Chiave

di Fonte_di_Castalia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci conosciamo? ***
Capitolo 2: *** Me lo giuri? ***
Capitolo 3: *** Amici ***
Capitolo 4: *** Lui è migliore di me ***



Capitolo 1
*** Ci conosciamo? ***


Capitolo I

 
Ci conosciamo?


 

"Satoshi, lascia che ti offra qualcosa." 
"La ringrazio, ma ora devo proprio andare." Uno dei dirigenti della Lega Pokemon si stava interessando a me, un tempo ne sarei stato entusiasta, ma in quel momento mi sembrava solo una gran rottura, volevo fuggire al più presto. Dopo essere riuscito, all'età di vent'anni, a raggiungere il mio obiettivo, diventare un master, la mia vita era cambiata tantissimo, per strada un sacco di persone mi riconoscevano e si avvicinavano per chiedermi un autografo, era tutto così strano! Guadagnavo molto più di quanto mi servisse per vivere e mantenermi da solo, molti dei miei coetanei mi invidiavano, i ragazzini più piccoli mi ammiravano come fossi il loro mito. Avevo acquistato una casa un po' fuori centro, sapendo di non avere un grande senso estetico non mi ero minimamente curato di arredarla dignitosamente, era un po' spoglia, forse anche in disordine, ed era decisamente troppo grande per una sola persona, tuttavia non avevo voglia di cercarne un'altra più piccola, quella mi piaceva perché aveva una vista incantevole e un giardinetto in cui spesso stavo a rilassarmi quando le pressioni da parte del lavoro si facevano troppo forti. 
"Insisto, dopo il magnifico incontro di oggi te lo devo." Il dirigente, con lo sguardo di chi sapeva di avere davanti un'occasione di guadagno sicuro, non pareva proprio intenzionato a mollare la presa. Brock, che si trovava accanto a me, notò il mio disappunto, ma restò zitto, guardandomi pensieroso.
"Non si preoccupi, davvero, e poi io devo scappa..."
Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che qualcosa destò la mia attenzione, lo sguardo di Brock si spostò da me a qualcos'altro, o per meglio dire a qualcun altro, una ragazza si era appena seduta ad uno dei tavolini del caffè. 
Brock, dimenticandosi totalmente del dirigente accanto a noi, si avvicinò a me per sussurrarmi qualcosa all'orecchio: "Ma chi è quella gran figa?" 
La guardai con più attenzione, mi sembrava una faccia conosciuta, ma era impossibile, una ragazza così me la sarei sicuramente ricordata.
"Io non... Non lo so."
La tipa non si curò di togliere gli occhiali da sole e si riavviò i lunghi capelli, sembrava aspettare qualcuno. Dopo poco infatti arrivò un ragazzo sulla ventina, la salutò e prese posto davanti a lei. 
Anche io come Brock avevo totalmente scordato il dirigente, che si schiarì la gola un paio di volte per attirare la nostra attenzione.
"Dunque ragazzi, che vogliamo fare?"
"Ah, sì, va bene, sediamoci al tavolino." 
Brock colse subito l'occasione per provocarmi. "Come mai hai cambiato idea?"
Io gli lanciai un'occhiataccia, seccato dalla domanda.
Passai tutto il tempo a guardare verso la tipa e il suo accompagnatore, mentre il dirigente mi riempiva di discorsi che trovavo a dir poco noiosi. Chissà chi era, non l'avevo mai vista in città. Da dove veniva? L'avrei rivista? Mentre questi pensieri affollavano la mia mente la vidi alzarsi dal tavolo e andar via, seguita dal tipo con cui era. Il mio cuore sobbalzò.
"Giovanotto, un caffè da parte della ragazza che è andata via."
"Cosa? Uhm... La conosce?"
"La vedo spesso da queste parti ultimamente, ma non so molto di lei."
"Capisco, grazie." 
"Si figuri."
Mi chiesi se fosse il caso di carpire informazioni sul ragazzo che era con lei, ma mi imbarazzava fare una domanda simile, inoltre che diamine me ne importava? Avevo anche fretta di andarmene da lì, dovevo immediatamente levare le tende. Però perché quella tizia mi aveva offerto un caffè? Nemmeno mi conosceva.



Il giorno dopo ero di nuovo lì, non sapevo bene il perché, ma qualcosa mi aveva di nuovo attirato in quel posto. Mi sedetti ad uno dei tavolini liberi, ordinai da bere e mi guardai attorno. Il mio sguardo si soffermò su un bambino che rincorreva un pallone per la piazza. Cosa speravo di trovare? Stavo aspettando qualcosa, ma non mi era ben chiaro cosa, dentro di me giaceva una strana sensazione, come di nostalgia, come se la mia anima cercasse dei luoghi lontani, delle voci che non sentivo più da tempo, mi sentivo come se fossi tornato al periodo delle mie avventure coi miei amici d'infanzia, ma nello stesso tempo sapevo ci fosse qualcosa di diverso, ero come perso in un mondo che aveva preso la rincorsa. Non riuscivo a venire a capo dei miei pensieri, nella mia mente echi di quei giorni felici, quando vivere era come volare, crescendo insieme agli amici, poi qualcosa andò storto, e non so come, diventai simile ad un albero che aveva perso le sue radici. Ah, ma perché farsi del male così? Decisi che sarebbe stato meglio andar via da quel caffè, ma appena feci per alzarmi la rividi, la ragazza del giorno prima. Diamine, i suoi capelli sembravano riflessi rubati al tramonto, i suoi occhi avevano il mare dentro. Mi sentii mancare l'aria, era per lei che ero andato lì? Speravo forse di rivederla? I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo del ragazzo del giorno precedente, che l'aveva salutata e si era seduto davanti a lei, ma non prima di cingerle delicatamente la vita con un braccio.
Quel gesto mi provocò una reazione inaspettata, ogni fibra del mio corpo fremeva, serrai i pugni e chiusi gli occhi come se non volessi vedere. Cosa mi succedeva?
"Ash!"
Mi girai in direzione della voce che mi chiamava.
"Brock, che ci fai qui?"
"Non so perché, ma avevo la sensazione che ti avrei trovato proprio qui."
Lo guardai confuso. Di che stava parlando? 
"Da quando sei diventato un veggente?"
"Forse ho imparato a leggere nei cuori della gente."
D'accordo, cominciava seriamente a preoccuparmi.

 
Io e Brock parlammo per una buona mezz'ora, non ricordavo quando fosse stata l'ultima volta che avessimo avuto una conversazione così lunga e sincera, non avrei trovato un amico come lui nemmeno cercandolo in ogni angolo della terra.
"So perché sei qui."
"Davvero? Allora dimmelo, perché io invece non lo so."
"Sei qui perché volevi rivedere qualcuno."
Prima che potessi dire qualcosa Brock mi indicò con gli occhi il tavolino dove stava seduta la ragazza e il tipo che mi dava sui nervi. Ehi, ma dove era finito il tizio? 
"Io ora vado, ci vediamo Ash."
"Ehi!"
Ma che diamine, Brock si comportava proprio in modo strano.

Mi voltai verso la ragazza dai capelli rossi, le dovevo parlare. Mi mossi verso il suo tavolo, il cuore prese a battermi all'impazzata e appena mi trovai davanti a lei le parole mi morirono in gola. Non si era ancora accorta della mia presenza, perché se ne stava pensierosa a leggere dei messaggi al telefono. Ero ancora in tempo per tornare indietro e lasciar perdere, del resto non era una cosa importante, ma mentre stavo per voltarmi per andar via, lei mi guardò, e io mi sentii completamente inerme davanti al suo sguardo. Dovevo dire qualcosa, prima che mi prendesse per un cretino.
"S..senti, perché quel caffè, ieri?"
"Sempre maleducato, vedo."
"Cosa?"
"Non sei cambiato affatto."
"Che significa? Ci conosciamo?"
"Proprio tonto."
"Eh? Ma si può sapere che stai dicendo? E poi qui la maleducata sei tu." 
"Ah, è così? A me sembra decisamente il contrario."
"Mi stai insultando e neppure ci conosciamo, non ti sembra maleducato?"
"Sai che c'è? Hai proprio ragione, io e te non ci conosciamo, ti saluto Ash Ketchum." 
"Ehi, come fai a sapere il mio nome?"
Proprio un caso perso...
La tipa isterica si era dimenticata le chiavi sul tavolino. Fantastico, ora dovrei riportargliele, anche se non se lo meriterebbe proprio. Presi le chiavi e mi misi a correre per raggiungerla. 
"Ehi, aspetta!"
"Ma dove sono finite le mie chiavi?" Finalmente si era fermata! 
"E...eccole." Avevo il fiatone, rincorrerla non era stato facile, dovevo ammetterlo, ero un po' fuori allenamento. Le feci vedere le chiavi.
"Come fai ad avere le mie chiavi?"
"Te le sei dimenticate sul tavolino."
"Ah, non ci ho proprio fatto caso."
"Me ne ero accorto." Lei mi guardò di traverso, la nota di sarcasmo non le era sfuggita.
"Grazie per avermele riportate, però adesso se non ti dispiace vorrei entrare, quindi potresti restituirmele?" 
"Ah, sì, certo."
Le porsi le chiavi ancora un po' incerto.
"Be', allora...ciao." Notai che lei aveva al collo una collanina con un ciondolo a forma di Staryu, non ci avevo fatto caso prima. 
"Vuoi entrare?" La sua voce mi distrasse dai miei pensieri.
"Cos..? Ah, io... va bene."

Entrammo in casa sua. Le pareti, alle quali erano appesi quadri con Pokémon d'acqua, erano azzurre e bianche, c'erano pochi mobili, ma molte decorazioni, colori, oggetti che impreziosivano gli spazi. Ci abitava da sola? Considerata la grandezza della casa e il numero delle stanze era improbabile ci vivesse con la famiglia. Un rettangolo di luce proveniente dall'unica finestra del corridoio illuminava una foto, appesa ad una parete, e raffigurante uno Starmie che lanciava un getto d'acqua contro l'avversario.
Mi voltai di nuovo verso di lei, che era rimasta zitta da quando eravamo entrati. C'era troppo silenzio, doveva parlare.
"Senti, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato."
"Tu credi?" 
Mi imposi di ignorare la domanda sarcastica della rossa, nonostante la tentazione di risponderle a tono fosse forte.
"Io sono Ash." Lui le porse la mano, ma lei non ricambiò.
"Lo so chi sei."
"Oh, devi avermi visto a qualche incontro di Pokémon. Io però non conosco il tuo nome, tu sei...?"
"Indaffarata."
"Cosa?"
"Devo farmi una doccia, tra poco devo vedermi con una persona, tu puoi aspettare nell'altra stanza nel frattempo."
"Ti devi vedere col tipo di stamattina?" Cominciavo a sentirmi nervoso, anche se in realtà lo ero già dal momento in cui avevo deciso di andarle a parlare, quando eravamo in caffetteria.
"E anche se fosse?"
A quella domanda non seppi cosa rispondere, in effetti che me ne importava?
"Vado a fare la doccia."
"Oh...ok."

La verità è che ero talmente teso che non riuscii ad aspettarla nell'altra stanza, per cui mi diressi verso il bagno per dirle che sarei andato via, trovai la porta aperta e l'istinto mi portò a sbirciare appena all'interno del bagno. C'era un avvolgente profumo fruttato che proveniva dalla doccia, il bagno era abbastanza grande, con le piastrelle azzurre. Il cuore cominciò ad accelerare i suoi battiti, la pressione sanguigna aumentò, d'improvviso mi sentii avvampare. Diamine, quello che vidi stava per farmi perdere l'equilibrio! Lei, nuda, mentre l'acqua le scorreva sul corpo. Perché diavolo lasciava la porta aperta sapendo che c'era un ragazzo in casa? Pensava che io non fossi un uomo? A quel punto cambiai i miei propositi e decisi di tornare nell'altra stanza ad aspettarla, quando mi imbattei in quella che sembrava essere la sua camera da letto. Non potei fare a meno di curiosare e mi ci intrufolai, il mio sguardo cadde sul letto, era ad una piazza e mezza. Che ci faceva una ragazza sola in un letto ad una piazza e mezza? Probabilmente conviveva con un'altra persona, un uomo forse? Se fosse stata una semplice coinquilina avrebbero avuto letti separati. I miei pensieri furono interrotti dal rumore della porta del bagno che si apriva, al che mi precipitai fuori dalla stanza. 

"Dovresti chiudere la porta quando fai la doccia."
"Hai sbirciato?" Misty avvolse in una tovaglia i suoi capelli umidi.
Inutile dire che divenni paonazzo.
"Cosa? N...no, certo che no!"
"Scherzavo, scemo."
Lei si mise a ridere e questo smorzò un po' la tensione. Sentivo i battiti del mio cuore rimbombarmi in gola e rimasi ammutolito, come un idiota qualunque, mi sentivo come un imbranato accanto a lei.
"Be', allora io vado." Una parte di me avrebbe voluto restare, ma mi sentivo talmente in imbarazzo che fuggire mi sembrava l'unica soluzione possibile. Lei mi sorrise e mi spinse delicatamente fuori dalla porta.
"Ciao tonto." Non aveva un tono realmente offensivo, c'era quasi una sorta di dolcezza che trapelava dalle sue parole.
"Ehi, che modi!"
Un istante prima di andar via vidi poggiato su una sedia qualcosa che catturò la mia attenzione, delle bretelle rosse, e solo allora realizzai. La casa tappezzata di quadri di Pokémon d'acqua, i capelli rossi, il caratteraccio, il ciondolo di Staryu, le bretelle rosse... Quella ragazza è Misty!



Nota dell'autore: il corsivo è usato per esprimere i pensieri dei personaggi, mentre il primo capitolo è narrato dal punto di vista di Ash.

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Capitolo 2
*** Me lo giuri? ***


cap 2 Capitolo II


Ash era steso sul suo letto, pensava a lei. Come ho fatto a non riconoscerla? Era proprio lei, ma i suoi capelli erano portati sciolti, lunghi, boccoli che incorniciavano due occhi acquamarina, esaltati da una pelle diafana. Era più alta, più...femminile! Ecco perché non l'avevo riconosciuta, era troppo femminile. Che ne era stato del maschiaccio a cui ero abituato? Be', forse, era rimasta un maschiaccio nel carattere. Si trovò a pensare a come era vestita l'ultima volta che l'aveva vista, un top corto che le lasciava scoperte le spalle, tagliato in corrispondenza della vita, mostrando una porzione dell'addome, e degli shorts quasi inguinali, in tessuto di jeans, super-aderenti. Era strana vestita in quel modo, era così diversa, così bella. Ah, ma perché mi metto a pensare queste cose? E' di Misty che si parla qui!
Non aveva mai pensato queste cose di lei prima d'ora, del resto non si vedevano da anni. Ash si tolse la maglietta, cominciava a sentire molto caldo, non sapeva bene se a causa della calura estiva o per effetto dei suoi pensieri.
Forse è il caso che io mi faccia una bella doccia fredda per rinfrescarmi le idee.


Misty era in veranda a prendere un po' d'aria fresca, il caldo era veramente asfissiante in quei giorni. Si ritrovò a pensare ad Ash, era riuscita finalmente a parlarci, sapeva che fosse nella sua stessa città, tuttavia non era mai riuscita a beccarlo, probabilmente a causa dei suoi impegni con la Lega.
Quando lo aveva visto al caffé le era balenata in mente l'idea di attirare la sua attenzione senza parlargli direttamente, e poi lui aveva fatto il resto. Non aveva mai smesso di pensarlo, aveva seguito tutti i suoi incontri alla tv, aveva persino pensato di contattarlo più di una volta, ma alla fine aveva lasciato perdere.
Lui è riuscito a raggiungere il suo obiettivo, è arrivato al traguardo, mentre io non ho nemmeno chiaro ciò che voglio fare, chi voglio essere. Ho talmente tante cose in mente, tanti posti che vorrei visitare, nuove persone da conoscere, nuove esperienze, eppure sono sempre rimasta a badare alla palestra di Cerulean.
Adesso però voglio anche io la mia fetta di mondo, come Ash, che si è preso ciò a cui da sempre aveva anelato, si è conquistato il suo posto in vetta, nell'Olimpo degli allenatori di Pokémon.
Lui è sempre stato fonte di ispirazione per me, l'ho sempre ammirato, per come si prendeva cura dei suoi Pokèmon, per la passione che ci metteva, la sua energia, il suo entusisamo, la voglia di non arrendersi mai, incurante delle conseguenze. Dopo averlo rivisto, sebbene siano passati svariati anni dall'ultima volta e nonostante molto sia cambiato, ho capito che sotto la facciata di Pokèmon-Master-vincitore-della-Lega c'è ancora quel bambino con cui ho condiviso una parte dei miei giorni, quello con cui ho vissuto delle straordinarie avventure.
Ah, le più belle memorie della mia vita! Vorrei davvero tanto tornare ad allora.

Ash, dove sei ora? Ti ricordi di quei giorni insieme?


Ash uscì dalla doccia, si asciugò e si diresse verso la cucina in boxer. In quel momento la priorità era mettere qualcosa sotto i denti, poi si sarebbe dovuto allenare nella palestra messagli a disposizione dalla Lega. Sgranocchiò dei biscotti al cioccolato, guardando distrattamente Pikachu giocare in giardino. La cucina aveva una porta-finestra che dava sul giardinetto interno. Era giusto far svagare il suo piccolo amico ogni tanto, la pressione degli incontri e degli allenamenti intensivi lo aveva ultimamente indebolito e portato a star male.
Era abbastanza preoccupato per il suo stato di salute, per cui aveva deciso di farlo riposare per un po' di tempo, niente combattimenti per almeno qualche mese. Pikachu sembrava aver tratto beneficio da ciò, ma non si era ancora del tutto ripreso.
Quando Ash poteva, le poche volte che si trovava a casa, giocava con lui e trascorrevano del tempo insieme.
Gli venne in mente che forse anche al suo pokemon avrebbe fatto piacere rivedere Misty. Sì, aveva deciso, doveva assolutamente incontrarla di nuovo.

Ash tornò praticamente ogni giorno al solito posto per rivederla, ma della ragazza dai capelli rossi nemmeno l'ombra, e dopo due settimane passate senza aver notizie di lei, decise di recarsi a casa sua, del resto sapevo dove stava.
Una volta davanti alla porta dell'abitazione della ragazza suonò al campanello.
"Chi è?" Lei aprì la porta senza aspettare risposta.
"Misty."
Ash? Ma cosa ci fa qui?
"Ah, ora ti sei ricordato come mi chiamo."
Lei fece per chiudere la porta, ma Ash la fermò con una mano.
"Aspetta, devo parlarti."
"Cosa vuoi?"
"Non so come diavolo io abbia fatto a non riconoscerti."
"Sei tardo, ecco perché."
"Ti piace proprio insultarmi, eh?"
"Mmh...giusto un pochino."
Ash sorrise e Misty lo lasciò entrare.
"Senti, mentre tu parli io mi faccio una doccia."
"No!" Ash quasi urlò. Lei spalancò gli occhi, stupita.
"Voglio dire, è una cosa importante quella che ti devo dire, non posso aspettare." Cercò di rimediare alla sua strana reazione dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente, del resto non era esattamente una bugia.
"Oh...ok." Misty non sembrava molto convinta, al contrario, era abbastanza stranita.
"Perché quel caffè?"
"Volevo attirare la tua attenzione."
"Non avresti potuto semplicemente avvicinarti a me e parlarmi?"
"No, i metodi consueti non mi piacciono."
Ash rise e prese il suo volto tra le mani, appoggiando il capo contro il suo, poi chiuse gli occhi come se stesse sognando.
"A...Ash." Le guance le si imporporarano, lui si stava comportando in modo strano.
"Mi sei mancata." Le mancò il fiato per una manciata di secondi che le sembrarano lunghi come fossero stati ore, ma alla fine si destò dallo stato di trance.
"Anche tu Ash." Non si aspettava proprio questa risposta, credeva che lo avrebbe coperto di insulti come al solito.


Ash era seduto sul divano, a casa di Misty, sembrava sovrappensiero. Le dita giocavano distrattamente con i lembi dei cuscini, disegnando cerchi immaginari. Lei si accorse del suo cambio di umore.
"Che ti prende?"
Lui esitò un po' prima di parlare, come se stesse cercando le parole dentro il labirinto dei suoi pensieri.
"Il tipo con cui ti vedi spesso al caffè è il tuo ragazzo?" La voce era incerta, ma dura, con una nota di disappunto che a lei non sfuggì.
"Che ti importa?"
"Ti lasci toccare in quel modo da tutti i tuoi amici?" Il tono era sprezzante, accusatorio, furente. Misty rimase di stucco, non si aspettava certo una reazione simile.
"In quale modo?"
Ash non perse tempo a spiegarlo a parole e, dopo essersi alzato bruscamente dal posto in cui era seduto, imitò d'istinto quel gesto che tanto gli aveva dato fastidio, cinse la vita della ragazza con un braccio e l'avvicinò a sè.
"In questo."
Quando si rese conto di cosa aveva fatto se ne pentì all'istante e la lascio andare, guardando in basso per la vergogna.
"Perché fai così Ash?" Misty era a dir poco confusa, che diavolo prendeva ad Ash? Non lo riconosceva più e non sapeva interpretare il suo comportamento.
"Perché sei qui? Perché sei tornata?"
"Vorresti che me ne andassi?"
"No, vorrei che tu non te ne fossi mai andata. Solo ora mi rendo conto di quanto avrei voluto che tu mi restassi sempre accanto."
"Ash... Io non avrei mai voluto separarmi da te." Avrebbe voluto dirgli queste parole da così tanto tempo che non ricordava nemmeno più quanti anni fossero passati, aveva semplicemente smesso di contarli. Quante volte aveva guardato i suoi incontri alla tv, facendo il tifo per lui e sostenendolo, conservando nel suo cuore i suoi sentimenti, i ricordi di loro insieme, di quei giorni felici. Non resse più, tutte le emozioni sepolte tornarono prepotentemente a galla, Misty prese a piangere, coprendosi il viso con le mani e girandosi dal lato opposto, perché non voleva che lui la vedesse piangere.
"Misty, non piangere, ti prego. Io ti prometto che non accadrà più, non lascerò che accada."
Ash la strinse forte a sè da dietro, respirando il profumo dei suoi capelli e della sua pelle.
"Me lo giuri?" Era troppo doloroso per lui sentire la sua voce rotta dal pianto, e d'istinto la strinse più forte.
"Te lo giuro Misty." Lei sapeva in cuor suo che lui non avrebbe mantenuto la promessa, ma finse di credergli, ne aveva bisogno, aveva bisogno di illudersi che lui le sarebbe rimasto sempre accanto.


"Cosa c'è che non va? Da qualche giorno sembri avere la testa altrove."
"Brock, io ho rivisto Misty. Ricordi quella ragazza al caffè?"
"Quella coi capelli rossi? Aspetta... Capelli rossi. Misty! Era Misty, vero?"
"Esatto, proprio lei. Sono stato un cretino, non l'avevo riconosciuta, e ora non faccio che pensare a lei."
Brock cercò di scrutare nell'espressione di Ash qualcosa di più, qualcosa che avesse omesso di dire. Ricordava l'ultima volta che l'amico aveva avuto una storia con una ragazza, eppure gli sembrava molto diverso da allora. Aveva conosciuto Serena durante una cena a casa di Ash, era una brava ragazza, molto carina, e Ash sembrava volerle molto bene, tuttavia mancava il coinvolgimento tipico dell'innamoramento.
"Senti Ash, ho una domanda, quando stavi con Serena ti sentivi allo stesso modo? La pensavi continuamente?"
"Io... La pensavo, sì, mi piaceva, ci stavo bene insieme."
"Ma...?"
"Non mi addormentavo immaginando di averla tra le mie braccia, non mi svegliavo pensando a cosa facesse, dove fosse, con chi fosse, non pregavo che mi scrivesse un messaggio."
"E' questo che provi per Misty?"
"Cooosa? Che c'entra lei adesso?" Ash divenne rosso come un Charmender.
"Sei incorregibile. Perché non le vai a parlare?"
"Eh, perché mai?"
"Perché mi sembra chiaro che in cuor tuo tu lo voglia."
"Brock, ma cosa dici? Al tuo solito ti metti a fare discorsi sentimentali. Preferisco tornare a casa, ci vediamo domani!" Ash guadagnò l'uscita e si diresse verso casa.

Ah, finalmente a casa! Questi giorni sono stati proprio stressanti.
Il ragazzo si tolse la giacca e la camicia, lanciandole su una sedia, pescò una t-shirt bianca dall'armadio e la indossò, poi si buttò sul letto. Molti pensieri aleggiavano nella sua testa. Brock doveva essere impazzito se credeva che gli piacesse Misty. Non era assolutamente possibile una cosa del genere! Misty... Era incredibile che si fossero ritrovati così, dopo anni di lontananza il fato li aveva fatti incontrare di nuovo, era sicuro non fosse un caso. Chissà se in questo momento è con qualcuno, se sta con qualcuno? Perché non gliel'ho chiesto? Ma aspetta, che mi importa? Del resto non sono affari miei. Però... Forse vorrei che lo fossero. Ah, ma che vado a pensare?! Sarà meglio farmi un bel pisolino, ma prima le scrivo un messaggio.
L'ultima volta che avevano parlato si erano scambiati i numeri per non perdere i contatti, e quello era il primo messaggio che le mandava.
"Ehilà! Ti disturbo?"
La risposta non tardò ad arrivare.
"Ehi Ash! No, sto mettendo a posto alcuni appunti prima di andare a lezione."
Di che lezione stava parlando?
"Uh, lezione?"
"Sì, scusami, ho dimenticato di dirti che frequento l'università."
Quella sì che era una notizia! Quella ragazza non finiva mai di stupirlo.
"Ti va di parlarmene meglio un giorno di questi? Quando non hai lezione, ovviamente. Vorrei che mi raccontassi tutto di persona."
Ash era diventato un po' nervoso, non le aveva esattamente chiesto un appuntamento, era solo un incontro tra vecchi amici, eppure la sola idea di rivederla lo mandava in agitazione. Nel frattempo passarono dieci minuti buoni, ma lei non rispose, a quel punto il ragazzo entrò nel panico. E se lei non volesse vedermi? Del resto non si è dimostrata esattamente cordiale da quando ci siamo rivisti. Oppure, forse, sta con un tipo geloso che non vuole che lei si veda con altri, nemmeno solo per una chiacchierata. Ah, mi sto facendo troppe pare mentali.
Sentì il telefono vibrare, era lei, finalmente aveva risposto.
"Martedì alle 16?"
"Perfetto, dove ci vediamo?"
"Al molo?"
"D'accordo. Ci sarò."

Il ragazzo guardò il soffitto, sdraiato sul letto, e appoggiandosi una mano sul petto chiuse gli occhi per una manciata di secondi, pensando che mancavano ancora quattro giorni a venerdì, gli sembravano un'infinità.
Dopo poco si addormentò, cullato dal pensiero di lei.


"Mi aspetti da tanto?" Una voce femminile risuonò alle sue spalle.
"Be', solo da anni." Misty lo guardò storto. Aveva voglia di fare il simpatico?
"Ehi, potrei dire lo stesso io!" Entrambi proruppero in una risata.
"Ti va di camminare un po'?"
"Certo, perché no?"
Si incamminarono l'uno accanto all'altra, lui con le mani in tasca, come se lì dentro stesse cercando le parole giuste, mentre lei guardava a terra, incapace di posare i suoi occhi sul ragazzo. Fu quest'ultimo a rompere per primo il silenzio.
"Quindi, cosa studi?"
"Mi sto specializzando in biologia dei Pokemon d'acqua."
"Wow, non avrei mai pensato tu potessi diventare una dottoressa! Pensavo che tu volessi fare la capopalestra."
"Be', lo pensavo anche io, ma poi ho sentito il bisogno di fuggire, non ce la facevo più a reggere quella situazione. Le mie sorelle lasciavano tutto sulle mie spalle e mi facevano sentire inadeguata. Così ho deciso di andare via da Cerulean e venire qui a studiare quello che mi piace."
"Ma come ti mantieni?"
"Ho raccolto un po' di soldi prima di venire qui, ma ovviamente quelli non bastano, per cui ho un lavoro part-time come cameriera in un locale."
"Non deve essere facile." No, non lo era, ma era la vita che lei aveva scelto.
"E tu invece? Che mi dici? Hai finalmente raggiunto il tuo sogno, sarai felicissimo."
"Non proprio." Il suo volto si contrasse in una smorfia amara.
"Che vuoi dire?"
"Vedi, non era come lo avevo immaginato da piccolo. Certo, è bello avere successo, gente che ti riconosce per strada, una folla di fan che chiamano il tuo nome..."
"Ma?"
"Ma non mi diverto più durante gli incontri di Pokemon. Ho perso la grinta che avevo un tempo, non sono più quel ragazzino che si entusiasmava per ogni sfida, nel bene e nel male mi sento cambiato."
"Ash..." L'espressione di Misty si intristì, vedendo lo sguardo di lui incupirsi. Era cambiato, sì, lo aveva percepito, ma sapeva che nel profondo di se stesso era ancora il ragazzino di cui si era innamorata, o forse si stava solo illudendo che le cose fossero rimaste le stesse?


"Be', allora ciao e grazie della bella serata." Misty fece per rientrare in casa, ma si sentì prendere da un braccio.
"Aspetta." Ash l'aveva fermata stringendole l'avambraccio. "Vorrei rivederti."
"Mmh... Sabato?"
"Ci sto." Il ragazzo mostrò un sorriso così radioso da far rimanere l'amica in bambola per qualche secondo. In quel momento trovò la risposta alla sua domanda, era sicura che l'Ash che tanto ammirava da piccola fosse ancora vivo da qualche parte e non solo nei suoi ricordi.

Misty rincasò, si spogliò, mettendosi una maglietta oversize che usava a mo' di pigiama, e si gettò sul letto sospirando.
Il cellulare vibrò, Ash le aveva inviato un messaggio.
"Non passavo un pomeriggio così bello dai tempi delle nostre avventure. Grazie."
Le labbra le si incresparono in un ampio sorriso.
"Stesso vale per me. Mi era mancato parlare con te."
"Davvero?"
"Davvero! Non vedo l'ora che arrivi sabato!"

Ash faceva fatica ad addormentarsi. Cosa intendeva Misty con quelle parole? Cosa prova? Sente quello che sento io? Un attimo, ma io cosa sento? Non ci capisco più niente, non capisco nemmeno me stesso, so solo che ho una voglia matta di stare vicino a lei, respirare il suo profumo, guardarle le gambe nude di sottecchi, mentre lei è assorta nei suoi pensieri, toccarla, farla mia... Frena, frena! Farla mia? Ma che vado a pensare? Stiamo parlando di Misty!




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Spazio autore:
Ciao a tutti! Ho deciso di scrivere questa storia che non vuole essere il classico intreccio amoroso che si trova nelle fanfic sulla Pokeshipping, sebbene possa presentare alcuni elementi in comune con altre storie. Il mio intento è quello di renderlo un racconto realistico, in cui potersi più facilmente immedesimare coi personaggi. Per questo motivo nei successivi capitoli probabilmente vedrete un po' di introspezione psicologica. Un altro aspetto che intendo curare va ben oltre la ship in sè, o il tema amoroso, in quanto vorrei stimolare chi mi leggerà alla riflessione, in particolare su alcune tematiche. Spero di riuscire nell'intento, per adesso ho solo gettato le premesse. Nel frattempo cercherò di migliorare nella scrittura.
Ho tre precisazioni da fare:
1. Pubblicherò un capitolo alla settimana (salvo impegni urgenti che dovessero impedermi di scrivere e/o pubblicare).
2. Ogni consiglio, considerazione, critica, interpretazione, suggerimento -anche rispetto all'andatamento della trama, al ritmo narrativo, all'inserimento di alcuni personaggi, o all'approfondimento di altri- sarà ben accetto.
3. Alla fine di ogni capitolo, escluso il primo, posterò delle domande a cui chi vuole può rispondere. Alcune domande riguarderanno degli indizi all'interno del testo, altre saranno a carattere soggettivo, ovvero per la prima tipologia c'è una risposta esatta da indovinare, mentre per la seconda non c'è una risposta corretta.

Domande:
Come vi immaginate Ash e Misty da ventenni? La risposta è libera, potete far riferimento al carattere, al modo di vestire o a tutto quello che vi venga in mente.
Qual è, secondo voi, il motivo per cui Ash non ha riconosciuto la sua vecchia amica? (Sebbene questo lo potrete appieno capire solo più avanti, ma c'è un aspetto che potete già cogliere)

Le domande sono fatte per coinvolgervi attivamente nella storia e stimolare la vostra immaginazione.
Spero apprezziate, a presto!

P.s. Ricordate che il corsivo usato serve per esprimere i pensieri dei personaggi.

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Capitolo 3
*** Amici ***


capitolo3

Capitolo III



"Ma certo Daisy, me lo ricordo benissimo che tra un mese sarete qui, anche se non ce ne sarebbe proprio bisogno, me la sto cavando alla grande."
Misty stava parlando al telefono con le sue sorelle.
"Oh, dimenticavo, come stanno andando gli studi?"
"Bene! Che credi? Che stia qui a non far niente? Ho passato un esame proprio qualche giorno fa. Comunque adesso devo andare, ci sentiamo presto, ciao!"
Certo che sapevano proprio come metterle ansia addosso, e dire che lei era andata via anche per stare lontano da loro per un bel po'.
Mi ero sempre sentita inferiore alla mie sorelle, fin da bambina io ero la pecora nera della famiglia. Loro erano belle, femminili, erano quelle a cui tutti davano attenzioni, mentre io ero il maschiaccio, quella che stava sempre coi capelli raccolti in un codino, che pensava più a come migliorare le sue abilità di allenatrice piuttosto che curarsi della propria bellezza. Mi sentivo da sempre in competizione con loro, solo che io ero la quarta classificata, quella che tutti sceglievano per ultima, quella "diversa" tra le sorelle. Nessuno avrebbe potuto capire quello che sentivo, quanto facesse male essere paragonata a loro, e forse ero io la prima a fare confronti, ero la prima a giudicarmi.
Credevo che i maschi non mi vedessero come una ragazza, specie Ash, nonostante lui fosse stato il primo per cui mi ero sentita fragile. Quello che provavo per lui mi faceva venire voglia di essere una donna, una che lui potesse guardare con interesse, desiderio, amore. Tutto ciò che volevo era che lui mi guardasse così, tuttavia ero troppo immatura anche solo per ammetterlo, figuriamoci per agire concretamente. Entrambi eravamo ancora acerbi per pensare seriamente all'amore, ma si sa che le donne arrivano a certe cose prima dei maschi, e mentre a quei tempi, probabilmente, Ash non aveva nemmeno mai considerato nella sua testa l'idea di avere una ragazza, io invece immaginavo a come sarebbe stato amarsi. Chissà se Ash aveva avuto delle storie durante quegli anni. Mi sembrava strano e fastidioso anche solo contemplare questa ipotesi. Lui con una ragazza? Sarebbe stato assurdo.



"Satoshi, cercavo proprio te."
"Signor Takahashi, mi dica pure."
"Ho in mente un progetto per te. Vedi quell'edificio laggiù?" Ash guardò in direzione del dito che indicava.
"La sede centrale della Lega?"
"Esatto. Tu potresti arrivare più in altro, sai? Ambire ai vertici, capisci?"
"Vuole che io mi metta ad una scrivania per il resto dei miei giorni?"
"Non è una scrivania qualunque, Satoshi, saresti tra gli uomini più influenti del mondo."
"Mi ascolti, non è per questo che mi sono impegnato per arrivare fin qui, io voglio allenare Pokemon, non star chiuso in un ufficio!"
 Aveva alzato il tono di voce, si sentiva scuotere nel profondo, avrebbe voluto urlare che tutto quel posto gli stava stretto.
"Ma non capisci? Il titolo potrebbe esserti strappato da un momento all'altro, mentre quello è un posto che nessuno potrebbe toglierti."
"Non mi importa! La prego, non ne parliamo più." Gli scoppiava la testa, non voleva nemmeno sentirne parlare.
"D'accordo, come preferisci. Allora cercheremo di proteggere a tutti i costi il titolo che hai guadagnato."
"A tutti i costi?" Che diamine voleva dire? Quelle parole lo avevano inquietato.
"Dimenticavo, domani hai un impegno con i tuoi sponsor, alle 9 in punto. Mi raccomando, sii puntuale."

Quella situazione stava diventando snervante, non era questo che voleva, non era il futuro che si era immaginato, era un incubo. Non aveva più tempo per se stesso, per i suoi Pokemon, e si rendeva conto che più andava avanti più sprofondava, era davvero al limite. Sedette sul bordo del letto, sfatto, afflitto, con il capo chino, quando un messaggio lo ridestò dal suo rimuginare.
"Ti devo un gelato, ti va se oggi ci vediamo? Così te lo offro!"
Ash sorrise e sospirò, come per mandar via tutta la negatività che lo stava stringendo in una morsa. Come poteva dirle di no? Del resto aveva proprio bisogno di vederla.
"Ci sto!"

Ash e Misty erano usciti nel pomeriggio, ormai era diventata una consuetudine vedersi, da quando si erano ritrovati avevano sentito il bisogno di non perdersi ancora, come se avessero voluto rimediare a tutti quegli anni di lontananza.
Il tempo assieme era trascorso fin troppo celeremente, era già il tramonto, tra poco sarebbero dovuti rientrare.
"Scusami se rubo tempo al tuo lavoro e ai tuoi impegni."
Ash rimase stupito da quelle parole, guardò a terra, poi quasi divertito si volse verso di lei.
"Scusami tu se ti rubo tempo dallo studio." La ragazza sorrise e lui la imitò. La verità era che nessuno dei due avrebbe desiderato essere da un'altra parte in quell'istante.
"In realtà avevo bisogno di staccare, tra studio e lavoro sembra che mi resti poco tempo per vivere."
"A chi lo dici..."
"Qualcosa non va?"
"Praticamente tutto. Mi vogliono chiudere in un ufficio."
"Cosa? Non puoi permetterlo!"
"Infatti non lo farò."
"Ash, ma a te piace quello che fai?" Sentiva che in lui qualcosa non andasse, e si trattava di qualcosa di grosso.
"Io...non lo so. Forse per me è diventato solo un lavoro."
Non lo riconosceva più, cosa ne era stato di quel ragazzo che aveva la passione negli occhi?
"Ash, vorrei tanto che tornassimo quelli di un tempo."
"Lo vorrei anche io, non immagini quanto." Un'espressione di tristezza gli si dipinse sul volto.
"Che cos'è che abbiamo perso?"
Ci siamo persi. Io ho perso te, tu hai perso me, poi io ho perso me stesso. Non riuscì a pronunciare quello che pensava, lasciando scivolare tutto nel silenzio. Fu allora che Misty gli prese la mano e la strinse tra le sue, mentre lui ne restò sorpreso.
"Non perdiamoci più." Lo disse quasi sussurrando.
"Misty..." Anche la sua voce era stata poco più che un respiro.
"Aaaaaah! Un insetto!" La ragazza sussultò e gli si buttò letteralmente tra le braccia, in prenda al terrore. Ash era rimasto attonito, lei lo avevo abbracciato, anche se per un motivo del tutto stupido e in ogni caso non per sua volontà. Misty in quella posizione per un lasso di tempo alquanto prolungato, o almeno questa era la loro sensazione. Entrambi dopo un po' dimenticarono la causa dell'abbraccio e si ritrovarono a guardarsi dritto negli occhi, a pochi centimetri l'uno dal viso dell'altro. Il ragazzo la strinse istintivamente più vicina a sè, facendo sì che le loro labbra quasi si sfiorassero, ma si ritrasse all'ultimo secondo, prima di fare il passo più lungo della gamba, temendo quel gesto sarebbe risultato sgradito all'amica. Lei rimase a bocca aperta, senza dire nulla, visibilmente imbarazzata e incredula per quello che stava per accadere.
"Era solo un insetto, totalmente innocuo, non c'era bisogno di agitarsi tanto." Ash stava tentando di spostare il discorso su altro, per trarsi fuori dalla situazione imbarazzante.
"Dai, ti riporto a casa, vieni."

"Spero tu sia stata bene oggi."
"Ci puoi scommettere." Lei gli sorrise amabilmente, sembrava strano vedere questo lato dolce di Misty. Forse col tempo anche lei era cambiata e il suo caratteraccio si era ammorbidito, almeno un pochino.
"Ash... Noi siamo amici?"
"Certo!"
"Solo amici?" Ash, nonostante la sua tontaggine, sapeva a cosa lei si stesse riferendo.
"Tu vuoi essermi solo amica?"
"Cosa succederebbe se ti dicessi di no?"
Be', in effetti non ci aveva pensato. Se lei gli avesse chiesto più di una semplice amicizia, lui avrebbe accettato o si sarebbe rifutato?
Nel frattempo la ragazza aveva interpretato il suo silenzio come una conferma all'ipotesi che lui non provasse nulla più che una forte amicizia.
"Buonanotte Ash." Misty aprì la porta di casa e la richiuse dietro di sè, lasciando un Ash più confuso che mai alle sue spalle.
Non aveva nemmeno fatto in tempo a risponderle, a malapena era riuscito a formulare qualche pensiero che avesse un qualche senso logico. Per quella sera sarebbe stato meglio tornarsene a casa.

Non era certo finita come si aspettava, la domanda di lei lo aveva trovato del tutto impreparato. Misty era sempre stata una sua cara amica, senz'altro quella con cui litigava di più, ma anche quella con cui aveva condiviso l'inizio delle sue avventure, un'amica preziosa e insostituibile. Solo un'amica? Da piccolo era troppo immaturo anche solo per pensare a certe cose, ma ora? Non poteva negare di avere sentito delle sensazioni molto particolari accanto a lei, sensazioni che non aveva provato con nessuna delle ragazze con cui era stato, perché sì, in quegli anni aveva avuto una relazione con Serena e delle storielle durate pochi mesi e mai prese troppo sul serio. Con Misty però era diverso, si sentiva diverso.
Cosa devo fare? Se ci mettessimo insieme e le cose dovessero finire male perderemmo la nostra amicizia, tutto quello che abbiamo costruito fin'ora. No, non posso permetterlo.
Quello che abbiamo adesso è più importante, io non voglio perderla, del resto non è nemmeno detto che lei mi ricambi, quindi cercherò di ricacciare dentro quello che sento e che mi sta annebbiando il cervello.



Ash era appena uscito da una noiosissima riunione con lo sponsor, sperando che fosse anche l'ultima. Si stava dirigendo verso la sua auto, quando vide una rossa a lui conosciuta in piedi davanti a un tipo con una sciarpina azzurra.
Cosa? Misty era con un ragazzo?
"Georgio!"
"Misty, oggi sei più bella del solito!" Il ragazzo era palesemente in imbarazzo, ma questò non lo aveva fermato dal farle un complimento sincero.
"Ti ringrazio, sei gentile come sempre." Gli sorrise caldamente.
"Ti va di fare due passi?"
"Certamente!"

Ash se ne stava nascosto dietro un angolo per non farsi vedere. Uno stormo di pensieri affollavano la sua mente, come degli Spearow pronti ad inseguirlo. Chi diamine era quel ragazzo? Non lo aveva mai visto prima. Che cavolo, la vedo ogni volta con un ragazzo diverso! Il sangue gli ribolliva nelle vene.
Nel frattempo li aveva persi di vista, forse era il caso di tornare indietro. Devo andarmene, inoltre se lei mi vedesse passerei un brutto guaio. Si incamminò verso casa, una marea di emozioni gli bruciavano dentro. Da quando Misty si comporta con gentilezza con qualcuno? Strinse i pugni talmente forte da far diventare bianche le nocche, mentre le unghie erano conficcate nella carne. Ne vide i segni quando riaprì i palmi delle mani, per fortuna le sue unghie erano cortissime.
Trovò un muretto di pietra, lontano dalla folla e dal brusio delle vie principali, si sedette appogiandosi con la schiena contro di esso. Una delle gambe era distesa a terra, l'altra era leggermente flessa. Non ce la faceva! Voleva sapere perché lei fosse con quel tipo. Si sentiva come tradito, anche se loro non stavano assieme, ma l'idea che un altro uomo la toccasse...
Basta pensare! Che mi prende? Devo reagire.
Si guardò attorno con circospezione, si alzò e poi si allontanò, diretto verso casa. Aveva bisogno di concentrarsi su altro, del resto aveva un sacco di cose da sbrigare e doveva preparsi per l'incontro del prossimo mese con uno degli sfidanti scelti dalla Lega.

Sulla strada di casa li vide, Misty era ancora con quel bell'imbusto, stavano seduti su una panchina. Lui le stava parlando tremendamente imbarazzato, tenendola per mano.
"Tu mi piaci molto Misty!"
Cosa?
La ragazza era rimasta di stucco, incapace di formulare una risposta che suonasse sensata. Georgio le si avvicinò, accostando le labbra alle sue.
Ash non ci vide più e corse via, a denti stretti. Si sentiva come se Charizard gli avesse mandato a fuoco il petto, lo stomaco, la gola. Perché? Perché? Perché? E perché fa così male? Perché non posso essere felice per lei?
Nel frattempo Misty era rimasta immobile come una statua di sale, non aveva risposto al bacio, ma nemmeno lo aveva evitato. Appena lui aveva cercato di approfondire il bacio, però, lei si era ritirata di scatto.
"Georgio, io non posso."
"Cosa? Perché? Non ti piaccio?"
"Non è questo, è che... Il mio cuore appartiene ad un'altra persona."
"Capisco..." Il volto del ragazzo si intristì.
"Scusami Misty, ho agito senza pensare che tu potessi amare un altro. Perdonami."
"Non preoccuparti Georgio, so che persona sei." Lei gli sorrise dolcemente. Quel ragazzo aveva sempre dimostrato affetto nei suoi confronti, non se la sentiva di rifiutarlo malamente, l'ultima cosa che avrebbe voluto era spezzargli il cuore, così si avvicinò e gli accarezzò una guancia con le dita.
"Sei la persona più gentile che conosca. Sono sicura che troverai la ragazza giusta."
"Per me eri tu la ragazza giusta."
"Georgio... Se non ci fosse questa persona nei miei pensieri, nel mio cuore, se non l'amassi con ogni fibra del mio corpo, probabilmente ti ricambierei. Eppure, nonostante io sia certa che lui non provi sentimenti romantici per me, non riesco a smettere di amarlo, di custodire il suo sorriso di bambino nel mio animo. Sono talmente scema che probabilmente terrei a lui per il resto dei miei giorni, anche se lui dovesse essere dall'altra parte del mondo a vincere qualche torneo, senza scrivermi nè farsi sentire."
"Deve essere un ragazzo molto fortunato."
Entrambi sorrisero mestamente, poi Misty gli si avvicinò, guardò con dolcezza i suoi bellissimi occhi azzurri e lo abbracciò.
"Grazie Georgio."


Ash tirò un pugno contro il muro della stanza, del sangue fuoriuscì dalle nocche. Lei è di un altro. Lei è di un altro. Lei è di un altro... Perché fa tanto male? Perché? Misty, cosa mi hai fatto?



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Spazio autore

Ciao a tutti! Spero abbiate apprezzato il nuovo capitolo, ma passiamo alle domande.
Domande del capitolo: Cosa vi piace e cosa non vi piace del nuovo Ash? Che cosa, secondo voi, lo ha reso così diverso dal passato?

Perché le domande? Be', è per coinvolgervi di più nella vicenda. Ovviamente è opzionale, ma assai gradito :)

A presto con il prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Lui è migliore di me ***


cap4

Capitolo IV



"Ti va se domani ci vediamo?"
"In questi giorni sono molto impegnato con gli allenamenti, scusa."
Era già la seconda volta che le diceva di no in una settimana, forse era il caso di lasciarlo stare per un po', probabilmente aveva molto da fare, le aveva raccontato di quanto fosse la sua agenda fosse fitta di impegni, tuttavia non riusciva a nascondere la sua delusione, avrebbe voluto rivederlo, parlare ancora con lui.
"Oh... Ok. Fai del tuo meglio allora!"
La ragazza cercò di sembrare incoraggiante, nonostante tutto.
"Certo, grazie."
Ash le era sembrato diverso, quasi freddo, ma forse era solo a causa dello stress dovuto alla preparazione per l'incontro, però doveva ammettere che le aveva fatto male sapere che lui non avesse la sua stessa voglia di incontrarla. Le loro conversazioni, negli ultimi giorni, si erano ridotte a qualche breve messaggio via telefono. Davvero era quello il futuro della loro amicizia? Ash, mi porterai alla pazzia.

Era l'una del mattino, forse le due, non aveva nemmeno fatto caso allo scorrere del tempo, eppure fino a qualche tempo fa era l'orologio che scandiva le sue giornate. Alle 7 sveglia, 7.30 colazione, 8 allenamento, 9 lavoro e così via... Tutte i giorni erano uguali e si assomigliavano. Cosa era cambiato? Be', che il giorno non cominciava quando si svegliava, ma quando Misty gli scriveva il buongiorno, e finiva quando gli dava la buonanotte, anche se in realtà aveva smesso di scriverglielo da un po', forse per questo faceva fatica a dormire, magari era questo il motivo per cui il tempo aveva cominciato a scorrere diversamente per lui, come se si fosse dilatato. Le ore passate senza chi vorremo accanto sono così lunghe!
Le sue notti trascorrevano in questo modo, mentre lui cercava invano una risposta alla proprie domande. Si sentiva come schiavo di una forza misteriosa, davanti alla quale era disarmato. Percepiva che il perimetro del suo essere stesse cominciando a sfumare, tutto proteso verso quella mano, che voleva afferrare, stringere fra le sue. La mano di quell'unico essere a cui non riusciva a smettere di pensare neppure nei sogni. Come vorrei essere liberato da questo desiderio, eppure com'è bello immaginarlo, sfiorarlo con la fantasia!
Misty...la sua voce risuonava cristallina nei suoi pensieri, s'immaginava di lambire con le dita la sua pelle, appena sotto l'orlo del top, percorrendo con lo sguardo la distanza per arrivare ai suoi occhi, per un istante soltanto, per poi fuggire via, in preda ad un calore inspiegabile. Ma lo sapeva che quella era destinata ad essere solo una fantasia, la più dolce che potesse accarezzare quando era solo con se stesso.
Misty, il suo nome era come un miele amaro, il nome che ansimava nei sogni, rigirandosi tra le coperte. Misty, perché mi fai questo? Se ti rivedessi con lui ne morirei, eppure come vorrei...come vorrei sfiorarti le dita, per poi dirti che l'ho fatto per sbaglio.
Tu somigli così tanto alla mia anima. Misty, dimmi dov'è la mia anima, in quale luogo, in quale momento l'ho lasciata? Ero ancora bambino quando è accaduto? Ti ricordi i nostri giorni insieme? Ricordi la bici, le sfide, le corse, gli amici conosciuti, le volte in cui mi hai incoraggiato, quelle in cui mi hai sgridato? Le ricordi?

Misty era a letto, sotto le coperte, tentando invano di cadere tra le braccia di Morfeo. Ripensava ad Ash e a come fosse diventato freddo e distante negli ultimi giorni, non la contattava e a stento le rispondeva quando lei gli scriveva. Cosa era successo? Non riusciva a capirlo.
Ash, perché fai cosi? Tutte le volte che ho provato a dirti addio ho illuso me stessa, convinta che avrei potuto dimenticare il tuo viso e con esso il mio sentimento, e invece l'unica cosa che si sia spenta è la ragione. Ti voglio al di là della ragione, il tuo viso, le tue labbra, ne voglio conoscere ogni centimetro.
Decise che il giorno seguente sarebbe andata a trovarlo per capire cosa gli passasse per la testa.

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Misty si presentò dove sapeva che lo avrebbe trovato, nella sala allenamento che Ash aveva fatto costruire accanto alla sua abitazione. Le porte a vetri erano semiaperte. Bussò ed entrò allegramente.
"Ehi!"
"Oh, ciao."
"Come procedono gli allenamenti? Ho saputo che il tuo sfidante è bello tosto."
"Già." La risposta arrivò glaciale, lapidaria.
"Ash, ma che ti prende?"
"Che vuoi dire?"
"Mi stai evitando, sono settimane ormai."
"Guarda che ti sbagli." La voce di Ash era atona, priva di colore.
Misty lo prese dal colletto, con fare molto poco delicato, e lo spinse contro il muro. Il suo carattere irruento a volte prendeva il sopravvento su di lei.
"Senti un  po' Ash Ketchum, a che gioco stai giocando? Non puoi prendermi in giro e fingere che sia tutto ok!"
"Sei tu quella che mi sta prendendo in giro!" Il ragazzo divenne furioso.
"Cosa? Di che stai parlando?"
"Guarda che ti ho visto l'altro giorno, quando ti baciavi con quel tipo. Brava! Mi dici che vorresti essermi più che amica e poi ti fai mettere la lingua in bocca da un altro!"
"Non ci posso credere... Tu mi hai spiata! Mi hai anche seguita per caso? Io non ho baciato proprio nessuno, è stato lui a baciare me."
"Ah, certo, adesso mi vuoi rifilare la storiella che tu non l'hai baciato, ma a chi vuoi darla a bere?"
"Ma anche se fosse, a te cosa importa? Quando ti ho chiesto se volessi essere solo mio amico non mi hai risposto e non hai più tirato fuori l'argomento, anzi sei addirittura sparito. Che diamine pretendi da me?"
Ash rimase interdetto, non sapeva come difendersi da quelle accuse, del resto era tutto vero, lui non le aveva risposto, non le aveva più parlato da allora.
"Io...non lo so."
Misty sospirò, quel ragazzo era davvero impossibile, ed era improbabile che sarebbe mai riuscita a farlo esporre un po', quindi decise di lasciar perdere. In quel momento sarebbe stato meglio concentrarsi sugli studi, del resto aveva un test importante da superare.
"Ci vediamo in giro Ash." Lo disse con poca convinzione, come se in realtà non ci credesse neppure lei.
Lui rimase a fissare la sua figura che si allontanava per un po', dopo abbassò il capo, pensieroso, e tornò ai suoi allenamenti.

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"Pikachu! Lasciatelo subito andare!"
Il migliore amico di Ash, in quel momento, si trovava tra le grinfie di un gruppetto di pokemon, appartenenti ad allenatori malintenzionati che nutrivano delle invidie nei confronti del ragazzo e del titolo che aveva conquistato. Erano tre, di cui uno allampanato, uno corpulento e alto e l'altro muscoloso, che sembrava essere il capo.
"Ma voi... Ma sì, voi vi siete battuti con me qualche anno fa! Che diamine volete dal mio Pikachu?" Ash era livido di rabbia e parlava a denti stretti. Era uscito senza nemmeno un pokemon, fatta eccezione per il topino giallo, perché aveva dovuto lasciarli a Brock, che aveva elaborato un programma alimentare studiato appositamente per aumentare le loro risorse di energia e accrescere le loro capacità di ripresa durante i combattimeni.
"Non credere di aver vinto perché fossi più forte di noi." Uno dei brutti ceffi lo guardò con aria di sfida.
"Già, la tua è stata solo fortuna. In altre circostanze ti avremmo sconfitto ad occhi chiusi!"
"Non credo proprio! E comunque se volete dimostrarlo battetevi lealmente!"
"Batterci lealmente?" Il gruppetto proruppe in una sonora risata.
Il tipo muscoloso mostrò una noce. "La vedi questa?" La disintegrò in un secondo. "Ecco, così finirà il tuo pokemon."
"Siete dei vigliacchi! Prendetevela con me, non col mio pokemon!"
"E fa' un po' di silenzio! Graveler, usa 'sassata' su Pikachu."
Pikachu stava lottando con tutte le sue forze residue, ma era ormai parecchio malconcio, a causa degli attacchi provenienti da ogni direzione.
Ash strinse i pugni e digrignò i denti, col capo chino, poi si lanciò su Pikachu per fargli da scudo, prendendosi tutti i colpi al posto del suo pokemon.
"Non preoccuparti Pikachu, andrà tutto bene." Gli sorrise e lo abbraccio, dando la schiena ai pokemon, che nel frattempo non gli avevano risparmiato colpi.
"Fermi lì! Lasciate andare subito quel pokemon e il ragazzo!"
"Eh? E tu chi saresti?"
"Feraligatr, usa 'idrocannone'"
"Speri di batterci con un pokemon?" I tre risero divertiti.
Feraligatr spazzò via i suoi avversari in men che non si dica. Tutti rimasero increduli.
"Dannazione! Avremo la nostra vendetta mocciosi. Andiamo via ragazzi!"
I tre si guardarono a vicenda e se la filarono, subito dopo aver richiamato i loro pokemon nella sfera.
"Come va, stai bene?" Il ragazzo che li aveva salvati gli stava tendendo una mano.
Li ha battuti in un lampo! E con un solo pokemon!
"Ah? Sì, ti ringrazio amico." Ash allungò la mano destra per farsi aiutare a tirarsi su, era pieno di graffi, lividi e ferite.
Appena lo vide in volto lo riconobbe, era il ragazzo che si trovava insieme a Misty qualche giorno addietro. Si sentì mancare un battito.
"Devi subito medicarti, quelli ci sono andati giù pesante, per fortuna sono arrivato in tempo."
"Non importa, io sto bene, è Pikachu che deve essere medicato."
"A casa mia c'è tutto l'occorrente e non dista molto da qui, ci penserò io a prendermi cura del tuo pokemon. Appoggiati a me."
"Ti ringrazio."
Era semplicemente assurdo che fosse stato proprio lui a salvarlo.


Una volta entrati in casa li fece accomodare sul divano, tirò fuori un kit di pronto soccorso e chiese ad Ash di far distendere Pikachu su un lenzuolino medico. Pulì bene il piccolo pokemon dalla terra e dalla polvere e gli disinfettò le ferite, per poi fasciarlo con delle garze.
"E ora passiamo a te." Si girò verso Ash, che nel frattempo aveva guardato con ammirazione l'operato del ragazzo.
"Ah, non preoccuparti, io sono a posto. Piuttosto, sembri bravo con queste cose."
"Ah, be', studio medicina. Mi manca poco alla laurea."
Ash si sentì minuscolo, aveva creduto per lungo tempo che la cosa più bella a cui si potesse ambire fosse diventare il miglior allenatore del mondo, eppure questa sua convinzione aveva iniziato a vacillare già da un po'. Nonostante fosse diventato Master non era stato in grado di proteggere il suo pokemon, mentre quel ragazzo, che non era nessuno, probabilmente non aveva nemmeno mai vinto nessun torneo, aveva salvato lui e Pikachu e aveva anche curato le ferite di quest'ultimo.
Io non sono nemmeno riuscito a proteggere Pikachu e non sono capace di medicare qualcuno. Questo ragazzo è in gamba, e ha avuto fegato ad affrontare tre tipi contemporaneamente, non gli sarò mai abbastanza grato per quello che ha fatto oggi. Non so proprio come sdebitarmi. Eppure più ci penso e più è assurdo, che a salvarmi sia stato il ragazzo di Misty...


Ash rientrò a casa col suo fedele amico, che nel frattempo si era addormentato fra le sue braccia. Lo adagiò sul suo letto e lo lasciò riposare.
Lui è migliore di me, è chiaro, ne ha dato prova. Gli sono debitore di avere salvato Pikachu, forse non l'ho ringraziato a dovere. Ho perso la sfida, lui la merita molto più di me.
Qualcuno suonò al campanello.
Ash aprì la porta senza nemmeno chiedere chi fosse.
"Misty? Che ci fai qui?"
"Che bella accoglienza, eh! Sono venuta per... Ehi, aspetta un momento, che diamine ti è successo? Sei pieno di ferite. Dimmi la verità, ti sei cacciato in qualche guaio al tuo solito!"
"Diciamo che è una storia lunga."
"Vieni con me." Così dicendo lo trascinò dentro casa.
"Dov'è il disinfettante?"
"Nel bagno, ma tranquilla, posso fare da solo."
Dopo nemmeno un minuto Misty tornò con cotone, disinfettante e cerotti.
"Bene, cominciamo!"
"Ma mi ascolti quando parlo?"
"Certo che no, dici solo scempiaggini!"

Misty gli medicò le ferite e per finire gli appiccicò i cerotti laddove ancora fuoriuscivano rivoli di sangue.
"Grazie Misty, ma davvero ci avrei pensato da solo."
Quando lei gli prese la mano lui rimase più che confuso e alzò lo sguardo per incontare quello della rossa, che nel frattempo se l'era portata al petto.
"Ash, ti prego, non farmi stare in pensiero, non andare a cacciarti nei guai."
Misty che era gentile con lui...
Lei lo guardò intensamente, supplicandolo con lo sguardo, mentre lui annuì col capo, con un'espressione dispiaciuta dipinta sul volto. La mano di lei si posò sulla guancia ferita di lui e gliela accarezzò con dolcezza.
Ash sentì il suo cuore accelerare i battiti e cominciò ad avvertire caldo, molto caldo. Lei non aveva più detto nulla, ma non aveva interrotto la comunicazione tra gli sguardi.
"Ash..." Lo disse in un modo talmente caldo e carezzevole che lui si sentì avvampare, ma incapace di muoversi, come paralizzato.
"M...Misty..." Deglutì a fatica. Sentiva una voglia irrefrenabile di avvicinarsi a lei e far conoscere le loro labbra, però sapeva di non poterlo fare, non era giusto, lei stava con un altro, e non con uno qualsiasi, ma con il ragazzo che aveva salvato lui e il suo Pikachu.
Ash si mise in piedi di scattò e si precipitò fuori dalla stanza.
"V...vado a prepararti un tè."
Ma cosa gli prende? Ash si sta comportando in modo strano.


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Spazio autore

@Queen FalseHearth: Grazie mille per i tuoi complimenti! Mi hanno spronato a scrivere questo capitolo. Ti ringrazio anche per avermi fatto notare quei piccoli errori! Ho già provveduto alla correzione.
P.s. Serena farà capolino tra qualche capitolo, ma non spoilero nè come nè quando.
Spero continuerai a leggere e recensire, grazie ancora!


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