. Sono finalmente in posizione di attacco.

"Vado a farmi una doccia" dico alzandomi. "E poi andremo a prendere a calci questo delinquente. Grazie, Ryo"

"Ma ti prego, Sugar"

Si alza a sua volta, si avvicina a pochi centimetri da me, poi mi posa teneramente una mano sulla guancia. Posso contare le pagliuzze scintillanti del suo sublime sguardo di onice. Sento il respiro che esce dalle sue labbra sulle mie. Il tempo sembra fermarsi. Dopo alcuni secondi mormora:

"Sto morendo dalla voglia di baciarti, Kaori. Ma non so se ne hai ancora voglia. Quindi facciamo così: puoi baciarmi quando lo desideri. Se non vuoi farlo, lo capisco. Se hai bisogno di tempo, aspetterò"
"Io...ho bisogno di...un po' di tempo, Ryo" balbetto, sconvolta. "Devo...fare il punto...delle mie emozioni"

Mi sorride, poi mi bacia teneramente sulla fronte. Le sue labbra mi bruciano e mi lasciano come una cicatrice invisibile. Il mio corpo si liquefa e mi manca il respiro. Lo amo. Lo amo! Le mie emozioni, fino ad ora assolutamente assenti, si innalzano in me come uno tsunami devastante. Per non soccombere alla loro violenza, mi aggrappo alle sue spalle. Mi circonda con le sue braccia, sostenendomi molto efficacemente.

Mi lascio andare. Mi sento così bene, nel calore e nella sicurezza del suo abbraccio! Appoggio la testa sul suo petto e lui passa le braccia intorno alla mia vita. Mi tiene contro di sé senza dire una parola, ma i suoi gesti la dicono lunga. Ryo non è loquace, e so che si esprime molto meglio con uno sguardo o un gesto che con mille parole.

Rimaniamo allacciati per un minuto buono e il mio morale sale di diversi gradi. Se fossimo rimasti nella fase precedente, si sarebbe contorto per districarsi e avrebbe borbottato vaghe scuse, ma ora mi tiene tra le sue braccia senza cercare di fuggire. È così piacevole! Alla fine, sono io che mi separo per prima. Ho davvero bisogno di questa doccia!

Mi lavo alla massima velocità, poi indosso abiti larghi adatti a combattere. Sono determinata a punire a colpi di martello il bastardo che mi ha fatto precipitare nel vuoto. Sentirà ogni colpo, è sicuro!

Quando torno in salotto, Mick e Falcon si stanno sedendo sul divano.

"Buongiorno Kaori" dice Falcon senza scomporsi.

"Buongiorno Umi"

"Mia Kaori adorata!" esclama Mick prima di correre verso di me. Ma prima che io possa tirare fuori il mio martello 'Pervertito special', Ryo estrae la sua Python e la punta sotto il naso dell'ex sweeper che impallidisce a questa visione e soprattutto all'aura omicida che il mio partner emette.

"Basta con lo show, Mick" afferma con voce fredda come il ghiaccio. "Smettiamola di giocare. Tu non ti avvicini più a Kaori e io la smetto con le mie idiozie. Amo Kaori e non permetterò a nessuno di farle del male. Mai più. Quindi vai da Kazue e sii felice"

Mick, senza parole per lo stupore, rimane immobilizzato mentre Falcon sorride maliziosamente sotto i baffi. Non riesco a vedere l'espressione di Ryo, in piedi tra Mick e me, ma posso vedere la tensione nei muscoli della sua schiena. Deve essergli costata una dose enorme di coraggio ammettere il suo amore per me davanti ai suoi migliori amici. E quest'affermazione davanti a tali testimoni mi rassicura più di ogni altra cosa. È finalmente pronto a impegnarsi ufficialmente. E questo, per me, vale più di tutti i gioielli e i fiori del mondo. Mentre combatto contro le lacrime per l'emozione e per la sconfinata felicità che mi travolge, Mick alza le mani in segno di sconfitta e dice:

"Va bene, Ryo. Nemmeno io gioco più"

"Ho la tua parola?"

"Sul mio onore. E io ho la tua?"

"Su tutto ciò che mi è più caro"

Ryo rinfodera la sua pistola ed entrambi prendono posto sul divano. Mi siedo accanto al mio partner che si gira verso di me sorridendomi e guardandomi teneramente, poi si rivolge ai suoi compari:

"Allora ragazzi, cos'avete trovato?"

"Si chiama Yoshihiro Umezawa" inizia Falcon. "Un rinnegato dei Senju-kai. Il suo capo lo ha preso a calci dopo che aveva fallito le prove per diventare un vero e proprio yakuza per la terza volta. Quindi naturalmente ha pensato..."

"...che uccidere City Hunter avrebbe dimostrato al suo capo che non è un incapace e che è degno di diventare yakuza", finisco senza che ci siano sorprese. "Che buffone!"

"Ed è stato subdolo" dice Ryo incupendosi. "Prendersela con noi minando Kaori..."

Mi prende la mano e la stringe delicatamente nella sua, e questo gesto mi scalda il cuore. Sento che sto risalendo la china a grande velocità. Ryo non si tirerà più indietro, ne sono convinta. Ma prima di avanzare con lui...

"Dov'è questo Yoshihiro Umezawa?" chiedo con calma. "Ho una piccola visita di cortesia da rendergli"

"Figurati che questo squallido tizio si è fatto espellere dal suo tugurio" dice Mick con disprezzo, rivolgendomi uno sguardo caloroso, chiaramente felice per me. "Dorme letteralmente sotto i ponti. Di solito rimane nei pressi del parco di Shinjuku, perché non può allontanarsi troppo dal vostro appartamento per rimanere nel raggio del walkie talkie"

"Si è reso conto di essere stato smascherato?"

"Non credo proprio" dice Ryo. "Ho disattivato il talkie, ma non può immaginare di essere stato individuato. Sa solo che il suo tentativo di manipolarti non è ancora riuscito"

"Uno dei miei informatori lo tiene d'occhio" annuncia Falcon con un sorrisetto spaventoso. "Vi porterò da lui, poi vi regolerete voi"

"Perfetto, Umi, grazie" dico alzandomi, imitata da loro. "E grazie, Mick"

"Ma ti prego, mia bella" dice lui, abbracciandomi come un fratello maggiore con la sua sorellina. "Ti auguro di essere felice, Kaori"

"Non preoccuparti più per me, Mick"

"Penso che non sia più necessario in effetti" dice, scambiando uno sguardo consapevole con Ryo. "Forza, City Hunter! All'attacco!"

Mi metto una giacca e Ryo indossa il suo spolverino, e usciamo dall'appartamento. Mick ci saluta e torna all'ovile mentre Falcon si mette al volante della sua jeep. Non sono nemmeno nervosa che sia lui, cieco com'è, a guidare. È incredibile.

Ci conduce sul lato ovest e scendiamo per trovare un mendicante in stracci che ci indica il ponte più vicino. Umibozu ci lascia continuare da soli e cammino accanto a Ryo, focalizzata sul mio obiettivo. Non voglio uccidere questo tipo, ma sentirà parlare di Kaori Makimura!

Una volta in vista del ponte, capisco meglio perché questo Umezawa è stato cacciato da Senju-Kai, che non è nemmeno l'organizzazione più selettiva di Tokyo. È evidente che non abbia inventato l'acqua calda. Ma ribollo di collera. A causa di questo rifiuto umano disteso su dei cartoni sotto il ponte e che russa beato, quasi ho commesso l'irreparabile separandomi da Ryo per sempre.

Fiancheggiata da Ryo, mi incammino verso il tizio che ha il buon gusto di svegliarsi e sembra terrorizzato nel vederci.

"Ci...City...Hunter...aaaah!"

"Squittisci come un topo, Umezawa" dico con voce tagliente, piantandomi di fronte a lui e ancorando saldamente i piedi per terra. "Quindi è te che devo ringraziare per le mie notti irrequiete e i pensieri oscuri?"

"Io...io...io non..."

"Non sei fortunato, non sono il tipo che uccide subito" annuncio facendo apparire il mio martello più grande, quello da 500 tonnellate in titanio che nessuno, nemmeno Ryo, ha mai dovuto subire. "Ma subirai la collera di City Hunter!"

"Pi...pietàààà!"

Sento Ryo ridacchiare discretamente alle mie spalle, deve esultare di non essere dalla parte sbagliata del martello, per una volta. Come un battitore di baseball, faccio oscillare la mia arma prima di lanciarla sulla testa di Yoshihiro Umezawa. Quest'ultimo, completamente k.o., rimane a terra per un po', fino a quando non sollevo il martello e Ryo lo afferra per il colletto. Lo scuote un po' e il poveraccio ha la cattiva idea di svegliarsi.

"Ma...che...eeeeeh! Noooo!"

Ryo inizia a schiaffeggiarlo dappertutto e la faccia del delinquente si copre di lividi e sangue. Non mi piace molto questa tappa, ma è essenziale per la nostra protezione. Soprattutto per la mia. City Hunter deve farsi rispettare e inviare un segnale forte all'ambiente. Quando il tipo sembra ormai la polpa di un'arancia schiacciata, Ryo si ferma e gli dice, minaccioso come non mai:

"Che ti serva di lezione, Umezawa! Non puoi attaccare City Hunter senza pagarne il prezzo. E City Hunter siamo noi due. Ricordatelo. Capito?"

"Ca...capito" articola con difficoltà il burattino nelle sue mani.

"Kaori?" mi chiede Ryo lasciando cadere la sua preda a terra senza riguardo. "Un ultimo botto?"

"Con piacere, partner" gli sorrido mentre mi preparo a schiacciarlo di nuovo.

"Pi...pietààà!"

Baaaam! Il martello spiattella di nuovo lo scarafaggio e sono finalmente soddisfatta. Sospiro di sollievo, sentendo i nodi della tensione che si sciolgono.

"Aaah! Mi sento molto meglio!"

"Tanto meglio" dice Ryo, posandomi delicatamente la mano sulla schiena. "Che ne dici di rientrare, partner?"

In risposta, appoggio la testa sulla sua spalla e afferro un lembo del suo spolverino, e ci rimettiamo in cammino. Attraversiamo il parco, deserto in questo giorno seguente al Natale, e rabbrividisco un po'. Ryo mi circonda con il suo braccio e mi fa passare sotto lo spolverino, e mi sento finalmente al mio posto. Sono vicino a Ryo, tra le sue braccia. Ho trovato il mio posto in questo mondo.

Sono pronta. So che non tutto si è risolto e che i dubbi richiederanno tempo per scomparire, se mai succederà, ma voglio andare avanti. Voglio vivere. E voglio vivere con l'uomo che amo. Mi fermo e mi giro, affondando con il viso nel maglione del mio partner. Lui non dice nulla, mi circola tra le sue braccia e mi lascia piccoli baci tra i miei capelli corti. Finalmente trovo il coraggio di alzare lo sguardo e tuffarmi nell'oceano di acciaio dei suoi occhi.

"Ti amo, Ryo"

Mentre si abbassa verso di me, mi alzo sui punti dei piedi. Le nostre labbra si incontrano per la prima volta, ma certamente non l'ultima. La neve inizia a cadere dolcemente intorno a noi, non riuscendo a raffreddare i miei ardori mentre scopro con gioia i tesori del mio compagno. La vita comincia per noi. Non avrei potuto chiedere un regalo di Natale più bello.

 

 

 

*varietà di piatti a base di carne alla griglia, spesso accompagnata da diverse verdure.

 

 

Ed eccoci arrivati al finale di questa long breve (piccolo ossimoro) come vi avevo anticipato ^__^ spero vi sia piaciuta, ma attendete altre storie che ho in cantiere (una finita, le altre da lavorarci ancora in quanto al momento mi sto occupando anche di una fanfiction di un altro fandom ^^) e che mi auguro apprezzerete come le ho apprezzate io. Ringrazio chiunque abbia letto e gradito la storia, ma come sempre un cuoricino in più va a chi ha commentato: Kaory06081987, Stellafanel87, Saori Chan, luciadom, Kyoko_09, Alice21. A presto :)

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