高木の日 // Takagi no hi // Il giorno di Takagi

di Sian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio - Oggi // 今日 // Kyou ***
Capitolo 2: *** Colazione - Ieri // 昨日 // Kinou ***
Capitolo 3: *** Andare a lavoro - Domani // 明日 // Ashita ***
Capitolo 4: *** Pranzo - Oggi // 今日 // Kyou ***
Capitolo 5: *** Merenda - Ieri // 昨日 // Kinou ***
Capitolo 6: *** Cena - 明日 // Ashita // Domani ***
Capitolo 7: *** Buonanotte - 今日 // Kyou // Oggi ***
Capitolo 8: *** Risveglio - 昨日 // Kinou // Ieri ***
Capitolo 9: *** Colazione - 明日 // Ashita // Domani ***
Capitolo 10: *** Andare a lavoro - 今日 // Kyou // Oggi ***
Capitolo 11: *** Pranzo - 昨日 // Kinou // Ieri ***
Capitolo 12: *** Merenda - 明日 // Ashita // Domani ***
Capitolo 13: *** Cena - 今日 // Kyou // Oggi ***
Capitolo 14: *** Buonanotte - 昨日 // Kinou // Ieri ***
Capitolo 15: *** Risveglio - 明日 // Ashita // Domani ***
Capitolo 16: *** Colazione - 今日 // Kyou // Oggi ***
Capitolo 17: *** Andare a scuola - 昨日 // Kinou // Ieri ***
Capitolo 18: *** Pranzo - 明日 // Ashita // Domani ***
Capitolo 19: *** Caffè - 今日 // Kyou // Oggi ***
Capitolo 20: *** Rientro a casa - 昨日 // Kinou // Ieri ***
Capitolo 21: *** Addormentarsi - 明日 // Ashita // Domani ***



Capitolo 1
*** Risveglio - Oggi // 今日 // Kyou ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Risveglio
今日 // Kyou // Oggi


Ogni mattina si chiedeva perché dovesse per forza abbandonare le coperte. La vita fuori, a volte, era così dannatamente difficile.
Quella mattina, come tutte le altre, sarebbe restato volentieri a rigirarsi nel letto, a coccolarsi tra le coperte.

E invece no. Quella dannata sveglia non voleva saperne di smettere di suonare.

E per convincersi ad alzarsi dal letto l'aveva posizionata lontana dal comodino. Sembrava funzionare ogni mattina: o sarebbe diventato sordo per il chiasso della sveglia e avrebbe subito l'ira dei suoi vicini di casa, o sarebbe stato costretto ad alzarsi per spegnerla.

Era in piedi, l'aveva raggiunta anche quella mattina, la sveglia. Si girò ad osservare ancora il letto: le coperte abbandonate, la penombra della stanza causata dalle luce solare molto intensa nonostante le tende fossero tirate.
Sospirò e allontanò in qualche modo l'idea di ributtarsi sul letto.

Ormai, era in piedi. Aprì le tende illuminando la stanza; inesorabilmente la sua giornata era iniziata. Sperava soltanto che potesse essere una buona giornata, lontano da tutti quei pensieri negativi.
Ma sapeva che sarebbe stato impossibile.

Si stiracchiò la schiena, allungando l'addome e le spalle indolenzite, proseguendo la sua routine mattutina verso la doccia. Quest'ultima doveva essere il momento spensierato per iniziare al meglio la giornata, occupandosi di studiare l'acustica della stanza cantando.
Ma non per lui.

Lo shampoo gli finiva sempre negli occhi.

«Maledizione!» Si sfregò gli occhi lasciando che l'acqua gli scivolasse lungo la schiena, sperando gli portasse via certi pensieri.

Quel momento passato sotto la doccia era pieno di insicurezze, domande. Si osservava allo specchio e abbozzava un sorriso.
Quando avrebbe imparato a non tenersi tutto dentro, dannazione?

Ma per lo meno, gli incubi notturni che si trascinava dietro dall'infanzia, sembravano essere finiti, dimenticati in qualche angolo della sua mente, lasciando però spazio a tali incertezze;
sicuro che i suoi mostri l'avrebbero inseguito anche oggi.

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Capitolo 2
*** Colazione - Ieri // 昨日 // Kinou ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Colazione
昨日 // Kinou // Ieri

Ogni mattina, una volta giù dal suo lettino, raggiungeva frettolosamente la cucina.

Sapeva di dover prepararsi da solo la colazione, sempre che avesse avuto abbastanza appetito per cucinare qualcosa anche per lui.

Sapeva che suo fratello maggiore Junichi avrebbe dormito fino a tardi e che probabilmente avrebbe anche saltato le lezioni di scuola.
Gli avrebbe lasciato pronta la colazione anche quella mattina, d'altronde era pur sempre suo fratello e non poteva lasciarlo in balia di sé stesso.

Sapeva che la sua sorellina Haruko doveva crescere e aveva bisogno di nutrienti particolari, essenziali per la crescita dei primi anni di vita.
Le avrebbe scaldato il latte per bebè, era la sua sorellina e non poteva farla sentire trascurata, a differenza sua. L'avrebbe tenuta lontana e al sicuro da ciò che lo tormentava.

Sapeva che si sarebbe ritrovato da solo anche quella mattina in cucina, nonostante sua madre Kaede avesse cominciato a prendersi cura dell'ultima arrivata in famiglia, ma solo in determinate ore della giornata.
Era decisamente assurdo, ma non poteva lamentarsi: finalmente sua madre aveva realizzato di aver messo al mondo tre creature.

Sapeva di aver fatto la scelta giusta, e avrebbe continuato a prendersi cura della sua famiglia, nonostante avesse solamente sette anni.
Accese il fornello per preparare delle omelette per Junichi e scaldare il latte per Haruko.

«Haruko-chan, è pronta la colazione.» Si avvicinò al suo lettino, ancora addormentata. Era cresciuta e non sarebbe riuscito a prenderla in braccio. Aveva imparato a camminare e la portò in cucina tenendola per mano.

Era convinto: dagli errori si poteva rimediare, se solo lo si desiderasse.
Avrebbe sempre ringraziato il suo maestro d'asilo, che gli aveva insegnato i valori della famiglia, che gli aveva trasmesso una tale generosità da prendersi cura di chi invece non lo guardava nemmeno.

Forse era così generoso solo perché sapeva quanto fosse orribile restare soli.
E solo seguendo questi valori avrebbe smesso di piangere.
Ma il suo buon animo non poteva cambiare ciò che aveva vissuto; i mostri non avrebbero smesso di tormentarlo, trovando in lui un'ottima preda.

Anche quella mattina saltò la colazione.

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Capitolo 3
*** Andare a lavoro - Domani // 明日 // Ashita ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Andare a lavoro
明日 // Ashita // Domani


Ogni mattina sarebbe uscito di casa assieme ai suoi due bambini.

Si avviava con loro a piedi per un pezzetto di strada. I due fratelli si sarebbero diretti verso le scuole elementari, mentre lui avrebbe svoltato verso l'asilo del quartiere dove lavorava.

Gli sembrava ieri quando era nata la sua prima figlia, Seiko.
La osservò, frequentava già l'ultimo anno di elementari.
Era divenuta grande: i capelli castani lunghi e lisci le incorniciavano il viso dolce e sorridente, gli occhi profondi come quelli di sua madre ma di colore scuro impedivano di capire a cosa stesse pensando, era esile e proprio per questo sembrava già così alta rispetto agli altri bambini.
L'anno successivo avrebbe indossato la sua prima divisa scolastica.

Jinpei invece era esattamente la sua copia, se non fosse che aveva molti più capelli e molto più scuri, come quelli di sua madre.
Lo osservò, restava sempre indietro rispetto a sua sorella. Forse lei lo faceva apposta per prendersi gioco di lui.
Oppure era lui che si perdeva ad osservare le piante sul bordo della strada, o la signora anziana dall'altro lato.
L'anno successivo sarebbe andato a scuola da solo, se la sarebbe cavata?

«Buona giornata, mi raccomando impegnatevi a scuola.» Li salutò anche quella mattina, e restò ad osservarli mentre si dirigevano a scuola.
Quando li perse di vista, si avviò verso la struttura dell'asilo.

Percorrendo quella strada si ricordava della scelta fatta quando la sua bimba aveva solamente otto mesi.
Era stata sicuramente una scelta difficile e a tratti anche dolorosa.
Ma non se ne pentiva, la sua vita era cambiata in meglio.

Avrebbe trascorso l'intera giornata tra schiamazzi e risa di bambini, tra qualche caduta e l'inevitabile pianto, finché i genitori di quegli adorabili bambini non sarebbero venuti a prenderli.

In quel modo sperava di proteggere quanti più bambini dal pericolo.
Sperava di poterli salvare dal male della vita, e sperava di trasmettergli tutti i buoni valori che nessuno dovrebbe mai dimenticare.

Il solo pensiero del motivo per cui decise di cambiare la sua carriera, ancora ora dopo anni lo perseguitava.

Non si sarebbe mai scordato del mostruoso accaduto, solamente per ricordarsi di quanta gioia poteva provare ora nella sua vita.

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Capitolo 4
*** Pranzo - Oggi // 今日 // Kyou ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Pranzo
今日 // Kyou // Oggi


Ogni giorno metteva in conto che a causa del suo lavoro, molto spesso imprevisto, rischiava di non assaggiare nemmeno un boccone di un sandwich comprato al volo.

Era capitato più volte di trovarsi all'ora di pranzo nel bel mezzo delle indagini con Sato.
Ed era capitato più volte che nel totale silenzio mentre esaminavano determinate scene del crimine, il suo stomaco si mettesse a gorgogliare.

L'imbarazzo era sempre alle stelle.
Ma quello che adorava di più di tutte quelle volte che aveva saltato il pranzo, era la risata di Miwako.
E in tutte quelle volte che era accaduto, aspettava che Miwako gli chiedesse di andare a pranzare insieme; gli tornavano sempre in mente le loro prime uscite, quando lei aveva iniziato ad esprimere a volte chiaramente e altre volte un po' più velatamente e timidamente, un interesse a pranzare con lui.

Era un sogno avere il privilegio di mangiare qualcosa di veloce assieme a lei.
E lo era ancora adesso, quando finite le indagini e di ritorno alla centrale, ancora prima di azionare il motore della sua macchina, lei si sporgeva verso di lui, dandogli un tenero bacio sulla guancia. Avrebbe poi riso ricordandosi ancora del suono del suo stomaco.

Inevitabile il leggero rossore sulle sue guance.

All'ennesimo gorgoglio, Miwako accese il motore dell'automobile rossa, intenzionata a portarlo al locale che frequentavano insieme.

«Scommetto che anche oggi leggerai tutto il menù per poi prendere il solito.» Rise, lo conosceva bene.

Seduti ad un tavolino, mentre aspettavano la comanda, a perdersi nei suoi occhi.
Costretto a sciogliere quegli sguardi così profondi e magnetici di lei, sorseggiando la sua bibita.

Era quasi un peccato terminare così in fretta la pausa pranzo, ma non avrebbero potuto intrattenersi oltre.
Altrimenti chi avrebbe sentito l'ennesima strigliata da parte del loro superiore?

Ma gli importava qualcosa? In quel momento era da solo con lei e avrebbe dovuto assaporare ogni secondo della sua presenza, per non cadere tra i suoi mostri che più lo struggevano quando rimaneva troppo a pensarci.
Lei era un sogno, un privilegio; sapeva come fargli provare certe emozioni che mai aveva provato prima di innamorarsi di lei.

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Capitolo 5
*** Merenda - Ieri // 昨日 // Kinou ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Merenda
昨日 // Kinou // Ieri

Ogni pomeriggio, dopo aver finito le lezioni di scuola, ogni bambino sapeva che gli sarebbe aspettata la merenda, un piccolo spuntino per tirare fino all'ora di cena.

Ma sapeva che lui se la sarebbe dovuta preparare da solo appena rientrato in casa. 

Quel pomeriggio però rimase di stucco. Ad aspettarlo a casa c'era un tremendo profumino di frittelle.
Sua madre Kaede gli aveva preparato la merenda.
Il sorriso gli si era acceso per quel frangente, quel sorriso che avrebbe dovuto appartenere a tutti i bambini del mondo.

Si precipitò ad abbracciare la sua mamma. Non avrebbe desiderato altro, e gli sarebbe bastata anche solamente della semplice frutta fresca già sbucciata.
Ma sapeva quanto, ora che aveva realizzato, sua madre si sentisse in colpa.

Ma ciò che vide pochi mesi prima gli avevano impedito qualsiasi pensiero negativo su sua madre, Quegli episodi gli avevano confermato i valori che aveva imparato.

Non era stato semplice crescere senza nessuno che lo facesse sentire desiderato. Badare a sé stesso sin da piccolo era diventata la quotidianità.

Avrebbe apprezzato qualsiasi gesto che sua madre gli avrebbe rivolto.
E quelle frittelle le erano uscite benissimo.

«Mamma, le cucinerai anche domani, vero?»

Solo durante la merenda poteva sentire i sensi del gusto farsi strada nel suo palato.
Per quel momento poteva ricordarsi di essere solamente un bambino di sette anni, senza sentire alcuna responsabilità sulle spalle.

Ma entrambi sapevano che ora potevano prendersi più tempo per stare insieme e recuperare tutto ciò che a causa di un mostro non c'era stato.

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Capitolo 6
*** Cena - 明日 // Ashita // Domani ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Cena
明日 // Ashita // Domani


Ogni sera di ritorno dall'asilo si metteva ai fornelli per cucinare dei piatti deliziosi.

In tutti quegli anni aveva provato ad insegnare a Miwako a cucinare, ma lei non aveva avuto la costanza nell'esercitarsi almeno negli stessi piatti.
Sorrideva ogni volta mentre tagliava qualche verdura, ripensando a Miwako che teneva in mano il coltello come se dovesse far fuori qualche criminale anziché la verdura.

I loro bambini a quell'ora erano già a casa, erano ormai già grandi e responsabili per poter restare a casa da soli.
Seiko sapeva inoltre di dover studiare almeno fino all'ora di cena, mentre Jinpei era ancora troppo piccolo per capirlo.
Miwako sarebbe tornata a minuti, sperava non fosse troppo stanca dalla giornata in centrale per aiutare Jinpei a fare i compiti.

Sentì aprire la porta di casa. La cena era quasi pronta.
Si affacciò al corridoio, salutando la sua bellissima moglie con un bacio.

«Com'é andata la giornata in centrale?» Si era ripromesso di passare a salutare tutti i suoi ex colleghi un giorno.

Anche i bambini corsero, avrebbero voluto ascoltare l'intera giornata della mamma, e sapere quanti criminali aveva catturato.
Avevano un interesse particolare nel lavoro della madre, ma sapevano che fosse molto impegnativo e stancante.
Si ricordavano infatti di tutte quelle volte che avevano dormito a casa solamente con il loro papà, perché a suo dire a volte di notte la mamma era impegnata a tener d'occhio qualche criminale.

Con tutte quelle scuse per ascoltare il racconto della mamma, Jinpei non iniziò i compiti, mentre Seiko non li finì.

Erano seduti tutti a tavola per la cena.
Scosse la testa in segno di disapprovazione, ma come biasimarli: come poter fare i compiti quando c'era un racconto poliziesco da ascoltare?
Li avrebbe aiutati dopo cena, assieme a Miwako.

Jinpei, individuata la verdura che non gli piaceva, nonostante fosse tagliata piccolissima, iniziò a scartarla tutta lasciandola sul bordo del piatto.
L'aveva notato, ma non riuscì a rimproverarlo poiché la madre intervenne prontamente.
Miwako gli ordinò di mangiare tutto e gli elencò diverse ragioni, alcune anche un po' troppo fantasiose, che alla fine convinsero il bimbo.

Sorrise. Era davvero felice e perlomeno poteva dimenticare tutti i suoi mostri che si trascinava dietro.

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Capitolo 7
*** Buonanotte - 今日 // Kyou // Oggi ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Buonanotte
今日 // Kyou // Oggi


Ogni notte si sarebbe coricato a letto, solamente dopo aver guardato un po' di TV.

Quando sapeva che ci sarebbe stato un film poliziesco interessante ma che per sua sfortuna non avrebbe potuto vederlo, programmava il registratore per poterlo visionare appena possibile mentre si riposava a casa.

Ma non si poteva dimenticare di tutte quelle volte in cui ebbe la fortuna di ospitare Miwako per la notte.
Anche se ormai l'aveva imparato: avrebbe dovuto registrare il film anche quando lo stava visionando in diretta con lei.
Un po' perché Miwako si divertiva a fare qualsiasi tipo di commento sul film, e un po' perché... Beh, come si poteva restare concentrati quando lei era proprio lì, seduta accanto e a volte addirittura con la testa poggiata alla spalla?

Spense la TV anche quella notte.
Raggiunse il letto, sicuro che si sarebbe addormentato a breve, per evitare certi pensieri che lo avrebbero altrimenti inseguito come ogni notte.
Si accoccolò sotto le coperte.
Ma era decisamente impossibile evitarli. Ripensò ai momenti passati con Miwako durante quella giornata.

Sorrise: quella ragazza sapeva esattamente come farlo sentire amato.
E in tutta la sua vita ne aveva incontrate poche di persone del genere, che sapevano apprezzarlo e che non l'avrebbero lasciato solo.
Si passò una mano a coprirsi gli occhi, quasi per imporsi di dormire.
Ma l'immagine di Miwako non riusciva a conciliargli il sonno. Ad ogni pensiero il suo cuore accelerava i battiti.
Erano sensazioni completamente nuove nella sua vita, mai provate così intensamente.
Sentirsi così legato ad una persona, pensarla ad ogni secondo della propria vita.

Chissà se si era già addormentata...

A volte però, nonostante la sensazione di calore gli crescesse sulle gote pensando alla sua ragazza, non poteva dimenticarsi delle sue incertezze.
Non riusciva a realizzare il motivo per cui lei avesse scelto proprio lui.
Era davvero reale ciò che stava vivendo?
Come poteva esserci qualcuno nella sua vita che non l'avrebbe lasciato solo?

Forse... Forse era solamente un rimpiazzo?

«Assomigli così tanto a... Lui.» Quelle parole che ancora ora, dopo mesi dall'accaduto, non riusciva a dimenticare.

Anche quella notte si addormentò ricordandosi dei mostri che soffocavano la sua vita.

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Capitolo 8
*** Risveglio - 昨日 // Kinou // Ieri ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Risveglio
昨日 // Kinou // Ieri


Ogni mattina si sarebbe svegliato completamente sudato.

Gli incubi notturni non volevano andarsene, tutto ciò che aveva vissuto lo perseguitava. E ormai era diventato così difficile riposarsi.
Non voleva cadere in balia dei suoi ricordi che avrebbe voluto reprimere da qualche parte nella sua mente.

Se non avesse chiamato la polizia, gli sarebbe aspettato un mostro da affrontare a soli sette anni, e non ne avrebbe avuto la forza.

Sua madre Kaede non era di certo innocente. Si ricordava di ogni giorno passato completamente in solitudine.
Rientrare a casa significava non essere amato da nessuno, ignorato completamente dai suoi genitori che ai suoi occhi pensavano solamente a divertirsi.

Ma i valori che gli erano stati insegnati al di fuori della famiglia furono la sua ancora di salvezza.
Con quei valori bene in mente ebbe il coraggio di chiamare la polizia.
Tutta quella situazione non poteva essere normale, qualcuno doveva fermarlo.

Ogni volta quando si addormentava gli ritornavano in mente le immagini di sua madre, indifesa.
Nonostante tutto ciò che i suoi genitori gli avevano fatto passare, Kaede era sempre la sua mamma, e in quel momento doveva proteggerla.

Stava cercando di cambiare, di adottare in lei quei valori che non aveva mai avuto.
Stava cercando di proteggere i suoi bambini da tutto il male che gli aveva fatto precedentemente.
Stava cercando di non fare gli stessi errori, prendendosi cura di Haruko, la sua sorellina di appena due anni.

Vederla lì a terra, implorarlo di smetterla, cercare aiuto.

«L-Lasciami... Ugh...»

Forse non avrebbe dovuto vedere quella scena, doveva rimanere nascosta agli occhi di un bambino.

Invece si era ritrovato lì, ad osservare ciò che stava accadendo, ad osservare il mostro.
E ogni mattina, quell'incubo, seppur ora fosse terminato, non riusciva a dimenticarlo.

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Capitolo 9
*** Colazione - 明日 // Ashita // Domani ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Colazione
明日 // Ashita // Domani


Ogni mattina si sarebbe privato della vista di Miwako addormentata per preparare la colazione.

Si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliarla. Quando poteva dormire un po' di più del solito la lasciava riposare. Non accese nemmeno la luce, gli sarebbe bastato lo spiraglio proveniente da dietro la tenda per trovare i vestiti per quel giorno.

Ma sembrava che anche quando dormiva potesse captare la sua presenza.
«Resta qui ancora un po'...» Mugugnò qualcosa del genere. Gli occhi ancora chiusi. Le mani che cercavano di raggiungerlo anche se già lontano.

Nonostante le sue parole, si allontanò dalla camera da letto, socchiudendo la porta.
Avrebbe di certo voluto soddisfare il desiderio di Miwako, restando con lei, aspettando che si svegliasse, osservando i suoi bellissimi occhi ametista aprirsi a quel mattino.

Ma non poteva fare tardi, né lui e né i bambini a scuola.
E se c'era qualcosa che adorava ogni mattina, era vedere, solamente qualche minuto dopo, il viso di Miwako ancora addormentato affacciarsi in cucina. Ancora in pigiama si sarebbe seduta osservandolo ai fornelli.

Alla domanda del perché non restasse a riposare, Miwako avrebbe sollevato le spalle, facendolo sentire terribilmente in colpa per averla lasciata sola nel letto. L'aveva forse svegliata creando più rumore di quanto pensasse?
Quella sensazione di inadeguatezza sarebbe cresciuta in lui, nonostante avesse ormai imparato a gestire la sua insicurezza.
Miwako avrebbe successivamente mosso le labbra in un sorriso compiaciuto.
Lo stava prendendo in giro?

Sospirò e si concentrò sui fornelli, altrimenti ancora una sola distrazione da parte di Miwako e avrebbe bruciato la colazione.

Una volta pronta la colazione e il pranzo per i bambini da portare a scuola, si sedettero a tavola, cominciando la giornata allegramente.
Se non fosse che ogni mattina, Jinpei riusciva a sporcarsi i vestiti appena indossati per essere pronto ad uscire.
Seiko avrebbe riso tra sé ricordandosi di tutte quelle volte che il loro papà sarebbe balzato a prendere dall'armadio di Jinpei una maglietta di ricambio, mentre la mamma, nonostante durante la colazione fosse stata molto silenziosa avendo dormito poche ore, avrebbe sgridato Jinpei: doveva imparare a non sporcarsi con il cibo!

Sicuramente sarebbe poi tornato il papà portando la maglietta pulita, e sicuramente avrebbe dovuto chiedere a Seiko cosa aveva detto Miwako: ogni mattina Jinpei avrebbe pianto mentre Wataru gli infilava la maglietta, asciugandogli poi le lacrime.

Miwako avrebbe scosso la testa in segno di disapprovazione. Quel bambino era troppo viziato in confronto a Seiko, e la colpa era evidentemente di suo marito.

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Capitolo 10
*** Andare a lavoro - 今日 // Kyou // Oggi ***


高木の日
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Andare a lavoro
今日 // Kyou // Oggi


Ogni mattina sarebbe uscito dal suo appartamento, chiudendo a chiave la porta.

Scese le scale incontrando la solita signora anziana del secondo piano che tentava di portare la spesa su per le scale.
L'avrebbe aiutata a portarla fino davanti all'appartamento di quell'adorabile nonnina.
Proseguì giù per le scale, raggiungendo l'automobile.

Azionò il motore, diretto in centrale.
Una volta lì, osservò: la macchina rossa fiammante di Miwako era già lì. Le parcheggiò a fianco, perché si sarebbero diretti insieme verso le proprie automobili appena avrebbero finito anche quella giornata lavorativa.

Sorrise ripensando a tutte quelle volte in cui le loro giornate erano terminate proprio in quel parcheggio.
Rise tra sé e sé salendo le scale verso la sezione omicidi e dunque il suo ufficio. Si era ricordato di quando Miwako gli aveva teso una trappola con quel giocattolo a molla.
Dannazione com'era bella quando rideva. Certo, rideva perché lui si era spaventato. Ma pian piano tutti quegli episodi erano stati la conferma che anche per lei lui era qualcosa di più, era più di un partner di lavoro.

Appena aprì la porta della sezione omicidi si sentì stranamente osservato. Eppure, erano ormai parecchie mattine che faceva attenzione a non dar troppa confidenza a Miwako sul lavoro in presenza dei colleghi.
E ora? Non l'avrebbero lasciato in pace nemmeno quella giornata.
Si mise alla sua scrivania per iniziare a raccogliere le informazioni su cui avrebbe dovuto lavorare.
Ogni tanto buttava un occhio ai suoi colleghi che ancora lo fissavano in malo modo.

Eppure... Non l'aveva nemmeno ancora salutata!

L'ispettore Megure avvertì la squadra di un recente omicidio, ordinando a Sato e Takagi di andare sul posto a svolgere le prime indagini.

Sorrise, era sempre un piacere lavorare assieme a lei. Le si avvicinò, uscendo poi insieme dagli uffici.
«Buongiorno!»

Ricevette però una strana occhiata da parte di lei; sembrava suggerirgli che la giornata fosse cominciata già da un bel po', e che avrebbe potuto salutarla anche già da prima.
In quel momento si ricordò di ciò che lo tormentava, avvalorando determinati pensieri negativi.
Nonostante il suo modo di fare un po' offeso inizialmente, lo salutò anche lei.

Mentre si stavano dirigendo verso la macchina di Miwako, questa lanciò le chiavi in mano a Wataru mosse le labbra in un sorriso compiaciuto: anche oggi avrebbe lavorato assieme a chi sapeva migliorarle ogni giornata.

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Capitolo 11
*** Pranzo - 昨日 // Kinou // Ieri ***


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Pranzo
昨日 // Kinou // Ieri


Ogni giorno avrebbe pranzato assieme ai suoi compagni di classe.

Quando era fuori casa cercava sempre di apparire il più allegro possibile. Non avrebbe voluto far provare nemmeno un briciolo dei tormenti che si portava dentro a nessuno dei suoi amici.
Sempre gentile con tutti, e nonostante fosse difficile mantenere un sorriso costante si ritrovava spesso circondato dagli altri bambini.

Avrebbero mangiato tutti quanti insieme, condividendo i loro bento preparati dai loro genitori. Erano tutti così carini e decorati.

Rivolse lo sguardo a ciò che aveva cucinato quel mattino stesso con le sue manine.
Non si lamentava di certo, perlomeno aveva qualcosa da mangiare durante l'orario scolastico. Ma ogni giorno osservava con fantasia i pranzi degli altri bambini: qualcuno di loro l'avrebbe condiviso con lui, forse anche per disfarsi delle verdure che non gli piacevano.
Soprattutto avrebbero voluto decorare anche il pranzo di Wataru, passandogli qualche decorazione simpatica in quanto avevano notato che i suoi bento erano sempre molto semplici.

Si perse a studiare qualche carota tagliata a forma di fiore. Avrebbe sicuramente preso spunto per ricrearli anche nel suo pranzo.
Almeno così sarebbe stato più... Dolce.

«Wataru-kun, perché la tua mamma non decora il bento?»

Celò i veri motivi dietro ad un sorriso, giustificandosi come già aveva sentito da altri bambini che i suoi genitori lavoravano lontano da casa.
Era un po' nervoso mentre lo affermava, mentire non era il suo forte, ma certamente non poteva dire ai suoi amici che se lo cucinava lui; altrimenti si sarebbe sentito dire che la sua mamma non gli voleva bene, come era già successo all'asilo.

Avrebbe evitato l'argomento, anche crescendo. Chi non era all'interno della situazione non avrebbe di certo mai capito cosa potesse provare un bambino.

Se ne convinceva sempre di più ogni giorno: avrebbe aiutato più persone, avrebbe voluto risparmiare un tale dolore ad altri bambini.
E non solo bambini, c'erano tante cose nel mondo degli adulti da sistemare.

Avrebbe così trovato la strada che più gli si addiceva secondo i suoi valori: la giustizia.

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Capitolo 12
*** Merenda - 明日 // Ashita // Domani ***


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Merenda
明日 // Ashita // Domani


Ogni pomeriggio, dopo aver convinto i bambini più piccoli a fare il sonnellino pomeridiano, avrebbe preparato della frutta fresca come merenda assieme ai bambini più grandi e responsabili.

Durante quei momenti ripensava spesso a come fosse finito a fare il maestro d'asilo, un lavoro totalmente diverso da quello precedente.
Fu distratto dai suoi pensieri da due bambini che stavano litigando su chi doveva togliere il picciolo all'ultima mela da passare al maestro.

Prese la mela dalle mani dei due bambini e li rimproverò dolcemente: «Ricordate di essere sempre gentili con tutte le persone. Anche tra di voi! E visto che non lo siete stati, tirerò via io il picciolo all'ultima mela.»

Non sarebbe riuscito a guardare i loro faccini tristi causati dal rimprovero del maestro, per questo motivo chiese loro di recitare l'alfabeto hiragana finché il picciolo non si fosse spezzato. Solo in quel modo si poteva sapere l'iniziale del nome della persona a cui erano più legati.
Incantati dal maestro che girava il picciolo su sé stesso recitarono l'alfabeto come gli era stato chiesto.

"Mi". Sorrise.
I bambini, molto scaltri, notarono subito il sorriso e poi anche un leggero rossore sulle guance del maestro. Il picciolo allora non mentiva e non era solo una trovata per fargli recitare l'alfabeto anche durante l'orario della merenda.
Erano rimasti totalmente stupiti. "Mi" era davvero qualcuno!

E quel qualcuno era uno dei motivi per cui si era ritrovato a educare quei bambini dell'asilo del quartiere.
Già, dopo al matrimonio si era trasferito in una sezione diversa, come da regolamento della polizia. Lasciò la sezione omicidi della prima divisione e gli fu proposto di unirsi alla prima squadra di indagine sezione rapimenti, sempre all'interno della prima divisione, ufficio investigativo.

Non avrebbe più avuto a che fare con cadaveri, diversamente con persone rapite.
Si era inizialmente chiesto se ne sarebbe stato in grado.

Ma non aveva avuto grandi alternative se non quelle di lasciare la polizia.
Oppure trasferirsi in un'altra divisione di indagine ma che in quel momento non avevano particolarmente bisogno di nuovi agenti.
E di trasferirsi in un altro commissariato di un'altra città non se ne parlava nemmeno, non dopo che si era sposato con la donna della sua vita.
O ancora far trasferire Miwako in un'altra sezione: probabilmente i colleghi non l'avrebbero presa bene.

I suoi dubbi iniziali non erano infatti campati in aria, e quella sezione gli aveva cambiato totalmente la visione del suo lavoro.
E ricordarsi di quanto aveva passato in determinati casi, lo faceva agitare ancora ora.

Quel mostro, quel caso che non riusciva a dimenticare, lo portò a prendersi cura di quegli adorabili bambini.
E non si pentì della scelta di abbandonare la polizia. Ora poteva sorridere liberamente, e servire la merenda a tutti i suoi allievi che avevano appena finito il riposino.

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Capitolo 13
*** Cena - 今日 // Kyou // Oggi ***


高木の日
Takagi no hi
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Cena
今日 // Kyou // Oggi

Ogni sera tirato e stanco dal lavoro si sarebbe preparato una semplice ciotola di noodles in brodo.

Sapeva che non era così salutare ma finché si trattava di mangiare da solo, sarebbe andato benissimo anche un pasto del genere.
Sapeva che, anche quella sera, non avrebbe dovuto saltare gli esercizi a corpo libero.

Ma come poteva perdere tempo a cucinare qualcosa di più nutriente, o a fare qualche flessione, quando era riuscito a tornare a casa giusto in tempo per vedere in prima visione il nuovo episodio della serie TV poliziesca che stava seguendo?

Avrebbe sistemato solo a fine episodio la sua giacca del completo, sperando che non si fosse stropicciata eccessivamente nel luogo in cui l'aveva lasciata rientrando in casa.
Ma non se ne preoccupò nemmeno molto in quanto l'avrebbe stirata, in qualche modo approssimativo, come aveva sempre fatto.

L'episodio era giunto al termine. Recentemente la visione aveva acchiappato l'interesse anche della sua ragazza. Come ogni sera avrebbe infatti ricevuto da parte sua una mail appena finito l'episodio. Sorrise davanti allo schermo del cellulare.

Quanto avrebbe voluto che fosse lì con lui.
Decise di chiamarla, le mancava già la sua voce solamente dopo qualche oretta che si erano separati a lavoro.

Ricevette risposta, restando così a parlare a telefono di ciò che entrambi avevano appena visto alla televisione.
Poté poi distintamente sentire le parole di sua madre dall'altro capo del telefono. Probabilmente si era affacciata al salotto per chiedere con chi stesse parlando sua figlia.
Miwako tirò un lungo sospiro. Poteva immaginarne l'espressione. Quando sospirava in quel modo le si tingeva sul viso lo sguardo di quando aveva a che fare con un'impicciona.

«Mamma, sono al telefono con Yumi. Non disturbarmi quando torno a casa presto la sera...»
Chissà perché Miwako cercava sempre un modo per sviare la madre. Non c'era nulla di sbagliato nel frequentarsi, no?

Eppure qualcosa gli diceva che non aveva ancora messo da parte ciò che aveva provato in passato, ciò che forse l'aveva portata ad illudersi in un amore finito tragicamente.
Che non volesse aprirsi totalmente nemmeno a lui?
Che il matrimonio con lei fosse solo un sogno non corrisposto?

Realizzò che non stava più ascoltando quella bellissima voce che gli era mancata per quelle poche ore non passate insieme.
Ora aveva altre grida dentro di sé, non riusciva ad ascoltare altro se non il mostro che in quel momento era riaffiorato nei suoi ricordi.

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Capitolo 14
*** Buonanotte - 昨日 // Kinou // Ieri ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Buonanotte
昨日 // Kinou // Ieri


Ogni sera si sarebbe preoccupato di controllare se la sua sorellina Haruko stesse già dormendo.

Le rimboccò la copertina credendo che fosse già nel mondo dei sogni, invece la bimba si svegliò. Gli strinse il dito con la manina. Wataru le sorrise, sperando che si addormentasse presto. D'altronde ogni fine giornata era stremato.

Sapeva benissimo cosa avrebbe voluto la bimba: adorava sentirlo canticchiare.
E aveva tutte le ragioni del mondo. Quella sera ancora non le aveva dato la buonanotte. La sua sorellina meritava tutto l'amore che un fratello maggiore potesse darle.

Forse la viziava troppo? Ma non gli importava più di tanto. Sarebbe cresciuta senza papà.
Forse, considerando chi sarebbe stato, era meglio senza di lui. Non avrebbe conosciuto nessun mostro e gli incubi non l'avrebbero sfiorata, mai.

«きらきらひかる おそらのほしよ»* Le canticchiò come ogni sera la filastrocca che aveva imparato lui stesso all'asilo.

Le sorrise, le servivano come sempre almeno tre strofe di quella canzoncina per poter addormentarsi.
La sua sorellina era così dolce e tranquilla. Restava sempre ad osservarla per qualche minuto ancora.
Non aveva mai pianto durante la notte. E forse un po' scioccamente, pensava che se le avesse cantato qualcosa prima di addormentarsi ogni notte, le avrebbe sicuramente evitato i brutti sogni.

Invece per lui i brutti sogni erano sempre dietro l'angolo.

Poteva essere invidioso di Haruko?
No... Non avrebbe mai potuto esserlo. Doveva accettare, doveva sapere andare avanti.
Il passato non poteva essere cambiato: sperava nel futuro.
Avrebbe sempre giocato con Haruko, l'avrebbe sempre fatta sentire una principessa, come ogni bambina doveva essere.

Si sarebbe poi addormentato anche lui nel suo lettino, inizialmente pensando a cosa avrebbe fatto da grande.
Forse non vedeva l'ora di crescere, o forse almeno un pochino avrebbe voluto godersi ora ogni gioco con gli altri bambini, dove in quei momenti poteva dimenticarsi di ciò che lo tormentava.

Perché nonostante tutto anche quella notte i brutti pensieri sarebbero arrivati.
Quella canzoncina, che cantava alla sua adorata sorellina, serviva anche a lui per ricordarsi che al mondo c'erano tante cose per cui valeva la pena svegliarsi ogni giorno.



Nota*

«きらきらひかる おそらのほしよ»

Kira Kira Hikaru o Sora no Hoshi yo

Splendi splendi luce, stella del cielo!


Wataru canta sulle note di Twinkle Twinkle Little Star in giapponese

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Capitolo 15
*** Risveglio - 明日 // Ashita // Domani ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Risveglio
明日 // Ashita // Domani


Ogni mattina si sarebbe svegliato quando ancora tutti dormivano.

Accanto a lui c'era sua moglie. Da quando i loro bambini erano cresciuti e riposavano nella loro cameretta, potevano ora dormire in tranquillità,
Il suo braccio era di proprietà di Miwako, che l'avrebbe stretto per tutta la durata del sonno, come un cuscino.

Non faceva nemmeno più caso a tutte quelle volte che si ritrovava senza coperte per colpa di una ladruncola di coperte al suo fianco.

Il suo sonno si era regolarizzato, e al mattino difficilmente sarebbe rimasto a lungo nel letto.

Si voltò ad osservare la sua salvezza, colei che gli aveva insegnato a non tenersi tutto dentro, a combattere i propri mostri.
Vederla ogni mattina addormentata pacificamente accanto a lui, gli creava ancora delle emozioni indescrivibili.
Difficilmente tutte quelle sensazioni sarebbero sparite.

Come avrebbe potuto cercare di liberare il braccio dalla sua presa senza svegliarla?
D'altronde non lavorando più insieme, erano ormai pochi i momenti passati da solo con lei.

Gli mancava il suo lavoro?
Sicuramente gli mancavano tutti quegli appostamenti con lei, tutte quelle corse in macchina per raggiungere il più velocemente possibile la scena del crimine, e perché no, anche tutte quelle volte in cui durante il lavoro si perdeva completamente a pensare a lei, che gli costavano una lavata di capo.
Ma sicuramente non gli mancavano tutti quegli incubi notturni; non gli mancava il solo pensiero di non essere in grado di salvare nessuno, di non essere sicuro di poter risolvere la situazione.

Quell'episodio l'aveva segnato, non avrebbe mai dimenticato i rischi che aveva corso senza rendersene conto.
In quel momento era ciò che si sentiva in dovere di fare, il suo senso della giustizia non gli aveva più posto nessun limite.

Rivolse lo sguardo a Miwako.
Fortunatamente si era risolto tutto.
Fortunatamente quel caso non lo privò della sua vita.
Fortunatamente poteva ancora rimirare ogni mattina il viso stupendo di sua moglie.

«Buongiorno Miwako.» Le poggiò delicatamente le labbra sulla fronte, scostandole la frangetta con il braccio libero dalla sua presa.

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Capitolo 16
*** Colazione - 今日 // Kyou // Oggi ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Colazione
今日 // Kyou // Oggi


Ogni mattina avrebbe preparato solamente del riso per colazione.

Al mattino gli capitava spesso di avere lo stomaco chiuso e dunque non avrebbe abbondato con le calorie al pasto più importante della giornata.

Si sarebbe diretto in cucina ancora sbadigliando, nonostante si fosse ripreso dal sonno sotto alla doccia rinfrescante.
Diede dell'acqua fresca alle piantine che teneva sul davanzale.
Mentre il riso finiva di cuocere passò ad aprire le tende nel suo salotto illuminato da luce bluastra.

Gli piaceva godersi la luce fredda che l'acquario posizionato in salotto emanava quando tutte le luci erano spente.
Controllò anche quella mattina se i suoi pesciolini stessero bene.
Solamente uno dormiva ancora tra le decorazioni rocciose dell'acquario, mentre gli altri tre erano già attivi, impegnati a nuotare per tutta la giornata e in trepida attesa della colazione.

Sorrise, quei pesciolini rossi...
Ognuno di loro gli ricordava un momento diverso. In due anni che si era trasferito a Tokyo aveva avuto ben due possibilità di partecipare a qualche festival tradizionale.

Osservò i due pesciolini più grandi: uno con delle striature bianche e l'altro completamente rosso. Erano un ricordo di quando la sua adorata sorellina Haruko era arrivata a Tokyo durante la Golden week per passare qualche giorno con il suo fratellone dopo essersi diplomata alla scuola superiore.

Pensò alla sua sorellina: chissà se si stava impegnando abbastanza per l'università.
Ogni tanto gli dispiaceva essere lontano da lei, ma era sicuro che fosse ormai molto prudente e responsabile.

Rivolse lo sguardo agli altri due pesciolini più aranciati e identici: quelli invece li avevano vinti lui e Miwako al festival di Tanabata appena trascorso. Sorrise ripensando a quel momento in cui sfruttarono le loro abilità nello sparare, solamente per vincere al gioco di una bancarella con le pistole giocattolo.

Nonostante fossero stati probabilmente i clienti più precisi della giornata, vinsero un pesciolino rosso a testa. «Takagi-kun... Te lo regalo.»
Non si sarebbe dimenticato del tenero faccino deluso di Miwako.

Una volta data la colazione ai suoi pesci tornò in cucina. Il riso era cotto.

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Capitolo 17
*** Andare a scuola - 昨日 // Kinou // Ieri ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Andare a scuola
昨日 // Kinou // Ieri


Ogni mattina aspettava con trepidazione il momento in cui sarebbe uscito di casa.

Si sarebbe subito sentito meglio, avrebbe potuto finalmente alzare lo sguardo da terra e guardarsi in giro, osservare il mondo ed ogni piccola formica.
Sulla strada per andare a scuola si sarebbe fermato innumerevoli volte ad accarezzare qualche gatto.
Raggiunse la scuola, fortunatamente non distava troppo da casa sua.

Entrò in classe poggiando lo zaino sul banco. Si sarebbe impegnato il più possibile anche quella mattina.
D'altronde a casa difficilmente riusciva a concentrarsi nel fare i compiti, e completarli tra il cambio da una lezione all'altra non gli risultava difficile.

«Wataru-kun, dopo scuola vieni a giocare con noi?» Il suo gruppetto di amici si avvicinò appena notarono la sua presenza in classe.
Sorrise, avrebbe giocato con loro volentieri!

Ma non fece in tempo a rispondere affermativamente che degli altri bambini lo schernirono. «Cosa ci trovate di divertente in un tipo come lui?»
«Non l'avete nemmeno notato e né salutato quando è entrato in classe.»
«Sicuramente vi state approfittando di lui, magari solo per i compiti.»

Tutte quelle frasi... Non erano vere, no? Non potevano non essere amici.
Ma se avesse potuto giocare con loro per svagarsi e correre libero nel prato senza pensieri, lo avrebbe fatto lo stesso, anche se non fossero stati suoi amici.

Decise di ignorare quei bambini che l'avevano avvertito e accettò l'invito a giocare dopo scuola con quelli che credeva fossero i suoi amici.
Forse era meglio così: non voleva trovarsi solo anche a scuola.

Anche se in cuor suo... Sapeva che quelle frasi erano vere.
Ma gli importava qualcosa?
Forse un pochino. Faceva male sicuramente saperlo, forse per questo si era creato una sorta di ingenuità, come per proteggersi dal male delle persone. E questa ingenuità l'aveva portato a fidarsi delle persone, dimenticandosi della realtà, finendo per crederci veramente.

Forse non avrebbe mai avuto nessun vero amico, forse sarebbe rimasto così introverso e chiuso in sé stesso per sempre, per via di un mostro.

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Capitolo 18
*** Pranzo - 明日 // Ashita // Domani ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Pranzo
明日 // Ashita // Domani


Ogni giorno avrebbe pranzato assieme ai bambini che curava all'asilo.

Si premurava di assegnare il pasto che più piaceva ad ogni bambino, camuffando insieme anche alimenti che normalmente non avrebbero mangiato.
Era importante che assaggiassero tutto e soprattutto che fossero educati a finire ogni pasto, senza scartare del cibo.

Come padre era doveroso insegnare a quei bambini come ci si doveva comportare.
E sempre come padre ricevette una telefonata dall'insegnante di suo figlio Jinpei. Poco prima di rispondere alzò gli occhi al cielo. Cosa aveva combinato, ancora?

«Mi scusi se la disturbo durante il lavoro...» Poteva effettivamente sentire gli schiamazzi dei bambini impegnati a pranzare nel salone. Ma era abituata anche lei. «Jinpei non sta mai fermo ed è caduto sbucciandosi il ginocchio. L'ho già medicato ma non smette di piangere. Continua a urlare di volere il papà, così l'ho chiamata per tranquillizzarlo, gli potrebbe parlare?»

Sospirò una volta finita la chiamata con la maestra. Diamine, Seiko era stata sin da subito molto perspicace e autonoma in tutto. Sapeva ascoltare, non aveva mai fatto capricci.
Se ci fosse stata anche solo la volontà di avere un terzo figlio, sicuramente sarebbe stata spenta dal terremoto quale era Jinpei.

Forse era sempre stato troppo buono con i suoi figli, in particolare con il secondogenito. Gli serviva un po' più di polso, e sicuramente prima o poi avrebbe dovuto sgridare Jinpei anche lui anziché consolarlo.
Ma ne sarebbe stato in grado? Ogni qualvolta che Miwako lo sgridava, inesorabilmente Jinpei voleva restare vicino al suo papà.
Forse avrebbe dovuto sgridarlo già subito al telefono, anziché farci pensare a Miwako quando le avrebbe raccontato cos'era successo.

Osservò tutti i bambini dell'asilo pranzare e parlare tra loro di quale fosse il giocattolo più bello lì o a casa. Certamente non mancavano piccoli litigi da dover domare.
Avrebbe imparato tanto da quei bambini all'asilo. Ognuno aveva un carattere diverso, ma tutti sembravano adorare e ascoltare il maestro.

Forse il segreto era tutto lì: parlare ai bambini, spiegargli tutto affinché comprendessero le cose importanti.
Anziché far piangere Jinpei sulla sua maglietta, avrebbe dovuto parlargli e fargli capire il perché era stato sgridato.
Ma Jinpei usava sempre quell'espressione che avrebbe fatto intenerire anche un giaguaro.

Ogni bambino doveva essere sereno, allegro, senza pensieri. Avrebbe impegnato ogni giorno della sua vita ad educare futuri adulti, nella speranza di un mondo migliore.

Nella speranza che nessun essere umano affrontasse dei mostri e cedesse nel buio delle insicurezze che determinate situazioni avrebbero provocato.

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Capitolo 19
*** Caffè - 今日 // Kyou // Oggi ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Caffè
今日 // Kyou // Oggi


Ogni giorno passato in centrale la pausa caffè era d'obbligo.

Si sarebbe alzato dalla scrivania dove stava finendo di compilare del lavoro d'ufficio per dirigersi verso la macchinetta del caffè in corridoio.
Sarebbe passato infatti davanti alla scrivania della vice ispettrice, chiedendole se volesse un caffè.

Quel giorno pensava che gliel'avrebbe portato alla scrivania come di consueto, invece la vide alzarsi e incamminarsi verso la macchinetta.
Era raro che quando si trovavano in ufficio Miwako si concedesse una pausa un po' più lunga rispetto al bere il caffè alla scrivania.
La seguì, interessato a scoprire quali fossero i suoi pensieri.

Ma nel momento in cui raggiunsero entrambi la macchinetta, e nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono, Wataru poté scorgere dei dubbi sul viso della sua fidanzata. Dei dubbi... Che lo riguardavano.
Lo sguardo di Miwako era fisso, uno sguardo che tirava fuori solo quando era veramente arrabbiata. «Dimmi...» Iniziò lei.
Deglutì. Cosa aveva combinato? Quel tono non era per nulla rassicurante.

«Dimmi che la smetterai di pensare di essere un suo rimpiazzo.»

Come...? Come aveva scoperto ciò che lo tormentava? Ciò che più aveva sempre cercato di mascherare, opprimere; dunque ora lei sapeva. Dannazione. Sperava solamente che non avesse scoperto molto altro: tutto ciò che le teneva nascosto era per non caricarla anche del suo dolore.

«Dimmelo.»
Wataru concatenò gli occhi a quelli di Miwako. Lei stava piangendo. Da quanto tempo lo aveva scoperto? Da quanto tempo i suoi mostri erano diventati anche quelli di Miwako?
Lei avrebbe dovuto essere all'oscuro dei mostri che lo tormentavano.

«Sei uno stupido a pensare ad una cosa del genere. Io...» Miwako lo prese saldamente per la giacca, fissandolo; le lacrime non si fermavano.
«Io ti amo.»

La fragilità di Miwako in quel momento gli fece capire che non doveva aver paura del mostro che lo tormentava nell'oggi.
E che quel mostro... Era stato solamente uno specchio della sua dannata insicurezza; una persona da incolpare se si fosse anche solo illuso di quell'amore, ora racchiuso in un forte e silenzioso abbraccio e un sussurrato: «Grazie.»
Grazie per averlo salvato dal mostro che si era insinuato nei suoi pensieri.

Forse sarebbe stato un caffè più amaro del solito, ma solamente due parole sarebbero riuscite ad addolcire l'uno il caffè dell'altro.

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Capitolo 20
*** Rientro a casa - 昨日 // Kinou // Ieri ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Rientro a casa
昨日 // Kinou // Ieri


Ogni sera sapeva che si sarebbero riuniti attorno ad un'unica tavola, per condividere ciò che era successo nelle proprie giornate.

Sarebbe stato impegnato a badare alla sua sorellina Haruko in modo che non facesse disastri a tavola, mentre suo fratello maggiore Junichi si sarebbe gustato la cena cucinata dalla madre.

Avevano imparato a prendersi cura l'uno dell'altro, e ciò che la madre aveva subito dal mostro non doveva essere nominato, nessuno doveva più soffrire per quelle violenze.
Quella sera, però, una persona sconvolse le abitudini di quella casa: si sarebbe rivelata la sua salvezza dal mostro persistente nei suoi pensieri.

Era una delle persone che stimava di più, era colui che gli aveva insegnato a stare al mondo al posto dei suoi genitori.
Era colui che aveva sostituito la figura paterna.

Lo vide entrare in casa assieme a sua madre. Doveva essere passata all'asilo per iscrivere Haruko, così il maestro Hyosuke ne avrebbe approfittato per rivedere Wataru, per chiedergli come stava e che cosa aveva imparato alle scuole elementari.

Di certo Wataru non poté immaginare le vere motivazioni per cui Hyosuke si trovasse attorno allo stesso tavolo.
Aveva insistito per cucinare nonostante fosse un'ospite. Ed era tutto straordinariamente delizioso.
Si ritrovò a pensare che avrebbe voluto mangiare ogni giorno i piatti cucinati dal maestro.

«Wataru.» Hyosuke richiamò l'attenzione del bambino. «Ho saputo cos'è successo recentemente.» Nel motivare le sue conoscenze rivolse lo sguardo a Kaede, la bellissima mamma di Wataru che aveva da poco imparato a conoscere.
Quello sguardo chiedeva il permesso di poterne parlare, sapeva quanto dolore aveva provocato, e non voleva di certo mancare di tatto.

«Volevo solo dirti di non perdere la fiducia in te stesso. Né in te né nelle altre persone.» Sorrise al bambino, che lo guardava ancora stupito di vederlo lì in casa. «Aiuta sempre il prossimo, non potrai fare che del bene.»

Quel mostro che lo attanagliava, quegli incubi... Da quel giorno furono solamente un brutto ricordo passato.
Doveva imparare da quella faccenda per crescere con quei valori che lo rendevano il bambino che era, quel bambino con un forte senso di ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.

Fiducioso di aver trovato un po' di serenità in quell'ambiente che sarebbe diventato il suo nuovo nido, sorrise grato al maestro.
Ancora una volta lo aveva aiutato nella sua breve vita.

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Capitolo 21
*** Addormentarsi - 明日 // Ashita // Domani ***


高木の日
Takagi no hi
Il giorno di Takagi


Addormentarsi
明日 // Ashita // Domani


Ogni notte avrebbe messo a letto i bambini, prima di coricarsi a letto assieme a Miwako.

Avrebbe aspettato che Jinpei chiudesse gli occhi per quella giornata, sfinito dai compiti che non voleva mai cominciare.
Avrebbe preso in braccio Seiko che invece si addormentava sempre sul divano, con il suo libro preferito caduto per terra.

Quella sera invece era stata particolare. Erano rientrati a casa tutti insieme da poche ore, e di dormire non se ne parlava nemmeno. Erano ancora così emozionati per la giornata trascorsa, e sarebbero crollati successivamente dopo l'ennesimo racconto di come erano riusciti a convincere Wataru.
I bambini avevano pregato il papà di portarli a trovare la mamma a lavoro, e non c'erano state storie per farli smettere di fare i capricci.
Aveva dovuto per forza accontentarli, come se si fossero messi d'accordo quelle due piccole pesti.

Ciò che gli avevano chiesto di fare era fin troppo. La visita alla mamma avrebbe implicato di dover superare quello scoglio, di rimettere piede in centrale dopo quasi una decina di anni che non si era più fatto vedere da nessuno dei suoi ex colleghi.

Eppure non aveva avuto scelta: alla fin fine era contento se erano così interessati a quell'ambiente di cui la loro mamma gli raccontava ogni sera.
Forse non era nemmeno sicuro che potesse portare anche i bambini, e forse Miwako non sarebbe stata contenta di una visita del genere.
Ma sarebbe stata felice di vederlo lì alla centrale, ad affrontare ciò che più l'aveva ferito, ciò che l'aveva tormentato per quei lunghi anni.

«Ma guarda chi si rivede dopo tutto questo tempo!» Shiratori salutò cordialmente il vecchio collega, passando amichevolmente la mano sulla nuca dei due bambini.
«Takagi?!» Chiba era visibilmente sorpreso nel vederlo lì, all'interno delle mura della centrale di polizia.

Rise nervosamente, era strano rivederli dopo tutto quel tempo. Ma ci pensò Jinpei a rompere quell'atmosfera così particolare. «La mamma dice sempre che è qui dove porta i criminali! Posso vederne uno?»

«No, un bambino non può vedere i criminali, Jinpei.» Miwako entrò in ufficio con i restanti agenti della sua squadra, sgridando subito suo figlio.
«Mamma! Abbiamo convinto papà a venire qui, hai visto?» Seiko corse vicino a Miwako, soddisfatta di ciò che lei e suo fratello erano riusciti ad ottenere.
Non mancò il sorriso compiaciuto di Miwako, diretto a Wataru.

Allora era così che stavano le cose? Era tutto un piano di Miwako per spronarlo a sorpassare quei limiti che aveva sempre pensato di non riuscirci?
Avrebbe dovuto ringraziarla, oltre ad essergli stata vicino in tutta quella faccenda, oltre ad averlo abbracciato nei momenti più bui della sua vita, ora era riuscita a fargli superare definitivamente ciò che lo aveva tormentato.

Quella notte avrebbe dovuto ringraziarla. Poteva ora dire addio ai mostri che si portava dentro, sicuro che non li avrebbe più rivisti.
«Buonanotte, Miwako. Grazie.»



Note Autrice:

Ok, wow. Ho terminato questa fan fiction e... Piango per questo traguardo!
Un immenso grazie a tutti i miei lettori! Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate di questa lunga ma breve fan fiction. Spero di non avervi tediato troppo con i mostri di Takagi.

Mi spiace solo che ancora non avete scoperto esattamente cos'è successo in determinati capitoli, specialmente i finali della fan fiction che hanno titoli diversi rispetto a tutti gli altri capitoli, in modo da rappresentare il finale per ogni fase della vita di Wataru.
In questo modo spero di avervi lasciato abbastanza curiosità per seguirmi nelle prossime ff: finché ci sarà ispirazione, arriveranno altre ff su Takagi. Spero solo di essere all'altezza di scrivere tutto ciò che ho in mente ahahah

Ringrazio le mie sorelle che mi hanno sostenuta e sopportata per 21 lunghi giorni, siete libere da questa sofferenza ora XD
Ringrazio le mie Miwataru shipper preferite per essere corse *inserire sticker di Takagi che corre* a leggere ogni capitolo appena pubblicato <3

Beh... Insomma grazie a tutti quanti.
Ci vediamo presto ;)

Ah! E Buon Takagi Day <3

Sian

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