Vite a metà

di HarryMacy2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Loggia di Kairos ***
Capitolo 2: *** Lo Scambio ***
Capitolo 3: *** L'incantesimo ***
Capitolo 4: *** Il Piano ***
Capitolo 5: *** La Prova ***
Capitolo 6: *** La Ricerca ***
Capitolo 7: *** Il Rituale ***



Capitolo 1
*** La Loggia di Kairos ***



LA LOGGIA DI KAIROS

In una notte stellata, la luna splendeva alta nel cielo e con la sua luce orientava le anime più laboriose della città. Il vento soffiava melodioso, portando con sé suoni di un altro tempo, di un altro mondo.
In una chiesa abbandonata e scomunicata, alcune persone si erano riunite per celebrare quella notte magica; una notte in cui i pianeti allineati erano di buon auspicio per la realizzazione di un cambio ardito.
Nella sala, attorno a un altare in pietra, c'erano 7 persone incappucciate, intente a recitare all’unisono preghiere al proprio credo. Esse erano rivolte alla divinità rappresentata da una statua, posizionata dietro l’altare, che raffigurava un giovanotto con le ali ai piedi, una bilancia sblilanciata dal dito, un ciuffo davanti alla fronte e la testa rasata.
Sulla loro tonaca era presente un simbolo, due linee parallele che formano due cerchi, ognuno in senso inverso ed sopra una linea verticale con una stella. Il simbolo di Kairos.
Al centro di un pentagramma, distesa sull’altare in pietra, una ragazza dai capelli castani e la carnagione chiara, era stata bendata e legata. Non si muoveva a causa dell’effetto delle sostanze che le avevano iniettato in corpo. Appoggiato sul corpo della ragazza, all’altezza del cuore, un talismano di forma rotonda, raffigurante gli stessi simboli presenti sulla tunica dei partecipanti.
Ai quattro angoli dell’altare erano posizionati quattro oggetti : un braciere d’incenso dal profumo di lavanda; una ciotola di sale, una coppa d’acqua consacrata in una notte propizia e una miscela di erbe medicinali molto rare.
Tra loro spiccava un uomo, la cui tunica color rosso si differenziava da quelle marroni dei suoi compagni. Era il Maestro, cosi lo chiamavano, colui che avrebbe proceduto all’iniziazione del rito.
“Fratelli e sorelle”, iniziò con voce solenne, guardando i presenti. “Siamo qui stasera per rendere omaggio al nostro unico Dio, il grande e potente Kairos. Lui, che è sempre stato ritenuto un dio minore, sconfitto dal proprio fratello Kronos, eppure amato e pieno di risorse. Come lui, anche la nostra Loggia è sempre stata denigrata, soprattutto da colei che è indegna del posto che occupa. Il Demone Overlord, una donnetta con sangue impuro, che pensa di poter dar ordine nel grande regno degli inferi. Lei che con l’inganno – cos’altro altrimenti - ha imbrigliato il giudizio di molte creature portandole a servirla e autoproclamandosi loro capo. Questo però cambierà. Stanotte daremo inizio a un cambiamento. Se il mondo infernale ha deciso di sottostare al volere di questa donna, noi faremo sì che lei segua i nostri ordini, che glorifi il nostro credo. Stanotte, grazie al suo prezioso amuleto, Kairos ci permetterà di avere ciò che ci spetta e di governare sugli inferi”.
A queste parole, un impeto di approvazione e di gioia invase la sala e i presenti, estasiati all’idea di questo futuro radioso per la loro Loggia.
Con voce alta proclamò: “Io, Maestro della Loggia, questa sera sono qui ad offrirti l’energia vitale di questa giovane per dare forza e potenza al tuo Talismano affinché la tua Loggia trionfi."
Dette queste parole, il ritualista prese l’amuleto e con gesti lenti e controllati lo passò su ogni oggetto posizionato ad ogni angolo dell’altare. Ogni oggetto rappresentava un elemento e ad ogni gesto, una luce con un colore diverso ne scaturì per poi riversarsi nell’amuleto.
Conclusa questa parte, il Maestro riposizionò l’amuleto sul petto della ragazza la quale emise un urlo di dolore e iniziò a contorcersi, emanando una forte luce blu, risucchiata dal talismano aleggiante sopra di lei.
I partecipanti proseguirono con le loro preghiere; mentre dal corpo della ragazza veniva risucchiata la sua energia vitale. A questo serviva infatti il rituale, a caricare il talismano della linfa vitale di una giovane strega.
Proprio quando la ragazza sembrò ormai privata di ogni energia, un’improvvisa forza invisibile, simile a una folata di vento, fece volare per la stanza alcuni oggetti presenti, creando confusione tra i partecipanti. Distratti da quanto successo, essi interruppero il rituale, provocando anche l’interruzione del flusso di energia dalla ragazza al talismano il quale cadde sul petto della stessa. La ragazza restò però immobile, esausta.
Una seconda ondata di vento riuscì a fare cadere alcuni degli uomini. Mentre alcuni degli incappucciati cercarano di aiutare gli altri a rialzarsi, caddero a loro volta su un pavimento diventato improvvisamente ghiacciato e scivoloso.
Ed ecco che dal fondo della sala apparvero le sorelle: Macy, Maggie e Mel.
****
Le ragazze, avvertite dal Witchboard di una strega in pericolo, si erano teletrasportate nella Chiesa.
Fu subito chiaro a tutte quanto la situazione fosse critica e richiedesse un intervento immediato; soprattutto la ragazza sofferente, dal cui corpo veniva risucchiata tutta quell’energia, aveva bisogno di aiuto.
D’istinto Macy usò i suoi poteri. Sebbene l’obiettivo fossero gli uomini incappucciati e l’oggetto sferico sopra la ragazza, Macy riuscì a fare volare diversi oggetti presenti nella stanza, distraendo così i partecipanti e interrompendo il flusso di energia rubata. Purtroppo era cosciente del fatto di non aver ancora acquisito una completa padronanza dei propri poteri e sebbene ciò la facesse arrabbiare, sapeva che ci sarebbe voluto del tempo. Da parte sua, Mel ghiacciò il pavimento attorno all’altare causando così la caduta di alcuni di loro.
Avvantaggiate dall’effetto sorpresa, le sorelle si diressero velocemente verso il centro della stanza. Mentre Mel e Macy fronteggiavano gli uomini incappucciati scagliatisi contro di loro; Maggie andò subito dalla ragazza, slegandola e togliendole la benda per poi aiutarla ad alzarsi. Era visibilmente stanca e senza forze. La ragazza guardò Maggie con occhi interrogativi.
“Ciao, sono Maggie”, le sussurrò cercando di rassicurarla. “Siamo qui per portarti via. Tu come ti chiami?”, le chiese abbozzando un sorriso con la speranza di darle fiducia. “Sara”, risponde con un filo di voce, visibilmente provata.
Mentre l’aiutava ad alzarsi, da dietro le loro spalle spuntò il Maestro con fare minaccioso. Cercò subito di bloccare la strada alle ragazze e si avventò su Maggie, la quale reagì d’istinto assestandogli un calcio all’altezza delle costole. Lasciò che la ragazza si sedesse a terra. L’uomo, rialzatosi, si avventò nuovamente su Maggie che stavolta cadde a terra. Lui si sedette a cavalcioni su di lei e le strinse le mani alla gola, cercando di strangolarla. Maggie sentì l’aria mancarle, si dimenò per cercare di liberarsi da quella morsa mortale. Poi mise le sue mani sopra le sue e afferrò con tutte le sue forze le dita della mano dell’aggressore. Non con poco sforzo, riuscì a piegarle all’indietro per allentare la presa. L’uomo gridò nuovamente. Alzò il bacino e con tutta la forza che aveva lo ruotò per farlo cadere. Si rialzò velocemente e prima che potesse attaccarle di nuovo sopraggiunse Mel che gli congelò un braccio, per poi colpirlo con foga. Scivolò su una parte del pavimento scivolosa a causa del ghiaccio e cadde proprio su una sporgenza appuntita, che lo trafisse. Pietrificato, sparì in una nuvola di fumo.
“State bene?”, chiese Mel rivolgendosi a sua sorella e alla ragazza. Maggie era provata e respirava pesantemente cercando di riprendersi. Gli insegnamenti di Jordan per il combattimento a mani nude le erano stati molto utili quella sera; ma era comunque faticoso. Anche la giovane strega stava bene, sebbene fosse chiaramente frastornata dalla situazione e faticasse a restare in piedi.
Eliminato il Maestro, gli altri partecipanti ancora in vita divennero meno baldanzosi e decisero di darsi alla fuga; lasciando le ragazze sole e tutto dietro di loro, incluso l’amuleto.
“E questo cos’è?”, si chiese Macy raccogliendo il talismano da terra ancora caldo. “Questo simbolo è lo stesso presente sulle tuniche. Non può essere una coincidenza.”
“Torniamo al centro di comando per capirne di più”, disse Mel.
“Ed anche per far curare Sara.”, disse Maggie la quale stava sorreggendo una Sara svenuta.
****
Al centro di comando, Harry fu felice di vedere che le sue pupille erano tornate sane e salve.
Le aiutò a coricare Sara su un divano nella stanza e la curò prontamente.
Una volta ripresa, Sara raccontò alle ragazze ciò che le era successo; cercando di non omettere alcun dettaglio sebbene non fosse semplice. Non ricordava molto. Stava camminando per strada quando qualcuno si era avvicinato, le aveva messo un cappuccio in testa e l’aveva portata via in quello che credeva fosse un furgone. In particolare disse loro ciò che aveva sentito dire dagli adepti della Loggia a proposito di un Demone Overlord e di un piano per destituirlo. In particolare, ricordò che avessero detto che avrebbero fatto in modo che questa donna seguisse i loro ordini.
A quel nome, Macy guardò Harry e le sembrò di vedere nei suoi occhi della preoccupazione. Fu un attimo, ma non sfuggì allo sguardo attento di Macy, la quale conosceva bene l’indole buona del loro Angelo Bianco.
Sara parlò loro dell’amuleto e di come per gli uomini incappucciati quello fosse la chiave per il loro trionfo. A quel punto, Macy tirò fuori l’amuleto dalla tasca e lo mostrò a Harry, il quale riconobbe subito i simboli appartenenti al mito di Kairos e quindi alla sua Loggia. La stessa Sara confermò di aver sentito pronunciare quel nome.
Dopo aver detto tutto ciò che sapeva, Harry riportò Sara a casa orbitando; mentre le sorelle iniziarono a cercare qualche risposta nei libri.
Dalle ricerche, le sorelle scoprirono chi fosse Kairos.

Kairòs era una divinità minore legata al concetto di tempo in senso qualitativo. In lotta continua con suo fratello Kronos, era sempre stato perdente. Kairó rappresentava l’occasione da cogliere, il particolare che fa la differenza, il sesto senso che ci dice che il momento di agire è ora. II Momento giusto è sempre e solo personale: è, in sintesi, il libero arbitrio.

In sua venerazione era nata una Loggia di demoni, il cui scopo era quello di istituire un nuovo culto ad immagine del loro Dio e di diventare la nuova guida del mondo infernale, ovvero il nuovo Demone Overlord al posto di Abigail Caine.

L’idea di vedere destituita Abigail non dispiaceva alle sorelle che non provavano per lei una grande ammirazione. Il loro legame con lei poteva avere dei vantaggi, come la tregua tra le sorelle e i demoni sotto il suo comando che, sebbene non fossero tutti quelli esistenti, erano una bella fetta.

Macy in particolare non disprezzava completamente l’idea che qualcuno potesse dare una lezione ad Abigail. Ai suoi occhi, Abigail era una donna subdola, lasciva e disposta a tutto per ottenere ciò che voleva; poco importa se con l’inganno o con altri mezzucci. Il solo pensiero di lei la infastiva enormemente. Anche se era stata lei a cercarla, Macy non poteva certo dimenticare che le aveva sottratto i suoi poteri e non solo. Su questo ultimo dettaglio, però, Macy non volle soffermarsi nemmeno con il pensiero.

“Ma a cosa serve l’amuleto? A cosa serviva il rituale?”, chiese Mel rivolgendosi alle sorelle.

“Qui dice che l’amuleto può essere caricato di energia vitale di un essere magico e con il suo potere può cambiare le sorti del destino.”, rispose Macy leggendo l’unico libro trovato finora sull’argomento e tradotto grazie allo scarabeo fornito dalla Sentinella.

“Energia vitale? E’ questo che hanno fatto a Sara. L’hanno prosciugata della sua energia.”, concluse Maggie. “E in che modo questo avrebbe permesso alla Loggia di avere la meglio su Abigail?”, chiese infine Maggie riassumendo l’unica e vera domanda essenziale che le stesse sorelle si stavano ponendo. “Sara ha parlato del fatto che la Loggia fosse convinta di poter piegare Abigail al loro volere. Ma come?”

Abigail impotente e soggiogata era un’immagine difficile da visualizzare perché se c’era qualcosa che proprio non le si addiceva era il ruolo di vittima indifesa.

“Qual è il suo super potere?”, aggiunse infine pensierosa.”Fa il lavaggio del cervello?”

“Per farlo, bisogna avercelo… il cervello, intendo”, disse Macy acidamente sarcastica.

“Qualsiasi sia il suo potere bisogna capire cosa fare. Avvertiamo o non avvertiamo Abigail?”, intervenne Mel cercando di smorzare i toni.

Le sorelle si guardarono in silenzio. L’atmosfera si fece seria, carica del dilemma che le affliggeva.

“Credo che sia giusto farlo”, rispose Maggie. “Anche se non ci piace, ciò non significa che possiamo lasciarla al suo destino.”

“Ma non sappiamo neanche noi cosa dirle.”, precisò Macy. “Insomma. Non sappiamo quale fosse il piano della Loggia e comunque ora il talismano lo abbiamo noi e i seguaci sono scappati. Magari non c’è più alcun pericolo”, concluse Macy non tanto convinta.

“Abbiamo un dovere morale di intervenire”. Una calda voce maschile si era unita al discorso, facendo sobbalzare le ragazze e riassumendo in poche parole un concetto molto chiaro che non lasciava spazio a dubbi.

Harry era rientrato orbitando e aveva ascoltato parte del discorso. Conosceva le sue protette molto bene ed era consapevole del fatto che ci fossero degli screzi con Abigail. Lui stesso, sebbene per certi versi ne fosse attratto, poteva capire perché le sorelle non si fidassero di lei e fossero riluttanti ad agire.

Tuttavia, lasciare che degli invasati demoniaci le nuocessero non era da loro. Infondo, fintanto che lei fosse restata il Demone Overlord, loro stesse ne avrebbero beneficiato. Come se non bastasse, per metà, lei era una strega come loro.

Con questi argomenti, Harry cercò di far capire alle ragazze che avrebbero dovuto andare subito da Abigail per avvertirla. E’ vero che il loro Maestro era morto, i seguaci si erano dispersi e il talismano era in loro possesso, ma non potevano essere sicuri che tutto fosse finito. Se c’era un complotto contro Abigail, lei doveva esserne informata.

Il monologo di convincimento di Harry fu molto accorato, pronunciato con particolare coinvolgimento emotivo. Nuovamente ciò non passo inosservato agli occhi di Macy.

Convinte della correttezza delle loro azioni, le sorelle e Harry presero il talismano, le informazioni in loro possesso e orbitarono da Abigail.

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Capitolo 2
*** Lo Scambio ***


             LO SCAMBIO

“Mi avete disturbato per questo? Perché qualcuno ha detto che mi vuole destituire? Sai che novità. Ci provasse”, dichiarò Abigail con fare di ostentata superiorità e quella inconfondibile voce irriverente.

“Crede pure di potermi soggiogare al suo volere. E in che modo, poi?”, ridacchiò ritenendo tale affermazione irrealistica.

Abigail era una donna bella e sensuale, dai capelli castani e gli occhi nocciola. Tutto in lei emanava provocazione e trasgressione; una donna pericolosa, intelligente e manipolatrice. In un abito nero particolarmente attillato, con una cerniera sul lato destro del petto, Abigail guardò le sorelle con finta condiscendenza per poi soffermarsi e incrociare lo sguardo di Harry. “Il suo gioco proibito”, pensò tra sé.

“E’ tutto qui? E’ davvero questo il motivo per cui mi avete voluto vedere con tanta urgenza?”, le sbeffeggiò. Poi lanciò un’occhiata ammiccante ad Harry, lasciandogli intendere che forse il suo motivo poteva essere ben diverso. Puntando i suoi glaciali occhi nocciola in quelli di lui, gli rivolse un sorrisetto pericolosamente ammagliante.

Fece per avvicinarsi a lui con movimenti lenti e provocatori, quado Macy le sbarrò la strada.

“Non credere che ci faccia piacere venire qui da te a quest’ora.”, scattò Macy con fermezza.

“Abbiamo saputo di un possibile pericolo e te lo abbiamo detto. Fai di queste informazioni quello che vuoi.” Divertita da tale comportamento, Abigail sfidò Macy con lo sguardo.

Provava un immenso piacere a provocare quella strega dal fare da santa. “Ok. Ammettiamo che questa Loggia di ... “, tentennò Abigail pronunciando tali parole come se stesse facendo loro un gran favore a ricordarsi quanto comunicato.

“Loggia di Kairos”, precisò Mel.

“Kairos”, ripeté, poggiando una mano sul fianco sinistro e l’altra a sfiorarle il mento con fare pensoso. “Una dività minore, se ricordo bene. Un giovanotto con ali ai piedi e una bilancia ... ”, aggiunse con un sorriso sornione di chi la sa lunga ed atteggiandosi da professoressa.

“Sappiamo chi è Kairos. Non abbiamo bisogno di lezioni da te”, affermò Macy stizzita, accentuando in particolar modo la parola "te", a chiara dimostrazione di tutto il suo disprezzo.

Abigail la guardò nuovamente, sempre più divertita. Tenendo lo sguardo fisso su di lei, fece alcuni passi avanti, fermandosi proprio davanti a Macy, giusto a pochi centimetri di distanza. Macy non indietreggiò. Al contrario, drizzò la schiena e alzò la testa, decisa a non cedere per prima. Per calmarsi, inspirò profondamente e inalò il profumo di Abigail, un'intensa e dolce fragranza di rose. Un profumo accattivante, sebbene le causasse un senso di nausea per il solo fatto di sapere a chi appartenesse.

“Ok. Allora questa Loggia vuole destituirmi e soggiogarmi e per farlo pensa di usare un talismano.”
Sogghignò, sempre vicina a Macy, per poi allontanarsi di qualche passo e guardare oltre la sua spalla.

Dietro di lei, c’era Harry che le stava osservando. Gli fece un breve occhiolino a cui lui non rispose limitandosi ad abbassare brevemente lo sguardo.

Aprì la mano verso Macy, pretendendo che lei le desse l’amuleto per poterlo esaminare. Sebbene riluttante, Macy glielo porse. Abigail lo mostrò a sua volta a Godric che confermò l’appartenenza agli adepti di Kairos e propose ad Abigail di fare delle ricerche, lasciando implicitamente intendere il modo in cui esse sarebbero state effettuate.

“Bene. Ora che Godric si occuperà di questa Loggia, credo possiate anche andarvene. O almeno, voi ragazze. Tu, Harry, se vuoi puoi restare, anche per tutta la notte.” La sua voce si era abbassata di un tono e si era fatta più suadente. Non smise mai di mangiarlo con gli occhi, mettendo un po' a disagio le sorelle.

Innervosita dall’atteggiamento apertamente provocatorio di Abigail, Macy si diresse verso Harry.

“Perfetto. Noi il nostro dovere lo abbiamo fatto. Andiamocene.”

Harry esitò un attimo, sentendosi suo malgrado preso tra due fuochi e incerto sul miglior modo di gestire la situazione. Poi guardò Macy, quasi a volerle dire di non prendersela perché non ne valeva la pena. Le poggiò una mano sulla spalla con fare rassicurante e le sorrise dolcemente. Questo ebbe un effetto calmante su di lei, mentre infastidì Abigail, la quale non poté trattenersi dal scoccare un nuovo colpo.

“Bene. Riprendete il vostro giocattolino magico e lasciatemi ad occupazioni più interessanti”, dichiarò leggermente seccata. Poi si ricompose, e approfittando della vicinanza di Macy a Harry si avvicinò ad entrambi, mettendosi proprio tra di loro.

Prese la mano di Harry e la voltò, accarezzandogli leggermente il dorso. Con l’altra mano fece per poggiare sul suo palmo l’amuleto. I suoi occhi immersi in quelli di lui. Tutto ciò provocò un fugace brivido all’Angelo che si irrigidì e ritrasse la mano. D’istinto guardò Macy la quale a sua volta lo fissò con uno sguardo indecifrabile per lui.

Di scatto, Macy prese l’amuleto dalla mano di Abigail e si allontanò da entrambi. Abigail si girò velocemente a suo volta e la seguì, intenzionata a riprendersi l'oggetto. Con le mani entrambe sul talismano, d’un tratto si sentì il rumore di un oggetto che si rompe e un’ondata energetica colpì in pieno Abigail e Macy, le quali furono scaraventate ai lati opposti della stanza.

****
La mattina successiva, Macy si svegliò con un gran mal di testa. Si portò la mano sulla tempia e toccandosi i capelli notò qualcosa di diverso nella loro struttura.

Si guardò in giro e subito notò che non era l’unica cosa strana. La stanza non era la sua. Il letto era a due piazze sì ma con lenzuola di seta rossa. Al tocco erano così morbide, una coccola perfetta per vivere un momento di riposo con eleganza e raffinatezza. L’arredamento era lussuoso ed eccessivamente eccentrico. Nel voltarsi, si accorse che alle pareti del letto c’erano delle manette. Quella non era assolutamente la sua stanza.

Si alzò, ancora stordita, e il suo sguardo fu colpito da un divanetto vicino alla finestra con sopra alcuni oggetti tra cui dei frustini. Dalla finestra entrava una gran luce, segno che doveva essere mattina inoltrata. Cercò di fare mente locale, ma non riusciva a ricordare nulla che potesse spiegare la presenza in quella stanza così estranea e diversa da lei. Chiunque fosse il suo proprietario non dovevano avere niente in comune.

Avvicinatasi alla porta del bagno, un profumo colpì la sua attenzione, una fragranza dolce di rose che aveva qualcosa di familiare. D’un tratto, un'immagine, un volto. Quello era il profumo di Abigail.

Ecco che i tasselli iniziarono a tornare al loro posto; sebbene non le fosse ancora chiaro il motivo per cui si trovava nella sua stanza. In quel momento, alzando lo sguardo, si accorse che posizionato proprio sopra al letto c’era un enorme specchio. L’immagine riflessa la lasciò letteralmente senza fiato. La donna allo specchio aveva i capelli castani e gli occhi nocciola. Lei era Abigail.

Pensando potesse trattarsi di un gioco perverso, sintomatico di una certa depravazione sessuale e di un egocentrismo assoluto di Abigail, corse in bagno a controllare. Il riflesso era sempre lo stesso. A quel punto non poté trattenersi dall’emettere un urlo in segno di sgomento e della più totale disapprovazione. Macy era nel corpo di Abigail.

Dopo un primo momento di grande stupore, Macy si sforzò di calmarsi e pensare. Doveva trattarsi sicuramente di un incantesimo. Ma quando era stato scagliato? Che c'entrasse l’amuleto? Che fosse stata Abigail? Ma perché? Forse voleva fare del male alle sue sorelle? Ad Harry?

Un’ondata di pensieri affollarono la mente già frastornata di Macy. Tutte quelle ipotesi le causarono una morsa allo stomaco. Doveva avvertire le sorelle ed Harry.

Cercò il suo telefono nella stanza, ma ovviamente non c’era. Era nel corpo di Abigail e aveva solo i suoi oggetti. Cercò quello di Abigail. Non trovandolo nella stanza, uscì e si ritrovò nel salone centrale. Una volta individuato si rese conto di non conoscere alcun numero utile da fare.

“Maledizione ai cellulari in cui puoi registrare tutti i numeri e finisci per non saperne uno a memoria.”, pensò Macy gettando irritata il telefono. D’un tratto pensò che avrebbe potuto chiamare Harry. Tuttavia, l’idea che lui la vedesse in quel corpo e potesse rispondere al richiamo di Abigail la seccò. Inoltre non sapeva se questa potesse essere una trappola.

Mentre era assorta nei suoi pensieri, arrivò Godric che la fissò fermo al lato della stanza.

“Spero che abbiate dormito bene dopo l’incontro/scontro di ieri sera con le vostre amiche streghe”, la salutò Godric con tono insinuante, mal celando il suo malcontento per la tregua decisa con le streghe.

“Scontro?”, ripeté Macy cercando di capire cosa sapeva Godric di quanto successo. Sebbene si sentisse a disagio, Macy cercò di mantenere una parvenza di calma nella speranza che nessuno si accorgesse di una certa differenza nel proprio Demone Overlord.

“Si, certo. E’ successo dopo che vi ho lasciata sola con le streghe e quell’angelo”, rispose Godric con fare inquisitore. “Non ricordate, suppongo!”, concluse in modo quasi accondiscendente.
Macy proprio non capiva come Abigail potesse sopportare questo demone.

“Al mio ritorno, invece, eravate sdraiata su un divano, priva di sensi insieme a una di quelle streghe.”, continuò. “Ho pensato fosse stata attaccata dalla Loggia; ma mi hanno detto che siete state colpite da un’energia proveniente dall’amuleto che si è spezzato, lasciandovi entrambe svenute.”

“Quindi anche una strega è stata colpita?”, indagò Macy pur sapendo già la risposta.

“Si, la mezza demone, per l’esattezza”, precisò Godric.

“E sono andati via tutti insieme?”, chiese senza pensarci Macy. Godric la guardò storto. Era chiaro che trovasse la domanda alquanto peculiare.

Prima che potesse rispondere, Macy si affrettò a rimediare.

“Ora sto bene, se è per questo che mi hai disturbato a quest’ora.”, lo disse con tono sprezzante, accentuando un'ostentata superiorità nei modi che le ricordava tanto il tipico atteggiamento di Abigail. “Ed è quello che conta, giusto?”, concluse con tono chiaramente retorico. Così facendo tagliò corto, riprendendo il controllo della situazione.

“No. Certo. Se sono qui è perché ho delle novità”, gli annunciò fiero. “Abbiamo trovato uno dei membri della Loggia. E’ nel Dungeon se vuoi parlare con lui. L’abbiamo reso collaborativo”, conclude abbozzando un sorriso soddisfatto.

Lei lo guardò, perplessa e insicura sul da farsi. Poteva immaginare cosa significasse per Godric il termine collaborativo. Godric, notando tale titubanza ed assenza di entusiasmo, sembrò sorpreso e insospettito allo stesso tempo.

“Non è il momento di farsi beccare”, pensò. Con prontezza di riflessi, capì che doveva stare al gioco. Annuì e gli sorrise ammiccante come avrebbe fatto Abigail, aggiungendo: “Perfetto. Ora portami da lui”, gli ordinò infine con tono fermo.

“Forse questa è la soluzione.”, si disse tra sé e sé. Cercò quindi di calmarsi e agire come Abigail. “Questo è un incubo dal quale voglio svegliami”.

****

In casa Vera era mattina e quasi tutti i membri della famiglia erano già svegli e attivi. Solo una delle ragazze era ancora a letto, dopo l’incidente della sera precedente.

Finalmente aprì gli occhi e si stiracchiò. Guardò verso il soffitto e d’un tratto realizzò che qualcosa mancava. Perplessa si concesse alcuni minuti per visualizzare bene. Fece una breve ispezione della stanza con lo sguardo e si rese subito conto che non solo il soffitto era diverso. Era in una stanza completamente differente dalla sua.

Si alzò lentamente e infondo al letto, in un angolo della stanza, si soffermò a guardare lo specchio. Sebbene ciò che vide nel riflesso la destabilizzò, lasciandola per un attimo incerta, non disse nulla. Anzi, dopo il primo momento di smarrimento, decise di avvicinarsi incuriosita per capire meglio la situazione.

Era chiaro che la sera prima era successo qualcosa. Ripensò alla visita delle streghe e all’amuleto di Kairos. Non ricordava molto di tutti gli eventi della sera precedente, soprattutto come fosse arrivata lì, nel corpo chiaramente di un'altra. Tuttavia le apparve abbastanza chiaro come le due cose fossero collegate.

Un’idea iniziò a insinuarsi nella mente. Conosceva bene il gusto perverso di alcune divinità, annoiate dalla routine e quindi intrigate dall’idea di rallegrarsi le giornate punzecchiando e torturando i poveri sciocchi umani con scherzi di cattivo gusto.

“Uno scambio di corpi? Oppure un trasferimento di coscienza?”, ipotizzò. “Certo non sentiva in sé la noiosa e petulante voce di quella strega di cui ora aveva il corpo. “Forse è questo che intendevano con soggiogarmi. Mettermi in un corpo privo di qualsivoglia classe ed eleganza.”, pensò ridendo da sola.

Davanti allo specchio iniziò a girare su se stessa e a rimirarsi con uno sguardo di sufficienza. Non capiva proprio cosa ci potesse essere di speciale in un corpo così. Si palpò velocemente, prima il seno, poi i glutei e il resto del corpo.

“Era sicuramente ben dotata”, osservò toccando attivamente quel corpo a lei sconosciuto. “Niente in confronto a lei, ma bisognava ammettere che non era male. Se solo non fosse stata tanto rigida e giudicante avrebbe anche potuto divertirsi in un ménage à trois.”

Intenta nelle sue piroette e nel suo rituale di sguardi e toccatine, cercò di fare il punto della situazione e di ragionare su come fare per ritornare in possesso del proprio corpo. Sicuramente, se lei era finita nel corpo di Macy, quest’ultima doveva essere finita nel suo. La situazione era particolarmente ironica e il solo pensiero fece apparire sul suo viso un sorrisetto compiaciuto. L’idea stessa che Macy potesse essere irritata e in difficoltà le procurava un certo sadico piacere.

D’un tratto, qualcuno bussò alla porta, distogliendola da quei pensieri.

Harry sporse leggermente il capo, restando però fermo a guardarla sull’uscio della porta.

Macy era davanti allo specchio con le mani sui fianchi in una gestualità di esplorazione, quasi ad assicurarsi che fosse tutto al posto giusto. “Sicuramente lo era”, pensò contemplandola da lontano.

Dal riflesso nello specchio, Abigail poteva vedere Harry. Non si era voltata di proposito, per potersi godere quel momento rubato. Come le piaceva quel suo modo rispettoso e garbato di porsi, ma comunque tormentato dalla bramosia di qualcosa di più. L’idea di poterlo traviare in ogni modo sessualmente possibile le stuzzicò enormemente la fantasia, caricandola di un incredibile voglia di sentirlo dentro di sé e di essere posseduta da lui in qualsiasi modo volesse. L’immagine di loro le provocò un brivido di lussurioso desiderio in tutto il corpo e gli sorrise allo specchio.

“Posso entrare, Macy?”, chiese dolcemente. Aveva i lineamenti del viso rilassati e il suo sguardo così tenero era pieno di premure e di attenzioni come un dolce cucciolo affettuoso. Abigail poté comunque scorgere quel barlume di torbido desiderio in lui. Era un uomo dai grandi talenti che sapeva sicuramente come soddisfare una donna, soprattutto una donna insaziabile come lei. Ne era sicura. Certo, il modo in cui guardava quel corpo la infastidiva leggermente in quanto le ricordava quanto lui tenesse alla donna. Per lei era un chiaro spreco tutto quel fremito per quella strega petulante e insignificante che non si sarebbe mai concessa facilmente.

Nel vederlo lì, ecco che una nuova idea si insinuò in lei. Poteva fare buon viso a cattivo gioco e divertirsi un po’ prima di risolvere la questione. Avrebbe potuto avere ciò che tanto voleva e dare a lui la possibilità di realizzare il suo sogno proibito, possedendo pienamente il corpo della donna che non era ancora riuscito a portarsi a letto. Infondo lei sapeva che solo lei sarebbe stata a dirigere il gioco e che il piacere che gli avrebbe provocato sarebbe stato solo frutto delle sue capacità e della sua passionalità. Infondo quante persone stanno con una persona, fantasticando voracemente su un'altra? Un piccolo prezzo e sarebbero stati contenti entrambi.

Decisa nel suo intento, si voltò a guardarlo. Uno sguardo intenso, pieno di desiderio e di voglia di vincere. Era pronta a giocare.

“Sto bene, grazie. Ancora un po’ frastornata per ieri sera, ma tutto sommato sto bene”.

Finse di perdere l’equilibrio ed ecco che Harry corse subito a sorreggerla aiutandola a sedersi sul letto. Quel contatto così ravvicinato gli scaldò il cuore, oltre a procurargli un fremito. Averla così vicina, sentire il suo respiro sul collo. Amava il suo profumo. Essere lì per lei gli bastava, tuttavia, la sua vicinanza aveva anche un sapore dolce-amaro. Era fin troppo consapevole dell’inarrivabilità di lei.

Approfittando della situazione, Abigail si strinse più forte al petto di Harry, poggiando il suo capo proprio nell’incavo della spalla. Poteva sentire il suo cuore battere più velocemente ad ogni respiro. Il polso era sicuramente accellerato. Posando delicatamente una mano sul volto di lui, lo costrinse a guardarla. Sotto il suo tocco, sentì irrigidirsi il corpo di lui. Come le piaceva provocarlo.

Immobile e alquanto a disagio, Harry fissò Macy come in cerca di risposte. Una chiara sensazione di fastidio lo pervase. Seppure avesse piacere ad averla così vicina, qualcosa dentro di lui gli causò un istinto di repulsione.

Per Harry, quel modo di fare aveva qualcosa di diversamente spregiudicato e quello sguardo che per lui aveva sempre una nota di dolcezza ora appariva malizioso nel suo essere insistente e provocante. Tutto ciò lo colpì alla sprovvista, obbligandolo ad allontanarsi da quel seppur delizioso contatto con il corpo di lei.

La allontanò delicatamente, lasciandola sola sul letto con un espressione sul viso che mostrava chiaramente un certo dispiacere. “Posso portarti qualcosa? Magari una bollente tazza di caffè dell’aroma che ti piace tanto.”, disse schiarendosi la voce.

“No, grazie. Non è di un caffé che avrei bisogno”, aggiunse indietreggiando la schiena per mettere in mostra il petto e accavallando le gambe. Con un gesto del capo scosse i capelli.

“Sicura di star bene?”, si sentì in dovere di chiederle nuovamente Harry.

“Te l’ho detto. Mi sento un po’ debole. Per il resto tutto bene”, rispose nuovamente con voce suadente. “Su rilassati, Harry!”, tamburellò sul letto facendogli segno di sedersi accanto a lei.

“Credi forse che stia male?”, continuò, indirizzandogli uno sguardo diretto, quasi di sfida.

“No”, disse repentinamente. “Però ieri, tu ed Abigail, siete state catapultate bruscamente a terra e siete svenute”.

“Ah già. Abigail. Chissà come sta? Quella donna è una vera scocciatura. Anche se a noi cosa importa di lei. Giusto, Harry?”, affermò in modo provocatoria con lo scopo di capire in che modo Harry avrebbe reagito e soprattutto usare questo espediente per capire il reale pensiero di Harry su di lei.

“Macy.” la redarguì subito Harry. Non era certo la prima volta che Macy esprimeva un opinione contraria su Abigail; anche se nel modo di farlo notò qualcosa di stranamente ambiguo.

La velocità di risposta e il tono usato piacque molto ad Abigail che abbozzò un sorrisetto.

“Sai bene quanto Abigail sia un elemento valido per noi. Lei è il Demone Overlord ed averla dalla nostra parte è d’aiuto a tutti. Grazie a lei abbiamo un certo equilibrio nel mondo demoniaco e di ciò dobbiamo esserne felici e grati.”, continuò Harry iniziando a muoversi nella stanza per cercare di darsi un certo tono. Abigail non poté resistere dal rimirarlo attentamente, soffermandosi in particolare quando le dava le spalle.

“Già. Ed è solo per questo? Infondo lei è una donna potente e anche molto bella. Non pensi?”, chiese in tono vagamente provocatorio.

Harry si irrigidì e si voltò a guardarla. Immobile, con un sopracciglio alzato in senso di perplessità per una domanda tanto tendenziosa, pronunciata con tono al limite del divertito, fece per aprire bocca ma non riuscì a proferire parola.

Stette un attimo in silenzio a studiarla. Prese un profondo respiro e poi aggiunse. “Sì è chiaramente una bella donna ed è anche un demone”.

“Per metà”, precisò subito Abigail. “Come me del resto”, si affrettò inoltre ad aggiungere.

Harry la fissò nuovamente. I lineamenti erano di nuovo rilassati, un sorrisetto apparve brevemente sulle sue labbra, per poi lasciare spazio a uno sguardo più intenso.

“Sì, è vero. Siete entrambe metà demone, metà strega.”, si interruppe un attimo per guardarla.
Abigail si alzò lentamente con fare suadente per poi avvicinarsi ancheggiando.

In piedi davanti a lui, Abigail lo osservò bene. Lo sguardo di Harry si soffermò prima sui capelli color corvino di Macy, che le avvolgevano il viso dalla pelle luminosa, poi sulle labbra morbide e carnose nonché sul corpo sinuoso. Tutto in quell’immagine lo lasciava senza fiato, se non fosse stato per l’energia emanata da quel corpo. Chiuse brevemente gli occhi, ispirò e poi le sorrise, guardandola dritta negli occhi.

“Ciò però non vi rende uguali, Macy. Te l’ho già detto, non è la natura di una persona a definirla, ma le sue azioni. ”, concluse con voce bassa e ferma di un uomo che ha le idee in chiaro su alcune cose.

L’intensità del momento era percettibile a chiunque fosse nella stanza. Era come se di colpo l’aria fosse diventata più pesante. Per spezzare l’atmosfera carica che si era creata, Harry, con un colpo di tosse, si schiarì la voce.

“Bene. Dato che stai bene e sei solo un po’ stanca”, disse infine dirigendosi verso la porta, “Ti lascio riposare un po’ e quando sei pronta ci vediamo di sotto. Abbiamo delle ricerche da fare e dei seguaci da sistemare.”

“Sicuro di non voler restare?”, sussurrò Abigail a Harry, facendogli l’occhiolino. Senza lasciare alcuno spazio ad un’ulteriore replica, Harry gli sorrise ed uscì spedito dalla stanza, lasciando Abigail da sola e un po’ delusa.

****

Intrigata dagli eventi, ma scontenta della piega presa con il suo bell’Angelo, Abigail decise di scendere. Avrebbe continuato il suo attacco più tardi.

Intanto, ora era nella casa delle sorelle e poteva sicuramente approfittarne per scoprire qualcosa in più su di loro e in particolare sulla sua ubicazione. Questo sì che sarebbe stato un gran vantaggio.

Scese le scale, arrivò in cucina dove trovò Mel e Maggie intente a bere del caffè e a parlare.

Al suo arrivo, le sorelle si voltarono contente di vederla e si avvicinarono a abbracciarla, per poi chiederle come si sentisse. Sebbene tutte quelle smancerie tra sorelle nonfossero da lei, la cosa non le dispiacque. Anzi, la fece sentire amata e a casa. Così penso che infondo non ci fosse nineten di male ad approfittare dell’ospitalità delle due streghe apparentemente cosi servizievoli.

Si fece preparare la colazione e servire.

“Se ti senti meglio dovremmo andare alla sala di comando e cercare qualche ulteriore informazione su questo mito, Kairos, e la sua Loggia”, disse Mel rivolgendosi a Macy, la quale era seduta in modo molto scomposto sulla sedia e per niente interessata a quanto aveva da dirle la sorella.

Notando lo sguardo dubbioso di Mel, Abigail capì che forse era il caso di darsi un contegno. Infondo, lei era Macy, l’intelligente, giudiziosa e incredibilmente seria sorella maggiore.

“Certo, hai ragione. E’ importante capire contro chi dobbiamo combattere”, aggiunse. “Anche se mi sembra che Abigail avesse già tutto sotto controllo”. Il suono del suo nome le piaceva molto.

“Già”, ironizzò Maggie. “Abigail non si smentisce mai. Ogni occasione è buona per vantarsi e …”. Restò un attimo in silenzio. Poi aggiunse : “ … e provarci con Harry”.

Nel fare la sua considerazione, Maggie guardò Macy, aspettandosi una reazione quasi di fastidio. Invece, sul suo volto apparve un sorrisetto. Maggie non percepì alcuna irritazione da parte di Macy, il che era un po’ strano conoscendo la sorella e la situazione.

“Abigail può fare la gatta morta quando vuole. Harry è una persona per bene e mai e poi mai starebbe con una come lei.”, tagliò corto Mel.

Nemmeno a lei piaceva l’idea che Abigail girasse intorno al loro amico e angelo bianco; in particolare vedeva come questo destabilizzasse entrambi: Harry e Macy. Lei teneva a entrambi. Loro erano parte della sua famiglia ed era molto protettiva nei loro confronti. Come aveva detto una volta a Macy in soffitta, lei non avrebbe trovato nulla da ridire se sua sorella avesse iniziato una relazione con Harry, magari andandoci piano. Lei però in quell’occasione aveva negato la possibilità, alludendo piuttosto a un suo interesse per Jimmy, il Darklighter.

“Ne sei davvero tanto sicura?”, sbottò Abigail per un momento alzandosi in piedi, irritata dalle affermazioni faziose di Mel.

Accortasi di come quella potesse sembrare una reazione un po’ sproporzionata, cercò subito di rimediare dandosi un contegno e buttandola sul ridere. Si sedette nuovamente, questa volta in modo composto e prendendo la tazza con le due mani e avvicinandola alle labbra. Facendo prova di autocontrollo e usando un tono pacato continuò:

"Insomma, Abigail è effettivamente una donna intrigante, ma ha il suo fascino ed Harry è pur sempre un uomo.”

“Certo, Abigail è una bella donna, è sexy, intelligente. E’ a capo di un orda infernale di demoni. Tutto quello che vuoi.”, proferì Mel infastidita dal solo fatto di poter trovare dei lati positivi in Abigail.

Dal canto suo, Maggie percepì un vivo senso di soddisfazione in Macy al suono di quelle parole come se fosse compiaciuta dell’apprezzamento espresso nei confronti di Abigail; il che la lasciò leggermente disorientata.

“Ma noi non stiamo parlando di un uomo qualsiasi. Stiamo parlando di Harry”, precisò Mel.

La guardò ed esitò un attimo prima di aggiungere: “Certo che sei strana oggi, Macy. Forse la botta in testa ti ha fatto più male di quanto pensassimo. Sappiamo entrambe cosa pensi di lei e del fatto che stia sempre intorno ad Harry”, dichiarò infine Mel guardando Maggie in segno di approvazione.
Abigail era cosciente che se avesse continuato su quella via, il suo piano di usare la situazione a suo vantaggio sarebbe sfumato. Così sorrise, diede ragione a Mel e cercò di sdrammatizzare la situazione.

“Questa Loggia di Kairos. L’amuleto. Cosa sappiamo esattamente?”, disse Macy cambiando discorso in modo da distogliere l’attenzione.

“Non molto. Come sai nei libri degli anziani, fino a ieri, non abbiamo trovato molto. Dopo il nostro rientro, Harry ha voluto esaminare altri libri e alcuni li ha portati a casa da leggere per capirne di più. Magari possiamo chiedergli se sa qualcosa di nuovo.”, ipotizzò Maggie sul punto di chiamarlo.

“Comunque la biblioteca è grande e l’obiettivo è di continuare le ricerche. Indipendentemente da quello che pensa Abigail, qualcuno ha quasi ucciso una strega per prosciugarle l’energia e quello che è successo ieri con l’amuleto non deve essere un caso.”, la interruppe Mel, cercando di riassumere la situazione.

“Giusto. L’amuleto. Che fine ha fatto?”, chiese interessata Macy rivolgendosi alle sorelle.

“Si è rotto durante lo screzio di ieri. Quello tra te e Abigail”, precisò Maggie attenta alle possibili reazioni della sorella al suddetto ricordo. Tuttavia, Macy restò impassibile e si limitò ad annuire, lasciandola sempre più interdetta.

“Harry pensa che sia quello che ha generato quella scarica energetica che vi ha colpite”, precisò infine Maggie.

“Ed ora dov’è? L’amuleto, intendo?”, chiese Macy.

“Abbiamo raccolto i pezzi e l’abbiamo preso per studiarlo meglio. Non sapevamo che effetto potesse avere avuto. Entrambe eravate prive di sensi e non sapevamo se e come vi sareste svegliate.”, spiegò Maggie con uno sguardo di preoccupazione come quella provata dopo l’incidente.

“Fortunatamente è bene quel che finisce bene”, precisò Harry con voce squillante.

Era apparso in cucina senza che nessuna delle ragazze se ne accorgesse e le fece sobbalzare dalla sorpresa. Chissà da quanto tempo era lì.

Macy tra tutte apparve contenta di vederlo. Maggie poté chiaramente percepire la sua gioia come pure una certa attrazione, mista a qualcos’altro. Non era sicura ma a Maggie parve si trattasse di un forte desiderio.

“Prima di andare chi vuole una tazza di the?”, questionò Harry lanciando a Macy una veloce occhiata che sembrò quasi ammiccante. Poi si mise subito a preparare l’acqua calda e tirò fuori un sacchettino con una miscela di erbe preparata artigianalmente, dall’intenso profumo di valeriana, luppolo e tiglio.

Un po’ perplessa, Maggie decise di lasciarli soli trascinando con sé Mel, con la scusa di preparasi per andare allo SSS.
Una volta soli, Harry porse una tazza di the ad Abigail la quale lo osservò con sguardo lascivo. Prese la tazza tra le mani e lo sorseggiò emettendo un leggero gemito di piacere, a prova del suo gradimento per la bevanda offerta.

Harry le si avvicinò e le porse un biscotto al cioccolato. Sembrava quasi che finalmente si fosse deciso a dare il via a un piacevole gioco fatto di sguardi, sfioramenti e piacere. Così Abigail prese lentamente il biscotto dalla mani di Harry, approfittandone per sfiorare con le dita il palmo della sua mano. Con lo sguardo sempre fissò su di lui, si portò lentamente il biscotto alla bocca aprendola leggermente. Con la punta della lingua sfiorò il biscotto e poi gli diede un piccolo morso.

Harry le sorrise compiaciuto. Abigail pensò che fosse arrivato il momento giusto per fare un passo avanti. D’un tratto però vide il volto di Harry diventare sfuocato e le pareti girare.

“Ora puoi dormire, Abigail”, sentì dire a Harry e fu l’ultima cosa che udì prima di chiudere gli occhi.

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Capitolo 3
*** L'incantesimo ***


L’INCANTESIMO

Uscita dall’ascensore, nei sotterranei, Macy passò davanti a diverse celle con altrettanti occupanti. In una di esse notò la presenza di Parker, il fratellastro di Abigail nonché ex fidanzato di sua sorella Maggie.

“Buongiorno, sorellina”, la salutò Parker. “Qual buon vento ti porta qui. Cosa è mai successo per far sì che tu ci onorassi della tua presenza?”, incalzò sarcasticamente Parker simulando un goffo inchino, accentuando l’ilarità della situazione .

Macy doveva ammetterlo, Parker le piaceva; soprattutto apprezzava il suo modo di tenere testa a sua sorella e di non perdere occasione di deriderla e provocarla. Sarà una dote di famiglia, pensò.

“Silenzio”, urlò Godric avvicinandosi alla cella di Parker, il quale indietreggiò di un passo più per istinto che per paura.

“Tranquillo, Godric”, intervenne Macy alzando una mano come a voler fermare qualsiasi possibile tentativo di muoversi di Godric. “Lascialo parlare. I suoi commenti non mi toccano.”, aggiunse con tono fermo. Poi si voltò verso Parker e non poté trattenersi dall’abbozzare un sorriso. Parker strinse lievemente gli occhi come se volesse mettere a fuoco la situazione. Il suo sguardo indagatore non sfuggì a Macy che capì l’importanza di muoversi.

“Forza. Andiamo. Voglio parlare con il prigioniero.”, intimò a Godric con voce potente e facendo prova di autorità.

Godric eseguì gli ordini e la condusse fino alla cella dell’adepto della Loggia. Era una putrida stanzetta con delle catene attaccate alle pareti, alle quali era legato l’uomo, e dalla quale emanava un odore alquanto nauseabondo. Macy dovette trattenersi per non reagire.

L’adepto era un uomo basso, di corporatura massiccia; eppure, in quella cella, sembrava cosi piccolo, rannicchiato alla parete, visibilmente dolorante a seguito dei colpi ricevuti. Un occhio era tumefatto e il suo volto era ricoperto di sangue come pure i vestiti. Dal numero di ferite e l’estensione del sangue, Macy immaginò che l’uomo dovesse essere un osso duro. Doveva aver ricevuto tantissimi colpi, prima di parlare. Tuttavia era chiaro che fosse stato oggetto di qualche tortura. Nell’osservarlo, Macy comprendeva meglio il senso del termine “collaborativo” nel mondo dei demoni, ovvero ti torturo finché non parli.

Godric fece aprire la cella e si avvicinò al prigioniero, il quale non si mosse di un millimetro. Al contrario, alzò il mento e guardò Godric dritto negli occhi.

“E’ inutile che mi torturiate. Non vi dirò niente”, gridò l’uomo sputando addosso a Godric il quale lo spintonò sbattendolo alla parete.

D’istinto Macy lo fermò; causando una reazione di stupore sia in Godric sia nel prigioniero.

“Lo abbiamo bisogno vivo se vogliamo che parli”, si affrettò a precisare.

“Non parlerò ho detto”, urlò nuovamente.

Godric si sistemò la giacca e sebbene i suoi occhi erano infuocati, al suo ordine indietreggiò e lasciò che fosse Abigail a fare le domande.

“Mi hanno detto che hai qualcosa da dirmi”, iniziò Macy inginocchiandosi davanti al prigioniero per ascoltare quanto aveva da dire.

Macy capì subito che se l’adepto avesse saputo del possibile potere dello scambio, ciò l’avrebbe messa in pericolo. Pensò velocemente, elaborando nella mente un piano il più sensato possibile. Certo era in una situazione d’urgenza e non poteva certo pensare a tutte le variabile, ma era fiduciosa.

Si ricordò che nel libro delle ombre c’era un siero della verità. Aveva un effetto limitato e obbligava le persone a dire la verità. Ironia della sorta, quello stesso siero era stato usato su Abigail affinché dicesse la verità sull’uccisione delle guardiane e il furto delle mele magiche.

Certo in quel caso, lei riuscì con uno stratagemma ad eluderlo; ma in quel caso il povero mal capitato non avrebbe avuto altrettanta possibilità. Inoltre, aveva letto che il siero poteva essere modificato e, una volta l’effetto svanito, far sì che il destinatario non si ricordasse nulla.

Decise in fretta che quella era la soluzione. Ora doveva solo avere il tempo di trovare gli ingredienti, sicura che Abigail ne fosse provvista, e fare in modo che Godric la lasciasse restare da sola con il prigioniero

“Non ti dirò niente, mezza sangue”, le sbraitò contrò scattando in avanti come se volesse colpirla. Peccato per lui che le catene non fossero sufficentemente lunghe e l’unica cosa che ottenne fu uno strattone che lo fece cadere a terra.

Cogliendo l’occasione che le venna offerta, Macy entrò nella parte.

“Bene, se è cosi che la metti …”

Si alzò in piedi e sollevò una mano per poi girarla e iniziare a stringere le dita come se volesse afferrare l’aria nella sua morsa. Grazie al suo potere di telekinesi (simile purtroppo a quello di Abigail) e alle sue conoscenze anatomiche, Macy sapeva quali organi toccare per interrompere l’irrogazione di ossigeno al cervello e causare lo svenimento del mal capitato, senza però nuocergli.

E così fu. Sebbene Godric sembrò inizialmente sorpreso da tale azione, non poté esimersi da mostrare il suo compiacimenti per un’azione così risoluta. Nessuno doveva permettersi di parlare cosi al Demone Overlord. Nemmeno se questa persona avesse delle informazioni utili. Quell’uomo avrebbe imparato la lezione.

“Ottimo lavoro, Overlord. Peccato che così sarà difficile farlo parlare.” Sogghignò Godric comunque soddisfatto del pugno duro dimostrato.

“Non l’ho ucciso. Parlerà”, precisò Macy.

“Con le buone o con le cattive.”, completò Godric.

“Di questo uomo me ne occuperò personalmente. Ha osato attentare alla mia vita. E’ una questione personale. Guai a chi si avvicinerà prima che io possa interrogarlo a modo mio.”, dichiarò con voce ferma e autoritaria a Godric, rendendo chiaro che nessuno si sarebbe dovuto permettere di contraddirla, nemmeno lui.

Così facendo si fece accompagnare nelle sue stanze per trovare gli ingredienti che le servivano.

Nel dirigersi verso l’ascensore passò nuovamente davanti alla cella di Parker che la fissò con sospetto, come se avesse intuito qualcosa.

D’un tratto pensò che avrebbe potuto liberarlo, così da fare un bel dispetto ad Abigail. Inoltre lui, che era stato il precedente Demone Overlord, avrebbe potuto aiutarla in qualche modo.

Dopo essersi liberata di Godric sarebbe tornata indietro e avrebbe chiesto aiuto a Parker.
Osservò attentamente il cammino fatto, in modo da essere in grado di farlo da sola e memorizzò tutti i codici da usare in seguito.

Una volta nei suoi appartamenti, Macy lo congedò affindandogli il compito di cercare nel frattempo ulteriori informazioni ed altri adepti. Sebbene riluttante, Godric eseguì subito quanto richiesto ed uscì dalle sue stanze.

***
Come immaginato, Abigail era fornita della più vasta gamma di ingredienti. Si procurò tutto quello di cui aveva bisogno e commissionò quello che mancava. Una volta pronta, iniziò con la preparazione.
Certo ricordava a grandi linee il procedimento per preparare il siero della verità, ancora più in generale quello per cancellare la memoria. Tuttavia si disse che era tutta una questione di chimica e di miscela. Ce l’avrebbe fatta.
Durante l’elaborazione del siero ebbe il tempo di pensare a qualche idea su come fare per attuare il suo piano ed andarsene prima che qualcuno si accorgesse dello scambio. La sua idea era quella di inscenare la fuga di alcuni prigionieri, dopo essersi fatta dire tutto dall'adepto. In questo modo, l’uomo che non le sembrava uno sprovveduto, avrebbe potuto cogliere l’occasione e seguire gli altri nella fuga. Pensò anche di liberare Parker, in modo appunto da infastidire Abigail una volta tornata in sé ed ottenere due piccioni con una fava.
Preparata la pozione, scese nuovamente nei sotterranei. Sulla via verso la cella dell'adepto la sua attenzione fu attirata da Parker. I suoi occhi penetranti fissi su di lei, le sembrò che volesse chiamarla e così si avvicinò. Prima che potesse dire o fare qualcosa, sostenendo lo sguardo, Parker la gelò chiedendole.
“Allora? Tu chi sei?”.
Macy restò immobile, sorpresa e preoccupata allo stesso tempo. Era mai possibile che Parker l’avesse riconosciuta?
“Allora? Non dici niente? Non sei Abigail, è chiaro, e chiunque tu sia, possiamo fare un patto. Tu mi liberi e io, in cambio, ti aiuterò nel tuo piano”, gli propose in modo schietto.
“Incredibile”, pensò Macy. Aveva passato diverso tempo a progettare un piano che le permettesse di raggiungere il suo obiettivo senza rischiare di farsi scoprire. Ed ora, non solo era stata smascherata, ma le era stata offerta una via di fuga su un piatto d’argento.
La sopresa si trasformò in determinazione e senza troppi giri di parole rispose.
“Aspetta il mio segnale e poi datti alla fuga, portandoti dietro alcuni dei prigionieri, in particolare quello della cella infondo a destra: l’uomo con il cappuccio”.
“Ah ecco. Sei una della setta?”, gli chiese dandosi nel contempo la risposta da solo.
In quel momento, Macy realizzò che Parker non l’aveva veramente riconosciuta. Aveva capito che qualcuno aveva preso il posto di Abigail, ma non aveva intuito ne’ chi ne’ come.
“Niente domande. Al mio segnale, escì e vattene”, affermò decisa, senza lasciare spazio a repliche.
Con il cuore che le batteva all’impazzata e l’adrenalina a mille si diresse veloce verso la cella del prigioniero. Doveva fare in fretta se voleva che il suo piano funzionasse.
Arrivata, l’uomo la guardò e un sorriso di sfida apparve sul suo viso. Sebbene fosse ancora dolorante, il suo spirito combattivo non voleva cedere.
“Wow. Abigail Caine in persona che viene a farmi visita due volte in un giorno. Che onore. Devo proprio piacerti. Si dice che tu abbia gusti particolari in certi ambiti. Ma sappi che a me non interessa una come te.”
Quelle parole le fecero quasi piacere. Incontrare un uomo immune al subdolo e presunto fascino di quella donna era una novità. Era bello incontrare qualcuno che non si facesse abbindolare da due grandi occhi nocciola, un corpo piacevole e due moine. Se non fosse stato un pazzo fanatico appartenente a una Loggia satanica, in venerazione di un Dio quasi sconosciuto del tempo, con la mania di rapire giovani fanciulle indifese per derubarle dell’energia vitale, Macy l’avrebbe anche potuto apprezzare.
“Come ti senti? Ti hanno trattato bene finora?”, iniziò Macy avvicinandosi lentamente al prigioniero e porgendogli un fazzoletto per pulirsi il volto.
Quel gesto lo destabilizzò. Rimase sopreso e la fissò con sospetto.
“Abigail Caine gentile?”, la provocò lui. “Se essere picchiato e tormentato vuol dire bene, allora mi stanno trattando benissimo”, aggiunse baldanzoso con una punta di arroganza.
Macy lo guardò con gli occhi da gatta e gli sorrise dolcemente, proclamandosi dispiaciuta per il modo in cui era stato trattato.
“Abbiamo saputo che qualcuno di voi voleva attentare alla mia vita e quindi abbiamo dovuto intervenire”, precisò con fare calmo e accondiscendente. “Non credi che chiunque subisca delle minacce abbia il diritto di saperne di più?”, proseguì Macy. “Non è forse diritto di ognuno potersi difendere? Ad ogni modo, questo non deve essere necessariamente doloroso. Se solo tu volessi dirmi perché la Loggia è tanto arrabbiata con me?”, concluse Macy con tono comprensivo, quasi a voler intendere che davvero non capisse tanto astio nei confronti di Abigail e ritenesse tutto ciò uno equivoco che poteva essere risolto, perdonato.
L’uomo la studiò attentamente chiedendosi dove volesse arrivare. Poi, dopo un primo momento, le sembrò che avesse abbassato la guardia. Così lentamente si alzò e uscì dalla cella lasciando la porta aperta per poi rientrare subito dopo con una caraffa d’acqua che versò nel bicchiere che raccolse dal pavimento.
L’uomo continuò a fissarla perplesso ma meno sospettoso.
“Hai sete?”, gli chiese Macy dolcemente, porgendogli il bicchiere che aveva in mano. A quell’offerta, l’uomo indietreggiò alzando la mano come ad allontanare il bicchiere in mano di Macy.
Così Macy posò il bicchiere a terra e, sebbene continuasse a guardarla con sospetto, si avvicinò. Era davvero assetato e perciò prese il bicchiere e bevve tutto d’un solo fiato. Dissetato, si asciugò la bocca con la manica.
“Se pensi che parlerò solo per queste gentilezze ti stabgli di grosso”, precisò sprezzante, allontanando con un gesto il bicchiere e sedendosi nuovamente con la schiena appogiata alla parete.
“Lo so.”, rispose Macy sorridendo.”Però io ho proprio bisogno che tu mi racconti del piano della Loggia e dell’uso che voleva fare del talismano. E credo proprio che lo farai”, concluse con il volto soddisfatto di chi era riuscita abilmente a driblare l’avversario.
L’uomo restò perplesso, incapace di capire questa reazione di contentezza che si era improvvisamente dipinta sul volto di lei.
“Ho già detto che non ho niente da dirvi.”, dichiarò fermamente l’uomo.
“Suvvia. Sicuro di non voler collaborare?”.
La pozione fece quasi subito effetto. Infatti, l’uomo iniziò a sentirsi strano, attanagliato da un irrefrenabile bisogno di parlare.
“Che mi succede?’”, si chiese. Poi guardò Macy la quale inarcò lievamente all’insù le labbra fino a disegnare un sorrisetto. “Cosa mi hai fatto, sporca strega?”, imprecò infine prima di iniziare a raccontare a Macy tutto ciò che sapeva.
In questo modo scoprì che non solo la Loggia aveva intenzione di usare effettivamente l’amuleto contro Abigail, ma che il loro scopo era proprio quello di scambiare il corpo del loro Maestro con quello della donna, in modo da poter regnare indisturbati e proclamare il culto di Kairos come culto dei demoni.
Dopo essersi fatta raccontare tutto nei minimi dettagli, sia il piano che l’ubicazione dei fedeli, Macy chiese infine se sapesse come invertire l’incantesimo. Alla domanda scoppiò in una sonora risata. Se c’era un modo, lui non lo conosceva. Quello che sapeva era che se il sortilegio non fosse stato spezzato entro 24 ore, sarebbe diventato definitivo.
A quella notizia, Macy impallidì. Non avrebbe mai potuto vivere una vita nel corpo di Abigail. Dopo un primo momento di sgomento, Macy riprese il controllo di sé .
Uscì dalla cella e aprì la porta della cella di Parker, il quale capì che quello era il segnale.
***
Nella sala di comando, Harry era chino sui libri in cerca d'informazioni sul mito di Kairos e l’amuleto trovato la sera prima nella chiesa dissacrata.
Tra questo e quanto successo a Macy c’era chiaramente un nesso.
Il suo comportamento apertamente sfacciato, il suo portamento provocatorio e le sue non tanto velate avances nei suoi confronti lo avevano insospettito quasi subito. Scene simili magari avevano aleggiato nella sua mente, ma neanche nei sogni più audaci Macy avrebbe avuto atteggiamenti simili. Di certo il suo modo di porsi, la sua aurea erano ben diverse da quelle di Abigail.
Macy era una donna intelligente, dolce ed elegante. Era sicuramente attraente e bella e non aveva dubbi sul fatto che potesse essere anche incredibilmente sensuale . Quel pensiero gli diede un brivido. Lui certo non aveva mai potuto sperimentare quel lato di lei, ma ne era certo.
Finalmente, dopo aver letto libri su libri e consultato tutte le fonti a lui conosciute, trovó qualcosa che lo portò nella direzione giusta.
Con l’aiuto del traduttore magico fornitogli dalla Sentinella, scoprì che l’amuleto aveva il potere di scambiare le anime di due persone. L'amuleto doveva essere benedetto dagli spiriti dei quattro elementi, caratterizzati da ingredienti dalle proprietà specifiche, e caricato dell’energia magica di una strega durante una notte di luna piena.
Questo spiegava il rapimento di Sara, la giovane strega che avevano salvato, nonché tutto quanto fatto dalla Loggia.
Il potere dell'amuleto risiedeva nella sua capacità di condurre a uno scambio di corpi. Apparve chiaro che lo scopo doveva essere in particolare quello di prendere possesso di quello di Abigail. In questo modo la Loggia avrebbe potuto avere accesso al potere di regnare sugli inferi senza troppi problemi .
Un piano geniale se non fosse stato diabolico.
Durante lo screzio tra Macy e Abigail, l'amuleto si era spezzato proprio quando entrambe lo stavano toccando. Con la sua rottura, un'energia magica si era sprigionata creando una potente onda d'urto che le aveva catapultate ai due lati della stanza, lasciandole prive di sensi.
“Lo scambio deve essere avvenuto in quel momento” disse parlando con sé stesso. “Ciò significa che se Abigail è nel corpo di Macy. Macy è nel corpo di Abigail”. Questa rivelazione lo colpì bruscamente, lasciandolo visibilmente preoccupato.
“Tutto bene, Harry?”, chiese una voce femminile dietro di lui. Harry sobbalzó. Maggie e Mel erano finalmente arrivate alla sala di comando.
“Qual è la questione urgente di cui ci volevi parlare? Hai scoperto qualcosa della Loggia di Kairos e del loro piano?” si interessó Mel.
“Credo proprio di sì" rispose Harry con tono severo. Il suo sguardo preoccupato innervosì le sorelle che chiesero di saperne di più.
Così Harry gli raccontó quanto scoperto e anche quanto ipotizzato, in particolare dello scambio.
“Ecco perché mi è sembrata diversa. Sopratutto certe emozioni erano così ...” Maggie si interruppe evitando di concludere il suo pensiero e rischiare di impantanarsi in un discorso imbarazzante su sua sorella e i suoi sentimenti complessi, sopratutto in presenza di Harry.
“Quindi Abigail è Macy e Macy è Abigail. Ma è assurdo!” si interrogò Mel. “Io non ho notato niente. Cioè...il suo atteggiamento, i suoi discorsi erano un po’ ambigui ma ha pur sempre preso una bella botta.”, concluse Mel quasi a giustificarsi per non essersi resa conto che sua sorella non era realmente sua sorella.
“Ora dov’è?” si affrettò a chiedere Maggie. “Macy, intendo.” precisó. “Ed Abigail ?” chiese Mel con una certa preoccupazione.
“Abigail è di là. L'ho addormentata e sistemata sul divano infondo alla stanza. A breve l'effetto del sonnifero finirà e quindi bisogna pensare presto a cosa fare. Non possiamo certo tenerla qui prigioniera. Non credo di dovervi ricordare come sia importante e nel nostro interesse mantenere dei buoni rapporti con la nuova comandante degli inferi o almeno di una buona parte” sottolineó Harry mentre le sorelle si scambiarono un occhiata eloquente, non molto convinte che il motivo per cui Harry volesse mantenere dei buoni rapporti con Abigail fosse solo di carattere opportunistico.
In realtà non era chiaro a nessuno delle due cosa Harry provasse veramente per Abigail. Appariva evidente che ne fosse attratto ma non sapevano se il suo interesse fosse di carattere sentimentale, oltre che fisico. Lei era un demone ed Harry un angelo bianco. Sopratutto per Mel era difficile immaginare che potesse voler davvero stare con una come lei.
Maggie, al contrario, era convinta che Harry tenesse ad Abigail come persona e che vedesse in lei del buono, motivo per cui non escludeva qualsiasi ulteriore implicazione. Entrambe però erano al corrente dei sentimenti dell'Angelo per Macy. Era stato lui stesso a confessarglielo. Da allora ne era passato di tempo e nessuna delle due era in grado di dire a che stadio fossero quei due. Certamente la situazione era abbastanza complicata così ed ora questo strano scambio di corpi rischiava di complicarla ulteriormente.
Non invidiavano Harry.
“Macy, invece ...” continuò Harry, dopo una breve pausa .”Lei è presumibilmente nel corpo di Abigail.”
Ciò preoccupo le sorelle, ma Harry le tranquillizzó.
Non solo aveva piena fiducia nelle capacità di Macy, ma era anche convinto che avrebbe potuto cavarsela in qualsiasi circostanza. Una volta capita la situazione, si era anche subito assicurato che non vi fosse nessuna luce rossa sul Witchboard, nella zona in cui risiedeva Abigail.
Rassicurate, le sorelle chiesero cosa avrebbero dovuto fare adesso e se non fosse il caso di andare a prendere Macy.
Harry ci pensó un attimo. Se fosse stata in pericolo, Macy avrebbe potuto chiamarlo. Nella misura in cui Macy era in un certo qual modo al sicuro, teletrasportarsi subito da lei avrebbe potuto costituire un rischio di esposizione che non si sentì subito di correre .
Ora come ora, per aiutare Macy, era importante trovare un rimedio per invertire il processo di scambio. Le sorelle concordarono.
Restare passivi fu una decisione sofferta ma, messa da parte la preoccupazione iniziale e riacquistata un po’ di lucidità logica, questa per ora apparì l'idea migliore.
Harry aveva trovato alcune indicazioni su un incantesimo di inversione del sortilegio. Aveva anche letto che, qualora non fosse stato eseguito entro 24 ore, lo scambio sarebbe stato irreversibile. Dato che erano passate già più di 12 ore, il tempo stringeva. Ecco perché era importante agire subito in tale direzione.
Così, mentre lui rimase al centro di comando con Abigail, le sorelle uscirono a cercare gli ingredienti necessari per il rituale.
Solo nella stanza, Harry guardò il corpo addormentato di Macy. Era sdraiata su un fianco, con le mani unite sotto la testa e le gambe leggermente piegate. Si avvicinò e notó che la coperta che la copriva era scivolata parzialmente a terra. D'istinto la raccolse per sistemargliela e fu in quel momento che Abigail spalancò gli occhi.
“Buongiorno, straniero.” gli sussurrò Abigail a pochi centimetri dal volto. “Mi hai fatto un bello scherzetto con quella tazza di the.”
“Non era il the, ma il biscotto” rispose abbassando lo sguardo un po’ a disagio e ritraendosi. “Ed è stato necessario, dato la strana situazione”.
“Hai paura ?” chiese Abigail vedendo la reazione di Harry, il quale alzó lo sguardo come se stesse dicendo sciocchezze.
Abigail si tolse la coperta e si mise a sedere sul divano, mentre Harry si allontanò leggermente. “Se non ti allontani per paura, allora per cosa?" lo punzecchió. “Pensavo che apprezzassi la vicinanza di questo corpo.” lo schernì, facendogli l'occhiolino. “Anche se al confronto ... “ lasció la frase volutamente in sospeso, cercando di capire le reazioni di Harry.
Dal canto suo, Harry era chiaramente a disagio, incerto su come comportarsi e in conflitto in una situazione surreale e dai risvolti imprevisti .
Da un lato, di fronte a sé, c'era il corpo della donna per cui provava sicuramente qualcosa. Macy per lui era speciale. Non solo sentiva l'impellente bisogno di proteggerla, ma si sentiva profondamente attratto da lei come mai prima d'ora. Dall'altro, lo spirito dinanzi a lui apparteneva a un’altra donna attraente, a lui non del tutto indifferente e che gli mostrava chiaramente il suo interesse. La situazione era spinosa e alquanto imbarazzante.
“Sai Harry. Non ti capisco” gli disse all'improvviso Abigail, sistemandosi comodamente sul divano con fare provocatorio.
“Sono qui. Ho il suo corpo. Sicuro di non volerne approfittare? Siamo soli, giusto? Non lo saprà nessuno. Parola di strega” gli propose alzando la mano come gli scout e facendogli un occhiolino sornione.
Poi si alzó di scatto, avvicinandosi pericolosamente a Harry, il quale imbarazzato fu preso alla sprovvista .Fu invaso da sentimenti contrastanti. Un brivido di piacere per la vicinanza di quel corpo e nel contempo un senso di repulsione per la non correttezza di quel momento rubato.
Gli poggiò le mani sul petto facendole poi scivolare piano piano sempre più in basso. Il suo respiro così vicino, le sue labbra succulenti protese e desiderose di essere baciate, lo mandarono per un attimo in confusione, travolto da una carica di desiderio. Dovette respirare profondamente e attingere a tutta la sua capacità di autocontrollo per bloccare i movimenti sempre più audaci di Abigail e allontanarla da sé.
“Non possiamo, Abigail. È sbagliato lo sai” disse con un filo di voce, preso com'era dal turbinio di piacere che lo pervadeva. “Basta.” proferì in modo deciso, sebbene non fosse chiaro nemmeno a lui se stesse parlando con Abigail o con se stesso.
Dopo l'ennesimo tentennamento, Abigail si stancó di giocare e si allontanò quasi arrabbiata.
“Peggio per te” disse impettita. Era stanca di sentirsi rifiutata, sopratutto a causa di una donna tanto insignificante quanto quella strega. Era frustrante per lei doverlo quasi supplicare per qualcosa che infondo voleva anche lui e per cui alcuni avrebbero fatto fuoco e fiamme.
“Ci saremmo divertiti, Harry. E tu finalmente avresti potuto possedere il corpo che tanto brami ma non puoi avere. Chissà che una volta assaporata la mela proibita tu non riesca a capire che c è di meglio al mondo. C'è chi ti vede e ti accetta per quello che sei. Qualcuno che apprezza la tua bontà e ti desidera così, senza volerti più oscuro.” lo disse con una punta di veleno .
“Allora, dato che non ti vuoi divertire che si fa? Hai capito come risolvere il problema?" continuó lasciandosi cadere nuovamente sul divano e allargando le gambe.
“Non ho intenzione di restare in questo squallido e noioso corpo un minuto di più” sentenziò.
“Nemmeno io, te lo assicuro.” replicò una voce proveniente da dietro le spalle di Harry.
Si voltó di scatto. Era Macy nel corpo di Abigail.

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Capitolo 4
*** Il Piano ***


  IL PIANO

Macy e Abigail si fissarono per un momento che ad Harry sembró infinito. Ognuna nel corpo dell’altra scrutò con sospetto quel corpo prima così familiare. 

“Rimarchevole. Devo ammetterlo. Sono ancora più bella di quanto ricordassi, eccezion fatta per l'abbigliamento scelto. Alquanto scialbo e privo di gusto, direi. Hai proprio scelto uno degli abiti che meno risalta le mie curve e che praticamente prende solo polvere nell'armadio.” Sfacciata e provocatrice come sempre, Abigail non riuscì a trattenersi dal lanciare una delle sue frecciatine. 

“Hai ragione. Avrei potuto scegliere quel corpetto attillato di pizzo nero con i lacci dietro, quello da abbietta meretrice tipico della sua proprietaria. Quello avrebbe sicuramente mascherato meglio i fianchi sproporzionati.” 

Macy non gliele mandò certo a dire, cinica al punto giusto, con l’intenzione di non incassare senza ribattere. 

Dal canto suo, Harry non seppe da che parte guardare in quel ping pong di battute e frecciatine pungenti. Inoltre, quelle due figure di donne a lui familiari, però con atteggiamenti opposti al consueto, furono per lui uno spettacolo destabilizzante quanto surreale. 

“Ora basta” intervenne infine Harry, intersecando le mani formando una T. “Time out. Ora calmiamoci e cerchiamo di collaborare. È nell'interesse di tutti che questa situazione venga risolta.”

Guardò Abigail in cerca di consenso e lei annuì. Poi si voltó verso Macy e per la prima volta la guardò bene. I capelli castani, la carnagione chiara, gli occhi nocciola, il corpo snello e longilineo appartenevano tutti a Abigail, però quello sguardo intenso e profondo, un misto tra intelligenza acuta e dolcezza infinita, quello era di Macy. La sua anima aveva una luce, un’aurea inequivocabile. 

Bastò uno sguardo per capire che Macy era sempre Macy, quello stesso sguardo che lei una volta gli aveva fatto notare assicurandogli che ovunque lo avrebbe riconosciuto. Sarebbe sempre bastato un solo e unico sguardo. Il loro sguardo, improntato di un modo unico di guardarsi e parlarsi con gli occhi. 

Macy sembró infastidita dalla tenerezza negli occhi di Harry. Sebbene l’espressione le fu familiare, ora lei era Abigail, perciò non tollerava che quello sguardo fosse per lei. 

“Hai ragione. Non perdiamo tempo, anche perché non ne abbiamo molto.” 

“Ottimo. Avverto le tue sorelle che sei qui. Mi teletrasporto e torno. Voi, per favore, comportatevi bene” le ammonì entrambe . 

Sparì e poco dopo tornò con Maggie e Mel al seguito. Per fortuna la sala di comando era ancora intera e nessuna delle due sembrava presentare ferite o ecchimosi. 

“Meno male”, pensó Harry  ma si guardò bene dal fare qualsiavoglia battuta al riguardo. 

Maggie e Mel erano molto contente che Macy stesse bene, sebbene fosse molto strano vederla nel corpo di Abigail. 

“Ciao ragazze”, iniziò a dire Macy un po’ a disagio, rivolta alle sorelle. “Sono io, Macy. Lo so. E’ folle e abbastanza strano. Faccio fatica io stessa a riconoscermi.” Sorrise goffamente, sistemandosi il vestito un po' imbarazzata. Sia il portamento come pure la gestualità erano proprie di Macy. 

“E' sicuramente un cambiamento. Credo che ora nessuno crederebbe che siamo sorelle.”, ironizzò Maggie nella speranza di allegerire l’atmosfera pesante creatasi nella stanza. 

Tra Abigail e Macy dovevano essere scoppiate scintille, come lasciato intendere anche da Harry, il quale appena trovate era voluto orbitare velocemente al centro di comando. 

“Sono però contenta che abbiate infine capito che non ero io”, puntualizzò rincuorata all’idea che le sorelle avessero capito che qualcosa non andava.

Impacciata, Macy lottò contro il disagio causatole da quel corpo che non solo per il fatto che non fosse suo, ma per ciò che la persona a cui apparteneva rappresentava per lei. 

Maggie e Mel si fissarono in silenzio e poi guardarono entrambi Harry. Perlessa per la reazione, Macy le guardò chinando leggermenete il capo come a chiedere spiegazioni. 

“In realtà mi vergogno a dirlo. Ma io non mi sono accorta di nulla”, confessò infine Mel mordendosi un lato del labbro e abbassando lo sguardo un po' imbarazzata. “In mia difesa posso dire che ero cosi preoccupata dopo il tuo svenimento che quando ti ho visto sveglia e in salute, eventuali stranezze sono passate in secondo piano. Inoltre abbiamo parlato poco. E’ stato tutto veloce.” cercò di giustificarsi Mel. 

Macy le sorrise. Sebbene un po’ delusa, poteva capire la particolarità della situazione e la difficoltà a immaginare che Macy non fosse realmente Macy. 

“Io ho notato qualcosa di strano, o meglio, percepito.” Guardò per un attimo Abigail e poi Harry. “Però devo essere sincera, nemmeno io ho capito dello scambio” concluse Maggie. 

Macy rimase a bocca aperta. Nessuna delle sue sorelle aveva capito che in lei ci fosse qualcosa di diverso. Sebbene dispiaciuta, capì la situazione. Era plausibile. Nemmeno lei era stata scoperta. Inoltre Abigail era un’eccezionale manipolatrice e stratega, non faceva fatica a vederla immedesimarsi in lei. Quella consapevolezza però la rattristò un po’. Si conoscevano solo da due anni ed era impensabile che loro potessero conoscerla bene come si conoscevano loro. Eppure in cuor suo le dispiaceva. 

“Ci dispiace, Macy” dissero in coro le sorelle, consapevoli di averla involontariamente ferita. 

“Però! Il famoso Trio forse non è poi cosi legato come sembra.” intervenne Abigail sogghignando, mettendo il dito nella piaga. Ferire Macy le dava una gran gioia e non poteva certo lasciarsi sfuggire un'occasione così ghiotta e servita su un piatto d’argento. 

“È stato Harry.” precisò di corsa Maggie, lasciando a bocca aperta sia Macy sia Harry sebbene per motivi diversi. “Harry ha capito subito che non era tu.” rincarò. 

Stava per aggiungere che aveva anche capito che nel suo corpo c’era Abigail, ma decise che era meglio omettere questo dettaglio, onde evitare mal interpretazioni. 

Purtroppo ci pensò Abigail che subito, con un grande sorriso compiaciuto, aggiunse: “Infatti ha capito subito chi ero. Quando un legame è forte... ” 

Macy si sentì nuovamente ferita, forse anche di più. Tuttavia poteva capirlo. Lei stessa non era convinta che nei loro panni sarebbe stata in grado di farlo. 

Harry però non solo aveva capito che lei non era lei, ma aveva riconosciuto Abigail; questo effettivamente provava che il loro legame era speciale. 

A distoglierla dai suoi tristi pensieri, fu proprio Harry che ci tenne a precisare che, essendo il loro Angelo bianco, era in grado di percepire le loro energie auree e quella di Macy era inconfondibile. 

“Inoltre ho avuto modo di parlare un po’ di più con Abigail ed è stato facile capire che non eri tu, Macy. La tua dolcezza, la tua gentilezza e la tua intelligenza sono doti uniche. Abigail ha un altro stile.” precisa, sperando che ciò potesse placare gli animi e risolvere la situazione già ababstanza complicata. 

“Già. Io ho stile.” intervenne Abigail. 

“È una questione di punti di vista.” ribatte Harry secco senza pensarci troppo. “Ora dobbiamo lavorare insieme. Abbiamo una missione da compiere." 

Tutti e 5 riuniti discussero sul da farsi. Mel e Maggie avevano trovato facilmente sia la coppa d'acqua benedetta che io sale, così come pure alcune beni mancanti dalla dispensa degli anziani. Sebbene con un po’ di fatica avevano trovato anche un braciere adatto ma purtroppo l'incenso necessario per l'incantesimo, come pure una delle erbe essenziali, avrebbero richiesto uno sforzo maggiore. Era una lotta contro il tempo. 

L’incenso di lavanda non poteva essere uno qualsiasi, esso doveva essere stato preparato da alcuni particolari monaci eremiti. Sebbene non fosse così facile procurarselo, grazie a un contatto datogli dal padre Ray, Mel sapeva dove trovarlo. 


Per la pianta mancante, invece, la situazione era un po’ più complicata. Essa doveva essere raccolta fresca ed era reperibile solo in alcune zone; la più vicina si trovava in un posto sperduto nella Sierra Nevada, la catena montuosa che si estende nello Stato della California. Il luogo era vicino al Grand Canyon. 

“Dobbiamo formare due gruppi. Altrimenti non faremo mai in tempo” sentenziò Mel. 

Poi guardò Maggie in cerca di supporto. Infine si voltò verso Macy, nel corpo di Abigail, ma non dopo aver erroneamente dato una prima occhiata veloce ad Abigail nel corpo di Macy. Era una situazione assurda . 

“Bene” disse Abigail. “Ottima idea. Io andrei con ...” 

“Tu verrai con me e Maggie”, la interruppe decisa Mel, prima che potesse finire. “Meglio se ti teniamo d'occhio noi”. 

Maggie annuì prontamente in sostegno della decisione presa. D'altronde era chiaro che Abigail preferisse andare con Harry, ma questo era da evitare, sopratutto per Macy, di cui sentiva fortemente salire l’irritazione e la frustrazione. 

Rivolta verso Macy, aggiunse: “Tu, invece, puoi andare con Harry. In caso di problemi vi chiameremo e Harry potrà orbitarvi da noi.” 

Tutti d’accordo o quasi, le squadre si divisero. Da un lato, Mel, Maggie e Abigail usarono il Witchboard per trovare la località esatta e attivare il portale. Dall’altro, Harry teletrasportó Macy a casa affinché potessero cambiarsi, soprattutto lei. In montagna avrebbero avuto bisogno di abiti comodi e scarpe adatte e di sicuro quanto indossato da Macy non lo era.

***

“Pronta?” chiese Harry restando sul ciglio della porta. 

La porta della stanza di Macy era leggermente socchiusa. Harry bussò ma non entrò ne’ sbirciò al suo interno per paura di trovarla ancora non vestita. Restò quindi in attesa di una risposta. 

Imbarazzato al ricordo di quanto successo quella mattina, ripensò alla sensazione provata in alcuni momenti, quando ancora non sapeva che non fosse davvero Macy. Al ricordo, Harry si vergognò per i pensieri avuti e i brividi scaturiti da essi. Macy era in grado di fargli provare emozioni irrazionali e incontrollate e questo lo destabilizzava, soprattutto perché erano unilaterali o almeno lui non era in grado di capire se e cosa Macy provasse realmente per lui. Era solo il suo Angelo bianco? Il suo amico? Gli poteva bastare, pur di averla vicino, ma comunque gli dispiaceva. 

“Si. Ci sono.” Rispose frettolosa, aprendo la porta. 

Con indosso i suoi abiti dal design sportivo e confortevole, Macy si sentì subito più a suo agio. Sebbene il suo riflesso le causava ancora un irrefrenabile fastidio, pian piano si stava abituando a quella situazione. Infondo, lei era sempre lei . 

Nel trovarsela davanti, Harry restó un attimo a bocca aperta. Sebbene la circostanza fosse ancora un po’ destabilizzante, Harry si abituó presto a vedere oltre le apparenze. Ormai riusciva a scorgere oltre il volto e il corpo di Abigail. Lui vedeva l’animo di Macy in ogni cosa, in ogni piccolo gesto, nel modo in cui abbassava lo sguardo se in imbarazzo o giocherellava con la collana se nervosa. La donna dinanzi a lui era senza dubbio Macy ed ora anche il suo abbigliamento le si addiceva di più. 

Harry indossava un pantalone blu leggero con diverse tasche ai lati, una maglia aderente e traspirante dello stesso colore, una giacca a vento con cappuccio, nonché delle scarpe adatte a terreni insidiosi. Il posto in cui erano diretti era abbastanza caldo ma in serata le temperature erano destinate a scendere. Quindi era importante essere ben equipaggiati. Sembrava appena uscito da un negozio. Ai suoi piedi, Macy notò uno zaino pieno. 

“Ho preso alcune cose che ci potrebbero servive lì. Sembra che il luogo in cui siamo diretti sia abbastanza in alto e sperduto. Sempre meglio essere preparati per ogni evenienza o quasi.”, precisò Harry, notando l’interesse di Macy per l’oggetto ai suoi piedi. 

Le sorrise dolcemente come era solito fare con lei. Questo procurò nuovamente in Macy un incontrollabile sensazione di fastidio, mettendola anche un po' a disagio. Come prima, nella sala di comando, Harry usò lo stesso sguardo e sorriso tenero, quello che consuetudilmente le riservava e in un certo senso sul quale lei irrazionalmente sentiva di avere un diritto esclusivo. Dato però che il suo corpo era quello di Abigail, per lei era difficile distinguere se questo fosse solo un modo di fare di Harry o lasciasse intendere altro. 

Harry percepì il fastidio di Macy e non seppe bene come comportarsi. 

“Andiamo!”, le disse infine sempre sorridendo un po’ impacciato e porgendole il braccio affinché potesse orbitarli a destinazione. 

Macy lo squadrò. Poi, titubante, lo prese sotto braccio e si teletrasportarono a destinazione. 

Sebbene fosse una giornata afosa, non faceva particolarmente caldo. Il sole però picchiava forte sulle loro teste. Harry tirò fuori dallo zaino un paio di occhiali e due cappellini. Voleva assicurarsi che Macy stesse bene. Fece per avvicinarsi, ma lei si scansò un po’ bruscamente, evitando qualsiasi contatto e rassicurandolo che stesse bene. Ad ogni modo, Harry le porse un cappellino per ogni evenienza che lei prese e indossò senza fiatare. 

Una volta arrivati, si accorsero che i cellullari avevano una pessima ricezione. Era primo pomeriggio e camminarono per un po' seguendo la strada sotto la stecca del sole. Non passò anima viva. Era proprio un posto sperduto. Finalmente, dopo un bel po’, affaticati e un po' accaldati, intravidero una pompa di benzina. Decisi a chiedere indicazioni e magari a comprare una cartina, si affrettarono ad entrare. 

Nel locale non c’era nessuno. Presero una bottiglietta d’acqua, una cartina e si diressero alla cassa. Fecero per suonare un campanello posizionato sul bancone quando, dal nulla, dietro di esso spuntò una signora anziana dalla faccetta simpatica, con i lineamenti indiani e due grandi occhietti furbi che davano l’impressione la sapesse davvero lungo. A guardarla bene, ricordava una volpe. 

La donna a sua volta scrutò Macy con grande interesse, come se stesse cercando di leggerle dentro. Poi sorrise divertita e, indicando la cartina nelle mani di Macy, disse: “In cerca di qualcosa?” 

“Si e no” rispose prontamente Harry. “Posto unico e peculiare il vostro” cercò di spezzare il ghiaccio. 

“Deserto, direi” ironizzò la signora, con un gioco di parole. 

La battuta era carina e Macy non poté trattenere una risata, cosi come Harry che, guardandola, sorrise a sua volta. Per un attimo, tutto il disagio e la freddezza di prima si dissolsero per lasciare posto a un po’ di ilarità. Poi, accortasi di essersi lasciata un po’ andare, Macy ritornò subito sulla difensiva. 

La signora continuò a guardarla particolarmente incuriosita. C’era qualcosa in lei di inspiegabile per Macy. 

“Siamo qui alla ricerca di ...”, iniziò Harry ma prima che potesse finire l’amabile vecchietta s’intromise. 

“... in cerca di voi stessi e di ciò che davvero volete?” Il modo in cui lo disse, diretto e semplice, con gli occhi sorridenti e il viso candido li spiazzarono e, soprattutto Harry, per un attimo non seppe cosa dire. 

“In realtà, abbiamo saputo che qui in zona cresce una pianta davvero rara. Si chiama Death Valley Monkeyflower (Mimulus rupicola). Ci hanno detto che cresce solo in queste zone. Ha fiori di color rosa antico con una macchia magenta vivido su ogni petalo”. 

Alzò gli occhi al cielo, immobile, come per riflettere su quanto chiestole. Poi, con un espressione incuriosita e divertita allo stesso tempo, aggiuse: “Perché la cercate? E’ una pianta molto rara e preziosa, dalle proprietà peculiari. Si dice che sia magica. Lo sapevate?”. Gli occhi furbi e il sorrisetto angelico ricordavano tanto quello di una bambina un po’ biricchina. “Voi credete nella magia?” li interrogò di colpo, facendosi brevemente più seria per poi fare il giro del bancone e avvicinarsi a loro senza attendere risposta. 

“Beh...tutto in questo mondo ha qualcosa di magico. Questo posto è incantevole e sicuramente magico” ironizzò nuovamente Harry cercando di nascondere il disagio. 

“Sì, ci crediamo.” rispose franca Macy. Harry la fissò per un attimo perplesso, poi lei lo guardò facendole capire che era meglio essere sinceri con la vecchietta. Lui annuì . 

“Ci può aiutare? " chiese infine Harry.

La vecchietta, che li aveva già raggiunti, prese la cartina e segnò un piccolo cerchio rosso nel bel mezzo di una collina deserta.

“E’ qui che dovete andare. Ma attenzione, certe meraviglie hanno un prezzo. Buona fortuna”. 

Così dicendo, si fece pagare l'acqua e la cartina e li congedò, seguendoli con gli occhi sorridenti di chi la sa' davvero lunga. “Buona fortuna” bisbigliò. “Spero ne siate degni.”. 

***

Erano già passate alcune ore da quando avevano lasciato la pompa di benzina. Macy ebbe l’impressione di girovagare a vuoto, in cerca del luogo indicato dall’anziana signora. Il tempo a loro disposizione si stava esaurendo e della pianta non vi era traccia. 

Bevve l’ultimo sorso di acqua dalla bottiglietta comprata al negozio e, sebbene il sole stesse piano piano calando e le temperature si alzassero, Macy si sentì accaldata. Alcune goccie di sudore le corsero lungo il viso. Harry gli porse un fazzoletto che lei rifiutò preferendo usare il foulard che aveva intorno al collo. 

“Ci siamo persi, ammettilo” sbottò Macy alquanto infastidita. “Non sai dove siamo!”. 

“Certo che so dove siamo. Siamo qui. Guarda.” Harry gli indicò un punto sulla cartina, nella zona rossa cerchiata dalla vecchietta. “Il posto è quello indicato. Forse però l’anziana signora era meno lucida del previsto. Magari ci ha scambiato per turisti sprovveduti e si è voluta divertire." 

“Ora diamo la colpa alle vecchiette per i nostri fallimenti?” lo redarguì Macy pungente. 

“Non è quello che ho detto, Macy.” gli rispose a tono Harry, leggermente irritato. 

Accortasi di aver forse esagerato, Macy abbassò leggermenete i toni. “No, era sincera. Ne sono convinta.” 

“Bene, allora dobbiamo impegnarci di più e guardare meglio.”, puntualizzò Harry, ancora beccato dalle parole di Macy. 

Ciò riaccese la fiamma della discordia in lei, che sfogò la sua frustrazione precisando: 

“Io mi sto impegnando o credi che mi diverta a stare qui, nel mezzo del nulla, alla ricerca di una pianta che nemmeno sappiamo se esiste, con il rischio di restare per sempre imprigionata in questo ... in questo corpo? ” 

“Lo so Macy. La situazione è difficile. Siamo stanchi, affaticati e anche assetati. Il tempo stringe, ma insieme ce la faremo. Non è troppo tardi. La pianta è qui da qualche parte.” 

Il volto di Harry si rabbonì. Fece per avvicinarsi e poggiare un mano sulla spalla di Macy, ma quest’ultima si scansò ruvidamente lasciandolo lì con la mano all’aria. 

Sospirò. Poi fece un profondo respiro, arrendendosi a quel comportamento, e continuò le ricerche. 

Finalmente, dopo un po’, Harry intravide la pianta dai fiori rosa antico. Si trovava nascosta in una zona ombreggiata vicino a una sporgenza. 

“Trovata!”, esultò infine Harry. Macy accorse subito. D’istinto fece per abbracciarlo ma subito si bloccò e si irrigidì. Harry la scrutò. 

“Ora dobbiamo pensare a come raccoglierla. Potrei usare il mio potere. Da qui non la vedo bene e ho paura di rischiare di rovinarla”, si affrettò a dire Macy. 

“Nello zaino ho una corda e dei moschettoni. Possiamo cercare un punto d’appoggio o posso farti io da ancora mentre scendi, oppure posso scendere io.” Le propose lui. Fece per avvicinarsi ma lei si scansò nuovamente. A quell’ennesimo gesto di rifiuto, Harry sbottò.

“Questa cosa deve finire!”. Harry la guardò dritta negli occhi. “Che succede? C’è qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa che ti ha infastidito? Dimmelo Macy. Questo tuo comportamento mi sta facendo impazzire!” 

All’inizio fece finta di nulla, cercando di evitare il suo sguardo, ma poi, vista l’insistenza di Harry, cedette. 

“Hai ragione, qualcosa c’è. Tu, Harry. Come guardi questo corpo. Il tuo sguardo su di lei. Il nostro sguardo.” restò un attimo in silenzio, imbarazzata per l’affermazione appena detta. Usare il possessivo "nostro" era qualcosa d'intimo con implicazioni ben precise che la fece leggermente arrossire. Per cercare di nascondere quella sua avventata dichiarazione, cercò di cambiare il corso del discorso. 

Ad Harry però non sfuggì quell’osservazione e si sentì profondamente felice del fatto che a darle fastidio potesse essere qualcosa di simile. 

“Insomma”, continuò Macy con sempre più foga. Ormai era un treno in corsa e non riusciva a fermarsi. Era infastidita, frustrata e infondo infondo anche un po’ gelosa. 

“Capisco che Abigail sia una bella donna e che tu sia attratto da lei, ma è fastidioso vederti cosi ... così succube del suo fascino. Ti ricordo che Abigail è un demone e tu sembri non curartene. Lei è malvagia, pericolosa, diabolica. Tu invece pendi dalle sue labbra. Io non voglio che tu soffra, ma te la cerchi”. 

In quel momento, Harry realizzò cosa tormentava Macy. Gli sembrò di percepire un’ombra di gelosia. Non fu sicuro che si trattasse solo frutto della sua immaginazione. Tuttavia, gli venne da sorridere per la dolcezza di quella confessione. 

“Macy, ti sbagli”, gli rispose dolcemente avvicinandosi a lei per prenderle la mano. Questa volta, Macy non indietreggiò. “Abigail sarà anche bella, ma il nostro sguardo ... “ aggiunse con un sorrisetto sulle labbra “... è solo nostro.” Le sussurò con voce calda.

“Tu per me sei unica e ti riconoscerei tra mille. Io lo so chi sei, Macy. Anche se ora sembri molto ... Abigail” ironizzò scoppiando in una sonora risata e così fece Macy, la quale sentì scivolare via la tensione cumulata fino a quel momento e si sentì nel contempo anche un po’ sciocca. 

Per un attimo si fissarono in silenzio. Occhi negli occhi. Una leggera brezza scostò i capelli di lei. A fargli compagnia, solo il silenzio del deserto. L’atmosfera era quasi magica ed entrambi si sentirono al posto giusto con la persona giusta. 

Poi d’un tratto, Harry vide qualcosa muoversi dietro a Macy. Spalancò gli occhi e realizzato il pericolo ebbe giusto il tempo di tirarla a sé e farla piroettare di lato. Fu un attimo. Un serpente gli morse la gamba e scappò via, lasciando entrambi sgomenti. 


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Capitolo 5
*** La Prova ***


LA PROVA

Passata l'adrenalina del momento, il dolore alla gamba esplose in tutta la sua potenza, indebolendolo e facendogli perdere l’equilibrio.

Dopo lo shock iniziale, Macy ebbe la prontezza di riflessi di avvicinarsi per sorreggerlo ed evitare che cadesse. Con cautela, lo accompagnò a sedersi su un masso poco distante.

“Harry”, sussurrò flebilmente, terrorizzata dopo quanto successo. “Come ti senti?”, gli chiese con voce strozzata.

Era successo tutto così in fretta. Il minuto prima si erano riavvicinati, chiariti in qualche modo e sentiva che le cose stavano migliorando tra loro. E poi … in un istante tutto cambiò. Vederlo così, ferito e sofferente a causa sua, l’aveva riportata a uno stato di angoscia. Tutto era precipitato di nuovo, come in un giro senza fine sulle montagne russe. In balia degli eventi, si sentì pervasa da una morsa di paura che le attanagliava il cuore .

“Fammi dare un’occhiata.”, gli propose Macy inginocchiandosi di fronte a lui. Lui le fece cennò con il capo e lei gli alzò leggermente i pantaloni per guardare la ferita, facendo molta attenzione a non fargli male.

Vide subito due segni di puntura nell'area del morso come quello della puntura di un insetto. La zona leggermente arrossata e gonfia non lasciò presagire nulla di buono. Se si fosse trattato di un serpente velenoso sarebbe stato necessario identificarlo e iniettargli l'antidoto il prima possibile.

A peggiorare la situazione, c’era il fatto che ora erano sperduti nel mezzo del nulla senza cellulare e senza alcun tipo di medicina.

“Hai visto di che serpente si trattava? Il colore, la lunghezza, ogni elemento utile per riconoscerlo.”, lo interrogò Macy.

“A sonagli, con sguardo minaccioso" ironizzò Harry, facendo dello spirito. Sdrammatizzare nelle situazioni più disperate era tipico di Harry. In risposta, Macy non poté non abbozzargli un sorriso.

“C'è poco da scherzare, Harry. Dobbiamo capire che serpente è per poterti curare”.

Macy prese la sciarpa di cotone che aveva al collo e immobilizzò l'arto, cercando di limitare il flusso sanguigno tra l'area del morso e il resto della gamba.

Con un po’ di aiuto, Harry si rialzò, spostando il peso sulla gamba sana.

“Tranquilla, Macy. Sto bene” la rassicurò con tono pacato, cercando di nascondore il malessere.

La situazione era allarmante. Tesa, Macy scrutò il suo volto, cercando di capire se gli stesse dicendo il vero.

Harry fece uno sforzo ed abbozzò un sorriso rassicurante. “Ci vorrà tempo prima che il veleno vada in circolo e sia pericoloso”, gli mentì. In realtà la vista gli si stava piano piano annebbiando e sentiva le forze venirgli meno velocemente.

“Ora dobbiamo pensare alla pianta. Di certo non verrà qui da sola”, insistette Harry vedendola titubante. “Siamo venuti qui per questo”.

Dubbiosa, Macy ribatté risoluta: “Quello può aspettare . Bisogna prima cercare i soccorsi per te”.

La situazione stava degenerando in fretta. Lo sentiva. Harry non voleva che Macy dovesse scegliere tra riavere il suo copro e salvargli la vita. Conosceva la bontà infinita del suo cuore e sapeva quindi che Macy si sarebbe sacrificata per dovere nei suoi confronti e quello lui non poteva accettarlo.

Perciò raccolse tutte le forze rimaste. “Ascolta”, continuò, nonostante il respiro affannoso e un peso sempre più pesante che gli premeva sul petto. “Possiamo fissare la corda a quel masso e farti scendere. Io resto qui tranquillo e ti aspetto.”, concluse sorridendole debolmente. Chinò leggermente la testa cercando i suoi occhi, in cerca di una consenso.

In quel momento, però, le immagini divennero più annebbiate e le gambe cedettero di nuovo. Fortunamente Macy gli impedì di cadere a terra, sorreggendolo con il suo corpo.

Macy ebbe un brutto presentimento, che si trasformò in vera preoccupazione quando scorse il volto di Harry, sempre più sofferente. Il veleno era in circolo e agiva in fretta.

“Hai bisogno di cure”, lo redarguì Macy. “Basta fare l’eroe. Ora qui comando io.” Maci lo rimproverò scherzosamente, abbozzando un fievole sorrisetto. Visibilmente indebolito, Harry le sorrise a sua volta.

Gli toccò la fronte. Era bollente. Macy quindi prese la borraccia d’acqua dallo zaino e gliela porse. Con dolcezza lo aiutò a bere per far sí che restasse idratato. Il viso era pallido e sudato a causa dell'aumento della temperatura, dovuta a una possibile infezione in corso.

“La pianta. E’ importante per il rituale. Per riavere il tuo corpo. So quanto ci tieni.”

“Tengo anche alla tua vita, Harry!” gli rispose senza pensarci due volte. In quel momento, i loro sguardi si incrociarono silenziosi. Per l’intensità del momento abbassò lo sguardo, mentre lui continuò a guardarla, sorridendole amabilmente. “Non devi, Macy. Sono io il tuo Angelo bianco. E’ mio compito preoccuparmi per te. Non il contrario”.

“Ora ci prendiamo cura l’uno dell’altra.” Macy alzò lo sguardo che mantenne fissò su di lui, decisa a fargli capire che non avrebbe ceduto. La sua vita era davvero importante per lei.

“Se la metti così”, dichiarò Harry cercando di alzarsi. “Allora ci orbiterò alla pompa di benzina così potremo chiedere aiuto. Poi però torniamo qui di corsa.”

Ansimando, si avvicinò a Macy per poter orbitare insieme a lei. Tuttavia si sentì debole e confuso. Ebbe un lieve capogiro che lo obbligò a cercare un appiglio vicino e a sedersi nuovamente.

“Orbitare? Non riesci nemmeno a stare in piedi. Figurati a orbitare.” ribatté Macy, inginocchiatasi di fronte a lui. Aveva il volto tirato dalla preoccupazione.

“Macy, abbiamo poco tempo!” contestò Harry.

“Sì, siamo d'accordo. Non sappiamo che veleno sia, quindi dobbiamo cercare aiuto subito.“ gli rispose Macy decisa. “Troverò il modo di arrivare alla pompa di benzina. Fidati di me”. Si sforzò di essere convincente, sebbene avesse molta paura. Sorrise con l’intento di infondergli sicurezza. Così si alzò e iniziò a guardarsi attorno, in cerca di una soluzione, decisa a non arrendersi.

“Macy...andrà tutto bene. Me la caverò“, cercò di tranquillizzarla.” È quasi sera. Sarebbe meglio prendere la pianta e poi andare.“

“Ho detto no”, lo interruppe bruscamente, esasperata dalla sua insistenza a non volersi curare e sempre più preoccupata.

Lo esaminò velocemente. Gli occhi di Harry erano cerchiati e le labbra come senza sangue. Tirò un sospiro profondo e poggiò le mani sulle sue spalle così da obbligarlo a guardarla, poi aggiunse fiduciosa, rivolta verso di lui. ”Troveremo aiuto, ti cureranno e poi torneremo qui a prendere la pianta. Insieme. Te la caverai!”, concluse con determinazione quasia a volersi convincere.

Harry si limitò a osservarla con dolcezza, intenerito da tale prova d'affetto. Sentiva ormai di essere al limite delle forze. Sarebbe stata una lotta contro il tempo. Non era possibile fare tutto. Una scelta era necessaria. Respirare era diventato faticoso come pure deglutire.

Piena di buone intenzioni, Macy si avvicinò di nuovo a Harry e poggiò una mano sulla sua. “Io non ti lascio, Harry”. Non l’avrebbe mai lasciato solo. Avrebbe trovato una soluzione.

Si alzò e iniziò a ragionare il più lucidamente possibile. Erano davvero nel bel mezzo del nulla. La pompa di benzina distava un po, ma forse se fosse riuscita a trasportarlo, anche grazie ai suoi poteri, ce l'avrebbe potuta fare ad arrivare in tempo. Era l'unica via.

Controllò nello zaino e si guardò attorno, in cerca di materiali utili alla creazione di un trasportino d’occasione.

Si mise all'opera sotto lo sguardo di Harry. D'un tratto, la sua attenzione fu attirata da una piccola volpe che la stava fissando. Quando fece per avvicinarsi, la volpe scappò .

Harry cercò di aiutarla, ma riuscì a malapena a stare in piedi .

“Mi dispiace” si scusò Harry. “Io ... “ non riuscì a finire la frase che perse i sensi.

Macy si precipitò da lui, prese il suo braccio e lo fece passare attorno alle proprie spalle per sollevarlo. Poi lo mise a sedere, sistemando delicatamente la sua testa contro il petto. Con gli occhi chiusi, abbandonato tra le sue braccia, Harry respirava sempre più faticosamente e scottava molto. Il tempo stringeva. Doveva fare qualcosa e doveva farla subito.

Senza pensarci, con Harry ancora tra le braccia, si concentrò accuratamente sugli oggetti sparsi a terra, visualizzando l’opera da creare. Pronunciò alcune parole di un incantesimo. Una folata di vento si innalzò nel deserto e li fece volare, portandoli ad incastrarsi gli uni con gli altri, per formare infine l’oggetto desiderato. Con affanno, lo sollevò facendo leva con il suo corpo e lo trasportò fino alla portantina d’occasione, appena creata.

Disperata, Macy era pronta al tutto per tutto. Nella furia del momento, non si era però accorta di non essere più sola. La vecchietta della pompa di benzina apparve davanti a lei, sorridente e con fare tranquillo. Dopo il primo momento di sorpresa, Macy la pregò di aiutarli.

***

“Mi aiuti” la implorò Macy con il cuore pieno di paura.

L’anziana signora restò in silenzio, osservandola attentamente con quel sorrisetto furbo sulle labbra e un’espressione enigmatica sul volto. Pensare che prima aveva provato tanta simpatia per quella vecchietta. Ora, invece, il suo modo di fare infastidì Macy che si sentì ancora più disperata per la sua incapacità di aiutare Harry.

“Il mio amico sta molto male. E’ stato morso da un serpente. Ha bisogno d’aiuto.” Macy la supplicò nuovamente, scostandosi leggermente da Harry per avvicinarsi alla donna.

“Non posso” le rispose infine sorridendo. “Soltanto tu puoi. Voi, in realtà.”

Macy le lanciò un’occhiata di sbieco, perplessa da quell’affermazione.

“Le ho detto che è stato morso da un serpente. Non ho la cura. Se avessi l’antidoto con me, o qualsiasi cosa di utile, non pensa che l’avrei già usato invece che stare qui a scongiurare lei di soccorrerlo?” s’innervosì Macy, ormai al limite. “Mi può aiutare?” chiese infine spazientita.

Vedendo la reazione della ragazza, l’anziana signora si avvicinò a Harry e lo esaminò attentamente. “Il guardiano del deserto...” decretò. “...è un Wildsnake. Protegge queste terre.”

“E lei conosce la cura? Ha l’antidoto?” chiese d’un fiato, cercando di calmarsi.

“Non c’è un antidoto. O meglio, non uno di quelli tradizionali.” rispose la vecchietta come se si trattasse di un ovvietà. Macy però restò perplessa, incerta sul significato di quelle parole.

“Te l’ho detto. Tu puoi aiutarlo. Questo è il volere del Guardiano. La prova è stata decretata.”

Macy le lanciò un‘ altra occhiata dubbiosa, di chi non ha in chiaro cosa aspettarsi. “Il guardiano? Una prova?” ripeté. “Di cosa parla? Quale guardiano? Quale prova?”.

“Ma mi ascolti?” chiese seria la vecchia signora. “Poi dicono che siamo noi vecchi a rimbambirci con l’età e ad avere bisogno di apparecchi acustici.” Il suono della sua sonora risata rieccheggiò nel deserto che di colpo sembrò animarsi.

“Il serpente è il guardiano della valle. E’ il guardiano della rara specie di Death Valley Monkeyflower che cercate.” Le spiegò infine come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non pensavate certo di poter venir qui, estirpare una pianta sacra e ormai in via di estinzione e non pagare alcun prezzo?” le chiese, guardandola con espressione divertita.

“Ah queste giovani streghe” sbuffò, sventolando le mani di qua e di là come se volesse scacciare dall’aria la stupidità di quel pensiero. “Siete convinte che tutto vi sia dovuto e che la vita giri intorno a voi” sentenziò.

“Ebbene no, signorina. Io sono solo un umile messaggera della valle. Per capirci meglio...” iniziò a spiegare la donna puntando il dito all’insù per dare un tono solenne, autorevole, a quello che stava per dire.

“La questione è semplice. Tu vuoi la pianta? L’universo ti chiede qualcosa in cambio. Molto semplice, no. Ora, il guardiano ha scelto una prova per voi da superare. Una scelta interessante, direi. Ma lui sa molte cose e quindi fidiamoci. Ecco. Così funziona ed ha sempre funzionato da quando il mondo esiste. La magia ha un prezzo. Siete disposti a pagarlo?”

A bocca aperta, Macy ascoltò meglio che poteva quanto indicatogli. Di certo, l’anziana signora non era una nonnina qualunque. Conosceva la magia ed aveva capito che era una strega.

“Perché hai bisogno di quella pianta? Quanto è importante per te?” le chiese una volta finito il suo monologo. ”E quel bell’uomo lì disteso. Chi è per te?” disse indicando Harry, ancora incosciente e disteso vicino alla portantina, accanto a Macy.

Lei lo guardò con il cuore in subbuglio dalla preoccupazione. Tutte quelle domande rieccheggiarono nella mente di Macy, mentre cercava di riordinare le idee e valutare il dar farsi.

Dopo averci pensato un attimo, si rivolse nuovamente all’anziana donna e decise che era meglio essere sinceri. “La pianta mi serve per un incantesimo. Per riavere il mio corpo”.

“Oh. Allora è per questo che il tuo animo scalpita tanto. Ma perché ce l’avevi con quel caro uomo, così gentile e premuroso, per cui ora ti disperi.”

Macy arrossì, presa alla sprovvista da questa domanda così diretta e imbarazzante.

“Ah!” esclamò la donna come se la verità le si fosse palesata all’improvviso davanti agli occhi. “La donna a cui appartiene questo corpo è una donna importante per lui. Più importante di quanto tu vorresti. Forse credi sia anche più importante di te.”

Punta sul vivo, Macy squadrò l’anziana donna. “E’ un po’ piu complicato di così”, le precisò leggermente imbarazzata.

“Si capisco” ribatte la donna. “È sempre così. Complicato. Fino a quando non lo rendiamo semplice.”

“E’ la tua occasione per fare chiarezza dentro di te ... e, perché no, anche fuori.” aggiunse indicando con l’angolo dell’occhio Harry.

“È il mio Angelo bianco.” si giustificò Macy, notando l’allusione della donna.

“Se lo dici tu!” rispose facendo spallucce. “La vostra prova è stata scelta. Guardati dentro. Devi capire cosa desideri veramente e decidere cosa sei disposta a fare.”

Macy era combattuta. Sebbene da un lato la scelta le sembrò semplice, dall’altra c’erano diverse implicazioni di cui tenere conto e lei ci teneva a fare la cosa giusta.

“Macy...” si sentì chiamare d’un tratto. Harry si era svegliato e la chiamava. Cercò di tirarsi su, allungando una mano verso Macy, come a chiederle di avvicinarsi. “Macy...” ripeté a fil di voce. “...la pianta. Hai bisogno della pianta.”

“Harry.” rispose Macy, avvicinandosi delicatamente a lui e prendendogli la mano che gli stava offrendo. “Andrà tutto bene.”

“Non devi. Non per me. Io ... io non posso ... Il potere del trio ... Tu sei ... Non devi.”

Harry parlava a fatica, blaterando parole sconnesse. Apparì poco lucido e febbricitante, forse in preda anche alle allucinazioni.

“Tranquillo, Harry. Non agitarti.” cercò di rassicurarlo, sebbene si sentisse avvolta dal panico.

“La pianta. Scegli la pianta.” Insistette con voce strozzata, tornando lucido. “Lo so che non vuoi restare nel corpo di Abigail. Non è la vita che vuoi. Il potere del Trio. Non devi farlo. Non per me. Non me lo merito. Non lo voglio per te.” pronunciò a fil di voce.

Harry aveva colto nel segno. Restare il quel corpo sarebbe stato orribile. Non solo per la chiara repulsione che provava per la sua proprietaria, ma anche per il possibile effetto sul potere del Trio e sul rapporto con le sue sorelle.

Harry si sforzò di alzarsi per darsi un tono e, anche se a fatica, riuscì a mettersi seduto. Guardò l’anziana signora e, deciso, gli espresse la sua scelta.

“Scelgo la pianta. Scelgo lei!”, concluse con decisione . “No” gridò Macy. “Non puoi. Non è una tua scelta.”

“Si e no, signorina.” L’anziana donna si avvicinò a loro, dondolando, come presa in una danza con il vento. “Il signore, qui, sarà mal messo, ma ascolta. Al contrario di te. Ho detto che la prova è vostra.”

Harry non fece in tempo a compiacersi che un colpo di tosse gli tolse il respiro, obbligandolo a sdraiarsi sulla portantina . Chiuse gli occhi per un’istante, ormai stremato.

“Tuttavia, la scelta finale spetta a te, ragazza.”

“Macy.” la supplicò di nuovo Harry, voltandosi verso di lei, sempre più debole. “Non ti devi sacrificare. Tu sei più importante. La tua felicità lo è. In ballo c’è di più.” S’interruppe un attimo per riprendere fiato dato che ogni parola gli costava fatica. Le prese nuovamente la mano e la guardò con dolcezza. “Non accetto l’idea di causarti dolore. Pensa a te e alle tue sorelle. Io ...”

Sfinito, non riuscì a finire la frase. Tossì più volte e si sentì senza forze, con la mente di nuovo offuscata.

“Ascoltami. Ho avuto una lunga vita felice. Non ho rimpianti ... o quasi. Tu sei giovane, bella, intelligente, straordinaria. Sono stato fortunato ad averti incontrato.”

La piega di quel discorso non piacque per niente a Macy.

“Smettila. Tu non morirai.” lo interruppe, con il cuore sanguinante, facendo uno sforzo per trattenere le lacrime. “Harry, no!” affermò con voce spezzata dal dolore.

Con il volto sereno di chi ha accettato il proprio destino, Harry strinse dolcemente la mano di Macy e la guardò negli occhi con infinita tenerezza. “Io sono felice, se tu sei felice. Questo mi basta. Ora l’unica cosa che conta per me sei tu. Promettimi che ti prenderai cura di te. Sappi che io ...” sibilò con un fil di voce, prima di perdere ancora i sensi.

“No. Harry, Harry.” gridò disperata il suo dolore. Immediatamente, gli prese il polso per controllare il battito. Sebbene fosse debole e respirasse a fatica, era ancora vivo. Lo scosse cercando di farlo rinvenire, senza successo. Sentì un’ondata di pugnali attraversarle il petto, lasciandole il cuore in mille pezzi.

“Bene. Bene.”, disse l’anziana signora accanto al corpo svenuto di Harry, sfregandosi le mani. “Una scena struggente quanto di una dolcezza infina. Non trovi?” le chiese, alzando il braccio di Harry per poi farlo cadere a terra.

Macy la fulminò con lo guardo, di botto pervasa da una gran rabbia.

“Smettila. Tu e il tuo gioco malato. Cosa vuoi?” Macy sbottò furiosa, scatenando intorno a se una potente raffica di vento.

“Calma, ragazza.” la esortò l’anziana donna. “Il ragazzo è quasi andato, ma nulla è perduto. Dipende da te. Cosa hai deciso, signorina?”

Macy si sentì oppressa dalla responsabilità della scelta. Era una maschera di disperazione e turbamento.

“La smetta di farmi pressioni. Non capisce.”

“Allora tu spiega. La lingua ce l’hai e pure un cervello alquanto ingegnoso” disse, indicando il trasportino che Macy aveva creato per Harry. “Io non capisco o tu non sai cosa vuoi?” la punzecchiò. “Di cosa hai paura realmente?” concluse, indagando con lo sguardo.

“Il bell’uomo, la sua scelta l’ha fatta e non ci ha messo neanche tanto. Lui ha le idee chiare. Ha scelto te.”

“Le ho già detto che è il mio angelo bianco!” sottolineò Macy.

“Quindi?” incalzò la nonnina. “Ah. Strega. Angelo. Rapporto proibito”. Sospirò con occhi sognanti, come se stesse assistendo a una scena romantica da film.

“Siamo solo amici” precisò Macy a disagio, quasi a giustificarsi.

“Si dice così ora. Amici?” la squadrò, alzando il sopracciglio poco convinta da quanto sentito. “Quella non mi sembrava una dichiarazione da amico. Però se lo dici tu...” la stuzzicò nuovamente. “Certo che voi giovani siete proprio strani. Un amico così carino lo vorrei anch ‘io... sai ho la mia età, ma mi mantengo in forma” aggiunse facendole l’occhiolino in modo allusivo, lasciando immaginare scenari che Macy preferì non approfondire.

“Io .. io..” titubò Macy. Non sapeva cosa dire. Un peso opprimente sul petto le bloccò il respiro, in preda a un turbinio di emozioni contrastanti.

“Io. Io. Sai dire solo io, ragazza.” La simpatica vecchietta la redarguì. “Per me è chiaro cosa ha scelto lui. E tu? Chiamalo amico o non amico. Come vuoi. Tic tac tic tac. Certo a me non sembra che lui ti consideri solo un'amica, ma chi sono io per dirlo. Giusto?” la esorto' la vecchia signora sorridente e con tono sornione. “Il tempo stringe e devi scegliere. Scegli il tuo “amico” o la tua vita di prima.”

Macy restò in silenzio. Quanto aveva detto l’anziana signora la colpì, in particolar modo si sentì felice all’idea che Harry provasse dei sentimenti per lei. ciò significava che non aveva cambiato idea dopo quel giorno in sala comando. Nonostante Abigail, lui aveva dei sentimenti per lei. La gioia iniziale si tramutò presto in sconforto, data la pessima situazione in cui si trovavano.

L’anziana signora la scrutò attentamente, percependo il conflitto interiore che l’attanagliava.

“Di cosa hai paura?”

“Paura?” ripeté Macy fissandola intensamente. Poi guardò Harry, pallido, ormai in fin di vita. Una miriade di emozioni scalpitarono nel suo cuore, decise a farsi ascoltare, attaccando ogni sua barriera. Sebbene cercasse di controllarle e di reprimerle, esse ebbero la meglio. Così i muri finora innalzati si sgretolarono e come un fiume in piena, Macy aprì il suo cuore.

“Ho paura di fargli male. Di farmi male. Ho paura di amarlo. Ho paura di perdere le mie sorelle. Ho paura di me e di quello che provo. Di cosa ho paura? Chiedimi di cosa non ho paura. Io non lo voglio perdere, ma non voglio neanche essere la causa della fine del Potere del Trio e delle mie sorelle.”

Travolta dalla situazione, Macy continuò a parlare .

“Sono cresciuta sola, con mio padre. Senza madre. Ho sempre creduto mi bastasse. Mi sono protetta. Non ho fatto entrare nessuno. Poi, sono arrivate loro: le mie sorelle. Ho conosciuto Harry. Mi sono sentita amata, protetta, in famiglia. Ho capito che non ho mai desiderato altro. Ho amato e ho perso. Di questo ho più paura. Di perdere di nuovo.”

Buttato tutto fuori, Macy si sentì meglio. Una nuova consapevolezza si palesò. Aveva fatto la sua scelta.

“Scelgo lui.” disse di getto. “Voglio che gli salvi la vita.”

“Finalmente” disse la signora tutta contenta. “Vedi. Non era difficile.” Schioccò le dita e d’un tratto Macy si ritrovò alla pompa di benzina.

***

Dopo un primo momento di smarrimento, Macy chiamò Harry a grand voce, con il cuore pieno di ansia e speranza. “Harry. Harry.”

“Sono qui.” Si sentì rispondere da dietro alcuni scaffali. Ed ecco che Harry sbucò fuori e si fece vedere da Macy, in piedi e in salute.

Lo osservò attentamente, rilassato e sorridente, nel suo completo da montagna. Solo Harry era in grado di apparire così composto anche dopo un’avventura al limite della morte.

Si sentì pervasa da un’immensa gioia e, d’istinto, gli corse incontro per abbracciarlo forte, avvolgendogli stretto le braccia alla vita, abbandonandosi completamente. Harry ricambiò affettuosamente l’abbraccio, poggiandogli una mano tra i capelli e sfiorandogli delicamente un lato della nuca con la tempia.

“Tutto ok. Sto bene.” le sussurrò ad un orecchio, senza lasciare la presa. Rimasero così un po’ più di un istante, finché la vecchia signora non li interruppe.

“Tutto è bene quel che finisce bene.” L’anziana signora, con i suoi occhi furbi e il sorrisetto compiaciuto della saggezza e della lungimiranza, si strofinò le mani, soddisfatta per l’andamento degli eventi.

“Questa è per voi” disse loro porgendogli la Death Valley Monkeyflower.

Macy spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ma? Io credevo ...” s’interruppe incerta del fatto che si potesse trattare dell’ennesima prova.

“Ancora con l’IO ... non è forse venuto il momento di usare un Noi o Voi?” La donna la stuzzicò con ironia, strizzandole l’occhio e riportandole alla memoria quanto successo poco prima, in particolare alla sua intima confessione come pure a quella di Harry.

Arrossì flebilmente al ricordo di lui e delle sue parole. Abbassò gli occhi un po’ a disagio e di sottecchi si girò verso di lui per vederne la reazione.

Sorpresa, si accorse che l’espressione di Harry rimase impassibile, completamente a suo agio con i lineamenti sciolti e lo sguardo fisso verso la pianta, soddisfatto di aver raggiunto il proprio scopo.

Macy alzò il sopracciglio, perplessa da questa assenza di reazione. L’anziana signora, che la stava osservando, lo notò.

“Il bell’uomo qui non ricorda proprio tutto di quanto successo.”

“E’ vero. Purtroppo ho ricordi offuscati dopo il morso.” precisò Harry. “Spero di non aver detto o fatto nulla di sconveniente, mie giovani donzelle.” scherzò Harry, notando un certo imbarazzo da parte di Macy.

“Non si preoccupi. Un bel giovane uomo come lei con me può essere sconveniente quanto vuole.” rispose in tono divertito l’anziana donna, spezzando così l’atmosfera un po’ ambigua alleggiante nell’aria.

“Cosa ricordi?” indagò Macy, presa nuovamente dai dubbi.

Harry la guardò, colto un po’ alla sprovvista. “Ricordo del serpente, del morso, di essere stato male e della prova. La signora qui poi mi ha spiegato in grandi linee dell’esistenza di una prova, che hai brillantamente superato, aggiungerei.”

Pronunciando queste ultime parole, Harry drizzò la schiena, inorgoglito e fiero del successo di Macy, nella quale riponeva un'incondizionata fiducia.

“Per il resto avrà bisogno di qualcuno che glieli rinfreschi. E’ semplice.”

Notando una certa titubanza in Macy, la nonnina si avvicinò e le sussurò ad un orecchio, in modo che solo lei sentisse.

“Non ricordare tutto, non significa mentire. Anzi”. Le strizzò l’occhio, rassicurandola sul fatto che Harry fosse stato sincero con lei e che il suo interesse fosse profondo e genuino. “Ora sta a te decidere cosa fare.”

Macy le sorrise con gratitudine, comunque incerta su cosa fare di quanto scoperto. Harry teneva davvero a lei al punto da rinunciare alla sua vita per darle ciò che credeva l’avrebbe resa felice. Lei però si sentiva ancora bloccata, intrappolata nella morsa creata dalle sue stesse paure.

Harry si avvicinò alle donne con sguardo interrogativo. “Non voglio fare il guasta feste, ma il tempo stringe e dobbiamo andare. La preparazione del rituale richiede tempo. Senza contare che le tue sorelle hanno già chiamate diverse volte.”

Harry ringraziò con un cenno educato l’anziana signora e porse il braccio a Macy la quale, dopo aver guardato un'ultima volta in direzione della donna, infilò il suo braccio sotto quello di Harry per poi farsi orbitare alla sala di comando.

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Capitolo 6
*** La Ricerca ***


LA RICERCA

“È un assurdità. A che gioco stiamo giocando? Una versione scadente di Cluedo o Indovina chi?” sbottò Abigail, rientrando in sala di comando attraverso il portale, infastidita per non essere ancora entrata in possesso dell’ingrediente ricercato.

“Se solo mi aveste lasciato fare, gli avrei fatto dire tutto ciò che sapeva. Altro che "Ti do’ il nome di un tizio che forse ce l’ha”. Con il suo portamento da diva di Hollywood, Abigail rendeva facile trovarla antipatica e spazientirle.

Irritate dal suo atteggiamento arrogante, Maggie e Mel si scambiarono uno sguardo complice e silenzioso, concordi su quanto fosse difficile restare calme e avere a che fare con quella donna,.

Inizialmente fu difficile per loro abituarsi a dissociare il corpo di Macy dallo spirito di Abigail. Tuttavia, i suoi modi e la sua personalità sopra le righe facilitarono loro parecchio le cose, essendo per certi versi diametralmente opposta a Macy. Di conseguenza, anche se dinanzi a loro vi era il corpo di Macy, nulla rendeva più facile vedere al di là di ciò e capire di avere a che fare con Abigail.

Entrambe si sentirono ancora più in colpa per non essersene accorte prima, soprattutto Maggie che essendo un’empatica avrebbe potuto arrivarci.

D’un tratto, Maggie fu travolta da una strana sensazione. Poté percepire le emozioni di Abigail colpirla al petto. Sentì il suo fastidio per la situazione e la sua frustrazione per non poter far le cose a modo suo, convinta probabilmente che così avrebbe raggiunto l’obiettivo prima.

Tuttavia, in profondità, come una delicata pennellata su un quadro quasi invisibile ad occhio nudo, le sembrò di sentire una sorta di gioia o qualcosa di simile, quasi a voler significare che tutto sommato ad Abigail la situazione creata dallo scambio non le dispiacesse.

Questa consapevolezza improvvisa la fece sussultare e le diede una nuova prospettiva sulle cose. “E se Abigail volesse avere la vita di Macy?”.

In quel momento, alla mente le riaffiorarono alcune immagini di quella mattina. Qualcosa nei sentimenti di Abigail l’avevano depistata, motivo per cui non le fu subito chiaro che non si trattasse della sorella. Quella mattina, in cucina, quando lei e Mel l’avevano accolta con calore e amore, preparandole la colazione e preoccupandosi amorevolmente di lei, Abigail si era sentita a casa. Di ciò era stata felice, ne era sicura. Le premure ricevute l’avevano fatta sentire amata. Sebbene ne avesse approfittato, il suo apprezzamento era sincero. Abigail era per metà strega, cresciuta attorniata dall’amore di sua madre. Ora, invece, essendo il capo di un orda di demoni, doveva essere sola e sempre vigile.

Pensandoci, Maggie s’impietosì ritenendo che, infondo, forse c’era qualcosa di buono e umano anche in lei, come i sentimenti sinceri per Harry che più tra tutti sembrò vedere in lei qualcosa di più della parte demoniaca e della sua apparenza sexy e provocante. Maggie non era certo un’ingenua, aveva capito che Harry era fisicamente attratto da Abigail, a cui però resisteva soprattutto per ragioni morali, oltre che per altri sentimenti.

Quella mattina aveva percepito chiaramente l’affetto per Harry. Oltre a una bramosia lussuriosa nei suoi confronti, imbarazzante per lei, ritenuto che credeva appartenesse a Macy, Maggie sentì dell’altro. Un profondo legame e una disperata necessità di essere considerata e amata da lui.

“Noi non lavoriamo così!” udì Mel rispondere a tono ad Abigail, distogliendola dai propri pensieri.

“Il contatto è affidabile e ci ha garantito che questo El Manta ha quello che cerchiamo.”

Nonostante Mel non volesse fare affidamento troppo sul padre, sapeva che i suoi contatti erano buoni e soprattutto che non l’avrebbe mai ingannata sapendo cosa c’era in gioco.

“El Manta? Sei seria?” ridacchiò Abigail notando il gioco di parole di quel nome. Manta oltre a essere un pesce pericolo era anche il termine spagnolo per coperta.

“Fammi capire. Per questa missione di vitale importanza ci stiamo affidando ad un vero ricettatore di articoli magici o a un venditore di arredi d’interni?” ironizzò Abigail, divertita nel punzecchiare Mel con quel suo sorrisetto pieno di ostentata superiorità. “Guarda, stavo pensando di acquistare un letto più resistente dato che il mio inizia a cedere a causa del frequente uso. Sapete anche se un po’ scontato, può diventare teatro di molti modi fantasiosi di appagamento”, ammiccò allusiva guardando le sorelle con aria di sufficienza. “Anche se forse per voi sono concetti ignoti. Solo per curiosità: voi suore di clausura sapete ancora come fare?”

“Fisso l’appuntamento e andiamo.” continuò Mel, facendo finta di non cogliere l’ennesima frecciatina. Poi, con un sorrisetto cinico, Mel indicò ad Abigail un angolo della stanza in cui era stata prigioniera dopo aver tentato di uccidere Macy. “Se vuoi restare qui, c’è ancora la tua vecchia gabbia”.

“Meglio di no. Senza offesa, ma inizio a dubitare che sappiate quello che fate.”

“Come vuoi!” rispose Mel secca. Poi prese il telefono e andò a chiamare il fornitore.

“Vuoi una foto o un autografo?” chiese Abigail a Maggie che sobbalzò sopresa, assorta com’era nei suoi pensieri e intenta a studiarla nel tentativo di captare qualcosa in più che le desse conferma dei propri sospetti.

“Perché non ci hai attaccato a casa nostra?” le chiese senza tanti mezzi termini. ”Perché ti sei finta Macy?”

“Che domanda sciocca, ragazzina” sbuffò Abigail, voltandosi verso di Maggie e guardandola con sufficienza. Vedendo però che Maggie restava seria, continuando a fissarla, capì che avrebbe fatto meglio a rispondere. L’empatica non avrebbe mollato la presa fintanto che non si sarebbe ritenuta soddisfatta.

“Ero in casa vostra, in un corpo di cui non so come controllare i poteri. Inoltre, abbiamo una specie di tregua. Se non puoi sconfiggerli, ingannali e si distruggeranno da soli.” Rise di gusto, autocompiacendosi della sua immensa astuzia. Si appoggiò alla scrivania lì vicino, avvicinandosi a Maggie incuriosita, portando i capelli all’indietro e assumendo un atteggiamento di sfida. “Soddisfatta?”

“Si e no. Non credo sia solo per questo. Tu era contenta; contenta delle premure ricevute. L’ho percepito. Hai anche provato dell’invidia, ora che ci penso. Tu vuoi, in parte, la vita di Macy.”

Abigail scoppiò in una sonora risata. “Stai scherzando vero? Io vorrei la vita di questa scialba strega, castrata dalla sua stessa mente e complessata all’infinire? No, grazie.” Dichiarò con tono deciso.

“Macy non è così!”, si arrabbiò Maggie, difendendo sua sorella. “E comunque credo che tu voglia una famiglia.” concluse con tono autorevole, colpendola dritta al cuore. Abigail però non si scompose.

“E questo lampo di genialità folle ti è venuta a furia di stare rinchiusa qui? Sai, la segregazione causa disturbi gravi.”, la attaccò Abigail, avanzando velocemente verso Maggie come a volerla sovrastare fisicamente, irritata da tali affermazioni.

Aveva colto nel segno. Maggie ne era convinta. Aveva ragione.

“Dobbiamo incontrarlo tra 15 minuti al mercato del pesce. Andiamo” le interruppe Mel, rientrando dalla telefonata.

“El Manta al mercato del pesce. Sembra davvero una barzelletta di cattivo gusto” sentenziò Abigail, presa dall’ilarità della situazione.

“Andiamo” ordinò Mel, recandosi al Witchboard, per poi azionare il portale e saltare.

***

“Oddio, che puzza” si lamentò Abigail, gesticolando abbondantemente per allontanare l’odore intenso emananato dalla miriadi di pesce fresco esposto sulle bancarelle. “Non riuscirò più a togliere questo odore orrendo dai vestiti. E’ una fortuna che non siano miei”.

L’atmosfera del mercato era frenetica, piena di persone urlanti gli uni verso gli altri. Mentre i commercianti invitavano ad avvicinarsi e offrivano varie tipologie di pesce, buttandoli quasi in faccia ai passanti; gli avventori interessati gridavano le proprie comande e negoziavano sul prezzo, portando in alcuni casi a delle vere e proprie guerre sul prezzo. Tra la gente vi erano anche tante facce losche.

“Ecco. Quello è l’ultimo bancone di pesce infondo alla sala, vicino all’uscita di emergenza. Il venditore deve essere El Manta.” la interruppe Mel, ammonendo Abigail con un’occhiata affinché evitasse di farsi notare tanto.

“Voi restate qui. Meglio se vada da sola.” disse infine Mel, preoccupata che Abigail con il suo modo di fare e le sue batture inappropriate potesse far saltare l’affare.

“Sei sicura?” intervenne Maggie, preoccupata di lasciarla andare da sola a contrattare con un uomo abituato a gestire affari loschi, in un posto così pieno di brutti ceffi. Mel però si era già allontana e Abigail la fissava divertita.

“Paura, principessa?” la punzecchiò. “Certo con i tuoi poteri così passivi potresti fare ben poco se ci attaccassero. Giusto chiamare al lupo al lupo con qualche attimo d’anticipo.”

Abigail provava piacere a provocarla e a sminuirla. Tuttavia Maggie non poté non chiedersi se non fosse solo una forma di difesa, un modo perverso di sentirsi meglio affossando gli altri. In ogni caso Maggie non sarebbe stata al gioco.

Fortunatamente, pochi minuti dopo, Mel tornò con in mano l’incenso dei monaci. Missione compiuta.

Compiaciuta, Mel guardò Abigail, mostrandole fiera il bottino, con lo scopo di zittire eventuali sue maligne osservazioni sull’inaffidabilità delle sue fonti. Il suo piano era andato a buon fine. Ora bisognava tornare alla sala di comando ed aspettare il ritorno di Harry e Macy.

Proprio mentre si stavano dirigendo verso l’uscita, ecco che un uomo alto, robusto, e collerico, s’imbatté in Abigail, facendo cadere una parte del proprio pesce a terra. Inutile dire quanto fosse furente l’uomo che subito chiese un risarcimento.

Abigail che non era certo il tipo di donna che incassava certi comportamenti senza reagire, era già sul piede di guerra. Prima che la situazione degenerasse, però, ecco intervenire Mel creando una distrazione e lasciando loro il tempo di correre fuori e aprire il portale.

Una volta rientrate, provarono a contattare telefonicamente Macy e poi Harry, senza successo.

Probabilmente erano in una zona senza campo, Harry le aveva avvisate che il luogo in cui erano diretta era abbastanza sperduto e desolato. Perciò Mel non si preoccupò più di tanto. Una volta trovata la pianta sarebbero rientrati.

***

Dopo alcune ore senza notizie, Mel e Maggie iniziarono a preoccuparsi un po’ di più. E se fosse successo loro qualcosa?

Maggie si allontanò per fare una nuova telefonata; mentre Mel continuò a consultare il libro dell’incantesimo e a preparare il materiale del rituale. Abigail, dal canto suo, continuò a camminare nervosamente, mostrando un lato più umano di sé sotto la corazza da donna senza scrupoli e limiti nel pudore.

“Non ci stanno mettendo troppo?” sbottò infine Abigail, stanca dell’interminabile attesa, logarata da uno strano senso di agitazione. “Forse dovremmo farci un giretto in Sierra Nevada e vedere se la vostra sorella scienziata ha bisogno di aiuto. Probabilmente si starà facendo qualche analisi di non so cosa per decidere come estrarre la pianta dal terreno. Povero Harry. Sei stata quasi più brava tu ex donna con il marsupio.”

“Macy e Harry sanno come cavarsela. Torneranno presto con la pianta!” la rassicurò instintivamente Mel, sebbene Abigail non le piacesse e infondo anche lei fosse un po’ preoccupata per l’assenza di risposte.

“Se dobbiamo affidarci a quella suora intellettuale di vostra sorella, possiamo anche chiudere baracche e burattini qui.”

Come Maggie, nemmeno Mel apprezzò la frecciatina verso sua sorella. Alzò lo sguardo e osservò Abigail, pronta a cantargliene quattro. Poi, si fermò, sopresa di vedere sul suo volto una profonda e sincera preoccupazione, non tanto per Macy quanto per Harry.

“Ci tieni davvero a Harry?” chiese Mel rivolta ad Abigail. Nella mani il libro di incantesimi dal quale Harry aveva tradotto il rituale da riprodurre per sigillare le due parti dell’amuleto e invertire il sortilegio.

“L’hai letto nel tuo libro?” ribatté Abigail stizzita. “In quale capitolo? Anche i demoni hanno un cuore?”

“Sai non devi necessariamente essere sempre così acida. Basta un sì.” le rispose secca Mel, abbozzando poi un sorriso malizioso.

“E tu potresti essere meno piena di pregiudizi” la imbeccò Abigail, innalzando il sopracciglio e trasmettendole il fastidio di colui a cui viene chiesto di dimostrare di essere qualcosa di diverso da quello che è.

“Pregiudizi?” ripeté Mel, poggiando il libro sulla scrivania ed avvicinandosi irritata ad Agibail per poterla guardare negli occhi.

“Io non ho pregiudizi. Sei tu che fin dal primo momento ci hai ingannate, manipolate e usate per i tuoi sporchi piani. Hai sempre dimostato di essere interessata solo a te stessa e al potere. Difficile pensare che ti possa importare di qualcuno che non sia tu.”

“Wow.” Abigail iniziò ad applaudire con colpi forti e lenti e ad iscenare una finta risata, rendendo treatrale il proprio intervento. “Quanta passione! Quanta inflessibilità! Ti credi migliore di me? Perché a me, una persona che giudica sulla base di semplici convinzioni arcaiche e programmate discriminando sulla base dell’appartenenza di genere, altro non è che un ipocrita. Non certo un’angelo di virtù”.

Quest’affermazione infastidì Mel che si sentì colta alla sprovvista. In maniera contorta, pensò che quanto detto potesse avere un senso. Lei, che tanto si batteva per i diritti delle donne e l’uguaglianza, stava forse diventando superficiale e ottusa?

Abigail la osservò con attenzione e notò il turbamento causato, il che le provocò un immenso piacere e un sorriso divertito. Sulla scia del momento si protese verso Mel, fermandosi a pochi centrimetri dalla sua faccia. “La strega buona non è poi cosi buona!”

Mel alzò lo sguardo, immobile e pronta a difendersi. Poi ci ripensò e prese un lungo respiro per cercare di calmarsi.

“Chi è rotondo non muore quadrato.” si limitò a ribattere, per poi voltarsi ed allontanarsi a prendere il libro con il quale continuare la preparazione del rituale.

“Tutto qui? Una frase fatta e di saggezza alquanto spicciola?” la incalzò Abigail, che sentendosi in vantaggio non sembrava intenzionata a mollare la presa. “Sai fare di meglio.”, concluse andandosi a sedere su una poltrona li vicina.

Mel si voltò nuovamente verso Abigail. Qualla donna era in grado di farle saltare il sistema nervoso. Prima però che potesse fare qualsiasi cosa, sopraggiunse Maggie.

“Nessuna risposta”, disse con voce preoccupata. Tuttavia nessuna delle due prestò attenzione a quanto detto.

Nella stanza, l’atmosfera era infatti abbastanza tesa e ambigua. Da un lato, Abigail le apparì più nervosa di prima, seduta con le gambe accavallate e le braccia conserte, ma con una strana espressione compiaciuta sul volto, di chi ha appena inferto un colpo vincente. Dall’altro, sua sorella le sembrò particolarmente irritata, sebbene cercasse di mantenere il controllo camminando su e giu per la stanza, intenta a leggere.

“Cos’è successo?” si chiese, senza però dar voce al proprio pensiero. Pensò non fosse il caso di rischiare di accendere una scintilla su quella che appariva tanto una polveriera.

“Abbiamo tutto per il rituale?”. Maggie optò per una frase più neutrale possibile in modo da interrompere quel silenzio pieno di tensione, avvicinandosi poi a Mel per chiederle se fosse tutto in ordine.

“Si! Abbiamo tre degli ingredienti necessari. Abbiamo un altare improvvisato, le due parti dell’amuleto e dobbiamo ancora disegnare il pentagramma. Secondo il libro, oltre alla miscela d’erbe, ci mancherebbe una fonte di energia pura.”

“Una vita umana, quindi?” la schernì Abigail.

“No, non necessariamente.” precisò Mel. Harry le aveva spiegato che per ovviare a questa eventualità si sarebbe potuto attingere in parti uguali all’energia di ognuno, così da non intaccare l’essenza di nessuno e tutt’al piu indebolire tutti in egual misura. “Harry ha già una soluzione.” Si limitò a spiegarle.

Abigail, sobbalzò, al suono di quel nome, mostrando chiaramente di essere sinceramente in ansia per lui.

Prima che la situazione diventasse incontrollabile, Maggie con una scusa portò Mel nell’altra stanza con lei.

***

“Cosa c’è?”, chiese Mel a Maggie un po’ infastidita per essere stata trascinata via e preoccupata di aver lasciato sola Abigail, in una zona con libri pieni zeppi di formule e incantesimi pericolosi. Per precauzione aveva preso con sé il traduttore, ma conoscendo Abigail tutto era possibile.

“Dobbiamo restare calme e collaborative. Non dobbiamo aumentare la pressione.”, le fece presente Maggie fissandola per assicurarsi che avesse capito.

“Sembra di sentire Harry”, gli rispose Mel guardandola di sottecchi; mentre l’espressione di Maggie restò seria.

“Non sono io. È lei che rende tutto dannatamente difficile”, sbuffò infine Mel ricevendo come risposta un’ulteriore sguardo eloquente della sorella, come a farle notare la puerilità dell’affermazione.

“Abbiamo bisogno della sua collaborazione per il rituale. Inoltre credo sia sinceramente preoccupata per Harry e forse è questo che la rende più dispotica e antipatica.”

Mel le lanciò un’occhiataccia. Questa situazione innervosiva tutte e Maggie aveva ragione su Abigail. Aveva infatti notato anche lei l’apprensione di Abigail non vedendo arrivare Harry e non ricevendo sue notizie.

“Mel. Sono quasi passate 24 ore dallo scambio. Harry e Macy non sono ancora tornati. Pensi stiano bene?”

“Stanno bene. Dobbiamo avere fiducia.”, disse stringendo la mano della sorella per darle coraggio. “Più che per loro sono preoccupata per noi con quella demone quasi fuori controllo di là.”, cercò di ironizzare Mel allo scopo di allentare la tensione.

“Ci tiene davvero a Harry.”, sentenziò Maggie, quasi intenerita dall’immagine di una demone senza scrupoli capace di provare sentimenti. Le ricordò improvvisamente Parker, di cui era infondo la sorella. Nel contempo ricordò anche quello che gli aveva fatto e, arrabbiata per questo, non le dispiacque più tanto per lei.

“Lo so.”, le rispose Mel, stupendo la sorella. “Faccio fatica a dirlo. Ma Abigail ha un cuore e batte per il nostro Angelo.”

“Già. E credo anche che in parte lui tenga a lei”, bofonchiò Maggie, pensierosa all’idea di cosa ciò potesse significare.

“Dici sul serio? Harry no. Non puoi pensarlo”, rispose Mel, stupita di dover nuovamente affrontare quel discorso. L’immagine di Harry e Abigail le si palesò davanti per una frazione di secondo che le bastò per aver voglia di vomitare. “Anche Abigail un volta ha lasciato intendere che tra di loro ci fosse qualcosa.”

“Dici che l’hanno fatto?, chiese Maggie, un po’ imbarazzata e scioccata all’idea che Harry si fosse potuto spingere tanto oltre.

Sebbene percepisse la sua attrazione nei confronti di Abigail, sentiva anche le remore di Harry. Lui era un Angelo bianco, indottrinato per vedere solo il bianco o il nero nelle cose. Lei stessa aveva cercato di fargli capire che poteva autorizzarsi ad essere grigio. Ma lui le aveva risposto che non era la sua natura, che non era stato programmato così. “Io non ci credo.”, concluse infine convinta di quanto detto.

“Nemmeno io.”, ribatte Mel. “Credo fosse solo una provocazione di Abigail.”

Maggie pensò a quanto dovesse essere sola Abigail e di quanto avesse bisogno di sentirsi amata, disperata a tentare in tutti i modi di avere Harry per se’.

“E Macy? Harry ci ha confessato di provare qualcosa per lei; anche se non so bene se sia ancora così. Infondo se è attratto anche da Abigail.“ A Mel scoppiava la testa per quanto tutto ciò le sembrasse surreale e complicato.

“Non credo che le due cose si escludano. Si può essere attratti da qualcuno, ma provare qualcosa di più profondo per qualcun’altro. Alcune storie, come le persone, ci attirano proprio perché facili, senza complicazioni e implicazioni. Non credi?”.

Pensierosa, Mel annuì, concorde sul fatto che il ragionamento di Maggie avesse un senso, un filo logico. Per lei era così con Ruby. Tuttavia si stava parlando di Harry e perciò per lei le cose non potevano essere così ovvie e semplicistiche. Il ragionamento aveva delle falle. Per lei era inconcepibile immaginare Harry con Abigail. Un’istinto di repulsione la pervase alla sola idea.

“Insomma, non vedo Harry cedere facilmente e senza remore alle avances di Abigail. Come non credo nemmeno possa essere il classico uomo opportunista e basta. Non lo so. E’ chiaro che sta vivendo un periodo difficile. Non è più lo stesso Harry da quando è saltata fuori la storia dell’Angelo nero.”, concluse Maggie che poteva capire il tormento di Harry, di cui a volte captava i sentimenti tormentati.

Harry era diviso tra due donne, attratto da entrambe in modo diverso e per motivi diversi, soprattutto combattuto con se stesso e tormentato dal suo passato e da ciò che aveva subito.

“Non lo so. Resto dell’idea che non sia da Harry. In più credo davvero che i suoi sentimenti per Macy siano sinceri e invariati rispetto a qualche mese fa. Basta vedere come la guarda quando lei non lo vede. Un uomo in piena contemplazione.”

A questa affermazione di Mel, entrambe le sorelle sorrisero all’immagine di Harry, immobile e con l’espressione da ebete, che fissa di sottecchi Macy per non farsi vedere.

“Cosa pensi provi Macy per Harry ora?”, chiese Mel di getto a Maggie, titubante di iniziare una conversazione così intima e dietro le spalle della sorella. “A me non sembra completamente indifferente. Certo, il disegno nel diario mi ha detto inizialmente che non era Harry come pensavamo, ma Jimmy. Tuttavia…”

Non terminò la frase che Maggie la interruppe per completarne il pensiero.

“… Tuttavia quando eravamo prigioniere nella sala di comando, durante la prova delle verità non dette, ha ammesso il contrario. Ha detto che pensava potesse essere Harry, ma non voleva ammetterlo.”

“È vero. L’ha detto. E quindi?” Mel non sapeva proprio cosa pensare. La situazione era più intricata e contorta di quanto si aspettasse.

“Non lo so, Mel. Macy è una donna così riservata, razionale e controllata. I suoi sentimenti sono difficili da decifrare. Li custodisce a chiave nel profondo del suo cuore. A volte mi capita di captare dei frammenti; ma sono momenti sparsi e non sempre chiari. Io credo che tenga a Harry e che come dici tu non le sia indifferente. Però ho anche sentito tanta paura e angoscia. Non so dirti se lo ami. Però quello che prova la spaventa. Ha tanti dubbi e con Abigail cosi proattiva, non è semplice. Dobbiamo forse aiutarli? Che ne pensi?”

Maggie non era molto convinta fosse giusto intromettersi nella vita sentimentale della sorella. Lo stesso valeva per Mel. Si guardarono per un attimo, insicure sul da farsi.

“Qualsiasi cosa sia. Noi ci saremo per lei.”, sentenziò infine Mel.

“Si.”, rispose decisa Maggie. “Saremo li per lei. L’ascolteremo e l’aiuteremo se vorrà. Magari, nel frattempo, potremo anche fare qualcosa per tenere a bada quella di là. Che dici?”, propose Maggie sorridendo divertita e allussiva, facendo un cenno della testa in direzione della stanza in cui era Abigail.

“Già. Quella è una piovra.” , disse Mel con tono serio per poi scoppiare a ridere di gusto.

Dopo alcuni minuti d’ilarità, Abigail entrò nella stanza distogliendole dal loro discorso, come a dimostrare che se si parla del diavolo a volte davvero appare. Non sembrava aver sentito i loro discorsi ed era meglio per ora lasciar perdere.

“Quindi è questo che state facendo qui. Vi divertite raccontandovi barzellette o storielle varie mentre io di la faccio tutto il lavoro.”

“Tu che lavori?”, rispose Mel a tono. “Difficile a credersi. Ora andiamo a vedere se davvero hai fatto qualcosa.”

Prima di uscire, Mel lanciò uno sguardo complice a Maggie, e sia lei che Abigail la seguirono nell’altra stanza.

In quel momento, ecco apparire Macy e Harry con l’ultimo ingrediente.

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Capitolo 7
*** Il Rituale ***


IL RITUALE

Al loro arrivo, Macy e Harry furono accolti a braccia aperte dalle sorelle, finalmente sollevate di vederli sani e salvi.
Abigail restò in disparte, sebbene sul suo volto apparve una chiara espressione di gioia nel rivedere Harry.
“Bene. Finito con le smancerie, possiamo occuparci del nostro problema.” intervenne Abigail, un po’ infastidita di fronte a un immagine da famigliola felice, ma con l’espressione contenta, interrompendo così quel momento di ritrovo tra le sorelle e il loro angelo.
Tutti si voltarono verso di lei che nel frattempo gli sorrise sorniona. In particolare, Harry le lanciò uno sguardo intenerito di chi si è accorto che infondo quello è il suo modo di dargli il benvenuto. Ciò non sfuggì a Macy, che questa volta però non lo vide come un gesto di attenzione di cui essere gelosa, ma soltanto l’ennesima prova che Harry era un grande uomo, dal cuore tenero, capace di vedere del buono ovunque.
Si allontanarono ed Harry chiese se tutto fosse pronto e com'era andata la ricerca dell’incenso. “Tutto bene. Come vedi, qui abbiamo anche preparato tutto.” rispose Mel.
“Certo, grazie a El manta” la interruppe Abigail con un sorrisetto ironico, e il suo solito fare provocatorio, all’unico scopo di punzecchiarla e farla innervosire. Mel ormai l’aveva capita e restò calma.
“El Manta?” chiese Harry, alzando un sopracciglio in segno di perplessità.
“Ma non vuol dire coperta in spagnolo?” dissero all’unisono Macy e Harry, i quali si guardarono per poi scoppiare a ridere, portando le sorelle a scambiarsi uno sguardo stupito e nel contempo felice; mentre Abigail sembrò rosa dall’invidia.
“E’ una lunga storia.” rispose Maggie sorridendo a sua volta, felice di vedere che una nuova ritrovata sintonia si fosse creata tra sua sorella e l’Angelo bianco. Poté sentire chiaramente una certa pace nel cuore di Macy, che le fece davvero piacere.
“E a voi com’è andata?” chiese subito dopo Mel.
Harry e Macy si guardarono di nuovo e sorridendosi risposero anche loro: “Una lunga storia.”
L’atmosfera sembrò subito più distesa e rilassata se non fosse stato per Abigail che scalpitava dal fastidio.
In un area ampia e senza mobili della sala, Mel e Maggie, con l’aiuto di Abigail, avevano già disegnato con il gesso un grande pentagramma, al cui interno fu posizionato un altare improvvisato, composto da una panca presa in prestito dalla palestra di Jordan. A i tre lati dell’altare erano sistemati gli ingredienti rappresentanti i 3 elementi : aria, fuoco e acqua.
“Manca solo la miscela di erbe.” disse Mel rivolgendosi agli altri.
“Ci penso io.” rispose Macy, dirigendosi nella stanza accanto, dove c’era il materiale necessario a preparare il composto.
“Ti aiuto.” aggiunse Harry prontamente, seguendola.
“Hai paura che faccia danni?” intervenne Abigail inacidita. “Meglio che corri o manderà tutto all’aria.”
Harry la guardò stranito, rimproverandola con lo sguardo per le cattiverie dette.
Macy invece si avvicinò a Harry e gli toccò un braccio delicatemente, inducendolo a voltarsi verso di lei.
“Tranquillo, Harry. Ce la faccio. Stai qui ad aiutare con gli ultimi dettagli. Non sia mai che sia Abigail a fare danni” disse, facendogli l'occhiolino.
La voce di Macy era dolce e tranquilla, il suo sguardo morbido e i lineamenti completamente rilassati, di chi in qualche modo ha una nuova consapevolezza delle cose e non ha più paura.
La scena colpì le sorelle che si guardarono per un momento e poi sorrisero in intesa, consapevoli che quel viaggio aveva portato a qualcosa di nuovo. Forse avrebbero ricevuto un update oiù in là.
“Su Harry, vieni con me. Dobbiamo pensare a come estrarre l’energia dai nostri corpi per il rituale” disse Abigail con voce suadente e tono allussivo, prendendolo per un braccio e lasciando chiaramente intendere a chiunque il doppio senso della propria frase.
Harry però continuò a guardare Macy, che gli sorrise nuovamente come a rassicurarlo che fosse tutto ok, prima di incamminarsi nell’altra stanza.
Abigail lo tirò per un braccio e lui si arrese a seguirla, sotto lo sguardo attento delle sorelle, che subito gli corsero dietro.
Intento a studiare meglio l’incantesimo da praticare, Harry si sentì a disagio, intrappolato in una morsa a tre di cui non conosceva bene l’origine.
Da un lato sentiva la presenza pressante di Abigail che in ogni occasione cercava di irretirlo e di stargli fisicamente con il fiato sul collo. Dall’altro, le sorelle non la perdevano di vista un attimo, impedendone ogni approccio e causandone anche irritazione.
“Accidenti.” esclamò d’un tratto Harry facendo sobbalzare tutti. Anche Macy, nell’altra stanza lo sentì e accorse subito con in mano un contenitore nel quale vi era il preparato di erbe.
“Cosa succede?” gli chiesero.
“Ho fatto un errore di calcolo. Non possiamo usare l’energia di tutti. Io devo ufficializzare e quindi ciò richiederà molta concentrazione e forza. Per quanto riguarda Macy ed Abigail, l’inversione dell’incantesimo con conseguente scambio di corpi le lascerà prive di forze, come l’altra volta. Non siete svenute solo per il colpo ricevuto ma anche perché lo scambio vi ha prosciugato l’energia.”
“Quindi restiamo io e Maggie” dedusse Mel.
“Ebbene si.” rispose Harry.
“È rischioso?” chiese subito Macy preoccupata.
“Non importa” intervenne Maggie. “Ci siamo dentro tutti e balleremo tutti”. Fu categorica e Mel aderì all’idea.
“Siete dolci. Ma non posso permettervelo. Posso gestire solo una persona al giorno pronta a sacrificarsi per me.” aggiunse Macy, voltandosi leggeremente a guardare Harry, il quale restò impassibile non avendo ricordi del suo tenero gesto altruista. Nessuno poteva capire, ma lei si.
“Oh dio. Se avete finito con la vostra scenetta da “Tutti insieme appassionatamente”, qui bisogna agire in fretta. Possibile che non siate mai pronte a fare quello che deve essere fatto. Devo proprio pensarci io?” sbottò Abigail sempre innervosita da quelle scene toccanti.
“E come vorresti fare?” saltò su Macy, avvicinandosi ad Abigail in segno di sfida. L’atmosfera si scaldò di colpo e tutta la calma di Macy svanì.
“Non siamo gli unici esseri viventi sulla faccia della terra. Se abbiamo bisogno di energia, procuriamoci energia.” ribatté Abigail, fissandola duramente, a pochi centrimenti dal suo viso.
“Non se ne parla” sentenziò Macy, la quale restò un po' turbata nel vedersi così dura e cattiva; un'immagine difficile da digerire che subito la portò a calmarsi. Non poteva perdere il controllo ora.
Abigail era una donna pratica e senza scrupoli che non aveva paura a sporcarsi le mani. Bisognava pensare a una soluzione.
“Basta, ragazze. Non serve a nulla litigare.” intervenne Harry separandole e lanciando un'occhiata di rimprovero ad Abigail, la quale si limitò a sbuffare e allontanarsi, leggermente ferita.
“Lo facciamo noi e basta.” disse infine Mel. “Ascolta Macy, andrà tutto bene. Non ci succederà niente. Contrariamente a Sara, noi siamo in due. Se lei non è morta, questo non ucciderà noi. Giusto Harry?” spiegò Mel rivolgendosi all'uomo.
“Sì, penso sia proprio cosi”. Harry si avvicinò a Macy, la quale non sembrò convinta, titubante sul da farsi. “Ti fidi di me?” gli sussurrò dolcemente, con sguardo rassicurante e prendendole la mano.
Macy lo fissò, perdendosi per un momento nei suoi occhi. “Si” rispose con un filo di voce, colta da un inspiegabile sensazione di calore e tranquillità. Harry era sicuramente l’uomo in cui riponeva la più assoluta e incondizionata fiducia, l’uomo per cui forse poteva davvero valer la pena rischiare.
“Ti fidi delle tue sorelle?” continuò Harry, mentre Maggie e Mel si avvicinarono, non senza qualche remora vista l’intensità del momento tra i due. “Si” rispose nuovamente Macy, guardando prima Harry e poi le sorelle. “Allora andrà tutto bene”.
La forza e la tenerezza di quelle parole spazzarono via ogni dubbio dal cuore di Macy. Dopo quella scena, anche le certezze di Abigail iniziarono a vacillare e per un attimo pensò che forse era tempo di rinunciare al suo sogno proibito. Lo pensò per un attimo e poi tornò sul piede di guerra.
“Ok. Avete finito? Perché tra un po' vomito.” li interruppe.
“Siamo pronti.” le disse Macy.
Il rituale ebbe luogo come da manuale. Tenendo ognuna il pezzo dell’amuleto, lo unirono una volta trasferita l’energia assorbita dalle sorelle e come il giorno precedente, un'ondata di energia le scaravento' ognuna al lato opposto della stanza.
***
Il risveglio di Macy si rivelò essere più lieto, contrariamente a quello della mattina precedente. Niente lenzuola di seta, un guardaroba pieno di vestiti succinti e improponibili o accessori fetish sparsi per la stanza. Se forse solo del primo sentí un po’ la mancanza, del resto nemmeno un po’.
Si stiracchiò e la prima cosa che fece una volta ben sveglia fu alzarsi frettolosamente dal letto e guardarsi allo specchio posizionato all'angolo della stanza.
La sua immagine riflessa la riempì di gioia. La carnagione mulatta, gli occhi scuri, i capelli folti e ricci. Tutto le apparteneva di nuovo e mai come oggi , dopo averlo perso per un giorno, si sentì in pace con sé stessa e con tutto il suo corpo.
Ripensò agli eventi della giornata precedente, pieni di emozioni e di avvenimenti significativi. Con la memoria ritornò alla prova nel deserto, alle parole della simpatica vecchietta, così schietta e sincera, come pure a quelle di un Harry febbricitante ma incredibilmente onesto e altruista. Infine si prese il tempo di valutare il suo comportamento e quello che quegli eventi avevano davvero significato per lei.
Ripercorse in particolare le parole di Harry, il suo voler a tutti i costi sacrificarsi per la sua felicità. Aveva detto che era stato felice di incontrarla. Che vederla felice gli bastava.
Tra le righe, e neanche tanto nascoste come avrebbe detto schiettamente l’anziana donna, lui le aveva fatto capire quanto tenesse a lei e non solo in quanto suo angelo bianco o almeno così voleva credere.
Titubò per un istante, capendo di avere ancora paura. Quel modo di mettere in discussione le cose a meno che non fossero dette in modo chiaro e cristallino, magari ripetute all infinito, a comprova della loro fondatezza, era un'abitudine difensiva che era difficile farsi scivolare via.
La paura che le attanagliava il cuore, come confessato il giorno prima, era frutto del suo percorso di vita, delle esperienze vissute e delle persone che aveva perso. La sentiva avvolgerla in una morsa stretta, togliendole il respiro e la forza di muoversi.
Il percorso verso la felicità era lastricato di ostacoli. Ora peró , il fatto di sapere o almeno di poter credere al fatto che Harry tenesse a lei più che a una delle sue semplici protette, il fatto che quello che lui sentiva per lei era sempre lì , la infondeva di coraggio e speranza. Piano piano, un passo alla volta, ci avrebbe provato. Non sapeva ancora come, ma ce l'avrebbe fatta.
D’un tratto, qualcuno bussò alla porta. Dal modo in cui lo fece, Macy capì subito che doveva trattarsi di Harry, venuto ad assicurarsi che lei stesse bene.
“Entra, Harry “ lo invitò Macy.
Lui si affacciò discreto alla soglia della porta, mostrando solo il capo, titubante se entrare visto gli eventi della mattina precedente con Abigail.
“Guarda che non mordo” ironizzò Macy, notando la sua reticenza.
Lei era ancora davanti allo specchio e questo per Harry fu uno strano dejàvu. Poi la osservò meglio. Il sorriso, il portamento, l'atteggiamento e sopratutto l’energia che trasmetteva, tutto era così familiare, tutto era così da Macy.
Finalmente scacciò ogni remora ed entrò nella stanza, avvicinandosi a lei. “Sei veramente tu. ” le sorrise felice Harry.
“Si. In corpo e spirito.” Ridacchiò Macy, felice per la genialità del gioco di parole che Harry seppe naturalmente subito cogliere, ricambiando con una sonora risata.
Macy si fermò a fissarlo e lo guardò come non si permetteva da tempo. Harry la guardò a sua volta in silenzio, rapito dalla solare presenza di Macy. La magia del momento colse entrambi come d’incanto. Nessuno che volesse interromperlo.
“Sono molto contento.” Aggiunse infine Harry,
“Anch’io” rispose Macy. “Indossare gli abiti di Abigail non mi si addice e non mi piace.” ironizzò nuovamente.
Immobili, l'uno di fronte all'altra, distanti giusto un paio di passi, continuarono a guardarsi e a ridere di gusto.
Il momento però doveva pur finire, ed ecco che Mel e Maggie si presentarono anch'esse nella stanza, per assicurarsi che la loro sorella fosse davvero lei.
Non passò loro inosservato l'atteggiamento dei due e si sentirono un po’ in colpa per aver forse interrotto un momento importante.
Tuttavia, Macy corse subito ad abbracciarle, felice di poterlo fare con il proprio corpo. Propose a tutti di fare colazione insieme e Harry si offrì di occuparsene mentre le sorelle si prendevano il tempo di chiacchierare e aggiornarsi.
Una volta uscito, notando lo sguardo di Macy, Maggie fece un segno a Mel ed entrambe le proposero di posticipare le chiacchiere e, con la scusa di lasciarla finire di prepararsi, se ne andarono.
Così, appena uscite, Macy corse velocemente da Harry, fermandolo sulle scale .
“Senti Harry. In merito a ieri ... volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me.
“E cosa avrei fatto?” le chiese con tono indagatore, dato che purtroppo non ricordava molto.
“Mi hai salvato!“ rispose sorridendogli.
Harry ricordò il serpente e pensò si riferisse a quello e quindi aggiunse che era suo dovere proteggerla.
Sebbene un po’ quella risposta la deluse tenuto conto che faceva riaffiorare la paura che l avesse fatto solo per dovere, Macy si ricordò le parole dell anziana signora e sopratutto si fidò del suo istinto e di ciò che provava.
“Non solo per quello” gli rispose con tono enigmatico . “Proprio non ricordi ?” gli chiede infine.
“Cosa dovrei ricordare?”
“Eri disposto a morire per me.” disse d’un fiato con un espressione piena di speranza.
Harry rimase un attimo sorpreso da quell’affermazione. Poi i suoi lineamenti si ammorbidirono, il volto si addolcì e con voce calma le disse solennemente .
“Per te, Macy, sempre!”
Poi si girò e si diresse verso la cucina, mentre Macy tornò in stanza a prepararsi per la colazione, gioiosa e con il cuore a mille.
Una volta preparata, felice di indossare nuovamente i propri vestiti, scese in cucina dove trovò Harry intento a parlare al telefono.
“Ok. Ho capito. Per favore, niente misure drastiche, però. Ormai il Maestro non c’è più.”
Pensieroso, Harry attaccò il telefono chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta.
“Tutto bene?” chiese ad Harry, entrando in cucina e facendolo sobbalzare dalla sopresa.
“Ciao!” la salutò con un grande sorriso. “Era Abigail. Ha detto che si occuperà lei della Loggia.” Si giustificò un po’ in imbarazzo, sapendo quanto Macy non l’apprezzasse.
Tuttavia, Macy restò impassibile, serena nel suo bel maglione grigio a pois e pantaloni neri. Questa volta, nemmeno Abigail avrebbe potuto rovinarle la giornata. Era felice. Si sentiva una persona diversa, più sicura.
Sebbene la reazione di Macy stupì un po’ Harry, egli non poté che notare una luce diversa in lei, un’armonia ritrovata che ai suoi occhi accentuava la bellezza della donna di fronte a lui.
“Occuparsi?” Macy alzò il sopracciglio, dubbiosa sul cosa fosse da intendere con "occuparsi", soprattutto dopo aver visto Godric in azione. Non era però ne’ astiosa ne’ irritata come quando solitamente si accennava ad Abigail, soprattutto se con Harry, e tutto il suo essere d’istinto andava sulla difensiva.
Notando il suo scetticismo, Harry si affrettò a spiegarle che Abigail gli aveva promesso di limitarsi a mandare un avvertimento, tenuto conto che, senza un Maestro, la Loggia era da ritenersi innocua. A suo dire, Abigial si era mostrata collaborativa, anzi si era detta propensa a renderli suoi discepoli. Il metodo non era stato specificato.
“Se ti fidi tu, mi fido anch’io.” gli rispose infine Macy, guardandolo tranquillamente negli occhi e abbozzando un sorriso.
“Dobbiamo, anche perché sembra che ieri non solo uno degli adepti sia scappato, ma pure Parker. Ne sai qualcosa?” la interrogò Harry con tono giocoso, fingendo di rimproverarla.
Macy si limitò a distogliere lo sguardo e ad alzare le spalle, facendo finta che le dispiacesse, ma non sapeva proprio di cosa stesse parlando. A volte le prigioni non sono poi così a prova di fuga.
Harry e Macy si guardarono e scoppiarono a ridere, anche immaginando la faccia di Godric, scoperta la fuga.
L’atmosfera era gioiosa e rilassata. Macy sentì di aver ritrovato la vecchia complicità con Harry e questo la rese estremamente felice.
Mentre Harry era intento a versare il thé nella teiera, in tipico stile British, e posarla sul vassoio, Macy lo aiutò a preparare il piattino dei biscotti. L’intimità del momento piacque ad entrambi, lasciando in loro una meravigliosa sensazione di appartenenza.
Macy lo osservò attentamente, così premuroso e attento, e poi lo chiamò: “Harry?"
Lui si girò a guardarla sorridente, indaffarato a sistemare la tavola, in modo che tutto fosse in ordine per l’arrivo delle ragazze.
“Dopo questa colazione, ti devo una cena. Che tu lo voglia o meno” gli disse decisa, guardandolo, ammiccando.
Harry la scrutò attentamente, un po’ stupito. Poi annuì con un’espressione di pura felicità in volto.

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